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Resoconto dell'Assemblea

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XVIII LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 712 di mercoledì 22 giugno 2022

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE ROBERTO FICO

La seduta comincia alle 9.

PRESIDENTE. La seduta è aperta.

Invito il deputato segretario a dare lettura del processo verbale della seduta precedente.

LUCA PASTORINO, Segretario, legge il processo verbale della seduta di ieri.

PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.

(È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati in missione a decorrere dalla seduta odierna sono complessivamente 117, come risulta dall'elenco consultabile presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto stenografico della seduta odierna (Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna).

Modifica nella composizione di gruppi parlamentari e annunzio della formazione di un gruppo parlamentare.

PRESIDENTE. Avverto che, in data 21 giugno 2022, i deputati Cosimo Adelizzi, Roberta Alaimo, Alessandro Amitrano, Giovanni Luca Aresta, Sergio Battelli, Luciano Cadeddu, Vittoria Casa, Andrea Caso, Gianpaolo Cassese, Laura Castelli, Luciano Cillis, Federica Daga, Paola Deiana, Daniele Del Grosso, Margherita Del Sesto, Luigi Di Maio, Giuseppe D'Ippolito, Gianfranco Di Sarno, Iolanda Di Stasio, Manlio Di Stefano, Francesco D'Uva, Mattia Fantinati, Marialuisa Faro, Luca Frusone, Chiara Gagnarli, Filippo Gallinella, Andrea Giarrizzo, Conny Giordano, Marta Grande, Nicola Grimaldi, Marianna Iorio, Luigi Iovino, Giuseppe L'Abbate, Caterina Licatini, Anna Macina, Pasquale Maglione, Alberto Manca, Generoso Maraia, Vita Martinciglio, Dalila Nesci, Maria Pallini, Gianluca Rizzo, Carla Ruocco, Emanuele Scagliusi, Davide Serritella, Vincenzo Spadafora, Patrizia Terzoni, Gianluca Vacca, Simone Valente e Stefano Vignaroli, già iscritti al gruppo MoVimento 5 Stelle, e Antonio Lombardo, già iscritto al gruppo Coraggio Italia, hanno comunicato alla Presidenza le proprie dimissioni dai gruppi di rispettiva appartenenza e la formazione, ai sensi dell'articolo 14, comma 1, del Regolamento, del gruppo parlamentare denominato “Insieme per il Futuro”.

Comunicazioni del Presidente del Consiglio dei Ministri in vista della riunione del Consiglio europeo del 23 e del 24 giugno 2022.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di comunicazioni del Presidente del Consiglio dei Ministri in vista della riunione del Consiglio europeo del 23 e del 24 giugno 2022.

Avverto che la nuova ulteriore ripartizione dei tempi predisposta a seguito della formazione del nuovo gruppo Insieme per il Futuro è in distribuzione.

(Intervento del Presidente del Consiglio dei Ministri)

PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il Presidente del Consiglio dei Ministri, Mario Draghi.

MARIO DRAGHI, Presidente del Consiglio dei Ministri. Presidente Fico, onorevoli deputate e onorevoli deputati, il Consiglio europeo del 23 e del 24 giugno affronterà i seguenti temi: gli sviluppi della guerra in Ucraina e il sostegno europeo a Kiev; le ricadute umanitarie, alimentari energetiche e securitarie del conflitto; gli aiuti a famiglie e imprese colpite dalla crisi; le prospettive di allargamento dell'Unione europea; i seguiti della Conferenza sul futuro dell'Europa.

Ci avviciniamo al quarto mese dall'inizio dell'invasione russa dell'Ucraina iniziata il 24 febbraio. Mosca continua ad aggredire militarmente città ucraine, nel tentativo di espandere il controllo sul territorio e rafforzare la propria posizione. I combattimenti a Severodonetsk, nella regione di Luhansk, sono particolarmente feroci. Il bombardamento russo di Kharkiv, la seconda città più popolosa dell'Ucraina, aggrava il già terribile bilancio di morti e feriti. Al 20 giugno, sono 4.569 i civili morti e 5.691 i civili feriti, secondo le Nazioni Unite, ma il numero è certamente molto più alto.

Continuano a emergere nuove atrocità commesse ai danni di civili da parte dell'esercito russo. Le responsabilità saranno accertate e i crimini di guerra saranno puniti. Anche il numero di persone in fuga dal conflitto continua ad aumentare: soltanto in Italia sono oltre 135.000 i cittadini ucraini arrivati dall'inizio dell'invasione. Voglio esprimere, ancora una volta, la mia gratitudine alle italiane e agli italiani che li hanno accolti (Applausi).

La strategia dell'Italia, in accordo con l'Unione europea e con gli altri alleati del G7, si muove su due fronti: sosteniamo l'Ucraina e imponiamo sanzioni alla Russia, perché Mosca cessi le ostilità e accetti di sedersi davvero al tavolo dei negoziati.

Durante la mia recente visita a Kiev, insieme al Cancelliere tedesco Scholz, al Presidente francese Macron e al Presidente rumeno Iohannis, ho visto da vicino le devastazioni della guerra e constatato la determinazione degli ucraini nel difendere il loro Paese.

Siamo andati a Kiev per testimoniare di persona che i nostri Paesi e l'Unione sono determinati ad aiutare un popolo europeo nella sua lotta a difesa della democrazia e della libertà.

Durante la visita, il Presidente Zelensky ci ha chiesto di continuare a sostenere l'Ucraina per poter raggiungere una pace che rispetti i loro diritti e le loro volontà. Solo una pace concordata e non subita può essere davvero duratura. La sottomissione violenta e la repressione di un popolo per mano di un esercito non portano alla pace, ma al prolungamento del conflitto, forse con altre modalità, certo con altre distruzioni.

Il Governo italiano, insieme ai partner dell'Unione europea e del G7, intende continuare a sostenere l'Ucraina, così come questo Parlamento ci ha dato mandato di fare. Il nostro sostegno a favore di Kiev è anche un impegno a contribuire alla ricostruzione del Paese. Il Consiglio europeo straordinario del 30 e 31 maggio ha discusso di questo e le conclusioni del prossimo Consiglio riaffermeranno questo impegno.

Non è un'impresa che possono affrontare i singoli Stati: lo sforzo deve essere collettivo e coinvolgere anche gli organismi internazionali e le banche di sviluppo. Vogliamo ricostruire, per ridare una casa alle famiglie che l'hanno persa, per riportare i bambini nelle scuole, per aiutare la ripresa della vita economica e sociale dell'Ucraina (Applausi).

Oggi, spetta a tutti noi aiutare l'Ucraina a rinascere. A Kiev ho ribadito che l'Italia vuole l'Ucraina nell'Unione europea e vuole che abbia lo status di Paese candidato (Applausi - Commenti). Il Governo italiano è stato tra i primi a sostenere questa posizione con chiarezza e convinzione in Europa e in Occidente; continueremo a farlo in ogni consesso internazionale, a partire dal prossimo Consiglio europeo. Sono consapevole che non tutti gli Stati membri, oggi, condividano questa posizione, ma la raccomandazione della Commissione è un segnale incoraggiante e confido che il Consiglio europeo possa raggiungere una posizione consensuale in merito. Gran parte dei Paesi vicini alla Russia, grandi e piccoli, guardano oggi all'Unione europea per la sicurezza, per la pace, per la stabilità. Il percorso da Paese candidato a Stato membro è lungo, per via delle impegnative riforme strutturali richieste, ma il segnale europeo deve essere chiaro e coraggioso da subito. Oggi, i Paesi sono in grado di portare avanti queste riforme strutturali più velocemente rispetto al passato.

Il 3 giugno, il Consiglio europeo ha adottato il sesto pacchetto di sanzioni nei confronti della Russia. È stato introdotto l'embargo sul petrolio e sui prodotti petroliferi importati in Europa via mare, rispettivamente a partire dalla fine del 2022 e dall'inizio del 2023. Gli operatori europei non potranno più assicurare e finanziare il trasporto di petrolio a Paesi terzi.

Sono state escluse dal sistema SWIFT altre tre banche russe, tra cui la più grande del Paese, Sberbank, e una banca bielorussa; è stato ampliato l'elenco di beni soggetti al blocco delle esportazioni, compresi prodotti chimici che possono essere usati per finalità belliche. Vengono sanzionate altre 18 entità russe e 65 persone, tra cui anche il militare responsabile degli orrori di Bucha. Sono state sospese in Europa le trasmissioni di altri tre organi statali di informazione russi che diffondono propaganda.

Le sanzioni funzionano. Il Fondo monetario internazionale prevede che quest'anno il costo inflitto all'economia russa sarà pari a 8,5 punti di prodotto interno lordo. Il tempo ha rivelato e sta rivelando che queste misure sono sempre più efficaci. Ma - lo voglio sottolineare ancora una volta - i nostri canali di dialogo rimangono aperti; non smetteremo di sostenere la diplomazia e cercare la pace, una pace nei termini che sceglierà l'Ucraina. Anche nei miei colloqui con il Presidente Putin ho più volte ribadito la necessità di porre fine all'aggressione, di parlare di pace e di definirne concretamente i tempi e i termini.

Durante il Consiglio europeo si discuterà anche dell'allargamento dell'Unione nei Balcani occidentali; il Governo italiano è favorevole a far partire i negoziati di adesione con l'Albania e la Macedonia del Nord. Nella discussione, che si inizierà in questo Consiglio europeo, il Presidente Macron presenterà il suo impegno per una Comunità politica europea. Come ha già chiarito il Presidente francese, questo progetto non sarà un canale sostitutivo allo status di Paese candidato. Il Consiglio di fine mese rappresenta un'occasione per cominciare a guardare al futuro assetto dell'Unione, ai suoi confini, alla sua sicurezza e al suo sviluppo economico. Il parere positivo della Commissione europea sull'adozione dell'euro da parte della Croazia, a partire dal 2023, è un ottimo segnale che l'Italia coglie con favore.

Negli ultimi decenni, l'allargamento dell'Unione europea ha dato pace e stabilità a Paesi segnati dalla guerra. L'allargamento ha trasformato l'Unione europea nel più grande mercato unico del mondo, che rappresenta tra il 5 e il 6 per cento della popolazione e circa un sesto del prodotto globale. Ha creato nuove opportunità di cooperazione tra Paesi in aree di fondamentale importanza: in campo energetico, nei trasporti, nella sicurezza alimentare, nella salute, nello studio e nel lavoro. Ha stimolato negli Stati membri lo sviluppo di un'economia di mercato funzionante e favorito un processo di riforme sin dalla domanda di adesione. Ha anche esteso diritti e tutele sul lavoro, assenti in altre parti del mondo; ha fornito un potente incentivo allo sviluppo della vita democratica, al rispetto della dignità umana e dello Stato di diritto.

Come scritto nel Trattato sull'Unione europea, ogni Stato europeo che rispetti questi valori e che si impegni a promuoverli può domandare di diventare membro dell'Unione. L'adesione a questi principi non è una considerazione secondaria, è alla base del progetto europeo. L'allargamento dell'Unione europea comporta, però, anche una riflessione profonda sulle regole che disciplinano il suo funzionamento in politica estera e di sicurezza, in politica economica e in politica sociale. È opportuno convocare al più presto una Conferenza intergovernativa per discutere di come affrontare questa sfida. Uno stimolo al cambiamento è arrivato anche dalla Conferenza sul futuro dell'Europa che si è conclusa a maggio.

Le proposte dei cittadini europei, soprattutto giovani, presentate in quell'occasione, riguardano temi di grande importanza per il futuro dell'Unione, dal cambiamento climatico allo Stato di diritto, e meritano di essere valutate con attenzione.

Il conflitto in atto rischia di creare una crisi umanitaria di dimensioni straordinarie. Le forniture di grano sono a rischio nei Paesi più poveri del mondo; già adesso, il blocco dei porti tiene vincolati milioni di tonnellate di cereali del raccolto precedente; queste rischiano di marcire. Le devastazioni della guerra peggioreranno la situazione nei prossimi mesi.

Recenti bombardamenti russi hanno distrutto il magazzino di uno dei più grandi terminali agricoli dell'Ucraina, nel porto di Nikolaev, che, secondo le autorità ucraine, conteneva tra 250 e 300 mila tonnellate di cereali. Le proiezioni fornite dall'Ucraina indicano che la produzione di cereali potrebbe calare tra il 40 e il 50 per cento rispetto allo scorso anno. Dobbiamo liberare le scorte che sono in magazzino, in modo da sbloccare le forniture per i Paesi destinatari e far spazio al nuovo raccolto che arriverà a settembre. Nell'immediato è necessario realizzare lo sminamento dei porti e garantire l'uscita delle navi in sicurezza. Dopo vari tentativi falliti, non vedo, non credo di vedere alternativa a una risoluzione delle Nazioni Unite che definisca i tempi di questa operazione e dove l'ONU garantisca, sotto la propria egida, la sua esecuzione. L'Europa, sia sul piano G7 sia bilaterale, ha messo in atto uno sforzo di cooperazione su larga scala per aiutare i Paesi più vulnerabili.

Negli ultimi giorni, la Russia ha ridotto le forniture di gas all'Europa, compresa l'Italia. Dall'inizio della guerra questo Governo si è mosso con rapidità per trovare fonti di approvvigionamento alternative al gas russo. Abbiamo stretto accordi importanti con vari Paesi fornitori, dall'Algeria all'Azerbaijan, e promosso nuovi investimenti anche nelle rinnovabili. Grazie a queste misure potremo ridurre in modo significativo la nostra dipendenza dal gas russo già dall'anno prossimo. In Europa l'andamento del prezzo dell'energia è alla base dell'impennata nei tassi di inflazione degli ultimi mesi. A maggio, in Italia, l'inflazione ha raggiunto il 7,3 per cento, ma l'inflazione di fondo, che esclude i beni energetici ed alimentari, è meno della metà. Per frenare l'aumento generale dei prezzi e tutelare il potere d'acquisto dei cittadini è essenziale agire anche - e voglio sottolineare anche, cioè non è solo questo il modo di reagire, ce ne saranno anche altri - alla fonte del problema e contenere i rincari di gas ed energia. I Governi hanno gli strumenti per farlo. La soluzione che proponiamo da diversi mesi è l'imposizione di un tetto al prezzo del gas russo, che consentirebbe anche di ridurre i flussi finanziari verso Mosca. Il Consiglio europeo ha dato alla Commissione il mandato di verificare la possibilità di introdurre un price cap. Questa misura è diventata ancor più urgente alla luce della riduzione nelle forniture da parte di Mosca: si riducono le forniture, il prezzo aumenta, l'incasso per Putin è lo stesso, le difficoltà per noi sono molto più alte.

L'Europa deve muoversi con rapidità e decisione per tutelare i propri cittadini dalle ricadute delle crisi innescate dalla guerra. Dall'anno scorso, l'Italia ha stanziato circa 30 miliardi di euro in aiuti a famiglie e imprese. Parte di questi interventi sono stati finanziati con un contributo straordinario delle grandi aziende energetiche che hanno maturato profitti enormi grazie all'aumento dei prezzi. Con questa misura abbiamo chiamato le imprese che hanno beneficiato dei rincari eccezionali a compartecipare ai costi comuni. È stata una scelta dettata da un principio di solidarietà e di responsabilità.

L'Italia continuerà a lavorare con l'Unione europea e i nostri partner del G7 per sostenere l'Ucraina, ricercare la pace, superare questa crisi. Questo - questo - è il mandato che il Governo ha ricevuto dal Parlamento. Questa è la guida per la nostra azione (Applausi - Alcuni deputati del gruppo Misto scendono nell'emiciclo protestando all'indirizzo dei membri del Governo e mostrando cartelli recanti le scritte: No alla guerra! Stop invio armi! Assassini criminali!).

PRESIDENTE. Colleghi, colleghi, abbassate i cartelli! Chiedo agli assistenti di intervenire, liberate l'emiciclo … Colleghi, colleghi, per favore! Colleghi, liberate l'emiciclo… I cartelli, colleghi! (Gli assistenti parlamentari ottemperano all'invito del Presidente).

SARA CUNIAL (MISTO). Assassini! Criminali! Criminali! Assassini!

PRESIDENTE. Deputata Cunial, deputata Cunial! Andiamo avanti, andiamo avanti… Deputata Cunial, la richiamo all'ordine! Deputata Cunial! La richiamo all'ordine per la seconda volta! È un richiamo formale!

(Discussione)

PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle comunicazioni del Presidente del Consiglio dei Ministri.

È iscritto a parlare il deputato Napoli. Ne ha facoltà.

OSVALDO NAPOLI (MISTO-A-+E-RI). Grazie, Presidente. Mi permetta, questi comportamenti sono quelli che, per chi ci vede in televisione, screditano ancora di più la politica e, onestamente, direi che sono da respingere in maniera forte (Applausi).

Il dibattito al Senato non ha cambiato di una virgola la posizione assunta dal Governo sulla guerra in Ucraina…

PRESIDENTE. Mi scusi. Colleghi, per favore, un po' di silenzio… per favore, colleghi. Prego.

OSVALDO NAPOLI (MISTO-A-+E-RI). Il dibattito al Senato non ha cambiato di una virgola la posizione assunta dal Governo sulla guerra in Ucraina e scolpita nella risoluzione del 1° marzo, ed è quello che Azione ha sempre affermato. Il vuoto agitarsi del MoVimento 5 Stelle non ha scalfito, né poteva farlo, una linea di condotta, che, una volta fissata dal Parlamento, è stata proiettata, in Europa e nella NATO, e su di essa è stata costruita la piattaforma in cui si riconosce l'Occidente.

La deflagrazione del MoVimento 5 Stelle, con l'uscita del Ministro degli Affari esteri è la conseguenza inevitabile della coerenza con cui il Governo tiene la linea, ma è anche il risultato, se non della cedevolezza, certo della sottovalutazione, fatta da alcuni partiti della maggioranza, delle spinte centrifughe di Conte. Ora tocca, certamente, penso, al Partito Democratico fare quella chiarezza che fino a ieri veniva chiesta al MoVimento 5 Stelle. Il Governo corre il rischio di nuove e continue mediazioni tra la cosiddetta parte contiana e quella di Di Maio. La gente non ci segue più e la credibilità della politica, con questo scontro all'interno del MoVimento 5 Stelle, e non solo, è a livello zero, con una situazione economica delle famiglie in gravi difficoltà. La stabilità del Governo non può subire scalfitture e il Presidente Draghi si conferma come una diga invalicabile per coloro che vorrebbero evadere dalla realtà. La stabilità del Governo, quindi, è estremamente chiara e forte. Allora, torniamo a discutere di fatti concreti, non del sesso degli angeli alla ricerca di consensi, perché è quello che ci chiede la gente e credo che la nostra linearità, a livello nazionale, ma, in modo particolare a livello internazionale, e la linea di questo Governo siano state estremamente chiare. Non possiamo confrontarci in continuazione e continuamente mettere in dubbio la volontà...

PRESIDENTE. Concluda.

OSVALDO NAPOLI (MISTO-A-+E-RI). Credo che questo sia il punto principale che noi dobbiamo tenere presente (Applausi).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Romaniello. Ne ha facoltà. Colleghi, un po' di silenzio, sento un brusio, per favore.

CRISTIAN ROMANIELLO (MISTO-EV-VE). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghe e colleghi, Governo, Presidente Draghi, innanzitutto mi interessa manifestare, ancora una volta, la vicinanza totale al popolo ucraino, però, lasciatemi aggiungere, anche al popolo curdo; successivamente avremo modo di affrontare la questione del popolo curdo, di coloro che abbiamo chiamato, tutti quanti, eroi e che adesso vedremo se saranno abbandonati anche da questo Governo.

Ieri sono rimasto particolarmente colpito da una notizia uscita su di un'agenzia di stampa, che ha scritto: la formulazione preparata dal Governo non ha soddisfatto pienamente la maggioranza. E, oggi, lei ci dice che agisce secondo il mandato che il Parlamento le ha conferito. Io mi chiedo come faccia questo Parlamento a tollerare anche solo che esca una notizia del genere, cioè la risoluzione che impegna il Governo la scrive il Governo. E io trovo questo completamente scandaloso (Applausi Misto-Europa Verde-Verdi Europei), che non si faccia neanche finta che forse le cose funzionino in modo regolare, nel rapporto tra Parlamento e Governo.

Lei ha un mandato che le è stato dato da questo Parlamento nel febbraio dello scorso anno ed è un mandato che in teoria sarebbe dovuto servire a gestire la pandemia, a gestire i fondi del PNRR. Questo sarebbe il suo mandato. Adesso è ovvio che lei abbia mandato anche di gestire la situazione che ci riguarda in prima persona, cioè il conflitto bellico in Ucraina. Però, il suo compito è quello di governare ed è quello di tenere in prima considerazione le istanze dei cittadini italiani. Lei va a Bruxelles ad affrontare questi Consigli europei; d'accordo, sono convinto dalle sue analisi, sono convinto di quanto ci dice che si discuterà in Europa. Tuttavia, io voglio sapere cosa vuole discutere in Europa di quello che vuole fare in Italia, Sto pensando alla questione delle bollette. Lei ha detto alcune frasi che sono particolarmente significative, le ha dette ieri e le ha ripetute oggi. Le sanzioni funzionano, è vero, stanno funzionando sulla Russia. Poi, quando ci racconta della variazione dei prezzi e dell'impatto che la variazione dei prezzi delle materie prime e di tutto il resto ha sul nostro Paese, ci dice sostanzialmente che le sanzioni funzionano perfettamente anche su di noi. Questa, secondo me, è la cosa principale che lei dovrebbe fare: andando a Bruxelles, dovrebbe dire che noi le sanzioni ci possiamo permettere di imporle, certamente, per ragioni legate a principi di diritto internazionale ma facciamo una fatica boia a metterle, senza considerare gli effetti che hanno sul nostro Paese. Che le sanzioni funzionano lo deve dire in televisione o nelle piazze ai cittadini italiani che stanno pagando bollette allucinanti, tre volte quelle che pagavano l'anno scorso. Ci sono intere famiglie che facevano fatica lo scorso anno; come fanno ad essere in grado adesso di pagare le bollette? Questo riguarda anche la questione dei prezzi.

PRESIDENTE. Si avvii a conclusione.

CRISTIAN ROMANIELLO (MISTO-EV-VE). Sono al terzo minuto, Presidente; ne ho almeno ancora uno, per favore.

PRESIDENTE. Si avvii a conclusione. Ha un minuto dopo la campanella, è sempre così.

CRISTIAN ROMANIELLO (MISTO-EV-VE). La ringrazio, spero di recuperare anche questi secondi.

Presidente, non ho il tempo di affrontare tutte le altre questioni, quelle legate alla guerra, all'invio delle armi, al fatto che aveva un mandato preciso riguardo alle armi da inviare. Abbiamo saputo da organismi di stampa che sono stati mandati anche obici: voglio sapere quanto gli obici siano armi da difesa. Quanto al controllo, l'Interpol e l'Europol hanno lanciato un allarme sulla sottrazione di queste armi, sul fatto che vanno al mercato nero, che finiscono nelle mani della criminalità organizzata internazionale, nonostante quello che hanno detto ministri e sottosegretari. Ne vedo uno ridere, sono contento di vederlo ridere.

Sulla questione della Svezia e della Finlandia ha detto che l'Italia è a favore dell'ingresso nella NATO, senza essere passato dal Parlamento. Trovo che sia un'offesa perché è il Parlamento che deve ratificare un accordo internazionale. Inoltre, per farli entrare nella NATO forse dovrete sacrificare l'incolumità del popolo curdo che, nella nostra risoluzione, vi chiediamo di tutelare. Chiederemo il voto per parti separate perché voglio vedere il Parlamento come si porrà nel confronto dell'incolumità del popolo curdo.

PRESIDENTE. Grazie.

CRISTIAN ROMANIELLO (MISTO-EV-VE). Detto questo – concludo, solo un secondo - spero davvero che il Parlamento sia d'accordo con i punti che abbiamo segnalato nella nostra risoluzione. Le chiedo ancora una volta, Presidente del Consiglio, di dimostrare di fare il Presidente del Consiglio per gli italiani, perché altrimenti dimostrerà di essere un proconsole che non si sta occupando della tutela dei cittadini (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Europa Verde-Verdi Europei).

PRESIDENTE. È iscritta a parlare la deputata Marrocco. Ne ha facoltà.

PATRIZIA MARROCCO (FI). Grazie, Presidente. Signor Presidente del Consiglio, onorevoli colleghi, prima di contribuire al dibattito con alcune considerazioni, vorrei ringraziare lei e tutto il Governo non solo per la politica che abbiamo portato avanti nell'affrontare in modo serio, concreto e autorevole le drammatiche questioni internazionali in un contesto terribile e inaccettabile come quello che stiamo vivendo, ma anche per avere ricollocato, con il suo viaggio a Kiev con il Presidente francese e il Cancelliere tedesco, l'Italia quale protagonista dell'Unione europea (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente). Siamo dalla parte giusta, signor Presidente del Consiglio. Sostenere la capacità dell'Ucraina di difendere la propria integrità territoriale e la propria sovranità è stare dalla parte giusta, dalla parte della difesa dei valori e della civiltà europea, dalla parte della libertà. Sono passati 120 giorni: questo è il tragico conteggio da quando, nella notte fra il 23 e il 24 febbraio, la Russia ha violato, invaso, distrutto ed occupato l'Ucraina con la sua guerra di aggressione immotivata e ingiustificata, una guerra che l'Italia e l'Unione europea continuano a condannare con la massima fermezza. È stato chiesto alla Russia di cessare il fuoco più volte, ma ogni tentativo è stato vano. Continuano a bombardare un Paese martoriato.

L'Italia non può non riaffermare la sua determinazione nel continuare a sostenere il popolo ucraino; contestualmente, è doveroso appoggiare ogni iniziativa volta a favorire la ripresa dei negoziati, per giungere ad una pace che non può non essere imposta, o rischierebbe di gettare le basi per ulteriori conflitti. La guerra di aggressione della Russia sta imponendo un tributo pesante non solo alla popolazione ucraina ma anche per ciò che ne consegue nel resto del mondo. Oltre all'utilizzo dell'arma impropria delle fonti energetiche, la Russia sta ancora bloccando milioni di tonnellate di grano, indispensabili a milioni di persone per la sopravvivenza. Occorre fare tutto il possibile per evitare un'immane crisi alimentare e uno shock economico dalle conseguenze imprevedibili. Presidente del Consiglio, Forza Italia non può che appoggiare l'operato del Governo, che si muove nel solco dei nostri tradizionali valori euroatlantici di democrazia e di libertà (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

Come per la risoluzione approvata a marzo, questo ramo del Parlamento darà prova di unità in politica estera, perché dividersi su temi come questo indebolisce il Paese e ne mina la credibilità internazionale. Presidente, abbiamo accolto con favore la raccomandazione della Commissione dell'Unione europea in merito allo status di candidati per l'Ucraina e la Moldavia. Sappiamo tutti che la strada che porterà questi due Paesi nell'Unione Europea sarà lunga e complessa, ma questo è il momento in cui le trafile burocratiche devono lasciare spazio alle scelte politiche. I Capi di Stato e di Governo europei devono sostenere l'Ucraina in questo passaggio difficile ma molto importante. Accogliere la domanda di adesione dell'Ucraina è il primo passo verso il traguardo che il popolo ucraino vuole raggiungere.

Con la scelta di lavorare per conferire lo status di candidati all'Ucraina e alla Moldavia, ma senza scordare i Balcani e la Georgia, l'allargamento dell'Unione acquista un carattere strategico in risposta all'aggressione della Russia e costituisce un forte segnale politico di un'Unione europea aperta e inclusiva. Fondamentale è il riferimento a quei valori, a quei diritti umani e a quella idea di libertà, di democrazia e di ordine internazionale fondato sulla pace e sullo Stato di diritto. Ma dobbiamo lanciare un messaggio forte anche ai Balcani occidentali, sostenendone il percorso di integrazione, favorendo l'avvio effettivo dei negoziati con Albania e Macedonia del Nord e sollecitando un'accelerazione dei negoziati con Serbia e Montenegro. Occorre inoltre rilanciare la prospettiva europea per Bosnia-Erzegovina e Kosovo. La situazione è delicata e la guerra in Ucraina rischia di esasperare le tensioni latenti.

Bisogna in tutti i modi scongiurare che la regione balcanica scivoli verso tensioni che ci facciano ripiombare ai giorni bui degli anni Novanta. In tale contesto, l'Italia deve consolidare il ruolo di punto di riferimento per i Paesi della regione nel loro processo di integrazione europea, portando avanti l'intenso dialogo politico bilaterale. Il dialogo è vitale per la pace e la stabilità permanente della regione. Lo scoppio della guerra in Ucraina e il suo protrarsi ci sta ponendo di fronte all'amara realtà che vede compromesso il ben avviato percorso di ripresa post pandemica e richiede ulteriori misure di sostegno alla crescita. Gli scorsi 10 e 11 marzo, in occasione del Consiglio europeo straordinario di Versailles, sono state definite tre dimensioni fondamentali: rafforzare la capacità di difesa dell'Unione, ridurre le dipendenze energetiche e costruire una base economica più solida.

Le sfide che abbiamo davanti a noi sono molteplici. Occorre, quindi, un'azione concreta, non solo a livello nazionale, affinché si faccia tutto il necessario per non mettere le nostre economie in condizioni di soggezione rispetto ad altre economie. In ambito energetico, per rispondere alla crisi del conflitto russo-ucraino occorre trovare nuove soluzioni comuni per ribellarsi dalla dipendenza delle fonti fossili russe e realizzare la diversificazione delle fonti energetiche, favorire il pieno utilizzo degli stoccaggi commerciali e la creazione di riserve strategiche comuni di gas. Siamo favorevoli all'aumento degli investimenti nelle rinnovabili e nella transizione ecosostenibile. Ciò, però, deve avvenire mantenendo un'imposizione flessibile che veda l'adozione di misure che non lascino indietro nessuno, imprese, lavoratori e cittadini. Bisogna prevedere un paracadute.

Come Forza Italia abbiamo espresso forte preoccupazione rispetto al voto di pochi giorni fa al Parlamento europeo che ha sancito il divieto di vendita di autoveicoli con emissioni a partire dal 2035, con l'abbattimento che deve essere pari al 100 per cento.

Una scelta ideologica che, a nostro avviso, lede i criteri di sostenibilità ambientale, economica e sociale. Come PPE avevamo proposto di abbattere le emissioni del 90 per cento; ciò avrebbe consentito il rispetto di questi criteri, mitigando gli effetti negativi che l'attuale testo porta con sé. Ci confortano le parole del Ministro D'Inca' in questa Assemblea, che, nel corso del question time della scorsa settimana, ha ribadito l'intendimento del Governo di continuare il dialogo sia con la Commissione europea sia con la Presidenza di turno, volto a inserire opportune flessibilità che possano accompagnare gli Stati membri nel percorso di decarbonizzazione. Siamo sicuri che il Governo metterà il massimo impegno nelle sedi competenti per trovare una soluzione che tuteli l'ambiente e accompagni gradualmente e senza strappi il nostro automotive.

Presidente, Forza Italia, con la risoluzione di maggioranza che ci accingiamo a votare, continua convintamente a darle il proprio pieno sostegno, come abbiamo sempre fatto. Buon lavoro, Presidente Draghi! Vada avanti, noi siamo con lei (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente)!

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Maniero. Ne ha facoltà.

ALVISE MANIERO (MISTO-A). Grazie, Presidente. Guardi, io credo che qui tutti - tutti, nessuno escluso - abbiamo come priorità quella di veder finire la guerra. Anzi, questo è quello che vorrei credere, però, vede, ho sentito le sue parole. Lei ha detto che le sanzioni sono efficaci. Dopo di me - io ho pochi minuti - avrà, credo, un'ora e mezza di interventi che le spiegheranno e si sforzeranno di spiegare in modi diversi quanto lei è bravo. Tuttavia, io sarò un'eccezione (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Alternativa) e le chiedo pazienza in questo, ma so che apprezzerà la diversità di questa Alternativa.

Io cerco di capire quanto sono efficaci queste sanzioni e allora guardo i numeri. Lei correttamente ha riportato i dati sulle proiezioni del PIL russo ed è corretto. Quelli che però mancano, e che mi preoccupano, sono altri dati. Vede, ci avevano raccontato, ci aveva raccontato, che le sanzioni servono a far finire la guerra, a indebolire la Russia, a impedirle di finanziare lo sforzo militare della guerra con l'Ucraina, Paese che è stato invaso. Allora, guardiamo il rublo. Il rublo doveva collassare. Infatti, parte di tutte le manovre sul sistema SWIFT, dei blocchi, degli scambi e delle riserve era mirato a quello. Penso che l'avrà notato: il rublo è esploso di valore, ai massimi dal 2017, e continua a salire. Bloomberg l'ha eletto a moneta dell'anno; ha superato il real (non la squadra di calcio, ovviamente, ma la valuta). Vede, questo risultato io non lo porterei come esempio che queste sanzioni funzionino. Adesso la Banca centrale russa sta ragionando su come svalutare la sua moneta, perché si è rafforzata troppo.

Secondo punto: dovevano mancare alla Russia gli introiti per finanziare lo sforzo bellico. Ebbene, guardiamo ai dati: nell'anno scorso, il 2021, l'attivo di bilancia commerciale russa - cioè, quanti soldi entrano meno quanti soldi escono - era di 120 miliardi di dollari, mentre per il 2022 si aggirerà sui 250 miliardi di dollari. Io non ho capito queste sanzioni, atteso che funzionino, per chi stanno funzionando, perché per fermare la guerra assolutamente no (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Alternativa)!

Terza cosa. Questo meraviglioso sistema, così genialmente congegnato, doveva isolare la Russia, doveva renderla una sorta di pària internazionale, con una sorta di cortina di quarantena attorno (una roba che neanche il CTS!). Ebbene, il risultato è che - noto - l'India ha ottuplicato le importazioni di barili di greggio dalla Russia e Cina e India insieme stanno colmando e riempiendo le loro riserve strategiche di idrocarburi a un prezzo di circa il 30 per cento inferiore rispetto a quello che paghiamo noi con il Brent. Stavo guardando proprio all'andamento del valore di quello che la Russia esporta, tra cui gli idrocarburi. Proprio il greggio, il Brent che ora noi compreremo, è aumentato del 30 per cento, mentre l'Urals, il petrolio russo, è aumentato da 90 a 92 dollari a barile, ma è aumentato in modo ciclopico come quantità di esportazione. Quindi, noi, che siamo un Paese trasformatore, stiamo distruggendo le nostre aziende impedendo loro non solo di essere competitive ma di riuscire a chiudere in bilancio, stiamo massacrando i cittadini con un'inflazione da energia, che è terrificante e che non serve raccontare perché basta andare a una pompa di benzina, e nel frattempo stiamo strutturalmente rafforzando i nostri principali competitor a livello mondiale, cioè Cina e India (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Alternativa). Guardi, meglio di così - meglio dei migliori - veramente non si poteva fare!

Ma non è che ci siamo limitati a questo, perché giustamente, oltre agli idrocarburi, ci siamo intestarditi a fare sanzioni anche su altre cose, sanzioni che non è che nello specifico non funzionino a cambiare il regime russo, atteso che fosse quello l'obiettivo, ma in genere non hanno mai funzionato. Cioè, a Cuba non sono cambiati i regimi, non sono cambiati in Nord Corea, non sono cambiati nell'Iran, che le ha da qualche anno in più della Russia, e non si sa perché dovrebbe cambiare il regime in Russia per le sanzioni. Abbiamo “embargato” un po' di tutto, anche, per esempio, i concimi, che spandiamo sui campi. Noi importiamo circa un terzo dei nostri concimi tra Russia e Bielorussia. La cosa che mi fa sorridere – sorridere, preoccupare? - è che gli Stati Uniti a fine marzo hanno rimosso queste sanzioni, perché il loro sistema produttivo agricolo ha chiamato il Presidente e gli ha detto: “Guardi che così andiamo a carte quarantotto, perché non riusciamo più a produrre senza quei concimi”. Noi, nell'Unione europea, siccome siamo avanti, cioè balbettiamo male sforzandoci di fare a pappagallo quello che ci viene detto da oltreoceano anziché concentrarci sul fare quello che serve per far finire la guerra, quelle sanzioni le teniamo e nel contempo perdiamo praticamente il primo esportatore mondiale di grano, che è la Russia, e il risultato non è solo che noi ci impoveriamo - potremmo anche accettarlo come sacrificio, se servisse a qualcosa - ma che centinaia di milioni di persone, al di fuori del nostro Occidente dorato, non riusciranno ad avere l'apporto calorico per vivere e passeranno dalla povertà alla morte di fame (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Alternativa). Il risultato saranno anche flussi migratori massicci e già vediamo dati preoccupanti in arrivo sulle nostre coste, fosse quello il problema più drammatico. L'Ucraina è una vittima. L'Ucraina è una vittima e lo dobbiamo dichiarare nel modo più chiaro possibile: è una vittima della Russia, che l'ha invasa, e ora è vittima anche di un Occidente che la guerra non la vuole far finire, perché lo dobbiamo ammettere: non stiamo facendo nulla per farla finire (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Alternativa). Questi numeri lo dicono, altrimenti uno avrebbe dovuto approvare queste sanzioni, vedere i risultati, chiudere la baracca e cambiare direzione, tutt'altro. Ma non si limita a questo l'assurdo. Guardi le do uno scoop, perché adesso lei penserà che io sia James Bond. Le leggo l'elenco degli armamenti inviati e da inviare e il relativo costo da parte della Repubblica Federale di Germania. Non glielo leggo tutto, ma vedo che ci sono 3 mila testate per Panzerfaust, 900 lanciatori, 14.900 mine anticarro, qualche milione di munizioni e via così per due o tre pagine. Io non sono James Bond e non ho fatto un'incursione. Questi sono dati pubblicati ieri sui siti del Ministero della Difesa della Germania (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Alternativa), mentre in Italia questi dati sono secretati e questo Parlamento ha votato un'autorizzazione in bianco al Governo a esportare - a regalare - in Ucraina qualunque tipo di armamenti senza limite (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Alternativa e di deputati del gruppo Misto), senza sapere neanche il Parlamento per che entità di denaro, neanche a capitoli generici. Allora, vede, io non lo so e magari rispetto alla Germania abbiamo inviato armamenti talmente terrificanti che abbiamo paura di dirlo. La Germania ha un piano di riarmo da 100 miliardi. Non lo so noi a confronto cosa abbiamo inviato. È la sua riforma del catasto (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Alternativa), Presidente Draghi, è il libro del Ministro Di Maio? Deve essere una cosa veramente distruttiva!

PRESIDENTE. Si avvii a conclusione.

ALVISE MANIERO (MISTO-A). Mi avvio a conclusione. Vede, quello che riscontriamo è che, Presidente Draghi, lei non solo non sta aiutando a far finire questa guerra, non solo non sta aiutando questo Paese ad avere una speranza di ripresa; lei ha ridotto questo Paese a una democrazia a scartamento ridotto e noi voteremo contro questo approccio (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Alternativa).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Colaninno. Ne ha facoltà.

MATTEO COLANINNO (IV). Signor Presidente della Camera, signor Presidente del Consiglio dei Ministri, colleghi, sono trascorsi ormai quattro mesi da quel nefasto 24 febbraio, giorno in cui l'Ucraina è stata oggetto di un'aggressione di guerra da parte delle Forze armate russe. Le speranze che un atto così disumano e ingiustificabile potesse risolversi in una sorta di ravvedimento tale da deporre le armi si sono, purtroppo, rivelate vane, al punto che oggi si tende a spostare più in là nel tempo la possibile fine del conflitto, accettando un orizzonte temporale indefinito che non fa altro che aumentare le atrocità per il popolo ucraino e l'incertezza generale per il futuro.

Non si è ancora spenta, Presidente Draghi, la vasta eco del suo viaggio a Kiev, in compagnia del Presidente Macron e del Cancelliere Scholz, il cui significato più profondo ha una proiezione che va ben oltre il chiaro sostegno di solidarietà al Presidente Zelensky e al suo popolo. Lo conferma il riconoscimento all'Ucraina dello status di Paese candidato a far parte dell'Unione europea, una posizione netta dell'Unione europea e dell'Italia, in particolare. Sebbene sul piano formale e sostanziale si preveda un percorso attraverso tutti i criteri di Copenaghen, va detto che l'Italia ha sostenuto l'idea dell'ingresso dell'Ucraina in Europa senza indugi e fin dal primo momento. Credo vada riconosciuta a lei, Presidente Draghi, la capacità di condividere con Francia e Germania - direi molto più tiepide di noi - l'urgenza di far sentire al popolo ucraino una vicinanza dell'Europa che non fosse circoscritta ad un mero sostegno materiale, per quanto essenziale, ma si estendesse anche al piano dei valori e della conquista di una prospettiva democratica. Battere le ragioni della guerra e batterci per la democrazia ucraina. È in gioco la nostra identità, colleghi, è in gioco il nostro avvenire. E dell'Europa dei prossimi anni vogliamo che facciano parte anche l'Ucraina e il suo popolo, al pari di altri Paesi, affinché sfuggano al rischio di essere risucchiati dalle spire dell'autocrazia (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva), in cui propaganda e repressione soffocano le istanze della società civile.

Appare del tutto evidente una duplice esigenza: da un lato, di offrire una solida sponda democratica a quei Paesi che avvertono questo pericolo; dall'altro, colleghi, di far sì che anche nei Paesi dalla consolidata tradizione democratica, come il nostro, non attecchiscano ambiguità incompatibili con l'indiscutibile scelta di campo europeista e atlantista. Quando sono in gioco fondamentali della nostra società e della nostra cultura, come libertà e diritti, non si può rimanere fermi, non si può che scegliere, in modo inequivocabile, dove stare e con chi stare (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva).

Nel difficile sforzo di costruzione del futuro non possiamo, tuttavia, trascurare le sfide del presente. Se il COVID ha agito da acceleratore di tendenze, la guerra in Ucraina si sta rivelando una sorta di moltiplicatore di crisi. Oltre al delicato aspetto del coinvolgimento dell'Alleanza atlantica nella gestione del conflitto, che ha prepotentemente richiamato all'attenzione di voi, leader europei, la questione di una difesa comune, siamo chiamati a confrontarci con varie tipologie di emergenza: umanitaria, energetica, alimentare, economica. La combinazione della ripresa post-pandemia e della guerra si è tradotta in un fortissimo rialzo dei costi dell'energia e delle materie prime, in buona misura responsabile di un tasso di inflazione di nuovo ai massimi da alcuni decenni. In tal senso, Presidente Draghi, decisivo sarà il punto di caduta delle nuove regole di bilancio, superando di necessità l'impianto attuale, che non ha garantito né stabilità né crescita. Economia vuol dire soprattutto mondo reale, cittadini e imprese. Le recenti riduzioni delle forniture di gas russo degli ultimi giorni aggiungono ulteriori pressioni ai prezzi già ai livelli massimi, rendendo più difficile il raggiungimento dell'obiettivo di stoccaggio all'80 per cento in vista del prossimo inverno. La priorità della sicurezza energetica non può, tuttavia, eludere l'imposizione di un tetto al prezzo del gas, che lei, Presidente del Consiglio, ha già proposto ai tavoli del Consiglio europeo, in parallelo alla strategia di diversificazione delle fonti e delle forniture, di cui, anche oggi, ella ha voluto parlare.

Signor Presidente della Camera, signor Presidente del Consiglio, vengo a ciò che io ritengo sia il cuore di un intervento in discussione generale di un deputato o di deputati o di gruppi in questo momento, in questa fase, e guardando a quanto avviene nel dibattito politico italiano in queste ore. Noi, Presidente del Consiglio, abbiamo vissuto insieme, nel Parlamento, tutti i passaggi di questa terribile guerra, condotti da un'unica clausola generale: il Governo, il suo Governo ha sempre agito su pieno mandato del Parlamento. Sempre. Abbiamo votato le risoluzioni, come stiamo facendo oggi. Abbiamo operato anche un confronto costante con il Governo, nelle Commissioni parlamentari – e ringrazio il sottosegretario Amendola - e naturalmente ciascuno di noi ha svolto il proprio ruolo politico, analizzando come lei abbia posto l'Italia fin dal primo momento e come abbia influito a porre un'Europa protagonista, da Versailles a Washington. In questi mesi, abbiamo assunto tutte le informazioni disponibili per assumere decisioni, ma dobbiamo sapere anche andare su un piano superiore, che non arretra di fronte al limite dell'informazione tipica di una fase di guerra. Questo piano, che supera ogni limite, si chiama fiducia, che, se pensiamo, è anche l'atto più forte e solenne che lega Parlamento e Governo. Fiducia in lei, Presidente Draghi.

PRESIDENTE. Si avvii a conclusione.

MATTEO COLANINNO (IV). Questo Parlamento ascolta sempre con grande partecipazione i suoi interventi e la sostiene, in larghissima parte. Il Parlamento si fida di lei, la fiducia di ciascuno di noi è la forza - e concludo - che dobbiamo trasmettere a lei. È la forza che ha spazzato via, ancora ieri e ancora oggi, qualsiasi tentativo maldestro di indebolire il Governo, che è, invece, tra coloro che stanno guidando la rotta del Consiglio europeo. Noi di Italia Viva ci fidiamo di lei, perché speriamo che in quel vagone del treno per Kiev siano stati compiuti i primi passi dell'Europa che verrà dopo la guerra.

Buon lavoro, Presidente Draghi (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva e di deputati del gruppo Partito Democratico)!

PRESIDENTE. È iscritta a parlare la deputata Suriano. Ne ha facoltà.

SIMONA SURIANO (MISTO-M-PP-RCSE). Grazie, Presidente. Partiamo da un dato di fatto: ribadiamo e non ci stanchiamo di ribadire che l'articolo 11 della Costituzione ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà dei popoli e come mezzo di risoluzione dei conflitti. Non capisco, quindi, com'è possibile che sfugga a quest'Aula e a questa maggioranza e come fa questa maggioranza ancora a giustificare le politiche guerrafondaie di questo Governo.

Nella nostra risoluzione ci sono nove impegni, precisi e puntuali, che possono aiutare l'Italia ad uscire, con orgoglio, dal baratro di questa guerra, che sta avendo ed avrà ripercussioni gravi, sociali ed economiche, per la totalità delle famiglie italiane. La previsione della Commissione europea per l'Italia disegna un quadro drammatico. La crescita del PIL prevista per il 2022 scende di 2 punti percentuali, mentre l'inflazione galoppa intorno al 6 per cento, anche per effetto delle sanzioni che stiamo imponendo alla Russia. State inviando armi per risolvere un conflitto che avreste dovuto risolvere già tre mesi fa, proponendo pace e dialogo tra le parti in causa. In un giorno, avete trovato anche milioni per aumentare la spesa militare, mentre, quando servono fondi per scuola e sanità nel nostro Paese, ci vogliono mesi e quasi mai riusciamo a trovare risorse.

Dovete mettervi in testa che gli italiani ci chiedono di schierarci per la pace e per i negoziati, mettendo fine a queste atrocità contro la popolazione ucraina, contro le devastazioni delle bombe e le leggi marziali, introdotte dai Paesi in guerra per far combattere i propri popoli contro la loro volontà. Si stima che circa 15,7 milioni di persone avranno un bisogno urgente di protezione e assistenza umanitaria. Il quadro della situazione diventa sempre più allarmante, perché stiamo contribuendo a creare un disagio sociale, con un impatto che non ha precedenti in Europa dalla fine della Seconda guerra mondiale.

Fermiamoci. Fermiamo questa escalation di violenza e cominciamo a fare sul serio, senza inutili piani di pace, che non hanno alcuna forza e sono sbeffeggiati in giro per il mondo. Vi chiediamo di superare il “decreto Ucraina”, ritirando immediatamente le autorizzazioni all'invio delle armi e ponendo fine allo stato di emergenza, magari coinvolgendo anche il Parlamento, d'ora in avanti, in scelte così drammatiche per il nostro Paese. La via del dialogo, per noi, rimane quella maestra, la principale, e va percorsa senza tentennamenti. Invece di mettere in scena un triste teatrino di palazzo, come quello visto in questi giorni, il Ministro Di Maio dovrebbe spiegarci perché è così importante obbedire ai diktat della NATO. Per il potenziamento dei dispositivi della NATO per la sorveglianza dello spazio aereo e navale, per il dislocamento del personale militare ad elevata prontezza avete racimolato più di 150 milioni di euro per il 2022, soldi che, secondo voi, dovrebbero intimorire la Federazione Russa, ma il risultato immediato e sicuro sarà aumentare i disagi per l'Italia, che, dopo due anni di sacrifici originati dalla pandemia, ha diritto di vivere in serenità e pace e che vorrebbe vedere le proprie istituzioni lavorare per costruire un futuro di pace e prosperità, non di guerra e morte. Invece, state condannando i nostri connazionali alla povertà, alla perdita di potere d'acquisto e a un aumento senza precedenti del costo dell'energia e dei carburanti.

PRESIDENTE. Si avvii a conclusione.

SIMONA SURIANO (MISTO-M-PP-RCSE). Di chi è la responsabilità? Chi ne risponderà mai? Per l'Unione europea poi è giunto anche il momento di affrancarsi, di diventare grandi, i tempi sono maturi per portare il Consiglio europeo a considerare anche le riforme su un nuovo progetto di difesa e sicurezza comune, fondato sul disarmo, sulla cooperazione e sul dialogo, e a rendere efficienti e omogenee le politiche europee dell'accoglienza in tutti i suoi Stati membri.

Presidente Draghi, le uniche battaglie che ci appartengono sono quelle di umanità e di lotta contro le discriminazioni di ogni tipo. Per questi motivi, questa guerra non ci appartiene e non appartiene agli italiani (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Manifesta, Potere al Popolo, Partito della Rifondazione Comunista-Sinistra Europea).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Rixi. Ne ha facoltà.

EDOARDO RIXI (LEGA). Grazie, Presidente. Non con poca emozione prendo la parola in quest'Aula, per trattare un argomento che avrei voluto non dover trattare nella giornata odierna.

Arrivare oggi ad avere ancora una guerra sul suolo europeo di queste dimensioni non può che rattristare tutti quanti e farci capire quanto sia importante riuscire a trovare soluzioni che consentano all'Europa di tornare a essere protagonista a livello globale.

Ho apprezzato le parole del Presidente Draghi, cui non invidio il ruolo in questo momento, riguardo al fatto che bisogna arrivare a un punto in cui non va subita la pace, ma va creata una pace che sia duratura. Ricordo le parole di un grande statista statunitense, Kissinger, che, da tempo, da quasi dieci anni, aveva consigliato di riaprire un momento di confronto a livello globale, una nuova Jalta, per andare a definire le zone di influenza delle grandi potenze.

Oggi, continuiamo a ritenere che l'aggressione russa non sia tollerabile, in Europa e oggi i due popoli, fino a ieri fratelli, li vediamo massacrarsi sui campi di battaglia, con una forza e un'intensità che non hanno eguali. Dobbiamo tornare al 1945 per riandare a guerre che possano, in qualche modo, eguagliare lo scontro che abbiamo in questi giorni.

A livello dell'Alleanza atlantica, si ipotizzano ormai danni particolarmente gravi sul territorio ucraino: oltre 10 mila morti, più di 40 mila feriti tra le truppe ucraine. Tendo a sottolineare questo, perché sappiamo quanto, invece, sia vasto il territorio russo e quanto, storicamente, la Russia sia in grado di sopportare perdite altrimenti insopportabili; basti ricordare, nella Seconda guerra mondiale, i 26 milioni di morti, quasi il 30 per cento di tutti i morti sull'intero globo.

Credo che oggi occorra non solo votare questa risoluzione, ma muoversi rapidamente, affinché, a livello internazionale, si attivino quei canali che portino a ridefinire equilibri che siano duraturi nel nostro emisfero, altrimenti il rischio vero è che noi faremo sterminare il popolo ucraino. E questo non possiamo e non dobbiamo permetterlo. Siamo dalla parte di chi è stato aggredito. Bisogna avere coscienza, quando si parla anche di difesa europea, dello stato in cui la difesa europea, per le politiche degli ultimi vent'anni, si è ridotta. Lo stato delle nostre Forze armate, per quanto riguarda le forze terrestri, ha bisogno di riacquisire una capacità per potere essere operativo all'estero e in maniera importante. Oggi noi abbiamo 250 carri C1 Ariete, di cui 50 operativi nei teatri di guerra; non abbiamo una capacità di intervento adeguata all'instabilità, ma questo riguarda anche altri eserciti europei, anche quelli meglio armati e preparati rispetto al nostro, come, ad esempio, quello francese o quello inglese, che, oggi, si è staccato dall'Europa, ma, storicamente, ha sempre avuto una funzione di deterrenza sul continente europeo.

Quindi, ben venga anche un'eventuale adesione dell'Ucraina, ma rendiamoci conto che, in questo momento, l'interesse deve essere avere la possibilità di affrontare le nuove dinamiche mondiali non con l'uso delle armi. Non possiamo permettercelo, signor Presidente, abbiamo una situazione di depauperamento delle risorse, abbiamo una situazione interna grave sull'asset economico e, su questo, credo che l'Alleanza atlantica e l'Europa si debbano interrogare, in questi mesi. Infatti, se pensiamo di indebolire la Russia nel momento in cui i costi delle materie prime schizzano ai massimi storici ed è la stessa Russia la più grande esportatrice di materia prima a livello mondiale, forse non capiamo quello che sta succedendo e quello che succederà tra pochi mesi.

Sono fortemente preoccupato, la mia forza politica è fortemente preoccupata, non è filorussa, come dice qualcuno, è filoeuropeista, ma nella accezione migliore, quella che vuole un'Europa di fratellanza tra i popoli, che crede ai grandi fondamenti di chi costituì l'Europa, un'Europa di pace, un'Europa che tende a unire, e non a dividere.

Questo è il grande tema che oggi è sul campo, questo è il grande tema in cui, all'interno delle forze del Patto atlantico, c'è chi si sta muovendo e noi credo abbiamo capito che, in questo momento, la nostra posizione è ferma, ma dialogante sul terreno della pace e della definizione delle zone d'influenza europee nei prossimi decenni.

È evidente che, quando si parla della NATO, si parla anche del principale Esercito della NATO in Europa e nel Medio Oriente, quello turco, che ha una posizione assai diversa rispetto alle altre potenze europee. Bene, credo che il fronte occidentale debba essere unito, tutto, e debba trovarsi una sintesi forte, affinché l'Occidente possa tornare a crescere ed espandere i propri confini.

Presidente, ogni tanto ci dipingono come quelli dei muri: a noi piacerebbe non ci fossero, i muri, ma a noi piacerebbe che non ci si dimenticasse dell'Africa, piacerebbe che l'Europa tornasse ad occuparsi anche dei teatri minori, ma per far questo abbiamo la necessità di riequilibrare, a livello mondiale, gli impegni anche di carattere economico. Quindi, è giusto - nel suo discorso, l'ha detto chiaramente, e noi lo chiediamo da mesi - un tetto sul prezzo del gas, ma io direi un tetto anche sui prezzi delle materie prime e soprattutto sui prodotti petroliferi, perché oggi, tra le altre cose, la Russia è quella che immette sul mercato più barili di petrolio e li vende al doppio del prezzo rispetto all'anno scorso.

Se vogliamo fare in modo di creare una solidità e di evitare che chi, invece, nell'Europa occidentale ha sempre creduto e portato avanti certi valori ne subisca le conseguenze negative, bisogna creare politiche europee che siano inclusive e aperte soprattutto rispetto a quei mercati, come quello africano, lasciati per troppo tempo in mano alla Cina.

Su questo, credo che ci sia moltissimo da fare. Noi cercheremo di dare il nostro contributo, ma, ripeto, se ci muoviamo, lo vogliamo fare col massimo accordo, ma con la massima determinazione. Le nostre imprese non possono più soffrire, i nostri cittadini non possono più vedere il petrolio o il diesel alla pompa arrivare ai 2 euro e mezzo, perché così si distrugge la catena logistica europea. Abbiamo bisogno che l'Occidente sia veramente unito in tutto e per tutto. Le rinnoviamo la nostra fiducia, il nostro appoggio, ma le chiediamo di fare un grande sforzo anche per far capire a tutte le Nazioni occidentali che non basta dichiarare i numeri altalenanti, non basta avere la volontà, bisogna avere anche strategie che siano efficaci (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Cirielli. Ne ha facoltà.

EDMONDO CIRIELLI (FDI). Grazie, signor Presidente. Colleghi della Camera, signor Presidente del Consiglio, il gruppo di Fratelli d'Italia, come diranno anche gli altri colleghi dopo di me, la Presidente Meloni, sulla vicenda ucraina sostiene l'azione del Governo, la sostiene in maniera responsabile, perché crediamo nella legalità internazionale, pensiamo che il mondo debba essere regolato dalla diplomazia e, appunto, dal diritto internazionale. Non possiamo tollerare che ci siano Nazioni prepotenti che immaginano con la forza di risolvere le questioni, di violare le carte dell'ONU, di calpestare sistematicamente e deliberatamente le Convenzioni di Ginevra.

Sull'Unione europea, riteniamo da sempre che l'Unione europea debba allargarsi a tutti i Paesi europei democratici che ne facciano richiesta, chiaramente con un protocollo molto chiaro, sempre rispettato con correttezza, che riguarda le regole, che condividiamo. Quindi, ci vuole un processo di riforme strutturali lungo e articolato, in base al funzionamento socioeconomico delle Nazioni; questo riguarda tutte le Nazioni e riguarda chiaramente anche l'Ucraina. È chiaro che la vicenda della guerra ingiusta che l'Ucraina sta subendo, provocata dalla Russia, che trova le sue origini politiche proprio nella volontà del popolo ucraino di andare verso l'Unione europea, non può essere messa da parte e quindi va considerata come elemento politico, che può segnare un percorso sicuramente, dal punto di vista politico e non tecnico, agevolato. Questa ci sembra una logica conseguenza. D'altro canto, lei andrà, signor Presidente, a Bruxelles per parlare delle posizioni già assunte a tutela del diritto internazionale, dei valori dell'ONU sulla vicenda ucraina, sulle quali noi ci troviamo d'accordo, ma andrà anche a sostenere le ragioni della solidarietà economica dei popoli europei, che con coraggio stanno affrontando questa sfida di una dittatura nel mondo libero, ovviamente pagandone un prezzo socioeconomico. D'altro canto, sappiamo che la controinformazione del Cremlino trova molti proseliti in Italia: basta scorrere i profili Facebook, ma anche alcune dichiarazioni di politici di maggioranza e di opposizione, per capire quanto questa azione di propaganda stia avendo successo. La crisi economica va a favore di questa azione destabilizzante dell'Italia e dell'Europa, quindi ci vuole un impegno forte dell'Europa e chiaramente dell'Italia. Lei deve salvaguardare, nell'ambito della coerenza con i valori dell'unità e della solidarietà dell'Unione europea, gli interessi del popolo italiano. Noi siamo tra i più colpiti perché siamo tra i Paesi meno indipendenti sul piano energetico, quindi siamo tra quei Paesi che hanno bisogno di una maggiore solidarietà dell'Unione europea. Unione europea deve significare anche questo perché chiaramente il popolo, che è confuso, potrebbe fare altre valutazioni che noi non dobbiamo appunto prendere sotto gamba. Il tema dell'indipendenza energetica ci deve far riflettere. L'Italia sicuramente deve fare la sua parte, come hanno fatto altre Nazioni la Francia in testa, dobbiamo riprendere sicuramente con serietà lo studio di un programma riguardante il nucleare, ma in generale credo che l'Unione europea debba muoversi anche all'unisono su questa sfida, che probabilmente è la sfida di questo secolo. Da ultimo, noi siamo una forza di opposizione - l'ho detto senza se e senza ma - e non tollereremo che, su questa vicenda di principi, di morale e di valori, si possa consumare una battaglia all'interno della maggioranza. Le annunciamo - come ben sa - che non faremo da spalla a un Governo che, per quanto ci riguarda, non sta insieme per motivi nobili, ma per la sua stessa sopravvivenza. Lo si vede da quello che accade in questi giorni: una maggioranza eterogenea e gruppi che si spaccano, a dimostrazione del fatto che certamente la vicenda, per la quale noi sosteniamo moralmente, eticamente e istituzionalmente il Governo, non deve essere confusa con la dialettica maggioranza-opposizione; non possiamo accettare che ci sia una speculazione elettorale su temi così importanti da parte di forze politiche di opposizione e di maggioranza (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. È iscritta a parlare la deputata Quartapelle Procopio. Ne ha facoltà.

