CAMERA DEI DEPUTATI
Giovedì 9 maggio 2019
185.
XVIII LEGISLATURA
BOLLETTINO
DELLE GIUNTE E DELLE COMMISSIONI PARLAMENTARI
Affari esteri e comunitari (III)
ALLEGATO

ALLEGATO 1

Interrogazione n. 5-02087 Lupi : Sulle prospettive di innalzamento dei dazi USA nei confronti dei Paesi europei.

TESTO DELLA RISPOSTA

  Nel contesto internazionale descritto dall'onorevole interrogante, la necessità di scongiurare la spirale di ritorsioni tariffarie con potenziale grave impatto per il nostro sistema produttivo ha orientato, negli ultimi mesi, attivi e intensi interventi di sensibilizzazione del Governo italiano in seno all'Unione Europea.
  In tale cornice deve essere inquadrata l'adozione dei mandati negoziali UE-USA, approvati dalla UE nel Consiglio agricoltura del 15 aprile u.s. e sostenuta con determinazione dall'Italia in linea con la specialità e dimensione globale del rapporto transatlantico.
  I due mandati negoziali si riferiscono all'eliminazione di misure daziarie, barriere non tariffarie e sussidi sui soli beni industriali e alla cooperazione in materia di regolamentazione tecnica con l'obiettivo di porre nuove basi per un'agenda commerciale transatlantica comune.
  La disponibilità di Bruxelles ad aprire il negoziato a fronte dell'interesse dell'Amministrazione USA a riequilibrare la bilancia commerciale è direttamente collegato proprio all'obiettivo di congelare nuove spinte protezionistiche e potenziali imposizioni di dazi.
  Il mandato per l'eliminazione delle tariffe su beni industriali esplicita chiaramente l'aspettativa UE che le tariffe su acciaio e alluminio imposte dall'Amministrazione USA il 31 maggio u.s. vengano rimosse. Al tempo stesso, entrambi i mandati statuiscono che l'eventuale imposizione di nuovi dazi da parte degli Stati Uniti – in particolare, dazi sull’automotive, che il Presidente Trump potrebbe adottare entro metà maggio – condurrebbero immediatamente alla sospensione dei negoziati.
  Oltre alla sospensione dei negoziati, a fronte dell'eventuale adozione di dazi USA nel settore automotive sulla base di un asserito impatto sulla sicurezza nazionale non comprovato da dati oggettivi la UE dispone di un paniere di potenziali misure di reazione. In particolare, si ricorda che, a seguito dell'imposizione dei dazi americani su acciaio e alluminio del 31 maggio 2018, Bruxelles ha risposto con l'adozione di dazi europei di carattere reversibile entrati in vigore a partire dal 22 giugno 2018, misure di salvaguardia mirate a contenere la prevedibile diversione dei flussi commerciali verso il mercato europeo e l'avvio di un contenzioso in sede OMC.
  L'agenda di interventi europei promossi, con il forte sostegno italiano, al fine di preservare la legittimità e i benefìci di un sistema multilaterale basato sulle regole e sostenuto dai principali player globali, non si limita tuttavia al solo perimetro dei rapporti UE-USA.
  Mi riferisco in particolare al rilancio della riforma dell'Organizzazione Mondiale del Commercio, con particolare riguardo per il ristabilimento della funzionalità dei processi negoziali, per il superamento dell'attuale crisi dell'Organo di appello del Sistema di risoluzione delle controversie e per tematiche di notevole impatto sugli equilibrati flussi commerciali e di investimento quali i sussidi, le imprese di Stato, l'accesso al mercato, le barriere tariffarie e la tutela della proprietà intellettuale.Pag. 13
  In tale prospettiva vanno inquadrate le iniziative europee mirate a impegnare attivamente USA e Cina nella riforma OMC. La disponibilità di Washington a confrontarsi sulla modernizzazione dell'OMC fa parte della positiva agenda di collaborazione transatlantica predisposta in occasione della visita del Presidente Juncker a Washington del 25 luglio 2018 e cui seguiti sono affidati al Gruppo di Lavoro UE-USA. Per quanto concerne Pechino, la formalizzazione dell'impegno a collaborare per la riforma dell'OMC, annunciato in occasione del XX vertice UE-Cina del 17 luglio 2018, è stato da ultimo ribadito in occasione del XXI Vertice UE-Cina del 9 aprile us..
  Inoltre, nei rapporti con la Cina, l'Italia si adopera a livello europeo affinché ambiziosi Accordi tra l'Unione europea e la Cina per la protezione degli Investimenti e per la tutela delle indicazioni geografiche possano vedere la luce quanto prima, apportando un contributo significativo alla facilitazione degli investimenti e alla liberalizzazione commerciale su scala globale.
  Per quanto riguarda, infine, i rapporti commerciali tra USA e Cina, l'UE (e il nostro Governo) condivide le preoccupazioni degli Stati Uniti per quanto riguarda la necessità di una maggiore riforma e apertura del mercato cinese, anche al fine di affrontare le pratiche di trasferimento forzato di tecnologia e proprietà intellettuale, nonché quelle miranti a forzare la localizzazione in Cina di impianti industriali e di innovazione.
  Ad ogni modo, riteniamo che le soluzioni dovrebbero essere ricercate nell'ambito dell'OMC, per evitare una sua delegittimazione. Per tale motivo, come UE, lo scorso 1o giugno abbiamo avviato presso l'OMC la Disputa DS549 nei confronti della Cina per alcune misure relative al trasferimento di tecnologia. In pratica, si tratta di una disputa parallela a quella lanciata il 23 marzo scorso dagli Stati Uniti contro la stessa Cina (DS 542). Inoltre, sempre come UE, abbiamo discusso tali problematiche a livello «Trilaterale» con gli Stati Uniti e il Giappone ed in tale contesto abbiamo riscontrato la massima disponibilità a continuare a lavorare per affrontare preoccupazioni commerciali comuni.

