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Resoconto dell'Assemblea

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XVIII LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 705 di mercoledì 1° giugno 2022

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE FABIO RAMPELLI

La seduta comincia alle 15.

PRESIDENTE. La seduta è aperta.

Invito la deputata segretaria a dare lettura del processo verbale della seduta precedente.

FEDERICA DAGA, Segretaria, legge il processo verbale della seduta del 30 maggio 2022.

PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.

(È approvato).

Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interrogazioni a risposta immediata, alle quali risponderanno il Ministro per i Rapporti con il Parlamento, il Ministro per la Pubblica amministrazione, il Ministro degli Affari esteri e della cooperazione internazionale e il Ministro della Transizione ecologica.

Invito gli oratori ad un rigoroso rispetto dei tempi, anche considerata la diretta televisiva in corso.

(Elementi e iniziative in merito allo stato di avanzamento dei piani per lo sviluppo della banda ultra larga, nell'ambito dell'attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza – n. 3-02999)

PRESIDENTE. Passiamo alla prima interrogazione all'ordine del giorno, Boccia ed altri n. 3-02999 (Vedi l'allegato A).

Il deputato Boccia ha facoltà di illustrare la sua interrogazione.

FRANCESCO BOCCIA (PD). Grazie, Signor Presidente. Al tempo della società digitale e dopo due anni critici, di pesante condizionamento del funzionamento delle nostre amministrazioni pubbliche e, soprattutto, di diritti universali da garantire, come sanità e scuola, la Strategia italiana per la banda ultra larga “Verso la Gigabit Society” definisce le azioni necessarie al raggiungimento degli obiettivi di trasformazione digitale indicati dalla Commissione europea nel 2016 e, a maggior ragione, nel 2021. L'attuazione di tale Strategia è stata largamente affidata al Piano nazionale di ripresa e resilienza, che ha assegnato 6,7 miliardi di euro per la realizzazione dell'Investimento 3 (reti ultraveloci) e prevede una milestone al 30 giugno 2022. Il Partito Democratico ha chiesto al Ministro Colao - e attraverso, oggi, il Ministro D'Inca', al Governo - come si intenda assicurare il rispetto della data del 30 giugno 2022 per l'aggiudicazione definitiva di tutti gli appalti.

PRESIDENTE. Il Ministro per i Rapporti con il Parlamento, Federico D'Inca', ha facoltà di rispondere.

FEDERICO D'INCA', Ministro per i Rapporti con il Parlamento. Signor Presidente, colleghi deputati, rispondo agli onorevoli interroganti sulla base degli elementi forniti dal Ministro per l'Innovazione tecnologica e la transizione digitale, impossibilitato a partecipare alla seduta odierna.

In merito al rispetto delle tempistiche europee del predetto PNRR, di attuazione della Strategia italiana per la banda ultra larga “Verso la Gigabit Society”, su cui verte l'interrogazione proposta, mi soffermerò sui singoli piani di intervento. Il bando per il piano “Italia a 1 giga” è stato pubblicato il 15 gennaio 2022; in data 24 maggio 2022 sono stati aggiudicati, per un valore complessivo di quasi 3,4 miliardi di euro, 14 lotti (8 ad Open Fiber e 6 a TIM), sui 15 previsti. Il lotto più piccolo, relativo al territorio delle province autonome di Trento e di Bolzano, è stato ripubblicato in data 29 aprile 2022, per un valore di circa 65 milioni di euro, con scadenza dei termini per la presentazione delle offerte al 3 giugno 2022; l'aggiudicazione è attesa entro il 30 giugno 2022.

Il bando per il piano collegamento “Isole minori” è stato pubblicato l'11 febbraio 2022 e, in data 28 aprile 2022, è stato aggiudicato per un valore di oltre 45 milioni di euro alla società Elettra Tlc.

I bandi per i piani “Scuola connessa” e “Sanità connessa”, con un valore stanziato, secondo PNRR, rispettivamente di 260 e 500 milioni di euro circa, sono stati pubblicati il 27 gennaio 2022 e saranno aggiudicati nei prossimi giorni; sono state, infatti presentate offerte su tutti i lotti.

I bandi per il piano “Italia 5G” sono stati pubblicati il 21 marzo 2022. Il bando “Italia 5G”, backhauling, del valore di circa 950 milioni di euro, sarà aggiudicato entro la metà di giugno e sono state fatte e presentate offerte su tutti i lotti.

Il bando “Italia 5G copertura”, del valore di circa 570 milioni di euro, è stato ripubblicato in data 20 maggio 2022, con scadenza 10 giugno, e l'aggiudicazione è attesa entro il 30 giugno 2022.

Complessivamente, possiamo pertanto considerare finora già assegnati 5,7 miliardi di euro, che sono pari all'85 per cento dei 6,7 miliardi di euro, a valere su risorse PNRR destinate allo sviluppo delle reti a banda ultra larga.

Possiamo, quindi, ritenere che le attività già poste in essere e quelle in corso di realizzazione, in relazione alla Strategia italiana per la banda ultra larga “Verso la Gigabit Society” sono, allo stato attuale di avanzamento dei piani, idonee ad assicurare il rispetto dei termini e il raggiungimento degli obiettivi previsti dal PNRR entro la data del 30 giugno 2022, con il conseguente accesso alle relative risorse del Recovery and Resilience Facility.

PRESIDENTE. Ha facoltà di replicare il deputato Boccia.

FRANCESCO BOCCIA (PD). Grazie, Presidente, grazie Ministro D'Inca'. La preoccupazione del gruppo del Partito Democratico è legata alla certezza - quasi la certezza - soprattutto dei territori, che riguardano migliaia di plessi scolastici e siti connessi alle sanità regionali. Sono molto importanti alcune informazioni, che il Ministro D'Inca' ci ha dato rispetto alle isole minori e a “Italia a 1 giga”, informazioni che, per la verità, il Ministero competente aveva già diffuso. Resta la richiesta, ferma, di un'aggiudicazione definitiva su “Scuola connessa”, “Sanità connessa”, “Italia 5G”, backhauling e “Italia 5G copertura”, ovvero sui 4 bandi a cui ha fatto riferimento il Ministro D'Inca'.

Infatti, è evidente che più entriamo nel merito dell'attuazione del PNRR, più sta emergendo l'impegno delle amministrazioni centrali in una corsa importante, nonché l'aumento di responsabilità che vengono scaricate sui territori. Lo diciamo perché è da qualche settimana che molte amministrazioni locali ci indicano ritardi con riferimento agli investimenti infrastrutturali, che si sommano a quelli connessi a contratti già firmati e bloccati a causa dell'aumento del costo delle materie prime: stimiamo per circa il 20 per cento a budget dei comuni le risorse non disponibili per completare le opere già esistenti; poiché una parte di questi investimenti finiranno sui territori, molti di questi non hanno avuto la possibilità di essere integrati nei piani di investimento locali.

Chiudo, signor Presidente, con un aspetto importante. Noi chiediamo un maggior raccordo tra il Ministero per l'Innovazione tecnologica e la transizione digitale e il Ministero dello Sviluppo economico perché, dopo un dibattito molto importante tra i due Ministeri…

PRESIDENTE. Concluda.

FRANCESCO BOCCIA (PD). …malgrado il primo non abbia portafoglio e il secondo abbia una Direzione generale dedicata alla materia, lo sviluppo della stessa è stato, poi, assegnato dopo non poche discussioni.

PRESIDENTE. Deve concludere.

FRANCESCO BOCCIA (PD). Noi pensiamo che, in questo momento, aver messo insieme nella dimensione in house Invitalia e, per suo tramite, Infratel Italia, abbia consentito un'accelerazione delle procedure che, però, rischiano di non essere rispettate con riferimento ai tempi e ai termini che abbiamo già indicato, a maggior ragione, per l'aggiudicazione degli appalti il 30 giugno di quest'anno.

(Iniziative di competenza volte a scongiurare il blocco dei sistemi informatici e la sottrazione di dati sensibili conseguenti ad attacchi hacker contro le pubbliche amministrazioni – n. 3-03000)

PRESIDENTE. Il deputato D'Ettore ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-03000 (Vedi l'allegato A).

FELICE MAURIZIO D'ETTORE (CI). Grazie, Presidente. Ministro, il suo Dicastero ha un ruolo centrale nell'ambito delle competenze nonché dei rapporti con la Presidenza del Consiglio dei Ministri, anche ai fini della formazione del personale della pubblica amministrazione sul tema degli attacchi hacker di siti istituzionali. Questi attacchi hacker sono aumentati in questo periodo, con gravissimi rischi non solo per la sicurezza nazionale, ma anche per la gestione ordinata delle attività della pubblica amministrazione.

Per questa ragione, evidenziando una serie di attacchi già avvenuti e di punti sui quali si potrebbe intervenire, chiediamo quali siano le iniziative di competenza che lei e, comunque, anche la Presidenza del Consiglio intendiate assumere sia per ridurre la possibilità di questi attacchi nei confronti di una così ampia platea di soggetti, sia per dare sicurezza a tutto il sistema informatico della pubblica amministrazione, tenendo conto che tali attacchi ultimamente non sono solo impeditivi, ma anche intrusivi, con la possibilità di raccogliere dati sensibili.

