CAMERA DEI DEPUTATI
Mercoledì 26 maggio 2021
595.
XVIII LEGISLATURA
BOLLETTINO
DELLE GIUNTE E DELLE COMMISSIONI PARLAMENTARI
Affari esteri e comunitari (III)
ALLEGATO
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ALLEGATO 1

Interrogazione n. 5-06086 Lupi: Sull'adozione di iniziative per la tutela dei diritti umani in Barhein.

TESTO DELLA RISPOSTA

  La situazione dei diritti umani in Bahrein è seguita con grande attenzione dal Governo italiano, sia a titolo bilaterale, che nei competenti fori multilaterali, a partire dall'Unione europea. Il Paese è menzionato nelle Conclusioni del Consiglio dell'Unione sulle priorità nei consessi multilaterali in materia di diritti umani per il 2021, adottate il 22 febbraio, in cui l'Europa si impegna a continuare a chiedere al Bahrein di garantire il corretto funzionamento delle istituzioni democratiche, il rispetto dello Stato di diritto, i principi di buon governo, l'indipendenza della magistratura. Invita Manama a contrastare l'impunità e la disuguaglianza, a difendere i diritti di partecipazione agli affari pubblici, la libertà di riunione e associazione pacifiche, anche per i difensori dei diritti umani e i manifestanti pacifici, e la libertà di opinione ed espressione online e offline, con particolare attenzione alla sicurezza di giornalisti, blogger e altri operatori dei media.
  Sono purtroppo note le criticità nel trattamento degli oppositori politici e dei dissidenti nel Paese. Criticità documentate anche nelle dichiarazioni e nei rapporti delle principali organizzazioni internazionali a tutela dei diritti umani, che teniamo in attenta considerazione.
  Con riferimento specifico alla Organizzazione Non Governativa Americans for Democracy and Human Rights in Bahrein, vorrei in primo luogo precisare che essa non ha una sede nel Regno, circostanza che rende più complessi i contatti diretti con i suoi rappresentanti, specialmente su temi delicati come la tutela delle libertà civili e dei diritti della persona. Per tale ragione, in analogia con i nostri partner europei, il dialogo con questa ONG è assicurato a livello centrale, direttamente dalla Farnesina.
  Le preoccupazioni espresse da Americans for Democracy and Human Rights in Bahrein sono tenute in massima considerazione: abbiamo infatti dato regolare riscontro alle richieste di accesso civico generalizzato formulate per conto dell'Ente dai suoi «advocacy assistant» operanti in Italia (l'Organizzazione non ha una sede neanche nel nostro Paese). Si è trattato in particolare di dodici richieste nel 2020 e di otto richieste nel 2021, tutte inerenti le diverse e numerose attività condotte dalla nostra Ambasciata in tema di tutela e promozione dei diritti umani.
  La ONG non ha ritenuto opportuno chiedere supplementi istruttori per nessuna delle risposte fornite. Gli stessi «advocacy assistant» sono stati ricevuti tre volte alla Farnesina fra il 2020 e il 2021 per un confronto a più ampio respiro, dedicato proprio all'azione italiana in materia di tutela dei diritti umani e di contrasto al ricorso alla pena capitale, sia nella regione del Golfo, che più specificatamente in Bahrein. Ciò nel quadro della proficua interlocuzione che il Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale promuove e conduce con le istanze della Società civile in tema di diritti umani.
  In tutte le occasioni di dialogo con la ONG citata dagli interroganti abbiamo evidenziato che, proprio grazie all'impulso italiano, sono stati attivati meccanismi di coordinamento locale fra Ambasciate dei Paesi UE per uno scambio più strutturato con le controparti bahreinite, a partire dall'Ombudsman (incontrato a marzo scorso). In tale contesto, va anche inquadrata la visita alla prigione di Jau che la nostra Ambasciatrice, assieme ai Capi Missione di Francia, Germania, Regno Unito, Stati Uniti, Cina e Russia, al Delegato Ue e ai Rappresentanti delle Agenzie onusiane Pag. 73in Bahrein ha condotto il 3 maggio su invito del Ministro dell'interno.
  La visita ha offerto l'occasione per un approfondimento sulle condizioni carcerarie in generale e sulla situazione della diffusione del COVID nelle prigioni, veicolando specifici messaggi alle controparti istituzionali.
  In generale, la parte italiana offre un contributo importante nell'ambito del dialogo dell'Unione europea con Manama in tema di diritti umani, la cui ultima sessione si è svolta a febbraio. In tale occasione sono state rilevate le diverse criticità, già note, ma sono stati anche riconosciuti alcuni sforzi del Regno, in particolare per quanto riguarda l'istituzione di una struttura ad hoc incaricata di monitorare la tematica dei diritti umani.
  Il Governo continuerà la propria azione in difesa di diritti e libertà fondamentali in Bahrein, anche in stretto coordinamento con i partner europei, lungo le linee che ho qui tratteggiato.

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ALLEGATO 2

Interrogazione n. 5-06087 Fitzgerald Nissoli: Sulla gestione delle nuove unità di personale ai fini del rafforzamento delle rappresentanze diplomatiche e consolari.