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ALLEGATO 2

Interrogazione n. 5-02088 Quartapelle Procopio: Sul monitoraggio delle attività delle ong impegnate in Libia.

TESTO DELLA RISPOSTA

  Alla fine dell'estate 2017 il Governo italiano ha assunto l'iniziativa di finanziare la realizzazione di attività di assistenza a favore della popolazione dei centri per migranti gestiti dal Ministero dell'interno libico. L'iniziativa è stata disposta, con il consenso del Governo di Accordo Nazionale libico, con due delibere ministeriali dell'ottobre e del novembre dello stesso anno, e ha riguardato i centri di Tarek al Sika, Tarek al Matar, Tajoura, Khoms, Janzour, Al Seba (chiamato anche Aljudeida), Qasr Bin Ghashir, Bouslim, El Nasr, Al Jabal e le rispettive comunità ospitanti. Alle stesse delibere è stata data attuazione tramite bandi di gara dell'Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo (AICS) per ONG italiane, in partenariato con organizzazioni locali, per un importo complessivo di sei milioni e duecentomila euro per la realizzazione di progetti da destinare ad una popolazione di beneficiari stimata in circa 27.000 persone.
  Tali interventi si inquadrano in un approccio a beneficio dei migranti e delle comunità libiche che li ospitano e, in un'ottica ancora più ampia, si collocano nel complesso delle iniziative di sviluppo a favore dei Paesi di origine e di transito dei flussi migratori.
  La Cooperazione italiana non opera in Libia da sola, ma in sinergia e coordinamento con le principali agenzie ONU e organizzazioni internazionali presenti nel Paese – tra cui UNHCR, OIM, PAM, Croce Rossa Internazionale – e finanzia progetti che vengono realizzati da ONG italiane in partenariato con organizzazioni della società civile libica. È soprattutto grazie al forte impulso e alla continua azione di sensibilizzazione e di mediazione del Governo italiano, con il supporto concreto della nostra Ambasciata sul terreno, infatti, che le Nazioni Unite hanno ripreso ad operare in Libia, con particolare riferimento all'Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (UNHCR) e all'Organizzazione Internazionale per le Migrazioni (OIM), che forniscono un'indispensabile assistenza ai migranti più vulnerabili. L'Italia continua ad insistere con il Governo libico, con i Paesi partner e con le Nazioni Unite affinché tutte le rilevanti Agenzie specializzate ONU tornino ad operare in Libia, inclusi UNICEF, Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) e Programma Alimentare Mondiale.
  Gli interventi nei centri per migranti, per periodi limitati nel tempo, erano finalizzati ad andare incontro ai bisogni primari degli individui e a migliorarne le condizioni o sanitarie, nutrizionali ed igieniche, con particolare attenzione alle fasce più vulnerabili e in raccordo con gli altri attori umanitari (Agenzie onusiane e Organizzazioni della Società Civile internazionali). Al contempo, con tali interventi si intendeva rafforzare la protezione di coloro maggiormente colpiti dalle conseguenze del conflitto disincentivando, con la presenza di operatori umanitari, gli abusi.
  Più nel dettaglio, le attività nei centri sono consistite nella distribuzione di kit per l'igiene, materassi, coperte, cibo e indumenti; in limitati interventi di riabilitazione di latrine, docce, cucine; nella fornitura di servizi sanitari, sistemi d'acqua potabile e generatori, nonché nel Pag. 15supporto psicologico ai migranti. Gli operatori umanitari sono, inoltre, intervenuti per facilitare la registrazione anagrafica, l'eventuale ricollocazione e il rimpatrio volontario dei migranti in collaborazione con UNHCR e OIM. Gli interventi finanziati dalla Cooperazione italiana hanno riguardato anche la popolazione delle Municipalità libiche, ospitanti i centri per migranti, al fine di rafforzare soprattutto i loro servizi di base, le infrastrutture sociali, la sanità ed igiene, la distribuzione di acqua, le scuole primarie e la viabilità.
  Merita sottolineare come il mancato intervento degli operatori umanitari nei centri per migranti avrebbe comportato il netto peggioramento delle condizioni di vita dei migranti.
  Le iniziative sopra elencate sono state oggetto di monitoraggio da parte della sede AICS di Tunisi, conformemente a quanto previsto dalla legge, sia con la verifica delle risultanze documentali presentate dalle organizzazioni della società civile esecutrici in relazione agli stati di avanzamento del progetto, sia con incontri coi responsabili dei progetti, sia anche con visite sul terreno realizzate congiuntamente con l'Ambasciata di Tripoli, nel rispetto delle condizioni di sicurezza previste per gli spostamenti in Libia. Inoltre AICS, attraverso la partecipazione ai principali tavoli di coordinamento istituiti in loco dalle Nazioni Unite e dall'Unione europea, assicura un'ulteriore verifica sulla coerenza e complementarietà delle attività svolte dalle organizzazioni della società civile italiane con l'operato delle organizzazioni internazionali presenti in Libia.