PRESIDENTE. Il Ministro per la Pubblica amministrazione, Renato Brunetta, ha facoltà di rispondere.

RENATO BRUNETTA, Ministro per la Pubblica amministrazione. Grazie, Presidente. In relazione al quesito posto dall'onorevole interrogante, evidenzio innanzitutto alcuni elementi tecnici acquisiti dall'Agenzia per la cybersicurezza nazionale ricordando che, in tale materia, le competenze della Presidenza del Consiglio dei Ministri coinvolgono diversi attori - l'Agenzia, il Dipartimento del Ministro Colao, il Dipartimento della funzione pubblica per quanto riguarda la formazione del personale, come lei ha ben anticipato - che agiscono tutti sotto l'egida e il coordinamento di Palazzo Chigi.

La recente minaccia del gruppo hacker russo Killnet di infliggere un colpo irreparabile all'Italia, con l'obiettivo di paralizzare i server, ci ricorda quanto sia urgente affrontare il tema della sicurezza cibernetica, contrastando ogni minaccia al Paese con tutti gli strumenti disponibili. Massimo impegno tecnologico, dunque, e massima consapevolezza politica.

L'attacco perpetrato, proprio ieri, da Killnet ai danni del sito istituzionale CSIRT Italia, il Computer Security Incident Response Team, istituito presso l'Agenzia per la cybersicurezza nazionale, è stato mitigato dai sistemi di protezione del portale e non ha intaccato la disponibilità del sito web per gli utenti. Questo evento evidenzia, però, la necessità di dotare tutte le istituzioni, a tutti i livelli di governo, delle capacità e delle competenze per riconoscere i rischi connessi alla sicurezza cibernetica e regolamentare le attività dello spazio cibernetico nell'ambito di uno strettissimo coordinamento europeo internazionale.

Proprio per questo, il 23 maggio scorso, il Consiglio UE ha definito, in un documento ambizioso, nuovi meccanismi di gestione delle crisi e di risposta comune alle minacce ed esercitazioni congiunte, ma anche un ambito comune di cyberspazio. Anche in questo caso, da soli non ci si salva.

Come evidenziato dall'onorevole interrogante, dall'11 maggio scorso sono stati osservati attacchi verso numerosi portali delle pubbliche amministrazioni e operatori privati tesi ad interrompere la fruizione dei servizi da essi erogati. Sotto il profilo tecnico, tali eventi, come quello di ieri, ricadono nella famiglia dei Distributed Denial of Service (DDoS) ovvero attacchi effettuati attraverso l'utilizzo di sorgenti multiple distribuite che tendono a colpire i servizi esposti su Internet, impedendone la fruibilità.

Gli attacchi che hanno interessato, invece, il settore sanitario sono caratterizzati dall'utilizzo di malware ovvero da programmi informatici usati per disturbare le operazioni svolte da un utente di computer. Rispetto ai rischi cui è esposto il settore sanitario, l'Agenzia per la cybersicurezza, nei mesi di settembre e ottobre 2021, ha effettuato una campagna di sensibilizzazione, attraverso una serie di seminari tematici, indirizzata alle strutture sanitarie di tutte le regioni italiane.

Lo scorso 17 maggio, il Presidente del Consiglio dei Ministri, sentito il Comitato interministeriale per la cybersicurezza, ha adottato la Strategia nazionale di cybersicurezza, comprensiva del Piano di implementazione, contenente 82 misure. In tale Strategia, si segnala la transizione verso tecnologie cloud della PA, sia esse del Polo strategico nazionale (PSN) o del public cloud, che rappresentano un elemento fondante per garantire adeguate garanzie di autonomia tecnologica del Paese.

Occorre, infine, evidenziare - e vengo alla materia di mia più stretta competenza - come nelle pubbliche amministrazioni…

PRESIDENTE. Deve concludere, Ministro.

RENATO BRUNETTA, Ministro per la Pubblica amministrazione. …uno dei temi centrali sia quello dell'acquisizione di competenze e profili professionali specializzati da reclutare. Ci sono 620 milioni a disposizione nel PNRR e le vorrei garantire - e finisco - massimo impegno tecnologico e finanziario, massima consapevolezza politica ma, soprattutto, massimo impegno in capitale umano. Qui occorre formare i quadri, le professionalità nella pubblica amministrazione per dare sicurezza all'intero Paese.

PRESIDENTE. Il deputato D'Ettore ha facoltà di replicare.

FELICE MAURIZIO D'ETTORE (CI). La ringrazio, Ministro, la sua risposta conferma che l'impegno sia del suo Dicastero che della Presidenza del Consiglio dei Ministri e delle Agenzie all'uopo dedicate è stato molto ampio nell'ultimo periodo. È chiaro che, con riferimento a questi attacchi, già preannunciati, al Ministero dell'Interno, al Ministero della Difesa, al Ministero degli Affari esteri e della cooperazione internazionale, al Ministero della Cultura e anche al Consiglio superiore della magistratura, bisogna immediatamente procedere, come lei giustamente ha evidenziato, alla formazione, alla specializzazione, nonché all'assunzione di personale che, immediatamente, al di là del livello della sicurezza, possa consentire di innalzare tutti i livelli di sicurezza per tutti i siti istituzionali.

Le aggressioni nei confronti delle aziende sanitarie sono state veramente importanti e hanno portato all'acquisizione di dati sensibili, perché questa nuova capacità intrusiva, che hanno soprattutto gruppi che si definiscono filo-putiniani, dopo che la Russia ha dichiarato l'Italia Paese ostile, sta incrementando la serie di attacchi hacker. Allora, la sua risposta mi conforta nel senso che il Governo si sta muovendo sulla giusta linea e, in particolare, il suo Dicastero si sta già muovendo per quanto riguarda la formazione. Questo è importante, tutto quello che si può fare in questo momento è necessario, perché la guerra è in corso anche dal punto di vista delle aggressioni informatiche.

(Iniziative per affrontare la questione della sicurezza alimentare a livello globale, in relazione alla crisi determinata dal conflitto tra Russia e Ucraina – n. 3-03001)

PRESIDENTE. Il deputato Olgiati ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-03001 (Vedi l'allegato A).

RICCARDO OLGIATI (M5S). Grazie, Presidente. Ministro, la guerra di aggressione russa contro l'Ucraina sta avendo un impatto diretto sulla sicurezza alimentare globale, con conseguenze drammatiche nei Paesi più dipendenti dalle importazioni di derrate da quelle aree. Ucraina e Russia contribuiscono insieme al 30 per cento del mercato mondiale del grano e, in alcuni Paesi africani, queste percentuali arrivano anche al 100 per cento. Il blocco dei porti nel Mar Nero ha causato un fortissimo aumento dei prezzi di questi alimenti base, già segnati dai due anni di pandemia. Il tema della sicurezza alimentare necessita di una risposta da parte di tutta la comunità internazionale. Crediamo serva un'azione immediata e coordinata per il cessate il fuoco e per sbloccare la situazione ad Odessa, il più grande ed importante porto ucraino sul Mar Nero. Le notizie di questi giorni sul possibile sblocco, grazie anche alla mediazione turca, è un buon segnale, ma serve continuità nell'azione diplomatica. In questa situazione, è la regione del Mediterraneo ad essere più esposta alla crisi, con due grandi Paesi fortemente colpiti: la Libia e l'Egitto. L'insicurezza alimentare potrebbe comportare gravi instabilità e ondate migratorie senza precedenti, con conseguenti rischi per la sicurezza dell'Italia. Le chiediamo, quindi, signor Ministro, quali iniziative siano state programmate o poste in essere dall'Italia, anche di concerto con i Paesi partner della UE, per affrontare il problema e fare fronte a questa drammatica emergenza.

PRESIDENTE. Il Ministro degli Affari esteri e della cooperazione internazionale, Luigi Di Maio, ha facoltà di rispondere.

LUIGI DI MAIO, Ministro degli Affari esteri e della cooperazione internazionale. Grazie, signor Presidente. Mosca e Kiev sono tra i primi esportatori al mondo di prodotti agricoli, come ha detto l'onorevole interrogante. L'aggressione russa sta provocando una grave crisi alimentare, i cui effetti, potenzialmente devastanti, colpiscono soprattutto l'Africa. Il Presidente Draghi ne ha discusso al telefono con il Presidente Putin il 26 maggio e con il Presidente Zelensky il giorno successivo. Di sicurezza alimentare e tutela delle catene di approvvigionamento ho riparlato ieri con il Segretario di Stato americano Blinken e avrò a breve un nuovo colloquio con il collega ucraino Kuleba. Stiamo premendo affinché vengano creati corridoi marittimi per il trasporto delle materie prime alimentari, anzitutto il grano, dai porti ucraini. Perché ciò si realizzi è necessario sminare le acque antistanti i porti, in particolare quello di Odessa, a fronte della garanzia da parte russa del transito sicuro dei carichi. L'Italia ha già dato la propria disponibilità per partecipare alle eventuali operazioni di sminamento e intendiamo favorire un ruolo centrale delle Nazioni Unite, ed eventualmente di altri partner, come la Turchia, nell'effettivo svolgimento e coordinamento delle operazioni. In ambito Unione europea puntiamo a incrementare il trasporto su ferrovie, strade e fiumi, in particolare il Danubio, verso i porti europei quali Trieste e Venezia. Impegnandosi ad accelerare il lavoro sui corridoi della solidarietà, ieri, a Bruxelles, i Capi di Stato e di Governo hanno fatto appello alla Russia affinché ponga fine agli attacchi alle infrastrutture di trasporto e revochi il blocco dei porti ucraini sul Mar Nero.

