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Resoconto dell'Assemblea

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XVIII LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 707 di martedì 14 giugno 2022

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ANDREA MANDELLI

La seduta comincia alle 9,40.

PRESIDENTE. La seduta è aperta.

Invito la deputata segretaria a dare lettura del processo verbale della seduta precedente.

FEDERICA DAGA, Segretaria, legge il processo verbale della seduta del 31 maggio 2022.

PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.

(È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati in missione a decorrere dalla seduta odierna sono complessivamente 108, come risulta dall'elenco consultabile presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto stenografico della seduta odierna (Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna).

Svolgimento di un'interpellanza e di interrogazioni.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di un' interpellanza e di interrogazioni.

(Iniziative per lo scorrimento delle graduatorie dei concorsi per direttori e cancellieri esperti, nel quadro degli interventi per fronteggiare la carenza di organico degli uffici giudiziari – n. 3-02870)

PRESIDENTE. Passiamo alla prima interrogazione all'ordine del giorno Dori n. 3-02870 (Vedi l'allegato A).

La sottosegretaria di Stato alla Presidenza del Consiglio dei Ministri, Dalila Nesci, ha facoltà di rispondere.

DALILA NESCI, Sottosegretaria di Stato alla Presidenza del Consiglio dei Ministri. Grazie, Presidente. Con l'atto di sindacato ispettivo innanzi indicato l'interrogante domanda alla Ministra della Giustizia quali iniziative intenda porre in essere per consentire un efficiente funzionamento dell'amministrazione della giustizia mediante lo scorrimento delle graduatorie approvate e ancora aperte per direttori e cancellieri esperti, da attuarsi anche attraverso il nuovo Piano integrato di attività e organizzazione entro il 30 aprile 2022, segnalando altresì che con decreto del 29 marzo 2022 il Presidente del Consiglio dei Ministri, di concerto con il Ministro dell'Economia e delle finanze, ha autorizzato l'avvio di una serie di procedure di reclutamento e di assunzione a tempo indeterminato di personale con varie qualifiche e che, nell'ambito del Ministero della Giustizia, sono state autorizzate procedure di reclutamento e l'assunzione di risorse da assegnare al Dipartimento per la giustizia minorile e di comunità e all'Ufficio centrale archivi notarili.

Al riguardo deve essere innanzitutto posto in risalto che al concorso distrettuale per 2.700 unità di cancellieri esperti, bando dell'11 dicembre 2020, con l'ultima graduatoria approvata nel mese di settembre dell'anno 2021 sono stati selezionati 3.224 idonei, di cui 2.472 vincitori. Nel corso del mese di ottobre dell'anno 2021 si è conclusa la procedura di assunzione dei vincitori; si è altresì provveduto a effettuare un primo scorrimento delle graduatorie capienti, al fine di coprire le vacanze determinatesi in seguito alle rinunce alla sottoscrizione del contratto di lavoro. Allo stato, al netto delle rinunce e delle mancate prese di possesso, sono state immesse in servizio 2.382 unità. Per quanto concerne il concorso distrettuale per 400 unità nel profilo di direttore, bando del 17 novembre 2020, con l'ultima graduatoria approvata nel mese di aprile dell'anno 2021 sono stati selezionati 777 idonei, di cui 400 vincitori.

Nel corso del mese di ottobre dell'anno 2021 si è conclusa la procedura di assunzione dei vincitori; si è altresì provveduto ad effettuare un primo scorrimento delle graduatorie capienti, al fine di coprire le vacanze determinatesi in seguito alle rinunce alla sottoscrizione del contratto di lavoro. Allo stato, al netto delle rinunce e delle mancate prese di possesso, sono state immesse in servizio 390 unità. Con nota formale inoltrata al Dipartimento della funzione pubblica che anticipa la programmazione triennale dei fabbisogni 2022-2024, di identico contenuto, si è provveduto a richiedere di procedere, per l'anno in corso, all'assunzione di tutti gli idonei non vincitori presenti ancora nelle succitate graduatorie, 345 idonei per il concorso di direttore e 686 idonei per il concorso di cancelliere esperto, a fronte di una pari scopertura nel profilo di direttore, nonché a parziale copertura delle vacanze nel profilo di cancelliere esperto, pari a 1.047 unità.

Deve essere poi ricordato che questo Dicastero, in forza della disposizione normativa di cui all'articolo 255 del decreto-legge 19 maggio 2020, n. 34, convertito con modificazioni dalla legge 17 luglio 2020, n. 77, ha bandito con decreto del 15 settembre 2020 un concorso pubblico a mille posti di personale amministrativo non dirigenziale di area II, fascia economica F1, al fine di dare attuazione a un programma di misure straordinarie per la celere definizione e per il contenimento della durata dei procedimenti giudiziari pendenti, nonché per assicurare l'avvio della digitalizzazione del processo penale. Siffatta procedura concorsuale si è svolta secondo regole fortemente innovative per le modalità di reclutamento e per essere la stessa espressamente riservata a chi aveva già svolto in maniera positiva attività di formazione e tirocinio nell'amministrazione della giustizia. Per le iniziali mille unità (formalizzate in 950 assunzioni) di cui al bando di concorso era prevista l'assunzione a tempo determinato mediante contratto con scadenza a 24 mesi.

Successivamente sono stati stanziati ulteriori fondi con la legge di bilancio per l'anno finanziario 2021, che all'articolo 1, comma 925, recita: al fine di dare attuazione a un programma di interventi, temporaneo ed eccezionale, finalizzato ad eliminare, anche mediante l'uso di strumenti telematici, l'arretrato relativo ai procedimenti di esecuzione delle sentenze penali di condanna, nonché di assicurare la piena efficacia dell'attività di prevenzione e di repressione dei reati, il Ministero della Giustizia è autorizzato ad assumere, con contratto di lavoro a tempo determinato di durata non superiore a 12 mesi, un contingente complessivo di 1.080 unità di personale amministrativo non dirigenziale di area II, posizione economica F1. Sono state così programmate le assunzioni di 1.080 unità di personale non dirigenziale di area II, ripartite in 530 unità per l'anno 2021 e in 550 unità per l'anno 2022.

Il percorso dettato dal legislatore ha visto la sua concreta attuazione con quelle che, ad oggi, si contano in complessive 1.558 assunzioni, definite attraverso consecutivi scorrimenti di graduatoria. Questo Dicastero si sta adoperando nelle giuste sedi per far sì che non venga vanificato lo sforzo profuso e che l'amministrazione della giustizia possa garantirsi l'apporto continuo e duraturo che queste risorse stanno già fornendo agli uffici giudiziari, di guisa da rendere sempre più efficiente e funzionale il sistema giustizia nel suo complesso.

Passando poi all'amministrazione degli archivi notarili, va rilevato che la dotazione di personale dell'amministrazione degli archivi notarili ha subito nel tempo una progressiva contrazione in forza di numerosi interventi normativi, passando da 956 unità ai sensi della legge n. 321 del 1991 a 520 unità in forza del DPCM del 15 giugno 2015, con scopertura attuale pari al 33 per cento. La direzione generale dell'Ufficio centrale degli archivi notarili ha elaborato, d'intesa con l'Ufficio di gabinetto e il Dipartimento per gli affari di giustizia del Ministero della Giustizia, una bozza di articolato e una relazione tecnica recante la proposta di aumento della dotazione organica dell'amministrazione degli archivi notarili di 30 unità in terza area e di 90 unità in seconda area, così portando la pianta organica da 520 a 640 unità.

La necessità di adeguare la dotazione organica dell'amministrazione degli archivi notarili è stata posta al centro anche dell'iniziativa del tavolo tecnico sulla riforma delle normative che disciplinano l'esercizio della professione notarile e l'organizzazione dell'amministrazione degli archivi notarili, costituito in data 29 aprile 2022 e formalmente insediatosi l'8 giugno 2022. In data 14 dicembre 2021, quindi prima, il Dipartimento della funzione pubblica ha chiesto a tutte le amministrazioni pubbliche di riformulare, tassativamente entro il 20 dicembre, le richieste di assunzioni, anche in base ai piani assunzionali già inoltrati, ai fini dell'autorizzazione alle assunzioni residue per gli anni 2019, 2020 e 2021. È stata pertanto puntualmente trasmessa la richiesta dell'amministrazione degli archivi notarili. All'esito di questa iniziativa è stato emesso il decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri del 29 marzo 2022 che, con l'autorizzazione ad assumere 56 unità di personale, fornisce una prima risposta concreta, benché parziale, a una pressante esigenza dell'amministrazione degli archivi notarili e del Ministero della Giustizia nel suo complesso.

Venendo, infine, al Dipartimento per la giustizia minorile e di comunità, deve essere ricordato che con decreto ministeriale del 19 novembre 2020, relativo alla dotazione organica del personale del comparto Funzioni centrali appartenente alle aree funzionali e ai profili professionali del Dipartimento per la giustizia minorile e di comunità, si è provveduto alla rideterminazione delle dotazioni organiche del personale del comparto Funzioni centrali appartenente alla prima, seconda e terza area funzionale. Nell'elaborazione delle nuove dotazioni organiche e nella ripartizione del contingente complessivo dei singoli profili professionali questo Dicastero ha inteso garantire la piena attuazione della riforma di cui al DPCM n. 84 del 2015 e successive disposizioni normative. Il Dipartimento per la giustizia minorile e di comunità è stato autorizzato all'assunzione del sottoelencato personale tramite cessioni di graduatoria all'esito di accordi con altre pubbliche amministrazioni: 2 unità di dirigenti II fascia Funzioni centrali (concorso SNA); 18 unità di funzionario della professionalità di servizio sociale, area III F1; 40 unità di funzionario della professionalità pedagogica, area III F1; 68 unità di funzionario amministrativo, area II F2; 45 unità di assistente amministrativo, area II F2; 25 unità di contabile, area II F2; 9 unità di assistente informatico, area II F2.

Si precisa, inoltre, che si è in attesa del DPCM autorizzativo per l'assunzione del seguente personale mediante la procedura del turnover: 2 unità di dirigente di esecuzione penale esterna; 1 unità di dirigente II fascia Funzioni centrali (concorso SNA); 45 unità di funzionario della professionalità di servizio sociale, area III F1; 7 unità di funzionario contabile, area III F1; 2 unità di funzionario linguistico, area III F1; 1 unità di funzionario statistico, area III F1; 25 unità di assistente amministrativo, area II F2; 10 unità di funzionario amministrativo, area III F1; 6 unità di assistente informatico, area II F2; 3 unità di assistente tecnico, area II F2.

Le dotazioni organiche del Dipartimento per la giustizia minorile e di comunità sono state incrementate dal decreto-legge 30 aprile 2022, n. 36 che all'articolo 17 (“Misure di potenziamento dell'esecuzione penale esterna e rideterminazione della dotazione organica dell'Amministrazione per la giustizia minorile e di comunità, nonché autorizzazione all'assunzione”) ha elevato di 11 unità la dotazione organica dei dirigenti penitenziari del ruolo di esecuzione penale esterna e di 1.092 unità il personale del comparto Funzioni centrali, di cui 895 unità dell'area III, posizione economica F1, e 197 unità dell'area II, posizione economica F2.

In data 9 marzo 2022 si è conclusa, con la pubblicazione della graduatoria definitiva, la procedura del  concorso pubblico per esami   per l'accesso alla carriera dirigenziale penitenziaria per complessivi 5 posti, a tempo indeterminato, di dirigente di istituto penale per i minorenni, di livello dirigenziale non generale.

In data 25 marzo 2022 si è conclusa, con la pubblicazione della graduatoria definitiva, la procedura del concorso pubblico per esami per l'accesso alla carriera dirigenziale penitenziaria per complessivi 18 posti, a tempo indeterminato, di dirigente del ruolo di esecuzione penale esterna, di livello dirigenziale non generale. In data 12 maggio 2022, per effetto del decreto-legge 30 aprile 2022 n. 36, è stato emesso un provvedimento di scorrimento della predetta graduatoria di ulteriori 11 unità.

I vincitori dei suddetti concorsi, nominati consiglieri penitenziari, sono tenuti a frequentare un corso di formazione della durata di 12 mesi, che avrà inizio a breve. Va poi ricordato che con l'accordo stipulato il 14 marzo 2022 tra l'Ente di supporto tecnico amministrativo regionale della Toscana (ESTAR) e il Ministero della Giustizia - Dipartimento per la giustizia minorile e di comunità - è stato stabilito l'utilizzo delle graduatorie degli idonei al concorso pubblico, per esami, per la copertura di 45 posti di assistente amministrativo, area II F2, a tempo pieno e indeterminato. In data 9 maggio 2022 si è così proceduto all'assunzione di 9 assistenti amministrativi.

PRESIDENTE. Il deputato Dori ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alla sua interrogazione.

DEVIS DORI (MISTO-EV-VE). Grazie, Presidente. Se la risposta del Governo è soddisfacente oppure no non dovremmo determinarlo noi, ma i diretti interessati, ossia le migliaia di donne e uomini che, da anni, nel comparto giustizia attendono di entrare in servizio, nonché una stabilizzazione o anche solo risposte. Nella sua risposta, la sottosegretaria ha parlato di scorrimenti di graduatorie e di procedure di selezione, ma è evidente che tutto ciò non è assolutamente sufficiente, se guardiamo la situazione oggettiva in cui versa il sistema giustizia.

La mia interrogazione del 5 aprile scorso aveva ad oggetto lo scorrimento delle graduatorie per direttori e cancellieri esperti. Il problema, però, non riguarda solo direttori e cancellieri esperti, anzi, purtroppo, è vero il contrario. Ad esempio, con un'altra mia interrogazione del 20 maggio ho posto anche il tema della stabilizzazione degli operatori giudiziari: per molti di loro già questo mese andrà in scadenza il contratto, mentre per altri entro la fine dell'anno e non sanno ancora quale sarà il loro futuro. Inoltre, come non ricordare la situazione del concorso dei funzionari giudiziari, bandito nel luglio 2019 e ancora senza esito, nonostante le procedure concorsuali siano concluse da mesi.

E poi, sull'ufficio del processo, la Ministra Cartabia, il 19 gennaio scorso, in quest'Aula, durante la relazione sull'amministrazione della giustizia, si esprimeva in questi termini: “questa grande innovazione andrà oltre l'orizzonte del PNRR ed è destinata a cambiare il volto organizzativo dei nostri uffici giudiziari”. Si trattava solo di un auspicio o ci sono concrete certezze per i funzionari dell'ufficio del processo? Qualsiasi riforma della giustizia non può che risultare totalmente inefficace, se i nostri tribunali non dispongono di sufficiente personale.

Le gravissime scoperture accomunano tutti i tribunali italiani e minano alla radice il diritto dei cittadini a veder garantiti in tempi congrui i propri diritti. Per questo motivo, da mesi sollecito il Ministero della Giustizia a intervenire per trovare soluzioni rapide, perché il sistema giudiziario è già al collasso, anche se qualcuno non vuole prenderne atto, con scoperture che, per alcune figure professionali, in alcuni tribunali, arrivano addirittura al 90 per cento.

Se il presidente del tribunale di Nocera Inferiore decide di dimettersi come forma di denuncia e di protesta, la responsabilità risiede nell'immobilismo della politica locale e nazionale sulla gravissima e nota situazione di scoperture. Se i tribunali spesso sono anche fisicamente inaccessibili è perché, ad esempio, non funzionano gli ascensori, oppure perché ci sono aule d'udienza che d'estate si trasformano in forni nei quali è impossibile lavorare. Se si intende sopprimere i tribunali, come quelli di Lipari, Ischia e dell'isola d'Elba, ci si dimentica che i tribunali non sono solo palazzi di giustizia, ma presidi di legalità e quindi devono vivere all'interno dei territori.

Si continua a rinviare l'adozione del nuovo Piano integrato di attività e organizzazione (PIAO) che ha inglobato, sostituendolo, il Piano triennale dei fabbisogni del personale amministrativo. Doveva essere adottato entro il 31 gennaio, poi entro il 30 aprile, poi entro il 30 giugno: ci saranno ulteriori rinvii? Cosa si sta attendendo? La giustizia italiana non è più sull'orlo del baratro, ma ha già messo un piede dentro. Se non fosse per il senso di responsabilità del personale amministrativo, della magistratura e degli avvocati, il sistema giustizia ora sarebbe completamente bloccato. Mi auguro, pertanto, che il PIAO possa consentire l'immediata immissione del maggior numero di personale nei nostri tribunali.

Dobbiamo valorizzare le competenze professionali acquisite, dare certezza ai lavoratori che hanno il diritto non solo di aspirare a un lavoro, ma anche, attraverso quel lavoro, di guardare con serenità al proprio futuro. Non servono, quindi, grandi ricette e non serve trovare chissà quale formula chimica per salvare il comparto giustizia. Subito scorrimenti di graduatorie, subito assunzioni dei vincitori dei concorsi, subito trasformazione dei contratti da tempo determinato a tempo indeterminato.

(Iniziative volte a raggiungere l'obiettivo della destinazione del 40 per cento delle risorse del Piano nazionale di ripresa e resilienza alle regioni del Mezzogiorno - n. 3-02948)

PRESIDENTE. La sottosegretaria di Stato alla Presidenza del Consiglio dei Ministri, Dalila Nesci, ha facoltà di rispondere all'interrogazione Varchi e Lucaselli n. 3-02948 (Vedi l'allegato A).

DALILA NESCI, Sottosegretaria di Stato alla Presidenza del Consiglio dei Ministri. Grazie, Presidente. L'interrogante si sofferma sul raggiungimento dell'obiettivo di destinare al Sud almeno il 40 per cento delle risorse del PNRR e chiede di conoscere le misure che il Ministro per il Sud e la coesione territoriale ha adottato o intende adottare per assicurarne l'effettività.

Tengo a sottolineare che il vincolo territoriale riferito alla cosiddetta quota Sud riguarda il complesso delle risorse del PNRR territorialmente allocabili.

Ebbene, dai dati forniti dalle amministrazioni ed elaborati dal Dipartimento per la coesione, emerge che la stima delle risorse destinate al Mezzogiorno ammonta a 86 miliardi, pari al 40,8 per cento, dunque un risultato in linea con l'obiettivo prefissato.

Dinanzi a questi dati oggettivi, non è corretto sostenere - come sembra fare l'interrogante - che solo 24,8 miliardi di euro costituirebbero risorse certe per il Sud. Questo ammontare corrisponde ai cosiddetti progetti già identificati, come ad esempio le grandi infrastrutture per la mobilità, ma è evidente che ad esso vanno aggiunte le risorse per il Sud, già oggetto di riparto per oltre 23,4 miliardi e parimenti dotate del requisito della certezza (tra cui, ad esempio, gli interventi sull'edilizia scolastica o quelli sugli impianti di economia circolare, già ripartiti), oltre ai fondi ad assorbimento stimati in circa 37,8 miliardi.

Quando si parla del 40 per cento si indica un obiettivo che deve essere considerato complessivamente. È dunque ben possibile, e anzi fisiologico, che possano esservi misure che vanno ben oltre il 40 per cento (è il caso delle infrastrutture per la mobilità) e misure ad assorbimento automatico che, a causa delle differenze in termini di numerosità delle imprese o dei beneficiari che popolano il territorio, restano al di sotto del 40 per cento (ricordo che la dimensione dell'economia meridionale è pari ad appena il 22 per cento del PIL nazionale).

L'interrogante cita, quali casi che si situano al di sotto della soglia, quelli del Ministero dello Sviluppo economico e del Ministero del Turismo. In realtà, la soglia minima del 40 per cento delle risorse territorializzabili del PNRR è perseguita anche dalle amministrazioni citate.

Nelle misure per il sostegno per l'imprenditoria femminile, On-Oltre Nuove imprese a tasso zero e di sostegno alle startup innovative (Smart & Start Italia), di competenza MiSE, la soglia minima del 40 per cento delle risorse viene espressamente richiamata dai decreti ministeriali di riferimento; per l'imprenditoria femminile, nel decreto direttoriale 30 marzo 2022; per le startup innovative nella circolare 4 maggio 2022, n. 168851.

Con riferimento agli interventi della Missione 1 Componente 2 - Investimento 5.2 “Competitività e resilienza delle filiere produttive” e Missione 2 Componente 2 - Investimento 5.1 “Rinnovabili e batterie” del PNRR, attuati attraverso la misura agevolativa dei contratti di sviluppo, nei decreti del Ministro dello Sviluppo economico del 13 e del 27 gennaio 2022, che hanno fornito le direttive per l'avvio delle misure, è stato richiamato il rispetto del vincolo geografico di destinazione. La medesima prescrizione è contenuta nella convenzione sottoscritta tra il Ministero dello Sviluppo economico e Invitalia per l'affidamento dell'attività di gestione degli interventi medesimi.

Così dicasi per gli interventi Missione 2 Componente 2 - Investimento 5.4 “Supporto a startup e venture capital attivi nella transizione ecologica” e Missione 4 Componente 2 - Investimento 3.2 “Finanziamento startup” del PNRR, attuati attraverso il sostegno alle startup e al venture capital attivi nella transizione ecologica e digitale (decreti del Ministro dello Sviluppo economico del 3 marzo 2022 e dell'11 marzo 2022). In questo caso la prescrizione è altresì prevista negli accordi finanziari in corso di sottoscrizione tra questa amministrazione e Cassa depositi e prestiti Venture Capital SGR SpA.

Ugualmente, il decreto del Ministro dello Sviluppo economico del 24 marzo ultimo scorso, dedicato alla prima attuazione dell'Investimento 2.2 “Partenariati Horizon-Europe”, rivolto, nello specifico, a finanziare investimenti su componenti e sistemi elettronici in sinergia con l'iniziativa europea KDT, ha previsto di dedicare il 40 per cento delle risorse allocate a beneficiari operanti nel Mezzogiorno.

La distanza dalla soglia minima fissata dalla legge rispetto al vincolo normativo del 40 per cento delle risorse al Mezzogiorno è imputabile in larga misura alle misure di credito d'imposta attraverso cui si attua l'intervento Transizione 4.0. Per tale misura, il cui valore rappresenta il 74 per cento delle risorse complessive del PNRR affidate alla gestione del MiSE, dai primi 14 mesi di operatività dell'incentivo risulta che la predetta misura è caratterizzata da una distribuzione territoriale delle domande penalizzante per il Mezzogiorno. Le ragioni, come predetto, risiedono nella debolezza del tessuto imprenditoriale del Mezzogiorno rispetto al resto del Paese, fattore sul quale stiamo intensamente e specificatamente lavorando ma che nell'immediato incide inevitabilmente sull'assorbimento.

Quanto al Ministero del Turismo - amministrazione titolare di tre misure finanziate con le risorse del PNRR, per un valore complessivo pari a 2,4 miliardi di euro - fra gli interventi di competenza sono ricompresi: l'Investimento 4.1 Hub del turismo digitale (114 milioni di euro), che essendo classificato come “azione di sistema” non è territorializzabile; l'Investimento 4.2 Fondi integrati per la competitività delle imprese turistiche (1.786 milioni di euro). Tutte le sottomisure prevedono una riserva del 40 per cento al Sud. In particolare, in quella finalizzata a sostenere lo sviluppo turistico prevalentemente nelle zone economicamente più svantaggiate o situate in aree secondarie, si è stabilito che la selezione dei progetti avviene con un open call nella quale avranno un punteggio aggiuntivo - ai fini della redazione della relativa graduatoria - proprio gli investimenti proposti nelle aree del Mezzogiorno; l'Investimento 4.3 Caput Mundi. Next Generation EU per grandi eventi turistici (500 milioni di euro). Essendo questo un intervento già territorializzato non è possibile prevedere una riserva per il Sud.

Come emerge da quanto detto, la situazione è costantemente monitorata. Non solo; il Ministro Carfagna sta comunque assumendo un ruolo attivo e propulsivo al fine non solo di neutralizzare i casi negativi nella fase patologica ma soprattutto ha ottenuto, in accordo con il Ministero dell'Economia e delle finanze e la cabina di regia, che il Dipartimento potesse intraprendere anche un'attività di monitoraggio ex ante delle misure.

Con il supporto del predetto Dipartimento, sta lavorando affinché le singole amministrazioni prevedano, oltre alla esplicitazione negli atti amministrativi della clausola di tutela della “quota Mezzogiorno”, procedure e criteri che favoriscano la partecipazione di imprese e iniziative localizzate nelle regioni meridionali, nonché idonee misure di salvaguardia delle risorse rientranti nella “quota Mezzogiorno” nei casi in cui, in prima istanza, l'adesione dei beneficiari del Mezzogiorno non si rivelasse sufficiente ai fini del pieno utilizzo di tali risorse.

La strategia si sta rivelando vincente e cito per tutti il caso dell'edilizia scolastica. Sugli asili nido erano residuati 70 milioni di euro. Si è disposta la proroga del bando per le regioni del Mezzogiorno con priorità per Sicilia, Basilicata e Molise e sono pervenute 74 ulteriori candidature, per un importo complessivo di 81,1 milioni.

PRESIDENTE. L'onorevole Lucaselli ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatta per la risposta alla sua interrogazione.

YLENJA LUCASELLI (FDI). Grazie, Presidente e grazie, sottosegretario per la risposta che ci ha dato, che però non può vederci soddisfatti nel merito. Infatti, questa interrogazione nasce dalla necessità di avere dei chiarimenti su problemi reali, che non sono evidenziati soltanto da Fratelli d'Italia, ma sono evidenziati proprio dagli uffici del Dipartimento per le politiche di coesione e sono risultati evidenti anche a seguito della relazione e dello studio fatto dalla Svimez.

Vede, sottosegretario, che i fondi destinati alla “quota Sud” siano 86 miliardi (con la relativa ripartizione) noi lo sappiamo bene, ma il merito dell'interrogazione di Fratelli d'Italia non è questo; il merito di quello che noi chiediamo è sapere come si possano superare i problemi che ci sono, che sono dichiarati e che sono sotto gli occhi di tutti.

È chiaro e assolutamente incontrovertibile il fatto che gli enti decentrati siano già stati fiaccati da anni di mancato turnover, da assenza di vincoli di destinazione dei fondi destinati al Mezzogiorno per i bandi con scarsa partecipazione e da un'adesione spontanea ai programmi di incentivo spesso molto, molto deludente. Quindi, il tema oggi è capire se quel 40 per cento dei fondi del Piano nazionale di ripresa e resilienza destinati al Sud sia un risultato acquisito o meno, cioè se quei fondi fino alla fine riusciranno a essere messi a terra.

Ecco, noi siamo effettivamente preoccupati, perché il Mezzogiorno ha problemi atavici. Quando lei fa riferimento ai 14,6 miliardi, che sono le risorse per oltre la metà dei 24,8 miliardi a cui faceva riferimento prima, dobbiamo dire che in buona parte questi soldi provengono già dal bilancio dello Stato e non sono soldi che arrivano dal PNRR. Erano stati già messi a bilancio, erano stati già messi in utilizzo dagli enti e, quindi, tutto il resto è semplicemente una risorsa potenziale, ma ancora oggi c'è una confusione tale anche nei rapporti fra enti locali e Ministero che impedisce di fatto la realizzazione di quello che dovremmo fare, che poi è la realizzazione dell'obiettivo principale del PNRR, cioè costituire al Sud un legame con il Nord Italia e dare finalmente una visione unica e strutturata alla nostra Nazione.

Come dicevo, la relazione del Dipartimento per le politiche di coesione porta all'attenzione un aspetto particolarmente critico per il conseguimento dell'obiettivo del 40 per cento. Infatti, in ben 15 su 28 procedure attive, per un valore complessivo di oltre 3 miliardi, non è stata disposta nessuna modalità di salvaguardia della “quota Mezzogiorno” sulle risorse non assegnate per carenza di domande ammissibili.

Allora, è assolutamente evidente che questo problema, nonostante sia costantemente monitorato dal Ministero, come ci ha appena detto, vada anche curato nella pratica quotidiana e nei rapporti con gli enti locali, perché, diversamente, di questo noi saremmo enormemente dispiaciuti, è una grandissima occasione per il Sud Italia e glielo dico da donna del Sud; noi abbiamo la necessità che questo costante monitoraggio diventi un'azione pratica, abbiamo la necessità che i fondi che sono destinati al Sud arrivino effettivamente al Sud, anche attraverso il supporto e l'aiuto agli enti locali che evidentemente da soli, in questo momento, non riescono a sopperire ad anni di mancato efficientamento sia da un punto di vista burocratico, sia da un punto di vista di merito e, quindi, di competenze.

Un'ultima annotazione; abbiamo parlato del programma “Resto al Sud”, lo ha citato nella sua risposta; ecco, le faccio semplicemente notare che se non fosse stato grazie all'insistenza di Fratelli d'Italia, ieri, in Commissione, sul “decreto Aiuti”, sarebbe stato dichiarato inammissibile l'unico emendamento presentato per “Resto al Sud” che è a firma di Fratelli d'Italia (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia) con il quale noi abbiamo chiesto che venissero prorogati i finanziamenti di “Resto al Sud”; siamo riusciti a reinserire questo emendamento nel “decreto Aiuti” proprio per rifinanziare una misura che, secondo le stime di Invitalia, ha già dato ottimi risultati e che il Governo e la maggioranza, invece, rischiavano di perdere, proprio per non averne compreso probabilmente il senso.

Per cui, partendo da questo e proprio perché siamo assolutamente convinti che sia fondamentale fare in modo che quelle risorse arrivino e che finalmente anche le imprese e le giovani startup nel Sud Italia possano avere un futuro, mi permetto di suggerirle di prestare attenzione anche a quello che accade all'interno del “decreto Aiuti” e a quello che accade in Commissione (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

(Iniziative di competenza volte a prevenire prolungate interruzioni nell'erogazione della corrente elettrica e ad evitare il ripetersi di criticità analoghe a quelle registratesi in provincia di Nuoro alla fine del mese di novembre 2021 – n. 3-03015)

PRESIDENTE. La sottosegretaria di Stato, Dalila Nesci, ha facoltà di rispondere all'interrogazione Deidda n. 3-03015 (Vedi l'allegato A).

DALILA NESCI, Sottosegretaria di Stato alla Presidenza del Consiglio dei Ministri. Grazie, Presidente. Con riferimento alle questioni poste dall'onorevole interrogante, relative ad iniziative volte a prevenire in futuro l'assenza di energia elettrica, si rappresenta quanto segue. Come descritto nell'interrogazione, il 29 e il 30 novembre 2021, il territorio della regione Sardegna, in particolare il Nuorese, è stato interessato da eventi meteorologici estremi che, per portata, durata e intensità, hanno determinato guasti sulla rete elettrica di trasmissione nazionale, sulla rete di distribuzione e sulla viabilità, creando disservizi e la rottura di conduttori, specie in zone impervie e difficili da raggiungere in breve tempo.

Si specifica che il bollettino della Protezione civile Arci nazionale regionale del 28 novembre segnalava ordinaria criticità idrogeologiche e nevicate di debole o modesta entità a partire dalla mezzanotte del 29, per cui la normativa di settore non prevede misure preventive di intervento. In particolare, sono state coinvolte le linee n. 472 Aritzo-Fonni, n. 471 Aritzo-Perdasdefogu, n. 638 Taloro-Fonni, n. 310 Taloro-Tuili e n. 303 Taloro-Villasor; si specifica che per ognuna di esse Terna, ovvero il gestore del sistema elettrico nazionale, ha fornito i dati circa l'orario dell'apertura del guasto. Nonostante il numero delle linee coinvolte, i guasti hanno provocato la disalimentazione della rete di trasmissione nazionale esclusivamente delle cabine primarie di Aritzo e Fonni, di proprietà del distributore locale. Le squadre operative di Terna si sono attivate immediatamente e, a causa delle condizioni estremamente avverse, il giorno 29 non è stato possibile operare gli interventi con l'ausilio dell'elicottero. Si rappresenta che le squadre del gestore della rete elettrica di trasmissione nazionale, alle ore 14,54, del giorno 29, hanno rimesso in servizio la linea n. 471, che registrava il guasto a partire dalle 6,56, rialimentata tramite la rete in alta tensione, mentre il giorno 30 alle ore 11,03, è rientrata in servizio la linea n. 472 che aveva registrato il guasto alle ore 4,53. Sempre il giorno 30 sono state concluse le attività di ripristino definitivo delle linee in alta tensione 303 e 310 che, comunque, non comportavano alcun impatto sull'alimentazione degli asset nel distributore locale. La prefettura di Nuoro rappresenta, altresì, che nei comuni di Desulo, Fonni, Gavoi, Lodine, Ollolai, Ovodda e Sorgono - mi scuso in anticipo se avrò sbagliato qualche accento - si è fatto fronte alle criticità mediante generatori di proprietà di ENEL e che tutte le istituzioni, in particolare il Comando provinciale dei Vigili del fuoco tramite 95 interventi per il ripristino della viabilità, si sono impegnate alacremente nell'affrontare la situazione.

