CAMERA DEI DEPUTATI
Martedì 19 marzo 2019
160.
XVIII LEGISLATURA
BOLLETTINO
DELLE GIUNTE E DELLE COMMISSIONI PARLAMENTARI
Agricoltura (XIII)
ALLEGATO

ALLEGATO

7-00069 Cadeddu, 7-00148 De Carlo, 7-00182 Gadda, 7-00184 Spena e 7-00185 Gastaldi: Iniziative a sostegno del comparto del latte ovicaprino

PROPOSTA DI RISOLUZIONE UNITARIA PRESENTATA DAI DEPUTATI CADEDDU E GASTALDI

  La XIII Commissione,
   premesso che:
    la grave crisi in cui versa da tempo la pastorizia, specialmente quella sarda, richiede con urgenza azioni concrete e interventi strutturali per rilanciare un settore che rappresenta una strategica risorsa economica e sociale;
    i recenti accadimenti in Sardegna evidenziano il grave stato di sofferenza in cui versa il settore, che rappresenta un asse portante per l'economia sarda non solo dal punto di vista economico, occupazionale ed imprenditoriale, ma anche per la valorizzazione e la tutela dei prodotti del territorio e per l'impatto positivo a beneficio di tutta la comunità;
    tra le criticità più rilevanti del settore si segnalano: l'estrema volatilità del prezzo del latte, e la sussistenza di un prezzo di vendita spesso non sufficiente a coprire i costi di produzione; un sistema produttivo frammentato e sottocapitalizzato con limitate capacità di adattamento alle evoluzioni del mercato;
    la Sardegna rappresenta ormai l'area di riferimento nazionale per quanto riguarda il mercato del latte ovicaprino e dei suoi derivati, con particolare riferimento al pecorino romano: in Sardegna la zootecnia ovina da latte è infatti costituita da circa 15.000 aziende agropastorali delle quali circa 12.000 allevamenti ovini con 2,6 milioni di pecore, il 40 per cento di quelle allevate in Italia, e circa 3.000 allevamenti con oltre 330.000 capi caprini e rappresenta il principale aggregato zootecnico della Sardegna, con un'incidenza sulla produzione lorda vendibile agricola regionale del 25 per cento circa (45 per cento il peso dell'intero settore zootecnico). È di circa 250 pecore la dimensione media di un'azienda in Sardegna;
    sulla base di dati fondati su mere stime e non ufficiali, ognuno dei capi ovini produce annualmente oltre 120 litri di latte, per cui la produzione complessiva del comparto si attesta ai 350/380 milioni di litri di latte, che, trasformati, portano a una produzione totale di formaggi pari a circa 590.000 quintali di formaggi, dei quali il 60 per cento (160/170 milioni di litri) destinato alla produzione di pecorino romano Dop, circa 135 milioni di litri destinati ad altre due Dop: pecorino sardo Dop e fiore sardo Dop;
    la pastorizia sarda muove un fatturato di circa 400 milioni di euro pari al 25 per cento del fatturato agro-industriale regionale. La Sardegna è il più importante produttore nazionale di latte ovino caprino, più di due terzi (68 per cento) ovino nazionale e oltre la metà del latte caprino sono prodotti in Sardegna e occupa tra diretti e indiretti più di 90 mila persone;
    negli ultimi anni il prezzo del latte è variato considerevolmente passando da euro 0,85/L nel 2014 a euro 1,05/L nel 2016, diminuendo drasticamente nel 2017 a euro 0,85/L e a luglio 2018 a euro 0,72/L (Iva esclusa), mentre nella stagione lattiero-casearia Pag. 1752019 il prezzo a gennaio si attesta a euro 0,56/L (Iva esclusa), registrando un meno 23 per cento;
    l'Ismea ha rilevato che, oltre al fatto che il prezzo del latte ovino in Sardegna ha subìto un calo nei primi giorni del mese di febbraio, scendendo al di sotto dei 60 centesimi al litro iva inclusa, contro i 62 centesimi del prezzo medio registrato nel mese di gennaio, i costi di produzione hanno raggiunto i 70 centesimi al litro iva esclusa, il che comporta una perdita per il produttore di 14 centesimi al litro;
    i produttori stanno, quindi, vendendo il latte con perdite sempre crescenti. A dicembre 2018 per ogni litro di latte conferito ai trasformatori la rimessa era di 13 centesimi al litro per poi passare a gennaio a 14 centesimi e a febbraio la perdita si dovrebbe attestare addirittura a 16 centesimi;
    queste oscillazioni dipendono per lo più dal pecorino romano Dop, che impiega oltre il 50 per cento del latte ovino prodotto in Sardegna. Quando il prezzo del formaggio sui mercati aumenta sale anche il prezzo del latte, di contro quando il valore di mercato del formaggio diminuisce nei magazzini aumentano le forme invendute, rimanendo i livelli di produzione invariati, causando così il crollo del prezzo, con conseguenze per i produttori;
