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Resoconto dell'Assemblea

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XVIII LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 708 di mercoledì 15 giugno 2022

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE ROBERTO FICO

La seduta comincia alle 9,35.

PRESIDENTE. La seduta è aperta.

Invito la deputata segretaria a dare lettura del processo verbale della seduta precedente.

ANNA RITA TATEO, Segretaria, legge il processo verbale della seduta di ieri.

PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.

(È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati in missione a decorrere dalla seduta odierna sono complessivamente 108, come risulta dall'elenco consultabile presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto stenografico della seduta odierna (Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna).

Preavviso di votazioni elettroniche (ore 9,37).

PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.

Sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare sull'ordine dei lavori il deputato Trizzino. Ne ha facoltà.

GIORGIO TRIZZINO (MISTO-A-+E-RI). Grazie, Presidente, buongiorno. L'altro ieri - come ho anticipato nella seduta ieri - è deceduto Fabio Ridolfi, l'uomo di 46 anni che da tempo era paralizzato e non riusciva a ottenere dall'azienda sanitaria territoriale delle Marche l'autorizzazione alla procedura di suicidio assistito. L'azienda delle Marche gli aveva dato l'autorizzazione e aveva riconosciuto le sue condizioni cliniche di terminalità (i requisiti erano tutti presenti), aveva anche individuato i farmaci che potevano essere utilizzati, ma, alla fine, lì si è fermata e non è stato più portato avanti il percorso ed espletata la procedura. Allora, Fabio si è trovato, ancora una volta, solo, a dover decidere: aveva, sì, la possibilità di porre fine alla sua vita, ma non poteva concretamente farlo. Allora, ha scelto una scorciatoia, quella che lui aveva sempre voluto evitare: ha chiesto di interrompere i trattamenti di idratazione e nutrizione artificiale e di sottoporsi alla sedazione profonda. Per chi non lo sapesse, la sedazione profonda è un intervento farmacologico che viene fatto con farmaci specifici, con i quali si ottiene un'immediata sedazione, a cui segue nel tempo, con la sospensione dei trattamenti, il decesso.Fabio ha avuto fortuna, perché non ha avuto il tempo per cui la sospensione dell'idratazione e della nutrizione potessero causare quel disfacimento, quella condizione drammatica di un corpo che non viene più nutrito e non viene più idratato. È morto dopo poche ore dall'inizio della sedazione, era un corpo debilitato. Ha avuto un po' di fortuna. Lui voleva evitare alla sua famiglia questa scena, questo quadro drammatico di un corpo che andava incontro alla morte perché non era più alimentato e non era più idratato.

Questo è il caso di Fabio, ma rimane ancora il caso di Mario: Mario rifiuta invece, sempre nella regione Marche, questa procedura della sedazione terminale. Lui vuole ricorrere al suicidio assistito. Anche qui la regione Marche gli ha dato tutte le autorizzazioni, ma mancano i collegamenti finali; manca, signor Presidente, una pompa di infusione, perché i farmaci lì sono stati individuati, ci sono. Manca una pompa di infusione perché Mario non la vuole acquistare, non vuole essere lui a spendere dei soldi per morire. Vorrebbe che fosse il sistema sanitario nazionale a garantirgli questo ultimo atto.

E allora, Presidente, mentre noi stiamo tacitamente ancora parlando della morte di una persona, nell'indifferenza assoluta di un'Aula semivuota, al Senato è fermo da tre mesi l'esame del disegno di legge. Sì, si stanno facendo le solite audizioni, di cui - mi consentano i colleghi senatori - si sarebbe forse potuto fare a meno, considerato che noi qui, alla Camera, avevamo un lungo elenco di soggetti auditi. Si sarebbe potuto valutare queste audizioni, fare qualche piccola correzione; invece no, si è ricominciato daccapo l'iter, che non sappiamo quando terminerà. Intanto, Mario aspetta; Mario e, come lui, altre persone aspettano una legge. Non so cosa chiederle, Presidente, perché so che è irrituale assolutamente quello che le posso chiedere, ossia di sollecitare l'altro ramo del Parlamento, perché non potrà mai farlo, me ne rendo conto, però vorrei che almeno il Governo, il sottosegretario Costa, che comunque ha un ruolo di coordinamento, possa sollecitare, con i canoni, con le metodologie più giuste, più opportune, il Senato a far presto, perché Mario non può aspettare.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare sull'ordine dei lavori la deputata Lucaselli. Ne ha facoltà.

YLENJA LUCASELLI (FDI). Presidente, noi sapevamo che, all'esito del risultato di queste elezioni amministrative, saremmo stati attaccati; non immaginavamo, però, che ciò si sarebbe trasformato in una campagna di fango, che è indegna per uno Stato democratico (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Questo non lo possiamo accettare! E, allora, dobbiamo denunciare oggi, qui, in Aula, quello che è successo ieri nella campagna mediatica, e chiedo a tutti i colleghi del Partito Democratico di prendere una posizione chiara, perché, quando una collega come la Quartapelle o “Quartaballe” racconta che Fratelli d'Italia è legata a un'associazione che prende finanziamenti dalla Russia, parla sapendo di mentire (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)! E da queste dichiarazioni bisogna prendere le distanze, perché questo mina il confronto democratico fra forze politiche che vogliono parlare, invece, di temi.

Ma non è l'unica cosa accaduta ieri: Zan dice che il discorso della Meloni è un discorso d'odio, d'odio solo perché si parla di famiglia, si parla di valori, si parla di quello in cui noi crediamo. Fatevene una ragione, dovete fare i conti con il nostro modo di vedere l'Italia (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia), di vedere la cultura italiana.

E non è finito, noi chiediamo che ci sia un intervento forte da parte di questo Parlamento anche nei confronti dell'ordine dei giornalisti. La Gruber invita in trasmissione una filosofa, non meglio famosa, Braidotti, che parla di propaganda assassina, propaganda assassina (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)!

Noi abbiamo dedicato questi anni di legislatura al popolo italiano e voi dovreste ringraziare di avere un'opposizione la cui leader riesce ancora oggi a parlare al popolo italiano e a preoccuparsene, cosa che voi non fate più, negli ultimi vent'anni.

E potrei aggiungere tutta un'altra serie di dichiarazioni. A DiMartedì, ad esempio, ci sono state altre dichiarazioni da parte di una scrittrice.

L'ordine dei giornalisti deve prendere una posizione, questo Parlamento deve, chiaramente e, in modo assolutamente lapalissiano, prendere le distanze da tutte queste dichiarazioni. Non è ammissibile, e la responsabilità è esclusivamente della sinistra. Allora, noi chiediamo non solo che il segretario del Partito Democratico venga a chiarire se condivide quello che è stato detto dai propri parlamentari nell'esercizio istituzionale, perché non dobbiamo mai dimenticarci che i parlamentari hanno, prima di tutto, una funzione istituzionale, e alcuni commenti non sono ammissibili, non sono degni di chi fa parte di quest'Aula (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare sull'ordine dei lavori il deputato Verini. Ne ha facoltà.

WALTER VERINI (PD). Presidente, devo dire che sono veramente scandalizzato dal tono e dai contenuti di questo intervento. Ieri, la nostra deputata Lia Quartapelle ha semplicemente criticato, in maniera dura, come la circostanza meritava, esigeva, un intervento fatto in Spagna, a Vox, dalla leader di Fratelli d'Italia Giorgia Meloni, che, dal punto di vista politico, dal mio punto di vista, è stato raccapricciante (Commenti dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). È stato un intervento che ha sfoderato i peggiori luoghi comuni del sovranismo e anche del suprematismo (Commenti dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia); un intervento che ha sfoderato i peggiori luoghi comuni di una società chiusa, contro la società aperta, che ha parlato di immigrati come cose inferiori rispetto alla supremazia etnica (Vive proteste dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)…

SERSE SOVERINI (PD). Fai parlare, fai parlare!

PRESIDENTE. Colleghi! Colleghi!

WALTER VERINI (PD). …che ha parlato dei diritti, del tema dei diritti civili come se fossero una cosa da combattere, quando l'Europa, le società liberali, la democrazia si basa - e si devono basare - sul rispetto dei diritti sociali, ma anche dei diritti civili (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico), cosa che è estranea al discorso che ieri abbiamo sentito da parte della leader di Fratelli d'Italia. Quando Lia Quartapelle ha accusato quella rete della quale fa parte Vox - e certi ambienti, francamente, è meglio non frequentarli - ha parlato di quella rete, legata anche a oligarchi russi; non si riferiva, ovviamente, al fatto che un partito come Fratelli d'Italia abbia o meno - naturalmente non pensiamo questo - rapporti finanziari con la Russia di Putin e gli oligarchi, almeno Fratelli d'Italia – almeno Fratelli d'Italia -, ma ha semplicemente indicato quella rete come strettamente legata, dal punto di vista politico, propagandistico e anche finanziario, alla Russia di Putin, che, come è noto, sta calpestando, non solo in Ucraina, ma anche nel proprio Paese, i principi elementari di libertà e democrazia.

Quindi, francamente, si vada alla sostanza. Un vostro esponente, Malan, addirittura, parlando dell'intervento di Lia Quartapelle, ha evocato gli anni di piombo, paragonando un intervento politico duro – duro -, quello di Lia Quartapelle, a quegli anni, quando i brigatisti usavano le loro armi per combattere chi pensavano fosse un nemico, e non un avversario. Ascoltate, per un partito che ha avuto qui, in questi banchi, persone come Giovanni Bachelet (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico), come Olga D'Antona, come Sabina Rossa, persone che hanno sulla propria pelle le ferite di quegli anni, è vergognoso avere usato questa espressione.

Quindi, concludendo, cerchiamo di avere il senso della misura e di capire che, quando chiediamo davvero fino in fondo di fare i conti con la storia, di fare i conti con il fascismo, significa fare i conti con dei disvalori, fare i conti (Vive proteste dei deputati Foti, Caiata e Lucaselli)

PRESIDENTE. Deputato Foti, per favore…Per favore, deputato Foti, per favore, deve finire l'intervento, il collega deve terminare l'intervento, non deve urlare. In Aula non si urla…In Aula non si urla…Se poi vuole intervenire, interviene come sempre. Deputato Caiata, anche lei, la richiamo all'ordine. Prego, concluda.

WALTER VERINI (PD). Sto finendo, Presidente. Devo dire solo che eviterei; evidentemente cercano di dare un po' di anima e un po' di colore a quella che evidentemente considerano un'Aula sorda e grigia (Proteste dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)…

PRESIDENTE. Deputato Verini, vada avanti nell'intervento. Deputato Verini, vada avanti nell'intervento! Vada avanti nell'intervento!

WALTER VERINI (PD). …ma non ci faranno tacere.

PAOLO TRANCASSINI (FDI). Presidente! Non si può permettere!

PRESIDENTE. Ho detto di andare avanti nell'intervento…

SALVATORE CAIATA (FDI). Faccia il Presidente!

PRESIDENTE. Non interloquisco così…Non interloquisco così (Reiterate proteste del deputato Trancassini)… Trancassini…Trancassini, non interloquisco in questo modo.

TOMMASO FOTI (FDI). Pagliaccio!

PRESIDENTE. Deputato Foti, la richiamo all'ordine (Vive proteste Fratelli d'Italia)! Non è il modo e non sono le parole che si usano in Aula e verso la Presidenza! Non sono le parole che si usano verso la Presidenza! Io ho richiamato…Ho richiamato…Per favore, per favore, per favore!

Seguito della discussione delle mozioni Nappi, Panizzut, Carnevali, Mandelli, Noja, Bologna, Stumpo, Menga, Lapia, Trizzino ed altri n. 1-00618, Gemmato ed altri n. 1-00645 e Sapia ed altri n. 1-00654 concernenti iniziative per la riorganizzazione dell'assistenza sanitaria territoriale.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione delle mozioni Nappi, Panizzut, Carnevali, Mandelli, Noja, Bologna, Stumpo, Menga, Lapia, Trizzino ed altri n. 1-00618 (Nuova formulazione), Gemmato ed altri n. 1-00645 e Sapia ed altri n. 1-00654 concernenti iniziative per la riorganizzazione dell'assistenza sanitaria territoriale (Vedi l'allegato A).

Avverto che, dopo la conclusione della discussione sulle linee generali che ha avuto luogo nella seduta di lunedì 9 maggio 2022, è stata presentata la mozione Sapia ed altri n. 1-00654, che è già stata iscritta all'ordine del giorno.

(Parere del Governo)

PRESIDENTE. Invito il rappresentante del Governo ad esprimere il parere sulle mozioni all'ordine del giorno.

ANDREA COSTA, Sottosegretario di Stato per la Salute. Grazie, Presidente. Procedo con i pareri sulla mozione unitaria.

Per quanto riguarda l'impegno n. 1, il parere è favorevole con la seguente riformulazione: “ad istituire uno specifico tavolo di lavoro costituito da rappresentanti delle regioni e delle province autonome, del Ministero della Salute e del Ministero dell'Economia e delle finanze per monitorare l'attuazione del DM n. 71, con riguardo al profilo economico-finanziario, nonché in relazione a eventuali esigenze organizzative, ivi compresi i relativi fabbisogni di personale e/o anche in relazione a eventuali esigenze normative. All'esito dei lavori del tavolo, il Governo si impegna a reperire, gradualmente e compatibilmente con i vincoli di finanza pubblica, le risorse eventualmente necessarie a consentire la completa attuazione del presente decreto.”.

Sull'impegno n. 2, il parere è favorevole con la seguente riformulazione: “a valutare iniziative volte a prevedere l'impiego di professionisti sanitari (quali ad esempio psicologi, ostetriche, professionisti dell'area della prevenzione, della riabilitazione e tecnica), in una logica di risposte integrate di comunità, anche con l'utilizzo di tecnologie abilitanti all'interconnessione di sistemi digitali per una più efficace cura e assistenza dei pazienti”.

Sull'impegno n. 3, il parere è favorevole con la seguente riformulazione: “ad adottare le iniziative di competenza per reperire le risorse necessarie nell'ambito del rinnovo dei contratti, al fine di garantire tutele adeguate per i professionisti della medicina convenzionata”.

Sugli impegni nn. 4 e 5, il parere è favorevole.

Sull'impegno n. 6, il parere è favorevole con la seguente riformulazione: “ad adottare le iniziative di competenza per valorizzare il ruolo del medico di medicina generale e del pediatra di libera scelta nell'ambito della riorganizzazione territoriale, anche nell'ambito delle case della comunità”.

Sull'impegno n. 7, il parere è favorevole con la seguente riformulazione: “a promuovere, nelle aree nelle quali, per le caratteristiche geografiche e morfologiche del territorio, le case della comunità Hub possono risultare distanti, la presenza di case di comunità Spoke e/o la piena operatività dei medici di medicina generale, anche in collegamento con la casa di comunità e attraverso l'uso di strumenti di prima diagnostica, rete e telemedicina, al fine di garantire un'assistenza di prossimità adeguata e non accrescere le diseguaglianze territoriali”.

Sugli impegni nn. 8 e 9, il parere è favorevole.

Sull'impegno n. 10, il parere è favorevole con la riformulazione “a valutare la possibilità di”. Sugli impegni nn. 11 e 12, il parere è favorevole.

Sull'impegno n. 13, il parere è favorevole con la seguente riformulazione: “a valutare iniziative di competenza volte a potenziare l'odontoiatria pubblica e ad agevolare il ricambio generazionale degli organici e l'erogazione di un maggiore volume di prestazioni”.

Sull'impegno n. 14, il parere è favorevole per quanto riguarda la lettera a); mentre per quanto riguarda la lettera b), il parere è favorevole con la seguente riformulazione: “ad adottare le iniziative di competenza perché nella riorganizzazione della rete di medicina territoriale vengano potenziati i servizi di psicologia, con particolare riguardo alla funzione svolta nelle case di comunità, in conformità a quanto previsto dal nuovo regolamento in fase di pubblicazione che disciplina l'assistenza territoriale, e quindi sviluppando un sistema basato sull'approccio alla persona e ai suoi bisogni, e garantendo la massima integrazione delle competenze psicologiche”.

Sull'impegno n. 15, il parere è favorevole.

Sull'impegno n. 16, il parere è favorevole con la seguente riformulazione: “ad adottare iniziative per introdurre meccanismi remunerativi che contemplino anche forme di remunerazione per risultato clinico o di salute, così da attivare azioni corresponsabili virtuose in relazione al risultato atteso”.

Sull'impegno n. 17, il parere è favorevole con la seguente riformulazione: “a valutare l'adozione di iniziative per coinvolgere i medici di comunità e delle cure primarie, opportunamente formati, nell'ambito dei nuovi modelli organizzativi dell'assistenza territoriale, assicurare un'organica revisione del corso di formazione specifica in medicina generale, anche orientando i relativi contenuti formativi all'acquisizione di competenze per l'utilizzo delle nuove tecnologie”.

Sugli impegni nn. 18 e 19, il parere è favorevole.

Sull'impegno n. 20, il parere è favorevole a condizione che sia espunta la parola “assistenziale”.

Infine, sull'impegno n. 21, il parere è favorevole.

Per quanto riguarda la mozione Gemmato ed altri n. 1-00645, si chiede di espungere dalle premesse i punti 1, 3, 4, 5, 6, 10, 16, 17 e 18.

PRESIDENTE. Sottosegretario Costa, manca il parere sulle premesse della mozione precedente.

ANDREA COSTA, Sottosegretario di Stato per la Salute. Parere favorevole.

Tornando alla mozione Gemmato ed altri n. 1-00645, per quanto riguarda gli impegni, sull'impegno n. 1, il parere è favorevole.

Sull'impegno n. 2, il parere è favorevole con la seguente riformulazione: “a valutare l'opportunità di” e “nel rispetto dei vincoli di bilancio”.

Sull'impegno n. 3, il parere è favorevole.

Sull'impegno n. 4, il parere è favorevole con la seguente riformulazione: “nel rispetto dei vincoli di bilancio”.

Sull'impegno n. 5, il parere è favorevole.

Sull'impegno n. 6, il parere è favorevole a condizione che le parole “generalizzando il ricorso” siano sostituite dalle parole “valorizzando la funzione”.

Sull'impegno n. 7, il parere è favorevole.

Sull'impegno n. 8, il parere è favorevole a condizione che sia inserita la seguente riformulazione: “a proseguire nelle attività di competenza volte ad implementare una corretta previsione e pianificazione del personale sanitario”.

Sull'impegno n. 9, il parere è favorevole con la riformulazione: “a valutare la possibilità di procedere”.

Sull'impegno n. 10, il parere è favorevole premettendo la formula: “a valutare, nel rispetto della riforma in corso (…)”.

Sull'impegno n. 11, il parere è favorevole con la seguente riformulazione: “a voler rivedere i criteri di ripartizione del Fondo sanitario nazionale, ricorrendo a nuovi pesi in relazione ai criteri indicati dalla legge n. 662 del 1996, con particolare riferimento alla lettura dei fenomeni legati alla deprivazione e ai tassi di mortalità della popolazione”.

Sull'impegno n. 12, il parere è favorevole con la seguente riformulazione: “ad adottare le opportune iniziative per potenziare la rete di emergenza-urgenza, anche attraverso la valorizzazione del ruolo dei medici ivi operanti, nonché, in collaborazione con il Ministero dell'Università e della ricerca, dei relativi percorsi di specializzazione”.

Passiamo, infine, ai pareri sulla mozione Sapia ed altri n. 1-00654. Per quanto riguarda il primo impegno, il parere è contrario.

Sul secondo impegno, il parere è favorevole con la riformulazione: “a valutare l'opportunità di”.

Sul terzo impegno, il parere è favorevole a condizione che venga riformulato in questo modo: “a promuovere l'inserimento, nel decreto ministeriale di cui in premessa, recante modelli e standard per lo sviluppo dell'assistenza territoriale nel Servizio sanitario nazionale, con riferimento al distretto, di criteri che tengano conto della densità di popolazione e delle caratteristiche orografiche del territorio.

Infine, per quanto riguarda il quarto impegno il parere è favorevole con le riformulazioni: “a valutare l'opportunità di” e “compatibilmente con i vincoli di bilancio”.

PRESIDENTE. Sottosegretario, manca il parere sulle premesse dell'ultima mozione.

ANDREA COSTA, Sottosegretario di Stato per la Salute. Parere favorevole.

(Dichiarazioni di voto)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto. Ha chiesto di parlare la deputata Rosa Menga. Ne ha facoltà.

ROSA MENGA (MISTO-EV-VE). Grazie, Presidente. Sottosegretario, colleghe e colleghi, oggi finalmente il Parlamento si esprime sul tema dell'assistenza sanitaria e socio-sanitaria territoriale. Se n'è fatto un gran parlare in questi due anni e mezzo di pandemia, con un asse, direi, anche troppo spostato sulle problematiche legate all'emergenza COVID, come se non ve ne fossero altre ben più antiche, ma il dibattito è stato affrontato in modo non organico e non con l'obiettivo, come oggi, di impegnare il Governo a riformare il sistema.

Ecco, forse l'errore di ragionamento che spesso viene compiuto sta tutto in questa parola: “sistema”. L'acronimo SSN troppe volte è declinato come sistema sanitario nazionale, intendendo quella complessità organizzata di strutture, figure professionali e prestazioni erogate. Dunque, è in tale ottica che si inserisce la riorganizzazione prevista dal PNRR, con l'istituzione di una rete di case di comunità hub e spoke, ospedali di comunità, centrali operative territoriali e così via. Ricordo, a me stessa in primis, che però quella prima “S” di SSN non sta per “sistema”, ma sta per “servizio”, un servizio che lo Stato deve rendere indistintamente a tutti i cittadini per l'intero arco della loro vita, per curarli quando si ammalano e soprattutto per aver cura di loro. Certamente, non si può avere cura dei pazienti se non si ha prima cura del personale, sanitario e non, che li assiste quotidianamente. È proprio per questo che, attraverso questa mozione, in estrema sintesi noi chiediamo che, nella realizzazione di tutto quanto previsto dal PNRR, non si pensi solo ai meri aspetti logistici ma si investano tutte le risorse economiche necessarie a potenziare il personale, a prevedere l'impiego di figure professionali ad alta valenza comunitaria, quali, ad esempio, gli psicologi, gli assistenti sociali, il personale ostetrico e, soprattutto, a valorizzare ciascuna di queste figure.

Se vogliamo davvero che le case di comunità non siano cattedrali nel deserto, allora è necessario che il personale sanitario sia incentivato a lavorarci, con la garanzia delle giuste tutele, quali ferie, malattia e maternità; diritti che, purtroppo, ad oggi, al personale convenzionato vengono ancora negati, senza mai dimenticare chi, invece, in quelle case di comunità non andrà a lavorarci ma sarà comunque un presidio indispensabile di assistenza proprio nei territori più disagiati e lontani da tutti gli altri servizi. Una valorizzazione, dunque, che passa attraverso il riconoscimento delle tutele per questi professionisti, ma passa anche attraverso la riqualificazione del percorso formativo, affinché la formazione, nello specifico, dei medici di medicina generale acquisisca finalmente il rango di specializzazione al pari di tutte le altre.

Vi sarebbero molti altri impegni qualificanti contenuti nel testo della mozione unitaria che come Europa Verde abbiamo deciso di sostenere, ma mi limito a citare questi perché li ritengo fondanti per l'impegno che in questo momento il Governo assume dinanzi al Parlamento. Questo è il motivo per cui Europa Verde ha deciso di ritirare la mozione a mia prima firma e di sostenere la mozione unitaria che stiamo per votare oggi.

Ringrazio tutti i colleghi per il lavoro svolto, tutti gli estensori della mozione unitaria e, in particolare, la collega Silvana Nappi per l'ottimo lavoro di sintesi e di mediazione e annuncio, però, con un preciso impegno a rendere pienamente concreti tutti gli impegni previsti, il voto favorevole della componente Europa Verde.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Trizzino. Ne ha facoltà.

GIORGIO TRIZZINO (MISTO-A-+E-RI). Grazie, Presidente. Ci accingiamo a questo nuovo rituale di impegni che si propongono al Governo, che noi auspichiamo vengano puntualmente rispettati. Ma io vorrei iniziare con una riflessione e con una domanda: cosa potrebbe salvare il nostro sistema sanitario nazionale, che è composto da questi due grandi contenitori storici che sono l'ospedale e il territorio? Io ritengo che siano tre cose semplicissime, perché non vedo alternative. In primo luogo, c'è il nuovo rapporto che deve essere istituito con il Terzo settore. Noi sappiamo che il sistema sanitario nazionale si sta svuotando ed è quasi ormai vuoto di professionisti che operino al suo interno. Dobbiamo necessariamente valutare la possibilità che il Terzo settore entri appieno nella collaborazione, sia a livello ospedaliero sia soprattutto a livello territoriale. L'altro punto è quello dell'innovazione, non soltanto quella tecnologica. Ci troviamo qui a dover costruire nuove mura, nuovi ospedali e nuove strutture, ma è l'innovazione delle idee quella che è mancata negli anni e nel tempo, non le avventure, i sogni, le cose irrealizzabili o difficili da ottenere, ma un programma che sia tarato sul bisogno del cittadino e non sul bisogno del sistema sanitario nazionale. Il terzo punto è quello del monitoraggio, che deve essere efficace ma deve vedere coinvolte le regioni. Lei sa, sottosegretario, che il DM n. 71 ha avuto un percorso molto articolato e molto difficile. Su 20 regioni, che si sono dichiarate quasi tutte d'accordo, ce n'era una che non era d'accordo e, a causa di questo disaccordo, i tempi si sono allungati. Si è dovuto far ricorso a un DPCM. Sappiamo che siamo ormai alla vigilia dell'adozione, visto che penso che sia quello alla Corte dei conti l'ultimo passaggio. Questo sistema non può più funzionare così, bisogna rendersene conto; non può essere una regione a bloccare l'iter di un progetto, di un decreto così importante, fondamentale, com'è quello della riforma del territorio. Anche ammesso che questo DPCM venga approvato, siamo certi che questa regione lo attuerà? Non lo so.

Allora, bisogna fondare, secondo me, tutto su questi tre punti, ma bisogna puntare essenzialmente sul sistema della domiciliarità, perché dobbiamo avere anche qui una visione di percorso e di filiera. Le case di comunità sono importanti ma se funziona davvero l'attività domiciliare, il sistema a casa. È da quarant'anni che io lo dico e cerco di attuare il percorso delle cure domiciliari. Oggi siamo già a un buon livello; abbiamo approvato il decreto in Conferenza Stato-regioni sugli standard, sugli indicatori delle cure domiciliari. Ebbene, si sappia in quest'Aula che ancora nessuna regione lo ha adottato, perché abbiamo 22 sistemi autonomi e differenti, con tariffazioni diverse e con modelli diversi. Dunque, certamente noi stiamo affrontando questo aspetto di riforma del territorio ma dobbiamo tener conto che le regioni devono essere vincolate ad attuarlo.

Concludo con un esempio. Ci vogliono anche velocizzazioni dei tempi all'interno del Ministero (non me ne vogliano i funzionari e il Governo). Due anni fa quest'Aula ha approvato all'unanimità la scuola di specializzazione in cure palliative. Ebbene, colleghi, sapete che ci sono voluti due anni, dal 2020 a 2022, per farla partire? Si sono dovuti fare due decreti! È giusto, è corretto; è così che bisogna fare. Ma ci vogliono due anni per fare questo?

PRESIDENTE. Concluda.

GIORGIO TRIZZINO (MISTO-A-+E-RI). Il Ministero della Salute, il Ministero dell'Università, firme non riconosciute e firme non fatte… Insomma, anche questo è un impegno che dovrebbe essere assunto dal Governo.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Sapia. Ne ha facoltà.

FRANCESCO SAPIA (MISTO-A). Grazie, Presidente. Sottosegretario Costa, la pandemia da COVID-19 ha messo in luce le gravi contraddizioni del Servizio sanitario. In particolare, sono emerse diseguaglianze strutturali organizzative e gestionali molto profonde nelle varie aree del Paese. In generale, è stata privilegiata la sanità privata. In alcune regioni è avvenuta, peraltro, una profonda espoliazione dei servizi sanitari pubblici, anche a causa del criterio vigente di ripartizione del Fondo sanitario nazionale ingiustamente basato sul calcolo della popolazione pesata. È emersa ovunque l'insufficienza dell'assistenza territoriale e ciò ha indotto il Governo a prevedere, con fondi del PNRR, specifiche misure per l'assistenza territoriale, nonché per garantire, tra l'altro, la diffusione della telemedicina, la digitalizzazione dei servizi e l'ammodernamento tecnologico.

Sono in via di completamento i nuovi standard assistenziali in un quadro di complessiva riorganizzazione delle attività dei medici di medicina generale e delle reti specialistiche multidisciplinari, cui il Governo aggiunge il potenziamento dell'assistenza domiciliare integrata e dell'assistenza residenziale. Secondo l'Esecutivo si tratta di una direzione obbligata, in cui rientra l'adozione di un piano nazionale della cronicità; sono in programma nuovi modelli organizzativi centrati sulle cure territoriali e domiciliari integrate; nel contesto, l'assistenza ospedaliera verrà riservata alla sola gestione dei casi acuti o complessi non gestibili dagli operatori sanitari delle cure primarie.

Questa riforma sanitaria sottovaluta, però, la questione degli standard assistenziali che non possono essere uniformi per tutto il territorio nazionale; infatti, andrebbero favorite le regioni più svantaggiate in termini di viabilità, rigidità climatica, deprivazione sanitaria, maggiore incidenza di patologie croniche, povertà e vulnerabilità sociale; penso, ad esempio, alla regione Calabria, da dodici anni sotto il piano di rientro con commissariamento del Governo.

Questa situazione ha determinato effetti gravissimi e ridotto l'assistenza sanitaria al lumicino. Ancora, in Calabria si registra l'insufficienza della prevenzione, come se i cittadini non ne avessero diritto; inoltre, a causa delle limitazioni imposte dal piano di rientro, è avvenuto uno smantellamento di reparti ospedalieri e di ambulatori territoriali, con la conseguenza di lasciare intere aree senza assistenza di base, specie nelle zone montane, interne e disagiate. Ma anche altri territori versano in condizioni simili. È una realtà inaccettabile; rammento, infatti, che il diritto alla salute è tutelato come fondamentale secondo quanto previsto dall'articolo 32 della Costituzione. Ancora, il problema più grave è che le suddette misure del PNRR non consentono affatto l'assunzione di personale sanitario, di cui c'è invece bisogno come il pane. Le assunzioni sono limitate dalle norme vigenti; inoltre, le risorse disponibili sono al riguardo insufficienti ed esistono parametri penalizzanti, direi, assurdi, di determinazione dei fabbisogni di personale. Sottosegretario, senza nuovi medici, infermieri e OSS, non potrà essere tutelato il diritto alla salute.

Per questo, con l'odierna mozione noi chiediamo al Governo di impegnarsi a modificare gli standard assistenziali, tenendo conto delle aree regionali svantaggiate, montane e disagiate - sottosegretario, lei è stato in Calabria, ha visto con i suoi occhi le condizioni orografiche del territorio -; a rivedere il taglio dello 0,6 per cento annuo della spesa sanitaria per il periodo 2023-2025, prevedendo nella prossima legge di bilancio un incremento consistente della spesa sanitaria, anche a favore del rafforzamento delle strutture sanitarie di prossimità; a potenziare i dipartimenti di salute mentale; a istituire, da subito, un fondo specifico per le assunzioni di personale sanitario, peraltro, indispensabili a garantire il rispetto della normativa sui turni e sulle pause obbligatorie. Concludendo, sottosegretario, le chiedo sull'impegno n. 3) come sia possibile coniugare densità di popolazione e condizioni orografiche? È chiaro che in un'area montana le popolazioni sono ridotte al lumicino, in aree disagiate le popolazioni non ci sono. Quindi, mi sembra una contraddizione quella di coniugare la densità di popolazione con le condizioni orografiche. Come Alternativa, credo che questi impegni debbano essere presi per salvaguardare la salute dei cittadini (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Alternativa).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il sottosegretario Andrea Costa. Ne ha facoltà.

ANDREA COSTA, Sottosegretario di Stato per la Salute. Grazie, Presidente. Per una precisazione in merito al parere sull'impegno n. 14) della mozione unitaria. Allora, per quanto riguarda la lettera a), confermo il parere favorevole; per quanto riguarda la lettera b), il parere è favorevole con la seguente riformulazione: “vengano potenziati i servizi di psicologia, con particolare riguardo alla funzione svolta nelle Case di comunità, in conformità a quanto previsto dal nuovo regolamento in fase di pubblicazione che disciplina l'assistenza territoriale e, quindi, sviluppando un sistema basato sull'approccio alla persona e ai suoi bisogni e garantendo la massima integrazione delle competenze psicologiche”.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Fornaro. Ne ha facoltà.

FEDERICO FORNARO (LEU). Signor Presidente, rappresentante del Governo, colleghe e colleghi, noi crediamo che sia stata molto opportuna questa mozione che ha aperto il dibattito anche ad altri interventi, non solo a quelli di maggioranza, perché siamo di fronte a un passaggio epocale della nostro sistema sanitario nazionale e, soprattutto, dell'offerta di servizio del sistema sanitario nazionale. Siamo assolutamente convinti che occorra riflettere, occorra ragionare e occorra intervenire con decisione, cercando di superare, proverò a elencarli, una serie di ostacoli oggettivi che rischiano - questo è il rischio che abbiamo di fronte, dobbiamo a nostro giudizio averne consapevolezza - di trasformare, in particolare, la linea di intervento, la Missione 6 del Piano nazionale di ripresa e resilienza in una sorta di libro dei sogni. In altri termini, il passaggio che abbiamo di fronte è per alcuni versi di tipo culturale: dobbiamo uscire da una logica che pervade l'opinione pubblica e il senso comune, quella di una sanità ospedalocentrica, tutta legata all'ospedale, e farla vivere, invece, non solo negli ospedali, che ovviamente mantengono la loro centralità per le patologie acute e per gli interventi di maggiore complessità, ma in un rafforzamento vero a una seconda centralità, mi si passi questa forzatura, che è da attribuire alla cosiddetta medicina territoriale. Questo è un passaggio fondamentale, vuol dire andare a prendersi cura del paziente, sia nella fase di prevenzione, sia nella fase di gestione in particolare delle cronicità, fuori dall'ospedale e direttamente a casa del paziente o in luoghi dedicati che non siano l'ospedale. Quindi, da questo punto di vista, le case di comunità, l'evoluzione sostanzialmente dell'esperienza positiva fatta in molti territori delle case della salute, sono una prima risposta; si tratta di un primo tentativo di modello che è organizzativo e di riorganizzazione anche dell'offerta sanitaria.

Qui, iniziamo ad intravedere alcuni problemi strutturali, il primo dei quali è ovviamente il rapporto tra una gestione di indirizzi centralizzata, dello Stato centrale, e poi l'attuazione di queste direttive fatte dai venti sistemi sanitari regionali. Lo abbiamo detto in tempi non sospetti, durante la crisi della pandemia: è sbagliato pensare a una ricentralizzazione del Servizio sanitario nazionale che già alla sua origine partiva da una logica di autonomia e di rafforzamento della dimensione regionale, ma al tempo stesso non possiamo permetterci il lusso di venti sistemi sanitari differenti. Da questo punto di vista, l'attuazione della Missione 6 ci induce ad avere forti preoccupazioni. In alcune regioni, questa è stata sostanzialmente interpretata nel senso che tutto cambi, perché nulla cambi, con una visione, per esempio, di localizzazione e di individuazione delle case di comunità fondamentalmente in una logica di tipo immobiliare, rimettendo a posto una parte del patrimonio delle ASL esistenti sul territorio, e non in una logica innovativa, mettendo le case di comunità lì dove servono, soprattutto pensando all'orografia e ai territori marginali. Quindi, da questo punto di vista, occorre che vi siano misure di controllo, che vi sia un'attività di controllo - lo dico al sottosegretario - sull'attuazione delle direttive e dell'impostazione data centralmente, perché altrimenti ognuno va per conto suo e, alla fine, a pagarne il conto sono i pazienti e i cittadini.

C'è un altro punto che ci preoccupa che sta emergendo andando sui territori. Andremo a costruire, con un investimento importante di svariati miliardi, le case di comunità, la rete territoriale; ma se, in relazione a queste, come è stato ricordato sia dalle organizzazioni dei medici e degli infermieri sia più in generale da chi opera nella sanità, non c'è un accompagnamento in termini di investimenti in risorse umane rispetto a questo sforzo, a questo tipo di investimento, il rischio è di avere cattedrali nel deserto o strutture che funzionano parzialmente.

Qui c'è un altro ostacolo, signor sottosegretario, e credo sia una delle questioni che nella prossima legge di bilancio dovremo affrontare una volta per tutte. È il tetto di spesa sui costi del personale; è ancorato ancora, seppur modificato, alla spesa storica del 2004. Così non si può andare avanti, è stata superato in via emergenziale con assunzioni a tempo determinato durante la fase della pandemia, ma c'è un problema di stabilizzazione di quelle risorse umane, c'è un tema di rafforzamento dei presidi in termini di presenza di medici ed infermieri, se vogliamo rendere case di comunità e medicina territoriale non soltanto un titolo, ma una realtà che va a svolgere la funzione, a nostro giudizio fondamentale, che può e deve svolgere. Così pure, in questo quadro, c'è un ruolo innovativo che, a nostro giudizio, deve essere svolto dai medici di medicina generale. Anche qui abbiamo troppe differenze di comportamento; bisogna avere standard maggiori. Anche durante la pandemia abbiamo avuti esempi straordinari di medici di medicina generale, che hanno salvato decine se non centinaia di vite umane, facendo fino in fondo il loro lavoro e raccolto invece lamentele diffuse di molti medici di medicina generale, che si sono sostanzialmente limitati a rispondere al telefono come un call center. Evidentemente è uno dei problemi, che va risolto ovviamente in intesa con le parti nel rinnovo dei contratti; però il medico di medicina generale o sta dentro il processo delle case di comunità e diventa parte integrante e fondamentale della medicina territoriale e della nuova medicina territoriale, oppure andremo incontro a problemi seri di passare dalla teoria alla prassi. Da questo punto di vista, non si può non rilevare come le proiezioni sui pensionamenti di medici di medicina generale indichino una situazione di gravissimo rischio nei prossimi tre anni. Noi abbiamo già oggi intere vallate che si reggono a fatica, con uno o due medici di medicina generale, che stanno in alcuni casi per andare in pensione, e da molti territori il segnale è che questo servizio fondamentale rischia di non essere più erogato. In buona sostanza crediamo che il Servizio sanitario nazionale, che - per noi non c'è stato bisogno, ma per molti c'è stato bisogno della pandemia per scoprirlo - riveste un ruolo fondamentale, è un bene comune fondamentale, che va rilanciato. Il rilancio del Servizio sanitario nazionale si fa investendo nelle eccellenze nel sistema ospedaliero, rendendolo adeguato a una domanda e all'innovazione tecnologica, ma - questo è il passaggio che in questa mozione ritroviamo e per questo la condividiamo - deve diventare un sistema che si fonda anche sulla medicina territoriale e sugli strumenti contenuti in una diversa idea del Sistema sanitario nazionale. Abbiamo anche apprezzato l'inserimento di un passaggio sul ruolo del Terzo settore, che può e deve essere inserito all'interno di questo quadro, in un quadro di accompagnamento mai sostitutivo. Non si può sostituire il Servizio sanitario nazionale e il ruolo del pubblico con il volontariato, però un Terzo settore strutturato può dare un suo contributo importante in questa logica. Per queste ragioni annuncio il voto favorevole delle deputate e dei deputati di Liberi e Uguali (Applausi dei deputati del gruppo Liberi e Uguali).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Pettarin. Ne ha facoltà.

GUIDO GERMANO PETTARIN (CI). Grazie Presidente. Presidente, Governo, colleghe e colleghi, il riordino della medicina del territorio - lo sappiamo tutti - è uno dei temi emergenti dell'agenda della politica. La pandemia ha messo in luce l'esigenza di un cambiamento, che da tempo, da tanto tempo, veniva auspicato. Il PNRR rappresenta l'opportunità per mettere in campo questi cambiamenti strutturali ed organizzativi nell'ambito delle cure primarie e territoriali. In particolare, in questo scenario, negli ultimi due anni sono stati adottati alcuni provvedimenti di emergenza, al fine di garantire in emergenza i servizi di sanità ospedaliera e territoriale con misure finalizzate a implementare il personale medico, quello infermieristico e socio-sanitario, la cui carenza era purtroppo nota da anni e che ora necessita - anche questo è un dato comune - di implementazione e consolidamento. Le case di comunità, gli ospedali di comunità, l'assistenza domiciliare sono gli assi su cui poggia la nuova medicina territoriale, con gli obiettivi di un punto di accesso ed una presa in carico di prossimità, in modo che siano un filtro vero, un filtro concreto per l'accesso all'ospedale, riservato invece solo ai casi realmente urgenti ed appropriati. Alla base del successo dei progetti in ambito di assistenza territoriale, vi è il superamento della carenza di medici e di infermieri, con un incremento degli accessi alle università e alle specializzazioni, il cui risultato necessita di alcuni anni, certo; in maniera più contingente è necessaria una organizzazione che sappia allocare il personale a disposizione, senza disperdere i professionisti sanitari in mansioni che possono essere eseguite da personale amministrativo ed orientando gli incarichi sanitari, sia in ospedale che sul territorio, a mansioni relative alla formazione, all'abilitazione e alle competenze. Siamo inoltre consapevoli che l'orientamento all'assistenza domiciliare sia il futuro, dove è possibile, ma la domiciliarità deve garantire servizi appropriati per competenza, tempo di cura e assistenza, con la consapevolezza che ci sarà sempre una percentuale di persone che avrà bisogno di assistenza istituzionalizzata. Pertanto, è necessario un supporto anche alle residenze sanitarie assistenziali per un ammodernamento organizzativo, strutturale e gestionale. Ogni azione di riforma e di cambiamento in sanità deve essere accompagnata da un sistema di monitoraggio e di valutazione, in modo che si possano registrare dati aggiornati per una corretta programmazione. I medici di medicina generale devono essere messi nelle condizioni di costruire servizi in rete con i centri di riferimento specialistici e con i servizi sociali per la gestione dei pazienti cronici e dei pazienti rari, nell'ambito di un percorso che abbia come finalità un progetto di vita della singola persona e di chi gli sta intorno, della sua famiglia. La partecipazione dei cittadini e delle associazioni a questo processo di cambiamento può sostenere le scelte impegnative che il nostro sistema deve riuscire a mettere in campo, per definire un nuovo sistema di welfare sociale sanitario, integrato, capace di rispondere a queste esigenze. La mozione in oggetto, di cui ci impegniamo e di cui stiamo trattando, impegna il Governo su più fronti e sulle questioni ancora irrisolte della riorganizzazione territoriale in linea con la Missione 6 del PNRR, la cui attuazione deve essere costantemente monitorata. Si tratta dell'attuazione di modelli organizzativi e gestionali territoriali, che guardano alla continuità assistenziale per il malato nelle 24 ore, anche con il coinvolgimento dello strumento tecnologico e di altre competenze amministrative, che facilitino la messa in rete tra medici di medicina generale, pediatri di libera scelta, specialisti del territorio, ospedali e centri di riferimento specialistici. Si tratta di affrontare la carenza di medici e personale sanitario e sociosanitario, non solo con un incremento degli accessi alle specializzazioni, delle assunzioni e delle stabilizzazioni, ma anche con una corretta allocazione delle risorse in campo, evitando dispersioni di personale, valorizzando anche un circuito virtuoso tra età ed esperienza, con un flusso ospedale-territorio di competenze che sia sostenibile in termini di orario e di carico di lavoro, anche per il Servizio sanitario, delle persone più anziane e che scongiuri l'abbandono della professione, legato alla incapacità di gestire un carico di lavoro non più adeguato alle esigenze del professionista. Per questo sarebbe necessario vi fosse una gestione del personale che svolga funzioni innovative, il potenziamento dell'assistenza e della terapia domiciliare per i pazienti cronici e i malati rari, sia in termini di tempo di cura che di competenza e qualità, e il riconoscimento e la formazione della figura del caregiver, la promozione di iniziative di prevenzione e di integrazione con progetti che partano dal territorio e anche dalle scuole per ogni fascia di età e lungo il percorso di vita. Si tratti di impegni ambiziosi che Coraggio Italia porta avanti da tempo e che ha diviso in questa mozione con il ricordo, tempo per tempo, senza mai deflettere che il territorio è la ricchezza e l'aggancio al territorio è la soluzione. Per tutti questi motivi annuncio il voto favorevole del gruppo di Coraggio Italia (Applausi dei deputati del gruppo Coraggio Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Noja. Ne ha facoltà.

LISA NOJA (IV). Grazie Presidente. La mozione di maggioranza unitaria, che stiamo per votare, credo rappresenti un contributo importante a quella grande riforma dell'organizzazione sanitaria territoriale che costituisce la prima componente della Missione 6 del PNRR.

È una Missione che, includendo anche il Fondo complementare, cuba quasi 28 miliardi di euro. È un progetto ambizioso ma dovuto, dopo che con la pandemia abbiamo tutti potuto misurare il prezzo che i cittadini italiani hanno dovuto pagare a causa della fragilità della nostra medicina territoriale. Una fragilità disomogenea perché ci sono alcune regioni che negli anni hanno saputo comunque costruire un sistema di medicina territoriale soddisfacente e altre che hanno puntato su un paradigma ospedalocentrico, capace anche di costruire grandi eccellenze, ma che poi non hanno saputo accompagnare i pazienti nella fase diversa da quella dell'acuzie - mi riferisco, quindi, a tutto quello che avviene prima e a tutto quello che avviene dopo la fase dell'acuzie – e, soprattutto, non ha saputo accompagnare i malati cronici.

Io vengo dalla Lombardia: è un sistema che ha grandi eccellenze ospedaliere, ma è molto fragile dal punto di vista della medicina territoriale. Quindi, ovviamente noi sosteniamo questo progetto di PNRR, così come riteniamo sia importante l'altra gamba della riforma, cioè il cosiddetto DM n. 71, che stabilisce gli standard qualitativi, strutturali, tecnologici e quantitativi minimi delle strutture dedicate all'assistenza territoriale, principalmente le case della comunità e gli ospedali della comunità. È importante che questo DM trovi rapidamente compimento e che le regioni lo attuino nei termini ivi previsti. Su questo un piccolo appunto: noi avremmo gradito che il Parlamento fosse un po' più coinvolto rispetto alla scrittura di questo decreto così importante. Sono stati spesso ascoltati stakeholder e altre categorie, ma le Commissioni competenti hanno avuto molto poco spazio per poter svolgere le loro osservazioni. In questo senso, credo che la mozione sia proprio un contributo che il Parlamento vuole dare a questo grande piano. Ed è per questo credo sia importante che nella nostra mozione siano previsti alcuni aspetti che vanno rafforzati rispetto a quanto già previsto nel PNRR e nel DM n. 71: l'importanza di rendere più attrattivo il lavoro dei territori per gli operatori sanitari, l'importanza di diffondere una reale cultura della collaborazione in équipe multidisciplinari caratterizzate da un ruolo nuovo dei medici di medicina generale, dei pediatri di libera scelta, in una vera cooperazione con altre professioni ad alta valenza comunitaria, come i fisioterapisti, gli psicologi, le ostetriche e via dicendo. È importante - e questo è un altro contributo della mozione - garantire una presa in carico globale con un'effettiva integrazione socio-sanitaria e, soprattutto, l'assistenza domiciliare dei malati che presentano maggiore complessità, come i malati rari o i malati con cronicità che richiedono una specializzazione. Così come riteniamo sia importante un ulteriore contributo previsto nella mozione che è quello che chiede di restituire centralità a un adeguato presidio territoriale per la prevenzione primaria e secondaria. Diciamo che il sistema della prevenzione con la pandemia ha dimostrato tutte le sue carenze e anche gli errori compiuti nei decenni passati hanno un po' smantellato il sistema di prevenzione territoriale che funzionava. Ovviamente, rispetto a tutto questo, noi siamo più che favorevoli. Abbiamo collaborato per questa mozione, ma anche in diverse altre occasioni, per cercare di promuovere questi punti così importanti. Però, c'è un grande convitato di pietra al nostro tavolo e noi pensiamo che la politica oggi non si possa permettere di ignorarlo. Mi limito a citare qualche dato così ci capiamo. I dati Sisac, che è la struttura interregionale che si occupa delle convenzioni, ci dicono che già oggi almeno 1,5 milioni di italiani sono senza il proprio medico di fiducia. È una stima probabilmente ottimista perché i dati sono provenuti solo da otto regioni. Secondo i dati dell'Osservatorio sui conti pubblici italiani dell'università Cattolica, tra il 2022 e il 2028 si stima che la differenza tra i medici di base in uscita e quelli in entrata sarà tra le 15 mila e le 18 mila unità e, nonostante i fondi stanziati per la missione del PNRR, questa differenza rimarrà comunque tra le 9 mila e le 12.400. Per gli infermieri la situazione è ancora più drammatica: per gli anni 2021 e 2022 le università hanno messo a bando 17.394 posti, a fronte di 23.498 stimati come fabbisogno, e non tutti i posti messi a bando sono stati coperti; c'è qualcosa che non va. Inoltre, secondo il centro di ricerche Cergas della Bocconi, mancheranno all'appello 70 mila infermieri per coprire il fabbisogno, una volta messo a regime il PNRR. Ora, i numeri non sono né giusti né ingiusti; i numeri dicono la verità e credo che siano il miglior strumento di cui può disporre la politica per capire su quale scoglio si possano incagliare i bastimenti delle migliori e più nobili intenzioni. È per questo che, nel dichiarare il voto favorevole di Italia Viva alla mozione di maggioranza, a nome del mio gruppo, ritengo però necessario evidenziare come, se non ci attrezzeremo subito per un piano sulla sanità che, nel breve, nel medio e nel lungo periodo affronti le criticità legate al fabbisogno di operatori sanitari - un fabbisogno che i numeri ci raccontano in modo impietoso - noi costruiremo mura bellissime, adotteremo standard perfetti, disegneremo progetti rivoluzionari, ma poi ci mancheranno gli uomini e le donne su cui far camminare questa missione; una missione giusta e condivisibile ma che deve costituire un reale e concreto cambiamento della vita delle nostre cittadine e dei nostri cittadini, quelli più fragili, quelli che hanno bisogno di cura e di assistenza. Platone diceva che i numeri governano l'universo; io mi accontenterei se i numeri governassero le nostre scelte politiche sanitarie con l'onestà intellettuale di dire ai cittadini che abbiamo perso molti, troppi anni e che riuscire ad affrontare questa enorme criticità richiederà tempo, coraggio e risorse ulteriori rispetto a quelle del PNRR (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Gemmato. Ne ha facoltà.