LIA QUARTAPELLE PROCOPIO (PD). Grazie, Presidente. Presidente, deputati, lo dico senza retorica: da quel 24 febbraio, il nostro mondo - lo sappiamo - è completamente cambiato. Prima di allora, c'era un mondo in cui i confini non si cambiavano con la forza, in cui la dipendenza economica tra Paesi assicurava stabilità, perché non era conveniente per i governanti rompere le relazioni e fare la guerra. Abbiamo vissuto convinti, per tanti anni, che fosse più importante investire nel cosiddetto soft power, cioè nella capacità di influenzare le altre Nazioni attraverso la cultura, attraverso i valori, piuttosto che attraverso la forza e la violenza.

L'aggressione russa ha intaccato, quindi, le convinzioni su cui abbiamo costruito le condizioni di vita dei nostri cittadini in Europa dopo la Seconda guerra mondiale. Proprio per questo, perché Putin non vinca questa guerra - come lei ha detto più volte - dobbiamo dimostrare quanto i suoi calcoli siano sbagliati. L'unico modo per uscire più forti da questa guerra è fare in modo che il metodo europeo e il progetto europeo abbia successo, è l'unica arma nelle nostre mani. Possiamo e dobbiamo continuare a sostenere l'Ucraina economicamente, con le armi e ringrazio il Ministro Guerini per il lavoro che sta facendo e che ha fatto in questi mesi di continuo raccordo con le autorità ucraine e in ambito NATO; possiamo e dobbiamo farci promotori, come lei ha proposto ieri, di una iniziativa internazionale per evitare la carestia, ma l'esito della guerra, le condizioni della pace, la possibilità di sbloccare i porti ucraini non sono nelle nostre mani. L'unica cosa che è interamente nelle nostre mani è la forza, la convinzione con cui intendiamo proseguire nell'integrazione europea, abbiamo l'occasione storica di dimostrare che le Nazioni prosperano quando collaborano e si rispettano, abbiamo l'occasione di dimostrare che i cittadini vivono meglio in democrazia, perché sono liberi e al sicuro. Per questo, la decisione di concedere a Ucraina e Moldavia lo status di Paesi candidati è una decisione storica. Il successo dell'Unione europea è una potente forza di attrazione, perché Europa significa pace, soprattutto ora e anche fuori da noi. In Europa c'è, più che mai, bisogno dell'Italia e di questo Governo. Senza Italia non c'è Europa diceva lei quando ha chiesto la fiducia di questo Parlamento. In questo momento c'è bisogno d'Italia perché la costruzione della casa comune non vacilli; c'è bisogno d'Italia anche per evitare strappi e fughe in avanti che possono mettere tutto il sistema in tensione. In queste ore seguiamo con apprensione gli sviluppi della situazione a Kaliningrad, ma mi lasci dire che sarebbe stato meglio consultare tutti gli alleati europei prima di prendere quella decisione. L'Italia in questo momento ha un peso che è maggiore di quello che la nostra Nazione ha in Europa e chi di noi in queste settimane è stato a Kiev, in Polonia, o in Moldavia lo ha visto; ha visto il rispetto e la considerazione per le azioni del nostro Governo e per la posizione che lei personalmente ha preso - primo tra i Primi Ministri dei grandi Paesi europei - e chi di noi ha parlato con i colleghi ucraini ha ascoltato la freddezza con cui sono state, invece, commentate le incertezze e i ritardi di altri Paesi. Dobbiamo avere ben chiaro il ruolo storico del nostro Paese: non siamo uno dei suonatori dell'orchestra, né siamo il direttore, siamo, in questo momento, il primo violino, quello cui tutti guardano per vedere quando attacca, per seguirlo. È questo che dobbiamo fare; è su questo - e non su altro - che il PD vuole discutere; questo è il livello di ambizione che vogliamo tenere. Vogliamo andare al di là degli interessi di parte, vogliamo condividere una visione di Europa, di futuro e di pace. Lo vogliamo fare innanzitutto continuando a sostenere il suo Governo e il suo impegno personale. Per questo, mi lasci ringraziare in particolare il sottosegretario Amendola che ieri si è incaricato di portare a sintesi una difficile mediazione per arrivare al testo di oggi che voteremo in Aula (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Ma vogliamo anche farlo nella discussione politica, in Italia e in Europa. Siamo l'unico partito che finora ha proposto alcuni punti organici complessivi per rafforzare l'integrazione europea. Ci piacerebbe ascoltare cosa ne pensano gli altri gruppi politici, chi dice improvvisamente di essere filoeuropeista, quando stava organizzando un viaggio a Mosca, senza che il Governo lo sapesse (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico); ci piacerebbe ascoltarlo anche dai partiti di opposizione, con cui in queste settimane abbiamo trovato una convergenza sulle linee di politica estera, ma che vediamo in Europa sostenere partiti e Governi che, troppo spesso poi, nei consessi europei, minano la posizione del nostro Paese. Vogliamo farlo e continuare a farlo con gli altri partiti e con le opinioni pubbliche europee. Lo stiamo facendo, stiamo avendo un grande dialogo con i partiti europei, a partire dalla famiglia a cui noi apparteniamo, che è la famiglia socialista. Nel passato abbiamo usato il “ce lo chiede l'Europa” per non fare la fatica di spiegare ai nostri cittadini le difficoltà, ma anche i vantaggi del cammino di integrazione. Non è più quel tempo.

Oggi siamo noi che possiamo proporre ai cittadini europei, ai Parlamenti dei Paesi europei, ai Governi europei di avanzare ancora più uniti e determinati (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. È iscritta a parlare la deputata Ermellino. Ne ha facoltà.

ALESSANDRA ERMELLINO (MISTO-CD). Grazie, Presidente. Signor Presidente del Consiglio, lei lo ha detto chiaramente nel suo discorso, il conflitto in atto rischia di creare una crisi umanitaria di dimensioni straordinarie; è una proiezione che, purtroppo, viene ribadita quotidianamente, perché avvalorata dall'aumento costante dei numeri che riguardano le persone in fuga dal Paese in guerra, ma anche degli ucraini, tra cui moltissimi bambini, che vengono presi e portati in Russia. Sul punto proprio oggi, sulla stampa, si legge che da un'emittente del Cremlino sia stata comunicata la cifra di quelle che in Russia si chiamano evacuazioni o ricollocamenti di cittadini ucraini: ad oggi, sembrerebbero essere quasi 2 milioni, fra cui 307 mila bambini.

In Europa, sin dall'inizio, stiamo dando grande prova di accoglienza, grazie a quella volontà politica di cui ha parlato anche l'Alto commissario ONU per i rifugiati che, infatti, l'ha immaginata come il motore della macchina della solidarietà, per cui non solo le è stata impressa una maggiore accelerazione, ma le è stata data anche una struttura più solida.

Sul fronte interno, poi, apprezzo la tempestività e la continuità con cui si è intervenuti per contenere i rincari del gas e dell'energia, per tutelare le famiglie e le imprese italiane. È noto che se il caro energia dovesse continuare, il tessuto produttivo italiano rischierebbe seriamente di perdere la sua competitività a livello europeo. Purtroppo, la nostra grande dipendenza dal gas, di gran lunga maggiore anche rispetto a Paesi dell'Unione europea, come Francia o Germania, ci ha inevitabilmente presi in contropiede. La diversificazione energetica in questo senso deve essere prioritaria, non solo dai Paesi di approvvigionamento, ma anche per dare una spinta, un'accelerazione verso le rinnovabili.

PRESIDENTE. Deve concludere.

ALESSANDRA ERMELLINO (MISTO-CD). L'Italia è sempre stata un Paese meraviglioso e imperfetto, perché dalle rovine è sempre riuscita a rialzarsi, quando a prevalere, però, sono stati i valori umani, della dignità, del reciproco sostegno e della voglia di guardare verso la stessa parte, insieme verso un futuro più equo.

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Tasso. Ne ha facoltà.

ANTONIO TASSO (M-MAIE-PSI-FE). Grazie, Presidente. Io non credo che in quest'Aula vi sia qualcuno che desideri una guerra, che concepisca risoluzioni alle controversie diverse dal confronto diplomatico, naturalmente, con tutte le argomentazioni a difesa delle proprie convinzioni, ma un confronto che possa giungere ad una soluzione mediata e per quanto possibile equa.

Io non credo che sostenere i diritti di un Paese aggredito significhi incoraggiare una guerra e, in questo caso, sono convinto che, col sostegno del nostro Paese all'Ucraina, non stiamo aumentando la bellicosità del soggetto aggressore, perché tale livello era altissimo anche prima del 24 febbraio, quando la decisione di oltrepassare il limite della ragionevolezza era già stata presa ed è confermato anche dalle dichiarazioni dell'aggressore sul ripristino degli antichi possedimenti dell'Impero russo. Quindi, essere a supporto del popolo ucraino non significa incoraggiare la guerra. Noi non stiamo supportando l'avanzata di un esercito contro l'altro, stiamo, come dire, consentendo il contrasto a un'aggressione proditoria che ha portato morte e devastazione non solo al popolo aggredito, ma anche tra le fila degli aggressori. Assodato questo aspetto che dobbiamo considerare e rimarcare, dobbiamo anche tener presente il punto di vista e la percezione del cittadino che segue la politica, ma non ha quegli strumenti per approfondire i nostri ragionamenti che arrivano a determinate decisioni, oppure del cittadino che non ha, né il tempo, né la voglia, perché ha da pensare a come affrontare la quotidianità, che è diventata sempre meno sostenibile. Infatti, se la bolletta è raddoppiata o triplicata rispetto a quelle degli scorsi anni, noi possiamo raccontarla come vogliamo, la possiamo raccontare nel miglior modo possibile…

PRESIDENTE. Si avvii alla conclusione.

ANTONIO TASSO (M-MAIE-PSI-FE). …dicendo anche la verità sugli sforzi che si stanno compiendo per arginare lo straripamento dei costi ma, quando sul mio territorio parlo con pescatori, con agricoltori o con l'amico che mi invia lo screenshot per certificare l'aumento dei costi per la propria sopravvivenza, questi ci risponderanno: va bene, tutto quello che vuoi, ma non ci sto dentro con i costi, lavoro in perdita, aumento i miei debiti e la gestione economica della mia vita, a parità di servizi e consumi, è triplicata.

Pertanto, Presidente, la mia conclusione è che uno Stato aggredito e un popolo aggredito vadano sempre sostenuti; il mio è un ragionamento in generale ma, con questa stessa convinzione con la quale ci dichiariamo leali a un'alleanza europea, a un'alleanza atlantica, dobbiamo sostenere anche la condivisione di un progetto per affrontare questo stato precario, che va adeguatamente contrastato perché, altrimenti, in autunno avremo un aggravamento della situazione molto pericoloso.

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Fassina. Ne ha facoltà.

STEFANO FASSINA (LEU). Caro Presidente Fico, caro Presidente Draghi, care colleghe e cari colleghi, siamo in un'economia di guerra. Certo, la responsabilità dell'economia di guerra è della Russia, nessuna ambiguità su questo punto, nessuna equidistanza, siamo dalla parte dell'Ucraina. Con realismo, però, dobbiamo prendere atto che la distanza che ancora ci separa da un cessate il fuoco è dipesa anche dalla continua affermazione di obiettivi che non aiutano ad avvicinarlo: prima, il regime change a Mosca, poi, ripetutamente, la vittoria dell'Ucraina, la riconquista dell'intero territorio ucraino.

Il filone realista della politica internazionale e degli Stati Uniti, quindi, ritengo difficilmente sospettabile di amicizia a Putin, continua a ripetere che l'amministrazione Biden - come ha scritto, anche di recente, Charles Kupchan che, come sapete, è un autorevolissimo professore di relazioni internazionali, componente del National Security Council con Clinton e Obama - dovrebbe smetterla di fare dichiarazioni che rischiano di legarle le mani al tavolo negoziale. Ma nonostante le voci del filone realista, è difficile che, prima delle elezioni di midterm, negli Stati Uniti si avvii seriamente un negoziato.

Quindi, siamo in un'economia di guerra. Allora, caro Presidente Draghi, il punto politico è molto chiaro: in un'economia di guerra non puoi normalizzare la politica economica e la politica di bilancio, perché altrimenti pagano le lavoratrici, i lavoratori e le piccole imprese.

La direzione di marcia definita dai principali Governi europei e dalla Banca centrale europea è una direzione di marcia che porta lavoratrici e lavoratori a pagare la guerra. Qual è il meccanismo che si vuole attivare con l'aumento dei tassi di interesse e con la fine degli acquisti dei titoli di debito pubblico, in un quadro dove la pressione negativa sull'economia viene dal contesto stesso? Qual è il meccanismo che si vuole attivare per fermare l'inflazione che, come lei ha ripetutamente sottolineato, è importata? È piuttosto semplice: si vuole ridurre la domanda aggregata. Come si riduce la domanda aggregata? Riducendo il potere d'acquisto di lavoratrici, lavoratori e pensionati, riducendo l'occupazione. Dobbiamo essere chiari: la linea che è stata scelta dai Governi e della Banca centrale europea attiva tassi d'interesse e sospende acquisti di titoli di Stato con l'obiettivo di ridurre la domanda, attraverso il sacrificio dei redditi di chi è più in difficoltà, attraverso il sacrificio dell'occupazione. Questo è evidentemente inaccettabile.

Ci sono altre strade da poter percorrere; innanzitutto, visto che i danni sono già in corso, è necessario attivare lo scudo sui titoli di Stato; non è rinviabile una precisazione da parte della BCE, su come e quando intenda intervenire per evitare che si aggravi la spirale tra tassi d'interesse, condizioni di finanza pubblica, condizioni dell'economia reale.

Per quanto riguarda il price-cap, siamo totalmente a sostegno della scelta che il Governo ha fatto di percorrere la strada europea.

Dopodiché, Presidente, sono quattro mesi di guerra: bene che vada, ci vorranno mesi prima che quel meccanismo prenda piede. Allora, nel frattempo, si deve attivare un price cap nazionale, come hanno fatto Spagna e Portogallo, con effetti certamente minori, ma, comunque, significativi e, poi, bisogna sostenere i redditi di chi è colpito sul proprio potere d'acquisto. Sono stati fatti interventi importanti, ma non bastano: gli extraprofitti vanno attinti non solo dal settore energetico, ci sono altri settori che hanno fatto extraprofitti. Abbiamo presentato emendamenti al “decreto Aiuti”, si possono recuperare molti miliardi per interventi più significativi sui redditi più in difficoltà. Allora, Presidente, concludo. Il rinvio dell'impegno effettivo per i negoziati, il continuo invio di armi sempre più potenti senza una valutazione di quello che hanno determinato finora in termini di distruzione, innanzitutto in Ucraina, di vite e di cose materiali, la continua marginalizzazione del Parlamento, anche in termini di informazioni; questo è un punto politico, colleghe e colleghi, per quanto mi riguarda, molto importante. Allora, a titolo personale, le ragioni che le ho sottolineato mi impongono di non poter sostenere la risoluzione della maggioranza. Spero che la nostra discussione sia utile a tutti a fare dei passi avanti, perché, a mio avviso, quella che percorriamo è una rotta che farà pagare un prezzo molto caro non solo all'Italia, ma all'Unione europea, a quei Paesi che vivono di quelle esportazioni che sono bloccate e, prima di tutto, al popolo ucraino.

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Pettarin. Ne ha facoltà.

GUIDO GERMANO PETTARIN (CI). Grazie, Presidente. Presidente Draghi, Presidente Fico, onorevoli colleghi e colleghe, prima di tutto, Wir sind alle Ukrainer: siamo tutti ucraini. In questi mesi così difficili, l'Unione ha dato indubbiamente prova della sua grandezza e si è schierata a fianco dell'Ucraina e del suo popolo e ha difeso i valori che, come cittadini europei, noi sentiamo fortemente dentro il nostro cuore e che rappresentano le fondamenta dell'Europa unita: la democrazia, la sovranità del popolo, la libertà, valori imprescindibili, perché un popolo è libero solo se è libero di scegliere. Tuttavia, dall'inizio delle ostilità belliche sono passati ormai più di quattro mesi: alla tragedia umanitaria, conseguenza diretta di questa aggressione, se ne è aggiunta un'altra di carattere economico, che potrebbe, purtroppo, avere anche risultati più gravi di quelli a cui stiamo assistendo.

C'è tantissimo da fare, Presidente Draghi: è prioritario, comunque, investire in modo significativo sulle rinnovabili, è prioritaria la tutela della coesione sociale nella transizione ecosostenibile ed è prioritaria la promozione delle riforme del mercato energetico. Al tempo stesso, è altresì importante porre le basi e prepararci a una corretta gestione di nuove potenziali crisi, militari e statuali, a partire dalle crisi balcaniche, imparare a bilanciare le aree di instabilità nel Mediterraneo allargato, modulare la transizione energetica e inquadrare il futuro rapporto commerciale, e non solo, con la Cina.

Durante la riunione del Consiglio europeo si discuterà anche dell'adesione all'Unione europea dei Paesi che hanno presentato la propria candidatura. In questo contesto, Presidente, ricordiamo tutti che sono passati trent'anni dall'inizio dell'assedio a Sarajevo; ricordiamo tutti che sono passati 26 anni da Dayton e sono passati 19 anni da Salonicco. Sono tempi che non sono accettabili e lo sono sempre di meno, a fronte di quanto sta accadendo. La Commissione europea, comunque, ha espresso parere favorevole per la Moldavia, mentre ha raccomandato al Consiglio europeo di concedere una prospettiva europea alla Georgia e di valutare se il Paese rispetta una serie di condizioni prima di concedergli lo status di candidato. Parere favorevole è stato anche dato per l'ingresso dell'Ucraina, naturalmente.

La Presidente Ursula von der Leyen ha dichiarato espressamente che l'Ucraina ha dimostrato - recito tra virgolette - l'aspirazione e l'impegno di essere all'altezza degli standard europei, ma ha anche detto che c'è ancora molto lavoro da fare sullo stato di diritto, la giustizia, la lotta alla corruzione e la rimozione del potere degli oligarchi sull'economia, ragione per la quale è evidente che il percorso di ingresso dell'Ucraina è, ad oggi, del tutto in salita.

Naturalmente, solo una volta che saranno conclusi i negoziati di adesione, verrà stilata la bozza di trattato di adesione, però, al di là di queste formule importanti, ma sempre formule, dare seguito alle richieste dei Paesi che sono pronti ad impegnarsi nel progetto comunitario risponde pienamente alla volontà originaria dell'Europa di espandersi e di accogliere chiunque voglia aderire al sogno europeo. Tuttavia, stante la complessità della procedura di ingresso e, al tempo stesso, l'emergenza che il continente europeo è chiamato ad affrontare ora, è bene che l'Unione avvii contestualmente strategie ad hoc per rafforzare la difesa e la sicurezza comuni, l'indipendenza e la resilienza energetica, la crescita e l'autonomia industriale e tecnologica, la propria capacità di essere “uno” Stato e non 27 piccoli, più o meno, staterelli, uno accanto all'altro. È importante che l'Unione europea non dimentichi i Balcani occidentali, Presidente Draghi, e, in questi in maniera particolare il Kosovo, e, ancor di più, non sottovaluti gli allarmi importanti, pesanti che risuonano fortissimi soprattutto per la situazione in Bosnia.

Presidente, è importantissimo che l'Unione europea fornisca in maniera particolare gli strumenti per permettere ai cittadini e alle imprese di combattere, a tutti i cittadini e alle imprese dell'Unione europea, una crisi economica che, sommata a quella causata dalla pandemia, sta trasformando i mercati in un vero e proprio bagno di sangue. Per questo è fondamentale che, nelle prossime ore, nell'immediato, l'Italia si faccia portavoce della necessità di revisionare i Trattati europei. Lei lo ha detto mille volte, noi cerchiamo di rafforzarla: i Trattati europei non sono più adeguati a quella che è l'esigenza attuale dell'Unione europea. Principi come quelli della possibilità di porre un veto fanno ormai a pugni con quella che è la realtà che ogni giorno noi stiamo respirando (Applausi dei deputati del gruppo Coraggio Italia). Abbiamo bisogno di finanziare l'uscita dalla crisi e di avviare quelle riforme che da troppo tempo sono attese. Infine, il Consiglio europeo affronterà anche il tema dei lavori della Conferenza sul futuro dell'Europa, che, dopo un anno di dibattiti, è giunta al termine lo scorso 9 maggio. Nonostante siano terminati questi lavori, i lavori della Conferenza non possono, però, certo considerarsi esauriti: ha intrapreso un percorso ben preciso, in una fase storica in cui l'Europa e il mondo intero, all'alba di un'era post-pandemica, sono chiamati ad affrontare sfide che nemmeno immaginavamo prima del 24 di febbraio. La guerra in Ucraina ha cambiato tutto in Europa e nel mondo e ha rimescolato anche le priorità. Per questa ragione e alla luce di quanto esposto, la riunione prossima del Consiglio europeo rappresenta l'occasione che aneliamo, da anni, tutti, di rifondare l'Unione europea: un'Unione europea che sia più sicura, più forte sulla scena mondiale, che sviluppi i partenariati esistenti e ne istituisca di nuovi, che rafforzi la sicurezza e la difesa comuni, un'Unione europea che promuova la crescita e che combatta la disoccupazione, l'esclusione sociale e la povertà, un'Unione meglio organizzata, con Governi più consapevoli e disposti ad investire realmente in un progetto comune vero. Un passo determinante verso gli Stati Uniti d'Europa. Presidente, finalmente! Grasiis President, mandi (Applausi dei deputati del gruppo Coraggio Italia).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Lupi. Ne ha facoltà.

MAURIZIO LUPI (M-NCI-USEI-R-AC). Grazie, signor Presidente. Signor Presidente del Consiglio, ho ascoltato la sua relazione e l'approvo e, con me, i deputati di Noi con l'Italia, e lo facciamo, oltre che per gli argomenti da lei illustrati e che condividiamo, soprattutto, per un inciso che lei ha inserito nel suo discorso quando ha detto che il Governo italiano, insieme ai partner dell'Unione europea e del G7, intende continuare a sostenere l'Ucraina - aperte le virgolette - così come questo Parlamento ci ha dato mandato di fare.

In un altro passaggio, a proposito del sostegno all'ingresso dell'Ucraina nell'Unione europea, lei ha ribadito che il Governo italiano è stato tra i primi a sostenere questa posizione con chiarezza e convinzione, in Europa e in Occidente, e ha aggiunto: se non sbaglio, la prima volta che ho affermato questo punto è stato proprio in questo Parlamento. Infine, ha chiuso impegnando il nostro Paese a continuare a lavorare con l'Unione europea e con i nostri partner del G7 per sostenere l'Ucraina, ricercare la pace, superare questa crisi, perché, ha detto, “questo è il mandato che il Governo ha ricevuto dal Parlamento, da voi”.

Noi approveremo la sua relazione per coerenza con quanto noi stessi abbiamo deciso e votato in quest'Aula. In questo mese e mezzo abbiamo assistito a dibattiti che giravano attorno al punto essenziale: il ruolo del Parlamento è decisivo, è fondamentale, e il Governo ha attuato quanto il Parlamento, in un decreto, all'unanimità, ha votato. Non abbiamo cambiato idea, abbiamo deciso di aiutare l'aggredito a resistere all'aggressore, pena la sua cancellazione dalla cartina geografica, come auspicato e pronosticato da un ex Presidente russo, e contemporaneamente abbiamo deciso di attivare tutti i canali diplomatici possibili per convincere l'aggressore a desistere. Ieri ho sentito - e concludo, signor Presidente - nel dibattito al Senato uno slogan semplicistico, come tutti gli slogan, e falso: passiamo dalla diplomazia delle armi, alle armi della diplomazia. Scusate, non è un gioco di parole, ma questa affermazione è disarmante, non degna delle istituzioni.

PRESIDENTE. Concluda.

MAURIZIO LUPI (M-NCI-USEI-R-AC). Aiutare qualcuno - e concludo - vuol dire aiutarlo perché possa continuare a esistere e a vivere fino in fondo, senza ipocrisie, come il Parlamento ha deciso di fare e come mi auguro continui a fare. Che non si possa mai dire dell'Ucraina quello che si diceva degli antichi romani: desertum fecerunt et pacem appellaverunt, fecero un deserto e lo chiamarono pace. Le molte città e i villaggi rasi al suolo dai russi…

PRESIDENTE. Deputato Lupi, deve concludere.

MAURIZIO LUPI (M-NCI-USEI-R-AC). …purtroppo non ci fanno ben sperare. Questa è la dignità e la responsabilità di un Parlamento (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Noi con l'Italia-USEI-Rinascimento AdC)

PRESIDENTE. Grazie. È iscritto a parlare il deputato Ricciardi. Ne ha facoltà.

RICCARDO RICCIARDI (M5S). Grazie, Presidente. Presidente Draghi, come qui dentro probabilmente sappiamo tutti e ne siamo assolutamente a conoscenza, viviamo in un meraviglioso Paese, ma in un Paese molto strano.

Ho sentito ora parlare di centralità del Parlamento: qui c'è una forza politica che chiede proprio questo, ma non è una forza politica che si è messa in contrapposizione rispetto all'azione di questo Governo. Qui parliamo della forza politica che, all'indomani dell'invasione russa in Ucraina, ha dato sostegno immediato, incondizionato, totale, alla difesa del popolo ucraino contro questa aggressione scellerata. Non c'è mai stata un'esitazione (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). E l'abbiamo fatto appoggiando la politica di questo Governo sulle sanzioni, sugli aiuti, perché gli aiuti che noi come Governo diamo - e siamo orgogliosi di questo - non si limitano all'appiattimento del dibattito sugli aiuti militari. Qui l'Italia ha fatto la sua parte, l'ha fatta fino in fondo, nell'accoglienza dei profughi, e noi siamo orgogliosi di rappresentare questo Paese su questa linea.

L'abbiamo fatto anche con l'energia, perché qui all'inizio c'era grande disorientamento rispetto a quello che sarebbe accaduto. Bene, noi siamo stati i primi a dire: parliamo di mercato energetico comune, di politica energetica comune in Europa, parliamo del tetto al prezzo del gas, parliamo di stoccaggi comuni, parliamo di un'Europa che finalmente acquisti un potere negoziale rispetto al tema delle energie e non dove tutti i Paesi sostanzialmente viaggiano individualmente. Noi lo abbiamo fatto per primi e poi, dopo un paio di mesi, sentiamo che questa cosa diventa dibattito pubblico. Però, è stato il MoVimento 5 Stelle a porre questo tema ed è il MoVimento 5 Stelle, oggi, a sottolineare un aspetto, che probabilmente si vede poco, ma che è la reale molla di tutto quello che sta accadendo, ovvero una finanziarizzazione totale delle materie prime, quelle che servono alla transizione ecologica. C'è speculazione finanziaria su questo, c'è speculazione finanziaria perfino sulla siccità - i famosi derivati meteorologici – cioè si fa speculazione e si scommette anche sul tempo.

C'è anche la speculazione di Putin, perché Putin, grazie alla speculazione sul prezzo del gas - e qua dentro ce lo dobbiamo dire - quest'anno incasserà 100 miliardi di più di quanti ne ha incassati nel 2021. Quindi, il tema è la finanziarizzazione, è la finanziarizzazione dell'energia, è il prezzo delle bollette. Tutta la crisi energetica è avvenuta ben prima della guerra. Del tema degli extraprofitti ne parliamo da prima della guerra, perché se andiamo per strada, basta prendere un taxi a Roma o parlare con qualsiasi persona e ci dicono: ‘non ci raccontate che la guerra ha fatto aumentare le bollette, perché io sono per strada ed è da ben prima della guerra che c'è il problema delle bollette'.

E allora noi qui la invitiamo, Presidente, a usare tutta la sua esperienza, tutta la sua credibilità, per rimettere al centro davvero un sano mercato, perché il piccolo imprenditore che si alza la mattina e ha problemi non è quello che si sta arricchendo con la finanza. Qui c'è gente che sta facendo miliardi sulla pelle delle persone, sulla pelle degli imprenditori e sulla pelle dei lavoratori. E chi, se non lei, può in Europa dare un indirizzo diverso? Perché qui non è questione di piccoli interventi o piccole politiche, qua è un discorso di prospettiva del mondo. E, allora, ritorniamo al mercato reale e non a una finanziarizzazione totale (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

Presidente, però, lei lo può fare da qua. Infatti, questo si interpreta sempre come un posto dove si indebolisce l'azione del Governo, ma qui l'azione del Governo si può rafforzare. Perché se lei qui viene a prendere un mandato chiaro e serio su tutte le linee di indirizzo che noi diamo, lei, poi, fuori, ha la forza di un Parlamento, ha la forza di un Paese, e questo è fondamentale.

Io sento tanti interventi di tanti colleghi che parlano di centralità del Parlamento. Per un anno, durante la pandemia, addirittura qualcuno a un certo punto ha parlato di ‘dittatura sanitaria', eravamo in questa situazione. Parlavano di centralità del Parlamento, dicendo: “attenzione, lo stato d'emergenza, i DPCM, attenzione che se apriamo un negozio un'ora prima o un'ora dopo, Presidente, lei deve venire in Parlamento e bisogna discuterne”.

Ebbene, aiutateci ora a far ritrovare la centralità del Parlamento, aiutateci (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)! Perché qui non parliamo dell'orario di un coprifuoco, un'ora in più o un'ora in meno, o se un negozio deve aprire un'ora in più o un'ora in meno, qui parliamo di una guerra - una guerra! -, di un posizionamento che influenzerà, probabilmente, i prossimi 10, 20, 30 anni! E, allora, lo dico a tutti i sinceri democratici che parlano di Costituzione e parlano di Parlamento: in questi giorni non eravamo in tanti a discutere su questa risoluzione e a chiedere, Presidente, un'informativa, un dibattito. Perché, vede, il tema non è che io chiamo un Ministro o il Presidente e c'è un dialogo tra leader fatto in un ufficio; così, siamo buoni tutti: chiamiamo il Ministro e diciamo “allora, su questa cosa che indirizzo prendiamo?” Ma non è mica un'interlocuzione privata, è un'interlocuzione che dobbiamo al Paese (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). È il Paese che deve sapere queste cose.

Noi possiamo continuare col sostegno politico, ma se poi è il Paese e sono i cittadini a non dare più una legittimazione popolare a questo sostegno, è un problema per tutti noi qua dentro. Qui possiamo continuare a dire ‘signori, sostegno, sostegno, sostegno', e siamo tutti d'accordo. Io lo dico qui solennemente, siamo tutti d'accordo.

Se poi c'è gente fuori che dice: “ma le bollette, i prezzi, la crisi migratoria che arriverà” - perché se si affamano le popolazioni in Africa, come si stanno affamando, queste verranno qui - stia tranquillo che ci sarà una parte politica che, domani, speculerà su questa cosa e prometterà che, con loro, forse, questa crisi migratoria non ci sarebbe stata e di rimandare tutti a casa a morire di fame. Questo è il tema! Se i cittadini non lo capiscono, verrà meno anche il sostegno all'Ucraina da parte della gente che si alza la mattina e va a lavorare. Dobbiamo far capire loro che è fondamentale, ma lo facciamo partendo da qui e spiegando loro le cose. Abbiamo bisogno sempre di legittimazione popolare!

Ora il mantra di questo tempo è la stabilità. E allora ritorno indietro a qualche mese fa, quando, mentre si parlava di Quirinale, il MoVimento 5 Stelle disse: “Signori, tutto bene. Sul Quirinale possiamo fare tutto quello che vogliamo, però riteniamo che al primo posto ci sia la stabilità del Paese. Dunque, mescolare Palazzo Chigi con il Quirinale forse non è il caso per il Paese”. Per fortuna l'abbiamo fatto, per fortuna siamo stati tra i pochi a mettere al centro la stabilità del Paese, perché, dopo 20 giorni, è scoppiata una guerra e volevamo proprio vedere con una guerra che scoppiava con un nuovo Governo e con nuovi Ministri! Noi abbiamo pensato alla stabilità del Paese (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)! Poi, qualcuno usa la parola “stabilità” probabilmente pensando alla stabilità della propria posizione e non alla stabilità del Paese. Per noi al centro c'è la stabilità del Paese (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) e la storia già ci ha dato ragione.

In questo Consiglio europeo sarà importante vedere com'è il quadro generale, perché l'Europa non si ferma ai nostri confini. Io credo che un dato inquietante, fra i tanti che ci sono stati in questo periodo, sia quella votazione dell'8 aprile dell'ONU, dove si è detto che la Russia non rispetta i diritti umani. Ebbene, andate a vedere quella votazione (noi siamo quasi 8 miliardi di persone): i Paesi che rappresentano più della metà della popolazione mondiale non hanno votato a favore di quella risoluzione. Sei tra i primi dieci più popolosi Paesi al mondo - sei tra i primi dieci! - non hanno votato a favore di quella risoluzione. Parliamo anche di democrazia e della democrazia più popolosa al mondo, che è l'India. Questo è un dato che deve far riflettere. L'Europa deve ritrovare la sua centralità e capire che la multilateralità del mondo non è un'opinione ma è realtà e tutte le volte che tiriamo fuori argomentazioni del genere vediamo semplicemente la realtà, i dati di fatto.

Allora, occorre ripartire dall'Europa e dal Patto atlantico e lo diciamo chiaramente come se ce ne fosse bisogno, perché questo è un Paese davvero strano. Se tu fai questi discorsi da un po' di tempo sei praticamente un membro della Duma e un filoputiniano. Ora in questo discorso, se qualcuno riesce a intravedere una propaganda putiniana, lo sfido e voglio vederla frase per frase, oppure addirittura vorrei capire dove in questo discorso sia la critica al Patto atlantico o la critica all'Unione europea. C'è una dialettica politica e si chiama stare in politica e dare il nostro contributo per migliorare l'azione del Governo, per il Paese, per l'Italia (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), perché chi pensa che fare politica sia solo strumentalizzare determinate cose non ha capito che il MoVimento 5 Stelle, in questi anni, ha fatto scelte impopolari, ma necessarie nel periodo più grave per questo Paese, facendole nella convinzione di mettere al centro il bene degli italiani e così è stato. Io non lo so quante forze, da prima forza di maggioranza all'epoca - all'epoca, ripeto, e faccio riferimento al discorso della stabilità di prima -, lo avrebbero fatto; qualcuno, all'epoca, ha compiuto delle scelte che nessuno avrebbe fatto, perché abbiamo messo al centro il Paese. Quindi, nessuno può dire che il MoVimento 5 Stelle ragioni per calcolo elettorale (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Questa è una cosa che non sta né in cielo né in terra e la rivendichiamo fin dall'inizio di questo Governo, Presidente, perché, se avessimo voluto fare calcoli elettorali, sia l'anno scorso sia quest'anno, avremmo compiuto altre scelte. A noi interessa sempre quello per cui i cittadini ci hanno votato e mandato qui (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato De Luca. Ne ha facoltà.

PIERO DE LUCA (PD). Grazie, Presidente. Signor Presidente, signor Presidente del Consiglio, colleghe e colleghi, siamo ormai a quattro mesi dall'invasione dell'Ucraina. Quattro mesi in cui cannoni e carri armati, sospinti dal delirio imperialista di Putin, hanno devastato un intero Paese e massacrato migliaia di civili inermi. Da subito questo Parlamento ha assunto una posizione chiara e netta per l'Italia, che noi democratici riteniamo doveroso ribadire oggi all'intera comunità internazionale che ci guarda e ci ascolta: noi non ci voltiamo dall'altra parte, noi siamo al fianco del popolo ucraino e condanniamo, senza esitazioni o ambiguità, un'aggressione grave e ingiustificata di un Paese e di un popolo libero e sovrano (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Questa è la posizione espressa da subito e che ribadiamo oggi.

L'abbiamo fatto e dobbiamo continuare a farlo. Dobbiamo continuare a sostenere la resistenza e anche la ricostruzione in Ucraina con aiuti umanitari, economici, sociali e militari, ma dobbiamo continuare a fornire anche segnali chiari di vicinanza e supporto politico. Per questo il Consiglio dell'Unione deve avere il coraggio di una decisione storica, che invitiamo il Governo a promuovere con forza: riconoscere subito all'Ucraina lo status di candidato all'adesione all'Europa. Da subito: avviciniamo l'Ucraina all'Europa subito! Questa è una decisione da prendere al prossimo Consiglio europeo, con il sostegno forte del nostro Paese.

Non possiamo permetterci i ritardi e le lentezze del passato e in questo contesto chiediamo anche un altro impegno ormai ineludibile: acceleriamo le procedure di ingresso in Europa per i Paesi dei Balcani occidentali. Facciamo anche questo subito, facciamolo ora! Dobbiamo lanciare messaggi forti e determinati: l'Europa deve battere un colpo. Sono milioni le persone che guardano a noi come ancora di salvezza, come lei ricordava bene, signor Presidente, e come garanzia di rispetto di libertà e di diritti essenziali. Da questo punto di vista, invitiamo, allora, il Governo a lavorare anche sull'idea, lanciata dal segretario Letta e ripresa dal Presidente Macron, di avviare quanto prima la costruzione di una confederazione, una comunità politica che integri da subito nella famiglia europea tutti gli Stati durante la fase di adesione all'Europa. Facciamolo subito; è importante tenere all'interno della famiglia e della comunità europea Stati che guardano al nostro continente con attenzione.

Dopo quella della Presidente della Commissione europea, del resto, la visita sua a Kiev, signor Presidente, insieme a Macron, Scholz e Iohannis, ha prodotto un salto di qualità politica importante alla nostra azione, fornendo l'immagine dell'Europa migliore, dell'Europa che vogliamo per il futuro, un'Europa unita e forte, l'Europa che non cede al ricatto dell'energia e che è in grado di assumere decisioni straordinarie, come è accaduto finora, per tutelare diritti, valori e libertà per noi non negoziabili. Dobbiamo continuare lungo questa strada. Le sanzioni, come lei ricordava, stanno producendo i loro effetti e vanno continuate a essere applicate. L'accoglienza riservata a tutti i rifugiati ucraini sta salvando milioni di vite umane. Ricordiamolo e cogliamo questa occasione, ancora una volta, per abbracciare idealmente tutte le donne e gli uomini giunti finora in Italia e ringraziare le strutture pubbliche e private nonché le associazioni del Terzo settore che stanno assicurando assistenza e solidarietà nel nostro Paese (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Il nostro è un grande Paese da questo punto di vista!

Infine, il sostegno complessivo alla resistenza ucraina è stato anch'esso decisivo e ricordiamolo chiaramente in quest'Aula. Ha consentito a questo Paese di esistere ancora oggi come Stato sovrano (questa è la realtà) e tutto ciò era ed è la premessa necessaria per lavorare, con sempre maggiore determinazione, a un cessate il fuoco immediato e alla ricerca di una soluzione diplomatica per la pace. Le due cose non sono in contrapposizione tra loro, come lei ricordava e come qualcuno vorrebbe far credere; è l'esatto contrario (chiariamolo bene). Se ci fossimo girati dall'altra parte rispetto all'aggressione russa, oggi l'Ucraina che abbiamo non esisterebbe più.

Se fossimo rimasti indifferenti, oggi avremmo discusso di un trattato di resa e non di un negoziato di pace. Se fossimo rimasti inerti oggi avremmo la Russia a minacciare i confini dell'Europa con i suoi intenti imperialistici. Abbiamo fatto bene a seguire la strada che abbiamo tracciato finora e dobbiamo continuare lungo questo percorso (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). L'Unione continui, quindi, a sostenere la popolazione ucraina e a pretendere al tempo stesso un cessate il fuoco immediato, il ritiro delle truppe di Mosca e l'avvio di un negoziato di pace per un equilibrio nuovo nella regione. Si lavori con forza, signor Presidente - e siamo contenti che lei l'abbia ripetuto - anche a una soluzione per evitare una crisi alimentare globale. Su questo vanno dette parole chiare con forza: il blocco del grano è un crimine contro l'umanità, è un crimine contro milioni di donne e uomini che rischiano la fame e la vita! Dobbiamo contrastarlo e mettere in campo azioni forti a livello internazionale, per evitarlo e per sbloccare questo rischio.

Signor Presidente, esattamente un anno fa vivevamo un momento importante per il nostro Paese: la Commissione dava il via libera al PNRR. Nel corso di una suggestiva cerimonia a Roma, la Presidente Ursula von der Leyen riconosceva che l'Italia nella lotta alla pandemia era stata un modello per l'Europa mostrando il significato della solidarietà. Ricordo oggi quella giornata di legittimo orgoglio nazionale - cito l'espressione da lei usata allora - perché nel Next Generation c'è l'idea dell'Europa che vogliamo emerga, anche di fronte a quest'altra crisi. È l'idea dell'Europa della solidarietà, è l'idea dell'Europa della condivisione degli sforzi, è l'idea dell'Europa sostenuta e difesa politicamente dal compianto David Sassoli, che ricordiamo con un pensiero commosso (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). È quella l'Europa che vogliamo, quella che non resta prigioniera degli egoismi nazionali, consapevoli che o ci si salva tutti insieme o non si salva nessuno. Certo, per affrontare le sfide attuali dobbiamo avviare anche una discussione sul futuro assetto istituzionale e politico dell'Unione, ragionando anche su una modifica dei Trattati. Lo abbiamo visto da ultimo con l'opposizione dell'Ungheria di Orbàn alla tassazione minima sulle multinazionali. Per costruire un'Europa sempre più forte e autorevole è giunto il tempo di dire: basta ai veti! Basta ai blocchi degli egoismi nazionali! Superiamo la regola dell'unanimità! Questo è un obiettivo prioritario da raggiungere, insieme alla costruzione di un'Unione delle energie, un'Unione che rafforzi e modifichi il Patto di stabilità. È il momento, in altri termini, di costruire un'Europa autonoma e sovrana da un punto di vista strategico. Siamo a un bivio della storia, signor Presidente. Putin pensava di dividerci e di indebolire l'Europa: ha ottenuto l'effetto opposto. Non fermiamoci ora! L'Italia è stata protagonista sulla scena internazionale ed europea ed è tornata ad essere protagonista anche grazie alla sua autorevolezza, signor Presidente. Permettetemi di ringraziare qui, a nome del Partito Democratico, il sottosegretario Amendola e i colleghi di maggioranza per il lavoro incessante e costruttivo svolto in queste ultime ore, per avere una risoluzione e una base di ragionamento e di riflessione di maggioranza, con la quale oggi diamo mandato forte e pieno al Governo. Evitiamo - e mi rivolgo a tutte le forze di maggioranza - tensioni pericolose. Questo è il momento dell'unità e della responsabilità nazionale per tutti. È il momento di rafforzare, non di indebolire, il sostegno al Governo: ne va dell'autorevolezza e della credibilità del nostro Paese a livello europeo ed internazionale. D'altro canto - e mi avvio a conclusione – è in gioco oggi il futuro dell'Italia e dell'Europa, il futuro di quelle conquiste ottenute in decenni di integrazione comunitaria, a partire dal risultato più importante, che dobbiamo difendere e continuare a difendere ogni giorno con determinazione assoluta, in Europa e con l'Europa: la pace. Il Partito Democratico è al fianco suo e del Governo con convinzione. Buon lavoro, signor Presidente, buon lavoro a noi (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Delmastro Delle Vedove. Ne ha facoltà.

ANDREA DELMASTRO DELLE VEDOVE (FDI). Grazie, Presidente. È nelle corde del cuore di una destra patriottica sulla politica estera scegliere sempre e comunque, a prescindere, l'interesse nazionale. Per questo tralasciamo ogni commento, Presidente, alle miserie domestiche che si stanno consumando nell'ex galassia pentastellata. Sarebbe una ghiotta occasione per ribadire che l'Italia non si governa con la cultura confusa dei “vaffa”, ma in Europa è tempo di storia, tragica, ma pur sempre storia. Non ci immiseriremo a commentare una cronaca domestica meschina, che rischia di pregiudicare l'immagine italiana nei consessi europei e, segnatamente, la sua e la nostra immagine nel consesso del 23 e 24 giugno. Presidente Draghi, il nostro contributo è certo, chiaro, inequivocabile e non tentennante: siamo con lei, rappresentante pro tempore dell'Italia, quando ribadisce che la linea dell'Italia non cambia, che l'Italia mantiene la sua posizione al fianco dell'Ucraina nella cornice euro-atlantica, per riaffermare il valore non negoziabile dell'integrità e della sovranità nazionale. Questa posizione non muta perché i nostrani capponi manzoniani si beccano al suo cospetto (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

Ci lasci, però, dire con orgoglio che è lei a essere con noi, quando richiama un concetto che non solo e non tanto è nella nostra risoluzione, la pace giusta, ma che è nel codice genetico immutabile di una destra che ha sempre detto che le paci giuste, quando si parla di Nazione, non possono essere paci che mortificano e soffocano le identità nazionali. Questo è nel nostro codice genetico, questo finalmente fiorisce anche sui banchi del Governo (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)! Ed è lei che è con noi, quando ricorda che la pace non può essere subita, perché c'è qualcosa che preesiste anche al diritto internazionale e che forse lo informa ed è il diritto naturale, intrinseco di ogni popolo, di ogni Nazione a essere libera e sovrana, a difendere i propri confini, a tutelare la propria integrità territoriale. Coerentemente vedevamo ciò, vedevamo soffocare le identità nazionali da parte del gigante russo già cinquant'anni fa e lo vediamo anche oggi, con buona pace - me lo lasci dire - degli isterici e divisivi interventi che provengono dalla parte del PD. Questa nostra adamantina e storica coerenza ci permette di non farci trascinare nella polemica dal PD e di guardare con olimpica e soverchia commiserazione in quest'Aula chi ha speso il tempo per basse polemiche sul collocamento in Europa di Fratelli d'Italia o di altri partiti. Glielo traduco diversamente, Presidente. Chi oggi come Lia Quartapelle approfitta del suo intervento per fare polemica, chiedendo dove stia Fratelli d'Italia a livello internazionale, perde un'ottima occasione per tacere (Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico), dimostra di non capire la grandezza del momento storico (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia), ma soprattutto non comprende che la nostra risposta è semplice: dalla parte delle Nazioni libere e democratiche, nella cornice euro-atlantica, senza “se” e senza “ma”. Si chieda se la sua maggioranza è in quell'alveo o distilla una maleodorante cultura anti-Occidente, che si traduce anche in semi-crisi di Governo!

FEDERICO MOLLICONE (FDI). Stavate con l'Unione Sovietica!

PRESIDENTE. Deputato Mollicone, la richiamo all'ordine! Deputato Mollicone! Prego, collega Delmastro delle Vedove (Commenti del deputato Mollicone).

ANDREA DELMASTRO DELLE VEDOVE (FDI). Ora, però, al di là di chi è…

PRESIDENTE. Deputato Mollicone, è il secondo richiamo all'ordine, non faccia gesti!

ANDREA DELMASTRO DELLE VEDOVE (FDI). Presidente, mi consenta di continuare.

PRESIDENTE. Se lo consente il suo collega Mollicone. Prego, deputato Delmastro Delle Vedove.

ANDREA DELMASTRO DELLE VEDOVE (FDI). Presidente, se sul collocamento internazionale non abbiamo dubbi e, se noi siamo con lei, molto spesso diremmo che lei è con noi, oggi ci faccia però una cortesia. Legga e faccia leggere con attenzione la nostra risoluzione e ci dia un parere nel merito, fuori dalle logiche di maggioranza e minoranza, come noi stiamo dimostrando di saper fare perché l'ora della storia così ci impone. Ci dica se voi state con l'Italia, ci dica cioè se vogliamo chiedere il 23 e il 24 giugno in Europa un apposito fondo alimentato con risorse europee e delle Nazioni alleate per compensare i danni economici subiti dai singoli Paesi. Ci dica se vogliamo pretendere e ottenere un tetto al prezzo del gas e una centrale unica di committenza, perché questa è l'Europa che vogliamo. Ci dica se vogliamo un piano straordinario per l'autosufficienza alimentare del continente europeo, perché l'Europa non è un gioco di specchi di Cancellerie di eunuchi inadeguate, se questo continente non raggiunge neanche l'autosufficienza alimentare! L'Italia non teme, l'Italia è saldamente nella cornice euro-atlantica, ma da protagonista anche quando chiede tutele per la propria economia reale. Così come non è negoziabile la difesa dell'Ucraina, per Fratelli d'Italia non è negoziabile la difesa e la tutela della nostra economia reale.

Non ci siano extraprofitti non solo da parte delle società private, ma non ci siano extraprofitti da parte di nessuna delle Nazioni della cornice euro-atlantica. Fermezza internazionale e solidarietà economica interna possono andare a braccetto, e questa è l'Europa che vogliamo. Non credo che sia più Europa, probabilmente è più Italia in Europa, ma quell'Europa che noi sogniamo è quella in cui c'è più Italia in Europa e non più Europa in Italia (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Fratoianni. Ne ha facoltà.

NICOLA FRATOIANNI (LEU). Grazie, signor Presidente. Signor Presidente del Consiglio, Sinistra Italiana dal primo momento, in occasione della prima discussione di questo Parlamento sulla tragedia della guerra scatenata dalla Russia contro l'Ucraina, ha votato contro l'invio delle armi. Lo ha fatto per molte ragioni, la più importante perché convinti che contribuire all'escalation militare non fosse la strada più efficace per difendere le vittime di questa aggressione, che non abbiamo mai confuso nella lettura di questa tragedia.

Ebbene, di fronte a quell'argomento la risposta arrivata da molte parti, da coloro che scelsero invece di votare in modo diverso, la maggioranza netta di quest'Aula, fu la seguente: se noi non inviamo anche le armi, non ci sarà più neanche lo spazio di una trattativa. In poche ore Putin sarà a Kiev e la possibilità di una via diplomatica sarà cancellata.

Mi sono fatto molto spesso la domanda rispetto a quella obiezione, perché ho sempre preso in modo dannatamente serio la discussione su una tragedia come questa, e credo che non si possa fare diversamente. Faccio però oggi a lei, signor Presidente del Consiglio, a quest'Aula, una domanda: dopo quasi quattro mesi di guerra, di una guerra devastante, che ogni giorno alimenta la catena dei lutti, il numero dei profughi, il numero delle vittime, sempre più civili, sempre più incolpevoli, quella strada non mostra qualche limite? Quando sarà raggiunto il punto di equilibrio sul piano delle forze tale da consentire che dalle armi, come unica strada, si passi all'investimento deciso sulla diplomazia? Quando arriverà quel momento? Perché qualcosa, Presidente, noi dobbiamo anche dire. Ho appreso a un certo punto davvero con grande gioia la notizia che l'Italia aveva preparato un proprio piano di pace.

Mi spiace che non ci sia qui il Ministro degli Affari esteri, avrei voluto chiederlo anche a lui e lo faccio per suo tramite. Dove è finito quel piano di pace? Il Parlamento non ne ha mai discusso, non ne abbiamo mai saputo nulla. È il piano di pace del Governo? È il piano di pace della Farnesina? È scomparso dai radar, non ne ha parlato il dibattito pubblico. Eppure, la proposta di un piano di pace indica la capacità di determinare un elemento di iniziativa politico-diplomatica.

Presidente del Consiglio, lei ha spesso ripetuto una frase dentro l'escalation delle parole, lo diceva il collega Fassina poco fa, dalla trattativa siamo passati alla vittoria, dalla vittoria siamo passati alla cacciata dell'ultimo soldato, è scomparsa la dimensione della trattativa.Lei ha detto più volte: l'unica pace la può definire l'Ucraina. Certo, lei ha ragione, non c'è dubbio, è perfino tautologico. Il punto però è questo: noi che abbiamo da dire su questo? Abbiamo la possibilità di giocare un ruolo attivo? Chiedo questo al Governo italiano, chiedo questo all'Europa, perché, se l'Europa oggi, dopo aver preso parte, fin troppo dal mio punto di vista, sul piano militare a questo conflitto, non è in grado di dire anche qualche parola in più sulla natura di un possibile accordo di pace, noi rischiamo di essere semplicemente spettatori di una tragedia che rischia di allungarsi e di costruire quotidianamente un peggioramento delle condizioni.

Secondo aspetto, in un minuto: le conseguenze economiche e sociali di questa guerra, anche laddove la guerra non si combatte per via militare, innanzitutto nel nostro Paese, sono ogni giorno più drammatiche. Il collega Fassina lo ha detto chiaramente: le scelte attuali, anche a livello europeo, vanno in una direzione sbagliata. Di fronte a tutte le armi in campo avremmo avuto bisogno di una sola arma, quel bazooka finanziario che ha inventato lei; e invece quella è l'unica arma che oggi tace, l'unica arma di cui avremmo bisogno. Come è possibile che la BCE oggi scelga quella strada?

E, sul piano nazionale, nella ricerca di un tetto al prezzo del gas a livello europeo, finché quella ricerca non arriva a buon fine, si costruisca un'iniziativa nazionale per limitare l'aumento dei costi, si mettano in campo politiche redistributive. Ieri abbiamo discusso della delega fiscale e in quella delega manca esattamente questo, il coraggio e la determinazione di mettere in campo politiche di redistribuzione della ricchezza in grado di aiutare i salari troppo bassi di questo Paese, le fasce più fragili della popolazione, lavoratori, lavoratrici, piccole imprese, che rischiano di essere spazzati via dall'onda di crisi. Su questo serve un cambio di passo, e allora questo chiediamo. Chiediamo che si sospenda l'invio delle armi, ma chiediamo soprattutto, con la nostra risoluzione, un deciso cambio di passo.

La pace, l'ho detto allora e lo dico oggi, è una fatica. Chiediamo la costruzione di un'iniziativa politica su questo, al netto delle dichiarazioni di intenti, che pure apprezzo. Lo dico con chiarezza, le apprezzo; ogni volta che lei dice pace e diplomazia lo apprezzo, considero le parole importanti, ma chiedo di più, un'iniziativa. Indicate una strada, smontate ogni argomento strumentale, innanzitutto dell'aggressore; indicate una strada possibile, che cosa pensiamo noi. Questo vorrei che questo Parlamento, e soprattutto questo Governo, in questo momento fosse in grado di dire al Paese e al teatro di crisi drammatico della guerra in Ucraina (Applausi dei deputati del gruppo Liberi e Uguali).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Formentini. Ne ha facoltà.

PAOLO FORMENTINI (LEGA). Grazie, Presidente. Signor Presidente del Consiglio, noi qui, oggi, vogliamo esprimere ancora una volta tutta la solidarietà, la vicinanza dell'intera Lega al popolo ucraino, che vive sotto le bombe e combatte per la libertà; lo vogliamo fare con una chiarezza totale.

C'è stata un'invasione brutale di uno Stato sovrano, l'abbiamo condannata sin dall'inizio con tutte le nostre forze e continuiamo a sostenere il Governo con convinzione nella ricerca della pace. Una pace che deve passare, ovviamente, da una prima tregua per poi costruire qualcosa di duraturo, che possa nei decenni garantire la democrazia ucraina.

Però, vorrei usare questi minuti per riflettere su quella che è la missione che lei compirà nei prossimi giorni al Consiglio europeo.

Lì si parlerà di guerra, certamente, ma si parlerà anche di ideali, di sogni, di aspirazioni; si parlerà di quell'Europa che tutti insieme vogliamo costruire, quell'Europa che forse qualche errore nella costruzione dell'Unione lo ha compiuto, altrimenti oggi sarebbe ancora tra noi la Gran Bretagna.

Se noi, forse, ci fossimo ricordati di più del modello inglese, il modello che rispetta le diversità, le identità, ogni libertà, forse oggi il Regno Unito sarebbe ancora pienamente parte dell'Europa. Lo sarà per sempre perché è scritto nel suo DNA culturale e di europei fino al midollo. Quello è un tassello fondamentale dell'Occidente - Inghilterra, Europa, rapporti transatlantici - ma, per costruire la nuova Europa, noi abbiamo bisogno di tornare alle radici, di tornare alla base attraverso un processo che sia bottom up, dalla base, dai territori, dai sindaci, dalle regioni. Questo dobbiamo fare, perché altrimenti tradiremmo la storia dell'Europa stessa (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

È questo l'impegno che le chiediamo come Lega, quello in cui crediamo profondamente noi che abbiamo creduto nel Patto fondativo di Pontida del 1167 di liberi cittadini, liberi comuni e nel Patto del Grütli, che è alla base, con i cantoni centrali, dell'odierna Confederazione elvetica, che fondarono; noi crediamo in queste esperienze di libertà e crediamo che il nuovo patto fondativo debba esserci alla base dell'Europa che verrà. Un'Europa dei popoli, un'Europa che nel territorio trovi la propria linfa vitale (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). È questo il dono che dobbiamo fare a quei popoli che entreranno in Europa, agli ucraini, alla Repubblica di Moldova, un domani alla Georgia. Sì allo status di candidati a membri dell'Unione europea, ma che Unione Europea faremo loro trovare?

Noi dobbiamo combattere perché l'Europa sia sempre più simbolo di libertà, libertà di parola, libertà di pensiero, libertà di tutelare quelle diversità che l'hanno fatta grande (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). Saprà essere unita solo se saprà tutelare le diversità, le lingue, le tradizioni, le culture. Questa è l'Europa, non scordiamocelo mai. Con un tutto indistinto, burocratico e centralizzato cancelliamo in un colpo, in un trionfo di cancel culture, la nostra identità di popoli d'Europa.

E allora su questo lavoriamo. L'unanimità, si dirà, l'unanimità nelle decisioni. La Lega ha espresso tanti dubbi.

Il dubbio più grande è che si possa insinuare, serpentiforme, la lusinga delle autocrazie, perché poi renderemmo palesi le nostre divisioni, aprendo varchi a chi ci vorrà divisi (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

Ancora, da qui, diciamo: “Finché l'Europa non sarà compiuta, nessuna nuova tassa” e “No taxation, without representation”: questo è il concetto alla base. Finché il Parlamento europeo non avrà pieni poteri di rappresentanza dei popoli, non potremo imporre nuove tasse. Questo è il nostro sogno, il nostro sogno d'Europa, il sogno che vogliamo condividere con i popoli che entreranno a farne parte, perché nella pace noi prosperiamo e nella pace noi potremo accogliere anche i popoli dei Balcani. Non scordiamoci, Presidente, dei Balcani! I Balcani aspettano da anni e non vogliono veder tradite le proprie ambizioni, le proprie aspirazioni di essere parte dell'Europa. Noi dobbiamo dimostrare loro che siamo pronti ad accoglierli, perché, altrimenti, davvero le autocrazie lì troveranno terreno fertile: La Cina, la Russia, ma anche un alleato problematico come la Turchia.

Allora, compattiamo l'Europa, dialoghiamo con la Gran Bretagna e riuniamo l'Occidente, un Occidente che può essere riunito, solo se torna ad essere consapevole di cosa sia: è la terra della libertà (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Rampelli. Ne ha facoltà.

FABIO RAMPELLI (FDI). La ringrazio, signor Presidente. Colleghi deputati, signor Presidente del Consiglio, se l'Italia, l'Europa e l'Occidente non avessero soccorso l'Ucraina, oggi Kiev sarebbe annessa alla Russia: è un dato oggettivo. Se Putin avesse già il controllo dell'Ucraina, le operazioni speciali - come lui le definisce - si sarebbero spostate su altre Nazioni sovrane, che lui considera regioni del suo nuovo impero. Se la Russia concretizzasse le velleità imperialiste, l'Unione europea si impoverirebbe di democrazia, di libertà, ma anche di ricchezza. Se il ritorno ai confini dell'Unione Sovietica, o, peggio ancora, della Russia zarista, è l'obiettivo strategico - così come più volte è stato annunciato - della Russia di Putin, l'asse del mondo si sposterebbe a Oriente e, se questo dovesse accadere - abbiamo avvisaglie dall'India, dalla Cina e da alcune Nazioni africane -, tutto ciò che rappresentiamo sarà in pericolo.

Mi sento di dover dare una notizia ufficiale e cioè che l'Italia fa parte dell'Europa e che l'Italia e l'Europa sono in Occidente e, quindi, dopo aver invitato il Ministro degli Affari esteri, Di Maio, a prendere ripetizioni di geografia, forse molti altri esponenti di questo Parlamento, dovrebbero analogamente procedere nella medesima direzione. L'Italia è Occidente e, se l'asse del mondo si spostasse a Oriente, noi ne avremmo un danno oggettivo. Se tutti i popoli che hanno avuto a che fare con la Russia hanno aderito - o vogliono aderire - all'Unione Europea, piuttosto che alla NATO (noi conosciamo bene e meglio i nostri cugini francesi rispetto ai polacchi), c'è ragione di ritenere che avranno qualche motivo per immaginare di allontanarsi il più possibile da un popolo che conoscono meglio di noi e, forse, questo andrebbe raccontato a molti intellettuali analisti, o presunti tali, tra i quali il professor - barone universitario - Orsini, che forse potrebbe essere simpaticamente meglio ribattezzare “Ursini”, da Unione Sovietica. Ma la storia non si fa con i “se” e non si fa con i “ma”.