La regione Sardegna specifica, inoltre, che a seguito della segnalazione dell'interruzione di energia elettrica da parte dei comuni coinvolti e, in particolare, quella delle 8,19 del 29 novembre da parte del comune di Desulo, ha contattato prontamente gli operatori del settore che, informando di essere già impegnati nei lavori di ripristino sulle linee ad alta e media tensione, hanno garantito la disponibilità a fornire generatori di emergenza per uso mobile. La regione rappresenta, altresì, che da quanto disposto dall'articolo 70 della legge regionale n. 9 del 2006, circa le competenze attribuite ai comuni in materia di protezione civile, in combinato con ulteriori norme sia generali sia di settore nazionali e regionali, si evince la preminente importanza della pianificazione comunale di protezione civile, quale strumento fondamentale a disposizione dei sindaci per individuare le azioni da porre in essere, sia preventivamente sia per fronteggiare gli eventi in atto, e per garantire l'effettivo ed immediato impiego delle risorse necessarie al superamento delle emergenze. In tale ambito, i comuni possono valutare l'acquisto di generatori di energia elettrica da utilizzare in situazioni di emergenza, attese le disponibilità di fondi in bilancio. Per quanto concerne la situazione delle infrastrutture, con esplicito riferimento alle linee in alta tensione, il sistema alternativo in caso di guasto di un collegamento o elemento di rete risulta garantito dal criterio di sicurezza “N-1”, una contingenza prevista dagli standard internazionali di pianificazione ed esercizio della rete, contemplata anche nelle verifiche di sicurezza di cui al capitolo 10 del codice di rete, secondo cui solo a partire dall'apertura della seconda linea o di una terza sulla medesima dorsale si verificano disalimentazioni delle cabine primarie e conseguenti disagi per la popolazione. Inoltre, in base ai dati acquisiti da Terna, si specifica che negli anni la rete in alta tensione ubicata nelle zone centrali della Sardegna è stata oggetto sia di interventi manutentivi sia di rinnovo, volti proprio all'incremento del livello di resilienza della rete stessa. Con riguardo all'area del nuorese sono stati rinnovati gli asset ed è stata operata manutenzione straordinaria, oltre alle periodiche attività di monitoraggio e mantenimento, a cui si aggiunge la pianificazione di interventi di sviluppo nel territorio regionale previsti nei predisposti Piani di sviluppo della RTN. A questo ultimo proposito, si fa riferimento alla stazione elettrica di smistamento a 150 KV, Selegas, ultimata nel 2020, così come all'elettrodotto a 150 KV in cavo interrato Lula-Galtelli, autorizzato alla fine dell'anno scorso, mentre sono in corso di autorizzazione nuove stazioni elettriche a 150 KV a Tempio e Buddusò e i relativi raccordi alla rete di trasmissione. Inoltre, nella pianificazione del gestore è previsto l'elettrodotto a 150 KV Taloro-Goni, proprio al fine di aumentare il livello di resilienza della rete. Il Ministero della Transizione ecologica, vieppiù, in considerazione dell'aumento della frequenza di eventi meteorologici estremi come quelli descritti nell'interrogazione, ha avviato, in collaborazione con l'Autorità di regolazione di settore, ARERA, e con i principali gestori delle reti elettriche di trasmissione e di distribuzione, un percorso finalizzato all'introduzione di nuovi meccanismi e standard di resilienza che si affiancano ai tradizionali standard di qualità del servizio.

Tale percorso si è tradotto con l'indicazione, da parte del Ministero, di semplici indirizzi e azioni che i gestori delle reti devono intraprendere tramite l'elaborazione dei cosiddetti piani di resilienza che contengano gli interventi già adottati e da sviluppare per l'incremento della resistenza e robustezza della rete, con l'individuazione delle porzioni di rete o le linee oggetto degli interventi.

Infine, con riferimento alla rete di alta tensione, Terna ha presentato, con il Piano di sviluppo 2021, anche il Piano di resilienza, individuando tra le aree critiche sul territorio nazionale anche il Nord-Est della Sardegna. Al riguardo, relativamente all'aumento della resilienza della rete sarda, il Ministero della Transizione ecologica ha attivato le necessarie interlocuzioni con il gestore di rete Terna, che conferma per il 2022 la pianificazione di diverse iniziative. Fra queste, fra le altre e a completamento di quanto già fatto negli anni scorsi, si segnalano la campagna di installazione di dispositivi antirotazionali, il potenziamento di misure di protezione di stazioni e linee attraverso l'utilizzo dei sensori di rilevazione di sabotaggio o danneggiamento dei tralicci, l'installazione di dispositivi di richiusura lenta automatica e l'avvio dello sviluppo del nuovo strumento di previsione del fenomeno salino a breve termine, che ha visto nel 2021 l'installazione di un sistema di campionamento del particolato atmosferico presso la stazione elettrica di Santa Teresa. Inoltre, nel Piano di miglioramento dei sistemi di difesa per la sicurezza del sistema elettrico nazionale 2022 sono stati confermati ulteriori interventi per la stabilità e sicurezza del sistema, tra i quali l'installazione di protezioni differenziali di linea entro il 2025 su sei linee sarde, al fine di migliorare la selettività di intervento dei sistemi protettivi. Obiettivo degli interventi sopradescritti è, da un lato, migliorare la magliatura della RTN e, dall'altro, aumentare il livello di resilienza del sistema elettrico, al fine di rendere la rete di trasmissione robusta ed in grado di resistere o prevenire, negli scenari futuri, le sollecitazioni di diversa natura o tipologia. Si specifica, in ultimo, che tale impostazione degli interventi su tutta la rete nazionale è concordata con questo Ministero e sviluppata secondo una metodologia verificata positivamente da ARERA ed ha consentito negli anni di avviare un percorso di miglioramento della robustezza della rete di trasmissione nazionale, aumentando la capacità della stessa di resistere a sollecitazioni esterne e diminuendo il rischio di disalimentazione.

PRESIDENTE, L'onorevole Deidda ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alla sua interrogazione.

SALVATORE DEIDDA (FDI). Grazie, Presidente. Sottosegretario, la ringrazio. Sono parzialmente soddisfatto ma, ovviamente, non per sue mancanze; anzi, lei ha fornito una risposta abbastanza corposa e precisa e ha sbagliato solo la pronuncia di un nome, Sorgono, che poi è anche il paese di origine di un collaboratore parlamentare, ma per il resto ha fatto benissimo.

Questa interrogazione nasceva nella speranza di far capire, non tanto a lei ma alle varie istituzioni, che anche in Sardegna possono capitare forti nevicate. Infatti, anche se in qualcuno ha destato sorpresa quella nevicata così forte e il fatto che, come ha detto lei, pur essendo previsto un evento ordinario invece se ne è verificato uno straordinario, non è la prima volta che in Sardegna ci sia una nevicata. Forse se ne è persa la memoria e tutti abbiamo sbagliato a perdere la memoria di quanto accadeva in passato - io vengo appunto da quelle comunità - ma negli anni scorsi c'erano state forti e anche numerose nevicate. La nevicata non deve essere considerata un evento eccezionale, che blocca un paese per 30 ore senza energia elettrica e con i mezzi che non vi possono arrivare perché c'è troppa difficoltà. Oggi, grazie a Dio - viviamo in un'epoca moderna - ci sono gli spazzaneve e ci dovrebbe essere sempre il sale. Per combattere lo spopolamento di queste comunità, le istituzioni, il Governo, le regioni e anche i comuni si devono adoperare; ognuno ha la propria responsabilità e si dovrebbe garantire tutto questo. In Sardegna è impossibile avere la Protezione civile che c'è nel resto d'Italia, nel senso che qui la Protezione civile, quando ci sono mancanza di mezzi o più eventi, ha la colonna mobile che da varie regioni si sposta. Lì non può intervenire, l'elicottero non può intervenire. Quindi, abbiamo chiesto e proponiamo - io la ringrazio per tutti i dati che ha fornito, anche da parte del gestore -che ci sia comunque un impegno, per esempio, a dare le risorse ai comuni per dotarsi di quegli strumenti per affrontare blackout prolungati. Abbiamo proposto dei generatori di emergenza per uso mobile - anche perché ci sono le risorse - e abbiamo chiesto comunque di facilitare, con i vari crediti di imposta e con tutti gli strumenti possibili il reperimento, con dei bandi ministeriali, per le province o per i comuni stessi di queste strumentazioni. Dobbiamo dotare ogni paese montano, ogni comune montano di tutti gli strumenti per essere autonomi in caso di emergenza.

Non la faccio lunga. La ringrazio - ripeto - per tutti i dati che ha elencato. Ricordo sempre che queste interrogazioni sono in senso costruttivo, nel senso che noi vogliamo sensibilizzare a investire nella montagna e dotare tutti i comuni montani, anche quelli più periferici, di tutte le strumentazioni. So che c'è poca gente, che ci abita a poca gente e molto spesso, quando si parla di bandi e investimenti, si dice che lì non possiamo investire perché c'è poca gente, c'è poco ritorno; soprattutto, è un discorso che le grandi compagnie fanno in maniera troppo assidua. Io spero che lei - con cui anche in altre occasioni c'è stata una buona collaborazione - continui ad ascoltare questi suggerimenti che, come Fratelli d'Italia, proponiamo per dare un futuro anche ai comuni montani e per fare in modo che non succeda più che, quando c'è una forte nevicata, ci sia un blackout di 30 ore e le strade siano interrotte (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

(Elementi e iniziative in relazione al trattamento dell'atrofia muscolare spinale mediante la somministrazione del medicinale Zolgensma – n. 2-01108, n. 3-03012 e n. 3-03013)

PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza Bellucci n. 2-01108 e alle interrogazioni Lacarra e Ubaldo Pagano n. 3-03012 e Ubaldo Pagano n. 3-03013 (Vedi l'allegato A). L'interpellanza e le interrogazioni, vertendo sullo stesso argomento, verranno svolte congiuntamente.

Chiedo alla deputata Bellucci se intenda illustrare la sua interpellanza.

MARIA TERESA BELLUCCI (FDI). Grazie, Presidente, Abbiamo sentito il bisogno e l'urgenza di porre all'attenzione del Ministero della Salute il diritto alle cure di quei piccoli che sono affetti da atrofia muscolare spinale di tipo 1. È una malattia estremamente aggressiva, tra le più aggressive per quanto riguarda le malattie genetiche che affliggono l'apparato neuromuscolare. Questi bambini hanno una diagnosi o, comunque, una comparsa dei sintomi subito dopo la nascita. È una patologia che colpisce e compromette l'assetto della respirazione e della deglutizione. Questi bimbi, se non ricevono un trattamento adeguato, hanno una speranza di vita estremamente esigua: nel 90 per cento dei casi, non riescono a raggiungere i 20 mesi.

Rispetto a questa patologia, c'è un farmaco particolarmente costoso che è stato individuato. Il farmaco si chiama Zolgensma e ha la possibilità di intervenire correggendo il DNA e, quindi, permettendo a quei piccoli di recuperare tappe di sviluppo ed evolutive quasi uguali a quei bambini che invece non sono affetti dalla SMA.

Qual è la questione che poniamo all'attenzione del sottosegretario? Riguarda una determina che è stata emanata dall'Aifa, successivamente, in realtà, ad una pronuncia della Commissione europea del maggio del 2020. Iniziamo da questo: che cosa diceva la Commissione europea? La Commissione europea apriva alla possibilità di assumere Zolgensma per i bambini fino ai 21 chili di peso e si è visto che i 21 chili di peso vengono raggiunti certamente almeno a 5 anni di età, ma si possono raggiungere anche a 8 anni di età. Adesso arriviamo alla determina dell'Aifa.

La determina dell'Aifa invece indica che Zolgensma è utilizzabile soltanto fino a 6 mesi e qui nasce il problema. Infatti, se la Commissione europea fa arrivare l'assunzione di questo farmaco fino anche a 8 anni, mentre l'Italia, con la determina dell'Aifa, riconosce solo fino ai 6 mesi la possibilità di offrire questo farmaco a carico del Sistema sanitario nazionale e, quindi, gratuitamente per quelle famiglie e quei piccoli, vi è una questione che attacca proprio il diritto alle cure di questi piccoli e quindi di queste famiglie. Allora, noi abbiamo voluto porre l'attenzione su questo tema perché lo riteniamo prioritario: si tratta di difendere la salute dei più piccoli e di poter garantire a questi piccoli una migliore condizione di vita, alleviando le estreme sofferenze che vengono cagionate dalla SMA. Quindi, chiediamo e interroghiamo il Ministero su come intenda intervenire per ampliare i criteri di somministrazione e per proporre uno screening nazionale - sappiamo che ci sono degli screening che vengono fatti in via sperimentale in alcune regioni, che hanno dato anche un buon esito -; sarebbe necessario garantire uno screening su tutta la nostra penisola e anche ovviamente sulle isole, in maniera tale da poter far sì che ci sia una diagnosi precoce e, successivamente a questa, anche un'applicazione di quello strumento di cura e di trattamento che nasce attraverso l'assunzione di questo farmaco. Ovviamente riteniamo che la diagnosi sia prioritaria, proprio perché c'è comunque un tempo massimo che garantisce la possibilità di avere i migliori margini di recupero. Se questo tempo non viene utilizzato in maniera puntuale e doviziosa, evidentemente quei piccoli, non soltanto manifesteranno delle patologie particolarmente gravi, ma oltretutto verrà minata la loro possibilità di sopravvivere a questa malattia. Sappiamo che il Ministero è molto sensibile, conosciamo anche la sensibilità del sottosegretario e quindi ascoltiamo attentamente la risposta (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per la Salute, Andrea Costa, ha facoltà di rispondere.

ANDREA COSTA, Sottosegretario di Stato per la Salute. Grazie, Presidente. Nel merito della questione delineata nell'interpellanza in esame, concernente l'introduzione di programmi nazionali di screening neonatale per la diagnosi tempestiva, desidero segnalare che la modifica dell'allegato 1 “Prevenzione collettiva e sanità pubblica” al DPCM 12 gennaio 2017, a seguito dei lavori dell'apposito gruppo istituito presso questo Ministero, è all'attenzione della Commissione per l'aggiornamento dei LEA e la promozione dell'appropriatezza nel Servizio sanitario nazionale e potrà costituire parte integrante del previsto prossimo aggiornamento complessivo dei livelli essenziali di assistenza. Le problematiche relative al farmaco Zolgensma sono state oggetto di risposta per altri atti di sindacato ispettivo parlamentare, in considerazione del particolare rilievo e dell'importanza della tematica. La specialità medicinale Zolgensma è stata approvata con autorizzazione condizionata, con procedura centralizzata europea, dalla Commissione Europea con la decisione C(2020)3362 del 18 maggio 2020 e inserita nel Registro comunitario dei medicinali con il numero EU/1/20/1443. La specialità in questione ha ricevuto la designazione di “farmaco orfano per il trattamento dell'atrofia muscolare spinale prossimale”. A seguito dell'istanza, presentata dall'azienda farmaceutica Novartis, di classificazione in regime di rimborsabilità a carico del Servizio sanitario nazionale e a seguito del parere della Commissione tecnico-scientifica, l'Aifa ha disposto, con la determinazione n. 126266 del 12 novembre 2020, pubblicata nella Gazzetta Ufficiale n. 286 del 17 novembre 2020, l'inserimento del medicinale Zolgensma nell'elenco dei medicinali erogabili a totale carico del Servizio sanitario nazionale, ai sensi della legge 23 dicembre 1996, n. 648, per il trattamento entro i primi sei mesi di vita dei pazienti con diagnosi genetica o diagnosi clinica di atrofia muscolare spinale di tipo 1. Successivamente, all'esito di ulteriori approfondimenti condotti dall'Aifa e dei pareri espressi nelle varie sedute dalla Commissione tecnico-scientifica, nonché dal Comitato prezzi e rimborso, l'Aifa ha adottato la determinazione n. 277 del 10 marzo 2021, anch'essa pubblicata nella Gazzetta Ufficiale n. 62 del 13 marzo 2021, con la quale ha proceduto ad approvare la specialità medicinale Zolgensma ai fini dell'autorizzazione all'immissione in commercio e della rimborsabilità da parte del Servizio sanitario nazionale nei termini che seguono:

“Zolgensma è indicato per il trattamento dell'atrofia muscolare spinale (SMA) in pazienti con peso fino a 13,5 chilogrammi e diagnosi clinica di SMA di tipo 1 ed esordio nei primi sei mesi di vita; oppure diagnosi genetica di SMA di tipo 1 (mutazione biallelica nel gene SMN1 e fino a due copie del gene SMN2).” Alla specialità medicinale Zolgensma è stata riconosciuta altresì l'innovatività per 12 mesi, rinnovabile, e la stessa è stata inserita tra i farmaci sottoposti al registro di monitoraggio Aifa. I due criteri indicati da Aifa, che limitano l'accesso al trattamento con Zolgensma, escludendo i pazienti con SMA in fase molto avanzata di malattia, sono ampiamente supportati da evidenze scientifiche, dai dati della letteratura scientifica, dalla plausibilità biologica secondo aspetti eziopatogenesi e fisiopatologici alla base della malattia e dalla valutazione estensiva effettuata dall'Agenzia europea per i medicinali. Altri criteri di esclusione dal trattamento farmacologico a carico del Servizio sanitario nazionale, rispetto all' indicazione autorizzata da EMA, sono: la mutazione biallelica del gene SMN1 e tre copie del gene SMN2, in assenza di una diagnosi clinica di SMA di tipo 1, e il peso del bambino maggiore di 13,5 chilogrammi. Attualmente, la rimborsabilità a carico del Servizio sanitario nazionale è limitata ai casi in cui ci sia una diagnosi clinica di SMA1, con esordio dei sintomi prima dei sei mesi di vita, oppure con sola diagnosi genetica e quindi pre-sintomatici. La decisione di escludere i bambini pre-sintomatici, con mutazione biallelica nel gene SMN1 e tre copie del gene SMN2 è da ricondurre a due motivi: in primis, la presenza di tre copie del gene SMN2 determina una patologia estremamente eterogenea, con presentazione clinica di SMA di tipo 1, ma anche di SMA di tipo 2 o 3; inoltre, vi è l'assenza di dati definitivi di efficacia. A tal proposito, l'Aifa ricorda che uno studio è in corso nei pazienti pre-sintomatici con due o tre copie del gene SMN2, ma - come riportato nel riassunto delle caratteristiche del prodotto – “ (…) la durata del follow up è troppo breve per valutare lo sviluppo dei pazienti trattati rispetto alla storia naturale dei pazienti con tre copie di SMN2 che presentano una manifestazione clinica eterogenea. Pertanto, in questa popolazione di pazienti non è al momento possibile trarre conclusioni definitive sul beneficio”. La Commissione tecnico-scientifica dell'Aifa ha ribadito comunque che tale decisione potrà essere riconsiderata non appena saranno disponibili ulteriori evidenze. In merito al secondo criterio sopra indicato, l'Aifa precisa che, nei quattro studi clinici condotti, i 44 pazienti arruolati avevano, al momento dell'infusione di Zolgensma, un'età compresa tra due settimane e otto mesi ed un peso variabile tra i 3 chilogrammi e gli 8,4. Dati supplementari di pazienti fino a due anni e fino a 13,5 chilogrammi di peso sono stati resi pubblici attraverso presentazioni congressuali e provengono da raccolte non sistematiche negli Stati Uniti. L'autorità statunitense FDA ha approvato il medicinale Zolgensma nei bambini di età inferiore ai due anni e fino a 13,5 chilogrammi di peso corporeo. La limitazione dell'età è chiaramente riportata nell'indicazione, mentre il limite del peso è presente nella specifica sezione relativa alla posologia. L'EMA ha deciso di non includere nell'indicazione alcuna limitazione di età, né di peso, preferendo non stabilire a priori delle limitazioni legate alla mancanza di dati e lasciando al clinico di valutare, insieme alla famiglia, l'opportunità del trattamento con Zolgensma, sulla base delle condizioni generali, motorie e respiratorie del bambino. Nel paragrafo 4.2 del riassunto delle caratteristiche del prodotto relativo alla posologia è riportata una tabella con il dosaggio raccomandato in base ad un peso corporeo fino a 21 chilogrammi. Tuttavia, nello stesso paragrafo, viene specificato che l'esperienza nei pazienti di età pari o superiore ai due anni, o con un peso corporeo superiore ai 13,5 chilogrammi è molto limitata. La sicurezza e l'efficacia in questi pazienti non sono state stabilite. Anche la comunità scientifica internazionale ha espresso forti dubbi per motivi di sicurezza nel trattare i bambini con un maggior peso corporeo. Ad esempio, nella “Consensus europea”, pubblicata nell'agosto 2020, si raccomanda di trattare i pazienti sopra i 13,5 chilogrammi soltanto in circostanze specifiche e in un setting di sperimentazione clinica, al fine di garantire un rigoroso monitoraggio e solo dopo aver considerato attentamente le alternative terapeutiche approvate.

Gli esperti sono concordi nel dichiarare che la somministrazione di Zolgensma in pazienti di peso corporeo superiore ai 13,5 chilogrammi, di cui attualmente non c'è nessuna esperienza, potrebbe essere associata a rischi aggiuntivi a causa dell'elevata quantità di vettore virale che è necessario infondere.

Poiché la dose di Zolgensma è proporzionale al peso corporeo del paziente, il trattamento dei pazienti più pesanti implica anche una dose totale significativamente più alta rispetto a quella utilizzata negli studi clinici, il cui impatto, soprattutto in termini di sicurezza, non è noto.

Poiché c'è un rischio di grave epatotossicità con l'aumentare del peso dei pazienti trattati, per motivi di sicurezza è stato deciso di escludere i bambini di peso superiore ai 13,5 chilogrammi.

Nelle more della piena attuazione del registro di monitoraggio, onde garantire la disponibilità del trattamento dei pazienti, le prescrizioni dovranno essere effettuate in accordo ai criteri di eleggibilità e appropriatezza prescrittiva riportati nella documentazione consultabile sul portale istituzionale dell'Aifa.

L'accordo con l'azienda farmaceutica Novartis ha incluso l'impegno della stessa società a mettere a disposizione il farmaco, a titolo gratuito, all'interno di studi clinici per i bambini con un peso compreso tra i 13,5 e i 21 chilogrammi, allo scopo di acquisire su questi pazienti, in un setting controllato, dati ulteriori di efficacia e sicurezza.

In relazione ai quesiti posti, l'Aifa ha precisato che il sistema sanitario statunitense differisce da quello europeo, e nello specifico da quello italiano, in quanto il sistema regolatorio dei farmaci nazionale è strettamente legato alle decisioni dell'Agenzia europea per i medicinali EMA, garantendo l'accesso ai farmaci a tutti i cittadini quando i dati tecnico-scientifici disponibili dimostrino che la somministrazione degli stessi sia necessaria, appropriata e sicura.

Pertanto il medicinale Zolgensma viene rimborsato dal Servizio sanitario nazionale per le indicazioni sopra illustrate.

Concludo, comunque, rassicurando che l'Aifa ha comunicato che, su iniziativa dell'azienda farmaceutica titolare dell'autorizzazione all'immissione in commercio del prodotto Zolgensma, la commissione tecnico-scientifica è pronta a considerare una modifica delle condizioni di accesso e di rimborsabilità del medicinale, laddove nuove evidenze scientifiche dovessero essere sottoposte all'attenzione della commissione stessa.

PRESIDENTE. L'onorevole Bellucci ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatta per la risposta alla sua interpellanza.

MARIA TERESA BELLUCCI (FDI). Grazie, Presidente. Mi dichiaro parzialmente soddisfatta ed entro nel merito. Noi abbiamo presentato questa interpellanza a febbraio del 2021 proprio perché venivamo sollecitati anche dalle associazioni di riferimento di queste famiglie. Accolgo con favore il fatto che, successivamente alla presentazione di questa nostra interpellanza, che pensiamo possa aver dato un contributo, Aifa, proprio nel mese di marzo, come ha detto lei, sottosegretario, ha inteso allargare la platea degli aventi diritto; quindi, dai 6 mesi di età come limite massimo si è arrivati invece ad includere anche la questione della limitazione o dell'accesso in base al peso, e quindi in base a quello che lei ha riferito, cioè ai 13,5 chilogrammi.

In ragione di questo sono certamente in parte soddisfatta, perché c'è stata una messa in discussione della determina che l'Aifa ha emanato precedentemente, c'è stato un aumento della platea dei beneficiari, e quindi c'è stata la constatazione che evidentemente in Italia si stava proponendo un limite preclusivo non capace di riconoscere il reale diritto alle cure di questi bambini. Anche perché, sottosegretario, lei sa benissimo che nessuna altra Nazione a livello europeo ha posto delle limitazioni come quelle italiane. Abbiamo Stati come la Germania, la Francia, il Portogallo e anche la Grecia che hanno recepito l'indicazione della Commissione europea e hanno aperto la somministrazione fino ai 21 chilogrammi. Penso, immagino, spero che queste Nazioni lo abbiano fatto anche alla luce delle evidenze scientifiche che ci sono e anche consapevoli della necessità di proseguire un monitoraggio e quindi la verifica dell'effettiva efficacia.

Lei, in effetti, sottolinea come l'Aifa stessa sostenga che non ci siano oggi sufficienti evidenze scientifiche certificabili che possano, da una parte, confutare un diniego nell'accesso fino ai 21 chilogrammi, dall'altra, neanche garantire che l'accesso fino a 21 chilogrammi non minacci la salute. Questa assenza di dati, quindi, apre alla necessità di dover certamente proseguire, ma in modo assolutamente tempestivo, le sperimentazioni in atto, per far sì che si abbiano tutti gli elementi per comprendere fino a che punto il farmaco Zolgensma possa essere somministrato, e quindi garantire una migliore qualità della vita e la correzione di questo tratto del DNA che produce manifestazioni così gravi e dolenti.

In ragione di questo siamo, quindi, soddisfatti di aver raccolto l'interesse da parte del Ministero, nello svolgimento di quello che è il nostro dovere, ossia sollevare questioni gravi e da attenzionare. Auspichiamo evidentemente che il Ministero continui a monitorare lo stato della ricerca in tale materia, continui a monitorare le pronunce da parte dell'Aifa, per poter garantire a questi bambini e ai loro genitori i massimi diritti possibili in termini di accesso alle cure e poi di migliore qualità della vita.

Quindi, la ringrazio. Noi saremo al fianco per poter monitorare e sostenere il Ministero della Salute in tal senso (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. L'onorevole Ubaldo Pagano ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alle sue interrogazioni.

UBALDO PAGANO (PD). Grazie, Presidente. Ringrazio, per il suo tramite, il sottosegretario per la risposta data, sebbene io non sia per nulla soddisfatto, anche perché mi pare di capire che, rispetto alla risposta data precedentemente ad un'altra interrogazione di un collega in quest'Aula, nulla sia cambiato; questo è un segno evidente che l'attenzione che noi riteniamo si debba mettere su una questione così centrale, che peraltro afferisce la sopravvivenza di esseri umani, evidentemente non risiede in cima ai desiderata e al lavoro costante che invece dovrebbe esserci all'interno del Ministero della Salute.

Sottosegretario, nel sostanziare la carenza di dati sperimentali su larga scala, voi avete riportato uno studio di agosto 2020. Ora siamo a giugno 2022 e mi consta abbastanza direttamente che nel frattempo siano stati raggiunti numeri e livelli di somministrazione, anche su base sperimentale, per classi di età e di peso differenti rispetto a quelle che lei ha giustamente ricordato, con ipotesi che si sono rivelate molto positive dal punto di vista della reazione sui soggetti che hanno ricevuto la somministrazione.

Quindi, è chiaro che, da questo punto di vista, il tempo sia piuttosto maturo per fare in modo che invece si proceda presto a rivedere quella decisione che limita la somministrazione fino a 13 chilogrammi di peso o 6 mesi di età. Anche perché, giusto per chiarirlo, riportando quanto detto dall'organismo regolatore a livello europeo del farmaco, come peraltro scrivo nella mia interrogazione, nel marzo del 2020 l'EMA ha già dato parere positivo alla terapia, raccomandandone l'immissione in commercio per il trattamento di alcuni tipi di pazienti affetti da atrofia muscolare spinale fino a 21 chilogrammi di peso. Sulla base di questo parere altri Paesi europei, che non mi paiono la patria dell'oscurantismo o dell'antiscientificità, come ad esempio la Germania, hanno autorizzato la somministrazione fino a 21 chilogrammi; così anche Francia, Portogallo e Grecia. Ma ho citato la Germania perché solitamente si tende a fare comparazioni con una delle Nazioni in Europa che più investe anche in ricerca scientifica e in ricerca sanitaria.

Lo aggiungo solo perché ho ascoltato il rilievo che è stato dato anche all'impegno da parte della casa farmaceutica che produce il farmaco a metterlo a disposizione anche per soggetti che pesano più di 13 chilogrammi. Penso che questo attestato di collaborazione da parte della casa farmaceutica, forse, risieda anche nel fatto che, da quando è entrato in commercio e, quindi, da quando il farmaco in questione, Zolgensma, ha cominciato ad essere somministrato, l'azienda, stando ai dati di Altroconsumo, dovrebbe aver avuto già ricavi per 2,26 miliardi di dollari, a fronte invece di un investimento in ricerca, prima della produzione, di circa 585 milioni di dollari. Quindi, per ogni euro speso, l'azienda ne ha già incassati ben 4, stando a questi dati.

Mi auguro che, da questo punto di vista, senza voler fare una guerra alla libera intrapresa, ma almeno, trattandosi di vite umane, ci possa essere anche una ponderazione di questioni, soprattutto alla luce del fatto che - e lo sottolineo, anche perché c'è sempre tempo per potersi correggere - lo screening neonatale, che sarebbe l'unico strumento attraverso cui si potrebbe prevenire e quindi avere certezza entro i 6 mesi di vita della possibile insorgenza di malattie di questa natura, attualmente non è un livello essenziale di assistenza garantito su tutto il territorio nazionale. Ci sono delle regioni che lo hanno reso obbligatorio, ci sono delle altre regioni che, anche per ragioni di bilancio, non lo hanno reso obbligatorio. La spesa, se non ricordo male, sarebbe molto contenuta se noi lo estendessimo su tutto il territorio nazionale. Peraltro, è un'operazione talmente poco invasiva che ormai si fa attraverso una piccola punturina sul piede del nascituro nei primi giorni di vita. E vi assicuro, stando ai dati che ho potuto raccogliere negli ultimi 6 mesi nelle regioni dove era stato reso obbligatorio, che non stiamo ragionando di larghissimi numeri, ma di quelle 4, 5 vite umane che hanno potuto beneficiare della possibilità della somministrazione entro i 30 giorni di vita e che, grazie a questo, hanno anticipato l'eventuale insorgenza della malattia genica ed evidentemente rappresentano un punto irrinunciabile della civiltà e di un nuovo umanesimo, che in Italia dovremmo provare ad avere tutti quanti come stella polare (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento dell'interpellanza e delle interrogazioni all'ordine del giorno. Sospendiamo, a questo punto, la seduta, che riprenderà alle ore 12.

La seduta, sospesa alle 10,55, è ripresa alle 12.

PRESIDENTE. La seduta è ripresa.

Preavviso di votazioni elettroniche (ore 12).

PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.

Sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Lucaselli. Ne ha facoltà.