MARCELLO GEMMATO (FDI). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, ci ritroviamo ad esprimere il nostro voto rispetto alle mozioni sull'assistenza sanitaria territoriale. Ciò non ci esime dal dover fare una panoramica sul perché si arriva a queste mozioni sia dal punto di vista strettamente procedurale che storico-sanitario. Dal punto di vista strettamente operativo, parlamentare - lo ricordava poc'anzi la collega - in Commissione non siamo stati coinvolti nella redazione del DM n. 71, che poi è quello che prevede ed attrezza (o dovrebbe attrezzare) l'assistenza sanitaria a livello territoriale, conseguente al DM n. 70 del 2015, che evidentemente aveva portato enormi storture all'interno del sistema sanitario nazionale pubblico italiano. Questo è un tema di carattere operativo. Poi c'è il tema di carattere politico-sanitario rispetto al quale il nostro giudizio non può che essere negativo. Cito semplicemente dei dati. Oggi - un inciso - ci troviamo a parlare di assistenza territoriale in quest'Aula perché è evidente che il COVID ne ha dimostrato tutte le lacune; mi riferisco alle lacune dell'assistenza sanitaria territoriale. Parliamo per tabulas: purtroppo, l'Italia è stata prima, per tanti mesi, durante la fase stringente della pandemia, per mortalità e letalità, due parametri che esprimono appunto i morti relativi a una popolazione o i morti per malati della stessa malattia, ovvero del COVID. Decine di migliaia di persone - abbiamo ampiamente superato le 100 mila unità - ancora oggi, nonostante il COVID abbia ridotto la propria virulenza, continuano a morire italiani.

Per questo, noi ci interroghiamo e per questo, Presidente, io preannuncio il voto di Fratelli d'Italia rispetto alla mozione della maggioranza, che in quest'Aula viene chiamata mozione unitaria.

Registro che c'è anche la mozione di Fratelli d'Italia, da noi presentata, che esprime una discontinuità rispetto a quanto detto dai colleghi in premessa. Infatti, noi premettiamo che in Italia, negli ultimi dieci anni, sono stati distolti 37 miliardi di euro alla sanità pubblica - la fonte è GIMBE, una fonte non vicina culturalmente alle posizioni di Fratelli d'Italia - ed è vero che il DM n. 70 del 2015 ha provocato una desertificazione dell'assistenza sanitaria ospedaliera, a compensazione della quale non è stato attrezzato il territorio. Tutto questo è stato fatto in anni in cui il centrodestra non governava, perché negli ultimi dieci anni - lo voglio ricordare a me stesso, agli altri, all'Aula, all'Italia e a chi ci ascolta - il centrodestra non ha amministrato questa Nazione. Peggio ancora, ci siamo trovati di fronte all'ignominia per cui il centrodestra avrebbe anche vinto le elezioni ma non si è trovato a governare la Nazione (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia) perché - guarda caso - un partito, sempre lo stesso, che non cito per pudore, perde le elezioni ma, da più anni a questa parte, governa questa Nazione sotto mentite spoglie, con Governi tecnici e Governi politici, e a quella area politica va ascritta la situazione di disastro nella quale si trova il nostro sistema sanitario nazionale. Per questo noi non abbiamo accettato l'idea di una mozione unitaria, non perché siamo l'opposizione di questo Governo ma perché siamo ontologicamente lontani dalla vostra concezione di sanità, che è quella che vi ho rappresentato: definanziamento e desertificazione dell'assistenza sanitaria ospedaliera. Per questo, nelle nostre premesse, che capisco vengano bocciate puntualmente dal Governo, facciamo emergere un disagio legato anche al regionalismo sanitario e al fatto che, durante il periodo pandemico, abbiamo avuto 20 sistemi sanitari nazionali diversi, che adottavano 20 misure diverse e che portavano confusione. La confusione è un concetto astratto ma questa confusione, poi, si è concretizzata nell'elevata mortalità che vi rappresentavo. Quindi, la nostra mozione parte da una critica politica forte e per questo non accettiamo la mozione unitaria. Chiediamo anzi al Presidente che la nostra mozione sia votata per parti separate, dividendo le premesse dagli impegni. Ci rendiamo anche disponibili a votare gli impegni della mozione del Governo, separati dall'analisi politica, perché siamo convinti del fatto che, da destra o da sinistra, possano venire delle giuste idee.

Segnalo però, a me stesso e all'Aula, che noi stiamo portando avanti degli impegni al Governo, non stiamo legiferando, non stiamo votando proposte di legge o emendamenti; in questo momento, stiamo dando un indirizzo a un Governo che però ha già - e questo lo voglio dire per amore di verità - preso le proprie decisioni all'interno del DM n. 71, in fase di redazione. Quindi, non vorrei che il nostro fosse soltanto un esercizio estetico-politico per dire: “abbiamo partecipato”. Le decisioni si stanno prendendo altrove, le decisioni si prendono non in Parlamento ma nelle chiuse stanze di un Governo sempre più asserragliato nel decidere, molte volte, in dispregio del popolo italiano.

La nostra mozione parte da quest'analisi e poi declina puntualmente la nostra idea di assistenza territoriale. La Missione 6 del PNRR, i 15,6 miliardi che noi utilizziamo e su cui si basa il DM n. 71 evidentemente hanno dei punti di lacuna: le 1.350 case di comunità ci sembrano, da un lato, scimmiottare le case della salute previste dal “decreto Balduzzi” che, solo nel 50 per cento delle regioni italiane, hanno avuto traccia. Del resto, anche la parametrazione di carattere numerico ci racconta che le 1.350 case di comunità insistono ognuna su una popolazione di 45.000 o di 50.000 persone. Quindi, le case di comunità, che dovrebbero essere uno strumento di prossimità nella dispensazione di salute al cittadino, sono parametrate su 45.000-50.000 abitanti e tutte le aree interne, tutte le aree montane e tutti i piccoli comuni di montagna sono esclusi da questa dispensazione e ramificazione dell'assistenza sanitaria sul territorio.

Per questo, nella nostra mozione facciamo menzione invece della straordinaria rete delle farmacie private, pubbliche e convenzionate che, in forza di una pianta organica, sono presenti uniformemente sul territorio, dal cocuzzolo della montagna fino al centro cittadino, a 200 metri l'una dall'altra; esistono, sono lì, sono presenti e possono essere utilizzate in tema di dispensazione di salute. Voglio ricordare che, durante la pandemia, le farmacie sono state forse l'unico presidio o uno dei pochi presidi, insieme ai medici di medicina generale, aperti e presenti e hanno tenuto botta rispetto alla violenza del COVID, che attanagliava la nostra Nazione, soprattutto nei primi periodi, quando eravamo tutti spaesati e non sapevamo come agire. Ebbene, quelle farmacie erano aperte e ci sembra non intelligente non sfruttare questa rete di prossimità, non fosse altro perché, lo ricordo, sono parametrate su dati più bassi, mediamente una ogni 3.000-3.200 abitanti; nelle aree montane, poi, le farmacie cosiddette rurali insistono in comunità anche di 800, 900 o 500 anime, sono lì presenti. Quindi, le farmacie possono essere sfruttate sia per la capillarità sia anche per il fatto che non vi è bisogno di maggiore spesa. Delle 1.350 case di comunità, una volta insediate, mi chiedo chi pagherà le spese ordinarie quali la luce, il cui costo, come sappiamo sta aumentando, il riscaldamento, con il costo del gas che, come sappiamo, sta aumentando, e il nuovo personale di cui nel PNRR non c'è traccia; ma forse dal 2027 si metterà mano a nuove assunzioni. Sembrerebbero case nel deserto; poche, lo ripeto, perché non parametrate congruamente alla popolazione e all'orografia italiana degli 8.300 comuni. Peraltro, non si prevede una copertura: chi copre le spese delle case di comunità? Le regioni, che hanno i bilanci sempre più in passivo, o i comuni, che hanno ancora meno? Rispetto a questo che sembra un libro dei sogni il gruppo di Fratelli d'Italia, in maniera puntuale, declina nella propria mozione alcune misure.

Accennavo alle farmacie, alla straordinaria rete delle farmacie, ma poi vi è il rilancio dell'utilizzo dei medici. Dobbiamo superare finalmente l'imbuto formativo che non vede una parametrazione fra i laureati in medicina e gli specialisti. Anche questo va preso in considerazione. Dobbiamo iniziare a pensare, per esempio, al buco che avremo a causa del pensionamento dei medici di medicina generale: ci troveremo senza medici. Di tutto questo non c'è traccia nel DM n. 71, non c'è traccia nella Missione 6 del PNRR sulla sanità. Rispetto a questo, il gruppo Fratelli d'Italia intende dare un proprio contributo con questa mozione, da forza di opposizione. Noi ci auguriamo lo possa fare in maniera congrua, precisa e puntuale come forza di Governo, nel momento in cui andremo a votare fra pochi mesi (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Mandelli. Ne ha facoltà.

ANDREA MANDELLI (FI). Grazie, Presidente. Cari colleghi e care colleghi, innanzitutto permettetemi di rivolgere davvero un augurio di pronta guarigione al nostro Ministro Speranza che - ho letto dalle agenzie - è purtroppo anche lui vittima del COVID. Rivolgiamo a lui un augurio sincero, credo, da parte di tutta l'Aula affinché possa rimettersi presto, perché abbiamo sicuramente bisogno che tutti i Ministri restino ai loro posti di combattimento.

La mozione di oggi è una mozione molto importante, che vuole fare il punto rispetto alle iniziative di riorganizzazione dell'assistenza sanitaria territoriale. Sono sotto gli occhi di tutti i danni procurati dalla pandemia, così come le cose che hanno funzionato e quelle che non hanno funzionato. Tuttavia, secondo me è sempre sbagliato affrontare con la logica del processo gli eventi, bisogna invece partire dagli eventi proprio per avere la forza di cambiare le cose che non hanno funzionato.

Quindi, come parlamentari della Repubblica, credo che la prima considerazione che dobbiamo fare è quella di smettere davvero di considerare la spesa sanitaria come una spesa, quasi come una cosa che non funziona, e cominciare a ragionare di una sanità in termini di investimento: un investimento per noi stessi, per i nostri figli e per le nostre famiglie. Quindi, occorre un cambio di paradigma necessario. Credo che con il Governo Draghi gli investimenti nel mondo della salute, della sanità a favore dei cittadini italiani, siano stati importanti. Parliamo di un aumento del Fondo sanitario di questi anni di 10 miliardi, quindi finalmente una sanità che diventa protagonista del Paese, perché questa pandemia ci ha insegnato sicuramente che senza salute non c'è lavoro, non c'è possibilità di lavorare, senza la salute non c'è possibilità di avere una socialità completa, senza salute i posti di lavoro tremano, senza salute non c'è libertà. Questo credo sia la cosa più straordinaria che ci ha insegnato questa pandemia.

Quindi abbiamo ragionato in questi anni di un rafforzamento della rete ospedaliera; non va dimenticato, proprio parlando di una mozione che riguarda il riordino dell'assistenza territoriale, quanto è stato fatto in ospedale da tutti i colleghi medici, infermieri, farmacisti, che hanno cancellato gli orari pur di essere al fianco del paziente, così come d'altronde recitano tutti i codici deontologici delle professioni. Quindi è un impegno che prima di tutto si prende nel momento in cui ti laurei di essere dalla parte del paziente, dalla parte del malato.

Ora dobbiamo concentrarci, però, sulla risposta che è stata data al cittadino a livello territoriale; sicuramente è una risposta che va analizzata proprio per partire da qui per programmare una sanità del futuro che sia molto più vicina al cittadino e che sappia dare quelle risposte che il cittadino si aspetta.

Prima considerazione, ovviamente, ragioniamo tutti di difendere il nostro Servizio sanitario nazionale, che è una risorsa straordinaria del Paese, è una conquista che per noi è scontata e che invece in tantissimi Paesi del mondo non è così. Noi abbiamo la forza, come Paese civile, di assistere da quando nasce a quando muore il cittadino; questo non è un fatto secondario ed è un fatto da ricordare sempre. Allora va potenziato questo Servizio sanitario nazionale anche sul territorio, con delle scelte che sono figlie delle cose che, come dicevo prima, abbiamo visto possono essere migliorate; non voglio dire che non funzionano, ma possono essere migliorate. Abbiamo un grande aiuto, il PNRR darà una mano a far evolvere la sanità del Paese. Abbiamo una grande responsabilità, perché il PNRR sono soldi che vanno resi, non sono fondi che l'Europa ci dà a fondo perduto, e quindi abbiamo l'impegno, anche in sanità, di far sì che l'investimento in salute renda. Questo non deve suonare come un'eresia, perché la resa nel campo della salute può essere l'appropriatezza delle cure, l'abbattimento di una lista d'attesa, quindi un rendimento importante per il cittadino italiano. Quindi un finanziamento che va ben ponderato perché abbiamo l'obbligo per i nostri figli di lasciare una possibilità di rilancio del Paese, e non un debito da pagare a partire dal 2058.

Sicuramente partiamo dal ragionamento che fa il DM n. 71, l'ho sentito citato da tanti colleghi; un provvedimento importante in cui si sanciscono i primi punti, i primi passi per la riorganizzazione del servizio sanitario territoriale. È abbastanza? No. È un punto di partenza? Secondo me sì, un punto di partenza che deve anche avere il coraggio di tenere presente quella che è l'esperienza europea.

Credo che proprio l'Europa sotto il profilo della salute abbia dato una svolta rispetto anche alle tante richieste che noi avanziamo in questi giorni ad un'Europa che deve cambiare. Siamo stati i primi proprio sul tema della sanità ad affrontare in maniera unitaria il problema dell'approvvigionamento dei vaccini; è stato un fatto importante e non dobbiamo dimenticarlo. Adesso che chiediamo all'Europa di cambiare, credo che proprio il primo esempio dell'acquisto comune del vaccino sia stato un fatto importante. Un fatto molto importante è la costante e continua interlocuzione tra i ministri della salute europei per ragionare di come insieme combattere quello che è un mostro che, soprattutto nelle prime settimane, nei primi mesi, ci aveva completamente sorpreso. Eravamo sostanzialmente a mani nude, solo con il coraggio dei sanitari che sul territorio hanno risolto con molta forza tanti, tantissimi problemi della popolazione.

Il DM n. 71 ha sicuramente dei pregi e, ripeto, proprio dall'Europa dobbiamo partire per fare un ragionamento anche di una capacità di vedere cosa funziona negli altri modelli. Abbiamo un compito difficile, fare presto e bene: sono due cose che normalmente non funzionano insieme. Ma credo che, per fare presto e bene, abbiamo anche la necessità di vedere cosa gli altri Paesi fanno in maniera positiva, e con la schiena dritta e la testa alta anche vedere le cose che possono essere fatte dal nostro Paese prendendo spunto da ciò che fa l'Europa. Quindi credo che questo DM n. 71 abbia avuto la volontà e la capacità di volare alto, di vedere quello che l'Europa ha messo in atto e fare tesoro delle cose positive. Sicuramente, secondo me, la cosa più importante del DM n. 71 è questa capacità di riaffermare la necessità di una rete di professionisti che si metta al servizio del paziente e del cittadino paziente perché credo davvero che troppo spesso il ragionamento in compartimenti stagni del mondo sanitario non sia stato favorevole per l'assistenza del cittadino.

Quindi, il primo punto che voglio sottolineare, e che credo sia stato ben sottolineato anche da questa mozione, è la necessità di integrare i professionisti della salute perché sul territorio il cittadino ha bisogno di percepire il Servizio sanitario nazionale declinato nelle professioni che lo caratterizzano, ma la percezione deve essere di un sistema, di una risposta comune dello Stato alle tue esigenze di salute. Quindi bene facciamo nella mozione a sottolineare questa necessità.

Altro punto sicuramente importante del DM n. 71 è la volontà di ragionare sulle cose virtuose già messe in atto nei Paesi europei. Molto spesso ho sentito anche in Aula qualche disallineamento rispetto alla necessità di una volontà di coinvolgere le professioni sanitarie in un atto sanitario come quello della vaccinazione, perché in questo momento, sicuramente, con il generale Figliuolo, con il Governo Draghi, abbiamo dato una risposta importantissima sul territorio per vaccinare. La vaccinazione, che piaccia o no, è l'unica maniera per uscire da questa pandemia, e lo sta dimostrando il numero di ricoveri paragonato al numero di contagi: se noi non avessimo avuto il vaccino, con questo numero di contagi sicuramente avremmo una situazione molto più grave da gestire, direi quasi drammatica.

Credo quindi che ragionare per far sì che i sanitari possano arrivare a fare la vaccinazione vorrà dire riportare soprattutto dagli hub alle corsie degli ospedali, agli ambulatori, i medici, che abbiamo davvero bisogno tornino a fare il loro mestiere, quella che è la prima vocazione del medico. Abbiamo bisogno che loro accorcino le liste d'attesa, che sono uno scandalo di questo Paese; abbiamo bisogno che facciano le diagnosi; abbiamo bisogno che riaprano al più presto tutti i reparti di cura per assicurare al cittadino le cose che la sanità promette, e che quindi deve dare, anche perché - un inciso permettetemelo di fare - la Costituzione ha nel diritto alla salute uno dei principi più forti scritti nella Carta. Quindi questo è un faro che non dobbiamo mai dimenticare, un faro che dobbiamo sempre avere acceso nella nostra mente.

Quindi riportare al più presto i medici a fare il loro lavoro proprio per ragionare di una possibilità di far riprendere al cittadino quel diritto alla salute che noi abbiamo scritto nella Carta. Credo che anche questo aspetto vada visto e filtrato alla luce delle esperienze mondiali, e non penso rappresenti un momento divisivo, ma sia un momento per far cambiare la sanità italiana, per farla evolvere, per ragionare di un team di cura del paziente, e che questo team di cura possa dare una risposta alla prossimità che non abbiamo avuto. Quindi una sfida sicuramente importante, una sfida che non dobbiamo perdere.

Altro punto evidenziato dalla mozione è una serie di servizi che sul territorio dobbiamo portare. È ovvio che la sanità italiana ha bisogno di essere digitalizzata, sarebbero punti di PIL importanti in questo momento in cui il debito sta un po' stringendo la gola del Paese. Quindi digitalizzare la sanità: non possiamo più avere un cittadino italiano che viene vaccinato in Lombardia e che il fascicolo sanitario lombardo nel quale viene segnata la sua vaccinazione non riesca a essere aperto da un collega in Puglia, in Sicilia, in Calabria, ma neanche nel Veneto. È una cosa che non può funzionare, e quindi dobbiamo spingere sulla digitalizzazione, dobbiamo spingere sulla telemedicina, dobbiamo spingere su un'evoluzione della salute che può avvicinarci ulteriormente al cittadino.

Credo che con questa mozione si intenda affrontare questo tema prioritario per il Paese proprio perché abbiamo decretato la fine della stagione dei tagli; abbiamo cominciato a comprendere che l'investimento in salute è quello più bello che possiamo fare. E in questa mozione, non perdendo di vista, ripeto, l'operatività e il ruolo degli ospedali, che vanno sempre rinforzati, apriamo un discorso sul territorio. L'unica paura, l'unica perplessità che ho è proprio sulle case di comunità. Io spero davvero che con le case di comunità si inauguri quella stagione di prossimità, di cura e di presa in carico…

PRESIDENTE. Concluda.

ANDREA MANDELLI (FI). Finisco subito, Presidente e mi scuso. Credo e spero davvero che con le casa di comunità sia possibile vincere quella sfida che lanciamo, una sfida difficile - non è facile - che ci deve vedere tutti impegnati, ma è quella che decreterà la vittoria e il successo dell'investimento del PNRR nella sanità di prossimità (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Vito De Filippo. Ne ha facoltà.

VITO DE FILIPPO (PD). Presidente, colleghi, sottosegretario, per molti aspetti questa mozione - e anche le altre, devo dire, su alcuni punti che sono condivisibili - rappresenta, in maniera completa, forse, l'atto più articolato e più ampio che il Parlamento sta discutendo nell'ambito di una stagione di dibattito che riguarda le riforme del sistema sanitario nel nostro Paese; al riguardo, vi è una lunga cronologia in termini di discussioni negli anni precedenti, ma si è registrata una sorprendente accelerazione anche sotto il profilo delle scelte da adottare, soprattutto dopo la pandemia. Quindi, queste mozioni appaiono come lo strumento che il Parlamento offre sia al Governo, sia al nostro Paese per valutare questa fase molto importante. Io non voglio utilizzare termini troppo aulici, ma per molti aspetti è storica, è un incrocio storico che il nostro Paese spero imbocchi nella direzione e con la determinazione giusta che merita sicuramente il nostro Paese.

Abbiamo capito che dobbiamo mettere mano al nostro sistema sanitario, perché, insieme alle tante, importanti e necessarie azioni di transizione ambientale e di altro genere, che stiamo discutendo, l'Italia sta attraversando - non solo l'Italia, una parte del nostro continente, ma devo dire molte parti del pianeta - una vera e propria transizione epidemiologica che ovviamente pone domande straordinarie ai sistemi di welfare, ai sistemi sanitari non solo del nostro Paese. Lo sforzo che sta compiendo l'Italia è enorme: dobbiamo avere la capacità di guardarlo anche con una capacità diacronica, perché tante sono state le scelte compiute sulla sanità territoriale, sull'assistenza territoriale e sulla medicina di prossimità e i precedenti non sono sempre, come dire, virtuosi e luminosi; non si sono realizzati, non sono stati messi a terra, come si dice sovente in questa fase, con quella capacità, con quella intraprendenza e con quella uniformità che il sistema sanitario italiano avrebbe meritato.

Quindi, questo sforzo enorme deve essere sempre collegato ai risultati attesi, e mi pare che la mozione di maggioranza sia molto determinata e molto cauta: spinge il Governo e il Parlamento ad azioni di monitoraggio, ad un governo dei processi di attuazione che, nel sistema costituzionale del nostro Paese, con le note responsabilità regionali e nazionali, nessuno di noi, men che mai chi vi sta parlando, vuole travolgere totalmente, ma sicuramente il governo della sanità del nostro Paese ha manifestato molto queste differenze. Pertanto, un dibattito profondo su autonomie e riforma costituzionale prima o poi sarà necessario, anche su questo versante. C'è uno sforzo enorme, perché in genere, in sanità - per chi si è occupato di sanità in responsabilità diverse, come tanti di noi in quest'Aula - si è parlato sempre di riforme e di riorganizzazione, ma non sempre questa discussione è stata accompagnata da scelte finanziarie e da coperture finanziarie adeguate.

Oggi abbiamo - lo ricordo - la missione 6 del Piano nazionale di ripresa e resilienza per investimenti che sono, soprattutto, sul fronte tecnologico e infrastrutturale, ma abbiamo anche svolto un dibattito molto importante. Le leggi di bilancio dei prossimi anni, fino al 2026, prevedono coperture anche sul fronte del personale, forse, non totalmente ancora sufficienti, ma noi sappiamo che, dal 2026, questo Parlamento ha scelto una copertura finanziaria, per lo sforzo previsto dalla missione 6, della quale vi parlerò, almeno di 1 miliardo di euro in più all'anno per i costi della spesa corrente che dovrebbe supportare adeguatamente le scelte infrastrutturali e riorganizzative che quella misura, con le case di comunità, gli ospedali di comunità, le centrali operative territoriali, la telemedicina, l'assistenza domiciliare, per utilizzare soltanto i titoli di quella misura, prevede.

Ma non è solo il Piano nazionale di ripresa e resilienza; ricordo il DM n. 71 che, pur avendo soltanto un numero in più rispetto al DM n. 70, è un capovolgimento totale e assoluto. Il DM n. 70 nasce nel contesto della spending review, della riorganizzazione dei tagli e dei servizi, anche di un livellamento molte volte faticoso e sacrificato della riorganizzazione della rete ospedaliera nel nostro Paese. Il DM n. 71 si spinge in avanti in maniera ampia, consistente, dà ai programmatori della sanità nel nostro Paese un'occasione storica in lungo e in largo, soprattutto nelle aree più interne, nella dorsale del cosiddetto Appennino interiore, dove i servizi sanitari sono molte volte sacrificati e sono stati sacrificati proprio da quel sistema di riorganizzazione.

Il Fondo sanitario nazionale quest'anno è di 131 miliardi, con un rapporto con il prodotto interno lordo pari al 7 per cento. Certo, il DEF dà una prospettiva che non conferma questo rapporto, dobbiamo fare ancora di più. Ma l'aumento del Fondo sanitario di quest'anno è sicuramente una novità storica.

Vorrei ricordare ai colleghi delle regioni meridionali che, per la prima volta nella storia del nostro Paese, l'Europa finanzia, con uno specifico strumento di programmazione che si chiama “Equità e salute”, un programma di circa 700 milioni di euro solo per le regioni del cosiddetto ex obiettivo 1, che serviranno per campagne di screening, per la medicina territoriale, per i consultori, per la salute mentale, per riorganizzare servizi importanti in quella parte del territorio.

Oggi stiamo discutendo questa mozione, mentre gran parte delle scelte programmatiche - come sa bene il sottosegretario Costa - sono state fatte con riferimento alle case di comunità, agli ospedali di comunità, molte volte con approssimazioni programmatiche che non sono sempre virtuose, ma comunque sia le scelte sono state fatte. Come sa bene il rappresentante del Governo, i contratti istituzionali di sviluppo - che sono lo strumento che il Governo ha scelto per definire gli investimenti del Piano nazionale di ripresa e resilienza - sono stati già tutti firmati, tutte le regioni italiane hanno proposto e hanno firmato i cosiddetti CIS. Per questa ragione, conoscendo i precedenti, la AFT e le UCCP - che erano, nella normativa Balduzzi, gli strumenti per fare la medicina del territorio e la medicina di prossimità - sono molte volte clamorosamente falliti. Perciò abbiamo una responsabilità storica, perché questa volta non mettiamo soltanto in campo semplici definizioni normative o acronimi che possono essere citati nei dibattiti pubblici, ma abbiamo stanziato anche risorse finanziarie. Proprio per questo, siamo in una stagione nella quale il nostro dibattito è molto delicato, è molto responsabile ed è anche molto serio.

La mozione che presenta la maggioranza dà indicazioni importanti; dice che bisogna stare attenti soprattutto al personale, perché le case di comunità (Spoke, Hub), il collegamento con i medici di medicina generale, questa rete diffusa della sanità territoriale devono essere animati con operatori della sanità, con nuovo personale.

C'è stato uno sforzo importante con decine di migliaia di assunzioni negli anni precedenti, ma se osservate il modello che noi stiamo prefigurando, vi renderete conto che è un modello molto importante.

Quindi, noi diciamo che bisogna fare attenzione al personale, bisognerà probabilmente modificare anche l'attività contrattuale, bisognerà costruire nuove figure - dice la maggioranza - insieme all'infermiere di comunità, al fisioterapista di comunità e allo psicologo di comunità. In altri termini, se il territorio deve essere il luogo di filtro per questa transizione epidemiologica, che sta mutando i bisogni in maniera storica anche nel nostro Paese, se questo territorio deve essere infrastrutturato, allora dobbiamo farlo seriamente, non soltanto costruendo nuove strutture architettoniche dove saranno alloggiate le case di comunità, ma facendo sì che lì dentro venga animato quel nuovo servizio e questa nuova prospettiva con operatori della sanità formati ancora meglio, perché uno dei punti della mozione parla anche di formazione.

Da ultimo, il coinvolgimento del Terzo settore è sicuramente molto importante.

Infine, sulla riformulazione, capisco il lavoro che deve fare il Governo e il Parlamento, quindi, non vorrei sollecitare nessun'altra modifica rispetto alla riformulazione, che ovviamente accolgo, a nome del gruppo del Partito Democratico, con totale convinzione. Tuttavia, vorrei dire a noi stessi, affinché rimanga nel resoconto del nostro dibattito, che la dizione “aree interne” non è una dizione sociologica-letteraria; è una dizione che l'Unione europea…

PRESIDENTE. Concluda.

VITO DE FILIPPO (PD). …in una specifica iniziativa e in uno specifico regolamento ha diffuso e nel programma nazionale Equità nella Salute si parla di aree interne. Quindi, non è un dibattito di physiology e di appassionati, come possono essere tanti di noi, ma è una dizione ufficiale dell'Unione europea con la quale deve fare i conti, ancora una volta di più, il sistema sanitario del nostro Paese.

Per queste ragioni annuncio il voto favorevole del gruppo del Partito Democratico in questo importante dibattito su questa mozione (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico e di deputati del gruppo Liberi e Uguali).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Tiramani. Ne ha facoltà.

PAOLO TIRAMANI (LEGA). Grazie, Presidente. Anche noi, come gruppo Lega, abbiamo partecipato alla creazione di questa mozione unitaria, che riguarda, appunto, la riorganizzazione dell'assistenza sanitaria territoriale, credendo che, dopo la fragilità degli anni del COVID, sia molto importante riuscire a dare un'impostazione quadro - e il Ministero ha partecipato, con la formulazione del DM n. 71 del 2022 - a una riorganizzazione territoriale affinché tutte le regioni non vadano in ordine sparso. Siamo, però, un po' contrariati dal fatto che il provvedimento più importante della legislatura, che era appunto il DM n. 71, sia stato fatto per decreto ministeriale e sia stato portato direttamente in Conferenza Stato-regioni. Questo avremmo preferito discuterlo qui, nel consesso parlamentare, e apportare modifiche. Non è stato così; alcune regioni, soprattutto la Campania, sul DM n. 71 hanno fatto ricorso e il Consiglio di Stato si esprimerà. Quindi, è possibile che ci siano ancora delle modifiche. Ma quello che è importante è aver dato un “cappello” unico a tutte le regioni. Alcune di queste su alcuni temi già da anni avevano portato avanti uno sviluppo simile a quello che la mozione richiede. Penso: alle case di comunità, con una casa ogni 40-50 mila abitanti; un infermiere di famiglia o di comunità ogni 2-3 mila abitanti; le unità di continuità assistenziale, le centrali operative e gli ospedali di comunità, sulle collocazioni territoriali per aree delle varie ASL che riguardano le province. Però, anche qui andiamo a individuare sicuramente, dal PNRR, grandi investimenti strutturali, quindi tante strutture per cercare di dare assistenza ai cittadini, ma la mia preoccupazione, come quella di tanti altri colleghi, non è sulle strutture, che in Italia, a mio modo di vedere, sono spesso all'avanguardia; qui abbiamo un problema organizzativo, abbiamo un problema di personale. Negli anni e soprattutto durante i primi “decreti COVID” sono state raddoppiate, e triplicate addirittura, le borse di studio per permettere ai medici ospedalieri e di base di potersi specializzare in un numero maggiore e, quindi, di poter andare a rimpolpare gli organici, spesso ridotti all'osso, dei nostri servizi pubblici. È su questo che dovremmo lavorare.

La mozione chiaramente parla di aspetti legati agli investimenti, ma noi siamo molto più preoccupati, come Lega, della mancanza di personale negli ospedali e nella medicina territoriale di base. È su questo che bisognerebbe lavorare, perché troppo spesso leggiamo di interi reparti ospedalieri appaltati all'esterno semplicemente perché a causa della “legge Madia” gli ospedali e le continuità assistenziali non possono ingaggiare medici in quiescenza e dobbiamo appoggiarci, quindi, a cooperative e a società, che, invece, i medici in quiescenza li possono utilizzare, a costi che sono il doppio o il triplo di uno stipendio pubblico. Queste sono le storture e le cose che andrebbero affrontate e che, però, in questa mozione non siamo riusciti a introdurre. Lo stesso vale per gli infermieri; bisogna ampliare, secondo noi, i corsi di studio, perché in troppi reparti facciamo ancora fatica a reperire il personale. L'Università del Piemonte orientale, da cui provengo, ha laureato, negli scorsi mesi, 13 infermieri; il giorno dopo tutti lavoravano, ma ne servono molti e molti di più. Quindi, questo è un problema importante.

È stato inserita - e questo grazie anche al PNRR - la possibilità di andare a investire sulla telemedicina. L'Italia ha una morfologia complessa e il poter andare a dislocare apparecchiature che ti permettono di fare la refertazione a distanza è un aiuto ed è una cosa importante; è un aiuto per il cittadino, che, quindi, non deve percorrere 40 o 50 chilometri per recarsi nel plesso ospedaliero più vicino, ed è un aiuto anche per il sistema pubblico e territoriale. Avere un medico di base dislocato in un'unica centrale che possa fare la telerefertazione senza andare a visitare il cittadino, soprattutto per cose minimali, aiuta a organizzare il personale e a non sovradimensionare, appunto, il personale, che già oggi è molto carente.

Quindi, abbiamo lavorato su questi aspetti, con la convinzione che è stato fatto un lavoro, dal Governo di cui facciamo parte, che ci avrebbe visto volentieri protagonisti in quest'Aula, ma purtroppo non è stato così. Però, noi abbiamo fissato, tutti insieme, alcuni paletti e alcune richieste, per chiedere al Governo di andare a risolvere queste storture e, soprattutto, per dare un'impostazione globale che vada bene a tutte le regioni. Quindi, apprezziamo lo sforzo fatto dal Governo, come dicevo. L'averci bypassato, andando nella Conferenza Stato-regioni, è stato un atto non del tutto apprezzabile, però capiamo anche l'emergenza del momento; il fatto di continuare a discutere di materia sanitaria, a causa dell'emergenza COVID e di tutto il post-COVID che c'è stato, ha comportato per questo Parlamento un impegno non paragonabile ad altri, da tre anni a questa parte, soprattutto nella XII Commissione.

Sono anche tanti gli aspetti collaterali su cui abbiamo richiesto approfondimenti, e li abbiamo ottenuti. Lo vediamo e lo vedono i sindaci dei territori, perché serve, oltre alla medicina territoriale, anche dare servizi collaterali di base che sono sempre più urgenti e importanti. Abbiamo parlato poco fa dell'infermiere, dell'ADI per le medicazioni, per andare ad aiutare i cittadini. Però, c'è anche un problema post-pandemico che riguarda la medicina territoriale, anche se la specialità non è quella del medico, che è lo sviluppo della psicologia. Abbiamo sempre più casi di persone che, dalla pandemia, escono con problematiche importanti e impattanti.

Quindi, lo psicologo di base è un'altra richiesta che abbiamo inserito in questa mozione e riteniamo sia fondamentale per dare assistenza ai cittadini. Pertanto riteniamo questa mozione positiva e come gruppo della Lega voteremo a favore (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Nappi. Ne ha facoltà.

SILVANA NAPPI (M5S). Presidente, sottosegretario Costa, colleghi e colleghe, questa mozione, condivisa da più forze politiche, propone un modello di gestione territoriale per risolvere le criticità che sono emerse durante la pandemia; è un modello operativo che mette in risalto tutte le competenze specialistiche e gli operatori sanitari già presenti sul territorio per raggiungere, con la sinergia lavorativa, un risultato efficace ed efficiente, punta alla semplificazione e all'integrazione del Servizio sanitario e per ottenere i risultati sperati richiede un'organizzazione ben strutturata, al fine di evitare servizi inefficienti ed inadeguati con costi elevati e risultati modesti.

L'ultima riforma, quella del “decreto Balduzzi”, aveva riorganizzato la rete ospedaliera, ma non ha raggiunto i risultati sperati, perché non ha garantito standard qualificanti, non solo a causa della riduzione di posti letto e della progressiva riduzione del personale, ma soprattutto per la difficoltà determinata dal territorio, non essendoci alcun filtro per l'accesso ospedaliero. Siamo partiti proprio da questa criticità per rafforzare i servizi territoriali e di prossimità, senza diseguaglianze sociali, mettendo al centro il cittadino che deve diventare destinatario di un'assistenza qualificata e immediata. L'organizzazione dovrà offrire opportunità di cure a tutti, in modo semplice e senza tempi di attesa inadeguati e per facilitare l'offerta dei servizi bisognerà operare in un ambiente integrato, con un sistema di continuità assistenziale ed una responsabilità condivisa. I cittadini devono avere sul territorio un punto di riferimento 24 ore su 24, non solo come luogo fisico, ma anche come luogo di cura. Con la progettualità prevista dal “DM n. 71”, recante gli standard qualitativi, strutturali, tecnologici e quantitativi dedicati all'assistenza territoriale, questa organizzazione potrebbe essere all'interno delle case di comunità e, dunque, ancora una volta parliamo di contenitore, ma non di contenuti. Nell'attesa che queste strutture diventino realtà su tutto il territorio si potrebbe già partire, facendole funzionare all'interno dei poliambulatori delle ASL o presso strutture idonee recuperate dai distretti.

Quello che ci aspettiamo nel più breve tempo possibile, dunque, in questo momento, è recuperare e valorizzare il ruolo del medico di medicina generale e del pediatra di libera scelta nell'ambito di questa organizzazione, in quanto medici con assistiti a carico, assicurando agli stessi la centralità dell'assistenza, rafforzandone il ruolo in merito all'accoglienza, all'orientamento e alla valutazione dei bisogni dell'assistito. Questo modello di gestione, già sperimentato in altri Paesi, eliminerebbe tutto quanto non utile e ridondante del sistema sanitario, favorendo una revisione qualitativa dell'attività al servizio del cittadino. Come previsto anche dal PNRR, all'interno di queste strutture ci sarebbero servizi ambulatoriali integrati con le tecnologie necessarie per rendere la diagnostica di primo livello tempestiva e qualificata, riducendo così gli accessi impropri al pronto soccorso, ed inoltre servizi sociosanitari che semplificherebbero i percorsi ai cittadini.

Un sondaggio recente sul lavoro quotidiano dei medici di medicina generale ha evidenziato che trascorrono troppo tempo tra telefono, pc e attività di tipo amministrativo, tutto a discapito delle visite e delle prestazioni mediche. Un ulteriore sondaggio tra gli assistiti ha messo in evidenza il disappunto per la mancanza di vicinanza nel percorso assistenziale da parte del medico di famiglia.

Neanche le regioni sono soddisfatte, in quanto, pur consapevoli dei fondi del PNRR, sono coscienti che non potranno coprire i costi per assumere il personale necessario - che attualmente è carente - da collocare nelle case di comunità o per implementare l'assistenza domiciliare.

Questa realtà ci spinge ancora di più a prendere atto che risulta fondamentale una riorganizzazione a partire dalle risorse già esistenti. Ciò di cui abbiamo bisogno è, dunque, una struttura operativa organica ed integrata che, grazie ad una responsabilità condivisa, possa garantire una risposta complessiva e di qualità, in grado di dare maggiore sicurezza e appropriatezza clinica, e una risposta soprattutto tempestiva. In questo tipo di organizzazione deve essere prevista anche la gestione domiciliare, capace di garantire un'assistenza di alto livello, per quanto riguarda sia le attività mediche, sia infermieristiche e riabilitative, con l'attuazione su tutto il territorio nazionale del fascicolo sanitario elettronico. La telemedicina che garantisce, oggi, servizi di alto livello per diagnosi, terapie e follow-up per i pazienti cronici potrà garantire una gestione monitorata domiciliare per i soggetti fragili, con un intervento tempestivo in caso di necessità. Tutto questo, chiaramente, non perdendo di vista il concetto di prevenzione primaria che, grazie alle competenze multidisciplinari, si potrà attuare con la prevenzione, l'educazione e l'informazione sanitaria per ottenere a lungo termine risultati significativi in termini di benessere generale.

La medicina del futuro deve puntare soprattutto a salvaguardare la salute dei cittadini; questo modello, che si realizza in spazi condivisi, porterà ad una sburocratizzazione, perché le prestazioni, ove possibile, verranno direttamente gestite all'interno della struttura, evitando sprechi e riducendo i tempi di attesa. Bisogna far partire un lavoro di équipe, un lavoro che, in effetti, era stato già previsto dal “DM n. 70”, con le UCCP e le AFT che non hanno determinato alcun miglioramento in termini di assistenza e benessere ai cittadini, perché i medici hanno continuato a lavorare nei propri ambulatori. Oggi, queste aggregazioni, attive su carta, danno un beneficio economico a chi ne fa parte, senza alcuna aggiunta di valore al servizio sanitario. Una riorganizzazione seria potrebbe portare risparmi e parlo di risparmi, non di tagli e di eliminazioni di prestazioni improprie. I risparmi potrebbero essere utilizzati in prestazioni sanitarie da ricreare sul territorio. La gestione del servizio sanitario territoriale sarà in convenzione da parte di medici di medicina generale, pediatri di libera scelta, specialisti ambulatoriali, infermieri, assistenti sanitari, fisioterapisti, medici di continuità assistenziale, tutti i professionisti che devono collaborare insieme, affinché operino 24 ore su 24, risolvendo tutto quello che è di primo livello o di primo soccorso, quindi, tutti i codici verdi e i codici bianchi; la presa in carico del cittadino avverrà attraverso il medico di medicina generale e il pediatra di libera scelta che lo seguirà in tutto questo percorso assistenziale.

Come si può fare per incentivare un'alta partecipazione a questo modello di assistenza? Sicuramente, deve cambiare il meccanismo remunerativo dei medici, in modo da consentire il raggiungimento del risultato migliore ad un costo adeguato, contemplando, per i medici di medicina generale, a fianco della remunerazione in base alla quota pro capite, anche la remunerazione per prestazioni, nonché, per tutti i professionisti, la remunerazione per risultato di salute, così da attivare azioni virtuose per il risultato atteso.

Affinché si possa realizzare tutta questa organizzazione territoriale sono stati elaborati 21 punti, 21 impegni che speriamo che il Governo possa accogliere.

Chiediamo, infatti, al Governo, di adottare iniziative, anche normative, affinché i modelli di aggregazione rispondano alla logica della multidisciplinarietà e della multiprofessionalità, per l'erogazione delle prestazioni, in regime di convenzione e con obbligazioni di scopo e risultato, assicurando la presa in carico e l'omogeneità nell'erogazione dei servizi, nonché l'attivazione, per gli individui con condizioni di fragilità o cronicità, di interventi clinici e assistenziali di cui necessitano, con continuità di cura. Nelle aree nelle quali, per le caratteristiche geografiche e geomorfologiche del territorio, non ci sia la possibilità di costruire le case di comunità, sarà necessario promuovere il rafforzamento dello studio del medico di medicina generale, che potrà seguire il paziente con strumenti di prima diagnostica, rete e telemedicina.

Fondamentalmente, sarà necessario promuovere la prevenzione, quindi il potenziamento dell'odontoiatria territoriale, la realizzazione di servizi sociosanitari anche all'interno degli istituti scolastici, con servizi di tipo educativo, che interessino anche l'educazione nutrizionale, nonché la salute mentale, e il contrasto all'uso di sostanze stupefacenti.

In quest'ottica di rinascita della nostra assistenza territoriale, al fine di ovviare alla mancanza di personale nell'ambito della formazione, è fondamentale la possibilità che il Governo crei l'accesso alla attività di medico di medicina generale anche ai medici di comunità e delle cure primarie, con, a seguire, anche corsi di formazione e trasformando….

PRESIDENTE. Concluda.

SILVANA NAPPI (M5S). In conclusione, trasformando il corso di medicina generale in un vero e proprio corso di specializzazione.

Il nostro obiettivo - e concludo - è stato perseguire il bisogno di salute dei cittadini - assicurargli cure nel momento del bisogno - e di dignità nella scelta dei percorsi assistenziali. I punti essenziali sono la presa in carico complessiva, la sburocratizzazione per quanto riguarda prenotazioni e trafile di vario genere, assicurando una risposta tempestiva e, soprattutto, risposte personalizzate per le cure. Ci vorrà tempo perché si realizzi e perché vada a regime tutta questa filiera, ma la salute è un bene prezioso, da tutelare.

Siamo soddisfatti del lavoro fatto e soprattutto degli obiettivi prefissi. Io voglio ringraziare tutte le forze politiche, che hanno collaborato affinché questa mozione potesse essere condivisa e, per tutte le cose che vi abbiamo proposto, a nome del MoVimento 5 Stelle, dichiaro il nostro voto favorevole (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto.

Saluto gli alunni e gli insegnanti della scuola primaria “Gianni Rodari”, di Robbiate, in provincia di Lecco, che assistono ai nostri lavori dalle tribune (Applausi). Benvenuti! Direi, finalmente, di nuovo i saluti ai ragazzi che ci vengono a vedere.

(Votazioni)

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Come da prassi, le mozioni saranno poste in votazione per le parti non assorbite e non precluse dalle votazioni precedenti.

Avverto che è stata chiesta la votazione per parti separate della mozione Nappi, Panizzut, Carnevali, Mandelli, Noja, Bologna, Stumpo, Menga, Lapia, Trizzino ed altri n. 1-00618 (Nuova formulazione), nel senso di votare il dispositivo distintamente dalla premessa.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Nappi, Panizzut, Carnevali, Mandelli, Noja, Bologna, Stumpo, Menga, Lapia, Trizzino ed altri n. 1-00618 (Nuova formulazione), limitatamente al dispositivo, come riformulato su richiesta del Governo, su cui il Governo ha espresso parere favorevole.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 1).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Nappi, Panizzut, Carnevali, Mandelli, Noja, Bologna, Stumpo, Menga, Lapia, Trizzino ed altri n. 1-00618 (Nuova formulazione), limitatamente alla premessa su cui il Governo ha espresso parere favorevole.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 2).

Passiamo alla votazione della mozione Gemmato ed altri n. 1-00645.

Avverto che i presentatori non hanno accettato l'espunzione dei capoversi primo, terzo, quarto, quinto, sesto, decimo, sedicesimo, diciassettesimo e diciottesimo della premessa, mentre hanno accettato le riformulazioni proposte dal Governo relative al dispositivo.

Avverto, altresì, che ne è stata chiesta la votazione per parti separate, nel senso di votare: dapprima, la mozione, ad eccezione dei capoversi primo, terzo, quarto, quinto, sesto, decimo, sedicesimo, diciassettesimo e diciottesimo della premessa; a seguire, congiuntamente i capoversi primo, terzo, quarto, quinto, sesto, decimo, sedicesimo, diciassettesimo e diciottesimo della premessa.

Ha chiesto di parlare sull'ordine dei lavori il deputato Gemmato. Ne ha facoltà.

MARCELLO GEMMATO (FDI). Grazie, Presidente. Nella mozione precedente evidentemente c'è stato un errore, perché abbiamo votato gli impegni, però lei ha citato il termine “premesse”, quindi noi abbiamo votato contro la premessa. Gli impegni non li abbiamo votati.

PRESIDENTE. Il primo voto è stato sugli impegni, il secondo voto era sulle premesse. Abbiamo fatto due voti e questo è il terzo voto.