TESTO DELLA RISPOSTA

  Il blocco del turnover ha, indubbiamente, generato negli ultimi anni una sensibile contrazione delle risorse umane del Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale. Sulla rete estera operano oggi oltre 900 dipendenti delle Aree Funzionali in meno rispetto al 2010.
  Il superamento di tale blocco consentirà di far fronte, progressivamente, alle esigenze di personale, sia della rete estera che della struttura centrale. Le autorizzazioni alle assunzioni citate dall'interrogante hanno infatti portato all'entrata in servizio, a febbraio, di 248 unità della Terza Area, fascia retributiva F1, profilo professionale di «Funzionario amministrativo, contabile e consolare». Contestualmente, la Farnesina ha provveduto, grazie alle ulteriori autorizzazioni ad assumere, alla indizione di due nuove procedure concorsuali, attualmente in svolgimento: l'una finalizzata all'assunzione di 27 unità di terza area, fascia retributiva F1, profilo professionale di «Funzionario tecnico per i servizi d'informatica, telecomunicazioni e cifra»; l'altra, di 400 unità di Seconda area, fascia retributiva F2, di cui 375 del profilo di «Collaboratore d 'amministrazione, contabile e consolare» e 25 del profilo professionale di «Collaboratore tecnico per i servizi di informatica, telecomunicazioni e cifra».
  Inoltre, con Legge di bilancio 2021 e con il Piano Triennale dei Fabbisogni del Personale 2020-2022 è stata prevista l'assunzione di ulteriori 195 unità della terza area, per vari profili, e di 100 unità della seconda area, cui vanno ad aggiungersi 80 dipendenti a contratto.
  Per quanto riguarda la destinazione all'estero del personale di ruolo, la circolare n. 2 del 5 aprile 2017 prevede (articolo 5.1) che siano considerate irricevibili «le domande del personale che alla data indicata per il possesso dei requisiti temporali di ricevibilità non abbia compiuto diciotto mesi di servizio effettivo presso l'Amministrazione centrale dal giorno di inquadramento nei ruoli del Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale». Questa disposizione, introdotta a suo tempo con l'intento di assicurare che al servizio della rete estera venisse destinato solo personale con sufficienti conoscenze tecniche ed esperienza pratica, viene già applicata con raziocinio e nella consapevolezza della necessità di ricoprire quanto prima i vuoti di organico, con particolare attenzione alle sedi consolari prioritarie.
  Pertanto, in un'ottica di sostegno alle sedi estere in maggiore difficoltà per scarsità di personale, l'Amministrazione ricorrerà a tutti gli strumenti di flessibilità che consentiranno di derogare alla norma citata.
  Un primo elemento di flessibilità consiste nelle assegnazioni brevi, che vanno da 3 a 12 mesi e che saranno aperte ai 248 neo assunti, dopo che gli stessi avranno completato il periodo di prova di quattro mesi previsto (che si concluderà a giugno). Saranno privilegiate le sedi con forti carenze di organico e verrà prestata particolare attenzione alla concreta capacità dei dipendenti di gestire in piena autonomia, nella loro prima esperienza all'estero, dossier molto delicati, in particolar modo nel settore consolare e contabile. Al riguardo, saranno valutate con particolare attenzione le domande di trasferimento all'estero di quanti vantino già pregressi periodi di servizio di ruolo o a contratto presso il Ministero o la sua rete. Si tratta, infatti, di personale la cui esperienza rende Pag. 75plausibile una più rapida assegnazione all'estero.
  Il secondo strumento è quello delle liste straordinarie di pubblicità, rispetto alle quali la già citata circolare n. 2 consente di derogare al requisito temporale dei diciotto mesi dall'immissione dei ruoli.
  L'Unità per la formazione sta infine organizzando corsi ad hoc, in particolare in materia contabile e consolare, volti a dotare i neo assunti di una preparazione tale da consentire loro di operare nella maniera più efficace e consapevole possibile nelle sedi estere, già dalle prime liste di pubblicità utili.

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ALLEGATO 3

Interrogazione n. 5-06088 Comencini: Sulla protezione della comunità cattolica del Niger.