    il mancato riconoscimento di una congrua remunerazione del latte ovino e caprino e l'acquisto da parte di imprese di trasformazione sarde di materia prima di provenienza comunitaria, utilizzata anche per realizzare formaggi e prodotti a marchio sardo, hanno contribuito ad innescare una dura reazione dei pastori;
    nel 2018 la produzione dei pecorini è stata di 550 mila quintali, dei quali 340 mila di pecorino romano – 60 mila quintali in eccedenza rispetto a quelli richiesti dal mercato – 20 mila di pecorino sardo Dop, 7 mila di fiore sardo e il resto in cotti e semicotti senza denominazione protetta. Dal 2016 al 2017 il pecorino romano Dop ha perso 100 milioni di euro, passando da 251 a 155 milioni (-38 per cento), l'unico prodotto a denominazione di origine protetta tra i primi 15 italiani a registrare una perdita così consistente;
    per il 2018 il Consorzio tutela del formaggio pecorino romano Dop aveva fissato a 280 mila quintali le quote di produzione, ma si è arrivati fino ai sopracitati 340 mila quintali, andando ben oltre la quota stabilita. Risulta che la multa al quintale per chi produce formaggio in quantitativo superiore alla quota fissata sia di soli 16 centesimi al chilogrammo;
    di fronte, quindi, ad un eccesso di offerta il prezzo al chilogrammo del formaggio a gennaio è sceso dai 7,7 euro al chilogrammo di febbraio 2018 ai 5,53 euro al chilogrammo attuali, stante la difficoltà di smaltire le scorte di magazzino che ad oggi ammontano a 100 mila quintali, causando, quindi, un crollo del prezzo di circa il 37 per cento rispetto agli 8,9 euro al chilogrammo di febbraio 2015;
    il latte considerato in eccesso veniva precedentemente esitato fuori dalla Sardegna ad opera delle cosiddette O.P. (organizzazioni dei produttori); a qualsiasi gruppo essi appartenessero erano comunque soggetti facenti parte della produzione primaria. Questo tipo di organizzazione aveva il fondamentale compito di salvaguardare il prezzo del latte, impedendone eccessivi ribassi;
    ora, invece, coloro che trasformano il latte nell'effettivo prodotto da rivendere (siano essi privati o facenti parte di cooperative) hanno assunto il ruolo di esitare loro stessi il latte in eccedenza nei mercati extra-regionali. Tale metodo-sistema non solo vanifica il lavoro delle O.P., ma finisce per schiacciare sempre più verso il basso il prezzo del latte e costringe gli allevatori a cedere il prodotto alle condizioni dei trasformatori, privandoli di strumenti contrattazione;
    la mancanza di disponibilità di dati produttivi ufficiali, a partire dai quantitativi Pag. 176di latte munto, impedisce un'azione di programmazione produttiva reale e favorisce invece un'opacità produttiva con conseguente deprezzamento dei prodotti oltre che scarsa tracciabilità;
    sarebbe pertanto utile da parte dell'Ineq, organismo di certificazione del pecorino romano, rendere pubblici i dati certificati o, quanto meno, averne visione, sia pure come dato provvisorio, dal Consorzio di tutela, ripristinando la pubblicazione dei dati mensili di produzione e delle differenze percentuali rispetto all'annata precedente;
    non sono stati mai definiti e comunicati i limiti produttivi dei caseifici sardi ai quali spetta valutare e stabilire quanto latte trasformare, quali formaggi produrre ed in quali quantità, in funzione della propria organizzazione commerciale. Il tema della programmazione produttiva resta quindi elemento essenziale per giungere a una maggiore solidità del comparto;
    al fine di disporre di dati certi sull'andamento del mercato e di monitorare con frequenza ravvicinata le quantità di latte commercializzate in ambito unionale, anche a seguito della conclusione del regime delle quote, la Commissione europea ha richiesto agli Stati membri di notificare a Bruxelles il quantitativo totale di latte crudo che mensilmente viene consegnato ai primi acquirenti stabiliti nel loro territorio;
    tale previsione, stabilita dall'articolo 151 del regolamento (UE) n. 1308/2013 successivamente modificato dal regolamento di esecuzione n. 1097/2014 che riserva il suddetto obbligo di notifica ai soli quantitativi di latte vaccino, viene applicata nel nostro ordinamento con le modalità di cui al decreto del Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali del 7 aprile 2015 il quale prevede che entro il giorno 20 di ogni mese, i primi acquirenti registrino nella banca dati del Sistema informativo agricolo nazionale (SIAN) tutti i quantitativi di latte vaccino crudo acquistati direttamente da produttori di latte, nel mese di calendario precedente, con l'indicazione del tenore di materia grassa;
