CAMERA DEI DEPUTATI
Mercoledì 9 giugno 2021
603.
XVIII LEGISLATURA
BOLLETTINO
DELLE GIUNTE E DELLE COMMISSIONI PARLAMENTARI
Affari esteri e comunitari (III)
ALLEGATO
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ALLEGATO 1

DL 73/21: Misure urgenti connesse all'emergenza da COVID-19, per le imprese, il lavoro, i giovani, la salute e i servizi territoriali. C. 3132 Governo.

PARERE APPROVATO DALLA COMMISSIONE

  La III Commissione (Affari esteri e comunitari),

   esaminato, per le parti di competenza, il disegno di legge di conversione del decreto-legge 25 maggio 2021, n. 73, recante misure urgenti connesse all'emergenza da COVID-19, per le imprese, il lavoro, i giovani, la salute e i servizi territoriali;

   valutate positivamente, in particolare:

    le disposizioni di cui all'articolo 11, recanti misure urgenti di sostegno all'export e all'internazionalizzazione delle imprese, attraverso l'incremento per il 2021, rispettivamente, di 1,2 miliardi di euro e di 400 milioni di euro del Fondo ex lege 394/981 e del Fondo per la promozione integrata verso i mercati esteri (FPI), nonché la rimodulazione della percentuale massima dei cofinanziamenti a fondo perduto da parte del FPI, al fine di scongiurare, nel breve periodo, una nuova sospensione in via di urgenza della loro operatività ed assicurarne, nel medio e lungo periodo, maggiore efficacia ed efficienza e sostenibilità dal punto di vista finanziario;

    la norma di cui all'articolo 28, che istituisce nello stato di previsione del Ministero dell'Economia e delle finanze un fondo, con una dotazione di 500 milioni di euro per l'anno 2021, per finanziare la partecipazione dell'Italia alle iniziative multilaterali finalizzate, in primo luogo, alla prevenzione, preparazione e risposta alle pandemie e al contrasto al COVID-19 e, in secondo luogo, a sostenere l'azione per il clima nei Paesi in via di sviluppo, come previsto dagli Accordi di Parigi del 2015;

    infine, la norma di cui all'articolo 58, comma 2, lettera i), che disciplina l'organizzazione e il funzionamento della Scuola europea di Brindisi, essenziale per assicurare la formazione ed istruzione dei figli del personale internazionale impiegato presso la Base logistica delle Nazioni Unite;

   segnalato, inoltre, che:

    con riferimento alla linea di azione in materia di sanità ma anche in riferimento alle norme contenute nel provvedimento in tema di sicurezza nei luoghi di lavoro, la pandemia di COVID-19 e, da ultimo, i tragici eventi occorsi nella Repubblica Democratica del Congo rendono necessaria e urgente una revisione dell'attuale sistema di copertura assicurativa del personale in servizio o in missione all'estero e dei loro familiari a carico e conviventi contro rischi sanitari e quelli connessi ad atti violenti o catastrofi;

    gli stessi eventi e, più in generale, l'aggravarsi del quadro geopolitico globale, nonché il persistere di un elevato livello di rischio securitario e sociale in molte regioni del mondo, anche dal punto di vista sanitario, suggeriscono la necessità e l'urgenza di rafforzare gli apparati di sicurezza preposti alla tutela di un numero significativo di sedi estere situate in zone ad alto rischio, in cui appare del tutto insufficiente o inesistente, in particolare, la presenza di personale dell'Arma dei Carabinieri con funzioni di scorta e di tutela,

  esprime

PARERE FAVOREVOLE

  con le seguenti osservazioni:

   1) anche in riferimento al Titolo III in materia di salute e al Titolo IV in tema di Pag. 177sicurezza dei luoghi di lavoro, valuti la Commissione di merito l'opportunità di prevedere l'inserimento nel provvedimento di norme per l'adeguamento dell'attuale sistema di copertura assicurativa del personale in servizio o in missione all'estero contro rischi sanitari e quelli connessi ad atti violenti o catastrofi;

   2) valuti, altresì, la Commissione di merito l'opportunità di integrare le disposizioni del provvedimento al fine di potenziare la sicurezza degli uffici e del personale all'estero, incrementando le risorse per l'invio di personale dell'Arma dei Carabinieri a tutela delle sedi estere, soprattutto di quelle situate in zone ad alto rischio.

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ALLEGATO 2

Interrogazione n. 5-05954 Delmastro Delle Vedove: Sul ferimento del comandante di un peschereccio italiano da parte della Guardia costiera libica, avvenuto il 6 maggio 2021, nel contesto della controversia sulle acque territoriali libiche.

