Camera dei deputati

Vai al contenuto

Sezione di navigazione

Menu di ausilio alla navigazione

MENU DI NAVIGAZIONE PRINCIPALE

Vai al contenuto

Resoconto dell'Assemblea

Vai all'elenco delle sedute

XVIII LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 693 di venerdì 13 maggio 2022

PRESIDENZA DELLA VICEPRESIDENTE MARIA EDERA SPADONI

La seduta comincia alle 9,30.

PRESIDENTE. La seduta è aperta.

Invito la deputata segretaria a dare lettura del processo verbale della seduta precedente.

FEDERICA DAGA, Segretaria, legge il processo verbale della seduta dell'11 maggio 2022.

PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.

(È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati in missione a decorrere dalla seduta odierna sono complessivamente 104, come risulta dall'elenco consultabile presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna (Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna).

Svolgimento di interpellanze urgenti.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interpellanze urgenti.

(Iniziative di competenza per evitare l'invio agli utenti di fatturazioni riferite a crediti prescritti nell'ambito delle forniture di acqua, energia elettrica e gas gestite dai comuni - n. 2-01509)

PRESIDENTE. Passiamo alla prima interpellanza urgente all'ordine del giorno Baldelli ed altri n. 2-01509 (Vedi l'allegato A).

Chiedo al deputato Baldelli se intenda illustrare la sua interpellanza o se si riservi di intervenire in sede di replica.

SIMONE BALDELLI (FI). Presidente, la illustro brevemente. Nel corso della scorsa legislatura prendemmo atto in questa Assemblea - portai avanti diverse iniziative al riguardo sia di sindacato ispettivo sia normative - del fatto che spesso accadeva che utenti del servizio idrico, del servizio elettrico o del gas ricevessero conguagli molto consistenti, relativi a un numero importante di anni precedenti. Spesso si leggeva sui giornali la notizia della signora anziana, pensionata, cui arrivavano migliaia di euro di conguaglio di luce, di gas o di acqua. Sulla scorta di questo, oltre alle iniziative di sindacato ispettivo, avevamo predisposto una proposta di legge a mia prima firma, portata avanti trasversalmente con i colleghi Crippa del MoVimento 5 Stelle e Benamati del Partito Democratico che, attraverso un lavoro di mediazione svolto con intelligenza dall'allora relatore Becattini, fu approvata in questo ramo del Parlamento all'unanimità per inserire il termine di prescrizione di due anni, un termine inequivocabile e valevole per tutti. Sulla scorta di questa iniziativa, stringendosi i tempi della legislatura, presentai alla legge di bilancio per il 2018 un emendamento, che avrebbe poi trasformato questa proposta di legge in norma di legge, nel passaggio alla Camera e al Senato, attraverso la doppia lettura. Questa norma prevedeva il termine di prescrizione biennale per le fatture dell'energia elettrica con scadenza successiva al 1° marzo 2018, per l'anno successivo per il settore del gas e per l'anno successivo ancora per il settore idrico. Questo ha sostanzialmente evitato fenomeni di massa come quello della richiesta di prescrizioni pluriennali che erano state, attraverso la norma, dichiarate illegittime e tutti gli operatori si sono man mano adeguati. Potete bene immaginare la mia sorpresa, da presidente della Commissione d'inchiesta sulla tutela dei consumatori e degli utenti quando, il 3 maggio scorso, l'Autorità garante della concorrenza e del mercato è venuta a dirci che, con riferimento a migliaia di comuni che ancora oggi gestiscono il servizio idrico integrato e forniscono servizi di erogazione diretta di energia ed acqua, non si applicano questi termini di prescrizione.

Per questo, ho ritenuto opportuno, doveroso - malgrado l'Autorità garante della concorrenza e del mercato ci abbia detto di aver già avviato un confronto con le associazioni dei comuni ed interventi diretti a far rispettare la legalità su questo tema - interessare anche il Governo. Credo non ci si possa permettere in un momento di rincari così importante come questo che anche solo potenzialmente una platea di migliaia di comuni, in barba a una previsione di legge, non segua l'orientamento consigliato dalle autorità, ma possa richiedere conguagli non dovuti o illeciti, perché i termini di prescrizione sono chiari e inequivocabili, a maggior ragione a seguito degli ulteriori interventi normativi fatti sulla norma di cui parlavo poc'anzi.

Chiedo al Governo chiarimenti in relazione a questo e se, per le parti di propria competenza, non intenda intervenire per fare in modo che questa situazione abbia a terminare il più presto possibile.

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per l'Interno, Ivan Scalfarotto, ha facoltà di rispondere.

IVAN SCALFAROTTO, Sottosegretario di Stato per l'Interno. Signora Presidente, onorevoli deputati, gli onorevoli interpellanti, con riguardo al regime regolatorio relativo a contratti di fornitura di energia elettrica, gas e servizio idrico, di cui alla legge n. 205 del 2017, fanno riferimento a comunicazioni dell'Autorità garante della concorrenza e del mercato, dalle quali risulterebbe che all'incirca 3 mila comuni, tra quelli che forniscono in gestione diretta i servizi di erogazione dell'energia elettrica e dell'acqua, non osservino la prescrizione biennale prevista dalla normativa di settore per i crediti maturati relativi ai servizi erogati. Gli interpellanti, pertanto, chiedono interventi di informazione e dissuasione per bloccare l'invio agli utenti di fatturazioni per consumi che si sono ormai prescritti.

Al riguardo, è importante sottolineare preliminarmente che, alla luce del quadro ordinamentale vigente, la materia esula dalle attribuzioni del Ministero dell'Interno. Infatti, il Ministero dell'Interno, al di là di specifiche ipotesi previste dall'ordinamento, non dispone, in ossequio al principio autonomistico previsto dalla Carta costituzionale, di un potere generalizzato di verifica della legittimità degli atti posti in essere dagli enti locali. Per la medesima ragione, il Ministero dell'Interno neppure è dotato di poteri sanzionatori nei confronti di atti posti in essere dagli enti locali, se non nei casi tassativamente previsti dalla legge.

Tanto premesso, dal punto di vista dell'assetto normativo in vigore, per rispondere all'atto di interpellanza urgente in questione si è provveduto a interessare tanto il Ministero della Transizione ecologica, che il Ministero dello Sviluppo economico. Il Ministero della Transizione ecologica ha fornito un proprio contributo, incentrato sulle deliberazioni dell'Autorità di regolazione per l'energia reti e ambiente (ARERA). Il Ministero dello Sviluppo economico ha, invece, comunicato di non disporre di elementi di interlocuzione utili. Per una più approfondita disamina della questione, sono state interessate, quindi, direttamente anche le Autorità indipendenti di settore, e, segnatamente, la citata ARERA e l'Autorità garante della concorrenza e del mercato (AGCM).

Va osservato che la legge di bilancio 2018 ha introdotto un regime di prescrizione biennale - la cosiddetta prescrizione breve - per i crediti vantati dagli operatori del settore idrico per consumi pregressi, oltre che per i settori dell'elettricità e del gas. La norma prevedeva il diritto degli utenti, sia domestici che professionisti e microimprese, di eccepire la prescrizione degli importi riferiti a consumi risalenti a più di due anni indicati in fatture emesse a partire dal 1° gennaio 2020, laddove il ritardo nella fatturazione non fosse dovuto ad “accertata responsabilità dell'utente”. Successivamente, il legislatore, nell'intento di rafforzare la tutela dei consumatori, con la legge di bilancio 2020, ha modificato il precedente regime, precludendo agli operatori del settore la possibilità di respingere le eccezioni di prescrizione per consumi risalenti a più di due anni fatturati intempestivamente, anche in ipotesi di responsabilità imputabile al fruitore del servizio. Alla luce di questo sviluppo normativo, l'ARERA ha fornito un puntuale e aggiornato quadro regolatorio della materia, distinguendolo nei due settori “energia” e “servizio idrico integrato”. Con riferimento al primo settore, con due successive delibere - l'una del 2018 e l'altra del 2021 - l'Autorità è intervenuta per dare attuazione alle citate modifiche normative in materia di prescrizione, provvedendo, in particolare, a rafforzare le misure informative a vantaggio dei clienti finali di piccole dimensioni nei casi di fatturazione di importi riferiti a consumi risalenti a più di due anni e ponendo in capo ai venditori specifici obblighi di comunicazione. Analogamente, per il settore del servizio idrico integrato, l'Autorità è intervenuta - con una delibera del 2019 e una del 2021 - anche in ottemperanza ad alcune sentenze del TAR della Lombardia, sempre del 2021, adottando talune disposizioni per il rafforzamento delle tutele a vantaggio degli utenti finali nei casi di fatturazione di importi riferiti a consumi risalenti a più di due anni. In particolare, l'Autorità ha posto in capo al gestore del servizio idrico integrato, controparte dei contratti di fornitura con gli utenti finali, una serie di obblighi informativi volti a facilitare l'utente medesimo nell'esercizio dell'attivazione della prescrizione con riferimento alle fatture i cui importi si riferiscono a consumi risalenti a più di due anni. Ad avviso di ARERA, gran parte dei comuni cui si fa riferimento nell'interpellanza è rappresentata da quelli che erogano il servizio in territori in cui la gestione non è ancora affidata a un gestore unico d'ambito. L'Autorità ha, infine, precisato che di tali comuni viene data periodica informazione nella sua relazione semestrale al Parlamento, la cui ultima edizione risale al febbraio 2022. Da parte sua, l'Autorità garante della concorrenza e del mercato ha illustrato le caratteristiche del contenzioso oggetto dell'interpellanza, precisando di aver ricevuto, a partite dall'entrata in vigore della normativa citata, e soprattutto nel corso del 2021, numerose segnalazioni di consumatori utenti del servizio idrico che hanno lamentato la non corretta applicazione della disciplina da parte dei gestori. Le criticità evidenziate riguardano principalmente due aspetti: il primo è il mancato tempestivo adeguamento agli obblighi informativi sulla prescrizione breve, previsti dalla disciplina legislativa e regolatoria; il secondo è il mancato accoglimento delle istanze di riconoscimento della prescrizione biennale presentate dagli utenti, relative a crediti riferiti a consumi idrici fatturati successivamente al 1° gennaio 2020 e risalenti ad oltre due anni dalla data di emissione della relativa bolletta.

