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Resoconto dell'Assemblea

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XVIII LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 736 di martedì 2 agosto 2022

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ETTORE ROSATO

La seduta comincia alle 12.

PRESIDENTE. La seduta è aperta.

Invito il deputato segretario a dare lettura del processo verbale della seduta precedente.

LUCA PASTORINO, Segretario, legge il processo verbale della seduta di ieri.

PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.

(È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati in missione a decorrere dalla seduta odierna sono complessivamente 100, come risulta dall'elenco consultabile presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto stenografico della seduta odierna (Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna).

Preavviso di votazioni elettroniche (ore 12,04).

PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.

Sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare sull'ordine dei lavori l'onorevole Dall'Osso. Ne ha facoltà.

MATTEO DALL'OSSO (FI). Grazie, Presidente. Oggi è il giorno n. 33 da quando i lavoratori fragili rischiano la vita per poter lavorare. Racconto da 33 giorni le esperienze dei lavoratori fragili che, per il mio tramite, chiedono aiuto a noi deputati tutti ed al Governo per una tutela reale della loro salute nello svolgimento del loro lavoro. Ci chiedono la tutela di due diritti fondamentali garantiti dalla nostra Costituzione: salute e lavoro. Ricordo a me stesso e a tutti noi che, tra pochi giorni, ritorneremo alle urne a chiedere loro di affidarci per altri cinque anni il Governo di questo Paese. Stiamo andando alle urne a chiedere il loro voto e la loro fiducia, quindi sono qui a chiedere a voi, colleghi onorevoli, e a voi, Ministri competenti, cosa intendete fare. Avevo ricevuto rassicurazioni sul fatto che nel prossimo decreto sarà implementata la soluzione che abbiamo indicato - questa è la voce che gira - ma una voce di corridoio non può bastare. Salute o lavoro? Ogni giorno scelgo uno dei tanti messaggi che ricevo in privato e oggi ne riporto uno, quello di Katia, che mi dice testualmente: “Il direttore del personale, alla richiesta di poter svolgere la prestazione lavorativa in modalità agile, avendo i requisiti di lavoratrice fragile, immunodepressa e maggiormente esposta al rischio di infezione, ha negato tale possibilità con la seguente motivazione: il ricorso al lavoro agile deve avvenire previa sottoscrizione di un accordo individuale, nei termini previsti dalle normative vigenti. Non può pertanto avvenire poiché il nuovo contratto collettivo nazionale del lavoro relativo al personale del comparto della sanità per il triennio 2019-2021 deve ancora essere firmato e inoltre, anche qualora fosse firmato, deve esserci anche apposito regolamento interno all'azienda sanitaria locale che disciplini la materia, di prossima stipulazione. Mi dicono inoltre che le indicazioni del Dipartimento della Funzione pubblica e la stessa circolare del 5 gennaio 2022 non hanno forza di legge e pertanto possono anche non tenerne conto; non sono vincolanti”.

I lavoratori fragili vivono nel panico assoluto. Ricordo a me stesso che la stella polare di riferimento normativo è stata l'articolo 26, commi 2 e 2-bis, del decreto-legge 17 marzo 2020, n. 18, rinnovato fino al 30 giugno, che deve essere esteso fino al 31 dicembre 2022.

Consegno, come tutti gli altri giorni, anche questo discorso al Governo e lo spedirò per posta interna - come ho fatto questa mattina - al Ministro per la Pubblica amministrazione, professor Renato Brunetta, ma anche al Ministro del Lavoro e delle politiche sociali, Andrea Orlando, e al Ministro della Salute, Roberto Speranza, ricordando a tutti noi - legislativo ed esecutivo - che i cittadini italiani fragili ci stanno solo chiedendo di assolvere il nostro compito, rispettando la Costituzione italiana e, nello specifico, due diritti fondamentali e inviolabili: salute e lavoro.

PRESIDENTE. Senz'altro la sua richiesta verrà trasmessa al Governo, come avviene ogni giorno, come ormai sa, dopo i suoi puntuali interventi.

Ha chiesto di parlare l'onorevole De Toma. Ne ha facoltà.

MASSIMILIANO DE TOMA (FDI). Grazie, Presidente. Mi associo, come sempre, alle parole dell'onorevole Dall'Osso sulla tematica importante dei lavoratori fragili. In questi giorni, ho letto sui giornali, in attesa di poter vedere effettivamente il decreto in uscita, il “decreto Aiuti-bis” o “decreto Aiuti 2”, che verranno inserite - così almeno viene detto - queste tutele; in realtà sarebbe una proroga. Ho letto però che, in modo particolare, riguarderanno il settore privato. Penso che le tutele dei lavoratori fragili non debbano fare distinzione fra pubblico e privato. Si tratta di lavoratori che chiedono semplicemente, vista la recrudescenza della pandemia ma, più che altro, il periodo dell'autunno, che arriverà, di poter lavorare semplicemente in sicurezza.

La sicurezza è data attraverso attività quali lo smart working, per quanto riguarda il tema del lavoro. Mi sembra un qualcosa che, obiettivamente, già è stato fatto: doveva terminare il 30 giugno e si chiedeva la tutela almeno fino a fine anno, in modo da garantire una normativa più adeguata che ricomprendesse all'interno tutte le categorie che soffrono, sotto questo punto di vista, della loro fragilità.

Penso che il Governo, ormai, abbia di fronte poche ore e pochi giorni per poter prendere una decisione così importante e così centrale. Un tema che, come gruppo di Fratelli d'Italia, stiamo seguendo ormai da diversi mesi e non abbiamo alcuna intenzione di mollare, perché riteniamo che sia una battaglia di civiltà, come ho sempre riportato negli interventi precedenti. Quindi chiedo - tramite lei, ovviamente - agli esponenti del Governo di fare in modo che queste tutele vengano inserite con una proroga che tenga conto di tutto quello che stiamo dicendo ormai da giorni.

È una tutela soprattutto legata a persone che lavorano, che vogliono continuare a lavorare, ma lo vogliono solo fare in condizioni di tutela, che permetta loro di assicurare quel lavoro costante che hanno svolto fino a oggi. Quindi, sommessamente, ma con forza, chiedo obiettivamente che queste tutele vengano inserite nel prossimo decreto.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole D'Arrando. Ne ha facoltà.

CELESTE D'ARRANDO (M5S). Grazie, Presidente. Io mi accodo a chi mi ha preceduto. Come MoVimento 5 Stelle, in ogni provvedimento, già dall'inizio della pandemia, abbiamo sottolineato la necessità di tutelare i lavoratori con fragilità. Questo perché non è possibile, soprattutto oggi, in una crisi che è costante anche dal punto di vista economico, non consentire alle persone di andare a lavorare o dover scegliere tra la propria salute e il lavoro; oltre al fatto che i temi come la sicurezza e la salute sul lavoro sono per noi importanti.

Auspichiamo che il Governo intraprenda questa iniziativa, così come annunciato dalle note stampa del Ministro del Lavoro e delle politiche sociali, affinché si dia effettivamente una risposta concreta, che da più parti, soprattutto dalle persone con fragilità, ci viene richiesta. Quindi, ci auguriamo che venga prorogato lo smart working e venga consentito alle persone di lavorare (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Mi sembra che gli interventi siano conclusi. Sospendiamo a questo punto la seduta, che riprenderà alle ore 12,25 con immediate votazioni.

La seduta, sospesa alle 12,12, è ripresa alle 12,25.

Inversione dell'ordine del giorno.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il collega Fiano. Ne ha facoltà.

EMANUELE FIANO (PD). La ringrazio, Presidente. La mia è una richiesta di inversione dell'ordine del giorno, nel senso di passare direttamente agli argomenti di cui ai punti nn. 2 e 3 dell'ordine del giorno, recanti il seguito della discussione dei disegni di legge sul rendiconto e sull'assestamento e il seguito della discussione del disegno di legge di ratifica sull'adesione di Finlandia e Svezia alla NATO e sull'accordo di partenariato strategico con il Giappone.

Se posso aggiungere, Presidente, con il consenso dei gruppi chiederei anche di fissare, avendo interpellato i gruppi, che alle 14,15 l'Aula possa ricordare, con un intervento per gruppo, la strage di Bologna del 2 agosto 1980.

PRESIDENTE. Se non ci sono obiezioni, resta così stabilito, intendendo che la commemorazione, nel caso, la faremo nel momento in cui abbiamo terminato le dichiarazioni di voto e quindi adatteremo l'orario in maniera non rigida.

Seguito della discussione dei disegni di legge: Rendiconto generale dell'Amministrazione dello Stato per l'esercizio finanziario 2021 (A.C. 3675​); Disposizioni per l'assestamento del bilancio dello Stato per l'anno finanziario 2022 (A.C. 3676-A​).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione dei disegni di legge nn. 3675 e 3676-A: “Rendiconto generale dell'Amministrazione dello Stato per l'esercizio finanziario 2021”; “Disposizioni per l'assestamento del bilancio dello Stato per l'anno finanziario 2022”.

Ricordo che nella seduta del 1° agosto si è conclusa la discussione generale e che i relatori e il rappresentante del Governo hanno rinunciato alle repliche.

(Esame degli articoli - A.C. 3675​)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli articoli del disegno di legge recante il Rendiconto generale dell'Amministrazione dello Stato per l'esercizio finanziario 2021.

Non essendovi proposte emendative, li porrò direttamente in votazione. Se nessuno chiede di intervenire, passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 1 (Vedi l'allegato A).

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

I colleghi hanno votato tutti? È il primo voto, quindi abbiamo un po' di pazienza.

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 1).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 2 (Vedi l'allegato A).

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 2).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 3 (Vedi l'allegato A).

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 3).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 4 (Vedi l'allegato A).

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 4).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 5 (Vedi l'allegato A).

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 5).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 6 (Vedi l'allegato A).

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 6).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 7 (Vedi l'allegato A).

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 7).

(Dichiarazioni di voto finale – A.C. 3675​)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.

Risulta alla Presidenza che tutti i gruppi abbiano rinunciato allo svolgimento delle dichiarazioni di voto su questo provvedimento, concentrandole sulla votazione finale relativa al disegno di legge recante disposizioni per l'assestamento del bilancio dello Stato per l'anno finanziario 2022.

(Votazione finale ed approvazione – A.C. 3675​)

PRESIDENTE. Passiamo, quindi, alla votazione finale.

Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul disegno di legge n. 3675: "Rendiconto generale dell'Amministrazione dello Stato per l'esercizio finanziario 2021".

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 8).

(Esame dell'articolo unico - A.C. 3676-A​)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame del disegno di legge recante disposizioni per l'assestamento del bilancio dello Stato per l'anno finanziario 2022.

Le Commissioni I (Affari costituzionali) ha espresso il prescritto parere (Vedi l'allegato A), che è in distribuzione.

Avverto che, a norma degli articoli 119, comma 8, e 121, comma 5, del Regolamento, non sono pubblicati, in quanto non ricevibili, gli emendamenti già dichiarati inammissibili in sede referente e ripresentati per l'esame in Assemblea. Inoltre, non sono pubblicati, tra l'altro, in quanto non ricevibili, gli emendamenti già presentati presso la Commissione, ma in quella sede decaduti per assenza del presentatore.

Passiamo all'esame dell'articolo unico, con le annesse tabelle, e del relativo emendamento (Vedi l'allegato A).

Se nessuno chiede di intervenire, invito il relatore ad esprimere il parere sull'emendamento Tab. 1.100 del Governo.

GIORGIO LOVECCHIO, Vicepresidente della V Commissione. Il parere è favorevole.

PRESIDENTE. Il Governo, naturalmente, sarà favorevole sul suo emendamento.

Passiamo, dunque, ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Tab. 1.100 del Governo, con il parere favorevole della Commissione.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 9).

Avverto che, consistendo il disegno di legge di un solo articolo, non si procederà alla votazione dell'articolo unico ma, dopo l'esame degli ordini del giorno, si procederà direttamente alla votazione finale, a norma dell'articolo 87, comma 5, del Regolamento.

Avverto, inoltre, che non sono stati presentati ordini del giorno.

(Dichiarazioni di voto finale - A.C. 3676-A​)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Fassina. Ne ha facoltà.

STEFANO FASSINA (LEU-ART 1-SI). Grazie Presidente…

PRESIDENTE. Colleghi, facciamo silenzio in Aula per consentire al collega Fassina di svolgere la sua dichiarazione di voto con la dovuta attenzione degli interessati.

STEFANO FASSINA (LEU-ART 1-SI). Presidente, quest'anno il documento di assestamento del bilancio dello Stato meriterebbe una discussione approfondita, perché vi sono variazioni piuttosto significative dal bilancio preventivo che abbiamo approvato a dicembre scorso. Ne segnalo un paio: una, in termini fortemente negativi e, l'altra, in termini positivi. La variazione in termini negativi riguarda il contributo straordinario sui cosiddetti extra profitti; come sapete, da quel contributo, in due tappe successive, sono state previste entrate molto rilevanti, circa 10 miliardi di euro; ebbene, alla data… Però, Presidente, mi rendo conto… Presidente, consegno il voto favorevole di Liberi e Uguali all'assestamento.

PRESIDENTE. Onorevole Fassina, capisco il fastidio, però la pregherei di completare… Va bene.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Marattin. Ne ha facoltà.

LUIGI MARATTIN (IV-IC'E'). Grazie, Presidente. Credo che abbia ragione comunque il collega Fassina. Gli esprimo un minimo di solidarietà (Applausi), perché in quest'Aula dobbiamo tutti imparare, tutti, nessuno escluso, a fare silenzio quando parlano i colleghi, oppure, se proprio vogliamo, a uscire.

La settimana scorsa, Presidente, abbiamo votato una relazione che il Governo ha presentato al Parlamento per preparare la dotazione finanziaria per il “decreto Aiuti-bis”, diciamoci le cose come stanno; in quell'occasione, intervenendo a nome del mio gruppo, ho affermato che è inutile che ci lanciamo in una campagna elettorale nella quale, come è prevedibile, ognuno la sparerà più grossa degli altri (molti di voi hanno già iniziato), quando invece non abbiamo una piena consapevolezza di cosa stia avvenendo ai nostri conti pubblici.

Allora, l'assestamento e il rendiconto, che sono i due provvedimenti che votiamo oggi, sono di gran lunga i documenti di finanza pubblica più importanti e sono di gran lunga i documenti di finanza pubblica più trascurati. Noi, se ci pensate, ci scanniamo sulla legge di bilancio, ogni anno, dove a volte si fanno serate e nottate in Commissione per 5, 10 o 15 milioni di euro, l'attenzione mediatica è tutta sulla legge di bilancio, poi, arrivano l'assestamento e il rendiconto, dove volano decine di miliardi di euro, e non solo nessuno se ne accorge, ma nessuno neanche ha piena contezza di quello che sta capitando.

Però, siccome ormai la politica è diventata tutta un enorme show, dove la distanza fra la realtà e come la realtà viene comunicata è diventata massima e, ovviamente, a farne le spese sono soltanto i cittadini, noi siamo qui, oggi, con un nuovo intervento estremamente noioso - lo dico al collega Trancassini che l'altra volta l'ha apprezzato - per ricordare che quello che accade in quest'Aula, oggi, nell'indifferenza generale, è la base per la campagna elettorale delle prossime sei settimane; o, meglio, siccome la campagna elettorale delle prossime sei settimane sarà basata da molte forze politiche sulla fantasia, riformulo: la base del Governo, in autunno, qualunque esso sia, è quanto stiamo cercando di discutere oggi con enorme fatica.

Vengo al punto. Parliamoci chiaro, la finanza pubblica è complessa, è noiosa e, a volte, qualcuno ci mette del suo per renderla più complessa del necessario, perché, si sa, quando le cose sono poco chiare, è meglio, c'è meno controllo, c'è meno accountability, ci sono meno problemi, però, proviamo a farla semplice: ci sono tanti aggregati di finanza pubblica, l'unico che conta veramente ai nostri fini è l'indebitamento netto, il deficit. Il deficit ci dice quanto possiamo o non possiamo spendere nei provvedimenti di spesa e nella legge di bilancio per finanziare le promesse che faremo in campagna elettorale. Allora, che cosa ci dicono i documenti che sono al nostro esame oggi? Che il deficit di questa Repubblica, rispetto all'ultima volta che in quest'Aula abbiamo potuto esaminarlo, migliora di 22,7 miliardi. Non so se sono stato chiaro, il Parlamento, che si scanna su 5 milioni, 6 milioni o 7 milioni di euro sotto i flash dei fotografi a novembre e dicembre, non si accorge che ci arriva sottomano un documento che ci dice che il deficit è più basso di 22,7 miliardi rispetto al DEF di aprile. Che cosa succede però? Che da questi 22,7 miliardi, il Governo ci dice: alt, 8,5 li devi togliere e ci arrivo fra un secondo su cosa sono questi 8,5; 22,7 meno 8,5 fa 14,3 miliardi che la settimana scorsa abbiamo autorizzato con una procedura su cui abbiamo già espresso le nostre opinioni. Questo è lo stato dei conti pubblici, le entrate stanno andando molto meglio del previsto e il deficit è di 22 miliardi inferiore, praticamente, solo perché le entrate stanno andando meglio del previsto, e il Governo ci dice: aspetta, non tutti e 22, te ne tolgo 8 ed ecco i 14 che il “decreto Aiuti-bis”, giovedì spenderà, vedremo come.

Allora, ci sono due temi politici dietro a questi freddi numeri. Il primo: ma perché il Governo ci toglie 8,5 miliardi? Perché sapete cosa sono questi 8,5 miliardi? Sono il gettito dell'imposta sugli extraprofitti che è stata introdotta a furor di populismo, non a furor di popolo, e che al 30 giugno finora praticamente nessuno ha pagato. Allora, mi rivolgo sia a chi dice: urca, suona bene “extraprofitti”, è poco il 25 per cento; allora, 100 per cento! Perché, per quanto riguarda questa tassazione sugli extraprofitti, abbiamo sentito alla nostra sinistra dire che è poco al 25, dovrebbe essere al 50, al 60, al 70, al 100 per cento ed estendersi alle grandi imprese, alle banche. Guardate che cosa succede quando si introducono norme di fretta o sull'onda del populismo (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva-Italia C'è); sono costruite male, perché la verità è che questa norma non va a prendere il vero extraprofitto, perché, se fosse stato così, avremmo dovuto fare un'addizionale IRES, stando attenti a quello che la Corte costituzionale ha detto l'ultima volta che fu introdotta. Invece, tornando nel tecnicismo, guardare le operazioni attive e passive IVA produce come soluzione il fatto che la gente non te la paga, perché aspetta il ricorso alla Corte costituzionale, oppure aspetta che il centrodestra vada al Governo, perché il messaggio che il centrodestra sta veicolando è: non vi preoccupate, tanto sia questa sia le altre tasse non ve le faccio pagare. Quindi, rivolgendomi a chi sta alla mia destra, attenzione a veicolare all'elettorato i messaggi che, se e quando governerete voi, nessuno pagherà più tasse, perché quello che succede, se voi veicolate questo messaggio, è che la gente non versa gli acconti di giugno e voi avrete meno soldi per sostanziare le vostre promesse elettorali.

Allora, se sia a sinistra sia a destra su questi extraprofitti l'hanno presa male, qual era la soluzione vera? Mentre parliamo, Presidente, si affossa in Senato il lavoro che questo Parlamento ha compiuto negli ultimi due anni e che era il lavoro di una complessiva riforma del nostro sistema fiscale, con la delega fiscale che questa Camera ha approvato qualche settimana fa. Lì dentro c'era la possibilità di rivedere un sistema che l'ultima volta è stato riformato prima che l'uomo sbarcasse sulla Luna. Nel 1969 questo Parlamento approvò l'ultima legge delega. Forse non è sbarcato sulla Luna, Presidente, lei mi sta suggerendo, ma chiederemo al collega Sibilia cosa ne pensa, qualche anno dopo (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva-Italia C'è). Nel 1969 l'ultima legge delega sistemica fu quella che ci ha dato il sistema come lo conosciamo oggi; poi ci sono stati altri interventi, tutti scombinati l'uno con l'altro. Questo Parlamento - grazie alla nostra iniziativa, non c'entra il Governo - ha detto che è il momento di rivedere il sistema fiscale in maniera strutturale, non correndo dietro all'imposta di successione, che ti fa prendere qualche like sui social, o alle fantasie di cancellare tutte le tasse o spendere 80, 90, 100 miliardi di euro. Mentre parliamo, la delega fiscale si affossa, buttando via due anni di lavoro, e credo sia una responsabilità che qualcuno si mette sulle spalle.

Il secondo punto politico è il seguente. Le entrate stanno andando meglio: anche se togliamo questi 8 miliardi, e ricordate, se non incasseremo questi 8 miliardi, ne avrete in meno da spendere, ma anche se non li incassiamo (quella tassa non ci è mai piaciuta, quindi siamo gli ultimi che possiamo parlare), abbiamo 14 miliardi in più di entrate sul 2022, che verranno spesi nel “decreto Aiuti-bis”. Ma sul 2023? Quanta parte di queste entrate è strutturale e ce la porteremo nel 2023? Quanta parte di queste entrate potrà finanziare la prima legge di bilancio del Governo successivo? Secondo noi la maggior parte di queste entrate deriva dalla lotta all'evasione, che dal 2014 al 2019 si è ridotta di 10 miliardi (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva-Italia C'è) e che, nel 2020, con i dati che stiamo aspettando, sarà ancora maggiore. Questi soldi non devono essere lasciati alla campagna elettorale; devono essere destinati a finanziare la riduzione delle tasse, perché abbiamo sempre detto a chiacchiere che i soldi recuperati dall'evasione devono tornare in tasca ai contribuenti.

La verità è che, quando succede questo, tutta la politica si mette in fila per spenderli in mille rivoli di spesa pubblica. Noi andremo in campagna elettorale - ho concluso, Presidente - dicendo che tutti gli sforzi che gli italiani hanno fatto sul recupero di evasione fiscale devono tornare in tasca a famiglie e imprese per ridurre le tasse, non per inseguire fantasie su extraprofitti, non per inseguire fantasie su imposte di successione. Questo sarà il nostro messaggio agli italiani (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva-Italia C'è).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Trancassini. Ne ha facoltà.

PAOLO TRANCASSINI (FDI). Presidente, onorevoli colleghi, rappresentante di Governo, innanzitutto, Presidente, mi lasci esprimere la solidarietà al collega Fassina che non ha potuto concludere il suo intervento (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Dico al collega Fassina che mi dispiace particolarmente perché avrei voluto sentire dire qualcosa di sinistra, come diceva Nanni Moretti in un famoso film, perché è già partita la campagna elettorale e tutto sentiamo meno che qualcosa di sinistra per l'incapacità di confrontarsi con la destra sui temi che in questo momento sono urgenti per la Nazione. Siamo qui ad approvare il Rendiconto di gestione e le disposizioni per l'assestamento del bilancio dello Stato. Presidente, normalmente, quando dobbiamo approvare un atto o un documento, cerco di capirne anche la parola, il significato. Rendiconto, dare di conto, rispondere. Allora, mi sono fatto nella mia mente questa domanda e la faccio ai colleghi parlamentari: ma a chi è stato dato di conto in questi anni e in questa legislatura?

Il Governo “Conte 1” a chi ha dato di conto, il Governo “Conte 2”, Draghi? È stato rispettato quello che la nostra democrazia prevede, che un Governo governi, poi dia conto al Parlamento che normalmente risponde al popolo? Penso di “no”, penso che anche questo Rendiconto, come i precedenti, siano nati altrove. Altrove sono state date indicazioni che il Governo ha rispettato, e poi, successivamente, si arriva in Parlamento, dove noi, sostanzialmente, facciamo i passacarte. Tutto questo potrebbe sembrare un'aberrazione, ma, se i Governi vengono formati altrove, se i Governi vengono decisi in ristrette stanze con i cosiddetti poteri forti, è inevitabile che poi si dia conto direttamente a loro.

E allora, Presidente, l'auspicio è che questo sia l'ultimo Rendiconto che, anziché rispondere agli interessi dei cittadini e degli italiani, dà di conto a soggetti terzi (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia), che ci hanno regalato 4 anni con 3 Governi diversi, senza minimamente risponderne al popolo. Invece, noi, che siamo abituati a dare di conto e a rispondere al popolo, l'avevamo vista giusta quando iniziò questa legislatura, guardando avanti e rendendoci conto che c'era solo da aspettarsi un grande periodo di ingovernabilità. Ricordo ai più distratti che Fratelli d'Italia chiedeva di andare al voto quando il nostro Partito era accreditato al 3 per cento dei suffragi (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia), quando non era proprio chiaro che avremmo avuto uno straordinario successo come quello che - mi auguro - ci sarà il 25 settembre, perché questo si chiama senso di responsabilità, senso delle istituzioni, semplicemente perché era chiaro che sarebbero venuti fuori pastrocchi e colori assurdi nei vari Governi, e bisognava dare la voce direttamente a chi tale voce può esercitarla e ce l'ha per Costituzione.

E, allora, anche in questo Rendiconto prendiamo atto dell'enorme sperpero di denaro pubblico, perché questo ce lo siamo detti già nel corso dell'esame del precedente decreto: noi pensiamo che la prima cosa che si debba fare nel futuro Governo è non buttare i soldi, è metterli a sistema, come fa il buon padre di famiglia, ed evitare di pensare che con qualche bonus si tengono buone le imprese, si tengono buone determinate filiere, mentre c'è piena consapevolezza, nel mondo del lavoro e nelle famiglie italiane, che quello che deve fare un Governo è dare una visione, una prospettiva, e soprattutto tracciare la rotta verso un futuro migliore. Sicuramente anche in questo provvedimento ci sono i bonus, c'è il reddito di cittadinanza. Vorrei chiarire un aspetto su questo, Presidente: il reddito di cittadinanza ha il suo fallimento lì dove è collocato; il reddito di cittadinanza è promosso dal Governo sulla pagina del Ministero del Lavoro, è considerato una politica attiva. Dico che, al di là della campagna elettorale che sicuramente ognuno di noi farà su questo tema, ci possiamo dire con un po' di serenità - tutti i gruppi politici - che è sicuro che il reddito di cittadinanza non sia una politica attiva del lavoro (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)? Perché questo credo che sia chiaro a tutti, anche a chi lo sostiene dicendo: noi abbiamo dato una risposta ai poveri. No, quello è un altro aspetto. Il reddito di cittadinanza significa che oltre 9 miliardi vengono utilizzati per dare una risposta alle tematiche del lavoro. Così non è, le tematiche del lavoro sono altre. Noi abbiamo provato a suggerirvene anche in questo provvedimento, abbiamo presentato emendamenti per dirvi che siamo convinti che si aiuti il mondo dell'impresa con provvedimenti del tipo “più assumi e meno paghi” e con l'abbattimento del cuneo fiscale.

Anche su questo, Presidente, è dall'inizio della legislatura, soprattutto con l'arrivo della pandemia, soprattutto con la crisi economica derivante dalla problematica energetica, che vi imploriamo di abbattere il costo del lavoro. L'unico risultato che abbiamo ottenuto è che adesso lo cominciate a dire un po' tutti, con “vedremo, faremo”. E allora, collega Marattin, non siamo noi che facciamo campagna elettorale, perché, fosse stato per noi, il cuneo fiscale sarebbe stato abbattuto due anni fa, quando abbiamo presentato il primo emendamento in merito (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Fosse stato per noi, la disposizione del “più assumi e meno paghi” sarebbe stata introdotta nel primo disegno di legge di bilancio; noi nel corso dell'esame di tale primo disegno di legge di bilancio abbiamo presentato quell'emendamento. Sono anni che vi diciamo e vi raccontiamo quello che avviene fuori dal palazzo.

E, poi, c'è un aspetto di questo Rendiconto che non viene sufficientemente indicato e argomentato. In questo Rendiconto e nell'Assestamento noi riscontriamo che è vero che c'è stato un maggiore introito e un maggiore gettito, ma l'Irpef è aumentata dello 0,5 per cento. Voi siete stati così bravi da portare la pressione fiscale al 38,4 per cento. Allora, per carità, me le prendo anche le critiche sul fatto che, con gli interventi, noi facciamo campagna elettorale, però la differenza fra noi e l'onorevole Marattin è che noi abbiamo sempre detto e messo per iscritto le nostre proposte. Oggi ci sentiamo dire dal professor Marattin due cose sensazionali: anzitutto, che quello che abbiamo proposto fino a oggi andava fatto, e probabilmente verrà fatto (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia), ma soprattutto, che finalmente anche lui si è svegliato e, come un professore, come è giusto che sia, con la penna rossa segna l'errore al Governo Draghi, perché anche questo, Presidente bisogna che ce lo cominciamo a dire. I distinguo rispetto al Governo Draghi ogni giorno aumentano e ogni giorno c'è un punto in meno di bravura del Presidente Draghi e un punto in più in questa campagna elettorale. Noi lo abbiamo sempre criticato e abbiamo sempre detto una cosa ovvia, ossia che non era possibile mettere mano alle riforme che servivano alla Nazione con una maggioranza così divisa. Avete voluto governare a tutti i costi, appunto, con una maggioranza così ampia. La verità è che oggi la percezione nella Nazione non è certamente che il Governo abbia fatto bene sui temi dell'economia e, anche e soprattutto, sui temi delle riforme.

Anche questa è una domanda che io mi faccio e che probabilmente faremo in campagna elettorale e, ahimè, questa farà la differenza fra centrodestra e centrosinistra, tra Fratelli d'Italia e tutti gli altri: oggi, dopo questi Governi e soprattutto dopo il Governo dei migliori, noi abbiamo una Nazione migliore? Abbiamo una Nazione dove è tutto più semplice? Abbiamo meno pressione fiscale? Abbiamo più aiuti alle imprese? Perché, se la risposta è “no”, vuol dire che avete governato male: vuol dire che le avete sbagliate tutte, o quasi tutte. Questo credo che sia il vero motivo, Presidente, per il quale avete il terrore delle urne, perché arriva un momento nel quale - e concludo, Presidente - poi il rendiconto bisogna darlo per forza. Noi possiamo rendicontare alle consorterie europee per quattro anni i nostri conti, noi ci possiamo far dire dall'Europa di approvare il bonus sui monopattini, noi possiamo prendere una volta una via di qua e un'altra volta la Via della Seta, ci possiamo far dettare l'agenda da parte di tutti quelli a cui riteniamo di dare ascolto, soprattutto quando esercitiamo, come è successo con il Presidente del Consiglio, un potere senza che ci sia stato dato dal popolo; ma arriva un momento in cui, con le elezioni, la parola passa al popolo e quel rendiconto, il rendiconto di questi anni, sarà il vostro fallimento (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Pella. Ne ha facoltà.

ROBERTO PELLA (FI). Grazie, Presidente Rosato. Colleghi deputati, membri del Governo, l'esame e l'approvazione dei documenti relativi al Rendiconto 2021 e all'Assestamento 2022 arrivano in un momento in cui i dati macroeconomici, seppure in una situazione internazionale di forte criticità, segnano risultati molto positivi. Le stime di crescita del PIL per il secondo trimestre 2022 sono migliori di quelle ipotizzate dal Governo con il Documento di economia e finanza, attestandosi al 3,4 per cento rispetto al 3,1 previsto ad aprile. Un dato che pone l'Italia tra i Paesi che crescono di più, a livello europeo. A questo risultato, di per sé molto positivo, se n'è aggiunto un altro, altrettanto buono ,che riguarda l'occupazione. Infatti, i dati di giugno segnalano una crescita dello 0,4 per cento, con un tasso di occupazione che si attesta al 60,1. Gli oltre 18 milioni 100 mila occupati nel settore del lavoro dipendente, come sottolinea l'Istat, nella sua Nota, segnano un record, perché costituiscono il livello più alto mai toccato dal 1977. L'aumento dell'occupazione è trainato soprattutto dal lavoro dipendente e dai posti a tempo indeterminato. Voglio sottolineare, in particolare, questo dato, perché è la prova provata che quanto sostenuto e realizzato, con propri emendamenti, da Forza Italia è corretto ed è la direzione da perseguire anche per il prossimo futuro, dove sicuramente saremo al Governo insieme agli amici del centrodestra. Mi riferisco, ad esempio, alle rigidità introdotte dal “decreto Dignità”, che, in un periodo di crisi, avrebbero contribuito a far perdere posti di lavoro, invece che a tutelarli. Lo scardinamento di queste rigidità, come Forza Italia ha sempre sostenuto, ha consentito di conservare posti di lavoro a tempo determinato che poi, come dimostrano i recenti dati di giugno, in gran parte si trasformano in posti di lavoro a tempo indeterminato. Questa premessa di scenario è necessaria perché, se vogliamo, è la diretta conseguenza dei numeri contenuti nel Rendiconto per l'anno 2021 e nell'Assestamento per l'anno 2022, che testimoniano il buon lavoro svolto dal Governo relativamente alla gestione della finanza pubblica. Dall'analisi dei dati definitivi, forniti dal Rendiconto dello Stato per l'anno 2021, emergono con chiarezza, se confrontati con quelli del 2020, i risultati ottenuti in un anno che è stato molto difficile, perché caratterizzato per intero dalla persistenza della pandemia e dalle misure adottate ai fini del suo contenimento e superamento.

