CAMERA DEI DEPUTATI
Mercoledì 30 giugno 2021
614.
XVIII LEGISLATURA
BOLLETTINO
DELLE GIUNTE E DELLE COMMISSIONI PARLAMENTARI
Affari esteri e comunitari (III)
ALLEGATO
Pag. 45

ALLEGATO 1

Risoluzione n. 7-00585 Emiliozzi: Sulla crisi nella regione etiope del Tigrai.

PROPOSTA DI NUOVO TESTO PRESENTATA DALLA DEPUTATA EMILIOZZI

   La III Commissione,

   premesso che,

    l'Etiopia è una Repubblica federale suddivisa in 10 regioni in cui convivono circa 80 gruppi etnici e dove si parlano lingue diverse;

    nella notte tra il 3 e il 4 novembre 2020, il Primo Ministro etiope Abiy Ahmed ha annunciato l'inizio di una offensiva militare nella regione settentrionale dell'Etiopia come risposta ad un attacco avvenuto il 3 novembre 2020 dal Fronte popolare di liberazione del Tigrai (Tplf – collegato al partito al governo nel Tigrai) contro la base dell'esercito federale a Macallè, capitale del Tigrai;

    sebbene lo stesso Primo Ministro abbia dichiarato il 28 novembre 2020 conclusa l'offensiva militare, «senza che alcun civile venisse ferito nell'offensiva», in seguito alla riconquista di Macallè, le ostilità proseguono a medio/bassa intensità in alcune aree della regione che vede molteplici attori coinvolti direttamente e indirettamente;

    secondo le ultime notizie, sono in corso importanti sviluppi in Tigray, ancora in via di definizione. Il PM Abiy ha dichiarato un cessate il fuoco unilaterale, a seguito del quale le truppe federali e l'Amministrazione ad interim in Tigray si sono ritirati, e il TPLF ha ripreso il controllo di ampie zone della regione, inclusa la capitale Macallè. Il Governo di Addis ha dichiarato che il cessate il fuoco resterà in vigore sino alla fine della stagione della semina e del raccolto (nel mese di settembre);

    dal mese di novembre 2020 in Tigrai sono decedute migliaia di persone, mentre altre centinaia di migliaia sono state costrette a fuggire e la regione che conta più di 7 milioni di abitanti sta affrontando carenze di cibo, acqua e medicine;

    il conflitto infierisce ulteriormente su una popolazione già provata dalla malnutrizione a discapito soprattutto dei bambini più piccoli che in assenza del latte materno, per difficoltà di allattamento, rischiano di morire;

    il 26 febbraio 2021, il New York Times ha pubblicato un documento interno dell'amministrazione statunitense in cui si afferma che l'Etiopia sta conducendo «una campagna sistematica di pulizia etnica» sotto la copertura della guerra nella regione del Tigrai. Il rapporto descrive «in termini netti una terra di case saccheggiate e villaggi deserti dove decine di migliaia di persone sono irreperibili»;

    secondo quanto si legge nel citato rapporto, funzionari etiopici e combattenti della milizia alleata della vicina regione Amhara, si sarebbero trasferiti nel Tigrai dove stanno «deliberatamente ed efficacemente rendendo il Tigrai occidentale etnicamente omogeneo attraverso l'uso organizzato della forza e dell'intimidazione»;

    oltre all'offensiva militare, sulla regione settentrionale è stato imposto un blocco totale delle comunicazioni – internet, telefoni fissi e cellulari – che è stato allentato parzialmente soltanto nelle ultime settimane e che non ha permesso nei mesi passati di conoscere a pieno la drammaticità di quel che stava accadendo nella regione;

    un rapporto di Amnesty International, basato su testimonianze dirette di sopravvissuti, Pag. 46 ha documentato un massacro di «centinaia di civili disarmati», avvenuto nella città di Axum tra il 28 e il 29 novembre da parte di soldati eritrei. Le immagini satellitari della città raccolte dal Crisis Evidence Lab di Amnesty evidenzierebbero anche fosse comuni vicino alle due chiese di Axum. Secondo il report le truppe eritree ed etiopi avrebbero compiuto «bombardamenti indiscriminati, saccheggi, raid casa per casa» e si tratterebbe di atti che «potrebbero avere la portata di un crimine di guerra»;