MARCELLO GEMMATO (FDI). Insisto: io ho sentito, entrambe le volte, “premesse”, quindi pensavo fossero state scisse le premesse, anche perché solitamente si voterebbero prima le premesse e poi gli impegni. Ora, per chiarirci, noi avevamo intenzione di votare contro le premesse, per un fatto politico e a favore degli impegni. Questa è la linea di Fratelli d'Italia. Ascoltando le sue parole - mi posso sbagliare - mi era parso di capire che si stesse votando sulle premesse e, quindi, ho immaginato che le premesse fossero state scisse. Mi aspettavo un terzo voto sugli impegni della mozione di maggioranza, per i quali noi avremmo votato a favore. Ora non so come risolvere, però la posizione di Fratelli d'Italia è questa.

PRESIDENTE. Per precisione, gli impegni si votano sempre prima delle premesse e noi così abbiamo fatto.

MARCELLO GEMMATO (FDI). Lei, adesso, però, stava citando le “premesse”, per questo a me è venuto il dubbio. Lei è partito con la mia mozione partendo dalle premesse. Allora, se lo schema è premessa-impegni, prima doveva votarsi la premessa e poi gli impegni, quindi, lì si è creato il cortocircuito. Non voglio insistere, ma lei ha detto “premesse” e poi di votare le “premesse” anche nel secondo voto. Questo ci ha indotto in errore. Non so come si possa risolvere politicamente, ma noi volevamo votare a favore degli impegni della mozione di maggioranza.

PRESIDENTE. Andiamo avanti, perché ho già precisato.

Ha chiesto di parlare sull'ordine dei lavori il deputato Sapia. Ne ha facoltà.

FRANCESCO SAPIA (MISTO-A). Grazie, Presidente. Anche noi siamo incappati nello stesso errore, perché noi siamo contro la premessa, ma a favore degli impegni. Qui abbiamo pensato di votare due premesse. Lei ha detto “premessa” e “premessa” e abbiamo votato per due volte in maniera contraria. Noi di Alternativa, invece, siamo favorevoli agli impegni della mozione di Nappi e altri.

PRESIDENTE. Il primo voto “limitatamente al dispositivo”, il secondo voto “limitatamente alla premessa”. Si fa sempre così: prima il dispositivo e poi la premessa. Questi sono stati i due voti e io ho letto “limitatamente al dispositivo” per il primo voto e “limitatamente alla premessa” nel secondo voto. Quindi, è andata come sempre. Prendiamo atto, politicamente, della questione, però, formalmente, è ineccepibile.

Ha chiesto di parlare sull'ordine dei lavori il deputato Trancassini. Ne ha facoltà.

PAOLO TRANCASSINI (FDI). Presidente, solo per sottolineare che, anche stante la distanza, se entrambi i gruppi di opposizione hanno percepito la stessa cosa, evidentemente qualche difetto di comunicazione ci può essere stato. Ma, al netto di questo, cerchiamo di superare la problematica: noi vorremmo che risultasse che il nostro voto sugli impegni è un voto favorevole.

Quindi, o ci rechiamo ognuno a sottolineare l'errore oppure chiedo a lei la possibilità di rettificare.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Sapia. Ne ha facoltà.

FRANCESCO SAPIA (MISTO-A). Presidente, per ribadire che Alternativa avrebbe voluto votare in maniera favorevole sugli impegni della mozione di maggioranza. Così sembrerebbe che siamo contrari, quando invece anche noi avevamo presentato una mozione a favore della sanità territoriale. Non mi sembra giusto, Presidente.

PRESIDENTE. Siccome vedo che c'è stata un'incomprensione e i gruppi Misto-Alternativa e Fratelli d'Italia hanno sollevato la questione, annullo le votazioni e le ripetiamo.

Passiamo di nuovo ai voti.

Come da prassi, le mozioni saranno poste in votazione per le parti non assorbite e non precluse dalle votazioni precedenti.

Avverto che è stata chiesta la votazione per parti separate della mozione Nappi, Panizzut, Carnevali, Mandelli, Noja, Bologna, Stumpo, Menga, Lapia, Trizzino ed altri n. 1-00618 (Nuova formulazione), nel senso di votare il dispositivo distintamente dalla premessa.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Nappi, Panizzut, Carnevali, Mandelli, Noja, Bologna, Stumpo, Menga, Lapia, Trizzino ed altri n. 1-00618 (Nuova formulazione), limitatamente al dispositivo, come riformulato su richiesta del Governo, su cui il Governo ha espresso parere favorevole.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 3).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Nappi, Panizzut, Carnevali, Mandelli, Noja, Bologna, Stumpo, Menga, Lapia, Trizzino ed altri n. 1-00618 (Nuova formulazione), limitatamente alla premessa, su cui il Governo ha espresso parere favorevole.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 4).

Passiamo alla votazione della mozione Gemmato ed altri n. 1-00645.

Avverto che i presentatori non hanno accettato l'espunzione dei capoversi primo, terzo, quarto, quinto, sesto, decimo, sedicesimo, diciassettesimo e diciottesimo della premessa, mentre hanno accettato le riformulazioni proposte dal Governo relative al dispositivo.

Avverto, altresì, che ne è stata chiesta la votazione per parti separate nel senso di votare: dapprima, la mozione ad eccezione dei capoversi primo, terzo, quarto, quinto, sesto, decimo, sedicesimo, diciassettesimo e diciottesimo della premessa; a seguire, congiuntamente, i capoversi primo, terzo, quarto, quinto, sesto, decimo, sedicesimo, diciassettesimo e diciottesimo della premessa.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Gemmato ed altri n. 1-00645, come riformulata su richiesta del Governo, ad eccezione dei capoversi primo, terzo, quarto, quinto, sesto, decimo, sedicesimo, diciassettesimo e diciottesimo della premessa. Il parere del Governo è favorevole.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 5).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Gemmato ed altri n. 1-00645, limitatamente ai capoversi primo, terzo, quarto, quinto, sesto, decimo, sedicesimo, diciassettesimo e diciottesimo della premessa. Il parere del Governo è contrario.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 6).

Passiamo alla votazione della mozione Sapia ed altri n. 1-00654.

Avverto che i presentatori hanno accettato le riformulazioni del Governo relative al secondo e al quarto capoverso del dispositivo, mentre non hanno accettato l'espunzione del primo capoverso del dispositivo e la riformulazione del terzo capoverso del dispositivo.

Avverto, altresì, che ne è stata chiesta la votazione per parti separate, nel senso di votare: dapprima, congiuntamente, la premessa e i capoversi secondo e quarto del dispositivo; a seguire, distintamente, i capoversi primo e terzo del dispositivo.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Sapia ed altri n. 1-00654, limitatamente alla premessa e ai capoversi secondo e quarto del dispositivo, come riformulati su richiesta del Governo, su cui il Governo ha espresso parere favorevole.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 7).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Sapia ed altri n. 1-00654, limitatamente al primo capoverso del dispositivo, su cui il Governo ha espresso parere contrario.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 8).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Sapia ed altri n. 1-00654, limitatamente al terzo capoverso del dispositivo, su cui il Governo ha espresso parere contrario.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 9).

Seguito della discussione delle mozioni Bologna ed altri n. 1-00444, Lapia ed altri n. 1-00427, Vanessa Cattoi ed altri n. 1-00464, Villani ed altri n. 1-00660, Trizzino e Schullian n. 1-00661, Carnevali ed altri n. 1-00663 e Noja ed altri n. 1-00665 concernenti iniziative in materia di prevenzione e cura delle malattie oncologiche, anche nel quadro del Piano europeo di lotta contro il cancro (ore 11,47).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione delle mozioni Bologna ed altri n. 1-00444 (Nuova formulazione), Lapia ed altri n. 1-00427, Vanessa Cattoi ed altri n. 1-00464 (Nuova formulazione), Villani ed altri n. 1-00660, Trizzino e Schullian n. 1-00661, Carnevali ed altri n. 1-00663 e Noja ed altri n. 1-00665 concernenti iniziative in materia di prevenzione e cura delle malattie oncologiche, anche nel quadro del Piano europeo di lotta contro il cancro (Vedi l'allegato A).

Avverto che, dopo la conclusione della discussione sulle linee generali, che ha avuto luogo nella seduta di lunedì 13 giugno 2022, è stata presentata la mozione Noja ed altri n. 1-00665, che è già stata iscritta all'ordine del giorno.

Avverto, inoltre, che è stata presentata una nuova formulazione della mozione Lapia ed altri n. 1-00427 che è stata sottoscritta, tra gli altri, anche dai deputati Bologna, Villani, Vanessa Cattoi, Carnevali, Bagnasco, Noja, Rospi, Stumpo, Schullian e Rizzone che ne diventano rispettivamente il secondo, terzo, quarto, quinto, sesto, settimo, ottavo, nono, decimo e undicesimo firmatario (Vedi l'allegato A). Il relativo testo è in distribuzione.

Contestualmente alla presentazione della nuova formulazione della mozione n. 1-00427, le ulteriori mozioni all'ordine del giorno sono state ritirate dai rispettivi presentatori.

Avverto, infine, che è stata presentata la mozione Bellucci ed altri n. 1-00670 (Vedi l'allegato A). Il relativo testo è in distribuzione.

(Parere del Governo)

PRESIDENTE. Invito il rappresentante del Governo ad esprimere il parere sulle mozioni all'ordine del giorno.

ANDREA COSTA, Sottosegretario di Stato per la Salute. Grazie, Presidente. Procedo con i pareri sulla mozione unitaria Lapia, Bologna, Villani, Vanessa Cattoi, Carnevali, Bagnasco, Noja, Rospi, Stumpo, Schullian e Rizzone n. 1-00427 (Nuova formulazione). Per quanto riguarda il primo e il secondo impegno il parere è favorevole mentre sul terzo impegno il parere è favorevole a condizione che, prima della parola “includendovi”, siano inserite le seguenti: “valutando per quanto di competenza di includere”. Sugli impegni quarto, quinto e sesto il parere è favorevole. Sul settimo impegno il parere è favorevole con la seguente riformulazione: “ad adottare iniziative volte a promuovere la psico-oncologia nei servizi di oncologia riservati ai pazienti e ai familiari, valorizzando le specifiche competenze dei professionisti sanitari in esse operanti”.

Sull'impegno n. 8 il parere è favorevole. Sull'impegno n. 9 il parere è favorevole per quanto riguarda la prima parte dell'impegno, con una riformulazione, inserendo la locuzione: “a valutare l'opportunità di (…)”, mentre, per quanto riguarda l'impegno relativo all'accesso ai farmaci, il parere è favorevole. Sull'impegno n. 10 il parere è favorevole, con la riformulazione: “a valutare la possibilità di (…)”. Il Governo esprime parere favorevole sugli impegni n. 11, n. 12, n. 13, n. 14 e n. 15. Sull'impegno n. 16 il parere è favorevole con la seguente riformulazione: “a prevedere e sostenere iniziative per la conservazione del posto di lavoro, il diritto al lavoro agile e un pieno reinserimento al lavoro dei pazienti oncologici”. Il Governo esprime parere favorevole sugli impegni n. 17, n. 18, n. 19, n. 20, n. 21, n. 22, n. 23, n. 24 e n. 25. Impegno n. 26, parere favorevole, con la riformulazione: “a valutare la possibilità di (…)”. Impegno n. 27, parere favorevole. Sull'impegno n. 28, il parere è favorevole, a condizione che le parole “ad adottare” siano sostituite con le parole: “a promuovere”. Il parere del Governo è favorevole sugli impegni n. 29, n. 30, n. 31, n. 32, n. 33, n. 34 e n. 35. Il parere sull'impegno n. 36 è favorevole, con la riformulazione: “a valutare la possibilità di (…)”. Il Governo esprime parere favorevole sugli impegni n. 37, n. 38, n. 39 e n. 40.

Per quanto riguarda la mozione a prima firma Bellucci il parere è favorevole sugli impegni n. 1 e n. 2.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE FABIO RAMPELLI (ore11,50)

PRESIDENTE. Chiedo scusa, dovrebbe dare il parere sulla premessa della precedente mozione.

ANDREA COSTA, Sottosegretario di Stato per la Salute. Parere favorevole sulla premessa della precedente mozione e parere favorevole anche sulla premessa di questa mozione. Quindi, ripeto: impegni n. 1 e 2, parere favorevole. Sull'impegno n. 3 il parere è favorevole, con la riformulazione: “a valutare l'opportunità di (…)”. Sull'impegno n. 4 il parere è favorevole, con la riformulazione: “nel rispetto dei vincoli di bilancio”. Sull' impegno n. 5, il parere è favorevole. Impegno n. 6, parere favorevole con riformulazione: “a valutare l'opportunità di (…)”. Impegno n. 7, parere favorevole. Impegno n. 8, parere favorevole, con la riformulazione: “a valutare l'opportunità di (…)” Il Governo esprime infine parere favorevole sugli impegni n. 9 e n. 10.

(Dichiarazioni di voto)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto.

Ha chiesto di parlare la deputata Mara Lapia. Ne ha facoltà.

MARA LAPIA (MISTO-CD). Grazie, Presidente, onorevoli colleghi e colleghe. Essere giunti all'approvazione definitiva di questa mozione è per me motivo di grande orgoglio. Oggi indichiamo al Governo impegni chiari e precisi, utili a rafforzare il contrasto alla diffusione dei casi di tumore nel nostro Paese. Lo facciamo guardando all'Europa, allargando agli orizzonti, protagonisti, insieme, di un'ampia comunità scientifica che dispone sempre di più di strumenti di prevenzione e di terapie mirate ed efficaci. Al centro di questa azione deve esserci il paziente, troppo spesso mortificato da percorsi terapeutico-assistenziali di fatto inesistenti, da reti oncologiche regionali sovente fallaci e lacunose e soprattutto da una crescente ed errata consapevolezza che una diagnosi di cancro, quando mancano i livelli essenziali di assistenza, equivale spesso a una sentenza di morte. Noi abbiamo il dovere morale, prima ancora che politico, di invertire questa tendenza, per poter essere capaci di dire a chi soffre che il cancro si cura, che lo Stato è presente e tutela la salute dei propri cittadini e che, soprattutto, si può affrontare questa battaglia senza doversi allontanare da casa e dai propri affetti. Lo si deve fare senza affrontare i viaggi della speranza. Dobbiamo restituire dignità, Presidente, a tutti coloro che oggi si sentono abbandonati e che vagano, privi di strumenti, nei meandri e nei percorsi della sanità e che, alcune volte, purtroppo, giungono a decisioni drastiche dettate dalla disperazione, come quella dell'abbandono delle cure.

Auspico che questo sia solamente il primo passo verso un Paese più attento, consapevole, soprattutto, in cui ci si possa curare allo stesso modo a Nuoro come a Milano, a Siniscola come a Padova, attraverso nuovi strumenti che superino le differenze regionali e che diano ai pazienti due cose fondamentali: la speranza e la cura. Mi permetta, Presidente, di ringraziare tutte le forze politiche che hanno oggi partecipato alla stesura di questa mozione (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Centro Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Giorgio Trizzino. Ne ha facoltà.

GIORGIO TRIZZINO (MISTO-A-+E-RI). Grazie, Presidente, signor sottosegretario e onorevoli colleghi. Battere il cancro non è l'unica sfida per chi riceve la diagnosi. Nonostante la guarigione, la società considera pazienti oncologici queste persone per sempre e ciò le limita molto nelle loro possibilità: se devono chiedere un mutuo in banca, se vogliono adottare un figlio, o se vogliono attivare una polizza assicurativa la trafila è molto più complessa, proprio perché portano lo stigma del paziente oncologico. È una stortura che rende ancora più evidente come, in Italia, la medicina e la legislazione viaggino a velocità diverse: se, da un lato, infatti, la ricerca fa passi da gigante - come dimostrano i dati sulle guarigioni - dall'altro lato, invece, le discussioni sull'oblio oncologico, ovvero il diritto di non dare informazioni sulla propria malattia, sono ancora indietro rispetto ad altri Paesi, come Francia, Lussemburgo, Olanda, Belgio e Portogallo, dove esistono già leggi ad hoc.

Personalmente, ho depositato da poco un progetto di legge, perché è importante che le persone guarite dal cancro possano anche essere considerate guarite socialmente e possano accedere a finanziamenti, mutui, ad assicurazioni sulla vita e progettare la propria vita dopo il cancro. Che nella vita di chi ha ricevuto la diagnosi di cancro ci sia un prima e un poi è scontato: lo è perché costituisce inevitabilmente una cesura che parte dal momento della diagnosi, con tutti i suoi annessi e connessi e le inevitabili ricadute a livello personale e familiare, e lo è perché, a seguire, ci sono le terapie e le nuove diagnosi con cui fare i conti, i controlli, l'ansia, gli eventuali interventi chirurgici da affrontare. Questo è il motivo per cui io ho ritenuto di sostenere questa mozione: noi dobbiamo ricordarci che ci sono malati guariti e su questi dobbiamo attivare velocemente una legislazione che sani questo vulnus e questo stigma. Pertanto, in considerazione di queste riflessioni, il nostro gruppo di Azione non potrà che votare favorevolmente sul provvedimento.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Stumpo. Ne ha facoltà.

NICOLA STUMPO (LEU). Grazie, Presidente. I tassi di mortalità per tutti i tumori in Italia, nel 2021, sono decisamente più bassi rispetto alla media europea e, nel corso degli ultimi 6 anni, sono diminuiti di circa il 10 per cento negli uomini e dell'8 per cento nelle donne. Unico andamento diverso è stato riscontrato tra i due sessi per i tumori legati al fumo: il tasso di mortalità per il tumore del polmone ha fatto registrare un calo di quasi il 16 per cento per gli uomini e un incremento del 5 per cento nelle donne. Da qui si denota la necessità di una prevenzione mirata, che dovrebbe poi essere la modalità che vale per tutte le patologie e tutte le questioni, soprattutto in seguito agli screening, quindi agli studi che si fanno.

I dati di sopravvivenza mettono in luce la qualità elevata dell'assistenza oncologica in Italia: a 5 anni dalla diagnosi di tumore, è in vita circa il 60 per cento degli uomini e il 65 per cento delle donne. In tale contesto, la pandemia da COVID ha segnato in maniera profonda l'oncologia, sotto diversi punti di vista: a causa della pandemia, infatti, nei primi mesi del 2020, sono state sospese le attività di screening e questo ha causato l'accumulo di ritardi importanti, sia negli inviti alla partecipazione agli screening, sia nell'esecuzione dei test di diagnosi: in totale, sono circa 2,5 milioni i test non effettuati.

Tenuto conto di quanto segnalato dai dati, e quindi di questo problema, che naturalmente si è accumulato e che, mi auguro, non produrrà effetti, ma ci sono tutti i rischi che ciò accada, la Camera dei deputati oggi si confronta su un tema rilevante, che chiede una maggiore attenzione. Da qui la necessità, rilevata dalla mozione di maggioranza, dell'immediata attivazione delle principali misure contenute nel Piano oncologico contro il cancro dell'Unione europea, nonché l'adozione definitiva del Piano nazionale contro il cancro in linea con il Piano europeo, e si devono provare a raggiungere gli obiettivi che esso propone. Parimenti, vanno messe in atto tutte le iniziative necessarie per il completamento del percorso istitutivo del Registro nazionale tumori e della rete dei registri regionali. Si deve sviluppare una comunicazione adeguata sui corretti stili di vita, nella scuola e sui luoghi di lavoro, e aumentare le coperture vaccinali. Dobbiamo procedere nel potenziamento delle attività di screening, ovvero la cosiddetta prevenzione secondaria, senza dimenticare di implementare la prevenzione terziaria per le persone sopravvissute a un tumore con il miglioramento dei follow-up e dei corretti stili di vita, per evitare il rischio di recidive, anche coinvolgendo le famiglie dei pazienti.

Infine, e forse questo è l'aspetto più importante, c'è il compito di colmare la differenza dei servizi assistenziali per la cura del cancro tra le regioni, alcune caratterizzate dall'esistenza di reti oncologiche efficienti e all'avanguardia, e altre, invece, caratterizzate da un'eccessiva, se non totale, mobilità passiva sull'oncologia. Così come fa bene la mozione a richiedere l'inserimento nei livelli essenziali di assistenza dei test di diagnostica molecolare per patologie per le quali esistono farmaci di precisione disponibili, promuovendo l'uniforme accesso dei pazienti ai farmaci oncologici innovativi approvati dall'Aifa su tutto il territorio nazionale. Su questo, faccio un inciso, Presidente: penso che si debba provare anche a costruire modalità virtuose, creare rapporti tra strutture all'avanguardia e regioni che segnano un ritardo, per consentire a tutti i cittadini di avere lo stesso diritto di fronte a un tema che non avrebbero voluto incontrare.

Infine, quella che stiamo per approvare è una mozione molto ampia e articolata rispetto agli impegni che ho segnalato nel corso dell'intervento, ma resta l'atto concreto della Camera, che segnala un'attenzione particolare su un tema che coinvolge – e, spesso, sconvolge - la vita di centinaia di migliaia di persone. Bene abbiamo fatto a sollevare la questione e a sensibilizzare il Governo, con una serie di impegni che ci auguriamo determinino l'assunzione di atti concreti in attuazione della mozione.

Per queste ragioni, dichiaro il voto favorevole del gruppo di LeU (Applausi dei deputati del gruppo Liberi e Uguali e di deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Parisse. Ne ha facoltà.

MARTINA PARISSE (CI). Grazie, Presidente. I tumori rappresentano uno dei principali problemi sanitari, a livello europeo, nonché la seconda causa di mortalità dopo le malattie cardiovascolari. La pandemia ha avuto gravi e terribili ripercussioni sulle cure oncologiche, determinando meno prevenzione, ritardo degli screening, delle diagnosi e dei trattamenti. La Commissione europea ha presentato il 3 febbraio 2021 il Piano europeo di lotta contro il cancro, con l'impegno politico di non lasciare nulla di intentato contro la malattia. Il Piano, ponendo l'attenzione su ricerca, innovazione e digitalizzazione, prevede 4 aree di intervento: prevenzione, individuazione precoce della patologia, diagnosi e trattamento, miglioramento della qualità di vita dei pazienti, oltre a 10 iniziative “faro”.

Nell'ambito della prevenzione, la Commissione europea sostiene gli sforzi degli Stati membri per estendere la vaccinazione contro il papilloma virus nei giovani, con l'obiettivo di vaccinare almeno il 90 per cento della popolazione target entro il 2030 ed eliminare il cancro della cervice uterina. Inoltre, promuove un nuovo programma di screening del carcinoma della mammella, della cervice uterina e del colon-retto, che coinvolge il 90 per cento della popolazione. Sul fronte italiano, l'ultimo rapporto annuale dell'AIOM, in collaborazione con l'AIRTUM, stima 377 mila nuove diagnosi in Italia per tutto il 2020. Il tumore maggiormente diagnosticato è il carcinoma mammario, il 14,6 per cento di tutte le nuove diagnosi di tumore, seguito dal colon-retto e da quelli a polmone, prostata e vescica. Pertanto, particolare attenzione deve essere prestata alla presa in carico dei pazienti affetti dal carcinoma mammario e ai centri di senologia, che garantiscano una presa in carico del paziente multidisciplinare, riunendo funzionalmente tutti i servizi coinvolti nella diagnosi, cura e riabilitazione. A conferma di quanto detto, l'Osservatorio nazionale screening ha monitorato l'andamento dei programmi di screening durante la pandemia, per misurare quantitativamente il ritardo accumulato e la capacità di recupero di ogni regione. Le indagini compiute hanno evidenziato elevate percentuali di screening non realizzati, rispetto al passato.

In quest'ottica la nostra mozione, di cui una parte consistente è confluita in quella unitaria, considera il panorama oncologico del Paese, dalle disparità rilevate alle best practice presenti e alle innovazioni possibili, e richiede un impegno in prima linea da parte del Governo al fine di adottare iniziative di propria competenza volte a superare carenze e criticità, e, in particolare, per: sostenere le 4 aree di intervento del Piano europeo contro il cancro; adottare un nuovo documento tecnico di indirizzo aggiornato e ridurre il divario regionale della presa in carico dei pazienti oncologici, consolidando le best practice esistenti sul territorio, per ridisegnare i modelli di governance dell'assistenza sanitaria e della sua organizzazione; varare un piano straordinario organizzativo e informativo per il recupero delle vaccinazioni contro il papilloma virus; sostenere il Piano d'azione SAMIRA per migliorare l'utilizzo delle tecnologie radiologiche e nucleari per la cura dei tumori; istituire la Rete nazionale del registro tumori e in generale promuovere la digital health, ridisegnando i percorsi diagnostici, terapeutici e assistenziali in un'ottica di integrazione ospedale-territorio e considerando le sedi più appropriate, ospedaliere e domiciliari, per lo svolgimento e l'erogazione dei bisogni clinici e riabilitativi; assicurare una effettiva operatività alle reti oncologiche come modello organizzativo di riferimento, per garantire che tutti i centri delle reti oncologiche operino secondo elevati standard di qualità per il trattamento della patologia, con un approccio alla medicina personalizzata e di precisione; verificare che gran parte dei fondi del Next Generation EU siano utilizzati per investimenti in infrastrutture e attrezzature sanitarie; promuovere ricerca e sviluppo e campagne di screening, al fine di recuperare gli esami non eseguiti durante la pandemia, in particolare implementare lo screening mammografico e nuove strategie di comunicazione per informare e fidelizzare le donne; inserire nei LEA i test di diagnostica molecolare per patologie per cui esistano farmaci di precisione disponibili, così da indirizzare i pazienti verso le terapie più appropriate; promuovere l'uniforme accesso dei pazienti ai farmaci oncologici innovativi approvati dall'Aifa su tutto il territorio nazionale; valorizzare le best practice esistenti sul territorio, consolidarle ed estenderle in tutte le regioni, per promuovere un approccio multidisciplinare, evitando patologie secondarie e invalidanti; aggiornare e pubblicare le rilevazioni ufficiali delle diverse istituzioni sanitarie, a partire dalla Relazione sullo stato sanitario del Paese 2020-2021, per misurare lo stato attuale dell'assistenza garantita ai pazienti e avere un quadro chiaro della situazione, e per facilitare la programmazione; garantire l'implementazione e il monitoraggio delle breast unit anche mediante il tavolo di coordinamento ministeriale, per cogliere le difformità regionali, le iniquità, le disparità di trattamento, e porvi rimedio con soluzioni percorribili; da ultimo, assicurare il diritto all'oblio alle persone guarite dal cancro, in linea con la risoluzione del Parlamento europeo del 16 febbraio del 2022, perché ci possa essere una definizione chiara di guarigione, con un riscontro nella vita reale che consenta di accedere a servizi finanziari, assicurativi e sociali senza discriminazioni.

Il Parlamento italiano si è espresso a più riprese, nel corso di questa legislatura, con atti di indirizzo politico votati all'unanimità in Aula e nelle Commissioni di merito.

Sono atti che fanno riferimento a meritorie iniziative delle principali associazioni di pazienti oncologici, attive sul territorio nazionale che negli ultimi anni hanno svolto una costante attività di informazione e condivisione con deputati e senatori. Questa mozione unitaria e anche la nostra mozione, che è stata quasi totalmente recepita nella mozione unitaria, sono in continuità con questo percorso virtuoso, che vuole impegnare il Governo a trovare soluzioni e percorsi che valorizzino i professionisti sanitari e che abbiano come fine ultimo il benessere e la qualità della vita delle persone con malattia oncologica (Applausi dei deputati del gruppo Coraggio Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Maria Teresa Baldini. Ne ha facoltà.

MARIA TERESA BALDINI (IV). Grazie, Presidente. Con questa mozione stiamo trattando una tematica davvero molto complessa dal punto di vista sociale, ma anche molto articolata dal punto di vista sanitario. La casistica e l'incidenza dei tumori in Italia e in Europa apre veramente alla necessità di nuove prospettive organizzative e terapeutiche nel campo sanitario, in particolare proprio per la diagnosi e cura dei tumori. Credo sia fondamentale spostare lo sguardo a livello europeo per un piano di lotta contro il cancro, uno sforzo da parte di tutti gli Stati membri affinché aiutino a mettere in campo le migliori competenze e le necessarie risorse economiche per lo sviluppo di piani di prevenzione, diagnosi precoce, trattamento e follow-up. Il programma EU4Health si propone di fornire agli Stati membri dell'Unione 4 miliardi di euro proprio per affrontare il cancro. La diagnosi precoce rimane fondamentale per poter portare a diagnosi e a guarigione i pazienti e, nello stesso tempo, ridurre i costi di spesa sanitaria.

È cambiato molto da quando le parole “cancro” o “tumore” non potevano nemmeno essere nominate dai media perché la paura e l'etichetta che venivano date alle persone potevano generare veramente molte problematiche nei pazienti. È cambiato molto da quando la terapia e soprattutto i grandi passi avanti della chirurgia oncologica hanno permesso la standardizzazione di trattamenti sempre meno demolitivi. Pensiamo ai trattamenti chirurgici della mammella: dalla mastectomia, che addirittura andava a toccare il muscolo e asportava il grande pettorale, siamo arrivati alla quadrantectomia e, addirittura, alla tumorectomia, ossia ad asportare soltanto il nodulo. Ma pensiamo anche alle colon-ano anastomosi, che hanno permesso di non posizionare più un ano artificiale. Questi sono risultati davvero eccezionali, che il mondo della chirurgia oncologica ha raggiunto e che i nostri medici hanno insegnato al mondo intero. Hanno permesso una rivoluzione in campo oncologico in termini di guarigione e in termini di qualità di vita. L'oncologia medica, la radioterapia, la terapia del dolore, i supporti psicologici e, non dimentichiamo, la chirurgia plastica ricostruttiva hanno cambiato radicalmente il trattamento del cancro, dando dignità anche alla persona con la ricostruzione. Oggi il riconoscimento della persona guarita dal tumore è fondamentale per far sì che si possa accedere a servizi bancari, finanziari e assicurativi, di adozione. Tra il 2019 e il 2022, cinque Paesi europei hanno approvato norme che garantiscono agli ex pazienti oncologici il diritto a non essere discriminati. La risoluzione del Parlamento europeo del 16 febbraio 2022 chiede che entro il 2025 tutti gli Stati membri garantiscano il diritto all'oblio a tutti i pazienti europei. Questo è un fatto molto importante, che riporta il tumore a una malattia guaribile e che mette le premesse per farlo diventare una patologia che potrà essere definitivamente sconfitta o, per lo meno, cronicizzata al punto tale da permettere una normale sopravvivenza.

La smart card sarebbe una bella idea: una card che permette di riassumere la storia clinica dei pazienti e mantenere le cure e il follow- up degli stessi pazienti oncologici. Tengo a sottolineare, però, che l'assistenza oncologica non è omogenea su tutto il territorio italiano e senza una riforma sanitaria adeguata è impossibile rendere pratica una smart card. Pensiamo che in molti ospedali non c'è nemmeno un collegamento digitale tra un reparto e l'altro. Esiste un aspetto molto variegato in tutta l'Italia sulla diagnosi e cura dei tumori tra Nord e Sud, sia come tipo di tumori da trattare, sia come approccio diagnostico-terapeutico. Dobbiamo ricordare che i tumori sono legati, oltre ad aspetti genetici, anche a stili di vita e all'ambiente, ed è facile intuire come alcuni tumori siano più rappresentati di altri in alcune zone - si dovrebbe tener conto molto di questo -, in una zona dove c'è molto sole, ad esempio, pensiamo al melanoma, oppure pensiamo a determinati tumori che, invece, sono collegati ad un certo tipo di alimentazione. Per questo è importante la conoscenza che dovremmo avere delle varie famiglie. È importante il collegamento del medico di medicina generale: ahimè, il nostro medico di famiglia non esiste più nel nome e nei fatti, ogni famiglia ha diversi medici curanti, che quindi non conoscono più l'anamnesi personale e familiare del paziente, fondamentale per un approccio diagnostico e per le indicazioni terapeutiche del paziente, fondamentale quindi per lo screening. Il discorso è molto complesso e richiederebbe molte ore di discussione. C'è poi il sistema di rete oncologica italiana, oggi sempre più necessaria e fondamentale in una riforma, tenendo presente che l'emergenza COVID ha stravolto le modalità e le possibilità diagnostiche e terapeutiche, oltre che di follow-up in campo oncologico.

Vorrei aggiungere una nota: la ricerca contro il cancro avviene nei laboratori di ricerca, nelle divisioni sperimentali, ma avviene anche e soprattutto attraverso la clinica, attraverso l'osservazione. La clinica non va confusa con la patologia: la clinica permette di osservare, curare e collaborare con i medici, sono i clinici e i ricercatori per nuove ricerche oncologiche. Pensiamo al grande ruolo che hanno avuto gli IRCCS monotematici, istituti di ricerca clinica e scientifica, che sono stati un modello di sviluppo, ricerca e terapia, hanno permesso di standardizzare interventi e protocolli terapeutici che noi adesso ritroviamo nei testi scolastici, che insegnano metodiche e metodi che hanno dato l'avvio a una nuova era oncologica. La creatività dei medici è fondamentale perché porta a condizioni organizzative del sistema e può realizzarsi solo se il medico opera in determinate condizioni. C'è stato un periodo in cui i medici italiani hanno dimostrato le loro potenzialità, la loro eccellenza e le loro necessità. Oggi c'è bisogno di una riforma: una riforma che freni l'abbandono dell'Italia da parte dei nostri medici, sempre più sfiduciati e appesantiti da una burocrazia e da una mancanza, anche, di meritocrazia. Ma c'è bisogno anche di strutture capaci di fare scuola, che possano formare nuovi medici. Pensiamo alla chirurgia, alla formazione chirurgica, a quello che richiede una formazione in un campo così difficile, così variegato, come quello oncologico: operare un sarcoma, operare una mammella, operare una parotide, operare una tiroide, è molto, molto diverso e quindi c'è bisogno di scuole e di formazione. Questa mozione contiene dichiarazioni corrette, ma molte inattuabili nel nostro Paese, perché purtroppo ci raffrontiamo con una realtà molto diversa: sono troppe le situazioni dove è davvero difficile gestire il paziente. Due parole sulla telemedicina: potrebbe essere facilmente applicabile, ma diventa una metodologia di fatto complicatissima, a seconda di coloro ai quali viene data questa offerta. Manca in Italia una cultura per questo, manca una sensibilità e mancano anche i mezzi per renderla operativa. Quindi bisogna riflettere sulle risorse che devono essere impegnate e che poi non daranno risultati sperati. Anche quando si parla di gestione dei pazienti, occorre ricordare che non ci sono reti di strutture a lunga degenza o per lo meno sono poche e non sono collegate. Allora come si fa a parlare di continuità di cura? Gli aspetti pratici devono coincidere con i buoni propositi di questa mozione. Ricordiamo le difficoltà per screening, esami diagnostici e anche strumentali, ad esempio di una mammografia, dalla visita mammografica alla visita ginecologica, per fare alcuni esempi, per le persone con disabilità. È da tener presente anche l'attenzione psicologica che un malato di cancro dovrebbe avere nel suo iter diagnostico-terapeutico, ma anche nel recupero della propria quotidianità. Un grande ringraziamento va a tutte le associazioni oncologiche, che nei diversi aspetti hanno sempre aiutato e continuano ad aiutare molti malati. Esprimo, quindi, a nome del gruppo di Italia Viva, il voto favorevole a questa mozione (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva e di deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Lucaselli. Ne ha facoltà.

YLENJA LUCASELLI (FDI). Grazie, Presidente. Lo hanno già detto i colleghi: nel 2035 il cancro sarà la prima causa di morte e l'attuale percentuale di sopravvivenza è del 47 per cento, ogni anno 377 mila nuovi casi. È quindi evidente a tutti l'importanza delle mozioni che discutiamo oggi. C'è quella della maggioranza, sulla quale Fratelli d'Italia voterà favorevolmente proprio perché ha una sensibilità verso temi così importanti.

Ma proprio per questo motivo, Fratelli d'Italia ha presentato una propria mozione, cercando di inserire alcuni argomenti che nella mozione della maggioranza non ci sono e su questi temi vorremmo sollecitare l'attenzione dei colleghi, dell'Aula e del Governo, perché è evidente l'importanza strategica di un piano oncologico nazionale. È evidente a tutti la necessità di un piano di funzionamento delle reti oncologiche in tutte le regioni. È fondamentale sapere che il malato non può essere trattato in modo diverso da Nord a Sud. È fondamentale sapere che cosa vive un malato, perché il nostro compito, qui in quest'Aula, è quello di provare ad aiutare, perché capire non si può (capire lo può fare solo chi alcune cose purtroppo le vive).

Le reti oncologiche vanno sicuramente implementate e questo è uno dei temi molto cari a Fratelli d'Italia. Abbiamo la necessità di parlare delle risorse economiche. Lo abbiamo detto in tutti i modi: non si può parlare di una vera struttura oncologica nazionale se alla base non vengono messe risorse economiche. Negli ultimi tre anni, tra l'altro, il nostro sistema sanitario ha perso quasi 21.000 medici specialisti e questo è un altro problema che deve essere risolto. Soprattutto, ha perso una scommessa: ha perso la scommessa sullo screening preventivo, sulla prevenzione. Questo purtroppo lo abbiamo vissuto con maggiore intensità a causa del periodo COVID, del periodo pandemico che ha rallentato gli screening e, quindi, la prevenzione dai 5 agli 8 mesi. Vedete, colleghi, in quei 5-8 mesi ci sono giorni, ci sono ore e soprattutto c'è la possibilità di sopravvivenza; ogni minuto perso rispetto alla consapevolezza della malattia è un minuto che si toglie alla vita del paziente.

Allora, diventa fondamentale non cadere in alcuni errori, come purtroppo il Governo ha fatto. Faccio riferimento al Fondo per i test di profilazione genomica, che non è riuscito mai a raggiungere i territori. La mancanza dei decreti attuativi ha impedito che un Fondo, che pure esiste, che è stato costituito e che ha delle risorse economiche, venisse utilizzato proprio per la finalità della profilazione genomica. Questo non può accadere, non può accadere che l'inerzia del Governo renda vana la possibilità di sperare per ogni paziente oncologico di superare la malattia (Generali applausi). La diagnosi precoce è uno strumento essenziale: allunga l'aspettativa e migliora la qualità della vita e su questo, Governo, non ci possono essere deroghe. Su questo non ci possono essere ritardi né ci possono essere distrazioni.

Dobbiamo preoccuparci anche di come aiutare a livello territoriale i malati oncologici perché, vede, quello che si vive nelle proprie abitazioni, a casa, molte volte diventa un peso per la sanità. Soprattutto al Sud i nostri malati molte volte, troppe volte si devono rivolgere alle strutture di pronto soccorso e in questo modo causano ancora più ritardi e ancora più confusione. Invece, dobbiamo lavorare affinché ci sia un'assistenza vera che possa arrivare al paziente presso la propria abitazione.

C'è poi un tema che è molto caro a Fratelli d'Italia e che abbiamo sentito in quest'Aula - l'hanno ribadito moltissimi colleghi - ed è il diritto all'oblio. Vede, rappresentante del Governo, c'è una proposta di Fratelli d'Italia che è stata depositata, a firma del collega Rizzetto, e che è stata firmata da tutti i colleghi del mio gruppo, che aspetta ancora di essere calendarizzata e noi chiediamo che venga fatto in Commissione con estrema sollecitudine.

Poi, ce ne sono altre, perché questo è un tema che trasversalmente interessa e occupa tutte le forze politiche, perché tutti capiscono quanto sia inconcepibile che alla guarigione fisica dei pazienti oncologici non si accompagni una guarigione sociale (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Questo è un vulnus ai principi costituzionali di libertà, di uguaglianza e soprattutto di civiltà. I pazienti oncologici non possono essere marchiati per sempre ed essere discriminati per una malattia subdola e terribile che di certo non hanno voluto né hanno chiesto (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Ci sono principi che sono stati dichiarati in Europa e l'Italia li ha acquisiti, li ha fatti propri. Adesso dobbiamo trovare, però, la modalità migliore possibile e le risorse - tante risorse - affinché quello che è un auspicio europeo diventi, invece, una nostra normativa nazionale.

So che questo è un tema che trasversalmente interessa tutti i colleghi e a tutti i colleghi credo che debba andare il plauso per aver lavorato su queste due mozioni. È proprio per questo motivo che Fratelli d'Italia, partito di opposizione, ha presentato una propria mozione. Abbiamo cercato di integrare, dal nostro punto di vista, quello che c'era all'interno del testo presentato dalla maggioranza con quelle che, secondo noi, sono priorità che non possono essere derogate né possono essere dimenticate. Vede, sottosegretario, le persone che ti sono intorno, quando capiscono che sei un malato oncologico, ti dicono: “So cosa stai passando”. Non è vero! Non lo sa nessuno! Lo sa solo chi lo passa veramente (Applausi). Lo sanno le famiglie che sono accanto a quei malati e lo sanno gli amici che condividono quotidianamente le difficoltà, perché un malato oncologico ogni giorno ha migliaia di piccoli ma insormontabili problemi.

Questo ci deve rendere consapevoli della necessità di quanto ci sia bisogno di supporto, di quanto ci sia bisogno di prevenzione, di quanto ci sia bisogno di strutture e di quanto ci sia bisogno di medici preparati che riescano ad aiutare nel percorso di vita persone che, sì, hanno un prima e un dopo ma il cui dopo deve essere necessariamente migliore del prima (Applausi - Congratulazioni)

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Giuseppina Versace. Ne ha facoltà.

GIUSEPPINA VERSACE (FI). Grazie, Presidente. Certo, è difficile per me intervenire adesso, dopo l'appassionato e personale intervento della collega Lucaselli, che ringrazio per il coraggio, per la passione e per la chiarezza con cui ha esposto problematiche di vita quotidiana (Applausi) su cui ha ragione, perché molte di queste situazioni si devono vivere altrimenti non si possono comprendere. Dunque, qual è anche il ruolo nostro qui dentro? È quello di tenere accesi i riflettori su tematiche che altri non reputano prioritarie, è quello di smuovere le coscienze, è quello di cercare di sensibilizzare un po' tutti che nella vita non bisogna aspettare che capiti qualcosa di grave o di tragico nella nostra personale esistenza per renderci conto di quanto sia importante intervenire per il bene di tutti (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

Queste mozioni, oggi, ci danno la possibilità anche di fare questo, perché è evidente che la qualità e l'efficacia delle cure per le persone affette da tumori ha conosciuto, soprattutto negli ultimi anni, un enorme sviluppo. Si sono ampliati i trattamenti sanitari e si sono aggiunti nuovi farmaci oncologici, che hanno consentito non solo ai malati stessi di vivere meglio ma anche di contenere i costi sanitari diretti legati all'ospedalizzazione e di ridurre la spesa sociale.

Però, è importante - sottosegretario, conosco bene la sua sensibilità - che il Governo inizi a guardare anche a queste voci non solo come voci di spesa, ma anche come voci di investimento per il futuro, perché tanto più si spende oggi per curare e garantire le adeguate cure a una persona, tanto più ne beneficerà anche lo Stato stesso in termini di assistenza domani; mi sembra un'equazione quasi ovvia.

Nella lotta contro le malattie oncologiche è decisiva l'attività di prevenzione e di diagnosi precoce dei tumori e, sotto questo aspetto, lo screening eseguito tempestivamente, soprattutto per alcuni specifici tipi di tumori, è uno strumento centrale per il controllo della presenza di questa patologia e di condizioni che possono causarne anche l'insorgenza in persone che non presentano sintomi; per alcuni tipi di tumore maligno, lo screening può quindi prevenirne lo sviluppo e consentire terapie più efficaci e meno aggressive. Tutti i dati disponibili dimostrano anche che i tumori maligni che emergono dalle campagne di screening hanno una prognosi più favorevole di quella dei tumori diagnosticati quando la malattia è già divenuta sintomatica.

Al riguardo, sono tanti gli impegni di queste mozioni, però, è importante anche fare un'adeguata campagna di comunicazione, per invitare la gente a sottoporsi agli screening, per avere maggiore attenzione e non aspettare che il danno, in qualche modo, si manifesti. L'adesione agli screening, infatti, come la presa in carico dei pazienti oncologici, non è sempre adeguata e, soprattutto, non è uniforme su tutto il territorio nazionale. Questo gap tra le diverse regioni deve essere assolutamente colmato, utilizzando al massimo e al meglio anche le risorse del PNRR.

Accanto a questo, però, è necessario investire, per garantire un più alto e maggiore livello di offerta anche territoriale, di assistenza domiciliare e di rafforzamento della sinergia tra medici, infermieri, pazienti e familiari, ricercatori e istituzioni. Ed è sotto gli occhi di tutti quanto la pandemia abbia significativamente mutato pure le priorità sanitarie che, soprattutto nella prima fase, sono state dirottate sulla cura dei malati COVID e dei soggetti positivi e sulle misure per evitare la diffusione del virus. Nei primi mesi del 2020, le strutture sanitarie italiane hanno dovuto affrontare una velocissima riorganizzazione per rispondere all'emergenza COVID e questo, ovviamente, ha comportato pesanti ripercussioni, sia di tipo assistenziale sia psicologico, nei pazienti oncologici, penalizzando fortemente anche la prevenzione.

È proprio la prevenzione il tassello fondamentale nella strategia per la lotta contro i tumori per questo Governo e, sicuramente, per quelli che gli succederanno, perché bisogna che si impegnino sempre di più e in maniera anche costante a realizzare tutti gli obiettivi previsti dal nuovo Piano oncologico nazionale 2022-2027 (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente). Le diagnosi tempestive sono sicuramente al centro di questo Piano europeo che individua gli interventi necessari, però va anche ricordato che, considerati i tanti obiettivi previsti, non mi risulta - e non ci risulta - che vi siano altre risorse per la sua piena attuazione, quindi, si dovrà contare molto sulle risorse già stanziate dal Fondo sanitario nazionale, più quelle del PNRR, ma anche di altri fondi europei. Sarebbe senz'altro opportuno e necessario, proprio per garantire effettivamente l'attuazione di questo Piano, che il Governo stanziasse ulteriori risorse specifiche per la sua attuazione; la prevenzione in salute è sempre, come dicevo in precedenza, un investimento capace di generare maggiori risparmi anche nel tempo, non è mai una spesa improduttiva, questo ce lo dobbiamo proprio imprimere nella mente e nella memoria.

Poi, bisogna anche ringraziare - è stato già detto prima di me - tutto il mondo del volontariato che quotidianamente svolge un ruolo prezioso e fondamentale anche a supporto delle cure, delle persone e delle strutture che spesso, da sole, non riescono a garantire la dovuta assistenza (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente). Ci sono, poi, in Italia molteplici iniziative che, negli ultimi anni, hanno conosciuto anche un grande incremento, ed è un tema che a me sta particolarmente a cuore, perché me ne sono già occupata in passato; mi riferisco alla raccolta fondi per l'acquisto di parrucche per pazienti oncologici; le parrucche per questi pazienti non sono un accessorio, non si tratta certamente di un accessorio qualunque, ma di un vero e proprio presidio sanitario, necessario. Già l'Agenzia delle entrate, con una risoluzione del 2010, ha chiarito che la parrucca può rientrare tra le spese sanitarie detraibili, se serve a rimediare al danno estetico provocato da una patologia e ad alleviare una condizione di grave disagio psicologico nelle relazioni di vita quotidiana; questo, ovviamente, non basta assolutamente per l'acquisto della parrucca in caso, appunto, di alopecia da trattamenti antitumorali, perché ad esempio, ad oggi, gli interventi non sono disciplinati in modo uniforme da una normativa nazionale. Le disposizioni regionali sono diversificate e coprono questo tipo di bisogno anche un po' a macchia di leopardo; sono solo 15 le regioni che stanziano fondi a parziale o totale contributo per l'acquisto della parrucca.

Ecco, io stessa nella legge di bilancio del 2021 presentai un emendamento, purtroppo rimasto poi lettera morta, per garantire che tutti i pazienti oncologici, a seguito di un ciclo di chemioterapia, potessero avere il diritto a un contributo di almeno 300 euro per l'acquisto di una parrucca. Io auspico che il Governo colga questa occasione, l'occasione di queste mozioni per trovare quella spinta in più e fare sua anche questa proposta, trovando le opportune risorse e garantendo questo diritto a tutti i cittadini in cura per tumori, a prescindere dalla regione di residenza. Deve essere una copertura nazionale, anche sistematica e consolidata.

Infine, Presidente, fra gli impegni inseriti troviamo anche adeguati strumenti di sostegno psicologico, oggi, più che mai necessari, come ha espresso, molto meglio di me e prima di me, la collega Lucaselli. Attualmente, tutto questo è a carico del paziente, sia sotto il punto di vista economico sia di sensibilità personale.