Tra queste misure senza dubbio grande merito va reso all'operazione condotta dal generale Figliuolo per il completamento della campagna vaccinale, cui Forza Italia ha notevolmente contribuito sostenendo la sua nomina ed elaborando un piano, attraverso i propri dipartimenti, che è stato quasi interamente adottato dall'azione di Governo. I dati dimostrano che si tratta di un aspetto estremamente importante.

Ma non c'è solo questo, perché il nostro contributo per superare la pandemia è stato massimo e ha comportato anche non pochi problemi per chi, come la senatrice Licia Ronzulli, per prima è stata promotrice dell'obbligo vaccinale per il personale sanitario e per questo ha ricevuto violente minacce dai no-vax (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente). Eppure lo dimostrano i dati: si tratta di una misura che ha avuto l'enorme merito di abbassare drasticamente i contagi presso tutti i luoghi di cura, dove all'inizio della pandemia il virus si era diffuso velocemente.

Accanto a questo impegno il grande contributo di Forza Italia è la riscrittura del PNRR con il Governo Draghi e il percorso intrapreso per la sua attuazione, grazie al lavoro svolto a Bruxelles, nel Partito Popolare e nel Parlamento europeo, dal nostro presidente Berlusconi, persona stimata che ha saputo veramente dare grande valore a quello che era l'impegno nazionale, insieme al coordinatore Tajani (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

Il PIL ha registrato un incremento che è passato da 1,6 miliardi nel 2020 a 1,7 nel 2021 e il saldo netto da finanziare presenta, nel 2021, un valore negativo di circa 187,7 miliardi, con un miglioramento di oltre 83,2 rispetto al saldo registrato nel 2020. Tale miglioramento è frutto di un aumento delle entrate finali di circa l'11,7 per cento e di una lieve riduzione delle spese finali di circa il 2 per cento. Se confrontato con le previsioni iniziali, che indicavano un valore negativo del saldo netto di meno 193,5 miliardi, il miglioramento è pari a circa 5,8 miliardi. Il risparmio pubblico si attesta, nel 2021, a meno 64,9 miliardi, con un miglioramento di 40,5 miliardi rispetto al 2020.

Infine, il dato del ricorso al mercato finanziario si attesta nel 2021 a meno 424,4 miliardi, evidenziando un miglioramento di 82,5 miliardi rispetto al 2020 e di oltre 56,3 rispetto alle previsioni iniziali.

Dunque, Presidente, nel complesso - nonostante il protrarsi dell'emergenza del COVID-19 - gli effettivi risultati conseguiti con la gestione 2021 denotano per tutti i saldi un miglioramento sia rispetto alle previsioni iniziali sia rispetto alle previsioni definitive, comprensive degli scostamenti autorizzati dal Parlamento.

Per quanto riguarda, invece, l'assestamento di bilancio proposto per l'anno in corso, anche in questo caso i dati che emergono sono positivi e risultano ulteriormente confermati dai recenti dati sulla crescita del PIL.

Le variazioni proposte con il disegno di legge di assestamento determinano un miglioramento del saldo netto da finanziare rispetto alle previsioni iniziali della legge di bilancio. Il saldo si attesta ad un valore di meno 162,5 miliardi rispetto a una previsione iniziale di meno 201,7 risultante dalla legge di bilancio.

Come abbiamo visto la scorsa settimana, in occasione della relazione con la quale è stato richiesto al Parlamento lo scostamento di bilancio, questo miglioramento del saldo netto da finanziare è dovuto in gran parte alle maggiori entrate; e l'aumento delle entrate, per complessivi 49,3 miliardi di euro, è dovuto per 10,7 miliardi alle variazioni per atto amministrativo e per 38,8 miliardi alle variazioni proposte dal disegno di legge di assestamento, che interessa principalmente le entrate tributarie per circa 25,7 miliardi.

L'incremento complessivo del gettito di competenza atteso dalle entrate tributarie deriva dall'aumento delle imposte dirette per 15,6 miliardi di euro, collegato a una previsione più favorevole di tutti i principali tributi, dall'aumento delle imposte indirette per 10,1 miliardi di euro, collegato all'incremento dell'IVA, in particolare sugli scambi interni e sulle importazioni, e dalle entrate derivanti dal prelievo erariale sugli apparecchi e congegni di gioco.

Anche gli altri saldi evidenziano un andamento positivo. Il risparmio pubblico registra un miglioramento di 37,9 miliardi rispetto alla previsione iniziale e i dati relativi al ricorso del mercato evidenziano un andamento positivo per oltre 47 miliardi, passando da una previsione iniziale di meno 479,1 a circa meno 431,9 miliardi.

Quindi, Presidente, un quadro positivo, sul quale, però, è anche doveroso soffermarsi per alcuni spunti di riflessione in ordine al futuro e su cui sicuramente Forza Italia rivendica di avere contribuito in maniera determinante a questo grande successo.

Mi riferisco al dato alto, che va addirittura oltre le previsioni effettuate, delle entrate, in particolare delle entrate tributarie. Nel 2021 il forte aumento delle entrate era dovuto, in gran parte, alla ripresa di molte attività economiche che nel 2020 si erano dovute di fatto fermare a causa della pandemia e delle relative misure di contenimento. Per il 2022 questa lettura, però, è vera solo in parte; dietro l'impennata delle entrate e, in particolare dell'extragettito registrato per l'IVA, c'è la forte ripresa dell'inflazione, che in molti casi si va configurando come una vera tassa sulla povertà. Bene ha fatto, quindi, il Governo a utilizzare parti di questo extragettito per finanziare nuove misure di sostegno, come Forza Italia ha sempre rivendicato e detto in tutte le sedi, con un nuovo “decreto Aiuti” in grado di redistribuire e contrastare gli effetti dei rincari.

Allo stesso tempo però, non possiamo non guardare con preoccupazione a questo aumento generale della pressione fiscale, perché, al di là del dato contabile, che pure è importante quando si parla di bilancio, non si può, neppure lontanamente, pensare che un Paese possa basare la sua crescita sull'imposizione fiscale.

Il tema del fisco, della sua semplificazione e della pressione fiscale sarà uno dei temi più importanti con il quale il Governo che uscirà dalle prossime elezioni dovrà confrontarsi e dove oggi Forza Italia pone, con forza e determinazione, le sue ricette, nell'alleanza del centrodestra.

Il Presidente Berlusconi e Forza Italia, rispetto a questo tema, non temono rivali, perché da sempre la riduzione delle tasse è al centro di ogni programma di Forza Italia.

Concludendo, signor Presidente Rosato, Forza Italia dichiara il proprio voto favorevole sui disegni di legge di rendiconto e assestamento, anche in considerazione delle condizioni estremamente critiche nelle quali i risultati sono stati ottenuti (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Donno. Ne ha facoltà.

LEONARDO DONNO (M5S). Grazie, Presidente. Il rendiconto generale dello Stato è lo strumento attraverso il quale il Governo, alla chiusura del ciclo di finanza pubblica, rende conto al Parlamento dei risultati della gestione finanziaria.

Per quanto riguarda il rendiconto dell'esercizio finanziario 2021, se, da un lato, vi è un tendenziale peggioramento delle previsioni finali rispetto alle previsioni iniziali, sia per quanto riguarda il bilancio di cassa che per quello di competenza, dall'altro lato, va messo in rilievo il percorso di risanamento della finanza pubblica italiana rispetto all'esercizio precedente, che era stato caratterizzato - ricordiamolo - dall'emergere della pandemia da COVID-19 e dalla conseguente espansione del bilancio pubblico.

Nel 2021, dunque la finanza pubblica torna su un sentiero di miglioramento e, nel confronto con l'esercizio precedente, si registra un generale miglioramento di tutti i saldi. Per limitarci a un esempio molto significativo, il risparmio pubblico, ossia la differenza tra le entrate correnti e le spese correnti si è attestato, nel 2021, a meno 64,9 miliardi di euro, con un miglioramento significativo rispetto al 2020 pari a 40,5 miliardi; miglioramento determinato sia da un aumento delle spese correnti che da un aumento ben più corposo delle entrate tributarie ed extratributarie, pari addirittura a 63 miliardi.

Tengo a ricordare, Presidente, che questo risultato lo abbiamo potuto ottenere proprio grazie alle misure espansive approvate dal secondo Governo Conte e ai diversi scostamenti di bilancio autorizzati dal Parlamento in quei mesi difficilissimi. Possiamo immaginare cosa sarebbe stato dell'economia italiana e, di riflesso, della nostra finanza pubblica se, davanti alle necessarie restrizioni emergenziali, avessimo tirato il freno a mano, invece di sostenere famiglie, lavoratori e attività produttive ricorrendo a un maggiore indebitamento.

Il rendiconto del 2021 conferma, quindi, ancora una volta, l'efficacia delle politiche economiche espansive, soprattutto in fasi recessive del ciclo. Va dato atto al MoVimento 5 Stelle di aver sempre mantenuto ferma la sua ostilità alle politiche di austerità, invitando la politica a pensare alle persone prima che ai bilanci e, ancor prima di entrare nelle istituzioni, riempiendo le piazze italiane per opporci alle politiche di rigore che, nel biennio 2011-2012, condussero a una severa contrazione del PIL, a un consistente aumento del rapporto debito-PIL; così oggi e, ancor di più nel futuro, il MoVimento 5 Stelle si batterà per una manovra economica che resista alle pressioni elettoralistiche e continui ad assicurare il massimo sostegno alla crescita e all'occupazione.

Il disegno di legge di assestamento certifica un miglioramento del saldo netto da finanziare pari a 41 miliardi di euro, in termini di competenza, e a 39 miliardi di euro, in termini di cassa, rispetto al saldo risultante dalla legge di bilancio. A integrazione di questi dati viene in soccorso la relazione presentata al Parlamento, di recente, dal Governo, con la quale si certifica un progresso di 14,3 miliardi di euro per quanto riguarda le entrate tributarie ed extratributarie, in particolare IVA e Irpef, che serviranno a finanziare il cosiddetto “decreto Aiuti-bis”. Interviene, a questo proposito, anche un emendamento del Governo al disegno di legge per l'assestamento che certifica la disponibilità di queste risorse, di queste maggiori entrate, ma anche l'assoluta inconsistenza del gettito proveniente dai cosiddetti extraprofitti. Questo è un punto politico fondamentale perché utilizzare il maggior gettito dovuto a IVA e Irpef per finanziare il “decreto Aiuti-bis”, senza ottenere nulla, o quasi nulla, dai profitti generati dalle grandi compagnie energetiche, significa far pagare il prossimo decreto ai piccoli imprenditori e ai lavoratori. Dobbiamo renderci conto di questo, colleghi (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)! È questa la parte dei conti pubblici che desta la nostra preoccupazione, perché abbiamo già evidenziato che questi 14,3 miliardi di euro sicuramente sono necessari, servono ma potrebbero essere non sufficienti se consideriamo le sfide che il nostro tessuto economico sta affrontando e dovrà affrontare in misura crescente nel prossimo autunno. Non basta un generico e temporaneo sostegno ai redditi dei cittadini italiani. Serve, al contrario, una politica strutturale di protezione dei salari dall'aumento del costo della vita, a partire, per esempio, da una misura di salario minimo legale, così come serve rilanciare una misura di sicuro impatto economico come quella del superbonus 110 per cento, che è stata imbrigliata non solo e non soltanto da ostacoli di natura tecnica ma, soprattutto, da paletti di natura politica introdotti dal Ministero dell'Economia e delle finanze e sostenuti dal Premier Draghi. Questa è la verità. Noi dobbiamo lavorare per sbloccare la cessione dei crediti e sgravare chi cede i crediti d'imposta dalla responsabilità in solido, perché ciò è imprescindibile per far ripartire migliaia di cantieri oggi fermi (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Più in generale, siccome le difficoltà economiche, attuali e future, non si limitano al nostro Paese ma, ovviamente, coinvolgono tutti i Paesi europei, compresa la Germania, occorre riportare con determinazione ai tavoli europei il tema della governance in materia fiscale e monetaria, a partire dalla riforma del Patto di stabilità e crescita. Non è un caso, infatti, che la clausola di salvaguardia generale, ossia la sospensione temporanea del Patto di stabilità e crescita, sia stata confermata per tutto il 2023. Questa è la dimostrazione della disfunzionalità delle attuali regole fiscali europee. Servono determinazione e, aggiungo, autorevolezza ai tavoli europei, non andare in Europa con il cappello in mano a chiedere un favore, a chiedere una mano. Semplicemente, bisogna difendere l'interesse della Nazione, come quando il Presidente Giuseppe Conte, difendendo l'interesse del Paese, di 60 milioni di italiani, ha lottato giorno e notte per ottenere oltre 200 miliardi di euro del PNRR, che oggi possiamo utilizzare per il futuro dei nostri figli e dei nostri nipoti (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Questo Governo si è trovato a gestire gli straordinari risultati del Governo “Conte 2”, dando mai, o quasi mai, merito del lavoro fatto da quel Governo a chi ha lottato veramente per questo Paese e ha ottenuto risultati storici, dei quali ormai tutti ci riempiamo la bocca.

È da segnalare, ritornando all'assestamento, che esso prevede, per quanto riguarda la spesa corrente, la riduzione degli interessi passivi sui titoli del debito pubblico per un importo di 2,6 miliardi di euro in termini di competenza e di cassa Anche in questo caso, decisiva sarà la riforma della governance monetaria e fiscale continentale, considerate le recenti misure restrittive sui tassi d'interesse introdotte dalla Banca centrale europea.

Mi avvio verso la conclusione, Presidente, invitando il prossimo Parlamento e il prossimo Governo, di qualunque colore esso sarà, a portare avanti politiche economiche coraggiose, almeno quanto lo sono state quelle dei due Governi presieduti da Conte. Non possiamo affrontare le tensioni internazionali e la transizione energetica rifluendo nelle tentazioni austeritarie del passato. Con il Governo “Conte 2”, abbiamo immesso nell'economia reale 130 miliardi di euro e prodotto, con misure come il superbonus 110 per cento, un incremento del 6,6 per cento del PIL. Abbiamo chiesto, a gran voce, recentemente, ma lo chiediamo da mesi, un nuovo scostamento di bilancio per sostenere migliaia di aziende, di famiglie, di aziende in crisi, per aiutare le famiglie che, a metà mese, sono costrette a scegliere se mettere un piatto a tavola oppure pagare una bolletta; a questo ci siamo ridotti! Come MoVimento, ci siamo fatti portavoce di determinate istanze di giustizia sociale e continueremo a farlo perché non si possono abbandonare i cittadini in difficoltà. Abbiamo preso degli impegni e li perseguiremo, continueremo a difendere e a proporre miglioramenti sul reddito di cittadinanza, che qualcuno vorrebbe abolire. Basta, invece, con restrizioni ancora più penalizzanti, basta mettere in discussione una misura che ha salvato dalla fame milioni di famiglie, basta critiche e attacchi da parte di chi guadagna 500 euro al giorno, ed è seduto qui dentro, contro famiglie e milioni di italiani che prendono 500 euro al mese, basta con questa ipocrisia (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)! Puntiamo ancora ad un sostanzioso taglio del cuneo fiscale a favore dei lavoratori, ad una svolta concreta verso la transizione ecologica, lontana dai “bla bla bla” di certi partiti politici che si riempiono la bocca di verde, green e ambiente e poi promuovono gli inceneritori e le trivelle. Noi siamo lontani da questa politica. Abbiamo portato avanti, come MoVimento, determinate battaglie. Alcune le abbiamo vinte, altre le abbiamo perse ma lo abbiamo fatto con coraggio e a testa alta, insieme a tanti colleghi e a tanti amici, rispettando i principi e i valori del MoVimento. Stiamo mettendo in atto una rivoluzione che nessuna forza politica ha mai messo in atto - e sfido chiunque a dire il contrario - e stiamo dicendo che, per fare politica, non serve necessariamente una poltrona, perché la politica è ovunque, dove ci sono le urgenze, le necessità delle persone e di coloro che non hanno voce, laddove non si fa politica per creare centri di potere e per perseguire interessi personali ma solo e soltanto a servizio dei cittadini. Ricordo che il 25 settembre non voteranno solo gli opinionisti dei salotti TV o le grandi firme dei giornali; no, sarà il popolo a decidere chi sarà chiamato a rappresentarlo e chi no. Noi del MoVimento, insieme al presidente Giuseppe Conte, porteremo avanti le battaglie giuste nel campo giusto, senza rinnegare i nostri principi e i nostri valori, lavorando sempre per il bene comune e per il bene del Paese, con disciplina e onore. Ovviamente confermiamo, solamente però nei confronti dei cittadini italiani, la nostra responsabilità e lealtà, esprimendo il voto favorevole sull'assestamento di bilancio e sul rendiconto (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Pagano. Ne ha facoltà.

UBALDO PAGANO (PD). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghe e colleghi, sottosegretaria Sartore, oggi in quest'Aula affrontiamo due provvedimenti che riguardano il ciclo di gestione della finanza pubblica e che - come hanno ricordato i colleghi che sono intervenuti prima di me –rappresentano, o almeno così dovrebbe essere, i momenti più significativi della nostra attività istituzionale: il rendiconto di gestione per l'anno 2021 e l'assestamento di bilancio per l'anno in corso. Il rendiconto generale dello Stato è lo strumento attraverso il quale il Governo, alla chiusura dell'anno finanziario, adempie l'obbligo costituzionale di rendere conto al Parlamento dei risultati della gestione di bilancio, mentre il disegno di legge di assestamento ha la funzione di consentire, a metà esercizio, un aggiornamento e una verifica degli stanziamenti che sono stati previsti nello stesso bilancio. Si tratta quindi di due documenti che danno continuità temporale alla gestione del bilancio dello Stato.

Nel quadro generale degli andamenti dei saldi, in termini assoluti, viene a mostrarsi una differenza tra le previsioni iniziali e dati definitivi per il 2021, sia per la cassa sia per la competenza. Infatti, nel confronto con l'esercizio precedente, la gestione di competenza ha fatto conseguire, nel 2021, un generale miglioramento di tutti i saldi rispetto ai risultati differenziali registrati nell'esercizio 2020. Anche in rapporto al PIL si riscontra lo stesso quadro generale di evoluzione, favorito però nel confronto con il 2020 dal concomitante aumento del prodotto interno lordo. Il risparmio pubblico attesta nel 2021 un miglioramento di 40,5 miliardi rispetto al 2020. Anche questo risultato è determinato da un aumento sia delle spese correnti (più 22,5 miliardi), sia del complesso delle entrate tributarie ed extra tributarie (circa 63 miliardi di euro).

Il dato del ricorso al mercato finanziario si attesta nel 2021 a meno 424 miliardi, evidenziando così un miglioramento di circa 82,5 miliardi rispetto al 2020, e di oltre 56 miliardi rispetto alle previsioni iniziali. Ho detto queste cifre per testimoniare una verità che passa, troppo spesso, sotto silenzio: molto spesso, ci si concentra su alcuni dati che in realtà servono semplicemente ad affermare un principio e un concetto, volti a validare una tesi. In realtà, senza lo sviluppo e la crescita del prodotto interno lordo, tutte le politiche economiche finiscono semplicemente per affibbiare a qualcuno il ruolo di tagliatore di servizi essenziali. Attraverso gli investimenti e un'oculata gestione della spesa pubblica, unita anche a una lotta concreta all'evasione fiscale nei confronti dei furbi che non pagano le tasse, non di coloro i quali, che poi sono la stragrande maggioranza, invece le pagano, si può produrre anche un enorme vantaggio per il Paese che, in termini di competitività, ne beneficia. Nel complesso, nonostante quindi il protrarsi dell'emergenza pandemica, gli effettivi risultati conseguiti con la gestione 2021 denotano per tutti i saldi un miglioramento rispetto, sia alle previsioni iniziali, sia agli ultimi aggiornamenti. Insomma, gli scostamenti che abbiamo autorizzato, rispetto ai saldi che andremo oggi a determinare, sono stati pressoché ininfluenti. Venendo all'analisi dei risultati finanziari, le variazioni di bilancio proposte con il provvedimento di assestamento definiscono le previsioni assestate per il 2022, tenendo conto tra l'altro delle variazioni di bilancio apportate nel periodo compreso tra il 1° gennaio e il 31 maggio con atti amministrativi, nonché degli effetti finanziari dei provvedimenti legislativi emanati successivamente all'approvazione della legge di bilancio, quali il “decreto Sostegni-ter” ed il decreto-legge “Ucraina”. In termini di competenza, le variazioni proposte con il disegno di legge di assestamento determinano un miglioramento, rispetto alle previsioni iniziali della legge di bilancio, del saldo netto da finanziare, che si attesta a un valore di 162,5 miliardi, rispetto a una previsione iniziale di oltre 200 miliardi di euro. Di questi dati possiamo dare - come dicevo - due tipi di letture: una asettica e strettamente contabile, un'altra che vede in questi numeri i risultati di un'azione di Governo decisa e quasi sempre risolutiva. Nell'ultimo biennio, il nostro Paese, anche più di altri partner europei, è stato sottoposto al grave stress di due crisi dalla portata storica: prima il COVID e poi il conflitto in Ucraina hanno rappresentato sicuramente eventi di natura eccezionale, cui però lo Stato ha saputo rispondere con strumenti straordinari, che hanno attenuato le conseguenze delle emergenze tanto sull'economia nazionale, quanto sulle famiglie. Malgrado le grandi difficoltà, infatti, l'Italia ha saputo gestire, prima e meglio di molti altri, la pandemia e ha fatto scuola in Europa e nel resto del mondo, per tempestività e mezzi messi in campo, sia nel contenimento del virus - e su questo ad esempio mi piacerebbe sapere come la futura coalizione di centrodestra la pensa sulla elegia che il capogruppo di Forza Italia in Commissione bilancio ha fatto della campagna vaccinale, visto che su questo punto specifico c'è stata una narrazione diametralmente opposta –, sia anche rispetto alle misure attese per il contrasto alla pandemia, per far sì che le misure cicliche potessero essere corrette in una fase più favorevole per le famiglie e per le imprese. Insomma, l'Italia ha tenuto una posizione che ha tutelato i principi costituzionali e ha dato un sollievo chiaro e concreto a chi ne aveva bisogno. Poi, dinanzi all'aggressione russa dell'Ucraina, siamo stati tra i più inflessibili difensori della causa ucraina, della causa dell'aggredito e non dell'invasore. Anche questa penso sia una posizione che nel futuro in molti dovranno chiarire, una posizione che noi rimarchiamo essere a tutela di principi di libertà e democrazia, che è indispensabile mantenere come patrimonio condiviso del sistema democratico. Lo abbiamo detto in diverse circostanze negli ultimi giorni, ma continueremo a ripeterlo. Il Paese navigava bene verso un chiaro miglioramento dei conti pubblici, una efficace e rapida attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza. Quindi stabilità e futuro di crescita erano ritornate prospettive credibili per il nostro Paese. Questo, evidentemente, lo si deve anche a una stagione di unità nazionale al fianco e a sostegno di una persona seria come il Presidente Draghi. Alcune forze politiche, però, hanno deciso di interrompere questa esperienza, nonostante il Paese intero ci chiedesse di andare avanti e di garantire serenità alle imprese e alle famiglie italiane, in un momento che si annuncia molto complesso per tutti. I documenti che approviamo oggi - e su cui dichiaro sin da ora il voto favorevole del Partito Democratico - non sono solo la dimostrazione viva di un Paese che aveva ripreso a correre, sono anche la testimonianza della vostra incoscienza, dei vostri appetiti elettorali, della vostra totale indifferenza verso le ragioni e i bisogni delle persone più vulnerabili. Ma di quei bisogni continueremo ad occuparci noi, con la coerenza e la responsabilità che il Partito Democratico può rivendicare con fiducia davanti agli elettori e, soprattutto, permettetemi, con il dovuto rispetto a quest'Aula, che non merita la scena di una campagna elettorale fatta di parole prive di sostanza e, soprattutto, con promesse irrealizzabili che diventeranno semplicemente disincanto per le future generazioni (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Cattoi. Ne ha facoltà.

VANESSA CATTOI (LEGA). Grazie, Presidente. Governo, onorevoli colleghi, ci troviamo qua, in questo momento, ad esporre le nostre dichiarazioni di voto sull'assestamento di bilancio, visto che - vorrei ricordare gli altri colleghi - il rendiconto l'abbiamo poc'anzi votato. Però, ciò non toglie che mi si lasci fare un appunto anche in merito al rendiconto, visto che comunque, come diceva qualche mio collega, è l'attività attraverso cui il Governo rende conto al Parlamento delle scelte che sono state svolte durante l'esercizio finanziario precedente e, quindi, di fatto risultato di gestione finanziaria dell'anno appena concluso, il 2021. Ebbene, grazie a queste considerazioni vorrei rilevare - proprio grazie ai dati del rendiconto, che certificano e quindi di fatto mettono nero su bianco - il fatto che, per la gestione di questa emergenza, prima sanitaria e poi anche il conflitto russo-ucraino, abbiamo comunque elargito una serie di sostegni economici che si attestano a oltre 205 miliardi per l'anno 2020 e a circa 81,7 miliardi per l'anno 2021. Vorrei ricordare questo perché qualcuno in quest'Aula pensava di gestire l'emergenza sanitaria con circa 3 miliardi di euro, quando noi della Lega, fin dal principio, avevamo chiesto il coraggio di intervenire con un'azione che cercasse di mettere a disposizione le risorse necessarie per far fronte all'emergenza che si stava concretizzando nel nostro Paese. Su questo, noi della Lega inizialmente siamo sempre stati derisi, ma il tempo ci ha dato ragione e la certificazione del rendiconto mette nero su bianco quanto noi avevamo chiesto e quanto noi avevamo sostenuto.

Per entrare, invece, nel merito dell'assestamento, vorrei ricordare come, anche qui, abbiamo sentito alcuni colleghi, anche il collega Marattin, ricordare come ci sia un deficit più basso di oltre 22 miliardi e che, di questi oltre 22 miliardi, circa 14,3 miliardi troveranno la luce nel “decreto Aiuti-bis”, che è in fase di chiusura nel Consiglio dei Ministri, che nei prossimi giorni lo approverà. Ebbene, all'interno di questo provvedimento siamo convinti che debba esserci il sostegno necessario per cercare di dare una mano soprattutto alle famiglie italiane, quelle famiglie italiane che la Lega ha sempre cercato di assecondare nei loro bisogni e nelle loro necessità, portando avanti una serie di emendamenti anche all'interno della Commissione bilancio, della quale io faccio parte, proprio per cercare di rispondere e dare delle risposte concrete. Ad oggi, infatti, l'emergenza più importante è quella che riguarda soprattutto la perdita di capacità di acquisto da parte delle famiglie italiane: su quella noi dobbiamo cercare di lavorare e di dare delle risposte (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). Bene, quindi, che si faccia uno scostamento non in deficit per 14,3 miliardi, per cercare di andare a coprire gli aumenti energetici fino a fine anno e quindi evitare che si possano avere rincari in bolletta a danno soprattutto delle famiglie dei piccoli imprenditori, oltre che intervenire, ovviamente, anche sul caro benzina e quindi cercare di dare un aiuto concreto alle famiglie.

Su questo speriamo che si intervenga maggiormente, come richiesto dalla Lega ormai da un paio d'anni, considerato che non è cosa non nota che ci sia una proposta di legge della Lega, depositata al Senato, che richiede il taglio e l'azzeramento dell'IVA soprattutto sui beni di prima necessità. Su questo, Presidente, mi lasci fare un appunto perché è proprio cosa nota di questi giorni come Coldiretti, di fatto, certifichi, grazie anche ai dati Istat del primo semestre, un aggravio in termini di costi delle singole famiglie per il carrello della spesa, e, quindi, per l'acquisto dei beni di prima necessità, che viene appunto certificato da Coldiretti, e non dalla Lega, per il 2022, pari a 9 miliardi di euro. Ebbene, speriamo veramente che ci sia una risposta concreta su questo fronte perché lo certifica Coldiretti, l'abbiamo detto noi, come gruppo Lega, però c'è la necessità di intervenire e speriamo veramente che nel “decreto Aiuti-bis” il Governo metta in sicurezza soprattutto gli acquisti delle famiglie, dei lavoratori dipendenti, ma anche dei pensionati, perché ciò deve essere una priorità del prossimo Governo, che comunque avrà l'onore e l'onere non solo di portare nei tempi previsti la Nota di aggiornamento al DEF, ma soprattutto di scrivere la legge di bilancio, che servirà per mettere in campo tutte le azioni che dovranno sostenere in modo strutturale l'economia reale e il lavoro degli italiani. La Lega su questo le idee chiare le ha, perché le ha sempre portate avanti e cercheremo di fare ciò anche, speriamo, nel prossimo Governo, con la fiducia che gli italiani vorranno darci il 25 settembre. Riteniamo, infatti, fondamentale valorizzare quel lavoro, che non deve consistere in politiche assistenzialistiche (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier), perché purtroppo abbiamo constatato come l'assistenzialismo, di fatto, penalizzi e renda meno competitivo un Paese.

Noi siamo pienamente d'accordo che debba essere dato un aiuto, un sostegno alle persone in difficoltà, ma deve essere valorizzato il lavoro in quanto tale. Valorizzare il lavoro vuol dire mettere in campo tutti gli strumenti che permettono di abbattere il cuneo fiscale a carico dei dipendenti, quei valori che permettono anche di sostenere un percorso di accompagnamento e di professionalizzazione, il quale consente di avere quel know-how che permette al Paese di essere competitivo e al passo con gli altri Paesi. Per noi è fondamentale cercare di lavorare e, soprattutto, di dare la possibilità anche a coloro che hanno prestato servizio e hanno lavorato per più di quarant'anni di avere una giusta pensione, perché questo permetterà di avere quel ricambio generazionale che è necessario anche all'interno della pubblica amministrazione, oltre che all'interno del mondo privato. Cerchiamo di sostenere i giovani e le future generazioni, ad esempio attraverso l'implementazione della flat Tax, quella flat Tax che la Lega ha portato e concretizzato nel Governo “Conte 1” e che deve essere assolutamente estesa fino ai 100 mila euro di redditi, perché ciò permetterà sicuramente ai nostri giovani di approcciarsi al mondo imprenditoriale e al mondo delle professionalità cercando di intervenire direttamente con le proprie competenze. Abbiamo visto che la certificazione data durante il Governo “Conte 1” proprio sulla misura della flat Tax ha permesso a 2 milioni di giovani italiani di aprire una partita IVA con un regime agevolato. Ebbene, su questo solco le politiche soprattutto a sostegno del lavoro e della giovane imprenditoria devono proseguire. E su questo la Lega si impegnerà perché, se è fondamentale capire e cogliere gli impegni dell'Assestamento, è anche più importante avere le idee chiare del futuro del nostro Paese. Come Lega e come centrodestra, questo futuro di Paese lo abbiamo ben chiaro e riteniamo soprattutto che passi anche per l'abbandono di certi temi ideologici, soprattutto nell'approccio delle politiche ambientali. Basta con quell'ambientalismo che prevede necessariamente una scelta tra la tutela dell'ambiente e la tutela dei posti di lavoro (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). Noi diciamo che è possibile trovare la formula giusta, che permetta di sostenere politiche ambientali serie e, allo stesso tempo, di salvaguardare i posti di lavoro. È inutile approcciarsi ad avere una cultura ideologica nei confronti dei temi ambientali, perché questo danneggia non solo l'ambiente, ma soprattutto il tessuto economico del nostro Paese. Quindi, possiamo tranquillamente pensare di raggiungere certi obiettivi, che ci vengono dati anche dall'Europa e che sono anche prioritari all'interno dello stesso Piano nazionale di ripresa e resilienza. Sono ben delineati, noi li abbiamo chiari e vogliamo cercare di raggiungerli cercando di tutelare il lavoro, perché tutelando il lavoro tuteliamo la dignità dell'uomo e tuteliamo, soprattutto, il futuro dei nostri figli e delle giovani generazioni, che devono assolutamente crescere all'interno di una società, di cui la famiglia deve essere il nucleo fondante, dove devono esserci un padre o una madre che accompagnino i figli nella loro educazione (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier), dove non deve esserci alcuna ingerenza da parte dello Stato e in alcun modo neanche da parte del Ministro dell'Istruzione, perché l'istruzione deve rimanere a capo delle famiglie.