YLENJA LUCASELLI (FDI). Grazie, Presidente. A nome del gruppo di Fratelli d'Italia, rinnovo la richiesta, già fatta e ancora non evasa, di avere il Ministro Franco qui in Aula sui temi economici che ci occupano in queste ore. La BCE non ha più il whatever it takes: entro settembre cesseranno i tassi d'interesse negativo e dal quantitative easing, cioè dalla creazione di denaro per sostenere l'economia, si dovrà passare al quantitative tightening, ossia alla riduzione del denaro in circolazione. L'euro è indebolito, i tassi sui titoli pubblici sono in rialzo, c'è la caduta delle Borse e, in tutto questo, ricordiamo che il Ministro Franco, nell'ultimo Documento di economia e finanza, sosteneva che l'inflazione in aumento fosse semplicemente un fenomeno temporaneo. Certo, non sono io che vengo qui a smentire il Ministro Franco, ma soltanto a riferirvi quello che so, e quello che so è che evidentemente questa analisi e questa previsione non erano corrette.

Quindi, abbiamo, ancora oggi, la necessità di capire dove vuole andare il Ministro e cosa intende fare affinché possano essere messi in campo strumenti per evitare che i tassi sul debito italiano vadano fuori controllo. Noi non possiamo rinunciare al futuro dell'Italia, in questo momento, però, secondo l'attività del Governo, ci pare che, invece, così sia, che l'Italia sia proiettata soltanto verso un presente di poche e labili possibilità di crescere. Ma le domande sono tantissime: cosa succederà, dopo il 2023, riguardo al Patto di stabilità? Cosa dobbiamo aspettarci quando bisognerà decidere sul MES? Noi non vorremmo che, a un certo punto, il Ministro arrivasse dicendoci che l'unico modo che abbiamo per pagare gli stipendi agli italiani è entrare nel MES, perché già sappiamo che quella sarebbe la distruzione del tessuto economico italiano.

Noi ribadiamo, con forza, che il Ministro Franco - che, come diceva Shakespeare, è indubbiamente uomo d'onore - abbia la bontà di venire in Aula a riferire al Parlamento e confrontarsi nei luoghi istituzionali consoni e dovuti su temi che riguardano il futuro dell'Italia, non solo la sopravvivenza di questo Governo, ma il futuro dell'Italia, la tenuta della nostra economia e la sopravvivenza della nostra cultura.

Il Ministro Franco ha il dovere di venire in Aula, a confrontarsi con i parlamentari italiani (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Ehm. Ne ha facoltà.

YANA CHIARA EHM (MISTO-M-PP-RCSE). Grazie, Presidente. Anch'io vorrei chiedere, per il suo tramite, al Ministro Guerini di venire e di intervenire, qui, in Aula, per quanto riguarda la base militare a Coltano. Vorrei brevemente ricordare all'Aula che parliamo di 3 ettari di base militare in mezzo a un parco naturale con divieto di costruzione, vincoli paesaggistici e quant'altro; parliamo di 445 mila metri cubi di cemento armato; parliamo di 190 milioni di euro presi dal Fondo PNRR o dal Fondo sviluppo e coesione, fondi pensati non certo per costruire basi militari o per il riarmo, ma per la ripresa, per lo sviluppo e la coesione nel nostro Paese.

Ora, Presidente, sono passati tre mesi di infinite discussioni, task force costruite, dibattiti politici, tra l'altro anche ipocriti, perché parliamo di un presidente Letta che ribadisce: faremo gli insediamenti militari, sì, ma in altri luoghi, con il sindaco leghista Conti, che da una parte dice di no, ma poi conferma e insiste su Pisa, e il presidente della regione Toscana Giani che dice: guardiamo a Pontedera. Una cosa, Presidente, non è cambiata e lo hanno dimostrato le massicce manifestazioni e l'impegno continuo delle istituzioni, dei comitati e dei movimenti locali, e cioè: “no” alla base, né a Coltano, né altrove, l'unica soluzione è ritirare il DPCM.

Ho in mano un'interrogazione che ho posto al Ministro Guerini e oggi chiedo al Ministro di intervenire in Aula. Che il Ministro decida dove vuole rispondere, ma deve rispondere ai cittadini e anche ricordare che serve investire non in basi militari, non in riarmo, ma in istruzione, lavoro, sociale e ambiente.

In morte dell'onorevole Giuseppe Azzaro.

PRESIDENTE. Comunico che è deceduto l'onorevole Giuseppe Azzaro, deputato dalla IV alla X legislatura, già Vicepresidente della Camera dei deputati nella IX legislatura.

La Presidenza della Camera ha già fatto pervenire ai familiari le espressioni della più sentita partecipazione al loro dolore, che desidera ora rinnovare anche a nome dell'Assemblea.

In morte dell'onorevole Piergiorgio Bressani.

PRESIDENTE. Comunico che è deceduto l'onorevole Piergiorgio Bressani, già membro della Camera dei deputati dalla IV alla IX legislatura.

La Presidenza della Camera ha già fatto pervenire ai familiari le espressioni della più sentita partecipazione al loro dolore, che desidera ora rinnovare anche a nome dell'Assemblea.

Non essendo ancora decorso il termine di preavviso per le votazioni con procedimento elettronico, sospendo la seduta, che riprenderà alle ore 12,20.

La seduta, sospesa alle 12,05, è ripresa alle 12,20.

Seguito della discussione della proposta di legge costituzionale: S. 747-2262-2474-2478-2480-2538 - D'iniziativa dei senatori Iannone e Calandrini; Sbrollini ed altri; Biti; Augussori; Garruti ed altri; Gallone ed altri: “Modifica all'articolo 33 della Costituzione, in materia di attività sportiva” (Approvata, in un testo unificato, in prima deliberazione, dal Senato) (A.C. 3531​) e delle abbinate proposte di legge costituzionali: D'iniziativa del Consiglio regionale delle Marche; Prisco ed altri; Butti e Foti; Versace ed altri; Belotti ed altri; Gagliardi ed altri (A.C. 586​-731​-1436​-2998​-3220​-3536​).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione della proposta di legge costituzionale, già approvata, in un testo unificato, in prima deliberazione, dal Senato, n. 3531: “Modifica all'articolo 33 della Costituzione, in materia di attività sportiva” e delle abbinate proposte di legge costituzionali nn. 586-731-1436-2998-3220-3536.

Ricordo che nella seduta del 13 giugno si è conclusa la discussione sulle linee generali e il relatore e la rappresentante del Governo hanno rinunciato ad intervenire in sede di replica.

Avverto che, consistendo la proposta di legge costituzionale di un solo articolo, non si procederà alla votazione dell'articolo unico ma, dopo l'esame degli ordini del giorno, si procederà direttamente alla votazione finale, a norma dell'articolo 87, comma 5, del Regolamento.

(Esame degli ordini del giorno - A.C. 3531​ e abbinate)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli ordini del giorno presentati (Vedi l'allegato A).

Se nessuno chiede di intervenire per illustrare gli ordini del giorno, invito il rappresentate del Governo a esprimere il parere.

MARIA VALENTINA VEZZALI, Sottosegretaria di Stato alla Presidenza del Consiglio dei Ministri. Sull'ordine del giorno n. 9/3531/1 Montaruli il parere è favorevole con la seguente riformulazione: “impegna il Governo a valutare l'opportunità di rifinanziare la misura di cui in premessa, prevedendo criteri di ripartizione più equi, e a mettere in campo misure strutturali a sostegno dell'intero settore, coinvolgendo le imprese mediante tavoli nazionali permanenti di crisi”.

Sull'ordine del giorno n. 9/3531/2 Mollicone il parere è favorevole con la seguente riformulazione: “impegna il Governo a valutare l'opportunità di adottare iniziative normative volte a modificare l'articolo 15 del testo unico delle imposte sui redditi, di cui al DPR 22 dicembre 1986, n. 917, inserendo la detraibilità dei consumi di attività sportive in tutte le sue forme dall'imposta lorda nella misura di cui al citato articolo”.

PRESIDENTE. Quindi, abbiamo due pareri favorevoli con riformulazione.

Prendo atto che i presentatori accettano le riformulazioni degli ordini del giorno n. 9/3531/1 Montaruli e n. 9/3531/2 Mollicone.

È così esaurito l'esame degli ordini del giorno presentati.

(Dichiarazioni di voto finale - A.C. 3531​ e abbinate)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Forciniti. Ne ha facoltà.

FRANCESCO FORCINITI (MISTO-A). Grazie, Presidente. Oggettivamente, faccio abbastanza fatica a commentare questa proposta di legge, che si propone di inserire nella Costituzione il riconoscimento del valore educativo, sociale e di promozione del benessere psicofisico dell'attività sportiva in tutte le sue forme. A dire il vero, io non volevo neanche crederci quando ho saputo che al Senato, non più tardi di due o tre mesi fa, si stava lavorando per inserire questa modifica in Costituzione mentre, in contemporanea, quelle stesse persone, che ipocritamente inserivano la tutela dell'attività sportiva in Costituzione, negavano in maniera vile, folle e antiscientifica l'esercizio dell'attività sportiva a decine di migliaia di ragazzini minorenni nelle palestre, nelle scuole e ovunque, solo perché non vaccinate (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Alternativa). Come si fa, da una parte, a negare lo sport e a dire a questi ragazzi e a questi giovani “non puoi fare sport, ma è per la tua salute” e dall'altra, poi, pomposamente e ipocritamente, inserire questo principio generico e con nessun risvolto concreto nella Costituzione?

Qui si fa un esercizio, ormai abbastanza frequente e costante nel tempo, quello di utilizzare la Costituzione per pulirsi la coscienza delle proprie malefatte. È evidente, al di là di quello che c'è scritto nella Costituzione, che se al Governo ci stanno dei banchieri, che non hanno alcuna sensibilità sociale, alcun rispetto e alcuna sensibilità democratica, qualsiasi cosa ci sia nella Costituzione è totalmente inutile; la Costituzione viene sospesa nel momento in cui al Governo ci stanno i banchieri. Questo è davvero il colmo dell'ipocrisia, in questo momento storico, in questo periodo in cui - anche vedendo quanto uscito dalle urne non più tardi di ieri - è chiaro che il popolo italiano non si sente rappresentato da questa maggioranza, da questa classe politica e da quest'arco parlamentare totalmente ipocrita che sta reggendo il sacco ai banchieri mentre svendono questo Paese, che ha accettato di farsi commissariare e che è totalmente indistinguibile; ormai non esiste più differenza fra un partito e l'altro, al punto che un italiano su due non va a votare.

In queste condizioni, prendere la Costituzione di mira con queste modifiche, con questi interventi che sono spot elettorali, significa non riconoscere il vero problema che c'è in questo momento nel nostro Paese, che è invece un problema di tutt'altro segno: non si tratta certo di cambiare la Costituzione ma di rispettarla e di attuarla. Non ha alcun senso mettere queste generiche enunciazioni di principio nella Carta costituzionale se poi, dall'altra parte, si fa l'esatto contrario.

Noi veniamo da mesi di restrizioni folli che non avevano alcunché di scientifico, che sono state portate avanti solo per rifocillare la lobby di turno, in questo caso la lobby del farmaco, con vaccini inutili, accanimenti, terze e quarte dosi, green pass e super green pass per quei ragazzini che volevano fare sport e che, magari, si sono ritrovati anche a subire discriminazioni nei luoghi scolastici, magari hanno avuto anche ripercussioni nella loro psiche e sono finiti in depressione. Ho ricevuto un sacco di lettere da parte di genitori preoccupati e allarmati perché in questo Paese anche il diritto all'attività sportiva e al benessere psicofisico veniva costretto, veniva vietato e precluso in nome di una folle teoria del rispetto e della tutela della salute.

Oggi, però, cosa succede? Martoriamo la Costituzione e mettiamo ancora un principio inutile, generico e pomposo, che non porterà a nulla di concreto nella Costituzione, per lavarci la coscienza. Penso che voi più state lontani dalla Costituzione e meglio è, perché non possiamo certo prestarci a questo gioco totalmente propagandistico di modificare la Costituzione per pulirvi la coscienza rispetto alle vostre gravi responsabilità.

Ovviamente, noi condividiamo il principio, ci mancherebbe! È bello scrivere nella Costituzione che la Repubblica promuove e tutela l'attività sportiva e il benessere psicofisico e tutto quello che volete; è bellissimo! Tuttavia, se lo fate voi che siete i più grandi ipocriti della storia di questa Repubblica, noi non possiamo essere vostri complici.

Quindi, per questo motivo, Alternativa si asterrà rispetto a questa modifica costituzionale. L'invito che noi vi facciamo è a rispettarla la Costituzione, perché quando al Governo ci sono delle persone violente, autoritarie e che non hanno alcuna sensibilità democratica è totalmente inutile modificarla se poi non riusciamo nemmeno a rispettare i diritti fondamentali dei cittadini (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Alternativa).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Fornaro. Ne ha facoltà.

FEDERICO FORNARO (LEU). Signor Presidente, colleghe e colleghi, la proposta di legge costituzionale che è oggetto del voto di questo ramo del Parlamento è una proposta che nel merito, ovviamente, non può non essere condivisibile: il tema dello sport, il riconoscimento del suo valore educativo, sociale e di promozione del benessere psicofisico è oggettivamente parte della nostra vita quotidiana, è certamente uno dei temi che vanno incontro a una richiesta, a una sollecitazione larga che non viene soltanto dal mondo, seppure importante e ampio, dell'associazionismo.

Nel passaggio al Senato, i nostri colleghi hanno sollevato alcune questioni metodologiche che ci sentiamo di condividere; lo dico con grande onestà. Il dubbio, ovviamente, è quello di un intervento sul testo della Costituzione, su un tema come questo, in assenza di una modifica più ampia. C'è il rischio - lo dico con grande sincerità - che alla fine con interventi come questi, che nel singolo merito sono indiscutibili e comunque condivisibili, si finisca per trasformare la nostra Costituzione - mi si passi l'immagine un po' cruda - in una sorta di albero della cuccagna in cui ognuno mette il suo pezzettino, in qualche modo rinunciando quindi al valore complessivo della Carta che enuncia, su molti temi, princìpi di fondo; tra questi ovviamente c'è anche il tema dell'attività sportiva.

Per esempio, quando all'articolo 32 si valorizza e si mette al centro la questione della salute, non si può non pensare, ovviamente, al ruolo e alla funzione dello sport proprio per il benessere psicofisico e in funzione, quindi, anche della tutela della salute. Questa è un po' la ragione che ci ha lasciato perplessi e che ci lascia con dubbi e riserve che - lo ripeto - sono di tipo metodologico.

Comunque, alla fine, mettendo sulla bilancia le riserve di tipo metodologico e il merito, prevale una riflessione a favore del merito e, quindi, dell'utilità, alla fine, di inserire in Costituzione questo elemento e questa modifica.

Ovviamente, vale per questo provvedimento, come per qualsiasi altro - è scritto anche nello statuto del nostro gruppo - la libertà di voto; quando si parla di Costituzione, ovviamente, ogni singolo parlamentare può e deve riflettere in totale autonomia, indipendentemente dalla valutazione o dalla dichiarazione di voto o di espressione del gruppo.

Per queste ragioni, quindi, nell'ambito di una piena libertà di voto delle deputate e dei deputati di Liberi e Uguali, annuncio e dichiaro il voto favorevole del nostro gruppo.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Gagliardi. Ne ha facoltà.

MANUELA GAGLIARDI (CI). Presidente, onorevoli colleghi, l'attività sportiva, grazie a questa proposta di legge, finalmente entra nella nostra Carta costituzionale, divenendo un valore fondamentale del nostro ordinamento. All'articolo 33 verrà, infatti, aggiunto un nuovo ultimo comma che recita: “La Repubblica riconosce il valore educativo, sociale e di promozione del benessere psicofisico dell'attività sportiva in tutte le sue forme”.

Nel dibattito sulla scelta di quale articolo potesse accogliere la modifica della Costituzione ha prevalso, signor Presidente, l'orientamento relativo all'articolo 33, sulle alternative che riguardavano gli articoli 9 e 32 e, nonostante la proposta di legge a mia prima firma abbinata all'odierna proposta facesse riferimento all'articolo 32, sosteniamo questa modifica con ferma convinzione. Introdurre, infatti, il diritto all'attività sportiva tra i diritti costituzionalmente garantiti è, a nostro avviso, una svolta culturale senza precedenti, che assume una rilevanza importante nelle abitudini di ciascuno di noi.

Intanto, aver scelto di usare il termine “riconosce”, anziché “istituisce”, è significativo di un'esigenza che è stata recepita dal legislatore, manifestata da tanti, di avere l'opportunità di vivere l'attività sportiva come un diritto e non solo come un'opportunità o qualcosa di aleatorio e discrezionale.

Un passo importante in questo senso lo si aveva avuto nel 2015, con l'introduzione nelle scuole del diritto all'esercizio della pratica sportiva quale insopprimibile forma di svolgimento della personalità del minore o, in un momento poco precedente, per esempio, attraverso l'incentivazione dell'avviamento allo sport delle persone disabili, mediante l'uso di ausili. Quindi, per noi, Presidente, è sport per tutti e di tutti (Applausi dei deputati del gruppo Coraggio Italia) e questo è il vero obiettivo che ci dobbiamo prefiggere, che dobbiamo raggiungere. In questo senso, approfitto dell'occasione per poter fare i complimenti a tutti i tremila atleti speciali che hanno partecipato agli Special Olympics a Torino (Applausi) e ai miei ragazzi spezzini in particolare che so quanto impegno e dedizione hanno messo per raggiungere gli importanti risultati.

Le risorse stanziate negli ultimi anni per l'attività sportiva nelle scuole, quelle che arriveranno con il PNRR, devono essere un volano in più per raggiungere le finalità che questa nuova norma si pone. L'attività sportiva ha, in primis, un forte valore educativo, sia per la parte legata alla disciplina e all'impegno dei ragazzi sia per la parte legata alla cultura del benessere. Con l'attività sportiva si cresce e si vive con standard di salute migliori, dal punto di vista psicologico e fisico, e questo è quello che vorremmo che i nostri bambini acquisissero come consapevolezza culturale irrinunciabile per tutta la loro vita.

Oltre che di rilevante finalità educativa, lo sport è diventato sinonimo di salute e longevità, quale espressione di una vita sana.

La radicata concezione di sport come benessere psicofisico lo lega inscindibilmente alla tutela della salute e, come questa, deve essere tutelato con il percorso normativo in atto, soprattutto in questo momento storico in cui l'evoluzione della nostra società ha portato allo svilupparsi di attività lavorative e professionali sempre più informatizzate e sedentarie.

È necessario intervenire per divulgare i benefici dello sport e agevolare e sostenere i soggetti virtuosi che lo praticano. Occorre tenere presente, quale conseguenza diretta della modifica delle abitudini di vita e secondo quanto rilevato dall'Organizzazione mondiale della sanità, che un adulto su quattro non segue i livelli raccomandati di attività fisica e più dell'80 per cento degli adolescenti mondiali è insufficientemente attivo. Tra il 2001 e il 2016 nei Paesi ad alto reddito è aumentata di ben 5 punti la percentuale di chi non pratica sufficiente esercizio fisico. Sempre secondo l'OMS, la mancanza di attività sportiva nella vita delle persone rappresenta oggi, in questo periodo della nostra vita, il quarto fattore di rischio per la mortalità nel mondo.

Alla luce di questi dati risulta evidente come sia impellente e necessario incentivare l'attività sportiva.

La modifica della nostra Costituzione è sicuramente idonea a perseguire queste finalità, garantendo una tutela ampia dello sport, che salvaguardi tanto l'attività professionistica, quanto quella dilettantistica e quella amatoriale, con molteplici effetti diretti e immediati, tutti idonei ad agevolare la sportività nei cittadini. Basti pensare, a titolo di esempio, che la tutela costituzionale potrà portare a garantire ore di lavoro, di permesso, da dedicare all'attività sportiva a chi ha un lavoro dipendente o a poter considerare gli atleti veri e propri lavoratori a tutti gli effetti, con l'applicazione, quindi, di tutte le varie tutele e di tutti i vari diritti che alla figura del lavoratore si associano e da essa derivano, per non dire poi degli sgravi fiscali che potrebbero essere attuati e applicati a chi svolge attività fisica o a chi comunque investe risorse in questo ambito.

Non ci devono spaventare, dall'altro lato, le voci di spesa che potrebbero sorgere per perseguire questi scopi, perché al contrario le coperture economiche sono facilmente rinvenibili nel breve, ma anche nel medio periodo, nella riduzione della spesa sanitaria. In questo senso, infatti, è sufficiente leggere il Libro bianco dello sport italiano del CONI, del 2012, per rilevare come lo Stato italiano investe in sport circa 3,8 miliardi di euro. Secondo questa ripartizione, però, la maggior parte, circa il 50 per cento, rimane a carico dei comuni, che però, come sappiamo, sono gli enti che hanno meno capacità di spesa e che sono sempre più in sofferenza con i loro bilanci. A fronte di questi 3,8 miliardi spesi, il valore salvavita dettato dagli attuali livelli di pratica sportiva nel Paese, derivante dalla spesa sanitaria diretta ed indiretta, risulta di oltre 16 miliardi di euro. Quindi, per ogni euro investito in attività sportiva, lo Stato ne risparmia ben quattro in spesa sanitaria.

Dalla lettura di questi dati, emerge l'importanza della modifica odierna e dall'attività fisica come diritto costituzionalmente garantito, sia per finalità educative che di inclusione sociale - perché sappiamo quanto è importante poter dare la possibilità a tutti di partecipare ad attività che facciano sentire le persone parte di un qualcosa -, nonché di tutela della salute pubblica e per migliorare le finanze del nostro Paese e soprattutto la nostra capacità di spesa attraverso la contrazione della spesa sanitaria.

Signor Presidente, per queste ragioni, come gruppo di Coraggio Italia, votiamo convintamente a favore di questo provvedimento, perché, come dicevo all'inizio, noi crediamo nello sport per tutti e di tutti, come un diritto irrinunciabile (Applausi dei deputati del gruppo Coraggio Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Nobili. Ne ha facoltà.

LUCIANO NOBILI (IV). Grazie Presidente e grazie sottosegretario Vezzali, perché, anche grazie a lei e al suo impegno, oggi segniamo un passaggio fondamentale. Il gruppo Italia Viva, come sa, si è battuto anche in questo ramo del Parlamento perché l'iter fosse il più rapido possibile verso il percorso che ci porterà a inserire l'attività sportiva in Costituzione.

Ancora meglio, con l'intervento sull'articolo 33 della Carta diventerà onere della Repubblica assicurare che l'attività motoria sia universale e accessibile per tutti.

Dopo quattro anni di legislatura l'occasione di un passaggio così importante dà anche la possibilità di trarre un bilancio per questa legislatura, fatto più di ombre che di luci. È una legislatura, come sa, sottosegretario, nel corso della quale sullo sport abbiamo legiferato o provato a legiferare tanto, ma risolto poco: abbiamo lavorato anche scontrandoci decisamente fra le varie parti politiche, quando è stato necessario, ma non abbiamo aggredito molti nodi né sostenuto abbastanza, nonostante il lavoro del Governo Draghi, un settore che ha pagato un prezzo altissimo a causa della pandemia e che, nonostante tutto, contribuisce con oltre il 2 per cento al PIL nazionale. È un settore che aveva già grandi problemi preesistenti e ne cito due per tutti: l'assenza dell'attività sportiva nelle nostre scuole - che lei ha molto a cuore come tema, per il quale si è molto impegnata - e la seria carenza infrastrutturale e impiantistica del Paese. Sono stati quattro anni in cui abbiamo avuto la soddisfazione di vincere, grazie al prezioso lavoro del CONI e del presidente Malagò, l'assegnazione di un'Olimpiade come Milano-Cortina, dopo la ferita - me lo lasci ricordare - che ancora sanguina nella mia città per la rinuncia a Roma 2024 da parte dei signori del “no”.

Sottosegretario, pensi cosa avrebbe significato per il nostro Paese vedere Marcell Jacobs o Gianmarco Tamberi difendere i propri ori olimpici allo stadio Olimpico, dopo averci tanto inorgogliti ed emozionati in questi mesi. Sono anni in cui abbiamo avuto risultati straordinari in due giochi olimpici e paralimpici, ma anche il doloroso prolungato stop di attività sportive di base per tutti.

Continuiamo ad avere un tasso di sedentarietà fra i più alti d'Europa, una presenza dello sport nelle nostre scuole tra le più basse d'Europa e una quota di risorse del PNRR, che lei sta ben gestendo, ma che sono insufficienti. Abbiamo visto mettere in discussione l'autonomia dello sport al punto che abbiamo rischiato di presentarci alle Olimpiadi di Tokyo senza il nostro tricolore. Il suo primo atto parlamentare, appena insediata, in fretta e furia, fu quello di far approvare un decreto olimpico per impedire che quel pericolo diventasse una drammatica realtà. Sarebbe stato davvero il punto più basso della storia dello sport italiano e lei, che ha vinto tante medaglie e ha sventolato tante volte quel tricolore, lo può capire molto bene.

In questo contesto do atto al Governo, sottosegretaria Vezzali, di aver lavorato per invertire la rotta e portare lo sport in Costituzione. Può essere un fatto formale o, invece, come vorremmo, l'indicazione di una grande ambizione e di una grande occasione di riscatto e ripartenza, anche perché l'attività sportiva ha senz'altro rango di valore costituzionale, incrocia alcuni diritti e principi fondamentali e rappresenta con famiglie e scuola un'agenzia educativa e di formazione indispensabile.

È grazie alla pratica sportiva che ci si scopre al contempo diversi o uguali, che si impara la disciplina, la lealtà, lo spirito di squadra, il sacrificio e l'impegno come strumenti per raggiungere i propri obiettivi; si impara, inoltre, a riconoscere il merito e il talento. È grazie allo sport che i nostri figli imparano a vincere e, ancora più importante, imparano a perdere. È anche grazie all'attività sportiva che cresciamo in salute e si può alleviare il peso sul sistema sanitario di molte patologie.

Sottosegretario, in coerenza a ciò che voteremo oggi, l'appello è quello di utilizzare gli ultimi mesi della legislatura per continuare a lavorare sulle priorità dello sport italiano, quello di alto livello e quello di base, quello professionistico e quello per tutti. Garantiamo con i provvedimenti legislativi anche all'esame in queste settimane - penso al decreto-legge Aiuti - il giusto e indispensabile sostegno alle 120.000 ASD e SSD che sul territorio assicurano quel diritto alla pratica sportiva.

Completiamo il lavoro sul lavoro sportivo - mi scusi il gioco di parole - con le modifiche condivisibili che lei sta apportando a quel provvedimento, cercando di non farne ricadere il peso sul mondo dello sport. Continuiamo a lavorare per gli insegnanti di scienze motorie nella scuola primaria, per gli impianti sportivi e le palestre scolastiche. Troviamo il coraggio, sottosegretario, di mettere anche ordine alla governance del nostro sistema sportivo, secondo il principio di una politica che si occupa di sport, ma non occupa lo sport.

Non sfugge ad alcuno che il nodo di una governance efficiente e condivisa dello sport italiano rimane inevaso: abbiamo ora più che mai bisogno di evitare contrapposizioni e sovrapposizioni fra CONI, Sport e Salute e Dipartimento per lo sport e arrivare a una ripartizione di compiti che consenta all'Italia di andare avanti.

Dobbiamo lasciarci alle spalle l'approccio ideologico, che ha caratterizzato le scelte degli anni passati, le personalizzazioni e l'idea che ci siano soltanto quote di potere da distribuire e non un mondo sportivo da far funzionare. Soprattutto, occorre ribadire e far prevalere l'idea che il sistema sportivo italiano è un ecosistema che si tiene tutto insieme, che non ci sono calciatori miliardari contro palestre di periferia o professionisti contro dilettanti, ma un sistema deve funzionare insieme e le risorse e le opportunità di un settore devono essere a beneficio anche degli altri mentre i problemi di un settore sono criticità per tutti.

Lavoriamo, sottosegretario, perché Milano Cortina 2026 sia un successo organizzativo e sportivo, perché le infrastrutture che servono siano realizzate per tempo e perché diventi un volano straordinario di promozione per il nostro Paese per quanto riguarda i grandi eventi sportivi. Infine, sottosegretario, dopo la pandemia - ce lo dicono i dati - non abbiamo a che fare solo con impianti rimasti chiusi o con associazioni e società sportive che non ce la fanno a ripartire o che ripartono a costo di grandi sacrifici, ma assistiamo a un fenomeno più grave che riguarda soprattutto i più giovani: tanti hanno smesso di fare attività sportiva prima del COVID e non hanno ripreso, tanti altri portano segni fisici e psicologici, figli dell'isolamento forzato e prolungato. Allora, insieme alla proposta di Italia Viva di garantire l'attività sportiva come presidio medico, alla stregua di una terapia o di un farmaco, le lancio un'altra proposta: avviamo in questi mesi, con il CONI, con Sport e Salute e con il Governo una grande campagna di chiamata all'attività sportiva dei ragazzi! Allora, sì, sottosegretaria Vezzali, iscriviamo lo sport tra i valori fondamentali della nostra Costituzione, con il voto convintamente favorevole di Italia Viva, anche per dare sacrosanto riconoscimento a una comunità grande (12 milioni i tesserati, 20 milioni gli appassionati che lo praticano e, forse, 60 milioni gli sportivi ed i tifosi che lo seguono), ma lavoriamo, allo stesso tempo e con lo stesso impegno - come so che lei e il Governo avete intenzione di fare - per garantire il diritto alla pratica sportiva di tutti, dei nostri figli e dei nostri anziani. Tuteliamo e sosteniamo - come un Paese lungimirante deve saper fare - le realtà che quel diritto (in palestra, in un campo di calcio, in una piscina o in una pista d'atletica) garantiscono quotidianamente, a costo di enormi difficoltà (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Mollicone. Ne ha facoltà.

FEDERICO MOLLICONE (FDI). Grazie, Presidente, onorevoli colleghi e sottosegretaria Vezzali. Ci ritroviamo, dopo la discussione generale, ancora qui e interveniamo in dichiarazione di voto per motivare la nostra posizione a favore del provvedimento in esame. Finalmente, colleghi, la nostra Carta costituzionale viene adeguata agli standard europei, anche con riferimento alla Costituzione spagnola e a quella portoghese. Inserire la tutela dello sport in tutte le sue forme, come da noi richiesto in prima lettura, è un'importante innovazione che fornisce anche a noi legislatori nuove forme di coinvolgimento. La pandemia ha, infatti, evidenziato come la sedentarietà sia un rischio per la salute pubblica, così come per la salute mentale e l'impatto che la mancanza dello sport, inteso come rete sui territori, può avere nella coesione sociale.

Colleghi - come evidenziato già nella fase di discussione in seconda lettura e dai colleghi Iannone e Barbaro nel primo esame di questa proposta di legge - l'inserimento dello sport nel dettato costituzionale è una posizione storica della destra italiana, tanto che il primo atto parlamentare si rintraccia nella XIII legislatura, a firma dell'indimenticato Maceratini. Numerosi poi sono stati gli altri atti in questo senso, fra cui le proposte depositate in questa legislatura dai colleghi Prisco e Rampelli, abbinate appunto a questa proposta di legge costituzionale, così come le proposte di legge Iannone e Calandrini al Senato. Questo non per rivendicare primogeniture - è bellissimo che lo sport in Costituzione oggi ci veda uniti -, ma per ribadire la sensibilità della destra italiana, fin dalla XIII legislatura e anche da prima, rispetto a questo riconoscimento di principio.

Ma le idee - vedete - devono tramutarsi in azione, come ci ricorda Ezra Pound, che fra l'altro era un grandissimo giocatore di tennis e un grandissimo sportivo.

La realizzazione di un diritto costituzionale, sottosegretaria Vezzali, passa attraverso una politica pubblica efficace, per questo proponiamo la detrazione dei consumi sportivi (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia), come gli abbonamenti alle palestre e ai corsi, così da rilanciare la domanda di sport, che dopo la pandemia è stata abbattuta ai minimi termini.

Ripartenza: ma quale ripartenza? Andate nelle periferie, nei piccoli borghi, nelle piccole città, nelle periferie delle grandi città e vedete quanti impianti anche pubblici e comunali sono chiusi e quanti riaprono in condizioni di fatiscenza. È su questo che bisogna lavorare e trasformare questo dettato costituzionale in azioni. E su questo, sottosegretaria Vezzali, ci vedrà al suo fianco, perché Fratelli d'Italia crede nello sport, non soltanto come attività fisica. Lo sport è una disciplina che insegna il merito, la bellezza del rispetto reciproco, dell'inclusione, la bellezza del sostegno psicologico nelle situazioni di degrado e noi siamo fra i primi a sostenere lo sport di base.

