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Resoconto dell'Assemblea

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XVIII LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 701 di mercoledì 25 maggio 2022

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ETTORE ROSATO

La seduta comincia alle 10.

PRESIDENTE. La seduta è aperta.

Invito il deputato segretario a dare lettura del processo verbale della seduta precedente.

ANDREA DE MARIA, Segretario, legge il processo verbale della seduta di ieri.

PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.

(È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati in missione a decorrere dalla seduta odierna sono complessivamente 117, come risulta dall'elenco consultabile presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto stenografico della seduta odierna (Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna).

Preavviso di votazioni elettroniche (ore 10,04).

PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.

Sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Lucaselli. Ne ha facoltà.

YLENJA LUCASELLI (FDI). Grazie Presidente. La settimana scorsa abbiamo chiesto che venisse in Aula il Ministro Franco per un' informativa sui fatti economici che accadono in Europa e sulle scelte economiche che sono diventate assolutamente necessarie anche in Italia. Non abbiamo avuto risposta e reiteriamo la richiesta. Abbiamo la necessità di sentire il Ministro su tantissimi punti, soprattutto alla luce delle dichiarazioni di ieri. Ricordiamo quelle della Lagarde, che ha annunciato la data conclusiva per gli acquisti netti con tassi anche superiori ai dati inflattivi, un tema che sicuramente non può che preoccuparci.

Così pure le dichiarazioni di Dombrovskis: “Il Patto di stabilità e crescita non è sospeso. Resta la possibilità di aprire procedure per disavanzo eccessivo (...)”. Vi è, in sostanza, la richiesta da parte dell'Europa di aumentare le tasse anche in Italia. A tutto ciò si aggiungono le dichiarazioni del segretario del Partito Democratico che, rispetto ai balneari e alle tasse sulla casa, chiede di seguire l'Europa, raccontando che è una richiesta del PNRR, quando tutti sappiamo perfettamente che questo non è vero. Allora, vista e considerata la situazione economica, visto e considerato che i dati del DEF, che rappresentano il quadro economico di qui ai prossimi tre anni, non sono più reali, abbiamo la necessità di sentire con urgenza il Ministro Franco in quest'Aula. Non esistono soldi pubblici, esistono i soldi dei contribuenti e, a loro, devono essere date risposte (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Lucaselli, lei sicuramente fa bene a rammentare la sua richiesta di informativa, che reitererò alla Presidenza, la quale sicuramente si farà portavoce nei confronti del Governo - abbiamo anche la sottosegretaria Nesci qui presente - per riuscire a calendarizzare la richiesta da voi proposta.

Sospendo, quindi, la seduta che riprenderà alle ore 10,20.

La seduta, sospesa alle 10,05, è ripresa alle 10,20.

In ricordo di Enrico Berlinguer nel centesimo anniversario della nascita.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare sull'ordine dei lavori il collega Letta. Ne ha facoltà.

ENRICO LETTA (PD). Grazie, Presidente. In quell'anno 1922, anno cruciale per la storia d'Italia, nacque a Sassari Enrico Berlinguer, leader politico carismatico, che ha lasciato tracce profondissime nella storia del nostro Paese sia in vita sia dopo la sua morte sul campo; quella morte sul campo che tutta Italia ricorda, quei funerali con milioni di italiani.

Enrico Berlinguer ha fatto la storia d'Italia, l'ha fatta nei decenni più duri e controversi. La sua nascita, oggi, il 25 maggio del 1922, e il suo partecipare alla storia del nostro Paese in quei decenni così complessi, duri, che hanno profondamente cambiato l'Italia.

Abbiamo voluto questo momento di ricordo - e la ringrazio, signor Presidente - nel tempio della nostra democrazia; lo abbiamo voluto perché noi crediamo che la democrazia debba avere il sacro rispetto per la memoria di quelle personalità storiche che, pur essendo di parte, come è stato Enrico Berlinguer, appartengono a tutta l'Italia, appartengono a ognuno di noi, appartengono alla storia collettiva del nostro Paese. A maggior ragione una personalità come quella di Enrico Berlinguer, che ha sempre evocato il rispetto e la deferenza da parte di tutti, qualunque fosse il credo politico.

Ma mi faccia dire, signor Presidente, che sento questo dovere anche come segretario del Partito Democratico. Sento questo dovere come un momento di confronto - lo svolgeremo anche oggi pomeriggio in un incontro alla Sala Berlinguer, qui, alla Camera dei Deputati - con l'eredità politica di quel Partito Comunista Italiano che Berlinguer e la sua generazione - mi faccia qui ricordare l'ex Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico), che in queste ore e in questi giorni ha vissuto problemi di salute importanti - costruirono, quella storia politica che ha lasciato un segno così forte e indelebile nella storia del nostro Paese e che noi, la nostra comunità dei democratici e delle democratiche, consideriamo una parte fondamentale dell'eredità che vogliamo portare avanti.

Il nostro partito oggi vuole seminare in tempi nuovi quei valori che sono stati il meglio della Prima Repubblica, perché noi non rinneghiamo la storia del nostro Paese, non siamo nati contro la storia del nostro Paese. La storia politica del nostro Paese è una grande storia politica, di cui la figura di Enrico Berlinguer è una delle migliori espressioni e uno dei migliori esempi (Applausi).

Noi rendiamo omaggio oggi al grande italiano che fu Enrico Berlinguer, innanzitutto grande italiano. Rendiamo omaggio all'uomo di Stato, che seppe sempre anteporre la necessità di seguire le esigenze prioritarie e principali della Nazione e dello Stato rispetto a quelle della parte. L'uomo di Stato, lo ricordiamo tutti, protagonista angosciato della drammatica vicenda del rapimento e dell'assassinio di Aldo Moro; lo ricordiamo sempre dalla parte dello Stato e dalla parte dell'esigenza principale, che era quella di difendere le istituzioni democratiche.

Rendiamo omaggio all'uomo politico, all'uomo politico attento alla società, alla cultura, attento alle donne e ai giovani, attento alla formazione dei nuovi quadri dirigenti di un Paese. Rendiamo omaggio all'uomo, al suo carisma, al suo pensiero, alla sua sobrietà, alla dedizione totale alla cosa pubblica. Rendiamo omaggio a un'idea di politica basata sul noi e non sull'io.

Ho voluto - e termino - a nome della comunità delle donne e degli uomini del Partito Democratico avvicinarmi con attenzione, rispetto e delicatezza ad una figura che è troppo rilevante nella storia del nostro Paese per racchiuderla in questi pochi momenti, ma ho voluto farlo per un motivo molto semplice: che questo momento serva a noi, a quest'Aula, a noi che rappresentiamo le italiane e gli italiani, a farci riflettere su come intendiamo e interpretiamo il servizio alle istituzioni, e a trarre insegnamento dal pensiero, dalle opere, dal comportamento di una persona che ha sempre interpretato la politica come riscatto sociale. Una grande persona, che ha onorato la storia del nostro Paese e la nostra democrazia (Applausi).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Carelli. Ne ha facoltà.

EMILIO CARELLI (CI). Presidente, colleghe e colleghi, rappresentante del Governo, ricordiamo oggi uno dei politici più importanti della storia della Repubblica, Enrico Berlinguer. Con la sua scomparsa, quell'11 giugno del 1984 a Padova, fu chiaro a tutti - e la folla immensa ai suoi funerali, che molti ricorderanno, ne è una testimonianza - che l'Italia non stava perdendo solo un leader politico amato dagli iscritti al Partito Comunista e rispettato dagli avversari, ma un uomo al quale generazioni diverse ancora oggi guardano con interesse, stima e ammirazione.

Un leader fu Berlinguer non solo per il suo ruolo nel maggiore partito comunista d'Occidente, ma anche per le sue intuizioni, dallo sviluppo della via italiana al socialismo alla strategia del compromesso storico, fino all'inedito tentativo dell'eurocomunismo, sviluppato insieme al segretario comunista spagnolo Santiago Carrillo e a quello francese Georges Marchais.

Berlinguer seppe rinnovare la politica, aprendo il partito alla società, intercettando l'interesse dei giovani con l'appoggio ai movimenti che nascevano in quegli anni, da quello pacifista a quello ecologista, argomenti dirompenti per l'epoca; e poi, ancora, il femminismo. Tutti temi grazie ai quali al PCI guardarono anche coloro che erano lontani dall'ideologia comunista. Ricordo che il quotidiano La Stampa, all'indomani della sua morte, scrisse: Berlinguer predicava rigore, moralità, equilibrio, pazienza, fatica, tenacia. Tutte cose fuori moda.

Enrico Berlinguer è stato, dunque, un politico moderno e rivoluzionario, anche se non sempre seguito dalla maggioranza del suo partito. Infatti - e questo è ciò che mi ha sempre colpito quando, da giovane cronista di politica, lo seguivo nei suoi comizi - non amava il pensiero unico, ma la convergenza di tesi e opzioni diverse, le uniche che secondo lui potevano dare al Paese una vera, reale, ricca biodiversità. Per questo il suo pensiero e il suo modo di intendere la politica sono, a quasi quarant'anni dalla sua morte, ancora vivi, attuali e pieni di significato (Applausi).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Foti. Ne ha facoltà.

TOMMASO FOTI (FDI). Signor Presidente, non è certo per acquisire una qualche benevolenza politica che, da uomo di destra quale io sono, per bocca di un partito di destra qual è Fratelli d'Italia, prendo la parola su questo punto.

Berlinguer è stato sicuramente un capo, uno degli ultimi capi del Partito Comunista Italiano, che è stato forse il più grande dei partiti comunisti dell'Occidente.

Nella figura di Berlinguer la determinazione politica non può sicuramente non essere valutata e valutata per quello che è stata, e cioè una determinazione fiera di idee, che noi non abbiamo mai condiviso, ma che egli ha sempre rappresentato con fierezza, a volte leggendo molto bene la società italiana, a volte meno, come gli capitò quando andò ai cancelli della FIAT a incitare gli operai allo sciopero, mentre un'altra Italia stava determinando, con la marcia successiva dei 40 mila, quelle che erano le nuove relazioni sindacali.

Un uomo che, nella sua fierezza, anche su quel palco, nel suo ultimo discorso, non intende cedere, ma lascia un testamento politico che certo è rivolto ai suoi, ma che indubbiamente ebbe ad emozionare anche coloro i quali mai lo avevano votato.

E in questo rispetto per la persona, in un'epoca in cui le idee avevano una contrapposizione ben più forte di quella di oggi, Giorgio Almirante andò in fila alle Botteghe Oscure a rendere omaggio a quello che era stato il suo più sincero e grande avversario politico (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Vedete, dietro quel gesto non c'è soltanto una questione umana, c'è una questione di stile e di rapporti che, forse, oggi, dopo tanti anni, dovremmo ancora riallacciare perché ci sarà molta più politica corretta, come si dice oggi, ma nei rapporti umani. Perfino all'interno degli stessi partiti non c'è più il clima di allora, un clima di autentico rispetto, un clima di autentica generosità nei confronti dell'avversario.

Aggiungo una cosa, e vado alla conclusione. Io non so se sia vero quanto scrive in un libretto Antonio Padellaro rispetto ad alcuni incontri che ci sarebbero stati proprio qui, in un'aula di presidenza di una Commissione parlamentare tra Giorgio Almirante ed Enrico Berlinguer ai tempi del terrorismo per cercare in un confronto vis à vis di impedire che l'Italia cadesse nel baratro. Non so se questo faccia parte della cronaca di Palazzo o della storia d'Italia, ma se veramente ciò ha fondamento, allora a maggior ragione non può, una certa generazione che quei personaggi ha vissuto e conosciuto, ulteriormente apprezzarne la statura, perché è innegabile che in quei comportamenti vi era tanto, tanto, tanto amore per l'Italia (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Stumpo. Ne ha facoltà.

NICOLA STUMPO (LEU). Grazie, Presidente. Oggi avrebbe compiuto 100 anni Enrico Berlinguer, segretario, capo dei comunisti italiani dal 1972 al 1984. Comunista italiano dei suoi tempi, tempi in cui l'anticomunismo in Italia, e non solo, era il fattore della politica. Eppure, nel mondo della politica non c'erano anti-berlingueriani.

Berlinguer è stata una persona perbene, stimata, rispettata da tutti. Ne è stata la prova il trattamento ricevuto dallo Stato, dalla politica, dal Paese intero, dal suo popolo nei giorni tristi dei suoi funerali. Le ragioni di tutto questo risalgono a ciò che Berlinguer è stato in vita: uomo mite, ma determinatissimo, uomo di parte, mai fazioso.

Berlinguer è stato uno statista. “Essere rimasto fedele agli ideali della mia gioventù”, disse, è uno dei punti fermi del lascito berlingueriano. Berlinguer ha lavorato per cambiare il mondo pensando a cosa fare per migliorarlo nel lasciarlo a quelli che sarebbero venuti dopo. In una famosa intervista rilasciata al Corriere della Sera a Pansa, Berlinguer disse: io penso che, non appartenendo l'Italia al Patto di Varsavia, da questo punto di vista c'è l'assoluta certezza che possiamo procedere lungo la via italiana al socialismo senza alcun condizionamento. “Insomma” - gli chiede Pansa – “il Patto Atlantico può essere anche uno scudo utile per costruire il socialismo nella libertà”. “Io voglio che l'Italia non esca dal Patto Atlantico anche per questo, e non solo perché la nostra uscita sconvolgerebbe l'equilibrio internazionale. Mi sento più sicuro stando di qua, ma vedo che anche di qua ci sono seri tentativi per limitare la nostra autonomia (…). Sì, certo, il sistema occidentale offre meno vincoli. Però stia attento. Di là, all'Est, forse, vorrebbero che noi costruissimo il socialismo come piace a loro. Ma di qua, all'Ovest, alcuni non vorrebbero neppure lasciarci cominciare a farlo, anche nella libertà”.

I giovani, i lavoratori, gli oppressi, il suo cruccio. Se i giovani si organizzano, si impadroniscono di ogni ramo del sapere e lottano con i lavoratori e gli oppressi, non c'è scampo per un vecchio ordine fondato sul privilegio e sull'ingiustizia.

Ha guidato il Partito Comunista Italiano negli anni della grande trasformazione culturale, sociale, economica, durante il terrorismo e subito dopo. Si deve soprattutto a lui la politica della fermezza dello Stato contro le Brigate Rosse, che con il sequestro e l'omicidio di Aldo Moro hanno ucciso anche il sogno dei due statisti.

Poi, il 1984: per molti giovani fu l'anno della prima grande manifestazione. Eccoci - titolava L'Unità il 24 marzo - dalla parte dei lavoratori e dei più deboli, per un futuro migliore. Poi, i giorni di Padova. “Noi siamo convinti che il mondo, anche questo terribile e intricato mondo di oggi, può essere conosciuto, interpretato, trasformato e messo al servizio dell'uomo, del suo benessere, della sua felicità. La lotta per questo obiettivo è una prova che può riempire degnamente una vita”. Le ultime parole di Berlinguer. Ciao Enrico, grazie e auguri (Applausi).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Fregolent. Ne ha facoltà.

SILVIA FREGOLENT (IV). Grazie, signor Presidente. Ricordare in due minuti una figura importante come Enrico Berlinguer è alquanto impossibile. Cerchiamo di tratteggiarne alcune caratteristiche, come hanno fatto quelli che mi hanno preceduto.

Sicuramente antifascista, il segretario del più grande Partito Comunista nel mondo occidentale, che per ben due volte ha portato vicino questo partito, che era di opposizione, al Governo, prima con le elezioni del 1975, e poi con il compromesso storico. In entrambe le occasioni, gli anni di piombo hanno frenato il successo di questa cavalcata.

Era un uomo mite, ma non per questo meno coraggioso, forse il segretario del Partito Comunista che più di altri ha fatto uno strappo vero con l'Unione Sovietica, pronunciando parole di coraggio, tanto da subire quasi un attentato in Bulgaria contro la sua persona. Un uomo unico, che andò al funerale di Pierpaolo Pasolini, dopo la sua morte, in silenzio, lo stesso partito che aveva espulso Pasolini in anni precedenti. Un uomo che amava l'ambiente, che amava la questione giovanile e delle donne. Un uomo che seppe cavalcare una stagione, quella degli impegni civili dei referendum, in modo unico, portando il più grande partito di opposizione, che spesso non era concorde con quelle idee, ad appoggiare entrambi i referendum, sia sull'aborto, che sul divorzio.

Un uomo straordinario, perché la sua mitezza contraddiceva, invece, quello che era un grande personaggio. E allora voglio ricordare quello che disse a Minoli, in un'intervista rilasciata pochi mesi prima della sua morte. Minoli gli chiese come voleva essere ricordato in un futuro, e lui disse: come l'uomo che non aveva tradito le idee della propria giovinezza. E poi Minoli gli chiese cosa non voleva, invece, che ci si ricordasse di lui. E lui con un sorriso timido disse: che ero un uomo triste, perché non lo sono.

L'immagine di Benigni che lo prende in braccio è l'immagine più bella che ci rimane di un uomo straordinario. Io avevo 12 anni quando morì e mi ricordo il funerale, mi ricordo le lacrime di mia madre comunista e le lacrime di mio padre democristiano, perché era morto un grande uomo, anche se di un partito diverso da quello che gran parte dei cittadini italiani votavano.

Era un uomo unico, che la sinistra non ha più avuto. Vede, collega Foti, forse sbagliò ad andare ai cancelli della FIAT, ma poi nessun leader di sinistra ci è andato, quindi, forse, in quello sbaglio, ha fatto un grande piacere agli operai di quella grande fabbrica (Applausi dei deputati dei gruppo Italia Viva, Partito Democratico e Liberi e Uguali).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Tondo. Ne ha facoltà.

RENZO TONDO (M-NCI-USEI-R-AC). Signor Presidente, cari colleghi, ricordo oggi Enrico Berlinguer come si ricorda un leale e rispettato avversario politico. Non è certo un mistero che io, per la mia storia personale, abbia militato nel partito di Craxi e che, per la mia provenienza culturale e per la mia appartenenza politica, non abbia condiviso e non possa condividere oggi la quasi totalità delle sue parole d'ordine, della sua azione politica e partitica, delle sue scelte di politica estera, ma Berlinguer è stato un leader comunista che ha rappresentato al meglio la grandezza dei moralisti seri e veri, una figura carismatica, amata e rispettata non solo dal suo popolo, ma anche oltre il perimetro del suo partito; un leader sobrio, autorevole e stimato che ha avuto il pregio di affrontare anche una parte di quei nodi ideologici che il Partito Comunista Italiano faticava a sciogliere. Non può essere dimenticata la sua celebre e, per il contesto, coraggiosa affermazione: mi sento più sicuro sotto l'ombrello della NATO. E grande merito ebbe, inoltre, nel condurre senza esitazioni il suo partito nella determinata e determinante lotta al terrorismo, con il Partito Comunista saldamente ancorato a difesa delle democrazie, della democrazia nelle istituzioni e nelle piazze, a fianco di quella vera classe operaia che non aveva abboccato alle suggestioni rivoluzionarie delle Brigate rosse.

C'è, poi, però, il Berlinguer avversario, dal latino adversus, non un nemico, ma chi ti sta di fronte, ed è il Berlinguer che organizza quello che io considero lo sciagurato referendum sulla scala mobile, perdendolo, ed è il Berlinguer che muove le piazze contro l'installazione degli euromissili Pershing in Europa, scelta che, invece, per fortuna, le democrazie europee sostennero giustamente, come ha ricordato l'onorevole Lupi, pochi giorni fa, in un intervento in quest'Aula.

Su queste due vicende, il referendum sulla scala mobile e l'installazione degli euromissili, vicende epocali per la prospettiva politica del nostro Paese e dell'Europa, la storia si è già incaricata di dire chi stava dalla parte del torto e chi stava dalla parte della ragione e alcuni di questi temi sono ancora oggi nelle agende del dibattito politico, ma la grandezza e il carisma del leader, la sua morte eroica davanti al suo popolo, lo rendono in qualche modo un gigante della Prima Repubblica. Rimane per noi la figura di un avversario a cui rendiamo omaggio e dobbiamo il massimo rispetto e che si colloca nella storia del dopoguerra di questo Paese (Applausi).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Carbonaro. Ne ha facoltà.

ALESSANDRA CARBONARO (M5S). Presidente, colleghe e colleghi, i drammatici accadimenti di questi giorni dimostrano inequivocabilmente come la storia non sia finita: le guerre, i blocchi e le contrapposizioni non sono necessariamente retaggio di un passato che non tornerà. Questa considerazione, oggi, rende ancora più autorevole e preziosa la testimonianza di Enrico Berlinguer. Berlinguer è stato non soltanto uno tra i leader politici più amati e rispettati della nostra storia repubblicana, ma anche e soprattutto un uomo capace di visione, uno statista che ha intuito e interpretato con responsabilità e intelligenza i passaggi drammatici del suo tempo, un leader consapevole della necessità di superare quei blocchi e quegli steccati per cambiare radicalmente la società con una prospettiva forte e chiara, dalla parte degli esclusi, dalla maggioranza silenziosa, perché in diversi modi silenziata; sempre dalla parte delle istanze di giustizia sociale, della vera partecipazione democratica e del dialogo politico e tra i primi a parlare di questione morale riferita al sistema politico italiano.

Si dirà che era un altro mondo, un'altra epoca, ed è così, certo, ma la sua intuizione è stata proprio questa: il mondo stava accelerando verso la nuova era e lui lo aveva intuito, tracciando percorsi concreti, orientati a tenere salda la matrice popolare dell'agire politico, ma consapevole di quanto fosse necessario innovare e ascoltare, abbattere barriere e pregiudizi e a ben vedere, sotto questi profili, quell'epoca, altra, ha più di un elemento in comune con quella che stiamo vivendo. Da allora, è cambiato tanto, ma non è cambiato tutto, resta, ad esempio, evidente e forte la necessità di dar voce a chi non ce l'ha e, oggi, tra i tanti senza voce l'urgenza maggiore è forse quella di prestare ascolto alle giovani generazioni. Se ha un senso, oggi, ricordare in quest'Aula Enrico Berlinguer è soprattutto per questo: passare il testimone delle sue idee, della sua statura morale e intellettuale alle giovani donne e ai giovani uomini del nostro Paese. “Se i giovani si organizzano, si impadroniscono di ogni ramo del sapere e lottano con i lavoratori e con gli oppressi, non c'è scampo per un vecchio ordine fondato sul privilegio e sull'ingiustizia”: sono parole sue, di Enrico Berlinguer. E ai ragazzi e alle ragazze riportiamo il suo pressante appello: organizzatevi, impadroniti del sapere e della conoscenza, fatelo insieme, perché “ci si salva e si va avanti se si agisce insieme, non solo uno per uno”. La storia non è finita, ma, soprattutto, la storia non la scrivono necessariamente i pochi che muovono le leve del potere; ecco perché con Berlinguer ricordiamo che questo terribile e intricato mondo si può trasformare, interpretare, conoscere e mettere al servizio del benessere e della felicità dell'uomo e tutto ciò è una prova che riempie degnamente una vita.

Ecco, allora, che diciamo grazie a Enrico Berlinguer, per il suo esempio, per averci mostrato la bellezza e l'entusiasmo di poter riempire la nostra vita con l'impegno comune, per un futuro migliore per tutte e tutti noi (Applausi).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Pittalis. Ne ha facoltà.

PIETRO PITTALIS (FI). Signor Presidente, onorevoli colleghi, oggi, a cent'anni dalla nascita di Enrico Berlinguer e ha quasi quarant'anni dalla sua tragica e prematura scomparsa, ricordiamo la figura di un leader, di un comunista vero, austero, riservato, che - mi piace ricordare da sardo - nasce politicamente a Sassari. A Sassari, Enrico Berlinguer cresce in un clima straordinario di tolleranza e reciproco rispetto; le grandi famiglie sassaresi, i Segni, i Berlinguer, i Cossiga, i Siglienti, cioè le culture sardista, democratico cristiana e comunista che esprimono i leader del tempo, dialogano e colloquiano tra di loro. Ecco perché di Enrico Berlinguer si può dire: rigoroso, sì, ma mai settario.

Questa formazione di base si rifletterà sulle scelte successive ed è questo, a mio avviso, il dato da cui partire per meglio comprendere anche l'esperimento della solidarietà nazionale, spesso e a torto, letta come consociazione di potere, ma che nel disegno di Enrico Berlinguer e di Aldo Moro era intesa come esperienza valoriale di comune legittimazione democratica. Berlinguer, non a caso, moltiplicò le prese di posizione sui grandi temi della politica italiana ed internazionale, in molti casi, innovando radicalmente rispetto alla precedente tradizione del suo partito. Così avvenne a proposito del disarmo atomico, del valore dell'integrazione europea, del dialogo con il mondo cattolico, del rapporto tra morale e politica.

Di tutti i leader mondiali del comunismo, Enrico Berlinguer è l'unico che abbia cercato di riformare il comunismo nella libertà e nella democrazia, con grande coraggio e coerenza, affrancandosi da Mosca e sfidando anche parte del suo partito. Lui ci ha provato, ma, con il crollo del muro di Berlino, la storia ha detto che il comunismo nella libertà e nella democrazia non si può riformare.

Nel contesto europeo in cui ci troviamo oggi, colpito dal conflitto in Ucraina, è interessante ricordare, come ha fatto il collega Stumpo, l'intervista che Enrico Berlinguer rilasciò a Giampaolo Pansa nel 1976, la voglio anch'io rimarcare e ribadire: “Io voglio che l'Italia non esca dal Patto atlantico anche per questo, e non solo perché la nostra uscita sconvolgerebbe l'equilibrio internazionale. Mi sento più sicuro stando di qua, ma vedo che anche di qua ci sono seri tentativi per limitare la nostra autonomia”. E rispondendo alla domanda successiva: “Sì, certo, il sistema occidentale offre meno vincoli. Però, stia attento. Di là, all'Est, forse, vorrebbero che noi costruissimo il socialismo come piace a loro. Ma di qua, all'Ovest, alcuni non vorrebbero neppure lasciarci cominciare a farlo, anche nella libertà”.

E, dunque, se è vero che in questo modo Berlinguer certo non sposò il sistema delle democrazie liberali, egli ebbe, comunque, il coraggio di affermare che la libertà e la democrazia stavano dalla parte occidentale e, soprattutto, ammise che, senza lo scudo della NATO, nessun Paese europeo sarebbe stato al riparo dalle mire espansionistiche dell'Unione Sovietica.

Non si nascose dietro il paravento ipocrita: né con gli uni né con gli altri. Anche nel suo ultimo discorso - e concludo -, quello tenuto a Padova durante la campagna elettorale per il primo rinnovo del Parlamento europeo, egli dedicò un passaggio significativo alla libertà e alla democrazia come valori assoluti. In quell'occasione, prima di sentirsi male, offrì quello che per i veri militanti di qualunque parte è, forse, il messaggio più importante, che suona come un insegnamento di come si fa politica o, almeno, di come la si dovrebbe fare: “Compagni”, disse, “proseguite il vostro lavoro casa per casa, strada per strada, azienda per azienda”. Nell'epoca dei social media e della politica online questo messaggio tuona più forte che mai e riporta, in coloro che sposano la militanza politica, la voglia di portare avanti un progetto definito, fatto di rigore, serietà e capacità di parlare agli uomini e di ascoltare i loro bisogni. Plaudiamo, dunque, all'iniziativa della Presidenza della Camera di celebrare oggi il ricordo di un grande e appassionato leader politico. Il gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente si associa convintamente al ricordo commosso della sua figura (Applausi).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Basini. Ne ha facoltà.

GIUSEPPE BASINI (LEGA). Onorevole Presidente, onorevoli colleghi, sono contento di commemorare con voi la figura di Enrico Berlinguer: è facile farlo, in quanto Berlinguer è stato davvero uno dei protagonisti principali dell'intera seconda metà della Prima Repubblica. Berlinguer ha rappresentato il tentativo più compiuto di fare ciò che anche Dubček cercò di fare in Cecoslovacchia: rendere compatibile il comunismo con la libertà.

Berlinguer era un comunista ortodosso; tutta la sua vita, tutta la sua carriera l'ha passata in quel partito, con un'enorme varietà di ruoli sia italiani che internazionali. Però, si rese conto, per primo e in maniera più lucida di tanti altri, che qualcosa di grave non funzionava. La prima volta che si espresse fu quando parlò della capacità propulsiva della Rivoluzione d'ottobre, dicendo che l'utopia, fino ad allora indiscussa, sembrava mostrare la corda e non funzionare più. La seconda volta fu quando fece il famoso discorso, ricordato da molti, dell'utilità della NATO.

Per me, però, quello che resta più importante nell'opera di Enrico Berlinguer è il concetto di compromesso storico. Berlinguer, dopo il colpo di Stato in Cile, si rese conto - e fece riflettere il suo partito e l'intera sinistra - della necessità di non stravincere, ossia che comunque qualunque vittoria era tale se dall'altra parte la si accettava senza trovarsi in uno stato di contrapposizione totale e definitivo. Guardate che questo concetto del compromesso storico è molto più importante e profondo che non la semplice lettura del mettiamoci assieme e vediamo cosa si può fare. No, è di più! Vuol dire che non basta una vittoria elettorale o una vittoria politica, nemmeno una vittoria rivoluzionaria, se non c'è un'accettazione e, quindi, il discorso deve essere il più possibile comune. Vorrei che questo insegnamento del compromesso, non a caso chiamato storico perché non era un compromesso al ribasso, venisse ripreso anche oggi, in cui sento, purtroppo, durezze e dichiarazioni di totale incomunicabilità - e mi riferisco alla guerra in Ucraina - che non fanno bene al mondo e non fanno bene a nessuno.

L'idea del compromesso è sempre un'idea giusta e Berlinguer seppe farlo. Non a caso oggi tutti noi lo ricordiamo qui, ma, vedete, non è significativo che un vecchio liberale storico, quale sono io e che lo ha nel suo DNA, rispetti un avversario, specie un avversario scomparso. No, perché oggi, se Dio vuole, i tempi sono diversi; ci siamo lasciati gli anni di piombo alle spalle e c'è una certa comune accettazione della democrazia. No, è significativo che questo omaggio a Berlinguer sia stato fatto proprio alla fine degli anni di piombo dal responsabile del partito più avverso e più attaccato dai comunisti. L'incontro, la visita di Giorgio Almirante alla camera ardente, per salutare Berlinguer, fu sentito dal leader missino come un dovere morale, un dovere morale tributato a un avversario di grande tempra morale (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Cabras. Ne ha facoltà.

PINO CABRAS (MISTO-A). Nel centenario della nascita di Enrico Berlinguer, il paesaggio modellato dalla sabbia del tempo è irriconoscibile rispetto al tempo in cui visse. Chi vi parla scrisse un libro su di lui nel 1995, con la memoria ancora fresca del suo carisma mite. Ma quasi un quarto dei deputati qui presenti è nato dopo la sua morte (molti di loro passati per il MoVimento 5 Stelle). Dunque, un salto generazionale e antropologico!

Mi colpì la fine della campagna delle europee del 2014. Nel comizio finale in piazza San Giovanni, la stessa piazza che diede l'estremo saluto al leader del PCI trent'anni prima, Gianroberto Casaleggio chiamò tutti ad applaudirlo. La piazza - tanti giovani nati dopo - rimbombò ancora con quel nome scandito con affetto, come trent'anni prima: “Enrico, Enrico!” (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Alternativa). I partiti che avevano la continuità formale con le sedi del partito di Berlinguer quasi si scandalizzarono: “Ma come? Quel meme è nostro! Come osate?”. Ma succede così: ti distrai un istante e passano 30 anni e poi 38, abbastanza pochi da non annullare e da far sentire ancora la continuità con il passato e, per chi ha l'età, i ricordi, ma sufficienti anche a rendere irriconoscibile l'evoluzione del meme di partenza e il meme Berlinguer si è ricombinato con altri meme persino opposti e lontani.

Tante volte abbiamo visto gli esiti totalmente divergenti di scuole di pensiero, di religioni e di regimi politici che si combattono fra di loro mentre proclamano la fedeltà più autentica alle stesse fonti. Se certi uccidono in nome della misericordia divina, non c'è da meravigliarsi che ci siano quelli che pregano San Berlinguer mentre recitano il rosario di Margaret Thatcher (alla fine è successo anche ai nuovi adepti). Allora, nell'era dei governi tecnici un ripasso è d'obbligo: quella che Berlinguer chiamava austerità non era l'austerity; era una politica di solidarietà volta a ricostruire un senso per l'attività produttiva, per il godimento dei beni, per il sapere. Rimase fedele ai suoi ideali giovanili: parlava di alternativa democratica; ci parla ancora (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Alternativa)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Troiano. Ne ha facoltà.

FRANCESCA TROIANO (MISTO). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, proverò a parlare di un Berlinguer profeta di questi tempi di enormi e rapidi cambiamenti, attento alle dinamiche del lavoro nelle fabbriche e nelle università. Provò sempre a ragionare su come tenere insieme il più grande partito comunista dell'Occidente con i cambiamenti che la storia puntualmente reclamava. Il lavoro era il tema che lo sollecitava e nello stesso tempo angustiava, perché leggeva in anticipo l'arrivo prepotente dell'intelligenza artificiale, della robotica, delle nuove tecnologie informatiche, sia pure agli albori. A chi gli chiedeva, incalzandolo, della possibilità che il lavoro intellettuale potesse sostituire la classe operaia tradizionale, rispondeva: “È una domanda che si spinge molto avanti nel tempo, forse avanti di alcuni decenni, ma è innegabile che alcuni processi industriali spingano a far sostituire da questi strati notevoli settori di classe operaia”.

A domande del tipo: “in un mondo dove le informazioni arrivano direttamente nelle case dei cittadini resisterà il partito di massa o l'elettronica spezzerà il circuito della partecipazione”, le risposte sono straordinariamente attuali. La questione esiste ed è molto più ampia, riguarda non solo il Partito comunista e i partiti di massa, ma anche il destino e le possibilità stesse dell'associazione collettiva. Io, francamente, credo che questa esigenza sia un'esigenza irrinunciabile dell'uomo e continuerà ad esistere, anche in forme diverse dal passato.

La lotta e la pressione di massa saranno sempre necessarie. Certo, si può immaginare un mondo nel quale la politica si riduca solo al voto e ai sondaggi, ma questo sarebbe inaccettabile, perché significherebbe stravolgere l'essenza della vita democratica. A chi chiedeva come la immagini una vita incasellata, di ragazzi e studenti impiegati che trovano ogni forma di socialità già pronta dentro casa, la sua risposta è a conclusione anche del mio intervento: intanto, bisogna vedere quali sono i contenuti di queste trasmissioni ricevuti a casa. Il contenuto può essere tale da spingere gli uomini in una situazione di maggiore solitudine, di maggiore frustrazione, di maggiore ostilità nei confronti degli altri oppure può avvenire il contrario. Io dico che dipende molto da questo. Naturalmente, se questi strumenti diventeranno espressione di una spinta che punta a rafforzare i sentimenti egoistici, questa sarà una cosa molto negativa. Questo è il tema oggi.

PRESIDENTE. Si è così concluso il ricordo che quest'Aula ha voluto rendere con riferimento ai cento anni dalla nascita del Presidente Berlinguer. La Presidenza si associa a questo ricordo, ringraziando, in particolare, l'onorevole Letta per averlo ricordato e tutti i gruppi che si sono associati al ricordo di una personalità, di un grande uomo politico, che sicuramente ha segnato la storia del nostro Paese, lasciando un ricordo e un apprezzamento che è condiviso e generalizzato, così come hanno dimostrato gli interventi che si sono svolti questa mattina in quest'Aula.

Sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato D'Attis. Ne ha facoltà.

MAURO D'ATTIS (FI). Grazie, Presidente. Chiedo di intervenire sull'ordine dei lavori per proporre all'Assemblea un'inversione dell'ordine del giorno, nel senso di passare direttamente ai punti nn. 9, 10 e 12, che recano la discussione della Relazione della Giunta per le autorizzazioni sulla richiesta di deliberazione in materia di insindacabilità nell'ambito del procedimento civile nei confronti del collega, deputato Ruggieri, della Relazione della Giunta per le autorizzazioni sull'applicabilità dell'articolo 68, primo comma, della Costituzione nell'ambito di un procedimento penale nei confronti del collega, deputato Donzelli e il seguito della discussione del disegno di legge di ratifica del Trattato tra Italia e Francia.

PRESIDENTE. Se non vi sono obiezioni, procediamo in questo senso. Non vi sono obiezioni, quindi procediamo così.

Discussione della Relazione della Giunta per le autorizzazioni sulla richiesta di deliberazione in materia di insindacabilità, ai sensi dell'articolo 68, primo comma, della Costituzione, nell'ambito di un procedimento civile nei confronti del deputato Ruggieri (Doc. IV-ter, n. 22-A) (ore 11,04).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione del seguente documento: Relazione della Giunta per le autorizzazioni sulla richiesta di deliberazione in materia di insindacabilità, ai sensi dell'articolo 68, primo comma, della Costituzione, nell'ambito di un procedimento civile nei confronti del deputato Ruggieri (Doc. IV-ter, n. 22-A).

La Giunta propone di dichiarare che i fatti per i quali è in corso il procedimento concernono opinioni espresse dal deputato Andrea Ruggieri nell'esercizio delle sue funzioni, ai sensi del primo comma dell'articolo 68 della Costituzione.

(Discussione – Doc. IV-ter, n. 22-A)

PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione. Ha facoltà di parlare la relatrice, collega Lorenzoni.

EVA LORENZONI, Relatrice. Grazie, Presidente. La Giunta per le autorizzazioni riferisce su una richiesta di deliberazione in materia di insindacabilità avanzata dal tribunale di Roma nell'ambito di un procedimento civile pendente nei confronti di Andrea Ruggieri, pervenuto alla Camera il 12 febbraio 2021.

La richiesta di deliberazione in materia di insindacabilità ha ad oggetto alcune dichiarazioni rese dal deputato Ruggieri nel corso della trasmissione televisiva Quarta Repubblica, andata in onda sul canale televisivo Rete Quattro, condotta dal giornalista Nicola Porro, anch'egli, unitamente alla società RTI-Reti televisive italiane, citato in giudizio dalla senatrice Taverna.

Nel corso della trasmissione, dedicata al tema dei cosiddetti costi della politica, si esaminavano le spese sostenute da alcuni parlamentari del MoVimento 5 Stelle, che erano state oggetto di pubblicazione sul sito internet maquantospendi.it.

Dibattendo in merito alle spese telefoniche dei parlamentari con il deputato Ruggieri e con il giornalista e parlamentare europeo del MoVimento 5 Stelle Dino Giarrusso, il conduttore Porro chiedeva al deputato Ruggieri: “Quanto spende di telefono ogni mese? Perché glielo sto pagando io!”, dove il riferimento era evidentemente a una delle voci dell'indennità parlamentare quale emolumento gravante sul bilancio dello Stato. A tale domanda, il deputato rispondeva di spendere 7 euro al mese.

Il conduttore della trasmissione, allora, chiedeva: “Io voglio sapere come fa la Taverna ad aver speso 350 euro al mese”. A questo punto, secondo la ricostruzione del colloquio fornita nell'atto di citazione dalla senatrice Taverna, l'onorevole Ruggieri avrebbe affermato: “O te li rubi o sei scema” e “o te li fotti o sei scema”. La senatrice Taverna non era presente nello studio televisivo e, ritenendosi lesa nella propria onorabilità, ha presentato l'atto di citazione da cui origina la domanda in titolo.

Nel corso del giudizio, il deputato Ruggieri ha chiesto l'applicazione dell'articolo 68 della Costituzione, in quanto risulta pacifico che le opinioni espresse dall'onorevole Ruggieri siano state esternate nell'esercizio della propria funzione ed infatti, la parte della trasmissione televisiva in questione verteva proprio sulle richieste di rimborso delle spese sostenute dai parlamentari della Repubblica. È, dunque, innegabile e di solare evidenza che sia proprio della funzione di ciascun parlamentare effettuare un rigoroso controllo su dette attività.

La difesa dell'onorevole Ruggieri, inoltre, ha anche contestato la ricostruzione della trasmissione operata nell'atto di citazione. Egli avrebbe, infatti, utilizzato le espressioni all'origine della citazione rivolgendosi al dottor Giarrusso e non alla senatrice Taverna.

