CAMERA DEI DEPUTATI
Mercoledì 5 febbraio 2020
319.
XVIII LEGISLATURA
BOLLETTINO
DELLE GIUNTE E DELLE COMMISSIONI PARLAMENTARI
Affari esteri e comunitari (III)
ALLEGATO

ALLEGATO 1

Interrogazione n. 5-03385 Formentini: Sulla posizione del Governo italiano sul rinnovo del mandato del Presidente del Parlamento venezuelano.

TESTO DELLA RISPOSTA

  Sin dall'inizio della crisi venezuelana il Governo italiano si è impegnato a favore di una soluzione pacifica e democratica che sfoci nella tenuta di elezioni presidenziali e legislative libere, eque e credibili. Di conseguenza, il Governo è profondamente preoccupato per quanto accaduto lo scorso 5 gennaio in occasione della prevista elezione del Presidente dell'Assemblea nazionale venezuelana, contro il funzionamento democratico e costituzionale dell'Assemblea. Si è trattato di una seria violazione da parte del regime che ha aggravato la situazione politica nel Paese e non contribuisce affatto a stabilire le giuste condizioni per elezioni dell'Assemblea nazionale che dovrebbero aver luogo entro la fine dell'anno.
  La posizione del Governo italiano sui fatti descritti dall'Onorevole interrogante si identifica con quella subito assunta dall'Unione Europea con il fattivo contributo dell'Italia. Con una Dichiarazione del Portavoce dell'Alto Rappresentante dell'Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza, Josep Borrell, rilasciata il 5 gennaio scorso, e con la successiva Dichiarazione dell'Alto Rappresentante, questa volta a nome dell'UE, del 9 gennaio scorso, l'Unione – e quindi anche l'Italia – hanno fermamente condannato il tentativo di bloccare il legittimo processo elettorale interno all'Assemblea nazionale, hanno manifestato di non considerare valida l'elezione di Luis Parra in quanto viziata da gravi irregolarità e hanno confermato, invece, il riconoscimento e il sostegno a Juan Guaidò quale legittimo Presidente dell'Assemblea nazionale. L'UE ha anche avvertito di essere pronta ad iniziare i lavori preparatori per applicare nuove misure sanzionatorie individuali contro le persone coinvolte nelle violazioni contro il regolare funzionamento dell'Assemblea nazionale e contro i suoi membri.
  L'Italia è da sempre attiva nel Gruppo Internazionale di Contatto. Il Gruppo è un'iniziativa lanciata anche su impulso italiano con l'obiettivo di favorire un processo politico che consenta di realizzare al più presto elezioni presidenziali democratiche e di favorire una soluzione pacifica. Il Governo italiano ha sostenuto allo stesso tempo lo sforzo di mediazione, ora purtroppo sospeso, portato avanti dalla Norvegia. Proprio al fine di riportare le parti al tavolo negoziale, il Governo è impegnato a rilanciare l'attività del Gruppo Internazionale di Contatto ed è convinto della necessità di intensificare l'attività di sensibilizzazione verso tutti gli attori coinvolti nella crisi. Soprattutto verso quei Paesi che hanno maggiore influenza sui vari attori politici venezuelani. Il Governo intende, quindi, profondere ogni sforzo al fine di esercitare, insieme all'Unione Europea e al Gruppo Internazionale di Contatto, un'adeguata pressione sulle parti affinché queste ritornino al tavolo dei negoziati. Nonostante l'attuale clima politico in Venezuela non sia il più adatto alla ripresa del dialogo, il Governo italiano è comunque convinto che non vi siano alternative al perseguimento di una soluzione pacifica e democratica della crisi.

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ALLEGATO 2

Interrogazione n. 5-03429 Delmastro delle Vedove: Sulla posizione del Governo italiano in merito a un blocco navale al largo delle coste libiche.