Abbiamo quindi trovato, nel corso di un'audizione con il sottosegretario Vezzali, una convergenza su questa proposta della detrazione dei consumi individuali sportivi, come, a parole, lo abbiamo trovato su quelli culturali. Però, colleghi, questo è un appello e non una diffida o una messa in mora: costringete i vostri Ministri (in questo caso abbiamo già la disponibilità della sottosegretaria Vezzali e, a parole, anche quella del Ministro Franceschini) perché poi le idee diventino azioni e le detrazioni al consumo culturale e sportivo diventino legge, magari con la legge di bilancio, magari con leggi sperimentali o temporanee, ma facciamolo!

Non possiamo poi non pensare alla necessità - sottosegretaria Vezzali, su questo siamo stati franchi e trasparenti e glielo abbiamo detto anche in audizione - di una revisione radicale del PNRR perché, dopo l'emergenza geopolitica - che qualcuno si ostina a chiamare ancora “operazione speciale”, ma che in realtà è, a tutti gli effetti, una guerra sul territorio europeo -, dopo queste tragiche vicende, riteniamo che si debba agire anche a calmierare i costi energetici dell'impiantistica sportiva, che sono enormi; e chi conosce la filiera sa quanto possa costare gestire una palestra o un centro sportivo dal punto di vista energetico.

A proposito di rigenerazione urbana, abbiamo presentato, come Fratelli d'Italia, anche emendamenti, per esempio, sulle energie rinnovabili per l'impiantistica sportiva. La Missione 5 - Componente 2 poi dispone che, entro il 2026, debbano essere realizzati almeno 100 interventi su una superficie di almeno 200 mila metri quadrati. A fronte della doppia crisi del caro prezzi e del caro energia, per noi questo è impensabile con questi valori economici! Tutto il Parlamento deve essere unito a sostenere il Governo per aumentare questi fondi!

Dalla sottosegretaria Vezzali abbiamo trovato anche su questo punto aperture, però poi chiediamo che le idee diventino azione.

Va inoltre spostato il focus sulla rigenerazione urbana degli impianti esistenti e uno sviluppo sociale e urbanistico a misura d'uomo, come abbiamo proposto in sede di audizione sempre con il Governo: in Italia infatti sono circa 100 mila gli impianti sportivi, di cui il 60 per cento con più di quarant'anni di vita. Un tema anch'esso da revisionare nel PNRR.

Le politiche di Governo post pandemia devono intercettare la crisi dello sport: penso agli impianti da dover rigenerare, agli impianti che ancora aspettano i ristori con cui siamo scesi in piazza, alle palestre, agli enti di promozione sportiva, alle associazioni sportive dilettantistiche, alla ripartenza finalmente dei Giochi della Gioventù, bloccati per anni anche per ideologia, nonostante il ruolo comunitario di coinvolgimento e inclusione che svolgono e di promozione allo sport di base.

C'è poi il tema della contrattualistica delle associazioni sportive dilettantistiche, ora costrette a rinnovare sotto nuove forme i propri contratti con costi enormi.

Colleghi, lo sport va visto sotto la doppia lente dell'economia e della socialità. Il ritardo di 25 anni con cui viene approvata questa riforma ora va colmato a passi velocissimi.

Ribadiamo quindi il voto favorevole di Fratelli d'Italia all'inserimento dello sport in Costituzione. Per noi ora le idee devono davvero diventare azioni, e, come disse Pietro Mennea, un grandissimo dello sport italiano, lo sport ha bisogno di progettazione, innovazione e impegno costante (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Versace. Ne ha facoltà.

GIUSEPPINA VERSACE (FI). Grazie, Presidente. Oggi sono particolarmente emozionata perché finalmente, 74 anni dopo l'entrata in vigore della nostra Costituzione, tagliamo un traguardo storico per riconoscere lo sport come diritto individuale fondamentale, al pari dell'istruzione e della salute.

È il frutto di una lunga campagna culturale che io stessa ho portato avanti ancor prima da parlamentare. Già nel 2018, appena eletta qui, alla Camera, iniziai a riflettere insieme a valorosi giuristi, tra cui anche, voglio ricordare, l'amico avvocato Francesco Marullo di Condojanni, purtroppo scomparso nel 2020, perché proprio con lui avviai una serie di confronti sul fatto che lo sport non fosse neanche menzionato all'interno della nostra Carta costituzionale. E fu proprio l'amico Marullo, civilista attento, a sollecitarmi a elaborare una proposta di legge che andasse in questa direzione, soprattutto pensando all'oggettiva difficoltà che molte persone con disabilità incontrano anche per via dei costi elevati di protesi, ausili e tecnologia avanzata funzionali all'attività sportiva, anche solo amatoriale, che tutt'oggi purtroppo il sistema sanitario nazionale non copre.

Per molti di questi ragazzi, purtroppo, ancora oggi lo sport rappresenta un lusso, quando invece dovrebbe essere veramente un diritto già universalmente riconosciuto (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

La proposta di legge costituzionale a mia prima firma è stata il frutto di numerosi confronti con giuristi e costituzionalisti esperti, e per questo ringrazio anche gli avvocati Lucisano e De Lungo che mi hanno aiutato poi a depositare un anno fa, il 6 aprile, una proposta di legge con cui chiedo proprio il riconoscimento di questo diritto, che è il diritto allo sport, da inserire con un comma aggiuntivo all'interno dell'articolo 32 della nostra Carta costituzionale, l'articolo che riconosce e tutela il diritto alla salute, di cui lo sport è a tutti gli effetti componente imprescindibile.

Dobbiamo ammettere che, rispetto alla Camera, i colleghi senatori sono stati più rapidi nell'esaminare le proposte di legge su questo argomento, e a tal proposito è doveroso ringraziare tutto il mio gruppo di Forza Italia al Senato, in modo particolare la presidente Bernini, le senatrici Gallone e Toffanin, i senatori Galliani e Perosino, anche per aver fatto abbinare al provvedimento poi approvato, il testo che riprendeva proprio la mia proposta di legge.

Ma la domanda che tante volte abbiamo sentito in questi anni è: che bisogno c'è di inserire lo sport in Costituzione? Ebbene, oggi i tempi sono maturi e occorre anche adeguare la nostra Carta. Tutti conosciamo gli effetti benefici, individuali e sociali, derivanti dalla pratica sportiva: un miglioramento generale dello stato di salute psicofisico, lo sviluppo sociale ed economico, la promozione dei valori positivi quali l'onestà, l'impegno, il rispetto delle regole, l'uguaglianza. Lo sport è anche uno strumento preziosissimo per ridurre stress, ansia e depressione.

E, oltre ad affrontare il problema dell'esclusione sociale, inserire lo sport in Costituzione significa anche finalmente favorire la pratica dell'attività sportiva, a cominciare dalle prime classi della scuola primaria, formando le nuove generazioni secondo quei valori di rispetto e solidarietà che possono contribuire a contrastare fenomeni discriminatori come razzismo, omofobia, bullismo, cyberbullismo, abilismo, tutti purtroppo all'ordine del giorno.

D'altronde, il legame tra sport e salute ha origini antiche: basti pensare alle motivazioni per le quali, subito dopo il secondo conflitto mondiale, il neurochirurgo tedesco Ludwig Guttmann, direttore di un centro per lesioni spinali a Stoke Mandeville, nel Sud-Est dell'Inghilterra, valorizzò il ruolo dello sport come formidabile strumento di cura e di integrazione delle persone con disabilità, introducendo un'innovativa tecnica di sport-terapia.

Questo metodo così rivoluzionario per l'epoca spinse Guttmann, nel 1948, a organizzare i primi Giochi sportivi paralimpici di Stoke Mandeville; ed è così, proprio ispirandosi a Guttmann, che un medico italiano, il nostro Antonio Maglio, consulente dell'INAIL, nel 1957 sperimentò al Centro paraplegici di Villa Marina di Ostia nuove tecniche e metodologie per la riabilitazione delle persone con disabilità. La principale di queste tecniche fu proprio lo sport. Lui voleva tirare fuori le storie, le storie di queste persone, e proprio anche a lui è stato dedicato un film recentemente mandato in onda su RAI 1, A muso duro.

Ed è grazie al suo intuito e alla sua caparbietà che nel 1960 a Roma si tennero, subito dopo le Olimpiadi, e questa fu la sua più grande intuizione, i primi veri Giochi paralimpici della storia, riconosciuti come tali proprio dal Comitato paralimpico internazionale, diffondendo così lo sport paralimpico in tutto il mondo. Oggi, prima di tutto da atleta, poi da cittadina e da parlamentare, non posso che ringraziare Antonio Maglio per la sua determinazione e per tutto il lavoro portato avanti (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente), grazie al quale oggi possiamo tutti quanti gioire ed entusiasmarci nel vedere le vittorie dei nostri atleti paralimpici, che, grazie alle loro imprese, hanno contribuito anche a migliorare l'approccio culturale della nostra società. Da ultimo, ma non meno importante, per tanti di loro lo sport ha rappresentato una nuova opportunità di vita, l'opportunità di sentirsi parte del mondo e non un mondo a parte. Ecco il grande potere dello sport, ecco perché è importante, oggi più che mai, che trovi il suo giusto spazio all'interno della nostra Carta; ed è proprio anche per queste ragioni che avremmo preferito, io personalmente e non solo io, che la sua collocazione fosse all'articolo 32, proprio perché è la tutela della salute, e non all'articolo 33, promozione dell'arte e tutela dell'istruzione. Però riconosco che è certamente una svolta culturale e storica importante, di cui tutto il Parlamento deve andare fiero e di cui il nostro Paese ha davvero bisogno. Oggi, con questa necessaria integrazione della Costituzione, attiviamo un processo positivo di coinvolgimento di tutti gli attori istituzionali con il fine di garantire davvero a tutti, su base concreta di uguaglianza, il diritto all'attività sportiva. Ed è con questo che onoriamo pienamente anche gli impegni che negli anni abbiamo sottoscritto anche a livello internazionale; ad esempio, non posso che citare la Convenzione ONU sui diritti delle persone con disabilità, che l'Italia ha ratificato nel 2009. Una Convenzione che il nostro Paese ha fortemente voluto, poi purtroppo è anche quello che l'ha meno applicata; però la Convenzione ONU, all'articolo 30, dedica un intero articolo allo sport, sancendo così il diritto delle persone con disabilità a prendere parte, su base di uguaglianza, alla vita culturale e sociale, mettendo al centro lo sport e la pratica delle attività sportive ordinarie a tutti i livelli. Ma ancora prima di questa Convenzione la Carta europea dello sport per tutti, adottata dal Consiglio d'Europa nel 1976, ha affermato che chiunque ha il diritto di praticare lo sport in quanto fattore importante per lo sviluppo umano. E, per quanto riguarda la legislazione italiana, voglio citare la direttiva emanata nel novembre del 2003 dall'allora Presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, che, nell'istituire la Giornata nazionale dello sport, da celebrarsi ogni prima domenica di giugno, invita il CONI e le altre amministrazioni pubbliche ad assumere iniziative volte a promuovere e valorizzare la funzione educativa e sociale dello sport, quale fondamentale fattore di crescita, arricchimento della personalità dell'individuo, di preservazione della salute, di miglioramento della qualità di vita, di responsabilizzazione e rafforzamento della società civile. E se è vero che fino ad oggi lo sport ha avuto un fondamento costituzionalistico diffuso, perché attinente e trasversale a molteplici diritti costituzionali e libertà sociali, tuttavia quanto fosse importante il riconoscimento del diritto allo sport lo abbiamo compreso davvero durante la pandemia dovuta al COVID-19. Da un lato il mondo dello sport, importantissimo comparto anche economico, ha sofferto molto delle necessarie restrizioni, ma, al contempo, è stato sempre consentito, seppur limitatamente, questo lo voglio ricordare, l'esercizio del diritto allo sport e lo svolgimento di attività motoria all'aperto, consapevoli tutti della necessità di tutelare e garantire questo diritto per la salute e il benessere di ciascuno. Oggi è giunto il momento anche di un riconoscimento formale, chiamando la Repubblica a impegnarsi in maniera definitiva nella promozione di un diritto che va garantito davvero a tutti, partendo proprio da chi vive in condizioni di svantaggio e marginalità. Penso soprattutto alle persone con disabilità, per cui spesso lo sport rappresenta anche solo la banale scusa di uscire di casa, di alzare l'asticella, di confrontarsi con gli altri, di dimostrare che hanno ancora qualcosa da dare. Prima di concludere, Presidente, non posso che ringraziare davvero tutti gli attori e i colleghi che si sono adoperati per questo importante traguardo, che porta il nome di tutti: la sottosegretaria Vezzali, che fin da subito si è battuta insieme a noi per raggiungere questo importante traguardo, il presidente del CONI, del CIP, il presidente di Sport e salute, tutti i miei colleghi di Forza Italia e anche degli altri gruppi, ma, ci tengo anche in modo particolare, il presidente Barelli e i colleghi Sarro e Calabria, che qui, alla Camera, in Commissione affari costituzionali, hanno appoggiato la mia iniziativa, facendola calendarizzare. Questo nostro goal porta il nome di tutti noi. E, proprio come diceva Antonio Maglio, è la dimostrazione che difficile non vuol dire impossibile (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente). Era solo difficile, questo dobbiamo ricordarcelo, andare fieri, continuare ad andare avanti.

Chiudo veramente, Presidente, citando le parole di Nelson Mandela che per me sono state, sono e saranno veramente un faro quando disse: «Lo sport ha il potere di cambiare il mondo, ha il potere di suscitare emozioni, ha il potere di ricongiungere le persone come poche altre cose sanno fare, ha il potere di risvegliare la speranza dove prima c'era solo disperazione». Oggi è nostro dovere tutelare e garantire questo diritto. Pertanto, annuncio il voto assolutamente favorevole di tutto il gruppo di Forza Italia (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Lotti. Ne ha facoltà.

LUCA LOTTI (PD). Grazie, Presidente. Desidero innanzitutto ringraziare il Governo, le colleghe e i colleghi che hanno lavorato e, direi creduto, in questa importante proposta di legge costituzionale che modifica l'articolo 33 della nostra Costituzione.

Come sappiamo, ciò avviene con l'inserimento di un ultimo comma, relativo al riconoscimento del diritto dello sport: «La Repubblica riconosce il valore educativo, sociale e di promozione del benessere psicofisico dell'attività sportiva in tutte le sue forme». Poche parole, certo, che però hanno il sapore di un cambiamento epocale. Il Parlamento, tutti noi, siamo chiamati a contribuire con il nostro voto ad arricchire la Costituzione, compiendo un passo in avanti nella direzione di una piena inclusione sociale, principio questo fondamentale della stessa Carta costituzionale. Grazie, dunque, alla Commissione, al relatore, al presidente e a tutti i colleghi che hanno lavorato bene e tanto e soprattutto senza pregiudizi o interessi di parte. Mi piace pensare che sia stato un vero e proprio gioco di squadra come appunto lo sport ci insegna; un lavoro serio e approfondito senza dubbio, all'altezza degli obiettivi che ci eravamo posti.

Si è discusso molto negli anni sul tema di modificare troppo o troppo spesso la Costituzione, ma i padri costituenti per primi ci hanno indicato la strada per quelle modifiche, perché la Carta non è intoccabile e adattarla alle necessità dei tempi che cambiano è, a mio modesto giudizio, il modo più incisivo e giusto per proteggerla e per rispettarla. Vorrei dire che non a caso altri Paesi in Europa hanno già inserito negli scorsi anni lo sport in Costituzione. Evidentemente non solo per questo ma, in particolare e soprattutto, per il suo valore sociale di prevenzione per la salute e per il suo valore educativo e culturale lo sport non può più stare fuori dalla nostra Carta costituzionale. Lo sport è un tassello di primaria importanza della nostra cultura, della nostra identità nazionale, un pezzo dell'economia del nostro Paese, ma è anche - voglio ribadirlo ancora - soprattutto una risorsa sociale preziosa per le nostre comunità. Lo sanno bene le famiglie degli italiani, i comuni, lo sa bene la scuola, le associazioni sportive, le società dilettantistiche di base e le Federazioni e tutti coloro che in qualche modo contribuiscono ogni giorno alla pratica e all'attività sportiva, che rappresentano l'ossatura sociale dell'Italia. Lo sport è, infatti, occasione di crescita individuale e sociale, ed è un presidio contro tutte le marginalità. Fare riferimento nel testo all'attività sportiva in ogni sua forma ci dice come possa essere forte, significativa ed inclusiva la scelta che stiamo facendo oggi. Siamo consapevoli di quanto sia importante e talvolta decisiva per i nostri ragazzi la pratica sportiva e di quanto sia al contempo fondamentale garantire l'accesso a tutti e senza distinzioni alla pratica sportiva per crescere nelle relazioni con le altre persone, misurarsi e imparare a stare con l'altro, capire il valore del rispetto delle regole, oltre che garantire uno stato di salute migliore. Da questo punto di vista dobbiamo essere orgogliosi del passo che stiamo compiendo oggi, lo sport racchiude in sé i più alti valori e i sani principi del vivere comune: questo non dobbiamo dimenticarcelo mai. Quando ho avuto l'onore di ricoprire l'incarico di Ministro per lo Sport ho cercato di lavorare ogni giorno nella direzione della inclusività, della valorizzazione del ruolo educativo e sociale dello sport e del diritto allo sport per tutti. Penso, ad esempio, all'avvio del progetto “Sport e periferie” confermato poi anche negli anni a venire dai Governi successivi.

Si trattava di fondi destinati al recupero di una palestra, di una piscina, di un palazzetto, di un impianto sportivo di tanti comuni, con l'obiettivo di restituire alle nostre comunità uno spazio in cui fare sport e crescere insieme. Tuttavia, devo dire che, aiutati probabilmente anche dal prezioso lavoro della stampa, forse molti colleghi ricordano quella che giornalisticamente fu ribattezzata “Norma salva tam tam basket”, per la nota vicenda della squadra dei ragazzi di Castel Volturno; un impegno preso insieme al collega Anzaldi (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). In realtà, quella misura aveva un carattere generale e nasceva da un presupposto, direi da un principio, credo da tutti condiviso: per un bambino fare sport deve rappresentare un diritto pari a quello dell'istruzione e della salute. Ecco, quella norma ha permesso a tanti minori di poter praticare lo sport, il diritto allo sport. Oggi con questa proposta di legge costituzionale facciamo compiere all'Italia un ulteriore passo in avanti, affidando allo Stato, alla Repubblica, il compito di promuovere e diffondere lo sport, quale essenziale strumento formativo e di crescita individuale e sociale per tutti. Come accennavo poco fa, di questo, prima di noi, ne sono ben consapevoli le associazioni sportive, il Comitato olimpico nazionale, il Comitato italiano paralimpico e tutte le Federazioni e gli enti di promozione sportiva, coloro cioè che sono in prima linea nella pratica, nella promozione e nella tutela del mondo dello sport. Colgo l'occasione per ringraziare in questo momento anche loro per il supporto consapevole e importante che hanno dato al lavoro del Parlamento attraverso suggerimenti, consigli, proposte e anche critiche, sempre però costruttive. Li ringrazio anche e soprattutto per ciò che fanno ogni giorno a favore dello sport e a favore dell'educazione dei nostri ragazzi.

Signor Presidente, viviamo giorni difficili, di grande angoscia per ciò che sta avvenendo in Ucraina, anche per questo forse ieri mentre preparavo questo intervento mi è tornata in mente una frase attribuita a Shimon Peres: «Nello sport si vince senza uccidere, in guerra si uccide senza vincere». Auspico che la forza terribilmente attuale, terribilmente vera di questo pensiero, possa spingere chi ha ancora dubbi legittimi sulla scelta che siamo chiamati a compiere in quest'Aula stamani a superare questa perplessità, perché, con il nostro voto, la Costituzione, legge suprema e fondamentale del nostro Paese, sarà, se possibile, ancor più un prezioso baluardo contro ogni forma di discriminazione e ingiustizia sociale. Per tutti questi motivi il Partito Democratico voterà convintamente questa proposta di legge costituzionale (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Belotti. Ne ha facoltà.

DANIELE BELOTTI (LEGA). Sottosegretaria Vezzali, finalmente rendiamo il massimo riconoscimento allo sport italiano, inserendolo in Costituzione. Penso che per lei, con la sua importante carriera olimpica, sia una grande soddisfazione e un onore, ma lo è anche per tutti coloro che di sport sono appassionati o lo praticano. Si dice meglio tardi che mai, ma non possiamo non prendere atto che ci arriviamo con qualche decennio di ritardo; è comprensibile che i padri costituenti nel 1948 non volessero prendere in considerazione lo sport, che fino ad allora era stato visto più come propaganda di regime che come salutare attività fisica e fenomeno popolare, ma sinceramente non riusciamo a capire perché, nei decenni seguenti, le varie proposte rimasero nel cassetto.

Ecco perché il passo che facciamo oggi è sicuramente storico: un atto dal forte significato simbolico verso i dodici milioni di cittadini italiani che praticano attività sportive, alcuni a livello agonistico, la maggior parte a livello amatoriale. Un riconoscimento doveroso per il CONI, il Comitato Paralimpico, le Federazioni, gli enti sportivi, le 100 mila società sportive, i loro dirigenti e tecnici, per lo più volontari, e i loro atleti amatoriali, dilettanti o professionisti.

Con questo passaggio in Costituzione viene ufficialmente riconosciuto che lo sport rappresenta inequivocabilmente un elemento caratterizzante della nostra società e pertanto è doveroso riconoscere il diritto allo svolgimento dell'attività sportiva e ricreativa tra i princìpi e i valori fondamentali che regolano i diritti e i doveri dei cittadini, nonché i poteri e le funzioni degli organi pubblici. Del resto, lo hanno già fatto prima di noi altri Stati, come la Grecia, il Portogallo, la Croazia, la Svizzera, la Spagna, la Turchia. E anche l'Unione europea, con la Dichiarazione sulla specificità dello sport, allegata alle conclusioni del Consiglio europeo di Nizza del 2000, e il Libro bianco dello sport, adottato nel 2007, evidenzia la crescente importanza civile, sociale e culturale di questo settore.

Certo, noi avremmo preferito che lo sport fosse inserito nell'articolo 32 della Costituzione, anziché nell'articolo 33. Lo avevamo previsto nel nostro progetto di legge. Il motivo è che nello sport vanno evidenziati soprattutto i valori educativi, sociali e di promozione del benessere fisico. Lo sport oggi deve essere inteso sotto forma di prevenzione. Il messaggio socialmente importante, contando soprattutto le discipline olimpiche, vuol dire corretta crescita dei bambini, vuol dire mantenimento di uno stato di forma delle persone giovani, la tutela la salute, ma anche la cura di alcune patologie croniche per gli anziani. La stessa Carta europea dello sport lo definisce come: “qualsiasi forma di attività fisica che, attraverso una partecipazione organizzata o non, abbia per obiettivo l'espressione o il miglioramento della condizione fisica e psichica, lo sviluppo delle relazioni sociali o l'ottenimento di risultati in competizioni di tutti i livelli”.

Da federalisti convinti aggiungiamo che la citazione dello sport nell'articolo 33 significa che lo si vuole relegare all'interno del centralismo statale, come l'istruzione; mentre, laddove fosse stato inserito nell'articolo 32, dunque nelle politiche per la salute in capo alle regioni, avrebbe avuto una connotazione più decentrata e federalista.

La vera sfida dello sport è quella di educare i giovani, è proiettata al futuro e, accanto al benessere di chi lo pratica e grazie al concetto di prevenzione, consente ingenti risparmi per la cura delle malattie. Ma ovviamente non va dimenticato il suo ruolo sociale di aggregazione, di lotta al disagio sociale e ai fenomeni di devianza giovanile, questi ultimi sempre presenti e in agguato, sotto forme di consumo di alcol, droghe o microcriminalità.

Ma c'è un aspetto particolare - ne abbiamo sentiti tanti nei vari interventi sull'importanza dello sport, sulla necessità di ammodernare gli impianti, sull'opportunità del PNRR, sul diritto allo sport per la salute, sul valore dello sport per i disabili - che non viene evidenziato e compreso: una squadra sportiva, una società sportiva, in una comunità, rappresenta un simbolo identitario che rafforza il senso di appartenenza. Che sia di calcio, di basket, di pallavolo, di sci o di altre discipline, intorno alla squadra si trova gran parte della comunità, anche se di un piccolo paese. È un punto di aggregazione che va salvaguardato. Guardo lei, sottosegretaria, per capire quanto, nella sua Jesi, sia importante e sentita la palestra, la società di scherma, che è un simbolo per tutta la sua comunità.

Una volta i punti identificativi di un Paese, quelli dove si costruiscono le amicizie d'infanzia e il senso di appartenenza, erano la scuola elementare, l'oratorio, la parrocchia, il campetto sportivo o la palestra.

Oggi molte scuole dei piccoli paesi vengono chiuse. Invece di stare in compagnia, i ragazzi giocano chiusi in camera, davanti a un computer, gli oratori si svuotano, restano, dove è possibile, la società sportiva, la squadra di calcio, di pallacanestro, di atletica o di altre discipline; è lì che i ragazzi possono tessere le loro relazioni e mantenere il senso di appartenenza, anche negli aspetti di rivalità sportiva e di campanile, che è un altro aspetto che esiste. Anche questo è un patrimonio della realtà storica italiana, che è bello e importante conservare. Le antiche rivalità di campanile tra le città vicine oggi si identificano con quelle sportive, nei derby tra Bari e Lecce, Pisa e Livorno, Atalanta e Brescia, Ternana e Perugia, Modena e Bologna, o nel basket tra Varese e Cantù. Può piacere o meno, ma anche questo aspetto fa parte della storia e delle identità locali italiane.

Ma uscendo dalle visioni locali, non possiamo non comprendere il significato che può avere la vittoria sportiva di una squadra o di un singolo campione per un intero Paese. Oggi stiamo qui a parlare di padri costituenti, ma nella storia dei primi anni repubblicani va inscritto a lettere maiuscole anche Gino Bartali, che con la sua vittoria al Tour de France, pochi giorni dopo l'attentato a Togliatti nel 1948, con l'entusiasmo popolare che aveva generato, contribuì ad attenuare le violenze che avevano già provocato allora 30 morti e 800 feriti. Solo per questo lo sport doveva essere inserito allora in quella Costituzione che aveva solo pochi mesi di vita. Lo facciamo, comunque, oggi in vista dell'appuntamento importante delle Olimpiadi di Milano- Cortina del 2026. Ci arriviamo con 74 anni di ritardo, come è già stato accennato prima da qualche collega, ma ora finalmente diamo la massima dignità allo sport.

La Lega, quindi, dà il suo convinto sostegno a inserire in Costituzione che la Repubblica riconosce il valore educativo, sociale e di promozione del benessere psicofisico dell'attività sportiva in tutte le sue forme (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Baldino. Ne ha facoltà.

VITTORIA BALDINO (M5S). Grazie, Presidente. Colleghi, sottosegretaria Vezzali, il contributo trasversale di tutte le forze politiche a questa legge testimonia quanto sia condivisa l'esigenza di riconoscere il valore dello sport. Il MoVimento ha sempre ritenuto il raggiungimento di questo obiettivo fondamentale e abbiamo lavorato, in questi anni, in ogni ambito, affinché l'attività sportiva venisse declinata anche a livello formale in termini educativi, sociali e di promozione del benessere psicofisico, come già succede in altri Paesi.

Questa legge attribuisce alla Repubblica il compito di riconoscere la valenza dello sport come riconosce i diritti fondamentali dell'uomo e attribuisce alla politica quello di tradurre le parole in azioni concrete. Infatti, lo sport è considerato alla stregua di un diritto individuale, che porta con sé valori assoluti, come la legalità, la lealtà, il rispetto, il senso di comunità, l'impegno, la condivisione delle regole e il benessere personale, ma è anche un diritto collettivo, perché un campetto da calcio, da basket, da pallavolo, ma anche uno skate park, una palestra, sono spesso un vero e proprio presidio sociale, ma anche di legalità e, perché no, anche di democrazia sul territorio. Ed è per questo che la modifica è collocata nell'articolo 33 della Costituzione e indica, per prima cosa, il valore educativo legato allo sviluppo e alla formazione della persona, e a questo affianca il valore sociale dello sport.

Esprimo, quindi, la mia soddisfazione perché è stato sancito che lo sport promuove valori direttamente connessi ai princìpi costituzionali, come l'uguaglianza, l'inclusione e la solidarietà, e che questo è necessario per contrastare ogni tipo di discriminazione, dal razzismo all'omofobia, dal bullismo o cyberbullismo, all'abilismo. Ma esprimo anche un monito, Presidente: che questa enunciazione non rimanga lettera morta.

Con questa modifica dell'articolo 33 della Costituzione diventa onere della Repubblica assicurare che l'attività motoria in tutte le sue forme sia realmente universale e accessibile a tutti, senza limiti di età, di genere, di condizioni economiche e sociali e di abilità. Infatti, la formula utilizzata, cioè “attività sportiva in tutte le sue forme”, consente proprio l'accezione più ampia possibile di sport, che sia professionistico, dilettantistico, amatoriale od organizzato. Una formula, dunque, che rende merito all'impegno sul territorio di milioni di praticanti, associazioni e volontari che oggi voglio ringraziare.

Non ultimo, voglio sottolineare che l'introduzione in Costituzione ci responsabilizza ancora di più alla tutela di un settore e di una realtà fortemente penalizzati dai duri tempi della pandemia, perché lo sport - lo abbiamo detto - è socialità, condivisione e contatto, tutte attività che abbiamo dovuto sacrificare e i danni sono stati non quantificabili, da un lato azzerando i consumi sportivi e portando, quindi, alla chiusura di diverse attività e di diverse associazioni impegnate sui territori, dall'altro portando conseguenze alla salute delle persone e alla sanità pubblica, con effetti aggravati nelle aree meno agiate del Paese.

Colleghi, tutti abbiamo sottolineato che lo sport è un volano economico che accresce la coesione sociale e la salute collettiva, producendo risparmi per il sistema sanitario, ma servono le risorse economiche per renderlo attuabile. Sappiamo che la promozione dello sport è trasversale anche nel PNRR, che prevede per il settore un miliardo di euro. Noi pensiamo che l'inserimento nella Costituzione debba rendere fortemente operativo il Governo nella volontà di attutire i diversi tipi di disuguaglianza nell'accesso allo sport. Diciamo sempre che lo sport dev'essere accessibile a tutti; allora, rendiamolo davvero tale, e non parlo solo delle difficoltà delle persone con disabilità, a causa dei costi elevati di protesi e di ausili, ma parlo anche di tutti coloro per i quali, purtroppo, ancora oggi lo sport è un lusso.

Il MoVimento 5 Stelle, quindi, nell'annunciare il voto favorevole su questa proposta di legge, chiede, propone e si impegna affinché questo importante riconoscimento del valore costituzionale dello sport sia non solo simbolico e formale ma anche sostanziale (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, a titolo personale, l'onorevole Baldelli. Ne ha facoltà.

SIMONE BALDELLI (FI). Grazie, Presidente. Io ho ascoltato gli interventi dei gruppi sul tema dell'inserimento dello sport in Costituzione. Sono stati interventi anche di grande buonsenso e con motivazioni importanti. Mi permetto, a titolo personale, di dire che credo che il tema abbia un rilievo e ringrazio anche la sottosegretaria per il lavoro che ha svolto.

Mi permetto in questa sede, Presidente, di ricordare che, però, noi abbiamo un problema di natura istituzionale che va al di là di singoli e circoscritti interventi…

PRESIDENTE. Se fate un attimo di silenzio, così l'onorevole Baldelli riesce a fare il suo intervento.

SIMONE BALDELLI (FI). Spero di poter recuperare questo tempo, Presidente.

PRESIDENTE. Non dubiti che lo recupererà. Prego.

SIMONE BALDELLI (FI). Dicevo, Presidente, che noi abbiamo un problema istituzionale vero in questo Paese. Noi aspettiamo da mesi - da anni, ormai - i cosiddetti correttivi alla riduzione del numero dei parlamentari. Noi siamo a poco meno di un anno dalla fine della legislatura e probabilmente non riusciremo a fare quelle riforme organiche di cui la nostra Costituzione ha bisogno, relativamente al funzionamento del Parlamento e, magari, anche alla forma di Governo.

