CAMERA DEI DEPUTATI
Mercoledì 19 febbraio 2020
327.
XVIII LEGISLATURA
BOLLETTINO
DELLE GIUNTE E DELLE COMMISSIONI PARLAMENTARI
Cultura, scienza e istruzione (VII)
ALLEGATO

ALLEGATO 1

5-02529 Fassina: Sul cambio di destinazione d'uso per palazzo Canevari a Roma.

TESTO INTEGRALE DELLA RISPOSTA

  Mi riferisco alla interrogazione parlamentare dell'onorevole Fassina, volta a conoscere gli intendimenti del Governo in merito al patrimonio museale del Servizio geologico d'Italia ed in particolare alla sua riallocazione all'interno di Palazzo Canevari in Roma ovvero alla sua originaria destinazione ottocentesca peraltro sottoposta a vincolo architettonico sin dal 1991.
  L'immobile venne sottoposto alle procedure di cartolarizzazione da parte dell'Agenzia del Demanio, alla quale il Ministero dei beni culturali si è rivolto per avere, notizie aggiornate l'Agenzia del demanio ha precisato che l'immobile non appartiene più al patrimonio statale essendo stato alienato alla Fintecna s.p.a., nell'ambito della vendita in blocco a trattativa privata di beni immobili ad uso non abitativo di proprietà dello Stato, autorizzata dal Ministero dell'economia e delle finanze con decreto del 27 dicembre 2005 ai sensi dell'articolo 11-quinquies del decreto-legge n. 203 del 2005 convertito con modificazioni dalla legge n. 248 del 2005.
  Attualmente la proprietà è della Cassa depositi e prestiti che, nell'adibito del proprio piano di investimenti per Roma, sembra intenzionata a destinare 11 milioni di euro per il restauro di Palazzo Canevari.
  La notizia non può che essere accolta con favore, non solo per la conservazione dell'immobile in stile liberty, ma anche perché l'edificio potrebbe essere rimesso nelle condizioni di staticità e sicurezza. Va infatti rammentato che il palazzo venne svuotato poiché non era più in grado di reggere il peso delle importanti collezioni che ospitava.
  Quanto all'obiettivo di promuovere un progetto per la possibile realizzazione di un nuovo Museo di Scienze della terra, vi è un particolare favore da parte dell'amministrazione dei beni culturali. Pertanto, ove si pervenga alla decisione di ripristinare le funzioni museali dell'edificio, coinvolgendo in modo sinergico diversi soggetti istituzionali pubblici e privati, il Ministero per i beni culturali potrà assicurare ogni utile collaborazione in ordine agli interventi di valorizzazione.

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ALLEGATO 2

5-02650 Pentangelo: Sull'inserimento del territorio di Gragnano nella «Buffer Zone» del progetto «Grande Pompei».