TESTO DELLA RISPOSTA

  Nell'ambito dell'attività condotta dall'Italia in favore della pace e della stabilità in Libia rientra anche la ricerca di un ruolo più visibile, profilato e unitario dell'Unione Europea sul dossier libico. Si tratta di un'esigenza imprescindibile, sia perché l'Europa deve dimostrarsi all'altezza della sua vocazione a promuovere la pace, la sicurezza, lo sviluppo, lo stato di diritto e i diritti umani nel mondo a cominciare dal proprio vicinato, sia perché l'alternativa è che il vuoto lasciato dall'Europa ai propri confini rischia di essere colmato da attori esterni, guidati da agende diverse.
  Secondo la prospettiva italiana, il ruolo più attivo dell'Europa in Libia deve tradursi in una rinnovata azione diplomatica per 1) consolidare il cessate il fuoco formalmente in essere dal 12 gennaio e, contestualmente, far cessare le negative interferenze esterne che hanno alimentato in questi mesi il conflitto libico e 2) riattivare il dialogo politico intra-libico, che l'Italia sostiene essere, con coerenza dall'inizio delle ostilità, l'unico strumento per raggiungere una soluzione condivisa e quindi durevole alla crisi libica.
  In questa direzione si è posta l'iniziativa, promossa dal Ministro degli Esteri Di Maio, di una visita congiunta in Libia dei Ministri degli Esteri di Italia, Francia, Germania e Regno Unito e dell'Alto Rappresentante Borrell. La visita in Libia, prevista inizialmente per il 7 gennaio, non ha avuto luogo a causa del drammatico deterioramento delle condizioni di sicurezza occorso in quei giorni nella capitale Tripoli. Al suo posto ha avuto luogo l'incontro a Bruxelles al quale si riferisce l'Onorevole interrogante e che ha dato ai partecipanti l'opportunità di approfondire il coordinamento sul dossier libico, in vista di nuove iniziative. Tra queste, si è valutata anche la possibilità di un'operazione europea per assicurare il rispetto, per mare, aria e terra, del regime di embargo al trasferimento di armi verso la Libia.
  L'ipotesi di un'operazione europea a sostegno dell'embargo armi si è consolidata dopo la Conferenza di Berlino dello scorso 19 gennaio. La Conferenza ha rappresentato un passo importantissimo nella giusta direzione di un percorso ancora difficile e articolato. Tra i punti qualificanti della dichiarazione conclusiva adottata al termine dei lavori figura una sezione (punto n. 18 e ss.) dedicata all'embargo, nella quale risalta (punto n. 21) l'impegno degli Stati partecipanti a «rafforzare gli attuali meccanismi di monitoraggio delle Nazioni Unite (...) anche attraverso il monitoraggio marittimo, aereo e terrestre e la messa a disposizione di risorse aggiuntive, incluse le immagini satellitari».
  L'Unione Europea – che ha partecipato ai lavori di Berlino – è chiamata ed è intenzionata a garantire un contributo positivo e fattuale alla realizzazione degli impegni e del piano di lavoro adottati in quella sede, a cominciare dall'attuazione dell'embargo armi. Per l'Italia questo contributo non potrà però essere dispiegato attraverso la mera «riattivazione» di EUNAVFOR MED Sophia, ma tramite una Operazione nuova, anche nel nome, con un mandato rivisto in profondità, che dia Pag. 85priorità agli obiettivi di sicurezza e dunque al controllo dell'effettivo rispetto del regime di embargo.
  Alla luce di quanto appena ricordato, confermo che il Governo condivide la necessità, l'opportunità e la legittimità di misure efficaci – delle quali dovrebbe farsi prima promotrice l'Unione Europea – a sostegno dell'attuazione e del rispetto dell'embargo al trasferimento di armi in Libia. Non si tratterebbe però di un «blocco navale» – che il quadro normativo internazionale riconosce come un metodo di guerra e, quindi, misura adottabile solo nel corso di conflitti armati internazionali sul mare – ma di una misura selettiva, legittima e pienamente rispettosa del diritto internazionale, finalizzata a promuovere il ritorno di pace e sicurezza in Libia. Nel caso di specie, un intervento europeo di questo tipo troverebbe una cornice giuridica di riferimento nelle risoluzioni del Consiglio di Sicurezza ONU che dal 2011 – e in particolare con la risoluzione 2292 del 2016 – hanno riconosciuto la necessità di contrastare i traffici di armi diretti verso la Libia.

