CAMERA DEI DEPUTATI
Giovedì 10 dicembre 2020
489.
XVIII LEGISLATURA
BOLLETTINO
DELLE GIUNTE E DELLE COMMISSIONI PARLAMENTARI
Commissione parlamentare per l'indirizzo generale e la vigilanza dei servizi radiotelevisivi
ALLEGATO
Pag. 190

ALLEGATO 1

QUESITI PER I QUALI È PERVENUTA RISPOSTA SCRITTA ALLA PRESIDENZA DELLA COMMISSIONE (DAL N. 284/1446 AL N. 300/1493)

   MULÈ, GALLONE, GASPARRI, MARROCCO, RUGGIERI, SCHIFANI. – Al Presidente e all'Amministratore delegato della Rai. – Premesso che:

   nel corso della puntata di domenica 25 ottobre c.a. della trasmissione «Che tempo che fa», in onda su Rai 3, il conduttore Fabio Fazio ha ospitato il Presidente della Regione Campania, Vicenzo De Luca, la Ministra dell'Istruzione, Lucia Azzolina, il Ministro per le politiche giovanili e lo sport, Vincenzo Spadafora;

   gli esponenti appena citati, tutti appartenenti alla maggioranza parlamentare, a cui si aggiunge il giornalista Roberto Saviano, di chiara appartenenza politica sono stati intervistati, come previsto dal programma, senza alcun contradditorio;

   appare dunque chiaro che la sovraesposizione degli esponenti politici appartenenti alla maggioranza nella trasmissione «Che tempo che fa» ha generato un evidente squilibrio dell'informazione senza alcun rispetto dei principi del pluralismo, della completezza e della imparzialità dell'informazione;

   in tale contesto non solo si può tranquillamente opinare sull'applicazione delle regole minime di equilibrio dell'informazione, ma si deve certamente osservare che la già bistrattata deontologia della professione giornalistica, da parte di Fabio Fazio, si evidenzia e materializza plasticamente in merito alla scelta dei soggetti ospitati nella trasmissione da lui condotta;

   la Rai deve sempre garantire il rispetto da parte dei suoi giornalisti delle regole deontologiche del proprio ordine professionale, tanto più in un ambito così delicato quale è quello dell'informazione dei telespettatori che contribuiscono al mantenimento della Rai attraverso il pagamento del canone.

  Si chiede di sapere se:

   i vertici Rai, alla luce di quanto riportato in premessa, non intendano chiarire quali siano i princìpi con cui vengono scelti gli ospiti della trasmissione «Che tempo che fa» e quali iniziative tempestive intendano adottare al fine di garantire il rispetto del pluralismo dell'informazione da parte della trasmissione citata.

(284/1446)

  RISPOSTA. – In merito alla interrogazione in oggetto si forniscono i seguenti elementi informativi sulla base delle indicazioni della direzione di Rai 3.
  In linea generale si ritiene opportuno evidenziare che la redazione di Che tempo che fa, proprio nell'ottica di evitare la sovraesposizione di rappresentanti della maggioranza di governo, ha ripetutamente invitato in studio alcuni esponenti di spicco dei partiti attualmente all'opposizione. A titolo esemplificativo, è stata chiesta la disponibilità a intervenire, in studio o in collegamento, fin dalla prima puntata, sia al governatore Zaia (attraverso la sua portavoce), sia al governatore Fontana (attraverso i suoi assistenti). Purtroppo, come era legittimamente nelle loro possibilità, hanno declinato l'invito.
  Un altro esponente dell'opposizione, invece, Carlo Calenda, ha accettato ed ha avuto lo spazio per presentare la propria candidatura in contrapposizione alla compagine di Governo.
  Fabio Fazio ha poi invitato pubblicamente il leader della Lega, Matteo Salvini, senza aver ancora mai avuto una risposta positiva.
  Occorre invece segnalare che Silvio Berlusconi, dopo alcuni inviti declinati, ha accettato di partecipare in collegamento in apertura della puntata dell'8 novembre u.s.
  In conclusione, non vi è da parte dei responsabili del programma alcuna volontà Pag. 191di creare squilibrio dell'informazione e anzi l'obiettivo è, e rimane, quello di salvaguardare il pluralismo degli ospiti partecipanti sia in studio che in collegamento.

   PAXIA, L'ABBATE, AIROLA, FLATI, RICCIARDI. – Al Presidente e all'Amministratore delegato della Rai. – Per sapere – premesso che:

   durante la trasmissione «Che tempo che fa», andata in onda la scorsa domenica, è stato intervistato il Presidente della Regione Campania Vincenzo De Luca;

   il conduttore Fabio Fazio ha rivolto al Presidente De Luca una domanda sulla situazione posti letto in Campania per l'emergenza Coronavirus, trasmettendo un vero e proprio sfogo dai toni particolarmente accesi di quest'ultimo;

   il governatore, infatti, si è rivolto al conduttore chiedendo se il giornalista di Report, Federico Ruffo, autore di un'inchiesta sull'Asl Napoli 1, fosse stato licenziato;

   le parole del Presidente De Luca sono state considerate fortemente inopportune e, altresì, intimidatorie, lasciando tutti attoniti;

   non sono mancate, infatti, parole di vicinanza e solidarietà da parte di diversi giornalisti e dall'Unione sindacale giornalisti Rai, che hanno sottolineato come «la stampa, i giornalisti, continueranno a fare il proprio mestiere liberamente, senza farsi intimidire da nessuno»;

   non vi è stata, invece, nessuna reazione da parte del conduttore Fabio Fazio, il quale non si è preoccupato di difendere la libertà di cronaca del servizio pubblico;

   il silenzio di Fazio, potrebbe risultare non meno grave delle parole del governatore De Luca, ponendosi in contrasto con i principi e i valori di cui il servizio pubblico deve essere portatore -:

   Se e quali iniziative o provvedimenti intenda assumere affinché non si verifichino episodi di tale gravità.

(285/1451)

  RISPOSTA. – In merito alla interrogazione in oggetto si forniscono i seguenti elementi informativi sulla base delle indicazioni della direzione di Rai 3.
  Innanzi tutto, è opportuno rilevare che – nel corso della puntata di Che tempo che fa in cui è stato ospite – il Presidente della Regione Campania, Vincenzo De Luca non ha mai citato esplicitamente Report, né la data di messa in onda, né tantomeno il nome del giornalista oggetto delle sue lamentele. Le affermazioni del dottor De Luca hanno riguardato genericamente un collaboratore e una inchiesta relativa alla Asl Napoli 1.
  Proprio questa genericità non ha consentito al conduttore del programma, Fabio Fazio, di riportare la discussione su un terreno più circostanziato. E in tale contesto Fazio ha comunque preso le distanze dalla posizione e dalle lamentele di De Luca affermando: «La prossima volta vi faccio parlare direttamente».
  Quanto al merito delle doglianze del Presidente De Luca, è bene rammentare che il conduttore di Report, Sigfrido Ranucci, aveva chiarito i termini della questione e, correttamente, rettificato quanto erroneamente trasmesso.
  In conclusione, è opportuno ribadire che i giornalisti Rai sono chiamati a svolgere il loro mestiere e continueranno, come anche nell'interrogazione ricordato, a farlo liberamente senza lasciarsi condizionare da polemiche. Per quel che riguarda, infine, Federico Ruffo, non è stato oggetto di alcuna azione disciplinare e oggi riveste il ruolo di conduttore del programma Mi manda Rai Tre.

   GASPARRI. – Al Presidente e all'Amministratore delegato della RAI. – Premesso che:

   lunedì 26 ottobre 2020 in prima serata su Raitre, nell'ambito di una puntata di «Report» dedicata ad alcune vicende giudiziarie, il conduttore Sigfrido Ranucci ha messo in mostra sul maxi schermo di studio un messaggio privato sottratto alla posta elettronica di Alessandro Giuli, risalente al dicembre del 2017 e da lui indirizzato all'attuale senatore Armando Siri;

   il conduttore e autore Ranucci ha così introdotto la pubblicazione del messaggio: Pag. 192«Abbiamo ritrovato delle email all'interno del data base del consorzio di giornalismo investigativo OCCRP indirizzate al senatore Armando Siri; ecco, dalle quali si evincerebbe una realtà un po' diversa da come Mascetti ce l'ha raccontata. Un ruolo nella Lega di Salvini nei mesi precedenti alle elezioni Mascetti l'avrebbe avuto tra il 2017 e il 2018. È stato il supervisore del programma culturale della Lega. Gli avrebbe anche dato una mano l'ex vice direttore del Foglio, Alessandro Giuli, un nostro collega; ecco, un programma culturale un po' esoterico che avrebbe alla base, al centro, la sacralità di un simbolo: il Sole delle Alpi...»;

   in questo messaggio Giuli allegava a Siri la bozza del programma culturale-elettorale della Lega per le elezioni del 2018, scritta da lui con altre persone (non citate da Report). Nel caso della bozza, peraltro, si trattava di un'iniziativa pubblica, che di lì a poco sarebbe stata anche oggetto di una conferenza stampa alla Camera dei Deputati;

   nel messaggio si spiegava a Siri che il progetto era stato supervisionato dall'avvocato Andrea Mascetti, del quale «Report» si occupa da tempo, attribuendogli funzioni politiche che lui avrebbe negato. Il che non soltanto non ha alcun interesse relativamente alla posizione di Giuli, ma semmai aggrava l'intento sottilmente denigratorio dell'iniziativa di «Report»: costruire un quadro di riferimento indiziario su presunte circostanze oggetto di investigazione riferibili alla Lega, e associarvi la pubblicazione di un messaggio privato, corredando il tutto con insinuazioni sul ruolo di Giuli nella compilazione di un programma culturale definito, da Report, «esoterico» malgrado la sua pubblicazione in illo tempore;

   la redazione di «Report» ha rivendicato anche dopo la trasmissione del 26 ottobre 2020 di essere entrata in possesso della corrispondenza privata di Giuli, sostenendo di averla raccolta nel data base di un'associazione giornalistica «antagonista» (Consorzio OCCRP, sostenuto o finanziato fra gli altri dalla Open Society Foundations di George Soros, Google News Initiative; Rockfeller Brothers Fund), diffondendola in prima serata in un contesto generale di criminalizzazione politica e delegittimazione professionale;

   «Report» si vanta di essere «partner» di OCCRP o altri «consorzi di giornalismo investigativo» rispetto ai quali – ha affermato Sigfrido Ranucci – «non mi interessa chi li finanzi... Mi interessa che i documenti che riportano siano autentici. Voglio anche ricordare che tutti coloro che fanno il nostro mestiere e che amano il giornalismo investigativo dovrebbero piuttosto ringraziare i vari consorzi di giornalismo tipo Occrp e Icij. Grazie ai loro data base, che contengono documenti di interesse pubblico, sono state realizzate inchieste come i panama o paradise papers»;

   non essendo Giuli implicato in alcuna inchiesta (nemmeno Mascetti, per quel che possa rilevare), non esiste alcuna ragionevole motivazione deontologica o legale che possa giustificare tale «furto» di corrispondenza privata con una conseguente gogna televisiva così gravemente lesiva della sua reputazione;

   risulta invece chiaro l'intento denigratorio nei confronti di Giuli, poiché si è voluto accostarlo al senatore Siri (oggetto di richieste di sequestro del pc peraltro annullate dalla Cassazione) e all'avvocato Mascetti, rappresentato come il riferimento di un intreccio di rapporti descritto in termini fortemente denigratori,

  per sapere:

   se una fonte come il Consorzio OCCRP possa essere usata dal servizio pubblico Rai, in un rapporto di partnership apertamente rivendicata da «Report»;

   se si possa divulgare una corrispondenza privata di qualsiasi cittadino, che peraltro in questo caso non ha alcuna attinenza con le inchieste giudiziarie di cui «Report» si è occupato, se non in palese violazione delle norme di legge;

   se non risulti evidente l'intento intimidatorio di «Report», che non svolge con questi atti un ruolo di giornalismo d'inchiesta, Pag. 193 ma si fa promotore di fatto di editti di proscrizione, associando foto e citazioni per colpire un libero giornalista come Giuli, peraltro anche autore e collaboratore della Rai da numerosi anni.