Ultime, ma non meno importanti, sono le iniziative volte a consentire l'effettivo e facile accesso delle persone con disabilità a tutti i servizi di prevenzione, diagnostica e cura della patologia oncologica, assicurando la disponibilità di strutture e apparecchiature di screening per rispondere ai differenti bisogni di accessibilità, poiché questo è un fattore apparentemente marginale, ma di fatto decisamente centrale per queste persone che, già avendo particolari disabilità, hanno diverse necessità, e non tutte le macchine per effettuare i test diagnostici spesso sono adeguate alle differenti esigenze di donne con disabilità.

Dunque, Presidente, per tutti i motivi che ho appena espresso, non posso che annunciare il voto favorevole di Forza Italia (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Elena Carnevali. Ne ha facoltà.

ELENA CARNEVALI (PD). Presidente, rappresentante del Governo, colleghe e colleghi, voglio anch'io in questo momento, innanzitutto, fare davvero un augurio di buona salute al Ministro Speranza e voglio ringraziare della testimonianza la collega Lucaselli, per una testimonianza che non è stata solo con le parole che abbiamo ascoltato oggi, ma che ha sempre coinvolto il Parlamento, anche in questa sua volontà di non nascondere la sua condizione di malattia; è stata un simbolo nel portare la voce dei pazienti affetti da tumore dentro questo Parlamento.

Oggi, è una giornata importante, è tutta la mattina che parliamo di sanità, ma tutto si tiene, si tiene quello di cui abbiamo parlato prima sull'assistenza sanitaria, sul DM 71 del 2022, la parte sull'assistenza territoriale e quella di cui discutiamo oggi; io credo che sia stata davvero un'azione intelligente, da parte di tutte le forze politiche. Ringrazio, naturalmente, la collega Nappi, ma credo che essere arrivati a una mozione unitaria e alla votazione, credo, praticamente unanime anche delle altre mozioni sia segno di intelligenza e, soprattutto, dell'importanza dell'argomento che stiamo trattando. Quindi, noi abbiamo ritirato la nostra mozione.

Siamo alla vigilia di un fatto molto importante, l'approvazione del Piano oncologico nazionale, di questo suo passaggio che avviene in Conferenza delle regioni, di un'attenzione, che abbiamo constatato essere senza precedenti, all'emergenza cancro, tanto che l'Unione europea si è dotata di un Piano innovativo come strumento di politica sanitaria, finalizzato proprio a far fronte all'intero decorso della malattia. È un Piano approvato il 3 febbraio 2021, articolato in dieci iniziative “faro”; per ognuna di esse sono individuate le risorse a disposizione, gli obiettivi e i tempi in cui devono essere raggiunti tali obiettivi.

Faccio alcuni esempi per riuscire a comprendere la portata. Per esempio, il Piano di vaccinazione contro il papilloma virus prevede un aumento rilevante della copertura vaccinale di ragazze e ragazzi entro il 2030, fino ad arrivare almeno al 90 per cento della popolazione bersaglio dell'Unione europea, nonché un nuovo programma di screening per i tumori, sostenuto dall'Unione europea, affinché gli Stati membri siano in grado di garantire al 90 per cento della popolazione che presenta i requisiti dello screening alla mammella, alla cervice uterina e al colon-retto la possibilità di sottoporvisi. Tutto ciò entro il 2025, vuol dire tra tre anni. Il Piano europeo individua, quindi, anche le forme regolatorie necessarie al completamento di ogni iniziativa. Tra le più significative e trasversali rientrano sicuramente la riduzione dei tempi di attesa e l'accesso ai farmaci innovativi, ampliando, al contempo, la platea dei beneficiari, anche attraverso la revisione della direttiva dell'EMA. Questo impegno dell'Unione europea contempla, peraltro, una messa a disposizione di risorse finanziarie considerevoli, 4 miliardi, anche con la Missione “Cancer”. Questo programma ambizioso risiede proprio nel quadro della ricerca e dell'innovazione dell'Horizon Europe, con un obiettivo che l'Europa si è data, al quale noi contribuiamo, voler salvare 3 milioni di vite umane, nell'arco di dieci anni. Proprio in base a questo impegno dell'Unione europea c'è la consapevolezza che la malattia neoplastica determina un fabbisogno di assistenza multidisciplinare e multidimensionale, con significative implicazioni sul piano sia familiare sia sociale, che si proiettano anche dopo la guarigione. Il Partito Democratico, già nell'ottobre 2020, aveva avvertito l'urgenza di approvare il nuovo Piano, in primo luogo, perché quello precedente è scaduto nel 2016; in secondo luogo, perché era chiaro che avremmo avuto un'emergenza nell'emergenza che, purtroppo, si è avverata, travolti dalla drammatica e crudele pandemia, che ha sconvolto e cambiato le priorità per poter salvare le vite umane. Gli effetti indiretti hanno provocato ritardi e il mancato accesso alle cure in molti presidi - magari non tutti, ma nei nostri territori - con grandi discontinuità. Dal monitoraggio delle dimensioni di questo fenomeno è risultata una contrazione drammatica delle richieste di accertamenti preventivi, oltre al mezzo milione di rinvii per pap-test e per le mammografie; insomma, tutto quello che per noi è necessario per garantire una diagnosi e una presa in carico precoci. Le differenze regionali sono ancora più eclatanti. Con due annualità abbiamo finanziato il piano delle liste d'attesa per circa un miliardo di euro e, nonostante nel 2021 ci sia stata una ripresa delle attività assistenziali, questo ancora non risulta sufficiente per colmare questo gap e, soprattutto, dobbiamo tenere presente che nel prossimo futuro avremo pazienti con una maggiore complessità assistenziale, con un forte impatto sui sistemi organizzativi sanitari, che dovranno gestire condizioni cliniche sicuramente di aumento della morbilità e della complessità. Il prossimo ventennio, a causa dei cambiamenti demografici e dell'esposizione al rischio avremo un'incidenza di queste patologie, che vedremo raddoppiare. Abbiamo un'esigenza etica, morale e di salute pubblica per agire, perché, come ci ricorda spesso il professor Silvio Garattini, la prevenzione diventi la rivoluzione culturale della medicina, poiché è una azione fondamentale, considerato che il 40 per cento delle malattie croniche sono evitabili e perché anche nella percentuale relativa ai tumori si agisce soprattutto sulla prevenzione primaria e su quella secondaria. Facciamo troppo poco. Mi hanno colpito tantissimo i dati pubblicati dall'Istituto superiore di sanità riguardo all'aumento della percentuale di fumatori: uno su quattro, 800 mila fumatori in più rispetto al 2019, triplicato il consumo di sigarette da tabacco riscaldato e anticipata l'età in cui si inizia. C'è la necessità di agire per far crescere la consapevolezza del rischio e, soprattutto, per mettere nella condizione di promuovere campagne di prevenzione.

Abbiamo fatto cose molto positive. Abbiamo introdotto, per la prima volta, un percorso di screening per quanto riguarda quello che viene definito il big killer, il tumore al polmone. Attraverso la possibilità di fare un'azione di screening, soprattutto sui grandi fumatori, abbiamo la capacità di far emergere e recuperare le persone con probabilità di avere un cancro ai polmoni. Ma c'è un messaggio che dobbiamo dare in quest'Aula: di cancro si guarisce e, in Italia, la sopravvivenza di cinque anni, il tempo necessario per dichiarare guarita una persona, un paziente, mostra un incremento di questi dati rispetto alla rilevazione precedente; cala la mortalità e migliora la sopravvivenza. Ma non è tutto, perché ci sono campanelli di allarme che ricercatori, medici e cittadini ci stanno rendendo evidenti. Per questa ragione credo sia la collega Lorenzin sia tutti coloro che sono intervenuti hanno già fatto una grande analisi rispetto a tali dati. Ma noi abbiamo anche bisogno di sconfiggere un altro grande male, il fatalismo. Dobbiamo fare in modo che agire sulla prevenzione primaria e su quella secondaria ci possa permettere soprattutto di raggiungere i traguardi possibili, se un sistema Paese assume la lotta contro il cancro come la cifra di riferimento per la ricerca clinica di base, le nuove terapie, la capacità di diagnostica e farmaceutica, la medicina personalizzata, l'accompagnamento in tutte le sfere che riguardano le persone, da quella psicologica, da quella riabilitativa al diritto all'oblio, per cui il Partito Democratico, al Senato e alla Camera, ha già presentato da tempo proposte di legge, agli ausili, alle limitazioni previdenziali, alle limitazioni sui permessi di lavoro e agli ostacoli che dobbiamo ancora superare.

In ragione di questa rilevanza economica e sociale, l'adozione del nuovo Piano oncologico nazionale rappresenta una priorità dell'intero Paese. È per questa ragione che possono sembrare ambiziosi i 40 impegni che noi abbiamo scritto in questa mozione. Possono sembrare sicuramente abbondanti, ma posso dire che nulla è stato lasciato al caso. Voglio ricordare, in particolare al Governo, di leggere il rapporto di Agenas sulle reti oncologiche, pubblicato nel 2021 che ha mostrato ancora, con chiarezza, la disomogeneità nazionale e la presenza di poche reti completamente operative, a fronte del fatto che abbiamo già sottoscritto un accordo nella Conferenza Stato-regioni, così come abbiamo bisogno della messa a regime della Rete nazionale dei tumori e dei tumori rari.

Concludo su due questioni, molto brevemente. La prima è un ringraziamento che voglio rivolgere al mondo associativo e al mondo della ricerca scientifica, perché sono parte di questa alleanza che noi continuiamo a considerare importante. Quello che stiamo facendo qui oggi è un nostro dovere. Il nostro dovere è dare indirizzi al Governo, appunto attraverso l'azione del Parlamento, e mi dispiace che spesso, invece, tale azione venga relegata nella relazione tra il Governo e le regioni e, quindi, abbiamo un po' l'impressione di non riuscire a dare tangibilità rispetto agli indirizzi che, con i citati 40 punti, oggi vogliamo dare. Penso sia una stagione nuova, una stagione importante, perché il diritto alla salute non è solo un diritto che dobbiamo riconoscere poiché ce lo dice la Costituzione; il diritto alla salute è la possibilità di guarigione, l'accompagnamento in tutte le sedi, anche dalle sedi territoriali, per consentire alle persone di evitare l'accesso negli ospedali, con le preoccupazioni che questo comporta. Siamo nelle condizioni di poter agire su due fronti: non definanziare il Fondo sanitario nazionale e incidere sull'ammodernamento del parco tecnologico diagnostico. In terzo luogo, dobbiamo continuare a credere che il personale sanitario e il personale delle professioni sanitarie è per noi il più grande investimento che possiamo fare e troverà nel Partito democratico l'alleato più forte e più grande, anche nei confronti del Ministro Speranza, affinché questo si realizzi anche nella prossima legge di bilancio.

Per queste ragioni voteremo a favore delle mozioni che abbiamo sottoscritto (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Cattoi. Ne ha facoltà.

VANESSA CATTOI (LEGA). Presidente, Governo, onorevoli colleghi, oggi è una giornata molto importante, nella quale abbiamo tutti quanti ascoltato questa unità di intenti su temi molto importanti, soprattutto quello che affrontiamo oggi con questa mozione unitaria, frutto di una collaborazione tra tutte le forze politiche che compongono il Parlamento e che vede impegnati da sempre la Lega e il mio gruppo parlamentare, soprattutto per cercare all'interno delle Aule parlamentari questo importantissimo dibattito.

La mozione che avevamo predisposto e della quale io sono semplicemente un portavoce, la prima firmataria, in realtà non è la mozione del singolo parlamentare, ma nasce come frutto di una leale e importantissima collaborazione tra noi parlamentari e i membri dell'intergruppo “Insieme contro il cancro” con le 36 associazioni che collaborano con questo intergruppo, che ci permettono veramente di intervenire sotto il profilo legislativo in modo puntuale e partendo soprattutto dalle esigenze dei nostri pazienti. Infatti, è da quelle che bisogna partire e su quelle mi sembra ci sia un intento comune già espresso da tutti i colleghi negli interventi che mi hanno preceduto.

Presidente, parto proprio da quanto è già stato anticipato da altri colleghi: purtroppo, i dati che ci prospetta anche l'Unione europea, il fatto che nel corso del 2020 sia stata diagnosticata a ben 2,7 milioni di persone all'interno dell'Unione europea la malattia del cancro e il fatto che purtroppo 1,3 milioni di cittadini europei siano morti a seguito di questa diagnosi, ci fanno capire l'importanza di questo tema e come l'Europa debba cercare di intervenire. Lo hanno già detto: nel 2035 il cancro rappresenterà la principale causa di morte; quindi, ritengo fondamentale e necessario, da parte di tutti i Paesi membri dell'Unione europea, ma soprattutto da parte dell'Italia, intervenire prontamente.

Noi ci troviamo, purtroppo, in una fase delicata: cerchiamo di superare la fase pandemica, ma forse la pandemia ha accentuato, soprattutto rispetto alle malattie oncologiche, la gravità delle patologie e soprattutto la gravità delle forme di intervento. Lo dicevano bene alcuni miei colleghi: è fondamentale l'attività di prevenzione perché più tardi si interviene, soprattutto sulla cura delle malattie oncologiche, e più gravi saranno gli effetti che il paziente si porterà per tutta la vita. Quindi, è nostro compito mettere a disposizione tutti gli strumenti tecnologici, scientifici e soprattutto della ricerca che permettano di attuare questi interventi in modo da arrivare a mettere a terra ed intervenire soprattutto sulla prima area di intervento del Piano oncologico europeo, che è proprio quella riguardante la prevenzione.

Prima di addentrarmi nell'illustrazione dell'importanza di questo Piano oncologico Europeo, vorrei soffermarmi anche su alcune riflessioni. Colleghi, noi tutti oggi siamo felici e contenti di chiedere un impegno al Governo per cercare di aumentare gli investimenti nella sanità. Abbiamo parlato, nella precedente mozione, anche dello sviluppo della sanità territoriale; ebbene, dobbiamo anche ricordarci, però, che l'Europa adesso fa fronte attraverso questo Piano oncologico europeo, che è stato approvato il 15 febbraio di quest'anno e che è stato presentato in Europa nel febbraio 2021. L'Europa, però, ci chiede anche un sacrificio a fronte dei sacrifici che in passato ci ha imposto l'Europa stessa. Infatti, vorrei ricordare che i tagli sulla sanità sono stati richiesti proprio da questa Europa; è vero che quest'ultima adesso ci chiede, anche all'interno del Piano nazionale di ripresa resilienza, di intervenire per cercare di sviluppare soprattutto la sanità territoriale, ma è anche vero che è stata una scelta politica europea sbagliata del passato quella di far intervenire i singoli Stati su tagli drastici che purtroppo hanno colpito anche l'Italia.

Vorrei chiedere veramente, Presidente, per suo tramite, al qui presente sottosegretario di portare al Ministro Speranza soprattutto due ambiti d'intervento sul quale il Governo si deve impegnare subito, perché altrimenti sia questa mozione che quella precedente non avranno possibilità di trovare realizzati tutti i punti di intervento e di intenti che abbiamo condiviso all'unanimità. Parlo soprattutto del problema della difficoltà di reperimento delle figure professionali dei medici e degli infermieri. Era notizia anche di ieri, sui giornali è apparso questo tema molto importante: ci mancano 20 mila figure professionali e addetti all'interno del sistema sanitario nazionale. Dobbiamo lavorare soprattutto per cercare di velocizzare anche gli interventi sulla formazione di queste figure professionali. Quindi, dobbiamo lavorare non solo sulle borse di studio ma occorre cercare di accelerare anche l'iter delle specializzazioni perché altrimenti andiamo ad implementare quell'imbuto che si è creato a causa dei blocchi inseriti in passato per gli accessi alle facoltà soprattutto di medicina.

Per quanto riguarda la seconda area d'intervento, le chiedo, sottosegretario, tramite il Presidente, di rivolgersi al Ministro Speranza al fine di intervenire anche sui vincoli dei tetti di spesa per il personale sanitario. Non possiamo ritrovarci qui oggi con tutti questi bellissimi intenti e avere ancora il tetto di spesa sul personale sanitario vincolato alla spesa del 2004 meno l'1,4 per cento (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). Questo veramente lo ritengo un affronto a tutti i buoni intenti che cerchiamo di sviluppare attraverso le azioni legislative che portiamo avanti in modo unitario assieme a tutte le forze politiche. Quindi, vorrei partire da questo e vorrei iniziare con l'approfondimento del Piano europeo contro il cancro di cui molti altri colleghi hanno già parlato. Però, nessuno è entrato nel merito. È utile dirlo e informare i nostri cittadini: le quattro aree di intervento principali riguardano la prevenzione, l'individuazione precoce della patologia, la diagnosi e il trattamento e la qualità della vita dei pazienti e dei sopravvissuti alla malattia. Su questo, Presidente, anche noi siamo intervenuti a livello parlamentare e abbiamo presentato proposte di legge. In Commissione lavoro, la proposta di legge della collega Comaroli, che io e altri colleghi della Lega abbiamo sottoscritto, è in fase di discussione ed è molto importante perché si interviene soprattutto sul periodo di comporto dei malati oncologici e soprattutto anche sull'aumento, all'interno dei contratti collettivi nazionali, delle ore di permesso che permettono ai pazienti di far fronte a tutte le loro esigenze e che vengono richieste per eseguire gli esami e ovviamente tutti i controlli dovuti quando un paziente è affetto da questo tipo di malattia. Quindi, anche su questo, sottosegretario, le chiederei di intervenire per cercare di accelerare l'iter di questa importante proposta di legge che, assieme a queste mozioni d'intenti, ci permetterà di intervenire prontamente su una disciplina che attualmente in Italia, purtroppo, vede i malati oncologici abbandonati anche sotto il profilo del sostegno economico. Infatti, oltre ad essere affetti da una malattia, i malati oncologici attualmente devono anche far fronte al problema dell'indipendenza economica e, se vogliamo cercare di sviluppare e implementare la quarta area di intervento del Piano oncologico europeo, che riguarda proprio la qualità della vita dei pazienti e dei sopravvissuti alla malattia, dobbiamo impegnarci da subito per intervenire e per fare in modo che questo si realizzi. Lo dobbiamo soprattutto a quelle persone che quotidianamente lottano contro questa malattia.

Un altro importante piano di intervento, che è utile citare in quest'Aula, è il Piano d'azione Samira, un altro importante piano volto soprattutto a migliorare il coordinamento europeo rispetto allo sviluppo delle tecnologie radiologiche e nucleari anche per la cura del cancro, ma non solo. Questo perché si cerca di fornire ai pazienti le migliori tecnologie, che permettano di avere diagnostiche puntuali e precise, proprio per intervenire nella fase iniziale e cercare di avere una possibilità di guarigione superiore anche nei confronti dei pazienti. Quindi, anche su questo importante piano Samira, abbiamo inserito all'interno della mozione la richiesta di intervenire proprio per una corretta applicazione.

Il piano Samira ha tre obiettivi principali, li cito velocemente: il primo è garantire l'offerta di radioisotopi per uso clinico; il secondo è quello di migliorare la qualità e la sicurezza delle radiazioni in medicina; il terzo è quello di agevolare l'innovazione e lo sviluppo tecnologico delle applicazioni mediche delle radiazioni ionizzanti. Oltre a queste azioni, noi cerchiamo di ritornare anche alla nostra realtà nazionale, alla realtà italiana. È su questo che vorrei concentrarmi ed è per questo che vorrei riportare soprattutto alcuni dei principali punti inseriti all'interno dei 40 capoversi che formano la mozione unitaria che abbiamo depositato. Innanzitutto, sostenere in tutti i modi e in tutte le sedi il Piano europeo contro il cancro e il piano Samira, cercando di declinarli all'interno del Piano oncologico nazionale, già citato anche dagli altri miei colleghi.

Un altro importante intervento che dobbiamo fare è quello di cercare di cambiare il paradigma sugli investimenti sanitari, e mi riferisco soprattutto alla ricerca clinica dei farmaci oncologici innovativi, alle nuove tecnologie, soprattutto all'immunoterapia e alle CAR-T. Al riguardo, dobbiamo cercare di cambiare paradigma anche in termini di contabilità: non possiamo più pensare di considerarle come spese sanitarie, ma devono essere considerate come una forma di investimento (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). Abbiamo terapie one shot che agiscono direttamente, con un'unica somministrazione, ma che sono altamente costose e dobbiamo trovare il modo di renderle sostenibili.

Questo lo dobbiamo fare perché così la ricerca potrà andare avanti e non si creerà un blocco nello sviluppo della ricerca su queste tecnologie. Ma è importante che il Parlamento si impegni a cambiare questo paradigma, soprattutto per queste terapie - che sono fondamentali per il futuro di questi pazienti e soprattutto determinanti per evitare che si vada a gravare sui costi del bilancio dello Stato -, che si considerino come una forma di investimento, perché investire sulla sanità è un dovere che abbiamo non solo nei confronti dei malati oncologici, ma soprattutto nei confronti delle future generazioni. E' per questo, Presidente, che annuncio il voto favorevole del gruppo Lega sulla mozione unitaria sul tema della prevenzione e la cura delle malattie oncologiche (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Virginia Villani. Ne ha facoltà.

VIRGINIA VILLANI (M5S). Grazie, Presidente, sottosegretario, colleghe e colleghi. Il 15 maggio scorso si è celebrata la XVII Giornata nazionale del malato oncologico; non amo particolarmente queste celebrazioni, ritengo tuttavia che ricordare a tutti noi le immani, grandi difficoltà e sofferenze che i malati oncologici affrontano quotidianamente lungo il percorso della malattia non sia assolutamente un mero esercizio di retorica.

Ogni giorno, in Italia, vengono diagnosticati mille nuovi casi di cancro: significa che, da stamattina fino a stasera, mille persone sapranno di avere un tumore e ne saranno sconvolte psicologicamente. Anch'io, come la collega Lucaselli, so che cosa significa ricevere questa diagnosi: è una notizia devastante, cambia totalmente il proprio progetto di vita e le priorità, l'unica cosa che conta è correre e fare presto per combattere questa terribile battaglia contro un male invisibile, vincere la sfida talvolta contro la morte, ma soprattutto contro il tempo, perché si sa che bisogna fare presto e che non si ha molto tempo. Ma gli ostacoli sono tanti: le lunghe liste d'attesa, la burocrazia, la mancanza di strutture. E poi c'è la famiglia, perché purtroppo una diagnosi di cancro non colpisce solo il paziente, ma anche la sua famiglia, gli amici: tutti coloro che sono vicini vedono il loro progetto di vita stravolto.

Durante i due anni di pandemia abbiamo assistito a uno strano calo della malattia, dovuto però a un vero e proprio collasso del nostro sistema sanitario, che ha provocato ritardi significativi nelle nuove diagnosi, per screening non effettuati, per il mancato accesso alle cure e per una grave discontinuità nei trattamenti sanitari. Questo scenario drammatico ha comportato effetti sulle diagnosi precoci di molte patologie, tanto che la tardiva prevenzione dei tumori purtroppo ha causato la morte di persone che probabilmente potevano essere salvate.

Il cancro, colleghi, è la seconda causa di morte in Europa, ma se come oggi ci poniamo tutti l'obiettivo di sconfiggerlo, possiamo farlo al meglio solo lavorando tutti insieme, così come abbiamo fatto per la stesura di questa nostra mozione unitaria, perché la lotta contro il cancro non ha colori politici.

A questo punto, voglio ringraziare le colleghe Lapia, Bologna, Noja per aver lavorato in sinergia e con grande condivisione perché, per vincere questa battaglia, è necessario avviare un'immediata attivazione delle principali misure contenute nel Piano europeo di lotta contro il cancro, che mette a disposizione dei Paesi membri importanti strumenti finanziari, che ci consentono di mettere in campo una campagna di prevenzione indispensabile per prevenire nuove diagnosi di tumore, soprattutto quelle relative allo screening tumorale, fortemente compromesso durante l'emergenza. Solo attraverso la prevenzione e il controllo del cancro potremo garantire una sopravvivenza a lungo termine del 70 per cento dei pazienti affetti da cancro entro il 2035.

Abbiamo oggi gli strumenti per farlo: l'innovazione tecnologica e scientifica, la capacità di ricerca, la grande professionalità dei nostri sanitari, la solidarietà delle nostre comunità e la forza collettiva per riuscire a sconfiggere questa drammatica e terribile piaga. Come istituzioni, abbiamo tutti il dovere di garantire, a tutti e a ciascuno, un accesso ottimale e tempestivo alla diagnosi e alle cure specialistiche appropriate. Il nostro obiettivo però è raggiungibile se ripartiamo dal rafforzamento dell'assistenza territoriale e dal potenziamento della telemedicina, così come comunicato dalle colleghe che hanno precedentemente illustrato e discusso la mozione sulla medicina territoriale.

PRESIDENTE. Deputata Villani, mi dia soltanto qualche secondo per invitare i deputati, che stanno prendendo posizione, a farlo senza disturbare il suo intervento. Colleghi!

VIRGINIA VILLANI (M5S). Con la nostra mozione, chiediamo, in primis, al Governo di mettere in campo tutte le iniziative volte a colmare le differenze territoriali dei servizi assistenziali per la cura delle malattie oncologiche, in modo da evitare - come ho sempre detto in quest'Aula - 21 sanità diverse. C'è poi l'urgenza di completare l'iter di istituzione del Registro nazionale dei tumori, previsto dalla legge n. 29 del 2019, a prima firma del MoVimento 5 Stelle, volta a garantire la piena funzionalità organizzativa in tutte le aree del Paese della Rete dei registri tumori regionali. Chiediamo, ancora, la definitiva approvazione nella Conferenza Stato-regioni del Piano oncologico nazionale, la cui pubblicazione è stata annunciata pochi giorni fa dal Ministro della Salute, un documento fondamentale, atteso da molti anni, il cui fil rouge sta nella necessità di un approccio globale e intersettoriale, con una maggiore integrazione tra prevenzione, diagnosi precoce e presa in carico del paziente, compreso il miglioramento delle cure e la prevenzione delle recidive, puntando alla riduzione o all'eliminazione delle disuguaglianze nell'accesso agli interventi di cura.

È da qui che parte la nostra mozione, con i suoi numerosi impegni, che mi auguro possano essere accolti: prevenzione massiccia; esenzione dal ticket anche solo temporanea, nella fase delle indagini; percorsi di cura chiari ed omogenei, attenzione al malato e ai caregiver familiari, ma soprattutto - e lo dico con forza - precedenza nelle liste d'attesa - poiché abbiamo sperimentato sulla nostra pelle che la diagnosi precoce è l'unico strumento che salva veramente la vita - e poi ancora digitalizzazione per snellire la burocrazia e assistenza sempre più domiciliare, integrata con l'ospedale.

Il cancro purtroppo però non colpisce solo gli adulti, per questo è importante sostenere anche la lotta al cancro infantile - è un altro impegno presente nella nostra mozione - con assoluta priorità e valutando l'istituzione di un fondo permanente per il sostegno ai piccoli pazienti oncologici e alle loro famiglie.

Chiediamo, inoltre, formazione continua per gli operatori sanitari, ampliamento delle fasce di età per lo screening e, infine, ma non per importanza, la tutela dei guariti da cancro. Oggi, grazie all'innovazione dei percorsi terapeutici, molti tumori vengono curati, grazie a Dio, e altri possono essere cronicizzati, per questa ragione il numero dei pazienti che sopravvive, anche a molti anni di distanza da una diagnosi di cancro, è notevolmente aumentato, tuttavia queste persone, benché guarite dal tumore, devono spesso affrontare ostacoli e discriminazioni dovuti per lo più a una sorta di stigma sociale che impedisce loro di accedere ad alcuni servizi considerati quasi un privilegio per persone sane. Tutto questo è inaccettabile in un Paese civile. Riconoscere il diritto della persona guarita, ad esempio, di accedere a servizi bancari, finanziari e assicurativi è un atto di civiltà per un Paese e lo possiamo raggiungere solo impedendo che possano essere richieste informazioni sullo stato di salute, relative a malattie oncologiche pregresse, quando sia trascorso un certo periodo di tempo, da individuare eventualmente dalla fine della patologia. Negli ultimi due anni, molti Paesi europei hanno approvato leggi che garantiscono agli ex pazienti il diritto a non essere rappresentati dalla malattia. Anch'io, a breve, depositerò una mia proposta di legge che disciplina la tutela dei guariti da malattie oncologiche. È necessario, dunque, un radicale cambio di rotta, un cambiamento che deve avvenire soprattutto a livello culturale. Affinché ciò accada dobbiamo renderci conto che la malattia oncologica non può essere trattata solo nei laboratori, negli ospedali o negli studi medici; essa va affrontata anche nelle scuole e nei luoghi di lavoro, attraverso politiche di salute pubblica e con scelte sane di vita. Il cancro non è più solo una responsabilità del settore sanitario: dobbiamo riconoscerne ogni connessione con la vita moderna e agire con decisione per arginarne la diffusione.

Questo significa collaborare in un'ottica multisettoriale, investendo l'istruzione, l'ambiente, l'agricoltura, la ricerca, l'innovazione, perché il problema della salvaguardia della salute riguarda tutti noi. Si tratta di percorrere un nuovo sentiero, tutti insieme.

Infine, Presidente, mi consenta di ringraziare tutti gli operatori sanitari, gli infermieri e i medici (Applausi) che lavorano nei reparti di oncologia e che dedicano la loro vita alla cura dei malati di cancro, a contatto quotidiano con sofferenze indicibili. In particolare, mi consenta, Presidente, di ringraziare il dottore Luigi Cremone e l'oncologo Rosario Guarrasi del Ruggi di Salerno per la straordinaria umanità e l'immensa generosità con cui quotidianamente si prendono cura dei loro pazienti. Per questo e per tutti gli altri motivi sopra elencati, dichiaro convintamente il voto favorevole delle colleghe e dei colleghi del MoVimento 5 Stelle (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, la deputata De Giorgi. Ne ha facoltà.

ROSALBA DE GIORGI (MISTO). Grazie, Presidente. La mozione della collega Bologna ha il grande merito di evidenziare come nella difficilissima lotta alle patologie oncologiche molto è stato fatto, ma tantissimo resta ancora da fare. Ed è per questo che mi esprimerò a favore dell'approvazione di questo documento, essendo più che convinta che debba essere superato in modo netto e deciso l'odioso luogo comune secondo cui quella contro i tumori è una battaglia di cui cominciamo a preoccuparci maggiormente solo quando inizia a coinvolgerci.

Da anni l'Unione europea sta segnando la linea da seguire allo scopo di tutelare la salute della popolazione, e il Piano europeo di lotta contro il cancro è l'esempio più recente ed incisivo. Al nostro Paese spetta non solo sostenerlo, ma anche implementarlo; in ogni caso questo compito non potrà essere svolto efficacemente se, da un lato, non si inizierà a ridurre l'inqualificabile divario che ancora oggi si riscontra a livello di trattamenti e cure nelle nostre regioni e se, dall'altro, non saranno eliminati i fattori che contribuiscono all'insorgenza di malattie tumorali.

Appare difficile negare che fra le cause che provocano la formazione di neoplasie spicchi l'inquinamento di natura industriale, ma fra i tanti che lo sospettano e i molti che preferiscono non ammetterlo c'è qualcuno che lo ha scritto. Si tratta della Corte europea dei diritti umani, che il 5 maggio scorso ha emesso nei confronti dell'Italia una nuova sentenza di condanna poiché le emissioni provenienti dallo stabilimento siderurgico ex Ilva di Taranto continuano a rappresentare un rischio per la salute dei cittadini.

Nel sanzionare il nostro Paese in relazione a quattro distinti ricorsi presentati per episodi verificatisi tra il 2016 e il 2019, la CEDU ha anche sottolineato di non aver ricevuto alcuna nuova informazione dallo Stato italiano riguardo al piano ambientale e alle misure da intraprendere per far cessare l'emergenza sanitaria che il capoluogo ionico affronta da decenni e salvaguardare l'incolumità dei tarantini. Il Piano europeo di lotta contro il cancro è un importantissimo primo passo, ma servirà farne altri. Vincere questa sfida è possibile anche per il nostro Paese, a patto che non manchi il coraggio (Applausi di deputati del gruppo Misto).

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto.

(Votazioni)

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Lapia, Bologna, Villani, Vanessa Cattoi, Carnevali, Bagnasco, Noja, Rospi, Stumpo, Schullian, Rizzone ed altri n. 1-00427 (Nuova formulazione), come riformulata su richiesta del Governo, su cui il Governo ha espresso parere favorevole.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 10).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Bellucci ed altri n. 1-00670, come riformulata su richiesta del Governo, su cui il Governo ha espresso parere favorevole.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 11).

Sospendo a questo punto la seduta, che riprenderà alle ore 15 per lo svolgimento di interrogazioni a risposta immediata. Ricordo che alle ore 16 è prevista la commemorazione dell'onorevole Giuseppe Pericu; seguirà il seguito della discussione delle mozioni concernenti la peste suina africana. La seduta è sospesa.

La seduta, sospesa alle 13,15, è ripresa alle 15.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ANDREA MANDELLI

Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interrogazioni a risposta immediata, alle quali risponderanno la Ministra dell'Interno, la Ministra per il Sud e la coesione territoriale, il Ministro per i Rapporti con il Parlamento e il Ministro delle Politiche agricole alimentari e forestali.

Invito gli oratori ad un rigoroso rispetto dei tempi, anche considerata la diretta televisiva in corso.

(Iniziative per garantire il regolare svolgimento delle procedure elettorali, alla luce delle criticità emerse a Palermo in occasione delle consultazioni amministrative e referendarie tenutesi il 12 giugno 2022 - n. 3-03016)

PRESIDENTE. L'onorevole Ehm ha facoltà di illustrare l'interrogazione Suriano ed altri n. 3-03016 (Vedi l'allegato A), di cui è cofirmataria.

YANA CHIARA EHM (MISTO-M-PP-RCSE). Grazie, Presidente. Signora Ministra, quanto avvenuto a Palermo in occasione delle elezioni amministrative e referendarie lo scorso 12 giugno colpisce profondamente al cuore le istituzioni e gli strumenti di democrazia diretta a disposizione dei cittadini: 50 seggi sono rimasti chiusi, mentre 170 sono rimasti aperti, con ingenti ritardi dovuti alla mancata presenza di presidenti di seggio e scrutinatori. Tali fatti hanno impedito a centinaia di cittadini il sacro e inviolabile diritto di voto. Oltre 200 persone, poi segnalate alla Procura, hanno dimenticato di segnalare la mancata presenza, mancata presenza, Presidente, in alcuni casi concomitante con una partita di calcio in corso la domenica sera o con i bassi compensi percepiti. È un precedente grave, che merita due riflessioni opportune: la prima, politica, sulla bassissima affluenza, ai minimi storici, nelle città delle elezioni, e la seconda, giuridica, sul mancato recepito di un dovere civico, imprescindibile e fondamentale, quale l'espressione del diritto di voto. Una situazione che non costituisce però un'eccezione, bensì un problema reiterato da anni.

Chiediamo, dunque, quali siano le misure messe in atto dal nostro Governo affinché fatti come questo non si ripetano più, come si intenda intervenire, quale sia attualmente il piano per fronteggiare episodi come questo e quali iniziative intenda, il Governo, promuovere.

PRESIDENTE. La Ministra dell'Interno, Luciana Lamorgese, ha facoltà di rispondere.

LUCIANA LAMORGESE, Ministra dell'Interno. Presidente, onorevoli deputati, tengo a precisare preliminarmente che le defezioni che si sono registrate a Palermo in occasione dell'election day del 12 giugno non rappresentano, purtroppo, un caso isolato e inedito. In queste ultime consultazioni, le numerose rinunce nell'incarico di presidente di seggio, da me stigmatizzate nelle dichiarazioni rilasciate nella stessa giornata di domenica, si sono verificate anche in altre città di particolare rilevanza, senza che, tuttavia, ne derivassero gli effetti verificatisi a Palermo.

È bene premettere che, in materia elettorale per la regione Sicilia, il procedimento è di competenza esclusiva della regione, senza possibilità di intervento, con poteri sostitutivi, da parte del Ministero dell'Interno. Parto dalla ricostruzione dei fatti avvenuti nel capoluogo siciliano. Il comune si era attivato già nella giornata di venerdì per la sostituzione di 170 presidenti rinunciatari, procedendo, d'intesa con il presidente della Corte d'appello, alle nuove designazioni e interessando a tal fine anche i presidenti degli ordini degli avvocati e dei commercialisti. Nelle ore seguenti e soprattutto nella giornata di sabato, le difficoltà a ricoprire interamente gli uffici di presidenza ancora vacanti permanevano per varie ragioni, in particolare per la irreperibilità di un numero così cospicuo di sostituti o la rinuncia di altri. Il prefetto di Palermo, nella serata di sabato, ha sollecitato le competenti autorità comunali a individuare i sostituti, sia tra i componenti delle sezioni già costituite sia, in caso di perdurante necessità, tra gli stessi dipendenti dell'ente. Nella mattinata di domenica è stata indicata al comune di Palermo anche la possibilità di accorpare le sezioni elettorali, per superare definitivamente le criticità che si erano manifestate.

Le sollecitazioni del prefetto sono state tutte svolte nel pieno rispetto del ruolo neutro e terzo che la legge, come ho prima detto, attribuisce al Ministero dell'Interno e che non contemplano, ripeto ancora, alcun potere sostitutivo. La progressiva normalizzazione della situazione, ristabilitasi completamente alle ore 15 della domenica, con la costituzione dell'ultimo seggio mancante, ha scongiurato il ricorso alla soluzione dell'accorpamento.

Quanto alle iniziative da assumere per evitare il ripetersi di medesime criticità, va osservato che il fenomeno delle rinunce, tutt'altro che episodico, sembra richiedere l'avvio di una riflessione parlamentare, per una conseguente ed efficace risposta sul piano legislativo, anche finalizzata a rendere più attrattiva la funzione per gli aspetti remunerativi. A normativa invariata, possibili misure potranno risiedere nell'individuazione di soluzioni organizzative dirette a meglio indirizzare i comuni nella gestione di imprevisti e difficoltà procedurali, ovvero nel mettere in campo forme di valorizzazione degli incarichi di presidente e componenti di seggio, come strumento di cittadinanza attiva e di partecipazione alla vita democratica, particolarmente rivolta alle fasce più giovani.

PRESIDENTE. L'onorevole Suriano ha facoltà di replicare.

SIMONA SURIANO (MISTO-M-PP-RCSE). Grazie, Presidente. Signora Ministra, la sua risposta lascia un po' perplessi, nel senso che è un rimbalzo di responsabilità. Sarà sicuramente anche responsabilità della regione siciliana, non lo mettiamo in dubbio, ma il Ministero, come lei ha detto poc'anzi, ha constatato che questi episodi si ripetono in tutta Italia, quindi comunque è una responsabilità centrale e una domanda, il Ministero, se la deve fare. Si tratta, tra l'altro, di un fenomeno che si ripete ormai da anni, non è solo questo l'ultimo caso, ormai a ogni tornata elettorale assistiamo a una mancanza di presidenti di seggio, aumentando con ciò la disaffezione dei cittadini verso l'appuntamento elettorale. Già assistiamo a punte di astensione dal voto preoccupanti, in più non abbiamo neanche i presidenti di seggio, che dovrebbero essere coloro che rappresentano questo momento importante di democrazia partecipata. Neanche loro si presentano al seggio - e quindi vediamo a che sfacelo assistiamo nel 2022 - non permettendo al cittadino di esercitare il sacrosanto diritto al voto, il quale cittadino, probabilmente, per una serie di concause, a Palermo, ha dovuto aspettare che si aprisse il seggio alle 15, sempre se poi ha avuto la buona volontà di ritornare a votare.

Lei dice che si deve aprire un dibattito parlamentare, sono pienamente d'accordo. È anche vero, però, che abbiamo assistito negli ultimi due anni ad una serie di decreti. Almeno su questo potete intervenire con un decreto per aumentare i compensi dei presidenti e degli scrutatori, affinché venga reso appetibile questo lavoro molto gravoso. Si tratta di elezioni comunali e quindi per 3 giorni i presidenti e gli scrutatori devono stare in quelle aule, dunque è giusto aumentare il compenso, lo si può fare anche con un decreto, visto che ci avete abituato a governare e a esercitare la legislatura tramite i decreti.

(Iniziative per prevenire episodi di violenza giovanile analoghi a quelli occorsi a Peschiera del Garda il 2 giugno 2022 - n. 3-03017)

PRESIDENTE. L'onorevole Paternoster ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-03017 (Vedi l'allegato A).

PAOLO PATERNOSTER (LEGA). Grazie, Presidente, Signor Ministro dell'Interno, il giorno 2 giugno, Festa della Repubblica, a Peschiera del Garda si sono radunati, tramite TikTok, uno dei mezzi social più in voga oggi, oltre 2.000 giovani che, invece di affollare le spiagge di una delle perle del lago di Garda, hanno creato, in pochissime ore, momenti di tensione, di violenza, di caos, di paura, essendo quelle spiagge frequentate nello stesso tempo da famiglie, quindi con bambini, con anziani, con tutte quelle persone che volevano trascorrere una tranquilla domenica di relax, di pace e di sole. In poco tempo la situazione a Peschiera del Garda, sulle spiagge, è degenerata: c'erano bande di ragazzini, di teppisti - probabilmente, anzi sicuramente, come testimoniano i video, di origine nordafricana, per la grande parte - che facevano questi atti di violenza al grido di “Qui è Africa. Riconquistiamo Peschiera!”. Ci sono stati episodi di accoltellamenti, ci sono stati episodi di gente che è stata presa con sprangate, episodi di violenza gratuita. Nessuno è andato in spiaggia con l'asciugamano o con le ciabatte, ma con mazze e coltelli. Questa è una situazione assolutamente scandalosa.

Ci sono stati momenti di molestie nei confronti delle donne - concludo, signor Presidente - durante il viaggio di ritorno.

La soluzione, proposta anche dal sindaco della città di Peschiera, è che queste persone vengano fermate per controllare il biglietto - anche la mascherina, ove serva - prima di partire dai loro posti di origine, altrimenti il problema non viene risolto. Quindi, chiediamo al signor Ministro dell'Interno quali misure urgenti intenda effettuare per risolvere questo grave problema.

PRESIDENTE. La Ministra dell'Interno, Luciana Lamorgese, ha facoltà di rispondere.

LUCIANA LAMORGESE, Ministra dell'Interno. I fatti avvenuti lo scorso 2 giugno a Peschiera del Garda si inscrivono in un fenomeno da tempo registratosi, che vede riversarsi sui lidi di Peschiera e Castelnuovo del Garda, specie nel periodo estivo, un sostenuto flusso giornaliero di giovani provenienti dalle province limitrofe. Il convergere in massa verso le spiagge delle citate località del Garda si caratterizza per l'uso frequente e massivo di messaggi veicolati da giovani sui social network e, in particolare, sul canale TikTok, come ha richiamato l'onorevole interrogante.

In occasione di diverse precedenti riunioni del comitato provinciale per l'ordine e la sicurezza pubblica dedicate al tema della sicurezza nelle località del Garda, è stato messo a punto un apposito dispositivo per il controllo e la messa in sicurezza sia delle spiagge che della stazione di Peschiera del Garda, che vede il coinvolgimento delle articolazioni della Polizia ferroviaria della Lombardia e del Veneto. Contemporaneamente, la questura ha avviato il monitoraggio dei canal social per acquisire informazioni circa i movimenti dei giovani diretti sul Garda.

Venendo ai fatti del 2 giugno, occorre precisare che le criticità che si sono rilevate in quella circostanza sono ascrivibili al numero assai consistente di giovani, oltre 2.000, che dopo aver raggiunto Peschiera si sono concentrati su una spiaggia libera del litorale, dando vita a comportamenti sfociati anche in alcune risse, che non hanno visto, tuttavia, coinvolti bagnanti estranei ai gruppi giovanili. Lo scenario operativo ha richiesto l'intervento congiunto di militari dell'Arma presenti sul posto e di rinforzi della Polizia di Stato, all'esito del quale è stato possibile liberare completamente la spiaggia e accompagnare i giovani verso la stazione ferroviaria di Peschiera. Si è determinata una situazione critica di sovraffollamento sia presso lo scalo ferroviario che a bordo dei treni che avrebbero dovuto portare i giovani verso la Lombardia. È in questo contesto che si inserisce l'episodio di molestia sessuale subìto da 5 ragazze minorenni, per il quale, analogamente ai fatti accaduti in spiaggia, sono in corso indagini da parte della procura di Verona.

Quanto alle iniziative da assumere per evitare il ripetersi di tali situazioni, informo che il prefetto di Verona, dando ulteriore impulso all'azione di prevenzione e di sensibilizzazione già avviata, ha promosso un'intensa attività di raccordo con gli enti locali, i soggetti del trasporto ferroviario e stradale nonché con i gestori dei parchi di divertimento del Garda. L'obiettivo è mettere in campo un modello integrato di monitoraggio, controllo e filtraggio del flusso dei passeggeri sia all'andata che al ritorno da Peschiera, che prevede anche l'impiego di carrozze fornite di apparecchiature di videosorveglianza interna e contapersone. Sono stati potenziati i canali di comunicazione al pubblico mediante apposite comunicazioni informatiche volte ad aggiornare l'utenza, specie con riferimento ai visitatori del parco di divertimento del Garda, delle situazioni di affollamento dei treni che collegano Peschiera alla Lombardia.

Il nuovo modello, che, peraltro, si avvarrà, per tutti i fine settimana, di ulteriori 30 unità dei reparti inquadrati della Polizia di Stato, nonché degli ordinari rinforzi delle tre Forze di Polizia disposti nell'ambito del potenziamento del servizio di vigilanza estiva, è stato presentato oggi alla stampa, da parte del prefetto, del questore e dei sindaci dell'area del Garda.

PRESIDENTE. L'onorevole Ravetto ha facoltà di replicare.

LAURA RAVETTO (LEGA). Grazie, Presidente. Ministro, noi siamo totalmente insoddisfatti della sua risposta…

PRESIDENTE. Onorevole, può gentilmente cambiare il microfono? C'è un rumore che disturba.

LAURA RAVETTO (LEGA). Se mi fa recuperare il tempo sì.

PRESIDENTE. Assolutamente sì, onorevole Ravetto.

LAURA RAVETTO (LEGA). Grazie, Presidente. Ministro, noi siamo totalmente insoddisfatti della sua risposta, per tre motivi. Il primo motivo: lei, anche oggi, in quest'Aula, continua a sottovalutare un fenomeno emergenziale nazionale che è quello delle baby-gang, che non si può confinare al livello dei fenomeni locali verso le spiagge, che investe tutte le nostre grandi città, come Torino, o Milano, e che noi le segnaliamo da tempo, già con altre interrogazioni. Ha sottovalutato il caso specifico, perché era stata avvertita dal questore, dal prefetto e dai social. Questi ragazzi non solo non sono stati fermati alle stazioni di partenza, ma addirittura, indisturbati dopo il raduno, sono saliti sui treni e hanno operato violenza su delle ragazze. Quindi, non hanno toccato i bagnanti? No: sono soltanto saltati sopra le macchine e hanno aggredito delle ragazze su un treno.

Il secondo motivo, Ministro: la politica dei porti aperti, che la sinistra porta avanti da decenni e che lei continua a portare avanti, ha creato famiglie di prima generazione frustrate che non hanno trovato l'Eldorado, che illusoriamente era stato loro promesso, e che adesso stanno crescendo ragazzi di seconda e terza generazione che odiano il nostro Paese, che dicono, nelle intercettazioni, di odiare gli italiani, e che dicono: “Voi, donne bianche, non salite sul treno!”.

Il terzo motivo, Ministro: l'integrazione non può essere operata ope legis, non può essere operata per legge. Questi ragazzi probabilmente sono già cittadini italiani o, comunque, malauguratamente, lo diventerebbero in automatico se passasse lo ius scholae voluto da PD e MoVimento 5 Stelle, a riprova che l'integrazione va verificata sui dati reali. Questi sono ragazzi che non hanno alcuna volontà di integrarsi!

Quindi, Ministro, tre cose le chiediamo: rivedere la politica dell'immigrazione che sta portando avanti; prendere in carico il fenomeno nazionale emergenziale delle baby-gang (le segnaliamo che hanno già detto che avranno un altro incontro a Riccione; speriamo di non trovarla impreparata); terzo, valutare un'integrazione che non sia più virtuale, nel nostro Paese, ma che sia un'integrazione reale (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

(Iniziative di competenza per chiarire le responsabilità delle disfunzioni organizzative registratesi a Palermo in occasione del voto per i referendum e le elezioni comunali e per evitare il ripetersi di situazioni analoghe – n. 3-03018)

PRESIDENTE. La deputata Frate ha facoltà di illustrare l'interrogazione Giachetti ed altri n. 3-03018 (Vedi l'allegato A), di cui è cofirmataria.

