CAMERA DEI DEPUTATI
Mercoledì 4 agosto 2021
640.
XVIII LEGISLATURA
BOLLETTINO
DELLE GIUNTE E DELLE COMMISSIONI PARLAMENTARI
Affari esteri e comunitari (III)
ALLEGATO

TESTO AGGIORNATO AL 15 SETTEMBRE 2021

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ALLEGATO 1

Risoluzioni nn. 7-00664 Grande e 7-00709 Ehm: Sulla protezione dei diritti e delle libertà fondamentali delle donne afghane dopo il ritiro del contingente.

PROPOSTA DI TESTO UNIFICATO DELLE RISOLUZIONI
PRESENTATO DALLE DEPUTATE GRANDE ED EHM

   La III Commissione,

   premesso che:

    lo scorso aprile, dopo oltre vent'anni di occupazione, il neo Presidente americano, Joe Biden, ha ufficializzato la fine dell'impegno americano in Afghanistan e avviato il ritiro delle truppe USA e NATO dai territori, da completare entro l'11 settembre 2021;

    nel maggio 2021, coerentemente con le forze USA, quelle italiane, circa 800 unità impiegate nella missione Nato Resolute Support in Afghanistan, hanno anch'esse avviato la fase di ritiro;

    l'operazione si svolge in linea con gli accordi siglati a Doha il 29 febbraio 2020 tra l'amministrazione USA e la delegazione talebana, alla presenza di Mike Pompeo e del Mullah Abdul Ghani Baradar. Quale elemento fondamentale e imprescindibile, gli accordi bilaterali di Doha impongono ai talebani l'interruzione dei rapporti con l'organizzazione terroristica Al-Qaeda e la promessa, da loro non ancora onorata, di avviare un dialogo con il governo legittimo afghano;

    tenendo conto che il periodo successivo alla stipula degli accordi di Doha ha comportato di fatto una veloce ripresa del potere talebano conseguentemente a una rinnovata occupazione di alcuni territori afghani;

    il drammatico dato vede la riconquista da parte dei Talebani di più territorio nel maggio e giugno 2021 che in ogni altro periodo dopo il 2001. Non solo sono colpite Kandahar e le zone limitrofe, ma anche il sud e sud-ovest, come Helmland, Uruzgan e le province di Zabul, nonché le montagne del Badakhshan nel nord-est;

    l'ultimo rapporto annuale dello United Nations Assistance Mission in Afghanistan (UNAMA) pubblicato nel febbraio 2021, ha documentato, nel 2020, 8.820 vittime civili derivanti dal conflitto (3.035 morti e 5.785 feriti), con un calo di circa il 15 per cento rispetto al 2019;

    ad aprile 2021, lo stesso UNAMA ha registrato, nel primo trimestre dell'anno in corso, 1.783 vittime civili (573 morti e 1.200 feriti), con un incremento rispetto allo stesso periodo del 2020 di circa il 29 per cento;

    secondo l'Afghanistan Protection of Civilians in Armed Conflict 2021 First Quarter report, nel primo trimestre del 2021 è aumentato del 37 per cento il numero delle donne rimaste uccise o ferite, mentre si è registrato un aumento di bambini vittime pari al 23 per cento; in generale si è registrato un aumento del 29% di morti e feriti;

    secondo l'attività di osservazione della missione delle Nazioni Unite, in Afghanistan le vittime civili sarebbero aumentate con l'avvio dei colloqui di pace tra le componenti afghane, iniziati a Doha a settembre del 2020. In larga parte i civili sarebbero vittime di attacchi condotti dai Talebani (43,5 per cento) e dall'esercito nazionale afghano (17 per cento);

    tre giovani donne che lavoravano a Jalalabad, presso l'emittente televisiva Enikaas e che avevano un'età compresa tra i 20 e i 26 anni, sono state uccise con attacchi mirati e pressoché simultanei il 2 marzo 2021. Una fonte locale ha confermato che l'agenzia di intelligence nazionale era stata Pag. 56informata di possibili minacce contro i dipendenti dell'emittente radiotelevisiva;

    un altro attacco letale contro una donna si era verificato anche la mattina del 4 marzo 2021, sempre a Jalalabad, dove la dottoressa Sadaf, impiegata presso il reparto di maternità nella provincia di Nangarhar, era stata uccisa in un'esplosione di un ordigno artigianale attaccato a un risciò su cui viaggiava. Un episodio simile si era verificato il 10 dicembre 2020, quando Maialai Maiwand, giornalista della stessa stazione televisiva di Nangarhar, era stata uccisa con il suo autista in un attacco contro il loro veicolo, sempre a Jalalabad. Maiwand era anche un attivista per i diritti delle donne;

    a fine aprile 2021, una residenza per studenti nella provincia di Logar, situata a Sud di Kabul era stata attaccata con una autobomba, provocando la morte di 30 studenti e, sempre nella stessa area, l'anno precedente l'Isis aveva attaccato altre strutture educative, provocando la morte di oltre 50 studenti;

    l'8 maggio 2021, diverse esplosioni hanno colpito una scuola femminile di Kabul nella zona di Dasht-i Barchi, quartiere a maggioranza sciita, a Kabul. L'attacco ha provocato la morte di 85 giovani studentesse, mentre altre 130 sono rimaste ferite. L'attacco era mirato alle studentesse poiché nella scuola si studia in tre turni e la deflagrazione è avvenuta mentre stavano uscendo dall'edificio;

    a poca distanza dal brutale attacco alle studentesse, nella notte tra il 9 e il 10 maggio 2021, una bomba, posizionata sul ciglio di una strada nella provincia di Kabul, ha colpito un autobus uccidendo almeno 11 persone e ferendone 28;

    il citato rapporto annuale UNAMA ha documentato che 11 attivisti per i diritti umani e operatori dei media sono stati uccisi in attacchi mirati in Afghanistan, poco più di 4 mesi, dal 12 settembre 2020, quando erano iniziati i negoziati preliminari ai colloqui di pace intra-afghani;

    nonostante gli sforzi diplomatici profusi, la situazione in tutto il Paese è estremamente critica. Anche nella provincia di Kandahar, situata al confine con il Pakistan, nei mesi scorsi si è registrato un aumento degli scontri tra le forze di sicurezza afghane e i talebani, con questi ultimi impegnati a riprendere il controllo della capitale, seconda città per numero di abitanti dell'Afghanistan. Qui i talebani hanno già preso il controllo della diga di Dahla Dam, punto strategico che rifornisce irrigazione agli agricoltori e acqua potabile alla provincia, mentre la provincia di Nangarhar, nella parte orientale del Paese, sempre al confine con il Pakistan, è in buona parte occupata dall'Isis;

