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Resoconto dell'Assemblea

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XVIII LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 734 di giovedì 28 luglio 2022

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE FABIO RAMPELLI

La seduta comincia alle 9,05.

PRESIDENTE. La seduta è aperta.

Invito il deputato segretario a dare lettura del processo verbale della seduta precedente.

ANDREA DE MARIA, Segretario, legge il processo verbale della seduta di ieri.

PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.

(È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati in missione a decorrere dalla seduta odierna sono complessivamente 105, come risulta dall'elenco consultabile presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto stenografico della seduta odierna (Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna).

Sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Dall'Osso. Ne ha facoltà.

MATTEO DALL'OSSO (FI). Grazie, Presidente. Oggi è il giorno n. 28 da quando i lavoratori fragili rischiano la vita per poter lavorare. Ho avuto rassicurazione che, nel prossimo decreto, il “decreto Agosto”, sarà implementata la risoluzione che abbiamo indicato. Il decreto si chiama “Agosto”: faccio solo sommessamente notare che dal 1° di agosto per i lavoratori fragili finirà la sorveglianza sanitaria eccezionale e dovranno scegliere lavoro o salute. Come sempre, consegno al Governo questo discorso e tutti quelli passati e ringrazio la Presidenza per avermi fatto intervenire. Anche io sono un lavoratore fragile, grazie mille.

Preavviso di votazioni elettroniche (ore 9,10).

PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.

Seguito della discussione della proposta di legge costituzionale: S. 865-B - Proposta di legge costituzionale d'iniziativa popolare: Modifica all'articolo 119 della Costituzione, concernente il riconoscimento delle peculiarità delle Isole e il superamento degli svantaggi derivanti dall'insularità (Approvata, in prima deliberazione, dal Senato e dalla Camera e approvata, in seconda deliberazione, con la maggioranza assoluta dei suoi componenti, dal Senato) (A.C. 3353-B​).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione della proposta di legge costituzionale, già approvata, in prima deliberazione, dal Senato e dalla Camera e approvata, in seconda deliberazione, con la maggioranza assoluta dei suoi componenti, dal Senato, n. 3353-B: Modifica all'articolo 119 della Costituzione, concernente il riconoscimento delle peculiarità delle Isole e il superamento degli svantaggi derivanti dall'insularità.

Ricordo che nella seduta del 22 luglio si è conclusa la discussione generale e la relatrice e il rappresentante del Governo hanno rinunciato a intervenire in sede di replica.

Avverto che, trattandosi di seconda deliberazione su una proposta di legge costituzionale, a norma del comma 3 dell'articolo 99 del Regolamento, si procederà direttamente alla votazione finale.

(Dichiarazioni di voto finale - A.C. 3353-B​)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Mara Lapia. Ne ha facoltà.

MARA LAPIA (MISTO-CD). Grazie, Presidente. Oggi è mio dovere, da deputata sarda, fare questa dichiarazione di voto, pur con il lutto nel cuore. Mi permetta, quindi, di esprimere il mio cordoglio e di ricordare in quest'Aula l'onorevole Giorgio Oppi, politico sardo di grande spessore che ha caratterizzato la storia della politica sarda, della mia terra e che per tanti anni ci ha reso orgogliosi di lui, rappresentante delle istituzioni. È quindi a lui, oggi, che voglio rivolgere il mio pensiero e quello dei miei colleghi in quest'Aula (Applausi).

Quello di oggi è un traguardo che oserei definire storico e il fatto che avvenga nel tratto ultimo di questa legislatura, a Camere sciolte e con pochi punti ancora da discutere prima della conclusione definitiva del nostro lavoro, conferisce a questa modifica costituzionale l'importanza che davvero merita. La stessa importanza ed attenzione, Presidente, che meritano le isole del nostro Paese, da quelle maggiori fino alle isole minori, alle quali molto è stato negato negli ultimi decenni di storia del nostro Paese.

Oggi questo Parlamento, con il suo voto favorevole, ripagherà solo in parte tutti i danni subiti da quei territori caratterizzati dalla loro naturale condizione di insularità, compresa appunto la mia Sardegna. Una condizione che, con il passare del tempo, ha generato gravi conseguenze in termini economici e sociali, e che oggi, alla luce dell'attuale situazione di instabilità internazionale createsi a causa di una guerra in atto, palesa ancora di più l'esistenza di pesanti svantaggi tra quelle che possono essere considerate due Italie diverse: la penisola principale, da un lato, e le isole maggiori, dall'altro.

È una divisione, cari colleghi, che si fa ancora più netta in un momento storico in cui noi sardi, i siciliani e molti altri cittadini di questo Paese dobbiamo fare i conti con quelle problematiche che stanno frenando lo sviluppo economico delle nostre terre e che rischiano di condurci a una recessione senza precedenti. Penso ai costi dell'energia dei carburanti, che stanno colpendo numerose famiglie e centinaia di imprese. Penso anche alla continua instabilità del sistema dei trasporti, che collega la nostra isola alla penisola. Temo, Presidente, che quando il Parlamento e il Governo saranno nelle loro piene funzioni per intervenire anche in tal senso, potrebbe essere davvero troppo tardi per tutti. Si tratta di una situazione drammatica che rischia di generare profonde spaccature sociali e pericolose tensioni all'interno della popolazione. Inserire il principio di insularità in Costituzione, con l'approvazione definitiva proprio oggi in quest'Aula, non dovrà, dunque, essere un punto d'arrivo, ma un vero e proprio punto di partenza. Tale principio, infatti, era già conosciuto dal vecchio assetto della nostra Carta costituzionale, ma nei fatti non è mai stato applicato. In molti casi non è stato per nulla tenuto in considerazione dalle istituzioni ad ogni livello.

Parlando di numeri - ed i numeri, si sa, non temono mai smentita - per la prima volta durante il 2020 l'istituto Bruno Leoni ha quantificato in termini economici gli svantaggi derivanti dalla condizione di insularità e dal suo mancato riconoscimento. Parliamo di un danno al PIL della regione Sardegna pari a 5.700 euro per ogni cittadino, un costo che è causa ed effetto di una serie di squilibri economici e sociali che, solo per citare una conseguenza tra le tante possibili, influiscono direttamente e in maniera negativa sullo sviluppo economico di tutta la Sardegna, una regione che ha sempre avuto la necessità di liberare le sue energie e le sue potenzialità e che, invece, è sempre stata costretta a rimanere imprigionata nelle fallaci logiche di potere di chi l'ha amministrata e nella mancata lungimiranza da parte di una classe politica che a volte è stata, anche a livello nazionale, miope e lontana dalle reali esigenze dei sardi. È proprio per questo motivo che, in questo lavoro, oggi, risiedono le speranze di migliaia e migliaia di cittadini sardi, siciliani e non solo, operai che faticano ad arrivare a fine mese, studenti costretti a scappare altrove o addirittura a rinunciare agli studi nella mia terra, medici e operatori sanitari, spinti a trasferirsi in altre regioni per l'impossibilità di operare in zone già fortemente disagiate, cittadini che rinunciano alle cure perché non trovano più la garanzia dei livelli essenziali di assistenza.

Alla fine di questo straordinario percorso ci sono dei ringraziamenti, Presidente, da dover fare, perché, se questa proposta di modifica costituzionale vedrà la sua approvazione definitiva, lo dobbiamo a tutti quei cittadini che non si sono arresi e che, all'esterno e fuori dai Palazzi, hanno saputo fare un'adeguata pressione nei confronti delle istituzioni, dei comitati, della Chiesa, della Commissione per l'insularità della Sardegna, dei Riformatori Sardi e lo hanno fatto anche in questi giorni, quando tutto sembrava perduto. A loro, proprio a quei cittadini che qualche anno fa hanno sottoscritto la legge di iniziativa popolare, va il mio primo grazie. Proprio per loro oggi voterò convintamente e con orgoglio a favore di questa proposta di revisione costituzionale. Da sarda, da cittadina che conosce profondamente quanto questa condizione abbia pesato e continui a pesare sul presente e sul futuro delle nostre generazioni, non avrei potuto fare altrimenti se non sostenere questa iniziativa. Un grazie va a tutti coloro che si sono, quindi, prodigati nella mia terra, affinché tutto ciò diventasse possibile.

Mi auguro che con questo voto si apra una stagione politica più giusta, più egualitaria e più prospera per la Sardegna e per tutte quelle isole le cui popolazioni faticano a vedersi riconosciuti i propri diritti. Mi auguro, cari colleghi, che nei programmi dei vostri rispettivi partiti si parli al più presto di misure che possano porre fine ad una ingiustificata divisione fra queste due Italie, perché, se non sarà così, dubito che questa volta i sardi, i siciliani e gli isolani potranno darvi il loro supporto. Se c'è una parte d'Italia che finalmente ha aperto gli occhi, è proprio la nostra, quella al di là del mare. Non traditela nuovamente (Applausi).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Lucia Scanu. Ne ha facoltà.

LUCIA SCANU (MISTO-CI). Grazie, Presidente. Colleghi, questo è un giorno storico per la Sardegna. Stiamo finalmente completando l'iter legislativo che modifica l'articolo 119 della Costituzione, che è volto al riconoscimento delle peculiarità delle isole e al superamento degli svantaggi derivanti dall'insularità. Riconoscimento fortemente voluto dal compianto Roberto Frongia, dai consiglieri regionali, dai parlamentari sardi e dai cittadini che hanno promosso la proposta di legge popolare con la raccolta di oltre 200 mila firme. Questo percorso consentirà ai sardi di non percepire più l'insularità come un ostacolo, come un freno che impedisce la piena realizzazione di sé nei propri progetti di vita personali e lavorativi. Ogni anno, infatti, circa 3.500 giovani sono costretti ad emigrare fuori dalla Sardegna: un fenomeno davvero allarmante che non può più essere trascurato, perché ha ripercussioni negative enormi a livello sociale ed economico.

Con l'introduzione in Costituzione del principio di insularità andiamo finalmente a inserire il criterio di parità, ovvero il riconoscimento delle diversità, rafforziamo il processo verso una vera unità, non solo nazionale, ma anche europea.

Colleghi, non possiamo ancora mettere i nostri giovani di fronte alla scelta obbligata dell'abbandono della propria terra, dell'abbandono dei propri affetti per avere ciò che, per Costituzione, spetta di diritto a tutti, in maniera uguale, studio e lavoro. È fondamentale colmare quel gap infrastrutturale che penalizza cittadini e imprese e che la nostra terra paga ogni giorno con la perdita di punti percentuali di PIL e con lo spopolamento, un fenomeno certamente non nuovo, ma che nell'Isola si sta trasformando sempre di più in un'emorragia inarrestabile.

Che cosa ci aspettiamo, dunque, da questo provvedimento? Un doveroso cambio di passo, volto all'ottenimento di maggiori risorse spendibili in compensazioni infrastrutturali, che ci consentano le stesse condizioni di base di tutte le altre regioni italiane.

Colleghi, l'insularità in Costituzione è un importante strumento di parità, che dev'essere, però, riempito di contenuti tangibili e concretizzarsi in un piano strategico e sistemico, che vada finalmente a trasformare quello che, a oggi, risulta essere un grave e permanente svantaggio naturale dell'isola in una seria opportunità di sviluppo. Abbiamo bisogno di una reale continuità territoriale sulle persone e sulle merci, potenziando la logistica e i mezzi di trasporto aerei e marittimi. Il riconoscimento dell'insularità favorirebbe, inoltre, l'accesso ai programmi e ai fondi di sviluppo UE, oltre che incentivare un'azione nazionale per rilanciare le isole. Credo che tutti noi in quest'Aula ci aspettiamo che questa riforma abbia delle ricadute positive sull'economia e sulla tenuta sociale delle isole, da cui dipende anche il benessere generale del nostro Paese.

Pertanto, in rappresentanza della mia componente politica, Coraggio Italia, non posso che esprimere voto favorevole (Applausi).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato D'Ettore. Ne ha facoltà.

FELICE MAURIZIO D'ETTORE (MISTO-VI-ICT). Grazie, Presidente. All'articolo 119 della Costituzione, dopo il quinto comma, è inserito il seguente: “La Repubblica riconosce le peculiarità delle isole e promuove le misure necessarie a rimuovere gli svantaggi derivanti dall'insularità”. Io penso che questa sia, tra tutte le revisioni costituzionali che abbiamo fatto in questa legislatura, quella più significativa, più rilevante, quella di maggiore impatto sugli interessi del Paese e sulla valorizzazione, tutela, promozione e considerazione normativa delle isole.

Io ricordo sempre le parole che mi venivano riferite da una persona - siamo a fine legislatura, mi permetto di farlo - che faceva parte della mia famiglia, mio nonno, sardo di Sassari. Non posso dimenticare le parole, che erano sempre il frutto di un afflato popolare: noi siamo sardi, siamo italiani, ma la nostra - diceva proprio questa parola - insularità è uno dei valori più importanti in Europa (Applausi). Lo diceva sempre, lo diceva pensando positivamente alla costruzione costituzionale del nostro Paese, alla storia del nostro Paese. Chi conosce la storia del nostro Paese conosce la rilevanza di tale concetto nella costruzione della democrazia italiana, per esempio, dei codici normativi preunitari, che furono costruiti, nella storia del diritto italiano, grazie all'apporto di giuristi siciliani, sardi, che avevano ben presente l'importanza di una costruzione costituzionale che doveva, nel tempo, arrivare. E parliamo dei codici preunitari, prima dell'Unità italiana.

Il professor Paolo Grossi, scomparso di recente, già Presidente della Corte costituzionale, professore di storia del diritto italiano a Firenze, nelle sue magistrali lezioni all'università, ricordava spesso, nella rilevanza dei codici preunitari, quale era la costruzione anche di un ordinamento che tenesse conto dei valori propri della specificità del territorio italiano, quei valori che nelle isole hanno una loro pregnanza e che costruiscono l'identità italiana.

È evidente, poi, che questa norma, proprio perché inserita all'articolo 119, proprio perché si aggiunge - è inserito, questo comma - è il portato di un dibattito di lungo periodo in materia. Tutti i parlamentari sardi presenti in quest'Aula sanno quale è stato il lavoro, di molti anni, di decenni, per portare in Costituzione non i valori di una regione, ma i valori dell'Italia rappresentati dalle regioni. E la significatività dell'articolo 119 risiede nel riconoscimento delle peculiarità, nella promozione delle misure necessarie a rimuovere gli svantaggi derivanti dall'insularità, ossia, codificare, costituzionalizzare un tema relativo all'humus su cui costruire la valorizzazione e la promozione, che è il riconoscimento che vi sono svantaggi geografici, e non solo, che debbono essere superati. L'articolo 119, in questo senso, rientra perfettamente -ne è un'espressione ulteriore - nel principio di cui all'articolo 3, quello dell'uguaglianza, è un'ulteriore espressione, anche e soprattutto, della conformazione dell'ordinamento italiano con riguardo agli enti territoriali, all'autonomia degli enti.

Parliamo di tutte le isole, in questo senso, ma, in particolare, di due grandi regioni autonome che sono isole, Sicilia e Sardegna. E la storia, anche costituzionale, di queste regioni non è mai stata assistita da un'ulteriore norma che, al di là degli statuti e delle leggi costituzionali che hanno posto in essere queste regioni, abbia determinato il contorno, costituzionale e, poi, legislativo ordinario, che potesse rappresentare la mediazione necessaria per l'attuazione dei richiamati principi. Ecco perché questo passaggio oggi è uno tra i più importanti che questa legislatura abbia posto in essere nel riconoscimento generale dell'insularità e, quindi, nella necessità, a questo punto, che i mezzi e le risorse necessarie a rimuovere gli svantaggi siano elemento di valutazione di ogni norma che emanerà questo Parlamento: il cosiddetto vincolo interno, ossia ogni legge ordinaria avrà un vincolo interno. Il vincolo interno è anche questo, cioè la conformazione a principi e valori della Carta costituzionale, tra cui il sesto comma ora inserito, che riguarda la insularità.

Per spiegarlo ancora meglio, la tavola dei valori costituzionali è espressa dall'esplicitazione delle norme; le leggi ordinarie, ogni volta che sono emanate, sono astrette a un vincolo, che è quello della costituzionalità, ma anche dell'attuazione dei principi e dei valori costituzionali. Finora - e l'abbiamo constatato in molti dibattiti -, la questione dell'insularità, tutte le volte che riguardava risorse o misure, era tutta rivolta all'aggiunta, a qualcosa che si può fare, a ciò che noi potremmo fare, a impegni che, eventualmente, il Governo poteva prendere su provvedimenti vari. Abbiamo qui il sottosegretario Bergamini che spesso, su questo tema, si è trovato, nell'interlocuzione anche con i parlamentari, a dover esplicitare quali fossero, poi, le linee direttive anche su norme e misure di spesa, ad esempio. Ora, invece, se diviene vincolo interno anche la insularità e la necessità di promuovere misure necessarie a rimuovere gli svantaggi, all'interno di ogni norma che noi andremo ad emanare in una legge ordinaria, dovremo tenere conto di questo vincolo, di questo valore, di questo principio.

Ecco l'importanza di ciò che da tempo nel dibattito veniva rappresentato, questa è la rilevanza di tale norma: con riferimento a qualunque norma ordinaria, legge, decreto-legge e tutto ciò che è rimesso al Governo e che deve tener presente per quanto riguarda la funzione legislativa, le misure di spesa, anche con riferimento all'attività finanziaria dello Stato, si dovrà tenere conto di questo vincolo, come di altri che sono propri della norma costituzionale che si impone all'applicazione e all'attuazione della legge ordinaria. È questo il percorso che, dal punto di vista giuridico e costituzionale, corrobora ancor di più la rilevanza di questa specifica disciplina. Poche norme, tre righe; quanto è importante la chiarezza di una disciplina, quanto è rilevante il valore cristallino della legge costituzionale? In tre righe abbiamo tracciato una svolta fondamentale nel sistema giuridico italiano e abbiamo dato all'insularità, a una parte rilevante del nostro ordinamento e del nostro Stato, della compagine statuale, finalmente, quell'importanza, quella portata decisiva che ormai da decenni era richiesta dalle isole, da tanti parlamentari.

Ecco perché in relazione a questo atto - vedo qui uno dei colleghi di Fratelli d'Italia, delle isole, di cui conosco le battaglie da tempo, ma ce ne sono tanti altri qui dentro, anche la collega Scanu che ho sentito parlare poco fa, li ringrazio per il lavoro che hanno fatto, li ringrazio per aver tenuto sempre presente e accesa la fiamma dell'insularità - in questo momento abbiamo fatto qualcosa che è rilevante ed importante per il Paese nella concretezza. Spero che questo risultato parlamentare sia ben esplicitato e ben conosciuto. Mi rivolgo al Governo, da questo punto di vista. È vero, una legge costituzionale è un atto squisitamente parlamentare, è uno dei più alti atti che possiamo compiere da parlamentari, trattando di norme costituzionali, quindi, già questo è importante, però penso che il Governo possa in questo momento, anche se in affari correnti, divulgare e far presente quanto sia rilevante questa norma, questo comma, inserito all'articolo 119 della Costituzione, per l'attività governativa e prendere impegni al riguardo anche nella prossima legge di bilancio per dare immediatamente attuazione al procedimento che deve concludersi su questo tema. Grazie, Presidente. Ho concluso il mio intervento (Applausi).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Maria Flavia Timbro. Ne ha facoltà.

MARIA FLAVIA TIMBRO (LEU-ART 1-SI). Grazie, Presidente. La proposta di legge di revisione costituzionale 3353, lo hanno detto già i colleghi, torna oggi per la seconda volta al voto di quest'Aula e torna per un passaggio storico, fondamentale per i territori. Si tratta di una legge di iniziativa popolare che in un certo senso interviene a sanare una ferita, a porre rimedio a un errore imperdonabile compiuto nel 2001 quando, con la riforma del Titolo V, era stato completamente espunto dal dibattito politico nazionale qualunque riferimento al Mezzogiorno e alle isole. Era stato espunto, quindi, e cancellato anche il tema dell'insularità, degli svantaggi, ma anche delle peculiarità di questi territori, come se, cancellando il tema sulla carta, si potessero cancellare le differenze storiche, sociali, economiche, organizzative e persino orografiche che chi, come me, è nato e cresciuto su un'isola non solo conosce bene, ma si porta addosso per sempre.

Il testo che oggi ci proponiamo di votare restituisce e dispone finalmente che venga riconosciuta costituzionalmente la peculiarità delle isole, delle isole maggiori, quindi, la Sicilia e la Sardegna, ma anche delle tante isole minori che esistono nel nostro Paese, territori spesso dimenticati, abbandonati e ignorati colpevolmente dalla politica e dalle istituzioni, territori con i quali oggi, votando questo provvedimento, la politica e le istituzioni provano a fare pace, perché da oggi parlando delle isole, non penseremo più soltanto agli svantaggi che le stesse vivono, ma penseremo anche alle “peculiarità”. Questo è il termine che si è deciso, appunto, di inserire in Costituzione e che le isole vantano; penseremo al valore aggiunto che esse apportano al Paese per le loro specificità. Ecco, finalmente, il concetto di insularità smetterà di essere soltanto un'accezione negativa. Non sarà soltanto un indice di svantaggio, una condizione minoritaria, un sentimento di esclusione; tornerà ad indicare la necessità di valorizzare e sfruttare le specificità storiche, naturali e culturali che le nostre isole hanno. Finalmente, forse, smetteremo anche di guardare al Sud e alle isole con l'atteggiamento paternalistico di chi ha a che fare con luoghi e popolazioni svantaggiate e saremo costretti a lavorare, perché si riduca l'oggettivo divario che questi territori hanno con il resto del Paese: è innegabile che ad oggi un divario esista e non lo si cancellerà certo con una mera modifica costituzionale.