A fronte di un quadro così articolato, l'Autorità ha differenziato le sue linee di intervento. Nel caso in cui le criticità rilevate riguardassero soltanto aspetti di natura informativa, l'Autorità ha inviato ai gestori lettere di moral suasion, chiedendo agli stessi, ai sensi del codice del consumo, di rimuovere i profili di possibile scorrettezza rilevati. Invece, nel caso in cui le criticità rilevate riguardassero, sia gli aspetti di natura informativa, sia il mancato accoglimento delle istanze di prescrizione breve, nonostante ne ricorressero i presupposti, l'Autorità ha avviato alcuni procedimenti istruttori, volti ad accertare la possibile scorrettezza del comportamento del gestore. In tal senso, 1'Autorità ha comunicato ai gestori che i comportamenti descritti potrebbero integrare una pratica commerciale scorretta, ai sensi degli articoli 20, 22, 24 e 25 del codice del consumo, in quanto contrari alla diligenza professionale e idonei a indurre in errore il consumatore medio, con riguardo all'esistenza e alla possibilità di esercitare tempestivamente una prerogativa che gli è attribuita dalla vigente disciplina.

L'Autorità, nel rappresentare che l'interlocuzione con una parte dei gestori, in particolar modo dei comuni, è ancora in corso, ha sottolineato che alcuni gestori hanno risposto in maniera positiva all'invito dell'Autorità, rimettendo in termini gli utenti che non avevano ricevuto adeguata informativa sulla presenza in bolletta di importi prescrittibili e inviando a ciascuno di essi un'opportuna comunicazione, per consentir loro la possibilità di eccepire la prescrizione di tali importi, nonché la possibilità di richiedere il rimborso degli importi eventualmente già pagati.

PRESIDENTE. Il deputato Baldelli ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alla sua interpellanza.

SIMONE BALDELLI (FI). La ringrazio, Presidente Spadoni. Noi qui abbiamo una situazione singolare, nel senso che il Garante della concorrenza e del mercato sta svolgendo interventi, a fronte di quelle che lei ci ha detto essere numerose segnalazioni, da un lato, verso l'assenza di informazione con lettere di moral suasion e, dall'altro, con procedimenti istruttori che fanno configurare la pratica commerciale scorretta. Tutto questo sarebbe ordinario, anche se singolare, nella violazione delle norme, se non si trattasse di enti locali. Il paradosso è che noi potenzialmente ci troviamo di fronte a procedimenti istruttori per concorrenza, per pratiche commerciali scorrette, da parte non di soggetti commerciali, ma di enti locali e lo trovo molto singolare. Ci sarebbe tutta una riflessione da svolgere sull'opportunità che questi servizi, da un lato, continuino ad essere svolti da comuni perché sono attività commerciali e, dall'altro, sul fatto che sia la possibilità, così come c'è per tanti altri temi, penso per esempio al codice della strada, con riferimento al Ministero dell'Interno, relativamente ai comuni che non consegnano entro il 31 maggio la relazione telematica sui proventi delle multe, su quanto incassano e su come spendono questi soldi. In quel caso, il codice prevede una sanzione che, peraltro, non è mai stata applicata - ma anche su questo stiamo facendo un'altra battaglia parallela - di decurtazione del 90 per cento di questi introiti. Forse sarà il caso di prevedere una sanzione, in modo che il Ministero dell'Interno, a valere sui trasferimenti ai comuni che si permettono di svolgere pratiche commercialmente scorrette nei confronti dei cittadini, possa irrogare una sanzione. Infatti, è un po' poco che si lasci tutto questo alla vigilanza dell'Autorità garante della concorrenza e del mercato, che dovrebbe vigilare sulle attività dei soggetti privati o partecipati. Credo che si potrebbe utilizzare lo strumento della Conferenza Stato-città ed autonomie locali per evidenziare che questo tema è stato posto all'attenzione del Governo in Parlamento e che il Governo, in questa fase, rispondendo a questa interpellanza, ha svolto - e per questo la ringrazio sottosegretario Scalfarotto - un lavoro almeno istruttorio e di indagine sul fenomeno attraverso il Ministero della Transizione ecologica, da un lato, il MISE, dall'altro, e le varie Autorità.

Mi auguro che il numero di queste segnalazioni, pur essendo definito numeroso, sia circoscritto, ma se la platea potenziale è di 3 mila comuni, mettiamoci un po' di impegno su questo tema, altrimenti, in una fase in cui le bollette addirittura stanno raddoppiando o triplicando - parlo di bollette per utenti e famiglie, ma poi c'è tutto un altro mondo di imprese, eccetera -, rischiamo di avere un problema vero, un problema di massa.

Credo che, di qui a breve, il Governo dovrà farsi carico - la prego, sottosegretario, di essere strumento di questa iniziativa dal punto di vista del Governo - non della moral suasion, perché questo non è il buon consiglio o l'iniziativa di un'Autorità. Voi siete il Governo e gli enti locali sono parte della struttura ordinamentale del nostro Paese, per cui fatevi carico di ricordare che c'è una prescrizione di legge. Tutte le iniziative di ARERA, anche propedeutiche all'entrata in vigore completa, sono state seguite passo passo da chi, come me - penso anche al collega Crippa - ha fatto riunioni con l'Autorità per capire come fare e informare meglio. Se, da un lato, non si informa il cittadino che c'è la prescrizione breve e, dall'altro, quando fa l'istanza per dire “guardate, ci avete fatturato qualcosa superiore ai due anni e non potete farlo”, non vengono neanche accolte le istanze, allora c'è un problema. Interveniamo. Mi faccio carico di sollevare le questioni, anche formalmente, anche quelle che estemporaneamente poi passano per la Commissione o per le varie relazioni. Questo è un tema da tenere sotto controllo, altrimenti rischiamo che si riapra una falla in una norma che è stata scritta e, addirittura, perfezionata con un ulteriore intervento, proprio per rendere inequivocabile quel termine e per evitare situazioni spiacevoli per i consumatori, per gli utenti, per coloro che non dovrebbero essere chiamati a pagare i consumi al di sopra dei due anni di prescrizione.

(Iniziative di competenza per fronteggiare le criticità determinatesi nel settore dello smaltimento dei rifiuti in relazione agli oneri di gestione degli impianti individuati come “minimi” - n. 2-01513)

PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza urgente Cassese ed altri n. 2-01513 (Vedi l'allegato A). Chiedo al deputato Cassese se intenda illustrare la sua interpellanza o se si riservi di intervenire in sede di replica.

GIANPAOLO CASSESE (M5S). Grazie, Presidente. L'interpellanza urgente di oggi riguarda il tema della gestione dei rifiuti organici e lo scenario di caos e di paralisi che si sta prefigurando in tutto il Paese per quanto riguarda questo settore, fondamentale da un punto di vista ambientale, sociale e occupazionale. Che cosa sta succedendo? L'Autorità di regolazione per energia reti e ambiente (ARERA) ha adottato, con delibera 3 agosto 2021, il Metodo tariffario rifiuti (MTR-2) per il secondo periodo regolatorio 2022-2025.

