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Resoconto dell'Assemblea

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XVIII LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 700 di martedì 24 maggio 2022

PRESIDENZA DELLA VICEPRESIDENTE MARIA EDERA SPADONI

La seduta comincia alle 11.

PRESIDENTE. La seduta è aperta.

Invito il deputato segretario a dare lettura del processo verbale della seduta precedente.

ANDREA DE MARIA, Segretario, legge il processo verbale della seduta di ieri.

PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.

(È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati in missione a decorrere dalla seduta odierna sono complessivamente 112, come risulta dall'elenco consultabile presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto stenografico della seduta odierna (Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna).

Svolgimento di interpellanze e di una interrogazione.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interpellanze e di una interrogazione.

(Iniziative volte a superare le carenze di organico nella Polizia penitenziaria - n. 2-01426)

PRESIDENTE. Passiamo alla prima interpellanza all'ordine del giorno Papiro e D'Uva n. 2-01426 (Vedi l'allegato A).

Chiedo alla deputata Papiro se intenda illustrare la sua interpellanza o se si riservi di intervenire in sede di replica.

ANTONELLA PAPIRO (M5S). Sì, Presidente, se è possibile, grazie. Ministra, numerose e recenti notizie di cronaca evidenziano quanto la critica situazione relativa alla carenza del personale nelle strutture carcerarie sia causa inevitabile di disagio in relazione non solo alla sicurezza dei lavoratori, ma anche ai diritti degli stessi detenuti. Dal confronto che ho ottenuto con il segretario generale di UILPA-Polizia penitenziaria, Gennarino De Fazio, e la segreteria regionale siciliana della stessa sigla UILPA-Polizia penitenziaria, avvenuto in data 7 gennaio 2022, è emerso un quadro abbastanza allarmante, soprattutto in alcune regioni. Non va sottovalutato come il disagio derivato dall'insufficienza di agenti e personale in forza nelle carceri sia stato maggiormente amplificato dallo stato di emergenza causato, purtroppo, da questa pandemia, una condizione che - ricordo - non è ancora del tutto superata. Gli stessi sindacati, Ministra, hanno già denunciato questa delicata situazione, auspicando l'opportunità di prevedere un responsabile potenziamento dell'organico, tentativo portato avanti, ad onor del vero, grazie ad alcuni interventi che comunque, ad oggi, risultano carenti poiché si è ancora al di sotto della quota stabilita per legge. Tutto ciò induce inevitabilmente ad una riflessione in merito alle conseguenze che può avere questa carenza di organico, non solo della Polizia penitenziaria, ma - mi consenta - anche delle Forze dell'ordine in generale, derivata anche dal blocco del turnover e dalla “legge Madia”. Credo che, a questo punto, sia doveroso fare un percorso a ritroso per comprendere come si sia arrivati a questa situazione. Il blocco del turnover fu introdotto dalla legge finanziaria per il 2007 che lo disponeva a partire dal 2008, come risposta al forte aumento della spesa per i dipendenti pubblici, avvenuta tra il 2001 e il 2006, bloccando le assunzioni con provvedimenti che hanno previsto anche limitazioni alla sostituzione del personale in uscita, stabilendo che in tutte le amministrazioni si potesse procedere ad assunzioni per una spesa pari al 20 per cento di quella relativa alle cessazioni avvenute nell'anno precedente e per un numero di dipendenti non superiore al 20 per cento di quelli cessati, applicando regole diverse a seconda dei settori della pubblica amministrazione. Questo blocco, purtroppo, ha causato tagli insostenibili nell'occupazione pubblica, con relativi disagi che sono sotto gli occhi di tutti.

Secondo quanto emerge dal confronto con la UIL di settore, la Polizia penitenziaria ha subito un taglio di 4.000 unità a fronte di 45.325, organico che era previsto prima della “riforma Madia”. Inoltre, mi sembra giusto evidenziare che, a causa della spending review, sono state chiuse molte scuole di formazione, creando ulteriore disagio in relazione all'assunzione. È doveroso ricordare come gli interventi legislativi portati avanti dal 2019 in poi abbiano tentato di superare le criticità evidenziate ma, seppur questi siano da accogliere favorevolmente - come ho già precedentemente detto -, risultano ancora tuttavia insufficienti rispetto all'organico effettivo stabilito in 41.595 unità. Questo dato, secondo la UILPA Polizia penitenziaria, risulterebbe comunque insufficiente per coprire le reali esigenze dei servizi offerti, anche in considerazione del fatto che, come già detto, prima della “riforma Madia”, l'organico previsto era pari a 45.325 unità. Alla luce di questo, Ministra, le chiedo quali ulteriori iniziative intenda adottare il Governo per affrontare la problematica della carenza di organico della Polizia penitenziaria, in virtù anche di un'emergenza che non è ancora cessata del tutto, e se non si ritenga opportuno potenziare le scuole di formazione della Polizia penitenziaria prendendo in considerazione l'opportunità di utilizzare le caserme dismesse delle Forze armate.

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per la Giustizia, Francesco Paolo Sisto, ha facoltà di rispondere.

FRANCESCO PAOLO SISTO, Sottosegretario di Stato per la Giustizia. Grazie, Presidente. Ringrazio l'interpellante per aver dato al Governo l'occasione di rispondere ad una questione di indubbia rilevanza, che vede il Ministero impegnato in un costante monitoraggio della situazione, con interventi che, soprattutto da marzo in poi, si sono fatti assolutamente effettivi, come del resto segnalato a tutte le organizzazioni sindacali in numerosi incontri che si sono avuti anche recentemente da parte del nuovo capo del DAP per rassicurare sul fatto che il tema è assolutamente all'attenzione del Ministero. Come più volte riferito in sede di risposta ad atti ispettivi di analogo contenuto, l'attuale dotazione organica complessiva relativa al personale del Corpo di polizia penitenziaria, cioè tutti i ruoli, è pari a 41.595 unità, funzionari 715, ispettori 4.190, sovrintendenti 5.300, agenti assistenti 31.390.

In concreto, tuttavia, la forza effettivamente presente nei rispettivi ruoli al 2 marzo 2022 è pari a 36.054 unità, 462 funzionari, 2.566 ispettori, 3.138 sovrintendenti, agenti assistenti 29.888, al netto dei 1.640 allievi agenti che, a breve, saranno impegnati nel 179° corso di formazione in programma nel corrente anno e all'esito del quale saranno immessi in ruolo. Vanno aggiunte, per la verità, a questi numeri, ulteriori 71 unità appartenenti ai commissari del ruolo di esaurimento del Corpo di polizia penitenziaria e 49 unità dei ruoli tecnici, così il numero complessivo effettivo è 36.174 unità. Va ribadito che l'amministrazione lavora su due versanti. Uno è quello della rivisitazione delle attuali piante organiche risultanti dal decreto ministeriale 2 ottobre 2017, apportando i correttivi imposti dai limitati scostamenti numerici conseguenti agli interventi normativi medio tempore verificatisi e, soprattutto, quelli volti ad ottenere una più congrua ed efficace riallocazione delle risorse umane del Corpo, segnatamente nell'intramoenia. L'altro è quello della auspicata e sempre più necessaria implementazione delle dotazioni organiche - che postula mirati interventi normativi - per colmare il deficit di personale, quantomeno per raggiungere accettabili livelli di efficienza e far fronte alle sempre maggiori competenze e incombenze del Corpo.

In tal senso emerge, ovviamente, la necessità di un incremento numerico della dotazione organica del ruolo iniziale degli agenti assistenti; un incremento oggetto di preventivo confronto con le altre forze del comparto sicurezza e difesa nell'ambito dell'apposito tavolo interforze costituito presso il Ministero dell'Interno. Considerato quanto sopra precisato, si evidenziano le procedure concorsuali in atto. Vediamo che cosa c'è di concreto in questo momento.

Primo, assunzione di 650 allievi agenti mediante scorrimento in via prioritaria della graduatoria degli idonei del concorso pubblico a complessivi 302 posti, già elevati a 376, di allievo agente del Corpo di polizia penitenziaria e, per la parte residua, mediante scorrimento della graduatoria scritta del medesimo concorso; il 25 ottobre 2021 ha avuto inizio il 179° corso di formazione, cui ho già fatto riferimento.

Secondo, concorso pubblico per 976 allievi agenti, il cui corso di formazione ha avuto inizio il 30 dicembre 2021.

Terzo, concorso pubblico per 120 allievi commissari della carriera dei funzionari del Corpo di polizia penitenziaria, tuttora in corso.

Quarto, concorso allievi agenti per complessivi 1.479 posti, di cui 887 posti riservati ai volontari in ferma prefissata e 592 aperti ai cittadini italiani.

Quinto, concorso pubblico per 411 vice ispettori. Peraltro, nell'arco del quinquennio 2021-2025, oltre al turnover, è autorizzata altresì l'assunzione straordinaria di complessive 2.804 unità. I numeri mi sembra che parlino chiaro.

Quanto ai concorsi interni - perché anche su questo fronte il Ministero è assolutamente attivo - si evidenzia: primo, concorso interno, per titoli, a complessivi 691 posti di ispettore, del quale sono state approvate le graduatorie definitive di fine concorso e l'11 novembre 2021 sono stati dichiarati i vincitori, che saranno avviati al corso di formazione presumibilmente entro il mese di aprile 2022. Secondo, concorso interno, per titoli, a 583 posti di vice sovrintendente. La commissione esaminatrice e le relative sottocommissioni stanno procedendo alla valutazione dei titoli, calendarizzando due-tre incontri settimanali. Terzo, con circolare 2 dicembre 2021 è stata avviata la procedura per la promozione alla qualifica di sostituto commissario, con decorrenza 1° gennaio 2021, del personale maschile e femminile del Corpo della polizia penitenziaria mediante scrutinio per merito comparativo a ruolo chiuso, con 84 posti per il ruolo maschile e 24 posti per il ruolo femminile. Quarto, sono in atto - parliamo sempre di concorsi interni - le procedure scrutinali per l'avanzamento nelle qualifiche dei ruoli degli agenti assistenti, dei sovrintendenti e degli ispettori.

Passando alla tematica circa il potenziamento delle scuole di formazione - altro capitolo che viene sollevato dalla richiedente - si evidenzia che i progetti avviati dall'Amministrazione penitenziaria per la conversione e l'utilizzo di caserme dismesse delle Forze armate sono sempre stati finalizzati all'implementazione di nuovi posti detentivi per poter far fronte al problema del sovraffollamento penitenziario. L'opportunità di avvalersi delle caserme dismesse dalle Forze armate era già stata presa in considerazione, ma è stata abbandonata attesa la diversa concezione architettonica delle caserme rispetto a quella di una scuola di formazione a ordinamento civile (camere alloggiative singole o doppie idonee, anziché camerate e diverse aule didattiche e un'aula capiente per tutti gli allievi per le conferenze). In ogni caso, la conversione di tali strutture è una procedura lunga, difficile, dispendiosa, perché spesso le aree ove insistono i compendi sono soggette a vincoli da parte dei beni culturali, che rendono difficile adattare le strutture alle nuove esigenze e ne rendono particolarmente onerosa la ristrutturazione. Per completezza di informazione si riferisce infine che la scuola di Portici è inattiva per l'inizio dei lavori di ristrutturazione e restauro. Inoltre, è prevista la realizzazione di una nuova caserma presso la Scuola di formazione dell'amministrazione penitenziaria di Sulmona. Tale caserma, in particolare, è oggetto di un'ordinanza speciale del commissario straordinario per la ricostruzione post sisma 2016, che individua gli interventi di riparazione, demolizione e ricostruzione di immobili pubblici rientranti nel patrimonio dell'Agenzia del demanio dislocati nelle regioni Umbria, Marche, Lazio e Abruzzo, interessate dagli eventi sismici. Questi interventi rivestono carattere di urgenza e saranno realizzati in deroga alla normativa sui contratti pubblici. In particolare, si tratta della demolizione del fabbricato lesionato per la futura realizzazione di un immobile di circa 1.700 metri quadri destinato a spazi alloggiativi e didattici. L'intervento è cofinanziato dal Ministero della Giustizia e dall'Agenzia del demanio, che è anche il soggetto attuatore che si avvarrà della struttura per la progettazione di beni e di edilizia pubblica, incardinata presso la stessa Agenzia del demanio, per tutte le attività di supporto, sviluppo e verifica di progettualità, da attuarsi anche mediante attività di project management e di RUP della stazione appaltante. La stima del tempo complessivo del procedimento - programmazione, progettazione, gara ed esecuzione - è di 800 giorni.

PRESIDENTE. La deputata Papiro ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatta per la risposta alla sua interpellanza.

ANTONELLA PAPIRO (M5S). Sottosegretario Sisto, intanto la ringrazio per questa risposta, e ne approfitto anche per ringraziare la Ministra per aver posto l'attenzione su una problematica che è non solo oggetto di interesse per gli agenti di Polizia penitenziaria e chiaramente per i detenuti, ma per l'intera comunità. Dalla sua risposta molto precisa e dettagliata, che accolgo come un input positivo, chiaramente, è evidente l'orientamento del Governo in merito al tentativo di porre rimedio alle criticità denunciate. Inoltre, in base ai provvedimenti normativi messi in atto dopo il 2019, proseguiti anche dall'attuale Governo, è chiara la volontà di voler sbloccare i concorsi pubblici per procedere a nuove assunzioni nella pubblica amministrazione, e questo non può che essere un buon punto di partenza, che mette delle solide basi per rafforzare il percorso avviato. Ma è chiaro, e lo ha anche riconosciuto lei, che il lavoro da portare avanti per limitare i danni derivati dal blocco del turnover e i relativi tagli è ancora tanto.

Mi permetto di far notare, chiaramente in maniera costruttiva, che i numeri relativi ai concorsi appena espletati e a quelli in corso, che hanno, in effetti, consentito e permetteranno di immettere in servizio alcune migliaia di unità di neo-agenti del Corpo di polizia penitenziaria, non saranno, però, sufficienti a compensare il turnover, senza apportare effettivi incrementi organici, salvo il recupero di qualche ritardo accumulato anche per la pandemia. In tal senso, sono molto contenta che lei, sottosegretario, abbia evidenziato che si stia lavorando alla finalità di una rivisitazione delle piante organiche, mirata a un incremento numerico della dotazione. A tal proposito - mi consenta - mi sembra inevitabile fare riferimento a quanto emerso dal lavoro portato avanti dal gruppo di lavoro voluto dall'ex Ministro Bonafede e dall'ex capo del DAP, Basentini, formato da direttori e comandanti di reparto di Polizia penitenziaria, con la finalità di capire la reale esigenza delle unità relative alla Polizia penitenziaria. Ciò che è stato evidenziato è che, rispetto all'organico stabilito, mancano all'appello circa 12.600 unità. Nonostante questa indagine risalga a qualche anno fa, credo che il dato non sia affatto migliorato, se si pensa che l'emergenza sanitaria ha amplificato maggiormente la criticità legata ai tagli.

Collegandoci a questo aspetto, in previsione del ripianamento degli organici previsti entro il 2025, qualora si riuscisse ad arrivare a questo ambizioso obiettivo - senza, però, una seria valutazione in merito a quanto esposto, che mi sembra di capire dalle sue parole vi sia - di alzare la quota stabilita per legge, ciò significherebbe colmare la dotazione organica prevista, che ad oggi è pari - come lei ha anche fatto notare - a 41.595 unità, la quale, però, facendo riferimento allo studio che ho illustrato prima, sarebbe comunque sottodimensionata di 12.600 unità. Inoltre, tale ripianamento sarebbe reso difficile anche in ragione dell'insufficienza, ad oggi, del numero di scuole di formazione, dopo i tagli della spending review a cui ho accennato in premessa e della loro ridotta capacità ricettiva. In tal senso, comprendo le criticità che ha evidenziato in relazione all'utilizzo delle caserme dismesse delle Forze armate e apprezzo la volontà di trovare una diversa soluzione utilizzando gli immobili pubblici, poiché sarebbe assurdo rinunciare o penalizzare, come in parte si sta facendo, con corsi ridotti a sei mesi, la formazione che, a mio avviso, è fondamentale, anche in relazione alla qualità della prestazione degli agenti.

Di certo, un passo avanti è quello avanzato con l'ultima legge di bilancio, che ha previsto l'istituzione di un fondo nello stato di previsione del Ministero dell'Economia e delle finanze, destinato al finanziamento di assunzioni in deroga alle ordinarie facoltà assunzionali, con correlato incremento, ove necessario, delle dotazioni organiche delle Forze di polizia ad ordinamento civile e militare e del Corpo nazionale dei vigili del fuoco. Tuttavia, anche in questo caso, vorrei si ponesse l'attenzione su un aspetto: la dotazione finanziaria di tale fondo consente l'assunzione, in dieci anni, di complessive 2.300 unità (anche meno, se si terrà conto degli incrementi stipendiali che si auspica possano esserci per via dei rinnovi contrattuali nei prossimi dieci anni), da suddividere in tutte le Forze di polizia e dei Vigili del fuoco, e dunque pari a 250 unità in dieci anni per la Polizia penitenziaria: varrebbe a dire, in media, 25 l'anno, quota che risulta al di sotto dell'esito sperato.

Alla luce di quanto detto, con la consapevolezza che bisogna ancora lavorare alla finalità di raggiungere gli obiettivi sperati e certa, sottosegretario, di un suo impegno e, chiaramente, di un impegno da parte di tutto il Ministero, finalizzato a continuare a portare avanti interventi mirati, le auguro un buon lavoro, nella convinzione che si supererà lo stato di difficoltà attuale per la Polizia penitenziaria.

(Elementi in ordine all'inserimento della “ayahuasca” nella tabella delle sostanze stupefacenti e psicotrope e iniziative per una revisione di tale decisione - n. 2-01467)

PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza Magi n. 2-01467 (Vedi l'allegato A). Chiedo al deputato Magi se intenda illustrare la sua interpellanza o se si riservi di intervenire in sede di replica. Interviene in sede di replica.

Il sottosegretario di Stato per la Salute, Andrea Costa, ha facoltà di rispondere.

ANDREA COSTA, Sottosegretario di Stato per la Salute. Nell'ambito dell'attività informativa dell'Unione europea sulle droghe, il Ministero della Salute riceve tutte le necessarie comunicazioni da parte dell'unità di coordinamento del Sistema nazionale di allerta precoce (SNAP), collegato al sistema informativo europeo, presso l'Osservatorio europeo delle droghe e delle tossicodipendenze di Lisbona.

I due sistemi ora citati agiscono in stretta collaborazione con l'Europol e sono attivi nella predisposizione delle azioni di contrasto alla diffusione delle nuove sostanze psicoattive, e ai danni alla salute derivanti da consumo, per usi non autorizzati, di droghe.

In questo contesto, 1'unità di coordinamento dello SNAP del dipartimento politiche antidroga della Presidenza del Consiglio dei Ministri ha trasmesso, nel periodo dicembre 2019 - novembre 2021, diverse segnalazioni relative ai sequestri effettuati nel territorio nazionale, dalle Forze dell'ordine, riguardanti gli estratti o di materiale vegetale secco o di polveri, contenenti le sostanze armalina e armina e LSD, unitamente a numerose altre sostanze stupefacenti (già incluse nella Tabella I), in un quadro di consumo di più sostanze stupefacenti.

L'armina e l'armalina sono alcaloidi indolici fluorescenti, appartenenti alla famiglia degli alcaloidi armalinici, presenti nella pianta Banisteriopsis caapi, che cresce nelle regioni tropicali del Sud America, mentre la DMT è una indolalchilamina allucinogena contenuta nella pianta Psychotria viridis, che cresce nelle regioni del Centro e Sud America.

L'armina e l'armalina sono antagonisti, possiedono una modesta attività allucinogena e analgesica e sono spesso utilizzati come “potenzianti” dell'attività di altre sostanze psicotrope.

La molecola armalina è strutturalmente simile alla serotonina: sono noti i dati di tossicità acuta in modello animale e nell'uomo. Tra gli effetti soggettivi riportati, vengono evidenziati nausea, vomito, sensazioni di galleggiamento e diverse tipologie di visioni allucinogene. La molecola armina, se assunta a piccole dosi, produce euforia, senso di leggerezza e allucinazioni; con l'aumento della dose, si osservano tremori, eccitazione psicomotoria, convulsioni, seguite da paralisi della muscolatura scheletrica. In particolare, le dosi da 30 a 300 mg, assunte per via orale o per endovena, causano agitazione, tachicardia, offuscamento della vista, ipotensione, parestesie e allucinazioni.

Dalla pianta Banisteriopsis caapi, miscelata unitamente alla Psychotria viridis, si ottiene un decotto con proprietà allucinogene, denominato “ayahuasca” (lingua degli spiriti), che risulta già sotto controllo come stupefacente in numerosi Paesi, quali ad esempio Francia, USA, Inghilterra, Olanda e Canada.

In Italia, la sostanza DMT è presente, dagli anni Settanta, nella Tabella I della lista delle sostanze stupefacenti o psicotrope, di cui all'articolo 14 del DPR 9 ottobre 1990, n. 309, “Testo unico delle leggi in materia di disciplina degli stupefacenti e sostanze psicotrope, prevenzione, cura e riabilitazione dei relativi stati di tossicodipendenza”, mentre le piante Banisteriopsis caapi e Psychotria viridis, l'ayahuasca estratto, macinato, polvere, e le sostanze armalina e armina, fino all'emanazione del decreto del Ministero della Salute del 23 febbraio 2022, non erano incluse nella Tabella I.

Preso atto delle segnalazioni pervenute dallo SNAP, concernenti i rischi riconducibili alle sostanze segnalate, i sequestri effettuati in Italia e i casi di intossicazione registrati nel territorio nazionale, l'Ufficio centrale stupefacenti del Ministero della Salute ha presentato all'Istituto superiore di sanità una richiesta di parere sull'eventuale inclusione nelle tabelle di cui al DPR n. 309 del 1990 delle sostanze armalina e armina, nonché dell'ayahuasca, estratto, macinato, polvere, anche al fine di non incorrere in criticità riferibili a condotte omissive o dilatorie.

L'Istituto ha reso parere favorevole, con l'approvazione del dipartimento per le politiche antidroga, circa l'inserimento nelle tabelle, con le note del 4 novembre 2020, del 19 novembre e del 23 dicembre 2021, anche a seguito di ulteriori segnalazioni pervenute dallo SNAP. Anche il Consiglio superiore di sanità si è espresso in modo favorevole all'inserimento in tabella, nella seduta dell'11 gennaio 2022. Pertanto, le suddette sostanze sono state inserite nella Tabella I con il decreto del Ministero della Salute datato 23 febbraio 2022.

In particolare, è riportata in calce alla Tabella la seguente nota descrittiva: “L'ayahuasca può essere costituita da un estratto, da un macinato, o da polvere, ottenuto principalmente dalle piante Banisteriopsis caapi e Psychotria viridis, contenente DMT e uno o entrambi dei seguenti componenti attivi: armalina, armina”.

Pertanto, l'inserimento dell'ayahuasca nella Tabella I delle sostanze stupefacenti o psicotrope è, sulla scorta dei richiamati pareri, un atto dovuto, anche in relazione alle segnalazioni pervenute da parte dello SNAP, e si è tenuto conto anche dei rischi riconducibili a casi di intossicazione registrati sul territorio nazionale, segnalati sia dal Centro antiveleni di Pavia che dal Sistema italiano di fitosorveglianza, gestito e coordinato dall'Istituto superiore di sanità.

Segnalo, inoltre, che la Direzione centrale per i servizi antidroga ha reso noto che, nel periodo gennaio 2021- aprile 2022, nel nostro Paese sono stati effettuati sequestri per oltre 107 kg di estratti o di materiale vegetale secco o di polveri contenenti DMT, armalina e armina.

L'Istituto superiore di sanità ha sottolineato che, ad oggi, non è dimostrata, né riconosciuta, l'effettiva efficacia terapeutica dell'ayahuasca nei trattamenti della sintomatologia dell'astinenza, della dipendenza da sostanze d'abuso e anche di ansia e depressione. Al contrario, l'assunzione della stessa sostanza può rivelarsi estremamente pericolosa: dalla revisione della letteratura scientifica internazionale emergono, tra gli altri, rischi di eventi psichiatrici associati ad allucinazioni, delirio, agitazione, aggressione e paranoia. Tuttavia, per quanto attiene ai possibili usi medici, preciso che, a seguito di riscontri con esito positivo di eventuali studi clinici a sostegno dell'uso terapeutico dell'ayahuasca o dei suoi principi attivi, potrà essere avviata, da parte del Ministero della Salute, una procedura di valutazione ai fini della collocazione degli stessi anche nella sezione della Tabella dei medicinali, che include tutte le sostanze stupefacenti o psicotrope per le quali è stata dimostrata un'efficacia terapeutica e che possono avere impieghi sicuri ed efficaci in medicina.

Più in generale, il particolare rilievo della problematica oggi in esame mi consente di sviluppare e approfondire alcuni aspetti; segnalo che, nel 2020, sono pervenute circa 50 segnalazioni dal sistema nazionale di allerta precoce; nello stesso anno, sono stati emanati dal Ministro della Salute otto decreti per l'aggiornamento delle tabelle contenenti l'indicazione delle sostanze stupefacenti che hanno determinato l'inserimento di 74 nuove sostanze psicoattive nella Tabella I, della pianta di Papaver nella Tabella I, della categoria di analoghi e derivati del fentanil nella Tabella I, di 8 sostanze nella Tabella IV. Due tra le sostanze inserite nelle tabelle I e IV sono state incluse anche nella Tabella dei medicinali, in quanto farmaci autorizzati con attività farmacologica e terapeutica dimostrata.

Nel 2021, sono pervenute circa 51 segnalazioni dal Sistema nazionale di allerta precoce e, nello stesso anno, sono stati emanati dal Ministero della Salute nove decreti per l'aggiornamento delle tabelle contenenti l'indicazione delle sostanze stupefacenti che hanno portato all'inserimento di 88 nuove sostanze psicoattive nella Tabella I e 5 sostanze nella tabella IV.

Quanto al numero di intossicazioni - nel testo dell'interpellanza si legge: bassissimo tasso di intossicazioni -, questa considerazione non può rilevare dato che, ai sensi dell'articolo 14 del DPR n. 309 del 1990, l'inclusione delle sostanze stupefacenti nelle tabelle di cui all'articolo 13 avviene, oltre che riguardo alla struttura chimica, anche per l'attività psicoattiva delle sostanze (rischio di dipendenza fisica, effetti allucinogeni, distorsioni sensoriali, eccetera) e per la pericolosità delle stesse, nel rispetto del principio di precauzione, per evitare il rischio di una maggiore diffusione dell'uso illecito della sostanza, per la quale l'attività di prevenzione costituisce uno strumento fondamentale.

L'attività di prevenzione si basa, infatti, sul costante monitoraggio delle segnalazioni di uso illecito, pervenute attraverso lo SNAP, e sull'approfondita valutazione delle attività psicoattive disponibili in letteratura scientifica. Inoltre, il Ministero della Salute, pur riconoscendo il pieno diritto alla professione della fede religiosa, tutelato ex articolo 19 della Costituzione, non può prescindere dalla tutela costituzionale del diritto alla salute pubblica, ex articolo 32, che è alla base dei pareri tecnico-scientifici che hanno condotto all'emanazione del decreto ministeriale del 23 febbraio 2022. Nel caso di specie il provvedimento, in coerenza con le evidenze scientifiche, vieta l'utilizzo di una sostanza nociva per la salute. La concessione di una sorta di deroga potrebbe determinare, in effetti, potenziali richieste di assunzione di sostanze attualmente in tabella per uso non medico.

Da ultimo, desidero precisare che il decotto in questione non è ascrivibile alla categoria di “alimento”, considerato che l'articolo 2 del regolamento (CE) 178/2002, recante “principi e requisiti generali della legislazione alimentare che istituisce l'Autorità europea per la sicurezza alimentare e fissa procedure nel campo della sicurezza alimentare”, nella definizione di “alimento” esclude, tra gli altri: “le sostanze stupefacenti o psicotrope ai sensi della convenzione unica delle Nazioni Unite sugli stupefacenti del 1961 e della Convenzione delle Nazioni Unite sulle sostanze psicotrope del 1971”.

Sulla base delle argomentazioni sopra formulate, non vi sono i presupposti per procedere all'adozione di un meccanismo periodico di revisione della decisione in questione, come richiesto nell'interpellanza, considerato, inoltre, che il DPR n. 309 del 1990 non prevede la possibilità per il Ministero della Salute di escludere una o più misure di controllo che non siano rivolte a medicinali o dispositivi diagnostici. A questo proposto, recita l'articolo 13, comma 5: “Il Ministero della Salute, sentiti il Consiglio superiore di sanità e l'Istituto superiore di sanità e in accordo con le convenzioni internazionali in materia di sostanze stupefacenti o psicotrope, dispone con apposito decreto l'esclusione da una o più misure di controllo di quei medicinali e dispositivi diagnostici che per la loro composizione qualitativa e quantitativa non possono trovare un uso diverso da quello cui sono destinati”.

PRESIDENTE. Il deputato Magi ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alla sua interpellanza.

RICCARDO MAGI (MISTO-A-+E-RI). La ringrazio, Presidente. Ringrazio il sottosegretario. Non solo non mi ritengo soddisfatto della risposta, ma credo che quanto abbiamo appena ascoltato dal Governo abbia un profilo di drammaticità. Cosa intendo? I cittadini che dovessero avere ascoltato la sua risposta, magari attraverso la trasmissione in diretta che ne sta dando Radio Radicale, potrebbero avere l'impressione di aver ascoltato motivi e argomentazioni esaurienti sulla decisione che il Governo ha preso di includere in un regime di massimo controllo le piante che sono alla base della preparazione dell'ayahuasca.

A parere di chi parla, invece, la decisione del Governo è del tutto arbitraria, perché non vi sono né motivi di tutela della salute dei cittadini, né motivi di tutela dell'ordine pubblico. Vado rapidamente ad argomentare queste mie affermazioni che prendono le mosse anche dall'esame del parere dell'Istituto superiore di sanità che il sottosegretario ha citato in più parti.

Sono stati citati casi di intossicazione; allora, sarebbe bene dire che i casi di intossicazione sono due, due di numero e, peraltro, sono presunti casi di intossicazione, perché sono correlati all'armina, uno dei due principi attivi alla base del preparato, e non c'è neanche la possibilità di dimostrare che siano effettivamente correlati a questo principio attivo e non, anche, ad esempio, all'assunzione di diverse sostanze concomitanti. Questo è un problema proprio da un punto di vista scientifico; noi non possiamo dire con questa leggerezza che una sostanza produce intossicazione al punto da iscriverla nella tabella I, che è quella di massima gravità, di massimo divieto, sulla base di due casi, senza che vi sia stato un accurato esame da parte della letteratura scientifica o che siano stati vagliati da un punto di vista tossicologico.

Per quanto riguarda i casi di sequestro - da lei citati -, anche qui risulta che siano casi, da un punto di vista numerico, estremamente contenuti. Il parere dell'Istituto superiore di sanità cita una bibliografia che è in buona parte datata e superata: solo dodici articoli, di cui due sono degli anni Cinquanta e Sessanta, mentre il più recente, citato nel parere dell'Istituto superiore di sanità, è del 2012; invece, solo negli ultimi dieci anni, sono stati pubblicati quasi 350 articoli sulle riviste scientifiche internazionali che incredibilmente non sono state prese in considerazione dal nostro Istituto superiore di sanità.

Nel merito, diversi di questi articoli citati dall'Istituto superiore di sanità e dal Ministero sono stati scritti da alcuni dei maggiori sostenitori dell'uso dell'ayahuasca e in alcuni articoli, addirittura, se ne evidenziano le proprietà terapeutiche, esattamente quelle che poi lei, nella risposta all'interrogazione, ha smentito esistere. Quindi, alcuni di questi articoli sono stati proprio travisati nel loro contenuto scientifico.

Infine, con riferimento all'inserimento dell'armina e dell'armalina nelle tabelle, lo stesso Istituto superiore di sanità dichiara che non ci sono informazioni su abuso e dipendenza a causa di questi due principi attivi. Ma si può affermare in un parere che non ci sono evidenze? Non ci sono informazioni sui rischi di abuso e dipendenza e poi si pongono tali rischi alla base della decisione politica di inserire queste sostanze nelle tabelle? Non c'è alcuna menzione delle proprietà medicinali e delle applicazioni terapeutiche dell'armina e dell'armalina, nonostante la mole consistente di pubblicazioni scientifiche che ne parlano. Nel parere dell'Istituto superiore di sanità si dice che la molecola armalina è strutturalmente simile alla serotonina, ma è falso, è un errore grossolano che denota anche una svista o una scarsa competenza chimica di chi ha redatto questo parere. Noi crediamo che, alla base delle decisioni politiche, ci debbano essere non atteggiamenti di pregiudizio o ideologici, soprattutto quando chiamiamo a rispondere alle domande che poniamo con gli atti di sindacato ispettivo il Ministero della Salute, il quale dovrebbe basare ogni tipo di decisione e di affermazione solo sulle evidenze scientifiche. Dobbiamo anche dire, però, che c'è un dato di esperienza che probabilmente non è noto al Governo e al Ministero della Salute, ma, se non è noto, è un problema di ignoranza, in termini tecnici, proprio del Ministero della Salute. La realtà a cui faccio riferimento è quella della Chiesa del Santo Daime, religione cristiana internazionale che usa ritualmente l'ayahuasca. Perché la cito? Perché è attiva e presente in Italia da trentadue anni, con migliaia di frequentatori, di cui alcune centinaia partecipano alle cerimonie liturgiche quasi settimanalmente; in base a questa frequentazione, si può calcolare un numero di ben oltre 50 mila assunzioni dell'ayahuasca dal 1990 al marzo 2022, senza mai aver registrato alcun caso di problema di salute o di ordine pubblico.