    è pertanto indispensabile estendere al comparto del latte ovicaprino il decreto ministeriale 7 aprile 2015 in materia di dichiarazioni obbligatorie;
    l'articolo 58, comma 1, del decreto-legge n. 83 del 2012 ha istituito presso l'Agea un fondo per la distribuzione di derrate alimentari alle persone indigenti con la finalità di un efficientamento della filiera della produzione e dell'erogazione e per il finanziamento dei programmi nazionali di distribuzione di derrate alimentari. Le derrate alimentari sono distribuite agli indigenti mediante organizzazioni caritatevoli;
    il comma 2 dell'articolo 58 del suddetto decreto-legge stabilisce che con decreto del Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali, di concerto con il Ministro per la cooperazione internazionale e l'integrazione, venga adottato, entro il 30 giugno di ciascun anno, il programma annuale di distribuzione delle derrate che identifica le tipologie di prodotto, le organizzazioni caritatevoli beneficiarie, nonché le modalità di attuazione;
    il comma 668 dell'articolo 1 della legge 30 dicembre 2018, n. 145 (legge di bilancio 2019), prevede un rifinanziamento nella misura di 1 milione di euro per ciascuno degli anni 2019, 2020 e 2021 del suddetto fondo per la distribuzione di derrate alimentari alle persone indigenti;
    la perdita di prezzo del latte ovicaprino è determinata dall'assenza di moderni strumenti di programmazione e per il deficit negli investimenti in ricerca, finalizzati a creare valide alternative al suddetto formaggio. Il regime di monocultura comporta frequentemente un eccesso di produzione;
    sul piano economico la pastorizia crea ricchezza diffusa, ha un rilevante indotto che in maniera diretta o indiretta è collegato al mondo pastorale, come i Pag. 177caseifici, i mangimifici, i trasporti, i mattatoi, il settore meccanico e delle costruzioni fino ad arrivare al terziario;
    la pastorizia in Sardegna, nonostante la sua importanza a livello economico, non va misurata soltanto in termini di punti percentuali del prodotto interno lordo prodotto ma anche e soprattutto per il suo valore sociale, culturale e ambientale perché mantiene in vita l'interno della Sardegna, i suoi paesi, offre un senso all'esistenza di decine di migliaia di persone e costituisce anche un elemento fondamentale dell'identità di un popolo;
    serve un intervento che permetta ai produttori primari di ottenere il giusto riconoscimento del prezzo che va pagato loro e quindi dare un valore al ruolo guida nella tutela del made in Italy e nel presidio civile delle aree rurali in via di spopolamento;
    dal recentissimo report di attività dell'ispettorato centrale della tutela della qualità e della repressione frodi dei prodotti agroalimentari – Icqrf, risulta che nel 2018 i controlli nel settore lattiero caseario sono stati 5.102, ma solo 1.846 analitici, con l'8,4 per cento di prodotti irregolari. Dal rapporto non risultano controlli sui punti di entrata nel territorio nazionale;
    negli anni scorsi, in relazione ad eventi straordinari e crisi di settore, il Ministero delle politiche agricole alimentari, forestali e del turismo ha adottato misure puntuali di sostegno come nel caso del Grana Padano dop (a pasta dura), dell'Asiago pressato e del Provolone Val Padana dop (a pasta tenera). Ad esempio, nel 2017 si verificò un'analoga situazione per cui il prezzo del latte ovino scese a 60 centesimi al litro a allora furono adottate delle misure, come gli aiuti diretti agli allevatori e l'introduzione del pegno rotativo, al fine di fare accedere più agevolmente i produttori a strumenti di finanziamento bancari;
    l'articolo 62, comma 2, del decreto-legge n. 1 del 2012 vieta qualsiasi comportamento del contraente che, abusando della propria maggior forza commerciale, imponga condizioni contrattuali ingiustificatamente gravose, ivi comprese, ad esempio: qualsiasi patto che preveda prezzi particolarmente iniqui o palesemente al di sotto dei costi di produzione;
