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Resoconto dell'Assemblea

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XVIII LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 679 di mercoledì 20 aprile 2022

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE ROBERTO FICO

La seduta comincia alle 9.

PRESIDENTE. La seduta è aperta.

Invito la deputata segretaria a dare lettura del processo verbale della seduta precedente.

AZZURRA PIA MARIA CANCELLERI, Segretaria, legge il processo verbale della seduta di ieri.

PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.

(È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Enrico Borghi, Cancelleri, Maurizio Cattoi, Cimino, Corda, Luigi Di Maio, Dieni, Flati, Melilli, Pignatone, Quartapelle Procopio, Ribolla, Siragusa, Vito e Raffaele Volpi sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.

I deputati in missione sono complessivamente 110, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna (Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna).

Discussione del Documento di economia e finanza 2022 (Doc. LVII, n. 5).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione del Documento di economia e finanza 2022 (Doc. LVII, n. 5).

Avverto che lo schema recante la ripartizione dei tempi è pubblicato nell'allegato A al resoconto stenografico della seduta dell'11 aprile 2022 (Vedi l'allegato A della seduta dell'11 aprile 2022).

Avverto, inoltre, che al Documento di economia e finanza è annessa una Relazione al Parlamento, predisposta ai sensi dell'articolo 6 della legge n. 243 del 2012.

A tale proposito, ricordo che, ai sensi dell'articolo 81, secondo comma, della Costituzione e dell'articolo 6, comma 3, della legge n. 243 del 2012, la deliberazione delle Camere che autorizza a rivedere il percorso di avvicinamento all'obiettivo di medio termine, con l'indicazione della misura del maggiore indebitamento, deve essere approvata a maggioranza assoluta dei rispettivi componenti.

Pertanto, l'esame del Documento di economia e finanza si concluderà con la votazione di due distinti atti di indirizzo: il primo relativo alla Relazione di cui all'articolo 6 della legge n. 243 del 2012, da votare a maggioranza assoluta; il secondo relativo al Documento di economia e finanza, da votare a maggioranza semplice, sulla base degli esiti della precedente deliberazione.

Ricordo che, dopo l'intervento del relatore e del rappresentante del Governo, avrà luogo la discussione, entro la quale dovranno essere presentate le risoluzioni riferite alla Relazione e quelle relative al Documento di economia e finanza.

Interverrà, quindi, in sede di replica il rappresentante del Governo, che dovrà dichiarare quale risoluzione intenda accettare, sia con riferimento alla Relazione, sia con riferimento al Documento di economia e finanza.

Avranno quindi luogo le dichiarazioni di voto e si passerà alle votazioni.

In entrambi i casi, a norma dell'articolo 118-bis, comma 2, del Regolamento, verrà posta in votazione per prima la risoluzione accettata dal Governo che, in caso di approvazione, precluderà le altre.

(Discussione - Doc. LVII, n. 5)

PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione

Ha facoltà di intervenire il relatore, deputato Cosimo Adelizzi.

COSIMO ADELIZZI, Relatore. Grazie, Presidente. Il Documento di economia e finanza costituisce il principale documento di programmazione della politica economica e di bilancio. Esso traccia, in una prospettiva di medio-lungo termine, gli impegni sul piano del consolidamento delle finanze pubbliche e gli indirizzi sul versante delle diverse politiche pubbliche adottate dall'Italia per il rispetto del Patto di stabilità e crescita europeo.

Il DEF si colloca al centro del processo di coordinamento ex ante delle politiche economiche degli Stati membri dell'UE, il cosiddetto semestre europeo. Tuttavia, il semestre europeo avrà, anche quest'anno, natura particolare ed eccezionale in virtù delle conseguenze economiche della pandemia da COVID-19 e della risposta dell'Unione europea alla crisi.

