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Resoconto dell'Assemblea

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XVIII LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 735 di lunedì 1° agosto 2022

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ETTORE ROSATO

La seduta comincia alle 10.

PRESIDENTE. La seduta è aperta.

Invito la deputata segretaria a dare lettura del processo verbale della seduta precedente.

FEDERICA DAGA, Segretaria, legge il processo verbale della seduta del 28 luglio 2022.

PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.

(È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati in missione a decorrere dalla seduta odierna sono complessivamente 94, come risulta dall'elenco consultabile presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto stenografico della seduta odierna (Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna).

Trasmissione dal Senato di un disegno di legge di conversione e sua assegnazione a Commissioni in sede referente.

PRESIDENTE. La Presidente del Senato, con lettera in data 29 luglio 2022, ha trasmesso alla Presidenza il seguente disegno di legge, che è stato assegnato, ai sensi dell'articolo 96-bis, comma 1, del Regolamento, in sede referente, alle Commissioni riunite VIII (Ambiente) e IX (Trasporti):

S. 2646 - “Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 16 giugno 2022, n. 68, recante disposizioni urgenti per la sicurezza e lo sviluppo delle infrastrutture, dei trasporti e della mobilità sostenibile, nonché in materia di grandi eventi e per la funzionalità del Ministero delle Infrastrutture e della mobilità sostenibili” (Approvato dal Senato) (A.C. 3702​) - Parere delle Commissioni I, II (ex articolo 73, comma 1-bis, del Regolamento, per le disposizioni in materia di sanzioni), IV, V, VI (ex articolo 73, comma 1-bis, del Regolamento, per gli aspetti attinenti alla materia tributaria), VII, X, XI (ex articolo 73, comma 1-bis, del Regolamento, relativamente alle disposizioni in materia previdenziale), XII e XIV, e della Commissione parlamentare per le questioni regionali.

Il suddetto disegno di legge, ai fini dell'espressione del parere previsto dal comma 1 del predetto articolo 96-bis, è altresì assegnato al Comitato per la legislazione, di cui all'articolo 16-bis del Regolamento.

Poiché il suddetto disegno di legge è iscritto nel calendario dei lavori dell'Assemblea a partire dalla seduta odierna, ai sensi del comma 5 dell'articolo 96-bis del Regolamento, i termini di cui ai commi 3 e 4 del medesimo articolo sono conseguentemente adeguati. Eventuali questioni pregiudiziali riferite al presente provvedimento potranno essere presentate entro il termine dell'odierna seduta.

Modifica nella composizione di gruppi parlamentari.

PRESIDENTE. Comunico che, con lettera pervenuta in data 29 luglio 2022, il deputato Niccolò Invidia, già iscritto al gruppo parlamentare MoVimento 5 Stelle, ha dichiarato di aderire al gruppo parlamentare Misto, cui risulta pertanto iscritto.

Sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il collega Dall'Osso. Ne ha facoltà.

MATTEO DALL'OSSO (FI). Grazie, Presidente. Oggi è il giorno n. 32 da quando i lavoratori fragili rischiano la vita per poter lavorare. Avevo ricevuto rassicurazioni che nel prossimo decreto sarebbe stata implementata la soluzione che abbiamo indicato. La proroga dovrebbe valere fino al 31 dicembre 2022 per dare una prospettiva di sicurezza accettabile, anche perché il Governo che uscirà dalle urne il 25 settembre prossimo, nel momento in cui si insedierà a Palazzo Chigi, dovrà affrontare un autunno caldo, nel quale, i problemi dei lavoratori fragili, potrebbero rischiare di finire, come adesso, irrisolti.

La domanda che i lavoratori si fanno è: lavoro o salute? Lavoro o salute? Vi leggo uno dei tantissimi messaggi che ho ricevuto: “Io lavoro nella pubblica amministrazione, ero stato giudicato fragile, mi è stato detto chiaramente che loro umanamente comprendevano e che c'era la massima empatia, ma è stata presa una decisione politica contro di noi e i medici competenti hanno dovuto adeguarsi. Grazie, Rosario”. Quindi, ricordo a me stesso le parole del Ministro della Pubblica amministrazione, professor Renato Brunetta, quando disse: la priorità deve essere per i disabili e per i fragili, e credo che, nei prossimi giorni, troveremo l'equilibrio. Inoltre ed infine, ricordo a me stesso che la stella polare di riferimento normativo è stato l'articolo 26, comma 2 e comma 2-bis del decreto-legge 17 marzo 2020, n. 18, rinnovato fino al 30 giugno; deve essere esteso fino al 31 dicembre 2022.

Come sempre, consegno questo discorso al Governo, anche se è su carta non intestata, in attesa di spedire lo stenografico, per posta interna-motocicletta, direttamente al Ministro della Pubblica amministrazione, professor Renato Brunetta.

Modifica nella composizione di gruppi parlamentari.

PRESIDENTE. Comunico che, con distinte lettere pervenute in data 30 luglio 2022, i deputati Federico D'Inca', Davide Crippa e Maurizio Cattoi, già iscritti al gruppo parlamentare MoVimento 5 Stelle, hanno dichiarato di aderire al gruppo parlamentare Misto, cui risultano pertanto iscritti.

Discussione del disegno di legge: S. 2646 - Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 16 giugno 2022, n. 68, recante disposizioni urgenti per la sicurezza e lo sviluppo delle infrastrutture, dei trasporti e della mobilità sostenibile, nonché in materia di grandi eventi e per la funzionalità del Ministero delle Infrastrutture e della mobilità sostenibili (Approvato dal Senato) (A. C. 3702​).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione del disegno di legge, già approvato dal Senato, n. 3702: Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 16 giugno 2022, n. 68, recante disposizioni urgenti per la sicurezza e lo sviluppo delle infrastrutture, dei trasporti e della mobilità sostenibile, nonché in materia di grandi eventi e per la funzionalità del Ministero delle Infrastrutture e della mobilità sostenibili.

(Discussione sulle linee generali - A. C. 3702​)

PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali.

Il presidente del gruppo parlamentare MoVimento 5 Stelle ne ha chiesto l'ampliamento.

Le Commissioni VIII (Ambiente) e IX (Trasporti) si intendono autorizzate a riferire oralmente.

Ha facoltà di intervenire il relatore per la Commissione trasporti, deputato Bernardo Marino. Ne ha facoltà.

BERNARDO MARINO, Relatore per la IX Commissione. Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, riferisco anche a nome del collega relatore per l'VIII Commissione (Ambiente), Roberto Morassut, sul disegno di legge di conversione del decreto-legge n. 68 del 2022, il quale, in qualche misura, si pone in continuità con il decreto-legge n. 121 del 2021, che le Commissioni ambiente e trasporti avevano esaminato circa un anno fa e che, infatti, interessava materie simili e talora identiche, a partire da un corposo pacchetto di modifiche del codice della strada.

Nel complesso, si tratta di un provvedimento dal contenuto estremamente variegato, che durante la lettura in Senato ha subito ulteriori modifiche e aggiunte, che gli conferiscono un connotato di ampio respiro.

L'articolo 1, modificato nel corso dell'esame al Senato, reca disposizioni di semplificazione e accelerazione delle procedure di valutazione di impatto ambientale e di verifica preventiva dell'interesse archeologico in relazione agli interventi compresi nel programma dettagliato degli interventi connessi alle celebrazioni del Giubileo della Chiesa cattolica per il 2025, nella città di Roma. Sono, inoltre, previste: l'applicazione di penali in caso di ritardo nell'esecuzione delle lavorazioni rispetto al cronoprogramma delle opere mitigatrici o risolutive delle interferenze; la sottoscrizione, da parte della società Giubileo 2025, di apposite convenzioni con ANAS SpA, in qualità di centrale di committenza, per l'affidamento degli interventi per la messa in sicurezza e la manutenzione straordinaria delle strade, previsti dal citato programma dettagliato; l'applicazione agli affidamenti per la realizzazione degli interventi e per l'approvvigionamento di beni e servizi utili ad assicurare l'accoglienza e la funzionalità del Giubileo e delle semplificazioni previste per l'affidamento dei contratti pubblici PNRR e PNC; si autorizzano Roma Capitale e la città metropolitana di Roma Capitale a sottoscrivere apposite convenzioni con ANAS per l'affidamento degli interventi per la messa in sicurezza e manutenzione delle strade comunali di Roma Capitale e per lo sviluppo e la riqualificazione funzionale delle strade di penetrazione e grande collegamento, al fine di assicurarne la celere realizzazione e rimuovere le situazioni di emergenza connesse al traffico e alla mobilità in vista dei flussi di pellegrinaggio e turistici previsti in occasione del Giubileo. Limitatamente agli affidamenti di importo inferiore alle soglie europee, la selezione degli operatori economici da parte di ANAS può avvenire nel rispetto del principio di rotazione, anche nell'ambito di accordi quadro. È previsto il riconoscimento ad ANAS, da parte di Roma Capitale e della Città metropolitana di Roma Capitale, di una quota a valere sulle risorse assegnate. Si prevede, infine, che le risorse relative agli interventi di competenza della Città metropolitana di Roma Capitale possano essere utilizzate anche per l'esecuzione di interventi di viabilità comunale, in continuità con quelli della medesima Città metropolitana.

Le modifiche apportate dal Senato consistono nell'introduzione di disposizioni relative al contributo forfetario per l'avvio delle attività di coordinamento e altre attività svolte dalla società Giubileo 2025, nonché di norme volte a disciplinare il ricorso alla procedura negoziata per gli affidamenti, per la realizzazione degli interventi e per l'approvvigionamento di beni e servizi utili ad assicurare l'accoglienza e la funzionalità del Giubileo.

L'articolo 2 prevede l'adozione di un regolamento ministeriale per la disciplina del procedimento di approvazione dei progetti e del controllo sulla costruzione e l'esercizio delle dighe e dispone incentivi economici a favore dei dipendenti di livello non dirigenziale, in servizio nel MIMS, per lo svolgimento di specifiche funzioni di vigilanza tecnica sui lavori e sull'esercizio delle dighe e delle opere di derivazione, nonché di istruttoria di progetti e di valutazione della sicurezza.

L'articolo 3, nei commi da 1 a 4, istituisce un fondo per il finanziamento di opere di adeguamento infrastrutturale delle capitanerie di porto e Guardia costiera e disciplina alcuni aspetti procedurali relativi all'individuazione, approvazione e realizzazione degli interventi. Il comma 5 apporta alcune modifiche puntuali alle disposizioni della legge di bilancio per il 2022 che istituiscono due Fondi per la costruzione di nuove caserme e per l'esecuzione di interventi straordinari su quelle già esistenti, rispettivamente, nello stato di previsione del Ministero della Difesa per l'Arma dei Carabinieri e nello stato di previsione del Ministero dell'Economia e delle finanze per la Guardia di finanza.

L'articolo 3, comma 5-bis, introdotto al Senato, dispone che, con decreto del MIMS, si provveda ad adeguare l'ordinamento interno alle disposizioni di carattere tecnico dettate dalla Organizzazione marittima internazionale (IMO).

L'articolo 3-bis, introdotto anch'esso al Senato, istituisce a sua volta, nello stato di previsione del Ministero della Transizione ecologica, un Fondo, con una dotazione di un milione e mezzo di euro, in ciascuno degli anni 2022-2023, per favorire la transizione ecologica del settore della nautica da diporto mediante l'erogazione di incentivi finalizzati all'acquisto di motori elettrici, con contestuale rottamazione dei motori alimentati da carburanti fossili.

L'articolo 4, commi da 1 a 3, da un lato, autorizza il Commissario straordinario a realizzare un ulteriore punto di attracco nella laguna di Venezia al fine di garantire lo svolgimento dell'attività crocieristica per il 2022, dall'altro reca un'autorizzazione di spesa in favore dell'Autorità di sistema portuale del mare Adriatico orientale per l'adeguamento delle banchine dei porti di Monfalcone e Trieste. Al Senato sono stati introdotti i commi da 1-bis a 1-quater, che disciplinano la realizzazione degli interventi per la salvaguardia di Venezia e della sua laguna nelle more dell'approvazione dell'aggiornamento del Piano morfologico ed ambientale della laguna di Venezia, nonché l'approvazione, da parte dell'Autorità per la laguna, del nuovo Piano morfologico della laguna di Venezia, da aggiornare ogni 6 anni.

Il comma 4 prevede che l'Autorità per la laguna di Venezia sia ridenominata “Autorità per la laguna di Venezia-Nuovo magistrato alle acque” e sono, inoltre, previste modifiche puntuali alla disciplina inerente i compiti dell'Autorità. È stabilito, altresì, che alla nomina del presidente dell'Autorità si proceda d'intesa con il sindaco della città metropolitana di Venezia e che lo statuto sia adottato dal presidente dell'Autorità, sentiti il presidente della regione Veneto e il sindaco della città metropolitana di Venezia.

Nel corso dell'esame presso il Senato è stato inserito un comma 4-bis concernente i criteri di determinazione del compenso del commissario liquidatore del Consorzio Venezia Nuova e della Costruzioni Mose arsenale. Il comma 5 inserisce tra i compiti del Comitato di indirizzo, coordinamento e controllo per la salvaguardia di Venezia l'eventuale rimodulazione delle risorse stanziate per l'attuazione degli interventi pianificati.

L'articolo 4-bis reca disposizioni fiscali inerenti le attività delle Autorità di sistema portuale, chiarendo, fra l'altro, che le stesse sono soggetti passivi Ires.

L'articolo 5 reca alcune disposizioni urgenti volte ad assicurare la funzionalità dell'impianto funiviario di Savona.

L'articolo 6, commi da 1 a 3, reca misure di semplificazione e accelerazione per la realizzazione degli interventi inseriti nei Piani di sviluppo aeroportuale, riducendo i termini di alcune fasi delle procedure relative ad opere contenute nei predetti piani. L'intervento normativo nasce dalla ritenuta necessità e urgenza di adottare disposizioni volte al rilancio del settore dei trasporti aerei, oltre che terrestri e marittimi, ed è espressamente finalizzato ad accelerare lo sviluppo del Sistema nazionale integrato dei trasporti, aumentare l'accesso ferroviario mediante mezzo pubblico agli aeroporti, incrementare la rilevanza strategica e lo sviluppo degli aeroporti intercontinentali italiani.

Il comma 3-bis, inserito dal Senato, aggiunge una nuova fattispecie all'elenco di siti che costituiscono aree idonee per l'installazione di impianti a fonti rinnovabili, inserendo la previsione dei siti e degli impianti nelle disponibilità delle società di gestione aeroportuale all'interno del perimetro di pertinenza degli aeroporti delle isole minori.

Il comma 3-ter, anch'esso introdotto al Senato, proroga dal 31 dicembre 2022 al 31 marzo 2023 il termine per la revocabilità delle risorse assegnate per la realizzazione degli interventi relativi al ponte stradale di collegamento tra l'autostrada per Fiumicino e l'EUR agli aeroporti di Firenze e Salerno e al completamento della strada statale 291 della Nurra, in Sardegna.

L'articolo 6-bis novella il decreto-legge cosiddetto “Semplificazioni 2020” per consentire sinergie interne al gruppo FS, in particolare in favore dell'ANAS, anche mediante forme di committenza unica e deroghe al codice degli appalti.

L'articolo 7, profondamente modificato nel corso dell'esame al Senato, apporta una nutrita serie di modifiche al codice della strada al fine di ridurre gli oneri amministrativi a carico degli utenti, di favorire lo sviluppo della mobilità sostenibile e incrementare la sicurezza della circolazione stradale. In relazione ad essa e per esigenze di brevità, rinvio alla documentazione predisposta dagli uffici. Inoltre, esso rimette a un decreto del MIMS la disciplina delle modalità di annotazione sul documento unico dell'eccesso di massa connesso al sistema di propulsione installato, modifica anche il decreto-legge n. 162 del 2019, portando da 12 a 24 mesi la proroga della sperimentazione sui mezzi di micro-mobilità elettrica. Il comma 4-bis, introdotto dal Senato, prevede l'assegnazione di un finanziamento, nel limite massimo di 2 milioni per l'anno 2022, al commissario liquidatore delle società miste regionali Autostrade del Lazio SpA, Autostrade del Molise SpA, Concessioni autostradali lombarde e Concessioni autostradali piemontesi.

I commi da 4-ter a 4-quinquies, inseriti dal Senato, prevedono che il MIMS revochi, previa assegnazione di un termine, l'omologazione dei motori euro 5 ed euro 6, ove sia accertata la manipolazione di dispositivi di riduzione delle emissioni.

I commi 4-sexies e 4-septies, introdotti dal Senato, prevedono, al fine di completare l'asse viario di collegamento tra la via Aurelia e il casello autostradale della Versilia, nel comune di Pietrasanta, in provincia di Lucca, l'assegnazione a detto comune, nell'anno 2022, di un contributo di 500 mila euro per l'elaborazione della progettazione definitiva ed esecutiva, nonché per il conferimento di incarichi.

Il comma 4-octies, introdotto dal Senato, prevede un finanziamento finalizzato ad accelerare gli interventi di manutenzione necessari a garantire la viabilità funzionale al superamento del valico del Verghereto, ai confini tra la Toscana e l'Emilia-Romagna, e ad assicurare un'alternativa alla E45 in caso di emergenza.

L'articolo 7-bis, introdotto dal Senato, reca una serie di disposizioni urgenti in materia di concessioni e infrastrutture stradali, con particolare riguardo ad alcuni profili della disciplina della revoca delle concessioni autostradali. In particolare, il comma 1 prevede che, nel caso di estinzione di una concessione autostradale per inadempimento del concessionario, l'importo dell'indennizzo venga determinato a seguito di un'appropriata verifica delle voci di bilancio mediante l'esecuzione di una asseverazione da parte di una primaria società di revisione. In base a quanto previsto dal comma 2, il concedente è autorizzato a trattenere, dall'ammontare determinato ai sensi del comma 1, l'importo corrispondente all'eventuale credito vantato da ANAS SpA a titolo di prezzo di concessione nei confronti del concessionario.

Il comma 3 istituisce un apposito Fondo per le finalità di cui al comma 1, nell'ambito dello stato di previsione del Ministero delle Infrastrutture e della mobilità sostenibili, pari a 500 milioni. Il comma 4, infine, prevede alcune disposizioni al fine di consentire la realizzazione di una serie di interventi infrastrutturali. In particolare, il comma in questione prevede la proroga di ulteriori 2 anni delle dichiarazioni di pubblica utilità relative ad una serie di interventi di infrastrutture stradali presenti nella regione Lazio. Si tratta, in particolare, del completamento del collegamento intermodale Roma-Latina e del collegamento autostradale Cisterna-Valmontone. L'articolo 7-ter, introdotto dal Senato, reca disposizioni finalizzate a garantire, a seguito della risoluzione della convenzione del 18 novembre 2009 sottoscritta tra ANAS SpA e Strada dei Parchi SpA per la gestione in concessione della rete autostradale costituita dall'autostrada A24 e A25, la continuità e la sicurezza della circolazione lungo dette autostrade, nonché la realizzazione degli interventi di ripristino e messa in sicurezza, anche antisismica, sulle medesime autostrade.

L'articolo 7-quater disciplina le modalità di copertura degli oneri della suddetta operazione. Segnalo che gli articoli 7-bis, 7-ter e 7-quater riprendono il contenuto del decreto-legge 7 luglio 2022, n. 85, il quale è conseguentemente abrogato, con salvezza degli effetti dell'articolo 1, comma 2, del disegno di legge di conversione.

L'articolo 7-quinquies, inserito nel corso dell'esame al Senato, disciplina, ai commi 1-5, gli accordi verticali tra il costruttore automobilistico o l'importatore e i singoli distributori autorizzati alla commercializzazione di veicoli non ancora immatricolati, nonché immatricolati dai distributori autorizzati da non più di 6 mesi e che non abbiano percorso più di 6 mila chilometri. Il comma 6 differisce dal 30 giugno 2022 al 30 settembre 2022 i termini di scadenza per la conferma delle prenotazioni online dei contributi per l'acquisto di veicoli nuovi a basse emissioni, il cosiddetto ecobonus.

L'articolo 7-sexies, introdotto dal Senato, proroga la sospensione dell'obbligo di cofinanziamento delle regioni, degli enti locali e degli istituti di servizi di trasporto pubblico locale e regionale nell'acquisto dei mezzi per il TPL.

L'articolo 8, commi da 1 a 12, reca previsioni volte a migliorare la programmazione dei servizi di trasporto pubblico locale e regionale e, più in generale, della mobilità locale in tutte le sue modalità. A tal fine sono introdotte delle modifiche alla denominazione, alla struttura e ai compiti dell'Osservatorio sul TPL.

I commi 12-bis e 12-ter, anch'essi inseriti nel corso dell'esame presso il Senato, innovano la disciplina del mobility manager scolastico.

I commi da 12-quater a 12-septies, introdotti al Senato, assegnano 8 milioni di euro per il 2022 al soggetto gestore dei collegamenti marittimi con le isole minori siciliane e 5 milioni di euro annui dal 2022 per la linea metropolitana di Catania, opera già commissariata ai sensi del decreto-legge “Sblocca cantieri”.

L'articolo 9 contiene una serie di interventi urgenti per la funzionalità del Ministero delle Infrastrutture e della mobilità sostenibili. A tale proposito, il comma 1 provvede a rimodulare le autorizzazioni di spesa volte a promuovere la sostenibilità della mobilità urbana, anche mediante l'estensione della rete metropolitana e del trasporto rapido di massa, delle città di Genova, Milano, Napoli, Roma e Torino, ivi comprese le attività di progettazione e l'acquisto o il rinnovo del materiale rotabile; a consentire l'accelerazione degli interventi finalizzati alla promozione del trasporto con caratteristiche di alta velocità e alta capacità sulla linea ferroviaria adriatica, anche al fine dell'inserimento nella rete centrale della rete transeuropea di trasporto; a finanziare il Contratto di programma-Parte investimenti 2022-2026 tra il Ministero delle Infrastrutture e della mobilità sostenibili e RFI.

Il comma 2 autorizza le variazioni delle dotazioni finanziarie relative alle autorizzazioni di spesa indicate nell'Allegato I annesso al decreto in esame; il comma 3 apporta modifiche alle disposizioni concernenti il personale del Centro per l'innovazione e la sostenibilità in materia di infrastrutture e mobilità, i commi 4, 5 e 6 abrogano l'articolo 5-quinquies del decreto-legge 18 aprile 2019, n. 132, riguardante disposizioni urgenti in materia di infrastrutture e istitutivo della società per azioni denominata Italia Infrastrutture SpA e rimodulano le somme riguardanti la quota delle maggiori entrate da riassegnare al Ministero delle Infrastrutture e della mobilità sostenibili relativa all'incremento delle tariffe applicabili per le operazioni in materia di motorizzazione. Il comma 7 stabilisce che l'esecuzione degli interventi di manutenzione ordinaria o straordinaria sugli immobili in uso per finalità istituzionali alle amministrazioni dello Stato possano essere curati dalle medesime amministrazioni utilizzatrici quando l'importo dei lavori risulti inferiore a 100 mila euro. Il comma 7-bis, introdotto dal Senato, interviene sull'applicabilità di talune disposizioni relative alle spese strumentali nell'ambito della progettazione in materia di lavori pubblici. Il comma 7-ter, anch'esso introdotto dal Senato, reca una disciplina concernente la possibilità di entrare in possesso anticipato anche di porzioni di immobili da parte di amministrazioni statali che abbiano stipulato contratti di locazione passiva. I commi 8 e 8-bis dell'articolo 9 modificano l'articolo 121 del codice della strada, relativo all'esame di idoneità di guida. I commi 10-bis e 10-ter sono volti ad ampliare l'offerta formativa della Scuola nazionale dell'amministrazione. Il comma 10-quater, introdotto dal Senato, interviene al fine di modificare la disciplina sulla conformità dei lavori pubblici finanziati prevalentemente dallo Stato alle norme tecniche sulle costruzioni. Il comma 10-quinquies, introdotto al Senato, assegna al soggetto attuatore degli interventi previsti per la manutenzione straordinaria della strada 72 in gestione alla provincia di Lecco una somma pari a un milione di euro per ciascuno degli anni 2020, 2021 e 2022.

L'articolo 10 reca alcune disposizioni urgenti in materia di opere pubbliche di rilevante impatto, con particolare riguardo ai progetti del PNRR. Il comma 1 modifica le norme del decreto-legge n. 77 del 2021, recanti rispettivamente semplificazioni procedurali in materia di opere pubbliche di particolare complessità o di rilevante impatto e modifiche alla disciplina del dibattito pubblico. Il comma 2 esclude, per gli anni 2022 e 2023, l'applicazione del versamento del contributo obbligatorio previsto in relazione ai progetti di fattibilità tecnica ed economica dei lavori pubblici di competenza statale di importo pari o superiore a 100 milioni di euro da sottoporre obbligatoriamente al parere del Consiglio superiore dei lavori pubblici. Il comma 3 stabilisce che l'esonero dal versamento del contributo si applica esclusivamente ai progetti sottoposti al parere obbligatorio del Consiglio superiore dei lavori pubblici e, successivamente, all'entrata in vigore del decreto in esame. Il comma 4 autorizza la spesa di euro 150 mila per l'anno 2022 e di euro 300 mila per l'anno 2023 per il finanziamento delle attività della Commissione nazionale per il dibattito pubblico. I commi da 5-bis a 5-sexies, introdotti dal Senato, prevedono l'avvio di un programma sperimentale denominato “Dateci spazio”, destinato ai comuni con popolazione superiore ai 300 mila abitanti, finalizzato alla realizzazione di parchi gioco innovativi. I commi da 5-septies 5-decies assegnano finanziamenti a RFI per la realizzazione della riqualificazione e rigenerazione urbana delle aree del comune di Genova interessate dal progetto ferroviario “Potenziamento Genova-Campasso”.

L'articolo 11, comma 1, proroga al 30 settembre 2022 l'obbligo di utilizzo dei dispositivi di protezione delle vie respiratorie sui mezzi di trasporto pubblico e l'obbligo di indossare dispositivi di protezione delle vie respiratorie ai lavoratori, utenti e visitatori di determinate strutture sanitarie, sociosanitarie e socioassistenziali. Il comma 2 prevede che per lo svolgimento degli esami di Stato conclusivi dei cicli di istruzione nelle istituzioni scolastiche per l'anno scolastico 2021-2022 non si applichi l'obbligo di utilizzo delle mascherine di protezione delle vie respiratorie.

L'articolo 12, modificato dal Senato, autorizza la spesa di 8 milioni di euro annui, a decorrere dall'anno 2022, al fine di consentire il corretto funzionamento delle commissioni tecniche VIA, VAS e PNRR-PNIEC.

Infine, l'articolo 12-bis reca norme in materia di accelerazione dei giudizi amministrativi relativi a interventi finanziati con risorse del PNRR. L'articolo 12-ter, introdotto dal Senato, dispone che del Comitato di monitoraggio ai fini dell'uso dei poteri speciali nel settore dei servizi di comunicazione elettronica con tecnologia 5G facciano parte anche uno o più rappresentanti del Ministero dell'Interno.

L'articolo 12-quater prevede misure economiche per le istituzioni culturali e l'articolo 12-quinquies reca, infine, una clausola di salvaguardia relativa alle competenze delle regioni a statuto speciale e delle province autonome di Trento e Bolzano.

PRESIDENTE. Il rappresentante del Governo non ritiene di intervenire.

È iscritto a parlare il collega Battilocchio. Ne ha facoltà.

ALESSANDRO BATTILOCCHIO (FI). Grazie, Presidente. Colleghi, il disegno di legge al nostro esame e che quest'Aula voterà nei prossimi giorni è stato votato e approvato dal Senato il 28 luglio scorso. Ovviamente, tutto l'esame è stato fortemente rallentato a causa della crisi di Governo e la conseguenza principale è che tutti gli emendamenti presentati sono stati esaminati e votati in soli due giorni. Questa tempistica non ha comunque impedito di apportare modifiche e, soprattutto, numerose integrazioni al testo iniziale del provvedimento, in buona parte migliorative del contenuto; quindi, dai 13 articoli iniziali, il provvedimento è arrivato a contenere 24 articoli.

È il secondo decreto-legge emanato dal Governo, in meno di un anno, dedicato alle infrastrutture e alle mobilità sostenibili e si muove in continuità con le misure introdotte dal precedente decreto-legge n. 121 del 2021. Anche questo provvedimento d'urgenza, infatti, prevede ulteriori, importanti misure e un ulteriore snellimento degli iter amministrativi e autorizzativi volti ad accelerare la realizzazione di opere sostenibili. Accanto a queste, si affiancano, inoltre, disposizioni finalizzate alla sperimentazione di nuove forme di mobilità e al potenziamento e al miglioramento della programmazione dei servizi di trasporto pubblico locale.

Tra gli obiettivi - lo ricordava il relatore - vi sono, inoltre, quelli di migliorare la sicurezza stradale e dei servizi di trasporto, di facilitare gli investimenti infrastrutturali nelle città di Roma - in vista del Giubileo del 2025 - e di Venezia. Importanti sono le norme volte ad agevolare la realizzazione delle infrastrutture idriche, quindi, su di un tema più che mai attuale. È del tutto condivisibile la previsione di misure urgenti in materia di infrastrutture idriche, per la costruzione, la manutenzione e la messa in sicurezza delle dighe.

Al Senato, il gruppo di Forza Italia aveva proposto, attraverso il Piano nazionale di contrasto alla siccità, l'istituzione di un fondo per la costruzione di nuovi invasi per raccogliere l'acqua piovana e la creazione di nuovi impianti galleggianti per la produzione di energia idroelettrica e fotovoltaica che, però, non ha trovato accoglimento. Voglio ricordare che qui alla Camera, nelle settimane scorse, come Forza Italia, avevamo fatto incardinare la discussione di una mozione e di una risoluzione nelle Commissioni ambiente e agricoltura proprio per chiedere al Governo impegni precisi per dare una risposta strutturale alla crisi idrica, ma, causa scioglimento delle Camere, questo iter si è interrotto.

Brevemente, voglio ricordare, in conclusione, alcuni punti; condividiamo sicuramente le norme che consentono di potenziare le infrastrutture delle capitanerie di porto, dell'Arma dei carabinieri e della Guardia di finanza e condividiamo l'introduzione di tutte quelle norme volte ad accelerare lo sviluppo del Sistema nazionale integrato dei trasporti, ad aumentare l'accesso ferroviario agli aeroporti, nonché a incrementare lo sviluppo degli aeroporti intercontinentali, prevedendo, in particolare, misure di accelerazione per le opere inserite nei piani di sviluppo aeroportuale.

Un'altra misura importante è la promozione dell'uso di energia da fonti rinnovabili, al fine di conseguire celermente gli obiettivi del PNRR. previsti dalla Missione 2, relativa alla transizione ecologica. Voglio, infine, ricordare le norme volte a migliorare la programmazione dei servizi di trasporto pubblico locale e regionale.

Insomma, siamo di fronte a un provvedimento importante che, in coerenza con gli obiettivi del PNRR, prevede ulteriori interventi per semplificare le procedure per investimenti, migliorare i servizi a cittadini e imprese, aumentare la sicurezza e la sostenibilità delle infrastrutture e dei sistemi di mobilità.

Quindi, Forza Italia sosterrà questo provvedimento in Aula.

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Giuliodori. Ne ha facoltà.

PAOLO GIULIODORI (MISTO-A). Grazie, Presidente. Questo decreto contiene varie norme e vari articoli, però io vorrei concentrarmi su due temi principali che, secondo me, spiegano bene l'assurdità di quello che sta avvenendo in Italia.

Prima di tutto, vorrei parlare del modo vergognoso con cui stato gestito anche il lavoro in Commissione. Infatti, inizialmente si voleva addirittura tranciare proprio la parte relativa agli emendamenti, quindi, non presentare alcun emendamento e dare il mandato al relatore così, in due minuti. Le opposizioni, giustamente, si sono opposte e hanno chiesto un termine minimo per gli emendamenti, che sono stati votati in cinque minuti totali. Quindi, il lavoro in Commissione si è ridotto moltissimo. Questo già rappresenta il ruolo sovrano che ha il Parlamento. Ma, a parte questo, l'emendamento Sodano aveva ripreso l'idea, attuata in Germania e in Spagna, di fornire un biglietto unico per l'intero mese di agosto al costo di 9 euro, per usufruire di tutti i treni regionali in modo illimitato; ciò, sostanzialmente, da un lato, sarebbe stato un aiuto economico alle famiglie, che in questo periodo di ristrettezze - periodo iniziato circa nel 2011 -, volevano andare a trovare parenti, amici o, comunque, prendersi un momento di relax, dall'altro, avrebbe decongestionato le autostrade, perché, chiaramente, se si prende il treno, non si prende la macchina e si risparmia anche in benzina e gasolio; ciò avrebbe determinato anche un risparmio energetico in un momento in cui voi ci state assillando con la questione energetica e, di fatto, ci avete tagliato le gambe, perché avete imposto sanzioni alla Russia che, purtroppo, stanno sanzionando non la Russia, ma le imprese italiane. Infatti, quando andiamo a tagliare il gas e il petrolio russo, chiaramente penalizziamo tutte le aziende che vivono di queste risorse: le aziende stanno chiudendo o stanno prorogando le ferie e, invece che le classiche due settimane, fanno un mese o due mesi, perché, con questi prezzi dell'energia, non conviene tenere aperto. Tra l'altro, la cosa assurda è che, da un lato, non votate questo emendamento, che andava a dare questo aiuto economico ai cittadini italiani, dall'altro, però, ci ritroviamo ENI che, nei primi sei mesi dell'anno, fa il record di utili. Ma non un record qualsiasi, fa qualcosa come il 600 per cento in più di utili: passa da un miliardo a 7 miliardi di utili. Qualcuno potrà dire che ENI, comunque, è in parte pubblica: direi anche di no, nel senso che la parte, chiamiamola così, pubblica è solo il 30 per cento detenuto da CDP e dal Ministero dell'Economia, però chiaramente rimane sempre una SpA, quindi un'azienda che a tutti gli effetti deve fare profitto e dare utili e dividendi ai propri azionisti; quindi, ha logiche totalmente diverse da quelle del settore pubblico. Dunque, non si può aiutare il cittadino italiano, ma si può tranquillamente foraggiare, anche in modo indiretto, aziende enormi come ENI, che, di certo, non sono pulite e linde.

Ma ritorniamo al taglio delle fonti energetiche: avete procurato questo taglio del gas e del petrolio, rischiando la chiusura di tutte le aziende cosiddette energivore o che, nel loro business, hanno un alto costo dell'energia: stanno chiudendo o prorogando le ferie. In tutto questo, le sanzioni sono state del tutto inutili, perché non hanno fatto altro che spostare la Russia nel cosiddetto lato asiatico, verso Cina e India. Tra l'altro, la Banca centrale russa ha registrato un surplus commerciale enorme, molto più di quello dell'anno scorso. Le sanzioni, quindi, sono non solo inutili, ma anche controproducenti, perché abbiamo spostato la Russia e abbiamo diviso il mondo totalmente in due blocchi. È come se fossimo nella guerra fredda, solo che adesso i due blocchi hanno spaccato il mondo. Tra l'altro, ci stiamo affidando a Paesi, come l'Algeria, che di certo non sono definibili Paesi stabili, e che, oltre a questo, più volte hanno richiesto l'ingresso all'interno dei BRICS, quindi sono dall'altra parte del mondo. E, allora, qual è la vostra visione? La vostra visione è toglierci dalla dipendenza russa, che, sicuramente, aveva un suo senso, per farci dipendere da altri Paesi altrettanto instabili, che parteggiano per la stessa parte? È questo è il senso, considerando anche che questo switch avverrà in vari anni? Quindi, quante aziende perderemo?

Ma questo è chiaro, perché a voi non interessa minimamente la piccola e media impresa, lo avete dimostrato, purtroppo, in questo anno e mezzo. Quindi, gli interessi che state perseguendo non sono gli interessi italiani, ma sono gli interessi di altri Paesi. Abbiamo gli Stati Uniti, che devono difendere la propria supremazia mondiale, e quindi lo fanno in un modo del tutto aggressivo, lo fanno anche con interessi economici dietro, per esempio vendendoci il loro gas liquido; tra l'altro, per una questione di mercati, per loro è molto conveniente venderlo in Europa. Questa è la prima questione che descrive, in parte, questo decreto, in parte anche tutto l'operato che avete portato avanti in questo anno e mezzo, un operato che ha stracciato la Costituzione, ha rinnegato qualsiasi diritto e qualsiasi interesse del cittadino italiano e avete perseguito altri interessi, fregandovene assolutamente.

Tutti i partiti, della maggioranza, ovviamente, sono assolutamente complici di questo e adesso sono in campagna elettorale, quindi, dicono che avrebbero voluto, ma non sono riusciti, oppure faranno. Adesso vedremo, ma non ne sono granché convinto.

L'altra questione è molto interessante, perché va a sbugiardare la gestione della pandemia in questo anno e mezzo di Governo Draghi: è la questione della mascherina sui trasporti. In questo decreto, viene prorogato l'obbligo di mascherina all'interno di treni, metro, autobus, eccetera, fino al 30 settembre. A parte che è un unicum a livello europeo - qualche altro esempio analogo possiamo trovarlo in Cina, ma diciamo che non è un Paese esattamente democratico -, partiamo dal punto di vista scientifico: le mascherine, in generale, non solo sui trasporti, non sono utili. Vi sfido a trovare un qualsiasi articolo scientifico che dimostri che c'è un significativo vantaggio, in termini di contagio, nell'utilizzo delle mascherine. Non li trovate, non esistono.