Sottosegretario, a lei e a me può non interessare nulla dell'ayahuasca e della libertà di alcune persone di assumerla o di non assumerla, però penso che, in uno Stato di diritto, in una democrazia liberale, prima di arrivare a dire a qualcuno quello che può fare o che non può fare - adducendo motivazioni di tutela della salute e dell'ordine pubblico, al punto da iscrivere una sostanza nella tabella in cui vi sono quelle con maggiore pericolosità per la salute pubblica - mi aspetterei dal nostro Ministero almeno un'istruttoria e un approfondimento maggiori.

Non posso tacere, poi, un altro profilo che ritengo preoccupante. Nel mondo sono numerose le testimonianze, anche su questo vi è una differenza rispetto a quanto da lei riportato - ovviamente mi rivolgo a lei perché è qui in rappresentanza del Governo e non posso rivolgermi direttamente ai membri dell'Istituto superiore di sanità - e c'è ormai una documentazione scientifica sulle proprietà terapeutiche, con riferimento in particolare all'uso di questo preparato rispetto a problemi di dipendenza seria, ossia da alcol, da eroina e da cocaina.

Quindi, appare davvero non solo contraddittorio ma disarmante che proprio una sostanza, che forse andrebbe studiata di più e le cui proprietà andrebbero approfondite maggiormente anche per fare fronte ai problemi di dipendenza, venga colpita, invece, in questo modo. Questo tipo di trattamento normativo, inoltre, pregiudicherà anche la possibilità della ricerca scientifica su questa sostanza.

Ovviamente, di fronte ad una risposta così netta, come quella che abbiamo ricevuto, non potremo fare altro che continuare intanto a provare a interloquire con il Governo perché torni sui suoi passi. Proveremo a farlo, producendo quelle evidenze scientifiche che il Governo stesso nega di avere e che, in realtà, sono poi anche inserite, ma travisate, all'interno dello stesso parere dell'Istituto superiore di sanità. Continueremo a farlo - ripeto - non solo per i praticanti e per coloro che seguono la Chiesa del Santo Daime in Italia - quindi, c'è anche un profilo di libertà di culto, di rilevanza costituzionale -, ma soprattutto perché crediamo che nel nostro Stato questo tipo di decisioni debbano essere prese sulla base di evidenze scientifiche.

(Iniziative volte a potenziare le attività di prevenzione, vigilanza e contrasto del lavoro sommerso – n. 3-02982)

PRESIDENTE. Passiamo all'interrogazione Amitrano e Del Sesto n. 3-02982 (Vedi l'allegato A).

La sottosegretaria di Stato per il Lavoro e le politiche sociali, Tiziana Nisini, ha facoltà di rispondere.

TIZIANA NISINI, Sottosegretaria di Stato per il Lavoro e le politiche sociali. Grazie, Presidente. Gli onorevoli interroganti pongono quesiti sull'azione di prevenzione e contrasto al lavoro sommerso, al fenomeno dell'interposizione illecita di manodopera, nonché a tutte le forme di lavoro irregolare che incidono sui diritti dei lavoratori.

Per quanto riguarda il caso specifico posto in rilievo, i fatti verificatisi a Napoli risultano confermati da un accertamento ispettivo effettuato dall'Ispettorato territoriale del lavoro nei confronti di una ditta individuale nell'unità produttiva con sede in Napoli, esercente attività di commercio all'ingrosso di materiale di recupero di cascami tessili.

L'attività ispettiva ha consentito di accertare la presenza di 23 lavoratori in nero su 23 maestranze presenti, impiegati nell'attività di taglio del pezzame. Peraltro, 7 lavoratori tra questi risultavano percepire direttamente e/o indirettamente il reddito di cittadinanza. Ne è scaturito un verbale di illecito e contestazione di sanzioni amministrative per occupazione di 23 lavoratori irregolari e ne è seguita comunicazione all'INPS in ordine all'indebita percezione del reddito di cittadinanza per i 7 lavoratori. Il conseguente provvedimento di sospensione dell'attività imprenditoriale, ex articolo 14 del decreto legislativo n. 81 del 2008, non risulta essere stato revocato.

Con riguardo ai profili di sicurezza sul lavoro, il personale ispettivo ha adottato i previsti atti di prescrizione con riferimento a: omessa sorveglianza, omessa informazione e formazione, omessa redazione DVR, omessa consegna DPI.

La problematica del lavoro sommerso pone in rilievo una pluralità di situazioni interconnesse tra loro che spesso coesistono e si sovrappongono: dai lavoratori in condizioni di clandestinità al caporalato, alla mancanza di dichiarazione delle effettive ore di lavoro, al ricorso fraudolento al lavoro autonomo, fino alla pretesa di restituzione di parte del compenso.

Il Governo ha attribuito un'assoluta priorità alle azioni di contrasto e di prevenzione di questo annoso fenomeno, nella consapevolezza che l'elusione della normativa lavoristica non solo comprime le tutele retributive e previdenziali ma anche quelle relative alla salute e alla sicurezza dei lavoratori.

Nel PNRR è stata prevista, invece, l'adozione di un Piano nazionale per la lotta al lavoro sommerso che prende le mosse dall'esperienza nel settore agricolo del piano triennale di contrasto allo sfruttamento lavorativo in agricoltura e al caporalato.

Il Piano nazionale è volto a intervenire nei molteplici settori produttivi interessati dal lavoro nero. Si tratta di un'economia sommersa che prolifera nell'illegalità e che determina conseguenze nefaste anche dal punto di vista economico e produttivo, creando, infatti, una disparità concorrenziale tra le aziende virtuose e quelle inadempienti. Infatti, l'incremento della produttività del lavoro e la crescita del lavoro sicuro e di qualità, individuati dal PNRR quali obiettivi di lungo periodo oltre l'emergenza, non possono prescindere dallo sviluppo di un'economia sana.

Il Ministero del Lavoro e delle politiche sociali ha adottato con tempestività le prime misure di attuazione del PNRR. Il Ministro Orlando, il 28 febbraio scorso, ha firmato il decreto istitutivo del tavolo tecnico per l'elaborazione del Piano nazionale per la lotta al lavoro sommerso. Il tavolo tecnico ha il compito di garantire la corretta e puntuale elaborazione del piano nazionale attraverso l'individuazione di un'opportuna strategia di indirizzo dell'attività ispettiva, predisponendo anche piani annuali di ispezione, articolati per tipologie di sommerso, settori produttivi e territori; una ricognizione delle analisi e dei dati più recenti riguardanti il fenomeno del lavoro sommerso; l'individuazione di criteri per il monitoraggio del raggiungimento dei traguardi e degli obiettivi relativi al piano secondo la tempistica prevista. Inoltre, la predisposizione di specifiche forme di denuncia da parte dei lavoratori costretti a lavorare in condizioni di lavoro irregolare; l'instaurazione e il rafforzamento del dialogo e la collaborazione con le parti sociali.

Il piano nazionale sarà elaborato nel suo insieme entro il 15 ottobre 2022 e attuato entro la fine dell'anno corrente.

A completamento di questa azione di contrasto, e con particolare attenzione al lavoro in agricoltura, il PNRR ha previsto un ulteriore intervento che si integra nel disegno complessivo di contrasto e prevenzione del fenomeno, con risorse pari a 200 milioni di euro dedicate al tema degli alloggi, per superare finalmente quelle situazioni di degrado abitativo che gravitano intorno al lavoro in agricoltura.

Al riguardo, il 29 marzo scorso, è stato firmato dal Ministro del Lavoro e delle politiche sociali il decreto ministeriale n. 55, che stabilisce la ripartizione dei 200 milioni di euro assegnati alle amministrazioni locali. La nascita e lo sviluppo di insediamenti irregolari sono, infatti, terreno fertile per l'infiltrazione di gruppi criminali, un fenomeno che contribuisce a rendere ancora più precarie le condizioni di vita dei lavoratori operanti in tali ambiti.

L'intervento definito dal suddetto decreto ministeriale si svolge in esecuzione del Piano strategico contro il caporalato in agricoltura e la lotta al lavoro sommerso, varato nel 2020, ed è parte di una più generale strategia di contrasto al lavoro sommerso, in osservanza delle raccomandazioni della Commissione europea, che comprende anche l'aumento del numero degli ispettori del lavoro e la recente sanatoria per i lavoratori agricoli e domestici irregolari.

La Direzione generale dell'immigrazione e delle politiche di integrazione, in coordinamento con l'Unità di missione PNRR del Ministero del Lavoro e delle politiche sociali, monitorerà l'avanzamento degli interventi, riservandosi la facoltà di rivedere il riparto delle risorse in caso di modifiche significative del contesto di riferimento o di ritardi nell'attuazione degli interventi programmati.

Con il decreto-legge n. 36, recante ulteriori disposizioni di attuazione del PNRR, è stato istituito il Portale unico del contrasto al lavoro sommerso.

Al fine di un'efficace programmazione dell'attività ispettiva, nonché del monitoraggio del fenomeno del lavoro sommerso su tutto il territorio nazionale, le risultanze dell'attività di vigilanza svolte dall'Ispettorato nazionale del lavoro, dal personale ispettivo dell'INPS, dell'INAIL, dell'Arma dei carabinieri e della Guardia di finanza sulle violazioni in materia di lavoro sommerso, nonché in materia di lavoro e legislazione sociale, confluiscono in un unico portale nazionale gestito dall'Ispettorato nazionale del lavoro, che sostituisce ed integra le banche dati esistenti.

Nel portale, al quale accedono le amministrazioni che concorrono alla sua alimentazione, confluiscono i verbali ispettivi, nonché ogni altro provvedimento consequenziale dell'attività di vigilanza, ivi compresi tutti gli atti relativi ad eventuali contenziosi instaurati sul medesimo verbale.

L'obiettivo è quello di realizzare un'azione di contrasto dei fenomeni di dumping contrattuale, di evasione e di elusione contributiva, di lavoro irregolare, di somministrazione abusiva di manodopera, che possa contribuire ad un'effettiva tutela dei lavoratori, sia riguardo al profilo retributivo e contributivo, sia riguardo a quello della sicurezza.

Nel settore dell'edilizia, è stato adottato il DURC di congruità, un sistema di verifica della congruità dell'incidenza della manodopera impiegata nella realizzazione di lavori edili, in attuazione di quanto previsto dall'accordo collettivo del 10 settembre 2020, sottoscritto dalle organizzazioni più rappresentative per il settore edile.

La verifica della congruità si riferisce all'incidenza della manodopera relativa allo specifico intervento realizzato nel settore edile, sia nell'ambito dei lavori pubblici che di quelli privati eseguiti da parte di imprese affidatarie, in appalto o subappalto, ovvero da lavoratori autonomi coinvolti a qualsiasi titolo nella loro esecuzione.

Per la realizzazione di tali obiettivi si è reso necessario rafforzare l'attività di vigilanza e controllo e repressione e per questo il Governo ha potenziato le competenze in materia di salute e sicurezza sul lavoro e l'organico dell'Ispettorato nazionale del lavoro.

Dal 1° aprile scorso, abbiamo avuto 300 nuove assunzioni. A queste seguiranno, nelle prossime settimane, le assunzioni di 900 ispettori ordinari, di altri 131 funzionari ed attendiamo a breve la fissazione della data di concorso per altri 1.249 dipendenti.

È stato, inoltre, rafforzato il sistema di coordinamento tra le istituzioni competenti e le forze dell'ordine, al fine di una maggiore interoperabilità dei flussi informativi e una più efficace sinergia operativa tra tutti i soggetti coinvolti.

È necessario però affiancare, all'azione repressiva e di controllo, interventi e misure che favoriscano, anche in un'ottica incentivante, il dialogo e la collaborazione con le imprese e gli operatori di settore. Si tratta di un percorso avviato che deve proseguire con determinazione, nella consapevolezza che la regolarità contrattuale e contributiva è presupposto di una crescita economica sana e di uno sviluppo sostenibile.

PRESIDENTE. Il deputato Amitrano ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alla sua interrogazione.

ALESSANDRO AMITRANO (M5S). Grazie Presidente e grazie sottosegretaria Nisini. Sicuramente mi posso ritenere soddisfatto perché il Governo, in questi anni, ha messo in campo tante iniziative, però penso che dobbiamo ancora arrivare a completare il nostro ciclo delle iniziative in merito alla tutela dei lavoratori rispetto al lavoro nero e al lavoro sommerso.

Mi spiego. Oggi, venendo qui, ero in treno e ho incontrato un amico che, banalmente, parlando della interrogazione in discussione, ha detto una cosa che, nella sua semplicità, è stata estremamente interessante: dove c'è evasione contributiva, c'è il lavoro nero. Ma la domanda era giustamente rivolta a un'altra cosa: perché c'è evasione contributiva? Sostanzialmente, è un po' quello che si diceva; cioè, da una parte, bisogna iniziare dai meccanismi incentivanti riguardo al costo del lavoro e con il Governo “Conte 2” abbiamo previsto tanti incentivi in questo senso, soprattutto al Sud; dall'altra parte, c'era e c'è ancora un problema di controlli, perché, sebbene dal 1° aprile siano previste numerose assunzioni che saranno messe in campo, se pensiamo che nel 2021 il numero degli ispettori del lavoro era 246, quindi la capacità di controllo rispetto a un'azienda era di una ogni 208 anni, ci rendiamo conto che c'è ancora un divario enorme da colmare.

Come poter colmare ancora di più questo divario? Per esempio, una cosa che noi abbiamo anche richiesto in Commissione lavoro è di abrogare il ruolo ad esaurimento per INPS e INAIL, in modo da permettere a questi istituti, anche con risorse proprie, di effettuare le assunzioni degli ispettori e del personale di cui hanno bisogno.

Il caso di Napoli era, secondo me, emblematico di quello che si è verificato, cioè di una realtà aziendale che, su 23 dipendenti, aveva 23 dipendenti, di fatto, non assunti, cioè 23 dipendenti in corso di lavoro nero e, di questi, anche una parte, purtroppo, ahimè, percettore di reddito. Questo dispiace perché, purtroppo, è una palese truffa nei confronti di una misura che abbiamo fortemente voluto e che permette a tante persone che non hanno disponibilità economica di mettere finalmente un piatto a tavola. E questo, secondo me, lo dobbiamo collegare fortemente anche a un'altra richiesta importante in tema di tutela del lavoro, ossia quella del salario minimo orario. Infatti, permettere a un lavoratore di essere assunto con una paga dignitosa è, secondo me, un altro elemento importante anche per poter compensare questi fenomeni criminosi che si verificano ancora oggi, purtroppo, all'interno del nostro Paese, nonostante le importanti misure messe in campo.

Sicuramente, il PNRR e il tavolo tecnico che la sottosegretaria citava daranno un impulso importante per quanto riguarda il controllo del lavoro nero e dei lavoratori che, purtroppo, si trovano in questa situazione di sommerso, anche perché, secondo me, un tema che non dobbiamo sottovalutare, che è fortemente collegato a queste condizioni e che è stato, secondo me, ben esposto dalla sottosegretaria, è anche quello della sicurezza sui luoghi di lavoro. Purtroppo, un lavoratore assunto in maniera irregolare, cioè che offre la sua prestazione di lavoro senza un contratto di assunzione, perde anche tutte quelle tutele formative, ma anche banalmente quelle tutele dell'INAIL che servono in caso di infortuni sul lavoro; sono delle tutele, invece, estremamente importanti. Per cui, anche su questo dobbiamo, secondo me, potenziare ulteriormente i controlli.

Ben vengano gli ulteriori stanziamenti previsti per i lavoratori del campo agricolo, che sono sicuramente troppo spesso esposti - e questi casi si verificano ogni anno - a fenomeni di caporalato, che dobbiamo contrastare, procurandoci degli strumenti e degli investimenti. Sono convinto che la strada che abbiamo iniziato a tracciare sia sicuramente positiva; ne dobbiamo percorrere ancora molta, ma le premesse sono assolutamente ottime.

PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interpellanze e dell'interrogazione all'ordine del giorno.

Sospendo a questo punto la seduta, che riprenderà alle ore 14. La seduta è sospesa.

La seduta, sospesa alle 12, è ripresa alle 14.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ANDREA MANDELLI

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta sono complessivamente 113, come risulta dall'elenco consultabile presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto stenografico della seduta odierna.

Informativa urgente del Governo in vista del G7 dei Ministri dell'Energia e dell'Ambiente del 25-27 maggio 2022.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di una informativa urgente del Governo in vista del G7 dei Ministri dell'Energia e dell'Ambiente del 25-27 maggio 2022.

Dopo l'intervento del rappresentante del Governo, interverranno i rappresentanti dei gruppi - per sette minuti ciascuno - e delle componenti politiche del gruppo Misto - per due minuti ciascuno - in ordine decrescente, secondo la rispettiva consistenza numerica.

(Intervento del Ministro della Transizione ecologica)

PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il Ministro della Transizione ecologica, Roberto Cingolani.

ROBERTO CINGOLANI, Ministro della Transizione ecologica. Grazie, Presidente. La mascherina devo tenerla durante la lettura? Posso evitare?

PRESIDENTE. In questa posizione sì, perché non ha nessuno, né di fianco, né davanti.

ROBERTO CINGOLANI, Ministro della Transizione ecologica. Benissimo, grazie mille. Onorevoli presenti in Aula, buongiorno e grazie per questa opportunità. Il prossimo G7 servirà a stabilire un'alleanza globale per la protezione del clima, a promuovere una transizione energetica pulita, sostenibile e inclusiva, a lavorare per preservare la biodiversità, rafforzando le attività correlate all'efficienza delle risorse e all'economia circolare, a migliorare la sostenibilità della gestione delle sostanze chimiche, a promuovere la protezione e l'uso sostenibile dei mari e a migliorare la tutela della biodiversità marina. Questi sono i temi in agenda, che saranno oggetto della discussione durante la riunione ministeriale dei Ministri del Clima, dell'Energia e dell'Ambiente dei Paesi del G7, che si terrà il 26 e il 27 maggio a Berlino, nell'ambito dell'annuale Presidenza tedesca.

I Ministri dell'Ambiente, dell'Energia e del Clima dei Paesi del G7 sono chiamati ad adottare, alla conclusione di questi due giorni di lavoro, un comunicato che rifletta un approccio trasversale multisettoriale, che evidenzi l'interdisciplinarietà degli argomenti che abbiamo menzionato. Nel comunicato, su cui - come potete immaginare - stiamo lavorando già da tempo, si riconosce l'urgenza di affrontare le grandi sfide globali legate ai cambiamenti climatici, alla transizione energetica verso un futuro a emissioni zero, alla perdita delle biodiversità e al problema generale dell'inquinamento.

La Presidenza tedesca vuole promuovere ulteriori impegni di riduzione delle emissioni rispetto a quelli adottati nel corso del 2020-2021 attraverso i diversi forum internazionali del G7 e del G20, la COP26 di Glasgow e gli altri eventi che immagino abbiate seguito. Questi non dovrebbero necessariamente manifestarsi, da parte dei Paesi del G7, nella forma di una revisione diretta degli obiettivi generali, ma anche, ad esempio, attraverso un rafforzamento di obiettivi settoriali o di interventi su specifiche fonti di emissioni (faccio l'esempio del metano, di cui parleremo dopo). La recente presentazione del Repower EU va proprio in questa direzione: secondo la proposta, che risponde all'attuale situazione geopolitica, l'Unione europea dovrà accelerare su obiettivi di efficienza energetica e di rinnovabili. Questo non comporta, oggi, un formale cambio dell'obiettivo al 2030 ma, se l'implementazione di nuovi target, qualora concordati, fosse completata da parte di tutti gli Stati membri, potremmo collettivamente raggiungere un livello di riduzione superiore a quello formalmente approvato. Al di là di queste considerazioni interne, in ambito del G7, quello che - come Italia - abbiamo evidenziato è che il solo rinnovato impegno unilaterale dei Paesi del G7 a innalzare l'ambizione non è sufficiente; occorre un richiamo forte, in particolare a tutti i grandi emettitori, specie quelli che sono membri del G20, a presentare i nuovi obiettivi di riduzione in linea con il mantenimento del riscaldamento globale al di sotto della soglia di 1,5 gradi centigradi e a rispettare gli impegni adottati a Glasgow.

Un'importante proposta della Presidenza tedesca riguarda la costituzione del cosiddetto “club del clima”, che non sia limitato solo ai Paesi del G7, ma sia esteso anche ad altri gruppi emettitori del G20 e, più in generale, ad altri Paesi, sia emergenti che in via di sviluppo, fortemente impegnati nella lotta ai cambiamenti climatici. Questa proposta è finalizzata ad allineare le politiche e le misure climatiche, soprattutto nei settori industriali, accelerando il taglio delle emissioni nei settori in cui ciò è più difficile e, al contempo, a prevenire distorsioni sul mercato e il fenomeno del carbon leakage. Nelle intenzioni tedesche, il climate club potrebbe essere sviluppato su tre pilastri: la comune misurazione delle emissioni e l'allineamento del prezzo della CO2 prodotta dai materiali e dai manufatti per garantire la comparabilità delle politiche climatiche, ricorrendo anche a strumenti come il Carbon border adjustment mechanism (CBAM); la progressiva trasformazione dei settori industriali attraverso approcci comuni di decarbonizzazione dell'industria, attraverso strumenti come il Patto di azione per l'idrogeno (Hydrogen action pact), e lo sviluppo di partnership internazionali per la decarbonizzazione del settore energetico nelle economie emergenti e nei Paesi in via di sviluppo, attraverso l'eliminazione del ricorso al carbone e alla progressiva diffusione delle rinnovabili.

L'iniziativa è sicuramente ambiziosa e richiede uno sforzo diplomatico e tecnico non indifferente per mettere in piedi un tale complesso sistema di cooperazione. Al momento, presenta alcune criticità sulla realizzabilità dell'iniziativa in tempi così ristretti; l'idea sarebbe di presentarla nella ministeriale di maggio e lanciarla al vertice di giugno, tenendo conto che ci sono diversi approcci, che esistono tuttora all'interno del G7, rispetto agli strumenti e alle politiche impiegate per ridurre le emissioni in settori così strategici per l'economia dei Paesi. Da parte di quasi tutti i membri del G7 è stata quindi mostrata disponibilità a discutere dell'iniziativa tedesca, una priorità del cancelliere Scholz, ma evitando di lanciarla nella sua interezza in occasione della prossima ministeriale. Per il settore energetico è emersa la determinazione ad accelerare la transizione verso il futuro a zero emissioni nette entro il 2050, mantenendo, al contempo, la sicurezza e l'accessibilità dei sistemi energetici, anche attraverso la rapida espansione delle rinnovabili e il miglioramento dell'efficienza energetica. La transizione energetica pulita deve assicurare la stabilità e l'accessibilità economica dell'approvvigionamento energetico, riducendo, al contempo, i rischi per la sicurezza e per il clima associati alla dipendenza dalle fonti fossili, preservando la competitività industriale e tutelando i consumatori finali di energia.

Vediamo adesso alcuni aspetti che riguardano in particolare l'energia, che saranno centrali per la riunione del G7. Il primo concerne il metano e c'è l'obiettivo di riaffermare l'impegno definito in ambito di Global Methane Pledge, adottato a Glasgow, e volto alla riduzione delle emissioni globali di metano antropogenico di almeno il 30 per cento al di sotto dei livelli del 2020 entro l'anno 2030. La Presidenza tedesca ha proposto ai Paesi del G7 l'impegno di sviluppare dei piani di azione nazionali nel settore della riduzione delle emissioni di metano. Inoltre, l'Italia ha proposto - e la membership G7 ha accolto - di considerare anche il ruolo delle tecnologie waste to fuel, come il biometano, come una preziosa opportunità per mitigare le emissioni di metano.

Il secondo punto concerne gli impatti dell'aggressione russa e la sicurezza energetica - questo è, come potete ovviamente immaginare, all'ordine del giorno della riunione -: la Presidenza tedesca ha ripreso il linguaggio e i contenuti definiti nella dichiarazione congiunta dei Ministri dell'energia G7 a seguito dell'aggressione russa contro l'Ucraina. In particolare, è stato rappresentato come la situazione stia provocando forti riverberi sui mercati energetici internazionali e come abbia condotto a ulteriori, significativi aumenti dei prezzi di petrolio, gas, carbone e minerali e, indirettamente, dell'elettricità, oltre che di beni, servizi e generi alimentari di livello mondiale. È stata riportata la grave preoccupazione per l'onere che ciò crea per le famiglie, in particolare per quelle più vulnerabili, nonché per le imprese e le industrie, in particolare nei Paesi europei.

L'Italia ha sottolineato che i prezzi elevati hanno impattato non solo sui Paesi in via di sviluppo, ma anche sulle economie più mature che presentano elevate importazioni nette. La Presidenza tedesca - come proposto dall'Italia sin dalle prime fasi del negoziato G7 - ha riconosciuto la necessità di considerare misure efficaci per fermare l'aumento del prezzo del gas, determinato da condizioni di mercato straordinarie.

Il terzo punto concerne i sussidi alle fonti fossili. Rispetto ai sussidi alle fonti fossili, tra cui petrolio, gas e carbone, la Presidenza mira a riaffermare l'impegno a eliminare, gradatamente, i sussidi nazionali - cosiddetti inefficienti - per le fonti fossili entro il 2025. Tale impegno è in linea con quanto deliberato dal Comitato interministeriale per la transizione ecologiche, il CITE, che prevede la graduale eliminazione dei sussidi ambientalmente dannosi nel periodo 2022-2025. L'eliminazione graduale dei sussidi inefficienti ai combustibili fossili libera risorse pubbliche, che potranno essere utilizzate per sostenere una transizione verso energie pulite e possono contribuire a ridurre gli svantaggi competitivi per le tecnologie energetiche più innovative. Attenzione, perché, in ambito del gruppo G7, si intende per “sussidi inefficienti alle fonti fossili” quelli che non hanno caratteristiche di temporaneità, non sono destinati ai consumatori più vulnerabili o non contribuiscono ad una transizione energetica giusta. Per accelerare l'eliminazione di questi sussidi inefficienti alle fonti fossili si prevede un rafforzamento della trasparenza internazionale, la condivisione delle buone pratiche, l'avvio di un'azione di monitoraggio e aggiornamento sui progressi raggiunti al 2023, oltre che una valutazione delle possibili azioni per sviluppare inventari pubblici congiunti, relativi ai sussidi esistenti per i combustibili fossili. Da parte italiana è stato evidenziato che non esistono sussidi efficienti alle fonti fossili e, quindi, è opportuno prevedere una rapida accelerazione a livello internazionale, al fine di raggiungere gli obiettivi di Parigi.

Inoltre, l'Italia ha fatto presente che, laddove si vogliano sviluppare inventari pubblici congiunti relativi ai sussidi esistenti per i combustibili fossili, sarà necessario condividere altresì i metodi di classificazione dei fossil fuel subsidies e i criteri di stima economica. Ricordo che, nella nostra operazione di diversificazione delle fonti di gas a seguito della crisi del gas, noi rimpiazzeremo i circa 30 miliardi di importazione russa con una quantità di gas totale inferiore, circa 25 nel corso del tempo, a regime, perché sin d'ora abbiamo già considerato il termine di abbattimento di necessità del gas, dovuto all'accelerazione delle rinnovabili, e un piano di risparmi. Questo proprio con l'idea di mantenere e possibilmente accelerare la roadmap a meno 55 per cento al 2030, fermo restando che dobbiamo garantire la sicurezza energetica nazionale adesso.

Quarto punto: l'idrogeno. Per il raggiungimento di un futuro a zero emissioni nette ed energicamente sicuro è stato sottolineato il ruolo centrale dell'idrogeno rinnovabile e a basso contenuto di carbonio e dei suoi derivati, come l'ammoniaca. L'idrogeno è visto quale elemento chiave verso una piena decarbonizzazione delle economie. A tal fine, la Presidenza tedesca propone di sottoscrivere e lanciare il G7 Hydrogen Action Pact, iniziativa volta ad accelerare e rafforzare l'azione congiunta nel campo dell'idrogeno, nonché a favorire le sinergie e la razionalizzazione delle attività svolte nelle diverse piattaforme multilaterali già esistenti.

Da parte italiana, è stata ribadita la priorità per l'idrogeno verde da rinnovabili e il riferimento al suo ruolo per decarbonizzare anche i settori industriali hard to abate, confermando, al contempo, l'importanza della collaborazione internazionale anche per promuovere lo sviluppo e la definizione di standard settoriali comuni, al fine di favorire la produzione, l'uso, il commercio e il trasporto di idrogeno.

Chiarisco – e, ancora una volta, ribadisco - che noi, nel PNRR, abbiamo solo ed esclusivamente attività correlate a idrogeno verde. Non c'è, benché qualcuno si ostini a dire il contrario, idrogeno di altro genere; in Europa c'è, ma queste sono scelte a livello nazionale che poi rientrano nelle discussioni europee. Industrial Decarbonisation Agenda, la cosiddetta IDA: la Presidenza G7 promuove la decarbonizzazione dell'industria, in particolare nei settori hard to abate, e favorisce la neutralità climatica del sistema industriale globale. Pertanto, la Presidenza intende favorire l'iniziativa G7 dedicata alla decarbonizzazione dei settori industriali, la cosiddetta Industrial Decarbonisation Agenda, lanciata nel 2021, nel corso della Presidenza G7 del Regno Unito; è stata dedicata a rafforzare la collaborazione tra membri del G7 anche in materia di regolamentazione, di standard, di investimenti, di appalti e ricerca relativa alla decarbonizzazione industriale. L'IDA mira a favorire lo sviluppo di una definizione internazionale per la produzione sostenibile di acciaio e cemento cosiddetta near zero, non proprio totalmente neutra, ma quasi, in termini di gas, al fine di inviare un segnale ai mercati internazionali. Inoltre, IDA intende promuovere lo sviluppo di un possibile tool box, un pacchetto di misure, incluse quelle relative al carbon pricing e allo sviluppo di definizioni standard per la produzione di materiali a emissioni quasi zero, anche alla luce del report predisposto dalla International Energy Agency dedicato alla decarbonizzazione dell'industria nei Paesi del G7. Questo è il cosiddetto IEA Report Achieving Net Zero Heavy Industry Sector in G7 Members. La proposta IDA, che sarà uno degli allegati al comunicato finale della ministeriale, mira allo sviluppo di piani e politiche di transizione industriale, a favorire investimenti e finanziamenti per progetti dimostrativi, all'implementazione di meccanismi finanziari per lo sviluppo tecnologico e all'avvio di collaborazioni internazionali avanzate per la decarbonizzazione dell'industria, a livello globale. Ulteriore punto della discussione che avverrà nel G7 dei prossimi giorni sono gli edifici a emissioni nette zero. Nel confermare il ruolo centrale dell'efficientamento energetico nel settore dell'edilizia, la Presidenza tedesca ha proposto di adottare un approccio graduale, per favorire, tra le varie tecnologie, l'installazione di nuovi sistemi di riscaldamento a emissioni zero e/o con un'elevata quota di energia rinnovabile, dal 2025 in poi. Per ridurre le emissioni di carbonio dei nostri edifici esistenti si prevede un aumento del tasso di ristrutturazione e di retrofitting, con particolare attenzione agli edifici con le prestazioni peggiori e agli edifici pubblici. Tutti i Paesi del G7 sono, pertanto, invitati a introdurre politiche nazionali volte a prevedere esclusivamente lo sviluppo di nuovi edifici a emissioni zero entro il 2030 o prima. Particolare attenzione viene rivolta al potenziale degli edifici come possibili stoccaggi di CO2 tramite l'utilizzo di materiali di costruzione finalizzati a questo scopo. Da parte italiana, è stato espresso supporto alla decarbonizzazione degli edifici, in linea con la Strategia nazionale del rinnovamento degli edifici. In tal senso, Giappone, USA e Canada hanno, invece, richiesto impegni meno stringenti; quindi questo è un argomento di discussione per i prossimi giorni.

Ulteriore punto sono le rinnovabili: sottolineando la necessità di una maggiore rapida crescita nella diffusione delle energie rinnovabili a livello globale, la Presidenza tedesca propone che il G7 si impegni a rimuovere le barriere e gli ostacoli che attualmente impediscono o rallentano l'espansione delle energie rinnovabili, ad esempio nell'ambito delle procedure di pianificazione e autorizzazione, strutturazione del mercato, attività della rete, incentivi fiscali e investimenti in infrastrutture necessarie per l'integrazione di quote elevate di rinnovabili variabili. Su questo punto è evidente che l'installazione dei sistemi rinnovabili è un terzo della partita, un altro terzo sono gli accumulatori e l'ultimo terzo sono le reti intelligenti che devono gestire i flussi non programmabili. Quindi, si tratta di infrastrutture particolarmente ampie e complesse, che dobbiamo mettere a punto, molto rapidamente, in tutti i Paesi del G7 e del G20.

Al fine di avviare un percorso verso emissioni nette zero entro il 2050 i Paesi del G7 prevedono finanziamenti pubblici per le energie rinnovabili e per favorire il livello dell'investimento privato. Da parte italiana, è stato manifestato convinto supporto all'accelerazione dello sviluppo delle rinnovabili e richiesto un maggiore focus, nel comunicato finale, sulla tematica della ricerca e sviluppo in questo settore. Ricordo, dai numeri aggiornati che abbiamo verificato l'ultima settimana, che nel primo quadrimestre di quest'anno sono stati autorizzati circa 3 gigawatt di nuovi impianti e abbiamo, nella coda delle nuove autorizzazioni VIA, che quindi diventeranno nuove autorizzazioni per le prossime aste, circa 4 gigawatt di impianti che hanno avuto l'autorizzazione, e che quindi adesso, auspicabilmente, parteciperanno alle prossime aste. Questa è un'accelerazione molto significativa rispetto agli ultimi anni ed è chiaro che all'aumentare delle VIA processate aumenteranno le proposte che verranno alle aste. Quindi, l'obiettivo rimane di superare i 7-8 gigawatt a fine anno e possibilmente fare meglio; vi ricordo che negli ultimi anni eravamo intorno a un gigawatt l'anno, quindi credo che si cominci a vedere un'accelerazione molto importante. Gli ultimi provvedimenti dovrebbero ulteriormente accelerare, con le energy community, con il fotovoltaico liberalizzato sino a 200 chilowatt e così via.

