CAMERA DEI DEPUTATI
Giovedì 17 gennaio 2019
127.
XVIII LEGISLATURA
BOLLETTINO
DELLE GIUNTE E DELLE COMMISSIONI PARLAMENTARI
Cultura, scienza e istruzione (VII)
ALLEGATO

ALLEGATO 1

5-01036 Gemmato e Mollicone: Sulle iniziative per la messa in sicurezza sismica delle strutture scolastiche.

TESTO INTEGRALE DELLA RISPOSTA

  On.le Gemmato,
   venendo al quesito da Lei posto, premetto che sin dall'insediamento di questo Governo, ci siamo adoperati per semplificare le procedure di edilizia scolastica, sbloccare risorse e finanziamenti e garantire la dovuta trasparenza perché la sicurezza dei nostri studenti e di tutto il personale scolastico costituisce una priorità assoluta.
  In particolare, mi preme segnalare che la relazione della Corte dei Conti richiamata nell'interrogazione è riferita al Piano straordinario di edilizia scolastica risalente al 2002 e in gestione al Ministero delle infrastrutture e dei trasporti.
  Come è evidente, oggi sono cambiate le competenze in materia di edilizia scolastica e sono state semplificate le procedure in modo da consentire agli enti locali di poter ottenere i finanziamenti in modo tempestivo.
  Con specifico riferimento alla sicurezza sismica delle scuole ad agosto 2018 sono stati sbloccati 150 milioni per le verifiche di vulnerabilità sismica sugli edifici pubblici adibiti ad uso scolastico nelle zone a maggior rischio sismico 1 e 2.
  Tali verifiche sono attualmente in corso e qualora dovessero emergere scostamenti o irregolarità rispetto alla vigente normativa in materia sismica, il finanziamento del MIUR coprirà già direttamente anche la progettazione, fino al livello esecutivo, degli interventi di adeguamento sismico che si dovessero rendere necessari e i relativi lavori rientreranno, all'esito della progettazione, nella programmazione triennale nazionale 2018-2020.
  A tal riguardo, segnalo che è stato già firmato dal MIUR il decreto per l'autorizzazione alla stipula dei mutui per un importo di 1,7 miliardi per la prima annualità della programmazione che coprirà, nella maggior parte dei casi, interventi di adeguamento alla normativa sismica delle scuole.

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ALLEGATO 2

5-00778 Galantino e Giovanni Russo: Sull'inserimento nei programmi ufficiali dell'insegnamento della storia locale.