Nella seduta del 23 giugno 2021, l'onorevole Ruggieri è stato audito dalla Giunta, ai sensi dell'articolo 18 del Regolamento della Camera. In tale occasione, l'interessato ha innanzitutto ribadito, anche in sede parlamentare, come già fatto in sede giudiziaria, di aver utilizzato le espressioni per le quali è stato citato in giudizio rivolgendosi esclusivamente al parlamentare europeo Giarrusso e non alla senatrice Taverna, mentre svolgeva un ragionamento non rivolto personalmente ad alcuno. L'onorevole Ruggieri ha sottolineato che ciò, peraltro, avveniva nel corso di una trasmissione televisiva in diretta e in risposta a sollecitazioni assolutamente non preventivabili.

La senatrice Taverna sarebbe stata raggiunta da una considerazione critica da lui formulata soltanto quando, rispondendo in diretta televisiva alla domanda del conduttore, ha detto, in termini assolutamente non ingiuriosi, che: “Se io spendo 7 euro al mese, vuol dire che si possono spendere 7 euro al mese; se uno ne spende duecento volte in più, la Taverna…, vuol dire che o non sa fare i contratti telefonici oppure chiama su Marte”.

L'onorevole Ruggieri ha poi sostenuto che, con riferimento al profilo della insindacabilità, le sue dichiarazioni sono strettamente connesse con l'attività parlamentare e, pertanto, rientranti nella previsione di cui all'articolo 68 della Costituzione, perché era stato invitato a intervenire in relazione all'utilizzo dell'indennità parlamentare, che è un istituto previsto dall'articolo 69 della Costituzione e disciplinato dalla legge n. 1261 del 1965. Tale disposizione attribuisce, infatti, gli Uffici di Presidenza delle due Camere il compito di determinare l'ammontare della indennità mensile riconosciuta ai parlamentari a garanzia del libero svolgimento del mandato elettivo. L'argomento della trasmissione era, dunque, strettamente attinente allo status e allo svolgimento della funzione di parlamentare anche dall'onorevole Ruggieri stesso.

Nella seduta del 7 luglio 2021, nel corso della quale la Giunta ha anche preso visione del filmato della trasmissione televisiva, sono state prese in considerazione le due questioni che, sostanzialmente, l'onorevole Ruggieri aveva posto durante l'audizione. La prima è che le espressioni che hanno dato origine alla citazione in giudizio non sarebbero state dirette alla senatrice Taverna, alla quale egli si sarebbe riferito, utilizzando unicamente altre espressioni, formulate in tono paradossale e non atte ad offendere. Tuttavia, tale questione è relativa a un profilo di merito, che non rientra nel campo di valutazione della Giunta.

L'attenzione della Giunta si è, quindi, soffermata sulla seconda questione e, cioè, il collegamento tra l'attività parlamentare dell'onorevole Ruggieri e le dichiarazioni contestate, in quanto espresse in un contesto nel quale l'argomento in discussione era connesso con il tema delle cosiddette spese della politica, in particolare con l'utilizzo dell'indennità parlamentare. L'argomento della trasmissione sarebbe, dunque, stato strettamente attinente allo status di deputato e senatore e allo svolgimento della funzione di parlamentare.

Con riferimento a tale seconda questione, è apparsa pertinente l'argomentazione svolta dall'onorevole Ruggieri nel mettere in relazione le proprie dichiarazioni con la sua attività parlamentare, chiarendo anche il motivo per cui non sono rinvenibili atti parlamentari sulla vicenda. Infatti, data la peculiare natura dell'indennità parlamentare quale istituto esclusivamente parlamentare, non esiste alcuna competenza al riguardo del Governo e non si prevede, conseguentemente, la presentazione di atti di sindacato ispettivo sulla materia. Come è noto, le interrogazioni e gli altri atti del sindacato ispettivo sono gli atti tipici con i quali, in modo assolutamente prevalente, si suole ricercare il cosiddetto nesso funzionale delle dichiarazioni rese extra moenia dai parlamentari quando essi sono chiamati a rispondere in giudizio.

La situazione in esame è risultata, quindi, essere tale per cui l'argomento in discussione era di competenza parlamentare esclusiva e su di esso non è evidentemente prevista la possibilità di presentare quella tipologia di atti che, di norma, sono invocati per stabilire l'insindacabilità delle opinioni espresse dai parlamentari.

Sebbene il sindacato ispettivo non esaurisca le possibilità di intervento dei parlamentari, è emerso tuttavia che l'argomentazione dell'onorevole Ruggieri rappresenti un ulteriore elemento sul quale approfondire una riflessione già avviata in seno alla Giunta sul concetto di nesso funzionale, rispetto al quale è stata messa, ancora una volta, in evidenza la necessità di andare oltre un'interpretazione rigidamente formalistica, al fine di individuare canoni ermeneutici più idonei per situazioni peculiari come questa, in cui il nesso funzionale con l'attività parlamentare può essere sostanzialmente considerato in re ipsa. Tanto premesso, sulla base di una valutazione sostanziale - e non solo formale - del cosiddetto nesso funzionale, è stata formulata dalla Giunta la proposta di deliberare nel senso dell'insindacabilità. In base alle predette argomentazioni, nella seduta del 28 luglio 2021, la Giunta ha ritenuto applicabile al caso di specie la prerogativa di cui all'articolo 68, primo comma, della Costituzione e ha conseguentemente deliberato, a maggioranza, nel senso della insindacabilità delle dichiarazioni del deputato Andrea Ruggieri.

PRESIDENTE. Non essendovi iscritti a parlare, dichiaro chiusa la discussione.

(Dichiarazioni di voto - Doc. IV-ter, n. 22-A)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto. Ha chiesto di parlare il collega Conte. Ne ha facoltà.

FEDERICO CONTE (LEU). Presidente, sarò brevissimo, anche perché non ebbi modo di partecipare ai lavori della Giunta su questo caso specifico e, dopo una consultazione all'interno del gruppo, ci siamo determinati verso la posizione, che io rappresento, cioè di lasciare libertà di voto ai componenti del nostro gruppo.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Gagliardi. Ne ha facoltà.

MANUELA GAGLIARDI (CI). Onorevoli colleghi, le dichiarazioni dell'onorevole Ruggieri, rese nel corso di una trasmissione televisiva, come correttamente e dettagliatamente illustrato dalla relatrice, che sono oggetto dell'odierna deliberazione in materia di insindacabilità, avevano ad oggetto le spese telefoniche dei parlamentari e infatti, a domanda del conduttore sull'entità delle spese, l'onorevole Ruggieri - poiché la domanda era rivolta direttamente a lui - rispondeva che spendeva 7 euro al mese e che chi, come per esempio la senatrice Taverna, che era stata presa come termine di paragone, ne spendeva 350, non sapeva fare i contratti telefonici o telefonava su Marte. Ulteriormente incalzato dal conduttore, l'onorevole Ruggieri, aggiungeva altre considerazioni, che però non erano evidentemente riferite alla senatrice Taverna e questo abbiamo avuto modo di approfondirlo nel corso dell'audizione dell'onorevole Ruggieri. Le affermazioni dello stesso, infatti, erano strettamente connesse allo status e allo svolgimento della sua funzione di parlamentare perché, in prima battuta, la domanda era proprio riferita a lui ed era quanto lui spendeva. Pertanto, trattandosi di questo tipo di situazione, non poteva essere espletato nessun atto di sindacato ispettivo sul tema perché l'indennità per lo svolgimento della funzione di parlamentare è prevista dalla Costituzione ed è disciplinata dagli Uffici di Presidenza delle due Camere in base alla legge e non certo dal Governo.

L'onorevole Ruggieri quindi, rispondendo al giornalista, in prima battuta, ha parlato di se stesso e di quanto spendeva e poi, in modo ironico - ed era evidente anche dal tono utilizzato nel rispondere alla domanda del giornalista - ha utilizzato un paradosso - “telefona su Marte” - che appare tutt'altro che offensivo. Il nesso funzionale quindi, in un'ipotesi come quella odierna, signor Presidente, va interpretato non in maniera formalistica, ma va considerato in re ipsa. Un parlamentare infatti, che parla della propria indennità, parla di una questione di indubbio interesse e di rilevanza parlamentare. Per tutte queste ragioni, il gruppo di Coraggio Italia voterà a favore del parere della relatrice, quindi nel senso della insindacabilità delle dichiarazioni del deputato Andrea Ruggieri (Applausi dei deputati del gruppo Coraggio Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Annibali. Ne ha facoltà.

LUCIA ANNIBALI (IV). Grazie, Presidente. Sebbene si sia inteso sin dal primo momento distinguere la vicenda in due questioni giuridiche, da un lato la possibilità o meno di ritenere le espressioni contestate al collega Ruggieri dirette alla senatrice Taverna e, dall'altro, la riconducibilità di tali esternazioni ad un'attività parlamentare tipica, riteniamo opportuno sgombrare il campo da un equivoco: il profilo di cui si deve occupare la Giunta e di conseguenza l'Aula con il voto di oggi non deve riguardare il merito della vicenda, bensì esclusivamente il nesso funzionale tra le dichiarazioni dell'onorevole Ruggieri e la sua attività di deputato della Repubblica. Se da un lato non vi è dubbio che la critica politica esternata nel corso della trasmissione sia stata aspra, è altrettanto certo, dall'altro lato, che nelle frasi contestate si riscontra l'utilizzo di forme dialettiche espresse in modo impersonale, per confutare l'opinione del conduttore e degli ospiti in studio. Dunque, senza entrare in una dinamica relativa a pesi e contrappesi di dichiarazioni reciproche e a modalità particolarmente provocatorie, peraltro tipiche delle campagne politiche condotte dal MoVimento 5 Stelle, non possiamo certamente considerare un insulto l'aggettivazione riservata alla senatrice Taverna dall'onorevole Ruggieri e richiamare quella giurisprudenza che esclude qualsivoglia copertura costituzionalmente garantita e parlamentare dell'articolo 68 della Costituzione nel caso di turpiloquio, insulti personali, frasi ingiuriose, che non sono consentite dai Regolamenti parlamentari nemmeno intra moenia. Allo stesso modo, è evidente come vi sia un collegamento di queste dichiarazioni aventi ad oggetto l'ammontare delle spese telefoniche di deputati e senatori con l'attività di ogni parlamentare, visto che trattasi di indennità previste dall'articolo 69 della Costituzione, disciplinate dalla legge n. 1261 del 1965, che attribuisce agli Uffici di Presidenza delle Camere il compito di determinarne l'ammontare, a garanzia del libero svolgimento del mandato elettivo. In questo caso dunque non ci si può riferire ad atti tipici dell'attività parlamentare, men che mai ad atti di sindacato ispettivo, che l'onorevole Ruggieri avrebbe dovuto presentare per poter ritenere sussistenti le prerogative di cui all'articolo 68 della Costituzione. La peculiare natura dell'indennità parlamentare, quale istituto previsto dalla Costituzione ad appannaggio esclusivo dei membri delle due Camere, non prevede alcuna competenza del Governo. Di conseguenza, come deciso in altri precedenti casi trattati da questa Giunta, quando si è ravvisata l'esistenza del nesso funzionale anche in assenza di un atto tipico, emerge anche qui la necessità di andare oltre - è stato detto - una interpretazione rigidamente formalistica, individuando canoni ermeneutici più idonei per casi peculiari come questo. L'onorevole Ruggieri, in sostanza, pur volendo, non avrebbe potuto presentare atti di sindacato ispettivo, dal momento che le sue opinioni sono strettamente connesse con il corretto utilizzo dell'indennità parlamentare e, di conseguenza, intimamente e oggettivamente connesse alla sua funzione. Va infine chiarito che, chiamato a rispondere sull'ammontare delle proprie spese telefoniche in rapporto a quelle che nella trasmissione si diceva fossero le spese della senatrice Taverna per le medesime finalità, l'onorevole Ruggieri si è espresso in un contesto nel quale l'argomento in discussione, certamente di interesse e di sicura rilevanza parlamentare, era connesso con il tema delle cosiddette spese della politica. L'oggetto della trasmissione televisiva era del resto un peculiare aspetto dello status del parlamentare, con riferimenti a casi di specifici parlamentari. In tale ambito, l'onorevole Ruggieri discuteva dei rimborsi e delle spese dei parlamentari, che costituiscono una delle voci dell'indennità, tematica di per sé indiscutibilmente collegata all'esercizio delle sue funzioni. Per tutte queste ragioni, esprimo il voto favorevole di Italia Viva alla relazione, nel senso cioè della insindacabilità (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Sarro. Ne ha facoltà.

CARLO SARRO (FI). Grazie, Presidente. Desidero esprimere, in primo luogo, l'apprezzamento per il lavoro condotto dalla Giunta che, come sempre, ha compiuto un attento approfondimento della vicenda, e per il lavoro svolto dalla relatrice Lorenzoni, che ha illustrato in maniera esaustiva il caso in esame. Credo che la prima considerazione che dobbiamo sviluppare è quella di contestualizzare l'accadimento.

Siamo in uno studio televisivo, nel corso di una trasmissione televisiva, che ha proprio come caratteristica fondamentale l'elemento della immediatezza, nel senso che chi partecipa alla trasmissione conosce il tema generale che sarà affrontato, ma naturalmente il resto della trasmissione è in divenire e quindi tutto si svolge lì e in quel momento. Il tema generale era quello delle spese della politica. L'interlocuzione era tra due esponenti di formazioni contrapposte, un esponente dei 5 Stelle, l'eurodeputato Giarrusso, e un esponente del centrodestra, l'onorevole Ruggieri. Nel corso della trasmissione si affronta questo tema e, tra le altre provocazioni - provocazioni nel senso di interventi di stimolo - che il conduttore propone vi è quella delle spese telefoniche, in particolar modo della comparazione o della valutazione di spese che taluni parlamentari avevano sostenuto per l'utilizzo del telefono, pubblicate da un sito indipendente che aveva condotto una indagine in tal senso. Nel raffrontare le proprie spese con quelle di altri parlamentari, per l'onorevole Ruggieri vi era un forte divario, un fortissimo divario, che portava inevitabilmente a commentare come mai taluni parlamentari spendessero come l'onorevole Ruggieri, solo 7 euro, e per altri questa somma diventasse notevolmente maggiore...

PRESIDENTE. Onorevole Sarro, mi scusi, solo chiederei alla mia sinistra, se è possibile, maggior silenzio. Prego.

CARLO SARRO (FI). …e come queste spese potessero centuplicarsi e anche più. Naturalmente, trattandosi di una trasmissione televisiva, non certo di un convegno scientifico o di un dibattito parlamentare, le risposte erano necessariamente sintetiche: si faceva ricorso a formule efficaci e incisive per esprimere il proprio pensiero e l'interlocuzione avveniva anche in modo impersonale, ovvero si affrontava la questione delle spese tra parlamentari per categorie e non rispetto all'interlocutore presente. Questo è un dato importante, perché l'onorevole Ruggieri, proprio per rendere la critica politica più evidente, ha fatto ricorso a figure retoriche, a una iperbole, insomma a una narrazione che rendesse effettivamente in poche battute il concetto e soprattutto il giudizio politico di un determinato comportamento. Queste tecniche espositive, sicuramente retaggio di una solida formazione umanistica dell'onorevole Ruggieri, rappresentano una metodica abbastanza diffusa e comune nel contrasto e nella polemica politica, ma in nessun caso vi è una relazione diretta tra quanto da lui affermato e l'onorevole Taverna, se non in riferimento a questa discrasia dell'importo del contratto e al commento fatto dall'onorevole Ruggieri, che o non vi era un'attitudine particolare della Taverna a stipulare contratti telefonici interessanti oppure telefonava su Marte (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente), che rappresenta una affermazione retorica, assolutamente tesa a evidenziare una ingiustificata e incomprensibile disparità di costi tra attività di due parlamentari. Il dato che giuridicamente interessa la Commissione riguarda una certa ermeneutica che si è formata nel tempo sulla affermazione del nesso con la funzione parlamentare - che poi giustifica la protezione costituzionale dell'articolo 68, ovvero la necessità che vi sia un atto formale o, meglio ancora, un atto tipico dell'attività parlamentare, che tradizionalmente viene identificato negli atti di sindacato ispettivo – e ne dimostra, proprio in questa vicenda, tutti i limiti. Infatti, la funzione parlamentare, come noi abbiamo sempre sostenuto, si disimpegna non solo all'interno del Palazzo, delle Aule parlamentari e dei luoghi in cui istituzionalmente i parlamentari svolgono i loro compiti e le loro funzioni, l'Aula di Montecitorio, le aule che sono riservate alle Commissioni parlamentari e i luoghi tradizionalmente utilizzati per l'attività parlamentare; oggi, soprattutto in una società fondata sulla comunicazione, l'attività politica si svolge in altri contesti, in altre situazioni, in altri momenti. Ciò che conta è che quanto detto, quanto affermato, quanto sostenuto, sia comunque espressione della funzione o comunque riconducibile all'esercizio della funzione parlamentare. Il tema della conversazione della trasmissione televisiva era, tra gli altri, quello delle indennità parlamentari, un istituto che - ricordiamolo - ha la sua fonte normativa direttamente nella Costituzione: l'articolo 69 della Costituzione stabilisce che ai parlamentari competa un'indennità e che questa indennità sia stabilità e fissata per legge. C'è un'autonomia piena del Parlamento in materia, tant'è che non solo la determinazione avviene con legge votata dal Parlamento, ma la gestione complessiva è interna al Parlamento. L'indennità riconosciuta ai parlamentari deve coprire non solo le spese che il parlamentare sostiene, ma ha una sua funzione molto più alta, che è garantire l'autonomia, la libertà e l'indipendenza del parlamentare, proprio perché egli è chiamato a svolgere un'azione delicatissima e importantissima per la democrazia. Ora, va considerato il fatto che si tratta di una discussione su un istituto parlamentare, quale quello dell'indennità, disciplinato dalla Costituzione; va altresì considerato il fatto che vi è una critica politica, che è un esercizio tipico della funzione parlamentare del dibattito che avviene non solo in queste Aule, ma che può tranquillamente avvenire extramoenia, al di fuori dei luoghi tradizionalmente deputati all'esercizio della funzione parlamentare; soprattutto, va considerata la specialità dell'istituto di cui si discuteva, che è rimesso, nella determinazione e nella gestione, alla competenza esclusiva del Parlamento, e non del Governo, sottratto ex se ad ogni ipotesi di sindacato ispettivo: l'azione di controllo non può essere svolta mediante i classici strumenti riservati dalla Costituzione e dalla legge al controllo dell'attività dell'Esecutivo da parte del Parlamento. Per cui le interpellanze e le interrogazioni, come sappiamo tutti, sono atti che noi rivolgiamo al Governo perché chiediamo di conoscere dal Governo determinate cose, determinate informazioni o determinate valutazioni.

Tutto ciò è a dimostrazione del fatto che non è possibile mantenere una interpretazione rigidamente formalistica del nesso funzionale tra condotta del parlamentare e funzione parlamentare. È evidente che in questo caso l'onorevole Ruggieri ha svolto una attività squisitamente politica, propria del parlamentare, trattando un argomento che è proprio del Parlamento e dei parlamentari, del quale i parlamentari devono rendere conto innanzitutto ai loro elettori. Dunque, una lettura dinamica dell'articolo 68 e dell'istituto dell'insindacabilità ci porta inevitabilmente a sostenere che correttamente la Giunta ha ritenuto in questo caso applicabile lo scudo costituzionale, perché, diversamente opinando, ogni questione avente questo tipo di caratteristiche e questo tipo di contenuti sarebbe preclusa al parlamentare, il che rappresenterebbe una contraddizione in termini.

Per questo Forza Italia voterà convintamente le conclusioni rassegnate dalla Giunta, nella relazione (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Bazoli. Ne ha facoltà.

ALFREDO BAZOLI (PD). Grazie, Presidente. Noi, in Giunta abbiamo votato contro la relazione, sulla base di considerazioni di natura giuridica, che ci paiono difficilmente superabili.

Il fatto che non si possa presentare un atto di sindacato ispettivo anche su un argomento che non lo consente è vero. Tuttavia, non ci convince l'obiezione che, sugli argomenti su cui non è possibile presentare un atto di sindacato ispettivo, si potrebbe allora liberamente esprimere qualunque valutazione, anche di natura diffamatoria. La portata diffamatoria delle affermazioni del collega Ruggieri è abbastanza evidente, quindi abbiamo votato in questo modo in Giunta, ritenendo queste argomentazioni sufficientemente fondate. È anche vero, tuttavia, lo voglio dire con chiarezza, che stiamo parlando di una vicenda che si è svolta nell'ambito di un contesto, quello del dibattito politico, nel quale è vero che la soglia di sensibilità, per quanto riguarda anche la fondatezza di una diffamazione, è molto più alta, perché sappiamo che il dibattito politico è molto spesso fatto di parole forti. Qui, tra l'altro, è coinvolto anche un soggetto che non ha mai lesinato parole forti, come la senatrice Taverna e, tenuto conto del contesto in cui queste parole sono state affermate, si può anche sostenere che vi sia una particolare tenuità del fatto addebitato al collega Ruggieri.

Per questa ragione, nonostante l'espressione in Giunta di un parere contrario da parte nostra alla relazione della collega Lorenzoni per motivi di natura giuridica che ritengo qui di dover ribadire, in considerazione del fatto che, come ho detto, si può anche ritenere e apprezzare la particolare tenuità del fatto, trattandosi di un contesto nel quale le parole forti vengono espresse quotidianamente, e quindi il livello di diffamazione deve essere considerato in modo diverso rispetto al contesto ordinario, il nostro gruppo lascerà libertà di voto (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Covolo. Ne ha facoltà.

SILVIA COVOLO (LEGA). Presidente, onorevoli colleghi, il gruppo Lega esprimerà voto favorevole sulla proposta di insindacabilità della relatrice Lorenzoni che si pone in continuità con l'orientamento della Giunta per le autorizzazioni a procedere ormai consolidato dopo 4 anni di lavoro. Invero, abbiamo inteso dare una…

PRESIDENTE. Mi appello al collega Fiano, grazie.

SILVIA COVOLO (LEGA). Abbiamo inteso dare un'accezione molto ampia al concetto di insindacabilità di cui all'articolo 68 della Costituzione, che non deve intendersi quale privilegio, ma quale garanzia di poter divulgare anche all'esterno il contenuto dell'attività parlamentare e delle sue modalità di espletamento indipendentemente dalla presentazione di interrogazioni o di altri atti tipici pregressi o successivi alle dichiarazioni rese. Il nesso funzionale, infatti, non va individuato in senso necessariamente formale, ma anche in senso sostanziale tra il contenuto dei discorsi tenuti dal parlamentare e le tematiche tipiche del mandato assunto.

Venendo al concreto, l'onorevole Ruggieri è citato in giudizio da una senatrice perché, durante la trasmissione Quarta Repubblica, incalzato dal giornalista Nicola Porro sulla verosimiglianza di una spesa telefonica di 350 euro mensili dichiarata dalla controparte quale spesa per l'espletamento del mandato, avrebbe sostenuto, con espressioni abbastanza forti, che sostenere costi simili è da persone sceme che non hanno dimestichezza con i contratti telefonici.

Senza entrare nel merito delle parole utilizzate per tradurre il concetto per cui ogni parlamentare deve cercare di impiegare al meglio le risorse che gli vengono attribuite, ricordo che quello del parlamentare è un munus, un dovere quindi, che si assume nei confronti degli elettori. Per esso è prevista la corresponsione di un'indennità gravante sulle casse dello Stato e costituzionalmente prevista. Essa è comprensiva della voce rimborso spese per l'esercizio del mandato.

Un deputato, qualora coinvolto in una discussione, anche nel corso di una trasmissione televisiva, riguardante l'utilizzo delle singole voci dell'indennità parlamentare, non può certo sottrarsi al dibattito, ma è tenuto a dare spiegazioni alla cittadinanza, proprio come è accaduto nel caso di specie, sia pure attraverso il confronto tra le proprie spese per telefonia e quelle di una collega. Accedere alla carica di parlamentare è la massima espressione della democrazia; essa passa attraverso il dovere, che ho richiamato prima, di riferire agli elettori su come funzionano i meccanismi interni alle Camere anche in tema di rimborso spese.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Giuliano. Ne ha facoltà.

CARLA GIULIANO (M5S). Grazie, Presidente. Oggi siamo chiamati ad esprimerci sulla sindacabilità o meno delle espressioni usate dal deputato Ruggieri contro la senatrice Paola Taverna. Queste espressioni, di cui oggi discutiamo, sono state pronunciate dal deputato Ruggieri nel corso di una trasmissione televisiva, Quarta Repubblica su Rete 4, e sono state ritenute oltraggiose dalla Taverna che ha intentato un'azione civile per diffamazione. Oggetto di questa trasmissione erano le rendicontazioni di alcuni parlamentari, tra cui la senatrice Taverna, con particolare riferimento alle spese telefoniche. Presidente, si tratta delle rendicontazioni che noi, come parlamentari del MoVimento 5 Stelle, effettuiamo al fine poi di restituire alla collettività e ai cittadini una parte dello stipendio che percepiamo per la nostra attività parlamentare.

Durante la trasmissione il deputato Ruggieri su queste spese telefoniche aveva evidenziato che i suoi fabbisogni telefonici erano modesti, sottolineando che, se invece quelli della senatrice Taverna erano più considerevoli dei suoi, evidentemente, la senatrice o non era capace di procurarsi un contratto telefonico decente o a quel denaro faceva prendere altre strade. In particolare, le frasi che hanno dato adito all'atto di citazione erano le seguenti: “o te li rubi o sei scema”, “o te li fotti o sei scema”. Presidente, è chiara la natura oltraggiosa di queste affermazioni e rammentiamo che, per costante giurisprudenza costituzionale, l'insindacabilità parlamentare, prevista dall'articolo 68, è una garanzia, la cui applicazione, però, non può essere mai estesa sino a ricomprendere gli insulti.

Nel caso in esame, inoltre, non vi è alcuna connessione tra le frasi che sono state pronunciate e contestate in questa sede e l'attività parlamentare svolta dal deputato Ruggieri. Non esistono atti parlamentari di Ruggieri in materia di rendicontazione delle spese dei deputati o delle spese della Taverna; non risultano interventi di Ruggieri in Aula in materia di rendicontazione delle spese parlamentari, né proposte di legge al riguardo, né risultano atti ispettivi che direttamente o indirettamente riguardino queste tematiche. È evidente, poi, che l'oggetto della trasmissione televisiva non fosse lo status giuridico dei parlamentari in generale, ma fosse riferito invece alle rendicontazioni, ripeto, come ho detto prima, dei parlamentari del MoVimento 5 Stelle e di specifici parlamentari, tra cui la senatrice Taverna. Inoltre, dalla visione del video della trasmissione si evince che le espressioni del deputato Ruggieri non erano certo riferite al parlamentare europeo Giarrusso, presente in studio, ma certamente alla senatrice Taverna, perché erano declinate al femminile; il parlamentare Giarrusso non ha certamente sembianze femminili, è del tutto evidente. Per tutte queste ragioni, non essendovi, quindi, alcun nesso funzionale con l'attività parlamentare del deputato e considerato che, per costante giurisprudenza, lo ribadisco, l'insulto non può mai essere coperto da insindacabilità, nessuna insindacabilità può essere riconosciuta alle espressioni del deputato Ruggieri. Per questo motivo, annuncio il voto contrario del gruppo MoVimento 5 Stelle a che si conceda l'insindacabilità nei confronti del deputato Ruggieri e quindi il voto contrario del MoVimento 5 Stelle rispetto alla relazione presentata dalla relatrice.

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto.

(Votazione – Doc. IV-ter, n. 22-A)

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indico la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla proposta della Giunta di dichiarare che i fatti per i quali è in corso il procedimento di cui al Doc. IV-ter, n. 22-A concernono opinioni espresse dal deputato Andrea Ruggieri nell'esercizio delle sue funzioni, ai sensi del primo comma dell'articolo 68 della Costituzione.

Chi intende esprimersi per la insindacabilità delle opinioni espresse deve votare “sì”, mentre chi intende esprimersi per la sindacabilità, deve votare “no”.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 1) (Applausi).

Discussione della Relazione della Giunta per le autorizzazioni sulla applicabilità dell'articolo 68, primo comma, della Costituzione, nell'ambito di un procedimento penale nei confronti del deputato Donzelli (Doc. IV-quater, n. 2).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione del seguente documento: Relazione della Giunta per le autorizzazioni su una richiesta di deliberazione in materia di insindacabilità ai sensi dell'articolo 68, primo comma, della Costituzione, nell'ambito di un procedimento penale nei confronti del deputato Giovanni Donzelli (Doc. IV-quater, n. 2).

La Giunta propone di dichiarare che i fatti per i quali è in corso il procedimento concernono opinioni espresse dal deputato Giovanni Donzelli nell'esercizio delle sue funzioni, ai sensi del primo comma dell'articolo 68 della Costituzione.

(Discussione – Doc. IV-quater, n. 2)

PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione.

Ha facoltà di parlare il relatore, onorevole Federico Conte.

FEDERICO CONTE , Relatore. Grazie, Presidente. Proverò a tratteggiare…

PRESIDENTE. Colleghi, abbiamo bisogno di maggior silenzio in Aula. Collega Conte, tiri su il microfono, così forse la sento almeno io.

FEDERICO CONTE , Relatore. Grazie, Presidente. Proverò a tratteggiare la vicenda, che è, però, riferita in maniera completa ed esaustiva nella relazione agli atti. Siamo chiamati a valutare la questione che riguarda la denuncia sporta nei confronti del collega, onorevole Giovanni Donzelli, dal legale rappresentante dell'associazione Sinti Italiani Prato e avente ad oggetto le dichiarazioni rese dall'onorevole Donzelli in diretta video Facebook durante un'attività ispettiva da egli svolta con un sopralluogo presso il campo Sinti di San Giorgio a Colonica, in frazione di Prato, il 1° marzo 2019…

PRESIDENTE. Collega Conte, io non sono in grado di farle continuare questa discussione, perché mi sembra che sarebbe inutile la sua relazione, se non si consente di far uscire per i prossimi 30 minuti chi non è interessato, in modo da consentire al collega Conte di fare la sua relazione. Prego.

FEDERICO CONTE , Relatore. Dicevo, queste dichiarazioni sono state qualificate giuridicamente dal pubblico ministero assegnatario del fascicolo come realizzanti un'ipotesi di diffamazione a mezzo stampa e di violazione della legge Mancino. Nel corso del procedimento penale l'onorevole Donzelli si è sottoposto all'interrogatorio, ha chiarito la sua posizione in maniera ampia, precisando e ribadendo di non aver mai voluto attribuire un fatto specifico di reato ad alcun membro di quella comunità. Le dichiarazioni che sono riportate per stralcio, a una semplice e veloce lettura, appaiono riprodurre, con modalità allusive e sarcastiche, le note propagandistiche della linea politica del gruppo politico di appartenenza dell'onorevole Donzelli in materia di politiche migratorie e si lasciano andare - questo ho l'esigenza morale di precisarlo - a suggestioni discriminatorie rispetto alle quali avverto l'esigenza di esprimere la mia più profonda dissociazione personale, culturale e politica. Però, sotto il profilo giuridico e del ruolo che qui siamo chiamati a svolgere, il fatto stesso che queste dichiarazioni riproducano una linea politica di carattere nazionale, ci chiama a valutare il rapporto di funzionalità, l'esistenza del famoso nesso di funzionalità, tra l'attività divulgatoria dell'onorevole Donzelli e quella svolta in sede parlamentare; un compito che, per primo, Presidente, ha svolto il Pubblico ministero, che ha valutato queste dichiarazioni come pienamente rientranti sotto la copertura dell'articolo 68 della Costituzione, essendo state da egli ritenute come attività divulgativa di un'attività tipica, che è appunto quella ispettiva - le attività tipiche individuate dalla legge n. 140 del 2003 sono quattro: la divulgazione, la denuncia politica, l'attività ispettiva e la critica politica -, quindi divulgazione di un'attività tipica inevitabilmente per se stessa già coperta dalla prerogativa funzionale.

In sede di Giunta per le autorizzazioni a procedere abbiamo ricostruito, con grande meticolosità, l'attività parlamentare dell'onorevole Donzelli, che ha dato un contributo di chiarimento molto generoso in sede di audizione, ed è venuto fuori che effettivamente l'attività da questi svolta, già prima del 1° marzo 2019, è quasi prevalentemente, se non esclusivamente, incentrata su questa tematica. Egli è, infatti, stato il propositore di ben due Commissioni d'inchiesta parlamentari, una bicamerale e una monocamerale, sulle condizioni di sicurezza e sullo stato di degrado delle città e delle loro periferie; 28 marzo 2018; della stessa data è una richiesta di Commissione d'inchiesta che riguarda la gestione delle strutture destinate all'accoglienza degli immigrati e dei nomadi nel territorio nazionale. Questa data, 28 marzo 2018, all'indomani della nostra elezione a deputati, è significativa del fatto che l'onorevole Donzelli abbia voluto evidentemente segnare, contraddistinguere, caratterizzare il suo mandato parlamentare proprio in questa direzione, che poi ha coltivato con numerosi interventi d'Aula, emendamenti e interrogazioni, prima e dopo la vicenda di cui stiamo parlando.

La vicenda di cui stiamo parlando riguarda un sopralluogo, con caratteristiche ispettive, in occasione del quale egli ha recuperato ulteriori elementi alla sua causa, diciamo così, che ha posto poi a base di un'interrogazione svolta il 15 maggio 2019, ossia due mesi dopo. Così, brevemente ricostruito il percorso - che, ripeto, è puntualmente riferito in atti - siamo in condizione di ricostruire una continuità logica, cronologica e politica dell'attività del Donzelli, che è precedente e contestuale, come il pubblico ministero stesso ha ritenuto, all'attività di ispezione con quella divulgazione a mezzo Facebook, e successiva, che evidentemente ci portano a dire che la sua attività è totalmente, integralmente e funzionalmente riconducibile a un'attività intramoenia e che, quindi, merita di essere scriminata, ai sensi dell'articolo 68. Questa proposta di negare l'autorizzazione a procedere, proprio perché puntellata da una ricostruzione documentale giuridica così qualificata, è stata votata all'unanimità in seno alla Giunta per le autorizzazioni a procedere.

A margine, avverto l'esigenza e il dovere di segnalare al Presidente che c'è una vicenda nella vicenda, per quello che riguarda la richiesta di autorizzazione a procedere nei confronti dell'onorevole Donzelli, perché - merita di saperlo l'Aula - il pubblico ministero che ha formulato la richiesta di archiviazione per le ragioni che prima ho ricordato, non ha visto accolta la sua richiesta dal GIP di Prato, il quale, totalmente disinteressandosi della normativa vigente, non ha inteso rimettere alla Camera la valutazione per la sospensione del procedimento (Applausi) e la delibazione, necessaria e dovuta, sulla ricorrenza delle prerogative funzionali. Perché questo avvenisse c'è stato bisogno di un'iniziativa dell'onorevole Donzelli, che ha fatto una richiesta, esplicita e motivata, al presidente del tribunale, che ha dovuto assegnare il procedimento ad un altro GIP, che finalmente ha sospeso il procedimento penale, rimettendo a noi gli atti, per la nostra delibazione, anche in questo caso, però, non avendo cura di attendere i termini, non perentori, ma comunque ordinatori, della legge, che riguardano la nostra delibazione, ma, nel frattempo, già fissando la prima udienza in giudizio dell'onorevole Donzelli.

Credo che questo elemento vada valutato, vada lasciato agli atti, perché non è, purtroppo, un caso isolato, non è la prima volta che la magistratura, rispetto a questo istituto, quello delle prerogative parlamentari, dell'immunità parlamentare, per quello che è rimasto nella nostra Costituzione di questo antico istituto, sembra muoversi in una direzione che quasi ne neghi l'esistenza, la dignità, la legittimità. Su questo credo che la Camera e la Presidenza debbano valutare anche iniziative che rilancino il valore di questo istituto parlamentare (Applausi).

(Dichiarazioni di voto - Doc. IV-quater, n. 2)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto. Ha chiesto di parlare la collega Gagliardi. Ne ha facoltà.

MANUELA GAGLIARDI (CI). Presidente, onorevoli colleghi, il caso in esame del collega Donzelli, credo che rappresenti un esempio scolastico del lavoro che svolge la Giunta per le autorizzazioni e del tipo di valutazioni di carattere tecnico-giuridico che è tenuta a compiere. Infatti, il caso in esame, come illustrato dal relatore, riguarda alcune affermazioni che sono state rese durante una diretta Facebook, effettuata dall'onorevole Donzelli durante un sopralluogo per verificare principalmente le condizioni di un campo nomadi sito in Prato. A seguito di questo sopralluogo, l'Associazione Sinti Italiani di Prato ha avuto modo di sporgere una querela nei confronti del deputato e di un'altra persona che lo aveva accompagnato durante questo sopralluogo. L'onorevole Donzelli, ad avviso del rappresentante dell'Associazione Sinti Italiani di Prato, aveva accompagnato le riprese effettuate dentro e fuori dal campo con una serie di osservazioni che erano state percepite come denigratorie nei confronti delle persone che lì risiedevano e dell'etnia sinti in generale.

La questione circa l'insindacabilità della condotta dell'onorevole Donzelli è arrivata all'esame della Giunta - ci tengo a precisare - su iniziativa del deputato medesimo; infatti, inizialmente, l'eccezione di applicabilità dell'articolo 68 della Costituzione, sollevata dal Donzelli e accolta sostanzialmente dal PM nella richiesta di archiviazione, non era stata invece accolta dal giudice e, quindi, questo giudice si è arrogato il diritto di non sottoporre alla Camera dei deputati una vicenda che, invece, in tutti i suoi contorni evidentemente doveva essere sottoposta all'esame della Giunta. Solo dopo, quindi, la presentazione dell'istanza al Presidente della Camera si è proceduto alla sospensione del procedimento che sennò diversamente stava proseguendo. Quindi, come dicevo, si tratta di un caso di scuola, perché la Giunta, principalmente, deve effettuare una valutazione tra la condotta che viene eventualmente addebitata al deputato e l'attività parlamentare che lo stesso svolge e, quindi, se vi sia un nesso tra le attività oppure no. Nel caso dell'onorevole Donzelli, ci troviamo di fronte a un'attività parlamentare copiosissima; il collega ha sempre mostrato un particolare interesse verso questi temi, comprovato da numerosissimi interventi alla Camera, da diverse interrogazioni e anche da una proposta di legge depositata subito, all'inizio della legislatura, a marzo del 2018. Quindi, come diceva il collega relatore, è evidente che l'onorevole Donzelli avesse un interesse particolare e che avesse anche intenzione di connotare il proprio mandato in questo tema e su queste vicende. Pertanto, in questo senso e per tutte queste ragioni, pare evidente che ci siano ampiamente e pienamente le condizioni di cui all'articolo 68, primo comma, della Costituzione e per questi motivi, quindi, il gruppo di Coraggio Italia voterà a favore della relazione depositata e, quindi, nel senso dell'insindacabilità dell'onorevole Donzelli (Applausi).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Sarro. Ne ha facoltà.