Decarbonizzazione dei sistemi energetici, un altro punto che verrà toccato dal G7 in agenda: la Presidenza ha proposto l'obiettivo relativo al phase out del carbone entro il 2030, posizione largamente in linea con il nostro PNIEC, che ancora non è aggiornato, perché ancora deve recepire la Fit for 55. Il prossimo appuntamento è il PNIEC aggiornato alla Fit for 55. Questo prevede l'uscita graduale del carbone per la generazione elettrica entro il 2025. Da parte tedesca, è stato proposto l'impegno di raggiungere la neutralità climatica nel settore elettrico entro il 2035, in linea con quanto auspicato dagli scenari di decarbonizzazione dell'Agenzia internazionale dell'energia. Si tratta di un impegno particolarmente ambizioso per il nostro Paese, ma anche per gli altri Paesi del G7. Il negoziato su questo punto è ancora aperto, al momento attuale, e ci sono diversi temi; oggettivamente gli altri Paesi stanno usando molto più carbone di noi, e quindi effettivamente su tale punto dobbiamo ascoltare le loro necessità e vedere come verrà conclusa la negoziazione.

Ci sono poi temi trasversali negli ambiti del clima e dell'energia che riguarderanno innanzitutto la Just Energy Transition Partnership. Il forte e concreto sostegno ai Paesi emergenti e a quelli in via di sviluppo per accelerare la loro transizione energetica è una priorità dei Paesi del G7, anche alla luce dei recenti impegni presi a Glasgow. Lo sviluppo di partnership internazionali per assistere i Paesi in via di sviluppo e i Paesi emergenti sul modello disegnato per il Sudafrica che è stato annunciato alla COP26 costituisce uno strumento individuato dall'intera membership e sostenuto da Paesi partner per accelerare l'uscita dal carbone. Su questa iniziativa saranno chiamate a fornire un contributo sostanziale le banche multilaterali, il settore privato e, potenzialmente, le filantropie attraverso diversi strumenti finanziari e di capacity building, in risposta alle necessità e alle priorità dei beneficiari.

È intenzione della Presidenza tedesca, con il nostro convinto sostegno, lanciare nuove partnership con Indonesia, Vietnam, Senegal e India, in ragione del loro interesse politico e del ruolo di leadership che questi Paesi potrebbero svolgere in ambito energetico e climatico nelle loro rispettive aree geografiche.

Vi è, poi, un altro importante punto, il settore trasporti su strada. In merito alla decarbonizzazione del settore trasporti, la Germania ha fin da subito posto l'accento sulla centralità del contributo di questo settore alla riduzione delle emissioni per mantenere la temperatura entro 1,5 gradi centigradi nella seconda metà del secolo. A questo proposito, si sta discutendo un forte impegno dei Paesi del G7 a favorire la crescita dei veicoli elettrici, con l'obiettivo di procedere ad avere tutte le nuove auto e i furgoni a zero emissioni entro la prossima decade, i cosiddetti anni Trenta del XXI secolo.

Su questo aspetto abbiamo rimarcato l'impegno italiano a favorire una veloce decarbonizzazione del settore automobilistico, evidenziando, coerentemente con la posizione espressa in parallelo nel negoziato europeo relativo al Fit for 55, la necessità di identificare tempistiche diverse tra auto e furgoni, suggerendo rispettivamente il 2035 e il 2040 (il 2035 per le auto e il 2040 per i furgoni). Questo approccio consentirebbe di avviare una transizione ambiziosa ma giusta, tarata sulle specificità nazionali, relativamente allo sviluppo delle necessarie infrastrutture, all'adattamento del sistema produttivo alle nuove tecnologie, al passaggio dalla produzione di componenti per motori a combustione interna alla produzione e gestione di attrezzature per propulsori a zero emissioni, e così via. La discussione è aperta, mi aspetto che il testo finale sia molto vicino alle nostre posizioni. Da parte italiana è stato richiesto di non fare riferimento solo all'elettrificazione, ma anche a combustibili sostenibili come il biometano e a tecnologie innovative come l'idrogeno.

Passo adesso - e mi approssimo alla conclusione - ai temi relativi che costituiranno la parte ambientale del comunicato. Questi saranno articolati secondo le direttrici che vi elenco adesso. Innanzitutto, proteggere e conservare la biodiversità. I Ministri dei Paesi del G7 intendono impegnarsi a livello globale per abbassare la curva di perdita di biodiversità entro il 2030, anche attraverso il raggiungimento di accordi globali ambiziosi e realistici, rafforzando gli impegni delle Convenzioni internazionali, per proteggere e conservare il 30 per cento della Terra globale e il 30 per cento dell'oceano globale, il famoso Thirty by Thirty, 30 per 30, per il 2030. I Paesi del G7 si impegnano, inoltre, a rivedere le loro Strategie nazionali per la biodiversità per riflettere i nuovi ambiziosi obiettivi, tenendo in debito conto l'Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile e l'Agenda climatica che include le Nature based Solutions.

L'Italia sostiene l'estrema rilevanza del Quadro globale sulla biodiversità post-2020 e si è, pertanto, impegnata a svolgere un ruolo attivo sin dall'inizio del processo, sia a livello internazionale, che unionale. Pur sottolineando che il contesto formale in cui il menzionato Quadro verrà sviluppato è quello della Conferenza delle parti sulla biodiversità (CBD) e che l'Italia sarà chiamata anche a discutere e concordare la relativa posizione europea in merito, si condivide l'approccio del G7, che sostiene l'azione di stimolo dal punto di vista politico, visti gli sforzi che dovranno essere messi in campo da parte di tutti i settori sociali per raggiungere gli ambiziosi obiettivi di tutela della biodiversità.

Il G7 può svolgere un ruolo molto significativo per far avanzare alcuni degli obiettivi chiave post-2020 e nel proporre meccanismi di responsabilità. Tuttavia, all'interno della CBD e di qualsiasi altro Quadro delle Nazioni Unite, qualsiasi proposta dovrebbe evitare la duplicazione dei meccanismi e l'incertezza sugli obblighi e sui principali attori responsabili. Inoltre, a livello nazionale, l'approccio dovrebbe mirare a integrare i piani esistenti, evitare duplicazioni e allinearsi con i processi e le misure preesistenti. Va considerato che il GBF post-2020 implicherà una nuova programmazione decennale a livello anche nazionale.

Un secondo punto importante, che è in Agenda, riguarda la protezione e conservazione con uso sostenibile degli oceani. Il comunicato ribadisce l'essenzialità per la vita sulla Terra di oceani sani, produttivi e liberi da inquinanti, e l'importanza della loro tutela, della loro conservazione, del loro ripristino e di un uso sostenibile.

Il comunicato evidenzierà, inoltre, come gli sforzi fatti fino ad ora, nell'ambito dell'Agenda 2030, il sustainable development goal n. 14, della Convenzione sulla biodiversità, della risoluzione UNEA e di quanto previsto dalla Convenzione delle Nazioni Unite sulla legge del mare, non abbiano raggiunto gli obiettivi prefissati e sottolinea il ruolo fondamentale dell'implementazione a livello regionale di queste risoluzioni, in particolare attraverso le convenzioni regionali sul mare e i programmi regionali di gestione dell'attività di pesca.

In quest'ottica, il G7 ha accolto con favore la risoluzione UNEA-5.2, la cosiddetta End plastic pollution, che riguarda lo sviluppo di uno strumento giuridicamente vincolante che disciplini la gestione dell'intero ciclo produttivo della plastica. I Ministri riconoscono il grave pericolo per la salute degli oceani derivante dalla pesca illegale non registrata e non regolamentata, e rinnovano l'impegno a far cessare questa attività attraverso una maggiore cooperazione internazionale e il rafforzamento delle attività di controllo e monitoraggio.

Sottolineano, infine, l'opportunità di regolare preventivamente le future attività di estrazione mineraria dai fondali, in considerazione del loro impatto potenzialmente devastante sugli ecosistemi marini. I principali risultati attesi dall'incontro ministeriale in questo settore sono: incrementare gli sforzi a livello nazionale e internazionale per proteggere almeno il 30 per cento degli oceani su scala globale entro il 2030, attraverso l'istituzione di aree marine protette che siano ecologicamente rappresentative, adeguatamente interconnesse e gestite in modo efficace ed equo e nelle quali sia inclusa una parte consistente delle acque e delle coste dei rispettivi Paesi. Secondo: aumentare in modo sostanziale e sostenibile l'impegno economico per la realizzazione di Nature based Solutions che riguardano la biodiversità e il clima. Terzo: concludere entro il 2022 le negoziazioni per lo sviluppo di uno strumento giuridicamente vincolante nell'ambito della Convenzione delle Nazioni Unite sul diritto del mare, per la conservazione e l'uso sostenibile della biodiversità nelle aree al di fuori delle giurisdizioni nazionali. L'Italia ritiene che il documento sia condivisibile e lo considera coerente con gli obiettivi e i traguardi previsti dalla Strategia europea sulla biodiversità per il 2030 e dalla direttiva quadro sulla strategia marina.

Mi avvio alla conclusione, menzionando alcuni punti che saranno anch'essi trattati. Uno riguarda la gestione sostenibile delle sostanze chimiche. Il comunicato affronta il tema dell'approccio internazionale alla gestione delle sostanze chimiche dei rifiuti, inquadrandolo come uno dei fattori principali che hanno determinato la crisi globale dell'inquinamento. Facendo riferimento al sustainable goal 12.4 relativo a sostanze chimiche e rifiuti, si propone di intensificare l'azione globale contro l'inquinamento e quindi raggiungere l'obiettivo di una corretta gestione delle sostanze chimiche e dei rifiuti. Ci sono diversi risultati attesi: verrà innanzitutto istituito un gruppo di esperti che dialoghi con lo Science-policy panel dell'UNEA; la riduzione dell'esposizione al piombo attraverso l'identificazione delle aree di azione prioritarie e la cooperazione con le iniziative internazionali esistenti; l'adozione di un Quadro ambizioso alla quinta Conferenza internazionale sulla gestione delle sostanze chimiche (ICCM5); la promozione dell'attuazione del Sistema globale armonizzato per la classificazione e l'etichettatura delle sostanze chimiche nei Paesi dove ancora non è stato adottato; una concreta attività di capacity building e cooperazione tecnica fra gli Stati e l'attuazione degli obblighi ai sensi della Convenzione di Stoccolma, in particolare per quanto riguarda l'eliminazione dell'uso dei PCB, i cosiddetti bifenili policlorurati.

L'Italia condivide il concetto di global pollution crisis, in quanto consente di sottolineare con sufficiente enfasi la natura globale e l'urgenza del tema e il mantenimento del termine waste (rifiuto), unitamente alla connessione tra chemical and waste, perché il termine è ampiamente contenuto nel Global Chemicals Outlook II, a cui si fa riferimento, ed è in linea con i processi internazionali e con le nuove policies.

Infine, aumentiamo l'efficienza delle risorse e trasformiamo le economie verso la circolarità: è il penultimo punto. Il Comitato ambiente del G7 affronta il tema dell'economia circolare e dell'efficienza delle risorse. Nel testo viene sottolineata l'importanza dell'economia circolare e dell'efficienza delle risorse per rispondere alle varie sfide ambientali, in particolare lotta al cambiamento climatico e conservazione della biodiversità.

Quale seguito della Bologna roadmap, i Paesi del G7 adottano nuovo programma di lavoro triennale, la roadmap di Berlino, elaborato in seno al gruppo G7 dedicato al tema e noto come Alleanza sull'efficienza delle risorse, che affronta con azioni volontarie degli Stati l'urgente necessità di promuovere l'efficienza delle risorse dell'economia circolare per contribuire a mitigare le molteplici crisi ambientali. L'Italia ha svolto un ruolo molto attivo nel negoziato, anche in virtù del lavoro effettuato durante la Presidenza italiana del G7 del 2017, nel corso della quale è stata approvata la roadmap di Bologna, e durante la Presidenza del G20 del 2021, nel corso della quale è stata approvata la roadmap G20.

In conclusione, l'ultimo punto che sarà nell'agenda di questa riunione del G7 è quello delle supply chains. I Paesi del G7 si impegnano a sostenere una transizione verso catene di approvvigionamento sostenibili dal punto di vista ambientale, che siano allineate all'obiettivo di emissioni zero e resilienti al clima, che riducano l'inquinamento, dissocino la produzione agricola dalla perdita di foreste e dal degrado del suolo, utilizzino le risorse in modo sostenibile, riducano l'impatto ambientale dei prodotti e promuovano l'economia circolare. Nel comunicato viene, inoltre, menzionato il ruolo che le imprese private possono e devono giocare per raggiungere gli obiettivi di sostenibilità.

Infine, viene ricordata la necessità di garantire chiarezza giuridica per le imprese in tutte le giurisdizioni e di dare sostegno alle imprese più importanti e alle PMI per facilitare la sostenibilità delle catene di approvvigionamento.

In conclusione, i Paesi del G7 intendono accelerare la transizione verso catene di approvvigionamento sostenibili, che separino il commercio e la produzione agricola dalla deforestazione e dal degrado forestale. È in discussione l'ipotesi che il G7 si impegni ad introdurre requisiti di due diligence per le materie prime forestali a rischio. In tale contesto l'Italia ha chiesto e ottenuto di includere, al paragrafo 26, un riferimento all'impatto ambientale del prodotto.

Questo è il sommario dei punti che verranno discussi, lo stato di avanzamento del comunicato che in larga misura è abbastanza concordato. Vi ringrazio per l'attenzione (Applausi dei deputati dei gruppi Lega-Salvini Premier, Partito Democratico e Italia Viva).

PRESIDENTE. Grazie a lei, signor Ministro.

(Interventi)

PRESIDENTE. Passiamo agli interventi dei rappresentanti dei gruppi e delle componenti politiche del gruppo Misto.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Davide Crippa. Ne ha facoltà.

DAVIDE CRIPPA (M5S). Grazie, Presidente. Ministro, colleghe e colleghi, i Paesi del G7… si sente?

PRESIDENTE. No, proviamo, onorevole, a cambiare microfono.

DAVIDE CRIPPA (M5S). Adesso sì? Bene. I Paesi del G7 sono i player più importanti dell'economia globale; in tempi difficili, è difficile immaginare come portare avanti una guida internazionale lungimirante. L'Italia deve dimostrare di essere parte attiva in questo processo e per questo vanno aumentati al massimo gli investimenti che ci sono da fare nelle tecnologie per l'uso delle energie rinnovabili e dell'efficienza.

Ministro, in più punti lei ha ripreso, come punti cardine, da una parte, l'efficienza energetica e, dall'altra, le energie rinnovabili; le capacità tecnologiche che, da sempre, il nostro Paese vanta su questo punto devono poter spingere tutti gli altri Paesi europei ad un'azione unitaria.

Ogni azione a livello nazionale e globale non deve mai perdere, però, le conseguenze odierne, cioè lo choc energetico con cui ci stiamo confrontando, le bollette quadruplicate, i costi aziendali energetici insostenibili e un'inflazione che non si vedeva da decenni. Serve coraggio; serve coraggio per pianificare - l'abbiamo visto con buoni, ottimi contributi all'interno del Repower EU, che speriamo traduca in dato di fatto quella che, oggi, è un'intenzione - e serve coraggio per dire effettivamente che l'energia rinnovabile è quella su cui fondiamo tutte le nostre pianificazioni future. Lo dico perché, alla luce di tutti questi interventi, qualcuno ha cercato di rimettere addirittura in discussione le linee sul PNRR, per tornare a fare una pianificazione energetica di trent'anni fa. Fortunatamente il Governo su questo ha mantenuto dritto l'impegno preso. Quello che noi dobbiamo fare è accelerare il percorso già individuato sulle energie rinnovabili. Perché dico questo? Perché immaginare - e su questo, Ministro, credo serva una riflessione, sia a livello internazionale, sia a livello europeo - un forte calo di gas, che si stima con una domanda di riduzione al 40 per cento al 2030 - e lei stesso ha parlato di contratti di sostituzione del gas in quantità minore rispetto a quelli attualmente in essere -, ci deve far riflettere sulla necessità, l'utilità e i costi di quello che qualcuno oggi sta tirando fuori dal cassetto, come le infrastrutture gas pronte per servire il Paese, non il nostro, ma il continente, il continente Europa; infrastrutture e gas che sono pronti da tirar fuori, eccoli qui, come se non vedessimo i dati che lei stesso ha citato in Aula, non vedessimo la necessità di pianificare il phase-out non solo dal carbone, di cui ricordo, da un certo punto di vista, anche la capacità italiana di aver pianificato nel tempo l'uscita. Ricordo che avevamo il 17 o il 18 per cento di produzione di energia elettrica a carbone, ma abbiamo pianificato nel tempo l'uscita dal carbone e questo per noi è un punto di vanto, anche a livello europeo e internazionale e dobbiamo essere da stimolo, ma facciamolo anche su un phase-out dal gas. Iniziamo adesso a dire come sarà il nostro Paese, il nostro continente con la sostituzione di quel gas e immaginiamo, quindi, che anche queste infrastrutture, che ci vengono propinate a destra e a manca, abbiano una capacità economico-finanziaria, per stare in piedi da sole e non sulle spalle degli Stati o, quantomeno, sulle spalle dei consumatori, perché, spesso, alcuni tipi di questi investimenti sono sulle spalle dei consumatori.

Noi, oggi come oggi, non possiamo permetterci altri costi aggiuntivi sulle bollette, quindi, stiamo molto attenti nella pianificazione di queste diversificazioni e fonti di approvvigionamento di gas. L'ha detto in maniera chiara, lo vediamo inserito all'interno di questo Paper del G7: dobbiamo parlare di elettrificazione, dobbiamo parlare di aumento della capacità di interconnessione sul piano della elettrificazione, quindi, delle interconnessioni elettriche. Andiamo a realizzare quelle interconnessioni con i Paesi del Nordafrica, cerchiamo di comprendere, a livello internazionale, come il vettore elettrico possa essere veramente quello di svolta sul fattore della decarbonizzazione. Qualcuno continua a parlare di neutralità tecnologica, ma guardate che stiamo dicendo che per ridurre le emissioni, oggi il veicolo migliore è l'energia elettrica.

L'utilizzo del vettore idrogeno - ci fa piacere che lei lo abbia ribadito anche qui oggi -, per noi solo verde, deve servire per quei settori hard to abate, cioè quei settori su cui l'elettrificazione non è possibile da un punto di vista tecnologico o da un punto di vista di modalità produttiva, dove c'è bisogno di un'alternativa; l'idrogeno, lì, sicuramente, può essere un'alternativa valida.

L'obiettivo è anche quello di porre - l'ha citato lei - la fine della vendita dei veicoli a combustione interna entro il 2035. Ministro, ci è piaciuto il suo sottolineare questo elemento come fondante del fatto che l'elettrificazione dei mezzi di trasporto sia un elemento che ci deve contraddistinguere. Peccato aver fatto qualche passo indietro in quest'ultimo periodo e leggere le dichiarazioni, di pochi giorni fa, di un Ministro di questo Governo, non lei, ma del Ministro Giorgetti, che l'Italia non ha firmato la COP26 perché il futuro non è solo elettrico.

Perché continuiamo ad avere questa visione miope che ci ritarda, che ci fa vedere all'interno di un percorso europeo e internazionale come quelli che ci sono, hanno le tecnologie, sono pronti, ma hanno sempre il retaggio di guardare al passato? Tant'è che rimettiamo gli incentivi, addirittura, sull'acquisto di autovetture a combustione e, ancora una volta, quando stiamo discutendo di vietarne la commercializzazione dal 2035. Quindi, oggi, sostanzialmente, incentiviamo nel 2022 una cosa che, dal 2035, non si può più vendere.

Allora, è chiaro che siamo davanti a una condizione per cui le energie rinnovabili devono diventare centrali per una questione di convenienza economica. Abbiamo visto imprenditori che, oggi, si stanno mangiando le mani per non aver sottoscritto contratti di lungo termine di fornitura di energia rinnovabile e chi lo ha fatto, all'epoca, fu tacciato di fare un greenwashing della propria azienda e, oggi, con 60 euro al megawattora, è quello che ha fatto la scelta consapevole giusta per dieci anni.

Allora, dobbiamo continuare a insistere e a portare avanti una linea comune. La scelta sbagliata di un approvvigionamento unico di gas è stata quella - ed è palese a tutti, oggi - ad aver regalato questo 30 per cento del nostro fabbisogno energetico direttamente a un unico fornitore, ma da questo errore si deve partire con una svolta nuova e qual è la svolta nuova che noi possiamo mettere in campo, oggi? È quella di parlare esclusivamente di come potenziare il sistema delle energie rinnovabili - e chiudo, Presidente - e di come consentire, quindi, tramite l'utilizzo degli accumuli, la pianificazione e la strategia. Guardate, quando parliamo di Unione europea con l'utilizzo degli stoccaggi comuni, ad esempio di gas, dovremmo affrontare la stessa questione già subito anche sul percorso dell'energia elettrica: come considerare i bacini di tutta Europa a disposizione di una rete comune energetica, non soltanto quelle dello stoccaggio, dove, peraltro, per costringere le aziende di Stato a caricare i serbatoi interrati, i giacimenti di gas italiani, dobbiamo addirittura a pagare 5 euro a megawattora in più! No! Dobbiamo ragionare diversamente e capire, in queste linee - e quale miglior location del G7 per affrontare temi di programmaticità -, come finalmente ci possiamo immaginare un percorso che, da un lato, preveda incentivi dal lato delle aziende per la diversificazione delle fonti energetiche e, dall'altro, un programma che ci consenta di dire: noi, da un certo punto in poi, possiamo programmare il phase-out del gas, ma, se non iniziamo a pianificare ora, avremo sempre più difficoltà nell'immaginare di riuscire ad avere le soluzioni in mano, che tecnologicamente già abbiamo, e l'incapacità politica di continuare a voler guardare indietro, perché si sa come si stava e non sapremo, invece, programmare il futuro di questa Nazione (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Patassini. Ne ha facoltà.

TULLIO PATASSINI (LEGA). Grazie, Presidente, onorevoli colleghe e colleghi, Ministro Cingolani, rappresentanti del Governo; la ringraziamo, Ministro, per questa relazione ampia e articolata in previsione del G7 che avverrà nei prossimi giorni, che si inserisce nel percorso già tracciato dal piano del Repower EU, che diventa strategico in un momento in cui alla crisi energetica e delle materie prime si è unita la crisi derivante dalla guerra in Ucraina. Su questo è chiaro che l'obiettivo è indubbio: dobbiamo provvedere gradualmente all'eliminazione dei combustibili fossili dall'Europa; addirittura, si parla di accelerazione. La parola accelerazione è ricorrente, ritorna più volte.

Tra l'altro, ricordo a quest'Aula, ai colleghi che l'Europa è la realtà mondiale ad avere gli obiettivi più sfidanti in termini di decarbonizzazione, più di ogni altro Paese al mondo, nonostante l'Europa incida solo per il 9 per cento delle emissioni di CO2.

La Lega si è contraddistinta sempre per pragmatismo, per capacità di azione e concretezza, e per questo ogni scelta deve essere attentamente ponderata, soprattutto da un punto di vista sociale, economico e di sostenibilità, perché altrimenti creeremmo un mondo perfetto, ma senza aziende e senza cittadini. L'Europa continua a insistere sul risparmio energetico e sulla diversificazione degli approvvigionamenti. Addirittura, pone vincoli, con il Repower EU, sull'efficientamento energetico degli edifici, portandolo dal 9 al 13 per cento, e ogni volta che c'è un limite poniamo l'asticella sempre più in alto. Tuttavia, ci dobbiamo porre la domanda se questa sfida sia sostenibile per il nostro sistema. Tra l'altro, l'Europa evidenzia come si possono attuare modifiche all'IVA, soprattutto all'IVA ridotta per sistemi di teleriscaldamento efficienti, e su questo l'Italia ha già operato e sta già operando bene con il Governo Draghi e con i Ministri della Lega al Governo.

Sulla diversificazione delle fonti energetiche di approvvigionamento ormai siamo diventati un modello per l'Europa. Quindi, l'attività che è stata effettuata dal Ministro Cingolani, dal Premier Draghi e dagli altri Ministri del Governo per individuare nuove fonti di approvvigionamento del gas è ormai universalmente riconosciuta da tutti. Tra l'altro, io apprezzo anche il lavoro che si sta svolgendo per superare il criterio del TTF europeo, perché ormai l'Italia di fatto è diventata l'hub, la porta meridionale per il gas che viene dal Mediterraneo. Quindi, dover sempre calcolare il gas sulla borsa di Rotterdam probabilmente non è più adeguato ai tempi moderni. Altrettanto, per quanto riguarda il nostro Paese è apprezzabile l'impegno a superare il PUN e a svincolare, in qualche modo, il prezzo unico nazionale per l'energia elettrica dal gas.

L'Europa pone vincoli ancora più sfidanti sulle rinnovabili, portando addirittura l'obiettivo dal 40 al 45 per cento per il 2030. La domanda che dobbiamo porci è la seguente: è sostenibile, per il nostro sistema, un ulteriore inasprimento di questa corsa? Mentre gli altri Paesi del mondo, in qualche modo, ritardano o, se non altro, contemperano il processo di decarbonizzazione rispetto al loro sistema economico e sociale, noi continuiamo questa accelerazione. Benissimo, la possiamo condividere, ma attenzione: valutiamo, come è scritto nel Repower EU, di mettere il fotovoltaico sui tetti, sui tetti industriali, sui brownfield. Non facciamoci prendere dalla fretta e riempiamo un'altra volta l'Italia di immensi campi fotovoltaici, addirittura sottraendo all'agricoltura preziosi terreni. È un aspetto fondamentale questo, è un aspetto importante, perché altrimenti noi non teniamo conto delle peculiarità di questo Paese. Addirittura, come dice l'Europa, dobbiamo fare un maggior ricorso alle biomasse e ai termovalorizzatori e meno alle discariche, con risparmio per i cittadini e per l'ambiente. È fondamentale e anche lei, Ministro, ha parlato, nella relazione, della necessità di ricorrere all'economia circolare.

Tra l'altro, in tema di rinnovabili - sono importanti e vediamo l'impegno del MiTE a sbloccare le energie rinnovabili per diversi gigawatt - dobbiamo fare in modo di contemperare le attività con gli accumulatori, perché altrimenti una fonte di energia non programmabile potrebbe creare dei problemi di picchi di tensione di rete in alcuni casi e di gap in momenti della giornata o, addirittura, di notte in cui questa energia non c'è. Quindi, cerchiamo sempre di utilizzare criteri di attenzione e di sostenibilità (tra l'altro, sono non programmabili).

Noi apprezziamo la ricerca e il lavoro che stiamo facendo sull'idrogeno. È un idrogeno verde, ma non trascureremmo anche, a nostro avviso, la necessità di utilizzare altre fonti rispetto all'idrogeno, anche perché - e qui mi inserisco sull'aspetto del nucleare - il nucleare è una fonte verde, riproducibile facilmente e senza emissioni di CO2. Sul nucleare l'Italia deve iniziare un serio processo di studio e di ricerca, soprattutto sul nucleare di ultima generazione. Negli Stati Uniti l'idrogeno viene fatto con il nucleare. Viene realizzato con il nucleare e non con il fotovoltaico, di cui avremo bisogno per altre attività. Questo è un concetto di analisi che va tenuto in forte e grande attenzione.

Altrettanto positivo è il phase-out dal carbone - questo lo apprezziamo -, ma facciamo in modo che il phase-out dal carbone arrivi a pari livello per tutti i Paesi e non solo per noi, che dovremo decarbonizzare e uscire dal carbone nel 2025, mentre la Germania, che utilizza ancora quasi il 30-40 per cento del carbone per l'energia elettrica, dieci anni dopo (questo è un gap).

Caro Ministro - e mi avvio alle conclusioni; grazie Presidente e grazie Ministro -, il G7 certamente è un luogo positivo di confronto e di risposte per i cittadini e per il mondo produttivo. Non vorremmo che il “club del clima” diventasse un club per pochi eletti e addirittura guidato da visioni da radical chic. Vorremmo che fosse un club aperto, un club inclusivo, un club dove tutti hanno spazio. La transizione ecologica non è un pranzo di gala, come lei ha affermato più volte. Per questo dobbiamo concentrare i nostri sforzi collettivi verso le fasce più deboli della popolazione, che rischiano di non superare la crisi, soprattutto con il caro bollette, e verso il mantenimento del nostro sistema industriale e produttivo, che deve essere posto nelle condizioni di competere ad armi pari con la concorrenza mondiale, senza penalizzazioni di alcun tipo (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Braga. Ne ha facoltà.

CHIARA BRAGA (PD). Grazie. Signor Presidente, onorevoli colleghi, grazie al signor Ministro, per l'illustrazione ampia e dettagliata dei temi oggetto della prossima riunione del G7 dei Ministri dell'Energia e dell'Ambiente. Voglio subito dire che è molto positivo che questa agenda sia così ricca di questioni, di temi che vanno oltre anche rispetto al tema che ha focalizzato e che ha concentrato la nostra attenzione in queste settimane e in questi mesi, che riguarda l'energia. Si discuterà - ce lo ha ricordato - di temi fondamentali per la sostenibilità del nostro modello di sviluppo futuro, temi che rischiano di essere quasi appannati dalla situazione di crisi dettata dalla guerra ma che sono centrali per accompagnare le scelte strategiche dei prossimi anni e condurci sulla via di un nuovo modello di sviluppo sostenibile. L'impegno sulla strategia della biodiversità, il tema della protezione degli oceani, la centralità delle questioni legate all'uso efficiente delle risorse, e dell'economia circolare, il tema delle catene di approvvigionamento sostenibili: tutte questioni sulle quali ha ribadito la nostra convinzione e la nostra posizione avanzata, come Paese e dentro lo scenario europeo.

Non possiamo, però, nasconderci che gran parte delle questioni oggetto della discussione nelle prossime giornate si concentreranno proprio sulla situazione energetica e sui problemi connessi all'aumento del costo dell'energia. Sono temi globali, a tutti i livelli, per il loro impatto sull'economia globale, così come la crisi climatica e l'impegno a raggiungere gli obiettivi ambientali che abbiamo sancito, a livello europeo e internazionale. L'aumento dei prezzi dell'energia e in particolare del gas, la guerra scatenata dalla Russia in Ucraina, nonché la giusta e dura reazione sul piano internazionale hanno reso ancora più evidente la necessità di adattare il nostro modello energetico alle sfide che abbiamo di fronte, che si legano strettamente a quelle climatiche, compiendo scelte nuove e lavorando su più fronti.

Quali sono i nostri obiettivi primari? La prima questione è rafforzare la nostra sicurezza energetica, riducendo la dipendenza da importazione di gas e petrolio, in primis dalla Russia. L'obiettivo, deciso e sancito dall'Europa, di ridurre di due terzi entro quest'anno e di azzerare entro il 2027 l'importazione di fonti fossili dalla Russia è giusto e necessario, sul quale lavorare, superando anche i veti e le situazioni di criticità che ancora, purtroppo, registriamo in ambito europeo. Poi, costruire una strategia che non rallenti in alcun modo la lotta alla crisi climatica e gli obiettivi della transizione ecologica. Questo è un rischio molto forte che c'è, a cui siamo messi di fronte anche per l'impennata dei prezzi e per alcune spinte che registriamo, purtroppo, anche nel dibattito italiano.

La strada per uscire dalla dipendenza energetica dalla Russia è quella che ci porta a diversificare le fonti di approvvigionamento, a investire e ad accelerare sulla produzione di energie rinnovabili, a lavorare sulla strada della efficienza energetica.

Non si possono alimentare equivoci o, peggio, imboccare strade sbagliate e contraddittorie, come quelle di qualcuno che immagina che si possa scrivere una nuova stagione del carbone in Italia e in Europa. Non è così ed è bene ribadirlo con forza anche nella discussione che si farà a livello internazionale nei prossimi giorni.

Sicurezza energetica per noi significa maggiore autonomia energetica e maggiore autonomia energetica significa progressivo abbandono delle fonti fossili, più rinnovabili, più efficienza energetica. La risposta data dall'Europa su questo fronte è molto chiara e per questo è importante e positiva. Dopo il sesto pacchetto di sanzioni alla Russia, a cui manca ancora la rinuncia, allo stato attuale, del petrolio - decisione frenata non dall'Europa, ma, lo dobbiamo dire, da alcuni Paesi europei, dal veto ungherese in particolare -, la Commissione europea ha presentato, la scorsa settimana, il piano Repower EU che consentirà di ridurre rapidamente la dipendenza dalle fonti fossili russe, accelerare la transizione verso energie pulite e unire le forze verso un sistema energetico più resiliente, quindi una vera unione in materia di energia. Sono questi i pilastri su cui dovremo lavorare perché, a livello europeo, si possa arrivare alla rapida approvazione del Piano e all'implementazione di misure che mettano a disposizione dei Paesi, ancora una volta, risorse straordinarie - 300 miliardi di euro - che si poggiano sul meccanismo di finanziamento del Programma nazionale di ripresa e resilienza e che consentiranno anche al nostro Paese di beneficiare di circa 2,6 miliardi di sovvenzioni dirette e di poter avere accesso anche ad una nuova quota di prestiti a valere sulle risorse non impiegate per i Piani di ripresa e resilienza dagli altri Paesi europei.

