CAMERA DEI DEPUTATI
Giovedì 6 settembre 2018
53.
XVIII LEGISLATURA
BOLLETTINO
DELLE GIUNTE E DELLE COMMISSIONI PARLAMENTARI
Affari esteri e comunitari (III)
ALLEGATO

ALLEGATO 1

DL 91/2018: Proroga di termini previsti da disposizioni legislative. C. 1117 Governo, approvato dal Senato.

PARERE APPROVATO DALLA COMMISSIONE

  La III Commissione (Affari esteri e comunitari),
   esaminato, per le parti di propria competenza, il disegno di legge n. 1117, di conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 25 luglio 2018, n. 91, recante Proroga di termini previsti da disposizioni legislative, approvato dal Senato;
   condivise le finalità del provvedimento che costituisce uno strumento di grande importanza per dare una soluzione, sia pure parziale, ai diversi problemi legati alla mancata attuazione di norme di legge e per affrontare talune situazioni di emergenza che si sono venute a manifestare nel corso degli ultimi mesi;
   espresso apprezzamento per le disposizioni riguardanti la proroga delle procedure di selezione e delle graduatorie per le assegnazioni temporanee del personale da destinare alle scuole italiane all'estero, finalizzate a coprire eventuali vuoti nel contingente del personale operante presso le scuole italiane all'estero e a fare fronte ad esigenze di servizio non programmate mediante assegnazione temporanea all'estero;
   valutate, invece, negativamente le nuove disposizioni, inserite nel corso dell'esame al Senato, in materia di durata del mandato del personale scolastico in servizio all'estero, che non essendo coerenti con l'impianto del decreto legislativo n. 64 del 13 aprile 2017 sulla disciplina della scuola italiana all'estero, sono suscettibili di generare incertezze applicative e nuovi oneri finanziari;
   preso atto positivamente della disposizione, di cui all'articolo 11-quater, parimenti introdotta dall'altro ramo del Parlamento, intesa a prorogare per tutto il 2018 la partecipazione italiana all'aumento di capitale della Banca africana di sviluppo, al fine di consentire la conclusione del sesto aumento generale di capitale;
   riaffermata al contempo l'esigenza di un costante monitoraggio parlamentare circa l'impiego delle risorse pubbliche stanziate a favore della cooperazione internazionale e segnatamente sulle modalità e sui risultati della partecipazione italiana a fondi e banche multilaterali di sviluppo,

esprime

PARERE FAVOREVOLE
  con la seguente condizione:
   all'articolo 6, sopprimere i commi 3-bis, 3-ter e 3-quater.

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ALLEGATO 2

Indagine conoscitiva sulla politica estera dell'Italia per la pace e la stabilità nel Mediterraneo.