TESTO DELLA RISPOSTA

  L'incidente del 6 maggio 2021 è avvenuto a circa 35 miglia dalla costa libica, a nord di Misurata, quando un gruppo di nove imbarcazioni italiane, impegnate nella pesca del gambero rosso, è stato raggiunto da una motovedetta libica in attività di polizia marittima.
  La motovedetta in questione era la Obari, ceduta alla Guardia Costiera libica nel 2018, nel quadro del decreto-legge n. 84 del 2018.
  Le imbarcazioni italiane sono state tempestivamente avvertite dell'imminente arrivo della motovedetta libica dalla Fregata Libeccio della nostra Marina militare che si trovava nei pressi e hanno rapidamente assunto una rotta di allontanamento dalla zona. Allo scopo di fermare uno dei pescherecci del gruppo, la motovedetta libica ha aperto il fuoco con armi portatili in direzione dell'Aliseo, colpendone la plancia e alcune sovrastrutture e provocando ferite, fortunatamente leggere, al Comandante.
  L'arrivo sulla scena della fregata Libeccio, il cui comando ha potuto interloquire direttamente con quello della motovedetta libica, ha scongiurato ulteriori azioni di forza. Non solo, i contatti contestuali della nostra Ambasciata a Tripoli con le autorità locali hanno evitato il sequestro del peschereccio e del suo equipaggio. Hanno anche scongiurato il rischio del ripetersi della nota e drammatica vicenda che aveva condotto lo scorso 2 settembre 18 marittimi di Mazara del Vallo a una detenzione di oltre tre mesi e al sequestro di due pescherecci.
  Il Governo italiano ha subito condannato fermamente l'azione di forza delle autorità libiche. È inaccettabile che una loro unità abbia sparato contro le imbarcazioni italiane esplodendo numerosi colpi, che avrebbero potuto avere conseguenze ben più drammatiche per i nostri marittimi. Il Governo e diversi esponenti politici libici hanno espresso rammarico per l'incidente, pur nella riaffermazione del diritto della Libia di vietare la pesca a imbarcazioni straniere non autorizzate all'interno della propria Zona di Pesca Protetta.
  Si è trattato di un episodio di estrema gravità, a testimonianza, ancora una volta, della pericolosità della zona a largo della Libia in cui operano i nostri pescherecci.
  In almeno altre tre occasioni, negli ultimi due anni e mezzo, vicende analoghe sono state risolte, impedite e prevenute solo grazie a interventi tempestivi dell'Ambasciata d'Italia a Tripoli o di unità della nostra Marina militare, in pattugliamento nell'area. Si tratta di una zona che il Comitato di coordinamento interministeriale per la sicurezza dei trasporti e delle infrastrutture ha definito, già dal 20 maggio 2019, con una misura tuttora in vigore, ad alto rischio per tutte le navi battenti bandiera italiana, senza distinzione di tipologia.
  A più riprese tale rischio era stato segnalato dal Ministero degli Affari Esteri, da ultimo anche con lettere del Capo dell'Unità di Crisi agli armatori e al Sindaco di Mazara, dal Ministero delle Politiche Agricole, dalla Guardia Costiera e dalla Marina Militare.
  La criticità non discende solo dalla situazione di conflitto che, per diversi anni, ha caratterizzato la Libia. Le aree dove i pescherecci in questione si recano si trovano infatti all'interno della Zona di Pesca Protetta proclamata dalla Libia nel febbraio 2005. La Convenzione delle Nazioni Unite sul Diritto del Mare riconosce allo Pag. 179Stato costiero la facoltà di dichiarare unilateralmente una Zona Economica Esclusiva (ZEE) che può estendersi fino a 200 miglia marine dalla linea di base del mare territoriale, prevedendo, tuttavia, che il limite esterno, nel caso di coste opposte o adiacenti a quelle di altri Stati, sia definito con accordo, sulla base del diritto internazionale.
  Nella prassi, molti Stati hanno esercitato questa facoltà in modo parziale mediante l'istituzione di zone di minore ampiezza o di godimento di un numero limitato di diritti sovrani rispetto a quelli garantiti dalla Zona Economica Esclusiva. Queste più specifiche zone non sono espressamente contemplate dalla Convenzione delle Nazioni Unite sul Diritto del Mare, ma è pacifico che siano a essa conformi.
  È dunque di per sé legittima la proclamazione della Zona di Pesca Protetta da parte della Libia.
  L'Italia aveva espresso riserve formali sulla proclamazione libica tramite Presidenze britannica e tedesca dell'Unione europea nel 2006 e nel 2007, che si erano tuttavia concentrate essenzialmente sulla chiusura del Golfo della Sirte e non sulla legittimità della Zona di Pesca Protetta in sé.
  La questione quindi non è tanto quella di sapere se i nostri pescatori possano andare a pescare in quelle acque. La risposta, allo stato attuale, è negativa.
  Per trovare una soluzione sostenibile abbiamo attivato un dialogo con le autorità libiche, anche nel quadro della delimitazione delle rispettive aree marittime di interesse esclusivo. L'Italia sta lavorando a questa prospettiva già da gennaio, quando abbiamo proposto l'avvio di un negoziato bilaterale sul tema all'allora Governo di Accordo Nazionale.
  Per dieci anni in Libia non c'è stato un governo con cui provare a fare il negoziato. Adesso c'è un governo unitario ma un processo di pace ancora in corso. L'obiettivo è che l'accordo che vogliamo firmare sia riconosciuto sia ad est che ad ovest. È evidente che il negoziato, anche alla luce delle particolarissime condizioni politiche, istituzionali e di sicurezza in Libia richiederà tempi lunghi e comunque incompatibili con l'esigenza di dare una risposta immediata agli operatori economici italiani.
  A pescatori e armatori di Mazara siamo sinceramente vicini. Non possiamo e non vogliamo dare loro false speranze. Vogliamo, invece, sostenere questo importante settore economico che versa in una situazione di oggettiva difficoltà. Proprio per affrontare in maniera complessiva tutti gli aspetti di questa delicata questione, abbiamo proposto al Ministero delle Politiche Agricole la creazione di un apposito tavolo interministeriale con il coinvolgimento di tutte le Amministrazioni interessate.
  Nel rispetto delle prerogative e competenze esclusive dell'Unione Europea in materia di Politica Comune della Pesca, Italia e Libia potranno esplorare a livello bilaterale, anche attraverso la conclusione di un Accordo provvisorio di delimitazione, il modo in cui favorire intese tra operatori privati italiani e libici e facilitare l'eventuale concessione da parte delle competenti autorità libiche di licenze di pesca all'interno della Zona di Pesca Protetta del Paese.
  L'approccio della collaborazione tra privati potrà consentire la creazione di «joint venture» in aree definite tra gli operatori libici e italiani, anche con la creazione di cooperative a partecipazione mista.
  Vogliamo tutelare sia la sicurezza che il benessere economico delle nostre marineria. Questo il nostro impegno.

