CAMERA DEI DEPUTATI
Martedì 27 ottobre 2020
459.
XVIII LEGISLATURA
BOLLETTINO
DELLE GIUNTE E DELLE COMMISSIONI PARLAMENTARI
Commissioni Riunite (III e IV)
ALLEGATO
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ALLEGATO 1

Sulla Conferenza interparlamentare sulla Politica estera e di sicurezza comune (PESC) e sulla Politica di sicurezza e di difesa comune (PSDC), svolta in videoconferenza da Berlino il 4 settembre 2020.

COMUNICAZIONI DEL PRESIDENTE

  Il 4 settembre 2020 si è svolta, in videoconferenza da Berlino, la riunione della Conferenza interparlamentare sulla politica estera e di sicurezza comune (PESC) e sulla politica di sicurezza e difesa comune (PSDC), organizzata dalla Presidenza tedesca di turno del Consiglio dell'UE.
  Alla Conferenza ha partecipato una delegazione del Parlamento italiano composta dai deputati Piero Fassino (Presidente della III Commissione Affari esteri e comunitari), Gianluca Rizzo (Presidente della IV Commissione Difesa) e Andrea Orsini (membro della III Commissione) e dalla senatrice Roberta Pinotti (Presidente della 4ª Commissione Difesa).

  Riunione dei Parlamenti del Sud

  A margine della Conferenza, si è svolta la consueta riunione dei rappresentanti dei Parlamenti del Sud. Oltre alla delegazione italiana, che ha presieduto la riunione, erano presenti rappresentanti dei Parlamenti dei seguenti Paesi: Cipro, Francia, Grecia, Portogallo, Spagna.
  La delegazione italiana ha proposto di incentrare la riunione sui seguenti temi: le recenti tensioni nel Mediterraneo orientale; gli ultimi sviluppi della crisi libica; il Medio Oriente, con particolare riferimento alla situazione in Siria e in Libano; l'instabilità nella regione del Sahel, soprattutto a seguito del colpo di Stato in Mali.
  Nel corso del dibattito è emersa unanime preoccupazione per i rischi di una escalation nel Mediterraneo orientale, determinata dalle azioni aggressive della Turchia nei confronti di Cipro e della Grecia: i partecipanti hanno convenuto sull'opportunità che, in vista del Consiglio europeo del 24-25 settembre, vengano assunte le necessarie azioni diplomatiche (il rappresentante greco non ha escluso l'adozione di sanzioni) per indurre il Governo di Ankara a più miti consigli e ristabilire il primato del diritto internazionale in materia di rispetto della sovranità territoriale e marittima dei due Stati membri dell'UE.
  Con riferimento alle principali aree di crisi di crisi (Libia, Libano e Sahel), tutti i partecipanti hanno convenuto sull'opportunità che l'UE agisca con una voce unica, evitando le prese di posizione unilaterali e affrontando con spirito di collaborazione gli effetti indotti dalla crescente instabilità, a partire dall'incremento dei flussi migratori.
  Nel suo intervento il Presidente Fassino ha sottolineato che l'intera area del Mediterraneo allargato – dallo stretto di Hormuz a Gibilterra – è attraversata da tensioni, che generano instabilità e dunque insicurezza, le cui conseguenze investono inevitabilmente l'Europa, dato che il Mediterraneo non è un confine fisico. Pertanto, a suo avviso è necessario che l'UE assuma una iniziativa politica forte e coesa che miri, in primo luogo, a promuovere negoziati per trovare le soluzioni politiche ai conflitti in corso (Libia e Siria). Riguardo alla strategia egemonica di Erdoğan – nel Mediterraneo orientale e non solo – ha sottolineato l'importanza della mediazione diplomatica avviata dal Segretario Generale della NATO, Stoltenberg, volta ad evitare un ulteriore avvitamento della crisi tra Turchia e Grecia. Ha altresì richiamato l'esigenza di una più strutturata risposta europea al problema migratorio che, aggravato dall'instabilità nel Sahel e nel Corno d'Africa, investe in primis la Libia, ma anche altri Paesi della sponda sud del Mediterraneo: a suo avviso, partendo dai contenuti Pag. 14 dell'accordo di La Valletta, occorre gettare le basi per l'introduzione di un meccanismo vincolante di distribuzione dei migranti e dare nuovo slancio alla riforma del diritto comune d'asilo.
  Sul piano operativo ha proposto – trovando il pieno assenso degli altri partecipanti – la redazione, a cura della delegazione italiana, di uno statement che sintetizzi i punti di convergenza tra i Paesi del gruppo del Sud: tale dichiarazione, da concordare nelle prossime settimane, potrebbe poi essere sottoposta all'attenzione dell'Alto Rappresentante Borrell e della stessa Presidente von der Leyen, come base di partenza per promuovere il dibattito in sede europea e sviluppare ulteriori convergenze.