PROGRAMMA DELL'INDAGINE CONOSCITIVA

  Il Mediterraneo rappresenta oggi una sorta di «paradosso geopolitico poiché è una regione frammentata e – al contempo – interconnessa: centro di fratture, di competizioni egemoniche, scontro ideologico e settario e snodo di connettività economica, energetica ed infrastrutturale tra tre continenti, Europa, Africa e Asia.
  Negli ultimi decenni la regione ha subito una profonda trasformazione. Il concetto di Mediterraneo si è progressivamente «allargato»: il perimetro delle sue sfide – dal terrorismo ai flussi migratori – si è spinto oltre le sponde nord e sud, per coinvolgere il Medio Oriente, il Golfo Persico, i Balcani e quella striscia di terra che dall'Africa occidentale attraversa il Sahel e giunge sino al Golfo di Aden.
  Il Mediterraneo di oggi è, dunque, una realtà multipolare, dove i centri di potere si sono moltiplicati e le agende politiche – a cominciare da quelle di Teheran, Riad, Ankara e Il Cairo – sono diventate sempre più competitive.
  Oltre che per le implicazioni di sicurezza, il Mediterraneo odierno si è guadagnato una nuova profondità strategica anche come piattaforma di connessione globale: il raddoppio del canale di Suez, gli effetti dell'allargamento di quello di Panama, le nuove scoperte energetiche nelle sue acque orientali e il progetto delle nuove «vie della seta» varato da Pechino fanno del Mediterraneo uno snodo cruciale sul piano infrastrutturale, dei trasporti e delle reti logistiche: un sistema economico in espansione, dove passa il 30 per cento del commercio mondiale di petrolio e dove si concentra il 20 per cento del traffico marittimo; un mercato di 500 milioni di consumatori il cui PIL negli ultimi venti anni è cresciuto a una media del 4,4 per cento l'anno, che può contare su 450 tra porti e terminal, su 400 siti patrimonio dell'UNESCO, 236 aree marine protette e su un terzo del turismo mondiale.
  Il Mare Nostrum è tornato, dunque, al centro della storia mondiale e delle sue dinamiche. Il paradosso geopolitico della regione – la combinazione tra «frammentazione» e «connessione», «disordine» e «centralità» – ha creato inoltre una forte interdipendenza tra Europa, Mediterraneo e Africa.
  In questo contesto l'Italia è oggi più che mai chiamata ad assumere un ruolo di maggiore centralità e responsabilità nella dinamica delle relazioni internazionali in considerazione della sua posizione di Paese cerniera tra Europa e Mediterraneo, di frontiera dell'Occidente protesa verso l'Africa e il Medioriente.
  Si tratta, peraltro, di una necessità che deriva dalla tradizione radicata di rapporti che l'Italia ha costruito con i Paesi di area nord-africana e mediorientale e che trova riscontro nell'impegno del nostro Paese in Libia.
  La prossimità geografica e l'impatto che la crisi libica sta avendo sul nostro Paese rendono fondamentale per l'Italia un rafforzamento dell'impegno volto alla stabilizzazione di quel Paese mediterraneo.
  Innanzi a un'Europa poco attenta e ad attori internazionali che cercano di rendere marginale il processo delle Nazioni Unite, guidato dall'Inviato Speciale del Segretario Generale dell'ONU per la Libia, l'Italia è oggi più che mai chiamata ad Pag. 31assumere un ruolo di maggiore centralità e responsabilità nella dinamica delle relazioni internazionali in considerazione della sua posizione di Paese cerniera tra Europa e Mediterraneo, di frontiera dell'Occidente protesa verso l'Africa e il Medioriente.
  L'indagine si pone, pertanto, l'obiettivo di valutare gli strumenti politico-diplomatici più idonei per attuare questo processo di stabilizzazione, corrispondendo pienamente, sul piano della cooperazione sia bilaterale che multilaterale, a molteplici istanze che vanno dal supporto ai processi di institution building al sostegno ai programmi di modernizzazione dei sistemi produttivi e di apertura all'economia di mercato.
  Compito dell'indagine sarà acquisire, altresì, elementi di valutazione sulle grandi realtà statuali della regione, a partire dall'Egitto e dall'Algeria, dove imperversa il malcontento popolare per le pessime condizioni economiche ed emerge, a causa delle incertezze legate alla successione presidenziale e al rischio terrorismo, la necessità di un processo di riforma strutturale che risani il sistema politico-economico, eliminando quelle condizioni che rendono possibile il proliferare dei gruppi radicali.
  Sebbene si distingua come l'unico Paese dell'area ad avere avviato un processo di democratizzazione, anche la Tunisia lotta contro la corruzione, il problema del terrorismo e della reintegrazione dei returnees, e le difficili condizioni economiche, soprattutto nelle aree periferiche, che portano numerosissimi giovani tunisini a emigrare verso l'Europa.
  In conclusione, l'indagine mira a condurre una verifica sui maggiori scenari di crisi del Mediterraneo e sull'azione internazionale che l'Italia può dispiegare per articolare una risposta coerente della Comunità internazionale di fronte alle nuove minacce globali ed alle sfide regionali.
  L'attività d'indagine si articolerà principalmente in audizioni di soggetti rilevanti ai fini dei temi trattati e, ove necessario, in sopralluoghi al di fuori della sede parlamentare di cui sarà di volta in volta richiesta l'autorizzazione al Presidente della Camera.
  Termine dell'indagine:
   31 dicembre 2019
  Soggetti da audire:
   Ministri e rappresentanti del Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale e del Ministero della Difesa;
   rappresentanti di Organizzazioni internazionali e regionali;
   rappresentanti diplomatici italiani ed esteri;
   esponenti della società civile;
   analisti ed esperti.