L'MTR-2 prevede che le regioni prive di un gestore integrato individuino quali impianti di trattamento dei rifiuti debbano essere considerati come impianti di chiusura del ciclo “minimi”. Ad oggi, a quanto consta, solo una parte delle regioni ha soddisfatto tale previsione, creandosi così una situazione del tutto disomogenea sul territorio nazionale. Delle regioni che hanno ottemperato, solo Puglia, Sicilia, Campania, Liguria, Umbria e Friuli-Venezia Giulia hanno individuato impianti “minimi”, mentre le altre hanno qualificato tutti gli impianti privati come “aggiuntivi”. Per quanto riguarda il Sud Italia, in cui tutte le regioni sono accomunate da una insufficiente capacità impiantistica, solo la Puglia, la Campania e la Sicilia hanno individuato gli impianti “minimi”. In relazione agli impianti definiti “minimi”, l'MTR-2 prevede un regime amministrato a tariffa regolata. Il criterio di calcolo della tariffa al “cancello” prende a riferimento i costi di esercizio dell'anno 2020 (2 anni fa), costi che non tengono conto, in alcun modo, dei vertiginosi aumenti del costo della forza motrice in termini di energia, gas, carburante, materie prime e, più in generale, di molti beni e servizi (ad esempio, i pezzi di ricambio e i materiali di consumo) necessari per l'esercizio degli impianti di trattamento dei rifiuti, aumenti verificatesi negli ultimi mesi per gli effetti della pandemia ed esasperati ora dal conflitto bellico in Ucraina.

L'applicazione nel 2022 di tariffe determinate sulla base dei costi del 2020 sta costringendo i gestori privati degli impianti individuati come “minimi” ad operare in condizioni non sostenibili. Nelle tante regioni dove, invece, ancora non si è attivata questa catalogazione o è stata fatta solo parzialmente, gli impianti possono continuare ad operare secondo le dinamiche di mercato, senza limitazioni quantitative e territoriali, con i rifiuti che possono circolare su tutto il territorio nazionale, con evidenti alterazioni delle dinamiche concorrenziali tra le imprese.

Converrete tutti sul fatto che non può essere una scelta di ciascuna regione individuare gli impianti come “minimi” o “aggiuntivi”, falsando così la concorrenza tra impianti situati in regioni diverse, gli uni obbligati ad una tariffa regolata, gli altri sostanzialmente liberi. Inoltre, disciplinare la materia a livello regionale avrebbe un senso se anche i rifiuti liquidi e solidi da trattamento, cioè prodotti dagli impianti da FORSU e verde trovassero allocazione nella stessa regione a tariffe anche essere regolate.

In queste condizioni c'è il rischio concreto di creare e alimentare un turismo dei rifiuti tra regioni. Il traffico di rifiuti tra le regioni si verrebbe a creare a causa delle differenti prerogative di tariffa al “cancello” tra impianti, a seconda del loro status di “minimi” o “aggiuntivi” e, a maggior ragione, se alcuni impianti, con la nuova definizione della tariffa, non potessero più continuare la loro attività. Si tratta di una stortura che produce gravi difformità tra un territorio e l'altro, a cui va posto rimedio immediatamente, perché vi è un rischio concreto di paralisi. E, quando diciamo paralisi, intendiamo che il ritiro e il trattamento dei rifiuti organici, soprattutto nel Sud Italia - ma non solo, tengo a precisarlo -, rischia concretamente l'interruzione, con conseguenti chiusure aziendali e inevitabili gravi ripercussioni occupazionali, aspetti certamente non secondari nel quadro critico che stiamo attraversando e con tutte le preoccupanti conseguenze che la congiuntura internazionale, con il conflitto bellico ancora in corso, continuerà, purtroppo, a produrre anche dal punto di vista economico.

Oltre alle chiusure aziendali per insostenibilità economica, a fronte di costi energetici oggi esorbitanti, rischiamo che la frazione organica dei rifiuti dei cittadini italiani non venga più smaltita. Inoltre, per il comparto agricolo verrebbe a mancare un ulteriore compost per fertilizzare i terreni, condizione necessaria per le produzioni agroalimentari sul suolo nazionale.

Questa è la situazione, che ovviamente ha mandato in allarme le associazioni e gli operatori del settore, come Cisambiente, Utilitalia, Fise/Assoambiente e come il Consorzio italiano compostatori, l'associazione nazionale per la produzione del compost, che, in una lettera inviata ad ARERA e, per conoscenza, anche al Mite e al Mise, ha chiesto espressamente misure sospensive e di ripensamento all'attuale quadro regolatorio per salvaguardare il comparto ed evitare che, nei prossimi mesi, si assista all'uscita dal mercato di numerose imprese, con la gravosa conseguenza dell'interruzione del servizio di ritiro e trattamento dei rifiuti.

Per scongiurare lo scenario disastroso che ho brevemente descritto, chiediamo quali iniziative di competenza il Governo intenda assumere in concreto e con quali tempi.

PRESIDENTE. La sottosegretaria di Stato per la Transizione ecologica, Vannia Gava, ha facoltà di rispondere.

VANNIA GAVA, Sottosegretaria di Stato per la Transizione ecologica. Grazie, Presidente. In merito alle questioni poste dagli onorevoli interpellanti, si rappresenta quanto segue. Innanzitutto, è opportuno rappresentare alcuni elementi al fine di fornire un inquadramento della regolazione adottata dall'Autorità di regolazione per energia reti e ambiente, in ordine agli impianti di trattamento dei rifiuti urbani.

Gli impianti di trattamento di chiusura del ciclo, assoggettabili alle regole di riconoscimento dei costi e ai criteri per la determinazione delle tariffe di accesso, secondo le regole stabilite dalla stessa Autorità, comprendono gli impianti per il trattamento della frazione organica dei rifiuti urbani, gli impianti di incenerimento (con e senza recupero di energia) e le discariche.

Con riferimento agli impianti non integrati (ossia gli impianti gestiti dall'operatore incaricato di attività a monte del servizio di gestione dei rifiuti), in base a valutazioni sul livello di efficacia dell'eventuale esistenza di pressione competitiva nel contribuire alla promozione di efficienza allocativa in un determinato territorio, gli impianti di chiusura del ciclo sono classificati in impianti di chiusura del ciclo “minimi” (individuati come indispensabili nella misura in cui offrono capacità in un mercato con rigidità strutturali, caratterizzato da un forte e stabile eccesso di domanda e da un limitato numero di operatori), e impianti di chiusura del ciclo “aggiuntivi”.

Riguardo ai criteri di determinazione delle tariffe di accesso agli impianti di trattamento, tale classificazione permette di modulare gli strumenti di regolazione, secondo l'approccio asimmetrico stabilmente adottato dall'Autorità, in base al quale gli impianti individuati come “minimi” sono assoggettati a una regolazione dei costi riconosciuti e delle tariffe di accesso secondo i criteri delineati nel Metodo tariffario rifiuti per il secondo periodo regolatorio 2022-2025, mentre gli impianti di chiusura del ciclo “aggiuntivi” sono soggetti ad obblighi di trasparenza sulle condizioni di accesso.

In merito alla individuazione degli impianti di chiusura del ciclo “minimi”, con nota del 1° dicembre 2021 l'Autorità ha, pertanto, inviato a tutte le regioni e alle province autonome di Trento e Bolzano un'apposita richiesta di informazioni, cui hanno fornito risposta 18 regioni e province autonome, mancando ancora, alla data odierna, un riscontro ufficiale da parte di tre regioni (Marche, Lazio e Basilicata). Dalle risposte finora pervenute, emerge come abbiano individuato impianti “minimi” sul proprio territorio, in misura più o meno estesa rispetto alla ricognizione effettuata in relazione agli impianti esistenti, 15 regioni e province autonome - ad eccezione di Lombardia, Sardegna e Molise - che hanno classificato come “aggiuntivi” tutti gli impianti dedicati al trattamento dei rifiuti urbani. Peraltro, anche la regione Lazio ha comunicato all'Autorità l'imminente adozione da parte della giunta regionale dell'atto di individuazione di impianti “minimi” nel proprio territorio.

Venendo ora al primo punto sollevato nell'interpellanza, come si evince dal quadro appena illustrato, la ricognizione svolta dalle regioni, incluse gran parte di quelle del Sud e delle Isole, ad eccezione solo di Molise e Sardegna, ha evidenziato l'esistenza di condizioni per l'individuazione di impianti “minimi”, che appare, quindi, la scelta di gran lunga prevalente.

