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Resoconto dell'Assemblea

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XVIII LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 731 di lunedì 25 luglio 2022

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ANDREA MANDELLI

La seduta comincia alle 12.

PRESIDENTE. La seduta è aperta.

Invito la deputata segretaria a dare lettura del processo verbale della seduta precedente.

FEDERICA DAGA, Segretaria, legge il processo verbale della seduta del 22 luglio 2022.

PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.

(È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati in missione a decorrere dalla seduta odierna sono complessivamente 97, come risulta dall'elenco consultabile presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto stenografico della seduta odierna (Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna).

Sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, sull'ordine dei lavori, l'onorevole De Toma. Ne ha facoltà.

MASSIMILIANO DE TOMA (FDI). Grazie, Presidente. Buongiorno, colleghi. Intervengo sulla questione dei lavoratori fragili, vista l'assenza, in queste ultime settimane, del mio partner, l'onorevole Dall'Osso. Vice Ministro, si tratta di una questione che ci sentiamo di portare avanti per questa categoria di persone che cercano semplicemente di ottenere quelle tutele che in parte erano già state riconosciute ma che, poi, non sono state prorogate fino al 30 giugno. Si tratta di una categoria che incontra grandi difficoltà perché il tema dello smart working, soprattutto legato alla recrudescenza della pandemia, crea serie difficoltà a queste persone.

Sono un po' preoccupato perché scopro che, anche a seguito di quanto è avvenuto, nel “decreto Semplificazioni” alcuni emendamenti - uno a mia prima firma, il 36.06 - non sono stati presi in considerazione e, come altri, non sono stati discussi.

Penso che, mentre l'attività parlamentare vive una sua difficoltà nell'ordinario, il Governo si potrebbe far carico di portare avanti questioni impellenti, e questa è una. Lo dico perché, in questi giorni, ho sollecitato vari Ministri, fra i quali il Ministro Orlando e lo stesso Ministro Guerini, per i militari; per la questione specifica anche il Ministro Brunetta.

Colgo l'occasione per stigmatizzare gli interventi da parte di un deputato di questo Parlamento nei confronti del Ministro Brunetta, con una discriminazione sulle condizioni fisiche della persona. Ecco, se difendiamo i lavoratori fragili e le persone con disabilità o, comunque, tutto quello che noi riteniamo giusto affrontare in una determinata maniera, penso che certe parole nei confronti di un Ministro della Repubblica non siano accettabili. Quindi, sollecito il Ministro Brunetta e, di conseguenza, anche il Ministro Speranza a prendere una decisione a breve - anzi, a brevissimo, perché i giorni ormai sono sempre meno - nei confronti di questa categoria che chiede semplicemente una tutela che poteva essere prorogata fino alla fine di quest'anno, anche per consentire a questo Parlamento, ma soprattutto al Governo, di dare una dimostrazione di civiltà.

Discussione del disegno di legge: S. 2469 - Legge annuale per il mercato e la concorrenza 2021 (Approvato dal Senato) (A.C. 3634-A​).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione del disegno di legge, già approvato dal Senato, n. 3634-A: Legge annuale per il mercato e la concorrenza 2021.

Avverto che lo schema recante la ripartizione dei tempi è pubblicato nell'allegato A al resoconto stenografico della seduta del 22 luglio 2022 (Vedi l'allegato A della seduta del 22 luglio 2022).

(Discussione sulle linee generali – A.C. 3634-A​)

PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali.

Il Presidente del gruppo parlamentare MoVimento 5 Stelle ne ha chiesto l'ampliamento.

La X Commissione (Attività produttive) si intende autorizzata a riferire oralmente.

Ha facoltà di intervenire la relatrice, onorevole Saltamartini.

BARBARA SALTAMARTINI, Relatrice. Grazie, Presidente. Come i colleghi sapranno, il disegno di legge annuale sulla concorrenza 2021, che iniziamo ad esaminare qui in Aula e che è stato discusso in Commissione attività produttive, è in seconda lettura, dopo essere stato approvato dal Senato. La Commissione attività produttive ha svolto un approfondito seppur veloce esame rispetto a quanto è stato fatto dal Senato, vista anche l'importanza di approvare quanto prima questo provvedimento, stanti anche le nuove condizioni del quadro politico in cui ci troviamo, con lo scioglimento intervenuto proprio a ridosso del voto finale in Commissione.

Sappiamo bene quanto è importante perché il disegno di legge è tra quelli collegati alla manovra di bilancio 2022-2024 ed è una delle riforme necessarie indicate dal Piano nazionale di ripresa e resilienza. Infatti, nel PNRR è stato assunto l'impegno di rispettare la cadenza annuale delle leggi sulla concorrenza. Ricordo all'Aula e ai colleghi che l'ultima legge sulla concorrenza è stata approvata nel 2017. Per quanto riguarda, invece, la legge per il 2021, che ora è in esame, il PNRR pone come traguardo l'entrata in vigore della legge annuale e dei relativi decreti di attuazione entro la fine del 2022.

Il disegno di legge originario era composto da 32 articoli; dopo l'esame del Senato, gli articoli sono diventati 36 e tali sono rimasti dopo la discussione svolta in Commissione qui alla Camera. Per senso di responsabilità, ma soprattutto per rispettare i tempi che ci eravamo dati, la Commissione attività produttive della Camera ha esaminato in modo più approfondito solo una parte degli articoli, tralasciando quelli che avevano avuto un esame abbastanza dettagliato e approfondito al Senato. In particolare, quindi, la Commissione si è incentrata sugli articoli 9 e 10 e poi sugli articoli dal 22 al 32. Quindi, anche nella mia relazione, Presidente, che poi lascerò agli atti nella formula completa, mi limiterò ad alcune osservazioni relative alle modifiche che abbiamo apportato sugli articoli che abbiamo esaminato con maggiore attenzione alla Camera dei deputati.

Abbiamo tre importanti novità, su tutte: la prima è la modifica quasi totale dell'articolo 9 in materia di trasporto pubblico locale.

La seconda è lo stralcio dell'articolo 10, che recava la delega legislativa, volta a rivedere la disciplina in materia di trasporto pubblico non di linea, vale a dire i taxi e gli NCC; l'altra è stata quella di aver inserito, invece, un nuovo articolo, volto a eliminare l'incompatibilità tra attività di mediazione immobiliare e prestazione dei servizi finanziari.

In generale, il disegno di legge si compone di più capi: I) Finalità; II) Rimozione delle barriere all'entrata nei mercati. Regimi concessori; capo III) Servizi pubblici locali e trasporti; IV) Concorrenza, energia e sostenibilità ambientale; V) Concorrenza e tutela della salute; VI) Concorrenza, sviluppo delle infrastrutture digitali e servizi di comunicazione elettronica; VII) Concorrenza, rimozione degli oneri per le imprese e parità di trattamento tra gli operatori; VIII) Rafforzamento dei poteri in materia di attività Antitrust; IX) Clausola di salvaguardia. Non mi soffermerò sugli articoli che sono stati trattati al Senato, specificando invece meglio, anche evidenziandone le modifiche, gli articoli che abbiamo esaminato in Commissione.

L'articolo 9, che disciplina il trasporto pubblico locale, è stato modificato in sede referente in maniera significativa, anche grazie al lavoro di tutti i gruppi, sia di maggioranza che di opposizione. Infatti, il testo originario era impostato nel senso di mettere a regime il sistema dell'affidamento soltanto mediante procedure di pubblica evidenza nel TPL (il trasporto pubblico locale). Invece, in Commissione, abbiamo modificato il testo, facendo venir meno l'obbligo assoluto di affidamento mediante procedure di pubblica evidenza nel trasporto pubblico locale, ma sempre conformemente alle norme europee in materia.

Come anticipavo, c'è lo stralcio dell'articolo 10. A tal riguardo, in questa sede, da relatrice, in rappresentanza di tutta la Commissione, ovviamente, non mi soffermo sulla valenza politica di questa decisione presa dalla Commissione e dal Governo; mi limito a dire che il Governo ha inteso recepire le istanze di quasi tutti i gruppi parlamentari presenti in Commissione, che ne chiedevano lo stralcio, soprattutto per rinviare, laddove necessario, ad un'analisi sul comparto del settore più precisa e più compiuta, di cui a questo punto si dovrà occupare il prossimo Governo, se vorrà, e il prossimo Parlamento. Credo, però, che sia stato fatto un passo molto in avanti, soprattutto teso ad ascoltare le categorie che nei giorni passati si erano fatte sentire anche con forza.

Il nuovo articolo 10, con riferimento alla nuova numerazione, rafforza invece i meccanismi di risoluzione delle controversie tra operatori economici che gestiscono reti, infrastrutture e servizi di trasporto e i consumatori, prevedendo che si possa proporre ricorso giurisdizionale solo dopo avere esperito un tentativo di conciliazione, da definire entro trenta giorni dalla proposizione dell'istanza all'Autorità di regolazione dei trasporti, che deve individuare allo scopo procedure semplici non onerose, anche in forma telematica.

Salto l'articolo 11, già modificato al Senato, perché lo abbiamo approfondito nelle altre sedi. Vengo, invece, all'articolo 22, che apre il capo VI con alcune modifiche all'articolo 3 del decreto legislativo n. 33 del 2016, che definisce un quadro di regole volte a ridurre i costi per la realizzazione di reti a banda larga. L'articolo 3 del decreto 2016 pone degli obiettivi in capo ai gestori di infrastrutture fisiche, quali reti per la distribuzione di gas, acqua, reti stradali, metropolitane e ferroviarie, al fine di garantire l'utilizzo delle stesse in caso di richiesta da parte di un operatore di comunicazioni elettroniche per la posa di cavi in fibra ottica. Le modifiche che abbiamo introdotto prevedono che l'accesso possa essere rifiutato dal gestore e dall'operatore di rete, nel caso in cui l'infrastruttura fisica sia oggettivamente inidonea a ospitare gli elementi di reti di comunicazione elettronica ad alta velocità. Il rifiuto può ricorrere anche nel caso di indisponibilità di spazio per ospitare gli elementi di reti di comunicazione elettronica ad alta velocità e può essere basato su necessità future del fornitore dell'infrastruttura fisica, sempre che tali necessità siano concrete, adeguatamente dimostrate, oltre che oggettivamente e proporzionalmente correlate allo spazio predetto.

In Commissione è stato chiarito - e credo sia un passo importante - che, ai fini delle motivazioni del rifiuto, devono essere allegate, nel rispetto dei segreti commerciali del gestore delle infrastrutture e dell'operatore di rete, planimetrie ed ogni documentazione tecnica che avvalori l'oggettiva inidoneità, con l'esclusione della documentazione che possa costituire scambio di informazioni sensibili ai fini della concorrenza o che possa mettere a rischio la sicurezza delle infrastrutture fisiche.

L'articolo 23 è volto a razionalizzare gli interventi dedicati alla realizzazione di reti di accesso in fibra ottica. Abbiamo introdotto piccole novità che consentono di limitare, sempre nella logica della semplificazione, le duplicazioni degli scavi e delle connesse opere civili e di ridurre le tempistiche complessive. In assenza di infrastrutture disponibili, l'installazione delle reti di comunicazione elettronica ad alta velocità è effettuata preferibilmente con tecnologie di scavo a basso impatto ambientale.

L'articolo 24 introduce disposizioni volte a rendere più efficace il contrasto al fenomeno delle attivazioni inconsapevoli e di quelle fraudolente dei servizi di telefonia e di comunicazione elettroniche, ivi compresi i servizi di messaggistica istantanea, su cui la Commissione ha dibattuto sempre avendo di fronte la salvaguardia e la tutela dei consumatori da frodi che, purtroppo, conosciamo bene, specie rivolte magari alle persone più anziane. Abbiamo anche qui voluto inserire un qualcosa in più, perché si parlava soltanto di messaggistica istantanea: abbiamo voluto inserire anche la messaggistica relativa agli sms e agli mms, come ulteriore riprova e conferma della volontà politica di tutelare i consumatori.

L'articolo 25, in particolare, stabilisce che il Ministero dello Sviluppo economico, sentita l'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni, riesamini periodicamente l'ambito di applicazione degli obblighi di servizio universale sulla base degli orientamenti della Commissione europea, delle esigenze degli utenti e delle diverse offerte presenti sul mercato nazionale, in termini di disponibilità, qualità e prezzo accessibile, segnalando periodicamente al Parlamento le modifiche normative ritenute necessarie in ragione dell'evoluzione dei mercati e delle tecnologie.

La Commissione su questo articolo ha lavorato per precisare che si dovrà tenere conto di situazioni particolari. Il riferimento è all'obbligo di assicurare la fornitura del servizio universale e delle prestazioni in esso ricomprese di qualità determinata in modo permanente in tutti i punti del territorio nazionale, incluse le situazioni particolari delle isole minori e delle zone rurali e montane a prezzi accessibili all'utenza. Inoltre - voglio sottolinearlo - viene anche esteso ai fornitori di servizi postali, compresi i fornitori di servizi di consegna dei pacchi, l'obbligo di iscrizione al registro degli operatori di comunicazione.

L'articolo 26 dà una delega al Governo ad adottare, entro 24 mesi, uno o più decreti legislativi per procedere ad una nuova ricognizione dei regimi amministrativi delle attività private e alla loro semplificazione mediante l'eliminazione delle autorizzazioni e degli adempimenti non necessari. In questo articolo abbiamo introdotto alcuni rafforzamenti dei criteri di delega, prevedendo, tra l'altro, accanto alla tipizzazione delle attività soggette a regimi amministrativi e di quelle soggette a mero obbligo di comunicazione, che siano precisati gli effetti della presentazione della comunicazione e i poteri che possono essere esercitati dalla pubblica amministrazione in fase di controllo. Un altro esempio è costituito dal principio di delega, che prevede di ridefinire i termini dei procedimenti amministrativi dimezzandone la durata, con le debite eccezioni e la previsione del monitoraggio dei tempi di trattazione dei procedimenti e del livello di soddisfazione dell'intera utenza. In sede referente sono stati, altresì, aggiunti dei commi dedicati ad un riordino della complessa disciplina degli incentivi delle fonti rinnovabili.

L'articolo 27, invece, delega il Governo ad adottare uno o più decreti legislativi per semplificare, rendere più efficaci ed efficienti e coordinare i controlli sulle attività economiche. In sede referente abbiamo apportato alcune modifiche: tra queste si prevede l'introduzione di forme di tutela per i creatori di contenuti digitali, prevedendo altresì meccanismi di risoluzione alternativa delle controversie tra creatori di contenuti digitali e relative piattaforme.

L'articolo 28, invece, come dicevo, è una delle novità più importanti, perché è stato introdotto dalla Commissione ed è volto ad eliminare l'incompatibilità tra attività di mediazione immobiliare e prestazione di servizi finanziari.

L'articolo 29 interviene sulla disciplina della comunicazione unica per la nascita dell'impresa, riducendo - anche questo credo sia un passo importante - da 7 a 4 giorni il termine entro cui le amministrazioni competenti comunicano per via telematica all'interessato e al registro delle imprese i dati definitivi relativi alle posizioni registrate.

All'articolo 30 c'è la delega al Governo ad adottare, entro 6 mesi, uno o più decreti legislativi per l'adeguamento della normativa nazionale alle disposizioni del regolamento (UE) n. 2019/ 1020, al fine di rafforzare la concorrenza nel mercato unico dell'Unione europea, assicurando adeguati livelli di controllo sulle conformità delle merci e di promuovere, al contempo, una semplificazione e razionalizzazione del sistema di vigilanza a vantaggio degli operatori e degli utenti finali.

L'articolo 31 sostituisce il comma 2 dell'articolo 150 del codice delle assicurazioni private. Mi permetto di sottolinearne l'importanza, perché estende anche alle imprese di assicurazione, con sede legale in altri Stati membri, (le cosiddette imprese comunitarie), la procedura di risarcimento diretto, prevista dall'articolo 149 del codice delle assicurazioni private che, in caso di sinistro tra veicoli a motore, prevede che i danneggiati debbano rivolgere la richiesta di risarcimento all'impresa di assicurazione che ha stipulato il contratto relativo al veicolo utilizzato. Questa disposizione, voglio precisarlo, entrerà in funzione dal prossimo anno.

Infine, l'ultimo articolo su cui la Commissione si è concentrata, relativamente al rafforzamento dei poteri dell'attività dell'Antitrust, è l'articolo 32 che apporta modifiche alla disciplina sulla valutazione e controllo delle operazioni di concentrazione da parte dell'Autorità garante della concorrenza e del mercato sulle soglie di fatturato da cui scaturisce l'obbligo di notifica delle operazioni di concentrazione e sul trattamento delle imprese comuni. Le modifiche sono finalizzate ad adeguare la normativa nazionale alla normativa europea e muovono dall'opportunità che il quadro normativo nazionale sia quanto più possibile coerente con quello già adottato dalla Commissione europea e dalla prevalenza dei Paesi dell'Unione. Nel testo viene chiarito che gli effetti dell'articolo non sono applicabili alle operazioni di concentrazione perfezionate prima dell'entrata in vigore della disposizione.

Seguono, ovviamente, gli articoli 33, 34, 35 e 36; l'ultimo è sulle clausole di salvaguardia, su cui la Commissione ha dato un parere favorevole senza intervenire con alcuna modifica.

A conclusione del mio intervento, che, Presidente, per completezza della discussione, consegnerò alla Presidenza, mi preme sottolineare - seppure in un momento complicato della situazione politica italiana, e voglio ringraziare anche il nostro Vice Ministro Pichetto Fratin - che tutta la Commissione, nel rispetto delle differenze tra i differenti gruppi politici, ha lavorato non solo per garantire l'approvazione, nei termini che ci eravamo dati, del disegno di legge, ma anche per provare a migliorarlo, avendo avuto modo di ascoltare categorie, associazioni e la cosiddetta società civile che non abbiamo mai smesso di tenere come riferimento anche nella discussione politica al nostro interno.

Prima di concludere, mi permetta, Presidente, perché non lo farò dopo, di ringraziare gli uffici della Commissione che ci hanno offerto la massima collaborazione e il massimo sostegno.

PRESIDENTE. Onorevole Saltamartini, si intende autorizzata a depositare il testo del suo intervento.

Ha facoltà di intervenire il rappresentante del Governo, Vice Ministro Pichetto Fratin, che si riserva di farlo successivamente.

È iscritto a parlare l'onorevole Galli. Ne ha facoltà.

DARIO GALLI (LEGA). Grazie, signor Presidente. Signor Vice Ministro, colleghi, il provvedimento in esame è di estrema rilevanza in quanto si inserisce nel solco degli interventi del PNRR, del piano delle riforme strutturali per il Paese e di quelle attività funzionali e propedeutiche al raggiungimento degli obiettivi prefissati. Con questa legge annuale abbiamo avuto la possibilità di intervenire in materia di concorrenza, dando precisi indirizzi sui punti di riferimento del sistema Italia e tentando di smussare gli squilibri che fisiologicamente si generano nel mercato; attività di fondamentale importanza, poiché è in questa sede che vengono dettati i principi che regolano la vita di imprese e consumatori fuori dal Palazzo. Questo per dare la dimensione del disegno di legge in discussione, un disegno di legge che, anche alla luce delle nuove e complesse dinamiche geopolitiche, ci pone di fronte a scelte e valutazioni tutt'altro che semplici.

Dovuta questa premessa, colgo l'occasione per ringraziare il lavoro dei relatori, fondamentale per l'approdo in Assemblea del provvedimento, in particolare dell'onorevole Saltamartini; mi preme particolarmente ringraziare la collega, la quale ha messo in campo un attento lavoro di confronto e mediazione con i gruppi di maggioranza e opposizione, volto ad equilibrare le proposte emendative presentate e finalizzato, congiuntamente al correlatore, a licenziare il miglior testo possibile.

Entrando nel merito, ci troviamo a trattare un provvedimento complesso che ha spaziato su tantissimi argomenti. Sono state affrontate diverse norme che interessano vari settori, dai servizi pubblici locali alle tematiche energetiche, dalle complessità legate al mondo dei trasporti all'attualissimo tema dei rifiuti. Sono stati analizzati i rapporti con la pubblica amministrazione e l'avvio di attività imprenditoriali oltre che le attività di controllo e vigilanza sul mercato. Quindi, un disegno di legge che, pur affidato alla Commissione attività produttive, risulta trasversale, investendo diversi ambiti di competenza.

Come noto, è stato possibile intervenire formalmente solo su alcune parti del testo e non sull'intero impianto normativo. Diversi articoli sono stati analizzati ed emendati direttamente al Senato, anche grazie al proficuo dialogo tra i due rami del Parlamento. Sono state rimesse all'attenzione della Camera disposizioni in materia di trasporto pubblico locale non di linea, procedure di realizzazione di infrastrutture e interventi per le reti in fibra ottica, disposizioni regolatorie dei servizi telefonici e acquisizione del consenso, come in materia di servizi postali, revisione dei procedimenti amministrativi, semplificazione dei controlli sulle attività economiche e disciplina delle assicurazioni e delle concentrazioni. La materia, quindi, era ampia, complessa ed articolata.

Il preliminare intervento del Senato non ha reso meno intensa l'attività in Commissione che ha visto il susseguirsi di passaggi spinosi, oggetto di visioni politiche differenti. In questi frangenti lo “scontro”, lo dico tra virgolette, risulta inevitabile, atteso che, quando si parla di concorrenza, si pongono in relazione interessi contrapposti e visioni economiche differenti. Fondamentale, quindi, è stata la comune volontà di tutelare i soggetti deboli del mercato, perché, quando c'è scarsa concorrenza, crescono i monopoli o le agevolazioni a favore di pochi e a discapito di molti. Intervenire in alcuni regimi eccessivamente restrittivi significa tutelare i consumatori, generando maggiore equità del mercato; al pari, fissare rigidi paletti rischia di colpire intere categorie professionali, disperdendo capitale e investimento, con conseguente minore competitività nel mercato interno ed estero.

Il provvedimento che oggi discutiamo va, quindi, in questa direzione: riallinea i rapporti di forza all'interno del mercato, migliorando la concorrenza, con i benefici che ne discendono.

È in questo solco che si è sviluppato il lavoro del gruppo Lega. Molti dei nostri interventi emendativi hanno apportato correttivi nel campo delle telecomunicazioni e della semplificazione, positive modifiche nel dialogo tra imprese e pubblica amministrazione, nonché favorevoli accorgimenti volti a migliorare i sistemi di monitoraggio e controllo; una serie di proposte emendative che ha posto al centro la tutela di imprese e consumatori. Si è trattato di un lavoro complesso, lungo e articolato, volto ad elaborare un testo che, anche se non perfetto, incide positivamente sulle finalità della norma, migliorandone l'estensione applicativa e rimuovendo gli elementi di carattere distorsivo.

Non intervengo nella descrizione delle modifiche che sono state fatte sui moltissimi articoli che compongono questo provvedimento, perché la collega e relatrice Saltamartini l'ha già fatto in maniera adeguata.

Quindi non faccio perdere tempo ai colleghi nel ripetere cose che assolutamente condividiamo, nel metodo e nel merito. Prendo qualche minuto, però, per parlare degli unici due articoli che sono stati significativamente discussi in questo provvedimento, cioè l'articolo 9 e l'articolo 10. Sugli altri c'è stato un confronto assolutamente utile però è stato sicuramente più semplice arrivare a conclusioni comuni. Su questi due articoli si è concentrata la discussione perché sono i due articoli più “ideologici” che hanno richiesto uno sforzo maggiore da parte di tutti, in un caso, e, nell'altro, addirittura lo stralcio, come peraltro richiesto dai componenti della Lega in Commissione.

In particolare, per quanto riguarda l'articolo 9, relativo al trasporto pubblico locale, da ex amministratore ho fatto veramente fatica a capire l'atteggiamento di alcuni rappresentanti ministeriali che volevano in qualche modo far passare in Commissione principi che non esistono, come il mitologico “lo vuole l'Europa”, quando nei fatti così non era. Alla fine, si è arrivati alla conclusione più ovvia e, quindi, per gli enti locali sarà possibile continuare ad operare senza l'obbligo della gara a prescindere, quando hanno condizioni alternative sufficientemente adeguate, in questa logica secondo cui con il libero mercato comunque si sistema tutto e ogni cosa. In questo senso è stato particolarmente significativo l'emendamento proposto in Commissione dalla Lega, dall'onorevole Maccanti ed è stata approvata una riformulazione del testo che armonizza le disposizioni dell'articolo 9 con le forme di affidamento espressamente consentite sia dalla norma europea sia da quella nazionale. Si tratta di una riformulazione che consente alle regioni e agli enti locali di scegliere tra le diverse forme di affidamento previste dalle normative citate senza vedersi applicate le decurtazioni delle risorse del Fondo nazionale per il TPL, l'esercizio del potere sostitutivo e le forme di responsabilità dirigenziale. Pertanto, si evita di restringere oltremodo le scelte che le regioni e gli enti locali, nell'esercizio delle loro funzioni, possono adottare in conformità alla legislazione vigente. Anche a questo riguardo devo dire che le forzature fatte in questa direzione – quelle di cui dicevo prima - sono poco comprensibili e si fa veramente fatica a capire che finalità avessero. Il trasporto pubblico locale - credo non sfugga a nessuno - è materia estremamente complessa perché, da una parte, c'è l'obbligo di fornire un servizio pubblico e, dall'altra, la difficoltà di chiudere i conti in situazioni che spesso non sono profittevoli. Quindi, si fa fatica a fare gare con risultati adeguatamente soddisfacenti. Aver messo gli enti locali nelle condizioni di fare il meglio che possono nelle circostanze in cui vivono quotidianamente nei loro territori è stato sicuramente un risultato positivo, come anche quello di togliere incomprensibili sanzioni che alla fine sarebbero andate comunque a colpire esclusivamente gli utenti finali, cioè i cittadini.

Ancor più significativa e interessante per certi aspetti, per lo meno politicamente, è la questione dell'articolo 10. Devo dire subito che un nostro grande risultato è stato lo stralcio, alla fine, da questo provvedimento, di un passaggio che aveva ancora meno significato all'interno del provvedimento stesso. L'articolo 10 era abbastanza complesso però dobbiamo precisare bene le questioni che hanno riempito le pagine dei giornali e che sicuramente hanno interessato maggiormente l'opinione pubblica e i cittadini, che spesso sono anche utenti di questi servizi. La questione mediaticamente è stata presentata come un contrasto tra quelli che difendevano i tassisti e quelli che difendevano il libero mercato mentre è ovviamente un pochino più articolata e va spiegata un pochino meglio ai cittadini e a chi magari, per ovvie ragioni, non segue quotidianamente gli avvenimenti di questo palazzo. La questione non è difendere una categoria perché anche i tassisti, come tutte le categorie di lavoratori, hanno comunque il “dovere” di migliorare il proprio servizio nei confronti della cittadinanza e di verificare eventuali errori. In alcune città, come nella stessa città di Roma, la qualità complessiva delle auto potrebbe essere rivista; poi vi è il fatto che il POS, che da anni dovrebbe esserci, non sempre si trova, anche se forse tutti ce l'hanno. Sono cose che sicuramente vanno migliorate e non è che per prendere un voto in più o un voto in meno non bisogna dirle. Sono cose che vanno sistemate e credo che con un po' di buon senso e di buona volontà lo si potrà fare facilmente. La questione è non capire o, meglio, confondere il libero mercato, genericamente inteso, con qualcosa di cosa completamente diverso. Il mercato o, meglio, il settore merceologico dei taxi non è cosa che abbia a che fare con il libero mercato ma è trasporto pubblico locale, che è rigidamente regolamentato da norme che ogni città a vario titolo si dà. Chi esercita questo servizio è, sì, individualmente un piccolo imprenditore ma opera, non in un mercato libero, almeno per quanto riguarda se stesso, ma in un mercato estremamente regolamentato. Per cui il taxi c'è sia quando c'è tanto turismo sia quando non ce n'è, c'è sia in via del Corso all'ora di punta, con la fila dei clienti che aspettano il taxi, sia alle due di notte nella stazione dei taxi di periferia, dove il tassista sa che starà lì dall'una alle quattro aspettando un cliente che non arriverà mai. Questo fa parte del lavoro, del servizio e, devo dire, anche della qualità dell'organizzazione di una città come Roma, dove siamo, e di tutte le più o meno grandi città d'Italia.

Chi svolge un servizio di trasporto senza dover rispettare queste regole, senza aver dovuto acquistare una licenza nella città, perché la può prendere in un'altra città e poi venire ad esercitare, per esempio, a Roma o in altre grandi città, chi semplicemente si limita a dire che la macchina c'è, quando c'è la disponibilità, o non c'è, in caso contrario, non fa esattamente la stessa cosa e non può essere messo sullo stesso livello per quanto riguarda il concetto di fondo della libertà di iniziativa privata, della libertà di mercato, della concorrenza. Come avranno visto anche i cittadini che hanno avuto la ventura di vivere i giorni più difficili da questo punto di vista, con il taxi certamente può capitare di dover aspettare un po', perché, magari, c'è un po' di gente in coda, però poi a Roma sono comunque 3 euro di fisso - qualcosa di più di notte perché c'è il supplemento notturno - e poi un tanto al chilometro o un tanto al minuto; punto. Dall'altra parte, quando chiami, se le macchine sono disponibili e sono tante, per andare in aeroporto paghi 40 euro, mentre, se arrivi in un momento di punta, sono 80 euro; se si viaggia in quattro sulla stessa auto, non sono 40 euro, come su un taxi, ma sono 80 euro per quattro, cioè 320 euro.

Queste cose vanno considerate e non si può mettere in concorrenza, perché di concorrenza non si tratta, chi fa privatamente un servizio pubblico estremamente regolamentato e chi privatamente fa tutto liberamente, che è un'altra cosa. Personalmente, sono assolutamente per il libero mercato ma il mercato è veramente libero quando c'è la famosa mano di Galbraith, che in qualche modo sistema le cose, la mano invisibile, perché tutti lavorano allo stesso modo; altrimenti, quello che ne esce è il concetto perverso degli ultimi anni dove con una globalizzazione selvaggia e non minimamente controllata si sono messi “in concorrenza” mercati del lavoro totalmente diversi tra loro per rispetto dell'ambiente, rispetto dei lavoratori, regole civili, regole sociali e tante altre cose. Qui, invece, va avanti l'ideologia dell'algoritmo, per cui tu fai una telefonata e, secondo quello che l'algoritmo decide, sono 8 euro, sono 12, sono 50, sono 80. A questi cultori del bitcoin allargato, che hanno in mente questo, io, che faccio parte di una categoria fortunata, non per altre questioni ma solo per età, per essermi formato scolasticamente nell'ultimo periodo felice dell'umanità, quello dell'elettromeccanica, ho ben chiaro il fatto che tutta la rivoluzione digitale è un mezzo ma non è un fine; che il computer è uno stupido veloce che non deve far pensare le persone, che possono spegnere il cervello quando mettono in funzione il computer.

Su tutte queste cose bisogna avere estremamente attenzione, perché oggi parliamo dei tassisti mentre, qualche anno fa, abbiamo visto i disastri quando abbiamo parlato della globalizzazione e del fatto che era meglio andare in Cina perché il costo di produzione era inferiore di un centesimo al pezzo; prima ancora, si diceva che era meglio andare in Polonia perché una lavatrice costava 20 euro in meno, e poi i risultati li abbiamo visti. Con questo passaggio abbiamo fatto una piccola operazione di giustizia per una categoria importante. Li vediamo tutti e li conosciamo tutti, sono importanti nell'immaginario collettivo, anche se numericamente sono solo una frazione marginale dei lavoratori, di quei 23 milioni di persone che in Italia, a vario titolo, hanno un'attività produttiva.

Però c'è una cosa che le nostre decisioni devono seguire anche nel prossimo futuro: va bene il libero mercato, va bene il commercio internazionale, vanno bene tantissime cose ma senza dimenticare il buonsenso.

Chiudere una fabbrica in Italia perché un operaio, tutto compreso, costa 5 mila euro al mese, anche se poi in busta paga se ne ritrova 1.500, perché in Cina, invece, lo stesso operaio lavora le stesse ore per 500 euro al mese, non è concorrenza: è fare il male nostro nell'immediato e forse successivamente il male anche dell'operaio cinese.