    il 30 novembre 2020, secondo quanto riportato dalla Cnn con un'indagine basata sulle testimonianze di una dozzina di testimoni oculari sopravvissuti, centinaia di civili sarebbero stati crivellati da colpi di arma da fuoco mentre stavano celebrando la messa nella chiesa rupestre di Maryam Dengelat, in occasione di Tsion Maryam, una festa annuale per celebrare il giorno in cui gli etiopi credono che l'Arca dell'Alleanza sia stata portata nel Paese da Gerusalemme. Secondo quanto si apprende il massacro sarebbe continuato per tre giorni ai danni di residenti, pellegrini e rifugiati presenti nell'area;

    altri numerosi episodi di bombardamenti indiscriminati sono stati raccolti in base alle testimonianze raccolte nei mesi scorsi in diversi luoghi del Tigrai che hanno confermato episodi di saccheggi, stupri e danni alle infrastrutture civili in diverse parti della regione;

    la presenza di soldati eritrei, inizialmente negata dal Governo etiope e da quello eritreo, è ora ammessa da Addis Abeba ed Asmara, dopo essere stata confermata da diversi Governi stranieri e in particolare dagli Stati Uniti d'America, che ha nell'Etiopia il principale alleato in Africa;

    l'accertamento delle responsabilità nella commissione di eventuali violazioni gravi dei diritti umani rimane complesso, e coinvolge tutte le parti in conflitto, incluso il TPLF;

    occorre agire rapidamente per porre fine alle violenze, rendere efficace e sostenibile il cessate il fuoco dichiarato dal governo etiope, evitare ulteriori escalation militari e offrire un immediato sollievo alla popolazione ottenendo pieno e incondizionato accesso agli aiuti umanitari internazionali in tutte le zone colpite dal conflitto,

impegna il Governo:

   a chiedere, in tutte le sedi competenti, la fine delle violenze e l'interruzione di ogni iniziativa militare in atto in Etiopia e nella regione del Corno d'Africa, e il ritiro immediato delle forze eritree e delle forze regionali Amhara dal Tigrai, nell'ottica dell'avvio di un percorso genuino di riconciliazione nazionale;

   inoltre a chiedere, nelle sedi competenti, la collaborazione delle Agenzie Specializzate delle Nazioni Unite per far fronte all'emergenza della malnutrizione in Etiopia, con particolare attenzione alla malnutrizione infantile, in casi di emergenza o stati di calamità naturale, conflitti e pandemie, avvalendosi delle previste procedure di acquisizione di beni a tale fine;

   ad adottare iniziative, nelle competenti sedi, per continuare a sostenere un'indagine internazionale completa e indipendente su tutte le segnalazioni di violazioni dei diritti umani, abusi e atrocità commesse in Tigrai, in collaborazione con la Commissione etiopica per i Diritti Umani, l'agenzia ONU dell'Alto Commissariato per i Diritti Umani e la African Commission on Human and Peoples' Rights;

   a fornire, con gli altri partner internazionali inclusa l'Unione europea, tenuto conto della risposta umanitaria delle Nazioni Unite, e compatibilmente con le condizioni di accesso umanitario, assistenza alle popolazioni bisognose nelle regioni colpite dal conflitto e agli sfollati e ai rifugiati nei Paesi vicini;

   a continuare a seguire con attenzione la situazione dei diritti umani e delle libertà fondamentali in Etiopia, anche sostenendo le iniziative multilaterali, e in particolare in ambito Onu, e ad attivarsi, anche in sede di rapporti bilaterali, per favorire la promozione e la tutela dei diritti Pag. 47umani e delle libertà fondamentali in Etiopia in particolare sostenendo iniziative per:

    a) rafforzare ulteriormente i rapporti diplomatici dell'Italia con l'Etiopia e l'Unione Africana, per favorire la sicurezza e la stabilità della regione;

    b) promuovere insieme agli altri Paesi dell'Unione europea, in sede di Consiglio Diritti Umani delle Nazioni Unite l'adozione di una risoluzione sulle violazioni gravissime dei diritti umani, delle libertà fondamentali e del diritto internazionale umanitario in Tigray;

    c) continuare a raccordarsi con gli altri partners internazionali per l'adozione di iniziative condivise, incluse eventuali misure sanzionatorie per la violazione dei diritti umani e delle libertà fondamentali in Tigray.

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ALLEGATO 2

Risoluzione n. 7-00585 Emiliozzi: Sulla crisi nella regione etiope del Tigrai.