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ALLEGATO 3

Interrogazione n. 5-06071 Emiliozzi: Sulla disputa tra Serbia e Kosovo in merito al Monastero di Decani.

TESTO DELLA RISPOSTA

  La regione dei Balcani occidentali – come questa Commissione ben sa, avendo promosso anche specifiche iniziative al riguardo – rappresenta un'area prioritaria e strategica per la politica estera dell'Italia. Lo attestano l'intenso dialogo bilaterale e l'articolata azione di cooperazione con i Paesi dell'area, il nostro prolungato contributo in termini di stabilizzazione e di sicurezza, nonché il continuo sostegno sul piano bilaterale e multilaterale al processo di integrazione della regione nell'Unione Europea e nella NATO.
  In Kosovo, l'Italia riveste un ruolo di primo piano nella missione NATO KFOR, che attualmente guidiamo per la dodicesima volta, l'ottava consecutiva. Il dialogo politico bilaterale con le Autorità di Pristina ha registrato un'intensificazione nell'ultimo anno, nonostante le difficoltà create dalla pandemia. Siamo da sempre impegnati a sostegno della prospettiva europea del Kosovo e della normalizzazione dei rapporti tra Belgrado e Pristina nel quadro del Dialogo facilitato dall'Unione Europea, obiettivo cruciale per il percorso di integrazione europea di entrambi i Paesi. L'Italia promuove altresì la cooperazione regionale quale strumento centrale per il superamento delle questioni ancora aperte nell'area e per favorire l'abbattimento delle barriere che limitano il pieno potenziale della regione.
  In questo contesto si colloca l'azione di facilitazione svolta nel secondo semestre del 2020 dall'Italia, attraverso il nostro Ambasciatore a Pristina e con il sostegno dell'allora Comandante di KFOR Risi, per risolvere l'annosa diatriba tra le Autorità kosovare e i rappresentanti della Chiesa serbo-ortodossa sulla riabilitazione delle strade nei pressi del monastero serbo ortodosso di Visoki Decani [pronuncia: Visoki Deciani]. In particolare, grazie alla nostra mediazione – ampiamente valorizzata nei contesti internazionali – è stato possibile giungere nello scorso novembre a un'intesa tra le Parti, poi adottata anche dal Consiglio per l'Implementazione e il Monitoraggio sulle Zone Protette Speciali, organismo composto da rappresentanti internazionali dell'Unione Europea e dell'OSCE, del Governo kosovaro e della Chiesa serbo-ortodossa. Il compromesso raggiunto prevede una road-map con passi simultanei nella realizzazione delle strade in questione, nel pieno rispetto della normativa nazionale adottata dal Kosovo per le Zone Protette Speciali, tra cui rientra anche l'area del Monastero di Decani: da un lato la costruzione di un bypass stradale esterno alla Zona Protetta Speciale e, dall'altro, la riabilitazione della strada locale al suo interno, destinata al traffico leggero e utilizzabile ai tradizionali fini economici dalla cittadinanza dell'area. Elemento fondamentale dell'intesa raggiunta è l'impegno di tutte le parti in causa – Governo kosovaro, Municipalità di Decani e Chiesa Ortodossa – ad evitare azioni unilaterali.
  Continueremo a seguire la questione con grande attenzione e a monitorare l'attuazione dell'intesa, invitando tutti gli attori coinvolti al massimo impegno. I risultati raggiunti grazie alla facilitazione italiana danno atto del costante impegno del nostro Paese per la normalizzazione delle relazioni inter-etniche, anche attraverso la protezione del patrimonio culturale-religioso. Essi sono stati possibili anche grazie alla sinergica azione civile e militare, che ha beneficiato del ruolo dell'Italia come membro del Quint e contemporaneamente detentrice del comando KFOR.
  Parallelamente, l'Italia ha sensibilizzato e continuerà a sensibilizzare le istituzioni Pag. 181dell'Unione Europea – a partire da Commissione e Servizio Europeo per l'Azione Esterna, anche a livello apicale – sul necessario sostegno da parte UE all'intesa, considerato il ruolo chiave giocato dal Rappresentante Speciale UE in Kosovo, Amb. Szunyog [pronuncia: Suniog], quale Presidente del Consiglio per l'Implementazione e il Monitoraggio. Anche il Rappresentante Speciale UE per il Dialogo tra Belgrado e Pristina, Miroslav Lajčák [pronuncia: laigiak] – che abbiamo più volte interessato in merito alla questione – ha assicurato il suo personale impegno per il pieno rispetto e l'attuazione dell'intesa raggiunta.