Io capisco che ci siano delle forze politiche che, di fatto, hanno fornito e hanno dato adito anche a certe tensioni all'interno di una maggioranza allargata proprio anche su questi temi, su una visione di una società che non appartiene a noi della Lega, che non appartiene al mondo del centrodestra e cercheremo di fare in modo, soprattutto con la prossima legge di bilancio, che venga rafforzato ancora di più l'intendimento che vogliamo avere anche nei confronti dei nostri giovani. No ai giovani che possono stare a casa abbandonati su un divano, percependo un reddito di cittadinanza. I nostri giovani devono essere educati al lavoro, alla fatica e al sacrificio e, soprattutto, devono capire che sono gli attori principali per il futuro di questo nostro Paese e noi, come centrodestra, ci batteremo per portare avanti quelle politiche che valorizzano proprio questi aspetti. Quindi cercheremo di fare in modo che, nella prossima legge di bilancio, ci sia un approfondimento, soprattutto, sulle tematiche che riguardano il lavoro, “quota 100”; cercheremo di inserire la riduzione della pressione fiscale, di indicizzare anche le pensioni. Basta pensare che i nostri pensionati siano il bancomat dello Stato, assolutamente non è così. Dobbiamo cercare, finalmente, di restituirgli quella che è la loro dignità, di ridare ai pensionati la possibilità di non perdere la loro capacità di acquisto, perché, in un momento in cui l'inflazione è così alta, è ovvio che anche loro soffrono e anche loro sono in difficoltà e vanno assolutamente sostenuti. Quindi noi ci impegneremo sempre per avere una visione di un futuro di questo nostro Paese e cercheremo di andare avanti nel solco delle proposte che abbiamo sempre sostenuto e per le quali ci siamo sempre battuti anche all'interno della redazione di questo assestamento di bilancio, sul quale oggi, come gruppo Lega, voteremo favorevolmente (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale.

(Coordinamento formale - A.C. 3676-A​)

PRESIDENTE. Se non vi sono obiezioni, la Presidenza si intende autorizzata al coordinamento formale del testo approvato.

(Così rimane stabilito).

Nel quarantaduesimo anniversario della strage di Bologna (ore 13,40).

PRESIDENTE. (Si leva in piedi e, con lui, l'intera Assemblea e i membri del Governo). Colleghe e colleghi, come sapete, ricorre oggi il quarantaduesimo anniversario della strage della stazione di Bologna. Il 2 agosto 1980, alle 10,25, come ci ricorda l'immagine drammaticamente passata alla storia, dell'orologio della stazione con le lancette ferme a quell'istante, un micidiale ordigno esplose uccidendo 85 persone e ferendone oltre 200.

Venne scelto quel giorno, l'inizio delle vacanze per tante italiane e italiani, quando la stazione di Bologna era gremita di persone che stavano viaggiando verso le diverse località di villeggiatura. La stazione di Bologna anziché essere una tappa per una vacanza felice - come dirà in un celebre articolo Enzo Biagi - si trasformerà in un appuntamento con la distruzione. L'orrore e la violenza di quell'attacco terroristico, uno dei più gravi che la storia del nostro Paese abbia conosciuto, rappresenta ancora oggi una dolorosa ed incancellabile ferita per tutta la nostra comunità nazionale. Per questa ragione, rinnoviamo oggi, in quest'Aula, la più profonda solidarietà e vicinanza ai sopravvissuti, ai familiari delle vittime e alla città di Bologna, che il Presidente Fico ha già espresso a nome della Camera dei deputati, trasmettendo un messaggio al sindaco. Al tempo stesso, questa ricorrenza deve essere l'occasione per ribadire l'impegno di tutte le istituzioni ad adoperarsi affinché, a distanza di tanti anni, siano fatte pienamente verità e giustizia sulla strage. Il persistere di ombre, ambiguità e congetture è inaccettabile non soltanto per le vittime e per le loro famiglie, ma per uno Stato di diritto come il nostro, che deve essere in grado di tutelare i cittadini contro chi attenta ai fondamentali stessi della nostra democrazia e della convivenza civile. Confidiamo che il nuovo processo in corso - nell'ambito del quale è stata recentemente emessa la sentenza di primo grado - possa contribuire ad accertare in modo definitivo le responsabilità e il contesto di quella tragica vicenda. Invito l'Assemblea ad osservare un minuto di silenzio (L'Assemblea osserva un minuto di silenzio - Applausi).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il collega Piastra. Ne ha facoltà.

CARLO PIASTRA (LEGA). Grazie, Presidente. Gentili colleghi, oggi ricorre il quarantaduesimo anniversario della strage di Bologna: è un dovere ricordare uno degli episodi più bui della nostra storia. L'orologio è ancora fermo alle 10,25 di quel maledetto 2 agosto 1980, quando alla stazione di Bologna un ordigno esplose, uccidendo 85 vittime innocenti tra donne, uomini e bambini, provocando centinaia di feriti.

La strage del 2 agosto 1980 costituisce uno dei crimini più efferati della storia della nostra Repubblica, un fatto compiuto ai danni di inermi cittadini, che quel giorno di 42 anni fa erano lì per lavoro, per partire per le vacanze assieme alle rispettive famiglie. La ferocia degli stragisti di allora si è abbattuta sui presenti, senza distinzione, portando a un immane massacro, del quale ancora oggi la città di Bologna porta le ferite. I terroristi intendevano minare la stabilità delle istituzioni, che, invece, seppero reagire e ne uscirono più forti. Si trattò di un fatto inaudito, che arrivava dopo una lunga stagione che la storia ha bollato come “Anni di piombo” e in un periodo nel quale ci si era, forse, illusi di aver lasciato alle spalle queste terribili violenze.

In questi anni, molto si è detto a proposito dei depistaggi, delle inchieste giudiziarie, ma qualcosa, negli ultimi mesi, si è compiuto nella direzione della completa verità, che noi tutti auspichiamo possa arrivare presto. Chiediamo sia fatta piena giustizia, lo dobbiamo ai familiari delle vittime e a coloro che hanno visto spezzata la propria vita in una giornata di agosto, una giornata che ha segnato la storia di Bologna e che vogliamo continuare a commemorare per non dimenticare e per scongiurare che fatti tragici del genere possano ripetersi.

Desidero, infine, ringraziare i familiari delle vittime, che non hanno mai smesso di cercare la verità per i propri cari. La loro tenacia serve da ispirazione a tutti noi. Nonostante siano passati 42 anni, è nostro dovere mantenere sempre vivo il ricordo di questi fatti. Lo Stato non deve e non può dimenticare (Applausi).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Sarti. Ne ha facoltà.

GIULIA SARTI (M5S). Grazie, Presidente. Quando ci sono queste ricorrenze, ci sono due modalità per ricordare ciò che è successo. La prima modalità è la cosiddetta commemorazione facile: si ricordano i morti, si ricordano i feriti, si dice che si continuerà, lo Stato continuerà nella costante ricerca della verità e, poi, il giorno dopo, si riprende con altri argomenti, con altri temi, con le nostre vite. La seconda modalità, quella più difficile, è quella che da 41 anni vediamo a Bologna nelle manifestazioni che ci sono in comune, nei discorsi che vengono fatti, nel corteo che, da piazza Maggiore, percorre via Indipendenza e arriva fino alla stazione, nei discorsi che vengono fatti in stazione. Quella modalità è quella che fa nomi e cognomi, è quella di persone che hanno perso i propri cari e che sono lì, insieme a tutti i cittadini bolognesi e, non solo, ai cittadini di tutta Italia, a indicare i responsabili, a chiedere allo Stato che si continui e si perseveri nella ricerca della verità ogni giorno e non soltanto il 2 agosto.

Allora, Presidente, facciamoli alcuni di questi nomi e cognomi: Gilberto Cavallini, ex Ordinovista, condannato, in primo grado, per l'esecuzione della strage; Paolo Bellini, ex Primula Nera del neofascismo italiano, anche lui condannato nel recente processo sui mandanti esterni. Sappiamo che il sistema della P2 ha finanziato i neofascisti che hanno eseguito la strage, nel gruppo dei mandanti non processabili, perché morti, non c'è solo Licio Gelli, il capo della P2, organizzazione occulta che ha goduto della simpatia, tolleranza, vicinanza dei maggiori partiti della Prima Repubblica, ma anche un uomo dello Stato come Federico Umberto D'Amato, l'uomo dell'Ufficio affari riservati.

Ecco, Presidente, il ringraziamento doveroso certo va all'associazione dei familiari delle vittime, a Paolo Bolognesi, ex nostro collega qui alla Camera, presidente dell'associazione, con cui ho avuto l'onore di lavorare per l'istituzione, nel nostro Paese, del reato di depistaggio e inquinamento processuale, introdotto nel nostro codice penale solo nella scorsa legislatura, pensate! Ma oltre che a loro, ovviamente, il ringraziamento va anche alla procura generale di Bologna, per l'imponente inchiesta che ha portato, nell'aprile 2022, a questa condanna in primo grado e che ha portato nuovi tasselli di verità. Ecco, quel percorso non deve finire, deve continuare. Un altro ringraziamento va alla Camera dei deputati, all'attività che è stata fatta di indicizzazione e di desecretazione di tanti atti e anche al lavoro fatto dal Ministero della Giustizia, quando era a capo del Ministero l'ex Ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede, il quale ha dato avvio, insieme alla Presidenza del Consiglio, a un imponente lavoro di desecretazione di tanti atti.

Questi lavori devono continuare, ma soprattutto, Presidente, se mi permette, il fatto che tutte le stragi italiane siano state caratterizzate da immensi depistaggi, depistaggi che sono continuati, perché gli ultimi sono del 2019, ci dimostra che questi sono ancora temi attuali e che non possiamo voltare la testa dall'altra parte.

Io consegno a quest'Aula - e concludo - le parole di Paolo Bolognesi che devono essere riportate qui: “I terroristi pagati per fare la strage senza i servizi segreti a tenerli per mano, non sarebbero andati da nessuna parte e l'omertà è ancora molto insistente da quelle parti, ma per fortuna qualcuno ha parlato”. Chi ha nominato i servizi segreti erano i politici; nel 1978, furono nominati i vertici dei servizi segreti dal Governo Andreotti, con l'avallo di Cossiga, questo lo dobbiamo sempre ricordare, perché, quando parliamo dei servizi segreti deviati e delle schegge impazzite, è un modo per limitare le responsabilità dei politici…

PRESIDENTE. Concluda, onorevole.

GIULIA SARTI (M5S). Quindi, Presidente, ricordiamola tutta, la storia, e consegniamo alle nuove generazioni la verità sulla strage di Bologna (Applausi).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Fiano. Ne ha facoltà.

EMANUELE FIANO (PD). Signor Presidente, onorevoli colleghi, rappresentanti del Governo, il 2 agosto 1980 una bomba esplose nella sala di attesa di seconda classe della stazione di Bologna; fece 85 vittime innocenti, 200 feriti e una ferita ancora più grande nella storia intera della democrazia di questo Paese.

Ancora una volta, questa mattina, migliaia di cittadini di Bologna si sono stretti attorno ai familiari delle vittime e noi, idealmente, da qui li abbracciamo tutti.

La verità giudiziaria su quanto è accaduto è chiara, anche grazie al nuovo percorso processuale che è in corso. L'attentato è stato compiuto da terroristi fascisti, finanziato dalla loggia massonica P2 e coperto con un'azione anche di depistaggio da settori deviati dei nostri servizi segreti. I processi in corso stanno aprendo squarci importanti di verità, che ci potranno portare alla piena consapevolezza su mandanti e sostenitori della strategia della tensione, che ha così pesantemente condizionato la storia del nostro Paese.

Grazie all'associazione dei familiari delle vittime - che ancora ringraziamo per l'impegno coraggioso ed appassionato che rappresenta un riferimento fondamentale per la nostra democrazia - la battaglia per la verità e la giustizia non si è mai interrotta, malgrado una lunga storia di depistaggi iniziata già prima del giorno della strage e che è arrivata fino ad interessare i processi che sono in atto oggi.

In questa Camera stavamo per approvare la legge per le vittime del terrorismo, a prima firma del collega Andrea De Maria, firmata anche dal collega Critelli e sottoscritta da tutti i gruppi parlamentari, un testo di legge nato da un percorso condiviso con le associazioni dei familiari delle vittime. L'iter si è interrotto con la crisi di Governo; come ha chiesto ancora con grande determinazione Paolo Bolognesi, già nostro collega, del nostro gruppo, presidente dell'associazione delle vittime, dobbiamo lasciarci con l'impegno di tutti che quella legge, che onora il ricordo di quella strage fascista, possa essere approvata nella prossima legislatura, a imperitura memoria di quella strage, delle sue vittime e della ferita alla nostra democrazia (Applausi).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Baldelli. Ne ha facoltà.

SIMONE BALDELLI (FI). La ringrazio, Presidente Rosato. Quarantadue anni fa, lo ha ricordato poc'anzi, Presidente Rosato, l'immagine indelebile dell'orologio fermo alle 10,25 è l'immagine di una tragedia, una ferita, forse già in qualche modo una cicatrice nella coscienza civile del nostro Paese: 85 vittime e 200 feriti, 85 persone strappate all'amore dei loro cari, alla vita.

Chi sperava - mandanti ed esecutori - di destabilizzare le istituzioni con quel gesto di viltà disumana ha fallito. La più giovane vittima di quella giornata era una bambina di due anni, si chiamava Angela Fresu, oggi ne avrebbe 44. Il suo ricordo e il suo nome sono il ricordo e il nome di tutte quelle vite spezzate: a noi il dovere della memoria e dell'impegno. Quella legge sul terrorismo, che poc'anzi citava il collega Fiano, muove anche dalla nostra iniziativa e credo si debbano creare tutte le condizioni per poter fare in modo che quella legge diventi realtà. Ai familiari delle vittime vanno la nostra solidarietà e il riconoscimento della loro preziosa azione civile. Dobbiamo riconoscerci nelle parole del Presidente Mattarella. Il Presidente Mattarella proprio oggi ha spiegato che la Repubblica riconosce come proprio dovere la ricerca inderogabile della verità completa, lo ripeto, la ricerca inderogabile della verità completa: questo è il nostro dovere di eletti, questo è il dovere delle istituzioni che vanno avanti anche e malgrado tutto questo (Applausi).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Aresta. Ne ha facoltà.

GIOVANNI LUCA ARESTA (IPF). Presidente, rappresentanti del Governo, l'orologio della stazione con il vetro in frantumi è ancora oggi fermo alle ore 10,25, l'ora dell'esplosione; 42 anni fa, il 2 agosto 1980, una bomba vigliacca e assassina spazzava via in un colpo solo 85 vite e ne feriva oltre 200; la stazione di Bologna in macerie, la sala d'aspetto posta in prossimità del binario 1 praticamente cancellata. Sono oltre quattro decenni che i familiari delle vittime e tanti cittadini italiani chiedono di conoscere i nomi dei responsabili di quella feroce mattanza, chiedono giustamente di sapere quale progetto eversivo ci fosse dietro a chi, senza alcuno scrupolo, ha seminato la morte tra i viaggiatori di un giorno d'estate nello snodo ferroviario più importante d'Italia. L'Italia democratica reagì a quella ennesima strage, ma quella ferita è ancora aperta e chiede giustizia. La memoria è fondamentale per la Nazione e non solo per i sopravvissuti o per i familiari delle vittime, la memoria è in primo luogo ricordare quelle vite di uomini e donne perbene, ricordare da dove venivano, cosa facevano, quali erano i loro sogni e i loro progetti. A morire fu gente comune: lavoratori, maestre, commesse, ferrovieri, militari di leva che andavano a casa in licenza, turisti di diverse Nazioni che avevano scelto l'Italia, il nostro Paese, come meta per passare le vacanze. Tra le vittime anche sette bambini. Con quelle vite spezzate siamo in debito, Presidente. Per questo non dobbiamo arrenderci nella ricerca di verità e giustizia. Per questo aggiungiamo anche oggi, nel giorno in cui si rinnova il dolore per le vittime, la nostra voce a quella delle famiglie che non hanno mai smesso di cercare verità e giustizia per i loro cari. Lo dobbiamo a loro, alle nuove generazioni. Ferite aperte come quella della strage di Bologna del 1980 devono essere uno stimolo a coltivare gli anticorpi della democrazia e ripudiare ogni forma di violenza e terrorismo (Applausi).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Bignami. Ne ha facoltà.

GALEAZZO BIGNAMI (FDI). Grazie, Presidente. Di quei giorni non ho immagini in bianco e nero. Spesso, quando si è piccoli, le prime immagini che possono affiorare sono quelle di momenti in famiglia o di contesti che sono consoni a dei bambini. Invece, una delle prime immagini nitide che ho nella mia mente è stata quando avevo quasi 5 anni e un enorme boato squarciò i cieli di Bologna. Mi trovavo a poche centinaia di metri da quella stazione, con mia madre che teneva me e mio fratello per mano; ci lasciò immediatamente a una signora che quasi passava per caso, perché iniziò a girare la notizia che una caldaia era esplosa nella stazione di Bologna. Non era una caldaia, era una bomba; era una bomba che venne collocata lì da chi non voleva ferire solo la città di Bologna, ma tutta la nostra Nazione. A 42 anni da quei fatti credo che il Parlamento, le istituzioni, il Governo, tutti dobbiamo assumere impegni inderogabili nei confronti delle generazioni passate e anche delle generazioni future. Ho ascoltato gli interventi dei colleghi che mi hanno preceduto e credo che Fratelli d'Italia non abbia alcuna difficoltà ad assumere due impegni precisi qui, ora, adesso, anche per il futuro, quello di approvare la legge per le vittime di ogni tipo di violenza (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia) che abbiamo sottoscritto, firmato e fortemente voluto, a fianco dei colleghi del Partito democratico, della Lega, di Forza Italia, di tutti gli schieramenti, perché è una legge giusta. Il secondo impegno è quello per il quale ci batteremo sempre: aprire tutti i cassetti (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia), perché vogliamo la verità dei fatti e l'unica parola che ci ispirerà qui, ora e sempre, è solo una: verità, verità, verità (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Marco Di Maio. Ne ha facoltà.

MARCO DI MAIO (IV-IC'E'). Grazie, Presidente. Credo non sia mai facile ricordare in quest'Aula, come altrove, un anniversario così doloroso come quello della strage di Bologna, nella quale 85 persone morirono e oltre 200 rimasero ferite. Credo sia importante, lo dico a nome del gruppo di Italia Viva, non solo limitarci oggi a questa commemorazione, ma assumere l'impegno, per l'immediato futuro e per quello che sarà dopo il 25 settembre, di approvare certamente gli atti parlamentari conseguenti, che sono stati interrotti dalla fine anticipata di questa legislatura, nonché assumere due impegni ulteriori. Il primo lo hanno citato in tanti, quello di continuare a inseguire la verità, quella verità che pian piano sta cominciando a venire a galla, che non è solo una verità processuale.

Le ultime sentenze hanno aggiunto un ulteriore tassello nel complicato puzzle che è rappresentato da una verità ancora da completare; al raggiungimento di questa verità ha contribuito anche la scelta nel 2014 dell'allora Presidente del Consiglio Matteo Renzi di declassificare gli atti che erano secretati su molte stragi del nostro Paese.

Un atto che spero valga in futuro per tutti gli atti che riguardano questo tipo di reati, questo tipo di stragi che si sono verificate. E poi, però, vi è anche il dovere di trasmettere la memoria alle giovani generazioni, affinché date come questa non siano solo un momento nel quale qualcuno ricorda un avvenimento doloroso, una ferita che ha unito tutto il nostro Paese, che è rimasta impressa in maniera indelebile nella memoria e nella coscienza collettiva di tutti gli italiani, ma sia anche un momento per studiare più a fondo cosa è successo in quell'epoca buia della nostra Repubblica, in cui dall'interno ci sono stati apparati dello Stato che hanno lavorato per destabilizzare il nostro Paese, per mettere in discussione il nostro regime democratico e liberale, per mettere sotto attacco le istituzioni.

Penso che questo sia un tema molto rilevante, che attiene anche al dovere di investire il nostro sistema educativo sulla necessità di fornire ai nostri figli, ai nostri nipoti, maggiori strumenti per capire quello che è successo. E noi, come istituzioni, come forze politiche, come rappresentanti della Repubblica, dobbiamo in tutti i modi, in tutte le sedi, a prescindere dalle casacche di partito, continuare a portare avanti la nostra battaglia per la verità accanto ai familiari delle vittime, verso cui credo che la nostra Repubblica debba avere un debito di riconoscenza profondo per avere tenuto alta l'attenzione in tutti questi anni, per avere accompagnato il lavoro della magistratura e di tante donne e uomini, servitori e servitrici dello Stato, che hanno concorso a costruire questo pezzo di verità. Lavoriamo insieme per completare l'intero quadro, per dare finalmente giustizia per questa strage, che unisce tutti noi ed è scolpita nella nostra identità nazionale (Applausi).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Fornaro. Ne ha facoltà.

FEDERICO FORNARO (LEU-ART 1-SI). Signor Presidente, colleghe, colleghi, rappresentanti del Governo, noi oggi esercitiamo in quest'Aula un dovere, il dovere della memoria; esercitiamo anche il dovere di ricordare che quella fu una strage di innocenti. Quelli che perirono nella stazione di Bologna, gli 85 morti, gli oltre 200 feriti, furono vittime inermi di una strategia stragista che oggi ha contorni chiari. Ce lo ha ricordato il Presidente della Repubblica, quando ha scritto oggi che la matrice neofascista della strage è stata accertata in sede giudiziaria.

Abbiamo anche e stiamo esercitando però un diritto alla ricerca della verità: una grande democrazia come la nostra non può e non deve avere paura della verità, anche quando questa mettesse in evidenza, come hanno messo in evidenza gli atti giudiziari, rapporti stretti tra pezzi degli apparati dello Stato e mondo del neofascismo; quando ha messo in evidenza l'esistenza di una trama che risponde sostanzialmente all'idea che in quegli anni fosse necessario destabilizzare per stabilizzare.

Insomma, quella del 2 agosto 1980 è una strage che ha ancora delle ombre, e abbiamo il dovere di proseguire in tutte le sedi, sia in quella giudiziaria sia in quella istituzionale, per avere verità. È il modo migliore per onorare quelle vittime innocenti di una strage fascista (Applausi).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Forciniti. Ne ha facoltà.

FRANCESCO FORCINITI (MISTO-A). Grazie, Presidente. Vorrei ricordare la strage di Bologna affidandomi alle parole di Fabrizio De André, che in un meraviglioso inno alla libertà, una delle sue canzoni e poesie più belle, Se ti tagliassero a pezzetti, esaltò il valore della libertà anche di fronte a chi vuole distruggere le persone, vuole tagliarle a pezzetti: “T'ho incrociata alla stazione che inseguivi il tuo profumo, presa in trappola da un tailleur grigio fumo, i giornali in una mano e nell'altra il tuo destino, camminavi fianco a fianco al tuo assassino. Ma se ti tagliassero a pezzetti il vento li raccoglierebbe, il regno dei ragni cucirebbe la pelle e la luna tesserebbe i capelli e il viso, e il polline di Dio, di Dio il sorriso”.

A testimoniare che, anche di fronte a chi prova a tagliare a pezzetti la libertà con le bombe, questa comunque tenderà sempre a ricomporsi, perché è nella natura dell'uomo difendere la libertà, lottare per la libertà. E, allora, onore a chi ogni giorno lotta per la ricerca della verità, onore, un saluto e un abbraccio ai familiari delle vittime della strage di Bologna, ma lanciamo forte oggi il messaggio che nessuna bomba - dopo 42 anni siamo qui a testimoniarlo - potrà mai tagliare a pezzi la libertà.

Concludo dicendo che queste Aule devono fare di più. Non può bastare commemorare e ricordare quello che è accaduto in momenti del genere, ma bisogna anche fare di più per desegretare alcuni atti, per dotare i magistrati e chi indaga degli strumenti necessari per fare piena luce sulle vicende accadute, nonché per contrastare e anche per punire i depistaggi, che oggettivamente ci sono stati.

Quindi, noi garantiamo, ovviamente, l'impegno pieno per stare dalla parte di chi difende la libertà contro chi, invece, vuole vanamente e inutilmente tentare di tagliarla a pezzetti (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Alternativa).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole De Girolamo. Ne ha facoltà.

CARLO UGO DE GIROLAMO (MISTO-CI). Grazie, Presidente. Colleghi, oggi ricorre il quarantaduesimo anniversario della strage di Bologna. Il 2 agosto 1980 un micidiale ordigno squarciò la stazione, uccidendo, come si ricordava, 85 persone e ferendone oltre 200. Il terrore di quei giorni e la violenza di quel terribile evento rappresentano ancora oggi una dolorosa e incancellabile ferita per tutti noi e per tutto il nostro Paese, una ferita che sanguina, che è ancora aperta e che è alla ricerca di una completa verità. Per questa ragione esprimo, a nome mio e di tutto il gruppo di Coraggio Italia, la nostra più profonda solidarietà e vicinanza alle famiglie delle vittime, ai sopravvissuti e a tutta la città di Bologna.

La ricorrenza, che oggi siamo qui a commemorare, non deve essere, però, solo una semplice commemorazione, ma l'occasione per ribadire e giungere, anche a distanza di tanti anni, a una completa, piena e inconfutabile verità su questa tragica vicenda, riaffermando il nostro impegno e l'impegno di tutte le nostre istituzioni in questa direzione.

La tenacia dei familiari delle vittime, delle associazioni dei familiari delle vittime nella ricerca della verità, dev'essere la nostra tenacia, dev'essere la tenacia dello Stato alla ricerca costante della verità.

Onorare la memoria e indirizzare il pensiero a tutte quelle vittime e a tutte quelle famiglie sconvolte dal dolore - che nemmeno dopo 42 anni riescono a trovare verità, giustizia e conforto - è nostro preciso dovere ed è il dovere, come dicevo, delle istituzioni. Lo dobbiamo a loro, a tutte le vittime, ai loro familiari e alla nostra democrazia, perché se i ricordi non si fanno memoria invano è il nostro ricordo (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Coraggio Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole D'Ettore. Ne ha facoltà.

FELICE MAURIZIO D'ETTORE (MISTO-VI-ICT). Grazie, Presidente. “Le strategie del terrore mai prevarranno sui valori costituzionali della convivenza civile”: oggi ci ricorda questo il Presidente della Repubblica. È la finalità e l'obiettivo che deve avere il Parlamento (dovrà averli anche nella prossima legislatura).

Ricordavano alcuni colleghi la proposta di legge riguardante le vittime del terrorismo. Era in fase avanzata in Commissione affari costituzionali: c'era la sottoscrizione praticamente di tutti i gruppi parlamentari, anche delle componenti appartenenti al Misto, e stavamo portando avanti questo lavoro che dovrà essere sicuramente completato, anche perché è evidente - dobbiamo ricordarlo, anche qui citando le parole del Presidente della Repubblica - che persone, che in maniera casuale erano presenti nella stazione ferroviaria di Bologna il 2 agosto, sono state uccise o ferite e i loro familiari per anni - per anni! - hanno tenuto accesa una fiammella importante, quella non solo del ricordo ma della verità, dell'accertamento della verità completa, che è ciò che ancora manca.

In questo momento ci sono alcune sentenze, che hanno già accertato molte circostanze importanti, ma ricordiamoci che c'è da accertare ancora una verità completa, che non è stata totalmente dichiarata né ancora accertata in tutte le sedi giudiziarie. Questo è uno dei compiti che avremo nel sostenere i familiari, non solo con la solidarietà per quello che hanno fatto, e i magistrati, che in questi anni hanno svolto molte indagini. Lo Stato e, purtroppo, pezzi dello Stato, con trame oscure, sono stati parte di ciò che è avvenuto, anche insabbiando la verità. Questa verità completa è un dovere della Repubblica. L'ha ricordato oggi il Presidente della Repubblica e lo dobbiamo ricordare noi: è un nostro dovere e sarà un dovere del prossimo Parlamento dopo queste elezioni (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Vinciamo Italia-Italia al Centro con Toti).

Su un lutto della deputata Patrizia Prestipino.

PRESIDENTE. Comunico che la collega Patrizia Prestipino è stata colpita da un grave lutto: la perdita del padre.

La Presidenza della Camera ha fatto pervenire alla collega le espressioni della più sentita partecipazione al suo dolore, che desidero ora rinnovare anche a nome dell'intera Assemblea.

Si riprende la discussione del disegno di legge n. 3676-A.

(Votazione finale e approvazione – A.C. 3676-A​)

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.

Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul disegno di legge n. 3676-A: "Disposizioni per l'assestamento del bilancio dello Stato per l'anno finanziario 2022".

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 10).

Secondo le intese intercorse, sospendo a questo punto la seduta, che riprenderà alle ore 16.

La seduta, sospesa alle 14,15, è ripresa alle 16.

PRESIDENZA DELLA VICEPRESIDENTE MARIA EDERA SPADONI

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta sono complessivamente 99, come risulta dall'elenco consultabile presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto stenografico della seduta odierna.

Seguito della discussione del disegno di legge: Ratifica ed esecuzione dei Protocolli al Trattato del Nord Atlantico sull'adesione della Repubblica di Finlandia e del Regno di Svezia, fatti a Bruxelles il 5 luglio 2022 (A.C. 3687​).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge n. 3687: Ratifica ed esecuzione dei Protocolli al Trattato del Nord Atlantico sull'adesione della Repubblica di Finlandia e del Regno di Svezia, fatti a Bruxelles il 5 luglio 2022.

Ricordo che nella seduta di ieri si è conclusa la discussione generale e il relatore e il rappresentante il Governo sono intervenuti in sede di replica.

(Esame degli articoli - A.C. 3687​)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli articoli del disegno di legge di ratifica. Poiché non sono state presentate proposte emendative, li porrò direttamente in votazione.

Passiamo all'articolo 1. Nessuno chiedendo di intervenire, lo pongo in votazione.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 1 (Vedi l'allegato A).

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 11).

Passiamo all'articolo 2. Nessuno chiedendo di intervenire, lo pongo in votazione.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 2 (Vedi l'allegato A).

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 12).

Passiamo all'esame dell'articolo 3. Nessuno chiedendo di intervenire, lo pongo in votazione.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 3 (Vedi l'allegato A).

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 13).

(Esame degli ordini del giorno - A.C. 3687​)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli ordini del giorno presentati (Vedi l'allegato A). Se nessuno chiede di intervenire per illustrare gli ordini del giorno, invito il rappresentante del Governo ad esprimere il parere sugli ordini del giorno presentati.

MANLIO DI STEFANO, Sottosegretario di Stato per gli Affari esteri e la cooperazione internazionale. Grazie, Presidente. Per l'ordine del giorno n. 9/3687/1 Serracchiani propongo una riformulazione dell'impegno: “a valutare l'opportunità di individuare ogni iniziativa idonea a garantire la continuità produttiva dell'impresa Waertsilae e tutelarne i lavoratori coinvolti, in considerazione della strategicità del settore”.

PRESIDENTE. Immagino che questa riformulazione vada bene anche per l'ordine del giorno n. 9/3687/2 Bubisutti?

MANLIO DI STEFANO, Sottosegretario di Stato per gli Affari esteri e la cooperazione internazionale. Per tutti e tre gli ordini del giorno.

PRESIDENTE. Ed anche per l'ordine del giorno n. 9/3687/3 De Carlo, quindi. D'accordo. Vengono accettate le riformulazioni? Collega Serracchiani? Sì. Collega Bubisutti, viene accettata la riformulazione? Prego, collega.

AURELIA BUBISUTTI (LEGA). Grazie, Presidente. La ringrazio, sottosegretario, per avere accettato la il nostro ordine del giorno, però vorrei, in questa occasione, sottolineare proprio il grande problema che il Friuli-Venezia Giulia, e Trieste in particolare, sta vivendo con questa multinazionale…

PRESIDENTE. Mi scusi, collega Bubisutti, lei può intervenire se non accetta la riformulazione. Quindi… La accetta, con una breve motivazione?