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ALLEGATO 3

Interrogazione n. 5-02089 Sabrina De Carlo: Sul rifinanziamento del Fondo Globale per la lotta all'AIDS, alla tubercolosi e alla malaria.

TESTO DELLA RISPOSTA

  La salute rappresenta un pilastro fondamentale di ogni società, è una componente essenziale del contratto sociale tra istituzioni e cittadini e per questo ricopre un ruolo fondamentale per lo sviluppo sostenibile di ogni Paese, a partire proprio dai Paesi più vulnerabili.
  Vi è, infatti, un comprovato nesso tra la qualità dei servizi sanitari, la stabilità dei processi di sviluppo dei Paesi ed il benessere dei cittadini, riflesso negli indici di sviluppo socio-economici e, soprattutto, di sviluppo umano.
  Anche per questo motivo, la Cooperazione Italiana è in prima linea a sostegno dei Paesi in via di sviluppo nel loro processo di creazione e rafforzamento di sistemi sanitari di qualità, in grado di garantire servizi e prestazioni in modo universale, equo e sostenibile.
  Il terzo obiettivo di sviluppo sostenibile dell'Agenda 2030, dedicato proprio alla salute globale, rappresenta una priorità assoluta della Cooperazione Italiana, come sancito anche dal Documento triennale di programmazione e indirizzo. Ciò sia a livello bilaterale, dove concentriamo i nostri interventi nei Paesi più fragili, vulnerabili e a basso reddito, a partire dall'Africa-Subsahariana, sia a livello multilaterale, nel cui ambito la salute è la prima area tematica di intervento in termini di impegno finanziario anche in ragione del nostro contributo al Fondo Globale per la Lotta ad AIDS, Tubercolosi e Malaria.
  Negli ultimi 18 anni il Fondo Globale ha svolto un ruolo determinante per la riduzione di un terzo delle morti causate dalle tre malattie nei 100 Paesi beneficiari (-40 per cento di morti per AIDS, -21 per cento di morti per tubercolosi, -42 per cento di morti per malaria).
  Peraltro, lo stesso Fondo Globale, costituito nel 2002, nacque su impulso del G8 del 2001 a Presidenza Italiana e ancora oggi siamo il nono donatore in termini assoluti, con un contributo complessivo di più di un miliardo di dollari.
  La Cooperazione Italiana ha inoltre sviluppato un apposito accordo di partenariato (cosiddetto Accordo 5 per cento) che permette alle ONG italiane e ai nostri centri nel settore della ricerca operativa di contribuire al raggiungimento degli obiettivi del Fondo Globale sul campo tramite appositi finanziamenti sinergici per la cooperazione tecnica e scientifica. Tale accordo, che il Fondo ha concluso solo con un altro Paese oltre al nostro, ha permesso anche di valorizzare l'eccellenza italiana in quest'ambito, al servizio della salute globale.
  Siamo adesso in una fase cruciale per la lotta alle tre malattie e quest'anno, in ottobre, misureremo il livello di ambizione necessario in occasione della Conferenza di Rifinanziamento del Fondo che si terrà a Lione, un appuntamento a cui anche l'Italia guarda con grande attenzione e con l'auspicio di ottenere un risultato all'altezza degli obiettivi che ci siamo posti.
  Trattandosi di un impegno finanziario consistente a valere per il triennio 2020-2022, la riflessione sul contributo italiano è appena iniziata. L'Italia partecipa attivamente alla governance del Fondo e garantisce, in ogni occasione, sostegno politico. Vogliamo continuare a offrire al Fondo Globale un contributo all'altezza delle ambizioni dei suoi obiettivi, che condividiamo pienamente, dovendo al contempo naturalmente tenere anche conto dei vincoli posti dalle contingenze del bilancio pubblico.