Su questo punto, sappiamo come l'obiettivo deve essere quello di confermare gli impegni sugli obiettivi climatici e la transizione verso fonti di energia pulita, diversificare gli approvvigionamenti, svolgere e sviluppare un'azione comune dell'Europa per migliorare gli acquisti di gas naturale e liquido e gli stoccaggi di gas, accelerare sul tema del risparmio e dell'efficienza energetica. Siamo molto soddisfatti del segnale deciso che l'Europa ha voluto dare su questo tema, sia sull'aumento al 45 per cento della produzione di energia da fonti rinnovabili, sia sugli obiettivi di risparmio energetico, portando l'obiettivo della percentuale al 13 per cento entro il 2030.

Sono temi su cui il nostro Paese può giocare una parte da protagonista, lo sappiamo, anche superando una parte di discussione francamente inaccettabile che oggi vede, ad esempio, contrapporsi chi vorrebbe sostenere l'economia e le imprese e chi, invece, vuole perseguire obiettivi di sostenibilità ambientale. Queste due questioni si tengono insieme; serve, però, una politica che possa supportare questo lavoro e che ci consenta di fare un passo in avanti decisivo e quanto mai urgente su un'altra questione per noi prioritaria che lei, signor Ministro, e il Presidente Draghi avete posto con la necessaria e la dovuta forza in tutte le occasioni, ossia l'imposizione di un tetto al prezzo del gas a livello unionale, superando il veto di alcuni Paesi. È un interesse comune che protegge l'economia europea, che può reagire tutta insieme e su cui è necessario lavorare accanto ai passi in avanti positivi che sono stati fatti, proprio in queste settimane, nella chiusura, a livello europeo, dei negoziati sul regolamento per la creazione degli stoccaggi dei vari Stati membri, che consentiranno di mettere in sicurezza il nostro sistema energetico per la prossima stagione invernale e di garantire la quantità di energia necessaria per il riscaldamento delle famiglie e l'attività economica di settori fondamentali della nostra manifattura.

Tutti questi temi, che sono centrali nel programma Repower EU, li ritroviamo anche nell'agenda del G7, di cui lei ci ha parlato. Credo sia molto importante l'attenzione alla questione della decarbonizzazione dell'industria. Noi sappiamo che questo significa per il nostro Paese, per la nostra economia mettere in campo tutti gli strumenti possibili di accompagnamento alla transizione di questi settori che sono posti di fronte a sfide decisive, che devono essere supportate per garantire un adeguamento del sistema produttivo ed evitare una perdita di competitività di questi settori a livello globale.

E, poi, il tema dei sussidi alle fonti fossili: questo è un impegno che il nostro Paese ha assunto da anni. Signor Ministro, su questo sappiamo che dobbiamo accelerare, portando avanti l'impegno che lei ha assunto all'interno del Piano per la transizione ecologica, così come le misure fondamentali per il sostegno alla diffusione delle energie rinnovabili. Voglio ringraziare l'impulso - e concludo, Presidente - che il Ministero ha dato su questi fronti. Ora è importante che, accanto a queste semplificazioni, si porti a compimento anche l'attuazione di norme già vigenti.

Da qui a qualche settimana, scadrà il termine per l'individuazione dei criteri per le aree idonee; le regioni dovranno poi individuare lo sviluppo di queste aree destinate agli insediamenti di energia rinnovabile, così come le misure importanti, a sostegno delle famiglie e delle imprese, contenute in questi provvedimenti.

Signor Presidente, concludo. Il G7 sarà un'occasione determinante per indicare la strada. Lei ha detto giustamente che non solo le ambizioni dei Paesi che fanno parte del G7 consentiranno di raggiungere questi obiettivi. È molto importante il supporto alla cooperazione e al sostegno dei Paesi emergenti, ma sappiamo che proprio su di noi, sull'Europa, pesa una responsabilità particolare: indicare la strada, sviluppare appieno le potenzialità degli investimenti nei prossimi anni e accompagnare scelte con una visione di lungo periodo che tengano insieme sicurezza, stabilità energetica e contrasto ai cambiamenti climatici (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Liberi e Uguali).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Prestigiacomo. Ne ha facoltà.

STEFANIA PRESTIGIACOMO (FI). Grazie, Presidente Mandelli. Onorevoli colleghi, signor Ministro, nel ringraziarla, innanzitutto, per la sua relazione ampia, dettagliata e ricca di approfondimenti, vorrei partire, ahimè, da un dato di fatto oggettivo che, purtroppo, condiziona inesorabilmente ogni discussione su questi temi proprio sul fronte dell'energia, ossia il conflitto in Ucraina. La guerra in corso, oltre a tutte le altre importantissime implicazioni, ha reso ancora più evidente la dipendenza dell'Europa dal gas russo e, con essa, l'esigenza di un'autonomia energetica da parte del nostro continente e, soprattutto, da parte del nostro Paese, priorità sempre considerata strategica da tutti noi per la sicurezza del nostro Paese.

A causa del conflitto, la questione energetica è, quindi, tornata prepotentemente sul tavolo e sarà molto interessante capire se questa crisi sarà decisiva per concretizzare la svolta verso le energie rinnovabili, verso modelli, quindi, di produzione energetica sostenibile, oppure se, invece, magari solo nel breve periodo, determinerà uno sbilanciamento di nuovo a favore del carbone, e come inciderà sulle scelte che si stanno adottando in prospettiva, ma anche a livello di tassonomia europea sul nucleare. Il punto interrogativo, quindi, oggi è cosa farà l'Europa, come regione globale, sul fronte dell'approvvigionamento dell'energia e se, in presenza di mutate condizioni geopolitiche, si continueranno a perseguire i target, le scadenze ipotizzate a livello continentale per ridurre e, quindi, per eliminare la dipendenza dalle fonti fossili. Noi, ovviamente, ci auguriamo che sia scongiurata la prospettiva di una spaccatura all'interno del continente europeo, dove c'è chi potrebbe aumentare l'energia rinnovabile - per esempio, il Portogallo -, mentre altri Paesi potrebbero ribadire e rafforzare le scelte fatte, puntando - come, per esempio, la Francia - sul nucleare, e sarà interessante comprendere anche la posizione dei Paesi membri del G7 su questo tema.

Quindi, se da una parte, la sostenibilità ambientale è ormai un'esigenza ineludibile da tutti riconosciuta, è altrettanto corretto affermare che essa debba essere perseguita parallelamente con la sostenibilità economica e sociale. Su questo, Ministro, colgo l'occasione della sua presenza per ribadire che riteniamo necessario prevedere, in ambito nazionale ed europeo, ulteriori risorse finanziarie, volte a sostenere la transizione verde, in particolar modo per quei settori - la cosiddetta industria pesante - che hanno estrema difficoltà ad abbattere le emissioni di anidride carbonica, al fine di aiutarli nella realizzazione di progetti di decarbonizzazione, per cercare di contenere gli inevitabili elevati costi economici e sociali conseguenti al loro difficile adattamento alla transizione energetica. Senza tale supporto, molte imprese rischieranno di finire fuori mercato e questo non possiamo permettercelo, soprattutto in alcune aree del nostro Paese.

Ministro, le questioni ambientali sono diventate, ormai da anni, centrali nell'agenda politica ed economica nazionale ed internazionale; sono oggetto di trattati firmati da tutti i Paesi del mondo, da vincoli comunitari e mobilitano la società sul piano delle comunità locali, per fasce generazionali e schieramenti politici.

L'ambiente è un tema eminentemente trasversale e impone soluzioni coordinate sul fronte energetico, sia a livello industriale sia per gli usi civili, richiedendo modelli di sviluppo nuovi, in grado di affrontare realtà profondamente diverse e armonizzarle in direzione di un comune obiettivo di crescita socio-economica (quindi, una sfida veramente grande e ambiziosa).

Siamo certi che il nostro Paese sosterrà, anche in ambito G7, iniziative coraggiose e misure all'altezza della situazione.

Un altro tema fondamentale che sarà oggetto del prossimo G7 è tutto il capitolo che riguarda la biodiversità. È opportuno ricordare che l'Italia, ovviamente - questo lo sappiamo tutti -, Paese ricchissimo di biodiversità, è stata promotrice, proprio in sede del G8, della Carta di Siracusa sulla biodiversità, un documento che è stato considerato fondamentale per determinare le priorità mondiali a livello di biodiversità. Quindi, sono certa che, anche da questo punto di vista, l'Italia, il nostro Paese che lei rappresenterà, saprà dare il doveroso contributo.

Noi l'attendiamo, Ministro, a conclusione del G7, perché sarà interessante quello che ci racconterà e potremo commentare tutti assieme le conclusioni di questo G7, che, ci auguriamo, ovviamente, sia positivo e faccia fare un passo in avanti. Sarà quella, forse, la sede dalla quale partire per sviluppare un dibattito più franco e più aperto - non so se in Aula o anche in Commissione - sulle sfide nazionali. Credo che, in questo momento, il Ministro che gentilmente ha voluto rappresentare al Parlamento l'agenda del prossimo incontro nazionale, debba concentrare l'azione sull'ambito del G7, che vede Paesi come il Giappone, il Canada e gli Stati Uniti e non è una discussione soltanto domestica, a livello nazionale o a livello europeo, sebbene il G7 si svolga in Germania.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Bignami. Ne ha facoltà.

GALEAZZO BIGNAMI (FDI). Grazie, Presidente. Ministro, all'inizio della sua relazione ha dato un taglio che ci sembrava essere persuasivo, perché giustamente aveva richiamato l'importanza del contesto geopolitico in cui questo G7 andava a realizzarsi.

Lei mi insegna che la geopolitica è una questione di prospettiva ed, evidentemente, prospettiva nazionale. In questo senso, ci attendevamo molta più concretezza, molto più pragmatismo, a partire dalla postura che andrà necessariamente assunta nella difesa dell'interesse nazionale, che, secondo, noi deve essere l'elemento, non voglio dire esclusivo, ma, sicuramente, precipuo che deve caratterizzare la condotta all'interno di un consesso di quel tipo.

Invece, abbiamo ascoltato, con un po' di perplessità, non le nego, come nell'agenda di questo G7, rispetto alla quale lei, con la trasparenza che la caratterizza, ha preannunciato che, in larga parte, è già stato formulato e concordato il comunicato finale, si insista su temi come l'Alleanza per il clima, la preservazione della biodiversità, la tutela dei mari, le azioni di contrasto alla curva di perdita di biodiversità, la gestione e la sostenibilità delle sostanze chimiche, cose importantissime, ok; tuttavia, sommessamente, vorremmo far notare che, oggi, le nostre aziende non sono più nelle condizioni di rischiare di chiudere, stanno chiudendo, che l'inflazione, diversamente da quello che esponenti del Governo dissero a novembre, non è destinata a calare in primavera, sta aumentando, che il sistema sociale non regge; è per questo che ci aspettavamo un po' più di pragmatismo nell'illustrazione dei punti. È ovvio che se lei ci dice: “ragazzi, noi dobbiamo andar là a recitare una parte in commedia, poi ce la giochiamo da un'altra parte l'effettiva capacità di incidere sulle cose da fare”, ok, ne parleremo poi nelle sedi opportune.

Se, invece, su questo vi è davvero la convinzione, allora alcuni punti vanno un po' rammentati. Sarebbe bene che lei, in quanto rappresentante del nostro Governo in quella sede, chiedesse conto anche dell'esito del comunicato del G7 che venne redatto nel 2014. Gliene voglio leggere due o tre passaggi: “Avvalersi dell'approvvigionamento energetico come mezzo di coercizione politica o minaccia alla sicurezza è inaccettabile. La crisi in Ucraina indica chiaramente che la sicurezza energetica deve essere al centro del nostro programma collettivo e richiede un cambio di ritmo nel nostro approccio, teso a diversificare gli approvvigionamenti energetici e ad ammodernare le nostre infrastrutture energetiche (…)”. Questo comunicato è del maggio 2014, all'esito del G7, che si tenne dopo l'invasione russa in Crimea. Le diamo uno spunto: chieda conto di cosa è stato fatto concretamente, perché qui parliamo di crisi ucraina, ma sono passati otto anni: cosa è stato fatto concretamente? Chieda anche conto all'Agenzia internazionale dell'energia, guidata da un soggetto che dice tutto e il contrario di tutto (quindi, qualche volta ci becca), però con una postilla, e su questo, Ministro, ci permettiamo di dirlo anche a lei: tutte le volte in cui si spara sulla produzione di gas, si rischia, a voler essere ottimisti, di determinare un aumento dei prezzi. Non è un caso che l'incremento significativo si sia registrato in prossimità del rilascio delle 469 pagine del "Pronti per il 55", che noi chiamiamo Fit for 55”, in cui - ho trovato abbastanza ironico quello che venne scritto allora - si diceva che “Si tratta di una responsabilità collettiva e di un'opportunità che deve essere aperta a tutti. Trarremo tutti giovamento dal maggior spazio dato alla natura, dall'aria più pulita, da città più fresche e verdi: cittadini più sani, consumi energetici più contenuti e bollette più basse”. Questo è il documento che accompagna, nel luglio 2021, il Fit for 55. Non lo trova ironico, Ministro? Io lo trovo ironico, da un lato, e drammatico, dall'altro (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Lo trovo drammatico, perché questo è il destino in cui la cultura radical-chic, che ha fatto dell'ideologismo ecologista la propria missione, senza guardare cosa succede nella realtà dei fatti, ci vuole consegnare e relegare. Ok, sostituiamo le fonti energia fossile con le energie rinnovabili, costruiamo pannelli fotovoltaici. Io, per vicende della vita, mi sono trovato a passare di fianco al campo energetico di Troia: parliamo di un'estensione di 150 ettari che produce lo 0,15 terawattora, a fronte di una sottrazione di territorio capace di produrre 800 tonnellate di grano. Quel grano dovremmo andare a importarlo - dall'Ucraina? Dalla Russia? - mediante linee di approvvigionamento - anzi, scusi, supply chain, perché bisogna usare l'inglese - che determineranno emissioni di CO2, che, sommandole a quelle utilizzate per la realizzazione degli 850 - non so quanti - pannelli fotovoltaici posti a Troia, contribuiranno a emissioni di CO2, che saranno esponenzialmente devastanti. Rinunciamo a estrarre gas dal nostro mare, per andare a rifornirci di beni, strumenti (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia), materie prime, anzi, bisogna dire, commodity. Questo si chiama suicidio termodinamico. Ministro, questo è un suicidio termodinamico, perché noi stiamo andando a sottrarre nostre risorse per approvvigionarsi all'estero, senza riuscire neanche a raggiungere quelle qualità di prestazione che, mettendoci in mano alla Cina, ci fa passare dalla padella russa alla braccia cinese. Ma ci rendiamo conto di dove stiamo andando? Uno può dire: va bene, sono i sinistrati che giocano, i radical chic che parlano nei loro salotti. No, le industrie chiudono, le imprese chiudono, le famiglie hanno bollette energetiche insostenibili.

Siamo riusciti a derubricare la più grande crisi energetica dal dopoguerra ad oggi, fatta eccezione forse per quella degli anni Settanta, al “caro bollette”. Ministro, non so lei, ma ho anche un po' freddo qui dentro: qualcuno si è dimenticato di abbassare i condizionatori, forse perché siamo buoni nel proclamare in conferenza stampa che dobbiamo ridurre i consumi, ma poi ci dimentichiamo - come ha divulgato Terna in un comunicato rilasciato qualche ora fa - che i costi energetici sono aumentati dello 0,6 per cento. Evidentemente, se c'è consumo, è perché c'è domanda e, se c'è domanda, c'è necessità. So che lei per la storia non ha una grande simpatia, per certi aspetti: non la porterò alle guerre puniche - scusi la battuta - ma al Trattato di Messina che stabiliva che uno degli obiettivi della Comunità europea, che si sarebbe istituita da lì a due anni, era quello di garantire più energia per tutti a basso costo.

PRESIDENZA DELLA VICEPRESIDENTE MARIA EDERA SPADONI (ore 15,10)

GALEAZZO BIGNAMI (FDI). Chi ha dato mandato a questa Europa di dare meno energia, ad alto costo e per pochi? Com'è potuto accadere tutto ciò, senza che nessuno abbia dato mandato a quei burocrati di Bruxelles di realizzarlo? A proposito, ci vogliamo ricordare che lo stesso giorno in cui venivano firmati a Roma i Trattati CEE, è stato firmato anche il Trattato Euratom? Che fine ha fatto? Perché ci ricordiamo della nostra vocazione europeista solo quando bisogna richiamare quegli aspetti che sono funzionali a determinati concetti radical chic e non ce la ricordiamo per altro? Perché non si vuole ammettere che oggi l'unica strada reale è quella di favorire fonti di energie alternative, che non sono evidentemente le rinnovabili? Le rinnovabili certamente devono contribuire, certamente sono una parte importante, certamente sono essenziali, ma non sono sufficienti. Possiamo dircelo quo dentro, oppure dobbiamo far finta di recitare una parte in commedia in cui le nostre aziende sono coloro che pagheranno il conto?

PRESIDENTE. Collega, dovrebbe concludere.

GALEAZZO BIGNAMI (FDI). Allora - concludo, Presidente - confidiamo nella sua volontà di far sentire questa prospettiva all'interno del G7, magari anche con qualche proposta o con un allineamento delle modalità di approvvigionamento dei rifornimenti. Vogliamo altresì che le gassificazioni siano evidentemente coerenti tra loro, che gli approvvigionamenti energetici siano coerenti, che si studino linee commerciali omogenee. Noi abbiamo sempre formulato le nostre proposte, le ribadiamo e speriamo che lei voglia valorizzarle (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Silvia Fregolent. Ne ha facoltà.

SILVIA FREGOLENT (IV). Grazie, signora Presidente. Signor Ministro, come Ella ha illustrato, nei prossimi giorni, a Berlino si terrà il G7 dei Ministri dell'Ambiente, dove si discuteranno le questioni in materia di clima, di energia e di ambiente. Quindi, non si parlerà esclusivamente - come è ovvio, data la situazione di emergenza profilatasi dopo l'invasione in Ucraina - di energia e di come sostituire le fonti fossili provenienti dalla Russia. Più in generale, oltre che di decarbonizzazione forzata nei settori produttivi e di accelerazione della graduale eliminazione globale del carbone, si discuterà anche del cambiamento sistemico verso la sostenibilità ambientale in tutti gli ambienti di vita, di come combattere contro l'estinzione delle specie e di come proteggere oceani e mari. Di recente, l'Organizzazione meteorologica mondiale, nel rapporto "Stato del clima globale nel 2021", ha denunciato un netto peggioramento di quattro indicatori, quali le concentrazioni di gas serra, l'innalzamento del livello del mare, il calore degli oceani e l'acidificazione degli oceani. Il Segretario generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres, ha proposto, come soluzione, uno slancio per la transizione verso le energie rinnovabili. Le energie rinnovabili sono l'unica soluzione per raggiungere una vera sicurezza energetica, garantire prezzi stabili dell'elettricità e creare posti di lavoro sostenibili: ha così affermato il Presidente Guterres.

Di recente, la Commissione europea ha presentato il Piano Repower EU come risposta alle difficoltà e alle perturbazioni del mercato mondiale dell'energia, causate appunto dall'invasione in Ucraina. I punti principali sono: efficienza energetica a lungo termine, con un aumento, dal 9 al 13 per cento, dell'obiettivo vincolante fissato nell'ambito del pacchetto legislativo Fit for 55 connesso al Green Deal; diversificazione dell'approvvigionamento di combustibili fossili, tra cui importazione di GNL e maggiore fornitura di gas via gasdotti, accelerazione sulle energie rinnovabili, passando dal 40 al 45 per cento nel 2030 e riduzione di consumo di combustibili fossili nell'industria e nei trasporti.

In tutto questo divenire, il nostro Paese ha un vantaggio, avendo ancora molto da fare sul piano energetico: creare un nuovo mix che ci renda il più possibile autosufficienti e ci permetta di utilizzare le nuove tecnologie ed accelerare verso soluzioni intelligenti.

Nel breve termine, abbiamo cercato nuovi partner grazie al suo lavoro instancabile per l'approvvigionamento di gas, al posto di quello della Russia; sappiamo però che è una soluzione a breve termine perché anche i nuovi Paesi non vivono realtà geopolitiche stabili. Occorre accelerare il più possibile sulle energie rinnovabili; qui però risiede il vero problema - come lei sa benissimo - ossia quello di superare il percorso autorizzativo. Noi abbiamo fatto un lavoro straordinario da quando c'è lei al Ministero della Transizione ecologica; abbiamo cercato di semplificare il più possibile quello che poteva essere semplificato a Costituzione invariata. Sappiamo che le competenze sono ripartite tra Stato e regioni, ma ci sono dei però: ci sono problemi con riferimento a chi ha fatto domanda prima del 31 luglio 2021, quando vigevano ancora i procedimenti autorizzativi interamente regionali, e a chi, invece, ha fatto domanda in relazione al PNRR, con riferimento al quale abbiamo fatto procedimenti di semplificazione, avocando addirittura allo Stato alcuni elementi decisionali, qualora le regioni siano inerti. Però questo crea problemi e confusione, anche perché in alcuni casi i decreti attuativi non sono ancora stati emanati e, quindi, inaspettatamente, oggi appare tutto fermo.

Però, Ministro, lei ha una grande possibilità. Oggi, come non mai, gli stakeholder e lo Stato hanno gli stessi interessi: gli stakeholder, quello di vedere autorizzate le proprie procedure per gli impianti di energie rinnovabili e lo Stato, quello di superare la dipendenza da fonti fossili, a seconda di quello che viene chiesto, non solo dall'Europa ma anche dalla realtà contingente, dipendente dalla guerra.

Ministro, penso che lei abbia la possibilità, oggi come non mai, di fare quello che in gergo si dice “un tavolo”, che non si nega mai a nessuno, un tavolo interministeriale, se non vuole prevedere un commissario per le rinnovabili, con riferimento al quale chiamare le soprintendenze, le Conferenze Stato-regioni, il MiSE, il MEF e i vari stakeholder per mettere un punto definitivo in tema di autorizzazioni una volta per tutte, per sempre e non solo per il PNRR. Sempre lei, signor Ministro, si faccia promotore con gli Stati del Mediterraneo di un patto per l'eolico, alla stregua di quello che hanno fatto nel Mare del Nord, per l'installazione nel Mediterraneo di impianti off-shore. Possiamo creare un parco eolico unico, perché, a differenza del Mare del Nord, i venti del Mediterraneo sono più stabili e quindi possiamo creare una contingenza e un'unione tra la Francia, la Spagna, il Nordafrica, la Grecia e la Croazia: lei è la persona più adatta per fare da intermediario.

Infine, il risparmio energetico: abbiamo troppi bonus, signor Ministro, e l'unico che veramente era destinato al risparmio energetico è stato rivisto in modo tale che di fatto tutto si è bloccato. Ammettiamo un unico bonus per il risparmio energetico, che preveda l'obbligo di pannelli solari sui tetti e pompe di calore! Anche a tale riguardo chiediamo a Terna e a Enel di fare un confronto all'americana: o ha ragione Enel nel dire che le reti sono pronte a gestire l'autoconsumo - e quindi i due anni di autorizzazione per immettere l'energia in rete non sono spiegabili - oppure ha ragione Terna che dice che le reti non sono ancora pronte, però a Terna ricordo che i soldi del PNRR sono stati dati per accelerare la predisposizione di reti intelligenti. Quindi, facciamo un confronto all'americana: uno dei due non dice il vero o omette alcune cose. Penso che in Commissione ambiente o in Commissione attività produttive si possa fare questo confronto all'americana, aperto, per cercare di trovare la soluzione, non per trovare un colpevole: non è un episodio di Perry Mason, ma cerchiamo soltanto di risolvere i problemi. Signor Ministro, crediamo moltissimo nel suo Ministero e nella transizione ecologica e non vogliamo tornare indietro, a quando l'energia era affidata al MiSE e l'ambiente era solo per cuori e anime belli. Le due cose si tengono insieme. Esattamente come ha detto il Segretario generale Guterres, grazie alle energie rinnovabili si può migliorare l'ambiente dell'intero pianeta. Noi sappiamo che il suo successo è il successo del nostro Paese ed è il successo di una nuova visione moderna, sia di ecologia, che di economia. Per questo, come Italia Viva, saremo sempre dalla sua parte (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Fabio Berardini. Ne ha facoltà.

FABIO BERARDINI (CI). Grazie, Presidente. Grazie Ministro, per la lunga informativa che ci ha fornito quest'oggi. Come Coraggio Italia, sicuramente siamo d'accordo con gli obiettivi che ci apprestiamo a siglare, con gli obiettivi che tutto il G7, ma anche l'Unione europea, si vuole porre per andare sempre più incontro a un mondo pulito, a un mondo dove le emissioni di CO2 dovranno diminuire sempre più. Chiaramente, noi oggi facciamo i conti con una guerra, la guerra in Ucraina, lo sappiamo bene tutti, che sta mettendo in ginocchio completamente le nostre aziende. Non tutti, all'interno dell'Unione europea, sono allo stesso livello, e su questo noi dobbiamo guardare in faccia la realtà e dirci che, ad esempio, questa crisi del gas sta colpendo molto di meno Paesi come, ad esempio, la Francia. Sicuramente non sono io a dirle, Ministro, che la Francia produce il 70 per cento della propria energia con l'energia nucleare; su questo noi abbiamo sempre chiesto, e continuiamo a chiedere, che questo Parlamento si esprima finalmente con una mozione unitaria, proprio per iniziare un percorso di ricerca, soprattutto, sul nucleare pulito, sul nucleare di nuova generazione, sulla fusione. E solo tramite questo mix energetico, che ci potrà dare una stabilità nel tempo, potremo programmare il futuro e, soprattutto, non trovarci ancora una volta in questa situazione emergenziale che sta veramente mettendo in ginocchio tutta Europa, e, in maniera particolare, l'Italia. Dal nucleare passiamo all'idrogeno: chiaramente è una fonte alternativa percorribile, siamo in una fase di transizione. Quindi noi non possiamo dire solo ed esclusivamente “sì” all'idrogeno fatto in un determinato modo, ma dobbiamo aprire a tutti i modi per estrarre questo idrogeno e utilizzarlo di fatto come una batteria, come un modo per conservare la nostra energia e utilizzarla quando ci serve, quando ci sono percorsi che non sono elettrificati.

Chiaramente, sul fotovoltaico dobbiamo fare una riflessione, perché sia anche sostenibile da parte di tutta la filiera produttiva italiana. A me piacerebbe che l'Italia puntasse molto sulla costruzione nel nostro Paese di questi pannelli, altrimenti stiamo facendo un favore a qualcun altro; sono d'accordo anche con chi ha detto che è necessario anche progettare parchi offshore, perché non possiamo togliere terreno, soprattutto agricolo, in questo momento storico, al nostro Paese, quando sappiamo che c'è una grandissima carenza per quanto riguarda anche il grano.

Per quanto riguarda l'efficientamento energetico, signor Ministro, qualcuno prima di me ne ha fatto accenno, vorrei soffermarmi più su una questione italiana; in particolare, come Coraggio Italia, intendiamo esprimere i nostri dubbi e le nostre perplessità su ciò che sta accadendo alla misura cosiddetta superbonus 110 per cento. Quindi, si tratta di una misura ereditata dal Governo precedente, che aveva l'obiettivo di efficientare energeticamente l'Italia, rilanciare l'economia nel settore dell'edilizia, che stava soffrendo molto dopo un periodo di crisi provocato dal COVID-19. Questo provvedimento voleva provocare un vero e proprio shock all'economia reale, ma, a causa delle modifiche intervenute, invece, l'unica conseguenza shock che, purtroppo, si sta producendo è il rischio di fallimento di migliaia di imprese, messe in ginocchio proprio dal blocco della cessione dei crediti. Oggi, infatti, le banche sono sature, non riescono più a concedere liquidità alle imprese. Il superbonus, nato nella primavera del 2020, affianca l'ecobonus, mirando a stimolare la realizzazione di interventi di ristrutturazione, profonda, di edifici a carattere strutturale, anche di natura energetica e antisismica. Data l'importanza del comparto edile nell'economia nazionale e considerati gli obiettivi di sostenibilità per il settore fissati dalla strategia per la riqualificazione energetica del parco immobiliare nazionale, non ci sono dubbi sul ruolo conferito al superbonus e confermato poi anche dai numeri in nostro possesso. A proposito di numeri, infatti, a dicembre 2020, a solo pochi mesi dall'avvio del meccanismo, risultavano avviati poco più di 1.600 interventi incentivati. A settembre 2021 si è registrato un aumento significativo, oltre 40 mila, per oltre 6 miliardi di investimenti ammessi a finanziamento, di cui 4,3 già realizzati, cui corrispondono circa 1.300 gigawattora annui di risparmio energetico. Per quanto riguarda i prezzi dell'energia, invece, dal 2021 si è registrata in tutta Europa un'impennata globale. Nel 2021 l'aumento è stato senza precedenti: i prezzi di importazione dell'energia, sebbene piuttosto volatili, non avevano mai registrato variazioni superiori al 30 per cento circa nel corso di un determinato anno, mentre tra dicembre 2020 e dicembre 2021 il costo delle importazioni di energia è più che raddoppiato rispetto all'anno precedente. L'aggressione militare russa nei confronti dell'Ucraina, iniziata il 24 febbraio 2022, ha ulteriormente scosso i mercati dell'energia, aumentando la pressione sui prezzi, in particolare di gas e petrolio, suscitando preoccupazioni per la sicurezza dell'approvvigionamento energetico nell'Unione europea.

Quindi, in conclusione, noi chiediamo, come Coraggio Italia, a lei, Ministro, ma a tutto il Governo, sicuramente di far sentire le esigenze dell'Italia nell'ambito del G7, ma soprattutto di occuparsi, anche e soprattutto, di questo particolare problema, di cui purtroppo si parla anche poco, che rischia veramente di mettere in pericolo migliaia di imprese. Quindi, le imprese, senza liquidità, non riescono a far fronte ai lavori di efficientamento energetico che tanto servirebbero in questo momento all'Italia e rischiano, a quel punto, di fallire. Chiediamo un intervento immediato, Ministro, a lei e a tutto il Governo proprio per risolvere questo problema e magari avere un bonus che sia continuativo e strutturale, per dare certezza a chi lavora e a chi crea lavoro (Applausi dei deputati del gruppo Coraggio Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Fornaro. Ne ha facoltà.

FEDERICO FORNARO (LEU). Grazie, signora Presidente. Signor Ministro, colleghe e colleghi, intanto un ringraziamento non formale, per la sua disponibilità. Su questi temi non è la prima informativa, abbiamo già avuto modo di confrontarci, in diverse altre occasioni, e credo che sia comunque sempre un momento utile, perché non dobbiamo nasconderci la realtà: se era già complesso pensare la transizione dal fossile, la transizione ecologica in un contesto ordinario, proprio per la complessità della nostra economia, per le interdipendenze e per i fattori di competitività, questa complessità si è ulteriormente aggravata con la vicenda della guerra in Ucraina, determinata dall'aggressione della Federazione russa, e soprattutto per gli impatti molto forti nel breve e nel medio periodo proprio sulle tematiche energetiche, che hanno reso tutto molto più difficile. Bisogna, io credo, e noi crediamo, avere consapevolezza di questa difficoltà. Chi dice che si risolve tutto semplicemente, chi ha, oggi, le ricette facili in tasca sta raccontando, in realtà, cose non vere.

Una prima preoccupazione, signor Ministro, è che occorre tenere in questa fase la barra dritta rispetto - abbiamo sentito, in qualche modo, echeggiare qualche tema e qualche slogan - alle tentazioni di tornare indietro. Sostanzialmente, sui cambiamenti climatici ormai nessuno arriva a negarne l'esistenza, perché significherebbe negare l'evidenza, però, in fondo, si dice che gli eccessi, che le previsioni catastrofiche sono figlie di una certa cultura finto-ambientalista, o peggio, come abbiamo sentito riecheggiare anche oggi, dei sinistrati o degli ambientalisti da salotto. In realtà, sappiamo tutti bene, e credo anche chi dice queste cose, che i cambiamenti climatici sono una realtà, e che quindi non si debba tornare indietro.

Bisogna tenere la barra dritta, signor Ministro, nel non tornare indietro rispetto all'obiettivo della transizione ecologica, agli obiettivi che lei ha indicato nei diversi settori e che, ovviamente, per economia di spazio e di tempo, non ri-sottolineerò.

La seconda questione, che mi pare sia evidente ed è sempre più evidente proprio ascoltando anche le sue informative e anche le riflessioni dei colleghi, è che è assolutamente necessaria e indispensabile, per affrontare la complessità e la difficoltà che prima ricordavo, un'azione unitaria dell'Unione europea. Anche qui, l'idea che ognuno a casa sua si possa difendere, in una logica tutta nazionale, in qualche modo ridisegnando confini, capacità di approvvigionamento, tutto in una logica stretta nazionale, è ancora una volta un'illusione, un'illusione molto pericolosa. Invece, è necessario uno sforzo unitario dell'Unione europea. Assistiamo, da questo punto di vista, a troppi egoismi nazionali, a troppe resistenze, per esempio, sulla determinazione di un tetto al prezzo del gas, a troppe resistenze nell'individuare l'Unione europea come soggetto unico acquirente sul mercato mondiale dell'energia. Però, proprio le difficoltà della riconversione ecologica e della transizione ecologica impongono di far fare all'Europa, da questo punto di vista, un salto di qualità, nella consapevolezza che il rafforzamento della sicurezza energetica - questo sì, figlio di un'accelerazione molto forte, legata alle questioni della guerra, e quindi alla necessità di renderci autonomi dagli approvvigionamenti russi - sia da determinare non in una logica strettamente nazionale, ma in una logica di tipo europeo; tutto ciò, sapendo e avendo un'altra consapevolezza, lo dico anche qui, per ragioni di tempo, con una battuta: la transizione ecologica non è un lusso, è un'assoluta necessità, sia per l'oggi, per ridurre l'inquinamento e cercare di ridurre, per quanto sarà possibile, gli effetti negativi dei cambiamenti climatici legati all'innalzamento della temperatura, ma è soprattutto, ovviamente, un dovere che noi abbiamo nei confronti delle generazioni future. E, in qualche modo, occorre avere la consapevolezza che giustizia climatica e giustizia sociale si tengono insieme, perché, è evidente, un altro rischio - su cui la invitiamo a tenere alta l'attenzione -; che il combinato disposto di una serie di iniziative, di incentivi e di limitazioni, alla fine, faccia pagare, o provi a far pagare, il conto ai soggetti più fragili e deboli della nostra società. E, quindi, nel passaggio, nel cambiamento - penso ovviamente al tema delle automobili, che è quello più vicino al mercato globale dei consumatori - bisogna avere molta attenzione.

