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Resoconto dell'Assemblea

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XVIII LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 681 di venerdì 22 aprile 2022

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE ROBERTO FICO

La seduta comincia alle 9,30.

PRESIDENTE. La seduta è aperta.

Invito la deputata segretaria a dare lettura del processo verbale della seduta precedente.

AZZURRA PIA MARIA CANCELLERI, Segretaria, legge il processo verbale della seduta di ieri.

PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.

(È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Baldelli, Brescia, Butti, Comaroli, Cominardi, Davide Crippa, De Maria, Delmastro Delle Vedove, Fassino, Gregorio Fontana, Gebhard, Losacco, Lupi, Macina, Maggioni, Molinari, Mura, Nardi, Perantoni, Romaniello, Serracchiani, Sisto, Tateo e Zanettin sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.

I deputati in missione sono complessivamente 104, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna (Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna).

Sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare sull'ordine dei lavori la deputata Yana Chiara Ehm. Ne ha facoltà.

YANA CHIARA EHM (MISTO-M-PP-RCSE). Grazie, Presidente. Chiedo, per il suo tramite, al Ministro della Difesa, Guerini, di intervenire quanto prima in Aula con riguardo a ciò che veniamo a sapere a mezzo stampa, cioè che è pronto un decreto per inviare nuove armi, non nuove armi ordinarie ma artiglieria pesante, verso l'Ucraina.

Presidente, qui si nota un problema di metodo e di merito. In primis, il metodo. Siamo in una democrazia parlamentare e il Parlamento, per decisioni così importanti, deve essere coinvolto e informato e deve riuscire ad approvare decisioni così rilevanti che, di fatto, fanno sì che l'Italia entri attivamente in guerra. Il Parlamento deve essere informato anche di decisioni così importanti, che non possono essere prese nelle segrete stanze. Il Parlamento non può essere informato semplicemente a mezzo stampa oppure, con cadenza trimestrale, dai Ministri che riferiscono sull'evoluzione della situazione in atto.

Entriamo nel merito, Presidente. Qui stiamo parlando - lo apprendiamo a mezzo stampa e ringrazio Il Fatto quotidiano che informa il Parlamento di quello che sta accadendo - dell'invio di artiglieria pesante all'Ucraina, stiamo parlando di spese ingenti e stiamo parlando della previsione di invio di armi, che ufficialmente sono secretate ma che sono riuscita a sapere quali siano, stiamo parlando di una lista infinita di mortai, di cannoni, di bombe, di missili Stinger, di mitragliatrici pesanti, di mitragliatrici leggere, di proiettili, di lanciatori anticarro e relativi munizionamenti, di razioni K, di radio Motorola, di elmetti e di giubbotti; la lista è infinita. Stiamo parlando, letteralmente, di fare un cambio notevole: dalla fornitura di armi alla fornitura di artiglieria pesante. Questa è una decisione molto pesante, molto importante. Di fatto è incredibile per noi venire a sapere stamattina che, da una parte, vi è la Germania, che sta iniziando a bloccare l'invio di armamenti pesanti e a ripensare addirittura la sua strategia, e altri Paesi europei come Austria, Irlanda, Grecia, Cipro, Malta, Ungheria e Bulgaria che sono prudenti e sono contrari, mentre l'Italia, dall'altra parte, decide di andare al seguito del suo alleato, l'America, e di inviare armamenti pesanti. L'Italia è e deve continuare a essere un Paese che promuove la pace, è e deve continuare a essere un Paese che promuove il dialogo e i negoziati. Con questo atto, rischiamo ufficialmente di metterci dalla parte sbagliata, rischiamo di essere un Paese belligerante. Avere, non il “Governo dei migliori”, ma un Governo guerrafondaio, mentre gli italiani hanno già deciso che sono contrari all'invio delle armi e a questa guerra, è lo scempio più totale. Quindi, chiedo, ancora una volta, che il Ministro Guerini venga immediatamente a riferire qui in Aula.

PRESIDENTE. Riferiremo, chiaramente, al Ministro.

Svolgimento di interpellanze urgenti.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interpellanze urgenti.

(Iniziative volte a tener conto delle specificità delle aree regionali svantaggiate in sede di definizione degli standard dell'assistenza sanitaria territoriale e ospedaliera - n. 2-01479)

PRESIDENTE. Passiamo alla prima interpellanza urgente all'ordine del giorno Sapia e Schullian n. 2-01479 (Vedi l'allegato A).

Chiedo al deputato Francesco Sapia se intenda illustrare la sua interpellanza o se si riservi di intervenire in sede di replica.

FRANCESCO SAPIA (MISTO-A). Grazie, Presidente, la illustro. Sottosegretario, colleghe deputate e colleghi deputati, la bozza di aggiornamento del decreto sugli standard ospedalieri è una grande delusione. A parte le contraddizioni che contiene, essa dimentica le aree più svantaggiate dell'Italia. Intanto, la montagna: nel testo in argomento non c'è traccia della montagna, cui la Costituzione assegna invece dignità specifica. Ricordo che l'articolo 44 della Carta costituzionale prevede che “La legge dispone provvedimenti a favore delle zone montane”. C'è un errore di fondo, Presidente, nell'impianto e nel concetto di questa bozza, che ricalca tanto il decreto ministeriale n. 70 del 2015. L'idea è che i territori italiani siano tutti uguali, ma sappiamo che non è così. Il Sud resta penalizzato dal criterio vigente di ripartizione del Fondo sanitario, che dal 1999 leva grandi risorse alle regioni meridionali; si tratta di centinaia di milioni all'anno. Questa ingiustizia permanente ha aumentato le diseguaglianze e compromesso il funzionamento dei servizi sanitari del Mezzogiorno. Sono tra i pochi parlamentari ad averlo detto, dimostrato e ribadito. Ho presentato una proposta di legge per rimuovere questa gravissima disparità, nota a molti, ma tenuta ben nascosta. Oltre a me, ne parla soltanto il presidente della regione Campania, Vincenzo De Luca; per il resto, c'è un silenzio tremendo, dilagante e pauroso. Né l'argomento è approfondito dalle televisioni nazionali, che inquadrano gli effetti della malasanità nel Sud ma trascurano la causa principale, cioè la minore disponibilità di risorse. Questo fatto ha prodotto il tracollo della sanità pubblica nel Meridione, oltre alla disorganizzazione, agli sprechi, alle incapacità gestionali, alle mafie e alle ruberie. L'aziendalizzazione della sanità è stata una iattura per i territori del Sud. Poi sono arrivati il Trattato di Maastricht, gli equilibri di finanza pubblica, i vincoli di spesa e il pareggio di bilancio. Tutto il sistema sanitario è stato organizzato secondo logiche matematiche che contraddicono la missione della sanità pubblica e di quella privata convenzionata, cioè la tutela della salute come diritto fondamentale. La sanità non può produrre utili se non in termini di salute, che è bene pubblico per eccellenza. Purtroppo, oggi, sono prevalenti i modelli organizzativi e gestionali basati su numeri, algoritmi e formule asettiche.

Come lo spieghiamo ai cittadini calabresi, costretti ad un'emigrazione sanitaria che costa più di 300 milioni di euro all'anno? La Calabria è una di quelle regioni con l'interno montuoso caratterizzato da forti rigidità climatiche, con strade spesso impraticabili e dai tempi di percorrenza del tutto incerti e imprevedibili.

Il Ministro della Salute, Roberto Speranza, sa bene che ci vuole un'eternità per arrivare da Trebisacce a Melito di Porto Salvo, lungo la statale 106 Jonica. Sa perfettamente che l'Alto Tirreno Cosentino è un altro territorio problematico: da Scalea ad Amantea si impiega troppo, ma per i soccorsi serve sempre tempestività. Lo stesso discorso vale per tutte le altre province calabresi e spesso delle altre regioni meridionali. Per non parlare delle zone montane: in inverno, ad esempio, arrivare da San Giovanni in Fiore a Cosenza può richiedere anche tre ore, se c'è neve; lo stesso dicasi per il comune montano di Acri; oppure per le Serre Vibonesi.

Io mi chiedo, Presidente, come faccia Agenas a misurare i tempi di percorrenza. Dovremmo chiedere ai suoi tecnici di trascorre una settimana in Calabria, di vedere quanto sia difficile spostarsi lungo la costa e verso l'interno, da qui ai capoluoghi di provincia. I territori montani non possono essere equiparati a quelli di zona disagiata.

Nella bozza del nuovo decreto sugli standard ospedalieri non c'è una sola risposta a queste esigenze, anzi, si prevede una nuova tipologia ospedaliera che è quella dei piccoli ospedali. In pratica, è stato introdotto uno strumento per smantellare quel poco di assistenza che ancora resta nelle aree con più patologie croniche e con grandi di problemi di spostamento. Come se la pandemia da COVID non avesse insegnato alcunché. Ne viene fuori un messaggio bruttissimo, che è questo: chi vive in montagna deve rassegnarsi ad andarsene, non c'è alternativa all'abbandono della propria casa e dei propri affetti, e questo è inaccettabile.

Vorrei chiedere, per suo tramite, Presidente, al Ministro Speranza, che tra l'altro è meridionale come me, il motivo per cui nei paesi montani dell'estremo sud sia in atto da anni uno spopolamento irrefrenabile. Questo fenomeno è stato indicato da due scrittori impegnati calabresi con l'espressione “società sparente”: i giovani non trovano lavoro e partono, i loro genitori li raggiungono, visto che non hanno garanzie di servizi sanitari di base. Così si svuotano piccoli e grandi centri urbani del Mezzogiorno. E allora non ha senso di parlare di PNRR, nuovi mestieri, recupero dei borghi, comunità energetiche e incentivi per mandare insegnanti e medici in montagna.