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ALLEGATO 4

Interrogazione n. 5-02090 Formentini: Sul rafforzamento della rete diplomatico-consolare nel Corno d'Africa.

TESTO DELLA RISPOSTA

  La collocazione geografica del Corno d'Africa, tra Mar Mediterraneo e Oceano Indiano, ha da sempre conferito notevole rilevanza strategica a tale regione. Negli ultimi mesi essa è stata attraversata da profondi mutamenti, coincisi con la nomina a Primo Ministro, in Etiopia, di Abiy Ahmed e la sigla dell'Accordo di pace con l'Eritrea che pone fine alla ventennale situazione di «né pace né guerra» conseguente al conflitto del 1998. Al contempo, tale positiva dinamica ha avuto importanti riflessi sul piano regionale, innescando un processo di riconciliazione con il coinvolgimento di Somalia e Gibuti.
  L'Italia esercita nel Corno d'Africa un tradizionale ruolo di primo piano nella creazione di condizioni di pace e sicurezza, sia in via bilaterale che in veste di co-chair dell'IGAD Partners Forum, l'organizzazione che riunisce i principali partner dell'IGAD, organizzazione dei Paesi del Corno. Particolare rilievo assume il nostro tradizionale impegno nel processo di stabilizzazione della Somalia, condotto attraverso un'articolata azione in ambito politico e nel settore sicurezza – sia nel quadro delle missioni internazionali che a livello bilaterale – accompagnate dalle iniziative realizzate dalla Cooperazione italiana. In ambito securitario, l'Italia fornisce un contributo di primo piano alle tre missioni UE: EUNAVFOR Atalanta, operazione militare marittima anti-pirateria; EUCAP Somalia, missione civile di contrasto alla pirateria a terra; EUTM Somalia, missione di addestramento delle forze di sicurezza somale, della quale il nostro Paese detiene il comando assicurando anche il più ampio contingente (circa 100 unità). Sul piano bilaterale svolgiamo con l'Arma dei Carabinieri attività di addestramento della Polizia presso la Base militare Italiana di Gibuti (circa 200 unità per corso).
  Il nostro Paese ha ulteriormente approfondito il proprio impegno sostenendo il processo di riconciliazione in atto nella regione, anzitutto attraverso l'intensificazione del dialogo politico. Vengono in rilievo: la visita del Presidente Conte, primo leader occidentale a recarsi ad Addis Abeba e Asmara lo scorso 11-12 ottobre; i due incontri trilaterali del Ministro degli esteri Moavero con gli omologhi di Etiopia ed Eritrea, a margine dell'Assemblea Generale ONU e della seconda edizione della Conferenza Italia-Africa (25 ottobre); le visite del Presidente somalo Farmajo e del premier Abiy a Roma, rispettivamente nel novembre 2018 e nel gennaio 2019. Da segnalare inoltre le numerose iniziative nel settore economico-commerciale, di cooperazione allo sviluppo e culturale con cui il nostro Paese sta sostenendo la positiva dinamica regionale.
  Ciò premesso, si condividono le osservazioni dell'onorevole interrogante in quanto il rafforzamento della rete diplomatico-consolare nel Corno, compatibilmente con le risorse disponibili, costituisce un elemento fondamentale per l'intensificazione delle relazioni politiche ed economico-commerciali con i partner della regione. Per tale ragione, la Farnesina ha nominato un Inviato Speciale per il Corno d'Africa, con l'obiettivo di rafforzare la propria azione verso quella regione. Lo Pag. 18scorso anno, si è inoltre disposta l'istituzione di una nuova figura di Rappresentante presso l'Unione Africana (UA), che segue in via esclusiva le relazioni con l'importante organizzazione continentale, funzione assicurata in passato dalla nostra Ambasciata ad Addis Abeba. Tale nomina, che rende l'Italia il primo Paese UE a disporre di un rappresentante ad hoc presso l'UA, permetterà alla nostra missione diplomatica in Etiopia di dedicare maggiori unità di personale all'approfondimento di tutte le principali questioni bilaterali.
