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Resoconto dell'Assemblea

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XVIII LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 682 di martedì 26 aprile 2022

PRESIDENZA DELLA VICEPRESIDENTE MARIA EDERA SPADONI

La seduta comincia alle 12,10.

PRESIDENTE. La seduta è aperta.

Invito la deputata segretaria a dare lettura del processo verbale della seduta precedente.

FEDERICA DAGA, Segretaria, legge il processo verbale della seduta del 22 aprile 2022.

PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.

(È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Ascani, Ascari, Azzolina, Baldelli, Barelli, Battelli, Bergamini, Berlinghieri, Berti, Enrico Borghi, Boschi, Brescia, Brunetta, Butti, Cancelleri, Carfagna, Casa, Maurizio Cattoi, Cavandoli, Cirielli, Colletti, Colucci, Comaroli, Davide Crippa, D'Inca', D'Uva, Dadone, Daga, De Carlo, De Maria, Del Grosso, Delmastro Delle Vedove, Luigi Di Maio, Di Stefano, Dieni, Fassino, Gregorio Fontana, Ilaria Fontana, Franceschini, Frusone, Gallinella, Garavaglia, Gava, Gebhard, Gelmini, Giachetti, Giacomoni, Giorgetti, Grande, Grimoldi, Guerini, Invernizzi, Iovino, Liuni, Lollobrigida, Lorefice, Losacco, Lupi, Macina, Maggioni, Magi, Mandelli, Marattin, Marin, Migliore, Molinari, Molteni, Morelli, Mule', Mura, Nardi, Nesci, Occhionero, Orlando, Orsini, Paita, Parolo, Pastorino, Perantoni, Polidori, Rampelli, Ribolla, Rizzo, Romaniello, Roberto Rossini, Rotta, Ruocco, Giovanni Russo, Sasso, Scalfarotto, Scerra, Schullian, Scoma, Serracchiani, Carlo Sibilia, Silli, Sisto, Speranza, Suriano, Tabacci, Tasso, Maria Tripodi, Vignaroli, Vito, Raffaele Volpi, Zanettin e Zoffili sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.

I deputati in missione sono complessivamente 121, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna (Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna).

Annunzio di petizioni.

PRESIDENTE. Invito la deputata segretaria a dare lettura delle petizioni pervenute alla Presidenza, che saranno trasmesse alle sottoindicate Commissioni.

FEDERICA DAGA, Segretaria, legge:

Enzo Cumpostu, da Nuoro, chiede che i capi di vestiario inutilizzati delle Forze armate siano donati ad associazioni di volontariato per la distribuzione a persone in condizioni di disagio economico e sociale (943) - alla IV Commissione (Difesa);

Rosario Palumbo, da Napoli, chiede modifiche all'articolo 24 del decreto legislativo 14 settembre 2015, n. 151, al fine di estendere la facoltà dei lavoratori di cedere i riposi e le ferie da loro maturati ai propri colleghi per assistere anche i figli maggiorenni che necessitano di cure costanti (944) - alla XI Commissione (Lavoro);

Giovanni Di Salvo, da Napoli, chiede:

l'istituzione della figura del difensore d'ufficio nell'ambito della giustizia sportiva (945) - alle Commissioni riunite II (Giustizia) e VII (Cultura);

l'introduzione della patente di guida digitale (946) - alla IX Commissione (Trasporti);

l'introduzione della carta di identità digitale (947) - alla I Commissione (Affari costituzionali);

l'istituzione della figura del difensore d'ufficio presso la procura generale della Corte dei conti (948) - alle Commissioni riunite I (Affari costituzionali) e II (Giustizia);

Renato Lelli, da Sant'Ambrogio di Valpolicella (Verona), chiede:

di interrompere l'invio di armi all'Ucraina e di promuovere iniziative per una soluzione pacifica del conflitto tra Russia e Ucraina (949) - alle Commissioni riunite III (Affari esteri) e IV (Difesa);

nuove norme in materia di immigrazione stagionale per motivi di lavoro (950) - alla I Commissione (Affari costituzionali);

Aniello Traino, da Neirone (Genova), chiede l'esclusione delle pensioni di reversibilità erogate a figli disabili dal computo ai fini dell'indicatore della situazione economica equivalente (951) - alla XII Commissione (Affari sociali);

Moreno Sgarallino, da Roma, chiede:

nuove disposizioni in materia di vendita di francobolli (952) - alla IX Commissione (Trasporti);

nuove norme in materia di legittima difesa (953) - alla II Commissione (Giustizia);

misure per contrastare la diffusione nei nostri corsi d'acqua di specie non autoctone dannose per la fauna locale (954) - alla XIII Commissione (Agricoltura);

modifiche alle norme sulla destinazione delle quote dell'otto, del cinque e del due per mille del gettito dell'imposta sul reddito delle persone fisiche inoptate dal contribuente (955) - alla V Commissione (Bilancio);

l'abolizione dell'istituto della questione di fiducia (956) - alla I Commissione (Affari costituzionali);

Francesco Di Pasquale, da Cancello e Arnone (Caserta), chiede iniziative per il rafforzamento delle misure per garantire la sicurezza dei cittadini (957) - alla I Commissione (Affari costituzionali);

Stefano Darini, da Fiumicino (Roma), e numerosi altri cittadini chiedono che non siano posti ulteriori vincoli paesaggistici e archeologici su alcune aree del territorio del comune di Fiumicino (958) - alla VIII Commissione (Ambiente);

Viviana Grieco, da Roma, chiede nuove norme in materia di quote di riserva per l'inserimento lavorativo delle persone con disabilità presso i datori di lavoro privati (959) - alla XI Commissione (Lavoro);

Daniele Bellu, da Albignasego (Padova), chiede:

iniziative per l'adozione di una Costituzione confederale degli Stati e delle regioni dell'Unione europea (960) - alla III Commissione (Affari esteri);

iniziative per far cessare la guerra tra Russia e Ucraina (961) - alle Commissioni riunite III (Affari esteri) e IV (Difesa);

Luciano Greco, da Fuscaldo (Cosenza), chiede l'adozione di provvedimenti volti a ridurre la popolazione carceraria (962) - alla II Commissione (Giustizia);

Giovannina Iervolino, da Ottaviano (Napoli), chiede norme per accelerare l'esame delle domande di condono edilizio (963) - alla VIII Commissione (Ambiente);

Giuseppe Battiato, da Augusta (Siracusa), chiede l'abolizione delle norme in materia di vendita all'asta della prima casa per esposizione debitoria nei confronti delle banche (964) - alla II Commissione (Giustizia).

Discussione della proposta di legge: S. 1762 - D'iniziativa dei senatori: Valente ed altri: Disposizioni in materia di statistiche in tema di violenza di genere (Approvata dal Senato) (A.C. 2805​).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione della proposta di legge, già approvata dal Senato, n. 2805: Disposizioni in materia di statistiche in tema di violenza di genere.

Avverto che lo schema recante la ripartizione dei tempi è pubblicato nell'allegato A al resoconto stenografico della seduta del 21 aprile 2022 (Vedi l'allegato A della seduta del 21 aprile 2022).

(Discussione sulle linee generali – A.C. 2805​)

PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali.

Il presidente del gruppo parlamentare MoVimento 5 Stelle ne ha chiesto l'ampliamento.

Le Commissioni II (Giustizia) e XII (Affari sociali) si intendono autorizzate a riferire oralmente.

Ha facoltà di intervenire la relatrice per la XII Commissione (Affari sociali), deputata Mara Lapia, che interverrà anche a nome della relatrice per la II Commissione (Giustizia), deputata Stefania Ascari.

MARA LAPIA, Relatrice per la XII Commissione. Grazie Presidente. Onorevoli colleghe e colleghi, il provvedimento di cui l'Assemblea avvia oggi l'esame, approvato in prima lettura dal Senato, reca disposizioni in materia di statistiche in tema di violenza di genere.

La configurazione di un sistema specifico di rilevazione e analisi dei dati statistici e quantitativi relativi al fenomeno della violenza di genere costituisce un'esigenza già da tempo avvertita, sia a livello istituzionale che fra gli operatori del settore. In questa prospettiva, occorre richiamare, innanzitutto, quanto prescritto dall'articolo 11 della Convenzione del Consiglio d'Europa sulla prevenzione e la lotta contro la violenza nei confronti delle donne e la violenza domestica, la cosiddetta Convenzione di Istanbul, ratificata dall'Italia con la legge n. 77 del 2013, a norma del quale gli Stati membri contraenti si impegnano a raccogliere, a intervalli regolari, i dati statistici disaggregati, pertinenti su questioni relative a qualsiasi forma di violenza che rientri nel campo di applicazione della Convenzione. A livello europeo, fin dal regolamento (UE) n. 99/2013 del Parlamento europeo e del Consiglio, è richiesta la produzione di statistiche di elevata qualità, funzionalmente alla predisposizione delle politiche che rientrano negli obiettivi delineati dai trattati, entro cui è compresa anche l'uguaglianza di genere.

Anche sul versante nazionale. la Commissione parlamentare d'inchiesta sul femminicidio del Senato, sia nella relazione finale licenziata nella XVII legislatura che nell'ambito delle linee di indirizzo sviluppate nel corso della presente legislatura, ha posto in luce la necessità di definire un compiuto sistema di rilevazione e mappatura dei dati relativi alla violenza di genere. Analoghi rilievi sono stati avanzati nella letteratura sul tema e in diversi contributi degli operatori di settore, sia pubblici che privati.

La presente proposta di legge, dunque, offre una risposta alle esigenze e alle istanze appena richiamate e arricchisce di un prezioso supporto informativo il sistema di prevenzione e contrasto della violenza di genere, di cui il nostro ordinamento si è dotato. Nel corso dell'esame in sede referente, presso le Commissioni riunite II e XII, è stata assunta la decisione di non modificare il testo licenziato presso l'altro ramo del Parlamento, ritenendo che esso rappresenti un punto di arrivo assolutamente condivisibile, auspicando, quindi, che possa diventare presto legge.

Presidente, se lei mi autorizza, per la descrizione nel merito del provvedimento, io consegnerei la relazione. La depositerei, sia a nome mio che della collega, onorevole Ascari, dato che si tratta di una relazione corposa, lasciando il tempo ai colleghi per la discussione generale.

PRESIDENTE. Va bene, collega, è autorizzata.

Ha facoltà di parlare la rappresentante del Governo, che si riserva di intervenire in una fase successiva.

È iscritta a parlare la deputata Silvia Fregolent. Ne ha facoltà.

SILVIA FREGOLENT (IV). Grazie, signora Presidente. Rappresentanti del Governo, onorevoli colleghi, ad ogni 25 novembre ricordiamo le donne che non ci sono più, nella giornata mondiale dedicata alla violenza contro le donne. Purtroppo, è un fenomeno mondiale molto grave e l'Organizzazione mondiale della sanità ha ammesso per iscritto che è un problema di salute pubblico mondiale, perché in tutto il mondo almeno una donna su tre, nel corso della propria vita, subisce gravi forme di violenza e di mutilazione fino ad essere uccisa. Questo fenomeno è grave anche nei Paesi che dicono di essere Stati di diritto e cultori delle libertà individuali, della democrazia e della libertà. Si tratta anche di Paesi dell'Unione europea, istituita sulla base dell'articolo 2 del Trattato sull'Unione europea, che dice di basarsi sui valori della non discriminazione e della parità tra uomini e donne.

L'Italia è uno dei Paesi fondatori dell'Unione europea e presenta gravi fenomeni di violenza, dobbiamo ammetterlo. E' una violenza strutturale basata su una sperequazione di potere e di ruoli tra uomini e donne, omogenea su tutto il territorio nazionale, trasversale, indipendente dal lavoro, dalla formazione e dal tipo di vita che le persone conducono: prescinde da tutto questo e si basa su una discriminazione nei rapporti tra uomini e donne.

Questo è confermato dai dati che già oggi l'Istat ci offre, perché l'80 per cento delle donne non subisce violenza dagli estranei, come magari i luoghi comuni vogliono farci credere, ma dai propri familiari, dai propri amici, dal partner o dall'ex partner.

In Italia, fino al 2019 veniva uccisa una donna ogni due giorni e mezzo. Quest'anno e lo scorso anno, durante il lockdown, quando le donne sono state segregate in casa insieme agli uomini autori di violenze, abbiamo registrato un femminicidio ogni due giorni, quindi una frequenza maggiore. Nel 70 per cento dei casi, infatti, i femminicidi avvengono in casa, in contesti domestici. Per questo motivo, la Convenzione di Istanbul parla di violenza domestica. Dobbiamo dircelo in maniera chiara e dobbiamo capire il fenomeno da affrontare, che riguarda 7 milioni di donne, ossia una donna su tre in Italia oggi e negli anni 2020 e 2021.

Certo, è innegabile che è stato fatto molto, ma questi dati ci dicono che dobbiamo continuare a fare altrettanto e forse molto di più. La Convenzione di Istanbul è una pietra miliare sotto moltissimi profili. Nel 2011 è stata votata dal Consiglio d'Europa ed è stata ratificata in Italia nel 2013. Fornisce linee guida strategiche che è fondamentale avere. Ci dice chiaramente che la violenza sulle donne è una violazione dei diritti umani ed è una forma grave di discriminazione e indica la strada per contrastare la violenza di genere. Ci dà il quadro di linee strategiche e ci dice che bisogna attuare leggi sulla prevenzione, sulla protezione, sulla punizione e sulle politiche, cosa che stiamo facendo.

Oggi lavoriamo sulla quarta “p” con questa proposta di legge, ossia sulle politiche. Sulla prevenzione abbiamo fatto molto e abbiamo presentato anche molti progetti di legge. Quanto alla protezione, storica battaglia importante che abbiamo affrontato anche nella passata legislatura, abbiamo dato dei sostegni nella legge di bilancio ai centri che accolgono le donne oggetto di maltrattamento, per tutelarle soprattutto nella prima fase, quella della fuga che, ovviamente, spesso avviene senza beni di prima necessità, nel cuore della notte e senza avere alcun bene materiale con sé. Sul tema della punizione è stato fatto molto e molti riconoscono che l'Italia ha un sistema giuridico completo. Molto c'è da fare sul capitolo delle politiche, che è quello su cui stiamo operando oggi.

È chiaro che le azioni del Parlamento e del Governo possono essere completamente efficaci se basate su dati certi, completi e diffusi. Questo è ciò che abbiamo scritto nella proposta di legge in esame. I dati raccolti, a partire dal pronto soccorso, dalle Forze dell'ordine, dalle questure, dalla magistratura, dai centri antiviolenza e dai centri per gli uomini maltrattanti, devono confluire in un'unica banca dati che arriva all'Istat, che rielabora i dati e li consegna a una grandissima banca dati, in modo tale che si possano attuare politiche migliori, più efficaci e mirate per contrastare questo fenomeno. Abbiamo bisogno di flussi continui di dati di grande quantità e accuratezza e completi a livello territoriale.

Ci rendiamo conto che si tratta di una grandissima sfida, però possiamo agire efficacemente solo così, in quanto questa è una piaga enorme del nostro Paese. Possiamo fare tutto questo solo se diamo spazio nel tempo - per non dire ogni volta che arriviamo in Aula - ancora a un progetto di legge sulle donne certo. Fino a quando non avremo attuato la Convenzione di Istanbul, in tutte le sue quattro linee guida, non avremo finito di fare il nostro lavoro né di completare l'azione strategica che ci serve per debellare la violenza in Italia.

Ne approfitto per ringraziare il lavoro fatto dalle nostre colleghe del Senato, in particolare dall'amica Donatella Conzatti, dalla Ministra Bonetti e da tutte quelle persone che hanno lavorato nell'altra Camera per approvare questa proposta di legge. So che anche qui faremo il nostro lavoro e la nostra opera per approvarla in tempi rapidi, perché se non abbiamo tutte le quattro “p” la Convenzione di Istanbul da noi verrà applicata soltanto e sempre parzialmente. È importante avere i dati statistici proprio per implementare le politiche, laddove vediamo che ci sono delle mancanze.

Secondo noi, sia sulla prevenzione sia sulla punizione abbiamo fatto molto. Ricordiamo che nella legge di bilancio abbiamo messo anche i soldi per gli uomini maltrattanti, per un recupero completo in carcere e in strutture fuori dal carcere per evitare la recidiva. Bisogna fare di tutto, per evitare che una donna che è stata oggetto di femminicidio sia stata anche una vittima inutile oltre che innocente.

Per questi motivi - lo dico subito, poi ci sarà, ovviamente, una dichiarazione di voto - Italia Viva si impegnerà in questo ramo del Parlamento perché questa legge venga approvata in tempi rapidi, al più presto possibile. Oggi iniziamo l'iter alla Camera e speriamo che nel giro di pochi giorni si arrivi all'approvazione - mi auguro – unanime, così come è avvenuto al Senato, perché al Senato quasi tutte le forze politiche hanno votato questa proposta di legge.

PRESIDENTE. È iscritta a parlare la deputata Paola Frassinetti. Ne ha facoltà.

PAOLA FRASSINETTI (FDI). Grazie, Presidente. Colleghi, rappresentante del Governo, questa proposta di legge, come diceva prima anche la collega, proviene dal Senato ed è stato discusso; le dichiarazioni di voto sono state effettuate proprio il 25 novembre di due anni fa. Lo voglio sottolineare, perché questo mette in evidenza il significato valoriale che sta dietro a un provvedimento che a prima vista può sembrare un po' burocratico, perché parla di dati e di informazioni, mentre invece non lo è, perché la visione ultima è proprio quella del contrasto alla violenza di genere, una violenza contro la quale ci siamo espressi con molti provvedimenti in queste Aule ma che purtroppo non è stata ancora estirpata totalmente. Anzi, i dati sono molto preoccupanti, perché ogni tre giorni in Italia e in Europa c'è una vittima di femminicidio.

Un altro aspetto non trascurabile - è stato già detto - è che questo provvedimento nasce da un lavoro condiviso, condiviso al Senato dalla Commissione di inchiesta sul femminicidio. Fratelli d'Italia ha contribuito e, non a caso, la seconda firma su questo provvedimento è quella della senatrice Isabella Rauti, che tanto ha fatto, proprio insieme alle altre colleghe, per definire questa proposta di legge.

Qual è il vero obiettivo, ci chiediamo, di questa legge? È colmare, comunque, la criticità di un'assenza di dati e di banche dati che possano con facilità connettersi tra loro sia in Italia sia in Europa, sottolineandone l'importanza per ottenere una dimensione quali-quantitativa. Quantitativa, perché abbiamo bisogno di dati, di una quantità di dati sufficiente a far capire anche le origini di queste violenze; qualitativa, perché questi dati devono essere selezionati, elaborati e in grado di entrare subito nel sistema per migliorarlo. Abbiamo bisogno di analisi e di statistiche reali, utili e soprattutto efficaci. Questo è il senso della proposta di legge in esame. Vanno elaborati criteri di rilevazione omogenei e vincolanti, tra i quali la cadenza triennale delle ricariche di campionatura dell'Istat e la cadenza biennale delle indagini dei centri antiviolenza e delle case rifugio e, ancora, la relazione tra vittima e autore di violenza.

Troppo spesso non emerge ciò che sta dietro a queste violenze, soprattutto quando si tratta di violenza domestica, la più insidiosa e la più frequente. Atti di violenza che scivolano e si nascondono in lesioni e percosse, titoli di reato che, se non approfonditi, possono appartenere alla classificazione delle violenze ma, se si va ad effettuare - e tramite questi dati si può fare - un'analisi più approfondita, il vero nome è violenza sulle donne. Bisogna approfondire e non fermarsi alla punta dell'iceberg.

Per questo ci vogliono questi dati di natura sanitaria e di natura giudiziaria da esaminare a livello interministeriale, in cui sono coinvolti - e nell'articolato del provvedimento ciò si può evincere - il Dipartimento per le Pari opportunità, il Ministero dell'Interno e quello della Giustizia. È giusto che sia così, perché il lavoro interministeriale è molto importante in casi come questi. Ci vuole un sistema formativo sulle violenze di genere per mettere a punto le politiche di prevenzione e di contrasto.

Queste sono le due parole cardine di questo provvedimento: prevenire e contrastare, e sono entrambe importanti. Tuttavia direi che, se proprio devo decidere, la più importante è proprio la prevenzione, affinché non si arrivi neanche al momento in cui esistono la vittima e il carnefice, proprio per non fermarci a quella punta dell'iceberg, di cui parlavo, e per far emergere tutte quelle violenze nascoste che si annidano nelle relazioni sentimentali e, spesso e volentieri, anche nelle ex relazioni, perché, è inutile nascondersi, il problema nasce molte volte da un malcelato senso di possesso che esiste ancora.

Esiste, poi, il tema dell'aggravamento di questa situazione, che si è determinato nella pandemia, dove le donne sono dovute rimanere, per via del lockdown, nelle case, magari costrette a stare con i loro aguzzini. Sono calate le denunce, è calato il ricorso alle case rifugio. Questa pandemia ha aggravato una situazione che già era allarmante. Quindi, va aumentata la tutela per mezzo di un sistema organico di misure straordinarie e l'applicazione di queste norme.

L'articolato di questo provvedimento è comprensivo di 7 articoli. Il primo incarna lo spirito di questa legge e dice: “è volta a garantire un flusso informativo adeguato per cadenza e contenuti sulla violenza di genere contro le donne al fine di progettare adeguate politiche di prevenzione e contrasto e di assicurare un effettivo monitoraggio del fenomeno”. Ecco, l'articolo 1 è veramente esaustivo del senso di questo provvedimento.

All'articolo 2 si tratta degli obblighi di rilevazione. L'obiettivo, come dicevo prima, è sempre quello di aiutare la prevenzione e il contrasto alla violenza, considerando le violenze in tutte le sue forme, quella fisica prima di tutto, ma anche quella economica e quella psicologica, che sono le più subdole. La dipendenza economica è quella che il carnefice attua per cercare di isolare la donna, di estrapolarla dalla sua socialità, dalla sua comunità, e, una volta isolata, di lasciarla così, in uno stato di prostrazione anche mentale e psicologica. È molto importante intervenire per risolvere questa questione, che è meno visibile ma devastante nel processo di demolizione mentale della vittima: è un predominio economico che dobbiamo assolutamente cercare di risolvere.

Un altro riscontro importante è capire se le violenze avvengono alla presenza di minori. Esiste un contesto, un contesto familiare, esistono minori che, magari, rimarranno per sempre segnati da questi atti di violenza. Dunque in questo flusso di informazioni è importante anche capire come e dove si esplicitano questi atti violenti.

All'articolo 3 si prevede, poi, una relazione al Parlamento sull'attività da parte dell'Istat.

L'articolo 4 è importante perché parla delle strutture sanitarie e, soprattutto, dei pronto soccorso, luoghi di vitale importanza da cui devono essere sempre più circostanziati i dati che arrivano, luoghi dove spesso la vittima arriva frastornata e spaventata: è qui che bisogna fare in modo che si abbiano maggiori dettagli sulle tipologie delle violenze e sulle circostanze in cui queste violenze si sono verificate.

Gli articoli 5 e 6 si occupano delle rilevazioni dei Ministeri dell'Interno e della Giustizia. Sono due articoli centrali molto articolati, perché il raggiungimento degli obiettivi che ci si pone dipende moltissimo dalle attività di questi due Dicasteri.

La fase iniziale della denuncia della vittima è un momento cruciale, deve essere gestito da personale competente e formato, perché molte volte la donna, alla fine, non va a denunciare proprio per paura, ma questa situazione di riuscire a mettere a proprio agio la donna riesce se c'è un personale formato e attento, perché è un momento molto traumatizzante. Sono tante le donne che hanno paura ad aprirsi e a raccontare, e quindi questo tipo di informazioni, che anche in questo caso possono giungere relativamente ad atti delittuosi, sono molto importanti per le analisi successive.

Alla fine ci sono i centri antiviolenza e le case rifugio, che, pur mantenendo l'anonimato che copre i loro dati, sono luoghi importanti, luoghi dove le donne e le persone in difficoltà arrivano e chiedono aiuto, e sono fondamentali nella strutturazione generale del contrasto alla violenza di genere. E quindi anche da qui possono arrivare, così come dai pronto soccorso e dalle strutture sanitarie, dei dati articolati. Questi dati, naturalmente, poi vanno analizzati, differenziati e messi a sistema per poter avere un sistema ancora più efficace, snello, immediato. La velocità è importantissima nell'intervenire, lo sappiamo tutti, molte volte basta restare un po' nell'impasse generale e si può arrivare a una situazione drammatica. Una situazione drammatica si può salvare con la celerità, con l'agilità, con la precisione. E la precisione si può avere aiutati da un'elaborazione dei dati che sia efficace e totale.

È una questione complessa che coinvolge tutti e va affrontata con molta puntualità e molta precisione, ma rimane un'emergenza sociale collettiva e condivisa, e non è sicuramente un fatto privato da scaricare sulle spalle delle vittime. Per questo Fratelli d'Italia si è impegnata e ha votato in modo favorevole al Senato e si impegnerà, auspicando una soluzione condivisa, anche alla Camera, per dare un'ulteriore possibilità al contrasto della violenza di genere (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. È iscritta a parlare la deputata Laura Ravetto. Ne ha facoltà.

LAURA RAVETTO (LEGA). Grazie, Presidente. Questo è un provvedimento di quelli che dimostrano che, quando ci sono la ragionevolezza, il buonsenso e la collaborazione, tutti i gruppi e tutti i partiti votano in comune, nonostante le differenze. Il documento è il risultato di una Commissione d'inchiesta, che svolgeva anche un'attività di indagine che poteva portare anche a delle differenziazioni dei partiti, che ci sono state, a delle prese di posizioni diverse. Poi, però, si è arrivati tutti ad un punto comune: un provvedimento, quindi, condiviso da tutti, in cui si agisce sulla prevenzione partendo dal dato statistico.

Sostanzialmente che cosa si dice? Si dice che, se anche, come è successo, ahimè, pochissimi giorni fa, mi pare giovedì, ci siamo trovati proprio qui, nelle vicinanze di questo luogo, a pochi chilometri dall'ennesimo femminicidio (naturalmente dobbiamo sempre dire “presunto”, perché le indagini sono in corso), l'ennesimo marito che, durante una lite, ha accoltellato non soltanto la moglie, ma anche la figlia, questo significa che abbiamo fallito. Abbiamo fatto molti provvedimenti in quest'Aula, ma abbiamo fallito. E quindi dobbiamo sforzarci di continuare in una strada virtuosa.

Non possiamo dire di aver fallito in toto, perché la situazione è decisamente migliorata, per lo meno relativamente al processo di tutela delle vittime. Infatti, come tutti sappiamo, prima di tutto c'è stata l'istituzione del Codice Rosso, fortemente voluta dalla Lega, che ha introdotto questo principio importantissimo per cui, a tre giorni dalla denuncia, il magistrato deve farsi carico di una donna che denuncia dei maltrattamenti. Questo è stato un provvedimento rivoluzionario perché è dimostrato che, nel 90 per cento dei casi, la donna vittima di femminicidio è vittima di un uomo che ha una recidiva, nel senso che, precedentemente, se non era arrivato all'omicidio, comunque la aveva già maltrattata, la aveva minacciata, la aveva stalkerizzata. Quindi, chiaramente, un passo rivoluzionario in queste Aule è già stato fatto.

Anche con l'attuale Governo sono state adottate misure importanti: penso al numero antiviolenza, il 1522; penso agli stanziamenti, che vengono sempre votati con larghe maggioranze nei confronti di tutte quelle associazioni e dei centri antiviolenza che si occupano di questo tema. Anche qui, abbiamo probabilmente dei margini di miglioramento nella caduta a terra di queste risorse, perché spesso vengono immobilizzate presso le sedi locali, spesso magari non c'è un 100 per cento immediato di trasferimento dal nazionale al regionale e poi, effettivamente, a questi centri antiviolenza.

Quindi, diciamo, percorsi ne sono stati fatti, però non possiamo dire che, se ci troviamo ad oggi con una vittima ogni tre giorni, abbiamo raggiunto l'obiettivo. Chiaramente non abbiamo raggiunto l'obiettivo. Il femminicidio è, nel nostro Paese, un dramma sociale - io vorrei dire “il” dramma sociale - e fino a che questo non sarà eliminato, fino a che non avremo più questi numeri, non potremo sentirci a posto con la nostra coscienza.

Questi i presupposti da cui è partita questa Commissione d'inchiesta e questo è uno dei provvedimenti che ne sono il frutto. Non possiamo dire che sia un provvedimento risolutivo, perché io personalmente, piuttosto che pensare a osservatori statistici, se penso a prevenzione degli atti di violenza, non penso solo ad un ulteriore potenziamento del Codice Rosso. Perché poi, il problema qual è? Come magistrato prendo in carico il soggetto, però poi i processi sono troppo lunghi ed è stato dimostrato che è durante la durata di questi processi che la donna si trova nelle maggiori condizioni di fragilità. Potenzierei gli strumenti per le Forze dell'ordine che, chiaramente, sono già dedicate con innumerevoli sforzi, sottraendosi anche al perseguimento di altri reati, perché purtroppo vengono commessi anche altri reati nel nostro Paese. Per esempio, a Milano abbiamo un'organizzazione delle Forze dell'ordine che è addirittura diventata un esempio, perché hanno fatto un vero e proprio protocollo di prevenzione che è efficacissimo.

Sicuramente dobbiamo essere al fianco delle Forze dell'ordine, tuttavia è un provvedimento utile, è un provvedimento buono, perché utilizza i numeri. I numeri, apparentemente, possono sembrare una cosa abbastanza fredda e distante dalla realtà quotidiana, però così non è, perché dai numeri sul femminicidio e, quindi, da un osservatorio di questo tipo, si possono trarre moltissimi strumenti e moltissime conoscenze di prevenzione. Ne dico una su tutte: l'atteggiamento o, comunque, la situazione psicologica, psichiatrica del soggetto che aggredisce. Spesso, le persone che compiono atti di violenza verso le donne sono persone che avevano patologie, ma, essendo la maggior parte di queste violenze perpetrate in ambito intrafamiliare - non a caso, si parla prevalentemente di violenza domestica -, spesso queste patologie non sono riconosciute, non emergono, come, in sé, non emerge neppure l'atto di violenza all'interno delle mura domestiche. Allora, a che cosa serve questo Osservatorio? Serve a creare statistiche che daranno strumenti importanti agli operatori delle Forze dell'ordine, ai magistrati, agli psicologi, ai centri antiviolenza per capire ed individuare effettivamente gli ambiti psichiatrici, psicologici, di condizioni familiari, in cui più spesso questi reati vengono commessi.