In merito al secondo punto posto in risalto nell'interpellanza, l'ARERA riferisce che, fondandosi su criteri di certezza, di uniformità e di coerenza nell'emanazione dei propri provvedimenti ed ai fini del calcolo dei costi efficienti da ammettere a riconoscimento tariffario, si debba fare riferimento ai costi effettivi come risultanti da fonti contabili obbligatorie e relativi ad un anno base per cui i dati certi siano effettivamente disponibili, adottando, pertanto, il criterio dell'anno (a-2) per la determinazione delle tariffe di accesso per l'anno, procedendo, al contempo, ad una omogeneizzazione della rappresentazione e della trattazione dei costi ammissibili ai fini tariffari, sulla base di quanto previsto anche negli altri servizi regolati dall'Autorità, ossia rettificando le voci di bilancio in ragione di ben definite “poste rettificative”. Tuttavia, alla luce delle criticità legate all'attuale contesto, con specifico riferimento alla volatilità e all'aumento dei costi della fornitura di energia elettrica, gas, carburante, materie prime, nonché di beni e servizi, come rappresentati nell'interpellanza, l'Autorità dichiara che, una volta acquisite eventuali evidenze documentali, ad oggi ancora non pervenute, intende valutare l'introduzione di misure regolatorie aggiuntive che permettano, in modo selettivo, di garantire la continuità del servizio, in particolare da parte dei gestori degli impianti di trattamento “minimi”, comunque garantendo la stabilità del quadro di regole di riferimento, come, peraltro, avvenuto nel recente passato con l'introduzione di alcuni elementi di flessibilità tesi a mitigare gli effetti negativi derivanti dall'emergenza COVID-19 sull'equilibrio economico e finanziario delle gestioni e sulle condizioni di svolgimento delle prestazioni.

Tanto premesso, si significa che ad oggi non risultano pervenute, presso le strutture deputate di questo Ministero, segnalazioni, da parte di soggetti istituzionali, operatori del settore e organizzazioni di categoria di significative criticità in merito a quanto rappresentato nell'interpellanza.

Qualora si dovessero acquisire anche soltanto elementi di criticità, si provvederà ad avviare tempestivamente un'interlocuzione specifica con ARERA e i soggetti interessati per presidiare quanto segnalato, al fine di scongiurare e prevenire ogni eventuale forma di possibile criticità della filiera del trattamento dei rifiuti.

PRESIDENTE. Il deputato Cassese ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alla sua interpellanza.

GIANPAOLO CASSESE (M5S). Grazie, Presidente Spadoni. Io non mi ritengo soddisfatto e penso che anche i miei colleghi non si ritengano soddisfatti della risposta del Governo, salvo per l'apertura parziale che c'è stata nella risposta della sottosegretaria Vannia Gava, che ringrazio, riguardo alla possibilità dichiarata da ARERA di aggiungere delle attività regolatorie in un prossimo futuro per cercare di risolvere almeno parzialmente le problematiche che ho evidenziato in premessa. In realtà, le lettere pervenute ai Ministeri le ho rilette personalmente ed erano in copia agli stessi Ministeri. Aggiungo anche che ci sono numerosissimi ricorsi già depositati, sia contro ARERA sia rispetto alle regioni di competenza, e tanti altri ricorsi saranno depositati nei prossimi giorni, perché alcune regioni hanno risposto solo alcuni giorni fa.

Solo per rimanere su alcuni aspetti pratici, parlando, appunto, dei costi parametrati al 2020, mi chiedo come sia pensabile che un'azienda possa oggi resistere sul mercato con gli aggravi che ci sono stati. Un altro aspetto è quello della bancabilità delle aziende (per rimanere sugli aspetti pratici): quale istituto di credito potrebbe sostenere un piano finanziario di un'azienda che è soggetta a una tariffa regolata sottocosto per due anni e non è in grado di prevedere i flussi finanziari per i periodi successivi? Cioè, sarebbe impossibile per questa azienda rimanere sul mercato. Per tutte queste ragioni, ovviamente, noi non possiamo far altro che rimanere al fianco degli operatori del settore. Riteniamo che la gestione dei rifiuti organici sia importantissima perché si rischia di creare una paralisi nel sistema Italia. Soprattutto, quello che si vuole scongiurare, come ho detto in premessa, è il rischio di traffico dei rifiuti tra regioni, perché venendo a mancare gli impianti, soprattutto nel Sud Italia, possiamo ben immaginare che i grandi impianti presenti nel Nord magari non aspettino altro per poter gestire anche i rifiuti provenienti dal Sud. È per questo che insisto nel chiedere al Governo un impegno concreto, affinché ARERA possa interviene tempestivamente attraverso quelle azioni.

È indubbio che perverranno agli uffici competenti di ARERA e dei Ministeri tutti gli atti consequenziali, però penso che non ci voglia un grandissimo esperto per comprendere che, seppure siano condivisibili le finalità di fissare la tariffa e parametrarla a un anno preciso, nel 2020 nessuno poteva immaginare la pandemia e il conflitto in Ucraina, che stanno determinando gli effetti che sono sotto gli occhi di tutti e che, quindi, rendono totalmente insostenibile la gestione economico-finanziaria da parte dell'azienda.

(Iniziative volte a verificare il corretto adempimento degli obblighi contributivi da parte di alcune aziende di telemarketing operanti nel territorio di Maglie e Casarano, in provincia di Lecce - n. 2-01504)

PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza urgente Donno ed altri n. 2-01504 (Vedi l'allegato A). Chiedo al deputato Donno se intenda illustrare la sua interpellanza o se si riservi di intervenire in sede di replica.

LEONARDO DONNO (M5S). Grazie, Presidente. Da ormai diversi anni, in particolare nel territorio di Maglie e Casarano, comuni della provincia di Lecce, numerosi lavoratori prestano la propria attività in favore di società operanti nel settore dei call center. Prescindendo da tutte le doglianze che i lavoratori ad oggi esprimono, è stata sollevata una seria problematica relativa al repentino mutamento della ragione sociale dei soggetti giuridici operanti nelle singole sedi e che di volta in volta subentrano quali datori di lavoro.

Questo repentino susseguirsi di società ha comportato, come danno più evidente in capo ai lavoratori, l'omesso versamento della contribuzione relativa a diversi periodi lavorativi. Alcuni dipendenti, ad esempio, si vedevano respingere la domanda di indennità di disoccupazione, poiché l'azienda non aveva versato i contributi necessari per la concessione della prestazione. A tal proposito, in relazione a quanto sopra descritto, in data 18 marzo 2021 veniva da me inoltrata, a mezzo PEC, all'INPS di Lecce, direzione provinciale ed agenzia di Casarano e Maglie, formale richiesta di chiarimenti in ordine all'omesso versamento della contribuzione relativa a diversi periodi fiscali lavorativi, da parte delle società di seguito indicate, e formale istanza di accesso agli atti alle sedi INPS di Cuneo, Roma e Napoli, al fine di effettuare un controllo sul regolare versamento della contribuzione dei dipendenti delle seguenti società che hanno operato ed operano sui siti di Maglie e Casarano: Progetto Vendita, con sede a Milano, e Power Selling Srl, con sede a Roma. La richiesta di cui sopra veniva riscontrata, con nota del 31 marzo 2021, solo dall'INPS di Casarano, in provincia di Lecce, con la quale si comunicava che le suindicate aziende, inquadrate come call center, presentavano un rilevante numero di collaboratori iscritti alla gestione separata INPS. Le altre sedi INPS interpellate e territorialmente competenti, in base alla cosiddetta gestione separata, asserivano di non poter fornire adeguato riscontro, poiché il soggetto richiedente non era qualificato all'ostensione degli atti, ex lege n. 241. È necessario e urgente un approfondimento della vicenda, poiché le predette società hanno tra loro una continuità aziendale, considerato principalmente il passaggio tra le stesse dei medesimi dipendenti e, in alcuni casi, del medesimo consulente. Tali elementi propendono per un disegno volto ad eludere gli obblighi contributivi, vieppiù alla luce della schematica e preordinata chiusura aziendale allo scadere dei termini per il versamento degli oneri contributivi. A mio avviso, si tratterebbe per lo più di aziende apparentemente estranee tra loro, ma in realtà collegate e che avrebbero creato un intricato sistema di scatole cinesi o società cosiddette cartiere. Tra l'altro, la frammentazione della competenza a livello territoriale delle individuate sedi INPS, finalizzata al recupero dei crediti contributivi, rende difficoltoso il buon esito dell'azione di recupero stessa anche per la Guardia di finanza del capoluogo leccese, investita da me e da numerosi dipendenti con numerosi esposti, al fine di fare chiarezza sulla vicenda e di interrompere un sistema ormai rodato e volto ad eludere gli obblighi contributivi previdenziali ed assistenziali.