TESTO DELLA RISPOSTA

  Il Niger rappresenta un partner prioritario per l'Italia nel Sahel, area divenuta di primario interesse nazionale per la lotta al terrorismo e ai traffici illeciti e quale crocevia dei flussi migratori verso l'Europa.
  Il Paese è esposto a una serie di fattori di instabilità esterni, quali la crisi libica, la minaccia terroristica e i recenti rovesciamenti dell'ordine costituzionale in Mali e in Ciad, che si inseriscono in un contesto interno di estrema fragilità socio-economica e ambientale.
  In un contesto regionale assai complesso, il Paese è, tuttavia, relativamente stabile sul piano politico. Il Niger ha, infatti, recentemente concluso uno storico avvicendamento al potere tra due Presidenti democraticamente eletti; un evento di particolare rilevanza considerata la scarsa affermazione dell'alternanza democratica nella regione.
  Le relazioni bilaterali con il Niger sono eccellenti, tanto da farne oggi uno dei nostri principali interlocutori sul Continente africano, come testimoniato dalla recente visita del Ministro Guerini e dalla prossima visita del Ministro Di Maio, in programma il 2 giugno.
  Il tema della tutela della libertà di religione o credo e la protezione delle persone appartenenti a minoranze religiose è da sempre una priorità dell'azione dell'Italia in materia di diritti umani ed è tra i temi centrali del nostro corrente mandato in Consiglio Diritti Umani delle Nazioni Unite. Riteniamo infatti che questi aspetti siano cruciali per la promozione della pace, della stabilizzazione e di uno sviluppo inclusivo.
  Nel caso del Niger, segnalo che la Costituzione del Paese garantisce la laicità e l'uguaglianza di tutte le persone davanti alla legge, indipendentemente dall'appartenenza religiosa. Gli episodi di attacchi e violazioni a danno di persone appartenenti a minoranze religiose, incluse quelle cristiane, sono da ricondursi all'azione di gruppi fondamentalisti islamici, che il Governo nigerino è impegnato a contrastare con il sostegno dei partner internazionali, tra cui l'Italia.
  L'Italia è tra i Paesi più attivi a sostegno del Niger per il rafforzamento delle capacità istituzionali di risposta alle crisi. Dall'apertura di un'ambasciata a Niamey, nel 2017, è stata avviata una missione bilaterale di formazione militare (MISIN), che oggi conta oltre 100 unità, che hanno formato oltre 5.000 unità nigerine nel contrasto al terrorismo e nel controllo delle frontiere. Il Niger sarà, inoltre, Paese d'intervento della Task Force Takuba, la missione europea di forze speciali con compiti di «consulenza, assistenza e accompagnamento» delle forze maliane nella lotta al terrorismo nella zona transfrontaliera tra Mali, Niger e Burkina Paso, in cui sono avvenute le recenti violenze.
  Questi interventi si inseriscono in un approccio integrato alla stabilizzazione del Paese, che prevede un contributo concreto anche sul piano dell'assistenza umanitaria, dello sviluppo e del contrasto alle cause profonde del fenomeno migratorio. Il Niger è Paese prioritario della nostra cooperazione allo sviluppo e figura tra i maggiori beneficiari del Fondo migrazioni, che vi ha ad oggi destinato circa 93 milioni di euro.
  Crediamo fermamente che la protezione dei civili e la stabilità del Niger non possano prescindere dalla promozione della good governance a livello territoriale. In linea con la nuova strategia dell'Unione europea e nell'ambito delle azioni prioritarie definite in seno alla Coalizione per Pag. 77il Sahel, l'Italia promuove in Niger il pieno rispetto dei diritti umani, la tutela dello stato di diritto e l'accesso ai servizi di base su tutto il territorio dello Stato. A tal fine, il nostro Paese è tra i principali finanziatori del progetto dell'Ufficio delle Nazioni Unite per i Diritti Umani, volto a sostenere la Forza Congiunta G5 con attività di capacity building in materia di diritto internazionale umanitario.
  La stabilità del Niger è per noi una priorità. Condanniamo ogni tentativo di sopprimere la libertà religiosa in un Paese storicamente tollerante e aperto alla convivenza pacifica tra diverse confessioni. E continueremo a monitorare molto da vicino e a contribuire a contrastare il deterioramento del contesto securitario che colpisce sempre più frequentemente la popolazione civile ed in particolare la comunità cristiana.

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ALLEGATO 4

Interrogazione n. 5-06089 Delmastro Delle Vedove: Sulla Zona di Protezione della Pesca autoproclamata dalla Libia.