  Sessione I: Dibattito con Josep Borrell i Fontelles

  La sessione plenaria della Conferenza si è aperta con l'intervento del Presidente del Bundestag, Wolfgang Schäuble, che ha evidenziato la necessità di un'azione più incisiva dell'UE su scala globale, guidata dai valori fondanti dell'Unione: solidarietà, Stato di diritto, progresso sociale e tutela dei diritti fondamentali. Su questa base, ha auspicato che l'UE si schieri senza riserve al fianco dei movimenti pacifici di protesta della Bielorussia e di Hong Kong; che si adoperi per la definitiva stabilizzazione ed il rilancio economico dei Balcani occidentali, che dialoghi con spirito costruttivo con la Russia, sollecitandola a rispettare del diritto internazionale e la sovranità dei Paesi vicini.
  Ha altresì ricordato che, a trent'anni dalla firma del Trattato di Maastricht che ha introdotto il pilastro della Politica estera e di sicurezza comune, nonostante gli inconfutabili progressi rappresentati dalla istituzione del Fondo europeo di difesa e dall'avvio dei progetti di cooperazione strutturata permanente (PESCO), l'Europa fatica a trovare posizioni unitarie e coerenti sui grandi temi di politica internazionale: a suo avviso, si tratta di un deficit di credibilità e autorevolezza che rischia di marginalizzare l'Europa nella fase attuale, caratterizzata dal crescente antagonismo tra Stati Uniti e Cina. Al riguardo, ha sottolineato la necessità di evitare posizioni equidistanti e ambigue: l'UE deve ribadire con forza l'appartenenza al campo occidentale e l'alleanza con gli USA, cui ci lega un patrimonio condiviso di valori, anche impegnandosi ad aumentare i relativi oneri, e dunque le spese connesse alla difesa.
  Ha quindi invitato i Parlamenti nazionali, nella loro funzione di indirizzo e controllo, ad impegnare i rispettivi Governi del processo di riforma dei meccanismi decisionali in ambito PESC/PSDC finalizzato a sostituire il principio di unanimità con il voto a maggioranza qualificata. In questo contesto, tenuto conto che – secondo i sondaggi dell'Eurobarometro – la maggioranza dei cittadini europei è favorevole ad una politica estera comune, ha evocato la possibilità di avviare forme di cooperazione strutturata tra i Paesi più volenterosi.

  Nell'altro intervento introduttivo, il Presidente della Commissione affari esteri del Parlamento europeo, David McAllister, ha evidenziato che l'azione esterna dell'Unione deve tutelare e promuovere il multilateralismo, seriamente minacciato dalla crescente conflittualità tra i grandi player globali. Ha altresì enunciato le priorità dell'agenda di politica estera del Parlamento europeo: la Bielorussia, i rapporti con Mosca, anche a seguito della drammatica vicenda di Navalny; le pericolose tensioni nel Mediterraneo orientale; la definizione delle future relazioni con il Regno Unito a seguito della Brexit.