In considerazione di tutto quanto esposto e data la gravità dei fatti, se così fossero accertati, si chiede quali iniziative di competenza del Ministero del Lavoro si intendano assumere per verificare la regolarità contributiva delle predette aziende, il numero totale dei dipendenti aziendali, suddivisi tra lavoratori subordinati a tempo determinato o indeterminato, parasubordinati e altre forme di rapporto di lavoro contrattuali, alla luce di un fenomeno, quello dello sfruttamento del lavoro di telemarketing da parte di aziende spesso fittizie tramite il sistema delle cosiddette scatole cinesi, finalizzato all'omesso versamento di contributi previdenziali ed assistenziali.

PRESIDENTE. La sottosegretaria di Stato, Vannia Gava, ha facoltà di rispondere.

VANNIA GAVA, Sottosegretaria di Stato per la Transizione ecologica. I fatti esposti nell'interpellanza riguardano l'omesso versamento di contributi previdenziali ed assistenziali da parte di due società operanti nel settore dei call center nel territorio di Lecce. Al fine di acquisire necessari elementi informativi sui gravi fatti segnalati dall'onorevole interpellante, il Ministero del Lavoro ha consultato l'Ispettorato nazionale del lavoro e l'INPS. L'Ispettorato territoriale del lavoro di Lecce ha reso noto che negli anni 2018-2019 sono pervenute venti richieste di intervento a carico della società Progetto Vendita, che in quegli anni aveva la sede legale a Roma, e delle unità operative in provincia di Lecce. In ordine a tali richieste, relative a differenze retributive e mancata corresponsione dell'indennità in materia di ANF, malattia e maternità, l'ITL ha proceduto all'emanazione di altrettante diffide accertative, ai sensi dell'articolo 12 del decreto legislativo n. 124 del 2004, peraltro non ottemperate e, pertanto, validate con decreti di convalida. È risultato altresì che la predetta società denunciava la contribuzione utilizzando una matricola INPS non appartenente alla sede di Lecce e con accentramento contributivo nella regione Lazio. Inoltre, nel gennaio 2019 è stato effettuato da parte dell'Ispettorato di Lecce un accesso ispettivo presso il call center ubicato in Maglie, dove sono stati trovati intenti al lavoro 113 lavoratori, di cui 109 (102 con qualifica di operatori telefonici e 7 con qualifiche di team leader/responsabili commesse) dipendenti della società Power Selling, con sede legale a Roma, e 4 lavoratori (con la qualifica di operatore telefonico) risultati dipendenti di Progetto Vendita Srl.

A conclusione degli accertamenti si è provveduto a contestare alle società menzionate, per il periodo novembre 2018 - gennaio 2019, l'utilizzazione illecita di manodopera, in quanto i 4 lavoratori formalmente assunti da Progetto Vendita Srl hanno svolto, di fatto, attività lavorativa per la società Power Selling illecitamente, in quanto la predetta azienda non era autorizzata a svolgere attività di somministrazione di manodopera e non risultava, infatti, regolarmente iscritta all'albo tenuto presso l'ANPAL.

In merito ai profili previdenziali l'INPS, a seguito di verifica, ha precisato che per la società Progetto Vendita Srl, fallita il 21 maggio 2020, il debito, pari a 2.121.361 (per gestione Uniemens e gestione separata), risulta interamente trasmesso all'Agenzia per la riscossione, che ha provveduto all'insinuazione nel passivo fallimentare. Per la società Power Selling, in scioglimento e liquidazione dal 17 settembre 2020, l'INPS ha riferito che risulta un debito ancora in fase amministrativa, pari a 112.237 euro (gestione separata), e un debito di 93.497,93 trasmesso all'Agenzia della riscossione (gestione Uniemens e gestione separata). L'INPS ha specificato che le due situazioni sono state pertanto correttamente seguite e gestite dall'Istituto, che sta portando a compimento tutte le attività di recupero del credito, secondo le previsioni della normativa vigente. Il Ministero del Lavoro assicura, pertanto, la massima attenzione su quanto segnalato dall'onorevole interpellante.

Sul piano più generale, il contrasto al fenomeno dell'elusione contributiva assistenziale - spesso connesso, come giustamente denunciato dall'onorevole, alla nascita e alla chiusura di imprese fittizie secondo un meccanismo cosiddetto a scatole cinesi - è parte di una strategia più complessa di lotta al lavoro irregolare e allo sfruttamento del lavoro, che il Governo sta perseguendo con determinazione. Nel PNRR è stata espressamente prevista la realizzazione di un Piano nazionale di contrasto al lavoro sommerso, che prevede la piena sinergia di istituzioni e parti sociali. A tal proposito, il 3 marzo scorso si è insediato il tavolo tecnico per l'elaborazione del piano istituito con decreto ministeriale del 24 febbraio scorso. Il tavolo tecnico, inoltre, delineerà un'opportuna strategia di indirizzo dell'attività ispettiva; studierà forme e modalità concrete di denunce da parte dei lavoratori costretti a lavorare in condizione di lavoro irregolare; favorirà il dialogo e la collaborazione con le parti sociali. Inoltre, con il decreto-legge 30 aprile 2022, n. 36, è stato istituito il Portale nazionale del sommerso, che accentra in un'unica banca dati i risultati delle attività di vigilanza in materia di lavoro sommerso esercitate dai diversi organi ispettivi, che consentirà anche di elaborare misure per la trasformazione del lavoro sommerso in lavoro regolare. L'obiettivo è quello di realizzare un'azione di contrasto dei fenomeni di dumping contrattuale, di evasione e di elusione contributiva, di lavoro irregolare, di somministrazione abusiva di manodopera, che possa contribuire a un'effettiva tutela dei lavoratori, sia riguardo il profilo retributivo e contributivo, sia riguardo quello della sicurezza. Per la realizzazione di tali obiettivi è necessario rafforzare le attività di vigilanza e controllo e repressione. Per questo il Governo ha potenziato le competenze e l'organico dell'Ispettorato nazionale del lavoro e ha rafforzato il sistema di coordinamento tra le istituzioni competenti e le Forze dell'ordine, al fine di una maggiore interoperabilità dei flussi informativi e una più efficace sinergia operativa tra tutti i soggetti coinvolti. È necessario però affiancare, all'azione repressiva e di controllo, interventi e misure che favoriscono, anche in un'ottica incentivante, il dialogo e la collaborazione con le imprese e gli operatori di settore. Si tratta di un percorso avviato che deve proseguire con determinazione, nella consapevolezza che la regolarità contributiva contrattuale è presupposto di una crescita economica sana e di uno sviluppo sostenibile.

PRESIDENTE. Il deputato Donno ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alla sua interpellanza.

LEONARDO DONNO (M5S). Grazie, Presidente. Grazie, sottosegretaria, per la risposta. Purtroppo, non posso ritenermi soddisfatto della risposta del Governo, anche perché quelli elencati sono dati che, in linea generale, già conosco e che la Guardia di finanza ha già verificato. I dati che sono stati comunicati li conosciamo bene, visto che c'è una costante sollecitazione del problema nei confronti delle sedi INPS, da parte dei dipendenti dei call center della mia provincia che, purtroppo, vanta un numero particolarmente elevato di dipendenti che devono sottostare a retribuzioni da fame e a contratti non a norma; ciò comporta altre conseguenze, tra cui il diniego del riconoscimento dell'indennità di disoccupazione, di maternità e inadempienze contributive. .