TESTO DELLA RISPOSTA

  L'Italia è da sempre impegnata nella difesa del rispetto del diritto internazionale. A maggior ragione quando si chiamano in causa mari e oceani che costituiscono oggi una delle frontiere più delicate dei rapporti internazionali. Sosteniamo la libertà di navigazione quale pilastro della connettività economica e commerciale del nostro Paese con il resto del mondo. Al tempo stesso, riconosciamo il valore fondante, per la sicurezza e la stabilità internazionale sugli oceani, della Convenzione delle Nazioni Unite sul Diritto del Mare, che riproduce il diritto internazionale consuetudinario.
  Nel 2005 la Libia ha dichiarato la sua Zona di Protezione della Pesca estesa fino a 74 miglia nautiche dalle linee di base.
  La decisione venne assunta unilateralmente, come previsto dal diritto internazionale e in analogia con quanto effettuato dalla maggior parte degli Stati. La stessa Zona di Protezione Ecologica italiana è stata proclamata unilateralmente e lo stesso Disegno di legge sulla Zona Economica Esclusiva, approvato da questa Camera e ora in esame al Senato, include la possibilità di proclamazioni unilaterali, nelle more della conclusione di accordi con gli Stati vicini.
  È vero che le linee di base da cui è calcolata la Zona di protezione della pesca libica includono una porzione che nel 1973 ha chiuso il Golfo della Sirte e in merito alla quale sono state sollevate contestazioni da parte di numerosi Paesi. A suo tempo, l'Italia formulò ampie riserve che manteniamo tuttora. Quella decisione, tuttavia, non inficia di per sé la mera proclamazione della Zona di Pesca Protetta da parte libica, e difatti la stessa Unione europea, per il tramite dell'allora Presidenza britannica, aveva chiesto nel 2006 la sola revisione dei suoi limiti in maniera conforme al diritto internazionale, senza contestarne la proclamazione.
  A tali considerazioni va aggiunta la proclamazione nel 2009, da parte della Libia, anche in questo caso unilateralmente e nel rispetto del diritto internazionale, della Zona Economica Esclusiva che estende in principio i diritti di sovranità di Tripoli sulle risorse naturali, biologiche e non biologiche del mare, ben oltre i limiti dell'attuale Zona di Pesca Protetta, in maniera da includere l'intero Golfo della Sirte al di là della sua linea di chiusura.
  La vicenda dell'Aliseo e degli altri pescherecci coinvolti nell'episodio del 6 maggio – su cui Lei ha presentato un'altra interrogazione cui risponderemo domani – si è peraltro svolta in una zona che, come è stato detto più volte, era stata dichiarata ad «alto rischio» dal Comitato Interministeriale per la Sicurezza dei trasporti e delle infrastrutture.
  Nella Zona di Pesca Protetta le autorità libiche hanno titolo di esercitare azioni di polizia per garantire l'osservanza del proprio diritto nazionale e per evitare che imbarcazioni straniere vi esercitino attività di pesca non espressamente autorizzate. Questa attività è suscettibile di essere giudicata contraria anche alla legislazione europea, in particolare al Regolamento 1005/2008. In base a questo regolamento, nel 2012, l'Italia è già stata oggetto di una messa in mora per la condotta di alcuni pescherecci italiani proprio nella Zona di Pesca Protetta libica. La stessa legislazione italiana, in particolare il decreto legislativo n. 4 del 2012, prevede specifiche sanzioni per chiunque peschi «in acque sottoposte alla sovranità di altri Stati».
  Il fatto che la motovedetta libica abbia aperto il fuoco sull'Aliseo, colpendone la plancia e alcune sovrastrutture e provocando Pag. 79ferite, fortunatamente leggere, al Comandante è contrario al diritto internazionale ed è inaccettabile. Lo abbiamo chiaramente detto alle autorità libiche sottolineando che atti di violenza in mare contro i nostri pescherecci non possono essere tollerati. L'intervento della Fregata della Marina Militare Libeccio che ha impedito più gravi conseguenze dimostra che l'Italia è pronta a difendere la sicurezza dei propri cittadini quando questa è minacciata.
  In questo contesto, assumere una postura di sfida alla Libia con una formale contestazione della sua sovranità su quelle acque, sarebbe non solo ingiustificato sul piano del diritto internazionale, ma anche poco responsabile, esponendo i nostri pescherecci e i loro equipaggi al rischio di nuovi confronti con le motovedette libiche e al ripetersi di incidenti dall'esito potenzialmente tragico.
  È la legalità internazionale, cardine della cooperazione tra Stati soprattutto sui grandi spazi del mare, che deve ispirare la condotta di tutte le parti. Per questo, intendiamo avviare un dialogo cooperativo con le autorità libiche, anche nel quadro della delimitazione delle rispettive aree marittime di interesse esclusivo. A gennaio 2021, abbiamo proposto all'allora Governo di accordo nazionale libico l'avvio di un negoziato bilaterale sul tema. In questo contesto, e nel rispetto delle prerogative e competenze esclusive dell'Unione europea in materia di politica comune della pesca, i due Paesi potranno esplorare a livello bilaterale, anche attraverso la conclusione di un accordo provvisorio di delimitazione, il modo in cui favorire intese tra operatori privati italiani e libici e facilitare l'eventuale concessione da parte delle competenti autorità libiche di licenze di pesca all'interno della Zona di Pesca Protetta del Paese. Nell'alveo di iniziative già esplorate in passato, in particolare dal Distretto della Pesca e Crescita Blu di Mazara del Vallo, questo approccio di collaborazione tra privati potrà consentire la creazione di «joint venture» in aree definite tra operatori libici e italiani, anche con la creazione di cooperative a partecipazione mista. L'accordo tra privati, che potrebbe essere inserito nel quadro delle iniziative europee di sviluppo sostenibile dell'economia blu a livello regionale, costituirebbe un ulteriore valore aggiunto incentivando lo sviluppo congiunto dei due Paesi a beneficio della crescita economica e sociale anche delle comunità costiere in Libia.
  Fino ad allora non metteremo a repentaglio la vita dei nostri pescatori e, finché non avremo raggiunto soluzioni all'altezza della situazione, continueremo a sconsigliare l'accesso in quelle acque.
  La possibilità di interagire – per la prima volta dal 2014 – con un governo libico unitario e rappresentativo di tutto il Paese costituisce uno sviluppo positivo. Occorrerà però realismo perché è evidente che questo negoziato, alla luce delle particolarissime condizioni politiche, istituzionali e di sicurezza del Paese, richiederà tempi lunghi.

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ALLEGATO 5

Interrogazione n. 5-06090 Quartapelle Procopio: Sulla detenzione in Sudan del connazionale Marco Zennaro.