    le comunità e le istituzioni locali osservano l'aggravarsi della condizione delle imprese del comparto agro-pastorale, che lede la dignità del lavoro, vanifica tutti gli sforzi rivolti a combattere lo spopolamento e la desertificazione produttiva delle aree rurali e mette a rischio la tenuta, la coesione sociale e l'ordine pubblico; le istituzioni locali necessitano di adeguato sostegno rispetto alle politiche di sviluppo locale intraprese, e nella attività di mantenimento e promozione della legalità e di prevenzione di azioni violente e incontrollate, atti vandalici e danneggiamenti a beni mobili ed immobili pubblici e privati;
    la crisi delle aziende agropastorali sarde rischia di provocare ripercussioni anche in altre regioni italiane, con particolare riferimento a Toscana e Lazio, dove la zootecnia ovicaprina è uno dei settori trainanti dell'economia locale;
    nella regione Lazio, altro importante produttore di latte ovicaprino, sono infatti circa 800 mila i capi e 3 mila le aziende che producono latte ovino. In questa regione si producono i pecorini, le caciotte stagionate di Amatrice, formaggi e ricotte della provincia di Frosinone. Nel viterbese e nella Ciociaria il prezzo del latte è ancora stabile intorno ai 75/80 centesimi al litro, comunque il 50 per cento in meno rispetto a 15 anni fa, ma si comincia a ventilare l'ipotesi che i caseifici possano acquistare la materia prima dalla Sardegna stante il prezzo così basso;
    il comparto ovicaprino toscano conta invece circa 1.000 aziende e produce circa 550 mila quintali di latte all'anno: il 13 febbraio la regione Toscana ha siglato un protocollo d'intesa con tutti i soggetti che fanno parte del tavolo di filiera per arginare una situazione di crisi, che ha Pag. 178determinato pesanti ripercussioni sugli allevatori toscani. Sono state coinvolte le organizzazioni professionali agricole, le centrali cooperative, i Consorzi di tutela delle denominazioni d'origine protetta dei formaggi e i caseifici operanti in Toscana. Il protocollo è volto a governare il mercato dell'offerta, scommettendo sull'efficienza dei processi produttivi, sulla diversificazione del prodotto e sulla ricerca di nuovi mercati,

impegna il Governo:

   a) ad assumere iniziative per rendere più trasparente la filiera e consentire un accurato monitoraggio delle produzioni lattiero-casearie realizzate sul territorio nazionale, prevedendo in particolare che:
    1) i primi acquirenti di latte crudo, come definiti dall'articolo 151, paragrafo 2, del regolamento (UE) n. 1308/2003, del Parlamento europeo e del Consiglio, del 17 dicembre 2013, registrino mensilmente nella banca dati del Sistema informativo agricolo nazionale (SIAN) di cui all'articolo 15 del decreto legislativo 21 maggio 2018, n. 74, i quantitativi di latte ovino e caprino consegnati loro dai singoli produttori nazionali, i quantitativi di latte ovino e caprino acquistati da soggetti produttori di latte, e quelli acquistati da altri soggetti non produttori, situati in Paesi dell'Unione europea o Paesi terzi, nonché i quantitativi dei prodotti lattiero-caseari semilavorati provenienti da Paesi dell'Unione europea o Paesi terzi con indicazione del Paese di provenienza;
    2) le aziende che producono prodotti lattiero caseari contenenti latte vaccino, ovino e caprino registrino mensilmente, per ogni unità produttiva, nella banca dati del SIAN i quantitativi di ciascun prodotto fabbricato, i quantitativi di ciascun prodotto ceduto e le relative giacenze di magazzino;
    3) i produttori di latte e le associazioni e organizzazioni di produttori registrati nella banca dati del SIAN possano consultare i dati contenuti nella stessa;
   b) a valutare iniziative di competenza, ai sensi dell'articolo 12 della legge n. 287 del 1990, per richiedere all'Autorità garante della concorrenza e del mercato un'indagine conoscitiva in relazione alle pratiche sleali di mercato;
   c) ad attivarsi affinché sia data attuazione a quanto stabilito dall'articolo 62 del decreto-legge n. 1 del 2012, nel quale si prevede, tra l'altro, che «i contratti che hanno ad oggetto la cessione dei prodotti agricoli e alimentari (...) sono stipulati obbligatoriamente in forma scritta e indicano la durata, le quantità e le caratteristiche del prodotto venduto, il prezzo, le modalità di consegna e di pagamento»;
   d) ad adottare politiche, iniziative e un patto di filiera per agevolare relazioni contrattuali che assicurino alla componente allevatoriale prezzi all'origine congrui, in grado di coprire i costi produttivi sostenuti e garantire margini di redditività economicamente sostenibili, al fine di ridare vitalità, sicurezza e slancio ad un comparto essenziale del sistema socio-economico italiano;