L'altra cosa importante è che metterà in rete queste informazioni, perché queste informazioni - che devono essere un po' come vasi comunicanti, dal basso verso l'alto e dall'alto verso il basso -, da una parte, verranno messe a disposizione di tutte le istituzioni per poter reagire e, dall'altra parte, potranno aiutare, per esempio, le ASL, gli ospedali, che sono i primi a ricevere donne vittime di violenze, che, magari, non hanno avuto la forza di denunciare (cosa su cui, anche qui, dobbiamo insistere, lo stiamo facendo, dobbiamo fare comunicazione). Quindi, potrà essere un sistema di riversamento di dati e di informazioni che ci potrà aiutare.

Fondamentale è continuare ad agire per sostenere le donne nella possibilità della denuncia, perché, per esempio, durante il lockdown, abbiamo assistito a un chiaro calo delle denunce e, sicuramente, a un aumento degli atti di violenza. C'è stato un calo significativo rispetto all'anno precedente e, a maggio, quando si è data la possibilità di uscire di casa, immediatamente queste denunce sono di nuovo aumentate; è provato e, anche qui, ci arriverà dal dato statistico. Spesso mi sento dire: “parlate di femminicidio, l'avete qualificato, anche gli uomini vengono uccisi”. Sì, ma ci sono chiare differenze: per esempio, i casi di omicidio verso gli uomini avvengono prevalentemente in contesto pubblico, aperto, in luoghi esterni; le donne hanno un problema tipico di violenza domestica. Dai dati Istat del 2018, 8 donne su 10 conoscevano il proprio assassino e, in più della metà dei casi, questo è il partner o l'ex partner; solo 5 uomini (pari al 2,4 per cento) sono stati uccisi da un partner, peraltro, attuale e nessun ex.

Quindi, benissimo questo provvedimento, benissimo utilizzare la dignità - perché io parlo di dignità - della statistica per le nostre finalità; naturalmente, ci sono altri obiettivi che devono essere prefissati. Un obiettivo che questa Commissione ha indicato, secondo me, è fondamentale, ma, poi - lo diciamo sempre -, va attuato: è quello dell'educazione, che parte dalla scuola. Abbiamo introdotto l'obbligatorietà delle ore di educazione civica: io dico che dovremmo introdurre un obbligo di educazione paritaria, per i nostri bambini maschi, così come per le femmine, perché il bambino deve essere educato alla cultura del rispetto, alla non oggettivazione della donna, la donna non è un oggetto, è un essere da rispettare, ma anche le bambine devono essere educate alla cultura della non rinuncia, non devono fare un passo indietro, non devono rinunciare a nulla, non sono niente meno di un uomo. Quindi, educazione nell'ambito scolastico.

Quindi io auspico che, oltre a questo provvedimento, si pensi a questa questione. Io non nego che sto facendo degli incontri anche con il sottosegretario Sasso presso il Ministero, perché credo che dovremmo impegnarci - e spero che, anche su questo provvedimento, avremo una larga maggioranza in questo Parlamento - per individuare, come ci sono già, forme di educazione in ambito scolastico - che ora sono, per lo più, lasciate all'autonomia degli istituti e, comunque, fatte in maniera non sistematica -, al fine di creare momenti sistematici in cui educhiamo alla cultura del rispetto della donna.

Concludo, Presidente. Anch'io auspico che questo provvedimento, anche alla Camera, veda il voto comune e convinto di tutti e auspico, soprattutto, che, quando ci ritroveremo qui - non so dirvi se il prossimo anno, speriamo almeno il prossimo anno -, non parleremo più di questi temi. Vorrei che la discussione di oggi diventasse un ricordo, che ci dimenticassimo di dover trattare in quest'Aula il tema del femminicidio. Io spero che ci troveremo qui a parlare di parità salariale, di ruoli dirigenziali, di donne nelle partecipate, di sostegno alle madri lavoratrici, ma non di femminicidio, perché non è da Paese normale avere una donna uccisa ogni tre giorni e trattare il tema del femminicidio nel 2022. Questo è un tema di cui, in quest'Aula, non dobbiamo discutere più, perché dobbiamo farlo sparire.

PRESIDENTE. È iscritta a parlare la deputata Scutella'. Ne ha facoltà.

ELISA SCUTELLA' (M5S). Grazie, Presidente. Il 25 novembre 2020, il Senato approvava all'unanimità il provvedimento oggi in esame in questo ramo del Parlamento, alla Camera; lo approvava all'unanimità, quindi con unità di intenti, con una vera intenzione di risolvere il problema. E la giornata scelta, il 25 novembre, non è stata scelta casualmente, ma - lo ricordo, in primis a me stessa - è la Giornata internazionale contro la violenza sulle donne. Da dove arriva, però, la definizione di violenza di genere? Innanzitutto, dalla direttiva del Parlamento europeo e, poi, dalla Convenzione di Istanbul, la quale stabilisce le famose quattro “P” per contrastare la violenza di genere: la prevenzione della violenza, la protezione della vittima, la punizione dei responsabili e l'attuazione di politiche organiche e coordinate.

Purtroppo, nel 2022, stiamo ancora parlando di violenza di genere, ma qualcosa è stato fatto. Voglio ricordare il Codice rosso, che è un provvedimento fortemente voluto dal MoVimento 5 Stelle, un provvedimento che è riuscito a dare una risposta concreta, a dare coraggio a tutte quelle donne che avevano paura di denunciare. Certo, se oggi vi dicessi che il fenomeno è terminato, che è finito, che non esiste più una violenza sulle donne, direi una falsità, però, come ho già detto, qualcosa è stato fatto.

Allora, oggi, con questo provvedimento, in concreto, che cosa andiamo a fare? Noi andiamo a monitorare la situazione, ad avere statistiche e dati, per capire effettivamente che cosa avviene. Abbiamo dati dal pronto soccorso, dati dai tribunali, dati che possono aiutarci a comprendere meglio il fenomeno, a prevenire il fenomeno. E, poi, un'altra cosa:, come è stato già detto, bisogna lavorare su due Dicasteri importanti, il Ministero della Giustizia e il Ministero dell'Interno, che sono molto importanti quando si parla di violenza di genere.

L'Istat produrrà, ogni 3 anni, una relazione che ci farà capire come avvengano queste violenze, se vi sia la presenza di minori o meno (qualcosa di molto importante per poterli tutelare). Quindi, la finalità, alla fine, è di garantire un flusso informativo per riuscire a monitorare il fenomeno. Però, prima di questo - io, personalmente, mi occupo di questo tema, un tema a me molto caro, dall'inizio della legislatura - c'è qualcosa che, nonostante il Codice rosso, nonostante le varie mozioni e le varie proposte di legge, non si riesce proprio a placare e sono i retaggi culturali, Presidente, che oggi, purtroppo, esistono ancora. Perché sentirsi dire “quella donna se l'è cercata, quella donna ha subito una violenza, perché era vestita in maniera piuttosto succinta, perché è uscita a un certo orario di notte, perché ha tradito il proprio compagno”, significa avere una mentalità bigotta. E una donna deve essere libera di vestire come meglio crede, di uscire a qualsiasi ora del giorno e della notte, deve essere libera di poter far tutto questo, senza aver paura di subire violenze e, soprattutto, di essere giudicata. Quindi, prima di tutto questo, noi dobbiamo riuscire a sconfiggere questi retaggi culturali.

Mi permetto di terminare con una citazione che spesso leggo e mi fa riflettere: “Siamo state amate e odiate, adorate e rinnegate, baciate e uccise, solo perché donne” (Applausi).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Casu. Ne ha facoltà.

ANDREA CASU (PD). Presidente, onorevoli colleghe, onorevoli colleghi, le disposizioni in materia di statistiche in tema di violenza di genere contenute nella proposta di legge approvata dal Senato il 25 novembre 2020 rappresentano una nuova, importante tappa di un lungo percorso avviato nel 2013, quando, durante il Governo guidato da Enrico Letta, è stata ratificata la Convenzione di Istanbul, e affronta uno dei problemi fondamentali che abbiamo nel fronteggiare la violenza di genere: la raccolta di informazioni e dati certi aggregati che possano aiutarci a elaborare politiche che consentano di prevenirla e contrastarla. Infatti, l'obiettivo di questa legge non è solo di riuscire finalmente a determinare con certezza la dimensione quantitativa del fenomeno, ma anche di indagare la relazione tra autore e vittima, per scoprire la radice delle violenze.

Voglio ringraziare la prima firmataria, la senatrice Valente, presidente della Commissione di inchiesta sul femminicidio del Senato, insieme al Governo, a tutte le senatrici e i senatori che hanno votato il testo, insieme a tutti i membri delle Commissioni giustizia e affari sociali che qui, alla Camera, hanno lavorato per portare in Aula, nei tempi più brevi possibili, questo testo. L'unità che tutte le forze politiche stanno trovando su questo tema è un segnale molto importante per l'Italia. L'urgenza è dovuta a una necessità. La pandemia, che stiamo ancora combattendo, la guerra e la crisi energetica causati dall'invasione dell'Ucraina da parte della Russia di Putin non possono in alcun modo distogliere l'attenzione delle istituzioni dall'impegno per contrastare la violenza di genere. È un fenomeno che riguarda le donne, le nostre madri, figlie, sorelle, ma anche e soprattutto noi uomini, perché dietro ogni violenza di genere c'è sempre l'azione di un uomo, spesso di un uomo di cui la donna si fida, spesso di una persona molto vicina alla donna che subisce violenza. Ed è per questo che dobbiamo tenere accesa la nostra attenzione, ed è per questo, per questa ragione, che ringrazio davvero il gruppo del Partito Democratico, per avermi consentito di intervenire oggi, qui, in Aula, su questo tema, come parlamentare uomo.

In questa discussione generale noi affrontiamo un'ulteriore tappa di un lungo percorso, che ci ha portato ad adottare misure significative fin dall'inizio della scorsa legislatura. Dicevamo che dal 2013 centrale è stata, in tal senso, la ratifica della Convenzione di Istanbul, che ci invita a promuovere politiche integrate per la prevenzione e per il contrasto, le modifiche al codice penale e di procedura penale per inasprire le pene di alcuni reati commessi nei confronti di donne, l'emanazione del Piano d'azione straordinario contro la violenza di genere e per la previsione di fondi per il supporto delle vittime.

Particolare rilievo ha, poi, assunto la modifica al codice penale finalizzata ad estendere il campo di applicazione per il reato di omicidio aggravato da relazioni personali. È fondamentale continuare questa discussione anche in questo momento così difficile a livello internazionale, per l'emergenza sanitaria, perché, se esiste un tratto comune che lega queste tragedie così diverse e terribili, la pandemia e la guerra, è proprio il fatto che a pagare il prezzo più alto siano sempre e proprio le donne, e che il termometro più terribile per misurare l'andamento di questo fenomeno siano proprio le violenze di genere, che sono cresciute durante il lockdown, spesso violenze domestiche; al tempo stesso, oggi, nel momento in cui tutti siamo sconvolti dalle immagini di Bucha, apprendiamo la notizia orribile delle prove degli stupri di donne uccise e gettate nelle fosse comuni in Ucraina. Anche per questo dobbiamo portare avanti la nostra azione.

Il provvedimento è stato approvato - è stato ricordato - lo scorso 25 novembre, una data importante, per introdurre nel nostro ordinamento la regolamentazione della raccolta dei dati e delle informazioni per un più preciso monitoraggio del fenomeno, e finalizzato all'elaborazione di politiche di prevenzione e di contrasto della violenza di genere.

Ricordiamo che nella legislazione italiana manca una vera e propria definizione di violenza di genere, e si fa quindi riferimento a quella contenuta nell'articolo 3 della Convenzione di Istanbul, che definisce la violenza nei confronti delle donne come una violazione dei diritti umani e una forma di discriminazione comprendente tutti gli atti di violenza fondati sul genere che provocano, o sono suscettibili di provocare, danni o sofferenze di natura fisica, sessuale, psicologica o economica, comprese le minacce di compiere tali atti, la coercizione o la privazione della libertà, sia nella vita pubblica che nella vita privata. Il nostro ordinamento non prevede misure volte specificamente al contrasto, né aggravanti, quando alcuni delitti abbiano la donna come vittima. Il genere della persona offesa, che fino a qualche anno fa non ha assunto rilievo, non è stato censito nelle statistiche giudiziarie. A tale mancanza hanno, perciò, sopperito l'Istituto nazionale di statistica e il Dipartimento delle pari opportunità della Presidenza del Consiglio. Inoltre, il Dipartimento della pubblica sicurezza del Ministero dell'Interno svolge ciclicamente report di monitoraggio della violenza maschile contro le donne.

In questa nostra discussione, per avvalorare il valore prezioso di questo provvedimento, è utile citare i dati attualmente disponibili prima dell'entrata in vigore di questo provvedimento. Da quello che è stato possibile censire, nel periodo che va da gennaio a ottobre 2021 particolarmente elevata risulta essere l'incidenza delle vittime di sesso femminile, che va dal 73 per cento nel caso degli atti persecutori all'82 per cento per i maltrattamenti, fino ad arrivare al 92 per cento con riguardo alle violenze sessuali. Il dato generale sugli omicidi nel periodo 1° gennaio-31 ottobre 2021 registra 246 omicidi, con 102 vittime donne, di cui 86 uccise in ambito familiare e affettivo; di queste, 59 hanno trovato la morte per mano del partner o ex partner.

Il provvedimento in esame prevede, per tutti gli uffici, gli enti, gli organismi e i soggetti pubblici e privati che partecipano all'informazione statistica ufficiale, l'introduzione di un sistema integrato di raccolta dei dati, disaggregato per uomini e donne, con lo scopo di monitorare il fenomeno ed elaborare politiche che consentano di prevenirlo e contrastarlo, nonché l'obbligo per tutte le strutture sanitarie pubbliche, e, in particolare, le unità operative di pronto soccorso, di fornire i dati e le notizie relative alla violenza contro le donne. In particolare, le informazioni statistiche devono contenere la rilevazione della tipologia di violenza, fisica, sessuale, psicologica o economica, esercitata sulla vittima, se la violenza è commessa in presenza, sul luogo del fatto, dei figli degli autori o delle vittime o se la violenza è commessa unitamente ad atti persecutori. Viene introdotta la predisposizione di una relazione quale integrazione della relazione annuale al Parlamento che il Presidente del Consiglio dei Ministri trasmette annualmente sulle attività svolte dall'Istat e dagli altri enti operanti nel sistema statistico nazionale Sistan, nel corso dell'anno precedente.

Si prevede l'istituzione di un sistema integrato tra i Ministeri dell'Interno e della Giustizia per la rilevazione dei dati, con particolare riguardo a quei dati che consentono di ricostruire la relazione esistente tra l'autore e la vittima del reato, la loro età e genere, le circostanze del reato, il perfezionamento delle rilevazioni annuali condotte da Istat sulle prestazioni e i servizi offerti rispettivamente dai centri antiviolenza e dalle case rifugio. Questo è il provvedimento che andiamo oggi a discutere e che dovremo andare al più presto a votare.

Il 25 novembre deve essere ogni giorno, diciamo ogni anno, e oggi siamo qui, tutti e tutte, per dimostrarlo nei fatti, perché, come ci ha ricordato un grande maestro del cinema italiano, Nanni Moretti, le parole sono importanti, ed è vero, ma non dobbiamo dimenticare mai che anche i numeri lo sono; e oggi compiamo un passo decisivo per fornire numeri certi e utili nella grande battaglia contro la violenza di genere, una battaglia che dobbiamo combattere insieme, uomini e donne, ogni singolo giorno (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. È iscritta a parlare la deputata Spena. Ne ha facoltà.

MARIA SPENA (FI). Grazie, Presidente. La proposta di legge che l'Aula si trova a esaminare è stata approvata all'unanimità dal Senato, in prima lettura, il 25 novembre 2020. Peraltro, mi fa piacere sottolineare che proprio il 25 novembre è, ormai da molti anni, la Giornata internazionale per l'eliminazione e il contrasto della violenza contro le donne. Anche qui alla Camera, nelle Commissioni affari sociali e giustizia, il testo è stato votato favorevolmente da tutti i gruppi, all'unanimità, e sono certa che ugualmente accadrà nel giorno della votazione qui, alla Camera.

Nelle due Commissioni referenti sono stati presentati solo pochi emendamenti ma, saggiamente, si è addirittura deciso di ritirarli, proprio per evitare che, a seguito di eventuali modifiche al testo approvato dal Senato, questa proposta potesse appunto tornare indietro.

Il provvedimento disciplina la raccolta di dati e informazioni sulla violenza di genere esercitata contro le donne, con la finalità di poterne monitorare il fenomeno ed elaborare efficaci politiche che consentano di prevenirlo e, quindi, di contrastarlo. La necessità e l'esigenza di avere informazioni e statistiche ufficiali sul complesso della violenza subita dalle donne è raccomandata anche dalla Convenzione del Consiglio d'Europa sulla prevenzione e la lotta contro la violenza sulle donne e la violenza domestica, la cosiddetta Convenzione di Istanbul, una Convenzione che individua le strategie per raggiungere l'obiettivo di eliminare e contrastare qualunque violenza e sopraffazione nelle relazioni di genere. Tra queste strategie vengono sollecitate specifiche politiche, da parte degli Stati, proprio per la costruzione di un sistema integrato di raccolta dati e di attività di monitoraggio e valutazione. La proposta di legge che ora stiamo discutendo vuole proprio rispondere a questa esigenza. Si prevede infatti che l'Istat e il sistema statistico nazionale realizzino un'indagine triennale sulla violenza contro le donne al fine di produrre stime su diversi tipi di violenza; non solo, quindi, i dati sulla violenza fisica, ma anche su quella sessuale, psicologica, economica e qualunque atto persecutorio. Un ruolo centrale in merito viene assegnato al Ministro con delega per le Pari opportunità.

Questi dati e statistiche derivanti dall'indagine sulla violenza di genere andranno, quindi, a integrare la relazione annuale al Parlamento, da parte del Ministero per le Pari opportunità, sullo stato di utilizzo anche delle risorse del Fondo per le politiche di pari opportunità, stanziate per il potenziamento delle forme di assistenza e sostegno alle donne vittime di violenza; penso ai centri antiviolenza e alle case rifugio. Così come è importante la previsione, contenuta in questo testo, che introduce l'obbligo, da parte dei presìdi sanitari e dei pronto soccorso, di raccogliere e trasmettere tutti i dati relativi alla violenza contro le donne. Si prevede, quindi, un sistema integrato tra il Ministero dell'Interno e quello della Giustizia per la rilevazione dei dati riguardanti i reati contro le donne. I dati raccolti dal Centro elaborazione dati saranno, quindi, comunicati, almeno ogni 6 mesi, dal Ministero dell'Interno all'Istat e al Dipartimento per le pari opportunità. Quindi, la realizzazione e la messa a disposizione di tutti questi dati statistici consentiranno finalmente di poter rafforzare la lotta contro la violenza nei confronti delle donne, e ce n'è davvero bisogno. Da troppo tempo infatti le vicende di cronaca, ormai quasi quotidiane, riportano, con sempre maggiore frequenza, episodi delittuosi commessi nei confronti di donne molestate, violentate, minacciate e uccise e che vivono in un contesto di paura e di disagio, per le strade, sui posti di lavoro, nell'ambito del contesto domestico, molto spesso alla presenza dei propri figli. I dati sono sempre più preoccupanti, la violenza è una tra le prime cause di morte per le donne di età compresa tra i 16 e i 44 anni; ogni anno, più di 100 donne sono uccise per mano di chi aveva promesso di amarle. I numeri più recenti, forniti anche dal Ministero dell'Interno, ci dicono che dal 1° gennaio al 17 aprile 2022 sono stati registrati 87 omicidi, di cui 29 vittime sono donne, di cui 27 uccise nell'ambito familiare o, comunque, affettivo; di queste, 15 hanno trovato la morte per mano del proprio partner o dell'ex partner. Peraltro, voglio ricordare che la convivenza forzata durante il lungo periodo del lockdown imposto dalla pandemia da COVID ha aumentato in maniera preoccupante i comportamenti violenti, un aumento che ha spinto, anche in contesti internazionali, a parlare di una doppia pandemia: quella epidemiologica e quella della violenza. Nel 2020 le chiamate al 1522, il numero di pubblica utilità contro la violenza e lo stalking, sono aumentate del 79,5 per cento rispetto al 2019; la violenza segnalata è soprattutto fisica, ma quasi tutte le donne hanno subìto più di una forma di violenza e, tra queste, emerge quella psicologica. Nei primi 5 mesi del 2020 sono state ben oltre 20.000 le donne che si sono rivolte ai centri antiviolenza. Se questa è, purtroppo, la situazione, è quindi fondamentale che le iniziative e le azioni di rafforzamento delle misure di tutela contro la violenza sulle donne che deve mettere in campo lo Stato per essere sempre più efficaci debbano poter contare su numeri e dati statistici il più possibile disaggregati, aggiornati e costanti. Quindi, questo è l'obiettivo di questo provvedimento e per questo noi siamo certi che quest'Aula approverà senza modifiche questo importante testo, a partire dal gruppo Forza Italia.

PRESIDENTE. Non vi sono altri iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali.

(Repliche - A.C. 2805​)

PRESIDENTE. Ha facoltà di replicare la relatrice per la Commissione affari sociali, deputata Mara Lapia, che rinunzia. Ha facoltà di replicare la rappresentante del Governo, che rinunzia.

Il seguito del dibattito è rinviato ad altra seduta.

Discussione della proposta di legge: Gallinella ed altri: Norme per la valorizzazione e la promozione dei prodotti agricoli e alimentari a chilometro zero e di quelli provenienti da filiera corta (Approvata dalla Camera e modificata dal Senato)  (A.C. 183-B​) (ore 13,05).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione della proposta di legge, già approvata dalla Camera e modificata dal Senato, n. 183-B: Norme per la valorizzazione e la promozione dei prodotti agricoli e alimentari a chilometro zero e di quelli provenienti da filiera corta. Avverto che lo schema recante la ripartizione dei tempi è pubblicato nell'allegato A al resoconto stenografico della seduta del 21 aprile 2022 (Vedi l'allegato A della seduta del 21 aprile 2022).

(Discussione sulle linee generali – A.C. 183-B​)

PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali.

Il presidente del gruppo parlamentare MoVimento 5 Stelle ne ha chiesto l'ampliamento.

La XIII Commissione (Agricoltura) si intende autorizzata a riferire oralmente.

Ha facoltà di intervenire il relatore, deputato Paolo Parentela.

PAOLO PARENTELA , Relatore. Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, la proposta di legge al nostro esame, approvata in prima lettura alla Camera, è stata approvata, con modifiche, dall'Assemblea del Senato. Al riguardo, rammento che l'Assemblea della Camera, il 17 ottobre 2018, aveva approvato la proposta di legge in esame; la XIII Commissione, nel corso dell'esame in sede referente, non ha quindi ritenuto di apportare modifiche al testo trasmesso dall'altro ramo del Parlamento.

La proposta di legge si compone di 8 articoli e reca disposizioni volte alla valorizzazione e alla promozione dei prodotti agricoli e alimentari a chilometro zero e di quelli provenienti da filiera corta.

In particolare, l'articolo 1, modificato dal Senato, definisce, al comma 1, le finalità del provvedimento, che consistono nella valorizzazione e promozione dei prodotti agricoli e alimentari a chilometro zero e di quelli provenienti da filiera corta, nel favorire il consumo dei predetti prodotti e nel garantire un'adeguata informazione al consumatore sulla loro origine e specificità. Il comma 2 prevede che le regioni e gli enti locali potranno adottare le iniziative di loro competenza per la valorizzazione di detti prodotti.

L'articolo 2, modificato dal Senato, reca le definizioni. Il comma 1, lettera a), con riferimento ai prodotti agricoli e alimentari a chilometro zero, rinvia, per l'individuazione dei prodotti agricoli, a quelli elencati nell'Allegato 1 al Trattato sul funzionamento dell'Unione europea, mentre, per i prodotti alimentari, fa riferimento a quanto prescrive l'articolo 2 del regolamento (CE) n. 178/2002, del Parlamento europeo e del Consiglio, del 28 gennaio 2002 . Ai sensi del comma 1, lettera b), sono prodotti agricoli e alimentari nazionali provenienti da filiera corta i prodotti la cui commercializzazione è caratterizzata dall'assenza di intermediari commerciali o dalla presenza di un solo intermediario tra produttore e consumatore finale.

L'articolo 3 stabilisce che lo Stato, le regioni e gli enti locali possano prevedere misure per favorire l'incontro diretto tra produttori e soggetti gestori, pubblici e privati, della ristorazione collettiva.

L'articolo 4, modificato dal Senato, disciplina la vendita dei prodotti agricoli e alimentari a chilometro zero e di quelli provenienti da filiera corta. Il comma 1, introdotto dal Senato, stabilisce che i comuni riservino almeno il 30 per cento del totale dell'area destinata al mercato agli imprenditori agricoli esercenti la vendita diretta dei prodotti agricoli e alimentari a chilometro zero o filiera corta. Al comma 2 si prevede che, in caso di apertura di mercati agricoli di vendita diretta, i comuni possano riservare agli imprenditori agricoli che vendono prodotti a chilometro zero o a filiera corta appositi spazi all'interno delle aree del mercato; inoltre, un ulteriore periodo del comma in esame, introdotto dal Senato, riconosce agli stessi imprenditori agricoli la possibilità di realizzare tipologie di mercati riservati alla vendita diretta dei prodotti agricoli di cui si discute. Il comma 3 specifica che le regioni e gli enti locali, previa intesa con le associazioni di rappresentanza del commercio e della grande distribuzione, possano favorire la destinazione di particolari aree, all'interno dei supermercati, destinate alla vendita di tali prodotti.

L'articolo 5, modificato al Senato, prevede l'istituzione dei loghi “chilometro zero” e “filiera corta”. In particolare, il comma 1 statuisce che siano istituiti i loghi “chilometro zero” e “filiera corta”, con decreto del Ministro delle Politiche agricole alimentari e forestali, da adottarsi entro 90 giorni dall'entrata in vigore della presente proposta di legge, di concerto con il Ministro dell'Economia e delle finanze e con il Ministro dello Sviluppo economico, sentita la Conferenza unificata. Spetta allo stesso decreto definire le condizioni e le modalità di attribuzione del logo, le modalità di verifica e attestazione della provenienza territoriale, gli adempimenti relativi alla tracciabilità, nonché le modalità con cui fornire una corretta informazione al consumatore. Il comma 2 chiarisce che il logo sia esposto nei luoghi di vendita diretta, nei mercati, negli esercizi commerciali o di ristorazione o di somministrazione (modifica aggiunta dal Senato) e all'interno dei locali, in spazi espositivi appositamente dedicati. Può essere pubblicato in piattaforme informatiche di acquisto o distribuzione che forniscono i prodotti oggetto della proposta di legge in esame. Il comma 3 precisa, inoltre, che il logo non possa essere apposto sui prodotti, sulle confezioni e su qualsiasi imballaggio utilizzato per la vendita.

L'articolo 6, modificato al Senato, disciplina la promozione dei prodotti a chilometro zero e provenienti da filiera corta nella ristorazione collettiva. A tal fine, si interviene sull'articolo 144 del decreto legislativo 18 aprile 2016, n. 50, il codice dei contratti pubblici, sostituendone il primo comma. Viene previsto, quindi, che per i servizi di ristorazione la valutazione dell'offerta tenga conto della qualità dei prodotti alimentari, con particolare riferimento a quella di prodotti biologici, tipici e tradizionali, e di prodotti a denominazione protetta e indicazione geografica tipica, del rispetto delle disposizioni ambientali in materia di green economy, dei criteri ambientali minimi pertinenti e anche della qualità della formazione degli operatori e della provenienza da operatori dell'agricoltura biologica e sociale. Con riferimento alla modifica effettuata al Senato, rammento che la stessa consiste nella soppressione del riferimento del criterio di premialità: nel testo approvato alla Camera era stato previsto che l'utilizzo dei prodotti a chilometro zero o provenienti da filiera corta venisse considerato, a parità di offerta, criterio di premialità rispetto agli altri prodotti di qualità, quali i prodotti biologici, tipici o tradizionali, i prodotti a denominazione protetta e quelli provenienti dall'agricoltura sociale. Il medesimo articolo 6 fa salvo quanto previsto dall'articolo 4, comma 5-quater, del decreto- legge n. 104 del 2013, convertito con modificazioni dalla legge n. 128 del 2013, e dall'articolo 6 della legge n. 141 del 2015.

In proposito, segnalo che il richiamato comma 5-quater prevede che per l'affidamento e la gestione dei servizi di refezione scolastica e di fornitura di alimenti e prodotti agroalimentari agli asili nido, alle scuole dell'infanzia, alle scuole primarie, alle scuole secondarie di primo e di secondo grado e alle altre strutture pubbliche, che abbiano come utenti bambini e giovani fino a 18 anni di età, i relativi soggetti appaltanti debbano prevedere che sia garantita un'adeguata quota di prodotti agricoli, ittici e agroalimentari provenienti da sistemi di filiera corta e biologica e comunque a ridotto impatto ambientale e di qualità; si prevede, inoltre, l'attribuzione di un punteggio per le offerte di servizi e forniture rispondenti al modello nutrizionale denominato “dieta mediterranea”, consistente in un'alimentazione in cui prevalgono i prodotti ricchi di fibre, in particolare cereali integrali e semintegrali, frutta fresca e secca, verdure, crude e cotte, e legumi, nonché pesce, olio extravergine d'oliva, uova, latte e yogurt, con una limitazione del consumo di carni rosse e zuccheri semplici.

Analogamente, il richiamato articolo 6 della legge n. 141 del 2015 stabilisce che le istituzioni pubbliche, che gestiscono mense scolastiche e ospedaliere, possano accordare, nelle gare concernenti i relativi servizi di fornitura, criteri di priorità per l'inserimento di prodotti agroalimentari provenienti da operatori dell'agricoltura sociale.

L'articolo 7, modificato al Senato, reca la disciplina relativa alle sanzioni. Nel dettaglio, il comma 1 statuisce che chiunque utilizzi le definizioni previste all'articolo 2 della presente proposta di legge o i loghi, di cui all'articolo 5, in maniera non conforme alla presente legge sia punito con una sanzione amministrativa pecuniaria da 1.600 euro a 9.500 euro (questa modifica, operata al Senato, consiste in una definizione più dettagliata della condotta illecita). I successivi commi, da 2 a 5, inseriti al Senato introducono ulteriori disposizioni volte a disciplinare le sanzioni. In particolare, il comma 2 affida alle regioni e alle province autonome di Trento e Bolzano le funzioni di controllo e di irrogazione delle stesse sanzioni. Il comma 4 stabilisce poi che, limitatamente ai prodotti della pesca e dell'acquacoltura, la competenza per le attività di controllo e accertamento delle infrazioni spetti al Ministero delle Politiche agricole alimentari e forestali che si avvale a tal fine del Corpo delle capitanerie di porto.