TESTO INTEGRALE DELLA RISPOSTA

  Con riferimento all'interrogazione parlamentare in oggetto, si rappresenta che l'articolo 1, commi 4 e 5, della legge n. 112 del 2013 dispone la costituzione dell'Unità «Grande Pompei» (UGP), dotata di autonomia amministrativa e contabile, a cui è preposto il Direttore Generale di Progetto del Grande Progetto Pompei, per operare nel sito UNESCO «Aree archeologiche di Pompei, Ercolano e Torre Annunziata» e nell'area della buffer zone.
  Per la tutela, promozione e valorizzazione del sito UNESCO e della sua zona di rispetto, sono state avviate sin dal 2013, interlocuzioni finalizzate alla sottoscrizione del Protocollo di Intesa tra il Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo, la regione Campania, la provincia di Napoli e i nove comuni interessati (Pompei, Ercolano, Torre Annunziata, Portici, Torre del Greco, Trecase, Boscotrecase, Boscoreale e Castellammare di Stabia).
  Contestualmente, è stato costituito il tavolo di concertazione, con la partecipazione di tutti i firmatari del Protocollo, con funzione di coordinamento e confronto tra gli enti interessati, allo scopo di definire un percorso coerente, condiviso e sostenibile di sviluppo del territorio.
  Interpellata in merito alla eventuale richiesta dell'amministrazione della città di Gragnano di essere inserita nel progetto, la stessa Direzione generale del Grande Progetto Pompei ha riferito che non risultano agli atti comunicazioni al riguardo né, ad una ricerca recente, risultano richieste analoghe presso gli uffici centrali.
  Vorrei in ogni caso illustrare la procedura di adesione al Comitato di gestione dell'Unità Grande Pompei, istituito, come noto, con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 12 febbraio 2014. L'Atto organizzativo del Comitato stesso disciplina la partecipazione dei componenti e di altri soggetti, l'apporto di personale, di dotazione finanziaria e strumentale, il funzionamento, lo svolgimento dei lavori, l'adozione delle deliberazioni, la disciplina dei casi di inerzia e di ritardo nell'adempimento dei compiti istituzionali direttamente afferenti alla realizzazione del piatto strategico e all'espletamento dei compiti e delle attività previste dal comitato di gestione, dal piano strategico e dal relativo cronoprogramma di attuazione.
  In particolare l'articolo 1, ai commi da 3 a 6 dispone la composizione del Comitato e prevede la partecipazione, senza diritto di voto, dei legali rappresentanti o loro delegati degli enti pubblici e privati che abbiano fornito un significativo apporto, in termini di avvalimento di personale e/o di dotazione finanziaria e/o di mezzi, strutture e soluzioni logistiche.
  Lo stesso Comitato di gestione, su proposta del Direttore generale di progetto, delibera sulla partecipazione dei soggetti senza diritto di voto ad avvenuta concessione del relativo apporto.
  Attualmente il Comitato di gestione è composto dal Ministro per i beni e le attività culturali e per il turismo, che ha anche la funzione di Presidente, dal Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, dal Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri, dal Sottosegretario Pag. 68del Consiglio dei ministri con delega alle Politiche di Coesione territoriale e allo Sport (in luogo del Ministro per la Coesione Territoriale), dal Presidente della Regione Campania e dal Sindaco della Città Metropolitana di Napoli (in luogo del Presidente della Provincia di Napoli), dai Sindaci dei comuni di Pompei, Ercolano, Torre Annunziata, Portici, Torre del Greco, Trecase, Boscotrecase, Boscoreale e Castellammare di Stabia.
  I componenti il Comitato di gestione durano in carica in virtù del mandato amministrativo che ne dispone la rappresentanza del singolo ente o amministrazione.

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ALLEGATO 3

5-02933 Gallo: Sulla conservazione della Reggia di Portici e del suo Parco superiore.