Hanno fatto alcuni studi in ambito scolastico e hanno visto che, sempre in termini di contagio, non c'è alcuna differenza tra portare e non portare la mascherina. Poi c'è anche una questione di salute relativa alla CO2, perché stiamo parlando di ambienti molto chiusi, come potrebbe essere una metro o un treno, magari anche a lunga percorrenza, dove i livelli di CO2 sono già altissimi. Ricordo all'Aula e anche al Governo che la CO2 è un cosiddetto rifiuto del ciclo biologico del corpo umano: noi espelliamo CO2, non ci serve, non la immettiamo, immettiamo ossigeno. E, quindi, all'interno di questi contesti, dove la CO2 è già a livelli elevati, voi obbligate a mettere una mascherina che aumenta ulteriormente questi livelli di CO2, andando a impattare sulla salute di chi sta viaggiando, soprattutto se è anziano o una persona con altre patologie. Dal punto di vista scientifico, la mascherina probabilmente non ha alcun senso; ma non ha alcun senso soprattutto durante l'estate e soprattutto in contesti come quello della metro, dove tra l'altro ci si sta due minuti perché si devono fare due fermate e il rischio di contagio è assolutamente minimo.

Mi chiedo: ma dov'era il CTS, dov'era il “Comitato troppe scemenze”? Per fortuna, lo hanno chiuso, ma il problema è che questi sedicenti esperti stanno continuando a parlare, parlano della quarta o della quinta dose, parlano di vaccinare cani e gatti, ma se solo avessero letto un qualsiasi articolo (ma non esistono articoli - mettiamola così - pro mascherina), avrebbero capito che la mascherina deve essere usata solo in contesti specifici, non può essere usata sempre; tra l'altro, viene anche utilizzata in modo scorretto, perché viene tolta, rimessa, toccata e utilizzata anche per più giorni, quindi non viene sostituita, perché è fisicamente impossibile per un cittadino andare sempre in giro con una mascherina nuova ogni due ore.

Voi magari non prendete metro, non prendete treni, quindi non lo sapete, ma se prendete una metro, vedrete che ci sono tante persone che non hanno la mascherina.

In parte sono magari cittadini italiani che si sono giustamente stufati e fanno disobbedienza civile, anzi è assolutamente giusta e li ringrazio per questo. Dall'altra, però, scoprirete che sono tutti stranieri, perché, appunto come dicevo prima, in Europa non esiste nulla di simile. Per loro è assolutamente normale non portare la mascherina, perché tra l'altro - piccolo dettaglio - la pandemia è finita almeno a gennaio-febbraio di quest'anno, quindi vari mesi fa, mentre voi state cercando di prolungarla e di portarla avanti, appunto, con la solita logica dell'emergenza.

Quindi, ho un po' ragionato su questa questione e mi sono detto: dal punto di vista scientifico non ci sono evidenze e, quindi, non è giustificabile; dal punto di vista politico, c'è una ragione reale tale per cui obbligare le persone ancora a mettere la mascherina fino al 30 settembre? La risposta purtroppo - l'unica che mi è venuta - è quella che da parte vostra volete mantenere una sorta di clima di paura che, con la complicità dei mass media, è stato amplificato in maniera impressionante in questi due anni e mezzo. Quindi, occorre mantenere questo clima di paura e di emergenza e dire sostanzialmente ai cittadini: “l'emergenza non è finita; dovete avere ancora paura perché ci sono i contagi, perché il prossimo potrebbe essere un pericolo e un rischio per voi. State attenti al prossimo”. Quindi, avete completamente eliminato quel senso di comunità che, invece, inizialmente c'era, c'era all'inizio di questa pandemia. Eravamo, comunque, un popolo molto più unito di adesso e, infatti, la strategia è stata la classica divide et impera. Quindi, avete diviso la popolazione nei cosiddetti pro-vax e no-vax mettendoci di tutto, con tante falsità, eccetera.

Quindi, la ragione reale di questa proroga è, appunto, mantenere l'idea che questa emergenza non è finita. È finita in tutta Europa da mesi - ripeto - ma non in Italia. Quindi, dovete giustificare anche la quinta dose, tra l'altro su un vaccino vecchissimo. Forse arriverà il nuovo vaccino (non si sa). I clinici di questo vaccino sono assolutamente inaffidabili e la farmacovigilanza praticamente non esiste, perché non s'è voluto nemmeno lavorare su questo a tutela proprio della salute dei cittadini. Chiaramente, non vi è mai importato nulla della salute dei cittadini, anche perché non avete minimamente investito in strutture sanitarie, in cure domiciliari eccetera, ma avete utilizzato l'unica strategia dei vaccini (vaccinare “la qualsiasi”). Anche qui non mi sento di dire che il Governo abbia perseguito gli interessi degli italiani, anzi probabilmente anche qui ha perseguito interessi fuori dall'Italia. Non conosco esattamente la ragione. Sicuramente ci saranno questioni economiche, ma non credo che siano sufficienti a spiegare tutto quello che è stato creato, tutti i soprusi che il Governo ha portato all'interno di questa Nazione. Quindi, anche qui il Governo ha risposto ad altre logiche.

Per fortuna se ne sta andando: questo Governo ha le ore contate. Non mi aspetto sinceramente che il prossimo Governo, che sia di destra, di sinistra o un altro Governo cosiddetto tecnico, che in realtà è molto più politico di un Governo che esce dalle elezioni, possa in qualche modo cambiare le cose. Siamo sostanzialmente sotto istituzioni extra-italiane, come, per esempio, la NATO, che è appunto una costola degli Stati Uniti, che fanno il bello e il cattivo tempo. Abbiamo, dall'altra parte, l'Europa, la Commissione europea e questo sistema di moneta unica che è totalmente folle e i danni li stiamo vedendo dagli ultimi 20-30 anni. Abbiamo capito benissimo ormai qual è il problema. Ovviamente, non si vuole trovare una soluzione perché ci ritroviamo sempre e costantemente Governi tecnici che, puntualmente, distruggono quel qualcosa che si era riusciti a portare con Governi più politici. Così sarà anche per i prossimi anni, fino a che non ci sarà veramente una forza che potrà realmente cambiare le cose. Noi di Alternativa ci proveremo in tutti i modi e contrasteremo il Governo anche in questi ultimi due mesi.

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Casu. Ne ha facoltà.

ANDREA CASU (PD). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghe e onorevoli colleghi, rappresentante del Governo, oggetto dell'odierna discussione è il disegno di legge di conversione del decreto-legge n. 68 del 2022, che, anche in seguito alle modifiche e integrazioni recate durante la lettura al Senato, ha assunto un contenuto sempre più complesso e variegato. Sono disposizioni urgenti per la sicurezza e lo sviluppo delle infrastrutture, dei trasporti e della mobilità sostenibile, nonché in materia di grandi eventi e per la funzionalità del Ministero delle Infrastrutture e della mobilità sostenibile.

In questo mio intervento mi limiterò, per inevitabili ragioni di sintesi, a richiamare alcune disposizioni che ritengo di particolare impatto, anche in considerazione del momento che stiamo attraversando. Siamo entrati in una nuova fase della pandemia, ma non dobbiamo dimenticare che il virus è ancora con noi e le conseguenze drammatiche della guerra di Putin contro l'Ucraina pesano sul costo dell'energia e del carburante, nonché sulla vita di ciascuno di noi, in particolare delle persone più fragili. È fondamentale intervenire tempestivamente per garantire il diritto alla mobilità in sicurezza di tutti e di tutte, portando avanti la transizione verso una modalità pienamente sostenibile.

In questa direzione anche i grandi eventi, come il Giubileo del 2025, possono svolgere una funzione fondamentale. Le infrastrutture e gli investimenti necessari, infatti, possono consentirci non solo di proiettare la capitale, le nostre città e l'intero Paese verso la mobilità del nuovo mondo, che siamo chiamati a costruire oltre il COVID-19, ma possono, al contempo, aiutarci a migliorare oggi la qualità della vita dei cittadini, dei turisti e di tutte quelle persone che stanno finalmente tornando a visitare Roma e l'Italia, rimettendo in moto la nostra economia e sostenendo quei settori che hanno pagato il prezzo più alto durante la crisi.

Faccio un semplice esempio. Grazie all'azione del sindaco Gualtieri e alla disponibilità del Governo, attraverso la collaborazione virtuosa che c'è stata in questi mesi e con l'emendamento che abbiamo presentato durante il processo di conversione al DL Infrastrutture, il primo nella mia esperienza di parlamentare eletto appena un anno fa durante le elezioni suppletive, Roma Capitale ha già potuto sperimentare come possa essere estremamente fruttuosa la convenzione con ANAS SpA, riuscendo a completare, in soli 33 giorni, la realizzazione di trenta chilometri di piani viabili che versavano in pessime condizioni, con rifacimento profondo della pavimentazione lungo via Salaria, via Portuense e via Casilina. Un metodo vincente che consente ora, come annunciato dal sindaco e dall'assessora Ornella Segnalini, di dare via al più grande piano di rifacimento delle strade di Roma degli ultimi anni.

È proprio grazie alla convenzione con ANAS che sono partiti gli interventi di messa in sicurezza e manutenzione delle strade comunali, per rimuovere il prima possibile le situazioni di emergenza connesse al traffico e alla mobilità derivanti dalle condizioni del manto stradale. L'obiettivo indicato con i primi interventi è quello di coprire, in tempi brevissimi, circa l'11 per cento dell'intera rete della viabilità principale. Per capire gli effetti di questo intervento, dell'azione che si sta portando avanti insieme ad ANAS, voglio fare l'elenco delle vie interessate: via di Malagrotta, via della Pisana, via di Ponte Galeria, via di Casal Selce, via della Storta, via di Casal del Marmo, via di Boccea, via di Casal Boccone, via di Casal San Basilio, via di Tor Cervara. Poi ci sono anche alcuni tratti stradali più interni alla città come viale Parioli, viale Maresciallo Pilsudski, via Flaminia, viale dei Quattro Venti. Tutti lavori effettuati di notte per arrecare meno disagi possibili ai cittadini, come già sperimentato alcuni mesi fa con i primi interventi. Questo è solo l'inizio. Utilizzando le risorse previste per il Giubileo, unite a quelle del comune, nei prossimi due anni si procederà al rifacimento profondo di ben 600 chilometri della rete principale, cioè quella più esposta al traffico e a maggior rischio di incidenti.

Rifare le strade della capitale, che versano in condizioni drammatiche, significa non solo migliorare la qualità della vita e la sicurezza di 4-5 milioni di persone che vivono, attraversano, visitano e gravitano intorno alla città di Roma, ma significa migliorare l'immagine dell'Italia nel mondo. Se oggi è possibile intervenire, dopo anni di assenza, è grazie proprio a quella leale e fruttuosa collaborazione tra tutti i livelli istituzionali nell'interesse dei cittadini e delle cittadine che si è realizzata con il Governo guidato da Mario Draghi, che voglio cogliere l'occasione di ringraziare ancora una volta per il servizio offerto al Paese, servizio che, come stiamo vedendo, continua a dare i suoi frutti anche dopo l'irresponsabile scelta delle forze di maggioranza, che hanno deciso di non votare la fiducia proprio nel momento in cui provvedimenti fondamentali dell'agenda sociale, di cui il Paese ha bisogno, stavano per vedere la luce.

Ma veniamo ora agli aspetti normativi del provvedimento. L'articolo 1, modificato dal Senato, reca in primis disposizioni di semplificazione e accelerazione delle procedure di valutazione di impatto ambientale, VIA e di verifica preventiva dell'interesse archeologico in relazione agli interventi compresi nel programma dettagliato degli interventi connessi alle celebrazioni del Giubileo della Chiesa cattolica per il 2025 nella città di Roma.

Si prevedono, inoltre, in caso di ritardo nell'esecuzione delle lavorazioni, rispetto al cronoprogramma delle opere mitigatrici o risolutive delle interferenze, l'applicazione di penali per l'affidamento degli interventi per la messa in sicurezza e la manutenzione straordinaria delle strade, previste dal citato programma dettagliato, la sottoscrizione, da parte della società Giubileo 2025, di apposite convenzioni con ANAS SpA, in qualità di centrale di committenze, l'applicazione delle semplificazioni, previste per l'affidamento dei contratti pubblici PNRR-PNC, per gli affidamenti in relazione alla realizzazione degli interventi, anche con riferimento all'approvvigionamento di beni e servizi utili ad assicurare l'accoglienza e la funzionalità del Giubileo.

Si autorizzano poi Roma Capitale e la città metropolitana di Roma Capitale a sottoscrivere apposite convenzioni con ANAS SpA, per l'affidamento degli interventi per la messa in sicurezza e la manutenzione delle strade comunali di Roma Capitale e per lo sviluppo e la riqualificazione funzionale delle strade di penetrazione e di grande collegamento; ciò, al fine - è proprio quello di cui stiamo parlando - di assicurare la celere realizzazione e rimuovere le situazioni di emergenza connesse al traffico e alla mobilità, in vista dei flussi di pellegrinaggio e turistici previsti in occasione del Giubileo.

Limitatamente agli affidamenti di importo inferiore alle soglie europee, la selezione degli operatori economici da parte di ANAS SpA può avvenire, nel rispetto del principio di rotazione, anche nell'ambito di accordi quadro. E' previsto il riconoscimento ad ANAS SpA, da parte di Roma Capitale e della città metropolitana di Roma Capitale, di una quota a valere sulle risorse assegnate; si prevede, infine, che le risorse relative agli interventi di competenza della città metropolitana di Roma Capitale possano essere utilizzate anche per l'esecuzione di interventi di viabilità comunale, in continuità con quelli della medesima città metropolitana.

Vi sono poi le disposizioni in materia di trasporto aereo, recate dall'articolo 6, con le quali si intende semplificare ed accelerare gli interventi inseriti nei piani di sviluppo aeroportuale; in particolare, dette disposizioni sono volte ad accelerare lo sviluppo del Sistema nazionale integrato dei trasporti, aumentare l'accesso ferroviario mediante mezzo pubblico agli aeroporti, incrementare la rilevanza strategica e lo sviluppo degli aeroporti intercontinentali italiani.

Con l'articolo 6-bis si introducono disposizioni per consentire sinergie interne al gruppo Ferrovie dello Stato italiane, in particolare in favore di ANAS SpA, anche mediante forme di committenza unica e deroghe al codice degli appalti. Si prevede che ANAS SpA e le società da queste controllate possano stipulare, anche in deroga alla disciplina del codice degli appalti e ferme restando le norme che costituiscono attuazione delle disposizioni delle direttive 2014/24/ UE e 2014/25/UE, appositi accordi e convenzioni con le altre società del gruppo Ferrovie dello Stato, ivi compresa Ferservizi SpA, anche in qualità di centrale di committenza, al fine di potersi avvalere delle prestazioni dei beni e servizi resi dalle altre società del gruppo, dei contratti, compresi gli accordi quadro, stipulati dalle altre società del gruppo Ferrovie dello Stato italiane, per gli acquisti in modo unitario di beni e servizi, concedere ad altre società del gruppo Ferrovie dello Stato italiane l'uso di beni immobili in gestione.

L'articolo 7, profondamente modificato dal Senato, apporta plurime modifiche al codice della strada, al fine di ridurre gli oneri amministrativi a carico degli utenti, nonché favorire lo sviluppo della mobilità sostenibile e incrementare la sicurezza della circolazione stradale. Inoltre, viene rimessa ad un decreto del MIMS la disciplina delle modalità di annotazione sul documento unico dell'eccesso di massa connesso al sistema di propulsione installato; sono state, inoltre, apportate modifiche al decreto-legge n. 162 del 2019, aumentando da 12 a 24 mesi la proroga della sperimentazione sui mezzi di micro mobilità elettrica.

L'articolo 7-bis, introdotto nel corso dell'esame da parte del Senato, reca una serie disposizioni urgenti in materia di concessioni e infrastrutture stradali, con particolare riguardo ad alcuni profili della disciplina della revoca delle concessioni autostradali. In particolare, viene stabilito che, nel caso di estinzione di una concezione autostradale per inadempimento del concessionario, l'importo dell'indennizzo venga determinato a seguito di un'appropriata verifica delle voci di bilancio mediante l'esecuzione di un'asseverazione da parte di una primaria società di revisione.

La determinazione dell'importo previsto verrà definita con decreto del Ministero delle Infrastrutture e della mobilità sostenibili, adottato di concerto con il Ministro dell'Economia e delle finanze non oltre 12 mesi dall'estinzione della concessione. E' fatto salvo il diritto del concedente al risarcimento dei danni cagionati dall'inadempimento del concessionario.

Tale risarcimento viene determinato, anche tenendo conto delle risultanze ispettive effettuate dall'Agenzia nazionale per la sicurezza delle ferrovie e delle infrastrutture stradali e autostradali su richiesta del concedente. Tali controlli sono finalizzati anche a verificare lo stato dell'infrastruttura autostradale oggetto di concessione. Il concedente è autorizzato a trattenere dall'ammontare dell'indennizzo l'importo corrispondente all'eventuale credito vantato da ANAS SpA a titolo di prezzo di concessione nei confronti del concessionario. Tali somme verranno versate da ANAS SpA in base ai termini e alle modalità che verranno definiti con la società stessa, d'intesa con il Ministero dell'Economia e finanze, anche tenendo conto del flusso di cassa derivante dai proventi della gestione dell'infrastruttura autostradale. Viene, infine, istituito un apposito fondo per le suddette procedure nell'ambito dello stato di previsione del Ministero delle Infrastrutture e della mobilità sostenibili. Per tale fondo, è prevista una dotazione finanziaria pari a 500 milioni di euro nell'arco temporale dal 2022 al 2024.

L'articolo 7-sexies, introdotto al Senato, proroga la sospensione dell'obbligo di cofinanziamento delle regioni, degli enti locali e dei gestori di servizi di trasporto pubblico locale e regionale nell'acquisto dei mezzi per il TPL. Al fine di favorire lo sviluppo degli investimenti e il perseguimento più rapido ed efficace degli obiettivi di rinnovo del parco mezzi per il trasporto pubblico locale, l'articolo reca una modifica all'articolo 200, comma 7, primo periodo del decreto legge n. 34 del 2020, cosiddetto decreto Rilancio, sopprimendo il termine finale della sospensione dell'obbligo di finanziamento ivi prevista. Più nel dettaglio, l'articolo 200, comma 7, primo periodo, appena citato, sospendeva fino al 31 dicembre 2024 l'applicazione, per le regioni, gli enti locali e i gestori dei servizi di trasporto pubblico locale e regionale, dell'obbligo di cofinanziamento, previsto per i soggetti beneficiari di fondi statali nell'acquisto dei mezzi per il rinnovo del parco autobus. L'articolo in parola dispone la soppressione del riferimento alla data del 31 dicembre 2024.

Con l'articolo 8, si interviene per migliorare la programmazione di servizi di trasporto pubblico locale e regionale e, più in generale, della mobilità locale in tutte le sue modalità. A tal fine, sono introdotte le modifiche alla denominazione, alla struttura e ai compiti dell'Osservatorio nazionale per il supporto alla programmazione e per il monitoraggio del trasporto pubblico locale e della mobilità sostenibile. Sono precisate le modalità di destinazione e ripartizione di risorse di fondi statali e disposta la trasmissione all'Osservatorio dei dati dell'attività manutentiva programmata. Infine, è autorizzata la spesa per la realizzazione degli interventi immediatamente cantierabili per l'ammodernamento delle ferrovie regionali.

L'articolo 11 disciplina l'utilizzo di dispositivi di protezione delle vie respiratorie per quanto concerne gli utenti dei mezzi di trasporto. In particolare, si vuole estendere al 30 settembre 2022 l'obbligo di utilizzo dei dispositivi di protezione delle vie respiratorie, di cui all'articolo 10-quater del decreto-legge n. 52 del 2021, su tutti i mezzi di trasporto dal medesimo indicati, fatta eccezione per gli aeromobili adibiti a servizi commerciali di trasporto di persone.

Si tratta, quindi, di navi e traghetti adibiti a servizi di trasporto interregionale; di treni impiegati nei servizi di trasporto ferroviario passeggeri di tipo interregionale, Intercity, Intercity Notte e Alta Velocità; di autobus adibiti a servizi di trasporto di persone, ad offerta indifferenziata, effettuati su strada in modo continuativo o periodico su un percorso che collega più di due regioni ed aventi itinerari, orari, frequenze e prezzi prestabiliti; di autobus adibiti a servizi di noleggio con conducente; di mezzi impiegati nei servizi di trasporto pubblico locale o regionale; di mezzi di trasporto scolastico dedicato agli studenti di scuola primaria, secondaria di primo grado e di secondo grado. E' un passo avanti importante, ma moltissimi restano da compiere nella direzione di una mobilità sostenibile e sicura per tutti.

Per tali motivi, questo provvedimento e quelli che andranno in questa direzione avranno sempre il sostegno del Partito Democratico (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Mollicone. Ne ha facoltà.

FEDERICO MOLLICONE (FDI). Grazie Presidente. Onorevoli colleghi, rappresentante del Governo, l'ultimo atto di questa legislatura finisce nel peggiore dei modi. Rispetto a questo provvedimento, che viene dal Senato, vi leggo una norma inserita in sede di prima lettura. Articolo 12-quater: “L'autorizzazione di spesa di cui all'articolo 183, comma 3, del decreto-legge 19 maggio 2020, n. 34, convertito, con modificazioni, dalla legge 17 luglio 2020, n. 77, è incrementata, per l'anno 2022, di 15 milioni di euro. Alla copertura degli oneri si provvede mediante corrispondente riduzione dell'autorizzazione di spesa di cui all'articolo 183, comma 2, del medesimo decreto-legge”.

I cultori del diritto parlamentare, probabilmente, hanno già capito, mentre chi ci ascolta ha bisogno di spiegazioni. In poche parole, colleghi, vengono sottratte risorse al Fondo emergenze per il settore privato della cultura, istituito nel 2020 per supportare un settore in grave crisi a causa dell'impatto della pandemia, per destinarli ai musei statali.

Nulla da dire, ovviamente, sull'infrastruttura culturale pubblica, un'eccellenza nazionale, ma togliere risorse cruciali per la filiera dell'editoria libraria e delle librerie ci appare una gestione sconsiderata delle finanze pubbliche. L'ormai ex Ministro Franceschini dovrebbe riferire immediatamente rispetto a questa norma e spiegarne la ratio. Per questo abbiamo presentato un emendamento soppressivo di questa norma e, contemporaneamente, emendamenti per aumentare i fondi di riferimento. Per la nostra visione di Governo è infatti cruciale la sussidiarietà: il privato che collabora col pubblico e che gestisce beni che altrimenti rimarrebbero non curati, non valorizzati e chiusi.

Non certo, però, come succede per il Colosseo - approfittiamo di questa occasione per fare l'ennesima denuncia – questione riguardo la quale chiediamo ancora trasparenza, con il Vicepresidente Rampelli, con cui abbiamo fatto diverse battaglie, in questi anni. Verificheremo cosa stia succedendo riguardo all'ennesima gara indetta in maniera “pre informativa” il 29 luglio, di nascosto, da Consip, come fanno i ladri. Ancora una volta, si è aspettato il momento di massima disattenzione per fare l'ennesimo colpo gobbo sul giacimento aureo di tutti i beni culturali, il Colosseo, di proprietà pubblica, ma di cui beneficiano, in questo caso, in maniera ossimorica, rispetto a una corretta visione di sussidiarietà, solo i privati.

Per noi il sostegno della cultura passa certamente dal sostegno dell'offerta ma anche dall'incentivo alla domanda. Il nostro posizionamento storico - al riguardo esistono una specifica proposta di legge a mia firma, sei ordini del giorno approvati e decine di emendamenti - è la detrazione del consumo culturale. Lanciamo una sfida alla sinistra, che abbiamo qui davanti rappresentata: non ne parlate più, per favore, in campagna elettorale, non siete credibili. Siete stati al Governo, anche questa volta, con il Ministro Franceschini e non l'avete realizzata. Non andate più in campagna elettorale ad illudere le categorie che la farete, perché non l'avete fatta in questi anni, quando c'era la Melandri e, prima ancora, quando c'era Veltroni, e non l'avete fatta nemmeno adesso, con Franceschini per più volte! Non prendete in giro la filiera culturale sulla detrazione del consumo culturale, la farà la destra al Governo, non certo la sinistra, che ne parla soltanto. La realizzazione di un sistema fiscale che preveda la detrazione delle spese per l'acquisto di beni e servizi culturali si declina come basilare, in una Nazione ricca di arte e cultura come l'Italia, una posizione che sarà parte, come sempre, del nostro programma di Governo. Ci chiediamo poi quale omogeneità abbia la norma rispetto al provvedimento. Come può, infatti, essere ammissibile una norma modificativa di un articolo sulla cultura all'interno di un provvedimento recante “disposizioni urgenti per la sicurezza e lo sviluppo delle infrastrutture, dei trasporti e della mobilità sostenibile, nonché in materia di grandi eventi e per la funzionalità del Ministero delle Infrastrutture e della mobilità sostenibili”. Che cosa centra? Arcana dei Ministeri.

Veniamo al cuore del provvedimento, che prevede l'ulteriore snellimento degli iter amministrativi e autorizzativi volti ad accelerare la realizzazione di opere sostenibili e resilienti, con disposizioni anche rivolte alle infrastrutture del Giubileo. Fino a qui siamo favorevoli. La costituzione del MIMS ci ha visto sin dall'inizio, in linea di massima, a favore. Tuttavia, la sostenibilità, per i conservatori, è un valore, e non un fine, è un mezzo per raggiungere il corretto rapporto fra noi e l'ambiente che va tutelato, fra noi e il paesaggio, fra noi e chi ci sarà dopo di noi, come insegnava anche il filosofo ambientalista Roger Scruton. La transizione ecologica, per noi, deve essere importante e strategica, ma deve essere graduale. Ogni settimana, il guru del dissoltosi M5S, Beppe Grillo, andava a rapporto dall'Ambasciatore cinese a Roma. La Cina è la principale esportatrice di componentistica per le rinnovabili e, in contemporanea, il MoVimento 5 Stelle, guarda caso, aveva messo come presupposto imprescindibile per l'ingresso nel Governo dei migliori, nel Governo nazionale la casella del Ministero della Transizione ecologica. Sembra sicuramente un caso, ma non lo è. A noi sembra questa, colleghi, una vera e propria interferenza straniera nelle politiche strategiche della Nazione e ci chiediamo perché il Copasir non convochi l'ex Presidente Conte, per chiedergli conto di questi rapporti. Considerato che adesso vanno molto di moda e ci sono i “giornaloni” che si sbracciano su questa o quella interferenza, ci chiediamo perché nessuno convochi Conte e dica: scusate, perché il vostro fondatore va, un giorno sì e un giorno no, dall'Ambasciatore cinese a Roma, a prendere ordini? Per quale ragione?

Veniamo alle norme del provvedimento. Come si sa - lo abbiamo già fatto al Senato - noi ci asterremo perché ci sono alcune iniziative verso le quali siamo favorevoli, ma crediamo che questo provvedimento presenti rilevanti criticità. Il settore del trasporto pubblico locale, ad esempio, le cui criticità sono richiamate persino nel documento stesso del Governo, è in grave affanno, con un deficit economico-gestionale stimato in circa 2 miliardi di euro, escludendo il caro energia e il caro carburante in corso, rispetto ai quali, invece di aumentare il budget disponibile del Fondo nazionale, lo si riduce di 5 milioni l'anno! Queste sono le politiche dei migliori nel Governo dei migliori.

Parliamo poi di ITA, del disastro di ITA che, già nel nome, denuncia un destino funesto. Il percorso fin qui seguito dal Governo per il ridimensionamento annunciato - una probabile cessione prossima ventura di questo asset agli stranieri - è sotto gli occhi di tutti! La nostra solidarietà va a tutti i lavoratori del trasporto aereo, che abbiamo sempre difeso, con il collega Rampelli e con tutti i colleghi della Commissione trasporti, anche andando a manifestare all'aeroporto, in tutte le altre sedi e davanti al Ministero.

Chiediamo qui anche un'immediata risoluzione della saga giudiziaria della Strada dei Parchi. Il Consiglio di Stato ha testé sospeso l'ordinanza del TAR del Lazio che sospendeva proprio l'efficacia del decreto-legge MIMS.

Si è poi parlato della mobilità elettrica. La sostenibilità nella mobilità passa certamente attraverso una visione costituita da pochi, ma essenziali elementi: energia rinnovabile, elettrificazione, ottimizzazione del parco circolante, digitalizzazione ed economia circolare dei materiali. Tuttavia, bisogna fare di più, perché l'Italia e l'Europa sono in fortissimo ritardo, di decenni. L'Italia, come produttore di mezzi, ma anche e soprattutto come esportatore netto di componenti e macchinari per le industrie automobilistiche straniere e come sviluppatore e produttore di componenti elettromeccanici, come le infrastrutture di ricarica, deve investire oggi in questa transizione. Se non sarà in grado di supportare la crescita di una filiera nazionale, che già presenta competenze di valore, vedrà perdere quote di mercato crescenti, a favore dei competitor europei - e soprattutto asiatici - e vedrà ridursi sempre di più i posti di lavoro ad alto valore aggiunto, che la mobilità elettrica garantirà. Bisogna rendere strutturale, bloccando lo stop and go, l'ecobonus per almeno un triennio ed è necessario che sia consistente per i veicoli M1, e bisogna inserire target minimi di elettrificazione per le flotte aziendali. Sono solo due dei nostri punti programmatici per l'elettrificazione della mobilità, che si sommano alle disposizioni per le infrastrutture di ricarica. Come da nostra proposta di legge – perché, come potete constatare, siamo l'opposizione che governa la crisi e certo non sta lì solo ad abbaiare - bisogna costituire un fondo dedicato all'erogazione, ai residenti o alle imprese che installino punti di ricarica a servizio dei residenti, di contributi per l'acquisto e installazione di infrastrutture di ricarica in ambito residenziale, nonché per l'adeguamento e la predisposizione degli impianti elettrici a servizio delle infrastrutture di ricarica stesse. Poi ci sono i bandi PNRR per gli operatori, da revisionare.

Vorrei inoltre porre un tema, un tema simbolico, un piccolo tema, ma è dai piccoli particolari che si capisce se una forza politica veramente crede nella transizione ecologica o no. Il presidente Fico, che appartiene al MoVimento 5 Stelle, a cui va dato l'onore delle armi, perché non si ricandida e farà campagna elettorale, mentre molti altri sono scappati e hanno fondato un altro partito, ha rivendicato una Camera più ecologica. Eppure, in questi anni non sono state sostituite - pensate un po', l'unico posto dove non è stato fatto è questo - le due colonnine di ricarica del parcheggio della Camera dei deputati. Infatti, Enel X, che praticamente è monopolista, ha sostituito tutte le altre colonnine, ma qui alla Camera dei deputati non le ha sostituite. Mi sono chiesto il perché e l'ho chiesto al “palazzo”, ai Questori, alla struttura. Sarebbe tutto sospeso per lo scioglimento, come se cambiare due colonnine, peraltro bloccate da due anni, fosse una questione straordinaria e non fosse come mettere un distributore di acqua senza bottiglie in un palazzo. Con questo si dimostra la credibilità di una forza politica. Sarebbe tutto sospeso, quindi, per lo scioglimento. Quindi, se si rompe una lampadina o un lampadario non li cambiamo fino a settembre od ottobre.

Questa è una gestione discutibilissima e ci sarà molto da cambiare anche nella gestione di questo Palazzo. Il settore, poi, degli aeroporti è stato escluso, come sappiamo, dal PNRR, nonostante la necessità di un profondo approccio sulla decarbonizzazione, su cui esiste un patto fra player industriali e accademici, con riferimento al quale sono componente del Comitato di indirizzo. Devono essere favoriti gli interventi tesi a sviluppare la nuova mobilità aerea sostenibile, con azioni di supporto allo sviluppo della mobilità aerea urbana, come gli aerotaxi. Virtuosa è sicuramente la nuova area di imbarco A del Terminal 1 dell'aeroporto Leonardo da Vinci di Fiumicino, completamente realizzata nel periodo di crisi pandemica con un investimento di circa 400 milioni di euro, ma certo non basta e non c'è una strategia industriale sui nostri aeroporti. Colleghi, come Fratelli d'Italia, riteniamo, però, allo stesso tempo, che ci debba essere un approccio tecnologicamente neutrale, che non guardi alle tecnologie usate, ma al risultato che esse ottengono. Condanniamo fermamente in tal senso la decisione della Commissione europea, con il supporto del Parlamento europeo ormai in mano ai gruppi più radicalmente ecologisti in maniera estrema, di bandire del tutto la vendita di auto nuove che impieghino motori a scoppio. Se un domani dovessimo avere un biocarburante a bassissime emissioni o, addirittura, per assurdo, a emissioni zero, non potremmo impiegare questa tecnologia e avremmo nel frattempo perso preziosissime conoscenze tecniche e, solo qui in Italia, 70 mila posti di lavoro, sacrificati sull'altare di una transizione ecologica filo-cinese che sta venendo perseguita e ideologizzata per motivi non certo nobili. E noi siamo a favore delle energie rinnovabili, siamo a favore della transizione ecologica, ma la politica deve governare la techne, non il contrario (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)!

Intanto FCA - lo avrete letto sui giornali, colleghi - uscirà dalle quotazioni di Milano e andrà in Olanda. È soltanto l'ultimo passo per quello che è diventato ormai un gruppo straniero, che ha beneficiato, con la famiglia Agnelli, nel corso dei decenni, di miliardi di euro, di miliardi di vecchie lire, per le casse integrazioni, per lo sviluppo industriale, per l'apertura di nuovi stabilimenti. E mentre l'Italia faceva questo, la nuova gestione, la nuova governance, come si chiama oggi, ha esternalizzato, ha portato tutto all'estero, compresa la sede fiscale e adesso ha proceduto a fare il delisting dalla Borsa di Milano, quindi sarà a tutti gli effetti un gruppo straniero, proprietario di giornali italiani, attraverso il gruppo GEDI, come la Repubblica e La Stampa, che provoca un'altra interferenza rispetto a questa campagna elettorale. Domandatevi sempre - come insegnava Falcone - e pensate sempre a seguire il denaro: se c'è una proprietà, c'è un interesse. In questo caso l'interesse e la proprietà sono stranieri. Un'assoluta spregiudicatezza, che con giornali italiani continua ad attaccare Fratelli d'Italia e l'opposizione con linee editoriali deliranti, dove addirittura lo scoop di la Repubblica sapete qual è? Che Giorgia Meloni ha una sorella, Arianna Meloni, che fa politica con lei da quando erano bambine. Complimenti, questo, sì, che è giornalismo d'inchiesta.

Dobbiamo prendere, poi, spunto dalle parole del grande Enrico Mattei, l'unico e l'ultimo vero visionario di una politica energetica di indipendenza dell'Italia, che ha pagato con la pelle questa visionarietà e questa capacità di capire molti decenni prima che, se l'Italia non si fosse dotata di indipendenza energetica attraverso un mix energetico, quindi non solo fossile, l'aveva già capito Mattei, non sarebbe mai stata indipendente. E qualcuno, evidentemente, se ne è accorto e ha fatto quello che ha fatto. Mattei parlava già negli anni Sessanta, pensate, di mix energetico e di diversificazione dei fornitori, e forse andrebbe dedicato a lui questo provvedimento di transizione ecologica. Pensate, citando: “in relazione allo sviluppo del consumo dell'Italia dobbiamo preoccuparci anche di potenziare al massimo tutte le fonti di energia possibili”, Enrico Mattei. Ecco, colleghi, Fratelli d'Italia - che, speriamo per l'Italia stessa, insieme al centrodestra potrà andare al Governo di questa Nazione - farà di tutto, con umiltà, con passione e competenza, ma soprattutto con indipendenza, cercherà di fare di tutto per rilanciare il futuro di questa Nazione, perché noi siamo questa Nazione, perché noi siamo popolo, noi siamo leggenda e popolo, come recita una bella canzone. E vogliamo interpretare quest'ansia di riscatto, di vendetta, di cambiamento, perché lo possiamo fare, lo sappiamo fare, lo faremo (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Luciano Cantone. Ne ha facoltà.

LUCIANO CANTONE (M5S). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghe e colleghi, il mio ultimo intervento in Aula di questa legislatura non può che riguardare il tema di infrastrutture e trasporti, anche se la discussione su questo decreto avviene in un momento particolare, con un Governo per gli affari correnti, a Camere sciolte. Anche per questo decreto non ci è stata data la possibilità di apportare modifiche in questa Camera, ma voglio ringraziare i colleghi senatori per il buon lavoro di miglioramento del testo, con emendamenti che intervengono puntualmente su aspetti fondamentali che riguardano molti territori. Oggi discutiamo, infatti, di un decreto che serve principalmente per semplificare procedure complesse, necessarie ad accelerare e migliorare le opere pubbliche, con particolare riguardo al PNRR, il grande piano di investimenti portati in Italia dal presidente Giuseppe Conte. Vede, Presidente, in questa legislatura così travagliata, iniziata con la tragedia del ponte Morandi, in Commissione trasporti abbiamo sempre lavorato nell'esclusivo interesse del Paese, con estremo pragmatismo. Per il MoVimento 5 Stelle era importante tenere il punto sulla questione delle concessioni. Con questo provvedimento, infatti, si inserisce la revoca delle concessioni A24 e A25 per gravi inadempienze. Non è una bandierina, come la definisce qualcuno, è una questione di civiltà e serietà, che lo Stato deve dimostrare nei confronti dei propri cittadini.

Importanti anche le modifiche inserite all'articolo 6, con disposizioni in materia di trasporto aereo, che reca misure di semplificazione ed accelerazione dei piani di sviluppo aeroportuale e dello sviluppo del Sistema nazionale integrato dei trasporti, nonché misure per accelerare l'intermodalità e l'interconnessione tra aeroporti, ferrovie e porti. E qui, come MoVimento 5 Stelle, siamo particolarmente orgogliosi di avere inserito semplificazioni per l'installazione di pannelli fotovoltaici per gli aeroporti delle isole minori. Riguardano, invece, l'adeguamento delle capitanerie di porto, le disposizioni inserite all'articolo 3 con un fondo apposito e la semplificazione di alcuni aspetti procedurali relativi all'individuazione, approvazione e realizzazione degli interventi. In particolare, si espande l'autorità di sistema portuale della Sicilia occidentale, con l'inserimento del porto di Sciacca, e l'autorità di sistema portuale dell'Adriatico centrale, con l'inserimento del porto di Vasto.