L'articolo 8 disciplina le abrogazioni. In particolare, al comma 1, si prevede l'abrogazione del comma 2 dell'articolo 11 della legge 6 ottobre 2017, n. 158. Viene al riguardo disposto che ogni riferimento a tale disposizione debba intendersi riferito a quanto previsto dall'articolo 2, comma 1, lettere a) e b) della proposta di legge in esame. Si tratta della legge sui piccoli comuni e, in particolare, della disposizione che fornisce una definizione di “prodotti agricoli e alimentari provenienti da filiera corta” e di “prodotti agricoli e alimentari a chilometro utile”. Infine, i commi 2 e 3 prevedono la clausola di salvaguardia (le regioni a statuto speciale e le province autonome di Trento e Bolzano applicano le disposizioni della presente legge nei limiti dei rispettivi statuti e delle loro norme di attuazione) e la possibilità per le regioni a statuto speciale e le province autonome di Trento e Bolzano di istituire i loghi in forma bilingue.

PRESIDENTE. Ha facoltà di intervenire il rappresentante del Governo, che si riserva di farlo in una fase successiva.

È iscritta a parlare la deputata Antonella Incerti. Ne ha facoltà.

ANTONELLA INCERTI (PD). Grazie, signora Presidente. Colleghi, siamo arrivati al terzo passaggio di questo provvedimento. Intanto, voglio ringraziare il collega Parentela per la relazione. Vorrei innanzitutto fare una breve premessa perché - come gruppo del Partito Democratico - anche nel primo passaggio abbiamo sempre rimarcato la necessità di operare nello sforzo di produrre leggi di sistema che cerchino in qualche modo di tenere insieme la complessità di un settore complesso, quanto strategico, perché il sistema agroalimentare non è solo produzione agricola, ma è ovviamente anche trasformazione e vendita ed è un sistema che ha un impatto complessivo anche sull'economia su scala territoriale.

Quindi, ci siamo sempre mossi - penso a leggi come quella sull'agricoltura sociale, l'agricoltura biologica e lo spreco alimentare - con un quadro normativo che potesse tenere insieme la complessità di questo settore ed è per questo motivo che avevamo rimarcato anche qualche perplessità nel primo passaggio. In più, c'è il tema del valore del cibo che deve essere inquadrato in un contesto più ampio e più generale.

Quindi, avevamo qualche perplessità in una prima fase per come era articolato il provvedimento in esame, anche per la presenza di qualche rischio che, nonostante le buone intenzioni e la validità di questa proposta, potesse poi non garantire quella concretezza in termini di aiuto, soprattutto, della produzione agricola. Tuttavia, questi due anni di pandemia che abbiamo attraversato, e che stiamo ancora attraversando e, a maggior ragione, la crisi ucraina, che ha determinato grandi difficoltà di approvvigionamento e di reperimento delle materie prime, nonché l'elevato costo delle stesse, ci hanno indicato come debbano essere trovati tutti gli strumenti per facilitare appunto questo approvvigionamento, visto il ruolo centrale dell'agricoltura. D'altro canto, la grande qualità della produzione della nostra agricoltura va in qualche modo preservata. Quindi, con questi passaggi, crediamo sia importante trovare tutte quelle misure, anche magari le più piccole, per aiutare in questa fase molto difficile la produzione agricola e, soprattutto, gli agricoltori, i nostri piccoli agricoltori, che rappresentano anche una caratteristica della nostra agricoltura.

L'altro elemento è che, nel passaggio al Senato, come ha sottolineato lo stesso relatore, ci sono stati aggiustamenti, a nostro parere miglioramenti, che ci fanno anche avere un apprezzamento per questo tipo di provvedimento. Faccio riferimento ad alcuni di questi miglioramenti, nel passaggio al Senato, che hanno anche chiarito punti magari non particolarmente chiari. Faccio riferimento, per brevità e per sintesi, ad alcuni articoli. Ad esempio, l'articolo 1, in particolare, valorizza e promuove i prodotti a chilometro zero e a filiera corta, con la soppressione del termine: “utile”, subito dopo “chilometro zero”, che avrebbe ingenerato, come avevamo anche sottolineato, qualche confusione rispetto al consumatore. Così come si è riportata in luce la competenza delle regioni - e anche degli enti locali più piccoli - che possono adottare anche delle iniziative per la valorizzazione della filiera corta. Ricordo, nell'articolo 2, un'aggiunta positiva rispetto al perimetro entro cui debbono essere commercializzati e venduti questi prodotti alimentari a chilometro zero. Si parlava di un'area non superiore a 70 chilometri ed è stata aggiunta la possibilità della provenienza in ordine alla stessa provincia di produzione rispetto al luogo di consumo. Ciò tiene conto anche delle specificità e delle caratteristiche di varietà di produzione che noi abbiamo. Così come, ad esempio, il Senato ha introdotto al comma 1 dell'articolo 4 la possibilità, sempre per i comuni, di riservare almeno il 30 per cento del totale dell'area destinata al mercato - così vale anche per la pesca e per i punti di sbarco - agli imprenditori agricoli che esercitano la vendita diretta a chilometro zero, con la possibilità per i comuni di poter realizzare tipologie di mercati riservati alla vendita diretta.

Un altro elemento, all'articolo 5, è l'istituzione dei loghi “chilometro zero” e “filiera corta”, demandata a un decreto del Ministero, che andrà poi a definire le condizioni e le modalità di attribuzione e come, proprio per trasparenza per il consumatore, questo logo dovrà essere esposto nei luoghi di vendita diretta. Da ultimo, l'articolo 6, altro punto qualificante di miglioramento di questa legge, riguarda la disciplina della promozione di questi prodotti. In particolare, è stato soppresso il criterio della premialità rispetto ad altri prodotti, anche per quanto riguarda degli appalti, che hanno di fatto qualità. Penso ai prodotti biologici, ad esempio.

Sono tutti i passaggi che hanno di fatto migliorato e reso molto più concreto il provvedimento. Questa norma, nel suo piccolo, pone in campo ulteriori strumenti, affinché le nostre piccole aziende di produzione locale e i destinatari dei mercati - io mi sono riferita solo ad alcuni punti - in questo testo possano trovare un riferimento puntuale, che può semplificare la loro attività e la possibilità di riprendere la produzione. Penso soprattutto a quei territori delle aree interne o della nostra alta collina, territori che avevano di fatto sospeso molte di quelle produzioni anche per motivi economici. Questo è uno strumento che può aiutare soprattutto queste aree e i loro piccoli agricoltori, dando valore complessivamente ad un sistema più ampio. Faccio un esempio, quello degli agriturismi, a cui può essere indirizzata la produzione e la vendita diretta di questi prodotti, aree che hanno in questo provvedimento uno strumento in più per potere vendere il loro prodotto. Nel momento in cui abbiamo anche alcune norme europee, che sono andate nella direzione di garantire un maggiore approvvigionamento di materie prime di base, è chiaro che, per quanto piccolo, questo provvedimento è sicuramente un ulteriore strumento, che noi diamo ai nostri agricoltori per produrre di più e, dunque, per dare anche maggiore approvvigionamento ai consumatori (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. È iscritta a parlare la deputata Caretta. Ne ha facoltà.

MARIA CRISTINA CARETTA (FDI). Grazie Presidente. Discutiamo oggi di questo provvedimento in terza lettura, che propone le norme per la valorizzazione e la promozione dei prodotti agricoli e alimentari a chilometri zero o provenienti da filiera corta. A pensarci bene, i prodotti a chilometro zero sono sempre esistiti nel corso della nostra storia, basti pensare a come funzionavano le campagne e i mercati agricoli nell'Italia preunitaria. Questi prodotti erano, almeno in una prima fase storica, forse l'unico tipo di prodotto alimentare che molte fasce della popolazione potevano permettersi, mentre adesso, a seguito dell'evoluzione dei nostri sistemi di mercato e distribuzione, sono diventati una scelta di consumo proprio dei nostri cittadini. Il prodotto a chilometro zero ha acquisito una dimensione fortemente legata a quella di promozione ed attività turistica del territorio, trovando larga fortuna in tutte le regioni italiane, da Nord a Sud. Lo possiamo trovare negli agriturismi, nei mercati, negli spazi commerciali anche nei grandi capoluoghi e, principalmente e soprattutto, presso i produttori stessi. Da un punto di vista gastronomico, poi, se si mettono a sistema ricette di prodotti tipici con ingredienti di filiera corta, il capolavoro è servito. Oggi abbiamo la fortuna di potere scegliere cosa mangiare in libertà e non costretti dalle esigenze. Questo ha portato il cibo, i prodotti locali e il chilometro zero a diventare parte essenziale della nostra industria turistica. Tra i vantaggi di questo tipo di filiera - lo dice il nome - figura l'assenza di molti passaggi di trasporto e trasformazione, tipici della logistica: il prodotto a chilometro zero si acquista sul posto con meno intermediazioni. Fa specie, però, partecipare alla discussione generale di questo testo, parlare di filiere corte, di logistica e trasporti e rendersi conto che, su tutto questo tema, il Governo ha ancora fatto poco e il resto lo farà troppo tardi, mentre fuori infuria una delle più grandi crisi internazionali della storia recente. Questa opportunità di dibattito dovrebbe darci anche modo di riflettere sul fatto che, mentre qua discutiamo di chilometro zero, è necessario e non più rimandabile parlare di approvvigionamento ed autoproduzione alimentare, di garantire elevati e dignitosi standard di qualità di vita ai nostri cittadini, ma anche la sopravvivenza di queste produzioni alimentari, di cui andiamo tanto fieri e di cui oggi siamo chiamati a discutere.

Tutta l'attività normativa, svolta dal Parlamento e dalla politica per tutelare, proteggere e rafforzare l'identità e il valore aggiunto delle nostre tradizioni e delle nostre produzioni alimentari, segue l'interesse della Nazione e trova senza dubbio l'interesse e la condivisione di Fratelli d'Italia, che, anche nel caso di questo testo, non ha fatto mancare la propria presenza con stimoli utili già in corso di prima lettura. La versione iniziale di questo testo era carente, perché forniva un perimetro normativo privo di strumenti, con una concezione del logo, a tutela del chilometro zero, che poteva correre il rischio di essere l'ennesimo atto normativo senza arte né parte.

Adesso ci troviamo di fronte a un provvedimento che, anche grazie alle modifiche di Fratelli d'Italia (penso al regime sanzionatorio, ma anche alle possibilità di promozione con gli operatori della grande distribuzione), riesce a coinvolgere i piccoli agricoltori e produttori che, mai come oggi, hanno bisogno di tutto l'aiuto e il sostegno possibile. Sostenere le produzioni a chilometro zero significa non solo seguire la parte meramente legata alla produzione, ma anche tutti gli aspetti legati alla distribuzione e alla promozione dei prodotti. In un Paese come l'Italia, dove oltre l'86 per cento dei trasporti commerciali avviene su gomma e la logistica incide per almeno un terzo sui costi di frutta e verdura, una norma che promuove il consumo di prodotti locali va sicuramente nella giusta direzione, ma ha bisogno di essere accompagnata da misure più ampie, che garantiscano la sopravvivenza di queste filiere.

Chilometro zero significa anche creare luoghi di aggregazione e distribuzione dei prodotti che svolgono la funzione di una vera e propria educazione alimentare, come - e riprendo un caso veneto - nell'esperienza del mercato a chilometro zero di Verona. Questo genere di iniziative prevede, infatti, non solo appositi spazi di vendita e assaggio dei prodotti, ma anche laboratori e altri spazi adibiti a finalità divulgative ed educative, per avvicinare e sensibilizzare i cittadini alla cultura del mangiare bene e sano e, soprattutto, del mangiare locale.

Sensibilizzare la nascita di filiere locali si inserisce in un'ottica di sistema con altre produzioni che stanno trovando ampia fortuna, come la filiera brassicola, su cui, tra l'altro, ho presentato una proposta di legge proprio in Parlamento, produzioni di eccellenza che, grazie alla disponibilità di prodotti a filiera corta, possono diversificare ulteriormente un mercato fortemente attivo e dinamico, a cui certamente dobbiamo prestare grande attenzione e interesse.

Questo provvedimento quindi, che fornisce una definizione del chilometro zero e un apposito logo promozionale, si vede sfidato da un altro logo che, purtroppo, non ha le stesse finalità promozionali: il Nutri-Score. Quando, in Italia, ogni territorio ha una sua storia da raccontare, come le nostre carni, il nostro olio e i nostri formaggi, c'è chi, ancora oggi, propone di uniformare i criteri di valutazione della qualità alimentare in Unione europea con un meccanismo per cui i nostri formaggi DOP sarebbero tanto dannosi quanto il cibo spazzatura. Deve essere chiaro a tutti i colleghi che darsi a favore di provvedimenti come quello che stiamo esaminando e non opporsi alla follia come il Nutri-Score, può solo portare danni alla nostra agricoltura e alle nostre tradizioni. Oltre al Nutri-Score c'è, poi, la sfida costituita dai rincari delle materie prime alimentari, che hanno messo in crisi tutti i settori della nostra agricoltura, zootecnia in primis.

Colleghi, credo sia opportuno ribadirlo: ben vengano iniziative a tutela delle produzioni locali a chilometro zero e ben venga il supporto dell'emiciclo e del Governo; però, se vogliamo davvero aiutare i nostri agricoltori e la nostra economia è doveroso, da parte di tutta la politica, scendere in campo in prima linea e combattere contro meccanismi vessatori come il Nutri-Score e lavorare il più duro possibile per garantire la nostra sovranità alimentare e restituire dignità al nostro comparto agroalimentare.

Torno a ripeterlo: questi dibattiti sono importanti, perché sicuramente curano componenti settoriali del nostro comparto agroalimentare che da fin troppo tempo attendono una risposta da parte del Parlamento. Noi siamo pronti a fare la nostra parte, ma tutte queste iniziative sono destinate ad essere totalmente inutili - carta stampata - se a livello nazionale ed europeo non saremo pronti a cambiare paradigma, con coraggio, per dire in modo definitivo che l'obiettivo principale della nostra politica agricola è proteggere i cittadini, le nostre produzioni e garantire la nostra sicurezza alimentare (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. È iscritta a parlare la deputata Maria Spena. Ne ha facoltà.

MARIA SPENA (FI). Grazie Presidente. Questo della promozione dei prodotti agricoli e alimentari a chilometro zero e di quelli da filiera corta è un provvedimento che è passato all'esame di quest'Aula già nell'estate del 2018, senza una conclusione positiva (oltretutto, è successo lo stesso anche nelle due legislature precedenti). È chiaro, quindi, che nel frattempo sono intervenute altre norme per regolare questo settore. Penso, ad esempio, alla legge sui piccoli comuni, la legge n. 158 del 2017, per il sostegno, la tutela e la promozione dei prodotti a chilometro zero e per la loro vendita, così come penso alla legge n. 141 del 2015, sull'appalto delle mense, cioè tutte le strutture, pubbliche e private, che ospitano minori e ragazzi fino al diciottesimo anno di età; poi, penso anche al decreto del Mipaaf del 2007 che definisce i criteri per la realizzazione dei mercati agricoli per la vendita diretta da parte degli imprenditori agricoli, così come alla disciplina dell'attività di vendita degli stessi imprenditori agricoli, contenuta nel decreto legislativo n. 228 del 2001.

Però, nel frattempo, disporre, comunque, di una normativa nazionale di riferimento valida con definizioni uniche su tutto il territorio nazionale, a prescindere dalle norme emanate dalla maggior parte delle regioni, nel frattempo, su questa tema, è un fatto, per noi, importante e utile sia per gli operatori commerciali, quindi per gli operatori del settore, sia per i consumatori, tanto più se si pensa che si è sempre più ormai consapevoli dell'esigenza di avere certezze specifiche sulla provenienza dei prodotti che gli italiani consumano sulle proprie tavole, quindi prodotti garantiti anche da loghi dedicati e ben riconoscibili. Oltretutto, dopo l'emergenza sanitaria, si è ancora rafforzata in noi la sensibilità verso i temi della salute, della sicurezza alimentare, dell'origine e della sostenibilità dei prodotti che noi andiamo ad acquistare e a consumare. Questo per dire che l'agricoltura è diventata ormai custode e garante della sicurezza alimentare.

Oggi la maggioranza dei cittadini è molto più attenta a questi temi e, quindi, i consumatori prediligono sempre più prodotti locali, prodotti stagionali e, quindi, prodotti anche a basso apporto di emissioni inquinanti dovute, appunto, ai trasporti, che in questo caso chiaramente si andrebbero a eliminare.

È stato, per noi, obiettivo primario il riconoscimento, la tutela, la valorizzazione e la promozione dei prodotti agricoli, così come previsto negli articoli 5 e 6 di questo provvedimento legislativo, perché soltanto attraverso l'identificazione possiamo comprendere cosa si sta consumando e cosa si sta acquistando. Quindi, disporre di definizioni che garantiscono la promozione e il consumo di questi prodotti è una garanzia, che, però, ha bisogno di controlli efficaci. Questa è una delle critiche mosse da Forza Italia sin dal 2018, sollecitando la previsione di sanzioni certe per chi, abusivamente, mette in vendita prodotti falsamente presentati come a chilometro zero. Quindi, ben venga la sanzione prevista dall'articolo 7, che prevede una sanzione amministrativa da 1.600 fino a 9.500 euro, affidata alle regioni.

Le specificità territoriali rendono bene l'idea della qualità superiore delle tradizioni italiane; anche i tanti produttori locali diffusi sui nostri territori possono essere sostenuti, anche dal punto di vista del reddito, dalla vendita di questi prodotti: penso al settore lattiero-caseario, con la vendita della produzione dei propri formaggi, penso al settore dell'ortofrutta, così come a quello dei legumi, dell'olio e dei vini.

Durante i lavori, in prima lettura, in Commissione agricoltura, abbiamo voluto partecipare con grande spirito di collaborazione, sin dal 2018, al processo di miglioramento di questo testo. Abbiamo, prestato particolare attenzione alle garanzie di qualità di queste produzioni, perché, lo ripeto, queste potrebbero avere sicuramente conseguenze sulla sicurezza alimentare. Ho ottenuto, dunque, che sia data la possibilità alla grande distribuzione di esporre, attraverso spazi e corner dedicati alla relativa vendita, prodotti a chilometro zero, perché non tutte le persone possono recarsi direttamente presso le aziende agricole, e quindi, la possibilità ai concittadini di acquistare questi prodotti dove normalmente si fa la spesa, presso la grande distribuzione. Credo, sia un fatto assolutamente favorevole, per andare incontro alle nuove esigenze della cittadinanza. Questo era un emendamento a mia prima firma, approvato, sin dalla prima lettura, nella nostra Commissione e in Aula.

Fortunatamente, è stato approvato anche un nostro emendamento con il quale si prevede che, nel decreto del Ministero dell'Agricoltura, che dovrà istituire il logo a chilometro zero, il logo a filiera corta, sia data anche una definizione delle caratteristiche dei prodotti a chilometro zero, e anche tutte le modalità di verifica e di attestazione della provenienza e dell'ambito territoriale. Abbiamo, inoltre, ottenuto che siano previsti adempimenti relativi alla provenienza territoriale, alla tracciabilità e alla modalità con cui si danno le informazioni ai cittadini, così come per gli spazi nei mercati agricoli per la vendita diretta.

Il Senato ha voluto meglio precisare che, nell'ambito dei mercati, sia riservato uno spazio ad hoc del 30 per cento e ha inserito la previsione per cui gli imprenditori agricoli abbiano la possibilità di realizzare direttamente mercati riservati alla vendita dei propri prodotti agricoli.

È stata ampliata, inoltre, la possibilità di esposizione di questi loghi, aggiungendo ai locali per la vendita diretta, i mercati, gli esercizi commerciali e anche i locali che garantiscono la ristorazione e la somministrazione. È stata una cosa importante la precisazione relativa ai locali di somministrazione, perché le persone, recandosi direttamente in quel luogo e in quel locale, potranno consumare i prodotti a chilometro zero.

Quindi, Presidente, questa è una filiera corta, a chilometro zero, dove sussiste un rapporto diretto tra produttore e consumatore, quindi è un modello per la nostra agricoltura nazionale. Il nostro lavoro è stato premiante per migliorare questo provvedimento e sicuramente, nell'ambito dell'esame in Aula e nel momento della votazione, Forza Italia sarà pronta a dare un parere favorevole.

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Flavio Gastaldi. Ne ha facoltà.

FLAVIO GASTALDI (LEGA). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, sottosegretario, l'obiettivo di questa proposta di legge è valorizzare e promuovere il consumo dei prodotti del territorio, fornire maggiori informazioni ai consumatori che prediligono prodotti locali e sostenere, quindi, le micro e piccole economie territoriali.

Da alcuni anni, è sempre più crescente la consapevolezza che il prodotto del territorio a chilometro zero o da filiera corta sia da preferirsi rispetto a quelli provenienti da grandi mercati generali, poiché mangiare prodotti sani, conoscendone l'origine, è un problema di tutti, piuttosto che acquistare prodotti più convenienti, ma che provengono dall'estero, da Paesi con minori livelli di controllo sanitario rispetto al nostro.

Troppe volte giungono prodotti dall'estero sui mercati generali europei, che hanno effettivamente valori sanitari e valori di fitofarmaci nei prodotti che sono a maglie molto più larghe rispetto alla legislazione dell'Italia, e qui si va a creare una concorrenza sleale nei confronti dei nostri produttori, i quali non hanno le stesse basi da cui partire per poter andare a promuovere i loro prodotti all'estero. Quindi, se di Europa vogliamo parlare, anche qui, probabilmente, bisogna iniziare a fare una legislazione che tuteli veramente i nostri produttori. È provato, infatti, che l'etichetta a semaforo, il cosiddetto Nutri-Score, disincentivi il consumo di alimenti raccomandati da una sana alimentazione e i fondamentali menù equilibrati, se inseriti all'interno di un corretto stile di vita.

La dieta non è fatta solo di un cibo o di un colore verde, che dia l'idea di poterne mangiare a volontà, o di un colore rosso, che fa apparire un determinato alimento come proibito. Sono l'educazione e la consapevolezza nutrizionale a fare la differenza. Qui parliamo di acquistare prodotti fuori stagione, con percorsi che rendono opaca la tracciabilità dei prodotti stessi in tutti i suoi passaggi; passaggi per i quali dall'agricoltore si rifornisce il centro di trasformazione, tramite un mediatore, che seleziona, imballa e trasferisce in un centro di condizionamento, che poi passa a un grossista e poi passa al dettaglio. Questa è una delle filiere più corte che conosciamo ad oggi e questo va ad incidere anche sul prezzo, perché il prezzo finale, per esempio, è determinato da diversi fattori: l'agricoltore e quindi il costo di produzione, la conservazione, il trasporto, il dettaglio e l'IVA. All'agricoltore resta dal 17 al 30 per cento del prezzo finale al supermercato. Con i costi di produzione che si impennano per i fattori energetici e per la crisi ucraina, che fa aumentare il costo della razione animale al punto che gli agricoltori e allevatori stanno producendo in perdita da diversi mesi (vedasi i produttori di latte), accorciare la filiera diventa quanto mai necessario per evitare che a rimetterci sia sempre l'anello debole della catena: il produttore agricolo.

Il reddito e i danni da fauna selvatica sono i principali problemi da risolvere nell'agricoltura, ora più che mai. Tutto questo, riconosce più valore all'agricoltore e contrasta l'abbandono delle campagne, e questo è solo uno dei progetti portati avanti in questa legislatura a favore degli agricoltori per far tornare i giovani alla terra e per incentivare l'imprenditoria femminile e sociale, ad esempio. Un ritorno alla terra, dunque: un ritorno che posi le sue basi sui vari istituti, le istituzioni, il PSR, quindi tramite le regioni, dai bandi per l'insediamento di Ismea, agli incentivi nel subentro, senza però distinzione di latitudine, da nord a sud.

Occorre sviluppare il turismo rurale, perché non basta solo saper produrre ed essere consapevoli di produrre prodotti di qualità, bisogna anche saperli commercializzare, bisogna saperli promuovere all'estero, creare veri e propri percorsi enogastronomici, in abbinamento al turismo fuori porta. E in questo forse pecchiamo un po', a parte qualche caso sporadico.

L'abbinamento al turismo può essere un volano importante per i nostri prodotti e per i nostri territori, per generare un circolo virtuoso per l'economia che ruoti attorno all'agricoltura. Si tutela la biodiversità e il paesaggio, che non saranno, quindi, sacrificati sull'altare del dio denaro, come siamo stati abituati a subire con qualche scellerato provvedimento passato. Puntare su filiera corta a chilometro zero vuol dire anche ridurre gli imballaggi, com'è già stato ricordato prima, e contrastare, oggettivamente, senza necessità di regolamentarla, l'emissione di CO2 nell'aria.

Passando al provvedimento, i due o tre punti fondamentali su cui voglio mettere l'accento sono la vendita diretta nei mercati alimentari dei prodotti a chilometro zero e della pesca, freschi, prodotti e trasformati in una distanza massima di 70 chilometri rispetto al luogo di vendita, o, come è stato giustamente aggiunto al Senato, all'interno della provincia stessa. Per fare esempi, Novara, che ha una vocazione economica votata al Piemonte, ma anche molto alla Lombardia, si trova in territorio di frontiera e, se avessimo previsto solo la provincia, quindi, se avessimo relegato la sua azione territoriale, questa non avrebbe potuto estendere il suo raggio anche in territori fortemente vocati, come per esempio per la panissa vercellese, che potrebbe essere commercializzata a chilometro zero anche in territori dove essa si consuma abitualmente, e non solo nella sua provincia di origine. Ma penso anche alla Liguria. Abbiamo parlato di territori estesi e, quindi, penso alla Liguria, nell'alta provincia di Imperia, ad un territorio, Glori, al quale sono particolarmente affezionato, che va a commercializzare prodotti nel primo mercato utile in Liguria, distante 40 chilometri; ma se allarghiamo il raggio a 70 chilometri, può arrivare, per esempio, fino nel territorio della città di Cuneo: un bel vantaggio. Anche nella mia provincia di Cuneo, ci sono diverse esperienze di appositi spazi di mercati agricoli, che, da anni, riscuotono un successo di rilevante importanza, che però va incentivato e non ostacolato.

Riguardo all'istituzione di un luogo apposito, io non credo che vada a confondere il consumatore: poiché anche la legge sulle piccole produzioni locali prevedeva la medesima cosa, credo debba essere fatto un lavoro di sintesi e armonizzazione da parte del MIPAAF, in abbinamento a quello sul biologico.

Se poi pensiamo che sugli scaffali dei supermercati potrà essere messo ben in vista che determinati prodotti esposti provengono da filiera corta, a chilometro zero o da piccole produzioni locali, questo sarà un valore aggiunto per il consumatore, che potrà effettuare una scelta consapevole. Le vendite di questi prodotti, anche nei mercati contadini, si sono incrementate del 28 per cento nel periodo pandemico e, secondo uno studio, il 22 per cento dei consumatori ha dichiarato, in quel periodo, di averne aumentato l'acquisto.

Ad oggi, possiamo dire che il made in Italy è in pericolo. Pensiamo che solo un prodotto su tre è realmente prodotto e trasformato in Italia. Con riferimento a questo, andiamo sempre a ripeter ciò di cui abbiamo accennato prima e, cioè, che l'istituzione di un marchio va nella direzione di tutelare il consumo di prodotti italiani. C'è in ballo l'interesse del Paese, quindi, in particolar modo il futuro e quando parliamo di futuro parliamo di ragazzi e bambini, che vanno a scuola e vanno nelle mense comunali quotidianamente.

Non mi trova d'accordo la soppressione, da parte del Senato, dell'attribuzione di criteri di premialità per le aziende che dichiarano di utilizzare prodotti di cui in questa proposta di legge. Dobbiamo trovare un modo che non contrasti con la legislazione nazionale per far sì che nelle mense sia incentivato molto di più l'utilizzo di prodotti biologici, a chilometro zero o a filiera corta. Dobbiamo investire sulle nuove generazioni, poiché non si tratta solo di semplice cibo nel piatto. Se si spiega perché vi è stato inserito quel determinato tipo di prodotto, perché si sono preparati quei piatti, se si spiega che quello che è stato consumato proviene dal territorio, in cui lavorano le famiglie, in cui c'è tutto un percorso sociale, se si investe sulla scuola e sulle nuove generazioni, secondo noi, si trova il miglior modo per riuscire a far passare il concetto di consumare e mangiare italiano, rispettando e imparando a conoscere la stagionalità dei prodotti e, soprattutto, insegnando a non sprecare il cibo nel piatto.

Concludo, Presidente, dicendo che solo la vera agricoltura italiana è in grado di reggere a tutto questo. È una sfida che lanciamo al Paese, un'opportunità per l'agricoltura, l'economia e il Paese tutto. È una filiera con le facce degli agricoltori, a cui, però, non vanno messi i bastoni tra le ruote. Al contrario, devono essere incentivati a valorizzare e difendere il nostro territorio e a garantire la nostra sicurezza alimentare (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. È iscritta a parlare la deputata Bilotti. Ne ha facoltà.

ANNA BILOTTI (M5S). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, il provvedimento in discussione oggi rappresenta un importantissimo passo in termini di trasparenza delle pratiche commerciali alimentari e di educazione al consumo, entrambi obiettivi cui il nostro Paese tendeva da tempo. Gli stravolgimenti mondiali che ci sono stati negli ultimi mesi hanno acuito la necessità di valorizzare le nostre produzioni locali, molto spesso legate a piccole comunità rurali. La nostra agricoltura rappresenta un valore economico, sociale, culturale che, però, è stato messo a dura prova dagli eventi che hanno colpito recentemente il mercato del commercio internazionale. La pandemia, prima, e il conflitto, ahimè, tuttora in essere nell'Est dell'Europa hanno in qualche modo contribuito ad instillare la consapevolezza del valore delle nostre produzioni agricole. Quando parlo di valore non mi riferisco soltanto a quello legato alla qualità e alle origini dei prodotti che portiamo sulle nostre tavole ma mi riferisco anche a quello economico in senso stretto, così tanto esaltato all'estero quando parliamo di made in Italy e troppo spesso non altrettanto riconosciuto nei luoghi di produzione.

Questa proposta di legge, Presidente, rappresenta una risposta concreta nei confronti di coloro che, legittimamente, vogliono essere a conoscenza della provenienza dei prodotti che consumano per la loro alimentazione ma anche nei confronti di chi cerca prodotti a sé vicini, laddove la vicinanza diventa sinonimo di maggiore consapevolezza, di maggiore conoscenza e, soprattutto, di maggiore riconoscimento del valore del territorio. A questo proposito, è importante preliminarmente sgomberare il campo da un possibile equivoco: scegliere di promuovere una legge per i prodotti a chilometro zero e quelli provenienti dalla filiera corta non significa assolutamente orientarsi verso una pratica commerciale protezionistica che, tra le altre cose, sarebbe in contrasto con il principio del libero commercio e della globalizzazione. Al contrario, con una legge del genere scegliamo di investire sulla trasparenza, di modo che il cittadino possa essere messo nelle condizioni di compiere una scelta libera e consapevole.