   e) ad adottare iniziative per favorire la qualità e la competitività del latte ovino attraverso il sostegno ai contratti e agli accordi di filiera, incentivando gli investimenti nella ricerca al fine di incrementare la qualità del latte prodotto e creare alternative alla monocultura e alla stagionalità del latte;
   f) a promuovere iniziative affinché la stipula dei contratti di conferimento del latte per l'annata successiva avvenga entro la metà del mese di aprile di ogni anno, così agevolando i pastori nella gestione del gregge;
   g) a valutare le iniziative istituzionali necessarie a riattivare presso il Ministero delle politiche agricole alimentari, forestali e del turismo un tavolo tecnico fra pastori, organizzazioni di categoria, cooperative di produttori e industriali per affrontare l'emergenza sarda e per arrivare a interventi immediati di ristoro per gli allevatori e, soprattutto, a un piano di settore che Pag. 179preveda misure condivise per migliorare le condizioni di produzione, con una nuova articolazione e differenziazione delle opportunità di mercato;
   h) ad adottare iniziative per giungere a soluzioni efficaci e di ampio respiro, anche alla luce delle risultanze del tavolo di filiera dello scorso 21 febbraio 2019, che portino ad un meccanismo di certezza e stabilità del prezzo del latte ovicaprino;
   i) a valutare l'adozione di iniziative affinché siano approvati disciplinari sanzionatori previsti per coloro che violino le regole sulla produzione del pecorino romano e di qualunque altro prodotto causando il deprezzamento della materia prima;
   j) ad adottare iniziative affinché il sistema produttivo sia indirizzato verso un sistema di gestione manageriale e moderno, per rispondere in modo adeguato e strutturale alle sfide derivanti dall'andamento dei mercati mondiali, e alla evoluzione legislativa europea, nazionale e regionale;
   k) a valutare iniziative di sostegno e promozione della valorizzazione e della tutela di produzioni casearie di qualità della tradizione locale, in grado di diversificare l'offerta commerciale nei mercati nazionali ed internazionali e di evitare di dover essere soggetti alle ricadute derivanti dalla fluttuazione di un unico prodotto e mercato di riferimento, in tale ambito rafforzando la presenza sui mercati nazionali ed esteri, grazie ad interventi ad hoc di promozione, informazione e di contrasto all’italian sounding;
   l) ad attuare politiche volte ad incentivare la creazione di organizzazioni dei produttori (O.P.) del settore laddove non siano presenti, nonché a potenziare quelle già riconosciute al fine di migliorare la programmazione dell'offerta e ridurre il rischio di crisi di mercato che si ripercuoterebbe a livello nazionale; anche ai fini della gestione degli esuberi del latte per destinarli alla polverizzazione e alla vendita di tale tipologia di latte nel mercato estero;
   m) ad adottare iniziative volte ad un rilancio del settore del latte ovicaprino che siano strutturali e durature nel tempo, perché la pastorizia necessita non solo di interventi urgenti ma concreti e specifici, utili a riformare un settore che da sempre rappresenta una strategica risorsa economica e sociale;
   n) a valutare iniziative in ambito comunitario volte a gestire l'attuale situazione di emergenza, al fine di individuare, nell'ambito della nuova Pac 2021-2027, misure incentivanti a sostegno del sistema agropastorale e strumenti efficaci per fronteggiare le emergenze di mercato e di prevedere in occasione della proposta di modifica del Programma di sviluppo rurale (PSR) nazionale 2014-2020, interventi mirati al sostegno del settore ovi-caprino nazionale, nonché rigorose misure di contrasto all’italian sounding intracomunitario;
   o) a promuovere misure volte ad agevolare l'accesso al credito per le imprese agro-pastorali;
   p) a valutare l'acquisto a favore degli indigenti, anche adottando iniziative per incrementare le risorse del fondo nazionale indigenti, di prodotti alimentari derivati dal latte ovicaprino, quali il pecorino romano DOP, al fine di ridurre gli sprechi potenziali e adeguare il prezzo del latte, avviando anche azioni coordinate con la grande distribuzione organizzata per superare la crisi del settore e sostenere il mercato, sulla base di positive esperienze già più volte sperimentate;
   q) ad adottare campagne di informazione volte a promuovere la conoscenza del prodotto finito, anche all'estero.