Questo decreto interviene anche sulla sicurezza stradale. Con l'articolo 7 si interviene per ridurre gli oneri amministrativi a carico degli utenti e favorire lo sviluppo della mobilità sostenibile. Parliamo, quindi, di temi che per il MoVimento 5 Stelle sono sempre stati prioritari e che oggi sono di vitale importanza, se vogliamo che le future generazioni riescano a raggiungere la neutralità climatica nel 2050. Si interviene, altresì, sul trasporto pubblico locale e regionale, con lo scopo di migliorare la programmazione dei servizi di trasporto. A questo proposito voglio ringraziare il sottosegretario Giancarlo Cancelleri e la senatrice Nunzia Catalfo per l'inserimento di un emendamento che consente alla metropolitana di Catania di estendere il servizio dalle 6 del mattino fino a mezzanotte, per portare questo servizio finalmente al pari delle grandi città europee. In questi anni sono stati tanti gli interventi per migliorare le condizioni di efficienza di trasporto rapido di massa della mia città ed è un grande privilegio per me poter concludere questa legislatura con un ulteriore risultato per Catania.

Infine, è importante citare anche l'articolo 10, che interviene sulle opere pubbliche, con particolare attenzione ai progetti del PNRR, e per assicurare il funzionamento del Consiglio superiore dei lavori pubblici. La sfida che ci attende nei prossimi mesi è quella di completare il PNRR per non perdere fondi che per i nostri territori sono fondamentali. E con questo decreto, nonostante le condizioni eccezionali in cui ci troviamo, di un Governo dimissionario, abbiamo cercato di dare il nostro contributo affinché questo avvenga nei tempi previsti. Non è concepibile sprecare un solo euro di soldi pubblici, a maggior ragione in una situazione di crisi sociale, di conflitti e di prezzi di materie prime mai visti. Occorre mettere in condizione tutti gli enti di mettere a terra queste risorse subito. Infine, Presidente, voglio ringraziare tutti i colleghi e le colleghe della Commissione trasporti per questi quattro anni di lavoro in cui si è lavorato con serietà e professionalità, tutte le persone che hanno condiviso con noi questo percorso e ringrazio anche gli uffici legislativi e la Presidenza della Camera.

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Dara. Ne ha facoltà.

ANDREA DARA (LEGA). Grazie, Presidente, Vice Ministro Morelli, colleghi, il decreto-legge in questione contiene importanti interventi nei settori di competenza del Ministero delle Infrastrutture e della mobilità sostenibili, coerentemente con gli obiettivi del Piano nazionale di ripresa e resilienza e con la linea data dal Governo Draghi verso una radicale semplificazione delle procedure amministrative per la loro realizzazione sugli investimenti. Certo, le condizioni politiche nelle quali si sta approvando il decreto non sono delle migliori: convertiamo un decreto-legge a Camere sciolte, nato da un Governo in carica che ora è dimissionario. Il Senato ha, infatti, approvato un testo confrontandosi con un Governo dimissionario e ora noi, alla Camera, dobbiamo convertire il testo in legge senza apportare modifiche per evitare la decadenza. Non è una situazione ordinaria di lavoro e questa situazione ha senz'altro influenzato il testo che verrà convertito in legge, perché si sarebbe potuto fare molto di più su questioni importantissime per la realizzazione di opere urgenti e per l'attuazione del PNRR. Tuttavia, il nostro gruppo vede favorevolmente il testo, perché contiene interventi improcrastinabili verso lo snellimento dell'iter per la realizzazione di infrastrutture, il miglioramento della sicurezza stradale e dei servizi di trasporto e di trasporto pubblico locale, le agevolazioni per la realizzazione e il controllo delle dighe e delle infrastrutture idriche, facilitazioni per la realizzazione degli investimenti infrastrutturali per il Giubileo 2025, interventi per le autorità di sistema portuale e per la laguna di Venezia indirizzati a potenziare il traffico crocieristico, salvaguardando al contempo la tutela della laguna, nonché investimenti per le funivie di Savona e per le problematiche associate al crollo della funivia.

Inoltre, il testo prevede una modifica al codice della strada per la quale la Lega si è spesa molto, che consentirà, almeno in parte, di affrontare il problema dei ritardi nell'erogazione dei servizi da parte delle motorizzazioni civili. Si tratta della previsione che gli esami per la patente di guida siano effettuati, sempre a seguito della frequenza di corso di qualificazione iniziale, da dipendenti del Ministero delle Infrastrutture e della mobilità sostenibili e non più esclusivamente dai dipendenti dell'ex Dipartimento per i trasporti, la navigazione e i sistemi informatici e statistici. Un'altra proposta, che la Lega ha portato avanti sin dall'inizio di questa legislatura, contenuta nel testo del decreto, è la facoltà, per le macchine per uso di persone con disabilità, di circolare su percorsi ciclabili e su itinerari ciclopedonali.

Gli interventi di semplificazione per la realizzazione delle infrastrutture contenuti nel decreto senz'altro caratterizzano i lavori pubblici del Paese per i prossimi anni. Dobbiamo riconoscere lo sforzo del Governo, in questo momento di crisi mai attraversata precedentemente dal nostro Paese: la crisi pandemica da COVID 19, la crisi energetica, che crea una grave crisi economica, a cui ora si aggiunge la crisi della siccità e della carenza della risorsa idrica. Infatti, il decreto contiene misure importanti per le dighe, volte a ridurre i tempi di approvazione dei progetti relativi alla costruzione, manutenzione e messa in sicurezza delle dighe. Riteniamo, tuttavia, che sul tema della siccità sarebbe stato necessario un intervento molto più incisivo, perché si tratta di un'emergenza che ha colpito gravemente, soprattutto, il Nord Italia. Infatti, la Lega ha più volte chiesto al Presidente del Consiglio dei Ministri di emanare un “decreto Siccità” ad hoc. Occorre affrontare la carenza dei bacini idrici artificiali, anche utilizzando i fondi del PNRR, per sopperire alla carenza di acqua durante la stagione estiva, che, purtroppo, accade ripetutamente negli ultimi anni. Serve una risposta urgente alla crisi idrica, sia per il sistema idropotabile che per l'agricoltura.

La Lega si dichiara soddisfatta anche per quanto fatto dal nostro gruppo al Senato, che è riuscito a fare inserimenti nel decreto e a migliorare lo stesso testo, nonostante le condizioni non facili di lavoro. Grazie a un emendamento della Lega, si prevede che, al fine di eseguire interventi di manutenzione necessari all'attivazione funzionale delle barriere del sistema MoSE, il provveditorato predisponga gli atti progettuali necessari e acquisisca tutte le autorizzazioni, concessioni, licenze, pareri, nulla osta e assensi comunque denominati mediante conferenza di servizi da indire. Inoltre, si prevede che il nuovo Piano morfologico della laguna di Venezia sia aggiornato ogni 6 anni e si individuano 3 punti: a) interventi necessari finalizzati al controllo dell'evoluzione negativa dell'ambiente lagunare; b) misure necessarie a ridurre progressivamente l'inquinamento delle acque lagunari, nonché le attività atte a proteggere i corpi idrici lagunari superficiali e a migliorarne le qualità ambientali; c) attività di monitoraggio ambientale dei corpi idrici lagunari in relazione agli interventi e al tipo idromorfologico, ecologico e di qualità ambientale.

Vi è il tema, poi, delle funivie di Savona. Con un emendamento della Lega, sono stati ampliati i poteri del commissario straordinario, prevedendo che possa effettuare interventi per il recupero della piena funzionalità tecnica della funivia, garantire la continuità dei servizi e il mantenimento degli attuali livelli di occupazione.

In tema di patenti di guida è stato approvato un emendamento della Lega che ha lo scopo di recepire la disciplina unionale delle patenti di guida moto, nonché di eliminare un numero considerevole di esami pratici per il conseguimento delle patenti moto, nei casi in cui la motorizzazione sconta la criticità di reperire personale esaminatore e, quindi, di effettuare le relative sedute dell'esame. In questo modo si potrebbero liberare ulteriori risorse all'Amministrazione da destinare a operatività più rilevanti ed indifferibili. In ultimo, la norma risolve anche il problema della gravosa difficoltà di reperire spazi idonei all'effettuazione delle prove di esame di guida moto, che molti comuni non possiedono o non concedono in uso alle autoscuole e alla stessa motorizzazione, con piste, poi, di difficile ed onerosa realizzazione. Inoltre, con un altro emendamento, sono state semplificate le modalità di svolgimento delle attività di immatricolazione, carta di circolazione, certificato di idoneità tecnica alla circolazione delle macchine agricole.

Nel settore automobilistico è stato approvato un emendamento del nostro gruppo che mira a rafforzare la competitività delle imprese operanti nel settore della distribuzione automobilistica, al fine di pervenire a un miglior bilanciamento dei rapporti contrattuali tra costruttori automobilistici o importatori e singoli distributori autorizzati nella commercializzazione dei veicoli nuovi, favorendo un confronto competitivo tra i medesimi soggetti nella stipula di accordi commerciali e prevenendo possibili abusi nel corso del rapporto contrattuale.

Un'altra norma importante inserita con un emendamento dei senatori della Lega è quella che, al fine di accelerare la realizzazione delle opere, prevede che le risorse per la riqualificazione della viabilità funzionale allo svolgimento delle Olimpiadi invernali Milano-Cortina 2026 siano trasferite alla provincia di Lecco, invece che assegnate al soggetto attuatore.

Sempre grazie a un emendamento targato Lega è stato accelerato il completamento della Roma-Latina e della Cisterna-Valmontone, anche stanziando risorse per il commissario liquidatore delle società miste regionali.

In tema di efficienza del trasporto pubblico e, in particolare, in materia di interventi manutentivi, che vanno comunicati all'Osservatorio nazionale per il supporto, la programmazione e per il monitoraggio della mobilità pubblica locale sostenibile, con l'approvazione di una proposta della Lega è stato previsto che, in caso di mancata o ritardata effettuazione degli interventi manutentivi, l'ente concedente, ovvero affidante il servizio di trasporto pubblico, dia una possibilità all'azienda per ottemperare, assegnandole un termine non superiore a 90 giorni per l'esecuzione degli interventi manutentivi comunicati. Qualora l'azienda risulti ancora inadempiente, l'ente concedente, ovvero affidante del servizio di trasporto pubblico, provvede a effettuare gli interventi manutentivi in danno all'azienda inadempiente, nonché ad applicare nei confronti della stessa una sanzione amministrativa di un importo complessivo non inferiore ai 10 mila euro e non superiore ai 500 mila euro.

Inoltre, grazie a un emendamento presentato dalla Lega e, poi, approvato, le strutture finanziate con risorse assegnate dal MIMS ai comuni per interventi straordinari sul patrimonio residenziale pubblico non ancora del tutto completate potranno essere riutilizzate dei medesimi comuni beneficiari, anche, eventualmente, cambiando la destinazione d'uso, a condizione che sia garantita una finalità di interesse pubblico generale.

Infine, con un'altra proposta della Lega, si è posto fine al cronico problema del sotto finanziamento alle commissioni VIA del MiTE, che impediva di raggiungere quella massima efficienza di cui ha bisogno il Paese, anche per realizzare il PNRR, che permetteva di caricare, per buona parte, su voci di spesa estranee alla VIA le tariffe che i proponenti pagavano appositamente per avere la VIA. In generale, dunque, il testo del decreto è stato migliorato al Senato nell'interesse dei cittadini, anche grazie agli emendamenti della Lega che sono stati approvati. Siamo consapevoli che resta ancora molto da fare, sia in tema di semplificazione delle procedure per la realizzazione delle opere pubbliche sia in tema di potenziamento del sistema dei trasporti e della logistica; tuttavia, riconosciamo che il presente decreto rappresenta un valido tentativo del Governo Draghi di venire incontro alle istanze di territori, cittadini e imprese per sveltire lo svolgimento dei lavori pubblici e superare le riserve spesse volte espresse nei vari enti preposti ed esprimere pareri nei procedimenti di approvazione delle opere. Per questo motivo il nostro gruppo esprimerà voto favorevole alla conversione in legge del presente decreto-legge (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. È iscritta a parlare l'onorevole Rachele Silvestri. Ne ha facoltà.

RACHELE SILVESTRI (FDI). Grazie, Presidente. La discussione odierna di quest'Aula ci impegna su una materia di fondamentale importanza strategica per il nostro Paese. Le infrastrutture, le misure urgenti per la gestione ed organizzazione dei grandi eventi dei prossimi anni, la tutela del patrimonio culturale ed ambientale, la possibilità di mettere nelle migliori condizioni le nostre Forze armate e di Polizia di operare e i tanti altri temi trattati in questo provvedimento avrebbero meritato maggiore attenzione e maggiore serietà. Non posso non ringraziare i colleghi del Senato che sono stati costretti in Commissione fino a tarda notte pur di consegnare all'Aula di Palazzo Madama un testo che fosse nelle condizioni di poter essere approvato e trasmesso alla Camera prima della sospensione dei lavori, ma questo non è bastato per poterci far dire che il gruppo di Fratelli d'Italia possa essere soddisfatto di questo testo. Purtroppo questo testo è figlio della fretta e delle contraddizioni e la responsabilità politica di ciò è imputabile solo ed esclusivamente al Governo Draghi. Onorevoli colleghi, Giorgia Meloni e noi di Fratelli d'Italia lo avevamo detto, vi avevamo avvisati, eravate tutti lì ad osannare il professor Draghi, ma è impossibile governare con tutto e il contrario di tutto, specie con partiti che sentono franare la terra sotto i propri piedi. Si fosse conclusa prima questa esperienza di governo, oggi, probabilmente, su questi temi si sarebbe espressa una maggioranza forte e legittimata dal voto popolare ed, invece, ci ritroviamo a fine legislatura, con un Governo dimissionario, a trattare del futuro delle grandi opere e, in generale, dell'Italia. Non vi preoccupate, ci rimetteremo mano. Tornando all'esame del provvedimento, come Fratelli d'Italia ed in virtù della nostra opposizione patriottica, non possiamo esimerci dal riconoscere la bontà di alcune misure presenti nel testo di conversione del decreto-legge, quali lo snellimento delle procedure VIA ovvero quelle per la progettazione e realizzazione di dighe, misure che indubbiamente hanno ottimi intenti, ma che riaprono discussioni importanti, su cui il nostro gruppo insiste e che speriamo si possano realizzare nel prossimo futuro.

Oggi discuteremo ed approveremo circa i poteri che saranno conferiti alla società “Giubileo 2025” e alla città di Roma al fine di concretizzare nel minor tempo possibile il programma dettagliato degli interventi connessi alle celebrazioni del Giubileo della Chiesa cattolica per il 2025 nella città di Roma. Questo si rende necessario poiché, probabilmente, neanche in questa legislatura, visto che siamo vicini alla sua conclusione, riusciremo ad approvare la modifica costituzionale che garantirebbe alla capitale una condizione di specialità rispetto a tutte le altre città. È una modifica necessaria e quanto mai urgente a giudicare dalle condizioni in cui versa questa nostra città eterna.

Poi, onorevoli colleghi, per quanto riguarda le dighe, infrastrutture fondamentali sia per la produzione energetica sia per la gestione delle acque, in un momento storico in cui le crisi idriche sono sempre più frequenti, non è possibile esimersi dal sottolineare la circostanza che questa norma che si inserisce nel Piano nazionale di ripresa e resilienza, piano che dovrebbe rilanciare l'economia del nostro Paese, arriva in Aula qualche giorno dopo l'approvazione della legge “Concorrenza light”; specifico che “versione light” è un'espressione che di solito si utilizza in informatica e in programmazione per indicare una versione di un'App e di un programma con meno funzioni e strumenti rispetto all'originale, quindi, una cosa molto più basilare. Il disegno di legge Concorrenza è stato proprio questo, un provvedimento dal quale sono stati espunti tutti i punti di criticità, ma che comunque non potrà che creare nocumento all'imprenditoria italiana, che già sappiamo quanto purtroppo stia subendo. Non solo parliamo del tema dei balneari, ma anche del settore della produzione energetica ed elettrica con la messa a bando degli impianti già attivi. Per unire i puntini di questa discussione, lo Stato italiano si impegna a progettare, realizzare e mettere in sicurezza le dighe, così come previsto nel PNRR, e, poi, i frutti di questo impegno realizzato attraverso le finanze pubbliche saranno con molta probabilità di grandi gruppi energetici esteri. È tutto molto coerente con la vostra visione del Paese, ma molto meno con la visione che Fratelli d'Italia ha del Paese.

Questi, Presidente, sono alcuni dei punti contenuti in questo testo che riteniamo comunque capaci di apportare modifiche migliorative al sistema infrastrutturale italiano. Ce ne sono tanti altri sui quali fatichiamo a trovare la ratio. Uno di questi è la proroga di un anno del periodo di sperimentazione della circolazione su strada dei cosiddetti veicoli mono-personali; parliamo sostanzialmente dei monopattini elettrici e similari che, dopo la spinta milionaria impartita dal Governo Conte - bisognerebbe indagare a beneficio di chi, forse delle multinazionali cinesi, leader nella produzione di questi veicoli –, si sono largamente diffusi su tutto il territorio nazionale; il risultato ce l'abbiamo tutti sotto gli occhi, basta girare per Roma; possiamo vedere centri storici, aree pedonali e marciapiedi invasi da sciami di silenziosi mezzi a due ruote che non rispettano le leggi del codice della strada, neanche ora che sono state inasprite, proprio per tutelare i pedoni e gli stessi conducenti dai pericoli che questo tipo di mobilità dopata comporta. I dati dell'Istat sul tema non lasciano dubbi: 1.989 feriti, un morto e migliaia di incidenti fortunatamente senza conseguenze per i coinvolti; non vi bastano per capire che la mobilità sostenibile non passa da queste iniquità? La mobilità sostenibile deve essere un obiettivo perseguito attraverso politiche serie e mirate e non attraverso l'elargizione di milioni di euro a pioggia per l'acquisto di monopattini elettrici. Avremmo voluto leggere in questo provvedimento soluzioni concrete per la riduzione degli inquinanti, con ragionamenti e soluzioni immaginate sulla base dell'analisi dello scenario nazionale ed europeo. La transizione ecologica si realizza contribuendo all'ammodernamento delle flotte di autobus con motorizzazioni euro 6, in linea con i più alti standard europei. Uno Stato deve farsi carico dei costi che siano indispensabili per la comunità di riferimento e, allora, se ancora oggi il mezzo di trasporto più utilizzato in Europa è proprio l'autobus e questo, per ovvie ragioni tecnologiche, non potrà nell'immediato futuro essere alimentato da batterie, che almeno lo Stato si impegni ad assicurare che sul territorio nazionale circolino solo mezzi fortemente meno inquinanti rispetto a quelli attuali. Questo è un tema che noi come Fratelli d'Italia abbiamo anche evidenziato con il COVID, il fatto dei problemi all'interno e, quindi, proponendo di aumentare il parco macchine degli autobus, tema, quindi, già affrontato.

Un ulteriore tema su cui non possiamo certo definirci soddisfatti è quello relativo alle norme nel settore autostradale. Presidente, io i miei colleghi, soprattutto della VIII Commissione, stiamo seguendo con particolare attenzione quello che sta accadendo alla società Strada dei Parchi ed è giusto mettere al corrente molti colleghi che magari hanno perso questa fiction - perché ormai possiamo definirla così – delle norme con le quali il Governo ha ritenuto opportuno operare verso la concessionaria, però, c'è di fatto che proprio giovedì, nelle ore in cui si stava discutendo a Palazzo Madama la conversione di questo testo, che oggi stiamo discutendo qui, il TAR del Lazio ha confermato la sospensiva relativa alla revoca in danno della concessione delle autostrade laziali ed abruzzesi alla società Strada dei Parchi. Per salvare il Governo, però, è intervenuto in tempi davvero rapidissimi il Consiglio di Stato, sabato mattina, con un documento che è uscito questa mattina. Ha riformato la misura cautelare confermata due volte dall'organo di primo grado, fissando la discussione del merito il 25 agosto. Si tratta di una battaglia legale costosa per le tasche degli italiani, una battaglia legale prevedibile e sulla quale, a più riprese, con i colleghi di Fratelli d'Italia dell'VIII Commissione, avevo chiesto spiegazioni al Ministro, anche prima di questo decreto. Gli abbiamo chiesto di venire a riferire cosa stesse accadendo, perché già c'erano i presupposti, sulle testate giornalistiche era uscito qualcosa, e quindi, volevamo capire; avevamo richiesto audizioni del Ministro e della concessionaria e, invece, ci siamo ritrovati con questo decreto e, ripeto, questa fiction, perché non si può definire in altro modo.

Inutile dire che non abbiamo mai ricevuto ulteriori informazioni su questa revoca, che è avvenuta con decreto-legge del 7 luglio, partorito da un Consiglio dei Ministri che sul punto era poco o per niente informato. Una revoca che, senza neanche il parere della Corte dei conti e contravvenendo al parere dell'Avvocatura di Stato, intendeva consegnare ad ANAS SpA il controllo delle autostrade A24 e A25, con una disciplina del tutto particolare: nessun obbligo di mantenere i livelli occupazionali assicurati dalla concessionaria, a cui rimanevano anche a carico gli stipendi di quei fortunati lavoratori che avrebbero continuato a lavorare anche per ANAS. Giusto per sottolinearlo, al momento sono quasi 1.000 i dipendenti della società Strada dei Parchi. Una revoca della concessione che ha comportato anche l'intervento della nostra Polizia di Stato all'interno delle sedi della concessionaria. Una simile rapidità di azione non si è verificata neanche in occasione del tragico crollo del ponte Morandi, alle cui vittime e alle relative famiglie vorrei che l'Aula dedicasse un pensiero, soprattutto perché fra qualche giorno sarà il quarto anniversario di quella data. Neanche in quell'occasione c'è stato un accanimento tale verso un concessionario autostradale come nel caso della revoca inflitta a Strada dei Parchi. Il Governo, a questo punto, ha deciso di inserire, proprio in questo provvedimento, una disciplina modificativa del funzionamento della giustizia amministrativa rispetto alle domande cautelari. L'articolo 12-bis, a onore del vero, fa riferimento e dispone circa i giudizi amministrativi che abbiano ad oggetto qualsiasi procedura relativa a interventi finanziati, in tutto o in parte, con risorse previste dal Piano nazionale di ripresa e resilienza. Ma diciamo che, vista la “mastodonticità” del nostro Piano, in questo potranno rientrare numerosi casi. Questo per il futuro, ma per il passato e per il presente, il Governo ha addirittura deciso di impugnare la sospensiva emessa dal tribunale amministrativo della regione Lazio, costringendolo, per la prima volta, a una doppia valutazione prognostica.

Oggi, con questa legge, con l'articolo 7-bis, il Governo prova a limitare gli effetti economici delle revoche delle concessioni autostradali. Sostanzialmente, prima si fa il danno e dopo si tenta di evitare la beffa potenziale a carico dell'erario. Il decreto di revoca della concessione a Strada dei Parchi rischia di trascinare lo Stato in una battaglia giudiziaria lunga e costosa, oltre che trascinare la sorte dei mille dipendenti verso confini pericolosi, considerato che il medesimo decreto che reca la revoca contiene anche la disciplina che ANAS potrà eventualmente utilizzare per assumere nuovi dipendenti, in danno dei vecchi, contravvenendo in modo sostanziale a tutte le regole sindacali e degli appalti circa i livelli occupazionali e la stabilità dei posti di lavoro.

Sempre con riferimento alle autostrade A24 e A25, ci sarebbe piaciuto vedere il Governo e le altre forze politiche maggiormente attente rispetto alle aree del cratere sismico del Centro Italia. Questi territori, dimenticati ormai da molti, ma non da noi di Fratelli d'Italia, da me e dai miei colleghi territoriali comunque deputati in quelle zone, necessitano aiuti costanti e mirati alla ripresa e crescita.

In Senato avevamo proposto di inserire nel testo, tramite un emendamento, una norma che, senza peccare di superbia, avrebbe consentito di alleggerire tante famiglie da un costo che incide fortemente sulle loro tasche, quello del pedaggio autostradale. Cari colleghi, ogni giorno da quei territori si muovono pendolari che, a seguito del sisma, sono impossibilitati all'uso della viabilità interna da lavori che ancora devono vedere la parola fine, tantissimi lavoratori che, a causa dello spopolamento e svuotamento dei borghi e della conseguente chiusura di attività commerciali, hanno dovuto reinventarsi, trovando un nuovo lavoro, lontano dalla propria abitazione, e molti che hanno subito la sorte contraria, mantenendo lo stesso impiego, ma costretti a ricostruire la propria vita lontano da quella che era la propria abitazione, resa inagibile o fortemente compromessa nella stabilità dal sisma.

Mi riferiscono che in Commissione, quando è stato affrontato l'emendamento che prevedeva l'esenzione del pedaggio autostradale per i lavoratori del cratere sismico, qualcuno abbia avuto addirittura il coraggio di ridere, di mortificare, nelle Aule istituzionali, quelle migliaia di cittadini che per l'inerzia dello Stato ancora vivono nel disagio e nella difficoltà. E questo, Presidente, non è la prima volta che accade, perché altre volte è successo in quest'Aula, in queste Commissioni, che siano stati denigrati emendamenti rivolti al cratere sismico, e questa cosa è gravissima.

Cambierà tutto, gli italiani hanno capito chi può davvero fare i loro interessi. Sono innumerevoli le contraddizioni, l'ho detto in apertura, lo ribadisco, avviandomi alla conclusione. Con questa legge avremmo potuto fare molto di più, rispondere alle esigenze e alle istanze che ci pervengono dai territori, ai quali, in virtù del nostro mandato, dobbiamo risposte. Abbiamo lavorato, noi di Fratelli d'Italia, con senso di responsabilità, mantenendo fede alla nostra opposizione patriottica. Concludo, però, dicendo che tanto deve essere fatto anche dai Ministeri e dai Ministri. In questo provvedimento sono evidenti alcune storture del sistema legislativo italiano, e sono state messe ancora più in luce dall'atteggiamento del Governo durante la discussione in Senato. L'impronta impartita al testo è difficilmente modificabile dai gruppi attraverso l'attività emendativa, che queste forze siano di maggioranza o che siano di opposizione. Questo non è un bene per la democrazia rappresentativa, soprattutto quando l'indirizzo politico è fortemente impattante sulla vita dei cittadini, dei territori e sul futuro dell'Italia (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il Presidente Rampelli. Ne ha facoltà.

FABIO RAMPELLI (FDI). La ringrazio, Presidente Rosato. Una discussione su questi ultimi decreti che vengono portati in Aula dal Governo si rende necessaria a maggior ragione, perché siamo praticamente alle battute finali di una legislatura che è praticamente finita molto peggio di come chiunque avrebbe potuto prevedere.

Parliamo di trasporti e mobilità; parliamo, dunque, di una materia che, quasi per definizione, traguarda le legislature, attraversa i Governi, fa rimbalzare responsabilità, e quindi anche capacità amministrativa, previsionale, operativa, da un Governo a un altro, da una legislatura a un'altra. Non si può non prendere in considerazione, perché, altrimenti, qualunque parola chiunque dovesse e volesse spendere in quest'Aula risulterebbe vuota, priva di cognizione di causa e di aderenza rispetto alla realtà; ciò poiché abbiamo ascoltato interventi anche dotti e illustri, con motivazioni e argomentazioni decisamente convincenti.

Che cos'è che non convince? Non convince il fatto che tali argomentazioni siano arrivate da coloro che siedono sui banchi del gruppo del Partito Democratico, perché non credo che si possa omettere l'informazione secondo la quale il Partito Democratico governa ininterrottamente questa Nazione, tranne che per un breve lasso di tempo, che è durato 365 giorni scarsi, e quindi ha avuto tutte le opportunità possibili e immaginabili per fare non degli ottimi interventi in discussione generale su un provvedimento come questo, ma per operare delle scelte.

Anche adesso, devo dire, siamo tutti adulti e vaccinati, sappiamo perfettamente le difficoltà nelle quali ci troviamo ad operare, quelle nazionali. Per carità, non sono meno gravi rispetto a quelle internazionali, che hanno comunque travolto il continente europeo. In questo caso mi riferivo al conflitto in Ucraina; più che conflitto, dobbiamo chiamarlo per il nome che porta, e cioè per l'invasione armata, da parte della Russia, di una nazione libera, l'Ucraina. Mi riferisco, invece, alla pandemia. Quando il tema si sposta su un confine più ampio, coinvolge certamente l'Europa, l'Italia, la comunità occidentale, ma, di fatto, attraversa l'intero pianeta, come tradisce il significato stesso della definizione che ho utilizzato.

Diciamo che è impossibile non coniugare questa fragilità di fondo con le esigenze che fuoriescono dalle emergenze, perché comunque le questioni narrate hanno impattato su un'Unione europea in particolare finalmente sensibile a richiami che provenivano - lo rammento a me stesso - dal centrodestra. Non era certo il centrosinistra che chiedeva all'Europa, con energia e impeto, un diverso atteggiamento rispetto alle politiche economico-finanziarie. Poi, certo, diciamo che il Partito Democratico e il centrosinistra in quanto tale hanno giustamente tentato di cogliere i frutti positivi del PNRR e, in genere, dei fondi europei ordinari ed eccezionali, per cercare di portarli nel loro portafoglio elettorale.

Ma anche considerando il PNRR in termini di trasporti e mobilità, noi, comunque, riscontriamo alcune clamorose inadempienze. Tra queste, io voglio ricordare, per esempio, il fatto che non c'è alcun desiderio, ancora una volta, di colmare il divario infrastrutturale che esiste, imperterrito, tra Nord e Sud. Il PNRR non è vero che porta l'alta velocità al Sud e in Sicilia. Sulla Sicilia il richiamo storico è, a questo punto, allo Stretto. Qui praticamente nascono ponti anche in Europa, e non solo nel mondo. Non bisogna andare a guardare alle Antille o ai Caraibi o a non so cosa. Adesso c'è un ultimo ponte sul mare, inaugurato recentemente nell'Adriatico, in Croazia. Soltanto noi ci dimostriamo incapaci di fare un'opera che è stata ideologizzata, perché la sinistra non sa fare altro che questo: vive di astrazioni. Per cui, quando si parla del ponte sullo Stretto non è che si dice: la ricchezza si è spostata nel Mediterraneo. Il Sud non è infrastrutturato. Prima la ricchezza stava a Nord della corona alpina e, quindi, era necessario infrastrutturare il Settentrione per intercettare quella ricchezza. Se adesso la ricchezza sta a Sud, noi dobbiamo prendere quella ricchezza e portarla al Nord. Cioè, non è molto difficile e io penso che anche Paperino capirebbe un ragionamento così banale. Ma se non c'è il ponte, come la portiamo questa ricchezza? Prendiamo le merci che arrivano dall'Oriente, con misura prioritaria e preminente dalla Cina e da Taiwan, e, dopo aver attraversato il canale di Suez, come le portiamo nel continente, se non c'è un collegamento veloce sui traghetti, con le navi di Caronte che partono da Messina per arrivare a Reggio Calabria? Insomma, mi pare del tutto evidente che non sono circostanze plausibili.

Ma non basterebbe neanche fare il ponte sullo Stretto. Bisognerebbe giustamente, così come viene impropriamente raccontato dai detrattori del ponte sullo Stretto, potenziare il sistema infrastrutturale, la viabilità ordinaria su gomma e su ferro nella Sicilia stessa, ma anche al Sud ovviamente. Tante volte ci siamo detti che è indispensabile anche fare un'azione di modernizzazione adeguata delle portualità. Dobbiamo, in buona sostanza, prendere tutto quel ben di Dio che c'è al Sud, che tutti conoscono, che tutto il mondo apprezza e che tutto il mondo cerca, e portarlo nella parte ricca del mondo, nel minor tempo possibile. Questo ci consentirebbe di modernizzare le infrastrutture al Sud e di farlo, però, con un attivo, con una redditualità, mentre se l'avessimo fatto negli anni successivi all'Unità d'Italia probabilmente avremmo fatto una scelta che non avrebbe portato alcun beneficio da un punto di vista economico. Avremmo fatto una scelta che, se i nostri avi e predecessori avessero avuto le risorse economiche, avrebbe comunque dato sostegno alla popolazione meridionale solo per migliorare la qualità della vita e, appunto, la qualità delle infrastrutture e della mobilità, senza avere nulla in cambio in termini economici. Ma stavolta il cambio c'è. Dunque, come si fa a voltarsi dall'altra parte?

Nel PNRR, sapete dove arriva l'alta velocità? Diversamente da quello che si racconta in quest'Aula - non si sanno neanche leggere le carte -, l'alta velocità si ferma a Romagnano, in Campania. È questa la storia: l'alta velocità si ferma a Romagnano. Non è vero che l'alta velocità arriva al Sud: chi lo ha detto? Dove sta scritto? Il Governo può smentire, cortesemente? Poi, da lì in giù, dalla Campania a Reggio Calabria, si velocizza quello che esiste. Si velocizza: non si fa l'alta velocità. Dunque, non si fa l'alta velocità a Sud della Campania; non si fa l'alta velocità in Sicilia; non si fa il ponte sullo Stretto. Nel frattempo, i carichi mercantili che provengono dall'Estremo Oriente ci passano davanti, sbucano dal Canale di Suez, ci fanno “ciao, ciao” e attraversano lo Stretto di Gibilterra. Questo è noto, perché noi di Fratelli d'Italia l'abbiamo detta per primi questa cantilena, mentre adesso la dicono tutti. In qualunque confronto televisivo c'è qualcuno che si alza e dice: “Però, i cargo mercantili arrivano e vanno fino a Rotterdam attraversando lo stretto di Gibilterra e costeggiando il Portogallo”. Complimenti! Ci avete messo qualche anno per capirlo. Mi rendo conto che con la geografia ci avete fatto a cazzotti spesso e volentieri, grazie alle intemerate del Ministro Di Maio, però non ci voleva una scienza infusa per capire che le cose stavano così. Quindi, l'alta velocità, nel PNRR, si ferma in Campania. È falso che voi andate a colmare quel divario, anche in quest'atto ultimativo e decisivo per la conclusione della legislatura. Neanche nelle previsioni, voi vi preoccupate di colmare questo divario e, quindi, non vi preoccupate di intercettare l'unica ricchezza oggi disponibile nelle vicinanze della nostra penisola!

Continueremo a regalare risorse economiche a soggetti terzi. Tutta la logistica - tutto il trasporto più o meno sostenibile e tutto il trasporto marittimo - finirà altrove e i nostri prodotti ortofrutticoli di qualità, i nostri prodotti di artigianato d'eccellenza, i nostri prodotti artistici, i nostri prodotti naturalistici, culturali e archeologici li terremo ben conservati e possibilmente nascosti affinché meno persone possibili da tutto il mondo possano usufruirne, cosicché, invece di incassare quattrini per sviluppare la nostra economia, ci si debba trovare a fare qui discussioni inutili tra coloro i quali non sono stati capaci di fare nulla - nulla! - da questo punto di vista negli ultimi decenni.

Del resto, in questo provvedimento, tanto per essere chiari, non si spende una sola parola neanche su Alitalia. E, in un provvedimento che comunque che riguarda la trasportistica, come si fa a non parlare di Alitalia? Per Alitalia io intendo il trasporto aereo italiano. Stiamo parlando di un'eccellenza e di una nobile tradizione che noi, tra i primissimi in tutto il mondo, abbiamo avuto la possibilità di sviluppare, facendoci apprezzare per questo. Stiamo parlando del trasporto aereo. Infatti, quando si parla di trasporto, ci dobbiamo mettere in testa che non abbiamo, come sistema Italia, grandi risorse economiche nel sottosuolo. Abbiamo, sì, un po' di petrolio e un po' di gas e giustamente, quando ce l'abbiamo, qualcuno vuole che non lo tiriamo fuori e non lo commercializziamo (ogni riferimento al MoVimento 5 Stelle è puramente voluto). C'è la bellezza di una quantità compresa tra i 220 e i 300 miliardi di metri cubi di gas domestico di cui potremmo disporre, ma il MoVimento 5 Stelle ha detto che non si può fare. Non si può fare.

Forse non ha avuto la previsione di un conflitto nel cuore d'Europa con le relative conseguenze negative - direi, più che negative, devastanti - sulle questioni di approvvigionamento energetico, ma, anche non dovendo e non potendo prevedere un conflitto nel terzo millennio, non si capisce bene la ragione per cui un giacimento di gas debba rimanere nelle disponibilità di Paesi terzi, mentre noi le piattaforme che abbiamo, per esempio, nel mare Adriatico (lì sono rimaste!), non le dobbiamo utilizzare. Perché non vengono utilizzate? Scusate: io vado proprio al manicomio. Ci sono le piattaforme: sono state forse trasformate in piattaforme per fare i tuffi nel mare Adriatico? No! Sono state trasformate in isole ricreative, dove la gente può andare a ballare, mangiare, trattenersi, fare apericene? No! Sono state smontate, allora: sicuramente le avranno smontate, perché l'impatto ambientale era talmente insopportabile che qualcuno avrà sbullonato tutto e avrà portato il ferro in Romania. Invece no: sono lì inutilizzate.

Ma, allora, c'è sicuramente una ragione e la ragione sarà quella che il gas sottostante è solo italiano. Quindi, se noi non lo prendiamo diciamo che ci risparmiamo il problema di dover magari trattare le conseguenze negative dell'estrazione del gas in termini di possibile dissesto idrogeologico, fermo restando che tutti sappiamo che esistono procedure e tecnologie per reimmettere gas al posto del gas che utilizziamo per uso domestico e industriale, cioè per usi energetici. Non è così, perché il giacimento è lo stesso, non c'è un confine.