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ALLEGATO 3

Indagine conoscitiva sull'azione internazionale dell'Italia per l'attuazione dell'Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile: l'efficacia del quadro normativo nazionale e del sistema italiano di cooperazione.

PROGRAMMA DELL'INDAGINE CONOSCITIVA

  L'indagine conoscitiva intende mettere a fuoco il contributo del nostro Paese alla realizzazione degli Obiettivi dell'Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile, adottata all'unanimità il 25 settembre 2015 dalle Nazioni Unite ed entrata in vigore il 1o gennaio 2016.
  L'Agenda è essenzialmente un piano d'azione globale, della durata di quindici anni, finalizzato a porre fine alla povertà, a ridurre le disuguaglianze e a proteggere l'ambiente, mediante il perseguimento di 17 Obiettivi di Sviluppo Sostenibile, a loro volta articolati in 169 target attuativi che, pur presentando evidenti analogie con gli Obiettivi di Sviluppo del Millennio, ne operano un allargamento estendendo l'Agenda 2030 dal solo pilastro sociale ad altri due pilastri economico ed ambientale.
  In continuità con le risultanze delle indagini conoscitive promosse da questa Commissione nelle due precedenti legislature, che si sono avvalse dell'ampia attività istruttoria svolta da comitati permanenti istituiti ad hoc, l'indagine intende promuovere una puntuale verifica dell'adeguatezza e dell'efficacia degli strumenti normativi, con riferimento alla riforma della legge 26 febbraio 1987. n. 49, realizzata con la legge n. 11 agosto 2014, n. 125, delle risorse organizzative e finanziarie poste a disposizione dall'Italia per l'attuazione degli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile, monitorando al tempo stesso, a cinque anni dalla riforma del settore, la funzionalità del sistema italiano di cooperazione allo sviluppo, che trova nell'Agenda 2030 il suo orizzonte di riferimento.
  È, altresì, finalità dell'indagine valutare iniziative, aspetti finanziari ed eventuali rapporti con istituzioni internazionali utili a qualificare la posizione dell'Italia sulle diverse questioni globali e a individuare le modalità più opportune per dare maggiore visibilità, soprattutto nelle sedi europee, all'impegno italiano per la realizzazione dell'Agenda 2030.
  L'attività d'indagine si articolerà principalmente in audizioni di soggetti rilevanti ai fini dei temi trattati e, ove necessario, in sopralluoghi al di fuori della sede parlamentare, di cui sarà di volta in volta richiesta l'autorizzazione alla Presidenza della Camera.
  Termine dell'indagine:
   31 dicembre 2019
  Soggetti da audire:
   Ministro, sottosegretari e dirigenti del Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale;
   rappresentanti di Organizzazioni internazionali e regionali;
   rappresentanti di Istituzioni finanziarie internazionali;
   rappresentanti diplomatici italiani ed esteri;
   rappresentanti della società civile;
   esponenti del settore privato;
   accademici ed esperti.

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ALLEGATO 4

Indagine conoscitiva sull'impegno dell'Italia nella Comunità internazionale per la promozione e tutela dei diritti umani e contro le discriminazioni.