Infine, c'è un ultimo paradosso che credo, nel momento in cui si discute a livello di G7, vada sottolineato: bisogna sempre avere chiaro che in questo momento stanno pagando, e rischiano di pagare, il conto degli effetti dei cambiamenti climatici proprio quei Paesi, i Paesi in via di sviluppo, i Paesi poveri, chiamiamoli col loro nome, che meno hanno contribuito a creare le condizioni di inquinamento che hanno favorito i cambiamenti climatici.

Quindi, signor Ministro, da parte nostra pieno appoggio ad un'azione del Governo italiano, che continui a tenere la barra dritta. La sfida globale è una sfida enorme, però non possiamo tirarci indietro e, soprattutto, non possiamo tornare indietro. Dobbiamo, invece, guardare avanti, per una transizione ecologica che possa cambiare realmente i fattori di produzione e, soprattutto, salvare il nostro pianeta.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Giovanni Vianello. Ne ha facoltà.

GIOVANNI VIANELLO (MISTO-A). Grazie, Presidente. Noi di Alternativa siamo stati i primi ad affermare che questo Governo e questa maggioranza stavano favorendo le fonti fossili. Oggi ci rendiamo conto, dalle esposizioni dei partiti che mi hanno preceduto, che ci sono, invece, forze in maggioranza che contestano le fonti fossili. Bene, ci fa piacere che si siano svegliate, tuttavia ricordiamo che hanno già approvato norme che favoriscono le fonti fossili. Ora, anche l'Unione europea, tra l'altro proprio ieri, ha ripreso l'Italia, l'ha bacchettata e ha detto che dobbiamo avere coraggio, dobbiamo andare più in profondità per quanto riguarda la riqualificazione energetica, che questo Governo e questa maggioranza stanno costantemente sabotando. Il 110 per cento è un caso eclatante, che sta mettendo sul lastrico centinaia, migliaia di aziende, di piccole aziende. Così come anche sulle auto elettriche e le colonnine di ricarica elettrica: tutte cose che noi condividiamo, tant'è che le avevamo già proposte e che questo Governo e questa maggioranza ci hanno bocciato.

Ora, per quanto riguarda le bonifiche e le aree protette, Ministro, ci dica quali sono le nuove aree protette, perché noi non ce ne siamo accorti; e sulle bonifiche, oltre a ricordare che l'unico intervento sostanziale del Governo è stato togliere 150 milioni di euro dalle bonifiche delle aree escluse dell'Ilva… Questo andrete a dire al G7? Andrete a dire al G7 che i sussidi ambientalmente dannosi in Italia stanno aumentando, anziché diminuire? Quali sono le diminuzioni? Ce lo dica, Ministro, lo vada a dire al G7. Sentiamo tutti quanti. In realtà, questo Governo sta procedendo in direzione diametralmente opposta rispetto alla transizione ecologica. Noi le proposte ve le abbiamo fatte e continueremo a farle, ma questo è inevitabile (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Alternativa).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Daniela Ruffino. Ne ha facoltà.

DANIELA RUFFINO (MISTO-A-+E-RI). Grazie, Presidente. Signor Ministro, crediamo sia giunto il momento di guardare con spirito di verità alla transizione ecologica e mettere da parte ogni sorta di ortodossia. Non è possibile dire basta al gas russo, senza poi spiegare il come. Non si può affermare di voler ridurre le emissioni di CO2 e poi tacere clamorosamente sulle relative soluzioni. Troppo spesso a un tema così complesso si è risposto con slogan, spot e ideologie. Non possiamo soddisfare il bisogno energetico dell'Italia con le sole rinnovabili, lo diciamo da tempo, queste sono, per loro stessa natura, intermittenti e devono essere, quindi, affiancate da modalità di produzione di energia continue e strutturali. Non si può parlare di transizione energetica e poi dire di “no” al nucleare e ai rigassificatori, e prendere in giro i cittadini e vendere loro vuote promesse.

Esprimiamo apprezzamento per la scelta del Governo sul termovalorizzatore di Roma, che Azione, per prima, aveva inserito nel programma elettorale. Assistiamo a un'opposizione assurda, ideologica, da parte di chi, nei cinque anni precedenti, ha fatto della Capitale la discarica e l'immondezzaio d'Italia. Il presente richiede scelte coraggiose, è il momento di dire “sì” alle centrali nucleari di ultima generazione. Anche in questo caso siamo stati i primi a dirlo: è il momento di investire nella realizzazione dei rigassificatori, solo così riusciremo a smarcarci dalla dipendenza dell'approvvigionamento e a conseguire una vera diversificazione del mix energetico.

Concludo, signor Ministro, rinnovandole il sostegno di Azione, che, con senso di responsabilità vero, non solo esibito o di convenienza, mette a disposizione di questo Esecutivo competenza, approfondimento e voglia di fare. Se sceglierete la strada delle riforme e del coraggio, nella serietà e nel realismo, ci troverete lì, al vostro fianco, come leali compagni di viaggio.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Antonio Tasso. Ne ha facoltà.

ANTONIO TASSO (M-MAIE-PSI-FE). Grazie, Presidente. Buon pomeriggio, Ministro Cingolani. Sappiamo che il mondo si trova davanti a una sfida non solo importante, ma vorrei dire anche definitiva. I cambiamenti climatici incombono, minacciano l'esistenza stessa del nostro pianeta. Ed essi chiamano in causa in maniera primaria l'energia, che induce i ragionamenti sulle fonti, sull'efficientamento, sul risparmio, soprattutto a seguito delle note vicende belliche, che per il nostro Paese risultano determinanti, ma che non debbono, in un moto di ansia e di preoccupazione, farci compiere scelte inopportune. Per usare un americanismo, direi: energy first, ma io direi anche efficiency first. Ed in questo quadro, il tema delle rinnovabili deve essere centrale: un obiettivo da perseguire decisamente, senza tentennamenti ulteriori, che in passato ci hanno fatto perdere terreno.

Ora, se è vero che l'attuazione delle misure individuate per la riduzione delle emissioni di gas ha consentito il rispetto degli obiettivi di emissione fissati per il 2020, è anche vero che sono necessari ulteriori sforzi per il raggiungimento degli obiettivi futuri, perché il nuovo target - che è tra i più importanti e, tra l'altro, è stabilito dalla legge europea sul clima - è quello della riduzione interna netta delle emissioni di gas serra di almeno il 55 per cento entro il 2030 e del raggiungimento della neutralità climatica entro il 2050. Tali obiettivi rappresentano gli elementi principali della proposta di Piano per la transizione ecologica trasmessa al Parlamento; il compito che l'Italia e, quindi, lei, Ministro Cingolani, dovrà rappresentare è quello di conseguire gli obiettivi che ho sommariamente illustrato per ragioni di tempo, essere da stimolo affinché i nostri partner si impegnino a raggiungerli. Per cui, le auguro, Ministro Cingolani, buon lavoro per il prossimo impegno.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Mara Lapia. Ne ha facoltà.

MARA LAPIA (MISTO-CD). Grazie, Presidente. Prima di iniziare il mio intervento, le chiederei, anche da parte delle altre componenti del gruppo Misto, di avere la stessa generosità per quanto riguarda lo sforamento dei minuti che è stato concesso anche ai gruppi maggiori in questo Parlamento.

Grazie, Ministro, per la sua attenzione; oggi vorrei affrontare questo discorso, dicendole che, quando si discute di transizione ecologica, molto spesso, soprattutto negli ultimi tempi, si ha l'abitudine di sottolinearne solamente gli aspetti positivi, che nessuno assolutamente vuole mettere in discussione, tralasciando, tuttavia, gli aspetti che, generalmente, hanno pesanti ricadute in alcuni territori che, molte volte, sono costretti a subire.

Basta vedere quello che da molti mesi sta accadendo nella mia terra, la Sardegna, diventata ormai terra di conquista per i cosiddetti signori del vento, a causa dei vincoli burocratici che voi stessi, Ministro e membri del Governo, avete provveduto ad allentare in maniera indiscriminata, rischiando ben presto di toglierci non solo la vista del nostro mare, ma di impattare in maniera veramente tragica sul nostro mare, sul nostro territorio, con gravissime ripercussioni per quanto riguarda la nostra economia, basata sul turismo. È quello che sta accadendo in questi giorni proprio nel mio territorio, nel mio mare tra Posada e Budoni, dove due società specializzate nella realizzazione di impianti off-shore hanno comunicato ai sindaci, senza preoccuparsi assolutamente se quest'ultimi fossero d'accordo o meno, l'intenzione di posizionare 62 turbine eoliche in mare. Quindi, questo nuovo parco eolico, come gli altri già in cantiere in Sardegna, lascerà “zero” ai cittadini sardi. Voi, allora, potreste dire: volete l'energia pulita e non volete concedere i vostri mari? Ebbene, Ministro, vorrei ricordare le parole da lei pronunciate molto onestamente nell'ultimo question time qui in Aula; lei ha detto che, se non ci adeguiamo e non adeguiamo la rete, non si costruiscono impianti di accumulo di energia prodotta per la maggior parte al Sud, che si rischia di disperdere e di mandare solamente al Nord, senza lasciare alcun tipo di energia al Sud.

PRESIDENTE. Concluda.

MARA LAPIA (MISTO-CD). Quindi, che cosa si chiede alla mia terra? Di diventare, l'ho già detto in quest'Aula, Ministro Cingolani…

PRESIDENTE. Collega, ha esaurito il suo tempo…

MARA LAPIA (MISTO-CD). Sì, però è stato dato anche agli altri, quindi, chiedo anche per me qualche minuto in più…

PRESIDENTE. Gliene sto già dando, collega…

MARA LAPIA (MISTO-CD). Si chiede alla Sardegna di farla diventare la batteria per il Nord Italia.

Allora, Ministro, ora, sono qui a dirle, da sarda, da cittadina sarda e da parlamentare sarda, che non ci stiamo, non diventeremo la terra del vento per le società off-shore e non diventeremo la batteria del Nord Italia.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Cristian Romaniello. Ne ha facoltà.

CRISTIAN ROMANIELLO (MISTO-EV-VE). Presidente, onorevoli colleghe e colleghi, signor Ministro, in tutta onestà, limitatamente a quello che ha detto oggi in Aula, registro con favore le parole che ha pronunciato; sembra che vi state avvicinando alle posizioni di Europa Verde, però, non ha parlato solo oggi e, cosa più importante, noi siamo più attenti ai fatti che non alle parole. Lei ha detto che l'Italia punta ad un ambizioso obiettivo di riduzione entro il 2030 delle emissioni di almeno il 55 per cento rispetto ai livelli del 1990 e nel medio e lungo termine alla trasformazione dell'Unione in un'economia competitiva che nel 2050 non genererà emissioni nette di gas a effetto serra. Tuttavia il report dell'Energy Strategy del Politecnico di Milano denuncia che, con questo ritmo, arriveremo al 2030 con un parco eolico e fotovoltaico poco superiore ai 50 gigawatt, lontani dai 125-130 gigawatt previsti. Lei ha detto anche che non serve un commissario per le rinnovabili, perché tutto sta andando bene, ma la smentiscono i produttori di rinnovabili, i quali, in un'intervista a Report, dichiarano che i problemi di burocrazia sono rimasti irrisolti.

Lei ha detto che seguirà l'Europa, ha detto che gli Stati membri dovranno considerare se esistono misure di efficienza energetica alternative e solide prima di adottare decisioni di pianificazione politica e di investimento in ambito energetico. Ministro, vorremmo che la sua linea fosse particolarmente ferma sull'isolamento di solai e tetti in Europa, con il quale, secondo l'Unione europea, si risparmierebbero 254 terawattora all'anno, cioè il 14 per cento della domanda di energia per il riscaldamento nel settore residenziale dell'Unione europea.

Ministro, non voglio neanche darle l'idea di entrare in quest'Aula carico di pregiudizi nei suoi confronti; ecco perché stiamo formulando un giudizio sul suo operato e sulle dichiarazioni che ha espresso, non solo in Aula, ma anche a mezzo stampa o in occasione di altre dichiarazioni che ha reso in quest'Aula o in altre sedi. Pertanto, ritengo che, per evitare che tutto si esaurisca in esercizi dialettici in Aula, sia necessario un confronto diverso per parlare di questi temi, anche perché i tempi e i modi con cui state concordando le interlocuzioni con le Camere paiono abbastanza discutibilmente utili e, quindi, per questo vorremmo intervenire sui temi esposti e le chiediamo un confronto di tipo diverso.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Alessandro Colucci. Ne ha facoltà.

ALESSANDRO COLUCCI (M-NCI-USEI-R-AC). Grazie, Presidente. Ringrazio il Ministro per l'importante ed esaustiva relazione resa alla Camera in occasione del prossimo G7 dei Ministri dell'energia e dell'ambiente, summit che si svolgerà in un clima certamente delicato e difficile, proprio perché siamo nella fase post pandemica, con un'alta e crescente inflazione e con una guerra che purtroppo è in corso nel cuore dell'Europa. Tutto questo ha fatto cambiare le agende internazionali, le agende politiche internazionali; il tema focale e principale è diventato quello della fornitura di gas e di petrolio. Ha ragione il Ministro: da questo punto di vista, l'Europa non deve sottrarsi al ruolo fondamentale che deve svolgere in modo attivo e determinato. Il Governo Draghi si è attivato subito in questa fase difficile per dare aiuti e sostegni alle famiglie e alle imprese, per stabilire un tetto calmierato dei prezzi del gas e per definire una politica comune dell'Europa sull'energia.

Quindi, riponiamo grande fiducia nel G7 di Berlino, ma crediamo che il nostro Paese debba fare scelte importanti. Anche il nostro Paese deve fare scelte importanti nell'ambito dell'energia, del clima e dello sviluppo sostenibile. Non bisogna perdere tempo; bisogna scegliere una strada decisa; crediamo che un quadro normativo ben definito sia una strada importante e pensiamo che la legge sul clima, come hanno fatto la Germania, la Spagna, l'Inghilterra e la Francia, sia una strada. Fare una legge vuol dire dare un indirizzo ben preciso, definendo una riduzione dei consumi energetici, quote di produzione di energia da fonti rinnovabili, norme e obblighi per adottare tecnologie per la produzione di energia da fonti rinnovabili nelle nuove costruzioni e strumenti economici e fiscali a favore della transizione ecologica…

PRESIDENTE. Concluda.

ALESSANDRO COLUCCI (M-NCI-USEI-R-AC). Una legge che possa sostenere la ricerca e l'individuazione di nuove energie, anche attraverso il gas e il nucleare 4.0. Quindi, concludo, Presidente, affermando la necessità di una legge che favorisca la transizione in modo graduale, quindi, reale, sostenibile, considerando che il nostro è un Paese che produce e che ha bisogno non di bruschi cambiamenti, che ci sia, inoltre, una grande, vera considerazione nei confronti di un nucleare di nuova generazione, dell'utilizzo di gas e che ci sia una semplificazione attraverso la norma.

PRESIDENTE. Collega ha esaurito il suo tempo…

ALESSANDRO COLUCCI (M-NCI-USEI-R-AC). Concludo, Presidente, dicendo che non crediamo che le posizioni ideologiche che abbiamo visto in quest'ultimo periodo risolvano la situazione, ma la strada intrapresa dal Governo è la strada giusta che noi sosteniamo.

PRESIDENTE. È così esaurita l'informativa urgente.

Preavviso di votazioni elettroniche (ore 15,50).

PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.

Sospendiamo, a questo punto, la seduta che riprenderà alle ore 16,10.

La seduta, sospesa alle 15,50, è ripresa alle 16,10.

Sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare sull'ordine dei lavori la deputata Laura Ravetto. Ne ha facoltà.

LAURA RAVETTO (LEGA). Grazie, Presidente. Presidente, colleghi, domenica sera, alle 22, la collega della Lega Martina Loss è stata brutalmente aggredita sul cavalcavia ferroviario di San Lorenzo, a Trento. La nostra collega è stata schiaffeggiata mentre affiggeva manifesti per il referendum e, con lei, sono stati aggrediti alcuni militanti. Uno ha provato a difenderla e si è preso un pugno in faccia. Si sono rifugiati in un'auto e gli aggressori si sono buttati sull'auto.

Questo atto è particolarmente vile per tre motivi: il primo è perché si tratta di una donna, di un atto di violenza ad una donna, ma purtroppo, nell'intera giornata di oggi e nell'intera giornata di ieri, non abbiamo visto agenzie di solidarietà, Presidente, da parte della sinistra di quest'Aula (Applausi dei deputati dei gruppi Lega-Salvini Premier e Fratelli d'Italia), quasi a farci ritenere che una donna della Lega meriti un po' meno di attenzione per questi fatti. Parliamo di una militante impegnata sul territorio, di una donna forte, che si riprenderà ma che meritava la solidarietà di tutti.

Il secondo punto è che questi atti sono stati commessi da un gruppo di giovani, mentre la nostra collega faceva un servizio di democrazia. Allora, ci chiediamo quale sia il clima d'odio che stanno alimentando alcune parti, anche in relazione a questo momento referendario.

Il terzo punto è di sicurezza. Lo ha evidenziato il nostro coordinatore regionale della città di Trento, Binelli, quando ha detto: “Trento è una città che evidentemente non garantisce la sicurezza e che, pur professandosi da sempre pacifista e democratica, non ha dimostrato di esserlo”.

Ma ci chiediamo cosa sarebbe successo se la nostra collega della Lega avesse affisso manifesti veramente politici, di parte, e se questo debba essere il clima d'odio e di aggressione quando si parla di democrazia, perché parliamo di un momento, quello referendario, quello del 12 giugno, che dovrebbe essere un momento neutro a cui tutti tengono e che non dovrebbe scatenare un clima d'odio o un clima di aggressione.

Quindi, tutta la nostra solidarietà alla collega Martina Loss. Auspichiamo che gli aggressori vengano immediatamente individuati e che si sollevi anche qualche voce, da sinistra, in quest'Aula e in questo Paese, di solidarietà alla nostra collega. Se c'è qualche vigliacco che pensa di fermare la buona azione delle donne e degli uomini della Lega e il nostro impegno per squarciare quella lobby del silenzio sul referendum, sull'importanza che il 12 giugno si vada a votare per la democrazia di tutti, ebbene, sappia che non ci fermerà (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare sullo stesso argomento la collega Lorenzin. Ne ha facoltà.

BEATRICE LORENZIN (PD). Presidente, onorevoli colleghi, ovviamente sono qui per dare la nostra totale solidarietà all'onorevole Martina Loss, per il vile, spregevole, vigliacco attacco a cui è stata sottoposta (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

Devo dire all'onorevole Ravetto che a volte nel fantastico - dico fantastico in modo ironico - mondo dei social network siamo talmente soverchiati da notizie e informazioni che alcune cose possono sfuggire. C'era sfuggito questo fatto e ha fatto bene lei a riportarlo in Aula. Non possiamo accettare alcun crimine d'odio, alcuna forma di intolleranza rispetto alla libertà di opinione e rispetto all'esercizio delle nostre opinioni civili e politiche sul territorio nazionale a discapito di chiunque e ancora di più - permettetemi di dirlo - quando avviene nei confronti delle donne. Le barbarie sono incivili e sono, purtroppo, spesso perpetrate - in questo caso fisicamente - sui social tutti i giorni.

Quindi, noi diamo la nostra piena solidarietà e auspichiamo, anzi, che il dibattito intorno ai referendum sia costruttivo e utile per la crescita e per la realizzazione della giustizia nel nostro Paese, a prescindere da come uno la pensi (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la collega Emanuela Rossini. Ne ha facoltà.

EMANUELA ROSSINI (MISTO-MIN.LING.). Grazie, Presidente. Oggi alle 13,34, e non prima, l'Ansa ha dato la notizia - io stessa l'ho presa - e mi sono preoccupata di chiamare subito la collega, a cui esprimo pubblicamente, anche a nome di tutti i membri della componente Minoranze Linguistiche, solidarietà.

Io credo che questa aggressione abbia una valenza di un certo tipo, che riguarda tutti. Premetto che la città si è mossa subito e il questore sta indagando. Quindi, è un attacco molto, molto preciso. Non era in una zona dove incidentalmente la collega è entrata in contatto con un contesto di degrado, assolutamente. È stato un attacco preciso verso di lei, che era conosciuta come rappresentante delle istituzioni. Gli stessi aggressori si sono identificati come un gruppo molto preciso di anarchici ed è molto importante puntualizzare questo. Dico solo che tutti noi dobbiamo prenderci in carico questa cosa, perché l'aggressione alle istituzioni passa da questi eventi. Ci siamo tutti in questo: non c'entra il partito e forse non c'entra neanche il manifesto che stava attaccando la collega.

Pertanto, non è il caso di strumentalizzare politicamente, ma di essere uniti, di praticare una comunicazione non violenta, di prenderci cura di come sono i comportamenti e di leggere gli alert che ci sono sui nostri territori. Di nuovo, solidarietà alla collega.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il collega Fornaro. Ne ha facoltà.

FEDERICO FORNARO (LEU). Grazie, signora Presidente. Piena solidarietà alla collega Martina Loss, per quella che è una vile aggressione, che non può trovare alcuna giustificazione. L'auspicio è che ovviamente le forze dell'ordine e gli investigatori possano arrivare, in tempi rapidi, all'individuazione dei responsabili. Credo che non possa essere mai accettata la logica della violenza, ancor meno nei confronti di una collega, di una collega donna.

Francamente, non abbiamo capito a cosa si riferisse o quali elementi conosca la collega Ravetto quando, in due occasioni, nel suo intervento, ha richiamato la sinistra. Crediamo che, da questo punto di vista, non ci possano e non ci debbano essere distinzioni. Eviterei, però, anche, sempre da questo punto di vista, strumentalizzazioni, totalmente inutili e dannose rispetto a quella che deve essere una linea di demarcazione netta e inequivocabile nei confronti della violenza e della violenza politica, che in anni passati ha prodotto disastri che tutti noi conosciamo.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Fregolent. Ne ha facoltà.

SILVIA FREGOLENT (IV). Grazie, signora Presidente. Anche a nome di Italia Viva, intendo esprimere la solidarietà alla collega Loss. Ha fatto bene la collega Ravetto a prendere la parola in Aula e a sottolineare la brutalità di questo intervento.

In questi anni abbiamo imparato ad odiare come mai prima l'avversario politico, per le proprie idee e per le proprie convinzioni o cercando di denigrarlo e creando una specie di mostro o, addirittura, come in questo caso, arrivando alle vie di fatto, alle mani, alla violenza che non è mai giustificabile e che ricorda periodi bui della nostra vita repubblicana che speravamo di aver superato definitivamente. Ognuno ha diritto di pensare diversamente e di esprimere liberamente le proprie convinzioni. Al massimo, si dice che non si condivide la posizione e non si va alle vie di fatto.

Quindi, massima solidarietà e io credo che spetti a tutti noi, che abbiamo la possibilità di fare politica in questo luogo sacro, di dare il buon esempio anche quando ci confrontiamo polemicamente, e di farlo sempre con toni e modalità per cui, appunto, siamo stati chiamati parlamentari, e non altro (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la collega Lucaselli. Ne ha facoltà.

YLENJA LUCASELLI (FDI). Grazie, Presidente. Tutto il gruppo Fratelli d'Italia si unisce al sostegno della collega Loss, che ha subito un attacco gravissimo nei modi, nelle forme e anche nel merito.

Ci spiace che, purtroppo, questi giorni concitati non ci abbiano portato ad evidenziare subito quanto gravi siano stati questi fatti. Lo diciamo con una estrema convinzione, non solo perché la collega è una donna, e un attacco a una donna è ancora più grave di per sé, ma, soprattutto, perché parliamo di una rappresentante delle istituzioni che ha a cuore il proprio territorio, che sta lavorando per esso e sta lavorando per una causa, quella dei referendum che, in questo momento, vanno pubblicizzati.

Proprio per questo motivo, noi dobbiamo in quest'Aula essere uniti e avere un'unica voce rispetto ad episodi di violenza che sono stati gravissimi e, soprattutto, organizzati in maniera studiata e non occasionale. Questo rende l'episodio ancora più grave. Ringraziamo la collega Ravetto per aver posto questo tema all'interno di quest'Aula, perché, purtroppo, troppe volte continuiamo a parlare della violenza e di quello che accade anche e, soprattutto, nei confronti delle donne con una retorica che, però, non riesce mai a raggiungere il vero cuore del problema. Allora, cerchiamo di utilizzare anche questo terribile episodio - per il quale, ribadisco, il gruppo Fratelli d'Italia esprime piena solidarietà alla collega della Lega - per far sì che ci sia un controllo nei nostri territori e, soprattutto, che ci siano norme certe che possano portare i colpevoli a pagare per quello che hanno commesso (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la collega Spena. Ne ha facoltà.

MARIA SPENA (FI). Grazie, Presidente. Conosco Martina Loss, lavoro gomito a gomito con lei in Commissione agricoltura, quindi conosco la sua forza e la sua tenacia nel sostenere le proprie idee. Sicuramente queste non saranno scalfite dalla becera violenza che ha subito anche durante l'esercizio delle funzioni di parlamentare, al di fuori di quest'Aula, per portare a conoscenza della cittadinanza lo strumento referendario, fondamentale per la nostra democrazia. Quindi, forza Martina, non demordere, perché la tua determinazione sicuramente ci servirà (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la collega Alemanno. Ne ha facoltà.

MARIA SOAVE ALEMANNO (M5S). Grazie, Presidente. Anche da parte nostra piena solidarietà alla collega Martina Loss per essere stata schiaffeggiata proprio mentre affliggeva dei manifesti sul referendum in materia di giustizia. La violenza va sempre condannata, senza se e senza ma. A maggior ragione, dovremmo tutelare la libertà di opinione nel nostro Paese e il fatto che la violenza sia stata esercitata su una donna, forse, ci indigna un po' di più; ma non sarebbe consentita nemmeno nei confronti di un uomo. In questo siamo tutti concordi nel dire che, probabilmente, il dibattito politico oggi deve essere riportato su un piano più sereno, nel quale ciascuno di noi, libero cittadino, può esprimere la propria opinione senza possibilità di vedersi aggredito in questo modo vile. Siamo sicuri che i responsabili saranno assicurati alla giustizia, come è corretto che ciò avvenga. Quindi, ancora piena solidarietà alla collega (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la collega Biancofiore. Ne ha facoltà.

MICHAELA BIANCOFIORE (CI). Grazie, Presidente. Sono sconvolta nell'apprendere quanto accaduto nella mia terra, in Trentino-Alto Adige, una terra che, in genere, si distingue per la solidarietà umana, per la capacità di essere educati.

Conosco da tempo la collega Martina Loss, per la quale - lei, forse, nemmeno lo sa - ho compilato addirittura le schede per poter essere eletta in questo Parlamento; l'ho fatto con piacere perché è una persona che stimo. Ebbene, è stata attaccata, aggredita nella mia terra mentre stava facendo quello che anch'io ho fatto sempre, cioè un esercizio di democrazia che qualifica, peraltro, le persone, perché, se ci sono parlamentari che hanno ancora l'umiltà di andare ad attaccare dei manifesti, vuol dire che fanno politica ancora nel vecchio stile (Applausi dei deputati dei gruppi Coraggio Italia e Lega-Salvini Premier), la fanno perché ci credono, la fanno perché hanno amore per la vera politica, quella accanto alla gente, del porta a porta, la politica nella quale io credo, ho sempre creduto e che ha qualificato la mia azione politica ed è quella che porta il consenso, una cosa che in questo Parlamento abbiamo dimenticato. Speriamo bene che, magari, con delle riforme future si possa ritornare ad unire il consenso dei cittadini con la politica e la rappresentanza parlamentare. Sapere che Martina è stata aggredita mi fa male al cuore proprio perché la mia è una terra speciale sotto tutti i punti di vista - le autonomie speciali sono di solito decantate - e capire che anche nella mia terra c'è un degrado sociale ed educativo fa particolarmente male.

Quindi esprimo, ovviamente, a nome di Coraggio Italia, la mia solidarietà a Martina ed esorto, invece, tutti noi a continuare a fare questi esercizi di democrazia, a denunciare con forza non soltanto gli episodi di aggressione ma la nostra volontà e la nostra giusta ambizione di continuare a fare politica anche nelle strade, senza doversi far imporre una non democrazia da parte degli altri (Applausi dei deputati del gruppo Coraggio Italia).

PRESIDENTE. Chiaramente, anche la Presidenza si associa alla solidarietà testé espressa dall'Aula nei confronti della collega Loss.

Ha chiesto di parlare sull'ordine dei lavori il collega Foti. Ne ha facoltà.

TOMMASO FOTI (FDI). Presidente, mi rivolgo a lei per rivolgermi anche al Presidente Fico e ai signori capigruppo qui presenti. Vede, Presidente, ci sono molti modi per giocare sporco, ma consiglierei di fermarsi. Da alcune settimane, dopo che è stata due anni in Commissione, è venuta in Aula, è stata rinviata in Commissione per acquisire i pareri delle altre Commissioni, è stata tenuta ferma nelle altre Commissioni per 4 mesi, arrivati finalmente alla calendarizzazione, a termini di Regolamento, decisa dalla Conferenza dei presidenti di gruppo, la proposta di legge C. 1059​ a firma Foti, Butti ed altri, che riguarda certamente norme in materia di compatibilità urbanistica dell'uso delle sedi e dei locali impiegati dalle associazioni di promozione sociale per la loro attività (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia) ma che riguarda - parliamoci chiaro - il fatto che non ci siano moschee abusive sul territorio nazionale, viene continuamente imboscata.

Le scuse sono le più varie e le più variopinte, però una cosa deve essere certa: l'ordine del giorno, per come è stato stabilito, lo si può esaurire nei 3 giorni. Se vi sono problemi sulle mozioni, su cui la maggioranza non ha trovato la quadra, si chieda il rinvio ma non si sogni nessuno - parlo a nuora perché suocera intenda, cioè, tanto per essere chiaro, parlo a nuora-sinistra, perché suocera-centrodestra di Governo intenda - di voler passare alle elezioni amministrative prima di discutere questa norma di legge, perché questa è una norma di civiltà nell'interesse di chi utilizza quei locali, dei cittadini, dell'ordine pubblico e dei sindaci (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

Seguito della discussione del disegno di legge: S. 2330 – “Delega al Governo in materia di contratti pubblici” (Approvato dal Senato) (A.C. 3514-A​) e delle abbinate proposte di legge: De Carlo; Benvenuto ed altri; Mura ed altri; Gagliardi ed altri; Prisco; Parolo ed altri; Ziello ed altri; Consiglio regionale della Basilicata (A.C. 1644​-2157​-2516​-2518​-2566​-2616​-2712​-3433​).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge, già approvato dal Senato, n. 3514-A: “Delega al Governo in materia di contratti pubblici” e delle abbinate proposte di legge nn. 1644-2157-2516-2518-2566-2616-2712-3433.

Ricordo che nella seduta del 23 maggio si è conclusa la discussione sulle linee generali e le relatrici e la rappresentante del Governo hanno rinunciato ad intervenire in sede di replica.

(Esame degli articoli - A.C. 3514-A​ e abbinate)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli articoli del disegno di legge e delle proposte emendative presentate (Vedi l'allegato A).

Le Commissioni I (Affari costituzionali) e V (Bilancio) hanno espresso i prescritti pareri (Vedi l'allegato A), che sono in distribuzione.

Informo l'Assemblea che, in relazione al numero di emendamenti presentati, la Presidenza applicherà l'articolo 85-bis del Regolamento, procedendo, in particolare, a votazioni per principio o riassuntive, ai sensi dell'articolo 85, comma 8, ultimo periodo, ferma restando l'applicazione dell'ordinario regime delle preclusioni e delle votazioni a scalare. A tal fine, il gruppo Fratelli d'Italia e la componente Azione-+Europa-Radicali Italiani del gruppo Misto sono stati invitati a segnalare gli emendamenti da porre comunque in votazione.

(Esame dell'articolo 1 - A.C. 3514-A​ e abbinate)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 1 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A).

Ha chiesto di parlare sul complesso degli emendamenti il collega Foti. Ne ha facoltà.

TOMMASO FOTI (FDI). Signora Presidente, colleghi, quella all'ordine del giorno di oggi non è una delega qualunque al Governo, riguarda la delega sui contratti pubblici, una materia che, mai come in questo momento, dovrebbe essere all'attenzione del legislatore, ma anche alla preoccupazione del legislatore, perché a nessuno sfugge che, al di là delle crisi economiche che si sono succedute, una gran parte del blocco dei lavori, soprattutto per quanto riguarda la materia dei lavori pubblici, è dovuta esclusivamente a norme farraginose che sono state via via introdotte, soprattutto nel corso degli ultimi vent'anni, e che sono culminate con l'approvazione del decreto legislativo al tempo del Governo Renzi, che, si diceva, avrebbe dovuto risolvere tutto e che ha complicato mille volte tutto.

Ora, non farò - l'ha già fatto ieri, molto bene, la collega Locatelli - l'excursus legislativo di uno “zibaldone” che ha bloccato i lavori pubblici in Italia e, soprattutto, di una modalità di interpretare il ruolo del legislatore, che, parafrasando un vecchio verso di una canzone del compianto Battiato, potremmo così tradurre: cerco un decreto di norme permanenti che non mi faccia cambiare idea sui contratti e sulla gente (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia), perché questa è la verità dei fatti. Noi abbiamo accumulato norme su norme, cancellando, ogni tre mesi, la norma che era stata approvata in precedenza, incuranti che il sistema delle gare, per chiunque lo conosca, non si conclude in una settimana, ma necessita, spesso e volentieri, di mesi e mesi e, al momento dell'aggiudicazione dei lavori, c'era già un'altra legge in vigore che, puntualmente, smentiva quanto era stato stabilito dalla legge precedente in ragione della quale era stata indetta la gara.