Il 18 maggio, a New York, ho partecipato alla riunione ministeriale sulla Global Food Security, presieduta dal collega americano, con il Segretario generale delle Nazioni Unite e le Ministre degli esteri senegalese, in qualità di Presidenza dell'Unione Africana, e tedesca, come Presidenza G7. Con i partner G7 abbiamo varato l'Alleanza globale per la sicurezza alimentare, gruppo composto da Governi e organizzazioni internazionali con l'obiettivo di coordinarsi sulle misure da adottare al proprio interno e con i Paesi più colpiti. Ieri il Presidente dell'Unione africana Macky Sall, intervenuto al Consiglio europeo, ha manifestato preoccupazione per la crisi alimentare, sottolineando come l'Unione africana condivida le posizioni dell'Unione europea sulla responsabilità della Russia; ha lanciato un grido d'allarme sul vertiginoso aumento del prezzo dei fertilizzanti. L'Italia intende esercitare un ruolo di primo piano anzitutto nella regione. L'8 giugno abbiamo organizzato il primo dialogo ministeriale con i Paesi del Mediterraneo sulla crisi alimentare; sono invitati 23 Paesi e 7 organizzazioni internazionali. Insieme a noi co-presiederanno la Germania, alla guida del G7, la Turchia, attore strategico nel quadrante e membro del G20, e il Libano, Paese fortemente colpito dalla crisi. Coordinamento delle varie iniziative e coinvolgimento dei Paesi più vulnerabili sono i principali obiettivi. In conclusione, proseguiremo con determinazione il nostro impegno nel solco della dichiarazione G20 di Matera e del nostro ruolo al Vertice ONU sui sistemi alimentari dello scorso anno. Così come evidenziato dal Presidente Draghi ieri, non possiamo permettere che la guerra in Europa aggravi ulteriormente la situazione di chi, nel resto del mondo, già soffre per altri conflitti e per condizioni economiche precarie.

PRESIDENTE. La deputata Di Stasio ha facoltà di replicare.

IOLANDA DI STASIO (M5S). Grazie, Presidente. Grazie, Ministro Di Maio, per l'impegno che la Farnesina sta mettendo in atto per giungere all'auspicato cessate il fuoco. È indubbio come la crisi scatenata dall'aggressione russa in Ucraina stia perpetrando i suoi effetti nelle nostre vite. Oltre al pericolo di un conflitto nel cuore dell'Europa, le ripercussioni sul piano economico sono allarmanti, se pensiamo all'aumento del costo della vita. L'intera catena del valore è messa a repentaglio da un sistema di forniture compromesso dal conflitto, non solo per l'Unione europea, ma anche e soprattutto per tutti quei Paesi dell'area del Mediterraneo allargato che hanno sempre fatto affidamento sulle esportazioni di materie prime alimentari, essenziali per il sostentamento delle popolazioni. La fame come arma di guerra. Colgo qui, in quest'Aula, Presidente, l'appello fatto dal Papa poche ore fa: per favore, non si usi il grano, alimento di base, come arma di guerra.

Con i colleghi 5 Stelle della Commissione agricoltura abbiamo portato all'attenzione di quest'Aula queste problematiche sin dal 18 marzo scorso, con una mozione approvata nelle scorse settimane qui, in quest'Aula. In questo frangente è importante, con convinzione e realismo, operare su due fronti: da un lato, agire per indurre le parti all'istituzione di un tavolo negoziale efficace, è necessario lavorare affinché venga proclamata una tregua sul conflitto armato; d'altro canto, è doveroso agire per la salvaguardia dei cittadini italiani ed europei, e di tutti quei Paesi che oggi soffrono in maniera considerevole la mancata sostituzione delle importazioni di cereali dalla Russia e dall'Ucraina. Mi riferisco, quindi, in particolar modo, a quei Paesi del Mediterraneo allargato e dell'Africa equatoriale il cui sostentamento è già un'emergenza umanitaria in tempo di pace. Considerati i dati della FAO in prospettiva per la prossima annata agraria, se la Russia continuerà con il suo atteggiamento ostile nelle esportazioni di fertilizzanti, in particolare di quelli minerali, come per esempio l'azoto, il potassio o il fosforo, potrebbero mancare all'appello ben 50 milioni di tonnellate di prodotto; e senza fertilizzanti la prossima annata agraria rischia di essere ancor più disastrosa dell'attuale scenario che stiamo vivendo. È necessario, in conclusione, Presidente, trovare una soluzione diplomatica affinché si sblocchi questa situazione, che in previsione è ben più drammatica dell'attuale crisi alimentare internazionale. Sono tempi difficili, dobbiamo mettercela tutta e confidiamo nel suo lavoro, Ministro (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

(Iniziative di competenza in merito al procedimento per il rientro in Italia di Chico Forti, attualmente detenuto negli Stati Uniti – n. 3-03002)

PRESIDENTE. Il deputato Ruggieri ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-03002 (Vedi l'allegato A).

ANDREA RUGGIERI (FI). Grazie, Presidente. Ministro, nel febbraio del 1998 iniziava l'incubo senza fine di Enrico Forti, meglio conosciuto come Chico, accusato dell'omicidio di Dale Pike a Miami. A giugno del 2000 l'ex produttore televisivo e velista veniva condannato all'ergastolo, senza alcun possibile beneficio perché secondo l'accusa Chico Forti sarebbe stato complice di un complotto pianificato per eliminare la vittima. Forti, però, si è sempre dichiarato innocente e numerosi indizi a suo carico si sono rivelati nel corso degli anni infondati. Per sei volte la famiglia e gli amici hanno cercato di far riaprire il caso Forti da una corte di appello federale: tutte richieste respinte. Da un paio di anni sono in corso iniziative per ottenerne almeno il trasferimento in un carcere italiano. Il 23 dicembre 2020 il governatore della Florida, Ron DeSantis, grazie anche al suo interessamento, Ministro, e della Farnesina, aveva firmato l'atto per il trasferimento di Chico Forti in Italia, ex Convenzione di Strasburgo del 1983. Seguiva un aggiornamento offerto proprio da lei, Ministro, ma poi la procedura di estradizione, a causa di diversi ostacoli burocratici da lei ammessi, peraltro, con trasparenza, non si è conclusa. Lo scorso 8 febbraio Chico Forti ha compiuto 63 anni e più di un terzo di questi li ha trascorsi in carcere, in diverse prigioni americane. Oggi, a un anno e mezzo dal suo annuncio, Ministro, Forti è ancora detenuto negli Stati Uniti e noi le chiediamo, dunque, quale sia il reale stato di avanzamento del procedimento che dovrebbe riportarlo in Italia e quali iniziative il suo Ministero intenda prendere.

PRESIDENTE. Il Ministro degli Affari esteri e della cooperazione internazionale, Luigi Di Maio, ha facoltà di rispondere.

LUIGI DI MAIO, Ministro degli Affari esteri e della cooperazione internazionale. Grazie, signor Presidente. Grazie all'onorevole Ruggieri. Chico Forti, condannato in via definitiva all'ergastolo nel 2000 da un tribunale della Florida, tramite il suo avvocato ha confermato nel dicembre 2019 la volontà di scontare la pena in Italia, ai sensi della Convenzione di Strasburgo sul trasferimento delle persone condannate. Ciò ha consentito di aprire formalmente il procedimento e prendere contatto con le autorità della Florida. Il 23 dicembre 2020 la richiesta è stata autorizzata dal governatore Ron DeSantis, a condizione che l'interessato continuasse a scontare in Italia l'intera pena comminatagli dal tribunale americano. Si è trattato del primo passo in avanti della vicenda Forti dopo oltre vent'anni, frutto di un impegno corale, spesso sottotraccia, della diplomazia italiana. Della continua azione da parte mia e della Ministra Cartabia ho già avuto modo di riferire in quest'Aula. Mi limito, dunque, a ripercorrere i passaggi principali: a fine 2020 il nostro Ministero della Giustizia, competente nella gestione della procedura di trasferimento, ha immediatamente richiesto al Dipartimento della giustizia americano la trasmissione della documentazione prevista dalla Convenzione di Strasburgo. Si tratta di una procedura complessa, che vede coinvolte diverse articolazioni degli Stati Uniti a livello sia statale sia federale. La Ministra Cartabia ha subito fornito tutte le necessarie rassicurazioni al governatore DeSantis e al Dipartimento di giustizia degli Stati Uniti. Sin dai primi giorni dell'insediamento della nuova amministrazione Biden il Governo italiano ha discusso più volte del tema; diversi sono stati, al riguardo, i miei contatti con il Segretario di Stato, Blinken. Il dialogo con la controparte americana ha segnato una tappa importante il 15 novembre 2021 con una missione a Washington della Ministra Cartabia. Da ultimo, la Ministra della Giustizia ne ha parlato il 6 maggio con il responsabile per gli affari internazionali del Dipartimento della giustizia statunitense a margine della Conferenza dei procuratori di Palermo.