AURELIA BUBISUTTI (LEGA). La accetto, ma vorrei sottolineare che la Lega, in particolare soprattutto il presidente della regione Friuli-Venezia Giulia, il Ministro Giorgetti e il nostro relatore, in tutto questo tempo, dal 14 luglio, hanno fatto tutto il possibile per salvaguardare i 450 lavoratori dell'azienda di Trieste, grazie.

PRESIDENTE. Collega De Carlo, viene accettata la riformulazione? Sì.

(Dichiarazioni di voto finale - A.C. 3687​)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Yana Chiara Ehm. Ne ha facoltà.

YANA CHIARA EHM (MISTO-M-PP-RCSE). Grazie, Presidente. Oggi siamo chiamati a ratificare l'ingresso di Svezia e Finlandia, fino a poco tempo fa neutrali, nell'Alleanza Atlantica. Legittima la loro richiesta ad entrare nella NATO. Lo scoppio della guerra in Ucraina ha stravolto gli assetti e gli equilibri geopolitici europei, eppure si deve considerare chi sta pagando il prezzo più caro: i curdi in Siria, così come in Iraq, ma nessuno ne parla. Alto il prezzo per i cittadini ucraini, diverso il prezzo per i cittadini curdi, uccisi, torturati e ogni giorno dimenticati.

Il nostro Paese è corso alle armi, con supporto bellico e umanitario in Ucraina, senza però avere mai interpellato i suoi cittadini, che, come hanno dimostrato i sondaggi, chiedevano fortemente di fermare la guerra, e non di alimentarla. E così ci siamo piegati persino al – cito – “amico e partner Erdogan”. È notizia di questi giorni la strage compiuta in Siria con droni e omicidi mirati, delle combattenti Salwa Yusuf, Roj Xabur e Barin Botan; la prima, una delle fondatrici dell'unità di difesa femminile (YPJ), una comandante di spicco nel contrasto allo Stato islamico in Siria. Dagli Stati Uniti è arrivato un mero cordoglio, ma senza indicare in alcun modo i responsabili del suo omicidio. Un altro caso? L'uccisione, in Iraq, di Ferhad Shibli, co-presidente del Consiglio esecutivo dell'Amministrazione autonoma del Nord-Est della Siria.

La Turchia, come anche la Russia, sta violando l'articolo 2 della Carta delle Nazioni Unite, ma nessun Paese ha mosso un solo dito contro. Due pesi e due misure: sembra questo il prezzo da pagare. Dall'Italia solo una reazione: totale silenzio, per noi inaccettabile, per noi profondamente vergognoso. Per Manifesta non possono esistere guerre di serie A e di serie B e non possono esistere diritti umani di serie A e di serie B. Per questo motivo, la nostra scelta non può che essere “no”.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Osvaldo Napoli. Ne ha facoltà.

OSVALDO NAPOLI (MISTO-A-+E-RI). Grazie, Presidente. Nel tragico contesto del ritorno della guerra in Europa, il 29 ed il 30 giugno scorsi, si è tenuto a Madrid il vertice dei Capi di Stato e di Governo della NATO, nel quale vi è stata la formalizzazione dell'invito ufficiale ad aderire all'Alleanza, rivolto a Svezia e Finlandia.

Mentre Conte e Salvini tentennavano nel sostenere la resistenza ucraina e nel condannare l'aggressione russa, in una guerra percepita come sempre più lontana, in Svezia e Finlandia, i cittadini ed i partiti politici ponevano fine ad una lunga tradizione di non allineamento di fronte alla minaccia rappresentata dall'aggressività russa anche per la loro sicurezza. La NATO avrebbe potuto congelare le domande di adesione solo a fronte di uno stop da parte di Putin all'aggressione all'Ucraina, una tregua che non avrebbe cancellato le sue responsabilità politiche e penali, ma che avrebbe potuto costituire una base negoziale per discutere le questioni aperte.

Purtroppo da Mosca, a più di cinque mesi dall'inizio dell'aggressione, non è giunto alcun segnale che dimostri una qualche volontà di trattare.

La ratifica di questi storici protocolli è oggi l'occasione per ribadire la nostra convinta e ferma collocazione nell'Alleanza atlantica e nell'Unione Europea, le quali escono rafforzate, sul piano militare e politico, dal colpo ferale che Putin voleva infliggere loro.

Concludo, Presidente. NATO e Unione europea - dicevamo - nel cui contesto l'Italia, grazie al prestigio internazionale di Mario Draghi, stava assumendo un ruolo sempre più rilevante. La caduta del Governo da lui guidato, determinata da partiti le cui simpatie putiniane sono note, segna la fine di questo ruolo di primo piano per il nostro Paese e desta preoccupazione guardando alla prossima legislatura, nella malaugurata ipotesi che l'attuale centrodestra vinca le elezioni.

Ci batteremo perché questo non accada e perché l'Italia continui ad essere un partner affidabile della NATO e dell'Europa. Con questo impegno, annuncio il voto favorevole di Azione + Europa alla ratifica dei protocolli di adesione di Finlandia e Svezia al Trattato Nord Atlantico.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Marco Rizzone. Ne ha facoltà.

MARCO RIZZONE (MISTO-CI). Grazie, Presidente. Coraggio Italia è convintamente atlantista e senza alcun dubbio a favore dell'allargamento dell'Alleanza atlantica a Paesi stabili dal punto di vista politico e istituzionale, come Svezia e Finlandia, le cui credenziali democratiche sono solidissime.

Per la NATO non si tratta di un'ammissione di Paesi ex nemici, ma del consolidamento di una lunga storia di rapporti di vicinanza politica e di cooperazione. Già dai tempi della Guerra Fredda, al di là delle loro politiche di non allineamento, entrambi i Paesi hanno gravitato nell'orbita geopolitica occidentale e sono Paesi membri dell'Unione europea. Il loro ingresso nella NATO non è pertanto il frutto di un ribaltamento degli allineamenti internazionali. A differenza dei Paesi entrati nella NATO negli ultimi 25 anni, Svezia e Finlandia si distinguono per il settore della sicurezza ed il livello delle Forze armate, che sono efficienti, ben organizzate e tecnologicamente avanzate. L'ingresso dei due Paesi, pertanto, può contare su una capacità di integrazione nei sistemi militari dell'Alleanza e un grado di interoperabilità con le forze NATO molto elevati.

Sul versante dei benefici, per la NATO è evidente che l'Alleanza esce senz'altro rafforzata sul piano politico e militare e si allarga il perimetro di sicurezza degli alleati.

Detto questo, come Coraggio Italia, auspichiamo che l'adesione alla NATO di Svezia e Finlandia, due Paesi dell'Unione europea, costituisca l'occasione per avviare una riflessione più ampia sul ruolo dell'Europa unita nel contesto geopolitico internazionale. Oggi non esiste una vera e propria politica comune europea in materia di difesa: dobbiamo chiederci se sia questa la direzione verso cui tendere e in che forme sia possibile realizzarla, quale sia il ruolo dell'Europa e quale il ruolo dell'Italia.

Visto che parliamo di Italia e di cooperazione, guardiamo anche agli aspetti economici: mentre il Parlamento italiano si accinge a ratificare l'adesione di Svezia e Finlandia alla NATO, in questo momento, a Trieste, 450 famiglie rischiano di non avere più una prospettiva lavorativa. Wärtsilä, una grande azienda finlandese che produce motori navali, ha deciso di chiudere lo stabilimento di San Dorligo della Valle e di licenziare i dipendenti. Per quanto si tratti di una realtà privata, ci auguriamo che il Governo finlandese, anche alla luce di questo, si adoperi al fine di trovare una soluzione degna di Paesi alleati. Con questo auspicio, annuncio il voto favorevole di Coraggio Italia (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Coraggio Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Pino Cabras. Ne ha facoltà.

PINO CABRAS (MISTO-A). Presidente, è il 2 agosto e - come il 2 agosto dell'anno scorso - si discute di cose importantissime, che meriterebbero una discussione lunga in tutto il Paese, in poche ore e in pochi minuti (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Alternativa). L'anno scorso si è discusso della riforma Cartabia, che è stata inghiottita da chi aveva fatto riforme di altra natura; quest'anno si discute della adesione di Svezia e Finlandia alla NATO, che ha conseguenze enormi sulla sicurezza anche dell'Italia. È sbagliato che se ne discuta a Camere sciolte. Non si può attendere un po' di tempo e discuterne nel Paese? C'è anche la campagna elettorale per parlarne, per parlare dei temi forti dell'Italia.

È una questione delicatissima, di lunga gittata, in cui vediamo, ancora una volta, prevalere gli interessi di un blocco di Paesi che vanno a collidere con gli interessi di gran parte dell'Europa. Però l'Europa accoglie, inghiotte tutta questa spinta verso una maggiore belligeranza dell'Europa stessa. Questo è uno dei degli elementi che si collega anche alla guerra in Ucraina: anziché andare a stemperare, a cercare le condizioni per la pace, anziché analizzare il fatto che la guerra è stata portata anche dall'allargamento della NATO e dalla riduzione delle possibilità di dialogo con la Russia, si va invece verso una nuova guerra fredda e lo si fa con la misura peggiore, cioè con una chiusura strategica del Baltico.

Vorrei ricordare che in fondo al Baltico, in fondo a questo seno in mezzo all'Europa, un seno di mare molto lungo, vi è la città di San Pietroburgo, che è stata fondata apposta da Pietro il Grande per aprire la Russia verso l'Europa. Se noi chiudiamo la Russia nella sua ridotta eurasiatica, che non è poi una ridotta, ma è un mondo enorme, noi separiamo definitivamente i destini dell'Europa da quelli della Russia, quando invece entrambi i soggetti hanno un'importanza decisiva per avere una funzione dirigente nel nostro continente. Non può esistere la sicurezza della Russia contro la sicurezza dell'Europa e non può esistere la sicurezza dell'Europa contro la Russia; invece questa adesione va contro l'interesse di una sicurezza comune. Aumentano i rischi di guerra, aumentano in mezzo a professioni di fede atlantista. Io vedo tante genuflessioni, in questi giorni, di molte persone e di molti dirigenti politici di vari partiti, che vanno a baciare la pantofola di Biden e a dire: noi siamo i più atlantisti, state tranquilli, noi seguiamo la vostra indicazione. Senza badare invece agli interessi dell'Italia, che non coincidono con quelli alla base di questa spinta atlantista che porta alla guerra. Anche perché il piatto piange: la NATO, negli ultimi anni, ha creato tantissimi problemi. Pensiamo alla Libia, che è stata la più grande sconfitta strategica dell'Italia, nel suo ruolo e nella sua funzione mediterranea. Si parla ancora di Libia? No, è un tema sempre più trascurato. La NATO è stata responsabile di questa spinta ad Est che non è convenuta a nessuno, se non forse alla Gran Bretagna e a un gruppo ristretto di Paesi dell'Unione europea; questa spinta conviene sicuramente oltre Atlantico, ma a noi non conviene.

In questo contesto, quindi, si stanno alimentando la guerra e la spinta al riarmo e ci saranno quindi tutte le forme di spesa legate alla militarizzazione di guerra. Male fanno quelle forze, che avevano dichiarato un tempo di voler spingere per aumentare la sovranità dell'Italia, ad accodarsi invece, ancora una volta, in una direzione obbligata, che noi non consideriamo tale.

Alternativa vota convintamente contro questa scelta e mi accorgo che voterà quasi in solitaria; lo faremo convinti che tutto il Paese guarda in modo diverso ai temi della pace e della guerra rispetto alla maggioranza di Governo e alla maggioranza che va a formarsi (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Alternativa).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Federico Fornaro. Ne ha facoltà.

FEDERICO FORNARO (LEU-ART 1-SI). Grazie, signor Presidente. Colleghe e colleghi, rappresentanti del Governo, ci troviamo a ratificare il Protocollo del Trattato del Nord Atlantico sull'adesione della Repubblica di Finlandia e del Regno di Svezia. Non è una ratifica comune, credo che di questo dobbiamo avere piena consapevolezza. Parto da un ragionamento molto basico, rispetto anche alle critiche che ho ascoltato, assolutamente legittime, di alcuni colleghi. Ma la domanda che dobbiamo farci, in questa sede, credo sia molto semplice, basica come dicevo, cioè: potevamo dire di no? Possiamo dire di no? Se questo Parlamento non votasse questa ratifica, quale sarebbe l'effetto? Ovvero, potevamo dire di no a due Nazioni dalla straordinaria tradizione democratica e anche assolutamente neutrali come scelta, in particolare la Finlandia, proprio durante gli anni della guerra fredda? Cioè, due Nazioni di una così lunga tradizione di neutralismo, oggi, chiedono l'adesione alla NATO. Perché la chiedono? Perché, evidentemente, si sentono in pericolo. Hanno visto l'aggressione dell'Ucraina come il possibile inizio di una strategia espansionistica della Russia di Putin. È evidente, quindi, che, se, da un lato, non possiamo dire di “no”, dall'altro, non possiamo non essere egualmente preoccupati. È evidente che questo alza il livello di tensione tra l'Europa e la Russia, tra la NATO e la Russia, e questo non può non preoccuparci, se - e ce ne stiamo quasi dimenticando, perché è quasi sparita dai telegiornali e dai giornali - abbiamo la guerra in Ucraina ancora in corso. Non è finita, quella guerra.

E il nostro obiettivo - lo abbiamo ribadito in tutte le sedi, ancora dopo l'intervento in quest'Aula, durante gli indirizzi sul Consiglio europeo - è di arrivare alla pace, costruire le condizioni di una pace, una pace che può arrivare, evidentemente, se, alla fine, si troverà un equilibrio di sicurezza per l'Ucraina, ma, complessivamente, sull'intero teatro europeo.

È questo a cui dobbiamo guardare ed è a questo che, a nostro giudizio, deve essere indirizzata politicamente l'azione della NATO. Una logica che oggi veda alzare ulteriormente i muri e rafforzare l'intervento della NATO, in una logica che verrebbe vissuta solamente di contrapposizione, è, a nostro giudizio, un errore grave. È giusto avere un posizionamento difensivo, aumentare un presidio difensivo, accettare l'adesione della Repubblica di Finlandia e del Regno di Svezia alla NATO, però all'interno sempre di un obiettivo che deve rimanere, a nostro giudizio, la costante dell'Italia e dell'Italia in Unione Europea: la pace il prima possibile in Ucraina e, attraverso una formula che possa richiamare quello che avvenne ad Helsinki nel 1975, un accordo quadro sulla sicurezza nel nostro continente.

È in questa prospettiva che, evidentemente, va inserita questa richiesta e, certamente, sia la Finlandia, sia la Svezia, sono pienamente titolate, per la loro storia e per la loro cultura, a far parte della NATO. Però - e lo ribadisco, annunciando il voto favorevole -, attenzione a non alzare troppo una logica di antagonismo muscolare, che in questo momento non serve. La NATO può e deve svolgere un ruolo positivo, ma in un quadro che guardi, attraverso la politica e la diplomazia, a una soluzione il più veloce possibile, con l'obiettivo del cessate il fuoco in Ucraina, e, in una logica di medio e lungo periodo, alla sicurezza del nostro continente (Applausi dei deputati del gruppo Liberi e Uguali-Articolo 1-Sinistra Italiana).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Gennaro Migliore. Ne ha facoltà.

GENNARO MIGLIORE (IV-IC'E'). Grazie, signora Presidente. Signori del Governo, con estrema chiarezza, vorrei partire da una considerazione: votiamo a favore, senza condizioni e con determinazione, sull'adesione al Protocollo del Nord Atlantico del Regno di Svezia e della Repubblica di Finlandia (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva – Italia c'è).

Lo facciamo sulla base di tre considerazioni. La prima riguarda il contesto di questi due Paesi, che, come è stato giustamente ribadito da altri colleghi, sono Paesi dalla lunga tradizione democratica, avanzati, capaci di avere una postura neutrale per oltre un secolo e che, quindi, meritano il nostro rispetto; rispetto per una scelta che, certamente, per una storia come quella loro, ha significato indubbiamente una riflessione profonda e che deve interrogarci sulla base delle nostre capacità di interpretazione della politica internazionale in questa difficile fase.

La seconda motivazione è legata alla natura stessa di questa adesione e al contesto storico nel quale si determina. La guerra in Ucraina ha alimentato gli elementi di instabilità, di pericolo, di rischio, sul versante orientale del nostro continente. E vorrei ricordare qui che la guerra in Ucraina è ancora in svolgimento, che ci sono minacce concrete a molte città, compresa quella di Odessa - è come se dovessimo immaginare Venezia -, che viene bombardata senza sosta, nonostante vi sia stato un accordo molto fragile per consentire alle navi che trasportano cereali di uscire da quel porto, che è il porto principale dell'Ucraina, per scongiurare la più grande e drammatica crisi alimentare che dal dopoguerra avremmo vissuto e che potremmo ancora vivere, in particolare, in quei Paesi dell'area mediterranea, del nord dell'Africa e del Medio Oriente, che sono dipendenti dalle forniture alimentari della Russia, ma, soprattutto, dell'Ucraina. Quindi, abbiamo il dovere di intervenire con forza, perché anche altri alleati della NATO non si frappongano. E mi lasci dire, signora Presidente, che non condividiamo le condizioni che ha posto Erdoğan. Non le condivideranno neanche Svezia e Finlandia, perché alla democrazia non si può sottrarre il diritto sovrano di interpretare i perseguitati politici come merce di scambio. E io sono convinto che, da questo punto di vista, la forza dell'Italia, unita alla solidità democratica di Svezia, Finlandia e degli altri alleati, riuscirà a scongiurare quello che a molti è apparso uno scambio iniquo e ingiusto.

La terza motivazione riguarda noi, il nostro Paese. E lo dico anche ai colleghi che siedono nell'area del centrosinistra. Noi siamo autenticamente e realmente atlantisti, europeisti. Siamo quelli che, oggi e anche nel futuro, porteranno avanti le ragioni di un europeismo non subalterno e di un atlantismo forte, rispetto alle minacce strategiche che ci sono e che non possono essere sottaciute. L'instabilità dei Balcani e quello che sta accadendo per spirito di emulazione rispetto alle derive autoritarie di Putin devono interrogare chi, oggi, si sta alleando con chi questa visione non ce l'ha, con chi oggi sta pensando che i distinguo sulla politica estera possano essere messi tra parentesi. Noi abbiamo l'orgoglio, la forza e la determinazione di portare avanti una battaglia, che è quella per la libertà e per la democrazia, che è quella di stare dalla parte giusta della storia, senza esitazioni e senza calcoli elettoralistici (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva – Italia c'è).

Per questo motivo, riteniamo che l'interrogazione vada posta a chi oggi ritiene che questi temi possano essere secondari. Vedete, noi, dando il nostro voto favorevole, lo diamo in nome dei cittadini che rappresentiamo e, soprattutto, lo diamo in nome delle generazioni future (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva-Italia C'è).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Delmastro Delle Vedove. Ne ha facoltà.

ANDREA DELMASTRO DELLE VEDOVE (FDI). Grazie, Presidente. Per annunciare il voto entusiasticamente favorevole di Fratelli d'Italia, con un taglio evidentemente diverso. La NATO è in piena evoluzione e Fratelli d'Italia ritiene che l'Italia abbia tutte le carte in regola per far parte di questo cambiamento epocale. Accogliere nuovi membri, come la Finlandia e la Svezia, può avvenire per inerzia, come sembrava provenire dalle parti di LeU: beh, ce lo stanno chiedendo, sono aggrediti e, quindi, li accogliamo. Sembra, quindi, che LeU, come l'angelo di Paul Klee, proceda, ma con lo sguardo rivolto al passato, guardando a una NATO che non c'è più. Noi aderiamo entusiasticamente a questo Trattato, ma con lo sguardo rivolto all'oggi, al domani e, se ci permettete, al dopodomani. L'adesione di Svezia e Finlandia è certamente frutto delle pressioni sul fronte orientale della Russia, ne è la causa più prossima evidentemente, ma non possiamo perdere di vista e non essere consapevoli del mutato contesto geopolitico, della mutata veste della NATO, del mutato ruolo chiave che l'Italia potrebbe avere all'interno di una nuova NATO. E, allora, l'evidenza agli occhi di tutti è che la NATO non è un organismo con l'encefalogramma piatto - secondo l'infelice battuta di Macron, campione dell'europeismo di voialtri - però, non è neanche più la NATO di una volta, quella che serviva - secondo un'altra infelice frase - per tenere gli statunitensi dentro, tenere i russi fuori, tenere i tedeschi sotto. Quella era la sintesi della NATO del passato: un'alleanza difensiva per la denegata ipotesi che il fronte russo-sovietico avanzasse e saldare la composita famiglia occidentale. Quella NATO non c'è più. Fortunatamente, dopo quella NATO, c'è stato un “rompete le righe”, e siamo anche oltre a quel “rompete le righe”, il “rompete le righe” - ve lo ricordate - quando tutti vagabondavano geopoliticamente, ivi compresa l'Italia, quando qualcuno di noi si sognava di andare a vendere il debito sovrano dell'Italia ai cinesi, quando qualcuno sottoscriveva la «Via della seta» con i cinesi per immaginare nuovi equilibri geopolitici (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia), quando qualcuno andava a Sochi a sottoscrivere 28 intese commerciali e 7 accordi intergovernativi. Quel qualcuno era l'unico Presidente del Consiglio delle Nazioni libere e sovrane, quel qualcuno si chiamava Enrico Letta, quel qualcuno oggi vorrebbe salire in cattedra e fare l'analisi del tasso di filoatlantismo nel sangue altrui.

Ecco, quella NATO lì è cambiata, la NATO cambia veste, cambia perimetro, cambia anche teatro, perché ha colto che la portata non è solo regionale, non è la Russia, la sfida è globale ed è lanciata da quella Cina che vuole segnare la fine dell'egemonia euro-atlantica e disegnare una nuova egemonia in termini economici, morali, industriali e politici. E noi di Fratelli d'Italia sappiamo da che parte stare quando queste sono le due trincee che si confrontano. La spinta verso ovest della Russia è, quindi, frutto di questa più complessa e ardita sfida che ci lancia la Cina e l'Italia può legare indissolubilmente il suo futuro alla NATO e all'ingresso di Svezia e Finlandia. A Svezia e Finlandia il compito di presidiare il quadrante nord-est; in cambio, offerta di sicurezza a Svezia e Finlandia. Ma, mentre quel quadrante viene presidiato, acquisisce - è evidente - nuova centralità il Mediterraneo e, se acquisisce nuova centralità il Mediterraneo, acquisisce nuova centralità l'Italia, perché se, oltre alla guerra in Ucraina, l'assertività della Russia ha determinato una nuova veste della NATO, orbene, c'è la necessità di cambiare non solo la pelle della NATO, ma anche la geografia dell'approvvigionamento energetico. E l'Italia, per il tramite dell'Algeria, per il tramite dei partner africani, per il tramite dei partner mediorientali, può assicurare quel cambiamento di rotta geografica strategica in termini di approvvigionamento energetico. L'Italia, nel contesto della NATO, può diventare l'hub di servizio dell'energia di tutta l'Europa. È questa la grande sfida che noi abbiamo in mente. In questi giorni, ho letto su qualche maligno giornale che Putin avrebbe in animo di interrompere quella sorta di emancipazione energetica messa in campo da Draghi. Orbene, da questi banchi di Fratelli d'Italia, che ha compreso che la sfida globale viene posta dalla Cina, che la NATO cambia la veste, che l'Italia ha un ruolo fondamentale da giocare nella nuova NATO per l'approvvigionamento energetico dell'Europa, la risposta è che Putin non deve solo temere di fermare il processo di emancipazione per inerzia posto in piedi dall'Italia, perché, se gli elettori ci consentiranno di governare questa Nazione, Putin si dovrà confrontare con un gruppo di persone che ha in mente che la strategia nuova della NATO e dell'Italia, nel quadro della NATO, è cambiare rotta, cambiare l'approvvigionamento energetico. La nostra Nazione può giocarsi un ruolo importantissimo nella nuova veste della NATO; Svezia e Finlandia vengono ben accolte non solo e non tanto perché aggredite, ma perché la sfida è globale e l'Italia ha qualcosa da raccontare e un ruolo fondamentale da giocare nella nuova sfida. Per queste ragioni, Fratelli d'Italia non solo è entusiasticamente al fianco della nuova pelle della NATO e dell'adesione di Svezia e Finlandia, senza alcun capriccio nostalgico per una NATO che fu e che non c'è più e che ha tutt'altri obiettivi strategici; per queste ragioni, Fratelli d'Italia è fieramente al fianco del popolo ucraino, che eroicamente lotta per la sua indipendenza e la libertà; per queste ragioni, Fratelli d'Italia sa che il destino dell'Italia è indissolubilmente legato a quello della NATO, a quello della nuova NATO, che, oggi più che mai, rappresenta la trincea della nostra civiltà. E, allora, è per questo motivo - e termino, Presidente -, non già, non solo e non tanto perché non potremmo non aprire le porte a chi ci chiede sicurezza, ma perché abbiamo compreso le nuove sfide della NATO e sappiamo che, con noi, l'Italia può essere protagonista di quelle sfide, che votiamo favorevolmente la ratifica del Trattato (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Frusone. Ne ha facoltà.

LUCA FRUSONE (IPF). Grazie, Presidente. Dal punto di vista normativo, questi Protocolli, in realtà, non hanno grosse novità, ricalcando in pieno, quasi nella totalità, quelli che vennero ratificati al tempo del Montenegro e della Macedonia del Nord, però, dal punto di vista politico, questo Parlamento sta facendo un passo estremamente importante, non solo per la solennità del momento, ma anche per quello che è accaduto qualche tempo fa. Oggi, ratificando questi Protocolli, potremo spazzare almeno un minimo quelle ombre russe che sono state gettate su questo Parlamento grazie alle azioni di alcune forze politiche che hanno deciso di far cadere il Governo Draghi. Ma, al di là di questo, è anche un importante passaggio politico, non solo per l'Italia, per l'Europa, ma per tutto il continente euroasiatico, perché ci troviamo di fronte a due Paesi - la Finlandia e la Svezia -, che ci permettono anche un pochino di smontare quella propaganda che abbiamo sentito in questi mesi in televisione, portata avanti da improbabili personaggi, che parlavano dell'annessione da parte della NATO dei Paesi dell'Est. Proprio in questo momento, con il nostro voto, noi stiamo semplicemente spiegando a tutti che la NATO non annette, la NATO non è una Nazione che cerca di modificare i propri confini con guerre o con aggressioni ad altri Stati. Quella è la Russia, è la Federazione russa che, in Ucraina, sta cercando di annettere delle parti di un territorio di uno Stato sovrano per farlo proprio. La NATO non annette: la NATO, semplicemente, attende che dei Paesi decidano di aderire attraverso il processo previsto dall'articolo 10 del Trattato del Nord Atlantico, che è così dal 1949, e i vari Paesi membri ratificano, quello che stiamo facendo oggi noi. Devo dire anche che l'Italia, con questa ratifica, può mandare anche un messaggio agli altri Paesi, visto che circa 20 membri hanno già ratificato questa adesione. Ma, come dicevo, la procedura è semplice: dei Paesi vogliono entrare, i Paesi che sono già all'interno della NATO decidono se c'è una visione uguali su principi e valori fondanti della NATO e, a quel punto, decidono se accettare i nuovi membri.

In questo caso, considerando che si parla di Finlandia e di Svezia, due Paesi che sono all'apice di ogni classifica per quanto riguarda la democrazia, i diritti, la libertà di stampa, non credo che ci sia alcuna ombra di dubbio che il loro ingresso nella NATO rafforzerà, non solo la NATO, ma l'Europa stessa, anche perché, in questo caso, stiamo parlando di due Paesi che con il tempo, nonostante la loro politica di neutralità - e, quindi, dovremmo anche chiederci perché due Paesi che per tanti anni sono rimasti neutrali oggi decidono di entrare nella NATO -, non hanno dimenticato che però la sicurezza è un elemento fondante di un qualsiasi Stato sovrano. Infatti, se guardiamo, sia la Finlandia sia la Svezia hanno degli eserciti moderni, ben approntati, soprattutto la Finlandia, proprio perché è ancora più vicina alla Russia.

Parliamo di un Paese che spende il 2 per cento del PIL in difesa, nonostante venga vista da tutti - e a giusta ragione - come esempio del pacifismo. È uno Stato che ha la possibilità di impiegare quasi immediatamente 280 mila militari; per darvi un attimo il senso dei numeri, le Forze armate italiane constano di 170 mila militari, quindi, capite bene che un Paese così piccolo, proprio per la vicinanza ad un vicino così ingombrante, che ha scambiato la sua assertività con l'aggressione, con l'aggressività nei confronti dell'Ucraina, ha sempre avuto paura ed è per questo che oggi cerca l'ombrello della NATO, come la Svezia.

Quindi, oggi, noi dobbiamo chiederci che cosa è cambiato per dei Paesi che per tanti anni sono rimasti neutrali, con la politica del non allineamento. Qualcuno citava la “finlandizzazione”, quando parlava ad esempio dell'Ucraina, ma i primi a dire che l'Ucraina non andava “finlandizzata” (scusate, la parola è difficile) sono stati proprio i finlandesi, perché per loro quella parola non vuol dire abdicare al diritto di uno Stato sovrano di decidere la propria politica interna ed esterna, che è quello che vuole la Russia nei confronti dell'Ucraina; nella loro politica di non allineamento hanno sempre mantenuto il loro sacrosanto diritto, come Stato sovrano, di decidere i propri affari interni ed esterni, ma ora si sentono minacciati ed è per questo che cercano l'ombrello della NATO, cercano l'alleanza dei Paesi europei, che c'è sempre stata. Infatti, la Finlandia e la Svezia in realtà da tempo sono partner della NATO e, ora, fortunatamente per noi, ne diventeranno membri.

Avere la Finlandia e la Svezia nella NATO non vuol dire solamente avere anche dei piccoli risparmi in termini economici per quanto riguarda il sovvenzionamento della NATO, ma significa avere due Stati pronti a difendere, a loro volta, gli altri Paesi membri. Perché la NATO questo è: al di là di tutto quello che abbiamo sentito nei vari talk show in questi mesi, è difesa collettiva, è deterrenza e, quindi, più siamo e più questa deterrenza ha valore.

Qualche collega prima affermava - e sono d'accordo con lui - che ovviamente non bisogna erigere un muro, parlare solamente al di là del muro e mostrare le armi; sono completamente d'accordo, ma la NATO questo lo sa, sono anni che porta avanti un concetto chiamato dual-track approach, cioè la deterrenza da una parte, perché devi far capire al tuo avversario che non gli conviene attaccarti e, allo stesso tempo, il dialogo. Questa cosa è già prevista.

Per questo, Presidente, oggi voglio ribadire un fermo voto a favore di questa ratifica, perché la Finlandia e la Svezia nella NATO rappresentano un contributo alla sicurezza della NATO, un contributo alla sicurezza dell'Europa e, sicuramente, un contributo alla sicurezza del nostro Paese (Applausi dei deputati del gruppo Insieme per il Futuro).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Andrea Orsini. Ne ha facoltà.

ANDREA ORSINI (FI). Signor Presidente, onorevoli colleghi, signor rappresentante del Governo, quello di oggi è uno degli ultimi atti parlamentari della XVIII legislatura; sta per calare il sipario su una legislatura fra le più anomale o, forse, la più anomala in assoluto nella storia della Repubblica, ma prima che ciò accada siamo chiamati a compiere un atto importante, di grande significato verso la storia: la ratifica dell'adesione all'Alleanza Atlantica di due Paesi che, per motivi diversi, erano sinonimo di neutralità.

Chi ricorda gli anni della Guerra Fredda non avrà dimenticato il termine “finlandizzazione”, lo accennava il collega Frusone poco fa; la Finlandia, negli anni della Guerra Fredda, era l'emblema di una condizione di neutralità non liberamente scelta, ma imposta da un vicino potente, pericoloso e aggressivo come l'Unione Sovietica; un vicino al quale la Finlandia, a partire dal 1940, oppose una resistenza coraggiosa e tenace, guidata dal generale Mannerheim, tanto da evitare di esserne soggiogata, come accadde per esempio per i Paesi baltici che erano più piccoli e meno difesi. La Finlandia dovette combattere anche per liberare il proprio territorio nazionale dall'esercito tedesco e, tuttavia, il prezzo che quel Paese dovette pagare al termine della Seconda guerra mondiale per mantenere un certo grado di libertà interna fu quello di accettare una sovranità limitata nello scenario internazionale.