La verità è che il Governo e il Parlamento non si sono proprio posti il problema della montagna e la base di tutto è sempre la presenza di servizi sanitari. Che te ne fai di una stazione sciistica a Lorica, se non hai un posto vicino per mettere un gesso?

Presidente, questa interpellanza ha un significato particolare, pone soprattutto il problema della montagna nell'ambito della revisione degli standard ospedalieri. Non è sicuramente un'interpellanza elettoralistica, è un atto che scuote il Governo e il Parlamento sulle esigenze della montagna e sulla necessità di eliminare le disuguaglianze sanitarie tra il Sud e il resto del Paese. Possono le aree montane avere ospedali con venti posti di medicina, un pronto soccorso senza personale e una chirurgia in day surgery?

Ministro Speranza, quando sono state rispettate queste dotazioni con riferimento alla Calabria? Le ritiene sufficienti? Ministro Speranza, deve prevalere anche per la montagna la logica dei numeri e dei volumi di prestazioni e dei grafici a torta di AgeNaS? Inoltre, Ministro Speranza, lei ricorda la visita di De Gasperi in Sila? Lei mi dirà che erano altri tempi e che oggi bisognerà stringere la cinghia e approfittare delle opportunità che il PNRR porta in campo sanitario. Però dobbiamo essere seri, non possiamo illudere le persone e i territori.

Le nuove strutture di assistenza territoriale e la telemedicina non modificheranno la realtà, cui mancano le basi dell'assistenza sanitaria. Nel Sud c'è un divario troppo grande da colmare. I territori montani, in generale, hanno bisogno di standard ospedalieri a parte, perché non sono uguali alle altre parti del Paese. E poi c'è da pensare anche alle zone disagiate: occorre introdurre criteri che consentano di dare di più a quelle aree fortemente deprivate sul piano sanitario, con maggiore incidenza di patologie croniche, con condizioni di marcata povertà e vulnerabilità sociale, con difficoltà di spostamento. Questo è il minimo indispensabile.

Perciò chiedo come, nel merito, il Ministro della Salute intenda affrontare la situazione che ho qui riassunto. Sottosegretario Costa, attenzione, questo è il tema dei temi: non andremo da nessuna parte se resterà l'impostazione ragionieristica delle norme relative alla programmazione, all'organizzazione e alla gestione sanitaria.

PRESIDENTE. Il Sottosegretario di Stato per la Salute, Andrea Costa, ha facoltà di rispondere.

ANDREA COSTA, Sottosegretario di Stato per la Salute. Grazie, Presidente. Ringrazio gli onorevoli interpellanti per aver posto all'attenzione del Ministero della Salute il tema della riforma dell'assistenza territoriale, con particolare riferimento alle aree regionali svantaggiate del nostro Paese.

Al riguardo, rappresento che la predetta riforma, prevista dalla Missione 6 - componente 1 del PNRR, ha come obiettivo la ridefinizione della rete dell'assistenza primaria, da attuarsi attraverso la predisposizione di un nuovo assetto strutturale, tecnologico e organizzativo uniforme su tutto il territorio nazionale ed in grado di avvicinare e rendere facilmente accessibili i servizi sanitari da parte del cittadino.

Il contenuto tecnico dello schema del decreto sull'assistenza territoriale individua la stratificazione della popolazione e delle condizioni demografiche dei territori come strumento di analisi dei bisogni, finalizzata alla programmazione e alla presa in carico e stabilisce gli standard a cui devono rispondere gli investimenti strutturali del PNRR, riconducibili alla realizzazione delle Case della comunità, delle centrali operative territoriali e degli ospedali di comunità.

Inoltre, le scelte inerenti alla localizzazione dei singoli investimenti per garantire un'organizzazione capillare su tutto il territorio nazionale devono essere definite sulla base dei bacini di utenza, individuati nella proposta di modelli e standard per lo sviluppo dell'assistenza territoriale.

Ad oggi, attraverso un processo partecipativo e negoziato, tutte le regioni e province autonome hanno presentato le schede progettuali per investimenti infrastrutturali e tecnologici coerenti con i target previsti dal PNRR e riportati nella tabella allegata al decreto ministeriale 20 gennaio 2022 “Ripartizione programmatica delle risorse alle regioni e alle province autonome per i progetti del Piano nazionale di ripresa e resilienza e del Piano per gli investimenti complementari”.

Questi investimenti saranno parte integrante dei 21 piani operativi regionali e prevedono, a livello nazionale, almeno 1350 Case di comunità, 400 ospedali di comunità e 600 centrali operative.

Inoltre, il sopra citato decreto, al fine di garantire ulteriori risorse al Mezzogiorno, ha definito una proposta di riparto che, limitatamente all'investimento M6C1 1.1 “Case della comunità e presa in carico della persona”, ha garantito l'attribuzione del 45 per cento delle risorse alle regioni del Mezzogiorno. Tale intervento risulta essere il più significativo tra quelli oggetto del decreto, sia dal punto di visto economico, sia strategico, essendo la Casa della comunità il fulcro della riforma dell'assistenza territoriale.

Preciso, inoltre, che la ripartizione complessiva delle risorse, contenuta nel decreto, attribuisce circa il 41,1 per cento delle risorse a favore delle regioni del Mezzogiorno.

Relativamente alla rete ospedaliera della regione Calabria, è in itinere un processo di ricognizione dello stato di attuazione, prodromico ad un aggiornamento della rete ospedaliera, che terrà conto delle problematiche emergenti delle aree svantaggiate a causa delle particolari condizioni orogeografiche del territorio. Inoltre, la struttura commissariale ha approvato la norma regionale che istituisce Azienda Zero e ha definito la stesura del programma operativo che dettaglierà, per i prossimi tre anni, gli interventi e le azioni per la sanità calabrese.

Concludendo, rassicuro che, con l'attuazione della riforma e degli investimenti del PNRR, sull'assistenza sanitaria territoriale si potranno garantire: una maggiore capillarità delle strutture sanitarie, in grado di offrire un'assistenza integrata, multidisciplinare e multiprofessionale, con l'utilizzo della casa come luogo di cura, sfruttando l'innovazione tecnologica; un'offerta dei servizi diversificata, in grado di rispondere al cambiamento dei bisogni di salute della popolazione anche grazie alla telemedicina; un'assistenza personalizzata, dalla prevenzione al trattamento, anche grazie all'utilizzo di big data e sistemi di intelligenza artificiale di supporto; e infine, la promozione di servizi sanitari vicini al cittadino e facilmente accessibili.

Concludo, rassicurando l'onorevole interpellante che raccolgo le sollecitazioni che ha fatto durante il suo intervento. Ovviamente, il tema di mantenere il presidio sui nostri territori, sul nostro entroterra, sui territori montani è certamente all'attenzione e credo che anche il fatto di garantire i servizi sanitari rientri in quelle condizioni per favorire la permanenza sul territorio. Quindi, garantisco, ovviamente, tutta la mia attenzione e tutta la mia disponibilità a proseguire questo percorso e questo dialogo.

PRESIDENTE. Il deputato Francesco Sapia ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alla sua interpellanza.

FRANCESCO SAPIA (MISTO-A). Grazie, Presidente. Non sono molto soddisfatto, ma ringrazio ugualmente il sottosegretario Costa per l'impegno che ci mette.

Però, sottosegretario, ho l'impressione, direi la certezza, che sulla ricostruzione della sanità italiana si brancoli nel buio; ho l'impressione, direi la certezza, che il Governo non abbia imparato la lezione della pandemia da COVID e che resti sganciato e lontano dalla realtà.

Avrebbero dovuto insegnarci molto le tragiche vicende del 2020 e gli oltre 160.000 morti dall'inizio della pandemia. Per troppi anni, in nome dell'aziendalismo e degli equilibri di bilancio, la sanità è stata smantellata, con la dismissione di numerosi ospedali e con la mancata assunzione di personale, intanto di quello necessario al rispetto dei turni e dei riposi obbligatori previsti dalla legge n. 161 del 2014. Non va affatto bene affidare ad Agenas la regia sull'attuazione degli standard assistenziali e, soprattutto, non va affatto bene che Agenas ispiri ed imponga parametri e criteri lontani anni luce dalla specificità dei territori.

Deprivazione sanitaria, povertà economica, vulnerabilità sociale, strade con tempi di percorrenza incerti, maggiore incidenza di patologie croniche, zone isolate: di tutto questo non c'è traccia nelle bozze dei nuovi decreti ministeriali sugli standard assistenziali. E la montagna è assente, quando dovrebbe, invece, essere considerata a parte, perché ha una sua precisa dignità, riconosciuta, in primo luogo, dalla nostra Costituzione.

Peraltro, il DM n. 70 del 2015 riveste la natura di atto regolamentare, scaturito dalla disposizione recata dall'articolo 15, comma 13, lettera c), del decreto-legge n. 95 del 2012, convertito con modificazioni dalla legge n. 135 del 2012, che richiama la norma recata nell'articolo 1, comma 169, della legge n. 311 del 2004. Prima della modifica del DM n. 70 del 2015, bisognerebbe assolutamente modificare la norma legislativa sugli standard dei posti letto ospedalieri pubblici e privati accreditati in carico al Servizio sanitario nazionale. Il punto più importante è che la variazione degli standard dei posti letto ospedalieri, al fine di favorire la continuità ospedale-territorio e un'assistenza ospedaliera di prossimità, specie nelle regioni storicamente svantaggiate non può avvenire adottando la clausola di invarianza finanziaria.