PROGRAMMA DELL'INDAGINE CONOSCITIVA

  A settant'anni dalla Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo il corpus del diritto internazionale umanitario appare bisognoso di uno sforzo attuativo nuovo da parte della Comunità internazionale, soprattutto per quanto concerne la difesa dei diritti delle minoranze nelle maggiori aree di crisi in tutto il mondo.
  Questa esigenza appare irrinunciabile per un Paese come l'Italia che identifica nella tutela dei diritti umani e delle libertà fondamentali una delle proprie linee-guida di politica estera.
  L'azione del nostro Paese a tutela dei diritti umani nel mondo si caratterizza per una particolare attenzione a grandi problematiche umanitarie del nostro tempo: dalla campagna per la moratoria universale della pena di morte alla promozione dei diritti delle donne e dei minori, dalla tutela della libertà religiosa alla promozione dei diritti delle minoranze di genere.
  Allo stesso tempo, l'Italia è impegnata rispetto a una pluralità di ulteriori iniziative promosse dalla Comunità internazionale in materia di protezione e promozione dei diritti umani in linea con gli obblighi assunti a livello internazionale in tema di salvaguardia dei diritti civili, politici, economici, sociali e culturali.
  La violazione del diritto umanitario, dei rifugiati e dei migranti, le varie forme di schiavitù e di traffico degli esseri umani nell'area del «Mediterraneo allargato», le gravi persecuzioni a danno delle minoranze cristiane presenti nei Paesi a maggioranza islamica costituiranno altrettanti ambiti di approfondimento.
  A questo proposito l'indagine intende partire dalla consapevolezza che la protezione delle minoranze etniche e religiose rappresenti un importante strumento per la promozione della pace e della stabilità internazionale. Ciò è ancora più vero in Siria, dove le minoranze religiose ed etniche sono state bersaglio di massacri sistematici da parte del cosiddetto «Stato islamico».
  A fronte delle drammatiche sfide poste alla pacifica convivenza tra gruppi religiosi diversi in numerose parti del mondo, l'indagine intende verificare le modalità con le quali il nostro Paese può contribuire a promuovere una più efficace tutela a livello internazionale dell'esercizio collettivo della libertà di religione, a tutela delle comunità religiose minoritarie.
  In prospettiva, la nuova indagine intende avviare una disamina dell'adeguatezza dell'azione di politica estera dell'Italia in materia di promozione dei diritti umani, alla vigilia di un appuntamento di grande rilievo internazionale, quale il rinnovo parziale, nel prossimo autunno, del Consiglio Diritti Umani delle Nazioni Unite, per il quale il nostro Paese ha presentato la propria candidatura per il triennio 2019-2021.
  L'attività d'indagine si articolerà principalmente in audizioni di soggetti rilevanti ai fini dei temi trattati e, ove necessario, in sopralluoghi al di fuori della sede parlamentare, di cui sarà di volta in volta richiesta autorizzazione alla Presidenza della Camera. Pag. 34
  Termine dell'indagine:
   31 dicembre 2019
  Soggetti da audire:
   Ministro, sottosegretari e dirigenti del Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale;
   rappresentanti delle competenti Organizzazioni internazionali e regionali (UE, Consiglio d'Europa, OSCE);
   rappresentanti del Comitato interministeriale sui diritti umani;
   rappresentanti diplomatici, italiani ed esteri;
   rappresentanti di comunità etniche, religiose o minoranze di genere;
   rappresentanti di organizzazioni non governative;
   difensori dei diritti umani;
   accademici, esperti e testimoni qualificati.

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ALLEGATO 5

Indagine conoscitiva sulle dinamiche del commercio internazionale e l'interesse nazionale.