    la recente decisione assunta sul ritiro delle truppe USA e NATO parrebbe aver creato preoccupazione tra gli Stati confinanti nonché per l'alterazione degli equilibri geopolitici, in particolare sul versante tajiko, iraniano e pakistano;

    considerata l'avanzata talebana con l'occupazione di Kandahar, seconda città più importante del Paese e storica ai talebani, che ha provocato episodi di violenza e uccisioni violente tra la popolazione e di collaboratori delle forze di coalizione, come dimostra il caso di Nazar Mohammed. Sarebbero attualmente in fuga oltre 150.000 persone, mentre il resto della città sarebbe sotto assedio e in alcuni territori rientranti sotto l'influenza talebana sarebbe già entrata in vigore la sharia;

    nel distretto di Balkh, 20 chilometri a nord della capitale di provincia Mazar-e-Sharif, solo per citare un esempio, i talebani hanno ordinato ai residenti di tornare alle vecchie regole, inserendo nuovamente l'obbligo di essere accompagnati da un parente maschile fuori dalla propria abitazione e portando l'hijab;

    le attuali condizioni sociali e politiche del Paese, tra povertà assoluta e continui attacchi talebani rischiano di spazzare via in poco tempo gli importanti passi in avanti compiuti dalla missione internazionale USA e NATO a supporto delle donne e al loro libero accesso all'istruzione e alla vita pubblica, politica e sociale oltre che importanti novità introdotte con il riconoscimento Pag. 57 dell'uguaglianza di genere sancita nel testo della nuova Costituzione, quali l'introduzione, nel 2009, di una legge contro la violenza sulle donne (Evaw Law), l'approvazione di un piano nazionale per le donne (Napwa) nel 2008; la ratifica della Convenzione Onu per l'eliminazione di ogni forma di discriminazione contro le donne (Cedaw) nel 2003; l'approvazione di un piano nazionale per il coinvolgimento delle donne nel processo di pace nel 2015 (non ancora pienamente attuato);

    considerati i sostanziali passi avanti compiuti dal governo legittimo di Kabul con l'introduzione di una Carta Costituzionale moderna e il mantenimento di rapporti di collaborazione con le forze di coalizione, ancora oggi sono presenti nel Paese innumerevoli categorie fragili tali da necessitare supporto e attenzione, tra cui collaboratori delle forze USA e NATO, traduttori e interpreti che hanno prestato il loro servizio e la conoscenza di un territorio ostico e impervio come quello dell'Afghanistan, nonché le loro famiglie, che rischiano di essere brutalmente uccise e indicate come traditori di Stato, come pure i bambini e i giovani nati durante la guerra e che necessitano di cure, istruzione e di vivere in un Paese stabile e pacifico;

    sotto il regime oscurantista dei Talebani, alle ragazze era vietato frequentare la scuola e alle donne non era permesso lavorare fuori casa o apparire in pubblico senza una copertura integrale per il corpo e una scorta maschile. Chi trasgrediva a queste regole veniva fustigata in pubblico o giustiziata;

    in un rapporto non classificato, pubblicato dalle agenzie di intelligence statunitensi il 4 maggio 2021, si afferma che i talebani rimangono sostanzialmente coerenti nel loro approccio restrittivo ai diritti delle donne e che si annullerebbero gran parte dei progressi degli ultimi due decenni se il gruppo riconquistasse il potere nazionale, concludendo che i diritti delle donne in Afghanistan realizzati negli ultimi due decenni saranno quasi sicuramente a rischio dopo l'annunciato ritiro delle truppe statunitensi entro la fine dell'anno,

impegna il Governo:

   a promuovere e supportare, in ambito multilaterale, ogni utile iniziativa per garantire l'effettiva promozione dei diritti umani e in particolare delle donne in Afghanistan e per scongiurare che i progressi compiuti in questi anni vengano vanificati, assicurando loro il diritto all'istruzione, al lavoro e alla vita sociale;

   a promuovere, in ambito bilaterale e multilaterale, progetti di cooperazione internazionale, specialmente nei campi dell'istruzione, del lavoro e del women-empowerment;

   a farsi portavoce, in ambito europeo e in sede ONU, della promozione delle politiche sull'istruzione, delle politiche giovanili e del mantenimento dell'eguaglianza di genere nel paese;

   a impegnarsi, con massimo sforzo, nella protezione e nella salvaguardia dei collaboratori, traduttori, interpreti e operatori afghani e delle loro famiglie, impegnati a fornire supporto alle forze di coalizione;

   a promuovere la Risoluzione 1325/2000 su «Donne, Pace e Sicurezza», approvata dal Consiglio di Sicurezza ONU all'unanimità, continuando nell'impegno assunto anche dal nostro Paese per la tutela delle donne, con particolare attenzione alle donne nei Paesi in conflitto;

   a continuare, attraverso mezzi a nostra disposizione, la lotta al terrorismo, investendo altresì nei settori sensibili.

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ALLEGATO 2

Risoluzioni nn. 7-00664 Grande e 7-00709 Ehm: Sulla protezione dei diritti e delle libertà fondamentali delle donne afghane dopo il ritiro del contingente.

TESTO UNIFICATO APPROVATO DALLA COMMISSIONE

   La III Commissione,

   premesso che:

    lo scorso aprile, dopo oltre vent'anni di presenza militare internazionale, il neo Presidente americano, Joe Biden, ha ufficializzato la fine dell'impegno americano in Afghanistan e avviato il ritiro delle truppe USA e NATO dai territori, da completare entro l'11 settembre 2021;

    nel maggio 2021, coerentemente con le forze USA, quelle italiane, circa 800 unità impiegate nella missione Nato Resolute Support in Afghanistan, hanno anch'esse avviato la fase di ritiro;

    l'operazione si svolge in linea con gli accordi siglati a Doha il 29 febbraio 2020 tra l'amministrazione USA e la delegazione talebana, alla presenza di Mike Pompeo e del Mullah Abdul Ghani Baradar. Quale elemento fondamentale e imprescindibile, gli accordi bilaterali di Doha impongono ai talebani l'interruzione dei rapporti con l'organizzazione terroristica Al-Qaeda e la promessa, da loro non ancora onorata, di avviare un dialogo con il governo legittimo afghano;

    tenendo conto che il periodo successivo alla stipula degli accordi di Doha ha comportato di fatto una veloce ripresa del potere talebano conseguentemente a una rinnovata occupazione di alcuni territori afghani;