Mi aspetto che da questa interpellanza nasca una riflessione di profondità, a livello parlamentare, governativo e in sede di Conferenza Stato-regioni, ma temo che i giochi siano fatti e che, anche con lo sguardo rivolto alla guerra, alle contingenze e alle congiunture, non si voglia riflettere sulla necessità di prendere altro tempo per ridisegnare una sanità veramente vicina ai cittadini e fondata sui bisogni dei territori. Noi di Alternativa crediamo che sia il caso di fermarsi per ragionare e per dare risposte concrete. Bisogna introdurre criteri che, ai fini della definizione degli standard assistenziali, sia ospedalieri sia territoriali e nell'ottica di garantire il diritto alla salute in maniera uniforme e completa, che tengano conto delle aree regionali svantaggiate in termini di viabilità, rigidità climatica, deprivazione sanitaria, maggiore incidenza di patologie croniche, povertà e vulnerabilità sociale, come peraltro previsto dall'articolo 15 del Piano della salute 2019-2021. Diciamo che questo è l'ultimo treno perché, fatti gli standard, non sarà più possibile tornare indietro. A quel punto, molti territori, soprattutto quelli montani, si spopoleranno, perché non avranno i volumi di prestazioni richiesti e perché nessuno, al di fuori di noi, avrà pensato di considerarli come meritevoli di trattamento diverso per le loro infrastrutture viarie e per le loro caratteristiche geografiche economiche, epidemiologiche e sociali.

Credo che il Governo e la sua maggioranza siano troppo ottimisti; credo che, con troppa facilità, abbiano attribuito al PNRR un ruolo che esso non ha e non può avere; credo che sia stata sottovalutata la necessità di mettere dei paletti fermi; credo, inoltre, che non ci sia la volontà politica di riconoscere che le aree montane sono in assoluto le più svantaggiate e, pertanto, devono avere ospedali attrezzati e strutture territoriali di assistenza vera per la prevenzione, la diagnosi, la specialistica ambulatoriale, il sostegno domiciliare e tutto quanto utile a tutelare la salute e ad aiutare maggiormente i più deboli e più fragili.

Caro sottosegretario Costa, io la invito a fare con me un giro nelle strutture ospedaliere e territoriali della Calabria, dove non c'è rimasto quasi più niente e, tra squallore, degrado e abbandono generale, sembra di essere in una zona di confine, in un territorio bombardato dall'indifferenza, dall'ipocrisia e dalla retorica della politica. File chilometriche, anziani ultraottantenni in coda dalle 5 del mattino per timbrare il ticket, reparti dismessi, carenze croniche di personale, 118 privo di medici, unità di pronto soccorso ridotte all'osso, anestesisti introvabili, guardie mediche con il contagocce e collegamenti ad Internet inadeguati per la telemedicina.

Tutto questo avviene mentre il commissario alla sanità calabrese, Roberto Occhiuto, dice di aver riaperto l'ospedale di Trebisacce, Praia a Mare e Cariati, di cui ha notizia soltanto lui, visto che gli ospedali si riaprono con il personale che serve e con le dotazioni necessarie; per non parlare, inoltre, dello spoke Corigliano-Rossano, completamente desertificato, ospedale della terza città della Calabria.

Fatta questa parentesi, dico che la logica dell'assistenza sanitaria dovrebbe essere invertita, nel senso che le risposte devono essere date a livello territoriale. Per questo, tutto l'impianto degli standard ospedalieri e territoriali è deficitario, limitandosi a suddivisioni algebriche di bacini predefiniti, spesso, senza che gli stessi abbiano omogeneità geografiche e di collegamenti viari. Nel DM n. 70 e nel DM n. 71 si danno numeri, ma non si tiene conto, ad esempio, dell'expertise raggiunta dagli operatori chirurgici. Come dire, gli ospedali periferici sono tagliati fuori e lì non possono operare i chirurghi che hanno acquisito competenze e professionalità elevate; non possono farlo, perché le dotazioni restano insufficienti e questo accade per colpa di un lavoro a tavolino di Agenas, che non considera le priorità, le particolarità e le esigenze dei singoli territori regionali.

C'è una grande colpa politica in tutto questo: il Governo e la sua maggioranza stanno agendo per desertificare interi territori, a partire dalle aree montane, che vanno ripopolate, rivitalizzate, partendo dai servizi sanitari. Non bastano, infatti, a tal riguardo, gli incentivi pensati per i comuni montani. C'è bisogno di coraggio e di coscienza, che, purtroppo, io non vedo in questo momento storico, se non nelle forze parlamentari come Alternativa, che respingono un'organizzazione dei servizi pubblici essenziali basata sull'algebra e sull'astrattezza.

Al Ministro della Salute e all'intero Governo chiedo un ripensamento radicale sul problema degli standard ospedalieri e territoriali e chiedo che le nostre richieste e proposte vengano accolte e tradotte nel concreto. Lo dico in nome e per conto delle persone che vivono in territori pieni di difficoltà e che, dunque, hanno bisogno di essere comprese e sostenute dallo Stato. Concludendo, Presidente, se questo mio appello - l'ennesimo appello - cadrà nel vuoto, i cittadini, gli elettori sapranno chi tutela gli interessi e chi, invece, segue i dettami di un'Europa sempre meno vicina ai popoli e sempre più chiusa nelle logiche di bilancio e del riarmo.

(Elementi in merito all'impiego dei docenti non vaccinati nelle scuole e agli oneri finanziari derivanti dalla compresenza in servizio di personale supplente - n. 2-01481)

PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza urgente Lollobrigida ed altri n. 01481 (Vedi l'allegato A).

Chiedo alla deputata Bucalo se intenda illustrare l'interpellanza di cui è cofirmataria o se si riservi di intervenire in sede di replica.

CARMELA BUCALO (FDI). Grazie, Presidente. La fine dello stato di emergenza, fissata al 31 marzo 2022, ha comportato, sin dal 1° aprile, una serie di modifiche ai protocolli di sicurezza, anche nelle scuole, con alcune misure poco chiare, soprattutto in riferimento alle mansioni che avrebbero i docenti non ancora in regola con la vaccinazione.

Nella circolare ministeriale n. 620 del 28 marzo 2022, emanata dal Ministro dell'Istruzione per chiarire i punti ancora poco chiari delle nuove disposizioni previste, si ribadisce che, fermo restando l'obbligo di esibire fino al 30 aprile 2022 il green pass base, il personale docente ed educativo che rifiuta di vaccinarsi dovrà essere utilizzato in attività non di insegnamento, come la programmazione, la progettazione, la ricerca, la valutazione, la documentazione, l'aggiornamento e la formazione.

È evidente che sarà difficile nelle scuole individuare mansioni che consentano ai docenti di non venire a contatto con gli alunni, con il serio rischio di chiuderli in locali non idonei e con compiti che non rientrano assolutamente nel loro profilo professionale.

Per la sostituzione dei docenti sospesi, il dirigente scolastico è stato autorizzato a stipulare contratti a tempo determinato con clausola di risoluzione di diritto nel momento in cui cessa la sospensione.

Tale disposizione comporterà, inevitabilmente, che gli oneri per pagare i supplenti che coprono le cattedre del personale docente utilizzato in altri compiti saranno sottratti alle risorse contrattuali destinate alla valorizzazione dei docenti, senza tenere conto che tali risorse sono già destinate ad altro, e quindi già impegnate e definite per altri compiti e per altri fini importanti, come quello degli aumenti degli stipendi. Nello specifico, a detti oneri si provvede mediante una riduzione del Fondo per far fronte ad esigenze indifferibili che si manifestino nel corso della gestione e per un'altra parte proprio con questo fondo importantissimo, un fondo che addirittura è stato anche integrato nella manovra del 2022, come ho già detto, proprio per le finalità di aumento contrattuale degli stipendi. E allora si chiede quali siano, nello specifico, i progetti a cui saranno destinati i docenti non vaccinati, quali siano le misure economiche previste a compensazione dei costi aggiuntivi dovuti alla sovrapposizione - ribadisco - inutile del personale docente supplente assunto in servizio e soprattutto in che modo si intenda garantire un'adeguata separazione degli ambienti tra studenti e docenti non vaccinati.

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per l'Istruzione, Rossano Sasso, ha facoltà di rispondere.

ROSSANO SASSO, Sottosegretario di Stato per l'Istruzione. Grazie, Presidente. Onorevole Bucalo, il decreto-legge n. 172 del 2021, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 3 del 2022, ha esteso, come lei sa, a partire dal 15 dicembre 2021, l'obbligo di vaccinazione contro il COVID anche al personale scolastico. Il citato decreto disponeva, altresì, che l'inadempimento dell'obbligo vaccinale avrebbe comportato, fino al 15 giugno 2022, per il personale interessato, la sospensione dall'attività lavorativa e, conseguentemente, la mancata corresponsione dello stipendio, della retribuzione o di altro compenso o emolumento, comunque denominati. Lo scopo principale della misura - lei ricorderà - era quello di incentivare il più possibile la campagna vaccinale in corso, anche al costo di incidere economicamente sul personale che avesse scelto di non vaccinarsi.