CARLO SARRO (FI). Grazie, Presidente. La compiutezza e anche l'esaustività della relazione che la Giunta ha votato, redatta e curata dal relatore, l'onorevole Conte, ci esimono dall'approfondire e dal soffermarci diffusamente su una vicenda che è stata analizzata e ricostruita in tutte le sue componenti. Molto sinteticamente, in questo caso noi abbiamo, nell'attività dell'onorevole Donzelli, la possibilità di ravvisare tutte le declinazioni di quella che è la funzione parlamentare. L'onorevole Donzelli sul tema controverso ha presentato all'inizio della legislatura due proposte di istituzione di Commissioni d'inchiesta, ha poi condotto un'attività ispettiva, effettuando un sopralluogo in un campo occupato da cittadini extracomunitari o, comunque, fuori da un contesto urbano ordinario e, naturalmente, questa attività di sopralluogo, questa attività ispettiva è stata compiuta proprio con la finalità di acquisire notizie, informazioni e dati di conoscenza che sarebbero stati poi utili, necessari e per molti versi indispensabili per la formalizzazione di ulteriori atti tipici della funzione parlamentare. Inoltre, all'esito di questo sopralluogo e, comunque, a conclusione di tutto un filone di impegno su un tema così sensibile, al quale l'onorevole Donzelli ha dedicato particolare attenzione, vi è la presentazione di un'interrogazione parlamentare. Possiamo dire, cioè, che in questo caso vediamo proprio declinate tutte le manifestazioni dell'attività parlamentare, della funzione parlamentare, rispetto alla conoscenza di fatti, all'esame di un problema e anche al suggerire talune proposte e talune soluzioni. Dunque, non vi è nulla di eccepibile nella condotta dell'onorevole Donzelli; ciò che viceversa mi sento di censurare fermamente è quanto accaduto nel relativo procedimento penale, perché, indipendentemente da quelle che sono le determinazioni che gli organi giurisdizionali assumono, in questo caso, noi registriamo una palese violazione delle norme a tutela delle prerogative parlamentari, una forzatura inammissibile rispetto alla quale credo che il Parlamento debba necessariamente far sentire la propria voce e ciò non per la protezione di un malinteso privilegio dei parlamentari, ma per garantire proprio la libertà e l'indipendenza del Parlamento che, ahimè, sempre più frequentemente, vengono attaccate o, comunque, vengono contestate da iniziative di taluni magistrati che abbiamo registrato come Giunta piuttosto frequentemente, con una preoccupante intensificazione negli ultimi tempi. Ritornando alla relazione e alle conclusioni in essa rassegnate, Forza Italia le condivide, le apprezza e voterà pertanto convintamente a favore della relazione (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Bazoli. Ne ha facoltà.

ALFREDO BAZOLI (PD). Grazie, Presidente. Poche parole anche per me, perché la relazione del collega Conte è stata del tutto esaustiva e non è un caso che anche in Giunta abbiamo votato all'unanimità a favore della relazione. Per quanto per noi politicamente censurabili le affermazioni e il comportamento del collega Donzelli, non c'è il minimo dubbio che vi siano atti tipici che sono stati depositati dal collega prima e anche dopo quel collegamento Facebook, quella diretta Facebook che fece; oltretutto, si può anche considerare che un'ispezione presso un campo nomadi in qualche modo faccia parte appunto, anche questa, delle attività tipiche, come qualunque ispezione che venga fatta da un parlamentare presso enti e istituzioni. Insomma, credo ci siano tutte le argomentazioni e le ragioni per votare in modo conforme alla relazione del collega Conte (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Covolo. Ne ha facoltà.

SILVIA COVOLO (LEGA). Presidente, onorevoli colleghi, il gruppo Lega esprimerà voto favorevole sulla proposta di insindacabilità del relatore Conte che non si discosta, nemmeno in questo caso, da quello che è l'ormai consolidato orientamento della Giunta per le autorizzazioni, volto a ricomprendere nel novero degli atti tipici tutte le espressioni dell'attività parlamentare in modo da non escludere possibili forme di esercizio del mandato, conformemente alla ratio dell'articolo 3, comma 1, legge n. 140 del 2003. Quest'ultimo, non a caso, elenca una serie di attività che si intendono ricoperte dalla garanzia di cui all'articolo 68 della Costituzione, ma parla poi genericamente di ogni altro atto parlamentare, ogni altra attività di ispezione, di divulgazione, di critica e di denuncia politica, connessa alla funzione di parlamentare espletata anche fuori dal Parlamento.

A tal proposito, è innegabile che un sopralluogo, come quello compiuto dall'onorevole Donzelli presso il campo nomadi di Prato in data 1° marzo 2019, per realizzare una diretta Facebook volta a documentare le condizioni di sicurezza interne all'area e le condizioni di vita dei suoi abitanti, sia un atto strettamente connesso all'esercizio del mandato, specie se letto in correlazione ad altre attività tipiche, precedenti e successive, realizzate dal deputato sul tema. Siamo giunti ad analoghe conclusioni anche nel caso della deputata Bruno Bossio, su cui questa Camera si è già espressa.

Passando al caso in esame, l'onorevole Donzelli ha fatto della lotta al degrado delle città e delle periferie, nonché delle politiche di integrazione e di sicurezza un vero e proprio obiettivo del proprio mandato, tanto che, all'indomani dell'insediamento alla Camera, ovvero nel lontano marzo 2018, è stato cofirmatario di una proposta di inchiesta parlamentare sul tema della gestione delle strutture destinate all'accoglienza dei migranti. In data 18 marzo 2019 ne ha sottoscritto un'altra sulle condizioni di sicurezza, sullo stato di degrado delle città e delle loro periferie. In seguito al sopralluogo in esame, il deputato Donzelli ha sottoscritto varie interrogazioni relative all'erogazione del reddito di cittadinanza e alle categorie dei suoi percettori. In data 7 maggio 2019 ha effettuato un intervento specifico alla Camera su quanto riscontrato durante la sua visita al campo nomadi di Prato per poi depositare un'interrogazione al Ministro dell'Interno sulla stessa materia in data 15 maggio 2019. Risulta, quindi, il collegamento, anche sul piano formale, tra l'attività extramoenia e quella intramoenia del deputato Donzelli.

Avvicinandosi, tra l'altro, la data del 12 giugno, in cui tutti i cittadini italiani potranno esprimersi sui quesiti referendari relativi al funzionamento della giustizia nel nostro Paese, non posso tacere un'altra circostanza singolare: siamo di fronte all'ennesimo caso in cui l'autorità giudiziaria, ritenendo di non accogliere l'eccezione di insindacabilità sollevata dalla difesa dell'onorevole Donzelli, ha omesso di sospendere il procedimento e di trasmettere gli atti alla Camera, come prevede la legge n. 140 del 2003. Valutare compiutamente un'eccezione di parte e disporre la trasmissione degli atti alla Camera erano atti dovuti, essendo posti a garanzia del diritto di difesa. Quel tanto che basta a riflettere sul funzionamento del sistema giudiziario che auspichiamo venga riformato anche attraverso un istituto di democrazia diretta, come quello del referendum, per il quale ci siamo battuti (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Saitta. Ne ha facoltà.

EUGENIO SAITTA (M5S). Grazie, Presidente. Per tutte le ragioni tecniche mi rimetto alla relazione predisposta, in modo puntuale, dal collega Conte. Ci tengo a sottolineare che il nostro non è sicuramente un giudizio sul merito delle frasi pronunciate dal deputato Giovanni Donzelli. Anche da questo punto di vista, sul merito prendiamo le distanze e, soprattutto, stigmatizziamo i toni utilizzati durante la diretta. In questa sede, ci dobbiamo occupare proprio del nesso tra le dichiarazioni extramoenia rese dal deputato Donzelli e gli atti tipici che sono stati prodotti antecedentemente ai fatti attualmente in oggetto.

C'è da sottolineare anche un altro elemento rispetto a tutti gli altri casi che abbiamo avuto di insindacabilità: il deputato Donzelli stava compiendo un'attività ispettiva, un sopralluogo in un campo rom. Anche questo rientra tra le attività che possono essere svolte dai deputati, quindi la diretta svolta durante l'attività ispettiva può essere ricompresa nelle dichiarazioni extramoenia, in quella divulgazione dell'attività che stava compiendo.

Ciononostante, come è stato ricordato, della tematica e anche specificamente del campo rom oggetto dell'attività ispettiva il deputato Donzelli si era occupato in precedenza sia attraverso proposte di legge di Commissioni speciali su questa tematica, sia con interrogazioni non solo antecedenti ma anche postume e, comunque sia, collegate all'attività ispettiva che è stata svolta.

Quindi, da questo punto di vista come MoVimento 5 Stelle siamo molto rigorosi nel valutare i criteri per l'insindacabilità e tante volte anche rispetto agli altri colleghi della Giunta abbiamo votato in modo contrario. Tuttavia, in questo caso votiamo a favore della relazione del collega Conte, quindi per l'insindacabilità, perché in questo caso ci sono tutti gli estremi.

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto.

(Votazione – Doc. IV-quater, n. 2)

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla proposta della Giunta di dichiarare che i fatti per i quali è in corso il procedimento di cui al Doc. IV-quater, n. 2 concernono opinioni espresse dal deputato Giovanni Donzelli nell'esercizio delle sue funzioni, ai sensi del primo comma dell'articolo 68 della Costituzione.

Chi intende esprimersi per la insindacabilità delle opinioni espresse deve votare “sì”, mentre chi intende esprimersi per la sindacabilità deve votare “no”.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 2) (Applausi).

Seguito della discussione del disegno di legge: Ratifica ed esecuzione del Trattato tra la Repubblica italiana e la Repubblica francese per una cooperazione bilaterale rafforzata, fatto a Roma il 26 novembre 2021 (A.C. 3423-A​).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge n. 3423-A: Ratifica ed esecuzione del Trattato tra la Repubblica italiana e la Repubblica francese per una cooperazione bilaterale rafforzata, fatto a Roma il 26 novembre 2021.

Ricordo che nella seduta del 23 maggio 2022 si è conclusa la discussione generale e la relatrice e la rappresentante del Governo hanno rinunciato ad intervenire in sede di replica.

Avverto che la Presidenza non ritiene ammissibile l'emendamento 2.50 Delmastro Delle Vedove, volto ad emendare l'ordine di esecuzione di cui all'articolo 2, subordinando la piena esecuzione del Trattato alla risoluzione delle controversie relative ai confini tra i due Stati. Al riguardo ricordo che, con riferimento ai disegni di legge di ratifica, “per una prassi parlamentare da lungo tempo instauratasi, comune alle due Camere, non è possibile emendare né la disposizione contenente l'autorizzazione alla ratifica del trattato, né la disposizione recante l'ordine di esecuzione”. Colleghi, colleghi! “In sede di ratifica di un trattato internazionale, (…) è compito del Parlamento - in base all'articolo 80 della Costituzione - esclusivamente quello di accogliere o respingere il trattato nel suo complesso, autorizzandone o meno la ratifica da parte del Presidente della Repubblica ai sensi dell'articolo 87 della Costituzione, e la piena esecuzione”. Tale principio è stato ribadito in diverse circostanze (si vedano, tra le altre, le sedute del 23 giugno 1998, del 25 gennaio 2005, del 20 dicembre 2007). Ogni limitazione o specificazione che ponga in questione l'attuazione o anche l'interpretazione di una parte del trattato nel momento dell'autorizzazione alla ratifica, salvo ovviamente ciò che sia espressamente consentito nello stesso accordo internazionale oggetto di ratifica, non potrebbe infatti che riverberarsi sullo stesso contenuto dell'accordo, condizionandone, limitandone o comunque modificandone l'applicazione.

Avverto, inoltre, che la V Commissione (Bilancio) ha espresso il prescritto parere (Vedi l'allegato A), che è in distribuzione.

(Esame degli articoli - A.C. 3423-A​)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli articoli del disegno di legge di ratifica (Vedi l'allegato A).

Poiché l'unico emendamento presentato è stato dichiarato inammissibile, li porrò direttamente in votazione.

Passiamo all'articolo 1. Se nessuno chiede di intervenire, lo pongo in votazione.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 1 (Vedi l'allegato A).

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 3).

Passiamo all'articolo 2. Se nessuno chiede di intervenire, lo pongo in votazione.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 2 (Vedi l'allegato A).

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 4).

Passiamo all'articolo 3. Se nessuno chiede di intervenire, lo pongo in votazione.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 3 (Vedi l'allegato A).

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 5).

Passiamo all'articolo 4. Se nessuno chiede di intervenire, lo pongo in votazione.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 4 (Vedi l'allegato A).

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 6).

(Esame degli ordini del giorno - A.C. 3423-A​)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli ordini del giorno presentati (Vedi l'allegato A).

L'onorevole Gribaudo ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno.

CHIARA GRIBAUDO (PD). Grazie, Presidente. Presentiamo un ordine del giorno su questo importantissimo provvedimento, proprio perché l'articolo 10 del Trattato sulla cooperazione transfrontaliera prevede di strutturare la politica transfrontaliera italo-francese attraverso l'istituzione di un Comitato di cooperazione frontaliera. Il territorio di frontiera delle Alpi del Mare è stato oggetto di significative progettazioni volte ad efficientare i collegamenti, ma, soprattutto, a valorizzare la naturale vocazione turistica dell'area attraverso la linea ferroviaria conosciuta come Cuneo-Nizza.

In questo ordine del giorno, signor Presidente - e ringrazio tutti i colleghi delle forze politiche che l'hanno sottoscritto - chiediamo un impegno a far sì che, finalmente, si arrivi alla firma della convenzione scaduta negli anni Settanta, dopo la valorizzazione di questa linea avvenuta nella precedente legislatura, a cui bisogna dare seguito, con l'importante passo in avanti di una convenzione che veda insieme Italia e Francia nella gestione di una linea che non solo è strategica per lo sviluppo della più grande regione transfrontaliera macro-alpina d'Europa, ma che, anche dal punto di vista ingegneristico e turistico, ha una valenza fondamentale.

Ecco perché chiediamo che, entro quest'anno, la Francia e l'Italia adottino una nuova convenzione e istituiscano anche una sperimentazione su un meccanismo per il rilevamento e l'analisi degli ostacoli della cooperazione previsto nell'ambito del programma di lavoro, individuando possibili soluzioni, anche per avanzare l'allineamento dei lavori del tunnel Tenda e garantire così l'organizzazione di servizi transfrontalieri adeguati al trasporto, sia delle merci, sia delle persone, verso le zone che più sono state colpite dalla tempesta “Alex” nel 2020.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Fornaro. Ne ha facoltà.

FEDERICO FORNARO (LEU). Grazie. Soltanto per chiedere, se la collega Gribaudo è d'accordo, di poter sottoscrivere l'ordine del giorno.

PRESIDENTE. La collega Gribaudo è d'accordo.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Delmastro Delle Vedove. Ne ha facoltà.

ANDREA DELMASTRO DELLE VEDOVE (FDI). Intervengo per l'illustrazione del mio ordine del giorno.

PRESIDENTE. Prego.

ANDREA DELMASTRO DELLE VEDOVE (FDI). Grazie, Presidente. L'ordine del giorno è frutto di un emendamento dichiarato inammissibile, perché non si vuole affrontare un tema che Fratelli d'Italia pone in termini quasi di pregiudizialità rispetto al “Trattato del Quirinale” e, se non di pregiudizialità, quantomeno, un tema per il quale riteniamo sia corretto subordinare l'efficacia e l'entrata in vigore del “Trattato del Quirinale”, che disegnerebbe, secondo i promotori del Trattato stesso, un accordo di cooperazione rafforzata su tutta una serie di materie e che, però, vede questo accordo di cooperazione rafforzata fra Italia e Francia, nel momento in cui la Francia stessa ha rivendicazioni del tutto strumentali e infondate giuridicamente e storicamente sui confini italiani. In particolar modo, ci riferiamo all'annosa e nota questione del Monte Bianco, per il quale la Francia, addirittura, riesce a dire di aver smarrito copia di un precedente trattato che definiva, inequivocabilmente, quale fosse la linea dei confini. E, quindi, per Fratelli d'Italia diventa difficile immaginare un Trattato di cooperazione rafforzata con la Francia, nel momento in cui la Francia contesta i confini italiani.

Ma vi è di più. Mentre noi stavamo costruendo il contenuto del “Trattato del Quirinale”, la Francia dava unilaterale esecuzione ad un altro improvvido Trattato, sempre firmato dal PD, cioè quello di Caen, che ci sottraeva acque territoriali italiane, in particolar modo in Sardegna. Orbene, è evidente che, nel principio ordinamentale del diritto interno, ma anche di quello internazionale, vi è la buona fede nella fase delle trattative e nella fase dell'esecuzione di qualsivoglia contratto interno o trattato internazionale.

Può Fratelli d'Italia legittimamente dubitare della buona fede da parte dei francesi, se, mentre stiamo sottoscrivendo un Trattato di cooperazione internazionale rafforzata, i francesi danno unilateralmente seguito ad un altro Trattato, sempre firmato dal PD, per il quale ci sottraggono acque territoriali pescosissime e ricche di giacimenti (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)? Si può legittimamente temere, nella buona fede contrattuale dei francesi, se fanno un rapporto di cooperazione rafforzata e, nella questione annosa del Monte Bianco, sostengono che si appropriano di fette territoriali e di confini italiani con la scusa che hanno perso un Trattato che, inequivocabilmente, indicava quali fossero le linee di confine? Loro si perdono i trattati. Orbene, Presidente, è evidente che non vi è buona fede da parte dei francesi nelle trattative e, ancor meno, vi sarà nell'esecuzione del contratto.

Temiamo di poter dire che la buona fede sia viziata anche ex parte italiana, almeno da parte dei sottoscrittori, il PD, che ormai è diventato notoriamente il partito della Legion d'onore francese: hanno più legioni d'onore quelli del PD che i deputati eletti dal popolo italiano (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Così come ci pare evidente che tutto questo nasceva quando un altro preclaro, illustre esponente della sinistra, Gozi, era sottosegretario italiano, quando dismetteva la carica di sottosegretario italiano e diventava incredibilmente sottosegretario francese, dimostrando di avere un approccio alla politica italiana come quella dei calciatori che cambiano maglie a seconda della convenienza economica.

Evidentemente, questo ordine del giorno propone nuovamente la posizione di Fratelli d'Italia. Per la denegata ipotesi che vogliate sottoscrivere un trattato che, a nostro modo di giudicare, per i motivi che vedremo dopo, suggella la subordinazione economica e politica dell'Italia nei confronti della Francia, quantomeno, voi dovete risolvere prima ogni controversia relativa ai confini tra i due Stati, perché io non faccio un trattato di cooperazione rafforzata, politica, economica, finanziaria, industriale, bancaria con chi trama, giorno e notte, per sottrarmi confini, fino ad arrivare a dire che si è perso i trattati.

Questo è il contenuto dell'ordine del giorno di una forza politica che sui confini nazionali non si arrenderà mai: sulla cessione dei confini nazionali non si arrenderà mai, nemmeno se vengono leguleiamente ceduti per il tramite di trattati di amicizia, sottoscritti da uomini che hanno più gente nella legione d'onore che deputati in quest'Aula (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Dopo tanto tempo possiamo salutare nuovamente una scuola - credo che farà piacere a tutti - il liceo “Jacopone da Todi”. Salutiamo volentieri i ragazzi e gli insegnanti che oggi sono venuti a seguire i nostri lavori (Applausi).

Ha chiesto di parlare l'onorevole Di Muro. A che titolo?

FLAVIO DI MURO (LEGA). Intervengo solo per sottoscrivere l'ordine del giorno della collega Gribaudo.

PRESIDENTE. Perfetto, la collega Gribaudo ne sarà contenta.

Sottosegretario può esprimere i pareri sugli ordini del giorno presentati?

BENEDETTO DELLA VEDOVA, Sottosegretario di Stato per gli Affari esteri e la cooperazione internazionale. Grazie, Presidente. Sull'ordine del giorno n. 9/3423-A/1 Gribaudo chiederei, per cortesia, ai firmatari di considerare l'arco temporale di un anno, avendo sentito anche il Ministero delle Infrastrutture e della mobilità sostenibili, solo per evitare che, per poche settimane, l'impegno venga disatteso. Quindi proporrei di sostituire le parole: “entro l'anno corrente”, con le seguenti: “entro un anno”.

Sull'ordine del giorno n. 9/3423-A/2 Delmastro Delle Vedove, limitatamente all'impegno - semplicemente perché non ho avuto tempo di leggere tutto il resto - esprimo parere favorevole.

PRESIDENTE. Gli onorevoli Gribaudo e Delmastro Delle Vedove accolgono la riformulazione dei rispettivi ordini del giorno.

È così esaurito l'esame degli ordini del giorno presentati.

(Dichiarazioni di voto finale - A.C. 3423-A​)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Cabras. Colleghi, c'è un'ora di tempo per le dichiarazioni di voto. Lo dico per consentire a chi interviene di poterlo fare nel silenzio dell'Aula.

Prego, onorevole Cabras.

PINO CABRAS (MISTO-A). La vicenda di questo Trattato reca passaggi molto particolari, perché si è arrivati a sottoscriverlo senza un vero dibattito in Parlamento; come Alternativa lo abbiamo sottolineato, avanzando alcune richieste che abbiamo presentato in Aula. Non c'è stato un passaggio in Aula all'altezza di un provvedimento di questa importanza, almeno dichiarata, e di questa solennità, visto che è stato firmato al Quirinale, massima espressione dell'unità dello Stato in Italia, che dà il nome al Trattato; anche in Francia viene chiamato così. È un Trattato dell'importanza apparente di altri trattati, sui quali però c'è stato un lungo dibattito in Parlamento: penso a quelli che hanno modificato profondamente l'assetto della collocazione dell'Italia nel tempo, anche in negativo certe volte, però in quei casi si è tenuta una discussione sufficiente nelle Aule e nel Paese e si è mostrata attenzione da parte di tutti gli organi di stampa, in tutte le forme in cui si esprime l'opinione pubblica. Questo non è avvenuto per il Trattato del Quirinale: addirittura vi è stato un atteggiamento che ha dato l'impressione di una certa omertà - uso una parola grossa -, perché non si spiega il silenzio che si è riscontrato a lungo in organi importanti, i quali, a volte, danno un'importanza capitale a notizie tutto sommato modeste. Su una notizia come questa nemmeno il giorno della stipula si sono spese più di poche righe o di una colonnina, a pagina 17: si vede che era un argomento ampiamente sottovalutato. L'importanza dei rapporti fra Italia e Francia - due Paesi che, oltre ad essere confinanti, hanno relazioni plurisecolari importantissime e relazioni economiche in divenire - non è stata valutata in tutte le sue conseguenze. E' un'importanza enorme che pone di fronte due sistemi, due Paesi, con due diverse tradizioni burocratiche e amministrative, due atteggiamenti diversi in molti aspetti delle relazioni internazionali, nonostante le comuni appartenenze a importanti organizzazioni sovranazionali. In particolare, molti osservatori hanno denunciato un aspetto preoccupante del rapporto fra Italia e Francia, ossia una sorta di condizione di minorità dell'Italia, quasi da junior partner, un partner che non ha le stesse condizioni di partenza, tali da poter reggere un accordo che si mantiene molto sul generico, nelle sue formulazioni, nei suoi undici articoli, ma che può avere implicazioni pratiche, una volta applicato, per il fatto che i due sistemi non si pongono su un piano di parità.

La Francia, ad esempio, ha perfino un ramo della sua intelligence interamente dedicato alle acquisizioni di asset stranieri e fa bene, nel senso che è importante, in un'epoca in cui vi sono tante guerre ibride e tante situazioni in cui la sicurezza di un Paese viene valutata anche con riguardo alla sicurezza economica e alla sua proiezione, dotarsi di un livello adeguato di intelligence per proiettarsi anche nell'agone economico. Da questo punto di vista, c'è un divario enorme con la Francia e mi pare che quanto emerso dal Copasir abbia segnalato un problema serio in questa direzione: non siamo alla pari. Stiamo confrontando un Paese, molto votato alle acquisizioni in settori strategici, con un altro, l'Italia, che, negli anni delle privatizzazioni e del neoliberismo, favorito dal trentennio draghiano, in cui il declino si è accompagnato ad un'ideologia del ruolo dell'Italia nel contesto europeo, è stata una preda, mentre la Francia è stata un partner, certo, un investitore, certo, ma molto aggressivo, in tutti i settori, da quello finanziario a quello dell'automotive, a quello agroalimentare; tanti settori assolutamente strategici per la vita nazionale. C'è stata una sufficiente riflessione su questo? No, ci sono state solo tardive audizioni di esperti, di ambasciatori e di altre figure eminenti che però sono intervenute quando il trattato era già stato firmato, quando non si poteva intervenire. Chi lo ha discusso? Quali organi e quali esponenti che recavano sul proprio petto la legion d'onore? Quindi, rispetto a una situazione di minorità, come questa, che si perpetua, che si ripete e che si ricondiziona nella vita nazionale, non ci sentiamo al sicuro proprio per la genericità del testo, che si presta a una dimensione più segreta e più nascosta del suo funzionamento. Non ci rassicura poi l'atteggiamento delle classi dirigenti del trentennio draghiano - lo richiamo così - e quindi, come Alternativa, saremmo dell'opinione di non ratificare questo trattato.

Sarebbe necessario forse un supplemento di riflessione. Ci sono tanti trattati asimmetrici rispetto all'Unione europea, che si stanno prospettando nel contesto europeo, che un po' diminuiscono l'orizzonte europeo, un po' consolidano relazioni tutto sommato opache fra gruppi di Stati, senza una trasparente discussione sul futuro dell'Unione europea. Tanto più in un'epoca in cui l'Unione europea, per bocca dei suoi massimi rappresentanti, ha assunto il ruolo di entità istituzionale belligerante che partecipa alla guerra che si sta svolgendo sul territorio europeo, con l'idea che possa essere vinta solo sul campo. Su tutto questo c'è stato un dibattito sufficiente? Noi crediamo di no e perciò, come Alternativa, dichiariamo la nostra contrarietà a questo Trattato (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Alternativa).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Fornaro. Ne ha facoltà.

FEDERICO FORNARO (LEU). Signor Presidente, signor sottosegretario, colleghe e colleghi, noi, a differenza del collega che mi ha preceduto, abbiamo un'idea diversa di questo Trattato, ne riconosciamo l'importanza e crediamo che sia stato un passo compiuto nella direzione giusta. Se qualcuno aveva qualche dubbio, la cultura del sospetto e del complotto che è ancora riecheggiata in quest'Aula, prima, nell'illustrazione di uno dei due ordini del giorno e, poi, nell'intervento del collega Cabras, ci porta a dire che non è accettabile questa impostazione, questa idea delle relazioni internazionali, questa idea delle relazioni con un Paese come la Francia.

Il Trattato con la Repubblica francese per una cooperazione bilaterale rafforzata è stato sottoscritto a Roma il 26 novembre scorso e chiamato “Trattato del Quirinale” per le ragioni che sono già state illustrate. A nostro giudizio, al di là del merito dei singoli punti e dei singoli articoli, il Trattato ha un rilievo in un quadro di riposizionamento strategico di sviluppo e di futuro dell'Unione europea. Anche per il ruolo forte e autorevole dell'ex Capo di Governo della Germania, la Cancelliera Merkel, è del tutto evidente che negli ultimi anni ci sia stata un'Europa, come si dice giornalisticamente, a trazione franco-tedesca, penalizzando i Paesi europei che si affacciano sul Mediterraneo. Crediamo che un accordo forte, nei termini definiti da questo Trattato, con la Repubblica francese, senza aprire guerre, tra virgolette, interne all'Unione europea, possa consentire di riequilibrare e di dare, quindi, come baricentro all'Unione europea un asse dei Paesi mediterranei del Sud Europa, capace di rapportarsi meglio e con maggior forza con il tradizionale asse dei Paesi del Nord, cosiddetti frugali, non dimenticando anche che uno degli effetti della guerra in Ucraina è stato anche il sostanziale dissolversi del cosiddetto gruppo di Visegrád. Crediamo, quindi, che sia da approvare questo Trattato. I rapporti tra Roma e Parigi si fondano su una base strutturale molto forte. Va ricordato che sono numerosi i gruppi industriali a partecipazione mista francese-italiana nei settori spaziale, navale, aeronautico, elettronico, automobilistico e ottico, coinvolgendo nel complesso oltre 600 mila lavoratori. Il riferimento evidente, cui noi dobbiamo guardare, è una ritrovata alleanza, in un rapporto storico di buon vicinato con la Francia. Queste sono le ragioni che ci portano ad esprimere convintamente un voto favorevole.

Ci sarebbe da entrare nei singoli aspetti, ma era fondamentale inquadrare il Trattato all'interno di quello che per noi è l'elemento fondamentale, rafforzato anche dalle vicende della guerra: rafforzare l'Unione europea. C'è sempre più bisogno di un'Unione che non sia soltanto di carattere monetario, un'Unione economica; un'Unione che consenta di avere, per esempio, come abbiamo detto ieri durante l'audizione del Ministro Cingolani, una politica energetica e di difesa comune. L'Europa è chiamata, a nostro avviso, a ricoprire un ruolo più forte al fine di dare risposte significative. Il Trattato si inserisce in questa prospettiva e, per queste ragioni, annuncio il voto favorevole del gruppo di Liberi e Uguali.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Biancofiore. Ne ha facoltà.

MICHAELA BIANCOFIORE (CI). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, vogliamo un'Europa più forte, più unita e più sovrana, hanno detto, non Matteo Salvini o Giorgia Meloni, ma il Presidente Draghi ed Emmanuel Macron, durante la conferenza per la firma del Trattato in questione, con il nostro Premier che ha precisato: sovranità europea significa disegnare il futuro come lo vogliamo noi europei, non come lo vogliono gli altri; per questo serve controllare i confini e gettare le basi per una difesa europea, che è complementare e non sostitutiva della NATO. Dico e sottolineo questo passaggio sulla sovranità, colleghi, perché i valori e i principi della Costituzione non possono essere buoni e, quindi, condivisibili, solo quando a pronunciarli è il Presidente del Consiglio, ma anche quando una verità, di fatto sotto gli occhi di tutti, è detta dai membri della maggioranza o dagli avversari politici.

Correva il giorno 26 novembre 2021, quando il Presidente del Consiglio dei Ministri, Mario Draghi, e il Presidente della Repubblica francese, Emmanuel Macron, hanno firmato il Trattato per una cooperazione bilaterale rafforzata al Quirinale, allo scopo positivo di rafforzare il legame tra Italia e Francia e, insieme, l'Europa. Alla firma di quel Trattato il 26 novembre parlavamo, però, di un altro mondo, che intuiva, ma sperava che l'invasione dell'Ucraina da parte russa non sarebbe mai avvenuta e che riteneva la NATO fosse quasi un organismo superfluo. Il Trattato si poneva e si pone, nonostante l'attualità, infatti, nella cornice del rilancio del processo di integrazione europea attraverso una cooperazione rafforzata franco-italiana, che, accanto al lungo e collaudato sodalizio franco-tedesco, voleva essere proprio fulcro della stabilità e del recupero del sogno comunitario, oggi più che mai fondamentale, amici, perché l'Europa rischia di essere, di fatto, il terreno di scontro di altre guerre egemoniche tra poteri, con interessi divergenti da quelli europei.

Gli Stati Uniti d'Europa, una sovranità europea, ergo un sentimento patriottico unitario, un'unica anima e una nuova Costituzione, sono fondamentali per noi di Coraggio Italia, per non vedere affossato il lavoro del lume della mia terra e dell'Italia, De Gasperi, di Spinelli, di Schuman e Adenauer (Applausi dei deputati del gruppo Coraggio Italia) - non sottolineiamo che, purtroppo, a bocciare la Costituzione europea è stata anche la Francia -, così come la cooperazione franco-tedesca risultava, nel mondo successivo alla seconda guerra mondiale, un'assoluta necessità per la sicurezza dell'Europa e per la credibilità dell'Alleanza atlantica ed implicava il superamento del plurisecolare contrasto tra Francia e Germania.

Con questo Trattato l'Italia, ma soprattutto la Francia, intendevano mettersi a capo del rilancio del progetto europeo, con il fine di una sempre minore dipendenza o influenza da parte delle grandi potenze mondiali. L'obiettivo del Presidente Macron sarebbe stato questo: rimettere la Francia al vertice del piano comunitario. Questo è ancora nelle sue intenzioni e, per farlo, ha bisogno anche di ridisegnare e rimarcare i confini tra 27 Stati membri e gli altri attori internazionali, innanzitutto la Cina che, da un punto di vista commerciale e infrastrutturale, negli anni ha allungato le mani sul vecchio continente, stipulando accordi con aziende e diversi Governi comunitari: dai proficui scambi con un Paese leader come la Germania, fino alla Belt and Road Initiative, la nuova Via della seta. Infine, le parole dei due leader potevano essere finalizzate anche ad una nuova indipendenza dagli Stati Uniti, che rimangono comunque il principale alleato oltre che Paese leader della NATO. La Presidenza Trump e il promesso e mai pienamente realizzato cambio di rotta della nuova amministrazione Biden hanno contribuito alla creazione di una nuova consapevolezza nelle Cancellerie europee, che così hanno capito come l'alleanza con gli Stati Uniti non possa essere messa in discussione, ma allo stesso tempo non possa nemmeno diventare - e lo sottolineo - un rapporto di subalternità di Bruxelles a Washington. Gli eventi della guerra in Ucraina hanno dovuto cambiare queste prospettive e rimandarle a lungo termine e anche questa ratifica avviene, purtroppo, fuori termine. Il Presidente Macron ha promosso tale Trattato, cosciente del fatto che non possono essere più solo Francia e Germania a dettare la linea europea e la volontà dell'Eliseo è quella di riportare Roma al ruolo di attore protagonista al tavolo dei grandi. A me sarebbe piaciuto che lo facessimo da soli. Così la Francia si candida a diventare l'anello di congiunzione - ma ci chiediamo, non senza qualche preoccupazione: anche di vertice? - di una nuova grande alleanza europeista, che orienti le politiche dell'intera Unione. Anche per questo nel testo del Trattato si specifica che le parti favoriscono, ove appropriato e nel quadro previsto dai Trattati dell'Unione europea, un più esteso ricorso al sistema della maggioranza qualificata per l'assunzione di decisioni nel Consiglio. Basta, quindi, con l'ostruzionismo dei singoli Governi.

Il nuovo sovranismo europeo non ha tempo da perdere, che poi è quello che hanno sempre sottolineato i sovranisti nostrani, e dobbiamo riconoscerlo. Allo stesso tempo, le resistenze a un approccio anche bilaterale alle relazioni internazionali sono figlie della memoria diplomatica italiana, che ha sempre dovuto fare i conti, in modo doloroso, con i giochi di potenza del concerto delle Nazioni europee. Dall'Unità d'Italia in poi il rapporto con le potenze continentali è sempre stato assai complicato per un'Italia che voleva affermarsi fra i grandi, mentre scontava alcune relative debolezze, che tutti conosciamo. Oggi, invece, questa alleanza italo-francese è una necessità, anche per appianare quelle divergenze che, negli anni, hanno fortemente allontanato i due Stati, e non per colpa dell'Italia, bisogna dirlo. Si pensi alle reciproche diffidenze in materia economica, ad esempio la vicenda dell'acquisto da parte di Fincantieri dei cantieri navali di Saint-Nazaire, nonché le divergenze sulla gestione del doloroso dossier libico, per noi italiani - e qui dovremmo aprire un altro capitolo, se fossimo tutti onesti, a proposito delle invasioni dei popoli stranieri in terre sovrane -, così come dei flussi migratori nel Mar Mediterraneo o le forti polemiche con il Governo italiano formatosi dopo le elezioni politiche del 2018, che avevano addirittura condotto al richiamo dell'ambasciatore francese a Parigi, il 7 febbraio del 2019. E, per carità di questa maggioranza di unità nazionale, cerco di non ricordare quali erano le motivazioni.

Ma c'è da dire che la ripresa dei rapporti tra Roma e Parigi è fondata, oltre che su legami storici che ci uniscono profondamente, anche su una base strutturale economica piuttosto forte. Si contano, infatti, diversi gruppi industriali a partecipazione mista francese e italiana nei settori spaziale, navale, aeronautico, elettronico, automobilistico e ottico, che, nel complesso, impiegano oltre 600 mila lavoratori. Si pensi, inoltre, all'elevato numero di gruppi economici italiani con investimenti in Francia che riguardano i settori assicurativo, turistico, alimentare e della ristorazione, con all'incirca 240 mila addetti. Ma si pensi anche, non senza preoccupazione, alla cospicua presenza francese in aziende operanti in Italia nei settori finanziario e bancario, della moda, della telefonia, della grande distribuzione, che complessivamente impiegano circa un milione e 700 mila addetti.

Soprattutto sul versante italiano questa forte integrazione economica con la Francia è stata spesso vissuta come una sorta di colonizzazione del nostro Paese, suscitando corrispondenti tensioni con Parigi, che, va ricordato, ha nella sua intelligence - ma credo lo abbia detto qualche collega in precedenza - addirittura un settore acquisizioni che ha sguazzato nel nostro Paese. Vanno, al riguardo, evidenziate le diverse traiettorie politiche ed economiche percorse dai due Paesi negli anni Novanta: l'Italia, impegnata a ridurre il rilevantissimo debito pubblico, procedeva massicciamente ad una serie di privatizzazioni, spesso poco chiare, mentre la Francia cercava di resistere il più possibile alle normative europee per la liberalizzazione dei mercati e dei servizi, puntando a mantenere salde le proprie eccellenze nazionali, né più e né meno di quanto sta facendo con le sanzioni alla Russia.

Se dunque, nonostante l'oggettiva interconnessione economica e i fortissimi legami di carattere storico, politico, culturale e linguistico, i rapporti tra Italia e Francia si sono mantenuti su un piano di asimmetria, una delle matrici fondamentali di tutto ciò sembra essere stata la mancanza di processi di dialogo istituzionalizzati, capaci di dare continuità ai rapporti bilaterali, al di là delle scelte squisitamente politiche. Dunque, l'emergere di una convergenza sull'opportunità di stipulare un accordo quadro sembra poter porre rimedio proprio a queste mancanze, ed è per questo che noi siamo positivi.

Oggi l'Italia e la Francia sono più vicine che mai per affrontare le sfide del futuro, le nuove frontiere dello spazio, il digitale, uno sviluppo economico e sociale all'avanguardia e, al tempo stesso, sostenibile. Di estrema importanza sono poi le disposizioni del Trattato del Quirinale sulla politica climatica, che rappresentano un passo avanti, sotto diversi aspetti. Bilateralmente, l'Agenda verde ha sempre ricoperto un ruolo secondario nei rapporti tra Parigi e Roma rispetto ad altri temi come l'economia, la finanza e le migrazioni. Ad esempio, il meccanismo di rotazione previsto dal Trattato, grazie al quale i Ministri di ciascun Governo parteciperanno a rotazione nelle rispettive riunioni di gabinetto, potrebbe aiutare nella coordinazione e condivisione delle priorità. A tale scopo contribuirebbero anche le riunioni periodiche e congiunte della Commissione per gli affari esteri su questioni specifiche. Entrambi i Paesi vorrebbero poi portare avanti le attività finanziate dal Next Generation EU e dimostrare di essere in grado di farlo. Questo potrebbe essere utile a entrambe le parti, impegnate in sfide interne da affrontare. La Francia deve gestire seriamente il ruolo del nucleare all'interno del proprio mix energetico, mentre l'Italia sappiamo bene avere una forte dipendenza in materia di gas ed energia elettrica con interlocutori non proprio affidabili.

Quindi, a tutto ciò si aggiunga che la stipula del Trattato del Quirinale è stata indubbiamente favorita anche dall'emergere recente di esigenze un tempo insospettabili…

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Biancofiore.

MICHAELA BIANCOFIORE (CI). …come la necessità - finisco, Presidente - di operare scelte politiche comuni per la stabilizzazione della Libia.

Ecco perché, per tutte queste ragioni, esprimo, a nome del gruppo Coraggio Italia, il voto favorevole al Trattato in questione (Applausi dei deputati del gruppo Coraggio Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Migliore. Ne ha facoltà.

GENNARO MIGLIORE (IV). Grazie, signor Presidente. Vorrei ringraziare innanzitutto il nostro Paese, per aver scelto, il 26 novembre scorso, di dare corso ad un'iniziativa, appunto al Trattato del Quirinale, che non solo ha visto le nostre massime autorità impegnate in prima persona, ma che ha dato rilievo a una pratica che considero fondamentale anche per il futuro dell'Europa. Questo Accordo, questa cooperazione rafforzata segue quella tra Francia e Germania, che si sono in precedenza accordate con un Trattato, nel 1963, il famoso Trattato dell'Eliseo, e poi, tra Merkel e Macron, ad Aquisgrana, con il Trattato appunto di Aquisgrana, del 2019, nel quale veniva anche introdotta una clausola relativa alla cooperazione di carattere militare, in una mutua assistenza di difesa.

Si tratta, quindi, di una lungimirante interpretazione di quello che vuol dire essere partner all'interno di un'Unione come quella europea, sia quando questo Trattato è stato pensato sia oggi, a maggior ragione, quando nuove sfide ci attendono.