Da parte americana, il Dipartimento di giustizia ha sottolineato la serietà e genuinità delle garanzie fornite dall'Italia al Governatore della Florida, che è chiamato infatti a confermare l'autorizzazione del 23 dicembre 2020 e sciogliere definitivamente la riserva sul trasferimento di Chico Forti in Italia. L'autorizzazione dovrebbe essere formulata dallo Stato della Florida su base incondizionata, secondo quanto richiesto dal Dipartimento di giustizia americano.

È fondamentale che i due livelli, quello federale e quello statale, possano convergere su una posizione comune nel pieno rispetto della Convenzione di Strasburgo.

L'ambasciata a Washington e il consolato generale a Miami proseguono nel sostegno a Chico Forti, assicurandogli tutta l'assistenza consolare possibile. L'impegno del Governo è pieno e incessante. Vogliamo che a Chico e alla sua famiglia giunga ancora una volta la nostra sincera e profonda vicinanza. Non lo lasceremo solo e faremo di tutto per farlo tornare in patria e avvicinarlo ai suoi cari.

PRESIDENTE. Ha facoltà di replicare il deputato Ruggieri.

ANDREA RUGGIERI (FI). Grazie, Presidente. Grazie, Ministro, per la delucidazione su questo punto cruciale, perché lei comprenderà quanto la vicenda stia a cuore a tutti noi di Forza Italia, ma non solo, direi. Queste sono settimane dedicate ai quesiti referendari, che tra l'altro si occupano di porre fine allo scempio per cui in Italia, ogni otto ore, tutti i giorni, un cittadino italiano viene arrestato e ingiustamente detenuto, per poi essere assolto; ma un italiano detenuto oltreoceano, condannato tra molte ombre investigative e altrettanti dubbi sul suo processo e il relativo verdetto, merita, credo, la stessa attenzione. Apprezziamo che sia così anche per lei, Ministro, e in virtù della sua risposta la invitiamo a unirsi a una moral suasion, da consumare insieme a noi, verso gli uffici da oggi competenti sulla vicenda.

Dividersi per ragioni politiche di fronte a un caso giudiziario e umano di tale portata sarebbe puerile e imperdonabile. Dunque, Forza Italia dà totale disponibilità politica a supportare ogni possibile iniziativa utile a dare sollievo - definitivo, speriamo - ad una famiglia e ad una comunità intera, assai provate da una vicenda dibattutissima, straziante, sfibrante che sembra sempre sul punto di avere un esito positivo, ma che non si consuma mai.

Le chiedo, Ministro, una mano a fugare un timore, a questo punto: quello che Chico Forti possa oggi, in qualche modo, scontare il passato operato discutibile di un Governo italiano di sinistra. Ed è proprio il Ministero della Giustizia che nel 1999 ottenne dagli Stati Uniti la restituzione di Silvia Baraldini italiana condannata per associazione sovversiva e riportata in Italia con accordi poi parzialmente disattesi verso il Governo americano e verso la stessa signora Baraldini, convinta a firmare la propria estradizione sulla base di promesse poi in parte non mantenute nemmeno verso di lei, ma che veniva esposta, al suo rientro a Ciampino, a mo' di trofeo, tra bandiere rosse festanti, per poi essere dimenticata per sette anni, fino all'indulto che la liberò.

Perciò le chiederei, Ministro, di aiutarci ad appurare se questo timore sia infondato e che il procedimento, ancorché in carico al Ministero della Giustizia, non risenta di vecchie diffidenze.

Concludo, Presidente, rivolgendomi anch'io a Chico Forti, che sono sicuro ci stia seguendo, per dirgli soltanto che qui nessuno di noi ha dimenticato il suo caso e di tenere duro, per quanto io mi renda conto che questo sia un invito facile da predicare, ma difficilissimo da mantenere per il diretto interessato; sappia che lo aspettiamo in Italia dove in molti osservano, lavorano e tifano per lui.

Il Ministero della Giustizia, a questo punto, finisca in fretta e bene il lavoro, e ci troverà volentieri dalla parte di chi applaude. Intanto, Forza Italia continuerà a vigilare (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

(Posizione del Ministro degli Affari esteri e della cooperazione internazionale in merito alla fornitura di armamenti all'Ucraina e in relazione agli impegni assunti dal Governo in sede parlamentare - n. 3-03003)

PRESIDENTE. Il deputato Bignami ha facoltà di illustrare l'interrogazione Lollobrigida ed altri n. 3-03003 (Vedi l'allegato A), di cui è cofirmatario.

GALEAZZO BIGNAMI (FDI). Grazie, Presidente. Signor Ministro, non più tardi di ieri, il Presidente del Consiglio del suo Governo ha affermato che sulla vicenda russo-ucraina è necessaria trasparenza. Lei siede - e non le sfuggirà - in quel Governo in quanto è stato indicato dal suo partito, il MoVimento 5 Stelle, proprio per quel Dicastero. Ebbene, oggi, il suo Governo, il suo Presidente del Consiglio afferma come sia necessario procedere con coerenza, rispetto a quanto fatto sinora, anche in ordine alla fornitura di aiuti all'Ucraina per difendere la propria integrità territoriale. Il suo partito, invece, afferma che l'Italia ha già dato il proprio contributo sugli aiuti militari (sono parole del presidente del suo partito, Conte) e ha affermato come sia necessario anche un maggior sforzo in campo diplomatico da parte dell'Italia (sono parole sempre del suo presidente Conte e del suo capogruppo Crippa). Non c'è spazio per ambiguità, signor Ministro, e allora la domanda è semplice anche per lei: tra queste due posizioni, lei sceglie di stare con il suo Governo o con il suo partito?

PRESIDENTE. Il Ministro degli Affari esteri e della cooperazione internazionale, Luigi Di Maio, ha facoltà di rispondere.

LUIGI DI MAIO, Ministro degli Affari esteri e della cooperazione internazionale. Grazie, signor Presidente. La posizione del Governo italiano sul conflitto in Ucraina è chiara e coerente. Condanniamo fermamente l'ingiustificabile aggressione da parte della Federazione Russa contro uno Stato sovrano, in violazione dell'ordinamento internazionale e dei più elementari princìpi umanitari. Continuiamo a chiedere una cessazione immediata delle ostilità e a lavorare con determinazione per la pace.

La nostra azione si sviluppa su più dimensioni, tra loro strettamente connesse. Aiutiamo il governo di Kiev e applichiamo le sanzioni per aumentare i costi che Mosca sostiene per la sua aggressione. Tali sanzioni sono decise in ambito Unione europea e con logica incrementale.

L'accordo raggiunto ieri dal Consiglio europeo sul sesto pacchetto di misure estese al petrolio russo è l'ulteriore conferma dell'unità con cui l'Europa ha dimostrato di saper affrontare questa crisi. Allo stesso tempo, appoggiamo con convinzione gli sforzi di facilitazione messi in campo anche da Paesi terzi, quali ad esempio la Turchia, per arrivare a una soluzione diplomatica.

Abbiamo sostenuto e sosteniamo l'Ucraina sul piano politico, finanziario e umanitario, ma anche attraverso il sostegno alla resistenza ucraina, in una logica di legittima difesa in linea con quanto previsto dall'articolo 51 della Carta delle Nazioni Unite. Lo facciamo nel solco della risoluzione votata da questo Parlamento a larghissima maggioranza lo scorso 1° marzo.

Non cerchiamo certo l'escalation militare, ma quella diplomatica. L'obiettivo è una pace negoziata e non imposta, frutto di accordi sostenibili, equilibrati e reciprocamente accettabili. Una cosa è certa: nessuno può decidere il futuro dell'Ucraina al posto di Kiev.

I recenti contatti tra il Presidente del Consiglio e i Presidenti Putin e Zelensky, così come le continue consultazioni che manteniamo con i partner europei, NATO e G7, vanno in questa direzione. Non ci illudiamo che esistano soluzioni pronte per l'uso. Siamo consapevoli che la diplomazia procede con pazienza, per passi successivi. Lavoriamo per delineare un percorso che porti alla pace, senza pretendere di entrare già da ora nel merito delle questioni da risolvere, ma identificando gli ambiti che andrebbero affrontati in sede negoziale per favorire una soluzione sostenibile. La pace è l'obiettivo comune del Governo e di tutte le forze politiche in quest'Aula e sono sicuro che ciò rispecchia il sentimento diffuso e radicato del popolo italiano.