    il drammatico dato vede la riconquista da parte dei Talebani di più territorio nel maggio e giugno 2021 che in ogni altro periodo dopo il 2001. Non solo sono colpite Kandahar e le zone limitrofe, ma anche il sud e sud-ovest, come Helmland, Uruzgan e le province di Zabul, nonché le montagne del Badakhshan nel nord-est;

    l'ultimo rapporto annuale dello United Nations Assistance Mission in Afghanistan (UNAMA) pubblicato nel febbraio 2021, ha documentato, nel 2020, 8.820 vittime civili derivanti dal conflitto (3.035 morti e 5.785 feriti), con un calo di circa il 15 per cento rispetto al 2019;

    ad aprile 2021, lo stesso UNAMA ha registrato, nel primo trimestre dell'anno in corso, 1.783 vittime civili (573 morti e 1.200 feriti), con un incremento rispetto allo stesso periodo del 2020 di circa il 29 per cento;

    secondo l'Afghanistan Protection of Civilians in Armed Conflict 2021 First Quarter report, nel primo trimestre del 2021 è aumentato del 37 per cento il numero delle donne rimaste uccise o ferite, mentre si è registrato un aumento di bambini vittime pari al 23 per cento; in generale si è registrato un aumento del 29% di morti e feriti;

    secondo l'attività di osservazione della missione delle Nazioni Unite, in Afghanistan le vittime civili sarebbero aumentate con l'avvio dei colloqui di pace tra le componenti afghane, iniziati a Doha a settembre del 2020. In larga parte i civili sarebbero vittime di attacchi condotti dai Talebani (43,5 per cento) e dalle Afghan National Security and Defence Forces (ANSDF) (17 per cento);

    tre giovani donne che lavoravano a Jalalabad, presso l'emittente televisiva Enikaas e che avevano un'età compresa tra i 20 e i 26 anni, sono state uccise con attacchi mirati e pressoché simultanei il 2 marzo 2021. Una fonte locale ha confermato che l'agenzia di intelligence nazionale era stata Pag. 59informata di possibili minacce contro i dipendenti dell'emittente radiotelevisiva;

    un altro attacco letale contro una donna si era verificato anche la mattina del 4 marzo 2021, sempre a Jalalabad, dove la dottoressa Sadaf, impiegata presso il reparto di maternità nella provincia di Nangarhar, era stata uccisa in un'esplosione di un ordigno artigianale attaccato a un risciò su cui viaggiava. Un episodio simile si era verificato il 10 dicembre 2020, quando Maialai Maiwand, giornalista della stessa stazione televisiva di Nangarhar, era stata uccisa con il suo autista in un attacco contro il loro veicolo, sempre a Jalalabad. Maiwand era anche un attivista per i diritti delle donne;

    a fine aprile 2021, una residenza per studenti nella provincia di Logar, situata a Sud di Kabul era stata attaccata con una autobomba, provocando la morte di 30 studenti e, sempre nella stessa area, l'anno precedente l'Isis aveva attaccato altre strutture educative, provocando la morte di oltre 50 studenti;

    l'8 maggio 2021, diverse esplosioni hanno colpito una scuola femminile di Kabul nella zona di Dasht-i Barchi, quartiere a maggioranza sciita, a Kabul. L'attacco ha provocato la morte di 85 giovani studentesse, mentre altre 130 sono rimaste ferite. L'attacco era mirato alle studentesse poiché nella scuola si studia in tre turni e la deflagrazione è avvenuta mentre stavano uscendo dall'edificio;

    a poca distanza dal brutale attacco alle studentesse, nella notte tra il 9 e il 10 maggio 2021, una bomba, posizionata sul ciglio di una strada nella provincia di Kabul, ha colpito un autobus uccidendo almeno 11 persone e ferendone 28;

    il citato rapporto annuale UNAMA ha documentato che 11 attivisti per i diritti umani e operatori dei media sono stati uccisi in attacchi mirati in Afghanistan, poco più di 4 mesi, dal 12 settembre 2020, quando erano iniziati i negoziati preliminari ai colloqui di pace intra-afghani;

    nonostante gli sforzi diplomatici profusi, la situazione in tutto il Paese è estremamente critica. Anche nella provincia di Kandahar, situata al confine con il Pakistan, nei mesi scorsi si è registrato un aumento degli scontri tra le forze di sicurezza afghane e i talebani, con questi ultimi impegnati a riprendere il controllo della capitale, seconda città per numero di abitanti dell'Afghanistan. Qui i talebani hanno già preso il controllo della diga di Dahla Dam, punto strategico che rifornisce irrigazione agli agricoltori e acqua potabile alla provincia, mentre la provincia di Nangarhar, nella parte orientale del Paese, sempre al confine con il Pakistan, è in buona parte occupata dall'Isis;

    la recente decisione assunta sul ritiro delle truppe USA e NATO parrebbe aver creato preoccupazione tra gli Stati confinanti nonché per l'alterazione degli equilibri geopolitici, in particolare sul versante tajiko, iraniano e pakistano;

    considerata l'avanzata talebana con l'occupazione di Kandahar, seconda città più importante del Paese e storica ai talebani, che ha provocato episodi di violenza e uccisioni violente tra la popolazione e di collaboratori delle forze di coalizione, come dimostra il caso di Nazar Mohammed. Sarebbero attualmente in fuga oltre 150.000 persone, mentre il resto della città sarebbe sotto assedio e in alcuni territori rientranti sotto l'influenza talebana sarebbe già entrata in vigore la sharia;

    nel distretto di Balkh, 20 chilometri a nord della capitale di provincia Mazar-e-Sharif, solo per citare un esempio, i talebani hanno ordinato ai residenti di tornare alle vecchie regole, inserendo nuovamente l'obbligo di essere accompagnati da un parente maschile fuori dalla propria abitazione e portando l'hijab;

    le attuali condizioni sociali e politiche del Paese, tra povertà assoluta e continui attacchi talebani rischiano di spazzare via in poco tempo gli importanti passi in avanti compiuti dalla missione internazionale USA e NATO a supporto delle donne e al loro libero accesso all'istruzione e alla vita pubblica, politica e sociale oltre che importanti novità introdotte con il riconoscimento Pag. 60 dell'uguaglianza di genere sancita nel testo della nuova Costituzione, quali l'introduzione, nel 2009, di una legge contro la violenza sulle donne (Evaw Law), l'approvazione di un piano nazionale per le donne (Napwa) nel 2008; la ratifica della Convenzione Onu per l'eliminazione di ogni forma di discriminazione contro le donne (Cedaw) nel 2003; l'approvazione di un piano nazionale per il coinvolgimento delle donne nel processo di pace nel 2015 (non ancora pienamente attuato);