Per questo l'adesione della Finlandia all'Alleanza atlantica ha un valore storico così profondamente emblematico; completa un processo di recupero della piena sovranità cominciato proprio con il crollo dell'Unione Sovietica. Così come per altre ragioni è un fatto storico il superamento della neutralità della Svezia, una politica che risale addirittura alle guerre napoleoniche.

Queste due antiche e nobili Nazioni, oggi, hanno scelto di entrare a far parte di un'alleanza di popoli liberi, uniti da comuni valori, da una comune visione dell'uomo, dello Stato e delle relazioni internazionali.

La scelta di Svezia e Finlandia cambia profondamente gli equilibri di quella che è una delle aree critiche del rapporto fra la Russia e l'Occidente. Fin dalle guerre di Pietro il Grande, al principio del Settecento, gli equilibri nel Baltico sono stati per la Russia un aspetto decisivo della proiezione verso l'Europa.

È inevitabile che oggi, in parallelo alla crisi ucraina, il Baltico torni ad essere uno snodo strategico ed essenziale. Eppure, se noi osserviamo una carta geografica del 1989, alla vigilia della caduta del Muro di Berlino, e la confrontiamo con una carta geografica di oggi, lo scenario cambia in modo impressionante. Quello che poco più di trent'anni fa era un mare al quale la NATO si affacciava appena nelle sue estreme propaggini occidentali, oggi, è un mare interno all'Alleanza atlantica della quale fanno parte tutti i Paesi rivieraschi, salvo le due piccole ma naturalmente importantissime enclave di San Pietroburgo e di Kaliningrad.

Eppure sbaglierebbe la Russia se intendesse questa situazione in termini di minaccia. La NATO è per sua stessa natura un'alleanza difensiva, che non ha mai condotto e non sarebbe attrezzata per compiere guerre di aggressione, che intende la mutua difesa come una garanzia reciproca contro aggressioni esterne. L'ombrello NATO e anche l'ombrello nucleare offerto dagli Stati Uniti non sono mai serviti e mai serviranno per condurre politiche di aggressione. Questa, del resto, è la ragione per la quale l'Alleanza atlantica è da sempre il cardine della politica estera del nostro Paese, un cardine che noi di Forza Italia consideriamo essenziale. L'alleanza con gli Stati Uniti e con gli altri Paesi NATO per noi non è mai stata una necessità contingente, è sempre stata una scelta di valori, una scelta di sistema che ci ha portato ad essere solidali con l'Occidente in ogni circostanza.

Come ha spiegato in modo mirabile il presidente Berlusconi al Congresso degli Stati Uniti, lo dobbiamo alla memoria delle migliaia di soldati americani che hanno dato la vita per la nostra libertà. Noi siamo sempre stati in modo coerente dalla parte dell'Occidente, persino quando, come all'epoca del conflitto in Iraq, avevamo dei dubbi, che abbiamo espresso ai nostri amici americani. Ma quando la guerra è scoppiata non abbiamo avuto neppure allora dei dubbi su come schierarci e questo mentre le sinistre, che oggi vorrebbero dare lezioni di atlantismo, riempivano le piazze con manifestazioni cosiddette pacifiste.

Noi liberali, noi cattolici, noi riformisti eravamo dalla parte dell'Alleanza atlantica fin dal 1949, quando questa stessa Aula ratificò l'adesione dell'Italia al Patto Atlantico, nonostante la feroce opposizione, nelle Camere e nelle piazze, della sinistra, di tutta la sinistra. Noi siamo sempre stati dalla parte giusta della storia, siamo stati solidali con il popolo ungherese, con il popolo cecoslovacco, con il popolo di Berlino Est, con il popolo della Polonia, con il popolo della Lituania, di volta in volta soffocati dalla Russia comunista (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

Allo stesso modo, oggi, di fronte a una nuova e diversa politica aggressiva da parte russa, siamo con tutta l'Alleanza atlantica e con tutto l'Occidente dalla parte del popolo ucraino. L'allargamento della NATO è figlio della crisi ucraina che ha impresso un'accelerazione a processi che erano in atto da tempo. Significa che altri popoli, altre Nazioni sanno che la loro sicurezza sta nel nostro modello occidentale, quella civiltà dell'Occidente della quale noi di Forza Italia, come ripete spesso il presidente Berlusconi, ci consideriamo l'espressione più coerente.

Non è un passo verso nuovi conflitti, è un passo verso la stabilità. Il conflitto nella politica internazionale nasce sempre da un disequilibrio, vero o percepito. È questa percezione che ha indotto Putin a commettere il fatale errore di aggredire l'Ucraina; un errore che ha ricompattato l'Occidente, e l'adesione di Svezia e Finlandia alla NATO ne è la prova evidente, al quale dobbiamo rispondere con tutta la fermezza necessaria, ma anche con la consapevolezza della necessità di una via diplomatica per uscire da una guerra disastrosa, sanguinosa e devastante per tutti.

Concludo, signor Presidente, dicendo che questa guerra ci mette di fronte a continue tragedie e che, in termini geopolitici, fa soltanto il gioco del disegno espansionistico della Cina, che è il vero competitore sistemico del XXI secolo, e i fatti di queste ore lo dimostrano.

Dunque, onorevoli colleghi, è con vero piacere che diamo il benvenuto nella grande famiglia dei popoli liberi a due grandi Nazioni come la Svezia e la Finlandia (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Olgiati. Ne ha facoltà.

RICCARDO OLGIATI (M5S). Grazie, Presidente. La richiesta di adesione di Finlandia e Svezia all'Alleanza atlantica è una diretta conseguenza della decisione russa di invadere l'Ucraina. L'ingresso nell'Alleanza atlantica di entrambi gli Stati è già stato ratificato dalla metà dei Paesi membri della NATO; probabilmente, in assenza del conflitto russo-ucraino, i due Paesi si troverebbero tuttora nella condizione di Paesi neutrali e oggi non saremmo qui, in quest'Aula, a ratificare questo Protocollo di adesione. Come abbiamo già ripetuto più volte, il MoVimento 5 Stelle, di fronte a Paesi che chiedono, come in questo caso per via della prossimità territoriale che hanno con la Russia, di voler entrare nella NATO per sentirsi in una situazione più confortevole, non può che esprimere un voto favorevole.

Per cui siamo a favore di questa ratifica che oggi è alla nostra attenzione, ma, al tempo stesso, non possiamo non valutare e dibattere le implicazioni che questo atto comporterà, perché dobbiamo essere consapevoli che, a torto o a ragione, ce ne saranno. Per introdurre queste implicazioni, lasciatemi, a questo punto, fare una piccola citazione: era il 21 giugno e nell'Aula del Senato si stava svolgendo il dibattito sulle comunicazioni del Presidente del Consiglio dei Ministri in vista del Consiglio europeo. Proprio in quella occasione, era intervenuto il senatore Renzi e, parlando del tema oggi all'ordine del giorno del nostro dibattito, diceva: "Quando leggo (…) che la NATO sta ragionando e che Svezia e Finlandia parlano adesso con la Turchia, vorrei che ci fosse una voce (…) che potesse dire agli amici turchi che noi non sacrificheremo le ragazze, le donne, i ragazzi, gli uomini curdi, che sono stati in questi anni il nostro elemento di salvezza nella guerra all'ISIS. Il mondo non inizia oggi e finisce domani. Se sette anni fa non ci fossero state le ragazze curde, questo pianeta sarebbe finito nelle mani degli estremisti islamici. E io non accetterò di barattare la libertà e l'indipendenza delle donne e delle ragazze curde semplicemente per l'interesse di un'altra forza internazionale, qual è quella che viene rappresentata dalla Turchia. Di quest'idea ne possiamo parlare? Possiamo parlare del fatto che il terrorismo internazionale continua a colpire e che vengono colpiti i templi dei Sikh a Kabul e le chiese in Nigeria? Possiamo avere il coraggio di dire che le ragazze, le bambine di Kabul non meritavano un anno fa il disinteresse della comunità internazionale, visto che adesso nessuno dice più niente e noi siamo gli unici che continuano a ribadire che quelle vite sono tanto importanti almeno quanto lo sono quelle degli ucraini e degli italiani?”

Signor Presidente, onorevoli colleghi, in questa sede mi sento di dover provare a rispondere alle domande che poneva il senatore in questione, e, anzi, come lui sosteneva, vorremmo che se ne parlasse e che le decisioni non siano soltanto una ratifica di questo Parlamento di decisioni già prese altrove. Per questa ragione, abbiamo voluto inserire, con molta forza, quell'impegno in quella risoluzione, affinché il Governo venisse a relazionare il Parlamento, prima di riunioni di consessi internazionali in cui vengano prese decisioni strategiche per il futuro. Infatti, signor Presidente e onorevoli colleghi, oggi qui stiamo ribadendo la nostra giusta e necessaria appartenenza alla NATO e al sistema delle alleanze internazionali a cui il nostro Paese storicamente prende parte, però, al tempo stesso, vorremmo ricordare, come fatto dall'intervento che prima ho citato, i fallimenti che si sono prodotti negli ultimi vent'anni e che hanno visto il nostro blocco e l'Alleanza atlantica commettere errori imperdonabili.

E lo vorrei fare semplicemente, citando due Paesi in particolare, l'Afghanistan e la Libia. Credo che non ci sia nient'altro da aggiungere, perché sappiamo bene in quei Paesi come si è iniziato e poi come si è finito, e lo vorrei ricordare a chi oggi, oramai in campagna elettorale impegnato su altri temi, ha completamente cancellato dalla sua agenda la guerra in Ucraina. Penso che sia imprescindibile per noi in quest'Aula valutare le implicazioni dell'entrata di Finlandia e Svezia nella NATO. Occorre, innanzitutto, essere consapevoli che questo nuovo allargamento avrà notevoli implicazioni strategiche; probabilmente, farà del Baltico e dell'Artico un nuovo centro di dispiegamento delle forze NATO ed implicherà la necessità di prevedere un più attivo dispiegamento di forze in quelle regioni. A questo riguardo, ribadiamo la questione della non più rinviabile esigenza dell'Unione europea di dotarsi di un efficiente sistema di sicurezza che arrivi al superamento dei 27 singoli eserciti, razionando le spese pro capite dei singoli Stati membri ed evitando corse al riarmo unilaterali già annunciate da altri Paesi. In aggiunta, non si può non considerare l'accordo che è stato il lasciapassare di questa adesione, ovvero il memorandum che questi due Paesi hanno dovuto sottoscrivere con la Turchia per ottenere la loro legittima aspettativa di sicurezza. Ora non starò qui a dibattere sul ruolo della Turchia, nostro alleato NATO, ma anche apparentemente partner dell'altro schieramento altrove, anche se ci sarebbe molto da dibattere e da approfondire. Per restare al nostro tema, noi non pensiamo che questa legittima aspirazione alla sicurezza debba essere barattata con la democrazia e con i diritti umani.

Noi, come MoVimento 5 Stelle, e non pensiamo di essere gli unici, alla luce di quanto citato, pensiamo sia stato un errore barattare, per l'ennesima volta, le legittime aspettative del popolo curdo, quel popolo eroico grazie al quale abbiamo sconfitto lo Stato islamico in Siria, per stringere l'ennesimo accordo sulla sicurezza altrove (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

Per cui, e concludo, signor Presidente, siamo favorevoli a votare qui oggi per una maggiore sicurezza, in primis per Svezia e Finlandia e, in conseguenza, per tutti gli altri Paesi già membri NATO, ma vorrei che ci fosse la stessa volontà da parte dell'Alleanza atlantica, del nostro Paese e dell'Unione europea verso le legittime aspettative di sicurezza e pace delle donne, uomini e bambini curdi, dei siriani, degli iracheni, degli afgani e di tutti gli altri Paesi e popoli (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) che vivono, oggi, sotto minaccia, in assenza di sicurezza e di pace.

Voteremo, quindi, a favore di questa ratifica, e mi permetta, Presidente, di cogliere l'occasione di porre al Governo una questione che, se anche poco c'entra con il tema trattato, noi del Movimento 5 Stelle abbiamo particolarmente a cuore, e che i nostri rappresentanti, in particolare Sabrina De Carlo, hanno già rappresentato in tutte le sedi opportune, anche durante l'iter parlamentare di questa ratifica. C'è un'azienda di proprietà di quella stessa Finlandia cui oggi stiamo dando il nostro ok all'ingresso nella NATO, la Wärtsilä, che, negli anni, ha preso decine di milioni di soldi pubblici, e, nonostante goda di ottima salute, dall'oggi al domani, ha comunicato il licenziamento, in modalità a dir poco discutibili, di centinaia di lavoratori. Al tavolo prontamente organizzato dal Governo si è presentata con freddezza, senza la minima intenzione di ascoltare i rappresentanti dei lavoratori e il Governo stesso per rivalutare le decisioni assunte.

Abbiamo il dovere di dare una risposta rapida a questi cittadini e a queste famiglie, e, al di là di quanto il nostro Paese potrà fare per tutelarli, vorremmo che il Governo assumesse un impegno chiaro, affinché venga fatto presente, in tutte le istituzioni nazionali ed europee, che ci troviamo di fronte ad un atteggiamento industriale inaccettabile per il sistema produttivo non solo italiano, ma europeo. E l'Europa deve fare fronte comune ed attivarsi per difendersi da logiche speculative che stanno mettendo in serio rischio le vite di circa mille persone, compreso l'indotto, in un territorio già in forte difficoltà (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Fassino. Ne ha facoltà.

PIERO FASSINO (PD). Grazie, signor Presidente. Ancorché fra poche ore cesserà l'attività della nostra Assemblea, credo che stiamo compiendo un atto che non è una normale ratifica di uno dei tanti trattati che sono stati sottoposti alla nostra attenzione. Ci rendiamo tutti conto di un atto di valenza strategica grande, che non sarebbe all'ordine del giorno, se non ci fosse stata una guerra; non si può prescindere da ciò che è accaduto, una guerra di aggressione della Russia nei confronti dell'Ucraina che ha chiuso un lungo ciclo di trent'anni, dalla caduta del Muro di Berlino ad oggi, nel quale in Europa si era costruita una condizione di concertazione che aveva garantito una relativa stabilità e una relativa sicurezza.

L'aggressione russa all'Ucraina mette in mora gli Accordi di Helsinki, quegli Accordi di Helsinki che sancivano il principio della non ingerenza nella vita di ogni Nazione, il principio del rispetto dell'integrità territoriale di ogni Stato, il principio dell'intangibilità dei confini, il principio del non uso della forza nella risoluzione dei contenziosi.

Tutto questo è stato spazzato via dall'aggressione di Mosca. Viene liquidato il Consiglio di cooperazione tra NATO e Russia. Lo richiamo, perché, in questi mesi, si è molto discusso del tema della NATO, e ne stiamo discutendo anche questa sera, dimenticando che, 17 anni fa, venne istituito un Consiglio di cooperazione NATO-Russia esattamente per avere un luogo di concertazione dei temi della sicurezza e della stabilità nel continente.

La sicurezza europea, che noi abbiamo considerato dalla fine della Seconda guerra mondiale in poi un tema, sì, rilevante ma non centrale rispetto ad altri, assume oggi, invece, una centralità strategica. È una sicurezza europea che è insidiata dalla riproposizione di una dottrina della sovranità limitata, che Mosca vorrebbe esercitare nei confronti dei Paesi che stanno ai suoi confini, ed è una sicurezza europea che viene insidiata, appunto, dal ritorno all'uso della forza per risolvere i contenziosi, esattamente in contrasto con quell'articolo 11 della Costituzione del nostro Paese che rifiuta l'uso della forza per risolvere i contenziosi internazionali. Insomma, credo che dobbiamo essere consapevoli che siamo di fronte a uno scenario del tutto nuovo e del tutto diverso rispetto a quello nel quale siamo cresciuti e abbiamo maturato la nostra esperienza, e siamo chiamati a fare i conti col tema della sicurezza. La sicurezza, naturalmente, è un tema che si persegue in molti modi: non è soltanto lo strumento militare lo strumento della sicurezza. La sicurezza si persegue, in primo luogo, attraverso la politica e una scelta che va fatta con molta determinazione per garantire la sicurezza in Europa è il completamento del processo di allargamento dell'Unione europea, perché questi trent'anni che abbiamo alle spalle, dalla caduta del Muro di Berlino a oggi, una cosa ce l'hanno detta: che le uniche guerre che ha conosciuto l'Europa in questi trent'anni sono avvenute in quelle aree e in quelle regioni - il Caucaso, i Balcani e oggi l'Ucraina - che sono esterne all'Unione europea ma che sono ai confini dell'Unione europea. L'instabilità e l'insicurezza di queste regioni e di queste aree è instabilità loro ma è un'instabilità che investe immediatamente la condizione di sicurezza dell'intero continente e dell'Unione europea. Quindi, una misura che è coerente con il voler dare all'Europa maggiore sicurezza e maggiore stabilità, dopo quello che è accaduto e sta accadendo in Ucraina, è la piena integrazione dei Paesi dei Balcani, dell'Ucraina e del Caucaso, sottraendo queste regioni a una condizione di permanente instabilità e con l'integrazione garantire, appunto, una stabilità e una sicurezza all'intero continente.

Affrontare il tema della sicurezza significa affrontare temi che riguardano le relazioni che l'Europa ha con altri continenti e, in particolare, affrontare i temi del bacino mediterraneo, che mai come oggi è investito da una condizione di instabilità e di insicurezza. Se immaginate un attimo la carta geografica del Mediterraneo allargato, dallo stretto di Hormuz allo stretto di Gibilterra, è una sequenza costante e continua di crisi: la criticità dell'Iran, la fragilità dell'Iraq, la guerra civile in Yemen e in Siria, l'instabilità del Libano, la vicenda libica, la vicenda tunisina, il Sahel. Abbiamo bisogno, quindi, di affrontare questo nodo, perché l'instabilità e l'insicurezza hanno nel Mediterraneo oggi un punto di particolare criticità. Affrontare il tema della sicurezza significa dotarsi anche di un sistema europeo di sicurezza. Fino ad oggi noi abbiamo delegato - noi europei - questo tema alla NATO. Abbiamo bisogno, in complementarietà con la NATO, però di dotarci, come è stato deciso dal Consiglio europeo negli ultimi mesi, di un sistema di sicurezza che tuteli l'Europa, non per aggredire alcuno, perché l'Europa è un'istituzione di pace, ma per metterci nelle condizioni di poterci difendere di fronte a ciò che insidia la nostra sicurezza e sta anche in questa chiave il consolidamento della NATO.

Io voglio dire su questo, però, una parola molto chiara. Putin ha evocato costantemente, per spiegare e per giustificare la sua aggressione all'Ucraina, i rischi che deriverebbero alla Russia dalla NATO. Ebbene, in questi trent'anni, dalla caduta del Muro di Berlino ad oggi, non c'è stato un solo atto politico e tanto meno militare della NATO che abbia insidiato la sicurezza e la stabilità della Russia. La NATO è un'alleanza di carattere difensivo che ha per obiettivo non quello di aggredire o di condurre delle guerre contro qualcuno ma di metterci nelle condizioni di difendere lo spazio di libertà e di democrazia europeo ed euroatlantico da possibili insidie e da possibile instabilità. Il fatto - lo ha ricordato bene il collega Fornaro - che abbiano chiesto l'adesione due Paesi di forte neutralità, di forte cultura pacifista e - aggiungo - con particolare attenzione ai temi dei diritti umani, quali sono la Svezia e la Finlandia, ci dimostra come questo tema della sicurezza e della stabilità del continente è questione di particolare delicatezza e di particolare criticità, che spinge Paesi che fino ad oggi sono stati fuori da un'alleanza militare a chiedere di esserne partecipi, perché sentono e avvertono che essere fuori li rende meno sicuri e meno liberi. Io credo che tutto questo noi dobbiamo averlo presente. Naturalmente, noi dobbiamo anche avere uno sguardo che va al di là di questa guerra, che pure, però, continua e non si riesce a fermare. Tutti avvertiamo che c'è il problema di costruire una nuova architettura di sicurezza in Europa che coinvolga tutti i Paesi del continente, una nuova architettura di sicurezza nel momento in cui gli accordi di Helsinki, che delineavano quell'architettura, sono stati vanificati e travolti dall'aggressione russa all'Ucraina. Quindi, quello che noi compiamo oggi non è semplicemente un accordo sull'ingresso della Svezia e della Finlandia nella NATO ma è una scelta per rafforzare l'Alleanza atlantica, sapendo che l'Alleanza atlantica nei prossimi anni dovrà essere uno dei protagonisti, insieme all'Unione europea e insieme alle Nazioni europee, per disegnare una nuova architettura di sicurezza in cui ogni Paese si possa riconoscere, rendendo ogni Paese sicuro della propria sovranità e della propria libertà. Questo è il senso della ratifica che stiamo facendo, una ratifica che è pienamente coerente col sostegno che stiamo dando all'Ucraina nel difendere la propria libertà e la propria sovranità, che è coerente con l'impianto di chi pensa che ai conflitti bisogna dare una soluzione politica e non soluzioni militari e che è coerente con la consapevolezza che la sicurezza è un tema che ci riguarda e per il quale dobbiamo assumere le nostre responsabilità. Abbiamo vissuto un lungo periodo, dal 1945 al 1989, nel quale c'erano due grandi Nazioni, superpotenze nucleari a cui il mondo affidava il compito di gestire la sicurezza del pianeta. Eravamo tutti consumatori di una sicurezza prodotta da altri. Siamo in un altro scenario e dobbiamo essere consapevoli che siamo consumatori della sicurezza di cui dobbiamo essere anche produttori. Con questo spirito, io annuncio il voto favorevole del Partito Democratico sulla ratifica relativa all'allargamento a Svezia e Finlandia (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Paolo Formentini. Ne ha facoltà.

PAOLO FORMENTINI (LEGA). Grazie, Presidente. Quest'Aula è chiamata a esprimersi su un disegno di legge che autorizza il Presidente della Repubblica a ratificare, per conto dell'Italia, i Protocolli al Patto di Washington, che consentiranno alla Finlandia e alla Svezia di aderire all'Alleanza atlantica. Si tratta di Paesi con una grande tradizione di autogoverno che hanno a lungo optato per la neutralità. Quanto accade rappresenta, quindi, l'esito di una decisione storica da parte di Helsinki e Stoccolma che si spiega solo alla luce dell'attacco russo all'Ucraina. Senza l'invasione in atto, cui stiamo assistendo, Finlandia e Svezia sarebbero, infatti, ancora neutrali. Se hanno scelto di non esserlo più è perché le rispettive dirigenze hanno compreso che la neutralità ha cessato di essere una forma di protezione dalle ingerenze esterne ed è, invece, diventata un rischio. Finlandesi e svedesi si sono accorti che, in una fase nella quale le garanzie offerte dal diritto internazionale si sono indebolite, rimanere in una zona grigia avrebbe potuto penalizzarli. Finlandia e Svezia sono parte dell'Occidente a pieno titolo, membri dell'Unione europea ma non dell'Alleanza atlantica. Hanno concluso che non esiste vera sicurezza al di fuori di un'organizzazione politico-militare coesa, guidata dagli Stati Uniti e hanno bussato alla nostra porta.

È nostro interesse aprirgliela, perché l'ingresso di Helsinki e Stoccolma nella NATO contribuirà a stabilizzare il nostro continente, scoraggiando qualsiasi velleità di aggressione nei loro confronti. Rassicurerà anche l'Unione europea, il cui Trattato fondamentale prevede il dovere di tutti gli Stati membri di intervenire, con tutti i mezzi in proprio possesso, a difesa di quello fra loro che subisse un attacco.

Con l'ingresso di Finlandia e Svezia, invece, opererà la garanzia offerta dalla deterrenza americana. Ne beneficeremo tutti, anche se dovremo essere attenti a evitare che lo spostamento del baricentro dell'alleanza verso il Baltico e l'Artico marginalizzi il nostro Mediterraneo.

Dal 5 luglio, i protocolli recanti la loro accessione alla NATO sono alla ratifica dei 30 Stati che attualmente compongono l'Alleanza; più della metà di essi ha già ratificato. La storia e la politica internazionale non tengono in considerazione i tempi delle nostre dinamiche interne; è, quindi, necessario esprimere il convinto “sì” dell'Italia all'ingresso di Finlandia e Svezia, senza aspettare il nuovo Parlamento.

Repetita i uvant: la collocazione internazionale dell'Italia non sarà mai in discussione, a prescindere da chi vince le elezioni. “Noi siamo con le democrazie, i Paesi liberi occidentali, con l'Alleanza Atlantica e per fare di tutto perché la guerra finisca”: sono parole del nostro segretario federale, Matteo Salvini, pronunciate questa mattina in piazza San Marco (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

Voteremo a favore dell'ingresso di Svezia e Finlandia nella NATO (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale.

(Votazione finale ed approvazione - A.C. 3687​)

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.

Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul disegno di legge n. 3687:

"Ratifica ed esecuzione dei Protocolli al Trattato del Nord Atlantico sull'adesione della Repubblica di Finlandia e del Regno di Svezia, fatti a Bruxelles il 5 luglio 2022".

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 14).

Seguito della discussione del disegno di legge: S. 1923 - Ratifica ed esecuzione dell'Accordo di partenariato strategico tra l'Unione europea e i suoi Stati membri, da una parte, e il Giappone, dall'altra, fatto a Tokyo il 17 luglio 2018 (Approvato dal Senato) (A.C. 3325​) (ore 17,14).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge, già approvato dal Senato, n. 3325: Ratifica ed esecuzione dell'Accordo di partenariato strategico tra l'Unione europea e i suoi Stati membri, da una parte, e il Giappone, dall'altra, fatto a Tokyo il 17 luglio 2018.

Ricordo che nella seduta di ieri si è conclusa la discussione generale.

(Esame degli articoli - A.C. 3325​)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli articoli del disegno di legge di ratifica. Poiché non sono state presentate proposte emendative, li porrò direttamente in votazione.

Se nessuno chiede di intervenire per dichiarazione di voto, passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 1(Vedi l'allegato A).

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 15).

Nessuno chiedendo di intervenire per dichiarazione di voto, pongo in votazione l'articolo 2.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 2 (Vedi l'allegato A).

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 16).

Nessuno chiedendo di intervenire per dichiarazione di voto, pongo in votazione l'articolo 3.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 3 (Vedi l'allegato A).

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 17).

Nessuno chiedendo di intervenire per dichiarazione di voto, pongo in votazione l'articolo 4.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 4 (Vedi l'allegato A).

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 18).

(Dichiarazioni di voto finale - A.C. 3325​)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Marco Rizzone. Ne ha facoltà.

MARCO RIZZONE (MISTO-CI). Grazie, Presidente. Come Coraggio Italia, non possiamo che essere favorevoli alla ratifica di questo Accordo di partenariato strategico con il Giappone, che è un Paese amico, con cui da tempo coltiviamo relazioni importanti. Non è un caso che il nostro leader Luigi Brugnaro, a marzo scorso, sia stato insignito, dal Governo del Giappone, di un'importante onorificenza dell'Ordine del Sol Levante, “Raggi d'oro con rosetta”, a testimonianza del suo impegno concreto nel favorire i rapporti tra i due Paesi, al fine di creare un legame di amicizia vera tra Italia e Giappone; un rapporto costruito sostenendo sempre il dialogo, il confronto e gli scambi culturali e commerciali tra i nostri Paesi.

L'Italia e il Giappone sono legati da un'amicizia sincera, che trova il suo radicamento nella condivisione di valori e progettualità comuni e nella capacità di saperli indirizzare su importanti progetti di sviluppo e crescita, fondamentali per le rispettive comunità.

È per noi fondamentale, infatti, promuovere la cooperazione politica e settoriale tra l'Unione europea e il Giappone su questioni di reciproco interesse, anche in relazione alle sfide regionali e mondiali inerenti settori strategici come la lotta ai crimini gravi di rilevanza internazionale, la lotta al terrorismo, la politica economica e finanziaria e la cooperazione industriale, il turismo, le politiche urbane, l'agricoltura, la pesca e gli affari marittimi, la sanità, la cultura e, non ultima, la lotta contro la criminalità organizzata e contro il traffico di droga.

È un'amicizia, la nostra, che ha importanti ripercussioni anche sul fronte economico. Accanto al partenariato strategico, è l'accordo economico siglato il 1° febbraio 2019 che elimina la maggior parte dei dazi sul commercio tra le parti e una serie di ostacoli non tariffari per quanto riguarda le esportazioni agricole dall'UE. In particolare, l'Accordo elimina i dazi giapponesi su molti formaggi e sulle esportazioni di vini; consente all'UE di aumentare in modo sostanziale le esportazioni di carni bovine verso il Giappone e garantisce la protezione in Giappone di oltre 200 prodotti agricoli europei di alta qualità, le cosiddette indicazioni geografiche. L'Accordo garantisce altresì l'apertura dei mercati e dei servizi, in particolare quelli finanziari, del commercio elettronico, delle telecomunicazioni e dei trasporti; inoltre, agevola l'accesso delle imprese dell'Unione europea ai vasti mercati degli appalti di 54 grandi città giapponesi ed elimina su scala nazionale gli ostacoli esistenti negli appalti del settore ferroviario.

L'Accordo contiene anche un ampio capo sul commercio, sullo sviluppo sostenibile, include elementi specifici di semplificazione per le piccole e medie imprese, fissa standard molto elevati in materia di lavoro, sicurezza e tutela dell'ambiente e dei consumatori e rafforza gli impegni dell'UE e del Giappone a favore dello sviluppo sostenibile e della lotta ai cambiamenti climatici.

Alla luce di tutto questo, esprimo, a nome di Coraggio Italia, il voto favorevole (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Coraggio Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Federico Fornaro. Ne ha facoltà.

FEDERICO FORNARO (LEU-ART 1-SI). Grazie, signora Presidente. Colleghe, colleghi rappresentante del Governo, abbiamo acconsentito, anche se a Camere sciolte, di portare in discussione e in approvazione questa ratifica ed esecuzione di un Accordo di partenariato strategico tra Unione europea e i suoi Stati membri da una parte, e il Giappone, proprio in ragione del ruolo e dell'importanza del Giappone nel panorama internazionale: un grande Paese, un Paese che ha attraversato fasi difficili e complicate della sua storia.

Ci ritroviamo nell'impostazione: come ricordava il collega che mi ha preceduto, non si tratta di un Accordo tra singoli Stati, ma è un Accordo tra l'Unione europea e gli Stati che ne fanno parte e il Giappone.

Si individua una serie di interventi importanti sia sui temi della sicurezza militare e della lotta al terrorismo sia riguardo alle questioni della cooperazione, politica di sviluppo, scienza, trasporti e cambiamenti climatici. È un accordo molto ampio, un accordo un po' differente dalle ratifiche che siamo soliti fare, non a caso ha oltre 50 articoli. Ci ritroviamo nell'impostazione e anche nell'idea che questo tipo di accordi abbia senso farli in sede comunitaria, in sede dell'Unione europea, piuttosto che a livello di singoli Stati, rafforzando quindi il ruolo e la funzione dell'Unione europea, come player mondiale e non soltanto come semplice sommatoria dei singoli Stati nazionali. Per queste ragioni, annuncio il voto favorevole delle deputate e dei deputati di Liberi e Uguali alla ratifica in oggetto.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Andrea Delmastro Delle Vedove. Ne ha facoltà.