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ALLEGATO 4

Interrogazione n. 5-06157 Pellicani: Sull'adeguamento degli accordi tra Italia e Russia in materia di aviazione civile per la conformità con il diritto dell'Unione europea.

TESTO DELLA RISPOSTA

  Come è noto all'Onorevole Interrogante, l'Italia e l'allora URSS hanno sottoscritto nel 1989 un Accordo bilaterale sull'accettazione, approvazione e certificazione di navigabilità dei prodotti aeronautici civili importati (BASA, Bilateral Aviation Safety Agreement), che andrà in scadenza alla data del 12 settembre di quest'anno.
  Il Ministero degli Affari esteri e della cooperazione internazionale riconosce pienamente l'importanza dell'Accordo in questione, considerate le potenzialità della collaborazione industriale fra Italia e Federazione Russa nonché l'esigenza di tutelare i posti di lavoro della Superjet International S.p.A.
  A seguito delle intese raggiunte tra il Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, Luigi Di Maio, e il Ministro dell'industria e del commercio russo, Denis Manturov, in qualità di co-presidenti del Consiglio italo-russo di cooperazione economica industriale e finanziaria, la Farnesina – attraverso la nostra Rappresentanza Permanente presso l'Unione Europea – ha dato vita nei mesi scorsi a un'articolata interlocuzione con la Commissione Europea volta a conciliare gli obiettivi industriali e occupazionali con il diritto UE in vigore.
  All'esito delle verifiche interne, lo scorso 25 maggio la Commissione Europea ha reso noto che l'Accordo BASA non può essere emendato, coprendo, in tutte le sue parti, materie regolate dalla legislazione dell'Unione.
  Abbiamo pertanto provveduto a chiedere immediatamente alla Commissione europea di identificare una soluzione alternativa in grado di assicurare la funzionalità del consorzio misto italo-russo SuperJet International S.p.A. e salvaguardare i posti di lavoro dei circa 200 dipendenti della sede italiana di Tessera, in provincia di Venezia.
  Al riguardo, la Commissione europea ha fatto presente che il Regolamento UE 748/2012 (per la precisione all'articolo 9, comma 1) stabilisce una procedura per ottenere la certificazione di aeronavigabilità e conformità ambientale di aeromobili e relativi prodotti, nonché delle imprese di progettazione e produzione.
  Delle concrete prospettive di attuazione di questa procedura si è da ultimo discusso in una riunione in videoconferenza fra rappresentanti della Farnesina e della Commissione europea, alla presenza anche di ENAC. In tale occasione, la Commissione europea ha precisato che SuperJet International S.p.A. dovrà presentare domanda di certificazione come organizzazione di produzione ai sensi del predetto articolo 9, comma 1, del Regolamento n. 748 del 2012 e ha, inoltre, specificato che, trovandosi il luogo principale dell'attività del consorzio SuperJet International in Italia, il compito di certificare l'organizzazione di produzione spetterà all'ENAC in base all'articolo 62, comma 4, del Regolamento 1139/2018.
  Per parte loro, i rappresentanti di ENAC hanno confermato di poter avviare sollecitamente le verifiche sulla praticabilità dell'iter indicato, in primis accertando la disponibilità di SuperJet International S.p.A. a presentare richiesta di certificazione come organizzazione di produzione. Da quanto risulta, tali verifiche sono attualmente in corso.
  Al contempo, tramite la nostra Rappresentanza a Bruxelles, stiamo compiendo gli approfondimenti giuridici del caso, volti a verificare la possibilità di chiedere alla Commissione europea di posticipare il termine di scadenza dell'Accordo BASA, ora fissato al prossimo 12 settembre.
  La Farnesina continuerà a seguire con attenzione questo importante e delicato dossier.