Ad oggi - e ne sono testimone diretta - da e su quei territori esistono problemi non di continuità, ma di discontinuità territoriale, non di mobilità, ma di immobilità; quelli sono territori dai quali e sui quali è difficile spostarsi. In Sicilia impieghiamo oltre cinque ore in treno per percorrere 100 chilometri e si viaggia a binario unico. Come si possono attrarre, quindi, investimenti, turismo e sviluppo se non si è in grado di offrire servizi mediamente soddisfacenti nemmeno ai propri residenti, nemmeno ai propri cittadini. Le strutture sanitarie sono spesso insufficienti a coprire territori complessi; ad oggi, ancora, i cittadini di Lipari, nelle Eolie, tentano di non farsi scippare l'unico ospedale che hanno, che li obbligherebbe ad andare fino a Messina per curarsi, per sottoporsi a visite, per partorire, lasciandoli privi di qualsivoglia presidio ospedaliero di prossimità.

Manca la coesione sociale su molti di quei territori; ancora oggi - è stato già detto da tanti colleghi prima di me - moltissimi giovani sono costretti ogni giorno, a causa dell'indebolimento del tessuto sociale e della desertificazione industriale e culturale, a trasferire le loro vite altrove, non per scelta ma per necessità.

Allora, è bene e doveroso che questa proposta di legge costituzionale, che noi oggi votiamo, si proponga di riconoscere che sia la Repubblica, nella sua interezza e pienezza istituzionale, e non più soltanto lo Stato, come era previsto nel precedente dettato, a farsi carico di intervenire per rimuovere qualsivoglia condizione di svantaggio, per occuparsi di promuovere lo sviluppo economico, la coesione e la solidarietà sociale, necessari ed inevitabili per garantire e rimuovere ogni squilibrio economico e per favorire il pieno esercizio dei diritti delle persone residenti nelle isole. Anche questa è l'importanza di questa norma, Presidente, che finalmente pone, non soltanto dal punto di vista formale, ma anche sostanziale, la nostra attenzione a quei territori. Tanto si dovrà fare ancora, perché, oltre a rimuovere verbalmente e formalmente questa disparità e queste differenze, lo si faccia anche dal punto di vista sostanziale. Era un passo, però, inevitabile e doveroso che dovevamo e dobbiamo compiere, anche perché il divario tra la penisola e le sue isole è una questione di interesse, non solo locale, ma anche e soprattutto nazionale, perché, se restano indietro quei territori, resta indietro il Paese.

Oggi, non votiamo quindi soltanto la modifica a un articolo della nostra Costituzione, votiamo un impegno: impegniamo la Repubblica a valorizzare quei territori e a garantire un riequilibrio, affinché non vi sia disparità tra chi nasce sulla terraferma e chi nasce su un fazzoletto di terra circondato dal mare. L'ho già detto e lo ribadisco, da siciliana sono grata e orgogliosa che questo Parlamento oggi compia questo passo nella direzione giusta per consentire finalmente ai siciliani, ai sardi, ma anche a tutti gli isolani, di potersi sentire orgogliosi di questa loro condizione di isolani, senza doversi sentire, come è stato fino ad oggi, isolati. Non si tratta soltanto di uno stato d'animo, Presidente, ma si tratta davvero di una condizione di vita.

In quest'ottica, con questo spirito e nella direzione di questo impegno, dichiaro il voto convintamente favorevole a questa proposta di legge da parte del gruppo di Liberi e Uguali (Applausi).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Michele Anzaldi. Ne ha facoltà.

MICHELE ANZALDI (IV). Presidente, Governo, colleghi, finalmente siamo al voto finale del percorso legislativo per la modifica dell'articolo 119 della Costituzione concernente il riconoscimento delle peculiarità delle isole e il superamento degli svantaggi derivanti dall'insularità. Si tratta di una modifica attesa da tempo e tentata anche in altre legislature, ma che purtroppo prima di oggi non era andata a buon fine. Oggi, il Parlamento approva, quindi, un testo su una questione talmente sentita dai cittadini da essere stata oggetto di un'iniziativa popolare. Il testo vuole riconoscere quei costi aggiuntivi derivanti dallo stato dell'insularità in modo che vengano compensati in nome della coesione nazionale.

Il testo di legge costituzionale che oggi votiamo porrà rimedio a un cattivo provvedimento fatto nel 2001 con la riforma del Titolo V della Costituzione. La nuova formulazione dell'articolo 119 aveva portato alla scomparsa di qualsiasi riferimento alla valorizzazione del Mezzogiorno e delle isole come finalità prioritaria.

Si pone, quindi, non solo il concetto di insularità, ma anche la questione, forte e urgente, del riequilibrio degli interventi a favore del Mezzogiorno e delle isole.

Lo spirito del provvedimento vuole fare in modo che le isole, i loro abitanti e gli imprenditori abbiano le stesse condizioni di partenza degli altri italiani. Il voto oggi in Aula di questo provvedimento rappresenta l'avvio di un percorso che permetterà alle isole di competere in condizioni di eguaglianza. Lo Stato riconosce le peculiarità dei territori insulari, ma anche i connessi svantaggi da esse derivanti, promuovendo, quindi, tutte le misure necessarie per rimuovere tali svantaggi. Una necessità denunciata nelle isole, ma che oggi trova qui la risoluzione del problema, con il consenso dell'intero Paese, in nome del principio della coesione territoriale. Si tratta di un problema da tempo denunciato da soggetti istituzionali, forze politiche e sindacali, anche con storie e culture molto distanti, che però hanno saputo lavorare a un percorso condiviso per trovare una soluzione. E oggi, in quest'Aula, con questo voto, affrontiamo la questione in maniera definitiva.

Il testo si compone di un solo articolo e di una relazione che ne spiega le motivazioni, sottolineando la situazione di svantaggio in cui si trovano i cittadini italiani che vivono nelle isole, e, nel contempo, offre gli strumenti perché la comunità nazionale riconosca questa condizione, e quindi si attivi per garantire anche agli abitanti delle isole pari opportunità e pari diritti di cittadinanza. La condizione di insularità è sicuramente una realtà che riguarda direttamente le isole e chi ci vive, ma è giusto che l'intero Paese ne sia consapevole, in modo da farsene carico convintamente con gli opportuni rimedi. Da oggi, con questo testo, si attesta che le regioni insulari presentano caratteristiche geografiche, economiche, demografiche e sociali specifiche, che si traducono in situazioni più difficili e complesse nell'applicazione delle politiche nazionali ed europee.

Si troverà soluzione ai tanti problemi che affliggono abitanti e imprenditori nelle isole. Solo per citarne alcuni: limiti delle dimensioni territoriali, mercato locale limitato, difficoltà a realizzare economie di scala, costi di trasporto molto elevati; sono storici problemi quotidiani. Il documento sulla programmazione economica 2021-2027, approvato dalla Conferenza delle regioni, ci ha detto che la politica di coesione post 2020 non solo non può e non deve lasciare indietro le isole, ma, al contrario, deve riconoscere il ruolo strategico delle isole stesse e creare le condizioni per uno sviluppo paritario e coerente con le altre aree d'Europa. In quella sede era stato chiesto formalmente alle istituzioni europee di prevedere misure normative e programmatiche specifiche per compensare la discontinuità, per una continuità territoriale che, invece, è difficoltosa, e in particolare in Sardegna. La Sardegna, come è evidente, è diversa dalle altre isole, in quanto isolata al centro del Mediterraneo e raggiungibile solo attraverso aereo o nave.

La stessa Corte costituzionale in questi anni si è soffermata più volte sulla questione, evidenziando che lo Stato deve attuare una leale collaborazione con le autonomie territoriali, per ridurre gli svantaggi. Non è - e non sarà - un trattamento di favore ad alcune regioni, ma la presa d'atto delle caratteristiche e delle peculiarità permanenti che distinguono le regioni insulari da quelle continentali. Ciò deriva dal fatto incontrovertibile che l'insularità, intesa come discontinuità territoriale, implica specificità di natura economica, trasportistica, ambientale, sociale e demografica che determinano problematiche assolutamente differenti rispetto alle altre regioni, facendo sì che le isole, per certi versi, si trovino in una condizione di difficoltà maggiore o addirittura, sia detto tra virgolette, di vera e propria inferiorità di opportunità. Per questo occorreva fare questa modifica costituzionale, che corregga lo svantaggio quotidiano affrontato da chi vive nelle isole.

La Commissione europea, nel Rapporto sulla competitività delle regioni europee, pone la Sardegna al 234° posto nel 2019, su 268 valutazioni estremamente negative sulle infrastrutture. Ecco, sulle infrastrutture ci sarebbe molto da dire, e non solo a proposito di grandissimi progetti, ma anche di semplici viadotti o, addirittura, di strade di collegamento tra i principali snodi di trasporto.

Con il voto di oggi su questo provvedimento questo principio viene inserito in Costituzione, affinché si provveda a colmare lo svantaggio e la diversità fra i territori, ponendo tutte le regioni d'Italia sul medesimo piano, con le medesime opportunità e garanzie. Per questi motivi, annuncio il voto favorevole, a nome del gruppo di Italia Viva (Applausi).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Deidda. Ne ha facoltà.

SALVATORE DEIDDA (FDI). Grazie, Presidente. Colleghi, ci tengo a sottolineare l'importanza di questo passaggio, perché questa proposta di legge non viene da un partito politico, ma viene da iniziativa popolare, ed è la prima volta che una legge di questo tipo arriva a compimento. L'importanza viene data da come nasce, da un comitato promotore. Mi permetta, Presidente, di salutarne i rappresentanti, sono qui in tribuna (Applausi), questo aspetto giustamente va sottolineato. Mi permetta di ricordare uno dei promotori che, purtroppo, non c'è più, Roberto Frongia (Applausi), che malauguratamente è scomparso, un assessore della regione Sardegna, che oggi sarebbe felice di essere in quelle tribune a festeggiare. Ed è un'iniziativa popolare che ho sottoscritto nel circolo “Su Nuraghe” di Biella, a testimoniare l'importanza dei circoli sardi in tutta Italia. Per questa petizione la raccolta firme l'ho trovata a Gorizia, l'ho trovata a Treviso, l'ho trovata a Biella, così come in Abruzzo e in ogni regione dove i circoli dei sardi si facevano promotori di questa richiesta di inserimento nella Costituzione. E poi si è diffusa in Sicilia, con le colleghe Carolina Varchi, Carmela Bucalo e con tanti consiglieri regionali e tanti promotori, di ogni partito, che l'hanno diffusa; e devo dire che inizialmente, quando si proponeva ai cittadini - sapete un po' come sono i sardi, e anche i siciliani -, gli stessi ci guardavano e ci dicevano: ma che bisogno c'è di scrivere che noi siamo un'isola, ma non si vede che siamo un'isola? Effettivamente, è una domanda che ci siamo posti: ma qual è il problema di riconoscere che c'è un problema dell'isola? Noi ce lo siamo posti dopo tanto tempo, perché noi siamo orgogliosi di vivere in un'isola, siamo orgogliosi di essere nati, cresciuti, avere un accento e avere un cognome che proviene dalla storia di un'isola, di una delle terre più antiche di Europa, del DNA più antico d'Europa (Applausi). Questo lega noi, i siciliani, le isole minori, e fatemi citare l'Associazione nazionale comuni isole minori. Dopo essere stato eletto deputato - qui mi avete sentito tante volte parlare dei vari argomenti riguardanti le isole, i miei colleghi hanno contato le volte che nominavo la Sardegna in ogni argomento -, ho constatato che quando nei provvedimenti, per esempio, si parla di infrastrutture, così come nei bandi dell'Unione europea e nei bandi ministeriali, noi veniamo associati agli stessi problemi che riguardano, per esempio, il Mezzogiorno, mentre, invece, sono ben altri i problemi che si vivono in Sicilia, in Sardegna o nelle isole. Quando noi rivendichiamo la zona franca - ed è una battaglia del popolo sardo e che Fratelli d'Italia chiederà di fare, inserire e realizzare in nome di questo principio di insularità - ci dicono: dobbiamo costruire dei confini perché le zone doganali vanno confinate. Ma come? In Sardegna, dove c'è un mare, c'è un ostacolo, c'è un “muro” che delimita, non si può fare la zona franca, però nel resto d'Italia, nelle zone colpite magari da depressione economica o da alluvioni, le zone franche si possono fare, nei comuni. Ecco la vera discriminazione quando, a volte, nei colloqui che abbiamo nei Ministeri ci dicono: “l'isola è così”, mentre la zona franca si può fare in Emilia-Romagna, dove non c'è alcun tipo di confine. A noi serve questo, riconoscere in Costituzione che noi abbiamo la grande ricchezza di essere isolani, ma abbiamo anche un grande ostacolo, ossia che quel mare, bellissimo, non ci permette di utilizzare l'auto per arrivare nel resto d'Italia quando un aereo non c'è o è in ritardo.

La nave da Cagliari a Civitavecchia impiega 14-16 ore. Sono tutti ostacoli che non permettono agli imprenditori di investire, agli studenti di frequentare le università che vogliono, agli immigrati di programmare di tornare dai propri nipoti o di curare le proprie case, perché i biglietti costano 600-700 euro: è come andare a New York o a Bali (Applausi). E l'Unione europea sostiene che neanche con i soldi nostri, neanche con i soldi dei sardi e dei siciliani, possiamo far scontare i biglietti ai miei colleghi Trancassini e Gemmato e alle loro famiglie che desiderano venire in Sardegna.

Tutte regole astruse in nome di un libero mercato che, nelle isole, non funziona. È diverso avere la sanità dell'isola di La Maddalena o a Pantelleria o averla, comunque, nel centro di Roma o a Rieti. Se qualcuno si sente male a La Maddalena, a volte, c'è il rischio che non possa essere trasportato, perché l'elicottero non arriva, perché c'è troppo vento. E cosa succede? I parametri sono uguali a La Maddalena come negli altri posti che si possono raggiungere con la macchina: parliamo di Carloforte, parliamo di Ustica. Quante volte si va nei Ministeri e si vede che i bandi per i finanziamenti sono uguali per la Puglia, per l'Abruzzo, per il Lazio, per la Sicilia, per Ustica e per l'isola d'Elba (Applausi)? È per questo che semplicemente alla fine abbiamo dovuto raccogliere le firme per una banalità, cioè che siamo isolani. L'Italia è bella perché è unita, è tanto differente e con tante peculiarità diverse e cresceremo quando riconosceremo tutte queste differenze. È diverso vivere sulla costa e vivere a 1.000 metri di altezza, perché sulla costa c'è il turismo, è facile viverci, mentre in montagna, a volte, chi non è abituato, dopo la prima volta ci ritorna l'anno successivo e non certo la settimana successiva. È difficile viverci; è qui che avviene lo spopolamento. Quindi, quando chiediamo la defiscalizzazione per le aree montane, come per le isole, lo facciamo non perché siamo contro l'unità d'Italia, ma perché è diverso vivere. Non siamo tutti uguali, non c'è un costo della vita uguale.

Quindi, questa dev'essere una battaglia a partire dalla prossima legislatura; spero che avverrà con tutte le forze politiche, perché questa è una vittoria di tutti, dei cittadini, ed è una bella pagina. Smentiamo gli scettici che – lo ripeto - diranno: “Da domani non mi cambia la vita”. Certo che non ti cambia la vita da domani, perché lo inseriamo in Costituzione. Ma il messaggio forte che deve arrivare è che ci ricordiamo degli isolani non solo quando c'è da tassare, ma ci ricordiamo degli isolani sempre e da domani abbiamo una responsabilità in più. È scritto nella Costituzione e, allora, dobbiamo adeguare tutte le leggi a questo: lo rivendichiamo con orgoglio.

Vado a concludere, Presidente. Mi permetta di ricordare che oggi è il sesto anniversario della scomparsa di Mariano Delogu, un senatore di Alleanza Nazionale e sindaco di Cagliari (Applausi). Lui è stato un grande alfiere della sardità e delle battaglie degli isolani. Oggi è un giorno di festa e di consapevolezza. Dopo ci ritroveremo, con tutte le forze politiche, col comitato promotore, per raccontare cosa dovremo fare da domani in poi. Questa è una chiamata di responsabilità.

Mi permetta, poi, di ringraziare il mio capogruppo, Francesco Lollobrigida, Giorgia Meloni e tutto il gruppo di Fratelli d'Italia (e anche lei, Presidente), perché, in questa legislatura - e faccio un po' di autoreferenzialità -, mi hanno lasciato carta bianca in tutte le Commissioni, riconoscendo l'autonomia e le necessità della Sardegna. Le hanno sostenute: hanno sostenuto la zona franca e hanno sostenuto la battaglia sui trasporti, perché hanno dimostrato di riconoscere che bisogni delle isole sono diversi, come è successo per la Sicilia, Rivendichiamo questa diversità. Siamo orgogliosi di essere italiani, ma, prima di tutto, siamo sardi e siciliani, siamo isolani e ne siamo veramente orgogliosi. Nasciamo e moriremo sardi o siciliani, comunque isolani (Applausi - Congratulazioni)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Roberta Alaimo. Ne ha facoltà.

ROBERTA ALAIMO (IPF). Grazie, Presidente. Colleghe e colleghi, oggi l'Assemblea approverà definitivamente la proposta di legge costituzionale di iniziativa popolare di modifica dell'articolo 119 della Costituzione, concernente il riconoscimento delle peculiarità delle isole e il superamento degli svantaggi derivanti dall'insularità. Tale proposta è volta ad assicurare una maggiore tutela per i diritti che la nostra Costituzione garantisce in modo uguale a tutti i cittadini, compresi quelli che risiedono nelle isole, rimuovendo gli svantaggi derivanti dall'insularità.

Il provvedimento introduce un comma aggiuntivo, dopo il quinto comma dell'articolo 119 della Costituzione, ai sensi del quale, per l'appunto, “La Repubblica riconosce le peculiarità delle Isole e promuove le misure necessarie a rimuovere gli svantaggi derivanti dall'insularità”. Ricordo che il testo è stato modificato al Senato, la cui istruttoria legislativa ha evidenziato, in particolare, come le modifiche siano volte ad evitare che il termine “insularità” in Costituzione sia considerato esclusivamente come fonte di svantaggio. Per tale ragione, è stato inserito il riferimento al riconoscimento della peculiarità delle isole, espressione che, se intesa in un'accezione ampia e inclusiva della promozione delle specificità e non a una mera presa d'atto, sottende a una valorizzazione delle specificità di carattere culturale, storico e naturalistico di tali territori.

Insieme per il Futuro è indubbiamente favorevole all'approvazione di questo provvedimento. L'introduzione in Costituzione del riconoscimento del grave e permanente svantaggio naturale derivante dall'insularità è da considerarsi un traguardo storico, atteso da decenni dalla Sicilia e dai siciliani, così come dalla Sardegna e da tutte le isole italiane, comprese le isole minori. Le ragioni per cui stiamo esaminando questo provvedimento hanno origine dalle modifiche al Titolo V e all'articolo 119 della Costituzione introdotte nel 2001, che hanno inserito in Costituzione il principio del federalismo fiscale, superando il riferimento alla valorizzazione del Mezzogiorno e delle isole come finalità prioritaria dell'intervento statale.

Purtroppo, come sappiamo, il processo attuativo dell'articolo 119 è stato problematico e alcune norme di rango primario sono rimaste inattuate. Eliminare dal testo costituzionale ogni riferimento all'insularità, sostituendolo con un riferimento ai territori con minore capacità fiscale per abitante a prescindere dalle condizioni geografiche, è stato il frutto di una stagione politica pseudofederalista che guardava al Sud e alle isole con ben poco favore, acuendo i motivi di svantaggio. Si è scelto di seguire il miraggio di un regionalismo competitivo che, però, per funzionare ha bisogno di uguali condizioni di partenza. Da qui anche l'esigenza di un nuovo intervento di revisione costituzionale e il provvedimento che oggi ci accingiamo a votare ci dà la possibilità di porre rimedio a quel grave errore.

Gli studi e la documentazione elaborata negli ultimi anni, in particolare in sede di Unione europea, evidenziano come le isole presentino situazioni di svantaggio che si riflettono su vari ambiti, tra cui i trasporti e la ridotta capacità economica. Mi preme segnalare particolarmente i maggiori tassi di invecchiamento della popolazione residente, atteso che le minori opportunità economiche incentivano lo spopolamento dei giovani verso la terraferma: dunque, ridotti tassi di occupazione e una minore qualificazione professionale della forza lavoro.

Partendo dall'analisi di quest'ultimo tema, non posso esimermi dal fare un approfondimento specifico sulla mia terra d'origine, la Sicilia. Il rischio di desertificazione della Sicilia, in termini di vertiginoso calo della popolazione residente, è concreto e tangibile. Sono, infatti, migliaia le persone che anno su anno muoiono, non nascono o attraversano lo Stretto in cerca di maggiore fortuna nel continente.

