CAMERA DEI DEPUTATI
Giovedì 28 novembre 2019
283.
XVIII LEGISLATURA
BOLLETTINO
DELLE GIUNTE E DELLE COMMISSIONI PARLAMENTARI
Cultura, scienza e istruzione (VII)
ALLEGATO

ALLEGATO 1

5-02012 Nitti: Sul «Cristo crocifisso» rimosso dall'altarino di via dei Cappellari a Roma.

TESTO INTEGRALE DELLA RISPOSTA

  L'onorevole Nitti richiede notizie in merito ad un affresco presente su un altarino a Via dei Cappellari, in Roma, tra i civici 30 e 35.
  Il dipinto murale, raffigurante Cristo Crocifisso tra la Vergine, San Giovanni Evangelista e un donatore, risalente presumibilmente agli inizi del XV secolo, si trovava inizialmente sulla parete di una casa in via dei Cappellari, e da qui sarebbe poi stato trasferito – con un primo, antico, distacco – nel corso della prima metà del XIX secolo, al centro dell'edicola ubicata fra i civici 30 e 35 di via dei Cappellari, in un vicolo cieco di pertinenza del Collegio Inglese.
  Quivi l'affresco è ricordato dalle fonti già nel 1853 – seppur erroneamente indicato come dipinto su tela – e lì è rimasto fino al 1993, quando, al fine di sottrarlo alle pessime condizioni di conservazione in cui versava, il dipinto murale viene nuovamente staccato e collocato in una cappella all'interno del Collegio Inglese.
  Nel 2010 l'area comunale in cui si trova l'edicola sacra, rimasta sguarnita della sua decorazione, è stata oggetto di una convenzione, stipulata fra il Comune di Roma e il Condominio di via dei Cappellari 33/38 (nel 2010) per la gestione dell'area comunale.
  Fra i termini dell'accordo, la convenzione prevedeva anche che gli affidatari collocassero all'interno dell'edicola sacra una copia del dipinto della Crocifissione e una targa esplicativa, che tuttavia non furono apposte. In seguito al mancato rispetto dei termini dell'accordo, nel 2014 il TAR ha accolto un ricorso che ha determinato la revoca la convenzione (la documentazione relativa è conservata presso la Sovrintendenza capitolina ai beni culturali — Direzione interventi su edilizia monumentale).
  Attualmente, l'affresco con il Cristo crocifisso è conservato sulla parete di fondo della cripta del Venerabile Collegio Inglese, legittimo proprietario dell'edificio che contiene l'edicola (secondo l'ampia documentazione storica), all'interno della quale il dipinto era conservato anticamente; nel 2016, il Collegio Inglese ne ha finanziato il restauro, eseguito sotto la sorveglianza della Soprintendenza speciale archeologia, belle arti e paesaggio di Roma e autorizzato il 30 maggio di quell'anno.
  Informo che la Soprintendenza speciale di Roma ritiene che l'attuale collocazione dell'opera ne garantisca la migliore conservazione.

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ALLEGATO 2

5-02260 Gallo: Sulla riqualificazione delle aree archeologiche e la valorizzazione culturale del comune di Capua.