ANDREA DELMASTRO DELLE VEDOVE (FDI). Grazie, Presidente. Il Trattato è un altro traguardo importante della diplomazia europea, della diplomazia italiana, della postura internazionale, tanto dell'Europa quanto dell'Italia, atteso che non è un profilo di secondo momento immaginare un'interlocuzione e un'interrelazione più fitta proprio con il Giappone, collocato geograficamente in un quadrante strategico per la sicurezza internazionale, nell'Indo-Pacifico, lì dove si svolgono alcune fra le sfide più importanti che vengono poste alla nostra civiltà dal mondo eurasiatico. Non vi è dubbio che il Giappone è, a pieno titolo, una Nazione occidentale e non vi è dubbio che molto spesso in questi trattati, parole quali: “collaborare per la sicurezza internazionale”, “collaborare per la libertà internazionale” o collaborare per una serie di valori che richiamano la nostra Costituzione più intima sembrano quasi la reiterazione stanca di una serie di principi. Se ne parliamo con il Giappone non è così, perché il Giappone è una delle frontiere di quei valori e il Giappone deve sentire a pieno titolo che l'Italia e l'Europa sono al suo fianco, perché l'Italia e l'Europa sanno che nell'Indo-Pacifico si gioca una sfida importante. Orbene signori, mentre nei trattati con la Germania, piuttosto che con l'Austria, fa quasi sorridere il riferimento ai diritti sociali, ai diritti ambientali, a coniugare la produzione con i diritti ambientali, in questo trattato invece ha un valore, perché qui ci confrontiamo con un mondo che fa strame dei diritti sociali e dei diritti ambientali e anzi, per il tramite dello strame dei diritti sociali e ambientali, fa concorrenza sleale all'Occidente, all'Europa e all'Italia. Allora, è per questo che Fratelli d'Italia ha voluto fortemente intervenire anche in questo dibattito perché ci sembra che tutte quelle parole, in ordine ai diritti sociali, ai diritti ambientali, ad uno sviluppo sostenibile, alla libertà, alla lotta al terrorismo internazionale, alla difesa delle patrie della libertà, se poste in un trattato con il Giappone, acquisiscano immediatamente serietà e verità perché si tratta di una terra di cerniera, di trincea, di frontiera rispetto ad un modello che si contrappone a noi. Ancora, in occasione della pandemia, qualcuno dalla Cina tentava di veicolare il messaggio che l'efficientismo cinese avrebbe contrastato più efficacemente la pandemia perché le democrazie erano deboli. Oggi così non è e il Giappone è la prima Nazione di quella frontiera che ce lo racconta, con cui c'è un confronto morale, culturale, politico, geopolitico, strategico, militare nell'ambito di un mondo che tenta di segnare, ogni due per tre, un presunto declino dell'Occidente e un presunto inesorabile futuro straordinario delle autocrazie e degli autoritarismi del Sud-Est asiatico. Orbene, è per questo che abbiamo voluto spendere qualche parola in più su questo trattato, perché questo trattato, che pure contiene una serie di riferimenti tipici di tutti i trattati, proprio perché contratto con il Giappone, ha un valore di autenticità che altri trattati non hanno. È il tentativo di raccontare che l'Italia, con la sua postura internazionale, anche per il tramite dell'Europa, dialoga con quelle Nazioni, ovunque collocate nel mondo, nell'alveo dei valori della libertà e del pluralismo democratico della nostra civiltà occidentale, di cui il Giappone fa parte a pieno titolo. Era quindi necessario accelerare questa ratifica e raccontare che un intero mondo si è risvegliato dal torpore e ha compreso che la globalizzazione non ha democratizzato tutte le Nazioni che ne fanno parte, ma che anzi ci sono Nazioni che sfruttano i vantaggi della globalizzazione rimanendo autocrazie e facendoci concorrenza sleale e ci sono Nazioni, come il Giappone, che invece non fanno parte di quel fronte, ma del nostro fronte. Quel fronte si deve rinsaldare per difendere un modello politico, culturale, sociale, economico e di sviluppo, che è quello del mondo libero, che è quello dell'Europa e dell'Italia (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Gennaro Migliore. Ne ha facoltà.

GENNARO MIGLIORE (IV-IC'E'). Grazie, signora Presidente. Signor sottosegretario, ho un'idea molto chiara di quello che stiamo facendo e credo che debba averla tutta la nostra Aula. Questo Trattato, che riavvicina e mette in condizione l'Unione europea di rafforzare la sua partnership con un Paese amico da molti anni, avviene in un momento nel quale, a pochi minuti probabilmente di distanza, c'è un atto politico molto importante che si sta consumando a Taiwan e cioè l'atterraggio dell'Air force one, con il quale Nancy Pelosi, la Speaker del Congresso americano atterra in un Paese che viene considerato dalla Cina una sua dependance. Le dichiarazioni cinesi sono state tutt'altro che compiacenti, anzi sono state bellicose. Questo vuol dire che, all'interno della nostra discussione - lo ribadisco perché ho visto con i miei occhi (lo dico ai colleghi del PD) chi ha votato contro l'adesione alla NATO di Svezia e Finlandia tra le file degli alleati -, spero ci sia una considerazione un po' più profonda di quanto sta avvenendo a livello mondiale. Il quadrante Indo-Pacifico, quello che ha determinato anche un'alleanza strategica che si chiama Quad, ci interessa direttamente ed è legato strettamente alla sovranità della nostra Europa per ragioni di sicurezza e di competizione strategica e il fatto di poter ratificare con qualche ritardo questo Trattato tra Unione europea e Giappone non fa altro che dare un'indicazione molto chiara di quale sia la collocazione internazionale del nostro Paese. Per me, per il nostro gruppo, è assolutamente fondamentale che vi sia questo tipo di consapevolezza. Vedete, non si tratta solamente dello schieramento Nord Atlantico o del Patto con la NATO, ma si tratta di una competizione - come il Presidente Biden ebbe a definire - tra democrazie e autoritarismo e l'Unione europea fa bene a implementare ogni tipo di accordo che estenda la rete di relazioni con i Paesi che possono essere una trincea di questa battaglia. Io vorrei in questa occasione anche testimoniare e lanciare un messaggio di commossa solidarietà al popolo giapponese dopo il barbaro ed infame omicidio del Presidente Abe (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva-Italia C'è). Penso che debba essere nella memoria di ciascuno di noi quanto sia fragile conservare la democrazia e quanto sia importante avere delle classi dirigenti di livello, classi dirigenti che sappiano distinguere quali sono le priorità del Paese.

Noi ci stiamo impegnando a selezionare queste priorità. Non so se tutti ritengano allo stesso modo di farlo. Ritengo che questo sia il nostro impegno di fronte ai cittadini e alle cittadine italiane. Lo dico in quello che forse sarà l'ultimo intervento che farò in quest'Aula per questa legislatura. Credo che abbiamo il dovere di dare un messaggio di chiarezza. Non ci possono essere tentennamenti su europeismo, su atlantismo e sulla scelta del campo democratico di cui ci onoriamo di essere parte. In questo, costruiremo una proposta politica coerente e lungimirante, perché esiste un prima e un dopo, e quel dopo ci vedrà ancora protagonisti (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva-Italia C'è).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Mattia Fantinati. Ne ha facoltà.

MATTIA FANTINATI (IPF). Presidente, colleghe, colleghi, quando si parla di Giappone, di Unione europea e di Italia, vorrei ricordare i legami molto stretti che ci uniscono dal 1991, anno della Dichiarazione congiunta sulle relazioni tra Comunità europea, i suoi Stati membri e il Giappone stesso. Un impegno continuo a favore dei valori e dei princìpi comuni, in particolare la democrazia, lo Stato di diritto, i diritti umani, le libertà, che sono fondamentali e sono alla base della cooperazione profonda e duratura tra questi due partner assolutamente strategici.

È chiaro che la situazione geopolitica non è assolutamente una delle migliori in questo periodo. Al di là della guerra che c'è, temi come la pace e la sicurezza, anche dal punto di vista digitale, come la cyber security, ci insegnano una cosa: uno Stato non può risolvere questi problemi da solo. E, quindi, è fondamentale una forte cooperazione internazionale. Questo contesto geopolitico ha sottolineato quanto la sempre maggiore interdipendenza a livello mondiale imponga di approfondire la cooperazione internazionale. E la cooperazione deve basarsi su partner consapevoli, che condividano la stessa visione della responsabilità e dell'impegno comuni, finalizzati all'instaurazione di un ordine internazionale equo e stabile, in conformità ai princìpi e alle finalità della Carta delle Nazioni Unite, al raggiungimento della pace, della stabilità e della prosperità nel mondo, e alla sicurezza umana. Questi sono i miei valori, questi sono i valori del nostro gruppo. Per questo, con forza e orgoglio annunciamo il nostro voto favorevole (Applausi dei deputati del gruppo Insieme per il Futuro).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Andrea Orsini. Ne ha facoltà.

ANDREA ORSINI (FI). Signor Presidente, onorevoli colleghi, signor rappresentante del Governo, questo accordo di partenariato costituisce indubbiamente per l'Italia e per gli Stati membri dell'Unione europea un importante strumento di collaborazione con un Paese che ha un rilievo strategico in un'area, quella del Pacifico, che sta sempre più acquistando importanza geopolitica, come dimostrano gli avvenimenti di questi giorni.

Le sfide politiche, economiche e anche militari che si consumano in quell'area, ci riguardano direttamente come italiani e come europei. Sono sfide, oggi, particolarmente delicate. Noi guardiamo con attenzione e con preoccupazione a quello che accade in queste ore intorno a Taipei, che sembra mettere in pericolo gli assetti consolidati nello stretto di Taiwan. Non possiamo dimenticare, però, che la sfida è fra una potenza totalitaria e imperialista, la Cina comunista, e Paesi liberi, che si fondano sulla nostra idea di libertà, di democrazia, di mercato.

Il Giappone, come Taiwan, è uno di questi Paesi e forse il più grande e il più importante dal punto di vista strategico ed economico. Per questo, rafforzare le relazioni politiche ed economiche con il Giappone ci consentirà, come Paese e come Unione europea, di affrontare le sfide globali all'interno di una cooperazione internazionale più ampia. Accanto a questo, poi, ci sono ragioni che ci riguardano più direttamente in termini economici. Il Giappone è un partner importante per l'export delle piccole e medie imprese italiane, soprattutto nel settore alimentare. Basta ricordare che sono quasi 15 mila le imprese italiane che esportano in Giappone e che sono 89 mila - si è calcolato - i posti di lavoro in Italia creati dalle esportazioni europee verso il Giappone. Per tutte queste ragioni contingenti e di più ampio respiro, annuncio il voto favorevole del gruppo di Forza Italia (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Mirella Emiliozzi. Ne ha facoltà.

MIRELLA EMILIOZZI (M5S). Grazie, Presidente. Sottosegretario, colleghi deputati, questo accordo di partenariato strategico tra Unione europea e Giappone tocca numerose questioni di comune interesse, tra cui i cambiamenti climatici, la ricerca e l'innovazione, l'istruzione e la cultura, la migrazione e la lotta al terrorismo, alla criminalità organizzata e alla criminalità informatica.

Il Trattato prevede un costante scambio di informazioni e un'azione coordinata in materia di gestione delle catastrofi umanitarie, un impegno condiviso per la crescita sostenibile e un'intensificazione della cooperazione bilaterale nei settori scientifico e tecnologico, doganale, industriale, agricolo, marittimo, dei trasporti. Per cogliere il potenziale impatto dell'accordo di partenariato, basti considerare che sono quasi 740 mila i posti di lavoro che le esportazioni UE in Giappone contribuiscono a creare in Europa, per un interscambio complessivo che si riflette positivamente anche sul nostro Paese. Infatti, sono quasi 15 mila le imprese italiane che esportano in Giappone, con circa 89 mila posti di lavoro; sono imprese in prevalenza piccole e medie. L'accordo di partenariato intende rafforzare il dialogo con una forte democrazia, con la quale l'Unione condivide valori e princìpi, in una fase storica nella quale assistiamo a un veloce riposizionamento di tanti attori internazionali, con mutazioni geopolitiche davanti alle quali è quanto mai urgente consolidare e riaffermare la coesione dell'Occidente. Pertanto, dichiaro il voto favorevole del MoVimento 5 Stelle (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Erasmo Palazzotto. Ne ha facoltà.

ERASMO PALAZZOTTO (PD). Signor Presidente, membri del Governo, colleghi e colleghe deputate, la rilevanza di questo accordo di partenariato strategico non è tanto e soltanto nel merito dei temi che vengono affrontati; come un accordo di partenariato strategico che si rispetti, questo è un accordo internazionale che affronta il complesso delle relazioni bilaterali tra l'Unione europea e il Giappone su temi fondamentali. E non è neanche, in sé, l'impianto valoriale a cui fa riferimento, che è stato richiamato, qui, più volte, da parte dei nostri colleghi, sulla difesa della democrazia, sull'impegno comune rispetto ai temi della sostenibilità, sul contrasto al terrorismo, ma credo che oggi abbia una rilevanza particolarmente significativa sul piano del ruolo che l'Unione europea è capace di giocare su scala globale. È la dimostrazione della potenza che, in realtà, l'Unione europea può e deve sviluppare nel guardare anche a relazioni con Paesi che sembrano lontani e che danno l'idea del ruolo che un'Unione sempre più unita e che abbia una visione comune di politica estera può giocare. Credo che questo accordo ci indichi la strada. Penso che questo modello di accordo e la capacità dell'Unione di ragionare in questi termini sia la strada da seguire e da perseguire, soprattutto in un momento internazionale come questo. Mentre stiamo ratificando l'accordo, le tensioni in Estremo Oriente sono tante. In questo momento, è al massimo la tensione tra Stati Uniti e Cina, con la visita della speaker Nancy Pelosi a Taiwan. Penso che, proprio in questo momento, l'Europa debba rivendicare il ruolo di player mondiale, che, proprio sulla natura dei princìpi su cui ha instaurato un accordo di partenariato di questo tipo, deve essere giocato. Ed è per questo che annuncio il voto favorevole del Partito Democratico (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Snider. Ne ha facoltà.

SILVANA SNIDER (LEGA). Signor Presidente, onorevoli colleghi, signori e membri del Governo, sottosegretario, com'è già stato evidenziato nella relazione illustrativa, abbiamo oggi di fronte a noi un provvedimento che giunge alla Camera dal Senato, dove è stato approvato lo scorso 13 ottobre senza alcun voto contrario e che attende soltanto il voto della nostra Assemblea per diventare legge. Attendere oltre comporterebbe il rischio di dover ricominciare tutto da capo nella prossima legislatura.

Il disegno di legge reca l'autorizzazione alla ratifica e all'esecuzione dell'Accordo euro-giapponese di partenariato strategico, un'intesa che legherà l'Unione europea ad una delle economie più importanti, avanzate ed innovative al mondo. Come molti altri dello stesso genere, il provvedimento al nostro esame si compone di 4 articoli, che dispongono in merito all'autorizzazione alla ratifica, all'ordine di esecuzione, alla clausola di invarianza finanziaria e all'entrata in vigore. Quanto all'Accordo, consta a sua volta di 51 articoli, di alcuni dei quali illustro di seguito il contenuto in ragione della loro speciale importanza.

Il primo enuncia finalità e principi generali dell'Accordo, facendo riferimento alla promozione dei valori condivisi, identificati dal successivo articolo 2 con la democrazia, lo Stato di diritto, i diritti umani e le libertà fondamentali, e all'impegno comune per la pace e la stabilità internazionale, oggetto specifico dell'articolo 3. La collaborazione è dettagliata anche nei casi specifici della gestione delle crisi, del contrasto alla proliferazione delle armi di distruzione di massa e del controllo sui trasferimenti che interessano materiale da armamento, campi che il conflitto in corso in Ucraina ha reso di particolare rilevanza. Le parti coopereranno, inoltre, nel perseguimento dei crimini internazionali, nella lotta al terrorismo e alla mitigazione dei rischi chimici, biologici, radiologici e nucleari. Interessante, altresì, che si menzioni il coordinamento delle rispettive iniziative tendenti a modificare l'Organizzazione delle Nazioni Unite.

Specifiche previsioni regolano gli scambi di informazioni ed esperienze in materia di politica economica e finanziaria, un ambito, peraltro, già coperto dal G7 e dal G20. Importante anche la collaborazione tecnico-scientifica che viene prefigurata, atteso il livello raggiunto dal Giappone.

Altre disposizioni concernono il clima, il turismo, l'energia, la politica urbana, l'agricoltura, la pesca - il Giappone ha un'attività intensissima -, gli affari marittimi, la sanità, la lotta al riciclaggio e alle droghe, il controllo dello spazio cibernetico, le migrazioni e molto altro ancora.

Un ulteriore articolo dell'Accordo prevede l'istituzione di un comitato misto incaricato di coordinare il partenariato globale euro-nipponico. Già in occasione dell'esame in Commissione esteri è stato sottolineato come l'entrata in vigore di questo Accordo di partenariato consentirà di rafforzare il dialogo con una forte democrazia con la quale l'Unione condivide valori e principi, in una fase storica nella quale si assiste ad un veloce riposizionamento di tanti attori internazionali, con mutazioni geopolitiche davanti alle quali l'Europa non può certo rimanere inerte. Il consolidamento della cooperazione euro-nipponica che deriverà dalla ratifica dell'Accordo oggetto del provvedimento al nostro esame bilancerà, altresì, le aperture operate in passato nei confronti della Repubblica popolare cinese. La presenza all'interno dell'Accordo di partenariato strategico di ampie sezioni dedicate ai problemi della sicurezza potrebbe, infine, preludere ad un movimento dell'Unione europea verso l'indo-pacifico, che potrebbe, a sua volta, anticiparne o affiancarne uno analogo all'Alleanza atlantica.

Per l'insieme di questi motivi, il gruppo Lega-Salvini Premier voterà convintamente a favore del provvedimento per permetterne l'approvazione definitiva prima che l'attività della Camera si interrompa a causa dell'inizio della campagna elettorale (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale.

(Votazione finale ed approvazione - A.C. 3325​)

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.

Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul disegno di legge n. 3325: S. 1923 - "Ratifica ed esecuzione dell'Accordo di partenariato strategico tra l'Unione europea e i suoi Stati membri, da una parte, e il Giappone, dall'altra, fatto a Tokyo il 17 luglio 2018" (Approvato dal Senato).

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 19).

Inversione dell'ordine del giorno.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Fiano. Ne ha facoltà.

EMANUELE FIANO (PD). Grazie, Presidente. Volevo chiedere un'inversione dell'ordine del giorno, nel senso di passare direttamente all'argomento di cui al punto n. 4, che reca il seguito della discussione del disegno di legge di delegazione europea 2021, se non vi sono obiezioni da parte degli altri gruppi, come mi pareva di aver colto.

PRESIDENTE. Se non vi sono obiezioni sulla richiesta di inversione dell'ordine del giorno, tale richiesta si intende accolta dall'Assemblea.

Seguito della discussione del disegno di legge: Delega al Governo per il recepimento delle direttive europee e l'attuazione di altri atti normativi dell'Unione europea - Legge di delegazione europea 2021 (Approvato dalla Camera e modificato dal Senato) (A.C. 3208-B​).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge, già approvato dalla Camera e modificato dal Senato, n. 3208-B: Delega al Governo per il recepimento delle direttive europee e l'attuazione di altri atti normativi dell'Unione europea - Legge di delegazione europea 2021.

Ricordo che, nella seduta del 1° agosto, si è conclusa la discussione sulle linee generali e la relatrice e il rappresentante del Governo hanno rinunciato ad intervenire in sede di replica.

(Esame degli articoli - A.C. 3208-B​)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli articoli del disegno di legge (Vedi l'allegato A).

La V Commissione (Bilancio) ha espresso il prescritto parere (Vedi l'allegato A), che è in distribuzione.

Avverto che non saranno posti in votazione, a norma dell'articolo 70, comma 2, del Regolamento, gli articoli 2, 3, 7, 8, 9, 12, 13, 14, 16 e 20, in quanto non modificati dal Senato.

Poiché non sono stati presentati emendamenti agli articoli del disegno di legge, li porrò direttamente in votazione. Ha chiesto di parlare sull'ordine dei lavori il collega Fiano. Ne ha facoltà.

EMANUELE FIANO (PD). Presidente, resta inteso o, meglio, suggerisco di intenderci che questo sia l'ultimo provvedimento all'ordine del giorno di oggi e che il “decreto Infrastrutture” venga discusso a partire da domattina.

PRESIDENTE. Se non vi sono obiezioni e c'è l'unanimità dei gruppi, da parte della Presidenza non ci sono problemi.

(Esame dell'articolo 1 - A.C. 3208-B​)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 1 (Vedi l'allegato A), al quale non sono state presentate proposte emendative.

Passiamo, dunque, ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 1.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 20).

(Esame dell'articolo 4 - A.C. 3208-B​)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 4 (Vedi l'allegato A), al quale non sono state presentate proposte emendative.

Se nessuno chiede di parlare, passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 4.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 21).

(Esame dell'articolo 5 - A.C. 3208-B​)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 5 (Vedi l'allegato A), al quale non sono state presentate proposte emendative.

Se nessuno chiede di parlare, passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 5.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 22).

(Esame dell'articolo 6 - A.C. 3208-B​)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 6 (Vedi l'allegato A), al quale non sono state presentate proposte emendative.

Se nessuno chiede di parlare, passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 6.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 23).

(Esame dell'articolo 10 - A.C. 3208-B​)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 10 (Vedi l'allegato A), al quale non sono state presentate proposte emendative.

Se nessuno chiede di parlare, passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 10.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 24).

(Esame dell'articolo 11 - A.C. 3208-B​)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 11 (Vedi l'allegato A), al quale non sono state presentate proposte emendative.

Se nessuno chiede di parlare passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 11.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 25).

(Esame dell'articolo 15 - A.C. 3208-B​)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 15 (Vedi l'allegato A), al quale non sono state presentate proposte emendative.

Se nessuno chiede di parlare, passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 15.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 26).

(Esame dell'articolo 17 - A.C. 3208-B​)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 17 (Vedi l'allegato A), al quale non sono state presentate proposte emendative.

Se nessuno chiede di parlare, passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 17.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 27).

(Esame dell'articolo 18 - A.C. 3208-B​)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 18 (Vedi l'allegato A), al quale non sono state presentate proposte emendative.

Se nessuno chiede di parlare, passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 18.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 28).

(Esame dell'articolo 19 - A.C. 3208-B​)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 19 (Vedi l'allegato A), al quale non sono state presentate proposte emendative.

Se nessuno chiede di parlare, passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 19.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 29).

(Esame dell'articolo 21 - A.C. 3208-B​)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 21 (Vedi l'allegato A), al quale non sono state presentate proposte emendative.

Se nessuno chiede di parlare passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 21.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 30).

(Esame degli ordini del giorno - A.C. 3208-B​)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'unico ordine del giorno presentato (Vedi l'allegato A).

Se nessuno dei presentatori chiede di intervenire per illustrare l'ordine del giorno n. 9/3208-B/1 Fregolent, invito il rappresentante del Governo ad esprimere il parere su tale ordine del giorno.

VINCENZO AMENDOLA, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei Ministri.

Grazie, Presidente. Mi permetterà anche di fare una breve considerazione. L'unico ordine del giorno ricevuto, a prima firma Fregolent, è accettato come raccomandazione.

Però, se mi permette, Presidente, dato che questa è l'ultima seduta, vorrei ringraziare la XIV Commissione (Politiche dell'Unione europea), il presidente Battelli, il vice presidente Bianchi - non lo vedo - e tutti i capigruppo della maggioranza e dell'opposizione per il lavoro fatto (Applausi) – sì, anche l'opposizione, è ovvio -, perché questo atto dimostra il grande lavoro in un periodo complicato della storia italiana ed europea e, quindi, è giusto che uno degli ultimi atti di questa legislatura, insieme alle tante cose fatte, sia questa legge di delegazione. Quindi, un grande ringraziamento e un augurio a tutti noi per il percorso italiano nell'Unione europea (Applausi).

PRESIDENTE. Prendo atto che la collega Fregolent accetta come raccomandazione.  

(Dichiarazioni di voto finale - A.C. 3208-B​)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Emanuela Rossini. Ne ha facoltà.

EMANUELA ROSSINI (MISTO-MIN.LING.). Grazie, Presidente. Questa legge rappresenta un provvedimento complesso e articolato volto a recepire…

PRESIDENTE. Mi scusi, collega. Colleghi, se dovete uscire, vi chiedo di farlo in silenzio.

EMANUELA ROSSINI (MISTO-MIN.LING.). Questa legge rappresenta un provvedimento complesso e articolato, volto a recepire e armonizzare nel nostro ordinamento ben 14 direttive, 22 regolamenti e una raccomandazione. L'approvazione oggi è necessaria, sia per evitare ulteriori procedure di infrazione, sia per avviare l'implementazione di normative che vanno ad aumentare i diritti dei cittadini, come l'accesso all'acqua o la tutela del lavoro, oltre che andare a sostenere la competitività del Paese, la sicurezza, il mondo della ricerca e la transizione ecologica. Le misure che riguardano le reti di comunicazioni transeuropee o le TEN-T e l'acqua ci danno la misura della rilevanza della legge.

Un'attenta attuazione di questa legge andrà, da un lato, a rafforzare un mercato europeo interno, con parametri e politiche comuni, e, dall'altro, al rafforzamento dell'Europa dei territori, tenendo conto nella sua attuazione delle specificità territoriali, climatiche e geografiche, oltre che delle autonomie degli enti territoriali. Tutte le deleghe del Governo dovranno prevedere, infatti, un attento lavoro di adeguamento nel nostro sistema, di coinvolgimento degli enti territoriali, anche per evitare nuovi oneri burocratici per le aziende, introducendo requisiti e criteri di promozione di approcci efficaci e sostenibili.

Nell'approvare questa legge ribadiamo, quindi, come componente Minoranze linguistiche, il nostro impegno verso i nostri cittadini e verso i nostri partner europei: scongiuriamo rischi di infrazione e mettiamo un mattoncino in più verso l'Europa del futuro, rispondendo al nostro dovere di leale cooperazione, previsto dai trattati UE di cui il nostro Paese è firmatario.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Federico Fornaro. Ne ha facoltà.

FEDERICO FORNARO (LEU-ART 1-SI). Signora Presidente, colleghe e colleghi, rappresentante del Governo, sottosegretario Amendola, la legge di delegazione europea dovrebbe - uso il condizionale, visto il clima che ci circonda, un po' da ultimi giorni di scuola - essere il momento in cui si fa una riflessione critica ed autocritica sullo stato dell'arte, ovvero su che cosa alla fine abbiamo inserito nel nostro ordinamento, recependo le direttive comunitarie, a che punto, quindi, si stia sui diversi temi. Un bilancio credo che lo si possa fare, anche guardando, non soltanto, a questa legge di delegazione europea, ma anche alle precedenti; troppo spesso, e lo sentiremo anche in questa campagna elettorale, c'è un richiamo all'Europa, come a una sorta di orco cattivo che ci impone norme e misure in maniera oppressiva.

In realtà, se dovessimo fare un bilancio serio di questi anni, il recepimento di molte direttive europee ha consentito dei sostanziali passi in avanti in molti settori della nostra società e del nostro ordinamento. Detto in altri termini, a nostro giudizio alla fine il bilancio è largamente positivo, e non serve - lo dico a chi lo userà in campagna elettorale - continuare ad usare l'Europa, i burocrati europei, a “macchiettizzare” anche il ruolo dell'Unione europea. Ci siamo dentro, per fortuna c'è l'Unione europea, ovviamente con i suoi difetti, con i suoi limiti, però non voglio pensare come noi avremmo affrontato partite difficili e complesse, come quelle che hanno visto l'Italia protagonista negli ultimi anni, senza l'Unione europea, senza una moneta comune. Quindi, da questo punto di vista, questa legge europea completa il suo iter oggi; ha avuto modifiche nel passaggio al Senato, anche se nella sostanza l'impianto che era uscito in prima lettura da questo ramo del Parlamento è stato confermato. Per queste ragioni, annuncio il voto favorevole del gruppo di Liberi e Uguali.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Pettarin. Ne ha facoltà.

GUIDO GERMANO PETTARIN (MISTO-VI-ICT). Presidente, sottosegretario, colleghe, colleghi, quanto è diversa l'Unione europea che oggi ci sta davanti rispetto a quella che era nel marzo del 2018, quando abbiamo cominciato questa avventura che stiamo finendo in questi giorni. L'Unione europea di oggi è radicalmente diversa. Sono molto lieto di poter portare i miei saluti ai colleghi della XIV Commissione, al sottosegretario Amendola, a tutti coloro che hanno tanto fatto per poter far capire a tutti che l'Unione europea non è una bufala (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Vinciamo Italia-Italia al Centro con Toti), che l'Unione europea non è una struttura lontana, sorda alle nostre esigenze, che hanno fatto capire a tutti che la capacità che l'Unione europea ha avuto di reagire alla pandemia prima e alla crisi bellica in Ucraina poi dimostra che cos'è, cosa avrebbe dovuto essere e cosa sarà l'Unione europea.

Tutti sapete quanti di noi confidiamo nel fatto che il percorso verso gli Stati Uniti d'Europa si stia sviluppando con grande rapidità, e il fatto che noi si riesca a licenziare, tra gli ultimi atti di questa legislatura, la legge di delegazione europea è qualcosa che mi rende fiero ed onorato. Ma quanta fatica, quanta fatica per far comprendere a tutti cos'è la legge europea, quanta fatica per far comprendere a tutti cos'è la legge di delegazione europea, quanta fatica per far capire cos'è la fase ascendente e cos'è la fase discendente, e quanta fatica per far capire a tutti che noi dobbiamo essere presenti come Nazione nella fase ascendente (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Vinciamo Italia-Italia al Centro con Toti) e non dobbiamo pensare di essere la culla del diritto, e per questo non avere alcun interesse a quando il diritto viene costruito in sede comunitaria. Al di là di questo, sottosegretario, conosco la sua sensibilità e mi permetto di spezzare una lancia: tutti abbiamo seguito le vicende tra Serbia e Kosovo di questi giorni. Tutti, almeno coloro che sono più sensibili a questi elementi, sanno quanto siano pesanti i venti di guerra che in quella zona si stanno respirando e quanto siano pesanti i venti di guerra sostenuti dalla guerra non semplicemente minacciata, ma belligerata in Ucraina. Ma non vorremmo mica che si ritorni a ciò che è successo 30 anni fa? Ma quanti ricordano, pochi, che 30 anni fa succedeva che Belgrado veniva bombardata dalle forze NATO a fronte di quello che accadeva? Ma quanti ricordano Srebrenica? Quanti hanno la forza di ricordare che ciò che è accaduto non solamente cent'anni fa, non solamente 70 anni fa, ma 30 anni fa, sta di nuovo accadendo in Ucraina e potrebbe accadere di nuovo sugli stessi scenari dei Balcani occidentali? Quindi, a chiusura di questa legislatura, anche se certamente non fa parte delle mie competenze, una preghiera al sottosegretario, a tutti i colleghi e a coloro che ci sostituiranno nella prossima legislatura: facciamo in modo che al più presto si arrivi all'allargamento dell'Unione europea ai Balcani occidentali, ne abbiamo un bisogno assoluto (Applausi). E non sono i Balcani occidentali che hanno bisogno di questo, siamo noi che abbiamo l'assoluta necessità di far sì che quei popoli, dopo Dayton e dopo Salonicco, dopo quasi 30 anni finalmente siano accolti tra di noi e possano dire anche loro di essere europei. Grazie, un onore avere con voi collaborato a questa attività (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Vinciamo Italia-Italia al Centro con Toti).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Colaninno. Ne ha facoltà.

MATTEO COLANINNO (IV-IC'E'). Signor Presidente, signor sottosegretario di Stato, Amendola, colleghi, dopo il passaggio dello scorso novembre quest'Aula torna ad occuparsi in terza lettura del disegno di legge di delegazione europea 2021 in seguito alle opportune modifiche introdotte nel corso dell'esame al Senato. L'articolato del disegno di legge di delegazione europea 2021 reca disposizioni di delega al Governo per il recepimento di 14 direttive europee, oltre a dettare principi e criteri direttivi specifici per l'esercizio della delega relativa a 4 direttive, nonché per l'adeguamento della normativa nazionale a 22 regolamenti europei e il recepimento di una raccomandazione. Com'è prassi, il contenuto delle direttive e dei regolamenti presenta un elevato grado di eterogeneità, dal tema delle trasformazioni, fusioni e scissioni transfrontaliere alla modernizzazione delle norme a protezione dei consumatori, dalle cartolarizzazioni al whistleblowing, dalla cooperazione rafforzata sull'istituzione della Procura europea alla produzione biologica e all'etichettatura dei prodotti biologici, solo per citarne alcuni. Mi sia consentito di spendere solo qualche parola sulle novità introdotte dal Senato al testo di legge di delegazione europea 2021, segnatamente l'articolo 15, che delega il Governo ad adeguare l'ordinamento nazionale alle disposizioni del regolamento europeo n. 784 del 2021, relativo al contrasto della diffusione di contenuti terroristici online, e l'articolo 21, recante principi e criteri direttivi per il recepimento della direttiva (UE) 2020/2184, concernente la qualità delle acque destinate al consumo umano. Riguardo al primo punto appare essenziale mantenere un alto livello di attenzione e di massimo contrasto in tema di diffusione di contenuti terroristici online, puntando a conciliare le esigenze della sicurezza con l'irrogazione delle sanzioni e con la tutela per i prestatori dei servizi di hosting e dei fornitori di contenuti in determinati casi. Il secondo punto, la qualità delle acque destinate al consumo umano, pone l'accento su un bene primario, minacciato da inquinamento e siccità, come l'acqua, la cui garanzia di salubrità e pulizia passerà anche attraverso l'istituzione di un'anagrafe territoriale dinamica delle acque potabili e l'attribuzione all'Istituto superiore di sanità delle funzioni di Centro nazionale per la sicurezza delle acque. Nell'annunciare il voto favorevole di Italia Viva, voglio anch'io ringraziare il sottosegretario Amendola per il lavoro che abbiamo fatto insieme in questi anni, ringraziare tutti i miei colleghi della Commissione, in primis il nostro presidente Battelli, con l'auspicio che anche nella prossima legislatura i temi delle politiche europee vengano considerati per quelli che devono essere, cruciali, un crocevia fondamentale per la tenuta del Paese all'interno e alla guida, come ha fatto il Presidente del Consiglio Draghi, dell'Unione Europea, soprattutto perché abbiamo di fronte complessità crescenti, e quindi è fondamentale, è importante che il nostro Paese, che l'Italia continui a mantenere autorevolezza, reputazione e forza all'interno dell'Unione europea. Grazie e buon lavoro (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva-Italia C'è).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Mantovani. Ne ha facoltà.