Ho intenzione di fare un ragionamento intorno a questo Trattato, i cui dodici articoli credo tutti i componenti questa Camera conoscano e che, in qualche modo, sono stati illustrati anche nella discussione generale. Il ragionamento si basa su tre questioni: la prima è il concetto di sovranità, che cosa significa oggi il concetto di sovranità, la parola sovranità nell'ambito di un contesto multipolare come quello che stiamo vivendo e dell'appartenenza a molteplici reti di alleanze. Apparteniamo a un'alleanza militare come la NATO, un'alleanza di difesa; apparteniamo soprattutto all'Unione europea, ed è per questo motivo che decliniamo la nostra cittadinanza come cittadini italiani ed europei.

La sovranità significa perseguire un bene comune, con mezzi che possono essere comuni, per finalità che sono comuni. E la sovranità, indipendentemente dalle valutazioni, anche molto strumentali, di chi fa della sovranità stessa una trasformazione in sovranismo, e quindi ne accentua i caratteri di separazione, e non quelli di promozione di un interesse comune, è assolutamente rafforzata da questo Trattato, perché noi abbiamo interessi realmente comuni con la Francia. Basti leggere i primi articoli; il primo articolo è relativo agli interessi in politica estera. È vero, abbiamo avuto anche tensioni, pure in una storia piuttosto recente, come è accaduto in Libia, ma stiamo recuperando, perché il rapporto con la Francia, un Paese, peraltro, lo voglio ricordare, membro permanente del Consiglio di sicurezza, uno dei Paesi più importanti dal punto di vista della costruzione anche delle alleanze di cui facciamo parte - penso, per esempio, che, insieme a noi, è stato fondatore dell'Unione europea - vuol dire innanzitutto delineare una costruzione di interventi sul piano della politica internazionale che non ci vedano più su fronti differenti, se non addirittura contrapposti.

La seconda questione è il senso di autonomia della nostra decisione, e di non subalternità. C'è un racconto, in questo Paese, che vede questo Trattato come una sorta di resa nei confronti di interessi francesi. Non è così, chi lo utilizza in questi termini tradisce anche l'impegno della rappresentanza della nostra cittadinanza e del nostro popolo.

Noi siamo orgogliosamente promotori di un'iniziativa di questo genere e io auspico che venga estesa anche alla Germania, che si pensi, di qui in avanti, anche ad un trattato con la Germania, perché il nucleo fondatore dei Paesi, in particolare dopo la Brexit, che hanno costituito l'Unione europea, possa determinare un nuovo concetto di sovranità (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva). E questo lo si deve anche all'interpretazione, a mio giudizio molto efficace, che sta dando Emmanuel Macron, nel suo ottimo semestre di Presidenza dell'Unione, quando parla di una coalizione di Paesi che condividono valori democratici, che immediatamente tenga dentro anche Balcani e Ucraina, e che il principio dell'allargamento, positivo, necessario, così come ci chiede l'Ucraina, così come ci chiede Zelensky, anche a fronte della invasione, illegale e criminale, di Putin di quel Paese, di entrare nell'Unione europea, sia un passo ulteriore, ma che non neghi l'immediata costruzione di un ampio fronte di Paesi democratici.

La nostra scelta di rafforzare una partnership con la Francia, e io immagino di qui a poco anche con la Germania, dovrà andare di pari passo anche con il superamento del concetto e della pratica dell'unanimità nelle decisioni prese in seno al Consiglio, perché noi siamo convintamente federalisti europei, nel senso della costruzione di una sovranità che non solo non nega le specificità e le unicità delle culture che costituiscono i nostri Paesi, ma che costruisce una sovranità più forte, in un ambito e in un mondo più complesso (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva).

Infine, una questione che attiene alla nostra gestione dei rapporti con la Francia: io qui voglio pubblicamente ringraziare chi ci ha sempre creduto. In questo, io ho il piacere e l'onore di essere parte della Commissione affari esteri, che, con il presidente Fassino, ha lavorato in maniera molto efficace alla costruzione di rapporti e relazioni bilaterali anche tra i Parlamenti, a partire dalle Commissioni affari esteri, che hanno portato poi, il 29 novembre, ad un Trattato di cooperazione parlamentare sottoscritto da questa Camera con l'Assemblea nazionale francese. Parlo della Commissione affari esteri della Camera, per essere chiari, perché, purtroppo, per molto tempo, al Senato, la Commissione affari esteri non abbiamo avuto il piacere di incrociarla (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva) come soggetto attivo nella costruzione di progetti di condivisione europea, di respiro europeo.

Quindi mi lasci concludere, Presidente, citando una questione che a me sembra fondamentale. Ci uniscono molti legami, la cultura, l'insegnamento delle lingue, in Italia è molto diffuso quello francese e dobbiamo lavorare di più - lo dico anche al Vice Ministro - affinché ci sia un insegnamento della lingua italiana più diffuso anche in Francia, perché i legami si consolidano innanzitutto parlando la stessa lingua o, comunque, comprendendosi.

Voglio dire un'altra cosa ancora: noi siamo dei grandi Paesi basati su Costituzioni repubblicane che hanno al centro i diritti umani. In questo momento siamo sullo stesso fronte in relazione all'aggressione criminale che viene fatta nei confronti dell'Ucraina. Siamo sullo stesso fronte perché riteniamo che ci debba essere un'intesa che porti ad una pace, ma siamo sullo stesso fronte anche perché sosteniamo convintamente la resistenza di chi si oppone alla barbarie. Questo è il senso anche di un'appartenenza comune, perché l'Europa non possa essere vista solamente come una somma di burocrazie, come una somma di regolamenti, ma come uno spirito che ci guida, così come la bandiera viene accostata a quella italiana anche in quest'Aula, nella costruzione di un mondo più avanzato, di un mondo migliore, di un'idea più avanzata di quello che vuol dire la politica in questo continente. E questo Trattato, che noi ovviamente come Italia Viva sosteniamo, ne è la prova (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Delmastro Delle Vedove. Ne ha facoltà.

ANDREA DELMASTRO DELLE VEDOVE (FDI). Grazie, Presidente. Il gruppo di Fratelli d'Italia voterà, viceversa, contro il cosiddetto Trattato del Quirinale, per una diversa scala di valori e per diverse motivazioni. Intanto, c'è un tema di metodo, sollevato isolatamente da Giorgia Meloni e relativo alle opacità delle trattative, che si sono svolte nella più totale e assoluta segretezza e impermeabilità. Non trovate anche voi forse scandaloso che, se questo Trattato disegna veramente un'evoluzione dell'architettura di tutta l'Europa e cambierà il volto del mondo, non sia stato preceduto da una discussione del Parlamento (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia), ma sia stato ratificato e poi portato stancamente all'interno della Commissione affari esteri? E questo Trattato, che, nella logica dei loro estensori, sembra proprio un trattato da diciottesimo secolo, viene contratto fra Re Sole - Macron, purtroppo – e, dall'altra parte, ci sembra tanto che l'altro attore sia il Marchese del Grillo, e quindi crediamo di sapere come finirà la storia di questo Trattato. Infatti, oltre al metodo, c'è una questione di merito: abbiamo come la sensazione che, più che rappresentare l'Italia, in un equilibrio rafforzato fra Italia e Francia, questo Trattato suggelli la subordinazione dell'Italia nei confronti della Francia (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia) in campo finanziario, in campo economico, in campo agroalimentare, in campo politico. Ascoltavo in precedenza qualcuno della sinistra che diceva: eh, beh, da parte dei sovranisti di Fratelli d'Italia vi è la cultura del sospetto e del complotto; ma, di grazia, è sospetto e complotto, oppure è un fatto che in questo Trattato, per esempio, si spieghi, all'articolo 5, che le Parti incoraggeranno gli scambi tra i reciproci attori economici e si impegneranno a facilitare gli investimenti reciproci? Orbene, io ho la sensazione che gli investimenti di Lactalis, che in Italia ha comprato, per fare solo alcuni esempi, Parmalat, Galbani, Invernizzi, Vallelata, Locatelli, Cademartori e Nuova Castelli, salvo delocalizzare immediatamente, siano stati facilitati. Siete convinti che l'acquisizione di Fincantieri nei confronti di Stx France sia stata così facilitata dal galletto sovranista Macron (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia) o egli non si sia messo di mezzo per interrompere quello che noi, come italiani e come Fincantieri, avevamo acquisito legittimamente, all'interno di una procedura concorsuale fallimentare presso il tribunale di Seul? Arrivò il galletto sovranista Macron a dire: non si può fare! Nazionalizzarono quei cantieri piuttosto che lasciarli in mano italiana! Credo che vi sia un notevole squilibrio fra le acquisizioni di Lactalis di tutta la filiera agroalimentare italiana, di cui ho parlato prima, rispetto all'operazione di Stx-Fincantieri. O ancora, per fare un altro esempio, nel mondo bancario, altro mondo italiano soggetto alle OPA ostili e alle acquisizioni francesi, siamo proprio sicuri che, in Francia, Banca nazionale del lavoro avrebbe potuto acquisire BNP Paribas? Non lo so. Io so che BNP Paribas ha acquisito Banca Nazionale del Lavoro, che il Crédit Agricole ha acquisito Cariparma e Banca Popolare Friulana. Io so ancora che nella fusione con Stellantis non è l'Italia la Nazione che ha fatto la parte del campione. Ancora, siamo sicuri della buona fede contrattuale dei francesi, se, mentre vi è la discussione sul Trattato del Quirinale, portano avanti unilateralmente il Trattato di Caen, con il quale ci sottraggono pescosissime aree di acqua di fronte alla Sardegna, alla Toscana e alla Liguria, che, oltre a essere pescosissime, contengono 1,4 trilioni di metri cubi di gas (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)? E, ancora, è per davvero un contraente in buona fede chi cerca di violare i confini italiani del Monte Bianco, adducendo la ridicola scusa che non trova più le carte geografiche allegate al Trattato di Torino sottoscritto da Vittorio Emanuele II nel 1860? I francesi, quando si tratta di riconoscere i confini italiani, perdono le carte geografiche (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)! Prima di sottoscrivere questo trattato, andate in Francia a portare loro le carte geografiche, andate a dire loro che, se contestano la sovranità italiana e i confini italiani, questo Trattato non si sottoscrive! Ma siamo veramente sicuri, sottosegretario, della buona fede dei contraenti?

Ci stanno dicendo che non riconoscono i confini del Monte Bianco, perché loro hanno perso le carte geografiche allegate al trattato del 1860 sottoscritto da Vittorio Emanuele II (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). A casa mia siamo vicini alla truffa contrattuale, qui siamo vicini a un fatto che, secondo voi, è prodromico a un trattato di cooperazione rafforzata che - lo ripeto - suggella la subordinazione dell'Italia.

E giusto perché non vi è limite alla spudoratezza nelle cancellerie europee, vorrei ricordare agli italiani che incredibilmente, con una sfacciataggine infinita, ci state venendo a dire che con questo trattato vi sarà la stabilità e la prosperità a lungo termine nel Mediterraneo. Scusate, ma chi lo dice, i francesi? Ma sono gli stessi francesi che hanno ribaltato Gheddafi solamente perché l'Italia aveva una posizione di forza nell'estrazione (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia), sono i medesimi francesi che, quando l'intera comunità internazionale era al fianco di Al-Serraj, scatenavano Haftar?

Ancora, in questo trattato, perché non avete limiti, si dice che ci sarà una politica migratoria e dell'asilo europea condivisa. Andatelo a dire a Ventimiglia, dove i francesi ci rimandano indietro i migranti lungo le ferrovie dopo avergli tolto le scarpe. E vi dirò di più: questo lo dice Fratelli d'Italia, Fratelli d'Italia è sovranista? E allora vi dico che Human Rights Watch ha fatto decine di denunce ai francesi che, in spregio ad ogni diritto internazionale, qualificano maggiorenni i minori non accompagnati stranieri alle frontiere e li rispediscono in Italia; dopo aver fatto dichiarare a un poliziotto che quel minorenne di 15 anni, in verità, ne ha 18, lo rispediscono lungo le tratte ferroviarie in Italia (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)! Sono questi coloro con cui noi dovremmo lavorare per migliori politiche migratorie?

Ancora, parliamo, all'articolo 5, di quanto verranno favoriti i reciproci investimenti. Io ve lo dico con sincera franchezza: l'Italia è fragile rispetto ad acquisizioni - che, se non sono predatorie, sono certamente ostili - della Francia che ha alle sue spalle un sistema politico, finanziario, economico e industriale pronto a fare un'OPA straordinaria sull'Italia. Lo ha già fatto. Lo ripeto, lo ha già fatto - come dicevamo prima - nella filiera alimentare con Lactalis, vera e propria società volta all'acquisizione delle eccellenze italiane, da Parmalat, a Galbani, a Invernizzi, Vallelata, Locatelli e Cademartori; lo ha fatto nel mondo bancario, con l'acquisizione di BNL; lo ha fatto nel mondo della moda, stiamo parlando di marchi che vanno da Gucci a Pomellato, Bottega Veneta, Bulgari, alla biellesissima Loro Piana; una acquisizione selvaggia di tutte le nostre industrie, perché per loro in Europa se noi aiutiamo le nostre imprese si chiamano aiuti di Stato, ma non si chiamano aiuti di Stato quelli dei francesi che riempiono la pancia delle loro aziende per venire ad acquistare le nostre aziende.

Non ci sono le condizioni di equilibrio e altro che cultura del sospetto! Si alzino in piedi gli uomini della Legion d'onore, scusate, del PD; vabbè, è la stessa cosa, non cambia nulla, tanto hanno più Legioni d'onore che deputati in quest'Aula, quelli del PD. Si alzino in piedi e mi dicano ancora una volta che la nostra è la cultura del sospetto, però, mi spieghino che cosa è accaduto quando l'Italia era nelle condizioni giuridiche economiche di acquisire Stx France: lo aveva già fatto presso il tribunale fallimentare di Seul, si mise di mezzo Macron e nazionalizzarono quell'azienda piuttosto che lasciarla agli italiani (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)!

Allora, se queste sono le condizioni, io ho come la sensazione che, lungi dall'essere un trattato di cooperazione rafforzata, questo trattato suggelli l'inferiorità e la subordinazione finanziaria, bancaria, della filiera agricola e industriale, della filiera della moda italiana, e questa subordinazione è pari a quella dei contraenti: da una parte Re Sole, dall'altra parte il Marchese del Grillo. Anche i trattati con i francesi si possono firmare, ma non li devono firmare coloro che hanno più Legioni d'onore che deputati in quest'Aula, cioè il PD (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Orsini. Ne ha facoltà.

ANDREA ORSINI (FI). Signor Presidente, onorevoli colleghi, signor rappresentante del Governo, quella di oggi non è davvero una delle tante ratifiche ordinarie che l'Aula è sovente chiamata a compiere; si tratta, invece, di una pagina importante, di un salto di qualità nella nostra politica internazionale.

Con l'apposizione delle firme al Trattato del Quirinale, da parte del Presidente del Consiglio Draghi e del Presidente francese Macron, lo scorso 26 novembre, per le relazioni fra Italia e Francia è cominciata una nuova era. Per la prima volta nella nostra storia recente, sottoscriviamo con un altro Stato un vero e proprio accordo che crea una forma rafforzata e strutturata di cooperazione bilaterale.

Questo trattato mira ad essere un'intesa strategica che dura nel tempo, che affronta e amplia le aree di collaborazione fra i nostri due Paesi, dalla politica estera e di difesa alle strategie industriali, dalla cultura alla formazione, dalle politiche sociali all'agricoltura, dalla digitalizzazione alle politiche per le pubbliche amministrazioni, senza dimenticare trasporti, green economy, Alpi e Mediterraneo.

I grandi Paesi basano la loro politica estera e le loro relazioni internazionali su prospettive strategiche e anche su interessi costanti, stabili nel tempo, che vengono tutelati spesso proprio attraverso strumenti come il trattato che oggi è al nostro esame. Alle relazioni fra Roma e Parigi viene fornita una solida cornice istituzionale, viene attribuita forma stabile a una collaborazione storica fra due Paesi fondatori dell'Unione europea, membri del G7, del G20, della NATO, entrambi con forte proiezione mediterranea; due Paesi che hanno molto in comune e questo ha comportato, nella storia, sia momenti di intensa cooperazione sia, anche, momenti di inevitabile contrapposizione.

Oggi, Francia e Italia scelgono definitivamente la strada della collaborazione e della consultazione costante e questo è un salto qualitativo molto importante. È una scelta responsabile e coerente, anche alla luce proprio dell'alto grado di integrazione economica fra i due Paesi che rende il rapporto bilaterale strategico per entrambi.

Non va dimenticato che la Francia è il nostro secondo mercato di esportazione e noi siamo il terzo per loro. Nel 2020, la Francia era il secondo Paese investitore in Italia, ma nel 2019 gli investimenti realizzati dalle imprese italiane oltralpe hanno superato quelli realizzati dalle imprese francesi nel nostro Paese. Questo dovrebbe tranquillizzare le preoccupazioni di alcuni colleghi. La Francia è la prima destinazione degli investimenti effettuati da imprese italiane in Europa.

Pur nella diversità fra i sistemi industriali, da noi è più diffusa la piccola e media impresa, da loro i grandi conglomerati; si sono realizzate diverse integrazioni, basti ricordare Luxottica e Essilor o Peugeot e Fiat-Chrysler Stellantis, per citare solo le più note. La cooperazione economica e industriale fra Francia e Italia sulla transazione digitale, sulle nuove tecnologie e sui settori strategici di sviluppo è fondamentale, come hanno dimostrato le vicende di questi ultimi anni, con la necessità di riportare intere catene del valore in Europa.

Ma le potenzialità di una più stretta collaborazione con la Francia non si esauriscono nella sola sfera economica; importante, proprio per sanare le incomprensioni del passato, risulterà la ricerca di un comune impegno nel Mediterraneo e in Africa. I nostri due Paesi mirano a rafforzare il coordinamento su tutte le questioni che influiscono sulla sicurezza, sullo sviluppo socio-economico, sull'integrazione, sulla pace e la tutela dei diritti umani nella regione mediterranea, compreso il contrasto allo sfruttamento dell'immigrazione irregolare.

Grande importanza viene attribuita a un approccio comune europeo delle politiche con il vicinato meridionale e orientale. Altrettanto importante sarà adottare iniziative comuni per promuovere la stabilità e la sicurezza del continente africano, rafforzando l'impegno dell'Unione europea in questo continente, con particolare attenzione al Nordafrica, al Sahel e al Corno d'Africa, anche alla luce di quelli che saranno gli sviluppi del conflitto in Ucraina e alle possibili drammatiche conseguenze della mancata fornitura di grano e dell'impennata dei prezzi dei generi alimentari.

Questo trattato è un buon esempio di politica estera, costituisce un salto di qualità per il quale, però, dobbiamo farci trovare preparati per cogliere appieno le potenzialità in esso contenute e rispondere al meglio alle sfide anche culturali che ci presenta.

Voglio sottolineare, a questo proposito, come membro della Commissione esteri, il ruolo importante svolto dalla nostra Commissione e in particolare dal suo presidente, onorevole Fassino - gliene do atto volentieri, proprio perché le nostre storie politiche sono profondamente diverse - nel favorire lo sviluppo di un quadro di relazioni costruttive che ha creato e consolidato per iniziativa italiana il quadro nel quale nasce questo trattato.

In questi mesi, da alcune parti è stato paventato il rischio di una subordinazione dell'Italia a causa degli squilibri di forze esistenti fra le due controparti.

Noi crediamo, invece, che sia proprio il contrario. Rafforzare le nostre relazioni con la Francia non significa essere più deboli ma, al contrario, significa rafforzare la nostra capacità di influenzare, di convincere e di portare l'interlocutore sulle nostre posizioni. Significa poter lavorare insieme per difendere interessi comuni sia rispetto agli altri Paesi dell'Unione europea sia ad altri Paesi nel mondo. Naturalmente starà a noi esserne capaci, con una politica estera credibile e consapevole delle esigenze di un momento così complesso nelle relazioni internazionali. Un approccio basato su un dialogo continuo, franco e aperto con la Francia, anche quando gli interessi e le posizioni non sono coincidenti, consentirà di evitare situazioni spiacevoli avvenute in passato. Penso, in particolare, a quanto accaduto riguardo alla Libia, quando il Governo Berlusconi cercò di scongiurare una destabilizzazione del Paese africano della quale tuttora si pagano le conseguenze.

Per quanto attiene ai timori per le nostre imprese, va detto che il vero strumento per difenderle è dare piena e rapida attuazione al PNRR. Dotare il Paese di infrastrutture, di una giustizia rapida e giusta, di un fisco non vessatorio e di una burocrazia snella, è l'unica assicurazione per far crescere le nostre imprese e attirare investimenti a lungo termine. Naturalmente, questo implica, nel rispetto delle regole della concorrenza, tutelare gli imprenditori italiani da operazioni di carattere predatorio e da infiltrazioni mafiose italiane o estere. Questo non è un Trattato che indebolisce il processo di integrazione europea. La dimensione europea rimane sempre centrale e la previsione di consultazioni mirate al coordinamento delle nostre rispettive posizioni sulle principali questioni discusse in quella sede, in sede europea, non può che rafforzare la possibilità di ottenere risultati, consolidando, quindi, le istituzioni europee. Il dialogo costante fra Italia e Francia consentirà, come è accaduto nel negoziato sul Next Generation EU, di condurre anche gli altri partner europei a posizioni comuni, superando le resistenze e gli egoismi nazionali. La fase che viviamo richiede un'Europa forte e il lavoro comune fra Italia e Francia può essere di fondamentale impulso per il progetto europeo. Il Trattato del Quirinale non può certo essere interpretato come teso a escludere qualcuno. Lo sviluppo del rapporto bilaterale con la Francia non toglie nulla ai rapporti con altri partner europei, anzi vi è l'auspicio che iniziative analoghe vengano ripetute nei confronti di altri Paesi europei, a cominciare dalla Germania e dalla Spagna, per creare veramente quegli assi portanti necessari per rendere ancora più solida la nostra casa comune europea, per tenere unito l'Occidente, per poter andare avanti e allo stesso tempo anche per rafforzarci, perché dobbiamo essere all'altezza del nuovo scenario geopolitico mondiale in cui siamo entrati. È uno scenario nel quale l'Europa ha un ruolo fondamentale da giocare se saprà darsi un profilo politico forte, con una politica estera e di difesa comune naturalmente integrata nell'Alleanza atlantica. Europeismo e atlantismo sono i due cardini sui quali deve fondarsi la politica internazionale del nostro Paese, come è sempre stato dal dopoguerra ad oggi al di là delle diverse stagioni politiche.

Oggi questi riferimenti sono ancora più necessari quando la guerra si affaccia nel cuore dell'Europa, quando l'atteggiamento della Russia mette in discussione le regole del diritto internazionale e della sovranità dei popoli, quando occorre definire un nuovo assetto della sicurezza sui confini orientali d'Europa che porti alla pace nel rispetto della libertà dei popoli, ma anche quando l'imperialismo cinese ci pone di fronte a una sfida sistemica che sarà la costante dei decenni a venire. In questo quadro, come ha ricordato in questi giorni il presidente Berlusconi, Forza Italia è e rimarrà sempre dalla parte dell'Europa, dalla parte dell'Alleanza atlantica, dalla parte dell'Occidente, dalla parte, quindi, degli Stati Uniti. Costruire un'Europa forte è, dunque, una responsabilità primaria dei grandi Paesi europei, prima di tutto dei Paesi fondatori. Un più stretto rapporto fra Italia e Francia, come quello reso possibile da questo Trattato, è un passo importante in questa direzione. Concludo dicendo che questi Trattati ci consentiranno di creare assi portanti nella nostra politica estera e nell'intera attività dell'Unione europea. È un salto di qualità e noi dobbiamo esserne all'altezza. Signor Presidente, per queste ragioni esprimo il voto favorevole di Forza Italia (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Fassino. Ne ha facoltà.

PIERO FASSINO (PD). Grazie, signor Presidente. Il Trattato che ci apprestiamo a ratificare rappresenta un passaggio di valore storico. Non è un normale Trattato come periodicamente ne ratifichiamo, relativi a mille forme di cooperazione. È un Trattato molto più impegnativo, come peraltro dimostra il fatto di avere un testo articolato in dodici capitoli che affrontano tutti i principali temi dell'agenda politica: politica estera, politica di difesa, politica dello spazio, politica industriale, politica agricola, politica della pubblica amministrazione. È accompagnato da un piano di azione che su questi dodici capitoli individua gli obiettivi di medio termine ed è un Trattato che è stato sottoscritto in modo solenne, come ci ricordiamo, qualche mese fa dal Presidente Macron e dal Presidente Draghi, sotto gli auspici del Presidente Mattarella che voglio qui ringraziare, perché è stato, fin dall'inizio, un sostenitore attento e solerte affinché si arrivasse alla sottoscrizione del Trattato del Quirinale.

Rappresenta un salto di qualità tra due Paesi che, come ama dire il Presidente Macron - e io condivido questa sua espressione -, si devono pensare come Paesi complementari. Sono complementari per la storia. Le storie dei due Paesi e le relazioni storiche affondano le radici nei secoli. Poi, sono complementari sul piano culturale, perché si può ben dire che Italia e Francia rappresentano il punto più alto e più autorevole della cultura europea nel continente e nel mondo. Inoltre, sono complementari dal punto di vista economico. Ricordo che la Francia è il nostro secondo partner commerciale dopo la Germania e che noi siamo, a seconda degli anni, il terzo o il secondo partner economico della Francia. Vorrei ricordare all'onorevole Delmastro Delle Vedove, che, però, non mi sta ascoltando, che non ci sono solo imprese francesi che operano in Italia, ma ci sono 1.800 imprese italiane che operano sul mercato francese, che il gruppo EssilorLuxottica, che è il più grande gruppo mondiale nel settore degli occhiali, è guidato da Luxottica, che la Ferrero è il principale provider agroalimentare in Francia e si potrebbe continuare citando molti altri esempi. Come è chiaro nell'economia di mercato, c'è una naturale compenetrazione tra le due economie che passa soprattutto per la presenza delle imprese nei rispettivi mercati, anche perché io non credo che possiamo avere nostalgie di protezionismi che penalizzerebbero di più certamente l'Italia di quanto non penalizzerebbero la Francia. Vorrei dire che considerare le relazioni economiche tra i nostri due Paesi sempre sotto l'ottica predatoria, per cui qualsiasi cooperazione con la Francia è certamente svantaggiosa e a nostro sfavore, è un modo provinciale di affrontare il tema e non corrisponde neanche alla realtà. Sulla base dell'intervento dell'onorevole Delmastro Delle Vedove, vorrei chiedere - mi sia consentita la battuta - all'onorevole in questione e alla parte politica che rappresenta a quando la rivendicazione di Nizza e Savoia, perché mi pare che quello svolto sia stato un intervento demonizzante nei confronti delle relazioni con la Francia, che non ha nessuna giustificazione. Peraltro, abbiamo interessi strategici comuni: siamo fondatori dell'Unione europea, siamo fondatori della NATO, siamo parte del G7 e del G20, siamo Paesi con forte proiezione mediterranea. Sono dimensioni politiche che ci vedono avere interessi comuni. Certo, non sempre questi interessi hanno dato luogo a cooperazione, non sempre gli interessi sono collimanti, come peraltro è del tutto naturale nelle relazioni tra Stati, ma non aiuta di certo guardare alle nostre relazioni in un'ottica soltanto negativa. Io vorrei ricordare che se Next Generation EU è stato adottato con quelle caratteristiche e con quei criteri, che, peraltro, prevedono che il nostro Paese sia tributario di oltre 200 miliardi di euro, metà dei quali a fondo perduto, è perché la battaglia per avere Next Generation EU è stata condotta insieme da Italia, Francia e Germania, ed è stata l'intesa tra questi Paesi che ha consentito di superare mille ostacoli che si frapponevano, da parte di altri Paesi dell'Unione europea, nell'adottare Next Generation EU. Ma questo Trattato non è importante solo sul piano bilaterale; ha un valore europeo.

La crisi ucraina, come sappiamo tutti, ha mutato lo scenario e chiama l'Unione europea a nuove responsabilità. Abbiamo bisogno di un salto di qualità nel processo di integrazione ulteriore, abbiamo bisogno di una terza fase del processo di integrazione europeo: dopo l'integrazione europea dei Padri fondatori, dopo l'integrazione europea dell'euro e di Maastricht, oggi abbiamo bisogno di un ulteriore salto in avanti, di un'ulteriore fase di integrazione per accrescere sempre di più il carattere di coesione e di unità dell'Unione europea.

Abbiamo euro e mercato unico: abbiamo bisogno sempre di più di lavorare per una politica economica comune e per politiche fiscali armonizzate. Abbiamo Schengen: da Schengen abbiamo bisogno di far decollare una politica per la cittadinanza europea. Ci siamo dotati di politica estera comune, ma sappiamo come, spesso, alla politica estera europea si sovrappongano le politiche estere nazionali, impedendo all'Unione europea di avere quell'autorevolezza che potrebbe avere e, quindi, quell'incidenza e quell'influenza che sono necessarie per giocare un ruolo nel mondo globale.

Abbiamo bisogno di completare l'allargamento, perché, vedete, si usa in queste settimane un'espressione che io condivido, ma che va declinata. Si dice: “questa guerra è una guerra nel cuore dell'Europa”. Ecco, decliniamola: in quale cuore dell'Europa questa guerra si sta svolgendo? Questa guerra si sta svolgendo in regioni che sono esterne all'Unione europea, perché, dal 1945 ad oggi, le guerre che l'Europa ha conosciuto sono state nel Caucaso, nei Balcani e, oggi, in Ucraina, ossia in quelle aree che non sono parte dell'Unione europea, confermando che l'Unione europea è uno spazio di convivenza, di pace, di cooperazione e di integrazione da 80 anni e che, se vuole evitare di essere investita da instabilità e insicurezza, ha la necessità di sottrarre quelle aree a rischio, integrandole nell'Unione europea.

Sono le sfide che abbiamo davanti e queste sfide richiedono, però, una regia e una guida. E noi sappiamo che su questi temi le cose non sono scontate, che, proprio perché l'Unione europea è fatta di 27 Paesi, su ciascuno di questi temi abbiamo bisogno di ricercare sintesi, consenso e coesione. Serve, quindi, un'azione di regia ed è, appunto, a Italia, Francia e Germania insieme che è affidato questo compito e, per ciò che riguarda la politica mediterranea, anche associando la Spagna, quindi un'azione di impulso che consenta di guidare l'Unione europea verso livelli più elevati di integrazione, che sono la condizione perché l'Unione europea parli con una voce sola e agisca con una sola mano, che è la condizione per essere ascoltati e per essere influenti. L'abbiamo visto proprio nella crisi ucraina, in cui l'Unione europea, muovendosi in modo coeso e unitario insieme agli Stati Uniti, ha avuto e ha un'influenza e un'incidenza importanti nel difendere l'Ucraina, nell'aiutare l'Ucraina a difendersi dall'aggressione della Federazione russa.

Abbiamo, quindi, bisogno - ho concluso - di lavorare sempre di più per costruire una cabina di regia europea e l'intesa tra Italia e Francia ne è parte essenziale, così come ne è parte essenziale il Trattato di Aquisgrana tra Francia e Germania e gli accordi analoghi che il nostro Governo sta negoziando con la Spagna e con la Germania. Si tratta, insomma, di uno strumento di cooperazione bilaterale e di interesse europeo che ha già delle ricadute: è stato richiamato il Protocollo di collaborazione tra questa Camera dei deputati e l'Assemblea nazionale, che è stato sottoscritto e su cui si sta già lavorando, così come le intese di lavoro comune che molti dei nostri Ministeri stanno definendo con i Ministeri francesi nei 12 capitoli previsti dal Trattato. Per questa ragione, c'è un convinto sostegno del Partito Democratico alla ratifica del Trattato, unitamente al ringraziamento a tutti coloro che con convinzione ci hanno lavorato (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Formentini. Ne ha facoltà.

PAOLO FORMENTINI (LEGA). Grazie, Presidente. Ho ascoltato con attenzione gli interventi di tutti i colleghi, abbiamo sentito esaltare questo Accordo di collaborazione e di cooperazione rafforzata tra Italia e Francia in alcuni interventi, soprattutto della sinistra, e abbiamo sentito anche rifiutarlo in toto.

Noi della Lega abbiamo una posizione di puro pragmatismo, di realismo: cerchiamo di trarre da questo Trattato ciò che si può trarre di buono per il nostro Paese; lo faremo con tutte le forze, vigileremo sull'attuazione di quanto prevede il Trattato e monitoreremo ogni mossa.

Noi della Lega abbiamo chiesto che, prima dell'approvazione in Commissione, vi fosse una serie di audizioni; abbiamo così potuto ascoltare, da parte dei Ministri competenti, almeno qualche parola su cosa comporta per il nostro Paese questo Trattato, perché noi, come deputati, non lo sapevamo, nessuno ci ha detto niente. È vero, è verissimo che sono i Governi a stipulare i trattati, ma è anche vero che si può coinvolgere in ogni fase questo Parlamento che, fino a prova contraria, rappresenta i cittadini italiani. Così non è stato fatto, si è messa una toppa - e lo ribadisco - su richiesta dei deputati della Lega. Oggi c'è un po' di chiarezza, qualche barlume di luce nell'oscurità.

Luci e ombre di questo Trattato: il rischio della svendita del nostro microsistema Paese al macrosistema Paese francese non lo ignoriamo, anzi, ne siamo consapevoli; prova provata è il fatto che, nel nostro Paese, un milione e 700 mila lavoratori lavorano in aziende di proprietà francese, mentre, in Francia, sono solo 240 mila i cittadini francesi che lavorano per aziende italiane. Ecco perché questo Trattato può essere utile per ribilanciare questo evidente squilibrio, questa asimmetria tra gli investimenti nei rispettivi Paesi. Deve essere utile e deve essere utilizzato in questa direzione.

Tanti sono stati i segnali positivi, che salutiamo con favore, da quando si è iniziato a parlare di questo nuovo Accordo: pensiamo agli arresti dei terroristi espatriati in Francia, protetti secondo la dottrina Mitterrand. Quei terroristi però, a forza di continue udienze, non sono ancora stati espatriati in Italia e, anche su questo, noi della Lega vigileremo, a partire dal prossimo mese di giugno.

C'è anche un'eccellenza in cui già si esplica la cooperazione, la collaborazione, l'integrazione dei sistemi industriali italiano e francese ed è quella dell'aerospazio: penso ai lanciatori Vega e Ariane. La collaborazione tra i due Paesi li rende un esempio, i primi della classe in Europa e da questa integrazione può derivarne un duplice vantaggio per entrambi. Tante, tuttavia, sono - e non voglio entrare troppo nello specifico - le promesse fatte al sistema industriale italiano da parte del comparto corrispettivo francese sull'impiego dei nostri motori Avio, anche sui lanciatori Ariane. Speriamo che queste promesse vengano mantenute e, anche in questo caso, monitoreremo costantemente.

Per quanto riguarda la lotta all'immigrazione clandestina sin dalle origini, sin dal Sahel, c'è una necessità impellente di cooperazione tra Italia e Francia. Ricordiamo che quella del Mediterraneo allargato è un'area di origine e di transito dei flussi migratori, ma è anche l'area dalla quale provengano sfide - pensiamo a quella del terrorismo - e minacce alle nostre democrazie. La Francia per prima si è impegnata, e questo le va riconosciuto, in quell'area - pensiamo all'operazione Barkhane -, ma oggi si registrano, purtroppo, tanti insuccessi: pensiamo al Mali, alla penetrazione russa, alle truppe mercenarie Wagner.

Qui l'Europa non è esistita, i cantori dell'europeismo più sfrenato ci dicono che questo Trattato rilancerà l'integrazione europea: a noi basterebbe che gettasse le basi per un minimo raccordo, una minima visione di politica estera comune in Europa.

Non c'è stata e lo abbiamo visto, venendo trascinati nostro malgrado in quella che - secondo alcuni osservatori - era una proxy war in Libia, proprio con la Francia. Abbiamo, quindi, toccato il fondo nelle relazioni bilaterali con Parigi negli scorsi anni e non si può che migliorare, magari lasciando perdere la tanta retorica che c'è in questo Trattato, quella del sostegno a un mondo migliore, un mondo senza gas. Noi, invece, vediamo il rapporto con la Francia come utile a rafforzare la sovranità energetica del nostro Paese, anzi a crearla, considerato che non c'è. E pensiamo al nucleare, al nucleare civile: il know-how francese sarà essenziale per il nostro Paese, se non ci benderemo gli occhi. Con il nucleare, eviteremo di devastare il nostro paesaggio, unico al mondo, di svenderlo e di lasciarlo come plasmato da generazioni di agricoltori, invece di ricoprirlo di pannelli solari e pale eoliche (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

Quindi, ripartiamo dalla morte dell'Europa, che abbiamo toccato con mano, e cerchiamo di far rinascere il nostro Paese, non in una condizione di sudditanza, di subalternità, di colonia francese, ma di partner allo stesso livello. Questo pretendiamo, come italiani, lo pretende la nostra storia. Davvero teniamo sempre presente che noi partiamo svantaggiati, perché la Francia ha diritto di veto nel Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite e da sessant'anni ha un arsenale nucleare, mentre noi non godiamo di queste facilitazioni. Quindi, noi siamo svantaggiati, con un sistema Paese che prima ho definito micro, un embrione di sistema Paese, mentre la Francia è campione globale vorrei dire di sciovinismo, ma sarebbe forse troppo cattivo in questo contesto, ma sicuramente è un modello di sistema Paese, con una compenetrazione totale tra Stato e attori economici.

Quindi, chiediamo rispetto per il nostro Paese, chiediamo che l'Italia e le sue imprese siano tutelate e che questa istituzionalizzazione dei rapporti bilaterali possa portare un futuro di prosperità per entrambi i Paesi. Speriamo anche che la Francia ci coinvolga nell'Indo-Pacifico, perché è noto a pochi, ma la Francia è una potenza dell'Indo-Pacifico, avendo tra i propri territori d'oltremare la Nuova Caledonia: quell'area sarà decisiva per le sorti globali nei prossimi decenni. In quell'area deve esserci anche l'Italia; cogliamo questa occasione e questa alleanza con la Francia per far sì che, dalla cooperazione internazionale, fino alla protezione della libertà di navigazione, sia presente anche l'Italia (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Di Stasio. Ne ha facoltà.

IOLANDA DI STASIO (M5S). Grazie, Presidente. Il radicale e dinamico mutamento dell'assetto geopolitico continentale e internazionale in atto ci mette di fronte alla necessità di ripensare i rapporti tra Paesi nei contesti multilaterali, che ci vedono da sempre protagonisti di rilievo. Il Trattato di Roma dello scorso 26 novembre, il cosiddetto Trattato del Quirinale, ci porta a consolidare l'asse franco-italiano all'interno della casa comune europea, passo fondamentale di un contesto che vede le tre maggiori economie dell'Unione europea, ovvero l'Italia, la Francia e la Germania, cooperare in maniera proficua per lo sviluppo dell'Unione europea stessa, ciò in virtù anche - e non solo - dell'uscita del Regno Unito dall'Unione europea.

Il Trattato di amicizia franco-tedesco del 1963, sottoscritto da de Gaulle e Adenauer, è stato un primo passo verso questo consolidamento dei rapporti tra gli Stati. Nel 2019, questo sodalizio è stato rinnovato, con la sottoscrizione del Trattato di Aquisgrana tra il Presidente Macron e l'ex Cancelliera Angela Merkel. Nel quadro di questi accordi, oggi, con rinnovato slancio del Trattato di Roma, andiamo ad aggiungere un importante tassello di sviluppo della cooperazione tra Stati nel nostro continente. La Francia è da sempre un Paese che consideriamo vicino a noi, per storia, cultura, lingua, tradizioni, politica e comunanza di intenti, derivanti da una prossimità geografica che rende utili, oltre che più semplici, gli aspetti più concreti e strutturali dei punti di contatto suggellati da questo Accordo.

Le relazioni economico-industriali tra i nostri due Paesi soffrono di una considerevole asimmetria. Sebbene i reciproci investimenti siano di notevole entità, risultano di gran lunga superiori quelli di parte francese nel nostro Paese rispetto a quelli italiani al di là delle Alpi e l'assenza, fino a oggi, di un dialogo istituzionalizzato sul piano politico non ci ha consentito di beneficiare nella giusta misura della prossimità di un Paese amico e alleato e di implementare la cooperazione tra i nostri Paesi, al di là delle tensioni occorse in alcuni ambiti.