    considerati i sostanziali passi avanti compiuti dal governo legittimo di Kabul con l'introduzione di una Carta Costituzionale moderna e il mantenimento di rapporti di collaborazione con le forze di coalizione, ancora oggi sono presenti nel Paese innumerevoli categorie fragili tali da necessitare supporto e attenzione, tra cui collaboratori delle forze USA e NATO, traduttori e interpreti che hanno prestato il loro servizio e la conoscenza di un territorio ostico e impervio come quello dell'Afghanistan, nonché le loro famiglie, che rischiano di essere brutalmente uccise e indicate come traditori di Stato, come pure i bambini e i giovani nati durante la guerra e che necessitano di cure, istruzione e di vivere in un Paese stabile e pacifico;

    sotto il regime oscurantista dei Talebani, alle ragazze era vietato frequentare la scuola e alle donne non era permesso lavorare fuori casa o apparire in pubblico senza una copertura integrale per il corpo e una scorta maschile. Chi trasgrediva a queste regole veniva fustigata in pubblico o giustiziata;

    in un rapporto non classificato, pubblicato dalle agenzie di intelligence statunitensi il 4 maggio 2021, si afferma che i talebani rimangono sostanzialmente coerenti nel loro approccio restrittivo ai diritti delle donne e che si annullerebbero gran parte dei progressi degli ultimi due decenni se il gruppo riconquistasse il potere nazionale, concludendo che i diritti delle donne in Afghanistan realizzati negli ultimi due decenni saranno quasi sicuramente a rischio dopo l'annunciato ritiro delle truppe statunitensi entro la fine dell'anno;

    nell'esigenza di sostenere lo sforzo della NATO, come dichiarato più volte dal Segretario Generale Stoltenberg, per continuare l'addestramento di reparti delle forze armate afghane out of the country,

impegna il Governo:

   a promuovere e supportare, in ambito multilaterale, ogni utile iniziativa per garantire l'effettiva promozione dei diritti umani e in particolare delle donne in Afghanistan e per scongiurare che i progressi compiuti in questi anni vengano vanificati, assicurando loro il diritto all'istruzione, al lavoro e alla vita sociale;

   a promuovere, in ambito bilaterale e multilaterale, progetti di cooperazione internazionale, specialmente nei campi dell'istruzione, del lavoro e del women-empowerment;

   a farsi portavoce, in ambito europeo e in sede ONU, della promozione delle politiche sull'istruzione, delle politiche giovanili e del mantenimento dell'eguaglianza di genere nel paese;

   a proseguire nell’impegno, con massimo sforzo, nella protezione e nella salvaguardia dei collaboratori, traduttori, interpreti e operatori afghani e delle loro famiglie, impegnati a fornire supporto alle forze di coalizione, accelerando le pratiche relative alle domande di asilo;

   a promuovere la Risoluzione 1325/2000 su «Donne, Pace e Sicurezza», approvata dal Consiglio di Sicurezza ONU all'unanimità, continuando nell'impegno assunto anche dal nostro Paese per la tutela delle donne, con particolare attenzione alle donne nei Paesi in conflitto;

   a continuare, attraverso mezzi a nostra disposizione, la lotta al terrorismo jihadista, investendo altresì nei settori sensibili.
(8-00132) «Ehm, Grande».

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ALLEGATO 3

Risoluzioni nn. 7-00684 Palazzotto, 7-00698 Orsini, 7-00703 Quartapelle Procopio e 7-00704 Lupi: Sulla crisi economica e umanitaria a Cuba.

PROPOSTA DI TESTO UNIFICATO DELLE RISOLUZIONI
PRESENTATO DAL PRESIDENTE FASSINO

   La III Commissione,

   premesso che:

    l'11 luglio e nei giorni seguenti si sono manifestate a L'Avana e in molte città cubane ampie manifestazioni popolari di protesta contro le continue interruzioni di energia elettrica e la persistente penuria di generi di prima necessità, nonché la insufficienza di vaccini antiCovid-19;

    da parte del regime politico vi è stata una dura reazione repressiva con arresti di centinaia di persone tra cui significativi esponenti dell'opposizione civile, rappresentanti di movimenti per i diritti umani e giornalisti europei e latinoamericani;

    il Presidente cubano Miguel Díaz-Canel non ha riconosciuto il valore delle proteste, qualificandole come provocazioni messe in atto da «chi vuole dividere il popolo cubano»;

    il 17 luglio 2021 oltre 100 mila persone hanno partecipato a una manifestazione contro la destabilizzazione del Paese;

    in risposta alle repressioni delle autorità cubane l'amministrazione americana ha adottato sanzioni contro funzionari ed enti di Stato;

   considerato altresì che

    nel 2014 i Presidenti Obama e Raul Castro avevano espresso volontà di avviare la normalizzazione dei rapporti tra i due Stati, a cui era seguita nel 2015 la ripresa ufficiale di relazioni diplomatiche, successivamente congelate dall'Amministrazione Trump;

    il Presidente Biden ha annunciato di voler riprendere il percorso di normalizzazione delle relazioni;

    per molti anni a Cuba è stato sottoposto un embargo – detto bloqueo – che ha inflitto significative privazioni ai cittadini cubani e seriamente inibito uno sviluppo economico adeguato del Paese;

    l'Assemblea dell'ONU, il Parlamento europeo e numerosi Parlamenti nazionali europei e latinoamericani hanno ripetutamente proposto il superamento del bloqueo, ritenendo che il superamento dell'isolamento economico di Cuba possa favorire una evoluzione politica e il rispetto dei diritti umani;

    l'Unione europea ha sviluppato a partire dal 2008 un dialogo ad alto livello, culminato nel 2016 nella sottoscrizione di un Accordo di dialogo politico con l'obiettivo di incoraggiare le autorità cubane al rispetto dei diritti umani e a politiche di apertura verso standard democratici;

    anche l'Alto Rappresentante Borrell ha ribadito la volontà dell'UE – senza celare le critiche al carattere autoritario del regime – di proseguire il dialogo al fine di aprire spazi di democrazia a Cuba;

    l'atteggiamento delle autorità cubane non ha portato a significative aperture e anzi Amnesty International, il Consiglio dei Diritti umani dell'ONU e la Commissione interamericana dei diritti umani hanno denunciato ripetutamente una costante azione repressiva nei confronti di giornalisti, oppositori, attivisti dei diritti umani;

    anche alle richieste dell'Unione Europea di poter visitare i detenuti per ragioni Pag. 62 politiche o di coscienza le autorità hanno sempre opposto diniego e ostacoli;

    le restrizioni hanno colpito anche la Chiesa, nonostante il suo ruolo centrale nella vita di un Paese profondamente cattolico,

impegna il Governo:

   a condannare la repressione violenta da parte del regime cubano delle proteste di questi ultimi giorni e a chiedere il rilascio immediato delle persone arrestate per motivi politici nel corso delle proteste;

   ad esortare, in tutti i consessi internazionali o bilaterali, il Governo cubano al pieno rispetto dei diritti fondamentali di tutti i suoi cittadini, allineando la propria politica in materia dei diritti umani al diritto internazionale, al fine di consentire la partecipazione attiva alla vita politica e sociale da parte di tutta la società civile e tutti i soggetti politici dell'opposizione;

   ad adottare iniziative in sede europea affinché l'Unione adotti una posizione unitaria di solidarietà con i cittadini cubani che, pacificamente, sono scesi in piazza per protestare contro la mancanza di libertà, la crisi sociale e la repressione; condanni coloro che istigano a scontri violenti tra la popolazione cubana per mettere a tacere le manifestazioni pacifiche;

   ad esortare le autorità cubane ad aprirsi ad un dialogo nazionale con tutte le componenti politiche, sociali, religiose del Paese;

   a sollecitare il Governo cubano al rispetto delle disposizioni dell'Accordo di dialogo politico e cooperazione tra l'Unione europea e Cuba in materia di garanzia e protezione dei diritti umani, inclusa la libertà di manifestare pacificamente il proprio pensiero;

   a intraprendere e potenziare, anche nel quadro dell'Accordo di dialogo politico e di cooperazione tra Unione europea e Cuba, le iniziative di cooperazione internazionale e cooperazione decentrata allo sviluppo, che abbiano come obiettivo di facilitare uno sviluppo economico, sociale e culturale di Cuba;

   a supportare ogni altra idonea iniziativa finalizzata alla costruzione positiva di rapporti economici, sociali e culturali tra le autorità locali e la società civile italiana e cubana;

   a raccogliere gli appelli umanitari lanciati dal Pontefice – per l'allentamento delle sanzioni economiche – e dal Segretario Generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres – ai leader dei Paesi del G20, con l'esortazione a «sospendere le sanzioni che minano la capacità dei Paesi di rispondere alla pandemia» – continuando ad adoperarsi, soprattutto in coordinamento con i partner UE e nei fori multilaterali, affinché il meccanismo sanzionatorio tuttora applicato nei confronti di Cuba non contempli in ogni caso ostacoli alla fornitura di generi di prima necessità, inclusi medicinali e strumentazioni mediche;

   a continuare ad adoperarsi nelle competenti sedi sia dell'Unione Europea sia multilaterali e, più specificamente, in ambito ONU – in coordinamento con gli altri partner UE – per il superamento dell'embargo nei confronti di Cuba, al fine di favorire l'apertura della società cubana a valori di libertà e di democrazia, nonché a mettere in atto le iniziative diplomatiche, in seno all'Unione europea, utili a favorire la ripresa delle normali relazioni diplomatiche tra Stati Uniti e Cuba.

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ALLEGATO 4

Risoluzioni nn. 7-00684 Palazzotto, 7-00698 Orsini, 7-00703 Quartapelle Procopio e 7-00704 Lupi: Sulla crisi economica e umanitaria a Cuba.

TESTO UNIFICATO APPROVATO DALLA COMMISSIONE

   La III Commissione,

   premesso che:

    l'11 luglio e nei giorni seguenti si sono manifestate a L'Avana e in molte città cubane ampie manifestazioni popolari di protesta contro le continue interruzioni di energia elettrica e la persistente penuria di generi di prima necessità, nonché la insufficienza di vaccini antiCovid-19;

    da parte del regime guidato dal Partito comunista cubano, vi è stata una dura reazione repressiva con arresti di centinaia di persone tra cui significativi esponenti dell'opposizione civile, rappresentanti di movimenti per i diritti umani e giornalisti europei e latinoamericani, nonché l'interruzione di internet e misure limitative dell'attività dei media;

    il Presidente cubano Miguel Díaz-Canel non ha riconosciuto il valore delle proteste, qualificandole come provocazioni messe in atto da «chi vuole dividere il popolo cubano»;

    il 17 luglio 2021 oltre 100 mila persone hanno partecipato a una manifestazione contro la destabilizzazione del Paese;

    in risposta alle repressioni delle autorità cubane l'amministrazione americana ha adottato sanzioni contro funzionari ed enti di Stato;

    dai vescovi cattolici cubani è venuto un appello ad interrompere ogni azione repressiva e a garantire ai cittadini il diritto a manifestare liberamente;

   considerato altresì che

    nel 2014 i Presidenti Obama e Raul Castro avevano espresso volontà di avviare la normalizzazione dei rapporti tra i due Stati, a cui era seguita nel 2015 la ripresa ufficiale di relazioni diplomatiche, successivamente congelate dall'Amministrazione Trump;

    il Presidente Biden ha annunciato di voler riprendere il percorso di normalizzazione delle relazioni;

    per molti anni Cuba è stata sottoposta a misure di embargo e a sanzioni – detto bloqueo – che hanno inflitto significative privazioni ai cittadini cubani e inciso su uno sviluppo economico, peraltro gravato dai limiti di un modello di sviluppo di tipo statalista;

    l'Assemblea dell'ONU, il Parlamento europeo e numerosi Parlamenti nazionali europei e latinoamericani hanno ripetutamente proposto il superamento dell'embargo, ritenendo che il superamento dell'isolamento economico di Cuba possa favorire una evoluzione politica e il rispetto dei diritti umani;

    l'Unione europea ha sviluppato a partire dal 2008 un dialogo ad alto livello, culminato nel 2016 nella sottoscrizione di un Accordo di dialogo politico con l'obiettivo di incoraggiare le autorità cubane al rispetto dei diritti umani e a politiche di apertura verso standard democratici;

    anche l'Alto Rappresentante Borrell ha ribadito la volontà dell'UE – senza celare le critiche al carattere autoritario del regime – di proseguire il dialogo al fine di aprire spazi di democrazia a Cuba;

    l'atteggiamento delle autorità cubane non ha portato a significative aperture e anzi Amnesty International, il Consiglio dei Diritti umani dell'ONU e la Commissione Pag. 64 interamericana dei diritti umani hanno denunciato ripetutamente una costante azione repressiva nei confronti di giornalisti, oppositori, attivisti dei diritti umani;

    anche alle richieste dell'Unione Europea di poter visitare i detenuti per ragioni politiche o di coscienza le autorità hanno sempre opposto diniego e ostacoli;

    le restrizioni hanno colpito anche la Chiesa, nonostante il suo ruolo centrale nella vita di un Paese profondamente cattolico,

impegna il Governo:

   a condannare la repressione violenta da parte del regime cubano delle proteste di questi ultimi giorni e a chiedere il rilascio immediato delle persone arrestate per motivi politici nel corso delle proteste;

   ad esortare, in tutti i consessi internazionali o bilaterali, il Governo cubano al pieno rispetto dei diritti fondamentali di tutti i suoi cittadini, allineando la propria politica in materia dei diritti umani al diritto internazionale, al fine di consentire la partecipazione attiva alla vita politica e sociale da parte di tutta la società civile e tutti i soggetti politici dell'opposizione;

   ad adottare iniziative in sede europea affinché l'Unione adotti una posizione unitaria di solidarietà con i cittadini cubani che, pacificamente, sono scesi in piazza per protestare contro la mancanza di libertà, la crisi sociale e la repressione; condanni coloro che istigano a scontri violenti tra la popolazione cubana per mettere a tacere le manifestazioni pacifiche;

   ad esortare le autorità cubane ad aprirsi ad un dialogo nazionale con tutte le componenti politiche, sociali, religiose del Paese;

   a sollecitare il Governo cubano al rispetto delle disposizioni dell'Accordo di dialogo politico e cooperazione tra l'Unione europea e Cuba in materia di garanzia e protezione dei diritti umani, inclusa la libertà di manifestare pacificamente il proprio pensiero;

   a intraprendere e potenziare, anche nel quadro dell'Accordo di dialogo politico e di cooperazione tra Unione europea e Cuba, le iniziative di cooperazione internazionale e cooperazione decentrata allo sviluppo, che abbiano come obiettivo di facilitare uno sviluppo economico, sociale e culturale di Cuba;

   a supportare ogni altra idonea iniziativa finalizzata alla costruzione positiva di rapporti economici, sociali e culturali tra le autorità locali e la società civile italiana e cubana;

   a raccogliere gli appelli umanitari lanciati dal Pontefice e da altre autorità religiose ed internazionali e dal Segretario Generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres – ai leader dei Paesi del G20, con l'esortazione a «sospendere le sanzioni che minano la capacità dei Paesi di rispondere alla pandemia» – continuando ad adoperarsi, soprattutto in coordinamento con i partner UE e nei fori multilaterali, affinché il meccanismo sanzionatorio tuttora applicato nei confronti di Cuba non contempli in ogni caso ostacoli alla fornitura di generi di prima necessità, inclusi medicinali e strumentazioni mediche;

   a continuare ad adoperarsi nelle competenti sedi sia dell'Unione Europea sia multilaterali e, più specificamente, in ambito ONU – in coordinamento con gli altri partner UE – per il superamento dell'embargo nei confronti di Cuba, al fine di favorire l'apertura della società cubana a valori di libertà e di democrazia, nonché a mettere in atto le iniziative diplomatiche, in seno all'Unione europea, utili a favorire la ripresa delle normali relazioni diplomatiche tra Stati Uniti e Cuba.
(8-00130) «Fassino, Orsini, Quartapelle Procopio, Lupi, Di Stasio».

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ALLEGATO 5

Risoluzioni nn. 7-00688 Fassino e 7-00696 Ehm: Sul rinnovo dei Comitati degli italiani all'estero nel perdurare della pandemia di Covid-19.

TESTO UNIFICATO DELLE RISOLUZIONI PRESENTATO DAL PRESIDENTE FASSINO E DALLA DEPUTATA SIRAGUSA E APPROVATO DALLA COMMISSIONE

   La III Commissione,

   premesso che:

    ai primi di aprile 2021 la Direzione generale per gli italiani all'estero e le politiche migratorie del MAECI ha fissato per il 3 dicembre 2021 la data delle prossime elezioni di rinnovo dei membri dei Comitati degli italiani all'estero. L'indizione delle elezioni sarà formalizzata tre mesi prima – il 3 settembre – con decreto di ciascun ufficio consolare;

    le elezioni in questione avrebbero dovuto tenersi già nel 2020 ma, a causa dell'ultimo referendum costituzionale e del sovraccarico di lavoro che la concomitanza dei due eventi avrebbe comportato per la rete consolare, sono state rinviate al 2021 con decreto-legge 30 dicembre 2019, n. 162;

    l'emergenza pandemica, tuttora in atto, ha messo in evidenza la necessità, per il nostro Paese, di dotarsi di modalità inedite di esercizio del diritto al voto per sveltire e rendere più agili le procedure attuali, anche prevedendo forme di votazione in remoto;

    va considerata l'importanza di favorire un'ampia partecipazione alle elezioni dei Com.It.Es da parte dei cittadini italiani residenti all'estero e di garantire il massimo di rappresentatività agli organismi eletti;

    la legge di bilancio 2021 (legge 30 dicembre 2020, n. 178, articolo 1, comma 648) ha autorizzato la spesa di 9 milioni di euro per lo svolgimento delle elezioni di rinnovo dei Com.It.Es e del Consiglio generale degli italiani all'estero (CGIE), nonché per introdurre in via sperimentale modalità di espressione del voto in via digitale per lo svolgimento delle medesime votazioni;

    le risapute problematiche del voto per corrispondenza – modalità attraverso la quale vengono eletti i rappresentanti della circoscrizione estera del nostro Parlamento – porta a considerare non più rinviabile l'inizio della sperimentazione del voto in via digitale;

   considerato che in molti Paesi nei quali operano i Com.It.Es da rinnovare persistono condizioni di grave preoccupazione e difficoltà dovute ai pericoli di contagio da COVID-19 e dalle sue più recenti varianti, difficoltà che incidono negativamente sulla possibilità di promuovere incontri e di operare per soddisfare gli adempimenti legati alla presentazione delle liste dei candidati;

   considerato altresì che i livelli di funzionalità dei Consolati hanno risentito pesantemente delle restrizioni imposte dalle autorità locali alle normali attività in presenza negli uffici e alle possibilità di accedervi da parte dei connazionali, con la conseguenza di un accumulo di lavoro arretrato che non potrà essere smaltito in tempi brevi;

    appaiono, pertanto, da valutare misure di semplificazione nella procedura di presentazione delle liste, nell'obiettivo precipuo di minimizzare il rischio di contagi da Coronavirus, attesa la necessità che gli Pag. 66adempimenti connessi a tale passaggio siano espletati in presenza,

impegna il Governo:

   ad avviare la sperimentazione del voto elettronico per il rinnovo dei Com.It.Es, la quale potrebbe avere primo ambito di applicazione solo in alcune città «pilota»;

   ad implementare una campagna informativa destinata ai nostri connazionali all'estero iscritti all'AIRE volta a far conoscere scopi e funzioni dei Com.It.Es, oltre che ad incoraggiare la partecipazione alle elezioni del 3 dicembre prossimo;

   a valutare le opportune iniziative per semplificare la procedura di sottoscrizione delle liste elettorali delle sopracitate elezioni, anche verificando l'ipotesi di soluzioni telematiche, in considerazione delle situazioni di particolare difficoltà nelle quali si terrà la tornata elettorale per il rinnovo dei Com.It.Es.
(8-00131) «Fassino, Ehm».