  La relazione introduttiva della sessione in titolo è stata affidata all'Alto Rappresentante per gli affari esteri e la politica di sicurezza, Josep Borrell, e si è focalizzata sui seguenti temi:

   Bielorussia: Borrell ha ribadito che l'UE non riconosce i risultati delle elezioni presidenziale del 9 agosto scorso, giudicate «non libere e non eque», pertanto il Presidente in carica, Lukashenko, è da ritenersi illegittimo; ha stigmatizzato la violenta repressione del regime ai danni dei protestanti pacifici, sottolineando che le Istituzioni dell'UE sono al fianco della società Pag. 15 civile per ripristinare lo stato di diritto, punire i colpevoli delle violenze e difendere l'integrità e la sovranità della Bielorussia;

   Russia: l'Alto rappresentante ha confermato di aver chiesto, a nome dell'UE, al Primo Ministro russo Mišustin di far piena luce sul tentativo di avvelenamento dell'esponente dell'opposizione Aleksej Navalny; il recente incontro con il Ministro degli esteri russo, Lavrov, è stata invece l'occasione per ribadire il comune impegno a dare attuazione all'accordo sul nucleare iraniano (Joint Comprehensive Plan of Action, JCPOA) e per richiamare il partner russo al rispetto degli accordi di Minsk;

   Turchia: Borrell, ricordando che i negoziati di adesione sono, di fatto, congelati, ha espresso profonda preoccupazione per le crescenti tensioni nel Mediterraneo orientale. L'atteggiamento aggressivo della leadership turca appare incompatibile con i valori fondanti dell'UE, che pure sono condivisi dalla maggioranza dell'opinione pubblica turca. Borrell ha auspicato una maggiore apertura al dialogo da parte di Ankara, senza escludere l'ipotesi di adottare misure sanzionatorie, ed ha espresso rammarico per il fatto che la mediazione tra Turchia e Cipro avvenga in sede NATO anziché in sede UE;

   Medio Oriente: l'Alto Rappresentante ha espresso sollievo per la scelta del Governo israeliano di non dare seguito – per il momento – all'annessione unilaterale di alcuni Territori della Cisgiordania: il recente accordo di pace con gli Emirati Arabi Uniti (cd. «accordo di Abramo») potrebbe dischiudere nuove prospettive di stabilizzazione dell'intera regione mediorientale, in cui l'Unione è chiamata a svolgere un ruolo più incisivo e coerente;

   Cooperazione in materia di difesa: ricordando le 36 missioni comuni, con un dispiegamento di 5 mila persone su tre continenti, Borrell ha segnalato che è in via di definizione la cd. «Bussola strategica» (Strategic Compass), che mira a definire gli obiettivi di difesa e sicurezza e identificare le minacce comuni.

  Nel corso del dibattito gli interventi dei rappresentanti dei Parlamenti nazionali e del Parlamento europeo hanno evidenziato una sostanziale convergenza sugli orientamenti e le priorità indicati dall'Alto Rappresentante. Alcuni parlamentari hanno evocato la possibilità di introdurre sanzioni economiche nei confronti della Bielorussia, altri si sono soffermati sulle prospettive dell'allargamento e sulla congruità delle risorse del bilancio UE nel settore della difesa e dell'azione estera.
  In particolare, il Presidente Fassino ha evidenziato l'esigenza di schierarsi al fianco della società civile bielorussa, che sta dimostrando grande determinazione nella rivendicazione dei propri diritti e libertà fondamentali, senza mai ricorrere a metodi violenti: tale approccio rende questa vicenda assai diversa da quella ucraina, che si è da subito contraddistinta per una profonda ostilità nei confronti della Russia. A suo avviso, il dialogo con Mosca è cruciale, e a tal fine occorre evitare che il sostegno all'opposizione bielorussa venga percepito come avversione nei riguardi della Russia: al riguardo, ricorda che l'allargamento del 2004 ai Paesi dell'Europa centro-orientale fu contestualmente accompagnato dalla stipula dell'accordo di partenariato UE-Russia. Rispetto allo scenario mediorientale, ha auspicato un ruolo più incisivo dell'Unione nella questione israelo-palestinese: a suo avviso, i palestinesi si sono arroccati in un perentorio ma sterile rifiuto dell'«accordo di Abramo», e l'UE dovrebbe sollecitarli ad assumere un approccio più costruttivo.
  La Presidente Pinotti, da parte sua, ha ricordato che la stabilizzazione della Libia costituisce una sfida per tutta l'Europa, come pure la gestione condivisa dei flussi migratori, per la quale sarebbe opportuno elaborare risposte comuni fondate sullo spirito di solidarietà che ha ispirato l'accordo di La Valletta e le misure per affrontare le conseguenze della pandemia.