FLORA FRATE (IV). Grazie, Presidente. Premetto che alle elezioni amministrative a Palermo si è verificato un caos senza precedenti: mancavano 170 presidenti di seggio su un totale di 600 e fino alle ore 12 si stavano insediando ancora 13 presidenti. Tutto questo ha reso, di fatto, inagibili i seggi, impedendo l'adempimento di un diritto costituzionalmente garantito quale, appunto, il voto.

Tenuto conto anche dell'attacco hacker che ha colpito l'amministrazione di Palermo, si chiede quali iniziative intenda adottare il Ministero per individuare le responsabilità della grave situazione che si è venuta a creare e per scongiurare che si verifichino simili circostanze in futuro.

PRESIDENTE. La Ministra dell'Interno, Luciana Lamorgese, ha facoltà di rispondere.

LUCIANA LAMORGESE, Ministra dell'Interno. Riguardo ai fatti di Palermo, riprendo la ricostruzione che ho già svolto in occasione della precedente interrogazione e che porta poi a ritenere che le cause di tali episodi siano ascrivibili a elementi concomitanti. Ha certamente giocato negativamente la circostanza che i sostituti individuati tra quelli iscritti nell'apposito albo e nominati dal presidente della corte d'appello sono in gran parte risultati irreperibili o hanno rinunciato all'incarico.

Persistendo le criticità anche nella giornata di sabato e avvicinandosi il momento dell'insediamento delle sezioni, previsto per le ore 16 del sabato stesso, è subentrata la ricerca, da parte dell'autorità comunale, dei sostituti, come previsto dalla legge, perché - lo ribadisco ancora una volta, come ho già detto nella risposta alla precedente interrogazione in merito - la competenza in materia legislativa - quindi, anche la gestione delle elezioni - spetta al comune e il Ministero dell'Interno non ha un potere sostitutivo su questo.

Tuttavia, nonostante il lavoro, che si è protratto per tutta la notte, alle 5 di domenica 58 sezioni risultavano ancora prive del presidente, scese a 43 alle ore 7 di domenica, quindi all'inizio delle operazioni di voto, su 600 sezioni totali.

Di qui lo sforzo del comune, costantemente sollecitato dal prefetto di Palermo, a individuare coloro che potessero assumere l'incarico di presidente di seggio o tra i componenti delle sezioni già costituite o anche nell'ambito dei propri dipendenti, molti dei quali, però, non accettavano l'incarico.

Riguardo all'incidenza dell'incontro di calcio Palermo-Padova sul fenomeno delle rinunce, osservo che l'insediamento dei seggi era programmato, come sempre quando avvengono procedimenti elettorali, per le ore 16 del giorno precedente le elezioni, quindi, il giorno del sabato e, quindi, ben prima dell'evento calcistico, sicché un suo eventuale differimento non avrebbe sortito alcun effetto preventivo sulle defezioni avvenute. Peraltro, anche la Lega calcio di serie C, dopo interlocuzioni con le competenti strutture ministeriali e le autorità provinciali di pubblica sicurezza, confermava di non poter differire la partita ad altra data successiva.

Del resto, il fenomeno delle rinunce, come precisato anche nell'altra risposta, ha riguardato, oltre che Palermo, anche altre grandi città ed è purtroppo un sintomo piuttosto diffuso, collegato a un certo grado di disaffezione verso l'impegno civile che si esprime anche attraverso l'attiva partecipazione ai processi democratici. Si tratta di aspetti delicati per il gioco democratico e la garanzia dell'effettivo esercizio del fondamentale diritto di voto.

Non posso, quindi, che confermare l'opportunità di un'attenta riflessione parlamentare per una risposta normativa finalizzata a incentivare e a rendere più attrattivo lo svolgimento della funzione di ufficiale di seggio, pur non escludendo - e sicuramente su questo lavoreremo - anche l'adozione, nell'immediato, di soluzioni organizzative, come prefigurato nella precedente risposta, anche queste mirate allo stesso obiettivo di sollecitare lo spirito partecipativo alla vita democratica.

PRESIDENTE. L'onorevole Giachetti ha facoltà di replicare.

ROBERTO GIACHETTI (IV). Grazie, Presidente. Preliminarmente, voglio dirle che noi ovviamente riteniamo inaccettabile…

PRESIDENTE. Onorevole, mi perdoni, se potesse cambiare microfono, sentiremmo meglio il suo intervento, grazie.

ROBERTO GIACHETTI (IV). Do per scontato che il tempo me lo ridarà, Presidente, e non glielo chiedo. Come dicevo, signora Ministra, noi riteniamo inaccettabili le speculazioni politiche che ci sono state anche a ridosso o soltanto, come spesso accade, per mettere nel tritacarne della polemica politica un Ministro e questioni che sono molto importanti, però, il problema c'è, signor Ministro e penso che questa vicenda non possa finire, come si dice dalle parti nostre, a tarallucci e vino.

Lei dice che non è la prima volta che accade; certo, ma noi dobbiamo lavorare perché questa cosa non accada più e non possiamo giustificare il fatto che accade in una misura così grave da mettere a repentaglio per molti cittadini la possibilità dell'esercizio di un diritto democratico. Lei, giustamente, ha ricordato benissimo che non c'è una competenza, anzi, c'è una competenza che esclude, in qualche modo, quella del suo Dicastero. Però, signor Ministro, se venisse impedito l'esercizio del diritto di voto attraverso il non aprire i seggi, perché alcune persone si mettono davanti e non fanno entrare gli elettori, è ovvio che in quel caso ci sarebbe una competenza, perché comunque lo Stato deve dimostrare che c'è, a garantire il diritto di un cittadino.

Mi lasci concludere con una battuta polemica, perché se, nel tempo, gran parte della maggioranza e un numero non indifferente di Ministri, per settimane, fanno una campagna a favore dell'astensione e, quindi, per non utilizzare un diritto di voto, che non è un obbligo, ma è appunto un diritto, lasciando intendere che non è importante, poi può accadere che magari qualche presidente di seggio ritenga che piuttosto che garantire il diritto di voto a qualche cittadino per le amministrative, preferisca pensare alla partita che, certamente, non è il sabato, ma si sa perfettamente che se si insediano i seggi il sabato e uno è presente e, poi, non c'è la domenica, perché magari vuole andare a vedere la partita si pone un problema e in quel caso rinuncia anche al sabato. C'è stato anche l'hackeraggio, ma insomma signor Ministro, ci sono state tante cose che rendono questa vicenda non paragonabile ad altre e sulle quali noi ci auguriamo che la sua attenzione e la sensibilità portino a fare in modo che le condizioni tutte insieme che hanno creato un gap così grosso per il diritto democratico dei cittadini non si verifichino più (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva).

(Iniziative per evitare ulteriori fattori di divario tra le regioni del Mezzogiorno e quelle del Centro-Nord in relazione al processo di attuazione dell'autonomia differenziata – n. 3-03019)

PRESIDENTE. L'onorevole Fassina ha facoltà di illustrare l'interrogazione Conte ed altri n. 3-03019 (Vedi l'allegato A), di cui è cofirmatario.

STEFANO FASSINA (LEU). Grazie, Presidente. Signora Ministro, come lei sa, per l'ennesima volta, con il collega Conte, intervengo sulla questione dell'autonomia differenziata, che non è un impegno elettorale di una parte del Governo e di alcuni presidenti di regione, ma è una questione di primaria rilevanza costituzionale: è in gioco l'unità sostanziale della Repubblica, sono in gioco i diritti fondamentali dei cittadini e il Parlamento non può essere spettatore. La bozza del testo del disegno di legge che abbiamo letto sui giornali è inaccettabile, in quanto l'Italia diventerebbe, sul piano istituzionale, una sorta di arlecchino unico al mondo e, di fatto, si determinerebbe la secessione dei ricchi, come giustamente l'ha definita il professor Viesti.

Allora, Ministra, le chiediamo: in primo luogo, se il testo di cui abbiamo letto è il testo che il Governo ha condiviso o sta condividendo con alcuni presidenti di regione e, in secondo luogo, se ritiene come noi insostenibile l'assunzione del criterio della spesa storica come criterio di regolazione della distribuzione delle risorse dello Stato - lo ripeto, dello Stato - alle varie regioni.

PRESIDENTE. La Ministra per il Sud e la coesione territoriale, Maria Rosaria Carfagna, ha facoltà di rispondere.

MARIA ROSARIA CARFAGNA, Ministra per il Sud e la coesione territoriale. Grazie, Presidente. Ringrazio gli onorevoli interroganti, perché mi danno l'opportunità di chiarire il contributo che il Ministero per il Sud e la coesione territoriale intende dare alla formulazione del disegno di legge di iniziativa governativa sull'autonomia differenziata. Questo contributo discende da una visione ben precisa che potrei riassumere in una celebre frase di Don Milani: non c'è nulla di più ingiusto che fare parti uguali tra disuguali. Ne siamo tutti consapevoli, siamo tutti determinati a non aggiungere divari a divari e ingiustizie a ingiustizie.

Ma entro nel merito: l'obiettivo del disegno di legge, che, come lei stesso ha ricordato, è una bozza aperta al confronto, è creare una cornice procedurale entro la quale le regioni dovranno muoversi per richiedere maggiore autonomia, in attuazione della facoltà riconosciuta dalla Costituzione, all'articolo 116, comma terzo.

In questo contesto, a nostro avviso, sono tre le questioni imprescindibili: la definizione dei livelli essenziali delle prestazioni e la costituzione del fondo perequativo previsto dall'articolo 119 della Costituzione per le regioni con minore capacità fiscale, il definitivo abbandono del principio della spesa storica e il pieno coinvolgimento del Parlamento nel processo attuativo. Provo a spiegare in estrema sintesi; la determinazione dei LEP per i servizi a richiesta individuale nei settori maggiormente rilevanti è naturalmente inutile se non la colleghiamo alla disponibilità delle risorse necessarie a realizzarli. È indispensabile, quindi, un fondo di natura perequativa che sostenga le aree più svantaggiate. Si tratta di dare piena attuazione al principio di solidarietà nei confronti delle regioni con minore capacità fiscale, chiaramente indicato dall'articolo 119 della Costituzione, a cui fa rinvio lo stesso articolo 116.

Il definitivo superamento del criterio della spesa storica, poi, è il secondo caposaldo di cui tener conto. La conservazione, anche provvisoria, di questo criterio rischia di perpetuare o, addirittura, acuire i divari territoriali; sono dieci anni che gli italiani attendono la definizione dei fabbisogni standard introdotti dal decreto legislativo n. 68 del 2011. Il percorso dell'autonomia passa per questo adempimento e deve costituire un incentivo, non un freno, alla sua realizzazione.

Infine, credo che le future intese Stato-regioni destinate a cambiare l'architettura e l'equilibrio delle competenze e dei poteri in settori che incidono sul destino e sulla qualità della vita di ogni singolo cittadino abbiano un rilievo tale da rendere indispensabile il suggello parlamentare anche in chiave emendativa, se necessario. Il prendere o lasciare non sarebbe un buon viatico, né per le regioni, né per il Governo che in futuro dovessero intestarsi gli accordi.

Resto convinta, in conclusione, che il disegno di legge sull'autonomia differenziata rappresenti un adempimento doveroso, non più rinviabile e sono certa che possiamo portarlo a termine, ma realizzando le misure di contrasto ai divari, misure che la Costituzione e le norme prevedono e che finora sono rimaste lettera morta. È l'occasione buona per renderle operative e per avviare l'operazione di ricucitura dei diritti e delle opportunità che gli italiani meritano, perché si possono differenziare i poteri assegnati alle regioni, ma non i diritti dei cittadini in base ai territori in cui essi risiedono.

PRESIDENTE. L'onorevole Conte ha facoltà di replicare.

FEDERICO CONTE (LEU). Grazie, Presidente. Signora Ministra, le sue parole corrispondono - di questo non posso che compiacermi - a contenuti, argomenti e posizioni che con l'onorevole Fassina, in quest'Aula, abbiamo condiviso e che abbiamo messo al centro di una nostra mozione che risale al 2019 e a un dibattito pubblico che stiamo vivendo e seguendo da tempo. Però, questo onestamente non seda le mie preoccupazioni, che muovono proprio dalle argomentazioni che lei ha sollevato. Lei ha parlato di confronto e di cornice. Le chiedo: è un modo di confrontarsi con le forze politiche e con il Paese, quello di far circolare una bozza di disegno di legge sui giornali? Quali forze politiche, quali Ministri sono stati interessati? Lei parla di cornice le sembra quella una cornice di rilievo costituzionale? Un perimetro entro il quale decidere quale equilibrio, quale assetto, debba avere il nostro Paese nel rapporto tra centralismo e decentramento, tra Stato e regioni? Corrisponde al livello di dibattito che dovremmo affrontare in materie come la sanità, tanto per fare l'esempio per eccellenza, o anche per l'istruzione, l'infrastruttura più importante del Paese, dopo la pandemia, i colpi che la pandemia ha inferto al Servizio sanitario nazionale e alla nostra pubblica amministrazione, questo livello di dibattito? Quale Stato vogliamo deve riguardare anche la contingenza internazionale. Pensiamo a quello che è avvenuto con il PNRR. Lei ha svolto una virtuosissima iniziativa a Sorrento, che ha voluto intitolare Mezzogiorno hub strategico per il Mediterraneo. Sono venuti il Presidente del Consiglio e molti Ministri ed è stata onorata dalla presenza del Presidente della Repubblica. Vuol dire che ragioniamo su di un nuovo equilibrio europeo, che vede l'Italia, l'Italia mediterranea e il Mar Mediterraneo al centro anche della ricerca di nuove fonti alternative rinnovabili rispetto al gas russo e che pone al centro la discussione sull'equilibrio geopolitico dell'Europa verso l'Est. Nel mentre questo avviene, noi affrontiamo e dovremo affrontare - lei dice che questo è emergente come fatto - la discussione in questi termini miserabili della devoluzione alle regioni di altre funzioni, addirittura per la sanità, anche di quelle che sono attualmente centrali? A me pare questo, onestamente, non soltanto molto preoccupante dal punto di vista costituzionale, perché il Parlamento viene ridotto a rendere un misero parere attraverso una Commissione; mi pare, onestamente, un insulto politico alle regioni del Sud e uno sfregio insopportabile alle popolazioni meridionali.

(Iniziative, in sede di Unione europea, per conciliare gli obiettivi di transizione ecologica con quelli di tutela dell'industria automobilistica nell'ambito del processo di revisione della normativa in materia di emissioni dei veicoli – n. 3-03020)

PRESIDENTE. L'onorevole Squeri ha facoltà di illustrare l'interrogazione Barelli ed altri n. 3-03020 (Vedi l'allegato A), di cui è cofirmatario.

LUCA SQUERI (FI). Grazie, Presidente. Signor Ministro, la nostra interrogazione nasce dalla forte preoccupazione che abbiamo rispetto al voto di pochi giorni fa del Parlamento europeo, che ha sancito il divieto di vendita di autoveicoli con emissioni, a partire dal 2035, e con l'abbattimento che deve essere pari al 100 per cento. Questo, a nostro avviso, lede i criteri di sostenibilità ambientale, economica e sociale, perché, di fatto, consentirebbe solamente la vendita di autoveicoli elettrici, tra l'altro, andando contro la proposta che abbiamo fatto, come Partito Popolare Europeo, di abbattere le emissioni al 90 per cento, che avrebbe consentito il rispetto di questi criteri, assolutamente importanti da rispettare.

Per cui chiediamo quale sia l'impegno del Governo affinché questa scelta, che definiamo scellerata, possa essere modificata.

PRESIDENTE. Il Ministro per i Rapporti con il Parlamento, Federico D'Incà, ha facoltà di rispondere.

FEDERICO D'INCA', Ministro per i Rapporti con il Parlamento. Colleghi deputati, rispondo agli onorevoli interroganti sulla base degli elementi forniti dal Ministro della Transizione ecologica, impossibilitato a partecipare alla seduta odierna.

Nell'ambito del Green Deal europeo il pacchetto “Fit for 55”, presentato il 14 luglio 2021 in attuazione dell'obiettivo UE di riduzione delle emissioni climalteranti del 55 per cento al 2030, previsto dallo stesso Green Deal europeo, chiama tutti gli Stati membri e i settori dell'economia a contribuire al raggiungimento di tale obiettivo. Attualmente i provvedimenti inclusi nel pacchetto, compreso quello relativo al settore dei trasporti, sono in discussione a livello eurounitario secondo l'ordinaria procedura legislativa, ovvero il processo di codecisione. Su questo tema è stato innanzitutto essenziale raggiungere un ampio coordinamento e una forte posizione condivisa nell'ambito del Comitato interministeriale per la transizione ecologica, il CITE, attraverso un dialogo costruttivo con i principali Dicasteri interessati, quali il Ministero dello Sviluppo economico e il Ministero delle Infrastrutture e della mobilità sostenibili, supportato da consultazioni con le varie parti sociali ed economiche coinvolte al fine di poter contare su elementi di flessibilità e di realismo, che permettano di affrontare la necessaria transizione minimizzando il più possibile i costi sociali ed economici ad essa connessi.

Con riferimento alla proposta di revisione del Regolamento (UE) 2019/631, che definisce i livelli di prestazioni in materia di emissioni di CO2 delle autovetture nuove e dei veicoli commerciali leggeri nuovi, nell'ambito del predetto Comitato, la posizione italiana si è focalizzata sul mantenimento della deroga per i produttori di piccoli volumi, nonché sul mantenimento dell'attuale curva di ripartizione dell'obiettivo dell'Unione europea di riduzione tra i costruttori di veicoli commerciali leggeri, al fine di tenere in considerazione le specificità tecniche e la peculiarità dei van più pesanti. Inoltre, ci si è incentrati sulla richiesta per obiettivi di riduzione differenziati per automobili e furgoni e sul riconoscimento del costruttore del contributo dei carburanti rinnovabili nel periodo di transizione verso la decarbonizzazione del settore.

Nel corso della plenaria del Parlamento europeo dello scorso 8 giugno, sono stati votati due emendamenti favorevoli all'Italia rispetto alla proposta originaria della Commissione: il mantenimento della deroga per i produttori di piccoli volumi e il ripristino di una curva di ripartizione dell'obiettivo di riduzione per i van, considerata sfidante ma raggiungibile da parte dei produttori di furgoni. Pur se la plenaria ha confermato gli obiettivi di riduzione delle emissioni proposte dalla Commissione, la discussione sugli stessi resta, comunque, ancora assolutamente centrale in seno al Consiglio e sarà oggetto di negoziato in occasione del Consiglio dei Ministri dell'Ambiente del prossimo 28 giugno. L'azione del Governo, pertanto, sarà indirizzata verso soluzioni di compromesso, che consentano di mantenere elevato il livello di ambizione sulla proposta di riduzione delle emissioni e, al contempo, di salvaguardare il principio di neutralità ecologica, garantendo le opportune flessibilità, al fine di accompagnare il necessario percorso di transizione della filiera produttiva.

Sottolineo, infine, che è in corso un dialogo continuo sia con la Commissione europea sia con la Presidenza francese, volto a meglio chiarire che le posizioni italiane non riducono l'azione della proposta, ma sono tese a inserire opportune flessibilità, che possano accompagnare gli Stati membri nel percorso di decarbonizzazione, che consentirà loro di raggiungere gli obiettivi delineati dal provvedimento.

PRESIDENTE. L'onorevole Squeri ha facoltà di replicare.

LUCA SQUERI (FI). Grazie, signor Ministro. Devo dire che la risposta ci conforta, perché ha in sé quell'impostazione che prevede l'introduzione di flessibilità, come ha detto lei, rispetto a un tema che, invece, nel provvedimento preso dal Parlamento europeo tradisce il concetto di neutralità tecnologica e, tra l'altro, va contro uno dei principi portanti del Green Deal, cioè quello del no one left behind (nessuno lasciato indietro), perché, se il provvedimento rimanesse così, nel settore, come si dice, solamente nel manufatturiero si perderebbero 70.000 posti di lavoro. Non solo, dal punto di vista ambientale, utilizzare il cosiddetto criterio tank to wheel - dal serbatoio alle ruote - è assolutamente parziale e sbagliato, perché un'auto elettrica rispetta questo principio, ma immaginiamoci la corrente elettrica di quell'auto elettrica prodotta da gas o addirittura da carbone. Che senso avrebbe parlare di emissioni zero? Nessuno.

Peraltro, noi abbiamo, come sistema Paese, uno dei possibili interventi. Mi riferisco ai combustibili rinnovabili che, in combinazione al sistema di trazione ibrida, potrebbero far sì che la transizione anche sulla mobilità possa essere con neutralità tecnologica e, dunque, più vicina alle esigenze di rispetto degli altri principi.

Non dimentichiamoci che, se ci vincoliamo solamente alle auto elettriche, ciò vuol dire legarci intanto ancora al gas, perché, in Italia, senza energia nucleare non potremo avere la possibilità di produrre la corrente elettrica necessaria, ma poi anche alla tecnologia cinese per quanto riguarda le batterie, sia in termini di materia prima sia in termini di tecnologia.

Per cui è una scelta veramente scellerata e noi chiediamo al Governo che metta il massimo impegno nelle sedi competenti - lei ha citato il Consiglio dei Ministri dell'ambiente ed è la sede competente - affinché si convinca l'Europa a non farsi del male, ma soprattutto a non farci del male (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

(Iniziative per sostenere il comparto della pesca e dell'acquacoltura a fronte dell'aumento dei costi di produzione – n. 3-03021)

PRESIDENTE. L'onorevole Avossa ha facoltà di illustrare l'interrogazione Incerti ed altri n. 3-03021 (Vedi l'allegato A), di cui è cofirmataria.

EVA AVOSSA (PD). Grazie, Presidente. Signor Ministro, la guerra in Ucraina si ripercuote pesantemente sui settori della pesca e dell'acquacoltura. Il rincaro generalizzato delle materie prime e dei costi del carburante marittimo sta generando costi di esercizio aggiuntivi elevatissimi, comprimendo i margini di profitto nei settori della pesca, dell'acquacoltura e della trasformazione dei prodotti ittici.

In diverse marinerie continua la mobilitazione dei pescatori, che hanno deciso di non fare uscire le proprie imbarcazioni dai porti. Il blocco della pesca si ripercuote anche sul mercato al minuto e sulla ristorazione, costretta a utilizzare il prodotto congelato e abbattuto.

Il tavolo di crisi convocato presso il Ministero delle Politiche agricole, avviato per garantire la sostenibilità delle imprese e l'approvvigionamento dei prodotti ittici per le famiglie italiane, ha fatto registrare passi avanti ancora non sufficienti per velocizzare le procedure di liquidazione e per favorire l'attivazione della cassa integrazione per il settore.

Davanti a una crisi che supera i nostri confini e si abbatte con conseguenze ancora più devastanti sulle aree economicamente e geograficamente svantaggiate, serve un piano straordinario di intervento a sostegno della filiera ittica.

Quindi, chiediamo quali iniziative intenda intraprendere per ridurre l'impatto dei rincari sui costi di produzione e per preservare e sostenere le imprese e i lavoratori del comparto pesca e acquacoltura.

PRESIDENTE. Il Ministro delle Politiche agricole alimentari e forestali, Stefano Patuanelli, ha facoltà di rispondere. Prego, signor Ministro.

STEFANO PATUANELLI, Ministro delle Politiche agricole alimentari e forestali. Grazie Presidente e ringrazio gli onorevoli interroganti. Come è noto, la crisi russo-ucraina sta causando gravi perturbazioni nel mercato a livello internazionale, impattando anche sulle imprese della pesca e dell'acquacoltura, sia a livello di mancati guadagni che di costi aggiuntivi per le materie prime e il gasolio.

A fronte di tale situazione il Ministero si è attivato già da tempo a supporto del comparto ittico sia a livello nazionale, nell'ambito del Fondo per lo sviluppo e il sostegno delle filiere agricole della pesca e dell'acquacoltura, sia in ambito europeo, nel contesto delle programmazioni FEAMP 2014-2020 e FEAMP 2021-2027.

In particolare, con il decreto del 31 marzo 2022, sono stati destinati ulteriori 20 milioni di euro (ulteriori rispetto ai 20 milioni di qualche mese precedente) in favore delle imprese della pesca e dell'acquacoltura che, come per le precedenti annualità, verranno concessi attraverso sovvenzioni dirette degli operatori del comparto.

Inoltre, con la proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio, che modifica e ratifica il regolamento FEAMP 2014-2020, sono stati previsti interventi specifici per alleviare le conseguenze dell'aggressione militare della Russia contro l'Ucraina sulle attività di pesca e attenuare gli effetti delle perturbazioni del mercato.

Sostanzialmente, la proposta di modifica prevede la possibilità di riassegnare le risorse in bilancio relativamente al regolamento FEAMP n. 508/2014, nonché la possibilità di utilizzare procedure e scadenze semplificate per le modifiche dei programmi operativi.

Oltre a ciò, nell'ambito della programmazione FEAMP 2021-2027, la Commissione europea ha attivato il meccanismo di crisi, riconoscendo l'aggressione militare della Russia nei confronti dell'Ucraina come evento eccezionale che ha causato gravi distorsioni sui mercati, ammettendo gli Stati membri alla possibilità di concedere due tipi di compensazione finanziaria per mitigare gli impatti di tale perturbazione sul settore. Mi riferisco alla compensazione finanziaria in favore degli operatori del settore della pesca, dell'acquacoltura e della trasformazione per il mancato guadagno e per i costi aggiuntivi derivanti dall'attuale perturbazione del mercato, nonché alla compensazione finanziaria in favore delle organizzazioni di produttori.

Sono, invece, molto ridotti i margini di manovra del Governo per fronteggiare l'aumento del prezzo del gasolio, in quanto i rifornimenti di carburanti e lubrificanti destinati alle navi da pesca usufruiscono già del regime di non imponibilità dell'IVA e delle accise. Si è, quindi, intervenuti con l'articolo 18 del decreto-legge n. 21 del 2022, introducendo un contributo sotto forma di credito d'imposta per l'acquisto di carburanti per l'esercizio dell'attività agricola e della pesca, a parziale compensazione dei maggiori oneri effettivamente sostenuti per l'acquisto di gasolio e benzina per la trazione dei mezzi utilizzati per l'esercizio dell'attività. Si tratta di un contributo straordinario pari al 20 per cento della spesa sostenuta per l'acquisto di carburante effettuato nel primo trimestre solare del 2022, comprovato mediante relative fatture d'acquisto al netto dell'IVA. Il credito d'imposta è utilizzabile esclusivamente in compensazione entro il 31 dicembre 2022.

Un ulteriore aiuto per i lavoratori del settore ittico arriverà con l'estensione della CISOA e l'introduzione di un contributo per il fermo pesca non obbligatorio e aggiuntivo rispetto al quale, assieme al Ministero del Lavoro, stiamo definendo gli ultimi aspetti del decreto attuativo previsto dalla legge di bilancio 2022.

Rilevo, infine, che, per favorire un percorso di interlocuzione finalizzato a garantire la sostenibilità delle imprese e l'approvvigionamento di prodotti ittici per le famiglie italiane, il tavolo di crisi citato dall'interrogante deve considerarsi permanente. Ringrazio il sottosegretario Battistoni, per il modo con cui sta conducendo quel tavolo, che fino adesso ha portato a ottimi risultati.

PRESIDENTE. La deputata Incerti ha facoltà di replicare.

ANTONELLA INCERTI (PD). Grazie, signor Presidente. Signor Ministro, accogliamo con favore la sua risposta e, dunque, anche le misure che sta mettendo in campo, anche perché vanno nella direzione che anche il Partito Democratico ha auspicato.

Quindi, molto bene anche il tavolo di crisi permanente che coinvolge i sindacati dei lavoratori, le associazioni di categoria e i parlamentari europei, e bene anche il riferimento a quei 40 milioni messi a disposizione della filiera, che tra l'altro hanno in qualche modo un po' rassicurato il settore, dando maggiori garanzie e attenuando alcune tensioni che, tuttavia, rimangono in numerose marinerie. Bene anche il lavoro che si sta svolgendo a livello europeo, a cui faceva riferimento.

Tuttavia, sono enormi le difficoltà che continuano a persistere - lo ha ricordato - soprattutto a causa dell'aumento dei costi del 67 per cento che sta affrontando la nostra flotta navale, costretta a navigare in perdita e perdendo anche metà dei guadagni, proprio perché si deve coprire in gran parte il costo del carburante.

Quindi, bene queste misure. Siamo anche per chiedere ulteriori misure urgenti; diversamente, le ripercussioni saranno gravi sull'occupazione di un settore che, come sappiamo, è molto importante, poiché conta 12 mila imprese e 28 mila lavoratori. A rischio c'è il prodotto made in Italy perché, a fronte di queste difficoltà, si finisce per favorire quello straniero.

Abbiamo presentato, come Partito Democratico, vari emendamenti nel “decreto Aiuti”. A nostro avviso, serve sostanzialmente una velocizzazione delle erogazioni dovute al fermo pesca, va ulteriormente incentivato il ricambio della nostra flotta, che ormai è obsoleta, e va sfruttato in pieno il Piano delle risorse del PNRR.

Per quanto riguarda la CISOA, come lei ha ricordato, nell'ultimo bilancio è stata allargata anche agli operatori della pesca ma, come lei sa, va messa a punto, proprio perché ha il limite di non comprendere nelle causali il periodo della ferma obbligatoria e anche non obbligatoria, che sappiamo sarà sempre più esteso.

Quindi, bisogna continuare con forza su queste misure per garantire sostenibilità economica alla nostra flotta. Senza questi interventi ulteriori, il nostro settore ittico è nelle condizioni di non garantire una sostenibilità delle imprese e questo vorrebbe dire ovviamente la perdita di un patrimonio nazionale di professionalità e qualità (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

(Iniziative per contrastare la massiccia infestazione di cavallette verificatasi in Sardegna – n. 3-03022)

PRESIDENTE. La deputata Scanu ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-03022 (Vedi l'allegato A).

LUCIA SCANU (CI). Grazie, Presidente. Gentile Ministro, nel Centro Sardegna assistiamo a un'invasione eccezionale di cavallette che sta divorando 30 mila ettari di terreni. Da Ottana, la piaga si estende a tutti i paesi limitrofi dell'alto oristanese e del nuorese, e sta avanzando verso luoghi più lontani come Ozieri e Bortigali.

Negli anni scorsi il problema è stato sottovalutato. Le relazioni di Laore del 2020 e 2021 ci dicono che l'assenza di interventi adeguati ha provocato un avanzamento più incisivo, causando una vera catastrofe biologica. Il lavoro del mondo agropastorale è devastato: guadagni azzerati, perdite ingenti. Le cavallette stanno divorando 300 tonnellate al giorno di grano, erba medica, essenze arboree, interi pascoli che vengono distrutti, anche in questo momento.

In tutta la regione operano solo 15 squadre di Laore, dotate di atomizzatori e fitofarmaci. Si tratta di una guerra persa, se non ci saranno interventi aggiuntivi.

È necessario deliberare quanto prima lo stato di calamità naturale e disporre adeguati ristori per le categorie coinvolte. Quindi, le chiedo quali interventi e iniziative urgenti intenda assumere per aiutare le popolazioni e gli agricoltori coinvolti.

PRESIDENTE. Il Ministro delle Politiche agricole alimentari e forestali, Stefano Patuanelli, ha facoltà di rispondere. Prego, signor Ministro.

STEFANO PATUANELLI, Ministro delle Politiche agricole alimentari e forestali. Grazie, Presidente. Penso che, dopo la pandemia e la guerra, ciascuno di noi ha pensato, almeno una volta, “ci mancavano solo le cavallette”. Purtroppo, sono arrivate, ma al di là della facile ironia, credo sia un tema oggettivamente molto serio per la Sardegna. È un problema endemico dell'isola che è causa di danni alle coltivazioni agricole prospicienti i pascoli, le aree non coltivate o ex coltivi abbandonati.

Le cavallette, che svolgono il ciclo larvale nel terreno durante il periodo primaverile ed estivo, possono essere distrutte con la semplice aratura. Tuttavia, l'abbandono dei terreni e la presenza di pascoli con pietre affioranti non consente di procedere alla lotta preventiva mediante la lavorazione dei terreni.

La problematica deve essere affrontata anche dal punto di vista ambientale, con particolare attenzione alle aree non coltivate, non solo intervenendo con insetticidi alla comparsa degli adulti, ma anche agendo attraverso i potenziali predatori e parassitoidi per contenere le infestazioni a livello endemico al fine di limitare i danni.

Per quanto concerne la possibilità immediata di ristorare le imprese agricole danneggiate, preciso che l'infestazione di cavallette non rientra negli ambiti per i quali è possibile attivare gli interventi compensativi del Fondo di solidarietà nazionale, autorizzati in esenzione di notifica, ai sensi della normativa europea sugli aiuti di Stato del settore agricolo. Peraltro, ricordando che la competenza su temi come questo è mista, ovviamente, con il Ministero dell'Ambiente e il Ministero della Salute, assicuro la massima disponibilità dell'amministrazione a condividere le soluzioni più idonee per favorire la ripresa economica e produttiva delle imprese agricole danneggiate. Ritengo, inoltre, che la valutazione dello stato di emergenza e l'eventuale nomina di un commissario per la gestione di questa emergenza possano essere valutate nei prossimi giorni.

PRESIDENTE. L'onorevole Scanu ha facoltà di replicare.

LUCIA SCANU (CI). Grazie, signor Ministro, apprezzo davvero la sua disponibilità, ma, purtroppo, non è sufficiente. Mentre noi parliamo, l'avanzata delle cavallette in Sardegna prosegue inesorabile; gli sciami hanno raggiunto Ozieri e Bortigali, distruggendo il lavoro agricolo e sacrifici di anni. Le cavallette stanno provocando una vera e propria catastrofe biologica, che mette in ginocchio intere aziende agricole e allevamenti, che vedono sparire velocemente il foraggio necessario per gli alimenti. Le istituzioni hanno sottovalutato il problema per troppo tempo e questo si aggiunge alla crisi internazionale nel reperimento di mangimi che, insieme alla distruzione degli erbai, metteranno in ginocchio l'intero comparto agricolo sardo.

Se lei oggi mi dice che non è stato ancora annunciato lo stato di calamità naturale, significa che lo Stato è disposto a sacrificare altre zone della Sardegna, dove la componente agricola rappresenta un settore trainante per l'intera economia nazionale. Sono a rischio 30 mila ettari di colture; la possibilità che la situazione si aggravi è reale, considerata la siccità innaturale, causata da cambiamenti climatici.

Di fronte a queste cifre, non è sufficiente la semplice aratura; servono misure di disinfestazione mirate, con l'aiuto della Protezione civile e dell'Esercito. Sappiamo che la competenza è regionale, ma di fronte a un'emergenza di questa portata e alla carenza di mezzi a disposizione, il Governo deve intervenire con urgenza, dati i poteri straordinari previsti dalla legge. Infine, sì, la questione è anche di carattere ambientale; ambiente e agricoltura sono strettamente connessi ma oggi mi rivolgo a lei perché il direttore generale della FAO ha definito le locuste una minaccia al sistema alimentare, con la conseguenza che, se non si pone un rimedio adesso, l'umanità dovrà fare i conti con le conseguenze di una crisi globale per mancanza di cibo. La mia terra, la Sardegna, ricca di un patrimonio naturalistico, artistico e culturale di valore assoluto, non merita di essere martoriata in questo modo: sindaci, operatori del mondo agropastorale, tutti i cittadini sono fortemente preoccupati per il nostro futuro. Mi appello al suo senso di responsabilità, invitandola a visitare le nostre terre, per vedere con i suoi occhi quella che, a oggi, è una catastrofe in atto e ad agire prima che sia davvero troppo tardi.

(Iniziative, in ambito europeo, per salvaguardare la produzione agricola – n. 3-03023)

PRESIDENTE. L'onorevole Pignatone ha facoltà di illustrare l'interrogazione Cillis ed altri n. 3-03023 (Vedi l'allegato A), di cui è cofirmatario.

DEDALO COSIMO GAETANO PIGNATONE (M5S). Grazie Presidente. Signor Ministro, il comparto agricolo italiano sta attraversando un momento di forte crisi; purtroppo, dai dati di settore emerge come le conseguenze dell'instabilità internazionale dovranno ancora far sentire i propri effetti nel settore. In particolare, l'ultimo rapporto OCSE-FAO ha evidenziato il rischio di ulteriori aumenti o carenze per fertilizzanti, fitofarmaci, sementi, costo dell'energia e carburanti, con pesanti ripercussioni anche nel settore ittico. In tale contesto si fotografa una situazione preoccupante, soprattutto, ad esempio, per ciò che riguarda la cerealicoltura. Anche il rapporto della FAO, Food Outlook-Rapporto semestrale sui mercati globali, giugno 2022, ha previsto numerose variabili negative per il settore primario. Ciò si ripercuoterà non soltanto sulla sopravvivenza delle nostre aziende agricole, ma anche sulla quantità e qualità della produzione. Pertanto, si auspicano interventi immediati e concreti e si chiede al Ministro quali azioni, a livello nazionale e internazionale, si vogliano porre in essere.

PRESIDENTE. Il Ministro delle Politiche agricole alimentari e forestali, Stefano Patuanelli, ha facoltà di rispondere.

STEFANO PATUANELLI, Ministro delle Politiche agricole alimentari e forestali. Grazie, Presidente. Ringrazio gli onorevoli interroganti. La tematica è stata più volte affrontata nelle recenti riunioni dei consigli Agrifish a Bruxelles e Lussemburgo, il lunedì di questa settimana.

Già a partire dal mese di luglio dello scorso anno diverse delegazioni, compresa l'Italia, hanno rappresentato le problematiche dovute all'aumento dei prezzi dei fertilizzanti impiegati in agricoltura e dei mangimi utilizzati in zootecnia, invitando la Commissione europea ad adottare misure adeguate. L'aumento dei prezzi precede di molti mesi, in realtà, il conflitto in Ucraina. L'impennata dei prezzi dei fattori produttivi, che rischia di vanificare il rilancio del settore, sta avendo effetti negativi anche sugli impegni che gli agricoltori avevano sottoscritto nell'ambito sia dei programmi operativi dell'OCM che di talune misure dello sviluppo rurale, in quanto proprio l'aumento dei prezzi delle materie prime e anche la mancanza di alcune materie prime non consentono di portare a termine gli investimenti previsti. La Commissione europea, nel condividere le forti preoccupazioni espresse, ha invitato gli Stati membri a sfruttare al massimo quanto già previsto dall'attuale quadro programmatorio, ovverosia l'utilizzo delle misure nell'ambito dello sviluppo rurale e la concessione di aiuti di Stato. Inoltre, la medesima Commissione ha previsto i seguenti provvedimenti per soddisfare le esigenze degli agricoltori: un aiuto straordinario per i produttori agricoli, per il quale sono stati stanziati 500 milioni di euro, di cui 48 milioni per l'Italia, cofinanziabili al 200 per cento, ed entro i primi giorni della prossima settimana avremo l'attuazione della misura (ovviamente è cofinanziata al 200 per cento, perché lo faremo con il massimo della possibilità); la possibilità di utilizzare le aree agricole a riposo per gli obblighi di inverdimento per le semine primaverili; l'aumento del livello degli anticipi erogabili per pagamenti diretti e per le misure a superficie dello sviluppo rurale; l'adozione di un nuovo quadro temporaneo per gli aiuti di Stato, con un massimale per azienda pari a 35.000 euro, in accoglimento di quanto richiesto dai Ministri dell'Agricoltura nella riunione del Consiglio Agrifish del 21 marzo, molto più alto rispetto a quello inizialmente proposto dalla Commissione, e l'attivazione dell'ammasso privato per la carne suina.

La Commissione, su richiesta avanzata dall'Italia e da altre 12 delegazioni, il 7 aprile in Agrifish ha inoltre presentato una proposta di regolamento che permetterà agli Stati membri di attuare una misura straordinaria che consentirà l'utilizzo fino al 5 per cento dei fondi dello sviluppo rurale 2021-2022 per un sostegno fino a 15.000 euro per le aziende agricole e fino a 100.000 euro per le imprese di trasformazione.

Alle azioni messe in campo dalla Commissione occorre aggiungere anche l'iniziativa italiana di anticipare il pagamento del 70 per cento dei pagamenti diretti entro il 31 luglio 2022, in anticipo quindi rispetto alla decisione comunitaria.

Segnaliamo, infine, che, durante il Consiglio del 13 giugno, quindi di lunedì, è stata ribadita, da parte nostra, la necessità di un intervento dell'Unione europea con riferimento ad una serie di azioni quali la concessione di ampia flessibilità alle OP affinché possano adeguare i programmi operativi alle mutate condizioni economiche, soprattutto in relazione all'aumento dei prezzi, l'opportunità che le deroghe concesse quest'anno per la semina primaverile delle aree lasciate a riposo per vincoli ambientali vengano estese anche al prossimo anno, affinché gli agricoltori possano sfruttare anche nelle semine autunnali quelle aree e l'attuazione di iniziative per l'apertura di corridoio marittimi che possano permettere l'esportazione delle derrate all'Ucraina e di contrastare il deterioramento dei normali flussi commerciali con i Paesi vicini dell'est europeo, tradizionalmente fornitori di cereali e sementi necessari all'approvvigionamento dell'industria mangimistica e molitoria nazionale.

PRESIDENTE. L'onorevole Cillis ha facoltà di replicare.

LUCIANO CILLIS (M5S). Grazie, Ministro, grazie Presidente. Nella risposta che ci ha appena fornito abbiamo avuto l'occasione di cogliere con soddisfazione il raggiungimento degli obiettivi che, in quest'Aula, erano stati posti come a breve termine, con riferimento alla mozione concernente gli effetti della guerra in Ucraina per il settore agricolo. Quindi, abbiamo dato una risposta a livello economico e di prospettiva per la prossima annata agraria.

In questa sede, Ministro, la informo che sarebbe un nostro ulteriore obiettivo - in questo le saremo sempre fortemente vicino e la supporteremo - adottare una strategia di approvvigionamento di input agricoli (in particolare, di fertilizzanti, ma anche di sementi e di fitofarmaci), affinché si possa agire parallelamente a quanto è stato fatto per oil and gas, per diversificare e migliorare l'approvvigionamento delle forniture energetiche per tutto il continente europeo; nello stesso modo si potrebbe fare anche per la fornitura e lo stoccaggio di questi elementi, che saranno determinanti per il futuro prossimo. La FAO ci ha prospettato una visione a dir poco negativa della produzione agricola mondiale per i prossimi anni. Non dobbiamo farci trovare impreparati e, grazie a lei, l'Italia potrà essere protagonista.

(Elementi e iniziative in merito alla prevenzione e al contenimento della peste suina africana – n. 3-03024)

PRESIDENTE. L'onorevole Caretta ha facoltà di illustrare l'interrogazione Lollobrigida ed altri n. 3-03024 (Vedi l'allegato A), di cui è cofirmataria.

MARIA CRISTINA CARETTA (FDI). Grazie, Presidente. Signor Ministro, da oltre due anni Fratelli d'Italia ha evidenziato il rischio di diffusione di un'epidemia di peste suina africana. Avete atteso di arrivare a un'emergenza prima di licenziare un provvedimento, ma pare che l'emergenza sia destinata a continuare, incessantemente. Il disagio vissuto da agricoltori e allevatori è in costante crescita, così come in costante crescita è il numero di casi di cinghiali affetti da PSA. Non abbiamo contezza della consistenza numerica della popolazione di cinghiali, non abbiamo idea di quanti vettori di PSA siano presenti in Italia, e questo impedisce una pianificazione degli interventi.

Gli strumenti messi a disposizione dalla legge statale n. 157 del 1992 rispondono a esigenze di trent'anni fa, e questa legge deve essere necessariamente modificata e aggiornata per rispondere a bisogni che richiedono elevati livelli di prevenzione e pronto intervento. Per questo motivo, signor Ministro, vogliamo sapere quanti interventi fino ad ora siano stati realizzati per prevenire la diffusione della peste suina africana e in che modo intenda garantire le adeguate misure di controllo e di contenimento della PSA (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Il Ministro delle Politiche agricole alimentari e forestali, Stefano Patuanelli, ha facoltà di rispondere.

STEFANO PATUANELLI, Ministro delle Politiche agricole alimentari e forestali. Grazie, Presidente. Ringrazio gli onorevoli interroganti. Non posso che iniziare ricordando la competenza primaria di altri Dicasteri sulla questione rappresentata e rispondo ovviamente con il contributo avuto anche dagli uffici del Ministero della Salute e del Ministero della Transizione ecologica. La criticità nella gestione del cinghiale è all'attenzione del Governo anche, ovviamente, a seguito dell'emergenza derivante dalla PSA, per la quale sono state messe in atto misure emergenziali. Al riguardo, ISPRA ha reso noto che sta aggiornando la banca dati relativa ai cinghiali che sono stati abbattuti nel Paese in situazioni di caccia, sia di selezione che di controllo, nonché dei danni registrati nel territorio, attuando una revisione delle stime circa la consistenza della specie, cresciuta esponenzialmente. Parallelamente, l'Istituto sta valutando i piani regionali di intervento urgente sulla PSA, che consentono di aggiornare ulteriormente i dati circa la presenza degli ungulati e degli abbattimenti programmati.

Sui piani che sono stati presentati da quasi tutte le regioni ISPRA ha già risposto sottolineando alcune carenze e le regioni ora dovranno adeguarli alle istruzioni ricevute da ISPRA. È in atto, inoltre, un confronto tra i Ministeri coinvolti e le regioni per una revisione dell'articolo 19 della legge n. 157 del 1992 che porti a individuare le misure più efficaci, efficienti e scientificamente comprovate per risolvere in modo rapido e definitivo il problema della sovrappopolazione degli ungulati. Per garantire adeguate capacità di controllo del bracconaggio si sta provvedendo ad un rafforzamento degli organi di vigilanza mediante l'ampliamento dei soggetti di cui potranno avvalersi gli agenti di polizia provinciale, regionale e municipale per l'attuazione dei piani approvati dalle regioni.

Riguardo agli interventi, ricordo che sono già stati previsti nella strategia di controllo e contenimento della malattia approntata nell'ambito dell'Unità centrale di crisi per la PSA e traslata nei provvedimenti adottati dal Governo con il decreto-legge 17 febbraio 2022, n. 9, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 29 del 2022, recante misure urgenti per arrestare la diffusione della peste suina africana, e con l'ordinanza del Commissario straordinario della peste suina africana 1/2022 del 22 marzo 2022. L'articolo 2, commi da 2-bis a 2-quinquies, della citata legge regolamenta, infatti, proprio l'acquisizione, la messa in opera e il finanziamento delle recinzioni, dando mandato al commissario straordinario che sta ponendo in atto le misure necessarie, relazionando periodicamente tutti i Ministeri competenti. La realizzazione delle recinzioni che seguono il perimetro della zona infetta, in conformità alla strategia di cui al Documento SANTE/7113/2015, approccio strategico alla gestione della peste suina africana in Europa, è finalizzata ad impedire ai cinghiali presenti nella zona infetta di muoversi verso zone indenni, e quindi diffondere la malattia in territori limitrofi.

Tali recinzioni saranno progressivamente allargate e spostate laddove l'evolversi della situazione epidemiologica obblighi l'autorità sanitaria competente ad estendere e modificare l'area infetta. Ricordo, infine, che il citato decreto-legge 17 febbraio 2022, n. 9, all'articolo 2 prevede un fondo di 10 milioni di euro per l'installazione delle suddette recinzioni.

PRESIDENTE. L'onorevole Deidda ha facoltà di replicare.

SALVATORE DEIDDA (FDI). Grazie, Presidente. Ministro, non siamo certamente soddisfatti e non sappiamo se la vostra maggiore colpa sia l'incapacità di gestire le emergenze o il menefreghismo e l'indolenza. Non parlo della sua persona, ovviamente, ma del complesso, perché sappiamo benissimo che sono competenze di diversi Ministeri. Ma dal 2018 Fratelli d'Italia ha avvisato che, mentre l'Europa strozzava l'economia della Sardegna con un embargo ingiustificato sulla PSA, che è scomparsa - sappiamo benissimo che i maiali e cinghiali non possono nuotare e non possono attraversare il mare, perché gli unici “maiali” che possono farlo sono i mezzi nautici della Marina militare, così si chiamano quelli che attraversano il mare -, nell'Europa dell'Est, in Belgio, stavano proliferando tanti cinghiali che ovviamente sono migratori e si spostano in gran numero, proliferano.