Quindi, nel prossimo Governo, che mi auguro arriverà da qui a qualche settimana, spero che queste cose saranno ben chiare, che queste ideologie anglosassoni sul libero mercato in salsa sudamericana abbiano vita breve e che si ritorni a ragionare da europei, da italiani, da persone normali.

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole l'onorevole Vallascas. Ne ha facoltà.

ANDREA VALLASCAS (MISTO-A). Grazie, Presidente. Siamo al colpo di coda finale del “Governo dei peggiori”, che chiude la fallimentare “Era Draghistan” mettendo a segno il colpo più ambito e più succulento per chi si è posto come unica missione quella di trasformare l'Italia in una terra di conquista aperta alle scorribande dei grandi gruppi privati.

Con questo provvedimento siete giunti alla criminale svendita di beni e servizi, svendita che sarà gestita con una delega in bianco data a un Governo dimissionario e senza il controllo del Parlamento. Ma d'altronde questo Governo illiberale e antidemocratico in quest'anno e mezzo ha ampiamente dimostrato il suo totale disprezzo nei confronti delle istituzioni democratiche e rappresentative.

Questo provvedimento, dietro ai principi della concorrenza falsamente sbandierati, nasconde un'operazione di privatizzazione in grande stile destinata ad aprire un varco d'accesso ai gruppi privati nella gestione di una molteplicità di servizi pubblici, quali i trasporti locali, la sanità, le risorse idriche, i rifiuti, le spiagge. Questa volta l'Europa non si è limitata a chiederci un sacrificio, ma lo ha preteso e lo fa attraverso un vero e proprio ricatto, vincolando le risorse del PNRR all'attuazione delle riforme, alcune delle quali molto importanti sono previste in questo provvedimento. Da una parte, vengono sventolate le banconote dei finanziamenti europei, banconote che ormai sono sempre più simili a cambiali in bianco, che dovranno essere pagate dalle generazioni future; dall'altra, c'è il prezzo altissimo di una privatizzazione selvaggia, una privatizzazione che non ha niente a che fare con la concorrenza, ma che rischia di indebolire ulteriormente la grave situazione del Paese, già ampiamente compromessa da questo Esecutivo che ha portato a un peggioramento di tutti i parametri economici. Adesso, proprio in una fase di indebolimento del sistema Italia, il “Governo dei peggiori”, su mandato dell'Europa, sferra l'assalto finale all'articolato e complesso sistema dei servizi pubblici o di quello che resta dopo i 18 mesi, appunto, di attività di questo Governo.

Ma andiamo a vedere quale altra rovina avete apparecchiato per questo Paese. All'articolo 8 del provvedimento è prevista una delega al Governo sul riordino della materia dei servizi pubblici locali, con l'introduzione di alcuni criteri che di fatto consegnano nelle mani dei privati alcuni importanti servizi sottraendoli alla gestione e al controllo di amministrazioni e cittadini. Innanzitutto, si parla del superamento del regime di esclusiva. Le amministrazioni locali, nella gestione di servizi, saranno poste praticamente su un piano di concorrenza con il privato. L'intento è chiaro: si vuole rendere la vita difficile a quei comuni che dovessero decidere di continuare a svolgere l'attività al servizio dei cittadini sia direttamente che attraverso società partecipate e in house.

Così, mentre si stendono tappeti rossi all'ingresso delle gestioni private, per le pubbliche amministrazioni si predispongono veri e propri percorsi a ostacoli. I comuni, ad esempio, dovranno fornire una motivazione qualificata per aver optato o confermato il modello di autoproduzione e la scelta sarà sottoposta a controlli e verifiche successive. La logica è chiarissima: creare impedimenti alla gestione pubblica e farla soffocare sotto una montagna di adempimenti per giustificarne poi un suo smantellamento. L'obiettivo è privatizzare, mettere a gara e aprire sempre di più ai privati, che porteranno logiche di mercato nella gestione della cosa pubblica. Questo approccio si estende a diversi settori pubblici, come il trasporto pubblico locale. Allo stesso modo, sono previste le revisioni delle discipline dei settori dei rifiuti e del servizio idrico, il tutto per armonizzare le materie ai principi della concorrenza che, tradotto nella logica del provvedimento, significa un adeguamento ai principi della privatizzazione.

L'articolo 10, in materia di trasporto pubblico non di linea, quindi taxi e NCC, è stato soppresso a seguito dell'approvazione dell'emendamento della collega Spessotto di Alternativa.

Noi crediamo che la materia non possa essere oggetto di delega al Governo, ma pensiamo che debba essere il Parlamento a individuare un percorso di regolamentazione verso una maggiore concorrenza, viste anche le implicazioni sociali che un provvedimento del genere comporta. Dare carta bianca al Governo in questa materia avrebbe significato una liberalizzazione selvaggia con l'ingresso delle grandi multinazionali del settore.

Con questo provvedimento anche la sanità viene esposta agli assalti degli interessi economici. Evidentemente, non è stata sufficiente la gestione disastrosa della pandemia per cambiare passo, per abbandonare le logiche economiche e per rafforzare maggiormente la sanità pubblica. Si prevede, invece, un sistema di accreditamenti più veloci, sbrigativi e con meno controlli.

Un approccio incentrato sul mercato lo troviamo nella materia delle concessioni demaniali marittime, che in questi anni, proprio in relazione alla concorrenza, è stata oggetto di numerose controversie tra Commissione europea e Stato italiano.

Ebbene, se pensate di trovare in questo provvedimento una visione chiara su come si dovranno muovere le amministrazioni pubbliche e le imprese nell'immediato futuro vi sbagliate. Siamo di fronte a una delega in bianco rilasciata al Governo, che in totale solitudine si ritroverà a decidere sulla gestione di circa 8 mila chilometri di coste italiane e del futuro di oltre 61 mila concessioni marittime, tra cui oltre 12 mila stabilimenti balneari. La delega non dà un indirizzo preciso, non stabilisce criteri quantitativi né regole da seguire; parla semplicemente di un adeguato equilibrio tra le aree demaniali in concessione e le aree libere attrezzate, nonché la costante presenza di varchi per il libero e gratuito accesso e transito per il raggiungimento della battigia. Insomma, sarà il Governo a stabilire in totale autonomia questo adeguato equilibrio dopo che da oltre 15 anni la “direttiva Bolkestein” incombe quasi come una spada di Damocle sul complesso e articolato sistema delle concessioni demaniali. Ci saremmo attesi indicazioni più articolate e dettagliate a tutela dell'ambiente e del gratuito accesso alle spiagge e a garanzia degli investimenti fatti negli anni dagli imprenditori.

L'economia turistico-balneare sulle coste conta oltre 30 mila aziende, 300 mila occupati stagionali e un fatturato di circa 15 miliardi di euro annui. Quello dei balneari è un comparto importante per l'economia del Paese e per molte regioni e località italiane impegnate nello sviluppo turistico, diventato oggi un vero e proprio volano per interi territori. Oggi noi abbiamo la necessità di una regolamentazione organica della materia, per garantire uno sviluppo sostenibile, la concorrenza tra imprese e la tutela dell'ambiente, ma questo provvedimento rischia solo di favorire un assalto alle coste da parte dei grandi gruppi economici.

Come Alternativa abbiamo presentato una serie di emendamenti su una gestione veramente green del nostro patrimonio costiero, in grado di promuovere attività virtuose: i progetti di tutela ambientale, l'utilizzo ecosostenibile delle spiagge e l'accesso libero e gratuito alle spiagge. Soprattutto, avremmo voluto che venissero posti dei limiti alla concentrazione delle concessioni, per evitare che le spiagge italiane finiscano in mano a una casta di privilegiati, come si sta facendo con questo provvedimento. State aprendo le porte alle grandi catene imprenditoriali che, indisturbate, potranno fare incetta di concessioni balneari, con grave danno per la rete delle imprese locali.

La verità è che questo provvedimento è l'ultima pesante eredità che questo Governo lascia come un macigno alle future generazioni, l'ultima pesante eredità di un Governo a cui non resta altra strada se non quella di tornare a casa dove meditare sul cumulo di errori commessi che hanno portato l'Italia sulla soglia del baratro. In questi ultimi 18 mesi, “l'uomo della provvidenza” si è rilevato per quello che è: il liquidatore fallimentare del Paese, che guarda con attenzione agli interessi dei gruppi economici e bancari e non certo agli interessi dell'Italia e degli italiani.

Le pesanti responsabilità del Governo non si contano più: dal ritardo nel riconoscere e gestire il fenomeno del caro materiali agli interventi tampone sul caro energia, nonché ad averci condotto alle soglie di un conflitto militare rinunciando a priori a qualsiasi negoziazione.

I risultati in questo fallimento sono sotto gli occhi di tutti: l'inflazione si è attestata all'8 per cento su base annua e con l'inflazione aumenta il numero già alto delle famiglie povere, che per l'Istat sono circa 400 mila in più rispetto all'anno scorso, quando si sono registrate poco meno di 2 milioni di famiglie povere, per un totale di 5,6 milioni di italiani, tra cui 1,4 milioni di minori. Aumenta la povertà e rallenta la crescita del PIL, che, nonostante la tanto sbandierata ripresa post-pandemica, quest'anno rischia di non superare il 2,8 per cento, con un ulteriore peggioramento del 2023.

Appena qualche giorno fa, la Camera di commercio di Mestre e l'Osservatorio rischio imprese Cerved hanno lanciato l'allarme sull'elevato numero di imprese italiane a rischio fallimento: circa 100 mila società italiane in grave difficoltà, con un debito pari a 107 miliardi, il 10,7 per cento del totale.

Dopo aver lasciato un cumulo di macerie sul cammino, finalmente l'uomo della provvidenza torna a casa; finalmente il Paese è libero da Draghi e dal Governo dei peggiori. Il prezzo di questa esperienza di Governo per i cittadini, per l'economia e per le stesse istituzioni democratiche è altissimo. Oggi il Governo del Draghistan, evidentemente ancora non sazio dei sacrifici che ha imposto al Paese assesta il colpo finale, con una privatizzazione selvaggia e irresponsabile, destinata a ripercuotersi gravemente sul tessuto economico e sociale dell'Italia.

PRESIDENTE. È iscritta a parlare l'onorevole Barzotti. Ne ha facoltà.

VALENTINA BARZOTTI (M5S). Grazie, Presidente. La finalità della delega che andiamo a discutere oggi è quella di promuovere lo sviluppo della concorrenza, anche al fine di garantire l'accesso ai mercati di imprese di minori dimensioni, nonché di contribuire al rafforzamento della giustizia sociale, di migliorare la qualità e l'efficienza dei servizi pubblici e di potenziare lo sviluppo degli investimenti e dell'innovazione in funzione della tutela dell'ambiente, della sicurezza e del diritto alla salute dei cittadini.

Questo provvedimento è particolarmente importante, per l'estensione e l'eterogeneità delle deleghe che contiene. Come ha citato in precedenza la relatrice, in particolare nel corso dei lavori di Commissione ci sono state notevoli modifiche, e mi preme sollevare ed evidenziare quella di cui all'articolo 27. Infatti, su impulso del MoVimento 5 Stelle, sono stati introdotti due importantissimi princìpi e criteri direttivi che riguardano i creatori di contenuti digitali, figure costantemente e fortemente in crescita e attorno alle quali ruota una vera e propria economia.

Si tratta, in particolare, di due disposizioni: l'individuazione di specifiche categorie per i creatori di contenuti digitali rispetto all'attività economica svolta e la previsione di meccanismi dedicati alla risoluzione alternativa delle controversie tra creatori di contenuti digitali e relative piattaforme. Queste due modifiche sono il frutto di un profondo lavoro svolto in XI Commissione, nell'ambito di un'indagine conoscitiva deliberata l'anno scorso e votata all'unanimità. Il lavoro è stato molto intenso, sono stati convocati operatori del settore, professori universitari, giuristi, esperti e chiaramente c'è stata una dialettica, con la partecipazione anche delle piattaforme digitali.

All'esito di quell'indagine abbiamo stilato un documento che ha elencato le caratteristiche principali dell'economia dei cosiddetti creators, le caratteristiche dell'attività lavorativa che viene svolta all'interno delle piattaforme e le principali criticità che sono emerse. Ebbene, nell'ambito di questo lavoro, sicuramente ambizioso, è stato importante ricostruire, in termini storico-economici e sociali la figura del content creator e creare così finalmente un canale di comunicazione diretto all'interno della Camera dei deputati e, segnatamente, in seno alla Commissione lavoro.

La figura, del tutto peculiare, come è noto ed evidente a tutti i protagonisti di questa economia digitale, è cambiata moltissimo, a partire dall'originaria definizione del 2007 dell'OCSE, in cui il creatore di contenuti era chi produceva contenuti solo in modo amatoriale, quindi al di fuori della propria attività professionale; adesso, evidentemente non è più così. Quindi, all'interno di quel documento vengono elencate alcune criticità, come l'inevitabile squilibrio contrattuale che caratterizza questo rapporto, che si traduce innanzitutto nell'impossibilità per i creatori che non abbiano un proprio potere contrattuale legato al numero dei followers e, quindi, della rete che hanno, di incidere sulla regolazione del rapporto di lavoro o, comunque, di collaborazione, che è stabilita in modo unilaterale dalla piattaforma.

In questo senso, un primo, indispensabile elemento di protezione è rappresentato dalla trasparenza delle condizioni che regolano il rapporto e dalla possibilità, per i creatori, di conoscere tempestivamente le modifiche alle policy delle piattaforme, anche al fine di non incorrere in provvedimenti sanzionatori da parte delle stesse.

In proposito, da quest'indagine sono emerse diverse questioni di contesto. Innanzitutto, che è fuorviante “riderizzare” la figura del digital creator solo per il fatto che vi sia l'intermediazione di una piattaforma, perché nel primo caso l'intermediazione è attiva, mentre nel secondo la piattaforma funziona da vetrina e il rapporto è business to business; che in questo ambito si è progressivamente registrata la perdita di una distinzione netta tra produttori e consumatori, che in molti casi tendono a sovrapporsi, tanto da far parlare di prosumer; che ogni ecosistema creativo - e, quindi, la piattaforma - regola il suo rapporto con il creator in modo differente e, conseguentemente, potrebbe essere opportuno che i creatori di contenuti digitali si organizzino in forma associata a seconda della piattaforma su cui operano, in modo da avere più forza contrattuale. Inoltre, è emerso che, da un lato, le piattaforme digitali sono organizzate per intermediare sostanzialmente ogni prestazione di servizio erogabile tanto in presenza, tanto a distanza, e, dall'altro, ogni utente di Internet è potenzialmente un creatore di contenuti digitali; e ancora, che le categorie esistenti sono desuete e inadatte a classificare queste nuove professioni.

Tanto premesso, questi interventi effettuati all'interno della delega alla concorrenza sono fondamentali, perché rispondono effettivamente ad alcune delle domande e delle istanze proposte dagli operatori venuti in audizione in Commissione lavoro.

In particolare, era stato richiesto di aggiornare le forme classificatorie, in modo da non avere problematiche di tipo amministrativo e contabile in conseguenza del disallineamento tra la professione svolta e le categorie giuridiche effettivamente adottate dagli enti preposti ai controlli e, in particolare, di adeguare l'apparato statale a queste nuove professioni, sia dal punto di vista della raccolta di informazioni che dal lato della verifica della regolarità contabile-amministrativa, con l'introduzione di un apposito codice Ateco; è proprio precisamente quello che era stato richiesto.

Inoltre, un'altra criticità sollevata era relativa alle segnalazioni e alle chiusure di account; nel caso in cui insorgano problemi tra operatore e piattaforma digitale vi è una procedura di reclamo; però, laddove il reclamo rimanga inesitato oppure vi siano tempi lunghi per la risoluzione delle problematiche, è del tutto evidente che l'introduzione di meccanismi di risoluzione alternativa delle controversie può rappresentare sicuramente una risposta pronta ed efficace, che va incontro e sostiene sia il creatore di contenuti digitali che l'economia stessa dei creators.

Quindi, siamo assolutamente soddisfatti di questo tipo di modifica. Chiaramente, c'è tantissimo da lavorare sul fronte della nuova economia dei creatori di contenuti digitali e, in generale, sul fronte dei nuovi lavori e delle nuove professioni, però sicuramente questi sono due interventi puntuali, che si pongono come un primo grande passo per il mercato del digital tech e anche per l'aggiornamento del nostro quadro normativo.

Chiaramente, le norme devono essere – e, in questo caso, lo sono - perfettamente coerenti con il quadro normativo europeo, che è in continuo aggiornamento, ma che comunque già comprende e suggerisce l'adozione di questo tipo di soluzioni, soprattutto per quanto riguarda i meccanismi di risoluzione alternativa delle controversie.

Il nostro è, dunque, un intervento a sostegno di questo importante mercato, perché il quadro normativo italiano deve essere all'altezza delle sfide poste dall'innovazione, anche e soprattutto sul piano dell'innovazione sul lavoro.

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Mollicone. Ne ha facoltà.

FEDERICO MOLLICONE (FDI). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, rappresentante del Governo, dopo 17 mesi, il Governo Draghi è arrivato finalmente a fine corsa, gli ultimi atti di un Governo fallimentare sotto ogni punto di vista. Le categorie produttive della Nazione hanno aspramente criticato la politica economica del Governo dei sedicenti migliori, un Governo che ha posto la fiducia sui provvedimenti per 55 volte, lo stesso Governo che non ha revisionato né cancellato il reddito di cittadinanza, lo stesso Governo che non ha cancellato il green pass, lo stesso Governo che ha imposto una riforma della giustizia al ribasso, che non ha fatto nulla per tassare i capitali delle multinazionali del digitale - come, appunto, oggi, adesso, è stato richiamato -, che ha imposto riforme contro i cittadini, come contro il servizio taxi e i balneari.

Colleghi, noi oggi affrontiamo, quindi, un provvedimento molto complesso ed importante che è stato ridotto a quello che in gergo si chiama “spezzatino”, con articoli che praticamente non sono stati trattati da questo ramo del Parlamento e con articoli modificati con accordi notturni, chissà fatti dove. Un'unica cosa è stata fatta: è stata intrapresa una scelta politicamente inaccettabile per Fratelli d'Italia che è quella di decretare la morte di 30 mila imprese italiane, quelle dei nostri balneari che hanno scritto una pagina della storia della nostra Nazione, del boom economico, dell'impresa familiare, e che rappresentano un'eccellenza nel mondo produttivo italiano, valorizzando uno dei beni naturali più importanti d'Italia che, ovviamente, è quello costiero. Costoro hanno resistito negli anni, hanno resistito alla pandemia e hanno resistito anche ai provvedimenti incomprensibili emanati dai Governi, anche durante il periodo della pandemia.

Con l'ennesima bocciatura, però, di un nostro emendamento al disegno di legge sulla concorrenza, a prima firma di Giorgia Meloni, in cui si chiedeva lo stralcio delle modifiche introdotte al Senato sui balneari, ancora una volta, Fratelli d'Italia ha dimostrato di essere l'unica forza politica a voler difendere realmente gli interessi di 30 mila aziende italiane. Dopo quanto accaduto al Senato, dove un emendamento di Fratelli d'Italia alla legge di delegazione europea, avente come scopo l'esclusione dei balneari dal campo di applicazione della “direttiva Bolkestein” (ricordo che lo stesso Bolkestein, venuto in Italia, disse che si poteva non applicare ai balneari), aveva trovato anche l'appoggio della Lega, speravamo sinceramente in un ripensamento estremo di questo Governo e, soprattutto, di quelle forze politiche che tanto hanno sbandierato nel corso degli anni di voler salvare i balneari italiani dalle multinazionali e dai grandi gruppi stranieri.

La verità, purtroppo, colleghi, è che, con questo disegno di legge, l'Italia non solo cede la sovranità di tutte le sue spiagge a soggetti che oggi non conosciamo, ma cede anche la propria sovranità all'Unione europea. La cosa grave è che solo l'Italia sta accettando queste imposizioni; Spagna, Croazia, Portogallo hanno prorogato le loro concessioni balneari. Non si capisce perché l'Italia non abbia potuto fare altrettanto o, forse, si capisce guardando la nostra storia, la storia italiana, andando, magari, a guardare di nuovo la stagione delle dismissioni, quando c'era un certo Draghi al Ministero del Tesoro che le facilitò.

Fratelli d'Italia continuerà, però, fino alla fine, in maniera decisa, a difendere migliaia di aziende del comparto balneare per impedire che vengano espropriate del proprio lavoro e del proprio futuro e vengano messe all'asta. E lo faremo - pensate un po' -, tra qualche giorno, dal Governo della Nazione.

La legge sulla concorrenza è, poi, ovviamente, materia complessa che andrebbe fatta annualmente, anche se così, di fatto, non avviene, in base all'andamento del mercato nazionale e internazionale. Essa va a toccare, infatti, la carne viva della Nazione, interessi legittimi di operatori, artigiani, piccoli imprenditori e realtà varie. Penso, ad esempio, alla questione dell'idroelettrico che ha fatto molto discutere. Altre Nazioni europee si guardano bene dall'aprire alle regole di mercato la gestione di una risorsa che, soprattutto in tempi di crisi internazionale come questa, militare, energetica, è assolutamente preziosa. Una precisazione che già il Copasir, sotto la presidenza di Adolfo Urso, aveva segnalato, pensate un po', dal gennaio scorso. Si legge, infatti, nella Relazione: “L'attuale disciplina legislativa italiana nel settore dell'idroelettrico” - afferma il Copasir - “mette a rischio il controllo di asset strategici per la sicurezza del sistema energetico e per l'autonomia energetica nazionale, consentendo la partecipazione alle nuove gare di società estere” - stiamo, state dismettendo tutto - “con un conseguente indebolimento della posizione competitiva del sistema industriale italiano”. Sempre il Copasir.

In Italia, esiste, in effetti, una filiera locale associata a questa energia; nel caso di altre fonti rinnovabili, come l'eolico e il solare, invece, la catena di approvvigionamento è dominata dalla Cina che è nettamente la prima produttrice di pannelli e turbine, oltre a controllare gli approvvigionamenti di materiali di base, i metalli, come le terre rare, ad esempio. Questo accade spesso con investimenti sbagliati, alla faccia, poi, dello sviluppo nazionale.

Faccio un plauso all'ENEL che finalmente ha iniziato ad estrarre litio in provincia di Viterbo, quando c'erano richieste - anche qui - da multinazionali straniere. Il nostro Governo avrà, al contrario, come stella polare, l'interesse nazionale in tutte queste filiere.

Come responsabile cultura della mia forza politica, poi, ho da sempre posto il tema della circolazione delle opere d'arte. Ho presentato un emendamento, in seconda lettura del disegno di legge concorrenza, volto al rilancio dell'ecosistema artistico italiano, mettendo i professionisti dell'arte del nostro Paese nelle condizioni di competere - questa volta sì, davvero -, per la prima volta, con i propri colleghi europei. Il commercio dell'arte è un settore strategico per un Paese con la storia artistico-culturale che impegna un grande numero di professionisti.

Come risulta dalla ricerca “Arte, il valore dell'industry in Italia”, condotta da Nomisma, in collaborazione con Intesa Sanpaolo e promossa dal Gruppo Apollo, l'impatto economico annuale generato complessivo è pari a 3,78 miliardi di euro e - pensate un po' - 36 mila lavoratori sono coinvolti nei settori chiave. L'uscita dall'Unione europea del Regno Unito, ovvero del Paese che copre più del 60 per cento del mercato dell'arte europeo, costituisce un momento di trasformazione potente dei rapporti di forza internazionali relativi proprio alla circolazione delle opere d'arte e rappresenta, quindi, un'opportunità senza precedenti per la nostra Nazione.

L'obiettivo di questo emendamento era, dunque, quello di creare un vero ecosistema di concorrenza, volto a favorire l'insediamento e il rafforzamento in Italia di segmenti di mercato e network economici-culturali disponibili a lasciare il Regno Unito senza abbassare la soglia di tutela nazionale, ma avvicinando la regolamentazione italiana ai parametri europei. Quindi, colleghi, inspiegabilmente, un Governo, con un Presidente del Consiglio che sosteneva e sostiene da sempre la concorrenza, su questo tema, che è un tema reale, dove l'Italia può fare la parte del leone e andare a recuperare posizioni rispetto alla Gran Bretagna, essendo la Patria delle arti, non ha proceduto a farlo. L'obiettivo è quello di ammodernare e semplificare ulteriormente il sistema di regole per l'esportazione e per la stessa valorizzazione degli operatori e delle imprese. Purtroppo, però, colleghi, a sorpresa, l'emendamento, nonostante avesse queste proposte di buonsenso - come l'istituzione di un registro elettronico delle opere d'arte, quindi anche trasparenza, controllo e vigilanza sulle esportazioni - è stato respinto e siamo in balia delle sovrintendenze che decidono, a seconda dei casi, se, quando, come, quanto esportare e con quale valore. Sarà parte, però, anche questo, colleghi - ve lo annunciamo - delle nostre proposte di Governo della Nazione.

Sull'innovazione, poi - sono anche responsabile dell'innovazione di Fratelli d'Italia e presidiamo questi temi da sempre, sicuramente dall'inizio della legislatura -, le critiche poste sull'impianto iniziale degli articoli riferiti alle opere in fibra ottica sono state recepite. In particolare, quello che era l'articolo 20 - ora è il 23 - aveva obblighi stringenti di coordinamento fra operatori della posa. L'azione parlamentare ha visto scegliere la via più efficace, come da noi richiesto: eliminare l'obbligo di coordinamento, lasciando agli operatori la facoltà di coordinarsi per il processo di richiesta dei permessi, la non duplicazione inefficiente di opere del genio civile, la condivisione dei costi di realizzazione.

Chiediamo, inoltre, rispetto a questo, l'estensione delle modalità semplificate di autorizzazione dei lavori per la realizzazione delle reti previste per la rete fissa in fibra ottica anche alla realizzazione di reti wireless. La norma recita che all'installazione di reti di comunicazione elettronica mediante posa di fibra ottica non si applica la disciplina edilizia urbanistica. Tale disposizione dovrebbe riguardare anche l'installazione di reti wireless, sia FWA che con tecnologia radiomobile. Noi saremo per l'accelerazione dell'infrastrutturazione digitale, che è già fin troppo in ritardo, e anche questo, colleghi, lo faremo dal Governo della Nazione.

Bene, poi, la norma sui content creators su cui abbiamo sempre richiesto un impegno del Parlamento, anche in attività e convegni e anche presentando una delle pochissime e rarissime proposte di legge, che è stata depositata proprio sui creatori e sulla creatività in questo tema e anche sugli NFT e le blockchain.

Lo stralcio dell'articolo 10, poi, è un primo passo; noi esprimiamo ovviamente solidarietà ai tassisti, ma non siamo d'accordo con guerre in questo contesto e pensiamo che si debba trovare un equilibrio anche con le altre realtà autonome. L'Italia non può prendere ordini certamente dalle multinazionali straniere e farsi condizionare da una nota azienda, come ha fatto Macron. L'Unione europea non contempla di agire sul trasporto pubblico non di linea che segue tariffe stabilite da organi pubblici e, quindi, non si capisce cosa c'entri in questo campo la concorrenza. Comunque, qui, si sta cercando di togliere lavoro e i conseguenti guadagni a chi ogni giorno, notte e giorno, garantisce quello che comunque è un servizio pubblico, svolgendo anche molto spesso un servizio di presidio della città e un servizio comunque rischioso. Noi tuteleremo questi lavoratori, senza Uber files di sorta e faremo anche questo dal Governo della Nazione ma - lo ripeto - con un approccio di sintesi; non vogliamo creare guerre di religione tra un contesto e l'altro.

Colleghi, il termine della XVIII legislatura coincide col fallimento del Governo Draghi e la scomparsa del MoVimento 5 Stelle che è ormai prossima. Quattro anni di Governi imposti al di fuori dalla volontà popolare, con un Premier che non si è mai sottoposto alla volontà popolare. Ora, finalmente, torneremo alle urne, in maniera - devo dire - un po' tafazziana; colleghi del MoVimento 5 Stelle e del Partito Democratico, vi siete autodistrutti in maniera inaspettata anche per le più rosee previsioni. Noi lo auspicavamo, ma avete fatto veramente del vostro peggio per scegliere tempi e modi. Ora, torneremo alle urne per ridare alla Nazione finalmente un Governo coeso, credibile, unito, una forza tranquilla che possa governare e portare gli italiani fuori dalla recessione economica e dallo stallo produttivo dove voi l'avete portata; questo Governo ha portato a uno stallo produttivo e a un'inflazione che non si vedeva da quando avevo sedici anni e, vi assicuro, è successo molto tempo fa. L'inflazione incombe, come il caro materiali e il caro energia: 106 miliardi di spesa per imprese e famiglie, con un aumento del 378 per cento in bolletta e aumenti per le vacanze del 16 per cento, fino a un aumento del 90 per cento per i voli, del 9 per cento per le spese alimentari, che significa 692 euro in più all'anno. Stanno rallentando anche gli investimenti del PNRR.

Ci vuole sicuramente molto di più, ci vuole una propulsione molto più forte. Al Governo, come richiesto anche dai nostri ordini del giorno, attiveremo i meccanismi di revisione del Piano nazionale di ripresa e resilienza e lo faremo perché l'aggressione russa alla Nazione ucraina ha cambiato il paradigma di riferimento e l'ancoraggio a un documento precedente ci appare assolutamente superato e deleterio per tutti.

Colleghi, in conclusione, molto spesso in quest'Aula abbiamo ripetuto la parola “buonsenso”; questa parola caratterizzerà la nostra azione di governo, sarà il Governo del buonsenso. Qualcuno sa cosa c'è scritto nell'agenda Draghi? Forse la liberalizzazione della cannabis, il ddl Zan, lo ius soli? Noi sappiamo bene cosa c'è scritto nell'agenda Meloni, checché ne dicano gli spauracchi della sinistra, che adesso si sono inventati il “fattore M”, e devo essere molto pericoloso anche io, perché mi chiamo Mollicone, quindi forse sarò un pericolo anche io per la democrazia, e checché ne dicano i “bau bau” della sinistra: la politica estera vicino agli Stati Uniti e all'Ucraina, il rilancio della produzione, la cancellazione del reddito di cittadinanza, per sostituirlo con un vero cuneo fiscale che possa creare lavoro e non creare disoccupazione assistita, e la riforma del Fondo unico per lo spettacolo. Ci dispiace per il Ministro Franceschini - se è ancora da qualche parte in spirito - ma sarà questo Governo a fare i decreti attuativi, anche perché il suo Governo e il suo Ministero, come risulta da dati terzi, sono soltanto al 18 per cento dei decreti attuativi in generale; quindi, diciamo che tra l'approvare e il fare c'è veramente ancora molto ritardo. Inoltre, più fondi per la cultura, il cloud nazionale, che è una priorità di sicurezza nazionale, sotto il controllo pubblico, la detrazione dei consumi culturali e sportivi per il rilancio della domanda. Ci avete illuso, colleghi della maggioranza, votando a favore, dando parere favorevole, come ha fatto il Governo per ben cinque volte, ai miei ordini del giorno sulla detrazione del consumo culturale individuale e sulla detrazione del consumo sportivo individuale; peccato, però, che non l'avete mai fatta e ora sarà il Governo di centrodestra a realizzarla. Ancora, il tax credit per i teatri - questa è una proposta innovativa che riprendiamo da una delle categorie, l'ATIP, e da altre categorie che ce l'hanno proposta, come il Movimento spettacolo dal vivo – e lo stesso per il cinema: abbiamo visto e abbiamo dimostrato che queste politiche fiscali sono un volano per tutto l'indotto. Questo è anche un messaggio per gli uffici bilancio dei Ministeri economici: basta con questa demonizzazione delle leve fiscali di detrazione, perché sono un volano per tutto l'indotto e creano indotto e creano risorse, non sono solo un costo.