TESTO INTEGRALE DELLA RISPOSTA

  On.le Galantino,
   la Sua interrogazione mi consente di fornire alcuni chiarimenti sulla presenza dell'insegnamento della storia locale nelle scuole, una presenza articolata e diffusa in maniera esplicita in diverse disposizioni ordinamentali che andrò sinteticamente a richiamare.
  Il Decreto Ministeriale n. 139 del 2007 contiene il Regolamento in materia di adempimento dell'obbligo di istruzione. In esso, l'Allegato 1 descrive gli Assi culturali, tra i quali, per la tematica oggetto della sua domanda, ha peculiare rilievo l'asse storico-sociale, che così descrive l'insegnamento della storia: «le competenze relative all'area storica riguardano, di fatto, la capacità di percepire gli eventi storici nella loro dimensione locale, nazionale, europea e mondiale e di collocarli secondo le coordinate spazio-temporali, cogliendo nel passato le radici del presente».
  Per quanto concerne in maniera più specifica il primo ciclo faccio riferimento al Decreto Ministeriale n. 254 del 2012, recante le Indicazioni nazionali per il curricolo della scuola dell'infanzia e del primo ciclo di istruzione. I traguardi per lo sviluppo delle competenze al termine della scuola primaria per la disciplina di Storia valorizzano la storia del territorio, in quanto l'alunno dovrà riconoscere «elementi significativi del passato del suo ambiente di vita» e riconoscere ed esplorare «in modo via via più approfondito le tracce storiche presenti nel territorio e comprende l'importanza del patrimonio artistico e culturale.».
  Nella scuola secondaria di primo grado i traguardi per lo sviluppo delle competenze valorizzano la conoscenza della storia locale, in particolare tra gli obiettivi di apprendimento previsti al termine della classe terza si ha quello di «collocare la storia locale in relazione con la storia italiana, europea, mondiale».
  Sono previsti ulteriori sviluppi nelle Indicazioni nazionali, nonché ulteriori aperture a nuovi scenari, come evidenziato dal titolo del Documento a cura del Comitato Scientifico Nazionale per le Indicazioni nazionali per il curricolo della scuola dell'infanzia e del primo ciclo di istruzione, nella Nota MIUR 3645 del 1° marzo 2018.
  Per quanto riguarda invece il secondo ciclo di istruzione possiamo far riferimento ai tre Decreti del Presidente della Repubblica 87, 88 del 2010, contenenti i Regolamenti recanti norme concernenti il riordino degli istituti professionali, il riordino degli istituti tecnici e il Decreto del Presidente della Repubblica 89 del 2010, contenente il Regolamento recante «Revisione dell'assetto ordinamentale, organizzativo e didattico dei licei».
  Nei Regolamenti che contengono in allegato i rispettivi PECUP (Profilo educativo culturale e professionale dello studente) e nelle Indicazioni nazionali e nelle Linee Guida si fa riferimento, direttamente o indirettamente, alla storia locale in rapporto a quella nazionale, europea e mondiale.
  In considerazione della legge sull'autonomia scolastica (legge 59 del 1997, in particolare l'articolo 21) e del Regolamento (decreto del Presidente della Repubblica Pag. 458 marzo 1999, n. 275), la vigente normativa relativa al primo e al secondo ciclo di istruzione consente alle istituzioni scolastiche di integrare la quota nazionale obbligatoria con quella riservata alle istituzioni scolastiche nella misura massima del 20 per cento del curricolo. Pertanto, ciascuna istituzione scolastica, nella propria autonomia, può integrare il proprio curricolo con ulteriori interventi per l'insegnamento della storia locale.
  Ciò premesso, passo ad elencare le iniziative promosse dal MIUR relative alla promozione della storia locale nelle scuole.
  Il «Progetto Articolo 9 della Costituzione. Cittadinanza attiva per la cultura, la ricerca, il paesaggio e il patrimonio storico e artistico» nato da un'idea e da una collaborazione tra più soggetti istituzionali, pubblici e privati, iniziato nell'anno scolastico 2012-2013 e conclusosi nell'anno scolastico 2016-2017. Il progetto era mirato allo sviluppo di un pensiero critico e consapevole sui valori della Costituzione italiana, in particolare sui principi contenuti nell'articolo 9, quindi a sensibilizzare i giovani alla conoscenza e salvaguardia del patrimonio storico, culturale, artistico, paesaggistico e scientifico italiano, e ai principi dell'impegno e della responsabilità personale nei confronti del bene comune. Il Progetto, inizialmente rivolto alla scuola secondaria di secondo grado, è stato successivamente esteso alla scuola secondaria di primo grado e alla scuola primaria. I temi proposti sono stati sviluppati dalle scuole a partire da storie locali, con riferimenti a usi, costumi, tradizioni, eventi e fatti legati alla specificità del territorio.
  Sono state particolarmente rilevanti le celebrazioni per la prima guerra mondiale svoltesi negli anni dal 2014 al 2018, che hanno visto anche il Concorso per primo e secondo ciclo dal titolo Caporetto oltre la sconfitta, promosso in collaborazione con il Ministero della Difesa.
  Il Piano di interventi e finanziamenti per la realizzazione di progetti nazionali e locali nel campo dello studio delle lingue e tradizioni culturali appartenenti a una lingua di minoranza.
   Il Concorso Nazionale Tracce di Memoria indetto dalla Rete degli Archivi per non dimenticare le vittime del terrorismo, con la collaborazione del Ministero dei Beni e delle Attività culturali e del Turismo.
  In ultimo, il Protocollo d'Intesa siglato tra MIUR e Giunta centrale per gli Studi Storici intitolato La storia come esperienza di formazione. Si sono sviluppate una serie attività di formazione docente (convegni internazionali e nazionali, seminari territoriali) e progetti per le scuole (primo e secondo ciclo). La dimensione locale della storia è presente nella progettazione di percorsi di alternanza scuola lavoro, valorizzazione delle eccellenze, formazione dei docenti che promuovono le metodologie della Public History e i contenuti dell'insegnamento di «Cittadinanza e Costituzione». Le iniziative vengono proposte attraverso il coinvolgimento a livello territoriale di musei, archivi, biblioteche, cineteche, discografie, dove reperire fonti, documenti, fotografie, materiali sonori e rifacendosi alle attività di impegno civile e di pratiche di storia in pubblico e con le comunità locali che hanno contribuito nell'ultimo periodo al rinnovamento delle forme della didattica e della comunicazione del sapere storico. In Italia questa dimensione raccoglie la lezione delle diverse articolazioni della storia locale (storia patria, storia orale, microstoria) che ha innovato profondamente la storiografia a partire dallo studio di circoscritte realtà territoriali.