Lo dico perché, più o meno bisettimanalmente, noi abbiamo una qualche forma di revisione costituzionale che finisce nel nostro calendario e che viene affrontata con più o meno consapevolezza da questa Assemblea. Io credo che da qui alla fine della legislatura, Presidente, noi non avremo la possibilità di fare le riforme istituzionali di cui questo Parlamento ha bisogno, ma credo che forse, se lavoriamo bene, avremo la possibilità di costruire l'organo in cui farle. È il motivo per cui, alla fine di dicembre dello scorso anno, ho depositato, in questo ramo del Parlamento, una proposta di legge costituzionale per introdurre una Convenzione che modifichi la Parte II della Costituzione.

Ecco, Presidente, ora sono anche passate le amministrative e non ci sono più scuse per temporeggiare. Io mi riservo, dalla prossima settimana, di cominciare a raccogliere le firme tra i colleghi su questa proposta, nella speranza che parta finalmente un dibattito sulle riforme costituzionali che i leader di tutti i partiti da vent'anni ci raccontano che non possono essere più rinviate. Io voglio provare, umilmente, insieme a quei colleghi che avranno la buona volontà di mettersi a disposizione di questa idea, insieme a me e insieme ad altri, per offrire a questo ramo del Parlamento e al Parlamento intero l'occasione per far partire questo dibattito, perché, ahimè, per quanto sia lodevole questa iniziativa, io credo che sul piano delle riforme istituzionali abbiamo colpevolmente perso troppo tempo e, guardate, il tempo non torna indietro (Applausi).

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale.

Su un lutto del deputato Umberto Buratti.

PRESIDENTE. Comunico che il collega Umberto Buratti è stato colpito da un grave lutto: la perdita della madre.

La Presidenza della Camera ha fatto pervenire al collega le espressioni della più sentita partecipazione al suo dolore, che desidero ora rinnovare anche a nome dell'intera Assemblea.

Si riprende la discussione.

(Votazione finale ed approvazione – A.C. 3531​ e abbinate)

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.

Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sulla proposta di legge costituzionale, approvata, in un testo unificato, in prima deliberazione dal Senato, n. 3531:

S. 747-2262-2474-2478-2480-2538 - "Modifica all'articolo 33 della Costituzione, in materia di attività sportiva".

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 1) (Applausi).

Dichiaro così assorbite le proposte di legge costituzionale nn. 586, 731, 1436, 2998, 3220 e 3536.

Sui lavori dell'Assemblea.

PRESIDENTE. Colleghi, per quanto riguarda il prosieguo dei lavori, secondo le intese intercorse procederemo, nella parte pomeridiana della seduta, all'esame della mozione per la prevenzione del suicidio e, domani mattina, alla mozione sulla prevenzione delle malattie oncologiche. Nel pomeriggio di domani procederemo alla commemorazione del sindaco Pericu e all'esame della mozione sulla peste suina. Questo per avere chiaro il quadro. Gli altri argomenti, ovviamente, saranno tutti posposti alla prossima settimana. Sospendiamo, quindi, a questo punto, la seduta che riprenderà alle ore 16, con la commemorazione dell'onorevole Ciriaco De Mita.

La seduta è sospesa.

La seduta, sospesa alle 13,35, è ripresa alle 16,05.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE FABIO RAMPELLI

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta sono complessivamente 112, come risulta dall'elenco consultabile presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto stenografico della seduta odierna.

Commemorazione dell'onorevole Ciriaco De Mita.

PRESIDENTE. (Si leva in piedi e, con lui, l'intera Assemblea e i membri del Governo). Colleghe e colleghi, come sapete, lo scorso 26 maggio è venuto a mancare, all'età di 94 anni, Ciriaco De Mita, già membro di questa Camera dalla IV alla XI e dalla XIII alla XV legislatura, Presidente del Consiglio dei Ministri, più volte Ministro, parlamentare europeo e sindaco del comune di Nusco dal 2014 fino al giorno della sua scomparsa.

Nato a Nusco il 2 febbraio 1928, laureato in giurisprudenza, dal 1956 è stato consigliere nazionale della Democrazia Cristiana, divenendo vicesegretario del partito dal 1969 al 1973. Protagonista della vita politica nazionale nella sinistra democristiana, ha ricoperto nuovamente la carica di vicesegretario dal 1979, per poi divenire segretario del partito dal 1982 al 1989 e, infine, presidente del consiglio nazionale sino al 1992.

Eletto alla Camera per la prima volta nel 1963, ne è stato ininterrottamente membro fino al 1994 e, poi, dal 1996 al 2008. Nel corso della sua intensa e appassionata attività parlamentare è stato componente delle Commissioni I, III e IV e delle Commissioni parlamentari di vigilanza sulle radiodiffusioni e per le questioni regionali.

Profondamente legato alla sua terra natale e al Meridione, ha costantemente rappresentato con fervore e tenacia le istanze del Mezzogiorno, anche in qualità di membro della Commissione parlamentare per l'esercizio dei poteri di controllo sulla programmazione e sull'attuazione degli interventi ordinari e straordinari nel Mezzogiorno e della Commissione speciale per l'esame dei decreti-legge in favore delle popolazioni colpite dal terremoto del novembre 1980.

Nella sua lunga carriera parlamentare ha rivolto anche grande attenzione ai temi delle riforme, quale membro della Commissione parlamentare per le riforme istituzionali, nelle legislature IX e XI, ricoprendo in quest'ultima anche la carica di presidente, e della Commissione parlamentare per le riforme costituzionali, nella XIII legislatura.

Come uomo di Governo, ha ricoperto molteplici e prestigiosi incarichi, in qualità di sottosegretario di Stato all'Interno nel I e II Governo Rumor, di Ministro dell'Industria, del commercio e dell'artigianato nel IV e nel V Governo Rumor, di Ministro del Commercio con l'estero nel IV e V Governo Moro e di Ministro per gli Interventi straordinari nel Mezzogiorno nel III e nel IV Governo Andreotti. Presidente del Consiglio dei Ministri dall'aprile 1988 al luglio 1989, è stato anche parlamentare europeo nelle legislature II, V e VII.

Nella sua intensa attività governativa si è reso promotore, tra gli altri, di disegni di legge, poi divenuti legge, volti allo sviluppo del quadro economico nazionale in materia di finanza regionale, di pubblico impiego e di sanità, impegnandosi anche a favore delle fasce sociali più deboli del Paese, mediante l'istituzione della Commissione di indagine sulla povertà e sull'emarginazione, curando, altresì, le relazioni con le altre confessioni religiose attraverso la regolazione dei rapporti tra lo Stato e l'Unione delle Comunità israelitiche italiane. Ha, inoltre, dedicato grande attenzione ai temi internazionali, interessandosi in particolare al processo di rinnovamento politico e istituzionale che coinvolse l'Unione Sovietica alla fine degli anni Ottanta.

Con la morte di Ciriaco De Mita scompare un protagonista di primo piano della vita politica e istituzionale dell'Italia repubblicana, una figura di riferimento nel panorama storico nazionale che, durante tutta la sua fervida attività politica, ha profuso con sapienza e passione il suo impegno verso i temi a lui più cari, quali il rinnovamento delle istituzioni, anche attraverso un costruttivo dialogo con le diverse forze politiche e il riconoscimento dei bisogni delle realtà locali, con particolare riferimento al Mezzogiorno d'Italia, al fine di un equilibrato sviluppo del Paese.

La Presidenza ha già fatto pervenire ai familiari, che sono oggi presenti nelle nostre tribune, le espressioni della più sentita partecipazione al loro dolore, che desidero ora rinnovare anche a nome dell'Assemblea, invitandola ad osservare un minuto di silenzio (L'Assemblea osserva un minuto di silenzio - Applausi).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Gianfranco Rotondi. Ne ha facoltà.

GIANFRANCO ROTONDI (FI). Presidente e onorevoli colleghi, ringrazio il Presidente Rampelli per aver ricordato, con poche e toccanti parole, una straordinaria storia di servizio alle istituzioni della vita della nostra Repubblica. Non aggiungerò nulla, perché la biografia di De Mita è già nei libri di storia; aggiungo il cordoglio di tutto il gruppo parlamentare di Forza Italia e quello, personalissimo, del presidente Silvio Berlusconi.

È con emozione che intervengo perché sono uno dei tantissimi - l'ultimo della fila - immessi nelle istituzioni dal presidente De Mita perché nel 1994 sono entrato in quest'Aula sostenuto vigorosamente da lui, che assicurò l'elezione a soli 4 su 468 candidati del Partito Popolare che perse tutti i collegi tranne quelli orientati dal consenso del Presidente De Mita. Sono l'ultimo della fila. Tutti gli uomini della Democrazia Cristiana che sono ancora presenti operosamente nelle istituzioni vengono dalla scuola che oggi commemoriamo, uno per tutti il nostro straordinario Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. Quindi, non c'è da aggiungere nulla; c'è solo da ricordare ciò che il Presidente De Mita ebbe a dire: “Quando morirò, vi parlerò ancora per molti anni”. Quindi, vorrei recuperare tre pensieri che hanno accompagnato il suo operoso e vigile esilio nuscano degli ultimi anni, tre pensieri che sono rivolti al futuro e che sono un piccolo dono che vorrei fare ai colleghi oggi presenti. Il primo: il popolarismo è la sola cultura uscita vincente dal Novecento.

Era una sua ossessione e posso parlarne guardando a sinistra come a destra, perché De Mita diceva che il popolarismo era una cultura che precedeva la Democrazia Cristiana, non la definiva e succedeva alla Democrazia Cristiana, un giacimento immenso attingibile da tutti gli uomini di buona volontà.

Secondo pensiero, il riassetto delle istituzioni, a cui De Mita ha dedicato cinquant'anni di impegno civile. Oggi noi ci confrontiamo ancora con questo tema, che egli poneva negli anni Sessanta con la teoria dei patti costituzionali, che non erano la strizzatina d'occhio ai comunisti di cui si favoleggiava, ma erano l'idea che le istituzioni si riformano nel consenso delle parti che si contrappongono, allora democristiani e comunisti, oggi forse direbbe destra e sinistra. Sorrido quando vedo i giornali che ironizzano sul dialogo tra Enrico Letta, che saluto, e la presidente Meloni: non c'è niente di più demitiano di questo sforzo di legittimare le istituzioni con riforme condivise, che non siano solo la riscrittura volante di una legge elettorale ad ogni legislatura.

Terza riflessione finale. Presidente, De Mita ha fatto tutte le cose che lei ha elencato, ma ha avuto il piacere e la soddisfazione di sentirsi soprattutto un parlamentare. Diceva: “Io ho desiderato una sola carica: essere deputato”. Essere membro dell'Assemblea di cui noi facciamo parte. È nato quando il Parlamento non c'era, lo sentiva come un privilegio, non nel senso della casta, ma nell'onore di servire il popolo democraticamente. L'ultima volta che gli ho parlato - vi giro questo pensiero che può essere condiviso da tutti noi - mi disse: “Ricordate, questo è il Parlamento di una linea di confine, tra un tempo e quello che verrà, che sarà molto diverso. Essere deputati è l'onore più grande che può avere un politico e, se dovete scegliere tra salvare l'opinione ed il seggio, salvate l'opinione perché, se salvate l'opinione e perdete il seggio è la politica; se salvate il seggio e perdete l'opinione, è la sopravvivenza”. È un pensiero di De Mita, che mantiene così l'impegno di parlarci ancora, anche dopo la sua fine. Quindi io mi sento di concludere dicendo: “Grazie, presidente De Mita, parlaci ancora a lungo perché ne abbiamo bisogno, più di prima” (Applausi).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Maria Soave Alemanno. Ne ha facoltà,

MARIA SOAVE ALEMANNO (M5S). Grazie Presidente. Ciriaco De Mita è morto da sindaco in carica della sua Nusco. Se ne è andato tra la sua amata gente, nel cuore del Mezzogiorno, lì dove era nato e le sue radici erano ben salde, attaccato alla terra ma capace di volare alto. Di quel Sud De Mita ha ben rappresentato il temperamento, l'autenticità, la ruvidezza che, unite alla curiosità intellettuale e alla capacità di dialogare con tutti, lo hanno portato a essere più volte parlamentare, Ministro, sottosegretario, Presidente del Consiglio, segretario della Democrazia Cristiana, al servizio delle istituzioni, sempre guidato dall'idea di politica intesa come pensiero e non potere, custode strenuo dei principi costituzionali, testimone di importanti processi storici, che ha saputo comprendere senza mai farsi travolgere. Ciriaco De Mita ci ha lasciati facendo politica fino all'ultimo giorno di vita e nessuno mai avrebbe potuto immaginare un saluto diverso. Custodiamo il ricordo di un uomo di intelligenza e di carisma eccezionali (Applausi).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Gianluca Cantalamessa. Ne ha facoltà.

GIANLUCA CANTALAMESSA (LEGA). Grazie Presidente. La frase che riportava prima l'onorevole Rotondi mi ha colpito molto: “Quando morirò, continuerò a parlare”. Credo che sia la misura della passione del presidente De Mita. Io non ho condiviso tutte le battaglie con la sinistra democristiana, ma non si può non dire che il presidente De Mita è stato un gigante della politica italiana. È stato un gigante non solo per i ruoli istituzionali, ma per i ruoli di partito che ha avuto per circa 15 anni, da segretario, da vicesegretario e da presidente della Democrazia Cristiana, che comunque è stato il più grande partito, al 40 per cento per quarant'anni; lui, gran parte di questo periodo storico, lo ha vissuto da signor protagonista.

Un'altra cosa che ricordo - e credo sia emblematica e gliene vada dato atto - è l'attaccamento quasi carnale alla sua terra. Il fatto che abbia fatto il sindaco fino alla fine, insieme a una sua frase bellissima: “dalla politica non ci si può dimettere, come non si può chiedere a un poeta di non scrivere più poesie”, dimostrano e rappresentano, oltre alla doverosa gestione del potere che esercita un politico, anche quella vena romantica che accompagna chi fa politica per passione. Io l'ho visto solo due volte nella mia vita, ma ricordo un particolare che mi raccontò mio padre, che lo incontrò velocemente in un convegno nel quale era intervenuto. A distanza di due anni mio padre lo rivide come Presidente del Consiglio e si presentò. Il presidente De Mita disse a mio padre: “Onorevole, noi ci siamo visti due anni e mezzo fa; lei intervenne su questo tema sulla politica sanitaria in Campania; io non ero d'accordo con lei per questo, questo e questo”. A distanza di due anni e mezzo lo ricordava e mio padre era un semplice consigliere regionale. È un'altra, secondo me, delle qualità del presidente De Mita, che vanno ricordate: una memoria ferrea, dimostrata in tante occasioni.

Da ultimo, una frase che mi ha colpito sempre è che quando qualcuno ritiene molto complicata una cosa molto semplice è perché non ha capito assolutamente niente. Questo si riferiva ai parvenu della Prima Repubblica, della Seconda, della Terza e a tutti quelli che verranno. Ci mancherà (Applausi).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Enrico Letta. Ne ha facoltà.

ENRICO LETTA (PD). Grazie, Presidente, grazie di questa occasione che ci offre. È un momento importante per quest'Aula, nella quale il presidente De Mita ha svolto ruoli importanti, che hanno lasciato il segno profondamente. Il Partito Democratico, per il quale il presidente De Mita all'inizio della nostra storia, nella gestazione e nella creazione del Partito Democratico, ha giocato un ruolo così importante, si unisce al cordoglio della famiglia e di tutti coloro che hanno voluto bene a Ciriaco. Io mi devo scusare con la famiglia per non essere stato in condizione di partecipare al funerale. Avrei voluto farlo e le parole in questo momento che voglio esprimere a nome di tutta la nostra comunità sono parole di profondo cordoglio e di profonda vicinanza.

Ciriaco De Mita è stato un leader politico che ha marcato decenni della vita del nostro Paese; non è stata una meteora, tutt'altro. Appassionato di politica come nessun altro, appassionato della buona politica, della comprensione delle dinamiche politiche e dei cambiamenti della politica, Ciriaco De Mita, con la sua leadership, che sempre univa la parte intellettuale, il disegno e poi l'azione concreta, è riuscito a incidere profondamente nella vita politica del nostro Paese. Molte cose, signor Presidente, le ha ricordate molto bene lei poco fa, altre cose le abbiamo ascoltate dagli interventi belli che abbiamo sentito. Ciriaco De Mita ha inciso profondamente nell'evoluzione del quadro politico italiano, attraverso scelte coraggiose, importanti, fatte sempre assumendosi le responsabilità fino in fondo - era una sua caratteristica e la caratteristica dei leader politici: assumersi le responsabilità e assumersi le responsabilità delle scelte - e attraverso i comportamenti, che con la sua azione è riuscito anche a cambiare: il famoso rinnovamento della Democrazia Cristiana. Prese la guida della Democrazia Cristiana, in un tempo in cui la Democrazia Cristiana stava declinando e declinando in modo molto pesante. Il decennio di rinnovamento degli anni Ottanta fece della Democrazia Cristiana di quell'epoca un partito che ha profondamente innovato la vicenda politica italiana e ha lasciato un segno profondo anche nella storia che stiamo vivendo oggi. Poi ha inciso anche nelle regole istituzionali. Mi permetta, signor Presidente, di aggiungere a quanto da lei detto una delle più importanti cose, secondo me, per quest'Aula. Il periodo del Governo De Mita è stato breve, ma è stato un Governo intenso, profondo, di grandissimi cambiamenti.

È stato il Governo che ha accompagnato il cambiamento dell'Europa, il cambiamento storico che ha visto il nostro continente, ma è stato un Governo che ha fatto sì che in quest'Aula, attraverso un impegno molto forte che fu portato avanti, si cambiasse una delle regole che meno funzionava in quest'Aula - vado a terminare subito -, e cioè il cambiamento dell'introduzione del voto palese per la sessione di bilancio. Il nostro Paese aveva il voto segreto nella sessione di bilancio, ed è stata una delle cose più complicate nella storia della Prima Repubblica. Grazie a quell'impegno si arrivò a tale cambiamento.

Voglio terminare, signor Presidente, dicendo che tanti di noi vengono da quella storia, tanti di noi si sono impegnati in politica grazie all'impegno per i giovani di Ciriaco De Mita. Quell'impegno che ha fatto sì che tanti giovani non se ne sono andati, ma si sono impegnati in politica; impegno di rinnovamento che fa di Ciriaco De Mita non soltanto il grande pensatore, il grande leader, l'uomo d'azione, ma anche e soprattutto l'uomo che ha segnato il futuro del nostro Paese (Applausi).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Lollobrigida. Ne ha facoltà.

FRANCESCO LOLLOBRIGIDA (FDI). Grazie, Presidente, colleghi, esprimo, a nome del gruppo di Fratelli d'Italia, le condoglianze alla famiglia, al comune di Nusco, del quale Ciriaco De Mita era sindaco, e alla comunità politica che lo ha accompagnato nella sua esistenza terrena. L'onorevole De Mita è stato, senza dubbio, un protagonista della politica nel nostro Paese, tanto da appassionato militante nella sua Irpinia quanto al vertice della Democrazia Cristiana, tra i partiti più importanti della storia repubblicana. Nei Ministeri più importanti, fino a Palazzo Chigi ha attraversato alcuni periodi centrali della storia repubblicana, dalle contestazioni studentesche al periodo del terrorismo, alla ricostruzione post sisma, fino ai margini dell'implosione del sistema della Prima Repubblica.

La storia dell'onorevole De Mita non è sovrapponibile a quella della destra italiana, ma noi guardiamo con grande rispetto alla sua capacità di interloquire con forze politiche diverse, anche tra quelle che mai avrebbero potuto governare insieme. In questa Italia, nella quale l'avversario troppo spesso diventa nemico, nella quale la sovranità popolare sembra essere spesso un fardello, credo che la memoria di un uomo che ha fatto della democrazia e del consenso una ragione di vita possa corrispondere a un invito al reciproco riconoscimento tra culture politiche differenti, in nome dei comuni valori di questa Nazione. Ringrazio l'onorevole Rotondi che ha richiamato alcuni importanti elementi che possono invitare, con le parole che, meglio di me e per conoscenza diretta, ha citato dell'onorevole Ciriaco De Mita, le forze politiche di questo Parlamento a riconoscere reciprocamente la necessità di interpretare le istituzioni democratiche nel modo più alto, in un confronto serrato, aperto, chiaro, trasparente, ma sempre con la consapevolezza del ruolo che qui dentro si incarna (Applausi).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Rosato. Ne ha facoltà.

ETTORE ROSATO (IV). Grazie, Presidente. La politica è tale se prefigura il nuovo, non esiste politica che non prefiguri il nuovo. Nella sua vita politica, Ciriaco De Mita ha sempre saputo intrecciare futuro e memoria, progettualità e radici. Ci sapeva fare, Ciriaco De Mita, con le parole, ci sapeva fare molto bene, ma perché ci sapeva fare con le persone. Il suo era un carattere anche spigoloso; amava la retorica, la sapeva usare e sapeva trafiggere anche con una battuta, ma proprio per questo amava il confronto e amava coinvolgere le persone. E alle parole dava grande importanza, sempre, perché lui diceva che nelle parole stavano le regole. Chi lo ha conosciuto, chi lo ha frequentato ha senza dubbio qualche episodio indelebile che lo collega a lui, prima ne dicevo qualcuno con Roberto Giachetti, che anche lo ha conosciuto e frequentato tanto. Un giorno mi chiese di andare a trovarlo a Nusco, c'era anche suo nipote Giuseppe, per parlare di questioni attinenti alle liste elettorali. Parlammo, anzi, parlò lui per circa due ore, sempre di don Sturzo, del popolarismo, delle grandi radici democratiche del nostro Paese, e poi lasciò cinque minuti alla contingenza. Ricordo quelle due ore - poi sono state l'ultima occasione privata che ho avuto di parlare con lui - come un grandissimo regalo, perché il Presidente De Mita, come è stato ricordato Presidente del Consiglio, presidente della Democrazia Cristiana, parlamentare, europarlamentare, Ministro, sindaco della sua amata Nusco, si sentiva rappresentante del Mezzogiorno d'Italia, lo sentiva molto forte, oltre che rappresentante del nostro Paese, era uno statista. È così che è giusto che venga ricordato, nel nostro Paese: era uno statista perché ha lasciato una traccia indelebile nella storia politica del nostro Paese; era uno statista perché ha selezionato, scelto, coinvolto personalità importanti insieme a tanti giovani, come è stato ricordato, lo diceva, in precedenza, Enrico Letta, personalità che hanno servito ai massimi livelli il nostro Paese. È stato uno statista perché Ciriaco De Mita ha messo una profonda esperienza teorica e pratica nell'arte del governo a servizio del Paese.

E quindi, a nome di Italia Viva, ma a nome di un'esperienza politica che tanti di noi hanno vissuto insieme a lui, esprimo veramente le mie condoglianze, le nostre condoglianze alla famiglia, che ringrazio per essere qui, in quest'Aula, che lui ha amato e onorato profondamente, ai suoi amici e alle persone che con lui hanno condiviso un pezzo di strada. Termino con un suo pensiero, con una sua frase, che ha detto recentemente, anzi, non tanto recentemente: quando morirò, continuerò a parlare. Mi sembra che sia molto giusta e molto vera (Applausi).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Cosimo Sibilia. Ne ha facoltà.

COSIMO SIBILIA (CI). Grazie, Presidente. È con grande emozione che sono qui, oggi, a ricordare la scomparsa dell'onorevole De Mita, avvenuta lo scorso 26 maggio, ad Avellino. Non è semplice riassumere in due minuti il profilo di un personaggio che è nella storia della politica italiana fin dalla prima metà del secolo scorso. Tra i politici più conosciuti nel mondo, un leader carismatico, un'intelligenza rara. Nel ricordare l'onorevole Ciriaco De Mita, il Presidente De Mita, mi sento pertanto particolarmente coinvolto. Non posso non fare appello ai miei ricordi giovanili, ai ricordi di un De Mita politico e di un De Mita privato. Come politico, ho avuto un rapporto di libero e intenso confronto, ma sempre profondamente formativo. Una persona con la quale ho condiviso un'alleanza di centrodestra per le provinciali di Avellino nel 2009, successivamente esportata anche alle elezioni regionali della Campania del 2010. Sicuramente non fu semplice, perché era la prima volta che De Mita condivideva un'esperienza non di centrosinistra. Entrambi dal carattere tenace, ci siamo scontrati più volte, ma, forse perché irpini, alla fine riuscivamo ad intenderci, sempre.

E ho avuto l'onore di condividere con lui anche momenti privati. Due esempi: la squadra di calcio dell'Avellino, non solo ai tempi della serie A, e le partite a tressette sono state le passioni che ci hanno unito. È stato non solo un politico, ma un indiscutibile intellettuale, rimasto sempre fedele alla sua storia, fautore del potere inteso come servizio alla collettività, interprete vero del valore del cattolicesimo democratico, degli insegnamenti di don Luigi Sturzo, di Aldo Moro, e, a sua volta, maestro di politica per intere generazioni. È stato protagonista di assoluto rilievo per lo sviluppo del Mezzogiorno, non solo da un punto di vista economico e sociale, ma anche culturale ed istituzionale. Infrastrutture e classe dirigente erano le sue priorità. Ha servito con competenza le istituzioni, è stato consigliere nazionale, vicesegretario, segretario e poi presidente della Democrazia Cristiana.

Più volte Ministro, Presidente del Consiglio dal 1988 al 1989, per poi ritornare a Nusco, suo paese nativo, dove è scomparso da sindaco in carica, facendo ancora politica sempre con ammirevole energia e passione.

Nonostante i prestigiosi incarichi che ha ricoperto, ha dedicato quasi tutti i fine settimana alla sua terra, Avellino e la sua provincia, a cui era visceralmente legato, senza mai dimenticare le istanze del territorio. Questo è il motivo principale per cui ad ogni consultazione elettorale otteneva sempre un largo consenso e da cui traeva rinnovato vigore. Concludo, rinnovando alla signora Annamaria e ai figli le mie più sentite espressioni di cordoglio (Applausi).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Federico Conte. Ne ha facoltà.

FEDERICO CONTE (LEU). Grazie Presidente, credo che il miglior tributo alla memoria di Ciriaco De Mita sia nell'elogio della politica, la politica intesa come scienza e come arte del governare, come la teoria e la pratica dell'organizzazione, della direzione della vita pubblica, la politica come arte del possibile, quella a cui egli ha dedicato tutta la vita. Martinazzoli amava ripetere: la politica è importante, ma la vita è più importante. Questa antinomia in De Mita si è risolta perfettamente nella completa immedesimazione delle due dimensioni: egli nella vita è stato quello che è stato in politica. È stato, non a caso, nella funzione di segretario della Democrazia Cristiana - il periodo più longevo della storia del più importante partito della Prima Repubblica - il politico più capace di organizzare pensiero e azione. Ha ricoperto moltissimi incarichi di Governo - come Lei ricordava -, di Ministro, prima e poi finanche di Presidente del Consiglio, dopo. È stata proprio quella stagione che ha rappresentato il cuore della sua esperienza politica. Veniva dalla sinistra di base fondata da Marcora; era stato un sostenitore del compromesso storico, addirittura su posizioni più avanzate rispetto a quelle di Moro. Era un teorico della possibilità di un'alleanza con il Partito Comunista Italiano quando questi ancora non aveva risolto integralmente il suo rapporto con Mosca. Fu scelto come segretario dopo che la Democrazia Cristiana aveva modificato la sua linea politica con il «preambolo Forlani», anche perché fortemente anti-craxiano; eppure con Craxi strutturò il più importante accordo politico di quel tempo; quell'accordo ha prodotto un Governo lungo, il Governo Craxi, il Governo Goria, il Governo De Mita.

Tutti gli anni Ottanta, con un compromesso alto che ha consentito di governare la complessità di quella società in trasformazione, prima della svolta epocale dell' ‘89, vengono dalla sua capacità di essere protagonista cedendo la guida del Governo, almeno fino a un certo punto. È stato leader politico di altissimo livello, ma di origini umili. Come tanti dirigenti della Prima Repubblica sapeva che la politica era stato un ascensore sociale importante, che la politica era, per la società italiana, un ascensore sociale importante. Non ha mai smarrito il rapporto con la sua terra, con la sua Avellino, con l'alta Irpinia, con Nusco di cui è stato fino all'ultimo momento sindaco; un rapporto ossessivo, addirittura, che fa monito a questa classe dirigente politica rispetto a quello che un leader nazionale deve essere rispetto alla società da cui proviene.

Posso portare soltanto una piccola testimonianza parlamentare del suo amore per la politica e per i giovani: appena eletto deputato fui invitato dal Centro studi Taurasi, presieduto dall'avvocato Lorenzo Mazzeo, a un dibattito sul Mezzogiorno - era presente anche l'amico Vito De Filippo - nel quale ebbi a contestare un esponente politico che aveva offerto una lettura a mio giudizio superficiale della questione meridionale, una lettura più articolata, una proposta più strutturata di rilancio della questione meridionale. Era il tempo in cui i finanziamenti del PNRR erano molto lontani da venire. Nel concludere il convegno egli ebbe ad apprezzare e a sostenere il mio intervento, eppure io ero e sono l'erede e l'interprete di una tradizione politica fieramente antagonista e avversaria a quella di cui De Mita è stato il leader indiscusso, soprattutto in Campania, nelle province di Salerno ed Avellino. Volle conoscermi, mi invitò a rimanere a cena con lui, una cena invero frugale col proprietario di casa, che fu arricchita da racconti di scontri, di incontri, di accordi, di disaccordi, qualche amarezza e, nel congedarci, volle dirmi con una frase che amava ripetere e che è stata anche ricordata: tu non hai bisogno di consigli, vieni da una buona scuola politica, però un avvertimento tienilo a mente, quando ti sembrerà semplice in politica vorrà dire che non hai capito (Applausi).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Vittorio Sgarbi. Ne ha facoltà.

VITTORIO SGARBI (M-NCI-USEI-R-AC). Presidente, voglio ricordare agli amici e ai colleghi che, come dovrebbe essere nella logica delle vicende che abbiamo vissuto negli ultimi decenni, Ciriaco De Mita non è mai uscito dalla Prima Repubblica, che è l'unica Repubblica che io conosco e riconosco. È stato cristiano prima che democristiano e io che sono entrato in Parlamento quando lui era presidente della Democrazia Cristiana mi sono misurato con lui e con la sua intelligenza a cui dobbiamo nell'ordine statisti come Spadolini, Romano Prodi, Cossiga e Mattarella, i quali hanno svolto e tenuto alto il nome di questa Nazione perché erano politici professionisti e tali sono.

Devo anche dire che nella sua dimensione ironica – era chiamato intellettuale della Magna Grecia - ma anche sul piano della ironia, fu lui a indicare la città di Avellino in termini di ribaltati per cui Napoli era chiamata “Avellino mare”, trattandosi di Avellino la capitale che ha dato i natali o comunque l'attività politica a Maccanico, Biagio Agnes, l'amico Gerardo Bianco, Gargani, Sullo, Mancino, Rotondi, Zecchino, tutti uomini distinti per capacità intellettuali e conoscenza. È stato in Parlamento e in attività fino all'ultimo giorno, per una breve pausa è stato parlamentare, poi è stato parlamentare europeo, poi sindaco fino al 2022 (era sindaco dal 2014 dopo l'esperienza al Parlamento europeo).

È stato l'orgoglio della politica italiana e credo che il minuto di silenzio, quel lungo minuto che abbiamo dedicato a lui, abbia fatto pensare a quanto vuoto abbiamo non di persone ma di teste, ossia di persone che intendono la politica come pensiero e azione, e non come azione “falsa ribellione”. Vorrei dire che lui si scontrò con Renzi per il referendum che lo stesso Renzi aveva voluto e disse «no». Sarebbe stato un segnale importante che le Istituzioni avessero indicato che i referendum si votano, magari «no», ma non si disertano: chi ha coscienza civile dei diritti e dei doveri ai referendum va; De Mita si era misurato della certezza dei suoi diritti e della sua volontà di dire pubblicamente il suo «no», non con un'astensione vigliacca.