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ALLEGATO 6

Risoluzioni nn. 7-00700 Orsini e 7-00708 Quartapelle Procopio: Sulla repressione dei movimenti di opposizione in Nicaragua.

TESTO UNIFICATO DELLE RISOLUZIONI PRESENTATO DAI DEPUTATI ORSINI E QUARTAPELLE PROCOPIO E APPROVATO DALLA COMMISSIONE

   La III Commissione,

   premesso che:

    in Nicaragua è in atto una azione di durissima repressione ei confronti dei partiti di opposizione e dei candidati alla presidenza del Paese, in vista delle elezioni del 7 novembre prossimo;

    la politica repressiva del Presidente Ortega e la grave crisi della democrazia nicaraguense sono fatti noti ed accertati da tempo dalla Comunità internazionale;

    già nel 2018 furono soffocate con brutale violenza le proteste della popolazione civile e degli studenti. Morirono 350 nicaraguensi e furono migliaia i feriti. La Commissione interamericana per i diritti umani (Iachr), l'Ufficio dell'Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i diritti umani (Oacnudh), difensori nazionali come Cenidh, Nicaragua Center for Human Rights e difensori internazionali come Amnesty International e Human Rights Watch, documentarono in dettaglio la violenta repressione per mano di agenti dello Stato, inclusi corpi paramilitari e la polizia;

    dal 2018 sono oltre 108.000 i cittadini nicaraguensi fuggiti nei Paesi limitrofi, principalmente in Costa Rica;

    il Presidente Ortega, che ha governato il Nicaragua tra il 1985 e il 1990 e dal 2007 ad oggi, è determinato a conseguire ad ogni costo il quarto mandato presidenziale. In questa prospettiva, ha imposto l'approvazione di leggi sempre più restrittive, quali la legge per la regolamentazione degli agenti stranieri, la legge speciale contro la criminalità informatica, la legge contro i reati generati dall'odio, la legge in difesa del diritto del popolo all'indipendenza, alla sovranità e all'autodeterminazione per la pace, il cui scopo dichiarato è respingere le interferenze straniere negli affari interni;

    il 4 maggio 2021 l'Assemblea nazionale del Nicaragua, controllata dal Presidente Ortega, ha approvato una riforma della legge elettorale che introduce norme che comprimono la competizione elettorale e l'esercizio dei diritti politici. I componenti del nuovo Consiglio elettorale supremo (CES), organo che supervisiona e amministra il processo elettorale in Nicaragua e che dovrebbe essere imparziale, indipendente e trasparente, sono stati nominati dall'Assemblea nazionale del Nicaragua, controllata da Ortega. Nel CES non sono rappresentate né la società civile né tanto meno l'opposizione;

    dai primi di giugno 2021 il Presidente Ortega ha intensificato la repressione, ricorrendo in modo sistematico a detenzioni arbitrarie, senza alcuna garanzia costituzionale e incarcerando, in particolare, sindacalisti, giornalisti e anche rilevanti leader dell'opposizione, tra cui prevedibili candidati alle presidenziali di novembre;

    nelle ultime settimane, le autorità del Nicaragua hanno avviato indagini giudiziarie che potrebbero portare all'esclusione di ulteriori candidati dell'opposizione democratica e sono continue le vessazioni contro i media indipendenti;

    la Polizia nazionale del Nicaragua ha arrestato, il 24 luglio, il settimo candidato alla presidenza, Noel José Vidaurre Arguello, «accusato di aver compiuto atti contro lo Stato». Oltre a Vidaurre, è stato Pag. 68arrestato anche il commentatore politico Jaime José Arellano Arana. Secondo quanto riportato dalla Polizia, entrambi sono stati incolpati di «aver ricevuto finanziamenti da diverse potenze straniere con lo scopo di destabilizzare il Nicaragua e di proporre e gestire attività economiche, commerciali contro il Paese e le sue istituzioni»;

    questi arresti sono stati resi possibili dalla cosiddetta «legge ghigliottina», approvata dall'Assemblea nazionale, che permette di arrestare i cittadini accusati di terrorismo o che siano sospettati di essere «traditori della patria»;

    gli attivisti sono particolarmente a rischio di subire violenze, compresa la violenza sessuale e di genere; vi sono evidenze secondo cui i detenuti subiscono maltrattamenti in carcere, si vedono negare le cure mediche e l'accesso agli avvocati e sono vittima di attacchi e aggressioni sessuali, mentre le persone che protestano contro il Governo sono rinchiuse in celle di massima sicurezza, dove devono far fronte a una maggiore sorveglianza, a perquisizioni e all'isolamento; desta particolare preoccupazione la situazione delle donne e degli anziani che sono privati della libertà;

    anche il Parlamento europeo si è espresso sul deterioramento della situazione dei diritti umani e della democrazia in Nicaragua, con la risoluzione approvata l'8 luglio 2021;

    nella capitale del Paese, Managua, continua a vivere, sotto la protezione del Governo nicaraguense, il brigatista Alessio Casimirri che deve scontare la condanna a sei ergastoli, per il suo comprovato coinvolgimento nel sequestro e nell'assassinio del Presidente Aldo Moro e per l'assassinio degli agenti della scorta, avvenuti a Roma il 16 marzo 1978,

impegna il Governo:

   a condannare la repressione delle Autorità nicaraguensi contro gli esponenti dell'opposizione, i sindacalisti, i giornalisti e ad altri operatori dei media, gli studenti, le popolazioni indigene, i difensori dei diritti umani e la società civile, chiedendo l'immediato rilascio delle persone detenute arbitrariamente e la cessazione delle violazioni dei diritti umani e delle libertà fondamentali;

   a continuare a monitorare la situazione in Nicaragua e a insistere, specie in ambito europeo e multilaterale, affinché nel Paese vengano ristabiliti gli standard minimi di tutela dei diritti umani e delle libertà fondamentali e siano ripristinate condizioni basilari di credibilità democratica per le prossime elezioni;

   a lavorare, in sede di Consiglio dell'Unione europea, affinché l'Unione europea continui ad esprimersi con voce unica:

    a) chieda il rilascio immediato e incondizionato di tutti i prigionieri politici detenuti arbitrariamente, tra cui i potenziali candidati presidenziali, i leader politici dei partiti di opposizione e degli altri attivisti detenuti;