Questo Accordo, Presidente, ci consente di trovare un nuovo slancio di sviluppo in innumerevoli ambiti, che spaziano dalla politica estera alla sicurezza e difesa comune, alla discussione congiunta di temi di estrema rilevanza bilaterale e multilaterale, attraverso anche la creazione di un gruppo di cooperazione parlamentare, composto dai Presidenti delle due Assemblee e da sei delegati parlamentari per ciascun Paese: anche questo costituisce un importante passo della diplomazia parlamentare. Si disporrà, inoltre, la creazione di un Consiglio italo-francese di difesa e sicurezza, e di un organismo volto a rafforzare la cooperazione in ambito di giustizia e affari interni. È prevista, inoltre, la creazione di un forum di consultazione economico-industriale, volto a rafforzare le relazioni economiche e commerciali tra i nostri due Paesi. Infine, anche la sfera educativa e sociale avrà il suo organo di contatto, con la finalità di promuovere la ricerca scientifica e la condivisione della conoscenza, così come il benessere della cittadinanza e l'inclusività sociale, che sono anche alla base delle rispettive Costituzioni dei nostri due Paesi. Sarà, inoltre, previsto un Comitato di cooperazione frontaliera, con scopi consultivi e propositivi, e uno specifico articolato sullo spazio, che sarà comunque una nuova, prossima frontiera geopolitica del futuro.

Tale Accordo è composto da un preambolo, che suggella la firma di questo sodalizio, in ottemperanza alla comunione di intenti nel quadro del diritto internazionale ed europeo, fondato sulla certezza che gli Stati europei possano essere interdipendenti tra loro, come anche l'esperienza della pandemia ci ha insegnato.

Nei 12 articoli in cui si estrinseca il nuovo Accordo ritroviamo tutto il retroterra storico, economico, politico e culturale che ci rende edotti sul perché questo Trattato non possa che essere essenziale per lo sviluppo del benessere presente e futuro dei nostri due Paesi. Colleghi, questo Trattato, oltre ad aspetti politico-economici convenzionali, ci proietta anche in un futuro in cui il progresso tecnologico ci obbliga a stare al passo con le grandi realtà avanzate del resto del mondo, quali lo spazio aperto e le infrastrutture digitali, requisiti essenziali per divenire potenze ad alto tasso digitale e innovativo, in virtù di un'accesa competizione internazionale verso le nuove frontiere di sviluppo.

Concludo, Presidente, ricordando che questa ratifica è garantita anche da una clausola di invarianza finanziaria senza alcun costo a carico del bilancio dello Stato ed anzi, considerati i presupposti e gli obiettivi, non potrà che essere un volano di crescita economica per il nostro Paese.

Questo Trattato si discute in un momento storico in cui vi è ancor più necessità di una calibrazione degli equilibri di forza europei, compreso un maggior coordinamento italo-francese in sede europea. Italia e Francia hanno forti legami commerciali, specialmente nei settori dell'elettronico, dell'automobilistico, del farmaceutico e dell'agroalimentare, come è già stato ricordato. È chiaro che il quadro geopolitico attuale, unitamente alle aree strategiche in cui l'Italia e la Francia da sempre hanno caratterizzato la propria presenza, come il Sahel e la Libia, necessita di una maggiore convergenza rispetto anche alle molteplici sfide del Mediterraneo. Tutto questo si inserisce in una cornice in cui Italia e Francia abbiano posizioni e partnership più solide che aumentino anche il proprio status in Europa, che ora necessita ancor più di mostrarsi coesa e comunitaria.

Presidente, spesso in quest'Aula si parla di un ruolo di protagonista e della centralità dell'Italia e trattati come questo vanno proprio in questa direzione.

Tutte queste sono le principali ragioni per le quali, a nome del MoVimento 5 Stelle, dichiaro il voto favorevole di autorizzazione alla ratifica di questo Trattato (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale.

(Coordinamento formale - A.C. 3423-A​)

PRESIDENTE. Se non vi sono obiezioni, la Presidenza si intende autorizzata al coordinamento formale del testo approvato.

(Così rimane stabilito).

(Votazione finale ed approvazione – A.C. 3423-A​)

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.

Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul disegno di legge n. 3423-A:

" Ratifica ed esecuzione del Trattato tra la Repubblica italiana e la Repubblica francese per una cooperazione bilaterale rafforzata, fatto a Roma il 26 novembre 2021".

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Nel frattempo, mentre i colleghi arrivano a votare, desidero informare l'Assemblea che il nostro collega Catello Vitiello, lo scorso 21 maggio, è diventato papà del piccolo Gabriele Maria (Applausi). Esprimo al collega e naturalmente alla mamma i sinceri auguri di tutta la Presidenza e dell'Aula.

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 7).

Sospendo la seduta, che riprenderà alle ore 15 con lo svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.

La seduta, sospesa alle 13,40, è ripresa alle 15.

PRESIDENZA DELLLA VICEPRESIDENTE MARIA EDERA SPADONI

Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interrogazioni a risposta immediata, alle quali risponderanno il Ministro per i Rapporti con il Parlamento, Il Ministro del Lavoro e delle politiche sociali, la Ministra per le Pari opportunità e la famiglia e il Ministro delle Politiche agricole alimentari e forestali.

Invito gli oratori ad un rigoroso rispetto dei tempi anche considerata la diretta televisiva in corso.

(Posizione del Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale rispetto all'invio di ulteriori armamenti all'Ucraina – n. 3-02985)

PRESIDENTE. Passiamo alla prima interrogazione all'ordine del giorno.

La deputata Montaruli ha facoltà di illustrare l'interrogazione Lollobrigida ed altri n. 3-02985 (Vedi l'allegato A), di cui è cofirmataria.

AUGUSTA MONTARULI (FDI). Grazie, Presidente. La nostra domanda è questa: il Ministro Di Maio e il Presidente Conte si parlano? Dialogano? Hanno un mezzo per comunicare? Un piccione viaggiatore, una particolare parte o sezione della piattaforma Rousseau, un facilitatore che faciliti la loro comprensione reciproca? Perché in questi ultimi giorni l'Italia è al centro di un dibattito imbarazzante, che fa danni agli interessi dell'Italia all'estero, circa gli armamenti all'Ucraina. Infatti il presidente Conte, presidente del MoVimento 5 Stelle, dice una cosa e, poi, il MoVimento 5 Stelle vede seduto in Consiglio dei Ministri un Ministro degli Affari esteri che parrebbe dire qualcos'altro. Allora, noi chiediamo: il Ministro degli esteri, il Ministro Di Maio, quale posizione ha circa l'invio di ulteriori armamenti per l'Ucraina (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)?

PRESIDENTE. Il Ministro per i Rapporti con il Parlamento, Federico D'Inca', ha facoltà di rispondere.

FEDERICO D'INCA', Ministro per i Rapporti con il Parlamento. Signora Presidente, colleghi deputati, rispondo agli onorevoli interroganti sulla base degli elementi forniti dal Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, impossibilitato a partecipare alla seduta odierna.

La posizione del Governo rispetto al conflitto in Ucraina è chiara e di ferma condanna per l'ingiustificabile aggressione da parte della Federazione russa contro uno Stato sovrano, in violazione dell'ordinamento internazionale e dei più elementari principi umanitari, a cui si unisce la richiesta di cessazione immediata delle ostilità. Il treno della pace viaggia su due binari. Il primo è quello del sostegno al Governo di Kiev e delle sanzioni nei confronti di Mosca. Ciò serve ad aumentare i costi per la Russia dell'aggressione all'Ucraina. Riequilibrare le posizioni di forza mira a stimolare l'avvio di un negoziato. Il secondo binario ci vede, appunto, favorevoli all'attivazione di un canale di dialogo tra le parti. Abbiamo sostenuto gli sforzi di facilitazione condotti da Paesi terzi, come ad esempio la Turchia, affinché si possa arrivare ad una soluzione diplomatica. La fornitura di materiale militare alle autorità ucraine da parte del Governo rientra nel primo dei due binari, insieme al sostegno politico, finanziario, umanitario e all'accoglienza dei rifugiati. Si tratta di una politica pienamente in linea con gli indirizzi concordati con i nostri principali partner ed alleati, come ha messo in risalto il Presidente del Consiglio anche durante la sua recente visita a Washington, dove è emerso un chiaro apprezzamento per la nostra linea. Tutto questo è funzionale a perseguire, con forza e determinazione, una pace negoziata, frutto di accordi giusti, sostenibili, solidi, reciprocamente accettabili ed equilibrati, nel rispetto del principio di integrità territoriale, sovranità e indipendenza dell'Ucraina. Stiamo lavorando con l'obiettivo prioritario di raggiungere la pace in Ucraina. Seguendo questa via, è stato elaborato un piano di lavoro volto a indicare un possibile percorso per far prevalere la pace, da condividere con i partner internazionali, che deve vedere come primo passo il cessate il fuoco. Il documento è in una fase embrionale ed è stato condiviso a livello tecnico con gli alleati del G7, ma per avviare questo percorso collegiale è necessario coinvolgere anche le principali organizzazioni multilaterali (Nazioni Unite, Unione europea, OSCE) e i Paesi disposti a impegnarsi per la pace. Abbiamo sostenuto e sosteniamo l'Ucraina in una logica di legittima difesa che ha trovato piena condivisione. Non intendiamo andare oltre. L'Italia continuerà a lavorare per la pace. Quello che vogliamo è un'escalation diplomatica, non certo militare. Come più volte ha dichiarato il Ministro Di Maio, adesso è il momento di avviare una controffensiva diplomatica.

PRESIDENTE. Ha facoltà di replicare il deputato Delmastro Delle Vedove, per due minuti.

ANDREA DELMASTRO DELLE VEDOVE (FDI). Grazie, Presidente. È difficile anche dichiararsi soddisfatti o insoddisfatti della non risposta. Con un funambolismo retorico di scarso effetto, il Ministro ha eluso la domanda posta dalla collega Montaruli. La domanda era veramente semplice, la comprende financo mia figlia Greta di anni 14. Posto che Conte, del MoVimento 5 Stelle, sta strizzando l'occhio ai pacifisti italiani e dice “non inviamo più armi” e posto che il Governo, ove siede il Ministro Di Maio, invia le armi, noi vorremmo sapere se questo Governo vuole continuare a inviare le armi all'Ucraina per la legittima difesa, o meno. Ho sentito una “supercazzola” straordinaria, ma non ho sentito assolutamente nulla per quanto riguarda l'invio delle armi. Il tema è, però, che siamo abituati alla recita di tutte le parti in commedia da parte del MoVimento 5 Stelle. Sennonché questa volta colpisce a sangue la serietà istituzionale dell'Italia, del Governo e della Farnesina perché, se vi concediamo di strizzare l'occhio ai pacifisti con le roboanti e stentoree dichiarazioni di pace di Conte, poi non accettiamo che il Governo silenziosamente invii le armi e non abbia neanche il coraggio di rispondere in quest'Aula se intende ancora, o meno, inviare le armi secondo le necessità dell'Ucraina, Paese aggredito dalla Russia. Il grillismo di piazza e di Governo è una commedia nauseante, già vista e già vissuta, che ha stancato gli italiani e anche i vostri elettori. Adesso, dal grillismo di piazza e di Governo, siamo arrivati al grillismo di “armi sì” o “armi no”, sino a quella che l'intramontabile Monicelli in Amici miei avrebbe definito una “supercazzola” straordinaria.

PRESIDENTE. Collega, le chiedo di usare un tono adeguato a quest'Aula.

ANDREA DELMASTRO DELLE VEDOVE (FDI). Guardi, è Monicelli; se siete ignoranti e non lo conoscete, mi dispiace. Armi difensive. Cosa sono le armi difensive? Consegnate loro scudi o superscudi? Sa qual è la verità?

PRESIDENTE. Le chiedo di concludere.

ANDREA DELMASTRO DELLE VEDOVE (FDI). È che Amici miei suscitava – e termino – ilarità; voi suscitate pena e commiserazione, perché trascinate il Governo, la politica estera e la Farnesina all'interno dello psicodramma della commedia pentastellata e allontanate l'Italia dalle cancellerie europee.

(Intendimenti in ordine alla sospensione dei procedimenti di revoca di contributi statali assegnati ai comuni per la realizzazione di opere pubbliche, nonché in ordine alla semplificazione del relativo sistema di monitoraggio – n. 3-02986)

PRESIDENTE. La deputata Vanessa Cattoi ha facoltà di illustrare l'interrogazione Molinari ed altri n. 3-29860 (Vedi l'allegato A), di cui è cofirmataria. per un minuto

VANESSA CATTOI (LEGA). Grazie, Presidente. Come gruppo politico della Lega, abbiamo raccolto una richiesta, un'esigenza che ci arriva proprio dai nostri territori, soprattutto dai sindaci i quali, purtroppo, si sono visti recapitare una serie di comunicazioni dalla Direzione centrale della finanza locale, in cui si comunicava l'avvio del procedimento amministrativo per la revoca del finanziamento ricevuto; si tratta del finanziamento che i comuni ricevono dal Fondo che abbiamo istituito, di 500 milioni di euro annui, per la messa in sicurezza di strade o edifici pubblici, per l'abbattimento delle barriere architettoniche e per l'efficientamento energetico, che il Governo ha inserito all'interno del Piano nazionale di ripresa e resilienza. Ovviamente, inserendolo all'interno del Piano nazionale di ripresa e resilienza abbiamo di fatto caricato le nostre amministrazioni di incombenze burocratiche e di fatto questo mette loro nella condizione di avere un aggravio di costi, di non raggiungere gli obiettivi e di vedersi addirittura revocata una forma di finanziamento che lo Stato aveva loro assegnato. Quindi, noi chiediamo se il Ministro intenda adottare tutte le iniziative per la sospensione dei procedimenti di revoca contestualmente all'avvio di una verifica del sistema Banca dati delle pubbliche amministrazioni e di un tavolo di confronto tecnico con ANCI e UNCEM per la semplificazione delle procedure burocratiche per la registrazione dei lavori pubblici.

PRESIDENTE. Il Ministro per i Rapporti con il Parlamento, Federico D'Inca', ha facoltà di rispondere.

FEDERICO D'INCA', Ministro per i Rapporti con il Parlamento. Signora Presidente, colleghi deputati, rispondo agli onorevoli interroganti sulla base degli elementi forniti dalla Ministra dell'Interno, impossibilitata a partecipare alla seduta odierna. In merito a quanto richiesto, è opportuno precisare che, dal monitoraggio delle opere pubbliche della Banca dati delle pubbliche amministrazioni, in gestione al Ministero dell'Economia e delle finanze, è emerso che per molti comuni non risultavano inseriti nella Banca dati in modo completo i necessari elementi conoscitivi per poter procedere alla erogazione delle predette risorse. Pertanto, lo scorso 12 maggio, i competenti uffici del Ministero dell'Interno hanno inviato ai comuni assegnatari delle risorse in questione note di preavviso nelle quali si chiedevano alcune integrazioni della documentazione presentata. A tal fine, il Ministro dell'Interno ha messo a disposizione dei comuni i contatti necessari per l'eventuale assistenza. È utile chiarire in proposito che si è trattato di un atto necessario, che non pregiudica il successivo finanziamento delle opere ma è soltanto diretta a consentire agli enti interessati di regolarizzare le procedure di monitoraggio e di rendicontazione, essenziali per la successiva erogazione delle risorse riferite agli anni 2020- 2021 e confluite nel Piano nazionale di ripresa e resilienza. Oltre a ciò, per il tramite delle prefetture, i sindaci interessati sono stati resi edotti della necessità di un tempestivo aggiornamento dei dati contenuti nella predetta banca dati ed è stato loro richiesto di fornire, entro il 31 maggio, un aggiornato quadro delle situazioni riscontrate e delle problematiche rilevate, fornendo al riguardo i dati di appositi referenti che possono essere contattati per ogni utile supporto e chiarimento.

Inoltre, sempre nella stessa ottica di cooperazione, con successiva circolare dello scorso 20 maggio, i sindaci dei comuni interessati sono stati informati anche della possibilità, attraverso apposito sistema, di aggiornare in maniera autonoma e sistematica la procedura di monitoraggio delle opere pubbliche della predetta banca dati. In proposito, faccio presente che, alla data dello scorso 23 maggio, risultano aver aggiornato la propria posizione, nella citata banca dati delle pubbliche amministrazioni, 766 comuni, su un totale di 3.280 enti coinvolti. Preciso inoltre che si sta provvedendo a comunicare ai comuni, che progressivamente procedono all'aggiornamento della loro posizione, gli esiti della positiva verifica effettuata, informandoli che a breve si darà luogo alla corresponsione dell'acconto pari al 50 per cento del contributo. All'esito della ricognizione in questione saranno valutate, ove necessario, le possibili soluzioni normative per eventuali proroghe dei termini attualmente previsti, nonché ogni adeguamento di carattere tecnico-procedurale si ritenesse utile.

PRESIDENTE. Il deputato Belotti ha facoltà di replicare, per due minuti.

DANIELE BELOTTI (LEGA). Prendiamo atto di queste ultime dichiarazioni sull'eventuale proroga, però, Ministro, quando vengono inviate comunicazioni a 3.280 comuni per 4.770 progetti - in Italia ci sono 7.900 comuni, facciamo un raffronto di quanti sono 3.280 comuni - o tutti sbagliano, o c'è qualche problema nella banca dati, perché abbiamo sentito i sindaci e tanti sindaci dichiarano di aver inserito, nella banca dati, i dati corretti, nelle date corrette. Quindi - come diceva la mia collega nell'interrogazione - è utile semplificare le procedure insieme e aprire un tavolo di concertazione con ANCI e UNCEM. C'è anche un altro caso che stiamo sollecitando, relativo ai contributi sempre del Ministero dell'Interno per i comuni sotto i mille abitanti: a 1.996 comuni vengono assegnati 84.000 euro, però dobbiamo renderci conto - vale per questi contributi come per tutte le scadenze del PNRR - che non ci sono imprese e che i comuni sono oberati di pratiche ed i piccoli comuni non hanno la capacità di organico per poterle espletare. Quindi, se non vogliamo perdere i fondi del PNRR, è utile - e chiediamo - che il Governo si attivi fin da ora…

PRESIDENTE. Concluda.

DANIELE BELOTTI (LEGA). …per cercare - e concludo -, insieme alla Commissione europea, di prorogare le scadenze di inizio lavori al 2023 e di fine lavori al 2026, perché il PNRR non aveva tenuto in considerazione né il caro energia, né il caro materie prime, né la guerra (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

(Tempi per la conclusione della valutazione delle istanze relative al Fondo nuove competenze – n. 3-02987)

PRESIDENTE. Il deputato Carelli ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-02987 (Vedi l'allegato A), per un minuto.

EMILIO CARELLI (CI). Grazie, Presidente. Signor Ministro del Lavoro, al fine di contrastare gli effetti economici dell'epidemia da COVID-19, l'ANPAL, l'Agenzia nazionale per le politiche attive del lavoro, ha creato un Fondo per consentire ai lavoratori di adattare le loro competenze ai cambiamenti nella carriera professionale. Grazie alla stretta collaborazione tra imprese e sindacati, che devono sottoscrivere uno specifico accordo, il Fondo finanzia una sorta di reddito per i lavoratori in formazione. Stante l'importanza di tale Fondo e dell'opportunità che esso rappresenta per le imprese e per i lavoratori, non si comprendono però le ragioni del ritardo circa la comunicazione di ammissione, istruttoria e la valutazione delle istanze di finanziamento presentate entro giugno del 2021 e le ragioni del ritardo nell'erogazione dei saldi per le imprese già ammesse al finanziamento. Vorrei dunque sapere da lei, Ministro, quando suddette imprese riceveranno risposta circa l'approvazione della domanda e le richieste di saldo dei pagamenti ormai giacenti da un anno.

PRESIDENTE. Il Ministro del Lavoro e delle politiche sociali, Andrea Orlando, ha facoltà di rispondere.

ANDREA ORLANDO, Ministro del Lavoro e delle politiche sociali. Grazie, Presidente. Il Fondo nuove competenze è un intervento molto complesso, che vede coinvolte 14.500 imprese, 720 mila lavoratori, per 95 milioni di ore di formazione previste. Il Fondo è stato gestito fino a poco fa nel contesto dell'emergenza pandemica, e questo ha certamente inciso sul suo pieno ed efficace funzionamento. Al seguito del rifinanziamento del Fondo, che ho fortemente voluto, pari ad un miliardo di euro, il decreto ANPAL n. 27 del 2022 ha disposto lo scorrimento della lista d'attesa relativa a circa 7 mila istanze presentate fino al 30 maggio 2021, data di chiusura dell'avviso che vede coinvolti oltre 320 mila lavoratori. Per questa platea di domande, che fa riferimento alle istanze già presentate alle imprese e originariamente non finanziabili per l'esaurimento del Fondo, ANPAL ha confermato di avere avviato l'istruttoria. In ordine ai tempi di evasione delle pratiche, ANPAL ha rappresentato che in un elevato numero di casi è stato necessario procedere alla revoca totale o parziale dei contributi inizialmente concessi a causa della presentazione di minori rendicontazioni rispetto alle anticipazioni erogate o anche a causa della mancata attuazione degli interventi, accertata solo dopo l'approvazione dell'istanza e l'erogazione dell'anticipazione. Per questo sono in corso di valutazione alcuni interventi correttivi sull'avviso approvato con decreto direttoriale del 4 novembre 2020, finalizzati ad assicurare una sana e corretta gestione finanziaria. Questi interventi avranno ad oggetto le modalità di erogazione dell'anticipazione, prevedendo maggiori garanzie. Si sono rese contestualmente necessarie anche alcune manutenzioni finalizzate a migliorare le performance dell'applicativo informatico in uso per la presentazione, la valutazione e la gestione delle istanze, anche al fine di adeguarlo alle nuove modalità che saranno a breve introdotte. Si prevede, al riguardo, di fornire istruzioni operative alle imprese a breve. ANPAL, in merito alla richiesta di conoscere la tempistica dell'erogazione dei saldi, preso atto della necessità di una quantificazione effettiva del costo dei lavoratori sulla base delle informazioni disponibili negli archivi INPS, ha riferito di avere avviato un'intensa attività in collaborazione con l'Istituto e ha previsto di poter riconoscere i primi saldi entro il mese di giugno. Assicuro pertanto un'attenzione costante sulla gestione risolutiva delle istanze. Il Ministero del Lavoro ripone grande fiducia nei progetti che saranno attuati con il Fondo nuove competenze, che è stato rifinanziato in maniera molto significativa: un miliardo per il nuovo bando 2022-2023 e 630 milioni aggiuntivi per coprire le richieste del bando precedente. Con queste risorse saranno attuati interventi funzionali a ridisegnare un rapporto sempre più stretto tra formazione e mondo del lavoro, accompagnando le trasformazioni emergenti con particolare riguardo alle competenze digitali ed ambientali. Massima attenzione sarà riservata anche alle capacità delle parti sociali di convergere su accordi collettivi orientati a modalità organizzative più sostenibili e partecipative. A questo proposito, il 20 maggio scorso ho incontrato le parti sociali per affrontare insieme il tema; inoltre istituirò una cabina di regia per il monitoraggio del sistema e un gruppo tecnico di supporto, anche in vista delle necessarie innovazioni della disciplina, che dovrà essere maggiormente orientata a garantire le competenze adeguate alle transizioni occupazionali in atto.

PRESIDENTE. Il deputato Carelli ha facoltà di replicare, per due minuti.

EMILIO CARELLI (CI). Grazie Ministro, per la risposta e grazie per l'attenzione assicurata a tutta la questione. Comprendo anche le ragioni che lei ha illustrato per quanto riguarda l'esigenza di maggiori controlli sulla rendicontazione. Vorrei ribadire che è importante che il Ministero dia risposte certe e concrete in tempi rapidi, per permettere alle aziende, soprattutto le piccole e medie imprese, di non perdere l'occasione di fruire di questo strumento prezioso, considerato che si tratta di una misura di sostegno alla formazione interna del personale. Annuncio anche che Coraggio Italia si impegnerà nei prossimi mesi affinché il Fondo nuove competenze venga esteso almeno per i prossimi due anni, sfruttando eventualmente le risorse messe a disposizione dal PNRR. Cercheremo così di venire incontro alle esigenze soprattutto delle piccole e medie imprese di rinnovarsi con la formazione di nuove professionalità interne e di essere sostenute finanziariamente in questa transizione.

(Iniziative urgenti per il contrasto del fenomeno degli infortuni sul lavoro, anche nell'ottica della definizione di un'organica disciplina in materia – n. 3-02988)

PRESIDENTE. La deputata De Lorenzo ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-02988 (Vedi l'allegato A).

RINA DE LORENZO (LEU). Grazie, Presidente. Signor Ministro, i dati contenuti nell'ultimo report INAIL sull'andamento degli infortuni sui luoghi di lavoro relativi al primo trimestre 2022 evidenziano un incremento rispetto allo stesso periodo del 2021; altrettanto preoccupanti continuano ad essere i dati relativi alle morti sui luoghi di lavoro.

Abbiamo condiviso le sue affermazioni in ordine alla necessità di ribaltare l'attuale modello di competizione, basato sulla riduzione del costo del lavoro, per contrastare il fenomeno infortunistico. Lodevoli le iniziative del suo Ministero volte ad incrementare il numero degli ispettori; altrettanto significativi gli interventi da lei proposti nel piano di implementazione del PNRR per la promozione di politiche partecipate di contrasto del rischio infortunistico mediante l'attribuzione di compiti significativi all'INAIL. Nonostante, però, gli interventi del Governo, la situazione resta drammatica. Le chiedo, signor Ministro, quali iniziative intenda adottare per contrastare, anche nell'immediato, il fenomeno crescente degli infortuni sul lavoro.

PRESIDENTE. Il Ministro del Lavoro e delle politiche sociali, Andrea Orlando, ha facoltà di rispondere.

ANDREA ORLANDO, Ministro del Lavoro e delle politiche sociali. Prima di rispondere nel merito al quesito degli onorevoli interroganti, intendo esprimere il mio profondo cordoglio per la morte del portuale di Marghera, deceduto ieri per un incidente, mentre lavorava.

Il numero delle lavoratrici e dei lavoratori morti sul lavoro permane drammaticamente alto, ed è inaccettabile per un Paese come il nostro. Il Governo, nel corso di questi mesi, ha adottato una serie di misure per rafforzare l'apparato sanzionatorio e il sistema dei controlli attraverso un più efficace coordinamento tra tutti i soggetti coinvolti, una gestione più razionale e integrata dei flussi informativi e il massimo coinvolgimento e potenziamento anche del personale ispettivo. Per fine giugno, sono già state fissate le prove di un ulteriore concorso di oltre 1.200 nuove unità. Per migliorare le condizioni del personale INL, stiamo lavorando con MEF e Funzione pubblica per arrivare a una positiva soluzione in merito alla mancata perequazione dell'indennità di amministrazione.

Dopo 13 anni dal testo unico del 2008, il decreto legislativo n. 81, è in fase di attivazione il sistema informativo nazionale SINP per un maggiore scambio in tempo reale tra INAIL, Ispettorato, INPS e ASL coinvolte nel processo dei controlli. Al riguardo, stiamo valutando l'introduzione, in via sperimentale, di un sistema di interscambio dei dati ancora più snello in sinergia tra INAIL, Ispettorato nazionale del lavoro e regioni.

Ritengo sia molto importante la norma inserita nel recente decreto-legge di attuazione del PNRR con la quale l'INAIL potrà promuovere, in collaborazione con le aziende impegnate nell'esecuzione del Piano, programmi, progetti di ricerca, strumenti e modelli organizzativi avanzati di analisi e gestione dei rischi per la sicurezza. Occorre, però, continuare ad intervenire sulle ragioni più profonde del fenomeno. Reputo, infatti, che il deficit di sicurezza sul lavoro sia riconducibile soprattutto a fenomeni connessi con dinamiche contrattuali elusive delle tutele dei lavoratori: la violazione della normativa lavoristica e previdenziale, la disaggregazione contrattuale caratterizzata spesso dalla coesistenza di più contratti all'interno degli ambiti lavorativi, il dumping contrattuale, la catena dei subappalti, l'intermediazione illecita della manodopera, le dinamiche competitive alimentate dalle organizzazioni sindacali non rispettose del parametro della rappresentatività.

In questa prospettiva di contrasto all'irregolarità dei rapporti di lavoro, ho introdotto il DURC per la verifica della congruità dell'incidenza della manodopera dei lavoratori edili, così come la norma che subordina la concessione dei benefici fiscali, anche con riguardo al superbonus 110 per cento, alla verifica dell'applicazione dei contratti collettivi di settore. A questo, si aggiunge un percorso già avviato per l'attuazione del Piano nazionale per la lotta al lavoro sommerso, che, oltre a rafforzare le misure di deterrenza, mira ad incentivare i benefici derivanti dall'operare nell'economia regolare. Significativa è anche l'istituzione, nel decreto-legge n. 36 del 2022, del Portale nazionale del sommerso, che potrà assicurare un'efficace programmazione dell'attività ispettiva, nonché il monitoraggio del fenomeno.

Stiamo definendo interventi normativi per l'introduzione di un sistema di qualificazione delle imprese, in modo da valorizzare le aziende che investono su comportamenti virtuosi e responsabili. Inoltre, stiamo lavorando a un intervento a fini antielusivi in materia di responsabilità solidale per le imprese con assetti proprietari coincidenti.

Accanto a questi interventi di carattere regolatorio, occorre promuovere il dialogo tra tutti gli attori coinvolti per definire, in maniera condivisa, protocolli di comportamento e di azione, al fine di favorire un continuo adeguamento dei presidi di sicurezza e di accrescere l'attrattività del lavoro sicuro e regolare. In questa prospettiva, il Ministero del Lavoro sta promuovendo protocolli di intesa tra le parti sociali per il rafforzamento della sicurezza e la diffusione delle buone pratiche.

Domani, infine, sarà reintegrato un importante protocollo tra il Ministero del Lavoro, il Ministero dell'Istruzione, INAIL e Ispettorato nazionale del lavoro per garantire la sicurezza dei percorsi cosiddetti di alternanza scuola-lavoro, che auspicabilmente potrà incrementare le misure preventive e i presidi di tutela per i giovani che si approcciano al mondo del lavoro.

PRESIDENTE. La deputata De Lorenzo ha facoltà di replicare.

RINA DE LORENZO (LEU). La ringrazio, Presidente. Grazie, signor Ministro. Pieno sostegno alle iniziative che lei qui ci ha illustrato e che ci trovano assolutamente d'accordo. La sicurezza nei luoghi di lavoro deve essere una priorità irrinunciabile, anche alla luce del drammatico bollettino di vittime sul lavoro, troppe volte definite morti bianche, quasi a voler usare una formula assolutoria, edulcorata, rispetto alla sua tragica portata.

Bene, dunque, tutti gli interventi a cui lei ha fatto riferimento, volti a rafforzare l'impianto normativo e legislativo, che sarà poi supportato dalle azioni messe in campo dall'INAIL, in un'azione sinergica con tutti gli attori istituzionali coinvolti. La messa a terra di queste iniziative, come lei ha giustamente affermato, non può prescindere dal contrasto al lavoro sommerso, al lavoro nero, che si lega inesorabilmente a quelle morti di cui la cronaca ci informa troppo spesso. Irregolarità e insicurezza sono legate a doppio filo in un rapporto che è inversamente proporzionale: più lavoro nero è equivalente a minor sicurezza.

L'incidenza maggiore di infortuni, come lei ha potuto affermare, si registra proprio dove c'è l'illegalità contrattuale. E, allora, è necessario favorire l'emersione del lavoro sommerso, reprimere ogni forma di sfruttamento, contrastare il dumping salariale e sviluppare quella cultura del lavoro che metta al centro la dignità, perché, negli ultimi decenni, abbiamo assistito ad uno svilimento del lavoro, a un depauperamento di quei diritti conquistati nelle battaglie del Novecento. Sia questa, dunque, la vera svolta contro il lavoro nero, sottopagato e precario, per la difesa del diritto al lavoro sicuro e dignitoso, stabile e ben remunerato.

(Iniziative per il collocamento nel mondo del lavoro delle persone con disabilità, con particolare riferimento all'operatività del Fondo per il diritto al lavoro dei disabili - n. 3-02989)

PRESIDENTE. La deputata Valentina Barzotti ha facoltà di illustrare, per un minuto, l'interrogazione D'Arrando ed altri n. 3-02989 (Vedi l'allegato A), di cui è cofirmataria.

VALENTINA BARZOTTI (M5S). Grazie, Presidente. In Italia, sono più di vent'anni che è stata introdotta la legge sul collocamento mirato, una legge che prevede una serie di strumenti tecnici e di supporto adeguati per una approfondita valutazione delle competenze lavorative dei disabili, in modo da rendere effettivo il loro diritto al lavoro. La legge sul collocamento mirato, a tal fine, ha proposto un fondo, l'ha istituito, fondo che è stato riformato nel 2016.

La Corte dei conti, nella Relazione sulla gestione 2016-2021, pubblicata qualche giorno fa, ha evidenziato diverse criticità inerenti alla gestione di questo fondo. In effetti, sono state 11.882 le persone con disabilità assunte rispetto al totale degli iscritti alle liste di collocamento mirato, che sono circa 21 mila. Si chiede, quindi, quali iniziative intenda intraprendere il Ministero per dare concreta attuazione alle linee guida in materia di disabilità e per una gestione efficace ed efficiente del Fondo per il diritto al lavoro dei disabili.

PRESIDENTE. Il Ministro del Lavoro e delle politiche sociali, Andrea Orlando, ha facoltà di rispondere.

ANDREA ORLANDO, Ministro del Lavoro e delle politiche sociali. Grazie per l'interrogazione. L'attuazione del collocamento mirato, già prevista dal decreto legislativo n. 151 del 2015, è una delle linee di azione del mio Dicastero, alle quali ho dato priorità assoluta. Con il decreto ministeriale del 29 dicembre 2021, sono state definite le modalità attuative della banca dati del collocamento mirato e con il decreto ministeriale dell'11 marzo 2022 sono state portate a compimento le linee guida in materia di collocamento mirato delle persone con disabilità.

Si tratta di due interventi attuativi particolarmente innovativi, perché si è passati da una visione meramente assistenzialistica delle politiche pubbliche per la persona con disabilità, ad una concezione attiva e propulsiva, finalizzata a creare, attraverso un percorso di collaborazione e condivisione interistituzionale, un sistema di inclusione lavorativa più efficace.

La banca dati del collocamento mirato consentirà di realizzare, in maniera più efficiente, mediante interoperabilità dei dati che dovranno essere forniti da tutti gli attori istituzionali competenti, l'incontro tra domanda e offerta di lavoro. Dopo un'intensa interlocuzione con i rappresentanti delle singole regioni e con gli altri attori istituzionali, quali INPS, INAIL e ANPAL, nelle prossime settimane il Ministero del Lavoro metterà in linea la piattaforma. Le linee guida rispondono, invece, all'esigenza di costruire un percorso personalizzato per il pieno coinvolgimento della persona con disabilità nell'attività di ricerca di un'idonea occupazione per la piena realizzazione dei suoi progetti di vita indipendente.

Secondo quanto stabilito, sarà effettuato un costante monitoraggio sulla completa applicazione della legge n. 68 del 1999, in sinergia con i centri per l'impiego e con l'ANPAL, e saranno attivati i tavoli tecnici su tematiche di rilievo che necessitano di confronti interistituzionali e ulteriore approfondimenti, ciò anche in relazione all'opportunità di adottare provvedimenti specifici ed elaborare proposte di modifica normativa, così come segnalato nell'ambito delle interlocuzioni svoltesi con le regioni e con il Ministero per le Disabilità.

In questo contesto, certamente potrà essere valorizzato il ruolo dell'Osservatorio nazionale sulla condizione delle persone con disabilità, che ha sempre garantito una proficua collaborazione, in tutte le sedi di confronto. Ricordo che il tema dell'inserimento lavorativo delle persone con disabilità è anche oggetto di specifico investimento nell'ambito della Missione 5 del PNRR, gestito dalla competente direzione generale del Ministero del Lavoro, con l'obiettivo di accelerare il processo di deistituzionalizzazione, fornendo servizi sociali e sanitari di comunità, nonché domiciliari, e, conseguentemente, di migliorare l'autonomia delle persone con disabilità. Inoltre, l'investimento fornirà alle persone con disabilità e vulnerabili, dispositivi informatici e supporto per sviluppare competenze digitali, al fine di garantire loro l'indipendenza economica e la riduzione delle barriere di accesso al mercato del lavoro, anche attraverso il sostegno a soluzioni di smart working. Per quanto riguarda specificamente il Fondo per il diritto al lavoro delle persone con disabilità, più che intervenire sul meccanismo di utilizzo e funzionamento, occorrerà incrementarne la dotazione, aspetto, questo, raccomandato dalla Corte dei conti, nella recente indagine effettuata sulla gestione del Fondo.

Mi impegno, pertanto, in fase di previsione della spesa, ad adottare ogni utile iniziativa volta a incrementare le risorse del Fondo.

Confido, inoltre, che la banca dati sul collocamento mirato e la collaborazione già avviata tra le istituzioni potrà superare le asimmetrie rilevate dagli onorevoli interroganti relativamente ai dati in possesso dalle amministrazioni coinvolte e, quindi, potrà rendere più efficace l'allineamento tra domanda e offerta ai fini del collocamento.

PRESIDENTE. Ha facoltà di replicare la deputata D'Arrando, per due minuti.

CELESTE D'ARRANDO (M5S). Grazie, Presidente. Ringrazio il Ministro e ci riteniamo soddisfatti della risposta che ci ha fornito in questa sede per numerosi aspetti che lei ha sottolineato; in primis, appunto, la personalizzazione del progetto per le persone con disabilità, che è un aspetto essenziale e fondamentale, proprio perché le persone con disabilità hanno capacità e competenze diverse, e devono avere delle risposte, ovviamente, personalizzate. Siamo soddisfatti proprio perché le risposte che ci ha fornito andrebbero a rispondere a quello che è emerso dall'indagine della Corte dei conti proprio rispetto alle asimmetrie informative. Credo che questo sia un passo in avanti affinché i dati possano essere integrati e si possa avere anche la possibilità di dare risposte efficaci e concrete alle persone con disabilità, e dare loro la possibilità di essere indipendenti e di autodeterminarsi, proprio perché il lavoro fa sì che loro possano sentirsi parte integrante di una comunità.

Colgo anche con molto favore le linee guida che voi avete emanato, in cui si parla di un approccio bio-psicosociale e di progetto personalizzato, uno degli aspetti che noi, come MoVimento 5 Stelle, abbiamo portato avanti e stiamo portando avanti anche con le nostre proposte di legge sul budget di salute. Quindi, la ringrazio e auspichiamo che, ovviamente, tutto quello che si sta facendo possa poi, effettivamente, avere riscontro sul territorio e dare risposte, anche da parte nostra, alla cittadinanza e alle persone con disabilità nella maniera più efficace possibile (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

(Intendimenti del Governo in merito a interventi integrativi e correttivi della disciplina in materia di assegno unico e universale per i figli a carico - n. 3-02990)

PRESIDENTE. La deputata Elena Carnevali ha facoltà di illustrare l'interrogazione Lepri ed altri n. 3-02990 (Vedi l'allegato A), di cui è cofirmataria.

ELENA CARNEVALI (PD). Grazie, Presidente. Gentile Ministro, l'assegno unico rappresenta uno dei pilastri per sostenere le famiglie nell'impegno di cura ed educativo. Il decreto legislativo è complessivamente rispettoso dei princìpi e dei criteri direttivi generali. Nel parere che abbiamo votato in Commissione sono rimaste alcune residue criticità, che non sono state recepite nel testo approvato in Consiglio dei Ministri. Ne elenco solo alcune: alcuni cittadini italiani residenti all'estero non ottengono l'assegno unico, mentre in precedenza potevano fruire delle detrazioni; le famiglie con figli disabili risultano maggiormente tutelate prima della maggiore età, ma non dopo, in quanto gli assegni al nucleo familiare non cessavano per i maggiorenni; si potrebbe direttamente erogare al secondo percettore la relativa maggiorazione, per rendere più percepibile l'incentivo alla ricerca e al lavoro; la questione delle detrazioni per i figli dai 18 fino ai 21 anni; la maggiorazione transitoria, che dovrebbe valere almeno per un triennio; appare eccessivo il peso attribuito alla prima casa; infine, la mancanza della previsione delle modalità di istituzione della commissione.