LUCREZIA MARIA BENEDETTA MANTOVANI (FDI). Grazie, Presidente. Concludiamo oggi l'iter di questo provvedimento, sul quale abbiamo più volte trovato ampi margini di confronto. La legge di delegazione europea contempla molti temi di interesse sui quali non è mai mancato il confronto schietto tra le forze politiche. Le maggioranze che si sono alternate lungo tutto il suo percorso hanno sempre visto noi di Fratelli d'Italia all'opposizione, ma sempre con un atteggiamento costruttivo in entrambe le Camere, volto a fornire un contributo migliorativo.

Proprio in quest'ottica, ritengo che sia opportuno esporre all'Aula le lecite preoccupazioni relative a quanto sta accadendo nei Balcani. La rinnovata o, per meglio dire, mai completamente assopita tensione tra Serbia e Kosovo preoccupa molto. L'Europa è chiamata ad una grande prova e, magari, a differenza del passato, in tempistiche consone alla portata della crisi. Troppe volte abbiamo assistito a un'Unione europea lenta nel decidere e nell'intervenire, rinunciando a priori al ruolo di mediatore all'interno delle questioni geopolitiche più prossime ai propri confini. Vorremmo vedere una svolta, anche per avere la conferma che l'Europa ha compreso la lezione inferta da un legame fin troppo simbiotico con un vicino ingombrante come la Russia.

Ma tornando nel merito, come abbiamo già detto in discussione generale, essendo questo provvedimento il frutto di un lungo iter parlamentare, non ritengo, quindi, di andare a snocciolare le minuzie dell'articolato. Tuttavia, è importante riflettere in senso ampio sui temi trattati, su quelli che vedranno l'intervento dell'Esecutivo e il successivo voto del Parlamento. Tra le materie più rilevanti vi è quella della tutela dei consumatori. È un tema presente nel provvedimento grazie all'articolo 4 che indica la via per la modernizzazione delle norme relative alla protezione dei consumatori. Altro tema centrale che voglio citare è quello della trasparenza e della correttezza delle informazioni in merito al crowdfunding: un atto doveroso per regolare ulteriormente un settore dinamico e di difficile regolamentazione.

Insomma, la concretezza delle materie trattate non manca, ma molto dipenderà dalla capacità di tradurle in norme efficaci e prive di inutili complessità. Su questo noi siamo certi, appunto, di poter dare certezze. Infatti, l'eventuale Governo di centrodestra saprà stare sul punto per trovare il compromesso tra il rispetto delle disposizioni europee e la tutela delle categorie interessate (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

La legge di delegazione votata oggi sarà uno dei primi atti che rappresentano il passaggio di testimone tra una legislatura e l'altra, tra il presente e quello che auspichiamo possa essere un Esecutivo di centrodestra (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Crediamo convintamente nella libertà di fare impresa e nella tutela delle peculiarità normative dei singoli Stati, quando queste rappresentano un contrappeso vitale nel buon andamento della propria economia.

Colleghi, i prossimi mesi saranno cruciali per le scelte decisive sia a livello nazionale che a livello internazionale. L'Europa che desideriamo è questa: un insieme di Stati capace di affermare il proprio ruolo a livello globale, tutelando se stessa, i propri popoli e le proprie economie. La crisi energetica e la conseguente ondata inflazionistica impongono a tutti la massima attenzione. Abbiamo, inoltre, tante emergenze da affrontare, una su tutte quella migratoria, con gli sbarchi che rischiano concretamente di essere lo strumento scelto dalla Russia per mettere sotto pressione l'Europa e, in particolare, l'Italia (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

La traduzione in norme delle deleghe presenti in questo provvedimento sarà un onere del prossimo Governo e l'attenzione dovrà essere massima al fine di garantire un equilibrio tra l'introduzione delle disposizioni comunitarie e l'interesse nazionale. Le sfide sono e saranno tantissime. Servirà attenzione e certamente questa potrà essere tale solo con una maggioranza coesa e con le idee chiare per dare seguito a quanto verrà votato quest'oggi.

La tutela dei consumatori, in una realtà che diventa sempre più complessa, è prioritaria per armonizzare il mercato unico e il suo funzionamento. Ci tengo a rilevare la necessità di tenere alta l'attenzione in merito alla diffusione dei contenuti di natura terroristica nel web, proprio come normato dall'articolo 15. Si tratta di intervenire in realtà difficili da inquadrare e la cui evoluzione procede a un ritmo più che doppio rispetto alla capacità del legislatore di adattare la normativa vigente. La minaccia del terrorismo internazionale non si è dissolta e le forze a noi ostili non sono scomparse. Il tema della sicurezza in senso ampio sarà al centro della nostra agenda politica e sosteniamo che dovrebbe esserlo anche per tutta l'Unione (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

Le minacce globali sono in evoluzione e per questo è di vitale importanza incentivare una sana e robusta collaborazione tra gli ordinamenti. L'Europa che immaginiamo è proprio questa: un insieme di Stati uniti da obiettivi comuni su tematiche universali come la sicurezza, la salute e la difesa degli interessi geopolitici, a fronte delle minacce provenienti da Oriente. Si tratta di questioni non più rinviabili, in cui la sicurezza nazionale si mischia con l'interesse di tutti i singoli Stati. La sicurezza dell'Europa e dei suoi cittadini passa dal lavoro che viene messo in atto da tutti, secondo un sistema di mutua assistenza e di scambio di informazioni.

Serve, dunque, un approccio sintetico e orientato a obiettivi realizzabili che siano privi di contraccolpi devastanti per il nostro tessuto produttivo. La frettolosità di talune scelte in materia di transizione energetica rappresenta, infatti, un pericolo per la resilienza delle nostre industrie strategiche (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). La nostra politica ambientale non può in alcun modo gettarci tra le braccia di potenze come la Cina e non può nemmeno portarci a dipendere da catene di approvvigionamento che si sono ormai sfilacciate (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). L'elettrificazione della mobilità dipende dai microchip che provengono da Oriente. La tensione attorno a Taiwan è una minaccia non da poco rispetto alla possibilità di ottenere questi preziosi componenti. Mi appello, quindi, al buonsenso e al coraggio di fare scelte necessarie per difendere l'Europa, in quanto agglomerato di democrazia all'avanguardia sia per lo Stato di diritto sia per quanto riguarda lo sviluppo tecnologico. Non possiamo cedere a slogan ed emanare direttive prive di una logica di lungo periodo.

Dunque, Presidente, mi avvio alla conclusione. Come ho anticipato, la legge di delegazione cadrà sul prossimo Governo, un Esecutivo che, a differenza degli ultimi due, potrà fondarsi su una maggioranza parlamentare realmente scelta dagli italiani (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Siamo convinti che, se gli elettori vorranno accordarci la loro fiducia, condurremo un'azione di Governo che punti alla tutela dell'interesse nazionale. Fratelli d'Italia si asterrà su questo provvedimento, con l'auspicio davvero di poterne determinare in concreto l'applicazione all'interno del nostro ordinamento (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Francesco Berti. Ne ha facoltà.

FRANCESCO BERTI (IPF). Grazie, Presidente. La legge delega al Governo per il recepimento delle direttive europee è uno dei tanti atti che il Parlamento approva in ossequio alla legge del 2012 di partecipazione all'Unione europea. Purtroppo, per quanto riguarda il tempismo di queste leggi, come della legge europea e del “decreto Concorrenza”, sul quale mi soffermerò successivamente, dobbiamo registrare una certa difficoltà del Parlamento, dovuta anche ai cambi di Governo, nel recepire e nell'attuare, appunto, le direttive e i regolamenti europei.

Dobbiamo innanzitutto dire che - sembra banale - queste direttive che noi recepiamo o su cui diamo delega al Governo di recepire sono leggi che comunque l'Italia, con tutte le sue strutture istituzionali, concorre a scrivere; non sono leggi che ci vengono imposte dall'Europa o che vengono in qualche modo inserite dalla porta di dietro del nostro ordinamento. Sono leggi che, appunto, dobbiamo recepire per far sì che il nostro ordinamento sia in linea con il diritto europeo.

Quali sono i benefici, quindi, di recepire direttive del genere? Evitare procedure di infrazione che hanno un costo in termini di soldi per il nostro Stato, che poi andrà a concorrere al budget europeo. Però, c'è anche un costo di credibilità e questo è il tema centrale rispetto al quale il nostro Paese spesso si trova a dover pagare per l'incapacità del Parlamento, appunto, di non recepire il diritto europeo che noi stessi abbiamo concorso a scrivere e a formare.

Quindi, è stato detto che nel recepire le direttive europee dobbiamo rispettare la peculiarità giuridica del nostro ordinamento.

Questo è un tema fondamentale, politico anche in vista dell'attuazione del PNRR; credo che questo si riscontri non soltanto in relazione all'Italia, ma anche in relazione al modo in cui gli altri Stati dell'Unione europea recepiscono il diritto e le decisioni dell'Unione.

Credo, altresì, che le riforme che abbiamo fatto - poi ne citerò alcune - siano essenziali. Sono riforme sulle quali vi è veramente un consenso, anche ultradecennale; mi riferisco, in particolare, a una delle tante riforme che ha animato il dibattito pubblico tra i partiti, ossia la riforma sul tema delle concessioni balneari e sul tema delle concessioni, in generale. Adottare e recepire nel diritto interno questo tipo di riforme non deve essere visto come un'imposizione dell'Europa contro gli interessi italiani, ma risponde a un interesse che prima di tutto tutela i cittadini, i cosiddetti consumatori, che si trovano a dover usufruire di un servizio a condizioni assolutamente fuori mercato, inique, senza concorrenza. Spesso la situazione giuridica che abbiamo in Italia non tutela le imprese che vorrebbero entrare in un settore, che si trovano a dover giocare o a dover entrare in un mercato a condizioni assolutamente inique, che non permettono la creazione di nuovi investimenti e nuovi posti di lavoro, a favore di chi ha una rendita di posizione e utilizza un titolo giuridico - nel caso della direttiva Bolkestein, una concessione - che, però, è derivato da un processo amministrativo assolutamente iniquo, non corretto e che va a discapito anche e soprattutto dei giovani.

Quindi adesso noi, con questa direttiva specifica, interverremo nel diritto commerciale, che sappiamo tutti essere un diritto molto spesso pesante per le imprese. In questo ambito andiamo, al contrario, a semplificare il diritto per le imprese, andiamo ad intervenire sulla vigilanza bancaria e finanziaria, che è utile ed essenziale che sia uniforme a livello europeo anche in vista della vigilanza macroprudenziale, che permette all'Unione europea, dal punto di vista bancario e finanziario, di essere uniforme, consentendo anche agli investitori di ridurre il rischio Paese, che purtroppo il nostro Paese sconta per tutta una serie di situazioni che abbiamo ereditato; c'è il tema della giustizia, il cosiddetto secondo pilastro di Maastricht; parliamo della procura europea per perseguire reati in tema di diritto europeo e di finanza europea in maniera agile e uniforme sul territorio europeo; parliamo di Eurojust, quindi di cooperazione giudiziaria, dell'antiterrorismo e pertanto della sicurezza e della vita delle persone. Per non parlare, poi - e sul punto ringrazio anche la collega Galizia - dei temi ambientali, della salute animale, degli allevamenti, dei consumatori e, appunto, di temi come quello dell'acqua. Pensiamo alla siccità che i nostri Paesi stanno affrontando: dobbiamo far sì che tutti i nostri programmi di mantenimento e di investimento sulle reti idriche siano effettivamente attuati. Questo è quello che ci chiede l'Europa ed è una cosa che va assolutamente nell'interesse dei cittadini italiani;

Approfitto, quindi, di questo breve intervento per dire che ormai il tema dell'Unione europea e del recepimento delle sue direttive è relativo a un'Europa che incide a livello nazionale a 360 gradi e, nonostante la caduta del Governo, nonostante lo scioglimento delle Camere, il fatto che il Parlamento sia arrivato a portare a meta questo importante obiettivo è significativo. Spero che si farà anche al Senato - e lo dico al sottosegretario Amendola - per quanto riguarda la “legge concorrenza”, che è molto importante e che si spera venga approvata da qui al 25 settembre. Se vogliamo un debito europeo unico, un mercato unico, dobbiamo creare anche le condizioni affinché l'Italia - e spero che sia così anche nella prossima legislatura - sia fra i Paesi che riescono a condurre il treno dell'Unione europea, e non soltanto un Paese che va al traino di Paesi che, per convenienza, si dichiarano euroscettici, con un termine che non appartiene assolutamente alla nostra tradizione e alla nostra storia. L'Italia, infatti, è un Paese leader dell'Unione europea e approvare queste leggi e recepire il diritto europeo ci porta sicuramente ad essere tra i Paesi leader che possono fare le riforme, a beneficio di tutti i cittadini europei.

Un ultimo ringraziamento va al presidente Battelli, che ha condotto la Commissione politiche dell'Unione europea in questi 5 anni, in maniera egregia e condivisa.

Quindi, dichiaro il voto favorevole del mio gruppo (Applausi dei deputati del gruppo Insieme per il Futuro).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Patrizia Marrocco. Ne ha facoltà.

PATRIZIA MARROCCO (FI). Grazie, Presidente. Signor sottosegretario di Stato, Forza Italia voterà a favore della legge di delegazione europea 2021 con le modifiche apportate dal Senato. Sarà uno degli ultimi provvedimenti che questa legislatura approverà; uno strumento importante e decisivo per adeguare l'ordinamento italiano al diritto dell'Unione, consentendo il recepimento di direttive o di altri atti europei che necessitano di intervento nazionale.

Con il voto di oggi scongiuriamo ulteriori condanne legate a procedure di infrazione, che comportano costi enormi e lunghi contenziosi al nostro Paese.

Rispetto al voto di questa Assemblea di dicembre, quando approvammo il disegno di legge in prima lettura, il numero delle procedure di infrazione a carico dell'Italia è rimasto pressoché stabile: al 5 luglio 2022, risultavano aperte 91 procedure di infrazione, di cui 59 per violazione del diritto dell'Unione e 32 per mancato recepimento di direttive.

Ogni anno l'Italia paga milioni e milioni di euro a seguito delle condanne inflitte dalla Corte di giustizia dell'Unione europea per il mancato allineamento dell'ordinamento interno a quello dell'Unione.

Tra le principali modifiche introdotte nel corso dell'esame presso l'altro ramo del Parlamento ricordo l'inserimento della delega relativa al contrasto della diffusione di contenuti terroristici online. Terrorismo che, in particolar modo quello di matrice islamica, è ancora attivo e miete vittime innocenti in diverse parti del mondo, compresa l'Europa.

Come gli investigatori ci dicono, nei nostri Paesi questi “cattivi maestri” reclutano la loro manovalanza soprattutto tra cittadini immigrati di seconda generazione, nati e cresciuti nei nostri Paesi, dove si sono radicalizzati anche attraverso le piattaforme online, i social media e il dark web, strumenti che consentono la diffusione della propaganda terroristica e che lì reclutano.

Con questo regolamento, si cerca di contrastare la diffusione dei contenuti terroristici online.

Il Senato ha inserito ulteriori 5 direttive, per il loro recepimento, tra le quali quella sulla qualità delle acque destinate al consumo umano, quella relativa alla realizzazione della rete transeuropea dei trasporti e quella sulle condizioni di ingresso e soggiorno dei cittadini di Paesi terzi che intendono svolgere lavori altamente qualificati. Queste si aggiungono alle deleghe votate in prima lettura da questa Assemblea, come il recepimento della cosiddetta “legge omnibus”, relativa alla protezione dei consumatori; della delega riguardante le trasformazioni, le fusioni e le scissioni transfrontaliere; quella relativa ai fornitori di servizi o di crowdfunding per le imprese, solo per citarne alcune.

Recepire le direttive europee significa assicurare più diritti, più tutele e maggiori opportunità per i nostri cittadini, le nostre famiglie e per i consumatori europei. L'armonizzazione delle regole consente la crescita e il consolidamento, a livello transnazionale, delle nostre imprese; consente un più ampio esercizio della libertà di stabilimento; consente di promuovere l'imprenditoria europea.

Per evitare che il legislatore europeo produca interventi a dir poco discutibili che penalizzino il nostro Paese e i nostri settori produttivi è fondamentale la costante presenza italiana nelle sedi decisionali, con una partecipazione attiva di tutti i soggetti coinvolti, in tutti gli ambiti.

In tale contesto, il Parlamento dovrà utilizzare in modo ancor più efficace gli strumenti che la normativa mette a disposizione, recitando pienamente il suo ruolo di coprotagonista nella partecipazione del Paese agli affari europei.

Durante la pandemia l'Unione europea ha trovato compattezza e ha compiuto grandi passi avanti, raggiungendo traguardi inimmaginabili. Dal 2020, sono stati messi in campo strumenti eccezionali a sostegno delle economie europee: dalla sospensione delle regole di bilancio europee, per effetto della clausola di salvaguardia generale del Patto di stabilità e crescita, al quadro temporaneo sugli aiuti di Stato adottato nell'aprile 2020 e poi esteso e integrato più volte, al Next Generation EU.

Con l'aggressione dell'Ucraina da parte della Russia è stata rimessa in discussione la più grande conquista dell'Unione europea: la pace nel vecchio continente.

L'Unione europea, l'Alleanza Atlantica e il G7 hanno mostrato, fin dai primi giorni dell'aggressione, compattezza e coesione; un segnale forte, non scontato, che probabilmente era stato sottovalutato dai russi.

Con il Consiglio europeo straordinario di Versailles sono state definite tre dimensioni fondamentali della reazione dei Paesi dell'Unione europea al conflitto: rafforzare le capacità di difesa dell'Unione; ridurre le dipendenze energetiche; costruire una base economica più solida.

Questi ultimi mesi sono stati dedicati a tradurre concretamente tali enunciati.

In tema di difesa, un grande passo avanti si è avuto con l'approvazione della bussola strategica, che sarà il concetto che segnerà la politica strategica degli Stati membri dell'Unione.

Passi avanti si stanno compiendo anche per quanto riguarda l'affrancamento dalla dipendenza dalle importazioni di gas, petrolio e carbone russi, diversificando sia il mix energetico sia le rotte di approvvigionamento. Parallelamente, si procede nello svolgimento dello sviluppo delle energie rinnovabili e nel miglioramento dell'interconnessione delle reti europee del gas e dell'elettricità.

L'Unione europea dovrà, nei prossimi mesi, proseguire nell'implementazione di queste misure e, in questo contesto, sarà compito duro riuscire a ottenere l'introduzione di un tetto al prezzo del gas e, contestualmente, portare avanti le sei tematiche definite negli orientamenti politici della Presidente Ursula von der Leyen ad inizio del mandato dell'attuale Commissione europea, a cominciare dal Green Deal europeo e da un'Europa pronta per l'era digitale.

Fin dal 2020, si è aperta una riflessione sulla governance europea, che riguarda tra l'altro il Patto di stabilità e crescita, il fulcro della governance economica europea, che ha l'obiettivo di far rispettare i limiti concernenti il deficit pubblico e il debito pubblico, fissati dal Trattato di Maastricht. Nel giro dei prossimi mesi, la Commissione formalizzerà proposte concrete su temi quali la riforma delle regole del bilancio dell'Unione europea, il completamento dell'unione bancaria e dell'unione dei mercati dei capitali, la creazione di una capacità di bilancio dell'Unione e l'individuazione di una strategia di crescita, che tenga conto della transizione digitale e ambientale, oltre che delle prossime sfide che l'Unione dovrà affrontare, una riforma che deve prevedere regole di bilancio europee diverse rispetto al quadro normativo vigente.

Va perseguita la strada di strumenti simili al Next Generation EU, che consentono alla Commissione di reperire risorse mediante indebitamento comune, per poi trasferirle agli Stati, preferibilmente a fondo perduto, per affrontare, tramite investimenti, le nuove sfide che l'Unione europea si trova a fronteggiare. Una riforma quadro della governance economica europea deve favorire adeguati spazi di bilancio, necessari al finanziamento degli investimenti per la transizione digitale e ambientale, anche attraverso strumenti comuni di finanziamento permanenti degli investimenti in beni pubblici europei, finanziati attraverso nuove risorse proprie di bilancio dell'Unione e dell'emissione di debito pubblico.

Occorre poi consentire agli Stati membri percorsi di rientro dal debito pubblico più graduali e sostenibili, ma una revisione complessiva della politica di bilancio dell'area euro non può non prevedere anche modifiche ai trattati, che recepiscano i suggerimenti espressi dalla Conferenza sul futuro dell'Europa. In tale ambito, andrebbero percorse strade che ci portino alla modifica dei meccanismi di voto, riducendo il ricorso al potere di veto e allargando le materie per le quali è previsto un meccanismo decisionale a maggioranza.

Per fare tutto questo è necessario un Governo forte e dotato di un'ampia e coesa maggioranza, che rappresenti a Bruxelles l'interesse del nostro Paese. Forza Italia, il partito che nel Parlamento italiano rappresenta il PPE, è pronta a fare la propria parte anche nella prossima legislatura ed è per questo che, in queste settimane di campagna elettorale, chiederà agli elettori di confermarle la fiducia il 25 settembre, per tornare, assieme alla coalizione di centrodestra, a governare questo Paese (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Francesca Galizia. Ne ha facoltà.

FRANCESCA GALIZIA (M5S). Grazie, Presidente, onorevoli colleghe e onorevoli colleghi. Questo sarà l'ultimo adempimento per la XIV Commissione in questa XVIII legislatura, una legislatura, Presidente, segnata da dinamiche complesse per gli avvenimenti politici, ma soprattutto per le vicende che hanno segnato la storia del nostro Paese, tra pandemia, crisi energetica, guerra alle porte dell'Europa.

Abbiamo assistito in questi anni a cambiamenti radicali, che hanno scosso tutti noi, ci hanno scosso profondamente e hanno modificato l'agenda di Governo e i programmi che ci eravamo proposti di portare avanti per il nostro Paese. Anche la legge di delegazione europea, come la legge europea, che sono i due strumenti normativi che assicurano l'adeguamento dell'ordinamento italiano a quello dell'Unione europea, ne hanno risentito inevitabilmente.

Oggi chiuderemo la legge di delegazione europea 2021, che si presenta più corposa di come si presentava all'inizio e che è stata arricchita da diversi emendamenti fatti alla Camera, in prima lettura, e al Senato, poi. L'iter è stato irrimediabilmente più lungo del previsto, ma portarla oggi in Aula è un risultato importante perché ci sono tanti interventi che, come MoVimento 5 Stelle, ci siamo battuti per portare in questo provvedimento. Mi riferisco, Presidente, alla direttiva 2019/1937/UE sul whistleblowing, una normativa importantissima, di cui il nostro Paese era sprovvisto e che amplia le tutele per chi denuncia violazioni o reati all'interno del proprio ambiente di lavoro. Sulla direttiva del whistleblowing permettetemi di dire che davvero non c'è più tempo da perdere: l'Italia - come tutti gli altri Paesi dell'Unione europea - è chiamata a recepirla senza più rimandare e faccio un personale appello al Governo a tenere in considerazione i contributi provenienti da associazioni, come Transparency international Italia e The good lobby, che hanno seguito l'iter di approvazione della direttiva.

Noi crediamo, Presidente, che sia necessario intervenire per fare adattamenti alle disposizioni vigenti e questo lo dico per assicurare il massimo livello di protezione e tutela dei segnalanti e anche per allineare la normativa italiana a quella europea. Noi ci auguriamo - e sarebbe veramente triste se così non fosse - che tutte le forze politiche siano unite in questa battaglia. Inoltre, ho personalmente proposto un tema legato al benessere e alla protezione degli animali, che introduce il divieto di abbattimento dei pulcini maschi delle galline, comunemente chiamate ovaiole, entro il 31 dicembre 2026.

È ormai ora, Presidente, di promuovere lo sviluppo e la conoscenza di tecnologie innovative, che offrano un'alternativa valida alla pratica di abbattimento dei pulcini, come possono essere le tecniche e gli strumenti per il sessaggio degli embrioni in-ovo, la cosiddetta in-ovo sexing, tecnica che è in grado di identificare il sesso del pulcino ancora prima della schiusa e permette, in questo modo, di scartare le uova che contengono i pulcini maschi. Parliamo di una pratica crudele, quella di abbattere i pulcini, vietata in Francia e Germania già da quest'anno. Credo che l'Italia debba essere al fianco di questi Stati in questa scelta che tutela gli animali e la loro dignità. Sono 40 milioni i pulcini che ogni anno vengono uccisi in Italia con pratiche davvero crudeli, ma anche insostenibili dal punto di vista ambientale. Voglio ringraziare per questo lavoro l'associazione Animal equality, che da anni si batte per questa battaglia; voglio ringraziare anche le associazioni di categoria Assoavi e Uni-Italia e anche la LAV, che ha portato il suo contributo e Coop Italia, che ha abbracciato questa proposta, ma anche i colleghi della Commissione di tutte le forze politiche che hanno sostenuto la proposta e si sono dimostrate sensibili a un tema così complesso. Risparmiare tanti pulcini dalla morte è certamente un passo infinitamente piccolo in un mondo che ha tante problematiche da risolvere - ovviamente ne siamo tutti consapevoli -, tuttavia mi è sembrato doveroso intervenire. San Francesco d'Assisi, patrono d'Italia, diceva: “Se avete uomini che escluderanno una qualsiasi delle creature di Dio dal rifugio della compassione e della pietà, avrete uomini che tratteranno nello stesso modo i simili”. La verità è che c'è un motivo politico per cui ho portato avanti questo tema. Oggi è fondamentale giocare di anticipo e programmare, perché cambiare i nostri modelli di produzione richiede tempo e risorse. Inoltre, è stata recepita una direttiva molto importante sulla produzione biologica ed una sulla salubrità delle acque per uso umano. Nonostante questa legge di delegazione europea ci permetterà di dare attuazione a 14 direttive, 22 regolamenti e una raccomandazione europea, occorre fare ancora molto lavoro. Segnalo a questo proposito, Presidente, che, secondo quanto riporta la banca dati EUR-Infra, del Dipartimento per le politiche europee, aggiornata in data 15 luglio 2022, le procedure di infrazione aperte a carico dell'Italia sono 85, di cui 58 per violazione del diritto dell'Unione e 27 per mancato recepimento di direttive europee. Abbiamo diverse procedure di infrazione aperte su molti temi diversi; per citarne alcuni: ambiente, trasporti, giustizia, concorrenza, aiuti di Stato, energia, lavoro e politiche sociali. Qualche procedura di infrazione - come qualche mio collega ha ricordato - ha occupato le pagine dei giornali negli ultimi mesi, come la libera prestazione dei servizi e il diritto di stabilimento, più nota come Bolkestein, altre invece sembrano solo per gli addetti ai lavori e riguardano invece appalti, tutela dei consumatori, agricoltura, salute e affari esteri. Presidente, noi dobbiamo scongiurare il rischio di condanne legate a procedure di infrazione, perché sappiamo bene che comportano costi enormi e lunghi contenziosi per il nostro Paese. Per questo, è fondamentale che il disegno di legge di delegazione, così come la legge europea, siano approvati senza ritardi. Tra il 2012 e il 2020, lo Stato ha dovuto pagare multe per oltre 750 milioni di euro. Ora, sebbene non tutte le procedure si tramutino in sanzioni pecuniarie, questo resta comunque un rischio e, in un momento drammatico come questo, non possiamo assolutamente permetterci di perdere risorse finanziarie preziose per la ripresa del nostro Paese, che sta faticosamente uscendo dalla pandemia. Allora, sottosegretario Amendola, mi chiedo se qualcuno si è limitato a recepire la legislazione europea nel nostro ordinamento, ma non è stato in grado di essere parte attiva per creare le stesse norme europee. Credo che dobbiamo avere il coraggio di saper guardare oltre e comprendere prima quali possano essere le strategie da portare sui tavoli europei, per essere un passo avanti, non indietro rispetto agli altri Paesi.

Dobbiamo lavorare di più sulle politiche ascendenti, questo è il mio auspicio e non solo. Mi auguro che si possa lavorare di più e meglio nella programmazione, perché recepire le direttive e i regolamenti non sia un atto meramente formale, ma sia vissuto dai cittadini, dalle imprese e dagli operatori come un percorso in positivo. L'Europa ci dà tante indicazioni positive e spesso questo non emerge dalle narrazioni giornalistiche. Tutti ci aspettavamo che, dopo il periodo più buio della pandemia, si sarebbe aperta una nuova epoca, un'epoca di cooperazione multilaterale in cui si sarebbero ridotte le ingiustizie, si sarebbero accorciate le distanze, si sarebbero create opportunità: andrà tutto bene, nessuno si salva da solo, e invece! Per fortuna, però, le scelte coraggiose di un'Europa che ha introdotto nuovi strumenti comuni di intervento ci hanno dato qualche speranza e hanno rappresentato le premesse per uscire insieme dalla crisi con una nuova energia.

Ora bisogna continuare a costruire su quanto di buono è stato fatto per dare nuove risposte. Next Generation EU e PNRR non sono due sigle qualunque, il loro contenuto è strategico e sostanziale, e per questo occorre spendere queste risorse in chiave di sviluppo. Il destino del nostro Paese è evidentemente legato a quello dell'Europa, e viceversa: l'Italia senza Europa sarebbe molto più vulnerabile e l'Europa senza l'Italia sarebbe decisamente meno forte. Certo, le sfide europee sono ancora molte, ne abbiamo parlato tanto in questi anni. Occorrerà lavorare sul Patto di stabilità e crescita, che va riformulato, su una nuova politica estera e di sicurezza comune, su una politica delle migrazioni più efficace ed equa, così come anche su una politica fiscale più equa all'interno dell'area europea e sulle politiche di approvvigionamento energetico che prediligano le fonti rinnovabili, ma tanti passi avanti comunque si sono compiuti e dobbiamo prenderne atto.

L'Italia deve continuare ad essere parte del cambiamento in modo attivo e concreto. Per questo anche i disegni di legge come quello che stiamo discutendo oggi in Aula non devono vederci come soggetti passivi, ma come attori protagonisti. Con l'auspicio che anche nella prossima legislatura la Commissione politiche dell'Unione europea possa svolgere un lavoro proficuo, concludo ringraziando tutte le Commissioni che hanno collaborato al provvedimento.

Ringrazio tutti i colleghi della XIV Commissione per i contributi che ci hanno portato. Ringrazio il presidente Battelli, che ha presieduto questa Commissione nel migliore dei modi, il sottosegretario Amendola, che è stato sempre disponibile al dialogo su tanti temi che potevano essere anche divisivi, e tutti i funzionari che in questa legislatura ci hanno supportato. E annuncio il voto favorevole del MoVimento 5 Stelle (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Piero De Luca. Ne ha facoltà.