TESTO INTEGRALE DELLA RISPOSTA

  Mi riferisco alla richiesta dell'onorevole Gallo, e di altri onorevoli colleghi, volta a sapere quali iniziative e misure il Ministero intende adottare per la riqualificazione delle aree archeologiche del Comune di Capua.
  Il complesso benedettino di Sant'Angelo in Formis, il cui primo impianto è da collocare intorno alla metà del X secolo, assume l'attuale forma entro il 1085, ad opera di Desiderio di Montecassino, divenuto papa con il nome di Vittore III.
  È proprio Desiderio, ancora vivente nell'atto di offrire la chiesa al Cristo, che suggella la realizzazione, facendosi rappresentare nell'abside della chiesa.
  Il complesso insiste su un'area sacra molto più antica: quella che ospitava fin da epoca preromana il tempio di Diana Tifatina e probabilmente una serie di opere connesse a quell'insediamento. La chiesa, con impianto basilicale, ingloba in parte il basamento del tempio italico e ne utilizza l'antica pavimentazione, successivamente integrata con ampi frammenti di un mosaico cosmatesco, in parte di reimpiego, e in parte realizzato ad hoc.
  Tutte le pareti interne erano decorate in origine con un ciclo di affreschi che rappresentava le storie dell'Antico e del Nuovo Testamento, seguendo la partitura suggerita dalla riforma gregoriana e riprendendone i motivi teologici e dogmatici, di grande risalto al tempo della realizzazione.
  Tali caratteristiche rendono il complesso assolutamente unico, e il suo eccezionale valore artistico e storico è la ragione che ha indotto, ormai da circa 150 anni, a una continua attività di tutela e di restauro che ha visto impegnati grandi personalità della conservazione e degli studi storico-artistici e ampia profusione di risorse pubbliche. Queste sono state messe a disposizione, in particolar modo, dal Ministero per i beni e le attività culturali, che ha realizzato numerosi interventi – di cui alcuni ancora parzialmente in atto – mirati alla salvaguardia della chiesa e del campanile e della struttura d'ingresso all'insula denominato Arco di Diana.
  Già da alcuni decenni si è riscontrato che il Complesso denominato Insula Monastica di Sant'Angelo in Formis è interessato da un progressivo dissesto, esteso all'intera area archeologica.
  Nel 1999, con ordinanza sindacale del 13 dicembre, il Comune di Capua aveva intimato ai proprietari degli immobili contigui al fabbricato denominato Arco di Diana, di provvedere all'esecuzione dei lavori necessari a eliminare il pericolo per la pubblica e privata incolumità.
  A tale ordinanza non fu dato alcun seguito e conseguentemente il Ministero per i beni culturali intervenne per le opere necessarie a evitare ogni rischio di perdita del bene tutelato.
  A partire dalla fine del 2016, pervennero segnalazioni relative allo stato di degrado, localizzato in diversi punti del sito, e in particolare di alcune lesioni poste sul muro controterra alle spalle dell'abbazia; tali dissesti indussero il Comune di Capua a emanare un'altra ordinanza, per la messa in sicurezza del muraglione perimetrale, Pag. 65ordinanza reiterata nel 2017; a entrambe le ordinanze non fu dato alcun riscontro.
  Nell'aprile del 2018 la locale Soprintendenza, a seguito di apposito sopralluogo, segnalava la grave condizione di degrado in cui versava l'intero compendio, sollecitando il Comune di Capua a disporre tutte le possibili attività necessarie ad arginare il degrado dell'area e ogni rischio di perdita del bene rappresentato.
  In riscontro a tale nota la Prefettura di Caserta convocò un'apposita riunione per il 26 aprile 2018, nel corso della quale fu attivato un tavolo tecnico e furono programmate una serie di attività mirate alla raccolta dei dati necessari a formulare una prima valutazione delle condizioni generali di degrado del sito. Fu richiesta anche la partecipazione dell'Università e del CNR, con i quali avviare ricerche sistematiche tendenti ad analizzare il fenomeno in atto e a programmare i necessari presidi mirati, al fine di effettuare una raccolta dei dati ad altissima risoluzione e misure degli spostamenti superficiali del suolo attraverso sensori satellitari, che consentono di individuare possibili interazioni dei dissesti con i pendii circostanti, ottimizzando le risorse disponibili.
  Dopo una prima indagine esplorativa, fu convocata una nuova seduta del tavolo tecnico, nel corso del quale, fra le altre iniziative, si fissò un sopralluogo, da effettuare in data il 19 luglio, al fine di valutare le condizioni dell'intera area, in concorso con la Seconda Università di Napoli, con il Comune di Capua, e con il parroco. Nel corso del sopralluogo si ritenne che si sarebbe dovuto procedere alla raccolta dei dati per pervenire a una valutazione delle condizioni di conservazione estesa all'intero compendio.
  Successivamente, avendo rilevato un «consistente peggioramento delle condizioni strutturali degli immobili siti ad est dell'Arco di Diana» e «la sussistenza di condizioni di pericolo per la pubblica e privata incolumità», con ordinanza sindacale del 24 agosto 2018, il Comune di Capua intimava ai proprietari degli immobili circostanti il complesso monumentale di provvedere all'immediata messa in sicurezza della struttura; purtroppo il giorno 25 agosto si verificava il crollo «improvviso e rovinoso» di uno dei tre paramenti murari posti a est dell'Arco.