Dal 2018 voi non avete fatto niente, né per togliere l'embargo alla Sardegna, né, tanto meno, per fermare questa proliferazione dei cinghiali, tant'è che in questi giorni sono arrivati fino in Basilicata, sono arrivati nelle regioni del Sud, dall'Est europeo sono transitati in tutta Europa, arrivando in tutte le regioni del Nord.

Voi avete fatto l'errore, mentre l'Unione europea in Sardegna impone di abbattere qualsiasi animale, anche se sano; se non è certificato, cinghiale o maiale selvatico, abbattono tutti i capi solamente se si è vicini e poi fanno le analisi; voi dite alle regioni che si devono cacciare solamente nelle zone rosse, come se il cinghiale sapesse distinguere qual è la zona rossa o qual è la zona non rossa. Quindi, se il maiale selvatico o il cinghiale va oltre la zona rossa - e la avverto che le recinzioni, come sono fatte, non servono a fermare i cinghiali, perché sono animali furbi, intelligenti e anche forti, che passano sotto e riescono ad aggirare queste recinzioni -, se non c'è un controllo attraverso anche la collaborazione di associazioni faunistiche e venatorie, e soprattutto del Comitato tecnico venatorio che è sotto il controllo del suo Ministero, se non si collabora in questo senso, come l'Unione europea ha imposto alla Sardegna, tutti gli sforzi saranno vani.

E, attenzione, che l'Unione europea, quando si accorgerà che non c'è un controllo, farà come ha fatto in Sardegna: chiuderà tutte le regioni, saranno tutte zone rosse, e i danni saranno incalcolabili, perché voi avete demagogicamente detto che i cinghiali non si possono cacciare e non si possono abbattere. Loro, invece, sono più furbi, proliferano e dilagano in tutta Italia (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata.

Sospendo, a questo punto, la seduta, che riprenderà alle ore 16,15.

La seduta, sospesa alle 16,10, è ripresa alle 16,20.

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta sono complessivamente 111, come risulta dall'elenco consultabile presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto stenografico della seduta odierna.

Commemorazione dell'onorevole Giuseppe Romeo Pericu.

PRESIDENTE. (Si leva in piedi e, con lui, l'intera Assemblea e i membri del Governo). Colleghi, lo scorso 13 giugno si è spento, all'età di 84 anni, dopo aver combattuto contro una malattia, Giuseppe Romeo Pericu, membro di questa Camera nella XII legislatura, sindaco di Genova dal 1997 al 2007, avvocato e docente universitario.

Nato a Genova il 20 ottobre 1937, si è laureato in giurisprudenza con una tesi in diritto amministrativo - materia che ha successivamente insegnato alla Statale di Milano e presso l'Università degli studi di Genova, dove ha ricevuto la laurea honoris causa - ed ha esercitato per quasi sessant'anni la professione di avvocato nell'ambito amministrativo e civile.

Brillante giurista, ha fatto parte di numerose commissioni di studio per l'elaborazione dei disegni di legge in importanti settori, ad esempio, in materia di tutela dell'ambiente, di riassetto delle competenze amministrative del governo locale, di riforma del codice della navigazione, di procedimento amministrativo, di produzione e trasmissione di energia elettrica.

Eletto alla Camera nel 1994 per il Partito Socialista Italiano, aderì al gruppo Progressisti - Federativo. Nel corso della sua intensa attività parlamentare, è stato membro della Giunta per il regolamento, della Commissione affari costituzionali, della Giunta per le autorizzazioni e della Commissione speciale per il riordino del settore radiotelevisivo, fornendo, tra l'altro, un fondamentale contributo, quale cofirmatario di una delle proposte di legge abbinate e intervenendo più volte nel dibattito, all'elaborazione e alla definitiva approvazione della legge n. 43 del 1995, in materia di elezione dei consigli delle regioni a statuto ordinario, che ha rappresentato il primo tassello della riforma del regionalismo italiano.

Primo cittadino della città di Genova dal 1997 al 2007, nel corso di due mandati affrontò importanti sfide, quali la proclamazione di Genova quale capitale europea della cultura, nel 2004, e i lavori di prolungamento della metropolitana.

Proprio in occasione della designazione della città di Genova quale capitale europea della cultura ebbe il merito di coinvolgere nella progettazione di importanti opere nella sua città due genovesi di eccellenza, quali Germano Celant e Renzo Piano.

Dopo il termine del suo secondo mandato da sindaco, ha ricoperto prestigiosissimi incarichi, quali la presidenza dell'Accademia linguistica di Belle Arti e del Conservatorio Niccolò Paganini.

Con la morte di Giuseppe Pericu, scompare un uomo di profonda cultura giuridica, intelligente e brillante, un politico competente e un abile amministratore locale. Desidero esprimere, anche a nome di tutta l'Assemblea, al nostro collega e ai familiari la più sentita partecipazione al loro dolore.

Invito per questo l'Assemblea a osservare un minuto di silenzio (L'Assemblea osserva un minuto di silenzio - Applausi).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Franco Vazio. Ne ha facoltà.

FRANCO VAZIO (PD). Presidente, colleghi, ci ha lasciato un gentiluomo, Giuseppe Pericu, professore, avvocato, politico e amministratore, un instancabile studioso, una persona colta, elegante e sobria. Come ha ricordato il Presidente, è stato presidente dell'Accademia linguistica di Belle Arti, ma è stato, anche, soprattutto, un illustre avvocato, un insigne docente universitario alla Statale di Milano e nell'ateneo della sua amata Genova, ottenendo prestigiosi riconoscimenti anche a livello internazionale. Ha interpretato il mandato parlamentare nella XIII legislatura con grande generosità e impegno, mettendo al servizio delle istituzioni la sua straordinaria competenza giuridica. Ricordo a tal riguardo la sua qualificata e preziosa partecipazione ai lavori della Commissione speciale Napolitano per la riforma del settore radiotelevisivo.

Giuseppe Pericu ha preso per mano la sua città, la città di Genova, quando, nel 1997, è stato eletto sindaco la prima volta, una città che stava vivendo una profonda crisi economica e industriale, grigia e anche ripiegata su se stessa. Giuseppe Pericu, nei dieci anni del suo mandato, ha insegnato a Genova a scrivere un futuro ricco di ambizioni. Con l'intelligenza e l'ostinazione tipica delle sue origini familiari sarde, di cui andava fiero, è riuscito senza proclami e senza enfasi a costruire una vera rinascita della città; una persona profondamente amata dai genovesi, tanto che gli hanno conferito il secondo mandato con oltre il 60 per cento dei voti. È stato il sindaco che in maniche di camicia ha voluto confrontarsi con i manifestanti del G8 per convincerli a non sfondare la zona rossa e che ha saputo parlare ad una città ferita, terribilmente ferita da quelle terribili giornate. È stato il sindaco di Genova, Capitale europea della cultura nel 2004, ed è stato l'anima, la vera anima del riconoscimento assegnato alla città dall'UNESCO nel 2006 quale patrimonio dell'umanità.

Ha saputo guardare oltre i confini, convincendo i genovesi del valore oggettivo della loro storia e del tessuto culturale della città. Per ottenere questi indiscutibili risultati, Giuseppe Pericu ha saputo puntare sulle eccellenze e sulle intelligenze migliori, volendo al suo fianco personalità di valore internazionale. È lui, infatti, che riesce a coinvolgere in questa sfida anche Renzo Piano, che genovese lavorava e progettava, però, altrove.

Giuseppe Pericu è stato un convinto protagonista nella fondazione del Partito Democratico e lascia un vuoto enorme; il Partito Democratico ligure ha descritto benissimo il profilo di una persona così speciale, uomo di profondi valori e di grande concretezza, ha ridisegnato il futuro di Genova. È stato un politico visionario e pragmatico. Cari colleghi, Giuseppe Pericu è un esempio a cui la politica può e deve guardare, una persona di altissima statura morale che sapeva governare i processi economici e amministrativi della sua città, ma amava intervenire anche sui grandi temi ideali, dalla costruzione dell'Europa all'equità sociale.

Ai figli Andrea e Silvia e ai cinque nipoti, a nome del Partito Democratico, consegno oggi questa riflessione per testimoniare la riconoscenza della politica e delle istituzioni nei confronti di un uomo che ha segnato in modo indelebile la storia di Genova, la politica e la vita di coloro che hanno avuto il privilegio di conoscerlo e di lavorare al suo fianco (Applausi).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Paita. Ne ha facoltà.

RAFFAELLA PAITA (IV). Presidente, colleghi, ci ha lasciati il sindaco che ha fatto rinascere Genova dal 1997 al 2007, Beppe Pericu, eccellente avvocato amministrativista, docente universitario, deputato e sindaco, soprattutto sindaco, negli anni di passaggio della profonda crisi economica e produttiva di Genova, gli anni in cui ci siamo lasciati alle spalle il vecchio modello di sviluppo. Quelli in cui ha amministrato Pericu sono stati tempi di passaggio dalla vocazione industriale a una nuova identità; Pericu ha condotto Genova verso un nuovo ruolo in Italia e nel mondo; sapeva assumersi grandi responsabilità. Sono i tempi difficili delle fabbriche che chiudono, della cassa integrazione, delle tensioni nel mondo portuale. In questi tempi complicati ha guidato la città verso nuovi orizzonti con un assillo: tentare di non lasciare indietro nessuno. E, così, pezzo per pezzo, quartiere dopo quartiere, con coraggio e tenacia, accompagnati a saldezza, solidità, compostezza e signorilità, ha aperto una nuova vita a Genova: Genova Capitale europea della cultura, la riqualificazione del centro storico, la battaglia contro tutti per la modernizzazione dei servizi pubblici locali, gli accordi per le aree di Cornigliano e, poi, nel 2007 il riconoscimento mondiale di patrimonio UNESCO per il sistema dei Palazzi dei Rolli.

Beppe Pericu è stato anche il sindaco in carica durante il G8. In quei giorni di devastazione, di guerriglia, di dolore per i fatti della Diaz, ho il ricordo del sindaco che in piazza si rivolge verso i manifestanti per chiedere di non forzare la zona rossa. Non si è mai pentito per la scelta di Genova come sede del G8 e anche in quella vicenda la sua guida autorevole ha consentito alla città di uscire fuori da una pagina difficilissima.

Beppe Pericu era socialista, democratico, riformista fino al midollo, europeista; sono state giustamente ricordate sulla stampa locale le sue parole sulla sfida europeista: sono orgoglioso di essere italiano, ma sono anche orgoglioso di essere europeo; sono profondamente convinto che essere un cittadino dell'Europa sia oggi un privilegio straordinario.

Beppe Pericu è stato anche un grande innovatore, un uomo che non ha mai avuto paura dei compromessi, che ha creduto nel futuro. Ha creduto negli Erzelli, ha sostenuto le idee dell'amico di sempre, Carlo Castellano, che recentemente di lui ha scritto: “Il nostro collante era la politica, ma era la tecnologia il nostro punto di contatto, entrambi la vedevamo come una grande opportunità per Genova”. È vero, le idee di Pericu sono state potenti, ma con discrezione, con una mitezza che era sinonimo di solidità e mai di arroganza. Lo dimostrava il suo sorriso accogliente e rassicurante, gentile.

Ai figli Andrea e Silvia, ai nipoti, vanno le condoglianze del gruppo di Italia Viva. Beppe Pericu ci ha lasciato molto e di questo dobbiamo ringraziarlo. È stato un esempio di rigore, coraggio, idealità forti e amore incondizionato per Genova e per il suo Paese, uno degli esempi migliori della bella stagione dei sindaci di questo Paese (Applausi).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Elisa Tripodi. Ne ha facoltà.

ELISA TRIPODI (M5S). Grazie, Presidente, Voglio innanzitutto esprimere il profondo cordoglio per la scomparsa del professor Giuseppe Pericu e manifestare la più sentita vicinanza ai suoi familiari da parte di tutto il gruppo del MoVimento 5 Stelle. Il professore Pericu era considerato uno dei primi cittadini più stimati e amati anche da parte di tutte le altre forze politiche, che, con coraggio e con la forza di chi ama la propria città, ha amministrato Genova per 10 anni e l'ha guidata anche durante uno dei suoi periodi più bui, non solo per la città, ma per tutto lo Stato italiano.

Una ferita incolmabile per tutti e per tutte fu quella che ha avuto origine dagli eventi del G8 di Genova e fu proprio lui che cercò di fermare quelle violenze, un ruolo, il suo, che di certo non fu facile, quello anche, però, di parlare a una città ferita e di cercare di unirla ancora di più.

È da ricordare sicuramente, non solo per la forza che ha avuto nella gestione di questo evento drammatico, ma anche come amministratore capace e lungimirante, che ha saputo guidare la sua città, portando Genova alla consacrazione a capitale della cultura del 2004 e che ha lavorato per il riconoscimento del sistema dei Rolli patrimonio UNESCO, facendo emergere la vocazione turistica e culturale del capoluogo ligure.

Con la sua scomparsa il territorio ligure e il mondo politico perdono una figura autorevole, un uomo amato e con il quale si poteva dialogare, un uomo di profondi valori e di grande concretezza, che per il popolo genovese, e non solo, ha rappresentato una guida saggia e la cui scomparsa lascerà un grande vuoto (Applausi).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Rixi. Ne ha facoltà.

EDOARDO RIXI (LEGA). Grazie, Presidente. La scomparsa del professor Giuseppe Pericu ha colpito l'intera comunità genovese, che stamane si è riunita presso la parrocchia di Sant'Antonio di Boccadasse, per onorarne il ricordo e testimoniare la vicinanza di tutti i genovesi a uno dei sindaci più amati della storia della nostra città. Io l'ho conosciuto come sindaco, quando all'inizio degli anni 2000 ero in consiglio comunale a Genova, come capogruppo di opposizione per la Lega. Un giurista colto e preparato le cui distanze ideologiche non son mai stato un muro invalicabile.

Con la sua scomparsa si impoverisce il dialogo democratico con una persona intellettualmente onesta. Il socialista Pericu, in dieci anni e due mandati, ha rimesso la città di nuovo in grado di camminare, da Genova patrimonio dell'umanità del 2004 al riconoscimento del patrimonio dell'UNESCO incentrato sul sistema dei Rolli, al recupero del centro storico, al prolungamento della metropolitana, agli Erzelli, all'IIT, alla riforma del decentramento al piano regolatore sociale. In queste ore i giornali fissano le nostre memorie e gli interventi che distinguono il sindaco Pericu da quello che è successo poi negli anni successivi coi suoi successori. Pericu ha avuto e ha sempre dimostrato un comune amore che ha unito la comunità genovese nei confronti della nostra Genova e ha manifestato pragmaticamente un attaccamento al territorio e una visione strategica, che nel decennio successivo è poi mancata. Il ricordo è quello di una persona perbene. Sotto la sua guida autorevole, Genova ha imparato a coniugare una nuova vocazione culturale e turistica con la difesa del lavoro, ma anche dell'industria. Da questo punto di vista e per molti, Pericu viene indicato come il sindaco della svolta, per uscire dalle sabbie mobili provocate dal processo post industriale che la città stava subendo. Ostile verso ogni forma di retorica e di sovrapposizione tra la vita pubblica e privata, molte delle sue intuizioni non furono seguite, un vero peccato originale, anche per chi per anni a sinistra lo ha portato dietro e di cui oggi paga ancora un prezzo in città. Da giovane consigliere di opposizione, di Pericu ho apprezzato la capacità di confrontarsi nella concretezza con tutti, nel rispetto delle rispettive posizioni, non da uomo di parte, ma in un interesse più alto, l'interesse comune. Era un sindaco, era il sindaco per tutti. Un quotidiano, di recente, lo ha definito come il sindaco borghese, capace di scendere in piazza nei giorni del G8 per cercare di fermare le violenze e che ha espresso tutti i sentimenti di offesa dei genovesi per la ferita subita. Un esempio per tanti, che oggi sfuggono dalle responsabilità su temi importanti come immigrazione irregolare, sicurezza e rispetto delle leggi.

Con la scomparsa dell'ex sindaco Pericu il centrodestra perde un interlocutore serio a sinistra, senza peli sulla lingua, ma con una riconosciuta onestà intellettuale, uno spiccato senso di equilibrio politico e istituzionale. Come Lega, per questo, abbiamo voluto anche nella giornata di lunedì, all'arrivo della salma a Palazzo Tursi, dove è stata giustamente allestita la camera ardente, rendere onore a una persona, un uomo prima di tutto, che ha onorato con la sua azione la politica italiana e la nostra città. Con questo voglio porgere le più sentite condoglianze alla famiglia e spero che esempi come questi siano per tutti noi un punto di riferimento (Applausi).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Cassinelli. Ne ha facoltà.

ROBERTO CASSINELLI (FI). Presidente, nel giorno in cui Genova eleggeva il suo sindaco, Giuseppe Pericu moriva nella sua casa a 84 anni, per una malattia che non gli ha dato scampo. Parlamentare nel 1994, primo cittadino per due mandati dal 1997 al 2007, Pericu è stato un grande avvocato e un docente di diritto amministrativo nell'Università di Genova e alla Statale di Milano. Per Genova è stato uno dei sindaci più vigorosi nel dopoguerra, quello che ha disegnato il futuro di una città messa in ginocchio dalla deindustrializzazione. Amava definirsi socialista laburista; è stato un sindaco per il centrosinistra e poi fedele al PD, di cui è stato uno dei fondatori. Di origine sarda, con carattere deciso e straordinaria chiarezza, Pericu è stato fino all'ultimo giorno della sua vita uno dei personaggi chiave della recente storia genovese. Fu lui a concludere rapidamente e in modo efficace l'operazione che ha portato al completo restyling del Porto Antico, a lui si deve la riconversione di un'area importante della città come la Fiumara. La figura di Pericu, sindaco durante il drammatico G8 del 2001, fa parte ormai della storia moderna di Genova. Nei giorni del G8 scese in piazza per cercare di fermare le violenze, con i grandi chiusi a Palazzo Ducale e solo lui, l'istituzione della città, in grado di affrontare a viso aperto, in maniche di camicia, i violenti che mettevano a ferro e fuoco la città. Incancellabile è la sua immagine con il megafono in mano, mentre invita le tute bianche e nere a non invadere la zona rossa in Piazza Dante, evitando così conseguenze ancora più tragiche. Pericu era anche amante ed estimatore della cultura. Cogliendo al volo l'occasione di Genova capitale europea della cultura 2004, ne ha fatto emergere la bellezza sconosciuta a livello nazionale e internazionale. Grande giurista, un maestro per molte generazioni di studenti e professionisti, uno che non mollava mai il suo ruolo e l'amministrazione della città, è sempre stato deciso, chiaro, capace di raccogliere consensi da tutte le forze politiche anche tra i suoi avversari. Era soprattutto Beppe una personalità rispettata a Genova. Dalla fine del secondo mandato aveva continuato a impegnarsi con incarichi di grande livello in Banca Carige e in Cassa depositi e prestiti. Contro la sua malattia ha alzato bandiera bianca in un giorno particolare, quello delle elezioni per il sindaco, forse un segno del destino per una persona che ha sempre messo l'impegno per la città in cima ai suoi pensieri.

A Genova lascia un vuoto democratico. Una persona amata per la sua razionalità, per le sue convinzioni radicate, ma anche una persona rispettata dagli avversari per la sua onestà intellettuale, il suo impegno genuino, le straordinarie qualità umane e culturali.

Al figlio Andrea, che prosegue l'attività professionale del padre, e alla figlia Silvia le più sincere condoglianze da parte di tutto il gruppo Forza Italia (Applausi).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Frassinetti. Ne ha facoltà.

PAOLA FRASSINETTI (FDI). Presidente, colleghi, anche Fratelli d'Italia vuole ricordare il sindaco Giuseppe Pericu e portare il cordoglio e le condoglianze alla famiglia.

Sindaco di Genova dal 1997 al 2007, un sindaco che ha guidato la città in momenti difficili come quelli delle giornate terribili del G8, quando ha saputo parlare al cuore dei genovesi feriti e ha saputo anche mantenere il controllo in una situazione sicuramente molto, molto pericolosa. Ha saputo dare a Genova ciò che Genova meritava, cioè il fatto di essere la capitale della cultura europea, una città che sicuramente è sempre stata sottovalutata rispetto alle bellezze artistiche e culturali che invece custodisce. Un giurista, un professore, un docente di diritto amministrativo, un gentiluomo, un amministratore capace; è molto significativo il fatto che il neosindaco Bucci lo abbia accolto nella Sala Verde di Palazzo Tursi, dicendo: “chi è sindaco lo rimane per tutta la vita”. Questo è stato il sentimento, l'unione e il collegamento con uno che ha voluto veramente il bene di Genova.

Stamattina i suoi funerali si sono svolti nella chiesa di Sant'Antonio a Boccadasse. Genova ha voluto salutarlo così, in uno dei posti più belli del mondo, affacciati sul mare: Boccadasse (Applausi).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Rizzone. Ne ha facoltà.

MARCO RIZZONE (CI). Grazie, Presidente. A nome del gruppo Coraggio Italia, rivolgiamo alla famiglia di Giuseppe Pericu le più sentite condoglianze per la scomparsa, il 13 giugno scorso, dell'ex collega, deputato nella XII legislatura.

Avvocato amministrativista e professore universitario, noi genovesi lo ricordiamo con affetto come il sindaco che ha amministrato Genova dal 1997 al 2007, un decennio che ha visto la città trasformarsi ed evolversi dopo un lungo periodo di crisi post-industriale, dopo un periodo di forte disoccupazione dovuta alla chiusura di tante fabbriche e al conseguente ridimensionamento dell'economia portuale; una fase difficile insomma, che richiedeva risposte decise e concrete.

Ricordiamo Pericu come un sindaco autorevole, pragmatico e capace che, con scelte determinate, ambiziose e anche coraggiose, ha saputo fare di Genova una città nuova, più orientata alla cultura, ai servizi, al turismo.

Uomo di legge più che di ideologia, di pragmatismo amministrativo più che di strategia politica, ha saputo affrontare la complicatissima gestione del G8, nel 2001, e ha colto l'occasione per rilanciare Genova a livello mondiale. Da allora, è partito un forte processo di rinnovamento della città. È proprio Pericu che, nel 2004, costruisce e guida la consacrazione di Genova a capitale europea della cultura, superando i localismi e coinvolgendo le eccellenze della città. Riporta, ad esempio, a lavorare a Genova il grande critico Germano Celant e l'architetto di fama mondiale Renzo Piano. Poi, il prolungamento della metropolitana, lo sviluppo degli Erzelli, lo sviluppo dell'IIT, della Fiumara, il recupero del centro storico: sono tante le cose che ha fatto per la nostra città, rimettendola in carreggiata.

Nel 2007, quasi alla fine del suo secondo mandato da sindaco, Pericu riesce addirittura a far riconoscere patrimonio mondiale UNESCO il sistema di Palazzi dei Rolli e alcune vie del centro storico; una candidatura difficile, concretizzata in un grande riconoscimento per la città proprio grazie alla sua ostinazione e alla sua visione.

Pericu ha saputo far rifiorire la città, accendendo quel motore culturale che ha coinvolto sempre più genovesi nel corso del tempo, con iniziative artistiche, teatrali, museali che ancora oggi costituiscono per Genova una grande ricchezza, un patrimonio importante da coltivare e accrescere. Senza inseguire la pancia degli elettori, cosa ormai rara, e senza tanti proclami e mugugni su cosa si sarebbe dovuto e potuto fare, Pericu ha semplicemente fatto: questo per noi è un esempio, un esempio da seguire.

Credo che sia anche per questo che oggi, a prescindere dal colore politico, ci troviamo tutti qui, in maniera così sentita, a dargliene atto. Grazie, sindaco Pericu.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Pastorino. Ne ha facoltà.

LUCA PASTORINO (LEU). Grazie, signor Presidente. Anche io desidero esprimere, a nome del gruppo LeU, le più sentite condoglianze alla famiglia per una persona davvero importante e difficile anche da descrivere, per le caratteristiche che abbiamo sentito finora. È stato definito in tanti modi ma le pagine dei quotidiani locali di questi giorni, più di tutte, l'hanno definito come il sindaco della rinascita, capace di progetti di lungo periodo ma, al tempo stesso, pragmatico, un amministratore risoluto e, insieme, un grande mediatore dai volti e dai modi rassicuranti.

Io l'ho incrociato le prime volte nella mia vita da sindaco di un piccolo comune. Ricordo un episodio del 2006, se non sbaglio, quando partecipò in prima persona ad una conferenza d'ambito molto complicata, in cui c'erano grandi discussioni tra Genova e tutti i comuni della provincia di Genova. Partecipò al posto del suo assessore delegato per provare, con le sue capacità e possibilità di mediazione, a ricucire un rapporto che riguardava una questione importante del nostro territorio, ossia la gestione dell'acquedotto. Venne in prima persona e la soluzione si trovò. Quello fu il momento in cui comunque si sbloccò un contesto davvero molto complicato. Pericu era così. La città che amministrava doveva cambiare per tornare grande. Per lui non c'era spazio per la nostalgia: prima di aprire i cantieri, occorreva abbattere i vecchi edifici quali quelli della Darsena, dove aveva lavorato suo padre e in cui, dopo la guerra, si fecero le fortune di centinaia di famiglie genovesi, compresi i Pericu, appunto. Se il figlio guardava indietro, il sindaco non poteva. Le ruspe spazzarono via il passato e, nella Genova di Pericu, demolitori e operai edili lavorarono per rifare via Garibaldi e le strade dei Rolli, in vista della Genova capitale europea della cultura del 2004. Operarono per abbattere l'area a caldo delle acciaierie di Cornigliano e per avviare infrastrutture come il prolungamento della metropolitana e il nodo ferroviario di Genova.

Quando venne eletto sindaco, nel 1997, Pericu era un avvocato di grido, uno dei più grandi esperti di diritto amministrativo in Italia, un docente universitario stimato, un parlamentare dall'esperienza breve ma politicamente intensa; ma non era un politico di lungo corso né certamente un rivoluzionario. Con i suoi modi mai al di sopra delle righe, era il profilo giusto per disinnescare intorno al candidato sindaco di centrosinistra il clima quasi da battaglia civile tipico di quegli anni genovesi. Aveva una solida impostazione laburista, ma non conosceva misure ideologiche. Il pragmatismo dell'amministrativista gli fu utilissimo per occuparsi in prima persona dei dossier più delicati, come l'accordo di programma sulle aree di Cornigliano, ma non gli impediva di occuparsi di grandi temi ideali, dalla costruzione dell'Europa all'equità sociale. Infatti, ottenne un'ovazione con un discorso sul bilancio partecipato al World Social Forum di Porto Alegre, nel 2002, in Brasile, dove il sindaco di Genova fu invitato insieme ai più grandi no-global politicamente assai lontani da lui, per il più grande evento internazionale del Sud del mondo. Lo slogan era: un altro mondo è possibile. In quella sede, si capì che Pericu era diventato una celebrità internazionale, forse suo malgrado, durante il G8 di Genova, per la decisione di accogliere i manifestanti che arrivavano da tutto il mondo ma anche per la terribile esperienza degli scontri per le strade. Fu lui - come ricordato più volte in quest'Aula - il 20 luglio 2001, dopo una giornata di scontri nelle piazze, ad affacciarsi alle barriere montate intorno al centro di Genova per parlare con i manifestanti. Chiese loro un passo indietro e lo ottenne, almeno in parte. L'immagine del sindaco che in maniche di camicia si rivolge direttamente ai manifestanti in piazza Dante per chiedere di non sfondare la zona rossa è rimasta nella memoria di Genova e dei genovesi. Noi volevamo fortemente che al G8 tutti potessero esprimere liberamente il loro pensiero critico verso i temi dell'agenda del vertice e la ritengo ancora una scelta corretta: questo disse con orgoglio in una delle sue ultime interviste a Il Secolo XIX in occasione del ventennale del vertice. La definizione di sindaco del G8, però, gli andava stretta perché Pericu fu molto di più: fu il sindaco di Genova (Applausi).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il Ministro Andrea Orlando. Ne ha facoltà.

ANDREA ORLANDO, Ministro del Lavoro e delle politiche sociali. Si è spento, come è stato ricordato, Beppe Pericu il 13 giugno: un avvocato, un docente universitario di diritto amministrativo, un deputato della Repubblica e appunto il sindaco di Genova dal 1997 al 2007.

I colleghi, professori, avvocati, gli studenti genovesi lo riconoscevano per il tratto sempre pacato e sempre ironico; esprimeva con naturalezza un distacco signorile e sorridente, un understatement molto genovese che, infatti, lo aveva fatto entrare rapidamente in sintonia con il senso comune della città. Uno stile, però, che non riusciva a mascherare la passione e la determinazione nel farsi carico dei problemi della città e costruire soluzioni avanzate.

Deputato socialista nella fase di avvio della seconda Repubblica, interpretò il suo ruolo in quest'Aula e il suo impegno politico in maniera presente, attenta, generosa. Dopo il mandato parlamentare, venne eletto sindaco della città per due mandati che hanno lasciato un segno profondissimo nella città: il primo, combattuto fino all'ultimo sul filo del 50 per cento; il secondo, quasi un plebiscito, un'elezione al primo turno, con oltre il 60 per cento dei voti.

Pericu è il sindaco che conquista il riconoscimento di patrimonio UNESCO per le strade nuove, per il sistema dei palazzi dei Rolli; è il sindaco di Genova, capitale europea della cultura; è il sindaco che ha avviato con successo il percorso di rilancio della città, dopo la dura crisi economica, la deindustrializzazione, ma è soprattutto il sindaco che ha saputo mostrare al mondo e all'Europa le bellezze di una capitale europea quale Genova è e, al contempo, restituire alla città la consapevolezza di sé; un sindaco, autorevole e saggio, che ha dato a tutti i genovesi, indipendentemente dal credo politico, dieci anni di buon governo, ma non di fredda amministrazione. Infatti, capacità amministrative e prospettiva politica erano un tutt'uno in Pericu. Da uomo delle istituzioni, come è stato ricordato, svolse nel luglio del 2001 un ruolo essenziale nei giorni drammatici del G8 di Genova, quando fu protagonista di un continuo tentativo di mediazione tra le forze in campo, tra i manifestanti e le Forze dell'ordine, per garantire quell'obiettivo che si era dato di consentire lo svolgersi del G8 ma, al contempo, consentire l'espressione critica nei confronti del processo di globalizzazione.

Da sincero democratico e convinto difensore della Carta costituzionale, forse anche al di là dei suoi compiti di sindaco, scese in piazza per mediare, trovare un punto di equilibrio in quei giorni in cui le istituzioni centrali non sempre seppero fare il loro mestiere (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Era il suo modo di interpretare il ruolo istituzionale, tenendo unita la comunità, cercando di includere il punto di vista di tutti, senza smarrire la bussola dei valori costituzionali, una lezione che dobbiamo tenere presente, a maggiore ragione oggi, in epoca di forte astensionismo, in una società percorsa da forti lacerazioni. Lascia un vuoto incolmabile a Genova in tutti coloro che, come me, hanno avuto la fortuna di essergli amici, di beneficiare dei consigli e dei suggerimenti anche dopo la fine del suo mandato da sindaco.

Non ha mai smesso di mettere a disposizione con umiltà e discrezione a chi era disposto a confrontarsi con lui il suo bagaglio di esperienza e la sua cultura.

Finito l'impegno diretto non è infatti venuta in meno in lui la passione civile che ha esercitato da protagonista, impegnandosi nel Conservatorio Paganini, nell'Istituto italiano di tecnologia, nell'Accademia Ligustica di Belle Arti. Ha incarnato la competenza dello studioso dell'amministrazione pubblica applicata alla vita reale di una città complessa, ma è rimasto anche nei cuori dei genovesi come uno dei grandi sindaci della città, come Gelasio Adamoli e come Fulvio Cerofolini, un altro grande socialista.

Nella città ha lasciato un'impronta importante così come un patrimonio ideale e morale che tutti noi abbiamo il dovere di coltivare. Alla città di Genova, che ha condiviso con lui la passione politica, ai suoi colleghi, ai suoi allievi, alla sua famiglia giungano le condoglianze del Governo e le mie personali (Applausi).

Seguito della discussione delle mozioni Molinari ed altri n. 1-00639, Incerti, Fornaro ed altri n. 1-00642, Lollobrigida ed altri n. 1-00644, Nevi ed altri n. 1-00646, Siragusa ed altri n. 1-00653, Corda ed altri n. 1-00666 e Ripani ed altri n. 1-00667 concernenti iniziative volte ad incrementare le misure per il contrasto della peste suina africana e per il sostegno della filiera suinicola (ore 16,57).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione delle mozioni Molinari ed altri n. 1-00639, Incerti, Fornaro ed altri n. 1-00642 (Nuova formulazione), Lollobrigida ed altri n. 1-00644, Nevi ed altri n. 1-00646, Siragusa ed altri n. 1-00653, Corda ed altri n. 1-00666 e Ripani ed altri n. 1-00667 concernenti iniziative volte ad incrementare le misure per il contrasto della peste suina africana e per il sostegno della filiera suinicola (Vedi l'allegato A).

Avverto che, dopo la conclusione della discussione sulle linee generali, che ha avuto luogo nella seduta di lunedì 9 maggio 2022, sono state presentate le mozioni Siragusa e altri n. 1-00653, Corda ed altri n. 1-00666, Ripani ed altri n. 1-00667 e una nuova formulazione della mozione Incerti, Fornaro ed altri n. 1-00642, che sono già state iscritte all'ordine del giorno.

Avverto, inoltre, che è stata presentata una nuova formulazione della mozione n. 1-00639 che è stata sottoscritta, tra gli altri, anche dai deputati Gagnarli, Incerti, Nevi, Gadda, Ripani e Fornaro che, con il consenso degli altri sottoscrittori, ne diventano rispettivamente il secondo, il terzo, il quarto, il quinto, il sesto e il settimo firmatario (Vedi l'allegato A). Il relativo testo è in distribuzione.

Contestualmente alla presentazione della nuova formulazione della mozione n. 1-00639, le mozioni Incerti, Fornaro ed altri n. 1-00642 (Nuova formulazione), Nevi ed altri n. 1-00646 Ripani ed altri n. 1-00667 sono state ritirate dai rispettivi presentatori.

(Parere del Governo)

PRESIDENTE. Il rappresentante del Governo ha facoltà di intervenire, esprimendo altresì il parere sulle mozioni presentate. Prego, sottosegretario Centinaio.

GIAN MARCO CENTINAIO, Sottosegretario di Stato per le Politiche agricole alimentari e forestali. Grazie, Presidente. Sulla mozione Lollobrigida ed altri n. 1-00644, sul punto 1, il parere è contrario; sul punto 2, il parere è contrario; sul punto 3, il parere favorevole; sul punto 4, il parere è contrario; sul punto 5, il parere è favorevole con la riformulazione: “a valutare l'opportunità di adottare iniziative per disporre misure identitarie e di tutela per le attività economiche con riferimento ad attività turistiche, ricettive e legate al mondo della ristorazione, colpite dalla misura di contenimento della peste suina africana nel territorio nazionale”; sul punto 6, il parere è favorevole; sul punto 7, il parere è favorevole con la riformulazione: “a valutare, ove risulti necessario, l'opportunità di stanziare nuove risorse a favore delle aziende della filiera suinicola per l'acquisto di strutture e macchinari necessari a garantire la biosicurezza degli allevamenti”; sul punto 8, il parere è contrario; sul punto 9, il parere è favorevole con la riformulazione: “ad adottare tutte le necessarie misure di controllo e contenimento per prevenire in modo definitivo la diffusione della peste suina africana sul territorio italiano”; sul punto 10, il parere è favorevole; sul punto 11, il parere è favorevole; sul punto 12, il parere è favorevole.

PRESIDENTE. Sottosegretario, sulle premesse? Il parere è favorevole?

GIAN MARCO CENTINAIO, Sottosegretario di Stato per le Politiche agricole alimentari e forestali. Il parere è favorevole. Proseguo?

PRESIDENTE. Prosegua pure, sottosegretario, così abbiamo il quadro preciso della situazione.

GIAN MARCO CENTINAIO, Sottosegretario di Stato per le Politiche agricole alimentari e forestali. Per quanto riguarda la mozione unitaria Molinari ed altri n. 1-00639, sulle premesse il parere è favorevole. Per quanto riguarda la parte motiva, sul punto 1, il parere è favorevole; sul punto 2, vi è una riformulazione: “ad adottare iniziative per incrementare gli stanziamenti previsti all'articolo 2, comma 2-bis, del decreto-legge n. 9 del 2022, visto che le regioni Piemonte, Liguria, Lazio, Toscana e Emilia-Romagna, per installare le recinzioni fondamentali per contenere la diffusione della peste suina africana anche alle regioni limitrofe, potrebbero avere necessità di somme ben al di sopra di quelle stanziate dal suddetto decreto-legge”; sul punto 3, il parere è favorevole; sul punto 4, il parere è favorevole; sul punto 5, il parere è favorevole con la riformulazione: “ad adottare iniziative per migliorare la politica di prevenzione e il contenimento dei cinghiali anche attraverso modifiche delle disposizioni normative vigenti”; sul punto 6, il parere è favorevole; sul punto 7, il parere è favorevole; sul punto 8, il parere è favorevole; sul punto 9, il parere è favorevole; sul punto 10, il parere è contrario; sul punto 11, il parere è favorevole; sul punto 12, il parere è favorevole; sul punto 13, il parere è contrario; sul punto 14, il parere è contrario; sul punto 15, il parere è favorevole; sul punto 16, il parere è contrario; sul punto 17, il parere è favorevole; sul punto 18, il parere è favorevole.

Sul punto 19, il parere è favorevole con la riformulazione: “a continuare, per quanto di competenza e in relazione al settore di cui in premessa, nelle iniziative di contrasto all'aumento del fenomeno detto Italian sounding, a causa della mancata esportazione dei migliori prodotti della dieta mediterranea, per tutelare le quote di mercato e i posizionamenti concorrenziali ottenuti sui mercati esteri. Punto 20 parere favorevole.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Fornaro. Ne ha facoltà.

FEDERICO FORNARO (LEU). Soltanto per una mia disattenzione: avevo capito che erano riformulazioni, ci sono anche pareri contrari a singoli punti oppure no?

PRESIDENTE. Quali intende?

FEDERICO FORNARO (LEU). La mozione di maggioranza, a prima firma Molinari.

PRESIDENTE. Sì, ma è giusto che il sottosegretario risponda lui.

GIAN MARCO CENTINAIO, Sottosegretario di Stato per le Politiche agricole alimentari e forestali. Non ho capito la domanda, scusi.

PRESIDENTE. Sottosegretario, l'onorevole Fornaro non ha inteso se ci sono pareri contrari rispetto alla mozione Molinari, e quindi se magari cortesemente indica di nuovo i punti contrari. A me risulterebbero il 10, il 13, il 14 e il 16, se non ho inteso male.

GIAN MARCO CENTINAIO, Sottosegretario di Stato per le Politiche agricole alimentari e forestali. Allora, parere contrario sui punti 10, 13, 14 e 16.

PRESIDENTE. Grazie, sottosegretario. È chiaro, onorevole Fornaro?

FEDERICO FORNARO (LEU). Sì, è un'innovazione, è per quello che mi era sfuggita.  

PRESIDENTE. Il sottosegretario mi chiede qualche minuto per riordinare i pareri. Quindi direi che ci prendiamo dieci minuti, in maniera che abbiamo chiare le idee. Riprendiamo alle ore 17,15. La seduta è sospesa.

La seduta, sospesa alle 17,05, è ripresa alle 17,18.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Lorenzin. Ne ha facoltà.

BEATRICE LORENZIN (PD). Presidente, intervengo per chiederle una sospensione di trenta minuti per dare la possibilità ai gruppi e al Governo di arrivare a una composizione per avere la mozione.

PRESIDENTE. C'è una richiesta di sospensione.

PAOLO TRANCASSINI (FDI). Presidente, non c'è il Governo!

PRESIDENTE. Il Governo non è in Aula, sono d'accordo con voi, però di fatto c'è una sospensione prolungata. Onorevole Trancassini, facciamo venire il sottosegretario Centinaio. Non c'è il Governo, quindi sospendo la seduta. Va bene? Facciamo che non c'è il Governo e quindi la seduta è sospesa. Sospendo la seduta, faccio venire il Governo (Commenti di deputati del gruppo Fratelli d'Italia)…e quindi cosa facciamo, stiamo qua a discutere io e lei? La seduta è sospesa, richiamo il Governo e sospenderò di nuovo la seduta.

La seduta, sospesa alle 17,20, è ripresa alle 17,24.

PRESIDENTE. La seduta è ripresa. Il Governo è in Aula. Quindi, chiedo se il sottosegretario è riuscito a sistemare le questioni in sospeso, come mi ha chiesto, appunto, prima della sospensione. Prego, sottosegretario

GIAN MARCO CENTINAIO, Sottosegretario di Stato per le Politiche agricole alimentari e forestali. Grazie, Presidente. Sì, abbiamo risolto. Allora, il parere è favorevole…

PRESIDENTE. Quindi, stiamo parlando della mozione Molinari ed altri n. 1-00639 (Nuova formulazione)?

GIAN MARCO CENTINAIO, Sottosegretario di Stato per le Politiche agricole alimentari e forestali. Sì, sulla mozione di maggioranza il parere è favorevole. Chiedo di riformulare il punto n. 10, con la seguente riformulazione: “a valutare l'opportunità di incrementare le risorse destinate alle recinzioni di cui al comma 2-bis dell'articolo 2 del decreto n. 9 del 2022”. Chiedo, inoltre, che siano espunti i punti nn. 13, 14 e 16.

PRESIDENTE. Quindi, rimangono le riformulazioni che aveva proposto su ciò che avevamo detto prima (il punto n. 2, il punto n. 5, eccetera). Anche il punto n. 10 è stato riformulato. Dei punti nn. 13, 14 e 16 si chiede una loro espunzione. È giusto?

GIAN MARCO CENTINAIO, Sottosegretario di Stato per le Politiche agricole alimentari e forestali. È giusto, Presidente.

PRESIDENTE. Qual è il parere sulla mozione Siragusa ed altri n. 1-00653?

GIAN MARCO CENTINAIO, Sottosegretario di Stato per le Politiche agricole alimentari e forestali. Il parere è contrario sui punti nn. 1 e 2; mentre è favorevole sui punti nn. 3 e 4; parere contrario sul punto n. 5.

PRESIDENTE. Qual è il parere sulle premesse, sottosegretario?

GIAN MARCO CENTINAIO, Sottosegretario di Stato per le Politiche agricole alimentari e forestali. Il parere è favorevole.

PRESIDENTE. Qual è il parere sull'ultima mozione, la mozione Corda ed altri n. 1-00666?

GIAN MARCO CENTINAIO, Sottosegretario di Stato per le Politiche agricole alimentari e forestali. Sul punto n. 1 il parere è contrario; sul punto n. 2 il parere è favorevole; sui punti nn. 3, 4, 5 e 6 il parere è contrario; sul punto n. 7 il parere è favorevole; sui punti nn. 8 e 9 il parere è contrario; sul punto n. 10 il parere è favorevole.

PRESIDENTE. Il parere è favorevole sulle premesse?

GIAN MARCO CENTINAIO, Sottosegretario di Stato per le Politiche agricole alimentari e forestali. Sì, il parere è favorevole.

(Dichiarazioni di voto)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto. Ha chiesto di parlare l'onorevole Siragusa. Ne ha facoltà.

ELISA SIRAGUSA (MISTO-EV-VE). Presidente, onorevoli colleghi e onorevoli colleghe, a soli due mesi dall'approvazione di un decreto che è inerente alla peste suina africana siamo qui oggi a discutere di mozioni sullo stesso tema. Vorrei sottolineare due aspetti che ritengo rilevanti: il primo è sul contenimento della peste suina. Ormai tutti sappiamo che questa malattia virale non rappresenta un pericolo per gli esseri umani, ma colpisce suini e cinghiali. È altamente contagiosa e spesso letale, ma per gli animali. Siamo tutti convinti della necessità dell'importanza di limitare la diffusione della peste suina africana, tuttavia il contrasto alla diffusione di questo virus non può trasformarsi in una guerra al cinghiale. Il Governo vuole intervenire - cito testualmente - “abbattendo in ogni regione il 50 per cento della popolazione di cinghiali presenti”.

Ribadisco che è una misura giustamente criticata e contestata dalle associazioni animaliste. La caccia non è la soluzione. Questo non lo dico io; lo dice l'Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale. È infatti l'ISPRA a chiarire che bisogna fare esattamente il contrario. È indispensabile sospendere qualsiasi tipo di attività venatoria nella zona infetta dalla peste suina africana, perché la caccia provoca la movimentazione dei cinghiali e può comportare la diffusione involontaria del virus attraverso i vestiti, gli indumenti e i veicoli. È sempre la stessa ISPRA a dirci che la comparsa del virus è totalmente indipendente dalla densità del cinghiale. L'eradicazione della peste suina africana e la gestione venatoria della popolazione di cinghiali sono attività prive di qualsiasi relazione.

Vi è, poi, un altro aspetto che richiede a tutti noi, che siamo i legislatori, di avere una visione di lungo periodo. Serve, infatti, una transizione alimentare. Il nostro sforzo, come legislatori, dovrebbe essere non solo quello di compensare le eventuali perdite di un settore, ma piuttosto quello di spingere verso una transizione sostenibile questo settore, spingendo le imprese, con incentivi, a migliorare i sistemi di allevamento e, quindi, la qualità di vita degli animali. Dovremmo distinguere chiaramente quello che è il benessere animale da quello che è lo sfruttamento degli animali. Dobbiamo superare gli allevamenti intensivi e dobbiamo superare l'allevamento in gabbie. Oltre 1,6 milioni di cittadini europei ha firmato l'iniziativa End cage age, sostenuta anche dalla nostra europarlamentare Eleonora Evi. Non dovremmo mai più sentire di allevamenti horror come quello a Fossano, dove i maiali mangiavano le carcasse ormai putrefatte di altri suini, dove erano costretti a sopravvivere in piccole recinzioni con a malapena lo spazio per muoversi. È una questione strettamente legata anche alla nostra sicurezza alimentare. Non possiamo più continuare a pensare che la terra e gli animali esistano come elementi a disposizione dell'uomo. Dovremmo iniziare a cambiare prospettiva: è l'uomo che deve mettersi a disposizione della tutela dell'ambiente e della tutela degli animali. È per questo che annuncio il voto favorevole sulla nostra mozione (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Europa Verde-Verdi Europei).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Corda. Ne ha facoltà.

EMANUELA CORDA (MISTO-A). Grazie, Presidente. Quando si parla di peste suina è ormai impossibile non provare indignazione e imbarazzo pensando alla gestione maldestra nel tempo di questo grave problema da parte delle istituzioni e della politica. È davvero incredibile come si continui a giocare ambiguamente sulla pelle dei cittadini e degli animali agitando periodicamente lo spauracchio dell'emergenza sanitaria e del tracollo economico di tante aziende di settore. Le soluzioni non sono negli abbattimenti di massa né nei finanziamenti a pioggia. Queste pratiche, per nulla virtuose, non hanno mai portato a nulla e non hanno minimamente inciso dal punto di vista della soluzione definitiva del problema, ammesso che lo si voglia realmente risolvere. Il dubbio, dopo tanti anni di inerzia ed errori ripetuti all'infinito, sorge spontaneo.

Sulla peste suina il Governo continua a diffondere ambigue e sconsiderate informazioni, manipolando la comunicazione per favorire unicamente le presunte soluzioni che una certa parte politica auspica a vantaggio di alcune categorie. È la solita tecnica della narrazione a senso unico come arma di distrazione di massa, che non trova alcun sostegno e verifica da parte della buona scienza. Come avvenga la diffusione della peste suina è noto, come sono note le azioni da intraprendere in tempo onde evitare la diffusione della stessa, azioni che dovrebbero essere considerate non soltanto in emergenza come sembrerebbe piacere a questo Governo.