(286/1455)

  RISPOSTA. – In merito alla interrogazione in oggetto si forniscono i seguenti elementi informativi sulla base delle indicazioni della direzione di Rai 3.
  In via preliminare si ritiene opportuno descrivere le caratteristiche e il ruolo dei consorzi internazionali di giornalismo investigativo che Report ha utilizzato per realizzare inchieste sui politici più potenti al mondo come, ad esempio, Trump, Putin e i Reali d'Inghilterra.
  I consorzi internazionali di giornalismo investigativo sono nati per rispondere alla corruzione e alla globalizzazione del crimine organizzato. Per questo è stata predisposta una collaborazione transnazionale tra le redazioni investigative di prestigiose testate – come ad esempio CNN, The Guardian, New York Times, Seiddeutsche Zeitung, Associated Press, Le Monde – anche appartenenti al servizio pubblico, come BBC e PBS.
  La collaborazione è sempre a titolo gratuito, basata sul mutuo scambio di informazioni e sulla condivisione di documenti riservati, per garantire la massima copertura a indagini, verifiche sul campo e raccolta di testimonianze. I consorzi sono realtà indipendenti e no profit e accedono a finanziamenti attraverso bandi pubblici, di singoli Paesi o istituzioni internazionali come l'Unione europea o altre organizzazioni.
  Il ruolo di questi consorzi è stato riconosciuto al punto che anche il circuito delle televisioni pubbliche EBU ha avvertito la necessità di costituire un analogo gruppo di lavoro tra nuclei di giornalisti investigativi delle televisioni europee, per condividere un simile modello di collaborazione transnazionale. L'EBU ha scelto Report in rappresentanza della Rai in questo gruppo, per lo specifico lavoro svolto nel campo del giornalismo d'inchiesta.
  Tutto ciò premesso, è bene sottolineare come Report abbia collaborato a più riprese con i due maggiori gruppi di giornalismo investigativo esistenti, di cui si riassumono le principali caratteristiche:

   ICIJ – Consorzio internazionale di giornalisti investigativi, nato nel 1997, in collaborazione con diverse testate internazionali da anni si occupa di studiare le operazioni di evasione fiscale, riciclaggio e contrabbando che legano le più grandi multinazionali internazionali alla politica. ICIJ è stato promotore di inchieste di portata mondiale: dai Panama Papers ai più recenti Paradise Papers. ICIJ nel 2017 è stato insignito del Pulitzer, il più prestigioso premio di giornalismo al mondo.

  A titolo esemplificativo si ricorda che Report, insieme agli altri media partner di ICIJ, nel novembre 2018 ha reso pubblico Implant Files, la prima inchiesta globale all'interno dell'industria dei dispositivi medici che ha tracciato i danni causati da protesi e dispositivi non adeguatamente testati (o proprio non testati) in tutto il mondo. Grazie all'inchiesta di Report sono state ritirate le protesi cancerogene.
  OCCRP – Organized Crime and Corruption Reporting Project (Progetto di investigazione sulla corruzione e il crimine organizzato) è un'organizzazione giornalistica non-profit fondata nel 2006 come un consorzio di centri di giornalismo investigativo, media e giornalisti indipendenti che operano in Europa orientale, nel Caucaso, in Asia Centrale, America Latina e Africa. Quanto ai finanziatori, è bene specificare che OCCRP non riceve fondi esclusivamente da Soros ma partecipa a bandi pubblici ed è finanziata anche da altri soggetti tra cui: Unione europea, Danimarca, Svezia, Regno Unito, Dipartimento di Stato USA e organizzazioni indipendenti come la statunitense National Endowment for democracy, e la britannica Sigrid Rausing Trust.
  Con le sue inchieste, OCCRP ha consentito a Report, tra l'altro, di tracciare e svelare la rete di finanziamenti pubblici e occulti partiti dalla Russia e indirizzati ad organizzazioni in Unione Europea e fino agli Stati Uniti, mirati a intervenire nelle decisioni degli Stati e nell'orientamento di partiti e opinione pubblica.
  Report ha in più occasioni utilizzato materiale condiviso nei database internazionali Pag. 194di Occrp e Icij come, solo per citare alcuni esempi, nel caso di scambio di email tra Malofeev e Alexey Komov, tra Federico Arata, Armando Siri e un emissario di Donald Trump, tra funzionari dello studio Mossak Fonseca e dirigenti di Ubi banca.
  Si tratta di una prassi consolidata anche a livello internazionale, come dimostra l'esempio della BBC, che addirittura pubblica email prese non da una fonte pubblica come OCCRP, bensì da file riservati come i Panama Papers.
  Tutto ciò premesso, nel caso specifico oggetto dell'interrogazione si ritiene utile sottolineare che le email che Report ha mostrato nella puntata di lunedì 26 ottobre (proteggendo peraltro gli indirizzi personali dei soggetti riportati) fanno parte di un database che OCCRP ha reso pubblico e consultabile da chiunque sul web. Si tratta di documenti di interesse generale, che illuminano i ruoli ricoperti da soggetti pubblici che hanno posizioni apicali per conto di diverse amministrazioni pubbliche, sia italiane sia di altri Paesi.
  Le informazioni presenti in queste email hanno evidenziato un ruolo non ufficiale ma di estrema importanza esercitato nella Lega da Andrea Mascetti: circostanza fondamentale rispetto all'oggetto dell'inchiesta, considerato l'elevato numero di consulenze e incarichi pubblici ottenuti dallo stesso e considerato che egli dichiara di non avere più alcun ruolo attivo all'interno del partito.
  Per poter ricostruire la verità sostanziale del rapporto di Mascetti con la Lega ci si è dunque serviti dell'essenziale apporto del database pubblico di Organized Crime and Corruption Reporting Project (Occrp): è stato sufficiente digitare il nome di Andrea Mascetti per vedere spuntare alcuni file che lo riguardavano, compresa la email in cui il giornalista Alessandro Giuli, in qualità di autore del programma culturale della Lega in vista delle elezioni politiche del 2018, fa riferimento a lui quale supervisore.
  È opportuno infine confermare che non è stato mostrato alcun contenuto privato, ma solo dato evidenza ai contenuti di interesse pubblico, e che Report ha usato la consueta attenzione nel trattamento dei dati sensibili, criptando l'indirizzo di Giuli, così come i testi integrali delle email a cui ha avuto accesso.

   DI LAURO. – Al Presidente e all'Amministratore Delegato della Rai. – Premesso che:

   la conduttrice e comica Geppi Cucciari nel corso della puntata «Che Succede?», in onda su Rai3 lo scorso 27 ottobre 2020 intervistando il dott. Massimo Raggini, carrozziere romagnolo laureato in psicologia, sugli atti di vandalismo compiuti nei giorni scorsi da ignoti ai danni delle autovetture di infermieri e medici a Rimini, ha affermato che: «Lei è laureato in psicologia. Quindi adesso parlo allo psicologo e non al carrozziere. Di quale patologia può soffrire uno che sfascia una macchina a un infermiere? Schizofrenia, depressione, sindrome del deficiente? Di cosa?».
   Nel nostro Paese i gravissimi disagi mentali sia livello individuale sia collettivo hanno raggiunto livelli allarmanti e inediti anche in correlazione alla persistente emergenza sanitaria che sta fungendo da catalizzatore del disagio mentale; la crisi pandemica sta definendo un periodo storico di estrema delicatezza in cui ogni iniziativa volta a supportare i cittadini nella comprensione dei fenomeni psicologici ad essa correlati è da considerarsi essenziale e di pertinenza assoluta del Servizio Pubblico Radiotelevisivo; già durante la c.d. prima ondata e il conseguente lockdown sono emerse chiaramente le necessità di aiuto e supporto psicologico alle fasce più fragili della popolazione; tali necessità sono oggi nuovamente attuali e rischiano di raggiungere livelli ancor più allarmanti nel caso in cui l'attuale c.d. seconda ondata dovesse ulteriormente aggravarsi; le parole, soprattutto nella comunicazione del servizio pubblico televisivo, hanno un peso determinante nell'aiutare, o nell'ostacolare, i processi di comprensione di dinamiche complesse negli spettatori, e, pertanto, dovrebbero essere oggetto di una adeguata e competente selezione nel loro uso. Pena un, sia pure involontario, grande disservizio da parte del Servizio Pubblico, che non Pag. 195può essere ignorato dalla Sede interpellante.
   Secondo l'interrogante, per quanto sia evidente l'uso del «politicamente scorretto» ai fini di pungolare l'opinione pubblica sulle sofferenze inflitte dalle patologie mentali, e che le intenzioni degli autori e della conduttrice non fossero quelle di ledere la dignità di alcuno, in particolare di soggetti che soffrono di patologie psicologiche, anche serie, come schizofrenia e depressione, sembra ad ogni modo importante attivarsi al fine di assicurarsi che all'interno della programmazione della RAI non si assista più a stigmatizzazioni, anche involontarie, di persone affette da patologie mentali, viste anche le conseguenze psicologiche a livello individuale e collettivo dell'attuale crisi epidemiologica;

   pertanto, pur comprendendo, e sempre entro certi limiti, le ragioni della satira che come si è osservato hanno il pregio di sollecitare riflessioni su argomenti complessi,

  si chiede di sapere:

   se la Rai abbia già in programmazione – o abbia considerato di programmare – uno o più spazi di approfondimento destinati a questa specifica tematica, inserendola, ad esempio, nella rubrica «Pillole di psicologia» all'interno della trasmissione di divulgazione dedicato alla medicina, alla salute e al benessere «Elisir» in onda su Rai 3, ovvero in quei contenitori qualificati che possano essere il giusto luogo mediatico in cui il disorientamento degli spettatori trovi quelle informazioni utili a meglio comprendere le dinamiche psicopatologiche di cui alla dubbia affermazione oggetto della presente interrogazione.

(281/1458)

  RISPOSTA. – In merito all'interrogazione in oggetto si forniscono i seguenti elementi informativi sulla base delle indicazioni della Direzione di Rai 3.
  In via preliminare si ritiene opportuno sottolineare che, come anche ipotizzato nello stesso quesito, le intenzioni degli autori e della conduttrice non erano in alcun modo quelle di ledere la dignità di alcuno.
  Al contrario: il «gioco linguistico» – pure nel tipico linguaggio leggero caratteristico della trasmissione – voleva andare esattamente nella direzione opposta a quella segnalata, non stigmatizzando psico o socio patologie. L'intenzione comunicativa era, invero, quella di generare un effetto esattamente opposto: la denuncia di odiosi atti di vandalismo.
  L'attenzione della Rete sul tema è testimoniata dal fatto che Rai 3 ha – all'interno della sua programmazione e all'interno dei suoi programmi contenitore dedicati alla medicina, alla salute e al benessere (es. Elisir) – spazi (come la rubrica «Pillole di psicologia») rivolti a queste tematiche delicate e particolarmente importanti.
  La Direzione di Rai 3 – attraverso il suo palinsesto – garantirà anche nelle prossime settimane e nei prossimi mesi il giusto spazio al disagio mentale individuale e collettivo e al supporto conoscitivo e psicologico a tutte le forme di fragilità.
  Infine, si ritiene opportuno sottolineare che l'offerta editoriale complessiva della Rai è sempre stata improntata al massimo rispetto per le fasce più deboli della popolazione, come testimoniano anche le inchieste, i programmi di approfondimento e di servizio dedicati proprio a chi è più fragile e come testimoniato anche con l'impegno che negli anni il Servizio Pubblico ha messo in campo per illuminare nel giusto modo le diverse disabilità fisiche e mentali. E l'attuale pandemia ha reso ancor più necessario il compito del Servizio Pubblico di supportare i cittadini nella comprensione dei fenomeni psicologici ad essa legati.