  In sede di replica, l'Alto Rappresentante Borrell, ha in primo luogo sottolineato che il principio di unanimità vigente in ambito PESC spesso gli impedisce di esprimersi con tempestività e autorevolezza sulle questioni Pag. 16 di politica estera, Inoltre, segnalando di aver appena presentato al Consiglio dell'UE una proposta di decisione per sanzionare una trentina di esponenti del regime di Lukashenko, ha espresso riserve sull'opportunità di introdurre sanzioni economiche nei confronti della Bielorussia, che finirebbero per gravare sulla popolazione civile. Ha inoltre ricordato che, finora, solo uno Stato membro ha riconosciuto la candidata dell'opposizione, Svetlana Tikhanovskaya, come Presidente legittimo: sarebbe auspicabile che in sede di Consiglio europeo maturasse una posizione comune su questo tema, ferma restando la possibilità di ripetere le elezioni con la presenza di osservatori dell'OSCE.
  Riguardo all'accordo sul nucleare iraniano, ha ribadito l'impegno dell'UE a mantenerlo in vigore, nonostante la pesante defezione degli USA.
  Ha, altresì, sottolineato la rilevanza della missione IRINI per il controllo dell'embargo di armi alla Libia, segnalando che spetta agli Stati membri mettere a disposizione le risorse umane e materiali – navi ed aerei – per garantirne l'efficacia, sulla base del mandato approvato dal Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite.
  Borrell ha, infine, concordato su due questioni poste dalla delegazione italiana: l'opportunità di esercitare pressioni sulla leadership palestinese perché torni al tavolo negoziale con Israele, e l'esigenza di supportare l'opposizione bielorussa senza compromettere il dialogo con Mosca.

  Sessione II: Percorsi verso un'Unione europea della difesa – Riallineamento strategico della politica di sicurezza e difesa dell'UE

  La relazione introduttiva della sessione in titolo è stata affidata alla dottoressa Ronja Kempin, Senior Fellow presso il German Institute for International and Security Affairs, che ha illustrato i significativi progressi realizzati negli ultimi anni dall'Unione europea nel settore della difesa: dall'avvio delle cooperazioni strutturate permanenti (PESCO), a cui partecipano 25 Stati membri su 27 (tutti tranne Danimarca e Malta) all'istituzione del Fondo europeo per la difesa, che sarà operativo a partire dal 2021, con il nuovo Quadro finanziario pluriennale dell'Unione (QFP) e dovrebbe consentire economie di scala nella ricerca e nella fase di sviluppo industriale attraverso il sostegno a progetti collaborativi. A fronte di questi risultati si continua però a registrare una certa ritrosia degli Stati membri a cedere quote della propria sovranità in materia di difesa, come dimostra la recente vicenda dell'operazione IRINI, con taluni Paesi membri riluttanti a concedere navi e aerei, essenziali per il buon esito della missione.
  La relatrice ha evidenziato che stenta a decollare la cooperazione nella progettazione e produzione di materiali d'armamento: tuttora, l'80 per cento degli approvvigionamenti sono prodotti a livello nazionale. In questo ambito potrebbe risultare decisiva la piena operatività del Fondo europeo per la difesa: al riguardo, ha tuttavia segnalato il significativo decremento delle risorse messe a disposizione dal bilancio europeo, dal momento che, a seguito dell'accordo raggiunto dal Consiglio europeo sul prossimo QFP, tale Fondo dovrebbe avere una dotazione di circa 7 miliardi di euro, a fronte dei 13 miliardi proposti dalla Commissione.
  Ha inoltre evocato la Strategic Compass, sottolineando che l'elaborazione di una strategia europea che individui sfide comuni e strumenti mezzi per affrontarle costituisce un tipico esempio di valore aggiunto europeo, dal momento che consente di ridurre i costi e massimizzare i risultati.
  La dottoressa Kempin ha quindi prospettato tre iniziative per rafforzare la cooperazione in materia di sicurezza e difesa: la creazione di un Consiglio permanente dei Ministri della Difesa dell'UE, presieduto dall'Alto Rappresentante; in questo contesto, i Parlamenti nazionali manterrebbero comunque un ruolo di indirizzo e controllo sull'operato dei rispettivi Governi; l'applicazione di quanto previsto dall'articolo 44 del Trattato sull'Unione europea, che consente la realizzazione di una missione a un gruppo di Stati membri che lo desiderano e dispongono delle capacità necessarie per attuarla; il rafforzamento del ruolo della Pag. 17Commissione europea, attribuendogli la facoltà di creare un mercato comune europeo degli armamenti.