L'Istat, nell'ultimo aggiornamento sui dati relativi alla popolazione residente, ha certificato che la Sicilia non è una terra per giovani. Un'intera generazione sta progressivamente abbandonando il paese natio in cerca di maggiori chance altrove. Negli ultimi dieci anni sono stati persi 300 mila residenti e nei prossimi quarant'anni il calo sarà ancora più vistoso, arrivando a 1,5 milioni di siciliani in meno, cosa che porterà l'isola a contare qualcosa come 3,5 milioni di abitanti rispetto ai quasi 5 milioni di oggi.

Le imprese intestate ai giovani sono diminuite di quasi 16 mila in 10 anni (da 69 mila a 53 mila). Il governo regionale siciliano, con un documento sulla stima dei costi dell'insularità per la Sicilia, ha approfondito la condizione di insularità per il rilancio dell'autonomia speciale siciliana, fornendo una stima dei possibili costi legati alla condizione di insularità della Sicilia, calcolati in circa 6 miliardi di euro l'anno da prendere in considerazione per definire le strategie di sviluppo della Sicilia in un contesto nazionale ed europeo.

Sul versante comunitario, l'ordinamento dell'Unione europea ha dedicato e sta dedicando particolare attenzione alla condizione delle isole, tenendo come faro-guida la norma cardine dell'articolo 174 del Trattato sul funzionamento dell'Unione europea, secondo cui l'Unione europea sviluppa e prosegue la propria azione intesa a realizzare il rafforzamento della sua coesione economica, sociale e territoriale al fine di promuovere uno sviluppo armonioso dell'insieme dell'Unione. Grande attenzione al tema è stata posta, in particolare, dal Comitato europeo delle regioni, oggi presieduto da Vasco Cordeiro, che ha più volte richiamato l'esigenza di una politica di coesione nei riguardi delle isole.

Mi preme particolarmente segnalare, infine, la recente approvazione della “Risoluzione del Parlamento europeo del 7 giugno 2022 sulle isole dell'UE e la politica di coesione: situazione attuale e sfide future”, di iniziativa del Presidente della Commissione europea per lo sviluppo regionale Omarjee, resa possibile anche grazie al sostegno e alla proficua collaborazione, per l'Italia, del vicepresidente della regione siciliana, Gaetano Armao, e del governatore della Sardegna, Christian Solinas, rappresentanti delle due isole maggiori al Comitato europeo delle regioni. Con tale risoluzione, il Parlamento europeo ha indirizzato alla Commissione la richiesta di un programma specifico e di un atto per le isole per ridurre il divario socioeconomico tra le aree continentali e le isole stesse.

L'insularità, in altre parole, è al centro del dibattito, nazionale e comunitario, e, se ben gestita, potrebbe diventare un'opportunità per il futuro, l'occasione per rilanciare la questione meridionale. Toccherà ai prossimi Governi mettere in campo i decreti attuativi, per rendere vivo ed effettivamente operante il principio costituzionale anche sul piano economico.

In conclusione, Presidente, colleghe e colleghi, è evidente che le regioni insulari presentano caratteristiche permanenti che le distinguono dalle altre regioni. Tale evidenza deriva dal fatto indiscutibile che l'insularità, intesa come discontinuità territoriale, implica specificità di natura economica, ambientale, trasportistica, sociale e demografica che determinano un oggettivo svantaggio rispetto alle altre zone continentali. Il riconoscimento del principio di insularità in Costituzione ha raccolto il consenso della società civile in ogni sua declinazione. Essere un'isola comporta enormi costi aggiuntivi che devono essere compensati in nome della coesione nazionale, con l'obiettivo di rendere uguali i punti di partenza di tutti i cittadini italiani, D'altra parte, non dobbiamo - e non possiamo - trascurare la necessità di continuare a individuare anche tutte le misure che permetterebbero alle nostre regioni insulari di offrire, non solo all'Italia, ma anche a tutti i Paesi dell'Unione europea e del Mediterraneo, tutti i vantaggi dell'insularità, contribuendo così al percorso di sviluppo nazionale, europeo e internazionale.

Con questo testo finalmente si rafforza il concetto che serve un atteggiamento non più volto esclusivamente al riequilibrio di sbilanciamenti esistenti ma propositivo, nell'ottica dell'esaltazione delle peculiarità territoriali. D'ora in poi, le diverse maggioranze che si alterneranno alla guida del Paese sapranno che c'è un indirizzo costituzionale preciso sull'insularità che ogni legislatore è chiamato a rispettare, con l'auspicio che l'approvazione definitiva di questo provvedimento sia solo il primo tassello di un percorso che porterà, nei prossimi anni, alla concreta valorizzazione del patrimonio storico, naturale e identitario delle isole del nostro Paese.

Concludo, signor Presidente, con un sincero ringraziamento rivolto a tutti i gruppi parlamentari per la disponibilità e la sensibilità dimostrate nel sollecito esame di questo provvedimento. Se così non fosse stato, col senno di poi questo provvedimento molto probabilmente non avrebbe visto la luce nel termine di questa legislatura, ormai agli sgoccioli. Questa è la migliore dimostrazione che in questa legislatura, quando abbiamo lavorato insieme, nella stessa direzione, siamo riusciti a fare cose buone (Applausi).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Cappellacci. Ne ha facoltà.

UGO CAPPELLACCI (FI). Grazie, Presidente. Salude a totus! Oggi è un giorno molto importante per la Sardegna e per la Sicilia, ma io credo che sia un giorno altrettanto importante per il Paese ed è un giorno importante anche per l'Europa.

Ci tenevo a salutare nella nostra lingua sarda, perché tengo a sottolineare l'unicità della nostra terra, del nostro essere sardi, della nostra cultura, della nostra tradizione e della nostra storia. Tuttavia, noi non dimentichiamo mai - lo ricordo a me stesso, per ricordarlo a tutti - che noi siamo e ci sentiamo sardi, ma siamo e ci sentiamo italiani, ci sentiamo europei e siamo cittadini del mondo. Per esserlo a pieno titolo, noi vogliamo essere cittadini liberi e questa libertà ci può essere assicurata se ci sono assicurate le condizioni per poter avere lo stesso trattamento che viene riservato ai nostri fratelli della Lombardia o ai nostri fratelli di Berlino o di Barcellona. Non cambia: noi vogliamo essere cittadini europei e avere pari opportunità. Questa libertà per noi significa che noi dobbiamo essere liberi di scegliere di mettere casa in Sardegna, di fare una famiglia in Sardegna, di avere il nostro lavoro, che ci dia la possibilità di vivere in modo dignitoso e di dare il nostro contributo alla società, in Sardegna, dobbiamo essere liberi di scegliere di vivere nelle zone interne (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente) e non essere costretti ad andare, invece, in periferia, sulle coste, per poter avere garanzie in termini di tutela della salute, di tutela del lavoro. Vogliamo essere liberi anche di mandare i nostri ragazzi a studiare dove ritengono, perché abbiamo veramente tantissime intelligenze che si sono formate e hanno fatto un percorso come cittadini del mondo, ma poi vorremmo che questi ragazzi fossero liberi di tornare in Sardegna a dare il loro contributo. Perché questo accada ci devono essere delle condizioni di base. Oggi noi abbiamo la possibilità di arrivare a un risultato importante.

In prima battuta, io voglio ringraziare tutti coloro i quali si sono spesi per arrivare a questo risultato, un risultato storico che ha visto un'intera terra, ha visto un'intera classe dirigente, ha visto un intero popolo impegnato per ottenerlo. Ringrazio per questo gli amici riformatori (Applausi), ringrazio e ricordo, in modo commosso, Roberto Frongia (Applausi), con cui condividevo le origini iglesienti, ringrazio tutto il Comitato, che si è speso per questo, ringrazio tutti i sindaci che hanno fatto questa battaglia, e l'hanno fatta veramente con grande determinazione e con grande passione. Ringrazio, però, anche tutti voi, cari colleghi, ringrazio la Conferenza dei presidenti di gruppo che ha deciso, con grande disponibilità, con grande generosità e con grande visione - dico io - che, nonostante ci trovassimo in questa situazione di crisi, questo provvedimento potesse essere trattato e potesse arrivare alla battuta finale, al risultato finale, al traguardo finale. Questo traguardo è davvero straordinariamente importante. Faccio un esempio al riguardo, che potrà sembrare banale: la condizione di insularità, da un lato, ha fatto sì che la Sardegna - ma vale per tutte le isole d'Europa e del mondo, se si considera che in Europa il 3 per cento della popolazione, cioè 15 milioni di persone, vive nelle isole - venisse salvaguardata e ha fatto sì che si caratterizzasse per questa sua unicità; però, dall'altro, ed è questo il nodo della questione sarda, non solo dall'Unità d'Italia, ma da sempre, ci penalizza e ci crea una serie di svantaggi strutturali che sono banali. Pensate alle infrastrutture per la mobilità: tutta l'Italia è attraversata dai treni veloci e dalle autostrade; poi, si arriva al mare - e questo costituisce un limite - e poi, però, quelle infrastrutture non riprendono dopo il mare, non ci sono in Sardegna, semplicemente non ci sono.

Quanto al tema della continuità territoriale, purtroppo essa è basata su regole che ha imposto l'Europa. Ai tempi della mia presidenza, eravamo riusciti a ottenere un risultato straordinariamente importante perché potevano venire in Sardegna, allo stesso prezzo e con le stesse condizioni, il sardo, i residenti, i nostri fratelli che sono emigrati e che tornano in Sardegna ma anche gli altri italiani e anche gli altri cittadini del mondo, perché avevamo la tariffa unica.

Oggi, per un'interpretazione restrittiva, non per un cambio di quadro normativo dell'Europa, questo non è stato possibile e c'è stato negato. Allora, noi chiediamo a tutti voi di ribellarvi, insieme a noi, al “ce lo dice l'Europa” (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente). Noi non possiamo più accettare il “ce lo dice l'Europa”; dobbiamo andare in Europa e dire: “ce lo dice la Sardegna, ce lo dicono le isole”, perché quei fratelli sono cittadini che vogliono dare il loro contributo. Noi non chiediamo assistenza - badate bene -, non siamo qui ad autocommiserarci, a porgere la mano e a dire: “per favore aiutateci”! No, noi vi diciamo: “per favore, dateci la possibilità di dare il nostro contributo”; vedrete che sarà un contributo costruttivo e prezioso per mandare avanti, in un momento di grande difficoltà, l'intero Paese. La Sardegna peraltro ha una condizione geografica straordinaria rispetto al futuro: si trova al centro del Mediterraneo, è baricentrica, in uno scenario, quello euromediterraneo, che sta cambiando la geopolitica e che, nel futuro prossimo, vedrà un cambiamento totale anche dei processi che presiedono alla formazione del PIL, del prodotto interno lordo mondiale, perché ci sono già Paesi dell'Africa che hanno delle performance straordinarie e la popolazione africana raddoppierà nei prossimi cinquant'anni. La Sardegna è un avamposto strategico per l'Italia e per l'Europa.

Con la modifica costituzionale, avremo la possibilità - una possibilità storica, unica nella storia - di seguire, lavorare e costruire per una legislazione che dia sostanza, che dia gambe e che dia risorse. Badate, e concludo il mio intervento con questa assunzione di responsabilità: noi non vogliamo le risorse per tappare buchi o coprirli in modo confuso e disordinato; noi qui, rivendicando questo diritto, facciamo un'assunzione di responsabilità e siamo consapevoli del fatto che, a fianco a quel diritto, ci saranno i doveri. Ma credetemi, cari colleghi, noi, da sardi, da isolani, insieme agli amici siciliani, non vediamo l'ora di poter fare il nostro dovere, non vediamo l'ora di poter dare questo contributo. Allora, metteteci nelle condizioni di poter dare il nostro contributo e di farci sentire a tutti gli effetti vostri fratelli, di farci sentire italiani, europei e cittadini del mondo (Applausi).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Romina Mura. Ne ha facoltà.

ROMINA MURA (PD). Grazie Presidente, colleghe e colleghi e signora sottosegretaria. Io vorrei iniziare questa dichiarazione di voto, ringraziando il Presidente, la Presidenza della Camera e i presidenti di tutti i gruppi parlamentari, in particolare la nostra, Debora Serracchiani, per aver acquisito, come priorità degli ultimi atti di questo Parlamento, l'approvazione definitiva della legge costituzionale di inserimento del principio di insularità; non si sarebbe potuto fare altrimenti. Quindi, partiamo da questo, riconoscendo il ruolo centrale che il Parlamento ha avuto nelle altre letture e, in particolare, nello scegliere questo momento in questa giornata. Ritengo che, facendo questa scelta, il Parlamento abbia di fatto sventolato oggi in quest'Aula - e in tutto il percorso che abbiamo fatto - quell'articolo 3 della Costituzione, che prevede che la Repubblica rimuova gli ostacoli che di fatto impediscono di essere liberi e uguali, e riconosciuto, attraverso il reinserimento dell'insularità in Costituzione, che la condizione di vivere, lavorare, formarsi, curarsi e spostarsi da e per un'isola è una condizione particolare, soggetta a dinamiche che talvolta - ahimè quasi sempre - precludono la possibilità di accedere ai principali diritti costituzionali. Stiamo parlando di circa 8 milioni di italiani. Allora, la proposta di legge costituzionale che a breve andremo a votare definitivamente, è importante per il merito, ma è importante - lo hanno detto anche altri colleghi - anche per come è arrivata sino a qui. L'ho detto poc'anzi: la centralità del Parlamento è stata fondamentale, così come fondamentale è stata la battaglia di popolo, con i sindaci ed il Comitato promotore, che anch'io saluto qui in Aula, le associazioni imprenditoriali ed economiche, il popolo sardo, quello siciliano e delle altre isole, che hanno contribuito, in diversa misura, con la Sardegna protagonista, a raccogliere le firme e a provare a incrociare il sentimento popolare con la disponibilità parlamentare che c'è stata e questa è una cosa molto importante.

Ho parlato di reintroduzione del principio di insularità, perché - come è stato già detto dai colleghi - il legislatore costituente introdusse l'insularità in Costituzione. Nella originaria formulazione dell'articolo 119 lo Stato riconosceva la questione meridionale e il fattore insulare, come poi è stato definito da molti studiosi, quali questioni dirimenti per fare nei fatti l'Italia, che era una e indivisibile sulla Carta costituzionale, ma appunto non nei fatti, anche con riferimento a certe dinamiche. Poi, con la riforma costituzionale del 2001, invece, si scelse di inserire - senza citare né il Meridione, né la questione insulare - il concetto più generale di “aree sottoutilizzate”, fra l'altro facendo un passaggio ulteriore, perché prima si parlava di “aree depresse”; poi, con tutte le politiche di coesione nazionale, confluite anche nel quadro europeo delle identiche politiche, si è cominciato a parlare di aree sottoutilizzate, ad indicare - credo che qui ci sia un passo in avanti importante di quella legislazione - che quelle aree erano determinanti per lo sviluppo del Paese. Erano quindi aree sottoutilizzate, rispetto alle quali intervenire con la perequazione e la compensazione per provare a creare una tendenziale parità di partenza. Quella riforma costituzionale, in qualche modo, ha recepito l'elaborazione culturale e politica del tempo, quindi il federalismo, il federalismo perequativo nel nostro caso, e ha disposto tutta una serie di strumenti. Dico questo perché poi, secondo me, la formulazione dell'articolo 119 di oggi mette insieme sia l'intento del legislatore costituente, sia le innovazioni importanti della legge costituzionale del 2001. Perché le mette insieme? Perché riconosce di nuovo il fattore insulare, rinominando l'insularità come fattore su cui incidere per provare a creare quelle condizioni di parità di partenza, però, allo stesso tempo, continua a tenere gli altri strumenti indicati nella stagione del federalismo perequativo, quali la programmazione pluriennale, la logica dell'addizionalità delle risorse, la determinazione propedeutica dei livelli essenziali delle prestazioni, il ruolo proattivo delle regioni, a maggior ragione dopo l'introduzione dell'autonomia differenziata. Quindi, il fatto di mettere insieme queste due visioni, l'articolo 119 con la formulazione attuale, non solo rappresenta il riconoscimento ed il reinserimento di una situazione geografica, sociale ed economica peculiare; si inserisce, infatti, nel dibattito politico un elemento ulteriore, quello dell'insularità, che diventa - passatemi questo concetto - il parametro base per andare ad individuare gli altri livelli essenziali della prestazione, per poi perequare e quindi definire i fabbisogni standard dei territori, destinando ovviamente le risorse necessarie per la loro realizzazione, perché il tema è sempre quello delle risorse. Ovviamente quando parliamo di isole - ci tengo a dirlo, anche perché ci tengono tutti gli isolani d'Italia -, parliamo di Sardegna e Sicilia che sono le isole marittime più importanti, ma ce ne sono tante altre di isole marittime, così come ci sono le isole fluviali, le isole lacustri, le città insulari, quindi andiamo a parlare - lo ripeto - ad 8 milioni di italiani che vivono in diverse parti del Paese, sia nelle regioni a statuto ordinario, sia nelle regioni a statuto speciale.

E allora io ritengo - il tempo scorre e tutte le cose che volevo dire non riuscirò a dirle - che inserire il principio di insularità in Costituzione non risolva i problemi, perché da domani non è che cambiano, lo hanno detto bene i colleghi, le disuguaglianze strutturali che vivono i nostri territori. Si tratta di disuguaglianze che, come dire, sono ampliate al cubo dalla disuguaglianza fondamentale, che è quella della discontinuità territoriale, e mi riferisco a quelle di genere, generazionali, di competenza e di conoscenza, che, per esempio, nell'Italia insulare, Sardegna e Sicilia (Italia insulare è anche il termine utilizzato a livello statistico per indicare le dinamiche economiche e sociali di quei territori), sono tremende, sono amplissime. E ce lo dicono chiaramente gli ultimi dati sui NEET, sulla dispersione scolastica, sul disallineamento delle competenze, sul lavoro femminile e su tanti altri fattori di sviluppo socio-economico.

E quindi io ritengo che l'inserimento del principio di insularità in Costituzione, pur non risolvendo questi problemi, nell'immediato, diventi una condizione e, se volete, anche il punto di partenza di un nuovo cantiere costituente, che metta al centro il ruolo del regionalismo italiano nelle sue varie varianti, in quelle del regionalismo ordinario e delle sacrosante e legittime istanze anche di regionalismo differenziato, e il ruolo delle autonomie speciali, che ovviamente deve essere rivisto e, per quanto mi riguarda, ampliato e riperimetrato anche sulla base di quelle che saranno le istanze di regionalismo differenziato che andranno avanti.

Ritengo che attraverso il principio di insularità - e qui mi soffermo un attimo sull'autonomia speciale - si possa davvero rilanciare quel meccanismo pattizio che qualifica e sta alla base del rapporto Stato-regioni a statuto speciale; rapporto che, guardando al percorso e al tempo trascorso che ci lasciamo alle spalle, presenta luci e ombre: luci quando, a fronte di governi regionali che hanno percepito appieno la specialità come responsabilità di guidare processi complessi, si è determinato un ruolo del Governo nazionale di accompagnamento di questi processi; ombre quando, invece, a fronte dell'inerzia regionale, e questo si è presentato in diversi casi, anche attualmente, lo Stato ha espanso le sue prerogative invadendo anche spazi originariamente destinati all'autonomia. E, allora, io dico che questa è un'occasione importante per lo Stato, ma anche per le regioni, di rimettere a punto il sistema regionale e, in particolare, quello delle regioni a statuto speciale.

Concludo, annunciando ovviamente il voto favorevole, convintamente favorevole, del gruppo del Partito Democratico e aggiungendo qualcosa a una recente dichiarazione del presidente Zaia, che ha detto, riferendosi proprio all'autonomia differenziata, “saremmo un nido di vespe, vogliamo l'autonomia”; ecco, io, a questo principio, legittimo, a questa dichiarazione, legittima, ne affianco un'altra, che non è mia, ma comunque la dico, come autonomista, fra i primi che hanno portato questa aspirazione e questa coscienza nelle masse popolari: “Dico, con gli autonomisti, che questa grande riforma, che noi concepiamo fondamentale, dopo quella della Repubblica, sarà da noi difesa come una prima conquista democratica, e con la stessa lealtà, aggiungerei, con lo stesso fanatismo, con cui siamo stati decisivi a difendere la Repubblica”. Erano parole di Emilio Lussu, che il 30 gennaio 1948 svolgeva l'intervento come relatore della legge costituzionale per la specialità della Valle d'Aosta (Applausi).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Mario Perantoni. Ne ha facoltà.