Volendo entrare nel dettaglio di questo provvedimento, sicuramente sono previste disposizioni che avranno direttamente un effetto sui cosiddetti comportamenti di consumo. Ogni supermercato, negozio, attività commerciale, ristorante che vende e somministra alimenti provenienti dalla filiera corta o a chilometro zero potrà fregiarsi di un marchio identificativo. Ricordo a me stessa che per prodotto della filiera corta intendiamo quello che è sottoposto ad un'unica intermediazione commerciale e questo a tutto vantaggio dell'agricoltore o, comunque, del produttore iniziale, mentre per prodotto a chilometro zero intendiamo quello che viene coltivato o trasformato nel raggio di azione di 70 chilometri.

Molto importante, tra l'altro, sarà soprattutto per i comuni, in particolar modo per i comuni delle aree interne, la possibilità di istituire uno spazio riservato per gli agricoltori, che potranno esporre e vendere i loro prodotti fregiandosi di questo marchio e di tutti i vantaggi che l'esposizione di questo marchio potrà arrecare.

Ora, Presidente, sta a noi la responsabilità: quanto più saremo capaci di diffondere e promuovere questi marchi, tanto più conferiremo al cittadino, al consumatore la capacità di influire con le sue scelte sulle pratiche della distribuzione commerciale e, quindi, sulla qualità dell'alimentazione e della nostra agricoltura (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Non vi sono altri iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali.

(Repliche - A.C. 183-B​)

PRESIDENTE. Ha facoltà di replicare il relatore, deputato Paolo Parentela, che rinuncia.

Ha facoltà di replicare il rappresentante del Governo, che rinuncia.

Il seguito del dibattito è rinviato ad altra seduta.

Sospendo, a questo punto, la seduta, che riprenderà alle ore 16.

La seduta, sospesa alle 14, è ripresa alle 16,05.

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE ROBERTO FICO

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati D'Ettore, Iovino, Lapia, Madia, Melilli, Saitta e Rachele Silvestri sono in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta.

I deputati in missione sono complessivamente 122, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Preavviso di votazioni elettroniche (ore 16,05).

PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.

Sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Prestipino. Ne ha facoltà.

PATRIZIA PRESTIPINO (PD). Grazie, Presidente. Prendo la parola per plaudire a quella che ritengo una svolta storica per il calcio, ma per tutto lo sport. La Federcalcio ha completato oggi le modifiche normative necessarie per il passaggio del calcio femminile al professionismo sportivo dal 1° luglio e, dalla prossima stagione, alla Lega di serie A. Da donna soprattutto e da parlamentare del Partito Democratico che si occupa di sport da sempre, voglio esprimere, a nome di tutto il mio gruppo, la soddisfazione per questa straordinaria iniziativa (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico) e le congratulazioni più vivaci, più vive e più sincere al presidente della FIGC, Gabriele Gravina, per essere stata la Federcalcio la prima federazione italiana ad avviare e attuare questo percorso (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Non essendo ancora decorso il termine di preavviso di venti minuti previsto per le votazioni con il procedimento elettronico, sospendo la seduta, che riprenderà alle ore 16,25. La seduta è sospesa.

La seduta, sospesa alle 16,05, è ripresa alle 16,30.

Seguito della discussione del disegno di legge: “Deleghe al Governo per la riforma dell'ordinamento giudiziario e per l'adeguamento dell'ordinamento giudiziario militare, nonché disposizioni in materia ordinamentale, organizzativa e disciplinare, di eleggibilità e ricollocamento in ruolo dei magistrati e di costituzione e funzionamento del Consiglio superiore della magistratura” (A.C. 2681-A​) e delle abbinate proposte di legge: Ceccanti ed altri; Ceccanti ed altri; Zanettin ed altri; Rossello; Bartolozzi e Prestigiacomo; Dadone; Colletti ed altri; Dadone; Pollastrini ed altri; Sisto e Mule'; Zanettin e Costa; Costa; Costa (A.C. 226​-227​-489​-976​-989​-1156​-1919​-1977​-2233​-2517​-2536​-2691​-3017​).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge n. 2681-A: Deleghe al Governo per la riforma dell'ordinamento giudiziario e per l'adeguamento dell'ordinamento giudiziario militare, nonché disposizioni in materia ordinamentale, organizzativa e disciplinare, di eleggibilità e ricollocamento in ruolo dei magistrati e di costituzione e funzionamento del Consiglio superiore della magistratura” e delle abbinate proposte di legge nn. 226-227-489-976-989-1156-1919-1977-2233-2517-2536-2691-3017.

Ricordo che nella seduta del 21 aprile si è concluso l'esame degli emendamenti.

(Esame degli ordini del giorno - A.C. 2681-A​ e abbinate)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli ordini del giorno presentati (Vedi l'allegato A).

Avverto che la Presidenza non ritiene ammissibile, ai sensi dell'articolo 89, comma 1 del Regolamento, in quanto estraneo rispetto ai contenuti del provvedimento in esame, l'ordine del giorno n. 9/2681-A/14 Ungaro, volto a stabilire un'indennità minima obbligatoria per i praticanti avvocati.

Avverto, inoltre, che gli ordini del giorno n. 9/2681-A/7 Turri, n. 9/2681-A/9 Di Sarno, n. 9/2681-A/10 Ascari, n. 9/2681-A/11 D'Orso, n. 9/2681-A/12 Ruffino e n. 9/2681-A/13 Costa sono stati ritirati dai presentatori.

Ricordo che il gruppo Italia Viva ha esaurito tutti i tempi aggiuntivi concessi dalla Presidenza e che, nella seduta di giovedì 21 aprile scorso, è stato consentito per ciascun emendamento un intervento a nome del gruppo della durata di trenta secondi da imputare ai tempi previsti dal contingentamento per gli interventi a titolo personale.

Anche per l'esame degli ordini del giorno, quindi, consentirò lo svolgimento di un intervento della durata di trenta secondi per consentire ai firmatari appartenenti al gruppo di Italia Viva che ne facciano richiesta di illustrare gli ordini del giorno presentati, nonché lo svolgimento di un intervento per dichiarazione di voto di pari durata a ciascun deputato appartenente a tale gruppo che ne faccia richiesta.

Se nessuno chiede di intervenire per illustrare gli ordini del giorno, invito il rappresentante del Governo ad esprimere il parere.

FRANCESCO PAOLO SISTO, Sottosegretario di Stato per la Giustizia. Grazie, Presidente.

PRESIDENTE. Colleghi, per favore. Siamo all'espressione dei pareri… per favore.

FRANCESCO PAOLO SISTO, Sottosegretario di Stato per la Giustizia. Ordine del giorno n. 9/2681-A/1 Trizzino, il parere è favorevole, ove è accolta come raccomandazione la seguente riformulazione: “Premessa l'opportunità di valutare l'incidenza delle previsioni introdotte in materia di ineleggibilità sulla legislazione regionale relativa alle cariche elettive regionali, sia con riferimento alle regioni a statuto ordinario che alle regioni a statuto speciale e alle province autonome, raccomanda al Governo di valutare l'incidenza della disciplina introdotta in materia di ineleggibilità sulla legislazione regionale relativa alle cariche elettive regionali, con particolare riferimento alle regioni a statuto speciale e alle province autonome”.

Ordine del giorno n. 9/2681-A/2 Ferro, parere favorevole con riformulazione, che mi accingo a leggere.

PRESIDENTE. Colleghi…Mi scusi, sottosegretario Sisto…Colleghi, colleghi, per favore, stiamo ascoltando i pareri del Governo. Non si sente niente, quindi chiedo a tutti un po' di silenzio, per favore! Prego, sottosegretario.

FRANCESCO PAOLO SISTO, Sottosegretario di Stato per la Giustizia. Grazie, Presidente. Leggo la riformulazione proposta all'ordine del giorno n. 9/2681-A/2 Ferro: “Premesso che già con l'articolo 2 della legge n. 134 del 2021 per l'ambito penale, ora in corso di estensione all'ambito civile con il decreto-legge approvato dal Consiglio dei Ministri, si è appositamente costituito un organismo con il compito specifico di accertare con cadenza annuale l'evoluzione dei dati sullo smaltimento dell'arretrato pendente e i tempi di definizione dei processi, che, in conseguenza del monitoraggio indicato, il Ministro della Giustizia è già impegnato ad assumere le conseguenti iniziative riguardanti l'organizzazione e il funzionamento dei servizi relativi alla giustizia necessari ad assicurare il raggiungimento degli obiettivi di ragionevole durata del processo e il Consiglio superiore della magistratura ad adottare le determinazioni di competenza in materia di amministrazione della giustizia e di organizzazione del lavoro giudiziario, ritenuto in ogni caso opportuno un costante monitoraggio anche delle scoperture degli organici, sia dei magistrati che del personale ausiliario, nonché delle idoneità degli organici attuali, impegna il Governo ad effettuare un costante monitoraggio delle scoperture degli organici, sia dei magistrati che del personale ausiliario, nonché delle idoneità degli organici attuali”.

Sull'ordine del giorno n. 9/2681-A/3 Pellicani, il parere è favorevole, previa riformulazione, esattamente come l'ordine del giorno il n. 9/2681-A/2 Ferro, che ho appena letto. Sugli ordini del giorno nn. 9/2681-A/4 Varchi, 9/2681-A/5 Ciaburro, 9/2681-A/6 Caretta, il parere è contrario. L'ordine del giorno n. 9/2681-A/7 Turri è stato ritirato. Sull'ordine del giorno 9/2681-A/8 Morrone, il parere è contrario. L'ordine del giorno 9/2681-A/9 Di Sarno è stato ritirato, così come gli ordini del giorno nn. 9/2681-A/10 Ascari, 9/2681-A/11 D'Orso, 9/2681-A/12 Ruffino e 9/2681-A/13 Costa.

L'ordine del giorno n. 9/2681-A/14 Ungaro è inammissibile. Sugli ordini del giorno nn. 9/2681-A/15 Giachetti, 9/2681-A/16 Frate, 9/2681-A/17 Marco Di Maio, 9/2681-A/18 Annibali, 9/2681-A/19 Baldini, 9/2681-A/20 Boschi, 9/2681-A/21 Librandi, 9/2681-A/22 Vitiello, 9/2681-A/23 Nobili, 9/2681-A/24 Ferri, 9/2681-A/25 Gadda, 9/2681-A/26 Colaninno, 9/2681-A/27 D'Alessandro, 9/2681-A/28 Noja, 9/2681-A/29 Occhionero, 9/2681-A/30 Bendinelli, 9/2681-A/31 Morello, 9/2681-A/32 Fregolent, 9/2681-A/33 Anzaldi, 9/2681-A/34 Del Barba, 9/2681-A/35 Paita, 9/2681-A/36 Rosato, 9/2681-A/37 Toccafondi, e 9/2681-A/38 Marattin, il parere è contrario.

PRESIDENTE. Passiamo all'ordine del giorno n. 9/2681-A/1 Trizzino, su cui il parere è favorevole con riformulazione. Deputato Trizzino, accetta la riformulazione?

GIORGIO TRIZZINO (MISTO-A-+E-RI). Grazie, Presidente. Io, purtroppo, non ho potuto ascoltare bene. Quindi, chiederei al sottosegretario se usasse la cortesia di ripetere, perché c'era molto brusio e non si sentiva nulla.

PRESIDENTE. Prego, sottosegretario Sisto. Colleghi… colleghi!

FRANCESCO PAOLO SISTO, Sottosegretario di Stato per la Giustizia. Parere favorevole, ove accettata la riformulazione come raccomandazione. Ripeto: “Premessa l'opportunità di valutare l'incidenza delle previsioni introdotte in materia di ineleggibilità sulla legislazione regionale relativa alle cariche elettive regionali sia con riferimento alle regioni a statuto ordinario che alle regioni a statuto speciale e alle province autonome, raccomanda al Governo di valutare l'incidenza della disciplina introdotta in materia di ineleggibilità sulla legislazione regionale relativa alle cariche elettive regionali, con particolare riferimento alle regioni a statuto speciale e alle province autonome”.

PRESIDENTE. Sottosegretario Sisto, giusto un chiarimento: è favorevole, se riformulato in questo modo, non come raccomandazione? Con la riformulazione.

Prego, deputato Trizzino.

GIORGIO TRIZZINO (MISTO-A-+E-RI). Sì. Dico, con qualche difficoltà, la accetto, però, secondo me, rimangono in piedi i dubbi di incostituzionalità dell'articolo 15: rimangono tutti. Comunque, lo accetto, anche se - lo ripeto - con qualche difficoltà.

PRESIDENTE. Quindi, è accolto come raccomandazione, come riformulato.

Deputata Bartolozzi, su cosa intende intervenire? Sull'ordine del giorno n. 9/2681-A/2 Ferro?

GIUSI BARTOLOZZI (MISTO). Sull'ordine del giorno n. 9/2681-A/1 Trizzino. Posso?

PRESIDENTE. No, l'ordine del giorno n. 9/2681-A/1 Trizzino è stato già trattato. Doveva intervenire prima. Non si vota.

GIUSI BARTOLOZZI (MISTO). Ma rispetto alla riformulazione, Presidente; siccome l'ho sottoscritto, posso parlare per 30 secondi?

PRESIDENTE. No, no. Ora, no.

Deputata Ferro, sull'ordine del giorno 9/2681-A/2, c'è il parere favorevole con riformulazione: va bene? Accolta. Ordine del giorno n. 9/2681-A/3 Pellicani, parere favorevole con riformulazione: va bene. Sull'ordine del giorno n. 9/2681-A/4 Varchi, il parere è contrario.

Ha chiesto di parlare la deputata Varchi. Ne ha facoltà.

MARIA CAROLINA VARCHI (FDI). Grazie, Presidente. Questo ordine del giorno, al pari di altre proposte che il gruppo di Fratelli d'Italia aveva presentato, contiene un appello al Governo a promuovere, accelerare e valutare ogni iniziativa necessaria a rendere concreta la riforma della separazione delle carriere.

Siamo convinti che questa sorta di separazione delle funzioni, contenuta in questa riforma, non sia nemmeno definibile come un surrogato, perché, in assenza di riforma ordinamentale, con gli organi di autogoverno congiunti, con il concorso unico, con il giudizio disciplinare affidato ai medesimi organi, è davvero difficile anche solo definirla come un surrogato della separazione delle carriere.

Noi, di Fratelli d'Italia, nel 2018 abbiamo condiviso un programma elettorale con tutti i colleghi che erano candidati nella coalizione di Centrodestra. In questo programma elettorale, c'era un punto che faceva riferimento chiaro, in maniera netta, alla separazione delle carriere, considerata dal Centrodestra italiano una riforma imprescindibile per dare alla magistratura italiana un assetto, che non solo la lasci terza e imparziale - come dovrebbe essere -, ma la faccia apparire anche terza e imparziale, come i cittadini hanno bisogno di vederla. Per questo motivo, Fratelli d'Italia, con coerenza, ha sostenuto la proposta di legge di iniziativa popolare che, promossa dall'Unione delle camere penali italiane, è approdata anche all'esame di questa Assemblea, salvo poi finire, purtroppo, su un binario morto.

Questo ordine del giorno è nulla più che un atto di coerenza verso noi stessi e verso il nostro elettorato, in continuità con l'attività emendativa che abbiamo svolto in seno a questo provvedimento, purtroppo con scarsi risultati, data la chiusura totale manifestata, fin dall'inizio, dal Governo e dalla maggioranza che lo sostiene.

In una sola parola, l'ordine del giorno è sulla separazione delle carriere e, avendo, peraltro, un carattere più ideale che cogente, sono sicura che non metterà in imbarazzo i colleghi di Centrodestra, che, certamente, lo voteranno, nonostante il parere contrario del Governo, perché anche loro, Presidente, tengono alla coerenza nei confronti dell'elettorato e delle battaglie che abbiamo condiviso, non solo in campagna elettorale, ma durante l'attività di interlocuzione e di ascolto con tutti gli operatori del sistema giustizia in Italia.

Tutti, univocamente, ritengono la riforma della separazione delle carriere un passo in avanti, imprescindibile per un sistema che funzioni correttamente. Ovviamente, chiedo che questo ordine del giorno venga votato, certa di ricevere il consenso dei partiti e dei gruppi parlamentari che si ascrivono al Centrodestra (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Vitiello. Ne ha facoltà, per 30 secondi.

CATELLO VITIELLO (IV). Grazie, Presidente. Ho 30 secondi, quindi, intervengo soltanto per dichiarare il nostro voto favorevole (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia) su questo ordine del giorno e su tutti quelli che mettono fine all'equivoco fra separazione delle carriere e separazione delle funzioni. La separazione delle carriere è funzionale; la separazione delle funzioni è un'etichetta che non risolve certamente il problema. Voteremo a favore (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2681-A/4 Varchi, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 1).

Passiamo alla votazione dell'ordine del giorno n. 9/2681-A/5 Ciaburro. Ha chiesto di parlare la deputata Bartolozzi. Ne ha facoltà.

GIUSI BARTOLOZZI (MISTO). Grazie, Presidente. Questo è il tema più importante del provvedimento: porte girevoli anche per i magistrati che stanno negli apparati amministrativi. Sottosegretario Sisto, non era molto tempo fa quando, nella scorsa legislatura, Forza Italia, insieme anche al PD, con la presidente Ferranti, votò un emendamento che prevedeva le sliding doors anche per i magistrati che stavano negli apparati. Probabilmente però il tempo, anche se era poco, è stato talmente lungo e pieno di contenuti da avervi fatto dimenticare cosa è successo nella scorsa legislatura. Questo è un ordine del giorno che dovreste votare trasversalmente, memori di quello che fu nella XVII legislatura: adottiamo le sliding doors anche per i magistrati che hanno contribuito alla stesura di questo testo e, probabilmente, si potrà dire che politica e magistratura saranno due campi definiti. Sottosegretario, non esprimere un parere favorevole su questo ordine del giorno - che tra l'altro le chiede di valutare gli effetti applicativi della disciplina in esame, allo scopo di individuare normative atte a - vuol dire anche mortificare quello che avete fatto, perché voi non volete neanche esaminare quali siano gli effetti della legge che stiamo andando a varare. Quindi, forse un accantonamento e una maggiore riflessione sarebbero importanti e in questo senso le formalizzo la richiesta.

PRESIDENTE. C'è una richiesta di accantonamento. Ha chiesto di parlare il deputato Vitiello. Ne ha facoltà.

CATELLO VITIELLO (IV). Grazie, Presidente. Anche su questo, noi avevamo chiesto fin dal primo momento uniformità di soluzione per tutti i magistrati fuori ruolo. Questo è un ordine del giorno, come gli altri che seguiranno, che punta a questo, ad avere uniformità e a non creare magistrati di serie A e di serie B. Voteremo a favore di questo, come degli altri che seguono (Applausi dei deputati dei gruppi Italia Viva e Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Sottosegretario Sisto, c'è una richiesta di accantonamento…quindi, procediamo. Ha chiesto di parlare il deputato Delmastro Delle Vedove. Ne ha facoltà.

ANDREA DELMASTRO DELLE VEDOVE (FDI). Grazie, Presidente. Anche in questo caso Fratelli d'Italia tiene nuovamente a segnalare che questo ordine del giorno relativo alla separazione delle carriere - come già prima la collega Varchi peraltro ha giustamente rilevato - ha un valore di natura più ideale che cogente e proprio per questo sarebbe delittuoso da parte delle forze del centrodestra dimenticare le intense battaglie che hanno unito l'intero centrodestra nell'affermare il principio della fine delle porte girevoli fra politica e magistratura. Le porte girevoli fra politica e magistratura massimamente si incardinano negli incarichi di sottogoverno, con i capi di Gabinetto che occupano militarmente certi nostri Ministeri, che fanno certamente più politica di quanto non ne possa fare un deputato all'interno di questo emiciclo e che quindi contribuiscono massimamente a inquinare la vita pubblica italiana, con quel fenomeno di intrecci pericolosi e opachi fra magistratura e politica. Orbene, queste affermazioni erano e sono, per il tramite della lettura dei giornali, patrimonio comune di tutto il centrodestra. Noi ci auguriamo che siano patrimonio comune di tutto il centrodestra, non solo per il tramite della lettura dei giornali, ma anche per i voti che si esprimono all'interno di quest'Aula, non già su un emendamento, ma su un ordine del giorno. Non votare questo ordine del giorno vuol dire accettare la resa culturale su questa battaglia, che ha contraddistinto e unito l'intero centrodestra in questi anni. Allora, io faccio un nuovo appello - seguendo quello già svolto dalla collega Varchi - a tutti i deputati, ma in particolar modo ai deputati del centrodestra, per un ordine del giorno che dice che vogliamo inequivocabilmente porre uno stop al fenomeno delle porte girevoli fra politica e magistratura, che massimamente si incarna fra quegli incarichi ottenuti al Ministero di Giustizia, militarmente occupato da magistrati lì collocati a vita, a volte anche con diritto di successione per i figli. Noi, chiediamo all'intero centrodestra di non venire meno idealmente a questa battaglia, perché sappiamo tutti intimamente nel nostro cuore che è una battaglia giusta, per la quale ci siamo spesi e per la quale in quest'Aula taluni, forse, oggi sono tentati da una Realpolitik, abbruttente sotto il profilo morale, di non votare questo ordine del giorno, che - ripeto - non ha un valore cogente, ma è come fare il punto della bandiera e della dignità per l'intero centrodestra. A quegli esponenti voglio ricordare le frasi spese in quest'Aula, a raccontare che questa era una battaglia di civiltà, quei famosi principi non negoziabili. Allora, ancor meno possono essere negoziati per la mancanza del voto finanche a un ordine del giorno! Io credo che sulla giustizia non si possa retrocedere. Lo abbiamo già fatto malamente e disonorevolmente nel voto agli emendamenti e al provvedimento. Io credo che sull'ordine del giorno vi sia la necessità di riaffermare che, per il centrodestra tutto e non solo per Fratelli d'Italia, il fenomeno delle porte girevoli deve essere eradicato, perché è quel fenomeno che ha inquinato la vita pubblica italiana in questi ultimi vent'anni! Sotto questo profilo facciamo, quindi, ancora una volta un appello a tutto il centrodestra: non lasciate che sia solo Fratelli d'Italia a sollevare il vessillo di una giustizia più liberale, di una giustizia più giusta, di una giustizia non inquinata da intrecci pericolosi fra magistratura e politica (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2681-A/5 Ciaburro, con parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 2).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2681-A/6 Caretta, con parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 3).

L'ordine del giorno n. 9/2681-A/Turri è stato ritirato.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2681-A/8 Morrone, con parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 4).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2681-A/15 Giachetti, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 5).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2681-A/16 Frate, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 6).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2681-A/17 Marco Di Maio, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 7).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2681-A/18 Annibali, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 8).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2681-A/19 Baldini, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 9).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2681-A/20 Boschi, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 10).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2681-A/21 Librandi, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 11).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2681-A/22 Vitiello, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 12).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2681-A/23 Nobili, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 13).

Passiamo alla votazione dell'ordine del giorno n. 9/2681-A/24 Ferri.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Ferri. Ne ha facoltà.

COSIMO MARIA FERRI (IV). Presidente, con questo ordine del giorno, riponiamo all'attenzione del Governo il tema della doppia indennità. Prendiamo atto del parere contrario, ma non capiamo come mai ci sia questa intenzione di difendere questo privilegio. Abbiamo proposto di utilizzare lo schema del “decreto Letta” e di destinare una parte di queste risorse al caro bollette. Abbiamo cercato di porre un tema serio, senza polemiche e nell'interesse dei cittadini: dare un esempio di taglio e, con questa riforma, anche di non difendere i privilegi, ma il Governo ha scelto un'altra strada. Ce ne dispiace, ma vogliamo che almeno i cittadini ascoltino e comprendano questa nostra battaglia (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Bartolozzi. Ne ha facoltà.

GIUSI BARTOLOZZI (MISTO). Io vorrei comprendere dal sottosegretario Sisto, perché forse ho visto un altro film: ma non c'eravamo detti, al termine dei lavori, che avreste ripensato, in un ulteriore provvedimento, di introdurre la modifica normativa? Perché dà parere contrario? Cioè, se la questione era che l'emendamento non si poteva approvare in Aula, perché era troppo presto e che lo si sarebbe fatto (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva), perché date parere contrario? Allora, rinnegate voi stessi. Invece, non lo volete fare; ditelo onestamente!

Non votare il tema dell'impegno, colleghi, vuol dire rinnegare quello che si è detto qui tre giorni fa. Il Governo, nel rigettare e dare parere contrario sul mio emendamento, si era impegnato a farlo in altri provvedimenti, perché non era tempo. Allora, scusi: impegnatevi e fatelo! Perché il parere contrario? Allora, ci prendete in giro!

Colleghi, votate l'ordine del giorno, perché altrimenti rinnegate voi stessi. Oltre ad averlo già fatto il sottosegretario Sisto, così rinnegherete voi stessi (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Delmastro Delle Vedove. Ne ha facoltà, per trenta secondi.

ANDREA DELMASTRO DELLE VEDOVE (FDI). Trenta secondi per preannunciare il voto favorevole di Fratelli d'Italia (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva). Il Governo si era arreso al fatto che vi è un ricco privilegio per circa 60 magistrati, che percepiscono, col cumulo, circa 260 mila euro. Il Governo ha detto: “Non possiamo farlo subito; lo faremo più avanti”. Oggi, il Governo sta dicendo al popolo italiano che quei 60 magistrati prenderanno a vita il cumulo delle indennità e il cumulo del trattamento pensionistico, sfiorando la cifra indecorosa di circa 260 mila euro. È una vergogna!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Rizzetto. Ne ha facoltà.

WALTER RIZZETTO (FDI). Presidente, se il presentatore me lo concede, intervengo per sottoscrivere questo ordine del giorno. Dopodiché, io non lo ricordo tecnicamente, ma ritengo - e mi rivolgo al sottosegretario – che, quantomeno, come chiesto per quanto riguarda l'emendamento, si possa temporaneamente accantonare almeno questo ordine del giorno. Se, invece, il sottosegretario ci dirà di no rispetto all'accantonamento, è, sottosegretario, uno sbaglio - lo dico per il suo tramite, Presidente Fico -, perché, come dicono bene i colleghi Delmastro Delle Vedove e Bartolozzi, lei aveva preso qui in Aula solennemente un impegno che oggi non va a ribadire.

Quindi, Presidente, se il sottosegretario dirà di no alla nostra richiesta di accantonamento, quindi di un'ulteriore riflessione di 5 minuti, sottosegretario e Presidente Fico, rispetto a quello che è un vero privilegio, allora noi chiederemo, a questo punto, il voto anche per quanto riguarda l'accantonamento o meno dell'ordine del giorno del collega.

PRESIDENTE. Non si può votare l'accantonamento in questo caso.

Prendo atto che il Governo è contrario all'accantonamento.

Ha chiesto di parlare il deputato Colletti. Ne ha facoltà.

ANDREA COLLETTI (MISTO-A). Presidente, innanzitutto vorrei poter firmare questo ordine del giorno, che è paradigmatico del disegno di legge delega, perché abbiamo una casta nella casta. Infatti, abbiamo magistrati che collaborano con il Governo e che, allo stesso tempo, scrivono sentenze - in particolare, i magistrati amministrativi - a favore o contro lo stesso Governo per il quale collaborano.

Ho già presentato un'interrogazione in cui facevo presente come la sentenza del Consiglio di Stato sulle linee guida del Ministero della Salute, la cosiddetta vigile attesa, era stata decisa da tre magistrati su cinque del Consiglio di Stato che, nello stesso momento in cui pubblicavano la sentenza, collaboravano con il Governo Draghi. Quindi, è un evidente conflitto di interessi (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Alternativa).

Ma qui vi è addirittura di più. Infatti, non solo permettete questo, ma addirittura permettete che questi stessi magistrati possano cumulare gli incarichi con altri incarichi che evidentemente non possono ricoprire nello stesso momento.

Quindi, vorrei e vorremmo capire, noi di Alternativa, perché anche per questo Governo, come è evidente da questa proposta di legge, vi sono magistrati di serie A, quelli con i grandi conflitti di interesse e quelli che fanno comodo al potere politico, e magistrati di serie B, quelli che fanno le indagini, quelli che davvero lavorano nei tribunali, ma quelli che non hanno nessun amico nella politica, nessun amico nella dirigenza pubblica e magari nessun amico nelle varie correnti dei magistrati. Ebbene, noi vogliamo tutelare questi secondi magistrati, quelli che davvero lavorano per il bene pubblico (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Alternativa).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Trancassini. Ne ha facoltà.

PAOLO TRANCASSINI (FDI). Grazie, Presidente. Per sottoscrivere anch'io questo ordine del giorno e fare insieme a lei una considerazione. Non basta che veniamo completamente esautorati del nostro lavoro e non bastano le numerose richieste di fiducia. Adesso il Governo viene qui e si prende anche gioco di noi e questo sotto i suoi occhi, perché lei era presente - presiedeva lei l'altro giorno - quando il sottosegretario su questo tema ha preso formalmente un impegno e si è giustificato dicendo che il tema del privilegio c'è ma non può essere affrontato con un emendamento e necessitava, diciamo, di un lavoro un pochino più complesso. Il sottosegretario ha preso l'impegno verbalmente con il Parlamento - quindi, è agli atti e lei lo ha ascoltato -, lo scorso giovedì; oggi si tratta di accettare un ordine del giorno sul punto, che invece non viene accolto.

Io credo, Presidente, che in nome del suo ruolo, ma anche ricordando il suo intervento quando lei si è insediato, nonché alla luce di quello che ci ha detto il Presidente Mattarella, lei dovrebbe stigmatizzare il comportamento del sottosegretario (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Forciniti. Ne ha facoltà.

FRANCESCO FORCINITI (MISTO-A). Presidente, io vorrei capire la logica che c'è nella tesi di chi sostiene che bisogna separare le carriere, perché il giudicante deve non solo essere ma anche apparire indipendente. Quindi, c'è il sospetto che rimanere nello stesso ordine insieme a un pm possa creare conflitto di interessi o colleganza e poi si accetta, come se niente fosse, che ci possano essere magistrati che possono stare al Governo a fare i consulenti e contemporaneamente fare sentenze avverso quei provvedimenti che magari loro stessi hanno contribuito a scrivere.

Allora, se uno si pone veramente il problema della credibilità della magistratura, non può accettare questo e non può ammetterlo. Allora, è ipocrita chiedere la separazione delle carriere, a prescindere da come la si pensi su questo tema, se poi, però, si chiude non un occhio ma due occhi su questa pratica veramente vergognosa che non rende giustizia a un Paese civile e democratico e che vuole definirsi tale, nel quale addirittura viene ammesso oltre dal punto di vista della questione economica, che è un pugno in un occhio rispetto a chi è stato privato del lavoro dal Governo, ma anche da un punto di vista di opportunità e di potenziale conflitto di interessi che può sorgere in chi da una parte scrive gli atti amministrativi e dall'altra giudica sulle impugnazioni avverso quegli atti amministrativi.