Ricordo i tanti anni in cui io l'ho visto e l'ho frequentato, e lui ha ironizzato con me. Ricordo una sua battuta con cui, ironizzando sulla volontà di Berlusconi di diventare Presidente della Repubblica, disse che lui per conquistare la Democrazia Cristiana aveva detto di avere una zia suora, ma non basta avere una zia suora per essere buoni cristiani. Da questo punto di vista la visione cristiana di De Mita è stata una visione di civiltà, di coscienza e di valori che non possono essere né perduti, né dimenticati (Appalusi).

PRESIDENTE. Ha chiesto di intervenire il Ministro Dario Franceschini, prego a lei la parola.

DARIO FRANCESCHINI, Ministro della Cultura. Grazie Presidente, il Governo si associa alle parole che abbiamo sentito, tutte importanti, alle condoglianze alla famiglia, qui oggi, alla moglie, ai figli, alla comunità di Nusco, di Avellino e - fatemelo dire - anche alla grande famiglia democristiana che è dispersa ma si sente ancora una famiglia e riconosce in De Mita un grande leader. È difficile parlare a nome del Governo e contemporaneamente mescolare l'affetto e i ricordi personali. De Mita è stato davvero tante cose insieme: un uomo di partito e un uomo di Stato; una coincidenza tra le due cose e quanto sarebbe utile oggi che ricordassimo che servire il partito significa anche servire il proprio Stato se si svolgono bene le proprie mansioni, guidando il partito si può servire lo Stato. Un intellettuale, nel senso più puro del termine. Un'intelligenza straordinaria, un leader naturale, un formatore di intere generazioni, un uomo dalle battute fulminanti, quasi tutte irriferibili. Me ne viene in mente soltanto una: io gli stavo parlando bene di un cardinale che avevo sentito parlare dicendo che si trattava di un uomo molto intelligente e lui mi disse: «sì, ma non crede in Dio».

Io restai gelato. Un uomo veramente di battute fulminanti, che erano un altro segno di una grande intelligenza, eppure perseguitato da un pregiudizio antimeridionale, così forte nel nostro Paese da non dargli fino in fondo il merito che meritava, neanche quando era al momento di massimo potere, perché è un pregiudizio antimeridionale molto forte, ancora radicato, purtroppo, nel nostro Paese.

Un uomo colto, un uomo curioso, che gestiva il potere, certamente, ma come mezzo per risolvere i problemi, come mezzo per fare riforme. Pensiamo a quanto tempo ha dedicato - invano, purtroppo, come tutti noi l'abbiamo dedicato invano, ma lui ha tracciato la strada - al tema delle riforme istituzionali, dell'esigenza di cambiare il nostro Stato, e siamo ancora qui a parlarne. Un uomo che ha guidato la Democrazia Cristiana con strumenti nuovi. Enrico Letta ricordava il rinnovamento, l'apertura agli esterni, alle grandi personalità, ai giovani. Quando eravamo nei giovani della Democrazia Cristiana e mi chiedevo perché i grandi capi di allora, che pure avevano ruoli di Governo importanti, stavano ore e ore, giorni interi, ad ascoltare il dibattito tra di noi. Adesso non capiterebbe mai, eppure stavano lì, perché era un modo di assorbire idee, era un modo di selezionare classi dirigenti, era un modo veramente di accompagnare la crescita di nuove generazioni. Mi chiedevo perché tanta attenzione e tanto ascolto. Quindi, dare e ricevere allo stesso tempo, e De Mita dava tanto, ogni discorso era un'analisi, un ragionamento, come diceva. I congressi erano una scuola, da questo punto di vista, così come i seminari. Io ricordo quell'enorme fucina di cervelli e di grandi protagonismi che erano le riunioni della sinistra democristiana, i convegni di Chianciano e di Lavarone, quanta intelligenza, quanto confronto di leadership e, poi, intesa alla fine.

De Mita ha seminato cultura politica. Nell'ultimo colloquio politico, da maestro quale era, da grande politico quale era, volle venire per dirmi che era preoccupato del futuro del cattolicesimo democratico, si domandava se avrebbe mai avuto un futuro. Io gli risposi citando una frase con cui un grande cattolico democratico, Giorgio La Pira, quando era sindaco di Firenze, ricordò, affiggendo manifesti in giro per la città, la scomparsa di un suo giovane assessore, Nicola Pistelli, che era uno dei grandi leader, coetaneo di De Mita, della sinistra di base, della sinistra democristiana. Quando morì, la città di Firenze fu coperta da manifesti del comune che riportavano soltanto una frase: “Da quel chicco di frumento nasceranno tante spighe di grano nuovo”. Ecco, De Mita ha seminato tanto, per tutta la vita e continueranno a nascere, dalla sua lezione, tante spighe di grano nuovo (Applausi).

Seguito della discussione della mozione Romaniello, Azzolina, Panizzut, Delrio, Cappellacci, Ferri, Bersani, Carelli, Sapia, Trizzino, Cecconi, Ehm ed altri n. 1-00536 concernente iniziative per una strategia nazionale per la prevenzione del suicidio.

PRESIDENTE. Secondo le intese intercorse, l'ordine del giorno reca il seguito della discussione della mozione Romaniello, Azzolina, Panizzut, Delrio, Cappellacci, Ferri, Bersani, Carelli, Sapia, Trizzino, Cecconi, Ehm ed altri n. 1-00536 (Nuova formulazione) concernente iniziative per una strategia nazionale per la prevenzione del suicidio (Vedi l'allegato A).

Ricordo che nella seduta di ieri si è svolta la discussione sulle linee generali.

Avverto che sono state presentate una ulteriore nuova formulazione della mozione n. 1-00536 e la mozione Bellucci ed altri n. 1-00668 (Vedi l'allegato A). I relativi testi sono in distribuzione.

(Parere del Governo)

PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il rappresentante del Governo, che esprimerà altresì il parere sulle mozioni all'ordine del giorno.

ANDREA COSTA, Sottosegretario di Stato per la Salute. Grazie, Presidente. Per quanto riguarda la mozione Romaniello, Azzolina, Panizzut, Delrio, Cappellacci, Ferri, Bersani, Carelli, Sapia, Trizzino, Cecconi, Ehm ed altri n. 1-00536 (Ulteriore nuova formulazione), in riferimento alle premesse, si chiede di espungere il punto 31. Per quanto riguarda, invece, la parte degli impegni: sull'impegno 1 e 2, parere favorevole; sull'impegno 3, parere favorevole con la riformulazione “nel rispetto dei vincoli di bilancio”; sull'impegno 4, parere favorevole a condizione che la parola “emergenza” sia sostituita dalla parola “prevenzione”; sull'impegno 5, parere favorevole; sull'impegno 6, parere favorevole a condizione che sia riformulato nella versione iniziale, e cioè “a promuovere campagne di sensibilizzazione e prevenzione all'interno delle scuole, a partire dalla scuola primaria”; sull'impegno 7, parere favorevole con la riformulazione “a valutare la possibilità di” e “nel rispetto dei vincoli di bilancio”; sull'impegno 8, parere favorevole “nel rispetto dei vincoli di bilancio”; sugli impegni 9, 10 e 11, parere favorevole; sull'impegno 12, parere favorevole con la riformulazione “compatibilmente con i vincoli di bilancio”; sull'impegno 13, il parere è favorevole a condizione che, in premessa, vi sia la formula “nel rispetto dei vincoli di bilancio” e che la parola “offrendo” sia sostituita dalle parole “promuovendo l'adozione di”; sugli impegni 14, 15 e 16, parere favorevole; sull'impegno 17, parere favorevole se riformulato sostituendo le parole “ad adottare” con le parole “continuare ad adottare”; sugli impegni 18, 19, 20 e 21, parere favorevole; sull'impegno 22, parere favorevole “previa adozione di una disposizione ad hoc che lo prescriva”.

Per quanto riguarda, invece, l'altra mozione, Bellucci ed altri n. 1-00668, con riferimento alla premessa, si chiede di espungere il capoverso 14 dalle premesse, e precisamente dalle parole “in quarto luogo” fino alle parole “può compiere positivamente”. Per quanto riguarda gli impegni: sugli impegni 1 e 2, parere favorevole; sull'impegno 3, parere favorevole con la riformulazione “a valutare l'opportunità di” e “nel rispetto dei vincoli di bilancio”; sugli impegni 4 e 5, parere favorevole; sull'impegno 6, parere favorevole, “tenuto conto di quanto già in fase di attuazione”; sull'impegno 7, parere favorevole con riformulazione “a valutare la possibilità di”; sull'impegno 8, parere favorevole; sull'impegno 9, parere favorevole, “per quanto di competenza”; sull'impegno 10, parere favorevole.

(Dichiarazioni di voto)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Cristian Romaniello. Ne ha facoltà.

CRISTIAN ROMANIELLO (MISTO-EV-VE). Grazie, onorevole Presidente. Grazie, onorevoli colleghe e colleghi presenti in Aula. Approvare queste mozioni rappresenta un segnale di disponibilità delle istituzioni. Il Governo è formalmente impegnato a istituire una strategia nazionale di prevenzione del suicidio, e sappiamo che l'Italia è l'ultimo tra i Paesi avanzati a non possederla. Quindi, la giornata di oggi rappresenta un momento di innovazione importante, da questo punto di vista, per il Paese, anche a livello internazionale.

Stiamo affermando la caduta di un tabù. Affermiamo che siamo pronti a sapere se in chi è vicino a noi serpeggia il desiderio della morte, perché non è facile che sia detto spontaneamente. Affermiamo che siamo pronti a batterci per coloro che si suiciderebbero, per non morire. Siamo pronti a batterci perché restino con noi. Lo stiamo facendo per non lasciare indietro nessuno. E lasciate che esprima un pensiero in particolare per i più giovani, le vittime per cui soffro di più, vittime che, solo se costrette in un mondo non accogliente, in una sinapsi sociale che li trascura e che non li comprende più, possono decidere di desiderare di sparire. E così per le persone che perdono una figura cara, un familiare, un parente per suicidio, i cosiddetti survivor, sopravvissuti: sono coloro a cui aumenta immediatamente, di molto, il rischio suicidario personale, più di chiunque altro, a parte solo chi ha già sperimentato quel desiderio di morte e chi ha già tentato un suicidio. Sono persone devastate da domande indicibili. Nel libro che ho scritto, ho avuto il piacere di ospitare la testimonianza di alcuni survivor: Domenico, papà di una giovane ragazza di 13 anni che si è tolta la vita, è stato un padre attento, tra l'altro, vicino alla figlia, in una famiglia serena, in cui non si poteva neanche pensare che una adolescente che non manifestava particolari segni di disagio potesse arrivare a un epilogo di questo tipo. Domenico scrive una frase agghiacciante, una frase che non riuscirò mai a togliermi dalla testa; scrive: è possibile che parlare con me fosse peggio della morte? Queste sono le domande che si fanno queste persone, che sono costrette a farsi queste persone.

In un Paese dove c'è la possibilità di dare un contributo a queste persone, ma, prima di tutto, ai giovani, ai ragazzi che arrivano a questo punto, si può cercare di evitare il più possibile di incorrere in queste domande. E, allora, stiamo pensando a tutti. Stiamo pensando a tutti con l'istituzione di un numero verde, con strumenti di analisi del rischio suicidario innovativi, che già esistono nel mondo e anche in alcune realtà territoriali nel nostro Paese, ma che vanno diffuse su tutto il territorio nazionale. Stiamo pensando a tutti, con la formazione e l'assunzione di personale qualificato che si debba occupare di questo settore e più ampiamente del benessere psicologico delle persone.

Stiamo pensando a tutti attraverso un intervento scolastico, ponendo attenzione ai giovani che si trovano nelle scuole. Stiamo pensando a tutti attraverso il potenziamento della ricerca scientifica di settore; stiamo pensando alle famiglie con interventi di postvention, la prevenzione secondaria per tutti coloro per i quali aumenta il rischio suicidiario a causa di un suicidio in famiglia, delle persone più care nella propria famiglia che si sono suicidate. Ricordiamoci che, in base alla teoria del piccolo mondo, attestata dai tempi di Milgram, negli anni Sessanta, le persone che si suicidano, come qualsiasi altra categoria di persone, non possono essere più lontane da noi di tre gradi di separazione. Quindi, sono molto vicine. Vado alla conclusione, Presidente.

Attraverso l'innovazione digitale, l'intervento all'interno delle Forze armate penitenziarie, l'intervento nelle carceri e l'attenzione al mondo del volontariato, facciamo tanto e cerchiamo di pensare a tutti. Allora, per concludere, questo - e vi devo ringraziare, questa volta - è un primo passo che stiamo compiendo, molto importante, ma c'è un Paese da recuperare e, quindi, ne dovranno seguire altri. Abbiamo il dovere d'intervenire su molti altri aspetti. Oggi vi devo dire che sono fiducioso, perché stiamo dimostrando al Paese, una volta per tutte, che, per ciascuno di noi, ogni vita conta (Applausi).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Sapia. Ne ha facoltà.

FRANCESCO SAPIA (MISTO-A). Grazie, Presidente. Sottosegretario, colleghi deputati, oggi dovremo pronunciarci su una mozione che impegna il Governo ad avviare azioni concrete al fine di attuare un'efficace strategia per la prevenzione dei suicidi e la lotta alla depressione. Ciò è necessario e prioritario, considerando che, secondo l'Organizzazione mondiale della sanità, ogni anno ci sono circa 4 mila suicidi, in Italia. Tradotto in termini sociali, equivale a una città di 40 mila abitanti che scompare, in dieci anni. Ma stiamo parlando perfino di dati poco aggiornati, in quanto non è ancora operativo l'osservatorio epidemiologico sui suicidi e sui tentativi di suicidio, annunciato dall'Istituto superiore di sanità nel 2019. Non abbiamo, quindi, i dati precisi, ma secondo stime di enti internazionali, come l'Istituto per la ricerca scientifica in psichiatria e neuroscienze che, all'inizio della pandemia, aveva istituito un osservatorio suicidi COVID-19, monitorando i casi in base alle notizie di cronaca, è emersa una recrudescenza dei casi di suicidio e di tentato suicidio, negli ultimi anni.

Siamo nell'era COVID. È da più di due anni che siamo sottoposti ripetutamente a restrizioni che hanno un impatto sociale ed economico soprattutto sulle categorie fragili. È evidente che le crisi economiche, le emergenze nazionali, le epidemie, le pandemie, lo stress e le diseguaglianze di matrice capitalistica fungono da catalizzatori dei disturbi di natura mentale, che spesso sfociano nel suicidio. La pandemia ha modificato le condizioni di lavoro di molti in Italia e in Europa. Inoltre, essa ha ampliato i problemi, vecchi e nuovi, correlati alle dinamiche lavorative e occupazionali. Ne è derivato un aumento esponenziale dei disturbi mentali legati a situazioni di incertezza finanziaria e di vulnerabilità di anziani, disabili e giovani.

Già prima della pandemia si stimava che il 25 per cento dei cittadini dell'Unione europea avrebbe sofferto di problemi di salute mentale nel corso della propria vita, con un costo, per le patologie mentali, del 4 per cento per tutti gli Stati membri e una perdita di 620 miliardi di euro l'anno, per il costo della depressione collegata al lavoro. Ho citato i dati europei perché in Italia, come dicevo prima, è ancora arduo reperire informazioni che diano la misura del problema. Per dirla brutalmente, ai suicidi e ai tentativi di suicidio strutturali, che si verificavano nell'era pre-COVID, si aggiungono quelli per la pandemia ancora in corso. Come sottolinea Maurizio Pompili, professore ordinario di psichiatria all'università “La Sapienza” di Roma, il suicidio non deve essere inteso come un avvicinarsi alla morte, bensì come un allontanarsi da un dolore intollerabile, da emozioni negative, intollerabili, e da una devastazione interiore.

Gli effetti della pandemia sono sconosciuti rispetto alle conseguenze che la pandemia stessa può accentuare, pur non rappresentandone necessariamente la causa. Resta, tuttavia, il fatto che la situazione che il mondo sta attraversando è senza precedenti e sono sconosciuti gli effetti a lungo termine del distanziamento sociale, del confinamento in casa, della convivenza con un familiare affetto da COVID-19, della didattica a distanza, nonché delle limitazioni all'accesso ai servizi sanitari e di prevenzione e cura.

I ceti sociali più svantaggiati, in particolare, vedono messo a rischio anche il soddisfacimento dei loro bisogni primari a causa della perdita del lavoro o della riduzione del reddito dovuta al fermo delle attività produttive. Tutto questo, unito alla paura di essere positivi al COVID-19 e di ammalarsi o di far ammalare i propri cari, ha generato un forte stato d'ansia e di preoccupazione per il futuro. Ci saranno inevitabili ripercussioni sulla salute mentale della popolazione, con ulteriori rischi di suicidi e, in generale, di perdita dell'equilibrio psichico, psicologico e fisico.

Per tutte le ragioni esposte, annuncio, quindi, il mio voto favorevole sulla mozione in argomento, che impegna il Governo, tra l'altro: a rendere operativo in tempi strettissimi l'osservatorio epidemiologico sui suicidi e sui tentativi di suicidio, che, a oggi, si è rivelato essere solo un annuncio, nonché a sollecitare l'Istat a fornire i dati aggiornati relativi ai suicidi e ai tentativi di suicidio; ad avviare politiche mirate per gli adolescenti e i giovani, utilizzando come strumenti di indagine sociale anche questionari all'interno di percorsi scolastici con cui poter individuare la latenza di disturbi scatenanti il suicidio e i tentativi di suicidio; a ridurre le diseguaglianze sociali che cristallizzano la condizione di incapienza economica e povertà sociale per quelle fasce sociali differenti dagli adolescenti e dai giovani; a costituire un fondo, garantito da Cassa depositi e prestiti, di microfinanza comunitaria, con cui finanziare la realizzazione di progetti che valorizzino i soggetti più fragili al fine di tutelarne la salute mentale, attribuendo il giusto valore sociale al capitale umano; a dare seguito agli impegni assunti in merito alle mozioni discusse il 26 ottobre 2021, concernenti iniziative per potenziare gli strumenti per la diagnosi e la cura della depressione.

Invito parimenti al voto favorevole tutti gli onorevoli colleghi su un provvedimento che non può essere divisivo. È nostro dovere tutelare i milioni di italiani che stanno attraversando questo genere di difficoltà (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Alternativa).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il sottosegretario Costa, per rettificare il parere sulla mozione Romaniello, Azzolina, Panizzut, Delrio, Cappellacci, Ferri, Bersani, Carelli, Sapia, Trizzino, Cecconi, Ehm ed altri n. 1-00536 (Ulteriore nuova formulazione). Ne ha facoltà.

ANDREA COSTA, Sottosegretario di Stato per la Salute. Grazie. In merito all'impegno n. 22, il parere rimane favorevole, con la seguente riformulazione meglio precisata: “a presentare alla Camera, previa disposizione normativa, una relazione annuale sull'aggiornamento delle condizioni del Paese” e poi prosegue l'impegno senza alcuna modifica.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Nicola Stumpo. Ne ha facoltà.

NICOLA STUMPO (LEU). Grazie, Presidente. Non ripeterò gli impegni contenuti nella mozione che il Governo ha accettato, impegni che provano a riportare il nostro Paese su un livello di civiltà. Io credo che questa mozione voglia inserirsi su quanto lo Stato debba fare per prevenire uno dei drammi - e può sembrare strano - anche più frequenti, si ripetono nel corso dell'anno.

Dunque, voglio soltanto citare alcuni aspetti delle problematicità di questa vicenda. Ogni anno, secondo i dati dell'Organizzazione mondiale della sanità, nel mondo oltre 800 mila persone muoiono per suicidio, 800 mila! Credo sia un dato che susciti stupore nei molti che non hanno mai avuto occasione di approfondire questo tema.

Nonostante questi drammatici dati, alcuni Paesi nel mondo hanno incluso la prevenzione del suicidio tra le loro priorità sanitarie e solo 38 Stati possiedono una strategia nazionale di prevenzione del suicidio. La riduzione del tasso dei suicidi è uno degli obiettivi dell'Agenda delle Nazioni Unite 2030 per lo sviluppo sostenibile.

Anche nel nostro Paese dobbiamo recuperare questo ritardo. Ogni anno, circa 4 mila persone in Italia si tolgono la vita e si stima che almeno la metà di esse potrebbero essere salvate con un intervento adeguato. Il numero di vittime non contempla il dato sommerso prodotto dall'assenza di un osservatorio dedicato e di sistemi di rilevamento avanzati, come diceva, in precedenza, il collega Sapia. Questa mozione, opportunamente, individua gli impegni e le attività necessarie.

Nella mozione si evidenzia che tra le cause del suicidio vi sono le condizioni socio-economiche e lo studio che viene riportato mostra come, tra il 2007 e il 2010, il numero dei suicidi sia cresciuto del 34 per cento tra i disoccupati, del 19 per cento tra gli occupati e del 13 per cento tra le persone fuoriuscite dal mondo del lavoro. Questo deve far riflettere sulla necessità di strumenti di protezione sociale diretti non solo a garantire la continuità reddituale ma anche redditi all'inclusione e a far sì che nessuno, di fronte alla perdita del lavoro e alla quotidiana fatica, possa sentirsi solo.

Le condizioni socio-economiche non sono le sole responsabili del fenomeno. Deve far riflettere un'altra categoria gravemente colpita: quella delle donne vittime di violenza. Dal VII rapporto Eures sul femminicidio-suicidio in Italia, che viene richiamato nella mozione, emerge che, da marzo a ottobre 2020, periodo dell'attività più intensa del Coronavirus e dell'adozione delle misure più restrittive, l'incremento dei cosiddetti femminicidi-suicidi è stato del 90 per cento.

Vi è la necessità di superare un ritardo anche culturale e la mozione che, come LeU, abbiamo sottoscritto e che voteremo penso vada in questa direzione. Sono queste le ragioni che io ho voluto sottolineare, piuttosto che ripeterle tutte. Nei confronti della debolezza nel mondo del lavoro e delle persone più deboli c'è bisogno di uno sforzo e questa mozione deve servire a rendere giustizia per quelli che sono stati problemi enormi in questi anni (Applausi dei deputati del gruppo Liberi e Uguali).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato D'Ettore. Ne ha facoltà.

FELICE MAURIZIO D'ETTORE (CI). Grazie, Presidente. Questa mozione è uno di quegli atti che, come sappiamo, impegna il Governo ma che qualifica il lavoro delle Camere su temi di primaria rilevanza. Una mancanza che c'era, e c'è tuttora, nel nostro ordinamento è stata giustamente segnalata dai promotori ed è quella di riconoscere il suicidio e i fenomeni ad esso connessi come gravi problemi di salute pubblica. È questo il tema cruciale. Non è per ricordare sempre argomenti di natura ordinamentale, ma è evidente che, se nell'ordinamento non esiste una specificazione normativa con riguardo al suicidio e alla sua associazione a un grave problema di salute pubblica, è diverso l'approccio - come il rappresentante del Governo sa bene - in ordine alle politiche di prevenzione. Quindi, è evidente come mai l'Organizzazione mondiale della sanità già abbia richiamato più ordinamenti a compiere questo intervento ed è decisivo questo passaggio. È alquanto strano che non si sia già provveduto. Se si pone questo impegno ad un Governo di così ampia coalizione, credo che debba essere accolto con molta rapidità perché questo è il punto di partenza essenziale, senza il quale tutte le politiche e tutti gli interventi, anche delle regioni, diventano complicati. C'è una serie di impegni - poi citerò quelli più importanti previsti nella mozione - che richiede, come ben sa il rappresentante del Governo, una interlocuzione, una concertazione con le regioni molto importante. Direi che ci vorrà una fioritura di impegni e di interlocuzioni con le regioni. Se c'è una mancanza, mi permetto di dire, in questa mozione, e sicuramente il Governo ne è conscio, è quella di un riferimento specifico alle politiche sanitarie regionali e agli interventi delle regioni che - bene è stato evidenziato dagli interventi che mi hanno preceduto - non hanno tutte valutato il fenomeno in ordine alle politiche di prevenzione, con mancanze e lacune evidenti in alcune regioni. Tuttavia, questo è un tema anche di risorse. Bisogna allocare risorse su questi temi. È evidente che la mozione è un impegno che il Governo accoglie. Come ho visto, in base ai pareri del Governo, gli impegni sono stati recepiti, almeno nell'essenzialità dei dispositivi, e saranno poi attuati con provvedimenti specifici. Però, è chiaro che ci vuole una sostanziosa valutazione delle risorse.

Se si parla di una strategia nazionale per la prevenzione del suicidio, tale strategia ha bisogno di una serie di atti e di comportamenti che prevedano le concrete politiche che vengono a essere preparate nell'interlocuzione con le regioni e, quindi, anche le risorse che, sia a livello centrale sia a livello regionale, devono essere all'uopo trasferite.

Adottare le iniziative di competenza per inserire un sistema di rilevamento diagnostico, come un codice identificativo, nel sistema sanitario digitale: anche riguardo alla attività prevista da questo impegno c'è un ritardo e penso che sia il momento di ovviare.

Anche la semplice promozione di campagne di sensibilizzazione e prevenzione all'interno delle scuole prevede un'interlocuzione con tutti i comparti governativi. La compagine governativa in queste mozioni è chiamata nel suo complesso a muoversi. Siamo a fine legislatura e mi permetto di ricordare che può succedere che si alzino le tensioni. Riguardo alle mozioni identitarie di ogni forza politica - non questa - è quindi il momento di provvedere in tempi anche rapidi, almeno sui temi per i quali esiste un consenso di maggioranza. Ho sentito alcuni interventi e alcuni partivano dal ricordare il valore della vita umana e l'importanza della prevenzione. È tutto importante. Però, qui siamo in Parlamento a discutere una mozione e non dobbiamo fare valutazioni etiche generali o dimostrare chi è più buono e chi è più bravo tra tutti noi. Dobbiamo invece pensare a una politica di Governo nazionale e regionale su un tema che ha una grandissima rilevanza come questo, un tema da affrontare in maniera tecnica, scientifica e normativa. Ho visto anche come il Governo sia stato sensibilizzato sui vari dispositivi ed è questo l'orientamento: se è un Governo del fare, qui bisogna fare, più che teorizzare. Tutti sono bravi, nel momento della discussione in Parlamento, nel dire che a questo tema ci tengono e hanno alti valori etici. Fermo restando che - è chiaro - una mozione di questo tipo ha un contenuto etico e un contenuto importante, andiamo però al contenuto giuridico e tecnico-scientifico, che è quello che serve per ovviare alla problematica. Se, come pare, la prima causa di morte dei giovani di una certa età è addirittura il suicidio, probabilmente questo è un tema che deve essere affrontato con grande celerità da parte delle istituzioni, nel loro complesso considerate.

C'è anche un altro importante passaggio su cui - ora non ricordo - mi sembra che il Governo abbia dato il parere. Mi scuso con il rappresentante del Governo, ma io sono abituato a interloquire col Governo, in Aula. Quando si fa una mozione, a chi ci si rivolge? Al Governo, non alle telecamere o a chi sta guardando la televisione. Ci si rivolge al Governo per tentare di trovare contenuti. Ora vanno di moda i social, le foto e altre cose del tipo: “Tu cosa fai?”. Invece del “tu cosa fai”, penso si debba interloquire col Governo sul piano concreto. C'è un impegno sul quale abbiamo provvedimenti già in corso e basterebbero alcune proposte del Governo o dei relatori di alcuni provvedimenti su una delle questioni centrali, cioè la tutela dei minori. In particolare, si dovrebbero prevedere misure a tutela dei minori e adottare iniziative per disincentivare l'istigazione al suicidio, impedendo l'accesso a siti web che incoraggiano il ricorso a pratiche di autolesionismo. Quindi, si dovrebbe impedire questo. Ci vorrebbe da subito una disciplina in materia, si dovrebbe intervenire immediatamente. Qui c'è anche bisogno di una cornice europea e non può intervenire solo l'ordinamento nazionale. Ci vuole una cornice europea, che già c'è, su questo tema. Tuttavia, non è necessario aspettare la attuazione dei provvedimenti comunitari, possiamo intervenire già da ora. Quindi, non è un passaggio formale l'impegno del Governo, visto che sono in molti a votarlo. Il Governo adotti subito i provvedimenti, prenda dall'Aula il suggerimento di stabilire immediatamente, nei provvedimenti in corso, una norma specifica su questo tema, perché è uno dei temi più importanti. Sui siti web che spingono all'autolesionismo e che addirittura istigano al suicidio, soprattutto i minori, bisogna minimamente intervenire e trovare modalità di intervento che siano chiaramente capaci di essere invasive e pervasive e di impedire l'accesso.

Mi riferisco, ad esempio, a norme, come quella del riconoscimento del suicido come un grave problema di salute pubblica, che sarebbero norme cardine, pilastri ordinamentali, tali da costituire, nei successivi provvedimenti attuativi, il fondamento della norma primaria, che è quella necessaria e che serve alle regioni, come norma cornice, per intervenire con una legislazione di natura regionale. Quindi, due o tre norme, con impegni da portare immediatamente nelle Aule: il Governo le può porre in essere entro 15 giorni, entro un mese. Quindi, poiché diciamo sempre - e ce ne gloriamo - che siamo il Governo dei migliori, dimostriamo di esserlo pure nei tempi. Dimostriamo di essere tempestivi, perché, altrimenti, al di là dei discorsi, concretamente, che si fa?

Ecco, questi sono due argomenti sui quali si può fare qualcosa molto rapidamente. Non c'è bisogno di fare chissà cosa: basta un provvedimento. Oppure noi stessi, alle Camere, potremmo presentare degli emendamenti: basta che il Governo esprima parere favorevole per poi portarli avanti. E' facile, no? Siccome siamo tutti migliori rispetto a quelli che c'erano prima o dopo, i migliori sono anche bravi nei tempi.

Anche con riferimento alle iniziative di competenza affinché si attivino i servizi di intervento psicologico attraverso risorse già operanti all'interno delle Forze armate del Corpo di polizia per il trattamento delle forme di sofferenza psicologica dei dipendenti, anche in questo caso è rapido l'iter normativo, la norma è già quasi scritta: utilizziamo le stesse risorse e facciamolo con rapidità.

Per capire, comprendere e concludere, rispetto a questa mozione, perché questa sia effettiva, il Governo intervenga in tempo. Questo avrei aggiunto: non un semplice monitoraggio. Almeno su due o tre norme fondamentali, avrei detto: bene, abbiamo 30, 45 o 60 giorni perché immediatamente arrivi questa norma in Parlamento, altrimenti lo facciamo noi. Che ci sia questa disponibilità...

PRESIDENTE. Concluda, onorevole.

FELICE MAURIZIO D'ETTORE (CI). …perché prendere solo l'impegno non serve. Questo è un tema sul quale deve esserci concretezza, rapidità, celerità e, soprattutto, prontezza nel comprendere le ragioni profonde di questi fenomeni che possono ottenere prevenzione, se c'è una rapida attività da parte del Governo e del Parlamento (Applausi dei deputati del gruppo Coraggio Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Giuseppina Occhionero. Ne ha facoltà.

GIUSEPPINA OCCHIONERO (IV). Presidente, rappresentante del Governo, colleghe e colleghi, parlare oggi di iniziative volte a prevenire il suicidio significa occuparsi non solo della salute dei singoli cittadini, ma della salute pubblica, della salute della collettività, della salute del nostro intero Paese che spesso è compromessa dalla paura, dall'instabilità, dall'insicurezza, da quel senso di inadeguatezza, di apatia, di ansia, di depressione che, purtroppo, sempre più spesso ci inghiottisce, anche a causa delle difficoltà che costantemente siamo costretti ad affrontare (con il COVID, prima, e la guerra, adesso), e che comunque evidenzia una grande sensibilità del Parlamento e del Governo nel porre attenzione a un problema che ci pone di fronte a un grande dilemma: quali sono le azioni, le iniziative che davvero possiamo porre in essere per ridurre i casi troppo frequenti di suicidio o di tentato suicidio?

Ecco, la giusta direzione l'ha segnata anche l'OMS che va verso il percorso di indicare il tentato suicidio e, quindi, anche il suicidio, come un grave problema di salute pubblica. I dati ci devono far riflettere, è stato già detto ieri in discussione generale e oggi dai colleghi che mi hanno preceduto: una vittima di suicidio ogni 40 secondi e per ogni suicidio ci sono 15 casi di tentato suicidio.