MARIO PERANTONI (M5S). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, membri del Governo, prima di spendere due parole in occasione di questa bella giornata, che vede tutto l'emiciclo concorde nell'approvazione di questa modifica costituzionale, vorrei, però, ricordare un altro 28 luglio, il 28 luglio 1983: nel cuore della Gallura si sviluppò, a quel tempo, un gravissimo incendio, un rogo che provocò 9 morti, 15 feriti e bruciò oltre 18 mila ettari di bosco. Quindi, oggi è una giornata particolare, perché, a fronte del ricordo di una tragedia così immane, che è ancora viva nel ricordo di tutti i sardi, andiamo a scrivere una bella pagina di storia, una bella pagina di storia parlamentare, una bella pagina di storia che nasce dall'impulso popolare. Questa approvazione definitiva di una riforma costituzionale nasce grazie all'impulso dato da un comitato promotore, che, come altri colleghi hanno ricordato, è qui presente e che ringrazio (Applausi), dall'impulso che centinaia di migliaia di cittadini hanno dato per questa modifica costituzionale così importante per 7 milioni di italiani; 7 milioni di italiani che vivono nelle isole, che vivono principalmente in Sicilia in Sardegna, e che vivono anche in tutte quelle splendide isole che costellano il nostro mare. È un testo che mi auguro ponga le basi per una svolta per i cittadini che le abitano, che da tempo aspettano e attendono un segnale forte e deciso in risposta ai disagi e alle penalizzazioni che vivono nel quotidiano. Essere isolani comporta enormi costi aggiuntivi, dei quali si deve necessariamente tener conto e che devono essere adeguatamente compensati, nella prospettiva di una Repubblica concretamente equa e solidale, che dia sempre crescente effettività al principio di eguaglianza sostanziale, assicurando a tutti i suoi cittadini pari strumenti e opportunità (Applausi).

Riconoscere, nella nostra Costituzione, le peculiarità della condizione di insularità è un passaggio fondamentale per predisporre i rimedi atti a rimuovere gli svantaggi derivanti da tale condizione, da un lato, e valorizzare le specificità di carattere culturale, storico e naturalistico di tali territori, dall'altro lato. Si rende, dunque, necessario e opportuno questo intervento di integrazione e di modifica dell'articolo 119, perché il processo attuativo dell'articolo 119 della Costituzione non è stato lineare e, come è stato ricordato anche da altri colleghi, alcune norme di rango primario sono rimaste sostanzialmente inattuate. Da qui, quindi, l'esigenza di un nuovo intervento di revisione costituzionale, al fine di riconoscere espressamente le peculiarità delle nostre regioni insulari e porle in condizione di colmare gli svantaggi e offrire non solo all'Italia, ma anche a tutti i Paesi dell'Unione europea e del Mediterraneo, i vantaggi che dall'insularità derivano, contribuendo, in questo modo, al percorso di sviluppo nazionale ed europeo.

Questa proposta di legge offre finalmente l'occasione per dare la dovuta collocazione nel nostro ordinamento al concetto di insularità, porre nuovamente all'attenzione le differenti realtà del nostro Paese e ribadire che in alcune aree del nostro Paese, in particolare nelle isole, è maggiore il rischio povertà, sussistono forti squilibri occupazionali, vi sono notevoli sperequazioni infrastrutturali ed economiche. Da un punto di vista economico, l'insularità rappresenta, infatti, un freno allo sviluppo, essendo oggettivamente più difficoltose le possibilità di collegamento e di scambio con le altre regioni. Grande rilevanza assume la senilizzazione della popolazione, posto che le minori opportunità economiche incentivano lo spostamento dei giovani verso altre destinazioni. Nel complesso, le situazioni di svantaggio connesse all'insularità favoriscono ridotti tassi di occupazione e una minore qualificazione professionale della forza lavoro. Sul piano dei trasporti, come è stato ricordato dai colleghi che mi hanno preceduto, in particolare vi è la difficoltà di assicurare, a costi competitivi e contenuti, costanti e sostenibili, linee di collegamento con la terraferma, sia per le persone, sia per le merci, con le altre regioni e con gli altri Paesi d'Europa, e riguardo ai flussi turistici con gli altri Stati. Sicilia, Sardegna e isole minori vivono di turismo, dovrebbero vivere di turismo e vi è la necessità di incrementare e di facilitare il trasporto dei turisti e delle persone che vengono ad arricchirci, non solo economicamente, ma anche culturalmente, con la loro presenza.

Ancora, le isole si caratterizzano per un ecosistema fragile e soggetto a rapidi mutamenti climatici, all'erosione delle coste e alla siccità. Dall'altro lato, il relativo isolamento consente una più efficace tutela degli ecosistemi e delle specificità ambientali e culturali. Il rafforzamento e la valorizzazione delle identità culturali, storiche e ambientali è occasione di attrazione di capitali e persone, e può promuovere le produzioni locali sui mercati esteri. L'intento delle politiche di coesione nazionali ed europee è proprio ridurre il divario tra i livelli di sviluppo delle varie regioni e il ritardo delle regioni meno favorite. Tra queste regioni non posso non ricordare che la Sardegna continua ad avere uno svantaggio infrastrutturale e strutturale che si concretizza in danni di carattere sociale, economico e culturale; svantaggio che il rapporto dell'Istituto Bruno Leoni mette drammaticamente in evidenza.

È pari a 5.700 euro il peso che ogni cittadino della Sardegna sopporta a causa della condizione di insularità. Poi, c'è il sud della Sardegna, in particolare il Sulcis, che è la provincia più povera d'Italia, con un valore aggiunto per abitante, rilevato nel 2018, pari ad appena 12.900 euro, circa la metà della media nazionale, che è di 25.700 euro. La Sardegna, inoltre, si trova al di sotto della media europea e italiana in quasi tutti gli indicatori adottati dalla Commissione UE per esprimere la competitività delle regioni. La regione si colloca, infatti, al posto n. 234 su 268, con valutazioni estremamente negative su alcune dimensioni cruciali, come le infrastrutture, alle quali ho già fatto riferimento, il capitale umano, l'innovazione e, in generale, la qualità dell'azione amministrativa.

Le ragioni storiche e sociali di questo divario sono molteplici, ma è intuitivo sottolineare che l'insularità rappresenta una variabile esplicativa di rilievo. Da un lato, la minore dimensione del mercato vincola la Sardegna e le isole a un minor grado di specializzazione produttiva, in quanto è meno agevole scambiare prodotti con gli altri territori; dall'altro lato, i maggiori costi della logistica e dei trasporti, oltre alle difficoltà nei trasferimenti interni dovuti alla complessa morfologia e alla scarsa infrastrutturazione dell'isola, diminuiscono i benefici dello scambio. Altro fattore che appare contemporaneamente causa e conseguenza del basso PIL pro capite è la dotazione infrastrutturale, che in Sardegna è bassa, sia nel confronto con la media nazionale, sia rispetto alle altre regioni del Mezzogiorno, così come ci ha detto lo Svimez nel 2019.

Individuare gli ostacoli allo sviluppo, che siano specifici delle isole maggiori e delle isole minori del nostro territorio e della nostra Nazione, risponde non solo all'obiettivo politico di favorire la convergenza territoriale, ma anche a quello, più generale, di garantire a tutti i cittadini un tenore di vita adeguato e dignitoso, un'adeguata fruibilità dei servizi pubblici e pari dignità sociale (Applausi).

Oggi, a 160 anni dall'unità d'Italia, non è più tollerabile che esista ancora un'Italia a due velocità: il Settentrione, saldamente ancorato alla sfera economica europea, e il Meridione, ineluttabilmente al di sotto degli standard continentali, perennemente in affanno, scarsamente attrattivo per gli investitori e soggetto alla continua emorragia dei suoi giovani. Questa legge di modifica costituzionale è una legge che va nella direzione di porre rimedio a questa ingiustizia. Per tali ragioni, il MoVimento 5 Stelle sostiene l'approvazione di questo testo. Infatti, l'introduzione in Costituzione del riconoscimento della peculiarità della condizione di insularità e, quindi, del grave e permanente svantaggio fisiologico che ne deriva è certamente un risultato storico.

Concludo, quindi, signor Presidente, ringraziando tutti coloro che si sono adoperati per arrivare a questo risultato, le Presidenze della Camera e del Senato, i colleghi, i presidenti di gruppo. Annuncio, pertanto, il voto favorevole del MoVimento 5 Stelle (Applausi).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Guido De Martini. Ne ha facoltà.

GUIDO DE MARTINI (LEGA). Presidente, Governo, onorevoli colleghi, oggi ci accingiamo ad approvare definitivamente l'atto Camera n. 3353-B, che prevede la modifica dell'articolo 119 della Costituzione, concernente il riconoscimento delle peculiarità delle isole e il superamento degli svantaggi derivanti dall'insularità. Il provvedimento, che si basa su una proposta di legge costituzionale di iniziativa popolare, è stato già approvato definitivamente dal Senato della Repubblica.

Entrando nel merito, la proposta di legge costituzionale è diretta ad introdurre un comma aggiuntivo, dopo il quinto comma dell'articolo 119 della Costituzione, ai sensi del quale “La Repubblica riconosce la peculiarità delle Isole e promuove le misure necessarie a rimuovere gli svantaggi derivanti dall'insularità”. La formulazione originaria della proposta di legge costituzionale di iniziativa popolare prevedeva che lo Stato fosse tenuto a riconoscere il grave e permanente svantaggio naturale derivante dall'insularità e a disporre le misure necessarie a garantire un'effettiva parità e un reale godimento dei diritti individuali e inalienabili.

PRESIDENTE. Deputato De Martini, le chiedo di pazientare un attimo. Ovviamente, blocchiamo il tempo. Colleghi deputati, stiamo ascoltando l'ultimo intervento in dichiarazione di voto su questo importante provvedimento a cui tutti teniamo. Quindi, vi chiedo di fare silenzio. Prego, prosegua.

GUIDO DE MARTINI (LEGA). Nel corso dell'esame in sede referente al Senato il testo iniziale è stato oggetto di modificazioni, i cui principali elementi di novità possono essere individuati come segue: è la Repubblica - e non soltanto lo Stato - a farsi carico dell'intervento pubblico in favore delle isole; il riconoscimento riguarda le peculiarità delle isole e non più il grave e permanente svantaggio naturale derivante dall'insularità; la Repubblica promuove, mentre nel precedente testo lo Stato disponeva misure per rimuovere gli svantaggi derivanti dall'insularità; poi viene meno il riferimento alla finalità di effettiva parità e di un reale godimento dei diritti individuali e inalienabili.

Nel dibattito svoltosi al Senato si è evidenziato come le modifiche siano volte ad evitare che il termine “insularità” in Costituzione sia considerato esclusivamente come fonte di svantaggio per i conseguenti ristori di tipo economico e finanziario. Per questo motivo, è stato inserito il riferimento al riconoscimento delle peculiarità delle isole, espressione che, in un'accezione ampia e inclusiva della promozione delle specificità, sottende anche a una valorizzazione di carattere culturale, storico e naturalistico di tali territori. È stato, inoltre, evidenziato, relativamente alla sostituzione del riferimento allo Stato con quello della Repubblica, come sarebbe stato limitativo circoscrivere allo Stato e non anche agli altri enti costituenti la Repubblica, cioè comuni, province, città metropolitane e soprattutto regioni, il compito di riconoscere le peculiarità delle isole.

Ciò premesso, è evidente che non può che essere lo Stato ad assumere il compito principale di rimozione degli svantaggi derivanti dall'insularità, specie nella misura in cui il territorio insulare coincide con quello regionale.

Giova ricordare, a questo proposito, che il testo originario della Costituzione recava, al terzo comma dell'articolo 119, un puntuale riferimento alle isole che, in condizioni di svantaggio dal punto di vista geografico, economico e sociale, erano favorite da specifici contributi perequativi volti alla loro valorizzazione (“Per provvedere a scopi determinati, e, particolarmente, per valorizzare il Mezzogiorno e le Isole, lo Stato assegna per legge a singole Regioni contributi speciali”). Il legislatore, nel 2001, nell'ambito delle modifiche apportate all'articolo 119 della Costituzione, secondo il principio del federalismo fiscale, ha eliminato ogni riferimento all'insularità, riferendosi soltanto ai territori con minore capacità fiscale per abitante, a prescindere dalle condizioni geografiche.

A questo punto, vorrei fare ancora alcune considerazioni. La prima considerazione è un ringraziamento specifico al gruppo della Lega, al nostro capogruppo, deputato Riccardo Molinari (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier), al deputato a fianco a me, Eugenio Zoffili, e al nostro delegato d'Aula, Edoardo Ziello, per tutto quanto hanno fatto, sia nello sposare questa causa, sia nel promuovere ogni azione volta a portare in Aula in extremis, nonostante le Camere sciolte, questo provvedimento così importante per la Sardegna e per tutti i sardi.

Oggi, sono veramente emozionato. Io sono partito dalla Sardegna. Sono l'unico deputato della Lega eletto in Sardegna, il primo deputato dalla Lega eletto in Sardegna. Sono partito dalla Sardegna e, oggi, torno alla Sardegna, parlando di Sardegna (probabilmente, sarà questo il mio ultimo intervento in Aula).

Dopo tutto quello che hanno già detto i miei colleghi sull'insularità e sugli svantaggi della nostra condizione, vorrei provare a trasmettervi un sentimento, provare a spiegarvi cosa voglia dire essere sardo per i sardi. Tutti i nostri concittadini sono legati alla loro regione. Questo è normale ed è una delle condizioni su cui la Lega conduce la propria azione politica, cioè la difesa dei territori, ma per i sardi è qualcosa di più, è qualcosa di speciale, è qualcosa di quasi impossibile spiegare da un sardo a chi sardo non è. Però, vi invito a pensare a tutte le manifestazioni in cui vedrete sventolare una bandiera con i quattro mori, che non manca mai: che sia un concerto, che sia un avvenimento sportivo, che sia una manifestazione politica, quella bandiera c'è sempre.

Ciò perché i sardi sono legati alla loro terra, sono italiani, ma ancora prima hanno la “sarditudine” dentro se stessi (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier), che è un valore sopra ogni altro. Per questo sono felice di annunciare il voto favorevole del mio gruppo Lega-Salvini Premier, con il grido che contraddistingue noi sardi e che non può che essere quello: Forza Paris (Applausi)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, a titolo personale, la deputata Giusi Bartolozzi. Ne ha facoltà.

GIUSI BARTOLOZZI (MISTO). Grazie, Presidente. Sono orgogliosa e fiera di rappresentare oggi in quest'Aula anche - dico anche - il popolo siciliano, da parlamentare nazionale, ma, Presidente, sono orgogliosa e fiera di rappresentare in quest'Aula anche il governo della regione siciliana che, in questi due trascorsi anni, ha fatto della battaglia per il riconoscimento degli svantaggi legati alla condizione di insularità il suo punto di forza. Devo ricordare una proposta di legge che è coeva a quella che stiamo esaminando, proposta proprio grazie all'impulso della regione e del governatore Musumeci; devo ricordare il tavolo che fu insediato presso l'assessorato all'economia perché, grazie ai lavori di quel tavolo, si quantificarono i costi legati agli svantaggi dell'insularità per 6 miliardi l'anno e un ordine del giorno che, esaminato nella legge di bilancio dell'anno scorso, impegnò lo Stato a riconoscere alla Sicilia e alla Sardegna i primi 100 milioni, quindi, grandi passi, ma, Presidente, il grande merito di aver posto la condizione di insularità anche sul piano europeo.

PRESIDENTE. Concluda, deputata.

GIUSI BARTOLOZZI (MISTO). È di poco tempo fa l'approvazione di una risoluzione che invita il Consiglio e gli Stati membri a far sì che la condizione di insularità sia perno per l'eliminazione della sperequazione anche infrastrutturale.

PRESIDENTE. Deve concludere.

GIUSI BARTOLOZZI (MISTO). Quindi, Presidente, annuncio il mio voto più che mai favorevole a questo provvedimento.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, a titolo personale, il deputato Colucci. Ne ha facoltà.

ALESSANDRO COLUCCI (M-NCI-USEI-R-AC). Grazie, Presidente. È fondamentale per Noi con l'Italia-USEI lasciare una testimonianza rispetto a questa iniziativa parlamentare che prevede un riconoscimento della peculiarità delle isole maggiori e minori nel nostro Paese, il che significa riaffermare un principio che già era consolidato nel nostro Paese. È un segnale importante perché permette di far comprendere che un'istituzione importante come la nostra e il Paese prendono coscienza del valore di quei territori che non devono considerare il mare come un limite o una barriera insormontabile, ma come una grande opportunità.

Il nostro Paese ha beneficiato, nella sua parte non insulare, della ricchezza, del talento, delle capacità e delle professionalità di chi arriva da terre difficili, come le isole, e la Sardegna certamente in particolare è una di queste. Allora, credo sia un modo per dare un segnale, perché, se tutti sono messi nelle pari condizioni, dando a tutti gli strumenti necessari, ci può essere l'occasione di avere quei talenti che si sviluppano non solo nel territorio italiano non insulare, ma anche sul loro territorio, e la possibilità che quelle culture straordinarie, che fanno grande il nostro Paese, contribuendolo a rendere grande, facciano crescere i territori più disagiati.

Quindi, annuncio il nostro voto favorevole, convinto nel proseguire il lavoro, in modo anche più concreto, perché tutto questo possa diventare ancora più efficace (Applausi).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, a titolo personale, la deputata Corda. Ne ha facoltà, per un minuto.

EMANUELA CORDA (MISTO-A). Grazie, Presidente. Ovviamente, anch'io, da sarda e da cittadina, che soffre di tutte le inefficienze del sistema e l'isolamento, sono ovviamente d'accordo su questo provvedimento. Noi voteremo favorevolmente, però mi dispiace dire che i sardi non sono stati trattati bene in questi ultimi due anni, non sono trattati bene da decenni, ma in questi ultimi due anni ancora peggio e ricordo a tutti che, durante la pandemia, tantissimi sardi sono stati segregati in Sardegna, senza avere nemmeno la possibilità di muoversi, di accedere ai mezzi di trasporto, navi e treni. Quindi, mi fa piacere che si parli del principio di insularità, da inserire in Costituzione; va benissimo, però, poi, quando ci si deve occupare dei problemi reali dei cittadini, ci si dimentica di essere italiani e sardi e si lasciano le persone veramente all'abbandono totale. Questo mi dispiace, poi non vado a sottolineare e a rivangare tutte le cose che non sono state fatte negli anni passati: l'attuazione dello statuto autonomo della Sardegna, i porti franchi e tutta una serie di cose che non sono mai state fatte e che si sarebbero potute fare subito.

Quindi, dico che è bellissimo inserire in Costituzione il principio della peculiarità delle isole, però facciamo le cose concrete (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Alternativa).

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale.

Ha chiesto di parlare la relatrice, deputata Alaimo, per un saluto e un ringraziamento. Ne ha facoltà.

ROBERTA ALAIMO, Relatrice. Grazie, Presidente. Mi preme ringraziare la Presidenza della Camera per la sensibilità e la sollecitudine, l'ufficio di presidenza della Commissione affari costituzionali e tutti i gruppi parlamentari per l'ampia condivisione del tema, i presidenti di tutti i gruppi che hanno permesso la calendarizzazione, oggi, in quest'Aula, di questo provvedimento a fine legislatura, le regioni Sicilia e Sardegna per l'impegno profuso e tutti quanti, qui, in Parlamento.

Riprendo un attimo le parole della collega Timbro che ha parlato precedentemente; oggi votiamo un impegno, prima ancora di una riforma costituzionale, un impegno per il futuro…

PRESIDENTE. Deputata Alaimo, non può entrare nel merito, altrimenti diventa un intervento. Le abbiamo dato la parola per i ringraziamenti molto volentieri.

ROBERTA ALAIMO, Relatrice. Ringrazio tutti e mi auguro che si porti avanti il tema (Applausi).

(Votazione finale ed approvazione – A.C. 3353-B​)

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.

Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sulla proposta di legge costituzionale n. 3353-B:

S. 865-B - "Proposta di legge costituzionale d'iniziativa popolare: Modifica all'articolo 119 della Costituzione, concernente il riconoscimento delle peculiarità delle Isole e il superamento degli svantaggi derivanti dall'insularità" (Approvata, in prima deliberazione, dal Senato e dalla Camera e approvata, in seconda deliberazione, con la maggioranza assoluta dei suoi componenti, dal Senato).

Ricordo che per l'approvazione occorre la maggioranza assoluta dei componenti la Camera.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 1) (Applausi).

Sull'ordine dei lavori e per un richiamo al Regolamento.

PRESIDENTE. Prima di passare al successivo punto all'ordine del giorno, ha chiesto di parlare la deputata Quartapelle Procopio. Su cosa?

LIA QUARTAPELLE PROCOPIO (PD). Sull'ordine dei lavori, Presidente.

PRESIDENTE. E la richiesta qual è?

LIA QUARTAPELLE PROCOPIO (PD). Sulla notizia riportata dal quotidiano La Stampa questa mattina. Il quotidiano La Stampa questa mattina ha reso noto che mentre…

PRESIDENTE. Deputata Quartapelle Procopio, non è sull'ordine dei lavori, questo suo intervento…

LIA QUARTAPELLE PROCOPIO (PD). È sull'ordine dei lavori, Presidente.

PRESIDENTE. No, l'intervento sull'ordine di lavori prevede, come lei sa, perché, può insegnarmi il Regolamento…

LIA QUARTAPELLE PROCOPIO (PD). Chiedo che il Parlamento si faccia interprete con il Copasir della notizia riportata questa mattina sul quotidiano La Stampa di un colloquio tra il numero due dell'ambasciata di Mosca in Italia e un emissario della Lega (Proteste dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier) in cui, oltre a comprare i biglietti…

PRESIDENTE. Va bene, la ringrazio. Abbiamo recepito, nonostante non fosse assolutamente …

LIA QUARTAPELLE PROCOPIO (PD). …oltre a comprare i biglietti della Lega, il numero due…

PRESIDENTE. La ringrazio (Proteste dei deputati del gruppo Partito Democratico). Deputata Quartapelle Procopio, le ho fatto delle domande precise perché abbiamo un Regolamento e lo dobbiamo rispettare, a maggior ragione in queste circostanze. Le do di nuovo la parola (Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico), le do di nuovo la parola e lei mi deve dire che cosa chiede come richiamo all'ordine dei lavori.