Di che stiamo parlando? Come si fa a parlare di restituire credibilità alla magistratura se si accetta questo? Davvero respingere questo ordine del giorno, che io chiedo di sottoscrivere, è veramente un atto che denuda la clamorosa ipocrisia di chi chiede la separazione delle carriere ma in realtà non ha minimamente a cuore l'indipendenza e la credibilità della magistratura (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Alternativa).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Lucaselli. Ne ha facoltà.

YLENJA LUCASELLI (FDI). Presidente, innanzitutto per sottoscrivere questo ordine del giorno e ribadire quello che nel merito è stato già discusso, perché questo era anche oggetto di attività emendativa da parte della collega Bartolozzi e del collega Ferri. In Aula questo è un tema che è stato già affrontato e sul quale evidentemente è importante prendere una posizione chiara e soprattutto spiegare perché invece questa posizione chiara il Governo non la vuole prendere.

L'ordine del giorno in questione dà la possibilità di chiarire la posizione rispetto a fatti che sono sicuramente rilevanti all'interno di questo dibattito, perché chiede sostanzialmente di scongiurare la possibile duplicazione o il cumulo in ordine al trattamento economico e alle indennità corrisposte ai magistrati.

Sottosegretario e Presidente, non c'è chi non veda che, nel momento in cui il Governo non riesce a prendere una posizione chiara su un punto così determinante, neanche attraverso un ordine del giorno, senza arrivare all'emendamento, che invece è stato cestinato da questo Governo e da una parte della maggioranza di Governo; allora, almeno nel limite dell'ordine del giorno, questa è una valutazione che deve essere assolutamente fatta, se vogliamo ripristinare una situazione di equità e di giustizia sociale, che tanto viene decantata ma poi, di fatto, non viene quasi mai applicata.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Romaniello. Ne ha facoltà.

CRISTIAN ROMANIELLO (MISTO-EV-VE). Grazie, Presidente. Annuncio il voto favorevole di Europa Verde a questo ordine del giorno del collega Cosimo Ferri, perché ho capito che non c'è disponibilità ad accantonarlo. Ma io vorrei chiedere al sottosegretario Sisto se può spiegare il perché di questa scelta. Non è possibile accantonarlo, discuterne, capire come mai siete contrari? Mi piacerebbe in quest'Aula vedere ogni tanto un membro del Governo che si alza e racconta le motivazioni per cui si decide di dare un parere negativo ad un ordine del giorno che pare di buon senso. Quindi io davvero la inviterei, anche a beneficio mio, di alzarsi e di chiarire come mai dà questo parere contrario (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Europa Verde-Verdi Europei).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Marino. Ne ha facoltà.

BERNARDO MARINO (MISTO). Sì, Presidente. Solo per chiedere di apporre la mia firma a questo ordine del giorno.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2681-A/24 Ferri, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 14).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2681-A/25 Gadda, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 15).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2681-A/26 Colaninno, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 16).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2681-A/27 D'Alessandro, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 17).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2681-A/28 Noja, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 18).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2681-A/29 Occhionero, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 19).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2681-A/30 Bendinelli, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 20).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2681-A/31 Moretto, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 21).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2681-A/32 Fregolent, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 22).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2681-A/33 Anzaldi, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 23).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2681-A/34 Del Barba, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 24).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2681-A/35 Paita, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 25).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2681-A/36 Rosato, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 26).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2681-A/37 Toccafondi, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 27).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2681-A/38 Marattin, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 28).

È così esaurito l'esame degli ordini del giorno presentati.

(Dichiarazioni di voto finale - A.C. 2681-A​ e abbinate)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Bartolozzi. Ne ha facoltà.

Colleghi, iniziano le dichiarazioni di voto, quindi, vi chiedo di rimanere in silenzio. Anche uscendo dall'Aula, se lo fate in silenzio. Prego, deputata Bartolozzi.

GIUSI BARTOLOZZI (MISTO). Grazie, Presidente. Signora Ministra, sottosegretario Sisto, onorevoli colleghi, abbiamo iniziato l'esame di questo provvedimento con una inesattezza: che ce lo richiedesse il PNRR, il Piano nazionale di ripresa e resilienza. Non è così e non l'ho detto solo io, in discussione generale, ma la relazione al DEF dice che l'obiettivo della riforma dell'ordinamento giudiziario è solo una cornice, non è certamente tra gli obiettivi previsti dal Piano. Abbiamo sentito dire che la riforma era necessitata dal monito del Presidente Mattarella, ma, in discussione generale, ho dovuto ricordare che quel CSM, fortemente delegittimato, in cui, Ministra, siede ancora un consigliere che, con il consigliere Palamara, faceva gli accordi - e nessuno mi pare aver attivato un procedimento disciplinare a suo carico (il consigliere Cascini, ancora vi siede) -, non è stato sciolto e siamo stati obbligati ad intervenire con una riforma che, però, ha tradito gli intenti.

Ministra, ci sono state tante, forse troppe riunioni di maggioranza, ma questa riforma non è certamente voluta dal Parlamento, è una riforma che il Parlamento ha subito, credo che anche la maggioranza abbia subito; è una riforma che, a mio giudizio, risulta scritta da una certa magistratura per una certa magistratura. E quello che mi fa più rabbia, Ministra, è che, anche sul tema delle sliding doors, che era un argomento che, trasversalmente, poteva piacere al Paese, poteva piacere al Parlamento, non si è fatto quel che si doveva fare, perché non si è attuato il principio fondante della nostra Carta costituzionale, dell'articolo 3, cioè trattare in modo uguale situazioni uguali. Voi avete creato una disuguaglianza tra situazioni uguali, quindi tra magistrati di serie “A” e magistrati di serie “B”, tra quei pochi magistrati che ci mettono la faccia, che entrano in Parlamento per fare politica e che non la potranno più fare - giusto - e quei tanti magistrati che ci sono negli apparati amministrativi, che voi non rimuovete, che voi non allontanate dalla politica. È una riforma che doveva fare, che non ha fatto e, per queste motivazioni, per questo mio rammarico e per questa mia presa d'atto di ciò che si doveva e non si poteva fare, il mio voto non può essere che fortemente contrario.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Dori. Ne ha facoltà.

DEVIS DORI (MISTO-EV-VE). Grazie, Presidente. Il 3 febbraio scorso, qui, in quest'Aula, il Presidente Mattarella, nel suo messaggio al Parlamento, in occasione del suo giuramento, ha espresso la necessità di un profondo processo riformatore che deve interessare il versante della giustizia. Il Presidente ha parlato, non solo di efficienza della giustizia, ma anche di credibilità. Non ha usato mezzi termini, quando ha affermato che i cittadini devono poter nutrire convintamente fiducia e non diffidenza verso la giustizia e l'ordine giudiziario e che non devono avvertire timore per il rischio di decisioni arbitrarie o imprevedibili che incidono sulla vita delle persone. In particolare, rispetto al Consiglio superiore della magistratura, il Presidente Mattarella ha usato l'espressione “superare logiche di appartenenza”: il riferimento è chiaro ed esplicito agli scandali che hanno coinvolto il CSM negli ultimi anni. Nessuno, quindi, può mettere in dubbio la necessità di una riforma dell'ordinamento giudiziario e del CSM. È ovvio che certi scandali, soprattutto legati al correntismo, hanno delegittimato la magistratura, ma sarebbe troppo comodo per la politica scaricare solo sulla magistratura ciò che la politica stessa non ha voluto impedire per lungo tempo.

Le riforme si potevano fare anni fa, ma mancava la volontà politica; il correntismo, ad esempio, non nasce con questi ultimi scandali. Ora, però, bisogna anche chiedersi: sarà sufficiente un algoritmo normativo per restituire ai cittadini la fiducia nei confronti della giustizia? La verità è che, al di là delle alchimie legislative con le quali si sta cercando di imbrigliare le correnti interne alla magistratura, i cittadini torneranno ad aver fiducia nei confronti della giustizia quando, ad esempio, non si verificherà mai più un calvario giudiziario di 13 anni, come nel caso di Stefano Cucchi.

Per quanto sia condivisibile la ratio di questa legge delega, come Europa Verde, non potremo votare a favore, ci asterremo, perché restano alcune criticità, oltre ad essere mancata una buona dose di coraggio, forse frutto di una maggioranza variegata che ha portato a un compromesso al ribasso. Una criticità su tutte: il tema della separazione delle carriere dei magistrati. Per quanto non si sia giunti alla vera e propria separazione delle carriere, tuttavia, è stato compiuto un passo verso la separazione delle funzioni giudicanti e requirenti e questo, purtroppo, risulta essere solo l'anticamera di un disegno più ampio che, attraverso la separazione delle carriere, vorrà giungere al vero e proprio obiettivo di una parte della politica, cioè l'eliminazione dell'obbligatorietà dell'azione penale da parte del PM. Per non intaccare un principio costituzionale - articolo 112 della Costituzione -, come quello dell'obbligo dell'esercizio dell'azione penale, sarebbe inaccettabile, perché tale principio è posto a garanzia dell'indipendenza dei PM dai condizionamenti politici e, quindi, in ultima istanza, a garanzia del principio di uguaglianza dei cittadini. Il fatto che non sia oggetto di questo testo di legge - chiaramente, servirebbe un progetto di legge di riforma costituzionale - non significa, però, che non si possa intravedere il vero disegno a medio-lungo termine e che, quindi, sia doveroso in questa sede, in questa occasione, fare emergere tale preoccupazione.

La mancanza di coraggio la maggioranza l'ha manifestata anche rispetto alle cosiddette porte girevoli, cioè al rapporto fra magistratura e politica, che tanto ha inquinato il nostro sistema istituzionale nel corso dei decenni, in particolare, per quei magistrati che si schierano politicamente in competizioni elettorali o che assumono una carica elettiva. La questione è stata affrontata, ma solo parzialmente, perché il problema non è solo quello di consentire o di non consentire ai magistrati di tornare a svolgere un'attività direttamente giurisdizionale dopo aver svolto un'attività politica, ma anche quello di non consentire agli stessi di andare a svolgere funzioni delicate, come all'interno dei Ministeri, in particolare del Ministero della Giustizia, perché ciò può creare gravi storture, oltretutto, in alcuni casi, con doppie indennità che fanno a pugni con una situazione economica in cui i cittadini si trovano quotidianamente a lottare anche solo per riuscire a pagare le bollette energetiche e mantenendo o, addirittura, creando sacche di privilegi.

Per questi e altri motivi, dichiaro, a nome della componente di Europa Verde, il nostro voto di astensione (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Europa Verde-Verdi Europei).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Lupi. Ne ha facoltà.

MAURIZIO LUPI (M-NCI-USEI-R-AC). Grazie, signor Presidente. Signor Presidente, signor Ministro, onorevoli colleghi, come premessa alle ragioni per cui voteremo “sì”, insieme ai deputati di Noi con l'Italia-USEI, alla riforma dell'ordinamento giudiziario, vorrei fare un augurio al Parlamento: mi auguro che non dobbiamo assistere al triste e vergognoso spettacolo di un potere dello Stato che sciopera contro un altro potere dello Stato (Applausi Misto-Noi con l'Italia-USEI-Rinascimento AdC). Uno sciopero ingiustificabile già nel fatto di essere stato minacciato, ingiustificabile, poi, anche perché quanto stiamo per votare in quest'aula è un atto quasi dovuto; dovuto, perché il nostro modello di ordinamento giudiziario risale, in gran parte, ancora a 80 anni fa e, almeno negli ultimi 30, abbiamo potuto sperimentare - soprattutto lo hanno sperimentato gli italiani, in modo particolare quelli che sono finiti nel mirino di certe procure - che è un modello che non ha dato buona prova di sé. Non farò qui l'elenco dei molti indagati processati e giudicati colpevoli via stampa, salvo, poi, risultare innocenti, perché assolti dai tribunali o perché mai rinviati a giudizio o, addirittura, perché mai indagati. Non mi basterebbero i tre minuti che ho a disposizione, non mi basterebbe l'intera seduta per leggere nomi e cognomi delle persone incarcerate ingiustamente: 30.017 persone dal 1992 al 31 dicembre 2021; nel solo 2021, 565 italiani sono stati ingiustamente detenuti; 1 milione e 478 mila sono i risarcimenti dovuti per errori giudiziari, 24 milioni di euro solo nel 2021 per ingiusta detenzione. Il 66 per cento dei tribunali non aggiorna le statistiche, che chiamiamo “della vergogna”, che dovrebbe aggiornare ogni anno. La magistratura vuole ancora avere altri dati per dire che questa riforma doveva essere necessaria? Nel giudizio complessivamente favorevole a questa riforma – e, francamente, non capisco chi la avversa perché è troppo timida, la politica è l'arte del possibile, non la pura testimonianza di posizioni indisponibili a compromessi positivi -, vorrei soffermarmi su un punto che ritengo molto sensibile per i cittadini, perché, se siamo tutti uguali di fronte alla legge, dovremmo esserlo anche di fronte al merito, come criterio per la valutazione del nostro lavoro, della nostra responsabilità, del compito, più o meno alto, che ci viene affidato.

Quello del magistrato è forse il compito più alto. Parlo del fascicolo di valutazione, che non è uno strumento di controllo, meno che mai di asservimento dei magistrati, come ci è capitato di ascoltare, ma un sacrosanto strumento di trasparenza per misurare la professionalità dei magistrati non sul singolo atto, ma una fotografia complessiva del lavoro svolto. Ho, invece, sentito parlare di schedatura, che scatenerà, in una logica aziendalista, una corsa alla carriera - e vado verso la conclusione - più che alle buone decisioni giudiziarie.

PRESIDENTE. Concluda.

MAURIZIO LUPI (M-NCI-USEI-R-AC). Come è noto, i magistrati non vogliono fare carriera, ovviamente. C'è chi teme addirittura la possibilità di una valutazione oggettiva del suo agire; arriverebbe a disincentivare il pubblico ministero dal condurre indagini che portano alla celebrazione dei processi. Verrebbe da ridere, se non fosse offensivo, innanzitutto per i magistrati che credono nella giustizia e nel giuramento che hanno fatto. Un magistrato che ha vinto un concorso, e concludo, che lo rende indipendente, praticamente inamovibile, che gli assicura avanzamenti automatici della retribuzione, ha bisogno di essere ulteriormente incentivato per essere fedele alla Repubblica italiana e al suo Capo, osservare lealmente le leggi dello Stato e adempiere con coscienza i doveri inerenti al suo ufficio? Basterebbe questo articolo della riforma, ma ce ne sono tanti altri, che meriterebbero commenti positivi, a motivare il convinto “sì” di Noi con l'Italia-USEI (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Noi con l'Italia-USEI-Rinascimento AdC).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Costa. Ne ha facoltà.

ENRICO COSTA (MISTO-A-+E-RI). Grazie, Presidente. Questa legislatura è cominciata nel 2018 con l'approvazione della “legge Spazzacorrotti”, la legge sul “fine processo mai”. C'era la maggioranza gialloverde. Subito dopo, è intervenuta la maggioranza giallorossa, Partito Democratico, LeU, MoVimento 5 Stelle e Italia Viva, e ha difeso quella “Spazzacorrotti” e quel “fine processo mai”. Oggi, finalmente, arriviamo ad un'inversione a U, che è iniziata con la riforma del processo penale, la fine del “fine processo mai”, è proseguita con la legge sulla presunzione di innocenza e si conclude con la riforma del CSM. Una riforma che porta ad una responsabilizzazione del magistrato.

E, di fronte ad una scelta semplicemente meritocratica, quella del fascicolo del magistrato, che vuole racchiudere non atti segreti, riservati, ma l'attività svolta quotidianamente dai giudici, dai pubblici ministeri, di fronte a un atto che consenta ai consigli giudiziari di valutare l'attività di ciascuno, lo dico a lei, Presidente, e vedo la Ministra, questa è la rassegna stampa degli attacchi, delle critiche accese, accesissime, della magistratura, che è pronta ad invocare uno sciopero di fronte a una norma che è di assoluto buon senso. Una magistratura e soprattutto correnti della magistratura che, con queste norme, perderanno, ovviamente, potere. Perderanno potere, perché oggi le valutazioni dei magistrati sono fatte in modo automatico: il 99 per cento sono positive.

Se sono tutti positivi e sono tutti bravi, chi decide del loro futuro? Le correnti! Ecco perché le correnti oggi si scatenano contro questo provvedimento e parlano di stravolgimento del modello costituzionale della magistratura. Non è uno stravolgimento del modello costituzionale, è uno stravolgimento della prassi per cui, molto spesso, coloro che sono più vicini alle correnti sorpassano i più bravi, i più meritevoli, i più capaci e i più silenziosi. Parlano di minor tutela per i cittadini, parlano di giustizia di bassa qualità, parlano di giustizia frettolosa, parlano di aziendalizzazione, parlano di posizioni culturali di retroguardia. Ma vi rendete conto? Coloro che dovrebbero eseguire le leggi che qui approviamo hanno cercato fino all'ultimo di condizionare il Parlamento.

Questo è un atto inaccettabile e sarebbe ancora più inaccettabile uno sciopero, perché dimostrerebbe che antepongono i loro interessi agli interessi dei cittadini, paralizzando i tribunali. Di fronte alla “Spazzacorrotti”, non abbiamo sentito chiedere uno sciopero. Non lo abbiamo sentito, perché si scaricavano le inefficienze sul cittadino: questo era l'obiettivo della “Spazzacorrotti”. Nessuno ha protestato! Oggi protestano, probabilmente, perché si tocca un nervo scoperto. Grazie, Ministra Cartabia. Grazie a tutta la maggioranza che ha sostenuto questo provvedimento (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Azione-+Europa-Radicali Italiani).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Colletti. Ne ha facoltà.

ANDREA COLLETTI (MISTO-A). Grazie, Presidente. Vorrei motivare perché noi di Alternativa voteremo contro questo provvedimento. È da capire, nei quattro minuti che ho a disposizione, la sua gestazione: innanzitutto questa è una proposta di legge derivante dal precedente Governo ed è una proposta di legge che è stata bloccata in Commissione giustizia, per oltre 8 mesi, dalla volontà del Governo Draghi e della Ministra Cartabia, perché la volevano talmente modificare che hanno finito, in realtà, per renderla molto peggiore rispetto a quella di Bonafede, e spiego anche le motivazioni. Parliamo del Consiglio superiore della magistratura: tutti si sono lamentati, ovviamente, strali da parte di tutti i partiti, dell'affaire Palamara, di quello che era successo al Consiglio superiore della magistratura.

Un affaire, un qualcosa che, in realtà, succedeva da decenni presso il Consiglio superiore: la lottizzazione non solo delle correnti della magistratura, ma anche dei politici, inseriti all'interno del CSM. E come ha risposto questo Governo a tale scandalo? Con questa riforma che semplicemente aumenta il potere delle correnti dei magistrati all'interno del CSM e non elimina il potere dei partiti politici all'interno del CSM, perché la motivazione in realtà è solo questa: permettere un controllo dei magistrati, perché i magistrati, quelli più liberi, quelli che magari indagano, quelli che lavorano meglio, non devono fare carriera, non devono permettersi di fare carriera, perché sono fastidiosi per il sistema.

Non esiste solo quello che è stato soprannominato come il “sistema Palamara”, esiste il sistema del CSM che è innervato all'interno della burocrazia ministeriale e, specialmente, all'interno della burocrazia del Ministero della Giustizia. Tant'è vero che gli emendamenti del Governo, quelli sulle cosiddette porte girevoli, guarda caso erano stati fatti, secondo noi, proprio dal sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Garofoli, un bravissimo magistrato del Consiglio di Stato, molto competente, ma che è anche un magistrato con evidenti coperture politiche e burocratiche all'interno di tutti i Governi fino adesso. E, guarda caso, gli emendamenti proposti dal Governo permettevano proprio al sottosegretario Garofoli di tornare al Consiglio di Stato, dopo questa avventura all'interno del Governo Draghi, e, magari, in futuro, decidere su provvedimenti fatti proprio dal Governo Draghi.

È quello di cui ho parlato prima, ovvero che, attualmente, vicecapi di gabinetto, capi di segreteria e vicecapi di segreteria, magari magistrati, possono addirittura decidere con sentenza su provvedimenti emanati da quel Governo presso cui lavorano o presso cui hanno una consulenza; consulenza ovviamente pagata, perché cumulano il loro incarico all'interno della magistratura - alcuni senza andare fuori ruolo - con consulenze pagate dal Governo, quindi da tutti i nostri cittadini, con un pazzesco conflitto di interessi che naturalmente nessun Governo vuole eliminare, perché fa comodo a tutti, perché fa comodo ovviamente sempre a chi comanda, sempre a chi ha la maggioranza. A chi non fa comodo? All'opposizione, alla minoranza, a quelli che, magari, non andranno mai al Governo, e non fa comodo ai cittadini italiani, quelli che vorrebbero avere un Governo ed atti amministrativi corretti, costituzionali, e che fossero giudicati da persone senza conflitto d'interesse.

Ebbene, è quello che tutta questa legge delega - di oltre 30 articoli, che non posso stare qui a citare tutti - non fa e la cosa peggiore è che, nella voglia e nella nomea, magari comunicativa, di voler cambiare le sorti dell'ordinamento giudiziario, di voler cambiare le sorti del Consiglio superiore della magistratura, dimostra sempre di più, nell'anima gattopardesca del politico italiano e anche della burocrazia italiana, che tutto cambia perché nulla cambi, e questo disegno di legge-delega ne è l'evidente esempio. Ed è per questo che noi, da parlamentari liberi, di Alternativa, voteremo fieramente contro (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Alternativa).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Fornaro. Ne ha facoltà.

FEDERICO FORNARO (LEU). Grazie, signor Presidente. Signora Ministra, colleghe e colleghi, intervengo per dichiarare il voto favorevole del nostro gruppo sulla delega per la riforma dell'ordinamento giudiziario e del CSM.

Siamo di fronte a uno sforzo riformatore serio, reso possibile grazie alla paziente, competente e garbata tenacia della Ministra Cartabia, che ringraziamo, e al senso di responsabilità che, alla fine, è prevalso tra le forze che compongono questa eterogenea maggioranza. È un risultato complessivo, al quale siamo arrivati con grande fatica e molti compromessi, che, però, può rappresentare, a nostro giudizio, un punto di svolta nella travagliata storia della giustizia italiana.

Abbiamo provato a dare il nostro contributo, come sempre, avendo davanti, in ogni caso, l'interesse generale. In particolare, Federico Conte, il nostro rappresentante in Commissione giustizia, si è mosso secondo questo indirizzo, e a lui si devono le riflessioni che andrò a leggere.

È prevalso un metodo laico, l'idea che innanzitutto la giustizia sia un servizio pubblico, un servizio al cittadino ed è al cittadino che bisogna pensare nello scrivere le norme. Questa riforma, che, come sappiamo, arriva dopo il caso Palamara, lo scandalo che ha investito e ha devastato la credibilità dell'ordinamento giudiziario e più delle prime due ha impegnato il Governo e le forze politiche, ha necessitato di un particolare equilibrio che, anche grazie a qualche pausa di raffreddamento, ha consentito di mediare tra le spinte punitive, che pure, comprensibilmente, provenivano da settori della politica e della società verso la magistratura, e la necessità di un intervento riformatore, sia sul piano organizzativo sia su quello funzionale, ispirato a provare a costruire un nuovo modello giudiziario, e non semplicemente demolire quello che c'è. Si è scelto, pertanto, di intervenire per favorire il ripristino di un corretto equilibrio tra politica e magistratura. E' in questa direzione, a nostro giudizio, che vanno lette le norme che riducono drasticamente il numero e la durata dei cosiddetti fuori ruolo, magistrati esentati dal servizio perché applicati a funzioni istituzionali, e, in maniera ancor più forte, le rigorose norme sulle porte girevoli, grazie alle quali, in futuro, i magistrati che vorranno candidarsi e assumere incarichi di Governo o incarichi apicali dovranno, a seconda dei casi, rinunciare, per sempre o comunque per un tempo molto lungo, a svolgere funzioni giudiziarie o, eventualmente, assumere incarichi direttivi o semi-direttivi.

Il principio di autonomia e indipendenza è stato voluto dai nostri padri costituenti dopo la dittatura fascista per la preoccupazione delle forze politiche - reciproca, a onor del vero - che il potere politico potesse servirsi di quello giudiziario per impossessarsi del sistema; per tenere, cioè, l'operato della magistratura immune dalle pressioni improprie dei poteri, esterni e interni ad essa. Non è stato, dunque, scritto nella Costituzione come un privilegio, come qualche volta si ascolta, ma come una responsabilità. Nel tempo e nella pratica, questo principio si è andato, invece, conformando come costitutivo di un potere sottratto a ogni forma di responsabilità, le cui potenziali deviazioni, già nel lontano 1964, troviamo nelle preoccupate parole di Pietro Nenni che pure aveva sostenuto l'amico Adolfo Beria d'Argentine.

Alla nascita di Magistratura Democratica, Nenni scriveva: “L'indipendenza della magistratura va assumendo forme che fanno di quest'ultima il solo vero potere, un potere insindacabile, incontrollabile e, a volte, irresponsabile. Chi controlla, però, i controllori?” Un'intuizione tristemente lungimirante, di cui la cronaca degli ultimi trent'anni, da Tangentopoli in poi, in maniera così clamorosa, ai giorni nostri ci consegna un amaro resoconto. Da qui l'esigenza di intervenire sull'ordinamento giudiziario, per rinnovare e rafforzare il catalogo degli illeciti disciplinari e riconoscere il diritto di voto agli avvocati nei consigli giudiziari sui magistrati in verifica, per favorire quella cultura della giurisdizione di cui si parla troppo spesso senza considerare il ruolo dell'avvocatura, senza la quale essa è impossibile; una risposta piena e tempestiva del Parlamento a uno dei quesiti referendari ammessi, stabilire in seno alle commissioni del CSM l'incompatibilità tra chi si occupa dei profili disciplinari e chi si occupa delle carriere dei magistrati, per impedire il ripetersi di incroci decisionali impropri, di indulgenze e progressioni di carriera, vietare le cosiddette nomine a pacchetto, realizzare di fatto una separazione di funzioni tra magistrati requirenti e giudicanti, e prevedendo, con alcune eccezioni per il settore civile e la giurisdizione di legittimità, che un magistrato possa compiere un solo passaggio da una funzione all'altra ed entro i primi 9 anni della sua attività.

L'autonomia e indipendenza della magistratura non è un astratto corollario della mera appartenenza, ma una prerogativa connessa alla funzione che, per meritare tutela, deve corrispondere a criteri di efficienza ed efficacia propri di un servizio pubblico essenziale per la vita dei cittadini. Efficienza dell'organizzazione del servizio, efficacia nelle risposte, è in questa direzione che, dopo la riforma del processo penale e civile, con l'assunzione di investimenti sulle infrastrutture materiali e digitali, vanno sia la parte della riforma che rinnova e arricchisce i criteri per la valutazione della professionalità dei magistrati, provando a valorizzarne il merito, la competenza, anche digitale, e la condotta, sia le nuove norme sul conferimento degli incarichi direttivi e semi-direttivi; è per valorizzare questi profili che si è istituito il fascicolo per la valutazione del magistrato che, solo per un riflesso pavloviano e conservatore, viene etichettato da taluni come uno strumento di controllo, anziché – come esso è – di emancipazione del magistrato virtuoso, o più virtuoso.

La magistratura, non bisogna dimenticarlo, è perno fondamentale della democrazia; interpreta e applica il diritto, rendendolo vivente; questo le consegna un grande potere, il cui esercizio attraversa e condiziona la vita delle persone, accompagna i cambiamenti della società; per esercitare tale potere ha bisogno, però, di conoscere e studiare la società, le sue tendenze e i suoi cambiamenti, ha bisogno, cioè, di essere attraversata dal pluralismo delle idee e dall'ansia della comprensione, e dal confronto dialettico, per partecipare, e non subire, il cambiamento della modernità. La magistratura, in altri termini, non deve porsi in un recinto chiuso, perché questo la renderebbe conservativa; ha bisogno, invece, di aprirsi, non per governare essa la società, compito che spetta alla politica, ma per accompagnarla in divenire e, per la sua parte, guidarla. Se questo avvenisse attraverso l'associazionismo, sarebbe legittimo e virtuoso. Il problema, dunque, non sono le aree di pensiero o le correnti, ma la loro degenerazione; è per favorire questa virtuosa osmosi che si è pensato anche a un sistema elettorale semplice, facilmente accessibile, in astratto - e poi lo vedremo alla prova dei fatti -, meno manipolabile, in parte maggioritario, con un correttivo proporzionale per poter garantire uno spazio di rappresentanza anche ad altre sensibilità e posizioni, con la consapevolezza che, con una base elettorale ridotta come quella dei magistrati, non c'è un sistema elettorale che tenga, se non cambia lo spirito con cui si partecipa al voto.

La riforma - e vado a concludere, signor Presidente - che ci apprestiamo a votare, come tutte le riforme, per la loro stessa natura progressiva, non potrà essere - e non sarà - la panacea di tutti i mali della giustizia; è, però, a nostro giudizio, un passo importante, un passo in avanti verso un sistema più equilibrato, tanto - mi si consenta la notazione - da essere avversata da partiti e associazioni, a volte per motivi opposti.

L'Italia ha bisogno di una magistratura autorevole e credibile, proprio in questo momento e in questa situazione storica, molto particolari e straordinari; i principi e le norme di questa delega sono stati pensati con questo obiettivo, per ricreare le condizioni di una rigenerazione della magistratura che, fatte le regole, solo la magistratura stessa potrà determinare con il proprio lavoro, avendo chiaro in conto di essere sottoposta al giudizio più severo, quello dei cittadini che, oggi, in larga misura, non credono più in essa. Dobbiamo invertire questa tendenza: l'Italia ha bisogno di una magistratura forte, credibile e legittimata (Applausi dei deputati del gruppo Liberi e Uguali).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Parisse. Ne ha facoltà.

MARTINA PARISSE (CI). Grazie, Presidente. Signora Ministra, colleghi, con il provvedimento all'esame di quest'Aula stiamo affrontando un tema ambizioso e complesso, una riforma il cui obiettivo è quello di dare slancio alla giurisdizione, una riforma che ha visto posizioni di partenza molto distanti. Il testo, il cui risultato è perciò una sintesi tra visioni diverse spesso opposte, è il frutto di un compromesso tra gruppi politici, al quale anche noi di Coraggio Italia abbiamo partecipato, presentando alcuni subemendamenti e rimanendo sempre aperti al confronto politico. È un testo che apporta significative innovazioni a molteplici profili trattati nell'articolato: lo stop alle porte girevoli, la nuova legge elettorale del CSM, nuove norme per la valutazione del magistrato, la separazione delle funzioni, il ruolo degli avvocati nei consigli giudiziari, la nuova disciplina per l'attribuzione degli incarichi direttivi e semi-direttivi. Siamo consapevoli che questa riforma non risolverà ogni singolo problema della giustizia e che, quindi, potrebbe essere migliorata, ma il testo contiene vari aspetti positivi e costituisce indubbiamente un cambiamento di rotta, che può aiutare la magistratura a ritrovare quell'autorevolezza che le è propria. Inoltre, intervenire è necessario e urgente, dato che questa riforma si inserisce tra gli obiettivi da raggiungere nel PNRR. Per questo motivo annuncio fin da ora il voto favorevole del gruppo di Coraggio Italia al provvedimento.