Vi è poi la riforma complessiva dell'infrastruttura di sostegno dell'editoria cartacea e radiotelevisiva, e su questo siamo stati all'avanguardia, siamo stati l'unica forza politica in queste ore, mentre crollava il Governo, a dire alla sottosegretaria Ascani e al Ministro Giorgetti di fermarsi e di dare, come era previsto, la priorità al piano DAB+, quindi alla radio digitale, all'innovazione, e di fermare il piano FM che seguiva l'accordo europeo sulle interferenze adriatiche, che avrebbe spento 1.500 torri: prima l'innovazione e la radiofonia italiana, poi gli accordi europei, che si possono anche rimettere in discussione se danneggiano la radiofonia italiana; anche a questo ci penserà il prossimo Governo, cioè il nostro Governo.

Alla cultura ci lasciano ancora solo, come dicevo, il 12 per cento dei decreti attuativi da scrivere e poi il decreto legislativo del codice dello spettacolo. All'innovazione spetterà la messa a terra delle risorse dei bandi su cui Colao ha fallito su tutta la linea e ha costruito la propria sconfitta politica. L'informazione necessita di una riforma generale, dove i Governi della XVIII legislatura non sono riusciti.

PRESIDENTE. Concluda, onorevole.

FEDERICO MOLLICONE (FDI). Colleghi, in chiusura, noi abbiamo una visione della Nazione, una visione chiara, conservatrice, coerente e vicina al popolo italiano; abbiamo scavato un solco invalicabile - lo ha ricordato anche Fabio Rampelli su la Repubblica in questi giorni - col nostalgismo e l'estremismo, siamo una destra di Governo e guideremo la Nazione (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. È iscritta a parlare l'onorevole D'Elia. Ne ha facoltà.

CECILIA D'ELIA (PD). Presidente, onorevoli colleghi e colleghe, oggi ci accingiamo ad approvare in seconda lettura, dopo l'approvazione da parte del Senato, il disegno di legge annuale sulla concorrenza 2021. È una delle riforme importanti del PNRR. Per questo siamo qui, nonostante la crisi di Governo provocata, non da noi, ma dalla irresponsabilità di altri; siamo qui perché, insieme alle altre forze, ci siamo fatti carico - voglio ringraziare la relatrice Saltamartini, il relatore Benamati, i colleghi e le colleghe della Commissione - di portare avanti una riforma che dobbiamo onorare. Vorrei dire, Presidente, tramite lei, all'onorevole Mollicone, che non si è ancora votato, che quale sarà il Governo che ci sarà lo decideranno le italiane e gli italiani, ma che oggi noi dobbiamo onorare un patto, un contratto che abbiamo fatto con l'Europa. Il Next Generation EU è un programma che si basa su piani nazionali che sono piani di investimenti ma anche di riforme e lega strettamente l'erogazione delle risorse ai singoli Paesi membri con il rispetto degli obiettivi che i Paesi si sono dati. Quindi, approvando questo disegno di legge e i decreti delegati, parliamo della seconda quota dei finanziamenti, la cui erogazione è prevista a fine anno, dei fondi stanziati con il Recovery Fund.

Ricordo anche che fino all'ultimo giorno disponibile il lavoro di Commissione è stato proficuo e che il testo arrivato alla Camera è stato migliorato attraverso l'attività emendativa frutto di una sana dialettica fra i commissari, i relatori e il Governo, attività che ha visto interventi puntuali sugli articoli che sono stati effettivamente trattati durante la lettura del provvedimento in Commissione referente. Innanzitutto per questo, per consentire l'approvazione di questo disegno di legge e l'erogazione delle risorse, abbiamo accolto l'emendamento del Governo soppressivo dell'articolo 10 che conteneva una delega volta a rivedere la disciplina in materia di trasporto pubblico non di linea. Voglio sottolineare che come democratiche e democratici abbiamo sempre cercato una sintesi efficace delle varie istanze nate dal dibattito parlamentare, confrontandoci con lealtà e chiarezza con il Governo e le categorie interessate.

Abbiamo sempre cercato, nelle sedi opportune, di avanzare su proposte di merito, per individuare una posizione condivisa, ma le condizioni politico-istituzionali, alla fine, non hanno consentito di finalizzare un lavoro anche in questo settore, che avrebbe potuto trovare un punto di caduta che salvaguardasse operatori e utenti, occupazione e produzione, il tutto sempre in chiave di sostenibilità sociale ed economica.

Non è stato semplice arrivare sin qui, signor Presidente. Ha pesato molto, nella discussione di questo disegno di legge, una visione profondamente diversa del tema della concorrenza tra le forze politiche della maggioranza di unità nazionale che sosteneva il Governo Draghi. Il Partito Democratico non condivide la posizione di chi teorizza la bontà sempre e comunque della concorrenza, anche in ambiti come la scuola e la sanità, dove la concorrenza è stata praticata fin troppo in questo Paese, così come non condivide un approccio liberista e neanche condivide quella cultura politica neo-corporativa - che ho sentito anche questa mattina in quest'Aula - che spaccia la difesa di rendite di posizione per la tutela di imprese e di posti di lavoro.

Tuttavia, nella lunga discussione parlamentare, per questo complessa e delicata, il testo è stato migliorato. Sono stati ascoltati, come è giusto, i portatori di interessi, arrivando a un buon lavoro di sintesi delle diverse posizioni. Mi riferisco, ad esempio, alle disposizioni dell'articolo 9, volte a mettere a regime il sistema dell'affidamento mediante procedure di pubblica evidenza nel trasporto pubblico locale.

Poi si è intervenuti con l'articolo 22, per la necessaria definizione di un quadro di regole volte a ridurre i costi per la realizzazione di reti a banda ultralarga, con la razionalizzazione degli interventi dedicati alla realizzazione di reti di accesso in fibra ottica, con la previsione dell'obbligatorietà del coordinamento fra il gestore di infrastrutture fisiche e ogni operatore di rete che segua direttamente o indirettamente opere di genio civile, laddove due o più operatori intendano realizzare reti in fibra ottica nelle stesse aree.

Vi sono poi le disposizioni dell'articolo 24, volte a rendere più efficace il contrasto al persistente fenomeno delle attivazioni inconsapevoli e di quelle fraudolente di servizi di telefonia e di comunicazioni elettroniche, tema che il PD ha particolarmente a cuore e su cui è sempre stata intensa l'attività parlamentare, finalizzata a proteggere le fasce più esposte come le persone anziane.

L'articolo 25 modifica l'attuazione della direttiva 97/67/CE, recante regole comuni per lo sviluppo del mercato interno dei servizi postali comunitari e per il miglioramento della qualità del servizio, altro tema che impatta una larga parte della popolazione, in particolare i residenti delle aree interne, visto che si interviene sull'ambito di applicazione degli obblighi di servizio universale, sulla base degli orientamenti della Commissione europea, delle esigenze degli utenti e delle diverse offerte presenti sul mercato nazionale in termini di disponibilità, qualità e prezzo accessibile, con la previsione di richiedere periodicamente al Parlamento le modifiche normative ritenute necessarie in ragione dell'evoluzione dei mercati e delle tecnologie.

Anche l'articolo 26, che delega il Governo ad adottare uno o più decreti legislativi per procedere a una nuova ricognizione dei regimi amministrativi delle attività private e alla loro semplificazione mediante l'eliminazione delle autorizzazioni e degli adempimenti non necessari, ha un forte impatto sulla vita delle nostre imprese, visto che sono previsti criteri e principi generali volti in gran parte a: tipizzare e individuare le attività private soggette a regimi diversi; semplificare i procedimenti relativi ai provvedimenti autorizzatori; estendere l'ambito delle attività private liberamente esercitabili senza necessità di alcun adempimento, inclusa la mera comunicazione; digitalizzare le procedure.

Durante l'esame in Commissione sono state opportunamente introdotte norme per la semplificazione in materia di fonti energetiche rinnovabili.

Sempre in tema di interventi sulle attività economiche e produttive, con l'articolo 27, si cerca di rendere più efficace ed efficiente il sistema e di coordinare i controlli sulle attività economiche ed in particolare: eliminare gli adempimenti non necessari; favorire la programmazione dei controlli per evitare duplicazioni, sovrapposizioni e ritardi al normale esercizio delle attività d'impresa; consentire l'accesso ai dati e lo scambio delle informazioni da parte dei soggetti con funzioni di controllo anche attraverso l'interoperabilità delle banche dati. Sono tutte azioni necessarie per favorire una sana dialettica, che consenta il dispiegarsi dell'attività economica in un'ottica di sostenibilità, di legalità, di sicurezza e, quindi, di sana concorrenza.

Un'innovazione del testo riguarda l'articolo 28, inserito in sede referente, che modifica la disciplina della professione di mediatore, al fine di rendere compatibile l'esercizio dell'attività di agente immobiliare per i dipendenti o collaboratori di imprese esercenti l'attività di mediazione creditizia.

Si allarga, quindi, l'ambito della mediazione creditizia, venendo incontro anche a richieste del settore (penso, in particolare, alla FIAIP).

Con l'articolo 29, si interviene sulla disciplina della comunicazione unica per la nascita dell'impresa, riducendo da 7 a 4 giorni il termine entro cui le amministrazioni competenti comunicano per via telematica, all'interessato che ha presentato la comunicazione e al registro delle imprese che la accoglie, i dati definitivi relativi alle posizioni registrate, accorciando la tempistica necessaria.

Con l'articolo 30 si interviene al fine di rafforzare la concorrenza nel mercato unico dell'Unione europea, assicurando adeguati livelli di controllo sulle conformità delle merci, e di promuovere, al contempo, una semplificazione e razionalizzazione del sistema di vigilanza a vantaggio di operatori e utenti finali.

L'articolo 31 estende anche alle imprese di assicurazione con sede legale in altri Stati membri che operano nel territorio della Repubblica la procedura di risarcimento diretto, prevista dall'articolo 149 del codice delle assicurazioni private. Speriamo che questa innovazione, pur posticipata al 2023, abbia lo stesso effetto di quanto già fatto nell'unica legge sulla concorrenza che il Parlamento ha approvato finora, legge approvata dai Governi a guida PD della passata legislatura, quando, tra le altre cose, attraverso l'eliminazione della clausola di tacito rinnovo, si è ottenuto un calo generalizzato del costo del premio assicurativo dell'RC auto.

L'articolo 32, modificato nel corso dell'esame in sede referente, apporta modifiche alla disciplina sulla valutazione e il controllo delle operazioni di concentrazione da parte dell'Autorità garante della concorrenza e del mercato, sulle soglie di fatturato da cui scaturisce l'obbligo di notifica delle operazioni di concentrazione e sul trattamento delle imprese comuni. Le modifiche sono finalizzate ad adeguare la normativa nazionale alla normativa europea contenuta nel regolamento sulle operazioni di concentrazione.

È, dunque, un provvedimento importante. Abbiamo voluto dare il nostro contributo per migliorare la vita di cittadini, imprese, imprenditori e consumatori. Guardando a loro e all'interesse del Paese, abbiamo lavorato, anche in queste ore, con le altre forze politiche, nonostante la ferita, le dimissioni del Presidente Draghi da noi non volute e non cercate, lavorando all'approvazione definitiva della legge sulla concorrenza. È un dovere che abbiamo nei confronti di questo Paese, un tassello fondamentale per l'attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza e per il rilancio dell'Italia (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. È iscritta a parlare l'onorevole Daga. Ne ha facoltà.

FEDERICA DAGA (IPF). La ringrazio, Presidente. Oggi, dopo un lungo lavoro spalla a spalla con il Governo, riusciamo a portare in Aula questo disegno di legge annuale sul mercato e la concorrenza. Vede quasi luce, perché dovrà fare ancora un passaggio ulteriore al Senato.

È stato un percorso complesso, un po' difficile, impegnativo, sicuramente faticoso e non è ancora finita qui, purtroppo, perché questo disegno di legge avrà bisogno di essere attuato entro fine anno, quindi, qualcun altro probabilmente vedrà la sua attuazione. È un provvedimento che interviene, con moltissimi articoli, su una serie di ambiti e settori molto diversi tra di loro. Durante l'iter legislativo siamo riusciti, con grandissimo senso di collaborazione e responsabilità, a sbrogliare molti nodi, portando idee, innovazioni, cose nuove e diverse.

È un iter complesso, che ci ha visto affrontare alcuni articoli al Senato, alcuni articoli alla Camera, in accordo. C'era un accordo ben preciso tra tutte le parti – quindi, Camera, Senato e Governo - e vedremo la terza lettura nei prossimi giorni, per riuscire finalmente ad approvare questo disegno di legge governativo. Siamo in ritardo di un paio di mesi, ma, comunque, ce l'abbiamo fatta.

Tutto quello che è previsto in questo disegno di legge è inserito nel Piano nazionale di ripresa e resilienza - quindi, è legato a quelle tranche di fondi europei che dovremmo ricevere – e dovremmo chiuderlo obbligatoriamente entro questo anno solare.

Da Openpolis - ho dato un'occhiata ai vari dati in giro - stanno facendo un'indagine e stanno seguendo il PNRR. Ci danno alcuni numeri e ci ricordano che la percentuale di completamento delle riforme è al 37 per cento circa, mentre dovevamo essere al 50 per cento in questo trimestre, e che l'andamento degli investimenti è al 20 per cento, ovvero 5 punti in meno del target previsto per fine giugno.

Comunque sia, è un buon risultato, secondo me. Non dobbiamo sempre guardare in difetto, ma guardiamo i numeri, vediamo dove siamo arrivati, si può migliorare sempre di più. Io ne approfitto per ricordare che questi ultimi mesi di legislatura, se fosse continuata, sarebbero serviti per portare a termine questo lavoro. L'abbiamo iniziato noi e sarebbe stato utile e bello poterlo vedere fino alla fine, per arrivare a recuperare anche gli ultimi 22 miliardi di quest'anno.

Il disegno di legge in discussione è composto da tantissimi articoli, tantissimi temi, come dicevo all'inizio. Tratta dell'applicazione di norme antitrust, di servizi pubblici locali, energia, concessioni idroelettriche, trasporti, rifiuti, dell'avvio di attività imprenditoriali, di sanità, università, vigilanza del mercato. C'è di tutto e di più, c'era bisogno di farlo, era scritto, era indicato nel PNRR, con forza e coraggio portiamolo avanti.

In generale, grazie al lavoro svolto dalla maggioranza di questo Parlamento, ma soprattutto delle persone che si sono volute impegnare in questo lavoro, il provvedimento ha visto una serie di modifiche rilevanti e profonde. È un lavoro congiunto tra le due Camere e di mediazione con un Governo che ha ascoltato e ha accettato di modificare profondamente alcune parti del provvedimento.

La delega in materia di servizi pubblici locali è stata quella che, forse, abbiamo trattato con un po' più di cuore e anche con grande collaborazione. Ne abbiamo seguito l'iter. È un tema molto, molto importante, che ha necessità, sicuramente, di riforme e ha, sicuramente, necessità di essere migliorato nella qualità e nell'efficienza, per dare un servizio migliore alla cittadinanza. Per questo ci siamo subito messi al lavoro. Da quando è uscito questo disegno di legge - a novembre sono uscite le prime bozze e poi, a dicembre, è stato depositato - ci siamo subito messi al lavoro, producendo tantissimi emendamenti. Dalla Camera li abbiamo dati al Senato, dal Senato li hanno dati a noi, alla Camera. Questa riforma era, è e continua ad essere necessaria per garantire ai cittadini maggiore efficienza e accessibilità ai servizi, e per garantire alle aziende il giusto spazio nei settori di competenza e per avere un'immediata e positiva ricaduta sull'intera società.

Vorrei specificare un aspetto. Sulla questione dei servizi pubblici locali ho sentito prima, anche da altri colleghi, parlare di privatizzazione; ma non c'è nessuna privatizzazione dei servizi pubblici locali in questo testo, né tantomeno dell'acqua. Diventa un pochino difficile farlo capire a chi continua a leggere i giornali che, invece, agitano la bandierina del “no” a tutti i costi su qualsiasi tipo di modifica; ma non c'è privatizzazione che tenga in questo testo. Perché? Perché ci abbiamo lavorato tutti insieme, comunque, e si è preferito parlare di altre cose, parlare di migliorare un servizio, una serie di servizi, di migliorare i servizi a tutta la cittadinanza. L'ANCI ha dato i suoi suggerimenti, li abbiamo ascoltati, abbiamo ascoltato due mesi di audizioni, abbiamo avuto nelle nostre mani e abbiamo letto n-mila documenti e abbiamo portato la voce di tutti. Io sostengo che il mercato non è il male, non è il male assoluto, e dico che è necessario, comunque, tenere sempre conto che alcuni settori operano in regime di monopolio e altri no e che si può sempre riformare anche ciò che è in regime di monopolio, rendendolo più forte, perché c'è bisogno anche di maggiore forza in questi servizi. Per esempio, abbiamo ottenuto che venisse eliminata la discriminazione delle società in house in confronto agli altri tipi e forme di gestione dei servizi pubblici locali - erano richieste che faceva anche l'ANCI, come dicevo prima - e abbiamo mantenuto le reti pubbliche, gli impianti e le infrastrutture, ribadendo due princìpi importanti: il rispetto dell'adeguata tutela della proprietà pubblica e l'adeguata tutela del gestore uscente. Questo per noi è sacrosanto, se vogliamo che si facciano gli investimenti fino all'ultimo secondo di gestione di codesti gestori, oltre a garantire i posti di lavoro di tutte le aziende che si occupano di servizi pubblici locali. Un punto importante è che, comunque, sarà inserito un controllo sull'erogazione e sulla qualità del servizio alla cittadinanza, senza discriminazione di tipo di gestione. Non ha importanza chi sta gestendo ma è importante il tipo di servizio che viene offerto, se è efficace, se è efficiente e se è sostenibile.

Ribadisco sempre che la scelta del tipo di gestore è in mano ai comuni. Ribadisco questo ed è fondamentale ricordarlo: è sempre in capo ai comuni perché è loro responsabilità. Alla fine abbiamo inserito, anche in più articoli di questo disegno di legge, la possibilità per le Camere di dare il parere sui decreti attuativi. È fondamentale riuscire ad avere anche questo tipo di controllo da parte del Parlamento. Purtroppo, però, lo farà qualcun altro. Va bene.

In questo provvedimento sostengo sia stato garantito fino in fondo al Parlamento di fare il proprio lavoro. Ci siamo in qualche modo riusciti e siamo riusciti ad essere incisivi, portando proposte concrete per tutti e le modifiche necessarie. L'ho ripetuto “n” volte: non saranno questo Parlamento e neanche questo Governo a dare un contributo ulteriore - quindi i pareri per i decreti attuativi di questo disegno di legge - così come non avremo la possibilità di dare indirizzi su altri temi, come la questione della crisi idrica. Avremmo dovuto lavorare su una risoluzione in Commissione e su una mozione d'Aula e sarebbe dovuto uscire un “decreto Siccità”, ma non usciranno. Quindi, non avremo la possibilità di parlare di questo tema fondamentale. C'era bisogno di atti adesso e non a novembre: fatemelo dire, per favore. Il “decreto Concorrenza” ha visto un Governo avere il pieno rispetto del Parlamento, lo ripeto. In accordo, le due Camere hanno potuto lavorare, hanno trattato tutto il testo insieme e c'è stato dialogo e ascolto, una collaborazione che ha portato alla modifica di alcune parti, nel modo più completo, un momento alto e costruttivo. Io vorrei ringraziare, quindi, i relatori di Camera e Senato per come si sono svolti i lavori su questo disegno di legge e ringraziare il Vice Ministro Pichetto Fratin e il Governo, perché è stata una bella esperienza. Alla fine, questo disegno di legge vedrà la luce con un paio di mesi di ritardo ma va bene, va bene questo perché alla fine ce l'abbiamo fatta, rischiavamo di non fare neanche questo. Vi ringrazio.

PRESIDENTE. È iscritta a parlare l'onorevole Polidori. Ne ha facoltà.

CATIA POLIDORI (FI). Grazie, Presidente. L'approvazione del disegno di legge sulla concorrenza rappresenta uno degli ultimi appuntamenti di discussione collettiva cui è chiamata alla Camera in questa legislatura. Nonostante la crisi di Governo e lo scioglimento delle Camere, questa riforma, determinante per centrare gli obiettivi del Piano nazionale di ripresa e resilienza concordati con l'Unione europea, va avanti grazie ad un accordo nell'ambito dell'ex maggioranza che ne ha deciso il via libera, contestualmente però allo stralcio dell'articolo 10 su taxi e noleggio con conducente, tema che nelle ultime settimane aveva visto la contrapposizione tra un significativo blocco di partiti e il Governo che puntava a blindare la delega per la riforma del settore. Buon senso ha voluto che il Governo cedesse sulla questione per non perdere quanto contenuto nei 36 articoli della delega che ci accingiamo ad approvare, rimandando la questione relativa al trasporto pubblico non di linea alla “delega Concorrenza” del 2022, che sarà presentata dal prossimo Governo.

Forza Italia, nell'intento di mediare, non aveva presentato l'emendamento soppressivo sull'articolo in questione, limitandosi a presentare un testo che rafforzava la differenziazione tra taxi e NCC, sia sotto il profilo del censimento, sia sotto quello delle funzioni. Tuttavia, Forza Italia ha votato convintamente per la soppressione di quell'articolo, recependo le istanze delle categorie. Si apre ora la partita dei decreti delegati, operazione estremamente complessa, ove si considerino i passaggi in Conferenza unificata, Consiglio di Stato e Commissioni parlamentari competenti. Le deleghe in tutto sono 7, cui si aggiungono sia 4 decreti ministeriali su porti, gare, gas, farmaci ed emoderivati sia le linee guida della Presidenza del Consiglio su poteri antitrust in merito all'abuso di dipendenza economica delle piattaforme digitali. Oltre alla delega per la mappatura di tutte le concessioni pubbliche per la definizione dei criteri con cui mettere a gara le concessioni balneari, è prevista una delega anche per il riassetto dei servizi pubblici locali, attenuata nel passaggio parlamentare anche per non incidere eccessivamente sulle competenze degli enti territoriali, così come la delega sulle gare nei trasporti regionali. Due ampie deleghe riguardano la semplificazione dell'autorizzazione per l'attività di impresa e il coordinamento dei controlli sulle aziende.

L'esercizio di una delega nell'ambito del disbrigo degli affari correnti cui dovrebbe attenersi un Governo dimissionario è una questione molto controversa, anche se in questo caso il legame con l'attuazione del PNRR ha un peso rilevante.

Per quanto riguarda i pareri delle Commissioni parlamentari si dovrebbe trovare un accordo in Conferenza dei capigruppo; la cosa migliore, a nostro avviso, è che il parere sia emanato dalle Commissioni competenti nella prossima legislatura, che meglio rispecchieranno il quadro politico. Molti criteri di delega sono sufficientemente ampi da essere interpretati in un modo o nell'altro. Quelle Commissioni avranno i mesi di novembre e dicembre 2022 per emanare i propri pareri.

Ciò premesso, il disegno di legge annuale sulla concorrenza 2021 rappresenta un'importante tappa del processo di riforma previsto dal PNRR ed è indicato tra i disegni di legge collegati alla manovra di bilancio 2022-2024.

Nel PNRR il Governo ha assunto l'impegno di realizzare la prevista cadenza annuale di tali leggi. Si tratta di un riconoscimento esplicito all'operato del Governo Berlusconi, che nel suo collegato internazionalizzazione del 2009 introdusse l'adozione di una legge annuale sulla concorrenza, già allora fortemente richiesta dal mondo delle imprese; una norma finora disattesa, se si considera che ad oggi l'unica che è stata approvata risale al 2017. Pur essendo l'Italia l'ottava economia mondiale e al trentesimo posto al mondo per livello di concorrenza, da noi solo alcuni settori hanno beneficiato della spinta delle disposizioni sulla concorrenza; disposizioni mirate sostanzialmente a consentire la possibilità di accesso a nuovi soggetti nella fornitura di beni e servizi, con conseguenti minori oneri per gli utenti e per i consumatori finali.

Ma la concorrenza non è solo uno strumento di mercato, serve anche a proteggere interessi non economici della comunità, delle imprese che rappresentano le specificità nazionali e delle persone più vulnerabili.

Il provvedimento in esame, cosiddetto Concorrenza 2021, è stato presentato il 3 dicembre 2021, con molto ritardo rispetto al calendario originariamente previsto, che era quello del 30 giugno 2021; ritardo dovuto allo scontro all'interno del Governo sulle concessioni demaniali marittime, in misura minore sul trasporto pubblico non di linea, taxi e NCC. Le difficoltà dell'iter al Senato, concentratesi soprattutto sugli articoli 2, 3 e 4, mappatura dei regimi concessori e concessioni demaniali marittime, e 7, concessioni idroelettriche, hanno portato ad una suddivisione delle tematiche da affrontare tra Senato e Camera. Alla Camera sono stati discussi gli articoli 9 e 10, trasporto pubblico locale di linea e non di linea, e gli articoli da 23 a 31, sostanzialmente reti di fibra ottica, servizi postali, semplificazioni per le attività economiche, assicurazioni e concentrazioni. Venendo ai punti centrali del provvedimento, gli articoli 3 e 4, introdotti nel corso dell'esame al Senato, affrontano il controverso tema delle concessioni demaniali marittime.

Si cerca di individuare un punto di equilibrio dopo il contenzioso in atto sulla materia, oggetto di sentenze della Corte di giustizia dell'Unione europea e del Consiglio di Stato, che hanno posto un limite alla proroga automatica e generalizzata prevista fino al 31 dicembre del 2033 dal Governo “Conte 1” con la legge di bilancio per il 2019. Il testo in esame proroga al 31 dicembre del 2023 l'efficacia delle concessioni demaniali e dei rapporti di gestione per finalità turistiche, ricreative e sportive, con una deroga connessa alla pendenza di un contenzioso o a difficoltà oggettive legate all'espletamento della procedura selettiva al 31 dicembre del 2024. Tuttavia, pur avendo lavorato per facilitare il compito delle Commissioni, non possiamo non ricordare le perplessità costantemente sollevate da Forza Italia e dal centrodestra sulla questione concessioni balneari nel corso di questi anni.

È di tutta evidenza che in sede di esame dei decreti legislativi delegati sarà necessario approfondire ogni singolo dettaglio applicativo anche con il concorso delle associazioni di settore; un motivo in più per demandare l'esame alle Commissioni competenti della prossima legislatura. Anche in questo caso Forza Italia anteporrà il rispetto delle imprese familiari, molte di esse sono imprese storiche, che hanno investito risorse ed energie per migliorare e rendere più sicure le spiagge.

Di grande importanza anche l'articolo 7, che modifica la disciplina sulle concessioni di grandi derivazioni idroelettriche. Anche in questo caso si prevedono procedure di assegnazione competitive, eque, trasparenti, tenendo però conto della valorizzazione economica dei canoni concessori e degli interventi di miglioramento della sicurezza delle infrastrutture esistenti e di recupero della capacità di invaso.

La siccità di questi mesi sta evidenziando esponenzialmente le carenze di questo settore. In Italia piovono annualmente circa 300 miliardi di metri cubi di acqua, dei quali viene trattenuto solo l'11 per cento, mentre secondo alcuni studi l'obiettivo raggiungibile è quello del 40 per cento. L'acqua è centrale per puntare all'autosufficienza alimentare e aumentare la resa produttiva per ettaro, rispetto alla quale l'Italia è già al primo posto nell'Unione europea. Tralascio l'esame di articoli pure importantissimi, quali quelli relativi alla disciplina delle concessioni di distribuzione del gas naturale, al riordino della materia dei servizi pubblici locali, anche tramite l'adozione di un testo unico, e l'affidamento mediante procedure di pubblica evidenza del trasporto pubblico locale, argomenti rispetto ai quali la Camera non ha toccato le norme approvate dal Senato, e vado alla parte invece che ha più interessato noi.

In particolare, l'articolo 22 modifica il quadro di regole volte a ridurre i costi per la realizzazione di reti a banda larga e ultralarga. I gestori di infrastrutture fisiche, quali le reti per la distribuzione di gas naturale, acqua, reti stradali, metropolitane e ferroviarie devono garantire l'utilizzo delle stesse in caso di richiesta da parte di un operatore di comunicazioni elettroniche per la posa di cavi in fibra ottica. Con un emendamento di Forza Italia si è chiarito che dalla documentazione tecnica, che il proponente l'infrastruttura deve inviare all'amministrazione, competente sono esclusi documenti e rilievi fotografici che possano costituire uno scambio di informazioni sensibili ai fini della concorrenza. L'articolo 23 è volto a razionalizzare gli interventi dedicati alla realizzazione di reti di accesso in fibra ottica. Con un emendamento di Forza Italia si è stabilito che il gestore di infrastrutture e gli operatori di rete devono adottare ogni iniziativa utile per coordinarsi con gli altri operatori di rete, anche in relazione alla richiesta dei permessi per evitare la duplicazione inefficiente di opere del genio civile e per condividere costi di realizzazione.

Di grande importanza anche l'articolo 25 sul servizio postale universale, che prevede che il Ministero dello Sviluppo economico, sentita l'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni, riesamini periodicamente l'ambito di applicazione degli obblighi di servizio postale universale sulla base degli orientamenti della Commissione europea, delle esigenze degli utenti e delle diverse offerte presenti sul mercato nazionale. Con un emendamento di Forza Italia si è stabilito che il MiSE e l'Agcom vigilano sull'attuazione del servizio postale anche con riferimento al mantenimento dello stesso in situazioni particolari, cioè nelle isole minori e nelle zone rurali e montane. Sappiamo quanto il servizio postale sia importante per il mantenimento dei servizi di base nelle piccole comunità, servizi che comprendono il pagamento delle pensioni ed il servizio bancomat.

L'articolo 26 delega il Governo ad adottare uno o più decreti legislativi per procedere ad una nuova ricognizione dei regimi amministrativi delle attività, in particolare delle attività imprenditoriali private, e alla loro semplificazione mediante l'eliminazione di autorizzazioni o adempimenti non necessari. Sull'articolo sono stati approvati diversi emendamenti di Forza Italia. Si è stabilito che tali semplificazioni siano introdotte anche modificando la disciplina generale delle attività non soggette ad autorizzazione espressa; è stata introdotta una previsione che debba essere adottata una modulistica standardizzata e unificata per la presentazione di istanze, segnalazioni o comunicazioni delle amministrazioni; è stato previsto che in sede di redazione dei decreti legislativi delegati devono essere sentite anche le associazioni professionali, oltre a quelle imprenditoriali.

Sono stati introdotti criteri di delega che prevedono di ridefinire i termini dei procedimenti amministrativi, dimezzandone la durata, adottando un metodo di monitoraggio dei tempi di trattazione dei procedimenti e del livello di soddisfazione dell'utenza e valutando la performance individuale e organizzativa dell'amministrazione che si occupa del procedimento. Inoltre si è introdotto un principio di delega che prevede l'individuazione delle categorie, gli interventi e le opere di lieve entità per le quali introdurre semplificazioni procedimentali, individuando ulteriori tipologie di interventi non soggetti ad autorizzazione paesaggistica oppure sottoposti ad autorizzazione paesaggistica semplificata. Sono stati, infine, introdotti criteri di delega in cui si prevede la ricognizione, il coordinamento ed il riordino della normativa vigente in materia di fonti energetiche rinnovabili, al fine di conseguire una significativa riduzione e razionalizzazione delle disposizioni legislative.

Una disposizione, questa, molto attesa, ove si consideri la mole di disposizioni che sono state introdotte in questi anni per favorire lo sviluppo delle fonti energetiche rinnovabili. L'articolo 27 delega il Governo ad adottare uno o più decreti legislativi per semplificare, rendere più efficaci e coordinare i controlli sull'attività economica, ed in particolare eliminare gli adempimenti non necessari, favorire la programmazione dei controlli per evitare duplicazioni e ritardi al normale esercizio delle attività d'impresa, consentire l'accesso ai dati e lo scambio delle informazioni da parte dei soggetti con funzioni di controllo, anche attraverso l'interoperabilità delle banche dati. Sull'articolo sono stati approvati diversi emendamenti di Forza Italia. Si modifica il criterio di delega relativo all'efficacia, efficienza e proporzionalità dei controlli, prevedendo che la frequenza dei controlli sia commisurata al possesso di certificazioni ISO o di sistemi equivalenti per la gestione dei rischi.