TESTO INTEGRALE DELLA RISPOSTA

  Mi riferisco alla interrogazione parlamentare dell'onorevole Gallo relativa alla Reggia di Portici, che offre l'occasione per fare chiarezza sulle dinamiche di gestione, di utilizzo e di valorizzazione del compendio architettonico della Reggia di Portici.
  L'onorevole Gallo e gli altri onorevoli colleghi chiedono, in particolare, se si intendano adottare iniziative volte a restaurare il sito archeologico di Portici, ripristinando lo stato dei luoghi con l'eliminazione di tutti i manufatti e le strutture costruite dagli anni Ottanta del secolo scorso. Vorrei precisare, a tale proposito, che la Reggia di Portici è di proprietà della Città Metropolitana di Napoli, con lo specifico e dichiarato intento di destinarlo a sede della Scuola Superiore di Agricoltura.
  Il complesso architettonico include, oltre al corpo centrale della Reggia, anche numerose pertinenze localizzate nell'area del Bosco Inferiore e del Bosco Superiore. Gli interventi eseguiti nella Reggia dopo il cambio di destinazione d'uso da residenza a scuola Superiore di Agricoltura, sono stati orientati soprattutto all'adeguamento delle stanze del palazzo Reale per realizzare aule studio e pertinenze ad uso degli studenti.
  I numerosi progetti di valorizzazione già intrapresi muovono dalla volontà di preservare i caratteri di pregio del complesso architettonico, garantendo contemporaneamente l'uso del complesso.
  Numerose sono le funzioni contenute all'interno della Reggia.
  Oltre a quella didattica vi è infatti un'area destinata al centro Musa, e alcuni ambienti destinati alla biblioteca. La valorizzazione è fondata su un insieme sistematico di azioni coordinate tra la Città Metropolitana, il Dipartimento di Agraria e la Soprintendenza, con il proposito di realizzare una serie di interventi di tutela volti a preservare la consistenza architettonica del manufatto, nelle sue caratteristiche fisiche e materiche, garantendone la fruizione attraverso scelte di destinazione d'uso compatibili.
  Si chiede, inoltre, se si intenda restituire al Palazzo Reale la sua funzione di Herculaneum Museum, destinando alcune sale alla raccolta e alla tutela dei reperti della antica Ercolano e restituendo così ai visitatori e agli studiosi oltre 1200 reperti archeologici.
  Sin dal 2006, in alcune sale dell'appartamento nobile della Reggia, si sviluppa l’Herculanense Museum riproponendo l'originaria vocazione museale assunta dalla Reggia fin dalle origini e per circa un cinquantennio: quella di sede delle reali raccolte di antichità provenienti dagli scavi di Ercolano, Pompei e Stabia attraverso l'utilizzo di moderne tecnologie per riproporre, nel piano nobile della Reggia, l'immagine originaria dell’Herculanense Museum. La storia degli scavi, delle loro tecniche e dei procedimenti seguiti nell'età borbonica per il distacco degli affreschi sono illustrate da proiezioni multimediali e da filmati. Numerosi sono i progetti in corso che vedono la collaborazione tra il sito archeologico di Ercolano e il museo.
  Al Centro MUSA è stato affidato dalla Soprintendenza il progetto di conservazione, per il quale è stata allestita un'apposita vasca in cui è stato avviato il lavoro di restauro dell'antica piroga di Poggiomarino. Pag. 70Il progetto, in corso di realizzazione, si svolge sotto la supervisione del Parco archeologico di Pompei e della Soprintendenza Archeologica Belle Arti e Paesaggio per le province di Pisa e Livorno esperta di restauro di legno bagnato di navi romane. È inoltre in programma una mostra dedicata all'esposizione di arredi lignei provenienti dagli scavi di Ercolano.
  Concludo riferendomi alla richiesta relativa alle iniziative da adottare per poter realizzare un'oasi naturalistica all'interno del Parco Superiore della Reggia, al fine di proteggere le numerose specie di animali che vivono al suo interno e reintroducendone delle altre, preservando il patrimonio naturalistico.
  Rammento, al riguardo, che il parco botanico di Portici, localizzato in corrispondenza del Parco Superiore della Reggia è uno dei parchi botanici più antichi d'Italia, con una innumerevole presenza di essenze arboree.
  L'Orto botanico di Portici nacque nel 1872, quando la Reggia fu destinata a sede della Reale Scuola Superiore di Agricoltura, e, per iniziativa di Nicola Antonio Pedicino, fu creato un Orto botanico di 7.400 metri quadri, da lui diretto dal 1873 al 1877. Sotto la sua direzione il giardino preesistente fu trasformato per renderlo idoneo alle finalità scientifiche e didattiche della istituzione. Al verde strutturato ed antropico del giardino storico, si contrappone la natura quasi selvaggia del bosco circostante.
  L'Orto botanico e il bosco insieme costituiscono un eccezionale documento di cultura museale, in cui la natura e la storia si saldano, unendo le qualità del museo scientifico a quelle del giardino storico. È dunque impossibile collocare al suo interno una funzione non storicizzata e non coerente con il contesto che preveda la presenza di specie animali.

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ALLEGATO 4

5-03041 Ferri: Sulla salvaguardia della Villa Massoni di Massa.