   AIROLA, PAXIA, DI LAURO. – Al Presidente e all'Amministratore delegato RAI. – Per chiedere, premesso che:

   Recenti notizie stampa hanno rivelato che il giornalista Alessandro Giuli sarebbe legato a Rai da un contratto di esclusiva;

   tale tipologia di contratto è tradizionalmente riservata a personaggi – dello spettacolo e non – la cui immagine l'Azienda voglia legare a sé appunto in via Pag. 196esclusiva (tramutandoli pertanto in cosiddetti «volti Rai»), perché in possesso di requisiti minimi che dovrebbero essere noti, chiari, valutabili senza «interpretazione», come ad esempio: indubbia notorietà, rilevanza in ambito scientifico, letterario e artistico, precedenti consistenti esperienze di lavoro in particolare in Rai;

   infatti, i contratti di esclusiva (che di solito hanno un compenso minimo garantito alto che va corrisposto a prescindere dai risultati conseguiti e persino in assenza di impiego) dovrebbero essere riservati a personaggi che in considerazione del possesso dei predetti requisiti possano «garantire» a Rai un ritorno in termini di risultati, ascolti e immagine;

   nel caso di specie, il contratto di esclusiva sarebbe stato riconosciuto a Giuli come apice di un discutibile se non immotivato crescendo che lo ha visto come mero opinionista in alcuni programmi Rai ed ora come conduttore nel programma Seconda Linea, come noto, chiuso dopo appena due puntate con risultati di ascolto 1.9 per cento e 1,7 per cento tra i più bassi mai registrati dalla Rete Due.

  Considerato che:

   la clausola di esclusiva non ha come scopo quello di contrattualizzare la risorsa, bensì si propone di sottrarla alla concorrenza al fine di evitare fenomeni confusori a danno del marchio Rai, proteggere il valore di programmi Rai consolidati nell'audience, garantire la continuità di progetti editoriali seriali, tutte ipotesi che neppure lontanamente ricorrono nel caso in esame;

   il ricorso al contratto di esclusiva – in assenza dei presupposti summenzionati – concretizza una sicura ipotesi di danno alle casse aziendali in un periodo peraltro di grave difficoltà economica per l'emergenza pandemica in atto;

   infatti, è appena il caso di ricordare che l'Azienda Rai, con la sottoscrizione del contratto di servizio, ha assunto un preciso obbligo alla valorizzazione delle risorse interne attingendo alla capacità professionale di tutto il personale Rai, così che il ricorso a professionalità esterne dovrebbe essere del tutto residuale e ulteriormente residuale se non addirittura eccezionale, per via della certa onerosità, il ricorso a contratti di esclusiva.

  Tutto quanto premesso si chiede:

   se l'Azienda sia a conoscenza di quanto esposto in narrativa e quali strumenti e rimedi intenda porre in essere in relazione al contratto di esclusiva di cui sopra.

(288/1460)

  RISPOSTA. – In merito all'interrogazione in oggetto si forniscono i seguenti elementi informativi sulla base delle indicazioni della Direzione di Rai 2.
  Innanzi tutto, è opportuno ricordare che il contratto di esclusiva del signor Alessandro Giuli è stato formalizzato dalla precedente Direzione di Rete nel gennaio 2019 e che l'attuale Direzione di Rai 2 ha provveduto a rinnovarlo nel luglio scorso, avendo ravvisato nel collaboratore in questione requisiti affini alla propria linea editoriale.
  Rai 2 ha infatti valutato Alessandro Giuli come una delle voci più colte, eccentriche, uniche ed originali nel panorama intellettuale e informativo italiano, una voce indipendente, fuori dal «mainstream». Giuli sembra interpretare in maniera efficace le posizioni e il sentire di vasti strati della società italiana che fanno fatica a identificarsi con altre voci.
  Pertanto, la struttura Approfondimento Informativo della Rete sta attualmente lavorando alla ideazione di un programma di seconda serata, in onda dal prossimo febbraio, di cui Alessandro Giuli sarà conduttore e principale autore.
  Inoltre, è allo studio il programma di approfondimento informativo di prima serata in onda presumibilmente dal prossimo gennaio, in cui Giuli ricoprirà il ruolo di opinionista fisso.

   ANZALDI. – Al Presidente e all'Amministratore delegato della RAI. – Premesso che:

   Il 30 novembre 2018, pur avendo superato il limite di età pensionabile di 67 Pag. 197anni, Pierpaolo Cotone, che in precedenza aveva ricoperto l'incarico di direttore Affari legali e societari dell'azienda dal 2015, è stato nominato responsabile dello Staff del presidente del Cda Foa, con un contratto al massimo consentito dalla legge di 240 mila euro all'anno.

   L'assunzione di Cotone a capo dello Staff di Foa appare un aggiramento delle regole previste dalla legge Madia sui limiti a incarichi pubblici per pensionati.

   Il contratto a Cotone del 2018 aveva durata biennale e scadrà il 30 novembre 2020.

   In Rai figurano molti dirigenti in attesa di incarico o alle dirette dipendenze dell'amministratore delegato, in ogni caso senza una mansione adeguata alla propria qualifica, e la nomina di un pensionato in un ruolo apicale come la gestione dello Staff del Presidente ha privato uno di questi dirigenti di un possibile incarico, arrecando peraltro un danno economico all'azienda vista la moltiplicazione di spesa.

  Si chiede di sapere:

   In vista della scadenza il 30 novembre 2020 del contratto biennale al capo dello Staff del Presidente, Pierpaolo Cotone, se l'azienda non ritenga doveroso affidare l'incarico ad un dirigente interno, invece di ricorrere come accaduto in precedenza ad un oneroso contratto esterno, peraltro ad un ex dirigente in pensione.

   Se siano state avviate le procedure interne per l'individuazione del nuovo capo dello Staff del Presidente, ad esempio il Job posting o altre procedure di selezione, visto che il termine del contratto di Cotone era noto da tempo.

(289/1469)

  RISPOSTA. – In merito all'interrogazione in oggetto si forniscono i seguenti elementi informativi sulla base delle indicazioni della direzione Risorse umane.
  In via preliminare è opportuno rammentare che l'avv. Pierpaolo Cotone è stato assunto in Rai spa in data 1° dicembre 2015 con contratto dirigenziale triennale (dimettendosi a tale fine dal ruolo di Dirigente centrale e Segretario del Consiglio di amministrazione di una primaria banca italiana).
  Successivamente, per esigenze aziendali, in data 30 novembre 2018 tale contratto è stato prorogato per un biennio, con l'attribuzione dell'incarico di Direttore dello staff del Presidente fermo restando il tetto retributivo (significativamente inferiore a quanto determinato in sede di assunzione) in conseguenza della sopravvenuta legge n. 198 dell'ottobre 2016.
  Nell'approssimarsi della scadenza contrattuale ed in vista del termine della attuale consiliatura, si è prorogato – attraverso un autonomo contratto di breve durata con scadenza giugno 2021 – l'incarico di Direttore dello staff del Presidente, riducendo tuttavia ulteriormente la retribuzione annua lorda di quasi il 20 per cento (da corrispondersi in pro quota limitatamente ai mesi contrattuali) malgrado la riconosciuta qualità della prestazione resa, anche in tale ruolo.
  Si precisa a tale fine che la normativa richiamata nell'interrogazione non risulta conferente al caso di specie, poiché a differenza di quanto nella stessa presupposto, l'avv. Cotone non è in quiescenza, né ha presentato domanda si pensionamento.
  Attraverso quanto descritto si è garantito, per i residui pochi mesi contrattualmente previsti, da un lato, l'ottimale presidio di una funzione – per la quale non trova applicazione il ricorso alla procedura di job posting – che richiede professionalità, esperienza ed equilibrio nei rapporti interfunzionali; dall'altro, la significativa riduzione del costo originario.

   AIROLA. – Al Presidente e all'Amministratore delegato della RAI. – Per chiedere, premesso che:

   Recenti notizie stampa hanno rivelato che nel programma «Oggi è un altro giorno» di Rai1 figurerebbe come autore Andrea Di Carlo, che sarebbe anche proprietario e agente della ADC Management (Andrea Di Carlo Management) – nota agenzia di rappresentanza di artisti – o comunque professionalmente legato alla stessa;

Pag. 198

   all'interno del medesimo programma il signor Andrea Di Carlo si occuperebbe del casting della trasmissione nonché della scelta ospiti e molti artisti riconducibili all'ADC sarebbero stati proprio ospitati all'interno della produzione.

  Considerato che:

   il conflitto di interessi è vietato non solo dalla recente risoluzione sul conflitto artisti/agenti dello spettacolo ma anche sul piano generale dal Codice Etico Rai e dalla ampia normativa in tema di anticorruzione;

   eventuali responsabilità andrebbero accertate anche all'interno della Direzione Risorse Televisive competente per la redazione dei contratti di natura autorale;

   la vicenda descritta arreca sicuri danni economici e di immagine alla Rai tutta e potrebbe presentare profili di illiceità penale quanto meno ai sensi dell'art. 323 codice penale (abuso d'ufficio), circostanza che obbligherebbe i rappresentanti legali della Rai a depositare denuncia penale ai sensi dell'art. 331 c.p.p;

  Tutto quanto premesso si chiede

   se l'azienda sia a conoscenza di quanto esposto in narrativa e quali strumenti e rimedi, anche di natura legale, intenda porre in essere in relazione alla situazione descritta.

(290/1479)

   ANZALDI.- Al Presidente e all'Amministratore delegato della Rai. – Premesso che:

   Tra gli autori della trasmissione «Oggi è un altro giorno», in onda nel pomeriggio su Rai1, figura anche Andrea Di Carlo.

   Da notizie di stampa Di Carlo risulta essere un agente dello spettacolo, anche in qualità di titolare della società «Adc Management», e secondo un articolo pubblicato il 29 settembre 2020 sul sito «Notizieweblive.it» continuerebbe tuttora a svolgere questa funzione, ad esempio come agente dell'attore turco Can Yaman, ospite di diverse trasmissioni tv italiane.

   Secondo un articolo pubblicato il 10 novembre 2020 sul sito «Vigilanzatv.it», tra i clienti di Di Carlo e della società «Adc Management» figurerebbero molti artisti ospitati nelle ultime settimane alla trasmissione «Oggi è un altro giorno», come Asia Argento, Arisa, Paola Barale, solo per citare alcuni esempi riportati nell'articolo.

   Con tre anni di ritardo, dallo scorso settembre è entrato in vigore in Rai un regolamento che recepisce, almeno in parte, la Risoluzione approvata all'unanimità in commissione di Vigilanza Rai nel 2017 contro i conflitti di interessi di agenti, autori e conduttori, vietando intrecci tra le diverse mansioni che potrebbero creare situazioni di indebito privilegio e un aumento di spese per l'azienda, nonché impedimento alle scelte meritocratiche di ospiti e opinionisti.

  Si chiede di sapere:

   se l'azienda sia a conoscenza del rischio conflitto di interessi di Andrea Di Carlo, che da agente di artisti ora svolge la funzione di autore e quindi selezionatore di artisti da invitare nella trasmissione «Oggi è un altro giorno» su Rai1, anche alla luce dei tanti ospiti della trasmissione che sarebbero clienti della società «Adc Management» dello stesso Di Carlo;

   se il contratto a Di Carlo come autore di un programma Rai non configuri una violazione del regolamento contro i conflitti di interessi di agenti, autori e conduttori;

   quali provvedimenti l'azienda intenda prendere per eliminare i rischi di conflitti di interessi inerenti il contratto a Di Carlo e per punire gli eventuali responsabili di tale situazione, anche alla luce del danno economico e d'immagine subito dall'azienda.