Le chiediamo, anche in virtù dell'articolo 5 della legge delega, quali iniziative, considerando che abbiamo un anno di tempo per adottare disposizioni sia integrative sia correttive, il Governo e la Ministra intendano mettere in campo.

PRESIDENTE. La Ministra per le Pari opportunità e la famiglia, Elena Bonetti, ha facoltà di rispondere.

ELENA BONETTI, Ministra per le Pari opportunità e la famiglia. Grazie, Presidente. Voglio ringraziare gli onorevoli interroganti per i quesiti posti, che riguardano il decreto legislativo n. 230, del 2021, che ha istituito l'assegno unico universale, in attuazione della legge delega n. 46 del 2021. In particolare, alcune criticità sottolineate dagli onorevoli interroganti discendono dai criteri direttivi indicati nella stessa legge delega ed erano già state oggetto di valutazione in sede di redazione del decreto attuativo. Il Governo, tuttavia, nell'attuazione non può discostarsi da tali criteri direttivi, pena l'incostituzionalità del decreto per violazione della delega ricevuta.

Nel merito, per quel che concerne i cittadini italiani residenti all'estero, l'articolo 2 della legge delega impone, tra i requisiti di accesso alla misura, che il richiedente l'assegno abbia la residenza in Italia per un certo periodo di tempo. Al fine di risolvere la questione evidenziata, quindi, sarebbe necessario intervenire con un altro provvedimento normativo al di fuori della delega, anche definendo la platea di riferimento.

Per quanto riguarda il tema dei figli disabili maggiorenni, ricordo che il problema evidenziato ha origine dal combinato disposto delle previsioni della legge delega, all'articolo 2, comma 1, che il beneficio dei figli tra i 18 e i 21 anni si è ridotto rispetto a quello dei figli minorenni, che è stato imposto un tetto alla maggiorazione in caso di disabilità e che la maggiorazione per figli disabili non spetta a partire dai 21 anni. Per dare riscontro a questa criticità, che è al centro della nostra attenzione, stiamo studiando, quindi, possibili soluzioni, che andranno valutate anche alla luce delle risorse che poi sarebbero necessarie.

Per quanto riguarda, invece, le altre osservazioni, ricordo che la maggiorazione riconosciuta al secondo percettore di reddito è stata trattata in modo analogo rispetto alle altre maggiorazioni previste dal decreto legislativo, che dispone che l'importo dell'assegno possa essere interamente suddiviso in parti uguali tra i genitori. L'abrogazione delle detrazioni per figli a carico sono soppresse per i figli che beneficiano dell'assegno, quindi, per i figli fino ai 21 anni, permangono per i figli con più di 21 anni. Per quanto concerne la maggiorazione transitoria, il Governo ha voluto introdurla per garantire che la riforma venisse attuata in modo graduale, senza eccessive penalizzazioni per alcuno. Stiamo monitorando i casi specifici, al fine di poter valutare all'esito se sia necessario un intervento.

Per quanto riguarda l'istituzione della commissione che possa concedere in casi particolari l'assegno in deroga ai requisiti di accesso previsti, il decreto non è intervenuto a causa dell'indeterminatezza della delega circa i criteri volti all'individuazione dei suddetti casi. Il Governo è ovviamente a disposizione del Parlamento per valutare assieme la definizione di tali criteri.

Infine, per quanto riguarda il metodo di calcolo dell'ISEE, la legge delega non consente al Governo di intervenire con i decreti legislativi; abbiamo tuttavia ritenuto di raccogliere le sollecitazioni provenienti da tutte le forze politiche e abbiamo avviato una valutazione dei vigenti criteri riguardo all'ISEE, con lo scopo di individuare gli eventuali punti critici dello strumento in vigore e, quindi, definirne eventuali modifiche.

Siamo impegnati nel monitoraggio costante di tutti gli aspetti relativi all'attuazione dell'assegno unico universale, per i quali mi avvarrò anche del supporto dell'Osservatorio nazionale previsto dalla legge, per cui ho avviato la procedura di costituzione, e siamo pronti ad intervenire nel costante dialogo con il Parlamento per rendere lo strumento sempre più equo ed efficace nel sostegno alle famiglie con figli, anche attraverso un eventuale decreto correttivo o integrativo, come giustamente è stato indicato dagli interroganti.

PRESIDENTE. Il deputato Lepri ha facoltà di replicare, per due minuti.

STEFANO LEPRI (PD). Grazie, Presidente. Grazie, signor Ministro, sicuramente lei conosce il detto che fa più rumore un albero che cade di una foresta che cresce. La foresta è la buona, l'ottima fase di applicazione di questa legge così importante, così complicata e credo che gli oltre 5 milioni di famiglie che hanno fatto richiesta, non avendo particolarmente protestato, confermino che l'iter sta procedendo più che bene e di questo siamo molto soddisfatti. Tuttavia, ci sono incomprensioni e lamentele, anche legittime, rispetto soprattutto al passato, al vecchio regime e sono appunto gli alberi che fanno rumore e che dovremo, in qualche modo, puntellare o curare. Ne abbiamo elencate sette; ce ne sono molte altre, di questioni aperte, ed è inevitabile di fronte a una riforma così complicata e importante.

Ci tenevamo, oggi, a capire che cosa, in qualche modo, il Governo ritenga sia nelle sue facoltà e, quindi, sia in qualche modo integrabile o passibile di correzioni e cosa, invece, il Governo ritenga di non poter considerare in riferimento alle questioni aperte. Mi pare che praticamente tutte le questioni che abbiamo rappresentato siano state valutate come non risolvibili attraverso l'iniziativa del Governo, quindi, noi prendiamo atto di questa sua precisazione, potremmo discuterne, ma mi pare che l'indicazione del Governo sia molto chiara. Su un punto ritengo, invece, che il Governo dovrebbe intervenire ed è quello della commissione per casi particolari. Abbiamo esattamente delegato il Governo a definire la composizione e anche le regole di questi casi particolari perché è ben difficile in legge poter individuare la casistica dei casi particolari e, quindi, questa è una materia che evidentemente non può che essere gestita con atti del Governo. Penso che noi dovremo, a questo punto, prendere l'iniziativa su questioni su cui il Governo ha ritenuto o ritiene insomma di non poter intervenire; potrà certamente, come sempre, signor Ministro, contare sulla nostra collaborazione e sull'attenta vigilanza per una completa e soddisfacente realizzazione della nostra riforma (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

(Tempi per l'adozione dei decreti attuativi della legge n. 32 del 2022 in materia di sostegno e valorizzazione della famiglia e iniziative volte a risolvere le criticità conseguenti all'applicazione della normativa sull'assegno unico e universale per i figli a carico – n. 3-02991)

PRESIDENTE. La deputata Marrocco ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-02991 (Vedi l'allegato A), per un minuto.

PATRIZIA MARROCCO (FI). Grazie, Presidente. Gentile Ministro, approvando la legge n. 46 del 2021 sull'assegno unico e, successivamente, la legge n. 32 del 2022, cosiddetto Family Act, il Parlamento e il Governo hanno dato un importantissimo impulso alle politiche nazionali di sostegno e valorizzazione per le famiglie con figli. La legge n. 32 del 2022 prevede un pacchetto di deleghe al Governo e fissa un insieme di obiettivi che si concretizzano attraverso l'emanazione di provvedimenti ad hoc che punteranno a potenziare la funzione sociale ed educativa della famiglia e a contrastare la diminuzione delle nascite. Un ulteriore obiettivo è quello di sostenere l'indipendenza e l'autonomia finanziaria dei figli, di favorire la conciliazione della vita familiare con il lavoro di entrambi i genitori e, in particolare, delle madri. Purtroppo, i tempi previsti per i decreti attuativi sono di due anni; sarebbe invece indispensabile che vengano emanati rapidamente. Inoltre, la legge n. 46 del 2021 sull'assegno unico ha delle criticità che rischiano di penalizzare alcuni nuclei familiari. Ministro, le chiedo quali sono i tempi previsti per l'approvazione dei decreti attuativi e se non ritenga di intervenire sulla legge n. 46 del 2021 per risolverne le eventuali criticità.

PRESIDENTE. La Ministra per le Pari opportunità e la famiglia, Elena Bonetti, ha facoltà di rispondere.

ELENA BONETTI, Ministra per le Pari opportunità e la famiglia. Grazie, Presidente. Ringrazio gli onorevoli interroganti che, giustamente, esprimono la necessità che siano approvati al più presto i decreti attuativi previsti dalla legge delega n. 32 del 2022, il cosiddetto Family Act. Il Family Act è una riforma organica e sistemica delle politiche familiari che sono diventate finalmente politiche di investimento sulle famiglie e sul futuro; per questo condivido pienamente l'importanza che venga attuata celermente nella sua interezza.

L'assegno unico universale è parte - come è stato richiamato - di questo impianto di riforma ed è un provvedimento già attuato che interessa sette milioni di nuclei familiari, in cui sono presenti 11 milioni di figli, con una spesa su base annua pari a quasi 20 miliardi di euro. Attualmente, i tre quarti della platea hanno già fatto domanda e considerando la scadenza di fine giugno per l'inoltro della richiesta, avendo diritto anche agli arretrati a partire dal mese di marzo, confidiamo che per quella data la platea sia integralmente coperta. Il Dipartimento per le politiche della famiglia ha messo in campo una campagna di comunicazione sui media e sui social in collaborazione con il Dipartimento per l'informazione e l'editoria. Sono stati approntati siti dedicati sia dal Dipartimento stesso sia da INPS; è stata data comunicazione diretta della nuova misura ai datori di lavoro, ai sostituti d'imposta, ai contribuenti e a tutta la pubblica amministrazione. Ho personalmente avviato una collaborazione con molte grandi aziende, affinché sia data piena informazione ai loro dipendenti. Per quanto riguarda le possibili criticità dello strumento, ho in particolare avviato un tavolo di discussione in merito all'ISEE e ho iniziato la procedura per la costituzione dell'Osservatorio nazionale per l'assegno unico universale, chiedendo la designazione dei componenti, così come previsto dall'articolo 9 del decreto legislativo n. 230 del 2021. Per l'esercizio delle cinque deleghe del Family act sono poste scadenze temporali differenti, a seconda dell'oggetto della delega: 12 mesi, quindi maggio 2023, per il riordino e il rafforzamento delle misure di sostegno all'educazione dei figli e per il sostegno alla promozione delle responsabilità familiari; 24 mesi, quindi maggio 2024, per le rimanenti parti, disciplina dei congedi parentali, paternità e maternità, incentivazione del lavoro femminile, condivisione della cura, armonizzazione dei tempi di vita e di lavoro e sostegno alle spese della famiglia per la formazione dei figli e il conseguimento dell'autonomia finanziaria dei giovani. Ricordo che il Family Act rappresenta una tappa fondamentale delle riforme legate al PNRR, un passaggio storico e necessario per risolvere criticità per troppo tempo trascurate e che ora vengono finalmente affrontate con un approccio integrale e di sistema. Come ha sottolineato il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, in un messaggio inviato in occasione degli Stati generali della natalità, le azioni previste nell'ambito della legge delega n. 32 del 2022, recentemente approvata dal Parlamento, meritano di essere rapidamente rese esecutive per contribuire alla ripartenza del Paese. A questo corrisponde pienamente l'impegno mio e del Governo tutto di procedere nel più breve tempo possibile affinché si arrivi a una piena attuazione del Family Act entro la fine di questa legislatura.

PRESIDENTE. La deputata Marrocco ha facoltà di replicare.

PATRIZIA MARROCCO (FI). Grazie, Ministro. Le misure come assegno unico e Family Act sono senza dubbio un ottimo punto di partenza per sostenere le famiglie che decidono di mettere al mondo un figlio. Certo, sarebbero più efficaci se ci fosse un fisco amico delle famiglie e l'attuazione di politiche strutturali.

Le nostre domande - quindi, le nostre preoccupazioni - nascono dal fatto che centinaia di norme approvate dal Parlamento attendono nei Ministeri di essere emanate, ma siamo sicuri che il suo lavoro sarà concentrato a portare a termine l'impianto esecutivo di questa importante legge. Siamo certi che lei onorerà l'impegno dei decreti attuativi entro fine legislatura. Se avvenisse, però, entro la fine dell'anno, sarebbe la consacrazione del fatto che questa è una vera e propria rivoluzione nel mondo del welfare e delle famiglie (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente). Inoltre, proprio perché riteniamo importante questo assetto normativo sulla legge n. 46 del 2021, sarebbe necessario insistere sulla campagna informativa in quanto molti nuclei familiari non conoscono la legge e, quindi, non hanno fatto domanda per ottenere benefici. Ministra, la famiglia è il pilastro insostituibile su cui si basa la nostra società. Le misure del Family Act meritano di essere eseguite con estrema rapidità, ma soprattutto lo meritano per dare l'opportunità al nostro Paese di ripartire. Se la famiglia va, va anche la Nazione e, di conseguenza, la sua comunità. Noi di Forza Italia saremo al suo fianco per sostenere e supportare tutte le misure volte al sostegno della famiglia, certi che sia il vero patrimonio del futuro del nostro Paese (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

(Dati relativi al cosiddetto reddito di libertà per le donne vittime di violenza e misure per il rafforzamento di tale strumento di sostegno – n. 3-02992)

PRESIDENTE. Il deputato Del Barba ha facoltà di illustrare l'interrogazione Annibali ed altri n. 3-02992 (Vedi l'allegato A), di cui è cofirmatario.

MAURO DEL BARBA (IV). Grazie, Presidente. Signora Ministra per le Pari opportunità e la famiglia, Elena Bonetti, con un emendamento di Italia Viva nel “decreto Rilancio” di maggio 2020 è stato istituito il reddito di libertà per le donne vittime di violenza, con uno stanziamento pari a 3 milioni di euro. Le leggi di bilancio del 2021 e del 2022 hanno disposto ulteriori incrementi, rispettivamente di 2 e di 5 milioni di euro. Successivamente, sono stati emanati criteri per la ripartizione, con il DPCM 17 dicembre 2020 e l'INPS l'8 novembre 2021 ha illustrato nel dettaglio la disciplina di questo beneficio, precisando che va erogato nella misura massima di 400 euro mensili. Alla luce di questa esperienza, ci sembra importante che l'implementazione di tale misura di sostegno ai percorsi di libertà e autonomia delle donne sia verificata. Per questo, le chiediamo il numero delle donne vittime di violenza che hanno usufruito della misura sino ad oggi e se siano previste azioni per il suo rafforzamento.

PRESIDENTE. La Ministra per le Pari opportunità e la famiglia, Elena Bonetti, ha facoltà di rispondere.

ELENA BONETTI, Ministra per le Pari opportunità e la famiglia. Ringrazio innanzitutto gli onorevoli interroganti per darmi modo di parlare, in questa sede istituzionale, di uno strumento che reputo fondamentale per il contrasto della violenza maschile contro le donne. Il reddito di libertà è una misura di sostegno finanziario a favore delle donne vittime di violenza. Consiste in un contributo mensile erogato dall'INPS nella misura di 400 euro pro capite per un periodo massimo di 12 mesi. La misura si inserisce nella più ampia strategia di sostegno all'empowerment delle donne vittime di violenza, in coerenza con il nuovo Piano strategico nazionale sulla violenza maschile contro le donne 2021-2023, che pone tra le sue priorità il contrasto alla violenza economica. Il reddito di libertà si innesta, infatti, nel percorso di ricostruzione di vita delle donne seguite dai centri antiviolenza, nei percorsi di fuoriuscita da situazioni di abuso e violenze, con l'obiettivo di favorirne l'autonomia abitativa e personale. La misura ha incontrato un grande interesse da parte delle beneficiarie.

A fronte dei 3 milioni messi a disposizione per l'anno 2020, sono state presentate 3.083 domande e ne sono state accolte 599, utilizzando di fatto la totalità delle risorse. Le leggi di bilancio successive hanno disposto un incremento di 2 milioni di euro per ciascuno degli anni 2021 e 2022, ai quali sono stati aggiunti, per l'anno 2022, ulteriori 5 milioni di euro, stanziati sempre dalla stessa legge di bilancio. Pertanto, le risorse assegnate al Fondo per il reddito di libertà per le donne vittime di violenza per il biennio 2021-2022 ammontano a complessivi 9 milioni di euro.

Su mia indicazione, il Dipartimento per le pari opportunità ha, pertanto, predisposto lo schema di decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri di riparto su base regionale per complessivi 9 milioni di euro per questo biennio, sul quale è stato acquisito il concerto del Ministro del Lavoro e delle politiche sociali e l'intesa in Conferenza unificata nella seduta del 28 aprile scorso. Lo schema di DPCM è in procinto di essere inviato alla firma del Presidente del Consiglio dei Ministri. Una volta firmato, il provvedimento sarà sottoposto alla registrazione della Corte dei conti e diventerà pienamente operativo. Sarà così possibile recuperare anche le domande già presentate e rimaste insoddisfatte per l'esaurimento delle risorse.

Voglio ricordare che le donne vittime di violenza potranno accedere anche al microcredito d'impresa o al microcredito sociale con il supporto del Fondo per il microcredito di libertà, che ho voluto costituire con una dotazione iniziale di 3 milioni di euro con le risorse del Dipartimento per le pari opportunità. Si tratta di una misura che ha anch'essa la finalità di empowerment. L'obiettivo è accompagnare la donna nella vita lavorativa fuori dalla violenza.

Ritengo essenziale rendere strutturale il reddito di libertà già a partire dalla prossima legge di bilancio, nella consapevolezza che uno dei motivi per cui le donne spesso rinunciano a denunciare è il fatto di non avere un'indipendenza economica. Assicurare una prospettiva di vita possibile in autonomia, fuori dalla gabbia della violenza in cui troppo spesso queste donne sono chiuse, è una priorità della nostra azione di contrasto alla violenza maschile contro le donne (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva).

PRESIDENTE. La deputata Annibali ha facoltà di replicare.

LUCIA ANNIBALI (IV). Grazie, signora Presidente. La ringrazio, Ministra Bonetti, per la sua risposta. Sapere che sono stati investiti, ad oggi, complessivi 9 milioni di euro a sostegno del reddito di libertà dimostra, una volta di più, la volontà, sua e di questo Governo, di supportare uno strumento così importante per le donne che si trovano in situazioni di violenza. Attendiamo, allora, il decreto di riparto che lei ha annunciato. Avere un aiuto economico immediato e concreto per le vittime di violenza domestica prive di risorse economiche è essenziale per maturare la decisione di allontanarsi dal contesto familiare abusante e intraprendere un percorso di emancipazione e ricostruzione di una vita libera dalla violenza.

Quando si parla di violenza domestica si tende a non considerare la violenza economica come una vera e propria forma di violenza, nonostante sia riconosciuta dalla Convenzione di Istanbul. Invece, occorre ribadire - lei lo ha detto - che la violenza si esercita su più fronti: fisico, psicologico, ma anche economico, che, sebbene poco conosciuto, è un fenomeno, invece, molto grave. La pandemia - lo abbiamo ricordato più volte - ha avuto un impatto negativo sulla violenza economica, contribuendo alla sua diffusione anche a seguito della perdita di lavoro e autonomia economica che sta riguardando molte donne.

Allora, è in questo contesto che è maturata l'iniziativa di Italia Viva che, come ha ricordato il collega Del Barba, attraverso un emendamento al decreto-legge Rilancio ha istituito il reddito di libertà. Abbiamo voluto estendere a livello nazionale uno strumento di libertà previsto da alcune regioni virtuose. Siamo, allora, molto contenti di sapere che già 599 donne hanno potuto usufruire sino ad ora di questo contributo e ci auguriamo che, a fronte delle nuove risorse da lei stanziate, tutte le domande che presentano i requisiti richiesti possano essere accolte.

Noi la ringraziamo, Ministra, per aver annunciato anche l'impegno a rendere strutturale il reddito di libertà già a partire dalla prossima legge di bilancio. È un tassello, questo, importante nella strategia complessiva messa in campo dal suo Dicastero nel contrasto alla violenza economica (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva).

(Misure a favore del comparto agricolo e del settore della pesca in relazione all'aumento dei costi delle materie prime e alle conseguenze del conflitto tra Russia e Ucraina – n. 3-02993)

PRESIDENTE. Il deputato Tasso ha facoltà, per un minuto, di illustrare la sua interrogazione n. 3-02993 (Vedi l'allegato A).

ANTONIO TASSO (M-MAIE-PSI-FE). Grazie, Presidente. Ministro Patuanelli, il nostro Paese - come sa e come sappiamo tutti - è nel pieno di una crisi senza precedenti, che determina un violento impatto sui sistemi di produzione agricola e sull'esercizio della pesca che, a causa del COVID e dell'invasione russa dell'Ucraina, che ha destabilizzato i mercati, a danno degli agricoltori, dei pescatori e della filiera di approvvigionamento, crea notevoli problemi di liquidità in tutti i settori citati e in quello dell'industria alimentare. È noto che diverse aziende di tali settori versano in condizioni così critiche da essere costrette alla cessazione dell'attività, ma circa un terzo del totale nazionale - e i dati sono in costante aggiornamento, ahimè - si trova comunque, in questo momento, a dover lavorare in una condizione di reddito negativo per effetto dell'aumento dei costi globali. Da più parti si levano richieste di ascolto, non solo dalle associazioni di categoria, ma anche da chi non si sente rappresentato da queste associazioni. Quindi, io le chiedo quale sia il punto della situazione, in considerazione sia delle misure adottate che delle ulteriori iniziative che si intenda mettere in campo.

PRESIDENTE. Il Ministro delle Politiche agricole, alimentari e forestali, Stefano Patuanelli, ha facoltà di rispondere.

STEFANO PATUANELLI, Ministro delle Politiche agricole, alimentari e forestali. Grazie, Presidente. Ringrazio i colleghi interroganti, innanzitutto è chiaro che la mia azione, quella del Ministero e quella del Governo è incentrata a dare risposta agli agricoltori e ai pescatori italiani, non alle associazioni di categoria, che pur rappresentano parte di quel mondo; noi lavoriamo per tutti gli agricoltori e per tutti i pescatori del nostro Paese.

Il quadro fatto dall'onorevole interrogante è coerente con la realtà: l'aumento dei costi della produzione, l'aumento dei costi dell'energia costringe un settore già in profonda difficoltà a lavorare senza alcun margine di utile possibile. Il tasso di inflazione, l'aumento dei prezzi al consumo, che pur c'è, non si trasmette nella filiera in un modo congruo rispetto agli aumenti dei prezzi di produzione. I produttori primari sono sempre quelli che pagano il prezzo maggiore dell'aumento dei costi.

Il Governo ha fatto tutto quello che poteva, con le risorse che aveva. Forse non è sufficiente e credo che sia indispensabile, in Europa, richiedere l'attivazione di un meccanismo simile a quello che è stato fatto in pandemia, un Energy Recovery Fund che consenta, con un debito comune, ai Paesi, agli Stati membri di avere le risorse per sostenere le filiere produttive. Credo che sia l'unica risposta concreta che possiamo dare, in questa fase, ai nostri produttori.

Abbiamo fatto, comunque, diverse azioni di sostegno in questi primi mesi del 2022: abbiamo stanziato, nell'ultimo “decreto Aiuti”, 180 milioni per l'accesso alle garanzie di Ismea sui mutui delle piccole e medie imprese agricole e della pesca che abbiano registrato un incremento dei costi dell'energia per i carburanti e per le materie prime nel corso del 2022; abbiamo rifinanziato il Fondo per lo sviluppo e il sostegno delle imprese agricole, della pesca e dell'acquacoltura, con ulteriori 20 milioni, che saranno direttamente erogati, come le precedenti tranche, proprio al settore della pesca; abbiamo applicato aliquote ridotte su accise e IVA dei carburanti, con la riduzione di quest'ultima - dell'IVA, appunto - al 5 per cento. Perseguire gli obiettivi di transizione ecologica e offrire nuove possibilità alle imprese stiamo favorendo e cercando di anticipare i tempi di attuazione delle misure del Piano nazionale di ripresa e resilienza, misure sull'agroenergia: penso, in particolare, sull'agrisolare. Anche qui, l'Europa deve concederci di garantire gli incentivi ai produttori del primario, dell'industria della trasformazione che vogliono installare impianti fotovoltaici sulle loro coperture, di andare al di là dell'autoconsumo, perché è surreale che, in questo momento, l'Europa ci metta il paletto dell'autoconsumo quando le disponibilità delle coperture delle superfici delle aziende agricole è un patrimonio immenso da riempire di impianti fotovoltaici.

Sulla pesca, vi è la proposta del regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio, con modifica e rettifica del regolamento FEAMP 2014-2020: sono stati previsti interventi specifici per alleviare le conseguenze dell'aggressione militare della Russia contro l'Ucraina sull'attività di pesca e attenuare gli effetti delle perturbazioni del mercato causate da tale aggressione militare sulla catena di approvvigionamento dei prodotti ittici.

Concludo, perché ci sarebbe un elenco ancor più lungo di attività svolte. La gestione del settore della pesca e del settore agricolo è una gestione che lo Stato membro ha in collaborazione con l'Europa. Ritengo che sia stato un passo avanti la possibilità di aumentare a 35 mila euro il regime di aiuto per l'emergenza Ucraina. Credo che, però, non sia sufficiente, perché le nostre aziende hanno bisogno di essere sostenute con cifre superiori senza passare per il regime autorizzativo degli aiuti di Stato. Anche da questo di punto di vista, credo che l'Europa sia stata troppo timida.

PRESIDENTE. Il deputato Tasso ha facoltà di replicare, per due minuti.

ANTONIO TASSO (M-MAIE-PSI-FE). Grazie, Presidente. Ministro Patuanelli, io accolgo con grande positività quanto ha comunicato poc'anzi. Lei ha fatto un elenco esaustivo delle criticità e ci ha anche dato l'idea di come le istituzioni italiane stiano intervenendo; non è sufficiente, chiediamo all'Europa di darci una mano. Ovviamente, questo messaggio deve passare e deve essere accolto dalle categorie che in questo momento stanno soffrendo.

Vede, mentre stiamo parlando, i pescatori della marineria di Manfredonia hanno proclamato un'astensione dal lavoro ad oltranza; tra poco, verranno seguiti anche dai pescatori delle altre marinerie, perché, come lei ha rilevato, si fa fatica a lavorare in una situazione di negatività e di passività.

Tra le altre cose, nel settore della pesca, lei sa meglio di me che, oltre al depauperamento delle risorse ittiche e, quindi, il conseguente calo delle catture, ci sono anche le misure a tutela della fauna ittica, che, spesso, sono ritenute sperequative dai pescatori italiani, che, quindi, hanno un impatto economico e sociale sull'intero settore, che, da anni, purtroppo, mostra una progressiva contrazione ed enormi disuguaglianze tra le attività delle grandi flotte multinazionali e quelle delle piccole realtà. Oltre a tutto questo, come è stato ampiamente ricordato, i rincari di gasolio, macchinari e attrezzature fanno tutto il resto.

Concludo. Il punto focale, che ho rappresentato anche nella prima parte dell'interrogazione, è che questi soggetti hanno bisogno di sentire vicine le istituzioni e di essere ascoltati. So che lei è un Ministro particolarmente sensibile e mi permetterò di inoltrare i documenti, le richieste e le riflessioni che mi sono state inviate al suo ufficio per un'attenta valutazione.

PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata.

Sospendo la seduta, che riprenderà alle ore 16,30. La seduta è sospesa.

La seduta, sospesa alle 16, è ripresa alle 16,30.

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta sono complessivamente 117, come risulta dall'elenco consultabile presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto stenografico della seduta odierna.

Saluto la delegazione della Camera delle deputate e dei deputati del Cile, guidata dal Presidente Raúl Soto (Applausi), che è in visita in Italia e sta assistendo ai lavori dell'Aula dalle tribune del pubblico. Benvenuti.

Sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ha chiesto di intervenire, sull'ordine dei lavori, la deputata Boldi. Ne ha facoltà.

ROSSANA BOLDI, Relatrice. Presidente, non è ancora arrivato il parere della Commissione bilancio relativo al disegno di legge n. 3475-A, per cui chiederei ancora venti minuti e di aggiornare, quindi, la seduta alle 16,50.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, sull'ordine dei lavori, il collega Foti. Ne ha facoltà.

TOMMASO FOTI (FDI). Presidente, solo per far rilevare che si è tenuta la capigruppo un'ora fa, si è fatto un calendario, si sono decise alcune cose; riprendiamo i lavori e già siamo in una fase di rinvio della seduta. A me pare che occorrerebbe molta più chiarezza, da parte di tutti, nel definire lo stato esatto dei provvedimenti da portare in Aula, perché così lei capisce che diventa difficile potere procedere e anche per i gruppi sapersi organizzare (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ci risulta che sia in corso di votazione il parere della Commissione bilancio, quindi, auspichiamo che alle 16,50 potremo riprendere i nostri lavori.

Ha chiesto di parlare, sempre sull'ordine dei lavori, il collega Colletti. Ne ha facoltà

ANDREA COLLETTI (MISTO-A). Presidente, oggi si è tenuta la capigruppo. La nostra richiesta era di prevedere comunicazioni del Presidente del Consiglio Draghi e, quindi, che venisse in Aula il Presidente Draghi a ricevere un mandato completo dalla Camera dei deputati in relazione al Consiglio europeo straordinario prossimo venturo del 30 e 31 maggio, che verterà su temi non di poco conto: energia, situazione in Ucraina e difesa europea. Ora, che il Governo si rifiuti di essere presente in Aula prima di un Consiglio europeo è già grave. Che si rifiuti il Governo di essere presente in Aula e in primis il Presidente del Consiglio Draghi, prima di un Vertice straordinario, in un momento in cui abbiamo una guerra in Ucraina e, quindi, alle porte dell'Europa, è ancora più grave. Ma è persino più grave che non ci sia stata, in primis da parte del Presidente della Camera, una mozione d'ordine al Governo: il Governo dovrebbe sempre accettare gli inviti da parte del Parlamento. Ancora peggio, in sede di capigruppo è avvenuto l'imponderabile: solo noi di Alternativa abbiamo chiesto che Draghi venisse qui in Aula a ricevere un mandato parlamentare per comprendere cosa dire e quali strategie portare avanti nel Vertice straordinario. Anche perché, quanto alla famosa e famigerata proposta di pace fatta dal duplex di Mario Draghi, la Russia non l'ha ricevuta, l'Ucraina non si sa, ma già hanno detto che non l'accetteranno comunque (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Alternativa). Allora, di cosa andrà a parlare Draghi in questo Vertice straordinario? Su indicazioni di chi? Su proprie indicazioni. Questo sta ancora a dimostrare, in primo luogo, l'assoluta irrilevanza di questo Parlamento e di questa Camera dei deputati. Vorrei chiedere all'omologo Presidente della Camera dei deputati cilena se è tanto inutile anche la Camera dei deputati cilena, come lo è la Camera dei deputati italiana. Ma vi è soprattutto l'ipocrisia di alcuni partiti, in primis il MoVimento 5 Stelle, che neanche ha appoggiato la nostra proposta; ha dato atto che il Senato non voleva sentire Draghi, come dire: “della Camera ce ne freghiamo”. Quindi, siamo ai penultimatum: ogni giorno c'è un nuovo ultimatum che, dopo un giorno, diventa un nuovo penultimatum. Siamo praticamente al Beautiful dei penultimatum da parte dei 5 Stelle e del presidente dei 5 Stelle, Conte. Abbiamo la Lega, che, a voce, è contro l'invio delle armi e per la pace, ma poi è contro l'ascoltare Draghi, contro il dare un mandato parlamentare per il Vertice straordinario del Consiglio europeo a Bruxelles. Poi, abbiamo gli altri partiti, quelli che si dicono di sinistra, che non vogliono saperne e se ne vogliono tenere fuori. Poi ci sono quelli iperdraghiani, per cui Draghi può fare tutto quello che vuole: Draghi stesso potrebbe anche dichiarare guerra all'Ucraina e gli andrebbe bene, pur di continuare questa legislatura e questo Governo. Da un'altra parte ancora, abbiamo noi, come gruppo di opposizione, anzi come componenti di opposizione, l'unica rimasta - perché Fratelli d'Italia in questo è iperdraghiana sul non volere Draghi in Parlamento - a chiedere che almeno Draghi ci faccia la cortesia - so che la Camera dei deputati non conta molto attualmente nel panorama politico istituzionale italiano - di ascoltare 630 scappati di casa parlamentari, che vogliono dire la loro su cosa sta accadendo in Ucraina e cosa potrebbe accadere nelle prossime settimane. Nemmeno questo ci è concesso. Presidente, chiudo dicendo che è inutile intitolare aule o sale alla memoria di Giacomo Matteotti, quando noi abbiamo un Parlamento e una Camera dei deputati totalmente inutili. È inutile andare a tagliare nastri. Davvero vogliamo intitolare delle aule a Giacomo Matteotti e alla sua memoria? Allora, rendiamo utile questo Parlamento, facciamo sì che il Parlamento possa davvero non solo legiferare, ma dare anche un mandato pieno a un Governo, anche ad un pessimo Governo, come il Governo Draghi (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Alternativa).

PRESIDENTE. Sospendo, a questo punto, la seduta, che riprenderà alle ore 16,50.

La seduta, sospesa alle 16,40, è ripresa alle 16,50.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare sull'ordine dei lavori il deputato Mauro D'Attis. Ne ha facoltà.

MAURO D'ATTIS (FI). Signor Presidente, considerato anche l'andamento dei lavori e il quasi certo completamento dei lavori della Commissione bilancio, chiedo di intervenire sull'ordine dei lavori per proporre, anche a seguito dell'inversione che abbiamo fatto stamattina, un'inversione dell'ordine del giorno per passare direttamente al punto 11, che riguarda il seguito della discussione del disegno di legge di delega al Governo per il riordino della disciplina degli Istituti di ricovero e cura a carattere scientifico, rinviando poi la trattazione gli ulteriori argomenti all'ordine del giorno della seduta odierna ad altra data. Questa è la richiesta per l'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Qualcuno chiede di parlare contro questa richiesta? Se non ci sono obiezioni, così rimane stabilito.

Seguito della discussione del disegno di legge: Delega al Governo per il riordino della disciplina degli Istituti di ricovero e cura a carattere scientifico, di cui al decreto legislativo 16 ottobre 2003, n. 288 (A.C. 3475-A​).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge n. 3475-A: Delega al Governo per il riordino della disciplina degli Istituti di ricovero e cura a carattere scientifico, di cui al decreto legislativo 16 ottobre 2003, n. 288.

Ricordo che nella seduta del 23 maggio si è conclusa la discussione generale e la relatrice e la rappresentante del Governo hanno rinunciato ad intervenire in sede di replica.

(Esame dell'articolo unico - A.C. 3475-A​)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo unico del disegno di legge e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A).

Le Commissioni I (Affari costituzionali) e V (Bilancio) hanno espresso i prescritti pareri (Vedi l'allegato A), che sono in distribuzione.

In particolare, il parere della Commissione bilancio reca due condizioni volte a garantire il rispetto dell'articolo 81 della Costituzione, che sono in distribuzione e che saranno poste in votazione ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis del Regolamento.

Comunico che la Presidenza, sulla base del parere espresso dalla Commissione bilancio nella seduta odierna, non ritiene ammissibili, a norma dell'articolo 123-bis del Regolamento, in quanto recano nuovi o maggiori oneri finanziari privi di idonea quantificazione e copertura, le seguenti proposte emendative: 1.1 Gemmato, 1.2 e 1.3 Testamento, 1.4 Ferro, 1.6 Gemmato e 1.15 Trizzino.

Ricordo che non sono pubblicati, in quanto non ricevibili, gli emendamenti già presentati presso la Commissione, ma in quella sede ritirati o decaduti per assenza del presentatore.

Informo l'Assemblea che, in relazione al numero di emendamenti presentati, la Presidenza applicherà l'articolo 85-bis del Regolamento, procedendo in particolare a votazioni per princìpi o riassuntive, ai sensi dell'articolo 85, comma 8, ultimo periodo, ferma restando l'applicazione dell'ordinario regime delle preclusioni e delle votazioni a scalare. A tal fine, il gruppo Fratelli d'Italia è stato invitato a segnalare gli emendamenti da porre, comunque, in votazione.

Se nessuno chiede di intervenire, invito la relatrice e il rappresentante del Governo ad esprimere il parere sugli emendamenti segnalati per la votazione.

ROSSANA BOLDI , Relatrice. Sull'emendamento 1.500, da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento, parere favorevole. Sull'emendamento 1.5 Bellucci, parere contrario. Sull'emendamento 1.501, da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento, parere favorevole.

PRESIDENTE. Il Governo?

ANDREA COSTA, Sottosegretario di Stato per la Salute. Parere conforme al relatore.

PRESIDENTE. Passiamo, quindi, all'emendamento 1.500, da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento.

Non essendoci richieste di intervento, passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.500, da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento, con il parere favorevole della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 8).

Passiamo all'emendamento 1.5 Bellucci.

Ha chiesto di parlare la collega Bellucci. Ne ha facoltà.

MARIA TERESA BELLUCCI (FDI). Grazie, Presidente. Con questo emendamento, volevamo garantire la natura privata degli istituti in esame e quindi far sì che ci fosse l'autonomia, per gli istituti, di decidere rispetto agli organismi di governo, quindi, ad esempio, il consiglio di amministrazione. Invece, approvando questa misura senza la modifica che noi chiediamo, evidentemente, gli istituti privati vengono trattati come se fossero pubblici. Questa è la ratio, la ragione che ci ha mosso. Crediamo che sia una ragione assolutamente di buon senso, ma anche di legittimità e che quindi debba essere accolta come modifica per far sì che possa essere poi approvato un testo giusto e capace di garantire l'autonomia agli istituti privati.

PRESIDENTE. Non essendoci altre richieste di intervento, passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.5 Bellucci, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 9).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.501, da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento, con il parere favorevole della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 10).

Avverto che, consistendo il disegno di legge di un solo articolo, non si procederà alla votazione dell'articolo unico ma, dopo l'esame degli ordini del giorno, si procederà direttamente alla votazione finale, a norma dell'articolo 87, comma, 5 del Regolamento.

(Esame degli ordini del giorno - A.C. 3475-A​)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli ordini del giorno presentati (Vedi l'allegato A).

Se nessuno chiede di intervenire per illustrare gli ordini del giorno, invito il rappresentante del Governo ad esprimere il parere.

ANDREA COSTA, Sottosegretario di Stato per la Salute. Sull'ordine del giorno n. 9/3475-A/1 Siani, parere favorevole con la riformulazione: “valutare l'opportunità di” e “compatibilmente con le esigenze di finanza pubblica”.

Sugli ordini del giorno n. 9/3475-A/2 Ianaro, n. 9/3475-A/3 Trizzino, n. 9/3475-A/4 Benedetti e n. 9/3475-A/5 Panizzut, il parere è favorevole.

Sull'ordine del giorno n. 9/3475-A/6 Boldi, parere favorevole con la riformulazione: “a valutare la possibilità di”. Sull'ordine del giorno n. 9/3475-A/7 Paolin, il parere è favorevole con la riformulazione: “a valutare l'opportunità di”. Sull'ordine del giorno n. 9/3475-A/8 Foscolo, il parere è favorevole con la riformulazione: “a valutare l'opportunità di”. Sull'ordine del giorno n. 9/3475-A/9 Patelli, il parere è favorevole con la riformulazione: “a valutare l'opportunità di”.

Sull'ordine del giorno n. 9/3475-A/10 Tiramani, il parere è favorevole con la riformulazione: “compatibilmente con i vincoli di bilancio”.

Sull'ordine del giorno n. 9/3475-A/11 Noja, il parere è favorevole, con una precisazione, quanto al primo impegno, con la seguente riformulazione: “nel rispetto della programmazione regionale”. Sull'ordine del giorno n. 9/3475-A/12 Marco Di Maio, il parere è favorevole con la riformulazione: “a valutare l'opportunità di”. Sull'ordine del giorno n. 9/3475-A/13 Mammì, il parere è favorevole. Sull'ordine del giorno n. 9/3475-A/14 Nappi, il parere è favorevole con la riformulazione: “a valutare l'opportunità di”. Sull'ordine del giorno n. 9/3475-A/15 Ruggiero, il parere è favorevole con la riformulazione: “a valutare la possibilità di” e “nel rispetto dei vincoli di bilancio”. Sull'ordine del giorno n. 9/3475-A/16 D'Arrando, parere favorevole con la riformulazione: “a valutare la possibilità di”.