TESTO DELLA RISPOSTA

  Marco Zennaro è stato raggiunto da due poliziotti muniti di mandato d'arresto nella sua camera d'albergo a Khartoum, dove si trovava per una breve visita d'affari, nella notte tra il 18 e il 19 marzo.
  La nostra Ambasciata a Khartoum ha immediatamente inviato in albergo un rappresentante e un legale di riferimento. Questi hanno potuto appurare che il fermo del connazionale avveniva a seguito di una denuncia per truffa nell'ambito di una fornitura di trasformatori elettrici. Il legale incaricato dal connazionale ha ottenuto l'autorizzazione a lasciare l'imprenditore in stato di fermo in hotel.
  Nei giorni successivi, il Signor Zennaro ha deciso di condurre una trattativa commerciale privata con l'impresa locale che aveva sporto denuncia. La trattativa si è conclusa il 1° aprile con la firma di un accordo di risarcimento e la conseguente revoca del mandato d'arresto.
  La sera stessa, però, il connazionale è stato bloccato, in aeroporto, mentre tentava di lasciare il Paese. Gli è stato quindi notificato un nuovo mandato d'arresto per gli stessi fatti, ma sulla base di una diversa denuncia, presentata da una società terza, destinataria finale della fornitura in questione. Questa società terza, con la quale il connazionale non aveva alcun rapporto diretto, ha reclamato il pagamento di una somma più ampia e denunciato sia l'imprenditore italiano che l'azienda locale con cui Zennaro aveva concluso la transazione.
  Il connazionale è stato quindi condotto in commissariato a Khartoum per rendere una deposizione, assistito dal legale incaricato e da funzionari dell'Ambasciata. Da allora è rimasto detenuto nei locali del commissariato, inizialmente in uno spazio aperto, con possibilità di ricevere visite e di utilizzare il proprio telefono cellulare. Il 3 maggio è stato trasferito in una cella del medesimo commissariato, dove, pur potendo continuare a utilizzare il cellulare, le sue condizioni detentive sono purtroppo peggiorate.
  Le Autorità sudanesi hanno motivato il trasferimento adducendo esigenze di parità di trattamento rispetto agli altri detenuti.
  Sul piano giudiziario, il legale dell'imprenditore ha presentato diversi ricorsi contro la detenzione, su cui la magistratura sudanese non si è ancora espressa. Ove tali ricorsi fossero respinti, si aprirebbe il processo penale.
  La Farnesina segue la vicenda con estrema attenzione. La nostra Ambasciata svolge regolari visite consolari al detenuto (58 solo nel periodo di detenzione in commissariato). L'Ambasciatore ha, fin da subito, assicurato costanti contatti con i familiari del connazionale, informandoli di ogni sviluppo. Attenzione che i familiari hanno anche pubblicamente riconosciuto. In numerose occasioni, l'Ambasciatore ha sollevato il caso con le Istituzioni sudanesi, anche ai più alti livelli, richiedendo ai suoi interlocutori chiarimenti ufficiali e sollecitando un intervento per il rilascio del connazionale, considerata l'assenza di validi motivi che ne giustifichino la detenzione.
  In parallelo, a livello centrale, come Farnesina abbiamo effettuato passi diplomatici sull'Ambasciata del Sudan a Roma.
  Da ultimo, il 24 maggio, su istruzione del Ministro Di Maio, la Vice Ministra Sereni ha affrontato l'argomento con il Sottosegretario sudanese agli Affari Esteri Mohamed Sharief Abdalla. Nel ripercorrere le tappe della vicenda, la Vice Ministra ha auspicato un rapido chiarimento della posizione del connazionale, nel rispetto delle procedure applicabili. L'interlocutore ha confermato di aver seguito il caso sin dal principio e ha assicurato il proprio personale impegno a favorirne una rapida soluzione.

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ALLEGATO 6

Interrogazione n. 5-06091 Di Stasio: Sul dirottamento del volo Ryanair 4978 nei cieli della Bielorussia e il conseguente arresto di un oppositore politico da parte delle Autorità bielorusse.

TESTO DELLA RISPOSTA

  Come ricordato dall'Onorevole interrogante, domenica scorsa è avvenuto il dirottamento e atterraggio forzato a Minsk di un volo commerciale operato da Ryanair partito da Atene e diretto a Vilnius, su cui viaggiava anche il giornalista indipendente bielorusso, Roman Protasevich, arrestato insieme alla fidanzata. Parallelamente, si è registrata l'espulsione di tutto il personale diplomatico lettone dalla Bielorussia.
  Al grave episodio ha reagito nell'immediato l'Alto Rappresentante Borrell con una dichiarazione a nome dei 27 Stati Membri dell'Unione europea. La dichiarazione condanna questo ulteriore tentativo delle autorità bielorusse di mettere sotto silenzio l'opposizione e chiede il rilascio immediato del Signor Protasevich, nonché indagini urgenti su questo atto coercitivo, con il quale Minsk ha messo a repentaglio la sicurezza di passeggeri ed equipaggio.
  La Farnesina con un tweet contestuale ha fermamente condannato l'episodio, chiedendo ugualmente l'immediato rilascio di tutti i passeggeri a bordo e dello stesso Protasevich, stigmatizzando l'inaccettabile violazione delle regole internazionali di navigazione aerea.
  Io stesso, nella giornata di lunedì, ho convocato l'Incaricato d'Affari bielorusso, al quale ho espresso la più ferma protesta e condanna del Governo italiano per un atto inammissibile, una violazione molto grave delle norme internazionali sulla sicurezza aerea, di cui la Bielorussia verrà chiamata a rispondere. Ho inoltre reiterato la richiesta di immediato rilascio di Protasevich e di tutti i prigionieri politici. Parallelamente ho anche voluto ricevere l'Associazione dei bielorussi in Italia («Supolka») per manifestare solidarietà ed illustrare la netta posizione italiana.
  Un punto di discussione sulla vicenda è stato immediatamente inserito nell'agenda del Consiglio europeo del 24-25 maggio, che ha adottato conclusioni particolarmente severe in merito. I leader hanno ribadito la richiesta di rilascio immediato di Protasevich e della fidanzata, invocando indagini urgenti da parte dell'Organizzazione internazionale dell'aviazione civile (ICAO) in merito a questo incidente inaccettabile e senza precedenti. Le conclusioni prefigurano inoltre ulteriori sanzioni mirate nei confronti di individui ed entità bielorussi (verosimilmente nell'ambito del quarto pacchetto sanzionatorio UE già in via di definizione), vietano i sorvoli del territorio bielorusso da parte di vettori europei e chiudono lo spazio aereo e gli aeroporti dell'Unione europea ai vettori bielorussi. Il Consiglio europeo continuerà ad occuparsi della questione, che sarà oggetto anche di riunioni straordinarie in ambito ICAO e NATO (è già stata inserita in agenda alla Ministeriale dell'Alleanza Atlantica del 1° giugno).