(291/1471)

  RISPOSTA. – In merito alle interrogazioni in oggetto si forniscono i seguenti elementi informativi sulla base delle indicazioni della direzione di Rai 1.
  In via preliminare è opportuno rilevare che la Società ADC Management, di cui il Pag. 199sig. Andrea Di Carlo deteneva alcune quote, risulta essere stata posta in liquidazione, come da visura camerale, con cancellazione dal registro delle imprese di Roma in data 21.01.2019.
  Inoltre, in data 12.8.2020 il sig. Andrea Di Carlo ha ceduto l'intera sua quota del capitale sociale della società AD Management, pari al 40 per cento, al Sig. Fortunato Claudio, come si evince dall'atto notarile registrato a Roma nella stessa data presso il notaio Enzo Becchetti.
  Infine, per quanto concerne gli ospiti nel programma Oggi è un altro giorno, si informa che nessuno degli artisti intervenuti risulta avere alcun legame professionale con Andrea Di Carlo.

   FARAONE. – Al Presidente e all'Amministratore delegato della Rai. – Premesso che:

   in data odierna, 11 novembre 2020, come si apprende da diversi organi di stampa, il consiglio di amministrazione della Rai dovrebbe procedere a comunicare i nomi di 18 nuovi vicedirettori di rete;

   da quanto emerge dal bilancio consolidato intermedio del gruppo Rai relativo al primo semestre 2020, rispetto all'esercizio precedente, i ricavi sarebbero diminuiti di 120,5 milioni di euro (-8,8 per cento), in particolare per effetto della diminuzione di 52,3 milioni di euro nella riscossione dei canoni e di 49,1 milioni di euro negli introiti pubblicitari;

   a fronte della forte contrazione delle attività e del conseguente peggioramento dei conti Rai dovuto in larga parte all'emergenza epidemiologica da Covid-19, nei conti semestrali del gruppo non si registrano analoghe riduzioni dei costi relativi ai dirigenti con responsabilità strategica e dei componenti del consiglio di amministrazione delle società del gruppo Rai che, al contrario, registrano degli aumenti considerevoli rispetto al semestre precedente nelle voci relative ai benefici ai dipendenti (di oltre il 15 per cento) e costi per il personale (di oltre il 3 per cento).

  Considerato che:

   le conseguenze economiche dell'emergenza epidemiologica da Covid-19 stanno richiedendo gravi sacrifici a tutti gli operatori economici del nostro Paese, imponendo loro di improntare la propria gestione a rigidi criteri di economicità ed efficienza, i quali comportano inevitabilmente la riduzione delle voci di costo inerenti al personale dirigenziale di più alto livello e degli amministratori, in conformità alle più basilari logiche economiche di mercato volte a garantire un equilibrio di bilancio tra entrate e uscite;

   la Rai, piuttosto che avviare una spending review delle suddette voci di spesa e delle altre voci riducibili, sembrerebbe attendere il soccorso finanziario del Governo che, stando alle indiscrezioni sulla bozza di disegno di legge di bilancio non ancora depositata alla Camera in prima lettura, per far fronte alle suddette perdite della Rai, starebbe valutando di introdurre in legge di bilancio la restituzione alla Rai delle risorse (pari a circa 80 milioni di euro) prelevate dal canone Rai che il governo Renzi, con la legge di Bilancio 2015, decise di trattenere (nella misura del 5 per cento) e destinare più equamente alla riduzione delle tasse;

   nel caso in cui le suddette risorse destinate dal Governo non dovessero dimostrarsi sufficienti per fare fronte al fabbisogno finanziario della Rai, non sono da escludersi ulteriori interventi finanziari direttamente gravanti sui contribuenti ovvero indirettamente posti a carico della collettività.

  Si chiede di sapere:

   se gli interrogati non ritengano opportuno adottare iniziative volte a rendere noti pubblicamente i curricula, i criteri di selezioni adottati, i costi e gli ulteriori dati e informazioni relativi a ciascuna delle suddette nomine, nonché a verificare e comprovare che esse non configurino nessun danno economico per la Rai né presentino profili suscettibili di integrare danno erariale, e a dimostrarne, infine, la conformità alle norme e ai principi che regolano la parità di genere;

Pag. 200

   se e quali interventi il consiglio di amministrazione Rai intenda attuare per ridurre le voci di spesa relative all'alta dirigenza e agli stessi amministratori e, più in generale, per ridurre gli elevati costi che la Rai continua a sostenere a fronte dell'ingente calo nelle proprie entrate.

(292/1472)

  RISPOSTA. – In merito all'interrogazione in oggetto si forniscono i seguenti elementi informativi sulla base delle indicazioni della direzione Risorse Umane e Organizzazione.
  In via preliminare è opportuno rilevare che le recenti nomine oggetto di comunicazione nel corso dell'ultimo cda, relative a Rai 1 e a Rai 2, hanno riguardato di fatto solo 4 nuove posizioni da Vicedirettore, in un quadro di completamento di quelle già esistenti.
  Peraltro, l'incarico di Vicedirettore in ambito non giornalistico non prevede contrattualmente alcuna specifica indennità o incremento economico. Tale incarico ha piuttosto una funzione organizzativa di determinazione dell'ambito di attività e di conseguenti livelli di responsabilità. Quanto alla parità di genere, la componente femminile nel quadro complessivo dei Vicedirettori di Rai 1, Rai 2 e Rai 3 è rappresentata nella misura di 1/3.
  Per quanto concerne la numerosità delle posizioni manageriali, il numero dei dirigenti del Gruppo Rai nel suo insieme è progressivamente diminuito, passando dai 339 del 2018 ai 326 del 2019 fino ai 313 di novembre 2020; così come quello dei dirigenti della capogruppo Rai, che è sceso dai 279 del 2018 ai 251 di novembre 2020.
  In merito poi al presunto incremento della voce di bilancio «benefici ai dipendenti» relativa ai dirigenti definiti strategici sulla base del principio contabile internazionale IAS 24, occorre chiarire che tale voce si riferisce a obblighi contrattuali connessi alla cessazione del rapporto di lavoro, ovvero il TFR accantonato in azienda ante 2007 e la prestazione sostitutiva dell'indennità ex-fissa dei giornalisti. Tale voce non è dunque nella disponibilità aziendale e dipende dalla composizione dei dirigenti che ricadono alla data di riferimento nella nozione di strategici in base al predetto principio.
  Infine, con riguardo all'andamento dei costi aziendali si segnala che, nel corso del 2020, per far fronte all'ingente calo dei ricavi sia pubblicitari che da canone a causa della pandemia, la Rai è intervenuta con il massimo rigore sui costi del Gruppo per contenerli e migliorare la previsione del 2020. Particolare attenzione è stata posta al costo del lavoro che per il 2020 si collocherà su valori analoghi a quelli del 2018, con una riduzione del 3 per cento rispetto alla chiusura del 2019.

   MULÈ, CASCIELLO. – Al Presidente e all'Amministratore delegato della Rai. – Per sapere – premesso che:

   nel corso della puntata di domenica 15 novembre c.a. della trasmissione «Che tempo che fa», in onda su Rai 3, il conduttore Fabio Fazio ha intervistato il Presidente della Regione Campania, Vicenzo De Luca, senza alcun contraddittorio come invece imporrebbe il servizio pubblico;

   ad avviso degli interroganti, l'intervista appena citata ha assunto dei toni piuttosto imbarazzanti al punto tale che il Governatore De Luca ha avuto modo di sostenere liberamente e senza contraddittorio che la decisione assunta dal Governo di individuare la Campania come zona rossa abbia lasciato «delle zone d'ombra»;

   quanto appena riportato desta evidenti perplessità soprattutto in considerazione della situazione sanitaria della Regione Campania conclamata già da tempo;

   a ciò si aggiunga il fatto che i telespettatori hanno assistito ad una scena piuttosto surreale con la «benedizione» da parte del conduttore Fabio Fazio nei confronti del Governatore De Luca;

   non può passare inosservato il fatto che lo stesso Presidente della Regione Campania era stato già intervistato, sempre senza contraddittorio, dal conduttore Fabio Fazio nella puntata del 25 ottobre scorso;

   in quella occasione, in seguito ad una puntata memorabile del 25 ottobre che Pag. 201vide alternarsi tre esponenti del governo e della maggioranza infrangendo ogni regola del pluralismo, Forza Italia presentò un'interrogazione la cui risposta ha confermato la totale anarchia e confusione che regna sovrana a Viale Mazzini;

   appare dunque chiaro che la sovraesposizione degli esponenti politici appartenenti alla maggioranza nella trasmissione «Che tempo che fa» continui a generare un evidente squilibrio dell'informazione senza alcun rispetto dei principi del pluralismo, della completezza e della imparzialità dell'informazione;

   in tale contesto non solo si può tranquillamente opinare sull'applicazione delle regole minime di equilibrio dell'informazione, ma si deve certamente osservare che la già bistrattata deontologia della professione giornalistica, da parte di Fabio Fazio, si evidenzia e materializza plasticamente in merito alla scelta dei soggetti ospitati nella trasmissione da lui condotta;

   la Rai deve sempre garantire il rispetto da parte dei suoi giornalisti delle regole deontologiche del proprio ordine professionale, tanto più in un ambito così delicato quale è quello dell'informazione dei telespettatori che contribuiscono al mantenimento della Rai attraverso il pagamento del canone -:

   se i vertici Rai, alla luce di quanto riportato in premessa, non intendano chiarire quali siano i princìpi con cui vengono scelti gli ospiti della trasmissione «Che tempo che fa» e quali iniziative tempestive intendano adottare al fine di garantire il rispetto del pluralismo dell'informazione da parte della trasmissione citata.

(293/1477)

  RISPOSTA. – In merito alla interrogazione in oggetto si forniscono i seguenti elementi informativi sulla base delle indicazioni della direzione di Rai 3.
  In linea generale, si ritiene opportuno sottolineare che non vi è da parte dei responsabili del programma Che tempo che fo alcuna volontà di creare squilibrio dell'informazione e anzi l'obiettivo è, e rimane, quello di salvaguardare il pluralismo degli ospiti partecipanti, sia in studio che in collegamento, pur conservando quelle specificità del programma, anche sul registro dell'intrattenimento, che ne hanno sancito la popolarità tra il pubblico.
  Come già evidenziato, proprio nell'ottica di evitare la sovraesposizione di rappresentanti della maggioranza di governo, la redazione ha ripetutamente invitato alcuni esponenti di spicco dei partiti attualmente all'opposizione e, dopo la puntata dell'8 novembre, che ha visto come ospite in collegamento il Presidente Berlusconi, anche il Governatore della Regione Veneto Zaia ha partecipato al programma di recente.
  Infine, occorre ricordare che il format del programma non prevede un contraddittorio, bensì è basato sulle interviste di Fabio Fazio all'ospite di turno, come è stato per il Governatore della Regione Campania De Luca e per tutti gli altri interlocutori intervistati.

   MULÈ. – Al Presidente e all'Amministratore delegato della Rai.