TESTO INTEGRALE DELLA RISPOSTA

  L'onorevole Ferri richiede notizie in merito alle iniziative che si intendono intraprendere per l'acquisizione del complesso architettonico di proprietà privata denominato Villa Massoni a Massa Carrara.
  Rammento che la Villa, i suoi annessi ed il suo parco sono stati vincolati per importante interesse storico artistico con Decreto Ministeriale del 27 settembre 1975, che ha riconosciuto al complesso l'elevato pregio storico-architettonico in relazione alla conformazione degli edifici e alla rilevanza paesaggistica in riferimento al territorio. Un ulteriore vincolo è stato disposto dalla Soprintendenza per i beni archeologici della Toscana nel 1978 in relazione al sarcofago romano strigilato di marmo lunense fatto risalire al III secolo d.C., collocato in un loggiato della villa.
  Il complesso versava in uno stato di degrado già al momento dell'apposizione del vincolo.
  La locale Soprintendenza competente per le province di Lucca e Massa Carrara, a seguito di numerosi sopralluoghi effettuati anche congiuntamente al Comando dei Carabinieri per la tutela del patrimonio culturale, ha più volte richiamato i proprietari agli obblighi di conservazione (in particolare nel 2008 e nel 2014). Tuttavia essi hanno manifestato l'impossibilità di provvedere a causa delle ingenti somme necessarie per realizzare gli interventi conservativi.
  A seguito del sequestro preventivo disposto sull'immobile dal Procuratore della Repubblica di Massa in data 22 giugno 2015, la Soprintendenza riferiva lo stato del complesso agli Uffici del Ministero e alla Direzione generale competente, manifestando le proprie perplessità in merito a un intervento di così ingente importo con risorse pubbliche su un bene non statale (per la precisione si tratta di circa 20 milioni di euro per la sola messa in sicurezza di euro e di 60 milioni di euro per il restauro), nonché sulla possibilità per la Soprintendenza stessa di poter intervenire direttamente sia per l'eccessivo onere gestionale che per le scarsa disponibilità di risorse umane da destinare al progetto.
  Nel febbraio del 2018, comunque, la stessa Soprintendenza trasmetteva alla Direzione generale centrale competente in materia di belle arti e paesaggio una Relazione Tecnica contenente aggiornamenti, valutazioni, nonché proposte operative con particolare riferimento ai necessari e minimi interventi di messa in sicurezza del patrimonio storico artistico e archeologico mobile presente nell'area del parco e nella villa. A tale proposito veniva anche coinvolto del personale dell'Opificio delle Pietre Dure di Firenze.
  In merito alla individuazione dei soggetti obbligati a provvedere per gli interventi conservativi sull'immobile (coinvolto in vicende giudiziarie riferite anche all'individuazione dei proprietari) si è manifestata l'opportunità interpellare l'Avvocatura dello Stato, al fine di valutare le azioni più appropriate ad assicurare la tutela del complesso architettonico, considerata anche la pendenza del giudizio penale per gravissimi fatti nei confronti di uno dei proprietari, nonché la nomina di un custode giudiziario per la gestione dell'intero immobile.
  La questione si è di recente complicata in quanto, in data 26 settembre 2019, è Pag. 72pervenuta denuncia ai sensi dell'articolo 59 del Codice per i beni culturali, per successione mortis causa del proprietario in favore della figlia, la quale rivendica per sé l'intera proprietà della Villa.
  Tale nuovo atto suggerisce ulteriormente all'Amministrazione dei beni culturali di non intervenire sulla Villa prima che sia conclusa la verifica relativa al titolo di proprietà.
  Vorrei concludere precisando che l'interesse sul Complesso da parte del Ministero e della locale Soprintendenza è ed è sempre stato molto impegnato, in considerazione della sua evidente importanza culturale.
  Resta tuttavia la chiara consapevolezza di due elementi di criticità: l'avanzato stato di abbandono del compendio e le complesse vicende giudiziarie che suscitano perplessità sull'opportunità, di intervenire, da parte dello Stato, con risorse tanto consistenti su un bene di proprietà privata, al quale si aggiunge l'impossibilità di far fronte, non solo finanziariamente ma anche con il personale attualmente in servizio presso la Soprintendenza, a un impegno così gravoso.
  Si conviene peraltro con l'onorevole interrogante circa il fatto che la villa, in ragione della sua unicità, meriterebbe certamente di essere recuperata, sulla base di un progetto comprensivo e di una proposta per una sua destinazione d'uso, nel cui ambito sarebbe necessario mobilitare risorse private e imprese a diverso titolo interessate.
  Il Ministero, e per esso la Soprintendenza, assicura sin d'ora ogni forma di collaborazione progettuale al riguardo.