Allora, Presidente, colleghi, il gruppo di Fratelli d'Italia in Commissione non ha fatto alcun ostruzionismo. Abbiamo presentato un numero ridotto, ce ne daranno atto le relatrici, di emendamenti e dirò di più: una parte di quegli emendamenti era talmente poco fondata da essere sottoscritta dalla quasi totalità dei gruppi parlamentari componenti quella Commissione, il che significa che, nell'ambito parlamentare, eravamo portatori di interessi legittimi, che coloro i quali operano nei vari settori, a seconda dei ruoli, ci avevano partecipato, per evitare di avere la solita legge che servisse soprattutto a dare un lustro al Governo in carica, ma nessuna concreta possibilità di utilizzazione vera da parte dei fruitori della legge stessa.

Bene, oggi siamo in una situazione in cui passiamo dai 27 emendamenti della Commissione a - udite, udite! - ben 8 emendamenti da poter discutere, in ragione di quello che è stato deciso e cioè del contingentamento degli emendamenti e dei tempi rispetto a una legge che dovrebbe essere una legge epocale. E quando parlo di legge, non ne parlo a caso, perché è vero che questa è una delega, ma è una delega che, in quest'Aula, non passerà mai più per l'esame, perché il seguito dell'esame delle leggi delega passa per le Commissioni, sulle bozze di decreti legislativi! E dirò di più. Si espropria, oggi, il Parlamento di una funzione precipua, ma si auto-spoglia il Governo, in questa legge, da quella che dovrebbe essere la sua funzione. Infatti, in questa legge, si scrive che il decreto legislativo lo scriverà il Consiglio di Stato e lo firmerà il Governo! Questa è una cosa inaudita su una materia come questa (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)! Anche perché, lasciatecelo dire, non ci sembra che al Consiglio di Stato facciano i salti di gioia per questo nuovo trasferimento di competenza, che, torno a ripetere, la legge prevede sotto il profilo dell'ausilio, ma non sotto il profilo della delega, così come questo Governo la intende.

E, allora, una domanda sorge spontanea: ma vi fa poi così paura il confronto? Questo si chiama Parlamento, non si chiama “votificio” (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)! Vogliamo capirlo o no che non è possibile andare avanti in questo modo? Sono stato in Commissione lavori pubblici della Camera dal 1996 a oggi, salvo la parentesi 2013-2018, dove mi sono risparmiato l'obbrobrio della legge delega approvata dalla maggioranza del Governo Renzi. Ma dobbiamo avere contezza che non si può continuare a giocare con il sistema delle imprese e, soprattutto, non si può continuare a giocare su una materia in cui i ritardi dell'Italia rispetto all'infrastrutturazione del Paese, nostri competitor, nonché alleati in Europa, è decisamente un gap che si allarga anno per anno. Noi abbiamo il dovere di intervenire, decisamente e chiaramente, sulla normativa, per fare in modo che un'opera pubblica, per essere inaugurata, anche se di modeste dimensioni, non abbia ad attendere dieci o quindici anni, perché nasce già vecchia il giorno della sua inaugurazione (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

Consentitemelo di dire: vi erano alcuni obiettivi che si potevano raggiungere facilmente e richiamo qualche esempio: la separazione del regolamento tra la materia dei lavori pubblici e l'appalto dei servizi. Ma vi rendete conto che il sistema dei servizi è cambiato profondamente, in questi ultimi vent'anni? Non è più una materia che può essere trattata congiuntamente; devono esservi due discipline distinte, perché distinti sono gli obiettivi di coloro i quali svolgono questi servizi: uno è un servizio di costruzione, l'altro è un servizio che, spesso e volentieri, è riservato addirittura ai minori, e lo sanno bene anche i colleghi che hanno fatto gli amministratori, che cosa vuol dire oggi l'attuale normativa, in termini di servizi, per quanto riguarda le mense, siano esse ospedaliere o dei minori, delle scuole, di coloro i quali ne debbono necessariamente usufruire. Era un tema che io non penso fosse un obiettivo impossibile.

Ma, per far cadere tutte le proposte di buonsenso, abbiamo trovato qual è l'alibi del Governo: non possiamo fare questo perché, sennò, ritardiamo i tempi del PNRR. Signori, i tempi del PNRR non li riuscirete a rispettare, né con la legislazione vigente, né con la legislazione che volete promuovere. Vi sono infatti temi, ad esempio, l'approvvigionamento delle materie prime, che non lo si decide per legge, ma lo decide il mercato e lo decidono i fornitori, non lo decidete voi, che non avete neanche voluto inserire a sistema quelle norme che avrebbero consentito nell'esecuzione dei lavori pubblici almeno una modalità che potesse avere una pluralità di partecipanti (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

Si parla tanto e si fa scandalo delle società autostradali, ma poi in questa legge delega ben ci si guarda dal dire che vogliamo fissare al massimo al 40 per cento la possibilità per le società in house delle società autostradali di eseguire i lavori, lasciando che gli altri siano messi in appalto. Non si riconferma questa norma, nonostante la giurisprudenza vi abbia detto che è una norma da rispettare, non la si interpreta nuovamente, la si lascia al libero arbitrio.

Andiamo avanti e vediamo qualche altro tema. Noi abbiamo chiesto - e ve ne renderete conto dopo la selezione che c'è stata, una selezione impietosa dovuta alla crisi, con sparizione dal mercato delle opere pubbliche delle piccole e medie imprese - interventi perché anche le società piccole e medie che si consorzino, siano esse di artigiani, siano esse consorzi di cooperative, siano esse reti d'impresa, possano – possano! - aderire al mercato delle opere pubbliche senza dover bussare alla porta o andare con il cappello in mano ad elemosinare qualcosa. Neppure su questo siamo stati ascoltati.

Infine, vi è tutta la materia - ne parlerà poi il collega Butti – inerente quelle iniziative che potevano essere assunte in tema di contrattualistica e su una vicenda che noi conosciamo molto bene, vale a dire il non delegare esclusivamente alla giustizia amministrativa e civile i contrasti che si possono verificare nel corso dell'esecuzione dei lavori. Anche su questo c'è stata la fuga.

Se noi non stabiliamo, finalmente, una par condicio tra stazioni appaltanti e soggetti esecutori delle opere, se noi continuiamo a pensare che basta far prevalere la ragione della stazione appaltante, noi avremo sempre di più gare che vanno deserte o gare che vengono vinte da coloro i quali professionalmente le vincono, per fare causa poi alle pubbliche amministrazioni (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

Noi non avevamo idee preconcette e l'abbiamo detto nel corso di tutte le discussioni svoltesi in Commissione, siamo qui per lavorare e per cercare di dare un contributo per il miglioramento di quanto ci arriva dal Senato.

Non possiamo certo dichiararci soddisfatti degli emendamenti, pochi, che sono stati accolti in Commissione. Nei nostri 8 emendamenti segnalati c'è la polpa di quella che potrebbe essere una risoluzione positiva delle questioni che ho posto, ma so perfettamente quanto è già stato deciso in seno al Comitato dei nove e, quindi, la mannaia anche su questi 8 emendamenti.

Se proprio non si vuole accettare il contributo dell'opposizione, allora autogestitevi pure questa delega, ma sappiate che i problemi non ci sono oggi con l'approvazione della delega, i problemi politici vi deflagreranno in mano nel momento in cui verranno presentati decreti legislativi che, dicendo tutto e il suo contrario, non risolveranno nulla (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Passiamo all'espressione del parere, prego relatrici. Chi vuole intervenire? Prego.

ERICA MAZZETTI , Relatrice. Il parere è di invito al ritiro su tutti gli emendamenti riferiti all'articolo 1: 1.28 Rachele Silvestri, 1.38 Ruffino, 1.169 Foti, 1.63 Prisco, 1.121 Rizzetto, 1.136 e 1.170 Butti, 1.254 Rachele Silvestri e 1.309 Foti.

PRESIDENTE. Il Governo?

TERESA BELLANOVA, Vice Ministra delle Infrastrutture e della mobilità sostenibili. Conforme, Presidente.

PRESIDENTE. Passiamo, quindi, all'emendamento 1.28 Rachele Silvestri. Se nessuno chiede di intervenire lo pongo in votazione.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.28 Rachele Silvestri con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 1).

Passiamo all'emendamento 1.38 Ruffino. Se nessuno chiede intervenire lo pongo in votazione.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.38 Ruffino con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 2).

Passiamo all'emendamento 1.169 Foti. Se nessuno chiede intervenire lo pongo in votazione.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.169 Foti con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 3).

Passiamo all'emendamento 1.63 Prisco. Ha chiesto di parlare il collega Prisco. Ne ha facoltà.

EMANUELE PRISCO (FDI). Grazie, Presidente. Sinceramente, auspicavo un parere favorevole su questo emendamento ma, se mi è consentito, per un po' meno dei cinque minuti che ho a disposizione, qualche ragionamento vorrei farlo, per arrivare al senso di questo emendamento.

Con riferimento ai presupposti su cui dovrebbe muoversi una riforma del codice degli appalti, alla luce delle esperienze, non sempre positive, che abbiamo registrato fino a questo momento, ritengo che il codice degli appalti debba servire per offrire opere e servizi ai cittadini con lo strumento e per lo strumento della pubblica amministrazione; per far lavorare le imprese che partecipano e non a bloccarle con vincoli burocratici di ogni genere. Infatti, signor sottosegretario, i vincoli burocratici premiano chi elude le norme, perché spesso vi rimangono incastrate quelle imprese che, in buona fede, non sono abituate a non rispettare le regole. Il terzo presupposto, legato a questo, è che non si possa prescindere dalla considerazione che gli italiani e le imprese italiane sono fatte da persone perbene che vogliono lavorare e non vanno trattate come se fossero, di principio e a priori, dei corruttori o dei poco di buono.

Questo emendamento serve a velocizzare le procedure. Provo a spiegarlo plasticamente per chi non è addetto ai lavori: si dà alle pubbliche amministrazioni la possibilità di verificare a posteriori i requisiti essenziali di partecipazione. È come se avessimo due stanze: una stanza nella quale vi è la commissione di gara che procede ad esaminare la qualità della proposta d'appalto e, nell'altra, contemporaneamente o a posteriori, altri verificano il possesso dei requisiti. Questo serve ad accelerare le procedure, il che significa mettere in opera i lavori e le forniture il prima possibile, poiché, spesso, tra il bando di gara e l'esecuzione dell'opera intercorrono tempi molto lunghi - lo ha ricordato bene prima il collega Foti - e, nel frattempo, le stesse possono cambiare; le imprese che operano in questo settore sanno, infatti, quanto sono variati i prezzi dell'energia e dei materiali e questo è uno dei motivi che vedrà il blocco, l'insufficienza delle norme per la realizzazione del PNRR.

Per carità, non pensiamo che le soluzioni normative possano semplicemente risolvere il problema della lungaggine della durata degli appalti, ma certamente la tendenza bulimica emersa in questi anni della proliferazione di norme ha determinato incertezza, lungaggini e un infinito numero di contenziosi che hanno, di fatto, bloccato opere, sviluppo, lavoro e crescita della nostra Nazione. E, quando avviene tutto questo in una Nazione, che dovrebbe essere la culla della civiltà del diritto, credo sia la plastica rappresentazione del fatto che è il diritto ad aver fallito o, almeno, chi avrebbe il compito di scriverlo.

Concludo, Presidente, auspicando che almeno in un ordine del giorno possa trovare accoglimento questa indicazione che chiede norme più semplici e chiare, che si investa sulla pubblica amministrazione, dalla quale si pretende efficacia ed efficienza - e penso ai certificati antimafia che vengono richiesti alle prefetture, le quali hanno sempre meno personale amministrativo e prefettizio per poter rispondere -, e un sistema che funzioni in maniera efficace nell'ordinario, perché in Italia, nella culla della civiltà del diritto, un sistema efficace si può ottenere nell'ordinario, e non per forza ricorrendo, come siamo stati costretti a fare più volte, a strumenti eccezionali, che pure noi in determinate condizioni abbiamo supportato, ma che non possono diventare la regola.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.63 Prisco, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 4).

Passiamo all'emendamento 1.121 Rizzetto.

Ha chiesto di parlare il deputato Rizzetto. Ne ha facoltà.

WALTER RIZZETTO (FDI). Presidente, questa è una proposta emendativa che il gruppo di Fratelli d'Italia ha di fatto presentato, piuttosto che discutere nelle Aule preposte. In particolare, alla lettera h), ovvero quella in cui si prevede la facoltà, per le stazioni appaltanti, di riservare il diritto di partecipazione alle procedure di appalto, si fa un appunto: al n. 1), si prevede di garantire - vado a citare - la stabilità occupazionale del personale impiegato. È un ossimoro a monte parlare, con riferimento a gare pubbliche di appalto, di stabilità occupazionale del personale impiegato. Colleghi, e mi rivolgo anche al Governo sotto questo punto di vista, è un ossimoro dire che vi sarà - purtroppo, aggiungo - stabilità occupazionale: non ci sarà, laddove si dovesse vincere una gara e, molto spesso, sono gare vinte al massimo ribasso. A tale riguardo, vi abbiamo chiesto di fare qualcosa, ad esempio, con riferimento a quella che, una volta, era considerata una gara al massimo ribasso e che, successivamente, con una sorta di artifizio etimologico, il Governo e la maggioranza ha trasformato in migliore offerta - non cambia nulla - però questa è una norma, che voi volete introdurre, la quale, di fatto, va a contrastare la libertà di impresa. Attenzione, quando parliamo di libertà di impresa, parliamo di diritti dei lavoratori e anche, in questo caso, dei datori di lavoro. Prima il collega Prisco ricordava giustamente che, in un periodo in cui avete fatto addirittura fatica a parlare di revisione dei prezzi, considerando che, non negli ultimi 6 anni, ma negli ultimi 4 mesi, il mondo è cambiato, perché si è modificato, ad esempio, il costo dell'energia, si tratta di una norma che va a contrastare, di fatto, la libertà dell'imprenditore. In questo modo si va a soffocare, laddove, invece, l'imprenditore avrebbe potuto allargare rispetto ad alcuni ambiti: il prezzo, ad esempio, il salario orario per il quale si vince una gara d'appalto al massimo ribasso, soprattutto nel settore dei servizi o dei multiservizi. Questa norma, inoltre, va a contrastare la normativa giuslavoristica che è già presente nei contratti collettivi nazionali di lavoro, con conseguenti probabili contenziosi. E' un onere, in capo all'impresa, di fatto suppletivo, oltre a quelli - come se non bastasse - che le imprese già oggi devono subire sotto molti punti di vista.

Voi parlate di stabilità, ma, in questo caso, la stabilità non è un criterio di accesso per la gara, perché a livello giuslavoristico non si tratta di un criterio di accesso, né tanto meno, dopo aver vinto una gara, è un criterio premiante, perché è impossibile da mantenere. Quindi, una norma del genere confligge, di fatto, con quella che, nel nostro Paese, è ancora libertà dell'impresa: magari, qualcuno non vuole più chiamarla così, ma esiste ancora. Potevamo chiedervi - e lo abbiamo fatto - molte altre cose rispetto alle misure affrontate da questo provvedimento, ma non ci avete voluto ascoltare. Abbiamo fatto molto spesso, non solo nelle Aule parlamentari, lo rinnovo, una battaglia, ad esempio, contro la migliore offerta che fondamentalmente va a strozzare, da una parte, l'impresa, perché, altrimenti, le gare non si vincono, e, dall'altra, i lavoratori, perché, altrimenti le gare non si vincono.

Ho visto, Presidente, negli ultimi anni, e non solo, uno dei migliori datori di lavoro del nostro Paese, che è la pubblica amministrazione, pagare 3,5 o 4 euro lordi all'ora i nostri giovani e i meno giovani.

Questa proposta emendativa - e chiudo - riceve il parere negativo (non avevamo dubbi) del Governo. Per quanto ci riguarda, nessuno ci toglie dalla testa che, sotto questo punto di vista, andrebbero tutelati i datori di lavoro e anche i lavoratori. Voi non state facendo bene né l'una, né l'altra cosa (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.121 Rizzetto, con il parere contrario della Commissione e del Governo… revoco l'indizione della votazione.

Ha chiesto di parlare il collega Martino. Ne ha facoltà.

ANTONIO MARTINO (FI). Grazie, Presidente. Intervengo solo per chiedere, se l'onorevole Rizzetto acconsente, di aggiungere la mia firma a questo emendamento, che vedo di buon senso per chi gestisce le aziende in questo Paese.

PRESIDENTE. D'accordo. Non vedo altre richieste di intervento, quindi passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.121 Rizzetto, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 5).

Passiamo all'emendamento 1.136 Butti, che chiede di intervenire. Ne ha facoltà.

ALESSIO BUTTI (FDI). Grazie, Presidente. Vice Ministro, noi siamo stupiti del parere contrario che lei ha voluto dare a questo nostro emendamento, perché - e poi entro nello specifico e cercherò anche di illustrarlo - sappiamo che diversi colleghi del suo Governo, diversi Ministri che si occupano delle più varie transizioni, da quella digitale a quella ecologica, condividono la ratio di questo emendamento, che peraltro non è nuovo.

Noi, come gruppo di Fratelli d'Italia, abbiamo tentato di riproporlo, e non per becero sciovinismo o nazionalismo o protezionismo, all'interno di diversi altri provvedimenti. Noi esattamente chiediamo, specie se le stazioni appaltanti sono pubbliche, di riservare una quota pari almeno al 30 per cento alle produzioni italiane o commercializzate da società italiane. Ci aspettavamo, onestamente, che si potesse aprire un negoziato sulla percentuale: se non andava bene il 30 per cento, poteva essere il 20 per cento. Ricordiamo che ci sono Nazioni europee che, su determinati settori e determinati comparti, applicano questo tipo di - se vogliamo utilizzare un'accezione negativa - protezionismo. Noi in Italia non riusciamo a farlo. Eppure, abbiamo delle aziende italiane, non solo in questo settore, ma anche in altri - dal settore delle telecomunicazioni, al settore dell'automotive - abbiamo delle startup straordinarie, che danno lavoro agli italiani, che producono con materie prime italiane e che vorrebbero poter partecipare a delle gare con il loro brand, con il loro marchio, fornendo un prodotto tipicamente italiano.

Certo, può capitare che il prodotto italiano abbia un costo superiore, rispetto al prodotto cinese, piuttosto che al prodotto coreano, piuttosto che al prodotto di un'altra Nazione del Sud-Est asiatico, ma va da sé, abbiamo certamente il pregio di lavorare decisamente meglio.

Parliamo di made in Italy e questo, probabilmente, è il momento opportuno anche per difenderlo; ma poi vorremmo che anche il Governo riconoscesse che altrove, dove si produce a cifre decisamente inferiori, evidentemente non si rispetta quello che qui noi chiamiamo il welfare; infatti, lavorano bambini, lavorano donne, vengono sfruttate, vengono sfruttati altri lavoratori ed è evidente che in queste condizioni il costo sia decisamente inferiore.

Quindi, noi certamente voteremo a favore di questo emendamento, forti del fatto che - torno a ripetere - fuori di qui Ministri del vostro Governo sostengono iniziative di questo genere, soprattutto quando c'è da parlare in termini demagogici e sul territorio, ma poi, ahimè, arriviamo in Aula e il Governo vieta alle aziende italiane di poter crescere (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.136 Butti, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 6).

Passiamo all'emendamento 1.170 Butti, che chiede di intervenire. Ne ha facoltà.

ALESSIO BUTTI (FDI). Molto più brevemente, Presidente. Noi con questo emendamento tentiamo di inserire tra i criteri di delega - che poi sono dei titoli, dei contenitori, che ahimè sarà il Consiglio di Stato a riempire di significato politico, purtroppo - quello di ampliare la fattispecie di soccorso istruttorio. Del resto, quando abbiamo ascoltato le audizioni delle associazioni interessate - non solo su questo provvedimento, ma anche su altri provvedimenti -, tutti hanno ritenuto il soccorso istruttorio un istituto ovviamente importante, a volte indispensabile, proprio perché è volto consentire agli operatori economici in sede di gara - in sede di gara! - di integrare le loro eventuali domande di partecipazione, che risultano essere incomplete. Incomplete per quale motivo? Magari per errori veniali, ma soprattutto perché la procedura, l'architettura della procedura, la burocrazia che sovrintende ad ogni tipo di procedura, è estremamente complicata. Quindi, è probabile che le aziende in buona fede, pur essendo in possesso dei requisiti, non possano partecipare alla gara.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.170 Butti, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 7).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.254 Rachele Silvestri, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 8).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.309 Foti, con il parere contrario della Commissione, del Governo e della V Commissione (Bilancio).

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Colleghi, intanto vi ricordo di indossare la mascherina. Collega Ferraresi, collega Papiro… collega Ferraresi!

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 9).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 1.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Collega Claudio Borghi le chiedo di indossare la mascherina.

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 10).

(Esame dell'articolo 2 - A.C. 3514-A​ e abbinate)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 2 (Vedi l'allegato A), al quale non sono state presentate proposte emendative.

Passiamo dunque ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 2.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 11).

(Esame degli ordini del giorno - A.C. 3514-A​ e abbinate)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli ordini del giorno presentati (Vedi l'allegato A).

Avverto che l'ordine del giorno n. 9/3514-A/5 Federico è stato ritirato dal presentatore.

Se nessuno chiede di intervenire per illustrare gli ordini del giorno, invito la rappresentante del Governo ad esprimere il parere.

TERESA BELLANOVA, Vice Ministra delle Infrastrutture e della mobilità sostenibili. Presidente, chiederei cinque minuti di sospensione per poter valutare gli ordini del giorno che sono arrivati adesso.

PRESIDENTE. D'accordo, facciamo dieci. Sospendo a questo punto la seduta che riprenderà alle ore 17,23.

La seduta, sospesa alle 17,13, è ripresa alle 17,23.

PRESIDENTE. La seduta è ripresa.

Invito la rappresentante del Governo ad esprimere il parere sugli ordini del giorno.

TERESA BELLANOVA, Vice Ministra delle Infrastrutture e della mobilità sostenibili. Sull'ordine del giorno n. 9/3514-A/1 Pellicani, il parere è favorevole. Sull'ordine del giorno n. 9/3514-A/2 Timbro, il parere è favorevole a condizione che il dispositivo sia riformulato nello stesso modo del dispositivo dell'ordine del giorno n. 9/3514-A/1 Pellicani.

Sull'ordine del giorno n. 9/3514-A/3 Buratti il parere è favorevole. L'ordine del giorno n. 9/3514-A/4 Ciaga' è accolto come raccomandazione. L'ordine del giorno n. 9/3514-A/5 Federico è stato ritirato, vero?

PRESIDENTE. Sì, l'ordine del giorno n. 9/3514-A/5 Federico è stato ritirato.

TERESA BELLANOVA, Vice Ministra delle Infrastrutture e della mobilità sostenibili. Perfetto. Sull'ordine del giorno n. 9/3514-A/6 Maraia, il parere è favorevole. Sull'ordine del giorno n. 9/3514-A/7 Giarrizzo, il parere è favorevole con la seguente riformulazione: dopo “banche pubbliche” aggiungere “salvaguardando al contempo la riservatezza dei dati di polizia e di quelli relativi ai procedimenti giudiziari in corso o già definiti”.

L'ordine del giorno n. 9/3514-A/8 Alaimo è accolto come raccomandazione. Sull'ordine del giorno n. 9/3514-A/9 Raffa formulo un invito al ritiro, in quanto non compatibile con l'esigenza di attuare la qualificazione delle stazioni appaltanti. L'ordine del giorno n. 9/3514-A/10 Zucconi è accolto come raccomandazione. Sull'ordine del giorno n. 9/3514-A/11 Mantovani il parere è contrario, in quanto l'ordine del giorno è incompatibile con l'orientamento della giurisprudenza costituzionale in materia. Sull'ordine del giorno n. 9/3514-A/12 Galantino il parere è contrario. Sugli ordini del giorno n. 9/3514-A/13 Foti e n. 9/3514-A/14 Butti, il parere è favorevole. Sull'ordine del giorno n. 9/3514-A/15 Caretta formulo un invito al ritiro. Gli ordini del giorno n. 9/3514-A/16 Ciaburro e n. 9/3514-A/17 Moretto sono accolti come raccomandazione. Sull'ordine del giorno n. 9/3514-A/18 Fregolent il parere è favorevole. L'ordine del giorno n. 9/3514-A/19 Marco Di Maio è accolto come raccomandazione.

Sull'ordine del giorno n. 9/3514-A/20 Nobili il parere è favorevole con la seguente riformulazione: aggiungere “da affidarsi anche a organismi di ispezione terzi accreditati”; poi prosegue nella attuale formlazione.

L'ordine del giorno n. 9/3514-A/21 Rachele Silvestri è accolto come raccomandazione. Sull'ordine del giorno n. 9/3514-A/22 Rampelli il parere è favorevole, anteponendo alla formulazione dell'impegno le seguenti parole: “a valutare l'opportunità di”. Gli ordini del giorno n. 9/3514-A/23 Rospi e n. 9/3514-A/24 Mazzetti sono accolti come raccomandazione. Sull'ordine del giorno n. 9/3514-A/25 Cortelazzo, il parere è favorevole, anteponendo “a valutare l'opportunità di”. Sull'ordine del giorno n. 9/3514-A/26 Labriola il parere è favorevole. L'ordine del giorno n. 9/3514-A/27 Casino è accolto come raccomandazione. Sull'ordine del giorno n. 9/3514-A/28 Ferraioli, il parere è favorevole. L'ordine del giorno n. 9/3514-A/29 Valentini è accolto come raccomandazione. Sull'ordine del giorno n. 9/3514-A/30 Sozzani il parere è favorevole. Sull'ordine del giorno n. 9/3514-A/31 Cattaneo il parere è favorevole, anteponendo: “a valutare l'opportunità di”. Gli ordini del giorno n. 9/3514-A/32 Mollicone e n. 9/3514-A/33 Prisco sono accolti come raccomandazione.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la collega Fregolent. Ne ha facoltà.

SILVIA FREGOLENT (IV). Presidente, intervengo per annunciare a nome di Italia Viva che accettiamo le riformulazioni e le raccomandazioni.

PRESIDENTE. Quindi, sull'ordine del giorno n. 9/3514-A/1 Pellicani il parere è favorevole. Sull'ordine del giorno n. 9/3514-A/2 Timbro il parere è favorevole con riformulazione che viene accettata. Sull'ordine del giorno n. 9/3514-A/3 Buratti il parere è favorevole. L'ordine del giorno n. 9/3514-A/4 Ciaga' è accolto come raccomandazione, che viene accettata. Ordine del giorno n. 9/3514-A/6 Maraia il parere è favorevole. Sull'ordine del giorno n. 9/3514-A/7 Giarrizzo il parere è favorevole con riformulazione che viene accettata. L'ordine del giorno n. 9/3514-A/8 Alaimo è accolto come raccomandazione, che viene accettata. Sull'ordine del giorno n. 9/3514-A/9 Raffa c'è un invito al ritiro; è stato ritirato. L'ordine del giorno n. 9/3514-A/10 Zucconi è accolto come raccomandazione, che viene accettata.

Sugli ordini del giorno n. 9/3514-A/11 Mantovani e n. 9/3514-A/12 Galantino ci sono pareri contrari.

Se nessuno chiede di intervenire passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/3514-A/11 Mantovani, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 12).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/3514-A/12 Galantino, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 13).

Sugli ordini del giorno n. 9/3514-A/13 Foti e n. 9/3514-A/14 Butti i pareri sono favorevoli.

Sull'ordine del giorno n. 9/3514-A/15 Caretta c'è un invito al ritiro o parere contrario.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/3514-A/15 Caretta. Parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 14).

L'ordine del giorno n. 9/3514-A/16 Ciaburro è accolto come raccomandazione.

L'ordine del giorno n. 9/3514-A/17 Moretto è accolto come raccomandazione.

Sull'ordine del giorno n. 9/3514-A/18 Fregolent il parere è favorevole.

Lìordine del giorno n. 9/3514-A/19 Marco Di Maio è accolto come raccomandazione.

Sull'ordine del giorno n. 9/3514-A/20 Nobili il parere è favorevole con riformulazione.

Sull'ordine del giorno n. 9/3514-A/21 Rachele Silvestri c'è una raccomandazione che viene accettata.

Sull'ordine del giorno n. 9/3514-A/22 Rampelli il parere è favorevole con riformulazione che viene accettata.

L'ordine del giorno n. 9/3514-A/23 Rospi è accolto come raccomandazione.

Anche sull'ordine del giorno n. 9/3514-A/24 Mazzetti c'è una raccomandazione che viene accettata.

Sull'ordine del giorno n. 9/3514-A/25 Cortelazzo il parere è favorevole con riformulazione, che viene accettata.

Sull'ordine del giorno n. 9/3514-A/26 Labriola il parere è favorevole.

L'ordine del giorno n. 9/3514-A/27 Casino è accolto come raccomandazione, accettata.

Sull'ordine del giorno n. 9/3514-A/28 Ferraioli parere favorevole.

L'ordine del giorno n. 9/3514-A/29 Valentini è accolto come raccomandazione, accettata.

Sull'ordine del giorno n. 9/3514-A/30 Sozzani il parere è favorevole.

Sull'ordine del giorno n. 9/3514-A/31 Cattaneo il parere è favorevole con riformulazione, che viene accettata.

L'ordine del giorno n. 9/3514-A/32 Mollicone è accolto come raccomandazione, che viene accettata.

L'ordine del giorno n. 9/3514-A/33 Prisco è accolto come raccomandazione, che non viene accettata.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/3514-A/33 Prisco, con parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Collega Colletti, le chiedo in sé di indossare la mascherina. Collega Colletti!

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 15).

È così esaurito l'esame degli ordini del giorno presentati.

(Dichiarazioni di voto finale - A.C. 3514-A​ e abbinate)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.

Ha chiesto di parlare il deputato Federico Fornaro. Ne ha facoltà.

FEDERICO FORNARO (LEU). Grazie, signora Presidente. Signora Vice Ministro, colleghe e colleghi, credo che il passaggio parlamentare, cioè questa seconda lettura del provvedimento sulla delega al Governo in materia di contratti…

PRESIDENTE. Colleghi, vi chiedo di uscire in silenzio. Non si riesce a sentire il collega Fornaro. Colleghi! Prego, deputato Fornaro.

FEDERICO FORNARO (LEU). Grazie, signora Presidente. Dicevo che questa seconda lettura della delega al Governo in materia di contratti pubblici rende giustizia anche della cattiva stampa che ultimamente ha avuto anche il Parlamento, perché - lo ribadiamo con forza -, grazie a questa seconda lettura e grazie all'intervento del Parlamento, si è potuto migliorare significativamente questo provvedimento, che, nel primo passaggio al Senato, aveva, ad esempio, introdotto un affievolimento della norma sulla cosiddetta clausola sociale che rischiava di creare danni molto rilevanti in materia di lavoro, andando a colpire, ancora una volta, i soggetti più fragili della filiera, i lavoratori più deboli.

Nel merito, crediamo che il testo arrivato dal Senato produca un significativo passo in avanti nella direzione di un corretto ed equilibrato rapporto tra affidatario e stazione appaltante in fase di esecuzione. In tale contesto, rivendichiamo un nostro emendamento, insieme a quello di altri gruppi, che ha previsto che, in quella sede, nei contratti di appalto ad alta incidenza di manodopera, sia riconosciuto il maggior costo derivante dal rinnovo del contratto collettivo applicato al personale impiegato con rapporto di lavoro subordinato nell'esecuzione dell'appalto, nell'ottica di un equo compenso per gli operatori impegnati nei servizi stessi. Guardate che questa norma incideva in negativo sulla carne viva, perché, da questo punto di vista, è la possibilità di inserire, nei maggiori costi riconosciuti dalla stazione appaltante, quelli derivanti dal rinnovo del contratto, libera la possibilità di fare i contratti, rende, quindi, più forte il ruolo del sindacato e il peso dei lavoratori.

L'altra significativa modifica è quella a cui ho accennato prima e che è stata apportata in sede referente, ossia la proposta di emendamento tesa a ripristinare quanto era attualmente previsto nella legislazione vigente, com'è noto dall'articolo 50 del decreto legislativo 18 aprile 2016, n. 50, il cosiddetto codice dei contratti pubblici, in materia di clausole sociali del bando di gara e degli avvisi negli appalti ad alta densità di manodopera, cioè - lo dico per chi ci ascolta - quello in cui il costo della manodopera è pari almeno al 50 per cento dell'importo totale del contratto.

Ebbene, oggi ritorna l'obbligo per cui le stazioni appaltanti - non è più una facoltà, come era stato introdotto nel passaggio al Senato - devono inserire nei bandi di gara, negli avvisi e nelle lettere di invito specifiche clausole volte a promuovere la stabilità occupazionale del personale impiegato. Questa è una misura che va a difesa, come dicevo prima, dei lavoratori più indifesi, degli ultimi livelli della catena, che rischiavano di pagare i passaggi - spesso operazioni, in alcuni casi, ahinoi, di tipo più finanziario che imprenditoriale - che si succedono nei bandi di gara e nelle vittorie in ordine all'attività degli appalti.

Si tratta, a nostro giudizio, di una formula di garanzia fondamentale e strategica per la vita di centinaia di migliaia di lavoratori delle pulizie, delle mense, della guardiania e dei servizi, che i sindacati già faticano quotidianamente a far rispettare nei cambi d'appalto, anche in caso di committenti pubblici.