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ALLEGATO 7

Risoluzioni nn. 7-00613 Formentini; 7-00623 Delmastro Delle Vedove; 7-00626 Quartapelle Procopio; 7-00627 Di Stasio; 7-00628 Valentini: Sulla repressione della minoranza uigura nello Xinjiang.

TESTO UNIFICATO PRESENTATO DAL DEPUTATO FORMENTINI E APPROVATO DALLA COMMISSIONE

   La III Commissione,

   premesso che:

    la promozione e il rispetto dei diritti umani devono rimanere al centro delle relazioni tra l'Italia e la Cina;

    la Cina rappresenta per l'Italia e l'Unione europea un rilevante partner commerciale e un interlocutore importante nella sfida dei grandi temi globali; in tal senso è fondamentale e auspicabile proseguire con tale Paese un dialogo franco, senza arretramenti sulla difesa dei diritti umani;

    in generale, da numerose testimonianze di esponenti della diaspora uigura, nonché dalle denunce di importanti organizzazioni internazionali per i diritti umani, tra cui Human Rights Watch, e le Nazioni Unite risulta che sia in atto una repressione grave, sistematica ed istituzionalizzata – come ha affermato il Ministro degli esteri francese, Yves Le Drian lo scorso 26 marzo – da parte della Repubblica Popolare Cinese nei confronti della minoranza uigura di religione musulmana nello Xinjiang, regione autonoma della Repubblica Popolare Cinese dal 1955 che ospita numerosi gruppi etnici, tra cui uiguri, han, kazaki, tibetani, hui, tagiki, kirghizi, mongoli, russi e xibe e dove, su una popolazione di quasi 22 milioni di persone, più di 10 milioni sono di origine uigura;

    nella regione, da almeno 50 anni oggetto di rivendicazioni indipendentiste, a seguito delle rivolte iniziate nel 2009 e sfociate in scontri e proteste violente, in particolare, a partire dal 2014, il Governo cinese ha avviato una campagna contro il terrorismo e l'estremismo;

    come conseguenza di questa campagna, secondo una pluralità di fonti attendibili, più di un milione di persone sarebbero state detenute nei cosiddetti centri di «rieducazione politica», in quella che è la più grande detenzione di massa di una minoranza etnica finora mai attuata a livello mondiale. Tali centri sono luoghi di detenzione, repressione e lavoro forzato, volti a snaturare l'identità religiosa e culturale della minoranza islamica, attraverso la repressione del dissenso e il tentativo di uniformarne i comportamenti individuali e familiari, nel nome di una supposta prevenzione al terrorismo e sicurezza economica nazionale. Oltre a pratiche sistematiche di detenzione arbitraria, gli uiguri sarebbero vittime di tortura e di gravi restrizioni dei loro diritti culturali e della pratica del loro culto, nonché soggetti ad un sistema digitale di sorveglianza assai invasivo da parte delle forze di sicurezza cinesi, nell'obiettivo precipuo di soffocare ogni aspirazione di carattere autonomista o di libera espressione del credo religioso;

    numerose sono anche le evidenze relative a pratiche illegali e discriminatorie di controllo delle nascite nei confronti di donne uigure, che contemplerebbero anche il ricorso a sterilizzazioni coatte, nonché quelle concernenti la condizione di internamento di cui soffrono migliaia minori di etnia uigura, costretti ad orfanotrofi di Stato laddove un genitore sia detenuto nei campi di internamento;

    già nell'agosto del 2018 il Comitato delle Nazioni Unite per l'eliminazione della discriminazione razziale ha denunciato gli abusi commessi nello Xinjiang, compresa Pag. 83l'istituzione di campi di detenzione arbitraria di massa;

    nel 2018 venne costituito il China Tribunal, con sede a Londra e diretto da Sir Geoffrey Nice QC, ex pubblico ministero presso il Tribunale internazionale dell'ex Jugoslavia, al fine di verificare se la Cina, come sostiene e contrariamente alle denunce di diverse organizzazioni internazionali, abbia effettivamente bandito, dal 2015, la pratica disumana dell'espianto di organi ai detenuti, soprattutto se appartenenti alle minoranze uigure ed altre minoranze etniche e religiose;

    a novembre 2019, diversi media occidentali hanno riportato la sinistra notizia di uomini cinesi di etnia han incaricati dal Governo cinese di «monitorare» le case delle donne uigure i cui mariti sono detenuti nei campi di prigionia, in base al programma denominato «accoppiatevi e mettete su famiglia» che prevede che i cinesi di etnia han si installino nelle case delle donne uigure i cui mariti sono detenuti. Il Governo cinese afferma che trattasi di programma per «promuovere l'unità etnica», mentre l'attivista Rushan Abbas, di origine uigura, ha più volte affermato che trattasi di una vergognosa pratica di stupro di massa;