Il suicidio è la seconda causa di morte fra i giovani di età compresa fra i 15 e i 29 anni; ancora, il tasso di suicidio è tre volte maggiore negli uomini rispetto a quello delle donne nei Paesi ad alto reddito; ricordo la grande quantità di adolescenti che compie atti di autolesionismo, comportamenti suicidari, poi, i troppi imprenditori che si tolgono la vita perché soffocati dalla disperazione di una crisi economica che ancor di più in questo momento attanaglia il nostro Paese, le donne vittime di violenza e tutti i soggetti portatori di fattori di discriminazione; poi, da ultimo, ma non per ultimo, anche per il mio impegno in Commissione difesa, ricordo tutte quelle Forze armate - penso ai rappresentanti delle Forze armate, ai membri dei Corpi di polizia - in cui troppo spesso si nascondono quelle forme di disagio, anche per esigenze di avanzamento di carriera che appunto portano le nostre donne e i nostri uomini dell'Arma che ci difendono a compiere azioni suicidarie.

Questi sono i dati su cui dobbiamo riflettere per porre in essere tutte quelle iniziative che individuino una grande strategia nazionale per la prevenzione dei fenomeni suicidari anche per prevenire fenomeni di contagio del suicidio e condotte di emulazione che, purtroppo, troppo spesso, portano alla morte soprattutto giovani, adolescenti. Quello del suicidio e del tentato suicidio, dunque, è un problema sociale che ci deve porre di fronte a una profonda riflessione e che deve mettere, appunto, al centro della nostra agenda politica tutte quelle iniziative e quegli strumenti più idonei a fronteggiare il numero sempre più crescente di soggetti che si tolgono la vita. Forse, anzi, certamente, questi comportamenti suicidari e autolesionisti sono anche il frutto di uno stress a cui siamo sottoposti tutti i giorni, anche per un processo di globalizzazione sempre più sfrenata che ci vede bombardati ogni giorno da numeri, dati aridi, statistiche, come anche quelle del COVID, che tutti i giorni ci facevano paura. Questi fattori di stress vanno arginati, anche normativizzati attraverso una serie di impegni che sono stati anche accennati dai colleghi che mi hanno preceduto e che dopo brevemente ripercorrerò; è necessario, dunque, individuare una strategia che si basi su quella che viene chiamata educazione emotiva che porti ad una campagna di sensibilizzazione e, quindi, a porre in essere tutte quelle azioni che vanno verso la direzione di raccolta di dati per studiare e tenere sotto controllo il fenomeno. Così come vedo di buon occhio e trovo di buon senso indicare la strada dell'osservatorio del fenomeno, che possa dare una guida anche al Governo nell'individuazione delle azioni più opportune per fronteggiare il problema, e implementare il Servizio sanitario nazionale che, forse, è un po' inadeguato nel campo della salute mentale.

E' evidente, dunque, è stato già detto, che, a causa della crisi pandemica, le condizioni di vita di tutti noi sono peggiorate e, quindi, il rischio connesso al suicidio si è intensificato e aggravato. Penso alla perdita del reddito, alle difficoltà di accesso alle cure, ma anche alla riduzione della capacità di spesa, con la difficoltà di accesso ai beni di prima necessità, alla perdita di lavoro. Soprattutto le fasce più deboli e più vulnerabili della popolazione soffrono, soffrono troppo e anche per questo è necessaria e sempre più stringente la nostra opera in questa direzione.

Dunque, il Parlamento e il Governo devono impegnarsi, devono monitorare i dati terribili che ci pongono di fronte alla necessità di realizzare, appunto, quella strategia basata su evidenze empiriche per prevenire il suicidio e che sia anche una guida. Tra i vari impegni che sono stati già citati vorrei semplicemente ricordare quelli che trovo particolarmente interessanti, anche alla luce del progresso tecnologico e della spinta di innovazione tecnologica che ci travolge, a seguito del COVID, prima, ma anche del conflitto in Ucraina, ora; mi riferisco alla disinformazione, all'uso smodato del web. Allora, mi piace pensare a un impegno del Governo che vada in questa direzione, che provi a normativizzare anche l'accesso ai siti web che molto spesso incoraggiano il ricorso a queste pratiche di autolesionismo.

Così come voglio ricordare la necessità di utilizzare anche figure professioniste e terze alle Forze armate, proprio per portare un supporto psicologico agli uomini e alle donne dei Corpi di riferimento dell'Arma, che troppo spesso provano disagi difficilmente riconoscibili.

Ben vengano anche i numeri verdi; trovo un processo virtuoso indicare il numero verde, come uno strumento telefonico di emergenza rispetto al problema suicidio. Poi, vi è la predisposizione di training specifici e di tutte le misure che rappresentano la politica attenta, la politica che deve vigilare sul futuro del nostro Paese, e il futuro può essere garantito solo se è un futuro sicuro, soprattutto in termini di salute (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Bellucci. Ne ha facoltà.

MARIA TERESA BELLUCCI (FDI). Grazie, Presidente. Sottosegretario, trattiamo oggi un tema di particolare sensibilità e delicatezza, un tema che vede sicuramente le istituzioni assenti nel porlo al centro delle politiche di protezione della salute. Io ringrazio il primo sottoscrittore di questa mozione, che ha cercato in tutti i modi di farla calendarizzare, il collega Romaniello, perché ha avuto un'iniziativa non consueta.

Parlare di suicidio è estremamente difficile. È un tema difficile, perché c'è uno stigma sociale, perché le persone si vergognano, perché le persone sono attanagliate dal senso di colpa. Questo non aiuta le persone e le famiglie vittime di questo dramma e non aiuta neanche le istituzioni a porlo tra le priorità della propria azione politica di tutela della salute pubblica. Eppure, sottosegretario, i numeri parlano chiaro: non è un fenomeno dai confini marginali. Nel mondo, c'è stato il 65 per cento di crescita in termini di suicidi e in Italia assistiamo a 4.000 morti per suicidio l'anno. A questo si aggiunge il dramma dei più piccoli. Come Fratelli d'Italia – lo abbiamo detto all'inizio in discussione generale -, siamo assolutamente presenti nel sostenere la mozione che ha voluto porre al centro dell'attenzione del Parlamento questo fenomeno. Abbiamo dato un nostro contributo, come è nostro dovere e come sempre facciamo, presentando una nostra mozione. Siamo certamente d'accordo con gli impegni proposti dal primo firmatario Romaniello, ma abbiamo aggiunto un'attenzione ulteriore a un tema nel tema dei suicidi, che troviamo particolarmente drammatico e anche delicato, che riguarda l'atto più estremo compiuto dai più giovani, dai più piccoli. Tra i 15 e i 29 anni, la seconda causa di morte è proprio legata al suicidio. Se ci focalizziamo tra le ragazze tra i 15 e i 29 anni, diventa la prima causa di morte. A questo si aggiunge la questione delle nuove tecnologie e delle cosiddette challenge estreme, le sfide che vengono lanciate attraverso i social e che ingaggiano minori di 11, 12, 13 anni. Sono queste le vittime che pagano di più le conseguenze di orchi malevoli che si nascondono dietro il dark web, dietro il web. Quei piccoli vengono adescati e, dopo essere adescati, vengono ingaggiati in sfide che spesso si basano su atti di autolesionismo, accompagnati ad atti di autolesionismo sempre più estremi, fino ad arrivare al punto massimo, per esempio, quello di lanciarsi nel vuoto, di lanciarsi dall'ultimo piano di un palazzo, di lanciarsi dal balcone, come, per esempio, accade in quella challenge che si chiama Blue Whale.

Ma se ne aggiungono altre, come quella chiamata Blackout, in cui i più piccoli vengono portati, in maniera perversa, a porsi una cintura intorno al collo e a impiccarsi, per sfidare quella sindrome di soffocamento che in pochi istanti fa perdere il controllo e porta alla morte. Di queste questioni si parla davvero troppo poco. Le istituzioni, la politica e i programmi di prevenzione sono assolutamente in ritardo e assenti. Le famiglie sono sole a gestire questi pericoli, anche trovandosi impreparate, perché soprattutto ciò che viaggia attraverso le nuove tecnologie lascia le famiglie, i genitori delle generazioni dei giovani attuali assolutamente impreparati a poter aiutare i propri figli a non incorrere in questi pericoli. C'è la necessità di intervenire con campagne di informazione e di prevenzione, da fare soprattutto nelle scuole di ogni ordine e grado, offrendo un supporto psicologico e una maggiore conoscenza dei rischi che si annidano dentro il web attraverso i social, offrendo un aiuto a conoscere maggiormente le proprie emozioni, se stessi, il funzionamento di se stessi, la relazione con gli altri e, così facendo, a non arrivare a distruggere la propria vita con l'atto estremo del suicidio.

Ripercorrere questo significa restituire centralità a un tema che affligge certamente tutti, al di là dell'età anagrafica e della condizione sociale, quella iniziale almeno, perché sappiamo anche che l'impoverimento, la crisi economica, la pandemia, a tutti i livelli, hanno aumentato il rischio di atti di suicidio e di atti di autolesionismo.

Ritornando ai più piccoli, il “Bambino Gesù”, proprio durante la pandemia, aveva lanciato un grido, una richiesta d'aiuto, perché sono aumentati del 30 per cento i ricoveri in reparti di neuropsichiatria infantile per atti di autolesionismo e tentati suicidi. A questo si aggiungono anche gli atti di suicidi perpetrati da imprenditori, di coloro che avevano un'attività commerciale e che, nella mancanza di aiuti certi e con tempistiche certe, provando vergogna per la condizione in cui versavano - e non per colpa loro, ma a causa di una crisi economica e di istituzioni che non sono state in grado di sollevarli da quel disagio - hanno pensato di togliersi la vita. La conseguenza, poi, si propone e si impone anche nelle famiglie di questi ultimi, che evidentemente sviluppano una serie di problematiche conseguenti al sentirsi in colpa, per non aver capito, per non essere intervenuti, per non aver provato a fermarli, con la conseguenza anche di distruggere la propria esistenza.

In questa mozione, come Fratelli d'Italia, abbiamo chiesto di poter riconoscere gli atti suicidari, la problematica del suicidio, come un problema di salute pubblica grave e prioritario. Abbiamo chiesto di introdurre un osservatorio e un monitoraggio sul tema. Abbiamo chiesto di potenziare i servizi sociali, perché lo smantellamento dei servizi sociali, con l'assenza di personale qualificato, quali psicologi e assistenti sociali, comporta l'assoluta assenza della capillarità dell'atto di prevenzione, prima, e di intervento, poi, sul territorio. Abbiamo chiesto di poter introdurre, nelle scuole di ogni ordine e grado, un'educazione all'intelligenza emotiva che passi per la presenza di psicologi scolastici e di équipe psicopedagogiche.

Abbiamo chiesto di poter fare delle campagne di informazione dedicate ai rischi del web e delle challenge estreme, di poter bloccare quei siti che entrano nella vita dei nostri figli e la distruggono. Abbiamo chiesto di dedicare e di potenziare la ricerca scientifica. Sappiamo che la mozione è una richiesta di impegno che viene fatta al Governo, e che poi spetta al Governo intervenire, prenderla in mano e far sì poi di mettere a terra quegli interventi. Noi auspichiamo che l'intervento del Governo sia celere, tempestivo, efficace, concreto, anche a fronte di un'unità del Parlamento. In questo caso ci sono mozioni che hanno lo stesso spirito, la stessa sensibilità, che si integrano tra loro, ma che certamente abbracciano in un'unitarietà quella che deve essere un'attenzione ad un Piano strategico nazionale di prevenzione agli atti di suicidio.

E allora su questi temi non ci si divide, è giusto che non ci si divida, e per questo il Governo non dovrebbe indugiare in alcun modo, ma abbracciare gli impegni e portare in Aula un piano strategico effettivo, che prevenga da questo dramma.

Noi, come Fratelli d'Italia, abbiamo dato il nostro contributo e lo daremo anche nel momento del voto, perché voteremo a favore delle mozioni di maggioranza. Ovviamente, speriamo che anche la nostra veda l'appoggio del Parlamento tutto e della Camera dei deputati, perché quando c'è qualcosa di giusto da difendere, bisogna scendere in campo e farlo con i fatti (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Cappellacci. Ne ha facoltà.

UGO CAPPELLACCI (FI). Grazie, signor Presidente. Consentitemi di dire che la mozione proposta dall'onorevole Romaniello, sottoscritta da molti di noi - onorevole Romaniello che ringrazio per l'impegno, ringrazio per la competenza e per la dimostrata capacità di affrontare un tema complesso in modo completo -, non riguarda una questione banale. Riguarda una questione che è centrale perché riguarda il tema della vita; e il tema della vita è uno dei valori, se non il valore più alto di cui una comunità si possa occupare. E quando in quest'Aula la politica è capace di intervenire su temi così alti, la stessa politica è nobilitata, raggiunge uno scopo, realizza il suo fine, che è quello di fare il bene della comunità. E su un tema così delicato c'è tanta necessità di fare del bene.

È un tema delicato, complesso, che riguarda tutti, nessuno escluso, perché invito tutti quanti voi, cari colleghi, a fare una riflessione, andare nella vostra memoria, vicina o lontana, e provare a capire o ricordare se il tema del suicidio è un tema che vi ha riguardato direttamente o indirettamente. Penso che abbia riguardato tutti e che entri in tutte le famiglie. Mi sono scontrato con questo tema e ne ho patito le sofferenze; e quando una persona arriva alla decisione, al gesto estremo della morte, non lo fa perché cerca la morte in sé e per sé, ma lo fa il più delle volte per altro. Una delle cause, forse la più importante, di suicidi è la depressione. La depressione è un male che, direttamente o indirettamente, in misura rilevante o poco rilevante, ha colpito la stragrande maggioranza delle persone, ha colpito molti di noi; ed è un male, il cosiddetto male oscuro, che è terribile, perché, contrariamente ad altri mali, magari altrettanto terribili, che però possono concentrare l'attenzione e il dolore su una gamba, su un organo, e lasciare la coscienza che comunque funziona, che ha quindi una sua autonomia, un suo motivo di esistere, nella depressione la coscienza sparisce completamente.

La coscienza sparisce completamente e si desidera arrivare alla morte, dicevo, non per il desiderio della morte in sé e per sé, ma perché la morte diventa l'unica ragione, l'unica soluzione o apparentemente l'unica soluzione a un problema che sembra irrisolvibile, a un problema che non sembra avere soluzioni. Ecco perché, soprattutto in questi casi, invece bisogna dire con forza che non è così, perché quando si tratta di patologie di questo genere la soluzione si può trovare, la soluzione può esistere. Stiamo parlando di una patologia grave, ma che non è come altre patologie, come il cancro, che, quando prende in misura pesante determinati organi, non ha soluzione.

La depressione il più delle volte ha una soluzione, e la soluzione il più delle volte passa attraverso l'ascolto, perché chi soffre di questo problema ha prima di tutto la necessità di essere ascoltato, ha la necessità di essere aiutato su quelli che sono i problemi che sta vivendo e che, a suo modo di vedere, appaiono insormontabili.

E per aiutarlo non bastano gli amici, i familiari, i conoscenti. Quanti di noi si sono detti di fronte a gesti di questo tipo: non c'erano segnali, strano, nulla faceva intendere che ci fosse questa volontà. Non è così, non è così, perché i segnali ci sono; bisogna saperli cogliere e ci vuole un'assistenza, una rete, ci vogliono degli strumenti che siano adatti a coglierli. Ed ecco perché il piano di prevenzione dei suicidi è un fatto di civiltà, è un fatto di necessità, è un fatto nobile perché va ad intervenire, a salvare, può salvare vite, può salvare tante vite; e, come abbiamo visto, spesso si tratta di giovani vite, perché il più delle volte sono i giovani e comunque le persone più deboli che sono soggette a un problema di questo tipo.

Questa questione così complessa va affrontata in modo altrettanto complesso, in tutta la sua complessità, e va fatto guardando anche a quello che altri Paesi, pochi, ahimè, pochi, caro collega e caro Presidente, hanno fatto, ma che comunque hanno fatto, mettendo in campo strumenti che sono in grado di incidere e che sono in grado di portare a soluzione problemi che sembrano non avere soluzione.

Questo percorso si articola su più punti, sullo studio, sulla prevenzione, sull'informazione delle categorie più esposte per veicolare messaggi che siano positivi, di vita, che vadano contro quel concetto di morte quale soluzione dei problemi, che siano un aiuto alle persone in difficoltà con gli strumenti adatti, con i numeri verdi, con le applicazioni e con tutti i mezzi che la tecnologia oggi ci mette a disposizione, che siano anche strumenti di cura, con interventi nel settore sanitario che siano dedicati alle patologie che spesso sono collegate ai fenomeni suicidari.

Sono tutti strumenti che si possono mettere in campo, sono tutti strumenti che possono consentire di salvare delle vite. Allora credo che da domani, da stasera, quando questa mozione sarà approvata, e dal momento in cui il Governo sarà conseguente, mi auguro presto, e sarà capace di mettere in campo tutti gli strumenti che sono necessari, avremo dato un contributo importante per la salvezza di molte vite umane e di molte vite giovani, di molte vite di persone deboli e in difficoltà. Per questo motivo, con grande orgoglio, con grande partecipazione e con grande piacere, Forza Italia voterà a favore di questa mozione (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Sensi. Ne ha facoltà.

FILIPPO SENSI (PD). Presidente, sottosegretario, onorevoli colleghe e colleghi, ringrazio il deputato Romaniello per il lavoro, per la qualità del lavoro fatto su questa mozione, per lo sforzo di andare oltre i recinti, come si conviene su temi che dovrebbero riguardare e stringere tutti, inseguire e tormentare tutti; ma soprattutto per essere riuscito a portare questo tema, il tema del suicidio, il suo acuirsi e diffondersi, qui, in Aula, oggi. Anche della capacità di mediazione bisogna essere grati in un luogo che si chiama Parlamento, anche se spesso dimentichiamo, io per primo, la circolarità del suo abbraccio per la sicurezza della trincea.

Certo, in particolare andando al merito del provvedimento sul tema delle armi, così delicato - guardiamo al dibattito in corso negli Stati Uniti - si sarebbe dovuto e potuto essere più rigorosi e netti, ma, al solito, tra portare a casa qualcosa tutti insieme o restare a un passo dall'obiettivo per non deflettere sui princìpi, corre lo spazio della politica, forse, chissà, anche dell'etica della politica, della sua efficacia ove mai l'efficacia sia davvero una misura dell'agire politico - certo dovrebbe esserlo di quello parlamentare - e ancora dei suoi valori e dei suoi fini.

Cosa è riuscita a fare tuttavia questa mozione, magari anche con mezzi e risorse che dovrebbero essere più adeguati? Sintesi: il merito di portare qui dentro, in quest'Aula, quello che ognuno di noi vive quotidianamente nella sua…

PRESIDENTE. Scusi se la interrompo, solo un attimo: il collega Sensi ha indossato la mascherina, non c'è quindi bisogno di spostamenti.

FILIPPO SENSI (PD). Grazie Presidente, la ringrazio, anzi mi scuso di non avere tenuto conto…

PRESIDENTE. Ho cercato di non interromperla, ma adesso è stato necessario. Prego.

FILIPPO SENSI (PD). La ringrazio. Rientro sul merito del dibattito avviato dal collega Romaniello. Il merito di portare qui dentro, in quest'Aula, quello che ognuno di noi vive quotidianamente nella sua vita personale, presso i suoi affetti più cari, tra le persone che amiamo, nelle loro famiglie, quel disagio, quel malaise, quell'affanno che sembriamo dimenticare, vogliamo dimenticare, anzi rimuovere; questa è la parola, Presidente, rimuovere, quando veniamo qui, in quest'Aula, a fare il nostro lavoro di deputati, occupandoci, ci mancherebbe, di tante cose concretissime e urgenti, ma assai poco di come stiamo come comunità, di dove stiamo, di dove siamo finiti, a proposito del famigerato scollamento tra palazzo e vita, quella piccina vissuta da ognuno di noi come fosse un remoto altrove, un rumore fuori scena: lasciateci lavorare. “Affliggere i consolati”, invece, lo ripeto spesso in quest'Aula, lo schiaffo di don Tonino Bello. Siamo quotidianamente infilzati da numeri, dati, statistiche drammatiche sulla prova psicologica di questi due anni e consentitemi in questa sede di non impilare le disgrazie, le colpe, le sciagure, le responsabilità: alcune cose capitano, altre ce le andiamo a cercare, la somma di caso e dolo fa questo tempo qui, quello in cui viviamo. Abbiamo raccontato e ci siamo illusi che la lugubre contabilità del COVID fosse solo quella tragica del pronto soccorso, dei caschi per respirare, delle terapie intensive che non riuscivano a tenere botta all'urto, all'impatto; laggiù nella ridotta concentrati giustamente su come salvare il numero più alto di vite non abbiamo visto arrivare un'ombra lunga e non meno insidiosa, quella psicologica, quella del virus dell'anima (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Con una forza non inferiore, non meno rovinosa, sono esplose in silenzio le camerette dei nostri ragazzi; siamo andati in pezzi noi stessi, mescolando al getto della doccia le lacrime di non farcela, di non riuscire a tenere, di nascondere questa inadeguatezza fatta più acuta a strapparci la pelle da dentro; una violenza capace di portare in fondo migliaia e migliaia di persone, giovani soprattutto, inghiottite dall'ansia, dalla depressione, da disturbi del comportamento, da tendenze suicidare, da comportamenti autolesionistici: tagliarsi le braccia, come altro urli chi sei chiuso in una stanza col tuo cellulare senza poter toccare, senza poter rischiare l'altro?

Migliaia e migliaia di persone mangiate e sputate dall'apatia, da fobie e paure che restano attaccate al nostro fondo che non vogliono andare via. Mia madre - mi consenta una nota personale, Presidente - che era una donna spiritosa anche quando era sprofondata nella depressione che non la lasciò fino alla fine, mi citava spesso un biglietto di addio di un ussaro: troppi bottoni. E noi, Presidente, dirà qualcuno, vorremmo rispondere a questa terra desolata con una mozione, con una App o con un numero verde da chiamare, con una campagna di sensibilizzazione? Troppo poco, troppo tardi si dirà. Capisco lo scetticismo - lo capisco, mi creda - lo sento addosso ogni volta che mi alzo in quest'Aula per parlare o voto, rosso o verde. Però, Presidente, questo è ciò che siamo chiamati a fare in quest'Aula nel nostro lavoro parlamentare: trovare o provare a trovare strumenti, insufficienti, certo, perfettibili, ci mancherebbe, inadeguati - e chi lo nega ?- , che non siano una risposta, anzi la risposta, ma una prima approssimazione della domanda che li esige, che impone e richiede. Vorremmo tutti liberarci una volta per tutte di un problema, svuotare quella pozza, riparare la grondaia, trovare misure tempestive ed efficaci di cui prendere soddisfatti il merito perché in grado di rispondere qui e ora a un problema specifico; tuttavia Presidente, colleghi, questo esercizio spesso disperante svolto in questa macchina celibe somiglia molto a quello che chiamiamo democrazia e cioè fare il possibile di fronte all'impossibile e badate non lo dico per eludere o prevenire un giudizio politico o addirittura morale sull'attività che svolgiamo. Fatemi dire al collega Romaniello come ho fatto ieri in sede di discussione generale, negli ultimi mesi abbiamo molto lavorato come Partito Democratico assieme a parlamentari di tutti i gruppi alla realizzazione del cosiddetto bonus psicologo. Una misura di sostegno psicologico per un numero purtroppo limitato di persone.

È stata una battaglia, come si dice con un certo compiacimento in politica, partita al Senato grazie alla iniziativa della collega Caterina Biti, poi stoppata e infine ripresa alla Camera, portata a casa contra spem e oggi in procinto di diventare realtà. Ogni giorno, Presidente, corro a vedere se la Gazzetta Ufficiale, sempre sia lodata, pubblichi o meno il decreto - sbrigatevi, vi scongiuro - dopo una definizione direi piuttosto rapida tutto sommato delle misure attuative. Ci siamo quasi, finalmente. L'altro giorno, però, mi imbatto in un articolo di un giornale online che perorava - sacrosanto per la politica - la buona causa della salute mentale, sottolineando, tuttavia, bruciante, che tutto ciò avveniva dopo il fallimento del bonus psicologo - cioè il bonus o chiamiamolo come preferite, così non si arrabbiano quelli del benaltro, delle riforme strutturali, che hanno ragione per carità, dimenticando però dove abbiamo vissuto negli ultimi due anni -. Il bonus non è ancora partito, non c'è la piattaforma INPS per richiederlo e già veniva dato per fallito, morto, caput, terminato. Provare e riprovare allora, Presidente, lo so che fa fatica, capisco che non si venda bene in campagna elettorale, ne abbiamo prova quotidiana in Italia, ammetto che non lo confesserei in una trasmissione Tv, sebbene siano sempre più popolate di mostri, di troll, di stentorei cloni da cui stare alla larga per rispetto di sé e degli altri, ma la democrazia, Presidente, è esattamente questo: tutto qui? Questo è il riformismo, che viene puntualmente rimproverato di non cambiare il mondo, di lasciare le persone appese, deluse, tutto qui? Ma questo è esattamente ciò che fa una buona democrazia, una democrazia solida e feconda: provare e riprovare, come questo provvedimento di fronte alla voragine che si è spalancata nelle camerette, facendolo con la stessa fragilità che si vorrebbe irrobustire, con quella sfilza di bottoni da allacciare e slacciare ogni giorno che Dio manda in terra, a non essere tristi a continuare in ciò che era giusto, con le stesse inquietudini e perplessità di chi si è stancato delle risposte, anche delle nostre, anzi soprattutto delle nostre, ma chiede, forse attende, nuove domande. Per questi motivi e con questa inquietudine, annuncio il voto favorevole del Partito Democratico alla mozione del collega Romaniello (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Sara Foscolo. Ne ha facoltà.

SARA FOSCOLO (LEGA). Grazie Presidente, onorevoli colleghi, sottosegretario Costa. Siamo chiamati oggi a votare una mozione importante che riguarda un enorme problema sociale e di salute pubblica: il suicidio. Un argomento delicato di cui è difficile parlare, soprattutto nei confronti delle famiglie che hanno vissuto questo dramma. Ogni anno nel mondo 800 mila persone muoiono per suicidio - una vittima ogni 40 secondi - e negli ultimi 45 anni il tasso di suicidio è cresciuto del 65 per cento in tutto il mondo. Oggi il suicidio è considerato una delle tre principali cause di morte tra gli individui di età compresa tra i 15 e i 44 anni, in entrambi i sessi, senza contare i tentati suicidi che sono fino a venti volte più frequenti. Anche il nostro Paese, l'Italia, registra numeri allarmanti, contando circa 4 mila persone che si tolgono la vita ogni anno. Almeno la metà di esse potrebbe essere salvata con un intervento adeguato. Nonostante il tasso di suicidi si è sempre stato più alto tra gli anziani di sesso maschile, le percentuali sono cresciute notevolmente tra i giovani che oggi rappresentano il gruppo a maggior rischio in un terzo dei Paesi del mondo. Il suicidio è la seconda causa di morte nei giovani di età compresa fra i 15 e i 29 anni e rappresenta l'81 per cento delle morti violente nei Paesi ad alto reddito dove gli uomini ricorrono al suicidio per porre fine alla loro vita tre volte più delle donne, scegliendo nella maggior parte dei casi l'impiccagione o le armi da fuoco; fa eccezione la fascia di età dai 15 ai 29 anni per la quale il suicidio costituisce la prima causa di morte tra le giovani donne a livello globale. Le cause sono molteplici: più del 90 per cento dei casi sono associati a disturbi mentali, soprattutto depressione e abuso di sostanze, a cui si sommano sentimenti di disperazione che portano la persona a credere di non avere più via d'uscita da quello che sembra essere un dolore emotivo intollerabile. Le patologie mediche, specialmente quelle dolorose e croniche, come le malattie degenerative o i tumori, contribuiscono a circa il 20 per cento dei suicidi compiuti dalle persone anziane, soprattutto quando associate a solitudine e a isolamento.

Le esperienze infantili traumatiche, tra cui l'abuso fisico e sessuale, aumentano il rischio di tentato suicidio; tuttavia, alla base ci sono anche numerosi fattori socioculturali.

In generale, i suicidi si verificano specialmente in momenti di crisi socio economica, familiare o individuale. Come dicevo, negli anni abbiamo assistito ad un aumento allarmante e non possiamo non sottolineare come i due anni di pandemia abbiano contribuito, causando un aumento di problemi psicologici come l'anoressia, la depressione, atti di autolesionismo e suicidio, in particolare tra gli adolescenti e in età sempre più precoci, tra gli 11 e i 17 anni, soprattutto di sesso femminile.

Abbiamo assistito ad un aumento esponenziale di accessi in pronto soccorso, di ricoveri nei reparti di neuropsichiatria infantile, lockdown, scuola in DAD, mancanza di socialità, ma anche le difficoltà economiche delle famiglie e i lutti hanno causato un senso di solitudine e di precarietà, accompagnato da stress e ansia, che nei casi più gravi si trasformano in disturbi alimentari, episodi di autolesionismo, fino al gesto estremo. Purtroppo i dati ci dicono che solo il 26 per cento dei giovani si rivolge ad uno specialista.

La crisi pandemica ha intensificato anche le condizioni di rischio connesse al suicidio come la perdita del reddito, la perdita del posto di lavoro. Ed infatti abbiamo assistito ad un preoccupante aumento tra gli imprenditori, che sono la categoria maggiormente colpita dai suicidi per motivazioni economiche. Ma anche da non sottovalutare è l'aumento tra le donne vittime di violenza domestica, a causa della convivenza forzata con persone violente durante il lockdown ed alla riduzione della libertà di contatto con i propri cari.

Un fenomeno preoccupante è quello noto come contagio suicidario: un fenomeno per cui un suicidio sembra determinarne altri in una comunità, una scuola, o un ambiente lavorativo. I suicidi altamente pubblicizzati possono avere un effetto molto ampio e gli adolescenti e i giovani adulti sono particolarmente vulnerabili all'effetto contagio. Per questo è importante adottare iniziative per disincentivare l'istigazione al suicidio, impedendo l'accesso ai siti web che incoraggiano il ricorso a pratiche di autolesionismo.

La riduzione del tasso di suicidi deve essere una priorità per il Governo. Ad oggi solo 38 Stati possiedono una strategia nazionale di prevenzione del suicidio e anche l'Italia deve adeguarsi con una propria strategia nazionale, un piano di prevenzione che individui le principali strutture competenti in materia, che le coordini e che fornisca gli strumenti utili per determinare precocemente il rischio suicidario, stanziando anche risorse dedicate all'assunzione e alla formazione di personale qualificato nelle reti territoriali di intervento, affinché ci siano persone specificamente addestrate a rispondere alle esigenze. Serve un piano di raccolta dati e servono campagne di prevenzione, serve curare, trattare, supportare psicologicamente non solo chi è a rischio di compiere un gesto estremo, ma anche i familiari, perché il suicidio riguarda anche chi rimane: mogli, mariti, figli, genitori, che ne vivono le conseguenze per tutta la vita.

Un grande lavoro è svolto dalle linee telefoniche di aiuto, gestite soprattutto da organizzazioni di volontariato, che rappresentano un supporto importante per ridurre l'ideazione suicidaria e la tendenza agli atti di autolesionismo, ma non basta. Occorre istituire un numero verde telefonico di emergenza suicidi gratuito, per le segnalazioni e le richieste di aiuto, un'applicazione digitale o qualsiasi altro strumento utile ad affrontare il problema, promossi e pubblicizzati sui canali di comunicazione istituzionale, governativa e sulla televisione pubblica.

Sebbene alcuni suicidi, tentati o compiuti, avvengano in maniera imprevedibile per i familiari e gli amici, nella maggior parte dei casi sono presenti dei segnali. I segni di sofferenza o i pensieri suicidari da ricercare includono qualsiasi variazione degli schemi di comportamento abituale, come alterazioni dell'umore, del comportamento, del sonno, dell'energia. Occorre, quindi, investire sulla formazione e sull'informazione. Ogni caso, ogni fascia d'età è diversa dalle altre e in questo è importante anche il ruolo della scuola, dove è possibile riconoscere precocemente il rischio ed intervenire per prevenirlo. Per questo è fondamentale promuovere campagne di sensibilizzazione e prevenzione all'interno delle scuole, a partire dalla scuola primaria.