E allora parliamo di prosa, Presidente Draghi, e non di poesia. Siamo d'accordo sul tetto al prezzo del gas, ma abbiamo la sensazione che manchi una strategia complessiva. Noi siamo per l'autosufficienza, da non confondersi con l'autarchia. Essere per l'autosufficienza significa sospendere, per esempio - il suo Governo può farlo -, il PiTESAI, che ha firmato nel febbraio di quest'anno, e riprendere immediatamente, da domani mattina, le attività estrattive ed esplorative, perché - ce lo dice il MiSE, oltre che Assoimprese - abbiamo 300 miliardi di gas domestico disponibili, che, sommati alle altre fonti di energia e di gas di importazione, secondo gli accordi anche da voi stipulati, ci darebbero un'autonomia di oltre dieci anni, senza chiedere a Putin neanche la bomboletta per il gas da campeggio.

Siamo in regime di transizione ecologica: questo spazio temporale sarebbe sufficiente per arrivare alla produzione di energia da fonti rinnovabili in maniera significativa, se non addirittura ultimativa. Sul fotovoltaico, Presidente Draghi, noi l'abbiamo ascoltata anche nella precedente circostanza, prima del Consiglio europeo del 27 e 28 marzo, quando ci ha fatto scoprire che, per coltivare ogni fazzoletto di terra in Italia, dobbiamo chiedere una sorta di deroga a Bruxelles. Ebbene, “sì” al fotovoltaico, “no” al fotovoltaico su aree agricole, ma non perché siamo contrari al fotovoltaico (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia e di deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente), ma perché ci sono milioni di ettari a disposizione per poter utilizzare e montare i pannelli fotovoltaici. Basterebbe un accordo tra ENEL e Ferrovie dello Stato o ANAS, per realizzare pannelli fotovoltaici à gogo senza mettere a rischio una cosa che è più importante dell'emergenza energetica, che è l'emergenza alimentare (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)! Lei sa, Presidente del Consiglio, che ci sono tendenze secondo le quali nelle grandi città, sulle terrazze delle grandi città, si sta immaginando la coltivazione e l'autoproduzione di generi alimentari? Noi siamo - visione strategica - per il risparmio energetico, ma le sue politiche di risparmio energetico, così come quelle dell'Unione europea, sono praticamente inesistenti. Lo vogliamo porre questo problema al prossimo Consiglio europeo? Basterebbe mettere a sistema tutte le reti di distribuzione degli Stati nazionali per risparmiare con adeguate politiche di sostegno fino al 35 per cento di energia. Non si può fare, perché, altrimenti, c'è la possibilità di disturbare coloro i quali - i gestori multinazionali dell'energia - hanno già guadagnato extra profitti, a cui lei ha fatto riferimento nella sua relazione? E l'interesse nazionale, o gli interessi diffusi dei popoli contano meno dei profitti di queste realtà che, inopinatamente, abbiamo praticamente messo sul mercato, fino a farle conquistare da un azionariato straniero, avendo - come Stato italiano e come MEF - la minoranza delle quote? Delle centrali idroelettriche - e concludo -, Presidente del Consiglio, vogliamo parlarne? Si rende conto che dentro il “DDL Concorrenza”, riguardo al quale lei, improvvidamente, ha persino annunciato la posizione della fiducia, ci sono anche le nostre centrali idroelettriche? E si rende conto che siamo in regime di siccità? E si rende conto che la manutenzione e l'investimento sulla riconduzione forzata per riportare l'acqua alla quota originaria e farla riprecipitare e, con turbine più moderne, aumentare la produzione dal 17 al 34 per cento del fabbisogno energetico nazionale, può essere un altro punto di svolta? Parliamo di energia sovrana, ancorché rinnovabile, cioè pulita (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)! Ne vogliamo parlare di quanto si debba espungere la questione delle gare europee sulle nostre centrali idroelettriche dal “DDL Concorrenza”?

PRESIDENTE. Concluda.

FABIO RAMPELLI (FDI). Concludo. Noi non siamo contro la concorrenza, non siamo contro il risparmio energetico, non siamo contro l'approvvigionamento di energia domestica; vorremmo però che ci fosse una strategia complessiva per consentirci, per esempio, di avere - è davvero l'ultima battuta che faccio, Presidente - una concorrenza che significa reciprocità.

PRESIDENTE. Deputato Rampelli deve concludere.

FABIO RAMPELLI (FDI). Sto finendo.

PRESIDENTE. È ora.

FABIO RAMPELLI (FDI). Sì, è la domanda finale che voglio fare, perché, siccome non ci sono molte occasioni per farla, voglio approfittare di questo intervento. Nel regime di concorrenza e nella reciprocità, posto che l'Italia mette a disposizione 8.000 chilometri lineari di coste, le centrali idroelettriche e le aree pubbliche per il commercio, che cosa mettono sul tavolo le altre Nazioni europee? Se non c'è reciprocità, c'è circonvenzione di incapace e noi vorremmo sinceramente evitarlo (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. È così conclusa la discussione.

(Annunzio di risoluzioni)

PRESIDENTE. Avverto che sono state presentate le risoluzioni Suriano ed altri n. 6-00222, Fratoianni n. 6-00223, Berti, De Luca, Marrocco, Pettarin, Fornaro, Giglio Vigna, Colaninno, Ermellino, Emanuela Rossini, Magi e Lupi n. 6-00224, Romaniello ed altri n. 6-00225, Corda ed altri n. 6-00226 e Lollobrigida ed altri n. 6-00227. I relativi testi sono in distribuzione (Vedi l'allegato A).

(Replica e parere del Governo)

PRESIDENTE. Ha facoltà di replicare il Presidente del Consiglio dei Ministri, Mario Draghi.

MARIO DRAGHI, Presidente del Consiglio dei Ministri. Grazie, Presidente, grazie alla Camera. In generale, più che rispondere ai singoli punti, vorrei fare alcune considerazioni su quello che mi pare sia il tema dominante dei vostri interventi, con qualche eccezione.

Quindi, prima di tutto, ringrazio la Camera dei deputati per il sostegno, primo, ad aiutare l'Ucraina a difendere la libertà e la democrazia; secondo, a continuare con le sanzioni contro il Paese invasore; terzo, a sostenere il potere d'acquisto degli italiani; quarto, a preparare con tutti gli altri la ricostruzione dell'Ucraina; quinto, a sostenerne lo stato di candidato nell'Unione europea; sesto, a ricercare una pace duratura che rispetti i diritti, la volontà e la libertà in Ucraina.

Onorevole Fratoianni, l'Italia e io personalmente cerchiamo questa pace, l'abbiamo cercata fin dall'inizio (Applausi), ma per mettersi seduti e cominciare a delineare un piano di pace, bisogna che una parte che oggi sta continuando la guerra, cercando posizioni di vantaggio - e solo quando queste posizioni di vantaggio all'interno dell'Ucraina, occupando parte dell'Ucraina, saranno stabilizzate - per questa parte, solo allora, si potrà cominciare a parlare di pace. La posizione dell'altra parte, invece, è dire: “No, scusate, siete venuti a casa mia, prima di tutto ve ne dovete andare, poi parleremo di pace”. Sono due posizioni inconciliabili (Applausi).

Non so dove ero arrivato, se al sesto o al settimo, comunque, l'altro punto è importante, veramente importante: cercare di far di tutto per evitare la tragedia della crisi alimentare nei Paesi più poveri del mondo.

In sostanza, vi ringrazio per il sostegno a continuare sulla strada disegnata dal DL 14 del 2022. Vi ringrazio, perché questo sostegno è stato unito, con qualche eccezione. Vorrei dedicare due parole alle eccezioni e vorrei anche ringraziare queste voci dissonanti, in particolare l'onorevole Fassina e l'onorevole Maniero, perché effettivamente ci aiutano, ci stimolano a riflettere su alcuni punti.

Le sanzioni: sono efficaci, non sono efficaci? Quando io dico che sono efficaci, ripeto quello che tutte le organizzazioni internazionali mi dicono; ho la sensazione, da tutti i dati, che siano molto efficaci e, anzi, che diventino ancora più efficaci quest'estate. Da tutti i segnali che si hanno da parte russa, questa è l'evidenza: una grande preoccupazione che sta crescendo.

Il secondo punto sollevato dall'onorevole Maniero riguarda i concimi. Ha ragione, ho sollevato questo punto tre mesi e mezzo fa con la Commissione europea e sto aspettando una risposta (Commenti ironici di deputati del gruppo Misto).

PRESIDENTE. Colleghi…

MARIO DRAGHI, Presidente del Consiglio dei Ministri. Questo è il punto e lo solleverò ancora nel prossimo Consiglio europeo (Applausi).

PRESIDENTE. Deputato Sensi, per favore, batta le mani, ma non sul banco.

MARIO DRAGHI, Presidente del Consiglio dei Ministri. A parte questi punti importanti di riflessione, c'è una fondamentale differenza tra due punti di vista: in base a uno, il mio sostanzialmente, l'Ucraina si deve difendere (Applausi). Le sanzioni, l'invio di armi servono a questo. L'altro punto di vista è diverso: l'Ucraina non si deve difendere, non dobbiamo fare le sanzioni, non dobbiamo mandare le armi; la Russia è troppo forte, perché combatterla? Lasciamo che entri, lasciamo che l'Ucraina si sottometta; dopotutto, cosa vogliono questi (Applausi)?

Il secondo punto riguarda quella che ho definito più volte una tragedia umanitaria derivante dalla carestia, dalla crisi alimentare che sta per abbattersi sui Paesi, su coloro che hanno meno di tutti al mondo, su coloro che sono i più poveri; ma naturalmente la colpa è delle sanzioni, la colpa è dell'Europa...No! La colpa è della Russia che ha dichiarato guerra all'Ucraina (Applausi)!

Detto questo, il sostegno, come dicevo, è stato molto unito e l'unità è essenziale in questi momenti. E' essenziale in questi momenti, perché le decisioni che bisogna prendere sono molto difficili, è essenziale perché queste decisioni riguardano la guerra, ma riguardano anche la nostra situazione economica e sociale interna; non sono situazioni facili, quindi, l'unità è fondamentale per questo.

Vorrei fare, come ieri, una considerazione di carattere personale. Alcune di queste decisioni, soprattutto quando vedono l'Italia coinvolta sia pure indirettamente in una situazione di guerra, sono decisioni importanti, complesse e profonde anche dal punto di vista personale, hanno dei risvolti morali molto profondi, molto complicati e, quindi, il vostro sostegno è fondamentale e vi ringrazio (Prolungati applausi – Commenti).

PRESIDENTE. Ha facoltà di intervenire il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei Ministri, Vincenzo Amendola, per l'espressione del parere sulle risoluzioni presentate.

VINCENZO AMENDOLA, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei Ministri. Grazie, Presidente. Il parere è contrario sulle risoluzioni Suriano ed altri n. 6-00222 e Fratoianni n. 6-00223. Il parere è favorevole sulla risoluzione Berti, De Luca, Marrocco, Pettarin, Fornaro, Giglio Vigna, Colaninno, Ermellino, Emanuela Rossini, Magi e Lupi n. 6-00224. Il parere è contrario sulle risoluzioni Corda ed altri n. 6-00226 e Lollobrigida ed altri n. 6-00227.

PRESIDENTE. Il parere sulla risoluzione Romaniello ed altri n. 6-00225?

VINCENZO AMENDOLA, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei Ministri. Il parere è contrario, Presidente.

Preavviso di votazioni elettroniche (ore 11,38).

PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.

Si riprende la discussione.

(Dichiarazioni di voto)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto.

Ha chiesto di parlare la deputata Yana Chiara Ehm. Ne ha facoltà.

YANA CHIARA EHM (MISTO-M-PP-RCSE). Grazie, Presidente. Era il 18 marzo quando in quest'Aula veniva votato il decreto-legge Ucraina: soltanto 25 voti contrari all'invio di armi letali, solo poche voci per un immediato cessate il fuoco, per negoziati e per la pace come unico obiettivo possibile. In questi quattro mesi, in cui niente è stato fatto realmente per avviare un concreto processo di pace, la guerra è continuata con la sua furia devastante. È stato fatto veramente tutto per fermare questa tragedia? È stato detto tutto e il contrario di tutto, ma, nonostante gli screzi interni tra chi è più o meno atlantista o fintamente pacifista, ci si è praticamente appiattiti ai suoi diktat, Premier Draghi, che dichiara di sostenere l'Ucraina così come questo Parlamento le ha dato il mandato di fare, ovvero con le armi e senza più passare per il Parlamento.

La risoluzione presentata oggi da Manifesta è coerente con la nostra posizione sin dall'inizio di questo conflitto: stop all'invio di armamenti, cessate il fuoco immediato, negoziati diplomatici, garantire i diritti per chiunque scappi dalle guerre, che sia uomo o che sia donna, che sia in Ucraina, che sia in Afghanistan, che sia in Siria, che sia Kurdistan o altrove. A voi colleghi, invece, chiedo di fare una scelta di coraggio: gli italiani hanno parlato chiaro e il futuro del Paese non può dipendere da logiche e calcoli meramente personali, legati de facto a giochi di potere e di candidature elettorali. È il momento di decidere, per il bene dell'Europa e per il bene del nostro Paese. Noi di Manifesta voteremo convintamente “sì” alla nostra risoluzione, perché, Presidente Draghi, veramente, se cerca la pace, non la si trova con l'invio di missili, di bombe, di obici, ma tramite scelte di pace, che seguono il nostro dettato costituzionale. Perché, Presidente, giusto per ricordarlo, ancora e ancora, a lei e a tutti i colleghi, l'Italia ripudia la guerra (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Manifesta, Potere al Popolo, Partito della Rifondazione Comunista-Sinistra Europea, che mostrano cartelli recanti la scritta: «Investiamo sulla pace, tagliamo i fondi alla guerra»).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Gebhard. Ne ha facoltà. Colleghi, per favore, abbassate i cartelli! Gli assistenti possono intervenire, grazie. Colleghe, per favore abbassate i cartelli, vi richiamo all'ordine! Prego, deputata Gebhard.

RENATE GEBHARD (MISTO-MIN.LING.). Grazie, Presidente. Di fronte alle diverse tragedie umane dovute alla guerra e in presenza delle crisi energetica e alimentare, le sfide che ci aspettano sono tante e condividiamo, signor Presidente del Consiglio, il valore che lei attribuisce all'unità del Paese e dell'Europa: occorre operare con voce unica e determinata. Abbiamo fiducia nella sua azione, perché sappiamo che ogni azione da lei intrapresa ha come primo obiettivo cercare la pace e rafforzare il dialogo e la diplomazia. Come lei ha costantemente ribadito, siamo anche consapevoli che non si deve cedere all'aggressione russa, perché la resa sarebbe una ragione di ulteriore conflitto e di crisi dell'Europa. L'attacco alla sovranità e integrità dell'Ucraina da parte della Russia si identifica, ormai, con l'attacco all'Europa: è un'aggressione all'idea di Europa solidale e liberale che la Russia non riconosce né tollera, ma che appartiene a tutti noi e che dovrebbe essere la ragione strategica dell'allargamento dell'Unione europea. Quando, diversamente, si adottano le tesi dell'aggressore, si cede a un assolutismo privo di principi e di legalità, si crea instabilità e non si rafforza, si disgrega e non si unisce, si nega anziché sostenere. Anche per queste ragioni, dobbiamo aiutare gli ucraini e dare il nostro contributo al riconoscimento all'Ucraina dello status di Paese candidato all'adesione all'UE, che sarà, appunto, in discussione nel prossimo Consiglio europeo. Siamo convinti, come lei, signor Presidente del Consiglio: occorre coraggio ed occorre lavorare per il consenso di tutti i Paesi europei. Augurandole buon lavoro, dichiaro il nostro voto favorevole alla risoluzione di maggioranza.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Ermellino. Ne ha facoltà.

ALESSANDRA ERMELLINO (MISTO-CD). Grazie, Presidente. Presidente del Consiglio, colleghi, sia chiaro che la guerra non è mai un'opportunità, ma un dato è necessario che venga rilevato in questa sede, in un momento così poco qualificante per la nostra politica interna, presa com'è dalle rese dei conti post-elezioni. L'attuale conflitto in Ucraina ha innescato in Italia e in Europa una nuova capacità di trasformare l'imprevisto e l'emergenza. L'Italia riscopre e valorizza il suo ruolo nell'Unione europea e nel Mediterraneo, dove, con i tempi e i modi giusti, promuove un bilateralismo intelligente, fatto di possibilità di crescite reciproche, senza però allontanarsi dal percorso tracciato in Europa e oltreoceano. E, mentre il Paese sta vivendo un rinnovato protagonismo in materia di politica estera, qui, in Parlamento, rinnoviamo la continuità di quel processo che ci vede parte di un confronto e di un dibattito prima delle decisioni. Non solo nel corso di questa legislatura, molti parlamentari, compresa me, che provengo dalla provincia di Taranto, hanno prioritarizzato nelle loro agende la diversificazione energetica, ossia la capacità di coniugare sviluppo e tutela del nostro futuro, un domani che in Europa deve poter contare anche sui Balcani, che ormai da troppo tempo aspettano di poter beneficiare e contribuire all'Unione. Su questa linea ho molto apprezzato l'idea della Comunità politica europea teorizzata dal Presidente Macron e rilanciata anche dal Presidente del Consiglio europeo. È un'occasione che andrà colta anche qui da noi e che, anzi, dovremmo cercare di allargare al di là dei confini europei, in un'ottica di politica di vicinato, proprio perché i temi che sono stati menzionati come fulcro d'interesse in questo nuovo progetto non riguardano solo l'Europa, ma, in prospettiva, tutti i Paesi che, con le loro politiche, influiscono sul continente sotto vari aspetti. Penso che il Forum potrebbe essere anche un'opportunità per alleggerire il peso della burocrazia europea, di cui spesso soffrono gli Stati che si affacciano sul Mediterraneo. In conclusione, l'Italia potrebbe ampliare l'ambito di azione della Comunità politica europea come luogo adatto anche a rilanciare un dialogo condiviso e aperto con gli amici della sponda del Nordafrica. Annuncio, quindi, un convinto voto favorevole da parte della componente politica Centro Democratico alla risoluzione di maggioranza. Buon lavoro, Presidente.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Dori. Ne ha facoltà.

DEVIS DORI (MISTO-EV-VE). Grazie, Presidente. La posizione di Europa Verde è sempre stata netta, coerente e trasparente sin dall'inizio del conflitto: abbiamo condannato fermamente la Russia per il criminale attacco contro l'Ucraina; abbiamo sostenuto che la solidarietà al popolo ucraino non dovesse essere di facciata, ma concreta, con aiuti di natura economica, corridoi umanitari e accoglienza dei profughi; abbiamo ribadito l'esigenza di un ruolo da protagonista dell'Unione europea, anche in un processo di allargamento dell'Unione; abbiamo reclamato l'impiego dello strumento diplomatico come primo e unico strumento in grado di ridurre le conflittualità; abbiamo auspicato la costruzione immediata di un modello comune di difesa europeo; abbiamo invitato a imporre forti e coraggiose sanzioni di natura economica alla Russia; abbiamo votato convintamente contro l'aumento delle spese militari italiane; abbiamo sollecitato una specifica attenzione affinché le armi inviate in Ucraina non finissero nelle mani sbagliate di gruppi paramilitari o milizie irregolari; abbiamo chiesto di liberarci dalla dipendenza del gas russo, investendo nelle energie rinnovabili, a partire dallo sblocco delle relative autorizzazioni; abbiamo posto per primi il tema degli extraprofitti delle grandi compagnie energetiche, quando c'era qualcuno che lo riteneva un tabù; abbiamo proposto, con una nostra mozione approvata qui, in quest'Aula, il 27 aprile scorso, di dare sistematicità alle attività dei corpi civili di pace. Vede, Presidente Draghi, lei confonde l'unità con l'unanimità. Qui tutti vogliono il bene dell'Italia, dell'Europa e dell'Ucraina, ma anche le opposizioni hanno il loro ruolo e lei dovrebbe, quindi, ascoltare e ringraziare le voci contrarie su alcuni punti, perché qui sta il valore democratico. Noi voteremo, quindi, a favore della risoluzione che abbiamo presentato come Europa Verde e contro la risoluzione di maggioranza, perché non può nemmeno essere considerata un atto di indirizzo politico, tant'è vero che il tema invio armi non è trattato, se non con giri di parole fumose e interpretabili a piacimento. Si tratta, quindi, di una delega in bianco che il Governo utilizzerà a sua discrezione, mettendo ai margini il Parlamento nelle scelte più importanti (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Europa Verde-Verdi Europei).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Tondo. Ne ha facoltà.

RENZO TONDO (M-NCI-USEI-R-AC). Grazie, Presidente. Il capogruppo Lupi ha chiaramente espresso stamattina le ragioni del voto favorevole di Noi con l'Italia alla conferma del mandato che questo Parlamento ha dato al Governo. Siamo consapevoli che si tratta di una scelta non facile, siamo di fronte all'assunzione di una forte responsabilità, di una situazione che, prima di quattro mesi fa, era assolutamente inimmaginabile. È evidente che il livello di preoccupazione del Paese è elevatissimo, così come in tutto il resto del mondo. Le notizie che ci vengono in queste ore dall'oblast' di Kaliningrad e dalla Lituania autorizzano, purtroppo, a pensare che ci possa essere un'escalation della tensione e delle operazioni militari. Non possiamo che auspicare che, a fronte dell'escalation degli scontri, ci sia una ancora più forte escalation di tutti i canali diplomatici possibili. Lei, Presidente Draghi, è appena tornato da un viaggio che certamente ha lasciato una traccia forte nella sua esperienza personale e istituzionale. Non smetterò di sostenere la diplomazia - ci ha detto - e di cercare la pace a tutti i costi. Noi su questo non possiamo che essere d'accordo. Ribadiamolo e facciamo in modo di evitare che ci sia un'assuefazione. Siamo preoccupati di questo: il rischio di un'assuefazione verso un'ipotesi di una guerra senza fine. C'è il rischio della normalizzazione dello stato di fatto, che ci si abitui a pensare che questo sia un conflitto infinito. Non può essere. Dobbiamo ragionare in questa prospettiva e aggiungo un'ultima considerazione, già ripresa da alcuni parlamentari.

Sul fotovoltaico siamo d'accordo, ma non usiamo aree destinate all'agricoltura. L'agricoltura deve tornare ad essere centrale nell'agenda dei nostri Governi.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Napoli. Ne ha facoltà.

OSVALDO NAPOLI (MISTO-A-+E-RI). Grazie, Presidente. Annuncio il voto favorevole dei deputati di Azione alla risoluzione della maggioranza. Mi preme, però, precisare che il nostro voto favorevole va molto oltre i contenuti di quel documento: è un voto di limpido sostegno all'azione del suo Governo, è un voto che intende esprimere la nostra piena fiducia nel suo operato; fiducia nella tenacia e nella coerenza con cui lei sta affrontando una vicenda di dimensioni straordinarie, le cui ricadute interesseranno le nostre future generazioni.

Mi consenta, Presidente Draghi, di cogliere il paradosso della situazione determinata dalla contorsione di quei settori della maggioranza, i quali, a corto di argomenti, si ritrovano come il cane che si morde la coda. Nella risoluzione si chiede a lei e al Governo di dare tempestiva informazione al Parlamento in occasione dei summit internazionali di particolare importanza. Ma scusate, onorevoli colleghi, che cosa stanno facendo oggi il Governo e il Presidente Draghi? Non sono in Parlamento per ascoltare le forze politiche? E allora perché tante giornate di tensione, tante ore passate a discutere una richiesta che è già realizzata? È tutto scolpito nella risoluzione del 1° marzo.

Ci è parso, tutto questo, più rivolto ad una ricerca di visibilità ad uso elettorale, che ad un problema reale. Lei, Presidente Draghi, ha esercitato, con l'amabilità che tutti le riconoscono, una pazienza straordinaria nell'ascoltare richieste tanto evanescenti, quanto inutili. Le viene chiesto di implementare il tavolo della diplomazia, come se lei avesse opposto un rifiuto in questo senso. A lei, ai partner europei e alla NATO, viene chiesto di fare quello che Vladimir Putin si rifiuta di fare: aprire un tavolo negoziale e far cessare il tuono del cannone per cedere la parola alla politica.

Per fare la pace occorre l'incontro di almeno due volontà, per fare la guerra è sufficiente l'intenzione criminale di una sola volontà, e lei l'ha fatto presente. Questa guerra l'ha voluta la Russia. È in questo disallineamento che oggi prosperano nuove minacce. Senza la lotta del popolo ucraino, sostenuto dall'Occidente, nessuna pace è possibile. Senza la resistenza coraggiosa degli ucraini, l'esercito russo sarebbe già arrivato in Transnistria e in Moldavia.

Lei, Presidente Draghi, ha tracciato una rotta nel dramma che incombe sull'Europa, la difende e la articola con sagacia e lungimiranza, in ciò assecondato dai nostri principali partner. Il chiacchiericcio di questi giorni è destinato a evaporare con la stessa velocità con cui è nato. Vada avanti, Presidente, con le sue armi migliori, cioè con la determinazione e la coerenza, senza le quali la pace diventa un miraggio.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Tasso. Ne ha facoltà.

ANTONIO TASSO (M-MAIE-PSI-FE). Presidente, comunico che ho rinunciato all'intervento.

PRESIDENTE. Perfetto. Ha chiesto di parlare il deputato Forciniti.

FRANCESCO FORCINITI (MISTO-A). Presidente Draghi, intanto io le manifesto la nostra sincera solidarietà perché oggi lei è costretto a passare con noi la mattinata in questo orribile postaccio chiamato Parlamento, che lei disprezza sistematicamente così tanto (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Alternativa), al punto da non voler mai venire qui. Non è venuto qui prima di andare da Biden a prendere la lista delle cose da fare. Non è venuto qui prima dell'ultimo Consiglio straordinario del 30 e del 31 maggio. L'ultima volta che è stato qui ci ha fatto una altezzosa informativa, nella quale ci ha detto le cose che intende fare senza nemmeno permetterci di dare un orientamento con un misero voto (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Alternativa). Scusi se vorremmo, ogni tanto, poter dire qualcosa.

Oggi le tocca, oggi le tocca, mi spiace, le sono solidale. Visto che non capita così spesso di avere la possibilità di parlare con lei o, comunque, almeno di farle arrivare la nostra voce, io ne approfitto per ricordarle che lei ha ricevuto a suo tempo un mandato politico, quando ha assunto la carica di Presidente del Consiglio, legato a un contesto totalmente differente da quello attuale, un contesto emergenziale che ora non vi è più e legato a specifiche questioni che lei aveva il mandato di gestire, quindi la gestione del COVID - e lo ha fatto attraverso ricatti, attraverso il massacro e la distruzione della piccola e media impresa, ma quella è un'altra storia - e poi la gestione di questi quattro spiccioli del PNRR.

Ma abbiamo capito fin da subito che a lei interessava, piuttosto, avere quelle riforme di contorno, che ci riportano alla stagione draghiana… montiana della macelleria sociale - scusi per il lapsus -, quindi il ritorno alla Fornero, le privatizzazioni e le svendite di Stato, a lei tanto care, con il DDL “Concorrenza”.

Lei non ha alcuna legittimazione politica per agire in maniera così altezzosa e snobbando sistematicamente l'orientamento del Parlamento, perché se noi diciamo di voler condurre una battaglia in difesa dei valori della democrazia e della libertà, come minimo dovremmo essere a casa nostra meno insofferenti e meno intolleranti rispetto alle basilari procedure democratiche (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Alternativa), che in Italia soprattutto prevedono che sia il Parlamento a dare a lei le indicazioni e la guida su cosa fare; e non è che lei viene qui a dare ordini al Parlamento, perché altrimenti non ha senso sentirsi migliori di quegli oligarchi verso i quali si punta il dito. Questo dovrebbe essere chiaro.

E vengo al tema della guerra: se lei parlasse meno con Biden e più con i cittadini italiani, a caso, le basterebbe andare in un bar o per strada e si renderebbe conto che i cittadini italiani e l'opinione pubblica non vogliono le proprie mani sporche di sangue, non vogliono assumere una postura di Paese cobelligerante, ma vogliono piuttosto che l'Italia valorizzi ed esalti la sua vocazione diplomatica. Anche perché noi avremmo una “cosetta” che a lei non piace molto, chiamata Costituzione italiana, che in teoria ci vieterebbe di entrare come parte cobelligerante in un conflitto.

Allora, noi potremmo giocare un ruolo diverso in questa partita, lasciando fare la guerra a chi ce l'ha nella sua vocazione e nella sua storia, mentre noi, quando abbiamo fatto le guerre nella nostra storia, non è andata mai così tanto bene. Potremmo lasciare agli altri fare la guerra e cercare, noi, di ritagliarci un ruolo diverso, che esalti veramente la nostra vocazione e ci renda un minimo rilevanti, anziché essere insignificanti al soldo di interessi geopolitici altrui (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Alternativa). Anche perché poi le conseguenze economiche di quello a cui stiamo andando incontro non riguardano solo i condizionatori, come lei scioccamente ha detto qualche settimana fa, perché qui si tratta veramente di mandare a gambe all'aria l'intero sistema produttivo di questo Paese.

PRESIDENTE. Deputato Forciniti, misuri le parole!

FRANCESCO FORCINITI (MISTO-A). Allora, le cose sono due: o lei è totalmente inconsapevole, se dice quelle cose sui condizionatori, riducendo tutto a questo, oppure è in malafede perché nasconde agli italiani il baratro verso il quale sta cacciando questo Paese.

Allora, io glielo dico: se veramente lei vuole fare qualcosa di filo-italiano per una volta nella sua storia, vada in Europa e vada a dire che l'Italia vuole rivendicare un ruolo diplomatico in questa faccenda, magari convocando una conferenza di pace, magari facendosi portatore di altre cose, ma non vuole le proprie mani sporche di sangue.

PRESIDENTE. Concluda.

FRANCESCO FORCINITI (MISTO-A). Allora, se lei è capace, se è capace di fare questo, vada in Europa e lo faccia; altrimenti, se ne vada via dove vuole lei, alla NATO - al Quirinale non l'hanno voluta, e mi dispiace, me ne dolgo con lei - ma anche ai giardinetti…

PRESIDENTE. Grazie.

FRANCESCO FORCINITI (MISTO-A). …ma lasci questo Paese libero di autodeterminarsi (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Alternativa, che espongono cartelli con le scritte: “Stop invio armi”, “No war”, “No alle armi”, “Assassini, “Criminali”).

PRESIDENTE. Colleghi, abbassate i cartelli. Prego gli assistenti parlamentari di intervenire. Vi richiamo all'ordine! Abbassate i cartelli (Gli assistenti parlamentari ottemperano all'invito del Presidente).

Ha chiesto di parlare il deputato Fornaro. Ne ha facoltà.

FEDERICO FORNARO (LEU). Grazie, signor Presidente. Signor Presidente del Consiglio, signori Ministri, colleghe e colleghi, mi si lasci solo una battuta iniziale: questo luogo, per chi crede nella democrazia, è un luogo sacro e sentire certe cose, devo dire, fa semplicemente male, male alla democrazia. Io credo che il dibattito, il confronto, la critica, il ruolo dell'opposizione siano sacri, ma certi limiti non dovrebbero essere oltrepassati.

Signor Presidente del Consiglio, io ho molto apprezzato le cose che ha detto in replica nell'ultima parte del suo intervento. Vorrei ripartire da lì, dalla difficoltà del momento, dalle scelte che sono state compiute e si compiono ogni giorno, dalla difficoltà nel compiere queste scelte, che interrogano, inevitabilmente, oltre alle questioni economiche, anche le questioni morali e valoriali. Ed è in questo quadro che noi inseriamo e abbiamo inserito la necessità di avere un confronto forte, ampio, leale, nel rispetto della Costituzione, tra il Parlamento nel suo complesso e il Governo.

Su questo, proprio perché questo è il luogo sacro della democrazia ed essendo stato protagonista degli incontri che hanno preparato questa risoluzione, in quest'Aula sento di dover non difendere, ma smentire, nella maniera più totale, le affermazioni che sono state attribuite al sottosegretario Amendola. Non sono mai state dette e il tema non è mai stato questo, esattamente come il tema di un maggior coinvolgimento del Parlamento, come può testimoniare il sottosegretario Amendola, è stato condiviso da tutti i gruppi parlamentari, ma nello spirito, signor Presidente del Consiglio, di rafforzare il ruolo del Governo, di rafforzare il ruolo dell'Italia per cercare di trovare una soluzione a questa crisi. Infatti, non possiamo nasconderci: quando noi votammo la prima risoluzione - lo ricordo a tutti -, si pensava che questa fosse una guerra destinata a durare qualche giorno (c'era addirittura chi preconizzava la chiusura al lunedì, quando noi discutevamo in settimana). Oggi, ci troviamo di fronte a più di cento giorni di guerra. Lei ha ricordato il numero dei morti e, ovviamente, al numero dei morti civili bisogna aggiungere anche quello dei militari di ambo le parti.

Quindi, io credo che la riflessione debba essere che cosa noi possiamo fare - e lo dice espressamente la risoluzione - per cercare di arrivare alla de-escalation militare che realizzi un cambio di fase del conflitto. Questo è l'obiettivo a cui dobbiamo lavorare e su cui è giusto confrontarci nella complessità che vede - questo è vero, signor Presidente, e io condivido la sua affermazione - la Russia sostanzialmente continuare a non ascoltare qualsiasi richiamo nella ricerca della pace e continuare, quindi, la sua azione di aggressione e la sua strategia militare.

Questo è il senso - anche da questo punto di vista e, quindi, a nostro giudizio - dei sostegni economici e militari che devono necessariamente continuare - questo è del tutto evidente -, ma devono essere inquadrati proprio nell'obiettivo del cambio di fase del conflitto, per arrivare, nei tempi più rapidi possibili, al cessate il fuoco. Questa è la nostra posizione. È una posizione chiara ed è una posizione reale.

Ho condiviso anche, rispetto ad alcuni colleghi che mi hanno preceduto, quello che è un rischio reale, che corriamo tutti i giorni: il rischio dell'assuefazione alla guerra. In fondo, basta aprire i quotidiani e vedere come si sia passati dalle prime 10, 12 o 14 pagine dei quotidiani, tutte dedicate alla guerra, all'arretramento oggi quasi verso le pagine interne, mentre, ovviamente, il dramma della distruzione, il dramma dei profughi e il dramma dei morti è ancora fortemente presente e semmai l'avanzata nel Donbass ne sta provocando ancora di più.

Da questo punto di vista - e vado verso la conclusione -, è chiaro che occorre un ruolo dell'Europa, un ruolo più forte, con un'Europa che, da questo punto di vista, deve dare risposte nella direzione della pace, svolgendo un ruolo più forte e più coeso in questa direzione, ferme restando le alleanze internazionali evidentemente, ma, dall'altra, anche provare a dare risposte sulle conseguenze economiche su cui siamo, come lei, fortemente preoccupati. Il cap da mettere al prezzo del gas russo è un passaggio, ma le sottolineo anche la necessità - la valuti il Governo, signor Presidente - di arrivare a reintrodurre, magari per un tempo più ridotto, il prezzo amministrato dei carburanti in Italia. Dobbiamo dare segnali che devono essere percepiti immediatamente. Noi rischiamo un autunno pesantissimo in termini energetici e in termini evidentemente economici e l'Unione europea deve poter ritornare ad avere il volto che aveva dopo la pandemia con il Next Generation EU, cioè il volto di un'Europa che guarda ai popoli e non soltanto ai Governi.

È vero il suo richiamo a un'Unione europea che difenda i valori fondamentali di democrazia e di libertà, ma sempre più c'è la necessità di un'Europa che ponga a suo fondamento la dignità del lavoro, il rispetto dei lavoratori; ad esempio, quella del dumping sociale all'interno dell'Unione europea è una questione che non può essere messa in secondo piano.

In definitiva, quindi, un sostegno leale a questo Governo, ovviamente, per lavorare insieme all'obiettivo che credo sia condiviso da tutti e che non può non essere condiviso, cioè arrivare al più presto a una pace, a una pace giusta che ponga fine alla distruzione e ponga fine a una guerra inaccettabile di aggressione da parte della Federazione Russa (Applausi dei deputati del gruppo Liberi e Uguali).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Biancofiore. Ne ha facoltà.

MICHAELA BIANCOFIORE (CI). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, la politica estera di uno Stato, è bene spiegarlo a chi evidentemente non lo sa - scandisco -, ovvero quell'attività volta a definire le priorità e gli interessi del proprio Paese nell'ambito delle relazioni internazionali, dovrebbe essere il punto più alto dell'unità di un Paese – aggiungo -, se un Paese è guidato, evidentemente, da una maggioranza di unità nazionale a maggior ragione. E, per paradosso, è l'opposizione di Fratelli d'Italia che sta dimostrando più responsabilità. Si chiama interesse nazionale e dovrebbe essere fatto proprio da tutte le forze politiche democratiche dell'arco parlamentare (Applausi di deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Non è un caso che il Ministro degli Affari esteri sieda sempre accanto al Presidente del Consiglio, ma ciò perché la politica estera è la funzione più importante, dopo quella di direzione generale e di responsabilità del Governo in capo al Premier.

Lo spettacolo mai visto nella storia di queste ultime ore, di un Ministro degli Affari esteri che, alla vigilia di un fondamentale Consiglio europeo, si affranca dal suo partito per divergenze sostanziali sugli obiettivi strategici di politica estera, non solo offre un assist inquietante all'estero su chi intende scommettere sulle divisioni interne di un Paese nel Patto atlantico, ma soprattutto lascia basito il nostro popolo, che dalla politica si aspetta innanzitutto la garanzia di poter vivere nella pace e soluzioni a una crisi economica, sociale, sanitaria e di sicurezza che sembra non avere più fine - dalle tasse alle bollette, arrivando anche all'ultima uscita, cioè la tassa sul biliardino, che lascia strabiliati -, crisi che è aggravata dalle sanzioni. Non a caso, lei ha detto che più il gas aumenta, più la Russia guadagna, ma l'Europa è ancora incapace di prendere una decisione sul price cap, anche sulle materie prime e petrolifere.

Lei, Presidente Draghi, ha detto, con preoccupazione, che questa guerra rischia di innestare una crisi umanitaria senza fine e, soprattutto, se la comunità internazionale, che sta dalla parte giusta della storia, non avrà un obiettivo unitario, come diceva Kissinger, chi controllerà le scorte alimentari controllerà la gente, chi controllerà l'energia può controllare interi continenti, chi controllerà il denaro può controllare il mondo e non è detto che quel controllore sia l'attuale invasore dell'Ucraina, ma chi ha più da guadagnare da questo riassetto geopolitico mondiale.

E attenzione, Presidente Draghi, all'effetto rebound, che a me personalmente preoccupa molto. Attenzione al fatto che popoli affamati e stremati, a partire dal nostro, non finiscano per sviluppare, nella perfetta casistica della sindrome di Stoccolma, un sentimento positivo delle vittime nei confronti dell'aggressore, instaurando un legame di compiacimento e di sottomissione volontaria con il carnefice. In Italia, si è spesso tradotto paradossalmente con il detto “si stava meglio quando si stava peggio”.

Presidenti e colleghi, per l'Unione è arrivato il momento di puntare a un approccio geopolitico più radicale, che richiede una rottura concettuale. È necessario un cambiamento di ethos, ossia di mentalità e di visione del mondo. Per diventare un attore geopolitico considerato, l'Europa deve iniziare una vera metamorfosi, iniziando da uno sforzo di idee, da uno slancio emotivo. È mai possibile, mi chiedo, Presidente Draghi, che l'unica arma in mano ai Governi, che fino a ieri interloquivano ad ogni livello con l'establishment russo, siano sanzioni che, talvolta, sono un boomerang anche per il popolo europeo? L'Iran è da anni, per esempio, sotto sanzioni, come sappiamo, e non mi sembra che siano tramontati i regimi.

È mai possibile che l'unico modo per ottenere la pace e garantire la sovranità ucraina sia l'invio di armi, quando gli uomini che dovrebbero usarle per difendere la propria patria sono sterminati? E qui mi sovviene una domanda fondamentale: finito l'esercito ucraino, chi scenderà sul campo per difendere il popolo ucraino? Sottolineo il popolo ucraino, che non ha voce, non ha ribalte, non ha audience, ma sta subendo dolore, morte, distruzione, fame, fosse comuni.

Ha fatto bene il collega Pettarin a dire, nell'intervento che mi ha preceduto, Wir sind alle Ukrainer. Noi siamo tutti ucraini in questo momento: col cuore e con la commozione, la stessa che ha dimostrato poc'anzi lei, Presidente, che mi ha molto colpito, perché è vero che governare è l'arte più difficile al mondo e soprattutto nessuno di voi è un alieno e, quindi, si può sbagliare; soprattutto, è davvero difficile governare.

Può lei, Presidente Draghi, lei che rappresenta anche la riconosciuta creatività italiana, apportare un contributo di idee diverso e magari funzionante per riportare la pace in Europa, che io ritengo arrivi allo stretto di Bering. C'è un piano di pace italiano, che è stato pare rifiutato. Ne faccia un altro con l'aiuto del Parlamento, siamo qui a sua disposizione. L'Italia, la nostra Italia sia, come già le avevo chiesto, foriera del whatever it takes della pace. Un'immagine storica quella sua, del Presidente Macron e del Presidente Scholz a Kiev, ma vorrei vedere uno sforzo anche per una foto più che opportunity dell'Europa a Mosca per negoziare la pace, con ogni forza possibile e immaginabile, a brutto muso, con uno scontro, se necessario. In questi mesi così difficili l'Unione ha dato indubbiamente prova della sua indispensabilità, schierandosi al fianco dell'Ucraina e del suo popolo, in difesa di quei valori che, come cittadini europei, sentiamo fortemente dentro di noi e che rappresentano le fondamenta dell'Europa stessa: la democrazia, la sovranità del popolo, soprattutto la libertà. Valori imprescindibili, perché un popolo è libero solo se è sovrano ed è sovrano solo se è indipendente. Per tali ragioni, in questa fase, Presidente, credo che il ruolo dell'Italia, che è il Paese che si riconosce appieno nella NATO, debba essere determinante. L'Italia è un Paese fondatore, è la terza economia dell'Unione e, quindi, concorre a pieno diritto a determinare gli interessi e le azioni di Bruxelles, quelle positive e quelle negative. In questo momento così delicato, deve incoraggiare gli Stati membri ad addivenire a Stati Uniti ed Europa, a ridarsi una Costituzione, a riconoscersi nelle radici giudaico-cristiane, ad impegnarsi in modo responsabile e collaborativo in materia di sicurezza e ad una politica estera comune, sviluppando mezzi di difesa adeguati e garantendo al contempo il rispetto dei diritti umani e del diritto internazionale, promuovendo la costruzione di una nuova architettura di pace nell'Europa e nel mondo. Fondamentale è, dunque, riconoscersi, senza “se” e senza “ma”, nell'Alleanza atlantica, un legame che si basa su una scelta reciproca e su una progettualità comune: la difesa della democrazia e della libertà minacciate dalle autocrazie. La libertà è il nostro faro, Presidente. È una relazione che potrà trarre maggior forza da una reale integrazione europea e dalla capacità dell'Unione di determinare insieme agli Stati Uniti le prospettive dell'Occidente. Ma l'Europa deve cambiare, se vuole essere protagonista e non essere all'interno di un sandwich tra potenze decisorie ed è questa l'occasione per rivedere trattati obsoleti e privi di pathos. Al tempo stesso non basta rimodulare le relazioni energetiche con Mosca, ma l'Europa deve bilanciare le aree di instabilità nel Mediterraneo allargato, non dimenticare le altre guerre nel mondo che non sono figlie di un dio minore - non ci sono morti di serie A e morti di serie B -, deve promuovere velocemente la transizione energetica attraverso le rinnovabili, che darebbero soluzioni a sufficienza in pochi anni. Durante la riunione del Consiglio europeo, alla quale lei si accinge a partecipare, Presidente, si discuterà anche dell'adesione all'Unione europea dei Paesi che hanno presentato la propria candidatura. Apprendere che altri Paesi vogliono unirsi al sogno europeo ci rende immediatamente e immensamente orgogliosi, ma dobbiamo ravvivare quel sogno innanzitutto fra noi. Bisogna essere consapevoli che il percorso per l'ingresso in Europa è lungo e pieno di ostacoli. La Presidente Ursula von der Leyen ha dichiarato che l'Ucraina ha dimostrato l'aspirazione e l'impegno e di essere all'altezza degli standard europei, ma ha anche detto che c'è ancora molto lavoro da fare sullo stato di diritto, la giustizia, la lotta alla corruzione e la rimozione del potere degli oligarchi sull'economia. La Commissione europea ha espresso parere favorevole per la Moldavia, mentre raccomanda al Consiglio europeo di concedere una prospettiva europea alla Georgia e di valutare se il Paese rispetta una serie di condizioni, prima di concedergli lo status di candidato. Io credo, Presidente Draghi, che l'Unione europea dovrebbe accelerare subito l'entrata dei Paesi dei Balcani occidentali, con un occhio di attenzione in più per l'area della Bosnia-Erzegovina, che rischia di essere una nuova polveriera, quella, sì, in casa dell'Italia, e non dimentichiamo il problema islamista. Ma ricordiamo, in merito ai candidati, che in primis devono rispettare e impegnarsi a rispettare sempre i valori di cui all'articolo 2 del Trattato sull'Unione europea, in particolar modo la dignità umana, la libertà, la democrazia, l'uguaglianza, lo stato di diritto, il rispetto dei diritti umani, compresi i diritti delle persone appartenenti a minoranze, il rispetto di una società caratterizzata dal pluralismo e dalla non discriminazione, dalla tolleranza, dalla giustizia, dalla solidarietà e dalla parità tra uomini e donne, e a recepire e ad applicare l'acquis comunitario in modo efficace attraverso adeguate strutture amministrative e giudiziarie. Dare seguito alle richieste dei Paesi che sono pronti a impegnarsi nel progetto comunitario risponde pienamente alla volontà originaria dell'Europa di espandersi ma, attenzione - tenevo a dirlo in conclusione, Presidente – che, se non saremo solidi nei nostri principi e nelle nostre radici, si rischia di importare tutti quei difetti e disvalori che combattiamo e di finirne soggiogati. Presidente, il gruppo di Coraggio Italia le dà il mandato per portare i nostri principi, i nostri valori, i valori della NATO al Consiglio europeo e l'appoggia pienamente, anche se talvolta è anche utile fare delle critiche (Applausi dei deputati del gruppo Coraggio Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Boschi. Ne ha facoltà.

MARIA ELENA BOSCHI (IV). Grazie Presidente. Italia Viva è con il Governo della Repubblica, sostiene gli sforzi dell'Italia e, quindi, caro Presidente Draghi, è convintamente dalla sua parte (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva). La guerra è terribile, la sfida impervia e, allora, dobbiamo dirci la verità senza reticenze: se non ci fosse stata, Presidente, la sua fermezza, insieme a quella degli altri leader europei, le sanzioni, le armi, la leadership italiana ed europea, oggi Kiev sarebbe in mano ai russi, come Budapest nel 1956 e Praga nel 1968 (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva), con conseguenze inimmaginabili per l'Europa e per il resto del pianeta. Stare dalla parte di Kiev, stare dalla parte di chi cerca di difendere l'Ucraina, è stata la scelta giusta. Il vero pacifista oggi è chi aiuta l'Ucraina a difendersi, non chi pontifica nei talk show televisivi. Il dibattito di oggi è stato preceduto da una tensione mediatica, da giorni di confronti tra le forze parlamentari sulla risoluzione, spesso dividendosi per ore su singoli termini della risoluzione. Verrebbe da dire con il poeta - tanto rumore per nulla - perché in questa risoluzione non c'è mai stato nulla di così insostenibile da giustificare una frattura nella maggioranza. Allora, cosa è successo? Il Governo è saldo, il Governo va avanti, ma c'è una novità politica. È sotto gli occhi di tutti e non possiamo far finta di non vederla: non esiste più il primo partito uscito dalle elezioni del 2018, che è stato fino a ieri primo gruppo parlamentare in questa legislatura. Il MoVimento 5 Stelle, per come lo abbiamo conosciuto, non c'è più. È nato anni fa nel giorno di San Francesco ed ha finito il proprio percorso politico oggi, primo giorno d'estate del 2022, un'estate che si annuncia calda, non solo da un punto di vista climatico. Il Ministro degli Affari esteri ha fatto un'inversione di rotta, si potrebbe dire un'inversione a U. Ieri abbiamo ascoltato le parole con cui ha giustificato la scelta di questa scissione e in alcuni passaggi ci ha fatto nascere un sorriso, però, perché il Ministro ha spiegato che uno non vale uno, dopo che per anni la propaganda vuota grillina ci ha spiegato il contrario; ha elogiato il Presidente Mattarella, dopo averne chiesto la messa in stato di accusa; ha abbracciato la scelta atlantista europeista, dopo aver promosso un referendum contro l'euro; ha chiesto una svolta sull'energia, dopo quello che ha detto e fatto su ENI, TAP e trivelle. Sembra addirittura aver abbandonato il giustizialismo e l'aggressione ad personam - vorrei dire familiare, per chi, come alcuni di noi, sono passati dalle barbarie del MoVimento 5 Stelle in questi anni (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva e di deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente) - per aprire a un timido garantismo. Bene, ce ne rallegriamo e sarà il tempo a dirci se questo pentimento tardivo è sincero e se il ravvedimento è operoso. Di fronte a questa novità politica, alla fine del MoVimento 5 Stelle, siamo di fronte a un bivio. Possiamo scegliere una strada che è molto umana, ma probabilmente sterile, che è quella di dire: “Ve l'avevamo detto. Siamo stati attaccati e massacrati per anni e alla fine avevamo ragione”. Non c'è neanche bisogno di sottolinearlo, perché è evidente. Oppure possiamo provare una strada più difficile, che è quella di alzare il livello del confronto politico, per affrontare le sfide complesse che abbiamo davanti a noi e che richiedono qualità, competenza e non soluzioni iper semplificate. Purtroppo, nei prossimi mesi dovremo affrontare il problema del cibo, della siccità e dell'energia. Abbiamo una crisi demografica che morde in Europa, abbiamo dei flussi migratori probabilmente inediti, un quadro geopolitico inedito. Dovremo affrontare queste sfide con la loro complessità, senza ricorrere alla banalità che a volte abbiamo letto in queste ore.

La guerra in Ucraina ha cambiato tutto, probabilmente anche lo scenario politico italiano e, forse, nel 2023 ci saranno accordi, coalizioni per le elezioni che fino a poco tempo fa immaginavamo non possibili. Di sicuro la guerra in Ucraina ha cambiato tutto il mondo che ci circonda. Vedremo cosa accadrà in Cina dopo il congresso previsto per il 27 ottobre e chi guiderà la NATO dopo Stoltenberg, abbiamo visto gli esiti inaspettati delle elezioni legislative in Francia e c'è attesa per quello che avverrà nelle elezioni di midterm negli Stati Uniti. Di sicuro, questa crisi purtroppo ha cambiato la quotidianità di ciascuno di noi. L'aumento del costo della vita, l'inflazione, il costo di un pieno al distributore di benzina o della bolletta dell'elettricità hanno fatto sprofondare la classe media del nostro Paese in uno stato di preoccupazione, di paura, di sfiducia. Noi non possiamo sottovalutare questa sofferenza, perché sarebbe miope da un punto di vista politico e perché sappiamo che forse nei prossimi mesi non andrà meglio. Rischiamo, per la prima volta dal 2013, che questo disagio sociale si riversi nelle periferie, nelle piazze. Allora, caro Presidente, noi dobbiamo dare delle risposte ai nostri concittadini che non indichino soltanto una visione per il futuro ma accendano una speranza oggi. C'è una frustrazione pericolosa che serpeggia in molte parti della nostra popolazione. Allora, Presidente, le chiediamo di portare domani al Consiglio europeo anche questa preoccupazione, anche questo rischio. Lei lo può fare con un mandato pieno, perché riceverà da quest'Aula un mandato ancora più ampio di quello che si immaginava alla vigilia.

Nel suo intervento, oggi, giustamente ha ribadito la gravità della situazione e anche la correttezza delle scelte fatte dal suo Governo, dal nostro Governo, e noi continueremo ad essere al suo fianco. Abbiamo visto con orgoglio le immagini del suo viaggio a Kiev nei giorni scorsi, insieme al Presidente Macron e al Presidente Scholz. Un viaggio verso Kiev, una capitale con molta storia alle sue spalle e, noi ci auguriamo, con tanto futuro davanti, ma un viaggio anche nel cuore dell'Europa, perché purtroppo in Ucraina rischiano di morire non soltanto, atrocemente, i soldati, ma anche i valori, gli ideali europei. Quell'immagine iconica del treno ci ha fatto sentire orgogliosi che a rappresentarci ci fosse lei e non altri ma ha acceso anche una speranza per una nuova strada diplomatica in Europa, perché accanto alle sanzioni e alle armi giuste - noi abbiamo sempre appoggiato queste scelte e continueremo ad appoggiarle - c'è bisogno della strada diplomatica.

Il nostro gruppo, Italia Viva, dal 24 febbraio propone un inviato speciale per l'Europa e per la NATO perché accanto alle armi e alle sanzioni serve la diplomazia, serve la politica (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva). Per cui, noi diciamo “sì” all'Europa e “no” ai sovranismi, diciamo “sì” all'atlantismo e “no” all'ipocrisia dell'equidistanza, “sì” alla visione politica e “no” alla delega ai sondaggi. Il tempo è galantuomo, Presidente; uno statista diceva che il tempo, galantuomo, cammina piano ma, prima o poi, arriva. Anche quello che è successo in questi giorni in quest'Aula ce lo dimostra. Oggi per centinaia di migliaia di studenti e studentesse italiani è il primo giorno della prova dell'esame di maturità e noi cerchiamo di comprendere le loro paure, le loro emozioni, ci sentiamo vicini ai loro sogni. Venendo qui questa mattina un po' mi è venuto da pensare che anche per noi questo sia un gigantesco esame di maturità. Dobbiamo affrontare la complessità enorme dei nuovi flussi migratori, delle sfide della ricerca scientifica, della nuova geopolitica del cibo, un conflitto nel nostro continente nel XXI secolo che pensavamo inimmaginabile. Di fronte a queste sfide complesse serve conoscere, serve lo studio, serve l'approfondimento, non possono bastare slogan, non possono bastare risposte semplicistiche (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva), servono risposte concrete e credibili, serve la politica, non basta il populismo. Per questo noi ci sentiamo rappresentati da lei, Presidente, che oggi avrà un mandato pieno da quest'Aula, e confidiamo nel suo lavoro perché sappiamo che il suo buon lavoro servirà a tutto il Paese, a tutti noi (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Meloni. Ne ha facoltà.

GIORGIA MELONI (FDI). Grazie, Presidente. Presidente Draghi, mi permetta con franchezza di dirle che pensavamo di avere già visto tutto in questi giorni, con lo spettacolo, francamente desolante, andato in scena durante la stesura della risoluzione di maggioranza in tema di invasione russa dell'Ucraina. Però, purtroppo, da ieri noi siamo andati oltre la desolazione, con il principale gruppo politico che sostiene la sua maggioranza che, di fatto, consuma il suo harakiri e il Ministro degli Affari esteri che denuncia di essere stato messo in discussione proprio sul posizionamento internazionale dell'Italia.

Certo, questo dimostra quanto Fratelli d'Italia avesse ragione quando tentava di spiegare che un Governo che ha la pretesa di mettere insieme tutto e il contrario di tutto non può produrre nulla di buono e, certo, siamo oggi più fieri di ieri di trovarci all'opposizione di un Governo privo di visione e privo d' identità anche di fronte alle grandi sfide della storia.

Però non ci rallegra, Presidente Draghi, perché lo spettacolo, francamente terribile, al quale il mondo assiste non coinvolge solamente voi, coinvolge l'Italia, la sua credibilità e il suo standing e lo fa proprio nel momento in cui, con Macron Presidente di minoranza e Scholz sempre più titubante, l'Italia avrebbe l'occasione storica di giocare un ruolo da protagonista sullo scacchiere internazionale. Invece, lei si presenterà al Consiglio europeo - mi dispiace - con una risoluzione che è, di fatto, il manuale Cencelli applicato alla geopolitica. C'è qualcosa per tutti, qualcosa per i finti pacifisti, qualcosa per i nostalgici dell'Unione Sovietica, qualcosa per i filoamericani, qualcosa per gli addetti di Bruxelles, tutto rigorosamente scritto in maniera tale che ciascuno possa rivendicare di averla spuntata. Quindi, inevitabilmente, una risoluzione che, mi dispiace, non chiarisce bene la posizione dell'Italia.

Penso che questa sia anche la ragione per la quale voi date parere contrario alla risoluzione proposta da Fratelli d'Italia, che invece contiene una posizione chiara e inequivocabile (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia), perché volete rimanere ambigui. Penso che questo non sia il tempo dell'ambiguità, penso che questo sia il tempo in cui una Nazione come la nostra deve fare le scelte necessarie a difendere i suoi interessi nazionali e quelle scelte partono dal tema della serietà. Questo è il momento in cui si distinguono, Presidente Draghi, i leader dai follower, cioè quelli che hanno il coraggio di indicare una rotta alla Nazione da quelli, invece, che pensano che si possa fare facile cassa elettorale sulla pelle della Nazione (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

Chiunque abbia banali cenni di geopolitica non ha alcuna difficoltà a capire quale debba essere il posizionamento italiano, chiaro: a sostegno della causa ucraina, con i propri storici alleati, senza tentennamenti, per poter anche con maggiore forza rivendicare quello che all'Italia è necessario per affrontare la tempesta. L'Italia semplicemente non può permettersi di essere l'anello debole dell'Occidente (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia), cioè del sistema di alleanze commerciali, di difesa, economiche del quale fa parte da sempre. Questa è storicamente la posizione di Fratelli d'Italia, con buona pace degli osservatori spesso un po' distratti, e cioè un'Italia che stia a pieno titolo nell'Occidente, che vuol dire starci con lealtà per starci a testa alta, per starci da protagonisti e non da servi.