Oggi, con il miglioramento del quadro epidemiologico grazie ai vaccini, testimoniato dall'uscita dallo stato di emergenza, il Governo ha valutato l'opportunità di rivedere le misure di contenimento e, soprattutto, le loro molteplici conseguenze, le sanzioni. Con il recente “decreto COVID” del 24 marzo 2022, n. 24, il Consiglio dei Ministri ha deciso all'unanimità di mantenere, fino al 15 giugno 2022, l'obbligo vaccinale. Nello stesso tempo, però, ha ritenuto di eliminare la sospensione dal servizio per coloro che non avevano ottemperato all'obbligo. Si è, in altre parole, inteso superare la punizione, la severa implicazione prevista per il personale non vaccinato, cui, giova ricordare, non veniva riconosciuto neppure il cosiddetto assegno alimentare.

Di qui il rientro in servizio dal 1° aprile, il pagamento dello stipendio per questi lavoratori e l'utilizzazione del docente non vaccinato in attività di supporto all'istituzione scolastica che rientrano nelle altre funzioni proprie del profilo dell'insegnante previste dal vigente ordinamento scolastico. Nello specifico, come lei stessa ha ricordato, comprendono le attività a carattere collegiale relative alla programmazione, progettazione, ricerca, valutazione, documentazione, aggiornamento e formazione, come precisato nella circolare del Ministero dell'Istruzione del 28 marzo 2022.

Conseguentemente, per la sostituzione di tali docenti il dirigente scolastico è autorizzato ad attribuire contratti a tempo determinato che si risolvono di diritto nel momento in cui i soggetti sostituiti, avendo adempiuto l'obbligo vaccinale, riacquistano il diritto di svolgere l'attività didattica. Inoltre, mi permetta di sottolineare che l'articolo 9 del citato decreto-legge n. 24 del 2022 enuncia tutte le misure di sicurezza da seguire all'interno della scuola, e nello specifico l'obbligo di utilizzo delle mascherine, il rispetto della distanza di sicurezza interpersonale e il divieto di accesso per i positivi, ovviamente, o per coloro che presentano una sintomatologia respiratoria e temperatura corporea superiore a 37,5 gradi. Inoltre, lo stesso decreto-legge ha previsto, fino al 30 aprile 2022, l'impiego della certificazione verde, il cosiddetto green pass base, per l'accesso ai luoghi di lavoro per tutto il personale della scuola, e quindi anche per il personale non vaccinato, ad ulteriore garanzia degli studenti.

Oltre a ciò evidenzio che, con l'articolo 36, comma 2, del decreto-legge n. 21 del 2022, l'Esecutivo ha incrementato di 30 milioni di euro il Fondo per l'emergenza epidemiologica. Tali risorse potranno essere utilizzate dalle istituzioni scolastiche per l'acquisto di dispositivi di protezione, di materiali per l'igiene individuale e degli ambienti, nonché di ogni altro materiale, anche di consumo, utilizzabile in relazione all'emergenza epidemiologica da COVID.

In ultimo, relativamente alla copertura finanziaria delle sostituzioni dei docenti non vaccinati, che, ricordo, sono circa 3.800 su 740.000 insegnanti della nostra scuola, in questa prima fase abbiamo dovuto utilizzare, come da lei ricordato, quota parte del fondo per la valorizzazione dei docenti, ma posso assicurarle che vi è l'impegno dell'Esecutivo e mio personale per reintegrare al più presto le risorse di tale fondo.

A tutto questo aggiungo questa considerazione finale, riprendendo un po' quello che lei aveva citato durante l'esposizione della sua interpellanza: all'interno della comunità scolastica a nessuno - ripeto, a nessuno - è consentito deridere, umiliare o porre in essere condotte che siano lesive della dignità di un lavoratore. A nessuno è consentito questo, che sia vaccinato o che non sia vaccinato. Mi auguro e anche qui le assicuro il mio impegno personale affinché, appena le condizioni epidemiologiche ovviamente lo consentiranno, anche questi lavoratori, anche questi insegnanti possano tornare in cattedra. Onorevole Bucalo, la comunità scolastica non ha più bisogno di divisioni dopo 2 anni di pandemia, di discriminazioni. Sento che siamo vicini al ritorno alla normalità, e con questo anche al ritorno alla serenità della nostra comunità scolastica.

PRESIDENTE. La deputata Bucalo ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatta per la risposta all'interpellanza Lollobrigida ed altri n. 2-01481, di cui è cofirmataria.

CARMELA BUCALO (FDI). Grazie, Presidente. Non mi sento assolutamente soddisfatta della risposta, pur ringraziando il sottosegretario. Sottosegretario, lo so benissimo che la scuola non ha bisogno di divisioni, perché la scuola è luogo per eccellenza dell'inclusione, ma questo non lo deve dire a me, non lo deve dire a Fratelli d'Italia, ma lo deve dire al suo Ministro e al suo Governo, perché questo Governo ha ulteriormente, ancora una volta, dimostrato l'incapacità di gestire questa pandemia. Questo Governo, in questi mesi, ha adottato misure che sono state confuse, cervellotiche, incomprensibili, che hanno creato quello che lei, sottosegretario, ha ribadito: discriminazioni, divisioni, ghettizzazioni, una caccia al diverso, oserei dire all'untore. Quindi, sottosegretario, tutto ciò non lo deve dire a Fratelli d'Italia, lo deve dire al suo Governo, al suo Ministro.

Questa disposizione, come ho già detto, è la dimostrazione del fatto che non si ha idea di come sia organizzata la scuola. Ovviamente è ardua l'individuazione di spazi totalmente schermati. Sottosegretario, lei conosce le condizioni che abbiamo nelle nostre scuole. Si parla di stanze idonee: quali sono queste stanze idonee? Gli sgabuzzini dove abbiamo visto sono stati autorizzati a stare in modo non degno i nostri docenti? O si tratta di rilegare con scotch i libri di un'ipotetica biblioteca? Lei sa, sottosegretario, che non ci sono biblioteche in tutti i nostri istituti, sa bene in che condizioni versano le nostre scuole.

Come ho già detto e come ribadisco, la colpa non è da ricercare in altre cose, e mi riferisco a dirigenti e docenti. No! La colpa è di questo Governo! La colpa è di questo Ministro che sta emanando disposizioni che sono manifestamente incostituzionali. E voi lo sapete. In uno Stato di diritto bastava poco, bastava semplicemente essere precisi nelle direttive, bastava semplicemente dire che si poteva impiegare il personale docente nella DAD, a supporto di tutti i ragazzi che, come sappiamo, in questo momento, non possono essere presenti e partecipare alle lezioni, perché in quarantena o impossibilitati per infortunio. Oppure si potevano prevedere corsi di recupero on line, visto che si avvicinano gli esami di Stato e la fine dell'anno. Ma no! Tutto questo no! Tutto questo non è possibile per questo Governo! Perché è troppo democratico, perché va a tutelare i diritti della categoria dei docenti. Infatti, i docenti si devono vessare, perché i docenti, sottosegretario, come lei ha già detto, bisogna punirli. “Punirli”, ho ascoltato questo verbo: punirli! Voi li avete puniti e continuate a vessarli. Questo non è educativo, proprio da un Ministero come quello della pubblica istruzione: non è educativo e non è un esempio per i nostri figli.

Vi siete chiesti, invece, che cosa avete fatto? Avete puntato solo sulla vaccinazione, come se fosse la panacea di tutti i mali, e avete dimenticato invece cosa avete fatto per le “classi pollaio”, cosa avete fatto per gli spazi, cosa avete fatto per le areazioni. Assurdo! Dopo un mese, ancora non esistono le linee guida e voi sapete che sono importantissime per i dirigenti, per procedere con la ventilazione meccanica controllata. Voi non avete fatto nulla, se non emanare disposizioni illogiche!

Il vostro capolavoro non è ancora finito, perché, invece di prevedere un finanziamento ad hoc per la copertura delle supplenze, cosa fate? Prendete risorse dal fondo per la valorizzazione che, come ho già detto nella mia illustrazione, è stato integrato - anche se in modo non adeguato, bisogna rilevarlo - e che doveva servire per gli aumenti degli stipendi.

Sottosegretario, lei sa che da anni i docenti aspettano questi aumenti, aspettano questo contratto nuovo. Perché? Perché da decenni hanno gli stipendi più bassi di tutta l'Europa. È un vero e proprio paradosso: voi incrementate con la manovra del 2022 quel fondo e, poi, dove andate a prendere le risorse per coprire le supplenze? Proprio da questo fondo!

Questa è una disposizione veramente illogica, lesiva di tutti gli interessi e dei diritti di tutto il personale docente, vaccinato e non vaccinato! La sua garanzia, sottosegretario, la rifiuto, perché, in questo momento, state dimostrando tutt'altro: state dimostrando che non avete alcun interesse a tutelare la scuola.

Le dico ancora una cosa: lo sa da quanto tempo i supplenti, fino adesso nominati a coprire i docenti non vaccinati, non prendono lo stipendio? Dal mese di dicembre, sottosegretario! Dal mese di dicembre prendono zero euro e, forse, saranno pagati solo da questo mese. È una vergogna! Non si può andare più avanti, visto che c'è la possibilità che questi contratti verranno per di più aumentati, perché sappiamo che sono prossimi gli esami di Stato. Continuiamo sempre a ledere tutta la scuola, perché? Perché non avete assolutamente intenzione di investire su questa grande istituzione.