   Lo scorso 9 novembre è andato in onda, durante la puntata di Report, il servizio «Cosa abbiamo sbagliato» in cui è stato ricostruito con dati e documenti inediti la catena di eventi ed errori che avrebbero contribuito alla diffusione del Covid-19;

   all'indomani della trasmissione del servizio appena citato, sul profilo Twitter del medesimo programma sono stati pubblicati diversi estratti del servizio; uno di questi è stato commentato da alcuni utenti con offese ed insulti molto gravi indirizzati ad uno dei soggetti protagonisti del servizio, dott. Luigi Cajazzo, direttore generale della Sanità e Capo dell'Unità di crisi della Regione Lombardia;

   taluni commenti, oltreché essere lesivi dell'onorabilità del soggetto cui sono riferiti, contengono frasi ingiuriose e calunniose potenzialmente perseguibili a norma di legge (a titolo di esempio: «assassino per negligenza, mediocrità e ignoranza»);

Pag. 202

   il Presidente della Commissione Vigilanza Rai, On. Alberto Barachini, ha già invitato una prima lettera del 7 maggio 2020 e una seconda dell'11 novembre 2020 ai vertici dell'Azienda pubblica al fine di prevedere che i profili social di testate e trasmissioni Rai siano gestiti da un moderatore che intervenga con immediatezza in caso di commenti offensivi e attacchi gratuiti da parte degli utenti nonché di dare piena ed effettiva attuazione all'atto di indirizzo approvato dalla Commissione parlamentare per l'indirizzo generale e la vigilanza dei servizi radiotelevisivi nella seduta del 9 ottobre 2019;

   nonostante le sollecitazioni di un organo parlamentare, quale la Commissione parlamentare per l'indirizzo generale e la vigilanza dei servizi radiotelevisivi, ad oggi, non risulta che sia stata fatta alcuna moderazione da parte dei soggetti amministratori della pagina «Report Rai 3» mentre la pagina Twitter del programma in questione si è trasformata in un vero e proprio «luogo» di insulti;

   appare quanto mai necessario e improcrastinabile un controllo rispetto ai commenti lasciati ai post pubblicati sui profili social dei programmi dell'Azienda pubblica evitando che episodi come quello appena citato non abbiano più a ripetersi.

  Si chiede di sapere:

   se i vertici Rai non intendano adottare le opportune iniziative al fine di rimuovere tempestivamente i commenti offensivi citati in premessa;

   se e quali iniziative intendano adottare affinché i profili social di testate e trasmissioni Rai siano gestite da un moderatore che intervenga con immediatezza in caso di commenti offensivi ed oltraggiosi da parte degli utenti dando seguito all'atto di indirizzo approvato dalla Commissione parlamentare per l'indirizzo generale e la vigilanza dei servizi radiotelevisivi nella seduta del 9 ottobre 2019.

(294/1481)

  RISPOSTA. – In merito all'interrogazione in oggetto si forniscono i seguenti elementi informativi sulla base delle indicazioni delle competenti strutture aziendali.
  In via preliminare si ritiene opportuno evidenziare che, in attuazione della risoluzione di codesta autorevole Commissione sui «Princìpi di indirizzo e linee guida sull'utilizzo dei social media da parte dei dipendenti e collaboratori della RAI», l'Azienda ha messo da subito in campo una serie di iniziative, alcune indirizzate in particolare ai giornalisti, altre a tutti i dipendenti. Lo scopo è far acquisire a tutti coloro che lavorano in Rai una maggiore consapevolezza e conoscenza nell'uso dei social media, così da utilizzare questo strumento di comunicazione nel modo più corretto possibile.
  In dettaglio, lo scorso luglio è stata lanciata la nuova collana di corsi di formazione online «Social Media», dedicata ai giornalisti Rai e finalizzata a fornire nozioni, aggiornamenti e conoscenze pratiche per acquisire o migliorare la padronanza nell'utilizzo delle principali piattaforme di comunicazione Social (Twitter, Facebook, lnstagram). È invece in fase di finalizzazione il corso «Principi di condotta per l'utilizzo dei presidi digitali», relativo alla formazione in tema di integrazione della «Policy» al Codice etico e destinato a tutti i dipendenti.
  È bene poi sottolineare che vi è stata un'immediata applicazione della suddetta Policy nei confronti dei dipendenti Rai e che questa ha portato anche a provvedimenti di natura disciplinare.
  Quanto alla moderazione dei commenti sui social, si tratta evidentemente di un tema molto complesso: la Rai, così come la Commissione di Vigilanza, è consapevole della opportunità di non lasciare che sui profili di testate e programmi del Servizio pubblico compaiano commenti che hanno rilevanza penale. D'altro canto, sia la numerosità dei commenti (calcolati in circa 10-15.000 al giorno), sia la delicatezza del ruolo – visto il dovere di garantire la libertà di espressione agli utenti – rendono il tema sensibile.
  Posto che ciascun soggetto offeso ha naturalmente il diritto, garantito dalla legge, di chiedere ai gestori delle piattaforme di oscurare espressioni offensive o diffamatorie, la Rai ha dal canto suo attivato tutti i sistemi e i filtri utili a ridurre la violenza verbale sui Pag. 203suoi oltre 600 profili e sta anche accingendosi ad acquistare nuovi software utili a rendere più civile il dibattito online.
  Il tema, come anticipato in una lettera del Presidente Rai e dell'Amministratore delegato Rai al Presidente Barachini, sarà comunque oggetto di un ulteriore specifico approfondimento in una delle prossime riunioni del Consiglio di amministrazione della Concessionaria di Servizio pubblico nel corso della quale saranno vagliate ed esaminate con attenzione le segnalazioni giunte dalla Commissione di Vigilanza.

   CAPITANIO, CAPARVI, BERGESIO, COIN, MACCANTI, SALTAMARTINI. – Al Presidente e all'Amministratore delegato della RAI.

  Tra il 10 e il 15 novembre 2020 il Tg1 ha realizzato e trasmesso alcuni servizi sul sistema sanitario della Regione Umbria, particolarmente critico nei confronti del sistema medesimo. In particolare:

   il primo servizio, andato in onda il 10 novembre durante l'edizione delle 20.30, presentava l'Ospedale di Perugia come una struttura al collasso. La troupe e il giornalista, una volta entrati nel pronto soccorso, con la scusa di voler fare un'intervista al commissario straordinario dell'Azienda Ospedaliera di Perugia, Marcello Giannico, hanno ripreso una barella con un solo paziente in attesa lungo il corridoio, donde la ricostruzione di un ospedale non in grado di accogliere più malati. Quel giorno in Umbria si è registrato il netto calo dei contagi (dai 700 giornalieri a meno di 500), eppure nel servizio si è scelto di affermare che «il contagio in Umbria non si ferma». Nel servizio sono state poi inserite frasi estrapolate da interviste raccolte lungo i corridoi, senza tuttavia l'intervista fatta al Commissario straordinario, affermando che sarebbe andata in onda il giorno dopo, cosa non accaduta, negando dunque la possibilità all'Azienda di esprimere la propria posizione;

   il 12 novembre, durante le edizioni delle 13.30 e delle 20.30, sono stati trasmessi due servizi (molto simili tra loro) in merito alla Residenza Sanitaria Assistita (R.S.A) «A. Seppilli» di Perugia e alla struttura che ospita anche servizi per minori. Qui il giornalista appare accompagnato sul luogo da due genitori critici nei riguardi della gestione della struttura. Da qui in poi la ricostruzione è più simile ad una fiction che non ad un servizio giornalistico. Si afferma, ad esempio, che può entrare chiunque senza controllo (mentre il giornalista sa bene che ha dovuto lasciare i documenti fingendo, tra l'altro, di dover entrare nella struttura per motivi diversi dal servizio giornalistico); si parla di percorsi COVID e non-COVID condivisi (cosa falsa e facilmente verificabile); si mostrano le scale affermando che in cima ad esse vi sia l'accesso nel reparto COVID (cosa non possibile essendoci percorsi specifici esterni e porte non apribili dall'interno); viene inquadrato un ascensore affermando che si può salire al piano COVID (anche qui falso, essendo quell'ascensore solo ad uso del personale munito di chiave e comunque trattasi di ascensore non-COVID). Il giornalista si è poi rifiutato di intervistare il Commissario della Usl 1, Gentili, o altre figure della direzione sanitaria – come proposto dall'Ufficio stampa della task force regionale –, affermando che non ne aveva bisogno. Nel servizio è, in fine, intervistata, con il volto blurrato, una operatrice della Rsa la quale rende informazioni su dimensioni del luogo, spogliatoi ecc., erronee e facilmente verificabili mediante un sopralluogo;

   il 15 novembre, durante l'edizione delle 20.30, è stato trasmesso un altro servizio imperniato sull'intervista di uno specializzando che affermava – senza prove – che si sono fatte scelte su chi portare in terapia intensiva e chi no, facendo riferimento a un caso specifico di un paziente di 87 anni che non sarebbe stato intubato. A quanto risulta agli interroganti, lo specializzando intervistato è un'attivista di sinistra, sempre in primo piano nelle manifestazioni contro l'amministrazione, che si è fatto portavoce più volte delle proteste degli specializzandi, incontrando anche il Presidente della Regione.

Pag. 204

   Vista la gravità dell'episodio riportato, che desta non poche perplessità rispetto all'attendibilità e alla qualità del servizio informativo reso dal principale telegiornale Rai, alla Società concessionaria si chiede:

    di fornire spiegazioni rispetto a quanto esposto in premessa;

    di garantire l'esercizio del diritto di replica alla regione Umbria;

    se e come intenda attivarsi, magari mediante un'indagine interna, al fine di verificare che il servizio non sia stato realizzato sulla base di segnalazioni e/o richieste unilaterali avanzate da esponenti politici regionali di opposizione;

    se, apprezzate le circostanze, non ritenga necessario adoperarsi affinché sia assicurata la qualità dei servizi informativi della Rai, sia pur nel rispetto della libertà editoriale, del diritto/dovere di cronaca e del pluralismo dell'informazione, affinché non siano prodotti contenuti parziali e non obiettivi.

(295/1482)

  RISPOSTA. – In merito all'interrogazione in oggetto si forniscono i seguenti elementi informativi sulla base delle indicazioni della direzione del Tg 1.
  In via preliminare è opportuno rilevare che la Testata ha adottato un modello di costruzione dei servizi sul tema della sanità simile in tutte le regioni in cui ha realizzato i contributi.
  Per quanto riguarda in particolare la Regione Umbria si evidenzia innanzi tutto che nel servizio dell'edizione delle 20.00 del 10 novembre 2020, è lo stesso primario del pronto soccorso dell'ospedale di Perugia, dott. Paolo De Grof, a dichiarare: «Se ne arriva un altro (paziente ndr) io non so dove metterlo, non ho lo spazio fisico, ho occupato tutte le stanze con i pazienti covid».
  Tale dichiarazione non si può certo definire una «intervista raccolta lungo i corridoi», dal momento che è stata rilasciata dal dirigente del pronto soccorso, soggetto più che titolato (e più che attendibile) a fornire informazioni circa l'andamento della situazione.
  Inoltre, nel servizio non è mai stata pronunciata la parola «collasso», ma solo enunciati i dati ufficiali dell'Agenas (Agenzia nazionale per i servizi sanitari), secondo cui il 60 per cento dei posti letto in terapia intensiva è occupato, a fronte di una soglia critica fissata al 30 per cento. Superata del doppio tale soglia, sono pertanto i numeri ad evidenziare la gravità della situazione in Umbria.
  E sono ancora i numeri a supportare l'affermazione «il contagio non si ferma», poiché nel bollettino disponibile il 10 novembre (dati riferiti quindi al 9) il numero dei nuovi contagi è pari a 485, 171 in più rispetto al giorno precedente.
  Infine, pur non essendo stata mandata in onda l'intervista al commissario straordinario Marcello Giannico, considerato il brevissimo lasso di tempo di durata del servizio, il confronto con lo stesso è stato molto proficuo e costruttivo e le sue dichiarazioni sono state tenute in debita considerazione nella realizzazione del contributo. Come noto, non tutto ciò che viene registrato viene poi trasmesso, per cui diventa fondamentale l'attività di sintesi del giornalismo d'inchiesta, che si pone come obiettivo riassumere in maniera veritiera le informazioni e le dichiarazioni raccolte.
  In merito ai servizi andati in onda nelle edizioni delle 13.30 e delle 20.00 del 12 novembre 2020, si ritiene opportuno fare alcune precisazioni. Innanzi tutto, al giornalista che ha realizzato i servizi non è stato richiesto alcun documento per entrare nella RSA «Seppilli». Inoltre, i genitori intervistati non sono «critici» nei confronti dei dirigenti della struttura (che infatti non citano), bensì preoccupati per la salute dei loro figli, bambini che seguono un percorso di riabilitazione in quello stesso edificio in cui vengono ricoverati pazienti Covid. Non vengono mai menzionati percorsi Covid e non Covid condivisi, ma si documenta con la telecamera la facilità con la quale si può arrivare all'ingresso dei pazienti Covid. Nel servizio si parla poi di «ascensori, bagni e scale» come «punti critici», raccogliendo un rilievo del sindacato pensionati, dal momento che al primo piano dell'edificio c'è una RSA, mentre ai piani superiori sono Pag. 205ricoverati pazienti Covid. Occorre poi sottolineare che non è stata rifiutata alcuna intervista, bensì alcuni confronti sono avvenuti più agevolmente raccogliendo dichiarazioni, come nel caso del commissario della Usl con cui è stata concordata telefonicamente la seguente dichiarazione da inserire nel testo: «Per il commissario della Usl non c'è alcun pericolo, ingressi e percorsi sono separati e sono stati stabiliti protocolli rigidi». Quanto al volto della lavoratrice, questo è stato oscurato per tutelare la persona ed evitare ogni tipo di possibile ritorsione.
  Infine, in merito al servizio del 15 novembre 2020, non rileva quali fossero le idee politiche del medico intervistato, dal momento che il suo contributo al servizio si è basato unicamente su due elementi: la sua esperienza all'interno della terapia intensiva in piena pandemia e la sua testimonianza circa il ruolo degli specializzandi all'interno dell'ospedale, essendo lui il portavoce degli specializzandi dell'Umbria.