In qualche modo, averne reintrodotto l'obbligatorietà è anche la riaffermazione del principio della giustezza della clausola sociale, che, pur vigente oggi, vede, nei fatti, come denunciano i sindacati in più occasioni, una parziale deroga a questo principio.

Il testo approvato dal Senato, come ho ricordato, aveva introdotto un affievolimento del tenore della norma, prevedendo che i decreti attuativi potessero introdurre la facoltà o l'obbligo di inserimento della clausola sociale, riducendo, quindi, le tutele previste dall'attuale codice e nella normativa derivata in materia di salvaguardia e continuità occupazionale. Opportunamente, è stata una battaglia, come si suol dire, trasversale, che ci ha visto, però, protagonisti, e questo lo rivendichiamo. In Commissione, si è raggiunto l'accordo, il Governo ha acconsentito a rendere nuovamente obbligatoria la clausola sociale. Mi pare giusto ringraziare sia il Governo sia il lavoro delle relatrici.

Un altro significativo emendamento presentato dal nostro gruppo, che è stato accolto, è quello relativo alla richiesta di garantire l'effettiva applicazione del principio dell'equo compenso per le attività professionali attraverso l'obbligo della stima dei compensi posti a base di gara secondo parametri definiti con decreto ministeriale, nonché - e questo vorrei sottolinearlo - la previsione del divieto assoluto di prestazione gratuita delle stesse. Qui bisogna rivendicare con forza che il principio dell'equo compenso e il divieto di prestazione gratuita garantiscono, anche per questa tipologia di lavoratori, spesso professionisti giovani, garanzie in questa direzione.

Crediamo, infine, che ci sia una questione aperta, che è stata oggetto del nostro ordine del giorno, che è stato accolto con una riformulazione da parte del Governo, cioè la questione dei contratti di concessione. Il disegno di legge reca uno specifico criterio di delega volto alla razionalizzazione della disciplina delle modalità di affidamento dei contratti da parte dei concessionari, con l'obiettivo di introdurre una disciplina specifica per i rapporti concessori riguardanti la gestione dei servizi di interesse economico generale.

Si tratta di un punto assai delicato, sul quale si è già pronunciata la Corte costituzionale con la sentenza n. 218 del 2021, che ha dichiarato l'illegittimità costituzionale delle previsioni contenute nell'articolo 177 del vigente codice dei contratti pubblici, concernenti l'obbligo, a carico dei titolari di concessioni affidate direttamente, di affidare all'esterno, mediante appalti, l'80 per cento dei lavori di servizi e forniture oggetto di concessione e di assegnare il restante 20 per cento a società in house o, comunque, controllate o collegate dal concessionario. Tale norma non trova alcun fondamento nella disciplina europea, ha una serie di criticità, che, più volte, sono state rilevate anche dall'Autorità di regolazione e dagli stessi sindacati. Riteniamo, quindi, fondamentale che, anche grazie all'accoglimento dell'ordine del giorno, sia stata espressa la volontà da parte del Governo, nel momento in cui eserciterà la delega che oggi gli diamo, di rendere conforme la normativa dei decreti attuativi agli orientamenti espressi dalla Corte costituzionale nella richiamata sentenza.

Abbiamo, quindi, un bilancio che noi riteniamo positivo: è un bilancio positivo da un punto di vista parlamentare, perché, nel lavoro e nel confronto, si è riusciti a migliorare il testo, perché, se mai ce ne fosse stato bisogno, si è dimostrato che più letture non sono necessariamente un male, ma possono portare a migliorare e a correggere e questo è il senso anche del cosiddetto bicameralismo paritario. E, quindi, da questo punto di vista, il fatto che oggi, in un rapporto anche con l'opposizione - ne do atto -, un rapporto di confronto serrato, ma rispettoso delle reciproche posizioni, si sia potuti arrivare ad approvare questo testo senza la fiducia, potrebbe essere un viatico per passaggi delicati che avremo nei prossimi mesi su leggi delega importanti, su riforme importanti, su cui il Parlamento non può e non vuole essere un semplice notaio, un Parlamento che, discutendo e comprendendo, può dare risposte. Noi siamo contenti di aver contribuito a dare risposte, per essere molto chiari, a difesa del lavoro, della qualità del lavoro e della dignità del lavoro. Queste sono le riforme che ci piacciono. Per queste ragioni, esprimo il voto favorevole del gruppo di Liberi e Uguali (Applausi dei deputati del gruppo Liberi e Uguali).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Gagliardi. Ne ha facoltà.

MANUELA GAGLIARDI (CI). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, oggi il Parlamento ha l'occasione di dare un segnale importante al Paese attraverso l'approvazione della delega al Governo per procedere alla modifica del codice degli appalti.

Dalla sua approvazione nel 2006, infatti, il codice dei contratti pubblici, nonostante i vari tentativi - non ultimo quello del 2016 - ha ricevuto molte critiche e ha rallentato, per non dire, in alcuni casi, impedito, la realizzazione di opere importanti per il nostro Paese. Procedure troppo lunghe e farraginose hanno penalizzato lo sviluppo delle grandi infrastrutture, l'ammodernamento di settori strategici per l'economia dell'Italia: pensiamo, per esempio, alla necessità di approvare il “decreto Sblocca cantieri” e di nominare dei commissari per far partire le opere proprio a sottolineare il fallimento del codice vigente.

È per questo, signor Presidente, che il nostro gruppo ha sostenuto sempre e con convinzione l'esigenza di procedere allo snellimento di quei processi autorizzativi e di quei controlli che, ancorché necessari, erano stati pensati e strutturati in maniera evidentemente errata e finivano per paralizzare l'affidamento delle gare di appalto delle opere pubbliche. Più volte, abbiamo avuto modo di ribadire la necessità di semplificare e di ridurre i tempi degli iter necessari alla realizzazione di un'opera pubblica, valorizzando l'esempio che, proprio dalla mia regione, grazie all'impegno del presidente Toti, è diventato il simbolo di un Paese che non si arrende. Mi riferisco, signor Presidente, al nuovo ponte San Giorgio di Genova, costruito in un anno, grazie al sistema di deroghe al codice degli appalti introdotto con il “decreto Genova”, in questo Parlamento, a seguito del drammatico crollo del ponte Morandi.

Dopo aver tante volte dibattuto sul tema delle semplificazioni della normativa - non a caso il disegno di legge in esame è stato abbinato a una proposta di legge a mia prima firma - e anche per adempiere ad una delle riforme richieste dal PNRR, si è finalmente giunti a questo provvedimento, che conferisce la delega al Governo affinché questo adotti, entro 6 mesi dalla data di entrata in vigore della presente legge, uno o più decreti legislativi recanti la disciplina dei contratti pubblici, anche al fine di adeguarla al diritto europeo e ai principi espressi dalla giurisprudenza della Corte costituzionale e delle giurisdizioni superiori, interne e sovranazionali, e di razionalizzare, riordinare e semplificare la disciplina vigente in materia di contratti pubblici relativi a lavori, servizi e forniture, nonché al fine di evitare l'avvio di procedure di infrazione da parte della Commissione europea e di giungere alla risoluzione delle procedure avviate.

I decreti legislativi che il Parlamento avrà la competenza - diversamente da quanto affermato prima in discussione da altre parti politiche -, dopo che verranno emanati dal Governo, di esaminare e confermare attraverso l'espressione dei pareri nelle competenti Commissioni, dovranno rispettare i principi e i criteri direttivi che oggi sono stati indicati in questo provvedimento, primo fra tutti il perseguimento di obiettivi di stretta aderenza alle direttive europee, ferma restando l'inderogabilità delle misure a tutela del lavoro, della sicurezza, del contrasto al lavoro irregolare, della legalità, della trasparenza, al fine di assicurare l'apertura alla concorrenza e al confronto competitivo fra gli operatori del mercato del lavoro, dei servizi e delle forniture, con particolare riferimento alle piccole e medie imprese e tenendo conto della specificità dei contratti nel settore dei beni culturali.

Si procederà, quindi, alla ridefinizione e al rafforzamento della disciplina in materia di qualificazione delle stazioni appaltanti, con l'obiettivo di ridurle numericamente attraverso l'accorpamento e la riorganizzazione delle stesse, anche mediante l'introduzione di incentivi all'utilizzo delle centrali di committenza e delle stazioni appaltanti ausiliarie per l'espletamento delle gare pubbliche, nonché il potenziamento della qualificazione e della specializzazione del personale operante nelle stazioni appaltanti stesse. Verrà, inoltre, prevista, così come tante volte auspicato dagli operatori di cui noi ci siamo fatti, tante volte, portavoce, al fine di favorire la partecipazione delle micro e piccole imprese, la possibilità di procedere alla suddivisione degli appalti in lotti, sulla base dei criteri qualitativi o quantitativi, nonché del divieto di accorpamento artificioso dei lotti medesimi, anche al fine di valorizzare le imprese di prossimità e le rispettive maestranze, che, tante volte, sono così preziose sui territori. Si dovranno prevedere, quindi, criteri premiali per l'aggregazione di impresa, ovviamente, nel rispetto dei principi unionali di parità di trattamento e di non discriminazione tra gli operatori economici.

Verrà poi introdotta la semplificazione della disciplina applicabile ai contratti pubblici di lavori, servizi e forniture di importo inferiore alle soglie di rilevanza europea, nel rispetto dei principi di pubblicità, trasparenza, concorrenzialità, di non discriminazione, proporzionalità, nonché di economicità, di efficacia e di imparzialità dei procedimenti e delle specificità dei contratti nel settore dei beni culturali, nonché la previsione del divieto per le stazioni appaltanti di utilizzare, ai fini della selezione degli operatori da invitare alle procedure negoziate, il sorteggio o altro metodo di estrazione casuale dei nominativi, se non in presenza di situazioni particolari e, specificatamente, motivate.

Dopo quello che ci hanno insegnato, soprattutto negli ultimi mesi, le vicende del mercato, del caro materiali e di tutte le altre vicende che hanno visto attraversare il nostro mondo in questi ultimi due anni, verrà introdotto l'obbligo per le stazioni appaltanti di inserire nei bandi di gara un regime obbligatorio di revisione dei prezzi al verificarsi di particolari condizioni di natura oggettiva, non prevedibili al momento della formulazione dell'offerta, stabilendo che gli eventuali oneri derivanti dal suddetto meccanismo di revisione dei prezzi siano a valere sulle risorse disponibili del quadro economico degli interventi e su eventuali altre risorse disponibili per la stazione appaltante, da utilizzare nel rispetto delle procedure contabili di spesa. Questo elemento è stato fortemente voluto, perché, come sappiamo, gli enti pubblici territoriali, in questi anni, hanno sofferto moltissimo, hanno avuto tantissime difficoltà nel riuscire a trovare imprese che potessero o che volessero realizzare le opere con quei preventivi e con quei computi metrici che erano stati elaborati nei mesi precedenti, senza tener conto di queste variabili.

Verrà ridefinita, inoltre, la disciplina delle varianti in corso d'opera, nei limiti previsti dall'ordinamento europeo, in relazione alla possibilità di modifica dei contratti durante la fase dell'esecuzione, così come verrà rivista la disciplina relativa ai servizi sociali e della ristorazione ospedaliera, assistenziale e scolastica, così come, tante volte, ci è stato richiesto, anche in questo caso, dagli operatori del settore.

Poi ancora. Si procederà a rivedere il sistema delle garanzie fideiussorie per la partecipazione e l'esecuzione dei contratti pubblici, prevedendo una disciplina omogenea per i settori ordinari e speciali, prevedendo, in relazione alle garanzie dell'esecuzione dei contratti, la possibilità di sostituire le stesse mediante l'effettuazione di una ritenuta di garanzia proporzionata all'importo del contratto in occasione del pagamento di ciascun stato di avanzamento dei lavori.

Si procederà a una semplificazione delle procedure di pagamento da parte delle stazioni appaltanti e del corrispettivo contrattuale, anche riducendo gli oneri amministrativi a carico delle imprese.

Tra gli emendamenti approvati nel corso dell'esame in Commissione, in questo ramo del Parlamento, con il contributo del nostro gruppo, vorrei evidenziare, in particolare, l'inserimento della facoltà, in capo alle stazioni appaltanti, di riservare il diritto di partecipazione alle procedure di appalto e a quelle di concessione ad operatori economici il cui obiettivo principale sia l'integrazione sociale e professionale delle persone con disabilità o svantaggiate e l'inserimento tra i principi e criteri direttivi del divieto di prestazione gratuita delle attività professionali, salvo che in ipotesi eccezionali e previa adeguata motivazione. Con il voto a questa delega al Governo, confermiamo, quindi, il nostro sostegno al Presidente Draghi e alle riforme che cambieranno il Paese.

Questa, infatti, è la nostra grande occasione, signor Presidente, per dare uno strumento normativo finalmente adeguato al settore dei contratti pubblici rimasti per troppo tempo bloccati e che non ci possiamo, in alcun modo, permettere di perdere. Per queste ragioni, il gruppo di Coraggio Italia voterà a favore del provvedimento (Applausi dei deputati del gruppo Coraggio Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Fregolent. Ne ha facoltà.

SILVIA FREGOLENT (IV). Grazie, signora Presidente. Onorevoli colleghi, rappresentanti del Governo, finalmente! Potrei iniziare così questa mia dichiarazione di voto - a nome di Italia Viva, ringrazio i miei colleghi che me l'hanno lasciata fare -, perché, dal 2019, come Italia Viva chiediamo che vengano sbloccate le opere. Noi prevedevamo un piano shock, ossia commissari stile ponte Morandi di Genova, per sbloccare le grandi opere. Ovviamente, quando si prevede e si richiede un commissario ad hoc per sbloccare un'opera, vuol dire che la cornice che regola la procedura ordinaria per l'autorizzazione di tale lavoro non funziona.

Non sto a rivangare cosa sia stato il decreto legislativo n. 50 del 2016 che, di fatto, non è mai entrato in vigore: è stato immediatamente modificato e spezzettato attraverso interventi normativi successivi, volti a migliorarlo, ma, in effetti, rendendolo un elemento normativo non più omogeneo e organico.

Oggi, abbiamo la possibilità di iniziare da capo: restart. Non è una delega in bianco. I criteri stabiliti nella legge delega al Governo sono ben precisi e il Governo, quando provvederà a fare i decreti attuativi, dovrà venire nelle Commissioni autorizzate per avere l'autorizzazione finale.

È un elemento di importanza fondamentale che semplifica, ma, nel contempo, sottolinea la rilevanza ecologica e sociale di questa delega; ecologica, perché, per la prima volta, viene inserito un importante riferimento ai bandi per la tutela dell'ambiente, per quanto riguarda l'Agenda 2030 (non era mai successo prima che venisse individuata e sottolineata l'importanza delle tematiche ambientali); sociale, fin dalla previsione di un automatismo per quanto riguarda i prezzi delle materie prime eventualmente modificati e aumentati nel corso dell'appalto (mai era successo che venisse scritto così, in modo chiaro, per rendere giustizia a quanto stanno subendo i nostri imprenditori, che hanno accettato di realizzare appalti in un momento di grande difficoltà, come quello che stanno vivendo il settore delle materie prime e il nostro Paese), quindi l'attuazione di un elemento di grande importanza al fine di adeguare i prezzi e andare incontro alle imprese. Ma mi riferisco anche ad un elemento sociale molto importante, ossia l'obbligatorietà della clausola sociale, cioè la tutela dei lavoratori nel momento in cui vengono ceduti gli appalti e i contratti (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva). È un elemento fondamentale: non si possono fare appalti e subappalti a danno dei nostri lavoratori che devono essere tutelati e incrementati, non sviliti. È importante l'individuazione non soltanto di lavatori socialmente utili, ma anche il riferimento alle pari opportunità di donne e di giovani, generazionale e di genere; ciò è importantissimo, perché va incontro alla richiesta fatta al Governo dalla Ministra Bonetti, perché venisse evidenziata l'importanza, nel mondo del lavoro, delle donne che, durante la pandemia, hanno subito una grande perdita.

Ecco, la pandemia ci ha insegnato a essere veloci, ha insegnato a questo Paese che, per rinascere, dovevano esserci regole semplici e chiare, ed è quello che abbiamo fatto con l'attuazione di questa legge delega che va incontro ai principi stabiliti dall'Unione europea e a quelli individuati dalla Corte costituzionale (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva) che non ha stravolto la legge del 2016, ma ha individuato un elemento di criticità, quello dei subappalti che non dovessero essere dati in house ma esternalizzati; l'80 per cento di esternalizzazione è stato considerato eccessivo, pur salvaguardando il principio. Ora, spetterà al Governo trovare il giusto equilibrio.

Importanti sono anche altri elementi che vorrei sottolineare. Innanzitutto, il fatto che nei contratti di servizio riguardanti la cultura o alcuni servizi come le mense ospedaliere e scolastiche non sia soltanto il prezzo a rappresentare l'elemento importante per la vincita dell'appalto, ma vi siano degli altri elementi di qualità. Questo è importante, soprattutto per quanto riguarda la cultura, un patrimonio naturale che il nostro Paese ha; e, per quanto riguarda le mense ospedaliere e scolastiche, rappresenta un elemento di guarigione in un caso e di giusta crescita dei nostri ragazzi, nell'altro.

Vorrei sottolineare tre importanti battaglie, e conseguenti emendamenti, che Italia Viva ha fatto. La semplificazione e conseguente velocizzazione nella procedura di appalti, con attenzione alle offerte anomale, effetto che si ottiene tramite un maggior ricorso alle offerte economicamente più vantaggiose e l'utilizzo di contratti tipo predisposti da ANAC; l'attenzione ai lavoratori professionisti, con l'introduzione della clausola sociale e il divieto di prestazioni gratuite a chi esercita la libera professione; infine, l'introduzione del principio della revisione dei prezzi in presenza di eventi imprevisti o aumento delle materie prime. Sono state le nostre battaglie di civiltà per far sì che la ripresa di questo Paese sia vera, attuale e definitiva.

L'utilizzo dei commissari, che è stato l'escamotage utilizzato fino adesso per dare avvio alla nostra attività post lavorativa, post pandemia, dovrà essere un'eccezione. Da ora in poi un buon codice degli appalti eviterà tutto questo e, soprattutto, renderà effettivo quel contratto sociale tra azienda, lavoratori e Stato, non più contrapposti tra loro, ma uniti in un unico grande abbraccio per far ripartire il nostro Paese.

Con queste intenzioni, ringraziando l'ottimo lavoro svolto dalla Vice Ministra Bellanova, che ha dato una seconda lettura effettiva e concreta alla Camera facendo un lavoro di mediazione molto importante, ringraziando le relatrici Braga e Mazzetti, dichiaro anche con una certa emozione il voto favorevole alla legge delega “Appalti”.

Siamo partiti nel lontano 2019 dicendo che qualcosa doveva cambiare, finalmente abbiamo scritto una pagina nuova di buona politica. Grazie Vice Ministra e grazie al gruppo di Italia Viva (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il collega Tommaso Foti.

TOMMASO FOTI (FDI). Presidente, anche se non dovevo essere io ad intervenire per il mio gruppo, me ne faccio comunque carico ed esprimo un'osservazione di carattere politico fin dall'inizio. Questo disegno di legge delega in materia di contratti pubblici ha un vulnus iniziale; sarebbe stato, infatti, opportuno che il Governo, ancora prima di attivarsi per consegnare al Parlamento il disegno di legge delega, avesse avuto quanto meno l'attenzione di consultare gli atti parlamentari depositati.

Come sa bene la signora rappresentante del Governo, abbinate a questo disegno di legge delega vi sono ben sei proposte di iniziativa parlamentare e una proposta del consiglio regionale della Basilicata. Allora, mi si consentirà di rilevare che, in genere, un intervento del Governo, in una materia che è del Parlamento, dovrebbe quantomeno porre attenzione alle proposte del Parlamento, per recepirle nell'atto di delega che poi sottopone al Parlamento medesimo.

Non voglio stare a discutere delle procedure che avete seguito; sono procedure sicuramente risibili sotto il profilo politico e poco commendevoli sotto quello parlamentare. Vi sono delle situazioni che lasciano molto perplesso; ad esempio, seppure in modo succinto - non ho bisogno di elencarlo perché so fare l'intervento anche senza leggerlo - il parere del Comitato per la legislazione offriva una serie di spunti al Parlamento per ravvedere le proprie norme, per perfezionarle, per cercare di dire qualcosa di più, di meglio e di chiaro rispetto al testo licenziato dal Senato. Ma la risposta desolante è stata: non possumus.

Signora rappresentante del Governo e colleghi, tra gli obiettivi di questa legge delega, non perché lo dico io, ma perché lo si dice nell'articolo 1, comma 1, del provvedimento, vi sono: l'adeguamento al diritto europeo, l'adeguamento ai principi espressi dalla Corte costituzionale, infine evitare l'avvio, da parte della Commissione europea, di procedure di infrazione.

Quanto al primo, l'adeguamento al diritto europeo: vogliamo veramente dire che bisognava fare una legge delega per adeguarsi a due decisioni del diritto europeo? Ma può essere questa una fonte giustificatrice quando non vi è circostanza in cui voi non avete massacrato una qualsiasi legge per adeguarla a una specifica norma del diritto europeo?

Il secondo, il più bello, che poi è una barzelletta, riguarda l'adempimento delle pronunce della Corte costituzionale. A questo riguardo, signora rappresentante del Governo, lei, non un mese fa, non dieci ore fa ma pochi minuti fa, ha accolto una serie di ordini del giorno. In questi ordini del giorno - cito il primo, ma vale per tanti altri - l'impegno che dà la Camera al Governo è di garantire, nell'esercizio della delega, la piena aderenza agli orientamenti espressi dalla Corte costituzionale nella fattispecie con la sentenza n. 213 del 23 novembre 2021. Ma questo non era l'obiettivo della legge delega? Allora perché non lo scriviamo nella legge delega? Non dimenticando, tra l'altro, quanto posto in evidenza dalla Corte costituzionale con la dichiarazione di incostituzionalità dell'articolo 177 del decreto legislativo n. 50 del 2016. Sarebbe stata una cosa molto semplice: bastava prendere quel principio e codificarlo, come prevedeva esattamente un emendamento a mia prima firma che è stato respinto, l'ultimo che abbiamo votato.

Signora rappresentante del Governo, avere troppe parti in commedia a volte fa diventare la commedia farsa. Penso che oggi sia stata una brutta, bruttissima giornata per il Parlamento e per le regole di confronto tra maggioranza e opposizione. Vi sarete resi conto che abbiamo liquidato in meno di un'ora un disegno di legge delega che - vorrei ricordarlo - interessa migliaia di imprese, migliaia di stazioni appaltanti, ma soprattutto ha effetti, positivi o negativi, che si riverbereranno su milioni di cittadini che aspettano la conclusione o l'avvio di opere pubbliche da sempre bloccate dalla farraginosità di una normativa che è sempre stata presentata come risolutiva di tutti i mali (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)? Lei, signora rappresentante del Governo, potrà darmene atto. Ma quanto di male è stato detto sul decreto legislativo n. 50 del 2016 penso infatti sia difficile da nascondere: l'hanno massacrato tutti i rappresentanti delle associazioni intervenute nelle audizioni, così come è stato massacrato nel corso del confronto parlamentare. Eppure, ricordiamoci e riavvolgiamo il film della storia politica: quando è stato approvato quel decreto legislativo, non vent'anni fa ma nella passata legislatura, sembrava la panacea di tutti i mali, sembrava che aveste risolto ogni e qualsiasi problema, ma i problemi sono rimasti, anzi si sono aggravati e gli appalti si sono bloccati ancora più.

Sui primi due obiettivi della delega, che voi avete trasfuso nell'articolo 1, comma 1, del disegno di legge, voi avete già fallito. Parliamo ora del terzo obiettivo: evitare l'avvio da parte della Commissione europea di procedure di infrazione. Ma signora rappresentante del Governo, sa quando l'Unione europea avvia le procedure d'infrazione? Le avvia quando la normativa vigente si discosta dalla normativa europea. Ma quella normativa vigente era la risoluzione di tutti i mali, cioè era quel decreto legislativo n. 50 del 2016 che, in gran pompa magna, la maggioranza di allora, una maggioranza anche allora molto vasta, aveva approvato come una stella polare del rilancio degli appalti. Qualcuno andò in televisione dicendo: finalmente oggi gli appalti dureranno pochi anni e avremo opere pubbliche finalmente all'altezza della situazione. Abbiamo visto, ringrazio a nome del mio Governo in esilio, ma di queste misure non ne ho trovata neanche una. E allora, signor rappresentante del Governo, colleghi, anche su questa introduzione molto generica di nuovi poteri all'Autorità anticorruzione volete anche spiegarci qual è la posizione di questa maggioranza sull'Autorità anticorruzione? E sì, perché a seconda del Governo, ma visto che vi siete alternati tutti al Governo, ad eccezione fortunatamente di Fratelli d'Italia (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia), che ha rinunciato alle poltrone per battersi per le idee dei cittadini, al di là di questo, volete spiegarci se l'Autorità anticorruzione andava limitata nei poteri, come è stato fatto nel “Conte 1”, doveva essere leggermente modificata nei poteri, come è stato nel “Conte 2”, o le si dà una delega in bianco, perché scritta in questo modo è una delega in bianco, come pare di ricavare dalla situazione rispetto a quello che è il “Draghi 1”. Non sono problemi da poco, perché il giocare con le authority non ha veramente senso: o ci si crede o non ci si crede, o si danno loro dei poteri ben definiti o non si lasciano dal Parlamento delle deleghe in bianco prima al Consiglio di Stato, poi al Governo, poi ad una riunione di qualche ora delle Commissioni parlamentari che si dovranno pronunciare su decreti delega confezionati da altri, e quindi, diciamolo pure, cercheranno di mettere un timbro, magari con qualche suggerita lieve modifica, ad un impianto che è stato deciso al di fuori del Parlamento. È per queste ragioni, e concludo, che penso di potere chiaramente dire che il nostro voto è contrario, con un'unica eccezione positiva, che riguarda un emendamento approvato qui, alla Camera, che introduce la previsione della facoltà per le stazioni appaltanti di riservare il diritto di appalto agli operatori economici il cui scopo principale sia l'integrazione sociale e professionale delle persone con disabilità o svantaggiate. Questo per dimostrarvi che non solo noi i decreti li leggiamo, ma li capiamo anche (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Mazzetti. Ne ha facoltà.

ERICA MAZZETTI (FI). Grazie, Presidente, e grazie alla Vice Ministra Bellanova, che è qui presente, in rappresentanza del Governo, che con noi relatrici, con tutti i gruppi parlamentari di maggioranza, ma anche di opposizione, ha affrontato in modo concreto e pragmatico questo provvedimento, che, ricordo, è in seconda lettura. Un lavoro ampio è stato fatto al Senato. Abbiamo avuto l'opportunità anche alla Camera di fare una seconda lettura, per cui credo che una cosa del genere sia da apprezzare e da prendere in considerazione. Come è noto, l'attuale decreto legislativo n. 50 del 2016, con tutte le sue numerose modifiche intervenute in questi anni, si è dimostrato un fallimento; tant'è che, se si sono fatte opere negli ultimi anni, queste sono state fatte con provvedimenti in deroga. Siamo di fronte ad un codice che in questi sei anni ha mostrato tutti i suoi limiti e creato problemi, non solo agli operatori del settore, ma agli stessi giudici amministrativi, chiamati ad applicare al caso concreto regole contraddittorie e non omogenee, che hanno generato un forte contenzioso. Una normativa farraginosa, che ha finito per ostacolare tutto il comparto dei contratti pubblici, senza dimenticare che già la Commissione europea ha aperto una procedura di infrazione nei confronti del nostro Paese per garantire il corretto recepimento delle direttive in materia di appalti pubblici e concessioni.

Oggi, grazie all'opportunità del PNRR, stiamo per approvare una riforma che, con i futuri decreti attuativi di questa delega, sarà fondamentale per la nostra economia e per tutto il comparto degli appalti. Ma qui voglio essere chiara: solo i bandi di gara pubblicati dall'inizio 2024 potranno avvalersi delle nuove norme. È notizia di oggi il terzo rinvio della gara ANAS da 940 milioni della Ragusa-Catania: questo è uno dei tantissimi esempi che, purtroppo, ogni giorno si leggono nelle cronache. Le gare vanno deserte e quelle in essere sono sofferenti per molti motivi, fra cui il continuo aumento e l'irreperibilità delle materie prime. Qui, tramite lei, Vice Ministra Bellanova, voglio fare un appello al Governo: emanate velocemente un provvedimento che metta in sicurezza le imprese italiane oggi, altrimenti ne rimarranno in piedi poche che potranno realizzare il PNRR.

Questo è un problema forte, sentito da tutte le imprese e non solo, di cui il Governo si deve far carico (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente), altrimenti vi dico che non vi saranno più imprese che faranno lavori con le risorse messe in campo dal PNRR. Questa delega al Governo - una riforma complessiva del quadro legislativo in materia di contratti pubblici - rappresenta un'occasione straordinaria per dotare finalmente il nostro Paese di una norma coerente e snella che sostenga davvero il rilancio del settore dei contratti, degli appalti pubblici, e non sia più un ostacolo, come è stato finora. Da anni come Forza Italia abbiamo chiesto, insieme a tutti gli operatori del settore, di rivedere profondamente la normativa che regolamenta ad oggi il settore dei contratti pubblici per renderla più snella, coerente, organica e in linea con tutte le normative europee.

Per far ripartire il PIL in Italia bisogna far ripartire le piccole, grandi e medie infrastrutture; ne abbiamo avuto un esempio nel 2021 e questo esempio ce lo dobbiamo portare dietro. Una delle priorità del nostro Paese è, infatti, quella legata alla realizzazione e alla conclusione delle opere infrastrutturali, nonché all'urgente messa in sicurezza e manutenzione di quelle già esistenti.

Il provvedimento al nostro esame è stato già modificato in prima lettura al Senato e non tanto per i tempi a disposizione, ma, soprattutto, per la maggioranza omogenea, abbiamo il Governo della Nazione, abbiamo apportato modifiche consistenti, grazie anche ad emendamenti dei senatori di Forza Italia; mi riferisco, ad esempio, alla possibilità di procedere alla suddivisione degli appalti in lotti, alla semplificazione delle procedure di pagamento da parte delle stazioni appaltanti, anche attraverso una riduzione degli oneri amministrativi, e alla previsione dell'obbligo per le stazioni appaltanti di inserire nei bandi di gara un regime obbligatorio di revisione dei prezzi.

Anche se di recente il “decreto Aiuti” va proprio in questa direzione, adesso va solo migliorato in Parlamento e reso pragmatico e applicabile nell'immediato. Le imprese hanno grandi aspettative per questo “decreto Aiuti”, per questo non ci possiamo far trovare impreparati e dobbiamo portarlo avanti in modo concreto. L'esame alla Camera ha consentito di migliorare ulteriormente questa legge delega. In Commissione sono state apportate ulteriori integrazioni e modifiche grazie all'approvazione di emendamenti, alcune dei quali sono stati presentati da Forza Italia.

Ne cito alcuni fra i più significativi: il taglio dei livelli di progettazione, ossia da 3 a 2, togliendo il progetto definitivo, che era un secondo livello. Una serie di passaggi spesso inutili, che sono causa di lungaggini procedurali, autorizzative e attuative, per procedere esclusivamente con il progetto di fattibilità tecnica ed economica ed il progetto esecutivo. Questa è una battaglia che Forza Italia ha sempre fatto e finalmente siamo nella direzione giusta. Sotto questo aspetto, in Commissione abbiamo proposto il criterio della riduzione dei livelli di progettazione, integrato con la previsione dell'obbligo, per le stazioni appaltanti, di inserire nei bandi di gara un regime obbligatorio di revisione dei prezzi al verificarsi di particolari condizioni.

Certo, Forza Italia avrebbe voluto far approvare modifiche più coraggiose per concretizzare in tempi più rapidi le opere del PNRR, permettendo alle aziende di lavorare in tranquillità. Cito quelle più importanti che avremmo voluto e che speriamo a breve possano essere accolte, visto che anche il Governo ha espresso parere favorevole su alcuni ordini del giorno che andavano in questa direzione. Tra le principali, c'è sicuramente quella della separazione dei lavori dai servizi, con la previsione di due regolamenti. Sì, dobbiamo prevederne uno, relativo ai lavori pubblici e l'altro, relativo ai servizi e forniture, con perimetri ben precisi che delimitino il settore, così come la possibilità per i soggetti privati che vogliano realizzare un'opera pubblica a propria cura e a proprie spese di derogare al codice degli appalti. Questa è una grande novità che dobbiamo portare avanti, se vogliamo che le opere vengano fatte.

Avevamo proposto un meccanismo adatto di adeguamento prezzi, la previsione dell'obbligo da parte delle regioni di aggiornare annualmente i prezzari entro 60 giorni dall'anno successivo. Avevamo proposto, inoltre, di posticipare la scadenza dell'appalto integrato fino a quando la legge delega in approvazione sarà definitivamente attuata, ossia il 31 dicembre 2023, perché, da quando scade la direttiva fino alla legge delega, dobbiamo trovare un modo per far lavorare le imprese. Avevamo, altresì, chiesto di dare più centralità al progetto, rispetto all'impresa, con la separazione del progettista dal direttore lavori - su questi temi, come dicevo prima, abbiamo presentato degli ordini del giorno, su cui il Governo ha dato pareri favorevoli - o di adeguare alcune normative. Però chiediamo veramente che ciò venga preso in considerazione nelle norme attuative che dovranno essere estese da giugno in poi, perché si tratta di atti fondamentali. In ogni caso, la delega che ci apprestiamo a votare, seppur migliorabile in alcuni aspetti, è comunque una riforma importante che manderà finalmente in soffitta l'attuale codice degli appalti e consentirà di ridurre, semplificare e razionalizzare le norme in materia di contratti e lavori pubblici, a tutto beneficio delle imprese e del sistema Paese.