Si modifica il criterio di delega relativo alle metodologie volte a favorire l'ottemperanza degli operatori economici alle disposizioni di legge, prevedendo che l'attività di controllo non sia solo repressiva, ma anche conoscitiva, di sostegno all'adempimento e di indirizzo. Si abbrevia a dieci mesi il termine entro cui dovranno essere emanati i decreti legislativi relativi a questo articolo. Si prevede, infine, che nell'ambito dell'interoperabilità delle banche dati si tenga conto delle disposizioni sulla protezione dei dati personali, con particolare riferimento al diritto alla cancellazione degli stessi, diritto all'oblio, quando essi non siano più necessari alla funzione pubblica e quando il soggetto controllato abbia adempiuto ai propri obblighi.

Su iniziativa di Forza Italia è stato introdotto un articolo aggiuntivo dopo il 27 tramite il quale si consente che le agenzie immobiliari possano svolgere anche attività di mediazione creditizia.

Sostanzialmente, con un emendamento a mia prima firma si è previsto che l'esercizio dell'attività di agente immobiliare è compatibile con quella di dipendente o collaboratore di imprese esercenti l'attività di mediazione creditizia e, di conseguenza, che l'attività di mediazione creditizia è compatibile con l'attività di mediazione di assicurazione, di consulenza finanziaria e di agente immobiliare, fermi restando i rispettivi obblighi di iscrizione nel relativo elenco, registro, albo e ruolo (il tutto con la consulenza e la collaborazione delle categorie, in particolare della FIAIP). Si tratta di una misura volta a dare coerenza sistematica all'ordinamento a seguito dell'entrata in vigore dell'articolo 23 della legge europea 2019-2020, che ha sancito la possibilità per i mediatori creditizi di operare in modo transfrontaliero, ovvero in un diverso Paese europeo rispetto a quello di origine, estendendo di fatto anche ai collaboratori di mediazione creditizia quanto previsto dalla direttiva dei servizi, con particolare riferimento alla libertà di stabilimento e alla libera prestazione di servizi.

Nel quadro delle misure approvate sono, inoltre, di grande importanza anche: l'articolo 29, che interviene sulla disciplina della comunicazione unica per la nascita dell'impresa: l'articolo 32, che modifica la disciplina sulla valutazione e controllo delle operazioni di concertazione da parte delle autorità garante della concorrenza e del mercato; l'articolo 33, interamente sostituito al Senato, che modifica e integra la disciplina dell'abuso di dipendenza economica nell'attività di subfornitura tra imprese, introducendo una presunzione relativa di dipendenza economica nelle relazioni commerciali con un'impresa che offre i servizi di intermediazione di una piattaforma digitale.

Quanto, infine, all'articolo 31, con il quale si estende anche alle imprese di assicurazione con sede legale in altri Stati membri che operano nel territorio della Repubblica, cosiddette imprese comunitarie, la procedura di risarcimento diretto, cosiddetto sistema CARD, la Commissione attività produttive ha accolto un emendamento che prevede che tale disciplina entri in vigore dal 2023.

La questione del risarcimento diretto è controversa, in quanto se è vero che l'assicurato riceve più rapidamente il risarcimento è anche vero che ciò rappresenta una complicazione nella gestione dell'RC auto, tant'è che se ne medita una riforma complessiva. Forza Italia aveva proposto un emendamento per escludere il settore dei motoveicoli dall'estensione del sistema CARD alla luce di uno studio realizzato dall'Università LUISS di Roma, nel quale si dimostra che l'introduzione del sistema CARD ha prodotto, per il settore dei motoveicoli, un aumento del costo dei sinistri a carico delle imprese assicuratrici, con inevitabili ripercussioni sui premi assicurativi, quantificati nell'ordine del 30 per cento.

Forza Italia si è accostata al disegno di legge sulla concorrenza con la massima attenzione e con spirito collaborativo. Lo testimoniano i 17 emendamenti a nostra firma approvati in Commissione attività produttive. Altri 3 erano in dirittura d'arrivo, con riformulazioni positive da parte del Governo, e si sarebbero votati se non fosse intercorsa la crisi in atto. A tal proposito, voglio ringraziare i relatori, i colleghi Saltamartini e Benamati, per la competenza e la pazienza con cui hanno condotto i lavori, oltre che il Vice Ministro Pichetto Fratin, il sottosegretario per i Rapporti con il Parlamento Caterina Bini, la cui dedizione ha reso possibile dirimere in poche sedute questioni per loro natura complesse, e ringraziare tutti i colleghi della ex maggioranza e di opposizione.

Come è noto, a causa dello scioglimento anticipato delle Camere sono rimaste in sospeso le importanti questioni contenute negli emendamenti accantonati, tra cui c'è l'emendamento, a mia prima firma, per favorire la concorrenza nel settore dell'intermediazione immobiliare con una modifica, in realtà, di carattere puramente formale e non sostanziale, che non avrebbe avuto alcun impatto finanziario né avrebbe compromesso in alcun modo la tracciabilità dei compensi per contrastare sicuramente l'evasione fiscale. Semplicemente, avrebbe comportato una correzione in sede di dichiarazione del rogito dell'indicazione dell'ammontare della provvigione con quella del numero della fattura rilasciata, per salvaguardare la riservatezza chiesta dalle parti contraenti in merito all'importo della provvigione corrisposta, dal momento che di frequente è di ammontare diverso per ciascuna di esse. Lo riproporrò con il nuovo Esecutivo, che io mi auguro sarà a guida centrodestra.

Così come, appena saremo al Governo, riprenderemo la questione dei balneari, sui quali ci preme chiarire, una volta per tutte in questa sede, che noi difendiamo e difenderemo sempre un pezzo della nostra economia e della nostra cultura, perché tali sono il turismo, le coste, le spiagge e le imprese balneari. In questo Paese è ora di difendere il lavoro e di rispettare chi lavora. Ci sono intere famiglie che lavorano senza la mentalità assistenzialista del reddito di cittadinanza che, invece, proprio quelle imprese oggi danneggia. Servono norme che creino sì concorrenza ma che combattano la speculazione. Le regole dovranno essere tali da non consentire acquisti in massa di decine di concessioni. Forza Italia ha lavorato nell'interesse generale delle imprese portando a casa tre risultati: tempo, indennizzi e valori. Abbiamo portato a casa il tempo, perché fino al 2025 le cose restano così e nel 2023, con noi al Governo, nel Paese cambierà tutto. Abbiamo portato a casa gli indennizzi: il principio e la loro quantificazione sono stati affermati a vantaggio di chi dovesse perdere la concessione con una gara. Si dovranno poi definire, in base a dei criteri che il decreto delegato dovrà affrontare, la qualità degli indennizzi, degli investimenti, il lavoro e le realtà che sono state create. Abbiamo difeso le nostre imprese, la cultura e i valori italiani.

È per questo che, per concludere, posso già preannunciare, cosa che avverrà domani, il nostro voto favorevole sul disegno di legge relativo alla legge annuale per il mercato e la concorrenza 2021, alla cui redazione Forza Italia tanto ha concorso (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole De Toma. Ne ha facoltà.

MASSIMILIANO DE TOMA (FDI). Grazie, Presidente. Volevo salutare i relatori Saltamartini e anche Benamati per il loro lavoro, e il Vice Ministro Pichetto Fratin.

Vorrei partire un pochettino da quando è iniziato tutto questo percorso. Vedete, il DDL concorrenza - si sa - è stato sin dagli albori un terreno scivoloso per il Governo di Mario Draghi. Sono stati evidenti i problemi che hanno attraversato l'ampia maggioranza che, sino a pochi giorni fa, ha sostenuto questo Esecutivo. Sembrava tutto pronto per luglio 2021, ma a luglio si scatenò il rodeo grillino sulla riforma Cartabia e, insomma, si scelse di soprassedere. Settembre sembrava il mese giusto, prima, beninteso, che l'approssimarsi delle amministrative innescasse una gazzarra elettorale che sconsigliava la ricerca di un consenso trasversale su una materia così delicata. Quindi, è stato presentato in Senato il 3 dicembre 2021 ed è stato approvato il 30 maggio 2022. L'esame appunto, come è noto, si è svolto solo su alcuni degli emendamenti, lasciando gli altri alla Camera. Una procedura alquanto strana, perché c'è stata fretta di approvarlo soprattutto per via del PNRR.

La mia non è una polemica generalizzata. Il mio intervento è legato a questa pericolosissima prassi che ha marginalizzato il nostro lavoro e quello di tutte le Commissioni, non solo in merito al DDL Concorrenza, che è arrivato da noi in seconda lettura e non una seconda lettura così come prevede la nostra Costituzione. Quanto sta accadendo è stato già abbondantemente denunciato in Aula a più riprese nel corso di questa legislatura. Il nostro lavoro è ostacolato da scelte imposte dall'alto che, come ribadito poc'anzi, risultano essere dannose per il nostro sistema democratico. Ci siamo appellati al Governo e all'intera maggioranza affinché venissero affrontati tutti gli argomenti che sono cogenti per gli italiani e per la Nazione tutta, tra cui, appunto, i balneari, gli ambulanti, le concessioni idroelettriche e così via. Parlo di tutti gli articoli e non solo di quelli indicati dall'accordo di maggioranza, che ha posto un veto su tutto il resto.

Preliminarmente, anche in questa sede, quindi, non posso non stigmatizzare le modalità di esame del provvedimento presso la Camera dei deputati, come poi peraltro già fatto in Commissione. Nonostante questo, Fratelli d'Italia ha presentato molti emendamenti sull'intero testo finalizzati a migliorare un articolato timido, debole, lacunoso e in alcuni casi addirittura dannoso per alcune categorie produttive del nostro Paese.

Ricordo, ad esempio, le proposte emendative presentate sul tema delle concessioni demaniali turistiche balneari risolto dal Governo con un effetto di sostanziale impoverimento della categoria. Il mio gruppo, anche in Commissione, ha ribadito la sua posizione, secondo cui non vi sono ragioni sufficienti per affermare che la “direttiva Bolkestein” deve applicarsi alla materia in questione nonché che il Governo ha di fatto sostituito il ruolo del Parlamento con gli organi di giustizia amministrativa, che con le loro pronunce ora pretendono anche di dettare la legge.

In uno spirito costruttivo, oltre le proposte emendative soppressive degli articoli in questione, Fratelli d'Italia ha provato a migliorare il testo attraverso emendamenti che prevedevano, per esempio, una ricognizione effettiva di numero, estensione e tipologia delle aree demaniali in concessione, ovvero della disciplina adottata in materia dagli altri Stati europei, ovvero ancora a sostegno delle imprese nazionali partecipanti alle gare affinché non siano messe fuori gioco delle grandi imprese multinazionali.

Stessa finalità di tutela di preziose risorse nazionali avevano gli emendamenti presentati in materia di concessioni idroelettriche. Anche in questo caso la disciplina del provvedimento, unica in ambito europeo, che prevede la messa all'asta delle concessioni idroelettriche, non soltanto rischia di affidare a imprese estere la gestione delle risorse idriche del nostro Paese, ma di fatto blocca ogni intenzione da parte dei concessionari di intraprendere i lavori di miglioramento e di ammodernamento degli impianti, giusto il timore di non rientrare degli investimenti in un momento così delicato per l'energia.

Analogamente a quanto fatto in tema di concessioni demaniali turistiche, anche in questo caso il mio gruppo, Fratelli d'Italia, oltre agli emendamenti soppressivi, aveva provato a presentare ipotesi di modifica migliorativa del testo, per garantire condizioni concorrenziali omogenee a livello nazionale, nonché una tutela effettiva dell'interesse nazionale, o volti a definire meglio la durata delle concessioni, prevedendo una serie di scadenze o, ancora, finalizzati a salvaguardare il tessuto produttivo nazionale e assicurare condizioni non discriminatorie di accesso ai mercati, soprattutto con riguardo alle piccole e medie imprese. Su altri temi ritenuti intoccabili, secondo il più che discutibile accordo di maggioranza, Fratelli d'Italia aveva cercato di intervenire - mi riferisco al trasporto pubblico locale, alle colonnine di ricarica, alla trasparenza dei prezzi dei prodotti energetici per autotrazione, per citarne solo alcuni - con emendamenti da me presentati. Quanto alle lacune del provvedimento, desidero ricordare un altro mio emendamento, dichiarato inammissibile in Commissione, ma teso a intervenire su di un tema importantissimo, che necessita di un intervento urgente, come affermato in Commissione dallo stesso rappresentante del Governo, Vice Ministro Fratin; mi riferisco alla situazione degli ambulanti, un tema che lei, Vice Ministro, ha voluto e vuole trattare; di fatto, nel provvedimento non viene tenuta in alcuna considerazione una categoria che ha bisogno di certezze al pari di altre; la categoria degli ambulanti va assolutamente governata e tutelata nell'interesse degli stessi appartenenti a tale categoria.

Su tutte le tematiche che ho appena ricordato, voglio sottolineare, ancora una volta, che non vi è stata alcuna possibilità di confronto e alcuna disponibilità a trovare e discutere nel merito ipotesi ragionevoli di intervento, modifica o aggiunta che il mio gruppo aveva proposto, solo ed esclusivamente nell'interesse delle imprese, dei lavoratori e, più in generale, dell'interesse nazionale.

Passando alle modifiche apportate dalla Commissione, non voglio ripercorrere, in questa sede, nuovamente la vicenda relativa all'articolo riguardante i taxi, se non per rimarcare, ancora una volta, che il mio gruppo - unico tra tutti - aveva tenuto fin dall'inizio una posizione chiara, quella della soppressione di un articolo scritto male, che attribuiva una delega in bianco al Governo su una materia che, invece, il Parlamento deve affrontare, perché solo in sede parlamentare è possibile pesare e soppesare i molteplici e legittimi interessi in gioco.

Fratelli d'Italia, pur dall'opposizione, ha contribuito a offrire soluzioni decisive per migliorare aspetti cruciali del provvedimento.

In questa sede, desidero ricordare che, con riferimento al trasporto pubblico locale (TPL), si è potuto chiarire che è venuto meno l'obbligo assoluto di affidamento mediante procedure di pubblica evidenza dello stesso trasporto pubblico locale; inoltre, l'articolo 22 detta un quadro di regole volte a ridurre i costi per la realizzazione di reti a banda ultra larga, mentre l'articolo 23 è volto a razionalizzare gli interventi dedicati alla realizzazione di reti di accesso in fibra ottica. Fondamentali sono poi, per esempio, le modifiche apportate, grazie al mio gruppo, all'articolo 26, che delega il Governo ad adottare uno o più decreti legislativi per procedere alla nuova ricognizione dei regimi amministrativi delle attività private e alla loro semplificazione mediante l'eliminazione delle autorizzazioni e degli adempimenti non necessari: norme in base alle quali, tra l'altro, si prevede di ridefinire i termini dei procedimenti amministrativi, dimezzandone la durata, con le debite eccezioni e la previsione, tra i criteri base di valutazione della performance individuale e organizzativa, del monitoraggio dei tempi di trattazione dei procedimenti e del livello di soddisfazione dell'utenza.

Mi permetta, inoltre, Vice Ministro: basta bugie. Il “DDL Concorrenza,” in quanto collegato alla legge di bilancio, è uno di quei provvedimenti, come altri, che, per legge, continua l'iter, a prescindere da qualsiasi volontà, anche in caso di crisi, a meno che il Governo lo ritiri; è falso, quindi, che Fratelli d'Italia abbia dato un qualsiasi assenso per portarlo avanti; non c'era possibilità alcuna di modificare l'ordine del giorno dei lavori d'Aula e, come denunciato dal mio collega, onorevole Zucconi, presente alla recente riunione dei capigruppo, dichiaro che, in merito a ciò, nessuna discussione era neppure possibile.

Ricordo agli smemorati che Fratelli d'Italia è stato l'unico partito che si è battuto per abrogare gli articoli 3 e 4 sulle concessioni demaniali con molti emendamenti soppressivi a prima firma di Giorgia Meloni, tutti bocciati dai partiti della maggioranza. Fratelli d'Italia è stato l'unico partito a battersi in merito, promuovendo, su impulso del Presidente Meloni, anche un ricorso alla Corte costituzionale a prima firma dell'onorevole Zucconi. La nostra non è stata una battaglia corporativa, ma a difesa di tante aziende italiane, secondo noi assurdamente attaccate dal Governo Draghi. Per Fratelli d'Italia, la battaglia continuerà domani, martedì, in Aula, in questa Camera, dove voteremo assolutamente e coerentemente contro e cercheremo di convincere quanti più deputati possibili a fare altrettanto. I tentativi di qualche sciacallo politico di mistificare la realtà dei fatti sbattono contro la realtà di una battaglia che Fratelli d'Italia combatte da anni, con atti concreti e che continuerà a combattere in futuro, soprattutto quando assumerà la guida dell'Italia.

Sono stati ben oltre 400 gli emendamenti presentati dal nostro gruppo in X Commissione; ne sono stati approvati alcuni; in modo particolare, facevo riferimento ad alcuni emendamenti a mia prima firma, anche se riformulati, in cui si sottolineava la necessità di definire un termine effettivo della riduzione dei tempi dei procedimenti autorizzatori, al fine di non vanificare la portata del criterio direttivo delle lettere della delega legislativa, una revisione dei termini dei procedimenti amministrativi, dimezzandone la durata e/o rendendo applicabile il monitoraggio dei tempi di trattazione dei procedimenti e il livello di soddisfazione delle aziende; questo è stato uno di quegli emendamenti, secondo il mio punto di vista, estremamente importante per quanto riguarda la programmazione delle aziende e della loro attività, perché il tempo non ha un costo, anzi, bisogna rendersi conto che per le aziende il tempo è assolutamente necessario e abbreviarlo è stata una necessità, e questo emendamento è stato approvato. Così come è stata approvato l'inserimento della previsione degli sportelli digitali, i SUAP, per le camere di commercio e Unioncamere (ciò rappresenta un sistema importante per il nostro Paese): questo è stato un altro degli emendamenti che (come si dice) sono stati portati a casa fortunatamente, ma a casa di quelle aziende e di quegli italiani che hanno necessità di abbreviare i tempi e di lavorare con una prospettiva certa.

Ci dispiace per gli emendamenti per la regione Sardegna che non sono stati approvati; ci è stato riferito che verranno ripresentati in occasione della conversione di un prossimo decreto, nei prossimi giorni; me lo auguro, perché si tratta di disposizioni in materia di infrastrutture energetiche della regione Sardegna.

Il tema delle aree pubbliche e gli ambulanti, che le citavo in precedenza e lo ricordo anche adesso, va necessariamente affrontato, signor Vice Ministro; lei, lo so, ha già iniziato a fare questo percorso; il problema è che queste persone hanno la necessità di sapere esattamente come devono impegnare la loro vita nei prossimi anni, non possiamo far finta di nulla e girarci dall'altra parte, non potete far finta di nulla, e quindi tutto ciò che deve essere fatto deve essere fatto in tempi brevi e certi, per consentire a una categoria di programmare - come sempre dico - il proprio futuro.

Anche altri emendamenti, in modo particolare, mi hanno lasciato un po' perplesso, poiché non sono stati discussi nel merito; uno su tutti riguardava il tema dello scontrino parlante. Per quanto riguarda i carburanti, penso che tale tema, in Italia, soprattutto in questo momento, sia assolutamente delicato. È necessario sapere esattamente – per ogni persona che acquista 10, 20 o 30 euro di carburante - dove vadano a finire quei soldi e su cosa obiettivamente si andranno a pagare le tasse, le accise; uno scontrino parlante permetterebbe una tracciabilità che, in questo momento, sarebbe fondamentale per il Governo su di un tema così delicato e importante come quello dell'energia; parliamo esclusivamente di carburanti, ma, nello specifico, come si fa per le fatture dell'energia elettrica, in cui si conoscono esattamente i vari importi, perché non farlo anche per i carburanti? Questo permetterebbe di avere un'Italia migliore, sotto questo punto di vista.

Il nostro approccio al “disegno di legge Concorrenza” è stato sempre nella direzione di contribuire a migliorarlo, contribuire a dare quelle nostre visioni di strategia, una strategia che purtroppo, in questi ultimi mesi - ma lo abbiamo constatato anche negli anni precedenti - non c'è stata. Il nostro obiettivo è semplicemente dimostrare che ciò che abbiamo fatto fino adesso sarà solamente l'inizio di un percorso che faremo più avanti. Si avvicinano le elezioni, dobbiamo continuare a lavorare in questo periodo, dobbiamo dimostrarlo coscientemente, per tutti coloro che ci ascoltano e si aspettano risposte concrete. È un momento difficile per l'Italia e va affrontato: noi siamo pronti ad affrontarlo, in maniera ordinata e coordinata e i nostri intenti sono rivolti a dare un supporto a questo Governo, anche se ormai è ben chiaro che questo Governo ha fallito quella che doveva essere un'agenda temporale, in cui inserire una serie di importanti misure. Questa è una misura che sicuramente noi ci permetteremo, più avanti, di riprendere, di mettere in campo, di mettere in sicurezza, per dare risposte alle aziende, dare risposte agli italiani, soprattutto perché riteniamo fondamentale che l'attività parlamentare torni al centro dell'agenda politica. Questo è il punto di riferimento, per quanto mi riguarda e per quanto ci riguarda, dell'attività che promuoveremo, nei prossimi giorni e nelle prossime settimane, auspicando, ovviamente, che il lavoro fatto fino adesso possa essere portato avanti celermente, alla ripresa della nuova legislatura.

Concludo, semplicemente ricordando un emendamento, l'ultimo, del collega Foti. È un emendamento, come hanno già ricordato altri nostri colleghi, che riguardava gli agenti immobiliari. È stato importante inserirlo, anche con una riformulazione, che, dal nostro punto di vista, mette ordine, dà esattamente una prospettiva. Ed è questo che ci piace: la collaborazione noi siamo pronti a offrirla, ma siamo pronti anche a toglierla, nel momento in cui vediamo che vengono respinte alcune nostre richieste e, purtroppo, ce ne è stata più di una. Quindi, il nostro impegno è continuare a lavorare in un'unica direzione e dimostrare alla Nazione che c'è un partito, che si chiama Fratelli d'Italia, pronto a governare per la prossima legislatura (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Caiata. Ne ha facoltà.

SALVATORE CAIATA (FDI). Grazie, Presidente. Colleghi, siamo veramente all'ultimo atto, oltretutto intervengo per ultimo, in discussione generale e sembra proprio la chiusura di un percorso. Noi, invece, auspichiamo che sia solamente la fine per la ripartenza, per ricominciare un nuovo percorso dove non dovremo più preoccuparci degli interessi degli italiani, perché faremo gli interessi degli italiani. Il disegno di legge concorrenza oggi in discussione è stato emblematico rispetto al cammino che questo Governo ha fatto e direi che è quasi paradossale che questo cammino si concluda proprio con questo provvedimento.

Io non entrerò nel merito dei singoli articoli o della marea di emendamenti che abbiamo presentato, nei due rami del Parlamento, al Senato prima e alla Camera poi, come Fratelli d'Italia, per modificare, per cercare di dare un abito più confacente a interessi degli italiani in ordine a questo provvedimento, poiché lo hanno già ben fatto i miei colleghi che sono intervenuti precedentemente - il collega Mollicone e il collega De Toma -, per cui, mi limiterò a fare qualche riflessione di carattere generale.

Le prime riflessioni sono necessariamente di natura metodologica. Presidente, noi abbiamo avuto un Governo Draghi che, in 18 mesi, ha posto, nei due rami del Parlamento, per ben 55 volte, la questione di fiducia. È evidente - e lo abbiamo scoperto poi - che era l'unico metodo, l'unico strumento che questo Governo aveva per governare tenendo insieme forze profondamente diverse, che non avevano nulla in comune, come, poi, si è palesato anche rispetto a questo provvedimento o rispetto all'inceneritore di Roma. Perché tenere insieme forze politiche che hanno visioni così diverse, tranne che in nome di un'urgenza nazionale - anche se, in realtà, l'urgenza nazionale che attraversava l'Italia era per la pandemia, per la crisi bellica, per il crollo economico; la crisi energetica è arrivata dopo la formazione del Governo Draghi, quindi, diciamo che il Governo Draghi era già alla guida della Nazione quando è arrivata la crisi energetica – è un fatto che negli altri Paesi non è successo, perché la politica si è appropriata dei propri spazi e ha fatto quello che i cittadini chiedono ad essa di fare: ha governato la Nazione. Queste forze politiche, invece, hanno deciso di demandare ad altri il governo della nostra Nazione, quasi dichiarando un'incapacità, quella che, invece, noi non dichiareremo, perché noi ci prenderemo la responsabilità di governare.

Allora, in questi giorni, quando sentiamo dire che abbiamo perso Draghi e come faremo a proseguire, io dico che sottovalutiamo le risorse e le capacità di questa Nazione, perché abbiamo una classe imprenditoriale che è un fiore all'occhiello, in tutto il mondo, abbiamo una classe politica che sarà il fiore all'occhiello, in tutto il mondo. La routine, la prassi di demandare la guida della Nazione a un non politico era un'eccezione, che deve finire: la politica si deve riappropriare del proprio spazio, altrimenti questo luogo non avrebbe più alcun significato. E ho sorriso quando ho sentito dire, in questi giorni, che ci sono stati appelli innumerevoli affinché Draghi continuasse il suo lavoro. Vede, io ho riletto - perché forse mi sfuggiva - la Costituzione, ma non ho trovato articoli in cui si dice che il Governo viene affidato a una persona in base agli appelli che vengono fatti, non ho trovato alcun articolo che parla di questo. Io ho trovato, invece, articoli in cui si dice che il voto è quello strumento attraverso il quale il popolo italiano sceglie chi lo debba rappresentare e quella classe politica ha il compito, l'onere e l'onore di guidare la Nazione. Pertanto credo che, in tutto questo, siamo tornati solamente all'ABC, siamo tornati a quello che doveva essere scontato e che oggi sembra un'eccezione.

Presidente, per tornare al nostro disegno di legge “concorrenza”, anche con questo provvedimento si è voluto mortificare il Parlamento, perché anche questo provvedimento, non sazi di 55 fiducie, si è deciso di discuterlo a metà, proprio dichiarando, in realtà, una sorta di monocameralismo, poiché abbiamo deciso di discutere alcuni articoli al Senato e alcuni articoli alla Camera, e gli articoli discussi al Senato non potevano essere toccati alla Camera e quelli che si sarebbero dovuti discutere alla Camera non sono stati toccati al Senato. Anche di questo, leggendo e rileggendo la Costituzione, non ho trovato traccia, perché i rami del Parlamento sono due, perché entrambi devono intervenire e discutere sui provvedimenti, avere la possibilità di modificarli, di approfondirli, di studiarli; e, invece, noi siamo stati sempre messi di fronte a provvedimenti con tempi strettissimi, quasi sempre con la posizione della questione di fiducia. Quando non è stata posta la fiducia, in Commissione ci siamo inventati questa sorta di strumento “la fiducia di Commissione”, perché si è detto che non ci sono risorse, non si possono fare modifiche, poi abbiamo detto: modifichiamo solo alcuni articoli, altri no. Per cui, anche questo provvedimento arriva in Aula, ma monco di una vera discussione, piena, di tutti gli articoli, alla Camera e al Senato.

Come ho detto all'inizio del mio intervento, non voglio ripercorrere il provvedimento articolo per articolo, ricordando quelli che sono stati discussi al Senato e quelli che sono stati discussi alla Camera, ma alcune riflessioni dobbiamo farle, necessariamente. Gli articoli sui balneari - l'articolo 3 e l'articolo 4 -, che sono stati affrontati al Senato, per noi sono la vera dichiarazione di fallimento di questo provvedimento, la vera dichiarazione di fallimento della tutela degli italiani. Allora, quando sento molti, in questi giorni, preoccuparsi della tutela degli interessi degli italiani, io, a leggere questo provvedimento, non mi preoccupo per niente, anzi, sono stato preoccupato fino ad oggi, per la tutela degli interessi degli italiani.

Gli articoli 3 e 4, infatti, non fanno per nulla gli interessi degli italiani, di 30 mila famiglie che gestiscono le coste, investendo, sicuramente forse anche a condizioni agevolate, ma questo nulla toglie che si potessero modificare quelle condizioni, senza espropriare un bene che quelle famiglie hanno utilizzato per creare il proprio destino, il destino dei propri figli.

Allora, il collega Zucconi ha fatto delle battaglie importanti a tutela dei balneari; la nostra presidente, Giorgia Meloni, ha presentato un articolo soppressivo che è stato naturalmente respinto, a dimostrazione del fatto che Fratelli d'Italia è l'unica vera forza politica che non ha avuto nessuna ambiguità nella difesa di questa classe economica (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

Quando si parla di concorrenza, io ritengo che la parola “concorrenza” necessiti assolutamente di essere qualificata con due criteri: corrispondenza ed equipollenza. Che cosa voglio dire? Voglio dire che il principio della concorrenza che noi stiamo utilizzando in nome dell'Unione europea, perché fa parte di quel processo di riforme che noi dobbiamo approvare entro dicembre per attingere agli ulteriori 22 miliardi dei fondi del PNRR, è concorrenza vera se è reciproca; e anche qui, noi abbiamo provato a studiare, Presidente, ma non abbiamo trovato provvedimenti in Croazia, in Spagna o in altre nazioni dove vengono espropriate le coste e date in bando non si sa a chi per il principio della concorrenza (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Allora, la concorrenza non è reciprocità e se non è reciprocità non è concorrenza, ci sembra invece uno strumento attraverso il quale alcuni forti interessi economici vogliono appropriarsi di alcuni nostri interessi forti nazionali. Noi saremo qui a sorvegliare e saremo qui a impedirlo perché, bandire le gare, entro due o tre anni, e oltretutto in una modalità abbastanza ambigua, riversa sui sindaci la responsabilità - immaginate questi poveri sindaci che nei comuni seguono queste attività da decine di anni - di inimicarsi persone con le quali condividono tutti i giorni un percorso di vita. Noi non condividiamo questo principio, lo ripeto, non lo condividiamo.

Mi sono appuntato una cosa che vorrei dire: concorrenza è la condizione, questa è la definizione economica di concorrenza, nella quale più imprese competono - vengo da studi aziendali e quindi ho fatto mia questa definizione – con pari diritti legali sul medesimo mercato. Riflettiamo: pari diritti legali sul medesimo mercato. Allora, il mercato della balneazione, poiché ce lo chiede l'Europa o almeno voi dite che ce lo chiede l'Europa, è un mercato unico europeo? Il mercato della balneazione? Non mi pare, perché qui stiamo parlando di mettere all'asta solamente i diritti sulle nostre coste, non stiamo parlando di mettere all'asta i diritti sulle coste di tutta Europa. Allora, stiamo violando questa definizione di concorrenza ed è paradossale che violiamo questa definizione di concorrenza in un provvedimento che si chiama “Concorrenza” che ci stiamo impegnando ad approvare ogni anno, partendo con il piede sbagliato. Possiamo estendere questa definizione ad altre categorie per le quali ci siamo battuti senza se e senza ma, e faccio riferimento all'articolo 10 rispetto al quale abbiamo presentato addirittura tre emendamenti soppressivi e con nostra soddisfazione questo articolo è stato stralciato; devo dire grazie a diverse forze politiche che hanno presentato un emendamento soppressivo, ma non tutte, non tutte, perché qui lo dobbiamo dire, qui stiamo parlando dei tassisti, della tutela di un patrimonio economico nazionale, stiamo parlando di sottoporre a un principio di concorrenza - quello che stavamo dicendo prima - un servizio che non può essere sottoposto a concorrenza, perché non stiamo parlando di un servizio privato, stiamo parlando di un servizio pubblico che sarebbe da sottoporre a concorrenza se fosse un servizio totalmente privatizzato, senza regole, ma il servizio dei tassisti non è un servizio senza regole perché, lei lo sa bene, i tassisti hanno l'obbligo di esserci sempre, di esserci quando ci sono tantissimi turisti, ma anche di esserci quando non c'è nessun turista; di esserci di giorno, quando c'è forte richiesta, ma anche di esserci di notte, quando non c'è nessuno; di esserci quando piove e tutti hanno bisogno di un taxi, ma anche di esserci quando il tempo è bello e nessuno prende il taxi.