Le riforme vanno portate avanti, e ne siamo certi, anche se avremmo voluto che alcuni temi fossero trattati in modo più coraggioso e altri con uno slancio diverso. In questi anni, la fiducia della cittadinanza nei confronti della magistratura è venuta meno, per tutta una serie di vicissitudini e scandali, o presunti tali, che non staremo qui, oggi, a accennare.

I magistrati hanno il compito di giudicare, di esprimere un giudizio che sia imparziale e indipendente. Questi valori dell'imparzialità e dell'indipendenza devono essere tutelati, non solo con specifico riferimento al concreto esercizio delle funzioni giudiziarie, ma anche come regola deontologica da osservarsi in ogni comportamento dei magistrati, onde evitare che siano esposti a qualsiasi sospetto di perseguire interessi di parte nell'adempimento delle proprie funzioni ed evitare che la loro condotta possa minare la fiducia dei consociati nel sistema giudiziario, che è un valore essenziale per il funzionamento dello Stato di diritto. Difatti, le funzioni esercitate e la qualifica rivestita dai magistrati non sono indifferenti e privi di effetto, per l'ordinamento costituzionale e per la collettività. Pertanto, introdurre la presenza di limiti e di paletti anche nel passaggio tra politica e magistratura è indispensabile. Se chiediamo a qualsiasi cittadino cosa si aspetta da un organo giudicante e requirente, la risposta è sempre: imparzialità e un processo giusto e privo di condizionamenti.

Dall'altra parte, c'è la figura del magistrato, che per primo non ammette interferenze nell'ambito del proprio ruolo. Noi siamo qui, oggi, anche per dire che nei confronti dei magistrati non vi è alcun accanimento: le modifiche legislative apportate sono necessarie anche per tutelare l'immagine di terzietà e autorevolezza della magistratura e valorizzare il lavoro di tanti magistrati anche mediante un sistema meritocratico e trasparente nel conferimento degli incarichi. Riteniamo, a tal fine, che sia stato utile inserire, tra le modifiche relative alle nuove norme per l'attribuzione degli incarichi direttivi e semi-direttivi, la pubblicità delle procedure di assegnazione degli incarichi, il divieto delle nomine “a pacchetto” nell'assegnazione degli stessi, d'ora in poi conferiti in base all'ordine cronologico delle scoperture. Ciò al fine di premiare il merito ed evitare il rischio della spartizione dei posti tra le correnti.

Con i nostri emendamenti abbiamo spinto per l'introduzione di criteri predeterminati, con i quali valutare la professionalità del magistrato. Il nostro obiettivo era garantire maggiore trasparenza e porre limiti all'eccessiva discrezionalità del consiglio giudiziario del CSM nell'attribuzione del giudizio di valutazione.

Passando poi al tema del ricollocamento dei magistrati e dello stop alle porte girevoli, molto si è lavorato per prevedere una stretta, che appoggiamo e condividiamo.

È questa un'altra grande novità, che riguarda il rientro in funzione dei magistrati che si danno alla politica o alla collaborazione con la politica. Stop, quindi, alle porte girevoli: basta magistrati che vogliono fare i politici e poi tornare a fare i magistrati (Applausi dei deputati del gruppo Coraggio Italia)! L'indipendenza e la terzietà della magistratura sono principi basilari nel nostro ordinamento costituzionale. Nessun magistrato potrà più candidarsi nel territorio dove lavora o dove ha lavorato negli ultimi tre anni. Poi, se eletti nel Parlamento nazionale o europeo, in regioni o in comuni, non potranno più tornare nei tribunali, ma saranno collocati fuori ruolo o in attività non direttamente giurisdizionali. La stretta riguarda anche i magistrati candidati non eletti e la riforma tocca anche i magistrati che collaborano nei gabinetti ministeriali o con le giunte regionali: un anno fuori ruolo e tre anni senza incarichi direttivi. Bisogna considerare infatti che, a prescindere dal sistema elettorale di volta in volta rilevante, nessun cittadino si candida da solo e, così come avviene per la candidatura alle elezioni politiche europee, anche l'assunzione di incarichi negli organi esecutivi di vario livello presuppone necessariamente un collegamento del nominato con i partiti politici. Pertanto, la previsione di un periodo di raffreddamento prima del loro ritorno in magistratura, per queste categorie di magistrati è una soluzione di compromesso, per noi buona e irrinunciabile, che è stata raggiunta (Applausi dei deputati del gruppo Coraggio Italia).

Come gruppo di Coraggio Italia, abbiamo portato il nostro contributo anche in merito al ricollocamento dei magistrati dopo i mandati elettivi, provando ad eliminare la possibilità che il Massimario si trasformasse in una sorta di parcheggio a vita per magistrati ex politici e ciò anche se tale attività politica sia stata svolta come consiglieri comunali eletti in una lista civica di un piccolo comune. Difatti il Massimario, essendo un ufficio funzionale alla corte di legittimità, per l'accesso al quale occorre dimostrare una particolare attitudine allo studio e alla ricerca, è per noi imprescindibile che sia occupato dalle menti più brillanti e adatte a quel ruolo. Con la riformulazione al subemendamento D'Ettore, si dispone ora che permanga il rispetto delle norme ordinamentali che disciplinano l'accesso a quelle specifiche funzioni. Questa riforma contribuirà a rinnovare la fiducia dei cittadini nei confronti dell'istituzione giudiziaria, dopo uno svilimento mediatico e popolare, che ha fatto sì che, per primo, il cittadino smettesse di trovare nella magistratura un alleato. Sicuramente, anche l'intervento sulla limitazione del numero dei passaggi dei magistrati dalle funzioni giudicanti a requirenti contribuirà a sterilizzare le polemiche sorte sul tema in questi ultimi anni.

Infine - e mi avvio alla conclusione -, si è intervenuti, non con poche difficoltà, sul sistema elettorale, cercando di agire sulle correnti che condizionano l'operato della magistratura. Le correnti non devono condizionare la giustizia - è vero -, ma dobbiamo ammettere che è nella natura umana sposare e ritrovarsi in linee di pensiero che spesso confluiscono in aggregati sociali e schierarsi. Noi non possiamo impedire che ciò avvenga con una riforma: è impossibile farlo. Possiamo, però, provare a contenere quei meccanismi che sono degenerati nelle aggregazioni di interessi e possiamo anche pensare che saranno gli stessi magistrati, attraverso la loro professionalità e competenza, a fare la differenza.

Noi, Presidente, in conclusione, abbiamo fiducia nei magistrati e non vogliamo assolutamente dare adito ad accanimenti nei confronti della categoria. Anzi, vogliamo che prevalga la meritocrazia tra gli stessi, vogliamo che la magistratura si riappropri di quella credibilità e di quella autorevolezza che le è propria, affinché sia recuperato il rapporto di fiducia tra collettività e giustizia amministrata in nome del popolo italiano (Applausi dei deputati del gruppo Coraggio Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Ferri. Ne ha facoltà.

COSIMO MARIA FERRI (IV). Grazie Presidente. A nome del gruppo parlamentare Italia Viva, inizio questo mio intervento, dando il bentornato al collega Bobo Giachetti (Applausi). Sono contento che, oggi, sia qui in Aula, perché la riforma della giustizia è uno dei suoi temi. Molte volte ci confrontiamo e, magari, non siamo sulle stesse posizioni, ma è il simbolo di tante battaglie e di tanti suoi interventi in tema di giustizia. Quindi, sono contento che il suo ritorno coincida con questa discussione. Devo dire, rivolgendomi a lei, Presidente, ma anche al Governo, che Italia Viva, che crede nel Governo Draghi e che ha voluto il Governo Draghi, è dispiaciuta. È dispiaciuta perché ha cercato, con lealtà e con un dialogo costruttivo, di portare avanti in questa riforma alcune proposte. Ringrazio il Presidente Draghi, a nome del gruppo, perché ha mantenuto la promessa di non mettere la fiducia e ci ha consentito di discutere questo provvedimento. Poi, nella prassi parlamentare, i tempi sono stati contingentati e si poteva fare meglio nel dibattito tra le forze di maggioranza e anche con l'opposizione. Così non è stato, però non è stata messa la fiducia. Abbiamo cercato, con responsabilità e con impegno, di portare avanti alcune proposte per migliorare questa riforma, per dare un contributo decisivo su questo tema a un Governo in cui crediamo, ma non abbiamo avuto soddisfazione. Sulle nostre proposte è indicativo anche quello che è avvenuto oggi: tutti gli ordini del giorno hanno ricevuto pareri negativi e, quindi, non c'è stata la minima possibilità di dialogo e di incidere.

A me dispiace - voglio che rimanga agli atti di questa seduta - che la politica rinunci a una visione sulla giustizia (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva), che la politica, oggi, si arrenda di fronte a una riforma che poteva ristabilire… Le riforme, soprattutto in tema di giustizia, non devono mai essere punitive: devono essere di confronto e di dialogo. Però la politica, nel confronto con l'altro potere dello Stato così importante e che bisogna rispettare, cioè quello giudiziario, non può inchinarsi o arretrare. Deve, con una visione e con uno sguardo, dare un'impronta, perché fa bene al Paese, ai cittadini, ma anche alla stessa magistratura, perché, molte volte, abbiamo dibattuto e abbiamo chiesto alla magistratura - non essendo il Parlamento in grado di legiferare - di autoriformarsi, di fare da sola, per l'incapacità della politica di dare risposte.

Allora, oggi - lo voglio dire senza ipocrisia, al di là delle norme e di quello che si racconta fuori; mi dispiace che altre forze della maggioranza non l'abbiano compreso fino in fondo -, si rinuncia a questa visione, si rinuncia a dare al Paese e alla politica quell'autorevolezza che possa lasciare un segno. Ci sono tanti esempi concreti in questa riforma dove, in realtà, anziché dettare noi una visione che potremmo avere dell'ordinamento giudiziario e del CSM, la riforma recepisce le circolari del CSM. Quindi, prendiamo norme, che introduciamo e portiamo nella normativa primaria, che già esistevano nella normativa secondaria. Questa è la verità e la si può dire in materia di tabelle di organizzazione giudiziaria, in materia di conferma degli incarichi direttivi e in materia di valutazione di professionalità. Tra l'altro, uno dei temi - e lo dico ai colleghi che seguono meno i temi della giustizia - era la valutazione di professionalità. Ci si chiedeva, con la riforma Castelli, perché i magistrati venissero valutati solo fino alla settima valutazione. Cerchiamo di trovare un sistema di valutazione sino alla fine della carriera. Era un tema che si poteva toccare. Invece no! Nemmeno se ne è parlato, così come di tanti altri temi. Quindi, è stata una riforma che noi - anche in maniera un po' mediatica, però è la verità - chiamiamo mini riforma o riforma inutile, perché non va a incidere. C'era già la normativa secondaria e, quindi, non dà quella linea e quella visione. Questo è il rammarico e lo diciamo, perché la politica non si debba più lamentare dell'equilibrio tra poteri dello Stato e di prevaricazioni. La politica, oggi, rinuncia a fare il legislatore - questa è la verità - e dà un'impronta, tanto per dire che si è fatto qualcosa, ma non con quella lungimiranza e con quella progettualità di cui aveva bisogno il Paese.

L'altro tema: parliamo ai cittadini. Abbiamo cercato, non riuscendo a dare un'impronta in questa progettualità, di guardare ai cittadini e di chiederci: ma questa riforma in che modo può agevolare e migliorare il servizio giustizia per i cittadini?

Anche questa è una risposta, purtroppo, non positiva. Certamente è una riforma che non danneggia i cittadini, ma non affronta quei temi che ci chiede anche l'Europa, perché anche sul tema del PNRR e dell'Europa la verità - mi sono andato a rileggere le raccomandazioni, quelle specifiche, per i singoli Paesi - è che l'Europa ci chiede tempi della giustizia, efficienza del sistema della giustizia civile, repressione della corruzione, tempi della giustizia penale, velocizzazione dei procedimenti di esecuzione forzata ed escussione delle garanzie. Questi sono i punti oggetto delle raccomandazioni. Allora abbiamo detto: lavoriamo sui decreti delegati prima ancora di questa riforma, diamo degli strumenti ai magistrati per incidere e migliorare nei tempi; così non è stato. Questa riforma - lo voglio dire a chi non ha letto il testo e ai cittadini che ci seguono da fuori - agevola e stimola il carrierismo dei magistrati. C'è tutta una serie di norme, come quella che introduce il tema delle pagelle, che possono sembrare una cosa positiva. Lo spiego ai cittadini: le pagelle non aiuteranno il magistrato a fare meglio, anzi, perché è uno strumento che rimarrà in mano alle correnti e che si lega all'altro tema del sistema elettorale del CSM, che rafforza il peso delle correnti, in questa riforma, all'interno del CSM. È un sistema che corregge di poco quello della riforma Castelli-Mastella. È in continuità con quella visione che è stata avversata, come ho sentito tante volte nei convegni da parte di tanti amici che anche oggi sono in maggioranza. Invece oggi c'è una continuità su quella visione e non si affrontano i temi importanti. Quindi, il messaggio è sbagliato. All'inizio del mio intervento ho detto che questa riforma non fa bene alla magistratura. Non stimola la magistratura a rinnovarsi, perché dà un segnale della voglia di fare carriera e del modo di come fare carriera e, quindi, si perde quel valore del magistrato silenzioso che lavora nella sua quotidianità, a cui questa riforma avrebbe dovuto guardare. Si dovevano salvaguardare tutti coloro che vivono negli uffici giudiziari in silenzio e che pensano più a dare la risposta al cittadino che a fare politica associativa, che può essere anche un bene e che può essere una prospettiva di visione, ma in questo caso c'era bisogno di dare questo segnale. Invece, si rafforzano le correnti all'interno della magistratura, perché gli addetti ai lavori - e questa è un'altra verità - sono già in grado di prevedere chi saranno gli eletti nel prossimo Consiglio superiore della magistratura e questo sistema elettorale non creerà quell'effetto sorpresa che chiedevamo, ma si sofferma e si ferma alla prevedibilità degli eletti e, quindi, non fa bene nemmeno alla magistratura per un rinnovamento all'interno degli stessi gruppi associativi e non sarà facile per i magistrati battitori liberi avere una possibilità di essere eletti. Ma anche sul sistema elettorale abbiamo cercato, come Italia Viva, di essere ancora più realisti. Abbiamo detto al Governo: “Non vuoi il sorteggio temperato? Pensi che ci siano dei dubbi di costituzionalità? Noi riteniamo di no, ma ci confrontiamo”. Allora abbiamo fatto nei nostri emendamenti una proposta - io la chiamo “Cartabia” perché era della Commissione, presieduta dal professor Luciani, che ha nominato la Ministra Cartabia - e proprio perché siamo collaborativi - e lo voglio dire per rivendicare la linearità del comportamento del gruppo di Italia Viva - abbiamo preso la proposta della Ministra, della sua Commissione, a cui questo Governo ha dato parere negativo e l'ha bocciata. Penso che chiunque possa capire la nostra buona fede e quanto si sia cercato di valorizzare questo spirito di rinnovamento. Sul tema della professionalità del magistrato, abbiamo detto: “Valorizziamo il lavoro giudiziario, valorizziamo il magistrato che sta in ufficio a lavorare” e anche su questo dispiace perché alcuni principi della riforma Cartabia…

PRESIDENTE. Concluda.

COSIMO MARIA FERRI (IV). …sono princìpi condivisibili, come quelli delle porte girevoli, come quelli del lavoro giudiziario. Ma per ogni principio condivisibile e giusto, questa riforma crea dei privilegi e delle eccezioni, e l'eccezione diventa la regola. Quindi diventa anche una riforma che tutela alcuni magistrati e ne danneggia altri. E in più - e chiudo veramente Presidente, e la ringrazio - la doppia indennità, aver detto di “no” a una forza politica, con altre anche, che chiedeva, in questo momento di difficoltà del Paese, di destinare una parte della doppia indennità (si parla di 267 mila euro annui) al Fondo caro bollette, di seguire quello che aveva fatto il Governo Letta quando ha tolto la doppia indennità ai sottosegretari e ai Ministri che rivestivano quel ruolo: non conta - e lei, Presidente Fico, me lo insegna - il quantum risparmi, ma contano la decisione, il gesto e la proposta concreta. Mi dispiace perché la Ministra Cartabia, che ha la nostra stima, poteva legare il suo nome a una grande riforma, poteva passare alla storia per aver inciso in maniera corretta e imparziale, dando un segno al Paese. Ha scelto la strada di una mini riforma, ha scelto la strada di una scorciatoia, ha scelto la strada di una politica che si arrende, che rinuncia, una riforma che non migliorerà il servizio, né i cittadini, e che non aiuterà - e questa è la cosa che più mi dispiace - la magistratura a rilanciare una professionalità e un servizio di cui il Paese ha bisogno e avrà sempre bisogno, perché noi dobbiamo credere sia nella politica, che nel potere giudiziario. Oggi questo Parlamento rinuncia a credere nella politica e anche nella stessa magistratura (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Varchi. Ne ha facoltà.

MARIA CAROLINA VARCHI (FDI). Grazie, Presidente. Io intervengo per il gruppo di Fratelli d'Italia, che esprimerà il proprio voto contrario a questa “riformetta”, perché di riforma non si può parlare, è un termine ambizioso e probabilmente era l'ambizione che lei, legittimamente, aveva all'inizio del suo mandato. Ricorderà che in Commissione io ebbi modo di rivolgerle delle domande sulla volontà di portare effettivamente a termine questa riforma. Però è rimasta ostaggio per lunghi mesi, più di otto mesi, delle diversità di vedute, chiamiamole così, all'interno della stessa maggioranza che la sostiene. E per otto lunghi mesi li ha dovuti convincere, ha dovuto trattare, ha dovuto mercanteggiare su quella che doveva essere una delle icone di questo Governo: la riforma del CSM. Perché dico “doveva essere”? Perché questa riforma arriva o, per meglio dire, arrivava in Aula con due importantissimi obiettivi: da un lato, dare all'Europa l'immagine di una Nazione che capisce qual è il vulnus che affligge il proprio sistema giustizia e lo colma restituendo l'immagine di una giustizia vigorosa, e insieme equa, e insieme veloce, e insieme con tempi ragionevoli; il secondo obiettivo era quello di restituire credibilità alla magistratura e, dunque, all'Italia, perché la magistratura è sicuramente uno dei degli emblemi della nostra Nazione. Non v'è dubbio che ci sono magistrati italiani che hanno lasciato il loro segno nella storia di questa Nazione, sacrificando la propria vita sull'altare della toga, che hanno indossato con onore. E la credibilità è la stessa di migliaia di magistrati, che, ogni giorno, nel silenzio delle loro stanze, lavorano in maniera indefessa (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia), senza cercare telecamere, senza cercare titoli di giornale, probabilmente senza prendere la tessera di una corrente, ma lavorando per onorare la loro Nazione, per onorare in fondo loro stessi, perché è la vita che hanno scelto e il traguardo di tanti studi e tanti sacrifici. A loro doveva guardare, questa riforma.

Noi avevamo chiesto il sorteggio, avevamo chiesto un taglio netto con il passato, avevamo chiesto uno strumento che potesse, fuori da ogni dubbio, arginare lo strapotere delle correnti, che, invece di essere, nel segno del pluralismo, un sintomo di ricchezza per diversità di vedute e per diversità di approccio ai grandi temi della giurisprudenza, è diventato nulla più che uno strumento per fare carriera gli uni sulle spalle degli altri (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

Allora, l'obiettivo di questa riforma doveva essere non solo quello di garantire l'autonomia della magistratura e l'indipendenza della magistratura dagli altri poteri dello Stato, che hanno inequivocabilmente una matrice politica, ma doveva essere anche quello di garantire l'autonomia di ciascun singolo magistrato dalla stessa magistratura. Questo obiettivo è innegabilmente fallito (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

Proverò in parole semplici a spiegare perché deve considerarsi fallito. Signor Ministro, a lei mi rivolgo per il tramite del Presidente: chi potrà mai vincere una competizione elettorale con collegi aggregati e quindi così ampi? Chi potrà mai avere elettori fidelizzati in procura e nei tribunali nei quali non avrà nemmeno messo un piede? Glielo dico io: chi è sostenuto da una corrente (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Quindi, in questo modo lei ha tagliato fuori tutte le candidature indipendenti, tutte quelle candidature, che sono rappresentanza di un radicamento territoriale, di una autorevolezza, di un riconoscimento all'interno del territorio di prossimità, di tanti bravissimi magistrati che resteranno fuori dal loro organo di autogoverno e, quindi, non potranno più dire la loro. Credo che abbia influito non poco il risultato di alcuni distretti in cui associazioni nate proprio rivendicando il sorteggio hanno avuto il migliore risultato sui competitor. Credo che proprio questa sia stata la spinta per rimettere tutto definitivamente nelle mani delle correnti, a dispetto delle intenzioni dichiarate.

Noi in Commissione abbiamo dovuto correre, dopo aver atteso gli emendamenti di questo Governo per mesi. Lo abbiamo fatto. Fratelli d'Italia, come gruppo parlamentare, non si è sottratto ad ogni tipo di compressione dei diritti dell'opposizione. Lo abbiamo fatto perché ritenevamo questa riforma talmente tanto importante da non dover cedere alla tentazione - che pure c'è stata, glielo assicuro - di fare legittimo ostruzionismo. Però, la maggioranza non ha avuto questa sensibilità e abbiamo assistito a un continuo mercanteggiare su ciascun singolo emendamento. Abbiamo assistito ad una rivendicazione, da parte di ogni forza politica, di quanto dovesse rinnegare le proprie posizioni per tenere in piedi questo Governo. Perché poi, parliamoci chiaro, di questo si trattava: far cadere il Governo su questa riforma significava andare a casa tutti (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)!

Non abbiamo compreso questa difesa strenua dei privilegi, la doppia indennità. Signor Ministro, come facciamo a spiegare agli esodati, come facciamo a spiegare ai disoccupati che abbiamo votato per mantenere una doppia indennità di oltre 200.000 euro annui? Come facciamo e come faranno i colleghi del MoVimento 5 Stelle, che hanno costruito la loro carriera politica sulla lotta ad ogni privilegio, a difendere una norma che riguarda poche decine di persone in Italia? Ma come si fa? Ma come potete guardare in faccia gli italiani? Ma come potete raccontare che, dopo lo scandalo Palamara, avete lasciato passare quasi due anni e, arrivati quasi al rinnovo del CSM, avete elaborato questa “riformetta” che, di fatto, contempla il mancato raggiungimento di tutti gli obiettivi che avevate dichiarato in questo anno di attività? Avevamo chiesto uno “stop” serio alle porte girevoli tra magistratura e politica, perché chi decide legittimamente di scendere in politica perde quel connotato di terzietà e imparzialità che, al contrario, deve essere parte integrante dell'opera di un magistrato. Anche questo si inserisce in un contesto di credibilità della magistratura.

Sembra quasi che siano stati loro a chiedervi di non fare il sorteggio, di non mettere uno “stop” netto alle “porte girevoli”, di mantenere questo privilegio della doppia indennità. Noi siamo sicuri che nessuna pressione sia arrivata su questa classe politica, noi siamo sicuri che sia stata una libera scelta di questa maggioranza, forse dettata - diciamolo - da un certo timore reverenziale nei confronti della magistratura, ma pur sempre una vostra libera scelta (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Guai se dovessimo pensare che il paventato sciopero abbia potuto influenzare le vostre decisioni: sarebbe un atto sovversivo, sarebbe un atto che mette a repentaglio quel principio tipico di ogni democrazia liberale, che è la separazione dei poteri.

Sulla separazione delle funzioni, noi abbiamo già detto che per noi è poco meno che un surrogato. Noi vogliamo la separazione delle carriere, noi vogliamo una riforma ordinamentale; anche qui, un'altra occasione perduta. Sulle valutazioni, le cosiddette pagelle, ma che male c'è a far valutare il proprio operato? Ma che male c'è a valutare le migliori pratiche degli uffici giudiziari italiani ed esportarle anche in quegli uffici che, diciamolo, vanno un po' a rilento non solo per la carenza di organico ma, soprattutto, per la carenza di organizzazione? Allora, se diventa lesa maestà anche pensare di poter valutare l'operato nei ruoli direttivi e semidirettivi, davvero non capisco a cosa possa servire questa riforma.

Con il PNRR abbiamo introdotto l'Ufficio del processo, un esercito di precari della giustizia che si affianca ai magistrati onorari, anche loro protagonisti di una grande incompiuta di questo Governo, anche loro destinatari di tante promesse non mantenute, anche loro vittime di una maggioranza dilaniata, sempre alla ricerca di un equilibrio molto precario che le consenta di tenere in piedi questo Governo. Noi riteniamo che, se è vero che, probabilmente, lei ha rappresentato l'icona di quella presunta autorevolezza del Governo Draghi, è altrettanto vero che questa riforma, anzi, questa “riformetta” costituisce la prova plastica di come quell'autorevolezza esistesse solo nei titoli della stampa compiacente (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Non è stato sufficiente il suo approccio così ieratico, direi, nei confronti del Parlamento, non è stato sufficiente a una maggioranza balcanizzata, non è stato sufficiente a una maggioranza che più volte si è divisa sul voto di alcuni emendamenti, non è stato sufficiente nei confronti della magistratura, nei confronti della magistratura organizzata, associativa, per avere quello scatto in avanti, quello scatto d'orgoglio per fare una riforma che autenticamente potesse eradicare il correntismo più sfrenato, che è diventato, nella sua forma patologica, un carrierismo e che tanto danno ha arrecato all'Italia.

PRESIDENTE. Deve concludere.

MARIA CAROLINA VARCHI (FDI). Si ricordi, signor Presidente, signor Ministro, che, in un Paese in cui i cittadini non credono più alla giustizia, a fallire sono le istituzioni che lei oggi rappresenta (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Siracusano. Ne ha facoltà.

MATILDE SIRACUSANO (FI). Grazie, Presidente. Ministro Cartabia, sottosegretario Sisto, colleghi, questa non è la nostra riforma ma, se non ci fosse stata Forza Italia, se non ci fosse stato il centrodestra al Governo, oggi, in questa riforma avremmo approvato lo stop alle “porte girevoli” (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente)? No. Questa non è, colleghi, la nostra riforma, ma, se non ci fossero stati Forza Italia e il centrodestra al Governo, avremmo approvato oggi la separazione delle funzioni? Se non ci fossero stati Forza Italia e il centrodestra al Governo, avremmo approvato il voto degli avvocati nei consigli giudiziari? Per la prima volta si è affrontato un tema annoso, quello delle nomine a pacchetto, vera piaga del CSM, finalmente assistito da regole certe che dipenderanno dall'ordine cronologico, cancellando alchimie assurte agli onori della cronaca (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

Quindi, questa non è la nostra riforma, ma è la migliore legge sull'ordinamento giudiziario che sia stata prodotta in questa legislatura, in un Governo, colleghi del centrodestra, che non è di centrodestra, ma è un Governo con il MoVimento 5 Stelle e con la sinistra. Lo dico perché ho assistito con sofferenza a questo dibattito, e credo lo abbiano fatto anche i colleghi di Forza Italia, ascoltando soprattutto gli interventi da parte dei colleghi del centrodestra che hanno incalzato Forza Italia. Eppure noi, all'inizio della legislatura, quando i 5 Stelle hanno imposto lo “Spazzacorrotti”, non ce la siamo presa con i colleghi della Lega, ce la siamo presa con i colleghi del MoVimento 5 Stelle, sapendo che la Lega, da sola, non poteva contrastare il furore giustizialista del MoVimento 5 Stelle (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente). E, quindi, noi, insieme alla Lega, con cui abbiamo la stessa concezione della giustizia, abbiamo costituito questo Governo, che non è un Governo di centrodestra, per rappresentare con maggiore forza le politiche del centrodestra, anche sulla giustizia, e contrastare insieme il furore giustizialista del MoVimento 5 Stelle e le politiche della sinistra (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

Colleghi di Fratelli d'Italia, io comprendo benissimo che voi stiate all'opposizione e abbiate il diritto - e il dovere - di lamentarvi di una riforma che non è la riforma che avremmo prodotto insieme, in un Governo di centrodestra, però come si fa a non riconoscere che, se non ci fosse stata Forza Italia al Governo, voi vi sareste opposti, oggi, a una riforma ben peggiore? E come si fa a non riconoscere che, senza il nostro contributo, in questi mesi, ci saremmo sognati di votare una delega penale che cancellava la riforma della prescrizione di Bonafede, ci saremmo sognati di recepire la direttiva sulla presunzione di innocenza, di regolamentare l'acquisizione dei tabulati, ci saremmo sognati, oggi, di votare lo stop alle porte girevoli, la separazione delle funzioni, il voto degli avvocati nei consigli giudiziari? Ci saremmo sognati tutto questo. Basta? Certamente non basta e su questo avete pienamente ragione, e dobbiamo fare ancora molto di più. Ad esempio, Forza Italia è insoddisfatta, molto insoddisfatta, rispetto al meccanismo elettorale contenuto in questa riforma, e il nostro capogruppo in Commissione giustizia, Pierantonio Zanettin, si è battuto fino alla fine per il sorteggio temperato, che riteniamo sia l'unico strumento per contenere, per attenuare il potere delle correnti. Questo non c'è in questa riforma e, per questo, noi siamo insoddisfatti. Siamo consapevoli che siamo partiti bene, ma abbiamo ancora molto da fare, e che il centrodestra ha il dovere morale, nei confronti di tutti quei cittadini italiani vessati dalla malagiustizia, di candidarsi a governare insieme, per fare quella riforma radicale di cui il Paese ha bisogno (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

E non vi nascondo, colleghi, che anch'io ho avuto più di un dubbio rispetto all'efficacia di alcune misure contenute in questa riforma, però, a fugare ogni dubbio, ci ha pensato l'Associazione nazionale magistrati, proponendo lo sciopero. Lo sciopero significa che al peggio non c'è fine; lo sciopero significa che l'Associazione nazionale magistrati sta dicendo al Parlamento che non ha diritto di esercitare il potere legislativo e che non può produrre norme che tocchino minimamente il sistema della magistratura. Questo significa.