  Ciò detto, quanto alla dotazione di mezzi e risorse presso le nostre Sedi nel Corno d'Africa, occorre premettere che allo stato attuale l'ulteriore potenziamento degli organici sarà possibile solo a fronte della disponibilità di nuove risorse umane e finanziarie. È infatti noto all'Onorevole interrogante come a seguito del blocco del turn-over nel pubblico impiego nell'ultimo decennio la Farnesina abbia sofferto una gravissima carenza di personale che ha reso la situazione pressoché insostenibile in quasi tutte le sedi all'estero, persino in quelle dove l'esistenza di collettività italiane numericamente più consistenti giustificherebbe l'assegnazione di ancora maggiori risorse umane.
  Per avere un quadro più preciso, basti pensare che nell'arco di dieci anni il Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale ha perso il 33 per cento del proprio personale delle Aree Funzionali (circa 1.200 dipendenti), che è quello prevalentemente destinato a svolgere negli Uffici all'estero importanti e delicati incarichi nel settore finanziario, della sicurezza o al servizio dei connazionali. Ciò si è peraltro tradotto in un innalzamento progressivo dell'età media del personale in servizio (ormai pari a 56 anni) e, di conseguenza, in una sua minore propensione al trasferimento all'estero, soprattutto in aree geografiche caratterizzate da rilevanti difficoltà ambientali, rischi sanitari e condizioni di sicurezza precarie.
  La situazione gravemente deficitaria di risorse umane per il Ministero, aggravata anche dai collocamenti a riposo previsti nei prossimi anni (oltre un centinaio all'anno), dovrebbe cominciare a registrare un'inversione di tendenza entro il prossimo autunno, quando si prevede l'assunzione di un totale di 221 dipendenti di ruolo e di 100 unità del contingente dei dipendenti da assumere localmente a contratto. Un ulteriore miglioramento si avrà per effetto della legge di bilancio 2019, che ha autorizzato l'assunzione di altri 300 dipendenti di ruolo ed un nuovo incremento del contingente dei dipendenti a contratto di altre 50 unità.
  Occorre tenere presente che il personale che entrerà in questo modo a far parte dei ruoli del Ministero con le procedure selettive in corso e con quelle che saranno bandite prossimamente potrà solo in parte compensare le 1.200 unità di ruolo perdute per via del blocco del turn-over. I provvedimenti di contenimento della spesa pubblica dell'ultimo decennio hanno peraltro comportato la chiusura di oltre 60 strutture all'estero tra ambasciate, consolati ed istituti di cultura.
  Pur in un contesto di risorse limitate e in attesa di concretizzare le assunzioni sopra descritte, la Farnesina ha comunque disposto il potenziamento dell'Ambasciata in Addis Abeba con l'assunzione di 3 ulteriori unità a contratto che vanno ad aggiungersi alle figure già descritte di Inviato speciale per il Corno d'Africa e di Rappresentante Permanente presso l'Unione Africana.