Allora, poiché non stiamo parlando di un servizio economico puro, ma di un servizio pubblico, lo ripeto, pubblico, che ha una pubblica utilità, non può essere sottoposto allo stesso principio di concorrenza e non può essere sottoposto al principio di concorrenza, favorendo qualcuno che - abbiamo scoperto leggendo questo dossier incredibile - dialogava con grande arroganza con i potenti di tutto il mondo, perché dialogava con arroganza con l'attuale Presidente Biden quando era Vice Presidente, dialogava con l'attuale Presidente francese Macron, quando era Ministro dell'economia, e dialogava, come abbiamo letto dai giornali, anche con il nostro Governo; quando invece i tassisti erano a protestare in piazza e non avevano nessuna possibilità per esprimere il loro punto di vista, veniva ricevuto addirittura, così leggiamo, se è vero quello che leggiamo, a Palazzo Chigi. Allora, questa non ci sembra concorrenza, ci sembra l'utilizzo di un paravento per sottrarre ricchezza alla nostra economia nazionale a favore di soggetti che – come sappiamo bene, e da questi banchi Fratelli d'Italia si è espresso dall'inizio della legislatura, presentando una proposta di legge a firma del collega Zucconi, che è qui, sulle grandi piattaforme che si sottraggono alla tassazione. Si voleva, anche in questo caso, sottrarre ricchezza nazionale a favore di una multinazionale che non paga le tasse in Italia, per favorire una grande piattaforma. Allora, noi non lo permetteremo perché saremo qui a vigilare e, speriamo, a poter decidere per gli interessi della Nazione. Noi non abbiamo cambiali in bianco da pagare, non abbiamo promesse da mantenere, noi abbiamo un solo obiettivo e un solo impegno, quello della tutela degli italiani, dei loro bisogni e delle loro necessità. Per cui, rispetto a questo, concludo con l'ultimo appunto che mi ero preso e che mi sembra veramente il paradosso di questo provvedimento: viviamo una fase in cui la crisi energetica sta devastando le economie occidentali, viviamo una fase in cui il prezzo dell'energia è arrivato ai livelli massimi della storia, perché basta guardare i grafici dei costi, possiamo allargare il grafico a una settimana, a un mese, a un anno, a cinque anni, a dieci anni, a vent'anni, ma non ci sono questi picchi di prezzo. Sentiamo dire da tutti che il prossimo autunno probabilmente sarà peggio, che questa crisi diventerà ancora più forte, che i prezzi diventeranno ancora più alti e pensiamo bene, anche qui, di mettere in discussione un bene economico nazionale - solo noi, perché anche questo non viene fatto da nessun'altra parte, nel rispetto di quel principio di reciprocità di cui parlavo prima - come le nostre centrali idroelettriche. Come è possibile? Sembra quasi beffarda questa cosa, in un momento in cui abbiamo bisogno di tutelare tutte le nostre fonti energetiche - di tutelarle! - noi pensiamo di mettere in discussione, solo noi, queste concessioni e di non prorogarle come, invece, hanno fatto tutte le altre nazioni europee. Ebbene, il tempo in cui venivano interessi stranieri a banchettare in Italia a spese dei nostri cittadini credo che stia per finire e credo che stia per cominciare una nuova era, in cui gli interessi degli italiani saranno al centro dell'azione politica (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Non vi sono altri iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali.

(Repliche - A.C. 3634-A​)

PRESIDENTE. Prendo atto che la relatrice, onorevole Saltamartini, non intende replicare.

Ha facoltà di replicare il Vice Ministro Pichetto Fratin.

GILBERTO PICHETTO FRATIN, Vice Ministro dello Sviluppo economico. Grazie, Presidente. Più che una replica è l'espressione, anche da parte del Governo, del ringraziamento ai membri della Commissione e, quindi, ai relatori Saltamartini e Benamati e alla presidente Nardi.

Questo non solo a nome del Governo e a nome mio personale, ma anche della collega Caterina Bini che ha fatto coppia con me durante il percorso al Senato e in questo ramo del Parlamento, alla Camera, apprestandoci ora a ritornare al Senato.

Nella relazione della relatrice, onorevole Saltamartini, sono indicate puntualmente la sostanza di questo provvedimento, che riguarda più temi, tante materie spinose, più Ministeri, tanti soggetti coinvolti, nonché la finalità del disegno di legge “Concorrenza”, che non è solo quella di essere annuale, ma di intervenire su diversi temi che necessitano di regolamentazione, pur con opinioni che hanno dovuto trovare una mediazione, in alcuni casi, anche difficile, mentre, in altri casi, vi è stata la scelta di recedere, quale quella sull'articolo 10. Tutto questo ha un punto di riferimento, ossia il contratto per l'applicazione del Next Generation EU che è il PNRR in Italia.

Questo è un passo importante per il nostro Paese, in particolare in un momento in cui ci apprestiamo ad arrivare alla tornata elettorale, in cui si tratta di consegnare al successivo Governo questo passaggio per la sua attuazione, per gli atti conseguenti.

Voglio ringraziare il Parlamento, la maggioranza e anche l'opposizione per il ruolo responsabile e collaborativo che, anche con il proprio contributo, partendo da posizioni in alcuni casi molto diverse, ha permesso oggi di essere qui con una discussione generale e - mi auguro - domani con l'approvazione definitiva.

PRESIDENTE. Il seguito del dibattito è rinviato ad altra seduta.

Discussione del disegno di legge: Conversione in legge del decreto-legge 21 giugno 2022, n. 73, recante misure urgenti in materia di semplificazioni fiscali e di rilascio del nulla osta al lavoro, Tesoreria dello Stato e ulteriori disposizioni finanziarie e sociali (A.C. 3653​) (ore 14,32).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione del disegno di legge n. 3653: Conversione in legge del decreto-legge 21 giugno 2022, n. 73, recante misure urgenti in materia di semplificazioni fiscali e di rilascio del nulla osta al lavoro, Tesoreria dello Stato e ulteriori disposizioni finanziarie e sociali.

(Discussione sulle linee generali – A.C. 3653​)

PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali.

Il presidente del gruppo parlamentare MoVimento 5 Stelle ne ha chiesto l'ampliamento.

Le Commissioni V (Bilancio) e VI (Finanze) si intendono autorizzate a riferire oralmente.

Ha facoltà di intervenire il relatore per la VI Commissione (Finanze), Gian Mario Fragomeli.

GIAN MARIO FRAGOMELI , Relatore per la VI Commissione. Grazie, Presidente. Il decreto n. 73 del 2022, comunemente definito “decreto Semplificazioni”, era atteso, molto importante, sia per la sua caratura fiscale, sia, più in particolare, per gli interventi di semplificazione che questo Paese da molto tempo aspettava. Lo esaminiamo oggi, ma lo scioglimento delle Camere, oggettivamente, non ci permetterà di approfondire temi che la Camera avrebbe voluto affrontare. Noi avevamo in discussione ben 900 emendamenti e c'era la disponibilità ad affrontarne almeno 400 in modo approfondito. Quindi, è chiaro che, con riferimento a molte delle questioni sollevate - richiamo, in particolare, il tema delle associazioni di categoria e dei sindacati che volevano in parte correggere e migliorare questo decreto - non si potranno apportare modifiche, perché non ci sarà lo spazio emendativo possibile.

Comunque, nel testo originario - mi concentrerò su questo - vi sono semplificazioni importanti, interventi in materia fiscale importanti che cercherò brevemente di esporvi, in particolare sui primi 24 articoli. Poi il correlatore Bitonci provvederà a completare l'esposizione sui restanti articoli del provvedimento.

Come Partito Democratico, abbiamo detto più volte - lo ribadisco qui anche come relatore - che è molto importante il tema della digitalizzazione, ovvero questo secondo tempo per quanto riguarda gli effetti della digitalizzazione sul contribuente. Per molto tempo la digitalizzazione, incarnata da importanti passaggi, uno su tutti quello della fatturazione elettronica, è stata vista più che altro sul lato accertamenti, sul lato contrasto al tax gap e non tanto e non solo, invece, sul lato contribuente, ossia come ridurre gli adempimenti e migliorare la qualità della vita del contribuente. Oggi, con questo decreto, scorgiamo invece aspetti importanti, perché sappiamo tutti che, per le persone oneste, l'ansia del controllo post dichiarazione dei redditi è molto pesante; magari si pensa di aver fatto tutto correttamente dal punto di vista dichiarativo e poi a distanza di tempo si è chiamati in causa dal fisco.

Ebbene, su alcune questioni iniziamo a intravedere la luce. Ad esempio, il cittadino onesto potrà anche sbagliare, ma potrà essere tranquillo che i controlli, per quanto riguarda la dichiarazione precompilata, non potranno essere svolti su tutto ciò che concerne le spese mediche e sanitarie, le quali vengono rielaborate ed assunte direttamente dalla stessa. È chiaro che avremmo voluto un'estensione - e qui ci manca la fase emendativa - anche ad altre forme di assunzione di dati caricati direttamente dall'Agenzia delle entrate in dichiarazione precompilata, sui quali non ci dovrebbero essere controlli successivi, perché l'effetto della digitalizzazione, della dichiarazione precompilata deve essere proprio quello di togliere quell'ansia e quella preoccupazione per i cittadini onesti che non vogliono giustamente dovere pagare per errori che non sono commessi da loro. Quindi, da questo punto di vista, il tema della digitalizzazione è importante e si scorge a più riprese in questo decreto.

C'è poi la questione dell'assegno unico in progress. Anche qui finalmente interveniamo e discipliniamo parte di questo tema, perché vi erano state difficoltà nel passaggio e nell'avvio del nuovo assegno unico in riferimento ai figli con disabilità. Per questo anno, il vero primo anno di utilizzo dell'assegno unico, riusciamo finalmente a contemplare e a garantire la parità di risorse per quelle famiglie che, con l'avvio di questo nuovo strumento, rischiavano di perdere qualcosa. Quindi, è prevista anche una copertura finanziaria, di circa 136 milioni di euro, che garantirà anche nella sua fase di startup, di avvio di questo nuovo strumento e che darà nuove risorse alle famiglie, cosicché nessuno ci possa perdere, in particolare chi ha figli disabili.

Un tema su cui abbiamo fortemente richiesto un confronto - e avremmo sicuramente migliorato il testo - è quello dei controlli a campione. Molto spesso, in ordine a particolari fattispecie, penso in questo caso ai controlli di repertorio sugli atti formati da pubblici ufficiali, vi sono continue consegne, continue trasmissioni. Ora, non ci saranno più: verranno tolte e ci sarà solo un controllo a campione dell'Agenzia delle entrate. È una forma di digitalizzazione e di miglioramento della qualità anche con la riduzione degli adempimenti.

C'è poi una questione, che conosciamo bene tutti, che lasciava il sostituto d'imposta in balia rispetto agli altri intermediari fiscali, CAF o commercialisti, per quanto riguarda l'8 per mille, il 5 per mille e il 2 per mille. Infatti, in tutti gli altri casi, il tema era completamente automatizzato; differentemente, per il sostituto d'imposta, sopravviveva ancora questo elemento cartaceo che creava preoccupazioni e difficoltà. Anche in questo caso, finalmente, si va a digitalizzare il processo, con le tutele e le garanzie rispetto al Garante della privacy, perché sappiamo che erogare, donare queste risorse è un atto di liberalità e di scelta da parte del cittadino. Anche qui si fa un passo avanti verso la digitalizzazione.

Andiamo avanti, sempre sui processi digitali, vi è l'incremento dell'imposta di bollo, da 250 passa a 5.000 euro, sulla fatturazione elettronica. Anche questo è un elemento che aiuta: gli adempimenti e i continui pagamenti del contribuente verranno ridotti, potendo accorpare fino ad un'imposta complessiva di 5.000 euro. Anche questo secondo noi è un altro tema importante.

Vi è poi il tema dei rimborsi fiscali più celeri. Vi è una completa informatizzazione anche rispetto a un problema che, molto spesso, accade quando c'è un defunto, una perdita importante in famiglia: l'aspetto fiscale spesso segue percorsi complicati e, alla gravità del momento, alla perdita e al dolore per la perdita si aggiungono la chiusura dei conti e la complessità di rimborsi fiscali. Tutto questo non accadrà più, perché, anche in questo caso, si prevede una forma di semplificazione rispetto all'automazione del versamento, chiaramente da parte degli eredi legittimi, e di tutti i rimborsi fiscali. E' un segno di maturità del fisco che riconosce maggiore facilità negli adempimenti.

Sempre sulla precompilata, vi è finalmente - lo diciamo con grande forza - lo stop ai faldoni degli scontrini. Conosciamo bene alcune dinamiche, in particolare riguardo agli importi fiscali per le spese sanitarie non direttamente raccolte dal sistema. Può accadere che una struttura non sia convenzionata o comunque ci sia un errore e non ci sia il recupero di quel documento di spesa, per cui molto spesso abbiamo assistito, anche negli ultimi anni, a questa raccolta degli scontrini, dovendo conservare tutte le pezze giustificative. Ebbene, anche qui si fa un passo in avanti importante, perché non ci sarà più questo trattenimento di scontrini, con riferimento a tutto quello che viene dimostrato e raccolto dai CAF e dai professionisti, e, quindi, non dovranno più essere conservati questi scontrini.

C'è il tema dei contratti a canone concordato. Abbiamo ricevuto moltissime sollecitazioni sui contratti a canone concordato e sicuramente avremmo migliorato il provvedimento, accogliendo anche alcune richieste provenienti dal mondo dell'associazionismo, perché, sebbene sia chiaramente una misura di semplificazione, può creare qualche difficoltà e qualche problema.

C'è il tema delle micro imprese. Si è parlato molto, nelle nostre audizioni, della questione della derivazione rafforzata per le micro imprese e della determinazione dell'imponibile. Ebbene, finalmente, eventuali errori potranno essere ricondotti all'interno di un sistema di determinazione che non provocherà lungaggini e difficoltà. Secondo noi, anche le micro imprese che sono in un regime di bilancio ordinario, da questo punto di vista, avranno sicuramente una facilitazione; un altro tema, questo, che la fase emendativa avrebbe potuto integrare ulteriormente.

Sicuramente, recepiamo lo stop all'automatismo per la tassazione per le società di comodo: anche qui, sappiamo che ci sono società in perdita sistematica, ma perché il fisco deve attribuire, invece, un valore di reddito superiore e, conseguentemente, su queste società di comodo una tassazione in modo automatico? Può accadere, per alcuni periodi di tempo, anche medio-lunghi, che alcune società non siano redditizie, ma per questo ci sono i controlli, non ci deve essere un automatismo di tassazione: ci sono i controlli. Se una società è realmente di comodo, è giusto che venga controllata e paghi, ma non che debba pagare in modo indiscriminato, senza un effettivo controllo.

C'è poi la questione dell'IRAP: anche qui, finalmente, facciamo una semplificazione, un'unica deduzione. Nella scorsa legislatura, siamo intervenuti per migliorare la questione, con lo stralcio, dal calcolo della base imponibile dell'IRAP, dei costi dei lavori a tempo indeterminato, però era una miriade di voci. Qui, finalmente, arriviamo ad una riduzione completa e onnicomprensiva di tutte le spese che riguardano i lavoratori con contratto a tempo indeterminato. Anche questo è un tema di semplificazioni che probabilmente avremmo potuto migliorare nella fase emendativa, puntualizzando meglio, anche rispetto alla modulistica, cosa che il tempo non ci permetterà di fare, ma ci saranno successivi provvedimenti.

C'è poi un tema altrettanto importante relativo ai termini dell'approvazione della modulistica dichiarativa dell'IRAP. Infatti, molto spesso il fatto che alcuni provvedimenti vengano attuati in leggi di bilancio, quindi sullo scorrere del 31 dicembre, crea per gli intermediari, per i soggetti, notevoli problemi di adeguamento in tempi così ravvicinati. Dunque, all'articolo 11 rinviamo, al mese di febbraio, l'approvazione dei termini delle modulistiche. Questa non è una questione di modulistica, ma di dare tempo ai soggetti che lavorano, in particolare agli intermediari, di adeguarsi a tutto quello che viene approvato in legge di bilancio.

C'è poi un tema importante che riguarda i rapporti transfrontalieri, l'esterometro: qui facciamo un primo passo, ed è chiaro che - continuerò a ripetermi in questa relazione -, in una fase emendativa, magari avremmo potuto arricchire ulteriormente questi aspetti. Ma è evidente che l'esterometro è un altro effetto della riduzione di alcuni adempimenti rispetto all'esterometro; secondo me, dovrebbe essere una direzione da intraprendere per migliorare in generale tutte le operazioni transfrontaliere. Qui c'è un limite, lo sappiamo: abbiamo una fatturazione elettronica pienamente operativa ormai da tre anni e mezzo. I rappresentanti di altri Paesi europei, in questi anni, sono venuti da noi, nelle nostre Commissioni finanze (penso ai tedeschi e ai francesi), proprio per istituire, anche nel loro paese, un sistema informatizzato di questo processo. È chiaro che, però, sono in ritardo e questo ci provoca discordanze e l'infattibilità di eliminare completamente certi adempimenti, che potremmo fare, di fronte a una digitalizzazione più europea e non solo italiana di questi processi.

Anche qui, ci sono - e torno al lato del contribuente con la fatturazione elettronica - altri adempimenti che devono essere tolti grazie alla fatturazione elettronica; penso, in particolare, all'articolo 17, quindi all'obbligo di comunicazione, da parte delle pubbliche amministrazioni, degli estremi dei contratti d'appalto, di somministrazione, di trasporto, conclusi mediante scrittura privata e non registrata. Anche in questo caso vediamo gli effetti molto spesso nel decreto fiscale. Solo due anni fa, c'è stata un'ampia discussione, un grande dibattito sugli adempimenti che aumentavano. Invece, oggi, abbiamo un'inversione di tendenza, cioè i dati devono servire per semplificare e per ridurre gli adempimenti.

C'è poi una questione legata alla proroga dell'addizionale Irpef. Noi abbiamo fatto una modifica in legge di bilancio: abbiamo rivisto le aliquote fiscali che non sono più 5, ma sono diventate 4, e questo si portava, come coda, la problematica, per i comuni in particolare, di un calcolo legato ancora alle vecchie aliquote. Quindi, sistemiamo anche questo aspetto relativo all'addizionale Irpef.

Mi avvio a concludere. C'è un tema importante che il sistema delle imprese ci chiede rispetto agli investimenti in ricerca, non solo sui farmaci, perché abbiamo inserito crediti di imposta importanti sui nuovi farmaci. Ma in questo decreto, prevediamo di premiare chi investe in ricerca su tutte le tipologie di farmaco, perché, se c'è qualcosa che la pandemia ci ha insegnato, è che la ricerca in campo farmacologico deve essere fortemente incentivata e potenziata.

Inoltre introduciamo alcune certificazioni buone, positive: siamo abituati a pensare che le certificazioni siano elementi negativi, invece per le imprese avere certificazioni, quando queste servono a originare crediti di imposta e a rendere più semplice l'acquisizione di crediti d'imposta, è un fatto positivo. E quindi anche qui introduciamo qualificazioni, sia per i crediti di imposta, sia per gli investimenti in ricerca e sviluppo, nella transizione ecologica, nell'innovazione tecnologica 4.0, eccetera eccetera. Quindi, introduciamo aspetti importanti che devono essere valorizzati.

Anche per quanto riguarda gli ISA, è un tema che molto spesso ci ha visto confrontarci: sono indicatori che hanno la loro ragion d'essere sull'esercizio finanziario e sulla singola annualità. Ebbene, veniamo da due anni complicati, complicatissimi. E, quindi, in questo provvedimento prevediamo che la valutazione degli ISA abbia un ancoraggio anche agli ultimi due anni, non una fotografia esclusiva dell'ultimo anno finanziario, ma che si porti dietro anche gli effetti, rispetto a questi famosi punteggi e ai calcoli di questi punteggi, di quello che le società hanno subito e in parte stanno ancora subendo, come coda di quello che abbiamo vissuto e poi, con l'aggravarsi della situazione, a seguito dell'aggressione dell'Ucraina da parte della Russia e delle problematiche che ha creato al nostro sistema.

In ultimo, un altro tema che noi, del Partito Democratico - ma credo che valga per tutte le forze politiche -, abbiamo ravvisato come importante è il tema del Terzo settore. Qui introduciamo importanti aspetti: estendiamo l'applicabilità di alcune deleghe in materia di agevolazioni fiscali, che hanno un nome e un cognome importante, perché riguardano sei titoli di solidarietà a regime agevolato per finanziare gli ITS, così come i prestiti raccolti su portali online, il social bonus, quindi il credito d'imposta per le erogazioni liberali, le esenzioni agevolate dai tributi locali. C'è tanto anche per il Terzo settore e, sicuramente, la fase emendativa ci avrebbe permesso ulteriormente di migliorare la qualità dell'intervento delle agevolazioni fiscali e del regime fiscale degli enti del Terzo settore. Quindi, in questi primi 24 articoli, come capite, c'è un'importante impronta di miglioramento della qualità del fisco sul lato contribuente, che molto spesso non eravamo abituati a scorgere nei provvedimenti.

Concludo, dicendo che speriamo che la discussione possa proseguire, seppur con i limiti che abbiamo dell'Aula e del Comitato dei nove, perché altre piccole questioni, che qui mi riservo solo di accennare, possano essere risolte: penso, in particolare, alla questione del de minimis, che riguarda tutte le forze politiche, al problema delle nostre imprese che sono in difficoltà e che non possono accumulare i contributi che hanno ricevuto fino adesso e che, quindi, superando il tetto, non possono ricevere gli ulteriori contributi che sono fondamentali per la sopravvivenza della loro attività, o, comunque, per essere aiutate in questa fase particolarmente critica.

Una questione altrettanto importante che, in qualche modo, ha uno strascico rispetto al “decreto Aiuti”, che conosciamo bene, è quella legata ai cassetti fiscali del superbonus, e, quindi, alla difficoltà di molte imprese di accedere al credito, perché hanno questi cassetti pieni e rischiano, oggettivamente, di fallire. E, quindi, spero che la discussione, seppur limitata, che faremo permetta di risolvere queste problematiche.

PRESIDENTE. Ha facoltà di intervenire il relatore per la V Commissione (Bilancio), onorevole Massimo Bitonci.

MASSIMO BITONCI , Relatore per la V Commissione. Grazie, Presidente. Ovviamente, questo è un tema fondamentale e centrale: parliamo delle semplificazioni fiscali e contributive. Lo dico anche da professionista che opera nel campo, come commercialista, da tanti anni: purtroppo, il fisco italiano, in tutti questi anni, è estremamente peggiorato. Pensate che il numero degli adempimenti negli ultimi anni si è decuplicato. Adesso siamo, dal 1° gennaio al 31 dicembre, quasi a 300 adempimenti fiscali e amministrativi, e contributivi soprattutto.

Si capisce dov'è il nodo della questione: la CGIA di Mestre ha calcolato che il costo degli adempimenti fiscali e contributivi per un'azienda e per un cittadino somma quasi 50 miliardi l'anno. Capiamo che sono quasi due manovre finanziarie. Quindi, negli anni, purtroppo, c'è stato un processo di sedimentazione di tutta una serie di norme dove si cerca di trasferire gli adempimenti fiscali e contributivi soprattutto alle aziende, ai commercialisti. La visione che abbiamo noi, invece, è completamente diversa, ossia che la semplificazione deve andare verso tutt'altra direzione. Questo lo abbiamo constatato nel 2018, quando abbiamo introdotto - era già esistente, in realtà, ma funzionava poco - e modificato il regime forfettario per le piccole imprese. Con questo limite di fatturato fino a 65 mila euro si paga il 15 per cento per i coefficienti di redditività, si paga il 5 per cento per chi inizia l'attività. Pensiamo quanto importante sia per un nostro ragazzo, per un ragazzo che vuole iniziare l'attività di impresa: inizia l'attività e paga il 5 per cento per 5 anni.

Ma la vera semplificazione dov'è? È che non si tiene la contabilità, ossia si emettono solamente le fatture e poi si paga in dichiarazione dei redditi, moltiplicando il fatturato per il coefficiente. Questa è la vera semplificazione. Noi discutiamo da anni su come semplificare gli adempimenti fiscali e contributivi, in precedenza ne ha parlato, in maniera molto puntuale, il collega Fragomeli. Abbiamo visto, invece, che la situazione è peggiorata, negli anni. Pensate che quando ho cominciato, prima ho lavorato in una società di certificazione di bilancio e poi ho iniziato a fare il commercialista, si facevano ancora le dichiarazioni a mano. La dichiarazione era di quattro paginette e poteva compilarla anche singolarmente la persona fisica. Adesso la dichiarazione dei redditi è diventata un tomo, anzi più tomi, perché ovviamente si è aggiunta la parte dell'IRAP, si è aggiunta la parte delle imprese, sono moltiplicati i quadri, sono moltiplicati i campi, sono moltiplicati gli adempimenti. Quindi, c'è stata un'involuzione; è logico che si guardi al progresso, e quindi al fatto che la dichiarazione da cartacea è diventata una dichiarazione che viene spedita online, o compilata online, e viene inviata anche ovviamente a casa, la precompilata è un passaggio direi importante e fondamentale, ma dobbiamo andare verso quella strada anche per quanto riguarda le altre dichiarazioni e gli altri adempimenti di carattere fiscale che hanno anche gli enti locali, non solamente quindi le persone fisiche, bisognerebbe arrivare a tali semplificazioni anche per i soggetti IVA. Però, c'è stata un'inversione di tendenza; gli adempimenti, gli studi di settore, un fisco direi coercitivo. Noi continuiamo a ripetere che, per semplificare, bisogna cercare di trovare soluzioni alternative, e lo abbiamo detto in maniera estremamente chiara nel corso dell'esame del disegno di legge delega di riforma del fisco, anche esso nato con grandi aspettative, ma poi ne è uscito un testo - devo dire la verità, per carità, ci sono alcune cose importanti - che non possiamo considerare la vera riforma del fisco.

La riforma del fisco va fatta in legge di bilancio, e lo abbiamo constatato lo scorso anno, con la rimodulazione delle aliquote dell'Irpef, con la riduzione degli scaglioni dell'Irpef, con un primo taglio dell'IRAP sulle micro imprese, quindi sui soggetti con partite IVA, con il tema del doppio binario, perché c'è un binario civilistico e un binario fiscale. Bisogna, nel tempo, per semplificare, arrivare a un'unica base imponibile. Molte sono le basi imponibili, nel fisco. E quindi, alla fine, arriviamo a questo “decreto Semplificazioni”, che, per carità, ha qualcosa di importante, con qualche novità, però, diciamolo francamente, chi opera nel settore sa benissimo che le cose non miglioreranno e non cambieranno molto, perché si dovrebbe andare verso un altro sistema.

Se pensiamo alle cedolari, alla cedolare secca sugli affitti, un adempimento semplice, un adempimento diretto, così come il regime forfetario, sono queste le soluzioni per cercare di scovare anche l'evasione. Si parla molto dell'evasione, si seguono sistemi di carattere coercitivo da parte dell'amministrazione finanziaria; invece il dato, come dicevo in precedenza, del regime forfetario fa capire che per contrastare l'evasione bisogna combatterla tentando di fare emergere il sommerso. E questo è successo, perché nel momento in cui la base imponibile è certa, perché abbiamo il volume d'affari, l'importo che devi pagare è certo, l'aliquota è certa, il 5 o il 15 per cento, non tieni la contabilità, fai solo la dichiarazione dei redditi, questi sono i dati che emergono.

Mi ricordo perché ho seguìto direttamente queste novità del sistema fiscale, questa importante novità del sistema fiscale nell'anno 2018, che è stata avversata un po' anche da alcuni partiti e movimenti politici, però alla fine i dati ci offrono la visione reale di quello che è successo: un milione e 900 mila partite IVA, in Italia, hanno aderito al regime forfetario. Pensate che il 50 per cento delle partite IVA aperte lo scorso anno, e anche nell'anno precedente, in periodo di crisi, in periodo di pandemia, sono quasi esclusivamente in regime forfetario. E perché? È solo perché si paga meno? Abbiamo fatto alcune elaborazioni, le avete fatte tutti: un soggetto con un basso fatturato probabilmente con il regime normale avrebbe pagato anche meno, questa è la realtà, alla fine. Il perché è semplice: perché non ci sono gli adempimenti. Queste sono le vere semplificazioni e su questo binario deve andare il fisco.

Noi ripetiamo, da anni, che per le piccole partite IVA, non solo per i forfetari, non solo per i piccoli professionisti, ma anche per le piccole imprese, valutare coefficienti legati al fatturato oppure importi che devono essere pagati a seconda del volume d'affari è una semplificazione massima e porta anche all'emersione dell'evasione per quei soggetti che negli anni precedenti, per un bassissimo volume - chiamiamolo volume, perché poi non era volume d'affari, perché magari operavano fuori dalla regolarità -, nel momento in cui c'è un regime così semplice, è logico che aprano la partita IVA e preferiscano e scelgano di pagare un 5 o un 15 per cento, che poi è anche meno se moltiplicato per i coefficienti, per arrivare a regolarizzare la propria situazione.

Questo è quello che ci dicono i dati, ossia che c'è stato non solamente un passaggio dai regimi ordinari e dai regimi semplificati ai regimi forfetari o, per esempio sugli affitti, anche alle cedolari, ma c'è stata anche un'emersione. In altre parole, soggetti che in precedenza erano fuori dal regime e che sono entrati e hanno aperto la partita IVA.

Allora, cosa c'è in questo provvedimento degno di attenzione? Ci sono alcune cose, come la completa dematerializzazione delle scelte di destinazione dell'8, del 5 e del 2 per mille nel modello 730, c'è la semplificazione della procedura relativa alla modifica del domicilio fiscale, la semplificazione della procedura di erogazione dei rimborsi fiscali spettanti agli eredi, l'abolizione dell'obbligo, per il CAF e il professionista, di conservare i singoli documenti. Questo direi che è anche importante, perché la dematerializzazione è assolutamente importante rispetto al fatto che si continui a tenere la documentazione. Anche un nostro emendamento - dopo ne parlerò -, del nostro movimento, eliminava in maniera definitiva la stampa dei registri contabili. Siamo ancora con le aziende che devono stampare i registri contabili: almeno un chiarimento su questo aspetto dovrebbe esserci. Su queste cose occorre ascoltare le categorie professionali, ossia ascoltare gli operatori, ascoltare chi lavora ogni giorno con il fisco, i consulenti del lavoro, i dottori commercialisti, gli avvocati, i professionisti del settore. Questo è importantissimo, perché molti emendamenti che sono stati poi depositati provengono proprio dalle richieste di queste categorie, di chi opera direttamente in questi settori.

In altri termini, provengono da chi può dare indicazioni puntuali su come semplificare la vita e il fisco al cittadino e al contribuente. Magari per il futuro, cerchiamo di dare voce a queste importanti categorie, perché il loro impegno e la loro esperienza sul campo può essere importante per arrivare a semplificare realmente il fisco.