  Successivamente, è intervenuto Charles Fries, vicesegretario generale per la politica di sicurezza e di difesa comune del Servizio europeo per l'azione esterna (SEAE), che ha sottolineato la rilevanza dello Strumento europeo per la pace (European Peace Facility), un nuovo fondo al di fuori del bilancio pluriennale dell'Unione europea, del valore di 5 miliardi di euro, che consentirà il finanziamento di azioni operative che rientrano nell'ambito della politica estera e di sicurezza comune e hanno implicazioni militari o di difesa, nonché il finanziamento delle operazioni di pace condotte dai partner dell'UE. Ha, inoltre, ricordato che allo stato attuale sono in corso di svolgimento 11 operazioni civili e 6 militari sotto l'egida dell'UE, con il dispiegamento complessivo di 4.500 persone.

  In sede di dibattito è emerso un sostanziale consenso sulla opportunità di garantire una efficace attuazione delle forme di cooperazione già avviate in materia di difesa, a partire dalle cooperazioni strutturate permanenti e dal Fondo europeo, stanziando congrue risorse finanziarie e valutando con attenzione le modalità di integrazione e complementarietà con le operazioni NATO.
  Si è altresì evidenziata l'esigenza, in sede di elaborazione della «bussola strategica», di tener conto delle sfide emergenti alla sicurezza, quali le minacce ibride e il cyber-terrorismo. È stato sottolineato che i Parlamenti possono svolgere un ruolo essenziale nella formazione e nel consolidamento, presso l'opinione pubblica, di una «cultura condivisa della difesa europea», che sappia declinare concretamente la clausola di solidarietà contenuta nell'articolo 42, paragrafo 7 del Trattato sull'Unione europea.
  La Presidente Pinotti, da parte sua, ha sottolineato che «lavorare per una politica di difesa comune significa lavorare alla costruzione di un pezzo dell'identità europea.» A suo avviso, se si ritiene che i progressi in questo settore siano stati limitati, occorre porsi obiettivi più ambiziosi, anche valutando la possibilità di armonizzare le legislazioni nazionali in materia di sicurezza e difesa: al riguardo, ha evidenziato che si tratta di un lavoro complesso, che richiede un adeguato percorso istruttorio, che potrebbe essere avviato proprio in sede di Conferenza parlamentare PESC-PSDC.

  La conferenza si è conclusa con una dichiarazione finale a cura della copresidenza della Conferenza da parte del Parlamento tedesco e del Parlamento europeo

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ALLEGATO 2

17a Conferenza interparlamentare per la Politica estera e di sicurezza comune (PESC) e la Politica di sicurezza e di difesa comune (PSDC) 4 settembre 2020 in videoconferenza.

DICHIARAZIONE DEI CO-PRESIDENTI

  Osservazioni preliminari

  La 17a Conferenza interparlamentare (CIP) per la PESC e la PSDC si è tenuta il 4 settembre 2020 nel quadro della dimensione parlamentare della presidenza tedesca del Consiglio dell'Unione europea. Tenuto conto delle circostanze eccezionali dovute alla pandemia da Covid-19, la conferenza si è tenuta per la prima volta in videoconferenza. Vi hanno preso parte Parlamentari degli Stati membri dell'UE e del Parlamento europeo, nonché alcuni parlamentari dei paesi candidati all'UE e di potenziali candidati.