Si dice: l'Italia non prende il gas e, quindi, tutto l'equilibrio del sottosuolo rimane intatto, perché nessun altro va a prendere quel gas. No, abbiamo il gas sotto il Mar Adriatico e nell'entroterra, in tutta la fascia adriatica, anche terrestre, non lo prendiamo, ma lo prende la Croazia, perché quel gas è lo stesso, vi do questa notizia, è uno scoop. La notizia è che quel gas è lo stesso. Siete patetici, avete fatto del male, con il PiTESAI, con questo piano a cui ci avete costretto, secondo il quale non si possono più fare né esplorazione, né coltivazione, né estrazione di gas, ci avete messo in ginocchio. Voi dovreste dimettervi; altro che MoVimento 5 Stelle o fare la competizione elettorale; voi dovreste proprio consegnarvi al silenzio, perché ci avete distrutto la vita con queste stupidate.

Dicevo di Alitalia: stiamo parlando della trasportistica per eccellenza, la regina dei trasporti è sicuramente rappresentata dalla compagnia aerea di bandiera e, in genere, dalle compagnie aeree, ma si diceva, in precedenza, che non abbiamo grandi risorse. Ho citato il petrolio della Basilicata e il gas dell'Adriatico, e non soltanto dell'Adriatico, del Mediterraneo, a uso, se volessimo, della Nazione italiana, ma, a parte queste due eccellenze, che sono eccezioni, siamo una Nazione di relazioni: relazioni commerciali, relazioni diplomatiche, relazioni culturali, relazioni economico-finanziarie. Noi viviamo di relazioni, è la nostra cifra da sempre, nemmeno questa è una notizia. Non lo è! Da secoli, forse, persino da millenni, viviamo di questo, dall'Impero romano alle imprese di Marco Polo, ai grandi navigatori come Cristoforo Colombo, noi viviamo di relazioni. Come si fa a non puntare sul sistema dei trasporti e della mobilità sostenibili. Come si fa? Come si fa a trascurare il trasporto aereo? Come si fa a non avere il sospetto che, se la Francia e, più recentemente, ma in maniera insistente, la Germania vogliono mettere le mani sul nostro trasporto aereo, una ragione ci sarà? Non verranno qui a fare beneficenza. Se si vogliono prendere la nostra compagnia aerea è perché la nostra compagnia aerea corrisponde al nostro mercato trasportistico e, se si vogliono prendere il nostro mercato trasportistico, è perché c'è un mercato e, se c'è un mercato, per quale motivo lo dobbiamo regalare ad altre potenze straniere, ad altre multinazionali, ad altre compagnie aeree? Per quale motivo? Qualcuno deve rispondere! Non basta venire qui, con questi pezzi di carta, omettendo le informazioni sul trasporto! È un provvedimento sul trasporto: ci deve stare anche il trasporto aereo. Perché avete nascosto questa cosa? Chi ha fatto le trattative segrete, soprattutto, con Lufthansa? Sono pervenute altre ipotesi di acquisto dell'ex Alitalia, oggi ITA. Chi le ha fatte? Perché non viene in Aula a raccontarcele? Perché non si viene a spiegarne le ragioni? Ma, come, ci sono i lavoratori che sono stati prepensionati, ci sono i lavoratori del trasporto aereo che sono stati sottratti al contratto nazionale: dove sta la sinistra? Sveglia! Mi riferisco alla sinistra sociale, quella delle grandi battaglie in favore dei lavoratori e che oggi sta a gazzimme con la grande finanza, che si nasconde, quando c'è una problematicità, tranne qualche singolo personaggio – chapeau! - che ha avuto il coraggio di fare la battaglia per la salvaguardia dell'Italia e anche dei posti di lavoro, ben sapendo che quei posti di lavoro, quando sono stati ben organizzati e gestiti, hanno prodotto ricchezza per l'Italia. Quando, invece, la compagnia ha iniziato a fallire è perché chi l'ha gestita, mandato da qualche solone del centrosinistra, l'ha messa in ginocchio e magari l'ha anche deprezzata apposta per favorire l'ingresso di qualche gestore esterno e straniero. Il Governo dovrebbe venire a raccontarci i dettagli, non a nasconderli.

Vi ricordate quando, addirittura, per la prima volta nella storia della Repubblica italiana, parlando di Alitalia, ci trovammo qui, in quest'Aula sovrana, a discutere e a votare? Voi l'avete approvata! Noi “no”! Un decreto senza un allegato, al buio, sulla fiducia, senza la lettera della Commissione europea, attraverso la quale avremmo dovuto capire appunto questa cosa facile, facile. Vice Ministro Morelli - mi rivolgo a lei, che è persona sensibile e, come dire, lucida - se ITA è stata risanata, come dice questo energumeno di Altavilla, persona deprecabile, che dovrebbe essere, diciamo così, tradotta in altre mansioni, se, ripeto, ITA è stata risanata, ossia vi è il risanamento di Alitalia, se i lavoratori sono stati portati altrove, con grandi sacrifici, di ogni ordine e grado, se la flotta aerea è stata dimezzata, e quindi, ciò significa meno carburante, meno ore di volo, allora, è diventata un gioiello, è in equilibrio di bilancio e la possiamo utilizzare. Quindi, perché la dobbiamo regalare ai tedeschi? Chi risponde a questa domanda? A fronte dei sacrifici compiuti dagli italiani per avere una compagnia aerea, che voi dichiarate essere sana, per quale motivo, se appunto è sana, la dobbiamo regalare a Lufthansa? Adesso che è stata “sanata”, tra molte virgolette, ce la teniamo. Ce la teniamo! Certo, facciamo entrare anche altri soggetti privati, perché noi, per quello che mi riguarda, per quello che riguarda il centrodestra, non siamo mai stati contrari a ciò, diversamente da voi che, per decenni, ce l'avete menata, dicendo che il privato andava colpevolizzato, che, sicuramente, se avesse fatto operazioni di carattere economico, in nome e per conto dello Stato, le avrebbe fatte per i suoi interessi, per mettere soldi in tasca e, quindi, “no”! Tutto nazionalizzato, tutto Stato, tutto pubblico. Noi “no”! Però, un conto è chiamare il privato a cogestire, con maggioranza pubblica, una compagnia aerea strategica, perché afferisce al trasporto, nazionale e internazionale, di una Nazione che si fonda sulle relazioni, altro conto è fare quello che state facendo voi, e non va bene. Qui non se ne parla – Vice Ministro Morelli confido molto nel suo ruolo, spero che lei possa nel tempo essere sempre più influente per i destini dell'Italia - ma girano voci che comunque vengono riportate sulla grande stampa: si dice che ci si starebbe addirittura affrettando per chiudere la partita e consegnare Alitalia, ITA, a Lufthansa prima delle prossime elezioni, ormai imminenti. Non so se le avremmo volute celebrare a Ferragosto, con la peperonata sotto l'ombrellone, comunque prima del 25 settembre immagino che fosse impossibile.

Uelà, compagni, il Governo in carica può fare solo gli affari correnti, e questo non è un affare corrente! Questo è un affare di altra natura, con molte virgolette è un “affare”. Quindi, io diffido, attraverso il Vice Ministro Morelli, il Presidente Draghi, il Ministro Colao, tutti coloro i quali hanno gestito questa operazione, a procedere, come è stato fatto in altri campi, in altri settori per depotenziare le capacità italiane. Non siamo protezionisti e non vogliamo mettere il nazionalismo, come voi lo definite, prima dell'interesse nazionale, non è un ossimoro. Noi vogliamo l'interazione, però deve essere un'interazione, altrimenti si configura un'altra fattispecie, che è quella della “glommazione”, dell'assimilazione, della conquista. Interrelazione Germania-Italia “sì”, Italia-Francia “sì”, sottomissione “no”, sottomissione “no”!

I nostri gioielli di famiglia li possiamo anche gestire con la sapienza e la solidità di aziende multinazionali tedesche, francesi, olandesi e - perché no? - anche americane. Va tutto bene ma, al primo posto in classifica, sempre e comunque ci deve essere la centralità dello Stato italiano e la sua capacità di rispondere, anche economicamente, nei dividendi annuali, agli interessi dei cittadini. Non si può fare quello che è stato fatto già in passato nei confronti di grandissime multinazionali italiane che hanno messo sul mercato, da voi cedute, decine e decine di punti percentuali di azioni ad altri soggetti, pensando così di abbassare il debito pubblico. Il debito pubblico si è alzato e i dividendi sono diminuiti. Noi abbiamo preso meno dividendi da questi grandi gioielli di famiglia da quando li abbiamo presuntamente e malamente privatizzati a oggi. Questa azione di smantellamento della dignità nazionale deve cessare e voi anche per questo avete avuto la campanella dell'ultimo giro. Negli ultimi giorni e nelle ultime settimane non vi dovete permettere di mettere il carro davanti ai buoi e di fare dei gesti e delle azioni che non sono configurate nel perimetro degli affari correnti. Affari correnti, tranne le questioni di cui abbiamo dibattuto anche nella scorsa settimana e che riguardano le cose su cui tutti siamo d'accordo. Si può fare anche qualcosa che non sia un affare corrente se tutti siamo d'accordo, perché tutti configuriamo in quella necessità l'opportunità di difendere gli interessi della Nazione, che potrebbero magari non essere adeguatamente valorizzati.

Mi pare proprio che non ci siamo. Un altro segno - per tornare a questo provvedimento, a questa conversione in legge del decreto-legge - è dato dalla riorganizzazione della struttura di missione del Ministero, dal cosiddetto CISMI. Ci sono sempre queste definizioni che cozzano molto con i criteri di trasparenza a cui teoricamente, direi quasi ideologicamente e astrattamente, ci si è ispirati. A che cosa serve un coordinatore del CISMI, del Centro innovazione sostenibilità in materia di infrastrutture e mobilità? A cosa serve consegnarlo a un docente universitario di primo grado per gestire 15 opere complesse, per un totale di 3 miliardi? Sembra quasi che la realtà vi faccia difetto perché il problema vero è che noi abbiamo 379 opere incompiute, per un totale di un miliardo 200 milioni fermi al palo. Ci vuole un “concretizzatore”, non un docente universitario che vigili su 3 miliardi per 15 opere complesse, ci vogliono i facilitatori, ci vogliono le persone che si rimbocchino le maniche e stiano lì a risolvere i problemi e, necessariamente, ci vorranno anche i commissari ma non ci vogliono i docenti universitari in posizioni anomale e astruse. Questo è un altro elemento che vi stare distanti mille miglia dalla realtà, perché questo provvedimento lo portate oggi qui, il 1°agosto 2022, quando il 25 settembre si vota. Che cosa volete vigilare e coordinare? Di che cosa state parlando? Volete vigilare e coordinare il transito dei mezzi dei bagnini sui litorali nazionali? Lasciamo perdere la questione dei balneari, che ne abbiamo già trattato ampiamente a proposito di svendita dei nostri interessi. Cari colleghi, avremo tra breve un altro provvedimento, anzi altri due. Quindi, concludo qui. Il vostro è stato un brutto modo di porsi anche di fronte ai precetti democratici che comunque contraddistinguono la storia della nostra Nazione. Si può anche sbagliare ma, se si sbaglia una volta in più, due volte in più, si è recidivi e la pena da scontare, in linea strettamente teorica, in un Paese civile dovrebbe essere più severa. Quasi sembrerebbe che abbiate licenza per il vostro sbagliare fino alla notte dei tempi; ma non sarà così, stavolta non sarà così. Non lo dico urlando. Nel caso in cui dovesse capitare - potrebbe capitare e forse accadrà - che il 25 settembre noi vinciamo le elezioni, noi sappiamo quello che ci lasciate in eredità, sappiamo che passeremo un brutto quarto d'ora, sappiamo perfettamente qual è il destino che abbiamo di fronte. Però, sappiamo anche che, a un certo punto, arrivano delle prove e di queste prove bisogna farsi carico e siamo orgogliosi del fatto che forse il destino abbia scelto noi per gestire la parte più difficile della democrazia italiana nel secondo dopoguerra, dopo i disastri a cui ci avete abituati. Il punto d'osservazione principale che vogliamo tenere tra le nostre mani e nel nostro cuore è quello di non consentire più che altri soggetti, con la scusa del libero mercato, con la scusa delle relazioni economico-finanziarie, vengano a fare la spesa a casa nostra. Si può interagire ma non ci si può sottomettere, mai (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)!

PRESIDENTE. Non vi sono altri iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali.

(Repliche - A.C. 3702​)

PRESIDENTE. Prendo atto che il relatore e il rappresentante del Governo rinunciano alle repliche. Il seguito del dibattito è rinviato ad altra seduta.

Sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Tondo. Ne ha facoltà.

RENZO TONDO (M-NCI-USEI-R-AC). Presidente, intervengo sull'ordine dei lavori. Stamattina ci ha raggiunto la notizia che è venuto a mancare il direttore de Il Piccolo e del Messaggero Veneto, il dottor Omar Monestier. A 57 anni, un infarto lo ha colto di sorpresa. Il direttore stava lavorando nel Friuli-Venezia Giulia da parecchi anni, veniva da una zona di montagna ed era molto sensibile al territorio. Voleva conoscere anche le parti più lontane rispetto al centro, alle grandi città. Lo ricordiamo con affetto per il lavoro che ha svolto e per la disponibilità che ha dato per far conoscere la nostra regione. Soprattutto, da quando è diventato direttore di entrambi i quotidiani, ha lavorato a una sorta di unità tra Friuli e Venezia Giulia, proprio perché questo “trattino” fosse sempre di più superato. Desidero ricordare Monestier, fare le condoglianze di tutti i parlamentari del Friuli-Venezia Giulia, ma non solo, alla famiglia e anche a tutti i collaboratori che lo ricordano, oggi, come una persona di grande squisitezza e disponibilità umana (Applausi).

PRESIDENTE. Naturalmente, la Presidenza si unisce alle sue parole ricordandone le capacità di acuto osservatore e conoscitore - come lei ha ricordato - delle realtà dove lavorava, Friuli-Venezia Giulia e Toscana.

Discussione congiunta dei disegni di legge: Rendiconto generale dell'Amministrazione dello Stato per l'esercizio finanziario 2021 (A.C. 3675​); Disposizioni per l'assestamento del bilancio dello Stato per l'anno finanziario 2022 (A.C. 3676-A​).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione congiunta dei disegni di legge nn. 3675 e 3676-A: “Rendiconto generale dell'Amministrazione dello Stato per l'esercizio finanziario 2021”; “Disposizioni per l'assestamento del bilancio dello Stato per l'anno finanziario 2022”. Avverto che lo schema recante la ripartizione dei tempi è pubblicato nell'allegato A al resoconto stenografico della seduta del 28 luglio 2022 (Vedi l'allegato A della seduta del 28 luglio 2022).

(Discussione congiunta sulle linee generali – A.C. 3675​ e A.C. 3676-A​)

PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione congiunta sulle linee generali.

Il presidente del gruppo parlamentare MoVimento 5 Stelle ne ha chiesto l'ampliamento.

La V Commissione (Bilancio) si intende autorizzata a riferire oralmente.

Ha facoltà di intervenire il relatore, onorevole Mauro Del Barba

MAURO DEL BARBA, Relatore. Grazie, Presidente. Con il disegno di legge n. 3675, recante il Rendiconto generale dello Stato per l'esercizio finanziario 2021, che è il documento contabile attraverso il quale il Governo rende conto al Parlamento dei risultati e della gestione del bilancio, e il disegno di legge n. 3676-A, che reca l'assestamento del bilancio dello Stato per l'anno finanziario 2022 e che ha lo scopo di aggiornare, a metà esercizio, le previsioni di bilancio formulate a legislazione vigente anche sulla scorta dell'accertamento dei residui attivi e passivi, concludiamo una fase del ciclo di bilancio.

Presidente, chiedo l'autorizzazione, a questo punto, a depositare entrambe le relazioni che entrano nei dettagli tecnici di questi due provvedimenti che, di fatto, sono già ampiamente riportati nel dibattito politico e mediatico.

Laddove andiamo a leggere “l'Italia cresce più della Germania”, vuol dire che siamo già andati ben oltre il dibattito di questa mattina, che sostanzialmente, mi limito a dire, dà conto dei conti pubblici in salute, nonostante il periodo che abbiamo passato; e di conti pubblici in salute perché anche il paziente correlato, cioè la realtà economica del Paese, prosegue con lo stesso andamento.

Direi che l'elemento di sintesi più significativo è l'andamento delle entrate. Per questo motivo ritengo che sia più interessante ascoltare il dibattito, le relazioni e le dichiarazioni di voto, proprio per entrare nel merito delle valutazioni politiche di una situazione che è abbastanza plastica e dimostrata dai numeri, e che si trova in un momento politico del tutto particolare.

PRESIDENTE. Onorevole Del Barba, naturalmente accogliamo la sua richiesta di consegna dei testi.

Ha facoltà di intervenire la rappresentante del Governo, che rinuncia.

È iscritto a parlare il collega Giacometto. Ne ha facoltà.

CARLO GIACOMETTO (FI). Grazie, Presidente Rosato, sottosegretario Sartore e relatore, di cui ammiro l'ottimismo per voler ascoltare un ampio dibattito su questo tema. Tra l'altro, io sono intervenuto per il mio gruppo sia per il rendiconto 2019, sia per il rendiconto 2020 e oggi per il rendiconto 2021, e forse per la mia formazione precedente devo dire che il clima odierno, da fine legislatura, non ci aiuta ad analizzare due documenti - rendiconto e assestamento - che di per sé, invece, recano dati interessanti che varrebbe la pena approfondire. Quindi, cercherò di farlo nel limite del tempo e delle capacità.

I disegni di legge relativi al rendiconto 2021 e all'assestamento per l'anno in corso, pongono in rilievo un dato che consideriamo oggettivo, alla luce anche dei dati che sono stati citati. Un buon lavoro che è stato svolto dal Governo precedente, ancorché ormai dimissionario, relativamente alla gestione della finanza pubblica, pur trattandosi di un Governo sostenuto, come sappiamo bene, da forze parlamentari notevolmente distanti tra di loro anche sulle tematiche economiche e che arrivava come necessità di unità nazionale per gestire la fase post-COVID e la fase della campagna di vaccinazioni.

In particolare, il rendiconto generale dello Stato, per la sua natura, arriva all'esame del Parlamento a molta distanza temporale dall'anno di riferimento. A tal proposito, è quanto mai opportuno ricordare che il 2021 è stato un anno interamente investito dalla pandemia da COVID-19 e dalle conseguenti misure restrittive, che, anche nel corso del 2021 si sono in qualche modo susseguite; misure che hanno prodotto inevitabilmente un forte impatto in termini economici, oltre che sui numeri del bilancio statale.

Dall'analisi dei dati definitivi forniti dal rendiconto dello Stato del 2021, se confrontati con quelli del 2020, emergono con chiarezza i risultati ottenuti. Il prodotto interno lordo del nostro Paese ha registrato un incremento di circa 123 miliardi in termini assoluti, ponendoci ormai ai livelli pre-COVID del 2019. Siamo passati da 1652 miliardi di prodotto interno lordo del 2020, che aveva scontato una caduta dell'8,9 per cento, se non ricordo male, rispetto all'anno precedente, ai 1775 miliardi in termini assoluti del 2021, un livello che è sostanzialmente identico a quello del 2019.

Il saldo netto da finanziare presenta nel 2021 un valore negativo di circa 187,7 miliardi, con un miglioramento di oltre 83 miliardi rispetto al saldo registrato nel 2020. Tale miglioramento è frutto di un aumento delle entrate finali di circa l'11,7 per cento e di una lieve riduzione delle spese finali di circa il 2 per cento. Se confrontato con le previsioni iniziali, che indicavano un valore negativo del saldo netto di circa 193,5 miliardi, il miglioramento complessivo è pari a circa 5,8 miliardi.

Il risparmio pubblico, poi, nel 2021, si assesta a 65 miliardi circa, con un miglioramento di 40 miliardi rispetto al 2020.

Infine, il dato del ricorso al mercato finanziario - anch'esso un dato sostanzialmente positivo rispetto alle previsioni - si attesta nel 2021 a meno 425 miliardi circa, evidenziando un miglioramento di 82 miliardi rispetto al 2020, anno in cui si sono susseguiti evidentemente numerosi interventi per arginare le restrizioni economiche che hanno determinato evidentemente una caduta del PIL, e di oltre 56,3 miliardi rispetto alle previsioni iniziali.

Nel complesso, dunque, nonostante il protrarsi dell'emergenza da COVID-19 per tutto il 2021 e le immediate conseguenze con cui ci troviamo a dover convivere a causa del conflitto insorto a febbraio scorso dopo l'invasione da parte della Federazione Russa del confine ucraino, gli effettivi risultati conseguiti con la gestione 2021 denotano per tutti i saldi un miglioramento sia rispetto alle previsioni iniziali, sia rispetto alle previsioni definitive comprensive degli scostamenti autorizzati dal Parlamento.

Per quanto riguarda, invece, l'assestamento di bilancio per l'anno in corso, anche in questo caso i dati che emergono sono positivi; dati ulteriormente confermati dalla recente rilevazione sulla crescita del PIL, di cui ha parlato il relatore incidentalmente prima. L'ISTAT, infatti, qualche giorno fa ha indicato una crescita, secondo alcuni osservatori anche un po' a sorpresa, per il secondo trimestre dell'1 per cento circa, che, sommata allo 0,1 del primo trimestre, determinerà - si può dire già oggi - a fine anno un più 3,4 per cento per tutto il 2022, che è un dato che aumenta di qualche punto decimale rispetto alle previsioni, per esempio, del Fondo monetario internazionale, le quali, se non ricordo male, ponevano come crescita per il 2022 dell'Italia circa il 2,9 per cento. Siamo, come è stato ricordato, in questo caso, tra i Paesi dell'Unione europea che crescono di più, in netta controtendenza rispetto al decennio che si era concretizzato proprio nel 2019, quando i tassi di crescita del nostro Paese erano sempre dello “0 virgola” e ci ponevano come fanalino di coda dell'intero continente europeo.

Le variazioni proposte con il disegno di legge di assestamento determinano un miglioramento del saldo netto da finanziare rispetto alle previsioni iniziali della legge di bilancio. Il saldo si attesta ad un valore di meno 162,5 miliardi, rispetto ad una previsione iniziale di meno 202 circa, risultante appunto dalla legge di bilancio.

Come abbiamo visto la scorsa settimana in occasione della relazione con la quale è stato richiesto al Parlamento un ulteriore scostamento di bilancio pari a circa 14,3 miliardi, questo miglioramento del saldo netto da finanziare è dovuto in gran parte alle maggiori entrate. La buona notizia è che questo scostamento di bilancio non è finanziato ricorrendo ad ulteriore deficit ed essendo il nostro Paese dotato del terzo debito pubblico al mondo in termini assoluti credo che questa sia una buona notizia di per sé.

Questa entità, questo valore, questi 14,3 miliardi serviranno ad integrare, con il prossimo “decreto Aiuti” che dovrebbe arrivare, i 33 miliardi che con i decreti precedenti sono stati stanziati e impiegati per tentare di difendere il potere di acquisto degli italiani a fronte di un'inflazione, che, come vediamo, ha dei numeri importanti. Si tratta di un maggior volume di entrate tributarie, che, però, se da un lato deriva dalla ripresa a pieno regime di tante attività economiche che nel corso del 2022 finalmente hanno potuto ripartire, dall'altro lato - e questa non è, a nostro giudizio, una buona notizia - è diretta conseguenza di un tasso di inflazione, come dicevo, di cui non si aveva ricordo e che è ormai prossimo, per alcuni comparti anche oltre, alla doppia cifra.

L'aumento delle entrate per complessivi 49,3 miliardi di euro è, infatti, dovuto per 10,5 miliardi alle variazioni per atto amministrativo, e per 38,8 miliardi alle variazioni proposte dal disegno di legge di assestamento, che interessa principalmente le entrate tributarie per circa 25,7 miliardi. L'incremento complessivo del gettito di competenza atteso delle entrate tributarie deriva dall'aumento delle imposte dirette per 15,6 miliardi di euro, collegato ad una previsione più favorevole di tutti i principali tributi, e dall'aumento delle imposte indirette per 10,1 miliardi di euro, collegato in gran parte all'incremento dell'IVA, in particolare sugli scambi interni e sulle importazioni, e dalle entrate derivanti dal prelievo erariale sugli apparecchi e congegni di gioco.

Anche gli altri saldi evidenziano un andamento positivo. Il risparmio pubblico registra un miglioramento di circa 38 miliardi rispetto alla previsione iniziale. I dati relativi al ricorso al mercato evidenziano un rendimento positivo per oltre 47 miliardi, passando da una previsione iniziale di circa 480 miliardi ad una di circa 432. Un quadro ancora positivo, dunque, sul quale però è anche doveroso soffermarsi per analizzare nel dettaglio ciò che lo ha determinato e per focalizzare alcuni spunti di riflessione per il futuro.

Mi riferisco - come dicevo in precedenza - al dato molto elevato, e che va, addirittura, oltre le previsioni effettuate, delle entrate, in particolare delle entrate tributarie. Nel 2021, il forte aumento delle entrate era dovuto in gran parte alla ripresa di molte attività economiche, che nel 2020 si erano dovute, di fatto, fermare pressoché totalmente, a causa della pandemia. Per il 2022 questa lettura rimane valida, sebbene solo in parte. Dietro all'impennata delle entrate e, in particolare, all'extragettito registrato per l'IVA, c'è la forte ripresa dell'inflazione che, in molti casi, si va configurando come una vera e propria tassa sulla povertà.

Più le entrate di un bilancio pubblico sono fortemente legate ai contributi versati dai cittadini, più è dovere dello Stato saperle utilizzare per un ritorno tangibile per quegli stessi cittadini. Bene ha fatto, dunque, il Governo ad utilizzare una parte di questo extragettito per finanziare nuove misure di sostegno con il “decreto Aiuti”, appunto, che dovrà essere varato, con i 14,3 miliardi di cui abbiamo detto in precedenza. Allo stesso tempo, però, non possiamo non guardare con preoccupazione a questo aumento generale della pressione fiscale, perché, al di là del dato contabile, che pure è importante quando si parla di bilancio, non si può neppure lontanamente pensare che un Paese possa basare la sua crescita sull'imposizione fiscale, ancorché, come in questo caso, indiretta.

Mi piace ricordare la frase che era stata attribuita a Churchill riguardo alla fiscalità: “Una Nazione che si tassa, nella speranza di diventare prospera è come un uomo in piedi in un secchio che cerca di sollevarsi tirando su il manico”. Ecco, abbiamo il dovere di occuparci di quell'uomo partendo dal secchio, non dal manico, dando una prospettiva di crescita fondata su politiche industriali finalizzate al ritorno della produzione in Italia, sull'incentivazione dell'innovazione dei processi e dei prodotti, sull'ingresso, quanto più stabile possibile, delle nuove generazioni nel mondo del lavoro. Non servono nuove tasse, per finanziare fumose doti monetarie ai diciottenni: a costoro servirebbero opportunità, che iniziano con un sistema formativo di alto livello, come già è in tanti casi nel nostro Paese, in grado di preparare all'ingresso al mondo del lavoro e che si concretizzino in una maggiore capacità della nostra economia di offrire occasioni di impiego da cui costoro traggano redditi da lavoro, e non redditi di cittadinanza.

Ricordo spesso - mi è capitato anche recentemente - che in Italia vi è un grande problema, dal punto di vista del tasso di occupazione. In Italia, vi sono 23 milioni di persone, su 60 milioni di abitanti, che in questo momento sono al lavoro, quindi generano reddito, consumi, crescita economica e, quindi, anche gettito fiscale e capacità di sostenere il nostro sistema dell'assistenza, il nostro welfare State, quando, ad esempio, in Paesi simili, come la Francia e l'Inghilterra, che hanno un numero di abitanti paragonabile al nostro Paese, vi sono tassi di occupazione decisamente più alti. Lo stesso presidente Berlusconi, qualche giorno fa, in televisione, lo ha sintetizzato con questi numeri: in Italia 4 persone su 10 lavorano, in Francia 5 su 10, nel Regno Unito 6 su 10.

Il tema del fisco, della pressione fiscale sarà uno dei temi più importanti con il quale il prossimo Governo - quello che uscirà dalle elezioni - dovrà confrontarsi. Dovrà farlo in un contesto internazionale di crescente difficoltà negli approvvigionamenti, il che renderà verosimilmente indispensabili nuovi ricorsi a provvedimenti tampone per tentare di fronteggiare rincari come quelli disposti sulle pompe di benzina negli ultimi mesi, con la sospensione delle accise, e dell'IVA conseguente, fino al termine della stagione estiva, come oggi, ma che, probabilmente, dovrà essere prorogato. Sarà, quindi, costante la necessità di disporre di risorse per poter garantire coperture a misure di questo genere. Ma a chiunque toccherà prendere tali decisioni sarà imprescindibile adottarle senza ulteriormente appesantire il già crescente carico fiscale, che ci pone nuovamente tra i Paesi - se pensiamo al mondo delle imprese - con un total tax rate fra i più alti al mondo, certamente del mondo occidentale.

Dovremo farlo e ci auguriamo di farlo con un Governo di centrodestra, che sia forte nei numeri parlamentari, tanto quanto è coeso nei programmi e nelle soluzioni da proporre agli italiani, che avrà il compito di indicare le priorità. Per noi è essenziale partire dalla crescita economica, dalla produttività, dal fare meglio con meno risorse, come fanno tutte le aziende al mondo che vincono i loro mercati di riferimento, dal ridurre la tassazione, per evitare un effetto “curva di Laffer” sempre più marcato - lo riscontriamo tutti -, il tutto per poter disporre delle risorse necessarie a finanziare gli interventi urgenti a contenere, in prima battuta, gli effetti negativi del conflitto russo-ucraino, specie per i costi ormai insostenibili dell'energia e dei carburanti, con tutto ciò che ne deriva, poi, per l'inflazione di fondo, per esempio sui generi di prima necessità, e, in prospettiva, per ridisegnare un sistema di protezione sociale più adatto ad una società che sta rapidamente cambiando. Penso, ad esempio, al sistema pensionistico, che dovrà, prima o poi, porsi anche il tema di come garantire un assegno adeguato al costo della vita anche a chi, come quelli della mia generazione, si troverà alla fine della propria carriera lavorativa con un sistema a totale capitalizzazione. Non si tratterà tanto di affrontare solo l'aspetto temporale - quando andare, con quali limiti, “quota 102”, “quota 41”, chi più ne ha, più ne metta -, ma anche l'aspetto quantitativo e, cioè, quale sarà l'entità della pensione che si ritiene sufficiente a mantenere il proprio stile di vita e come fare, quali strumenti utilizzare per arrivare a quella cifra attraverso incentivi, ad esempio, alle forme di previdenza complementare, sia collettive sia individuali.

Tornando ai disegni di legge di Rendiconto e assestamento e concludendo, Forza Italia esprime, ovviamente, una valutazione positiva, anche in considerazione delle condizioni estremamente critiche nelle quali i risultati sono stati ottenuti, con un Governo di unità nazionale, come dicevo prima, che è caduto - lo ricordo - per una decisione del partito di Conte di staccare la spina. Cito l'ex capogruppo Crippa, che ha detto che quel MoVimento ha scelto la strada della rottura su tutti i fronti e lo ha fatto su un emendamento al “decreto Aiuti” che, tra l'altro, neanche citava la parola “termovalorizzatore”, che era stato previsto per assegnare al sindaco del Partito Democratico di Roma Capitale i poteri commissariali per far fronte ad un'emergenza, quella dei rifiuti, che mi pare sotto gli occhi di ciascuno di noi.

Da questo punto di vista - concludo, Presidente -, Forza Italia avrebbe certamente preferito una chiusura ordinata della legislatura, nella quale conseguire gli obiettivi del secondo semestre del 2022 del PNRR, per incamerare la rata dei 21 miliardi di fine anno e anche per avere una legge di bilancio 2023 che fosse frutto anche di un lavoro parlamentare. Non è stato possibile farlo per quello che ho detto in precedenza, perché un partito, il MoVimento 5 Stelle, ha deciso di staccare la spina, motivazioni indipendenti da noi, che siamo stati, tra l'altro, i primi a volere un Governo di unità nazionale in quelle condizioni, nel febbraio 2021. Pertanto, a questo punto, bene che ci sia un voto il prima possibile, magari su 2 giorni: chiediamo che si possa svolgere non solo la domenica 25, ma anche lunedì 26, per dare la possibilità a tanti italiani di partecipare, perché noi riteniamo che le elezioni politiche debbano svolgersi con una partecipazione alta degli italiani, e per dare finalmente un Governo coeso e che si faccia carico di un programma condiviso e di legislatura.

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il presidente Rampelli. Ne ha facoltà.

FABIO RAMPELLI (FDI). Grazie ancora, Presidente Rosato. Colleghi deputati, Governo, anche questo provvedimento del Rendiconto generale dell'Amministrazione dello Stato per l'anno finanziario 2021 e l'assestamento conseguente, nelle sue disposizioni per l'anno finanziario successivo in corso, 2022, ci offrono lo spunto per fare ragionamenti in ordine a come siano state utilizzate le risorse, fermo restando, dalla lettura del Rendiconto e dell'assestamento, una constatazione rispetto a un generale miglioramento di tutti i saldi rispetto ai risultati differenziali registrati nell'anno 2020. Quindi, i numeri non si possono discutere, né noi abbiamo intenzione di farlo; diciamo che corre l'obbligo di comprendere da dove siano usciti fuori questi quattrini, come dicevo in precedenza, come siano stati utilizzati da parte del Governo o dei Governi di questi 2 anni.

La prima questione ci porta automaticamente a ragionare sugli approcci di uno Stato complesso, come quello italiano, relativamente a coloro i quali hanno una capacità produttiva. E non sono soltanto le imprese, perché, troppe volte, quasi si finge di ignorare che i primi a produrre sono, comunque, i lavoratori dipendenti. Non ci sarebbe alcun futuro per le imprese a cui facciamo riferimento, se non ci fossero, nel pubblico e nel privato, lavoratori indefessi, capaci di portare l'acqua al mulino dell'impresa, che, poi, a sua volta, lo riversa, in quota parte - troppa quota parte -, nelle casse dello Stato. Ma anche i singoli lavoratori contribuiscono al reddito dello Stato in quota significativa.

Quindi, il primo numero che un po' ci fa riflettere riguarda l'aumento dell'Irpef, perché una buona parte di questi nuovi introiti nelle casse dello Stato dipende esattamente da questo e, a ruota, possiamo immediatamente registrare il fatto che sono aumentate le entrate tributarie di 43 miliardi, sono aumentate le tasse dello 0,5 per cento, e sono gli studi parlamentari che ce lo testimoniano, non è una mia opinione soggettiva; la notizia è ufficiale, abbiamo una pressione fiscale che arriva al 38,4 per cento del PIL e che era al 37,9. Quindi, abbiamo capito che i soldi aggiuntivi che sono stati destinati alle casse dello Stato sono pervenuti dai lavoratori dipendenti e dalle imprese. Tutto questo a fronte di un debito pubblico che, clamorosamente, sale: il 152,6 per cento è il numero con cui ci troviamo a fare i conti e che diviene sempre più pesante, come diceva il collega, poco fa; nella classifica planetaria siamo combinati male, nella classifica europea siamo combinati peggio.

Certo, noi avremmo potuto - e dovremo, in futuro - cercare di obiettare, almeno su scala continentale, in relazione ai cosiddetti poteri sovraordinati ubicati, più che a Strasburgo, a Bruxelles, che non si può continuare a valutare il debito come parametro assoluto - nel caso dell'Italia il debito pubblico è talmente elevato da non poter non rappresentare una negatività oggettiva - perché ci può essere un debito pubblico al 60 per cento che non è coperto da risparmio privato, e alcune Nazioni europee rientrano perfettamente in questa fattispecie: poco debito pubblico, minore risparmio privato a copertura del debito pubblico, e ci può essere un elevato debito pubblico - il nostro è elevatissimo e dobbiamo continuare a batterci, possibilmente con risultati migliori di quanti non ne abbia conseguiti la sinistra al Governo -, ma purtuttavia, questo enorme, gigantesco debito pubblico è ripagato dieci volte dalla ricchezza privata, dal risparmio privato. Come si fa a non fare questo parallelo dalle altolocate sedi dell'eurocrazia, con qualche Governo che sia minimamente autorevole? Noi conteremo di farl, quando dovesse essere il nostro turno, però, avremmo preferito che lo facesse chiunque, perché non è una cosa di destra o di sinistra andare in Europa e dire: scusate, è vero, io ho il 152 per cento di debito, però lo copro dieci volte con il risparmio privato; c'è chi ha un debito più basso, ma non ce l'ha coperto dal proprio risparmio e dalla propria ricchezza privata; sta messo peggio di noi. Perché viene valutato il debito pubblico come parametro unico e oggettivo, senza parametrarlo con l'altro dato, e cioè la copertura del debito pubblico?