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ALLEGATO 3

5-01090 Ascani: Sul progetto di monitoraggio sul bullismo omofobico nelle scuole dell'Umbria.

TESTO INTEGRALE DELLA RISPOSTA

  On.le Ascani,
   rispondo alla Sua interrogazione premettendo che questo Ministero ha sempre operato e intende continuare ad operare nell'interesse esclusivo di studenti, famiglie e di tutte le componenti del mondo della scuola. Ciò a garanzia di tutte le varie realtà e differenti sensibilità.
  Terzietà, imparzialità ed equità sono i principi che hanno sempre guidato le scelte e le azioni poste in essere da questo Ministero. Ribadisco, pertanto, quanto già dichiarato dal Ministro Bussetti sul tema oggetto dell'interrogazione, ovverosia, che la scuola deve assolutamente educare al rispetto dell'altro. È questo uno dei suoi compiti fondamentali. Vanno evitati atteggiamenti ideologici e iniziative non condivise. Non fanno bene ai ragazzi e creano strappi nel tessuto scolastico che necessita invece di un clima di serenità e condivisione.
  Venendo ora alla questione da Lei rappresentata, fornisco le informazioni acquisite con nota del competente Ufficio scolastico regionale per l'Umbria.
  Il questionario sul bullismo omofobico trova fondamento in un «Accordo di collaborazione per la realizzazione di attività di analisi, studio, ricerca, formazione e sperimentazione finalizzata alla prevenzione e al contrasto del fenomeno del bullismo omofobico», sottoscritto nel novembre 2017 tra la Regione Umbria, l'Università degli Studi di Perugia, l'ufficio Scolastico Regionale, l'Ufficio per il Garante dell'Infanzia e dell'Adolescenza della Regione Umbria e l'Associazione Omphalos.
  L'impegno dell'ufficio scolastico regionale, nell'ambito dell'accordo in argomento, avrebbe dovuto «agevolare e sostenere la diffusione di informazioni nelle scuole per lo svolgimento dell'attività di ricerca» collaborando «alla definizione dei contenuti della formazione rivolta ai docenti» e all'analisi dei «dati raccolti attraverso incontri con il personale scolastico».
  Per questo motivo lo stesso ufficio scolastico regionale ha informato le scuole della Regione – selezionate mediante sorteggio pubblico, al fine di individuare le 54 classi campione – dell'avvio della ricerca in questione, precisando che le stesse sarebbero state libere di aderirvi o meno. Anticipo che tale meccanismo di libertà di scelta ha fatto sì che più del 70 per cento delle scuole contattate abbia deciso di non partecipare alla ricerca.
  Dalla relazione dell'ufficio scolastico regionale risulta inoltre che il link definitivo per la somministrazione del questionario non è stato mai inviato a nessuno e la somministrazione del questionario stesso non è mai iniziata presso nessuna istituzione scolastica.
  Peraltro, in una comunicazione di chiarimento inviata dall'Università degli Studi di Perugia all'Ufficio scolastico regionale, si precisava che il questionario in oggetto, non era stato ancora definitivo, in quanto, a seguito di osservazioni e suggerimenti provenienti prevalentemente da dirigenti scolastici che lo avevano letto, il responsabile scientifico della ricerca avrebbe proceduto ad alcune modifiche, tra le quali, l'eliminazione della parte di questionario destinato alla scuola secondaria di primo Pag. 47grado contenente domande relative all'orientamento sessuale, all'orientamento religioso e all'orientamento politico.
  Difatti, molte scuole della Regione hanno segnalato all'Ufficio scolastico competente la difficoltà ad aderire alla ricerca, in quanto i questionari redatti dal responsabile scientifico della ricerca per la raccolta dei dati necessari all'analisi del fenomeno del bullismo omofobico sul territorio regionale sono stati ritenuti particolarmente «forti» in relazione alla fascia di età dei ragazzi interessati (soprattutto con riferimento ai ragazzi frequentanti le classi terze delle scuole secondarie di primo grado).
  Conseguentemente, come già accennato, il 70 per cento delle istituzioni scolastiche coinvolte non ha aderito alla ricerca in questione. Alla luce di quanto sopra, l'Ufficio scolastico regionale, tenuto conto che i questionari non erano stati condivisi dal responsabile scientifico della ricerca con lo stesso U.S.R. e considerato l'impatto che gli stessi avevano avuto nel contesto scolastico regionale, con effetti negativi sulla ricerca in termini di partecipazione, ha opportunamente chiesto – nel tentativo di contemperare la libertà della ricerca scientifica con la tutela dei ragazzi, a garanzia anche del successo della ricerca stessa – di poter rivedere la formulazione dei questionari e le modalità di realizzazione del progetto, attraverso una maggiore condivisione degli strumenti messi in campo.
  Difatti, mi preme sottolineare che la mancata adesione da parte del 70 per cento delle scuole coinvolte non ha, allo stato attuale, consentito il reclutamento di un utile campione, facendo così venir meno la rappresentatività delle classi. I risultati ottenibili con i numeri attuali sarebbero, pertanto, non corrispondenti alla realtà del territorio e poco utili all'analisi del fenomeno in oggetto.
  Aggiungo che, con recentissima nota del 10 gennaio scorso, indirizzata al competente ufficio scolastico regionale, l'Università degli Studi di Perugia ha dichiarato di condividere: «l'attenzione e le preoccupazioni a tutte le dimensioni dell'indagine» manifestate dall'ufficio scolastico in argomento. Inoltre, nella soprarichiamata nota, la stessa Università manifesta l'opportunità, sentito il Magnifico Rettore, di procedere inviando la formulazione ultima dei questionari proposti e concertata tra tutte le parti, al Comitato di bioetica presente presso lo stesso Ateneo, ciò al fine della prosecuzione del programma di ricerca.
  Chiarito quanto sopra, più in generale, voglio rimarcare come il MIUR sia da tempo impegnato sul fronte della prevenzione del fenomeno del bullismo e del cyberbullismo (come prevede la legge 71 del 2017) e complessivamente, di ogni forma di violenza, attivando diverse strategie di intervento utili ad arginare comportamenti a rischio determinati, in molti casi, da condizioni di disagio sociale non riconducibili solo al contesto scolastico.
  Cito solo alcune iniziative:

Il Safer Internet Centre (SIC).

  Generazioni Connesse è il centro nazionale per la promozione di un uso sicuro e positivo del web, co-finanziato dalla Commissione Europea nell'ambito del programma Connecting Europe Facility (CEF) – Telecom. Il progetto intende promuovere strategie finalizzate a rendere Internet un luogo più sicuro per gli utenti più giovani, favorendone un uso positivo e consapevole.
  Dal 2012 il SIC è coordinato dal MIUR in partenariato con Polizia di Stato-Polizia Postale e delle Comunicazioni, l'Autorità Garante per l'Infanzia e l'Adolescenza, Università degli Studi di Firenze, Università degli Studi di Roma «La Sapienza», Save the Children Italia Onlus, S.O.S. Il Telefono Azzurro, Cooperativa E.D.I. e Skuola.net. Grazie alle attività di Generazioni Connesse, migliaia di bambini, bambine, ragazzi e ragazze hanno la possibilità di riflettere e sperimentarsi in un uso consapevole e sicuro dei nuovi media.

Tavolo tecnico interministeriale.

  La legge 71/2017 «Disposizioni a tutela dei minori per la prevenzione ed il contrasto Pag. 48del fenomeno del cyberbullismo» ha previsto (con DPCM 2566 dell'ottobre 2017) il Tavolo Tecnico Interistituzionale, il cui coordinamento è affidato al Ministero dell'Istruzione, dell'Università e della Ricerca. Obiettivo del Tavolo è produrre un Piano d'azione integrato per il contrasto e la prevenzione del cyberbullismo, nel rispetto delle direttive europee in materia.

Progetto piattaforma Elisa – Formazione docenti referenti.

  A seguito dell'entrata in vigore della Legge 71/2017 e dell'emanazione delle Linee di orientamento per la prevenzione e il contrasto del cyberbullismo il MIUR si è impegnato nell'attuazione di un piano nazionale di formazione dei docenti referenti per il contrasto del bullismo e del cyberbullismo.
  Il MIUR, in collaborazione con il Dipartimento di Scienze della Formazione e Psicologia dell'Università di Firenze, ha predisposto la piattaforma ELISA (E-learning degli Insegnanti sulle Strategie Antibullismo) per dotare le scuole di strumenti per intervenire efficacemente sui temi del cyberbullismo e del bullismo.
  In conclusione, trattasi di strumenti fondamentali in quanto solo la formazione nei giovani di una cultura fondata sul rispetto potrà porre fine agli episodi esecrabili di bullismo, di violenza di genere e di tutte le forme di discriminazione.