  A seguito di tale evento il Comune di Capua, di concerto con la Soprintendenza, eseguì lavori di pulizia dell'area, al fine di predisporre un percorso che consentisse ai residenti il transito pedonale e carrabile, pur limitatamente agli eventuali mezzi di emergenza.
  Il 10 ottobre 2018, presso la Prefettura di Caserta si svolse la quarta riunione del tavolo tecnico, avente per argomento gli aggiornamenti relativi allo stato della questione; nel corso della riunione il Comune di Capua ha ribadito la propria impossibilità a procedere all'intervento di messa in sicurezza dell'Arco di Diana e pertanto la Soprintendenza, al solo fine di evitare ogni rischio di perdita del bene, si è dichiarata disponibile ad attuare un intervento con le modalità della somma urgenza, mirato alla messa in sicurezza del tratto di muro romano e al ripristino del sistema di controventatura delle spinte orizzontali posto sul fianco orientale del manufatto denominato Arco di Diana.
  Il 5 ottobre 2018 la Soprintendenza ha avviato il procedimento per la dichiarazione dell'interesse particolarmente importante della insula monastica di Sant'Angelo in Formis; l'avvio del procedimento è stato pubblicato sull'Albo Pretorio del Comune di Capua.
  Il 18 ottobre 2018 la Soprintendenza ha chiesto al Comando della Stazione dei Carabinieri l'autorizzazione all'accesso all'area, inibita al transito dall'autorità giudiziaria.
  Il 22 ottobre il Comando dei Carabinieri – Stazione di Capua ha comunicato la decisione del giudice, che ha autorizzato l'esecuzione dell'intervento limitatamente alla messa in sicurezza del muro antico e al ripristino del sistema di controventatura delle spinte orizzontali del manufatto denominato Arco di Diana. Ciò ha consentito, lo stesso giorno, di avviare l'intervento di somma urgenza, mirato alla messa in sicurezza del sito monumentale. L'intervento Pag. 66è proceduto regolarmente; nelle more dell'approvvigionamento del legname con cui realizzare la struttura di puntellamento dell'Arco di Diana, furono predisposti i fori di alloggiamento dei tiranti orizzontali, la cui funzione era quella di contrastare le spinte orizzontali della struttura in fase sismica, che allo stato attuale non possono essere assorbite dai muri che fungevano da contrafforte prima dei crolli dell'estate 2018; successivamente fu riferito dall'impresa esecutrice dell'intervento che uno dei proprietari degli ambienti posti al piano terra, quello posto a sud-ovest dell'Arco, negava l'accesso, necessario per collocare materialmente i tiranti metallici negli alloggiamenti già predisposti.
  Il 19 dicembre 2018 la Soprintendenza convocava i proprietari per effettuare un opportuno sopralluogo e per poter riferire, in data 9 gennaio 2019, sui lavori d'urgenza in corso di esecuzione. Alla data fissata, la Soprintendenza effettuava il sopralluogo, di cui veniva redatto verbale, nelle sole aree di proprietà dell'unico dei convocati presenti che consentiva l'accesso alle aree di sua proprietà adiacenti l'Arco e chiuse da una porta con serratura; risultavano assenti a tale sopralluogo gli altri proprietari e di conseguenza non si riusciva ad accedere alle porzioni di manufatto di loro pertinenza.
  Per questo, il 15 gennaio di quest'anno la competente Soprintendenza, ai sensi dell'articolo 33, comma 2, del decreto legislativo n. 42/2004 e del decreto ministeriale 23 gennaio 2016, comunicava ai proprietari interessati l'avvio del procedimento finalizzato all'esecuzione degli interventi conservativi, avvertendo che – in caso di inottemperanza degli obblighi di legge – la Soprintendenza avrebbe dato esecuzione, ai sensi di legge, in forma diretta e in danno, ai lavori necessari alla messa in sicurezza del tratto di muro romano e al ripristino del sistema di controventatura delle spinte orizzontali posto sul fianco orientale del manufatto denominato Arco di Diana.
  Il primo intervento realizzato con la procedura della somma urgenza è stato realizzato e collaudato dai funzionari della Soprintendenza.
  I lavori sull’insula proseguiranno con procedure ordinarie, secondo il progetto in corso di redazione da parte dei tecnici della Soprintendenza e sulla base delle indagini e dei rilievi appositamente commissionati.
  Il borgo, come sottolineato anche nell'atto parlamentare, è ugualmente interessato da un diffuso dissesto.
  Da notizie assunte dalla stessa Soprintendenza risulta che sia in corso, da parte del Comune di Capua, la redazione di un progetto mirato alla definizione di interventi di presidio, per il quale saranno avanzate richieste di ulteriori risorse.
  Posso sin d'ora assicurare il mio impegno a riferire ogni eventuale aggiornamento ma spero conveniate con me che ogni impegno è stato profuso proprio nell'adempimento del ruolo svolto istituzionale dagli uffici e dai funzionari del Ministero sul territorio.