   BRUNETTA, MULÈ – Al Presidente e all'Amministratore delegato della Rai. – Premesso che:

   durante la puntata del programma di approfondimento politico «Cartabianca», andata in onda lo scorso 17 novembre su Rai3, è stato trasmesso un servizio del giornalista Enrico Lucci che ha inseguito in modo ossessivo l'onorevole Renato Brunetta ponendogli domande piuttosto insensate sulla pandemia in corso;

   nonostante l'onorevole Renato Brunetta avesse cordialmente e reiteratamente declinato l'invito a rispondere alle domande formulate dal giornalista in modo spasmodico e sgarbato, è stato montato un servizio spiazzante e irridente accompagnato dalle note di una tarantella;

   come si evince dalle riprese della trasmissione il giornalista ha chiaramente teso un agguato al deputato e con le sue domande ossessive non pretendeva di avere delle risposte, come in una intervista programmata, ma l'obiettivo era soltanto quello di infastidire un rappresentante della Nazione;

   è inaccettabile che in un programma di approfondimento politico, peraltro condotto da una giornalista di lungo corso come Bianca Berlinguer, si accetti e si avalli questo tipo di servizio che esula dal giornalismo e da qualsiasi approfondimento di tipo politico essendo soltanto una mera provocazione;

   la vicenda appena riportata si pone, peraltro, in netto contrasto con quanto previsto dal Contratto di servizio 2018-2022;

   nello specifico, l'articolo 6 del citato Contratto stabilisce chiaramente che «la Rai è tenuta ad improntare la propria offerta informativa ai canoni di equilibrio, pluralismo, completezza, obiettività, imparzialità, indipendenza (...) e a garantire un rigoroso rispetto della deontologia professionale da parte dei giornalisti e degli operatori del servizio pubblico, i quali sono tenuti a coniugare il principio di libertà con quello di responsabilità, nel rispetto della dignità della persona, e ad assicurare un contraddittorio adeguato, effettivo e leale»;

   la Rai deve sempre garantire il rigore, la considerazione e il rispetto da parte dei suoi giornalisti delle regole deontologiche del proprio ordine professionale, tanto più in un ambito così delicato quale è quello dell'informazione dei cittadini, se non altro per il rispetto che si deve alla pluralità del pubblico televisivo e, nel caso specifico, dei telespettatori che contribuiscono al mantenimento della Rai attraverso il pagamento del canone -:

   se i vertici dell'Azienda pubblica ritengano che il servizio citato in premessa sia da considerarsi come una espressione del servizio pubblico Rai, o non debba piuttosto essere qualificato come lesivo dell'onore di un parlamentare della Repubblica italiana;

   quali iniziative tempestive intendano adottate al fine di garantire un rigoroso rispetto della deontologia professionale da parte dei giornalisti e degli operatori del servizio pubblico così come previsto dall'articolo 6 del Contratto di servizio 2018-2022.

(296/1484)

  RISPOSTA. – In relazione all'interrogazione in oggetto, riferita al servizio a firma di Pag. 206Enrico Lucci trasmesso lo scorso 17 novembre nel corso della puntata Cartabianca, si precisa quanto segue: in via preliminare è opportuno sottolineare che non è mai stato costume né intenzione di Cartabianca insultare nessuno nel corso dei suoi servizi, men che meno rappresentanti del Parlamento italiano. A questo proposito, il Direttore di Rai3 – Franco Di Mare – ha manifestato all'onorevole professor Renato Brunetta le reali intenzioni del programma e il rammarico per la percezione procurata.
  A testimonianza che non vi era alcun intento offensivo, si evidenzia come nel corso delle riprese non sia stata pronunciata alcuna parola lesiva. Il servizio nel suo complesso ha riportato una serie di testimonianze di politici dei vari schieramenti chiamati a rispondere sulle paure legate alla pandemia.
  La domanda rivolta all'on. Brunetta è stata reiterata – ed è rimasta senza risposta – perché l'on. Brunetta è riuscito abilmente a disinnescare l'insistenza di Lucci interrompendolo, ogni qualvolta tentava di riproporre il quesito, ripetendo molte volte, sempre e solo «buon lavoro, buon lavoro». Quanto trasmesso è dunque il risultato di una cronaca sull'incontro avvenuto, incontro che ha avuto luogo – come quelli con gli altri intervistati – a Piazza Montecitorio.
  Va poi rammentato che Enrico Lucci si contraddistingue da molti anni per uno stile assolutamente personale e anticonvenzionale di racconto e di approccio alla politica e di conseguenza agli attori della politica.
  In conclusione quanto accaduto è stato, in fondo, la rappresentazione tipica del rapporto tra giornalisti e rappresentanti parlamentari: il cronista ha il diritto/dovere di porre domande, il politico, naturalmente, quello di scegliere di non rispondere.

   PAXIA. – Al Presidente e all'Amministratore delegato della Rai. – Per sapere – premesso che:

   lo scorso venerdì 20 novembre è stato impedito l'accesso allo studio televisivo della trasmissione giornalistica della Rai «Titolo V» al senatore della Repubblica, nonché Presidente della Commissione parlamentare antimafia, Nicola Morra;

   La conduttrice della stessa trasmissione, poco dopo il suo inizio, ha annunciato che la mancata partecipazione del senatore era da ricondurre alle parole pronunciate dallo stesso nei riguardi della Presidente della Regione Jole Santelli, scomparsa qualche settimana fa;

   giova sottolineare che, per quanto le parole del senatore Morra siano state probabilmente infelici, l'azione posta in essere dalla Rai sembrerebbe violare ogni regola di par condicio, nonché i canoni di equilibrio, pluralismo, completezza, obiettività, imparzialità, indipendenza e apertura alle diverse formazioni politiche, che devono improntare l'offerta informativa della Rai;

   in una recente nota della Rai, peraltro, si legge che il Presidente Morra avrà altre possibilità di partecipazione alle trasmissioni della Rai -:

   chi ha preso la decisione di non far partecipare il Presidente Morra alla trasmissione «Titolo V» a cui era stato precedentemente invitato;

   quali iniziative i vertici della Rai intendano assumere affinché siano garantiti i principi sopraesposti.

(297/1488)

  RISPOSTA. – In merito all'interrogazione in oggetto si forniscono i seguenti elementi informativi sulla base delle indicazioni della direzione di Rai 3.
  In via preliminare si ritiene opportuno rilevare che la mancata partecipazione del senatore Morra alla puntata di Titolo V del 20 novembre è da ritenersi come semplice rinvio e non come cancellazione.
  Si è trattato di una decisione presa di concerto tra il Direttore di rete e l'Amministratore delegato alla luce di un dibattito sempre più animato e con toni accesi scaturito dalle dichiarazioni del Presidente Morra sulla defunta governatrice della Regione Calabria, Jole Santelli, dichiarazioni peraltro stigmatizzate dalla maggioranza della società civile e del mondo politico anche perché hanno interessato i malati oncologici.
  Pertanto, nell'ottica di non alimentare la polemica e con l'obiettivo di garantire equilibrio, Pag. 207 pluralismo, completezza, obiettività e imparzialità si è ritenuto opportuno rinviare ad altra data la presenza di Morra in trasmissione, dal momento che il suo intervento – concordato tre giorni prima della trasmissione e dunque prima delle dichiarazioni oggetto di polemica – doveva essere focalizzato sulla situazione legata alla difficoltà di trovare un commissario straordinario alla sanità in Calabria (dopo le dimissioni di tre incaricati) e non certo su un tema così delicato come quello dei malati oncologici.
  La scelta editoriale è stata dunque quella di non affrontare in trasmissione un argomento divenuto oggetto di accesa polemica nelle ultime ore prima della messa in onda senza le dovute garanzie di poter fornire un'informazione equilibrata, plurale e completa.
  Al senatore Morra è stata comunicata comunque la disponibilità di Rai3 di accoglierlo in altri contenitori e – in effetti – il Presidente della Commissione parlamentare antimafia è intervenuto il giorno 29 novembre in diretta a Mezz'ora in più, trasmissione di Lucia Annunziata.

   FORNARO. – Al Presidente e all'Amministratore delegato della Rai. – Premesso che:

   Nel novembre 2012, Gian Piero Amandola, allora inviato della redazione Rai di Torino, viene licenziato per aver pronunciato frasi irriguardose nei confronti dei napoletani nel corso di un servizio alla vigilia della partita Juventus-Napoli del 19 ottobre 2012.

   Il segretario della Stampa Subalpina, il sindacato dei giornalisti piemontesi, Stefano Tallia, definisce il provvedimento «sproporzionato». E, pur riconoscendo «la gravità dell'errore», si augura che nel contenzioso che si aprirà con la decisione di Amandola di impugnare il provvedimento si possa trovare «un accordo» in grado di «evitare una conclusione drammatica della vicenda».

   Il Cdr della Rai di Torino, al termine della assemblea di redazione, esprime «totale dissenso» in merito alla decisione dell'azienda. «Come rilevato dall'Ordine Nazionale dei Giornalisti, dalla Federazione Nazionale della Stampa e da innumerevoli quotidiani – scrive il Cdr in una nota – una battuta infelice, dalla quale i colleghi non hanno esitato a dissociarsi immediatamente, è stata giudicata meritevole della sanzione di massimo grado: il licenziamento. Una severità inaudita nella storia aziendale, inapplicata anche davanti a casi di ben maggiore gravità o che, addirittura, sono già sfociati in condanne penali. Per questi motivi, la redazione chiede all'Azienda di recedere da una decisione tanto drastica da diventare ingiusta».