Sull'ordine del giorno n. 9/3475-A/17 Villani, il parere è favorevole. Sull'ordine del giorno n. 9/3475-A/18 Federico, il parere è favorevole con la riformulazione: “a valutare l'opportunità di”. Sull'ordine del giorno, n. 9/3475-A/19 Lorenzin, il parere favorevole con la riformulazione: “compatibilmente con i vincoli di bilancio”. Sull'ordine del giorno n. 9/3475-A/20 Zolezzi, il parere è favorevole con la riformulazione: “valutare la possibilità di”. Sull'ordine del giorno n. 9/3475-A/21 Bagnasco, il parere è favorevole con la riformulazione: “a valutare l'opportunità di e nel rispetto dei vincoli di bilancio”.

PRESIDENTE. Passiamo all'ordine del giorno n. 9/3475-A/1 Siani, su cui c'è parere favorevole con riformulazione: viene accettata. Sugli ordini del giorno n. 9/3475-A/2 Ianaro, n. 9/3475-A/3 Trizzino, n. 9/3475-A/4 Benedetti e n. 9/3475-A/5 Panizzut il parere è favorevole. Sul n. 9/3475-A/6 Boldi il parere è favorevole con riformulazione: viene accettata. Sull'ordine del giorno n. 9/3475-A/7 Paolin il parere è favorevole con riformulazione: viene accettata. Sull'ordine del giorno n. 9/3475-A/8 Foscolo il parere è favorevole con riformulazione: viene accettata. Sull'ordine del giorno n. 9/3475-A/9 Patelli il parere è favorevole con riformulazione: viene accettata. Sull'ordine del giorno n. 9/3475-A/10 Tiramani il parere è favorevole con riformulazione: viene accettata. Sull'ordine del giorno n. 9/3475-A/11 Noja il parere è favorevole con riformulazione: viene accettata. Sull'ordine del giorno n. 9/3475-A/12 Marco Di Maio il parere è favorevole con riformulazione: viene accettata. Sull'ordine del giorno n. 9/3475-A/13 Mammì il parere è favorevole. Sull'ordine del giorno n. 9/3475-A/14 Nappi il parere è favorevole con riformulazione: viene accettata. Sull'ordine del giorno n. 9/3475-A/15 Ruggiero il parere è favorevole con riformulazione: viene accettata. Sull'ordine del giorno n. 9/3475-A/16 D'Arrando il parere è favorevole con riformulazione: viene accettata. Sull'ordine del giorno n. 9/3475-A/17 Villani il parere è favorevole. Sull'ordine del giorno n. 9/3475-A/18 Federico il parere è favorevole con riformulazione: viene accettata. Sull'ordine del giorno n. 9/3475-A/19 Lorenzin il parere è favorevole con riformulazione: viene accettata. Sull'ordine del giorno n. 9/3475-A/20 Zolezzi il parere è favorevole con riformulazione: viene accettata. Sull'ordine del giorno n. 9/3475-A/21 Bagnasco il parere è favorevole con riformulazione: viene accettata.

È così esaurito l'esame degli ordini del giorno presentati.

(Dichiarazioni di voto finale A.C. 3475-A​)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Trizzino. Ne ha facoltà.

GIORGIO TRIZZINO (MISTO-A-+E-RI). Grazie, Presidente. Noi, in questi mesi, abbiamo affrontato in Commissione la legge delega per la riforma degli Istituti di ricovero e cura a carattere scientifico, e lo abbiamo fatto con senso di scrupolo, perché lo sviluppo degli IRCCS comporta la crescita dell'intero sistema sanitario nazionale. Dobbiamo ricordare che con il decreto legislativo n. 288 del 2003, che reca appunto, come titolo, il riordino della disciplina degli Istituti di ricovero e cura a carattere scientifico, si affacciano nel contesto sanitario le fondazioni IRCCS, che sono strumenti di rilievo nazionale con la partecipazione di soggetti pubblici e privati e volti ad assumere un ruolo preminente in molteplici settori, come quello universitario, socioassistenziale, bancario, di gestione e valorizzazione dei beni culturali e, non per ultimo, sanitario. Gli IRCCS vengono citati per la prima volta dalla legge n. 132 del 1968, nota come riforma ospedaliera o come legge Mariotti, la quale prevedeva, proprio all'articolo 1, che l'assistenza ospedaliera poteva essere svolta dagli Istituti di ricovero e cura riconosciuti a carattere scientifico con decreto del Ministro per la sanità, senza però specificare alcuna definizione sulla loro natura o ragione d'essere.

Soltanto dieci anni dopo, nel 1978, la legge n. 833 dava finalmente un assetto compiuto e definito, anche se in una logica piuttosto centralista e rigida. È sempre con il decreto n. 288 del 2003 che si pone un punto fermo nella riorganizzazione degli IRCCS, affrontando l'importante tema del riconoscimento, con l'istituzione di nuovi istituti che devono essere coerenti e compatibili con la programmazione sanitaria della regione interessata, e dedicando un'ampia parte alla delicata situazione di vigilanza e controllo delle fondazioni e degli istituti non trasformati, allocando come compito, in un contesto nazionale, anche la rilevanza nazionale. Gli IRCCS, che sono presenti in tutte le regioni, ad esclusione della Calabria e della Sardegna, rappresentano oggi veri e propri centri di eccellenza. Basti pensare, ad esempio, al Bambino Gesù di Roma, al Rizzoli di Bologna…

PRESIDENTE. Mi scusi, collega. Colleghi, vi chiedo di abbassare il tono della voce. Colleghi! Prego.

GIORGIO TRIZZINO (MISTO-A-+E-RI). …e all'ISMETT di Palermo. Cinquantuno centri in tutta Italia, con una presenza - purtroppo dobbiamo rilevarlo - prevalente nelle regioni del Nord, a rimarcare, ancora una volta, una sanità che va a diverse velocità.

Questo testo che ci accingiamo ad approvare, composto da un unico articolo e cinque commi, si sviluppa sull'applicazione di 15 principi di indirizzo e criteri finalizzati a rafforzare il ruolo degli IRCCS, revisionando le procedure idonee al riconoscimento e alla revoca, e impostando le stesse su base quadriennale, così come per il piano di programmazione della ricerca. Si rafforza il concetto della trasparenza, anche attraverso adeguati strumenti di vigilanza per gli istituti di ricerca, che essi siano pubblici o privati, oltre che la rivalutazione della disciplina dell'incompatibilità dei direttori scientifici degli stessi IRCCS, rendendo compatibile tali incarichi con l'attività di ricerca pre-clinica, clinica traslazionale e di formazione esercitata nell'interesse esclusivo dell'istituto di appartenenza.

Noi oggi, Presidente, votiamo una legge delega: qualcuno potrà dire che si tratta semplicemente di un impegno che il Governo assumerà con quest'Aula. Di fatto, noi votiamo affinché determinati principi vengano attuati e affinché, nel caso specifico, gli istituti di ricerca possano ancora una volta essere più determinanti…

PRESIDENTE. La invito a concludere.

GIORGIO TRIZZINO (MISTO-A-+E-RI). …nel prosieguo - sto concludendo - di un percorso che vede, passo dopo passo, la ricostruzione dell'intero sistema sanitario.

Nietzsche diceva che un po' di salute ogni tanto è il miglior rimedio per l'ammalato. La pandemia ci ha messo alla prova, mostrando di colpo tutta la criticità di un sistema malato, che, nonostante i sintomi, in tutti questi anni abbiamo voluto non vedere. E per questo noi, oggi, comunichiamo il voto favorevole del gruppo Azione-+Europa-Radicali Italiani, mettendo un po' di salute al malato.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Stumpo. Ne ha facoltà.

NICOLA STUMPO (LEU). Grazie, Presidente. Oggi approviamo questa delega al Governo per la riorganizzazione degli IRCCS, una delega importante dentro tutto il percorso del Piano di ripresa e resilienza del nostro Paese. Ed è una delega importante perché, dopo avere - proviamo a dire, speriamo - chiuso la vicenda del COVID, la sanità ha bisogno di essere rivista, riaggiornata, riprogettata, riqualificata. E serve lavorare nella qualificazione delle eccellenze: gli IRCCS sono questo, devono essere questo, ma devono essere anche un oggetto di riequilibrio della sanità, nel nostro Paese. Noi - viene detto nel Piano di ripresa e resilienza - dobbiamo fare più IRCCS, li dobbiamo fare nelle regioni dove non ci sono, penso alla Calabria, penso ad altre regioni, all'Umbria, dove appunto non ci sono queste strutture, e dobbiamo provare a mettere insieme le esperienze positive presenti già nel Paese e far lavorare insieme le sanità…

PRESIDENTE. Mi scusi, collega. Colleghi, vi chiedo di abbassare il tono della voce. Colleghi! Prego.

NICOLA STUMPO (LEU). …provando a far lavorare insieme le sanità delle nostre regioni, per fare nuovi strumenti, per dare ai cittadini la possibilità di essere curati nel migliore dei modi. E lo dobbiamo fare anche sapendo che, come tutte le norme che si scrivono, hanno ancora punti da migliorare, da qualificare. In questi ultimi secondi si era provato ad immettere una cosa. Se posso, voglio ringraziare la relatrice Boldi, per il lavoro straordinario che ha fatto in queste settimane, e il sottosegretario Costa, che è sempre stato in Commissione e con il quale abbiamo lavorato intensamente, perché, in questa riscrittura della delega, nessuno di noi ha mai provato ad avere un interesse di parte, se non quello di parte dei cittadini.

Proprio in queste ultime ore abbiamo tentato fino in fondo e ora spetterà al Senato intervenire, perché almeno su questa norma non dovrà esserci il monocameralismo; dovremo migliorare ancora alcuni aspetti, perché la nuova sanità non è fatta soltanto di personale sanitario, ma di grandi figure scientifiche che contribuiscono a migliorare la qualità del servizio sanitario.

Per queste ragioni, ritengo sia stato svolto fin qui un grande lavoro; bisognerà migliorarlo, lo faranno i colleghi al Senato; dopo i miglioramenti che apporteranno, lo approveremo poi noi, consapevoli che, entro la fine dell'anno, dovremo consegnare al Paese una riforma che servirà a migliorare la qualità della sanità in tutta Italia. Per questo dichiaro il voto favorevole del gruppo di Liberi e Uguali (Applausi dei deputati del gruppo Liberi e Uguali).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Martina Parisse. Ne ha facoltà.

MARTINA PARISSE (CI). Presidente, colleghi, il disegno di legge in esame conferisce una delega al Governo per il riordino degli Istituti di ricovero e cura a carattere scientifico mediante decreti legislativi. Gli Istituti di ricovero e cura a carattere scientifico sono enti a rilevanza nazionale che perseguono finalità di ricerca e assistenza e hanno come principale obiettivo quello della trasformazione dei risultati ottenuti con la ricerca in applicazione clinica per il miglioramento nel campo della prevenzione, della diagnosi e della cura di malattie che richiedono alta specializzazione. È necessario, quindi, che tali istituti possano competere come centri di eccellenza a livello internazionale, mediante aree di competenza riconosciute attraverso classificazioni internazionali. Per questo, anche nella discussione in Commissione, abbiamo voluto specificare la necessità di uniformare il livello della ricerca scientifica a standard internazionali, anche con un'attenzione alle fasce di età di riferimento, in particolare, nell'ambito pediatrico, con fascia di età 8-18 anni, in modo da raccordarsi alle classi di età internazionali.

È fondamentale una valutazione degli IRCCS basata su dati aggiornati, con meccanismi e criteri di valutazione trasparenti e oggettivi, che siano anche una leva per un'evoluzione costante che tenda al miglioramento e all'eccellenza, con una sempre maggiore partecipazione alle reti di ricerca clinico-assistenziali a livello nazionale e internazionale.

Un obiettivo ambizioso è quello di un'equa distribuzione degli IRCCS su tutto il territorio nazionale, anche in un'ottica di Hub & Spoke, che garantiscano una rete coerente con le varie aree del Paese e che siano di stimolo alla ricerca e al miglioramento generale delle prestazioni sanitarie in ogni regione.

È stato approvato un nostro emendamento che snellisce gli adempimenti riguardanti il trasferimento degli IRCCS su uno stesso territorio per facilitare ampliamenti nella capacità di ricerca e servizi sanitari in un'ottica di progressiva evoluzione. È necessario, inoltre, promuovere un migliore coordinamento tra regioni e Ministero della Salute con il riconoscimento e il finanziamento delle attività di ricerca degli IRCCS da parte del Ministero e delle regioni. In particolare, i rapporti tra IRCCS, regioni e Ministero dovrebbero essere regolati da protocolli di intesa in cui siano elencati obiettivi di natura assistenziale e di ricerca, in linea con la programmazione nazionale nonché con le risorse finanziarie complessive a supporto di tutte le attività degli IRCCS. In quest'ottica, un nostro emendamento auspicava l'istituzione in tutte le regioni di un ufficio specificamente dedicato agli IRCCS all'interno dell'assessorato salute e welfare per agevolare un coordinamento e un flusso di informazioni costante tra il Ministero della Salute e le regioni.

Nell'ambito della governance, come gruppo di Coraggio Italia, abbiamo proposto in Commissione emendamenti che rilevassero l'importanza di armonizzare gli obiettivi tra direzione generale e quella scientifica rispetto alle finalità degli IRCCS, attraverso un coordinamento tra direttore generale e direttore scientifico.

Nell'ambito poi del personale sanitario, il percorso della piramide per i ricercatori, che è la porta di accesso alla ricerca negli IRCCS, necessita di un ulteriore passo avanti per raggiungere la stabilizzazione di questi professionisti attraverso la definizione di piante organiche, l'introduzione di un contratto specifico, la facilitazione dell'accesso alle specializzazioni - tra l'altro, già prevista - e la valorizzazione del dottorato di ricerca. Per questo abbiamo presentato un ordine del giorno congiunto per sollecitare una soluzione, con il superamento della precarietà dei nostri ricercatori, attraverso i decreti attuativi che potrebbero trovare un finanziamento nell'ambito della prossima legge di bilancio.

Bisogna, quindi, assicurare che gli IRCCS mantengano elevati standard per competere a livello internazionale, standard relativi alle performance, alla governance, alla valorizzazione dei professionisti della medicina e della scienza, al trasferimento tecnologico, ai brevetti innovativi, alla qualità dell'assistenza, anche mediante la promozione di sistemi di valutazione di impatto della ricerca e dell'assistenza della salute dei cittadini, e che ci sia una costante collaborazione tra Sistema sanitario nazionale e sistemi sanitari regionali. Solo in questo modo è possibile valorizzare gli Istituti e, nello stesso tempo, avere un controllo sulla programmazione di attività e sui volumi di prestazioni e una vigilanza adeguata per il corretto utilizzo delle risorse. In questa prospettiva, annunciamo il voto favorevole di Coraggio Italia (Applausi dei deputati del gruppo Coraggio Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Lisa Noja. Ne ha facoltà.

LISA NOJA (IV). Grazie, Presidente. La legge delega su cui esprimeremo a breve il voto finale è molto importante ed è importante proprio perché è negli IRCCS che trovano una possibilità di cura i malati rari, i pazienti con patologie complesse o, comunque, con condizioni cliniche che richiedono altissime specializzazioni e che, altrove, spesso, non trovano questo livello di specializzazione. In altri termini, stiamo delegando il Governo a riordinare la disciplina degli istituti che meglio di tutti esprimono l'eccellenza della ricerca e dell'assistenza sanitaria del nostro Paese.

Nel corso della discussione generale sono stati descritti i dettagli di questa delega, quindi non ci tornerò, esprimerò solo alcune riflessioni conclusive. La prima riguarda il ruolo svolto da questo ramo del Parlamento nell'esame di questo provvedimento. Al riguardo, desidero anzitutto ringraziare davvero moltissimo la relatrice, l'onorevole Boldi, per la capacità di ascolto e di sintesi che ha avuto, nel corso di tutte le fasi di esame della delega; così, come voglio ringraziare il sottosegretario Costa e gli uffici del Ministero della Salute per l'attenzione e la costante disponibilità al confronto che hanno dimostrato. Mi sembra anche doveroso sottolineare la consueta capacità di lavoro che la nostra Commissione ha dimostrato e che vede spesso un contributo trasversale, direi, quasi corale, di tutti i gruppi di maggioranza e anche di opposizione, che ha portato, anche questa volta, a un esito molto positivo, perché il testo che licenziamo credo sia migliore di quello che ci è stato sottoposto.

Ciò detto, rimangono alcuni aspetti su cui desidero soffermarmi e su cui credo sia necessario continuare a lavorare, perché non abbiamo ancora raggiunto risultati soddisfacenti o, comunque, occorre una grande attenzione. Il primo riguarda il tema degli IRCCS di diritto privato; in sede referente abbiamo migliorato il testo, chiarendo la necessità di mantenere l'autonomia giuridica e amministrativa di questi istituti; resta da colmare una lacuna relativamente alla necessità di promuovere la mobilità del personale della ricerca sanitaria, non solo tra gli enti di diritto pubblico, ma anche rispetto agli IRCCS di diritto privato. Su questo, il mio collega Di Maio ha presentato un ordine del giorno che ha ricevuto parere favorevole dal Governo e, quindi, confidiamo che questo impegno verrà adempiuto il prima possibile dallo stesso.

Sempre sulla ricerca resta ancora aperta - la questione, grave ed annosa, della condizione di incertezza e di precarietà dei ricercatori degli IRCCS, e non solo (in generale, di tutto il comparto sanitario).

È un nostro dovere dare una prospettiva ai nostri ricercatori, garantendo loro un percorso di carriera e, quindi, di vita dopo anni che hanno dedicato alla ricerca. Ma questo è un dovere anche nei confronti di tutto il nostro Paese, perché una ricerca scientifica buona, di qualità non si costruisce solo con le risorse tecnologiche ma, prima di tutto, con le risorse umane. Mortificare i ricercatori significa mortificare la possibilità del nostro Paese di primeggiare in un settore come quello della ricerca scientifica, che è essenziale per la crescita economica, per lo sviluppo del benessere sociale e - consentitemi di dirlo dopo il COVID - che si è dimostrato anche decisivo per la stessa sicurezza nazionale. Non possiamo più permetterci di non dare risposte e per questo credo - anzi, ne sono certa e penso anche di interpretare la volontà di tutti i miei colleghi in quest'Aula - che il Governo debba adempiere il prima possibile agli impegni che proprio in tema di stabilizzazione e di prospettive di carriera per i ricercatori abbiamo chiesto con l'ordine del giorno sottoscritto da tutti i capigruppo di maggioranza della Commissione affari sociali, ordine del giorno che ha ricevuto parere favorevole dal Governo.

Un'ultima riflessione. Una delle questioni su cui abbiamo più dibattuto in queste settimane di esame del provvedimento è quella dell'accesso agli IRCCS da parte dei pazienti extraregionali. Questo credo sia l'aspetto su cui il contributo che ha dato fin qui il Parlamento sia stato più prezioso, perché il testo prospettato dal Governo conteneva un irragionevole e pericoloso riferimento alla necessità per le regioni di adeguare i loro volumi di attività nell'ambito dei budget regionali. Di fatto, si trattava di un primo passo verso la possibilità di limitare la mobilità sanitaria verso gli IRCCS da parte dei pazienti che si trovano al di fuori della regione di residenza dell'IRCCS; una limitazione inaccettabile anzitutto perché è contraria alla natura stessa degli IRCCS che sono costitutivamente enti a valenza nazionale, spesso addirittura internazionale, ma prima ancora perché una tale limitazione sarebbe contraria al diritto alla salute, un diritto costituzionalmente garantito, un diritto, l'unico tra tutti i diritti sanciti dalla Costituzione, definito come fondamentale.

Ho già detto che gli IRCCS assistono e si prendono cura prevalentemente di malati rari, di pazienti con tumori rari, di persone che si trovano ad avere bisogni assistenziali ad altissima complessità e specializzazione. Ipotizzare - o anche solo porre le basi per - il rischio di impedire a questi malati di accedere a istituti di cura che possono offrire loro trattamenti insostituibili e unici sul territorio nazionale sarebbe stato inaccettabile, prima ancora che dal punto di vista politico, dal punto di vista etico. Su questo siamo stati compatti e abbiamo ottenuto dal Governo un passo indietro rispetto a un grave errore, perché gli unici principi che possono governare la mobilità sanitaria sono quelli dell'appropriatezza e dell'ottimizzazione delle risorse. Non ci possono essere necessità contabili che giustifichino una limitazione della mobilità sanitaria dei pazienti rari o, comunque, dei pazienti che devono poter accedere agli IRCCS. Su questo noi di Italia Viva, ma credo tutti i gruppi parlamentari, non ci fermeremo e non consentiremo passi indietro. Inoltre, siamo consapevoli della necessità di incentivare la nascita di nuovi IRCCS in modo uniforme su tutto il territorio nazionale, perché sappiamo che questo è utile per aumentare la prossimità dei pazienti ed è, quindi, importante per rendere sempre meno necessaria la mobilità sanitaria (di questo ne siamo consapevoli).

Siamo consapevoli dell'esigenza di promuovere la collaborazione tra gli IRCCS e gli altri enti ospedalieri per trasferire expertise e competenze, sempre in modo da andare verso un rafforzamento anche dei sistemi sanitari regionali più fragili e al fine di limitare la mobilità sanitaria, perché la rendiamo meno necessaria. Noi di questo siamo appunto consapevoli, ma ciò si deve realizzare attraverso uno sforzo delle istituzioni e con l'impiego di risorse adeguate. Quello che non si può fare è raggiungere questi obiettivi giusti a spese dei pazienti più fragili del nostro Paese. Non era prospettabile prima del COVID e credo che oggi non possa essere nemmeno immaginabile, dopo un dramma come la pandemia.

Nel chiarire questo, che è davvero uno dei punti non negoziabili per Italia Viva, dichiaro il nostro voto favorevole sul provvedimento (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Ylenja Lucaselli. Ne ha facoltà.

YLENJA LUCASELLI (FDI). Grazie, Presidente. Questo provvedimento prende le mosse dalle grandi aspettative che si sono create a seguito del Piano nazionale di ricerca 2020-2022 e questo perché, proprio partendo da quel Piano nazionale, si voleva dare un nuovo impulso alla ricerca sanitaria, soprattutto alla luce dei due anni di pandemia che hanno provato l'Italia, ma che hanno dimostrato quanto la ricerca e la sanità siano fondamentali.

Allora, dobbiamo ricordare la partenza di questo testo base che, grazie alle audizioni che sono state fatte all'interno della Commissione, è riuscito a migliorare se stesso, per una volta. Ovviamente, al testo base siamo riusciti a dare un miglioramento proprio grazie al dialogo e soprattutto grazie alla volontà comune di riconoscere alla ricerca italiana la propria eccellenza.

A questo si aggiunga l'obiettivo di rafforzare il rapporto fra ricerca, innovazione e cure sanitarie. Noi abbiamo ritenuto apprezzabile lo sforzo dell'Esecutivo in chiave di riforma e soprattutto abbiamo apprezzato, come già detto, il miglioramento del testo base. Abbiamo partecipato attivamente - lo ricordava la collega, parlando della mobilità del budget -, evidenziando la necessità di anteporre sempre l'esigenza sanitaria a quella economica. Si sarebbe trattato di un errore gravissimo nel quale potevano incorrere la maggioranza e il Governo mentre, grazie al gruppo e all'unanimità del voto espresso in Commissione da parte di Fratelli d'Italia, siamo riusciti a risolvere un problema e soprattutto a stabilire un principio che, secondo noi, è assolutamente imprescindibile.

Sono certa che non sfugge ad alcuno l'importanza della ricerca. Lo abbiamo imparato, come già detto, nostro malgrado in questi ultimi due anni. Bene, quindi, che siano stati introdotti criteri e soglie di valutazione elevata, con meccanismi trasparenti e oggettivi; bene, quindi, sollecitare una maggiore capillarità territoriale; bene che ci sia finalmente la volontà di coordinare lo Stato centrale con le regioni; bene, ancora, la distinzione fra ricerca e assistenza, elementi che devono camminare di pari passo, ma che sono evidentemente strutturati in modo diverso.

Dobbiamo, però, essere onesti e dobbiamo farlo proprio per l'importanza dei temi di cui questo provvedimento tratta, perché noi abbiamo condiviso lo spirito del testo - e proprio per questo motivo il gruppo di Fratelli d'Italia voterà favorevolmente su questo provvedimento - ma siamo anche consapevoli che la ricerca e i nostri centri di eccellenza non saranno mai veramente sostenuti se questi provvedimenti non sono sostenuti, a loro volta, dai budget economici.

Se su questi provvedimenti il Governo non mette risorse, noi rischiamo, ancora una volta, di lasciare i nostri centri di eccellenza di ricerca non soltanto soli sul territorio nazionale ma nell'impossibilità oggettiva di competere anche a livello internazionale.

Diventa pleonastico parlare di territorialità, di eccellenza nazionale e internazionale, di stabilizzazione dei ricercatori se tutto questo deve essere fatto senza che derivino nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica, così come riportato dall'articolo 5. Diventa difficile immaginare come si possa intervenire con un vero piano di sviluppo senza aumentare le risorse disponibili, anzi, sapendo che la spesa sul fondo sanitario sarà tagliata ed è in via decrescente.

Presidente, proprio perché parliamo di questi temi, un cenno particolare va fatto ai nostri ricercatori. Questo tema è stato affrontato in Commissione, un tema di cui tutti parliamo quando parliamo della sanità. Eppure, ancora oggi la stabilizzazione dei ricercatori è ancora troppo lontana. Allora, proprio per questi motivi, proprio perché riteniamo che questi centri di eccellenza vadano stimolati e che debbano essere una fonte primaria per aiutare il paziente, noi di Fratelli d'Italia voteremo a favore di questo provvedimento ma continueremo a combattere affinché, nella prossima legge di bilancio, vengano davvero stanziati dei fondi per rendere effettivo questo provvedimento. Accanto a questo, continueremo costantemente a parlare dei ricercatori, a parlare della necessità della stabilizzazione delle loro posizioni lavorative, non soltanto perché rappresentano una forza inestimabile del tessuto lavorativo e sanitario italiano ma perché, proprio partendo dal principio del lavoro, noi possiamo garantire la presenza sul territorio nazionale di centri di eccellenza che possono essere gestiti dai nostri ricercatori che, invece, purtroppo, troppo spesso sono costretti ad andare all'estero, dove vengono riconosciuti molto più e molto meglio che in Italia. Questo deve terminare. Fratelli d'Italia sarà in questa battaglia nella prossima legge di bilancio accanto ai ricercatori ma, soprattutto, sarà accanto alla ricerca, perché ci rendiamo assolutamente conto di quanto sia fondamentale oggi. Lo ribadisco, il COVID ce lo ha insegnato e saremmo degli stolti se da quell'esperienza non riuscissimo a ricavare le energie per mettere finalmente in atto delle nuove politiche anche in tema sanitario.

Allora, il voto di Fratelli d'Italia sarà un voto favorevole ma - lo dico al Governo presente in Aula - che sia questo il momento di partenza che ci faccia arrivare, finalmente, alla messa a disposizione dei centri di ricerca, e, ovviamente, delle organizzazioni sanitarie, delle risorse economiche. Le riforme a costo zero non sono riforme, non si possono attuare. Se vogliamo veramente parlare di territorialità, di sanità, di ricerca, di futuro della sanità e di eccellenza italiana - che sicuramente abbiamo, ma che in questo momento il Governo, da un punto di vista economico, non aiuta - abbiamo la necessità di mettere a budget delle vere risorse, magari togliendole a misure che, obiettivamente, non aiutano il tessuto economico italiano ma che rappresentano semplicemente la spesa. La ricerca è un investimento perché, attraverso la ricerca, passa la salute degli italiani e, soprattutto, passa la credibilità di un Governo capace di garantire equità sul territorio nazionale anche da un punto di vista sanitario (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Bagnasco. Ne ha facoltà.

ROBERTO BAGNASCO (FI). Grazie, Presidente. Signor sottosegretario, colleghi tutti, il disegno di legge che stiamo per approvare pone le basi normative per una seria revisione e riforma di questi istituti di ricerca e cura che sono attualmente disciplinati dal decreto legislativo del 2003. Una riforma che si concretizzerà con i previsti decreti delegati attuativi che, dopo essere passati dal Parlamento, dovranno essere adottati, entro 6 mesi dall'approvazione definitiva di questo provvedimento, dal Governo.

Questa riforma degli IRCCS - è un fatto molto importante che dobbiamo, vogliamo sottolineare - dovrà essere attuata entro il 31 dicembre 2022; quindi, tempi molto stretti. Questa è la tempistica che ci viene chiesta - per fortuna, dico io - dallo stesso Piano nazionale di ripresa e resilienza che ha individuato questa riforma di riordino e riorganizzazione come una delle azioni necessarie per migliorare la situazione strutturale del Paese e rafforzare il rapporto fra ricerca, innovazione e cura sanitaria. Le risorse che saranno assegnate agli istituti di ricerca e cura si dovranno sempre più basare su parametri relativi all'attività scientifica - e questo è un fatto fondamentale - e alla capacità di attrarre risorse in finanziamenti nazionali ed internazionali, anche per riuscire ad incrementare la qualità della ricerca sanitaria del Paese. Insomma, questa legge di riforma permetterà di valorizzare il ruolo di eccellenza della ricerca nella sanità di questi istituti, favorendo il trasferimento delle loro innovazioni su tutto il territorio nazionale.

Nel corso delle tante audizioni in Commissione affari sociali riguardo alla ricerca sanitaria svolta dagli IRCCS, è stato sottolineato con forza il ruolo fondamentale svolto dai giovani ricercatori che, però, ad oggi, continuano a vivere spesso in una situazione di perdurante precarietà. Ricordo che la media di precariato fa veramente vergogna: è sopra i 10 anni, ma ci sono molti ricercatori di assoluto valore che sono in questa situazione da circa 20 anni e questo è un fatto assolutamente insostenibile. Nel triennio 2019-2021, gli indicatori mostrano come, nell'ambito delle pubblicazioni scientifiche, i risultati dei nostri ricercatori sanitari che lavorano negli IRCCS sono ampiamente sopra la media nazionale, a dimostrazione che la ricerca di alta qualità non si fa soltanto nelle università.

Un fatto fondamentale è che gli istituti di ricerca e cura rispondono alla regione, per le attività di assistenza, e al Ministero della Salute, per le attività di ricerca, e questo è un fatto non assolutamente positivo. La realtà è che, purtroppo, nessuno si fa carico realmente - quindi, né regione né Ministero - della gestione delle dotazioni organiche della ricerca. Questo è un fatto che deve essere superato. Tutto ciò ha portato negli anni, nonostante alcuni interventi legislativi certamente migliorativi, ad un proliferare di contratti a termine, collaborazioni professionali, borse di studio, partite IVA e chi più ne ha più ne metta.

Per rilanciare la ricerca, in Italia si dovrà puntare ancora di più sulla valorizzazione delle professionalità presenti sia negli IRCCS pubblici sia in quelli privati. È indispensabile rafforzare il ruolo dei ricercatori e, per questo motivo, è necessario - questo è un altro fatto fondamentale e mi rivolgo, chiaramente, al nostro sottosegretario - stabilizzare i loro contratti e ridurre il precariato di ricerca. La situazione attuale, infatti, penalizza i nostri migliori cervelli, sulla cui formazione il Paese ha investito tante risorse e che, alla fine, per mancanza di prospettive, sono spesso costretti ad andare a lavorare in centri di ricerca esteri o a cambiare indirizzo alla loro vita; e questo è un fatto gravissimo.

Il disegno di legge delega dà comunque una prima importante risposta a queste esigenze ineludibili, prevedendo tra i suoi principi e criteri direttivi la necessità di avviare una revisione della disciplina del personale della ricerca sanitaria, anche al fine di un loro inquadramento a tempo indeterminato nei ruoli del Servizio sanitario nazionale, che deve comprendere evidentemente queste importanti e qualificate personalità. Affinché l'intervento di revisione della disciplina del personale della ricerca sanitaria e di riduzione del precariato non rimanga lettera morta, come hanno già detto alcuni miei colleghi, è indispensabile affrontare e dare soluzione ad un ulteriore aspetto, che è quello - è stato detto da tanti colleghi, ma è assolutamente necessario ripeterlo -, relativo ai fondi per la ricerca, con i quali sono stati nel corso del tempo finanziati questi istituti di ricerca. Gli istituti sono aumentati molto - per fortuna, dico io -, però i fondi sono rimasti gli stessi e sono stati divisi per 50, invece che per 20-30. È chiaro che questi istituti sono stati penalizzati pesantemente. Si tratta, quindi, di risorse che devono essere garantite per un capitale umano di eccellenza, sul quale il Paese ha investito moltissimo e per fornire adeguati strumenti di finanziamento anche agli enti pubblici. Sotto questo aspetto la previsione contenuta in questa delega, secondo la quale la riforma degli IRCCS dovrà avvenire senza nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica, rappresenta obiettivamente un limite evidente, troppo evidente, sul quale noi di Forza Italia continueremo a puntare il dito, perché è una contraddizione: non si può pensare di migliorare concretamente una situazione sicuramente importante e decisiva per il Paese e non pensare ad un adeguato finanziamento. Ricordiamo che le spese, in questo senso, non sono spese, ma sono investimenti importanti per il Paese. Forza Italia ha contribuito, insieme a tanti altri gruppi, con l'approvazione di 11 emendamenti, direi qualificanti ed importanti e, per questo, ne siamo assolutamente orgogliosi.

La delega prevede 15 principi e criteri direttivi, che i futuri decreti delegati dovranno rispettare. Intanto si punta al rafforzamento del ruolo degli IRCCS, quali istituti di ricerca e cura di rilevanza nazionale, in cui si coniuga la finalità principale dell'eccellenza della ricerca clinica e del trasferimento tecnologico con la correlata finalità di cura e assistenza svolti. È molto importante la parte scientifica e la parte assistenziale. Con la delega si procederà, inoltre, ad una revisione sia della procedura di riconoscimento del carattere scientifico, che di revoca e conferma. In quest'ultimo caso viene prolungato a quattro anni il termine entro il quale gli IRCCS devono inviare al Ministero i dati aggiornati per la conferma del riconoscimento. Si prevede inoltre di considerare in via prioritaria, ai fini del riconoscimento del carattere scientifico, il criterio di localizzazione territoriale dell'istituto e quello del bacino minimo di riferimento per ciascuna area tematica. Ciò al fine di rendere la valutazione per l'attribuzione della qualifica IRCCS più coerente con le necessità dei diversi territori.

Vorrei concludere dicendo che la nuova normativa che regolamenterà gli istituti di ricerca e cura dovrà assicurare che l'attività di ricerca degli istituti venga svolta nel rispetto dei criteri internazionali di trasparenza e di integrità della ricerca. Con un nostro emendamento, approvato in Commissione, è stato specificato che dovranno essere utilizzati i sistemi di valutazione dell'attività scientifica degli istituti di ricerca e cura, secondo standard internazionali. Insomma, il testo che l'Aula si appresta ad approvare mette le basi normative per un futuro sicuramente migliore, per il quale però - ripeto per l'ultima volta, a costo di essere noioso - dobbiamo prevedere importanti investimenti, il Governo deve prevedere importanti investimenti. Concludo ringraziando tutti i colleghi che hanno lavorato con grande impegno e con grande qualità a questo risultato e, in particolare, la nostra relatrice, che ha dato dimostrazione, ancora una volta, di capacità di sintesi, di capacità di ascolto, di determinazione, di competenza e di grande entusiasmo nel svolgere il proprio lavoro. Grazie a tutti (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Paolo Siani. Ne ha facoltà.

PAOLO SIANI (PD). Grazie Presidente. Sottosegretario, cari colleghi, io mi associo subito alle parole dell'onorevole Bagnasco, nel ringraziare la presidente e la relatrice del provvedimento. Devo sottolineare anche io un clima molto costruttivo nella Commissione, che ha migliorato effettivamente un testo che c'era giunto. È questa una bella esperienza e consegniamo al Governo una delega abbastanza corposa e importante. Tutti hanno già spiegato il senso di questo provvedimento e la mia collega Ianaro lo ha molto bene illustrato nella discussione generale. Io vorrei partire da una premessa, però, che mi sembra la linea guida su cui dobbiamo lavorare nei prossimi mesi. La ricerca scientifica di qualità, sottosegretario, è responsabile di effetti concreti e misurabili, per gli individui singoli e per la collettività, e ha un valore inestimabile per il Paese. La ricerca scientifica di qualità è il motore della buona medicina, perché senza una buona ricerca non ci può essere una buona medicina. Ma tutto questo, che dovrebbe essere chiaro a tutti e che è molto chiaro ai ricercatori, è altrettanto chiaro che non si può fare senza le risorse. Gli IRCCS costituiscono dei centri di eccellenza per la promozione della ricerca, lo sviluppo e l'applicazione delle innovazioni terapeutiche e delle nuove tecnologie in campo biomedico e sanitario. Questa riforma è necessaria oggi, perché vuole orientare l'attività degli IRCCS al trasferimento di interventi che siano efficaci e innovativi nella pratica assistenziale e perché vuole realizzare contemporaneamente prestazioni di ricovero e di cura ad alta specialità, garantendo un'eccellente sinergia tra ricerca, innovazione e assistenza. Però, purtroppo, tutto questo non è ancora distribuito in modo equo su tutto il territorio nazionale. Vorrei qui porre due quesiti e due punti di riflessione, che sono anche due critiche, che dovremo poi affrontare con la delega. La prima è che non abbiamo dato nessuna risposta alla piramide della ricerca e, come hanno detto già i miei colleghi, non possiamo continuare a penalizzare i nostri migliori talenti. Occorre, pertanto, intervenire fermamente e presto, attraverso la definizione di un percorso professionale che dia una concreta stabilizzazione ai ricercatori. Non possiamo neanche negare, però, che il sistema della ricerca nel nostro Paese, nonostante l'importanza della ricerca, è un sistema fragile, che richiede un forte impegno personale dei ricercatori, ma richiede anche risorse, strutture, riconoscimenti del lavoro svolto e una parola magica, la “meritocrazia”, che in questo campo è decisiva. Altrimenti accade quello che accade da molti anni nel nostro Paese, ovvero che tanti nostri bravi ricercatori si spostano verso altri Paesi che gli consentono di continuare il loro lavoro in condizioni favorevoli e di poterlo realizzare come loro meglio preferiscono. Sia chiaro, ovviamente, che un periodo di soggiorno all'estero per un giovane ricercatore è cosa molto utile e molto importante ed è anche auspicabile che avvenga, purché il nostro ricercatore poi torni nel nostro Paese e possa attuare qui le cose che ha imparato all'estero e non piuttosto che rimanga all'estero, sottraendo al suo Paese quanto imparato fuori. Queste le due premesse e questa è la prima criticità che voglio affrontare. Adesso io vorrei parlare di questo provvedimento dal punto di vista degli ammalati. Infatti, sottosegretario, in particolarmente modo per chi si ammala di nuova patologia rara e complessa e ha la sventura di vivere al Sud del Paese, questa al momento è una tragedia enorme. Ammalarsi è sempre un problema grave, ma ammalarsi al Sud è un problema tragico, perché la stragrande maggioranza degli IRCCS attualmente in Italia sono al Centro Nord.

Al Sud ve ne sono solo cinque pubblici e cinque privati e questo è un divario insopportabile. Vi voglio citare oggi una ricerca recentissima, comparsa pochi mesi fa su una rivista di pediatria, The Italian Journal of Pediatrics, portata avanti dal professor Mario De Curtis il quale, analizzando le dimissioni di tutti i bambini ricoverati nel nostro Paese, dice che un bambino che vive nel Mezzogiorno d'Italia ha un rischio del 70 per cento, rispetto a un suo coetaneo del Nord, di dover migrare in altre regioni per curarsi. Questo a me sembra, oggi, inaccettabile. Non solo, ma i dati che Mario De Curtis ci mostra nel suo lavoro mettono in evidenza che i bambini o i ragazzi residenti nel Mezzogiorno, rispetto a quelli che risiedono nel Centro Nord, sono stati curati più frequentemente in altre regioni: il 12 per cento, quelli del Sud, devono migrare al Nord, contro il 6 per cento di quelli del Nord. Ma se noi andiamo a selezionare questi pazienti per malattie rare, complesse e difficili, la percentuale si sposta dal 10 per cento dei bambini del Nord, al 21,3 per cento dei bambini del Sud.