Questo ragionamento, che sembra artefatto e arzigogolato, è oltremodo lineare: noi abbiamo un debito pubblico molto alto, abbiamo avuto maggiori introiti e questi maggiori introiti - devo per forza contestualizzare - sono nella pancia dei due anni terribili di pandemia, ossia, se non ho capito male, possono essere accadute due cause: la prima è che noi siamo intervenuti chiedendo maggiori tasse alle imprese e maggiori tasse ai contribuenti e ai lavoratori, per distribuire risorse a pioggia, con gli aiuti, i sostegni e tutti i nomignoli che avete dato ai vari decreti di intervento sulle realtà in difficoltà, quindi non lo avete fatto con il debito, non l'avete fatto con i fondi europei, lo avete fatto con i soldi degli italiani. Voi avete preso i soldi dalle tasche degli italiani, questo dice il rendiconto e questo conferma l'assestamento; voi avete fatto cassa togliendo soldi ai cittadini italiani in difficoltà, con l'aumento dell'Irpef, portando le tasse a più 0,5 per cento, avete tolto soldi in un momento tragico, di difficoltà economica, alle imprese, per metterli nelle tasche dello Stato, aumentando il debito pubblico, e per fare, poi, cosa? Per fare, poi, cosa? Perché non sono io, non è stato Fratelli d'Italia a dire: ma qual è il problema del debito pubblico? E mica esiste un debito pubblico che, in quanto tale, come fosse un nome impronunciabile, è causa e origine di ogni malignità. Ci può essere un debito pubblico cattivo e ci può essere un debito pubblico buono, dipende da dove lo collochi il debito pubblico. Se il debito pubblico diventa investimenti, infrastrutture, opere pubbliche, sviluppo, crescita, aumento della produzione, aumento della ricchezza, operazioni economiche, commerciali, finanziarie, nazionali e internazionali a beneficio della Nazione, è un debito pubblico buono! Se è un debito pubblico che si vanifica nel reddito di cittadinanza, per esempio, se è assistenzialismo - non assistenza, ma la sua degenerazione -, elemosina distribuita a gogò, è un debito cattivo! E voi siete stati protagonisti di un debito cattivo, che ha tolto dalle tasche dei lavoratori una quota parte delle loro risorse, che ha tolto dalle tasche delle imprese una quota parte delle loro risorse, per fare cosa? Perché noi mica siamo contrari al reddito di cittadinanza; lo abbiamo sempre detto, siamo contrari a questo reddito di cittadinanza. Quando governeremo noi, non si chiamerà certamente così, ma siamo assolutamente favorevoli a scendere in campo per affrontare il tema della povertà, siamo assolutamente favorevoli a prendere iniziative per diminuire il tasso di disoccupazione, siamo assolutamente favorevoli a redistribuire la ricchezza, fermo restando che la nostra principale preoccupazione sarà produrla la ricchezza da redistribuire! Perché, se non c'è la ricchezza si redistribuisce la povertà, che è un'altra roba a voi cara (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia), ma che non sta nel codice genetico della destra italiana! Noi non colpevolizziamo la ricchezza, vogliamo che l'Italia divenga più ricca, per avere più strumenti di intervento sulle fragilità.

Quando interverremo, magari, cercheremo molto semplicemente di dire alle imprese: vi abbassiamo le tasse se assumete nuovi lavoratori. Io non credo che sia una roba così complicata, non c'è nella dottrina leninista e non c'è neanche nella dottrina del pensiero liberale, è proprio buonsenso. Se uno, uscendo di qui e andando, ad esempio, al mercato delle Coppelle, dovesse chiedere consiglio a un umile passante, costui risponderebbe nella stessa maniera: scusa, ma perché non abbassi le tasse sulle nuove assunzioni alle imprese, in modo tale che comunque hai una partita di giro, ti rientrano i soldi, perché sullo stipendio lo Stato incassa e contestualmente favorisci la crescita delle imprese e, quindi, lo sviluppo della Nazione?

Insomma, se non lo vuoi fare, viene il sospetto che qualcuno non lo voglia fare perché ha bisogno di tenere una sacca, pari economicamente a 7 miliardi di euro, sotto schiaffo permanente, privata dell'arbitrio e della libertà di giudizio, come da sistemi assai cari alla sinistra, che sindacalizza pure l'aria che si respira e che è contro ogni principio di umanesimo del lavoro e di libertà nel lavoro, di libertà sociale. Io ti vengo a chiedere il voto, non perché tu me lo debba dare per forza, perché, altrimenti, se non me lo dai, ti tolgo il sussidio, io ti vengo a chiedere il voto perché sono stato bravo, ho risolto i tuoi problemi, in quanto problemi collettivi, e merito il tuo consenso, perché ho fatto crescere la Nazione ed è migliorata la qualità della vita della nostra comunità!

Questo dovrebbe essere, non fare la somma di tutti coloro i quali hanno beneficiato, chi per consulenze, chi per mancati contributi fiscali, chi perché sta dentro una cooperativa, chi perché sta dentro un sindacato, chi perché prende il reddito di cittadinanza. Così sono buoni tutti, ma viene spolpata la Nazione, come accaduto sistematicamente, dal 1994 ad oggi, quando ha governato la sinistra, che oltretutto, avendo una tradizione statalista e pubblicistica, ha pensato, senza alcuna cultura, senza alcuna capacità, di mettersi a fare persino le privatizzazioni, per prendere le grandi aziende di Stato, spolparle, depredarle, depauperarle e consegnarle alle attuali e future generazioni depotenziate, cioè incapaci di contribuire al bilancio dello Stato in maniera significativa per far competere la nostra Nazione con le altre Nazioni del sistema Europa, del sistema occidentale e del mondo intero.

Sono proprio approcci diversi, guardate. Noi la nostra campagna elettorale la faremo e cercheremo di carpire la fiducia dei cittadini italiani con grande sobrietà, umiltà e cercando di mettere in mostra le ragioni con le quali in questi anni abbiamo cercato di farci intendere dai corpi intermedi, e anche dialogando con le forze di questo Parlamento, però noi riteniamo incompatibile la crescita virtuosa del sistema Italia con l'aumento della pressione fiscale. Noi riteniamo incompatibile la capacità di produrre più ricchezza con la cultura assistenzialista fine a se stessa, che distribuisce quello che non c'è, impedendo di mettere a frutto le risorse che voi avete comunque raggranellato nei due anni di pandemia, sottraendole ai lavoratori e alle imprese in difficoltà. Sono scuole di pensiero completamente diverse. Ci auguriamo che anche in questi confronti, nel confronto di queste settimane possano entrare nell'agenda, in modo tale da poterci liberare da fandonie che prevedono non si sa bene quale spettro che possa abbattersi sul futuro dell'Italia. Noi siamo signori, abbiamo creduto e crediamo nel processo di normalizzazione della sinistra italiana e nel suo distacco dalla tradizione comunista. Sarebbe opportuno e utile che anche il Parlamento italiano recepisse le indicazioni delle risoluzioni europee in ordine al dispregio per quelle modalità e anche per quelle ideologie per come si sono determinate e per come si chiamano. Non ci deve essere nessun timore a utilizzare la parola “comunista”: è una delle ideologie che ha imperversato negativamente e mostruosamente lungo l'arco del Novecento, e quindi è giusto, però noi sappiamo che degli sforzi sono stati fatti, non sempre particolarmente riusciti, e non staremo qui a fare una campagna elettorale per dire che la sinistra è comunista e che ci sarebbe, nel caso di vittoria del centrosinistra, una disgrazia planetaria, un pericolo rosso, Putin verrebbe a governare. Quello, sì, perché ricordo, e concludo con questa battuta, cosa, non noi del centrodestra, ma la Commissione Mitrokhin ha messo in piazza rispetto alla dipendenza della sinistra italiana dai fondi di Mosca. Mosca pagava i partiti, non il partito, i partiti della sinistra italiana.

PRESIDENTE. Presidente Rampelli, restiamo su bilanci più attuali, però.

FABIO RAMPELLI (FDI). Sul bilancio ci sono stato, sto parlando di soldi.

PRESIDENTE. Più attuali!

FABIO RAMPELLI (FDI). L'argomento è lo stesso, soldi che sono andati nel bilancio dei partiti di sinistra lungo l'arco dell'intera Prima Repubblica. Quindi capisco che queste note possano non essere gradite a qualcuno. Stavo semplicemente dicendo che in campagna elettorale noi non faremo questa azione che ho appena, per pochi secondi, nel mio intervento rammentato. Non saremo simmetrici e non risponderemo alle provocazioni degli altri, ma parleremo degli argomenti di cui ho parlato, di come produrre più ricchezza per avere una maggiore capacità di distribuirla tra le fasce sociali più deboli. Di questo vorremmo che parlasse anche la sinistra (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Non essendovi altri iscritti a parlare, dichiaro chiusa la discussione congiunta sulle linee generali.

(Repliche - A.C. 3675​ e A.C. 3676-A​)

PRESIDENTE. Il relatore e il Governo rinunciano alle repliche. Il seguito del dibattito è rinviato ad altra seduta.

Organizzazione dei tempi di discussione di disegni di legge di ratifica.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione dei disegni di legge di ratifica nn. 3687 e 3325.

Avverto che lo schema recante la ripartizione dei tempi è pubblicato nell'allegato A al resoconto stenografico della seduta del 28 luglio 2022 (Vedi l'allegato A della seduta del 28 luglio 2022).

Discussione del disegno di legge: Ratifica ed esecuzione dei Protocolli al Trattato del Nord Atlantico sull'adesione della Repubblica di Finlandia e del Regno di Svezia, fatti a Bruxelles il 5 luglio 2022 (A.C. 3687​).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione del disegno di legge n. 3687: Ratifica ed esecuzione dei Protocolli al Trattato del Nord Atlantico sull'adesione della Repubblica di Finlandia e del Regno di Svezia, fatti a Bruxelles il 5 luglio 2022.

(Discussione sulle linee generali – A.C. 3687​)

PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali.

Il presidente del gruppo parlamentare MoVimento 5 Stelle ne ha chiesto l'ampliamento.

La III Commissione (Affari esteri) si intende autorizzata a riferire oralmente.

Ha facoltà di intervenire il relatore, deputato Paolo Formentini.

PAOLO FORMENTINI , Relatore. Presidente, colleghi, membri del Governo, l'accessione di Finlandia e Svezia all'Alleanza Atlantica è una diretta conseguenza della decisione russa di invadere l'Ucraina. Senza l'attacco di Mosca a Kiev i due Paesi si troverebbero infatti tuttora nella condizione di Paesi neutrali e non allineati. È da questo punto che occorre partire: la scelta fatta da Helsinki e Stoccolma riflette una valutazione precisa di ciò che è accaduto all'Ucraina e, prima ancora, alla Georgia. Trovarsi al di fuori della copertura offerta dalla deterrenza atlantica estesa è un rischio divenuto ormai inaccettabile persino per Nazioni con una considerevole storia militare e capacità non trascurabili. La membership NATO rassicura chi la possiede e gli attribuisce un vantaggio securitario nei confronti di chi non l'abbia; deflette quindi le minacce che possono provenire dalla Russia, ormai nuovamente identificata dal nuovo concetto strategico dell'Alleanza come la massima minaccia alla sicurezza degli Stati che ne fanno parte. L'ingresso nell'Alleanza Atlantica di Finlandia e Svezia è già stato ratificato da più della metà dei Paesi attualmente membri della NATO. Il primo a procedervi è stato il Canada lo scorso 5 luglio; a oggi hanno altresì completato le procedure previste dai rispettivi ordinamenti Albania, Bulgaria, Danimarca, Estonia, Germania, Islanda, Lettonia, Lituania, Lussemburgo, Olanda, Norvegia, Polonia, Romania, Slovenia e Regno Unito.

Si sono inoltre espressi a favore della ratifica i Parlamenti di Belgio, Croazia e Macedonia del Nord, per i quali manca soltanto il passaggio formale relativo all'assenso dei rispettivi Capi di Stato, peraltro dovuto. Come è noto, la Turchia ha sollevato delle questioni in connessione con la protezione accordata a personalità ritenute da Ankara responsabili di attività terroristiche, ma tutto questo non riguarda direttamente il nostro Paese, che non ha contenziosi in essere di questa natura con Helsinki e Stoccolma. Il nuovo allargamento che stiamo ratificando non aggraverà le relazioni tra l'Alleanza e la Russia; riflette, invece, il punto di minimo dei rapporti tra Mosca e l'Occidente, conseguente ad un'iniziativa unilaterale militare russa che è stata condannata da tutto l'Occidente. Non sono quindi possibili paragoni con le precedenti tornate, tutte maturate in contesti molto diversi da quello attuale. Trovarsi in una zona grigia, non protetta dalle garanzie previste dall'articolo 5 del Trattato di Washington, è parso a finlandesi e svedesi un rischio non più sostenibile. È questa circostanza ad averli indotti ad abbandonare la neutralità che ne aveva a lungo caratterizzato la postura sulla scena internazionale. Ovviamente, la doppia accessione avrà delle implicazioni strategiche non trascurabili; farà del Baltico e dell'Artico il nuovo baricentro della NATO e implicherà la necessità da parte nostra di prevedere un più attivo coinvolgimento come fornitori di sicurezza in quelle regioni, nelle quali, peraltro, siamo già presenti in forze, come dimostra la deliberazione sulle missioni militari internazionali all'esame del Parlamento proprio in questi giorni. In questo contesto dovremo batterci come Italia affinché i nostri alleati non trascurino la dimensione mediterranea della sicurezza euro-atlantica, se e quando sorgeranno problemi e sfide al di là delle nostre autonome capacità di contrasto e gestione. Rappresentare queste esigenze sarà certamente un compito dei Governi che si insedieranno in futuro, ma siamo certi già ora di poter contare sulla convergenza di interessi con i nostri partner ed alleati della regione in cui ci troviamo. Pensiamo in primo luogo alla Francia, a cui siamo legati dal Trattato del Quirinale, ma anche alla Spagna, alla Grecia e alla stessa Turchia. Dobbiamo avere fiducia. Naturalmente dovremo fare la nostra parte, contribuendo alla difesa altrui, nell'aspettativa della reciprocità. Confidiamo inoltre nell'omogeneità di quei valori che ci legano e ci uniscono. Al di là del baricentro strategico dell'Alleanza, la nostra sicurezza è e resta indivisibile. Finlandia e Svezia, che stanno entrando nella NATO, sono Occidente a pieno titolo.

Con questo allargamento diventerà esplicito l'impegno statunitense alla loro difesa, ciò che, per capirci, è mancato proprio all'Ucraina, Stato esterno all'Alleanza atlantica, trovatosi in una condizione che ha permesso ai russi di attaccarla senza doversi preoccupare di dover affrontare soldati americani e alleati sul loro cammino.

I nuovi equilibri geopolitici europei saranno probabilmente meno favorevoli alla Russia, ma ciò sarà dipeso da un errore di calcolo della dirigenza moscovita, non dalla nostra presunta volontà di metterla all'angolo. La forza del diritto non è bastata: è stata, anzi, apparentemente ignorata e travolta e questa accessione di Finlandia e Svezia è l'effetto più vistoso della presa d'atto di ciò che è successo. Anche noi dobbiamo ora fare la nostra parte, ratificando le adesioni prima che qualcuno possa ipotizzare di poterle rallentare o compromettere. Dobbiamo dare un segnale di unità e determinazione ora, in questo momento.

Passando sinteticamente ai contenuti dei Protocolli di adesione, i Protocolli firmati a Bruxelles il 5 luglio scorso sono identici e sono introdotti da brevi preamboli, nei quali gli Stati parte del Trattato del Nord Atlantico esprimono la loro convinzione che l'adesione dei due nuovi membri porterà a un rafforzamento della sicurezza dell'Alleanza.

L'andamento della discussione in Commissione esteri autorizza il convincimento che il provvedimento all'esame dell'Assemblea possa essere rapidamente approvato. La XVIII legislatura repubblicana si concluderebbe così con un atto politico di grandissimo significato, consolidando l'Alleanza atlantica e rendendo l'intera Europa più stabile e più sicura, conformemente agli interessi nazionali del nostro Paese.

Su queste basi, raccomandiamo un voto favorevole sul provvedimento.

PRESIDENTE. Ha facoltà di intervenire il rappresentante del Governo, che si riserva.

È iscritto a parlare il collega Battilocchio. Ne ha facoltà, per 3 minuti.

ALESSANDRO BATTILOCCHIO (FI). Grazie, Presidente. Negli ultimi trent'anni, la NATO ha attraversato un profondo processo di trasformazione e rinnovamento. Dalla fine della Guerra Fredda è passata dai 16 agli attuali 30 membri, ciò che ha condotto a un notevole ampliamento dell'azione strategica dell'Alleanza. Le politiche di allargamento degli ultimi tre decenni sono rimaste simili e motivate con la messa in sicurezza dei processi di democratizzazione dei Paesi dell'ex blocco sovietico e dei Paesi indipendenti dell'ex Unione Sovietica, nonché con il consolidamento della sicurezza europea e dell'ordine internazionale liberale.

L'attuale crisi, esplosa con la guerra in Ucraina - lo ricordava il collega Formentini -, ha ulteriormente confermato la persistenza dell'approccio all'allargamento abbracciato negli anni Novanta. La richiesta di adesione di Finlandia e Svezia è una delle conseguenze dirette dell'aggressione russa all'Ucraina. Prima del conflitto, infatti, l'opinione pubblica dei due Stati era nettamente contraria all'adesione all'Alleanza. La Turchia, come sappiamo, inizialmente aveva annunciato il proprio veto, ma poi, alla vigilia del vertice NATO del 29 e 30 luglio, Svezia e Finlandia hanno firmato un memorandum d'intesa che ha portato la Turchia a ritirare il veto sul loro ingresso nell'Alleanza. Un memorandum che, smentendo le nefaste previsioni di taluni, non ha portato a estradizioni di massa di curdi o di dissidenti verso la Turchia. Svezia e Finlandia sono, infatti, Paesi in cui vige lo Stato di diritto e sono caratterizzati da una fortissima maturità democratica e dal rispetto dei diritti umani.

Con questa ratifica, rinforziamo il nostro “no” ad ogni compromesso sul principio fondamentale delle porte aperte della NATO e ribadiamo il diritto di ogni Nazione a scegliere la propria strada e il nostro diritto a difendere i nostri alleati (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Delmastro Delle Vedove. Ne ha facoltà.

ANDREA DELMASTRO DELLE VEDOVE (FDI). Grazie, Presidente. La NATO è in piena evoluzione e noi facciamo parte di questo cambiamento epocale e radicale. Accogliere nuovi membri per Fratelli d'Italia e per l'Italia non dovrebbe, però, solo significare essere travolti da un moto di inerzia o da un capriccio nostalgico nei confronti di un clima da Guerra Fredda. Non dobbiamo interpretare questo percorso come l'Angelus Novus di Paul Klee, che procede con lo sguardo rivolto al passato perché travolto e trafitto da una nostalgia di qualcosa che è passata e che, in verità, non torna. Il nostro sguardo oggi dovrebbe essere rivolto non tanto alla quotidianità, non solo al domani, ma anche al dopodomani. L'adesione della Svezia e della Finlandia, che è frutto certamente della pressione della Russia sul confine occidentale, non è, però, solamente questo; questa ne è la causa più prossima. Dobbiamo essere consapevoli del mutato contesto geopolitico, dobbiamo essere consapevoli del nuovo ruolo chiave della NATO, dobbiamo essere consapevoli, e forse anche entusiasti, del ruolo che può svolgere l'Italia.

La prima notizia è che la NATO non è quell'organismo dall'encefalogramma piatto, come ebbe a definirla, con un'infelice e infausta battuta, Macron. L'altra notizia è che la NATO non è più la vecchia NATO. Non serve, per usare una massima, per tenere gli statunitensi dentro, i russi fuori e i tedeschi sotto. La NATO, quella NATO lì, che sarebbe servita a saldare la composita famiglia occidentale nella malaugurata ipotesi di un'aggressione da parte della Russia comunista, è una NATO che non c'è più. Fortunatamente, però, è finita anche l'epoca del “rompete le righe”, quella in cui l'Italia vagabondava geopoliticamente, una volta tentando di andare a vendere il proprio debito sovrano ai cinesi, un'altra volta sottoscrivendo l'improvvida Via della Seta, un'altra volta ancora con un Presidente del Consiglio, Enrico Letta, che andava, unico fra i leader occidentali, ai Giochi di Sochi e sottoscriveva 28 intese commerciali e 7 accordi intergovernativi con la Russia, salvo oggi pretendere di salire in cattedra e fare l'analisi sul tasso del filo-atlantismo contenuto nel sangue altrui. Quell'epoca del “rompete le righe” è finita.

La NATO cambia veste, cambia perimetro, cambia teatro di azione, perché ha compreso che la sfida non è regionale: è globale e la sfida non l'ha lanciata la Russia, ma l'ha lanciata la Cina. La Cina - con qualcuno dei suoi alleati, evidentemente, fra cui la Russia -, tenta di disegnare una nuova egemonia culturale, politica e industriale che sancisca contemporaneamente il declino dell'Occidente. Allora, la spinta verso Ovest della Russia, frutto più della complessa e ardita sfida egemonica culturale cinese contro la cornice euro-atlantica, indissolubilmente unisce il destino dell'Italia al destino di Svezia e Finlandia. A Svezia e Finlandia il compito di presidiare il quadrante Nord-Est, a fronte di un'offerta di sicurezza che la NATO gli può dare, ma questo significa che il Mediterraneo diventa centrale e, se il Mediterraneo diventa centrale, diventa centrale l'Italia, perché, vedete, la guerra dell'Ucraina, unitamente all'assertività russa, ha convinto sempre di più la cornice euroatlantica, in particolar modo l'Europa, che il rifornimento e l'approvvigionamento energetico non può più provenire da Est, ma che l'asse strategico, spostando la geografia dell'approvvigionamento energetico, viene da Sud, da quel Mediterraneo dove abbiamo contratto rapporti con l'Algeria, dove abbiamo una fitta rete di rapporti con partner africani e con partner mediorientali. Se l'asse strategico si sposta a Sud, l'Italia può ambire a diventare l'hub di servizio energetico di tutta l'Europa.

Ho letto, in questi giorni, che qualche giornalista ritiene che Putin potrebbe coltivare l'ambizione di interrompere, in ogni modo, il processo di emancipazione messo in campo da Draghi sotto il profilo dell'approvvigionamento energetico. Ebbene, anche con l'adesione di Svezia e Finlandia oggi – anche con la convinta adesione di Fratelli d'Italia -, noi vogliamo avvisare che, se ci venisse concessa, da parte degli elettori, l'opportunità di governare questa Nazione, Putin non dovrà solo preoccuparsi di interrompere il processo di emancipazione energetico messo in campo da Draghi, ma dovrà preoccuparsi del fatto che Fratelli d'Italia è intimamente, saldamente e fermamente convinta di un salto di qualità, perché non è che ci basta emanciparci per necessità. È una scelta strategica rivolgersi a Sud ed è una scelta strategica per l'Italia dire che noi siamo l'hub di approvvigionamento di tutta l'Europa.

Per tutte queste ragioni, cari colleghi, non posso non dirmi fermamente ed entusiasticamente convinto, a nome di Fratelli d'Italia, dell'ingresso di Svezia e Finlandia nella NATO, ribadendo, nel contempo, l'impegno e la determinazione a sostenere l'eroico popolo ucraino da parte di Fratelli d'Italia, guardando con responsabilità alle sfide che ci attendono, che attendono l'Italia, ma, soprattutto, con la consapevolezza che i nuovi equilibri disegnino un percorso di grande protagonismo della nostra Nazione. Chi da questa crisi saprà sfruttarne le occasioni, saprà anche dare all'Italia un nuovo ruolo all'interno della NATO, nella cornice, completamente rivista, della NATO, nonché una stagione di grande protagonismo dell'Italia nel Mediterraneo e come hub straordinario di servizio dell'approvvigionamento energetico di tutta l'Europa.

Per questi motivi, Fratelli d'Italia aderisce, sottoscrive e vota convintamente l'Accordo di adesione (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Tondo. Ne ha facoltà.

RENZO TONDO (M-NCI-USEI-R-AC). Grazie, signor Presidente. La componente del gruppo Misto Noi con l'Italia, ovviamente accoglie con favore questo punto all'ordine del giorno in quanto, per ragioni già esposte, questo provvedimento va ratificato al più presto possibile.

Voglio approfittare dell'occasione per porre al sottosegretario una questione che ho già posto in altre sedi: a Trieste, c'è un'azienda finlandese, di nome Wärtsilä, che 25 anni fa, ha acquisito la proprietà della Grandi Motori, controllata da Fincantieri. La Wärtsilä, 15 giorni fa, ha comunicato la decisione di licenziare 450 persone, senza un margine di trattativa. Credo che, in Europa, si debba stare insieme, non ci si debba fare gli sgambetti: alleanza politica significa anche condividere il percorso di difficoltà con gli alleati.

Chiedo a lei, Vice Ministro, come ho già fatto con il Ministro Di Maio e con altri rappresentanti del Governo, di farsi carico del problema della Wärtsilä, che è un'azienda partecipata quasi totalmente in Finlandia e che licenzierà presto, come detto, 450 persone. Abbiamo il dovere di dare una risposta che sia solidale e di possibilità di futuro a questi cittadini italiani.

PRESIDENTE. Non vi sono altri iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali.

(Repliche - A.C. 3687​)

PRESIDENTE. Ha facoltà di replicare il relatore, che ha esaurito il suo tempo, quindi non potrebbe intervenire. È andato molto oltre il suo tempo a disposizione. Prego, onorevole Formentini, apprezzerà…

PAOLO FORMENTINI, Relatore. Grazie mille, Presidente. Considerata l'importanza del tema sollevato dall'onorevole Tondo, vorrei dire che, in Commissione, abbiamo ampiamente ricordato che noi, oggi, ci impegniamo con la Finlandia, ma che, nelle stesse ore, 450 lavoratori italiani rischiano il posto di lavoro, proprio perché un'azienda finlandese ha deciso per il reshoring e di tornare in Finlandia, creando un danno al nostro comparto della cantieristica navale.

PRESIDENTE. C'è anche un intervento del Governo su questo, anche a titolo di replica finale. Prego, sottosegretario.

VINCENZO AMENDOLA, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei Ministri.

Grazie, Presidente. Ovviamente concordo con tutti gli interventi svolti, con il relatore per quanto riguarda le ratifiche e l'impegno geopolitico del nostro Paese, anche con riferimento alla serietà del nostro profilo di politica estera, all'interno delle alleanze, a partire da quella transatlantica.

Presidente, per una breve replica al deputato Tondo mi preme solo dare notizia non solo del lavoro che sta svolgendo il Ministro dello Sviluppo economico; personalmente, stamattina, ho sollecitato la Ministra finlandese degli Affari europei. Stiamo seguendo ai massimi livelli con il Governo questa vicenda, che ovviamente è relativa a un'impresa privata, non pubblica, ma a noi sta a cuore la vicenda dei posti di lavoro della Città di Trieste, della Città che sarà fondamentale anche per il PNRR. Quindi, il nostro lavoro - è una notizia ufficiale sia per quanto riguarda quello che fa il Mise sia per quanto di competenza di Palazzo Chigi, del Dipartimento degli Affari europei - è seguire, dal punto di vista anche diplomatico, i rapporti con la Finlandia, con cui c'è un interscambio commerciale molto forte, anche per quanto riguarda la presenza delle imprese in Finlandia.

Quindi, sono due elementi disgiunti, sono due questioni che non si legano, ma su cui c'è la massima attenzione per Trieste. Se mi permette, Presidente, vorrei aggiungere anche il cordoglio, mio personale e del Governo, per la morte del direttore dei quotidiani Il Piccolo e Il Messaggero Veneto, persona di grande forza, grande prestigio, così come i suoi giornali.

Discussione del disegno di legge: S. 1923 - Ratifica ed esecuzione dell'Accordo di partenariato strategico tra l'Unione europea e i suoi Stati membri, da una parte, e il Giappone, dall'altra, fatto a Tokyo il 17 luglio 2018 (Approvato dal Senato) (A.C. 3325​) (ore 13,15).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione del disegno di legge, già approvato dal Senato, n. 3325: Ratifica ed esecuzione dell'Accordo di partenariato strategico tra l'Unione europea e i suoi Stati membri, da una parte, e il Giappone, dall'altra, fatto a Tokyo il 17 luglio 2018.

(Discussione sulle linee generali – A.C. 3325​)

PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali.

Il presidente del gruppo parlamentare MoVimento 5 Stelle ne ha chiesto l'ampliamento.

La III Commissione (Affari esteri) si intende autorizzata a riferire oralmente.

Ha facoltà di intervenire il relatore, onorevole Eugenio Zoffili.

EUGENIO ZOFFILI , Relatore. Grazie, Presidente Rosato. Colleghi, deputati, sottosegretario Amendola, gli obiettivi principali dell'Accordo, sottoscritto dalle Parti in occasione del venticinquesimo summit bilaterale tra l'Unione europea e il Giappone, che si è svolto a Tokyo il 17 luglio 2018, sono il rafforzamento e l'intensificazione del dialogo su numerose questioni bilaterali, regionali e multilaterali di comune interesse tra l'Unione europea e il Giappone, tra cui i cambiamenti climatici, la ricerca, l'innovazione, gli affari marittimi, l'istruzione, la cultura, l'immigrazione, la lotta al terrorismo, alla criminalità organizzata, alla criminalità informatica e altre questioni e altre materie.

L'Accordo di partenariato strategico ribadisce l'impegno delle parti a salvaguardare la pace e la sicurezza internazionale attraverso la prevenzione della proliferazione delle armi di distruzione di massa e l'adozione di misure volte a fronteggiare il commercio illegale di armi leggere e di piccolo calibro e prevede la possibilità di sospensione dell'applicazione dell'Accordo stesso in caso di violazioni di elementi essenziali, quali la clausola sui diritti umani o quella in materia di non proliferazione.

Più nel dettaglio, l'Accordo è composto di 51 articoli. Dopo aver definito finalità e principi generali che lo regolano e aver richiamato i valori che lo informano in tema di democrazia, promozione della pace, gestione delle crisi, terrorismo, armi e multilateralismo, prevede che si realizzi un costante scambio di informazioni tra le Parti mediante dialoghi regolari, un'azione coordinata in materia di gestione delle catastrofi umanitarie, un impegno condiviso per la crescita sostenibile, nonché un'intensificazione della cooperazione bilaterale nei settori scientifico e tecnologico, doganale, industriale, dei trasporti. Ulteriori disposizioni riguardano la cooperazione in diversi ambiti settoriali: dalla materia fiscale al turismo, dal settore delle tecnologie dell'informazione a quello della tutela dei consumatori, fino alle politiche ambientali. L'Accordo prevede, inoltre, che le Parti rafforzino la cooperazione nel settore dei diritti umani, garantiscano la libera circolazione delle informazioni all'interno del cyberspazio, potenziando, al contempo, la cybersicurezza e contrastando la criminalità informatica.

Un ulteriore impegno viene garantito per la promozione del dialogo sulle politiche in materia di migrazione, per la protezione dei dati personali, per la cooperazione in materia di istruzione, giovani e sport, per il rafforzamento degli scambi in ambito culturale. A un apposito Comitato misto, composto da rappresentanti delle Parti, sono affidate funzioni di coordinamento del partenariato globale, nonché il compito di decidere in ordine ai settori aggiuntivi di cooperazione, di offrire garanzie sul funzionamento e l'attuazione dell'Accordo e di adoperarsi per risolvere eventuali controversie interpretative o attuative.

Per cogliere, in estrema sintesi, il potenziale impatto dell'Accordo di partenariato euro-nipponico, secondo i dati forniti dalla Commissione europea, sono quasi 740 mila i posti di lavoro che le esportazioni UE in Giappone contribuiscono a creare in Europa, per un interscambio complessivo che si riflette positivamente anche sulla nostra economia. È di interesse, Presidente, che sono quasi 15 mila le imprese italiane che esportano in Giappone, con circa 89 mila posti di lavoro in Italia creati dalle esportazioni europee in Giappone; un impatto molto concreto, che può ricadere positivamente sul nostro tessuto produttivo, se consideriamo che l'83 per cento delle società UE che esportano in Giappone sono piccole e medie imprese.

L'Accordo di partenariato, già ratificato dal Giappone, da 21 Stati membri dell'UE, ci consente anche di rafforzare il dialogo con una forte democrazia, con la quale l'Unione condivide valori e principi, in una fase storica nella quale assistiamo a un veloce riposizionamento di tanti attori internazionali, con mutazioni geopolitiche rispetto alle quali è quanto mai urgente consolidare e riaffermare la coesione dell'Occidente.

Presidente, chiedo di consegnare anche questa relazione e, per suo tramite, mi rivolgo all'Ambasciatore Hiroshi OE, perché credo sia un pensiero comune, anche dell'Aula, formulare nuovamente il cordoglio, la vicinanza e le condoglianze per l'assassinio dell'ex Premier Shinzo Abe.

Lo dico, oltre che da relatore, anche come capogruppo della Lega in Commissione affari esteri e come presidente del Gruppo interparlamentare di amicizia Italia-Giappone. Siamo vicini a questo straordinario popolo che è un modello per tutti noi.

PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Zoffili, le sue parole rappresentano senz'altro il pensiero di tutta l'Aula.

Ha facoltà di intervenire il rappresentante del Governo, che si riserva di farlo.

Non essendovi iscritti a parlare dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali, avvertendo che non si darà luogo alle repliche.

Il seguito del dibattito è rinviato ad altra seduta.

Sospendiamo, a questo punto, la seduta che riprenderà alle 13,25.

La seduta, sospesa alle 13,20, è ripresa alle 13,25.

Discussione del disegno di legge: Delega al Governo per il recepimento delle direttive europee e l'attuazione di altri atti normativi dell'Unione europea - Legge di delegazione europea 2021 (Approvato dalla Camera e modificato dal Senato) (A.C. 3208-B​).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione del disegno di legge, già approvato dalla Camera e modificato dal Senato, n. 3208-B: Delega al Governo per il recepimento delle direttive europee e l'attuazione di altri atti normativi dell'Unione europea - Legge di delegazione europea 2021.

Avverto che lo schema recante la ripartizione dei tempi è pubblicato nell'allegato A al resoconto stenografico della seduta del 28 luglio 2022 (Vedi l'allegato A della seduta del 28 luglio 2022).

(Discussione sulle linee generali – A.C. 3208-B​)

PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali.

Il presidente del gruppo parlamentare MoVimento 5 Stelle ne ha chiesto l'ampliamento.

La XIV Commissione (Politiche dell'Unione europea) si intende autorizzata a riferire oralmente.

Ha facoltà di intervenire la relatrice, deputata Francesca Galizia.

FRANCESCA GALIZIA, Relatrice. Grazie, Presidente. Onorevoli colleghe e colleghi, a nome della XIV Commissione (Politiche dell'Unione europea), nella seduta odierna sono chiamata a riferire sul disegno di legge di delegazione europea 2021 che, come è noto, rappresenta, insieme al disegno di legge europea, uno degli strumenti legislativi che assicurano il periodico adeguamento all'ordinamento dell'Unione europea, in base alle disposizioni di cui alla legge n. 234 del 2012 sulla partecipazione dell'Italia alla formazione e all'attuazione della normativa e delle politiche dell'Unione europea.

Prima di procedere all'illustrazione dei contenuti del disegno di legge ricordo che lo stesso è stato presentato dal Governo il 13 luglio 2021, indi approvato, con modificazioni, in prima lettura alla Camera il 16 dicembre 2021 e al Senato, con ulteriori modificazioni, il 30 giugno 2022. In via preliminare, segnalo che la XIV Commissione, dopo aver acquisito le relazioni favorevoli delle competenti Commissioni di merito nonché il parere del Comitato per la legislazione, ha licenziato il provvedimento in sede referente nella riunione del 28 luglio scorso, non apportando ulteriori modifiche. Trattandosi di un esame in terza lettura, nella presente relazione mi limiterò solo ad illustrare le modifiche che sono state apportate nel corso dell'esame avvenuto al Senato. In particolare, ricordo che esso consta di 21 articoli, recanti principi e criteri direttivi specifici per l'esercizio della delega relativa a quattro direttive nonché per l'adeguamento della normativa nazionale a 22 regolamenti europei e il recepimento di una raccomandazione. Il testo all'esame contiene altresì il consueto allegato A, recante l'elenco di 14 direttive europee da recepire, sulle quali mi soffermerò oltre.

Tra le modifiche apportate dal Senato segnalo anzitutto quelle relative all'articolo 4, recante criteri specifici per l'attuazione della direttiva (UE) 2019/2161, che modifica quattro precedenti direttive ai fini di dare una migliore applicazione e una modernizzazione delle norme dell'Unione relative alla protezione dei consumatori. In tale ambito, presso l'altro ramo del Parlamento è stato approvato un emendamento volto a sopprimere quella parte della lettera e) che prevedeva l'estensione della disciplina sanzionatoria anche ad aspetti ulteriori, non richiesti dalla disciplina europea, sulla tutela dei consumatori. In particolare, la norma prevede che sia almeno pari al 4 per cento del fatturato annuo il massimo edittale delle sanzioni inflitte, a norma dell'articolo 21 del regolamento (UE) 2017/2934 dell'Unione europea, dalle autorità competenti degli Stati membri nel caso di infrazioni diffuse, o aventi dimensione unionale, alla disciplina a tutela dei consumatori. Nel corso dell'esame al Senato è stato soppresso l'inciso che richiama anche le infrazioni derivanti dalla violazione di alcune norme contenute nel codice del consumo in materia di pratiche commerciali scorrette, ingannevoli e aggressive tra professionisti e consumatori, nonché tra professionisti e micro imprese, di clausole vessatorie nel contratto tra professionisti e consumatori che si concludono mediante adesione a condizioni generali di contratto o con la sottoscrizione di moduli, modelli o formulari e, infine, in materia di contratti conclusi tra professionisti e consumatori, inclusi quelli per la fornitura di acqua, gas, elettricità o teleriscaldamento, anche da parte di prestatori pubblici. Con riferimento all'articolo 5, che detta i criteri specifici di delega per l'adeguamento della normativa nazionale alle disposizioni del regolamento (UE) 2020/1503 relativo ai fornitori di servizi di crowdfunding per le imprese, è stato eliminato il riferimento alla direttiva europea (UE) 2020/1504 che modifica la direttiva 2014/65/UE relativa ai mercati degli strumenti finanziari, poiché essa ha già trovato attuazione in altra sede. La citata direttiva - come specificherò oltre - è rimasta tuttavia indicata al punto 6 dell'Allegato A. L'articolo 6 reca una specifica delega per l'attuazione, entro dodici mesi, della raccomandazione CERS/2011/3, relativa al mandato macroprudenziale delle autorità nazionali, e per l'attuazione degli articoli 23-ter, paragrafo 7, e 28, paragrafo 2, del regolamento (UE) 2016/1011. L'articolo detta anche criteri specifici a cui il Governo si deve attenere, oltre a quelli generali di cui all'articolo 32 della legge 24 dicembre 2012, n. 234. Con due modifiche approvate al Senato al comma 3 dell'articolo, sono stati meglio specificati i criteri di delega relativi ai piani che devono essere predisposti dagli enti creditizi in caso di variazione del benchmark, ovvero gli indici di riferimento da questi utilizzati.