Il mondo dei lavoratori dei call center, in alcuni casi, è totalmente abbandonato a se stesso sotto diversi profili, non solo economici e retributivi, ma anche dei luoghi di lavoro malsani e della totale mancanza di una qualsivoglia tutela. Se si prova a scrivere su un qualsiasi motore di ricerca la parola “call center”, compariranno solo persone sorridenti, con le cuffie, che trasmettono sicurezza e rasserenano; invece, quello è solo un metodo per attirare l'attenzione, uno stratagemma creato apposta dagli esperti della comunicazione; la realtà, purtroppo, è ben altra. Infatti, nei call center spesso c'è un alto numero di operatori che varia periodicamente, che lavora in una fascia oraria che copre le 24 ore (365 giorni all'anno). Quello degli operatori dei call center è un lavoro che richiede proprietà di linguaggio, carisma, spirito di gruppo, ma anche sudditanza, remissione delle emozioni quotidiane e tanta pazienza. I dirigenti dei call center dovrebbero fornire ai dipendenti un ambiente che supporti al meglio il loro benessere e la loro soddisfazione lavorativa, sia per motivi fisici che psicologici; purtroppo, la realtà di questa categoria lavorativa è diversa e spesso ci sono postazioni mal gestite e mal organizzate, che possono predisporre a infortuni e incidenti che, applicando semplici misure preventive, potrebbero essere evitati. Non sono così tutti i casi - per carità - però ce ne sono molti e non è accettabile. L'operatore può essere sottoposto a fattori di stress molto intensi e la monotonia del lavoro - appena si finisce una chiamata, si riparte subito con un'altra, ripetendo sempre le stesse cose - è uno dei fattori cardine negativi. A questo, si aggiungono spesso ritmi di lavoro troppo intensi, turni mattutini e pomeridiani, compresi i festivi, indirizzando la persona ad un disequilibrio dell'orologio biologico, la cosiddetta sindrome del jet lag, solo per ottenere qualche euro in più, senza peraltro considerare le umiliazioni cui sono sottoposti i lavoratori dei call center,spesso scherniti, insultati per telefono e che, per paura di perdere il lavoro e di essere licenziati, accettano tutto, in virtù della regola che il cliente ha sempre ragione; precari, part-time, intermittenti e interinali, pagati a cottimo, sfruttati, inquadrati con contratti da fame, ingannati con proposte di tirocinio, apprendistati e stage, ricattati quotidianamente con redditi insufficienti a garantirsi un'esistenza dignitosa. In poche parole, questi sono i nuovi schiavi.

Ci siamo abituati a sentire frasi del tipo: “un posto di lavoro qualunque è meglio di nessun posto di lavoro”. Tuttavia, è arrivato il momento di attuare una politica a favore dei giovani, di tutti i lavoratori, che sia davvero efficace e al di fuori di ogni connotazione politica. Serve un intervento legislativo che, finalmente, stabilisca una retribuzione giusta ed equa, come stabilito dall'articolo 36 della nostra Costituzione, che possa ridare dignità a molte categorie di lavoratori, come quella dei call center, per anni sfruttata ed ancora oggi troppo spesso sottopagata e senza alcuna forma di tutela.

L'obiettivo deve essere quello di porre una legge che stabilisca il salario minimo - c'è una legge ferma in Senato ormai da mesi, che siamo pronti, domani mattina, a portare a casa, nell'interesse dei lavoratori -, ma serve anche un intervento che, allo stesso tempo, garantisca i diritti fondamentali, quali l'orario di lavoro, le ferie, la malattia e l'infortunio.

È arrivato il momento di intervenire con urgenza, a livello sia legislativo che pratico, e stabilire ulteriori e costanti verifiche al fine di evitare che queste aziende continuino, con il sistema delle cosiddette scatole cinesi o società fantasma, a truffare lo Stato per milioni di euro e a sfruttare decine di migliaia di lavoratori in tutta Italia. Bisognerebbe individuare, per esempio, in capo alle grandi aziende che conferiscono le commesse, oneri di verifica con riferimento ai call center cui si rivolgono, affinché vengano affidati incarichi solo ad aziende serie che applicano contratti a norma, nel pieno rispetto dei diritti dei lavoratori e della legalità.

Infine, mi sia concesso di affermare che questa è una questione veramente di legalità e di giustizia sociale e mi preoccupa - sono sincero - il fatto che nessun esponente politico del mio territorio abbia mosso un dito per questa questione che si protrae ormai da anni. Anzi spesso, purtroppo, personaggi politici del mio territorio hanno provato ad accrescere il proprio consenso, offrendo a chi aveva necessità contratti part-time di pochi mesi, solo per ottenere in cambio il voto; questa è una cosa veramente vergognosa che non possiamo più accettare.

Infine, dico che questa è una battaglia di tutela della dignità dei lavoratori dei call center e di tutti i lavoratori che per troppo tempo sono stati dimenticati. Ecco perché vanno benissimo tutti gli impegni e gli sforzi che si fanno, ma chiedo con forza al Governo di impegnarsi ancora di più affinché alle parole seguano i fatti. Non basta presentare interrogazioni, non bastano le parole, ma servono i fatti concreti. Per questo, ho fatto personalmente diversi esposti insieme ai lavoratori, alla Guardia di finanza e in procura, perché questi lavoratori in tutta Italia sono stanchi di essere sfruttati. Non è più accettabile e, quindi, mi auguro che ognuno faccia finalmente la sua parte (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

(Iniziative di competenza volte a contrastare gli aumenti ingiustificati dei prezzi, con particolare riferimento ai prodotti alimentari di largo consumo - n. 2-01510)

PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza urgente D'Uva n. 2-01510 (Vedi l'allegato A).

Chiedo al deputato D'Uva se intenda illustrare la sua interpellanza o se si riservi di intervenire in sede di replica.

FRANCESCO D'UVA (M5S). Grazie, Presidente e sottosegretaria. Questa interpellanza urgente nasce dal fatto che il conflitto in Ucraina, che segue ovviamente ai due anni di pandemia (pandemia che, in realtà, non è nemmeno finita; oggi posso parlare senza mascherina, perché attorno a me non ci sono persone, ma la pandemia ancora non è del tutto finita), ha comportato la messa in ginocchio di alcuni comparti della nostra economia. Parlo, in particolare, del comparto agroalimentare e, di conseguenza, anche di quello della vendita al dettaglio di beni.

Secondo l'Istat, già da marzo 2022, c'è stato un calo dello 0,5 per cento di vendite di beni alimentari a causa dei rincari dei prezzi dei prodotti. L'aumento più serio è stato registrato per prodotti come pasta, olio di semi e verdura fresca. Sembra una barzelletta, ma non lo è affatto: questi beni di uso comune e quotidiano stanno subendo aumenti di prezzo incredibili. In particolare, la notizia del conflitto ha comportato una forte reazione emotiva da parte dei cittadini, che, per paura di non trovare più beni e per il panico causato dal conflitto, hanno comprato tutto quello che potevano, facendo in modo che anche la persona vicina si “impanicasse” e avesse paura di non trovare più nulla: quindi, c'è stata una vera e propria corsa all'acquisto di tutto. Questo significa che, se, inizialmente, c'è stato un improvviso aumento dei consumi, poi, di fatto, c'è stato un calo molto, molto forte. Già dal primo mese di guerra, si è potuto apprezzare un significativo aumento dell'inflazione, “apprezzare” per modo di dire, ovviamente. In alcune città, gli aumenti sono stati vertiginosi. Porto l'esempio di Messina che è la mia città e che è agli onori della cronaca nazionale, perché è una di quelle città in cui l'aumento di prezzo è stato maggiore: parliamo del 13 per cento di aumento della pasta negli ultimi due mesi. Questo comporta un aumento anche del costo della vita delle famiglie: considerate che, in media, una famiglia con due figli, quest'anno, spenderà 500 euro in più soltanto per fare la spesa.

È un quadro insostenibile, soprattutto dopo l'aumento della povertà dovuta alla pandemia. Al Sud Italia, è ancora peggio, perché lì si registra che il 10 per cento delle famiglie vive sotto la soglia di povertà assoluta; questa è una cosa molto grave, soprattutto se si considera lo scenario politico in generale, che vede alcune forze politiche chiedere, non di dare una mano a queste famiglie, ma addirittura di togliere quelle misure di sostegno che altre forze politiche, come quella a cui appartengo io, hanno fortemente voluto: penso al reddito di cittadinanza e alla pensione di cittadinanza. Il paradosso è questo: a mio avviso, si dovrebbe dare di più, invece c'è chi vorrebbe dare di meno. Poi ci sono città, come Messina, che, tristemente, hanno una forbice, tra ricchi e poveri, notevole.