Ministro Cartabia, finalmente qualcuno si è accorto che le valutazioni di professionalità dei magistrati erano una farsa, perché non è possibile che più del 99 per cento delle “pagelle” dei magistrati, anche di quelli che avevano commesso reiteratamente errori a danno dei cittadini e della loro vita, venisse sempre promosso con il massimo dei voti; quindi, giustamente, Ministro, abbiamo voluto applicare criteri per valutazioni più oggettive. Questo può determinare lo sciopero? Ma dovrebbero essere i cittadini italiani a scioperare contro quella parte di magistratura (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente) che ha mortificato il lavoro serio, onesto e duro della magistratura migliore, talvolta silente, che non ha potuto fare carriera perché non era organica al sistema delle correnti. I cittadini dovrebbero scioperare, e noi questo sciopero lo abbiamo indetto; lo abbiamo indetto il 12 giugno, quando i cittadini italiani saranno chiamati a votare per i referendum (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia-Berlusconi Presidente e Lega-Salvini Premier), per fare molto di più di quello che noi siamo riusciti a fare, grazie al suo aiuto, Ministro Cartabia, in un Governo che, però, non è di centrodestra, ma che è insieme alla sinistra. I cittadini sono chiamati a rispondere, in questa circostanza, per aiutarci a concludere un percorso iniziato nella giusta direzione, per cancellare gli orrori compiuti in questo Paese; però che noi abbiamo imboccato la giusta direzione, colleghi, dobbiamo rivendicarlo, e dobbiamo votare a favore di questa riforma, perché alcune cose buone abbiamo iniziato a farle. Su questo Forza Italia è convinta e per questo voterà a favore (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente e di deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Bazoli. Ne ha facoltà.

ALFREDO BAZOLI (PD). Grazie, Presidente. Con la riforma del CSM e dell'ordinamento giudiziario chiudiamo un ciclo impegnativo e ambizioso di riforme, destinate a cambiare in profondità la giustizia italiana. Dopo la riforma del processo penale e quella del processo civile, approvate nei mesi scorsi, oggi affrontiamo un altro tema decisivo: l'assetto ordinamentale della magistratura e il funzionamento del CSM, il supremo organo disegnato dai nostri padri costituenti per garantire l'autonomia e l'indipendenza dei magistrati, una riforma non più rinviabile, come, più volte, ci ha detto il Presidente Mattarella, da ultimo proprio in quest'Aula, in occasione del suo discorso per il secondo insediamento, anche alla luce del quadro sconcertante e inaccettabile - sto usando le parole del Capo dello Stato - emerso dopo lo scandalo Palamara, che ha prodotto conseguenze gravemente negative per il prestigio e l'autorevolezza dell'intero ordine giudiziario.

Molti si sono accostati a questa riforma con l'idea che fosse l'occasione per dare un colpo alla magistratura, per vendicarsi di un potere considerato troppo autonomo e irresponsabile, sulla scia di una guerra tra politica e magistratura che ha inquinato il dibattito pubblico e impedito incisive riforme della giustizia negli ultimi 20 anni. Molti lo hanno fatto, ma non noi, che abbiamo agito - e voglio ringraziare per questo il prezioso lavoro del nostro relatore, Verini - in questi mesi di discussione difficile, a volte aspra, all'insegna di due stelle polari, di due riferimenti ineludibili e irrinunciabili che hanno guidato le nostre scelte: la salvaguardia dei princìpi costituzionali e l'interesse dei cittadini a una giustizia efficiente (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). In nome dei primi, di quei principi scolpiti nella Costituzione, abbiamo fatto da argine a scelte che avrebbero compromesso l'autonomia e l'indipendenza dei magistrati, come la responsabilità civile diretta, che li avrebbe esposti ai condizionamenti più pericolosi, soprattutto dei poteri economici e criminali, e ad altre scelte che ne avrebbero definitivamente e irrimediabilmente minato il prestigio, come il sorteggio per l'elezione dei componenti togati del CSM. Una definitiva manifestazione di sfiducia nella capacità della magistratura di selezionare i propri rappresentanti, oltretutto inidonea a metterla al riparo da degenerazioni correntizie. In nome, invece, dell'interesse dei cittadini italiani, abbiamo lavorato per introdurre princìpi volti ad aumentare l'efficienza, facendo emergere le qualità e i meriti dei magistrati. Qualcuno, a questo proposito, ha parlato di rischio di derive efficientiste, cioè di regole che, pur di garantire i numeri, rischierebbero di compromettere la qualità, una preoccupazione legittima, ma decisamente discutibile, in un Paese nel quale gli impietosi dati della giustizia italiana ci consegnano tempi di risoluzione delle controversie che sono il triplo della media europea (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico) e condanne della CEDU per l'eccessiva lunghezza dei processi, che sono il doppio del secondo Paese in questa, non commendevole, classifica. In realtà, l'efficienza è il primo, il più importante, il più ineludibile, il più urgente dei problemi della giustizia italiana, se abbiamo davvero a cuore l'interesse dei cittadini italiani; l'efficienza si persegue e garantisce attraverso regole dei processi che, salvaguardando garanzie e contraddittorio, consentano tempi ragionevoli per arrivare alla decisione, come abbiamo fatto con le riforme del processo penale e civile. Si garantisce attraverso risorse e personale adeguati, e ricordo che abbiamo appostato oltre 2 miliardi del PNRR, per l'assunzione di 16 mila addetti all'ufficio del processo. Ma l'efficienza si garantisce anche attraverso un'incisiva riforma dell'ordinamento giudiziario e del CSM. Nell'ultimo quinquennio, il 99,2 per cento dei magistrati ha ottenuto una valutazione positiva. Come ha scritto recentemente - con una battuta, ovviamente - il Presidente Violante, neanche in un convento di Orsoline si può trovare una percentuale così alta di giudizi positivi.

Lo scandalo Palamara ha disvelato quanto già emergeva da tante circostanze passate, e cioè che, dentro questa sostanziale incapacità della magistratura di valutare adeguatamente le proprie qualità, imperversano le correnti, che, molto spesso, hanno orientato e indirizzato le nomine dei capi degli uffici per appartenenza e non per attitudini e capacità. Ma noi sappiamo quanto contano i capi degli uffici giudiziari; lo sappiamo dalle statistiche, che ci dicono che gli uffici più efficienti, spesso, prescindono dal rapporto tra affari correnti, sopravvenienze, giudici, personale, e che, quindi, la guida, l'organizzazione dell'ufficio conta molto di più. E se non ci si mandano quelli più idonei e preparati, ma quelli più fedeli, si fa un grande danno alla giustizia (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Era ed è ancora tollerabile tutto questo? Noi crediamo di no, ed è per questo che riteniamo che le novità più significative di questa riforma risiedano proprio nell'introduzione di criteri limpidi di valutazione dei magistrati, articolati in giudizi distinti, e nell'individuazione di meccanismi di scelta del CSM che valorizzino quei giudizi.

Abbiamo lavorato, perché, a queste valutazioni, partecipasse anche l'avvocatura nell'espressione della sua rappresentanza istituzionale, perché siamo convinti che questo apporto sia fondamentale per una corretta valutazione delle qualità, anche di carattere organizzativo, dei magistrati. Così come abbiamo condiviso l'idea che una valutazione corretta debba comprendere anche la verifica della tenuta dei provvedimenti assunti nelle successive fasi e gradi dei giudizi, attraverso una verifica non delle singole e fisiologiche riforme, che statisticamente capitano a tutti, ma delle significative anomalie che possono segnalare un esercizio non corretto della giurisdizione.

A tale fine, il fascicolo del magistrato altro non è che uno strumento per avere i dati utili alla corretta e trasparente valutazione dell'attività svolta; tutto ciò per fare emergere. Finalmente. i giudici meritevoli, quelli che, grazie alla qualità del loro lavoro e alle loro capacità organizzative, possono e devono ambire a ricoprire ruoli di maggiore responsabilità, a prescindere dalle loro appartenenze correntizie. Anche di qui passa una quota non marginale di recupero dell'efficienza della giustizia italiana, e questo vale molto di più, noi crediamo, della legge elettorale del CSM.

Sappiamo bene, infatti, che qualunque legge non impedirà alle correnti di condizionarne, in qualche modo, gli esiti, ma sappiamo anche che non sono le correnti il problema della magistratura italiana; che, anzi, le correnti forniscono un apporto di discussione e confronto utile e vitale, e, giustamente, concorrono all'elezione dei loro rappresentanti in seno al CSM. Il problema sono le loro degenerazioni, che possono essere corrette e contenute, se, come abbiamo fatto, le regole di valutazione, i criteri di scelta e le modalità di funzionamento del CSM vengono messi in sicurezza dai ricatti correntizi.

Questa riforma affronta anche altri nodi importanti: introduce norme rigorose per disciplinare il rapporto tra i giudici e l'attività pubblica, politica, impedendo il ritorno all'attività giurisdizionale per chi si candida o assume ruoli politico-istituzionali. Una scelta che riguarda pochi magistrati, ma che influisce pesantemente sull'immagine di terzietà e imparzialità; una caratteristica da custodire gelosamente per recuperare alla magistratura credibilità e autorevolezza.

Si riduce poi il passaggio di funzioni tra giudicanti e requirenti, e viceversa, ad uno solo; una scelta che, secondo noi, viene un po' sopravvalutata nelle sue conseguenze pratiche dal momento che non compromette l'unità della giurisdizione scritta nella Costituzione e che riguarda pochi magistrati, visto che la stragrande maggioranza dei giudici non cambia funzione una volta assunto l'incarico o lo fa, al massimo, una volta soltanto.

Certo, non c'è tutto in questa riforma; c'è bisogno anche di una riforma costituzionale che introduca un'alta corte per i ricorsi disciplinari e le nomine della magistratura, che toglierebbe ulteriori elementi di condizionamento e frizione nello svolgimento delle attività giurisdizionali e degli organi di autogoverno. Ci permettiamo, in tal senso, di rivolgere un appello alle forze politiche, perché non facciano cadere questa nostra proposta (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

In conclusione, riteniamo che questa sia una buona e coraggiosa riforma e ci auguriamo che collabori alla sua piena realizzazione l'intera magistratura, che deve avere la capacità di guardare avanti, di raccogliere la sfida del cambiamento, di ripartire dalla giurisdizione, abbandonando posizioni rigidamente conservatrici.

È una riforma che si colloca a metà strada tra chi la considera inutile e chi le considera pericolosa; si colloca cioè sull'asse del riformismo possibile, quel riformismo che sta nel DNA del Partito Democratico, che, anche in questa lunga e complicata discussione sulla riforma della giustizia, ha svolto il suo ruolo sul versante, scarsamente frequentato, della serietà, della responsabilità, della costruzione delle soluzioni. Per noi, il versante della dignità della politica (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Turri. Ne ha facoltà.

ROBERTO TURRI (LEGA). Grazie, Presidente. Rappresentante del Governo, colleghe e colleghi, dico subito, a scanso di equivoci, che il contenuto di questo provvedimento non ci soddisfa appieno, come ho, peraltro, dichiarato, anche alla stampa, più volte. Non è la riforma dell'ordinamento giudiziario epocale che avremmo voluto. D'altronde, lo sapevamo prima ancora di cominciare che, con questa maggioranza eterogenea, che ha posizioni anche opposte su questo tema, così come sulla giustizia in generale, non saremmo potuti arrivare ad una riforma dirompente. Senza considerare che, come ben sappiamo, per giungere ad una riforma cosiddetta epocale, fermo restando il limite politico, sarebbe necessario intervenire sul fronte costituzionale, non solo con meri ritocchi con la legge ordinaria.

Mi meraviglio, quindi, dello stupore di qualcuno, in particolare di chi ha deciso di fare parte di questa maggioranza, presumo, come noi, per dare il proprio contributo fattivo e concreto.

Il nostro senso di responsabilità, in questo periodo drammatico per il Paese, prima per la pandemia ed ora anche per la guerra che si sta combattendo alle porte dell'Europa, con tutte le conseguenze negative sulla nostra economia, ci impone di rimboccarci le maniche e non di limitarci ad ululare alla luna. Così abbiamo fatto. Prova ne è che questo provvedimento non può prescindere dal contenuto dei quesiti referendari in materia di giustizia promossi anche della Lega. Alcuni di questi, infatti, sono stati recepiti dalla riforma Cartabia. Penso, ad esempio, all'eliminazione delle sottoscrizioni a sostegno della candidatura di magistrati al CSM, che, oltre a confermare la bontà del quesito posto, nei fatti, contribuirà ad indebolire l'influenza delle correnti. Ogni magistrato potrà, quindi, candidarsi senza essere sponsorizzato e/o appoggiato da altri magistrati.

Ancora, è stato recepito il quesito referendario che attribuisce alla componente dell'avvocatura la facoltà e il diritto di voto sulla valutazione della professionalità dei magistrati nei consigli giudiziari, utile per ottenere incarichi direttivi e semidirettivi. Questo potere, fino ad oggi, era riservato ai soli magistrati, che, di fatto, si autopromuovevano. In questa chiave risulta sicuramente positiva anche l'introduzione del fascicolo delle performance dei magistrati, che rende più oggettiva la loro valutazione professionale, ancorata a criteri di merito piuttosto che alla vicinanza a questa o a quella corrente.

Decisivo e radicale è anche l'intervento sulle cosiddette porte girevoli, ossia il divieto assoluto di ritornare a funzioni giurisdizionali per il magistrato che decide di dedicarsi all'attività politica. Questo vale, sia per i magistrati ordinari, sia per quelli amministrativi e contabili, per incarichi politici elettivi, ma anche di Governo.

Sono state anche eliminate alcune differenziazioni che erano state fatte nel testo Bonafede, grazie anche all'intervento che abbiamo fatto in Commissione. Quella dello stop alle “porte girevoli” è, evidentemente, una misura che serve per garantire la necessaria autonomia e indipendenza della magistratura, nel pieno rispetto della nostra Carta costituzionale.

Siamo, invece, ancora lontani dalla netta separazione delle funzioni tra giudice e pubblico ministero. La facoltà dei magistrati, nel corso della propria carriera, di passare dall'una all'altra funzione, oggi esercitabile per quattro volte, è stata limitata a due soli passaggi con la riforma Bonafede ed ulteriormente ridotta ad uno durante l'iter in Commissione. Ovviamente, la Lega, in linea con il quesito referendario sul tema, si è battuta fermamente per eliminare in toto questa facoltà, ritenendo che il magistrato, sin dal concorso e ad inizio carriera, debba scegliere la propria carica di giudice o PM, senza possibilità di ripensamenti idonei a creare inevitabili ed insostenibili commistioni.

Ma il vero rammarico, riguardo a questa riforma, è rivolto al sistema scelto per l'elezione dei componenti togati del Csm. Ci aspettavamo più coraggio, dopo quanto è emerso in maniera lampante sulla degenerazione delle correnti. Auspicavamo che nella scelta del sistema elettorale si optasse per quello che avrebbe quanto meno messo in difficoltà le correnti. Mi riferisco al cosiddetto sorteggio temperato, con una prima selezione casuale tra i candidati che avrebbe certamente disorientato le correnti. Si tratta di un sistema che ha visto il voto favorevole di quasi 2.000 magistrati, su poco più di 4.000, che hanno partecipato al recente referendum indetto dall'ANM. Noi stessi ci siamo battuti con fermezza su questo aspetto determinante della riforma, nelle numerose riunioni con i gruppi di maggioranza e con il Governo, ma non abbiamo trovato alcun supporto, neppure quando, con spirito di mediazione, abbiamo proposto un nostro emendamento sul sorteggio dei collegi, sempre con l'obiettivo di dare imprevedibilità al voto. Anche in quel caso, purtroppo, la riformulazione dell'emendamento proposta dai relatori ne ha snaturato il senso, rendendolo del tutto inefficace. Ci è stato quindi impedito di raggiungere l'obiettivo, ma, per senso di responsabilità, abbiamo garantito il nostro sostegno alla riforma, almeno per salvaguardare quei piccoli traguardi comunque raggiunti.

Resta inteso che non ci diamo per vinti. Il provvedimento approvato alla Camera passerà infatti al Senato e lì riproporremo tutte le modifiche necessarie a ridare credibilità e autorevolezza alla magistratura. Siamo inoltre certi che avremo modo di vedere quel coraggio, che qui è mancato, in occasione del voto per i cinque referendum sulla giustizia del prossimo 12 giugno, in occasione del quale sarà il “sì” degli italiani a fare la vera differenza. Annuncio quindi il voto favorevole del gruppo Lega Savini-Premier (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata D'Orso. Ne ha facoltà.

VALENTINA D'ORSO (M5S). Grazie, Presidente. Signora Ministra, rappresentanti del Governo, colleghe e colleghi, la riforma dell'ordinamento giudiziario e del Consiglio superiore della magistratura, che ci accingiamo a licenziare, non rappresenta pienamente il MoVimento 5 Stelle. La riforma che meglio esprimeva la nostra visione era quella contenuta nel testo originario proposto dall'ex Ministro Bonafede che, a nostro avviso, meglio coniugava l'esigenza di rinnovamento e di contenimento delle degenerazioni del correntismo con i principi che da sempre presiedono all'ordinamento giudiziario. Sappiamo bene, però, che quell'impianto nasceva in un contesto politico molto differente e che oggi la maggioranza che esprime il Governo è composta anche da forze politiche molto lontane da noi, portatrici di istanze a volte addirittura opposte rispetto alle nostre in tema di giustizia. Abbiamo quindi dovuto affrontare, con senso di responsabilità e spirito costruttivo, un faticosissimo percorso di mediazione lungo il quale MoVimento 5 Stelle ha difeso il disegno di legge originario ed ha avuto il ruolo, che rivendichiamo, di aver fatto da argine a derive che avrebbero minato l'indipendenza e l'autonomia della magistratura.

Certo, ci sono alcuni punti per noi critici e, in qualche caso, preoccupanti. Mi riferisco alla norma che riduce ad una sola, nell'arco dei primi nove anni di carriera, la possibilità di passaggio da giudice a PM e viceversa e al nuovo sistema elettorale per eleggere i componenti togati del CSM, introdotto dalle mie dall'emendamento governativo. Come MoVimento 5 Stelle non possiamo avallare una norma che è il preludio della separazione delle carriere e costituisce il primo tentativo verso lo svuotamento di due principi costituzionali: l'unità della giurisdizione e l'indipendenza della magistratura, principi che sono per i cittadini garanzia di buona e corretta amministrazione della giustizia.

Quanto al sistema elettorale, lo riteniamo insoddisfacente, inidoneo a contrastare il potere di condizionamento delle correnti. Sarebbe stato molto più efficace il sistema previsto nell'originario testo il quale, individuando collegi elettorali più piccoli, favoriva le candidature solitarie estranee alle dinamiche delle correnti. Con l'impianto originario, un magistrato stimato dai propri colleghi avrebbe avuto concrete chance di elezione pure presentandosi come outsider. Purtroppo, la nostra soluzione non è stata condivisa dalle altre forze politiche di maggioranza. Condivisione si è trovata invece nel cancellare immediatamente il sorteggio dei collegi proposto dalla Lega, il cui effetto sarebbe stato, paradossalmente, quello di rafforzare le correnti, le uniche che avrebbero potuto promuovere le candidature di colleghi in territori lontani dal luogo di esercizio della professione.

Ci preoccupa la previsione del nuovo illecito disciplinare, che vorrebbe colpire i procuratori della Repubblica che violino le disposizioni in materia di rapporti con gli organi di informazione introdotte con il decreto legislativo sulla presunzione di innocenza, e questo perché rischia di intimidire i magistrati e pregiudicare definitivamente il diritto dei cittadini a essere informati.

In fase emendativa sono state approvate anche norme che condividiamo, in particolare quella che delega il Governo a ridurre il numero dei magistrati fuori ruolo e a riordinare l'intera materia del collocamento fuori ruolo dei magistrati ordinari, amministrativi e contabili, distinguendo tra quegli incarichi che solo un magistrato può ricoprire per legge - gli incarichi di natura giurisdizionale presso organismi internazionali -, da una parte, e quelle posizioni che non richiedono, invece, necessariamente lo status di magistrato, prevedendo che il collocamento fuori ruolo possa essere autorizzato solo se l'amministrazione di appartenenza ne abbia uno specifico interesse, solo una volta decorsi 10 anni di effettivo esercizio delle funzioni giudiziarie e solo se la sede di servizio non presenti una rilevante scopertura di organico. Oggi, infatti, il collocamento fuori ruolo è, senza dubbio, una delle cause di svuotamento degli uffici giudiziari e della conseguente formazione di arretrato, ed è per questo che va regolato in modo rigoroso e, per quanto possibile, disincentivato.

Come detto, il MoVimento 5 Stelle si è impegnato, con determinazione, a difendere alcuni punti, ritenuti centrali, che erano già contenuti nel testo della riforma a prima firma Bonafede, a cominciare dalle norme che vietano le cosiddette porte girevoli tra magistratura e politica, perché un magistrato che indossa una maglia e scende in campo con una squadra perde, agli occhi dei cittadini, quella terzietà e quella indipendenza che, invece, deve contraddistinguere il giudice; ed è per questo che, con un nostro emendamento, abbiamo voluto ripristinare le disposizioni del testo originario che stabiliscono anche per i magistrati che assumono cariche di Governo l'impossibilità di tornare, alla fine dell'incarico, nel ruolo della magistratura. Per i magistrati che vanno a ricoprire incarichi apicali nei Ministeri o presso la Presidenza del Consiglio, quali capi di gabinetto, vicecapi, capi e vicecapi dipartimento, abbiamo introdotto una specifica disciplina, prevedendo, alla fine dell'incarico, un periodo di raffreddamento fuori ruolo e, per ulteriori, successivi tre anni, il divieto di assumere incarichi direttivi e semi-direttivi, e questo perché le esperienze fuori ruolo a braccetto con la politica non devono essere più un trampolino di lancio verso i vertici degli uffici giudiziari. Al contempo, però, siamo convinti che prevedere per i ruoli apicali tecnici regole diverse rispetto a quelle, più radicali, previste per i magistrati che vanno a fare un politica sia la scelta più giusta, perché una cosa è offrire un apporto tecnico e meramente esecutivo di indicazioni che provengono dall'organo politico, altra cosa è essere il decisore dell'indirizzo politico.

Del testo originario sono state mantenute le disposizioni volte a rendere il concorso in magistratura un concorso di primo livello, per il quale non sarà più richiesta l'acquisizione di titoli ulteriori oltre la laurea, questa novità non solo accelererà l'accesso di giovani laureati alla magistratura, ma soprattutto eliminerà quei costi ulteriori che l'aspirante magistrato doveva affrontare per l'acquisizione di ulteriori titoli, favorendo la partecipazione al concorso anche dei giovani meno abbienti.

Del testo originario è stata, inoltre, mantenuta una norma molto importante, già ricordata, quella che vieta le cosiddette nomine “a pacchetto”, una prassi consolidatasi presso il CSM, che ha consentito alle correnti di stringere accordi per spartirsi i vertici degli uffici giudiziari. D'ora in poi, invece, il CSM dovrà procedere a definire le procedure di nomina per le posizioni direttive e semi-direttive nell'ordine temporale in cui si rendono vacanti i posti.

È stato, inoltre, confermato l'intento di introdurre criteri oggettivi e trasparenti nelle procedure di conferimento degli incarichi direttivi e semi-direttivi e nel conferimento delle funzioni di legittimità, al fine di limitare il più possibile l'eccessiva discrezionalità sinora esercitata dal CSM.

È stato confermato anche l'intento di valorizzare preminentemente il lavoro giudiziario, ridimensionando la rilevanza delle esperienze fuori ruolo, al precipuo fine di premiare e incentivare l'impegno profuso nelle aule di tribunale. Vanno in tale direzione anche le nuove regole in tema di valutazione della professionalità dei magistrati, volte non solo ad ancorare i giudizi a un complesso di elementi specifici, concreti e oggettivi, limitando così la discrezionalità dei consigli giudiziari del CSM, ma anche a gratificare quei profili che, più di altri, si distinguono per approfondimento, dedizione e impegno, arginando l'attuale livellamento delle valutazioni di professionalità, che rischia di far sentire poco valorizzati i magistrati e li spinge proprio verso quelle esperienze fuori ruolo che sembrano in grado di dare maggiori gratificazioni.

Certo, ci preoccupa la possibile deriva rispetto al nuovo impianto, a seguito dell'introduzione del fascicolo per la valutazione del magistrato. Il rischio è di far diventare il magistrato un burocrate, un professionista più attento alla quantità, piuttosto che alla qualità dei propri provvedimenti. Per il MoVimento 5 Stelle è molto più importante la qualità delle sentenze e il livello di approfondimento delle questioni rispetto ai freddi numeri. I magistrati hanno a che fare con la vita delle persone, decidono della loro libertà, dei loro diritti, dei loro patrimoni e non si può, in alcun modo, incoraggiare una giustizia celere ma approssimativa, attenta più alle statistiche e alla produttività, rispetto alle conseguenze che le pronunce hanno sui cittadini. Se quello che è stato ribattezzato come fascicolo delle performance dovesse, nella sua concreta applicazione, produrre queste distorsioni, noi ci batteremo, con determinazione, per cancellarlo.

In conclusione, ci accingiamo a votare una riforma, sulla quale sono da tempo puntati i riflettori, sulla quale si sono create enormi aspettative da parte dell'opinione pubblica, profondamente colpita dagli scandali del maggio 2019, che hanno fatto emergere prepotentemente le degenerazioni del cosiddetto correntismo. Siamo consapevoli, tuttavia, che questa riforma, per il contesto politico in cui è stata partorita e per le forti criticità che abbiamo segnalato, non sarà, purtroppo, sufficiente a rispondere del tutto a quelle aspettative e non potrà ripristinare l'etica dei comportamenti. D'altronde, il vero rinnovamento, in questo senso, potrà avvenire solo all'interno della magistratura, dall'interno, se le correnti torneranno a essere solo quello che erano in origine, espressione di pluralismo culturale, portatrici di orientamenti differenti di politica giudiziaria, e non più gruppi di potere che monopolizzano il CSM e condizionano le nomine nelle posizioni di vertice dei tribunali, secondo logiche spartitorie, e tutto ciò a discapito di quel 90 per cento e più di magistrati, che, lontani da queste dinamiche, svolgono ogni giorno, sapientemente e pazientemente, il lavoro giudiziario. Con questa consapevolezza e con l'auspicio che questa riforma possa aiutare a valorizzare proprio quel 90 per cento e più di magistrati operosi, sulle cui spalle si regge l'intero sistema giudiziario italiano, dichiaro il voto favorevole del MoVimento 5 Stelle (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale.

Ha chiesto di intervenire, per un ringraziamento, il relatore, deputato Verini. Ne ha facoltà.

WALTER VERINI, Relatore per la maggioranza. Grazie, Presidente. È per un doveroso ringraziamento, anche a nome dell'altro relatore, Saitta, che oggi, purtroppo, è stato colpito da un malessere e non è potuto essere presente (Applausi). Vogliamo, molto brevemente, ringraziare tutti i parlamentari, che hanno contribuito a questa tappa di questo importante provvedimento, i parlamentari di opposizione, ma anche i parlamentari di maggioranza, che hanno lavorato a una sintesi importante. Un doveroso ringraziamento va tutti gli uffici della Commissione giustizia della Camera e anche dell'Aula e alla collaborazione molto stretta e fattiva con il Governo. Grazie alla Ministra Cartabia, per la sua costante attenzione. Grazie al sottosegretario Sisto, che ha seguito in prima persona i lavori, e grazie anche alla sottosegretaria Macina. Grazie, infine, agli uffici legislativi del Ministero, al gabinetto del Ministro, che hanno sempre coadiuvato il nostro lavoro, per una legge che è stata di difficile gestazione, ma credo di buona sintesi (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la Ministra Cartabia. Ne ha facoltà.

MARTA CARTABIA, Ministra della Giustizia. Grazie. Desidero anch'io aggiungere una parola di ringraziamento, innanzitutto al presidente della Commissione giustizia e ai relatori, ai sottosegretari, alle forze di maggioranza e alle forze di opposizione, per l'ampio dibattito che ha accompagnato questa riforma. Siamo a un passaggio importante, ho ascoltato con molta attenzione tutte le osservazioni fatte. Credo, comunque, che in questo passaggio abbiamo proposto la riforma migliore possibile, ben consapevoli che, come ogni riforma, sempre tutto è perfettibile. Ringrazio tutte le forze di maggioranza e di opposizione, per il contributo offerto.

(Coordinamento formale - A.C. 2681-A​ e abbinate)

PRESIDENTE. Se non vi sono obiezioni, la Presidenza si intende autorizzata al coordinamento formale del testo approvato.

(Così rimane stabilito).

(Votazione finale ed approvazione – A.C. 2681-A​ e abbinate)

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.

Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul disegno di legge n. 2681-A: "Deleghe al Governo per la riforma dell'ordinamento giudiziario e per l'adeguamento dell'ordinamento giudiziario militare, nonché disposizioni in materia ordinamentale, organizzativa e disciplinare, di eleggibilità e ricollocamento in ruolo dei magistrati e di costituzione e funzionamento del Consiglio superiore della magistratura".

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 29) (Applausi).

Dichiaro così assorbite le proposte di legge nn. 226-227-489-976-989-1156-1919-1977-2233

-2517-2536-2691-3017.

Sui lavori dell'Assemblea.

PRESIDENTE. Secondo le intese intercorse, l'esame degli ulteriori argomenti iscritti all'ordine del giorno è rinviato alla seduta di domani.

Interventi di fine seduta.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Ficara. Ne ha facoltà.

PAOLO FICARA (M5S). Grazie, Presidente. Porto all'attenzione dell'Aula e dei Ministri competenti quanto sta avvenendo in merito all'operato della dirigenza della camera di commercio del Sud-Est, che riunisce gli enti camerali di Catania, Siracusa e Ragusa e che dovrebbe rappresentare gli interessi delle imprese delle tre province del Sud-Est siciliano.

Nel luglio del 2021 una norma dello Stato, votata in maniera trasversale, ne ha modificato l'assetto e più tardi, con decreti del Ministero dello Sviluppo economico, sono stati nominati i commissari. Prima il CGA siciliano e poi il TAR hanno, però, sospeso questi decreti, riportando alla guida della camera di commercio i precedenti organi. E qui non si può far finta di nulla, di fronte alla spregiudicatezza di certe azioni come quelle che coinvolgono il rinnovo dei vertici della SAC, la società che gestisce l'aeroporto di Catania e di cui la camera di commercio del Sud-Est è azionista di maggioranza. L'aeroporto rappresenta, infatti, una delle infrastrutture principali della Sicilia e non solo, essendo lo scalo catanese, ormai da anni, tra i primi 5-6 aeroporti italiani. È dal suo sviluppo e dalle strategie messe in campo anche che passa il futuro dello sviluppo della Sicilia orientale.