Presidente, la verità, alla fine, è che questo Governo continua a perseverare, come ho già detto, in un atteggiamento di negligenza verso questa grande istituzione, mostrando arroganza, ossia che tutto si può. E questo tutto si può, sottosegretario e Presidente, è un rischio vero della nostra democrazia. Siamo sempre di più fuori da uno Stato di diritto e quest'ultima disposizione non è altro che la dimostrazione dell'ennesimo vostro groviglio legislativo, con ulteriori vessazioni che ormai sono inutili e senza un minimo di regole di equità.

(Iniziative per destinare adeguati finanziamenti all'Istituto statale per sordi di Roma e assicurarne il riordino - n. 2-01496)

PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza urgente Bella ed altri n. 2-01496 (Vedi l'allegato A).

Chiedo al deputato Bella se intenda illustrare la sua interpellanza o se si riservi di intervenire in sede di replica.

MARCO BELLA (M5S). Grazie, Presidente. La illustro e replicherò. Presidente, saluto tutte le persone che ci ascoltano. Con riguardo al tema dell'interpellanza, l'Istituto statale per sordi di Roma, si tratta di persone che hanno deficit uditivi. Purtroppo, abbiamo la regola dell'uso delle mascherine qui in quest'Aula, come nel resto del Paese, e noi le regole le rispettiamo, ma è indubbio che questa misura crea un difficoltà addizionale a queste persone. Comunque, vorrei ringraziare la Presidenza, perché si è attivata per mettere a disposizione un interprete di lingua dei segni che può permettere a tutte le persone di ascoltare pienamente quello di cui discuteremo qui.

L'argomento di questa interpellanza è, appunto, l'Istituto statale per sordi di Roma (ISSR) che ha una storia molto profonda. È stato fondato nel 1784 ed è stato sempre un punto di riferimento per la comunità delle persone non udenti in Italia. Nel 1997, la “legge Bassanini” ha disposto che gli istituti definiti a carattere atipico, tra cui appunto l'ISSR, dovessero diventare enti finalizzati al supporto dell'autonomia delle istituzioni scolastiche e dovesse essere messo in atto un riordino. Successivamente c'è stata una legge, nel 2000, la legge n. 69, con la quale è stato istituito un fondo e il finanziamento per questi istituti atipici - di cui oggi rimangono soltanto l'ISSR e l'Istituto Augusto Romagnoli per ciechi - è stato di 6 milioni di euro; quindi, i finanziamenti c'erano.

Tuttavia, che cosa è successo? Inizialmente, il Ministero ha nominato un presidente del consiglio di amministrazione, ma, purtroppo, non è mai stato emanato il regolamento che permetteva di perfezionare l'iter e, quindi, di avere accesso a questi finanziamenti. Dal 2009, questo Istituto è commissariato e non riceve alcun finanziamento, con l'eccezione di uno stanziamento di un milione che è avvenuto nel 2017.

In questo Istituto, che è anche un istituto di ricerca su problematiche della sordità, lavorano, al momento, 20 persone, che hanno contratti precari e la metà di queste sono persone ha disabilità anche uditive. L'Issr continua a erogare i propri servizi, però questo sta diventando sempre più complesso e adesso la situazione è diventata insostenibile. Ci sono stati, infatti, anche alcuni articoli sulla stampa nazionale - ad esempio, quello su l'Espresso dell'11 aprile - che facevano presente che, a questo punto, o l'Istituto potrà accedere a finanziamenti adeguati, oppure sarà costretto alla chiusura, causando un danno, non solo ai lavoratori e alle persone sorde, ma anche a tutta la nostra comunità. Se pensiamo che, nel PNRR, abbiamo stanziato 6 miliardi per le persone con disabilità, è difficile capire perché un istituto così debba essere costretto a chiudere. Quindi, sottosegretario Sasso, le chiedo se il Governo, del quale lei fa parte, non ritenga necessario, innanzitutto, provvedere a un congruo finanziamento che scongiuri la chiusura - questa sarebbe la prima richiesta -, oppure, in alternativa, sarebbe molto importante anche soltanto emanare il regolamento di riordino dell'ente, che, finalmente, lo potrebbe dotare di un finanziamento ordinario e di una pianta organica.

Quindi, la ringrazio di essere venuto qua con urgenza a rispondere a queste domande che ci fanno in tanti e attendo con fiducia la sua risposta.

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per l'Istruzione, Rossano Sasso, ha facoltà di rispondere.

ROSSANO SASSO, Sottosegretario di Stato per l'Istruzione. Grazie, Presidente. Onorevole Bella, la ringrazio per il quesito posto, perché mi consente di illustrare i contenuti del nuovo schema di regolamento per il riordino dell'Istituto statale per sordi di Roma, che è stato fortemente voluto dal Ministero dell'Istruzione.

Come da lei ricordato, l'articolo 21, comma 10, della legge n. 59 del 1997, prevede che le scuole e gli istituti a carattere atipico, di cui al Capo III del decreto legislativo n. 297 del 1994, siano riformati come enti finalizzati al supporto dell'autonomia delle istituzioni scolastiche. Tra le istituzioni scolastiche a carattere atipico, disciplinate dal citato decreto legislativo n. 297 del 1994, particolare rilievo ha assunto proprio l'Istituto statale per sordi di Roma. Quest'ultimo ha, tuttavia, progressivamente esaurito la funzione di scuola speciale per sordi, come gli altri istituti specializzati per l'istruzione degli alunni diversamente abili, in quanto le disposizioni della legge n. 104 del 1992 hanno previsto l'obbligo di inserimento dei suddetti alunni nelle classi comuni delle istituzioni scolastiche, con il sostegno di docenti specializzati. A questa trasformazione ha contribuito significativamente il decreto n. 46152 del 2000, con il quale l'allora provveditore agli studi di Roma ha formalmente distaccato dall'Istituto statale per sordi le scuole dell'infanzia e primaria, denominate “173° Circolo didattico”, accorpandole all'Istituto statale di istruzione specializzata per sordi “Magarotto”.

Non di meno, mi preme sottolineare che l'Istituto statale per sordi di Roma ha continuato a rappresentare un centro specializzato per la sordità di grande professionalità e prestigio, mantenendo le originarie attribuzioni in materia di studio, ricerca, sperimentazione, documentazione e produzione di materiale didattico specialistico per gli alunni con handicap uditivi.

Ebbene, in linea con quanto da lei auspicato, in attuazione della delega contenuta nel citato articolo 21, comma 10, della legge n. 59 del 1997, il Ministero dell'Istruzione ha riattivato la procedura per l'adozione del regolamento governativo finalizzato al riordino dell'Istituto statale per sordi di Roma, in veste di ente per il supporto all'inclusione scolastica dei sordi.

Il nuovo ente avrà personalità giuridica di diritto pubblico, autonomia scientifica, statutaria e organizzativa e sarà sottoposto alla vigilanza del Ministero dell'Istruzione, che la eserciterà per il tramite dell'ufficio scolastico regionale per il Lazio. Tra le sue principali funzioni rientreranno la consulenza, la formazione, la ricerca e la documentazione, finalizzate all'attuazione dei principi dell'inclusione scolastica dei sordi nel sistema nazionale di istruzione e di formazione. Lo schema di regolamento prevede, inoltre, la contestuale annessione del nuovo ente all'Istituto statale specializzato per sordi “A. Magarotto” di Roma e individua, nella figura del dirigente scolastico di quest'ultimo, il presidente dell'ente. Per quanto attiene al regime giuridico, secondo il nuovo schema di regolamento, l'ente succederà nella titolarità di tutti i rapporti giuridici attivi e passivi dell'Istituto statale per sordi di Roma e provvederà al finanziamento delle proprie attività con il contributo per il funzionamento assegnato dal Ministero dell'Istruzione all'Istituto scolastico statale “A. Magarotto”, con le risorse eventualmente spettanti all'Istituto statale di istruzione specializzata per sordi “A. Magarotto” per le attività di formazione, con i proventi derivanti dalla locazione degli immobili di proprietà dell'ente, con erogazioni e donazioni di enti pubblici e privati o di singole persone fisiche e giuridiche. Quindi, per dare concretezza, stabilità e continuità al nuovo ente, sarà necessario rafforzare la dotazione organica e finanziaria dell'Istituto scolastico statale “A. Magarotto” di Roma.

Onorevole Bella, il percorso di regolamentazione, in piena sintonia con lo spirito della sua interrogazione, è frutto di una rinnovata attenzione nei confronti dell'Istituto statale per sordi di Roma, proprio al fine di scongiurare la chiusura di un centro di eccellenza sulla sordità. D'altronde, il precedente commissario straordinario è stato recentemente sostituito e il nuovo commissario si sta adoperando per porre in essere tutti gli atti volti a superare la grave situazione finanziaria pregressa, nonché per mettere a reddito gli immobili di proprietà dell'istituto.

Concludo, rassicurandola sul fatto che l'iter procedurale per l'adozione del regolamento di riordino è già in essere e il Ministero sta lavorando per la sua celere definizione.

PRESIDENTE. Il deputato Marco Bella ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alla sua interpellanza.