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ALLEGATO 3

Interrogazione n. 5-02895 Suriano: Sui movimenti di protesta in Iraq.

TESTO DELLA RISPOSTA

  Il Governo ha seguito con particolare attenzione i movimenti di protesta che, negli ultimi mesi dello scorso anno, hanno interessato la capitale irachena e le principali città del Paese. Fin dall'inizio, abbiamo associato la nostra voce agli appelli, provenienti da più parti, alla moderazione, condannando le violenze contro i manifestanti e ribadendo il diritto della popolazione a protestare pacificamente.
  Anche nel quadro dell'Unione Europea (sia a livello locale a Baghdad, che attraverso prese di posizione a Bruxelles), unanime è stata la richiesta di porre fine alle violenze, di fare luce sulle stesse e assicurare i colpevoli alla giustizia.
  A fronte di crescenti richieste di cambiamento, di maggiore democrazia e trasparenza e di autonomia da influenze di Paesi terzi, il Governo italiano considera indispensabile un rafforzamento delle istituzioni irachene, affinché siano in grado di fornire risposte soddisfacenti alle aspirazioni della popolazione. In tal senso, continuiamo a investire – sia politicamente, sia avvalendoci degli strumenti di cooperazione allo sviluppo – nella ricostruzione del Paese, nella stabilizzazione e nel rafforzamento delle Istituzioni. Ricordo, al riguardo, che dal 2005 ad oggi, la Cooperazione Italiana ha investito oltre 300 milioni di euro a favore dell'Iraq, ripartiti fra doni e crediti d'aiuto, finanziando iniziative in svariati settori (fra cui il supporto alla governance, lo sviluppo economico e rurale, la salute, la tutela dei gruppi vulnerabili e delle minoranze religiose). Inoltre, per l'anno in corso, l'Iraq è stato identificato fra i Paesi cosiddetti «prioritari» per le attività di cooperazione allo sviluppo.
  La volontà del Governo di accompagnare l'Iraq nel suo percorso di riabilitazione economica e politica è stata confermata in occasione dei colloqui intrattenuti a Roma (il 24-25 gennaio scorsi) dal Presidente della Repubblica iracheno Salih, che ha incontrato anche il Presidente del Consiglio Conte e il Ministro degli Esteri Di Maio.
  Al di là della preoccupazione per gli sviluppi sul terreno e dell'attenzione alla sicurezza dei nostri militari di stanza in Iraq – aspetti sui quali il Parlamento è stato informato nei giorni scorsi nelle audizioni del Ministro della Difesa Guerini e nelle comunicazioni del Ministro Di Maio – al Presidente Salih è stata ribadita l'importanza di assicurare istituzioni governative in grado di rispondere adeguatamente alle legittime aspettative dei cittadini iracheni.
  L'Italia ritiene fondamentale continuare a lavorare per la stabilizzazione del Paese, funzionale al suo sviluppo e alla sua crescita. Intendiamo in particolare perseverare nel contrasto a Daesh, continuando a partecipare alle attività della Coalizione Internazionale. L'Italia ospiterà la riunione plenaria della Coalizione a livello ministeriale nella prossima primavera. Abbiamo fornito un contributo molto qualificato in materia di formazione delle forze di sicurezza in Iraq. Ricordo infine, a ulteriore dimostrazione del nostro impegno in Iraq, che siamo i secondi contributori di truppe della Coalizione dopo gli USA e abbiamo allocato 11,8 milioni di euro sul Fondo dell'UNDP per la stabilizzazione immediata.

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ALLEGATO 4

Interrogazione a risposta immediata n. 5-03486 Lupi: Sulla persecuzione dei cristiani in Nigeria.