  Noi, Co-Presidenti della 17a CIP:

   riteniamo che la crisi legata alla pandemia da Covid-19 abbia confermato la necessità di una politica estera e di sicurezza dell'UE più forte e più efficace. Questa pandemia ha messo in luce un indebolimento del sistema globale che minaccia il multilateralismo. In un paesaggio geopolitico in piena evoluzione, è responsabilità dell'UE agire come attore globale e come difensore di un ordine multilaterale fondato sulle regole, con al centro le Nazioni Unite, rafforzando la cooperazione internazionale attraverso il sistema delle organizzazioni multilaterali e impegnandosi strategicamente con i partner che condividono la stessa visione, nonché con altri attori mondiali. Rileviamo in proposito il ruolo centrale dei parlamenti nazionali e del Parlamento europeo nel campo della PESC e della PSDC;

   esprimiamo apprezzamento per la «Risposta comune dell'UE alla crisi del Covid-19» che si è concentrata sui paesi più vulnerabili e ricordiamo che le azioni geopolitiche dell'UE devono essere sostenute da adeguate dotazioni finanziarie nel quadro del prossimo QFP. Osserviamo che la pandemia da Covid-19 evidenzia la necessità di ridurre la dipendenza dai paesi terzi in alcuni settori e sottolineiamo l'urgente necessità che l'UE rafforzi la propria autonomia strategica;

   esprimiamo forte preoccupazione per le pericolose tensioni nel Mediterraneo orientale; chiediamo con urgenza una distensione e la creazione di un ambiente propizio al dialogo e ai negoziati; sosteniamo, in proposito, gli sforzi di mediazione del governo tedesco; sottolineiamo la necessità di sostenere la Grecia e Cipro nella soluzione di queste tensioni;

   riteniamo che l'UE debba definire urgentemente una strategia globale per le sue relazioni a medio e lungo termine con la Turchia, alla luce dei passi indietro che il paese sta compiendo in materia di democrazia, stato di diritto e diritti umani, ma anche tenendo conto degli interessi condivisi che persistono in alcuni settori come il commercio, le migrazioni e la sicurezza;

   sosteniamo la richiesta del popolo bielorusso di nuove elezioni presidenziali libere ed eque nel paese, con la partecipazione di osservatori internazionali, tra cui l'OSCE;

   esortiamo le autorità bielorusse ad astenersi da qualsiasi forma di violenza e intimidazione nei confronti dei manifestanti pacifici e a scarcerare le persone detenute per ragioni politiche, nonché coloro che sono detenuti arbitrariamente. Bisogna arrivare a una soluzione pacifica attraverso un dialogo che riunisca tutte le parti nazionali coinvolte per assicurare un avvenire prospero a una Bielorussia sovrana;

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   esprimiamo la nostra preoccupazione di fronte alla situazione particolarmente fragile del Libano. La terribile tragedia che ha colpito gli abitanti di Beirut richiede la nostra solidarietà e l'UE e gli Stati membri sono intervenuti immediatamente per aiutare il Libano nelle operazioni di soccorso e di ricostruzione. Sottolineiamo la rilevante necessità di vigilare affinché il Libano intraprenda un ambizioso processo di riforme che porti stabilità politica ed economica e risponda alle legittime preoccupazioni e alle aspirazioni democratiche del suo popolo. Accogliamo con favore l'adozione all'unanimità della Risoluzione 2539 (2020) del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, con la quale viene prorogato il mandato della Forza interinale delle Nazioni Unite in Libano (UNIFIL) e chiede, in particolare, al Governo libanese di facilitare l'accesso rapido e completo a tutti i siti richiesti dall'UNIFIL per permettere un'indagine celere;