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ALLEGATO 5

Interrogazione n. 5-06172 Boldrini: Sulle iniziative da assumere anche in sede europea a tutela del rispetto dei diritti umani in Colombia.

TESTO DELLA RISPOSTA

  L'Italia segue con apprensione la delicata situazione in Colombia e insieme all'Unione Europea sottolinea l'importanza di proteggere i diritti umani e le libertà fondamentali. Si tratta di un impegno che sentiamo sempre molto forte nei rapporti con tutti i Paesi e nell'ambito dei fori multilaterali, anzitutto il Consiglio Diritti Umani, di cui come sapete siamo membri per il mandato 2019-2021.
  La protezione dei difensori dei diritti umani, dei giornalisti e di tutti gli altri operatori dei media sono priorità dell'azione dell'Italia a livello internazionale. È con questo spirito che aderiamo con convinzione alla Coalizione sulla libertà dei media.
  Per quanto riguarda l'attuale situazione in Colombia, l'Italia ribadisce la propria preoccupazione per il ricorso alla violenza nell'ambito di manifestazioni prevalentemente pacifiche e per l'uso eccessivo della forza da parte degli organi di sicurezza.
  Come già affermato pubblicamente dall'Alto Rappresentante Borrell, abbiamo fiducia nell'azione delle istituzioni colombiane per indagare e portare di fronte alla giustizia i responsabili di abusi e violazioni dei diritti umani. Guardiamo per questo con favore alla collaborazione tra Bogotà e la missione della Commissione Interamericana dei Diritti Umani in corso in questi giorni.
  Incoraggiamo il Governo colombiano, le forze politiche e le organizzazioni sociali a proseguire un dialogo inclusivo e a costruire un consenso sulle risposte alle sfide causate dalla pandemia. Il dialogo dovrebbe portare all'identificazione e all'attuazione di azioni concrete e contribuire a promuovere la riconciliazione, coinvolgendo tutti, in particolare i giovani.
  In linea con le considerazioni svolte insieme ai partner dell'Unione Europea, al momento non riteniamo opportuno sospendere l'accordo di libero scambio tra UE e Colombia. Roma e Bruxelles sono da tempo impegnate nel sostegno al processo di pace nel Paese sudamericano, segnato dalle profonde ferite lasciate da anni di conflitti interni. L'impegno europeo a favore del processo di pace in Colombia richiede il sostegno allo sviluppo economico del Paese, anche attraverso il commercio. Valutiamo questa considerazione ancor più importante in una fase in cui l'economia colombiana risente pesantemente dell'impatto della pandemia, con disoccupazione e povertà in drammatica crescita. Privare i cittadini colombiani dei benefici offerti dall'accordo di libero scambio rischierebbe in questo momento di produrre effetti controproducenti.
  L'Italia continuerà a seguire insieme ai partner dell'Unione Europea l'evoluzione della situazione interna in un Paese amico e importante quale la Colombia e a valutare ogni possibile contributo alla riconciliazione.