Colleghi, stiamo parlando di un problema serio, che richiede azioni concrete. La gente guarda alle istituzioni con sempre maggiore sconforto per le tante parole e i pochi fatti. Invertiamo questa rotta, ribaltiamo questa narrazione, cominciando proprio da temi importanti come questo. Questa mozione chiede impegni concreti al Governo, così come ce li chiedono l'Europa e l'Organizzazione mondiale della sanità. Alcuni impegni li ho citati, altri li hanno citati i colleghi che mi hanno preceduta. Per tali motivi il gruppo Lega-Salvini Premier voterà convintamente a favore di questa mozione (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Silvana Nappi. Ne ha facoltà.

SILVANA NAPPI (M5S). Grazie, Presidente. Sottosegretario Costa, colleghi e colleghe, con questa mozione vogliamo porre l'attenzione al fenomeno del suicidio, affinché sia riconosciuto come un serio problema di salute pubblica. L'aumento negli ultimi decenni dei tassi di suicidio dal 20 al 30 per cento è motivo di crescente preoccupazione tra medici, psicologi e sociologi. In passato sono state adottate diverse misure per ridurre sistematicamente l'incidenza, come ad esempio il modello “zero suicidi”, che si concentrava sullo screening e su linee guida di facile utilizzo. Ma ancora oggi il sistema sanitario e sociosanitario riferisce di sentirsi impreparato a trattare i pazienti che manifestano fenomeni suicidari. Eppure, oggi che il suicidio rappresenta la seconda causa di morte nelle persone tra i 10 e i 34 anni e la decima causa generale tra gli adulti, il fenomeno dovrebbe essere maggiormente attenzionato e si dovrebbero mettere in atto tutte le strategie possibili per cercare di ridurne i casi.

Sappiamo che circa il 50 per cento dei suicidi avviene utilizzando le armi da fuoco, e questo specialmente negli Stati Uniti dove la presenza di questi oggetti nelle abitazioni è alta e a portata di mano, ma sono frequenti anche altre cause, come il soffocamento per impiccagione e l'avvelenamento, spesso da overdose di farmaci che sono presenti negli ambienti domestici. Sappiamo anche che tra i 18 e i 25 anni ci sono i maggiori pensieri suicidari e si fanno piani e tentativi di suicidio rispetto alle altre fasce di età; e che, soprattutto rispetto ai loro coetanei eterosessuali, le donne e gli uomini omosessuali hanno il doppio della probabilità di morte per suicidio. La statistica, inoltre, ci dice che più del 40 per cento degli uomini transgender ha tentato il suicidio nel corso della propria vita.

Uno dei fattori di rischio più spesso presenti nei pazienti che tentano il suicidio e lo portano a termine è rappresentato dalle malattie psichiatriche; tra queste voglio includere anche i disturbi d'ansia, d'umore e i disturbi psicotici o secondari all'uso di sostanze stupefacenti. Ma anche l'uso di sostanze, in assenza di altre comorbilità psichiatriche, rappresenta un fattore di rischio, non solo perché l'uso di queste sostanze diminuisce l'inibizione di un gesto inconsulto, ma anche perché il gesto viene vissuto come momento liberatorio dalla dipendenza; per questo anche questi soggetti vanno trattati.

In ultimo, ma non per importanza, vorrei ricordare l'aumento del rischio suicidario nei soggetti con patologie organiche, come le condizioni oncologiche, le malattie di dolore cronico, i postumi di lesioni traumatiche cerebrali, dove il solo supporto psicologico potrebbe dare un grande risultato. Queste condizioni, ma anche tante altre che determinano un disagio psicologico, sono certamente da attenzionare, perché durante un colloquio clinico come screening di stratificazione di rischio suicidario, con semplici domande da porre nella valutazione, emerge l'intento o solo l'ideazione. Questo orienterebbe quelli che hanno solo l'ideazione ma negano un intento di suicidio e che hanno la possibilità di avere intorno a loro un supporto sociale, ad essere indirizzati a terapia ambulatoriale, coinvolgendo, con l'autorizzazione del paziente, anche la famiglia e gli amici stretti.

Le evidenze scientifiche dimostrano che interrogare i pazienti ad alto rischio non aumenta né l'ideazione, né i tentativi e quindi porta a risultati migliori. Per chi, invece, ha provato realmente a togliersi la vita, il ricovero ospedaliero rappresenta nell'immediato l'opzione più prudente, ma a questo deve seguire ovviamente un trattamento farmacologico con il coinvolgimento del supporto sanitario psicologico e di risorse sociali.

La gestione a lungo termine di questi pazienti necessita di una vera e propria presa in carico, ma spesso manca l'organizzazione di un follow up appropriato con gli specialisti della salute mentale per identificare le tecniche di risoluzione del problema, a cominciare dal rendere il più sicuro possibile l'ambiente in cui vivono, rimuovendo, quindi, tutto quello che può essere utilizzato a scopo autolesivo.

Un suicidio completato, invece, richiede un supporto sia ai familiari della vittima che al medico curante, perché sperimentano quasi sempre un senso di colpa per la perdita e un forte senso di impotenza. Voglio ricordare, in questo caso, tutti i suicidi tra i medici che ci sono stati nel corso del COVID, specialmente nella prima parte dell'impegno di questa emergenza, dove l'impotenza che hanno vissuto i medici li ha portati a questo gesto inconsulto. Anche a loro va dato accesso al sistema sanitario, se richiesto, per successivi contatti e, quindi, vanno messe in campo risorse anche per i familiari dei pazienti suicidi.

Nell'ultimo convegno scientifico, che c'è stato in occasione della Giornata per la prevenzione del suicidio, si è sostenuto che nel nostro Paese non esiste un'offerta assistenziale valida per seguire questo tipo di paziente, sia per i ragazzi autolesionisti sia per chi vuole veramente compiere l'atto suicidiario. Questa è una cosa estremamente possibile. Inoltre, loro dicono che i suicidi sono prevedibili e, quindi, bisogna impegnare tutta la nostra energia su questo punto. Sarebbe auspicabile, anche di fronte a sintomi psicosomatici o a semplice depressione latente, che il medico curante presti la giusta attenzione e sia in grado di individuare i sintomi e consigliare un percorso di psicoterapia, al fine proprio di aiutare l'adolescente - ma anche l'adulto - a gestire le proprie emozioni, a riconoscerle, a non esserne vittima, per vivere così la vita in una maniera migliore.

Sostengo che la prevenzione sia il punto più importante, l'investimento migliore. Bisogna promuovere campagne di sensibilizzazione e la prevenzione deve partire all'interno delle scuole dirigendosi, come avevamo proposto, anche a un'educazione all'alfabetizzazione emotiva, perché oggigiorno i ragazzi sanno riconoscere molto poco le proprie emozioni e soprattutto a vivere l'empatia, quindi a capire cosa vuol dire empatia e avere empatia per l'altro. Quindi, la prevenzione deve promuovere la salute sia fisica che mentale, nonché una cultura della vita e della responsabilità collettiva.

Il problema, quindi, esiste e non va sottovalutato. Bisogna implementare, al più presto, l'offerta assistenziale per questo fenomeno e puntare a curare non solo il corpo, ma anche la mente.

Ringrazio tutte le forze politiche, per l'impegno profuso ma, in modo particolare, l'onorevole Romaniello, che ha proposto questa mozione, e, a nome del mio gruppo politico, dichiaro il nostro voto favorevole (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, a titolo personale, il deputato Trizzino. Ne ha facoltà.

GIORGIO TRIZZINO (MISTO-A-+E-RI). Grazie, Presidente. Io ho chiesto la parola perché voglio ringraziare il collega Romaniello per aver portato all'attenzione di quest'Aula questo tema, così complesso. Tra oggi e domani, esamineremo due provvedimenti che sono strettamente interconnessi - non ce ne siamo accorti: domani parleremo di malattie oncologiche – e, all'interno di questo provvedimento, io ricordo all'Aula, a lei, Presidente, a lei, sottosegretario, e anche all'estensore Romaniello che abbiamo dimenticato un'ampia parte di popolazione, costituita proprio dai malati oncologici. Uno studio pubblicato su Cancers dimostra che esiste un inequivocabile rapporto tra diagnosi di malattia oncologica e suicidio. Addirittura, su 8 milioni 600 mila persone è stato dimostrato che aumenta di 4 volte la tendenza suicidaria.

Allora, bisogna intervenire anche a questo livello, perché il malato oncologico è un malato fragile che affronta depressione, ansia e lo stigma di essere un malato, e domani ne parleremo, nella mozione.

Concludo ricordando che ieri è deceduto Fabio Ridolfi, l'uomo che ha chiesto a questo Parlamento di concludere dignitosamente la propria esistenza e questo Parlamento non ha risposto. Non ha risposto!

PRESIDENTE. Concluda.

GIORGIO TRIZZINO (MISTO-A-+E-RI). Presidente, al Senato da tre mesi è fermo il provvedimento sul suicidio assistito. Vorremmo capire cosa stanno facendo i colleghi senatori, cosa stanno ancora cercando per allungare i tempi.

Lo chiedo anche a lei, sottosegretario. Se ne faccia partecipe.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, a titolo personale, il deputato Vittorio Sgarbi. Ne ha facoltà.

VITTORIO SGARBI (M-NCI-USEI-R-AC). Onorevoli colleghi, mi sembra molto lodevole questa iniziativa, che è priva di possibilità sia sociale che psicologica, se pensiamo che suicidi, al di là del nobile suicidio assistito, sono persone che hanno malattie, persone arrestate ingiustamente, senza che nessuno paghi, ma sono anche persone che hanno dato molto al mondo. Ne darò un breve elenco: Van Gogh, Ernest Hemingway, Primo Levi, Francesco Borromini, Marina Tsvetaeva, Luigi Tenco, Guy Debord, Sylvia Plath, Diane Arbus, Majakovskij, la figlia di Marx, Eleonora, Virginia Woolf, Salgari, Esenin, Salvador Allende e Deleuze. Il suicidio ha rappresentato, per loro, una indicazione di volontà contro il mondo e la società.

Quindi, occorre distinguere tra le nostre misure di sicurezza e di prevenzione. Prevenire il suicidio, così come prevenire il terremoto, è assai complesso e assai difficile. Occorre, quindi, valutare che i bambini non si suicidano, perché non sono corrotti dalla società. Gli adolescenti entrano nella dimensione di crisi e, da lì in avanti, il suicidio assume aspetti che è difficile normare con regole, che sono meritevoli, ma spesso del tutto inutili.

(Votazioni)

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Come da prassi, le mozioni saranno poste in votazione per le parti non assorbite e non precluse dalle votazioni precedenti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Romaniello, Azzolina, Panizzut, Delrio, Cappellacci, Ferri, Bersani, Carelli, Sapia, Trizzino, Cecconi, Ehm ed altri n. 1-00536 (Ulteriore nuova formulazione), come riformulata su richiesta del Governo, su cui il Governo ha espresso parere favorevole.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 2) (Applausi).

Passiamo alla votazione della mozione Bellucci ed altri n. 1-00668.

Avverto che i presentatori hanno accettato le riformulazioni proposte dal Governo, ad eccezione dell'espunzione del quattordicesimo capoverso della premessa.

Avverto altresì che ne è stata chiesta la votazione per parti separate, nel senso di votare: dapprima, la mozione ad esclusione del quattordicesimo capoverso della premessa; a seguire, il quattordicesimo capoverso della premessa.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Bellucci ed altri n. 1-00668, come riformulata su richiesta del Governo, ad eccezione del quattordicesimo capoverso della premessa. Il parere del Governo è favorevole.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 3).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Bellucci ed altri n. 1-00668, limitatamente al quattordicesimo capoverso della premessa, su cui il Governo ha espresso parere contrario.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 4).

Sui lavori dell'Assemblea.

PRESIDENTE. Avverto che, sulla base dell'intesa tra i gruppi, già comunicata dalla Presidenza questa mattina, all'ordine del giorno della seduta di domani saranno iscritti esclusivamente i seguiti della discussione delle mozioni in materia di assistenza sanitaria, prevenzione delle malattie oncologiche e peste suina africana, oltre alle interrogazioni a risposta immediata.

Secondo la già richiamata intesa, infatti, il seguito della discussione delle mozioni in materia di energia nucleare di nuova generazione e di governance economica dell'Unione europea, unitamente al seguito dell'esame dei progetti di legge concernenti la modifica dell'articolo 71 del codice del Terzo settore e la disciplina del volo da diporto, è rinviato alla prossima settimana e sarà iscritto all'ordine del giorno a partire dalla seduta di martedì 21 giugno.

Avverto inoltre che, con lettera in data 10 giugno 2022, il presidente della Commissione affari costituzionali ha comunicato che l'Ufficio di Presidenza della Commissione, integrato dai rappresentanti dei gruppi, ha unanimemente convenuto in ordine all'esigenza che l'avvio della discussione del disegno di legge n. 3591, di conversione del decreto-legge n. 41 del 2022, previsto per la seduta di domani, mercoledì 15 giugno, sia differito a lunedì 20 giugno.

Secondo le intese intercorse tra i gruppi, l'esame del citato provvedimento non sarà pertanto iscritto all'ordine del giorno delle sedute di questa settimana.

La discussione generale sarà quindi collocata quale primo argomento della seduta di lunedì 20 giugno e anche il relativo seguito sarà iscritto con priorità all'ordine del giorno della seduta di martedì 21 giugno. Conseguentemente, in tale seduta lo svolgimento delle interpellanze e delle interrogazioni, previsto dal vigente calendario dei lavori alle ore 11, sarà anticipato alle ore 9,30; la discussione con votazioni avrà luogo a partire dalle ore 12.

Infine, nel corso della settimana 20-24 giugno, la prosecuzione notturna delle sedute con votazioni non sarà prevista come meramente eventuale.

Interventi di fine seduta.

PRESIDENTE. Passiamo agli interventi di fine seduta.

Ha chiesto di parlare la deputata Maria Elisabetta Barbuto. Ne ha facoltà, per due minuti.

ELISABETTA MARIA BARBUTO (M5S). Grazie, Presidente. Aveva appena 31 anni Francesco Licciardi, l'ennesima vittima della strada della morte. Aveva appena 31 anni ed è morto domenica mattina in uno scontro frontale con un camper mentre viaggiava sulla sua macchina diretto a Santa Severina, per un raduno d'auto d'epoca. Una giornata di festa è diventata una tragedia. Quante volte ho ricordato in quest'Aula, dall'avvio della legislatura, la statale 106? Quante volte ne ho sottolineato la pericolosità e ho richiamato il sinistro appellativo con cui viene definita? Quante volte ho rivendicato la necessità della realizzazione di una strada sicura a doppia carreggiata e doppia corsia per senso di marcia? Quante volte il nostro territorio è stato negli anni beffato da promesse e progetti mai andati in porto? Ho perso il conto. In altre parti d'Italia, invece, sono state realizzate, negli stessi anni, autentiche cattedrali nel deserto, strade, anzi, autostrade come la BreBeMi, il cu indice di traffico non giustificava assolutamente la realizzazione di un'opera così importante, tant'è vero che oggi è praticamente deserta; eppure, è stata realizzata. Mi chiedo in base a quale criterio, considerato che, alle nostre latitudini, neanche il continuo tributo in vite umane è servito, almeno finora, a superare valutazioni di tipo prettamente statistico, quali il numero degli utenti della strada, per realizzare un'infrastruttura sicura e moderna. È evidente, infatti, che se la strada non è sicura nessuno la percorrerà, se non è costretto, e il numero si assottiglierà sempre di più. Solo coloro che non possono farne a meno continueranno a percorrerla. Francesco era uno di loro e oggi non c'è più.

Entro il mese di giugno, secondo l'Allegato infrastrutture al DEF, che ha stabilito la strategicità e la priorità dell'intera opera stradale, sarà depositato lo studio di fattibilità della Crotone-Sibari che comprende anche il tratto di strada dove si è verificato l'ultimo sinistro mortale. Non credo sia necessario dire altro. Si proceda alla realizzazione di questa strada sicura e moderna. Francesco era uno di noi e oggi non c'è più. Che l'ennesimo caduto sulla strada della morte smuova definitivamente le coscienze di chi deve decidere! Alla famiglia di Francesco, ennesimo martire della 106, giunga il mio più profondo senso del cordoglio per la tragica scomparsa del loro giovane congiunto (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Carla Giuliano. Ne ha facoltà, per due minuti.

CARLA GIULIANO (M5S). Grazie, Presidente. In questi giorni, il procuratore capo della procura di Foggia è stato vittima di minacce gravissime, minacce di morte, attraverso cartelli che sono stati appesi nel centro cittadino di Foggia. Insieme a lui, ha ricevuto minacce di morte un maresciallo dei Carabinieri. Sempre in questi stessi giorni, l'imprenditore Lazzaro D'Auria ha subito alcuni attentati che hanno bruciato il suo raccolto di grano e un altro terreno che è adibito alla raccolta e alla produzione dei pomodori. È quell'imprenditore che ha denunciato la mafia foggiana per aver ricevuto richieste estorsive, per il racket del pizzo. Presidente, queste notizie ovviamente ci sconvolgono e a tutti i rappresentanti, agli imprenditori, al procuratore Vaccaro e a tutte le Forze dell'ordine va la nostra solidarietà, ma è chiaro che la solidarietà non basta. Qui siamo in un'Aula di Parlamento. Noi, come MoVimento, ed io, in particolare, insieme a tutti i colleghi foggiani, a tutti i colleghi della Commissione giustizia e a tutto il MoVimento 5 Stelle, da anni portiamo avanti le nostre battaglie contro la mafia e contro ogni forma di criminalità. Allora, colleghi - se mi prestate un attimo di attenzione - dobbiamo avere coraggio perché, a fronte degli sforzi enormi che nel mio territorio stanno facendo le Forze dell'ordine e la magistratura, ci troviamo di fronte a una criminalità, organizzata o semplice che sia, che non ha alcun pudore nel minacciare di morte, tramite cartelli, in un centro cittadino, il procuratore e le Forze dell'ordine. Allora, non possiamo più tirarci indietro, non possiamo più dare la colpa agli altri. Ho ricevuto espressioni di vicinanza da tutti i partiti, e ne sono contenta. Quello che possiamo fare - abbiamo portato a Foggia la sede della DDA proprio in questi giorni, abbiamo spostato quindi fisicamente i magistrati della Direzione distrettuale antimafia di Bari a Foggia -, se vogliamo dare un segnale, dobbiamo approvare subito l'istituzione della Corte d'Appello a Foggia e riaprire a Foggia i presidi di legalità soppressi. In questo senso abbiamo le nostre proposte di legge (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Francesca Troiano. Ne ha facoltà.

FRANCESCA TROIANO (MISTO). Onorevoli colleghi, le minacce di morte al capo della procura della Repubblica di Foggia, il dottor Ludovico Vaccaro, non possono e non devono passare inosservate. Lo stesso dicasi per il carabiniere chiamato in causa nei manifesti affissi sui tronchi di alberi in pieno centro a Foggia. Un atteggiamento che segnala una deriva sempre più pericolosa per le nostre comunità. Un attacco così duro, violento e arrogante al dottor Vaccaro è un segnale davvero rischioso da parte di chi ormai crede l'antistato il vero Stato. Il lavoro straordinario del procuratore Vaccaro nella lotta alla delinquenza organizzata e alle mafie necessita di un supplemento di attenzione da parte di tutte le istituzioni. Reagire con forza e determinazione a questi atti intimidatori, incivili e vergognosi non è solo un nostro preciso dovere, ma anche un atto di responsabilità nei confronti di cittadini, imprese e giovani che vogliono investire il proprio futuro nella nostra Capitanata. Occorrono segnali di un forte cambiamento che diventino nuovi modelli di profondo rispetto delle regole democratiche e delle istituzioni di ogni ordine e grado. Al dottor Vaccaro va la mia piena e totale solidarietà e vicinanza e, credo, anche dell'intero Parlamento italiano; una vicinanza non solo politico-parlamentare, ma umana, carica di affetto e di profondo ringraziamento per l'impegno di questo autentico uomo delle istituzioni. Il procuratore Vaccaro, in questi anni, a Foggia, ha riaperto una speranza, ha contribuito a costruire una narrazione intelligente e utile della lotta alla delinquenza.

Con coraggio e determinazione ha sollecitato la nascita di nuove procure in Capitanata. Spesso rivolgendosi direttamente ai giovani, nelle aule universitarie, ha invocato una fortissima cultura della responsabilità, della passione civile e del doveroso impegno istituzionale e politico. Caro Ludovico, noi siamo con te e con la tua famiglia in questo momento così difficile per te e per tutti noi.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Paolo Paternoster. Ne ha facoltà.

PAOLO PATERNOSTER (LEGA). Grazie, Presidente. Giovedì 2 giugno, festa della Repubblica, è accaduto un fatto gravissimo, a Peschiera del Garda, che è andato alla ribalta su tutti i media nazionali. Era qualche giorno che sui social, su Tik Tok in particolare, capeggiava una riunione organizzata da bande di teppisti che si dovevano dare appuntamento sulle spiagge di Peschiera del Garda - una delle perle del nostro del nostro lago, con un milione di presenze di turisti tutto l'anno - non certo per andare a prendere il sole o per farsi una tranquilla giornata di festa, bensì per una giornata di violenze, di ogni genere: risse, accoltellamenti e anche molestie nei confronti delle donne. Sono accaduti fatti gravissimi sia all'andata, sui treni, sia al ritorno, sempre sui treni regionali, e soprattutto durante l'arco della giornata. Ci sono state sassaiole, ci sono stati, come dicevo, accoltellamenti e violenze di ogni genere sulle spiagge, alla presenza di famiglie e persone che volevano solamente trascorrere una tranquilla giornata di pace e di relax, con gente che fuggiva attraverso qualsiasi posto potesse passare. Una giornata di festa si è rivelata quasi una tragedia. Per fortuna, non c'è scappato il morto, ma poco ci è mancato. Un ringraziamento pertanto va alle Forze dell'ordine, presenti in grande quantità. Signor Presidente, di questo problema è ben a conoscenza il Ministro dell'Interno Lamorgese che deve intervenire, cercando di non far partire dai loro posti di origine, principalmente dalle stazioni della Lombardia, queste bande di teppisti che con i turisti non hanno nulla a che fare. Quindi, invitiamo il Ministro Lamorgese ad attivarsi, perché questi scandali non si abbiano più a ripetere sulle spiagge del nostro lago di Garda (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Fitzgerald Nissoli. Ne ha facoltà.

FUCSIA FITZGERALD NISSOLI (FI). Signor Presidente, onorevoli colleghi, dopo questa tornata referendaria, devo ritornare mio malgrado sul tema del voto all'estero per sottolinearne le disfunzioni che tuttora persistono, nonostante i miei reiterati richiami. Molti connazionali non hanno ricevuto il plico per votare per corrispondenza, io fra questi; il che mi rende una testimone diretta di quanto accade da anni. Ho potuto votare solo perché mi sono recata in consolato, ma non necessariamente altri connazionali sono tenuti a farlo e, infatti, non l'hanno fatto. Immaginate, al contrario, la situazione che avrebbe dovuto affrontare la nostra rete diplomatica. Il problema è identificato: l'allineamento dei registri anagrafici, quello AIRE e quello ANPR (Anagrafe nazionale popolazione residente).

All'inizio di questa legislatura, l'8 maggio 2018, in un'interrogazione parlamentare chiedevo quali iniziative intendano adottare i Ministri interrogati, per quanto di competenza, per fare in modo che l'allineamento dei dati in questione sia effettivo e venga garantita la massima coerenza degli elenchi elettorali. Ad oggi - sono trascorsi quattro anni - il problema persiste e alla mia interrogazione nessuno ha risposto. Presto ci saranno le politiche e la questione dell'allineamento dei dati anagrafici non è ancora risolta.

Perché il Governo non vuole affrontare questo problema? A parte la necessità di garantire i diritti democratici, si evidenzia una questione di rispetto per gli italiani all'estero e per le istituzioni. Inoltre, è uno spreco di denaro pubblico, visto che i plichi vengono inviati, ma agli indirizzi sbagliati. Si tratta di una disfunzione intollerabile, soprattutto per un Paese che vuole fare della tecnologia il perno del proprio sviluppo sostenibile.

Auspico, quindi, che presto si ponga rimedio a questo gravissimo problema.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Rosalba De Giorgi. Ne ha facoltà, per un minuto soltanto.

ROSALBA DE GIORGI (MISTO). Grazie, Presidente. La strada statale 100, quella che in Puglia collega Bari a Taranto, continua a mietere vittime. La scorsa settimana, nel giro di sole 48 ore, due terribili incidenti, verificatisi nei pressi di Mottola, comune nevralgico della provincia jonica, hanno provocato la morte di due persone e il ferimento di altre sette, alcune delle quali versano in gravi condizioni.

Queste tragedie della strada, che da anni si ripetono con allucinante sistematicità, rendono ormai ineludibile l'ampliamento di quell'arteria viaria, in particolar modo nella zona compresa tra Gioia del Colle e Massafra, rispettivamente in provincia di Bari e Taranto. Quello a cui faccio riferimento è un tratto stradale trafficatissimo, insidioso che diventa estremamente pericoloso soprattutto in occasione di avverse condizioni meteo, caratterizzato da una galleria la cui utilità è a dir poco opinabile. Inutile girarci intorno: la statale 100, tra Gioia del Colle e Taranto, per gli automobilisti non è il massimo della sicurezza e i due spaventosi incidenti di una settimana fa lo stanno a dimostrare. A Mottola, da alcuni anni, è stato istituito il Comitato strade sicure, lo stesso che ha avviato una petizione allo scopo di sollecitare l'ammodernamento di quel collegamento viario. I cittadini chiedono una soluzione a questo problema; per la politica è giunto il tempo di dare risposte (Applausi di deputati del gruppo Misto).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Matteo Luigi Bianchi. Ne ha facoltà, per due minuti.

MATTEO LUIGI BIANCHI (LEGA). La ringrazio, Presidente. Esattamente 245 anni fa, il 14 giugno del 1777, la bandiera a stelle e strisce viene adottata dal Congresso americano come bandiera degli Stati Uniti. Oggi, conta 50 stelle in rappresentanza degli Stati federati e 13 strisce in rappresentanza delle colonie originarie. Essa rappresenta libertà individuali e diritti costituzionali che sono da esempio in tutto il mondo libero. È l'unica bandiera presente su un corpo celeste diverso dalla Terra, la Luna.

La bandiera americana è anche nota per essere un simbolo amato dai cittadini statunitensi nei momenti di difficoltà; non a caso è coniato in inglese il concetto del rally 'round the flag, stringersi intorno alla bandiera. Di fronte a minacce esterne, conflitti, calamità o altri eventi di portata drammatica il cittadino americano, qualunque sia la sua convinzione politica, la sua religione o il suo orientamento sessuale, vede nella bandiera un punto di riferimento da seguire, difendere e sostenere. Tale approccio denota un duale senso di responsabilità tra cittadino ed istituzioni nell'interesse collettivo. La crisi missilistica di Cuba, la prima guerra nel Golfo o l'attacco alle Torri Gemelle ne sono alcuni esempi.

Tuttavia, di fronte alle recenti sfide, due su tutte, quella pandemica e la minaccia russa ad Est, nessun cittadino si sognerebbe di stringersi intorno alla bandiera europea ed è un peccato, perché non si riescono a rafforzare i sentimenti verso le istituzioni comunitarie, nemmeno quando spingiamo tutti nella stessa direzione. Tale lacuna è riconducibile alla presunzione dei partiti che oggi governano l'Unione europea, troppo intenti a sovrapporre le loro ideologie ai simboli istituzionali, allontanando un'enorme fetta di popolazione che non si sente rappresentata da tali partiti, ma che comunque crede nelle istituzioni europee. L'Europa ha un enorme bisogno del suo rally 'round the flag, ma serve coinvolgere anche tutti coloro che hanno idee degne e rispettabili, ma magari diverse da quelle dei maggiori partiti. Se l'Europa sarà inclusiva, anche con chi crede nei valori della tradizione e non solo del progressismo di sinistra, probabilmente potremo meglio affrontare le sfide del futuro (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Bartolozzi. Ne ha facoltà.

GIUSI BARTOLOZZI (MISTO). Presidente, da questa mattina alle nove fino adesso, in questo momento, decine e decine di lavoratori del bacino PIP di Palermo stanno occupando gli uffici dell'assessorato per una più che corretta rivendicazione…

PRESIDENTE. Può togliere la mascherina se vuole, perché non ha nessuno intorno.

GIUSI BARTOLOZZI (MISTO). Grazie, Presidente. Vogliono sapere cosa metteranno sul tavolo, cosa possono dare da mangiare ai loro figli, dopo che per vent'anni i governi della regione siciliana, da destra a sinistra, hanno detto loro che avrebbero continuato a lavorare, portandoli alla pensione. Presidente, non si può più aspettare; questo Governo dei migliori aveva detto che li avrebbe accompagnati, che ci avrebbe dato una risposta; il tavolo che abbiamo attivato, il tavolo tecnico non si convoca da mesi; è un anno e mezzo che aspettiamo una risposta. Io pretendo a loro nome, Presidente, che i Ministri Brunetta e Orlando e il Ministro Franco diano una risposta oggi. La regione siciliana metterà le risorse, lo farà senza oneri per lo Stato, e questi cittadini - i siciliani sono cittadini come quelli di tutto il resto d'Italia - hanno bisogno di una risposta.

Quindi, per il suo cortese tramite, inoltro la richiesta ai Ministri e ai colleghi siciliani di iniziare con me una maratona oratoria. Io già da adesso e per i prossimi giorni mi iscriverò a parlare per ogni seduta di Aula.

Ordine del giorno della prossima seduta.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.

Mercoledì 15 giugno 2022 - Ore 9,30:

1. Seguito della discussione delle mozioni Nappi, Panizzut, Carnevali, Mandelli, Noja, Bologna, Stumpo, Menga, Lapia, Trizzino ed altri n. 1-00618, Gemmato ed altri n. 1-00645 e Sapia ed altri n. 1-00654 concernenti iniziative per la riorganizzazione dell'assistenza sanitaria territoriale .

2. Seguito della discussione delle mozioni Bologna ed altri n. 1-00444, Lapia ed altri n. 1-00427, Vanessa Cattoi ed altri n. 1-00464, Villani ed altri n. 1-00660, Trizzino e Schullian 1-00661, Carnevali ed altri n. 1-00663 e Noja ed altri n. 1-00665 concernenti iniziative in materia di prevenzione e cura delle malattie oncologiche, anche nel quadro del Piano europeo di lotta contro il cancro .

(ore 15)

3. Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata .

(ore 16)

4. Seguito della discussione delle mozioni Molinari ed altri n. 1-00639, Incerti, Fornaro ed altri n. 1-00642, Lollobrigida ed altri n. 1-00644, Nevi ed altri n. 1-00646, Siragusa ed altri n. 1-00653, Corda ed altri n. 1-00666 e Ripani ed altri n. 1-00667 concernenti iniziative volte ad incrementare le misure per il contrasto della peste suina africana e per il sostegno della filiera suinicola .

La seduta termina alle 18,35.

SEGNALAZIONI RELATIVE ALLE VOTAZIONI EFFETTUATE NEL CORSO DELLA SEDUTA

Nel corso della seduta sono pervenute le seguenti segnalazioni in ordine a votazioni qualificate effettuate mediante procedimento elettronico (vedi Elenchi seguenti):

nella votazione n. 1 i deputati Piera Aiello e Morgoni hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole.

VOTAZIONI QUALIFICATE EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO

INDICE ELENCO N. 1 DI 1 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 4)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
1 Nominale Pdl cost. 3531 e abb. - voto finale 381 367 14 184 365 2 93 Appr.
2 Nominale Moz. Romaniello e a n. 1-536 u.n.f. rif. 415 414 1 208 414 0 98 Appr.
3 Nominale Moz. Bellucci e a n. 1-668 p. I rif. 408 407 1 204 407 0 98 Appr.
4 Nominale Moz. Bellucci e a n. 1-668 p. II 415 413 2 207 22 391 98 Resp.

F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M = Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui é mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi é premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.