TESTO DELLA RISPOSTA

  In Nigeria da anni si assiste a conflitti etnico-religiosi connessi alla presenza di gruppi terroristici. Le comunità cristiane risultano tra le principali vittime di episodi di estremismo violento. Gli scontri vedono infatti spesso contrapposte l'etnia Berom, di religione cristiana, a quelle Hausa e Fulani, di religione islamica.
  Il diffondersi del terrorismo estremista di matrice islamica riconducibile a Boko Haram ha contribuito ad aumentare le violenze, in particolare dal 2009 nel nord-est della Nigeria. Gli Stati di Adamawa, Bomo e Yobe sono dal maggio 2013 in regime di stato di emergenza. Attentati letali hanno colpito anche altre aree del nord (Kano e Raduna), nonché la capitale Abuja. L'azione di Boko Haram ha determinato una situazione di assoluta insicurezza e prodotto decine di migliaia di vittime, coinvolto circa 22 milioni di civili e provocato l'esodo di 2,2 milioni di rifugiati.
  Malgrado l'annuncio di un'imminente sconfitta di Boko Haram da parte delle Autorità nigeriane, la situazione sul terreno appare tutt'altro che risolta. Vi sono anzi segnali di un'intensificazione dell'attività terroristica, unita ad una perdita di controllo del territorio da parte delle forze governative nel Nord-Est del Paese. Tale situazione sembra dovuta al riavvicinamento tra Boko Haram e l'affiliazione locale del sedicente Stato Islamico (Stato Islamico Provincia dell'Africa Occidentale o ISWAP), ai danni soprattutto della popolazione cristiana.
  La tutela e la promozione della libertà di religione o credo e dei diritti degli appartenenti alle minoranze etniche e religiose rappresentano priorità della politica estera italiana in ambito multilaterale, nei rapporti bilaterali con i Paesi terzi e nei programmi della Cooperazione allo sviluppo. Figurano inoltre tra i temi prioritari del mandato triennale dell'Italia in Consiglio Diritti Umani ONU dal 2019 al 2021.
  In tale contesto, l'Italia segue con grande attenzione la situazione delle comunità cristiane in Nigeria e ha avviato forme di collaborazione con le Autorità nigeriane volte a favorire il rafforzamento delle capacità di contrasto al terrorismo jihadista. Il Governo svolge da anni attività di formazione a favore di funzionari di sicurezza nigeriani finanziate dal Ministero degli Affari Esteri e realizzate dall'Arma dei Carabinieri, sia in Italia che in Nigeria. In collaborazione con la Guardia di Finanza, ancora con finanziamento del MAECI, nel 2019 abbiamo formato 25 funzionari del Servizio Immigrazione e del Servizio delle Dogane presso il Centro di Addestramento di Specializzazione di Orvieto. Altri 20 sono previsti quest'anno. La Scuola di Polizia Tributaria di Ostia ha inoltre ospitato una ventina di funzionari nigeriani appartenenti a vari corpi (Polizia, Dogane, Magistratura) nel 2019 per un corso in materia di investigazioni economico-finanziarie per il contrasto al finanziamento del terrorismo e della criminalità organizzata.
  Sul fronte della risposta all'emergenza umanitaria, in occasione della Conferenza di Oslo dei donatori per la Nigeria e la Regione del Lago Ciad del febbraio 2017, l'Italia annunciò un contributo di 10 milioni di euro, dei quali 3,4 sono stati ad oggi erogati per interventi ad impatto immediato realizzati in Nigeria da UNICEF e Programma Alimentare Mondiale Pag. 88(PAM) nei settori della salute e della sicurezza alimentare.
  Si segnala infine che il 20 novembre 2018 l'Italia ha firmato una Dichiarazione di Partenariato con la Rete dei Procuratori dell'Africa Occidentale. Si tratta di un'organizzazione che riunisce 15 Paesi dell'Africa occidentale, tra cui la Nigeria. L'intesa mira ad avviare una collaborazione in materia di cooperazione giudiziaria internazionale, anche attraverso scambi di magistrati e procuratori.
  Il recente deterioramento della situazione della libertà di religione in Nigeria, riconducibile in massima parte agli attacchi perpetrati da gruppi islamisti o jihadisti, è oggetto di grande attenzione e preoccupazione. L'Italia continuerà a monitorare gli sviluppi futuri valutando, in coordinamento coi partner europei, nuove iniziative per promuovere il rispetto dei diritti umani e delle libertà fondamentali di tutte le comunità etniche e religiose presenti nel Paese.