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ALLEGATO 3

5-02974 Patelli: Sullo stato di conservazione della Cavallerizza Reale di Torino.
5-03028 Montaruli: Sulla gestione della Cavallerizza Reale di Torino.

TESTO INTEGRALE DELLA RISPOSTA

  L'onorevole Patelli e l'onorevole Montaruli hanno richiesto notizie in merito al complesso della Cavallerizza Reale di Torino e in particolare sui finanziamenti per il suo recupero.
  Il complesso monumentale, edificato tra XVII e XIX secolo è stato dichiarato di interesse storico-architettonico particolarmente importante con decreto ministeriale del 28 maggio del 1968, rinnovato con decreto del 1o agosto 2005. In ragione della sua stretta relazione funzionale con il palazzo sabaudo, è stato compreso tra le componenti della cosiddetta «zona di comando» e iscritto nel dicembre 2007 nella lista del Patrimonio Mondiale UNESCO, come parte del sito seriale delle Residenze Sabaude.
  In esito a un protocollo di intesa del 2003 tra il MEF – Agenzia del Demanio, sede centrale e la Città di Torino e previa autorizzazione della Direzione Regionale del Ministero dei beni e delle attività culturali, nel novembre del 2007 veniva ceduta al comune di Torino un'estesa parte del complesso, in seguito (2010) cartolarizzata dalla Città alla CCT s.r.l. – Cartolarizzazione Città di Torino, che tuttora ne detiene la proprietà, per finalità di valorizzazione immobiliare. Una sola area – la Cavallerizza Reale propriamente detta – è stata riacquisita nel 2015 al Demanio comunale. La parte restante veniva ceduta nel 2014 al FIV – Fondo Investimenti per la Valorizzazione — Comparto Extra gestito dalla Cassa Depositi e Prestiti Investimenti, mentre rimaneva in consegna al Ministero dei beni culturali, ora ai Musei Reali, la porzione di giardino affacciata sui bastioni con un edificio detto Garittone.
  In grave stato di abbandono e oggetto di ripetuti piani e progetti di valorizzazione, nel 2014 la Cavallerizza è stata occupata da un comitato spontaneo, con l'intento di contrastare la cessione del complesso al mercato privato e di presidiarne la destinazione e l'uso pubblico.
  L'iniziale intento di valorizzazione di un «bene comune», si è tradotto in una occupazione illecita di massima parte dello stabile, nonché a manifestazioni e attività tutte segnate dalla illegittimità.
  Nelle prime ore del 21 ottobre scorso, si è sviluppato un forte incendio all'interno di una delle maniche edificate del complesso, che – pur producendo danni limitati – ha confermato l'allarme circa la grave situazione della Cavallerizza, dove gli usi impropri sono accompagnati da depositi di materiali ingombranti, allacci abusivi e reti elettriche fatiscenti e da una generale situazione di degrado e mancanza di controllo.
  Dopo l'incendio la Prefettura di Torino ha convocato un tavolo per la urgente messa in sicurezza del complesso, di cui questo Ministero è parte attiva.
  A tale proposito segnalo che la Soprintendenza statale ha riferito che è in corso un'interlocuzione tra il Ministero e la Città di Torino, per definire un percorso di recupero, restauro e valorizzazione del complesso della Cavallerizza Reale, anche Pag. 68attraverso l'erogazione di ulteriori risorse, con l'intesa che possano essere destinate unicamente al restauro delle aree di proprietà comunale e di elevato valore monumentale, per arginarne il degrado e restituirle alla pubblica fruizione e a un qualificato uso pubblico da parte delle istituzioni culturali cittadine.
  Per quanto più propriamente riferito alle richieste di informazioni sui finanziamenti in atto, i Musei Reali di Torino sono destinatari di risorse per la realizzazione di interventi di restauro e valorizzazione a valere su due fonti di finanziamento:
   1. Programma Grandi Progetti Beni Culturali 2014-2016, per un importo complessivo pari a euro 7.000.000,00. L'intervento denominato «Torino Polo Reale» si suddivide in 9 lotti funzionali relativi a interventi di valorizzazione e riqualificazione degli Uffici Reali e degli annessi giardini, della Sindone e della Galleria Sabauda. Di questi, 8 risultano conclusi e uno, relativo ai servizi di accoglienza, è in corso di esecuzione;
   2. Piano stralcio «Cultura e turismo» FSC 2014-2020, per un importo complessivo pari a euro 15.000.000,00.