L'articolo 10 delega il Governo ad adeguare la normativa nazionale al regolamento (UE) 2008/848, relativo alla produzione biologica e all'etichettatura dei prodotti biologici, nonché al regolamento (UE) 2017/625, relativo ai controlli ufficiali e alle altre attività ufficiali effettuate per garantire l'applicazione della legislazione sugli alimenti e sui mangimi, delle norme sulla salute e sul benessere degli animali, sulla sanità delle piante, nonché sui prodotti fitosanitari. L'articolo, che detta altresì i relativi criteri specifici di delega, è stato modificato nel corso dell'esame al Senato, per includervi, al comma 2, lettera b), il riferimento alle attività con metodo biologico e, alla lettera d), quello ai laboratori nazionali di riferimento.

All'articolo 11, delega il Governo ad attuare la normativa nazionale del regolamento (UE) 2018/1727 che istituisce l'Agenzia dell'Unione europea per la cooperazione giudiziaria penale (Eurojust). Segnalo poi che al Senato, con un emendamento della relatrice, è stato inserito un nuovo articolo, l'articolo 15, che delega il Governo ad adeguare l'ordinamento nazionale alle disposizioni del regolamento (UE) 2021/784, relativo al contrasto della diffusione di contenuti terroristici online. Ricordo che tale regolamento, destinato ad applicarsi a partire dal 7 giugno 2022, stabilisce norme a livello dell'Unione per contrastare l'uso improprio dei servizi di hosting per la diffusione al pubblico di contenuti terroristici online. Tali norme riguardano obblighi di diligenza che i prestatori di servizi di hosting sono tenuti ad applicare per contrastare la diffusione al pubblico di contenuti terroristici tramite i propri servizi e garantire, ove necessario, la rimozione o la disabilitazione dell'accesso a tali contenuti. Il regolamento si applica ai prestatori di servizi di hosting che offrono servizi nell'Unione, indipendentemente dal fatto di disporre di una sede principale negli Stati membri. Il materiale diffuso al pubblico per scopi educativi, giornalistici, artistici, di ricerca o a fini di prevenzione o di lotta al terrorismo, non è considerato come contenuto terroristico e i reati di terrorismo sono definiti nella direttiva (UE) 2017/541. Il nuovo articolo prevede che nell'esercizio della delega il Governo osservi, oltre ai princìpi e ai criteri direttivi generali di cui all'articolo 32 della legge n. 234 del 2012, una serie di princìpi e criteri direttivi specifici. Su tutti questi aspetti rimando alla relazione che depositerò e passo all'articolo 17, che delega il Governo ad adeguare la normativa nazionale al regolamento (UE) 2019/6, relativo ai medicinali veterinari e che detta i relativi criteri di delega. Tra questi ultimi, nel corso dell'esame al Senato, è stato aggiunto, con un emendamento approvato all'unanimità, un criterio direttivo, la lettera d) del comma 2, volto a consentire la pubblicità dei medicinali veterinari immunologici soggetti a prescrizione veterinaria rivolta ad allevatori professionisti, come previsto dall'articolo 120, paragrafo 2, del regolamento (UE) 2019/6, purché la pubblicità inviti esplicitamente gli allevatori professionisti a consultare il veterinario in merito ai medicinali veterinari immunologici. Inoltre, sono stati inseriti al testo due ulteriori criteri direttivi. Il primo, di cui alla lettera g) del medesimo comma 2, volto a prevedere che il medico veterinario, nell'ambito della propria attività, possa consegnare all'allevatore o al proprietario degli animali, medicinali veterinari della propria scorta, anche da confezioni multiple in frazioni distribuibili singolarmente, ove disponibili sul mercato, corredati di supporto informativo conforme allo scopo di attuare la terapia prescritta in modo da garantire la tutela del benessere animale. Il secondo criterio, di cui alla successiva lettera h), è volto a prevedere, nel caso di medicinali registrati anche per animali destinati alla produzione di alimenti, che il medico veterinario registri in un sistema digitale lo scarico delle confezioni o quantità di medicinali veterinari della propria scorta da lui utilizzate nell'ambito dell'attività zooiatrica o cedute.

L'articolo 18, che era l'ex articolo 17, delega il Governo ad adeguare la normativa nazionale al regolamento (CE) 2009/1099, relativo alla protezione degli animali durante l'abbattimento; questo era legato a quella che era la mattanza dei pulcini, ovvero la triturazione dei pulcini vivi, e su questo è stato, con un emendamento, soppresso il comma 3 dell'articolo, che prevedeva la clausola di invarianza finanziaria. L'articolo 19 delega il Governo all'adeguamento della normativa nazionale al regolamento (UE) 2019/1009, che stabilisce norme relative alla messa a disposizione sul mercato di prodotti fertilizzanti dell'Unione europea e detta i criteri di delega.

Anche su questo, vi lascio la mia relazione, che deposito.

Da ultimo, segnalo che, al Senato, è stato soppresso l'ultimo articolo del testo approvato in prima lettura dalla Camera, l'ex articolo 20, relativo all'attuazione della direttiva (UE) 2020/1151 sull'armonizzazione delle strutture delle accise sull'alcole e sulle bevande alcoliche, in quanto tale attuazione è stata, di fatto, già prevista attraverso il decreto-legge n. 146 del 21 ottobre 2021, recante “Misure urgenti in materia economica e fiscale, a tutela del lavoro e per esigenze indifferibili”, al fine di rispettare i termini di recepimento della direttiva, fissato per il 31 dicembre 2021.

Segnalo, inoltre, che, nella medesima direttiva (UE) 2020/1151, è stato, quindi, espunto l'allegato A del disegno di legge, ove, invece, sono state inserite ulteriori cinque direttive: la direttiva (UE) 2020/2184, concernente la qualità delle acque destinate al consumo umano; la direttiva (UE) 2021/1187, sulla razionalizzazione delle misure per promuovere la realizzazione della rete transeuropea dei trasporti; la direttiva (UE) 2021/1883, sulle condizioni di ingresso e soggiorno dei cittadini di paesi terzi che intendano svolgere lavori altamente qualificati; la direttiva (UE) 2021/2118, sul controllo dell'obbligo di assicurazione per responsabilità civile degli autoveicoli; e, infine, la direttiva (UE) 2021/2261, sulle informazioni chiave da parte delle società di gestione di organismi d'investimento collettivo in valori mobiliari.

Per quanto concerne l'articolo 21, che è stato inserito al Senato, si parla specificatamente della contaminazione delle acque destinate al consumo umano, al fine di poterne garantire la salubrità e la pulizia. Anche su questo, ho fatto un approfondimento nella mia relazione e rimando i colleghi alla lettura.

Inoltre, si prevede l'adozione di una disciplina relativa all'accesso all'acqua, che preveda obblighi di punti di accesso alle acque per edifici prioritari, aeroporti, stazioni, stabilimenti balneari, nonché la revisione del sistema sanzionatorio in caso di violazione delle disposizioni della direttiva (UE) 2020/2184.

Da ultimo, segnalo che, in ordine al recepimento della direttiva (UE) 2019/2177, di cui al n. 4 dell'allegato A, che modifica la direttiva 2009/138/CE, in materia di accesso ed esercizio delle attività di assicurazione e di riassicurazione, la direttiva 2014/65/UE, relativa ai mercati degli strumenti finanziari, e la direttiva (UE) 2015/849, relativa alla prevenzione dell'uso del sistema finanziario a fini di riciclaggio o finanziamento del terrorismo, è già intervenuto l'articolo 28 della legge europea 2019-2020.

Faccio, altresì, presente che il recepimento degli articoli 1 e 3 della medesima direttiva (UE) 2019/2177 è stato, da ultimo, previsto dall'articolo 50 del decreto-legge del 17 maggio 2022, n. 50, recante “Misure urgenti in materia di politiche energetiche nazionali, produttività delle imprese e attrazione degli investimenti, nonché in materia di politiche sociali e di crisi ucraina”. Infine, segnalo, altresì, che al punto 6 dell'allegato A fa riferimento la direttiva (UE) 2020/1504, che modifica la direttiva 2014/65/UE, relativa ai mercati degli strumenti finanziari, per il recepimento della quale è già intervenuto l'articolo 27 della legge europea 2019-2020.

In conclusione, voglio ringraziare tutti i colleghi della XIV Commissione, che, in questo anno, hanno lavorato per recepire tutte le direttive, attraverso la legge di delegazione europea e la legge europea recentemente approvata in questa Camera. Li voglio ringraziare, perché è stato un lavoro profuso per l'interesse dei cittadini, perché, in quelle occasioni di dibattito, abbiamo avuto momenti di confronto molto produttivi e, soprattutto, perché abbiamo assistito ad un percorso molto importante per l'Europa in questi anni. Siamo stati una Commissione protagonista e sono molto contenta che tutte queste aperture siano avvenute in questo percorso, che ha visto nascere la Conferenza sul futuro dell'Europa e gruppi di lavoro, attraverso la Cosac, di cui abbiamo fatto parte. Pertanto, credo che questo ultimo atto, quello di dover chiudere anche questa legge di delegazione europea, sia un successo per la nostra Commissione, che, nonostante tutto, è riuscita a portare a casa importanti interventi.

Ringrazio anche il sottosegretario Amendola per il lavoro svolto sinergicamente, che ha coinvolto tutti, avendo lavorato davvero con grande entusiasmo, nonostante le difficoltà, solo nell'interesse di tutti i cittadini.

PRESIDENTE. Ha facoltà di intervenire, se lo ritiene, il rappresentante del Governo. Prego, sottosegretario Amendola.

VINCENZO AMENDOLA, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei Ministri. Presidente, poi interverrò anche in Aula in tempi di conversione, ma non posso non ringraziare la XIV Commissione, il presidente, tutti i gruppi parlamentari, sia di maggioranza, sia di opposizione, per un lavoro che rende onore e disciplina a questa Camera, per le tante decisioni assunte in un periodo complicato e, soprattutto, per aver mantenuto una seria, efficace e produttiva legislazione qui, in Italia, in base al lavoro che si fa nella nostra comunità di destino, che è l'Unione europea. Quindi, non posso non rispondere a questo ringraziamento e, soprattutto, fare i complimenti a chi ha lavorato in XIV Commissione durante questo mandato.

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il collega Matteo Luigi Bianchi. Ne ha facoltà.

MATTEO LUIGI BIANCHI (LEGA). Grazie, Presidente. Sottosegretario Amendola, la legge di delegazione europea 2021 contiene le disposizioni di delega necessarie per l'adozione delle direttive per l'attuazione degli altri atti dell'Unione europea necessari all'adeguamento dell'ordinamento interno al diritto europeo che non sono stati inseriti nelle precedenti leggi di delegazione europea 2019-2020.

Il disegno di legge, già approvato, in prima lettura, alla Camera, consta, a seguito delle modifiche apportate dal Senato, di 21 articoli, come già è stato detto dalla relatrice, che recano disposizioni di delega riguardanti il recepimento di 14 direttive europee inserite negli allegati al provvedimento. L'articolato contiene, inoltre, princìpi e criteri direttivi specifici per l'esercizio della delega relativa a 4 direttive, nonché per l'adeguamento della normativa nazionale a 22 regolamenti europei e il recepimento di una raccomandazione.

Tra le principali modifiche introdotte nel corso dell'esame presso l'altro ramo del Parlamento ci tengo a segnalare l'introduzione di due nuovi articoli: l'articolo 15, che delega il Governo ad adeguare l'ordinamento nazionale alle disposizioni del regolamento (UE) 2021/784; la soppressione dell'ex articolo 20 del testo approvato, in prima lettura, alla Camera, relativo all'attuazione della direttiva (UE) 2020/1115; l'inserimento del citato allegato A, di ulteriori 5 direttive, ovvero la summenzionata direttiva (UE) 2020/2184, sulla qualità delle acque destinate al consumo umano e la direttiva (UE) 2021/1187, sulla realizzazione della rete transeuropea dei trasporti.

Poi abbiamo anche la direttiva (UE) 2021/1883, sulle condizioni di ingresso e soggiorno dei cittadini di paesi terzi che intendano svolgere lavori altamente qualificati, e la direttiva (UE) 2021/2261, sulle informazioni chiave che devono essere fornite alla società di gestione di organismi di investimento collettivo in valori mobiliari.

Il Senato ha apportato, inoltre, limitate modifiche al testo degli articoli 4, 5, 6, 10, 11, 17, 18 e 19. Mi preme citare l'articolo 10, modificato, appunto, durante l'esame al Senato, che reca una delega al Governo per l'adeguamento della normativa nazionale al regolamento (UE) 2018/848, relativo alla produzione biologica e all'etichettatura dei prodotti biologici, e al regolamento (UE) 2017/625, limitatamente quest'ultimo ai controlli ufficiali riguardanti la produzione biologica e l'etichettatura dei prodotti biologici.

L'articolo 15, introdotto nel corso dell'esame presso il Senato, è meritevole di menzione anch'esso e reca una delega al Governo per l'adeguamento della normativa nazionale al regolamento (UE) 2021/784, relativo al contrasto della diffusione di contenuti terroristici online, e tale regolamento si applica a partire dallo scorso 7 giugno 2022.

L'articolo 21, introdotto dal Senato, contiene i principi e i criteri direttivi della delega al Governo per il recepimento della direttiva (UE) 2020/2184, concernente la qualità delle acque per uso umano.

Mi avvio verso la conclusione, cogliendo l'occasione della discussione di questo provvedimento per citare un argomento di estrema attualità. È un'occasione di riflessione rispetto al tema che sta a cuore non da oggi, ma da tempo, relativamente al processo di allargamento dell'Unione europea verso i Balcani occidental: è sempre stato un punto nodale del Governo italiano.

Credo che sia importante mantenere questo impegno anche in futuro per tentare di portare una stabilizzazione all'interno dell'area, nell'interesse di tutti, di tutto il mondo occidentale, evitando che minacce esterne si incuneino verso quel contesto geografico. In questo quadro, l'Italia, sicuramente, ha un ruolo importante e non dovremo mancare alla nostra responsabilità. Colgo inoltre l'occasione per rammentare l'importanza del processo di revisione del Trattato dell'Unione europea in quanto, come abbiamo visto, quasi l'80 per cento della legislazione nazionale è di derivazione europea e, quindi, anche le materie delegate o delegabili alle regioni in un processo di autonomia. Serve, quindi, che il prossimo Parlamento sia coinvolto in questa revisione dei Trattati ma anche e, soprattutto, gli enti locali e regionali, veri e fondamentali presidi istituzionali di prossimità nei confronti dei cittadini.

Mi associo anch'io, Presidente, ai ringraziamenti al sottosegretario Amendola come rappresentante del Governo, alla presidenza della XIV Commissione, a tutti i colleghi e a tutti gli Uffici per il lavoro svolto in questi 4 anni e mezzo di legislatura, sicuramente nel reciproco rispetto delle nostre differenze politiche ma nell'interesse, comunque, del nostro Paese.

PRESIDENTE. È iscritta a parlare l'onorevole Mantovani. Ne ha facoltà.

LUCREZIA MARIA BENEDETTA MANTOVANI (FDI). Grazie, Presidente. Mi avvio, in questa discussione generale, senza soffermarmi su argomenti già affrontati ovvero sui singoli articoli del provvedimento in esame. La legge di delegazione europea che oggi è in Aula è infatti giunta alla terza lettura e qualsiasi riflessione sull'articolato sarebbe un mero esercizio stilistico, fine a se stesso. Non siamo qui per questo, a maggior ragione con le Camere sciolte e un Governo ormai a fine corsa, anche a causa di una sinistra che voleva utilizzare il Presidente Draghi come paravento dietro al quale iniziare la propria propaganda.

Ma torniamo al presente, con lo sguardo rivolto al futuro. Il ruolo dell'Italia in Europa è chiaro e netto e lo dimostra il posizionamento di Fratelli d'Italia nel contesto geopolitico attuale. La nostra ottica è quella di un'Unione europea capace di tutelare i propri confini. La guerra è alle porte, le cannonate dell'armata russa minacciano il confine orientale. È uno scenario che non avremmo mai immaginato nella nostra epoca, qualcosa che non si era verificato nemmeno negli anni più difficili della Guerra fredda e che riporta indietro le lancette dell'orologio. Fratelli d'Italia, come è noto, è parte della famiglia dei conservatori europei. Abbiamo il privilegio di avere la nostra leader, Giorgia Meloni, presidente del Partito dei conservatori e dei riformisti europei. Da sempre portiamo avanti una battaglia molto chiara su quale dovrebbe essere la linea di integrazione per il nostro continente. Ormai la narrativa europea ha focalizzato il racconto attorno a due posizioni: da un lato, quella degli europeisti o, se vogliamo, dei più europeisti, che vorrebbero proseguire con un'Europa sempre più distante dagli Stati e, dall'altro lato, quella di coloro che vorrebbero distruggere l'Europa. Fratelli d'Italia, nonostante alcuni tentativi posticci di far credere il contrario, è saldamente ancorata alle radici europee, all'interesse del nostro Paese che non può più essere spettatore, a maggior ragione se deve sopportare costi geopolitici altissimi. Siamo in una morsa, quella della guerra in Ucraina, ma anche quella prodotta dalle azioni asimmetriche che mettono a repentaglio la stabilità dei mercati delle materie prime, con tutto ciò che ne consegue per famiglie e imprese.

Draghi, una figura di indiscutibile alto profilo, ha saputo tenere l'Italia ancorata all'Occidente, con gli alleati della NATO, proprio ciò che noi, all'opposizione, abbiamo chiesto con vigore dentro e fuori dal Parlamento. Reagire compatti all'aggressione russa è stata la cosa giusta, un atto doveroso verso tutti quei valori sui quali si fondano le democrazie occidentali: libertà, rispetto del diritto e inviolabilità dei confini. Sbandierare nei nostri confronti lo spauracchio dell'antieuropeismo è un esercizio di malafede da parte degli avversari, che non si fanno scrupoli a seminare paura prendendo in giro gli italiani. Dunque, dire che siamo contro l'Europa in quanto tale è falso, è una menzogna che non rispecchia la storia dell'integrazione europea nella quale, da sempre, ha avuto piena cittadinanza il pensiero confederale - esattamente ciò che caratterizza il pensiero conservatore in Europa - cioè sostenere che gli Stati debbano mantenere la propria sovranità per ciò che riguarda la normativa di prossimità. Questo vale per tutto ciò che concerne la vita quotidiana di cittadini ed imprese. Per noi Conservatori e Riformisti Europei, l'Unione ha il compito di farsi carico delle grandi sfide della storia che ogni singolo Stato europeo non può affrontare da solo. Siamo consapevoli di questo e, pertanto, intendiamo tradurre in fatti concreti le nostre convinzioni in materia di applicazione delle disposizioni comunitarie e le deleghe sono la prima grande occasione.

Per questo, è fondamentale voltare pagina, guardare oltre, a una storia nuova da scrivere insieme agli alleati della coalizione, uomini e donne che qualcuno vuole dipingere come divisi ma che, in realtà, governano bene e con profitto. I mesi che ci attendono saranno estremamente impegnativi, lo sappiamo tutti e lo sappiamo anche noi che vogliamo avere l'onere e l'onore di guidare la Nazione oltre le secche della crisi. Da sempre riteniamo che lo Stato non possa ignorare le giuste richieste di famiglie ed imprese e continuare a essere troppo solerte nell'esigere dai cittadini ma poi essere costantemente in ritardo quando c'è da riconoscere loro quanto dovuto.

Stiamo attraversando una fase storica difficilissima, in cui il combinato disposto della pandemia e della guerra rappresenta una minaccia per la stabilità dell'intero continente. Non è questo il momento di agire secondo logiche iperliberiste, i cui vantaggi non sembrano giungere né ai cittadini né agli operatori del settore. D'altronde, le liberalizzazioni degli anni Novanta sono la dimostrazione di quali insidie possano celarsi dietro lo smantellamento di tutto il sistema Italia. La nostra Nazione ne è uscita indebolita. Non vogliamo il ripetersi di una storia già vista su settori rilevanti. Sui balneari, sui tassisti ma anche sull'idroelettrico non si giocano partite di facciata per meri fini elettorali. È il contrario di quanto sostengono i nostri detrattori. Noi abbiamo spiegato più e più volte la necessità di un approccio critico rispetto alle normative europee e, in questo caso, alle deleghe inerenti ai vari comparti economici tanto quanto alla vita dei cittadini.

Fratelli d'Italia non ha mai fatto propaganda spicciola su questi temi. Abbiamo ascoltato le categorie, abbiamo rivolto lo sguardo altrove, dove evidentemente ci sono Governi attenti all'interesse nazionale. Sulle concessioni balneari, ad esempio, la maggioranza, nel disegno di legge Concorrenza, ha raggiunto un accordo ridicolo e vergognoso e dico questo perché ritengo che rimandare la questione degli indennizzi addirittura al Governo, con il rischio più che concreto che non siano riconosciuti dalla Commissione europea, significhi davvero lasciare senza tutele i concessionari attuali. Si tratta di aziende che vedranno in buona parte espropriate le loro attività a favore delle multinazionali straniere. Se gli italiani ci daranno fiducia, noi garantiremo che nei decreti di attuazione delle deleghe la competitività fra aziende possa portare effettivi benefici a cittadini e balneari. Le nostre coste non sono in svendita.

Lo stesso vale per le licenze dei taxi. L'Unione europea non contempla di agire sul trasporto pubblico non di linea, il quale applica tariffe stabilite da organi pubblici. Vi chiedo, quindi: dove avete sentito l'impellenza di coinvolgere questi lavoratori con la concorrenza? Si stava cercando di togliere lavoro e conseguenti guadagni a chi svolge quotidianamente un servizio anche rischioso, sopportando spese ingenti e sottoponendosi a controlli rigorosi. Non è giusto togliere loro un pezzo di mercato per consegnarlo ai centralinisti esterni di una piattaforma digitale. Per quale motivo si deve stravolgere il sistema, anziché migliorarlo? Il lavoro che abbiamo svolto in Parlamento è stato fondamentale per scongiurare una normativa che, di certo, non avrebbe rilanciato la Nazione.

Il modello di sviluppo che abbiamo in mente non è fatto, dunque, di gare al ribasso, specialmente in una Nazione dove oltre l'11 per cento dei lavoratori è classificato come povero, 2 punti percentuali sopra la media UE; si tratta di numeri drammatici che andranno a crescere a causa dell'impatto dell'inflazione.

Poi, colleghi, ci rendiamo conto di cosa possa voler dire intervenire a gamba tesa in settori, come quello dei taxi o dei balneari, che escono da due anni di pandemia, da un periodo in cui hanno visto poco o nulla a livello di aiuti? Siete sicuri che sia giusto eseguire passivamente disposizioni vagamente ed erroneamente interpretate?

Penso che sia doveroso, davvero, riflettere su questo, sull'indirizzo politico che si intende esercitare quando si decidono le politiche pubbliche. Il modello da seguire non è quello dei tassisti di New York, uomini e donne costretti a turni massacranti e stipendi da fame la cui vita è a disposizione del proprio datore di lavoro. I nostri tassisti contano solo 44 mila unità, un numero che non giustifica l'accanimento subito nelle scorse settimane. Sono questi i nemici dell'Italia oppure lo sono coloro che speculano sui nostri titoli e remano contro l'Italia? Noi la risposta ce l'abbiamo e non è certamente quella che darebbe la sinistra. Noi siamo diversi, lo abbiamo dimostrato in questa legislatura e lo confermeremo con i fatti nella prossima. Gli italiani ci daranno fiducia e noi non mancheremo di offrire tutta la nostra attenzione.

Tuttavia, tornando al tema di oggi, il punto sui provvedimenti in esame è proprio quello legato alla volontà di farsi carico della tutela delle peculiarità italiane. Sono tanti i casi di prodotti tipici italiani minacciati da disposizioni europee che non vengono tutelati a sufficienza. L'italian sounding drena centinaia di milioni di euro al settore agroalimentare italiano, una vera e propria forma di speculazione a danno del made in Italy, un assetto strategico assolutamente da difendere.

L'Italia deve guardare con fiducia al futuro e in questo senso mi riferisco alle imprese, alle famiglie, a tutta la Nazione. Vogliamo essere i più alti rappresentanti dell'interesse nazionale, proprio come chi governa a Parigi o a Berlino. Siamo uno Stato fondatore dell'Unione e questo rango non può essere smentito da nessuno, poiché è la storia a narrarlo.

Dal 26 settembre c'è una storia nuova da scrivere, un'Italia presente in Europa, assertiva, capace di dialogare con i partner senza chinare il capo o annuire passivamente per strappare consensi nei palazzi. Vogliamo guardare in faccia il nostro popolo e rassicurarlo sul fatto che quanto deciso in Europa non diventi un freno per chi muove l'economia, genera occupazione e produce reddito.

Mi avvio, quindi, a concludere, Presidente. Il copia e incolla normativo non ha mai portato a nulla di buono e per questo chiediamo che l'esercizio delle deleghe di questo provvedimento avvenga con accortezza e nel superiore interesse nazionale, cosa che noi porteremo avanti nella nostra azione di governo (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Battilocchio. Ne ha facoltà.

ALESSANDRO BATTILOCCHIO (FI). Presidente, signor sottosegretario, oggi, all'attenzione dell'Assemblea torna per la seconda lettura la legge di delegazione europea del 2021 che la Camera aveva approvato lo scorso dicembre e che il Senato ha successivamente modificato in alcuni punti.

Con l'approvazione di questo provvedimento si esaurirà di fatto per questa legislatura il lavoro della XIV Commissione. Purtroppo, non siamo riusciti a concludere l'esame di altri due importanti documenti, il Programma di lavoro della Commissione per il 2022 e la Relazione programmatica sulla partecipazione dell'Italia all'Unione europea 2022. Quindi, con la crisi di Governo e lo scioglimento anticipato delle Camere sarà il nuovo Parlamento a doversi esprimere, dando l'indirizzo ad un nuovo Governo in merito alle azioni da intraprendere nell'anno di riferimento, che ancora una volta starà, ahimè, per concludersi.

Seppur in zona Cesarini, riusciamo a concludere l'iter della legge di delegazione europea 2021, presentata alla Camera il 13 luglio di un anno fa. È un provvedimento importante che permette la chiusura di numerose procedure di infrazione, consentendo un notevole risparmio di risorse pubbliche legate alle condanne inflitte all'Italia dalla Corte di giustizia europea.

Come abbiamo più volte sostenuto in questa legislatura, le regole per l'esame dei provvedimenti europei nella fase discendente andrebbero modificate, andrebbero aggiornate, magari istituendo un'apposita sessione parlamentare ad hoc per l'esame degli atti europei o quantomeno semplificando e velocizzando la fase referente dei provvedimenti europei.

Non siamo riusciti a modificare il Regolamento della Camera; mi auguro che nella prossima legislatura si riesca a rivedere competenze e ruolo della XIV Commissione, dandole un ruolo pienamente referente.

Sappiamo che la legge europea 2019-2020 ha introdotto due modifiche che mirano a rafforzare il ruolo del Parlamento nel processo che porta a costruire la posizione italiana in sede europea, ma che, a mio avviso, necessitano di un ripensamento complessivo del ruolo e delle funzioni della XIV Commissione.

Tornando al disegno di legge di delegazione europea - è stato ricordato - le modifiche più importanti riguardano l'introduzione di due nuovi articoli: l'articolo 15, relativo al contrasto della diffusione di contenuti terroristici online, e l'articolo 21, concernente la qualità delle acque destinate al consumo umano. Ora, brevemente, gli anni della pandemia prima e la guerra in Ucraina poi non devono far dimenticare che il terrorismo, in particolar modo quello di matrice islamica, è ancora attivo e opera in diverse parti, Europa inclusa, come dimostra l'attentato che ha sconvolto Oslo a fine giugno. Abbiamo anche visto che piattaforme come Telegram o WhatsApp si sono rivelate canali privilegiati per la pianificazione e il coordinamento di attacchi terroristici.

Questo regolamento relativo al contrasto della diffusione di contenuti terroristici online è frutto dell'esperienza investigativa, dei dati e delle informazioni raccolte dall'Unione europea in questi anni, e l'ambito di applicazione si estende a tutti i prestatori che offrono servizi nell'Unione Europea, a prescindere - lo ricordava la collega - dal fatto che il loro stabilimento principale si collochi in uno Stato dell'Unione oppure in uno Stato terzo.

Il regolamento comprende, tra l'altro, una serie di misure a garanzia della trasparenza e dei diritti legali.

Abbiamo visto poi che l'articolo 21 è volto al recepimento della direttiva n. 2184 del 2020, concernente la qualità delle acque per uso umano; quindi, vengono introdotte norme volte a proteggere la salute umana dagli effetti negativi derivanti dalla contaminazione delle acque destinate al consumo umano.

Nell'avviarmi alla conclusione, ci tengo anch'io a ringraziare tutti i colleghi della XIV Commissione, a partire dal presidente Battelli. Il sottosegretario Amendola ha rappresentato sempre un'interazione molto proficua. Abbiamo svolto un grande lavoro in una fase complessa, che tra l'altro ha visto l'Unione europea al centro di tantissime dinamiche. Un ringraziamento va anche ai consiglieri e a tutto il personale degli uffici della Commissione, che hanno fornito un prezioso e costante supporto (Applausi).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Sensi. Ne ha facoltà.

FILIPPO SENSI (PD). Sottosegretario Amendola, colleghe e colleghi, ci ritroviamo qui, come di consuetudine, per la legge di delegazione europea, che è uno dei piatti freddi della nostra Commissione affari europei, che è per ora sopravvissuta a qualche frettoloso intento di ridisegno di come funzionerà il Parlamento nella prossima legislatura, a fronte della - Dio mi maledica per averla votata - riduzione del numero di deputati e senatori.

Mi auguro che la Commissione resti salda sotto i colpi di riduzioni e accorpamenti che dovranno inevitabilmente sempre tenere conto della specificità del nostro lavoro e della irriducibile centralità del tema europeo all'interno delle istituzioni. Centralità che non può essere smembrata, come fosse una vaga area di famiglia da distribuire nelle Commissioni, ma che richiede invece un'integrità, una compattezza, una solidità, una competenza precisa.

Dunque un mandato, che dovrà essere rafforzato nel prossimo Parlamento, per mettere la parola fine alla subalternità istituzionale alla quale siamo consegnati, quasi un ramo cadetto, a fronte dell'importanza vitale dei temi che trattiamo, dell'approccio che manteniamo e delle responsabilità che il Parlamento ci affida. Bisogna lottare, dunque, al contrario, per fare della Commissione affari europei una Commissione pienamente referente, con propri poteri e priorità, in forza della richiamata centralità dell'urgenza europea sulla politica italiana in Parlamento e nella vita delle persone.

Oggi, Presidente, discutiamo, dicevamo, della legge di delegazione europea, questo club sandwich con dentro direttive, regolamenti e raccomandazioni, che la collega Galizia e i colleghi dopo di lei hanno illustrato con ricchezza di dettaglio che non saprei migliorare. Si tratta di questioni rilevanti per l'esistenza di ognuno di noi riunite in un omnibus, provvedimenti che ho imparato ad amare in questa legislatura, perché somigliano, più di quelle belle riforme strutturali, a com'è la vita: incasinata, confusa, a volte contraddittoria. Ho imparato ad amare gli omnibus così caotici, polverosi, sbilenchi, “leggi mancia”, che non meritano padri o madri, che sognano, invece, sempre il nitore del disegno di legge, magari con il tuo bel cognome accanto, a imperituro ricordo. Qui dentro, però, come in certi negozietti polverosi, puoi trovare, serendipico, ciò che non cerchi. L'omnibus ti aspetta all'angolo come un predone, giri il vicolo e ti ritrovi a un tratto in un metaverso legislativo in cui tutto si tiene, al di fuori della razionalità ordinaria; motivo per il quale, Presidente, preferisco la paratassi e l'accumulo all'ordito e alla pulizia della forma; cambiare, insomma, senza la presunzione di gridarlo, senza l'arroganza della grande riforma tutta con le maiuscole.

Nei mirabili appunti che ho ricevuto dagli uffici, Presidente, ho trovato un giusto richiamo a rivedere in prospettiva un assetto normativo della legge n. 234 del 2012, che non sempre ha saputo garantire il tempestivo adeguamento dell'ordinamento interno al diritto comunitario. Ripristinare, magari, la cara vecchia legge comunitaria, da inserire, chissà, in un'apposita sessione parlamentare europea, per evitare duplicazioni e dispersioni. Tuttavia, rappresento questa esigenza, ma certo un po' la disdico con quello che le ho confessato, in camera caritatis, sulla mia passione per l'indefinito, non me ne vorranno gli uffici, e concludo, che sono stati pazienti e preziosi in questi 5 anni, ai quali rivolgo il mio ringraziamento più selvaggio e autentico, e quello, sono sicuro, di tutti i colleghi.

Presidente, in fondo, l'Europa che amiamo di più la riconosciamo meglio in provvedimenti come questo, lo dico alla presenza del sottosegretario Amendola, che ci ha aiutato, in questi anni, a cercare sempre il compromesso possibile, la soluzione efficace, mai urlata, l'accordo utile a tutti, con buon senso, pacatezza e determinazione. L'Europa che amiamo di più sarà forse un'Europa meno ordinata e lontana, meno algida e quadrata, meno remota con quegli acronimi respingenti, ma, invece, caotica e vitale, come capita nelle famiglie, che a volte detestiamo, ma che, nel momento del bisogno, sanno unirsi, parlarsi e aiutarsi, a dispetto di odi atavici e stereotipici dispetti. E che questo sia un momento di bisogno non ci piove su, Presidente, che i confini di questo nostro continente oggi premano a Kherson e gioiscano perfino per le “Leonesse di Wembley”, diffidino di Mosca, del suo terrore, sentano di nuovo aguzzo il dolore dei Balcani, dopo averli traditi, o insistano dove si difende la libertà di stampa.

E mi permetta, Presidente, di portare la solidarietà del Partito Democratico e di tutta l'Aula alla redazione de La Stampa, che oggi si è svegliata con la sede imbrattata dai soliti fascisti illiberali. Questa Europa, negletta da sovranismi, nazionalismi e populismi, con buona pace della collega Mantovani, che mi ha preceduto, eppure capace di contenerli e talvolta, come è già successo in Italia e dovrà succedere ancora a settembre, di scaricarli a terra, come un parafulmine quando fa tempesta, quest'Europa, dicevo, complessa, ostica, articolata e troppo spesso oscura, resta la nostra unica dimensione possibile, un fondaco disordinato, presso il quale però rinvenire, con un po' di lume e buonsenso, ciò che ci è utile per resistere, per esistere dignitosamente, per accogliere, per vivere e prosperare, fasciame per imbarcazioni che tengano l'acqua, pietre di scarto e testate d'angolo, proprio come chiediamo e troviamo in questo brogliaccio di norme e direttive, regolamenti e raccomandazioni, chiamati oggi qui a discutere (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. È iscritta a parlare l'onorevole Papiro. Ne ha facoltà.

ANTONELLA PAPIRO (M5S). Grazie, Presidente. Colleghe e colleghi, oggi, in quest'Aula si avvia, in terza lettura, la discussione della legge di delegazione europea 2021. Gli Stati membri della UE devono adeguare la propria legislazione nazionale a quella comunitaria, attraverso un processo che deve essere costante nel tempo, e questo provvedimento rappresenta, insieme al disegno di legge europea, uno degli strumenti legislativi per il recepimento, da parte del nostro Paese, delle direttive europee e l'attuazione di atti normativi della UE.

Il disegno di legge, come modificato al Senato, presenta 21 articoli e consente di dare attuazione a 14 direttive europee, di cui 4 come criteri specifici di delega, cui si aggiungono 22 regolamenti e una raccomandazione europea. Tra le modifiche apportate, molte si collegano alla tutela dell'ambiente, della salute e degli animali, e vorrei concentrarmi proprio su alcune di esse. Ricordo, Presidente, che l'ambiente rappresenta una delle stelle del MoVimento 5 Stelle ed è sempre stato al centro della nostra azione politica. Con orgoglio, posso rivendicare che il Ministero della Transizione ecologica, nato su nostra iniziativa, ne è la prova.

In merito alla tutela degli animali, il nostro lavoro ha trovato riscontro anche nella norma contenuta all'interno di questo provvedimento, dove, a partire dal 2027, sarà previsto, anche nel nostro Paese, il divieto di proseguire con l'abbattimento dei pulcini maschi delle galline comunemente chiamate ovaiole, promuovendo, invece, tecnologie in grado di identificare il sesso del pulcino ancora prima della schiusa, al fine di scartare le uova che contengono pulcini maschi. Si tratta di una norma di civiltà attesa da tempo e già adottata da altri Paesi, come Francia e Germania. Un risultato ottenuto grazie all'impegno del MoVimento 5 Stelle, attraverso il lavoro della Commissione Politiche UE, di cui sono membro, e, in particolar modo, della nostra collega Francesca Galizia, che ringrazio. Un lavoro che si collega inevitabilmente ad un altro traguardo storico raggiunto da questo Parlamento e fortemente voluto da noi, l'inserimento della tutela dell'ambiente e degli animali in Costituzione. Un risultato epocale per ristabilire e potenziare un valore fondamentale, che per troppi anni è stato colpevolmente trascurato e dimenticato. La tutela dell'ambiente e degli animali in Costituzione segna un punto di svolta di vista, dal punto di vista giuridico. Finalmente se ne riconosce il valore e la dignità.