MARCO BELLA (M5S). Grazie, Presidente. Le risposte del sottosegretario Sasso sono sicuramente utili e positive e mi dichiaro sostanzialmente soddisfatto. Possiamo dire che il MoVimento 5 Stelle non è stato sordo ai problemi della disabilità, come non sono stati sordi tutta la politica, il sottosegretario e la Camera. Quindi, oggi, stiamo dando una risposta, stiamo dicendo che l'elemento fondamentale, ovvero la procedura per l'elaborazione di questo regolamento, che evidentemente si era arrestata - ma dimentichiamo il passato e guardiamo al futuro - è stata finalmente riattivata e, nelle parole del sottosegretario Sasso, questa procedura dovrebbe avere una definizione rapida. Quindi, queste sono assolutamente buone notizie. È giusto che vengano riviste le funzioni dell'Istituto, puntando, non più semplicemente sull'educazione, ma anche sulla documentazione, sulla ricerca scientifica e sulla produzione di ausili per l'integrazione scolastica, questo è molto interessante.

Il sottosegretario ci ha anche detto che il nuovo presidente sarà il dirigente scolastico dell'istituto Magarotto, istituto che, tra l'altro, è ubicato fisicamente anche nello stesso stabile, se non erro. Quindi speriamo di poter dare delle notizie positive quanto prima.

Ricordo che nel marzo 2018 lo stesso Ministero dell'Istruzione ha definito l'Istituto statale per sordi un polo di eccellenza sulla sordità nell'intero territorio nazionale, quindi non soltanto nella città di Roma, e un punto di riferimento per i membri della comunità sorda italiana, gli insegnanti, le famiglie, gli operatori in genere e le scuole. Quindi, ciò dà atto ed è una risposta importante, che stiamo dando tutti insieme. Adesso speriamo di poter vedere quanto prima atti concreti anche nel senso di dotare la pianta organica, come nella risposta è stato detto. Ci sono anche dei contributi pregressi non pagati e questo problema va assolutamente risolto. Quindi, con la massima fiducia aspettiamo questi sviluppi e, ovviamente, se ci dovessero essere degli intoppi, siamo qua per intervenire e per dare sempre una risposta a persone che, in particolare durante la pandemia, hanno sofferto, purtroppo, più degli altri.

(Elementi in merito alla realizzazione di una sede dell'Arma dei carabinieri nell'area di Coltano a Pisa - n. 2-01494)

PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza urgente Ehm e altri n. 2-01494 (Vedi l'allegato A).

Chiedo alla deputata Yana Chiara Ehm se intenda illustrare la sua interpellanza o se si riservi di intervenire in sede di replica.

YANA CHIARA EHM (MISTO-M-PP-RCSE). Grazie, Presidente. Sottosegretario Sasso, una nuova base militare a Coltano, in provincia di Pisa, un lotto di 729.000 metri quadri, 445.000 metri cubi di cemento armato, un'opera dichiarata strategica, destinata alla difesa nazionale. Dove? In mezzo al Parco naturale di Migliarino, San Rossore e Massaciuccoli. Sembra assurdo. Lo è sembrato anche a Francesco Auletta, consigliere comunale di Pisa, quando, lo scorso 25 marzo, ha scoperto, incredulo, questa notizia visionando in una verifica ordinaria la Gazzetta Ufficiale. Lo voglio qui ringraziare per la sua pronta segnalazione, per la sua pronta collaborazione e per essere, da quel giorno, in prima linea. Un DPCM del 14 gennaio 2022, dal titolo “Individuazione delle opere destinate alla Difesa nazionale”, firmato dal Presidente del Consiglio, Mario Draghi, e dal Ministro della Difesa, Guerini. La proposta era del Ministro della Difesa, sentito il Ministro delle Infrastrutture, nel totale silenzio delle istituzioni e della stampa, apparentemente ignara di questa faccenda.

La spesa non è ancora nota ed è oggetto proprio dell'interpellanza di questa mattina, ma quello che è certo è che si tratta di fondi del Piano nazionale di ripresa e resilienza. Sì, proprio quel PNRR, quello che dovrebbe far ripartire il nostro Paese, dopo due anni di pesantissima pandemia e con il conflitto russo-ucraino in corso, investendo maggiormente in sanità, lavoro, nei giovani, nell'istruzione, apportando modifiche significative e innovative al nostro Paese, per la ripresa del nostro Paese. Un paradosso, dunque, non crede, sottosegretario? Un paradosso nel paradosso, segnato poi dal luogo dove sorgerebbe questa nuova base militare: un parco regionale, con valenze naturalistiche, paesaggistiche, con una comunità residente e con terreni destinati ad agricoltura biologica e alla filiera corta, che verrebbero irrimediabilmente intaccati dalla realizzazione di questa nuova faraonica costruzione.

Faccio seguito a quanto attualmente in mio possesso per ricordare a quest'Aula che la futura base militare di Coltano, progettata nel silenzio delle segrete aule, prevede, tra l'altro: la realizzazione di un ufficio di comando, parcheggi, un centro cinofili, uffici, reparti addestrativi, laboratori, capannoni, palestra e campo polivalente, area decollaggio e atterraggio di elicotteri, nuovi edifici dormitorio, un campo di atletica, un pista addestrativa, un centro addestramento, una piscina, un'aula magna, due poligoni di tiro, ben 18 villette a schiera per le famiglie dei militari; in pratica, una città nuova di zecca.

Quelle citate sono solo alcune delle strutture previste su quella che fino ad oggi era una riserva naturale a tutti gli effetti, vincolata da norme quali l'area naturale protetta, il vincolo paesaggistico, il rischio di pericolosità e di alluvione, il vincolo per area protetta e il vincolo ambientale, identificato quale zona di inedificabilità temporanea, caratterizzata da peculiarità geomorfologiche e naturalistiche e dalla convivenza di vegetazione tipica del clima marittimo e di specie di ambienti freddi. Non è ammesso alcun altro tipo di destinazione d'uso, rispetto a quello agricolo, se non per parti limitate. Non è ammessa la realizzazione di nuovi edifici. Insomma, i vincoli vanno giustamente rispettati, ma per i residenti ordinari.

Settantatré ettari di terreno, che verrebbero letteralmente spazzati via per lasciare posto a una nuova colata di cemento, peraltro non orfana se consideriamo che nella stessa area permangono già diverse infrastrutture militari, prime fra tutte Camp Derby, la caserma Bechi Luserna, la caserma Gamerra, l'aeroporto militare, e potrei citarne altre ancora.

I rischi? Primi fra tutti, l'inquinamento ambientale, la devastazione di un'intera area protetta, l'inquinamento acustico, l'uso erroneo dei fondi del PNRR, che dovrebbero andare per progetti di cui possono beneficiare i cittadini, progetti volti alla ripresa nel nostro Paese. E ancora, rischi di infiltrazione mafiosa, come dimostra il rapporto dello European Network Against the Arms trade del Transnational Institute, che ci rivela come i programmi di difesa dell'Unione europea siano inficiati da conflitti di interesse e al di sotto degli standard etici, nonché soggetti a rischi di infiltrazione, come è stato per il caso “Keu” a Firenze, per cui la DDA ha posto in arresto ben 23 persone nell'ambito di presunte infiltrazioni della 'ndrangheta in Toscana.

Decisioni di questo calibro e tipologia andrebbero ponderate, ragionate e discusse, in primo luogo con la cittadinanza e le istituzioni locali, tra le prime vittime di questo progetto scellerato che porterà nient'altro che una nuova base militare in un'area che avrebbe bisogno di essere riqualificata e sponsorizzata, magari attraverso nuove idee di turismo sostenibile, per fare solo un esempio. Invece, il Governo ha deciso di utilizzare lo strumento del PNRR, che passa attraverso semplificazioni, spazzando così via ogni tipo di vincolo ambientale, paesaggistico e di parere vincolante e soprattutto andando contro ogni volontà della cittadinanza e delle istituzioni locali.

La cittadinanza si è subito mostrata fortemente contraria a questo progetto. Il presidente del Parco, Lorenzo Bani, ha fortemente criticato il progetto, Il sindaco, Michele Conti, ha espresso parere contrario e informato la cittadinanza, durante un question-time, di non essere mai stato coinvolto nella decisione assunta dal Governo. I partiti politici, tutti e trasversalmente, si sono mostrati fermamente contrari, incluso quello del Ministro Guerini, il Partito Democratico, che ha evidenziato di essere stato informato soltanto dopo l'approvazione del DPCM. Vi sembra un metodo democratico, questo?

I documenti ad oggi in nostro possesso riguardano la relazione istruttoria dell'ente Comipar, per la conclusione di richieste di parere preliminare che, oltre a evidenziare il nuovo progetto, direi quasi hollywoodiano, non menziona altri elementi di valutazione. Nonostante abbia già provveduto a fare richiesta di accesso agli atti e le procedure siano rimaste segrete per oltre un anno, le chiedo: a quando risale il progetto e quando il Ministro della Difesa ha individuato l'area per la realizzazione di questa base? Si renderà nota tutta la documentazione? Quando? Per quale motivo è stata scelta l'area di Coltano? E in particolare, la scelta è stata determinata anche da ragioni di connessione con altre infrastrutture militari? Se sì, quali sono queste infrastrutture? Si conferma che con i fondi del PNRR si finanziano strutture militari in Italia, compresa quella oggetto di questa interpellanza? Quali sono tali strutture? Quali sono il quadro economico e l'ammontare complessivo di questo progetto e di questa base a Coltano? Qual è l'iter autorizzativo che riguarda questa base? Sono stati acquisiti i pareri degli enti interessati? E se sì, quali?