   Il 22 ottobre 2013 il giudice delle indagini preliminari del Tribunale di Torino, Gianni Marchioni, emette una sentenza di assoluzione dalle accuse di razzismo, affermando che «Amandola si è calato in quel contesto, francamente becero, adottandone i modi ed il linguaggio, distinguendosene unicamente per l'ironia sottesa alla propria osservazione. Un'ironia che, a ben vedere, sottraeva alla frase ogni intenzione diffamatoria ed attribuiva agli intervistati tutta l'ottusità propria di chi ritiene che i napoletani, in quanto tali, puzzino. Non per nulla, Amandola ha aggiunto quel “con grande signorilità”, che altrimenti non avrebbe avuto senso.».

   Il 10 maggio 2013 presso il tribunale di Napoli si tiene l'udienza del processo intentato contro la Rai da alcuni cittadini napoletani, che chiedono all'azienda un rimborso perché considerano il servizio di Amandola «una offesa al popolo napoletano». In quella sede, l'avvocato della Rai difende l'operato di Amandola e afferma che «la frase pronunciata dal giornalista non costituisce una sua affermazione di pensiero, bensì è espressione di una normale tecnica giornalistica nel fare domande che essendo in linea con il pensiero dell'intervistato ne vogliono rimarcare il suo pensiero, cioè dell'intervistato. Su questa vicenda è stato montato un caso tanto inesistente quanto clamoroso (di cui quest'atto di citazione è testimonianza). Presi da sacro furore si è chiesta la testa del Pag. 208giornalista Amandola, provvisoriamente ottenendola.».

   Nel giugno 2016 il cda della Rai reintegra di fatto Gian Piero Amandola nell'azienda, con un contratto a termine depotenziato da redattore di prima nomina a Pescara. In seguito viene trasferito ad Aosta e poi torna a Torino. Tutt'ora Amandola risulta assunto con livelli di mansione e stipendio inferiori a quelli antecedenti il licenziamento.

  Si chiede di sapere:

   se, alla luce delle premesse, intendano intervenire per ripristinare al giornalista Gian Piero Amandola il livello retributivo e la mansione che gli erano riconosciute prima del licenziamento o, in via subordinata, per rivedere le condizioni di restituzione di una multa, comminata da AGCOM alla Rai per questa vicenda, il cui importo mensile è attualmente stabilito in 1/5 dello stipendio del giornalista.

(298/1489)

  RISPOSTA. – In merito all'interrogazione in oggetto si forniscono i seguenti elementi informativi sulla base delle indicazioni della direzione Risorse Umane e Organizzazione.
  In via preliminare si ritiene opportuno sottolineare che a seguito della vicenda che ha coinvolto il giornalista della TgR Piemonte Gian Piero Amandola, è stato irrogato nei confronti dello stesso un licenziamento disciplinare dichiarato legittimo dal giudice con sentenza emessa il 18.3.2014 dalla Corte di Appello di Torino, confermativa di quella del Tribunale del Lavoro di Torino, su cui si è formato il giudicato. Si evidenzia inoltre, a conferma della gravità dell'evento contestato al giornalista, che l'Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni ha proceduto a comminare alla Rai una sanzione pari a 50.000 (cinquantamila) euro (delibera 53/13/CONS) per la violazione dell'art. 35-bis del d.lgs. 31 luglio 2005, n. 177 e degli artt. 1, comma 2, 2, commi I e 2 e 3, commi 3 e 4, del Codice di Autoregolamentazione dell'informazione sportiva, integrata in conseguenza della condotta del sig. Gian Piero Amandola nel corso dell'intervista andata in onda il 20 ottobre 2012.
  Si ritiene inoltre utile ricordare che la Rai, pur non avendo alcun obbligo – in un quadro di chiusura complessiva della vicenda – è stata comunque disponibile ad utilizzare nuovamente il sig. Amandola, dapprima a termine e successivamente a tempo indeterminato. In base alla regolamentazione contrattuale di riferimento, l'interessato è attualmente inquadrato in qualità di redattore ed è impegnato presso la Tgr Piemonte, con retribuzione inferiore a quella precedente poiché allora Amandola aveva l'incarico di inviato e percepiva gli scatti legati alla anzianità.
  Infine, per quanto concerne la restituzione da parte del giornalista della multa comminata a Rai, si precisa che l'Azienda è tenuta ad effettuare le relative trattenute, potendosi in caso contrario configurare un danno erariale.

   CAPITANIO, BERGESIO, FUSCO, MACCANTI, MORELLI. – Al Presidente e all'Amministratore delegato della RAI.

   La quattordicesima edizione televisiva del concorso Sanremo Giovani si svolgerà a Sanremo il 17 dicembre 2020, con la conduzione di Amadeus. La serata finale è preceduta da cinque puntate dedicate alle semifinali, intitolate AmaSanremo e trasmesse su Rai 1 e Rai Radio 2 ogni giovedì sera dal 29 ottobre al 26 novembre 2020 dallo Studio B della Rai in Via Asiago a Roma.

   Tra i 961 candidati ne sono stati selezionati 61, dei quali solo 20 sono arrivati alle semifinali e sono i protagonisti del programma AmaSanremo. Di questi 20 artisti solo 10 arriveranno in finale; questi ultimi si sfideranno per aggiudicarsi i sei posti disponibili nella sezione Nuove Proposte del Festival di Sanremo 2021.

   Tra i 20 semifinalisti di AmaSanremo vi è anche un giovane cantante (Nova), il quale ha partecipato alla puntata del 19 novembre interpretando il brano intitolato «Giovani noi». In un servizio realizzato da Striscia la notizia e trasmesso nella puntata Pag. 209del 19 settembre su Canale 5 è stato dimostrato che il predetto brano del cantante Nova non sarebbe un inedito. L'arrangiamento del brano «Giovani noi», infatti, risulta identica a quella di un altro brano intitolato «Always Your Side (Sad Melody)», realizzato da un altro artista (Pille Dougats) e diffuso sulle piattaforme di streaming già nel maggio 2020. Il concorrente di AmaSanremo, dunque, avrebbe violato il regolamento del concorso Sanremo Giovani 2021, ed in particolare l'articolo 7 del predetto regolamento ai sensi e per gli effetti del quale si considera «nuova» la canzone «che, nell'insieme della sua composizione o nella sola parte musicale o nel solo testo letterario, non sia già stata fruita da un pubblico presente o lontano, o eseguita o interpretata in tutto o in parte dal vivo ovvero in versione registrata alla presenza di pubblico presente o lontano».

   Alla luce di quanto esposto in premessa, si chiedono chiarimenti alla Società Concessionaria, anche in relazione al regolare svolgimento della gara canora.

(299/1490)

  RISPOSTA. – In merito all'interrogazione in oggetto si forniscono i seguenti elementi informativi sulla base delle indicazioni della direzione di RAI 1.
  In via preliminare è opportuno rammentare che la quarta puntata di AmaSanremo, andata in onda lo scorso giovedì 19 novembre, ha visto partecipare come sempre quattro artisti giovani in gara: in questa occasione si è trattato di Hu, Avincola, Chico e Nova.
  Quest'ultimo era in gara con il brano «Giovani Noi», segnalato sul web poco prima della trasmissione come potenzialmente non conforme al regolamento di Sanremo Giovani, visto l'utilizzo al suo interno di una base musicale già edita. Nova, informato della segnalazione, era consapevole che – in caso di passaggio alla Finale – l'eventuale irregolarità del brano sarebbe stata valutata dal Direttore Artistico, dalla Commissione Musicale e dalla RAI.
  Il brano ha partecipato comunque alla gara prevista ed è stato regolarmente interpretato dall'artista, ma – essendosi qualificati per la finale di Sanremo Giovani gli artisti Hu ed Avincola – non è stata necessaria una valutazione ufficiale sulla regolarità del pezzo di Nova.
  In conclusione, nonostante la circostanza della regolare eliminazione dalla gara di Nova, si è ritenuto opportuno effettuare una perizia da parte degli esperti Consulenti Musicali RAI, i quali hanno stabilito che il semplice utilizzo in un brano di una traccia musicale già esistente, se abbinato a melodie, sonorità ed elementi di arrangiamenti nuovi, conferisca allo stesso la caratteristica di brano inedito, dunque conforme al Regolamento di Sanremo Giovani.

   MOLLICONE, GARNERO SANTANCHÈ. – Al Presidente e all'Amministratore delegato della Rai. – premesso che:

  Il presidente della Regione Marco Marsilio è finito al centro di un servizio trasmesso nella puntata di ieri sera della trasmissione di Rai 3 Report, sugli scandali che hanno coinvolto alcuni agenti della polizia municipale di Roma.

  Il servizio cita esplicitamente: «Come i favori ai politici, tra cui l'allora deputato Marco Marsilio, attuale presidente della Regione Abruzzo».

  Nel servizio di Daniele Autieri è stato citato un episodio del 2012, quando il nome di Marsilio emerse in una telefonata intercettata tra l'allora comandante generale del corpo di polizia municipale, Angelo Giuliani, arrestato nel 2014, e l'attuale Stefano Napoli. Come si ascolta nell'intercettazione, Giuliani chiede a Napoli di «sollecitare» una relazione dell'ufficio tecnico in merito a un intervento effettuato dai vigili in un edificio in ristrutturazione in via del Vantaggio, a Roma.

  Una conversazione che, dal punto di vista del giornalista autore del servizio, dimostrerebbe l'intreccio di favori della municipale;

  Marsilio ha spiegato che l'episodio, risalente a settembre 2011, quando era deputato, Pag. 210 riguarda un fabbricato in via del Vantaggio di proprietà della comunità ebraica, utilizzato per scopi sociali, da molto tempo in degrado e sostanziale disuso, che sin dal 2005 è oggetto di un Accordo di Programma con il sindaco Veltroni per la sua riqualificazione;

  Nel 2011 il locatore avvia i lavori di ristrutturazione, finiti al centro di eposti e segnalazioni al Comune, «che portano all'apertura di un'inchiesta per abusi edilizi, in particolare nella cantina trasformata in spa (da quel che mi consta, finita pressoché nel nulla, essendo l'albergo tuttora aperto)», spiega il presidente della Regione, che racconta poi di essere stato coinvolto da un residente della zona, che gli chiese, in virtù della sua posizione di parlamentare, di interessarsi delle opere ritenute irregolari;

  «Mi rivolgo quindi alla polizia municipale – ha dichiarato Marsilio – per avere documentazione utile a capire se la segnalazione è meritevole o no di attenzione. Questo 'accesso agli atti' va a rilento, sollecito più volte il comandante che, evidentemente in imbarazzo per il ritardo e la scarsa trasparenza degli uffici nel fornire quanto richiesto, chiama il comandante del I gruppo, Napoli, per ottenere una risposta, non sapendo più cosa dire alle insistenti richieste del sottoscritto tese a ottenere documenti chiusi in un cassetto per motivi poco chiari. Sarebbe questo – chiede – il 'favore' richiesto? L'aiuto che il comandante della polizia municipale fornisce al 'politico' di turno per chissà quali biechi interessi privati? Non ho fatto altro che esercitare il mio diritto/dovere di accedere agli atti, pretendere trasparenza e informazioni su una procedura pubblica sospetta di irregolarità e finisco nel calderone come se stessi abusando della mia funzione, secondo l'autore del servizio chiedendo e ottenendo favori per 'accelerare pratiche' di mio interesse»;

  L'inserimento, senza contradditorio e senza diritto di replica, di un'intercettazione in cui veniva citato dall'allora comandante dei vigili, incensurato, Giuliani il nome di un deputato della Repubblica che, nelle sue proprie funzioni istituzionali, ha sollecitato in senso di vigilanza una relazione dell'ufficio tecnico su un abuso edilizio su segnalazione di cittadini è una chiara violazione del principio di indipendenza che le trasmissioni del servizio pubblico devono avere, così come stabilito dal Contratto di Servizio.