La peste suina africana è una malattia virale dei maiali e dei cinghiali, ma non è una zoonosi. Quindi, non è una patologia trasmissibile all'uomo, ma questo ne è vettore sia diretto che indiretto. Infatti, la diffusione dell'infezione può avvenire tramite contatto diretto tra animali, da suino infetto a sano, ma anche tramite vettore come la zecca, ingestione di prodotti a base di scarti e rifiuti di cucina infetti, per contatto con materiali, abiti e attrezzature da agricoltura e da caccia e, quindi, anche dall'uomo stesso. Chiunque può, quindi, comprendere quali siano le reali azioni da intraprendere e come intraprenderle per evitare la diffusione del virus. Esiste un ciclo selvatico e un ciclo domestico e questo rilevante aspetto dev'essere considerato dirimente per la prevenzione e l'attuazione di una serie di pratiche fondamentali, tese a evitare la diffusione del virus. Numerosi sono stati i focolai diffusi in tutta Europa negli anni più recenti: dal 2014 in Lituania, Lettonia, Estonia e Polonia; nel 2017 in Romania e Repubblica Ceca; nel 2018 in Ungheria, Bulgaria e Belgio. Va chiarito che molti casi di infezioni di suini si sono riscontrati tra quelli da allevamento importati in Italia provenienti dai Paesi dell'Est, dove le misure di biosicurezza non sono state evidentemente rispettate. Numerose indagini hanno dimostrato che il contagio all'interno degli allevamenti di suini avviene tramite l'introduzione di altri suini non controllati, sia durante l'allevamento sia durante il trasporto. Si parla quindi di trasmissione intra-allevamento, in cui gli animali non hanno alcun contatto con i selvatici. Pertanto, se i suini negli allevamenti non entrano in contatto con altri esemplari importati ed infetti e se non vengono gestiti allo stato brado o semi brado, entrando quindi in contatto con i cinghiali selvatici, e adottando contestualmente misure sanitarie e di controllo costante, non sussiste la propagazione della peste suina.

Quali sono le azioni da intraprendere? Sono l'European Food Safety Authority e lo stesso Ministero della salute a rammentarle, peccato che nella realtà non vengano mai messe in pratica, quasi si avesse bisogno di nuove ulteriori emergenze da gestire con presunte soluzioni assai discutibili. È evidente il cruciale il ruolo dei cacciatori nella diffusione del virus della peste suina quanto di altri agenti patogeni, quali l'aviaria, e quale sia lo strumento necessario per impedirne esiti gravi: un completo bando delle attività venatorie che andrebbe imposto in tempo per frenare la diffusione dell'epidemia. Forse non tutti sanno che tra le pratiche consentite in periodo venatorio vi è anche quella della eviscerazione degli animali abbattuti in loco (con relativo problema di smaltimento corretto) che certamente rappresenta un reale problema in caso di diffusione di peste suina, quanto di altre potenziali patologie, anche per il rischio di contaminazione ambientale. Se si guarda al piano di eradicazione della peste suina predisposto per la Sardegna, per esempio, si evince che le disposizioni necessarie per combattere e sconfiggere il virus non sono state rispettate; si rilevano, infatti, importanti deroghe a vantaggio dell'attività venatoria, deroghe che, evidentemente, non hanno fatto che incancrenire e ampliare il problema. Chi pensa di poter alimentare questo ciclo perverso di cortesie e favori ad appannaggio di alcune categorie per meri scopi elettorali sta in realtà danneggiando tutto un sistema economico e cronicizzando un problema che altrimenti sarebbe già risolto.

Tra le ulteriori precauzioni dell'EFSA e del Ministero della Salute sono elencate: la non importazione di carni fresche, surgelate e insaccate, eviscerazione dei capi cacciati; è infatti rilevante che mentre nei Paesi europei confinanti con l'Italia erano segnalati numerosi focolai di peste suina, nel febbraio 2021 nella trasmissione Indovina chi viene a cena della giornalista d'inchiesta Sabrina Giannini, si dimostra come la movimentazione in Italia dalla Romania di insaccati infetti fosse una realtà assai preoccupante.

Per questo nella nostra mozione presentata oggi alla Camera, abbiamo ricordato al Governo il gravissimo rischio rappresentato anche dalla scellerata pratica della macellazione casalinga per il consumo familiare di suini, ma anche di bovini, equidi, ovini, caprini e così via, voluta e reintrodotta da questo Governo con il decreto legislativo n. 27 del 2021 e che va eliminata per sempre. Questa non è solo una nostra opinione, ma anche del mondo della medicina veterinaria tutta che, tramite la SIVeMP (sindacato italiano veterinari di medicina pubblica), denuncia il mancato rispetto del benessere animale, che seppure in un momento estremo come quello della macellazione, deve essere garantito, ma anche il potenziale grave rischio sanitario che questa rappresenta. La SIVeMP evidenzia che è praticamente impossibile per le ASL eseguire qualunque controllo sanitario sulle carni, sul benessere animale, sullo smaltimento delle carcasse e dei visceri e, quindi, sul controllo del medico veterinario che si fa garante del rispetto delle norme sanitarie. Sono evidenti i rischi che conseguono da questa pratica e che aumentano in modo esponenziale in presenza della diffusione di un virus.

Mentre sappiamo come evitare che si diffonda il virus dall'estero nel nostro Paese, in uno stile comunicativo già visto, assistiamo alla diffusione a mezzo stampa di allarmistici servizi sulla presunta invasione dei cinghiali nelle città e che, per varie motivazioni, ha sollevato inquietudine, rimostranze e disagi nei cittadini, paventando l'improcrastinabile esigenza di praticare gli abbattimenti dei suini selvatici sulla base di dati stimati e non sul reale censimento delle popolazioni, nonostante le evidenze scientifiche dimostrino che gli abbattimenti dei cinghiali ne garantiscono unicamente una ulteriore diffusione e proliferazione, soprattutto in assenza di una corretta gestione dei rifiuti urbani, questione invece su cui ci si dovrebbe concentrare per soluzioni definitive, anziché spostare l'attenzione sui cinghiali che, come ogni specie animale, approfittano semplicemente della mala gestio umana a proprio vantaggio.

Quindi, giusto per concludere, direi che si potrebbe lavorare per effettuare dei piani seri e non lavorare sempre in emergenza per favorire le solite categorie e i propri bacini elettorali, perché è quello che è sempre avvenuto e, ahimè, il problema si sta incancrenendo proprio a causa di questa mentalità totalmente sbagliata. Trovo anche veramente ignobile il fatto che si elargiscano denari a pioggia, denari che sono dei cittadini, per sanare delle situazioni che sono state create senza rispettare le norme vigenti. Quindi, quando si deroga a una norma bisogna sempre tenere presente che, purtroppo, gli effetti saranno devastanti, okay? Quindi, dobbiamo assolutamente fare un appello alla responsabilità e cercare di smetterla di raccontare bugie ai cittadini e di far pagare le colpe degli esseri umani - questa aggressione del territorio, degli habitat, questo consumo dissennato delle risorse - in primis ai cittadini e alle loro tasche e, poi, anche, agli animali che comunque sono esseri viventi e non vanno trattati come meri oggetti (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Alternativa).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il sottosegretario Centinaio per una precisazione sulla mozione Lollobrigida ed altri n. 1-00644. Ne ha facoltà.

GIAN MARCO CENTINAIO, Sottosegretario di Stato per le Politiche agricole, alimentari e forestali. Al punto 1) modifichiamo il parere da contrario a favorevole con la seguente riformulazione: confermiamo tutto con l'espunzione da: “di cui al «decreto Sostegni-ter»”, fino alla parola: “urgenza”.

PRESIDENTE. Va bene; allora, possiamo riprendere le dichiarazioni di voto. Ha chiesto di parlare l'onorevole Fornaro. Ne ha facoltà.

FEDERICO FORNARO (LEU). Signor Presidente, sottosegretario Centinaio, colleghe e colleghi, questa mozione prova a tenere alta l'attenzione nei confronti di una problematica grave, potenzialmente gravissima, perché è del tutto evidente che, in particolare nei territori di Liguria e Piemonte, dove sono stati ritrovati i casi infetti che purtroppo stanno continuando fino a questo punto, la situazione è parzialmente sotto controllo, nel senso che sono stati già eliminati i capi suini di allevamento in un numero significativo, ma ancora molto modesto rispetto a quello che potrebbe capitare se ci fosse un ampliamento della zona infetta nella direzione della provincia di Cuneo che ha 1.200.000 capi di suini o, peggio ancora, verso l'Emilia-Romagna. Ricordo che la zona della provincia di Alessandria interessata, in realtà, confina per un piccolo tratto con la provincia di Pavia, con la provincia di Genova e con la provincia di Piacenza. È del tutto evidente quindi - non devo, credo, spiegarlo a nessuno - che cosa significhi il settore suinicolo per una regione come l'Emilia-Romagna, quindi, è giusto non sottovalutare il rischio. Noi siamo stati fin dall'inizio dell'idea che l'approccio dovesse essere molto pragmatico e, quindi, occorresse intervenire subito; c'è stata e c'è ancora una polemica molto forte sui territori interessati per queste recinzioni, sulla cui utilità si discute molto e oggi che queste sono state messe a dimora, hanno iniziato a essere installate, continuano i dubbi sulla loro effettiva utilità, anche perché in altri territori e in particolare in Belgio queste recinzioni sono state utilizzate, ma ci troviamo probabilmente in presenza di una tipologia di animale differente. Quelli che noi oggi chiamiamo cinghiali, per quel che riguarda i nostri territori, in realtà, assomigliano più a porcastri e questo comporta una dimensione e un peso molto, ma molto differenti. Noi abbiamo cinghiali che superano spesso il quintale; quindi, con una forza e con problematiche che non rientrano solo nella peste suina, ma ad esempio rientrano nei problemi di sicurezza stradale sui nostri territori. È evidente che ci deve essere - noi questo lo abbiamo sottolineato con forza - la necessità, lo dico al Governo, nella figura del sottosegretario Centinaio, dell'uniformità di comportamento nelle ordinanze per evitare di avere quella che è la cosa peggiore, cioè la guerra tra territori. Detto in altri termini, pensando all'area interessata dai primi casi, quella a cavallo dell'Appennino ligure-piemontese, ovviamente, ci devono essere ordinanze, eventuali divieti e restrizioni o deroghe esattamente uguali per entrambe le regioni, cosa che oggi non è. Per esempio, rispetto ad alcune attività che potranno fare sorridere, ma che rappresentano ancora una fonte di attrazione turistica nei nostri territori, a cominciare dalle gare di pesca che sono concesse in Liguria, ma non sono concesse in Piemonte, così come la stessa balneazione nei fiumi, che è una componente di un'offerta turistica di un certo tipo, che attrae ad esempio anche gli stranieri. Un po' può stupire, ma gli olandesi, per esempio, in alcune zone vengono anche perché sono amanti di questo tipo di balneazione. Oggi abbiamo una situazione differenziata, questo è oggettivamente inaccettabile e sta creando molti problemi. C'è un tema di ristori e va detto con forza che arriviamo da due anni molto difficili su quei territori che vivono di outdoor e di attività turistiche, per il lockdown e la ripresa lenta. Si stava iniziando a recuperare ed evidentemente i divieti che adesso sono derogati pongono delle questioni: lì occorre fare un intervento di ristori. C'è un tema di ristori per i produttori e su questo ci sono già risorse, ma probabilmente sono insufficienti. Quello che noi diciamo è che è importante avere anche una attenzione nei confronti di quei piccoli produttori e di quelle piccole aziende agricole, che avevano ripreso a fare allevamento di maiali allo stato brado e che sono quelli più a rischio perché a contatto potenziale con gli ungulati. In definitiva, noi condividiamo l'impostazione e anche la necessità di attuare velocemente i piani previsti dalla normativa che - lo vorrei ricordare - devono presentare le regioni per il contenimento del numero dei cinghiali e degli ungulati presenti sui territori e in particolare dei cinghiali. Su questo ISPRA ha dato una serie di indicazioni. Siamo a rilento e vorrei dire alla collega che mi ha preceduto, il cui intervento ho ascoltato e che rispetto, che i numeri di cui stiamo parlando sono purtroppo molto maggiori per quel che riguarda la zona infetta. Stiamo parlando di un pezzo della provincia di Alessandria e la parte alta della provincia di Genova e il censimento fatto dagli esperti e non da altre fonti è di 50.000 capi - ovvero siamo ormai a numeri abbondantemente superiori la popolazione umana - e 20.000 nella zona di rispetto, che arriva fino in provincia di Asti. Sono numeri enormi; bisogna ridurre significativamente il numero di cinghiali e bisogna farlo seguendo le indicazioni di ISPRA, quindi senza avere volontà che arrivino a essere etichettabili come una sorta di liberi tutti. Su questo va detto con chiarezza che bisogna trovare un equilibrio, perché, da un lato, il bosco dovrebbe essere sostanzialmente lasciato quieto, proprio per non alimentare i vettori della potenziale trasmissione del virus, ma al tempo stesso il cinghiale è un animale che va cacciato con determinate regole che comportano evidentemente il fatto di entrare dentro il bosco con tutte le conseguenze del caso. In buona sostanza crediamo si debbano attivare sia il Ministero competente, che in questo caso per l'intervento dei ristori e per le questioni relative alle recinzioni è il Ministero delle Politiche agricole, sia il Ministero della Salute, che ha le competenze proprie della sicurezza, sia l'Unione europea, perché noi possiamo assumere tutti i provvedimenti che vogliamo, ma alla fine è l'Unione europea che, come ha fatto nel caso della Sardegna, potrebbe bloccare le esportazioni dei nostri prodotti suinicoli. È una situazione di molto difficile gestione. Occorre, quindi, avere attenzione – e chiudo su questo - in termini di ristori nei confronti dei produttori e degli agricoltori, con una particolare attenzione soprattutto a quell'agricoltura di montagna e di collina che è già sofferente di suo e che aveva trovato in queste forme di allevamento di maiali un settore interessante anche da un punto di vista economico, e con un'attenzione nei confronti di tutta l'area dell'outdoor in alcuni territori.

La vicenda è diventata nazionale, non più limitata ai territori marginali delle province di Genova e di Alessandria, con il ritrovamento di capi infetti nella zona di Roma, il che evidentemente vi ha riportato l'attenzione. Si chiede che ci siano regole uguali e comportamenti simili, ma ciò testimonia anche, purtroppo, la capacità di veicolazione del virus molto alta. Questo è un altro aspetto. Come detto in precedenza, infatti, è del tutto evidente che i vettori che portano questo virus non sono necessariamente soltanto gli animali ma sono con ogni probabilità vettori umani e camion che arrivano da paesi dove c'è la peste suina e non c'è l'attenzione che invece c'è, e ci deve essere, in Italia per contenere questa espansione. Insomma, il problema c'è, è serio ed è l'occasione per affrontare anche il tema dell'eccesso di popolazione di ungulati sui territori marginali, sulle colline e sulle montagne. Bisogna farlo – ripeto - in maniera scientifica, con rispetto di tutti. Però, non si può non considerare - lo dice una persona che vive in quei territori - che è diventato un problema molto serio anche semplicemente per la stessa sicurezza stradale, perché sono in aumento gli incidenti e le situazioni veramente molto problematiche. Per queste ragioni comunque preannuncio il voto favorevole del gruppo Liberi e Uguali sulla mozione di maggioranza e, comunque, seguiremo le indicazioni che ha dato il Governo anche sulle altre mozioni (Applausi dei deputati del gruppo Liberi e Uguali).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Lombardo. Ne ha facoltà.

ANTONIO LOMBARDO (CI). La ringrazio Presidente. La presenza del virus della peste suina africana, malattia che colpisce i suini altamente trasmissibile e letale, iniziata nel 2014 in alcuni Paesi dell'Est Europa e poi diffusasi in altri Paesi europei, è purtroppo diventata un'emergenza anche in Italia, dopo la conferma del ritrovamento di alcuni cinghiali infetti in diverse regioni italiane. Ad oggi, le regioni stanno lavorando per contenere questa emergenza potenzialmente drammatica. Ad esempio, la regione Lazio sta lavorando ad un'ordinanza che recepisce le indicazioni del commissario straordinario all'emergenza sulla peste suina. Sono misure probabilmente blande rispetto a quelle adottate lo scorso mese di gennaio nelle regioni Piemonte e Liguria, dove il 7 gennaio è stata accertata la presenza della peste suina africana nella popolazione di cinghiali nei territori delle regioni predette. Successivamente, il 14 gennaio, il Ministro della Salute e il Ministro delle Politiche agricole alimentari e forestali hanno firmato un'ordinanza che dispone per sei mesi, sul territorio di 114 comuni delle due regioni interessate, il divieto dell'attività venatoria di qualsiasi tipologia, ad eccezione di quella finalizzata al contenimento della popolazione di cinghiali. La tempestività è fondamentale, visto anche il numero elevato, ben 2 milioni di esemplari in tutta Italia. Gli impatti a livello socio-economico legati alla diffusione del virus possono essere devastanti e andrebbero ad aggravare una realtà già difficilissima, legata a due anni di pandemia e all'aumento dei costi energetici. Il virus, che colpisce soltanto gli animali, si sta trasformando in un pericolo per gli uomini e per la filiera produttiva interessata, ma non solo. Il settore agricolo e agroalimentare è il primo a essere colpito e i dati sono molto preoccupanti. L'estendersi dell'emergenza mette a repentaglio il settore della norcineria nazionale, settore di punta dell'agroalimentare made in Italy, che dà lavoro a circa 100.000 persone tra allevamento, trasformazione, trasporto e distribuzione, con un fatturato che si attesta sui 20 miliardi di euro. Gli allevatori stanno vivendo momenti drammatici, non soltanto per il diffondersi della peste suina africana ma anche per gli aumenti spropositati dei costi energetici e dei mangimi per gli animali all'indomani del conflitto russo-ucraino, con i prezzi saliti alle stelle e fenomeni speculativi e aumento delle pratiche sleali. Ma non dimentichiamo che il dilagare della peste suina africana incide negativamente anche su altri settori; ricordo il divieto delle esportazioni dalle zone ritenute infette. L'applicazione delle misure di contenimento costituisce una grave limitazione che va a penalizzare diverse attività, non solo quelle strettamente relative all'allevamento dei suini ma anche quelle che rientrano nell'attività turistica o nelle attività outdoor. Occorrono, come ribadito nelle varie mozioni che oggi discutiamo, misure urgenti da parte del Governo e un aumento delle risorse dirette a contrastare il sovrappopolamento di cinghiali, che spesso non sono di piccola taglia. A causa di incroci, come è stato detto dai colleghi che mi hanno preceduto, ci sono anche esemplari che superano il quintale e mezzo, diventando quindi estremamente pericolosi anche per la circolazione stradale. Auspico, dunque, che il Governo, ancora una volta, intervenga in maniera veloce ed efficace mantenendo gli impegni proposti con queste mozioni a sostegno dei nostri territori, della nostra agricoltura e della tutela dei nostri prodotti. Come gruppo parlamentare Coraggio Italia, voteremo favorevolmente alla mozione di maggioranza (Applausi dei deputati del gruppo Coraggio Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Gadda. Ne ha facoltà.

MARIA CHIARA GADDA (IV). Grazie, Presidente. Se dovesse arrivare la peste suina africana in Italia non potremmo farci trovare impreparati perché la norma in base alla quale presentiamo il piano di contrasto a Bruxelles prevede un intervento solo in caso di infezione conclamata, mentre nel frattempo occorre potenziare i controlli a tutti i livelli: era il 28 ottobre 2020 e queste sono le parole dell'allora Ministro Bellanova che, all'epoca, mentre si diffondevano i primi casi in Belgio, in Francia, in Germania, aveva approntato un decreto con misure adeguate per prevenire l'arrivo e la diffusione della peste suina africana in Italia.

Quel decreto, presentato alle regioni, rimase lettera morta per mancanza di visione, per mancanza di coraggio, per quella mancanza di coraggio che spesso porta a non compiere le scelte, a non decidere.

Il nostro Paese deve decidere se vuole prevenire i fenomeni, se vuole prevenire le pandemie, se vuole prevenire eventi come la peste suina africana, oppure se deve rincorrere le problematiche. Oggi ci troviamo in un momento in cui il treno della prevenzione è parzialmente perso. Oggi dobbiamo prendere un altro treno, che è quello dell'attuazione, l'attuazione di misure immediate perché, dopo i primi casi riscontrati in Liguria, in Piemonte, nel Lazio, dobbiamo evitare che la peste suina africana si diffonda soprattutto in quelle regioni dove è concentrato l'80 per cento della produzione suinicola italiana: la Lombardia, il Veneto, l'Emilia-Romagna. Noi dobbiamo evitare che la peste suina africana si diffonda perché ciò è nell'interesse del Paese.

Ho seguito gli interventi svolti anche questo pomeriggio in Aula e mi permetta, Presidente, per suo tramite, di dire che è raccapricciante, dal punto di vista politico, sentire che si favoriscono le solite categorie, che ci sono state situazioni create ad arte, senza rispettare le norme vigenti. Per tutti noi le norme legate al benessere animale, alla prevenzione, alla protezione e alla tutela della biodiversità nel nostro Paese sono fattori rilevanti, ma ci troviamo di fronte a un fenomeno per cui è a rischio l'intero comparto suinicolo del nostro Paese. Chiedo a chi ha parlato, sempre per suo tramite, in quest'Aula: ma le migliaia di suini che in queste ore e nelle settimane passate sono stati forzosamente macellati, provocando la desertificazione produttiva in Liguria e in Piemonte per tantissime aziende, hanno meno dignità dei cinghiali che provocano incidenti stradali nel nostro Paese (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva)? Hanno meno dignità di tutte queste aziende che portano lavoro nel nostro Paese? Diciamocelo: se siamo allergici alle imprese che creano occupazione e benessere nel nostro Paese e preferiamo le misure assistenzialistiche, probabilmente il nostro Paese non avrà futuro.

La fase di prevenzione che dobbiamo attuare - abbiamo messo in campo alcuni provvedimenti, tra cui la nomina di un commissario straordinario - deve essere riempita di contenuto, perché al commissario straordinario non possono bastare 10 milioni di euro per fare delle recinzioni e non possono bastare le norme ordinarie. Ci sono regioni che in questo momento non hanno ancora visto, per fortuna, casi di diffusione di peste suina africana (cito, ad esempio, la Toscana) che però hanno stanziato risorse proprie - la stessa Toscana ha stanziato 4 milioni di euro - per effettuare interventi di prevenzione. Però, questi interventi di prevenzione, per la stragrande maggioranza dei casi, non possono essere attuati dai comuni perché bisogna chiedere le autorizzazioni paesaggistiche persino per le recinzioni di contenimento e di prevenzione della diffusione di peste suina. Quindi, credo sia nell'interesse del Paese, di fronte a un fenomeno così devastante nei suoi effetti attuali e futuri, consentire di avere strumenti straordinari per una situazione straordinaria, perché altrimenti ci troveremo, tra poche settimane, tra pochi mesi, a raccontare lo stesso vissuto che abbiamo sperimentato con altri fenomeni analoghi. Pensiamo a quanto è successo in Puglia con la diffusione della Xylella: quando si diffonde la Xylella, quando si diffonde la peste suina africana ci sono delle regole precise a livello comunitario.

Quando ci sono quei fenomeni, bisogna eradicare. Eradicare e finire in zona rossa significa che i suini e, nel caso della Puglia, gli ulivi devono essere eliminati. Questo significa perdita di produzione, costi maggiori in termini di smaltimento, costi maggiori in termini di opportunità, di competitività, di presenza sul mercato.

Già oggi - non è qualcosa che dovrà avvenire in futuro - ci sono diversi Paesi che, non rispettando il principio di regionalizzazione, hanno bloccato le importazioni dei prodotti suinicoli, degli animali vivi e dei prodotti trasformati dal nostro Paese. Pensiamo a quello che hanno già fatto la Cina e il Giappone, grandissimi compratori delle nostre produzioni. Credo che sia semplicemente sensato e doveroso mettere in campo queste misure, così come attuare in tempi rapidi quello che le imprese ci chiedono. E lo fanno non prendendo il piattino in mano e chiedendo la carità al Governo. Le imprese stanno rispettando quello che le norme prevedono in caso di peste suina africana, in termini di misure di contenimento che devono essere adottate. Le imprese stanno accettando di vedere l'intero sforzo della loro vita messo in discussione e azzerata la loro produzione; però, i ristori devono arrivare in tempi rapidi perché il riparto stabilito ad aprile ancora non è stato visto da nessuna impresa. Credo che questo nostro Governo di ampia maggioranza abbia il dovere di inserire misure più fattive e più efficaci. Oggi dobbiamo far vedere alle imprese che abbiamo compreso che non ci possiamo permettere di perdere miliardi in termini di esportazioni, di consumi interni e non possiamo permetterci di perdere oltre 30 mila imprese tra settore primario e settore industriale della trasformazione, che rappresentano l'eccellenza del nostro made in Italy. E non possiamo più permetterci di usare becere strumentalizzazioni delle nostre imprese e di avere questo animalismo di superficie che distingue tra suini e cinghiali e che, però, non è adeguato alle esigenze del nostro tempo, usando addirittura le dichiarazioni di organismi che fanno parte delle nostre istituzioni, leggendole nella direzione sbagliata. Ispra, il commissario straordinario - basta seguire le audizioni svolte in queste settimane - non ha mai detto che la peste suina non è aggravata dalla diffusione incontrollata dei cinghiali. Il commissario straordinario per la peste suina africana, che è un veterinario, ha dichiarato in modo molto chiaro che con quasi 2 milioni di capi, peraltro non perfettamente tracciati e identificati - anche su questo credo che un passo importante sia l'identificazione di una banca dati precisa per capire effettivamente quanti capi ci sono nel nostro Paese e anche per comprendere l'entità del fenomeno - la diffusione incontrollata dei cinghiali è un'aggravante, è un problema rispetto alla diffusione della peste suina africana, perché i cinghiali avanzano di chilometri al giorno e in tanti casi non ci sono reti che tengano. Quindi, la legge n. 157, che è importante per tutelare la biodiversità nel nostro Paese, deve aggiungere un'altra parola, ossia la parola “gestione”. E devo dire che finalmente anche il Governo e il Ministero dell'Ambiente hanno fatto un passo in avanti da questo punto di vista perché, rispondendo a un question time di Italia Viva del 1° giugno 2022, quindi poche settimane fa, il Ministro Cingolani ha proprio dichiarato che è stato avviato un confronto politico con le regioni per una revisione dell'articolo 19 della legge n. 157. Da questo punto di vista, credo che tutti insieme troveremo lo strumento più adatto.

Sono relatrice di una proposta di legge di minoranza legata alla revisione dell'articolo 19 della legge n. 157. È quello il veicolo per modificare l'articolo 19? È un decreto del Governo, considerata l'urgenza del fenomeno da ogni punto di vista, economico, sociale, igienico-sanitario, della sicurezza stradale? Troviamo le soluzioni! Addirittura, la Corte costituzionale, nella sentenza 21 del 2021, aveva dichiarato e confermato la legittimità dell'impiego di ulteriori soggetti rispetto a quelli previsti dalla legge n. 157 proprio per prevenire e fronteggiare fenomeni straordinari. Quindi, gli strumenti li abbiamo; c'erano anche due anni fa, con il testo che la Ministra Bellanova aveva predisposto e che il Governo di allora non aveva avuto il coraggio di porre nemmeno all'attenzione. Credo che questo coraggio debba esserci oggi perché la peste suina africana non è più alle porte, ma è nelle nostre città, quindi, dobbiamo assumerci questa responsabilità, altrimenti ne dovremo rispondere non soltanto davanti alle nostre imprese, ma anche a noi stessi per la qualità e il rispetto che i cittadini devono dare al Parlamento (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Ciaburro. Ne ha facoltà.

MONICA CIABURRO (FDI). Grazie, Presidente. Come Fratelli d'Italia abbiamo seguito il tema della peste suina africana ben prima che si manifestasse concretamente in Italia e, in due anni, abbiamo letto ed ascoltato di tutto su questo tema, persino l'idea di sterilizzare oltre due milioni e mezzo di cinghiali per contenere la diffusione della PSA. Certo, non si tratta di una malattia pericolosa per la salute dell'uomo, ma è indubbiamente pericolosa per la salute della nostra economia. La PSA è una malattia virale in grado di sterminare in pochissimo tempo 20 miliardi di euro, decine di migliaia di posti di lavoro, nonché migliaia tra allevamenti ed aziende di trasformazione e distribuzione. Dobbiamo parlarci chiaro: quando la PSA si diffonde, è già troppo tardi, poiché non esistono cure. L'unica soluzione è l'abbattimento dei capi per scongiurare un'ulteriore diffusione della malattia. Due anni fa abbiamo evidenziato la necessità di iniziare a muoverci per una qualche forma di prevenzione. Da lungo tempo, come Fratelli d'Italia, abbiamo proposto numerose misure di contenimento della fauna selvatica, ma ogni volta le nostre proposte sono state puntualmente rigettate. Dopo lo scoppio di un focolaio tra Piemonte e Liguria, è stato fatto un decreto-legge che lascia la questione irrisolta, dove il nostro contributo è stato ancora una volta trascurato e, dopo la diffusione della PSA a Roma, c'è stata fatta l'unica grazia di una mozione in Parlamento.

Sulla fauna selvatica, sulla peste suina e sul settore suinicolo avete fatto troppo poco e troppo tardi, come peraltro abbiamo già avuto modo di vedere in altre circostanze e occasioni. La politica ancora una volta è stata presa in ostaggio dall'ambientalismo da salotto, senza dimenticare che la natura va rispettata, ma anche vissuta in armonia con l'uomo (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). La sostenibilità ambientale non può prescindere dalla sostenibilità sociale ed economica e tale principio dovrebbe guidare l'agire di questo, come di tutti i Governi, tanto più se si tratta del “Governo dei migliori”, come dite. Fortunatamente qualcosa si è smosso: si inizia a parlare in modo concreto di abbattimenti e di contenimento; su questo c'è molto da fare, perché non solo bisogna lavorare per ridurre il numero di cinghiali sul territorio, ma anche per far sì che non ci si ritrovi più costretti ad agire in così grande ritardo e senza troppi margini operativi; penso al caso del Piemonte, primaria area di diffusione della PSA dove, nonostante le misure predisposte dal Governo, i casi continuano ad aumentare.

Secondo le ultime stime dell'Istituto zooprofilattico sperimentale di Piemonte, Liguria e Valle d'Aosta, alla data del 22 maggio 2022 sono 125 le positività, un numero in costante aumento rispetto ai primi rilievi di gennaio scorso. Avere oltre due milioni di cinghiali a spasso per l'Italia, colleghi, non è solo un problema sanitario per la diffusione della peste suina, ma anche un problema economico per il turismo di montagna e una costante fonte di disagio per le aziende agricole e per i cittadini. Un eccessivo dilagare di cinghiali e casi di PSA, infatti, significa perimetrare un territorio piuttosto che un altro, rendendo impossibile lo svolgimento di tutte quelle attività outdoor e turistiche che alimentano l'indotto di numerosissimi territori già duramente colpiti dal peso delle restrizioni conseguenti alla pandemia. Chiudere l'accesso a determinate aree significa anche ridurre le prospettive di accesso e l'indotto delle località da un punto di vista della ricettività e della ristorazione, impattando a catena anche sui consumi stessi, in particolar modo se andiamo a parlare di piccoli comuni. Il dilagare dei cinghiali significa anche che questi saranno liberi di devastare i campi, sfondare le recinzioni e rovinare mesi e mesi di lavoro di onesti e instancabili agricoltori (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia) che, ora più che mai, hanno bisogno di aiuto e non di un'ulteriore pugnalata.

E mi riferisco anche a quando avete fatto il gioco delle tre carte, utilizzando il fondo di sostegno alla filiera suinicola come copertura per il decreto-legge sulla PSA.

Non si fa politica sulle spalle della gente che lavora onestamente ogni giorno. La cosa che, forse, tra tutte fa più sorridere è proprio questa. Quando abbiamo proposto di mantenere integra la dotazione del Fondo per la filiera suinicola, la nostra proposta è stata bocciata, senza possibilità di dialogo, ma eccola ritornare nelle mozioni proprio di chi, mesi fa, ci aveva chiuso le porte in faccia. E' da poco partita la discussione nelle Commissioni bilancio e finanze sul “decreto Aiuti”, un maxi decreto-legge con una spesa di 16 miliardi di euro circa, perché nessuno ha colto questa occasione per rimediare al danno. Come Fratelli d'Italia abbiamo proposto alcuni correttivi: stiamo a vedere se, almeno in questa fase, vorrete ascoltare. Sulla PSA sta succedendo esattamente la stessa cosa che si è verificata in occasione della gestione del COVID: tanti provvedimenti, uno dopo l'altro, senza un impegno unitario, ben fatto, partecipato e con le giuste risorse. Fare economie sulle emergenze vuol dire condannarci ad emergenze ancora peggiori. Persino il tema delle recinzioni è stato preso con leggerezza, con il risultato che i cinghiali riescono ad evadere da molti dei perimetri che sono stati disposti nelle aree sotto osservazione. Adesso le aziende zootecniche subiscono danni per 20 milioni di euro a settimana; da gennaio e con il rincaro delle materie prime, la situazione va solo a peggiorare. Gli allevamenti non ce la fanno più; persino sostenere la nascita dei suini sta diventando un onere insostenibile. Se prima la PSA a Roma poteva essere un argomento da bar, adesso è diventato un problema serio anche qui. La Commissione europea, il 13 maggio scorso, ha chiesto all'Italia di istituire una “zona rossa” nel comune di Roma e su questo occorre intervenire in modo istantaneo, perché non solo in tutto il Lazio ci sono 12 mila allevamenti e circa 43 mila capi potenzialmente a rischio, ma in tutta la provincia di Roma è stimata una presenza superiore a 20 mila cinghiali. L'attuale governance, peraltro, ha portato ad una grave divisione tra la teoria e la pratica. Nella teoria ci sono piani e strategie che vengono adottati - e che sulla carta sembra che possano anche funzionare - ma, nella pratica, ci portano ad un doppio binario: da un lato, ci sono le “zone rosse”, dall'altra, tutte le altre aree, con il risultato che è ancora difficile predisporre una gestione omnicomprensiva del fenomeno della PSA.

Vi è poi anche un tema tutto economico: se con uno o due casi nelle fasce territoriali ristrette il tema assume un determinato livello di gravità, la diffusione della PSA in oltre tre regioni italiane ha ben altre implicazioni. Nel caso della Germania, la diffusione della PSA ha portato al blocco delle importazioni dei prodotti suinicoli da parte di numerosi Paesi extra UE; nel caso della Sardegna, a suo tempo, ha fatto partire una sanguinosa politica di embargo che la regione ancora oggi paga ingiustamente (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia), visto che con grande sacrificio ed abnegazione ha operato tutti i giorni per eradicare la PSA dal proprio territorio. Fratelli d'Italia svolge un'attività di opposizione patriottica, realista e concreta. Non diciamo “si”, “no” a priori, ma ci riserviamo la facoltà di criticare e, nel caso di questo Governo, anche duramente; perché un Governo di cosiddetta unità nazionale, nato per gestire le emergenze, non può permettersi di fare scivoloni di questo tipo proprio sulle emergenze che sono quelle che ne giustificano l'esistenza. I nostri impegni, come evidenziato già in discussione generale, sono molti e di ampio respiro: maggiori risorse per il ristoro immediato ad allevamenti ed attività turistico-ricettive; modalità di gestione delle emergenze organica dentro e fuori le “zone rosse”; contenimento dei costi fissi ed investimenti in biosicurezza, giusto per fare qualche esempio. Ma tra questi c'è anche un impegno che ha una portata più ampia rispetto alla diffusione della PSA in Piemonte, Liguria o nel Lazio e, più che un impegno, è una presa di responsabilità: togliete l'embargo sulle carni suine sarde. Basta (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)! Bisogna riconoscere gli sforzi che questo territorio ha fatto per liberarsi dalla peste suina.

Colleghi, Fratelli d'Italia sulle proposte di buon senso non fa processi alle intenzioni, ma agisce per tutte quelle misure che trasformano l'idea in azione e vanno incontro alle necessità del Paese e degli italiani. Ed è per questo che annuncio il voto favorevole del nostro gruppo sulla mozione unitaria di maggioranza che, in quei punti, è allineata alle ricette che abbiamo proposto, anche se - permettetemi di aggiungerlo, Presidente - è stato imbarazzante il teatrino al quale abbiamo assistito prima. Una proposta di maggioranza, quindi unitaria, alla quale il Governo ha dato parere contrario su determinati punti. Questo non credo sia il modo di operare che dà la sensazione di un Governo responsabile, che è sul pezzo e ha la consapevolezza della strada che sta percorrendo. Dà piuttosto la sensazione di andare in ordine sparso, poche idee confuse e non si sa bene dove sta portando la nave (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Nevi. Ne ha facoltà.

RAFFAELE NEVI (FI). Grazie, Presidente. Voglio approfittare, a nome del gruppo di Forza Italia, per dire che oggi è un momento importante perché per la prima volta la maggioranza, speriamo anche una larga maggioranza, riescono a mettere nero su bianco alcune questioni che sono abbastanza delicate, perché vengono affrontate sempre in modo molto ideologico nel dibattito politico del nostro Paese. Oggi, invece, siamo riusciti a eliminare l'approccio ideologico per concentrarci su un approccio di pragmatismo che parla di cose concrete da fare per sostenere, perché questo è il tema vero, la nostra grande industria di trasformazione delle carni suine, che è un'eccellenza nel mondo. Infatti stiamo parlando - lo voglio ricordare ad alcuni colleghi dell'opposizione - di prosciutto San Daniele, prosciutto di Parma, degli straordinari salumi che vengono prodotti in tutte le zone del nostro Paese che, pur essendo meno famosi, sono straordinariamente apprezzati in Italia e nel mondo.

Stiamo parlando di posti di lavoro, migliaia di posti di lavoro nell'industria, migliaia di posti di lavoro nel settore dell'allevamento zootecnico suinicolo italiano, che è un'eccellenza nel mondo; un'eccellenza per la qualità del prodotto, un'eccellenza per il minore impatto ambientale che genera rispetto a tutto il mondo occidentale (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente), non parliamo del mondo restante, non occidentale. Parliamo di eccellenze anche sul tema del benessere animale, parliamo di eccellenze nel campo della somministrazione di mangimi particolarmente eccellenti, e quindi stiamo parlando di un patrimonio anche genetico straordinario che vede l'Italia al primo posto anche sul tema della genetica. Tutto questo è messo in discussione da questa maledetta epidemia che si sta diffondendo, purtroppo, e noi di Forza Italia ci troviamo ancora una volta a dire “lo avevamo detto”, perché era evidente che il tema dei cinghiali in particolare - ma, attenzione, poi non è solo il tema dei cinghiali - è un tema che stava andando fuori controllo.

Bastava ascoltare gli scienziati, gli studiosi, tutti quelli che hanno approfondito nel tempo questo tema per capire che il problema si stava sviluppando in modo molto pericoloso e che avrebbe condotto a livelli di contaminazione difficili da tamponare, vista la proliferazione di questi animali. Noi lo dicevamo nel 2018 con la collega Maria Spena, vicepresidente della Commissione. Abbiamo fatto decine di emendamenti, decine di ordini del giorno, mozioni per dire che bisognava affrontare questo problema senza un approccio ideologico. Certamente, quando dico senza approccio ideologico, significa affrontare a tutto tondo la questione, anche utilizzando le moderne tecnologie.

Certamente la risposta non può essere solo la caccia, aumentare la caccia, come dice qualcuno che usa lo stesso approccio ideologico che noi non condividiamo, ma certamente c'è una serie di provvedimenti che andavano presi, compreso quello di rivedere finalmente una legge, la n. 157 del 1992 che, essendo del 1992, è una legge completamente diversa, che parla di protezione della fauna. Noi abbiamo bisogno di protezione dalla fauna in questo momento storico perché purtroppo abbiamo avuto un incremento dovuto a tantissimi fattori, che sarebbe veramente lungo elencare, che hanno prodotto questo problema. Lo voglio dire chiaramente, molti dei problemi sono dovuti anche ad atteggiamenti, tra l'altro non legali, anche di alcune frange dei cacciatori. Infatti, conosciamo bene la pratica della somministrazione degli alimenti che sono generalmente usati come mangimi per i suini da macello anche ai cinghiali, per farli crescere di più. Conosciamo perfettamente il tema degli incroci con i maiali dei cinghiali per ricavarne una carne che viene poi venduta ai ristoranti e che troviamo all'interno dei ristoranti; tutta una serie di cose. Poi ci si è messo anche il COVID, perché con il COVID si è interrotto l'operato dei cacciatori, si è interrotta quell'attenzione al territorio che è fondamentale per tenere sotto controllo la situazione.

Questa è una mozione che dice al Governo due cose, sostanzialmente. La prima è: sbrighiamoci. Dobbiamo mettere in campo in modo più rapido ancora misure per tamponare, una volta per tutte, questa enorme diffusione della malattia. Quindi abbiamo il tema dei recinti e abbiamo il tema delle aree protette, perché le aree protette, se non le coltiviamo in modo adeguato, è evidente che diventano zone dove proliferano i cinghiali. Abbiamo il tema anche di una caccia diversa dal passato, quindi più selezione, più attenzione anche ai periodi di caccia. Sappiamo perfettamente che ci sono periodi migliori per ottenere un abbattimento più efficace.

Un altro tema che noi abbiamo sollevato è quello dei ristori perché, mentre noi parliamo, ci sono drammi in corso. Ci sono imprenditori agricoli, imprenditori della trasformazione dei prodotti che sono sostanzialmente sul lastrico nelle zone cosiddette rosse, che sono nell'impossibilità di fare qualsiasi cosa. In più, ci sono Paesi nel mondo che non stanno a ragionare su dove stia il problema: no, mettono un blocco alle importazioni dei prodotti italiani e quindi mettono in difficoltà l'intera filiera. Noi dobbiamo approntare certamente i ristori ma non dovremmo arrivarci al ristoro, perché un imprenditore non vuole il ristoro. Quando abbiamo ucciso - questo sì che sarebbe uno sterminio - milioni di capi di suini, è evidente che poi l'attività economica finisce ed è difficilissimo recuperare anche un patrimonio genetico di un certo tipo. Qui non stiamo parlando di capi di bestiame fatti un po' artigianalmente: no, sono il frutto di anni di selezione genetica che hanno prodotto veri e propri campioni che producono una carne di assoluto livello e di assoluto pregio. A questo noi dobbiamo agganciare anche le misure strutturali, che sono quelle che ho appena detto.

Penso che abbiamo fatto un buon lavoro, oggi, per affrontare un tema che, come ci siamo detti più volte, è un tema sociale. Abbiamo visto, infatti, gli incidenti: non solo incidenti con le auto e le moto causati dai cinghiali, ma anche aggressioni - ce lo dice la cronaca quotidiana - di animali ai bambini mentre giocano nei parchi. Quindi, è un problema sociale, è un problema economico - ne abbiamo parlato fino ad ora - ma è anche un problema ambientale, perché questa proliferazione di animali selvatici produce una difficoltà enorme per quanto riguarda la biodiversità. È evidente che un branco di cinghiali affamato distrugge tutto ciò che trova sul terreno e si mangia quelle piantine straordinarie che sono alla base della biodiversità agricola nel nostro Paese. Quindi, c'è una serie di problematiche che vanno affrontate. Oggi finalmente diamo, come Parlamento, un segnale molto, molto importante. Aspettiamo dal Governo, che si sta già impegnando, un raddoppio anche dell'impegno, per fare in modo che questo problema sia veramente confinato a pochissime zone del nostro Paese (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Incerti. Ne ha facoltà.

ANTONELLA INCERTI (PD). Grazie, signor Presidente. Signor sottosegretario, sono passati ormai sei mesi dal 7 gennaio 2022, data in cui è stata accertata, come è già stato ricordato, la presenza della peste suina africana nella popolazione dei cinghiali nei territori di Piemonte e Liguria. Le conseguenze legate alla diffusione del virus stanno producendo ingentissimi danni, anche a lungo termine, sociali ed economici. Da ultimo, c'è stato il focolaio a Roma. Parliamo del più grande comune agricolo della comunità europea, con danni ancora a causa dei cinghiali allo stato brado in una zona di grande vastità. Solo un intervento di circoscrizione dell'area e di abbattimento di centinaia di suini di allevamento ha impedito finora l'espandersi della peste nei territori vicini. Pensiamo alla Toscana, che è una regione di confine tra il Lazio e la Liguria.

Certamente la nostra preoccupazione - ed è questo anche il senso oggi di questa mozione di maggioranza - è che non possiamo escludere che possano accendersi velocemente altri focolai nel Centro Italia. Infatti, basta pensare al numero dei cinghiali allo stato brado: come ricordava qualcuno, non abbiamo dati certi ma sono oltre 2 milioni. Sappiamo che la malattia è fortemente infettiva e che può spostarsi in contiguità con veri e propri balzi e trasferirsi anche a centinaia di chilometri, come testimoniato da vari istituti di ricerca.

Pensiamo agli effetti sulle regioni dove la suinicoltura è di grande importanza come la Lombardia, l'Emilia-Romagna e il Veneto, nelle quali è presente il 75 per cento dei suini allevati, con 25.000 aziende agricole e 3.500 aziende di trasformazione. Gli effetti provocati sono misurabili e anche i danni arrecati direttamente alle coltivazioni agricole. Pensiamo anche ai danni che sta producendo al nostro patrimonio genetico, agli allevamenti professionali censiti che sono numerosi e molti di questi risultano, tra l'altro, aderenti ai circuiti di grande qualità DOP e IGP. Si tratta di allevamenti all'aperto, quindi fortemente vulnerabili, che consentono di conservare un patrimonio di biodiversità delle razze suine autoctone di grande valore. Poi ci sono i danni al comparto, come veniva ricordato, che è di grande importanza: più di 11 miliardi, il 6 per cento del totale agricolo e agroindustriale nazionale. Nel 2021 la suinicoltura stava gradualmente uscendo da una fase congiunturale difficilissima ed estremamente sfavorevole. Ovviamente l'esplosione dei costi delle materie prime ha mutato le condizioni degli allevatori, con grandi ripercussioni, come si diceva, sul commercio internazionale.

A causa della peste suina già ci sono stati, all'inizio del 2022, blocchi di esportazioni delle nostre carni suine in Cina e in Giappone, che sono grandi consumatori della nostra carne.

Finora le misure prese sono state importanti. Sono state ricordate e non le voglio citare tutte: si parte dall'ordinanza del 13 gennaio; poi, il decreto dell'aprile del 2022, che ha stabilito anche delle risorse di ristoro e misure per arrestare la diffusione della PSA, questo anche grazie al lavoro che abbiamo condotto in Commissione come gruppo del Partito Democratico. Penso, inoltre, al Fondo di ripartizione strutturale degli interventi e magari a una migliore sinergia, in particolare tra le regioni colpite, che sarebbe utile per fare arrivare questi fondi.

Tuttavia, con questa mozione intendiamo anche dare alcune soluzioni di concretezza perché queste misure evidentemente non sono sufficienti, partendo anche da una maggiore sinergia a tutti i livelli delle amministrazioni pubbliche, da quelle nazionali a quelle regionali e locali, che non è ancora avvenuta compiutamente. Penso, poi, al tema delle ordinanze, che naturalmente non si sono rivelate così omogenee; penso al rafforzamento dei sistemi di controllo territoriali, come quelli delle polizie provinciali, che abbiamo tante volte richiamato, e tutto questo insieme a un rafforzamento dei meccanismi di prevenzione. Per questo motivo è necessaria un'integrazione maggiore di tutte quelle competenze professionali che fanno capo alla sanità, all'ambiente e all'agricoltura. Quindi, questa mozione chiede ovviamente di stanziare più risorse, reintegrando fondi di parte corrente che possono essere di ristoro. Certo, è una soluzione nell'immediato non strutturale ma che in questo momento è necessaria (pensiamo a coloro che hanno dovuto abbattere migliaia di capi di bestiame). Servono più risorse - 10 milioni - che anche noi abbiamo contribuito in qualche modo ad ottenere e che sono state messe a disposizione del commissario. Evidentemente non sono sufficienti, tanto meno per installare quelle recinzioni che dovrebbero contenere la diffusione, ma che naturalmente presentano molte problematiche, che sono già state ricordate, non solo dal punto di vista economico. Poi, misure per sostenere le attività economiche e professionali. Si parlava, appunto, di tutto il sistema turistico e ricettivo, comprese le attività outdoor che operano nel settore delle zone infette e che naturalmente hanno subìto danni diretti o indiretti dalle chiusure, dalle ordinanze di chiusura e dalle misure adottate. Inoltre, è anche necessario intraprendere in sede europea iniziative tese a cofinanziare l'eradicazione della PSA. C'è una lettera anche di alcuni parlamentari europei, i quali ritengono che la stessa Comunità debba fare di più da questo punto di vista. Non sono sufficienti le risorse messe a disposizione; serve, piuttosto, un piano straordinario che possa supportare maggiormente la biosicurezza degli allevamenti. Abbiamo chiesto anche di rafforzare l'attività di negoziazione per giungere a regole maggiormente condivise con i Paesi che non riconoscono il principio di regionalizzazione. Ovviamente, anche in sede diplomatica vanno sostenute le esportazioni nei confronti di quei Paesi che, come abbiamo ricordato, hanno adottato delle misure precauzionali non giustificabili nei confronti delle nostre produzioni suinicole, oltretutto avviando grandi speculazioni di mercato. Ancora, abbiamo chiesto che i contratti di filiera siano seguiti e rafforzati da questo punto di vista. Insomma, in qualche modo va messa in campo un'azione più organica, complessiva anche rispetto alla gestione e alla diffusione degli ungulati nel nostro Paese, in particolare i cinghiali, che sono i maggiori vettori; ovviamente è per questo, insomma, anche il voto favorevole del Partito Democratico e il contributo nella costruzione di una mozione che è la prima di questa entità all'interno di questa Aula. Ci pare anche necessario avviare delle campagne di informazione pubblica dedicate proprio alla peste suina agricola, anche per tranquillizzare i nostri consumatori, evitare quei timori infondati di rischi per la salute umana, con, invece, l'assoluta garanzia che le nostre imprese agricole continuano a operare nella massima sicurezza, dando quindi quelle garanzie delle nostre produzioni nazionali. Vogliamo in questo modo, con questa mozione, dare anche quelle risposte concrete che finora non sono arrivate e, quindi, in qualche modo, continuare a sostenere con forza e con tutte le misure possibili quello che è uno dei settori così colpiti, come quello suinicolo, eppure così fondamentale per l'economia complessiva del nostro Paese (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Gastaldi. Ne ha facoltà.