Vi dico soltanto che a Messina ci sono ancora alcune baracche che, anche grazie all'intervento da Roma, mio, di altri due colleghi e della Ministra per il Sud, siamo riusciti a finanziare, anche se tale tema avrebbe dovuto essere affrontato in regione. Tuttavia, davanti all'inerzia regionale, abbiamo deciso di prendere la palla e di fare quello che dovevamo fare. Non solo questo, ma abbiamo anche un altro triste primato, di cui avremmo fatto volentieri a meno, ed è quello della città d'Europa che negli ultimi anni ha subito il maggiore spopolamento, quindi quella in Europa che in assoluto ha visto un decremento della propria popolazione molto, molto forte. Quindi, quello che dobbiamo fare in generale, al di là di Messina, è proteggere queste famiglie. A proteggere le famiglie come si fa? A mio avviso, si fa con maggiori controlli, per evitare la speculazione ai danni dei consumatori, perché, se è vero che c'è un aumento dei prezzi dovuto alla carenza di materie prime, perché questo è un dato di fatto, è anche vero che c'è una speculazione in atto. È vero che c'è chi specula su questa mancanza per aumentare i prezzi e avere, quindi, un maggior ritorno economico. Non si spiega, altrimenti, perché ci sono alcuni grani siciliani che in questo momento in Sicilia costano molto, molto più di prima, cioè non vengono dall'Ucraina o dalla Russia. Quindi, se uno ci pensa bene, ci sono alcuni meccanismi molto strani.

Un'altra cosa, ovviamente, è il sostegno al reddito, anche attraverso eventualmente buoni alimentari. Ragioniamo in tal senso. Io, ovviamente, aspetto la risposta dal sottosegretario, ma mi permetto di dire che, sia io che gli altri interpellanti, abbiamo molta fiducia nel “decreto Aiuti”, che ritengo importante e credo che tutti i cittadini stiano aspettando una risposta da parte nostra, in particolare del Governo, per fronteggiare questa terribile situazione.

PRESIDENTE. La sottosegretaria di Stato, Vannia Gava, ha facoltà di rispondere.

VANNIA GAVA, Sottosegretaria di Stato per la Transizione ecologica. Grazie, Presidente. Grazie, onorevole D'Uva. La tematica in oggetto è di prioritaria importanza per il Governo, posto che, come correttamente rilevato, gli aumenti dei prezzi si ripercuotono in maniera diretta su cittadini e imprese.

Com'è noto, gli aumenti riguardano moltissimi settori produttivi, tra questi, anche il settore alimentare, la produzione di beni di largo consumo e la grande distribuzione. Le cause di questo fenomeno sono molteplici. Senz'altro incidono l'aumento dei costi di produzione, la difficoltà di approvvigionamento, il rincaro dei prezzi delle materie prime e dei materiali di base, nonché l'aumento dei costi energetici e le difficoltà nella logistica. Criticità legate dapprima al periodo pandemico ed ora al conflitto bellico in atto.

Al riguardo, per quanto di competenza, si segnala che presso il Ministero dello Sviluppo economico è attivo il Garante per la sorveglianza dei prezzi, le cui funzioni sono già state notevolmente ampliate con il decreto-legge 21 marzo 2022, n. 21. Con il citato decreto, infatti, è stato previsto che il Garante potrà intervenire direttamente rivolgendosi alle imprese, chiedendo notizie ed elementi specifici sulle motivazioni che hanno determinato le variazioni di prezzo, e potrà avvalersi del supporto operativo della Guardia di finanza, alla quale è affidato il compito di polizia economico-finanziaria.

Nella relazione alla Commissione parlamentare d'inchiesta sulla tutela dei consumatori e degli utenti, il Garante dei prezzi ha sottolineato che proprio la guerra in atto ha generato forti ripercussioni su numerose materie prime (in primis quelle agricole), contribuendo ad accrescere le tensioni che per molte commodities (tra cui grano, mais, orzo, semi di colza, burro) si erano già manifestate a partire dalla seconda metà del 2021. Il conflitto, con la conseguente paralisi della logistica nell'area del Mar Nero, ha provocato immediati effetti sui listini dei cereali e degli oli vegetali, rilevati dalle Camere di commercio, spingendo le quotazioni di molti prodotti ai massimi storici. Infatti, prendendo come riferimento la campagna commerciale 2021-2022, la Russia e l'Ucraina hanno rappresentato, insieme, per il grano tenero, circa il 15 per cento della produzione mondiale e quasi il 30 per cento dell'export mondiale (16,4 per cento Russia, 10,7 per cento Ucraina). Centrale nel mercato cerealicolo mondiale (e italiano) è anche il ruolo delle esportazioni di mais dell'Ucraina, con una quota del 12,2 per cento del totale. Oltre ai cereali, inoltre, Russia e Ucraina svolgono un ruolo cruciale nel commercio mondiale di olio di girasole: i due Paesi sono responsabili di circa i tre quarti delle esportazioni globali di questo prodotto.

Alla luce delle segnalazioni pervenute con riferimento ai rincari, si precisa che il Garante ha avviato una serie di azioni volte a rafforzare la funzione di sovraintendere l'andamento dei prezzi di prodotti e servizi. In particolare, sono state avviate azioni sinergiche: con l'Istat, per potenziare la fase di raccolta dei dati, prevedendo in particolare un maggior dettaglio delle informazioni trasmesse al fine di rendere più efficace l'attività di analisi e le azioni del Garante nella sua funzione di verifica dei prezzi; con ISMEA, per approfondire i dati inerenti ai prodotti agroalimentari e potenziare le attività di monitoraggio delle dinamiche dei prezzi all'origine; con Unioncamere, BMTI e Centro studi Tagliacarne, per instaurare una più stretta collaborazione allo scopo di utilizzare al meglio la produzione informativa sui prezzi all'ingrosso; con l'Autorità garante della concorrenza e del mercato per la parte di competenza.

Relativamente agli incrementi dei prezzi dei listini al dettaglio riportati nell'interpellanza, e alla classifica stilata dall'associazione menzionata, sentita la direzione generale competente del Ministero dello Sviluppo economico, quest'ultima precisa che l'Osservatorio prezzi e tariffe diffonde le informazioni sui livelli dei prezzi per un paniere di beni e servizi di largo consumo, elaborati dall'Istat sulla base dei dati utilizzati per l'indagine sui prezzi al consumo. Al riguardo si segnala che, tra una provincia e l'altra, così come tra un mese e l'altro, nell'ambito della stessa provincia, le quotazioni (di prezzo) possono riferirsi, per il medesimo prodotto, a diverse combinazioni di varietà, marca e confezione. Pertanto, i confronti temporali possono essere effettuati correttamente solo utilizzando gli indici dei prezzi al consumo diffusi dall'Istat e dagli uffici comunali di statistica, mentre le informazioni sui livelli dei prezzi possono fornire informazioni nell'ambito di uno specifico mese. Le ragioni esposte consigliano, quindi, di non utilizzare i dati sui livelli dei prezzi diffusi nell'ambito dell'Osservatorio nazionale prezzi e tariffe per confronti tra diverse città e i diversi mesi.

Inoltre, specificamente a quanto richiesto dagli onorevoli interpellanti, si fa presente che presso il Ministero dello Sviluppo economico, è stata istituita una task force con il compito di monitorare e valutare i contraccolpi del conflitto in Ucraina sulle filiere e sui prezzi delle materie prime ed è stato attivato a riguardo anche un numero verde a disposizione delle imprese per segnalare difficoltà.

Le richieste principali avanzate dal mondo produttivo hanno riguardato, negli ultimi mesi, la necessità di affrontare la crisi energetica in atto, anche attraverso un prezzo controllato dell'energia, nonché attraverso maggiore flessibilità per l'autoproduzione e l'autoconsumo energetico. Ed è in questa direzione che il Governo ha lavorato sin da subito, adottando diversi provvedimenti normativi sul tema energetico. Ci si riferisce, in particolare, al decreto-legge n. 130 del 2021, alle misure previste a riguardo dalla legge di bilancio 2022, al decreto-legge 27 gennaio 2022, n. 4 (il cosiddetto decreto Sostegni-ter), e da ultimo ai cosiddetti “decreti Energia” (n. 17 e n. 21 del 2022), volti a calmierare i prezzi energetici per famiglie e imprese.

Con specifico riguardo alle iniziative per ristorare e proteggere i consumatori, si fa presente che il Consiglio dei Ministri ha approvato, lo scorso 5 maggio, un nuovo decreto-legge, recante misure urgenti in materia di politiche energetiche nazionali, produttività delle imprese e attrazione degli investimenti, nonché in materia di politiche sociali e di crisi ucraina.

Infine, è importante precisare che le criticità sollevate non riguardano solo l'Italia. È indubbio, infatti, che negli ultimi tempi è emersa la vulnerabilità dell'intero sistema produttivo europeo in termini di approvvigionamento di materie prime ed energia. Si tratta, dunque, di aspetti che necessitano anche di interventi a livello euro­unitario, in ragione dell'impatto del fenomeno e delle cause dello stesso.