PROGRAMMA DELL'INDAGINE CONOSCITIVA

  L'indagine intende concentrarsi sulle principali dinamiche del commercio internazionale a quasi venticinque anni dall'istituzione dell'Organizzazione mondiale del commercio (OMC), promuovendo una valutazione sulla funzionalità di un'organizzazione subentrata nel ruolo precedentemente detenuto dal GATT (General Agreement on Tariffs and Trade) con l'obiettivo di abolire o ridurre le barriere tariffarie al commercio internazionale con riferimento non solo ai beni commerciali, ma anche ai servizi e alle proprietà intellettuali.
  L'OMC è infatti divenuta operativa il 1o gennaio 1995 allo scopo di promuovere i negoziati commerciali multilaterali fra Stati membri e supervisionare l'implementazione degli accordi raggiunti. Oggi vi aderiscono oltre 160 Stati che rappresentano il 95 per cento del commercio mondiale di beni e servizi.
  Le relazioni economiche internazionali attraversano oggi una fase di grande tensione, innescata dalle politiche commerciali aggressive annunciate, e in parte già adottate, dagli Stati Uniti. I Paesi colpiti da queste misure stanno preparando ritorsioni analoghe e il mondo appare – per la prima volta dopo parecchi decenni – sull'orlo di una guerra commerciale, che segnerebbe la fine della lunga fase di collaborazione con cui la Comunità internazionale ha costruito, dalla metà del Novecento, le basi politiche del processo di globalizzazione.
  Nel campo delle politiche commerciali, al ritorno del protezionismo si contrappone la determinazione con cui l'Unione europea ed altre grandi potenze commerciali – come il Giappone – continuano a negoziare e concludere accordi di liberalizzazione degli scambi e degli investimenti, che si estendono a un numero crescente di ambiti politici, man mano che emerge la consapevolezza dei limiti delle politiche nazionali e locali per affrontare problemi di scala globale. Va inoltre presa in considerazione l'incidenza strategica di grandi iniziative volte a favorire l'infrastrutturazione e gli scambi commerciali come la Belt and road initiative intercontinentali, promossa dalla Cina.
  La maggiore mobilità internazionale delle persone, dei capitali, delle merci e dei servizi, resa possibile dalla globalizzazione, è stata una delle cause principali di questi cambiamenti, che si sono tradotti in un calo senza precedenti nel numero di persone al di sotto della soglia della povertà.
  Questo risultato straordinario, tuttavia, è conseguito unitamente ad un approfondimento degli squilibri nella distribuzione della ricchezza, del reddito e delle opportunità di lavoro e promozione sociale all'interno dei Paesi.
  Ciò ha determinato una «crisi d'identità» dell'Organizzazione internazionale che ha maggiormente incarnato la prima fase del processo di globalizzazione, l'OMC: una crisi che deve essere inquadrata nel contesto più ampio del processo di ripensamento dell'intera architettura finanziaria internazionale, fortemente sollecitata dai nuovi protagonisti dell'economia mondiale, come gli Stati BRICS (Brasile, Russia, India, Cina, Sudafrica), fortemente critici nei riguardi dell'assetto finanziario internazionale delineato dagli accordi di Bretton Woods.Pag. 36
  L'attuale fase di stallo dell'OMC è stata confermata dagli esiti dell'XI Conferenza ministeriale dell'OMC svoltasi a Buenos Aires dal 10 al 13 dicembre 2017 che ha fatto registrare esiti negoziali piuttosto limitati, confermando l'esistenza di due visioni contrapposte: da un lato i Paesi avanzati, che credono in un rafforzamento del sistema di regole dell'OMC, da estendere anche alle cosiddetti new issues, tra cui il commercio elettronico, dall'altro i Paesi in via di sviluppo che lo considerano come una costrizione alle loro politiche di sviluppo e continuano a sostenere unicamente la discussione dell'Agenda di Doha.
  Un primo focus tematico dell'indagine sarà pertanto costituito dalla verifica delle ricadute indotte dai grandi accordi di liberalizzazione degli scambi internazionali, promossi in ambito OMC, non solo sul piano della maggiore concorrenzialità tra le imprese dei diversi Stati, ma anche sul piano delle condizioni di lavoro, della localizzazione delle attività produttive e degli standard ambientali.
  Un secondo ambito d'approfondimento riguarderà l'impatto degli accordi commerciali sottoscritti su scala regionale e la loro eventuale esposizione al rischio che gruppi di potere economico organizzati e concentrati riescano a far prevalere i propri interessi settoriali rispetto a quelli più generali dei Paesi coinvolti nel negoziato.
  Inoltre, l'indagine è intesa ad acquisire elementi di valutazione circa l'efficacia dell'assetto negoziale dell'UE nella tutela degli interessi nazionali, in relazione ai margini d'intervento comunque a disposizione di ciascuno Stato membro.
  L'attività d'indagine si articolerà principalmente in audizioni di soggetti rilevanti ai fini dei temi trattati e, ove necessario, in sopralluoghi al di fuori della sede parlamentare di cui sarà di volta in volta richiesta l'autorizzazione alla Presidenza della Camera.
  Termine dell'indagine:
   31 dicembre 2019.
  Soggetti da audire:
   rappresentanti dei Dicasteri competenti;
   rappresentanti diplomatici presso le Organizzazioni internazionali;
   rappresentanti dell'OMC, delle ulteriori Agenzie delle Nazioni Unite e dell'Unione europea;
   rappresentanti di Istituzioni finanziarie internazionali;
   rappresentanti di camere di commercio all'estero;
   rappresentanti di categorie economiche e sociali;
   accademici ed esperti;
   esponenti di organizzazioni non governative.