Appare, quindi, davvero curiosa l'accelerazione da parte della società delle procedure di convocazione del CdA per le elezioni della nuova dirigenza, con una modalità rispetto alla quale anche Confindustria Catania e Confindustria Siracusa hanno preso le distanze. D'altronde, l'attuale presidente della camera, tornato in sella dopo la sospensione dei decreti ministeriali, non ha mai nascosto il suo pensiero e il giudizio sullo scorporo della camera di commercio di Catania, Siracusa e Ragusa, arrivando a dire testualmente, durante un'intervista: “C'è il rinnovo dell'aeroporto di Catania e, visto e considerato che l'aeroporto è in vendita, qualcuno evidentemente - e non alludo ai quattro firmatari, perché sarebbero stati troppo sciocchi a firmare - pensando che ci sia una tangente, pensa bene a prenderlo in mano. Questa è la verità, la sanno tutti e la posso provare”.

Anche alla luce di queste ultime dichiarazioni, di fronte all'accelerazione del rinnovo del CdA della SAC, appunto, e in attesa di giudizi di merito dei tribunali sul riassetto della camera, chiedo, quindi, al Governo di porre la massima attenzione su tutta la vicenda (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Raduzzi. Ne ha facoltà.

RAPHAEL RADUZZI (MISTO-A). Grazie, Presidente. Io voglio prendere solo qualche minuto per denunciare l'ipocrisia di questa maggioranza e, in particolare, di alcuni leader politici, perché lo scorso weekend io ho sentito parlare il presidente Conte del 5 Stelle, il primo gruppo politico in questo Parlamento, il quale ha detto che non bisogna inviare armi pesanti in Ucraina.

Ma di cosa stiamo parlando? Questa maggioranza ha approvato il “decreto Ucraina”, che manda in Ucraina missili Stinger, mitragliatrici, bombe. Allora di cosa si parla quando si dice armi pesanti? Ossia, tutto questo va bene ma i carri armati non vanno bene? Ma qual è questa ipocrisia, Presidente (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Alternativa)? Noi di Alternativa siamo gli unici ad aver votato contro il “decreto Ucraina” e contro l'aumento delle spese militari al 2 per cento del PIL, un'altra cosa che il MoVimento 5 Stelle non solo ha votato in quest'Aula, ma ha anche sottoscritto, in un ordine del giorno del 16 marzo.

Quindi, queste cose noi vogliamo farle sapere a tutti i cittadini italiani: basta ipocrisia (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Alternativa)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Lucentini. Ne ha facoltà.

MAURO LUCENTINI (LEGA). Grazie, Presidente. Io ho chiesto la parola solamente perché penso che quest'Aula debba ricordare la figura di Donna Assunta Almirante (Applausi), che il 14 luglio avrebbe compiuto 101 anni. Penso che lei sia stata la depositaria di molta parte della storia della destra in questo Paese. Dopo il primo matrimonio con il marchese de' Medici, nel 1951 ha iniziato una relazione con l'allora segretario del MSI, Giorgio Almirante, da cui nasce la figlia Giuliana. Io non voglio raccontare la storia di Donna Assunta, che è nota e che molti conoscono, però penso che un insegnamento ci abbia lasciato ed è quello di imparare a valutare le persone tra persone con la schiena dritta e persone che lei definiva i famosi quacquaraquà. È una persona che ci ha insegnato il valore di dire sempre quello che si pensa. E siccome non ho sentito in quest'Aula nessuna parola su Donna Assunta Almirante, penso che fosse doveroso farlo e penso che l'Aula tutta dovrebbe applaudire Donna Assunta Almirante per la sua storia (Applausi).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Montaruli. Ne ha facoltà.

AUGUSTA MONTARULI (FDI). Grazie, Presidente Fico. È con enorme tristezza che io personalmente, ma anche tutto il gruppo di Fratelli d'Italia, esprimiamo il nostro cordoglio a tutta la famiglia Almirante. Vogliamo ricordare la figura di Donna Assunta non soltanto come la moglie di Giorgio Almirante e come un punto di riferimento della destra italiana, ma soprattutto la ricordiamo per la sua caparbietà, per la sua schiettezza, per la sua critica anche, quella critica costruttiva con cui ci ha sempre ammonito (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia) e ci ha ricordato da dove provenivamo e dove volevamo andare, tenendo alti i nostri valori, tenendo alte quelle che sono le nostre radici, non vergognandocene mai, andando sempre orgogliosi di quella nostra storia, ma soprattutto del futuro che volevamo e vogliamo costruire. A Donna Assunta Almirante va il pensiero non soltanto mio e dei parlamentari di Fratelli d'Italia, ma di un'intera comunità, perché noi questo siamo: ancor prima di un partito, una comunità. E Donna Assunta Almirante era parte, è parte e sarà sempre parte della nostra comunità umana, ancor prima delle sigle di partito (Applausi dei deputati dei gruppi Fratelli d'Italia e Lega-Salvini Premier). Questo perché noi riconosciamo la donna, il valore, lo spirito, la sua caparbietà, l'ho già detto, la sua fierezza, il suo carattere, la sua amicizia, quell'amicizia che traspare non nelle persone che ti dicono sempre che hai ragione, ma in quelle persone che ti dicono quando devi avere ragione e perché. E noi questo monito lo porteremo sempre nel cuore - me lo conceda - nelle sue sgridate e anche nelle sue carezze (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Viviani. Ne ha facoltà.

LORENZO VIVIANI (LEGA). Grazie, Presidente. Intervengo per portare il cordoglio di questa Assemblea e per ricordare una donna, una ragazza, una madre, che viene dalla mia provincia, della provincia spezzina, dalla comunità di Pignone: Ylenia ci ha lasciato a 34 anni, ma prima di lasciarci ha dato alla luce la sua bambina, la piccola Greta. Ylenia era all'ottavo mese di gravidanza ed è stata colpita da un'emorragia cerebrale che non le ha lasciato scampo. Un ringraziamento all'équipe del San Martino di Genova, che ha salvato la piccola Greta, anche se purtroppo per la mamma Ylenia non c'è stato nulla da fare. Grandissima è stata la generosità della famiglia, che ha dato la disponibilità per l'espianto degli organi di questa giovane donna, un gesto che permetterà di salvare altre vite. Una comunità, naturalmente, sconvolta dal dolore per la perdita di Ylenia, alla quale è doveroso far sentire la nostra vicinanza, una vicinanza che deve arrivare a Greta, al papà Simone, ai familiari e a tutta la comunità di Pignone. Una comunità intera che in questo momento vive il grande dolore per la perdita di Ylenia, l'amore per la piccola Greta e la grande generosità di una famiglia che, nonostante il terribile lutto, ha deciso di compiere un gesto meraviglioso, importantissimo per il prossimo ((Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

Ordine del giorno della prossima seduta.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.

Mercoledì 27 aprile 2022 - Ore 9,30:

(ore 9,30 e ore 16)

1. Seguito della discussione del testo unificato delle proposte di legge:

FERRARI ed altri; DEIDDA ed altri; GIOVANNI RUSSO ed altri; DEL MONACO ed altri; DEL MONACO ed altri; FERRARI ed altri: Disposizioni di revisione del modello di Forze armate interamente professionali, di proroga del termine per la riduzione delle dotazioni dell'Esercito italiano, della Marina militare, escluso il Corpo delle capitanerie di porto, e dell'Aeronautica militare, nonché in materia di avanzamento degli ufficiali. Delega al Governo per la revisione dello strumento militare nazionale. (C. 1870​-1934​-2045​-2051​-2802​-2993-A​)

Relatori: ARESTA e FERRARI.

2. Seguito della discussione del testo unificato delle proposte di legge:

FIANO ed altri; PEREGO DI CREMNAGO ed altri: Misure per la prevenzione dei fenomeni eversivi di radicalizzazione violenta, inclusi i fenomeni di radicalizzazione e di diffusione dell'estremismo violento di matrice jihadista. (C. 243​-3357-A​)

Relatore: FIANO.

3. Seguito della discussione della proposta di legge costituzionale:

MELONI ed altri: Modifiche alla parte II della Costituzione concernenti l'elezione diretta del Presidente della Repubblica. (C. 716-A​)

Relatori: BRESCIA, per la maggioranza; PRISCO, di minoranza.

4. Seguito della discussione delle mozioni Scerra ed altri n. 1-00586, Valentini ed altri n. 1-00610, Raduzzi ed altri n. 1-00620 e Lollobrigida ed altri n. 1-00632 concernenti iniziative in materia di disciplina di bilancio e governance economica dell'Unione europea .

5. Seguito della discussione delle mozioni Gadda ed altri n. 1-00573, Baldino ed altri n. 1-00611, Bonomo ed altri n. 1-00612, Bellucci ed altri n. 1-00619 e Gentile ed altri n. 1-00625 concernenti iniziative in materia di Servizio civile universale .

6. Seguito della discussione della proposta di legge costituzionale:

FORNARO ed altri: Modifica all'articolo 57 della Costituzione, in materia di base territoriale per l'elezione del Senato della Repubblica. (C. 2238-A​)

Relatore: FORNARO.

7. Seguito della discussione delle mozioni Lupi e Schullian n. 1-00540, Vianello ed altri n. 1-00545, Masi ed altri n. 1-00614 e Binelli ed altri n. 1-00628 concernenti iniziative in materia di energia nucleare di nuova generazione .

8. Seguito della discussione delle mozioni Cillis ed altri n. 1-00609, Incerti ed altri n. 1-00627, Meloni ed altri n. 1-00629, Viviani ed altri n. 1-00630, Spena ed altri n. 1-00631 e Ripani ed altri n. 1-00634 concernenti iniziative a sostegno del settore agroalimentare in relazione alla crisi ucraina .

9. Seguito della discussione delle mozioni Biancofiore ed altri n. 1-00557, Maria Tripodi ed altri n. 1-00626 e Lollobrigida ed altri n. 1-00635 concernenti iniziative normative volte al ripristino della festività nazionale del 4 novembre per la celebrazione della Giornata dell'Unità nazionale e delle Forze armate .

10. Seguito della discussione della proposta di legge:

FOTI ed altri: Modifica all'articolo 71 del codice del Terzo settore, di cui al decreto legislativo 3 luglio 2017, n. 117, in materia di compatibilità urbanistica dell'uso delle sedi e dei locali impiegati dalle associazioni di promozione sociale per le loro attività. (C. 1059-A/R​)

Relatori: DEIANA, per la maggioranza; FOTI, di minoranza.

11. Seguito della discussione della proposta di legge:

S. 1762 - D'INIZIATIVA DEI SENATORI: VALENTE ed altri: Disposizioni in materia di statistiche in tema di violenza di genere (Approvata dal Senato).

(C. 2805​)

Relatrici: ASCARI, per la II Commissione; LAPIA, per la XII Commissione.

12. Seguito della discussione della proposta di legge:

GALLINELLA ed altri: Norme per la valorizzazione e la promozione dei prodotti agricoli e alimentari a chilometro zero e di quelli provenienti da filiera corta (Approvata dalla Camera e modificata dal Senato). (C. 183-B​)

Relatore: PARENTELA.

(ore 15)

13. Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata .

La seduta termina alle 19,10.

TESTI DEGLI INTERVENTI DI CUI È STATA AUTORIZZATA LA PUBBLICAZIONE IN CALCE AL RESOCONTO STENOGRAFICO DELLA SEDUTA ODIERNA: MARA LAPIA (A.C. 2805​)

MARA LAPIA, Relatrice per la XII Commissione. (Relazione – A.C. 2805​). Onorevoli colleghe e colleghi, il provvedimento di cui l'Assemblea avvia oggi l'esame, approvato in prima lettura dal Senato, reca disposizioni in materia di statistiche in tema di violenza di genere. La configurazione di un sistema specifico di rilevazione e analisi dei dati statistici e quantitativi relativi al fenomeno della violenza di genere costituisce un'esigenza già da tempo avvertita sia a livello istituzionale che fra gli operatori del settore. In questa prospettiva, occorre richiamare innanzitutto quanto prescritto dall'articolo 11 della “Convenzione del Consiglio d'Europa sulla prevenzione e la lotta contro la violenza nei confronti delle donne e la violenza domestica” (c.d. Convenzione di Istanbul), ratificata dall'Italia con la legge n. 77 del 2013, a norma del quale gli Stati contraenti si impegnano a “raccogliere a intervalli regolari i dati statistici disaggregati pertinenti su questioni relative a qualsiasi forma di violenza che rientra nel campo di applicazione della […] Convenzione”.

A livello europeo, fin dal Regolamento n. 99/2013 del Parlamento europeo e del Consiglio, è richiesta la produzione di “statistiche di elevata qualità”, funzionalmente alla predisposizione delle politiche che rientrano negli obiettivi delineati dai Trattati, entro cui è compresa anche l'uguaglianza di genere.

Anche sul versante nazionale, la Commissione parlamentare di inchiesta sul femminicidio del Senato, sia nella relazione finale licenziata nelle XVII legislatura che nell'ambito delle linee d'indirizzo sviluppate nel corso della presente legislatura ha posto in luce la necessità di definire un compiuto sistema di rilevazione e mappatura dei dati legati alla violenza di genere. Analoghi rilievi sono stati avanzati nella letteratura sul tema e in diversi contributi degli operatori di settore, pubblici e privati.

La presente proposta di legge, dunque, offre una risposta alle esigenze e alle istanze appena richiamate e arricchisce di un prezioso supporto informativo il sistema di prevenzione e contrasto della violenza di genere di cui il nostro ordinamento si è dotato. Nel corso dell'esame in sede referente presso le Commissioni riunite II e XII è stata assunta la decisione di non modificare il testo licenziato presso l'altro ramo del Parlamento, ritenendo che esso rappresenti un punto d'arrivo assolutamente condivisibile e auspicando, quindi, che possa diventare presto legge.

Entrando nel merito del contenuto dei primi quattro articoli, evidenzio che l'articolo 1 enuncia le finalità del provvedimento, che consistono nel garantire un flusso informativo adeguato per cadenza e contenuti sulla violenza di genere contro le donne al fine di progettare adeguate politiche di prevenzione e contrasto, nonché di assicurare un effettivo monitoraggio del fenomeno.

L'articolo 2 istituisce un sistema di rilevazioni sulla violenza contro le donne nelle sue diverse dimensioni (fisica, sessuale, psicologica, economica), anche con specifica attenzione ai fatti commessi in presenza di minori. Tali rilevazioni sono effettuate da parte dell'Istituto nazionale di statistica (ISTAT) e del Sistema statistico nazionale (SISTAN), con cadenza triennale, e devono consentire la produzione di stime anche sulla componente sommersa dei fenomeni di violenza. I quesiti per la raccolta dei dati di cui la disposizione prescrive l'adozione sono quelli impiegati nella più recente indagine sulla sicurezza delle donne effettuata dall'ISTAT, con possibilità d'integrazione e aggiornamento a seconda degli sviluppi e delle evoluzioni delle esigenze e delle tendenze. Con particolare riferimento alla mappatura della relazione fra autore e vittima, lo stesso articolo 2 individua un set minimo di aspetti da monitorare. I soggetti pubblici e privati che partecipano alla rilevazione hanno l'obbligo di fornire i dati e le informazioni richieste.

La Presidenza del Consiglio dei Ministri - Dipartimento per le pari opportunità si avvale delle rilevazioni per la realizzazione delle indagini campionarie a supporto dell'elaborazione e implementazione delle politiche e azioni di contrasto alla violenza di genere. Al Ministro con delega per le pari opportunità la proposta di legge in esame conferisce poteri d'indirizzo in merito all'individuazione delle esigenze di rilevazione statistica. Dei dati e delle informazioni acquisiti con le rilevazioni, lo stesso Ministro con delega per le pari opportunità dà conto nell'ambito della relazione annuale al Parlamento sullo stato di utilizzo delle risorse stanziate per i centri antiviolenza e le case-rifugio, prevista dall'articolo 5-bis del decreto-legge n. 93 del 2013.

L'articolo 3 prevede che l'ISTAT, a sua volta, riferisca al Parlamento circa l'attuazione dell'articolo 2 e delle attività di rilevazione previste in sede di relazione ex articolo 24 del decreto legislativo n. 322 del 1989.

L'articolo 4 prescrive in capo a tutte le strutture sanitarie pubbliche, e in particolare alle unità operative di pronto soccorso, l'obbligo di fornire i dati e le notizie relativi alla violenza contro le donne. Si prevede che entro sei mesi dall'entrata in vigore della legge, con decreto del Ministro della salute, di concerto con il Ministro con delega per le pari opportunità e con il Ministro del lavoro e delle politiche sociali, siano adottate le necessarie modifiche al sistema informativo per il monitoraggio delle prestazioni erogate nell'ambito dell'assistenza sanitaria in emergenza-urgenza.

Le richiamate modifiche devono consentire la rilevazione dei fenomeni di violenza di genere, con attenzione ai profili della relazione fra autore e vittima, della tipologia di violenza, della eventuale presenza di minori al compimento dell'atto, nonché degli indicatori di rischio previsti dalla normativa vigente.

Nel passare ad esaminare i restanti articoli del disegno di legge C. 2805​, segnalo che l'articolo 5 istituisce un sistema integrato tra i Ministeri dell'interno e della giustizia per la rilevazione dei dati riguardanti la commissione di reati ascrivibili al fenomeno della violenza contro le donne, con particolare riguardo a quei dati che consentono di ricostruire la relazione esistente tra l'autore e la vittima del reato.

In particolare, il comma 1 prevede che, al fine di approfondire ulteriormente l'analisi dei fenomeni della violenza di genere esercitata contro le donne, entro dodici mesi dalla data di entrata in vigore del provvedimento in esame, il Centro elaborazione dati istituito presso il Ministero dell'interno venga dotato di una serie di funzionalità che consentano di rilevare, per i reati indicati al successivo comma 3, le informazioni riguardanti la relazione tra l'autore del reato e la vittima specificate all'articolo 2, comma 2, nonché una serie di altri dati, se conosciuti, relativi a:

- età e genere degli autori e delle vittime;

- luogo dove il fatto è avvenuto;

- tipologia di arma eventualmente utilizzata;

- presenza dei figli degli autori o delle vittime nel luogo in cui è stata commessa la violenza;

- commissione di atti persecutori insieme alla violenza.

Il comma 2 prevede che, entro lo stesso periodo di dodici mesi dalla data di entrata in vigore del provvedimento in esame, anche il Ministero della giustizia individui le modalità e le informazioni fondamentali per monitorare, anche mediante i propri sistemi informativi, il fenomeno della violenza contro le donne e necessarie per ricostruire il rapporto tra l'autore e la vittima di reato, con riguardo ai procedimenti relativi ai reati di cui al comma 3.

Il comma 3 contiene l'elenco dei reati per i quali è ritenuta necessaria la ricostruzione del rapporto tra l'autore e la vittima, attraverso la rilevazione delle informazioni richieste ai sensi dell'articolo 2, comma 2. Si tratta di delitti previsti nel libro secondo del codice penale, ad esclusione dei reati di favoreggiamento e sfruttamento della prostituzione, regolati dall'articolo 3 della legge 20 febbraio 1958, n. 75, ed in particolare di delitti contro la persona, disciplinati nel Titolo XII. Più in dettaglio, l'elenco comprende delitti:

- contro la vita e l'incolumità personale (Capo I): omicidio, anche tentato (articolo 575 del codice penale) anche nelle ipotesi aggravate di cui agli articoli 576, primo comma, numeri 2, 5 e 5.1, e 577, primo comma, numero 1, e secondo comma, del codice penale); percosse (articolo 581 del codice penale), lesioni personali, anche aggravate (articoli 582, 583 e 585 del codice penale); pratiche di mutilazione degli organi genitali femminili (articolo 583-bis del codice penale); deformazione dell'aspetto della persona mediante lesioni permanenti al viso (articolo 583-quinquies del codice penale); abbandono di persona minore o incapace (articolo 591 del codice penale);

contro la maternità (Capo I-bis): interruzione di gravidanza non consensuale (articolo 593- ter del codice penale);

- contro la libertà individuale (Capo III): violenza sessuale e ipotesi aggravate (articoli 609-bis e 609-ter del codice penale), violenza sessuale di gruppo (articolo 609-octies del codice penale), atti sessuali con minorenne (articolo 609-quater del codice penale), corruzione di minorenne (articolo 609-quinquies del codice penale), atti persecutori (articolo 612-bis del codice penale); diffusione illecita di immagini o video sessualmente espliciti (articolo 612-ter del codice penale); sequestro di persona (articolo 605 del codice penale); violenza privata (articolo 610 del codice penale); violazione di domicilio (articolo 614 del codice penale), prostituzione minorile (articolo 600-bis del codice penale); minaccia (articolo 612 del codice penale), tratta di persone (articolo 601 del codice penale).

L'elenco di cui al comma 3, inoltre, comprende anche alcuni delitti:

- contro la famiglia (Titolo XI): maltrattamenti contro familiari e conviventi (articolo 572 del codice penale), costrizione o induzione al matrimonio (articolo 558-bis del codice penale), violazione degli obblighi di assistenza familiare (articolo 570 del codice penale) e violazione degli obblighi di assistenza familiare in caso di separazione o di scioglimento del matrimonio (articolo570-bis del codice penale);

- contro l'amministrazione della giustizia (Titolo III): violazione dei provvedimenti di allontanamento dalla casa familiare e del divieto di avvicinamento ai luoghi frequentati dalla persona offesa (articolo 387-bis del codice penale);

- contro il patrimonio (Titolo XIII): danneggiamento (articolo 635 del codice penale), estorsione (articolo 629 del codice penale), circonvenzione di incapace (articolo 643 del codice penale);

- nonché il reato di favoreggiamento e sfruttamento della prostituzione d cui all'articolo 3 della legge 20 febbraio 1958, n. 75.

Il comma 4 prevede l'istituzione, tramite un apposito decreto del Ministro della giustizia, da adottare, di concerto con il Ministro dell'interno e sentito il Garante per la protezione dei dati personali, entro dodici mesi dalla data di entrata in vigore del provvedimento, di un sistema interministeriale – alimentato dalle amministrazioni interessate che devono garantire l'inserimento e la raccolta in maniera integrata dei dati - di raccolta dati, nel quale confluiscono le informazioni principali riguardanti i reati individuati al comma 3. Ai sensi del comma 5, il sistema rileva inoltre le informazioni su denunce, misure di prevenzione applicate dal questore o dall'autorità giudiziaria, misure precautelari, misure cautelari, ordini di protezione e misure di sicurezza, nonché i provvedimenti di archiviazione e le sentenze. Tale rilevazione deve avvenire per ogni donna vittima di violenza e per ogni grado del procedimento giudiziario.

Il comma 6 stabilisce che i dati raccolti dal Centro elaborazione dati sono comunicati dal Ministero dell'interno, dopo essere stati resi anonimi, all'ISTAT e alla Presidenza del Consiglio dei ministri – Dipartimento per le pari opportunità, con una periodicità almeno semestrale. Il Ministero dell'interno resta comunque tenuto, ai sensi dell'articolo 3, comma 3, del decreto-legge n. 93 del 2013, all'elaborazione annuale di un'analisi criminologica della violenza di genere, che costituisce un'autonoma sezione della relazione che il Ministro dell'interno presenta annualmente al Parlamento sull'attività delle forze di polizia e sullo stato dell'ordine e della sicurezza pubblica nel territorio nazionale, secondo quanto previsto dall'articolo 113 della legge n. 121 del 1981.

L'articolo 6 prevede, al comma 1, che con decreto del Ministro della giustizia, da adottare entro dodici mesi dalla data di entrata in vigore del provvedimento in esame, siano apportate modifiche al regolamento per l'esecuzione del codice di procedura penale, di cui al decreto del Ministro di grazia e giustizia 30 settembre 1989, n. 334, in relazione alla disciplina del registro delle notizie di reato di cui all'articolo 335 del codice di procedura penale, al fine di prevedere, con riguardo ai reati di cui all'articolo 5, comma 3, che in tale registro siano annotate le informazioni relative:

- alla relazione autore-vittima del reato, con l'indicazione dell'informazione richiesta dall'ultimo periodo del comma 2 dell'articolo 2 circa il tipo di legame esistente tra i due;

- alle caratteristiche di età e di genere degli autori e delle vittime;

- alla presenza sul luogo del reato dei figli degli autori o delle vittime del reato;

- ai luoghi dove è avvenuto il reato;

- all'eventuale tipologia di arma utilizzata.

Sempre con riguardo ai reati di cui all'articolo 5, comma 3, il comma 2, fatto salvo quanto stabilito dal medesimo articolo 5 sulla raccolta di dati relativi alla violenza di genere, prevede alcune modifiche da apportare al sistema delle rilevazioni effettuate dal Ministero della giustizia, al fine di introdurre ulteriori informazioni riguardanti:

- la nomina di un difensore di fiducia o d'ufficio o la richiesta di accesso al patrocinio a spese dello Stato effettuata ai sensi dell'articolo 76, comma 4-ter, del testo unico in materia di spese di giustizia e l'eventuale provvedimento di ammissione allo stesso (lettera a);

- precedenti condanne a pene detentive (lettera b);

- l'eventuale qualifica di recidivo (lettera b).

Le informazioni concernenti la difesa di cui alla lettera a) devono essere raccolte tanto con riguardo agli imputati e agli indagati, quanto alla persona offesa e alle parti civili, se presenti; quelle relative alla lettera b) soltanto con riguardo agli imputati e gli indagati. Anche in questo caso per l'attuazione delle citate modifiche è necessaria l'adozione, entro dodici mesi dalla data di entrata in vigore del provvedimento in esame, di un apposito decreto del Ministro della giustizia.

Faccio infine presente che l'articolo 7 intende perfezionare, arricchendole di ulteriori dati informativi, le rilevazioni annuali condotte da Istat sulle prestazioni e i servizi offerti rispettivamente dai Centri antiviolenza e dalle case rifugio. Più precisamente, anche ai fini della relazione annuale presentata alle Camere sullo stato di utilizzo delle risorse stanziate per i centri antiviolenza e le case-rifugio (di cui all'articolo 2), il comma 1 ribadisce che la Presidenza del Consiglio dei ministri - Dipartimento Pari opportunità si avvale dell'ISTAT e del SISTAN per realizzare indagini sui centri antiviolenza e sulle case rifugio accreditati e non accreditati, con dati distinti a seconda dell'accreditamento o meno del centro o della casa rifugio, disaggregandoli per regioni e province autonome. Le indagini inoltre devono evidenziare:

- le caratteristiche dell'utenza che a essi si rivolge, garantendo l'anonimato dei dati, ivi inclusa la relazione autore-vittima;

- la tipologia di violenza subita, ossia violenza fisica, sessuale, psicologica, economica, o in presenza dei figli degli autori o delle vittime, o consistente in atti persecutori;

- il numero e le tipologie di interventi di assistenza fornita.

Il comma 2 dispone che i dati rilevati nell'ambito delle indagini di cui al comma 1 sono trasmessi alle regioni, alle province autonome e agli enti locali che ne fanno richiesta.

Il comma 3, da ultimo, al fine di non gravare sull'attività dei centri antiviolenza e delle case rifugio, stabilisce che le regioni, le province autonome e gli enti locali, fatte salve le loro competenze e la possibilità di effettuare rilevazioni autonome sul fenomeno della violenza, utilizzino i dati disaggregati su base territoriale raccolti dall'ISTAT per le indagini periodiche di cui al comma 1, che lo stesso Istituto è tenuto a comunicare.

SEGNALAZIONI RELATIVE ALLE VOTAZIONI EFFETTUATE NEL CORSO DELLA SEDUTA

Nel corso della seduta sono pervenute le seguenti segnalazioni in ordine a votazioni qualificate effettuate mediante procedimento elettronico (vedi Elenchi seguenti):

nella votazione n. 2 il deputato Rixi ha segnalato che non è riuscito a votare;

nella votazione n. 29 i deputati Perconti e Stefani hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole.

VOTAZIONI QUALIFICATE EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO

INDICE ELENCO N. 1 DI 3 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 13)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
1 Nominale Ddl 2681-A e abb. - odg n. 4 388 386 2 194 52 334 102 Resp.
2 Nominale odg 9/2681-A e abb./5 400 396 4 199 64 332 100 Resp.
3 Nominale odg 9/2681-A e abb./6 398 397 1 199 48 349 100 Resp.
4 Nominale odg 9/2681-A e abb./8 401 397 4 199 142 255 100 Resp.
5 Nominale odg 9/2681-A e abb./15 401 400 1 201 141 259 100 Resp.
6 Nominale odg 9/2681-A e abb./16 400 400 0 201 36 364 100 Resp.
7 Nominale odg 9/2681-A e abb./17 400 396 4 199 34 362 100 Resp.
8 Nominale odg 9/2681-A e abb./18 401 397 4 199 60 337 100 Resp.
9 Nominale odg 9/2681-A e abb./19 398 397 1 199 64 333 100 Resp.
10 Nominale odg 9/2681-A e abb./20 402 386 16 194 51 335 100 Resp.
11 Nominale odg 9/2681-A e abb./21 401 397 4 199 49 348 100 Resp.
12 Nominale odg 9/2681-A e abb./22 406 368 38 185 24 344 100 Resp.
13 Nominale odg 9/2681-A e abb./23 402 398 4 200 20 378 100 Resp.

F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M = Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui é mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi é premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.

INDICE ELENCO N. 2 DI 3 (VOTAZIONI DAL N. 14 AL N. 26)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
14 Nominale odg 9/2681-A e abb./24 395 393 2 197 81 312 100 Resp.
15 Nominale odg 9/2681-A e abb./25 401 385 16 193 56 329 100 Resp.
16 Nominale odg 9/2681-A e abb./26 404 399 5 200 50 349 100 Resp.
17 Nominale odg 9/2681-A e abb./27 405 404 1 203 22 382 100 Resp.
18 Nominale odg 9/2681-A e abb./28 411 381 30 191 23 358 100 Resp.
19 Nominale odg 9/2681-A e abb./29 412 411 1 206 24 387 100 Resp.
20 Nominale odg 9/2681-A e abb./30 410 378 32 190 40 338 100 Resp.
21 Nominale odg 9/2681-A e abb./31 400 395 5 198 68 327 100 Resp.
22 Nominale odg 9/2681-A e abb./32 405 403 2 202 63 340 99 Resp.
23 Nominale odg 9/2681-A e abb./33 411 406 5 204 39 367 99 Resp.
24 Nominale odg 9/2681-A e abb./34 411 363 48 182 25 338 99 Resp.
25 Nominale odg 9/2681-A e abb./35 411 402 9 202 64 338 99 Resp.
26 Nominale odg 9/2681-A e abb./36 410 396 14 199 57 339 99 Resp.


INDICE ELENCO N. 3 DI 3 (VOTAZIONI DAL N. 27 AL N. 29)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
27 Nominale odg 9/2681-A e abb./37 410 366 44 184 23 343 99 Resp.
28 Nominale odg 9/2681-A e abb./38 408 405 3 203 67 338 99 Resp.
29 Nominale Ddl 2681-A e abb. - voto finale 394 369 25 185 328 41 91 Appr.