LIA QUARTAPELLE PROCOPIO (PD). Sto facendo un intervento sull'ordine dei lavori perché chiedo che l'Aula si interessi di una notizia gravissima (Proteste dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier), riportata oggi dal quotidiano La Stampa, in cui sembrerebbe che la Lega abbia discusso della propria permanenza al Governo con l'ambasciata russa in Italia.

La notizia non è stata smentita dalla Lega (Proteste dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier - Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Mi rivolgo a Fratelli d'Italia, che usa la parola “patriota” e che sulla politica estera è stata cristallina e seria: voi siete sicuri di voler fare un'alleanza di Governo con un partito che discute con l'ambasciata russa se far cadere il Governo oppure no (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)? Questa è una questione che quest'Aula e il Copasir, dove chiederemo di trattare questo tema, devono poter discutere.

PRESIDENTE. Abbiamo recepito la sua richiesta.

Ha chiesto di parlare, per un richiamo al Regolamento, il deputato Migliore. Su cosa?

GENNARO MIGLIORE (IV). Sull'articolo 8 e seguenti. Presidente, noi chiediamo, a norma del Regolamento della Camera, siccome è previsto anche nella condizione in cui ci troviamo, un'informativa urgente del Ministro (Commenti dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier - Applausi dei deputati dei gruppi Italia Viva e Partito Democratico), perché è evidente che questa vicenda, alla quale si riferiva la collega Quartapelle Procopio, non può essere sottaciuta. Siamo in una condizione di emergenza, siamo peraltro a Camere sciolte e il Copasir credo debba fare il suo lavoro, ma credo che, prima di tutto, debbano venire il Governo in Aula e l'autorità delegata ai servizi segreti, perché questo è l'elemento dirimente rispetto alla sicurezza nazionale e alla sovranità del nostro Paese.

Noi siamo per la sovranità del nostro Paese, non limitata ad alcun tipo di subordinazione rispetto a chi sta massacrando l'Ucraina (Applausi dei deputati dei gruppi Italia Viva e Partito Democratico)!

PRESIDENTE. Deputato Migliore, l'abbiamo ascoltata. Il richiamo al Regolamento, all'articolo 8, è certamente un richiamo proprio. Sempre a norma di Regolamento, lei sa che, per chiedere un'informativa e ottenerla, occorre l'unanimità delle richieste dei gruppi, ovvero il rinvio in sede di Conferenza dei presidenti di gruppo per una decisione idonea.

Ha chiesto di parlare il deputato Frusone. Su cosa?

LUCA FRUSONE (IPF). Sul Regolamento, articolo 8 e seguenti. Anche noi per richiedere un'informativa, com'è appena stato fatto, del Ministro e dell'autorità delegata ai servizi segreti per fare chiarezza su quello che abbiamo letto oggi sul quotidiano La Stampa (Applausi dei deputati del gruppo Insieme per il Futuro) in merito ai rapporti di un esponente dell'ambasciata russa in Italia e un appartenente al partito della Lega (Applausi dei deputati del gruppo Insieme per il Futuro).

PRESIDENTE. La ringrazio. Ne prendiamo ovviamente atto, come abbiamo fatto per l'intervento precedente del deputato Migliore.

Discussione della relazione al Parlamento predisposta ai sensi dell'articolo 6 della legge 24 dicembre 2012, n. 243 (Doc. LVII-bis, n. 5) (ore 10,54).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione della relazione al Parlamento predisposta ai sensi dell'articolo 6 della legge 24 dicembre 2012, n. 243 (Doc. LVII-bis, n. 5).

Avverto che lo schema recante la ripartizione dei tempi è pubblicato nell'allegato A al resoconto stenografico della seduta del 26 luglio 2022 (Vedi l'allegato A della seduta del 26 luglio 2022).

Avverto, inoltre, che, sulla base dei precedenti, la discussione si articolerà come segue: dopo gli interventi del relatore e del rappresentante del Governo, potrà intervenire un deputato per ciascun gruppo e per ciascuna componente politica del gruppo Misto, nonché i deputati che intendono esprimere posizioni dissenzienti dai rispettivi gruppi.

Interverrà quindi, in sede di replica, il rappresentante del Governo, anche al fine di esprimere il parere sulle risoluzioni che devono essere presentate nel corso della discussione, ai sensi dell'articolo 118, comma 1, del Regolamento.

Si procederà infine ai voti.

Al riguardo, ricordo che, ai sensi dell'articolo 81, secondo comma, della Costituzione e dell'articolo 6, comma 3, della legge n. 243 del 2012, la deliberazione delle Camere deve essere approvata a maggioranza assoluta dei rispettivi componenti.

(Discussione - Doc. LVII-bis, n. 5)

PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione.

Ha facoltà di intervenire il relatore, deputato Stefano Fassina.

STEFANO FASSINA , Relatore. Grazie, Presidente. Forse sarebbe utile un minimo di attenzione da parte dell'Aula. Mi rendo conto del momento molto particolare che attraversiamo, però la discussione che avvio come relatore del provvedimento è rilevante, perché dall'autorizzazione che il Parlamento dà al Governo arrivano le risorse per finanziare il provvedimento urgente in discussione, che ieri ha avuto un primo momento di confronto tra Governo e parti sociali. In estrema sintesi…Presidente, sarebbe utile avere almeno un po' di silenzio, se non attenzione, perché è complicato parlare.

PRESIDENTE. Ha pienamente ragione, proviamo a farlo. Lei si metta qualche secondo a riposo e aspettiamo che i colleghi parlamentari ci dimostrino la cortesia di voler ascoltare il suo intervento e di voler partecipare ai lavori dell'Aula. Colleghi deputati, colleghi deputati, non mi fate chiamare le persone nei capannelli uno per uno, perché mi sembra sinceramente inopportuno. Coloro i quali stanno parlando in numero cospicuo, tale da disturbare i nostri lavori, sono pregati o di tacere o di accomodarsi fuori dall'Aula per proseguire le proprie conversazioni. Colleghi deputati! Prego, relatore Fassina, prosegua.

STEFANO FASSINA , Relatore. Grazie, Presidente. Il primo punto da mettere in evidenza, sul quale non spendo troppe parole, perché mi sembra sufficientemente e drammaticamente chiaro per tutti, è che continuano ad esserci circostanze eccezionali. Purtroppo, la pandemia da COVID non è ancora terminata, ci sono le conseguenze di una guerra, gli effetti climatici che producono conseguenze molto severe, in particolare sull'agricoltura. Quindi, circostanze eccezionali che ci consentono di ritornare sull'articolo 6 della legge n. 243 del 2012, che prevede, in circostanze eccezionali, la possibilità per il Governo di chiedere al Parlamento di modificare il percorso di finanza pubblica previsto.

Questa deviazione fa seguito ad un'altra, che abbiamo già autorizzato, e lo abbiamo fatto nell'ambito della discussione del Documento di economia e finanza. Anche questa deviazione avviene in un quadro di sospensione, la cosiddetta general escape clause, del Patto di stabilità e crescita, la sospensione temporanea del Patto di stabilità e crescita, ai fini del raggiungimento degli obiettivi di medio termine di finanza pubblica.

Ora discutiamo su questa deviazione del percorso di finanza pubblica, senza mettere in discussione l'obiettivo programmatico per il 2022. Sottolineo questo punto: gli obiettivi macroeconomici previsti nel DEF in termini di indebitamento netto, in termini di debito pubblico in rapporto al PIL e in termini di ricorso al mercato per quanto riguarda i titoli di Stato rimangono invariati. Tuttavia, data la legislazione vigente, in particolare la legge n. 196 del 2009, abbiamo bisogno di autorizzare una deviazione temporanea del percorso, che non rimette in discussione gli obiettivi programmatici per il 2022, e lo facciamo perché, nonostante il segno della fase economica sia cambiato e stia cambiando in modo significativo, per il primo semestre del 2022 siamo di fronte a un miglioramento significativo delle entrate tributarie ed extra tributarie. Le entrate tributarie vanno meglio, sia per le autoliquidazioni, sia per gli effetti indotti da un fenomeno negativo, che è l'inflazione, che produce effetti positivi, almeno temporanei, sul bilancio pubblico. Questo consente maggiori entrate per circa 14 miliardi, a fronte di un andamento della spesa primaria corrente che rimane sostanzialmente stabile, sebbene con una lieve flessione della spesa in conto capitale. In un quadro in cui la spesa per interessi, a causa dell'inflazione, aumenta leggermente, il risultato finale è che vi sono 14,3 miliardi che possono essere utilizzati per finanziare gli interventi che il Governo sta definendo e che saranno oggetto di un decreto-legge di prossima emanazione. Tale decreto affronterà alcune emergenze, le stesse emergenze affrontate dai decreti precedenti: un intervento per la riduzione del costo delle bollette per le famiglie e per le imprese e un intervento per la difesa del potere d'acquisto dei redditi da lavoro e dei redditi da pensione.

Per queste finalità, con la chiarezza della dinamica delle entrate e con la conferma degli obiettivi programmatici di finanza pubblica, ritengo vada data autorizzazione al Governo, ai fini dello scostamento temporaneo dal percorso di finanza pubblica, per l'utilizzo che prima ho richiamato (Applausi).

PRESIDENTE. Ha facoltà di intervenire la rappresentante del Governo, Vice Ministra Castelli, che si riserva di farlo successivamente.

È iscritto a parlare il deputato Rizzone. Ne ha facoltà.

MARCO RIZZONE (MISTO-CI). Grazie, Presidente. Mentre la sinistra, come abbiamo visto poc'anzi, rispolvera addirittura il complottismo pur di iniziare la sua propaganda elettorale, il centrodestra pensa ai problemi della gente e alle soluzioni concrete. Noi lo vediamo tutti i giorni, quando andiamo a fare la spesa, quando ci arrivano le bollette: tutto è aumentato e l'inflazione galoppa a ritmi preoccupanti. Secondo le ultime rilevazioni, siamo quasi all'8 per cento e il potere d'acquisto dei cittadini continua tristemente a diminuire. Diciamo la verità, signori: questa non è una semplice inflazione, ma è un'inflazione più IVA. Allora, ci troviamo di fronte al paradosso che lo Stato ci guadagna, perché, di fatto, insieme ai prezzi, aumentano anche le tasse che paghiamo: una follia.

Questo ha fatto sì che, negli ultimi mesi, si creasse un extra gettito di circa 14 miliardi di euro, quasi una mezza finanziaria. Ci rendiamo conto? Mentre aumentava il prezzo del pane, mentre aumentava il prezzo della carne, mentre aumentava il prezzo dell'elettricità, sono, di fatto, aumentate, in maniera occulta, anche le tasse.

Mi sembra chiaro che, di fronte a famiglie che non arrivano a fine mese, bollette alle stelle e prezzi dei generi alimentari in continuo aumento, questi soldi debbano tornare al più presto nelle tasche dei cittadini. Di fatto, tralasciando i tecnicismi che ai cittadini non interessano, non stiamo per votare uno scostamento di bilancio per fare più debito, che graverebbe sulle spalle dei nostri figli, ma stiamo semplicemente dicendo che il tesoretto miliardario che lo Stato ha incassato in più grazie al generalizzato e sciagurato aumento dei prezzi deve tornare subito ai cittadini in difficoltà (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Coraggio Italia).

Evitiamo che, oltre ai danni causati dall'inflazione, i cittadini subiscano anche la beffa dell'aumento occulto delle tasse in valore assoluto. Se gli stipendi sono sempre gli stessi, me lo spiegate come fa la gente ad arrivare a fine mese? Come Coraggio Italia e come centrodestra, di cui siamo orgogliosamente la gamba civica, chiediamo, da sempre, meno tasse. Lo ripeto per chi non ha ancora capito: dobbiamo abbassare le tasse e lasciare più soldi in tasca alle persone. Credetemi, non è uno slogan, ma una necessità, oggi più che mai.

Per questo, Presidente, come Coraggio Italia voteremo a favore di questa risoluzione che impegna il Governo a utilizzare quanto incassato in più per aiutare subito famiglie e imprese e, soprattutto, coloro che rischiano di non arrivare a fine mese. Coraggio, coraggio Italia (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Coraggio Italia)!

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Raduzzi. Ne ha facoltà.

RAPHAEL RADUZZI (MISTO-A). Grazie, Presidente. Alternativa, per mesi, ha incessantemente chiesto uno scostamento di bilancio, perché chiunque viva un po' nel mondo reale capisce che la situazione è drammatica! Le bollette sono triplicate, le aziende nell'edilizia stanno per chiudere, perché voi avete distrutto il superecobonus perché non vi piace e la situazione della guerra sta precipitando. In questo caso, voi cosa fate? Venite qui e ci proponete uno scostamento di bilancio. Noi perché lo critichiamo? Perché è uno scostamento misero, come misero è questo Governo che, per fortuna, se ne sta per andare a casa! Voi cosa fate? Prendete semplicemente le tasse che entrano in più, perché sono duplicati i prezzi, e ci fate qualcosina. Questa è una cosa che si poteva fare mesi fa! Abbiamo presentato un emendamento al “decreto Aiuti” - adesso tutti voi, come Governo, dite che l'avete fatto voi e l'avete voluto voi - che chiedeva semplicemente di ridurre l'IVA per tutti i generi alimentari all'1 per cento! Voi ci avete detto di no, salvo poi, dopo un mese e mezzo, dire che questa misura ve la intestate voi e che con questa misura ci volete fare campagna elettorale. Veramente, siete dei grandissimi ipocriti! Noi abbiamo una situazione drammatica: l'inflazione è andata oltre l'8 per cento - stiamo tornando ai massimi storici degli ultimi trent'anni - e ci stiamo avviando verso un'ennesima recessione, che sarà sostanzialmente la quarta recessione nel giro di vent'anni, dopo la crisi Lehman Brothers, la crisi dell'eurozona e dopo la pandemia. Adesso, grazie alla guerra, grazie al vostro Governo, stiamo tornando in recessione e gli italiani sono più poveri. È questa la realtà dei fatti! L'unico Paese in cui i salari reali, negli ultimi vent'anni, non sono cresciuti è l'Italia, perché voi, da destra e da sinistra, avete continuato con questo finto teatrino ma, alla fine, quando serve governate sempre assieme. Anche questa mattina, avete fatto un cinema per dire questo e quello, ma la realtà dei fatti è che siete tutti d'accordo su queste misure, tranne Alternativa (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Alternativa)!

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Federico Fornaro. Ne ha facoltà. Prego, presidente Fornaro.

FEDERICO FORNARO (LEU-ART 1-SI). Grazie, signor Presidente. Rappresentanti del Governo, colleghe e colleghi, il relatore, collega Fassina, ha spiegato, in maniera esemplare, le ragioni che hanno portato il Governo a proporre questo aggiornamento degli obiettivi programmatici di finanza pubblica e, quindi, la necessità di un voto del Parlamento. Credo che l'accento, al di là del fatto tecnico, che, però, ha un rilievo politico, debba essere posto sul dove mettere queste risorse.

Il Governo ha già dichiarato che 14,3 miliardi di euro, questi spazi finanziari, saranno utilizzati per il prossimo “decreto Aiuti”, un decreto necessario, che anche noi, a più riprese, avevamo richiesto perché, in particolare sul fronte dell'inflazione e dell'aumento dei costi dell'energia, continua a esserci una crescita di costi per le famiglie e le imprese che sembra essere inarrestabile. Qui evidentemente c'è una questione più ampia - lo abbiamo detto in numerose occasioni -, ossia la necessità di mettere un tetto al prezzo del gas a livello europeo. Il Governo su questo si è molto impegnato, ma purtroppo, ancora una volta, su questi temi globali, l'Europa sconta una situazione di deficit di governance, di debolezza della governance globale, che indebolisce evidentemente il ruolo dell'Europa, in particolare proprio sui temi economici.

Accanto a questo, noi chiediamo da diverso tempo anche un intervento sui prezzi alla pompa del diesel e della benzina perché, anche su questo fronte, si continua ad assistere, nonostante gli interventi del Governo di proroga della riduzione delle accise, a una situazione spesso schizofrenica, con prezzi profondamente diversi, a distanza di pochi chilometri, da un distributore all'altro. Abbiamo sollevato, in più di un'occasione, il dubbio se non si debba tornare, per un periodo determinato e quindi in maniera temporanea, ai cosiddetti prezzi amministrati, quindi a una regia nazionale dei prezzi, proprio per l'inflazione. Lo dimostra l'aumento di prezzi in settori che non sono stati neppur lontanamente toccati dalle vicende della guerra e del costo dell'energia e dei trasporti: assistiamo a un'esplosione dei prezzi, ad un'inflazione che sta galoppando, ahinoi, verso la doppia cifra. Detto in parole molto chiare e dirette, assistiamo sostanzialmente al dispiegarsi di un fenomeno che abbiamo già conosciuto, che è tipico, purtroppo, di situazioni come queste, che bisogna chiamare con il suo nome che è speculazione: sono in molti che stanno speculando sulla pelle degli italiani, e questo è inaccettabile.

Quindi, noi crediamo che queste risorse debbano essere indirizzate per dare una risposta concreta e tempestiva ai milioni di italiani, alle milioni di famiglie e anche alle piccole e medie imprese che oggi vedono messa in grave difficoltà le imprese la loro sopravvivenza, e le famiglie la possibilità di arrivare a fine mese. Quindi, l'intervento deve esserci e contiamo che ci sia in questo “decreto Aiuti”. Affrontare la questione sociale non è soltanto fare una scelta di equità e di giustizia, ma è anche uno strumento per sostenere l'economia. Riuscire a mettere denaro nei bilanci di queste famiglie significa anche garantire che questo denaro rientrerà velocemente nel ciclo economico, perché non dobbiamo dimenticare che noi abbiamo uno spettro che si aggira tra le nostre città e sul nostro territorio, che si chiama stagflazione, ossia una situazione di stagnazione, se non di recessione, che si accompagna all'inflazione. Questo è lo scenario peggiore in assoluto, che andrebbe inevitabilmente a peggiorare la situazione e a mettere in ulteriore difficoltà proprio i ceti che hanno pagato di più la crisi e che pagano di più una situazione inaccettabile di disuguaglianza e di perdita del potere d'acquisto, reale, di stipendi, salari e pensioni che, ahinoi, non è di questi mesi, ma arriva da un lungo trend più che decennale. Quindi, per queste ragioni, noi crediamo che la scelta del Governo di fare questa proposta e quindi di aggiornare gli obiettivi programmatici di finanza pubblica, con le richieste che ne conseguono, sia una scelta giusta.

Per queste ragioni, il gruppo di Liberi e Uguali voterà a favore (Applausi dei deputati del gruppo Liberi e Uguali-Articolo 1-Sinistra Italiana).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Luigi Marattin. Ne ha facoltà.

LUIGI MARATTIN (IV). Grazie, Presidente. Non è nelle corde del collega Federico Fornaro - non lo sarebbe stato mai e non lo sarebbe neanche il giorno prima delle elezioni -, ma qui assisteremo a 10 o a 15 comizi elettorali, tranne quello del collega Fornaro e, ovviamente, quello del collega Fassina. Saranno comizi pieni di slogan, che utilizzerete fra pochi minuti sui social e serviranno a cercare di orientare il voto degli italiani fra due mesi. Avverto i miei colleghi di Italia Viva che questo intervento non sarà utile per i social, sarà tremendamente noioso, non avrà alcun tipo di impatto sulla comunicazione in TV e su tutti gli altri mezzi di comunicazione, ma ho la piccola ambizione di pensare che, in riferimento a quanto stiamo discutendo, sarà un po' più importante.

In campagna elettorale, noi tutti passeremo due mesi a cercare di spiegare agli italiani come vorremmo spendere i soldi: ovviamente non ci sarà alcuno – forse non lo faremo neanche noi - che dirà agli italiani come dovranno essere trovati i soldi, perché la politica ormai è diventata questo, la politica è diventata una televendita a chi vende agli italiani la spesa più popolare. La verità è che, se coloro che amministrano la cosa pubblica, a tutti i livelli, non si rendono conto dei meccanismi che governano la finanza pubblica, ogni tipo di promessa è una presa in giro per gli italiani (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva). Momenti come questa relazione, nell'indifferenza quasi totale dell'Aula, sono cruciali per capire cosa sta succedendo alla nostra finanza pubblica e quali sono le condizioni che si troverà ad affrontare il prossimo Governo, fra qualche settimana.