PIERO DE LUCA (PD). Grazie, Presidente. Oggi approviamo alla Camera il disegno di legge di delegazione europea 2021. È un provvedimento che si compone di 21 articoli ed è stato approvato, da ultimo, in Commissione politiche europee il 28 luglio scorso. Permettetemi di cogliere questa occasione, anche a nome del gruppo del Partito Democratico, per ringraziare il presidente della Commissione, Sergio Battelli (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico), e tutti i colleghi della Commissione politiche europee per il lavoro svolto in questa legislatura, così difficile e complessa, ma in cui abbiamo portato avanti misure e provvedimenti molto significativi e importanti. E permettetemi di salutare e ringraziare anche il sottosegretario Amendola (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico) per il lavoro straordinario svolto in questi mesi di grande collaborazione con i gruppi parlamentari e con la Commissione. E allo stesso tempo i funzionari, che sono stati ricordati già dalla collega e che hanno dato un contributo molto, molto importante al lavoro di tutti quanti noi in Commissione.

Con questo provvedimento noi adeguiamo il nostro ordinamento, l'ordinamento italiano, a previsioni europee estremamente importanti e scongiuriamo il rischio di nuove condanne o procedure di infrazione. E questo è il primo significato tecnico. Ma c'è un ulteriore significato legato all'approvazione di questo provvedimento: noi forniamo oggi un nuovo segnale, un ulteriore segnale di attenzione forte al rispetto delle regole europee in Italia, consolidando la credibilità acquisita in questi mesi dal nostro Paese a Bruxelles, grazie in particolare al lavoro del Governo e del Presidente del Consiglio Draghi, che salutiamo e ringraziamo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico) per il lavoro svolto e per la rappresentanza del nostro Paese sui tavoli europei ed internazionali con la sua autorevolezza e competenza. Non si tratta di un messaggio banale o scontato. Dopo una crisi pandemica drammatica, di cui ancora viviamo una coda, purtroppo, in queste settimane, e dopo quel 24 febbraio in cui è cambiato, purtroppo, il corso della storia recente, l'Europa è tornata a far sentire la propria voce. E noi cogliamo questa occasione anche per ribadire ancora una volta - l'hanno già fatto i nostri colleghi - la condanna ferma e netta della inaccettabile, inqualificabile e ingiustificata aggressione da parte della Russia all'Ucraina. Lo ribadiamo con forza: non ci sono motivazioni o giustificazioni, né politiche, né giuridiche, né internazionali, né interne, che possano motivare questa aggressione drammatica. E cogliamo questa occasione per ribadire, ancora una volta, la vicinanza al popolo ucraino, la vicinanza alle donne, agli uomini, ai bambini ucraini, che sono in queste ore ancora sotto il fuoco dell'esercito russo. L'Europa ha risposto a questa ennesima crisi, a quest'ennesima emergenza, con unità e compattezza, evitando le divisioni o le fratture di chi immaginava o ipotizzava di sottoporla a un ricatto del gas o a un ricatto dell'energia. L'Italia, all'interno dell'Unione europea, ha ritrovato protagonismo e autorevolezza, riuscendo a orientare le scelte assunte in Europa verso l'adozione di posizioni politiche e misure davvero rivoluzionarie e inimmaginabili fino a pochi mesi fa.

E permettetemi di ricordarlo, il Partito Democratico, in questo lavoro, in questo quadro, in questo contesto, è stato decisivo per il posizionamento europeista e atlantista del Paese. Lo è stato nel corso di tutta la legislatura e lo è stato ancor più in questi anni. E non consentiremo nei prossimi mesi alcuno sbandamento, da questo punto di vista, rispetto alle coordinate europeiste e atlantiste del nostro Paese (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

Lo diciamo con forza in questo momento in cui ci avviamo a una campagna elettorale complessa e difficile. Le emergenze che viviamo all'interno del nostro Paese, sociali ed economiche, acuite dalla guerra e dal conflitto, le emergenze sociali e le emergenze internazionali, non si difendono con meno Europa, si difendono con più Europa, si difendono rafforzando la nostra presenza sui tavoli europei e non si difendono con l'isolamento e la solitudine istituzionale, ma si tutelano insieme, in Europa e con l'Europa. A livello europeo, ricordiamolo, abbiamo adottato, finora, le sanzioni più rigorose e più rigide mai applicate nella storia dell'Europa per indurre la Russia a un cessate il fuoco e a sedersi a un tavolo negoziale per una soluzione diplomatica di questa crisi. Abbiamo adottato aiuti umanitari e finanziari, abbiamo applicato per la prima volta le previsioni di una direttiva, la 2001/55/CE, sulla protezione umanitaria delle persone che fuggono dall'Ucraina, soprattutto donne e bambini, minori, per evitare di subire in alcuni casi veri e propri crimini di guerra, che noi condanniamo con forza.

In risposta alla pandemia, qualche mese fa sono state adottate poi, sempre in Europa e con l'Europa, misure rivoluzionarie e straordinarie, che crediamo doveroso ricordare oggi in questa seduta di fine legislatura, che ci avvia alla fine della legislatura. Ricordiamo la sospensione del Patto di stabilità, norme eccezionali sugli aiuti di Stato, programmi pandemici di acquisto di debito pubblico da parte della BCE che hanno stabilizzato soprattutto il quadro finanziario del nostro Paese, il programma SURE di sostegno agli ammortizzatori sociali nazionali, finanziamenti BEI per le piccole e medie imprese, il Fondo sanitario del MES e, da ultimo, il programma Next Generation EU da 750 miliardi di euro attraverso l'emissione di Eurobond. Tutto questo a trattati invariati, tutto questo grazie al lavoro da protagonista del nostro Paese.

Allora noi oggi rivolgiamo e crediamo doveroso, in occasione dell'approvazione di questa legge di delegazione europea, rivolgere una domanda semplice a tutti: chi ha difeso davvero gli interessi dei nostri cittadini e delle nostre comunità in questi anni difficili, i sovranisti di Visegrad, Orban, Le Pen, oppure i democratici e i progressisti a livello europeo, oppure Paolo Gentiloni, o von der Leyen, oppure Mario Draghi? Noi riteniamo che la storia abbia dato una risposta. Peraltro, lo stesso atteggiamento è stato assunto - ci permettiamo di ricordarlo - anche dall'intero centrodestra, in quest'Aula, quando, nell'estate del 2020, il Parlamento dava mandato al Governo per negoziare a Bruxelles il Next Generation EU e il centrodestra, compatto, ha votato contro la risoluzione a prima firma Delrio, ha votato contro una battaglia negoziale per ottenere oltre 200 miliardi di euro in Italia, contro risorse decisive per rendere il nostro Paese più moderno, più dinamico, più equo, più competitivo, contro gli interessi delle famiglie, dei lavoratori e delle aziende italiane. Questa è la realtà. Oggi fortunatamente c'è un clima diverso e ci si rende conto di quanto, invece, sia stato utile approvare quel programma e di quanto sia necessario e fondamentale attuare nei tempi previsti il Piano nazionale di ripresa e resilienza per non perdere questa occasione storica per il nostro Paese.

Avviandomi a concludere, la legge di delegazione europea oggi fornisce due ulteriori segnali importanti. Il primo è quello che consente di ribadire che le norme europee non prevedano solo vincoli, limiti o restrizioni, come spesso si rappresenta in una retorica sovranista o nazionalista.

Le regole europee attribuiscono diritti, tutele, libertà e opportunità per i nostri cittadini e oggi abbiamo il percorso per l'introduzione nel nostro Paese di norme importanti, che rafforzano, ad esempio, la protezione dei consumatori, la tutela della salute pubblica, il benessere degli animali, la protezione dell'ambiente, la qualità delle acque e la sicurezza del trasporto stradale. Grazie all'Europa rafforziamo i livelli di protezione e di tutela per i nostri cittadini: questo è un messaggio fondamentale che riteniamo doveroso ribadire da quest'Aula.

Approvando questa legge, poi, lanciamo un ulteriore messaggio, forniamo un segnale decisivo della nostra volontà di non fermare la spinta verso la costruzione dell'Europa del futuro, di un'Europa fondata sempre più sulla difesa di diritti, valori, libertà comuni; l'Europa del compianto David Sassoli, che ricordiamo da quest'Aula (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico), l'Europa che vogliamo, l'Europa della solidarietà, l'Europa che spinge sulla parità salariale, sulla parità retributiva uomo-donna, l'Europa del salario minimo, l'Europa che tutela lo Stato di diritto, l'Europa della salute, l'Europa che vuole avere e deve avere sempre maggiore forza in politica estera e di sicurezza comune, l'Europa della difesa comune, l'Europa che superi il Patto di stabilità per costruire un patto di sostenibilità e crescita, e l'Europa, soprattutto, che superi i blocchi dei veti degli Stati e dei Governi per mettere in atto politiche di solidarietà, di rilancio e di sviluppo, di cui abbiamo assolutamente bisogno da un punto di vista fiscale e da un punto di vista sociale.

Insomma, il messaggio finale che vale la pena ribadire oggi è questo: con maggiore integrazione e coordinamento, solo con maggiore unità a livello europeo, avremo la possibilità di affrontare le sfide del presente e le sfide del futuro, a livello nazionale e a livello internazionale. Da soli siamo più deboli ed esposti. Ricordiamolo bene a chi pensa di tornare all'Europa dei Governi, all'Europa dei muri o all'Europa delle barriere: noi siamo per l'Europa aperta, per l'Europa dei ponti, per l'Europa dei diritti, per l'Europa della democrazia e per l'Europa della solidarietà. Un'idea completamente diversa: noi siamo per avanzare verso gli Stati Uniti d'Europa e, anche approvando questa legge, mettiamo in atto un cammino verso l'Europa e l'Italia del futuro (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Maggioni. Ne ha facoltà.

MARCO MAGGIONI (LEGA). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghe e colleghi, sottosegretario Amendola, intanto anch'io voglio unirmi ai ringraziamenti, visto che questo è l'ultimo provvedimento per la XIV Commissione in questa legislatura. Quindi ringrazio il presidente Battelli (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier), ringrazio tutti i colleghi della XIV Commissione, il capogruppo della Lega-Salvini Premier Giglio Vigna, il sottosegretario Amendola, che ha seguito i lavori e con cui c'è sempre stata una franca collaborazione.

Signor Presidente, io non passerò in rassegna gli articoli del provvedimento, hanno già parlato abbondantemente i colleghi illustrando quelli che sono i contenuti; ricordiamo che questo è un provvedimento che arriva ancora qui, alla Camera, in terza lettura. Credo che però, a maggior ragione, proprio perché siamo a fine legislatura, noi dobbiamo fare un bilancio tecnico e politico su quella che è stata l'attività di recepimento delle direttive europee nel nostro ordinamento nazionale. Noi arriviamo da una fase storica che aveva la legge comunitaria come strumento per recepire le direttive, per sanare quelle che erano le infrazioni, per porre dei correttivi alle operazioni di recepimento che erano state fatte nel passato, che avevano trovato successivamente, da parte delle istituzioni europee, dei punti da rivedere. Ebbene, con la legge n. 234 del 2012, abbiamo superato quel metodo di lavoro, introducendo la legge di delegazione e la legge europea. Però dobbiamo essere onesti e franchi: in questa legislatura, vuoi per il COVID, vuoi per l'enorme quantità di decreti che Camera e Senato si sono trovati a dover convertire, di fatto, la legge di delegazione e la legge europea hanno sempre fatto un'enorme fatica a trovare spazio nel calendario dei lavori in Parlamento.

E io credo che, dal punto di vista tecnico, questo meriti una riflessione, che noi lasciamo alla prossima legislatura, vale a dire una riflessione sul fatto che questi provvedimenti dovranno avere una sorta di via preferenziale, un po' come avviene per la legge di bilancio, perché è evidente che ulteriori ritardi non possiamo permetterceli. Però questa è anche una sede politica e, quindi, alla parte tecnica dobbiamo aggiungere anche una valutazione su quello che è stato fatto in questi anni. E qui noi dobbiamo partire da un punto che è chiaro ed è lampante, lo dicono i numeri, vale a dire una Unione europea che, in questi anni, ha visto una produzione legislativa abnorme, una produzione legislativa per cui, ricordo, regolamenti, direttive e decisioni hanno, di fatto, inviato ai Parlamenti nazionali dei Paesi membri una quantità di provvedimenti da trasporre negli ordinamenti nazionali, con riferimento ai quali è obiettivamente difficile, complicato, se non addirittura impossibile, rispettare le scadenze e tenere il passo.

Questo è un problema anche perché, se vogliamo sottilizzare, noi sappiamo che l'iniziativa legislativa dell'Unione europea è in capo alla Commissione. Questo è un fattore di ambiguità a livello democratico, perché tutti noi sappiamo che l'iniziativa legislativa dovrebbe, in via esclusiva, appartenere ai al Parlamento, mentre, invece, sappiamo che, a livello di istituzioni europee, questo non avviene. Questa è un'ulteriore necessità di riforma che hanno le istituzioni europee per mettere il Parlamento al centro della produzione legislativa.

C'è uno studio della Camera che elenca la quantità di provvedimenti, le migliaia di provvedimenti che arrivano dall'Unione europea e quello che ci deve, anche qui, far riflettere è che, negli ultimi anni, la maggior parte dei provvedimenti che viene adottata in sede europea sono regolamenti, che, come sappiamo, sono direttamente applicabili negli ordinamenti nazionali. E questo, per noi che rappresentiamo il potere legislativo a livello nazionale, è un ulteriore elemento da prendere in considerazione, ed è da prendere in considerazione non a cuor leggero.

Noi, quindi, in buona sostanza, abbiamo visto che, in questa legislatura, il Parlamento italiano, di fatto, era schiacciato tra il Governo, che produceva decreti da convertire, e i regolamenti europei, che superano quella che è la potestà legislativa del Parlamento italiano. E a ben vedere, se uno legge il Trattato sul funzionamento dell'Unione europea, l'articolo 3 elenca le competenze esclusive. Le competenze esclusive sono 6 - quindi sono competenze chiare e sono scritte, come dicevo, nel Trattato -, ma le competenze concorrenti sono 13 ed è proprio con riferimento a queste competenze concorrenti tra Unione europea e Paesi membri, è proprio in questa fase, in questa zona grigia che l'Unione europea ha prodotto i provvedimenti che citavo prima e ha messo, di fatto, in difficoltà il nostro Parlamento nel tenere il passo con quella che è la necessità di trasporre questi provvedimenti nel nostro ordinamento.

Serve, quindi, un'Unione europea che ribadisca la centralità dei principi di sussidiarietà e di proporzionalità, che, di fatto, proteggono la capacità di decisione dei singoli Stati membri. Ma vado oltre: serve un'Unione europea che sappia valorizzare le autonomie locali, quindi andando oltre gli Stati membri, oltre i Parlamenti nazionali, ma che sappia valorizzare, proprio in virtù del principio di sussidiarietà, quella che è la potestà delle regioni nel produrre normative. Insomma, per noi un'Unione europea efficiente significa un'Unione europea che si basa sui popoli. Questo è quello che abbiamo imparato, quello che noi portiamo nella politica quotidiana, amministrando le nostre regioni, amministrando le province e i comuni. Allora io chiedo, chi più di noi può dirsi a sostegno delle autonomie, noi che siamo nati a Pontida? Io credo nessuno (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

Quindi, serve, per il futuro, la massima flessibilità nella produzione normativa in Europa; meno deve fare l'Europa e più deve lasciare spazio agli Stati membri e, in particolare, alle regioni. Quindi, dando un giudizio positivo al testo complessivo della legge di delegazione, annuncio il voto favorevole del gruppo Lega-Salvini Premier (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale.

(Votazione finale e approvazione – A.C. 3208-B​)

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.

Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul disegno di legge n. 3208-B: "Delega al Governo per il recepimento delle direttive europee e l'attuazione di altri atti normativi dell'Unione europea - Legge di delegazione europea 2021" (Approvato dalla Camera e modificato dal Senato).

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 31) (Applausi).

Sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Simone Baldelli. Ne ha facoltà. Colleghi, vi chiedo di uscire in silenzio…

SIMONE BALDELLI (FI). La ringrazio, Presidente; vorrei mettere l'Assemblea al corrente di un fatto. Io ho lavorato in queste ultime ore per costruire un accordo tra tutti i gruppi politici, ivi compreso l'unico gruppo di opposizione e il gruppo misto, con i colleghi di Alternativa c'è, per cercare di affrontare nella giornata di domani, ultimo giorno utile di qui a chissà quando, una proposta di legge della quale sono primo firmatario e relatore che prevede la riduzione dei componenti delle Commissioni e dei Comitati bicamerali istituiti in maniera permanente attraverso la legge. Ovviamente, non si tratta di una proposta di iniziativa politica, nel senso che non è una proposta divisiva, si tratta di una proposta - se posso parlare, se la cosa non disturba - sottoscritta, credo, da tutti i gruppi politici, votata all'unanimità in Commissione affari costituzionali, senza che alcuna forza politica abbia presentato nessun emendamento.

Ci tengo a precisare tutto questo, perché fino alle 18,30 c'era l'accordo di tutti i gruppi - ovviamente siamo in regime di scioglimento delle Camere, per cui serve l'unanimità per inserire questi provvedimenti all'ordine del giorno - per inserire questa proposta all'ordine del giorno di domani, dopo il decreto in tema di trasporti. Si sarebbe trattato di svolgere questo esame del provvedimento in maniera rapida per dare al Senato la possibilità di esprimersi su questo testo. Ovviamente, lo ripeto, non si tratta di un'iniziativa di parte, si tratta di un'iniziativa che permette la messa in sicurezza, all'inizio della prossima legislatura, del funzionamento di Commissioni bicamerali e di Comitati bicamerali che, oggi, si compongono di 40 componenti e che, a fronte del taglio, andrebbero ridotti a 30, di Commissioni e di Comitati che oggi sono composti da 30 componenti che andrebbero ridotti a 20, senza toccare il Copasir e senza porre questioni di natura politica divisive, come spesso accade alle cose che decido di proporre.

Non lo faccio per nessuna ragione di natura personale; mi sono battuto senza tregua, come tutti sanno qua, contro il taglio dei parlamentari, però mi sono anche posto, insieme a tanti altri colleghi, che hanno inteso peraltro sottoscrivere e approvare questa proposta, il tema di come mettere in sicurezza la prossima legislatura, giacché il taglio dei parlamentari è un dato di fatto, dal quale non siamo nelle condizioni di poter tornare indietro.

L'unico gruppo che si è tirato fuori da tutto questo è stato il Partito Democratico, dopo aver dato inizialmente l'assenso, aver votato questa proposta in Commissione e aver poi ritirato il suo assenso. E allora si può dire delle responsabilità, la fine della legislatura, tirarsele addosso, ma, attenzione, mi auguro che la notte porti consiglio, però questa non è un'iniziativa politica unilaterale. Questa è una cosa che è nell'interesse di tutti approvare, se non altro per permettere al Senato di potersi pronunciare e di poter avviare nella prossima legislatura questo percorso, perché già me l'hanno raccontata questa balla: non venite a dirci che il primo atto della prossima legislatura sarà ridurre i componenti delle Commissioni.

La prossima legislatura comincerà con l'esame della legge di bilancio, per cui, prima di fare questa cosa, le Commissioni le costituiranno già. Allora faccio un appello al buonsenso, perché a volte la notte riesce a portare consiglio, se c'è la volontà di tutti. Pensateci e rifletteteci, perché su una cosa su cui sono tutti d'accordo, che è stata approvata all'unanimità in Commissione, qual è l'unico problema? Che il primo firmatario non è un componente o un deputato del Partito Democratico? Ve la lascio la prima firma, ma facciamo questa cosa, perché è nell'interesse di tutti e non bisogna avere una concezione proprietaria delle istituzioni (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente), bisogna avere una concezione di servizio.

Pigliatevi la proposta, pigliatevi la prima firma, pigliatevi quello che volete, ma siate responsabili su questo e su altro, perché questo atteggiamento non giova nei confronti di nessuno (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia-Berlusconi Presidente e MoVimento 5 Stelle).

Interventi di fine seduta.

PRESIDENTE. Passiamo agli interventi di fine seduta. Ha chiesto di parlare il deputato Sodano. Ne ha facoltà.

MICHELE SODANO (MISTO). Grazie, Presidente. Questo probabilmente è l'ultimo intervento in questa XVIII legislatura in materia di regolamentazione della cannabis. Ebbene, in questa XVIII legislatura ne usciamo con un nulla di fatto, e sono testimone in questi cinque anni di battaglie che sono state osteggiate da tutte le forze politiche. La mia proposta, quella del Manifesto collettivo, che regolamenterebbe la sostanza così come già negli Stati Uniti d'America, in Messico e in Thailandia, non è stata per nulla considerata. Ma c'è di più, addirittura in questa legislatura un milione di firme dei cittadini che hanno chiesto un referendum sono state buttate per una scelta politica del Presidente Amato. Ma noi non dobbiamo fermarci a combattere, perché prima di tutto, lo voglio dire chiaramente, quella della legalizzazione della cannabis è una battaglia contro le mafie.

E per questo, Presidente, mi permetta di leggere brevemente la relazione pubblicata della Direzione nazionale antimafia su una proposta di legge addirittura del 2016, quella Giachetti, che così recita: la Direzione nazionale antimafia esprime parere positivo alla proposta di legge relativa alla legalizzazione della coltivazione, lavorazione e vendita della cannabis. La legalizzazione, infatti, se correttamente attuata, potrebbe portare - questo lo dice la Direzione antimafia - a una rilevante liberazione di risorse umane e finanziarie in diversi comparti della pubblica amministrazione. Ancora più importante è la liberazione di risorse nel settore della giustizia, la perdita secca di importanti risorse finanziarie per le mafie, la contestuale acquisizione di risorse per lo Stato attraverso la riscossione delle accise, un vero e proprio rilancio dell'azione strategica di contrasto sulle mafie.

Un Parlamento che ignori le rilevazioni della Direzione nazionale antimafia è un Parlamento che fa il gioco e il favore alle mafie e questo noi cittadini, fuori da queste istituzioni corrotte, non lo possiamo permettere. Avete vinto voi, hanno vinto le mafie, ma l'auspicio è che il popolo continui a combattere contro le mafie e per la libertà (Applausi dii deputati del gruppo Misto).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Marco Bella. Ne ha facoltà.

MARCO BELLA (M5S). Grazie, Presidente. In quello che sarà il mio ultimo intervento qui alla Camera, in queste ore in cui ci sono surreali ipotesi di alleanze e di ammucchiate mai viste, io so che molti colleghi faranno delle promesse elettorali incredibili.

Io voglio leggerle un breve testo: “Un nuovo termovalorizzatore richiede almeno sette anni. Nello stesso tempo è possibile aumentare la differenziata e realizzare la filiera di impianti in linea con gli obiettivi europei, che massimizzano il recupero e minimizzano il residuo. In questo contesto il termovalorizzatore già esistente a San Vittore è sufficiente”. Queste, Presidente, sono le parole pronunciate l'11 luglio 2021 di quello che sarebbe diventato il sindaco di Roma, Roberto Gualtieri, e che adesso ha ben deciso di costruire quello che lui escludeva, cioè un inceneritore nelle zone di Ardea, Pomezia, Santa Palomba, Laurentina e Trigoria.

Presidente, io vorrei uscire da questa Camera con quello che ho sempre fatto, con dignità e onore. Ho avuto questo incredibile privilegio di poter servire i cittadini e questa enorme responsabilità. Quindi, rimanga a verbale questa dichiarazione, ma rimanga anche a verbale la mia promessa e la mia promessa è che fuori o dentro il Parlamento combatterò, come posso, per proteggere la salute dei cittadini da questo scempio (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Mirella Emiliozzi. Ne ha facoltà.

MIRELLA EMILIOZZI (M5S). Grazie, Presidente. Nella mia città, Civitanova Marche, pochi giorni fa è stato commesso un delitto orrendo e incomprensibile: un uomo, un mendicante, è stato ucciso, prima colpito con la propria stampella e poi finito a mani nude dal suo assassino. La scena si è svolta lungo il corso principale di Civitanova Marche, frequentato in quel momento da varie persone, chi in vacanza e chi impegnato a fare spese. Esistono della scena terribile dell'uccisione di quest'essere umano i filmati che qualcuno lì vicino ha realizzato con il proprio telefonino ed è forse questo aspetto che aggiunge ancora più tragedia all'assassinio che è stato commesso. Dove siamo arrivati se un delitto di questo genere si svolge sotto i nostri occhi e noi, umanità in genere, non interveniamo?

La mia città sta diventando teatro di violenza con gravi episodi di aggressione, in centro o sul lungomare, che sono ormai troppo frequenti e che destano profonda preoccupazione. Quello dell'altro giorno, in cui uno straniero è stato ucciso, ha lasciato la città intera senza parole. Un fatto così grave è inaccettabile, ma sono mesi e mesi che si verificano episodi preoccupanti che avrebbero richiesto una massiccia opera preventiva e repressiva. Due settimane fa due ragazzi sono finiti al pronto soccorso dopo essere stati accerchiati e aggrediti nella notte sul lungomare; ancora, in via Dalmazia, un diciassettenne è stato ferito alla testa con una bottigliata; poi, ancora nella centrale via della Nave per mesi e mesi i cittadini hanno dovuto sopportare atti di vandalismo, violenza e spaccio e io stessa ho fermato un pestaggio e ho ripetutamente chiesto l'intervento delle Forze dell'ordine; ancora, il giorno dopo il terribile omicidio, sull'altro lato della medesima strada una rissa tra persone ha visto soccombere uno dei tre, picchiato pesantemente. Da mesi il sindacato di polizia SIULP ha chiesto alla giunta comunale di collegare le telecamere di sicurezza distribuite nella città al commissariato, cosa che permetterebbe l'immediata individuazione dei responsabili di un delitto.

Al di là del possibile risvolto psichiatrico e dei risultati a cui arriverà l'inchiesta in corso sull'uccisione di Alika, serve, comunque, una riflessione e soprattutto una soluzione per le condizioni di insicurezza nelle quali versa la città di Civitanova Marche. Serve più personale delle Forze dell'ordine, più mezzi, più strutture…

PRESIDENTE. Collega, dovrebbe concludere.

MIRELLA EMILIOZZI (M5S). … e coordinamento, per garantire la prevenzione degli episodi di violenza nella nostra città, un tempo così serena e pacifica.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Walter Rizzetto. Ne ha facoltà.

WALTER RIZZETTO (FDI). Grazie, Presidente. Vede, anche per me sarà l'ultimo intervento di questa XVIII legislatura e mai avrei immaginato, pensato o voluto fare un intervento di questo calibro. Ieri è già stato ricordata, brevemente, qui alla Camera dei deputati una persona, il direttore del Messaggero Veneto e de Il Piccolo, Omar Monestier che è mancato, purtroppo, qualche giorno fa, nella sua casa. Lui abitava a Udine.

Quindi, come ultimo intervento, purtroppo, dico un “Ciao, direttore”, dico un “Ciao, Omar”. Pur conoscendoci abbastanza bene, non mi ero mai spinto nel chiamarlo per nome. Già lavorava per Il Gazzettino, per il Corriere delle Alpi, per Il Mattino, per Il Tirreno, ed è stato direttore del Messaggero Veneto e de Il Piccolo di Trieste, Messaggero Veneto, che è il giornale principale della provincia di Udine, Il Piccolo, di Trieste; insomma tutti noi, immagino, conosciamo queste due testate e, lui che veniva da ed era nato a Belluno, era entrato nel cuore del Friuli-Venezia Giulia, tanto che una delle sue ultime chiacchierate ebbe ad argomento i devastanti incendi che si sono, purtroppo, verificati sul Carso triestino e in Val di Resia; ci stava male, ci soffriva e, vado a chiudere, “ringraziandola per questi incendi”. Ironico, emotivamente intelligente, sul pezzo come pochi; un solo episodio, Presidente, mi creda le rubo ancora pochi secondi: una sera di pochi giorni fa mi ha scritto un messaggio perché, dopo il lavoro, rientrando, stava ascoltando Radio Radicale e ascoltato immeritatamente un mio intervento, mi ha scritto un messaggio su quello che evidentemente c'era da dire su quell'intervento. Roberta Giani e Paolo Mosanghini oggi scrivono sul Messaggero Veneto e su Il Piccolo di Omar: “Che cosa hai fatto?”. La risposta ce l'abbiamo, ci sei entrato nel cuore; dispiace e penso che tutto il mondo – chiudo - dell'informazione pianga oggi il direttore Omar Monestier; Caro direttore, se puoi, sentiamoci e poi vediamo che cosa fare (Applausi). Grazie, Presidente.

Ordine del giorno della prossima seduta.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.

Mercoledì 3 agosto 2022 - Ore 9,30:

1. Seguito della discussione del disegno di legge:

S. 2646 - Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 16 giugno 2022, n. 68, recante disposizioni urgenti per la sicurezza e lo sviluppo delle infrastrutture, dei trasporti e della mobilità sostenibile, nonché in materia di grandi eventi e per la funzionalità del Ministero delle infrastrutture e della mobilità sostenibili (Approvato dal Senato). (C. 3702​)

Relatori: MORASSUT, per la VIII Commissione; MARINO, per la IX Commissione.

La seduta termina alle 19,15.

SEGNALAZIONI RELATIVE ALLE VOTAZIONI EFFETTUATE NEL CORSO DELLA SEDUTA

Nel corso della seduta sono pervenute le seguenti segnalazioni in ordine a votazioni qualificate effettuate mediante procedimento elettronico (vedi Elenchi seguenti):

nelle votazioni nn. 1 e 2 il deputato Morgoni ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole;

nella votazione n. 16 il deputato Maniero ha segnalato che ha erroneamente espresso voto contrario mentre avrebbe voluto esprimere voto favorevole;

nella votazione n. 18 il deputato Maniero ha segnalato che si è erroneamente astenuto mentre avrebbe voluto esprimere voto favorevole.

VOTAZIONI QUALIFICATE EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO

INDICE ELENCO N. 1 DI 3 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 13)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
1 Nominale Ddl 3675 - articolo 1 327 321 6 161 292 29 85 Appr.
2 Nominale articolo 2 330 325 5 163 296 29 85 Appr.
3 Nominale articolo 3 336 331 5 166 303 28 84 Appr.
4 Nominale articolo 4 341 336 5 169 307 29 83 Appr.
5 Nominale articolo 5 345 340 5 171 310 30 83 Appr.
6 Nominale articolo 6 343 338 5 170 308 30 83 Appr.
7 Nominale articolo 7 341 336 5 169 306 30 83 Appr.
8 Nominale Ddl 3675 - voto finale 344 339 5 170 310 29 83 Appr.
9 Nominale Ddl 3676-A - em. Tab. 1.100 347 340 7 171 312 28 83 Appr.
10 Nominale Ddl 3676-A - voto finale 399 394 5 198 355 39 79 Appr.
11 Nominale Ddl 3687 - articolo 1 333 331 2 166 318 13 86 Appr.
12 Nominale articolo 2 349 347 2 174 334 13 86 Appr.
13 Nominale articolo 3 359 357 2 179 344 13 85 Appr.

F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M = Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui é mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi é premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.

INDICE ELENCO N. 2 DI 3 (VOTAZIONI DAL N. 14 AL N. 26)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
14 Nominale Ddl 3687 - voto finale 427 418 9 210 398 20 77 Appr.
15 Nominale Ddl 3325 - articolo 1 432 422 10 212 414 8 77 Appr.
16 Nominale articolo 2 430 422 8 212 410 12 77 Appr.
17 Nominale articolo 3 427 419 8 210 410 9 77 Appr.
18 Nominale articolo 4 431 420 11 211 412 8 77 Appr.
19 Nominale Ddl 3325 - voto finale 423 421 2 211 419 2 76 Appr.
20 Nominale Ddl 3208-B - articolo 1 425 389 36 195 376 13 76 Appr.
21 Nominale articolo 4 421 386 35 194 372 14 76 Appr.
22 Nominale articolo 5 424 386 38 194 374 12 76 Appr.
23 Nominale articolo 6 423 387 36 194 373 14 76 Appr.
24 Nominale articolo 10 425 390 35 196 375 15 76 Appr.
25 Nominale articolo 11 424 390 34 196 375 15 76 Appr.
26 Nominale articolo 15 429 396 33 199 381 15 76 Appr.


INDICE ELENCO N. 3 DI 3 (VOTAZIONI DAL N. 27 AL N. 31)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
27 Nominale articolo 17 424 392 32 197 377 15 76 Appr.
28 Nominale articolo 18 421 389 32 195 375 14 76 Appr.
29 Nominale articolo 19 419 386 33 194 372 14 76 Appr.
30 Nominale articolo 21 430 397 33 199 382 15 76 Appr.
31 Nominale Ddl 3208-B - voto finale 375 356 19 179 346 10 76 Appr.