    b) adotti iniziative per il rispetto delle garanzie giuridiche fondamentali, dei diritti umani, civili e politici;

    c) solleciti la ripresa del dialogo inclusivo come unica via d'uscita pacifica dalla crisi politica, economica e sociale in Nicaragua;

    d) esorti le Autorità nicaraguensi ad apportare modifiche alla legge elettorale in conformità dei parametri internazionali richiesti dall'Organizzazione degli Stati Americani (OSA) e dalle altre Organizzazioni internazionali; a ripristinare lo status giuridico dei partiti che ne sono stati privati; a rispettare il diritto d'elettorato attivo e passivo dei cittadini nicaraguensi, nonché a garantire la presenza senza restrizioni degli organi di osservazione elettorale nazionali e internazionali;

    e) chieda di consentire il libero accesso all'Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i diritti umani (Ohchr), alla Commissione interamericana dei diritti dell'uomo (Iachr), al Gruppo interdisciplinare di esperti indipendenti (Giei), al meccanismo speciale di monitoraggio per il Nicaragua (Meseni), alle organizzazioni internazionali Pag. 69 della società civile e alle istituzioni dell'Unione europea, al fine di garantire il rispetto dei diritti umani;

   a muovere concreti passi a livello internazionale affinché sia fatta luce e posta fine alle operazioni finanziarie illecite riconducibili al Governo Ortega-Murillo e ai suoi collaboratori;

   a sostenere la immediata estradizione in Italia del brigatista Alessio Casimirri, condannato in via definitiva per il sequestro e l'uccisione di Aldo Moro e della sua scorta.
(8-00133) «Orsini, Quartapelle Procopio, Olgiati».

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ALLEGATO 7

Istituzione di una Commissione parlamentare per gli italiani nel mondo (Testo unificato delle proposte di legge C. 802 Longo, C. 925 Caré ed altri, C. 1129 Fitzgerald Nissoli ed altri, C. 2159 Ungaro, C. 2239 Schirò ed altri, C. 2270 Siragusa ed altri e C. 2570 Formentini ed altri)

EMENDAMENTI PRESENTATI

ART. 1.

  Al comma 1, lettera c), aggiungere, in fine, le seguenti parole: ed i lavoratori frontalieri, stagionali e domiciliati.
1.1. Snider, Zoffili, Formentini.

  All'articolo 1, dopo la lettera d) aggiungere la seguente:

   d-bis) vigilanza sulla dismissione e sulla gestione del patrimonio pubblico immobiliare italiano all'estero anche al fine di valutarne l'eventuale miglior utilizzo mediante la concessione alle organizzazioni e alle associazioni degli italiani all'estero nonché per le attività del Consiglio Generale degli Italiani all'Estero e dei Com.it.es.

  Conseguentemente, all'articolo 2, comma 1, dopo la lettera f) aggiungere la seguente: f-bis) vigila sulla dismissione e sulla gestione del patrimonio pubblico immobiliare italiano all'estero anche al fine di valutarne l'eventuale miglior utilizzo mediante la concessione alle organizzazioni e alle associazioni degli italiani all'estero nonché per le attività del Consiglio Generale degli Italiani all'Estero e dei Com.it.es. ed elabora le relative proposte;.
1.2. Delmastro Delle Vedove.

ART. 2.

  All'articolo 2, comma 2, lettera a), aggiungere in fine: anche promuovendo il voto elettronico per l'elezione dei parlamentari eletti nella circoscrizione estero;.
2.1. Delmastro Delle Vedove.

  All'articolo 2, comma 2, dopo la lettera c), aggiungere la seguente:

   c-bis) proposte di legge per il riconoscimento veloce e facilitato in Italia di documenti come le patenti di guida, dei titoli di studio, delle abilitazioni professionali dei discendenti di cittadini italiani che facciano richiesta di cittadinanza italiana e rimpatrino sul territorio nazionale anche al fine di supportare l'avvio di nuove attività d'impresa;.
2.2. Delmastro Delle Vedove.

  All'articolo 2, comma 2, dopo la lettera j), aggiungere la seguente:

   j-bis) la diffusione della conoscenza del Parlamento Italiano nella comunità di origine italiana all'estero, anche avvalendosi di sinergie con la rete consolare e gli Istituti Italiani di Cultura;.
2.3. Delmastro Delle Vedove.

  A fine dell'articolo aggiungere il comma n):

  La Commissione può inviare in missione i propri membri con lo scopo di monitorare in loco il rispetto delle finalità di questo articolo, nei commi precedenti definite.
2.4. Borghese.

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ART. 3.

  All'articolo 3, comma 1, apportare le seguenti modificazioni:

   a) abrogare le parole: dando priorità ai deputati e ai senatori eletti nella circoscrizione Estero.

   b) abrogare le parole: a tutti gli eletti all'estero.
3.1. Delmastro Delle Vedove.

ART. 5.

  All'articolo 5, comma 2, dopo la lettera d), aggiungere la seguente:

   d-bis) Esprimere pareri sugli atti parlamentari relativamente agli aspetti rilevanti per gli italiani all'estero.
5.1. Delmastro Delle Vedove.

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ALLEGATO 8

Ratifica ed esecuzione della Convenzione di Stoccolma sugli inquinanti organici persistenti, con Allegati, fatta a Stoccolma il 22 maggio 2001 (C. 2806 Governo e abb. 1360 Benedetti e C. 531 Mura).

EMENDAMENTO APPROVATO

ART. 4.

  All'articolo 4, comma 1, sostituire le parole: valutati in euro 9.440 ad anni alterni a decorrere dall'anno 2020 con le seguenti: valutati in euro 9.440 ad anni alterni a decorrere dall'anno 2022;

  conseguentemente, sostituire le parole: valutati in euro 230.037 per l'anno 2020 e in euro 207.321 annui a decorrere dall'anno 2021 con le seguenti: valutati in euro 230.037 per l'anno 2021 e in euro 207.321 annui a decorrere dall'anno 2022;

  conseguentemente, sostituire le parole: pari a euro 220.071 annui a decorrere dall'anno 2020 con le seguenti: pari a euro 220.071 annui a decorrere dall'anno 2021;

  conseguentemente, sostituire le parole: ai fini del bilancio triennale 2020-2022 con le seguenti: ai fini del bilancio triennale 2021-2023;

  conseguentemente, sostituire le parole: dello stato di previsione del Ministero dell'economia e delle finanze per l'anno 2020 con le seguenti: dello stato di previsione del Ministero dell'economia e delle finanze per l'anno 2021.
4.1. Il Relatore.