PRESIDENTE. Ha facoltà di replicare il deputato Bignami.

GALEAZZO BIGNAMI (FDI). Grazie, Presidente. Signor Ministro, lei nella sua risposta apparentemente articolata ma, di fatto, estremamente evanescente nei contenuti rispetto ai quali noi le avevamo formulato il quesito, si muove su spazi di ambiguità che non esistono, o meglio non possono esistere perché lei è il Ministro degli Affari esteri del Governo italiano ed è necessario che vi sia chiarezza e coerenza tra il suo ruolo, il posizionamento dell'Italia a livello internazionale e anche, purtroppo, viene da dire, le richieste che il suo partito formula.

Tra l'altro, signor Ministro, mi permetto di rilevare che, nel momento in cui il presidente Conte, il suo presidente, chiede un'implementazione dello sforzo diplomatico dell'Italia, e il suo capogruppo Crippa afferma che bisogna fare uno sforzo ulteriore e superiore sul piano diplomatico, di fatto le rivolgono una censura, una critica, perché lei, come Ministro degli Affari esteri, essendo il titolare della diplomazia italiana, evidentemente è accusato di non stare facendo abbastanza nel solco di quella risoluzione che lei stesso ha richiamato.

Allora, signor Ministro, la domanda che nuovamente le formuliamo è: lei è dalla parte del Governo o dalla parte del suo partito? Del suo Governo o del suo partito? E lo facciamo esigendo chiarezza, perché Fratelli d'Italia ha dato chiarezza e lo ha fatto anche a costo di sacrificare interessi elettoralistici che non possono trovare spazio in questa fase.

Questo lo diciamo non nell'interesse del suo Governo, ma della nostra Italia, di cui lei è Ministro ed evidentemente, quando lei va a sedere su consessi internazionali, consegna un quadro di ambiguità - quello che richiamavo all'inizio - che non può essere ammesso.

La domanda poteva essere posta anche in termini diversi: lei ritiene, signor Ministro, che si debba tornare a votare una risoluzione con cui si legittima l'azione del Governo, del suo Governo, oppure è sufficiente quella già votata? E troviamo abbastanza singolare, se non fosse per dire altro, che a chiedere quel voto sia chi si è lungamente sottratto da un confronto parlamentare quando era nelle condizioni di svolgerlo. In questo, signor Ministro, noi continuiamo a ritenere che il suo ruolo sia evidentemente ambiguo, nel modo in cui lei lo recita, e ci permettiamo di ricordarle che questa non è una commedia di Goldoni e che il ruolo di Truffaldino non è quello proponibile da parte del Ministro degli Affari esteri della Repubblica italiana.

(Iniziative volte a favorire l'ammodernamento e il potenziamento della rete elettrica nazionale, al fine del pieno utilizzo della capacità delle fonti rinnovabili – n. 3-03004)

PRESIDENTE. Il deputato Vianello ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-03004 (Vedi l'allegato A).

GIOVANNI VIANELLO (MISTO-A). Grazie, Presidente. Due terzi dell'energia da fonte rinnovabile installata o da installare è prevista nel Sud Italia. Metà dell'energia eolica, che è prevista da installare, è prevista in Puglia. Tuttavia, tutta questa energia eolica che viene autorizzata - lo vediamo di settimana in settimana con tanti annunci da parte del Governo - ha un grandissimo problema, le congestioni di rete. Ben 822 gigawattora, nel 2020, di energia eolica non sono stati messi in rete, perché ci sono congestioni di rete. Poiché l'energia da fonte rinnovabile, da eolico e fotovoltaico, viene prodotta principalmente al Sud, ma la rete impedisce il pieno godimento di questa energia per trasferirla al Nord, noi di Alternativa chiediamo al Governo quali iniziative intenda intraprendere per migliorare la stabilità della rete elettrica, prevedendo anche stoccaggi di energia.

PRESIDENTE. Il Ministro della Transizione ecologica, Roberto Cingolani, ha facoltà di rispondere.

ROBERTO CINGOLANI, Ministro della Transizione ecologica. Grazie, Presidente. Grazie, onorevole Vianello. Le confermo che sono assolutamente concorde nella sua analisi; è correttissima. Il processo di transizione verso il sistema energetico decarbonizzato basato sulle fonti rinnovabili necessita di un rafforzamento, di un potenziamento della rete elettrica di trasmissione nazionale (RTN) che consenta, tra l'altro, di ridurre le problematiche di congestioni di rete legate alla non programmabilità delle rinnovabili, come eolico e fotovoltaico, e anche la minimizzazione del rischio di cosiddetto overgeneration, come sa benissimo, perché in certi momenti c'è troppa produzione e poi, quando serve, non ce n'è.

A questo proposito, il gestore del sistema elettrico nazionale, Terna, ha previsto da tempo, nella propria pianificazione di sviluppo approvata anche dal Mite, interventi sulla RTN, sulla rete elettrica di trasmissione, volti ad aumentare la capacità di trasporto della potenza rinnovabile nella RTN stessa e a ridurre i valori di mancata produzione eolica, gli MPE. Come risulta dai dati forniti dal gestore di sistema, questi interventi hanno già consentito un trend crescente dell'MPE che, rapportato ai volumi di energia immessa negli anni - abbiamo dati relativi al 2021 e ai primi quattro mesi del 2022 - confermano ulteriormente questa tendenza.

In merito alle iniziative in favore dello sviluppo della RTN e, quindi, allo sviluppo e all'integrazione di una quantità crescente di rinnovabili, il piano di sviluppo della rete elettrica di Terna pone in evidenza una programmazione con investimenti per oltre 18 miliardi di euro nel decennio - questo è quanto ci è stato trasmesso -, migliorando l'efficienza del sistema elettrico. Ciò consentirà, tra l'altro, non solo di connettere una maggiore potenza rinnovabile, ma anche di ridurre i valori di MPE e le congestioni di rete, oltre che consentire una maggiore capacità di sistemi di accumulo che sono connettibili alla rete e/o associabili a impianti FER. Ovviamente, questo è un problema geografico, perché, come lei diceva correttamente, in certe zone incide di più. Tra gli interventi rilevanti pianificati dal gestore al fine di favorire lo sviluppo FER se ne annoverano diversi che insisteranno nell'area del Mezzogiorno, dove si concentra, ad oggi, la maggiore presenza di impianti eolici e dove è previsto un potenziale sviluppo di ulteriore nuova capacità da fonti rinnovabili e di accumuli. I più rilevanti sono Tirrenian Link, collegamento in corrente continua Campania, Sicilia e Sardegna, Adriatic Link, in corrente continua nel medio Adriatico, e i nuovi elettrodotti a 380 kilovolt nell'area beneventana e avellinese, l'interconnessione Laino-Altomonte (in Calabria), l'elettrodotto a 380 kilovolt Bolano-Paradiso (in Sicilia), oltre al rafforzamento delle stazioni elettriche della RTN già in esercizio in Puglia. Questa è la capacità. Poi, abbiamo investimenti di rete previsti dal gestore nel sistema elettrico nazionale - anche il MiTE sta procedendo in questa direzione - in seguito alla nuova disciplina normativa dei nuovi sistemi di accumulo, sia idroelettrico che elettrochimico, con l'autorizzazione di queste opere, che potranno dare un contributo significativo alla sicurezza, all'adeguatezza e alla flessibilità del sistema elettrico.

Il decreto legislativo n. 210 del 2021 prevede una specifica misura per lo sviluppo di nuova capacità di stoccaggio centralizzata, basata su meccanismi concorrenziali con cui Terna, su base territoriale, indicherà il relativo fabbisogno, attesa la definizione, da parte di ARERA, del quadro regolatorio per la realizzazione di questa capacità e l'utilizzo della stessa nei mercati dell'energia elettrica e dei servizi ancillari.

PRESIDENTE. Concluda, Ministro.

ROBERTO CINGOLANI, Ministro della Transizione ecologica. Trenta secondi, Presidente, e chiudo. Si specifica che l'Autorità, con deliberazione n. 121 del 2022, ha stabilito che il procedimento di implementazione della misura si concluderà entro il prossimo settembre.

Infine, nell'ambito delle misure abilitanti del PNRR, il MiTE ha appena adottato un provvedimento che aumenta la hosting capacity per la generazione distribuita e, contestualmente, la potenza a disposizione delle utenze, per favorire l'elettrificazione dei consumi domestici. La disponibilità di reti digitali intelligenti - tutti i dispositivi e gli attori interagiscono tra loro - diventerà il fattore abilitante per lo sviluppo dei nuovi servizi come demand response, B2G, eccetera.

PRESIDENTE. Il deputato Vianello ha facoltà di replicare.