Presidente, sottosegretario, qui non siamo solo noi a esigere risposte, a chiedere chiarezza, a esigere trasparenza, ma sappiate che c'è un intero territorio che non solo chiede, giustamente, di essere coinvolto, ma che si è già fermamente espresso contro questa base militare, a Coltano e altrove, e che l'uso del PNRR per spese militari o per riarmo è una scelta scellerata.

Restiamo in attesa di risposte di chiarimento, perché il Governo lo deve non solo ai cittadini toscani, ma a tutto il Paese.

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per l'Istruzione, Rossano Sasso, ha facoltà di rispondere.

ROSSANO SASSO, Sottosegretario di Stato per l'Istruzione. Grazie, Presidente. In merito alla questione relativa alla realizzazione all'interno del Parco regionale dell'opera infrastrutturale che ospiterà il Gruppo di intervento speciale, il 1° Reggimento carabinieri paracadutisti “Tuscania”, nonché il Centro cinofili dell'Arma dei carabinieri, appare necessario premettere che i menzionati reparti sono attualmente ubicati in strutture ormai non più idonee a soddisfare i requisiti minimi di funzionalità sotto il profilo dell'efficienza operativa e della capacità addestrativa.

La collocazione delle parti speciali in una nuova caserma, soluzione per la quale da tempo l'Arma ha avviato mirate ricerche, è assolutamente indispensabile per non depauperare i livelli di efficienza operativa a danno della sicurezza del Paese.

Con particolare riguardo alla base, si rappresenta che: la località prescelta, di proprietà demaniale e rientrante nella cosiddetta “area agricola delle aree esterne”, posta in posizione del tutto marginale nel Parco regionale, dista meno di 10 chilometri, sia dall'aeroporto di Pisa, ove è collocata la 46° Aerobrigata dell'Aeronautica militare, che assicura, tra l'altro, la mobilità strategica sul territorio nazionale di detti reparti, sia dalla principale area addestrativa di cui si avvalgono il GIS e il Reggimento “Tuscania”; presenta, inoltre, già alcune costruzioni - che ospitano una ex base radar, ora in disuso – e, per il resto, è adibita a coltivazioni da parte di affittuari.

Per quanto concerne l'opera, che implica un onere complessivo di 190 milioni di euro, si precisa che: la declaratoria di destinazione dell'opera alla difesa nazionale è meramente confermativa di uno stato di fatto del tutto evidente, considerati i reparti coinvolti nel progetto, in linea con quanto sancito dall'articolo 233 del decreto legislativo n. 66 del 2010 - Codice dell'ordinamento militare. Tale attestazione consentirà di attivare una procedura autorizzatoria semplificata, che, comunque, non esclude la valutazione di impatto ambientale; la sua realizzazione sarà affidata a un commissario straordinario, al fine di consentire l'attivazione di ulteriori rilevanti strumenti di semplificazione procedurale; gli enti locali potranno partecipare all'individuazione delle migliori soluzioni aderenti alle esigenze del territorio mediante le conferenze di servizi; avrà un'estensione complessiva di 72,9 ettari, di cui 28 saranno mantenuti a superficie verde, valorizzata con un'estesa piantumazione di vegetazione autoctona per incrementare l'assorbimento di anidride carbonica, 5 per le edificazioni (pari allo 0,02 per cento delle dimensioni del Parco) e, infine, 40 ettari adibiti a viabilità e servizi, con idonee opere di regimazione - per non modificare l'equilibrio idrico del sedime - e di vegetazione; l'intervento permetterà di istituire, nella nuova base, anche un reparto biodiversità, dotato di unità ippomontate per la vigilanza dello stesso e di unità cinofile antiveleno; i criteri di progettazione perseguono un bassissimo impatto ambientale e paesaggistico che, oltre agli interventi di mitigazione e compensazione individuati durante l'iter di approvazione, garantiranno emissioni pressoché nulle grazie alla coibentazione delle superfici verticali e orizzontali e al ricorso a sistemi di riscaldamento e condizionamento con impianti fotovoltaici e solare termico.

Inoltre, occorre evidenziare che: il Ministero delle Infrastrutture e della mobilità sostenibili ha indicato di finanziare quest'opera attraverso il Fondo per lo sviluppo e la coesione 2021-2027 e non con fondi del PNRR. Nel 2021, è stata illustrata la progettualità in esame al presidente del Parco, dottor Lorenzo Bani; nel sito in questione saranno realizzati un asilo nido e rilevanti impianti ginnico-sportivi che saranno messi a disposizione anche della collettività, mediante protocollo d'intesa.

Si rappresenta, altresì, che l'Arma dei Carabinieri, con due distinti comunicati stampa del 12 e del 14 Aprile, ha poi evidenziato che: le caratteristiche del progetto saranno condivise in sede di conferenza di servizi e sottoposte alla verifica della Commissione regionale per la VIA; l'insediamento, qualora condiviso, potrà costituire un ulteriore occasione per la crescita dello sviluppo socioeconomico dell'area, poiché, oltre al coinvolgimento delle maestranze e delle aziende dell'indotto circostante per la gestione logistica della caserma, prevede la realizzazione di impianti sportivi messi a disposizione anche della collettività, nonché la costruzione di un centro di educazione ambientale con percorsi naturalistici, comprensivi di un orto botanico e un arboreto, gestito dal costituendo distaccamento dei Carabinieri per la biodiversità.

A testimonianza, infine, dell'importanza che la Difesa annette al coinvolgimento degli organi del territorio, si rende noto che, in data 4 maggio prossimo venturo, si terrà un incontro a Firenze tra ufficiali del Comando generale e il sindaco di Pisa, nonché rappresentanti della regione Toscana, dell'Ente parco e del Ministero delle Infrastrutture e della mobilità sostenibili, per favorire uno scambio di idee sulla realizzazione della caserma e venire incontro alle esigenze rappresentate. A detto incontro, ne seguirà un altro, già programmato, tra il sindaco di Pisa e il Ministro della Difesa.

Tanto premesso, ove il progetto non dovesse trovare la piena condivisione, nel rispetto delle diverse idee, saranno prese in considerazione ulteriori soluzioni, fermo restando che le forze da allocare hanno, comunque, l'esigenza di trovare una sede vicina a omologhi reparti delle altre Forze armate, per lo svolgimento di sinergiche attività addestrative aviolancistiche, e in prossimità dell'aeroporto militare di Pisa, per assicurare l'immediato trasporto in caso di necessità operative.

PRESIDENTE. La deputata Suriano ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatta per la risposta alla sua interpellanza.

SIMONA SURIANO (MISTO-M-PP-RCSE). Grazie, Presidente. No, non ci riteniamo soddisfatte. Diciamocelo chiaramente: la costruzione della base militare a Coltano vedrà spazzare via e cancellare 73 ettari di terreni agricoli, terreni che si trovano in un parco naturale e sarebbe, tra l'altro, l'ennesima struttura militare in un contesto già altamente militarizzato, per di più, a quanto pare - lei dice con altri fondi, ma finora non vi sono state altre smentite -, con i fondi del Piano nazionale di ripresa e resilienza, non piano di militarizzazione. Già solo questi sarebbero motivi sufficienti a bloccare quanto è stato disposto dal DPCM del 14 gennaio, ma vorrei aggiungere, per chi non lo sapesse, che la tenuta di Coltano, originariamente, rientrava in un'ampia palude, la cui bonifica ha dato spazio a un paesaggio agricolo particolare, che costituisce una ricchezza per Pisa, per la sua bellezza, per la produzione di cibo e per le sue caratteristiche ambientali.

La zona in cui oggi si vuole costruire la base militare è una zona che può dare una serie di servizi strategici al territorio: oltre all'essenziale produzione di cibo di qualità, biologico, di filiera corta, indispensabile per la nostra sovranità alimentare, che abbiamo scoperto essere di fondamentale importanza proprio in questi giorni, può essere funzionale alla gestione della vulnerabilità ambientale e delle criticità determinate dal cambiamento climatico, al mantenimento e al miglioramento della biodiversità. Proprio adesso che ci stiamo rendendo conto quanto sia grave, per noi italiani, dipendere totalmente dalle importazioni di materie prime, tra cui anche i cereali, anziché migliorare, diffondere, rafforzare la nostra migliore agricoltura, sterminiamo interi ettari per colarci migliaia di metri cubi di cemento.

Coltano dovrebbe essere il laboratorio dell'agricoltura, tutela ambientale, turismo sostenibile, in grado di dare alla città strumenti strategici per quella transizione ecologica, di cui questo Governo si riempie tanto la bocca, ma, poi, tradisce puntualmente nei fatti. Questi sono tutto tranne che terreni abbandonati, diversamente da quello che ci fanno intendere certi commenti, come quello del comandante provinciale di Pisa dell'Arma dei carabinieri e della sottosegretaria Pucciarelli. Invece che di un'altra base militare, la Toscana, l'Italia avrebbero bisogno di investimenti per un'agricoltura sostenibile, di qualità, di maggior tutela del paesaggio, della biodiversità, della risistemazione della viabilità esistente e di maggiori servizi per cittadini e turisti. Per questo sarebbe necessario spendere le risorse del PNRR.

Mentre ogni anno piangiamo i morti, contiamo i danni per le alluvioni, gli incendi e i costi dovuti alla progressiva desertificazione del nostro territorio, la tutela e la conservazione del suolo sono gli unici veri strumenti per la lotta al cambiamento climatico. È quello su cui dovrebbe puntare pesantemente questo Governo. Invece, non vi è niente di più lontano da questa prospettiva rispetto a quello che vuole fare il Governo. Apprendiamo oggi, tra l'altro, dell'invio di nuove armi pesanti in Ucraina, nella totale esclusione del Parlamento e dei cittadini. È ormai pratica di questo Governo fare le cose nella totale opacità; infatti, è la seconda volta che, nel giro di pochi anni, vi sono rilevanti investimenti in questo settore senza aprire una discussione pubblica in città, ma nemmeno i comuni direttamente o indirettamente interessati possono dire la propria.