Poi, come dicevamo prima, ci sono la normativa sulla redazione dei bilanci delle microimprese, la gestione degli errori contabili, le modalità di deduzione dal valore della produzione dell'IRAP e dell'intero costo relativo al personale e il monitoraggio fiscale. Inoltre, abbiamo i modelli di dichiarazione del numero degli enti non commerciali, estendendo al 31 dicembre 2022 il termine di presentazione della dichiarazione IMU. Il decreto amplia i casi di esonero dalla presentazione dell'“esterometro”. Quante volte abbiamo discusso del tema dell'“esterometro”? Probabilmente - lo ripetiamo - basterebbe un adempimento annuale per l'“esterometro” perché, dopo il grande sforzo che è stato fatto, negli anni passati, per cercare di mettere a regime la fatturazione elettronica, dopo il grande sforzo che è stato fatto per cercare che ci sia l'adempimento dei corrispettivi telematici e, quindi, il controllo sugli incassi e il controllo sul complesso della movimentazione della fatturazione, non possiamo dimenticarci che questi sono dati in possesso dell'amministrazione finanziaria. L'altro tema che manca in questo provvedimento, ma manca anche nel “decreto Fiscale” e manca in tutti i provvedimenti di carattere fiscale e contributivo, è questo rapporto che c'è tra il cittadino e il contribuente. In altri termini, se io do i miei dati una volta all'Agenzia delle entrate, al fisco o a un ente locale, perché devo ripeterli all'infinito? Ogni volta che devo produrre una dichiarazione devo fornire all'infinito dati che l'amministrazione già possiede. Il tema, dunque, è l'inversione di questo processo. Deve essere l'amministrazione a capire in maniera definitiva che il cittadino non può essere vessato da migliaia e migliaia di adempimenti che possono essere tranquillamente eliminati, perché molti di quei dati che noi spediamo e inseriamo quando compiliamo ogni documento l'amministrazione già li detiene. Troppo comodo, direi, troppo comodo! Io faccio il dottore commercialista e sento sempre i colleghi ripetere che è troppo comodo scaricare gli adempimenti sul professionista, sul consulente del lavoro. Per il futuro, se vogliamo veramente semplificare, questi archivi di dati dovranno essere accessibili e utilizzabili da tutte le amministrazioni finanziarie pubbliche.

Cosa manca in questo provvedimento? Cosa si poteva fare? Purtroppo, è stato dato il mandato al relatore e, quindi, molti emendamenti sono stati persi. Si trattava di emendamenti di tutti, assolutamente trasversali tra tutti i movimenti e i partiti politici. Ve ne elenco qualcuno. Per esempio, si prevedeva di semplificare il modello di autodichiarazione per gli aiuti di Stato, come è stato richiesto dai commercialisti, di rivedere la scadenza ministeriale dei versamenti della dichiarazione dei redditi. A tale riguardo, ricordo ad esempio che noi continuiamo ogni anno - ho fatto anch'io, come il sottosegretario Freni, un periodo al Ministero dell'Economia - con la proroga della scadenza dei versamenti ISA, che era diventata quasi strutturale. Quindi, ci sono dei termini che possono essere resi strutturali, come questo.

Anche il tema delle società di comodo è estremamente delicato. Ovviamente abbisogna anche di coperture da legge di bilancio. Però, una società che non produce reddito, che magari è proprietaria di alcuni immobili che non sono in affitto e che, quindi, non producono reddito o producono un reddito basso, soprattutto in un momento così difficile, con anni di pandemia come quelli che abbiamo avuto e di blocco, è giusto che debba pagare imposte, se non produce reddito, secondo un calcolo di carattere virtuale su redditi che non ha ricevuto? Questi sono i veri temi importanti relativi al fisco. Guardate che non sono decine, sono migliaia. Si tratta di migliaia e migliaia di realtà, di società che pagano pur non avendo alcun tipo di redditività.

Dicevo prima del tema dell'archiviazione elettronica dei documenti ma c'è anche il tema del saldo degli acconti, trattato dal collega Gusmeroli. Anche in questo caso una soluzione si poteva trovare. Il tema degli acconti è estremamente delicato. Perché bisogna pagare il 98 per cento dell'importo delle tasse nell'anno precedente in cui si deve versare? Spiegatemene il motivo. Vale anche per i professionisti. Questo è un tema che ha una copertura, puramente di cassa, per un anno, perché si tratta di acconti. Chi è professionista lo sa benissimo: sono acconti sulla dichiarazione e sui versamenti dell'anno successivo. Perché il professionista dev'essere trattato in maniera diseguale rispetto agli altri e deve versare la ritenuta in acconto? Ritenute, ritenute e ritenute e poi, alla fine, i professionisti sono naturalmente a credito perché, con la sommatoria media delle ritenute, uno studio professionale con determinati costi è logico che vada ogni anno a credito. Allora, perché non far versare, come per tutte le altre imprese, in dichiarazione dei redditi? Si potrebbe tranquillamente prevedere che gli acconti si versino e si rateizzino da novembre o nell'anno successivo, da gennaio a luglio, come aveva proposto il collega Gusmeroli, però nell'anno in corso, cioè nell'anno di competenza di versamento delle imposte.

Ci sono cose che si possono fare, che semplificano la vita e che riducono anche il carico fiscale, perché è vero che non c'è un problema di imposizione fiscale ma un problema di liquidità. Se io devo anticipare il versamento nell'anno precedente, mi togli liquidità. Per lo Stato cos'è? È un'entrata di cassa, non un'entrata di competenza, perché l'entrata di competenza è nell'anno successivo. Ma il nostro Stato, sottosegretario Freni, ha bisogno di cassa adesso? Ne ha bisogno? Andiamo a guardare la tesoreria – il sottosegretario lo sa benissimo, perché discutiamo sempre di questo – e vediamo che risultano, secondo i dati di qualche giorno fa, 80 miliardi e più. Inoltre, sono sempre in aumento perché sono aumentate le entrate e abbiamo visto anche negli ultimi dati che aumentano le entrate dell'IVA, perché aumenta il prezzo dei beni; aumentando il prezzo dei beni, aumentano anche le entrate di carattere fiscale. Questi sono temi importanti, fondamentali, che andrebbero visti in legge di bilancio e con un “decreto Semplificazioni”.

Poi, c'è l'abolizione dell'imposta di bollo sui registri contabili e lo spostamento dell'“esterometro”, come detto, una sola volta all'anno. Poi, ci sono le irregolarità formali: quante volte abbiamo discusso del tema delle irregolarità formali? Le sanzioni sulle irregolarità formali non devono esserci nel momento in cui non si evade l'imposta, perché con un fisco così complicato gli errori formali ci saranno sempre. È giusto che si paghino sanzioni, interessi e quanto altro se si evade l'imposta. Ricordiamoci che in Italia arriviamo fino al 150 per cento, rispetto alla media europea del 15 per cento, tra sanzioni e interessi. Questo è il tema delle cartelle in Italia, non è altro. Il 150 per cento! Coloro che hanno una cartella o non hanno pagato un'imposta non sono evasori, sono persone che hanno fatto la dichiarazione dei redditi, sono persone che hanno pagato in passato le imposte ma che, magari, sono in difficoltà. Una cartella che dovrebbe essere di 5.000 euro più una piccola percentuale, come si paga nella media europea, del 15 per cento, può diventare di due volte e mezzo. Quindi, da 5.000 euro si può arrivare fino a 10.000 o 15.000 euro, per una cartella esattoriale. È giusto questo? Direi assolutamente di no.

Io concludo, anche se potrei parlare per ore di questi temi.

Comunque, questo decreto qualcosa fa. Qualcosa la fa! Mi passi una battuta; è un po' la montagna che ha partorito il topolino, però, insomma, questo decreto qualcosa fa; c'è molto da fare e il costo degli adempimenti va tutto in capo alle imprese e ai contribuenti, di questo dobbiamo renderci conto. Il legislatore, chi è da questa parte e, soprattutto, chi è nei Ministeri e chi poi scrive le norme deve rendersi conto che molte volte il tema è: chi deve poi eseguire, chi deve compilare le dichiarazioni; il tema è il cittadino, che magari non può permettersi un commercialista, che non può permettersi un consulente e che deve arrangiarsi e poi fa quegli errori formali che dicevo in precedenza e, magari, deve anche pagare la sanzione.

PRESIDENTE. Prendo atto che il Governo, tramite il sottosegretario Freni, si riserva la facoltà di intervenire successivamente.

È iscritta a parlare la deputata Francesca Gerardi. Ne ha facoltà.

FRANCESCA GERARDI (LEGA). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, oggi ci troviamo a discutere di un tema che la Lega ha fortemente voluto, auspicato e accompagnato nel dibattito parlamentare durante la sua partecipazione all'ormai dimissionario Governo Draghi.

Parlare di semplificazioni fiscali, di come ridisegnare il cartello fiscale e del perché sia necessario introdurre alcune misure agevolative in maniera tributaria, con la riduzione degli oneri amministrativi per i cittadini e le imprese, è sempre stata una parte fondamentale della nostra agenda politica; siamo stati costantemente attenti alle ripercussioni pratiche che il fisco ha nella vita quotidiana dei cittadini, delle attività economiche, ma anche dei liberi professionisti e imprenditori.

Senza nascondere la delusione per il fatto che si poteva fare di più, riconosciamo che affrontare il tema in un solo e unico provvedimento era pressoché utopistico; ecco perché dobbiamo partire da un assunto incontestabile: il sistema fiscale italiano è tra i più complicati al mondo. Questa non è una semplice percezione del cittadino contribuente, bensì è oramai certificata da istituti e organismi indipendenti, quali la Banca mondiale e PricewaterhouseCoopers, che classificano l'Italia tra gli ultimi Paesi quanto a semplicità fiscale.

Dall'inizio della legislatura la Lega lavora per disegnare un sistema tributario più snello, e, per farlo, bisogna partire da un nuovo rapporto di fiducia tra il fisco e il contribuente, basato sulla fiducia e non sul sospetto per una dichiarazione complicata erroneamente o una scadenza non rispettata per sopraggiunte esigenze economiche.

A ciò si aggiunge anche la necessità, non più rinviabile, di ridurre la pressione fiscale, per rilanciare una sana crescita economica competitiva, soprattutto per le nostre imprese nel contesto internazionale, riducendone e ottimizzandone, al contempo, gli oneri dichiarativi.

Nel merito del provvedimento, rimangono apprezzabili alcune disposizioni ivi contenute, tra cui la soppressione dell'obbligo di vidimazione quadrimestrale dei repertori, la dematerializzazione della scheda della scelta per la destinazione, nel modello 730, dell'8, del 5 e del 2 per mille, la modifica del calendario fiscale e del domicilio fiscale stabilito dall'amministrazione; e, ancora, le semplificazioni per l'erogazione dei rimborsi fiscali agli eredi, in materia di dichiarazione precompilata e dell'adempimento del principio di derivazione rafforzata, nonché la semplificazione in materia di dichiarazione IRAP.

Il nuovo testo, poi, si occupa anche di monitoraggio fiscale dell'IVA per le prestazioni rese ai ricoverati e dell'adeguamento dell'addizionale comunale all'Irpef. Non da ultimo, si è prevista l'abrogazione della disciplina delle società in perdita sistematica e la contestuale modifica della disciplina in materia di esterometro, modifiche che, da tempo, il nostro gruppo presentava come proposte emendative e che, purtroppo, sono arrivate troppo tardi; sì, tardi, perché sono passati due anni di difficoltà economiche e sociali, mentre noi chiedevamo di farlo prima.

Però, vi sono anche temi con riferimento ai quali il Governo poteva avere più coraggio; una delle mancanze di questo decreto è sicuramente non aver iniziato a parlare concretamente di pace fiscale.

Tante aziende e troppi contribuenti, in questi ultimi due anni, non sono riusciti a pagare le imposte che hanno dichiarato e noi, qui, dobbiamo cominciare a capire che non è una colpa dichiarare le imposte e non riuscire a pagarle. Bisogna aiutare le imprese, bisogna pianificare una vera pace fiscale, ad esempio una nuova rottamazione-quater per chi ha avuto difficoltà negli anni 2019, 2020 e 2021 - perché siamo ancora in difficoltà economica – e, quindi, dobbiamo permettergli di rateizzare a medio e lungo termine i propri debiti.

Questo tema ce lo dobbiamo porre, tutti; così come ci dobbiamo porre il tema dei prestiti alle imprese. Questi sono temi che ci dobbiamo porre, perché riguardano i bisogni del Paese, delle nostre attività economiche e, con esse, dei dipendenti delle attività economiche.

Per il futuro, però, dobbiamo avere anche altre certezze; non possiamo pensare che le migliaia di attività economiche che, in questo momento, hanno un sistema semplice come la mini flat tax in qualche modo devono essere penalizzate. Quindi, non dobbiamo solamente mantenere il regime agevolato fino ai 65 mila euro di fatturato, ma dobbiamo addirittura estenderlo fino agli importi di 100 mila euro.

Tuttavia, prima di concludere, vorrei fare un passo indietro, ovvero condividere l'amara valutazione di metodo che, purtroppo, ha lasciato me e i miei colleghi abbastanza stupiti. Si trova negli ultimi articoli del provvedimento; infatti, senza alcuna attinenza per materia e in palese forzatura normativa di carattere emergenziale e sul tema fiscale, il decreto, dagli articoli 42 a 45, interviene, inspiegabilmente, in materia di immigrazione, introducendo una serie di misure per le procedure di rilascio del nulla osta al lavoro per i lavoratori stranieri; in particolare, si riduce da 60 a 30 giorni il termine per il rilascio del nulla osta al lavoro subordinato da parte dello sportello unico per l'immigrazione; inoltre, si riduce da 30 a 20 giorni il termine per il rilascio del visto da parte delle rappresentanze diplomatiche italiane per l'ingresso in Italia dei lavoratori stranieri che si trovano all'estero e che hanno ottenuto il nulla osta. Non solo, viene addirittura rivista l'attività di verifica dei requisiti concernenti l'osservanza delle prescrizioni contrattuali collettive e di congruità, demandandola non più agli ispettorati del lavoro, bensì ai professionisti che effettuano consulenza del lavoro e alle organizzazioni dei datori di lavoro maggiormente rappresentative.

Ecco, cari colleghi, questa osservazione non può lasciarci indifferenti, e dico questo perché in futuro ci vogliono idee chiare e, soprattutto, il coraggio di fare scelte. Non si può affrontare il tema della semplificazione fiscale se poi, all'interno del relativo provvedimento, si inseriscono norme sui lavoratori stagionali; non è corretto e non è meritevole della fiducia dei nostri elettori.

Concludo. Probabilmente, di semplificazioni fiscali se ne parlerà ancora a lungo, forse per anni, ma di sicuro la Lega non ha mai avuto dubbi su questo e su come intervenire, sugli strumenti più idonei per farlo e sulle categorie da difendere, ma soprattutto ha bene in mente la distinzione tra chi evade per un'immorale scelta e chi, invece, può trovarsi in momenti di difficoltà economica, perché sono quelle persone che dobbiamo aiutare; se ci riusciremo, potremo dire finalmente che abbiamo compiuto una vera e propria rivoluzione nel rapporto fisco-contribuente.

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole De Toma. Ne ha facoltà.

MASSIMILIANO DE TOMA (FDI). Grazie, signor Presidente. Onorevoli colleghi, ci troviamo qui, quest'oggi, a dover discutere dell'ennesimo provvedimento approvato dalla maggioranza che, nel corso della legislatura, ha mancato in troppe cose; ha mancato di coraggio, di spirito di lungimiranza e non ha capito l'importanza del fattore tempo.

Come è noto, a seguito dello scioglimento delle Camere, da parte del Presidente della Repubblica, in data 21 luglio, le Commissioni bilancio e finanze della Camera hanno dato il “via libera” senza modifiche, al DdL “Semplificazioni”. Le Commissioni riunite hanno votato il mandato al relatore senza alcuna modificazione ed oggi provvediamo all'esame in Aula del decreto.

Appare possibile, ad oggi, l'assenso sull'emendamento 1.4 dell'onorevole Albano, che esplicita l'ambito applicativo della norma di semplificazione concernente la tenuta e la conservazione di qualsiasi registro contabile in formato elettronico su qualsiasi supporto, così da superare alla radice i dubbi interpretativi emersi sul piano applicativo e le conseguenti paradossali difficoltà che ne conseguono, con riferimento ad una norma che intendeva, viceversa, semplificare gli adempimenti.

Le modifiche al comma 4-quater dell'articolo 7 del decreto-legge 10 giugno 1994, n. 357, chiariscono, infatti, che non solo la tenuta di qualsiasi registro contabile in formato elettronico su qualsiasi supporto, ma anche la loro conservazione è, in ogni caso, considerata regolare, se, in sede di accesso, ispezione o verifica, gli stessi risultano aggiornati sui sistemi elettronici e vengono stampati a seguito della richiesta avanzata dagli organi procedenti ed in loro presenza e ciò pure in difetto non solo della loro trascrizione su supporti cartacei nei termini di legge, ma anche della loro conservazione sostitutiva digitale.

Sono stati accolti gli emendamenti Osnato e Albano su semplificazione dell'IRAP, il 10.7 e il 10.13; accolto anche l'emendamento Caretta per la soppressione dell'articolo 25, che introduce norme volte a garantire l'aggiornamento del contrassegno fiscale attualmente in essere per i prodotti alcolici e in considerazione dello sviluppo delle tecnologie informatiche di anticontraffazione e di tracciabilità; assentibile al completamento dell'istruttoria l'articolo aggiuntivo 21.010 De Toma, il mio, semplificazione dei procedimenti per impianti di generazione distributiva. Sono stati resi inammissibili tutti gli emendamenti sul terremoto, inammissibili emendamenti Meloni sul quoziente familiare e web tax. Niente da fare, comunque, per gli emendamenti che Fratelli d'Italia aveva lavorato a sostegno di imprese, professionisti e famiglie. È il caso, per esempio, di uno dei tanti interventi normativi volti a semplificare la vita alle imprese, come, ad esempio, la previsione di mettere a regime il termine di versamento del 20 luglio per tutti coloro per i quali sono elaborati gli ISA, al fine di evitare che in tutti gli anni, sino all'ultimo momento, i contribuenti e gli intermediari che gli seguono gli adempimenti siano lasciati all'incertezza di eventuale proroga, come diceva il relatore Bitonci.

Da quasi 20 anni, infatti, il termine di versamento del 30 giugno per le imposte scaturenti dalle dichiarazioni fiscali per i soggetti per i quali sono elaborati gli indicatori sintetici di affidabilità fiscale è, sistematicamente ed opportunamente, prorogato di 20 giorni con apposito DPCM, in conseguenza del fatto che la dichiarazione dei contribuenti per i quali si applicano gli ISA necessita di una serie di attività ben più complesse rispetto alle generalità degli altri soggetti.

Ma è andata peggio ad un emendamento nostro, di Fratelli d'Italia, dichiarato addirittura inammissibile, presentato all'articolo 26 del decreto, che aveva come obiettivo, per finalità di semplificazione, di sopprimere l'obbligo di comunicazione che grava sulle imprese che ricevono sovvenzioni, sussidi, vantaggi, contributi o aiuti erogati dalle pubbliche amministrazioni, sia tramite la pubblicazione delle informazioni nelle note integrative del bilancio, sia tramite la pubblicazione dei propri siti Internet o su portali digitali delle associazioni di categoria di appartenenza per le imprese non obbligate alla redazione del bilancio. Tali obblighi comportano un notevole aggravio burocratico per le imprese, che sinora hanno operato in totale assenza di interpretazioni ufficiali, senza aggiungere nulla in termini di trasparenza, in quanto, trattandosi in massima parte di aiuti di Stato, i medesimi sono registrati a cura dell'ente erogatore nel Registro nazionale degli aiuti. Pertanto, per chiunque vi abbia interesse, il registro è pubblico e liberamente consultabile e può, appunto, rilevare, in relazione ad ogni soggetto economico, se il medesimo e per quali importi ha ricevuto contributi pubblici, il tutto nel caso di inosservanza gravato da un assetto sanzionatorio di non secondaria entità, strutturato su severe sanzioni amministrative, sia pecuniarie che accessorie. Un simile approccio, peraltro, viola palesemente il principio del “once only”, ovvero il divieto di chiedere al privato informazioni già in possesso della PA, scaricando sulle imprese oneri informativi che dovrebbero essere a carico delle amministrazioni.

La gravosità dell'adempimento è, tuttavia, solo temporaneamente risolta dalle continue proroghe intervenute sull'applicazione delle sanzioni: dapprima, è stato rinviato al 31 luglio 2022, in luogo del 1° gennaio 2022, il termine di decorrenza dell'applicabilità delle sanzioni previste in materia di informativa sulle erogazioni pubbliche per l'anno 2021; per l'anno 2022, invece, viene previsto che le sanzioni troveranno applicazione dal 1° gennaio 2023. Si chiedeva, pertanto, l'abrogazione dell'adempimento anche in considerazione dell'emergenza COVID-19, che ha aumentato notevolmente l'intervento pubblico a sostegno delle imprese, attraverso numerose misure di contributo, incentivo e sussidio, di conseguenza ampliando la platea dei soggetti tenuti all'adempimento ed esponendo al rischio delle sanzioni in caso di omessa pubblicazione, una volta scadute le proroghe concesse.

L'emendamento, che, tra l'altro, non produceva effetti sui saldi di finanza pubblica, come detto, è stato dichiarato inammissibile. Inammissibile una semplificazione per le imprese, ammissibile è passata, invece, una vera e propria sanatoria dell'immigrazione clandestina: attraverso il “DL Semplificazioni”, si concede il permesso di soggiorno tutti quegli immigrati che sono entrati e che sono trattenuti irregolarmente in Italia e per i quali sia stata inoltrata una domanda in base al “decreto Flussi” del 2021. Una deroga pericolosa, che nulla ha a che fare con le imprese e gli imprenditori, ma che rappresenta unicamente un via libera per chi viola le norme sull'immigrazione, a discapito di tutti quegli stranieri che rispettano tempi e norme per entrare in Italia.

Gli articoli 42 e 43, infatti, regolano alcune misure per la semplificazione delle procedure di ingresso dei lavoratori stranieri. In particolare, si riduce dai 60 ai 30 giorni il termine per il rilascio del nulla osta al lavoro subordinato da parte dello Sportello unico per l'immigrazione, esclusivamente per le istanze presentate a seguito del “decreto Flussi” per l'anno 2022 e per quelle che saranno presentate con il prossimo “decreto Flussi” per l'anno 2023. Inoltre, si riduce da 30 a 20 giorni il termine per il rilascio del visto, da parte delle rappresentanze diplomatiche italiane, per l'ingresso in Italia dei lavoratori stranieri che si trovano all'estero e che hanno ottenuto il nulla osta. Infine, si estende, nel rispetto di determinate condizioni, l'ambito applicativo delle disposizioni di semplificazione anche nei confronti dei cittadini stranieri che si trovano nel territorio nazionale, anziché all'estero, alla data del 1° maggio 2022, sempreché per i quali sia stata presentata domanda diretta ad instaurare in Italia un rapporto di lavoro subordinato nell'ambito del “decreto Flussi” 2021. In un provvedimento di semplificazioni fiscali, si semplifica, invece, la permanenza in Italia di immigrati regolari.

Fratelli d'Italia aveva presentato anche l'emendamento che aveva l'obiettivo di abrogare la norma che obbliga i contribuenti a presentare la comunicazione dei dati delle liquidazioni periodiche IVA, la Lipe. La portata più ampia della semplificazione proposta assorbe, di fatto, la proroga del termine di presentazione della comunicazione Lipe nel secondo trimestre prevista dall'articolo 3, comma 1, del decreto-legge in commento. La soppressione della Lipe si rende, infatti, necessaria in considerazione del fatto che la finalità di controllo dei versamenti IVA, realizzata dalla norma originaria, è pienamente possibile attraverso un più efficiente utilizzo dei dati da parte dell'amministrazione finanziaria, frutto dell'obbligo di fatturazione elettronica tra privati, introdotto nel 2019. Gli strumenti a disposizione dell'amministrazione garantiscono, già di per sé, l'esecuzione di puntuali e tempestivi controlli delle posizioni dei singoli contribuenti e per ridurre le frodi IVA, senza necessità di mantenere adempimenti ridondanti.

Semplificare la vita e le incombenze delle imprese, dei professionisti, degli artigiani e dei commercianti italiani ed alleviare il carico dei costi che deriva da un'eccessiva burocratizzazione degli adempimenti, senza ridurre, anzi, facilitando la capacità di controllo della PA, ma tutelando i diritti del contribuente: questo è l'obiettivo degli emendamenti presentati da Fratelli d'Italia in questo e negli altri provvedimenti a tale tema.

Ma, vede, Presidente, relatori, non solo le imprese, non solo fisco, ma anche famiglie e lavoro. L'articolo aggiuntivo 36.06, da me fortemente voluto, è l'ultima possibilità per dare una tutela ai lavoratori fragili. Del resto, quella proposta è modellata proprio sul lavoro pregresso fatto dal Ministro con la proroga inserita nel decreto-legge n. 24, che era valida fino al 30 giugno scorso, e prevede la proroga delle tutele, di cui ai commi 2 e 2-bis dell'articolo 26 del DL n. 18 del 2020, fino al 31/12/2022. Questo a maggior ragione, perché ogni termine diverso, con scadenza prima di dicembre, riproporrebbe il problema di dover prevedere una proroga delle tutele, che sarebbe assai complicato realizzare nella fase politica che attende il Paese. Mi dispiace che i relatori Fragomeli e Bitonci non abbiano detto una parola sui lavoratori fragili. Sarà qualcosa che, ovviamente, si ritroveranno nelle urne.

Il tema della semplificazione del Paese, soprattutto in materia fiscale, deve essere noto a tutti e immagino sarà uno dei tanti temi che verranno affrontati nell'ormai imminente campagna elettorale, perché dell'importanza di certe questioni una certa politica se ne rende conto solo troppo tardi e le strumentalizza, poiché sono imprese e cittadini a chiedere procedure più snelle e semplici. Personalmente, nel provvedimento ho visto un timido tentativo di imprimere un'accelerazione nelle procedure. Sono curioso di vedere se, così come predisposto, sarà davvero in grado di agevolare ulteriormente la vita degli operatori, in questo contesto nel quale, come, purtroppo, spesso accade nel nostro Paese, semplificare diventa molto complesso; e chi vi parla fa parte della Bicamerale per la semplificazione.

Si ravvisa un'altra opportunità sprecata, che avrebbe potuto essere gestita in modo migliore ascoltando il gruppo di Fratelli d'Italia ed includendo quelle migliorie che per noi erano essenziali. Riprendo e faccio mie le parole espresse da Gianluca Cavion, presidente di Confartigianato Imprese Vicenza, intervenuto in audizione alle Commissioni riunite bilancio e finanze della Camera, sul decreto-legge recante misure - appunto - in materia di semplificazioni: “238 ore all'anno, ossia 30 giorni lavorativi per adempimenti fiscali e scadenze varie. Questo è il tempo che le imprese sono costrette a rubare al proprio business per arricchire le banche dati dell'amministrazione finanziaria, molto spesso per fornire dati e informazioni che lo Stato già possiede, anche se dagli anni Novanta si susseguono provvedimenti del Governo che sanciscono il principio che la PA non può chiedere più volte le stesse informazioni ai cittadini; e, a quanto mi risulta, gli imprenditori sono cittadini”.

La sua è una giusta e legittima presa di posizione, che condividiamo pienamente. Come ha sottolineato il presidente, il quadro vede ancora una volta la nostra Nazione in una posizione di classifica negativa rispetto alla media dei Paesi OCSE; permangono evidenti ostacoli ad una crescita inclusiva e sostenibile; si tratta di carenze di lunga data del settore pubblico che impediscono la realizzazione dei principali investimenti e la crescita della produttività nazionale. La pubblica amministrazione italiana non è ancora sufficientemente reattiva nei confronti delle imprese e non è efficiente in ragione di una gestione inefficace del pubblico impiego, dell'eccessiva burocrazia e della scarsa capacità amministrativa, specie a livello locale. Il sistema giudiziario registra ancora dei tempi di trattazione elevatissimi rispetto alla media europea, con effetti disastrosi in termini di investimenti. Quanto appena detto emerge dalla raccomandazione del Consiglio UE sul Programma nazionale di riforma 2022 dell'Italia e che formula un parere del Consiglio sul Programma di stabilità 2022 dell'Italia.

La pandemia ha causato gravi disastri, a cui si sono aggiunti quelli creati da questo Governo e dal precedente, ma ha contestualmente offerto l'opportunità di promuovere l'uso degli strumenti digitali; nonostante ciò, continuiamo ad avere il primato negativo rispetto agli altri Paesi europei: ad essere i peggiori siamo sempre i primi. Bisogna migliorare le competenze, anche degli impiegati della pubblica amministrazione, dobbiamo alzare il tiro, anche attraverso l'impiego di personale altamente qualificato, perché non possiamo permetterci di restare indietro.

Il nostro sistema fiscale rappresenta l'ennesimo scoglio alla nostra efficienza economica; persistono le solite note carenze, tra cui i costi del lavoro che denunciamo da sempre e, quindi, ricordo la nostra battaglia al reddito di cittadinanza, che rappresenta l'incentivo per antonomasia a restare a casa senza far nulla, invece di introdurre queste persone nel mondo del lavoro. Bisogna incentivare le imprese per aiutarle ad aiutare chi non lavora, per assumere e far progredire questa Nazione. Anche gli sforzi compiuti per contrastare l'evasione fiscale sono stati completamente inutili, si mira a mortificare le piccole e medie imprese e mi viene anche da pensare a quante piccole botteghe artigiane e storiche sono state costrette ad abbassare la serranda per sempre, perché era diventato insostenibile mantenere il passo con continue richieste, ma nessuna mano tesa. Per non parlare dell'obbligo del POS, della lotta al contante e potrei continuare per ore.

L'Italia ha aumentato, sì, il numero delle agevolazioni fiscali, ma restano sempre misure finalizzate a loro stesse, improduttive e che non generano maggior benessere a livello sociale. Il tutto non ha fatto altro che accrescere la complessità e l'inefficienza del nostro sistema fiscale, senza poi menzionare la confusione che pervade imprese e cittadini nel comprendere banalmente come fare per accedervi. Ormai, sono anni che sentiamo parlare di semplificazioni in materia fiscale, semplificazioni che però non sono mai arrivate nemmeno con la fatturazione elettronica e con l'invio telematico dei corrispettivi, anzi, sono state misure dannose che non hanno fatto altro che complicare le incombenze burocratiche e gli oneri. Con questi due adempimenti, in particolare, l'Agenzia delle entrate è stata deliberatamente e quotidianamente autorizzata ad accedere a una quantità indicibile di dati fiscali, tra cui prezzi di vendita, imponibili fiscali, importi di IVA e ritenute, dati di clienti e fornitori, condizioni e sistemi di pagamento, dati che consentirebbero un controllo puntuale sul comportamento fiscale delle imprese e tutto questo è davvero un accanimento, la solita crociata alla produttività e all'emancipazione dell'Italia.

Le semplificazioni continuano a subire ulteriori rinvii e, come ho detto dal principio, sono l'ennesima grande ed importante occasione persa. Da anni ripeto che la semplificazione comporta anche l'eliminazione di una serie di norme arcaiche e il riordino dell'intera legislazione, fatta di leggi, rinvii e rimandi che hanno fatto sì che si stratificasse un cumulo di articoli. In questa doverosa e necessaria semplificazione fiscale andrebbero, inoltre, abrogati tutti quegli adempimenti inutili ed onerosi posti a carico delle imprese, insomma, tutta una serie di misure che sono state introdotte già illo tempore per contrastare le frodi sulle partite IVA, quelle che - vi ricordo - mantengono lo Stato, e non viceversa.

Inoltre, ci tengo a rimarcare che da troppo tempo assistiamo alle proroghe dell'ultimo minuto e di cui apprendiamo l'esistenza, spesso, attraverso annunci in TV o dai giornali e non dai comunicati ufficiali; parliamo di scadenze a brevissimo termine che non consentono alle imprese e a coloro che le assistono di pianificare correttamente l'impegno finanziario che ne deriva. Le nostre imprese chiedono una tregua; tra la siccità, il caro energia e il relativo aumento spropositato del costo delle materie prime e gli strascichi della pandemia hanno bisogno del sostegno dello Stato e della politica tutta, necessitano di lavorare nel migliore dei modi, con serenità, sapendo che dall'altra parte c'è qualcuno che si prende cura di loro e non possono affatto pagare profumatamente le inefficienze dell'intero apparato statale.