È questa, per esempio, la ragione per la quale noi sosteniamo da vario tempo la necessità che la NATO si doti di una colonna europea capace di parlare da pari grado con la colonna americana, il che però significa anche investire di più sulla difesa (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Signori, scusate, noi non possiamo continuare a piagnucolare sull'ingerenza americana nella NATO quando non vogliamo assumerci il peso della nostra indipendenza. La libertà ha un costo, se non sei disposto a pagare quel prezzo, non sarai mai completamente libero (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

Sono tesi che sosteniamo da sempre. Però il punto che io vorrei focalizzare in questo intervento, Presidente Fico, è un altro: se anche noi fossimo così cinici - lo dico a beneficio di chi, tra le righe, dice anche questo - da riuscire a girarci dall'altra parte rispetto alle immagini atroci che ci arrivano dall'Ucraina, temo che dovremmo comunque fare i conti con alcune questioni non eludibili, che ci coinvolgono direttamente. Dove sta il nostro interesse in questa vicenda? Io penso che alcune cose si possano dire. Punto primo: con l'invasione ucraina, la Russia rivendica un mondo nel quale lo Stato militarmente più forte assoggetta altri Stati anche per assumerne chiaramente il controllo delle ricchezze e delle materie prime. È il mondo che vogliamo? Dico di più: ce lo possiamo permettere (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)? Noi ci possiamo permettere che non sia più il diritto internazionale a vincere, ma la legge del più forte e di chi ha più carri armati? Signori, pallottoliere alla mano, temo che non ce lo possiamo permettere. Punto secondo: i carri armati russi entrano in Ucraina con la bandiera rossa con la falce e il martello, rivendicando i confini dell'ex Unione Sovietica. Lo stesso Putin parla di confini storici della Russia: questo significa non solo Ucraina, ma significa Moldavia, Georgia, Paesi baltici, porzioni di Polonia, porzioni di Finlandia. Il che significa che quelli che sostengono che, se gli ucraini si arrendono, noi abbiamo risolto il problema, sono degli ingenui, a confronto dei quali Alice nel Paese delle Meraviglie è Ottone di Bismarck (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). È vero esattamente il contrario: se l'Ucraina capitolasse - e facilmente - la guerra probabilmente dilagherebbe in mezza Europa - e non solo - e forse anche fuori dai confini europei. Forse altri raccoglierebbero la debolezza occidentale, come cominciamo a vedere, per esempio, con una Cina che si fa sempre più minacciosa verso Taiwan. Per cui - ci piaccia, o no, signori - le cose vanno dette come stanno: noi siamo all'interno di un conflitto che è molto più ampio della vicenda ucraina e che ha come obiettivo la revisione degli assetti mondiali. Questo è il tema del quale bisogna parlare con chiarezza, anche per spiegare agli italiani che cosa stiamo facendo. Se la Russia vincesse, il vero vincitore non sarebbe tanto la Russia, quanto la Cina di Xi Jinping. Se l'Occidente capitola, a pagarne il prezzo più alto, sarà chi è più debole, più esposto in Occidente, cioè noi europei, che probabilmente finiremmo sotto la sfera di influenza cinese. Credo che siano materie che vanno argomentate, quindi - piaccia o no - la guerra che stanno combattendo gli ucraini riguarda direttamente anche noi e quindi la realtà è difficile da accettare, ma non si può eludere. Questa è la ragione per la quale l'Italia deve difendere l'Ucraina ed è la ragione per la quale deve difendere l'Ucraina chi vuole la pace, perché, signori, da che mondo è mondo, la base della diplomazia, cioè della disponibilità al dialogo, è che ci sia sostanzialmente un equilibrio tra le parti in campo. Altrimenti a che cosa serve la diplomazia se c'è uno che può vincere e l'altro che ha già perso? Quindi, comunico ufficialmente che chi vuole la pace dovrebbe aiutare il popolo ucraino, nella speranza che si arrivi a uno stallo, che consenta di aprire le trattative. La seconda cosa che voglio dire, Presidente, è questa: se anche l'Italia non fosse direttamente coinvolta - come io ho tentato in questi pochi minuti di spiegare - questa discussione avrebbe comunque un senso? Parliamoci chiaro: voi pensate che noi, come Italia, decidiamo il destino della guerra in Ucraina? Temo di no, cioè se domani l'Italia decidesse vergognosamente di sfilarsi dal fronte occidentale, non cambierebbe molto: il resto dell'Occidente continuerebbe a sostenere gli ucraini, solo che noi avremmo totalmente compromesso qualsiasi credibilità e ci ritroveremmo ad aver confermato l'eterno stereotipo dell'Italia spaghetti e mandolino e lo pagheremmo signori (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Lo pagheremmo in termini di rapporti con gli alleati, lo pagheremmo in termini di sicurezza…

PRESIDENTE. Si avvii alla conclusione!

GIORGIA MELONI….perché - vado verso la conclusione, Presidente, mi dia un minuto - un domani, se avessimo bisogno, nessuno si sentirebbe più nella necessità di doverci difendere, per esempio sul fronte del Mediterraneo, e lo pagheremmo in termini economici e commerciali, perché la quantità delle nostre esportazioni con la Russia viaggia intorno all'1,5 per cento, mentre l'Occidente cuba l'80 per cento. E allora non è il tempo di stare lì a fare cassa o a fare titubanza: è il tempo di dire da che parte sta l'Italia e di chiedere in cambio quello che all'Italia serve, perché - questo sì - solidarietà diamo e solidarietà pretendiamo. In questa guerra, non ci può essere chi paga e chi ci guadagna, per questo, per primi, abbiamo chiesto un Fondo di compensazione per le Nazioni più colpite dalle sanzioni (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia); per questo, mi aspetto che il Presidente Draghi, con ancora maggiore forza, ponga alcune questioni al Consiglio europeo, che sono il tema del tetto al prezzo del gas, il tema alimentare, ma anche il tema - Presidente Draghi, lei questo lo capisce bene - che noi non possiamo permetterci dichiarazioni come quelle che ha fatto la Presidente della Banca centrale, Christine Lagarde, in giorni come questi (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia e di deputati del gruppo Misto). Ce lo possiamo permettere?

PRESIDENTE. Deve concludere.

GIORGIA MELONI (FDI). Allora, concludo Presidente, dicendo che noi non siamo nella condizione di votare la risoluzione della maggioranza e chiaramente non ci illudiamo che la maggioranza voti la nostra, però sarà molto più difficile ottenere le cose che ci servono se si va con una posizione debole, sarà ancora molto più difficile. Per cui noi abbiamo depositato una risoluzione che offre una posizione chiara per rafforzare l'Italia nel contesto internazionale. Non la voterete - per carità -, però almeno gli italiani sapranno, ancora una volta, cosa avrebbe fatto un Governo forte, libero e senza condizionamenti al ribasso, come quelli devastanti di questa maggioranza (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Valentini. Ne ha facoltà.

VALENTINO VALENTINI (FI). Signor Presidente Draghi, una premessa: lei non ha una maggioranza debole, lei non ha un sostegno debole, questa Assemblea e tutta quest'Aula ha dimostrato di essere dietro di lei politicamente e personalmente e chiudo (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente). Ancora una volta, la scellerata aggressione dell'Ucraina ha portato alla chiusura di un cerchio storico che si era aperto otto anni fa, nel novembre del 2014, quando il Governo del Presidente Yanukovich, nottetempo, decise di disattendere gli accordi di adesione con l'Europa per riportare l'Ucraina dentro la sfera di influenza della Russia, rinnegando le promesse di un futuro rivolto verso Occidente. Scoppiò allora la rivolta spontanea dell'Euromaidan. La Russia rispose con l'annessione della Crimea, scatenando il conflitto separatista delle Repubbliche del Donbass, fino ad arrivare a tutto ciò che è accaduto ora. Tutto questo per evitare quello che sta per accadere, che, ottenendo lo status di Paese candidato, l'Ucraina veda consacrati la sua vocazione e il suo diritto a far parte della famiglia europea come Paese sovrano e non - come è stata definita - un errore della storia commesso da Lenin. Ancora una volta, la volontà di potenza imperiale post-sovietica ha realizzato quanto voleva impedire: voleva arrestare l'allargamento della NATO alle sue porte ed è riuscita a far sì che due dei vicini più importanti abbiano chiesto di aderirvi; voleva finlandizzare l'Ucraina e invece ha ucrainizzato Finlandia e Svezia, che non si fidano più del vicino e che si rendono conto che, una volta chiuso lo sbocco marittimo a sud, nel Mar Nero, lo scontro si sposterà nel già trafficato bacino del Baltico, che diventerà lo sbocco logistico obbligato al nord del Centro-Europa e, al tempo stesso, la via di accesso maestra alle risorse dell'Artico, sempre più allettanti e per questo sempre più contese. Paesi che hanno capito che, senza l'ombrello nucleare degli Stati Uniti, offerto dalla NATO, siamo tutti potenziali ostaggi delle minacce di un attacco nucleare o di qualche nuovo missile ipersonico. Noi apriamo all'Ucraina e - come tutta risposta - la portavoce Zakharova dice che i confini dell'Ucraina non esistono e non esisteranno neppure in futuro, ovvero proclama la damnatio memoriae dell'Ucraina, già in atto nei territori conquistati, confermando la volontà della Russia di procedere ad una rapida annessione, come risposta all'entrata dell'Ucraina in Europa, come arrocco per ostacolare l'eventualità di doverli cedere di nuovo. Soprattutto, vuole rimuovere per sempre l'ossessione che perseguita Mosca dal 2004, quella di un'Ucraina prospera e democratica alle porte della Federazione, che possa diventare l'epicentro di un sistema politico, di un sisma, di una nuova rivoluzione colorata, che andrebbe a scardinare gli attuali assetti della Federazione, la vera ragione di fondo che ha portato a questo conflitto. L'annessione dei territori quindi rappresenta l'unico successo concreto che la Russia può invocare, per cui gli appelli, sempre più frequenti, di una cessione di territorio per ottenere un “cessate il fuoco”, in questo momento, suonano come le sirene di un falso pacifismo, perché qui la formula «land for peace» non funziona; qui l'alternativa è l'annientamento.

Ecco perché lo status di candidato dell'Ucraina è la migliore risposta all'aggressione russa, è il migliore incoraggiamento ad un popolo che combatte e muore, oltre che per la propria esistenza, anche per la nostra libertà. La posta in gioco riguarda tutti, tutti difendiamo il principio, invalso dalla fine della Seconda guerra mondiale, che i confini nazionali non possono essere cambiati con la forza delle armi.Però, senza il coinvolgimento diretto della NATO, che è stato escluso per evitare un conflitto con una potenza nucleare, noi stiamo chiedendo agli ucraini di continuare a combattere questa battaglia da soli, una battaglia che è anche la nostra, coscienti che, nonostante l'aiuto dell'Occidente, le perdite umane e materiali, che saranno gravissime, riconquistare i territori perduti sarà molto difficile, per non parlare di ricostruirli.

Pretendere, allora, di mettere in dubbio a ogni piè sospinto la decisione di sostegno del Parlamento non è solo ipocrita ma è pericoloso perché dinanzi ai destini del Paese si mettono avanti giochi di potere domestici di una forza politica in esaurimento, perché all'esterno si fa intravedere una sorta di cedimento dinanzi alle conseguenze dell'aumento generalizzato dei prezzi delle derrate alimentari e dell'energia, che Putin dice essere colpa nostra, e perché dimostra che, in definitiva, l'Occidente è quel corpo mollaccione, corrotto e, diciamolo, un po' pervertito che la propaganda russa dipinge (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente) e che, quindi, presto molleremo sulle sanzioni, abbandonando l'unico strumento che può realmente avere effetto a medio termine, per dimostrare che l'Occidente - sì, è vero - si è ristretto ma è più compatto e determinato che mai.

La porta è aperta, il cammino potrà essere lungo e difficile ma noi come Europa vi staremo al fianco e vi aiuteremo a portarlo a termine: questo è il messaggio storico che i tre leader europei, con il nostro Presidente Mario Draghi, hanno portato a Kiev di persona. È il momento della chiarezza e proporre un'altra struttura intermedia, come avrebbe voluto Macron, sarebbe stato un tragico errore, perché avrebbe rappresentato ancora un'ambiguità, un'altra sala d'attesa come l'anticamera della NATO, dove li abbiamo lasciati nel 2008, che è servita solo a dare il pretesto alla Russia per invaderli, senza la protezione collettiva sancita dal Trattato Atlantico.

È il momento del coraggio. I gasdotti e gli oleodotti che ci legano alla Russia, più che un cordone ombelicale, ormai, sembrano un cappio al collo che viene stretto progressivamente. Dobbiamo avere il coraggio di reciderlo noi per primi, predisponendo un piano di emergenza che va spiegato all'opinione pubblica col coraggio della necessità; dobbiamo proporre con forza un price-cap a livello europeo perché è un mercato del compratore e dobbiamo avere il coraggio politico ed economico di dimostrarlo e lo possiamo fare solo se l'Europa ritrova la forza e la solidarietà per gli inevitabili contraccolpi a breve termine e gestisce unita gli acquisti e gli stoccaggi collettivi; COVID docet.

Come dicevo, è una guerra ibrida che si estende anche alle derrate alimentari. Negli anni Trenta, Stalin, per piegare i braccianti ucraini, sottrasse loro sementi e mezzi di produzione, provocando una carestia e la morte di più di 4 milioni di persone. Le vittime stesse vennero punite come responsabili di una tragedia che passò alla storia come holodomor, morte per fame. Ora, la Russia, bloccando i porti di uscita dei cereali ucraini, sta per provocare un holodomor planetario e, come allora, cerca di gettare le responsabilità sugli ucraini e sull'Occidente (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

Ecco perché il voto unanime e convinto del Consiglio europeo allo status di candidato dell'Ucraina non va trattato né con atteggiamento burocratico, da notai, né con la miopia dei bottegai, perché la barca non affonda se facciamo entrare un passeggero che non ha tutte le carte in regole, la barca affonda se non lo facciamo entrare, l'Europa affonda se abdica al proprio ruolo storico, di una storia che si fa sempre più difficile e, per questo, non ammette mezze misure. La crisi in Ucraina ci dimostra quanto necessario sia stato l'allargamento a Est, anche se la modernizzazione per imitazione e l'integrazione per assimilazione si sono rivelate un modello incompleto e fonte di risentimento, se non di pulsioni antiliberali. Ma l'Europa ha una sua dinamica espansiva, ciò che gli americani definirebbero un destino manifesto al quale non possiamo sottrarci, ma per compierlo dobbiamo darci da fare nel cantiere delle riforme istituzionali europee, fare i compiti a casa per evitare che la forza di attrazione dell'Europa non diventi la sua forza di disgregazione.

Voglio concludere questo breve intervento, riprendendo le parole del Ministro degli Esteri ucraino Kuleba che, in fondo, sintetizzano il senso di quanto ho detto e di quanto molti di noi hanno detto fino adesso. Kuleba ha detto: se noi perdiamo, non solo non ci sarà più Ucraina ma non ci sarà più né prosperità né sicurezza in Europa (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Letta. Ne ha facoltà.

ENRICO LETTA (PD). Signor Presidente, signor Presidente del Consiglio, lei domani a nome dell'Italia avrà il grande onere, il grande onore e la grande responsabilità di rappresentare il nostro Paese dentro il consesso di un Consiglio europeo che mai, probabilmente, come domani sarà un momento storico nella vita dell'Unione. Mi faccia dire che sarà un momento storico innanzitutto per un motivo che ho visto e che abbiamo visto tutti nella grande manifestazione di piazza di Tbilisi di qualche giorno fa e nella grande manifestazione di piazza di Chişinău, qualche giorno fa. Sono città lontane da noi ma città nelle quali la bandiera europea ha invaso piazze nelle quali quei cittadini, i cittadini della Georgia e i cittadini della Moldavia, hanno suonato e hanno cantato l'Inno alla gioia, l'inno che ci unisce, quella bandiera che ci unisce, quell'inno che ci unisce.

Mi faccia dire, signor Presidente, che lei domani, secondo noi, deve andare soprattutto a dare la forza della testimonianza dell'orgoglio di quella bandiera che è la nostra bandiera, la bandiera europea che è accanto alla bandiera italiana (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico) e che rappresenta per noi il completamento naturale della nostra identità nazionale. Quell'orgoglio è fatto di valori ed è fatto di ciò che in questi oltre cento giorni il nostro Paese, insieme a tutta l'Europa, ha fatto, con l'aspirazione alla pace che lei ha messo al centro del suo intervento stamattina - e, ieri, al Senato - e che è l'aspirazione di tutto questo Parlamento, l'aspirazione del nostro Paese, l'aspirazione che guida le nostre scelte, scelte che hanno visto un'Italia che, oggi, sta giocando un ruolo importante dentro l'Unione europea.

Mi consenta, onorevole Meloni, di non essere d'accordo con il passaggio del suo intervento nel quale non è riuscita a riconoscere un fatto storico nella vita del nostro Paese e dell'Europa, per un motivo molto semplice: le foto contano, contano nella storia, contano nelle immagini. La foto conclusiva della prima guerra di invasione russa dell'Ucraina era una foto che aveva due protagonisti europei, il Presidente francese e la Cancelliera tedesca; basta, solo loro. Invece, la foto che è stata raccontata da tutto il mondo qualche giorno fa - l'Europa va a Kiev - è la foto che ha tre protagonisti: il Cancelliere tedesco, il Presidente francese e il Primo Ministro italiano (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

Sappiamo tutti bene che la storia del nostro Paese e della sua politica estera è sempre una storia in bilico tra giocare nei primi posti della serie B o giocare nella serie A. Quella storia è legata al ruolo del G7, al fatto che noi siamo il terzo Paese europeo del G7, e non ce ne sono altri, al fatto che noi facciamo parte del G20, terzo Paese europeo del G20, e non ce ne sono altri, e al fatto che non sempre questo nostro ruolo è riuscito a raggiungere i risultati che in questo caso sta raggiungendo. Mi faccia dire, onorevole Meloni, che per noi questo è l'interesse nazionale ed è l'interesse nazionale che il nostro partito, il nostro Governo e il nostro Paese stanno portando avanti col Governo Draghi (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

Domani, signor Presidente del Consiglio, lei avrà il compito, insieme ai suoi colleghi, di cominciare i passi fondamentali per costruire la nuova Europa, quella nuova Europa che è necessaria dopo quello che è successo a partire dal 24 febbraio. Le voglio dire, qui, le parole che domani in modo più disteso esprimerò nella riunione del prevertice della nostra famiglia dei progressisti europei, insieme al Cancelliere tedesco e ai Primi Ministri spagnolo, portoghese, finlandese e svedese: costruire la nuova Europa, avere l'ambizione domani di scegliere e di fare delle scelte impegnative che non sono retorica. La scelta, anche qui, è dire: “o di qua o di là”.

La prima, lei l'ha citata nel suo intervento: bisogna aprire la stagione di una convenzione europea, come ha chiesto la Conferenza sul futuro dell'Europa, come ha chiesto il Parlamento europeo, sede della sovranità popolare dei cittadini europei, con l'obiettivo principale, mi faccia dire, di togliere il diritto di veto e il voto all'unanimità all'interno dell'Unione europea (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Togliere quel diritto di veto vuol dire evitare che succeda, come è successo, anche in questi mesi, avere il solito Orban, alleato di Putin in ogni passaggio, a fare di tutto per bloccare l'Europa. Non è questa l'Europa che possiamo costruire. Noi abbiamo bisogno di quella convenzione e di quelle scelte istituzionali.

Abbiamo bisogno di una scelta: noi l'abbiamo chiamata “confederazione europea”; l'espressione che oggi è più in voga è “comunità politica europea” o quella del Presidente del Consiglio europeo “comunità geopolitica europea”. Io insisto sul punto per un motivo molto semplice: se non creiamo questo luogo nel quale i 36 Paesi, i 27 più i 9 Paesi candidati, stanno insieme, condividendo lo Stato di diritto, condividendo alcune scelte di costruzione di un'area di libero scambio, si riporterà la storia all'ultimo decennio del Novecento, che, da questo punto di vista, è stato negativo, con tutti i Paesi candidati dell'Europa centrale e orientale a cui abbiamo fatto tante promesse, si sono create tantissime attese e, poi, ci sono voluti, per alcuni di loro, 15 anni per entrare. Tante frustrazioni di quei Paesi oggi sono figlie del fatto che quella scelta fu costruita in un rapporto esclusivamente bilaterale tra le singole capitali dei Paesi candidati e Bruxelles, senza la creazione di quello spazio multilaterale, che, invece, noi vogliamo oggi e che non è - onorevole Valentini, mi consenta di contraddire quello che lei ha detto prima - la sala d'attesa, ma è il modo migliore per far sì che questi Paesi comincino a condividere lo spirito multilaterale dell'Unione europea. La forza dell'Unione europea, come ripeteva sempre, come ha sempre ripetuto Romano Prodi, è che siamo l'unica istituzione al mondo fatta di un'unione di minoranze. Bisogna saper vivere dentro un'unione di minoranze, avere rispetto nei confronti degli altri e soltanto la vita dentro un organo multilaterale come quello lo consente.

Il terzo punto. Noi siamo perché venga dato lo status di Paese candidato all'Ucraina e alla Moldova (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Glielo diciamo con forza: è una scelta che chiediamo che il Governo sostenga, crediamo che sia importante che venga fatto e che venga fortemente sostenuto. Crediamo anche che il suo viaggio con il Cancelliere Scholz e il Presidente Macron, forse, abbia consentito ai suoi due interlocutori di farsi più convinti di una scelta della quale Francia e Germania, fino a oggi, non erano così convinte. Altra dimostrazione di un ruolo guida del nostro Paese, che dobbiamo continuare a portare avanti sull'altra grande scelta che domani sarà toccata: quella dell'energia - il tetto sul gas di cui lei ha parlato -, ma, soprattutto, lo sforzo sulla sostenibilità. Non facciamo sì che Putin vinca anche la guerra di riportarci indietro sugli obiettivi di sostenibilità (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico): portiamoli avanti, portiamoli avanti con determinazione. La siccità che stiamo vivendo in questi giorni è drammatica.

E anch'io voglio rivolgermi ai 539 mila studenti italiani che, in questo minuto, stanno scrivendo, a meno che non siano bravissimi e abbiano già consegnato il loro compito di italiano, a loro, a quella generazione che ci chiede di prendere impegni, impegni duraturi per il futuro. Noi dobbiamo evitare, signor Presidente, una guerra di civiltà: noi dobbiamo evitare che noi europei, noi occidentali ci troviamo contro il resto del mondo. Lo sforzo che chiediamo al resto d'Europa è quello di moltiplicare le relazioni; dobbiamo isolare la Russia, non dobbiamo isolarci noi, sono due scelte diverse.

E mi faccia completare il ragionamento su uno dei passaggi più importanti della vita europea di questi 100 giorni, al quale noi teniamo particolarmente. L'Europa ha svoltato, dopo 20 anni, sull'applicazione della direttiva sullo status di rifugiato. Basta con il Mediterraneo mare di morte (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)! Basta con la fine che abbiamo voluto costruire attorno a tutti questi temi.

Voglio concludere, signor Presidente, chiedendo al Governo un'attenzione particolare sul tema dell'inflazione, dei costi della guerra per i cittadini italiani, per le imprese italiane.

Abbiamo fatto tutti e stiamo facendo tutti campagna elettorale: gli elettori ci hanno chiesto un'attenzione particolare, perché sono preoccupati e siamo preoccupati con loro. L'inflazione è la tassa più disuguale che ci sia: colpisce i più deboli molto di più di quanto colpisca più forti. Ecco perché la scelta che lei ha fatto di tassare gli extraprofitti delle grandi compagnie petrolifere ed energetiche è la scelta giusta, una scelta di redistribuzione sociale che abbiamo profondamente condiviso ed è la strada con la quale dobbiamo andare avanti (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

Termino, signor Presidente della Camera. Non possiamo, in questa vicenda e nelle scelte che abbiamo davanti, farci guidare dalla nostra stanchezza, non possiamo farci guidare dalla stanchezza della nostra opinione pubblica o dalla stanchezza dei nostri talk show. Gli ucraini non sono stanchi, gli ucraini stanno morendo: noi continueremo a sostenerli e, insieme a loro, a sostenere la libertà e la democrazia che sono i valori al cuore della nostra civiltà (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico - Congratulazioni).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Davide Crippa. Ne ha facoltà.

DAVIDE CRIPPA (M5S). Grazie, Presidente. Presidente Draghi, colleghe e colleghi tutti, a 4 mesi dall'inizio del conflitto, la guerra non è indirizzata verso una rapida soluzione. Lo scenario nazionale è profondamente peggiorato: famiglie e imprese, all'interno dei nostri confini, sono in estrema difficoltà a causa delle conseguenze del conflitto e dai dati economici, purtroppo, non ci si prospetta un autunno migliore. Anzi, diciamolo chiaramente senza ipocrisie: con questa visione, oggi, è a rischio un po' la tenuta sociale del Paese, una condizione grave che impone da parte di tutti, di tutti noi, di tutte le forze che la sostengono, il recupero del buonsenso. E proprio la gravità della situazione potrebbe rendere necessarie misure di carattere eccezionale, ad esempio in campo energetico, in attesa di una svolta che possa portare alla pace.

Per giungere a questo risultato, noi siamo convinti che serva, soprattutto, un'intensa attività diplomatica da parte dell'Europa, con l'obiettivo immediato di un cessate il fuoco. In questo senso, l'immagine di Italia, Germania, Francia, unite a Kiev, è un segnale importante, che va nella giusta direzione, per rafforzare lo strumento diplomatico, nell'unico scopo di ottenere la pace. Una pace possibile solo se ci muoveremo come un corpo unitario insieme ai nostri alleati. A proposito, ancora una volta, viste le dichiarazioni anche fatte dai colleghi che mi hanno preceduto, sorprendono ancora di più quelle dichiarazioni che, ancora oggi, parlano di un MoVimento 5 Stelle anti-atlantista. La nostra collocazione è chiara, così come la correttezza verso gli alleati e l'Unione europea, e non è assolutamente in discussione l'appartenenza all'Alleanza atlantica, ma essere un alleato significa anche per noi, credo, poter dire la propria, esprimere il proprio pensiero. E allora chiedo, visto che lo abbiamo fatto anche tre mesi fa: è proprio così grave, colleghe e colleghi, sottolineare che gli interessi americani e quelli europei non coincidano sempre, soprattutto dal punto di vista economico? È veramente così grave evidenziare come una lunga guerra abbia ripercussioni più gravi per l'Italia e ne abbia assolutamente meno per gli Stati Uniti? In questo scenario, possiamo dircelo: le esportazioni di GNL sono aumentate enormemente dagli Stati Uniti verso il continente europeo. E perché i cittadini italiani ed europei sono i primi a pagare il peso e le conseguenze di questa guerra, la risposta alla crisi, lo ripetiamo, deve essere collettiva, unitaria e non può e non deve essere ostacolata dagli egoismi dei singoli Stati, che bloccano oggi, purtroppo, le scelte in campo energetico.

Perché sottolineiamo questo aspetto? Perché se oggi, in quest'Aula, abbiamo il dovere di supportare le domande di allargamento dell'Unione europea che ci giungono da Ucraina, Georgia e Moldova, e di favorire il percorso di adesione all'Unione europea dei Paesi dei Balcani occidentali, è giusto farlo. Noi siamo d'accordo. Ma se dobbiamo costruire un'Europa veramente inclusiva, sostenibile e capace di diversificare le sue fonti energetiche, occorre prolungare e riformare i Trattati, Presidente, mentre, tutti insieme, costruiamo una nuova governance economica europea, coerente con gli obiettivi comuni. Il contesto migliore per accogliere nuovi membri nell'Unione europea è un'Unione che abbia la capacità e la forza di parlare con una voce unica, che persegua il principio di solidarietà, metta da parte gli interessi particolari e punti all'interesse generale, soprattutto in vista dei tempi, durissimi, che ci attendono. Ad oggi, invece, vediamo che ogni Paese dell'Unione europea guarda a se stesso, cercando di trovare la propria strada contro l'impennata dei prezzi energetici. Presidente, su questo tema non è possibile lasciare il nostro Paese in un livello di concorrenza lontana da quella di altri Paesi, come, ad esempio, la Spagna e il Portogallo, che godono di condizioni di fornitura di energia elettrica a prezzi diversi. Stiamo creando Paesi di serie A e Paesi di serie B (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Servono misure vere, servono misure vere. Le imprese spagnole oggi beneficiano di un regime di prezzi più bassi rispetto a quelle italiane, grazie a un intervento governativo, questo è chiaro, ma godono appunto di prezzi più bassi.

Il Piano Repower EU appare forte nei princìpi, che noi condividiamo assolutamente, uno dopo l'altro, ma ancora debole sulle misure economiche. Sono indicati strumenti a protezione dei consumatori, con la regolazione dei prezzi al consumo finale a un'ampia gamma di clienti. Sì, stiamo parlando di prezzi regolati per imprese e prezzi regolati per consumatori. Questa è la strada giusta. Peccato, Presidente, che noi siamo ancora ancorati a un regime che, tra pochi giorni, tra 9 giorni, vedrà l'Autorità per l'energia elettrica e il gas disciplinare il regime dei prezzi di maggior tutela per il prossimo trimestre, il terzo trimestre. E allora, Presidente, stia attento, perché ancora una volta c'è l'idea di indicizzare tutto al TTF, che lei stesso, giustamente, ha definito lontano dalla realtà, a quella realtà vera degli scambi commerciali. Allora deve essere rispettata la norma approvata dal Parlamento che parla di prezzi reali. Possiamo immaginare che oggi quei prezzi reali possano comprendere le coperture finanziarie sul livello di rischio di prezzo, che, di fatto, secondo una relazione dell'Autorità, allineerebbero quel prezzo di importazione al prezzo spot del TTF. Questa condizione non è normale. Non è possibile raccontare al Paese che un contratto fatto per 20 anni, oggi, a un'impresa o a un consumatore domestico costi quanto un'energia comprata il giorno prima. Questa condizione non è possibile. La prego veramente, lo consideri con attenzione e chieda un approfondimento. Oltre a farci dare i contratti, dovremmo farci dare le fatture realmente pagate e sostenute dalle imprese, non solo i contratti, perché nelle fatture vediamo tutte queste cose. Le coperture finanziarie ci sono? Sono speculazioni? È giusto caricarle sulle bollette dei cittadini e dei consumatori? La preghiamo, anche in questo caso, di dare una risposta rapida a un'emergenza.

Non possiamo più sostenere che, ancora, siano sempre e solo le bollette dei cittadini, perché pochi minuti fa, Fatih Birol, dell'Agenzia internazionale dell'energia, ha dichiarato che i Paesi europei devono essere preparati alla chiusura totale di importazioni di gas russo nel prossimo inverno. E le dichiarazioni del Ministro Cingolani, ieri, lamentavano come, per questioni finanziarie, non sia oggi possibile andare oltre il 54 per cento di capacità dei nostri stoccaggi sono molto gravi. Presidente, abbiamo messo 5 euro a megawattora in più nelle mani delle società che dovrebbero riempire gli stoccaggi di gas italiani, quelle stesse società a partecipazione pubblica, in cui, teoricamente, ci vuole una governance da parte del dello Stato, in cui uno si aspetta che queste imprese facciano, domani, quello che il decreto ha scritto ieri, e, invece, siamo in ritardo su questo punto.

Aggiungo un altro fattore, Presidente Draghi. Guardando i dati pubblicati sul sito del Mite, sui flussi di importazione del gas, leggiamo un dato che ci preoccupa: nel periodo gennaio-aprile 2021, rispetto al periodo gennaio-aprile 2022, c'è stata un'esportazione di un miliardo di metri cubi di gas dall'Italia verso altri Paesi. E, oggi, le nostre società di Stato ci dicono che non sono in grado di riempire gli stoccaggi? Ci vuole un'attenzione maggiore su questo tema. Ci vuole un'attenzione vera, nell'interesse del consumatore. La preghiamo davvero, noi crediamo che su questo punto si debba fare di più.

Servono misure straordinarie, Presidente Draghi. Occorre arrivare a un livello adeguato, in un progetto europeo, con misure di sostegno europeo, nell'ambito di questo Repower EU, che dica qualcosa di chiaro a cittadini e imprese italiane. Presidente Draghi, serve veramente, oggi, immaginare di impiegare regimi di prezzo tutelati anche per le imprese: prezzo del gas e prezzo dell'energia elettrica. A questo punto fissiamoli, anche temporaneamente, in attesa che il panorama europeo ci dica, tutto insieme, cosa dobbiamo fare. Ma non lasciamo questo percorso temporale in cui imprese e consumatori non sanno dove battere la testa rispetto ai costi dell'energia, perché, come lei stesso ha detto, in base ai princìpi dell'inflazione, gran parte di quell'aumento dell'inflazione è dovuto ai costi dell'energia. Allora, servono davvero misure straordinarie in questo senso.

Presidente, è mutata e continua a mutare la situazione, per questo le abbiamo chiesto di coinvolgere il Parlamento nelle prossime scelte, in vista dei prossimi passi. Non è una richiesta per indebolire il Governo, è una richiesta, anzi, che in ogni mandato lo rafforza, perché risponde alle esigenze di tutti i gruppi politici che sostengono convintamente la necessità di un'azione coordinata e condivisa, oggi, su un tema così rilevante, così come la necessità di dare risposte a una crisi, prima pandemica, oggi energetica, domani alimentare. Ci sono processi che oggi hanno un'urgenza.

PRESIDENTE. Concluda.

DAVIDE CRIPPA (M5S). Concludo subito, Presidente Fico. Il MoVimento 5 Stelle farà sempre la sua parte, con senso di responsabilità. Annuncio il voto favorevole del mio gruppo alla risoluzione di maggioranza (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Giglio Vigna. Ne ha facoltà.

ALESSANDRO GIGLIO VIGNA (LEGA). Signor Presidente, onorevoli colleghi, Presidente Draghi, la risoluzione che oggi andiamo a votare ha destato non solo molto interesse fra i media, ma un acceso dibattito, che ha visto la Lega come parte pragmatica e aperta al dialogo. I commenti, da un lato, dell'Ambasciata di Russia in Italia e, dall'altro, addirittura del Presidente Zelensky, alla fine hanno persino spaccato in due il primo gruppo politico presente in questo Parlamento, il MoVimento 5 Stelle. Mai come oggi è quindi importante, signor Presidente, ribadire gli impegni che noi Parlamento diamo a lei, a voi, Governo, impegni da assolvere nel prossimo Consiglio europeo e nei prossimi mesi. È oggi vitale la proroga della clausola di salvaguardia del Patto di stabilità ed è vitale entrare in una fase duratura di investimenti dell'Unione verso gli Stati. Lo diciamo senza mezzi termini: l'austerity deve considerarsi finita (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). Abbiamo dato molto all'Unione europea, intendo dire che il nostro Paese ha dato molto all'Unione europea, per molti anni, e per i prossimi anni ci aspettiamo che l'Unione europea restituisca tutto quello che questo Paese ha dato, anche perché abbiamo bisogno di sopperire all'effetto boomerang delle sanzioni contro la Russia, che, se è vero che stanno facendo male alla Russia, in questa fase, in questo momento, stanno facendo malissimo al nostro Paese (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). Vitale è anche per la nostra economia un tetto al prezzo dell'energia, un tetto al prezzo del gas, un tetto al prezzo dei carburanti (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

Su questo impegno, signor Presidente, il nostro partito è fermissimo e chiediamo al suo Governo, al nostro Governo, di non fare un passo indietro, perché i cittadini e le imprese non ne possono veramente più, il Paese reale è stremato da questa situazione (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

Consideriamo anche vitale, oggi più che mai, che a fianco della transizione verde, del pilastro ambientale, sia sempre tenuto in considerazione il pilastro sociale. Alla pari della transizione verde, vi deve essere la lotta alla povertà e la lotta alla disoccupazione. Guardi, signor Presidente, guardate, onorevoli colleghi, non lo diciamo noi, non lo dice la Lega; lo dice l'Agenda 2030, al punto 17. Vi deve essere equità fra i vari punti. Quindi, la lotta alla povertà e la lotta alla disoccupazione devono avere pari dignità rispetto alla transizione verde. Questo vuol dire che non dobbiamo creare un solo disoccupato per andare verso il continente a emissioni zero.

Lo diciamo da anni: è indispensabile - e mai come oggi lo è, signor Presidente e Governo - andare verso un continente e un Paese a indipendenza energetica, quindi non solo diversificare le fonti ma anche diversificare i fornitori. Lo state facendo, e di questo ci compiacciamo. È una battaglia storica della Lega e siamo contenti, come Lega, che questa battaglia sia stata trasmessa a questo Governo.

Allora, insieme all'ONU, al G7 e all'Unione europea, è necessario garantire la sicurezza alimentare. Il contrario vorrebbe dire nuove carestie nel Sud del mondo, quindi nuovi flussi migratori dall'Africa, e già oggi - mi permetto di dirlo, signor Presidente Draghi - il Ministro Lamorgese non sta brillando per il contrasto all'immigrazione clandestina (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). Quindi, evitare altre crisi alimentari per evitare altri flussi di immigrazione, anche questo c'è nella risoluzione. Questo Parlamento impegna lei, signor Presidente, e il suo Governo a portare avanti questo tema.

Il processo di adesione all'Unione europea è lungo e la domanda di adesione all'Unione europea dell'Ucraina è un atto politico, una dichiarazione politica. Prendiamola per quella che è, senza creare da un lato, illusioni e, dall'altro lato, tensioni. Il nostro Paese ha dato, e continuerà a dare, accoglienza, solidarietà e aiuti all'Ucraina (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier), perché fra aggredito e aggressore riteniamo che la legittimità internazionale sia dalla parte dell'aggredito, sempre, e questo ci è ricordato dall'articolo 51 della Carta delle Nazioni Unite, il cui contenuto abbiamo inserito in questa risoluzione.

Riteniamo anche che il nostro Paese possa fare di più. Possiamo, e dobbiamo, fare di più, in primo luogo perché siamo i più esposti e, in secondo luogo, perché la nostra propensione è andare nella direzione del dialogo e della pace. Quindi, la domanda che io pongo rispetto alla sua giusta affermazione, ovvero stare dalla parte dell'Ucraina, signor Presidente del Consiglio, è: come possiamo noi essere più utili al popolo ucraino? La risposta che noi, come Lega, ci siamo dati, ma che gran parte del Paese si sta dando, è diventare i veri protagonisti del processo di pace. Io sarò molto onesto con lei, signor Presidente del Consiglio: trovo assurdo che la Turchia stia giocando questa partita del dialogo e della pace in un modo più incisivo rispetto a quello che sta facendo il nostro Paese.

Nella risoluzione è scritto - e io lo ribadisco oggi, qui, da quest'Aula di Palazzo Montecitorio - che ogni sforzo deve portare alla pace: ogni sforzo di questo Parlamento, di questo Governo e di queste istituzioni dev'essere rivolto verso la pace, verso la pace e la diplomazia (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

Allora, signor Presidente, siamo un Paese europeo, siamo un Paese orgogliosamente atlantista, siamo nella NATO, siamo all'interno di questo quadro occidentale e, all'interno di questo quadro occidentale, siamo un Paese di diplomazia e un Paese di pace. Dunque, la Lega di Matteo Salvini auspica che questo nostro ruolo, che è sempre stato il nostro ruolo nel mondo, oggi, domani e dopodomani al Vertice europeo sia ribadito e sia ribadito ancora di più. Riprendiamoci questo nostro ruolo e questo posto nel mondo: l'Italia Paese di pace e Paese di diplomazia (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier)!

Signor Presidente, auspicando, per finire, un maggior coinvolgimento del Parlamento in tutti questi atti e in tutti questi passaggi che stanno impegnando il Governo, con il maggior coinvolgimento che abbiamo inserito all'interno della nostra risoluzione, io non posso far altro che dichiarare il voto positivo del gruppo Lega-Salvini Premier sulla risoluzione di maggioranza (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, a titolo personale, il deputato Dall'Osso. Ne ha facoltà.

MATTEO DALL'OSSO (FI). Grazie, Presidente. Una mia valutazione assolutamente personale: vorrei ribadire il mio “no” all'invio di armi a un Paese che non è nemmeno membro dell'unità europea. È una questione di coscienza. Non si fermano le guerre alimentandole, non si inducono gli attori coinvolti a sedersi a un tavolo spedendo armi né applicando loro sanzioni che poi si ritorcono contro di noi. È una questione di coscienza. Avete per caso visto gli FH70, le armi pesanti? Io sono venuto a saperlo, perché gli stessi cittadini ucraini li pubblicano sui loro social; sono armi che lo Stato italiano ha secretato.

Infine, Presidente, mi consenta di fare i complimenti al Presidente del Consiglio…

PRESIDENTE. Colleghi! I colleghi nell'emiciclo, per favore!

MATTEO DALL'OSSO (FI). Grazie. Scusi, Presidente, la volevo guardare negli occhi e veramente le voglio fare i complimenti per l'OPA che ha fatto sul MoVimento 5 Stelle e volevo fare i complimenti al Ministro Di Maio per il grandissimo tempismo che ha scelto (Applausi di deputati del gruppo Misto). Viva il MoVimento, viva Forza Italia!

PRESIDENTE. Grazie, grazie. Concludiamo.

Ha chiesto di parlare sull'ordine dei lavori il deputato Lupi. Ne ha facoltà.

MAURIZIO LUPI (M-NCI-USEI-R-AC). Signor Presidente, voglio chiedere al Governo, che, attraverso il sottosegretario Amendola – che, tra l'altro, ho l'occasione di ringraziare, credo a nome di tutti, per il lavoro che in queste settimane ha fatto -, ha espresso correttamente i pareri sulle risoluzioni presentate, di provare a verificare, sulla risoluzione Lollobrigida ed altri n. 6-00227, un ripensamento sul parere, e la motivazione di ciò è molto semplice. Premesso che ci può essere anche lo strumento della votazione per parti separate - e penso alla premessa separata dagli impegni -, i contenuti di questa risoluzione sono assolutamente condivisibili non solo da parte mia, ma credo da parte di tutti. Penso all'impegno n. 2, cioè “a sollecitare la necessità di fissare un tetto al prezzo dei prodotti energetici nell'ambito dell'Unione e di istituire una centrale unica europea per l'acquisto del gas”.

Siccome io ho profondo rispetto del voto del Parlamento, anche per la piccola esperienza che ho, credo che un parere contrario del Governo su tutta questa mozione sia un'indicazione sbagliata: o ci si rimette all'Aula, oppure si chiede il voto per parti separate. Il Governo può dare quattro pareri negativi ma almeno su un parere negativo, riguardo a un tema come questo, non dovremmo dividerci e dovrebbe esserci l'unità del Parlamento.

Capisco che ogni gruppo parlamentare possa presentare la propria mozione o risoluzione – noi, ovviamente, confermiamo la compattezza sulla risoluzione di maggioranza e ho ringraziato, non a caso, il sottosegretario Amendola -, ma è imbarazzante un voto del Parlamento negativo sul complesso di questa risoluzione. Suggerisco o di rimettersi all'Aula oppure di chiedere la votazione per parti separate, almeno su uno dei punti, quello più condivisibile, affinché possa arrivare un segnale di unità da parte di tutti, indipendentemente da chi in quest'Aula propone una risoluzione. Se, nel merito, quello che viene proposto è giusto, credo che sia un rafforzamento all'azione del Governo, non un indebolimento (Applausi di deputati del gruppo Misto).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, sull'ordine dei lavori, il deputato Fratoianni. Ne ha facoltà.

NICOLA FRATOIANNI (LEU). È sullo stesso argomento sollevato dal collega Lupi, non a proposito della stessa risoluzione. Siccome il Governo ha espresso un parere seccamente contrario su tutte le risoluzioni, tranne quella di maggioranza, vorrei segnalare che ce ne sono diverse e per molte di queste – per esempio, nel caso della mia - sono stati richiesti i voti per parti separate. Ci sono alcune delle parti su cui è stato richiesto il voto sulle quali trovo un po' fantasioso esprimere un secco parere negativo nel merito. Per esempio, si impegna il Governo a lavorare in sede di Consiglio europeo per promuovere la pace e il cessate il fuoco, ovvero l'impegno che il Presidente del Consiglio ha giustamente confermato con forza nella sua replica. Quindi, nel caso, qualora la sua richiesta fosse accolta, mi aspetto che, da parte del Governo, ci sia un'espressione di merito sui singoli punti di tutte le risoluzioni. Mi parrebbe naturale.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il sottosegretario Amendola. Prego, ne ha facoltà.

VINCENZO AMENDOLA, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei Ministri. Grazie, Presidente. È evidente che l'aspirazione alla pace lega tutto questo Parlamento, però, nella lettura delle risoluzioni, bisogna trovare sempre una lettura sui punti che proponiamo al Consiglio europeo. È evidente che molti dei temi sulla risoluzione Lollobrigida ed altri n. 6-00227 sono congrui con quelli della risoluzione di maggioranza e, non a caso, mi aspetto che ci sia un voto anche del gruppo di Fratelli d'Italia rispetto alla mozione di maggioranza, in quanto i temi sono uguali. Tuttavia, in tutti i casi, ci rimettiamo all'Aula, proprio per favorire la congruità dei due testi. Mi auguro che ci sia anche comune risposta rispetto alla risoluzione di maggioranza.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, sull'ordine dei lavori, il deputato Lollobrigida. Ne ha facoltà.

FRANCESCO LOLLOBRIGIDA (FDI). Grazie, Presidente. Da parte del sottosegretario o Vice Ministro - non ricordo esattamente – c'è stata l'indicazione che, secondo me, è la più corretta su un tema di questo genere. Noi abbiamo cercato, fin dall'inizio, sul piano internazionale l'unità della Nazione, rispetto anche alle differenze di posizionamento sul piano interno. La volta scorsa, eravamo stati coinvolti nella redazione della risoluzione che abbiamo votato. Questa volta, per ragioni che immagino afferiscano a questioni inerenti la maggioranza, non siamo stati coinvolti; nonostante questo, abbiamo scritto esattamente quello che pensiamo, che ritengo compatibile con un voto anche favorevole rispetto alla nostra risoluzione. Noi ci asterremo su quella del Governo, perché non abbiamo alcuna intenzione di turbare il clima internazionale e il ruolo dell'Italia a livello internazionale, nonostante la presidente Meloni abbia sottolineato quali ragioni ci inducano, invece, a non votarla favorevolmente, per la insita mancanza di chiarezza su alcuni elementi essenziali, che, a nostro avviso, indeboliscono il ruolo del Governo italiano a livello internazionale (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, sull'ordine dei lavori, il deputato Colletti. Ne ha facoltà.

ANDREA COLLETTI (MISTO-A). Grazie Presidente. In realtà, vorrei capire se il nuovo parere del Governo sulle risoluzioni riguardi esclusivamente la risoluzione di Fratelli d'Italia oppure tutte le risoluzioni. Infatti, anche la nostra risoluzione, che sarà votata per parti separate, nonostante il parere iniziale negativo del Governo, prevede, ad esempio, in un punto, di attivarsi per mettere immediatamente in campo ogni azione diplomatica volta alla risoluzione del conflitto in atto, promuovendo il confronto e il dialogo tra le parti coinvolte. Non capisco come il Governo possa essere contrario su questo impegno del Parlamento per agire. Vuol dire che, magari, il Governo non è interessato a promuovere una risoluzione di questo conflitto. Vorrei comprendere se il Governo voglia rivalutare meglio tutte le risoluzioni e, soprattutto, se voglia leggere meglio tutti gli impegni proposti anche da noi di Alternativa. Tra questi c'è l'impegno – cui, in questo caso, sono sicuro il Governo sarà contrario - a non inviare armi all'Ucraina (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Alternativa).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Sarli. Ne ha facoltà.

DORIANA SARLI (MISTO-M-PP-RCSE). Grazie Presidente. Mi associo alle richieste dei colleghi e trovo sia anche una questione di rispetto per il lavoro fatto sulle risoluzioni (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Manifesta, potere al popolo, Partito della Rifondazione Comunista-Sinistra Europea). Infatti, è vero che non sosteniamo assolutamente la linea del Governo e lo abbiamo detto, ma ci sono impegni anche per capire dove eventualmente questo Parlamento possa trovare punti di convergenza. Questo forse nei singoli impegni si potrebbe vedere e sarebbe anche la dimostrazione di una maggiore volontà di dialogo con questo Parlamento, anche con le parti che non sono d'accordo (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Manifesta, potere al popolo, Partito della Rifondazione Comunista-Sinistra Europea).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Romaniello. Ne ha facoltà.

CRISTIAN ROMANIELLO (MISTO-EV-VE). Grazie, Presidente. È sullo stesso argomento, per chiedere la medesima questione sollevata dai colleghi che mi hanno preceduto. Infatti, nei punti e negli impegni che abbiamo inserito nella risoluzione, ce ne sono alcuni che sono particolarmente condivisi dalle altre risoluzioni e poi ce ne sono altri magari un po' diversi, su cui però sarebbe bello che il Parlamento si esprimesse a favore. Penso, per esempio, all'impegno che abbiamo inserito sulla tutela del popolo curdo oppure alle questioni che abbiamo un po' più in comune, come la crisi umanitaria, la crisi alimentare, la fine della guerra, la pace e il sostegno umanitario internazionale per la popolazione ucraina. Come fate a votare contro queste cose? Ci sarebbe da chiedere una maggiore attenzione, che chiedo insieme ai colleghi, per far sì che si possa arrivare quantomeno ad avere dei pareri favorevoli e degli impegni un po' più circoscritti, che il Governo possa assumere per questo Consiglio europeo (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Europa Verde-Verdi Europei).

PRESIDENTE. Il sottosegretario Amendola mi sembra che abbia già espresso prima la sua opinione. Ha chiesto di parlare la deputata Ehm, che però è già intervenuta.

Sottosegretario Amendola, è sulla risoluzione Lollobrigida ed altri n. 6-00227? Giusto? Sì, basta; già ha risposto, questo intendeva il sottosegretario (Applausi ironici dei deputati del gruppo Misto-Manifesta, potere al popolo, Partito della Rifondazione Comunista-Sinistra Europea).

Sono così esaurite le dichiarazioni di voto.

(Votazioni)

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Come da prassi, le risoluzioni saranno poste in votazione per le parti non assorbite e non precluse dalle votazioni precedenti. Avverto che i presentatori della risoluzione Suriano ed altri n. 6-00222 hanno chiesto la votazione per parti separate, nel senso di votare: dapprima, distintamente ciascun capoverso del dispositivo; a seguire - ove il dispositivo venga in tutto o in parte approvato - la premessa.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione Suriano ed altri n. 6-00222, limitatamente al primo capoverso del dispositivo, su cui il Governo ha espresso parere contrario.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 1).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione Suriano ed altri n. 6-00222, limitatamente al secondo capoverso del dispositivo, su cui il Governo ha espresso parere contrario.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 2).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione Suriano ed altri n. 6-00222, limitatamente al terzo capoverso del dispositivo, su cui il Governo ha espresso parere contrario.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 3).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione Suriano ed altri n. 6-00222, limitatamente al quarto capoverso del dispositivo, su cui il Governo ha espresso parere contrario.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 4).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione Suriano ed altri n. 6-00222, limitatamente al quinto capoverso del dispositivo, su cui il Governo ha espresso parere contrario.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 5).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione Suriano ed altri n. 6-00222, limitatamente al sesto capoverso del dispositivo, su cui il Governo ha espresso parere contrario.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 6).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione Suriano ed altri n. 6-00222, limitatamente al settimo capoverso del dispositivo, su cui il Governo ha espresso parere contrario.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 7).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione Suriano ed altri n. 6-00222, limitatamente all'ottavo capoverso del dispositivo, su cui il Governo ha espresso parere contrario.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 8).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione Suriano ed altri n. 6-00222, limitatamente al nono capoverso del dispositivo, su cui il Governo ha espresso parere contrario.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 9).  

In virtù della reiezione del dispositivo della risoluzione Suriano ed altri n. 6-00222, non si procederà alla votazione della relativa premessa.

Passiamo alla votazione della risoluzione Fratoianni n. 6-00223. Avverto che il presentatore ha chiesto la votazione per parti separate, nel senso di votare: dapprima, congiuntamente i capoversi primo, secondo, terzo, quinto, settimo e ottavo del dispositivo; a seguire, distintamente i capoversi quarto e sesto del dispositivo; infine, ove il dispositivo venga in tutto o in parte approvato, la premessa.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione Fratoianni n. 6-00223, limitatamente ai capoversi primo, secondo, terzo, quinto, settimo e ottavo del dispositivo, su cui il Governo ha espresso parere contrario.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 10).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione Fratoianni n. 6-00223, limitatamente al quarto capoverso del dispositivo, su cui il Governo ha espresso parere contrario.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 11).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione Fratoianni n. 6-00223, limitatamente al sesto capoverso del dispositivo, su cui il Governo ha espresso parere contrario.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 12).

In virtù della reiezione del dispositivo della risoluzione Fratoianni n. 6-00223, non si procederà alla votazione della relativa premessa.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione Berti, De Luca, Marrocco, Pettarin, Fornaro, Giglio Vigna, Colaninno, Ermellino, Emanuela Rossini, Magi e Lupi n. 6-00224, su cui il Governo ha espresso parere favorevole.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 13).

Passiamo alla votazione della risoluzione Romaniello ed altri n. 6-00225.

Avverto che i presentatori hanno chiesto la votazione per parti separate, nel senso di votare: dapprima, distintamente ciascun capoverso del dispositivo; a seguire, ove il dispositivo venga in tutto o in parte approvato, la premessa.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione Romaniello ed altri n. 6-00225, limitatamente al primo capoverso del dispositivo, su cui il Governo ha espresso parere contrario.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 14).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione Romaniello ed altri n. 6-00225, limitatamente al secondo capoverso del dispositivo, su cui il Governo ha espresso parere contrario.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 15).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione Romaniello ed altri n. 6-00225, limitatamente al terzo capoverso del dispositivo, su cui il Governo ha espresso parere contrario.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 16).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione Romaniello ed altri n. 6-00225, limitatamente al quarto capoverso del dispositivo, su cui il Governo ha espresso parere contrario.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 17).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione Romaniello ed altri n. 6-00225, limitatamente al quinto capoverso del dispositivo, su cui il Governo ha espresso parere contrario.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 18).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione Romaniello ed altri n. 6-00225, limitatamente al sesto capoverso del dispositivo, su cui il Governo ha espresso parere contrario.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 19).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione Romaniello ed altri n. 6-00225, limitatamente al settimo capoverso del dispositivo, su cui il Governo ha espresso parere contrario.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 20).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione Romaniello ed altri n. 6-00225, limitatamente all'ottavo capoverso del dispositivo, su cui il Governo ha espresso parere contrario.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 21).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione Romaniello ed altri n. 6-00225, limitatamente al nono capoverso del dispositivo, su cui il Governo ha espresso parere contrario.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 22).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione Romaniello ed altri n. 6-00225, limitatamente al decimo capoverso del dispositivo, su cui il Governo ha espresso parere contrario.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 23).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione Romaniello ed altri n. 6-00225, limitatamente all'undicesimo capoverso del dispositivo, su cui il Governo ha espresso parere contrario.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 24).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione Romaniello ed altri n. 6-00225, limitatamente al dodicesimo capoverso del dispositivo, su cui il Governo ha espresso parere contrario.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 25).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione Romaniello ed altri n. 6-00225, limitatamente al tredicesimo capoverso del dispositivo, su cui il Governo ha espresso parere contrario.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 26).

In virtù della reiezione nel dispositivo della risoluzione Romaniello ed altri n. 6-00225, non si procederà alla votazione della relativa premessa.

Passiamo alla votazione della mozione Corda ed altri n. 6-00226. Avverto che i presentatori hanno chiesto la votazione per parti separate, nel senso di votare: dapprima, distintamente, ciascuna lettera di ciascun capoverso del dispositivo; a seguire - ove il dispositivo venga in tutto o in parte approvato - la premessa.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione Corda ed altri n. 6-00226, limitatamente al primo capoverso, lettera a), del dispositivo, su cui il Governo ha espresso parere contrario.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 27).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione Corda ed altri n. 6-00226, limitatamente al primo capoverso, lettera b), del dispositivo, su cui il Governo ha espresso parere contrario.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 28).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione Corda n. 6-00226, limitatamente al primo capoverso, lettera c), del dispositivo, su cui il Governo ha espresso parere contrario.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 29).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione Corda n. 6-00226, limitatamente al primo capoverso, lettera d), del dispositivo, su cui il Governo ha espresso parere contrario.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 30).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione Corda n. 6-00226, limitatamente al primo capoverso, lettera e), del dispositivo, su cui il Governo ha espresso parere contrario.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 31).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione Corda n. 6-00226, limitatamente al primo capoverso, lettera f), del dispositivo, su cui il Governo ha espresso parere contrario.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 32).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione Corda n. 6-00226, limitatamente al primo capoverso, lettera g), del dispositivo, su cui il Governo ha espresso parere contrario.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 33).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione Corda n. 6-00226, limitatamente al primo capoverso, lettera h), del dispositivo, su cui il Governo ha espresso parere contrario.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 34).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione Corda n. 6-00226, limitatamente al primo capoverso, lettera i), del dispositivo, su cui il Governo ha espresso parere contrario.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 35).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione Corda n. 6-00226, limitatamente al secondo capoverso, lettera a), del dispositivo, su cui il Governo ha espresso parere contrario.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 36).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione Corda ed altri n. 6-00226, limitatamente al secondo capoverso, lettera b), del dispositivo, su cui il Governo ha espresso parere contrario.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 37).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione Corda ed altri n. 6-00226, limitatamente al secondo capoverso, lettera c), del dispositivo, su cui il Governo ha espresso parere contrario.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 38).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione Corda ed altri n. 6-00226, limitatamente al secondo capoverso, lettera d), del dispositivo, su cui il Governo ha espresso parere contrario.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 39).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione Corda ed altri n. 6-00226, limitatamente al secondo capoverso, lettera e), del dispositivo, su cui il Governo ha espresso parere contrario.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 40).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione Corda ed altri n. 6-00226, limitatamente al terzo capoverso, lettera a), del dispositivo, su cui il Governo ha espresso parere contrario.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 41).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione Corda ed altri n. 6-00226, limitatamente al terzo capoverso, lettera b), del dispositivo, su cui il Governo ha espresso parere contrario.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 42).

In virtù della reiezione del dispositivo della risoluzione Corda ed altri n. 6-00226 non si procederà alla votazione della relativa premessa.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione Lollobrigida ed altri n. 6-00227, su cui il Governo si è rimesso all'Assemblea.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 43) (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

Sono così esaurite le comunicazioni del Presidente del Consiglio dei Ministri in vista della riunione del Consiglio europeo del 23 e 24 giugno 2022.

Sospendiamo a questo punto la seduta, che riprenderà alle ore 15, con lo svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.

La seduta, sospesa alle 13,50, è ripresa alle 15.

PRESIDENZA DELLA VICEPRESIDENTE MARIA EDERA SPADONI

Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interrogazioni a risposta immediata, alle quali risponderanno la Ministra della Giustizia, il Ministro dello Sviluppo economico e il Ministro del Lavoro e delle politiche sociali.

Invito gli oratori a un rigoroso rispetto dei tempi, anche considerata la diretta televisiva in corso.

(Misure a favore degli operatori sanitari reclutati durante l'emergenza da COVID-19 presso gli istituti penitenziari – n. 3-03034)

PRESIDENTE. Passiamo alla prima interrogazione all'ordine del giorno, Molinari ed altri n. 3-03034 (Vedi l'allegato A).

Il deputato Furgiuele ha facoltà d'illustrare l'interrogazione di cui è cofirmatario, per un minuto.

DOMENICO FURGIUELE (LEGA). Grazie, Presidente. Signor Ministro, ci sono 1.500 operatori sociosanitari, quindi, quasi 1.500 famiglie che attendono una risposta da questo Esecutivo. Si tratta di quegli angeli custodi - perché così dovremmo definirli – che, nel periodo più buio della pandemia, hanno costituito un'unità sociosanitaria a favore e a supporto delle RSA e, soprattutto, degli istituti penitenziari. Costoro hanno visto il loro contratto di lavoro terminare nel mese di maggio, con il Governo, senza una giusta e motivata ragione; eppure, ci sono le regioni e non solo che chiedono di potersi avvalere ancora dei servizi di questi professionisti, soprattutto nelle strutture nelle quali hanno prestato lavoro e che erano già prive di personale.

Chiedo al Governo cosa intenda intraprendere per tutelare queste professionalità e, soprattutto, queste persone, che sono state lasciate per strada dall'oggi al domani.

PRESIDENTE. La Ministra della Giustizia, Marta Cartabia, ha facoltà di rispondere.

MARTA CARTABIA, Ministra della Giustizia. Grazie, Presidente. Ringrazio per aver posto l'attenzione sul servizio prestato, per quanto riguarda le carceri, da circa 500 operatori sociosanitari, a partire dall'ordinanza del 2020, la n. 665 del Capo dipartimento della Protezione civile. Il loro impiego, secondo quell'ordinanza, aveva un orizzonte temporale limitato e, comunque, legato allo stato di emergenza. In realtà, il loro impiego è cessato presso queste unità - diciamo così - di crisi il 31 maggio, non il 31 marzo, come è stato disposto dall'ordinanza n. 892 del 2022, sempre del Capo dipartimento della Protezione civile. La ragione di questa dilazione di due mesi aveva lo scopo di favorire un ritorno alla vita ordinaria in modo graduale e progressivo, senza scossoni.

Quanto al regime giuridico di questi operatori, sono tutti dipendenti del Servizio sanitario nazionale oppure di strutture sanitarie, anche non accreditate, oppure liberi professionisti. A loro veniva attribuito sul piano economico, in aggiunta alla loro retribuzione, un premio di solidarietà forfettario di 100 euro a giornata, che non concorreva alla formazione del reddito imponibile, e il servizio prestato era considerato servizio utile a tutti gli effetti giuridici, quindi, per l'anzianità di servizio e l'anzianità contributiva. Dal 31 maggio sono ritornati a prestare le loro attività secondo le ordinarie modalità dello svolgimento dei loro rapporti di lavoro, perciò vi è chi è ritornato come dipendente del Servizio sanitario nazionale, chi presso altre strutture sanitarie, anche non accreditate, altri ancora come liberi professionisti.