NUOVO TESTO APPROVATO DALLA COMMISSIONE

   La III Commissione,

   premesso che,

    l'Etiopia è una Repubblica federale suddivisa in dieci regioni in cui convivono circa 80 gruppi etnici e dove si parlano lingue diverse;

    nella notte tra il 3 e il 4 novembre 2020, il Primo Ministro etiope Abiy Ahmed ha annunciato l'inizio di una offensiva militare nella regione settentrionale dell'Etiopia come risposta ad un attacco avvenuto il 3 novembre 2020 dal Fronte popolare di liberazione del Tigrai (TPLF – collegato al partito al governo nel Tigrai) contro la base dell'esercito federale a Macallè, capitale del Tigrai;

    sebbene lo stesso Primo Ministro abbia dichiarato, il 28 novembre 2020, conclusa l'offensiva militare «senza che alcun civile venisse ferito nell'offensiva», in seguito alla riconquista di Macallè, le ostilità proseguono a medio/bassa intensità in alcune aree della regione che vede molteplici attori coinvolti direttamente e indirettamente;

    secondo le ultime notizie, sono in corso importanti sviluppi in Tigray, ancora in via di definizione. Il Primo Ministro Abiy ha dichiarato un cessate il fuoco unilaterale, a seguito del quale le truppe federali e l'Amministrazione ad interim in Tigray si sono ritirati e il TPLF ha ripreso il controllo di ampie zone della regione, inclusa la capitale Macallè. Il Governo di Addis Abeba ha dichiarato che il cessate il fuoco resterà in vigore sino alla fine della stagione della semina e del raccolto (nel mese di settembre);

    dal mese di novembre 2020 in Tigrai sono decedute migliaia di persone, mentre altre centinaia di migliaia sono state costrette a fuggire e la regione, che conta più di 7 milioni di abitanti, sta affrontando carenze di cibo, acqua e medicine;

    il conflitto infierisce ulteriormente su una popolazione già provata dalla malnutrizione, a discapito soprattutto dei bambini più piccoli che in assenza del latte materno, per difficoltà di allattamento, rischiano di morire;

    il 26 febbraio 2021 il New York Times ha pubblicato un documento interno dell'Amministrazione statunitense in cui si afferma che l'Etiopia sta conducendo «una campagna sistematica di pulizia etnica» sotto la copertura della guerra nella regione del Tigrai. Il rapporto descrive «in termini netti una terra di case saccheggiate e villaggi deserti dove decine di migliaia di persone sono irreperibili»;

    secondo quanto si legge nel citato rapporto, funzionari etiopici e combattenti della milizia alleata della vicina regione Amhara, si sarebbero trasferiti nel Tigrai dove stanno «deliberatamente ed efficacemente rendendo il Tigrai occidentale etnicamente omogeneo attraverso l'uso organizzato della forza e dell'intimidazione»;

    oltre all'offensiva militare, sulla regione settentrionale è stato imposto un blocco totale delle comunicazioni – internet, telefoni fissi e cellulari – che è stato allentato parzialmente soltanto nelle ultime settimane e che non ha permesso nei mesi passati di conoscere a pieno la drammaticità di quel che stava accadendo nella regione;

    un rapporto di Amnesty International, basato su testimonianze dirette di sopravvissuti, ha documentato un massacro Pag. 49di «centinaia di civili disarmati», avvenuto nella città di Axum tra il 28 e il 29 novembre da parte di soldati eritrei. Le immagini satellitari della città raccolte dal Crisis Evidence Lab di Amnesty evidenzierebbero anche fosse comuni vicino alle due chiese di Axum. Secondo il report le truppe eritree ed etiopi avrebbero compiuto «bombardamenti indiscriminati, saccheggi, raid casa per casa» e si tratterebbe di atti che «potrebbero avere la portata di un crimine di guerra»;

    il 30 novembre 2020, secondo quanto riportato dalla CNN con un'indagine basata sulle testimonianze di una dozzina di testimoni oculari sopravvissuti, centinaia di civili sarebbero stati crivellati da colpi di arma da fuoco mentre stavano celebrando la messa nella chiesa rupestre di Maryam Dengelat, in occasione di Tsion Maryam, una festa annuale per celebrare il giorno in cui gli etiopi credono che l'Arca dell'Alleanza sia stata portata nel Paese da Gerusalemme. Secondo quanto si apprende il massacro sarebbe continuato per tre giorni ai danni di residenti, pellegrini e rifugiati presenti nell'area;