    numerose sono, in particolare, le denunce di lavoro forzato, anche carcerario, degli uiguri nelle catene di produzione dei settori dell'abbigliamento, della tecnologia e dell'automobile e, soprattutto, nel settore della produzione di cotone, di cui la Cina è uno dei maggiori produttori al mondo e che vede il 20 per cento della produzione concentrarsi nella regione autonoma uigura dello Xinjiang;

    la lotta al lavoro forzato è una priorità per l'Unione europea, tant'è che anche nel quadro dell'accordo globale Unione europea-Cina sugli investimenti, gli investimenti dell'Unione europea devono rispettare le pertinenti convenzioni dell'OIL sul lavoro forzato, seppure non siglati dalla controparte cinese;

    come conseguenza, molti noti marchi dell'industria mondiale dell'abbigliamento, che fino ad ora hanno tratto notevole profitto da questa situazione, hanno sottoscritto o annunciato l'impegno pubblico a dismettere gli approvvigionamenti dallo Xinjiang e uscire dalla regione;

    gli Stati Uniti, con decisione del 3 dicembre 2020, proibiscono 1'ingresso nel proprio territorio di cotone prodotto nei Xinjiang Production and Construction Corps della regione autonoma del Xinjiang, e di prodotti con esso realizzati, in quanto ritengono che la loro produzione sia avvenuta sfruttando i lavori forzati; il provvedimento mira a colpire, oltre alla produzione di cotone del Xinjiang, anche coloro che utilizzano il prodotto cinese in qualsiasi altro luogo ed impone la fornitura di prove rispetto al fatto che i prodotti non siano stati realizzati utilizzando persone ai lavori forzati;

    tale provvedimento costringerà molte aziende statunitensi a cambiare la propria catena di approvvigionamento ma, d'altra parte, la produzione di cotone da parte di persone ai lavori forzati costituisce una violazione dei diritti umani e un comportamento anticoncorrenziale perché altera il meccanismo dei prezzi. Dal provvedimento ci si aspetta, peraltro, oltre ad una produzione mondiale più etica attraverso la mancata vendita di quel tipo di prodotti, anche un recupero di quote di mercato per le produzioni nazionali;

    sulla gravissima repressione in atto si sono espressi il Congresso degli Stati Uniti e i Parlamenti di alcuni Paesi membri dell'UE, oltre ad essersi levate anche voci assai autorevoli, in primis i Segretari di Stato USA delle Amministrazioni Trump e Biden, che hanno dichiarato la natura genocidaria delle politiche attuate dalla Repubblica Popolare Cinese ai danni della minoranza uigura, invocando la Convenzione ONU del 1948 per la prevenzione del genocidio;

    il 22 aprile scorso la Camera dei Comuni del Regno Unito ha approvato una mozione bipartisan per il riconoscimento come forma di genocidio del trattamento riservato dalle autorità cinesi alla minoranza uigura residente nello Xinjiang;

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    tutto quanto sopra rappresentato configura una gravissima e persistente violazione dei diritti e delle libertà fondamentali ai danni della minoranza uigura nello Xinjiang;

    le misure restrittive irrogate dal Consiglio dell'Unione europea il 22 marzo 2021, dopo le recenti decisioni di Stati Uniti, Canada e Regno Unito, nell'ambito del regime globale di sanzioni dell'UE in materia di diritti umani, per le detenzioni arbitrarie su ampia scala subite, in particolare, dagli uiguri nello Xinjiang. In particolare, è stato adottato il primo pacchetto di sanzioni relative a quattro alti funzionari cinesi, ritenuti responsabili di gravi violazioni dei diritti umani e libertà fondamentali in Xinjiang; tali sanzioni comprendono divieti di viaggio e congelamento dei beni eventualmente individuati all'estero e divieto di messa a disposizione di risorse economiche anche nei confronti del Production and Construction Corps Public Security Bureau dello Xinjiang, che controlla un quinto della produzione di cotone della regione e l'impiego di un decimo della sua forza lavoro;

    la III Commissione ha audito il 1° ottobre 2020 Dolkun Isa, presidente del World Uyghur Congress, nell'ambito dell'indagine conoscitiva sull'impegno dell'Italia nella Comunità internazionale per la promozione dei diritti umani e contro le discriminazioni;

    le autorità della Repubblica Popolare Cinese hanno sottoposto a sanzioni cinque membri del Parlamento Europeo, tre membri di parlamenti nazionali di Paesi UE, due accademici europei e quattro entità tra cui il Comitato Politico e di Sicurezza del Consiglio, la Commissione Diritti Umani del Parlamento Europeo e due centri di ricerca europei, in ragione delle opinioni espresse relativamente a quanto accade in Cina sotto il profilo del rispetto dei diritti umani;

    nel fermo impegno della III Commissione a mantenere un'attenzione elevata sulla situazione dei diritti umani nella regione autonoma dello Xinjiang esercitando una assidua azione di monitoraggio, anche nella sede del Comitato permanente sulla tutela dei diritti umani nel mondo;