FLAVIO GASTALDI (LEGA). Presidente, colleghi, sottosegretario. La mozione al nostro esame è di particolare rilevanza e va in soccorso a una filiera importante del nostro Paese, quella delle suinicoltura, sia nella fase di produzione che di trasformazione, e che ha ricevuto contraccolpi pesantissimi negli ultimi mesi, con una perdita secca a settimana di oltre 25 milioni di euro, senza considerare lo stato di sofferenza dell'ultimo anno dovuto al COVID. Parliamo di una filiera che conta 25 mila aziende nel settore dell'allevamento, 3.500 nella trasformazione. In particolare, il mio Piemonte, nel quale si è verificato il primo caso di peste suina africana, vede 1.350.000 capi sugli 8 milioni allevati nel nostro Paese.

Tutto parte da quel 7 gennaio in cui si è ritrovato il primo caso positivo di una carcassa rinvenuta leggermente al di fuori di un parco naturale. È necessario fare un plauso alle regioni, in particolare Piemonte e Liguria, coi loro assessori di riferimento (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier), che si sono subito attivate per contenere la diffusione del virus e mettere in sicurezza i territori coinvolti. Questo fatto sta rivelando quanto tutto ciò possa essere concretamente dannoso nell'immediato e impattante per l'intera filiera suinicola.

Occorre rammentare che la PSA è una malattia strettamente veterinaria che non implica dunque rischi per l'uomo e la sicurezza alimentare - e in questa mozione chiediamo che tale dato venga diffuso attraverso una campagna informativa -, ma che colpisce i cinghiali e i suini e che, a causa dell'alto tasso di mortalità e della mancanza di cure e vaccini, se non in via sperimentale, risulta particolarmente rischiosa per gli allevamenti zootecnici. Per questo è importante aumentare gli stanziamenti previsti dal decreto al fine di incrementare le misure di biosicurezza negli allevamenti, con strumenti e macchinari adeguati, come richiesto dalla mozione. Sul tema delle recinzioni, si determina l'urgenza del contenimento, soprattutto a partire dai punti dove sono state sfiorate le barriere autostradali della A26 e della A7 e il raccordo Nord tra le due autostrade. È risultato pertanto fondamentale rinforzare le recinzioni già presenti sugli assi stradali che delimitano l'area infetta, così come costruire ex novo barriere fisiche che mettano in sicurezza i confini della zona sottoposta a restrizione. Le recinzioni sono sicuramente lo strumento più efficace per procedere al contenimento dei cinghiali. Vi è, quindi, la concreta possibilità che il virus possa diffondersi tra i cinghiali in un'area molto più vasta, comprendente sia zone montuose particolarmente impervie, di difficile accessibilità e con elevata intensità di questa popolazione, sia zone urbane in cui vivono cinghiali abituati alla vicinanza dell'uomo, come è successo nel Lazio. Le recinzioni e le strutture temporanee amovibili si stanno installando da parte delle regioni interessate, in deroga alle disposizioni dei regolamenti edilizi e a quelle sulla valutazione di incidenza ambientale, in presenza di vincoli paesaggistici, mediante procedura semplificata. Anche questo passaggio è fondamentale per contenere al massimo i tempi per la loro realizzazione; i tempi sono, infatti, il fattore cruciale. In Piemonte, per esempio, la posa delle recinzioni sta avanzando molto velocemente; dieci chilometri sono già stati realizzati e per i successivi lotti da dieci chilometri l'uno hanno manifestato disponibilità alla realizzazione immediata ben 35 aziende. Nel ricordare il tema importante che stiamo trattando, quello sanitario, non dimentichiamo i risvolti sul tessuto produttivo ed economico dell'allevamento di suini, che rappresenta un'economia fondamentale per alcune regioni del nostro Paese. Abbiamo dato, quindi, importanza anche alla grave ricaduta economica che ci potrebbe essere e che abbiamo già vissuto in Sardegna con l'embargo delle carni sarde che ha messo in ginocchio la sua economia, mentre la sua popolazione combatteva quotidianamente per eradicare il virus. Con la perdita del requisito d'indennità da PSA dell'Italia continentale, alcuni Paesi terzi, extra UE, applicano un blocco all'export di carni suine e salumi dall'Italia, blocco già in vigore per Giappone, Cina, Cuba e Taiwan. Sulla base delle esperienze passate, si stima che tali blocchi possano generare un mancato export di carni suine e salumi pari a circa 20 milioni di euro al mese.

Termini, durata e modalità di tali blocchi sono in corso di definizione e di rinegoziazione, come ad esempio, nel caso del Giappone, per scongiurare che venga indiscriminatamente procrastinata una chiusura a tutta l'Italia, senza riconoscere il principio di regionalizzazione alla base della normativa comunitaria, nel tentativo di contenere danni economici, ma anche commerciali, come perdite di quote di mercato e di immagine.

Come detto, in questa fase si sta lavorando affinché tutti i Paesi terzi limitino i blocchi sul nostro export alla sola zona infetta e non li estendano all'intero territorio nazionale come, ad esempio, sta accadendo con Stati Uniti e Canada. Tuttavia, se la zona infetta dovesse estendersi fino ai territori a maggior vocazione salumiera, come Emilia-Romagna, Lombardia, Veneto, Friuli-Venezia Giulia, Toscana, che rappresentano complessivamente più del 75 per cento dei suini allevati in Italia, il danno sarebbe ancora più consistente.

Nonostante la solerzia di alcune regioni nel predisporre i piani di controllo, selezione e caccia che, come nel caso della regione Piemonte, verranno prorogati alla fine del mese corrente, non si incontra la stessa collaborazione con ISPRA che, sempre nel caso del Piemonte, non approva il piano di depopolamento di 38.200 cinghiali che intanto continuano a riprodursi, rendendo vani gli sforzi fatti finora. Ma anche questa volta, fin da subito, all'interno del decreto, non è stato possibile modificare la legge n. 157 del 1992; un dato su tutti: una giusta presenza del cinghiale nelle aree infette, così come in tante altre, dovrebbe essere di un capo a chilometro quadrato, dice l'ISPRA; in realtà, in quelle zone siamo a 14 o 15 capi a chilometro quadrato e questo dato aumenterà a breve. A queste considerazioni aggiungiamo che se l'obiettivo è l'eradicazione dei cinghiali da quest'area, un selecontrollore da solo, una volta abbattuto un animale, deve caricarlo e portarlo al macello. Questa persona difficilmente abbatterà un altro animale nella stessa nottata; va da sé che se l'obiettivo è prelevare migliaia di cinghiali, è necessario prevedere grandi gruppi organizzati per contenimento, raccolta e trasporto, oltre che per le strutture in cui fare le opportune verifiche e la macellazione. Oltretutto, queste persone si troveranno nella condizione di scegliere se fare un servizio civico volontario o essere presenti sul posto di lavoro il giorno dopo. È necessario, quindi, prevedere una forma di riconoscimento economico per chi svolge questo importante servizio. Si tratta di interventi urgenti, finalizzati ad impedire la circolazione dei cinghiali entro le prossime settimane. Tra poco, infatti, avrà inizio la stagione dei parti, con un raddoppio della numerosità dei cinghiali; conseguentemente, a partire dalle prossime settimane, l'infezione potrebbe subire una significativa accelerazione, determinata dai nuovi nati. Per questo motivo la mozione in approvazione è di particolare rilevanza.

È importante, anche, revisionare la legge n. 157 del 1992, e non solo a parole, sui palchi delle organizzazioni agricole. Addirittura, abbiamo sentito che al Senato qualcuno vorrebbe debellare la PSA senza abbattere alcun cinghiale, catturandolo con gabbie, facendogli l'esame del sangue per poi decidere se abbatterlo o meno. Non facciamo l'errore di assecondare l'animalismo e l'ambientalismo trasversale, come abbiamo sentito anche in queste dichiarazioni di voto in Parlamento, come nel caso vergognoso della gestione della Xylella in Puglia. Il risultato di abbracciare gli ulivi secolari e stabilirvi le residenze sopra è stato quello di farli seccare tutti e la responsabilità è solo della politica che non ha saputo prendere una posizione forte e decisa sul tema (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). Non ricommettiamo questo errore. La Lega ha sempre avuto una posizione chiara, negli anni, sul contenimento della fauna selvatica e, oggi, purtroppo, dobbiamo dire di aver avuto ragione. Non si contano più gli interventi, in Aula e in Commissione, che trattavano il tema della proliferazione incontrollata degli ungulati, dai danni alle colture agricole ai problemi di sicurezza delle nostre strade che, purtroppo, hanno provocato anche decessi. Negli ultimi tempi, abbiamo preso atto che il Green New Deal, la Farm to Fork e la nuova PAC sono sempre più distanti dalla contingenza dei tempi e dai reali bisogni del mondo agricolo e per questo vanno riformati al più presto, perché possono essere determinanti al raggiungimento della sovranità alimentare nazionale. Se c'è la necessità di intervenire su importanti regolamenti europei crediamo che, a maggior ragione, dobbiamo intervenire con urgenza su un'ormai obsoleta norma nazionale come la legge n. 157 del 1992. Questa mozione stabilisce un punto fermo che trova larga convergenza in quest'Aula, la speranza è che non rimanga lettera morta.

Per questo e altri motivi, annuncio il voto favorevole del gruppo Lega-Salvini Premier (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Cadeddu. Ne ha facoltà.

LUCIANO CADEDDU (M5S). Presidente, gentili colleghi, questa ulteriore emergenza per il comparto zootecnico e agroalimentare nazionale non poteva capitare in un momento più difficile, dopo le ripercussioni delle chiusure legate al COVID-19 del settore Horeca, dopo il caro energia, dopo le difficoltà legate al conflitto in Ucraina per il reperimento dei mangimi, con l'aumento dei costi, ci voleva ora anche la peste suina africana. La peste suina africana, che colpisce i suini, noi in Sardegna la conosciamo bene, la stiamo combattendo da anni e, dopo decenni, forse stiamo riuscendo a debellarla. Nel territorio continentale italiano, però, il profilo genetico di questo virus non è il medesimo riscontrato in Sardegna sin dal 1978, ma è giunto presumibilmente dai Paesi dell'Est, attraverso gli spostamenti della fauna selvatica, ovvero i cinghiali, proliferati a dismisura negli ultimi anni.

Dopo i primi ritrovamenti in Piemonte e in Liguria e adesso anche nel Lazio, l'intervento del Governo è stato pressoché tempestivo, provvedendo alla nomina di un Commissario per fronteggiare questa emergenza. Il Governo ha poi stanziato immediatamente 50 milioni di euro con il cosiddetto “Sostegni-ter”. Segnalo anche 15 milioni per il rafforzamento della biodiversità, della biosicurezza e della biosorveglianza, 25 milioni di euro per tutelare gli allevamenti dal rischio della contaminazione del virus e indennizzare gli operatori della filiera, 10 milioni alle regioni affinché attivino le misure disposte dal Commissario straordinario, inclusa la messa in opera di recinzioni per cercare di contenere gli spostamenti dei vettori dei cinghiali selvatici. A fronte di un quadro peggiorativo, questo oggi non è più sufficiente, non è più adeguato. Oggi ci troviamo, in quest'Aula, a chiedere al Governo, con questa mozione di maggioranza, uno sforzo maggiore per venire incontro a quegli allevatori e a quelle imprese agricole e agroalimentari che stanno vivendo un dramma sul dramma, così come detto per gli aumenti. I 10 milioni di euro affidati al Commissario straordinario risultano oggi essere una dotazione limitata per installare recinzioni in un territorio sempre più vasto, vista la diffusione della PSA. Le limitazioni per fronteggiare la diffusione della PSA incidono anche su tanti altri settori. Per fronteggiare questo, impegniamo il Governo a prevedere misure ad hoc, rivolte alle attività economiche e professionali o turistico-ricettive comprese nelle zone infette, perché anche la loro attività verrà fortemente compromessa. Mi viene da pensare, ad esempio, in termini agricoli, allo spostamento dei foraggi e dei cereali, perché queste aree risulteranno infette e non potranno vendere e spostare le loro provvigioni.

Al contempo, è necessario intervenire sulla proliferazione incontrollata del vettore della diffusione della PSA, ossia i cinghiali. Dobbiamo puntare a un ripristino di un corretto equilibrio dei rapporti tra fauna selvatica, uomo e ambiente. È necessario, inoltre, prevedere misure finanziarie per il ristoro dei danni causati dai cinghiali alle aziende agricole e zootecniche dal proliferare incontrollato di questi animali. Oggi, lavorare i terreni e lavorare e produrre in campagna con un numero così elevato di cinghiali è pressoché impossibile e demotivante.

Un'azione molto importante per sostenere la filiera suinicola la può fare sicuramente la CUM (Commissione unica nazionale), su cui impegniamo il Governo ad adottare iniziative per garantire la massima trasparenza nella determinazione dei prezzi, per evitare possibili speculazioni ed eventuali dannose misure, che possono danneggiare e creare squilibri nel mercato.

Dobbiamo rafforzare i rapporti di filiera nel settore suinicolo, anche attraverso il sostegno dei contratti di filiera, su cui ricordiamo il Ministro per le Politiche agricole, Stefano Patuanelli, ha stanziato ben 1,2 miliardi di euro e un fondo correlato al Piano nazionale di ripresa resilienza. Rafforziamo, poi, la filiera attraverso le organizzazioni interprofessionali e professionali del settore suinicolo.

Sarà importante adottare iniziative diplomatiche per sostenere le esportazioni nei confronti dei Paesi stranieri che adottano ingiustificate misure precauzionali. Dobbiamo adottare le azioni necessarie per liberare il mercato agroalimentare dalle limitazioni, per evitare ripercussioni sulla percezione della filiera della carne suina da parte dei consumatori.

Serve, quindi, un'azione corale e ben orchestrata, così da incidere davvero ed essere da supporto alle imprese danneggiate. Confidiamo nel lavoro del Commissario straordinario, che dal Parlamento supporteremo in tutte le sue iniziative e azioni, nell'interesse di uno dei settori vanto del made in Italy.

Per questo annuncio il voto favorevole del MoVimento 5 Stelle alla mozione per il contrasto della peste suina africana (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto.

(Votazioni)

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Come da prassi, le mozioni saranno poste in votazione per le parti non assorbite e non precluse dalle votazioni precedenti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Molinari, Gagnarli, Incerti, Nevi, Gadda, Ripani, Fornaro ed altri n. 1-00639 (Nuova formulazione), come riformulata su richiesta del Governo, su cui il Governo ha espresso parere favorevole.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 12).

Passiamo alla votazione della mozione Lollobrigida ed altri n. 1-00644.

Avverto che i presentatori non hanno accettato l'espunzione dei capoversi secondo e quarto del dispositivo, mentre hanno accettato l'espunzione del capoverso ottavo del dispositivo e le riformulazioni proposte dal Governo relative ai capoversi primo, quinto, settimo e nono del dispositivo.

Avverto, altresì, che ne è stata richiesta la votazione per parti separate, nel senso di votare dapprima la mozione, ad eccezione dei capoversi secondo e quarto del dispositivo; in seguito, distintamente, i capoversi secondo e quarto del dispositivo.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Lollobrigida ed altri n. 1-00644, come riformulata su richiesta del Governo e per quanto non assorbita dalla votazione precedente, ad eccezione dei capoversi secondo e quarto del dispositivo. Il parere del Governo è favorevole.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 13).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Lollobrigida ed altri n. 1-00644, limitatamente al secondo capoverso del dispositivo, su cui il Governo ha espresso parere contrario.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 14).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Lollobrigida ed altri n. 1-00644, limitatamente al quarto capoverso del dispositivo, su cui il Governo ha espresso parere contrario.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 15).

Passiamo alla votazione della mozione Siragusa ed altri n. 1-00653.

Avverto che i presentatori hanno richiesto la votazione per parti separate, nel senso di votare: dapprima, la mozione ad eccezione dei capoversi primo, secondo e quinto del dispositivo; in seguito, distintamente, i capoversi primo, secondo e quinto del dispositivo.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Siragusa e altri n. 1-00653, per quanto non assorbita dalle votazioni precedenti, ad eccezione dei capoversi primo, secondo e quinto del dispositivo. Il parere del Governo è favorevole.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 16).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Siragusa e altri n. 1-00653, limitatamente al primo capoverso del dispositivo, su cui il parere del Governo è contrario.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 17).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Siragusa e altri n. 1-00653, limitatamente al secondo capoverso del dispositivo, su cui il parere del Governo è contrario.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 18).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Siragusa e altri n. 1-00653, limitatamente al quinto capoverso del dispositivo, su cui il parere del Governo è contrario.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 19).

Passiamo alla votazione della mozione Corda e altri n. 1-00666.

Avverto che i presentatori hanno chiesto la votazione per parti separate, nel senso di votare distintamente ciascun capoverso del dispositivo e - ove il dispositivo venga in tutto o in parte approvato - le premesse.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Corda e altri n. 1-00666, limitatamente al primo capoverso del dispositivo, su cui il Governo ha espresso parere contrario.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 20).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Corda e altri n. 1-00666, limitatamente al secondo capoverso del dispositivo, su cui il Governo ha espresso parere favorevole.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 21).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Corda e altri n. 1-00666, limitatamente al terzo capoverso del dispositivo, su cui il Governo ha espresso parere contrario.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 22).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Corda e altri n. 1-00666, limitatamente al quarto capoverso del dispositivo, su cui il Governo ha espresso parere contrario.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 23).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Corda e altri n. 1-00666, limitatamente al quinto capoverso del dispositivo, su cui il Governo ha espresso parere contrario.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 24).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Corda e altri n. 1-00666, limitatamente al sesto capoverso del dispositivo, su cui il Governo ha espresso parere contrario.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 25).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Corda e altri n. 1-00666, limitatamente al settimo capoverso del dispositivo, su cui il Governo ha espresso parere favorevole.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 26).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Corda e altri n. 1-00666, limitatamente all'ottavo capoverso del dispositivo, su cui il Governo ha espresso parere contrario.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 27).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Corda e altri n. 1-00666, limitatamente al nono capoverso del dispositivo, su cui il Governo ha espresso parere contrario.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 28).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Corda ed altri n. 1-00666, limitatamente al decimo capoverso del dispositivo, su cui il Governo ha espresso parere favorevole.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 29).

A seguito dell'approvazione di parte del dispositivo della mozione Corda ed altri n. 1-00666, ne verrà ora posta in votazione la premessa.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Corda ed altri n. 1-00666, limitatamente alle premesse, su cui il Governo ha espresso parere favorevole.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 30).

Sui lavori dell'Assemblea.

PRESIDENTE. Avverto che le Presidenti delle Commissioni lavoro e affari sociali, con distinte lettere in data 14 giugno, e il presidente della Commissione bilancio, con lettera in data odierna, hanno rappresentato l'esigenza, sulla quale hanno convenuto gli uffici di Presidenza, integrati dai rappresentanti dei gruppi delle Commissioni medesime, di posticipare ad altro calendario l'inizio dell'esame in Assemblea delle seguenti proposte di legge, la cui discussione generale è prevista dal vigente calendario dei lavori per lunedì 20 giugno: nuovo testo della proposta di legge n. 1972 e abbinate, recante interventi per la prevenzione e lotta contro l'HIV, l'AIDS, l'HPV e le infezioni e malattie a trasmissione sessuale, in relazione alla quale è stato evidenziato come l'esigenza di rinvio derivi dalla mancata espressione del parere di competenza da parte della Commissione bilancio, alla quale il Governo non ha ancora trasmesso gli elementi integrativi della relazione tecnica che sono stati richiesti; la proposta di legge n. 3157, approvata, in un testo unificato, dal Senato, recante modifiche alla disciplina dell'istituto del 5 per mille dell'imposta sul reddito delle persone fisiche, di cui al decreto legislativo 3 luglio 2017, n. 111; testo unificato delle proposte di legge n. 1741-1722-2311-3328, recante disposizioni per la prevenzione e il contrasto delle molestie morali e delle violenze psicologiche in ambito lavorativo, in relazione alla quale è stato chiesto un rinvio di quindici giorni.

Secondo le intese intercorse tra i gruppi, pertanto, l'esame delle proposte di legge sopra citate non sarà iscritto all'ordine del giorno delle sedute dell'Assemblea previste nel mese corrente.

Organizzazione dei tempi di esame di un disegno di legge.

PRESIDENTE. Avverto, infine, che nell'allegato A al resoconto stenografico della seduta odierna sarà pubblicata l'organizzazione dei tempi per l'esame del disegno di legge n. 3343-A, recante delega al Governo per la riforma fiscale (Vedi l'allegato A).

Interventi di fine seduta.

PRESIDENTE. Passiamo ora agli interventi di fine seduta. Se defluite ordinatamente, consentiamo ai colleghi di svolgere l'intervento. Ha chiesto di intervenire l'onorevole De Filippo. Ne ha facoltà.

VITO DE FILIPPO (PD). Grazie, Presidente. Devo richiamare nuovamente l'attenzione di quest'Aula e del Governo sulla situazione dello stabilimento Stellantis di Melfi: nonostante qualche notizia positiva, dei mesi precedenti, di nuovi investimenti e di 4 nuovi modelli elettrici che dovranno essere prodotti in quella fabbrica, si addensano molte nubi intorno a quell'attività, con angoscia sicuramente dei tantissimi lavoratori del territorio e anche delle amministrazioni locali.

Bisogna salvare sicuramente la transizione verso l'elettrico ma vieppiù e con grande forza bisogna salvare l'occupazione, con una iniziativa che deve essere incessante, a partire dall'attività della regione, che appare totalmente assente in questa dinamica, perché proprio il tema dell'indotto di quello stabilimento potrebbe essere materia importante d'iniziativa della regione. Noi non siamo, ovviamente, contro questa importante transizione verso l'elettrico, ma non può essere l'elettrico contro il lavoro. Quello stabilimento è un emblematico punto di occupazione, nella storia del Mezzogiorno. Il Governo nazionale e la regione dovrebbero preoccuparsi continuamente, perché la chiusura di Melfi significa, per molti aspetti, la chiusura della Basilicata, in termini di occupazione.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Paolini. Ne ha facoltà.

LUCA RODOLFO PAOLINI (LEGA). Grazie, Presidente. Vorrei segnalare all'Assemblea che arrivano a molti cittadini, regolarmente vaccinati, avvisi dell'Agenzia delle Entrate di comunicazione di avvio del procedimento sanzionatorio. In almeno due casi che ho verificato si tratta di persone che sono state regolarmente vaccinate e che quindi sono costrette a discolparsi da una colpa che non hanno. Annunciando un'interrogazione parlamentare specifica sul tema, ricordo che sarebbe tempo che per queste, che sono letteralmente cartelle pazze, si cominciasse ad individuare i responsabili che non sono stati in grado di verificare, interfacciando i dati del Ministero della Salute con l'Agenzia delle entrate, chi effettivamente era vaccinato, perché si tratta di certificati di vaccinazione assolutamente regolari e riscontrabili. Qui c'è un problema di collegamento.

Mi chiedo chi paga, cioè paga il popolo italiano, tutte le notifiche, le raccomandate, che costano, se non ricordo male, attorno ai 9 euro l'una, a cittadini che oltretutto devono perdere tempo a recarsi agli uffici, fare delle PEC, eccetera. È una cosa veramente incredibile e chiedo che si faccia certezza sui dirigenti, perché qui si dà sempre colpa alla politica, quando molto spesso sono i dirigenti o gli addetti tecnici o, comunque, coloro che non fanno esattamente il loro dovere come dovrebbero (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Ficara. Ne ha facoltà.

PAOLO FICARA (M5S). Grazie, Presidente. Porto all'attenzione dell'Aula e del Governo, anche se spero ci stia seriamente lavorando, anche se siamo in assenza di notizie pubbliche, la situazione di profonda incertezza che sta vivendo il polo petrolchimico di Siracusa, Augusta e Priolo, in Sicilia. L'Italia, infatti, ha responsabilmente condiviso con l'Unione europea la necessità di applicare sanzioni alla Russia per l'aggressione all'Ucraina; con la stessa responsabilità, però, chiedo adesso, con forza, al Governo di intervenire per mettere in sicurezza un asset produttivo e strategico del nostro Paese, che è appunto quello del polo petrolchimico, che rischia di finire travolto da un paradossale effetto boomerang di quelle stesse sanzioni. Da mesi, infatti, le banche hanno rifiutato l'emissione di credito a Isab, società italiana controllata dalla russa Lukoil, che non è oggetto di sanzioni, e si è vista quindi, per questo, costretta a comprare, importare e raffinare petrolio russo. Adesso, con le prossime sanzioni e l'embargo al petrolio russo via mare, il rischio di chiusura dello stabilimento diventa veramente una terribile prospettiva. Ricordo che ancora ad oggi, tra diretto e indotto, vi lavorano quasi 10 mila persone. Sarebbe una catastrofe sociale senza precedenti per la Sicilia e l'Italia. Con la chiusura di Isab, quindi, collasserebbe l'intera zona industriale ed è facile prevedere un'ennesima impennata anche dei prezzi dell'energia e dei carburanti in tutta Italia, perché ricordo che da quel petrolchimico viene fuori circa il 20 per cento di carburanti che vengono distribuiti in tutta Italia.

Per questo chiedo al Presidente Draghi e ai Ministri, apparsi sin qui spettatori disinteressati, la comunicazione urgente di una strategia chiara, con soluzioni tecniche adeguate per salvaguardare la zona industriale di Siracusa, comprese le necessarie e concrete misure che permettano di scongiurare una vera e propria emergenza sociale di un territorio che già in questi anni ha pagato tanto, sia dal punto di vista ambientale che sanitario, mettere in sicurezza il polo siracusano e assicurare la continuità produttiva verso un futuro di transizione energetica in cui l'Italia non rinunci al suo status di Nazione industrializzata leader (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Flati. Ne ha facoltà.

FRANCESCA FLATI (M5S). Grazie, Presidente. Assieme al collega Marco Bella, abbiamo presentato un'interrogazione con la richiesta di salvaguardare e valorizzare il patrimonio ambientale del Pratone di Torre Spaccata, ma anche di verificare la buona riuscita, nei tempi, del progetto Cinecittà, finanziato con i fondi del PNRR. Da anni, la cittadinanza sollecita le istituzioni per tutelare questa zona di Roma, sottolineandone l'importanza culturale e ambientale, ma anche le potenzialità economiche e sociali che si potrebbero sviluppare. Per chi non ne fosse a conoscenza, infatti, si tratta di un polmone verde, habitat naturale di moltissime specie, sia vegetali che animali, anche rare e protette. Il Pratone è nel cuore della nostra capitale, in un contesto, come quello di Roma Est, caratterizzato da un elevato consumo di suolo e da un'alta densità abitativa. I cittadini, quindi, sono preoccupati perché il progetto di Cinecittà prevede la realizzazione, proprio su parte del Pratone, di alcuni teatri di posa e di un'area per girare all'aperto; ma l'intervento è comunque vincolato alla verifica ambientale ed archeologica dell'area, che potrebbe quindi rallentare anche l'esecuzione dei lavori.

Ora, poiché sappiamo che i progetti del PNRR devono essere realizzati entro il 2026, chiediamo al Ministro competente se non sia più conveniente realizzare questi interventi urbanistici su altre aree limitrofe da rigenerare. È per questo che faccio mio l'appello delle associazioni e dei comitati di quartiere: valorizziamo il pratone di Torre Spaccata (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Bella. Ne ha facoltà.

MARCO BELLA (M5S). Grazie, Presidente. Anch'io intervengo per sollecitare la risposta alla mia interrogazione al Ministro della Cultura, scritta in collaborazione con la collega Francesca Flati. Il progetto dei nuovi studios di Cinecittà è interessante. Noi non siamo il movimento del “no”; siamo il movimento del “sì”. Però, chiedo: perché farli proprio sull'ultima area verde quale il pratone di Torre Spaccata? Questa è un'area dove ci sono testimonianze di insediamenti umani che risalgono agli ultimi quattro millenni e se lei va lì ci sono i basoli, che sono le pietre che venivano utilizzate per costruire le antiche strade romane. Inoltre, sono state trovate ben quattro ville romane in un'area di 60 ettari, l'ultima nel 2000. Quindi, con molta probabilità c'è anche qualcos'altro. Poi, come possiamo escludere che ci sia anche molto altro, molte altre testimonianze del nostro passato che inevitabilmente bloccherebbero i lavori di costruzione? Perché non intervenire, invece, su quelle aree abbandonate del quartiere con la rigenerazione urbana, dove ci sono degli edifici abbandonati? I fondi del PNRR, su cui il presidente Conte ha tanto lottato in Europa per portarceli, devono servire a costruire il futuro dei nostri figli e non possono servire certo a distruggere la memoria del nostro passato (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Fitzgerald Nissoli. Ne ha facoltà.

FUCSIA FITZGERALD NISSOLI (FI). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, prendo la parola per sensibilizzare il Parlamento e il Governo sull'importanza della riforma del voto degli italiani all'estero, rispolverando quanto dico da anni. Quattro anni fa ho presentato un'interrogazione relativa alla presentazione di una lista fasulla alle elezioni all'estero, specificatamente nella ripartizione Nord e Centro America; ad oggi nessuna risposta. Nel frattempo è decaduto un senatore eletto all'estero proprio per brogli; ancora nulla. Mi sarei aspettata modifiche alle procedure elettorali, dalla presentazione delle liste all'esercizio del voto, con più garanzie per una giusta rappresentanza della volontà popolare. Come cittadina, prima che come parlamentare, mi chiedo come sia possibile che il Ministero dell'Interno non abbia ancora dato una risposta su un fatto di tale rilevanza e gravità.

Signor Presidente, se quella lista avesse vinto che ne sarebbe stata della rappresentanza estera in Parlamento? Avremmo avuto qui tra noi persone elette illegittimamente, sbeffeggiando la democrazia e le istituzioni. Mi domando, dunque, se il Governo sia consapevole delle proprie responsabilità. Urgono risposte concrete per fugare tutte quelle notizie di brogli e irregolarità che ancora sono in circolazione sull'esercizio del voto all'estero in più località, tra cui anche il Canada. Ritengo quanto esposto sufficiente per spingere il Governo a riformare le modalità di voto nella circoscrizione estero per garantire il diritto ad esercitarlo così come la Costituzione lo prevede all'articolo 48, cioè personale, eguale, libero e segreto.

Signor Presidente, la partecipazione democratica attraverso il voto è un caposaldo dei nostri diritti e doveri di cittadini (soprattutto quelli). Quindi, regole certe ed uguali diritti per tutti.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Di San Martino Lorenzato Di Ivrea. Ne ha facoltà.

LUIS ROBERTO DI SAN MARTINO LORENZATO DI IVREA (LEGA). Signor Presidente, quanto è bella questa Italia dicono gli italiani nel mondo. Io, invece, sono abbastanza deluso e ho già presentato tante interrogazioni. Infatti, c'è la problematica creata dai Ministeri degli Affari esteri e dell'Interno per quanto riguarda l'accertamento della cittadinanza italiana da parte degli italo-brasiliani. Quei cittadini devono pagare 300 euro a testa per la tassa creata dall'onorevole Fabio Porta del PD. Neanche questi milioni di euro pagati ogni anno bastano per far finire questa burocrazia unica che c'è solo in Brasile (non c'è a Buenos Aires e non c'è a New York). Poche ore fa ero in Commissione affari esteri e ho domandato, discutendo proprio sulla legge relativa alla cittadinanza, all'onorevole Boldrini, ex Presidente della Camera, chiedendole perché lei fosse cittadina italiana e purtroppo non ha saputo rispondere. Non sa come è cittadina italiana e vuole cambiare la legge sulla cittadinanza italiana! Le ho spiegato che lei è cittadina italiana perché un suo antenato viveva in Italia nel 1865, quando proprio questa Camera approvò il codice civile italiano, creando gli italiani.

Così, Presidente, lei, onorevole Boldrini e io siamo tutti italiani di terza, quarta, quinta generazione. Non siamo italiani perché siamo nati nel territorio della Repubblica italiana, soltanto quelli che sono naturalizzati, che sono residenti qui o per matrimonio diventano italiani in questo modo. Ricordo il caos creato con una coda d'attesa di 15 anni per l'iscrizione consolare; la Farnesina e il Ministero dell'Interno hanno dato delega e orientamento all'Avvocatura dello Stato italiano e agli ufficiali dello stato civile dei comuni italiani di non accettare i certificati di naturalizzazione degli immigrati italiani in Brasile, documenti emessi dal Ministero della Giustizia del Brasile, unico Paese competente a concedere la cittadinanza italiana agli stranieri. Non è competente l'Avvocatura dello Stato italiano, sarebbe una follia. Così fanno appello, per ostruzionismo contro i propri cittadini italiani riconosciuti dal tribunale di Roma, fino alla Corte di cassazione che il 12 luglio giudicherà la materia della nostra cittadinanza e della nostra storia. Non c'è una famiglia in Italia, signor Presidente, di cui una parte non sia emigrata nelle Americhe e tanti, tanti, sono tornati, come il caso del nonno del governatore Luca Zaia del Veneto.

PRESIDENTE. Concluda.

LUIS ROBERTO DI SAN MARTINO LORENZATO DI IVREA (LEGA). La sentenza del 12 luglio potrà colpire non soltanto gli italo-brasiliani, ma tutti gli italiani all'estero, negli Stati Uniti, Canada o Argentina. L'Italia ha sempre ribadito all'ex Governo di sinistra di Lula che non riconosceva il passaggio in giudicato della sentenza…

PRESIDENTE. Concluda, onorevole.

LUIS ROBERTO DI SAN MARTINO LORENZATO DI IVREA (LEGA). … del terrorista Cesare Battisti. Ora, l'Italia fa peggio, non accetta il certificato negativo di autorizzazione brasiliana dei suoi emigrati italiani in Brasile. Confido nell'intelligenza della magistratura italiana che chiarirà il diritto fondamentale della nostra cittadinanza e identità.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Boldrini. Ne ha facoltà.

LAURA BOLDRINI (PD). Presidente, mi sembra abbastanza improprio questo intervento del collega che riporta situazioni del tutto improprie in quest'Aula, rispetto a una discussione che è avvenuta in Commissione e che ha interpretato a modo suo. Quindi, volevo solo precisare che non era questa la sede…

PRESIDENTE. Onorevole, non può usare…

LAURA BOLDRINI (PD). Sta filmando e lo sta facendo sempre, anche in Commissione, Presidente. Gli ho spiegato che il Regolamento della Camera non lo prevede e lui era sorpreso che esistesse un Regolamento della Camera. Ciò per dire che comunque non è questa la modalità di esprimersi e di riportare affermazioni altrui in questa sede, con gli interventi di fine seduta. La ringrazio, Presidente, per l'attenzione (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Carnevali. Ne ha facoltà.

ELENA CARNEVALI (PD). Presidente, stanotte un atto di vandalismo e vigliaccheria, firmato “no-vax” è avvenuto nella sede dell'ordine dei medici di Bergamo e nella sede del Partito Democratico. Un imbrattamento massiccio, con parole di paragoni ignobili, come al nazismo e al genocidio. All'ordine, ai medici e a tutte le professioni sanitarie va la nostra vicinanza e solidarietà e il riconoscimento per l'impegno nella cura e nella dedizione alla campagna vaccinale in un territorio ferito, ma consapevole della protezione dei vaccini. Siamo a fianco della federazione del Partito Democratico, del segretario Davide Casati, dei circoli e degli iscritti che hanno promosso in questi anni una campagna informativa sui vaccini, sostenendo la necessità, quindi, dell'azione del Governo, di un'azione istituzionale. Continueremo a stare dalla parte delle evidenze scientifiche, della ricerca, degli interventi di salute pubblica, perché un conto è il confronto, un'altra cosa sono la disinformazione e le campagne d'odio. Alle Forze dell'ordine chiediamo, come stanno facendo, di indagare e di arrivare al più presto ad individuare i responsabili di questo gesto di codardia e di viltà e mi auguro che la condanna politica sia ferma e sia unanime (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Occhionero. Ne ha facoltà.

GIUSEPPINA OCCHIONERO (IV). Presidente, vorrei portare all'attenzione dell'Aula il tema del superbonus 110. Bene, sicuramente le misure adottate dal Governo, anche con l'ultimo “decreto Aiuti” che vanno verso la cessione del credito dei bonus edilizi.

Però, non si possono sottacere alcune criticità che riguardano molte aziende che stanno rischiando il cortocircuito economico e finanziario perché si ritrovano con il cassetto fiscale pieno di crediti bloccati. Questi crediti sono stati ottenuti sulla base di leggi dello Stato, però rischiano di restare bloccati nei cassetti fiscali delle aziende perché gli istituti di credito hanno esaurito il loro plafond e, molto spesso, risolvono i contratti oppure rifiutano le cessioni. Ecco, questo problema deve essere affrontato con urgenza e con serietà, per evitare che quei bonus fiscali diventino poi la tomba per molte aziende sane che rischiano il fallimento in questa maniera, a fronte di lavori regolarmente svolti a favore, tra l'altro, di un patrimonio edilizio, quello nazionale, che va verso il miglioramento energetico e che ha bisogno dell'efficientamento energetico. Inoltre, si considerino tutti i disagi che potrebbero subire i committenti che si trovano ad avere i lavori a metà e che, quindi, non riescono a mettere a frutto la bontà dell'azione prevista dal Governo (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva e di deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Villarosa. Ne ha facoltà.

ALESSIO MATTIA VILLAROSA (MISTO). Grazie, Presidente. Ieri è successa una cosa gravissima e le chiedo di far venire immediatamente il Presidente del Consiglio Draghi in Aula a spiegare cosa sia successo ieri; ne va della sicurezza della nostra Repubblica. Ieri, durante la trasmissione Dimartedì, il presentatore Floris a un certo punto si è rivolto ad Urso, il presidente del Copasir, che ultimamente si sta occupando della lista di proscrizione di alcune persone che sarebbero filoputiniane perché hanno espresso pensieri leggermente diversi dal pensiero unico. Rivolgendosi ad Urso, presidente del Copasir, Floris chiede se nei tre precedenti report, quelli che non erano stati desecretati, ci siano questi nomi. Tabacci, sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, all'improvviso prende la parola e dice: “No, non ci sono”. Urso, presidente del Copasir, dice testualmente: “Che Tabacci abbia conoscenza di documenti classificati mi sorprende”. Quindi, noi ieri abbiamo vissuto questa situazione: un presidente del Copasir che non sa come sia possibile che un membro del Governo possa avere dei documenti classificati come segreti. Le chiedo cortesemente - ne va della sicurezza della Repubblica - di far venire il prima possibile in questa Aula Draghi a dare spiegazioni al Parlamento.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Ermellino. Ne ha facoltà.

ALESSANDRA ERMELLINO (MISTO-CD). Grazie, Presidente. Mi appello al contenuto dell'articolo 134 del Regolamento della Camera per chiedere il sollecito di due interrogazioni a risposta scritta di cui sono firmataria, la n. 4-11756 e la n. 4-11802, rispettivamente presentate in data 5 aprile e 11 aprile del corrente anno, affinché vengano poste all'ordine del giorno delle Commissioni competenti, rispettivamente, cultura e trasporti, perché le questioni si sono fatte via via impellenti col passare dei mesi. L'una, in particolare, riguarda i trasporti, in quanto tratta di un chiarimento normativo che consentirebbe, attraverso il noleggio di bike speciali, la possibilità di offrire nelle regioni particolarmente vocate al turismo un'offerta inclusiva accessibile e sostenibile anche a persone con disabilità. L'altra, invece, riguarda chiarimenti in merito ai criteri utilizzati per la scelta dei commissari del concorso ordinario della scuola secondaria, in quanto in alcune regioni ci sono state scelte che appaiono quantomeno discutibili.

Richiedo questo perché è necessario lavorare sempre con il massimo della trasparenza nell'interesse di tutti i cittadini italiani e, quindi, chiedo, suo tramite, di poter calendarizzare nel primo question time disponibile in Commissione queste due interrogazioni.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, dodicesimo intervento, l'onorevole Fiano. Ne ha facoltà.

EMANUELE FIANO (PD). “Io sono brutta, decisamente brutta, sono una donna transgenere. Sono un'offesa al mio genere, un'offesa al genere femminile. Non faccio neppure pietà, neppure questo”. Cloe Bianco, una donna per sua scelta, è stata ritrovata carbonizzata nel camper in cui viveva in provincia di Belluno. Si è tolta la vita dopo aver scritto quell'ultimo messaggio sul suo blog. Cloe Bianco era una professoressa che era stata allontanata dall'insegnamento perché aveva fatto coming out nella classe in cui insegnava. Un giorno aveva detto ai suoi alunni: cari ragazzi, da oggi mi chiamerete Cloe. Era arrivata in classe vestita diversamente, rivelandosi semplicemente per la persona – persona, essere umano - che era: Cloe, appunto. E Cloe fu sospesa per questo e anche attaccata dalla politica per questo.

Nella sua scuola fu trasferita prima al lavoro di segreteria e poi allontanata; allontanata dal mestiere che amava che era quello di insegnare; era un essere umano che amava insegnare ai propri studenti.

Ai tempi in cui lei fece coming out, un genitore di uno dei ragazzi scrisse un testo e l'assessore all'educazione della regione Veneto, la dottoressa Donazzan di Fratelli d'Italia, chiese che la stessa fosse allontanata dall'insegnamento. Scrisse: se uno vuole travestirsi da donna in casa sua o nella vita privata ritengo non debba dare alcuna giustificazione; invece qui stiamo parlando di una scuola, di un luogo pubblico per eccellenza, dove i ragazzi vengono formati per diventare i cittadini di domani. E allora? Nel luogo dove si formano i cittadini di domani una persona non può annunciare di aver fatto una propria scelta?

Fu molto duro quel momento evidentemente per Cloe Bianco, il momento in cui fu allontanata, fu isolata, fu estromessa. In quel testo, pubblicato sulla pagina Facebook dell'assessore all'educazione, c'era scritto, con le parole di quel genitore: una carnevalata, ma davvero la scuola si è ridotta così, privata del proprio lavoro, del proprio ruolo e della propria dignità?

Colpevole di essere una persona trans, Cloe si rifugiò in un camper e decise di isolarsi dal mondo. E l'ultima sera - come ci ha lasciato scritto prima del suicidio, avvenuto con un metodo terribile, quello di bruciarsi viva insieme al suo camper - l'ha passata mangiando e bevendo ciò che più le piaceva. Forse questo le ha fatto recuperare qualche istante di dignità e di amore verso se stessa e verso gli altri che, invece, prima del suo suicidio, le istituzioni le avevano tolto. Sia lieve la terra a Cloe, e che riposi in pace (Applausi).

Ordine del giorno della prossima seduta.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.

Venerdì 17 giugno 2022 - Ore 9,30:

1. Svolgimento di interpellanze urgenti.

La seduta termina alle 19,25.

SEGNALAZIONI RELATIVE ALLE VOTAZIONI EFFETTUATE NEL CORSO DELLA SEDUTA

Nel corso della seduta sono pervenute le seguenti segnalazioni in ordine a votazioni qualificate effettuate mediante procedimento elettronico (vedi Elenchi seguenti):

nella votazione n. 8 i deputati Enrico Costa e Marin hanno segnalato che hanno erroneamente espresso voto favorevole mentre avrebbero voluto esprimere voto contrario;

nella votazione n. 11 la deputata Biancofiore ha segnalato che ha erroneamente espresso voto contrario mentre avrebbe voluto esprimere voto favorevole;

nella votazione n. 14 la deputata Bisa ha segnalato che ha erroneamente espresso voto favorevole mentre avrebbe voluto esprimere voto contrario;

nella votazione n. 19 il deputato Migliorino ha segnalato che ha erroneamente espresso voto favorevole mentre avrebbe voluto esprimere voto contrario.

VOTAZIONI QUALIFICATE EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO

INDICE ELENCO N. 1 DI 3 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 13)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
1 Nominale votazione annullata   Annu.
2 Nominale votazione annullata   Annu.
3 Nominale Moz. Nappi e a. 1-618 nf - 1 p. rif 416 415 1 208 412 3 92 Appr.
4 Nominale Moz. Nappi e a. 1-618 nf - 2 p. 417 415 2 208 379 36 92 Appr.
5 Nominale Moz. Gemmato e a. 1-645 rif. - 1 p. 416 415 1 208 413 2 92 Appr.
6 Nominale Moz. Gemmato e a. 1-645 - 2 p. 413 412 1 207 43 369 92 Resp.
7 Nominale Moz. Sapia e a. 1-654 - 1 p. rif. 417 414 3 208 413 1 91 Appr.
8 Nominale Moz. Sapia e a. 1-654 - 2 p. 418 415 3 208 56 359 91 Resp.
9 Nominale Moz. Sapia e a. 1-654 - 3 p. 415 414 1 208 49 365 91 Resp.
10 Nominale Moz. Lapia e a. 1-427 n.f. rif. 418 418 0 210 417 1 89 Appr.
11 Nominale Moz. Bellucci e a. 1-670 rif. 414 413 1 207 411 2 89 Appr.
12 Nominale Moz. Molinari e a. 1-639 n.f. rif. 330 328 2 165 312 16 96 Appr.
13 Nominale Moz. Lollobrigida e a. 1-644 rif 1p 335 332 3 167 315 17 95 Appr.

F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M = Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui é mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi é premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.

INDICE ELENCO N. 2 DI 3 (VOTAZIONI DAL N. 14 AL N. 26)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
14 Nominale Moz. Lollobrigida e a. 1-644 2 p. 332 330 2 166 25 305 95 Resp.
15 Nominale Moz. Lollobrigida e a. 1-644 3 p. 329 326 3 164 23 303 95 Resp.
16 Nominale Moz. Siragusa e a. 1-653 - 1 p. 330 327 3 164 323 4 95 Appr.
17 Nominale Moz. Siragusa e a. 1-653 - 2 p. 325 306 19 154 25 281 95 Resp.
18 Nominale Moz. Siragusa e a. 1-653 - 3 p. 327 303 24 152 20 283 95 Resp.
19 Nominale Moz. Siragusa e a. 1-653 - 4 p. 328 304 24 153 20 284 95 Resp.
20 Nominale Moz. Corda e a. 1-666 - 1 p. 329 326 3 164 20 306 95 Resp.
21 Nominale Moz. Corda e a. 1-666 - 2 p. 325 324 1 163 295 29 95 Appr.
22 Nominale Moz. Corda e a. 1-666 - 3 p. 325 322 3 162 20 302 95 Resp.
23 Nominale Moz. Corda e a. 1-666 - 4 p. 329 326 3 164 20 306 95 Resp.
24 Nominale Moz. Corda e a. 1-666 - 5 p. 322 318 4 160 15 303 95 Resp.
25 Nominale Moz. Corda e a. 1-666 - 6 p. 324 321 3 161 17 304 95 Resp.
26 Nominale Moz. Corda e a. 1-666 - 7 p. 317 316 1 159 291 25 95 Appr.


INDICE ELENCO N. 3 DI 3 (VOTAZIONI DAL N. 27 AL N. 30)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
27 Nominale Moz. Corda e a. 1-666 - 8 p. 321 311 10 156 21 290 95 Resp.
28 Nominale Moz. Corda e a. 1-666 - 9 p. 330 326 4 164 40 286 95 Resp.
29 Nominale Moz. Corda e a. 1-666 - 10 p. 325 324 1 163 312 12 95 Appr.
30 Nominale Moz. Corda e a. 1-666 - 11 p. 323 322 1 162 300 22 95 Appr.