    altri numerosi episodi di bombardamenti indiscriminati sono stati raccolti in base alle testimonianze raccolte nei mesi scorsi in diversi luoghi del Tigrai che hanno confermato episodi di saccheggi, stupri e danni alle infrastrutture civili in diverse parti della regione;

    la presenza di soldati eritrei, inizialmente negata dal Governo etiope e da quello eritreo, è ora ammessa da Addis Abeba ed Asmara, dopo essere stata confermata da diversi Governi stranieri;

    l'accertamento delle responsabilità nella commissione di eventuali violazioni gravi dei diritti umani rimane complesso e coinvolge tutte le parti in conflitto, incluso il TPLF;

    occorre agire rapidamente per porre fine alle violenze, rendere efficace e sostenibile il cessate il fuoco dichiarato dal governo etiope, evitare ulteriori escalation militari e offrire un immediato sollievo alla popolazione ottenendo pieno e incondizionato accesso agli aiuti umanitari internazionali in tutte le zone colpite dal conflitto;

    l'Italia, per ragioni storiche e politiche, può e deve esercitare uno specifico ruolo attivo nella ricerca di soluzioni condivise,

impegna il Governo:

   a chiedere, in tutte le sedi competenti, la fine delle violenze e l'interruzione di ogni iniziativa militare in atto in Etiopia e nella regione del Corno d'Africa e il ritiro immediato delle forze eritree e delle forze regionali Amhara dal Tigrai, nell'ottica dell'avvio di un percorso genuino di riconciliazione nazionale;

   inoltre, a chiedere, nelle sedi competenti, la collaborazione delle Agenzie Specializzate delle Nazioni Unite per far fronte all'emergenza della malnutrizione in Etiopia, con particolare attenzione alla malnutrizione infantile, in casi di emergenza o stati di calamità naturale, conflitti e pandemie, avvalendosi delle previste procedure di acquisizione di beni a tale fine;

   ad adottare iniziative, nelle competenti sedi, per continuare a sostenere un'indagine internazionale completa e indipendente su tutte le segnalazioni di violazioni dei diritti umani, abusi e atrocità commesse in Tigrai, in collaborazione con la Commissione etiopica per i Diritti Umani, l'Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Diritti Umani e la African Commission on Human and Peoples' Rights;

   a fornire, con gli altri partner internazionali, inclusa l'Unione europea, tenuto conto della risposta umanitaria delle Nazioni Unite e compatibilmente con le condizioni di accesso umanitario, assistenza alle popolazioni bisognose nelle regioni colpite dal conflitto e agli sfollati e ai rifugiati nei Paesi vicini;

   a continuare a seguire con attenzione la situazione dei diritti umani e delle libertà fondamentali in Etiopia, anche sostenendo le iniziative multilaterali e in particolare in ambito Onu, e ad attivarsi, anche in sede di rapporti bilaterali, per favorire la Pag. 50promozione e la tutela dei diritti umani e delle libertà fondamentali in Etiopia in particolare sostenendo iniziative per:

    a) rafforzare ulteriormente i rapporti diplomatici dell'Italia con l'Etiopia e l'Unione Africana, per favorire la sicurezza e la stabilità della regione;

    b) promuovere, anche insieme agli altri Paesi dell'Unione europea, in sede di Consiglio Diritti Umani delle Nazioni Unite l'adozione di una risoluzione sulle violazioni gravissime dei diritti umani, delle libertà fondamentali e del diritto internazionale umanitario in Tigray;

    c) continuare a raccordarsi con gli altri partner internazionali per l'adozione di iniziative condivise, incluse eventuali misure sanzionatorie per la violazione dei diritti umani e delle libertà fondamentali in Tigray;

    d) verificare l'opportunità di nominare un Inviato Speciale dell'Italia per il Corno Africa;

    e) rafforzare le iniziative italiane di cooperazione e sostenere le attività di ong, associazioni umanitarie e missioni religiose, da tempo operanti sul territorio etiope e il cui contributo è fondamentale per alleviare le sofferenze della popolazione.
(8-00127) «Emiliozzi, Suriano, Cabras, Carelli, Colletti, De Carlo, Del Grosso, Di Stasio, Ehm, Fantinati, Grande, Olgiati, Romaniello, Siragusa, Delmastro Delle Vedove, Formentini, Lupi, Migliore, Orsini, Quartapelle Procopio».