GIOVANNI VIANELLO (MISTO-A). Grazie, Presidente. Ringrazio il Ministro, per la risposta. Tuttavia, non siamo soddisfatti, perché si sta intervenendo ora per cercare di sanare un problema ampiamente prevedibile e già attuale. C'è un problema, quindi: si stanno adesso autorizzando tantissimi impianti di mega-eolico con una rete che ancora è in fase di aggiornamento e chissà quando avremo una rete elettrica nazionale che possa assorbire interamente una decarbonizzazione al 100 per cento del Paese considerato che attualmente Terna non ha una pianificazione, in questo senso, neanche al 2050. Per cui, noi prendiamo atto che, da una parte, sul rinnovabile si va avanti a slogan e autorizzazioni, senza una normale pianificazione, perché il piano delle aree idonee ancora non è pronto; dall'altra, si assiste all'adozione di decreti su decreti e autorizzazioni su fonti fossili, con centrali a carbone in cui si deroga sui limiti dell'inquinamento in aria e con costi scaricati poi sulle bollette dei cittadini, con le trivelle e l'aumento di produzione del gas nazionale, prevedendo dieci anni di profitti per le multinazionali delle fonti fossili, sempre a spese dei cittadini. Poi, i rigassificatori; volete realizzare i rigassificatori senza fare la valutazione di impatto ambientale, garantendo per vent'anni i ricavi alle multinazionali delle fonti fossili. Quindi, zero rischio di impresa per le multinazionali delle fonti fossili. Tutto questo nonostante l'Italia, l'anno scorso, abbia esportato 1,5 miliardi di gas e quest'anno, nei primi tre mesi, siamo quasi a un miliardo di metri cubi di gas già esportato. Stiamo facendo gli esportatori, ma stiamo costruendo nuovi rigassificatori e nuovi gasdotti. Poi, i rifiuti. Cosa dire sui rifiuti? La semplificazione per bruciarli negli inceneritori, questa è la priorità, mentre andiamo in procedura di infrazione sulla direttiva della plastica monouso, recepita in maniera sbagliata dall'Italia, da questo Governo e dalla maggioranza. Sulle bonifiche nulla - concludo, Presidente -, se non lo scippo dei soldi delle bonifiche delle aree escluse dell'Ilva. Infine, sulle aree protette anche qui, nulla.

PRESIDENTE. Concluda.

GIOVANNI VIANELLO (MISTO-A). Signor Ministro, mi scusi se glielo dico, ma anziché transizione ecologica questo è un andare ancora di più a fossile. Questa è una vera e propria finzione ecologica!

(Tempi di adozione del cosiddetto “decreto FER2” in materia di incentivi per la realizzazione di impianti da fonti rinnovabili, anche nell'ottica della promozione del comparto geotermico della Toscana – n. 3-03005)

PRESIDENTE. Il deputato Ziello ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-03005 (Vedi l'allegato A).

EDOARDO ZIELLO (LEGA). Grazie, Presidente. Ministro, la principale conseguenza che proviene dal conflitto che sta portando avanti la Federazione Russa di Putin nei confronti dell'Ucraina è, di fatto, per il nostro Paese, far vedere l'Italia come una Nazione particolarmente fragile sotto il comparto energetico. Sa benissimo che il 77 per cento del fabbisogno nazionale viene soddisfatto tramite import dall'estero, attraverso carbone, petrolio e gas e la maggior parte di questo import proviene proprio dalla Federazione Russa. E meno male che ha confermato il suo impegno circa l'indipendenza dalle forniture russe. Però, un'altra fonte importante su cui poter sviluppare la nostra strategia energetica nazionale è la geotermia. Noi, a livello toscano, abbiamo un comparto molto importante che deve essere sviluppato, ma il problema che, di fatto, sta attanagliando il territorio toscano, in particolare la provincia di Pisa, quella di Grosseto e quella di Siena, è la molta incertezza circa la pubblicazione del “decreto FER”, all'interno del quale vi sono le norme sulla geotermia e le relative concessioni.

PRESIDENTE. Concluda.

EDOARDO ZIELLO (LEGA). Chiediamo, Ministro, la tempistica circa la pubblicazione di questo decreto.

PRESIDENTE. Il Ministro della Transizione ecologica, Roberto Cingolani, ha facoltà di rispondere.

ROBERTO CINGOLANI, Ministro della Transizione ecologica. Grazie, Presidente. Grazie onorevole, per le domande. Dunque, proprio stamattina abbiamo lavorato sulla versione finale e avremo, lunedì, un ultimo giro di consultazione con la Commissione europea per verificare alcune cose, e poi l'iter verrà consegnato ai passaggi successivi, di cui le parlerò tra un attimo.

Gli obiettivi sono diventati ancora più sfidanti: decarbonizzazione, con l'ingresso del Fit for 55 e noi stiamo, come è noto, aggiornando il PNIEC, che deve recepire il Fit for 55. Quindi, diciamo che stiamo lavorando in parallelo su entrambe le cose. In quest'ottica, è stato avviato l'aggiornamento del PNIEC, che deve tenere in considerazione anche gli effetti degli investimenti pubblici e privati attivati con l'attuazione delle misure del PNRR e l'insieme delle riforme che sono contenute nel PNRR stesso. In particolare, ci riferiamo alle riforme e alle azioni finalizzate alla semplificazione dei processi autorizzativi, per superare gli ostacoli meramente burocratici collegati al processo del permitting.

Le discipline risultanti da questi interventi intendono garantire un quadro autorizzativo omogeneo e rapido che consenta lo sviluppo dei progetti in un arco temporale molto ben definito, oltre a favorire gli investimenti in nuova capacità rinnovabile e a consentire la decarbonizzazione della generazione di energia in condizioni sicure. In questo contesto, lo sviluppo delle installazioni di impianti FER contiene una serie di meccanismi di sostegno che presentano tecnologie meno mature o con costi di esercizio elevati, fra queste proprio il geotermico.

Il “decreto FER2” disciplinerà il sostegno alle fonti con caratteristiche di questo tipo e fra queste rientrano sia la geotermia tradizionale a ridotta emissione sia la geotermia a emissioni nulle. Nello specifico, per quanto riguarda la geotermia tradizionale, sia per gli impianti nuovi sia per i rifacimenti in linea con la nuova direttiva europea sulla promozione dell'uso dell'energia da fonti rinnovabili, saranno previsti requisiti minimi di esercizio e valori di emissione analoghi a quelli individuati dalla legge regionale toscana del 5 febbraio 2019, n. 7, proprio per valorizzare l'esperienza della regione nelle principali aree geotermiche che è volta a sviluppare una modalità di sfruttamento delle risorse ai fini energetici, coniugando e implementando le esigenze ambientali con quelle del territorio.

L'adozione del “decreto FER2” oggetto dell'interrogazione rappresenta un'occasione per ampliare la durata temporale del sistema di aste su base quinquennale e per disciplinare gli incentivi in un'ottica di semplificazione, nel dovuto rispetto delle linee guida degli aiuti di Stato in materia di energia e di ambiente. Noi ci muoviamo intorno ai 150 megawatt sul quinquennio, che era quello stabilito con i portatori di interesse e temperature-independent, quindi viene fatto largo con un incentivo che sia ragionevolmente attrattivo.

Con riguardo alle tempistiche, stiamo veramente ultimando in questi giorni le verifiche di coerenza fra FER2, le misure PNRR e gli obiettivi di decarbonizzazione; a brevissimo - si parla di giorni - si passerà rapidamente ad acquisire il parere della Conferenza unificata e di ARERA, in modo da notificare lo schema alla Commissione europea per la necessaria verifica di compatibilità con le regole degli aiuti di Stato.

PRESIDENTE. Il deputato Ziello ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alla sua interrogazione.

EDOARDO ZIELLO (LEGA). Grazie, Presidente. Signor Ministro, sono particolarmente soddisfatto della sua replica. Dimostra ancora una volta la sua capacità di ascolto e di essere sul pezzo per quanto riguarda le principali esigenze e priorità che, in senso positivo, attanagliano il nostro Paese. In Toscana abbiamo questa peculiarità che, di fatto, non è soltanto propria di questa regione, ma è un vanto che può essere esteso a livello nazionale e mondiale: la geotermia ci viene invidiata da tutti, anche sotto il profilo didattico e accademico. Di fatto, il FER2 va in linea con la strategia che lei ha tracciato nelle linee del Piano nazionale di ripresa e di resilienza, ma anche di quelle sul Piano nazionale integrato per l'energia e il clima; soltanto il comparto geotermico toscano riesce a farci risparmiare la bellezza di un milione e 400 mila tonnellate di petrolio all'anno e di evitarci circa 4 milioni di emissioni di CO₂; quindi, è un'energia su cui il Governo deve sicuramente investire e su cui deve assolutissimamente estendere una politica di valorizzazione anche sotto il profilo della tutela occupazionale, perché all'interno di questo comparto ci sono circa 650 addetti assunti diretti, per un totale di 2 mila lavoratori dell'intero indotto. Quindi, è importante, signor Ministro, cercare di accelerare, con un lavoro di qualità - cosa che, di fatto, caratterizza ogni suo provvedimento - per dare una risposta anche sotto il profilo occupazionale, non soltanto per la Toscana, ma a livello nazionale.

(Iniziative volte a prevedere a livello nazionale un tetto massimo del prezzo del gas, nelle more delle decisioni in corso di definizione in sede europea – n. 3-03006)

PRESIDENTE. Il deputato Fassina ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-03006 (Vedi l'allegato A).