Allora, io ho solo tre punti da sottolineare, Presidente: uno è un punto di metodo, uno è un punto di sostanza e uno è un punto generale. Il punto di metodo e un po' spiacevole - lo devo dire -: ringrazio e ringrazierò sempre il Ministero dell'Economia e delle finanze e tutte le istituzioni, anche le più alte, che sovrintendono al funzionamento dei conti pubblici di questo Paese, perché, se i conti pubblici di questo Paese fossero in mano soltanto alla campagna elettorale, avremmo fatto da un pezzo la fine di tanti altri Stati, compresa la Grecia, qualche anno fa. Dopodiché, c'è un punto da illustrare: la procedura che stiamo seguendo questa mattina non è esattamente priva di dubbi e di ambiguità - perdo solo pochi secondi a illustrare questo punto – perché, dieci anni fa, quando stavamo veramente a un passo dal baratro, dopo l'ultimo Governo di centrodestra, negli anni 2008-2011 - stavamo per affogare: il Governo aumentò la pressione fiscale di 0,2 punti percentuali dal 2008 al 2011 -, noi cambiammo la disciplina costituzionale e normativa introducendo il cosiddetto pareggio di bilancio. Il pareggio di bilancio comporta che, quando si cambiano il saldo programmatico e gli obiettivi di finanza pubblica, occorre venire in Parlamento e ottenere l'autorizzazione della maggioranza assoluta dei parlamentari. Noi, stamattina non stiamo facendo questo, perché i saldi programmatici di finanza pubblica non cambiano; noi, stamattina ci stiamo preparando a spendere un po' di entrate aggiuntive che, siccome non sono ancora state accertate - ma abbiamo la ragionevole certezza che lo saranno - abbiamo la sacrosanta fretta di spendere. Il mio punto di metodo, ancora più noioso del resto del mio intervento, si conclude dicendo: attenzione, però, perché questo è un precedente. Il voto a maggioranza assoluta delle Camere, ex legge n. 243 del 2012, articolo 6, non è una lavanda che lava tutte le ambiguità. Attenzione a ricorrere a uno strumento così potente per qualcosa che non necessariamente necessita di questo strumento così potente, perché vorrà dire che in futuro, qualsiasi Governo verrà, potrà lavare qualsiasi cosa, magari molto più audace e molto più inutile di questa, con un voto a maggioranza assoluta.

Secondo punto, di merito: come facciamo a iniziare una campagna elettorale - sono già iniziate le promesse, come i 1.000 euro a tutti i pensionati, l'IVA, gli alberi, ma gli alberi magari costa poco piantarli, non lo so - e a fare tutto questo, se non abbiamo idea di come stanno andando le nostre entrate?

E guardate che qualche minuto a riflettere su come stanno andando le nostre entrate lo possiamo spendere. Nel DEF, ad aprile, noi abbiamo detto: cavolo, le entrate stanno andando meglio, aggiorniamo, più 9 miliardi; adesso ci viene detto: guardate, le entrate stanno andando ancora meglio, più 14,3 miliardi, quasi tutte entrate tributarie, fra l'altro. Cominciano ad essere numeri importanti. Ma che sta succedendo dietro a questo? Qual è il punto che si sta dipanando? Perché, se non l'avete ancora capito, chi arriverà qui fra tre mesi, dovrà partire da qui e, se non riusciamo a capire che cosa sta succedendo, come facciamo a gestire quella fase o andare a spiegare agli italiani che cosa vorremo fare con quei soldi?

Allora ci viene detto: attenzione, è tutta IVA, è tutta inflazione. Io non lo so se sia così. L'inflazione è al 6 per cento, l'aliquota media dell'IVA è al 16 per cento, perché abbiamo 4 aliquote, come sapete; il 16 per cento del 6 per cento è l'1 per cento, l'1 per cento del gettito IVA è poco più di 1 miliardo. Ora, metti che non è distribuito bene, perché c'è l'IVA all'importazione, eccetera, ma non so se decine di miliardi siano solo il frutto dell'inflazione. Io avanzo un altro sospetto, qualcosa più di un sospetto: stanno cominciando a funzionare le misure antievasione introdotte nello scorso decennio (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva), non vi dico neanche da chi, altrimenti mi rimangio la promessa di non fare un comizio elettorale. Vi dico solo che, quando le avevamo introdotte…Vuoi che lo dica? Migliore vuole che lo dica: le introdusse il Governo Renzi (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva)! E quando andavamo la mattina a Palazzo Chigi, c'era chi ci sputava addosso perché facevamo la fatturazione elettronica. Stiamo cominciando a raccogliere i frutti. E che ne facciamo di questi frutti? Una delle poche cose su cui siamo d'accordo tutti è che, quando si recuperano strutturalmente soldi dall'evasione fiscale, la politica deve stare lontana e li deve rimettere nelle tasche dei cittadini, riducendo le tasse (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva). Allora, mi chiedo: stiamo osservando numeri a doppia cifra sulle entrate italiane. Non so se sia solo lotta all'evasione; crescendo e invecchiando, ho imparato ad essere molto più umile; lo so, non ci credete, ma è così (Commenti)…Non ci credete, ma è così (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva). Non so se sia per la maggior parte lotta all'evasione, ma ho il forte sospetto che - e grazie a Dio ogni settembre c'è una Commissione che verifica questo sospetto - a settembre, quando ci staremo scannando a chi la spara più grossa, una Commissione al MEF andrà a rispondere a questa domanda. Di questi 14,20 miliardi, perché queste sono le cifre, quanto deriva dalla maggior compliance, cioè, per parlarci chiaro, dal recupero di evasione?

Noi di Italia Viva, ma anche qualche altra formazione elettorale ne è convinta e l'ha inserita nel manifesto liberaldemocratico, che noi condividiamo, perlomeno su questo punto, ma spero anche su altri, abbiamo una convinzione. Si dice, riprendendo una proposta di legge presentata da Italia Viva e firmata da quasi tutti voi: occhio, perché questi soldi non devono essere lasciati alla discrezionalità della politica, devono essere indirizzati a ridurre la pressione fiscale, come dice la proposta di legge che abbiamo depositato il 2 maggio e che, a questo punto, ovviamente, non avremo modo di discutere.

Terzo e ultimo punto generale. Per forza Raduzzi si alza e dice: visto che fate uno scostamento, noi ne vogliamo uno vero di 10, 15, 20. Richiamo il punto di prima: occhio all'ambiguità delle procedure, perché per forza poi Raduzzi dice così. In questo Parlamento quasi tutti avete chiesto uno scostamento, tranne un partito, Italia Viva, che continua a non chiederlo, perché, se vogliamo veramente adempiere al nostro mandato, dobbiamo avere l'obbligo di capire i rischi che può correre la nostra finanza pubblica. La Banca centrale europea ha smesso di comprare titoli di Stato. La Banca centrale europea ha alzato di 50 punti base il costo del denaro. La Banca centrale europea ha detto: ti proteggo se vai nei guai, ma solo se rispetti le regole fiscali.

Abbiamo forti rischi davanti a noi. Le agenzie di rating, avete visto, hanno cominciato non a declassarci, ma a peggiorare l'outlook. Noi non possiamo permetterci l'irresponsabilità di fare una campagna elettorale, dicendo che ci sarà un pozzo di San Patrizio dal quale prendere qualsiasi promessa elettorale ci serva a guadagnare un punto nei sondaggi, perché non è in ballo la nostra rielezione qui dentro, non è in ballo il destino di questo o di quel leader politico. Quello che può capitare alla nostra finanza pubblica nei prossimi mesi e nei prossimi anni è qualcosa che va oltre i destini di tutti noi, riguarda i destini di questo Paese che siamo entrati qui dentro per cercare di migliorare. E sono sicuro che ognuno di noi, in questi quattro anni e mezzo, ha provato a fare del suo meglio, sono sicuro che ognuno di noi proverà nei prossimi cinque anni a fare ancora meglio, ma attenzione a cedere alle sirene della propaganda, perché potremmo anche uscire dalle urne con un punto percentuale in più, ma poi ci sarà una realtà davanti a noi che chiederà il conto e potrebbe essere un conto molto duro da pagare per tutti noi e per quelli che verranno dopo di noi (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva).

PRESIDENTE. È iscritto di parlare il deputato Paolo Trancassini. Ne ha facoltà.

PAOLO TRANCASSINI (FDI). Grazie, Presidente. Rappresentante del Governo, onorevoli colleghi, oggi saremmo dovuti stare su un'arca ad affrontare il diluvio universale, se ciò che è stato detto dalla stampa o a quella parte della Nazione alla quale vi siete rivolti per fare l'appello disperato a Draghi fosse stato vero; sembrava che, dopo la caduta del Governo, ci aspettasse il diluvio universale. E invece siamo qui, in quest'Aula, parlando di un extragettito di 14,3 miliardi, di risorse che, se il Parlamento fa il suo, possono essere messe nelle tasche degli italiani. E quindi siamo chiamati, sostanzialmente, a fare il nostro lavoro, a farlo tutti quanti insieme. Non c'è stato alcun diluvio e forse si apre una pagina di condivisione e di costruzione nell'interesse della Nazione. Eh sì, perché avete scelto a un certo punto di parlare a una minoranza della Nazione, avete avuto la straordinaria capacità, magari con qualche organo di stampa e qualche associazione di categoria, di far passare il fatto che una parte di quelle associazioni, una parte della popolazione e una parte persino dei sindaci fossero in realtà il tutto della nostra Nazione, facendo un esercizio palesemente antidemocratico. Siete stati capaci, voi di sinistra, insieme al MoVimento 5 Stelle, di far passare il principio che ricorrere al voto è antidemocratico (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Avete negato e continuate a negare che il popolo possa essere consapevole e cosciente di scegliere il meglio, come normalmente fa in tutte le democrazie. E allora la domanda, Presidente, è: ma chi è irresponsabile? Perché alla fine di questa legislatura e, soprattutto, in questo momento in cui veniamo chiamati a un atto di responsabilità, l'ennesimo atto vero di responsabilità, bisogna farsela questa domanda: sono stati più irresponsabili coloro che hanno pensato di mettere insieme un Governo che non aveva la capacità di decidere su niente in un momento difficile della Nazione? Sono stati irresponsabili coloro che pensavano di poter fare riforme importanti, come quella della giustizia, delle semplificazioni, riforme che questa Nazione attende da decenni, pensando di farle insieme a chi la pensa in un modo e a chi la pensa in un altro? Sono stati irresponsabili coloro che hanno distribuito bonus a destra e a sinistra, indebitando noi, i nostri figli e i nostri nipoti, senza avere la capacità di dare una lettura e un chiaro progetto a questa Nazione? Se di irresponsabilità si può parlare, credo lo si possa fare solo nei confronti di chi ha tentato, fino ad oggi, di mettere insieme quello che insieme non poteva stare. Adesso ci troviamo di fronte a questo scostamento, in realtà a questa presa d'atto di un extragettito di 14,3 miliardi; noi voteremo a favore e siamo qui, ancora una volta, a dimostrare il nostro senso di responsabilità. Si può lavorare, si può lavorare insieme e si può trovare il modo di far arrivare queste risorse direttamente nelle tasche dei cittadini, senza perdere 1 euro.

È chiaro che, però, per poter fare questo, bisogna che ci sia da parte vostra la disponibilità. Io faccio appello al Ministro D'Inca', al sottosegretario Castelli, perché è chiaro che noi vi diamo la nostra disponibilità e il nostro voto a condizione che si faccia una cabina di regia e che il decreto si scriva insieme, perché in questo momento non ci sono maggioranze, in questo momento ci dovrebbe essere il senso di responsabilità (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Noi lo mettiamo sul tavolo, ma lo diciamo subito: no marchette, no mance, no consulenze, no altri soldi sul reddito cittadinanza, non si può fare; ci occupiamo, magari, anche del tema della siccità, di cui parliamo tanto e non ce ne occupiamo più.

Prima, il collega Marattin ci ha dato l'ennesima lezione, ci ha detto che sarebbe stato noioso e che non avrebbe fatto campagna elettorale. È stato solo noioso, perché, poi, la campagna elettorale l'ha fatta (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). E mi permetto, da alunno nei confronti del professor Marattin, che ha saltato un passaggio, perché, nella sua poco lucida analisi della politica economica, ha diviso i settori in: qui siamo tutti bravi a dire come spendere i soldi, ma noi dobbiamo pensare a come trovarli. Guardi, glielo dico da alunno, noi dobbiamo cominciare a pensare anche a come non buttarli, perché ne avete buttati tantissimi (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia), perché voi siete quelli dei monopattini, voi siete quelli dei banchi a rotelle, voi siete quelli di 9 miliardi di reddito di cittadinanza, non ce lo dimentichiamo! Allora vede noi, da alunni, cercheremo intanto di non buttarli i soldi e, allora, forse, probabilmente, potremo dire anche di averli trovati.

Noi siamo pronti alla condivisione su questo tema, sono d'accordo che non dobbiamo fare la campagna elettorale con questo decreto e, quindi, la nostra è anche una sfida. Perché, vede, Presidente, noi sappiamo come farla la campagna elettorale: semplicemente raccontare alla gente quello che abbiamo fatto fino adesso, raccontare gli emendamenti che abbiamo depositato, spiegare alla gente quelle che sono state le battaglie di Fratelli d'Italia, cercare di dimostrare, nel nostro piccolo speriamo di riuscirci, che tutto quello che abbiamo ascoltato tutti i giorni dalla gente abbiamo, poi, cercato di trasformarlo in un emendamento o in una proposta. Insomma, noi siamo un po' all'antica, siamo convinti che la campagna elettorale si faccia in questo modo: si ascolti e si proponga. Certo, a noi non piacciono o non pensiamo che sia intelligente fare la campagna elettorale, magari, mangiando un piatto di pastasciutta antifascista, perché pensiamo che, magari, la politica possa essere altro (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Lasciamo a voi queste scorciatoie, vi lasciamo i titoli dei giornali, vi lasciamo questo modo di fare politica, sempre più distanti dalla gente, perché questo, sinceramente, anche questo fa molto della nostra fortuna. Noi ci stiamo, Presidente, siamo pronti a votare questo provvedimento, però sediamoci insieme, costruiamolo insieme e vedrete che questo sarà un decreto pulito da tutte quelle mance e mancette che abbiamo visto fino ad oggi (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare sull'ordine dei lavori il deputato Foti. Ne ha facoltà.

TOMMASO FOTI (FDI). Sull'ordine dei lavori, sui lavori dell'Aula. Come avevamo detto informalmente ieri ai capigruppo, noi, alle 12, abbiamo la direzione nazionale di Fratelli d'Italia. Noi non vogliamo fare l'uomo addosso a nessuno, ma i casi sono due: attualmente ci sono 80 minuti ancora di interventi. Allora delle due, l'una: o si riesce ad autolimitarsi, e non vogliamo sicuramente togliere questo diritto di usare tutto il tempo a nessuno, ma è una soluzione, oppure, Presidente, io chiedo che l'Aula fissi l'orario di votazione in modo tale che noi sappiamo esattamente a che ora si vota e chi deve partecipare alla direzione può partecipare, si stacca 5 minuti prima, viene a votare e, poi, rientra.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Fiano. Ne ha facoltà.

EMANUELE FIANO (PD). Sì, sul medesimo argomento. Noi, per quello che ci riguarda, siamo disponibili ad autolimitare il nostro intervento, se, poi, facciamo un calcolo di quanto deve essere per permettere ai colleghi… però manca veramente poco tempo all'orario della direzione nazionale di Fratelli d'Italia. Noi siamo sempre stati rispettosi delle iniziative, degli appuntamenti politici degli altri gruppi politici, bisognerebbe però capire, quando loro torneranno dalla direzione - mi pare alle 13 diceva il collega, presidente Foti -, che cosa ci rimane per non prolungarla sine die, quanti minuti rimangano, poi, di discussione. Comunque, noi siamo disponibili sia all'una che all'altra soluzione.

PRESIDENTE. Intanto abbiamo fatto il conteggio: sarebbero sufficienti interventi, più o meno, di 5 minuti. Ha chiesto di parlare il deputato Ziello. Ne ha facoltà.

EDOARDO ZIELLO (LEGA). Grazie, Presidente, sullo stesso argomento. Noi siamo disponibili a fare interventi da 5 minuti.

PRESIDENTE. Gli altri gruppi parlamentari sono d'accordo su questa procedura della autoriduzione a 5 minuti? Sì, Forza Italia, no il MoVimento 5 Stelle. Ha chiesto di parlare il deputato Zanichelli. Ne ha facoltà.

DAVIDE ZANICHELLI (M5S). A quanto mi consta, non siamo al corrente di alcun accordo. Quindi, per quanto ci riguarda (Commenti)…

PRESIDENTE. Dunque, rispetto all'annunciato impegno rappresentato da Fratelli d'Italia, diciamo che l'accordo si sta cercando di comporlo in questa sede, perché abbiamo constatato che i lavori stanno andando un po' più avanti rispetto alle previsioni. Quindi non c'era un accordo, la voglio rassicurare, deputato Zanichelli.

DAVIDE ZANICHELLI (M5S). Posso parlare, Presidente?

PRESIDENTE. Certo.

DAVIDE ZANICHELLI (M5S). Quindi, al momento, noi non siamo a conoscenza di alcun accordo informale tra i gruppi che, a questo punto, mi pare di aver capito che non ci fosse. Pertanto, ci sono stati altri gruppi che hanno parlato per 10 minuti, come è giusto che sia, e, per quanto ci riguarda, ci riserviamo la facoltà di intervenire per 10 minuti. Quindi, se vogliamo possiamo fissare una data, un orario per il voto finale, ma, al momento, le cose, per quanto mi consta per il mio gruppo, per quanto siamo presenti, rimangono così.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Fiano per una integrazione. Ne ha facoltà.

EMANUELE FIANO (PD). La ringrazio, Presidente. Per il suo tramite, solo per segnalare al collega Zanichelli che questa votazione ha una specificità: che necessita di una maggioranza assoluta e il procrastinare dopo le 13 - con gli 80 minuti si arriverebbe diciamo alle 14 - mette a rischio, in genere, l'andamento di chi guarda a queste cose dell'Aula con buonsenso, mette a rischio la votazione finale. Solo per segnalare al collega Zanichelli, per il suo tramite, che non c'è nessun accordo, che il collega Foti ha fatto questa proposta all'impronta, noi l'abbiamo ascoltata adesso dal microfono. La notizia, invece, della direzione nazionale di Fratelli d'Italia era già nota alla Conferenza dei capigruppo, quindi noi sapevamo che alle 12 ci sarebbe stato un problema; come dice il Presidente Rampelli, si è prolungata la discussione e, quindi, per noi sarebbe meglio limitare gli interventi e concludere prima, perché, dopo, paventiamo il rischio che la maggioranza assoluta si potrebbe non costituire.

PRESIDENTE. Se siete d'accordo, io direi di andare avanti così: chi vuole si autoriduce il tempo e, secondo me, ce la possiamo fare con un po' di collaborazione, di elasticità reciproca. È iscritto a parlare il deputato Cassese. Ne ha facoltà.

GIANPAOLO CASSESE (IPF). Grazie, Presidente. Colleghe e colleghi, membri del Governo, interveniamo ancora una volta con un provvedimento d'urgenza per sostenere cittadini, famiglie e imprese dentro un contesto difficile, che dall'irrompere della pandemia fino ad oggi, purtroppo, si è andato ulteriormente complicando a causa del conflitto russo-ucraino, con l'aumento dei costi energetici e delle materie prime, la conseguente inflazione in crescita, il quadro allarmante di una stagione con un caldo record e una siccità che stanno avendo ripercussioni gravi su alcuni comparti, in particolare sull'agricoltura. Siccità che ricorda, semmai ce ne fosse bisogno, che la transizione energetica per combattere i cambiamenti climatici deve restare un nostro imperativo categorico. Il Governo, nello svolgimento delle sue attuali, limitate funzioni, che includono gli interventi di urgenza, ci chiede l'autorizzazione ad aggiornare gli obiettivi programmatici di finanza pubblica e il relativo piano di rientro e, nella relazione inviata al Parlamento, ci illustra un quadro tendenziale di finanza pubblica che, nei primi 6 mesi dell'anno, nonostante le tante incertezze geopolitiche e le difficoltà macroeconomiche, ha fatto registrare un miglioramento in ragione delle maggiori entrate, liberando risorse per circa 14,3 miliardi. Queste risorse vogliamo utilizzarle subito con un provvedimento urgente, un “decreto Aiuti-bis” per contrastare gli effetti che la difficile congiuntura sta provocando sui cittadini, le attività produttive e gli enti pubblici.

Un'azione dell'Esecutivo già annunciata da tempo dal Presidente Draghi, in coerenza e continuità rispetto all'impegno di 33 miliardi impiegati nei precedenti provvedimenti, da gennaio ad oggi, per contenere i costi dell'energia. Bisogna proseguire nello stesso solco, per alleggerire il carico delle bollette sulle famiglie, per intervenire sui crediti di imposta alle imprese, per il taglio delle accise dei carburanti, per sostenere, più in generale, il potere d'acquisto dei lavoratori e pensionati e per abbattere l'IVA sui beni alimentari di prima necessità.

La priorità delle misure da adottare andrà ovviamente valutata sulla base dell'impatto che tali misure avranno sugli italiani, misure che andranno rese disponibili il più rapidamente possibile. Ma non può sfuggirci l'anomalia in cui operiamo da più di una settimana e in cui opereremo fino al voto di settembre, con un Governo in carica solo per l'ordinaria amministrazione. Si tratta di una situazione che si sarebbe dovuta evitare e che non trova giustificazione se non nell'irresponsabilità di quelle forze politiche che l'hanno provocata, determinando la caduta del Governo. Tutto ciò nel momento in cui bisognava avere il massimo dell'agibilità per portare a compimento impegni di prima grandezza, per dare prospettive di crescita al Paese, per dare attuazione a tutti i progetti del PNRR, rispettando le scadenze imposte dall'Unione europea, dall'investimento di risorse per il Paese e alle riforme che i cittadini aspettano da anni.