Forza Italia, naturalmente, come sempre, vigilerà affinché i decreti attuativi che saranno presentati per il parere al Parlamento nei prossimi mesi rispettino tutti i principi e criteri direttivi. Insomma, il codice degli appalti è un tassello essenziale per concretizzare l'occasione storica del PNRR, ma anche per rendere più semplici i lavori pubblici e, dunque, più attrattivo il nostro Paese.

Grazie a queste riforme, che condividiamo, il Paese farà un vero cambio culturale, di cui ha necessità forte, perché, da troppi anni, in questo Paese non vengono fatte riforme tali da mettere l'Italia in condizioni concorrenziali rispetto agli altri Paesi europei e del mondo.

Per questo motivo, ne siamo sempre più convinti, voteremo a favore della legge delega del codice degli appalti. Forza Italia ha lavorato affinché venisse modificata. Continueremo il nostro lavoro nel vigilare e nel portare qui le istanze delle imprese di piccole, medie e grandi dimensioni, perché ciò che a noi interessa è far lavorare le imprese in modo qualificato e corretto, ma farle lavorare. E mi rivolgo ancora a lei, Vice Ministro, affinché porti questo messaggio al Ministro e a tutto il Governo, affinché si mettano in sicurezza tutte le opere pubbliche in essere oggi, che hanno gravi problemi e che non riescono ad andare avanti e anche per i lavori futuri. Non vogliamo vedere nemmeno un'impresa che da oggi in poi fallisca (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Nicola Pellicani. Ne ha facoltà.

NICOLA PELLICANI (PD). Grazie, Presidente. Colleghe, colleghi, Vice Ministra, quello che ci apprestiamo ad approvare è un provvedimento fondamentale per il rilancio del Paese, innanzitutto perché l'ambito dei contratti pubblici ha un impatto molto significativo per l'intero sistema economico nazionale, considerato il volume di quasi 200 miliardi di euro che mobilita annualmente, destinato peraltro a crescere nei prossimi anni, grazie ai corposi investimenti previsti dal PNRR; inoltre, perché una riforma organica della disciplina dei contratti pubblici è, essa stessa, uno degli obiettivi che ci siamo posti nell'ambito del Recovery Plan, un obiettivo funzionale per rendere strutturale un quadro normativo chiaro e semplice, che favorisca la concorrenza, senza perciò arretrare sul piano dei diritti, della trasparenza e della legalità. Una revisione necessaria, perché il codice degli appalti, frutto della riforma del 2016, è rimasto inattuato in diverse sue parti e ha subito numerosi interventi soprattutto di carattere derogatorio, che ne hanno profondamente modificato l'impianto. A ciò devono aggiungersi le necessità contingenti che spingono verso una complessiva rivisitazione delle norme, anche per aderire alle regole del diritto europeo e ai principi espressi dalla giurisprudenza nazionale ed internazionale negli ultimi anni.

Ciò non significa che questa iniziativa sia una mera risposta all'ormai canonico “ce lo chiede l'Europa”. Tutt'altro. Questa riforma ce la chiede l'Italia: è nell'interesse del nostro sistema economico poter contare su regole di appalto più semplici e certe, che garantiscano lavoro, trasparenza, legalità e siano maggiormente conformi a quel principio di sostenibilità ambientale e responsabilità energetica che ora più che mai devono contraddistinguere la traiettoria del nostro sviluppo.

Il Partito Democratico ha lavorato per questo; nel passaggio al Senato come in quello alla Camera, ha lavorato per semplificare le procedure, superare le strettoie burocratiche, rafforzare gli istituti di controllo e vigilanza e favorire al contempo la libera concorrenza. Insomma, abbiamo lavorato nell'interesse del Paese per agevolare gli investimenti sui territori, senza mai cedere sul piano della trasparenza e delle tutele dei lavoratori. Proprio partendo dai lavoratori, il Partito Democratico può rivendicare un grande risultato: la reintroduzione della legge dell'obbligo della clausola sociale (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico), un presidio che in questi anni si è rivelato imprescindibile per la salvaguardia del posto di lavoro per più di un milione di lavoratori e ha garantito maggiore qualità dei servizi e necessaria expertise nei cambi d'appalto.

Il PD, lo abbiamo detto forte e chiaro fin dal principio, non avrebbe mai potuto accettare un passo indietro su questo fronte, perché non è tollerabile far gravare sui lavoratori, spesso assunti con contratti precari, il passaggio tra l'appaltatore e chi vi subentra. Con la norma modificata dalla Commissione ambiente della Camera non ci sarà più, quindi, la mera facoltà: le stazioni appaltanti avranno l'obbligo di inserire specifiche clausole per assicurare stabilità occupazionale.

Sempre a tutela dei lavoratori, abbiamo introdotto un altro principio importantissimo e inderogabile: mai più massimo ribasso o prezzo più basso riferito al costo della manodopera e alla sicurezza dei lavoratori (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Negli ultimi quattro anni, quasi 5 mila persone hanno perso la vita sul lavoro. L'ultimo incidente mortale, signor Presidente, è successo ieri, a Porto Marghera: Alessandro Zabeo, lavoratore interinale, nei suoi 34 anni, è precipitato a terra (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico) durante le operazioni di scarico di container di una nave. Basta, signor Presidente, non è ammissibile e non possiamo più accettare che in Italia un lavoratore esca di casa senza sapere se la sera vi farà ritorno. Questo, come ha ricordato in più occasioni il Presidente Mattarella, non possiamo più consentirlo.

Colleghi, la riforma del codice degli appalti affronta molti temi meritevoli di attenzione. Per motivi di tempo mi limiterò a richiamare i più rilevanti. Abbiamo detto che la complessità di approvare questa legge era tutta nell'individuazione del giusto bilanciamento tra esigenze spesso in contrasto. A fronte di importanti princìpi di semplificazione adottati, abbiamo ritenuto di dover rafforzare e potenziare l'azione dell'ANAC: un rafforzamento che rappresenta un investimento in trasparenza e legalità, che non si tradurrà in ulteriori appesantimenti burocratici per i privati.

La legge affronta, poi, un tema quanto mai attuale: l'impennata dei prezzi delle materie prime e dell'energia. Per rispondere alle legittime esigenze degli operatori è stato introdotto un regime obbligatorio di revisione dei prezzi, che scatta al verificarsi di condizioni eccezionali e imprevedibili al momento dell'offerta. I casi del COVID e del conflitto in Ucraina sono fin troppo calzanti. Siamo soddisfatti, poi, che tra queste ci sia anche il maggior costo derivante dal rinnovo dei contratti collettivi.

Importanti anche i due interventi sulle stazioni appaltanti e sulle imprese di minore dimensione per garantire, da un lato, maggiore efficienza ed efficacia e, dall'altro, una reale concorrenza. Nella prima direzione vanno la riduzione numerica delle stazioni appaltanti, che potranno essere accorpate e riorganizzate, nonché gli incentivi previsti per spingere all'utilizzo delle centrali uniche di committenza. Nell'altro verso vanno i princìpi e i criteri direttivi inseriti per favorire la partecipazione delle micro e piccole imprese attraverso la suddivisione in lotti degli appalti e mediante nuovi criteri premiali per incentivare le aggregazioni tra le imprese.

Infine, signor Presidente, un tema che dovrebbe stare a cuore un po' a tutti: quello dei servizi sociali e della ristorazione ospedaliera, scolastica e assistenziale. In questi ambiti abbiamo inserito il principio che non possono essere affidati con l'unico criterio del prezzo, perché non si può oggettivamente mettere sullo stesso piano risparmio di spesa e qualità della nutrizione. Mangiare bene e mangiare sano è un diritto di tutti e lo è, a maggior ragione, quando si parla di ospedalizzati, di bambini, di degenti o assistiti (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

Per concludere, signor Presidente, voglio anzitutto ringraziare le relatrici, le onorevoli Braga e Mazzetti, per il lavoro svolto, ma voglio ribadire l'importanza del lavoro parlamentare fatto in queste settimane, che ci ha consentito di affrontare tutti gli aspetti più problematici di questo delicatissimo provvedimento. Taluni temi richiederanno, però, un ulteriore approfondimento. Mi riferisco, anzitutto, all'appalto integrato, al quale, come abbiamo ripetuto in più occasioni, bisognerebbe fare ricorso solo nei casi in cui, effettivamente, il progetto svolto dall'impresa esecutrice dei lavori possa assicurare un valore aggiunto.

Ma il Partito Democratico è soddisfatto del risultato ottenuto dall'esame della legge, del lavoro fatto per rendere più giusto questo testo con la clausola sociale e gli altri interventi a tutela dei lavoratori, ma anche per difendere i fondamentali presidi di legalità a cui bisogna sempre garantire un adeguato raggio di azione per la verifica del buon utilizzo delle risorse pubbliche.

Mi auguro che il Senato non tardi a chiudere il provvedimento, perché siamo convinti che questo testo migliorerà la disciplina degli appalti, semplificandola e rendendola più chiara ed efficace e, soprattutto, contribuendo a dare quello slancio di crescita economica ed occupazionale che tutti quanti noi ci aspettiamo. Per questi motivi, signor Presidente, dichiaro il voto favorevole del Partito Democratico (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Mirco Badole. Ne ha facoltà.

MIRCO BADOLE (LEGA). Presidente, onorevoli colleghi, la riforma che oggi ci apprestiamo ad approvare ha l'obiettivo principale di ridurre le norme e razionalizzare il settore dei contratti pubblici armonizzando la disciplina interna con gli indirizzi comunitari. Stiamo parlando di una riforma organica che garantisca il confronto competitivo e lo snellimento delle procedure come conditio sine qua non per l'attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza. L'Italia che lavora e costruisce ha bisogno di criteri chiari e inconfutabili per l'aggiudicazione delle commesse. Oggi, accade spesso che i tempi relativi alle procedure di gara siano allungati in maniera considerevole a seguito di ricorsi che nascono proprio da criteri, riportati nei bandi e nei disciplinari di gara, spesso troppo articolati ed esclusivi, piuttosto che inclusivi e che, pertanto, si prestano facilmente ad essere oggetto di contenzioso.

Il disegno di legge in votazione reca, quindi, i principi e i criteri direttivi ai quali il Governo dovrà attenersi per emanare i decreti legislativi di attuazione. Vorrei puntualizzare la norma del divieto del gold plating, ovvero del processo in base al quale i poteri di una direttiva dell'Unione europea vengono estesi nell'ambito del recepimento nelle leggi nazionali di uno Stato membro andando al di là di quanto richiesto; questione per cui la Lega al Governo si è molto spesa. Resta ferma l'inderogabilità delle misure a tutela del lavoro, della sicurezza, del contrasto al lavoro irregolare, della legalità e della trasparenza.

Grazie alla presenza della Lega all'interno della maggioranza, abbiamo fatto tante cose buone nel presente disegno di legge delega, in particolare durante l'esame al Senato, ove ha preso corpo il presente disegno di legge. Ricordo un esempio su tutti: è stata approvata una proposta della Lega che prevede la possibilità di procedere alla suddivisione degli appalti in lotti sulla base di criteri qualitativi o quantitativi, nonché il divieto di accorpamento artificioso dei lotti. Tale misura gioverà sia sotto il profilo di una maggiore garanzia di accesso al mercato da parte delle micro e piccole imprese sia sotto l'aspetto della tutela delle imprese operanti in un determinato territorio e avrà come principale effetto quello di valorizzare le imprese di prossimità.

L'esame nell'VIII Commissione della Camera si è svolto in un clima di generale condivisione della linea del Governo e non ha voluto appesantire il testo approvato dal Senato con disposizioni troppo specifiche o temi che avevano già trovato un loro equilibrio nell'ambito dell'esame al Senato. Le parti nuove introdotte dalla Camera riguardano per lo più il settore sociale, i contratti collettivi di lavoro, alcuni approfondimenti sulle progettazioni e sui professionisti e anche la promozione dell'aggregazione sui territori delle micro e piccole imprese e la specificità dei contratti dei settori speciali. Il gruppo Lega Salvini-Premier condivide appieno il presente provvedimento e, pertanto, dichiaro il nostro voto favorevole (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Antonio Federico. Ne ha facoltà.

ANTONIO FEDERICO (M5S). Presidente, colleghe e colleghi, quando si parla di appalti pubblici il pensiero va immediatamente a una serie di passaggi burocratici, alla sacrosanta necessità di garantire trasparenza e imparzialità della pubblica amministrazione e, al più, ai criteri economici da valutare per l'assegnazione. I contratti pubblici, però, giocano un ruolo ben più rilevante e decisivo di quanto spesso si immagini e non soltanto perché dal loro buon esito deriva il miglioramento o meno della qualità dei servizi e, dunque, auspicabilmente, il maggiore benessere dei conti dei cittadini.

Adeguare al diritto europeo la normativa interna in materia di contratti pubblici concernenti lavori, servizi e forniture, razionalizzare, riordinare e semplificare la relativa disciplina in linea con gli obiettivi del PNRR significa molto di più. Per questo abbiamo affrontato l'esame del provvedimento già approvato in Senato con grande impegno e con spirito costruttivo e collaborativo.

Il provvedimento che quest'Aula si accinge a votare rappresenta un balzo in avanti significativo innanzitutto dal punto di vista culturale; non era scontato che l'esame del provvedimento in Commissione ci consentisse di inserire nella delega al Governo criteri e principi obiettivi e orientati alla tutela dei diritti di lavoratrici e lavoratori, a una sempre maggiore sostenibilità ambientale e alla salvaguardia delle categorie più fragili e dei diritti dei nostri concittadini. Se ci siamo riusciti è merito della determinazione della visione che, con le altre forze di maggioranza, siamo stati in grado di mettere in comune. Non stavamo semplicemente esaminando una norma, ma stavamo gettando le basi per cambiare il Paese e per renderlo più resiliente ai cambiamenti epocali che stiamo vivendo, per realizzare davvero la transizione ecologica, energetica, burocratica e culturale di cui l'Italia ha bisogno.

Già in fase di approvazione al Senato è stato precisato che i criteri ambientali minimi sono da rispettare obbligatoriamente e sono differenziati per tipologia di importi di appalto e valorizzati economicamente nelle procedure di affidamento. È stata inoltre prevista l'introduzione di sistemi di rendicontazione degli obiettivi energetico-ambientali. Tuttavia, durante il passaggio in Commissione ambiente, qui alla Camera dei deputati, abbiamo fatto di più, grazie a un emendamento del MoVimento 5 Stelle che introduce la previsione di misure atte a garantire il rispetto dei criteri ambientali minimi e dei diritti di lavoratrici e lavoratori nel caso di forniture provenienti da Paesi extra UE, anche al fine di assicurare una leale concorrenza nei confronti degli operatori economici europei. Abbiamo riaffermato il principio della tolleranza zero nei confronti della concorrenza sleale, fondata sull'import di prodotti e servizi che sfruttano, ad esempio, manodopera a basso costo o che sono realizzati generando un forte impatto sugli ecosistemi e sulla salute.

Sulla tutela di chi lavora abbiamo compiuto senza alcun dubbio uno dei passaggi più significativi, un altro passo in avanti verso la tutela e la stabilità dell'occupazione in continuità con le misure per il quale il MoVimento 5 Stelle si è sempre battuto, dal “decreto Dignità” al salario minimo. Grazie a un emendamento a mia prima firma, ma grazie anche agli identici emendamenti presentati da altri gruppi di maggioranza e non solo, è stata reintrodotta la clausola sociale: in pratica, le ditte che subentrano nella gestione degli appalti pubblici avranno l'obbligo di riassumere il personale precedentemente impiegato. L'approvazione di questa proposta in Commissione ambiente è un passaggio doveroso, perché significa dar tutela a migliaia di lavoratrici e lavoratori altrimenti esposti al rischio continuo di licenziamento e, dunque, a uno stato di costante incertezza che, come purtroppo abbiamo constatato spesso, impedisce loro di fare progetti di medio e lungo termine e ambire a una vita il più possibile serena. La versione del disegno di legge delega sui contratti pubblici approvata in Senato, infatti, introduceva una mera facoltà e non l'obbligo di inserire clausole sociali nei bandi di gara. Quindi, c'era bisogno di fare chiarezza e di vincolare le ditte che operano nel pubblico a riassumere le persone che già hanno svolto quelle mansioni con precedenti imprese appaltatrici.

L'emendamento approvato va proprio in questa direzione, verso una maggiore stabilità per tutte le categorie che operano negli appalti di servizi ad alta intensità di manodopera, lavoratori preziosi per la collettività, persone che lavorano negli ospedali, nelle strutture sociosanitarie, nelle scuole, negli edifici pubblici, o che svolgono servizi essenziali per la collettività, come la pulizia, la sanificazione, il servizio mensa o la vigilanza. Tengo a sottolineare in quest'Aula che il nostro impegno sul tema non si ferma certo qui, noi andiamo avanti, perché sono ancora tanti i correttivi e gli interventi di cui necessita il comparto lavoro; due di questi fronti di impegno non posso non citarli espressamente oggi: bisogna dare risposte vere e immediate ai tanti nostri concittadini che chiedono a gran voce un salario minimo universale e a coloro che ogni giorno rischiano e, purtroppo, perdono la vita sui luoghi di lavoro a causa di norme di sicurezza inadeguate. Non possiamo affrontare una fase così complessa di difficoltà e cambiamenti epocali senza dare certezze e prospettive di stabilità, senza innovazione sociale, senza una solida rete di garanzie e interventi strutturali.

Sul fronte delle tutele sociali siamo intervenuti anche su altri aspetti, grazie ancora ad emendamenti del MoVimento 5 Stelle. Siamo riusciti, infatti, a garantire le pari opportunità generazionali, di genere e di inclusione lavorativa per le persone con disabilità. Proprio in questo senso abbiamo introdotto il fatto che sono ritenuti requisiti necessari dell'offerta i criteri orientati a garantire la stabilità occupazionale, l'applicazione della contrattazione collettiva e a promuovere meccanismi e strumenti anche di premialità per realizzare le pari opportunità generazionali, di genere e di inclusione.

Inoltre, è stata introdotta la previsione della facoltà per le stazioni appaltanti di riservare il diritto di partecipazione alle procedure di appalto e a quelle di concessione a operatori economici il cui scopo principale sia proprio l'integrazione sociale e professionale delle persone con disabilità o svantaggiate. Possiamo, quindi, ritenerci pienamente soddisfatti rispetto agli obiettivi che volevano essere raggiunti con questa legge delega, anche per gli spazi di intervento che il Parlamento ha avuto nel passaggio in entrambe le Camere.

Una nota, però, la voglio rappresentare in chiusura e riguarda quel comma 4 dell'articolo 1 sul quale, sia in Senato sia nel passaggio alla Camera, come gruppo MoVimento 5 Stelle abbiamo voluto ribadire e sottolineare che la scrittura dei decreti attuativi dovrà essere fatta dal Governo e non in maniera automatica deferita al Consiglio di Stato, come si lascia intendere dal dispositivo normativo e anche da alcune dichiarazioni provenienti dai vertici di Palazzo Chigi. Riteniamo che, come Parlamento, stiamo lavorando per delegare il Governo ad adottare gli atti sulla base degli indirizzi politici che abbiamo definito in queste settimane e non per delegare altri organi dello Stato. Ritengo che questo sia un passaggio non solo formale ma anche sostanziale, per il quale si chiede un impegno al Governo anche a riferire all'Aula per rappresentare le motivazioni e le necessità legate alle scelte che verranno assunte.

Chiudo ringraziando i colleghi delle Commissioni, le due relatrici, il Governo e i funzionari e annuncio il voto favorevole del MoVimento 5 Stelle (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale.

(Coordinamento formale - A.C. 3514-A​ e abbinate)

PRESIDENTE. Se non vi sono obiezioni, la Presidenza si intende autorizzata al coordinamento formale del testo approvato.

(Così rimane stabilito).

Prima di procedere con il voto, desidero informare l'Assemblea che la nostra collega Marialucia Lorefice lo scorso 16 maggio è diventata mamma della piccola Rania (Applausi). Esprimo alla collega, alla neonata e al papà gli auguri più sinceri della Presidenza e di tutta l'Aula.

(Votazione finale e approvazione – A.C. 3514-A​ e abbinate)

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.

Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul disegno di legge n. 3514-A:

S. 2330 - "Delega al Governo in materia di contratti pubblici" (Approvato dal Senato).

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 16) (Applausi).

Dichiaro così assorbite le proposte di legge nn. 1644, 2157, 2516, 2518, 2566, 2616, 2712 e 3433.

Sui lavori dell'Assemblea.

PRESIDENTE. Avverto che, secondo le intese intercorse tra i gruppi, l'esame degli altri provvedimenti è rinviato alla seduta di domani e l'orario di inizio della seduta di domani è stato posticipato alle ore 10.

Approvazione in sede legislativa di una proposta di legge.

PRESIDENTE. Comunico che, nella seduta di oggi, 24 maggio 2022, la XII Commissione permanente (Affari sociali) ha approvato, in sede legislativa, la seguente proposta di legge:

S. 1201 - Massimo Enrico Baroni ed altri: “Disposizioni in materia di trasparenza dei rapporti tra le imprese produttrici, i soggetti che operano nel settore della salute e le organizzazioni sanitarie” (Approvata dalla Camera e modificata dal Senato) (A.C. 491-B​).

Interventi di fine seduta.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Debora Serracchiani. Ne ha facoltà.

DEBORA SERRACCHIANI (PD). Grazie, Presidente. Signor Presidente, onorevoli colleghi, ho chiesto di prendere la parola affinché rimanga affidata agli atti della Camera la memoria di un uomo degno e di un sacerdote forte in fede e opere, soprattutto per poter ricordare una figura di spicco tra quelli che sono stati chiamati i preti di frontiera.

Era un figlio della mia regione, di quella Carnia da cui vengono uomini dediti al lavoro e al dovere. Nato a Tualis di Comeglians il 20 novembre 1947, aveva preso i voti nel 1975 ed era un vero cittadino del mondo. Fautore del dialogo, della solidarietà operante e di una cura verso gli ultimi che non conosce discriminazioni di sorta, don Di Piazza è divenuto un punto di riferimento per la cultura e la pratica dell'accoglienza. Aveva stretto legami solidi e fraterni con don Ciotti. Si era confrontato con una personalità radicalmente diversa come Margherita Hack, con cui egli scrisse Io credo. Dialogo tra un'atea e un prete.

Ha vissuto con piena partecipazione il dilemma sul diritto alla morte sollevato dalla vicenda di Eluana Englaro, in dialogo diretto con Beppino Englaro. Commovente la vicinanza di don Di Piazza ai genitori di Giulio Regeni, Paola e Claudio, nella richiesta dell'unica pace possibile, quella che deriva dalla verità e dalla giustizia.

La vera fucina del pensiero delle opere di don Di Piazza è stato e rimane il centro di accoglienza e promozione culturale “Ernesto Balducci” di Zugliano, in Friuli, fondato nel 1989, che nei decenni ha accolto un migliaio di profughi e migranti da oltre 50 Paesi del mondo. Un luogo di confronto culturale che ha ospitato il Dalai Lama e il Nobel per la pace Adolfo Perez Esquivel. Essere passata in quel luogo e aver avuto uno scambio con don Pierluigi ha arricchito anche me, fino al messaggio che ci siamo mandati per la morte di David Sassoli. Non sapevo che sarebbe stato l'ultimo.

Non è facile la vicinanza con chi crede fino in fondo e senza compromessi nella coincidenza di fede e opere. Non è comodo sentirsi ricordare l'insegnamento di Cristo attraverso la pratica della carità nel senso più alto e ancora meno quando la predica si cala nel sociale e diventa esortazione a cambiare le nostre priorità. Ma se non ci fosse un don Di Piazza, se non ci fosse una pietra dello scandalo, il termine di contraddizione su cui misurarci quale sarebbe? Forse anche solo per questo, per la generosità assoluta del suo sacerdozio e l'intransigenza del suo credo, gli dovremmo essere grati. Forse anche per la lettera di Natale con cui, assieme ad altri preti di frontiera, per anni ha scosso il torpore di tante coscienze sui temi delle migrazioni. Tuttavia, don Pierluigi Di Piazza è stato anche tanto altro e avrebbe dato ancora tanto. A noi il compito, se non di seguire il suo difficile esempio, almeno di ricordarlo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Alfredo Bazoli. Ne ha facoltà.

ALFREDO BAZOLI (PD). Grazie, Presidente. È scomparso ieri, dopo una lunga malattia, Franco Ferrari. Nato a Mairano 75 anni fa, coltivatore diretto, figlio orgoglioso di quella bassa bresciana segnata dai campi coltivati, dagli allevamenti, dai canali irrigui e dalla campagna a perdita d'occhio, Ferrari ha dedicato la sua vita al mondo dell'agricoltura e all'impegno civile. Per 28 anni, dal 1976 al 2004, è stato presidente di Coldiretti. Esponente della Democrazia Cristiana, poi nel Partito Popolare e infine nel Partito Democratico, Ferrari è stato consigliere comunale e amministratore del suo paese, poi consigliere regionale della Lombardia, deputato nella XI e nella XIII legislatura, senatore nella XII legislatura, presidente delle Commissioni agricoltura sia della Camera sia del Senato e, infine, deputato europeo, sempre sostenuto dal mondo agricolo che rappresentò in modo esemplare in tutte le istituzioni che ebbe a frequentare.

“Ferrarone”, come lo chiamavano gli amici per la sua presenza massiccia e la sua voce stentorea, era un uomo generoso e appassionato, di una schiettezza concreta e informale che lo rendeva immediato e diretto, dotato di un'umanità prorompente e vitale che nemmeno la malattia era riuscita a fiaccare.

La sua è stata una storia esemplare di passione civile e di impegno concreto di un uomo partito dal nulla e arrivato ai più prestigiosi incarichi di rappresentanza della nostra Repubblica. La terra bresciana perde un grande protagonista che non sarà dimenticato. Alla moglie Giusi, ai figli Silvestro, Filippo e Francesca tutta la mia vicinanza e la mia amicizia e l'abbraccio sincero dell'intero gruppo del Partito Democratico (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Manfredi Potenti. Ne ha facoltà.

MANFREDI POTENTI (LEGA). La ringrazio, Presidente. Il mio intervento è volto a sensibilizzare la possibilità che le prossime elezioni per il rinnovo del consesso del Consiglio superiore della magistratura avvengano finalmente al di fuori dei condizionamenti da parte delle correnti, di cui tanto abbiamo sentito parlare proprio grazie alle rivelazioni del dottor Luca Palamara.

Soprattutto, voglio ricordare questo importante appuntamento in quanto è materia che abbiamo trattato durante i lavori del testo di riforma del cosiddetto ordinamento giudiziario, ovverosia gli emendamenti del Governo presentati dal Ministro Cartabia al testo Bonafede. Ma, soprattutto, lo ricordo perché, il 12 giugno, il popolo italiano sarà chiamato a decidere con un “sì” o con un “no”, scheda verde, proprio a proposito della possibilità che i magistrati accedano all'elezione del rinnovo della componente togata del CSM non più presentando delle sottoscrizioni da parte di colleghi magistrati, che, quindi, avevano il beneficio di essere, in qualche modo, sospinti dal volere delle correnti, ma potranno, forse, con la vittoria dei “sì”, il 12 giugno, candidarsi liberamente per concorrere in maniera democratica, libera e indipendente al rinnovo del Consiglio superiore della magistratura, finalmente libero da condizionamenti delle correnti. Votiamo “sì” il 12 giugno (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

Ordine del giorno della prossima seduta.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.

Mercoledì 25 maggio 2022 - Ore 10:

(ore 10 e ore 16)

1. Seguito della discussione delle mozioni Lupi, Squeri e Schullian n. 1-00540, Vianello ed altri n. 1-00545, Masi ed altri n. 1-00614, Binelli ed altri n. 1-00628, Foti ed altri n. 1-00641 e Dori ed altri n. 1-00649 concernenti iniziative in materia di energia nucleare di nuova generazione .

2. Seguito della discussione della proposta di legge:

SIANI ed altri: Modifiche al codice penale, al codice di procedura penale, alla legge 26 luglio 1975, n. 354, e alla legge 21 aprile 2011, n. 62, in materia di tutela del rapporto tra detenute madri e figli minori. (C. 2298-A​)

e delle abbinate proposte di legge: CIRIELLI ed altri; BELLUCCI ed altri. (C. 1780​-3129​)

Relatore: VERINI.

3. Seguito della discussione delle mozioni Nappi ed altri n. 1-00618, Carnevali ed altri n. 1-00643, Gemmato ed altri n. 1-00645, Mandelli ed altri n. 1-00647, Panizzut ed altri n. 1-00648, Menga ed altri n. 1-00651 e Sapia ed altri n. 1-00654 concernenti iniziative per la riorganizzazione dell'assistenza sanitaria territoriale .

4. Seguito della discussione delle mozioni Molinari ed altri n. 1-00639, Incerti, Fornaro ed altri n. 1-00642, Lollobrigida ed altri n. 1-00644, Nevi ed altri n. 1-00646 e Siragusa ed altri n. 1-00653 concernenti iniziative volte ad incrementare le misure per il contrasto della peste suina africana e per il sostegno della filiera suinicola .

5. Seguito della discussione del testo unificato delle proposte di legge:

FIANO ed altri; PEREGO DI CREMNAGO ed altri: Misure per la prevenzione dei fenomeni eversivi di radicalizzazione violenta, inclusi i fenomeni di radicalizzazione e di diffusione dell'estremismo violento di matrice jihadista. (C. 243​-3357-A​)

Relatore: FIANO.

6. Seguito della discussione delle mozioni Scerra ed altri n. 1-00586, Valentini ed altri n. 1-00610, Raduzzi ed altri n. 1-00620 e Lollobrigida ed altri n. 1-00632 concernenti iniziative in materia di disciplina di bilancio e governance economica dell'Unione europea .

7. Seguito della discussione delle mozioni Biancofiore ed altri n. 1-00557, Maria Tripodi ed altri n. 1-00626, Lollobrigida ed altri n. 1-00635 e Aresta ed altri n. 1-00652 concernenti iniziative normative volte al ripristino della festività nazionale del 4 novembre per la celebrazione della Giornata dell'Unità nazionale e delle Forze armate .

8. Seguito della discussione della proposta di legge:

FOTI ed altri: Modifica all'articolo 71 del codice del Terzo settore, di cui al decreto legislativo 3 luglio 2017, n. 117, in materia di compatibilità urbanistica dell'uso delle sedi e dei locali impiegati dalle associazioni di promozione sociale per le loro attività. (C. 1059-A/R​)

Relatori: DEIANA, per la maggioranza; FOTI, di minoranza.

9. Discussione della Relazione della Giunta per le autorizzazioni sulla richiesta di deliberazione in materia di insindacabilità, ai sensi dell'articolo 68, primo comma, della Costituzione, nell'ambito di un procedimento civile nei confronti del deputato Ruggieri. (Doc. IV-ter, n. 22-A)

Relatrice: EVA LORENZONI.

10. Discussione della Relazione della Giunta per le autorizzazioni sulla applicabilità dell'articolo 68, primo comma, della Costituzione, nell'ambito di un procedimento penale nei confronti del deputato Donzelli. (Doc. IV-quater, n. 2)

Relatore: CONTE.

11. Seguito della discussione del disegno di legge:

Delega al Governo per il riordino della disciplina degli Istituti di ricovero e cura a carattere scientifico, di cui al decreto legislativo 16 ottobre 2003, n. 288. (C. 3475-A​)

Relatrice: BOLDI.

12. Seguito della discussione del disegno di legge:

Ratifica ed esecuzione del Trattato tra la Repubblica italiana e la Repubblica francese per una cooperazione bilaterale rafforzata, fatto a Roma il 26 novembre 2021. (C. 3423-A​)

Relatrice: QUARTAPELLE PROCOPIO.

(ore 15)

13. Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata .

La seduta termina alle 18,50.

SEGNALAZIONI RELATIVE ALLE VOTAZIONI EFFETTUATE NEL CORSO DELLA SEDUTA

Nel corso della seduta sono pervenute le seguenti segnalazioni in ordine a votazioni qualificate effettuate mediante procedimento elettronico (vedi Elenchi seguenti):

nelle votazioni nn. 4 e 5 il deputato Micillo ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario;

nella votazione n. 16 i deputati Benamati e Sarti hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole.

VOTAZIONI QUALIFICATE EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO

INDICE ELENCO N. 1 DI 2 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 13)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
1 Nominale Ddl 3514-A e abb. - em. 1.28 384 376 8 189 29 347 100 Resp.
2 Nominale em. 1.38 380 350 30 176 0 350 100 Resp.
3 Nominale em. 1.169 383 376 7 189 30 346 100 Resp.
4 Nominale em. 1.63 386 385 1 193 29 356 100 Resp.
5 Nominale em. 1.121 384 382 2 192 31 351 100 Resp.
6 Nominale em. 1.136 387 375 12 188 30 345 100 Resp.
7 Nominale em. 1.170 387 385 2 193 30 355 100 Resp.
8 Nominale em. 1.254 385 381 4 191 38 343 100 Resp.
9 Nominale em. 1.309 383 381 2 191 30 351 100 Resp.
10 Nominale articolo 1 383 380 3 191 352 28 100 Appr.
11 Nominale articolo 2 389 386 3 194 356 30 100 Appr.
12 Nominale odg 9/3514-A/11 378 368 10 185 29 339 100 Resp.
13 Nominale odg 9/3514-A/12 381 377 4 189 30 347 100 Resp.

F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M = Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui é mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi é premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.

INDICE ELENCO N. 2 DI 2 (VOTAZIONI DAL N. 14 AL N. 16)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
14 Nominale odg 9/3514-A/15 379 376 3 189 37 339 100 Resp.
15 Nominale odg 9/3514-A/33 380 376 4 189 29 347 100 Resp.
16 Nominale Ddl 3514-A e abb. - voto finale 338 335 3 168 311 24 98 Appr.