  Molto preoccupante per il dibattito politico e per la nostra democrazia che una trasmissione del servizio pubblico mandi in onda un servizio come quello in cui viene citato il presidente Marsilio, con vere e proprie diffamazioni;

  La nota di Marsilio inviata a seguito del servizio è stata pubblicata sul sito RAI di Report ma non sui canali social della trasmissione;

   si chiede quali iniziative intenda adottare l'Azienda al fine di chiarire se il servizio non rappresenti una violazione del contratto di servizio per aver ignorato il principio di indipendenza, per quali ragioni sia stato citato il presidente Marsilio che ha svolto, nel pieno delle sue funzioni, un'attività di sindacato ispettivo, se l'Azienda non ritenga necessario ed urgente, al fine di evitare un possibile contenzioso giudiziario per l'Azienda, garantire una smentita televisiva nella stessa fascia oraria di messa in onda della trasmissione, se non ritenga necessaria la lettura della smentita inviata da Marco Marsilio nel corso della trasmissione, quali iniziative intenda adottare l'Azienda per chiarire come mai non sia stato garantito il contradditorio e se non ritenga necessario ed urgente chiarire come mai i giornalisti Rai possano rispondere pubblicamente ad esponenti istituzionali piuttosto che riferirsi all'ufficio stampa dell'azienda e ai canali istituzionali.

(300/1493)

  RISPOSTA. – In merito all'interrogazione in oggetto si forniscono i seguenti elementi informativi sulla base delle indicazioni della direzione di Rai 3.
  In via preliminare si ritiene opportuno sottolineare che l'intercettazione della quale Pag. 211ha trattato la puntata di Report in oggetto, avvenuta tra il comandante generale Angelo Giuliani e il comandante del I Gruppo Stefano Napoli che chiama in causa l'allora onorevole Marco Marsilio, risale all'11 settembre del 2011 ed è contenuta nel fascicolo di indagine aperto dalla Procura di Roma nei confronti del comandante Giuliani e confluito in un processo finito in prescrizione.
  Nel merito di questa intercettazione tra Giuliani e Napoli, l'interessamento dell'allora onorevole Marco Marsilio riguarda uno stabile di proprietà della «Casa di cura di riposo ebraica» (Crer) sul quale era in corso un massiccio intervento di ristrutturazione, che prevedeva l'apertura di un hotel. Rispetto a quegli interventi la procura di Roma ha aperto un'indagine configurando i reati di concorso in abuso edilizio, falso e violazione del testo unico sull'edilizia.
  Poiché tale intercettazione è giudicata essenziale dai magistrati, per esplicitare il rapporto tra i due comandanti, essa è quindi determinante anche ai fini giornalistici dell'inchiesta di Report, per dimostrare il ruolo che il comandante generale Napoli ha ricoperto nell'ambito delle indagini condotte dal Corpo di polizia locale di Roma e finite in procura con grande ritardo, indagini sulle quali è tutt'oggi aperto un processo presso il Tribunale di Roma che vede quattro vigili accusati di estorsione.
  Si ritiene opportuno rilevare che il servizio di Report chiama in causa anche Matteo Costantini, ex segretario della sezione storica del Pd di via dei Giubbonari poi passato all'Udc. Viene infatti riportato un secondo dialogo tra Giuliani e Napoli, nel quale il comandante generale gira al comandante territoriale una segnalazione arrivata proprio da Costantini.
  Per quanto concerne la natura della telefonata dell'on. Marsilio, non è possibile presentarla come funzionale a un esercizio di controllo o «sindacato ispettivo», come prerogativa dell'incarico parlamentare, poiché Marsilio, che all'epoca era deputato ed esterno all'amministrazione del Comune di Roma, avrebbe dovuto esercitare tale controllo attraverso atti formali e dunque tramite richiesta scritta, protocollata dai vari uffici, attività di cui non esiste traccia.
  Infine, in merito alla mancata precisazione sui social, si evidenzia come la precisazione del governatore Marsilio sia stata pubblicata sui social il 23 novembre alle 18.48, appena ricevuta la lettera da parte del suo ufficio stampa e in seguito anche ai colloqui intercorsi direttamente con l'interessato.
  Inoltre è pubblicata sul link riferibile alla puntata per consentire anche in futuro a chi la vedrà di essere informato sul punto di vista dell'on. Marsilio in merito alla vicenda.

Pag. 212

ALLEGATO 2

Proposta di risoluzione in materia di produzione culturale, trasmissione di prodotti indipendenti e sostegno allo sviluppo dell'industria nazionale dell'audiovisivo da parte della Rai presentata dal senatore Verducci, dalla senatrice Fedeli e dalla deputata Piccoli Nardelli.

  La Commissione parlamentare per l'indirizzo generale e la vigilanza dei servizi radiotelevisivi

   premesso che:

    l'articolo 1 della legge 14 aprile 1975, n. 103, e l'articolo 1 e 49, comma 12-ter, del decreto legislativo 31 luglio 2005, n. 177 (Testo unico dei servizi di media audiovisivi e radiofonici) attribuiscono alla Commissione funzioni di indirizzo generale e di vigilanza dei servizi pubblici radiotelevisivi;

    l'articolo 14 del Regolamento interno della Commissione stabilisce che essa esercita i poteri e le funzioni che le sono attribuiti dalla legge, adottando, quando occorra, risoluzioni contenenti direttive per la società concessionaria;

    l'articolo 45 comma 1 del decreto legislativo 31 luglio 2005, n. 177 (Testo unico dei servizi di media audiovisivi e radiofonici), prevede che il servizio pubblico generale radiotelevisivo è affidato in concessione a una società che lo svolge sulla base di un Contratto nazionale di servizio di durata triennale con il quale ne sono individuati diritti e obblighi; inoltre, al comma 2, lettera l), specifica che il servizio pubblico radiofonico, televisivo e multimediale comunque garantisce «la destinazione di una quota non inferiore al 15 per cento dei ricavi complessivi annui alla produzione di opere europee, ivi comprese quelle realizzate da produttori indipendenti»;

    l'articolo 2 comma 1, lettera p) del decreto legislativo 31 luglio 2005, n. 177 definisce «produttori indipendenti, gli operatori della comunicazione europei che svolgono attività di produzioni audiovisive e che non sono controllati da, ovvero collegati a, fornitori di servizi media audiovisivi soggetti alla giurisdizione italiana e, alternativamente: 1) per un periodo di tre anni non destinano più del 90 per cento della propria produzione ad un solo fornitore di servizi media audiovisivi; ovvero, 2) sono titolari di diritti secondari», così come modificato dal decreto legislativo 7 dicembre 2017, n. 204 (Riforma delle disposizioni legislative in materia di promozione delle opere europee e italiane da parte dei fornitori di servizi di media audiovisivi, a norma dell'articolo 34 della legge 14 novembre 2016, n. 220);

    l'articolo 17 della Direttiva 2010/13/UE del Parlamento Europeo e del Consiglio del 10 marzo 2010, relativa al coordinamento di determinate disposizioni legislative, regolamentari e amministrative degli Stati membri concernenti la fornitura di servizi di media audiovisivi (direttiva sui servizi di media audiovisivi), dispone che «gli Stati membri, ogniqualvolta sia possibile e ricorrendo ai mezzi appropriati, provvedono a che le emittenti riservino alle opere europee realizzate da produttori indipendenti dalle emittenti stesse il 10 per cento almeno del loro tempo di trasmissione – escluso il tempo assegnato a notiziari, manifestazioni sportive, giochi, pubblicità, servizi di teletext e televendite – oppure, a scelta dello Stato membro, il 10 per cento almeno del loro bilancio destinato alla programmazione. Tenuto conto delle responsabilità delle emittenti verso il loro pubblico in fatto di informazione, educazione, cultura e svago, questa percentuale dovrebbe essere raggiunta gradualmente secondo criteri appropriati. Essa deve essere raggiunta assegnando una quota adeguata ad opere recenti, vale a dire quelle diffuse entro un termine di cinque anni dalla loro produzione»;

    il Contratto di servizio Rai 2018-2022 impegna l'Azienda a sostenere il mercato Pag. 213 delle produzioni indipendenti, in particolare: l'articolo 2, comma 2, lett. b) dispone alla Rai di articolare la propria offerta con l'obiettivo di definire, per quanto concerne il sistema audiovisivo, «interventi in grado di valorizzare il sistema culturale, creativo e dei talenti e supportare la crescita dell'industria audiovisiva sotto il profilo sia qualitativo sia quantitativo, anche nella prospettiva di una sua maggiore proiezione internazionale»; più specificamente, l'articolo 7, dedicato all'Industria dell'audiovisivo, conferma alla Rai il compito di valorizzare «le capacità produttive, imprenditoriali e culturali del Paese al fine di favorire lo sviluppo e la crescita del sistema di produzioni audiovisive indipendenti, italiane ed europee, promuovendone l'efficienza e il pluralismo, nonché la ricerca di nuovi modelli produttivi e di nuovi linguaggi anche multimediali» (comma 1), assicurando «un adeguato sostegno allo sviluppo dell'industria nazionale dell'audiovisivo, anche con riferimento alla produzione di documentari e di film di animazione, mediante l'acquisizione o la co-produzione, nel quadro di procedure trasparenti, di prodotti di alta qualità, realizzati da o con imprese anche indipendenti che abbiano stabile rappresentanza in Italia, per una loro valorizzazione nei mercati esteri» (comma 2);

    il Contratto di servizio Rai 2018-2022, nell'ambito degli obblighi per l'attuazione della missione, all'articolo 25, comma 1, lettera f) «Industria dell'audiovisivo», vincola la Rai a «rispettare le disposizioni in materia di promozione (programmazione e investimento) delle opere europee e italiane da parte dei fornitori di servizi di media audiovisivi, come stabilite dalla normativa vigente»;

   tenuto conto che:

    l'Unione europea riconosce importanza fondamentale all'attività di sostegno nazionale alle produzioni cinematografiche e audiovisive, promosse da tutti gli Stati europei con differenti misure applicate in particolare alle fasi di creazione e produzione, con l'obiettivo di garantire l'espressione della cultura e del potenziale creativo degli Stati membri, in grado di generare sviluppo e consolidamento economico nel settore audiovisivo;

    nell'ambito di tale sostegno, lo Stato può intervenire nelle dinamiche di mercato per sostenere le industrie cinematografiche, che per le loro caratteristiche non sopravvivrebbero da sole e la cui esistenza è essenziale allo sviluppo culturale e sociale di ogni comunità, al fine di garantire diversità e pluralismo;

    la figura del produttore indipendente, sostenuta nel perimetro dell'Eccezione e della Diversità culturale, può rappresentare un contributo originale, innovativo e autonomo a favore del concessionario del servizio pubblico radiotelevisivo, il quale necessita di un rafforzamento delle proprie funzioni di player culturale, sia sul piano nazionale sia internazionale, innescando una positiva competizione con gli altri Over the Top (OTT) del mercato globale, sia nella produzione di contenuti sia nella capacità di stimolare merito e concorrenza, ovvero diversità culturali e produzioni indipendenti,

impegna il Consiglio di Amministrazione della RAI

a provvedere alla definizione di spazi dedicati, in tutti i canali generalisti e specializzati, radiofonici, televisivi e multimediali, alla promozione dei giovani talenti e delle produzioni indipendenti italiane (ferme restando le co-produzioni internazionali quale strumento di diffusione dei prodotti e di potenziamento della capacità produttiva dell'audiovisivo italiani sui mercati esteri), ovvero alla programmazione di quote trasmissive obbligatorie per la musica italiana, per l'audiovisivo italiano, per lo spettacolo dal vivo italiano, per l'arte italiana, in particolare dei talenti emergenti, costruendo spazi di trasmissione competitivi a partire dalla capacità dei contenuti di poter fare la differenza.