Crediamo che la partecipazione sia fondamentale in uno Stato democratico come la nostra Repubblica che, nella sua Costituzione, ha da sempre la pace, il ripudio della guerra e la tutela del paesaggio. Tra l'altro, la tutela del paesaggio è stata inserita, proprio qualche giorno fa, qualche settimana fa, da questo Governo nella Carta costituzionale. Ma non vi vergognate della vostra ipocrisia e incoerenza? Non è un caso che, in quest'ottica, si stiano esprimendo diversi soggetti, tra i quali Italia Nostra, Legambiente, CGIL, movimenti ambientalisti locali e regionali. Questa è la cittadinanza, le persone che sanno che l'integrità e la salute del territorio sono il primo cardine del nostro Paese.

Come è possibile dimenticare i danni e le morti che la mancanza di cura del nostro territorio ha causato? Come si può fare di un territorio un trampolino di armi, passando sulla testa di chi ci lavora e ci vive? Come è possibile che la Comunità del Parco e il suo comitato scientifico non siano stati coinvolti in una scelta che fa di Pisa un polo unico e strategico in Italia per la guerra, e anche per esportarla? Si può credere che con la guerra si faccia la transizione energetica? Si può davvero credere che alzare la temperatura dei condizionatori sia sufficiente a generare pace, laddove si continua ad armare il nostro Paese e altri, andando persino contro gli obiettivi del PNRR?

I fondi del PNRR devono servire alla ripresa e alla resilienza post-pandemia da COVID-19; una pandemia che ha dimostrato come il modo in cui rincorriamo ossessivamente la crescita del PIL sia profondamente sbagliato; una pandemia che ha dimostrato come sia necessario investire su sanità e scuola pubblica, su sistemi di mobilità sostenibile che, invece, sono stati oggetto di taglio per i prossimi anni, come da voi e da tutta questa maggioranza parlamentare votato nel DEF qualche giorno fa.

Ne dovevamo uscire migliori e, invece, anche il caso della base di Coltano sta dimostrando che chi ci governa continua a lavorare nella direzione opposta a quella degli interessi della collettività.

Vorremmo dire un'altra cosa: la transizione ecologica serve, ma serve garantirla nella coesione sociale, proteggendo dalla povertà cittadini e cittadine, famiglie e imprese che, in questi anni, hanno perso casa e lavoro. Ed è uno scandalo utilizzare, laddove confermato, i fondi del PNRR non per investire sul futuro prospero e sostenibile del nostro Paese, ma per distruggere e fare guerra. Il progetto di realizzare la sede del Gruppo intervento speciale del 1° Reggimento Carabinieri paracadutisti “Tuscania” e del Centro cinofili deve essere bloccato.

Il nostro Paese ripudia la guerra ed esalta la vita; la vita dei nostri territori, delle nostre città, che non può passare da economie di guerra, utili a distruggere, impoverire risorse e distruggere ancora vite umane.

PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interpellanze urgenti all'ordine del giorno.

Ordine del giorno della prossima seduta.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.

Martedì 26 aprile 2022 - Ore 12:

1. Discussione sulle linee generali della proposta di legge:

S. 1762 - D'INIZIATIVA DEI SENATORI: VALENTE ed altri: Disposizioni in materia di statistiche in tema di violenza di genere (Approvata dal Senato).

(C. 2805​)

Relatrici: ASCARI, per la II Commissione; LAPIA, per la XIII Commissione.

2. Discussione sulle linee generali della proposta di legge:

GALLINELLA ed altri: Norme per la valorizzazione e la promozione dei prodotti agricoli e alimentari a chilometro zero e di quelli provenienti da filiera corta (Approvata dalla Camera e modificata dal Senato). (C. 183-B​)

Relatore: PARENTELA.

(ore 16)

3. Seguito della discussione del disegno di legge:

Deleghe al Governo per la riforma dell'ordinamento giudiziario e per l'adeguamento dell'ordinamento giudiziario militare, nonché disposizioni in materia ordinamentale, organizzativa e disciplinare, di eleggibilità e ricollocamento in ruolo dei magistrati e di costituzione e funzionamento del Consiglio superiore della magistratura. (C. 2681-A​)

e delle abbinate proposte di legge: CECCANTI ed altri; CECCANTI ed altri; ZANETTIN ed altri; ROSSELLO; BARTOLOZZI e PRESTIGIACOMO; DADONE; COLLETTI ed altri; DADONE; POLLASTRINI ed altri; SISTO e MULE'; ZANETTIN e COSTA; COSTA; COSTA. (C. 226​-227​-489​-976​-989​-1156​-1919​-1977​-2233​-2517​-2536​-2691​-3017​)

Relatori: SAITTA e VERINI, per la maggioranza; VARCHI, di minoranza.

4. Seguito della discussione del testo unificato delle proposte di legge:

FERRARI ed altri; DEIDDA ed altri; GIOVANNI RUSSO ed altri; DEL MONACO ed altri; DEL MONACO ed altri; FERRARI ed altri: Disposizioni di revisione del modello di Forze armate interamente professionali, di proroga del termine per la riduzione delle dotazioni dell'Esercito italiano, della Marina militare, escluso il Corpo delle capitanerie di porto, e dell'Aeronautica militare, nonché in materia di avanzamento degli ufficiali. Delega al Governo per la revisione dello strumento militare nazionale. (C. 1870​-1934​-2045​-2051​-2802​-2993-A​)

Relatori: ARESTA e FERRARI.

5. Seguito della discussione del testo unificato delle proposte di legge:

FIANO ed altri; PEREGO DI CREMNAGO ed altri: Misure per la prevenzione dei fenomeni eversivi di radicalizzazione violenta, inclusi i fenomeni di radicalizzazione e di diffusione dell'estremismo violento di matrice jihadista. (C. 243​-3357-A​)

Relatore: FIANO.

6. Seguito della discussione della proposta di legge costituzionale:

MELONI ed altri: Modifiche alla parte II della Costituzione concernenti l'elezione diretta del Presidente della Repubblica. (C. 716-A​)

Relatori: BRESCIA, per la maggioranza; PRISCO, di minoranza.

7. Seguito della discussione delle mozioni Scerra ed altri n. 1-00586, Valentini ed altri n. 1-00610, Raduzzi ed altri n. 1-00620 e Lollobrigida ed altri n. 1-00632 concernenti iniziative in materia di disciplina di bilancio e governance economica dell'Unione europea .

8. Seguito della discussione delle mozioni Gadda ed altri n. 1-00573, Baldino ed altri n. 1-00611, Bonomo ed altri n. 1-00612, Bellucci ed altri n. 1-00619 e Gentile ed altri n. 1-00625 concernenti iniziative in materia di Servizio civile universale .

9. Seguito della discussione della proposta di legge costituzionale:

FORNARO ed altri: Modifica all'articolo 57 della Costituzione, in materia di base territoriale per l'elezione del Senato della Repubblica. (C. 2238-A​)

Relatore: FORNARO.

10. Seguito della discussione delle mozioni Lupi e Schullian n. 1-00540, Vianello ed altri n. 1-00545, Masi ed altri n. 1-00614 e Binelli ed altri n. 1-00628 concernenti iniziative in materia di energia nucleare di nuova generazione .

11. Seguito della discussione delle mozioni Cillis ed altri n. 1-00609, Incerti ed altri n. 1-00627, Meloni ed altri n. 1-00629, Viviani ed altri n. 1-00630, Spena ed altri n. 1-00631 e Ripani ed altri n. 1-00634 concernenti iniziative a sostegno del settore agroalimentare in relazione alla crisi ucraina .

12. Seguito della discussione delle mozioni Biancofiore ed altri n. 1-00557, Maria Tripodi ed altri n. 1-00626 e Lollobrigida ed altri n. 1-00635 concernenti iniziative normative volte al ripristino della festività nazionale del 4 novembre per la celebrazione della Giornata dell'Unità nazionale e delle Forze armate .

13. Seguito della discussione della proposta di legge:

FOTI ed altri: Modifica all'articolo 71 del codice del Terzo settore, di cui al decreto legislativo 3 luglio 2017, n. 117, in materia di compatibilità urbanistica dell'uso delle sedi e dei locali impiegati dalle associazioni di promozione sociale per le loro attività. (C. 1059-A/R​)

Relatori: DEIANA, per la maggioranza; FOTI, di minoranza.

14. Seguito della discussione della proposta di legge:

S. 1762 - D'INIZIATIVA DEI SENATORI: VALENTE ed altri: Disposizioni in materia di statistiche in tema di violenza di genere (Approvata dal Senato).

(C. 2805​)

Relatrici: ASCARI, per la II Commissione; LAPIA, per la XIII Commissione.

15. Seguito della discussione della proposta di legge:

GALLINELLA ed altri: Norme per la valorizzazione e la promozione dei prodotti agricoli e alimentari a chilometro zero e di quelli provenienti da filiera corta (Approvata dalla Camera e modificata dal Senato). (C. 183-B​)

Relatore: PARENTELA.

La seduta termina alle 10,55.