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ALLEGATO 5

Interrogazione a risposta immediata n. 5-03487 Delmastro delle Vedove: Sui contatti tra il Governo italiano e quello cinese relativamente alla emergenza «coronavirus».

TESTO DELLA RISPOSTA

  Fin dall'inizio della diffusione del nuovo coronavirus le autorità italiane competenti hanno costantemente monitorato l'evolversi della situazione tramite contatti con le autorità cinesi e l'Organizzazione Mondiale della Sanità.
  Il Ministero degli Esteri cinese, insieme alla Commissione Nazionale della Salute (l'equivalente cinese del nostro Ministero della Salute), ha convocato il 27 gennaio scorso una riunione per informare il corpo diplomatico accreditato a Pechino sulle misure introdotte per prevenire e controllare l'ulteriore diffusione del virus. La Commissione ha poi tenuto conferenze stampa giornaliere per fornire informazioni sull'andamento della situazione in strettissimo raccordo con l'Organizzazione Mondiale della Sanità.
  I contatti tra l'Italia e la Cina sono proseguiti anche a Ginevra all'interno del Comitato di Emergenza dell'Organizzazione Mondiale della Sanità. In una riunione di coordinamento del Comitato del 30 gennaio scorso, su richiesta degli Stati membri l'OMS ha richiesto alla Cina di continuare a collaborare con l'Organizzazione e i partner internazionali sui seguenti punti: 1) comprendere l'evoluzione dell'epidemia e la sua fonte, condividendo sistematicamente i dati disponibili su tutti i casi di infezione; 2) intensificare la sorveglianza e la ricerca di casi su tutto il territorio nazionale; 3) effettuare sistematici controlli negli aeroporti e porti internazionali, con l'obiettivo di individuare tempestivamente i viaggiatori sintomatici.
  Incontrando alla Farnesina il 3 febbraio l'Ambasciatore cinese a Roma, il Ministro degli Esteri Di Maio ha espresso solidarietà verso la Cina in questo momento difficile, spiegando il provvedimento sull'interruzione dei voli diretti e assicurando il massimo sostegno dell'Italia, sia bilateralmente sia in sede europea, per fronteggiare l'emergenza, anche attraverso l'urgente fornitura di dotazioni medico-sanitarie. Parte dei dispositivi richiesti è già stata spedita a Wuhan con il velivolo che ha riportato a casa i nostri connazionali.
  La collaborazione tra Italia e Cina ha riguardato, infatti, anche il rimpatrio dei cittadini italiani presenti nella regione dello Hubei.
  Nella sua lettera del 2 febbraio scorso il Presidente della Repubblica Mattarella ha ringraziato il Presidente cinese Xi Jinping per la collaborazione e la sensibilità mostrate dalle autorità cinesi nel facilitare l'evacuazione per via aerea dei connazionali residenti a Wuhan. Il Presidente ha inoltre confermato la disponibilità del nostro Paese ad aiutare la Cina nell'affrontare l'emergenza sanitaria in corso.
  Inoltre la Cooperazione Italiana ha dato alle autorità cinesi la disponibilità a trasportare, con un volo umanitario in partenza dalla base delle Nazioni Unite di Brindisi, circa 8 tonnellate di ulteriore materiale (mascherine, medicinali) raccolto dalla collettività cinese in Italia.
  Il Governo continuerà a compiere ogni sforzo nell'interlocuzione con le autorità cinesi per tutelare i nostri connazionali presenti in Cina e proseguire l'impegno comune volto a debellare il coronavirus, anzitutto limitandone la diffusione.