Quello che c'è da sottolineare è che il Ministero della Giustizia non ha avuto, e non ha, competenza su queste figure professionali, neanche per ciò che riguarda il servizio prestato nelle carceri; da un lato, perché nel periodo della crisi pandemica le loro prestazioni erano regolate dal dipartimento della Protezione civile, ora che lo stato di emergenza è cessato, la competenza per la tutela della salute in carcere, a partire dal 2008, in particolare dalla legge finanziaria per il 2008 è di stretta competenza del Ministro della Salute e prosegue secondo le ordinarie modalità. Quindi, da questo punto di vista, il Ministro della Giustizia non può prendere iniziative al riguardo.

PRESIDENTE. Il deputato Furgiuele ha facoltà di replicare, per due minuti.

DOMENICO FURGIUELE (LEGA). Grazie, Presidente. Grazie, signor Ministro per la sua risposta, se non altro perché va nella direzione di fare chiarezza sulle competenze relative a questi operatori sociosanitari. Ovviamente, ci potremo ritenere - approfitto dell'occasione per ribadirlo - tutti soddisfatti nel momento in cui questi operatori sociosanitari potranno ritrovare almeno il loro posto di lavoro, perché non tutti, in realtà, sono stati ricollocati. Questo significa dare lavoro a 1.500 persone che, in questo momento, sono in mezzo a una strada. Questo, soprattutto, dopo che loro hanno lavorato, non è giusto: hanno prestato il loro servizio, lo hanno fatto in condizioni di estrema precarietà, di estrema difficoltà. È un dato che non può essere sottaciuto e che deve essere preso comunque in considerazione, al di là delle competenze ministeriali, perché il fatto che le strutture sociosanitarie della nostra Nazione, in ogni latitudine, siano scoperte di personale noi lo abbiamo acquisito proprio durante la crisi pandemica e oggi privare quelle stesse strutture che languivano e languono ancora, credo sia un paradosso che debba essere affrontato indipendentemente dalle competenze, ma con la forza di un Governo che ha bisogno di questi operatori sociosanitari. Non è giusto lasciarli a casa dopo i contratti di lavoro “esigui” che hanno avuto, non è giusto lasciarli a casa dopo i turni massacranti, non è giusto lasciarli a casa, per tutti i sacrifici che queste persone, con le loro famiglie, hanno svolto.

Allora, si intervenga. Le chiedo di dare, anche lei indirettamente, il suo contributo con il Governo, affinché questo tema venga posto immediatamente all'attenzione, perché ci sono, ribadisco, anche amministrazioni regionali che vorrebbero continuare a lavorare con questo personale. Si intervenga immediatamente, perché sono gli italiani ad aver bisogno degli OSS (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

(Iniziative per contrastare il fenomeno del sovraffollamento delle carceri, anche tramite la modifica del regolamento di esecuzione dell'ordinamento penitenziario e interventi di carattere strutturale relativi all'istituto della liberazione anticipata – n. 3-03035)

PRESIDENTE. La deputata Annibali ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-03035 (Vedi l'allegato A).

LUCIA ANNIBALI (IV). Grazie, Presidente. Signora Ministra, nell'ultima Relazione al Parlamento, il Garante nazionale delle persone private della libertà personale ha sottolineato, ancora una volta, come le nostre carceri siano sovraffollate, in condizioni inaccettabili per chi vi è ristretto e per chi vi lavora ogni giorno, come siano inadeguate, anche sul piano degli spazi, per un'esecuzione penale che tuteli la dignità e l'integrità psicofisica di ogni persona. Colpisce, in modo particolare, l'impressionante dato dei suicidi in carcere - 29 - da inizio 2022.

Le indicazioni contenute nella relazione del Garante costituiscono uno stimolo ed uno sprone per interventi immediati e incisivi, così come le proposte elaborate mesi fa dalla “Commissione Ruotolo” da lei voluta, Ministra, richiedono una rapida attuazione.

Noi, alla luce di tutto questo, le chiediamo, Ministra, quali misure intenda adottare, e in quali tempi, per contrastare il grave sovraffollamento denunciato dal Garante.

PRESIDENTE. La Ministra della Giustizia, Marta Cartabia, ha facoltà di rispondere.

MARTA CARTABIA, Ministra della Giustizia. Grazie, Presidente. I dati riportati dalla relazione del Garante dei diritti delle persone private della libertà personale, in effetti, sono sempre molto impressionanti, in particolare quelli relativi al numero delle persone ristrette per espiare una pena, anche come residuo, inferiore ai 2 anni di reclusione.

Io credo che sia importante cominciare a coltivare - o continuare a coltivare - quella cultura basata sulla Costituzione, per cui la pena non è sinonimo di carcere. L'articolo 27 della Costituzione non usa mai la parola “carcere”, usa la parola “pena” e, in effetti, già da tempo, già da anni, con precedenti Governi, si è sviluppata una cultura dell'esecuzione della pena con forme alternative: l'esecuzione penale esterna o giustizia di comunità. Le stesse strutture del Ministero della Giustizia, anche a livello territoriale, recano questo nome.

Che cosa si può fare, cosa è stato fatto e cosa abbiamo intenzione di fare? Durante il biennio della pandemia, sono stati ideati e sperimentati alcuni strumenti che si sono rivelati utili: per esempio, le licenze premio straordinarie per i semiliberi, i permessi premio straordinari per i detenuti già ammessi al lavoro esterno, la detenzione domiciliare con braccialetto elettronico. Queste misure sono ancora in vigore, benché sia cessato lo stato di emergenza, fino al 31 dicembre, hanno dato buona prova e potrebbero continuare a essere utilizzate.

Si discute della liberazione anticipata, per valutare se innalzare la detrazione della pena, in particolare, per il periodo relativo ai due anni di pandemia. In effetti, in questi due anni, la detenzione in carcere è stata più afflittiva, il carcere è stato più duro, per cui giustamente se ne discute.

Per quanto riguarda gli altri interventi significativi ai quali sta lavorando il Ministero oltre agli interventi sugli spazi, l'architettura penitenziaria, nell'attuazione della legge delega n. 134 del 2021 in materia di riforma del processo penale - i decreti legislativi sono in fase di elaborazione e saranno perfezionati a breve e portati al Consiglio dei Ministri - una parte importante riguarda le pene sostitutive delle pene detentive brevi, dove per brevi si intende fino a 4 anni. Per questo tipo di pene si prevede la sostituzione con semilibertà, detenzione domiciliare, lavoro di pubblica utilità o pena pecuniaria. Le pene fino a 4 anni riguardano circa il 30 per cento della popolazione carceraria, quindi l'impatto può essere molto significativo. Saranno erogate direttamente dal giudice di cognizione. Con questi interventi si potrà dare davvero un grande sollievo unitamente ad altri, che sono previsti nell'attuazione della delega, come l'ampliamento della non punibilità per la particolare tenuità del fatto o l'ampliamento della sospensione del procedimento con messa alla prova. Per dare concretezza a questi interventi, faccio solo presente che le misure in esecuzione esterna oggi superano di gran lunga quelle di detenzione - siamo a quasi 74.000, contro i 54.000 - e per questo è già stata autorizzata l'assunzione di unità di personale destinato all'UEPE nella misura di 1.092 unità e 11 dirigenti.

PRESIDENTE. Il deputato Ferri ha facoltà di replicare.

COSIMO MARIA FERRI (IV). Grazie, signora Ministra. Sono contento che in Aula ci sia anche il Ministro Orlando perché ha lanciato, durante il suo periodo nel Governo Renzi e, poi, nel Governo Gentiloni, gli Stati generali delle carceri, dell'esecuzione penale. È stata un'esperienza importante perché ha aperto il Ministero, ha aperto alla società civile e, in quei giorni di studio e di approfondimento, ha lavorato su una riforma dell'ordinamento penitenziario.

La cosa che più mi ha rattristato con l'arrivo del Governo “Conte 1” è stata proprio l'aver marcato la discontinuità con un lavoro serio che era stato fatto sull'esecuzione penale esterna, sul tema delle strutture penitenziarie, sul tema della dignità umana dei detenuti e su tanti altri temi. Ogni tanto vado a rivedermi i lavori di questi tavoli e ne capisco la profondità e l'importanza. Aver interrotto questo percorso è stato uno degli errori politici più grandi che ha commesso il Governo “Conte 1”. Abbiamo cercato di spiegare che questi temi non sono politica, che da questi temi parte la dignità dell'uomo, parte la faccia del Paese perché dalle carceri, da quello che avviene all'interno si capiscono le potenzialità e quanto l'Italia tuteli i diritti. Sono contento che oggi si riparta. Forse, me lo lasci dire, è un po' tardi perché doveva essere una delle prime cose da fare, anche perché il lavoro c'era già e ci sono tanti spunti di quei tavoli. Ho letto i lavori della “Commissione Ruotolo”, ho capito che prende spunto anche da questo. Mi raccomando, si faccia tesoro di quello che la politica ha saputo fare con serietà, impegno e professionalità (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva).

(Iniziative volte ad assoggettare i carburanti al regime di prezzo amministrato – n. 3-03036)

PRESIDENTE. Il deputato Fornaro ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-03036 (Vedi l'allegato A).

FEDERICO FORNARO (LEU). Grazie, signora Presidente. Signor Ministro, il Governo è già intervenuto significativamente nella riduzione delle aliquote di accisa sulla benzina e sul gasolio. Ci troviamo però, nonostante questo intervento, di nuovo di fronte, da diversi giorni, a un aumento molto rilevante del prezzo alla pompa sia di benzina sia di gasolio.

Già in un'interrogazione in un question time, il 20 aprile scorso, avevamo sottolineato la diversità dei prezzi dei carburanti praticati dai distributori. Adesso crediamo che sia arrivato il tempo di prendere iniziativa più forte, quella prevista dalla deliberazione CIPE del 31 luglio del 1991 che consentirebbe, per un periodo limitato, il ritorno dei prezzi dei carburanti al regime di prezzo amministrato. Quindi siamo ad interrogare il Ministro per capire se il Governo intende valutare questa possibilità.

PRESIDENTE. Il Ministro dello Sviluppo economico, Giancarlo Giorgetti, ha facoltà di rispondere.

GIANCARLO GIORGETTI, Ministro dello Sviluppo economico. Grazie, Presidente. Onorevole Fornaro, come giustamente lei ha ricordato, in occasione di un precedente question-time abbiamo già trattato questo argomento, il 20 aprile. Nel frattempo è stato approvato il decreto-legge che ha fornito il Garante per la sorveglianza dei prezzi, costituito presso il Ministero dello Sviluppo economico, di un'apposita unità di missione, che è in fase di costituzione e di reclutamento del personale, che ha il compito di analizzare ed elaborare i dati, naturalmente in stretta correlazione con la Guardia di finanza, alla quale spettano i compiti di Polizia economico-finanziaria e di inoltro di eventuali segnalazioni all'Antitrust, per i provvedimenti di competenza, in caso di pratiche commerciali scorrette, in particolare i fenomeni di cartello.

È in corso, attualmente, una indagine conoscitiva finalizzata a verificare le anomalie sull'andamento dei prezzi dei carburanti praticati nell'ambito dell'intera filiera di distribuzione commerciale dei medesimi prodotti. Inizialmente avevamo osservato - ma questo era di dominio pubblico - la riduzione dei prezzi di benzina e diesel. Questo incremento che stiamo verificando da qualche settimana è imputabile principalmente all'aumento della quotazione internazionale del prodotto raffinato e, di conseguenza, al margine di raffinazione, che è più che raddoppiato rispetto a metà aprile e più che quadruplicato rispetto all'inizio dell'anno. Relativamente all'andamento del prezzo del gasolio, che è aumentato di circa 20 centesimi nell'ultimo mese, si sono rilevate tensioni coincidenti con lo scoppio del conflitto russo-ucraino, che hanno portato il margine di raffinazione su valori di 5 volte superiori a quelli di inizio anno. Mentre nei primi giorni del conflitto si sono rilevati anche aumenti del margine di distribuzione dei carburanti in ambito nazionale, nell'ultimo mese tale margine è rientrato sui valori inferiori a quelli di inizio anno. La congiuntura dei mercati internazionali dei prodotti raffinati, invero, è condizionata da numerosi fattori, tra cui l'importazione di petrolio dalla Russia. Infatti, lo scoppio del conflitto ha causato un'incertezza sulla continuità degli approvvigionamenti, accresciuta anche dal dibattito sulle sanzioni.

Tali fattori, contrastati nell'immediato dalla politica di calmieramento dei prezzi attraverso la riduzione delle accise, continuano tuttavia ad incidere sull'aumento del prezzo, aumentando in particolare il differenziale tra il costo della materia prima, ossia il petrolio, e il prezzo internazionale del prodotto raffinato, ossia il margine di raffinazione. Questi elementi rappresentano la base del dibattito che si è aperto per individuare ulteriori e più incisivi strumenti per mitigare il prezzo dei carburanti, misure che sono di principale competenza del Ministero dell'Economia e delle finanze e del Ministero per la Transizione ecologica ma in cui, evidentemente, tutto il Governo è coinvolto. Questo vale anche per l'ipotesi, evidenziata dall'interrogante, di ricorrere a un regime di prezzi amministrati, che ricordo essere stato definitivamente chiuso il 30 aprile 1993 con il passaggio alla liberalizzazione dei prezzi nel settore carburanti. Da allora, la struttura di mercato concorrenziale dell'offerta è stata alla base di tutte le relazioni economiche del settore a livello nazionale e internazionale e lo stesso Ministero per la Transizione ecologica, che ha competenza primaria in materia, ha evidenziato che le possibili conseguenze di un eventuale ritorno a un sistema di prezzi amministrati, come risposta a un incremento dei prezzi che si situa in un contesto specifico di crisi internazionale, possono produrre un effetto difficilmente prevedibile di interrelazione tra tutti i soggetti economici coinvolti.

PRESIDENTE. Ha facoltà di replicare il deputato Fornaro.

FEDERICO FORNARO (LEU). La ringrazio, signor Ministro, per la puntualità e la serietà della risposta. Rimaniamo convinti, ma penso di interpretare anche il suo pensiero, che non siamo in tempi ordinari: c'è un carattere straordinario della situazione, c'è un rischio, soprattutto andando verso l'autunno, di tensioni sociali, e questo generalizzato e continuo aumento dei prezzi del carburante è storicamente una delle micce dell'esplosione delle tensioni sociali. Quindi noi rinnoviamo l'invito al Governo, nella sua persona, a valutare attentamente l'ipotesi di un ritorno temporaneo, quindi fino al 31 dicembre 2022, ad un prezzo amministrato. Questo non vuol dire - lo dico in maniera molto chiara - avere un blocco del prezzo, vuol dire, però, avere la possibilità di valutare gli elementi che portano a questi aumenti. È tutto vero quello che ha detto, ma in molti casi questo è contraddetto dal fatto che il prezzo del gasolio è superiore, in molte pompe, al prezzo della benzina; cosa che, guardando alla raffinazione, evidentemente è difficile da comprendere.

Quindi, lo dico con una battuta: a mali estremi, estremi rimedi. Abbiamo bisogno di governare il prezzo dei carburanti, perché altrimenti rischiamo di mandare in grandissima difficoltà sia i bilanci delle famiglie, sia il bilancio delle imprese. Non ce lo possiamo permettere, non è giusto che alla fine siano poi le persone più a rischio e le persone più fragili a dover pagare il conto delle ripercussioni della guerra.

(Iniziative per il rilancio e la riqualificazione dello stabilimento siderurgico, del territorio e dell'area portuale di Piombino - n. 3-03037)

PRESIDENTE. Il deputato Andrea Romano ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-03037 (Vedi l'allegato A).

ANDREA ROMANO (PD). Grazie, Presidente. Signor Ministro, non è la prima volta che il Partito Democratico sollecita l'attenzione del suo Ministero sulle acciaierie ex Lucchini di Piombino. Non è la prima volta perché, purtroppo, lo sappiamo, nessuno degli impegni sottoscritti dal gruppo Jindal al momento dell'acquisizione, nel 2018, di quegli impianti è stato rispettato.

Noi, oggi, non solo ripeteremo questa richiesta di impegno da parte del suo Ministero, ma aggiungeremo due elementi: il primo è quello delle concessioni demaniali marittime, che, come lei sa, sono ormai scadute e che potrebbero tradursi, in assenza di un piano industriale serio e concreto, nell'incameramento da parte dello Stato dei beni situati su quei terreni; il secondo punto è quello della prospettiva di un'acquisizione di quegli impianti da parte del gruppo italiano Arvedi, una prospettiva potenzialmente molto positiva e sulla quale chiediamo una parola, anche qui, di chiarezza da parte del suo Ministero, perché quel territorio deve avere, finalmente, una prospettiva chiara, relativa al lavoro e allo sviluppo.

PRESIDENTE. Il Ministro dello Sviluppo economico, Giancarlo Giorgetti, ha facoltà di rispondere.

GIANCARLO GIORGETTI, Ministro dello Sviluppo economico. Grazie, Presidente. Onorevole Romano, sulla tematica di Piombino si premette che lo stabilimento si trovava in uno stato di prolungata inerzia già prima dell'acquisizione da parte di Jindal e che il presupposto dell'accordo del 2018 sono proprio le difficoltà sperimentate nella realizzazione del piano industriale. Inoltre, si ricorda che la cessione dello stabilimento JSW Steel Italy non ha sortito l'auspicato rilancio dell'attività produttiva anche a causa del sopraggiungere della pandemia da COVID-19, che ha contribuito a non rendere più attuabile il piano industriale. Il mutato contesto, pertanto, ha reso necessario predisporre un atto integrativo all'accordo del 2018, individuando obiettivi realistici, legati a un dettagliato cronoprogramma e introducendo procedure di monitoraggio sul rispetto degli impegni assunti dall'impresa.

Su queste premesse si basa l'attività coordinata dal Mise e condotta con tutte le istituzioni firmatarie dell'accordo 2018, funzionale alla definizione dell'atto integrativo all'accordo stesso. A questo fine, in data 29 aprile 2022, si è tenuta presso il Mise una riunione con tutti i soggetti sottoscrittori dell'accordo di programma del 2018, compresa la società JSW. In tale occasione, la società ha illustrato le linee prioritarie del nuovo piano industriale e le istituzioni interessate hanno concordato sulla necessità di introdurre clausole vincolanti di monitoraggio degli impegni previsti nel piano e la risoluzione dell'accordo in caso di mancato rispetto degli impegni assunti dall'impresa. A seguito di tale riunione, il 31 maggio, si è svolto al Mise il tavolo sulle prospettive di rilancio delle acciaierie di Piombino. All'incontro, presieduto dal coordinatore della struttura per le crisi d'impresa, hanno partecipato il vicepresidente dell'azienda, i rappresentanti della regione Toscana e del comune di Piombino, l'autorità portuale, i sindacati e Invitalia. In tale occasione, l'azienda ha ribadito l'interesse a investire nell'area, come già comunicato lo scorso 12 maggio, smentendo le indiscrezioni emerse, nelle scorse settimane, su una volontà di vendita dello stabilimento. Successivamente, il 10 giugno 2022, vi è stata un'altra riunione tra tutti i soggetti istituzionali coinvolti per fare il punto della situazione circa le attività di messa in sicurezza, le bonifiche e le connesse problematiche di realizzazione, nonché in merito alla presentazione del nuovo piano industriale. Sono attualmente in corso le interlocuzioni istituzionali per definire l'atto integrativo, che dovrà comprendere una soluzione industriale in grado di fornire concrete opportunità di sviluppo dell'area siderurgica ex Lucchini, a Piombino; superare le gravi situazioni di criticità ambientali dell'area; mantenere potenziali correlati ai livelli occupazionali; assicurare le finalità conservative del patrimonio produttivo dello stabilimento siderurgico ex Lucchini. L'elemento qualificante dell'atto integrativo, inoltre, sarà la definizione di una procedura di monitoraggio volta a garantire la verifica dell'avanzamento degli investimenti e del piano di recupero ambientale. A tal fine sarà istituito un organismo di vigilanza cui parteciperanno i rappresentanti dei soggetti pubblici sottoscrittori dell'accordo. Sempre nell'atto integrativo verranno definiti gli elementi necessari per ottenere il rilascio delle concessioni, compresa quella demaniale e marittima delle banchine. In caso di ritardo o di inadempimento da parte di JSW, i soggetti istituzionali avranno il diritto di risolvere con efficacia immediata l'accordo di programma, che costituisce, peraltro, il presupposto per l'eventuale assegnazione delle commesse a JSW da parte di Rete ferroviaria italiana, di cui si è parlato sugli organi di stampa. Un'ulteriore riunione di aggiornamento del tavolo dei sottoscrittori sarà convocata a brevissimo, presumibilmente entro l'ultima settimana di giugno.

Si osserva, infine, che il Ministero dello Sviluppo economico segue con attenzione ogni eventuale sviluppo degli assetti proprietari dello stabilimento di Piombino, con il duplice obiettivo di un rilancio dell'attività siderurgica di un sito strategico per il nostro sistema produttivo e del reinserimento in fabbrica dell'intera forza lavoro. In questa logica, va vista con favore un'eventuale partnership con altri soggetti del settore siderurgico, idonea ad assicurare un rilancio sostenibile dell'area. Va, tuttavia, ricordato che la trattativa tra soggetti privati non può rientrare nella serie degli interventi ricompresi nell'atto integrativo dell'accordo 2018.

PRESIDENTE. Il deputato Andrea Romano ha facoltà di replicare.

ANDREA ROMANO (PD). Grazie, signor Ministro. La ringrazio, perché credo che da lei, oggi, siano arrivate parole effettivamente molto chiare rispetto all'attività di monitoraggio che il suo Ministero svolgerà, insieme, naturalmente, alle altre istituzioni coinvolte, sul rispetto effettivo di quegli accordi. Potrei dire che ci siamo arrivati tardi, ma meglio tardi che mai ed era importante partire. La ringrazio anche di aver recepito, in questa attività di monitoraggio, il tema delle concessioni, perché è giusto che lo Stato faccia valere il tema delle concessioni, che sono, appunto, concessioni dello Stato a un privato e, qualora il privato non rispetti quegli impegni, è sacrosanto che lo Stato faccia valere quelle concessioni.

Il secondo punto, naturalmente, è l'attenzione con la quale tutti noi - mi viene da dire - guardiamo con favore a una prospettiva di diversa acquisizione. Lei, giustamente, ha ricordato che si tratta di trattative tra privati - ci mancherebbe altro -, eppure la politica può svolgere, come credo stiamo svolgendo in questo passaggio, una funzione di moral suasion, se posso usare quest'espressione inglese.

Mi faccia, infine, concludere facendo riferimento a uno dei motivi in più che devono spingere tutti noi, il Parlamento, il Partito Democratico, le forze politiche e il Governo, ad avere una parola di chiarezza definitiva su Piombino perché, come lei saprà sicuramente, in queste ultime settimane a Piombino è stato chiesto qualcosa di importante, ovvero di farsi carico di uno dei rigassificatori di cui l'Italia dovrà dotarsi per diversificare la propria strategia energetica e anche per liberarsi dal ricatto del regime di Putin. Io credo che sia stata fatta questa richiesta a Piombino senza la necessaria e doverosa attività di coinvolgimento delle comunità locali, scatenando reazioni e tensioni inevitabili, che vanno, io credo, superate, ovviando agli errori che sono stati fatti in queste ultime settimane. Questo superamento delle tensioni, questo necessario coinvolgimento delle comunità locali, dovrà avviarsi e realizzarsi, signor Ministro, anche facendo, finalmente, quello che non è mai stato fatto sulle acciaierie ex Lucchini, perché quello è un territorio - e lei lo sa – gravato da anni…

PRESIDENTE. Concluda.

ANDREA ROMANO (PD). …di deindustrializzazione, di promesse mancate e di cose non fatte. Concludo. È il momento, anche cogliendo l'occasione di questa discussione, molto vivace e molto vera, sul rigassificatore, di fare quello che non abbiamo fatto in tutti questi anni.

(Iniziative di competenza per la riqualificazione ambientale e il rilancio produttivo dello stabilimento ex Ilva di Taranto – n. 3-03038)

PRESIDENTE. Il deputato Tondo ha facoltà di illustrare l'interrogazione Lupi ed altri n. 3-03038 (Vedi l'allegato A), di cui è cofirmatario.

RENZO TONDO (M-NCI-USEI-R-AC). Grazie, signora Presidente. Signor Ministro, siccome siamo stati informati che, nella giornata di oggi, o c'è stata o si dovrebbe svolgere, comunque, la riunione sulle acciaierie, ripercorro un attimo il percorso che è stato fatto.

Il 31 maggio lei ha concesso, giustamente, l'autorizzazione ai commissari straordinari del gruppo Ilva per sottoscrivere l'accordo. Lo schema di accordo ha comportato una proroga fino al 31 maggio perché si verifichino le condizioni a cui è vincolato l'obbligo di acquisto dei complessi aziendali. La quota posseduta da Acciaierie d'Italia rimane, dunque, del 38 per cento fino al 31 maggio 2024, quando aumenterà, fino ad arrivare al 60. Lo scorso 31 maggio, ancora, la corte d'assise di Trieste ha respinto la richiesta di dissequestro degli impianti dell'area a caldo dello stabilimento Acciaierie d'Italia, l'ex Ilva, presentata all'inizio di aprile dai legali del Commissario. Siccome tra i piani è previsto che ci sia un finanziamento di circa un miliardo di euro destinato alla riqualificazione ambientale, vorremmo sapere, anche alla luce delle perplessità che diverse sigle sindacali hanno rilevato sulla possibilità di raggiungere il target di 5,7 milioni di tonnellate, cosa si intenda fare per raggiungere questo obiettivo di riqualificazione ambientale dello stabilimento, tenendo presente che il polo siderurgico di Taranto - e non solo - è fondamentale per la produzione italiana ed europea.

PRESIDENTE. Il Ministro dello Sviluppo economico, Giancarlo Giorgetti, ha facoltà di rispondere.

GIANCARLO GIORGETTI, Ministro dello Sviluppo economico. Grazie, Presidente. Il tema del rilancio produttivo di questo sito siderurgico è fondamentale sia per l'Italia che per l'Europa, tanto più in questi tempi. Come ho già avuto modo di riferire in quest'Aula, la questione richiamata è complessa e, a livello governativo, ha come soggetto principalmente competente, per quanto riguarda la decarbonizzazione, il Ministero della Transizione ecologica.

A livello societario l'articolata operazione di ingresso da parte di Invitalia nell'azienda è stata oggetto di una ridefinizione delle tempistiche originariamente previste, confermando comunque il regime sostanziale dell'operazione per quanto concerne governance e investimenti e i commissari straordinari del gruppo Ilva sono stati autorizzati a sottoscrivere l'accordo di modifica del contratto quadro con le società del gruppo Acciaierie d'Italia.

Più precisamente, l'accordo, sul quale il comitato di sorveglianza ha espresso parere favorevole, prevede una proroga al 31 maggio 2024 dei termini, originariamente fissati al 31 maggio 2022, per il verificarsi delle condizioni a cui è vincolato l'obbligo di acquisto dei complessi aziendali da parte di Acciaierie d'Italia. Gli impegni, già previsti nel piano industriale in relazione ai profili occupazionali, agli investimenti per l'ammodernamento degli impianti e agli interventi di riqualificazione ambientale, vengono pertanto confermati con rimodulazioni delle tempistiche.

Tra gli obiettivi vi è un piano di interventi ambientali e industriali di circa 1,7 miliardi di euro fino al 2026 per la progressiva decarbonizzazione della produzione e l'assorbimento dei lavoratori impegnati negli stabilimenti del gruppo. Si tratta di un piano di transizione ecologica ambizioso che prevede ingenti investimenti in tecnologie innovative green che coinvolgono tutte le aree della filiera siderurgica, con l'obiettivo di una progressiva riduzione dell'impatto ambientale che dovrà portare alla produzione di acciaio verde italiano.

In questo quadro, il supporto del Just Transition Fund all'area di Taranto, come previsto dall'allegato D della relazione per Paese, pubblicato nell'ambito del semestre europeo 2020, risulta di particolare interesse per accompagnare la transizione ecologica del polo siderurgico. A tale riguardo, da una prima ricognizione delle progettualità del piano di transizione sono state individuate 15 iniziative, per complessivi 1,2 miliardi di euro, potenzialmente coerenti con gli obiettivi del Just Transition Fund, che riguardano la ricerca, l'innovazione e la formazione. Le progettualità individuate tengono conto, altresì, dell'orizzonte temporale di intervento del Fondo.

L'obiettivo del Governo è in ogni caso quello di rispondere alle esigenze dello sviluppo della filiera nazionale dell'acciaio, anche alla luce del PNRR, guidando la transizione verso sistemi a basso impatto ambientale ma, al contempo, garantendo, nel breve periodo, livelli di produzione congrui rispetto alle esigenze del tessuto produttivo nazionale. Proprio per monitorare la coerenza delle attuali strategie aziendali con gli obiettivi ritenuti strategici, ho convocato, per la giornata di domani, un apposito tavolo con l'azienda, il Ministero del Lavoro, i sindacati e i rappresentanti dei territori interessati, al fine di discutere tutte le tematiche rilevanti dopo la firma dell'accordo. Ritengo, infatti, che, alla luce della congiuntura e delle necessità dell'acciaio, Acciaierie d'Italia debba compiere uno sforzo ulteriore per garantire idonei livelli di produzione che tengano conto dei vincoli ambientali sia su Taranto sia su Genova, ma che assicurino un'idonea produzione di acciaio di cui l'Italia ha bisogno, obiettivi di cui il Governo monitorerà costantemente il raggiungimento nel rispetto degli impegni assunti.

PRESIDENTE. Il deputato Lupi ha facoltà di replicare.

MAURIZIO LUPI (M-NCI-USEI-R-AC). Grazie, signor Presidente e signor Ministro. Mi sembra che la questione posta sia una delle questioni strategiche fondamentali che riguardano non solo il passaggio difficile della transizione ecologica ma anche la sfida industriale, di produzione industriale che abbiamo in questo periodo. Non a caso lei ha concluso - sottoscriviamo e condividiamo la sua risposta alla nostra interrogazione a risposta immediata - con una frase molto chiara, ritenendo che il Governo - e lo condividiamo - debba compiere tutti gli sforzi fondamentali perché si raggiunga un equilibrio tra le ragioni industriali e quelle ambientali e perché gli obiettivi posti nella produzione di acciaio, a Taranto, come a Genova e come complessivamente nel nostro Paese, siano raggiunti, se non superati.

Abbiamo bisogno come il pane di acciaio in un momento come questo e, se vogliamo che il nostro Paese continui a rimanere un Paese industriale, nel quale l'industria manifatturiera ne costituisca la spina dorsale, dobbiamo essere realisti rispetto agli obiettivi che abbiamo e vincere la sfida della transizione ecologica. Come lei ha detto più volte, non useremmo - e lo dico con molta chiarezza a chi ci ascolta - la parola “transizione”. Dovremmo dire “passaggio ecologico”. Se c'è una transizione, vuol dire che dobbiamo guidare lo sviluppo senza dimenticarci dei due obiettivi, che sono quello dell'ambiente e della salute (per Taranto), ma anche quello dello sviluppo. Non esiste pace senza benessere, non esiste il lavoro senza la produzione industriale, non esiste dignità della persona e dignità di una comunità senza che questi tre elementi vadano di pari passo. L'acciaio e le materie prime…

PRESIDENTE. Concluda.

MAURIZIO LUPI (M-NCI-USEI-R-AC). …sono la nostra forza per lo sviluppo della nostra qualità industriale. Lei è all'avanguardia al riguardo e sta portando avanti questo tipo di battaglie. Continui su questa strada, compresa quella di far capire all'Europa che pensare che la transizione ecologica sia arrivare nel 2030 totalmente alle macchine elettriche, senza immaginarsi una transizione che rispetti l'ambiente, ma contemporaneamente la realtà industriale che abbiamo davanti, è un errore ideologico che ucciderà l'ambiente, ucciderà le imprese italiane, ma anche ucciderà il benessere e la dignità delle persone nel nostro Paese.

(Tempi di adozione del provvedimento attuativo relativo al Fondo per il sostegno dei lavoratori con contratto a part time ciclico verticale – n. 3-03039)

PRESIDENTE. Il deputato Tripiedi ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-03039 (Vedi l'allegato A).

DAVIDE TRIPIEDI (M5S). Grazie, Presidente. Grazie Ministro, nella legge di stabilità per il 2022, con orgoglio, il MoVimento 5 Stelle ha creato un fondo che serve per il sostegno di queste lavoratrici, per la maggior parte donne con contratto a part time ciclico verticale. Per la maggior parte queste donne lavorano nei servizi delle mense, quindi sono addette mense. Sappiamo tutti che, purtroppo, non hanno ancora un ammortizzatore sociale; seguono l'anno scolastico, non l'anno solare, quindi, di fatto, si ritrovano a non lavorare circa quattro mesi l'anno e non hanno redditi per sostenere proprio quei quattro mesi. Ad oggi manca il decreto attuativo del Ministero del Lavoro. Con forza chiediamo al Ministero quando abbia intenzione di emanare questo decreto, perché, innanzi a una crisi economica che stiamo vivendo, innanzi a questa inflazione pazzesca, dobbiamo dare risposte a tantissime lavoratrici che hanno bisogno di questo sostegno economico (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Il Ministro del Lavoro e delle politiche sociali, Andrea Orlando, ha facoltà di rispondere.

ANDREA ORLANDO, Ministro del Lavoro e delle politiche sociali. Grazie Presidente. La legge di bilancio del 2022, in continuità con quanto previsto con la legge di bilancio del 2021, ha dato una risposta alla legittima esigenza di lavoratrici e lavoratori, con un contratto part time verticale ciclico, di vedere riconosciuto un sostegno economico per i periodi di sospensione dell'attività lavorativa nel corso dell'anno. È stato infatti, come ricordava l'onorevole, istituito un fondo specifico, prevedendo uno stanziamento di 30 milioni di euro per gli anni 2022-2023, demandando il tutto ad un apposito provvedimento normativo per l'attuazione. A questo fine non è sufficiente un decreto attuativo, in quanto la legge di bilancio si limita a stanziare risorse e prevede espressamente che debba essere un successivo intervento normativo di legge a regolarle. Per questo motivo e per dare attuazione al fondo, che necessita di un intervento di rango primario, era pertanto necessario definire l'obiettivo dell'intervento, la platea dei beneficiari e la misura di sostegno. Siamo consapevoli che tanti lavoratori, in particolare quelli occupati nei settori del commercio, del turismo e dei servizi, destinatari di un part time verticale ciclico, spesso involontario, vedranno sospesa la loro attività e la loro retribuzione e attendono, pertanto, un sostentamento economico. Abbiamo, pertanto, attivato e concluso proprio in queste ore un tavolo di confronto fattivo con i sindacati, per individuare in maniera condivisa l'analisi della possibile platea dei beneficiari e il perimetro dell'intervento.

In collaborazione con l'INPS, abbiamo costruito una proposta normativa ispirata ai criteri di equità, che riesce a riconoscere, nel limite delle risorse stanziate, una misura rivolta alla platea più ampia possibile. La proposta è stata già veicolata nel “decreto Aiuti”, in corso di esame in Parlamento, e dovrà essere valutata dal MEF. L'ipotesi normativa stabilisce che, per l'anno 2022, ai lavoratori titolari di un contratto di lavoro a tempo parziale ciclico verticale nell'anno precedente a quello di riferimento, che preveda periodi non interamente lavorati, non inferiori alle 7 e non superiori alle 20 settimane, e che, alla data della domanda, non siano titolari di altro rapporto di lavoro dipendente, ovvero percettori di NASpI o di trattamento pensionistico, sarà riconosciuta un'indennità una tantum, pari a 550 euro, che non concorrerà alla formazione del reddito e sarà erogata dall'INPS.

Si tratta di un intervento una tantum di natura sperimentale, che potrà essere replicato nel 2023 in identica modalità o con le modifiche che si renderanno necessarie in esito al monitoraggio e che effettueremo insieme alle parti sociali.

Sul tema del part time ciclico verticale siamo impegnati a individuare, però, interventi più organici e complessivi che superino i limiti di un intervento temporaneo e la logica dei bonus e che mirino a rafforzare le tutele previdenziali e retributive di questi lavoratori, contrastando efficacemente i fenomeni sempre più diffusi di lavoro povero.

PRESIDENTE. Il deputato Cominardi ha facoltà di replicare.

CLAUDIO COMINARDI (M5S). Grazie, Presidente. Ringrazio anche il Ministro Orlando, per l'interessamento, però vorrei far presente che siamo a giugno, le scuole chiudono e abbiamo decine e decine di migliaia di lavoratori, ma soprattutto di lavoratrici, che peraltro hanno stipendi – diciamocelo, lo possiamo dire qui - da fame. Quindi, c'è anche tutto il tema di un salario dignitoso. Queste lavoratrici, peraltro, hanno il problema di non avere una copertura nei periodi di non lavoro, nonostante ci sia stata una sentenza della Corte di Giustizia europea che per quel periodo di sospensione ha disposto che venga riconosciuta anche la maturazione dei contributi per la pensione. Capisco che ci sia necessità, come ha detto lei, di un provvedimento, ma questo provvedimento va fatto subito, immediatamente. Ad oggi, in questo Parlamento parlare di reddito di cittadinanza e di contrasto alla povertà è diventato un po' come bestemmiare in chiesa e non si capisce perché. Infatti, noi dovremmo servire la moltitudine, a partire da coloro i quali si trovano in momenti di difficoltà. Ma se noi non diamo una risposta immediata a questi lavoratori e lavoratrici, loro avranno bisogno di un sostegno al reddito, ne avranno bisogno forse e entreranno probabilmente anche nella misura del reddito di cittadinanza. Questo è un po' il paradosso, per cui io non posso fare altro che sollecitare nuovamente, con forza, l'emanazione di un provvedimento. Il Parlamento spero avrà il coraggio di approvarlo il prima possibile, perché sono stati bruciati tanti miliardi di euro negli anni e nelle varie legislature. Per delle persone perbene, che sostengono anche servizi pubblici essenziali come quello della scuola, credo si richiederebbe la maggiore urgenza possibile (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

(Iniziative di competenza volte a tutelare il potere d'acquisto delle pensioni – n. 3-03040)

PRESIDENTE. Il deputato D'Ettore ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-03040 (Vedi l'allegato A).

FELICE MAURIZIO D'ETTORE (CI). Grazie, Presidente. Ministro, il potere d'acquisto delle pensioni e la tutela, la protezione del potere d'acquisto, è un tema fondamentale e centrale. Ho ascoltato dibattere di tanti argomenti, ma questo sta diventando, in questo momento, uno dei temi fondamentali dell'azione e dell'indirizzo politico del Governo. Il sistema di perequazione entrato in vigore dal 1° gennaio 2022, con riguardo a una perequazione pari all'1,7 per cento delle pensioni, non è ancora sufficiente. È vero che il Governo ha messo in campo anche una serie di interventi per le indicizzazioni delle pensioni, ma, come lei ben sa, la Corte costituzionale ha, più volte, ribadito che i blocchi o le sospensioni, con riguardo alle indicizzazioni delle pensioni, sono da considerare definitivi e incostituzionali.

È questa è la domanda che le facciamo: qual è la prospettiva che il Governo sta ponendo e sta pensando di realizzare, con riguardo alle perequazioni, ma soprattutto all'aumento delle pensioni, in un momento così difficile come questo che stiamo attraversando?

PRESIDENTE. Il Ministro del Lavoro e delle politiche sociali, Andrea Orlando, ha facoltà di rispondere.

ANDREA ORLANDO, Ministro del Lavoro e delle politiche sociali. Grazie. L'effetto congiunto delle conseguenze della crisi pandemica e della gravissima crisi internazionale insorta in questi mesi ha determinato un incremento molto rilevante dei prezzi, intaccando fortemente il potere d'acquisto di salari e pensioni e incidendo sul benessere delle famiglie. Per quanto riguarda il tema della tutela del potere d'acquisto delle pensioni, con particolare riferimento all'istituto della perequazione delle pensioni, non vi è dubbio, come stabilito più volte dalla Corte costituzionale, che essa è strumento di natura tecnica, volta a garantire nel tempo il rispetto del principio di sufficienza della retribuzione e del criterio di adeguatezza, per salvaguardare il valore reale al cospetto della pressione inflazionistica. In linea generale, si può comunque affermare che da circa vent'anni è in vigore un meccanismo che prevede l'indicizzazione piena solo per le pensioni più basse e la rivalutazione parziale per l'importo superiore. D'altro canto, occorre anche sottolineare che sulle indicizzazioni si sono susseguiti, nel tempo, molteplici interventi, spesso anche in contraddizione tra loro, seppur accomunati dall'intenzione di produrre eventuali risparmi del sistema. Se, dunque, in alcuni periodi le pensioni non hanno ricevuto alcuna perequazione, in altri i trattamenti pensionistici hanno, invece, subito indicizzazioni di varia misura, applicate secondo criteri differenti, che spesso si sono tramutate, nei fatti, in una riduzione strutturale e non più recuperabile del valore delle prestazioni, ragioni per le quali la Corte costituzionale e la Cassazione sono state altrettanto spesso chiamate ad esprimersi in materia.

Il 31 dicembre 2021 segna la fine della disciplina transitoria, introdotta dalla cosiddetta riforma Fornero e più volte rinnovata. A differenza di quanto accaduto in passato, dal 1° gennaio 2022 la rivalutazione è stata applicata su diversi scaglioni della pensione, non più sull'importo complessivo. Sono già stati introdotti criteri più favorevoli, ripristinando la rivalutazione per scaglioni di importo, che assicura ai pensionati incrementi migliori. Dal 1° gennaio 2022, quindi, non cambia più solo la percentuale di variazione, ma anche il meccanismo di calcolo, che è nella sostanza più vantaggioso per i pensionati in termini di valore dell'assegno. Certamente di fronte all'impennata galoppante dei prezzi e alla situazione di incertezza che si proietta nel medio periodo, al di là della contingenza immediata, occorre apprestare tutele adeguate. Per quanto riguarda il meccanismo di rivalutazione vigente, ricordo che esso è improntato ad una automatica perequazione dell'importo delle pensioni a fronte delle variazioni percentuali, calcolate dall'Istat, dell'indice dei prezzi al consumo per le famiglie di operai e impiegati. Pertanto esso non può garantire una risposta reattiva alle contingenze economiche e finanziarie.

Proprio per fare fronte alla situazione eccezionale della crisi in corso il Governo ha subito inteso assicurare una protezione immediata per i lavoratori, i pensionati e i cittadini in condizioni di maggiore svantaggio attraverso una politica di aiuti e di bonus che hanno l'obiettivo di offrire un sostegno concreto per fronteggiare, per quanto possibile, il caro prezzi. Come dimostrano gli interventi d'urgenza fin qui posti in essere, vi è la volontà del Governo di reagire prontamente ed efficacemente a un'evoluzione della crisi. Pertanto non si escludono, alla luce anche di un confronto con le parti sociali, altri possibili interventi.

PRESIDENTE. Il deputato D'Ettore ha facoltà di replicare.

FELICE MAURIZIO D'ETTORE (CI). Grazie, Presidente. Ministro, la ringrazio per la risposta, soprattutto per la parte finale, dove l'indirizzo politico del Governo è stato chiarito, e credo che un confronto con le parti sociali sia ormai non più procrastinabile, perché è evidente che, come lei giustamente ha ricordato, sia i meccanismi di perequazione che quelli di rivalutazione con riguardo all'indicizzazione dell'assegno pensionistico, senza tenere conto solo dei vari scaglioni, diventa una delle necessità dell'indirizzo politico del Governo. Non si può fare a meno di intervenire con grande rapidità, perché questi meccanismi non consentono di mantenere il potere d'acquisto inalterato; anzi, queste misure, come la Corte costituzionale ha più volte ricordato, di rinvio, di sospensione o di riduzione hanno, nel tempo, determinato una definitività della perdita del potere d'acquisto, che è incostituzionale, e quindi bisogna ricostituire il potere d'acquisto, nella sua integralità. La sua risposta mi conforta; poi dichiaro pure che ho avuto un'interlocuzione con il Ministro su questi temi e so che si sta impegnando molto.

Le chiedo, Ministro, proprio per questa sua capacità e per aver già chiesto anche alle parti sociali di vedersi, di portare all'ordine del giorno del Consiglio dei Ministri una rapida soluzione. So che il suo impegno in questa materia è molto ampio, lo sta dimostrando, ma i tempi sono sempre più brevi e bisogna agire rapidamente.

(Intendimenti del Governo in ordine alla riduzione delle risorse destinate al reddito di cittadinanza e iniziative per evitare effetti disincentivanti rispetto alla domanda di forza lavoro proveniente da vari settori produttivi – n. 3-03041)

PRESIDENTE. Il deputato Zangrillo ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-03041 (Vedi l'allegato A).

PAOLO ZANGRILLO (FI). Grazie, Presidente. Signor Ministro, il 30 marzo del 2019 è entrato in vigore l'istituto del reddito di cittadinanza, definito dai proponenti una misura fondamentale di politica attiva del lavoro. Sono passati tre anni, 22 miliardi, che diventeranno 25 alla fine di quest'anno. Ci sono mediamente, in questi tre anni, 3 milioni e mezzo di percettori che hanno ricevuto il reddito di cittadinanza, e di questi almeno 2 sono abili e arruolabili. A fronte di questo, una parte soltanto residuale degli arruolabili al lavoro ha ricevuto l'opportunità di avere un'offerta di lavoro. In queste settimane assistiamo a settori dell'imprenditoria, l'edilizia, l'agroalimentare, il turismo, che lamentano la mancanza di manodopera in settori dove non c'è mismatch tra domanda e offerta di lavoro in termini di competenza.

Allora, le chiedo, signor Ministro, visto che questo provvedimento viene rifinanziato nei prossimi anni con 7 miliardi e mezzo, se veramente non ritiene opportuno ripensare questo provvedimento (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Il Ministro del Lavoro e delle politiche sociali, Andrea Orlando, ha facoltà di rispondere.

ANDREA ORLANDO, Ministro del Lavoro e delle politiche sociali. Onorevole Zangrillo, ho una certa difficoltà a farmi carico delle dichiarazioni dei proponenti nel 2019, quindi risponderò rispetto ai dati che abbiamo oggi a disposizione, che mi fanno dire che, piuttosto che intervenire su una riduzione strutturale delle risorse, è necessario puntare a una migliore resa dell'istituto rispetto ai suoi obiettivi, cioè sostenere con un reddito minimo vitale chi è in situazioni di vero bisogno e di precarietà esistenziale, e accompagnare in maniera mirata gli occupabili verso un inserimento lavorativo che possa liberarli da una condizione di non autosufficienza.

Ricordo che le criticità riscontrate in questi primi anni di funzionamento della misura sono naturalmente connesse alla natura complessa di questo tipo di prestazione sociale, che coniuga l'obiettivo del contrasto alla povertà con l'obiettivo di politica attiva, similmente a quanto sperimentato e introdotto in altri Paesi dell'Unione europea di tradizione continentale, la Francia, la Germania e il Belgio. Proprio nella consapevolezza di questa criticità, con l'ultima legge di bilancio abbiamo introdotto alcune modifiche sostanziali sul sistema dei controlli e sui meccanismi per sostenere il beneficiario nella ricerca del lavoro. Benché non siamo ancora in grado di misurare gli effetti concreti di queste modifiche, possiamo registrare nelle ultime stime dell'Inps un significativo trend in discesa del numero dei richiedenti, da 1.639.000 nel 2019 a 1.163.137 nel 2021, fino a 752.881 a maggio del 2022. Inoltre, nel corso dei primi cinque mesi dell'anno, le revoche hanno riguardato quasi 29.000 nuclei e le decadenze sono state 178.000. Questi ultimi dati sono certamente riconducibili all'efficacia del nuovo sistema di verifica ex ante dei requisiti dei richiedenti e alla più razionale collaborazione tra i soggetti competenti nelle attività di controllo.

Per quanto riguarda invece i dati dell'occupazione, al 31 marzo 2022 dei 3.188.000 beneficiari risultavano avviabili circa 1.076.000 individui. Di questi, 125.000 sono esonerati dagli obblighi di sottoscrizione dei patti: persone con disabilità, persone coinvolte in percorsi di formazione e altre categorie. Altri 16.000 sono stati rinviati ai servizi sociali e 167.000 sono già occupati. Quindi sono effettivamente attivabili al lavoro 767.000 persone, di cui 544.000 senza alcuna esperienza negli ultimi tre anni.

Per quanto riguarda il problema segnalato dall'onorevole interrogante sui posti vacanti nei diversi settori economici, si può rilevare che secondo l'indagine Excelsior risultano essere 440.000 gli ingressi previsti a maggio, di cui 83.000 riferibili a personale non qualificato, nel cui bacino possiamo far rientrare i beneficiari del reddito che, per grado di occupabilità e di percorso formativo, non rappresentano certamente una categoria di soggetti facilmente collocabili. Il dato citato dimostra, quindi, che la possibilità di coprire i posti vacanti con i percettori di reddito di cittadinanza riguarda solo una percentuale molto limitata delle richieste. Per questo, la sfida è costruire percorsi finalizzati a creare concrete e stabili occasioni di lavoro per questa platea. Un ruolo fondamentale sarà svolto dal Programma GOL, costruito sulla possibilità di attivare percorsi di formazione personalizzati.

Sono in via di emanazione i primi bandi regionali relativi al programma che permetteranno l'attivazione delle agenzie del lavoro private nell'incrocio tra domanda e offerta di lavoro, con il concorso dei centri per l'impiego. Certamente, il problema della difficoltà di reperire manodopera in alcuni settori produttivi, con particolare riferimento alla possibilità di attivare contratti di lavoro a carattere temporaneo o interinale, è reale. Occorre però verificare se effettivamente sia il beneficio del reddito ad avere un effetto disincentivante sull'accettazione delle offerte di lavoro. Se, come risulta dai dati dell'Osservatorio reddito e pensione di cittadinanza dell'INPS, l'importo medio erogato come reddito di cittadinanza è pari a 575 euro, l'effetto disincentivante che si vuole attribuire alla percezione del reddito potrebbe dipendere anche da una competizione perversa tra reddito di cittadinanza e bassi salari.

Pertanto, al fine di ripristinare il corretto funzionamento del mercato del lavoro, stiamo valutando gli ulteriori interventi correttivi che ci consentiranno di proseguire nel percorso di razionalizzazione del reddito attraverso un potenziamento dell'incrocio tra la domanda e l'offerta e attraverso meccanismi che incentivino la cumulabilità entro una certa soglia tra reddito di cittadinanza e reddito da lavoro.

PRESIDENTE. Il deputato Zangrillo ha facoltà di replicare.

PAOLO ZANGRILLO (FI). Grazie, Presidente. Grazie, signor Ministro, della risposta. Evidentemente, non volevo attribuirle alcuna responsabilità nella stesura del provvedimento nel 2019. Però, è nei fatti il fallimento di questo provvedimento. Le segnalo che nel prossimo decreto-legge Aiuti che discuteremo in Aula sarà presentato un emendamento, a firma anche del MoVimento 5 Stelle, che riconoscerà la facoltà al datore di lavoro di contattare direttamente il percettore di reddito di cittadinanza per offrirgli un posto di lavoro e, nel caso di risposta negativa, di segnalare al centro per l'impiego il rifiuto della proposta congrua. Questo a conferma del fatto che i centri per l'impiego non funzionano, questo a conferma del fatto che la struttura di questo istituto è del tutto inutile rispetto all'obiettivo di favorire l'impiego dei percettori di reddito di cittadinanza.

È fallita l'esperienza dei navigator: erano 3.000, ne sono rimasti 1.800 e in 1.200 hanno cercato miglior fortuna. Di questi 1.800 non si sa cosa fare, tant'è che sono stati scaricati alle regioni. Di fronte a un contesto così nefasto, però, una buona notizia ce l'abbiamo, la possiamo condividere. Ieri sera c'è stata la presentazione del nuovo gruppo parlamentare, Insieme per il (loro) futuro, e il leader di questo di questo gruppo - tra l'altro, questo signore è lo stesso che saltellava nel poggiolo di Palazzo Chigi dicendo che avevano sconfitto la povertà - ha detto due cose importanti: che non ci sono soluzioni semplici a problemi complessi e che uno non vale l'altro. Allora, mi aspetto che ci sia la disponibilità a riconoscere che sul reddito di cittadinanza hanno completamente fallito (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

(Chiarimenti in merito a prospettati interventi correttivi del reddito di cittadinanza – n. 3-03042)

PRESIDENTE. Il deputato Riccardo Zucconi ha facoltà di illustrare l'interrogazione Lollobrigida ed altri n. 3-03042 (Vedi l'allegato A), di cui è cofirmatario.

RICCARDO ZUCCONI (FDI). Grazie Presidente. Signor Ministro, le chiediamo quali correttivi intendiate adottare per correggere ma, direi meglio, per lenire, contenere ed arginare gli effetti depressivi del reddito di cittadinanza sul mercato del lavoro. Il corto circuito a cui stiamo assistendo, con circa 390.000 addetti mancanti a fronte di una disoccupazione che rimane altissima, secondo noi ne è una riprova. Il reddito di cittadinanza va riformato alla radice ma non basterà, bisognerà intervenire sull'altro problema, quello degli stipendi degli italiani che sono fra i più bassi in Europa. Conseguentemente, bisognerà agire sulla tassazione, attingendo risorse anche dalla modifica del reddito di cittadinanza. In Italia si parla di lavoro povero, ma noi diciamo anche povero lavoro, se questa è la politica. Chiediamo al Governo quali siano le proposte precise dopo due anni in cui si è dimostrato che il reddito di cittadinanza è un fallimento (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Il Ministro del Lavoro e delle politiche sociali, Andrea Orlando, ha facoltà di rispondere.

ANDREA ORLANDO, Ministro del Lavoro e delle politiche sociali. Il più importante intervento che ha fatto il Governo è stato aumentare del 65 per cento l'organico dell'Ispettorato nazionale del lavoro, proprio perché il nostro è uno dei Paesi che ha la più alta evasione contributiva nell'ambito del mercato del lavoro.

RICCARDO ZUCCONI (FDI). Grazie al reddito!

ANDREA ORLANDO, Ministro del Lavoro e delle politiche sociali. No, non credo proprio, perché penso che i dati preesistessero ampiamente al reddito di cittadinanza. Quando vogliamo fare un ragionamento serio su tale questione dobbiamo guardare a questo, alla curva demografica e al fatto che se n'è andato negli ultimi anni un milione di giovani per i bassi salari.

A fronte di 661.00 assunzioni nel 2018, si è passati a 788.000 assunzioni nel 2019; solo nel 2020 si è registrato un calo delle assunzioni stagionali che si sono ridotte a 656.000, riduzione che si imputa principalmente all'effetto del lockdown; infatti, nel 2021 sono state pari a 920.000. Secondo le stime di Unioncamere e le indagini di Excelsior, il mancato incontro tra domanda e offerta di lavoro evidenziato dagli interroganti avrebbe un carattere più generale. Come ho già sottolineato nella risposta all'onorevole Zangrillo, gli ingressi nel mondo del lavoro previsti a maggio 2022 risultano essere oltre 440.000, di cui solo 83.000 riferibili a personale non qualificato, che è la componente che può incrociarsi con i dati del personale avviabile al lavoro, fruitore del reddito di cittadinanza. In questa indagine emerge che la difficoltà di reperimento riguarda 25.000 posizioni. Ciò dimostra come la possibilità di coprire i posti di lavoro vacanti con i percettori di reddito di cittadinanza riguarda una percentuale molto limitata della richiesta, in considerazione del bagaglio di competenze possedute. Sebbene occorra intervenire concretamente per rispondere all'esigenza rilevata dai datori di lavoro dei settori con maggior fabbisogno di lavoro stagionale, non ritengo percorribile la proposta di impiegare i percettori di reddito di cittadinanza secondo il meccanismo dei PUC, anche per attività in favore delle imprese del settore agrituristico, ovvero la richiesta di sospensione dell'erogazione del reddito di cittadinanza fino alla totale copertura dei posti di lavoro vacanti. In primo luogo, le attività previste nell'ambito dei PUC non sono assimilabili ad attività di lavoro subordinato, parasubordinato o autonomo e l'utilizzo dei beneficiari di reddito di cittadinanza nelle attività previste dai progetti non determina l'instaurazione di un rapporto di lavoro. La disponibilità a partecipare ad attività utili alla collettività rappresenta infatti un'importante forma di restituzione alla collettività che finanzia il reddito di quanto ricevuto tramite il beneficio. Al contrario, vincolare i beneficiari allo svolgimento di attività non retribuita presso aziende private che perseguono i propri interessi economici, certamente legittimi, non sarebbe in nessun modo compatibile con il principio di carattere sinallagmatico del rapporto di lavoro.

Per cercare di conciliare le esigenze dei percettori del reddito finalizzate a non perdere il beneficio e quelle dei datori di lavoro stiamo invece valutando, come già accennato nella precedente risposta, un intervento volto ad incentivare maggiormente l'avvio di un'attività lavorativa in corso di fruizione del beneficio, consentendo per l'anno in corso una maggior cumulabilità dei relativi compensi attraverso una franchigia ai redditi di lavoro che concorrono alla riduzione del beneficio spettante.

Questo intervento avrebbe l'effetto di favorire la partecipazione dei beneficiari del reddito di cittadinanza, anche ad attività lavorative stagionali o di carattere temporaneo. Occorre, inoltre, continuare ad intervenire a sostegno del più efficace incrocio tra domanda e offerta di lavoro anche attraverso l'integrazione delle agenzie di lavoro private, tramite un più congruo e performante scambio di comunicazioni tra sistemi informativi esistenti. Questo sicuramente potrà assicurare una piena conoscibilità dei reali percorsi lavorativi dei percettori di reddito, anche ai fini dell'attivazione del meccanismo del décalage e della revoca.

PRESIDENTE. Il deputato Butti ha facoltà di replicare.

ALESSIO BUTTI (FDI). Grazie Presidente, signor Ministro, anche oggi solo ed esclusivamente dati statistici, solo ed esclusivamente promesse. Del resto, il gruppo di Fratelli d'Italia è da mesi che chiede di rivedere i meccanismi del reddito di cittadinanza semplicemente perché sono inadeguati ai tempi che viviamo, e lo fa anche con proposte assai concrete. Da anni, del resto, noi combattiamo il reddito di cittadinanza perché - come ampiamente dimostrato - non ha creato un posto di lavoro in più, costa più di 8 miliardi ogni anno e, soprattutto, non ha abolito la povertà. È diventato - diciamolo con chiarezza, e l'ha detto bene il collega Zucconi - una misura contro l'economia. Le imprese che lavorano nel mondo del turismo oppure nel settore dell'agricoltura - parliamo rispettivamente di un PIL del 13 e del 15 per cento - non trovano camerieri, non trovano operai, non trovano addetti alla reception, non trovano manodopera in generale, eppure continuate a ripetere che ci sono 400 mila posti vacanti nei settori del turismo e dell'agricoltura.

Allora Ministro, evidentemente il reddito di cittadinanza è divenuto, per mille motivi, alcuni li ha ricordati lei, un ostacolo allo sviluppo economico. Ci sono certamente altri problemi che riguardano la sciagura del Jobs Act di renziana memoria, con una NASpI che è stata mal congegnata e che ha massacrato il lavoro stagionale e in Italia massacrare il lavoro stagionale significa infierire, ancora una volta, sui settori dell'agricoltura e del turismo, ma il reddito di cittadinanza, come noi chiediamo, va immediatamente sospeso a chi è abile al lavoro, ma attende ancora soluzioni dagli inutili centri per l'impiego che, l'hanno detto anche i colleghi della sua maggioranza, sono inutili.

In conclusione, per l'ennesima volta, questo Governo, che è oggetto di ricatti e di veti incrociati, non dà risposta e si continua così sulla giostra del bieco assistenzialismo che blocca l'economia. Stia ad ascoltare, signor Ministro, non abbia fretta!

PRESIDENTE. Colleghi, per cortesia!

ALESSIO BUTTI (FDI). Stia ad ascoltare, cortesemente! E soprattutto - dicevo – il reddito di cittadinanza non crea occupazione. La scorsa primavera, e ho concluso, il Ministro con delega al turismo, ha dichiarato qui in Aula di condividere le nostre considerazioni e le nostre proposte. Ebbene, le considerazioni e le proposte di Fratelli d'Italia non sono più da condividere, sono da applicare, è il lavoro ben retribuito che abolisce la povertà, non la vostra inerzia (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)!

PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata (Vive proteste dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

ALESSIO BUTTI (FDI). Buffone! Maleducato! Non si è mai visto un Ministro volgere le spalle all'interrogante! Non è mai successo!

PRESIDENTE. Colleghi! Comunico (Vive proteste dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)

ANDREA DELMASTRO DELLE VEDOVE (FDI). È inaccettabile!