In tale ottica, si segnala che il tema specifico delle ripercussioni del conflitto in corso sul mercato agroalimentare europeo ed internazionale è al centro del dibattito in corso presso le istituzioni dell'Unione europea e del G7, a cui partecipa il Ministro delle Politiche agricole, alimentari e forestali.

Inoltre, si rappresenta che la Commissione europea, il 23 marzo scorso, ha adottato, a seguito di una rapida consultazione con gli Stati membri, un nuovo quadro temporaneo sugli aiuti di Stato, volto a fornire sostegno alla liquidità e aiuti alle imprese colpite direttamente o indirettamente dalla crisi, con particolare riguardo a quelle energivore.

L'Italia è riuscita a far inserire nel nuovo Temporary Framework una specifica sezione, che prevede aiuti di importo limitato, anche a fondo perduto, a tutte le imprese in difficoltà per la crisi, a prescindere dal collegamento con i rincari energetici, pertanto impiegabili in vari settori, compresi il settore agricolo e l'export

In conclusione, si ribadisce che è obiettivo prioritario del Governo quello di porre in essere ogni misura idonea per salvaguardare la competitività delle imprese italiane e tutelare i consumatori, come auspicato dagli onorevoli interpellanti.

PRESIDENTE. Il deputato D'Uva ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alla sua interpellanza.

FRANCESCO D'UVA (M5S). Grazie, Presidente. Ringrazio la sottosegretaria. Sì, sono soddisfatto, soprattutto se consideriamo la task force e il numero verde. C'è una risposta - è chiaro - da parte del Governo e dello Stato rispetto a questa situazione che si può gestire, anzi dobbiamo gestirla. Non è di facile risoluzione, ne sono pienamente consapevole, ma è importante, sia per me sia per gli interpellanti e sia per i cittadini che ci stanno ascoltando, essere rassicurati dal Governo sul fatto che certamente lo Stato, la politica non se ne stanno con le mani in mano, ma stanno cercando di fare il possibile per evitare che la situazione si possa aggravare.

Mi permetto di dire in questa sede che non dobbiamo abbandonare il settore agroalimentare agli interessi mafiosi, soprattutto in questo momento di debolezza. Questo è un tema che è sempre attuale, però, forse, in questo momento, lo è ancor di più e dobbiamo evitare che i ristoratori, i ristoranti, i venditori al dettaglio possano cedere alle sirene di mercati alternativi o di facile liquidità. Vi dico una cosa che ormai è nota: di fatto, la contraffazione alimentare ammonta a 24,5 miliardi all'anno per le mafie; ciò significa che, in questo momento, c'è un settore poco regolamentato e controllato in cui le mafie riescono a entrare molto facilmente. Tutto ciò, se consideriamo il settore agroalimentare. Se consideriamo l'interesse che inevitabilmente la mafia può avere rispetto alla vendita al dettaglio, il singolo ristoratore può cedere alle sirene di qualcuno che può dare facile liquidità, creditori sbagliati, per l'appunto, e questo sarebbe un problema. Poi abbiamo quello che può emergere in seguito all'impennata di crescita delle mafie sui beni contraffatti: è un tema molto, molto serio. Va detto che il Parlamento e il Governo non sono stati con le mani in mano, perché il Governo “Conte 2” ha varato una norma, un disegno di legge, licenziato da Bonafede e Bellanova, quindi, dai Ministri della Giustizia e delle Politiche agricole alimentari e forestali, per garantire maggiori controlli nel settore agroalimentare. In questo modo si avrebbe un'etichetta che può accompagnare il consumatore, spiegargli esattamente da dove arriva quel prodotto, come è stato prodotto e quant'altro; questo significherebbe avere consumatori più consapevoli. Peccato che questa norma è ferma in questo momento al Senato, in prima lettura, e ancora non se ne ha notizia, non si riesce ad andare avanti. Ne auspico, al riguardo, un iter veloce e - fatemi dire - auspico anche una calendarizzazione della proposta di legge costituzionale, che ho presentato insieme ad altri colleghi, relativa alla tutela dell'economia legale da interessi mafiosi.

Questo lo dico perché, come stavo dicendo poc'anzi, la situazione è particolarmente ghiotta per la criminalità organizzata in questa fase: laddove c'è una crisi, infatti, per qualcuno, come appunto i criminali, ci può essere un'occasione e noi dobbiamo evitare che ci sia, facendo in modo che chi quotidianamente porta avanti il proprio esercizio commerciale in maniera sana venga tutelato dallo Stato. In questo il Governo deve fare la sua parte e il Parlamento con l'approvazione di queste leggi farà la sua.

PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interpellanze urgenti all'ordine del giorno.

Ordine del giorno della prossima seduta.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.

Lunedì 16 maggio 2022 - Ore 10:

(ore 10, con votazioni non prima delle ore 14)

1. Discussione del disegno di legge:

S. 2564 - Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 21 marzo 2022, n. 21, recante misure urgenti per contrastare gli effetti economici e umanitari della crisi ucraina (Approvato dal Senato). (C. 3609​)

Relatori: ANGIOLA, per la VI Commissione; FIORINI, per la X Commissione.

2. Seguito della discussione delle mozioni Lupi, Squeri e Schullian n. 1-00540, Vianello ed altri n. 1-00545, Masi ed altri n. 1-00614, Binelli ed altri n. 1-00628, Foti ed altri n. 1-00641 e Dori ed altri n. 1-00649 concernenti iniziative in materia di energia nucleare di nuova generazione .

3. Seguito della discussione della proposta di legge:

SIANI ed altri: Modifiche al codice penale, al codice di procedura penale, alla legge 26 luglio 1975, n. 354, e alla legge 21 aprile 2011, n. 62, in materia di tutela del rapporto tra detenute madri e figli minori. (C. 2298-A​)

e delle abbinate proposte di legge: CIRIELLI ed altri; BELLUCCI ed altri. (C. 1780​-3129​)

Relatore: VERINI.

4. Seguito della discussione delle mozioni Nappi ed altri n. 1-00618, Carnevali ed altri n. 1-00643, Gemmato ed altri n. 1-00645, Mandelli ed altri n. 1-00647 e Panizzut ed altri n. 1-00648 concernenti iniziative per la riorganizzazione dell'assistenza sanitaria territoriale .

5. Seguito della discussione delle mozioni Molinari ed altri n. 1-00639, Incerti, Fornaro ed altri n. 1-00642, Lollobrigida ed altri n. 1-00644 e Nevi ed altri n. 1-00646 concernenti iniziative volte ad incrementare le misure per il contrasto della peste suina africana e per il sostegno della filiera suinicola .

6. Seguito della discussione del testo unificato delle proposte di legge:

FIANO ed altri; PEREGO DI CREMNAGO ed altri: Misure per la prevenzione dei fenomeni eversivi di radicalizzazione violenta, inclusi i fenomeni di radicalizzazione e di diffusione dell'estremismo violento di matrice jihadista. (C. 243​-3357-A​)

Relatore: FIANO.

7. Seguito della discussione delle mozioni Scerra ed altri n. 1-00586, Valentini ed altri n. 1-00610, Raduzzi ed altri n. 1-00620 e Lollobrigida ed altri n. 1-00632 concernenti iniziative in materia di disciplina di bilancio e governance economica dell'Unione europea .

8. Seguito della discussione delle mozioni Biancofiore ed altri n. 1-00557, Maria Tripodi ed altri n. 1-00626 e Lollobrigida ed altri n. 1-00635 concernenti iniziative normative volte al ripristino della festività nazionale del 4 novembre per la celebrazione della Giornata dell'Unità nazionale e delle Forze armate .

9. Seguito della discussione della proposta di legge:

FOTI ed altri: Modifica all'articolo 71 del codice del Terzo settore, di cui al decreto legislativo 3 luglio 2017, n. 117, in materia di compatibilità urbanistica dell'uso delle sedi e dei locali impiegati dalle associazioni di promozione sociale per le loro attività. (C. 1059-A/R​)

Relatori: DEIANA, per la maggioranza; FOTI, di minoranza.

10. Discussione della Relazione della Giunta per le autorizzazioni sulla richiesta di deliberazione in materia di insindacabilità, ai sensi dell'articolo 68, primo comma, della Costituzione, nell'ambito di un procedimento civile nei confronti del deputato Ruggieri. (Doc. IV-ter, n. 22-A)

Relatrice: EVA LORENZONI.

11. Discussione della Relazione della Giunta per le autorizzazioni sulla applicabilità dell'articolo 68, primo comma, della Costituzione, nell'ambito di un procedimento penale nei confronti del deputato Donzelli. (Doc. IV-quater, n. 2)

Relatore: CONTE.

La seduta termina alle 10,45.