Tra coloro che hanno provocato quanto accaduto c'è chi ha detto, anche ieri in quest'Aula: ma come è possibile che dovevate fare tutte queste cose negli ultimi mesi di legislatura? Le nostre forti preoccupazioni vengono ridicolizzate, sminuite e diventano oggetto di scherno ed è ciò che più scoraggia, perché una classe politica dirigente chiamata a guidare un Paese in grandi difficoltà dovrebbe agire diversamente, di fronte a problemi serissimi da risolvere, anche sul piano sociale, con milioni di persone che attendono la riforma previdenziale, le nuove generazioni gettate nella precarietà, un mondo del lavoro sempre più in crisi, salari sotto il limite della decenza, interi comparti in ginocchio, famiglie che non sanno come pagare le bollette e come portare il cibo a tavola. Insomma, Presidente, converrà con me che c'è davvero poco da schernire, quando noi, di Insieme per il Futuro, esprimiamo allarme per quanto accaduto, che renderà ancora più acuto l'impatto di ciò che ci attende, soprattutto in autunno.

Proprio per scongiurare l'instabilità del Paese ci siamo battuti fino all'ultimo istante, affinché il Governo restasse in carica a pieno titolo. Purtroppo, i nostri sforzi sono stati vani. L'ho voluto sottolineare non per sterile polemica o per aprire inutili conflitti e neanche perché parole di verità sono sempre utili, ma perché, nella situazione data, per capire come impiegare queste risorse nel dettaglio del prossimo decreto, conterà, non solo il confronto con le parti sociali, che il Premier Draghi sta incontrando in questi giorni, ma più che mai la volontà dei partiti. Ecco, chiediamo che ogni forza politica, in questo momento, metta in capo spirito costruttivo e responsabilità, per evitare che a pagare il prezzo più alto della caduta del Governo siano i cittadini.

Nonostante tutto, le attività del Governo non si fermano, l'Esecutivo ha ancora tanto da fare. Insieme per il Futuro ha dimostrato nei fatti da che parte stare. Con ragionevolezza e impegno, daremo tutto il nostro contributo per il bene del Paese, per riportarlo a una condizione di stabilità e di crescita, ma per raggiungere questo obiettivo c'è bisogno di una visione politica, di uno sguardo lungo e di maturità. Proveremo ad essere all'altezza di questa sfida ed è per questo che, in continuità con gli altri provvedimenti, esprimiamo parere favorevole su questo provvedimento (Applausi dei deputati del gruppo Insieme per il Futuro).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Roberto Pella. Ne ha facoltà.

ROBERTO PELLA (FI). Presidente, colleghi, oggi, con il nostro voto, siamo chiamati ad autorizzare una richiesta di scostamento di bilancio per un importo di 14,3 miliardi di euro. Gli scostamenti temporanei del saldo strutturale e dell'obiettivo programmatico sono consentiti esclusivamente in caso di eventi eccezionali, come quelli che ci troviamo a fronteggiare in questo periodo, per i quali il Governo nella relazione richiede un'autorizzazione alle Camere che indichi la misura e la durata dello scostamento. Forza Italia ritiene opportuna e necessaria questa scelta, operata dal Governo, perché, con le risorse economiche che verranno liberate, potranno essere finanziate ulteriori misure del nuovo “decreto Aiuti” che sarà varato a breve.

Siamo favorevoli, perché, come emerge dalla relazione depositata dal Governo, si tratta di un'autorizzazione all'indebitamento, che, però, in concreto, non produrrà nuovo debito; i saldi programmatici già autorizzati con la precedente relazione al Parlamento e incorporati nel quadro programmatico del Documento di economia e finanza del 2022 sono, infatti, confermati. Ciò è possibile, perché, nei primi sei mesi di quest'anno, come confermato dai dati relativi al 30 giugno scorso, si è registrato un considerevole extragettito sul fronte delle entrate, pari a poco più di 14 miliardi di euro.

La grande parte di queste maggiori risorse, circa 11 miliardi, è proveniente da un maggior gettito tributario dovuto all'IVA, un'impennata attribuibile principalmente all'incremento dei prezzi dell'energia importata e alla fortissima ripresa dell'inflazione. Questi 11 miliardi di maggiori entrate tributarie nel primo semestre rappresentano, purtroppo, una fotografia degli effetti prodotti dalla ripresa vigorosa dell'inflazione che, in un momento particolarmente delicato come quello attuale, può, a ragione, essere definita una tassa sulla povertà, sul minor potere d'acquisto di imprese e famiglie.

Dunque, bene ha fatto il Governo, accogliendo la richiesta proveniente da diverse forze politiche, in modo particolare da parte nostra, di Forza Italia, a riutilizzare queste maggiori risorse per finanziare nuove misure di aiuto e sostegno a individui, famiglie e imprese, compiendo, in tal modo, un'operazione di redistribuzione. Come ho già avuto modo di dire poco fa, i dati positivi di finanza pubblica per l'anno in corso consentono di effettuare questa operazione sostanzialmente a costo zero. Lo stanziamento di oltre 14 miliardi non influirà sui dati dell'indebitamento netto, il cui valore rimane fissato in quello che è stato previsto nel DEF di aprile.

Le emergenze che, in questo momento, ci troviamo, purtroppo, a dover fronteggiare e a contrastare continuano ad avere effetti importanti su individui, famiglie, imprese ed enti pubblici. Si tratta di eventi eccezionali legati all'incremento dei prezzi dei prodotti energetici e, più in generale, dell'inflazione, al perdurare della diffusione del virus COVID e alle ripercussioni del prolungato periodo di siccità che, a partire dalla mia regione, il Piemonte, non allenta la presa.

Il COVID non è stato ancora debellato, la guerra in Ucraina continua e continuano gli effetti perversi in termini di maggiori costi su energie e comparto alimentare, che, a loro volta, generano maggiore inflazione. Su questo scenario, già pesantemente negativo, si innesta la siccità, che sta iniziando a devastare il settore agricolo e la catena del cibo, e che rappresenta una concausa del dilagare degli incendi.

Tutto questo impone, quindi, un nuovo intervento, volto a prorogare ulteriormente il blocco delle accise sui carburanti, a prevedere la riproposizione del bonus da 200 euro in busta paga per il numero più ampio possibile di lavoratori nell'ambito delle risorse disponibili, a tagliare gli oneri di sistema, a prevedere, per quanto possibile, sostegni alle imprese dei settori più colpiti, tra cui, senza dubbio, rientra il mondo dello sport, in tutte le sue declinazioni, da quello agonistico a quello dilettantistico e amatoriale, fino all'associazionismo, che non potrà più reggere di fronte ai rincari senza un cospicuo sostegno.

Poiché la lista delle emergenze a cui rispondere è molto lunga, Forza Italia esprime l'auspicio secondo cui la quasi totalità dei 14,3 miliardi, per i quali si chiede lo scostamento, sia utilizzata per finanziare misure di aiuto finalizzate, da un lato, a fronteggiare il quotidiano, l'incidenza del carrello della spesa e, dall'altro lato, a sostenere la programmazione, dal momento che anche i tassi di interesse hanno ripreso a salire a seguito dell'annuncio della BCE di questo mese.

È, quindi, necessario accompagnare questo percorso nei prossimi mesi e proseguire quello avviato per la crescita strutturale del Paese e il raggiungimento degli obiettivi e dei traguardi previsti dal PNRR. Diciamo questo, perché, tra le finalità per le quali il Governo chiede l'autorizzazione, c'è anche il ristoro delle risorse utilizzate per coprire le misure adottate con il primo “decreto Aiuti”; quelle misure, tecnicamente, sono già state coperte dallo stesso decreto, perché, in quell'occasione, non si è fatto ricorso all'indebitamento, ma si è proceduto alla riduzione finanziaria di alcune missioni e programmi del bilancio e questo dobbiamo ben comprenderlo. È evidente che più sarà ampia la parte di risorse che verrà destinata a ristorare quelle missioni e quei programmi, tanto minore sarà la disponibilità di risorse fresche per i nuovi aiuti. Riteniamo che questo sia il momento del coraggio e non delle partite di giro, che le proposte di Forza Italia siano valide, vadano nella giusta direzione per il nostro Paese e debbano essere tenute in debita considerazione.

Per questa ragione, Presidente Rampelli, chiediamo al Governo che Forza Italia sia ascoltata e, nell'augurarci che questo avvenga quanto prima, ribadiamo la volontà che le risorse effettive destinate dal nuovo decreto siano il massimo possibile di questi 14 miliardi. Per questi motivi, signor Presidente, Forza Italia voterà a favore della richiesta di scostamento (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Fiano. Ne ha facoltà.

EMANUELE FIANO (PD). Grazie, Presidente. Signor Presidente, onorevoli colleghi, rappresentante del Governo, che stessimo andando nella direzione giusta era chiarissimo a tutti. Era chiaro agli italiani che, malgrado il sovrapporsi di crisi, stavano recuperando a poco a poco la fiducia nel futuro e si sentivano per tanta parte rassicurati dalla presenza di un Governo autorevole. Era chiaro alle imprese, che, nonostante gli aumenti dei costi dell'energia, hanno vissuto un periodo di ottima crescita dopo l'emergenza pandemica; una crescita che fortunatamente non vede ancora bruschi rallentamenti sul suo cammino, e intendiamoci, speriamo che non ne conosca più dopo gli ultimi due terribili anni. Era chiaro ai lavoratori, che, sebbene non potessero di certo gioire dell'aumento dell'inflazione e del costo delle bollette, hanno almeno ricevuto un contributo significativo a queste spese e soprattutto iniziavano a intravedere dei progressi tangibili sulle questioni strutturali, quelle che contano sempre, non solo in tempi di emergenza: una retribuzione dignitosa, l'abbassamento delle tasse sul lavoro, una prospettiva pensionistica realistica ed accettabile. Era, ovviamente, chiaro al nostro partito, al Partito Democratico, che non ha mai fatto mancare il suo sostegno al progetto del Governo Draghi, per quelle ragioni, quelle che ho elencato prima.

Tutto questo è ancora più chiaro oggi, alla luce del quadro macroeconomico del nostro Paese. I dati con cui il Governo viene a chiederci l'autorizzazione per un nuovo scostamento sono confortanti sia rispetto alle attese di qualche mese fa sia guardando ai gravi, gravissimi eventi che hanno scandito il tempo a partire dal 24 febbraio scorso, con l'inizio della guerra in Ucraina. Secondo le stime, confermate peraltro dall'Ufficio parlamentare di bilancio, nei mesi primaverili il PIL è cresciuto di mezzo punto percentuale, nonostante le note conseguenze delle tensioni internazionali. Una tenuta che ci consentirà di confermare l'obiettivo di crescita del 3 per cento nel 2022.

Grazie al consistente miglioramento del quadro tendenziale di finanza pubblica, la previsione dell'indebitamento netto delle pubbliche amministrazioni risulta inferiore di 14,3 miliardi di euro rispetto alle stime del DEF, risorse liberate, come detto, dalla tenuta dell'economia e dal significativo incremento delle entrate, soprattutto di natura tributaria, e indirettamente sostenuto dall'aumento dell'inflazione, che ha sostenuto il gettito dell'IVA.

Da questi dati possiamo ricavare due fatti: uno economico, tutto sommato positivo, e uno politico, indubbiamente per noi negativo. Il fatto economico positivo è che oggi accordiamo con convinzione la richiesta del Governo per un nuovo scostamento. Il Paese ha urgenza di sostegno come non mai e queste risorse sono linfa vitale per il Paese e per le famiglie. Senza questo scostamento non potremmo difendere i cittadini né la nostra economia dalle minacce che continueranno a preoccuparci anche nei prossimi mesi: inflazione, aumento dei prezzi delle materie prime e dei prodotti energetici e un'eventuale - speriamo di no - nuova ondata pandemica. E, allora, niente attenuazione del costo del gas e dell'energia con la riduzione dell'IVA e degli oneri di sistema, niente taglio delle accise della benzina, niente contributi alle famiglie per sostenere i costi delle bollette, nessuna misura per contenere le conseguenze della grave siccità in tante parti del Paese, né per contenere una recrudescenza dei contagi.

Concludo: con il via libera del Parlamento compiamo un atto di responsabilità, come noi facciamo sempre, e per la prima volta accordiamo lo scostamento senza compromettere né modificare il percorso di convergenza verso l'obiettivo di medio termine indicato nel DEF di quest'anno, ma tenendo ferma sia la previsione di crescita del PIL sia il suo rapporto con il debito pubblico sia i saldi programmatici già autorizzati con il DEF.

Il fatto politico però è un altro, Presidente: noi stavamo andando nella giusta direzione per gli italiani. Il progresso dell'economia italiana, gli ampi spazi finanziari che si sono aperti, un Paese che continua a rispondere e a reagire davanti alle avversità erano segnali più che sufficienti per scegliere di continuare l'esperienza del Governo Draghi.

Ed è, dunque, soprattutto alla luce di questo quadro che appare a noi ancora più sbagliata e foriera di danni la scelta di alcuni di abbandonare la nave in corsa, perché queste risorse, più di 14 miliardi, saranno messe in campo, è vero, ma con un provvedimento su cui molto probabilmente la capacità di intervento del Parlamento sarà ridotta e limitata, con tutte le richieste che giustamente sono arrivate sempre, in ogni momento, verso chi è più in difficoltà, verso chi è più fragile. Ci sarebbero state le condizioni per sostenere queste persone, avremmo potuto indirizzare meglio queste risorse in favore delle emergenze.

Il Partito Democratico voterà convintamente “sì” alla richiesta di indebitamento e altrettanto convintamente parleremo ai cittadini delle cose che vorremmo fare per il Paese dal prossimo 26 settembre, a partire da queste questioni sociali, per i giovani, per le donne, per i lavoratori, per i pensionati (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. È iscritta a parlare la deputata Torto. Ne ha facoltà. Comunque a cinque minuti, deputata Torto, le do un colpo di campanello, così lei si regola, sempre nella libertà.

DANIELA TORTO (M5S). Noi abbiamo dieci minuti, credo che ce li prenderemo tutti.

Signor Presidente, onorevoli colleghi, la relazione che il Governo presenta al Parlamento apre la strada al “decreto Aiuti-bis”, ovviamente un decreto che consideriamo un atto dovuto, un atto necessario, perché sappiamo tutti che la situazione internazionale si ripercuoterà sull'economia interna, sui bilanci dei cittadini, su quelli delle famiglie e delle imprese.

Però, Presidente, quello che stiamo per approvare oggi non è uno scostamento di bilancio, no. Noi, come 5 Stelle, come tutto il Parlamento, stiamo decidendo di utilizzare le maggiori entrate tributarie al 30 giugno 2022. Non è quindi lo scostamento che, come forza politica, chiedevamo da mesi al Premier Mario Draghi; uno scostamento di bilancio che, voglio ricordarlo, è debito buono e che doveva semmai aggiungersi a questo extragettito per affrontare in maniera seria le difficoltà del momento.

Sarebbe stato davvero fondamentale avere delle risorse fresche per contrastare questa situazione, ma non è stato così. Questo Governo si è opposto per mesi alla richiesta del MoVimento 5 Stelle di un vero scostamento di bilancio, mentre oggi, con un Governo dimissionario, a Camere sciolte, chiede al Parlamento questa autorizzazione, senza specificare né a chi e né a cosa verranno destinate queste risorse (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). E perché soltanto ora questa scelta? Perché non si è intervenuti prima, quando il MoVimento 5 Stelle aveva sollevato il problema, mentre il Paese era già in profonda sofferenza ed era evidente che la situazione rischiava di peggiorare? All'epoca ci venne risposto, Presidente, che non ce ne era bisogno, ci venne detto che non ci sarebbero stati più scostamenti di bilancio.

Oggi, però, questo tesoretto di 14,3 miliardi è disponibile grazie alle maggiori entrate incassate dallo Stato nei primi sei mesi dell'anno, che derivano, come specifica il Governo nella sua relazione, da maggiori entrate tributarie per 11,1 miliardi di euro, da autoliquidazione delle imposte, da maggiore gettito IVA causato dall'aumento dei prezzi dell'energia e dalla conseguente impennata dell'inflazione.

Questi soldi sicuramente andranno a finanziare misure necessarie per la riduzione del costo dell'energia a beneficio delle famiglie, per le imprese, per gli enti pubblici, però, colleghi, non toglie che si poteva e si doveva fare molto di più. E questo è un appello che oggi faccio non a questo Parlamento, lo faccio al prossimo Parlamento, lo faccio al prossimo Governo, di qualunque colore politico esso sarà.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ANDREA MANDELLI (ore 11,58)

DANIELA TORTO (M5S). Vorrei ricordare che il MoVimento 5 Stelle, assieme al presidente Conte, si è trovato già ad affrontare un'emergenza gravissima. Durante il Governo “Conte 2” si è resa necessaria una serie di interventi urgenti per stanziare risorse a sostegno di famiglie ed imprese, e noi questo lo abbiamo fatto. Senza quella determinazione, senza quelle misure messe in campo nei giorni più duri dell'emergenza sanitaria, l'intensità della povertà in Italia sarebbe aumentata del 10 per cento, e non sono soltanto numeri. Sto parlando di storie di famiglie, sto parlando di storie di uomini, di donne, di bambini. Certo non è stato facile, ma questa era ed è la strada giusta per affrontare e superare le emergenze.

Noi, come MoVimento 5 Stelle, lo avevamo fatto e ora il Governo avrebbe dovuto semplicemente replicare quelle scelte. Mi chiedo se qualcuno, a questo punto, pensa forse che sia un caso che il PIL del 2021 abbia segnato un incremento record del 6,6 per cento. Qualcuno, infatti, pensa che certi risultati possano piovere dal cielo. Se questo è quello che si pensa o si è ignoranti, colleghi, oppure si è in malafede. Diciamolo, finalmente: quello del 6,6 per cento è un risultato di cui ha beneficiato soprattutto il Governo Draghi, un risultato figlio di una volontà politica, ma anche di una giusta lealtà nei confronti dei cittadini, una volontà politica che oggi è mancata e che, invece, ci fu nei mesi più difficili della pandemia da parte di Giuseppe Conte e del suo Esecutivo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Io voglio ricordarlo: un Esecutivo che, tra marzo 2020 e gennaio 2021, in un momento davvero drammatico, seppe mettere in campo scostamenti, reali, per 130 miliardi di euro. Quella è una rete di protezione, quello è l'investimento per il futuro, quella è la politica economica per far ripartire il Paese!

Tra le misure che consentirono la crescita economica ci fu proprio quel superbonus tanto odiato da molte forze politiche presenti oggi in Parlamento e tanto odiato dallo stesso Governo. Ricordo soltanto che uno studio di Nomisma di qualche giorno fa sull'impatto di questa misura ha certificato che, a fronte di un investimento da parte dello Stato di 38,7 miliardi, c'è stato un enorme ritorno per la collettività, un beneficio per il sistema Paese di 125 miliardi di euro. Ci troviamo di fronte a una cifra di oltre il 7,5 per cento del PIL (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)! Io non so se noi ci rendiamo conto di questo, colleghi. Questa è stata la nostra politica per le aziende. Questo Governo invece, dopo aver bloccato il superbonus, la legge sul salario minimo, le tasse sugli extra profitti, si limita ora a utilizzare l'extragettito, anziché usare risorse davvero generose, risorse concrete per affrontare l'emergenza che si sarebbero aggiunte all'extragettito di 14,3 miliardi.

Il MoVimento 5 Stelle si era battuto già senza sosta sul superbonus, non solo per quanto riguarda lo sblocco dei crediti, ma anche in merito soprattutto al tema della responsabilità in solido, sempre ostacolato. Lo abbiamo fatto perché noi con gli operatori del settore parliamo ogni giorno e sappiamo in quali difficoltà enormi si trovano. Solo oggi, però, con questo provvedimento, il Governo prende una direzione, che non sapremo se sarà quella giusta e non lo sapremo finché non conosceremo le misure inserite nel “decreto Aiuti-bis”. Questo era necessario farlo prima, oltre che assolutamente possibile. Non bisognava aspettare di arrivare a fine luglio.

Ma potremmo parlare anche di quel reddito di cittadinanza che ha salvato dalla povertà oltre un milione di cittadini italiani. Sentire parlare oggi di aiuti agli italiani, mentre c'è chi, qui in Aula, vorrebbe abolire l'unica misura di protezione sociale presente nel Paese, dovrebbe far venire i brividi. Come ci si può riempire la bocca di slogan, di parole come sostegni, aiuti e ristori quando poi si vorrebbero togliere 500 euro al mese a chi non ha nulla (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), a chi non riesce a mettere un piatto, per i propri bambini, a tavola? Questo non lo dice il MoVimento 5 Stelle e non lo dice Daniela Torto: parlano i dati dell'Istat e sui numeri non si mente, colleghi. Il reddito di cittadinanza ha salvato dalla povertà oltre un milione di italiani, durante la pandemia (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

Ecco perché ci siamo ribellati agli attacchi scellerati contro queste misure, ecco perché abbiamo chiesto che fossero la prima preoccupazione del Governo, ma nulla. Qualcuno evidentemente ha scelto di dimenticarsi dei cittadini e ha scelto di dimenticare le imprese in difficoltà.