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ALLEGATO 6

Interrogazione a risposta immediata n. 5-03488 Zoffili: Sulle iniziative a tutela dei cittadini italiani in Cina in relazione all'epidemia causata dal coronavirus.

TESTO DELLA RISPOSTA

  L'Organizzazione Mondiale della Sanità e le Autorità sanitarie cinesi hanno pubblicamente dichiarato l'esistenza del «nuovo coronavirus» a partire dal 31 dicembre 2019. Sviluppatosi nella città di Wuhan, capoluogo della provincia cinese dello Hubei, il nuovo coronavirus si è poi diffuso in altre province cinesi. Nei Paesi dell'area e nel resto del mondo si sono registrati casi di coronavirus in numero finora molto contenuto, in particolare se confrontato con la dimensione del contagio in Cina.
  Rispetto ai dati forniti nell'interrogazione, appare importante aggiungere che al 4 febbraio si sono registrate 692 complete guarigioni.
  Per quanto riguarda la tutela dei nostri connazionali, dall'inizio di gennaio ad oggi l'Unità di Crisi della Farnesina ha continuato a fornire aggiornamenti sulla diffusione del coronavirus in Cina e nel resto del mondo attraverso il portale ViaggiareSicuri.it, dove è stato pubblicato un apposito «Focus Coronavirus» aggiornato più volte al giorno.
  La pubblicazione del Focus Coronavirus è stata notificata a tutti i connazionali iscritti al portale DoveSiamoNelMondo.it, sia con SMS che tramite notifica sulla nuova applicazione «Unità di Crisi», da scaricare e utilizzare su dispositivi mobili. Nel Focus sono indicati, tra l'altro, i siti web più rilevanti (Organizzazione Mondiale della Sanità, Ministero della Salute, Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie, Istituto Nazionale per le Malattie Infettive Spallanzani) per favorire la più completa informazione di carattere sanitario. L'utente può così trovare in un unico documento tutti i riferimenti utili e le norme igienico-sanitarie più opportune.
  Sono stati inoltre pubblicati specifici aggiornamenti della Sezione Sanitaria delle Schede dei Paesi interessati dal coronavirus. Per i Paesi che hanno adottato misure specifiche, sia sul piano delle limitazioni alla circolazione che in tema di profilassi sanitaria, sono stati pubblicati appositi avvisi in evidenza. Tutte queste informazioni sono state notificate ai possessori dell'App «Unità di Crisi» e pubblicizzate sulla pagina principale del sito ViaggiareSicuri.it.
  L'Unità di Crisi della Farnesina ha lavorato, sin dalle prime battute, in stretto contatto con l'Ambasciata d'Italia a Pechino e con tutta la rete consolare italiana in Cina. I nostri consolati sono presenti a Canton, Chongqing, Shanghai e Hong Kong. A tutela del personale in servizio in Ambasciata e presso i consolati sono stati inviati dispositivi di protezione individuale, in particolare 4.780 mascherine monouso, anche al fine di garantire la prosecuzione in piena sicurezza del loro operato a supporto della collettività italiana presente in Cina. In Cina abbiamo una comunità di poco meno di 11.000 connazionali residenti ed iscritti presso l'AIRE – Anagrafe della Popolazione Italiana Residente all'Estero. Nella circoscrizione consolare di Canton risultano 1.406 iscritti AIRE; 180 a Chongqing; 3.837 nelle Regioni Amministrative Speciali di Hong Kong e Macao; 3.920 a Shanghai; 1.432 a Pechino. Pag. 91
  Ai residenti si aggiungono i viaggiatori registrati sul portale DoveSiamoNelMondo.it, che ammontano ad oggi a 910. Quest'ultimo dato potrebbe sottostimare la presenza italiana nel Paese. Non vi è infatti un obbligo di registrare il proprio viaggio sul portale e non tutti i viaggiatori, purtroppo, ne fanno uso. Siamo inoltre in contatto con INTERCULTURA, con il Ministero dell'istruzione e il Ministero dell'Università e della Ricerca per il monitoraggio degli studenti presenti nel Paese.
  È quindi stimata, nel complesso, una collettività di circa 12.000 italiani presenti in Cina.
  A seguito della progressiva adozione da parte delle autorità cinesi di misure fortemente restrittive della circolazione nella città di Wuhan e nella provincia dello Hubei, giunte fino ad un isolamento pressoché completo di quello che è l'epicentro del coronavirus, l'Unità di Crisi della Farnesina ha organizzato, insieme al Comando Operativo Interforze del Ministero della Difesa, un volo di rientro su base volontaria per i connazionali rimasti bloccati in Hubei.
  56 connazionali hanno fatto rientro il 3 febbraio scorso a Pratica di Mare e sono stati condotti presso una struttura appositamente adibita all'accoglienza presso la Cecchignola, dove rimarranno sotto stretta osservazione medica per un periodo di 14 giorni.
  Il rientro di questi 56 connazionali non esaurisce certo i compiti di assistenza da parte del Governo. La rete diplomatico-consolare in Cina e l'Unità di Crisi della Farnesina continueranno a prestare il massimo supporto e la massima attenzione a coloro che non hanno potuto o voluto lasciare Wuhan e lo Hubei. La nostra Ambasciata è in stretto contatto con tutti i connazionali ancora presenti nello Hubei e, insieme all'Unità di Crisi, si sta adoperando per individuare le migliori modalità di rientro, con l'obiettivo primario di tutelare la salute e la sicurezza dei connazionali.