Mi consenta, Presidente, di aprire una polemica, per poi tornare ad analizzare questo provvedimento. Mi consenta di dire che non è andata così, invece, per un altro disegno di legge di civiltà come il “proteggi animali”, bloccato in Commissione al Senato dal 2020 a causa di un ostruzionismo immotivato, considerato che il testo prevede l'inasprimento delle pene per chi commette violenza contro gli animali. Un traguardo, purtroppo, non raggiunto a causa di chi, evidentemente, dice di voler difendere e proteggere gli animali, salvo poi ostacolare e impedire l'iter parlamentare di un provvedimento in loro difesa. In qualità di membro dell'intergruppo a tutela degli animali e delle biodiversità, sono profondamente rammaricata per questo.

Tornando agli articoli contenuti nel disegno di legge di delegazione europea, mi sembra giusto fare menzione dell'articolo 10, che delega il Governo ad adeguare la normativa nazionale al regolamento di esecuzione (UE) 2018/248 della Commissione, relativo alla produzione biologica e all'etichettatura dei prodotti biologici, nonché al regolamento (UE) 2017/625 del Parlamento europeo e del Consiglio relativo ai controlli ufficiali e alle altre attività ufficiali, effettuati per garantire l'applicazione della legislazione sugli alimenti e sui mangimi, delle norme sulla salute e sul benessere degli animali, sulla sanità delle piante, nonché sui prodotti fitosanitari.

Ora passiamo a una novità contenuta all'interno di questo disegno di legge che stiamo per approvare. Con il nuovo articolo 21, introdotto al Senato per il recepimento della direttiva (UE) 2020/2184 del Parlamento europeo e del Consiglio concernente la qualità delle acque destinate al consumo umano, si introducono norme per proteggere la nostra salute dagli effetti negativi della contaminazione delle acque destinate al consumo umano, garantendone la salubrità e la pulizia, introducendo requisiti di igiene per i materiali che entrano in contatto con le acque potabili, come le condutture.

Tutto questo, colleghi, è per porre l'accento su quanto è stato fatto anche in questo provvedimento per imprimere quel cambiamento radicale e culturale, nel nostro Paese, sul tema della sostenibilità e della tutela del nostro ecosistema, un cambiamento che ha visto il MoVimento 5 Stelle sempre in prima linea.

Infine, pur cambiando totalmente argomento, trovo doveroso porre l'attenzione su un tema fondamentale per il nostro Paese. Sto parlando della direttiva (UE) 2019/1937 del Parlamento europeo e del Consiglio sul whistleblowing. Colleghi, abbiamo lavorato molto per aggiungere questa direttiva UE all'interno del provvedimento, perché il ritardo del nostro Paese nel recepimento di quest'ultima, che riguarda la tutela del dipendente che segnala illeciti sul luogo di lavoro, è inaccettabile. Non c'è più tempo da perdere, perché l'Italia ha bisogno di normative efficaci contro la corruzione, in grado di tutelare chi ha il coraggio di denunciare, e fare in modo che i cittadini non si sentano abbandonati nella battaglia per la legalità e la giustizia. Non possiamo più permetterci di lasciare solo chi ha il coraggio di alzare la testa contro l'illegalità. Abbiamo il dovere di garantire il giusto sostegno e di affiancare chi decide, con coraggio, di portare avanti questa battaglia.

Concludo, Presidente, per ricordare a tutti noi in quest'Aula che questo provvedimento non riguarda solo il semplice recepimento della legislazione europea, perché rappresenta, invece, il nostro essere in Europa nonostante le differenze. Dobbiamo proseguire con maggiore forza il percorso comune che abbiamo intrapreso insieme e in questo particolare momento, in cui l'Italia e tutti gli Stati membri hanno bisogno di unità e coesione per affrontare le sfide che abbiamo davanti e quelle future, questo senso di appartenenza si realizza anche e soprattutto attraverso il rispetto delle norme comuni che, da europei, tutti ci impegniamo a rispettare (Applausi).

PRESIDENTE. Non vi sono altri iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali.

(Repliche - A.C. 3208-B​)

PRESIDENTE. Prendo atto che la relatrice e il rappresentante del Governo rinunciano alle repliche.

Il seguito del dibattito è rinviato ad altra seduta.

Modifica nella composizione dell'ufficio di presidenza di un gruppo parlamentare.

PRESIDENTE. Comunico che, con lettera pervenuta in data 29 luglio 2022, il deputato Francesco Silvestri ha reso noto che l'assemblea del gruppo MoVimento 5 Stelle ha proceduto alla sua nomina, con decorrenza dalla medesima data, a presidente del gruppo e al rinnovo della composizione del comitato direttivo, che risulta così pertanto modificato a decorrere dal 29 luglio: presidente: Francesco Silvestri; vicepresidente vicario: Carmela Grippa; vicepresidenti: Valentina Barzotti, Filippo Scerra, Valentina D'Orso, Luigi Gallo, Luca Sut; segretari e delegati d'Aula: Stefania Ascari, Carmen Di Lauro, Riccardo Olgiati; tesoriere: Luca Carabetta.

Modifica nella composizione di gruppi parlamentari.

PRESIDENTE. Comunico che, con lettera pervenuta in data 1° agosto 2022, il deputato Paolo Russo, già iscritto al gruppo parlamentare Forza Italia - Berlusconi Presidente, ha dichiarato di aderire al gruppo parlamentare Misto, cui risulta pertanto iscritto.

Comunico altresì che, con lettera pervenuta in data 1° agosto 2022, la deputata Federica Dieni, già iscritta al gruppo parlamentare MoVimento 5 Stelle, ha dichiarato di aderire al gruppo parlamentare Misto, cui risulta pertanto iscritta.

Modifica nella denominazione di un gruppo parlamentare.

PRESIDENTE. Comunico che la presidente del gruppo parlamentare Italia Viva, con lettera pervenuta in data 1° agosto 2022, ha reso noto che l'assemblea del gruppo, in data 30 luglio 2022, ha deliberato di modificare la propria denominazione in “Italia Viva - Italia C'è”.

Interventi di fine seduta.

PRESIDENTE. Passiamo agli interventi di fine seduta.

Ha chiesto di parlare il collega Tondo. Ne ha facoltà.

RENZO TONDO (M-NCI-USEI-R-AC). Grazie, signor Presidente. Ho chiesto di intervenire a fine seduta in quanto questo è l'unico modo che ho per far sì che la fine anticipata di questa legislatura non consegni all'oblio una vicenda che da troppi anni attende giustizia.

Mi riferisco a due giovani militari italiani, Francesco Rinaldelli e Francesco Finessi, deceduti rispettivamente il 16 marzo 2008 e il 2 dicembre 2002 in seguito a patologie neoplastiche che hanno colpito molti militari italiani. L'emergere di alcuni casi di linfomi Hodgkin e non Hodgkin nel personale militare delle Forze armate altrimenti sano ha alimentato l'ipotesi in diversi soggetti che le vaccinazioni, specie quelle multiple, possono rappresentare importanti cofattori per l'induzione di disturbi linfoproliferativi.

Occorre chiarire le vicende che riguardano l'uranio impoverito e la morte di alcuni militari con tumori linfatici. Alcuni parlamentari, nella scorsa legislatura, e io, in questa legislatura, abbiamo provato più volte a far approvare una risoluzione che tenesse conto dei dubbi da più parti sollevati e che desse una risposta ai genitori di questi ragazzi, chiedendo anche di rivedere le posizioni che uno studio, che a me appare di parte, ha espresso in questi anni. Non ci siamo e non ci sono riuscito! Purtroppo, non ho avuto il tempo e con questo intervento, Presidente, desidero lasciare agli atti, unitamente al materiale prodotto in Commissione, il fatto che mi auguro che anche nella prossima legislatura qualcuno raccolga il testimone di questa battaglia di verità.

Lo faccio incardinando queste parole in queste ultime sedute d'Aula della legislatura. Lo dobbiamo alla memoria di Francesco e di Francesco, lo dobbiamo ai genitori, Santa e Raffaele Finessi e Roberta e Andrea Rinaldelli, che sono qui presenti in Aula e che saluto con commozione, che hanno dato alle Forze armate del nostro Paese due figli sani e che si sono visti restituire due bare. A loro, che oggi sono qui in Aula, va il mio pensiero. Lo dobbiamo, inoltre, al prestigio delle nostre Forze armate, lo dobbiamo ai nostri militari impegnati nel mondo in missioni di pace, che si devono sentire tutelati almeno dal punto di vista della salute, e lo dobbiamo a noi stessi per un giusto dovere di verità.

PRESIDENTE. Naturalmente il nostro cordoglio e l'attenzione di tutto il Parlamento va alle famiglie dei due giovani ragazzi deceduti.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Bianchi. Ne ha facoltà.

MATTEO LUIGI BIANCHI (LEGA). Grazie, Presidente. Il 1° agosto del 1291 sul prato del Grütli, nei pressi del lago dei Quattro Cantoni, i rappresentanti delle comunità di Uri, Svitto e Untervaldo siglarono un patto di mutua assistenza che rappresentò il primo embrione che diede poi vita alla confederazione elvetica. Esattamente 731 anni fa, nel cuore delle Alpi della Mitteleuropa, iniziò il percorso che portò alla Svizzera moderna. Per chi come me arriva dai territori di confine, divisi da quella che localmente viene chiamata la “ramina”, ma uniti da cultura, economia, relazioni sociali dell'antica terra di Insubria, il rapporto con la Confederazione elvetica risulta essere importantissimo. E' per noi esempio di efficienza, equilibrio ed opportunità e chi prova a denigrare la Svizzera probabilmente è mosso da invidia o da frustrazione. Un futuro florido per la confederazione vuol dire un futuro florido per i valori di libertà e concordia in favore del patrio suol, come recita l'inno svizzero. La Patria, quindi, la terra dei padri, lo dico qui oggi nel Parlamento italiano affinché rimanga agli atti, anche in futuro.

Dai rapporti distesi tra Roma, Berna e Bruxelles passa il futuro prospero di migliaia di cittadini lombardi, piemontesi, valdostani, ma anche vallesi, ticinesi e grigionesi. Si dice che, in tempo di pace, sia solo la Svizzera, ma in tempo di guerra è l'unico Paese in cui tutti hanno fiducia per la sua storica neutralità. Auguri amici svizzeri, auguri alla Confederazione elvetica.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Patelli. Ne ha facoltà.

CRISTINA PATELLI (LEGA). Grazie, Presidente. Domani mattina per tre ore sciopereranno anche i vigili del fuoco del comando provinciale di Biella davanti alla sede di via Santa Barbara, come minacciato da settimane. Hanno provato in tutti i modi a ottenere il personale in più che chiedono da tempo e inutilmente. A tal proposito, ricordo che il 7 luglio scorso ho personalmente depositato l'ennesima interrogazione parlamentare al Ministro Lamorgese, caduta nel vuoto, come era prevedibile, vista l'inerzia con cui sta gestendo il Ministero dell'Interno. E' una decisione più unica che rara per i pompieri del mio territorio che mai, almeno negli ultimi vent'anni, erano arrivati ad una decisione simile. Quanto sia fondata la protesta dei vigili del fuoco di Biella lo dimostra il fatto che, nell'incendio scoppiato sabato notte a Curino, nel capannone della ditta Effetre Scavi, è stata inviata una squadra con tre elementi, a cui si è aggiunta quella dei volontari di Cossato e Ponzone. Tre effettivi per un incendio in cui erano coinvolti i macchinari edili e fusti di gasolio. La situazione non è più sostenibile: in pratica, 170 mila abitanti sono nelle mani di 11 vigili del fuoco, di cui 8 impegnati negli interventi e 3 a gestire la sede e la sala operativa. La richiesta è quella di aggiungere 8 unità alla pianta organica e la proposta del Ministero di aumentare il numero totale degli effettivi di sole 4 unità è irricevibile.

Per suo tramite, Presidente, mi rivolgo anche al sottosegretario Sibilia che, da anni, ignora l'impegno gravoso dei vigili del fuoco, soprattutto in questi mesi di siccità, correlato alle elevate temperature. Chiedo, pertanto, garanzie per i vigili del fuoco, affinché siano supportati nei momenti di necessità da squadre e mezzi ad oggi assolutamente inadeguati.

Concludo, ricordando che non basta chiamarli eroi, perché vanno supportati con i fatti e il Ministro Lamorgese non lo ha fatto, perché gli eroi rischiano la vita ogni giorno per proteggere il nostro Paese e renderlo un posto migliore. Questi eroi sono i vigili del fuoco, i poliziotti e i membri delle Forze armate e il 25 settembre torneranno ad esserlo non solo a parole.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Baldelli. Ne ha facoltà.

SIMONE BALDELLI (FI). La ringrazio, Presidente. Vorrei sottoporre alla Presidenza due questioni sull'ordine dei lavori. Nella giornata di ieri il coordinatore nazionale di Forza Italia, l'onorevole Antonio Tajani, ha lanciato una proposta: quella di poter estendere il voto, il diritto a poter esprimere il voto anche nella giornata di lunedì 26 settembre, oltre a quella della domenica 25 settembre. E' una proposta che ha il nobile obiettivo di consentire al maggior numero di cittadini di esercitare il loro diritto di voto e, obiettivamente, non vedo al riguardo alcuna controindicazione. Mi auguro che non riusciremo a dividerci almeno su questo. Mi sembra una proposta di grande buonsenso, per la quale servirebbe un intervento normativo da parte del Governo. Ci sono anche precedenti recenti su questo tema: nelle amministrative del 2021 ricordo che si sono celebrate le elezioni in due giornate di votazioni.

Pertanto, non essendo possibile, in questo momento, sottoporre la questione al Governo né attraverso un atto di sindacato ispettivo né attraverso un atto di indirizzo, voglio lasciare formalmente agli atti della seduta del nostro Parlamento questa proposta perché credo che il Governo debba tenerla in debita considerazione.

Aggiungo un altro tema. Approfitto della Presidenza autorevole del Presidente Rosato per sollevare un'altra questione: la Presidenza si era riservata la possibilità di calendarizzare le nuove norme sul Regolamento della Camera da qui al termine dei nostri lavori. Non essendo stata convocata la Giunta, non abbiamo di fronte a noi questo appuntamento. Pur tuttavia, come il presidente del gruppo di Forza Italia, Paolo Barelli, aveva fatto presente nel corso dell'ultima riunione della Conferenza dei presidenti di gruppo, siamo rimasti - diciamo così - con un iter interrotto alla fase dell'esame in Commissione, che si è concluso con un mandato unanime al relatore che, peraltro, è il sottoscritto, primo firmatario della proposta. È una proposta che riduce il numero dei componenti delle Commissioni e dei comitati bicamerali, costituiti per legge, che, se si volesse mandare avanti, dovrebbe essere approvata da questo ramo del Parlamento, ma anche dall'altro ramo del Parlamento, dal Senato della Repubblica. Per cui, faccio una richiesta, un sollecito alla Presidenza e prego lei, Presidente Rosato, di farsene portavoce nei confronti del Presidente Fico, perché, forse, anche attraverso l'articolo 27 del Regolamento, ci sarebbe il modo di poterla mettere all'ordine del giorno, ma è chiaro che si tratta di una cosa della quale, per ragioni istituzionali e di cortesia, la Presidenza è bene che venga informata.

Presidente, se si volesse almeno procedere su questo, ossia sulla riduzione proporzionale dei componenti delle Commissioni, questo permetterebbe, per esempio, al Senato di non avere una rappresentanza sproporzionata rispetto alla riduzione del numero dei parlamentari. Da questo punto di vista, credo sarebbe opportuno immaginare la possibilità di affrontare questo provvedimento che, in Commissione, lo ripeto, è stato approvato all'unanimità, senza alcun emendamento. Pertanto, ho motivo di ritenere che, qualora si realizzino le condizioni politiche, questo tipo di provvedimento potrà essere approvato in tempi assolutamente brevissimi, record, e inviato all'altro ramo del Parlamento per essere esaminato ed eventualmente approvato anche in quella sede (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Onorevole, Baldelli, senz'altro le sue osservazioni, la prima di competenza più del Governo, verranno trasferite e il Presidente Fico verrà sicuramente informato.

Ordine del giorno della prossima seduta.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.

Martedì 2 agosto 2022 - Ore 12:

1. Seguito della discussione del disegno di legge:

S. 2646 - Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 16 giugno 2022, n. 68, recante disposizioni urgenti per la sicurezza e lo sviluppo delle infrastrutture, dei trasporti e della mobilità sostenibile, nonché in materia di grandi eventi e per la funzionalità del Ministero delle infrastrutture e della mobilità sostenibili (Approvato dal Senato). (C. 3702​)

Relatori: MORASSUT, per la VIII Commissione; MARINO, per la IX Commissione.

2. Seguito della discussione dei disegni di legge:

Rendiconto generale dell'Amministrazione dello Stato per l'esercizio finanziario 2021. (C. 3675​)

Disposizioni per l'assestamento del bilancio dello Stato per l'anno finanziario 2022. (C. 3676-A​)

Relatori: PETTARIN e DEL BARBA.

3. Seguito della discussione dei disegni di legge:

Ratifica ed esecuzione dei Protocolli al Trattato del Nord Atlantico sull'adesione della Repubblica di Finlandia e del Regno di Svezia, fatti a Bruxelles il 5 luglio 2022. (C. 3687​)

Relatore: FORMENTINI.

S. 1923 - Ratifica ed esecuzione dell'Accordo di partenariato strategico tra l'Unione europea e i suoi Stati membri, da una parte, e il Giappone, dall'altra, fatto a Tokyo il 17 luglio 2018 (Approvato dal Senato). (C. 3325​)

Relatore: ZOFFILI.

4. Seguito della discussione del disegno di legge:

Delega al Governo per il recepimento delle direttive europee e l'attuazione di altri atti normativi dell'Unione europea - Legge di delegazione europea 2021 (Approvato dalla Camera e modificato dal Senato). (C. 3208-B​)

Relatrice: GALIZIA.

La seduta termina alle 14,30.

TESTI DEGLI INTERVENTI DI CUI È STATA AUTORIZZATA LA PUBBLICAZIONE IN CALCE AL RESOCONTO STENOGRAFICO DELLA SEDUTA ODIERNA: MAURO DEL BARBA (A.C 3675)

MAURO DEL BARBA, Relatore. (Relazione – A.C. 3675​). Il disegno di legge C. 3675​, recante il rendiconto generale dello Stato per l'esercizio finanziario 2021, è il documento contabile attraverso il quale il Governo rende conto al Parlamento dei risultati della gestione del bilancio. Ai sensi degli articoli 35 e 36 della legge di contabilità e finanza pubblica (legge n. 196 del 2009), il rendiconto, articolato per missioni e programmi, è costituito da due parti: il conto del bilancio, che espone le risultanze della gestione, cioè l'entità effettiva delle entrate e delle uscite del bilancio dello Stato rispetto alle previsioni approvate dal Parlamento; e il conto generale del patrimonio, che espone le variazioni intervenute nella consistenza delle attività e passività che costituiscono il patrimonio dello Stato. Al rendiconto è allegata, per ciascuna amministrazione, una nota integrativa. Per le entrate, la nota integrativa espone le risultanze della gestione.

Il quadro generale degli andamenti dei saldi in termini assoluti mostra un generale peggioramento tra le previsioni iniziali e le previsioni definitive per il 2021, sia per la cassa che per la competenza.

Nel confronto con l'esercizio precedente, invece, la gestione di competenza ha fatto conseguire nel 2021 un generale miglioramento di tutti i saldi rispetto ai risultati differenziali registrati nell'esercizio 2020.

Anche in rapporto al Pil si riscontra lo stesso quadro generale di evoluzione, favorito nel confronto con il 2020 dal concomitante aumento del Pil, che passa da 1.651.595 del 2020 a 1.775.436 milioni del 2021 (+7,5% di aumento a prezzi correnti).

In particolare, il saldo netto da finanziare (dato dalla differenza fra le entrate finali e le spese finali) presenta nel 2021 un valore negativo di circa 187,7 miliardi, con un miglioramento di oltre 83,2 miliardi rispetto al saldo registrato nel 2020.

Tale miglioramento è frutto di un aumento delle entrate finali (di circa l'11,7%) e di una lieve riduzione delle spese finali (di circa il 2%).

Se confrontato con le previsioni iniziali, che indicavano un valore negativo del saldo netto di -193,5 miliardi, il miglioramento è pari a circa 5,8 miliardi.

Il risparmio pubblico (saldo delle operazioni correnti, che, se positivo, misura la quota di risorse correnti destinabile al finanziamento delle spese in conto capitale) si attesta nel 2021 a -64,9 miliardi, con un miglioramento di 40,5 miliardi rispetto al 2020. Tale risultato è determinato da un aumento sia delle spese correnti (+22,5 miliardi), sia del complesso delle entrate tributarie ed extra-tributarie (+63 miliardi). Il miglioramento è di oltre 20,6 miliardi se confrontato con le previsioni iniziali.

Il dato del ricorso al mercato finanziario (differenza tra le entrate finali e il totale delle spese, incluse quelle relative al rimborso di prestiti) si attesta nel 2021 a -424,4 miliardi, evidenziando un miglioramento di 82,5 miliardi rispetto al 2020 e di oltre 56,3 miliardi rispetto alle previsioni iniziali.

Nel complesso, nonostante il protrarsi dell'emergenza da Covid-19, gli effettivi risultati conseguiti con la gestione 2021 denotano, per tutti i saldi, un miglioramento sia rispetto alle previsioni iniziali, sia rispetto alle previsioni definitive comprensive degli scostamenti autorizzati dal Parlamento.

I limiti massimi fissati per il saldo netto da finanziare e per il ricorso al mercato dalla legge di bilancio per l'anno finanziario 2021 (legge n. 178/2020) – che erano stati indicati, rispettivamente, in - 196.000 milioni di euro per il saldo netto da finanziare e in -483.235 milioni di euro per il ricorso al mercato – sono stati aggiornati nel corso dell'esercizio finanziario dai provvedimenti di urgenza adottati per far fronte alle conseguenze dell'emergenza epidemiologica da Covid-19.

Nel complesso, lo scostamento di bilancio - proposto dal Governo alle Camere, e da queste approvato in data 20 gennaio 2021, ai sensi dell'art. 6 della legge n. 243/2012, con apposite risoluzioni - ha rideterminato i limiti massimi del saldo netto da finanziare e del ricorso al mercato, portandoli rispettivamente a -286.000 e -573.235 milioni di euro in termini di competenza. Tali valori massimi sono stati comunque rispettati dai risultati della gestione finanziaria 2021, i quali denotano, infatti, per entrambi i saldi, un sensibile miglioramento rispetto alle previsioni definitive, comprensive degli scostamenti autorizzati dal Parlamento.

Per quanto concerne le entrate, la gestione di competenza del bilancio ha registrato accertamenti per entrate finali pari a circa 635,6 miliardi (corrispondenti a circa il 106,4 per cento delle previsioni definitive, stimate in 597,2 miliardi). Gli accertamenti per entrate finali sono risultati in aumento rispetto al dato del 2020 dell'11,7 per cento (+66,4 miliardi). Risultano in aumento sia le entrate tributarie (+8,9%), sia quelle extratributarie (+23,6%). Se confrontate con le previsioni definitive (597,2 miliardi), le entrate finali risultano in aumento del 6,4 per cento (+38,4 miliardi).

Le entrate complessive (comprensive anche dell'accensione di prestiti) si attestano a 1.000 miliardi (+56,9 miliardi rispetto al 2020). Dal confronto con i dati complessivi delle entrate dell'esercizio precedente (accertamenti pari a 943.492 milioni), si rileva un aumento del 6%.

Sulla base di una sintetica analisi del confronto 2020-2021 relativo all'andamento delle entrate finali accertate si rileva, innanzitutto, un aumento degli accertamenti delle entrate tributarie (+43 miliardi).

Le entrate tributarie (che si sono attestate a 523,8 miliardi) sono risultate superiori anche rispetto alla previsione definitiva (+18,6 miliardi). Si ricorda che la previsione definitiva (505,228 miliardi di euro) era leggermente inferiore rispetto alla previsione iniziale (507,6 miliardi).

In aumento sono risultate anche le entrate extratributarie (+20 miliardi circa, +23,6 per cento rispetto al 2020) e quelle per alienazione ed ammortamento di beni (+3.375 milioni di euro, +89,8 per cento rispetto al 2020).

Tra le entrate extratributarie si evidenzia l'aumento di quelle derivanti da recuperi, rimborsi e contributi (+ 12.789 milioni, +32,2%).

Analizzando le principali imposte, si registra un aumento del gettito Irpef con accertamenti pari a 204.375 milioni (+0,8% rispetto alle previsioni definitive e +4,5% rispetto ai valori dell'esercizio 2020), mentre per l'IVA gli accertamenti ammontano a 163.937 milioni (+14,5% rispetto ai valori dell'esercizio 2020); si registra, invece, una diminuzione del gettito Ires (-6,1%) che risente dell'andamento negativo dei versamenti in acconto e a saldo.

Per quanto concerne le spese, anche il 2021, analogamente al 2020, si è caratterizzato per l'adozione di importanti misure volte a fronteggiare l'emergenza indotta dalla pandemia da Covid-19, che hanno prodotto impatti significativi in termini di espansione della spesa pubblica.

Lo scorso anno gli impegni per spese finali (costituite dal totale delle spese di parte corrente e di quelle in conto capitale) sono passati da 603,3 miliardi di euro del 2019 a 840,1 miliardi di euro del 2020, in crescita del 39,2 per cento rispetto al 2019, per un ammontare di circa 237 miliardi, raggiungendo una incidenza sul PIL del 50,9 per cento.

Nel 2021, gli impegni per spese finali si sono mantenute ad un livello molto elevato, pari a 823,3 miliardi di euro, registrando una riduzione rispetto al 2020 di circa -16,9 miliardi (-2 per cento), con una incidenza sul PIL del 46,4 per cento.

In particolare, la spesa di parte corrente ha generato impegni per circa 693,3 miliardi di euro, in aumento (+22,4 miliardi) rispetto al 2020, mentre gli impegni di spesa in conto capitale hanno registrato una riduzione rispetto al 2020 di 39,3 miliardi, assestandosi a 129,9 miliardi.

Considerando il rimborso delle passività finanziarie, sostanzialmente in linea con il 2020 (+0,3 per cento), gli impegni complessivi di spesa si attestano a circa 1.060 miliardi, con un complessivo decremento rispetto a quelli dell'anno precedente di circa l'1,5 per cento.

Il peso della spesa complessiva rispetto al Pil è passato dal 65,2 per cento del 2020 al 59,7 per cento del 2021.

Rispetto ai valori previsionali, i dati risultanti dalla gestione sono risultati inferiori rispetto alle previsioni definitive, ma superiori rispetto alle previsioni iniziali. A seguito dell'adozione dei provvedimenti emergenziali le previsioni definitive delle spese per operazioni finali, in conto competenza, hanno presentato, infatti, un aumento di 98,3 miliardi (+12,7 per cento) rispetto alle previsioni iniziali della legge di bilancio. L'aumento ha riguardato sia le spese correnti, con un incremento di circa 74,3 miliardi (+11,2 per cento), sia quelle in conto capitale, in aumento di 24,1 miliardi (+21,5 per cento).

Passando all'analisi delle spese finali per Missioni riferite al 2021, si conferma innanzitutto la rilevanza della missione Relazioni finanziarie con le autonomie territoriali (si tratta in sostanza di trasferimenti agli enti territoriali) - nonostante il calo in valore assoluto - che pesa per il 18,7 per cento sul totale della spesa primaria (rispetto al 19,7 nel 2020).

Resta significativa l'incidenza sul totale degli impegni della missione Politiche previdenziali, attestatesi al 14,6 per cento del totale degli impegni delle spese primarie (in aumento rispetto al 13,3 per cento del 2020) e delle politiche economico-finanziarie e di bilancio, che si attesta al 12,7 per cento (era il 12,6 per cento nel 2020).

In netta diminuzione l'incidenza percentuale della missione Competitività e sviluppo delle imprese”, che dal 17,5 per cento del 2020 passa al 9,6 per cento nel 2021, con un calo in valore assoluto nel 2021 di oltre 62 miliardi. Anche la missione Politiche per il lavoro riduce la sua incidenza percentuale sulla spesa primaria, dal 4,9 del 2020 al 3,0 per cento del 2021.

L'istruzione scolastica rappresenta il 7 per cento della spesa primaria, in aumento rispetto al 2020 (in cui rappresentava il 6,6 per cento). In aumento percentuale rispetto al 2020 anche la missione Diritti sociali, che rappresenta ora il 6,1 per cento della spesa primaria (rispetto al 5,8 per cento nel 2020).

Nel corso dell'esercizio, alla gestione di competenza si affianca la gestione dei residui. Si ricorda che si definiscono residui attivi le entrate accertate, ma rimaste da versare e da riscuotere e residui passivi le spese impegnate, ma rimaste da pagare. Nell'ambito dei residui occorre distinguere quelli provenienti dagli esercizi precedenti e quelli formatisi nel corso dell'esercizio considerato (residui di nuova formazione). I residui passivi cosiddetti "propri" si distinguono da quelli "impropri", detti anche residui passivi "di stanziamento", relativi a somme stanziate ma non impegnate nell'esercizio di competenza.

La Relazione al Rendiconto evidenzia come nel 2021 il fenomeno dei residui continua a rimanere su livelli considerevoli sia dal lato delle entrate che dal lato delle uscite. Il conto dei residui provenienti dagli esercizi 2020 e precedenti indicava al 1° gennaio 2021 residui attivi per un valore di 211.182 milioni di euro e residui passivi delle spese complessive per 196.916 milioni di euro, con un'eccedenza attiva di 14.265 milioni di euro.

Nel corso dell'esercizio 2021 l'entità dei residui pregressi si è andata modificando - a seguito dell'attività di riaccertamento e di gestione in conto residui, nonché della perenzione - facendo registrare variazioni in diminuzione dei residui sia dal lato delle entrate (-74.957 milioni), sia dal lato delle uscite (-20.430 milioni, di cui 2.492 milioni eliminati per perenzione amministrativa).

Pertanto, per quanto concerne i residui attivi, rispetto allo stock iniziale proveniente dagli esercizi precedenti (211.182 milioni), al 31 dicembre 2021 ne risultano accertati 167.984 milioni di euro, dei quali 31.759 milioni incassati e 136.225 milioni rimasti da riscuotere o versare. Ad essi si sono aggiunti 76.736 milioni di residui di nuova formazione, derivanti dalla gestione di competenza dell'esercizio 2021, per un totale di residui attivi al 31 dicembre 2021 pari a 212.961 milioni.

Per quanto riguarda i residui passivi complessivi, dei 196.916 milioni di residui presunti al 1° gennaio 2021, provenienti dagli esercizi precedenti, ne risultano accertati 176.486 milioni. Di questi, 46.443 milioni risultano pagati e 130.043 milioni ancora da pagare. A tali residui pregressi si sono aggiunti, a seguito della gestione di competenza, 58.222 milioni di residui di nuova formazione, per un totale di residui passivi al 31 dicembre 2021 pari a 188.265 milioni.

La gestione di competenza e la gestione dei residui concorrono a determinare i risultati della gestione di cassa, che è rappresentata, per la parte di entrata, dagli incassi e, per la parte di spesa, dai pagamenti.

Anche in termini di cassa i saldi registrano un miglioramento rispetto ai risultati dell'esercizio 2020.

In particolare, la gestione di cassa ha dato luogo complessivamente ad incassi per 955,4 miliardi e a pagamenti per 1.048,2 miliardi.

Rispetto ai corrispondenti dati dell'anno 2020 (893,1 miliardi di incassi e 980,6 miliardi di pagamenti), si registra sia un aumento degli incassi, del 7 per cento, che dei pagamenti, del 6,9 per cento.

L'incidenza sul Pil è pari al 56 per cento per gli incassi e al 59 per cento per i pagamenti.

A livello di operazioni finali, rispetto ai corrispondenti dati dell'anno 2020 si registra, in termini di incassi e pagamenti, un miglioramento delle entrate e un significativo aumento delle spese.

In particolare, gli incassi finali evidenziano un aumento di 71,8 miliardi rispetto al 2020, attestandosi a 590,6 miliardi a fronte dei circa 518,8 miliardi registrati lo scorso anno. L'aumento è imputabile sia alle maggiori entrate tributarie (+46,7 miliardi), sia alle entrate extratributarie (+21,7 miliardi). Anche le entrate per alienazione e ammortamento di beni patrimoniali e riscossione di crediti risultano in aumento (+3,4 miliardi).

Il volume dei pagamenti finali si attesta a circa 811 miliardi, registrando un aumento di 66,4 miliardi rispetto al dato del 2020. Le operazioni finali rappresentano l'87,8 per cento delle previsioni definitive e il 75,9 per cento della relativa massa.

Il conto generale del patrimonio comprende, ai sensi dell'articolo 36, comma 3, della legge n. 196 del 2009, le attività e le passività finanziarie e patrimoniali con le relative variazioni prodottesi durante l'esercizio di riferimento, nonché la dimostrazione dei vari punti di concordanza tra la contabilità del bilancio e quella patrimoniale.

Dai risultati generali della gestione patrimoniale 2021 emerge una eccedenza passiva di circa 2.433 miliardi, con un peggioramento di circa 218 miliardi rispetto alla situazione patrimoniale a fine 2020. Si tratta di un risultato particolarmente elevato che conferma quello conseguito nel 2020 sul 2019 (299 miliardi), ma che non rispecchia il trend degli anni precedenti, considerato che nel 2019 sul 2018 il peggioramento è stato pari a 13 miliardi e nel 2018 sul 2017 a 27,5 miliardi. In termini percentuali nel 2021 il peggioramento patrimoniale è stato pari al 9,84%, valore inferiore unicamente a quello del 2020, considerando l'ultimo decennio.

Lo squilibrio patrimoniale passivo è dovuto, in particolare, ad un incremento delle passività e ad una diminuzione delle attività.

Il totale delle passività ammonta a 3.434 miliardi e si riferisce interamente a passività di natura finanziaria. Rispetto alla chiusura dell'esercizio 2020, l'entità delle passività finanziarie ha registrato nel 2021 un incremento di 214,9 miliardi di euro, confermando la notevole crescita registrata anche nell'esercizio precedente, pari a 321,3 miliardi. L'incremento delle passività è connesso ad un peggioramento della situazione debitoria a medio-lungo termine dello Stato per 92,5 miliardi di euro (con una notevole crescita dei buoni del tesoro poliennali per 102,5 miliardi) e anche delle anticipazioni passive per 43,3 miliardi, nonché della situazione debitoria a breve termine.

Il totale delle attività ammonta a circa 1.001,0 miliardi, con una diminuzione di 3,1 miliardi, risultato in peggioramento rispetto all'esercizio precedente in cui invece si era registrato un incremento di 22,0 miliardi.

Infine, si segnala che la Corte dei conti ha dichiarato regolare il rendiconto generale dello Stato per il 2021 (con esclusione di alcuni capitoli: per approfondimenti al riguardo si rinvia al dossier dei Servizi del bilancio e dei Servizi studi del Senato e della Camera dei deputati).

TESTI DEGLI INTERVENTI DI CUI È STATA AUTORIZZATA LA PUBBLICAZIONE IN CALCE AL RESOCONTO STENOGRAFICO DELLA SEDUTA ODIERNA: MAURO DEL BARBA (A.C 3676-A)

MAURO DEL BARBA, Relatore. (Relazione – A.C. 3676-A​). Il disegno di legge C. 3676​ reca l'assestamento del bilancio dello Stato per l'anno finanziario 2022. L'assestamento, disciplinato dall'articolo 33 della legge di contabilità e finanza pubblica (legge n. 196 del 2009), ha lo scopo di aggiornare a metà esercizio le previsioni di bilancio formulate a legislazione vigente, anche sulla scorta della consistenza dei residui attivi e passivi accertata in sede di rendiconto. L'aggiornamento riguarda, per quanto riguarda le entrate, l'eventuale revisione delle stime del gettito e, per quanto riguarda le spese, limitatamente alla componente discrezionale, gli effetti di eventuali esigenze sopravvenute.

A partire dal 2017, in analogia con quanto stabilito per il disegno di legge di bilancio, anche il disegno di legge di assestamento è corredato da una relazione tecnica in cui si dà conto della coerenza del valore del saldo netto da finanziare con gli obiettivi programmatici indicati nel Documento di economia e finanza (DEF).

Per quanto riguarda il contenuto, il disegno di legge di assestamento si compone di un solo articolo che modifica la Sezione II della legge di bilancio per il 2022 (legge n. 234 del 2021), introducendo, nello stato di previsione delle entrate e negli stati di previsione della spesa dei Ministeri, le variazioni risultanti dalle tabelle annesse al disegno di legge.

Per ciascuna unità di voto si indicano, inoltre, le variazioni che si registrano nella consistenza dei residui, in linea con le risultanze definitive esposte nel rendiconto dell'esercizio 2021.

Venendo all'analisi dei risultati finanziari, le variazioni di bilancio proposte con il provvedimento di assestamento definiscono le previsioni assestate per il 2022, tenendo conto, altresì, delle variazioni di bilancio apportate nel periodo compreso tra il 1° gennaio e 31 maggio con atti amministrativi, nonché degli effetti finanziari dei provvedimenti legislativi emanati successivamente all'approvazione della legge di bilancio, quali il decreto-legge n. 4 del 2022 (c.d. «decreto Sostegni-ter») e il decreto-legge n. 14 del 2022 (c.d. «crisi in Ucraina»).

In termini di competenza, le variazioni proposte con il disegno di legge di assestamento determinano un miglioramento, rispetto alle previsioni iniziali della legge di bilancio, del saldo netto da finanziare (corrispondente alla differenza tra entrate finali e spese finali) che si attesta su un valore di -162,5 miliardi rispetto ad una previsione iniziale di -201,7 miliardi.