Ripeto che questa tematica non ha alcun colore politico, ma dovrebbe rientrare nelle pratiche sensate di una politica orientata alla crescita e non alla svendita della nostra Nazione, perché, ricordatelo, parliamo di quella parte virtuosa che all'interno dei nostri confini produce un inestimabile valore economico e sociale. Questo decreto-legge è un minimo passo in avanti, ma si dimostra carente su diversi aspetti che noi del gruppo di Fratelli d'Italia abbiamo provato a migliorare con i nostri emendamenti. L'augurio è che tra poco più di due mesi si possa finalmente insediare un Governo patriottico e coraggioso, che spazzi finalmente via la mala politica e che questo resti fra gli ultimi dei provvedimenti frutto di compromessi della maggioranza (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Cassese. Ne ha facoltà.

GIANPAOLO CASSESE (IPF). Presidente, colleghe e colleghi, siamo in discussione generale sul “decreto Semplificazioni fiscali” che ci accingiamo a convertire in legge. È una normativa che interviene a sburocratizzare e facilitare il rapporto tra fisco e contribuente, in materia di imposte dirette e indirette, come hanno anticipato poco fa i relatori nei loro interventi, dalla completa dematerializzazione delle scelte di destinazione dell'8, del 5 e del 2 per mille all'atto della presentazione del modello 730, alle modalità di erogazione dei rimborsi fiscali spettanti agli eredi, alle modalità di controllo sulle spese sanitarie sostenute dai contribuenti, a misure per la semplificazione nella redazione dei bilanci delle micro imprese e per la gestione degli errori contabili, al monitoraggio fiscale sulle operazioni di trasferimento di denaro attraverso intermediari bancari e finanziari, ai modelli di dichiarazione IMU per gli enti non commerciali, ad importanti proroghe in materia fiscale che riguardano la presentazione della dichiarazione dell'imposta di soggiorno, la presentazione della dichiarazione dell'IMU, la comunicazione degli aiuti di Stato COVID-19 nel registro degli aiuti di Stato.

Vengono, inoltre, riviste le regole in materia di assegno unico, con novità che riguardano le famiglie con figli disabili a carico, minorenni e maggiorenni. Insomma, questo decreto ci fa compiere un ulteriore piccolo passo nel percorso intrapreso per ammodernare e semplificare, nei diversi ambiti della vita pubblica, le norme del nostro Paese, segnate pesantemente da intralci burocratici inutili e dannosi. Ebbene, quel percorso intrapreso a cui ho appena fatto riferimento, su cui abbiamo faticosamente lavorato, tassello dopo tassello, provvedimento dopo provvedimento, per dare risposte agli italiani nel momento peggiore della vita della nostra storia repubblicana, purtroppo, è stato bruscamente interrotto, insieme alle riforme che avevamo in programma di concludere, da quella fiscale a quella sulle pensioni.

Presidente, colleghe e colleghi, mi è impossibile omettere la cornice entro cui si colloca la nostra discussione odierna; la cornice è quella di una crisi di governo che nei giorni scorsi si è consumata sotto i nostri occhi e sotto gli occhi esterrefatti di tutto il Paese. La ferita è più che mai aperta. Noi di Insieme per il Futuro abbiamo fatto ogni sforzo per impedirla, in totale sintonia con i tanti cittadini, sindaci, rappresentanti di associazioni, categorie produttive e organizzazioni della società civile che per giorni hanno chiesto espressamente al Presidente del Consiglio Mario Draghi e alle forze politiche che l'hanno sostenuto di trovare prontamente una composizione delle differenti posizioni.

Noi di Insieme per il Futuro - lo voglio ripetere ancora una volta - non abbiamo mai smesso di operare per ottenere questo risultato. Qualcuno, però, ha deciso di andare in tutt'altra direzione e di far prevalere i propri interessi elettorali su quelli del Paese. Una decisione le cui conseguenze si sono apertamente e definitivamente manifestate a Palazzo Madama mercoledì scorso, con la non partecipazione al voto di fiducia, per la seconda volta, da parte del MoVimento 5 Stelle, scrivendo la parola fine al Governo di unità nazionale. I partiti di centrodestra - come abbiamo visto - hanno subito colto l'occasione per individuare il casus belli utile a sfilarsi dall'Esecutivo senza assumersene le responsabilità, annunciando seduta stante l'inizio della loro campagna elettorale. Nel bel mezzo della tempesta perfetta, fatta di crisi pandemica, costi dell'energia e delle materie prime alle stelle, guerra e carovita e una inflazione a due cifre, si affossa il Governo a una manciata di mesi dal voto e si decide di non portare a termine e, comunque, di indebolire enormemente il percorso per raggiungere i tanti obiettivi prefissati, tutti urgenti e necessari a proteggere gli italiani. Perché? Colleghe e colleghi, questa è la domanda che si stanno ancora facendo milioni di italiani, mentre noi siamo qui, in questo momento. La risposta è tanto semplice quanto inaccettabile, per la sua gravità ed è: per rincorrere qualche punto nei sondaggi, ignorando che, sull'altro piatto della bilancia, c'è la vita vera delle persone.

Presidente, alcuni giorni fa Il Sole 24 Ore faceva notare che senza un Governo pienamente in carica i programmi di finanza pubblica saranno limitati. Ciò significa, ad esempio, che il “decreto Aiuti-bis” potrebbe stanziare molte risorse in meno di quelle che avrebbe potuto recuperare con un Governo pienamente legittimato e sarà molto più difficile trovare la quadra per destinare quelle risorse, finendo probabilmente per limitarsi a prorogare le misure già in campo. Rischiamo di non poter rinnovare gli sconti sul carburante e anche l'intervento per sbloccare i crediti legati ai bonus edilizi diventa più complicato, con la prospettiva - ci ha spiegato ancora il quotidiano economico - che la Nota di aggiornamento al DEF e il programma di bilancio da inviare a Bruxelles a metà ottobre si debbano limitare a certificare l'esistente, senza costruire gli spazi fiscali per nuovi interventi. Le conseguenze nefaste dell'aver voluto affossare il Governo Draghi ricadranno pesantemente anche sui territori. Penso alla mia regione, alla Puglia, e ai dossier legati al Piano nazionale di ripresa e resilienza, con in ballo miliardi di euro, cantieri e posti di lavoro. A rischio sono gli interventi fondamentali previsti per rimettere in sesto il sistema sanitario e ospedaliero locale, a rischio sono gli ingenti investimenti in cantiere per risanare gli acquedotti rurali e i sistemi di irrigazione, interventi di vitale importanza soprattutto per l'agricoltura che, oggi, è in ginocchio. In questo disastro provocato dalle forze politiche più irresponsabili, in attesa delle consultazioni elettorali, che rappresentano il valore fondante della democrazia, noi daremo il nostro contributo costruttivo per continuare a operare al servizio del bene comune, nell'interesse superiore dell'Italia, come richiesto dal Presidente Sergio Mattarella, per salvaguardare le risorse del PNRR, per contrastare gli effetti della crisi economica e sociale, per continuare a sostenere l'Ucraina, vittima della violenta aggressione russa, e svolgere un ruolo di pace a livello internazionale.

Che cosa possiamo fare, dunque? Quello che stiamo facendo oggi, in quest'Aula, con il decreto sulle semplificazioni fiscali, per convertirlo in legge il prima possibile. Dobbiamo mettercela tutta per provare ad arginare il danno di quanto accaduto, affinché si attenui l'urto sui cittadini e, almeno in parte, si riescano a portare a termine alcuni impegni presi per aiutare famiglie e imprese. Questi mesi che ci separano dal voto devono essere, quindi, gestiti con saggezza. Per quanto ci riguarda, Insieme per il Futuro si imboccherà ancora di più le maniche, per andare avanti, per dare risposte concrete alle emergenze che preoccupano i nostri concittadini, avendo lo sguardo proiettato al futuro, appunto, affinché l'agenda Draghi torni al più presto al Governo del Paese.

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Currò. Ne ha facoltà.

GIOVANNI CURRO' (M5S). Grazie, Presidente. Per il MoVimento 5 Stelle, da sempre, riformare il fisco significa non solo ridurre la pressione fiscale per lavoratori e imprese, come abbiamo già iniziato a fare in questa legislatura, ma anche semplificare la giungla di adempimenti e burocrazia in eccesso, che pesa notevolmente sulla vitalità delle nostre imprese. Semplificare significa, in primo luogo, eliminare adempimenti inutili e ridondanti. Oggi, però, semplificare significa soprattutto digitalizzare. Ci sono tutte le potenzialità tecnologiche per arrivare, un giorno non lontano, a una pubblica amministrazione telematica, a tutti i livelli, una pubblica amministrazione che sia finalmente vicina e accessibile a tutti i cittadini, con semplicità. Alcuni passi in avanti sono già stati compiuti, con la fatturazione elettronica, ad esempio, ma molti altri devono essere ancora portati a pieno compimento. Su questo frangente è sempre più utile ricordare che viene in soccorso il PNRR, Piano di debito comune europeo fortemente voluto dal MoVimento 5 Stelle e ottenuto grazie al grande impegno portato avanti dal Presidente Conte sui tavoli europei, contro la volontà di cosiddetti Paesi frugali, tanto cari ed alleati alla destra di Salvini e Meloni, che oggi si candidano alla guida e all'attuazione di questo Piano europeo che è così importante per l'Italia e le future generazioni. È importante che queste risorse europee a disposizione siano spese con il massimo dell'efficienza e dell'efficacia. Di economia digitale parliamo sin da quando siamo entrati nelle istituzioni e, se oggi il tema è all'ordine del giorno ed è trasversale a tutte le forze politiche, non è certo un caso. Ci avevamo visto giusto e continueremo a spiegare e a spingere per approvare norme e stanziare fondi che consentano il salto di qualità definitivo. Il “decreto Semplificazioni” non stanzia molte risorse, purtroppo, ma può contribuire a liberare le maggiori energie del settore privato e a razionalizzare l'azione della pubblica amministrazione. Il suo effetto sull'economia reale è, dunque, indiretto, ma non meno importante.

Per quanto riguarda le risorse stanziate, tuttavia, va segnalata l'istituzione di un Fondo a sostegno delle famiglie, per l'offerta di opportunità educative volte al benessere dei figli, con una dotazione iniziale di 58 milioni di euro per il 2022. L'obiettivo è sostenere il benessere psicofisico dei ragazzi che hanno sofferto la difficoltà e lo stress legati alla pandemia, per l'assenza della socializzazione, essenziale per i nostri giovani. In secondo luogo, stanziamo 122 milioni di euro per incrementare l'assegno unico delle famiglie con disabili a carico. Non ci stancheremo mai di dirlo: le famiglie devono essere sostenute sempre e devono essere al centro di ogni provvedimento che i Governi futuri saranno chiamati a varare.

Per il resto, il decreto contiene numerose norme di semplificazione, come quelle sul commissariamento di Sogin SpA, la società pubblica per la dismissione degli impianti nucleari, e la gestione dei rifiuti radioattivi, con la scelta di nominare un commissario, dettata dalla necessità e urgenza di accelerare lo smaltimento degli impianti nucleari italiani, sulla gestione dei rifiuti radioattivi e la realizzazione, finalmente, di un deposito nazionale, di cui si sente parlare da oltre trent'anni.

Tra i temi fiscali ci sono la definizione delle modalità e dei termini per la trasmissione in via telematica all'Agenzia delle entrate delle dichiarazioni elaborate e dei relativi prospetti di liquidazione. Inoltre, ci sono il rinvio - finalmente - dal 16 al 30 settembre del termine per l'invio delle liquidazioni periodiche IVA relative al terzo trimestre dell'anno di riferimento, il rinvio dal 30 giugno al 30 settembre 2022 del termine per la presentazione della dichiarazione dell'imposta di soggiorno per gli anni di imposta 2020 e 2021, anni drammatici per quanto riguarda la pandemia. Inoltre, si prorogano al 31 luglio 2022 i termini per l'approvazione delle delibere di adeguamento delle addizionali comunali Irpef da parte dei comuni e si proroga al 31 dicembre 2026 l'applicazione dell'inversione contabile facoltativa - direi diabolica - del reverse charge IVA, in coerenza con la più recente evoluzione della normativa europea.

Si estendono al 2022 i correttivi in materia di indici sintetici di affidabilità, i famigerati ISA, previsti per il 2020 e 2021, introdotti per contrastare gli effetti della pandemia sull'economia nazionale.

Vengono aumentati da 250 a 5 mila euro gli importi soglia che consentono di usufruire di modalità di pagamento agevolate dell'imposta di bollo sulle fatture elettroniche, con riferimento alle fatture emesse al 1° gennaio 2023. E qui mi permetta un inciso, Presidente: quando noi partecipavamo ai tavoli per costruire il processo più semplice possibile per la fatturazione elettronica, ancora ricordo quei discorsi di come poter applicare la famosa imposta di bollo, etichettandola come, ci chiedevamo a quei tavoli, perché non si possono assolutamente applicare le imposte di bollo sullo schermo, appiccicandole, e allora continuavamo a sollecitare gli uffici tecnici affinché si trovasse una soluzione. E finalmente oggi, dopo due anni dall'avvio della fatturazione elettronica, riusciamo almeno a semplificare l'adozione del pagamento di un'imposta evasa, ovviamente, perché è un'imposta molto gravosa dal punto di vista burocratico e non si può pretendere che il cittadino debba versare 2 euro con un modello ogni volta che deposita una fatturazione elettronica. Ben venga, dunque, che l'importo soglia passi da 250 a 5 mila euro.

E ancora: l'esonero del controllo formale per quanto riguarda i provvedimenti fiscali sui dati, che vengono presentati senza modifiche, della dichiarazione precompilata mediante CAF o altri professionisti; la semplificazione in materia di dichiarazioni IRAP, con specifico riferimento alla determinazione del valore della produzione netta costituente la base imponibile del tributo.

Si applicano, poi, i casi di esonero dello specifico obbligo di comunicazione telematica dell'esterometro, altro strumento abbastanza diabolico, unito al reverse charge IVA e agli ISA, previsto per la comunicazione dei dati delle operazioni transfrontaliere. Con la norma in esame tale obbligo non è più richiesto per le singole operazioni di importo non superiore ai 5 mila euro. Anche questo, ovviamente, con i dati acquisiti nella fatturazione elettronica è estremamente superfluo e ben venga che vengano eliminate le operazioni da indicare sotto i 5 mila euro.

Si estendono, poi, con provvedimento del direttore dell'Agenzia delle entrate, le ipotesi di pagamento per via telematica dell'imposta di bollo, proprio come vi dicevo prima, che è un'imposta diabolica da applicare per quanto riguarda la fatturazione elettronica, essendo di natura cartacea. E ancora: si aumenta da 180 a 270 giorni il termine entro il quale i venditori devono confermare le operazioni per l'acquisto con ecoincentivi, i cosiddetti ecobonus, dei veicoli a basse emissioni.

Come vede, Presidente, in questo decreto vengono affrontate proroghe e rinvii. Ovviamente sono doverosi e necessari per far respirare cittadini e imprese, e soprattutto professionisti, però, dal punto di vista dell'effettiva semplificazione, il nostro Paese necessita di doverosi tagli di adempimenti che nemmeno la delega fiscale già approvata alla Camera è riuscita ad affrontare nella sua totalità. Purtroppo, in un'ottica di mediazione con le altre forze politiche, questi temi non si sono potuti affrontare.

Il MoVimento 5 Stelle, invece, tende a ribadire che la vera semplificazione del fisco si potrà ottenere solo e soltanto attraverso la digitalizzazione, che sfrutti tutte le tecnologie già esistenti. E non si tratta di una semplice trasformazione dalla carta a fogli telematici, mantenendo intatte le procedure esistenti dai tempi della TV in bianco e nero. Si tratta di avere un serio sforzo da parte di tutti - forze politiche, uffici tecnici e agenzie - affinché si possa veramente arrivare a una digitalizzazione e ad una semplificazione delle procedure. Pertanto, il MoVimento 5 stelle ribadisce la volontà di fare di più nell'ambito delle semplificazioni, affinché la politica agevoli la vita dei cittadini e non la complichi.

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Paternoster. Ne ha facoltà.

PAOLO PATERNOSTER (LEGA). Grazie, Presidente. Signor sottosegretario, affrontiamo oggi la conversione in legge del “decreto Semplificazioni”, immagino uno dei degli ultimi provvedimenti di questa legislatura. Io mi sono scritto i punti fondamentali - li leggerò - di questo “decreto Semplificazioni”, ma li leggerò anche per una motivazione ben precisa, che poi vi dirò. Li si richiamava anche prima: le novità sull'assegno unico; la proroga per l'immatricolazione degli ecobonus; la proroga per le dichiarazioni IMU e imposta di soggiorno; la semplificazione delle dichiarazioni per l'IRAP; più tempo ai comuni per adeguare l'Irpef e poi anche interventi per lo stop dell'addizionale Ires nel settore petrolifero; la proroga della registrazione degli aiuti COVID; abbiamo anche i rimborsi automatici dell'Agenzia delle entrate per gli eredi in caso di decessi; novità sull'esterometro; le semplificazioni per i trasferimenti di denaro; novità sugli affitti a canone concordato; lo stop alla disciplina delle società in perdita sistematica; novità sulle dichiarazioni delle spese sanitarie; il commissariamento, come si diceva prima, della Sogin; la novità dell'imposta di bollo sulle fatture elettroniche; il nulla osta ai lavori più veloci. Questi sono alcuni dei punti fondamentali di questo decreto.

Io mi chiedo, però, se - a distanza di qualche mese dalla sua conversione, quindi dal momento in cui diventerà legge - tutti noi, gli italiani, ma tutti noi, principalmente, anche quelli che sono stati protagonisti di questa votazione, ci ricorderemo di questo “decreto Semplificazioni”. Io la risposta ce l'ho già e sarà “no”, perché, come si diceva prima, è povero di contenuti fondamentali. Sì, dà qualcosa, non c'è alcun dubbio, quindi il proverbio che dice “piuttosto che niente, è meglio piuttosto” forse è proprio calzante, però, diciamocelo chiaramente, è un decreto che ha dei contenuti veramente risibili. Serviva più coraggio. Probabilmente il tempo e anche la situazione politica non hanno dato la possibilità di intervenire in maniera più massiccia, però io ricordo bene che - quello, sì, e se lo ricordano un po' tutti - i vari provvedimenti intervenuti per semplificare la vita di cittadini e imprese dei primi anni di questa legislatura. Lo diceva bene prima il collega Bitonci, come la forfetizzazione per tutte le imprese che fatturavano fino a 65 mila euro, quindi pagando il 15 per cento di tasse e basta, e basta vuol dire anche basta adempimenti, il 5 per cento di tasse con nessun adempimento per le nuove aziende, e quindi delle startup, quelle sì che se le ricordano tutti. Sono state create oltre 2000 nuove partite IVA che lavorano in tutta tranquillità, senza dover diventare pazzi per adempiere, per chiudere l'anno, il bilancio annuale, magari dopo 7 mesi, nel corso del mese di luglio, come succede adesso, dell'anno successivo, proprio perché ci sono adempimenti a non finire, proprio perché c'è una burocrazia che ti uccide, proprio perché comunque ci sono così tante pratiche da fare che le scartoffie tante volte superano anche il lavoro che fa un'azienda.

Si diceva prima: oltre 300 adempimenti all'anno per ogni singola azienda, un costo stimato dagli artigiani di Mestre di oltre 50 miliardi. Questo non è lavorare, questo vuol dire complicare la vita di cittadini ed imprese, e questo non è, secondo me, degno di un Paese civile e importante come l'Italia. Se vogliamo essere un Paese di “serie A”, dobbiamo avere anche una burocrazia di “serie A”. Dobbiamo anche dare la possibilità a cittadini e imprese di lavorare e di non pensare ai milioni di cartelle esattoriali che stanno circolando ormai da qualche settimana e che arriveranno. Non bisogna dare la possibilità agli uffici competenti di recapitarti una cartella esattoriale, magari, tre volte tanto il capitale che tu dovevi pagare.

E soprattutto, come Lega, il nostro intendimento era di estendere, ovviamente, a tutte quelle categorie che sono un po' state colpite anche dall'emergenza COVID - e non parlo solamente delle partite IVA, ma anche dei singoli cittadini che purtroppo per esigenze lavorative non hanno lavorato per due anni e non sono riusciti a pagar le tasse, non perché sono evasori, ma perché non hanno lavorato - una pace fiscale a 360 gradi; sarebbe servito anche cercare di razionalizzare i vari uffici delle Agenzie delle entrate, senza affollarli di cartelle che poi nessuno pagherà. Ce lo ricordiamo bene, l'ha detto la settimana scorsa il Presidente Draghi: oltre 1000 miliardi di euro di magazzino fiscale, e sappiamo bene che questi 1000 miliardi difficilmente saranno recuperati anche in minima parte.

Quindi, il bilancio dello Stato - lo sappiamo tutti - non è che sia falso, ma è fortemente condizionato da una serie di crediti di entità incredibile che non saranno recuperati mai. Quindi anche in questo caso bisognerebbe cercare di effettuare un saldo e stralcio in grande stile, in modo da rendere il nostro bilancio molto più credibile anche nei confronti dell'Unione europea perché ci sta attenzionando. Noi sappiamo bene che l'Italia è sotto osservazione e, con il prossimo Governo, dovremo cercare di far capire a Bruxelles che non possiamo essere condizionati dalle volontà altrui. Il nostro sarà un Governo, immagino, spero e auspico, di centrodestra che porrà il cittadino e le imprese al primo posto.

Tornando a bomba sul tema semplificazioni, bene le semplificazioni; forse, non si poteva fare di più, lo ripeto, però si poteva fare sicuramente meglio e dare la possibilità a tutti di avere un minimo di tranquillità. Al 25 settembre mancano esattamente 60 giorni, considerando un mese in più, probabilmente, per avviare la nuova fase governativa: c'è bisogno di tranquillità e che le imprese e i cittadini siano messi nelle condizioni di avere bollette energetiche assolutamente concorrenziali, altrimenti le imprese saranno fuori mercato rispetto al mercato estero e i cittadini non ce la faranno più a pagare. Settembre è vicino, speriamo si possa poi iniziare ad usare il riscaldamento, però, ahimè, quando arriveranno le prime bollette, saranno dolori per tutti.

C'era in ballo anche il taglio del cuneo fiscale: è importante anche questo, perché sappiamo bene che le nostre imprese sono oberate da un cuneo fiscale che è al di fuori di ogni proporzione rispetto alle imprese estere e, al riguardo, il prossimo Governo dovrà mettere mano anche a questa situazione. Noi, come ovviamente sarà, saremo favorevoli a questo provvedimento, lo siamo sempre stati, lo abbiamo ripetuto anche le scorse settimane durante le fasi concitate in cui è caduto il Governo, perché, per quanto riguarda la Lega, i provvedimenti li ha sempre votati, la fiducia l'ha sempre votata, non ci siamo mai tirati indietro rispetto alle nostre responsabilità.

Il Governo di unità nazionale, richiesto dal Presidente della Repubblica esattamente un anno e mezzo fa, includeva la Lega, che è stata sempre coerente e responsabile per quanto riguarda i propri provvedimenti. Dispiace che questo Governo abbia avuto termine, bisogna dire la verità - lo dico in discussione generale, ma c'entra assolutamente -, dopo alcune problematiche poste all'attenzione del Parlamento da parte del PD, per quanto riguarda la droga facile e la cittadinanza facile, e la mancanza della fiducia da parte dei 5 Stelle sul “decreto Aiuti”, che stanziava 20 miliardi a cittadini e imprese.

Dispiace anche che le decisioni dei 5 Stelle siano state motivate dall'inceneritore di Roma, quando Roma, lo sappiamo bene, è sotterrata da un metro di rifiuti - venite a vedere, si sa benissimo -, anche con riferimento alla sistemazione del bonus 110 per cento. Noi siamo favorevoli, però bisogna modificarlo, perché così non funziona. Le truffe sono sotto gli occhi di tutti, e quindi, giustamente, anche in questo caso, la Lega è responsabile, lo ha votato, lo voterà ancora, però bisogna prendere coscienza che è un provvedimento da modificare radicalmente.

PRESIDENTE. Non vi sono altri iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali.

(Repliche - A.C. 3653​)

PRESIDENTE. I relatori e il rappresentante del Governo rinunciano alla replica.

Il seguito del dibattito è rinviato ad altra seduta.

Modifica nella composizione di gruppi parlamentari.

PRESIDENTE. Comunico che, con distinte lettere pervenute in data 25 luglio 2022, il deputato Roberto Caon e la deputata Anna Lisa Baroni, già iscritti al gruppo parlamentare Forza Italia-Berlusconi Presidente, hanno dichiarato di aderire al gruppo parlamentare Misto, cui risultano pertanto iscritti.

Ordine del giorno della prossima seduta.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.

Martedì 26 luglio 2022 - Ore 13:

1. Seguito della discussione del disegno di legge:

S. 2469 - Legge annuale per il mercato e la concorrenza 2021 (Approvato dal Senato) (C. 3634-A​)

Relatori: BENAMATI e SALTAMARTINI.

2. Seguito della discussione del disegno di legge:

Conversione in legge del decreto-legge 21 giugno 2022, n. 73, recante misure urgenti in materia di semplificazioni fiscali e di rilascio del nulla osta al lavoro, Tesoreria dello Stato e ulteriori disposizioni finanziarie e sociali.

(C. 3653​)

Relatori: BITONCI, per la V Commissione; FRAGOMELI, per la VI Commissione.

3. Seguito della discussione della proposta di legge costituzionale:

S. 865-B - PROPOSTA DI LEGGE COSTITUZIONALE D'INIZIATIVA POPOLARE: Modifica all'articolo 119 della Costituzione, concernente il riconoscimento delle peculiarità delle Isole e il superamento degli svantaggi derivanti dall'insularità (Approvata, in prima deliberazione, dal Senato e dalla Camera e approvata, in seconda deliberazione, con la maggioranza assoluta dei suoi componenti, dal Senato). (C. 3353-B​)

Relatrice: ALAIMO.

La seduta termina alle 16,05.

TESTI DEGLI INTERVENTI DI CUI È STATA AUTORIZZATA LA PUBBLICAZIONE IN CALCE AL RESOCONTO STENOGRAFICO DELLA SEDUTA ODIERNA: BARBARA SALTAMARTINI (A.C. 3634-A​)

BARBARA SALTAMARTINI, Relatrice. (Relazione - A.C. 3634-A​). Il disegno di legge annuale sulla concorrenza 2021 viene discusso dalla Camera – come noto - in seconda lettura, dopo l'approvazione da parte del Senato. Il tentativo è quello di procedere ad una rapida approvazione del testo modificato, in modo che il Senato possa procedere all'approvazione definitiva al più presto, visto anche il momento politico del tutto peculiare in cui la discussione si inserisce, con lo scioglimento intervenuto a ridosso dell'esame del provvedimento da parte della Commissione in sede referente.

Il disegno di legge è indicato tra i disegni di legge collegati alla manovra di bilancio 2022-2024 ed è una delle riforme indicate dal Piano nazionale di ripresa e resilienza.

Va ricordato che anche se l'articolo 47 della legge 23 luglio 2009, n. 99, prevede una adozione annuale della legge sulla concorrenza, l'unica legge che è stata fin qui approvata risale al 2017 (legge n. 124/2017).

Nel PNRR, è stato assunto l'impegno di rispettare la cadenza annuale delle leggi sulla concorrenza. Per quanto riguarda la legge per il 2021, ora in esame, il PNRR pone come traguardo l'entrata in vigore della legge annuale sulla concorrenza e dei relativi atti decreti di attuazione per la fine del 2022.

Prima di entrare nel merito del provvedimento, ricordo che l'Autorità garante per la concorrenza ed il mercato il 22 marzo 2021 aveva inviato al Governo la Segnalazione “Proposte di riforma concorrenziale ai fini della legge annuale per il mercato e la concorrenza anno 2021”, che ha costituito un “essenziale punto di riferimento” nella predisposizione del disegno di legge.

Il disegno di legge originario era composto da 32 articoli, dopo l'esame al Senato gli articoli sono diventati 36.

Dopo l'esame in Commissione svoltosi alla Camera, gli articoli sono rimasti 36. Tuttavia:

- è stato soppresso l'articolo 10, che recava una delega legislativa, volta a rivedere la disciplina in materia di trasporto pubblico non di linea (vale a dire taxi e noleggio con conducente – NCC).

- è stato invece inserito un nuovo articolo, volto a eliminare l'incompatibilità tra attività di mediazione immobiliare e prestazione di servizi finanziari.

I 36 articoli sono raccolti nei seguenti 9 capi:

- Capo I Finalità – art. 1;

- Capo II Rimozione di barriere all'entrata dei mercati, regimi concessori – art. 2-7;

- Capo III Servizi pubblici locali e trasporti – art. 8-11;

- Capo IV Concorrenza, energia e sostenibilità ambientale – art. 12-14;

- Capo V Concorrenza e tutela della salute – art. 15-21;

- Capo VI Concorrenza, sviluppo delle infrastrutture digitali e servizi di comunicazione elettronica – art. 22-25;

- Capo VII Concorrenza, rimozione degli oneri per le imprese e parità di trattamento tra gli operatori – art. 23-31;

- Capo VIII Rafforzamento dei poteri in materia di attività antitrust – art. 32-35;

- Capo IX Clausola di salvaguardia – art. 36.

Il Senato aveva iniziato l'esame del disegno di legge il 12 gennaio 2022, svolgendo anche numerose audizioni: risultano depositate 180 memorie.

Finalità.

Il Capo I è composto dal solo articolo 1, che illustra le finalità della legge, volta a promuovere lo sviluppo della concorrenza, anche al fine di garantire l'accesso ai mercati di imprese di minori dimensioni, nonché di contribuire al rafforzamento della giustizia sociale, di migliorare la qualità e l'efficienza dei servizi pubblici e di potenziare lo sviluppo degli investimenti e dell'innovazione in funzione della tutela dell'ambiente, della sicurezza e del diritto alla salute dei cittadini. L'articolo richiama l'articolo 117, comma 2, lettera e), della Costituzione, che attribuisce la competenza in materia di tutela della concorrenza allo Stato.

Rimozione di barriere all'entrata nei mercati. Regimi concessori.

Il Capo II e il Capo III si sono rivelati politicamente i più delicati dal punto di vista del dibattito politico.

L'articolo 2, comma 1, delega il Governo ad adottare, entro sei mesi dalla data di entrata in vigore della legge in esame, su proposta del Ministro dell'economia e delle finanze e del Ministro per gli affari regionali e le autonomie, sentita la Conferenza unificata, un decreto legislativo per la costituzione e il coordinamento di un sistema informativo di rilevazione delle concessioni di beni pubblici al fine di promuovere la massima pubblicità e trasparenza, anche in forma sintetica, dei principali dati e delle informazioni relativi a tutti i rapporti concessori, tenendo conto delle esigenze di difesa e sicurezza.

Gli articoli 3 e 4, introdotti nel corso dell'esame al Senato, affrontano il controverso tema delle concessioni demaniali marittime. La soluzione adottata al Senato cerca di individuare un punto di equilibrio dopo il contenzioso in atto sulla materia, oggetto di sentenze della Corte di Giustizia dell'Unione europea e del Consiglio di Stato, che hanno posto un limite alla la proroga automatica e generalizzata prevista fino al 31 dicembre 2033, per ragioni di contrasto con il contenuto precettivo dell'articolo 49 TFUE e dell'articolo 12, paragrafi 1 e 2, della direttiva 2006/123/CE (cosiddetta direttiva Bolkestein).

L'articolo 3 proroga al 31 dicembre 2023 l'efficacia delle concessioni demaniali e dei rapporti di gestione per finalità turistico ricreative e sportive. In presenza di ragioni oggettive che impediscono la conclusione della procedura selettiva entro il 31 dicembre 2023, connesse, alla pendenza di un contenzioso o a difficoltà oggettive legate all'espletamento della procedura selettiva, il termine del 31 dicembre 2023 può essere derogato con atto motivato, comunque non oltre il 31 dicembre 2024 (comma 3).