Non devo spiegare adesso cosa vuol dire per una famiglia spostarsi in un'altra regione per curarsi. Questo comporta grandi sacrifici economici, spesso la perdita il lavoro, nel caso del bambino, per la mamma, e grandi sforzi economici. E il costo della migrazione sanitaria dal Mezzogiorno - dove risiede, lo voglio dire, il 35 per cento dei nostri bambini - verso altre regioni supera i 100 milioni di euro, che è pari al 15 per cento della spesa totale dei ricoveri: è una spesa importante. La migrazione dei bambini soprattutto, ma di chiunque è ammalato, che deve uscire di casa, dalla sua regione, per curarsi in un'altra regione, pone problemi economici enormi alla famiglia. Inoltre, le regioni meridionali, a causa di questa migrazione, devono poi rimborsare alle regioni del Nord le prestazioni mediche cui è sottoposto il loro ammalato, accumulando ancor di più disastro economico e un doppio svantaggio. Una parte di questi costi potrebbero restare nelle regioni del Sud per migliorare le strutture e migliorare la ricerca, e questo, invece, non accade.

Voglio dirvi l'ultimo dato su cui il professor De Curtis ci ha da poco informati, che è quello per il quale in Molise l'impatto economico della migrazione è del 45 per cento di tutte le spese sanitarie del Paese, per la Basilicata del 44 per cento, per Calabria e Abruzzo è del 26 per cento e 29 per cento. In sostanza, è un peso imponente e importante per le regioni del Sud e questo dato non fa altro che accentuare le disuguaglianze sociali, in quanto incide notevolmente sui bilanci familiari. Quindi, abbiamo il doppio svantaggio di doverci curare al Nord del Paese e aumentare lo svantaggio sociale. E allora non basta dire: dobbiamo redistribuire in modo equo gli IRCCS al Sud e al Nord, non basta dire dobbiamo far crescere gli IRCCS al Sud. Dobbiamo dire come e in che modo vogliamo che questo accada, con quali risorse. E allora, nell'ordine del giorno che il Governo ha accettato, anche se riformulato, c'è una nostra proposta - mia, dell'onorevole Misiti, dell'onorevole Stumpo, dell'onorevole Viscomi, dell'onorevole Ianaro -ossia di agevolare e realizzare gemellaggi tra IRCCS che già esistono e strutture del Sud che sono pronte a diventare un IRCSS, se qualcuno le affianca e le aiuta. E immaginiamo un gemellaggio che duri 3-5 anni, dopodiché se l'IRCCS del Sud diventa davvero un IRCCS e supera tutti gli esami che deve superare, l'IRCSS che lo ha affiancato, che in genere sta al Nord, potrebbe avere un meccanismo di premialità sui fondi della ricerca, e quindi essere premiato per fare altre ricerche. Ecco, questo è un modo semplice, concreto ma fattibile, per non lasciare solo scritto sulla carta che dobbiamo fare IRCCS anche al Sud, ma per farli davvero.

Ora chiudo, Presidente, esprimendo il voto favorevole del Partito Democratico, perché questo provvedimento può rappresentare una svolta per il nostro Paese, purché rappresenti davvero il riscatto e la crescita del Sud del Paese (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Guido De Martini. Ne ha facoltà.

GUIDO DE MARTINI (LEGA). Presidente, onorevoli colleghi, il disegno di legge n. 3475, d'iniziativa governativa, costituisce una delle riforme previste nell'ambito del PNRR. In particolare, nell'ambito della Missione 6 in materia di salute, la Componente 2, concernente innovazione, ricerca e digitalizzazione del Servizio sanitario nazionale, prevede espressamente la revisione e l'aggiornamento dell'assetto regolamentare del regime giuridico degli Istituti di ricovero e cura a carattere scientifico (IRCCS).

Entrando nel merito del provvedimento, il disegno di legge in esame si compone di un articolo unico che, al comma 1, delega il Governo ad adottare, entro 6 mesi dalla data di entrata in vigore della legge, uno o più decreti legislativi in materia di riordino degli IRCCS sulla base di alcuni princìpi e criteri direttivi, definiti dalle lettere da a) a q).

La lettera a) concerne la disciplina, nel rispetto delle attribuzioni delle regioni e delle province autonome, delle modalità e delle condizioni nel potenziare il ruolo degli IRCCS quali istituti di ricerca e assistenza a rilevanza nazionale, volti a promuovere in via prioritaria l'eccellenza della ricerca preclinica, clinica, transnazionale, clinica organizzativa, nonché l'innovazione e il trasferimento tecnologico da integrare con i compiti di cura e assistenza nell'ambito di aree tematiche internazionalmente riconosciute sulla base della classificazione delle malattie secondo categorie diagnostiche principali.

La lettera b) concerne la revisione dei criteri per il riconoscimento, per la revoca, nonché per la conferma del carattere scientifico, su base quadriennale, differenziando e valorizzando gli IRCCS monotematici per un'unica specializzazione disciplinare e politematici per più aree biomediche integrate, introducendo criteri e soglie di valutazione elevati, riferiti all'attività di ricerca secondo standard internazionali e all'attività clinica assistenziale.

La lettera c) prevede, ai fini del riconoscimento degli IRCCS, la necessità di considerare in via prioritaria il criterio della collocazione territoriale dell'istituto e quello del bacino minimo di riferimento per ciascuna area tematica, al fine di rendere la valutazione per l'attribuzione della qualifica maggiormente oggettiva e più coerente con le necessità dei diversi territori.

La lettera d) introduce un principio che assicura l'accesso agli IRCCS indipendentemente dalla regione di residenza del paziente, allo scopo di garantire un equo accesso dei cittadini alle prestazioni di alta specialità tipiche per competenza e specializzazione tecnologica degli IRCCS, secondo criteri e principi di appropriatezza e di ottimizzazione dell'offerta assistenziale del Servizio sanitario nazionale.

La lettera e) prevede, ai fini dei nuovi riconoscimenti degli IRCCS proposti dalle regioni, che - in sede di riparto del fabbisogno sanitario nazionale standard, d'intesa con le regioni e nel rispetto degli equilibri di finanza pubblica - una quota per il finanziamento della ricerca possa essere vincolata, nell'ambito di una programmazione di attività e di volumi delle diverse prestazioni assistenziali dei medesimi istituti, ai previsti i fabbisogni del Servizio sanitario nazionale, al fine di garantire l'erogazione di risorse coerenti con tali fabbisogni.

La lettera f) corrisponde all'esigenza di regolamentare, per gli IRCCS aventi sede in più regioni, le modalità di coordinamento a livello interregionale della programmazione sanitaria delle sedi secondarie, anche mediante sistemi di accreditamento e di convenzionamento uniformi, nel rispetto della natura giuridica riconosciuta alla sede principale.

La lettera g) è volta a disciplinare la costituzione, la governance e le modalità di finanziamento delle reti di IRCCS secondo le aree tematiche, anche multidisciplinari, nell'osservanza dei princìpi di flessibilità organizzativa e gestionale, semplificazione operativa, condivisione delle conoscenze e sviluppo delle infrastrutture e piattaforme tecnologiche condivise, aperte alla collaborazione con gli altri enti del Servizio sanitario nazionale, nonché con i partner scientifici e industriali.

La lettera h) è tesa a promuovere, nel rispetto dell'autonomia regionale, il coordinamento della direzione generale e direzione scientifica degli IRCCS, al fine di assicurare il raccordo tra l'attività di ricerca e quella di assistenza, in coerenza con gli indirizzi di politica sanitaria regionale e nazionale, per una più efficace azione nelle aree tematiche di riconoscimento.

La lettera i) prevede, nel rispetto delle attribuzioni delle regioni e delle province autonome, senza nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica, misure idonee a garantire lo svolgimento delle attività di vigilanza da parte del Ministero della salute sugli IRCCS di diritto pubblico e privato. La lettera l) è volta a rivedere il regime di incompatibilità dei direttori scientifici degli IRCCS pubblici al fine di rendere compatibile l'esercizio del predetto incarico con lo svolgimento di attività di ricerca preclinica, traslazionale, clinica e di formazione esercitata nell'esclusivo interesse dell'istituto di appartenenza. La lettera m) è volta a introdurre i requisiti di comprovata professionalità e competenza per i componenti degli organi di governo degli IRCSS di diritto pubblico e di diritto privato in relazione alla specificità dei medesimi istituti nel contesto del SSN. La lettera n) autorizza, in relazione agli IRCCS pubblici e agli Istituti zooprofilattici sperimentali, la revisione della disciplina del personale della ricerca sanitaria prevista dalla legge di bilancio 2018. La lettera o) è volta ad assicurare che l'attività di ricerca degli IRCCS sia svolta nel rispetto dei criteri internazionali di trasparenza e di integrità, anche mediante la promozione di sistemi di valutazione d'impatto della ricerca sulla salute dei cittadini. La lettera p) concerne la previsione, nel rispetto delle vigenti disposizioni in materia di proprietà intellettuale, anche mediante l'introduzione di un regime speciale di semplificazione che tenga conto della natura giuridica degli IRCCS e delle finalità che gli stessi perseguono, di misure idonee a garantire la tutela della proprietà intellettuale degli IRCCS, anche con riguardo al trasferimento tecnologico dei risultati della ricerca. La lettera q), infine, prevede il coordinamento delle disposizioni vigenti in materia di IRCCS, anche mediante l'abrogazione espressa delle disposizioni incompatibili con i decreti attuativi del presente disegno di legge.

A questo punto, con la conclusione della fase emendativa e del primo passaggio parlamentare della legge delega sugli IRCCS, si può ritenere il testo migliorato, con l'evidenziazione dell'importanza del rafforzamento della ricerca sanitaria del SSN finalizzata alla traslazione, e quindi alla ricaduta della ricerca sulla qualità delle prestazioni sanitarie offerte al cittadino.

Si è, inoltre, rimarcata con forza la necessaria attenzione a programmi di ricerca riferiti a classi di età particolari, come giovani e anziani, e l'accessibilità di tutti i cittadini alle prestazioni erogate dagli IRCCS, ovunque sia la sede, secondo principi di appropriatezza e ottimizzazione dell'offerta del SSN. Ancora, ricapitolando, si è ribadita l'autonomia giuridico-amministrativa degli IRCCS di diritto privato; si è allineata su base quadriennale la programmazione della ricerca corrente e ribadita la necessità di valorizzare il lavoro delle reti di ricerca, anche attraverso le collaborazioni internazionali; si è valorizzata la figura dei direttori scientifici e promossa la mobilità del personale di ricerca degli IRCCS di diritto pubblico verso gli enti pubblici di ricerca e le università. Infine, rimane il punto fondamentale: prima di concludere vorrei ribadire con forza che, affinché il riordino degli IRCCS sia effettivamente efficace, è fondamentale la possibilità di assumere, stabilizzare, inquadrare adeguatamente il personale della ricerca sanitaria. È un punto che hanno toccato tutti i colleghi che mi hanno preceduto ed è quello che può fare la differenza affinché questa riforma funzioni. Il personale sanitario della ricerca è afflitto da una sorta di precariato a vita, che comporta una forte motivazione e spesso costringe i ricercatori stessi ad abbandonare questi contratti a termine per cercare posti di lavoro che gli offrano una stabilità indispensabile. Per tutte queste ragioni, annuncio il voto favorevole della Lega (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Misiti. Ne ha facoltà.

CARMELO MASSIMO MISITI (M5S). Presidente, signori colleghi, ci tengo a ringraziare anch'io l'opera fatta dalla relatrice Boldi nella stesura di questa legge e, cambiando il cliché formale delle dichiarazioni di voto, annuncio fin da subito il voto favorevole del MoVimento 5 Stelle alla legge delega sulla riforma degli IRCCS, acronimo di Istituto di ricovero e cura a carattere scientifico. Seppure in Commissione non abbiamo avuto modo e grandi spazi di manovra per la peculiarità propria di una legge delega, la stessa risulta essere fondamentale per lo sviluppo del sistema sanitario nazionale, rientrando di fatto nella Missione 6 del Piano nazionale di ripresa e resilienza.

Gli IRCCS distribuiti sul territorio nazionale si occupano, in particolare, della cura e della ricerca di 25 branche medico-scientifiche e sono aziende sanitarie a carattere pubblico e privato, 21 quelle pubbliche e 30 quelle private. La funzione fondamentale degli Istituti di ricerca, così come disposto dal decreto legislativo n. 288 del 2003, è quella di essere enti a carattere di ricerca finalizzati al perseguimento della ricerca, prevalentemente clinica e traslazionale, nel campo biomedico e nell'organizzazione della gestione dei servizi sanitari. Sono distribuiti per lo più in modo omogeneo, in considerazione della loro presenza su tutto il territorio, con alcune regioni che arrivano ad averne una buona e alta concentrazione, come nel caso della Lombardia, che ne conta 19.

Sulla base di un'attenta analisi che è stata fatta per gli IRCCS, abbiamo evidenziato e cercato di modificare, per quanto possibile, in considerazione della natura della stessa legge delega, alcuni riferimenti specifici degli obiettivi, partendo proprio dal loro nome. Si è supportata la revisione della procedura di riconoscimento del carattere scientifico, sia di revoca sia di conferma; è stato aumentato da due a quattro anni il periodo in cui gli IRCCS devono fornire i dati per la conferma del riconoscimento al Ministero e sempre a quattro anni è stata portata la programmazione della ricerca corrente.

Molto spesso, nel dire comune, seppure il cittadino non è a conoscenza di cosa siano gli IRCCS, gli stessi vengono identificati con il nome della struttura. Il primo IRCCS nato in Italia risale al 1926 ed è l'IFO di Roma, IstitutI Fisioterapici Ospitalieri, di cui facevano parte l'Istituto di cura e ricerca Regina Elena, specializzato nelle cure di patologia oncologica, e il San Gallicano, Istituto di cura delle malattie dermatologiche.

Da quel momento in poi, ciò che nasce è un percorso dell'eccellenza, ma che noi possiamo meglio esplicitare come centro di riferimento clinico, medico e chirurgico; ciò crea un effetto domino tanto da interessare quasi tutto il territorio nazionale, come il famoso Rizzoli di Bologna, il Gaslini di Genova, il Burlo Garofolo di Trieste, il Bambino Gesù di Roma, il Pascale di Napoli, il Don Calabria di Verona, l'ISMETT di Palermo. È evidente come di tali strutture alcune regioni, come la Calabria, la Sardegna e l'Abruzzo, siano ancora sprovviste. Ciò pesa in modo determinante sullo sviluppo del sistema sanitario regionale, anche perché la presenza di un Istituto di ricerca probabilmente risulterebbe fondamentale per ridimensionare la migrazione sanitaria e per la cura di specifiche patologie e potrebbe favorire più la mobilità intraregionale che non la extraregionale.

C'è un altro punto debole nella struttura degli IRCCS ed è la gestione dei dipendenti e dei ricercatori che, spesso e volentieri, non hanno la stessa valutazione, lo stesso riconoscimento. Si è cercato un percorso che stabilizzi la loro attività; nella maggior parte dei casi vengono assunti con contratti a progetto che si concludono con l'esaurimento dello stesso. È proprio sulla base anche di questa criticità che si è cercato di organizzare il percorso assunzionale dei ricercatori che si spera di poter espletare con la legge di bilancio.

Questa legge delega, costituita da un solo articolo e da cinque commi, è servita fondamentalmente per dare delle indicazioni che chiaramente devono essere confermate dalla Conferenza Stato-regioni, la quale ha già il compito di intervenire su alcune criticità fondamentali, in modo da dare agli IRCCS, che hanno un impatto sul territorio in quanto riconosciuti come centro di riferimento, un indirizzo caratterizzato anche dalla necessità di avere un ordine che era fermo dal 2013; insomma, è una legge che, seppur riferita all'eccellenza, non la identifica, ma dà indicazioni, al fine di riconoscere i centri di riferimento.

Pertanto, signor Presidente, a margine di tutto ciò, nel riconfermare il voto favorevole del MoVimento 5 Stelle, invito quest'Aula a svolgere appieno il ruolo assegnatoci: siamo qui per legiferare e provare a dare delle regole, in questo caso per gli IRCCS, ma in generale per la tenuta del Paese e se a volte le regole possono apparire uno strumento di rigidità, è opportuno ricordare, nel giorno del centenario della nascita di Enrico Berlinguer, che la società più austera può essere una società più giusta, meno diseguale, realmente più libera, ma democraticamente più umana. È un pensiero, il mio, legato all'esperienza di ricerca, di direzione scientifica e di frequentazioni politiche. A quella politica dobbiamo guardare per non perdere la mission, rappresentata da esponenti come Berlinguer, uomo di Stato, a prescindere dalle posizioni e dalle sensibilità di ogni membro di questa Camera, che ha sicuramente segnato il passo di un percorso politico fondamentale per la nostra Nazione e, per certi versi, del rispetto istituzionale che quei politici con la P maiuscola avevano anche tra di loro, come dimostrò lo stesso Giorgio Almirante, di cui qualche giorno fa ricorreva l'anniversario della morte, che non ebbe alcun problema di sorta nel mettersi in fila tra i compagni per portare l'ultimo saluto all'avversario di sempre (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale.

Ha chiesto di parlare, immagino per un veloce ringraziamento, la relatrice, deputata Boldi. Ne ha facoltà.

ROSSANA BOLDI (LEGA), Relatrice. Prima di passare al voto finale, vorrei fare alcuni ringraziamenti. Innanzitutto, vorrei ringraziare tutti i membri della Commissione che hanno lavorato con grande puntualità, passione e dedizione a implementare e migliorare il testo della delega; poi, il sottosegretario, che ci ha seguito con pazienza per tutto l'iter dei lavori e ancora, la consigliera parlamentare della XII Commissione, dottoressa Tripaldi che, insieme a tutto il suo staff, ha fatto un grandissimo lavoro (Applausi).

Certo, non abbiamo ottenuto tutto quello che volevamo, ma molte cose le abbiamo fatte e su molti temi torneremo già nella legge di bilancio e, vista la determinazione che tutti hanno espresso anche nelle dichiarazioni di voto, credo che potremo arrivare a migliorare ulteriormente il risultato (Applausi).

(Coordinamento formale - A.C. 3475-A​)

PRESIDENTE. Se non vi sono obiezioni, la Presidenza si intende autorizzata al coordinamento formale del testo approvato.

(Così rimane stabilito).

(Votazione finale ed approvazione – A.C. 3475-A​)

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.

Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul disegno di legge n. 3475-A: Delega al Governo per il riordino della disciplina degli Istituti di ricovero e cura a carattere scientifico, di cui al decreto legislativo 16 ottobre 2003, n. 288.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 11) (Applausi).

Sui lavori dell'Assemblea per il periodo 30 maggio-1° giugno e calendario dei lavori per il mese di giugno 2022 e conseguente aggiornamento del programma.

PRESIDENTE. Comunico che, a seguito dell'odierna riunione della Conferenza dei presidenti di gruppo, è stata stabilita, ai sensi articolo 24, comma 2, del Regolamento, la seguente riarticolazione dell'organizzazione dei lavori dell'Assemblea per la settimana 30 maggio - 3 giugno:

Lunedì 30 maggio (ore 18, con eventuale prosecuzione notturna)

Seguito dell'esame della proposta di legge n. 2298-A ed abbinate in materia di tutela del rapporto tra detenute madri e figli minori

Martedì 31 maggio

Discussione sulle linee generali delle proposte di legge nn. 2493 e 2804 - Disciplina del volo da diporto sportivo

Martedì 31 maggio

Svolgimento di interpellanze e interrogazioni

Mercoledì 1° giugno

Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.

A seguito dell'odierna riunione della Conferenza dei presidenti di gruppo, è stato altresì stabilito, ai sensi dell'articolo 24, comma 2, del Regolamento, il seguente calendario dei lavori per il mese di giugno 2022:

PRESIDENTE. Comunico che, a seguito dell'odierna riunione della Conferenza dei presidenti di gruppo, è stata stabilita, ai sensi dell'articolo 24, comma 2, del Regolamento, la seguente riarticolazione dell'organizzazione dei lavori dell'Assemblea per la settimana 30 maggio-3 giugno 2022:

Lunedì 30 maggio (ore 18, con eventuale prosecuzione notturna)

Seguito dell'esame della proposta di legge n. 2298-A ed abbinate - Modifiche al codice penale, al codice di procedura penale, alla legge 26 luglio 1975, n. 354, e alla legge 21 aprile 2011, n. 62, in materia di tutela del rapporto tra detenute madri e figli minori

Martedì 31 maggio (ore 9.30-13.30)

Discussione sulle linee generali della proposta di legge n. 2493-2804 – Disciplina del volo da diporto o sportivo

Martedì 31 maggio (ore 14)

Interpellanze e interrogazioni

Mercoledì 1° giugno (ore 15)

Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata

A seguito dell'odierna riunione della Conferenza dei presidenti di gruppo, è stato altresì stabilito, ai sensi dell'articolo 24, comma 2, del Regolamento, il seguente calendario dei lavori per il mese di giugno 2022:

Lunedì 13 giugno (antimeridiana e pomeridiana, con eventuale prosecuzione notturna)

Discussione sulle linee generali del disegno di legge n. 3591 - Conversione in legge del decreto-legge 4 maggio 2022, n. 41, recante disposizioni urgenti per lo svolgimento contestuale delle elezioni amministrative e dei referendum previsti dall'articolo 75 della Costituzione da tenersi nell'anno 2022, nonché per l'applicazione di modalità operative, precauzionali e di sicurezza ai fini della raccolta del voto (da inviare al Senato - scadenza: 3 luglio 2022)

Discussione sulle linee generali della proposta di legge costituzionale n. 3531 e abbinate - Modifica all'articolo 33 della Costituzione, in materia di attività sportiva (approvata, in un testo unificato, in prima deliberazione, dal Senato)

Discussione sulle linee generali delle mozioni Bologna e altri n. 1-00444, Lapia ed altri n. 1-00427 e Vanessa Cattoi ed altri n. 1-00464 concernenti iniziative in materia di prevenzione e cura delle malattie oncologiche, anche nel quadro del Piano europeo di lotta contro il cancro

Discussione sulle linee generali della mozione Romaniello, Azzolina, Delrio, Cappellacci, Ferri, Bersani, Carelli, Vianello, Trizzino, Cecconi, Ehm ed altri n. 1-00536 concernente iniziative per una strategia nazionale per la prevenzione del suicidio

Martedì 14 giugno (ore 9.30)

Interpellanze e interrogazioni

Martedì 14 (ore 12-14.30 e 15-20, con prosecuzione notturna dalle 21.30 alle 24), mercoledì 15 (ore 9.30-13.30 e 16-20, con prosecuzione notturna dalle 21.30 alle 24) e giovedì 16 giugno (ore 9.30-13.30 e 15-20, con prosecuzione notturna dalle 21.30 alle 24 e nella giornata di venerdì 17 giugno )

Seguito dell'esame del disegno di legge n. 3591 - Conversione in legge del decreto-legge 4 maggio 2022, n. 41, recante disposizioni urgenti per lo svolgimento contestuale delle elezioni amministrative e dei referendum previsti dall'articolo 75 della Costituzione da tenersi nell'anno 2022, nonché per l'applicazione di modalità operative, precauzionali e di sicurezza ai fini della raccolta del voto (da inviare al Senato - scadenza: 3 luglio 2022)

Seguito dell'esame della proposta di legge costituzionale n. 3531 e abbinate - Modifica all'articolo 33 della Costituzione, in materia di attività sportiva (approvata, in un testo unificato, in prima deliberazione, dal Senato)

Seguito dell'esame delle mozioni Bologna e altri n. 1-00444, Lapia ed altri n. 1-00427 e Vanessa Cattoi ed altri n. 1-00464 concernenti iniziative in materia di prevenzione e cura delle malattie oncologiche, anche nel quadro del Piano europeo di lotta contro il cancro

Seguito dell'esame della mozione Romaniello, Azzolina, Delrio, Cappellacci, Ferri, Bersani, Carelli, Vianello, Trizzino, Cecconi, Ehm ed altri n. 1-00536 concernente iniziative per una strategia nazionale per la prevenzione del suicidio

Seguito dell'esame delle mozioni Lupi, Squeri e Schullian n. 1-00540, Vianello ed altri n. 1-00545, Masi ed altri n. 1-00614, Binelli ed altri n. 1-00628, Foti ed altri n. 1-00641 e Dori ed altri n. 1-00649 concernenti iniziative in materia di energia nucleare di nuova generazione

Seguito dell'esame delle mozioni Nappi ed altri n. 1-00618, Carnevali ed altri n. 1-00643, Gemmato ed altri n. 1-00645, Mandelli ed altri n. 1-00647, Panizzut ed altri n. 1-00648, Menga ed altri n. 1-00651 e Sapia ed altri n. 1-00654 concernenti iniziative per la riorganizzazione dell'assistenza sanitaria territoriale

Seguito dell'esame delle mozioni Molinari ed altri n. 1-00639, Incerti, Fornaro ed altri n. 1-00642, Lollobrigida ed altri n. 1-00644, Nevi ed altri n. 1-00646 e Siragusa ed altri n. 1-00653 concernenti iniziative volte ad incrementare le misure per il contrasto della peste suina africana e per il sostegno della filiera suinicola

Seguito dell'esame delle mozioni Scerra ed altri n. 1-00586, Valentini ed altri n. 1-00610, Raduzzi ed altri n. 1-00620 e Lollobrigida ed altri n. 1-00632 concernenti iniziative in materia di disciplina di bilancio e governance economica dell'Unione europea

Seguito dell'esame della proposta di legge n. 1059-A/R - Modifica all'articolo 71 del codice del Terzo settore, di cui al decreto legislativo 3 luglio 2017, n. 117, in materia di compatibilità urbanistica dell'uso delle sedi e dei locali impiegati dalle associazioni di promozione sociale per le loro attività

Seguito dell'esame della proposta di legge n. 2493-2804 – Disciplina del volo da diporto o sportivo

Mercoledì 15 giugno (ore 15)

Interrogazioni a risposta immediata

Venerdì 17 giugno (ore 9.30)

Interpellanze urgenti

Lunedì 20 giugno (antimeridiana e pomeridiana, con eventuale prosecuzione notturna)

Discussione sulle linee generali del disegno di legge n. 3343 - Delega al Governo per la riforma fiscale (collegato alla manovra di finanza pubblica)

Discussione sulle linee generali della mozione concernente iniziative per sopperire alla carenza di personale nei settori del turismo e dell'agricoltura (in corso di presentazione)

Discussione sulle linee generali della proposta di legge costituzionale n. 1854, 3118 e abbinate - Modifica all'articolo 114 della Costituzione, in materia di ordinamento e poteri della Città di Roma, capitale della Repubblica

Discussione sulle linee generali della proposta di legge n. 1714 e abbinate - Disposizioni per l'esercizio del diritto di voto in un comune diverso da quello di residenza, in caso di assenza per motivi di studio, lavoro o cura, e delega al Governo per la sperimentazione di sistemi telematici di votazione

Discussione sulle linee generali della proposta di legge n. 1972 e abbinate - Interventi per la prevenzione e la lotta contro l'AIDS e le epidemie infettive aventi carattere di emergenza

Discussione sulle linee generali della proposta di legge n. 3157 - Modifiche alla disciplina dell'istituto del cinque per mille dell'imposta sul reddito delle persone fisiche, di cui al decreto legislativo 3 luglio 2017, n. 111 (approvata, in un testo unificato, dal Senato)

Discussione sulle linee generali della proposta di legge n. 1741-1722-2311-3328 - Disposizioni per la prevenzione e il contrasto delle molestie morali e delle violenze psicologiche in ambito lavorativo

Martedì 21 giugno (ore 11)

Interpellanze e interrogazioni

Martedì 21 (15-20, con eventuale prosecuzione notturna dalle 21.30 alle 24) e mercoledì 22 giugno (ore 16 - 20, con eventuale prosecuzione notturna dalle 21.30 alle 24)

Eventuale seguito dell'esame degli argomenti previsti nella settimana precedente e non conclusi

Seguito dell'esame del disegno di legge n. 3343 - Delega al Governo per la riforma fiscale (collegato alla manovra di finanza pubblica)

Seguito dell'esame della mozione concernente iniziative per sopperire alla carenza di personale nei settori del turismo e dell'agricoltura (in corso di presentazione)

Seguito dell'esame della proposta di legge costituzionale n. 1854, 3118 e abbinate - Modifica all'articolo 114 della Costituzione, in materia di ordinamento e poteri della Città di Roma, capitale della Repubblica

Seguito dell'esame della proposta di legge n. 1714 e abbinate - Disposizioni per l'esercizio del diritto di voto in un comune diverso da quello di residenza, in caso di assenza per motivi di studio, lavoro o cura, e delega al Governo per la sperimentazione di sistemi telematici di votazione

Seguito dell'esame della proposta di legge n. 1972 e abbinate - Interventi per la prevenzione e la lotta contro l'AIDS e le epidemie infettive aventi carattere di emergenza

Seguito dell'esame della proposta di legge n. 3157 - Modifiche alla disciplina dell'istituto del cinque per mille dell'imposta sul reddito delle persone fisiche, di cui al decreto legislativo 3 luglio 2017, n. 111 (approvata, in un testo unificato, dal Senato)

Seguito dell'esame della proposta di legge n. 1741-1722-2311-3328 - Disposizioni per la prevenzione e il contrasto delle molestie morali e delle violenze psicologiche in ambito lavorativo

Mercoledì 22 giugno (ore 9)

Comunicazioni del Presidente del Consiglio dei ministri in vista della riunione del Consiglio europeo del 23 e del 24 giugno 2022

Mercoledì 22 giugno (ore 15)

Interrogazioni a risposta immediata

Giovedì 23 (ore 9.30 e pomeridiana, con votazioni non prima delle ore 13 e con prosecuzione notturna) e venerdì 24 giugno (ore 9.30-13.30 e 15-20, con prosecuzione notturna dalle 21.30 alle 24)

Esame del disegno di legge S. 2598 - Conversione in legge del decreto-legge 30 aprile 2022, n. 36, recante ulteriori misure urgenti per l'attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR) (ove trasmesso dal Senato - scadenza: 29 giugno 2022)

Seguito dell'esame degli argomenti previsti nelle giornate di martedì 21 e mercoledì 22 giugno e non conclusi

Venerdì 24 giugno (al termine delle votazioni dell'Assemblea ovvero - in assenza di sedute con votazioni - ore 9.30 e pomeridiana, con eventuale prosecuzione notturna)

Discussione sulle linee generali della proposta di legge n. 2307- 2965 - Modifiche al testo unico delle leggi in materia di disciplina degli stupefacenti e sostanze psicotrope, prevenzione, cura e riabilitazione dei relativi stati di tossicodipendenza, di cui al decreto del Presidente della Repubblica 9 ottobre 1990, n. 309, in materia di coltivazione, cessione e consumo della cannabis e dei suoi derivati

Discussione sulle linee generali della proposta di legge n. 105-194-221-222-717-920-2269-2981-3511 - Modifiche alla legge 5 febbraio 1992, n. 91, recante nuove norme sulla cittadinanza

Lunedì 27 (ore 10-13.30 e 15-20, con prosecuzione notturna dalle 21.30 alle 24), martedì 28 (ore 9.30-13.30 e 15-20, con prosecuzione notturna dalle 21.30 alle 24), mercoledì 29 (ore 9.30-13.30 e 16-20, con prosecuzione notturna dalle 21.30 alle 24)

Eventuale seguito dell'esame del disegno di legge S. 2598 - Conversione in legge del decreto-legge 30 aprile 2022, n. 36, recante ulteriori misure urgenti per l'attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR) (ove trasmesso dal Senato - scadenza: 29 giugno 2022)

Eventuale seguito dell'esame degli argomenti previsti nella settimana precedente e non conclusi

Seguito dell'esame della proposta di legge n. 2307- 2965 - Modifiche al testo unico delle leggi in materia di disciplina degli stupefacenti e sostanze psicotrope, prevenzione, cura e riabilitazione dei relativi stati di tossicodipendenza, di cui al decreto del Presidente della Repubblica 9 ottobre 1990, n. 309, in materia di coltivazione, cessione e consumo della cannabis e dei suoi derivati

Seguito dell'esame della proposta di legge n. 105-194-221-222-717-920-2269-2981-3511 - Modifiche alla legge 5 febbraio 1992, n. 91, recante nuove norme sulla cittadinanza

Mercoledì 29 giugno (ore 15)

Interrogazioni a risposta immediata

Giovedì 30 giugno (ore 9.30 e pomeridiana, con votazioni non prima delle ore 13 e con prosecuzione notturna) e venerdì 1° luglio (ore 9.30-13.30 e 15-20 )

Esame del disegno di legge n. 3614 - Conversione in legge del decreto-legge 17 maggio 2022, n. 50, recante misure urgenti in materia di politiche energetiche nazionali, produttività delle imprese e attrazione degli investimenti, nonché in materia di politiche sociali e di crisi ucraina (da inviare al Senato - scadenza: 16 luglio 2022)

Seguito dell'esame degli argomenti previsti nelle giornate di lunedì 27, martedì 28 e mercoledì 29 giugno e non conclusi

Venerdì 1° luglio (ore 9.30)

Interpellanze urgenti (in assenza di sedute con votazioni)

È stato convenuto che, nella settimana 6-10 giugno, in relazione alle consultazioni elettorali e referendarie previste per domenica 12 giugno, l'Assemblea non terrà seduta e che le Commissioni dovranno convocarsi per gli atti dovuti e urgenti.

Il Presidente si riserva di inserire nel calendario dei lavori l'esame di progetti di legge di ratifica deliberati dalle Commissioni e di documenti licenziati dalla Giunta per le autorizzazioni.

Nell'ambito del calendario potrà essere inserito, in relazione all'andamento dei lavori della Giunta per il Regolamento, l'esame degli adeguamenti regolamentari conseguenti alla riforma costituzionale sulla riduzione del numero dei parlamentari.

L'organizzazione dei tempi per la discussione della proposta di legge n. 2493-2804 e per la discussione degli argomenti iscritti nel calendario sarà pubblicata nell'Allegato A al resoconto stenografico della seduta odierna.

L'organizzazione dei tempi per l'esame dei progetti di legge n. 3343, n. 1854, 3118 e abbinate, n. 1714 e abbinate, n. 1972 e abbinate, n. 3157, n. 1741-1722-2311-3328, n. 2307-2965, n. 105-194-221-222-717-920-2269-2981-3511 sarà definita dopo la conclusione dell'esame in sede referente.

L'organizzazione dei tempi per l'esame della mozione concernente iniziative per sopperire alla carenza di personale nei settori del turismo e dell'agricoltura sarà definita dopo la sua pubblicazione.

Il programma si intende conseguentemente aggiornato.

Interventi di fine seduta.

PRESIDENTE. Passiamo agli interventi di fine seduta. Ha chiesto di intervenire la deputata Maria Soave Alemanno. Ne ha facoltà.

MARIA SOAVE ALEMANNO (M5S). Grazie, Presidente. Lo scorso 20 febbraio l'allora presidente del Gallipoli Football 1909, Paola Vella, è stata oggetto di irripetibili cori di natura sessista e di beceri striscioni, durante la partita Città di Gallipoli contro Spartan Ginosa. L'atto in questione è stato premeditato, come dimostrano gli striscioni esposti, è avvenuto in assenza dell'interessata e compiuto esclusivamente con lo scopo di umiliarla pubblicamente. Purtroppo, questo non è un caso isolato. In più e diversi contesti le donne continuano a subire retaggi di un sistema patriarcale, che le annichilisce e le umilia: sessismo subdolo e strisciante, alla base di una piramide d'odio che vede al suo vertice abusi e femminicidi. Non normalizzare e condannare simili avvenimenti fa parte della battaglia che quotidianamente portiamo avanti contro la violenza sulle donne e a favore della parità di genere. Dobbiamo intraprendere tale battaglia tutte e tutti, nessuno escluso, se vogliamo costruire una società che sia davvero giusta e inclusiva. Quindi, forza Paola, siamo con te (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Baratto. Ne ha facoltà.

RAFFAELE BARATTO (CI). Presidente, prendo la parola per esprimere vicinanza dal territorio da dove provengo, la pedemontana trevigiana e, in particolare, i comuni dell'asolano e di Maser, che ieri, nelle ultime ore, sono stati colpiti da un fortunale drammatico, che ha distrutto completamente le coltivazioni: olivi, ciliegie e viti non esistono più in larga parte di quel territorio. In particolare, nel comune di Maser è stato distrutto il raccolto di ciliegie, prodotto tipico della zona e apprezzato, che da trent'anni ormai è tra i primi prodotti a livello nazionale. Credo che il danno sia di importanza rilevante; tra l'altro, il centro di Asolo, un borgo tra i più belli d'Europa, è stato letteralmente coperto da più di 25 centimetri di grandine, con danni davvero devastanti. Ciò che è peggio è anche il momento drammatico in cui si è presentata questa emergenza: le coltivazioni in pieno fiore, le coltivazioni erano davvero nel massimo della produzione. Tra l'altro, si tratta anche di un territorio molto importante; infatti, l'epicentro del fenomeno ha anche colpito quell'area di straordinaria importanza per la produzione del Prosecco, nella zona dell'Asolo Montello, che è stata danneggiata davvero fortemente.

Presidente, il danno di ieri, purtroppo, non è il danno di questo raccolto o di questa stagione, ma ci vorranno altre due o tre stagioni per recuperare quel raccolto.

Credo che, rispetto a questi fenomeni che purtroppo capitano frequentemente, bisogna davvero che noi che amministriamo, che siamo un punto di riferimento anche per i nostri cittadini, prestiamo attenzione ai cambiamenti climatici. Io davvero, con il cuore in mano, chiedo al Governo un impegno immediato per un territorio dalla forte vocazione turistica e patria di prodotti tipici di questo Paese. (Applausi dei deputati del gruppo Coraggio Italia).

Ordine del giorno della prossima seduta.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.

Venerdì 27 maggio 2022 - Ore 9,30:

1. Svolgimento di interpellanze urgenti.

La seduta termina alle 18,25.

SEGNALAZIONI RELATIVE ALLE VOTAZIONI EFFETTUATE NEL CORSO DELLA SEDUTA

Nel corso della seduta sono pervenute le seguenti segnalazioni in ordine a votazioni qualificate effettuate mediante procedimento elettronico (vedi Elenchi seguenti):

nella votazione n. 1 la deputata Di Giorgi ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario;

nelle votazioni dalla n. 2 alla n. 6 il deputato Zicchieri ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole;

nella votazione n. 4 la deputata Bucalo ha segnalato che ha erroneamente espresso voto favorevole mentre avrebbe voluto esprimere voto contrario;

nella votazione n. 11 la deputata Eva Lorenzoni ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole.

VOTAZIONI QUALIFICATE EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO

INDICE ELENCO N. 1 DI 1 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 11)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
1 Nominale Doc. IV-ter, n. 22-A 402 373 29 187 270 103 90 Appr.
2 Nominale Doc. IV-quater, n. 2 393 371 22 186 370 1 87 Appr.
3 Nominale Ddl 3423-A - articolo 1 403 402 1 202 360 42 87 Appr.
4 Nominale articolo 2 402 401 1 201 358 43 87 Appr.
5 Nominale articolo 3 399 399 0 200 357 42 87 Appr.
6 Nominale articolo 4 404 402 2 202 358 44 87 Appr.
7 Nominale Ddl 3423-A - voto finale 391 391 0 196 352 39 86 Appr.
8 Nominale Ddl 3475-A - em. 1.500 378 340 38 171 340 0 104 Appr.
9 Nominale em. 1.5 374 372 2 187 31 341 104 Resp.
10 Nominale em. 1.501 382 344 38 173 344 0 104 Appr.
11 Nominale Ddl 3475-A - voto finale 325 324 1 163 324 0 104 Appr.

F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M = Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui é mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi é premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.