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ALLEGATO 7

Interrogazione a risposta immediata n. 5-03489 Fitzgerald Nissoli: Sull'Accordo sul reciproco riconoscimento delle patenti di guida tra Italia e Canada.

TESTO DELLA RISPOSTA

  L'esigenza di un accordo per il riconoscimento delle patenti di guida ai fini della conversione con il Québec risale al 1999. Pur in presenza di una volontà comune a procedere alla conclusione di un'intesa tecnica tra il competente Ministero dei Trasporti e le Autorità del Québec, è risultato necessario, per la normativa italiana, concludere prima un Accordo quadro in materia tra Italia e Canada. L'accordo quadro – entrato in vigore il 12 ottobre 2017 – rappresenta la base giuridica per le successive intese tecniche attuative con le singole Province e Territori canadesi.
  Ancor prima della conclusione dell'Accordo quadro, è stato avviato il confronto sull'Intesa tecnica con il Québec per anticipare il più possibile i tempi. Il negoziato è tuttora in corso. Il Ministero dei Trasporti ha scelto di iniziare le negoziazioni con le altre Province solo dopo la firma dell'Intesa con il Québec.
  La complessità del negoziato è dovuta alle differenze tecniche tra i due sistemi. In Italia la normativa è unica a livello nazionale, uniformata alle disposizioni dell'Unione Europea, mentre in Canada la competenza primaria è delle Province. La questione è seguita dal Ministero degli Affari Esteri e dal Ministero dei Trasporti nell'interesse dei nostri connazionali. La prossima riunione tra Esteri e Trasporti è in programma domani 6 febbraio.
  Tra i temi più complessi vi è la disparità tra la patente B italiana e la patente di classe 5 del Québec. La patente B italiana permette di guidare anche motocicli di cilindrata fino a 125. La patente classe 5 del Québec abilita invece alla guida solo di autovetture e di motocicli con cilindrata fino a 50.
  Le Autorità del Québec hanno risposto alle ultime valutazioni da parte italiana, trasmesse attraverso il nostro Consolato Generale a Montréal, ad ottobre 2019. Il Québec ha proposto l'invio di una missione tecnica in Italia nel mese di novembre per proseguire le negoziazioni. Le Autorità del Québec hanno tuttavia disdetto la visita prevista per il 25 novembre a pochi giorni dalla sua tenuta. Hanno comunicato di volerla riprogrammare nella prima parte del 2020.
  Il Governo continuerà a sollecitare la controparte in modo da raggiungere quanto prima un risultato molto atteso dalla Comunità italiana residente in Canada.