STEFANO FASSINA (LEU). Grazie, Presidente. Grazie, signor Ministro. Non sottovalutiamo l'impegno e la determinazione del Governo ad arrivare in sede europea ad un tetto al prezzo del gas; tuttavia, il risultato raggiunto ieri, anche nel migliore dei casi, non avrà conseguenze operative nel breve periodo. Il Consiglio invita la Commissione ad esplorare le possibilità di introdurre meccanismi di freno alla dinamica del prezzo dell'energia; quindi, siamo lontani dall'obiettivo, mentre famiglie e imprese sono in grandissima difficoltà, nonostante le compensazioni introdotte dal Governo e approvate dal Parlamento. Quindi, Ministro, torniamo a sollecitare il Governo ad introdurre meccanismi nazionali analoghi a quelli che sono stati introdotti in Spagna e Portogallo, pur riconoscendo le specificità della nostra rete infrastrutturale, delle nostre fonti di approvvigionamento; anche se fosse poco, l'effetto è comunque utile a ridurre l'impatto su famiglie e imprese dell'aumento dei prezzi dell'energia, degli alimenti e, in generale, di tutto quello che fa parte del paniere dei consumi, diventato davvero insostenibile.

PRESIDENTE. Il Ministro della Transizione ecologica, Roberto Cingolani, ha facoltà di rispondere.

ROBERTO CINGOLANI, Ministro della Transizione ecologica. Grazie, Presidente, grazie, onorevole Fassina. Come sa, sono molto sensibile al problema, visto che il price cap deriva proprio da un'idea, nata dal lavoro di questi ultimi mesi. Il Governo è intervenuto in molte occasioni per fronteggiare la crisi energetica che si è aggravata ulteriormente con il conflitto; il tentativo è stato quello di mitigare l'impatto dell'incremento dei prezzi sulle bollette dei consumatori e delle imprese che, peraltro, è iniziato prima del conflitto, grazie o per via di volatilità e anche forse di speculazioni sui mercati. Questo ha comportato un impegno di risorse pubbliche senza precedenti per la mitigazione dell'aumento dei prezzi.

Per quanto concerne l'introduzione, anche in Italia, del price cap, come fatto da Spagna e Portogallo, abbiamo studiato a fondo la questione, però il caso iberico non è replicabile come formula nel nostro Paese per una serie di motivi che le elenco. Ci stiamo ovviamente lavorando e le dico che è un work in progress: intanto, la Commissione europea nella sua comunicazione del 18 maggio scorso sulle azioni di breve periodo relative all'assetto del mercato di energia in un'ottica di progressivo miglioramento del market design, quello che ha tirato fuori recentemente, ha specificato che misure nazionali come appunto quelle spagnole e portoghesi, finalizzate all'introduzione di tetti al prezzo del gas utilizzato per generazione di energia elettrica, devono essere caratterizzate da temporaneità e non devono comportare restrizioni agli scambi di energia tra i Paesi membri. Questa, purtroppo, è la cosa più fastidiosa per la bidirezionalità dell'interconnessione. Pertanto, mentre i Paesi della penisola iberica presentano un livello di interconnessione con il resto dell'Unione europea estremamente limitato, quindi, non in grado di apportare distorsioni rilevanti al mercato comune dell'energia, lo stesso non si può dire per il caso italiano che presenta un livello di integrazione con il resto del mercato energetico europeo, sia del gas sia dell'energia elettrica, estremamente elevato. Inoltre, le misure proposte da Spagna e Portogallo e quelle che l'Italia sta portando avanti in sede europea sono sostanzialmente differenti su un punto: il tetto temporaneo proposto da Spagna e Portogallo è limitato al solo gas utilizzato per generazione termoelettrica, con volumi relativi differenziali di costo che sono da coprire, però, in quantità sostanzialmente limitata; la proposta italiana prevede la fissazione di un tetto al prezzo del gas degli hub che è, quindi, relativo a tutti gli utilizzi del gas ed è un vero e proprio peak shaving, una limatura del picco, che è proprio pensato per evitare queste fluttuazioni estemporanee del prezzo spot.

Se in Italia fosse apposto un tetto al solo prezzo del gas, il nostro mercato semplicemente non attrarrebbe più i volumi necessari e rischieremmo di vedere gli operatori optare con molta probabilità, orientando l'offerta su altri mercati in grado di garantire un prezzo d'acquisto superiore. O lo fa tutta l'Europa, oppure rischieremmo di rimanere isolati, visto che noi, purtroppo, siamo interconnessi. Faccio presente che l'Europa per il gas in gasdotto acquista i tre quarti del gas mondiale, quindi, può esercitare, come dire, un'azione forte dal punto di vista del mercato.

Per questi motivi, l'azione del Governo continuerà ad orientarsi verso le misure atte a mitigare l'impatto dell'aumento dei prezzi dell'energia e del gas, in particolare, nella contingenza, ma anche verso azioni volte ad una visione di più lungo periodo sulla falsariga anche di quanto concordato in ambito europeo e così come recentemente varato con il decreto-legge Aiuti…

PRESIDENTE. Concluda, Ministro.

ROBERTO CINGOLANI, Ministro della Transizione ecologica. Sì, Presidente, subito. L'efficacia delle azioni intraprese in sede nazionale dipende anche dal coordinamento delle politiche energetiche a livello europeo, in quanto alcune misure come quelle dei cap sui prezzi di gas naturale e il disaccoppiamento del mercato elettrico e gas necessitano di interventi comunitari sul funzionamento del mercato energetico che è sempre più integrato.

Il via libera del vertice straordinario del Consiglio europeo all'inserimento del tetto al gas come misura temporanea contro la crisi energetica con esplicito mandato alla Commissione al fine di valutare le modalità di attuazione fa ben sperare in una soluzione a cui il Governo italiano sta lavorando da tempo con puntualità. Le garantisco che su questo faremo di tutto per andare veloci.

PRESIDENTE. Il deputato Fassina ha facoltà di replicare.

STEFANO FASSINA (LEU). Grazie, Ministro. Anch'io, con competenze certamente inferiori alle sue, ho approfondito il meccanismo spagnolo. Questo punto sull'interconnessione e sulla fuga eventuale dal mercato italiano francamente non lo trovo, perché, come lei sa meglio di me, il tetto al prezzo del gas introdotto in Spagna e Portogallo è virtuale, è sostanzialmente finalizzato a slegare l'elettricità prodotta dal gas dall'elettricità prodotta da altre fonti.

Quindi, non c'è alcun incentivo per i produttori ad evitare il mercato italiano perché questo tetto virtuale è tale per cui poi il produttore di energia, attraverso il gas, con un intervento a pareggio, recupera il delta tra il prezzo del mercato e il prezzo virtuale del gas. È complementare, non sostitutivo all'obiettivo che il Governo giustamente persegue a livello comunitario, ma può avere efficacia significativa per ridurre il prezzo per famiglie e imprese. Come lei sa meglio di me, la capacità del nostro bilancio pubblico di intervenire a compensazione degli aumenti dei costi dell'energia e delle materie prime è estremamente limitata. Mi preoccupa l'indisponibilità del Governo ad accogliere un'opportunità, che certamente è parziale, ma che comunque avrebbe un effetto significativo al fine di ridurre il costo per famiglie e imprese. Quindi, la prego, Ministro, di poter condividere con il Parlamento una nota più analitica, nella quale mi spieghi, ci spieghi, perché sarebbe un problema l'interconnessione della nostra rete con la rete europea, dato che non introduciamo nessuno svantaggio ai produttori e distributori di gas.

(Dati e condizioni a supporto di misure straordinarie di contenimento e abbattimento dei cinghiali selvatici, nell'ambito dell'attività di contrasto alla diffusione della peste suina africana – n. 3-03007)

PRESIDENTE. La deputata Fregolent ha facoltà di illustrare l'interrogazione Gadda ed altri n. 3-03007 (Vedi l'allegato A), di cui è cofirmataria.

SILVIA FREGOLENT (IV). Grazie, signor Presidente. Ministro, la peste suina africana, malattia virale che colpisce cinghiali e suini, sta continuando la sua proliferazione. Sono 114 i comuni liguri e piemontesi coinvolti, cui si aggiungono le aree buffer di contenimento, e nei giorni scorsi sono stati confermati 12 casi a Roma. Il commissario straordinario per la PSA, nel corso della sua audizione alla Commissione agricoltura della Camera, ha denunciato l'abbattimento di 13 mila suini d'allevamento, con rilevanti danni economici per il nostro export.

Tutto ciò premesso, come Italia Viva, le chiediamo se non ritenga necessario provvedere all'aggiornamento della banca dati per verificare l'effettiva consistenza numerica dei cinghiali selvatici e promuovere, di concerto con gli altri Ministeri competenti, le regioni e il commissario appositamente nominato, misure straordinarie di contenimento ed abbattimento, anche ricorrendo alla modifica dei calendari venatori e alla modifica dell'articolo 19 della legge n. 157 del 1992, in presenza di situazioni straordinarie come quella attuale, per andare oltre gli abbattimenti selettivi.