L'articolo 4 completa la disciplina delegando il Governo ad adottare, entro sei mesi, uno o più decreti legislativi volti a riordinare e semplificare la disciplina in materia di concessioni demaniali marittime, lacuali e fluviali, per finalità turistico-ricreative e sportive.

I numerosi princìpi e criteri direttivi della delega hanno l'ambizione di prendere in considerazione una vasta gamma di interessi coinvolti.

Ve ne sono, infatti, alcuni tesi a tutelare la concorrenza, la par condicio tra gli operatori e la loro massima partecipazione; ve ne sono altri volti a tutelare anche l'interesse della collettività a fruire del bene pubblico, vuoi gratuitamente e direttamente accedendo al tratto di costa, vuoi mediante la fissazione di canoni concessori in favore degli enti pubblici commisurati al pregio naturale del bene; ve ne sono poi di ulteriori finalizzati a salvaguardare gli investimenti fatti sull'arco del tempo dagli operatori uscenti e a consentire il mantenimento o l'accesso alla concessione da parte delle piccole e medie imprese (PMI); ve ne sono altri, ancora, finalizzati a tutelare l'occupazione.

In questo contesto, i più importanti princìpi e criteri direttivi di delega appaiono, in sintesi, i seguenti (art. 4, comma 2):

- adeguato equilibrio tra le aree date in concessione e quelle lasciate libere (lett. a) e quantificazione del canone concessorio anche sulla base del pregio naturale e dell'effettiva redditività delle aree concesse (lett. f);

- affidamento mediante procedure selettive pubbliche (lett. b). In tale ambito, adeguata considerazione degli investimenti, del valore aziendale dell'impresa e dei beni materiali e immateriali, della professionalità acquisita anche da parte di imprese titolari di strutture turistico-ricettive che gestiscono concessioni demaniali (lett. c). La durata delle concessioni non deve comunque superare il tempo necessario per l'ammortamento e l'equa remunerazione degli investimenti profusi dall'operatore e autorizzati dal concedente (lett. e, n. 7). Dev'essere definito anche il numero massimo di concessioni di cui può essere titolare il medesimo concessionario (lett. l);

- definizione dei presupposti e dei casi per l'eventuale frazionamento in piccoli lotti delle aree demaniali da affidare in concessione, al fine di favorire la massima partecipazione delle microimprese e piccole imprese (lettera d); individuazione di requisiti di ammissione che favoriscano la massima partecipazione di imprese, anche di piccole dimensioni (lettera e, n. 1);

- tra i criteri di affidamento, la nuova disciplina dovrà indicare la valorizzazione di obiettivi di politica sociale, della salute e della sicurezza dei lavoratori e la previsione di clausole sociali volte a promuovere la stabilità occupazionale del personale impiegato nell'attività del concessionario uscente (cui, comunque, spetta un indennizzo a carico del concessionario subentrante) (lett. c, e, n. 6, e i).

L'articolo 5 del disegno di legge porta una novella all'articolo 18 della legge n. 84 del 1994, in materia portuale, introducendo il principio dell'evidenza pubblica nell'affidamento delle concessioni delle aree demaniali e reca una nuova disciplina delle modalità per il rilascio del titolo e per l'esercizio della gestione da parte del concessionario. La legge n. 84 del 1994 ha modificato il sistema basato su porti interamente pubblici introducendo un modello organizzativo caratterizzato dalla separazione tra le funzioni pubbliche di programmazione e di controllo del territorio e delle infrastrutture portuali, affidate alle autorità portuali, e le funzioni di gestione del traffico e dei terminali, ritenute di carattere imprenditoriale e date in concessione a soggetti privati. Il testo del Senato stabilisce che l'affidamento delle concessioni devono avvenire con una procedura che prenda avvio con la pubblicazione di un avviso pubblico. I principi ispiratori della procedura sono la trasparenza, l'imparzialità e la proporzione, con la connessa garanzia di condizioni di concorrenza effettiva. L'avviso deve indicare – tra l'altro – la durata massima delle concessioni e gli elementi per il trattamento di fine concessione, anche in relazione agli eventuali indennizzi da riconoscere al concessionario uscente. Per rendere operativa questa disciplina si prevede l'emanazione entro 90 giorni di un decreto del Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili di concerto con il Ministro dell'economia e delle finanze.

L'articolo 6 riguarda la disciplina delle concessioni di distribuzione del gas naturale, con lo scopo di valorizzare le reti di distribuzione di proprietà degli enti locali, di rilanciare gli investimenti nel settore della distribuzione del gas naturale e di accelerare le procedure per l'effettuazione delle gare per il servizio di distribuzione. La disciplina vigente prevede la gara pubblica per ambiti territoriali minimi (ATEM) come unica forma di assegnazione del servizio pubblico di distribuzione del gas, ma si è registrato un notevole ritardo nello svolgimento delle gare, essendone state svolte solo 35 sui 177 Ambiti Territoriali Minimi individuati.

In particolare, l'obbligo per il nuovo gestore di subentrare nelle garanzie e nelle obbligazioni relative ai contratti di finanziamento in essere e a corrispondere una somma al distributore uscente a rimborso degli impianti la cui proprietà è trasferita viene estesa ai casi di trasferimento di proprietà di impianti da un ente locale ad un nuovo gestore all'esito di una gara di affidamento del servizio di distribuzione.

Da segnalare che con una norma introdotta al Senato si demanda a un decreto del Ministro della transizione ecologica e del Ministro per gli affari regionali e le autonomie, da adottare, sentita l'ARERA, entro sei mesi, l'aggiornamento dei criteri di gara, prevedendo in particolare l'aggiornamento dei criteri di valutazione degli interventi di innovazione tecnologica, al fine di valorizzare nuove tipologie di intervento più rispondenti al rinnovato quadro tecnologico.

L'articolo 7 modifica la disciplina sulle concessioni di grande derivazione idroelettrica. Anche in questo caso si prevedono procedure di assegnazione competitive, eque e trasparenti, tenendo però conto della valorizzazione economica dei canoni concessori e degli interventi di miglioramento della sicurezza delle infrastrutture esistenti e di recupero della capacità di invaso. Le procedure di assegnazione debbano essere avviate comunque non oltre il 31 dicembre 2023. In difetto, lo Stato interviene in via sostitutiva. In via derogatoria, per le concessioni di grandi derivazioni idroelettriche che prevedono un termine di scadenza anteriore al 31 dicembre 2024, incluse quelle già scadute, è consentita la prosecuzione dell'esercizio da parte del concessionario uscente, per il tempo strettamente necessario al completamento delle procedure di assegnazione e comunque non oltre tre anni dalla data di entrata in vigore della legge. L'articolo contiene anche disposizioni sulle concessioni di derivazione idroelettrica nel Trentino Alto-Adige, posto che le province autonome di Trento e Bolzano hanno in materia una competenza esclusiva, a differenza delle altre regioni.

Servizi pubblici locali e trasporti.

Il Capo III è stato oggetto di profonde modifiche da parte della Commissione.

L'articolo 8 delega il Governo al riordino - entro sei mesi - della materia dei servizi pubblici locali, anche tramite l'adozione di un testo unico (comma 1). La norma individua fra i principi e criteri direttivi l'adeguata considerazione delle differenze tra i servizi di interesse economico generale a rete (energia elettrica, gas naturale, il servizio idrico integrato, rifiuti urbani, trasporto pubblico locale) e gli altri servizi pubblici locali di rilevanza economica. La scelta del modello in house viene consentita ma deve essere assunta nel rispetto di un preciso obbligo di motivazione.

L'articolo 9 disciplina il trasporto pubblico locale (TPL). L'articolo è stato modificato in modo significativo in sede referente alla Camera. Il testo originario era impostato nel senso di mettere a regime il sistema dell'affidamento mediante procedure di pubblica evidenza nel trasporto pubblico locale (TPL). Il testo approvato in Commissione consente, in alternativa alla pubblicazione del bando di gara, l'obbligo informativo per le regioni relativamente al tipo di aggiudicazione previsto e ai servizi e territori potenzialmente interessati dall'aggiudicazione. È quindi venuto meno l'obbligo assoluto di affidamento mediante procedure di pubblica evidenza nel trasporto pubblico locale (TPL).

Come anticipato, l'articolo 10 originario, sul trasporto non di linea (vale a dire taxi e noleggio con conducente – NCC), è stato soppresso. Non mi soffermo su questo punto, che immagino sarà oggetto di numerosi richiami nel corso della discussione generale. Mi limito a dire che emendamenti soppressivi dell'articolo erano stati presentati da numerosissimi gruppi parlamentari e che alla fine su questa posizione, all'indomani delle dimissioni, è addivenuto anche il Governo.

L'articolo 10 attuale rafforza i meccanismi di risoluzione delle controversie tra operatori economici che gestiscono reti, infrastrutture e servizi di trasporto e i consumatori, prevedendo che si possa proporre ricorso giurisdizionale solo dopo aver esperito un tentativo di conciliazione da definire entro trenta giorni dalla proposizione dell'istanza all'Autorità di regolazione dei trasporti, che deve individuare allo scopo procedure semplici e non onerose, anche in forma telematica.

L'articolo 11, modificato dal Senato, prevede che la Corte dei conti si pronunci sull'atto deliberativo di costituzione di una società o di acquisizione della partecipazione diretta o indiretta in società già costituite, da parte di un'amministrazione pubblica. Secondo la modificata approvata dal Senato, la Corte dei conti si pronuncia - con particolare riguardo alla sostenibilità finanziaria e compatibilità con i principi di efficienza, efficacia e economicità dell'azione amministrativa - sulla conformità dell'atto deliberativo alle disposizioni del testo unico in materia di società a partecipazione pubblica volte a prevenire la costituzione di società aventi per oggetto attività di produzione di beni e servizi se non strettamente necessarie per il perseguimento delle proprie finalità istituzionali e che introducono l'obbligo di motivazione analitica in merito alla necessità della scelta compiuta dalla pubblica amministrazione, evidenziandone le ragioni di convenienza economica e di sostenibilità finanziaria, specificando se si tratti di gestione diretta o esternalizzata del servizio affidato.

Concorrenza, energia e sostenibilità ambientale.

L'articolo 12, dedicato alle colonnine di ricarica, apre il Capo IV. L'articolo, modificato al Senato, regola la dotazione della rete autostradale di punti di ricarica elettrica veloce, prevedendo l'obbligo per i concessionari autostradali di selezionare l'operatore che richieda di installare colonnine di ricarica mediante procedure competitive, trasparenti e non discriminatorie, nel rispetto del principio di rotazione e che prevedano l'applicazione di criteri premiali per le offerte in cui si propone l'utilizzo di tecnologie altamente innovative.

È altresì stabilito che anche le concessioni in essere e non ancora oggetto di rinnovo devono prevedere l'installazione di colonnine di ricarica per veicoli elettrici nelle aree di servizio.

L'articolo 13, inserito al Senato, integra la disciplina dell'Anagrafe degli impianti di distribuzione dei carburanti, prevedendo l'obbligo, per i titolari di autorizzazione o di concessione, dell'aggiornamento periodico dell'anagrafe, secondo le modalità e i tempi indicati con decreto direttoriale del Ministero della transizione ecologica. In caso di mancato adempimento, si applica la sanzione amministrativa pecuniaria di 15.000 euro per ciascuna mancata dichiarazione.

L'articolo 14, sui servizi di gestione dei rifiuti, introduce la facoltà per le utenze non domestiche che producono i c.d. rifiuti assimilati agli urbani di servirsi del gestore del servizio pubblico o di fare ricorso al mercato. Coerentemente, l'ARERA dovrà definire, entro 90 giorni, gli standard tecnici e qualitativi per lo svolgimento dell'attività di smaltimento e di recupero, procedendo alla verifica in ordine ai livelli minimi di qualità e alla copertura dei costi efficienti.

Concorrenza e tutela della salute.

L'articolo 15 modifica la disciplina sull'accreditamento istituzionale - da parte della regione - relativo a nuove strutture sanitarie o sociosanitarie, pubbliche o private, o a nuove attività in strutture preesistenti; la modifica sopprime la possibilità di un accreditamento provvisorio. Viene prevista una selezione periodica, basata su criteri oggettivi, indicati in un avviso della regione. Il mancato adempimento degli obblighi di alimentazione del fascicolo sanitario elettronico (FSE) costituisce grave inadempimento degli obblighi assunti mediante la stipulazione dell'accordo tra il Servizio sanitario e le struttura pubbliche o private. Con riferimento alla sanità integrativa, si procede all'istituzione dell'Osservatorio sulle varie forme di sanità integrativa e al monitoraggio da parte del Ministero della salute sulle medesime forme.

L'articolo 16 interviene sugli obblighi di detenzione di medicinali a carico dei grossisti. La modifica, tra l'altro, sopprime la percentuale fissa del novanta per cento relativa all'ampiezza minima dell'assortimento. Più in particolare, l'articolo prevede che i grossisti siano tenuti a detenere un assortimento dei medicinali che sia tale da rispondere alle esigenze del territorio a cui sia riferita l'autorizzazione alla distribuzione all'ingrosso; tali esigenze sono valutate dall'autorità competente per il rilascio dell'autorizzazione alla distribuzione, sulla base degli indirizzi vincolanti forniti dall'Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA).

Riguardo ai medicinali non ammessi a rimborso – che restano esclusi dall'obbligo in esame – l'articolo conferma il diritto, per il rivenditore al dettaglio, di rifornirsi presso altro grossista.

L'articolo 17, sulla rimborsabilità di farmaci equivalenti, abroga la norma (relativa al cosiddetto patent linkage) che esclude la possibilità di inserimento – prima della scadenza della tutela brevettuale - dei medicinali equivalenti nell'ambito dei medicinali a carico del Servizio sanitario nazionale.

L'articolo 18, riguardante i medicinali in attesa di definizione del prezzo, introduce, con riferimento ad alcune fattispecie di medicinali, una disciplina specifica per l'inclusione degli stessi nell'elenco dei medicinali rimborsabili da parte del Servizio sanitario nazionale, con la connessa determinazione di un prezzo di rimborso. Tale disciplina viene posta per l'ipotesi di mancata presentazione della domanda di rimborsabilità da parte dell'azienda titolare dell'autorizzazione all'immissione in commercio e concerne esclusivamente i medicinali orfani, i farmaci di eccezionale rilevanza terapeutica e sociale e i medicinali utilizzabili esclusivamente in ambiente ospedaliero o in strutture ad esso assimilabili.

L'articolo 19 modifica la disciplina relativa al sistema di produzione dei medicinali emoderivati, individuando i principi che fondano il sistema di plasmaderivazione italiano. Il sistema è basato sulla donazione volontaria e la gratuità del sangue e sono definiti quali indennizzi ristorativi sono compatibili con tale sistema. In particolare viene chiarito che i medicinali emoderivati prodotti dal plasma raccolto dai servizi trasfusionali italiani sono destinati al soddisfacimento del fabbisogno nazionale e sono utilizzati prioritariamente rispetto agli equivalenti commerciali. Viene inoltre specificato che il plasma raccolto deve provenire esclusivamente dalla donazione volontaria, periodica, responsabile, anonima e gratuita. Sono inoltre definiti specifici requisiti di accesso per le aziende produttrici di medicinali emoderivati alla lavorazione del plasma nazionale tramite convenzioni, tra cui l'ubicazione degli stabilimenti di lavorazione, frazionamento e produzione in Stati membri dell'Unione europea o in Stati terzi con cui sono previsti accordi di mutuo riconoscimento con l'Unione europea, in cui il plasma raccolto sul proprio territorio derivi soltanto da donatori volontari non remunerati.

L'articolo 20 modifica la disciplina sul conferimento degli incarichi di direzione di struttura complessa nell'ambito degli enti ed aziende del Servizio sanitario nazionale. Le modifiche concernono la composizione della commissione che procede alla selezione dei candidati; la soppressione della possibilità di scelta da parte del direttore generale dell'ente o azienda di un candidato diverso da quello avente il miglior punteggio; gli elementi da pubblicare sul sito internet dell'ente o azienda prima della nomina.

L'articolo 21 - inserito dal Senato - prevede che il possesso del diploma di master universitario di secondo livello in materia di organizzazione e gestione sanitaria soddisfi i requisiti posti ai fini della partecipazione alla selezione per la formazione dell'elenco nazionale dei soggetti idonei alla nomina di direttore generale di un ente o azienda del Servizio sanitario nazionale.

Le finalità della norma sono di assicurare una maggiore efficienza e una semplificazione delle procedure relative alla formazione in materia di sanità pubblica e di organizzazione e gestione sanitaria, favorire la diffusione della cultura della formazione manageriale in sanità e consentire l'efficace tutela degli interessi pubblici.

Concorrenza, sviluppo delle infrastrutture digitali e servizi di comunicazione elettronica.

L'articolo 22 apre il Capo VI con alcune modifiche all'articolo 3 del decreto legislativo n. 33 del 2016 che definisce un quadro di regole volto a ridurre i costi per la realizzazione di reti a banda ultra-larga. L'articolo 3 del decreto del 2016 pone degli obblighi in capo ai gestori di infrastrutture fisiche (quali le reti per la distribuzione di gas naturale, acqua, reti stradali, metropolitane, ferroviarie) di garantire l'utilizzo delle stesse in caso di richiesta da parte di un operatore di comunicazioni elettroniche per la posa di cavi in fibra ottica.

Le modifiche prevedono che l'accesso possa essere rifiutato dal gestore e dall'operatore di rete nel caso in cui l'infrastruttura fisica sia oggettivamente inidonea a ospitare gli elementi di reti di comunicazione elettronica ad alta velocità. Il rifiuto può ricorrere anche nel caso di indisponibilità̀ di spazio per ospitare gli elementi di reti di comunicazione elettronica ad alta velocità e può essere basato su necessità future del fornitore della infrastruttura fisica, sempre che tali necessità siano concrete, adeguatamente dimostrate, oltre che oggettivamente e proporzionalmente correlate allo spazio predetto. In Commissione è stato chiarito che ai fini della motivazione del rifiuto, devono essere allegate “nel rispetto dei segreti commerciali del gestore della infrastruttura e dell'operatore di rete”, planimetrie e ogni documentazione tecnica che avvalori l'oggettiva inidoneità, “con esclusione della documentazione che possa costituire uno scambio di informazioni sensibili ai fini della concorrenza o che possa mettere a rischio la sicurezza delle infrastrutture fisiche”.

L'articolo 23 è volto a razionalizzare gli interventi dedicati alla realizzazione di reti di accesso in fibra ottica. L'articolo in questione prevedeva l'obbligatorietà del coordinamento tra il gestore di infrastrutture fisiche e ogni operatore di rete che esegue direttamente o indirettamente opere di genio civile. In luogo di un meccanismo di obbligo non meglio precisato, il testo approvato dalla Commissione prevede un dovere di attiva collaborazione consistente nell'adozione di ogni iniziativa utile al coordinamento con gli altri operatori di rete. In ragione di questa maggiore flessibilità della norma è prevista una attività di vigilanza in proposito da parte dell'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni e dell'Autorità garante della concorrenza e del mercato.

Le novità introdotte dall'articolo consentono di limitare le duplicazioni degli scavi e delle connesse opere civili e di ridurre le tempistiche complessive. In assenza di infrastrutture disponibili, l'installazione delle reti di comunicazione elettronica ad alta velocità è effettuata preferibilmente con tecnologie di scavo a basso impatto ambientale.

L'articolo 24 introduce delle disposizioni volte a rendere più efficace il contrasto al fenomeno delle attivazioni inconsapevoli e di quelle fraudolente di servizi di telefonia e di comunicazioni elettroniche, ivi compresi i servi di messaggistica istantanea.

Viene così vietata ai soggetti gestori dei servizi di telefonia e di comunicazioni elettroniche la possibilità di attivare, senza il previo consenso espresso e documentato del consumatore o dell'utente, servizi in abbonamento da parte degli operatori stessi o di terzi, inclusi quei servizi che prevedono l'erogazione di contenuti digitali forniti sia attraverso SMS e MMS, sia tramite connessione dati, con addebito su credito telefonico o documento di fatturazione, offerti sia da terzi, sia direttamente dagli operatori.

L'articolo 25 modifica l'articolo 3, comma 1, del decreto legislativo 22 luglio 1999, n. 261, sullo sviluppo del mercato interno dei servizi postali comunitari e per il miglioramento della qualità del servizio. In particolare, l'articolo stabilisce che il Ministero dello sviluppo economico, sentita l'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni, riesamini periodicamente l'ambito di applicazione degli obblighi di servizio universale sulla base degli orientamenti della Commissione europea, delle esigenze degli utenti e delle diverse offerte presenti sul mercato nazionale in termini di disponibilità, qualità e prezzo accessibile, segnalando periodicamente al Parlamento le modifiche normative ritenute necessarie in ragione dell'evoluzione dei mercati e delle tecnologie.

In Commissione è stato precisato che si dovrà tenere conto di “situazioni particolari”. Il riferimento è all'obbligo di assicurare la fornitura del servizio universale e delle prestazioni in esso ricomprese, di qualità determinata, in modo permanente in tutti i punti del territorio nazionale, incluse le situazioni particolari delle isole minori e delle zone rurali e montane, a prezzi accessibili all'utenza.

Viene anche esteso ai fornitori di servizi postali, compresi i fornitori di servizi di consegna dei pacchi, l'obbligo di iscrizione al registro degli operatori di comunicazione.

Concorrenza, rimozione degli oneri per le imprese e parità di trattamento tra gli operatori.

L'articolo 26 delega il Governo ad adottare - entro ventiquattro mesi - uno o più decreti legislativi per procedere ad una nuova ricognizione dei regimi amministrativi delle attività private e alla loro semplificazione mediante eliminazione delle autorizzazioni e degli adempimenti non necessari.

Sono previsti criteri e principi generali volti, in gran parte, a tipizzare e individuare le attività private soggette ai diversi regimi, semplificare i procedimenti relativi ai provvedimenti autorizzatori, estendere l'ambito delle attività private liberamente esercitabili senza necessità di alcun adempimento, inclusa la mera comunicazione, nonché digitalizzare le procedure. Viene affidata alla Commissione parlamentare per la semplificazione la verifica periodica dello stato di attuazione dell'articolo in esame, su cui riferisce ogni sei mesi alle Camere.

Di nuovo, si tratta di un tassello delle riforme per la semplificazione amministrativa, sulla quale il Governo italiano si è impegnato ad agire anche in sede europea, da ultimo nell'ambito del PNRR, in particolare attraverso lo snellimento delle procedure autorizzative e di controllo nei settori nei quali è più avvertito dai cittadini e dalle imprese l'eccessivo carico di oneri normativi e burocratici. In particolare, nel Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR) l'asse 3 della componente M1C1 prevede lo screening dei procedimenti amministrativi, identificandone i regimi di esercizio, nonché la conseguente semplificazione dei procedimenti, mediante eliminazione delle autorizzazioni non giustificate da motivi imperativi di interesse generale, estensione dei meccanismi di silenzio-assenso ove possibile o adottando gli strumenti di SCIA o della mera comunicazione.

La delega è volta a semplificare e reingegnerizzare in digitale le procedure amministrative. Tra i criteri direttivi si ricorda l'obiettivo di eliminare i provvedimenti autorizzatori non indispensabili, fatti salvi quelli imposti dalla normativa dell'Unione europea o quelli a tutela di principi e interessi costituzionalmente rilevanti e correlativamente estendere l'ambito delle attività private liberamente esercitabili senza necessità di alcun adempimento, inclusa la mera comunicazione, da parte dei privati. Particolarmente atteso sarà l'obiettivo di ridurre i tempi dei procedimenti per l'avvio dell'attività di impresa.

Sono stati introdotti alcuni rafforzamenti dei criteri di delega, ad esempio prevedendo – accanto alla tipizzazione delle attività soggette ai regimi amministrativi e di quelle soggette a mero obbligo di comunicazione – che siano precisati gli effetti della presentazione della comunicazione e i poteri che possono essere esercitati dalla pubblica amministrazione in fase di controllo. Un altro esempio è costituito dal principio di delega che prevede di ridefinire i termini dei procedimenti amministrativi dimezzandone la durata, con le debite eccezioni, e la previsione - tra i criteri base di valutazione della performance individuale e organizzativa – del monitoraggio dei tempi di trattazione dei procedimenti e del livello di soddisfazione dell'utenza.

In sede referente sono stati altresì aggiunti dei commi dedicati ad un riordino – sempre tramite delega al Governo - della complessa disciplina degli incentivi alle fonti rinnovabili.

L'articolo 27 delega il Governo ad adottare uno o più decreti legislativi per semplificare, rendere più efficaci ed efficienti e coordinare i controlli sulle attività economiche, ed in particolare, eliminare gli adempimenti non necessari, favorire la programmazione dei controlli per evitare duplicazioni, sovrapposizioni e ritardi al normale esercizio dell'attività di impresa, consentire l'accesso ai dati e allo scambio delle informazioni da parte dei soggetti con funzioni di controllo, anche attraverso l'interoperabilità delle banche dati.

Si ricordano gli obiettivi della eliminazione degli adempimenti non necessari alla tutela degli interessi pubblici e delle corrispondenti attività di controllo e della semplificazione degli adempimenti amministrativi necessari sulla base del principio di proporzionalità rispetto alle esigenze di tutela degli interessi pubblici.

Grazie alle modifiche apportate in sede referente, si prevede l'introduzione di forme di tutela per i creatori di contenuti digitali, prevedendo altresì meccanismi di risoluzione alternativa delle controversie tra creatori di contenuti digitali e relative piattaforme.

L'articolo 28 è stato introdotto in Commissione per eliminare l'incompatibilità tra attività di mediazione immobiliare e prestazione di servizi finanziari.

L'articolo 29 interviene sulla disciplina della comunicazione unica per la nascita dell'impresa, riducendo da sette a quattro giorni il termine entro cui le amministrazioni competenti comunicano, per via telematica, all'interessato (che ha presentato la comunicazione) e al registro delle imprese (che accoglie la comunicazione) i dati definitivi relativi alle posizioni registrate.

L'articolo 30 delega il Governo ad adottare, entro sei mesi, uno o più decreti legislativi per l'adeguamento della normativa nazionale alle disposizioni del regolamento (UE) 2019/1020, al fine di rafforzare la concorrenza nel mercato unico dell'Unione europea, assicurando adeguati livelli di controllo sulle conformità delle merci, e di promuovere, al contempo, una semplificazione e razionalizzazione del sistema di vigilanza a vantaggio di operatori e utenti finali.

A tal fine si fissano – tra gli altri - i criteri della individuazione delle autorità di vigilanza e delle autorità incaricate del controllo, compreso il controllo delle frontiere esterne, dei prodotti che entrano nel mercato dell'Unione europea, e quello di massimizzare l'efficienza e l'efficacia del sistema dei controlli e i livelli di tutela per utenti finali e operatori, favorendo la concentrazione delle competenze e la razionalizzazione del riparto tra le autorità e tra strutture centrali e periferiche delle singole autorità. L'atto delegato dovrà anche definire il sistema sanzionatorio, nel rispetto dei princìpi di efficacia e dissuasività, nonché di ragionevolezza e proporzionalità, con riassegnazione di una quota non inferiore al 50 per cento delle somme introitate agli appositi capitoli di spesa delle autorità di vigilanza, di controllo e dell'ufficio unico di collegamento.

L'articolo 31 sostituisce il comma 2 dell'articolo 150 del codice delle assicurazioni private (d.lgs. n. 209/2005), al fine di estendere anche alle imprese di assicurazione con sede legale in altri Stati membri che operano nel territorio della Repubblica (cosiddette imprese comunitarie) la procedura di risarcimento diretto prevista dall'articolo 149 del codice delle assicurazioni private, che - in caso di sinistro tra veicoli a motore – prevede che i danneggiati debbano rivolgere la richiesta di risarcimento all'impresa di assicurazione che ha stipulato il contratto relativo al veicolo utilizzato. La disposizione entrerà in vigore a partire dal prossimo anno.

Rafforzamento dei poteri di attività antitrust.

L'articolo 32 apre il Capo VIII del disegno di legge e apporta modifiche alla disciplina sulla valutazione e controllo delle operazioni di concentrazione da parte dell'Autorità garante della concorrenza e il mercato, sulle soglie di fatturato da cui scaturisce l'obbligo di notifica delle operazioni di concentrazione e sul trattamento delle imprese comuni. Le modifiche sono finalizzate ad adeguare la normativa nazionale alla normativa europea contenuta nel Regolamento sulle operazioni di concentrazione (Reg. n. 139/2004/UE).

Le modifiche muovono dall'opportunità – evidenziata dalla stessa Autorità di garanzia del mercato e della concorrenza – che il quadro normativo nazionale sia quanto più possibile coerente con quello già adottato dalla Commissione europea e dalla prevalenza dei Paesi dell'Unione europea. Nel testo viene chiarito che gli effetti dell'articolo non sono applicabili alle operazioni di concentrazione perfezionate prima della data di entrata in vigore della disposizione.

L'articolo 33 modifica ed integra la disciplina dell'abuso di dipendenza economica nell'attività di subfornitura tra imprese, introducendo una presunzione relativa di dipendenza economica nelle relazioni commerciali con un'impresa che offre i servizi di intermediazione di una piattaforma digitale, allorché quest'ultima abbia un ruolo determinante per raggiungere utenti finali e/o fornitori, anche in termini di effetti di rete e/o di disponibilità dei dati.

La finalità dell'intervento è di rendere la normativa più appropriata rispetto alle caratteristiche dell'attività di intermediazione delle grandi piattaforme digitali. Pertanto, salvo prova contraria, si presume la dipendenza economica nel caso in cui un'impresa utilizzi i servizi di intermediazione forniti da una piattaforma digitale che ha un ruolo determinante per raggiungere utenti finali o fornitori, anche in termini di effetti di rete o di disponibilità dei dati.

Con la modifica apportata al Senato, le pratiche abusive realizzate dalle piattaforme digitali possono consistere anche nel fornire informazioni o dati insufficienti in merito all'ambito o alla qualità del servizio erogato e nel richiedere indebite prestazioni unilaterali non giustificate dalla natura o dal contenuto dall'attività svolta, ovvero nell'adottare pratiche che inibiscono od ostacolano l'utilizzo di diverso fornitore per il medesimo servizio, anche attraverso l'applicazione di condizioni unilaterali o costi aggiuntivi non previsti dagli accordi contrattuali o dalle licenze in essere.

L'articolo 34 integra la legge n. 287/1990, introducendo la disciplina della transazione (cd. settlement) nei procedimenti amministrativi condotti dall'AGCM in materia di intese restrittive della libertà di concorrenza e abuso di posizione dominante. L'Autorità può decidere in qualsiasi momento di cessare completamente le discussioni finalizzate all'accordo transattivo, qualora ritenga che ne sia comunque compromessa l'efficacia.

L'articolo 35 estende i poteri d'indagine dell'Autorità garante della concorrenza e del mercato. L'AGCM in ogni momento, dunque ora anche al di fuori di procedimenti istruttori, può richiedere, alle imprese o ad enti, informazioni e documenti utili, ai fini dell'applicazione della normativa, nazionale ed europea, che vieta le intese restrittive della libertà di concorrenza e l'abuso di posizione dominante e della normativa sulle operazioni di concentrazione.

Al Senato, è stato precisato che le richieste di informazioni devono indicare le relative basi giuridiche, devono essere proporzionate e non obbligano i destinatari ad ammettere un'infrazione. Inoltre, l'Autorità deve riconoscere un congruo periodo di tempo per rispondere alle richieste di informazioni, anche in ragione della complessità delle informazioni in oggetto, comunque non superiore a sessanta giorni, rinnovabili con richiesta motivata.

Clausola di salvaguardia.

Da ultimo, l'articolo 36, introdotto dal Senato, prevede che le disposizioni in esame si applichino alle regioni a statuto speciale e alle province autonome di Trento e di Bolzano compatibilmente con le norme dei rispettivi statuti e le relative disposizioni di attuazione, anche con riferimento alla legge costituzionale n. 3 del 2001.