TOMMASO FOTI (FDI). Buffone!

PRESIDENTE. Colleghi, colleghi, colleghi, vi chiedo di abbassare il tono (Proteste dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)! Colleghi, se volete parlare sull'ordine dei lavori qualcuno ovviamente può intervenire, ma urlare non serve; quindi, se c'è un problema sull'ordine dei lavori… altrimenti, io vado avanti.

Ha chiesto di parlare sull'ordine dei lavori il deputato Delmastro Delle Vedove. Prego, ne ha facoltà.

ANDREA DELMASTRO DELLE VEDOVE (FDI). Grazie, Presidente, lei ci ha invitato a non urlare e a rappresentare quelle che sono le nostre doglianze, però le debbo dire, con estrema sincerità, che ci pare già strano che noi lo dobbiamo rappresentare, non si è mai visto, nella storia repubblicana, un Ministro che, durante un question time, giri le spalle e se ne vada. Questo è inaccettabile, va bene (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)? Ed è inaccettabile che lei non se ne accorga e che glielo dobbiamo dire noi. È gravissimo, non è mai accaduto! Tenete conto che Fratelli d'Italia porta rispetto se riceve rispetto; se non riceve rispetto non porta rispetto, Fratelli d'Italia. Questo deve essere chiaro per tutti, anche per il Ministro Orlando (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)!

PRESIDENTE. Credo che il Ministro Orlando voglia replicare. Prego Ministro.

ANDREA ORLANDO, Ministro del Lavoro e delle politiche sociali. Se ho recato offesa, chiedo assolutamente scusa, non era mia intenzione mancare di rispetto. Sono stato chiamato un secondo e mi sono distratto, ma ho aspettato fino alla fine la conclusione dell'intervento.

Quindi, l'ultima delle mie intenzioni è mancare di rispetto al Parlamento e, se l'ho fatto, chiedo scusa. Non vorrei dare oltremodo luogo a discussioni (Applausi).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta sono complessivamente 119, come risulta dall'elenco consultabile presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Annunzio della presentazione di un disegno di legge di conversione e sua assegnazione a Commissioni in sede referente.

PRESIDENTE. Il Ministro per i rapporti con il Parlamento, con lettera in data 21 giugno 2022, ha presentato alla Presidenza il seguente disegno di legge, che è stato assegnato, ai sensi dell'articolo 96-bis, comma 1, del Regolamento, in sede referente, alle Commissioni riunite V (Bilancio) e VI (Finanze):

"Conversione in legge del decreto-legge 21 giugno 2022, n. 73, recante misure urgenti in materia di semplificazioni fiscali e di rilascio del nulla osta al lavoro, Tesoreria dello Stato e ulteriori disposizioni finanziarie e sociali" (3653) – Parere delle Commissioni I, II (ex articolo 73, comma 1-bis, del Regolamento, per le disposizioni in materia di sanzioni), III, IV, VIII, X, XI, XII e XIV e della Commissione parlamentare per le questioni regionali.

Il suddetto disegno di legge, ai fini dell'espressione del parere previsto dal comma 1 del predetto articolo 96-bis, è stato altresì assegnato al Comitato per la legislazione.

Sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare sull'ordine dei lavori il collega Pellicani. Ne ha facoltà.

NICOLA PELLICANI (PD). Grazie, Presidente. Intervengo per evidenziare all'Aula il tema dell'emergenza siccità e per chiedere al Governo di venire in Aula a riferire sulla situazione. La siccità sta colpendo in modo pesantissimo tutto il Paese e, in particolare, le regioni del Nord, dove è già scattato l'allarme rosso, come ormai è noto; tutti i giornali e telegiornali sono pieni di questa notizia tutti i giorni. Tra l'altro, segnalo un quadro complessivo drammatico, aggravato dalla prospettiva di un'assenza ulteriore di precipitazioni e con temperature sempre più elevate. Quindi, alla luce di ciò che brevemente ho rappresentato, chiediamo al Governo di riferire in Aula su quanto sta accadendo e sulle misure urgenti che intende adottare per fronteggiare la situazione.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il collega Viviani. Ne ha facoltà.

LORENZO VIVIANI (LEGA). Grazie, Presidente. Intervengo sul medesimo argomento, per accompagnare questa richiesta. Siamo in una situazione gravissima in tutti i territori, da Nord a Sud. Chiediamo anche noi che il Governo venga il prima possibile, con il Ministro, a riferire sul tema della siccità e ricordiamoci che siamo in un Paese che sta curando perennemente emergenze. Abbiamo il tema degli invasi e del poter utilizzare l'acqua piovana; noi ne tratteniamo solo il 10 per cento, a livello nazionale e, con i cambiamenti climatici, siamo veramente in una situazione gravissima. A fronte di 4 miliardi di progettazioni sugli invasi, nel PNRR sono stati stanziati solamente 850 milioni. Quindi, c'è da cantierare, da riuscire a portare a casa grandi risultati per il nostro Paese.

Per salvaguardare il nostro agroalimentare, la nostra agricoltura è necessario immediatamente che il Governo venga a riferire, anche per cercare di portare a casa risultati; adesso, c'è da curare l'emergenza, cosa che sarà difficilissima naturalmente, perché se non piove è difficile risolvere la situazione, ma questo deve servire anche a preventivare degli interventi immediati. Purtroppo, molte volte i “no” a queste infrastrutture, i “no” che ci sono stati, anche da una certa parte politica, sugli invasi, sulle infrastrutture, su quelle che vengono chiamate opere grigie, ma ormai sono opere indispensabili per il nostro Paese, ci hanno portato veramente a una situazione gravissima. Quindi, bene che venga il Governo e ci accodiamo anche noi alla richiesta che è venuta prima dal collega.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la collega Rachele Silvestri. Ne ha facoltà.

RACHELE SILVESTRI (FDI). Grazie, Presidente. Anche noi, come gruppo di Fratelli d'Italia, ci uniamo alla richiesta avanzata dal collega della Lega. Già nella Commissione ambiente, durante l'ufficio di presidenza, abbiamo posto alla presidenza la necessità, come Commissione, di affrontare questo grave problema che si sta attualmente verificando nel Nord Italia. È un problema su cui il Governo deve venire a riferire, ma soprattutto deve assolutamente incidere, perché vediamo tutti i giorni quello che sta accadendo. Quindi, ne chiediamo la calendarizzazione immediata, perché è un problema veramente importante che dobbiamo affrontare e che questo Parlamento deve affrontare nel più breve tempo possibile.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il collega Turri, ma la Lega è già intervenuta su questo.

Ha chiesto di parlare il collega Federico. Ne ha facoltà.

ANTONIO FEDERICO (M5S). Grazie, Presidente. Intervengo solo per sostenere, come gruppo del MoVimento 5 Stelle, la richiesta del collega Pellicani affinché il Governo venga a riferire su questo tema che è così importante e che riguarda la crisi idrica e la siccità, soprattutto nelle regioni del Nord.

Tra l'altro, c'è stata anche un'interpellanza recentissima del nostro collega Zolezzi sul tema, proprio venerdì scorso, quindi, è importante dare continuità a quel tipo di iniziativa che, già in Commissione ambiente, come detto anche dalla collega prima, abbiamo portato all'attenzione degli uffici di presidenza. Quindi, ribadiamo, confermiamo e aderiamo a questa richiesta avanzata dal collega (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il collega Vianello. Ne ha facoltà.

GIOVANNI VIANELLO (MISTO-A). Grazie, Presidente. Intervengo per condividere questa esigenza di chiarezza sulle prossime iniziative su un argomento delicatissimo che non solo il Nord Italia, ma anche il Sud Italia sta vivendo e vive da tanto tempo. Mi unisco, quindi, alla richiesta avanzata dai colleghi, ma vorrei aggiungere anche un altro argomento, secondo me fondamentale, sul quale abbiamo necessità di chiarezza da parte del Governo e del Ministro Cingolani. Ieri è stato pubblicato in Gazzetta Ufficiale il decreto-legge n. 73 del 2022 che, all'articolo 34, prevede il commissariamento della Sogin e ai commissari verrà data la possibilità di derogare alle norme sulla gestione dei rifiuti radioattivi. Credo che non ci sia bisogno di illustrare quali rischi e pericoli ci troveremo di fronte, derogando alle norme sulla gestione dei rifiuti radioattivi, sul decommissioning delle centrali nucleari e sulla costruzione del deposito di rifiuti radioattivi. Per cui il Governo, il Ministro Cingolani venga a spiegare al Parlamento e agli italiani perché il Governo Draghi vuole derogare alle norme sulla gestione dei rifiuti radioattivi, che non sono cioccolatini.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il collega Fornaro. Ne ha facoltà.

FEDERICO FORNARO (LEU). Grazie, Presidente. Intervengo molto velocemente per associarci alla necessità, espressa dal collega Pellicani, a cui si sono aggiunti i colleghi che mi hanno preceduto, di un'informativa sul tema della siccità. La situazione, in particolare nel Nord, in alcune regioni del Nord, è veramente molto grave e le prospettive meteorologiche, ovviamente, vista la stagione, certamente non inducono ad alcun ottimismo. Quindi, credo, che prima di dare giudizi o fare riflessioni, occorra conoscere la posizione del Governo per svolgere un dibattito e un confronto serio su quella che rischia di essere una situazione mai vista in precedenza nelle nostre regioni settentrionali, in particolare.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la collega Fregolent. Ne ha facoltà.

SILVIA FREGOLENT (IV). Grazie, Presidente. Intervengo a nome del gruppo di Italia Viva per associarmi alla richiesta del collega Pellicani. Il gruppo di Italia Viva ha presentato una interrogazione a risposta immediata sia in Commissione ambiente, sia in Commissione agricoltura, perché la siccità non colpisce soltanto il mondo agricolo, ma anche la produzione di energia. È una siccità mai vista fino ad oggi ed è giusto che il Governo venga a riferire quello che ha già riferito, in realtà, in alcune Commissioni; però, è giusto che tutta l'Aula, anche coloro che non fanno parte delle Commissioni che ho citato, sia conscia dello stato di emergenza delle nostre acque e di quello che il Governo sta facendo (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il collega Baratto. Ne ha facoltà.

RAFFAELE BARATTO (CI). Grazie, Presidente. Intervengo, a nome del gruppo di Coraggio Italia, per associarmi alla proposta del collega Pellicani, perché credo che questo sia davvero un momento molto, molto drammatico, oltre che per l'agricoltura, anche per tutte le altre situazioni per le quali serve assolutamente l'acqua. Credo che un intervento debba essere posto in essere in maniera non veloce, ma di più, perché davvero, in certi territori, sta diventando un dramma.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il collega Turri. Sempre sull'ordine dei lavori, però su un altro argomento? Prego.

ROBERTO TURRI (LEGA). Presidente, è un altro argomento. Questa mattina, il Presidente della Camera Fico ha comunicato all'Aula la costituzione di un nuovo gruppo “Insieme per il futuro”, gruppo che è costituito da un numero considerevole di componenti, fino a ieri, dei 5 Stelle. Oggi in Commissione giustizia, prima di iniziare le votazioni, abbiamo fatto presente che questo creerà squilibri con riferimento alla composizione dei vari gruppi, soprattutto del gruppo 5 Stelle - oggi è composto da 14 persone, ma il numero sarà inferiore - e, quindi, abbiamo chiesto di non procedere alle votazioni e di fermarsi con i lavori. Tra l'altro, la richiesta è stata avanzata anche per iscritto dai gruppi di centrodestra al Presidente della Camera Fico…

PRESIDENTE. Qual è la sua richiesta?

ROBERTO TURRI (LEGA). …è stata formalizzata. Quindi, il mio intervento serve per sollecitare una risposta, anche perché il presidente della Commissione giustizia, invece, ha dato seguito a votazioni, che abbiamo già fatto, senza tener conto, invece, di quella che per noi non è una considerazione fine a se stessa. Potrebbero eventualmente cambiare gli equilibri e, magari, su alcuni provvedimenti di un certo spessore, di una certa importanza, credo che, forse, sarebbe opportuno fermarsi e aspettare che venga composto il nuovo gruppo (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). Peraltro, il componente unico di Commissione giustizia ha fatto presente la stessa cosa al presidente della Commissione, chiedendo di aspettare a procedere con le votazioni fintanto che venisse costituito e si chiarisse la composizione di questo nuovo gruppo che farà parte, appunto, anche della Commissione giustizia.

PRESIDENTE. Sulla base di quanto stabilito in sede di Conferenza dei presidenti di gruppo, propongo di inserire all'ordine del giorno della seduta odierna, a norma dell'articolo (Commenti)…Colleghi, sempre sullo stesso argomento, la richiesta è già stata inviata; mi comunicano che, tra l'altro, il Presidente è al corrente e io proseguirei. Non appena il Presidente avrà fatto le sue valutazioni, sicuramente risponderà in modo celere; quindi, io proseguirei.

Inserimento all'ordine del giorno dell'Assemblea di una deliberazione ai sensi dell'articolo 123-bis, comma 3, del Regolamento.

PRESIDENTE. Sulla base di quanto stabilito in sede di Conferenza dei presidenti di gruppo, propongo di inserire all'ordine del giorno della seduta odierna, a norma dell'articolo 27, comma 2, del Regolamento, la deliberazione, ai sensi dell'articolo 123-bis, comma 3, del Regolamento, in ordine al termine per la conclusione dell'esame in Assemblea del disegno di legge annuale per il mercato e la concorrenza 2021 (n. 3634), collegato alla manovra di finanza pubblica.

Ricordo che, a norma dell'articolo 27, comma 2, del Regolamento, per deliberare su materie non iscritte all'ordine del giorno è necessaria una votazione palese mediante procedimento elettronico con registrazione dei nomi e la maggioranza dei tre quarti dei votanti.

Su tale proposta, darò la parola, ai sensi dell'articolo 41, comma 1, del Regolamento, ad un deputato contro e ad uno a favore, per non più di 5 minuti ciascuno. Chi chiede di parlare contro? Collega Foti, prego.

TOMMASO FOTI (FDI). Scusi, Presidente, anche per una precisazione. La Conferenza dei capigruppo, in realtà, non ha deciso, perché, se avesse deciso in senso unanime, non vi sarebbe stata alcuna necessità di questa votazione. È proprio perché non c'è stata l'unanimità che siamo qui a votare.

Il ragionamento della nostra opposizione ha una natura tecnica e politica allo stesso tempo. Anche se informalmente, è stato rappresentato che questo ramo del Parlamento dovrebbe trattare della parte del disegno di legge concorrenza di cui non si è occupato il Senato. Questa è una interpretazione abbastanza anomala di quello che la Costituzione assegna alle due Camere, che hanno gli stessi poteri e gli stessi diritti di esame dei disegni di legge, come dei decreti-legge. Noi riteniamo che la fissazione del termine entro cui concludere la discussione del disegno di legge, peraltro secondo una procedura indicata dall'articolo 123-bis, trovi un limite invalicabile nel fatto di già precostituire, ancorché formalmente, una situazione per la quale questa Camera dovrebbe essere mutilata nell'esame di una parte del disegno di legge e l'altro ramo del Parlamento dovrebbe essere mutilato, a sua volta, dall'altra.

Vede, Presidente, noi non ne facciamo una questione soltanto regolamentare, ma anche politica, poiché noi riteniamo che il disegno di legge “concorrenza” sia un provvedimento che merita tutta l'attenzione dei due rami del Parlamento e su tutto il testo all'esame del Parlamento e non attraverso una parcellizzazione, prima di pronunciarsi in ordine a quella che è la natura del testo che verrà sottoposto al nostro esame, dei tempi che verranno indicati dalla Presidenza per essere, poi, approvati dall'Aula, vogliamo chiaramente far presente che da parte del gruppo di Fratelli d'Italia non ci saranno sconti su questo disegno di legge. Lo vogliamo esaminare per quello che è, e non a spizzichi e bocconi (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Chi chiede di parlare a favore? Non vedo mani alzate.

Passiamo, quindi, ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla proposta di inserire all'ordine del giorno della seduta odierna la suddetta deliberazione.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 44).

Deliberazione ai sensi dell'articolo 123-bis, comma 3, del Regolamento.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la deliberazione ai sensi dell'articolo 123-bis, comma 3, del Regolamento, in ordine al termine per la conclusione dell'esame in Assemblea del disegno di legge n. 3634, collegato alla manovra di finanza pubblica, recante il disegno di legge annuale per il mercato e la concorrenza 2021.

Ricordo che, con lettera in data 15 giugno 2022, il Governo, ai sensi dell'articolo 123-bis, comma 2, del Regolamento, ha chiesto che la Camera deliberasse su tale disegno di legge entro il prossimo 15 luglio.

Nella odierna riunione della Conferenza dei presidenti di gruppo non è stata raggiunta l'unanimità dei gruppi in ordine alla fissazione di tale termine.

La Presidenza, come preannunciato nella suddetta riunione, ai sensi del comma 3 del citato articolo 123-bis, propone quindi che la discussione in Assemblea del disegno di legge in oggetto si concluda entro venerdì 22 luglio 2022.

Avverto che, in caso di approvazione di tale proposta, come stabilito nella medesima riunione della Conferenza dei presidenti di gruppo, l'esame del provvedimento avrà luogo a partire da lunedì 18 luglio, per concludersi entro venerdì 22 luglio.

Sulla proposta formulata dalla Presidenza, che sarà posta in votazione con il procedimento elettronico senza registrazione dei nomi, darò la parola, ai sensi dell'articolo 41, comma 1, del Regolamento, ad un deputato contro ed uno a favore, per non più di 5 minuti ciascuno. Chi chiede di parlare contro? Chi chiede di parlare a favore?

Passiamo, quindi, ai voti.

Pongo in votazione, mediante procedimento elettronico senza registrazione di nomi, la proposta di fissare al 22 luglio, secondo l'articolazione dei lavori sopra illustrata, il termine per la conclusione dell'esame in Assemblea del disegno di legge n. 3634, collegato alla manovra di finanza pubblica.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva per 299 voti di differenza.

Inversione dell'ordine del giorno.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare sull'ordine dei lavori il deputato Emanuele Fiano. Ne ha facoltà.

EMANUELE FIANO (PD). Grazie, Presidente. Chiedo un'inversione dell'ordine dei lavori, nel senso di procedere adesso al seguito del punto n. 8 di cui al nostro ordine del giorno.

PRESIDENTE. Sulla richiesta di inversione dell'ordine del giorno, nel senso di passare direttamente all'argomento di cui al punto n. 8, recante il seguito della discussione del disegno di legge n. 3343-A in materia di delega al Governo per la riforma fiscale, darò la parola, ai sensi dell'articolo 41, comma 1, del Regolamento, a un deputato contro e a uno a favore, per non più di cinque minuti ciascuno.

Ha chiesto di parlare contro il deputato Foti. Ne ha facoltà.

TOMMASO FOTI (FDI). Signora Presidente, io capisco che la maggioranza abbia problemi e ci si potrà dare atto che, con molta correttezza, ieri abbiamo cercato, nei limiti del possibile, di far finta di non vedere che al primo punto dell'ordine del giorno vi era un decreto-legge che, nell'esame tradizionale dei lavori della Camera, supera ogni e qualsiasi altro provvedimento di legge all'esame della stessa.

L'inversione di oggi è figlia della non volontà di ieri di procedere secondo quello che era stato deciso dalla Conferenza dei presidenti di gruppo, con la maggioranza ovviamente, che si richiama all'attuale maggioranza di Governo, ossia di procedere anche con la seduta notturna dalle 21,30 alle 24, nel qual caso il tema, per cui oggi l'onorevole Fiano chiede l'inversione dell'ordine del giorno, sarebbe stato esaurito.

Ma la domanda e il senso della nostra opposizione non sono solo relativi a una questione di forma, ma anche di sostanza, perché sul piano politico possiamo sapere se, una volta che è stata approvata l'inversione di questo ordine del giorno, una volta che sono state fatte le dichiarazioni di voto, si passa al decreto-legge in materia di elezioni oppure si passa ad altro punto all'ordine del giorno? Perché non è possibile, signora Presidente, avere un calendario dei lavori dove i parlamentari non sono in grado di riuscire a seguire i lavori medesimi perché ogni trenta secondi viene sconvolto quell'ordine del giorno che la Conferenza dei presidenti di gruppo ha deciso, e non altri (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

Allora, tanto per essere chiari, vogliamo sapere: avete risolto il problema di maggioranza sul decreto-legge? Sì o no? Ci dite se dopo questo punto passiamo all'esame del decreto-legge? Sì o no? Grazie. Sulla base di questo state tranquilli che il nostro atteggiamento sarà, come sempre, un atteggiamento responsabile (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare a favore il collega Fiano. Ne ha facoltà.

EMANUELE FIANO (PD). Sì. Voglio rispondere positivamente alla domanda - tramite lei, Presidente, ovviamente - del collega Foti. Quindi, è nostra intenzione, dopo le dichiarazioni di voto e il voto finale sulla delega fiscale, affrontare il seguito del provvedimento relativo al cosiddetto decreto-legge elezioni.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Pongo in votazione, mediante procedimento elettronico senza registrazione di nomi, la proposta di inversione dell'ordine del giorno, nel senso di passare direttamente al seguito della discussione del disegno di legge n. 3343-A, recante delega al Governo per la riforma fiscale.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva per 285 voti di differenza.

Seguito della discussione del disegno di legge: Delega al Governo per la riforma fiscale (A.C. 3343-A​).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge n. 3343-A: Delega al Governo per la riforma fiscale.

Ricordo che nella seduta di ieri si è concluso l'esame degli emendamenti e degli ordini del giorno.

(Dichiarazioni di voto finale - A.C. 3343-A​)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Alessandro Colucci. Ne ha facoltà.

Colleghi, vi chiedo di uscire in silenzio per permettere al collega Colucci di intervenire. Prego.

ALESSANDRO COLUCCI (M-NCI-USEI-R-AC). Grazie, Presidente. È a tutti noi noto che il Piano nazionale di ripresa e resilienza è una grande occasione per il Paese e mette a disposizione 191 miliardi di euro, di cui 70 miliardi a fondo perduto e 121 miliardi di prestiti. Questo vuol dire, quindi, risorse europee a debito; c'è un contratto fra noi e l'Europa che comporta la necessità di garantire un piano di riforme corpose.

In tutto questo è fondamentale il tema della riforma fiscale. È per questo che il decreto per la delega fiscale noi crediamo sia fondamentale, intanto perché abbiamo un sistema fiscale che in questo caso ci chiede l'Europa di aggiornare, ma è un'esigenza storica nel nostro Paese modernizzare, perché è antiquato - risale al 1974 - ed è anche ingiusto e perché abbiamo oramai un'imposizione fiscale che arriva al 45 per cento dei redditi.

Allora, è importante per la crescita economica garantire un sistema fiscale diverso, perché una crescita economica può essere costruita su un sistema fiscale più giusto, nonché garantire il rientro di quelle risorse che ci permettono di pagare i debiti nei confronti dell'Europa.

Inoltre è un sistema certamente macchinoso: ci sono tanti, troppi adempimenti per le imprese che creano confusione e incertezze e, quindi, rallentano lo sviluppo economico.

A questo punto gli obiettivi principali sono: la diminuzione del carico fiscale, la semplificazione del sistema, la diminuzione dell'evasione e dell'elusione, la garanzia del rispetto dell'autonomia tributaria degli enti locali. Ma ci sono due aspetti che abbiamo sposato con convinzione: in primo luogo, quello dell'eliminazione del sistema duale, perché rischiava di creare difficoltà alle cedolari vigenti e, quindi, anche a quel sistema agevolato forfettario per i 65 mila euro che vengono registrati annualmente dalle partite IVA; poi il tema del catasto, su cui noi siamo convinti sia necessario un sistema giusto, perché non è possibile avere 1 milione 200 mila immobili che non sono censiti nel nostro Paese. Abbiamo convintamente votato la fase successiva di questa decreto, che nella parte del catasto ha previsto una migliore specifica del non incremento delle imposte. Abbiamo compreso che il centrodestra di Governo su questo aveva preoccupazioni. Preferiamo la formulazione che abbiamo individuato e, grazie a questo percorso, abbiamo ancora di più la certezza che non si aumentano le imposte, ma che viene aggiornato un sistema che è troppo arretrato. Quindi, se ne eravamo convinti all'inizio ne siamo ancora più convinti oggi.

Per queste ragioni diamo il nostro voto favorevole sul decreto e crediamo che questa sia una di quelle deleghe che potranno veramente collocare il nostro Paese in una sfera e in un quadro dei Paesi moderni e in grado di rispondere alle reali esigenze delle imprese, dei lavoratori e di tutte le famiglie italiane.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Nunzio Angiola. Ne ha facoltà.

NUNZIO ANGIOLA (MISTO-A-+E-RI). Grazie, Presidente. Componenti del Governo e cari colleghi, voteremo a favore dell'approvazione definitiva di questo disegno di legge di riforma fiscale.

Mi soffermerò su quelli che sono stati i principali contributi dati da noi di Azione nel corso dei lavori in Commissione finanze, quindi contributi per il miglioramento di questo testo che oggi approviamo definitivamente.

Con l'approvazione di un primo emendamento di Azione, lo scambio di informazioni entra nella legge delega come principio e criterio direttivo generale. Si tratta di una decisione che va nella direzione dell'equità fiscale. A livello internazionale, ad esempio, i contribuenti non devono poter ottenere vantaggi a causa della scarsa comunicazione tra le amministrazioni finanziarie dei diversi Paesi. Se tutti pagano le imposte previste nei tempi previsti al Paese a cui sono dovute, non si fa altro che aumentare la certezza fiscale in seno all'Unione europea.

Con l'approvazione di un secondo emendamento di Azione, il rafforzamento dell'adempimento cooperativo, di cui al decreto legislativo 5 agosto 2015, entra nell'articolo 1 della legge delega, come principio e criterio direttivo generale.

Con l'approvazione di un terzo emendamento di Azione, le risorse che si liberano dal riordino di deduzioni e detrazioni ritornano al contribuente.

Con l'approvazione di un quarto emendamento di Azione, riformulato dal Governo, la tassazione indiretta, in coerenza con lo European Green Deal e con la disciplina europea armonizzata dell'accisa, dovrà tenere conto dell'impatto ambientale dei diversi prodotti e della promozione dello sviluppo sostenibile.

Con l'approvazione di un quinto emendamento di Azione, non ci saranno più rinvii superflui nella nuova codificazione delle leggi tributarie.

Con l'approvazione di un sesto emendamento di Azione, a mia firma, cui si sono aggiunte le firme della gran parte dei componenti della Commissione finanze, vengono istituzionalizzati monitoraggi periodici della legislazione codificata.

Su un ultimo punto vorrei soffermarmi, Presidente. Azione ha sempre sostenuto che la disciplina delle società di comodo o non operative andasse abrogata o quantomeno sospesa, perché legata a parametri anacronistici, soprattutto in relazione alle difficoltà che le imprese hanno incontrato negli ultimi due anni, per effetto della pandemia prima e della guerra poi. Abbiamo ritirato i nostri emendamenti al disegno di legge di riforma fiscale, poiché il MEF, in seguito al nostro incessante pressing, ci ha fornito ampie assicurazioni sul fatto che ci sarebbero stati interventi immediati in attesa di una generale revisione della materia.

Il “decreto Semplificazioni fiscali”, di prossima conversione in legge da parte del Parlamento, emanato nei giorni scorsi dal Governo, già prevede all'articolo 9 l'abrogazione della disciplina delle società in perdita sistematica.

Quindi, noi di Azione abbiamo dato un contributo molto importante al miglioramento del testo approvato da parte del Governo. Siamo veramente fieri di aver potuto contribuire ad approvare una riforma dopo tantissimi anni:ce la chiedevano i cittadini, ce la chiedevano gli italiani.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Trano. Ne ha facoltà.

RAFFAELE TRANO (MISTO-A). Grazie Presidente. Chiamarla riforma io credo che sia offensivo, perché questo è un compitino commissariato da Bruxelles per mandare avanti le riforme abilitanti, ovvero quelle che servono per mandare avanti il piano d'attuazione del Recovery and resilience facility; ma non serve ad apportare un servizio e un contributo fattivo ai cittadini, ai contribuenti e agli operatori del settore, come commercialisti, ragionieri e tributaristi. Quindi, la possiamo definire come una riforma de noantri, ovvero un'inezia rispetto invece alla grande riforma che ci fu negli anni Settanta, che apportò numerose modifiche sostanziali al nostro ordinamento tributario. Purtroppo, è stata una grande occasione persa, perché noi abbiamo presentato proposte emendative qualificanti, che sono state puntualmente bocciate dal Governo e da questa raffazzonata maggioranza, come, ad esempio, allineare la pressione fiscale alla media europea, che avrebbe agevolato le famiglie, i cittadini e le imprese. Avremmo fornito 1.500 euro di più l'anno, che in un momento di crisi come questo (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Alternativa) sicuramente avrebbero dato un valido sostegno aiuto. In realtà, rimarrà che questo provvedimento porterà l'aumento sulla tassazione delle case nel 2026.

Un'altra proposta che noi di Alternativa abbiamo provato a far passare è il carry back. Dietro questa parola così difficile si cela semplicemente la trasformazione delle perdite di bilancio in crediti certi, liquidi ed esigibili, da utilizzare immediatamente in compensazione per pagare imposte, contributi e tasse. Questa, tra l'altro, è una norma voluta dalla Commissione europea, che misteriosamente non è stata neanche presa in considerazione da questa maggioranza.

Un'altra proposta importante che noi abbiamo portato in Commissione e anche in Aula è l'autorità fiscale di garanzia, che avrebbe messo fine allo strapotere dell'Agenzia delle entrate (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Alternativa) e avrebbe restituito dignità allo statuto del contribuente che è stato violato centinaia di volte. Io vorrei ricordare a tutti che è stata rimessa un'altra norma, per la seconda volta, la norma che vieta alla pubblica amministrazione di chiedere i documenti ai contribuenti. Noi l'abbiamo fatto nel 2019 con il “decreto Crescita” e l'Agenzia delle entrate l'ha smontata nuovamente e, quindi, sempre noi di Alternativa l'abbiamo dovuta riportare in auge.

Ad esempio, c'è la dichiarazione sugli aiuti di Stato, che sta mettendo in seria difficoltà gli studi dei commercialisti e dei tributaristi. Di questa riforma cosa resta? Resta semplicemente la doppia rendita catastale, e si prepara un aumento di una patrimoniale. In un Paese che ha grossi problemi, dovuti prima alla pandemia e oggi al conflitto della crisi ucraina, qual è la norma pregnante di questa riforma? L'aumento della tassazione sulle case! È davvero incredibile quello che state facendo, perché lo fate con una logica ben precisa. Infatti, a oltre 2.700 miliardi di debito pubblico, si aggiungeranno anche i debiti che si stanno contraendo con il PNRR e qualcuno prima o poi li dovrà pagare. Li pagheranno i cittadini con l'aumento delle tasse sulle loro abitazioni (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Alternativa).

Di fronte a tutto questo, noi voteremo contrariamente a questa pessima riforma, perché resta una grandissima delusione rispetto alle aspettative che dovevano essere concretizzate. C'è una grande delusione da parte degli artigiani, dei commercianti, dei cittadini comuni, delle famiglie, che si aspettavano molto, ma molto di più. Invece, l'unica cosa che resterà, come abbiamo già ripetuto, sarà la tassa sulle case a partire dal 2026. Questa è l'unica certezza che rimarrà di questa “schiforma” (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Alternativa).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Pastorino. Ne ha facoltà.

LUCA PASTORINO (LEU). Grazie, signora Presidente. Sono qui, a nome del gruppo di Liberi e Uguali, per dichiarare un voto di astensione, un voto che discende dall'astensione tenuta in Commissione finanze al termine dell'indagine conoscitiva del giugno scorso. Cerco di motivarla, partendo dalle nostre proposte e da quella che era l'idea principale di un ridisegno della materia fiscale. Noi siamo partiti con la nostra proposta, reputando necessario intervenire a diversi livelli, da due assunzioni di fondo: primo, il carattere individuale del prelievo (e questo c'è); secondo, il rafforzamento di un modello duale, che richiede omogeneità nella tassazione dei redditi da lavoro e pensione, da un lato, e omogeneità nella tassazione dei redditi da capitale o dei patrimoni da cui originano, dall'altro. Era una proposta che assumeva come obiettivi principali: in primo luogo, la riduzione della disuguaglianza tra redditi di uguale ammontare (la famosa equità orizzontale di cui abbiamo parlato anche ieri); in secondo luogo, la garanzia della progressività delle imposte e, quindi, anche l'equità verticale; in terzo luogo, la contrarietà a modelli del tipo flat tax o comunque con pochi scaglioni ed aliquote, che hanno la caratteristica, a parità di gettito, di scaricare tutto l'onere del prelievo sui ceti medi, disegnando una progressività che si limita magari a confermare le tutele già esistenti per i ceti più poveri e che, però, si traduce in una riduzione del prelievo ampiamente a favore dei contribuenti con redditi più elevati; in ultimo e non per ultimo, il mantenimento di elevati standard di finanziamento del welfare. Questi erano i punti che noi ritenevamo principali per affrontare la discussione.

La proposta di base, quindi, per quanto riguarda l'Irpef era di trasformare l'Irpef in un'imposta speciale su tutti i redditi da lavoro, utilizzando una funzione matematica continua, in grado di indicare l'aliquota media da applicare al reddito imponibile. Questo perché l'andamento delle aliquote di un'imposta sul reddito determina il grado di progressività dell'imposta e i suoi effetti redistributivi. Come dicevamo ieri, la progressività attuale dell'Irpef è apparentemente notevole, ma concentrata sui redditi bassi, per i quali l'andamento della curva appare quasi verticale e molto meno sui redditi elevati. Ciò è dovuto all'appiattimento delle aliquote, che si è verificato negli ultimi decenni, passando dai 32 scaglioni del 1973 ai 5 teorici, 4 attuali. In conseguenza, si è determinato un eccesso di tassazione in corrispondenza dei redditi medi, quelli compresi tra i 20-25 mila e i 50 mila euro, insieme ad una riduzione dei redditi elevati. Inoltre, l'andamento dell'aliquota effettiva, a causa anche delle detrazioni decrescenti e dei bonus degli 80 e 100 euro, appare in ogni caso erratico. Esistono aliquote e scaglioni impliciti, con intervalli in cui le aliquote marginali effettive si riducono anziché crescere, con salti tra uno scaglione e l'altro addirittura di 14-15 punti. Quindi, le detrazioni, a nostro avviso, sarebbero dovute essere fisse e costanti per tutti i livelli di reddito e per tutti i redditi in grado di tagliare quella gobba che penalizza i redditi medi, raddrizzando alquanto la curva, cioè riducendo il prelievo sui redditi bassi e medi. Il vantaggio di una funzione continua rispetto a quella tradizionale del sistema a scaglioni deriva dal fatto che essa per ogni livello di reddito individua l'aliquota media del contribuente, e quindi il suo onere fiscale, risultando così più trasparente e più semplice.

In questo quadro la nostra valutazione sul regime forfettario degli adempimenti per i contribuenti minimi, che inizialmente nel 2014 era stato considerato una semplificazione, è che esso è diventato, con la sua estensione, un regime di tassazione in aperta violazione del principio di equità orizzontale. Quindi, a parità di reddito, alcune categorie pagano un'imposta ridotta. Delle peculiarità delle situazioni di piccoli contribuenti autonomi si può tenere conto senza aggravare il prelievo cui sono soggetti, anche riportando il loro reddito in sede Irpef, ad esempio con un'equiparazione della detrazione a quella riconosciuta ai redditi da lavoro dipendente.

Queste erano le posizioni dalle quali si erano mosse le nostre considerazioni in un quadro oggettivamente complicato, perché l'indagine conoscitiva si è svolta all'interno di un contesto estremamente variegato dal punto di vista delle posizioni politiche su questo tema, e quindi è stato anche complicato trovare una sintesi, che sintesi è stata fino a un certo punto e che in grandissima parte ha accantonato queste considerazioni che, a nostro avviso, erano considerazioni fondamentali, prima fra tutte quella relativa all'equità orizzontale e verticale. Equità orizzontale vuol dire banalmente che persone nelle stesse condizioni di reddito devono pagare la stessa aliquota e persone in condizioni diverse devono pagare aliquote diverse secondo un principio molto chiaro e molto equo, costituzionalmente tutelato.

La realtà è stata che su questa parte si è andati in un'altra direzione, e questo ha giustificato il voto contrario del gruppo all'articolo 2, che invece, di fatto, consolida tutte queste disuguaglianze. Noi eravamo per una posizione di lungimiranza, cioè una riforma che doveva avere in sé delle caratteristiche di ragionevolezza e di equità, come dicevo prima, in grado di eliminare quelle storture che, come ho detto prima, esistevano ed esistono nel regime dell'Irpef a danno di quel ceto medio di cui parlano tutti, però le soluzioni evidentemente si fa fatica ad individuarle per ragioni squisitamente politiche. Quindi nel testo finale, con la formulazione dell'articolo 2, si mantiene, anzi si consolida il regime forfettario, di fatto stravolgendo il testo iniziale, che andava verso un modello duale, certificando una situazione di diversità tra i diversi tipi di contribuenti. Poi la discussione è stata anche molto complicata perché le posizioni in campo erano diverse anche all'interno del centrodestra, dove c'è una parte che fa parte della maggioranza di Governo e l'altra parte, Fratelli d'Italia, che in maggioranza non c'è.

Quindi questa dialettica, anche divertente in certi casi, ha prodotto comunque discussioni dove il comune denominatore è sempre stato il tema della flat tax, centralissimo anche nella discussione che abbiamo avuto ieri, e l'obiettivo di aumentare il regime forfettario, quindi con aliquota ridotta, addirittura a 150 mila euro. Quindi la contraddizione di fondo che si vede, al di là del merito dell'articolo 2, è che, se da una parte vengono inseriti questi concetti, e quindi queste disparità, dall'altra è stato approvato un emendamento, a nostra firma e a firma Fratelli d'Italia, dove si parla invece di salvaguardare l'equità orizzontale. Questo è un paradosso clamoroso, che però si spiega con la diversa interpretazione che questo gruppo e quello di Fratelli d'Italia hanno dato e danno al concetto di equità orizzontale. Noi come la definisce la Costituzione, ovvero che tutti nelle stesse condizioni devono pagare la stessa aliquota; gli altri definiscono equità orizzontale un concetto secondo il quale tutti devono pagare la stessa cifra, e quindi tutti uguali.

Credo che questo sia una cosa da verificare, vedremo quando usciranno i decreti come verrà esplicitato questo concetto che rimane, perché poi ho sentito, sia in Commissione che in Aula, la discussione sull'inserimento della flat tax o questi regimi agevolatissimi. Il grande assente di questa discussione, di questi progetti clamorosi, in grado di determinare uno shock fiscale, così era stato definito ieri, era una roba che si chiama copertura finanziaria. La copertura finanziaria all'interno di questo provvedimento non c'è perché ciascuno di voi può ben immaginare, anzi è una regola base che qualsiasi strumento o tributo tu vada a ridurre, a eliminare o variare, quindi generando una diminuzione di gettito, per compensare questa diminuzione di gettito i danari devi trovarli da un'altra parte.

Comunque, complessivamente, con riferimento al testo finale, sono stati riconosciuti alcuni emendamenti che questo gruppo ha prodotto; c'è un inciso anche all'articolo 2 con un riferimento alla riduzione delle aliquote medie Irpef, a partire dai redditi medio-bassi. È stato positivo il concetto del cashback, ovvero la graduale trasformazione delle detrazioni in rimborsi erogati direttamente con priorità alle spese sociosanitarie. Questo è un emendamento del nostro gruppo; l'emendamento completo prevedeva una priorità alle spese sociosanitarie e agli interessi passivi sui mutui; comunque, la formulazione ci ha soddisfatto. Bene anche l'articolo 5, con riferimento al quale eravamo d'accordo banalmente sul fatto che l'IRAP potesse essere gradualmente eliminata, però, grazie a un nostro emendamento esclusivo, ci è stata certificata la garanzia del finanziamento del fabbisogno sanitario anche per le regioni che presentano squilibri di bilancio e, soprattutto, abbiamo fatto inserire che qualunque operazione di riduzione o rimodulazione o azzeramento dell'IRAP non dovesse gravare sul lavoro dipendente e sulla pensione.

Un ultimo cenno sulla questione del catasto, affrontata nell'ambito di una discussione surreale per certi aspetti, perché la formulazione che andiamo ad approvare oggi è addirittura, per certi versi, peggiorativa rispetto a quella che ha determinato lo stallo in Commissione. Gli argomenti che sono stati portati all'attenzione dell'opinione pubblica sono assolutamente fuori discussione e fuori da questo testo. Tendo a dirlo nei pochissimi secondi che mi rimangono perché ognuno deve dare seguito anche a una prospettiva di crescita del Paese e cercare di fare un lavoro che tenga conto delle proprie opinioni politiche, ma anche dell'aderenza alla realtà e delle cose che si dicono e che si fanno. Questo è un buon servizio al Paese, tutto il resto “no” (Applausi dei deputati del gruppo Liberi e Uguali).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Baratto. Ne ha facoltà.  

RAFFAELE BARATTO (CI). Grazie, Presidente. Si conclude oggi un incessante lavoro tecnico e politico che ha visto la primogenitura in Commissione finanze del testo di delega fiscale in discussione. Voglio unirmi, quindi, ai ringraziamenti a tutti i colleghi coinvolti, con cui abbiamo lungamente lavorato e, come è naturale, dibattuto anche duramente. Come ogni opera prima, è stato - inutile negarlo - un testo sofferto, ma, proprio perché frutto di una mediazione utile ed efficace, crediamo abbia colto l'essenza dell'interesse generale. Per anni il dibattito pubblico e le campagne elettorali hanno visto dominare gli argomenti di marca fiscale; per anni abbiamo sentito ripetere mantra e slogan che evidenziavano problemi reali del nostro sistema fiscale, ma le soluzioni, quando sono arrivate, si sono rivelate inadeguate o carenti. Ne è conseguito un sentimento di frustrazione generale. L'Agenzia delle Entrate, sempre più percepita come un moloch intoccabile dal cittadino, è divenuta uno spauracchio, a causa della cattiva impostazione data al rapporto tra fisco e contribuente.

La mancanza di un disegno generale di riforma e di un Governo che potesse concretamente attuarlo hanno condotto inevitabilmente ad una fase di stagnazione nella quale la pressione fiscale, invece che diminuire, è drammaticamente aumentata: 20 punti netti dal 1980 ad oggi. La Fondazione nazionale commercialisti ha stimato una pressione fiscale reale del 48 per cento nel 2019, leggermente scesa negli ultimi due anni. In particolare, la più colpita è stata la parte più produttiva del Paese, imprese, professionisti, artigiani che contribuiscono in massima parte al gettito fiscale nazionale. Con queste premesse, una riforma fiscale rappresentava e rappresenta un'urgenza ineludibile. Il testo approvato dalla Commissione ed oggi in votazione diventa allora uno strumento fondamentale, anche alla luce delle sfide prossime venture che il Paese sarà chiamato a vincere. La riduzione del carico fiscale, la progressività del sistema, la revisione delle aliquote attualmente vigenti.

L'attuazione di un'ampia riforma fiscale per migliorare l'equità, l'efficienza e la trasparenza del sistema tributario, in particolare sul lavoro, sulle imprese, sui redditi medi e bassi sono, da sempre, le priorità di questo gruppo. Cosi come la realizzazione di una prospettiva in cui il fisco sia realmente a misura di cittadino, perseguita anche attraverso un organico processo di riforma strutturale della riscossione.

Tutto questo sarà oggetto di provvedimenti concreti che, a mano a mano, cambieranno il volto del fisco italiano; inoltre, gli interventi fiscali di riforma, orientati alla semplificazione, razionalizzazione ed equità del sistema fiscale, avranno un ruolo chiave anche nel contribuire a realizzare gli obiettivi fondamentali del PNRR. Questo testo, insomma, rappresenta una carta di principi liberali cui ispirare l'azione del Governo nel complesso processo di riforma che si andrà a delineare nei prossimi mesi; principi che non possono prescindere dall'obiettivo di riduzione della pressione fiscale attraverso la contestuale riduzione della spesa pubblica e del suo efficientamento.

Tutto il sistema tributario dovrà essere razionalizzato e semplificato, anche con riferimento, in particolare, agli adempimenti, dichiarativi e di versamento dei contribuenti, per ridurre i costi di adempimento, di gestione e di amministrazione del sistema fiscale.

Da ultimo, non vogliamo sottrarci ad una considerazione circa la riforma del catasto. Il lavoro svolto in Commissione e le rassicurazioni del Governo rappresentano per noi un punto di partenza. La riforma del catasto, la cui necessità non può essere negata, dovrà tuttavia seguire un iter che consenta la più ampia partecipazione del Parlamento, garantendo al contempo che una riforma auspicata quanto necessaria non si trasformi in un'occasione per aumentare il gettito fiscale. Su questo siamo assolutamente convinti che il Governo rispetterà gli impegni presi. Preannunciando il voto favorevole di questo gruppo, vorrei anche, Presidente, ringraziare il presidente di Commissione, il sottosegretario Freni, la sottosegretaria Guerra e gli uffici della Commissione finanze che davvero ci hanno dato, in questo anno e oltre di lavoro, un grande appoggio. Un grazie di cuore. L'auspicio al Governo è quello di attenersi rigidamente a questi principi, coinvolgendo il Parlamento nel complesso processo di riforma che oggi avviamo (Applausi dei deputati del gruppo Coraggio Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Luigi Marattin. Ne ha facoltà.

LUIGI MARATTIN (IV). Grazie Presidente, anche quando questa legge andrà in Gazzetta Ufficiale - spero entro la pausa estiva - non avremo nulla in mano, perché le riforme fiscali si fanno non quando vanno in Gazzetta le leggi delega ma quando vanno in Gazzetta i decreti legislativi. Tuttavia, in questi diciotto mesi di lavoro - è stato già ricordato che questo è il parziale compimento di un lavoro iniziato dal Parlamento circa un anno e mezzo fa con le indagini conoscitive svolte dalle Commissioni finanze - il Parlamento ha messo a punto una macchina molto potente che sta mettendo in mano al Governo in queste settimane. Il Governo può scegliere se usare questa macchina per farci un gran premio, mettendoci magari anche la benzina necessaria; può scegliere di usarla per fare qualche giro di pista o può scegliere di lasciarla parcheggiata ai box, perché non è il caso di utilizzarla. Fuor di metafora, la delega fiscale contiene interventi sistemici che consentono al Governo, se vuole, di intervenire per la prima volta dopo cinquant'anni in maniera totale sul sistema fiscale: dalle imposte più grandi a quello che c'è a valle del sistema fiscale, a quello che c'è a monte.

Se vuole si può fare un gran premio con questa macchina, non andando fuori delega, perché la delega, che è anche più specifica di quanto fosse uscita dal Consiglio dei Ministri, consente di abbracciare un intero arco su cui si sostanzia il sistema fiscale italiano. Oppure il Governo può scegliere di utilizzarla solo per correggere le storture più evidenti del nostro fisco, che è stanco dopo cinquant'anni di interventi scoordinati, asistematici, uno sopra l'altro, non coerenti. Oppure, ancora, Dio non voglia, il Governo può decidere che sotto elezioni non è il caso di mettere in pista una macchina così potente e lasciare la palla, la macchina in questa metafora, al Governo successivo. Questa è la scelta che il Governo - noi crediamo - non debba fare.

Questo può accadere perché questa delega fiscale, che questo Parlamento oggi approva, è un intervento sistemico: si possono fare molte cose. Se il Governo sceglie di giocare la partita, di percorrere il gran premio si può abolire finalmente l'IRAP, che, dopo 25 anni, è un'imposta che questo Paese e questo Parlamento non si possono più permettere, in quanto imposta che colpisce l'accumulazione dei fattori produttivi, che sono poi i due motori della crescita economica, soprattutto in un Paese che ha avuto nei vent'anni precedenti il COVID il tasso di crescita medio del PIL fra i più bassi del mondo, nonostante negli anni dal 2014 al 2017 questo tasso fosse quattro volte la media. Un Paese del genere non può più permettersi di avere un'imposta che ti colpisce anche se non produci utili, ma per il solo fatto di accumulare lavoro e capitale che sono, lo ripeto, i motori della crescita economica, assieme alla produttività.

Si può rendere l'Ires, l'imposta sulle società, più semplice e più pro crescita; un'imposta che possa evitare ad un imprenditore di fare due bilanci: quello secondo il codice civile e quello secondo il fisco; questo sistema crea confusione, crea costi, crea poca trasparenza, l'Ires può essere un'imposta semplice, pro crescita. Ad esempio, si può dire gli utili se rimangono in impresa non ti sono tassati o ti sono tassati all'aliquota minima, abolendo, nel contempo, meccanismi come l'ACE, che sono diventati complicati e pesanti per un imprenditore. l'Ires può diventare, con questa delega fiscale, un'imposta semplice e chiara.

Questa delega fiscale, se si corre il gran premio, può finalmente mettere ordine in materia di IVA passando a un sistema, ad esempio, a due aliquote, che è più chiaro e più semplice, che favorisce la lotta all'evasione e all'elusione fiscale ed evita le ingiustizie che ci sono oggi nella distribuzione dei beni e servizi fra le quattro aliquote dell'IVA.

Questa delega fiscale se si gioca la partita, se si corre il gran premio, può completare il processo iniziato con questa legge di bilancio di riforma dell'Irpef, che è un'imposta il cui manuale di istruzioni ha 341 pagine; può rendere l'Irpef un'imposta più semplice, a tre aliquote, in cui si continuano a ridurre le aliquote medie e soprattutto sui redditi più bassi, in cui si continuano a stabilizzare le aliquote marginali effettive, che sono quelle che ti dicono: se lavori di più quanto ti tasso di più, che è il vero disincentivo alla crescita economica. Può diventare un'imposta con cui si pulisce il sistema fiscale da centinaia di spese fiscali, le si passa su un meccanismo telematico, elettronico: strisci la carta di credito e lo Stato se vuole sussidiarti quel bene e servizio te li ridà sulla carta di credito il giorno dopo, senza conservare la ricevuta per scontare la detrazione l'anno prossimo in dichiarazione dei redditi. L'Irpef può diventare un'imposta che gli autonomi versano mensilmente e non col meccanismo dei saldi e degli acconti: spesso oggi un autonomo deve indebitarsi per pagare il secondo acconto dell'Irpef su un reddito che non solo non ha realizzato, ma non conosce neanche.

Con questa delega fiscale, se si gioca la partita, se si corre il gran premio, si potrà fare, fra qualche anno, una discussione sul catasto come non c'è mai stata e certamente non c'è stata neanche ieri, in alcuni momenti desolanti. C'è una discussione che dice: scusate, ora che abbiamo tutti i dati, vediamo che succede se si dovesse veramente procedere a una riforma del catasto. Adesso noi questa discussione non la possiamo fare, ecco perché la continuiamo a fare su basi ideologiche, su basi sloganistiche, per solleticare la pancia degli elettori. Fra 5 anni, se si gioca questa partita, avremo i dati per dire, se si dovesse fare una riforma del catasto, chi ci guadagna e chi ci perde, che è il modo in cui si fa politica portando avanti le idee sulla base dei dati, e non sullo slogan che suona meglio.

Se giochiamo la partita, possiamo riformare la riscossione, passando da un approccio basato sul processo a un approccio basato sul risultato.

Possiamo codificare la normativa tributaria; ma a voi pare un Paese normale quello in cui non sappiamo neanche dove sia tutta la normativa tributaria (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva)? Con questa delega fiscale, se giochiamo la partita, quando avremo finito la riforma, potremo racchiudere la normativa in codici semplici, facilmente consultabili, periodicamente aggiornati e - io dico - anche tradotti in inglese, così magari a qualcuno, da fuori, viene un po' più di voglia di venire a investire. La macchina, soprattutto se le si vuol far fare il Gran Premio ha bisogno di benzina, ma fatemi ricordare un episodio avvenuto l'autunno scorso; è emerso un margine fiscale di 23 miliardi, lo scorso autunno, e c'è stato un solo partito che ha detto: tolto quello che serve per i vaccini, 2 o 3 miliardi, quelli che sono, mettiamo questi 20 miliardi tutti sulla riduzione di tasse e contributi, perché dobbiamo essere conseguenti agli impegni che prendiamo con gli elettori quando diciamo che la pressione fiscale è il primo problema di questo Paese. Siamo rimasti da soli, perché ognuno degli altri partiti “aveva famiglia”, aveva un reddito di cittadinanza da finanziare, aveva quota 100 da finanziare, aveva superbonus da finanziare, aveva le assunzioni da finanziarie (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva); però, davanti agli elettori non siete mai andati a dire che se fosse capitato un margine di 20 miliardi lo avreste messo in mille rivoli di spese e non tutto a ridurre le tasse. Oppure, ed è una proposta di legge che abbiamo presentato qualche settimana fa, facciamo in modo che ogni euro recuperato dalla lotta all'evasione in termini di incremento della compliance fiscale vada automaticamente alla riduzione della pressione fiscale.

“Tuttavia, non condivido l'opinione secondo la quale, piuttosto che varare una riforma imperfetta, sarebbe meglio rinviarla sine die: il momento della riforma perfetta in partenza non verrà mai. Ritengo assolutamente indilazionabile la riforma del nostro sistema tributario. La volontà politica deve rompere gli indugi e far rispettare gli impegni assunti in sede comunitaria; deve affrontare con coraggio i costi e i rischi indissociabili da ogni riforma radicale”. Queste parole le ha pronunciate il senatore Giuseppe Belotti, che era il relatore della riforma fiscale il 4 agosto 1971 e sono ancora di drammatica attualità. La riforma perfetta, all'inizio, non verrà mai, ma solo se abbiamo il coraggio di intraprendere questo percorso e di giocare questo gran premio potremo scoprire le possibilità che abbiamo a nostra disposizione.

Signora Presidente e colleghi, questo percorso, iniziato con orgoglio dal Parlamento in tempi in cui si diceva che la politica serve a fare chiacchiere, per le cose serie ci vogliono i tecnici, invece, è iniziato da una volontà parlamentare che in 6 mesi ha studiato, approfondito, discusso e ha prodotto, poi, questi risultati; in questi 18 mesi ho visto tante cose, ho visto quello che la politica non dovrebbe essere e che troppo spesso è stata, anche ieri, con queste discussioni piene di slogan, in cui noi sembriamo metterci una maschera, recitiamo, poi ce la togliamo e diciamo: va beh, questo era per lo show. Tante volte ho visto queste cose in questi diciotto mesi, ma ho anche visto quello che la politica può e ha bisogno di essere: colleghi di tutti gli schieramenti che hanno buttato via la propria maglietta, hanno studiato, hanno approfondito e sono riusciti a produrre il risultato importante che oggi andiamo a votare.

Vedete, il compito - e ho concluso - di scegliere quali di queste due opzioni vogliamo essere, se gente che recita, per avallare l'idea di una politica che è solo slogan o gente che lavora seriamente nell'interesse del Paese, è una scelta che non ci verrà dall'alto, non viene sorteggiata da una monetina, è una scelta che spetta a noi, per capire in quale modo esattamente vogliamo servire il nostro Paese (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Galeazzo Bignami. Ne ha facoltà.

GALEAZZO BIGNAMI (FDI). Grazie, Presidente. La decisione di avviare un'indagine che potesse approdare a una riforma del sistema fiscale reca la data dell'11 novembre 2020. È una data che aveva come traguardo quello del 30 giugno 2021, con la realizzazione di un documento che, nel compendio complessivo delle posizioni espresse dai vari gruppi parlamentari, potesse consegnare al Governo - nel tentativo di realizzare un perimetro, così venne salutato, entro cui il Governo stesso si sarebbe dovuto muovere in ossequio alle indicazioni del Parlamento - l'esercizio di una proposta di delega fiscale che poi noi avremmo dovuto evidentemente considerare. La data entro cui il Governo avrebbe dovuto consegnare questa proposta di legge di delega fiscale era quella del 31 luglio, una proposta che, tuttavia, ha visto l'approdo in questa Camera - vado a memoria – il 5 ottobre 2021.

Da allora, vi è stato il tentativo (volendo essere generosi nel definirlo così) di mettere assieme quelle varie anime che già nella relazione presentavano un'inconciliabilità di fondo che aveva indotto Fratelli d'Italia, unica forza politica, a votare contro quella relazione, perché dentro quella relazione c'era tutto e il contrario di tutto: c'era la flat tax e il sistema progressivo, c'era il sistema duale e la sua negazione, c'era il quoziente familiare e l'introduzione dello statuto del contribuente; l'unica cosa che siamo certi che non ci fosse, era il riferimento alla riforma del catasto e degli estimi catastali.

Su questo credo che, con onestà reciproca, dobbiamo dare atto del fatto che all'interno di quel documento, neanche una volta, vi fosse un riferimento a quella questione, che poi è diventata centrale nel dibattito, perché il Governo, disinteressandosi totalmente dell'indicazione che quella relazione dava, con uno sforzo a cui noi abbiamo partecipato e che, sebbene noi si sia votato contro, abbiamo riconosciuto essere stato un tentativo di compendiare, come ho detto poc'anzi, le varie posizioni, ha del tutto sfregiato (mi si consenta di usare questo termine) le indicazioni che il Parlamento gli aveva conferito.

Se dal 5 ottobre ad oggi si fosse assistito al tentativo di risolvere i nodi che quella relazione aveva portato dentro anche a una parte della proposta di legge inerente la delega fiscale nel tentativo di trovare compromessi al rialzo, noi oggi potremmo anche riconoscere lo sforzo positivo di quell'intervento. Il problema è che, a causa dell'eterogeneità che aveva ispirato la composizione di un documento così variegato e così vasto da non poter dare indicazioni precise, si è preferito perseguire un compromesso sistematico al ribasso su ogni singola questione, su un tema, quello della legge delega fiscale, per cui al contrario Fratelli d'Italia, fin dall'inizio, ha affermato fosse necessario intraprendere una traiettoria nitida, chiara, precisa entro cui, lì, sì, confinare in un perimetro, quale la legge delega deve essere, l'azione del Governo.

E non è possibile mettere assieme prospettive legittime, come quelle dei colleghi di sinistra, con quelle altrettanto legittime e giuste del centrodestra, che ha una visione diversa del sistema fiscale. Mi si passerà la semplificazione, ma a sinistra c'è un'idea del fisco come strumento redistributivo del reddito, che non si ferma soltanto al togliere a chi più ha per dare a chi meno ha, ma arriva a togliere a chi più ha per dare a chi meno fa. Ed è questo il discrimine mediante il quale voi, ancora oggi, non avete ritenuto di dare copertura a interventi come il taglio del cuneo fiscale, prendendo magari da quelle risorse pari a 9 miliardi che avete deciso - sostanzialmente tutte le forze politiche qui presenti in Parlamento, ad eccezione di Fratelli d'Italia - di allocare sul reddito di cittadinanza.

A fianco di questa prospettiva legittima, ma secondo noi sbagliata, che alimenta la sinistra - appunto, una funzione redistributiva finanche punitiva del sistema fiscale - ve ne è una, la nostra, che sostiene che, invece, mediante la leva fiscale bisogna creare stimolo, bisogna creare crescita, bisogna creare opportunità, bisogna premiare chi più fa, dandogli opportunità maggiori.

Ed è quello che noi, nella nostra azione, abbiamo cercato di porre a riferimento, individuando tutta una serie di proposte: il quoziente familiare, la costituzionalizzazione dello statuto del contribuente, tema su cui mi permetterò di dire qualcosa in coda all'intervento, un argine allo strapotere dell'Agenzia delle entrate.

Al riguardo, dispiace, senza voler mancare di rispetto alla sottosegretaria Guerra, la persistente assenza del Ministro Franco che non si è mai affacciato in quest'Aula anche soltanto in segno di rispetto e che dimostra il totale disdegno che il Governo ha, nel ruolo del Ministro, nei confronti dei lavori parlamentari. E non potrebbe essere altrimenti, perché quella che noi gli consegniamo non è una legge delega in bianco, ma è una legge delega alla cieca, con cui diciamo, anzi, dite voi al Governo: noi non siamo stati in grado di risolvere i nodi, quindi provateci voi, nel tentativo di deresponsabilizzare quest'Aula e di dare un'eventuale responsabilità al Governo. Ma deve essere chiaro agli italiani che la responsabilità ha, invece, un centro di imputazione che è nelle forze di maggioranza che hanno delegato al Governo tutte quelle scelte che vedremo da qui a breve; scelte, come ho detto prima, che Fratelli d'Italia ha cercato, da un lato, di osteggiare e, dall'altro lato, di qualificare.