PRESIDENTE. Il Ministro della Transizione ecologica, Roberto Cingolani, ha facoltà di rispondere.

ROBERTO CINGOLANI, Ministro della Transizione ecologica. Grazie, deputata Fregolent. La criticità della gestione del cinghiale è all'attenzione del MiTE, anche a seguito dell'emergenza derivante dalla PSA, la peste suina, come lei menzionava, per la quale sono state messe in atto misure emergenziali da parte del Governo. L'ISPRA ha reso noto che sta provvedendo ad aggiornare la banca dati relativa ai cinghiali che sono stati abbattuti nel Paese in situazioni di caccia, sia di selezione che di controllo, nonché dei danni registrati nel territorio attuando una revisione delle proprie stime circa la consistenza della specie, che notoriamente è cresciuta esponenzialmente. Parallelamente, l'ente sta valutando i piani regionali di intervento urgente sulla PSA, i quali consentono ulteriormente di aggiornare i dati circa la presenza degli ungulati e degli abbattimenti programmati. Questo risponde, sebbene, in parte alla questione dei database. Si ricorda che, già nel 2018, era stato costituito un gruppo di lavoro fra l'allora Ministero dell'Ambiente e il Ministero delle Politiche agricole, in ragione dei crescenti danni provocati dai cinghiali in ambito agricolo, i cui risultati oggi sono ancora più attuali, alla luce degli ulteriori pericoli ravvisati per la pubblica sicurezza, specie in ambito urbano. La situazione già critica è stata evidenziata anche dalla Corte costituzionale in una recente sentenza, la n. 21 del 2021. Ravvisando, fra le cause della proliferazione incontrollata dei cinghiali, la riduzione delle aree agricole, lo spopolamento delle aree collinari e montane, il progressivo aumento delle superfici boscate, unitamente alla minore efficacia dell'attività di controllo a causa della riduzione del personale dei Corpi e dei servizi di polizia deputati, la suddetta Corte costituzionale ha ravvisato come legittima l'eventualità di impiegare per le attività di controllo ulteriori tipologie di soggetti, adeguatamente formati, anche per assicurare il perseguimento di finalità di tutela ambientale. Pertanto, questo Ministero, in coordinamento con le altre amministrazioni interessate e competenti in materia, sta valutando l'eventualità, attraverso provvedimenti normativi, di agire nella direzione proposta dagli interroganti, atteso che, come è del tutto evidente, le misure finora attuate non sono ritenute sufficienti per far fronte alla crisi in atto. In particolare, è stato attivato il confronto politico con le regioni per una revisione dell'articolo 19 della legge n. 157 del 1992. Tale modifica mira a promuovere la revisione delle norme di controllo delle specie di fauna selvatica da parte delle regioni verso la tutela della sicurezza e dell'incolumità pubblica, permettendo l'attivazione di interventi anche in contesti urbani, nonché impiegando tecniche selettive più funzionali allo scopo, fermo restando il coinvolgimento di ISPRA. Inoltre, si sta operando per consentire un rafforzamento degli organi di vigilanza, ampliando il novero dei soggetti di cui potranno avvalersi gli agenti di Polizia provinciale, regionale e municipale in caso di piani di abbattimento approvati dalle regioni, prevedendo altresì il coinvolgimento degli agenti dipendenti delle regioni al fine di garantire adeguata capacità di controllo dei reati di bracconaggio. Infine, ravvisiamo l'opportunità di valutare un'eventuale modifica del calendario venatorio per la specie in questione, fermo restando quanto già previsto dal decreto-legge n. 203 del 2005, riguardo alla deroga di orari e periodi per il prelievo di selezione degli ungulati rientranti nelle specie cacciabili.

PRESIDENTE. Ha facoltà di replicare la deputata Gadda.

MARIA CHIARA GADDA (IV). Grazie molte, signor Ministro, per la sua risposta concreta che fotografa una situazione, purtroppo, attuale e contingente. Sul sito del Ministero della Salute si legge: i selvatici sono responsabili del mantenimento del virus della peste suina africana nell'ambiente e della sua diffusione in virtù delle grandi distanze che i gruppi di cinghiali sono in grado di coprire. La situazione che lei ha fotografato era precedente alla situazione che stiamo vivendo. Siamo in una situazione emergenziale, come dicono i numeri, con 114 comuni già in zona rossa. Essere in zona rossa significa abbattimenti degli animali presenti nei nostri allevamenti, significa sospensioni e fermi nell'export dei nostri prodotti trasformati e, soprattutto, significa limitazioni a tante attività, come per esempio quelle turistiche. La situazione emergenziale si vede anche dal fatto che il Governo, giustamente, ha nominato un commissario straordinario per la gestione della peste suina africana. Io le chiedo, con la medesima franchezza, di attivare subito un tavolo interministeriale che coinvolga i Ministeri delle Politiche agricole, della Transizione ecologica e soprattutto il Ministero della Salute, perché non ci possiamo permettere, come Paese, che la peste suina africana si diffonda dalla Liguria, dal Piemonte e dai casi che sono stati riscontrati il Lazio. La situazione in cui siamo oggi è determinata da anni in cui la gestione della fauna selvatica non è stata realizzata. Diciamocelo con grandissima franchezza, perché i numeri che si stimano, probabilmente quasi 2 milioni di animali selvatici, come ha detto il commissario straordinario in Commissione, sono un'aggravante, sono un veicolo di diffusione della peste suina africana. Insieme ad altri fattori necessari, da mettere in campo subito, così come gli interventi in biosicurezza per quanto riguarda gli allevamenti, le chiedo interventi normativi urgenti e risorse, perché in questo momento il commissario straordinario non ha ancora ricevuto le risorse stanziate, ma soprattutto servono degli interventi legislativi in grado di fronteggiare le emergenze, come è stato fatto in pandemia. Non ci possiamo permettere ritardi, perché la peste suina avanza di chilometri al giorno. Quindi, le chiedo un impegno, come ha confermato oggi in quest'Aula, di consapevolezza rispetto alla gravità della situazione e misure straordinarie rispetto alla legge n. 157, una legge che ha trent'anni e che necessita di un adeguamento, soprattutto in situazioni di carattere straordinario come questa (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva).

PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata.

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati in missione a decorrere dalla seduta odierna sono complessivamente 107, come risulta dall'elenco consultabile presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto stenografico della seduta odierna (Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna).

Sui lavori dell'Assemblea.

PRESIDENTE. Avverto che con lettera, in data 31 maggio, il presidente della Commissione affari costituzionali ha rappresentato l'esigenza - emersa nella riunione dell'ufficio di presidenza integrato dai rappresentanti dei gruppi della Commissione medesima riunitosi in pari data - di posticipare al termine delle votazioni della parte pomeridiana della seduta di mercoledì 15 giugno lo svolgimento della discussione generale in Assemblea del disegno di legge n. 3591, di conversione del decreto-legge n. 41 del 2022, in materia di elezioni amministrative e referendum, previsto dal vigente calendario dei lavori per la seduta di lunedì 13 giugno. Secondo le intese intercorse tra i gruppi, pertanto, la discussione generale del disegno di legge n. 3591 sarà iscritta, nei termini sopra indicati, all'ordine del giorno della seduta dell'Assemblea di mercoledì 15 giugno, mentre il seguito dell'esame sarà collocato quale primo argomento all'ordine del giorno della seduta di giovedì 16 giugno.

Ordine del giorno della prossima seduta.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.

Lunedì 13 giugno 2022 - Ore 16:

1. Discussione sulle linee generali della proposta di legge costituzionale:

S. 747-2262-2474-2478-2480-2538 - D'INIZIATIVA DEI SENATORI IANNONE e CALANDRINI; SBROLLINI ed altri; BITI; AUGUSSORI; GARRUTI ed altri; GALLONE ed altri: Modifica all'articolo 33 della Costituzione, in materia di attività sportiva (Approvata, in un testo unificato, in prima deliberazione, dal Senato). (C. 3531​)

e delle abbinate proposte di legge costituzionali: D'INIZIATIVA DEL CONSIGLIO REGIONALE DELLE MARCHE; PRISCO ed altri; BUTTI e FOTI; VERSACE ed altri; BELOTTI ed altri; GAGLIARDI ed altri. (C. 586​-731​-1436​-2998​-3220​-3536​)

Relatore: BRESCIA.

2. Discussione sulle linee generali delle mozioni Bologna ed altri n. 1-00444, Lapia ed altri n. 1-00427 e Vanessa Cattoi ed altri n. 1-00464 concernenti iniziative in materia di prevenzione e cura delle malattie oncologiche, anche nel quadro del Piano europeo di lotta contro il cancro .

3. Discussione sulle linee generali della mozione Romaniello, Azzolina, Delrio, Cappellacci, Ferri, Bersani, Carelli, Vianello, Trizzino, Cecconi, Ehm ed altri n. 1-00536 concernente iniziative per una strategia nazionale per la prevenzione del suicidio .

La seduta termina alle 16,10.