Presidente, i provvedimenti che siamo riusciti a realizzare durante i mesi della pandemia hanno dato una spinta alla crescita economica, che si è protratta fino al 2022. Lo ha ammesso lo stesso Ministro Franco, non certo un grillino, che ha parlato di un effetto trascinamento sul PIL 2022 superiore al 2 per cento, e questo grazie a quanto era stato fatto dal Governo “Conte 2”. Sa cosa aveva il Governo “Conte 2”, Presidente? Il Governo “Conte 2” aveva una visione, una visione che ha saputo comprendere che se vogliamo avere una possibilità di ripartire dobbiamo dare potere d'acquisto alle persone e non lasciarle in difficoltà per fare i bravi ragionieri! Quindi, sì, serve anche debito buono, in caso di necessità, cosa che, infatti, è prevista dall'articolo 81 della Costituzione, che, però, non è stata realizzata. Si è fatto troppo poco, e questo è drammatico.

Oggi, con i danni economici provocati dalla pandemia, danni che sono ancora evidenti e a cui si aggiungono tutti gli effetti della guerra, sarebbe una sgrammaticatura costituzionale appiattire questo passaggio politico-parlamentare sui soli effetti del primo semestre del 2022, che, come sappiamo, certamente fanno registrare 14,3 miliardi di entrate in più rispetto alle previsioni precedenti. Ma sia chiaro: la volontà di utilizzare i 14,3 miliardi mi sembra oggi davvero il minimo necessario (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Concluda.

DANIELA TORTO (M5S). Allora, se voteremo favorevolmente a questa autorizzazione oggi - e lo faremo - ribadiamo che questi 14,3 miliardi dovranno andare a sostegno delle famiglie, dovranno saperle aiutare per acquistare beni di prima necessità, dovranno andare a sostegno di tutti quei cittadini che non possono permettersi una vita dignitosa (Commenti).

PRESIDENTE. Concluda.

DANIELA TORTO (M5S). Evidentemente, per i colleghi non è la destinazione delle risorse la cosa importante; è semplicemente applaudire a un extragettito, questa mattina (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)!

PRESIDENTE. Onorevole, c'era un accordo dei gruppi…

DANIELA TORTO (M5S). Non c'è l'accordo, non l'abbiamo accettato, Presidente, e quindi vorremmo…

PRESIDENTE. Il suo delegato d'Aula aveva dato questa rassicurazione.

DANIELA TORTO (M5S). Non l'abbiamo fatto, non siamo venuti a fare questo accordo e, quindi, utilizzeremo i nostri minuti. Cercherò di essere più breve, ma non mi va di tagliare il mio discorso, il mio appello proprio sulle misure più necessarie alla popolazione.

Quando parlo di queste misure mi riferisco anche a quella del superbonus, che ha dato ossigeno al comparto dell'edilizia ed è stata voluta dal Governo Conte. Non è vero che questa misura è andata in sofferenza, come qualcuno sta tentando di raccontare, a causa di una norma scritta male. Questa norma è andata a male a causa di quei mille tentativi, con la presunzione di mettere in campo degli aggiustamenti che, alla fine, si sono rivelati controproducenti ed è questa è la verità che va raccontata ai nostri cittadini (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Il MoVimento 5 Stelle non si sottrae alle sue responsabilità e non lo fa oggi, così come non lo ha mai fatto. Non abbiamo abbandonato i cittadini nel momento peggiore di difficoltà, ma abbiamo raccolto la loro disperazione, in un momento drammatico.

È per tutte queste ragioni che siamo favorevoli al contenuto della relazione, ma finché sarà necessario ci batteremo per fare di più per il nostro popolo italiano (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Claudio Borghi. Ne ha facoltà.

CLAUDIO BORGHI (LEGA). Grazie, Presidente. Io confesso che quando è pervenuta a questa Camera la richiesta di approvazione della relazione, da parte del Presidente Draghi, per l'indebitamento aggiuntivo sono rimasto stupefatto. Sono rimasto stupefatto, perché abbiamo, da mesi, costantemente chiesto uno scostamento di bilancio per incrementare le iniziative a favore delle famiglie e dei cittadini colpiti soprattutto dai danni di un'inflazione che sta colpendo gli stipendi fissi e le pensioni.

Ci è sempre stato detto di no. Adesso, siamo a Camere sciolte. Io ero rimasto che, quando le Camere si sciolgono alla fine della attività di un Governo, se c'è un'urgenza, un decreto o qualcosa del genere, secondo Costituzione, la Camera viene convocata con cinque giorni di preavviso; altrimenti, non si proseguono i lavori perché si intende che la volontà politica evidentemente è venuta meno, a causa della caduta del Governo. Invece, scopriamo che avevamo ragione anche in questo caso nel senso che, quando chiedevamo lo scostamento di bilancio, ci dicevano di no mentre adesso, improvvisamente, si rinsavisce (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier) ed ecco che arriva uno scostamento di bilancio. Bene, magari ricordiamo che lo chiedevamo prima! Non solo. Ciò che, se devo essere sincero, mi lascia piacevolmente impressionato è leggere in che modo si intende - sembra - impiegare questi denari. Io leggo come una grande idea - anche della Viceministra Castelli che è lì, anche se non attentissima - che si intende utilizzare parte di questi denari, per esempio, per l'azzeramento dell'IVA sui beni di prima necessità. Ben svegliati! C'è una proposta della Lega da due anni su questo tema (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier)! È lì, è stata presentata al Senato, a prima firma Bagnai, ma ci è sempre stato detto che era una sciocchezza. Improvvisamente, guarda caso, dopo due anni scopriamo che probabilmente questa proposta della Lega tanto sciocchezza non è ed è ovvio che non lo sia. Infatti, l'IVA sui generi di prima necessità impatta sull'aumento dei prezzi e quindi si può tagliarla ed è soprattutto una cosa che riguarda il carrello della spesa delle famiglie più povere (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). Noi siamo sempre stati a favore di questa categoria, non certo, probabilmente, il PD che si occupa molto di più degli attici in centro storico. Invece, noi ci occupiamo degli operai perché, chissà come mai, una sinistra che avrebbe dovuto difenderli evidentemente se ne è dimenticata. Leggo, sempre con stupore, che sembrerebbe che parte di questi soldi possano essere utilizzati per anticipare l'indicizzazione delle pensioni. Ben arrivato Ministro Franco, grazie! È una nostra proposta (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier), continuiamo a dirlo da mesi, da quando è partita l'impennata dell'inflazione, che bisogna tutelare i salari e le pensioni. Le pensioni verranno indicizzate da gennaio ma, nel frattempo, che risposte abbiamo dato per un anno, durante il quale i prezzi sono aumentati mentre per i pensionati l'assegno pensionistico è rimasto sempre lo stesso? Guardate che se aumentano i prezzi, e dall'altra parte gli stipendi e le pensioni rimangono gli stessi, è esattamente come dire che c'è una decurtazione sia degli stipendi sia delle pensioni e a noi questa cosa non sembrava giusta. Improvvisamente, abbiamo ragione anche su questo. Perdonate, però: dato che tendiamo ad aver ragione su questioni economiche e che la ragione ci viene sempre data troppo in ritardo, tenete presente che la tempistica non è indifferente in economia. Quando quell'incompetente dell'allora ministro Gualtieri arrivava, all'inizio della pandemia e del lockdown, a dire che ci volevano 3,6 miliardi per tutta la pandemia, forse noi qualche ragione l'avevamo quando gli dicevamo che vaneggiava. Infatti, poi si sono dovuti spendere 100 miliardi. Tuttavia, non è la stessa cosa intervenire prima e prevenire piuttosto che intervenire dopo per curare il danno. Ancora una volta, noi abbiamo dovuto registrare la ragione dei nostri provvedimenti. Quando gli italiani - spero ormai presto - ci daranno la forza di andare direttamente al Governo con una coalizione di centrodestra unita e coesa, non dovremo più chiedere a qualche tecnico di fare qualcosa per cui arriverà, dopo, a dirci che avevamo ragione. Lo faremo prima, con le nostre forze, senza bisogno di chiedere a nessuno, per il bene degli italiani(Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Non vi sono altri iscritti a parlare, pertanto dichiaro chiusa la discussione.

(Annunzio di una risoluzione - Doc. LVII-bis, n. 5)

PRESIDENTE. Avverto che è stata presentata la risoluzione Molinari, Gallo, Serracchiani, Barelli, Di Stasio, Boschi, Fornaro, Schullian, Pettarin e Rizzone n. 6-00228 (Vedi l'allegato A), che è in distribuzione.

(Parere del Governo - Doc. LVII-bis, n. 5)

PRESIDENTE. Ha facoltà di replicare la rappresentante del Governo, che invito a esprimere il parere su tale risoluzione precisando se intenda accettarla.

LAURA CASTELLI, Vice Ministra dell'Economia e delle finanze. Sì, Presidente, il Governo accetta l'unica risoluzione presentata.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il presidente Lollobrigida. Ne ha facoltà.

FRANCESCO LOLLOBRIGIDA (FDI). Presidente, solo per una precisazione metodologica. Abbiamo sottoscritto una risoluzione al Senato, qui non ci è stata chiesta la firma. Questo perché c'è ancora una maggioranza, qui alla Camera, che non c'è più al Senato o ci sono motivazioni differenti? Per capire. È solo una questione metodologica sulla quale, anche in Conferenza dei presidenti di gruppo, avevamo chiesto chiarimenti per comprendere come si volesse procedere. Tutto qui.

PRESIDENTE. Dal punto di vista della risposta che posso darle io, presidente, lei può sottoscriverla con l'accordo dei gruppi. Se volete, per noi non c'è alcun problema ad aggiungere la firma. Se siete tutti d'accordo, ci mancherebbe altro, noi possiamo aggiungere la firma.

Quindi, intendo che la risoluzione Molinari, Gallo, Serracchiani, Barelli, Di Stasio, Boschi, Fornaro, Schullian, Pettarin e Rizzone è sottoscritta anche da Fratelli d'Italia, con la firma dell'onorevole Lollobrigida.

(Votazione - Doc. LVII-bis, n. 5)

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione n. 6-00228 Molinari, Gallo, Serracchiani, Barelli, Di Stasio, Boschi, Fornaro, Schullian, Pettarin, Rizzone e Lollobrigida, accettata dal Governo.

Ricordo che, a norma dell'articolo 81, secondo comma, della Costituzione e dell'articolo 6, comma 3, della legge n. 243 del 2012, per l'approvazione di tale risoluzione è necessaria la maggioranza assoluta dei componenti della Camera.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 2).

Modifica nella composizione di gruppi parlamentari.

PRESIDENTE. Comunico che, con lettera pervenuta in data 28 luglio 2022, la deputata Alessandra Carbonaro, già iscritta al gruppo parlamentare MoVimento 5 Stelle, ha dichiarato di aderire al gruppo parlamentare Misto, cui risulta pertanto iscritta

Comunico altresì che, con lettera pervenuta in data 28 luglio 2022, il deputato Luigi Casciello, già iscritto al gruppo parlamentare Forza Italia-Berlusconi Presidente, ha dichiarato di aderire al gruppo parlamentare Misto, cui pertanto risulta iscritto.

Interventi di fine seduta.

PRESIDENTE. Passiamo agli interventi di fine seduta.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Donina. Ne ha facoltà, per due minuti.

GIUSEPPE CESARE DONINA (LEGA). Grazie, Presidente. Ieri sera, dopo poco dopo la mezzanotte, in Valle Camonica, precisamente nelle comunità di Niardo e Braone, si è battuta l'ennesima bomba d'acqua.

Sono, purtroppo, esondati i torrenti Re e Corbello, proprio come accade nel lontano 1987, in cui ci furono anche due vittime. Ovviamente, da parte mia e da parte del gruppo della Lega c'è la vicinanza massima ai due sindaci, Sacristani e Mattioli di Niardo e Braone, e alle loro comunità. Un ringraziamento particolare e la nostra vicinanza va ai tanti volontari della Protezione civile e ai Vigili del fuoco, che hanno presidiato il territorio tutta la notte e che anche stamattina si sono adoperati per liberare le strade, le cantine e le case inondate da questa alluvione.

La nostra vicinanza, la mia in particolare, va ai cittadini di queste comunità, che hanno rivissuto, a distanza di 35 anni, questa brutta esperienza. Sono qua anche per chiedere l'attenzione del prossimo Governo e sensibilizzare i colleghi sulla tematica della montagna. Si parla spesso di montagna, ma la montagna è fragile e, più delle parole, ha bisogno di fatti concreti e di risorse. Mi permetta di fare una battuta: sono un uomo di montagna e, riguardo ai tanti ambientalisti, dico che tutti teniamo all'ambiente, però è facile tenere all'ambiente non vivendo nei territori che necessitano di manutenzione e di risorse, dove è difficile vivere. Quindi, auspico davvero che il prossimo Governo abbia un occhio di riguardo per la montagna e per il territorio montano. Mi auguro davvero che la gestione della montagna sia lasciata alle popolazioni di montagna (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole De Toma. Ne ha facoltà.

MASSIMILIANO DE TOMA (FDI). Grazie, Presidente. Non potevo farle mancare il mio intervento mattutino, a questo punto di chiusura. Colgo l'occasione, più che altro, per ricordare ovviamente, tramite lei, quella che, di fatto, in questi giorni, è una battaglia che sto portando avanti, insieme all'onorevole Dall'Osso, per quanto riguarda i lavoratori fragili.

Vorrei ricordare che questa scadenza ormai è imminente, però ieri è stato accolto dal Governo come raccomandazione un ordine del giorno, che impegna il Governo alla proroga della tutela fino al 31 dicembre di quest'anno. Ricordo che il 31 luglio, fra pochi giorni, scadrà anche la sorveglianza sanitaria eccezionale, prevista dall'articolo 83, quindi, il motivo che mi spinge a fare questo intervento è che, proprio in questa direzione, bisogna dare un segnale veramente concreto nel giro di pochissime ore e di pochissimi giorni. Mi auguro che, con il decreto che sta per essere adottato, ci sia la sensibilità del Governo per fare questa proroga al 31 dicembre 2022. Ricordo anche che le disposizioni vanno applicate anche al personale delle Forze armate e delle Forze di Polizia.

Da ultimo, gli oneri di questa misura, da quello che risulta anche da ciò che aveva detto il Ministro Brunetta, dovrebbero attestarsi intorno ai 30 milioni di euro per il periodo richiesto, quindi, stiamo parlando di cifre importanti, ma, ovviamente, irrisorie rispetto a tutte le discussioni che facciamo. Quindi, il mio invito al Presidente Draghi è di inserire questa proroga nelle ore successive al mio intervento, per dare una risposta a questi lavoratori fragili. È un'importante battaglia di civiltà, che faccio a nome mio personale e del gruppo di Fratelli d'Italia (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Maggioni. Ne ha facoltà.

MARCO MAGGIONI (LEGA). Grazie, Presidente. Il mio intervento si ricollega al voto di ieri, con cui quest'Aula ha approvato il bilancio. Giustamente, i questori e i colleghi che sono intervenuti hanno ringraziato i dipendenti della Camera tra gli applausi di tutti noi. Credo che, a questi ringraziamenti, vadano aggiunti anche quelli per i lavoratori che non sono formalmente inquadrati come dipendenti Camera, ma operano qui, a Montecitorio. Credo che questo sia un passaggio necessario per tutto quello che fanno quotidianamente e soprattutto di rispetto per il loro impegno nei nostri confronti, ma soprattutto nei confronti di questa importantissima Istituzione (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Chiazzese. Ne ha facoltà.

GIUSEPPE CHIAZZESE (M5S). Grazie, Presidente. Intervengo per fare un sollecito al Ministro Carfagna, che, ultimamente, vedo molto impegnata in cambi di casacca, piuttosto che nello svolgimento della sua attività ministeriale. La sollecito, affinché possa essere emesso dal Ministero per il Sud un decreto attuativo che stanzia 290 milioni di euro nell'annualità 2022-2023 per le imprese che fanno efficientamento energetico e mettono pannelli fotovoltaici. Siamo in un periodo in cui davvero dobbiamo aiutare le imprese, alleggerirle dalla morsa del costo dell'elettricità, invece, i sessanta giorni per l'emissione decreto sono scaduti e questo decreto non è stato adottato.

E' una opportunità che le nostre imprese stanno perdendo. Mi auguro davvero che questo sollecito non cada nel vuoto. Assieme alla collega Masi, stavamo per depositare un'interrogazione in tal senso per sollecitare il Ministro. Il periodo è davvero critico e mi auguro che le aziende possano godere di questo beneficio, di questo credito d'imposta aggiuntivo, per fare efficientamento energetico e per liberarsi dai costi dell'elettricità (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Gribaudo. Ne ha facoltà.

CHIARA GRIBAUDO (PD). Grazie, Presidente. Visto che ieri abbiamo approvato il bilancio della Camera e, giustamente, abbiamo ringraziato il personale della Camera, ci tengo a portare in quest'Aula anche un altro ringraziamento dovuto al personale non Camera, che, in questi anni, sempre, ma ancora di più con il COVID ci è stato di supporto. Mi riferisco soprattutto al personale della ristorazione (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico): dobbiamo davvero ringraziarli per la professionalità, la serietà e l'attenzione che, in questi anni di COVID, hanno posto nel servizio che hanno svolto e credo - anche se ripeto che non rientrano nel bilancio Camera - sia doveroso anche in quest'Aula da parte delle forze politiche porgere loro un ringraziamento. È un ringraziamento dovuto a un settore che, tra l'altro, ha patito, più di altri, la crisi del COVID (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Come ha fatto anche ieri, ovviamente, la Presidenza si associa al ringraziamento di tutte le persone che ci hanno aiutato in questi anni complicati.

Organizzazione dei tempi di esame di disegni di legge.

PRESIDENTE. Avverto che, nell'allegato A al resoconto stenografico della seduta odierna, sarà pubblicata l'organizzazione dei tempi per l'esame dei seguenti disegni di legge di ratifica: Trattato del Nord Atlantico sull'adesione della Repubblica di Finlandia e del Regno di Svezia (A.C. 3687​); Accordo di partenariato strategico Unione europea e i suoi Stati membri-Giappone (A.C. 3325​); nonché dei disegni di legge recanti Rendiconto generale dell'amministrazione dello Stato per l'esercizio finanziario 2021 (A.C. 3675​) e Disposizioni per l'assestamento del bilancio dello Stato per l'anno finanziario 2022 (A.C. 3676​) e del disegno di legge di delegazione europea 2021 (A.C. 3208-B​) (Vedi l'allegato A).

Ordine del giorno della prossima seduta.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.

Lunedì 1 agosto 2022 - Ore 10:

1. Discussione sulle linee generali del disegno di legge:

S. 2646 - Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 16 giugno 2022, n. 68, recante disposizioni urgenti per la sicurezza e lo sviluppo delle infrastrutture, dei trasporti e della mobilità sostenibile, nonché in materia di grandi eventi e per la funzionalità del Ministero delle infrastrutture e della mobilità sostenibili (Approvato dal Senato).

2. Discussione congiunta sulle linee generali dei disegni di legge:

Rendiconto generale dell'Amministrazione dello Stato per l'esercizio finanziario 2021. (C. 3675​)

Disposizioni per l'assestamento del bilancio dello Stato per l'anno finanziario 2022. (C. 3676-A​)

Relatori: PETTARIN e DEL BARBA.

3. Discussione sulle linee generali dei disegni di legge:

Ratifica ed esecuzione dei Protocolli al Trattato del Nord Atlantico sull'adesione della Repubblica di Finlandia e del Regno di Svezia, fatti a Bruxelles il 5 luglio 2022. (C. 3687​)

Relatore: FORMENTINI.

S. 1923 - Ratifica ed esecuzione dell'Accordo di partenariato strategico tra l'Unione europea e i suoi Stati membri, da una parte, e il Giappone, dall'altra, fatto a Tokyo il 17 luglio 2018 (Approvato dal Senato). (C. 3325​)

Relatore: ZOFFILI.

4. Discussione sulle linee generali del disegno di legge:

Delega al Governo per il recepimento delle direttive europee e l'attuazione di altri atti normativi dell'Unione europea - Legge di delegazione europea 2021 (Approvato dalla Camera e modificato dal Senato). (C. 3208-B​)

Relatrice: GALIZIA.

La seduta termina alle 12,30.

SEGNALAZIONI RELATIVE ALLE VOTAZIONI EFFETTUATE NEL CORSO DELLA SEDUTA

Nel corso della seduta è pervenuta la seguente segnalazione in ordine a votazioni qualificate effettuate mediante procedimento elettronico (vedi Elenchi seguenti):

nella votazione n. 2 il deputato Orfini ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole.

VOTAZIONI QUALIFICATE EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO

INDICE ELENCO N. 1 DI 1 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 2)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
1 Nominale Pdl cost. 3353-B - voto finale 413 412 1 316 412 0 63 Appr.
2 Nominale Doc. LVII-bis, n. 5 - ris. 6-228 422 420 2 316 419 1 56 Appr.

F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M = Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui é mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi é premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.