Continuo nell'elencazione delle proposte che abbiamo svolto, anche nel tentativo di introdurre semplificazioni concrete, con quell'emendamento, che è stato approvato, con cui si vieta all'Agenzia delle entrate, all'amministrazione fiscale di richiedere i dati di cui si è già in possesso; il che, tra l'altro, detto per inciso, è qualcosa di ultroneo, perché è già contenuto nelle disposizioni di legge e ha un valore rafforzativo, perché, se fosse stato posto un argine all'Agenzia delle entrate e all'amministrazione fiscale, di quell'emendamento non ci sarebbe stato bisogno.

Allora - mi rivolgo al Ministro Franco, che non c'è - credo che sarebbe stato importante, anche come segnale di argine allo strapotere dell'Agenzia delle entrate, che oggi soverchia la stessa amministrazione fiscale statale, anche richiamare l'avvocato Ruffini per le sue improvvide, per non dire altro, dichiarazioni di qualche giorno fa, con le quali il medesimo ha ritenuto di dire, con un tono abbastanza supponente, che nasconde la sua incompetenza, che ci sono 19 milioni di italiani evasori perché hanno un debito con il fisco, dimenticandosi che, invece, spesso e volentieri, lo status di debitore è determinato da errori dell'Agenzia delle entrate, da richieste di chiarimento che, poi, non vengono chiarite dall'Agenzia delle entrate, da errori compiuti in buona fede e da errori compiuti sempre dall'Agenzia delle entrate, da mancanza di informazioni corrette.

Ricordiamo tutti le battaglie, ad esempio, delle scuole guida sull'IVA, che avevano chiesto più volte interpelli in ordine al dovuto versamento dell'imposta, quando Agenzia delle entrate gli diceva “no, non è dovuta”, salvo, poi, andarsela a riprendere proprio perché avevano sbagliato loro; e anche semplicemente quelle imprese che non riescono a pagare le tasse, perché devono scegliere se pagare i dipendenti o pagare lo Stato. Al riguardo, altrettanto grave è stata l'affermazione dell'avvocato Ruffini, che ha affermato che i 19 milioni di italiani andrebbero, forse, anche messi ai lavori forzati. Roba che non si applica per gli assassini, per i pedofili, per le persone che si sono macchiate di ben altri reati (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). E lui dice “ma, tutto sommato, non conviene metterli in galera”, come se la galera fosse un appunto di convenienza, perché, sennò, dovrebbero chiudere le imprese. Cosa significa questo? Che sono tutti imprenditori, che sono tutte partite IVA, che sono tutte persone che producono coloro che hanno un debito con lo Stato, tanto da essere tacciate di essere evasori?

Su questo si è consumato il confronto e sul catasto. Perché lo abbiamo detto ieri e lo ribadiamo oggi con chiarezza: la disposizione di cui all'articolo 6, comma 2, preannuncia un incremento dell'imposizione sulla casa e, per noi, la casa è sacra - lo dico a chiare lettere - perché è acquistata con i risparmi e con i soldi già sottoposti a tassazione, che non possono essere sistematicamente e quotidianamente sottoposti a ulteriore tassazione (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

Ieri abbiamo sentito autorevoli esponenti di sinistra dire “ma, insomma, la prima casa è già esente dall'imposta e dall'IMU”. Ma, allora, significa che davvero voi avete soltanto la prospettiva delle case da occupare, perché ignorate le imposte di registro, ignorate le imposte collegate. Anche sul tema dell'ISEE, noi abbiamo chiesto che si adottasse una disposizione che sterilizzasse e immunizzasse gli effetti negativi dell'ISEE.

PRESIDENTE. Concluda.

GALEAZZO BIGNAMI (FDI). Si potrebbe dire ancora molto e ancor di più, ma giustamente la Presidente mi richiama al termine dell'intervento.

Allora concludiamo, dicendo che noi voteremo fermamente e convintamente contro questo provvedimento, perché oggi teniamo con chiarezza la posizione di Fratelli d'Italia come alternativa alla posizione di un Governo che si sta rivelando non il Governo dei migliori, ma il peggiore dei Governi possibili (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). E, anche per questo, Fratelli d'Italia non si renderà complice di una votazione che consegna una disgrazia per l'Italia del domani, a cui cercheremo di porre rimedio andando al Governo (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Martinciglio. Ne ha facoltà.

VITA MARTINCIGLIO (IPF). Presidente, onorevoli colleghi, la delega fiscale che ci troviamo a votare oggi, come sapete, ha avuto un percorso politico piuttosto accidentato, ma una cosa è chiara: da parte nostra non è mai mancata la volontà politica e la determinazione di portare la riforma fino in fondo, perché si tratta di una battaglia sacrosanta per i cittadini italiani ed è per questo che, per 5 anni, ci siamo impegnati senza sosta, ogni singolo giorno.

Dall'inizio di questa legislatura abbiamo lavorato per un sistema tributario più snello, perché serve soprattutto una cosa: costruire un nuovo rapporto di fiducia tra fisco e cittadini. Noi vogliamo una riforma del fisco che sia coraggiosa e radicale e non un'occasione di campagna elettorale.

A questo si è aggiunta negli anni un'urgenza che non è più rinviabile: ridurre le tasse a favore del lavoro e delle imprese, perché è adesso che dobbiamo rilanciare la crescita economica; è adesso che dobbiamo rilanciare la competitività delle nostre imprese in Italia e nel mondo. E questo, Presidente, lo possiamo dire perché lo abbiamo già fatto, sostenendo le buste paga di 16 milioni di lavoratori dipendenti, grazie a incentivi territoriali e decontribuzioni nazionali a favore di tante categorie, dai giovani alle donne. Ma con questa delega fiscale, Presidente - e questo lo voglio dire a tutti i cittadini italiani -, c'è stato un salto di qualità. Abbiamo una serie di interventi, dalla riforma dell'Irpef all'intervento selettivo sull'IRAP, entrambi presenti nel programma, e, ancora, misure innovative, come il cashback fiscale sulle spese sociosanitarie e l'easy tax, che andrà a rendere più flessibile quel regime forfettario che abbiamo contribuito ad introdurre.

E c'è un altro elemento che voglio ricordare qui oggi: l'indagine conoscitiva sulla riforma portata avanti in questi 18 mesi in Commissione finanze. Questa indagine è stata un'occasione di confronto fra tutte le forze politiche, nel corso della quale abbiamo fornito un contributo oserei dire decisivo e, quando avviene un confronto, un confronto vero, i primi a guadagnarne sono i cittadini, sono gli imprenditori, sono le famiglie e tutta la società. Quel lavoro, infatti, ha portato i suoi frutti, se pensiamo che quell'indagine conoscitiva è servita da base per la delega che ora il Governo dovrà portare a compimento.

Ma siamo ben consapevoli di una cosa, Presidente: potremo dire di aver raggiunto l'obiettivo solo quando anche l'ultimo dei decreti legislativi sarà pubblicato in Gazzetta Ufficiale. Ricordiamoci che la delega prevede 18 mesi per i decreti attuativi e, quindi, buona parte del periodo riguarderà il prossimo Governo, ma noi faremo di tutto per fare in modo che almeno una parte della riforma venga messa in pratica già da questo Governo, perché continuiamo a credere, Presidente, che un fisco più leggero e più semplice sia possibile, se solo le forze politiche la smettessero di considerarlo uno slogan da mettere su un manifesto elettorale ogni 5 anni (Applausi dei deputati del gruppo Insieme per il Futuro).

Ma ora vorrei concentrarmi su due delle misure che ho appena citato. La prima è il cashback che, secondo noi, era stato interrotto senza un motivo valido e che, per come lo avevamo formulato, aveva già portato dei buoni risultati, sia per quanto riguarda la diffusione dei pagamenti elettronici, sia per quanto riguarda il tema della digitalizzazione della pubblica amministrazione. E, quindi, Presidente, siamo orgogliosi e soddisfatti che sia stato reintrodotto sotto forma di sostegno sulle spese sociosanitarie. Questo perché sarà importante per ridare liquidità a decine di migliaia di contribuenti.

E veniamo all'easy tax. Su questo punto dobbiamo fare una premessa: siamo sempre stati convinti della bontà del regime forfettario. Chi fattura meno di 65 mila euro all'anno ha tutto il diritto di crescere gradualmente senza dover sopportare il peso di una pressione fiscale asfissiante. Dobbiamo proteggere le nostre migliori professionalità, ma anche le imprese di piccole dimensioni che sono il cuore dell'economia italiana. Per questo, secondo noi, è assolutamente sbagliato eliminare del tutto il regime agevolato - e c'è chi voleva farlo - come è sbagliato alzare il tetto di fatturato e, dunque, ampliare eccessivamente la platea dei beneficiari.

Detto questo, siamo, ovviamente, consapevoli che andava corretta almeno una rilevante distorsione del sistema attuale, ossia quella che scoraggia la crescita di dimensione delle attività in regime forfettario, perché prevede uno scalone fiscale troppo repentino, una volta che venga superato il tetto previsto. La soluzione più razionale che abbiamo sempre suggerito - e che siamo felici abbia convinto anche le altre forze politiche - sta nel permettere l'opzione di uscire gradualmente dal forfettario e prevedere, per un periodo transitorio, di evitare il ritorno al regime Irpef ordinario. Solo grazie al lavoro fatto in Commissione abbiamo introdotto un principio di delega per l'introduzione di uno scivolo biennale verso il regime Irpef ordinario, per evitare che un autonomo che fatturi meno di 65 mila euro, ma che abbia prospettive di crescita, non venga disincentivato a farlo. E, quindi, cosa cerchiamo di dire con questo meccanismo graduale? Vogliamo incentivare l'utilizzo del forfettario ed evitare che un professionista ricorra all'evasione fiscale per la quota di fatturato che eccede il tetto previsto.

Presidente, infine, parliamo di catasto. Vede, non serve spendere ulteriori parole. È stato detto tutto e il contrario di tutto. La fotografia dei valori di mercato servirà al Governo e al Parlamento del 2026 per valutare chi ci guadagnerebbe e chi ci perderebbe da una vera riforma reale, e questo lo diciamo perché quel dibattito va fatto con i numeri e non con gli slogan. Ma quella fotografia non può avere alcun effetto fiscale per un motivo molto semplice: una legge delega non poteva, neanche volendolo, intervenire sull'imposta di registro, sulle aliquote IMU e, quindi, indirettamente sui valori ISEE. Naturalmente, anche in questa sede, ribadiamo il nostro chiaro “no” a una riforma che penalizzi la prima casa (Applausi dei deputati del gruppo Insieme per il Futuro). Vogliamo che il fisco sia a favore della crescita, perché siamo convinti che solo crescendo si possa davvero continuare a tagliare le tasse.

Per tutte queste ragioni, Presidente, sono lieta - e me lo consenta anche un po' emozionata - di annunciare il voto favorevole sul disegno di legge delega. Vigileremo su ogni singolo decreto legislativo e faremo tutto quanto è in nostro potere perché l'attuazione di questa riforma vada avanti senza ostacoli (Applausi dei deputati del gruppo Insieme per il Futuro).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Carlo Giacometto. Ne ha facoltà.

CARLO GIACOMETTO (FI). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghe, colleghi e sottosegretario Guerra, le norme fiscali del nostro Paese sono certamente uno dei fattori, certamente non l'unico, della scarsa competitività e, quindi, della carente attrattività del nostro sistema economico. Lo sono sia dal punto di vista della pressione complessiva - diretta e indiretta -, sia dal punto di vista degli adempimenti che gravano su lavoratori autonomi e dipendenti e su professionisti e imprese. Basti citare, proprio per parlare delle imprese, il total tax rate, indicato anche ieri in quest'Aula, che è risultato pari al 59,1 per cento, in termini di pressione fiscale, secondo la Banca mondiale (dato del 2020) e che ci pone al centoventottesimo posto nel mondo, quindi in una situazione di grave difficoltà nei confronti dei nostri competitori globali. Oppure basti ricordare quanto emerso nel corso dell'audizione sul DEF da parte del Consiglio nazionale dei dottori commercialisti, secondo il quale la pressione fiscale reale in Italia avrebbe raggiunto, nel 2021, il 49 per cento del PIL, ponendo l'Italia al primo posto in Europa in questa triste classifica. Dal punto di vista degli adempimenti, posso anche ricordare le oltre cento pagine di istruzioni che caratterizzano il modello 730 di quest'anno, a cui ne aggiungiamo circa altre 200 tra allegati, ulteriori informazioni e tabelle.

Ecco perché Forza Italia, il partito che ha nel suo DNA il tema della riduzione fiscale e degli adempimenti ad essa connessi e che ha avuto il merito di porre al centro dell'agenda politica del nostro Paese proprio il tema della riduzione di questi adempimenti e di questa pressione - in particolare con il grande lavoro svolto dal nostro capogruppo Barelli - si è impegnato direttamente per fare in modo che questa delega fiscale andasse a termine.

C'è da chiedersi, evidentemente, se il risultato ottenuto è coincidente con il nostro programma che avevamo presentato agli elettori, oppure se i dieci articoli contengano in maniera puntuale gli obiettivi che ci eravamo dati e che abbiamo cercato di conseguire tramite, appunto, un lavoro in Commissione nel corso dell'esame del provvedimento. A queste domande, usando l'onestà intellettuale che non ci manca, possiamo rispondere che avremmo voluto ottenere molto di più.

È altrettanto corretto, tuttavia, sottolineare come questo testo sia il frutto di un lavoro, magari travagliato, ma dal nostro punto di vista certamente proficuo, che rappresenta, ad oggi, il miglior punto di caduta alle condizioni date, ovvero a fronte di una maggioranza parlamentare che, come è noto, va da LeU - che non a caso oggi si astiene - a noi del centrodestra di Governo. Abbiamo - legittimamente credo - sensibilità diverse e ciò ha determinato i tempi lunghi di questo percorso parlamentare che è iniziato più di un anno e mezzo fa con l'avvio dell'indagine conoscitiva – e ringrazio, in particolare, il presidente Marattin che ha dimostrato la volontà di iniziare questo percorso e di portarlo a termine con grande determinazione -; è proseguito con l'esame di questo testo in Commissione, a partire dal novembre scorso, e si conclude oggi con un voto che, per fortuna - ci saremmo stupiti del contrario -, non prevede la posizione della questione di fiducia, ma è un voto orientato dal Parlamento.

Sono tempi lunghi che però sono stati impiegati, come è stato ricordato, studiando il provvedimento, approfondendone i vari aspetti, acquisendo e ascoltando tanti contributi di esperti e operatori e anche litigando - e lo abbiamo visto - sulle questioni più divisive, ma alla fine trovando una sintesi e decidendo. Nell'epoca dei decreti da convertire a scatola chiusa, si è trattato, a nostro giudizio, di un approccio non scontato che, per una volta, ha reso centrale il ruolo e il lavoro di questo ramo del Parlamento.

Il tempo trascorso, dicevo, è servito a trovare un accordo e soprattutto è servito ad assicurare che le tasse sulla casa e sui risparmi non aumenteranno.

Durante il corso della discussione generale il capogruppo del mio partito in Commissione, Antonio Martino, ha illustrato, in maniera puntuale, ciò che si è determinato all'interno dei dieci articoli di questa legge delega. Io mi limito a citare alcuni aspetti significativi e fra di essi il ruolo che ha svolto Forza Italia e il centrodestra di Governo per la revisione del catasto, contenuta nell'articolo 6 del testo, su cui avevamo presentato emendamenti, anche soppressivi, che ci hanno anche portato a votare contro il parere del Governo.

L'emendamento modificativo, approvato nel corso dell'esame in sede referente, è il frutto di un enorme lavoro di mediazione. Il testo ora conferma la ricognizione degli immobili fantasma - lo abbiamo detto ieri - e il fatto che il gettito ricavato da questa operazione venga dedicato alla riduzione della imposizione sugli immobili. Precisa, altresì, che le informazioni ricavate dagli aggiornamenti catastali non possono essere utilizzate né per la determinazione della base imponibile, né per la determinazione delle agevolazioni e dei benefici fiscali. Scompare, quindi, grazie a Forza Italia, la determinazione del valore patrimoniale degli immobili, sostituita dalla possibilità di consultare la banca dati dell'osservatorio immobiliare italiano sui valori delle zone e non del singolo immobile.

Un compromesso poi è stato raggiunto anche in merito alla cancellazione dell'obiettivo di una progressiva e tendenziale evoluzione del sistema verso un modello compiutamente duale; un modello, cioè, che avrebbe radunato sotto un'unica aliquota tutti gli imponibili che non sono soggetti all'Irpef. Questo modello di riordino ci aveva messo in allarme perché avrebbe messo in discussione l'applicazione degli attuali regimi cedolari, come la flat tax per le partite IVA e le tasse piatte sugli affitti, portando a una sola aliquota proporzionale per i redditi da capitale anche immobiliare. Grazie, quindi, al nostro lavoro siamo riusciti a evitare il pericolo della possibile cancellazione di tutti i regimi cedolari per milioni di contribuenti e risparmiatori, regimi cedolari che, lo ricordo, hanno determinato un'emersione di gettito e, quindi, un aumento delle entrate.

Quanto al regime forfettario, purtroppo non siamo riusciti a ottenere l'innalzamento delle soglie di reddito, oggi a 65 mila euro. Tuttavia, l'azione del centrodestra ha consentito di introdurre una previsione in base alla quale il contribuente forfettario che la superi potrà godere di un'imposta opzionale e sostitutiva delle imposte dei redditi per i due periodi d'imposta successivi a quella data. Una disposizione che, a nostro giudizio, non è onerosa ma che, al contrario, va nella corretta direzione di generare un gettito di riemersione.

Quanto all'IRAP, la cui definitiva abolizione è una battaglia storica di Forza Italia, l'articolo 5 stabilisce il principio del suo graduale superamento, individuando come prioritario estenderne l'applicazione a società di persone, studi associati e società tra professionisti, dopo un primo tempo che aveva interessato lavoratori autonomi, ditte individuali e professionisti e che era stato introdotto grazie alla legge di bilancio 2022. Si tratta di quello stesso provvedimento che aveva ridotto le aliquote Irpef da cinque a quattro, a partire dall'attuale anno di imposizione, aprendo la strada a un'ulteriore riduzione degli scaglioni con l'obiettivo di ridurre l'imposizione fiscale personale sui redditi del ceto medio, quelli, cioè, su cui gravano circa i due terzi del gettito Irpef complessivo. Tale riduzione dovrebbe caratterizzare, appunto, anche il secondo tempo della riforma fiscale, con i decreti delegati che seguiranno all'approvazione del disegno di legge che stiamo discutendo oggi.

Nel testo entra poi anche la possibilità per autonomi e imprenditori - è stato detto - di optare per la mensilizzazione dei versamenti di acconti e saldi senza penalizzazioni.

Grazie all'accoglimento di diverse nostre proposte emendative, si rafforza poi il principio secondo il quale il fisco, con un rigoroso rispetto di questa norma, non potrà più chiedere ai contribuenti documenti di cui è già in possesso, nella speranza che il cosiddetto principio del once only trovi finalmente un'attuazione concreta. In più, si dovrà spingere al massimo sulla digitalizzazione degli adempimenti.

Purtroppo, non sarà previsto il parere rafforzato delle Commissioni parlamentari competenti sugli schemi di decreti legislativi delegati, con l'obbligo, quindi, in capo al Governo di recepire le condizioni poste dalla Commissione competente, ma è stato comunque stabilito che detti schemi siano corredati da una relazione tecnica che indichi per ciascuna misura l'impatto sul gettito erariale e l'impatto in termini di tributi locali (addizionali comunali e regionali).

Dello stesso tenore è la norma richiesta espressamente da Forza Italia - inserita nell'articolo 10 - nella quale si prevede che dall'attuazione della delega non deve risultare un incremento della pressione tributaria rispetto a quella risultante dall'applicazione della legislazione vigente. Questa disposizione era già contenuta nella delega fiscale del 2014 e noi continuiamo a ritenerla fondamentale.

Rimangono, tuttavia, alcuni temi che dobbiamo comunque cercare di portare all'attenzione del Governo. Lo abbiamo fatto con gli ordini del giorno che abbiamo presentato e che ieri sono stati approvati, ancorché riformulati.

Il primo ha riguardato la revisione dei sussidi ritenuti ambientalmente dannosi. Si tratta di un processo in cui andrà assolutamente assicurata la neutralità degli impatti su famiglie e imprese, così come chiesto, peraltro, nel documento conclusivo sulla riforma fiscale, che è stato approvato nel giugno dello scorso anno. Abbiamo chiesto, inoltre, l'introduzione di un fattore giovani, con la previsione di innalzare la soglia di deducibilità della previdenza complementare e la possibilità di creare una dote familiare, previdenziale evidentemente, e quella di riscattare gli anni di laurea con l'attribuzione ai neolaureati di contributi figurativi. Questo è un tema che ci sta particolarmente a cuore e di cui dobbiamo occuparci adesso, per evitare un futuro di prestazioni pensionistiche non adeguate al costo della vita. Abbiamo insistito sull'introduzione della parità nei rapporti tra fisco e contribuente, con la revisione della necessità di dare ulteriore seguito agli interventi normativi già definiti con riferimento alla rottamazione delle cartelle esattoriali. L'adozione di misure di definizione agevolata di questo magazzino fiscale, che vale 1.000 miliardi come sappiamo - sulla carta evidentemente -, è il necessario completamento di una riforma fiscale, che provveda alla riscrittura dei rapporti tra fisco e contribuenti (attualmente sono 140.000 di cartelle esattoriali e coinvolgono 16 milioni di persone). Come gruppo parlamentare e come movimento politico, noi di Forza Italia continueremo a batterci per una politica fiscale illuminata, con obiettivi a medio e lungo termine per ridurre la pressione fiscale per le imprese, per stimolare la crescita dimensionale delle stesse, incentivare e potenziare la ricerca e lo sviluppo, sostenere settori a rischio e attrarre investimenti.

Meno tasse, più lavoro, più consumi, più gettito. Questa equazione per noi è sempre valida e continuiamo a lavorare in tale direzione, pensando di poterlo fare poi con una maggioranza coesa di centrodestra. Il risultato odierno - concludo veramente -, come dicevo in precedenza, è frutto di un accordo tra sensibilità diverse, che noi consideriamo solo un primo passo nella direzione di poter far ripartire la nostra economia, pur nelle difficoltà oggettive di una pandemia mondiale, di una guerra in corso e dell'inflazione che ci sta colpendo. Tra l'altro, su questo tema, stamattina…

PRESIDENTE. Collega, deve concludere.

CARLO GIACOMETTO (FI). …Draghi ci ha raccontato di 30 miliardi già messi e, se serviranno, ne metteremo altri. Quello di oggi è un primo passo, ma è un primo tassello di cui ci facciamo carico e per il quale annuncio il voto favorevole del gruppo Forza Italia - Berlusconi Presidente (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Fragomeli. Ne ha facoltà.

GIAN MARIO FRAGOMELI (PD). Signora Presidente, rappresentanti del Governo, sottosegretaria Guerra, onorevoli colleghe e colleghi, dopo cinquant'anni arriva in Aula una riforma, che, diversamente da altri interventi correttivi, ha l'ambizione di essere una riforma di carattere sistemico. È una riforma di iniziativa parlamentare, con ben 61 audizioni, 18 mesi di lavoro, mai uno stop o un rinvio alla riforma da parte del Partito Democratico. Mai noi siamo stati i signori del “no”, perché la riforma fiscale è necessaria, attesa, richiesta dal Paese, dalle imprese, dalle famiglie, in buona parte colpite dall'incertezza e dalla contiguità di una crisi pandemica, di una crisi energetica e di una difficoltà di approvvigionamento. Una riforma che, per noi democratici, prima di qualsiasi forma di propaganda, deve essere smentita, prima di una qualsiasi mistificazione della ricerca del consenso, specie se spinta sull'acceleratore di aumenti di tassazione immaginaria. Il fisco è un patto sul quale si fonda la fiducia del cittadino con lo Stato e non può sfociare in tifoseria, che poi comunque si infrange contro l'oggettività della VAR, delle norme e dei numeri. Una riforma che si è principalmente posta, come abbiamo sentito da molti colleghi, l'obiettivo della crescita e della semplificazione e - noi aggiungiamo - dell'equità. Quest'ultima - l'ho ribadito ieri in Aula - non è una parolaccia; significa tener conto della progressività in verticale e della tassazione su diverse fonti di reddito, che converge in orizzontale verso un medesimo prelievo: siano essi i redditi derivanti da cedolari sugli immobili, sui rendimenti finanziari, oppure nell'attività di impresa e nel lavoro autonomo. Quest'ultimo obiettivo di riforma si è purtroppo infranto sulla giostra delle possibili variazioni in aumento o in diminuzione delle aliquote, che resteranno così esattamente come oggi, mentre avremmo sventato comunque eventuali aumenti fiscali, rimodulando le basi imponibili.

Sul catasto che dire? Ne abbiamo parlato molto ieri, per l'esattezza, sull'aggiornamento della mappatura degli immobili entro il 2026. Abbiamo rivisto la stessa sceneggiatura dell'imminente aumento della tassazione sulla casa, seppur fosse indicata chiaramente nel testo originario, all'articolo 6 della delega, l'impossibilità di utilizzare gli aggiornamenti per finalità fiscali.

Due mesi persi, con le diverse forze di centrodestra e di Governo ad annunciare l'abbandono del riferimento ai valori di mercato, per poi ritrovarli subito dopo pienamente operativi, all'articolo 5 del DPR n. 138 del 1998 (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico), ovvero la norma inserita e da utilizzare per la determinazione della nuova rendita attualizzata per ogni unità immobiliare. Le stesse forze politiche non hanno creduto alla mancanza di effetti fiscali espressa dal Premier Draghi in quest'Aula, dove ha chiesto la modernizzazione di un catasto definito su criteri del 1939: si parla ancora di vani e non di metri quadri. Prima che un problema fiscale - l'abbiamo detto anche ieri - è un problema di credibilità internazionale. Al tempo delle ortofoto, degli aerofotogrammetrici, dei clic su Google Earth, è incomprensibile non avere a disposizione una mappatura digitalizzata, che ci porti a richieste di informazioni non più in carta da bollo, non più a seguito delle ricerche nei faldoni. Chiediamo, giustamente, che si venga a investire dall'estero, a credere nello sviluppo e nella crescita del sistema Italia, sperando che questi stessi investitori non si accorgano che i valori degli immobili si aggiornano con i vetusti moltiplicatori del secolo scorso e senza alcun ancoraggio all'attualità. Dietro tutto questo cosa si scorgeva? Cosa è stato ribadito da molte forze politiche? Il PD, il partito delle tasse. È il più grande falso storico degli ultimi decenni, e lo possiamo dire, oggi come ieri, sbugiardando questa affermazione. Anzi, con noi al Governo, una costante: non lasciare indietro alcuno e incrementare i soldi in busta paga.

Mi permetto, colleghe e colleghi, di aiutarvi a ricordare. Nel 1998, per l'erogazione delle prestazioni ai soggetti più bisognosi, fu un Governo di centrosinistra a istituire l'ISEE, per individuare appunto i soggetti in difficoltà, stesso ISEE rivisto nel 2015. Nel 2007 la prima vera riduzione del cuneo fiscale in questo Paese, per 5,5 miliardi, lato imprese e lato lavoratori, fu fatta da un Governo di centrosinistra. La misura dell'aumento in busta paga per 10 miliardi nel 2014, con il bonus 80 euro per 11 milioni di italiani, fu fatta da un Governo di centrosinistra. Altri 3 miliardi nel 2019 con il bonus 100 euro, per altri 4, 5 milioni di italiani. Diversamente, e onestamente, faccio molta fatica a individuare in Governi di centrodestra destinazioni di redditi ai redditi medio-bassi (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). E posso continuare con l'assegno unico universale, più 6,8 miliardi agli oltre 11 miliardi esistenti. Non ultima, la legge di bilancio 2022, i famosi 8 miliardi, la distribuzione di 7 miliardi in busta paga e 1 sull'Irap, un'altra grande battaglia portata avanti dal Partito Democratico, perché qualcun altro pensava che forse le pensioni non avessero bisogno di un aggiornamento. Abbiamo proseguito il nostro lavoro in Commissione, con gli emendamenti approvati, mediante i quali abbiamo ottenuto, con nuovi tagli delle aliquote fiscali, che si indirizzino ai redditi medio-bassi. Se si rivedono detrazioni e deduzioni fiscali, anche qui, prima, a chi ha più bisogno e, poi, ai secondi percettori del reddito, che, in Italia, sono le donne. Questa è una grande problematica italiana, perché siamo tra gli ultimi Paesi in Europa rispetto all'occupazione femminile, un ritardo, quello italiano, sull'occupazione femminile che deve essere al più presto colmato (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico), nel segno di un necessario raggiungimento di autonomia e indipendenza economica.

Una riforma di sistema, come dicevamo, non può non voler superare le criticità legate all'evasione fiscale e contributiva, lasciando tutto così com'è. È tempo di scegliere, colleghi, perché è finito il periodo della primazia dei furbi. Una pandemia e una guerra, con l'aumento dei costi energetici hanno lasciato il segno. Alle famiglie e imprese, che non riescono a pagare le bollette, non si possono più accostare soggetti che evadono per decine di miliardi il fisco e non incontrano una risposta forte dello Stato. Noi democratici non vogliamo, nemmeno lontanamente, essere complici verso qualsiasi forma di permissivismo sociale nei confronti degli evasori che, ahinoi, spesso si manifesta e si alimenta sul ricatto economico verso le persone meno abbienti, dietro la tante volte ascoltata richiesta, quei 150 euro con fattura o 100 euro senza fattura, la cui risposta spesso resta strozzata dal bisogno e dalla difficoltà. Per questo e tanto altro, abbiamo chiesto di accelerare con le nuove tecnologie, l'interscambio delle banche dati, l'intelligenza artificiale, la fatturazione elettronica per tutti, la moneta elettronica, la tracciabilità dei pagamenti. La tecnologia può annullare buona parte delle distanze tra chi ha meno disponibilità e chi ne ha di più, sia in termini fiscali redistributivi sia in termini di accesso ai servizi. Tecnologia, badate, e innovazione che non devono essere a senso unico, che devono significare anche tempi ridotti per i rimborsi fiscali ai contribuenti, con adempimenti automatizzati e la fine della commistione tra coloro che evadono e coloro che sbagliano. Questi ultimi oggi sono spesso perseguitati dal fisco alla stregua dei primi. Una riforma che si deve occupare delle partite IVA, in particolare in avvio attività. Abbiamo dato il nostro contributo anche sul sistema forfetario che però, non essendo limitato nel tempo, deve essere opportunamente regolamentato, altrimenti rischia di essere un freno alla crescita o di distinguere nella tassazione tra cittadini di serie A e cittadini di serie B, pur avendo la stessa capacità fiscale. Abbiamo detto “sì” a sistemi opzionali di rateizzazione delle tasse in acconto e saldo, abbiamo chiesto il potenziamento delle semplificazioni fiscali. Più informazioni alle agenzie dovranno arricchire le tutele del contribuente onesto e il non essere perseguitato da avvisi e cartelle molto spesso incomprensibili.

Ci siamo occupati di federalismo fiscale, quasi in solitaria, e della necessità di accompagnare e garantire il pieno gettito agli enti territoriali con il passaggio dalle addizionali Irpef alle nuove sovraimposte. Ancor più in pandemia, come PD, abbiamo detto “no” al fatto che milioni di italiani fuori dal regime Irpef non pagassero un euro della sanità pubblica, un euro per i servizi comunali. I nostri emendamenti hanno introdotto, per quasi tutti gli italiani, la compartecipazione al gettito degli enti territoriali. Abbiamo acceso un faro sulla spesso dimenticata maggioranza silenziosa, quella dei lavoratori dipendenti, dei lavoratori autonomi in regime ordinario, dei pensionati, circa 40 milioni di italiani sempre puntuali con il fisco, anzi, in anticipo con le ritenute, ma poco considerati inizialmente da questa riforma, chiarendo che non possono essere solo dipendenti e pensionati a essere configurati come l'unico bancomat per il prelievo delle risorse necessarie a sostenere la spesa pubblica.

Abbiamo ottenuto che, nella rivisitazione delle accise, si tenga conto dell'impatto ambientale dei diversi prodotti, per contribuire alla riduzione delle emissioni di gas climalteranti e alla promozione delle fonti energetiche rinnovabili, in linea con gli indirizzi europei che noi sempre abbiamo condiviso.

Presidente, noi democratici continueremo a dare il nostro massimo contributo per completare questa fondamentale riforma; diversamente, come gli italiani sanno, l'unica cosa che non ci può essere mai chiesta è quella di fare riforme che mettano a rischio i conti pubblici, la bancarotta o la sovranità economica del Paese. Con noi al Governo l'Italia non sarà mai destinataria di lettere di messa in mora sui conti pubblici né da Francoforte né da Bruxelles. Ed è con questo impegno che annuncio il voto favorevole del Partito Democratico (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Zanichelli. Ne ha facoltà.

DAVIDE ZANICHELLI (M5S). Presidente, colleghe deputate, colleghi deputati, Governo, la delega fiscale che votiamo oggi qui, alla Camera, come sapete ha avuto un percorso accidentato in Commissione finanze, ma da parte del MoVimento 5 Stelle non è mai mancata la leale volontà e determinazione di portare la riforma fino in fondo. Il MoVimento 5 Stelle, quello vero, è leale e rispetta gli impegni. Leale perché si tratta del coronamento di un impegno politico preso anche con le altre forze politiche per riformare il fisco, la cui cornice risale storicamente a cinquant'anni fa contribuendo - e quello abbiamo fatto noi - con i valori del MoVimento 5 Stelle, che sono all'insegna dell'equità sociale, della digitalizzazione, dell'onestà e della semplificazione. È dall'inizio della legislatura, dal Governo “Conte 1”, che il MoVimento 5 Stelle lavora per un sistema tributario più snello e per costruire, cosa non semplice, un nuovo rapporto di fiducia fra il fisco e il contribuente.

A ciò si aggiunge anche la necessità atavica di ridurre la pressione fiscale a favore del lavoro e dei fattori produttivi, per rilanciare la sana crescita economica e la competitività delle nostre imprese nel contesto internazionale, riducendo la pressione fiscale. Lo abbiamo fatto in questi anni di legislatura con l'estensione del regime forfettario, lo abbiamo fatto sostenendo le buste paga di milioni di lavoratori dipendenti anche per mezzo di incentivi territoriali e decontribuzioni, a favore in particolare delle categorie lavorativamente più fragili, le donne e i giovani che, grazie al nostro intervento, hanno ricevuto buste paga più alte. Ma con la delega si fa di più, si dà al Governo la possibilità di riformare organicamente il sistema fiscale del Paese.

Ci tengo a ricordare alcune cose: da un lato, la riforma dell'Irpef e l'intervento selettivo sull'IRAP, entrambi presenti comunque nel nostro programma elettorale e presenti ora in questa delega, e poi, dall'altro, cose innovative, cose nuove, come il cashback, che abbiamo introdotto già in una prima versione, e la cosiddetta easy tax, che va a rendere più flessibile quel regime forfettario che il MoVimento 5 Stelle ha contribuito a estendere a inizio legislatura.

A testimonianza di questo impegno parlamentare sul tema fiscale vi è anche e soprattutto l'indagine conoscitiva da cui è partita la delega fiscale, questa riforma portata avanti. Questa è un'occasione di confronto costruttivo con le categorie, tra tutte le forze politiche, nelle quali il MoVimento 5 Stelle ha fornito un contributo direi decisivo e soprattutto puntuale nei tempi, a differenza di qualche altra forza politica.

Noi abbiamo sempre spinto affinché questa riforma fiscale avvenisse tempestivamente, e non siamo mai stati responsabili di alcuna forma di ritardo, a differenza di altri.

Il lavoro poi ha portato i suoi frutti se pensiamo che quell'indagine è servita come base alla delega che, dopo questo voto (ci sarà anche il Senato), poi il Governo dovrà portare a compimento.

Mi concentro su alcune cose che ho citato: il cashback fiscale, uno strumento che già era stato introdotto, lo ricordiamo, qualche anno fa e che noi vogliamo riproporre con la possibilità di produrre risultati rilevanti e soprattutto immediati per la diffusione dei pagamenti elettronici e la digitalizzazione. Questo strumento consentirà ai contribuenti, prioritariamente per quanto riguarda le spese sociosanitarie, ma poi potrà essere esteso a tutto, di fare in modo che ricevano immediatamente il credito fiscale, senza dover attendere di fare la dichiarazione dei redditi e ricevere questo credito l'anno successivo. Quando questo diventerà realtà, quando il cashback fiscale consentirà al contribuente di ricevere immediatamente o comunque a distanza di pochi giorni il credito fiscale, ad esempio sulle spese in farmacia, ciò sarà grazie a un emendamento del MoVimento 5 Stelle.

E poi la easy tax per i professionisti. Su questo punto ci tengo a fare una premessa: siamo sempre stati convinti della bontà del regime forfettario. Chi fattura meno di 65 mila euro l'anno ha tutto il diritto di crescere gradualmente, senza dover sopportare il peso di una pressione fiscale asfissiante e il cosiddetto gradino fiscale. Dobbiamo proteggere le nostre migliori professionalità e le imprese di piccole dimensioni. Riteniamo, dunque, che siano sbagliate sia la posizione di chi voleva eliminare il regime agevolato che la pretesa di alzare il tetto di fatturato, lasciando comunque il gradino. D'altra parte, la grossa distorsione del sistema attuale andava corretta: è quella che scoraggia la crescita dimensionale delle attività in regime forfettario, perché prevede questo scalino, troppo repentino una volta che si supera il tetto di 65 mila euro. La soluzione che abbiamo sempre proposto sta nel consentire un accompagnamento in via opzionale, un'uscita graduale dal forfettario, prevedendo per un periodo transitorio di evitare il ritorno al regime ordinario. Con questo meccanismo graduale incentiviamo l'utilizzo del forfettario e scoraggiamo il ricorso all'evasione per la quota di fatturato eccedente il tetto previsto, perché il principio per il MoVimento 5 Stelle è quello di un fisco che sia dalla parte dei professionisti e dei contribuenti in modo giusto.

Ci sono altri temi che questa delega dà la possibilità al Governo di affrontare; temi che ho anche riportato nell'ordine del giorno che ho presentato e che è stato accolto, perché questa delega fiscale è nata in un periodo diverso. Adesso siamo in un periodo in cui, invece, l'inflazione comincia a diventare considerevole e ho chiesto personalmente che le soglie che verranno disegnate non siano fisse, perché questo poteva essere adeguato negli anni precedenti in cui l'inflazione a volte era anche stata negativa. Se abbiamo e se avremo delle soglie costanti e fisse, potremo avere dei problemi quando i salari cresceranno, ovviamente adeguati all'aumento dei prezzi, ma rimanendo costante il costo della vita. Di questo il Governo dovrà tenere conto. Ci sono altri temi innovativi che il Governo dovrà affrontare.

La chiarezza dal punto di vista fiscale su temi innovativi come le criptovalute sarà un altro dei temi che probabilmente il Governo dovrà affrontare, e con questo strumento avrà modo di farlo.

Infine, due parole sul catasto, anche se al riguardo è stato detto tutto e il contrario di tutto. La fotografia dei valori di mercato presente in questa delega servirà al Governo e al Parlamento della prossima legislatura per valutazioni oggettive della situazione reale, così da affrontare quel dibattito con una situazione oggettiva, al di là degli slogan e delle parole. Veramente, si è detto tutto e il contrario di tutto su questa delega fiscale.

Del resto, però, questa legge - bisogna ricordarlo - non poteva, neanche volendo, intervenire su certe cose che sono state qui riportate. Non poteva intervenire sull'imposta di registro, sulle aliquote, perché è una legge delega e parla di princìpi e criteri e non di numeri e soglie. Naturalmente, comunque il MoVimento 5 Stelle si sarebbe opposto per primo a una riforma che avesse voluto penalizzare la prima casa: ne è testimonianza l'emendamento che con orgoglio ho depositato a nome del MoVimento 5 Stelle e con il quale abbiamo ottenuto che la riforma non vada a minacciare il principale asse di cui godono le famiglie italiane, che è appunto l'abitazione. Tuteliamo le caratteristiche specifiche del nostro sistema nazionale, tuteliamo l'abitazione, tuteliamo il risparmio degli italiani. Dopo l'approvazione in Parlamento, la palla passerà al Governo e al Ministero dell'Economia e delle finanze per i decreti legislativi che dovranno rispettare il perimetro delineato da questa delega che stiamo approvando.

Noi del MoVimento 5 Stelle, con lealtà e determinazione, terremo gli occhi aperti su ogni decreto legislativo che verrà emanato. Terremo gli occhi aperti dentro e fuori dal Parlamento per un fisco dalla parte dei contribuenti onesti, per un fisco in cui la digitalizzazione, come ad esempio il cashback, semplifica e migliora la vita, per un fisco che tutela il risparmio degli italiani, un fisco che premi le scelte all'insegna della sostenibilità collettiva. Lavoreremo per un'attuazione spedita perché, come già detto, questa delega sono otto mesi che «balla» in Commissione; si è già perso troppo tempo e non certo per colpa del Movimento 5 Stelle.

Per tutte queste ragioni e perché in questa legge delega sono contenuti princìpi e proposte storiche del MoVimento 5 Stelle, annuncio il voto favorevole al disegno di legge delega da parte del MoVimento 5 Stelle (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Alberto Luigi Gusmeroli. Ne ha facoltà.

ALBERTO LUIGI GUSMEROLI (LEGA). Grazie Presidente, onorevoli colleghe e colleghi, nella mano sinistra ho il documento, la legge delega per la riforma fiscale entrata in Consiglio dei Ministri il 6 ottobre 2021, e nella mano destra ho il documento, che approveremo oggi, di riforma fiscale. Non a caso, nella mano sinistra ho il documento che è entrato in Consiglio dei Ministri. Perché? Perché allora tutti i Ministri della Lega non votarono questo documento (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). E perché non lo votarono? Semplice, perché in questo documento per due milioni di attività economiche che hanno la possibilità di usufruire di un regime agevolato, che è la mini flat tax, che tanto bene fa all'economia - perché è un sistema semplice, a bassa tassazione, che aiuta anche i giovani e che aiuta a far emergere il sommerso – tale regime veniva cancellato. In questo documento della mano sinistra veniva disposto l'aumento delle tasse sulla casa con il riferimento al prezzo di mercato. Una riforma del catasto che il PD, con il Governo Renzi, decise di accantonare perché considerava un enorme aumento di tassazione per tutti. I Ministri della Lega non votarono questo documento perché prevedeva il sistema duale; sistema duale che, per chiarire, voleva dire aumentare le tasse sui risparmi, sugli affitti, tutte le cedolari, compresa un'eventuale micro mini flat tax. Quindi, il 6 ottobre, i Ministri della Lega non parteciparono a quel Consiglio dei Ministri.

Questo serve anche per chiarire perché oggi, invece, approviamo questo documento e serve anche per chiarire le motivazioni della presenza della Lega al Governo (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). Questo documento di riforma fiscale, infatti, ha dentro, dopo il Consiglio dei Ministri e dopo nove mesi di lavoro, sei progetti di legge della Lega che non erano neanche stati citati.

La proposta di legge n. 902, la mini flat tax, non era dentro e adesso è dentro (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). In più, la mini flat tax a 65 mila è stata ampliata per due anni, anche qui grazie agli interventi di questi nove mesi.

In questo disegno di legge delega per la riforma fiscale che approviamo oggi c'è la proposta di legge n. 2784 della Lega per l'abolizione di venti micro tasse (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier) il cui gettito è inferiore al costo di gestione del gettito che, quindi, andrebbero abolite, non da domani, ma da ieri, non in una legge delega, ma in un decreto velocissimo, perché pensare che lo Stato perda ogni giorno soldi tassando i cittadini, è una cosa che non sta né in cielo né in terra! Ha dentro la proposta di legge n. 2925 sulla rateizzazione del secondo acconto: il 50 per cento delle tasse degli italiani, che si pagano a novembre, grazie all'intervento della Lega, sarà possibile pagarlo in sei rate nell'anno successivo e sarà possibile anche ridurre la ritenuta d'acconto. Tutte cose, queste, che in questo documento in Consiglio dei Ministri non c'erano (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier)! Come non c'era la proposta di legge n. 3082 della Lega in materia di spese deducibili: è incredibile che uno utilizzi l'auto per svolgere il proprio lavoro e non possa scaricarla al momento della dichiarazione dei redditi (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). C'è la proposta di legge n. 2913 della Lega sulle aliquote Irpef, perché si può fare progressività anche diminuendo le aliquote e l'abbiamo dimostrato, a dicembre 2021, quando le aliquote da 5 sono passate a quattro (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier)! C'è dentro l'abolizione dell'IRAP (proposta di legge n. 2597) (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

In questi nove mesi non abbiamo portato al tavolo proposte, noi abbiamo portato progetti di legge pronti per essere emanati che sono stati inseriti in questo documento. Quindi, qua dentro c'è tanta Lega, c'è tanto centrodestra, ma c'è anche un grande scampato pericolo: l'aumento delle tasse sulla casa. Ieri è stato detto, che non avrebbe inciso sulla prima casa: non è vero. In questo documento, che reggo con la mano sinistra, c'era dentro anche l'aumento delle contribuzioni sociali, proprio perché l'ISEE tiene in considerazione la prima casa. In questo documento, la Lega ha voluto due righe che dicessero sostanzialmente che non si possono aumentare le rette dell'asilo, dello scuolabus, della mensa, dell'assistenza domiciliare agli anziani, utilizzando le nuove rendite catastali per la prima casa (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). Quindi, attenzione, c'è un grande scampato pericolo: non c'è più alcun riferimento al valore di mercato della casa; non c'è più alcun riferimento all'aumento della tassazione sui titoli di Stato; non c'è più alcun riferimento all'aumento delle tasse sugli affitti. C'è, quindi, chiarezza in un documento difficile. Questo è un documento che è entrato in Consiglio dei Ministri fortemente ideologico e fortemente squilibrato a sinistra, con cui si è chiarito che, se vincesse mai, in future elezioni, il centrosinistra con i 5 Stelle, avremmo più tasse sulla casa, sui risparmi e sugli affitti. Nel documento che chiederemo di approvare oggi non c'è nulla di tutto ciò; c'è però un grande assente: la semplificazione.

In questa delega per la riforma fiscale, se abbiamo onestà intellettuale, dobbiamo, infatti, ammettere che manca la semplificazione; abbiamo un sistema complicato, respingente dell'iniziativa delle aziende e non c'è alcun riferimento alla semplificazione, se non in minime parti, tant'è vero che il Consiglio dei Ministri ha approvato un nuovo decreto proprio sulle semplificazioni. Però, la Lega ha ottenuto un concetto molto importante - anche questo è di un progetto di legge della Lega -, ossia che le sanzioni vengano divise tra chi deve essere sanzionato perché evade, e chi, invece, deve avere un trattamento diverso, se dichiara le tasse, ma non riesce a pagarle (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). Allora, noi, per superare i due anni di pandemia, abbiamo bisogno di un grande accordo di liquidità fiscale; la gente che, in questi due anni, non è riuscita a pagarle, non può essere colpevolizzata se le ha dichiarate; quindi, distinguiamo tra chi evade e chi ha difficoltà economiche momentanee.

L'altra cosa importante è che, come vi dicevo, manca la semplificazione. Qui dobbiamo anche prendere un po' di coraggio, come parlamentari, prendere quel maledetto superbonus con la cessione dei crediti e lo sconto in fattura che sta mettendo in ansia famiglie e imprese e sistemare questa cosa (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier)! La semplificazione è un tema fondamentale! Non si può pensare di cambiare le norme in corso dopo che la gente ha avviato lavori di ristrutturazione. Su questo, da domani, lavoriamo tutti per sistemare una cosa che è stata, non pasticciata, oltre (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier)! Ebbene, chiudo, Presidente, con un passaggio molto importante. Noi questo documento lo voteremo, perché, come vi ho detto, è stato fortemente cambiato; per noi, adesso, questo è un passaggio verso un sistema semplice, a bassa tassazione. Noi crediamo che l'evasione fiscale, che danneggia tutti, si sistemi coi controlli, ma anche con sistemi semplici, non esosi. La via inizia, ma potremo continuarla solo se ci sarà un centrodestra al Governo. La Lega voterà a favore (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale.

(Coordinamento formale - A.C. 3343-A​)

PRESIDENTE. Se non vi sono obiezioni, la Presidenza si intende autorizzata al coordinamento formale del testo approvato.

(Così rimane stabilito).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il relatore, onorevole Marattin. Ne ha facoltà.

LUIGI MARATTIN, Relatore. Presidente, solo un minuto per ringraziare i funzionari della Commissione finanze, che ci hanno accompagnato in questi mesi, i consiglieri economici del MEF e di Palazzo Chigi, gli uffici legislativi dei gruppi e del MEF, i sottosegretari Guerra e Freni, ma, soprattutto, mi consenta, Presidente, di ringraziare la Commissione finanze della Camera, i colleghi che hanno lavorato con passione, con impegno, con costanza e con serietà; credo che sia la cosa più bella che ci porteremo dietro.

(Votazione finale ed approvazione – A.C. 3343-A​)

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.

Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul disegno di legge n. 3343-A: Delega al Governo per la riforma fiscale.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 45).

Ha chiesto di parlare, sull'ordine dei lavori, il deputato Francesco Silvestri. Ne ha facoltà.

FRANCESCO SILVESTRI (M5S). Presidente, vorrei chiedere venti minuti di sospensione per consentire al Comitato dei nove di riunirsi per esprimere i pareri.

PRESIDENTE. D'accordo, sospendiamo a questo punto la seduta, sino alle ore 18,35, al fine di consentire al Comitato dei nove di riunirsi.

La seduta è sospesa e riprenderà alle ore 18,35.

La seduta, sospesa alle 18,12, è ripresa alle 18,35.

Seguito della discussione del disegno di legge: Conversione in legge del decreto-legge 4 maggio 2022, n. 41, recante disposizioni urgenti per lo svolgimento contestuale delle elezioni amministrative e dei referendum previsti dall'articolo 75 della Costituzione da tenersi nell'anno 2022, nonché per l'applicazione di modalità operative, precauzionali e di sicurezza ai fini della raccolta del voto (A.C. 3591-A​).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge n. 3591-A: Conversione in legge del decreto-legge 4 maggio 2022, n. 41, recante disposizioni urgenti per lo svolgimento contestuale delle elezioni amministrative e dei referendum previsti dall'articolo 75 della Costituzione da tenersi nell'anno 2022, nonché per l'applicazione di modalità operative, precauzionali e di sicurezza ai fini della raccolta del voto.

Ricordo che, nella seduta del 20 giugno, si è conclusa la discussione sulle linee generali e il relatore e il rappresentante del Governo hanno rinunciato ad intervenire in sede di replica.

(Esame dell'articolo unico - A.C. 3591-A​)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo unico del disegno di legge di conversione e delle proposte emendative riferite agli articoli del decreto-legge (Vedi l'allegato A).

La V Commissione (Bilancio) ha espresso il prescritto parere (Vedi l'allegato A), che è in distribuzione.

Avverto che, fuori della seduta, le proposte emendative 6-bis.201 e 6-bis.0200 Magi e 6-bis.100 Ceccanti sono state ritirate dal presentatore.

Avverto altresì che la Presidenza non ritiene ammissibili, ai sensi dell'articolo 96-bis, comma 7, del Regolamento, le seguenti proposte emendative, già dichiarate inammissibili in sede referente: 3.1 Montaruli, limitatamente al comma 1-ter; 6.022 Lollobrigida; 6.023, 6.024, 6.025, 6.026 e 6.027 Silvestroni; 6-bis.01 Colletti.

Informo l'Assemblea che, in relazione al numero di emendamenti presentati, la Presidenza applicherà l'articolo 85-bis del Regolamento, procedendo in particolare a votazioni per principi o riassuntive, ai sensi dell'articolo 85, comma 8, ultimo periodo, ferma restando l'applicazione dell'ordinario regime delle preclusioni e delle votazione a scalare. A tal fine, la deputata Jessica Costanzo è stata invitata a segnalare l'emendamento da porre comunque in votazione.

Se nessuno chiede di intervenire sul complesso degli emendamenti, invito il relatore e il rappresentante del Governo ad esprimere il parere sugli emendamenti segnalati per la votazione.

FRANCESCO SILVESTRI , Relatore. Presidente, sugli emendamenti presentati all'articolo 4 e all'articolo 6, il parere è contrario.

PRESIDENTE. Mi scusi, relatore, sulla parte ammissibile dell'emendamento 3.1 Montaruli?

FRANCESCO SILVESTRI , Relatore. Ha ragione, mi scusi. Sulla parte ammissibile dell'emendamento 3.1 Montaruli, il parere è contrario.

PRESIDENTE. D'accordo.

FRANCESCO SILVESTRI , Relatore. Sugli emendamenti presentati all'articolo 7, il parere è contrario. Anche sugli emendamenti presentati all'articolo 6-bis, il parere è contrario.

PRESIDENTE. Il Governo?

CARLO SIBILIA, Sottosegretario di Stato per l'Interno. Grazie, Presidente. Il parere conforme al relatore, eccezion fatta per quelli che vado ad elencare: sull'emendamento 6.2 Prisco, il Governo si rimette all'Aula. Se ho capito bene, le proposte emendative 6.022 Lollobrigida e 6.023 e 6.024 Silvestroni sono inammissibili.

PRESIDENTE. È corretto.

CARLO SIBILIA, Sottosegretario di Stato per l'Interno. Emendamento 6.025 Silvestroni, parere contrario…

PRESIDENTE. È inammissibile.

CARLO SIBILIA, Sottosegretario di Stato per l'Interno. Va bene. Idem per le proposte emendative 6.026 e 6.027 Silvestroni.

CARLO SIBILIA, Sottosegretario di Stato per l'Interno. Sugli emendamenti 6-bis.103 e 6-bis.111 Colletti ci si rimette. Sull'emendamento 6-bis.112 Colletti, ci si rimette…

PRESIDENTE. È stato ritirato.

CARLO SIBILIA, Sottosegretario di Stato per l'Interno. Va bene. Sugli emendamenti 6-bis.200 Raduzzi, 6-bis.101 D'Ettore, così come sugli identici emendamenti 6-bis.105 Colletti e 6-bis.108 Costanzo, sugli emendamenti 6-bis.102 D'Ettore, così come sugli identici emendamenti 6-bis.106 e 6-bis.107 Colletti, ci si rimette.

PRESIDENTE. Poi abbiamo la proposta emendativa 6-bis.03 Colletti, a pagina 15.

CARLO SIBILIA, Sottosegretario di Stato per l'Interno. Sulla proposta emendativa 6-bis.03 Colletti, il parere è conforme a quello del relatore, mentre sulla proposta emendativa 6-bis.06 Colletti, ci si rimette. Per il resto, sono pareri contrari.

PRESIDENTE. Passiamo, quindi, all'emendamento 3.1 Montaruli, per quanto riguarda la parte ammissibile.

Ha chiesto di parlare il collega Ziello. Ne ha facoltà.

EDOARDO ZIELLO (LEGA). Grazie, Presidente. Sull'ordine dei lavori, soltanto per dare un pochino di importanza alla forma. Allora, “ci si rimette” che cosa vuol dire? Ci si rimette all'Aula, primo, e, secondo, le inammissibilità le dà la Presidenza e non certamente il sottosegretario. Un minimo di forma, magari la garantisca, grazie (Applausi dei deputati dei gruppi Lega-Salvini Premier e Italia Viva).

PRESIDENTE. Vorrei specificare che le ammissibilità erano già state date dalla Presidenza.

Il Governo?

CARLO SIBILIA, Sottosegretario di Stato per l'Interno. Solo per chiarezza, forse non c'è stata attenzione durante la lettura dei pareri. Semplicemente ho chiesto conferma alla Presidenza degli inammissibili e sugli altri, scusi se non ho detto “ci si rimette all'Aula”, si intendeva “ci si rimette all'Aula”.

PRESIDENTE. Io direi di andare avanti.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 3.1 Montaruli, limitatamente alla parte ammissibile, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 46).

Dobbiamo ora passare a una serie a scalare composta di tre emendamenti: 4.2, 4.3 e 4.4 Prisco. In base all'articolo 85, comma 8, del Regolamento, come applicato nella prassi costante, la Presidenza porrà in votazione il primo emendamento Prisco 4.2 e l'ultimo emendamento della serie, Prisco 4.4, dichiarando assorbito quello intermedio.

Passiamo, quindi, all'emendamento 4.2 Prisco.

Ha chiesto di parlare il deputato Prisco. Ne ha facoltà.

EMANUELE PRISCO (FDI). Grazie, Presidente. Cercherò di fare un intervento unico sul punto. In realtà, questo emendamento, sul quale non è stato fatto neanche uno sforzo di riformulazione da parte né del relatore né del Governo, chiedeva di trattare il caso ormai, sostanzialmente, per la stragrande maggioranza passato, perché veniamo a discutere un decreto che ha esperito gran parte dei suoi effetti già la scorsa settimana. Ma, per quello che rimane in materia di ballottaggi di comuni sopra i 15 mila abitanti che li voteranno il prossimo fine settimana, si chiede semplicemente per le persone affette da COVID e impossibilitate, quindi, a recarsi al seggio, di dar loro la possibilità di comunicare, anche in una data più vicina e più ravvicinata al giorno del voto, la propria positività. Quello che è scritto nella norma, ossia chiedere al cittadino di sapere cinque giorni prima, che nei successivi cinque giorni potrà diventare o non potrà diventare positivo, mi sembra, e ci sembra, assurdo.

Su questo emendamento, sul quale vi poteva essere almeno la sensibilità di provare a riformularlo insieme, mi pare vi sia stata una chiusura tipica di uno Stato autoritario, per cui se ti va bene così, se fai in tempo lo comunichi, altrimenti non voti; e poi, di contro, si insediano le Commissioni per studiare le cause dell'assenteismo.

Ci tenevo a sottolineare questo aspetto, perché mi sembra francamente molto sconveniente, soprattutto, per chi scoprisse di essere positivo da domani, anzi da oggi fino al giorno del ballottaggio.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 4.2 Prisco, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 47).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 4.4 Prisco, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 48).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 6.1 Colletti, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 49).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 6.2 Prisco, con il parere contrario della Commissione, mentre il Governo si rimette all'Aula.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 50).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 6-bis.103 Colletti, con il parere contrario della Commissione, mentre il Governo si rimette all'Aula.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 51).

Passiamo all'emendamento 6-bis.111 Colletti.

Ha chiesto di parlare il collega Colletti. Ne ha facoltà.

ANDREA COLLETTI (MISTO-A). Grazie, Presidente. Noi ovviamente stiamo discutendo della conversione in legge di un decreto-legge per lo svolgimento contestuale delle elezioni amministrative e del referendum. Ovviamente, è praticamente tutto già avvenuto e, quindi, arriviamo un po' tardi. Ci saranno domenica le nuove elezioni per il ballottaggio per individuare quali sindaci saranno eletti, ma la questione riguarda proprio questo articolo 6-bis, che è stato inserito per volontà di un gruppo parlamentare di maggioranza, che forse da stasera non esisterà più come gruppo parlamentare, che è Coraggio Italia, affinché lo stesso gruppo parlamentare Coraggio Italia venisse esonerato dall'obbligo di sottoscrizione delle firme, come avviene per tutti i gruppi parlamentari. È ovvio che è sempre un onere quello di raccogliere un numero di firme rilevante, un onere che è stato volutamente inserito con questo numero e con queste modalità dall'allora Governo PD e dall'allora legge elettorale che, ahimè, ha questo brutto nome, Rosatellum, non perché sia stata voluta dall'attuale deputato di Italia Viva Rosato ma perché è una pessima legge elettorale che voleva mettere fuori dalla competizione elettorale democratica tutta una serie di gruppi politici proprio cercando di non farli arrivare alla sottoscrizione del numero di firme necessario. Ebbene, nelle votazioni degli emendamenti all'interno delle Commissioni, in primis il Governo ha dato parere favorevole a esonerare anche il gruppo di Coraggio Italia ma, come in tutti i peggiori bar di Caracas o nei peggiori suk, ovviamente quando c'è un esonero o un beneficio per un gruppo, poi ci sono tutti gli altri gruppi e gruppuscoli che si animano e che chiedono lo stesso esonero. Quindi, si è fatto l'esonero per +Europa, è stato fatto l'esonero per il gruppo del collega Lupi ed è stato fatto l'esonero per Italia Viva. Noi con questo emendamento, invece, chiediamo di ridurre il numero delle sottoscrizioni necessarie per tutti i gruppi politici, per tutti i partiti politici fuori da questo Parlamento, di due terzi…

PRESIDENTE. Concluda.