   esprimiamo la nostra preoccupazione di fronte alla situazione in Libia e ai recenti sviluppi a Tripoli, nonché la situazione dei diritti fondamentali in tutto il paese, come attestato anche dalla Missione d'appoggio delle Nazioni Unite in Libia (MANUL). Ricordiamo l'importanza e l'urgenza di un cessate il fuoco negoziato tra le parti e di un accordo su una zona demilitarizzata. Poniamo l'accento, a tal fine, sulla centralità del processo di Berlino, in sinergia con la mediazione delle Nazioni Unite, e chiediamo alle parti di impegnarsi in un processo politico completo e inclusivo che risponda alle aspirazioni del popolo libico di avere un governo rappresentativo per arrivare alla stabilità e alla sicurezza nel paese;

   sottolineiamo che le relazioni tra l'UE e la Cina sono entrate in una nuova era, in particolare nel recente contesto della crisi legata al Covid-19. Ricordiamo che questi ultimi mesi hanno evidenziato l'assenza di una leadership mondiale nella lotta multilaterale al Covid-19. In tale occasione, la Cina ha ancora una volta dimostrato di aspirare al rafforzamento della propria posizione geopolitica. Riteniamo che le recenti misure assunte dalla Cina a Hong Kong e la diffusione da parte della stessa di false informazioni nel quadro della pandemia da Covid-19 sono ancora più riprovevoli, tenuto conto di alcuni elementi positivi del partenariato strategico con l'UE. Siamo convinti che l'UE non possa più ignorare le dimensioni dell'ingerenza della Cina nei nostri affari interni. Sottolineiamo la necessità di prevenire e contrastare tale ingerenza con maggiore determinazione, in collaborazione con i nostri partner in tutto il mondo, che sono animati da preoccupazioni simili;

   esprimiamo seria preoccupazione e la condanna per l'attentato alla vita di Alexeï Navalny, che, alla stregua di altri precedenti attentati alla vita di oppositori del governo russo, è assolutamente inaccettabile per l'Unione europea e i suoi Stati membri, ed esortiamo l'UE a rispondere in maniera proporzionata. Inoltre, chiediamo alla Federazione russa di avviare un'indagine esaustiva e trasparente sulle circostanze dell'avvelenamento di Alexeï Navalny;

   riteniamo che le disposizioni dei trattati costituiscano una base solida per progredire verso una vera Unione della difesa. Siamo del parere che qualsiasi orientamento preso nel quadro degli attuali processi di revisione strategica debba spianare la strada a una relazione più efficace tra l'UE e la NATO. Riteniamo che i paesi membri della NATO che partecipano ai pertinenti programmi dell'UE, quali il Fondo europeo per la difesa, contribuiscano a una nuova era di interoperabilità, di reale messa in comune, condivisione e integrazione dello sviluppo e del dispiegamento delle capacità a vantaggio dell'Unione e dell'Alleanza transatlantica;

   crediamo che, quando gli Stati membri insieme mettono a disposizione forze multinazionali ai sensi dell'articolo 42, comma 3, TUE, dovrebbero metterle a disposizione della Politica di sicurezza e di difesa comune, compresa una difesa comune dell'Unione. Riteniamo altresì che gli Stati membri debbano cercare di assicurare una cooperazione coerente di queste forze multinazionali anche con la NATO;

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   invitiamo il Consiglio europeo e il suo presidente ad avviare rapidamente e far progredire costantemente il lavoro in vista della decisione del Consiglio europeo di cui all'articolo 42, comma 2, TUE. Invitiamo la Commissione, l'Alto rappresentante/Vicepresidente e tutti i parlamenti dell'Unione europea a partecipare al dibattito sullo sviluppo della difesa dell'UE;

   osserviamo con soddisfazione gli appelli dei Membri dei parlamenti nazionali e del Parlamento europeo in favore di un QFP più ambizioso nel campo dell'azione esterna e della difesa, compreso un aumento delle dotazioni per lo Strumento di vicinato, cooperazione allo sviluppo e cooperazione internazionale (IVCDCI), il Fondo europeo per la difesa, la mobilità militare e lo Strumento europeo per la pace.

  Dietmar Nietan, Capo della Delegazione tedesca.

  David McAllister, Presidente della Commissione Affari esteri del Parlamento europeo e Capo della delegazione del Parlamento europeo.