Il miglioramento di oltre 39 miliardi di euro del saldo netto da finanziare, rispetto alle previsioni iniziali, è dovuto per circa 41 miliardi di euro alle variazioni proposte dal disegno di legge di assestamento, in parte compensate dalle variazioni negative determinate per atto amministrativo, per un valore di -1,8 miliardi.

In particolare, il miglioramento del dato assestato del saldo netto discende, essenzialmente, dall'aumento delle entrate per complessivi 49,3 miliardi di euro, dovuto per 10,5 miliardi alle variazioni per atto amministrativo e per 38,8 miliardi alle variazioni proposte dal presente disegno di legge di assestamento. Nell'ambito di queste ultime, l'aumento interessa principalmente le entrate tributarie, per circa 25,7 miliardi (di cui 15,6 miliardi derivanti dall'aumento di imposte dirette e 10,1 miliardi dall'aumento delle imposte indirette, collegato in particolare all'incremento dell'Iva sugli scambi interni e sulle importazioni), mentre sul fronte delle entrate extratributarie il disegno di legge di assestamento propone un incremento di 13,1 miliardi.

Rispetto alle previsioni di bilancio, si registra altresì un aumento delle spese finali di 10,1 miliardi di euro, interamente determinato dalle variazioni per atto amministrativo (+12,4 miliardi), cui si affianca la proposta di assestamento di riduzione delle spese finali per quasi -2,3 miliardi. Sulla proposta di assestamento incide la riduzione della spesa per interessi per circa -2,7 miliardi e la proposta di riduzione delle spese in conto capitale di circa -880 milioni di euro, parzialmente compensata dalla proposta di incremento della spesa corrente primaria di 1,3 miliardi di euro.

Anche gli altri saldi evidenziano un andamento positivo. Il risparmio pubblico (dato dalla differenza tra entrate correnti e spese correnti al lordo degli interessi) registra un miglioramento di 37,9 miliardi rispetto alla previsione iniziale. I dati relativi al ricorso al mercato (pari alla differenza tra le entrate finali e il totale delle spese, queste ultime date dalla somma delle spese finali e del rimborso prestiti) evidenziano un andamento positivo per oltre 47 miliardi.

Come indicato nella Relazione tecnica che accompagna il disegno di legge, le proposte formulate con il disegno di legge di assestamento sono neutrali ai fini dell'indebitamento netto della pubblica amministrazione, in quanto già scontate nei quadri tendenziali in sede di DEF 2022.

Per quanto riguarda le variazioni di bilancio apportate con gli atti amministrativi adottati in corso d'anno, esse determinano un peggioramento del saldo netto da finanziare di -1,8 miliardi in termini di competenza, derivante da un incremento delle spese finali (+12,4 miliardi) e da maggiori entrate per 10,5 miliardi. Tale risultato è determinato principalmente dall'attuazione dei decreti-legge n. 4 del 2022 e n. 14 del 2022, emanati, rispettivamente, per contrastare gli effetti della pandemia di Covid-19 e del rincaro dei prezzi dell'energia e per fronteggiare le conseguenze della crisi ucraina.

Il disegno di legge di assestamento precisa, a tal proposito, che esso non sconta, invece, gli effetti dei due decreti-legge n. 21 del 2022 e n. 50 del 2022, per i quali il Parlamento ha autorizzato il ricorso all'indebitamento, in quanto tali provvedimenti legislativi sono stati emanati ad una data non utile per l'inserimento, all'interno del bilancio assestato, dei relativi provvedimenti attuativi.

Con riferimento alle entrate, le variazioni per atto amministrativo determinano un incremento delle previsioni iniziali di bilancio complessivamente pari a 10,5 miliardi in termini di competenza, dovuto a maggiori entrate tributarie per circa 5,7 miliardi e a maggiori entrate extratributarie per 2,8 miliardi. In merito alle entrate da alienazione e ammortamento dei beni patrimoniali, gli atti amministrativi in corso di gestione hanno dato luogo a variazioni in aumento pari a circa 2,1 miliardi di euro.

Con riferimento alla spesa, le variazioni per atto amministrativo determinano un aumento degli stanziamenti finali di bilancio nella misura di poco meno di 12,4 miliardi di euro in termini di competenza, di cui 10,8 miliardi di incremento delle spese correnti e circa 1,6 miliardi di incremento di quelle in conto capitale.

Per la spesa corrente, l'incremento di 10,8 miliardi è determinato principalmente dall'aumento dei trasferimenti correnti ad amministrazioni pubbliche (16,3 miliardi), dei trasferimenti correnti ad imprese (1 miliardo) e della spesa per redditi da lavoro dipendente (3,6 miliardi).

La spesa in conto capitale aumenta di 1,6 miliardi, dato sul quale incide la categoria dei contributi agli investimenti ad imprese (in aumento di circa 900 milioni), connessi soprattutto alle misure di sostegno disposte dal decreto-legge n. 17 del 2022 per contrastare l'aumento dei prezzi delle materie prime.

In termini di competenza, le variazioni proposte dal disegno di legge di assestamento determinano un miglioramento del saldo netto da finanziare di 41,1 miliardi rispetto al saldo risultante dalla legge di bilancio, dovuto a una proposta di maggiori entrate finali per 38,8 miliardi e di diminuzione delle spese finali per 2,6 miliardi. Per quanto concerne, in particolare, le proposte di variazioni alle entrate del bilancio dello Stato, nella Relazione si precisa che esse sono volte a recepire sulle previsioni di bilancio la revisione delle stime tendenziali di finanza pubblica, già scontate nel DEF 2022.

Sul fronte delle entrate finali, il disegno di legge di assestamento reca una proposta di aumento per 38,8 miliardi rispetto alle previsioni formulate con la legge di bilancio 2022. Le entrate tributarie recepiscono principalmente l'adeguamento alle stime del DEF 2022, con una proposta di incremento di 25,7 miliardi di euro in termini di competenza (25,4 in termini di cassa). Nel complesso, rispetto alle previsioni iniziali, si registra un aumento delle imposte dirette per 15,6 miliardi, principalmente per effetto di una previsione più favorevole di tutti i principali tributi, in particolare delle ritenute Irpef sui redditi da lavoro dipendente e dell'autoliquidazione Ires, e un aumento delle imposte indirette per 10,1 miliardi, collegato all'incremento dell'Iva.

Le entrate extratributarie registrano, nel complesso, una proposta di incremento di 13,1 miliardi di euro in termini di competenza (12,8 in termini di cassa), determinato soprattutto dai versamenti erogati dall'Unione europea a titolo di contributi a fondo perduto per l'attuazione del PNRR, pari a 11,5 miliardi. Sull'incremento delle entrate extratributarie proposto con il presente disegno di legge incidono anche i maggiori proventi attesi per le risorse proprie tradizionali riscosse per conto dell'Unione europea (1,1 miliardi), nonché i maggiori dividendi da versare da parte delle società a partecipazione pubblica, per 200 milioni di euro.

Le entrate da alienazione, ammortamento e riscossione di crediti registrano una proposta di riduzione di 36 milioni in termini sia di competenza sia di cassa, interamente imputabile ad un allineamento alle previsioni dello scorso aprile elaborate per il DEF 2022.

Per quanto concerne le spese finali, le variazioni proposte dal provvedimento in esame determinano una riduzione di circa 2,25 miliardi di euro in termini di competenza. Tale riduzione è determinata da una minore spesa corrente dovuta, essenzialmente, alla proposta di riduzione di 2,7 miliardi della spesa per interessi e redditi da capitale, legata alla riduzione degli interessi passivi sui titoli del debito pubblico. La riduzione della spesa per interessi è compensata dalla proposta di aumento di altre spese correnti per 1,3 miliardi, connessa principalmente all'aumento dei consumi intermedi (+102 milioni), dei trasferimenti alle amministrazioni pubbliche (+285 milioni), dei trasferimenti alle famiglie e istituzioni sociali private (+42 milioni). Si registra anche una proposta di diminuzione della spesa in conto capitale (-881 milioni).

Con riferimento alle missioni del bilancio dello Stato, le proposte di assestamento determinano una riduzione degli stanziamenti della missione "Debito pubblico", pari a -13,3 miliardi in termini sia di competenza sia di cassa, principalmente in relazione all'adeguamento delle esigenze per il rimborso dei prestiti internazionali. Considerando gli importi della missione "Debito pubblico", la spesa complessiva del bilancio dello Stato si assesta a 1.096,1 miliardi di euro, con un aumento di 2,2 miliardi rispetto alle previsioni di bilancio.

Con riferimento alle missioni, le variazioni proposte dal disegno di legge di assestamento riguardano:

- gli stanziamenti della missione “L'Italia in Europa e nel mondo”, per 1,1 miliardi, destinati al bilancio dell'Unione europea quali risorse proprie tradizionali;

- gli stanziamenti della missione “Istruzione scolastica” per 127 milioni, a seguito in particolare dell'incremento degli stanziamenti per le supplenze brevi del personale scolastico;

- gli stanziamenti della missione “Politiche economico-finanziarie e di bilancio e tutela della finanza pubblica”, che vede una riduzione per 1,5 miliardi e l'iscrizione dell'importo di 63 milioni da trasferire alla Grecia, derivante dai profitti dei titoli di Stato greci presenti nel portafoglio “Securities Markets Programme”.

In termini di cassa, il disegno di legge di assestamento per il 2022 determina complessivamente un miglioramento del saldo netto da finanziare di 37,4 miliardi di euro rispetto alla previsione di bilancio, derivante da un aumento delle entrate finali per 48,7 miliardi, per la gran parte proposto dal disegno di legge di assestamento, e da un aumento delle spese finali per 11,3 miliardi, interamente dovuto alle variazioni per atti amministrativi (+12,2 miliardi), mentre la proposta del disegno di legge di assestamento ne prevede una riduzione di 933 milioni. In particolare, il saldo netto da finanziare si attesta a -239,8 miliardi, con un miglioramento di 37,4 miliardi rispetto alla previsione di bilancio, esclusivamente dovuto alle variazioni proposte dal disegno di legge di assestamento (+39,1 miliardi).

Per quanto concerne gli altri saldi, anch'essi risultano tutti in miglioramento. In particolare, il ricorso al mercato risulta migliorato di 45,3 miliardi rispetto al bilancio di previsione, raggiungendo un valore pari a -509,2 miliardi. Analogamente, il saldo primario, rispetto ai -200,8 miliardi della previsione iniziale raggiunge l'importo di -166,1 miliardi. Il risparmio pubblico migliora di quasi 36 miliardi, attestandosi nelle previsioni assestate a -87,5 miliardi di euro.

Con il provvedimento di assestamento si è provveduto ad aggiornare, altresì, i residui attivi sulla base delle risultanze emerse al 31 dicembre 2021, a seguito della gestione conclusasi nell'esercizio di consuntivo.

Nel complesso, le previsioni assestate quantificano un ammontare di residui finali attivi al 31 dicembre 2021 pari a 212.962 milioni di euro, a fronte dei 254.755 milioni di residui inizialmente presunti.

Per le entrate tributarie, i residui sono stati quantificati pari a 104.778 milioni, con una variazione in diminuzione di 36.611 milioni rispetto alle previsioni iniziali (131.390 milioni). Per le entrate extra-tributarie i residui ammontano a 107.483 milioni di euro, con una variazione in diminuzione di 15.132 milioni rispetto alla previsione iniziale (122.616 milioni).

Per quanto concerne, invece, i residui passivi delle spese complessive (comprensivi di quelli relativi al rimborso prestiti, pari a 208 milioni) risultanti alla chiusura dell'esercizio 2021, il loro ammontare è pari a 188.265 milioni.

Nel complesso, il conto dei residui al 31 dicembre 2021 segna dunque una inversione di tendenza rispetto al 2020, in cui si era invece registrata una crescita rispetto al 2019 (+73 per cento).

Dell'ammontare complessivo dei residui passivi per le spese finali, 58,1 miliardi sono di nuova formazione. Rispetto al 2020, risulta evidente un forte decremento dell'ammontare dei residui di nuova formazione per 68,4 miliardi (erano 126,5 miliardi nel 2020). Alla formazione dei nuovi residui passivi, le spese correnti hanno concorso per circa 27,3 miliardi, quelle in conto capitale per 30,8 miliardi. Per quando concerne la consistenza dei residui pregressi delle spese finali, a fine dicembre 2021 essi risultano pari a circa 130 miliardi, in notevole aumento rispetto ai 69,8 miliardi accertati l'esercizio precedente.

L'articolo 33, comma 4-septies, della legge di contabilità e finanza pubblica (legge n. 196 del 2009) dispone che la Relazione Tecnica (RT) di accompagnamento al disegno di legge di assestamento dia conto della coerenza del valore del saldo netto da finanziare (o da impiegare) con gli obiettivi programmatici definiti in coerenza con l'ordinamento europeo. La prima parte della Relazione tecnica illustra le principali variazioni previste dalla proposta di assestamento e i relativi effetti sull'indebitamento netto delle amministrazioni pubbliche, che è per l'appunto il saldo rilevante per l'ordinamento europeo. Nella seconda parte la Relazione tecnica rappresenta, in apposita Tavola di raccordo, la coerenza tra il saldo netto da finanziare del bilancio dello Stato assestato con il conto economico delle Pubbliche amministrazione, anch'esso aggiornato per effetto delle variazioni che impattano su quest'ultimo.

Complessivamente, le proposte formulate con il disegno di legge di assestamento, tenuto conto di quanto già scontato nei quadri tendenziali di finanza pubblica in sede di DEF, della natura delle voci di bilancio interessate e delle regole e criteri contabili che presiedono alla compilazione del conto economico delle PP.AA., sono sostanzialmente neutrali sull'indebitamento netto delle amministrazioni pubbliche.

TESTI DEGLI INTERVENTI DI CUI È STATA AUTORIZZATA LA PUBBLICAZIONE IN CALCE AL RESOCONTO STENOGRAFICO DELLA SEDUTA ODIERNA: EUGENIO ZOFFILI (A.C. 3325​)

EUGENIO ZOFFILI, Relatore. (Relazione – A.C. 3325​). Illustre Presidente, colleghi deputati, rappresentante del Governo, gli obiettivi principali dell'Accordo - sottoscritto dalle Parti in occasione del 25° Summit bilaterale fra UE e Giappone, svoltosi a Tokyo il 17 luglio 2018 -, sono quelli del rafforzamento e dell'intensificazione del dialogo su numerose questioni bilaterali, regionali e multilaterali di comune interesse tra Unione europea e Giappone, tra cui i cambiamenti climatici, la ricerca e l'innovazione, gli affari marittimi, l'istruzione, la cultura, la migrazione e la lotta al terrorismo, alla criminalità organizzata e alla criminalità informatica.

L'Accordo di partenariato strategico ribadisce l'impegno delle Parti a salvaguardare la pace e la sicurezza internazionali attraverso la prevenzione della proliferazione delle armi di distruzione di massa e l'adozione di misure volte a fronteggiare il commercio illegale di armi leggere e di piccolo calibro e prevede la possibilità di sospensione dell'applicazione dell'Accordo stesso in caso di violazione di elementi essenziali, quali la clausola sui diritti umani o quella in materia di non proliferazione.

Più nel dettaglio, l'Accordo, composto di 51 articoli, dopo aver definito finalità e i principi generali che lo regolano e aver richiamato i valori che lo informano in tema di democrazia, promozione della pace, gestione delle crisi, terrorismo, armi e multilateralismo, prevede che si realizzi un costante scambio di informazioni fra le Parti mediante dialoghi regolari, un'azione coordinata in materia di gestione delle catastrofi umanitarie, un impegno condiviso per la crescita sostenibile, nonché una intensificazione della cooperazione bilaterale nei settori scientifico e tecnologico, doganale, industriale e dei trasporti.

Ulteriori disposizioni riguardano la cooperazione in diversi ambiti settoriali, dalla materia fiscale al turismo, dal settore delle tecnologie dell'informazione a quello della tutela dei consumatori, fino alle politiche ambientali.

Di rilievo anche le previsioni circa l'impegno delle Parti ad intensificare la cooperazione in materia di energia, agricoltura, pesca, affari sociali, sanità e giustizia, nonché nei settori della lotta alla corruzione, alla criminalità organizzata, al finanziamento del terrorismo e alle droghe illecite.

L'Accordo prevede, inoltre, che le Parti rafforzino la cooperazione nel settore dei diritti umani e garantiscano la libera circolazione delle informazioni all'interno del cyber-spazio, potenziando al contempo la cyber-sicurezza e contrastando la criminalità informatica. Ulteriore impegno viene garantito per la promozione del dialogo sulle politiche in materia di migrazione, per la protezione dei dati personali, per la cooperazione in materia di istruzione, giovani e sport e per il rafforzamento degli scambi in ambito culturale.

Ad un apposito Comitato misto, composto da rappresentati delle Parti, sono affidate funzioni di coordinamento del partenariato globale, nonché il compito di decidere in ordine a settori aggiuntivi di cooperazione, di offrire garanzia sul funzionamento e l'attuazione dell'Accordo e di adoperarsi a risolvere eventuali controversie interpretative o attuative.

Per cogliere, in estrema sintesi, il potenziale impatto dell'Accordo di partenariato euro-nipponico, secondo i dati forniti dalla Commissione europea, sono quasi 740 mila i posti di lavoro che le esportazioni UE in Giappone contribuiscono a creare in Europa, per un interscambio complessivo che si riflette positivamente anche sulla nostra economia.

Infatti, sono quasi 15 mila le imprese italiane che esportano in Giappone, con circa 89 mila posti di lavoro in Italia creati dalle esportazioni europee in Giappone. Un impatto molto concreto, che può ricadere positivamente sul nostro tessuto produttivo, se consideriamo che 1'83 per cento delle società UE che esportano in Giappone sono piccole e medie imprese.

Ma l'Accordo di partenariato - già ratificato dal Giappone e da ventuno Stati membri dell'UE - ci consente anche di rafforzare il dialogo con una forte democrazia con la quale l'Unione condivide valori e princìpi, in una fase storica nella quale assistiamo ad un veloce riposizionamento di tanti attori internazionali, con mutazioni geopolitiche davanti alle quali è quanto mai urgente consolidare e riaffermare la coesione dell'Occidente.

Passando al disegno di legge di ratifica, approvato dal Senato il 13 ottobre 2021, segnalo l'articolo 3, che dispone una clausola di invarianza finanziaria, in base alla quale dall'attuazione della legge di autorizzazione alla ratifica non devono derivare nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica: infatti, gli oneri derivanti dall'attuazione della cooperazione rafforzata nei settori identificati dall'Accordo - dal funzionamento del Comitato misto all'organizzazione dei dialoghi settoriali tra le Parti - saranno interamente a carico del bilancio dell'UE, senza contributi addizionali e di cofinanziamento aggiuntivo da parte dell'Italia.

Auspico pertanto una rapida e definitiva adozione del provvedimento, che delinea un nuovo quadro euro-nipponico di collaborazione in ambito politico, economico e settoriale, contribuendo a rafforzare la cooperazione bilaterale e la promozione dei valori comuni come democrazia, Stato di diritto, diritti umani e libertà fondamentali, favorendo allo stesso tempo l'interscambio economico.

TESTI DEGLI INTERVENTI DI CUI È STATA AUTORIZZATA LA PUBBLICAZIONE IN CALCE AL RESOCONTO STENOGRAFICO DELLA SEDUTA ODIERNA: FRANCESCA GALIZIA (A.C. 3208-B​)

FRANCESCA GALIZIA, Relatrice. (Relazione – A.C. 3208-B​). Signor Presidente, onorevoli colleghe e colleghi, a nome della XIV Commissione Politiche dell'Unione europea nella seduta odierna sono chiamata a riferire sul disegno di legge di delegazione europea 2021, che com'è noto rappresenta, insieme al disegno di legge europea, uno degli strumenti legislativi che assicurano il periodico adeguamento all'ordinamento dell'Unione europea, in base alle disposizioni di cui alla legge n. 234 del 2012 sulla partecipazione dell'Italia alla formazione e all'attuazione della normativa e delle politiche dell'Unione europea.

Prima di procedere all'illustrazione dei contenuti del disegno di legge, ricordo che lo stesso è stato presentato dal Governo il 13 luglio 2021, indi approvato, con modificazioni, in prima lettura dalla Camera il 16 dicembre 2021 e dal Senato, con ulteriori modificazioni, il 30 giugno 2022.

In via preliminare, segnalo che la XIV Commissione, dopo aver acquisito le relazioni favorevoli delle competenti Commissioni di merito, nonché il parere del Comitato della legislazione, ha licenziato il provvedimento in sede referente nella riunione del 28 luglio scorso, non apportando ulteriori modifiche.

Trattandosi di un esame in terza lettura nella presente relazione mi limiterò ad illustrare le sole modifiche apportate nel corso dell'esame Senato.

In particolare, ricordo che esso consta di ventuno articoli, recanti principi e criteri direttivi specifici per l'esercizio della delega relativa a 4 direttive, nonché per l'adeguamento della normativa nazionale a 22 regolamenti europei e il recepimento di una raccomandazione. Il testo all'esame contiene altresì il consueto allegato A, recante l'elenco di 14 direttive europee da recepire, sulle quali mi soffermerò oltre.

Tra le modifiche apportate dal Senato segnalo anzitutto quelle relative all'articolo 4, recante i criteri specifici per l'attuazione della direttiva n. 2161 del 2019, che modifica quattro precedenti direttive, ai fini di una migliore applicazione e della modernizzazione delle norme dell'Unione relative alla protezione dei consumatori. In tale ambito, presso l'altro ramo del Parlamento è stato approvato un emendamento volto a sopprimere quella parte della lettera e) che prevedeva l'estensione della disciplina sanzionatoria anche ad aspetti ulteriori, non richiesti dalla disciplina europea, sulla tutela dei consumatori. In particolare, la norma prevede che sia almeno pari al 4 per cento del fatturato annuo il massimo edittale delle sanzioni inflitte a norma dell'articolo 21 del Regolamento 2017/2934/UE dalle autorità competenti degli Stati membri, nel caso di infrazioni diffuse o aventi dimensione unionale alla disciplina a tutela i consumatori. Nel corso dell'esame al Senato, è stato soppresso l'inciso che richiamava anche le infrazioni derivanti dalla violazione di alcune norme contenute nel Codice del Consumo in materia di pratiche commerciali scorrette ingannevoli e aggressive tra professionisti e consumatori, nonché tra professionisti e microimprese, clausole vessatorie nel contratto tra professionista e consumatore che si concludono mediante adesione a condizioni generali di contratto o con la sottoscrizione di moduli, modelli o formulari e, infine, in materia di contratti conclusi tra professionista e consumatore, inclusi quelli per la fornitura di acqua, gas, elettricità o teleriscaldamento, anche da parte di prestatori pubblici.

Con riferimento all'articolo 5, che detta i criteri specifici di delega per l'adeguamento della normativa nazionale alle disposizioni del regolamento europeo n. 1503 del 2020, relativo ai fornitori di servizi di crowdfunding per le imprese, è stato eliminato il riferimento alla direttiva europea n. 1504 del 2020, che modifica la direttiva europea n. 65 del 2014, relativa ai mercati degli strumenti finanziari, poiché essa ha già trovato attuazione in altra sede. La citata direttiva, come specificherò oltre, è rimasta tuttavia indicata al punto 6 dell'Allegato A.

L'articolo 6 reca una specifica delega per l'attuazione, entro dodici mesi, della raccomandazione del Comitato europeo per il rischio sistemico (CERS) del 22 dicembre 2011, n. 3, relativa al mandato macroprudenziale delle autorità nazionali e all'attuazione degli articoli 23-ter, paragrafo 7, e 28, paragrafo 2, del regolamento europeo n. 1011 del 2016. L'articolo detta anche criteri specifici a cui il Governo si deve attenere, oltre a quelli generali di cui all'articolo 32 della legge 24 dicembre 2012, n. 234. Con due modifiche approvate dal Senato al comma 3 dell'articolo sono stati meglio specificati i criteri di delega relativi ai piani che devono essere predisposti dagli enti creditizi in caso di variazione del benchmark, ovvero gli indici di riferimento da questi utilizzati.

L'articolo 10 delega il Governo ad adeguare la normativa nazionale al regolamento europeo n. 848 del 2018, relativo alla produzione biologica e all'etichettatura dei prodotti biologici, nonché al regolamento n. 625 del 2017, relativo ai controlli ufficiali e alle altre attività ufficiali effettuati per garantire l'applicazione della legislazione sugli alimenti e sui mangimi, delle norme sulla salute e sul benessere degli animali, sulla sanità delle piante, nonché sui prodotti fitosanitari. L'articolo, che detta altresì i relativi criteri specifici di delega, è stato modificato nel corso dell'esame al Senato per includervi, al comma 2, lettera b), il riferimento alle attività con metodo biologico, e alla lettera d) quello ai laboratori nazionali di riferimento.

L'articolo 11 delega il Governo ad adeguare la normativa nazionale al regolamento europeo n. 1727 del 2018, che istituisce l'Agenzia dell'Unione europea per la cooperazione giudiziaria penale (Eurojust) e detta i relativi criteri di delega; nel corso dell'esame è stata modificata la decorrenza della copertura degli oneri facendo riferimento all'anno in corso.

Segnalo poi che al Senato, con un emendamento della relatrice, è stato inserito un nuovo articolo 15, che delega il Governo ad adeguare l'ordinamento nazionale alle disposizioni del regolamento europeo n. 784 del 2021, relativo al contrasto della diffusione di contenuti terroristici online. Ricordo che tale Regolamento, destinato ad applicarsi a partire dal 7 giugno 2022, stabilisce norme a livello dell'Unione per contrastare l'uso improprio dei servizi di hosting per la diffusione al pubblico di contenuti terroristici online. Tali norme riguardano obblighi di diligenza che i prestatori di servizi di hosting sono tenuti ad applicare per contrastare la diffusione al pubblico di contenuti terroristici tramite i propri servizi e garantire, ove necessario, la rimozione o la disabilitazione dell'accesso a tali contenuti. Il Regolamento si applica ai prestatori di servizi di hosting che offrono servizi nell'Unione, indipendentemente dal fatto di disporre di una sede principale negli Stati membri. Il materiale diffuso al pubblico per scopi educativi, giornalistici, artistici o di ricerca o a fini di prevenzione o di lotta al terrorismo, non è considerato come contenuto terroristico e i reati di terrorismo sono definiti nella direttiva (UE) 2017/541.

Il nuovo articolo prevede che, nell'esercizio della delega, il Governo osservi, oltre ai princìpi e criteri direttivi generali di cui all'articolo 32 della legge n.234, una serie di princìpi e criteri direttivi specifici, volti a: a) individuare le Autorità competenti ad emettere ed esaminare gli ordini di rimozione ai sensi dell'articolo 12, paragrafo 1, lettere a) e b) del Regolamento (UE) 2021/784, disciplinando il procedimento per l'adozione delle predette misure in modo da prevedere l'immediata informativa del Procuratore Nazionale Antimafia e Antiterrorismo e l'acquisizione di elementi informativi e valutativi anche presso il Comitato di Analisi Strategica Antiterrorismo di cui all'articolo 12, comma 3, della legge 3 agosto 2007, n. 124; b) individuare l'Organo del Ministero dell'interno per la sicurezza e la regolarità dei servizi di telecomunicazione di cui all'articolo 14, comma 2, della legge 3 agosto 1998, n. 269 e all'articolo 2, comma 2, del decreto legge 18 febbraio 2015, n. 7, quale autorità competente per sorvegliare l'attuazione delle misure di cui all'articolo 5 del regolamento (UE) 2021/784, nonché quale struttura di supporto tecnico al punto di contatto designato ai sensi dell'articolo 12, paragrafo 2, del regolamento; c) prevedere, per le violazioni delle disposizioni indicate all'articolo 18 del regolamento (UE) 2021/784, sanzioni efficaci, dissuasive e proporzionate alla gravità delle violazioni medesime; d) individuare le Autorità competenti a irrogare le sanzioni di cui alla lettera c) e a vigilare sull'osservanza delle disposizioni del regolamento (UE) 2021/784; e) prevedere effettivi strumenti di tutela in favore dei prestatori di servizi di hosting e dei fornitori di contenuti nei casi previsti dall'articolo 9 del regolamento (UE) 2021/784.

Infine, il Governo è delegato ad apportare ogni necessaria modifica alle norme in materia di terrorismo già vigenti, e, in particolare, alle disposizioni di cui all'articolo 2, del decreto-legge 18 febbraio 2015, n. 7, al fine di dare piena attuazione alle previsioni del regolamento (UE) 2021/784, con particolare riguardo alle disposizioni non direttamente applicabili, prevedendo anche l'abrogazione delle disposizioni incompatibili con quelle contenute nel regolamento medesimo.

L'articolo 17 (ex articolo 16 del testo approvato in prima lettura dalla Camera) delega il Governo ad adeguare la normativa nazionale al regolamento europeo n. 6 del 2019, relativo ai medicinali veterinari, e detta i relativi criteri di delega: tra questi ultimi, nel corso dell'esame al Senato è stato aggiunto, con un emendamento approvato all'unanimità, un criterio direttivo (lettera d) del comma 2) volto a consentire la pubblicità dei medicinali veterinari immunologici soggetti a prescrizione veterinaria, rivolta ad allevatori professionisti, come previsto dall'articolo 120, paragrafo 2, del regolamento (UE) 2019/6, purché la pubblicità inviti esplicitamente gli allevatori professionisti a consultare il veterinario in merito al medicinale veterinario immunologico. Inoltre, sono stati inseriti nel testo due ulteriori criteri direttivi: il primo, di cui alla lettera g) del medesimo comma 2, volto a prevedere che il medico veterinario, nell'ambito della propria attività, possa con-segnare all'allevatore o al proprietario degli animali medicinali veterinari della propria scorta, anche da confezioni multiple in frazioni distribuibili singolarmente, ove disponibili sul mercato, corredate di supporto in-formativo conforme, allo scopo di attuare la terapia prescritta in modo da garantire la tutela immediata del benessere animale; il secondo criterio, di cui alla successiva lettera h), è volto a prevedere, nel caso di medicinali registrati anche per animali destinati alla produzione di alimenti, che il medico veterinario registri in un sistema digitale lo scarico delle confezioni o quantità di medicinali veterinari della propria scorta da lui utilizzate nell'ambito dell'attività zooiatrica, o cedute.

L'articolo 18 (ex articolo 17) delega il Governo ad adeguare la normativa nazionale al regolamento europeo n. 1099 del 2009, relativo alla protezione degli animali durante l'abbattimento, e detta i criteri di delega. Il comma 3 dell'articolo prevedeva la clausola d'invarianza finanziaria; con un emendamento approvato dal Senato ne è stata tuttavia disposta la soppressione.

L'articolo 19 (ex articolo 18) delega al Governo l'adeguamento della normativa nazionale al regolamento europeo n. 1009 del 2019, che stabilisce norme relative alla messa a disposizione sul mercato di prodotti fertilizzanti dell'Unione europea, e detta i criteri di delega. A questi è stato aggiunto al Senato un criterio (lettera h) del comma 2) volto a prefigurare l'elaborazione di una normativa organica in materia di fertilizzanti. Inoltre, con delle modifiche alle successive lettere i) ed l) del medesimo comma, è stata prevista l'estensione della ridefinizione del sistema sanzionatorio anche con riguardo all'utilizzo dei fanghi di depurazione e della destinazione dei proventi derivanti dalle sanzioni amministrative pecuniarie al miglioramento dell'attività di sorveglianza sul ciclo di trattamento dei fanghi di depurazione. Infine, con una ulteriore modifica è stato introdotto un criterio di delega (lettera m) volto a evitare nuovi oneri burocratici non indispensabili per le aziende agricole.

Da ultimo, segnalo che al Senato è stato soppresso l'ultimo articolo del testo approvato in prima lettura dalla Camera (ex articolo 20), relativo all'attuazione della direttiva n. 1151 del 2020 sull'armonizzazione delle strutture delle accise sull'alcole e sulle bevande alcoliche, in quanto tale attuazione è stata di fatto già prevista attraverso il decreto-legge n. 146 del 21 ottobre 2021, recante misure urgenti in materia economica e fiscale a tutela del lavoro e per esigenze indifferibili, al fine di rispettare il termine di recepimento della direttiva, fissato al 31 dicembre 2021, ed evitare così l'avvio di una procedura di infrazione. La medesima direttiva n. 1151 del 2020 è stata quindi espunta dall'allegato A del disegno di legge, ove invece sono state inserite ulteriori cinque direttive, ovvero:

- la direttiva n. 2184 del 2020 sulla qualità delle acque destinate al consumo umano, per l'attuazione della quale è stato approvato dal Senato anche un nuovo articolo 21 recante criteri specifici di delega (cfr. oltre);

- la direttiva n. 1187 del 2021 sulla realizzazione della rete transeuropea dei trasporti (TEN-T);

- la direttiva n. 1883 del 2021 sulle condizioni di ingresso e soggiorno dei cittadini di Paesi terzi che intendono svolgere lavori altamente qualificati;

- la direttiva n. 2118 del 2021 sul controllo dell'obbligo di assicurazione per responsabilità civile degli autoveicoli,

- e, infine, la direttiva n. 2261 del 2021 sulle informazioni chiave che devono essere fornite alle società di gestione di organismi di investimento collettivo in valori mobiliari.

Circa il nuovo articolo 21, introdotto dal Senato, rammento che la citata direttiva concernente la qualità delle acque per uso umano mira a introdurre norme volte a proteggere la salute umana dagli effetti negativi derivanti dalla contaminazione delle acque destinate al consumo umano, garantendone "la salubrità e la pulizia". Introduce altresì i requisiti di igiene per i materiali che entrano in contatto con le acque potabili, come le condutture. Inoltre intende migliorare l'accesso alle acque destinate al consumo umano e introdurre un approccio efficace sotto il profilo dei costi basato sul rischio, per monitorare la qualità dell'acqua. La direttiva è in vigore dal 12 gennaio 2021 e dovrà essere recepita entro il 12 gennaio 2023 (alcuni aspetti entro il 12 gennaio 2026).

L'articolo in oggetto dispone quindi che il Governo, nell'esercizio della delega, osservi, oltre ai princìpi e criteri direttivi generali di cui all'articolo 32 della legge n. 234 del 2012, anche una serie di princìpi e criteri direttivi specifici, volti a: a) adeguare e coordinare i sistemi informatici nazionali con quelli istituiti a livello UE, per garantire lo scambio di informazioni tra autorità nazionali e Stati membri. A tal fine il Governo dovrà prevedere l'istituzione di un'Anagrafe Territoriale dinamica delle Acque potabili (AnTea), ossia un sistema centralizzato contenente i dati sanitari ambientali che servirà ad acquisire informazioni sul controllo dell'attuazione delle nuove norme e garantire un idoneo accesso al pubblico, nonché la condivisione dei dati tra le autorità pubbliche; b) regolamentare i procedimenti volti al rilascio delle approvazioni per l'uso di reagenti chimici, di mezzi di filtrazione e trattamento (ReMM) a contatto con l'acqua potabile, nonché per l'impiego di organismi di certificazione e di indicazioni in etichettatura; c) inserire norme finalizzate alla revisione del sistema di vigilanza, sorveglianza della sicurezza dell'acqua potabile e controllo, anche attraverso l'introduzione di obblighi di controllo sui sistemi idrici e sulle acque destinate ad edifici prioritari (tra cui ospedali, scuole, strutture ricettive, ricreative e sportive, case di riposo, bar, ristoranti, istituti penitenziari, campeggi); conferire all'Istituto superiore di Sanità le funzioni di Centro nazionale per la sicurezza delle acque (CeNSIA), incaricato: dell'approvazione dei Piani di sicurezza delle acque (PSA), nell'ambito della valutazione della qualità tecnica dell'acqua e del servizio idrico di competenza dell'Autorità di Regolazione per Energia, Reti e Ambiente (ARERA).

Inoltre, si prevede l'adozione di una disciplina relativa all'accesso all'acqua che preveda obblighi di punti di accesso alle acque per edifici prioritari, aeroporti, stazioni e stabilimenti balneari, nonché la revisione del sistema sanzionatorio in caso di violazione delle disposizioni della direttiva (UE) 2020/2184.

Da ultimo, segnalo che in ordine al recepimento della direttiva (UE) 2019/2177 di cui al n.4 dell'Allegato A - che modifica la direttiva 2009/138/CE, in materia di accesso ed esercizio delle attività di assicurazione e di riassicurazione (solvibilità II), la direttiva 2014/65/UE, relativa ai mercati degli strumenti finanziari, e la direttiva (UE) 2015/849, relativa alla prevenzione dell'uso del sistema finanziario a fini di riciclaggio o finanziamento del terrorismo – è già intervenuto l'articolo 28 della legge europea 2019-2020 (l. n. 238 del 2021). Faccio altresì presente che il recepimento degli articoli 1 e 3 della medesima direttiva (UE) 2019/2177 è stato da ultimo previsto dall'articolo 50 del decreto-legge 17 maggio 2022, n. 50, recante misure urgenti in materia di politiche energetiche nazionali, produttività delle imprese e attrazione degli investimenti, nonché in materia di politiche sociali e di crisi ucraina. Infine, segnalo altresì che il punto 6 dell'Allegato A fa riferimento alla direttiva (UE) 2020/1504, che modifica la direttiva 2014/65/UE relativa ai mercati degli strumenti finanziari, per il recepimento della quale è già intervenuto l'articolo 27 della medesima legge europea 2019-2020.

In conclusione, nel rivolgere un sentito ringraziamento a tutti i colleghi per il lavoro svolto in questi anni nella XIV Commissione, formulo l'auspicio di una tempestiva approvazione di un disegno di legge che consentirà di conformare il nostro ordinamento agli obblighi derivanti dall'appartenenza all'Unione europea evitando in tal modo l'avvio di procedure di contenzioso comunitario sulle quali il Parlamento e il Governo debbono sempre prestare la massima attenzione.