ANDREA COLLETTI (MISTO-A). …perché quello che è importante per il gruppo di Alternativa è permettere a tutti i gruppi politici, anche a quelli meno organizzati, di potersi far votare dal popolo. Quindi, vogliamo ridurre di ben due terzi il numero delle sottoscrizioni necessarie in ogni collegio plurinominale per potersi presentare, perché riteniamo che questa sia una questione democratica (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Alternativa).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 6-bis.111 Colletti, con il parere contrario della Commissione, mentre il Governo si rimette all'Aula.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 52).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 6-bis.200 Raduzzi, con il parere contrario della Commissione, mentre il Governo si rimette all'Aula.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 53).

Passiamo all'emendamento 6-bis.101 D'Ettore.

Ha chiesto di parlare il deputato D'Ettore. Ne ha facoltà.

FELICE MAURIZIO D'ETTORE (CI). Grazie, Presidente. Ho appena ascoltato alcune considerazioni di chi non sa quali siano stati i lavori nella Commissione affari costituzionali. ma generalmente è noto essere, come dire, soggetto che non sa mai niente di quello di cui parla.

Allora, nella Commissione affari costituzionali, come sanno bene il relatore e tutti i capigruppo, vi è stato un emendamento riformulato che ha assorbito altri testi, a firma dei colleghi Magi e Costa, che ha determinato un punto di caduta all'interno della Commissione.

Io ho ritenuto subito irragionevole quella norma, in particolare con riferimento alla fissazione della data, per tre ordini di ragioni: in genere, se si fissa una data, si fissa normalmente con riguardo all'entrata in vigore della legge di conversione; se si fissa una data, non si anticipa di mesi con riguardo all'esenzione delle firme; se si fissa una data in un decreto che riguarda non le elezioni politiche ma un altro contesto elettorale, evidentemente si fa secondo un criterio di opportunità e di ragionevolezza.

Dunque, queste sono le ragioni per cui ho subito dichiarato in Commissione - e tutti i capigruppo lo sanno tranne chi parla così, ma quello è pourparler; a Firenze si dice far passare l'aria fra i denti - di presentare in Aula un testo ragionevole, perché è irragionevole, in particolare con riguardo agli effetti di questa legge elettorale relativamente alla diminuzione dei parlamentari. Quindi, può essere molto critica, anche perché ci sono, ad esempio, liste o soggetti che sono nel Parlamento europeo o in altri contesti che potrebbero non godere di esenzioni o soggetti che si possono formare, che hanno un consenso elettorale anche a livello comunale o regionale, ma che ancora non hanno partecipato a competizioni, che potrebbero, rispetto ad altri, subire una disparità di trattamento evidente nella raccolta delle firme. È una norma irragionevole. Non mi permetto di dire che è incostituzionale perché sarebbe troppo grande da dire, però sicuramente è irragionevole. Quindi, ho pensato di toglierlo - l'avevo già detto in Commissione - e ho ripresentato questo emendamento. Ho raccolto nell'Assemblea un consenso generalizzato ma anche, da altri, una difficoltà nel raccogliere questa argomentazione.

Per questa ragione, dirò che ritiro l'emendamento (ci ho messo un po' di tempo), però faccio presente all'Aula la gravità di ciò che viene fatto. Infatti, non è una questione di chi si salva e chi “no”, di chi ha un interesse e di chi non ce l'ha; è una condizione di parità fra tutti i soggetti e di ragionevolezza della norma. Si pensa che si possa andare avanti indipendentemente da chi lo dice? Perché, al 31 dicembre 2021, va bene, se, invece, un gruppo si è formato, come è successo al Senato, a gennaio 2022, non va bene; se un gruppo è presente in Parlamento europeo, non va bene; se sul territorio esiste e ha consenso elettorale, non va bene; se raccoglie le firme, altri no. Allora, siccome è totalmente irragionevole, io, indipendentemente dagli interessi anche di chi nel mio stesso gruppo ancora non ci ha capito niente, faccio sempre un ragionamento, con onestà intellettuale e con chiarezza, perché so di che parlo, rispetto ad altri che non sanno di cosa parlano; quindi, faccio un ragionamento argomentato. Ho discusso e abbiamo discusso con tanti componenti della Commissione; capisco la difficoltà, vi è anche la necessità di non far decadere il decreto, ma se qualcuno pensa, in qualche gruppo, di tagliare le gambe ad altri, sarà il consenso popolare che farà la scelta e, se necessario, anche le firme, perché c'è chi le sa trovare e l'ha sempre fatto nella sua vita, mentre c'è chi ha solo messo il sedere su questi seggi e non ha mai preso un voto in vita sua. Quindi, lo ritiro, però che sia detto in modo chiaro qual è la situazione in questo momento. E che nessuno pensi che non si arriverà a una norma che parifica ed evita ogni discriminazione rispetto a una data che è totalmente irragionevole! Totalmente! Tutti lo sanno, tutti i componenti della Commissione affari costituzionali. Non si è mai visto nelle liste precedenti in materia, non esiste, quando si tratta delle elezioni politiche…

PRESIDENTE. Concluda.

FELICE MAURIZIO D'ETTORE (CI). Vedo qualche sorrisetto di chi ancora sorride, ma lo vedremo alla fine: ride bene, chi ride ultimo (Applausi dei deputati del gruppo Coraggio Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il collega Silli… collega Silli, collega Colletti, è stato ritirato. Collega Silli, su cosa vuole intervenire?

GIORGIO SILLI (CI). Solo un minuto, perché le firme sono più di una e, pur essendo…

PRESIDENTE. No, collega, non può intervenire su un emendamento ritirato. Se vuole, può intervenire sui prossimi e specificare il suo pensiero.

GIORGIO SILLI (CI). …volevamo chiedere un parziale accantonamento, perché stavamo riflettendo sull'ordine del giorno…

PRESIDENTE. No, è stato ritirato, ovviamente è il primo firmatario che è titolare del ritiro.

Passiamo, quindi, agli identici emendamenti 6-bis.105 Colletti e 6-bis.108 Costanzo.

Ha chiesto di parlare il collega Colletti. Ne ha facoltà.

ANDREA COLLETTI (MISTO-A). Anche un orologio rotto, due volte al giorno dà l'ora esatta e, quindi, devo dare ragione al collega che ha parlato in precedenza; in questo caso, ha davvero stranamente ragione. Stranamente per la persona e le opinioni che esprime normalmente, ma ad ogni modo noi, proprio con questo emendamento, che non vogliamo ritirare - perché uno si deve anche prendere il coraggio degli emendamenti che presenta, e noi, che abbiamo coraggio, non Italia, ma coraggio, come Alternativa, di lasciarli votare -, chiediamo di eliminare questa apposizione di una data che è palesemente incostituzionale. La Commissione affari costituzionali ha deciso che solo i gruppi che si sono costituiti in una data di sei mesi precedente rispetto all'entrata in vigore di questa legge potranno essere esonerati. Ora, la questione è che ogni norma deve basarsi su un principio di ragionevolezza, anche in riferimento agli effetti che provoca. Però, prevedere in una norma che siano esonerati solo i gruppi che si sono costituiti entro il 31 dicembre 2021 non ha alcuna ragionevolezza. E perché non il 1° gennaio 2022? E perché non il 30 dicembre 2021? E quindi, per evitare che questa norma sia fatta ad personam, in questo caso a favore di un gruppo, anche se non siamo d'accordo, per migliorarla e per evitare una futura pronuncia di incostituzionalità - fermo restando che penso tutto il peggio possibile di questa Corte costituzionale, quindi neanche ci credo troppo che questa Corte costituzionale, politica, possa arrivare a una pronuncia di incostituzionalità su questa norma -, inseriamo che, invece del 31 dicembre 2021, si metta, almeno, alla data di entrata in vigore di questa legge. In questo modo, questa norma riuscirà ad essere, per così dire, un po' meno incostituzionale e potrà essere difesa meglio dinanzi alla Corte costituzionale. E vorrei capire, visto che c'è il relatore Silvestri che ha ascoltato questo mio intervento e che immagino abbia letto l'emendamento, se riesca almeno a motivare il parere contrario su questo emendamento, se riesca a motivare perché il 31 dicembre 2021 e non il 2 gennaio 2022. Almeno faccia sentire la sua voce il relatore, si prenda l'incarico, ha questo onore e questo onere, almeno si prenda l'incarico di rispondere nel merito, se ne è capace.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti 6-bis.105 Colletti e 6-bis.108 Costanzo, con il parere contrario della Commissione e su cui il Governo si rimette all'Assemblea.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 54).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 6-bis.102 D'Ettore, con il parere contrario della Commissione e su cui il Governo si rimette all'Assemblea.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 55).

Passiamo all'emendamento 6-bis.106 Colletti.

Ha chiesto di parlare il collega Colletti. Ne ha facoltà.

ANDREA COLLETTI (MISTO-A). Solo per specificare che con questo emendamento semplicemente andiamo a togliere quelle che… cioè, noi abbiamo un emendamento della maggioranza inserito in questo decreto che è un cumulo di marchette a favore dei singoli gruppi o, anzi, dei componenti parlamentari o partiti politici. Noi adesso chirurgicamente andiamo a togliere, una per una, quelle marchette inserite da questa maggioranza.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 6-bis.106 Colletti, con il parere contrario della Commissione e su cui il Governo si rimette all'Assemblea.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 56).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 6-bis.107 Colletti, con il parere contrario della Commissione e su cui il Governo si rimette all'Assemblea.

Dichiaro aperta la votazione… Revoco la votazione. Ha chiesto di parlare il collega Prisco. Ne ha facoltà.

EMANUELE PRISCO (FDI). Per annunciare il voto contrario di Fratelli d'Italia e anche motivarlo. Non l'abbia a male il collega Colletti, ma ovviamente è impensabile, su una legge che dovrebbe regolare le elezioni amministrative e i referendum, sostanzialmente riscrivere il testo della legge elettorale.

Si è intervenuti di fatto, escludendo le modalità con cui applicare il gel sulle mani dei votanti e degli scrutatori - perché di questo parla sostanzialmente gran parte del decreto - inserendo norme che riguardano la legge elettorale per le politiche, per poi magari ritenere inammissibili le proposte di Fratelli d'Italia che riguardavano invece le province, come se le province non fossero enti locali. Ma avremo modo di discutere anche di queste cose. Certamente, introdurre, di fatto, una riforma elettorale in questo testo di legge ci sembra francamente esagerato. Di conseguenza il voto di Fratelli d'Italia sarà contrario.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 6-bis.107. Colletti, con il parere contrario della Commissione e il Governo che si rimette all'Aula.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 57).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo 6-bis.03 Colletti, con il parere contrario della Commissione e il Governo che si rimette all'Aula.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 58).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo 6-bis.06 Colletti, con il parere contrario della Commissione e il Governo che si rimette all'Aula.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 59).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 7.100 Siragusa, con il parere contrario di Commissione, Governo e V Commissione (Bilancio).

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 60).

Passiamo all'articolo aggiuntivo 7.04 Baldino.

Ha chiesto di parlare la collega Baldino, Ne ha facoltà.

VITTORIA BALDINO (M5S). Presidente, tutti gli emendamenti del mio gruppo sono stati ritirati.

PRESIDENTE. Va bene, quindi gli articoli aggiuntivi 7.04 e 7.0100 Baldino risultano ritirati.

Avverto che, consistendo il disegno di legge di un solo articolo, non si procederà alla votazione dell'articolo unico ma, dopo l'esame degli ordini del giorno, si procederà direttamente alla votazione finale, a norma dell'articolo 87, comma 5, del Regolamento.

(Esame degli ordini del giorno - A.C. 3591-A​)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli ordini del giorno presentati (Vedi l'allegato A).

Se nessuno chiede di intervenire per illustrare gli ordini del giorno, invito il rappresentante del Governo ad esprimere il parere.

CARLO SIBILIA, Sottosegretario di Stato per l'Interno. Grazie, Presidente. Sull'ordine del giorno n. 9/3591-A/1 Spena il parere è favorevole con la riformulazione: “a valutare l'opportunità di”.

Sull'ordine del giorno n. 9/3591-A/2 Iezzi il parere è favorevole con la riformulazione “a valutare l'opportunità di”, all'inizio, e inserendo, dopo le parole “trattamento economico accessorio”, le parole “compatibilmente con le esigenze di finanza pubblica”.

Sull'ordine del giorno n. 9/3591-A/3 Giachetti il parere è favorevole con la riformulazione “a valutare l'opportunità di intervenire, sia nel quadro della sperimentazione (…)”, espungendo la parola “tempestivamente”.

Sull'ordine del giorno n. 9/3591-A/4 Alemanno il parere è favorevole con la riformulazione “a valutare l'opportunità di…”.

Sull'ordine del giorno n. 9/3591-A/5 Zanichelli il parere è favorevole con la riformulazione “a valutare l'opportunità di…” e poi vanno espunte la parole: “del codice fiscale”.

Sull'ordine del giorno n. 9/3591-A/6 Sodano il parere è contrario, perché il Governo non si può esprimere sui desiderata di una legge elettorale.

Sull'ordine del giorno n. 9/3591-A/7 Mollicone parere favorevole con la riformulazione: “a valutare l'opportunità di…” e inserendo, in fine, le parole: “compatibilmente con le esigenze di finanza pubblica”.

Sugli ordini del giorno n. 9/3591-A/8 Ciaburro e n. 9/3591-A/9 Romaniello il parere è favorevole con le riformulazioni “a valutare l'opportunità di…”.

Sull'ordine del giorno n. 9/3591-A/10 Prisco il parere è contrario.

Sull'ordine del giorno n. 9/3591-A/11 Caretta il parere è favorevole con la riformulazione “a valutare l'opportunità di…”.

Sull'ordine del giorno n. 9/3591-A/12 Montaruli il parere è contrario.

Sull'ordine del giorno n. 9/3591-A/13 Ceccanti il parere è favorevole con la riformulazione “impegna il Governo a valutare l'opportunità di (…)”; poi, tutto invariato tranne la sostituzione delle parole “l'apertura” con le seguenti parole “di aprire (…)”.

Sull'ordine del giorno n. 9/3591-A/14 Siragusa il parere è contrario.

Sull'ordine del giorno n. 9/3591-A/15 Forciniti il parere è favorevole con la riformulazione “a valutare l'opportunità di semplificare (…)”, espungendo tutta la parte dalle parole “a modificare” fino a “d'urgenza”; si mantengono le parole “la normativa relativa alla sottoscrizione delle liste di candidati per la Camera dei deputati al fine di(…)”; si espungono le parole “semplificare la procedura prevista” e si prosegue con le parole “favorire la massima partecipazione democratica in condizioni di uguaglianza”.

Il parere è infine contrario sugli ordini del giorno n. 9/3591-A/16 Silli e n. 9/3591-A/17 D'Ettore.

PRESIDENTE. Ordine del giorno n. 9/3591-A/1 Spena, parere favorevole con riformulazione: viene accettata la riformulazione. Ordine del giorno n. 9/3591-A/2 Iezzi, parere favorevole con riformulazione: viene accettata.

Ordine del giorno n. 9/3591-A/3 Giachetti, favorevole con riformulazione. Ha chiesto di parlare il collega Giachetti. Ne ha facoltà.

ROBERTO GIACHETTI (IV). Presidente, vorrei semplicemente fare presente al sottosegretario che questo ordine giorno reca la mia firma ma raccoglie l'esito, anzi, una parte dell'esito finale di un'indagine conoscitiva fatta dalla Giunta per le elezioni e approvata all'unanimità. Poi certo che, se devo pure mediare con il collega Ceccanti, mi fermo e aspetto, perché sennò parlo inutilmente. Già la riformulazione lascia intendere che chi ha fatto questo parere non ha ben capito di che stiamo parlando; se poi si distrae pure, è finita.

Come dicevo, onorevole Sibilia, è un ordine del giorno che raccoglie l'esito di un'indagine conoscitiva approvata alla unanimità dalla Giunta delle elezioni. Sostanzialmente - perché sia chiaro - riguarda il voto all'estero e cerca di risolvere qualche problemino che tutti sappiamo c'è stato. Si tratta di inserire qualche accorgimento per fare in modo che almeno sia più certa la persona che si reca a votare e vota. C'erano mille opzioni e in una proposta di legge che abbiamo presentato tutti insieme c'è anche l'utilizzo dello SPID. Non siamo arrivati allo SPID, stiamo parlando di un QR code. Capisco che sarà impegnativo per tutto il Governo valutare la possibilità di utilizzare un QR code per fare in modo che sia un po' più certa la identità della persona. Ci vuole un grande sforzo, bisogna valutarlo? Benissimo. Ma lei toglie anche la parola “tempestivamente”, che è riferita al fatto che bisognerebbe farlo per le prossime elezioni. Se lei toglie “tempestivamente”, allora forse è meglio che dia un parere contrario e ne prendiamo atto. Ma la riformulazione non ha senso, è una cosa priva di senso perché la parola “tempestivamente” è finalizzata a fare in modo che per le prossime elezioni non ci troviamo esattamente nella situazione nella quale ci siamo trovati per dieci legislature. Lascio a lei, signor sottosegretario (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva).

PRESIDENTE. Collega Giachetti, quindi lei non accetta la riformulazione? Se il Governo non chiede di intervenire…Quindi, non accetta la riformulazione e lo poniamo in votazione.

Ha chiesto di parlare il relatore Silvestri. Ne ha facoltà.

FRANCESCO SILVESTRI, Relatore. Volevo chiedere una sospensione di cinque minuti per un'ulteriore riflessione (Commenti).

PRESIDENTE. Colleghi, siamo nella fase degli ordini del giorno, quindi è il Governo che dovrebbe chiedere eventualmente una sospensione. Se il Governo richiede una sospensione, bene, se non la richiede proseguiamo con il parere contrario.

Ha chiesto di parlare il sottosegretario Sibilia. Ne ha facoltà.

CARLO SIBILIA, Sottosegretario di Stato per l'Interno. E' evidente che il parere è frutto del fatto che, con un ordine del giorno, non possiamo entrare nel merito di quale sia la tecnicalità per rendere migliore la procedura. Come sa bene il presentatore Giachetti, che ha una lunga esperienza governativa, o meglio, sicuramente parlamentare, all'interno degli ordini del giorno non si danno in genere riferimenti temporali. È evidente che mi sembra di capire che ci sia questo tipo di desiderata che proviene da più gruppi. Possiamo provare adesso a riformularlo ancora, cerchiamo di capire quale sia il modo per farlo e lo rivediamo dopo.

PRESIDENTE. Quindi, sottosegretario, vuole accantonarlo o chiede la sospensione?

CARLO SIBILIA, Sottosegretario di Stato per l'Interno. Sì, lo accantoniamo e poi andiamo avanti.

PRESIDENTE. D'accordo. Passiamo quindi all'ordine del giorno n. 9/3591-A/4 Alemanno, su cui c'è un parere favorevole con riformulazione. Viene accettata? La collega Alemanno chiede di parlare, prego.

MARIA SOAVE ALEMANNO (M5S). Grazie, Presidente. Chiedo semplicemente di riascoltare la riformulazione, per favore.

PRESIDENTE. Sottosegretario Sibilia, può rileggere la riformulazione dell'ordine del giorno n. 9/3591-A/4 Alemanno? Prego.

CARLO SIBILIA, Sottosegretario di Stato per l'Interno. “A valutare l'opportunità di (…)”.

PRESIDENTE. Collega Alemanno, accetta la riformulazione?

MARIA SOAVE ALEMANNO (M5S). Presidente, chiederei di accantonare anche questo ordine del giorno perché, in effetti, è simile a quello presentato dal collega Giachetti; è sullo stesso tema.

PRESIDENTE. Collega, come prima, è il Governo che eventualmente chiede l'accantonamento. Se il Governo ritiene di non volerlo accantonare, rimane il parere favorevole con riformulazione, che lei mi deve dire se accetta o meno. Sottosegretario, siamo all'ordine del giorno n. 9/3591-A/4 Alemanno…Collega Alemanno, accetta o meno la riformulazione?

MARIA SOAVE ALEMANNO (M5S). Presidente, avevo chiesto appunto di accantonarlo e riconsiderare comunque il parere.

PRESIDENTE. Prendo atto che il sottosegretario chiede di accantonare anche questo, d'accordo.

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/3591-A/5 Zanichelli, su cui c'è parere favorevole con riformulazione: viene accettata.

Sull'ordine del giorno n. 9/3591-A/6 Sodano c'è un parere contrario. Se nessuno chiede intervenire, lo pongo in votazione.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/3591-A/6 Sodano, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 61).

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/3591-A/7 Mollicone, su cui c'è un parere favorevole con riformulazione: viene accettata.

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/3591-A/8 Ciaburro, su cui c'è un parere favorevole con riformulazione: viene accettata.

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/3591-A/9 Romaniello.

Ha chiesto di parlare il collega Romaniello. Ne ha facoltà.

CRISTIAN ROMANIELLO (MISTO-EV-VE). Grazie, Presidente. Allora qui la situazione è particolare, nel senso che c'è una duplice ratio nel provvedimento e negli articoli che abbiamo votato nel presente decreto che stiamo convertendo, ossia assicurare, per un verso, lo svolgimento delle elezioni amministrative e dei referendum con modalità idonee a garantire il necessario distanziamento sociale e la prevenzione dei rischi del contagio da COVID-19 e, per l'altro, prevedere nuove modalità operative, precauzionali e di sicurezza da osservare ai fini della raccolta del voto. Di fatto, ci sono motivazioni per cui si tende a semplificare la raccolta delle firme per le prossime elezioni. In occasione dell'ultima consultazione referendaria, la raccolta delle firme per il deposito dei quesiti presso la Consulta è stata effettuata tramite identità digitale SPID e carta d'identità elettronica. Qual è l'impegno che stiamo chiedendo con questo ordine del giorno?

PRESIDENTE. Mi scusi, collega, dovrebbe dirmi se accetta la riformulazione…

CRISTIAN ROMANIELLO (MISTO-EV-VE). Non la accetto e volevo spiegarne i motivi.

PRESIDENTE. Non l'accetta, d'accordo.

CRISTIAN ROMANIELLO (MISTO-EV-VE). In questo caso occorre impegnare il Governo a prevedere, nel primo provvedimento utile, norme per consentire la modalità di raccolta delle sottoscrizioni, ai soggetti non esentati ai sensi dell'articolo 6-bis, per la presentazione delle liste alle prossime elezioni legislative, tramite sempre identità digitale (SPID) e carta di identità, perché credo che le difficoltà a raccogliere le firme, dovute alle motivazioni in premessa, che sono comprensibili, sono ragioni che valgono per tutti. Quindi, quantomeno, se non c'è un'esenzione, secondo me vale la pena considerare la possibilità di farlo con modalità che non mettano a rischio nessuno, in questo caso con l'identità digitale e la carta di identità elettronica. In realtà, al Governo vorrei chiedere la possibilità o quantomeno di prevedere una riformulazione diversa che venga maggiormente incontro alla richiesta di noi sottoscrittori, oppure quantomeno un accantonamento. Lo chiederei anch'io, come gli altri colleghi che mi hanno preceduto, per cercare di arrivare ad una formulazione che possa essere più interessante per tutte le forze politiche che vorranno presentarsi alle prossime elezioni. Quindi, intanto avanzo questa richiesta al Governo, ossia se c'è la disponibilità a considerare una formulazione diversa o ad accantonarlo e a ragionarci nei prossimi minuti.

PRESIDENTE. D'accordo…

CRISTIAN ROMANIELLO (MISTO-EV-VE). Rappresentante del Governo?

PRESIDENTE. Collega, collega, per cortesia! Allora, se il Governo non intende accantonarlo, lei mi conferma che non accetta la riformulazione.

CRISTIAN ROMANIELLO (MISTO-EV-VE). Però, è scandaloso che il sottosegretario accenni un “no” con la mano, mentre parla di altri ordini del giorno. Un po' di rispetto per i parlamentari che stanno presentando un ordine del giorno me lo dovrebbe garantire lei, Presidente (Applausi)! Ma cosa sta facendo il sottosegretario Sibilia?

PRESIDENTE. Chiedo ai colleghi di liberare i banchi del Governo di modo che il sottosegretario Sibilia riesca ad ascoltare gli interventi dei colleghi. Collega Romaniello, quindi lei non accetta la riformulazione e poniamo in votazione l'ordine del giorno con il parere contrario.

CRISTIAN ROMANIELLO (MISTO-EV-VE). Ha dato parere contrario per una cosa del genere?

PRESIDENTE. Collega, se il Governo non accetta la riformulazione, si intende che il parere sia contrario.

CRISTIAN ROMANIELLO (MISTO-EV-VE). E non si rende nemmeno disponibile a fare una riformulazione come ha fatto per altri colleghi?

PRESIDENTE. Collega Romaniello, il Governo rimane sulle sue posizioni, e quindi lo pongo in votazione.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/3591-A/9 Romaniello, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 62).

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/3591-A/10 Prisco su c'è un parere contrario. Il collega Prisco chiede intervenire. Ne ha facoltà.

EMANUELE PRISCO (FDI). Grazie Presidente, sinceramente sono anche contento del parere contrario perché rivela quello che qualche indiscrezione giornalistica aveva già annunciato nei giorni scorsi. Questo ordine del giorno chiede, nel rispetto delle prerogative sullo scioglimento delle Camere da parte del Presidente della Repubblica, di mettere in atto tutte quelle procedure che consentano a questo Parlamento e al Governo di rispettare le prassi parlamentari che si sono perpetuate fino a oggi, cioè di votare prima che termini la legislatura. Andrebbe premesso che vi sarebbero tutte le condizioni per…

PRESIDENTE. Mi scusi collega, colleghi!

EMANUELE PRISCO (FDI). Non si preoccupi, parlo con il brusio, ma non mi interrompa, Presidente.

PRESIDENTE. Chiedo di liberare i banchi del Governo. Prego.

EMANUELE PRISCO (FDI). Parlo con il brusio, ma non mi interrompa, grazie. Dicevo, premesso che vi sarebbero tutte le condizioni in una maggioranza che non va d'accordo su niente per rimettere nelle mani del Presidente della Repubblica le deleghe di questo Governo oggi che il primo partito, l'ex primo partito parlamentare è, di fatto, scomparso, non solo come primo partito in quest'aula, ma nelle urne alle scorse elezioni e di fatto non esiste più in Italia. Senso di responsabilità avrebbe chiesto alla politica di ridare la parola agli italiani, ma se neanche a questo si è potuto arrivare quello che vi chiedevamo con questo ordine del giorno, quello che Fratelli d'Italia chiedeva era di mettere in atto tutte le condizioni perché si possa, come accaduto già nelle precedenti legislature, votare alla scadenza. Difatti, gira da qualche giorno sulla stampa nazionale - leggo su Il Tempo, ma ce ne sono molti altri di qualche giorno fa - il piano PD anti-Meloni. Letta vuole allungare - non lo dico io, lo dice Il Tempo - la legislatura il più possibile con Draghi fino all'estate 2023. L'obiettivo è sfruttare un anno per indebolire Fratelli d'Italia. Ed è già partita la campagna di odio della quale ovviamente ci siamo ampiamente accorti e di cui gli italiani hanno ampiamente avuto conto (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Noi lo capiamo che non siamo la destra che piace alla sinistra perché alla sinistra piace solo la destra che perde, ma esiste una destra che vuole vincere e un centrodestra che raccoglie, come è stato nelle scorse elezioni amministrative, la stragrande maggioranza del consenso degli italiani. Esiste un centrodestra libero che pretende di rimettere, come già accaduto, all'unico detentore, che rispettiamo, della sovranità popolare, cioè i cittadini e il popolo italiano, il diritto di decidere da chi farsi governare e governa chi vince le elezioni, non chi sta al Governo a prescindere dalle indicazioni del voto (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Abbiamo visto la campagna d'odio, abbiamo visto le indiscrezioni, mi auguro che non saranno confermate, per provare a portare la legislatura fino al 28 maggio 2023, dopodiché andremo nell'anticostituzionalità e, quindi, immagino che il Presidente della Repubblica faccia un atto di forza per difendere la democrazia in questo Paese. Smonteremo le bufale come abbiamo fatto fino ad ora, che già in questi giorni sono partite contro Giorgia Meloni e contro Fratelli d'Italia, denunceremo la mancanza di volontà di questo Parlamento di rimettersi alla volontà popolare e con la solita serenità, libertà e coerenza faremo scegliere agli italiani e se gli italiani ci daranno una mano questa volta, mi dispiace, vi faremo un dispetto e il vostro piano anti-Meloni si andrà a fare benedire perché vincerà la democrazia (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti. Indico… revoco l'indizione della votazione. C'è il collega Stumpo che voleva intervenire, prego.

NICOLA STUMPO (LEU). Era solo una curiosità. Siccome negli ordini del giorno si dice che non si fissano date, nel caso in cui si dovessero fissare almeno siano quelle giuste. A me risulta che questa legislatura è iniziata il 18 marzo non il 23; dico ciò perché nell'ordine del giorno in esame si richiama come scadenza naturale il 23 marzo. O quella naturale, intesa dal gruppo di Fratelli d'Italia, è l'inizio della legislatura o vale ogni giorno di marzo per cui non riesco a capire perché il 23 e non il 21, il 27 o il 9. Forse con più ragionevolezza bisognava non mettere date e comunque vale ciò che dice la legge italiana, cioè che si sciolgono le Camere alla fine dei cinque anni, poi ci possono essere usi e consuetudini ma non c'entra nulla. Questo è un ordine del giorno che non ha assolutamente alcun senso.

PRESIDENTE. Il collega Donzelli chiede di intervenire, prego.

GIOVANNI DONZELLI (FDI). Grazie Presidente, non giochiamo con le scuse, con le date o con altre questioni che non c'entrano niente, il tema è molto semplice: volete proseguire questa legislatura oltre i termini naturali perché ci sono le nomine in scadenza a maggio e volete fare delle nomine in barba alla volontà popolare, che poi si rinnoverà poco dopo, per occupare brutalmente dei posti di potere quando il popolo non vi vuole più o siete disponibili a far scegliere gli italiani? Questo è il tema, per il resto state raccontando delle fregnacce (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/3591-A/10 Prisco con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Colleghi, vi ricordo che in sede di Conferenza dei presidenti di gruppo è stato stabilito di chiudere alle 19,45, quindi verso quell'ora chiuderemo i lavori.

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 63).

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/3591-A/11 Caretta su cui c'è un parere favorevole con riformulazione. Viene accettata la riformulazione? Non viene accettata, passiamo quindi ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/3591-A/11 Caretta con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 64).

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/3591-A/12 Montaruli su cui c'è un parere contrario. La collega Montaruli chiede di intervenire. Ne ha facoltà.

AUGUSTA MONTARULI (FDI). Presidente, trovo francamente incomprensibile il parere contrario del Governo al nostro ordine del giorno che prevede di utilizzare i percettori di reddito di cittadinanza, qualora non si riescano a comporre i seggi e, quindi, utilizzarli a supporto per la composizione di regolari seggi a seguito di defezioni. Francamente lo trovo assurdo perché quanto già avvenuto a Palermo, e non solo a Palermo, di continue defezioni che hanno impedito l'apertura regolare, in tempi regolari, dei vari seggi è già di per sé scandaloso. Che non si immagini uno strumento a supporto dell'apertura regolare dei seggi è ulteriormente scandaloso. Evidentemente ci sono altre soluzioni che voi privilegiate: ho sentito il Ministro Lamorgese proporre un aumento delle paghe a scrutatori e presidenti di seggio, ma veramente con un esercito di persone che percepisce il reddito di cittadinanza voi proponete un aumento delle paghe per un'attività che invece potrebbe essere svolta da questi percettori? Veramente voi proponete questo? Altra follia, proponete di accorpare, cosa che abbiamo anche affrontato in Commissione, lasciando di fatto alcuni territori privi di un seggio ad una distanza accettabile. Siete favorevoli a qualunque fantasiosa proposta, ma non a questa che sembrerebbe la più banale. Chiedo oggettivamente al Governo di ripensare a tale proposta o di spiegarci come mai sarebbe contrario, perché sulla contrarietà vorrei sentire le motivazioni e capire quali sarebbero quelle vere per dare un parere così contrario al nostro ordine del giorno (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il collega Prisco. Ne ha facoltà.

EMANUELE PRISCO (FDI). Io credo che, in realtà, dopo i fatti scandalosi di Palermo, in una nazione normale, il Ministro dell'Interno si sarebbe dimesso, ma non si è dimesso per le centinaia di sbarchi, non si è dimesso per i rave party, insomma, come si dice, figuraccia più, figuraccia meno, ormai ne ha collezionate abbastanza nella sua carriera da Ministro…

PRESIDENTE. Collega, ha esaurito i suoi tempi.

EMANUELE PRISCO (FDI). Arrivo al punto, Presidente. Visto che si sono verificati casi di questo tipo in molte parti d'Italia e visto che i percettori di reddito di cittadinanza possono essere impiegati in lavori di pubblica utilità, ebbene, quando serve alla Nazione che ti paga il reddito di cittadinanza tu rispondi “presente” e non ti giri dall'altra parte. Questo è il senso di un ordine del giorno, quale sia il provvedimento lo decide il Governo.

PRESIDENTE. Non ci sono altre richieste d'intervento, quindi, passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/3591-A/12 Montaruli, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 65).

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/3591-A/13 Ceccanti: parere favorevole, con riformulazione.

Ha chiesto di parlare il collega Ceccanti. Ne ha facoltà.

STEFANO CECCANTI (PD). Solo per essere sicuro della riformulazione. Quindi, vengono introdotte le parole: “valutare attentamente l'opportunità di” e, poi, la parola: “apertura”, viene sostituita con il verbo: “aprire”. Tutto il resto resta uguale, okay? Bene.

PRESIDENTE. Quindi viene accettata collega? Sì, bene.

Ordine del giorno n. 9/3591-A/14 Siragusa: c'è un parere contrario.

Ha chiesto di parlare la collega Siragusa. Ne ha facoltà.

ELISA SIRAGUSA (MISTO-EV-VE). Grazie, Presidente. Mi sorprende il parere contrario a questo ordine del giorno. Avrei compreso una riformulazione, l'avrei compresa e probabilmente l'avrei anche accettata, se fosse stata ragionevole, ma un parere contrario…

Avevo presentato anche un emendamento in Commissione, su cui si è imbattuta la tagliola dell'inammissibilità, ma in questo caso, appunto, questo ordine del giorno riguarda il referendum e la possibilità di introdurre anche in Italia, come avviene in altri Paesi, come ad esempio in Svizzera, l'opuscolo informativo sui referendum, che è uno strumento di partecipazione, di democrazia, serve a far sì di avere uno strumento che possa informare i cittadini su quelli che sono i temi referendari e, quindi, è uno strumento di partecipazione.

Io lo voglio leggere: a prevedere che in occasione di ogni consultazione referendaria il Ministero dell'Interno predisponga un opuscolo informativo, in formato cartaceo e digitale, contenente una descrizione neutrale ed imparziale del quadro normativo di riferimento, nonché le posizioni dei comitati promotori rispetto alle ragioni del “sì” e del “no”. Tra l'altro, in passato, nel 2020, ci fu un ordine del giorno simile che ricevette il parere favorevole del Governo; quindi, davvero, non comprendo il parere contrario a questo ordine del giorno che serve a rafforzare la democrazia, in un momento in cui, tra l'altro, vediamo punte di astensione che dovrebbero farci spaventare.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/3591-A/14 Siragusa, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 66).

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/3591-A/15 Forciniti: c'è un parere favorevole con riformulazione. Non viene accettata, passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/3591-A/15 Forciniti, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 67).

Ha chiesto di parlare, sull'ordine dei lavori, il collega Prisco. Ne ha facoltà.

EMANUELE PRISCO (FDI). Credevo di aver terminato gli interventi, quindi, intervengo sull'ordine dei lavori, solo per precisare al collega Stumpo che basta aprire il sito del Governo in cui si vede che la legislatura è perfettamente iniziata il 23 marzo scorso, quindi, tecnicamente, termina nel termine massimo del 2023. Lo dico col massimo rispetto, però, quando uno fa il professore, insomma, almeno prima dovrebbe leggersi le notizie.

PRESIDENTE. Passiamo all'ordine del giorno n. 9/3591-A/16 Silli: c'è un parere contrario. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/3591-A/16 Silli, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 68).

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/3591-A/17 D'Ettore: c'è un parere contrario.

Ha chiesto di parlare il collega D'Ettore. Ne ha facoltà.

FELICE MAURIZIO D'ETTORE (CI). Grazie, Presidente, per avermi dato la parola. Intervengo per ricordare al sottosegretario - con il quale abbiamo lavorato in questi mesi e anni molto bene in Affari costituzionali, e mi sorprende, perché è stato sempre ragionevole - che probabilmente non ha parlato bene con gli uffici. In questa norma che qualche gruppo avversa per un timore che probabilmente è più elettorale che di altro tipo (e lo comprendo, ma tanto poi i voti sono voti, quindi, chi ce ne ha pochi, chi ce ne ha tanti, si sta pure a casa e si fa altro nella vita) è evidente che chiedere l'impegno che si tenga conto dell'entrata in vigore di una legge di conversione e che un termine sia fissato nei limiti della disponibilità del legislatore in quel momento, non solo è ragionevole, ma fa parte di una correttezza istituzionale, di un indirizzo politico generale, di un modo di comportarsi che è fuori dai giochetti e dagli interessi particolari. Ma tanto, c'è la sovranità popolare, mi meraviglia che il sottosegretario, che da questo punto di vista sempre è stato un interlocutore importante con il Ministero anche su altri temi e questioni più delicate, non abbia convinto gli uffici o qualche altro gruppo parlamentare della necessità di agire secondo la normale prassi legislativa del procedimento legislativo e non di utilizzare i provvedimenti per fare i comodi propri. Però, tanto, siccome c'è la sovranità popolare, si può fare qualsiasi cosa, torneremo a casa, molti torneranno a casa e il popolo sovrano voterà e ve ne accorgerete tutti, anche quelli che ancor oggi “speracchiano”, “spericchiano”, ma tanto a casa se ne tornano.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/3591-A/17 D'Ettore, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 69).

Siamo rimasti agli ordini del giorno nn. 9/3591-A/3 Giachetti e 9/3591-A/4 Alemanno che erano accantonati.

Sottosegretario Sibilia, a lei la parola.

CARLO SIBILIA, Sottosegretario di Stato per l'Interno. All'ordine del giorno n. 9/3591-A/3 Giachetti inserire: “a valutare l'opportunità di (..)” prima delle parole “intervenire tempestivamente, sia nel quadro della sperimentazione (…)”. Sull'ordine del giorno n. 9/3591-A/4 Alemanno il parere è favorevole.

PRESIDENTE. Collega Giachetti, accetta la riformulazione?

ROBERTO GIACHETTI (IV). Presidente, io volevo scusarmi con il sottosegretario Sibilia. Purtroppo ho una lunga esperienza parlamentare, ma non ho un'esperienza governativa, quindi, non ero arrivato a comprendere come la parola “tempestivamente” fosse una scansione temporale. Purtroppo, non ho neanche una grande istruzione, mi sono fermato alla licenza liceale, e quindi sono dovuto ricorrere alla Treccani per leggere la definizione di “tempestivamente” che dice: al tempo giusto, nel momento opportuno o, più spesso, in tempo utile (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva). Questa formulazione non indica domani, dopodomani, il 23 maggio, però, mi rendo conto che probabilmente è una mia eccessiva aspirazione e accolgo che il Governo si farà carico di valutare l'opportunità di fare in modo che tempestivamente si possa provare, con un ordine del giorno, a cambiare un pochino le cose.

PRESIDENTE. Sull'ordine del giorno n. 9/3591-A/4 Alemanno c'è un parere favorevole.

Interrompiamo a questo punto l'esame del provvedimento. Le dichiarazioni di voto finale e la votazione finale avranno luogo nella seduta di domani, a partire dalle ore 9,30.

Nuova organizzazione dei tempi di esame degli argomenti previsti per la settimana corrente a seguito della costituzione di un gruppo parlamentare.

PRESIDENTE. Avverto che, nell'allegato A al resoconto stenografico della seduta odierna, sarà pubblicata una nuova organizzazione dei tempi di esame degli argomenti previsti per la settimana corrente a seguito della costituzione del gruppo parlamentare “Insieme per il Futuro” (Vedi l'allegato A).

Riarticolazione dell'organizzazione dei lavori dell'Assemblea per la restante parte del mese di giugno 2022.

PRESIDENTE. Comunico che, a seguito dell'odierna riunione della Conferenza dei presidenti di gruppo, è stata stabilita, ai sensi dell'articolo 24, comma 2, del Regolamento, la seguente riarticolazione dell'organizzazione dei lavori dell'Assemblea per la restante parte del mese di giugno:

Giovedì 23 giugno (ore 9.30-13.30 e 15-20, con prosecuzione notturna dalle 21.30 alle 24)

Seguito dell'esame del disegno di legge n. 3591-A - Conversione in legge del decreto-legge 4 maggio 2022, n. 41, recante disposizioni urgenti per lo svolgimento contestuale delle elezioni amministrative e dei referendum previsti dall'articolo 75 della Costituzione da tenersi nell'anno 2022, nonché per l'applicazione di modalità operative, precauzionali e di sicurezza ai fini della raccolta del voto (da inviare al Senato – scadenza: 3 luglio 2022)

Seguito dell'esame degli ulteriori argomenti previsti nelle giornate di martedì 21 e mercoledì 22 giugno e non conclusi

Lunedì 27 (ore 10 e p.m., con votazioni non prima delle ore 14 e con prosecuzione notturna), martedì 28 (ore 9.30-13.30 e 15-20, con prosecuzione notturna dalle 21.30 alle 24) ed, eventualmente, mercoledì 29 giugno (ore 9.30-13.30 e 16-20, con prosecuzione notturna dalle 21.30 alle 24)

Esame del disegno di legge S. 2598 - Conversione in legge del decreto-legge 30 aprile 2022, n. 36, recante ulteriori misure urgenti per l'attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR) (ove trasmesso dal Senato – scadenza: 29 giugno 2022)

Mercoledì 29 giugno (ore 15)

Interrogazioni a risposta immediata

Mercoledì 29 giugno (al termine delle votazioni dell'Assemblea ovvero – in assenza di sedute con votazioni – ore 9.30 e p.m., con eventuale prosecuzione notturna)

Discussione sulle linee generali della proposta di legge n. 2307-2965 - Modifiche al testo unico delle leggi in materia di disciplina degli stupefacenti e sostanze psicotrope, prevenzione, cura e riabilitazione dei relativi stati di tossicodipendenza, di cui al decreto del Presidente della Repubblica 9 ottobre 1990, n. 309, in materia di coltivazione, cessione e consumo della cannabis e dei suoi derivati

Discussione sulle linee generali della proposta di legge n. 105-194-221-222-717-920-2269-2981-3511 - Modifiche alla legge 5 febbraio 1992, n. 91, recante nuove norme sulla cittadinanza

Giovedì 30 giugno (ore 9.30 e p.m., con votazioni non prima delle ore 13 e con prosecuzione notturna) e venerdì 1° luglio (ore 9.30-13.30 e 15-20)

Esame del disegno di legge n. 3614 – Conversione in legge del decreto-legge 17 maggio 2022, n. 50, recante misure urgenti in materia di politiche energetiche nazionali, produttività delle imprese e attrazione degli investimenti, nonché in materia di politiche sociali e di crisi ucraina (da inviare al Senato – scadenza: 16 luglio 2022)

Eventuale seguito dell'esame degli argomenti previsti nella settimana precedente e non conclusi.

Seguito dell'esame della proposta di legge n. 2307-2965 - Modifiche al testo unico delle leggi in materia di disciplina degli stupefacenti e sostanze psicotrope, prevenzione, cura e riabilitazione dei relativi stati di tossicodipendenza, di cui al decreto del Presidente della Repubblica 9 ottobre 1990, n. 309, in materia di coltivazione, cessione e consumo della cannabis e dei suoi derivati

Seguito dell'esame della proposta di legge n. 105-194-221-222-717-920-2269-2981-3511 - Modifiche alla legge 5 febbraio 1992, n. 91, recante nuove norme sulla cittadinanza.

Interventi di fine seduta.

PRESIDENTE. Passiamo agli interventi di fine seduta.

Ha chiesto di parlare il deputato Cantalamessa. Ne ha facoltà.

GIANLUCA CANTALAMESSA (LEGA). Grazie, Presidente. La sera tra il 4 e il 5 gennaio di quest'anno, il cimitero di Napoli ha subito un crollo dovuto a un allagamento del cantiere per la metropolitana di Napoli. Per quel crollo si sono aperti più di 200 loculi e sono venute fuori le ossa dei defunti. A distanza di sei mesi, il comune di Napoli ancora non ha ripristinato lo stato dei luoghi e non indica una data certa. Ci sono sit-in dei cittadini napoletani, che chiedono semplicemente di poter pregare per i loro defunti e questo diritto viene negato e non viene indicata una data certa. Trovo che sia inaccettabile, intollerabile e una mortificazione per i cittadini e per i loro defunti vedere questi loro diritti negati. Tra l'altro, il cimitero ha subito un altro crollo la notte tra il 5 e il 6 giugno, quindi poche settimane fa e, a tutt'oggi, non si sa quando ci sarà questo ripristino dello stato dei luoghi. La giunta del comune di Napoli, fatta anche da persone valide e capaci, negli ultimi mesi sta facendo solo proclami, tra i quali anche quello assurdo, che fortunatamente è stato ritirato, del divieto dei panni stesi all'esterno delle abitazioni, quando manca da vent'anni un piano per la sicurezza nella città di Napoli.

Diceva il grande Totò che la morte è una livella: purtroppo non a Napoli, perché esistono morti di serie A e di serie B, morti che sono nei loculi e morti che non ci sono, cittadini che possono pregare per i loro defunti e cittadini che non lo possono fare. Coinvolgeremo il Ministero della Salute per valutare eventuali conseguenze igienico-sanitarie e perché venga ripristinato lo stato dei luoghi e venga garantito il diritto di tutti i cittadini e dei loro defunti (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Fitzgerald Nissoli. Ne ha facoltà.

FUCSIA FITZGERALD NISSOLI (FI). Grazie, Presidente. Come fatto oggi in Commissione, lamento in quest'Aula, casa costituzionale dei diritti degli italiani, il negato diritto al riacquisto della cittadinanza italiana a chi l'ha perduta in seguito a espatrio. Sono amareggiata e tuttavia sorpresa da questo disinteresse riscontrando, viceversa, l'interesse solo sul tema dello ius scholae, che prevede di dare la cittadinanza ai minori stranieri che hanno frequentato la scuola in Italia. Vorrei comprendere, per cortesia, per quale strana ragione un cittadino nato, vissuto e cresciuto in Italia che ha fatto le scuole in Italia e certe volte anche il servizio militare, ora è considerato straniero e non debba avere la medesima opportunità ovvero il medesimo riconoscimento. Tra le forze politiche c'è chi sostiene che non si può allargare l'orizzonte dello ius scholae a chi vive all'estero. Qual è il senso? Stiamo parlando di soggetti nelle medesime condizioni di base: aver studiato in Italia. Allora, il problema sta nel fatto che non sono stranieri. Agli italiani espatriati, infatti, questo diritto vuole essere negato. Ma davvero stiamo discriminando la loro origine italiana? Mi viene il dubbio che in quest'Aula sia forte la necessità della propaganda, oltre quella di garantire diritti uguali per tutti.

Sarò franca, Presidente: nulla di tutto questo ha attinenza con la visione di un Governo dalle larghe intese che vorrebbe, tra l'altro, rilanciare il sistema Italia, di cui i nostri connazionali all'estero sono espressione attiva. Riconoscere la cittadinanza a chi era già cittadino italiano, nato in Italia, è semplicemente una questione di buonsenso. Lei oggi, quando sente la mia voce, immagini e ascolti la somma di mille di queste voci. Diamo a queste persone, a questi italiani di fatto, quel riconoscimento giuridico che gli spetta. Sono qui in loro rappresentanza a reclamare un diritto che gioverà all'intero Paese e alla nostra democrazia. Invito, pertanto, i colleghi a cogliere questa opportunità, perché siamo tutti italiani e dobbiamo rispettarci reciprocamente.

Ordine del giorno della prossima seduta.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.

Giovedì 23 giugno 2022 - Ore 9,30:

1. Seguito della discussione del disegno di legge:

Conversione in legge del decreto-legge 4 maggio 2022, n. 41, recante disposizioni urgenti per lo svolgimento contestuale delle elezioni amministrative e dei referendum previsti dall'articolo 75 della Costituzione da tenersi nell'anno 2022, nonché per l'applicazione di modalità operative, precauzionali e di sicurezza ai fini della raccolta del voto. (C. 3591-A​)

Relatore: FRANCESCO SILVESTRI.

2. Seguito della discussione delle mozioni Lupi, Squeri e Schullian n. 1-00540, Vianello ed altri n. 1-00545, Masi ed altri n. 1-00614, Binelli ed altri n. 1-00628, Foti ed altri n. 1-00641, Dori ed altri n. 1-00649 e Ruffino ed altri 1-00664 concernenti iniziative in materia di energia nucleare di nuova generazione .

3. Seguito della discussione delle mozioni Scerra ed altri n. 1-00586, Valentini ed altri n. 1-00610, Raduzzi ed altri n. 1-00620 e Lollobrigida ed altri n. 1-00632 concernenti iniziative in materia di disciplina di bilancio e governance economica dell'Unione europea .

4. Seguito della discussione della proposta di legge:

FOTI ed altri: Modifica all'articolo 71 del codice del Terzo settore, di cui al decreto legislativo 3 luglio 2017, n. 117, in materia di compatibilità urbanistica dell'uso delle sedi e dei locali impiegati dalle associazioni di promozione sociale per le loro attività. (C. 1059-A/R​)

Relatori: DEIANA, per la maggioranza; FOTI, di minoranza.

5. Seguito della discussione del testo unificato delle proposte di legge:

BENDINELLI ed altri; MASCHIO ed altri: Disciplina del volo da diporto o sportivo. (C. 2493​-2804-A​)

Relatore: BENDINELLI.

6. Seguito della discussione delle mozioni Lollobrigida ed altri n. 1-00671, Manzo ed altri n. 1-00672 e Andreuzza ed altri n. 1-00673 concernenti iniziative per sopperire alla carenza di personale nei settori del turismo e dell'agricoltura e per sostenere le relative filiere produttive .

7. Seguito della discussione della proposta di legge costituzionale:

BARELLI ed altri: Modifica all'articolo 114 della Costituzione, in materia di ordinamento e poteri della Città di Roma, capitale della Repubblica. (C. 1854-A​)

e delle abbinate proposte di legge costituzionali: MORASSUT ed altri; CECCANTI; MELONI ed altri. (C. 2938​-2961​-3118​)

Relatori: CECCANTI e CALABRIA.

La seduta termina alle 19,55.

SEGNALAZIONI RELATIVE ALLE VOTAZIONI EFFETTUATE NEL CORSO DELLA SEDUTA

Nel corso della seduta sono pervenute le seguenti segnalazioni in ordine a votazioni qualificate effettuate mediante procedimento elettronico (vedi Elenchi seguenti):

nella votazione n. 10 le deputate Montaruli e Bartolozzi hanno segnalato che non sono riuscite ad esprimere voto contrario;

nelle votazioni nn. 18 e 38 la deputata Colmellere ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario;

nella votazione n. 22 il deputato Cirielli ha segnalato che ha erroneamente espresso voto favorevole mentre avrebbe voluto astenersi dal voto;

nella votazione n. 33 il deputato Prisco ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario;

nella votazione n. 34 il deputato Cirielli ha segnalato che ha erroneamente espresso voto contrario mentre avrebbe voluto astenersi dal voto;

nella votazione n. 43 il deputato Romaniello ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario;

nella votazione n. 44 la deputata Covolo ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole;

nella votazione n. 51 le deputate Benedetti, Ehm e Sarli hanno segnalato che si sono erroneamente astenute mentre avrebbero voluto esprimere voto favorevole;

nella votazione n. 52 le deputate Benedetti, Ehm e Sarli hanno segnalato che hanno erroneamente espresso voto favorevole mentre avrebbero voluto astenersi dal voto;

nella votazione n. 53 le deputate Benedetti, Ehm e Sarli hanno segnalato che si sono erroneamente astenute mentre avrebbero voluto esprimere voto contrario;

nelle votazioni nn. 55, 56 e 57 il deputato Rixi ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario;

nella votazione n. 57 i deputati Comaroli e Mariani hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto contrario.

VOTAZIONI QUALIFICATE EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO

INDICE ELENCO N. 1 DI 6 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 13)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
1 Nominale Ris. Suriano e a. n. 6-222 472 467 5 234 27 440 59 Resp.
2 Nominale Ris. Suriano e a. n. 6-222 p.II 475 473 2 237 65 408 59 Resp.
3 Nominale Ris. Suriano e a. n. 6-222 p.III 474 473 1 237 29 444 59 Resp.
4 Nominale Ris. Suriano e a. n. 6-222 p.IV 471 467 4 234 28 439 59 Resp.
5 Nominale Ris. Suriano e a. n. 6-222 p.V 468 450 18 226 14 436 59 Resp.
6 Nominale Ris. Suriano e a. n. 6-222 p.VI 470 455 15 228 12 443 59 Resp.
7 Nominale Ris. Suriano e a. n. 6-222 p.VII 473 461 12 231 21 440 59 Resp.
8 Nominale Ris. Suriano e a. n. 6-222 p.VIII 475 466 9 234 23 443 58 Resp.
9 Nominale Ris. Suriano e a. n. 6-222 p.IX 469 465 4 233 65 400 58 Resp.
10 Nominale Ris. Fratoianni e a. n. 6-223 470 466 4 234 33 433 58 Resp.
11 Nominale Ris. Fratoianni e a. n. 6-223 pII 465 462 3 232 33 429 58 Resp.
12 Nominale Ris. Fratoianni e a. n. 6-223 p.III 474 458 16 230 21 437 58 Resp.
13 Nominale Ris. Berti e a. n. 6-224 473 439 34 220 410 29 58 Appr.

F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M = Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui é mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi é premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.

INDICE ELENCO N. 2 DI 6 (VOTAZIONI DAL N. 14 AL N. 26)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
14 Nominale Ris. Romaniello e a. n. 6-225 473 436 37 219 31 405 58 Resp.
15 Nominale Ris. Romaniello e a. n. 6-225 p.II 468 461 7 231 29 432 58 Resp.
16 Nominale Ris. Romaniello e a. n. 6-225 p.III 476 470 6 236 62 408 58 Resp.
17 Nominale Ris. Romaniello e a. n. 6-225 p.IV 470 464 6 233 15 449 58 Resp.
18 Nominale Ris. Romaniello e a. n. 6-225 p.V 468 431 37 216 30 401 58 Resp.
19 Nominale Ris. Romaniello e a. n. 6-225 p.VI 471 467 4 234 26 441 58 Resp.
20 Nominale Ris. Romaniello e a. n. 6-225 p.VII 470 466 4 234 28 438 58 Resp.
21 Nominale Ris. Romaniello e a. n. 6-225 pVIII 474 458 16 230 47 411 58 Resp.
22 Nominale Ris. Romaniello e a. n. 6-225 p.IX 473 432 41 217 23 409 58 Resp.
23 Nominale Ris. Romaniello e a. n. 6-225 p.X 470 467 3 234 28 439 58 Resp.
24 Nominale Ris. Romaniello e a. n. 6-225 p.XI 468 431 37 216 28 403 58 Resp.
25 Nominale Ris. Romaniello e a. n. 6-225 p.XII 471 464 7 233 38 426 58 Resp.
26 Nominale Ris. Romaniello e a. n. 6-225 pXIII 467 463 4 232 53 410 59 Resp.


INDICE ELENCO N. 3 DI 6 (VOTAZIONI DAL N. 27 AL N. 39)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
27 Nominale Ris. Corda e a. n. 6-226 459 455 4 228 61 394 58 Resp.
28 Nominale Ris. Corda e a. n. 6-226 p.II 462 458 4 230 27 431 59 Resp.
29 Nominale Ris. Corda e a. n. 6-226 p.III 461 458 3 230 28 430 58 Resp.
30 Nominale Ris. Corda e a. n. 6-226 p.IV 467 464 3 233 28 436 58 Resp.
31 Nominale Ris. Corda e a. n. 6-226 p.V 466 459 7 230 22 437 58 Resp.
32 Nominale Ris. Corda e a. n. 6-226 p.VI 466 463 3 232 64 399 58 Resp.
33 Nominale Ris. Corda e a. n. 6-226 p.VII 463 456 7 229 27 429 58 Resp.
34 Nominale Ris. Corda e a. n. 6-226 p.VIII 465 430 35 216 26 404 58 Resp.
35 Nominale Ris. Corda e a. n. 6-226 p.IX 463 462 1 232 22 440 59 Resp.
36 Nominale Ris. Corda e a. n. 6-226 p.X 457 454 3 228 28 426 58 Resp.
37 Nominale Ris. Corda e a. n. 6-226 p.XI 467 462 5 232 61 401 58 Resp.
38 Nominale Ris. Corda e a. n. 6-226 p.XII 457 452 5 227 60 392 58 Resp.
39 Nominale Ris. Corda e a. n. 6-226 p.XIII 459 454 5 228 61 393 58 Resp.


INDICE ELENCO N. 4 DI 6 (VOTAZIONI DAL N. 40 AL N. 52)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
40 Nominale Ris. Corda e a. n. 6-226 p.XIV 463 461 2 231 30 431 58 Resp.
41 Nominale Ris. Corda e a. n. 6-226 p.XV 460 455 5 228 60 395 58 Resp.
42 Nominale Ris. Corda e a. n. 6-226 p.XVI 460 456 4 229 20 436 58 Resp.
43 Nominale Ris. Lollobrigida e a. n. 6-227 457 69 388 35 47 22 58 Appr.
44 Nominale Inserimento odg Ddl 3634 365 365 0 274 323 42 94 Appr.
45 Nominale Ddl 3343-A - voto finale 370 365 5 183 322 43 93 Appr.
46 Nominale Ddl 3591-A - em. 3.1 - I p. 351 346 5 174 45 301 92 Resp.
47 Nominale em. 4.2 356 346 10 174 36 310 92 Resp.
48 Nominale em. 4.4 352 345 7 173 38 307 92 Resp.
49 Nominale em. 6.1 354 325 29 163 16 309 92 Resp.
50 Nominale em. 6.2 358 349 9 175 36 313 92 Resp.
51 Nominale em. 6-bis.103 356 322 34 162 10 312 92 Resp.
52 Nominale em. 6-bis.111 360 358 2 180 21 337 92 Resp.


INDICE ELENCO N. 5 DI 6 (VOTAZIONI DAL N. 53 AL N. 65)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
53 Nominale em. 6-bis.200 358 330 28 166 11 319 92 Resp.
54 Nominale em. 6-bis.105, 6-bis.108 364 362 2 182 33 329 92 Resp.
55 Nominale em. 6-bis.102 355 353 2 177 34 319 92 Resp.
56 Nominale em. 6-bis.106 357 332 25 167 17 315 92 Resp.
57 Nominale em. 6-bis.107 360 354 6 178 12 342 92 Resp.
58 Nominale art. agg. 6-bis.03 356 352 4 177 16 336 92 Resp.
59 Nominale art. agg. 6-bis.06 359 358 1 180 22 336 92 Resp.
60 Nominale em. 7.100 359 337 22 169 26 311 92 Resp.
61 Nominale odg 9/3591-A/6 346 346 0 174 46 300 92 Resp.
62 Nominale odg 9/3591-A/9 339 338 1 170 43 295 92 Resp.
63 Nominale odg 9/3591-A/10 336 334 2 168 45 289 92 Resp.
64 Nominale odg 9/3591-A/11 345 337 8 169 39 298 92 Resp.
65 Nominale odg 9/3591-A/12 331 328 3 165 41 287 92 Resp.


INDICE ELENCO N. 6 DI 6 (VOTAZIONI DAL N. 66 AL N. 69)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
66 Nominale odg 9/3591-A/14 336 315 21 158 45 270 92 Resp.
67 Nominale odg 9/3591-A/15 335 330 5 166 18 312 92 Resp.
68 Nominale odg 9/3591-A/16 336 324 12 163 35 289 92 Resp.
69 Nominale odg 9/3591-A/17 333 323 10 162 38 285 92 Resp.