    valutata, pertanto, l'opportunità affinché la stessa Commissione, sussistendo le necessarie condizioni, possa svolgere in futuro una eventuale missione di studio nella regione autonoma dello Xinjiang al fine di assumere ulteriori elementi di conoscenza ad orientamento sulla condizione delle minoranze etniche e religiose, con particolare riferimento alla minoranza uigura,

impegna il Governo:

   ad esprimere, in tutte le sedi internazionali competenti, la più ferma condanna dell'Italia per ogni genere di violazione dei diritti umani praticata da uno Stato nei confronti degli appartenenti ad una minoranza etnica o religiosa;

   ad esprimere una ferma presa di posizione nei confronti delle autorità della Repubblica Popolare Cinese in relazione alla loro decisione di sottoporre a sanzioni numerosi membri e funzionari del Parlamento Europeo in ragione delle opinioni da questi espresse a proposito del rispetto dei diritti umani in Cina;

   a coordinarsi, insieme ai partner UE, per valutare nelle sedi internazionali gli strumenti più opportuni per accertare i casi sospetti di violazione domestica sistematica dei diritti umani di cui siano vittima minoranze etniche, nazionali o religiose anche al fine di appurare la natura delle repressioni in atto;

   a sostenere la richiesta di accesso libero e senza restrizioni allo Xinjang per l'Alto Commissario per i diritti umani delle Nazioni Unite, di modo che il Consiglio Diritti Umani delle Nazioni Unite possa disporre di tutti gli elementi necessari per le eventuali successive determinazioni;

   a sostenere l'invio nello Xinjang di osservatori, esperti, esponenti della società civile e parlamentari;

   a considerare con attenzione le testimonianze provenienti dalla diaspora uigura Pag. 85 relativamente alle gravi violazioni dei diritti umani nel quadro delle politiche di assimilazione forzata di cui sarebbero vittima le minoranze turchiche residenti nello Xinjiang cinese ed esprimere in tutte le sedi internazionali competenti, anche in coordinamento con gli altri Stati Membri dell'Unione Europea, tenuto conto degli orientamenti dei Paesi alleati dell'Italia, anche nell'ambito del G7, con particolare riferimento agli Stati Uniti ed al Regno Unito, e anche nell'ambito dei rapporti bilaterali e di cooperazione con la Cina, la più ferma condanna dell'Italia per le gravi violazioni dei diritti umani in Xinjiang, con particolare riferimento alle pratiche illegali di controllo delle nascite, alla repressione della libertà religiosa, al sistema di lavoro forzato in fabbriche ubicate presso campi di internamento, alle detenzioni arbitrarie e all'uso di tecnologie di sorveglianza digitale con finalità repressiva;

   ad adottare iniziative a tutela dei diritti umani e delle libertà fondamentali nello Xinjiang in coordinamento con gli altri Stati membri dell'Unione europea, sensibilizzando le Autorità cinesi affinché favoriscano un accesso effettivo e senza ostacoli alla regione dello Xinjiang ai giornalisti e agli osservatori internazionali;

   a sostenere le richieste dello UN Working Group on Business and Human Rights per garantire l'accesso senza ostacoli al Paese per condurre missioni di accertamento dei fatti, valutandola possibilità di sostenere misure per impedire la commercializzazione di prodotti qualora vi siano ragionevoli prove che siano stati realizzati utilizzando persone ai lavori forzati, e a promuovere da parte del settore privato l'esercizio di una stringente responsabilità sociale d'impresa, conducendo audit indipendenti sul rispetto dei diritti umani nell'intera catena di approvvigionamento di merci importate dallo Xinjiang;

   a sostenere le raccomandazioni contenute nella Risoluzione approvata dal Parlamento europeo il 17 dicembre 2020 e ad esortare il governo cinese affinché pervenga alla ratifica e all'attuazione della Convenzione n. 29 dell'Organizzazione internazionale del lavoro (OIL) sul lavoro forzato, la Convenzione n. 105 dell'OIL sull'abolizione del lavoro forzato, la Convenzione n. 87 dell'OIL sulla libertà sindacale e la protezione del diritto sindacale, e la Convenzione n. 98 dell'OIL sul diritto di organizzazione e di negoziazione collettiva.
(8-00120) «Formentini, Delmastro Delle Vedove, Di Stasio, Quartapelle Procopio, Valentini».

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ALLEGATO 8

Ratifica ed esecuzione dell'Accordo quadro fra il Governo della Repubblica italiana e il Governo della Repubblica argentina sulla collaborazione negli usi pacifici dello spazio extra-atmosferico, fatto a Buenos Aires il 27 febbraio 2019 (C. 2823 Governo).

EMENDAMENTO APPROVATO

ART. 3.

  Sostituire il comma 1 con il seguente:

  1. All'attuazione della presente legge si provvede nell'ambito del bilancio ordinario dell'Agenzia spaziale italiana e, comunque, senza nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica.
3.1. La Relatrice.

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ALLEGATO 9

Ratifica ed esecuzione dell'Accordo tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo della Repubblica di Gibuti sulla cooperazione nel settore della difesa, fatto a Roma il 29 gennaio 2020 (C. 2824 Governo).

EMENDAMENTO APPROVATO

ART. 3.

  Al comma 1, sostituire, ovunque ricorra, la cifra: 2020 con la seguente: 2021 e la cifra: 2022 con la seguente: 2023.
3.1. Il Relatore.