  L'intervento denominato «Torino Cavallerizze e Musei Reali» prevede interventi di restauro e valorizzazione, tra cui il restauro dei bastioni cinquecenteschi, il restauro del verde, impiantistica tecnologica e di sicurezza e nuovi percorsi di fruizione. L'articolazione del progetto in tre ambiti di attenzione (Bastioni, Orangerie, Cavallerizza), necessaria per la conformazione planimetrica dei luoghi, consente anche la possibilità di gestire i cantieri e l'accesso del pubblico ai Musei Reali, durante il corso dei lavori.
  Lo strumento attuativo dell'intervento è il disciplinare d'obblighi sottoscritto tra il Segretariato Generale del MiBACT – Servizio II e i Musei Reali di Torino.
  Sotto il profilo delle competenze, il Segretariato Generale – Servizio II è responsabile della programmazione del Piano, segue l'attuazione, il monitoraggio procedurale e finanziario degli interventi inseriti nel Piano, autorizza, in coerenza con le disponibilità di cassa, i trasferimenti finanziari al beneficiario a titolo di anticipo e rimborso delle spese sostenute, sulla base degli Stati di Avanzamento Lavori e a fronte di documenti contabili di rendicontazione.
  I Musei Reali, in qualità di beneficiario, svolgono il ruolo di Stazione appaltante, anche avvalendosi della Centrale di Committenza Invitalia, sono responsabili della corretta e regolare esecuzione dei lavori, implementano il sistema di monitoraggio degli investimenti pubblici al fine di garantire i corretti flussi informativi, così come previsto dal punto 3 della Delibera CIPE n. 3/2016 e secondo le indicazioni impartite dal Segretariato Generale.
  Di seguito riporto, per ogni sotto-ambito, lo stato di attuazione degli interventi, sulla base di quanto comunicato dal beneficiario nella Relazione Semestrale n. 3 del 31 maggio 2019:
   a) Bastioni (importo riprogrammato euro 2.250.000,00). Risulta espletata la gara per la pulizia e messa in sicurezza del muro di cinta dell'antica fortificazione (importo lordo aggiudicato euro 1.043.900,00; importo Economie maturate euro 302.799,20). In fase di aggiudicazione risulta la gara per il restauro dei Bastioni in corrispondenza dell'Orangerie, per un importo lordo a base d'asta pari ad euro 1.087.900,00.
   b) Orangerie (importo riprogrammato euro 12.050.000,00). Risulta espletata la gara per la progettazione definitiva ed esecutiva delle opere di rifunzionalizzazione delle Orangerie per i servizi di accoglienza e sistemazione dei Giardini Reali Inferiori (importo lordo aggiudicato euro 1.249.637,00; importo Economie di gara maturate euro 578.583,90). In fase di aggiudicazione risulta la gara per il trasferimento dei materiali archeologici per un importo lordo a base d'asta di euro 81.598,12. Di prossimo avvio risulta la gara lavori per la rifunzionalizzazione delle Orangerie, per i servizi di accoglienza e sistemazione dei Giardini Reali Inferiori, per un importo a base d'asta pari a euro Pag. 698.965.000,00, attraverso la Centrale di Committenza Invitalia.
   c) Cavallerizza (importo riprogrammato euro 700.000,00). Risultano in fase di affidamento i lavori per il restauro del Bastione di San Maurizio, per un importo lordo a base di gara pari ad euro 462.000,00.

  Sotto il profilo finanziario, le risorse si riferiscono all'ultimo monitoraggio, effettuato nel settembre 2019. Attualmente sono in corso approfondimenti per verificare eventuali aggiornamenti riguardanti gli impegni assunti e giuridicamente vincolanti.
  Concludo sottolineando che, come chiarito, il Complesso della Cavallerizza Reale è sotto la costante attenzione del Ministero per i beni culturali, sia nel perseguimento degli obiettivi di tutela che nel puntuale monitoraggio delle risorse.
  Mi dichiaro sin d'ora disponibile a riferire, in questa sede, di ogni aggiornamento che venga richiesto.