L'operatività della clausola di salvaguardia generale del Patto di stabilità e crescita, infatti, è stata mantenuta anche per il 2022 a seguito della comunicazione della Commissione sull'analisi annuale della crescita sostenibile 2022 del 24 novembre 2021. La Commissione europea ha deciso l'applicazione della clausola di salvaguardia al fine di assicurare agli Stati membri il necessario spazio di manovra nell'ambito del proprio bilancio per il sostenimento delle spese necessarie ad affrontare l'emergenza epidemica e delle misure per contrastare gli effetti recessivi sull'economia europea della diffusione del COVID-19.

L'applicazione della clausola consente agli Stati membri di deviare temporaneamente dal percorso di aggiustamento verso l'obiettivo di medio termine, ma non sospende l'applicazione del Patto di stabilità e crescita, né le procedure del semestre europeo in materia di sorveglianza fiscale.

La comunicazione della Commissione sull'analisi annuale della crescita sostenibile 2022 prevedeva, altresì, che tale clausola fosse disattivata a partire dal 2023. Nella recente comunicazione Orientamenti di politica di bilancio 2023 tuttavia, anche a seguito del conflitto tra Russia e Ucraina, la Commissione si è riservata di estendere l'applicazione della general escape clause anche al 2023, sulla base delle previsioni economiche della primavera del 2022.

Il DEF viene trasmesso alle Camere affinché si esprimano sugli obiettivi e sulle conseguenti strategie di politica economica in esso indicati. Dopo il passaggio parlamentare, il Documento sarà inviato al consiglio dell'Unione europea e alla Commissione europea entro il 30 aprile.

Unitamente al DEF, il Governo ha trasmesso al Parlamento, ai sensi dell'articolo 6, comma 5, della legge 24 dicembre 2012, n. 243, la Relazione che illustra l'aggiornamento del piano di rientro verso l'obiettivo di medio termine per la finanza pubblica, che dovrà essere approvata a maggioranza assoluta da entrambe le Camere.

Con la Relazione, in particolare, il Governo chiede l'autorizzazione a modificare leggermente il percorso di convergenza verso l'obiettivo di medio termine, rispetto a quanto programmato nella NADEF 2021, al fine di utilizzare il margine di bilancio pari a 0,5 punti percentuali di PIL per quest'anno, allo 0,2 per cento per il 2023 e a 0,1 punti per il 2024 ed il 2025 per misure espansive che saranno oggetto di un decreto-legge da approvare nelle prossime settimane.

Per quanto concerne il quadro macroeconomico, il DEF evidenzia in primo luogo come, dopo la forte contrazione registrata nel 2020 a causa della pandemia, il PIL mondiale sia cresciuto sopra ai livelli pre-crisi nel corso del 2021, grazie soprattutto alla crescente disponibilità di vaccini contro il COVID-19.

L'attività economica globale si è mantenuta su ritmi di crescita elevati fino alla fase finale del 2021, quando un nuovo rallentamento della tendenza espansiva è stato determinato dalla diffusione di nuove varianti del virus, caratterizzate da una più elevata capacità diffusiva, in particolare la variante Omicron, la quale ha indotto molti Paesi ad adottare nuove misure di contenimento del contagio e di limitazione dei contatti sociali. Secondo le più recenti proiezioni macroeconomiche riportate dal DEF, dopo la forte contrazione globale, pari al 3,1 per cento, registrata nel 2020, la crescita del PIL mondiale è stata pari a circa il 6 per cento nel 2021, con un più elevato tasso di crescita nelle economie meno sviluppate (6,5 per cento) rispetto a quello registrato nelle economie avanzate (5 per cento).

A seguito del deflagrare del conflitto tra Russia e Ucraina, l'economia internazionale è chiamata a fronteggiare una forte crescita dei prezzi sul fronte delle materie prime, con possibili interruzioni nelle catene di approvvigionamento. Inoltre, gli effetti del conflitto potrebbero condurre a una maggiore fragilità dei mercati emergenti, all'estromissione dell'undicesima economia mondiale dai canali commerciali e finanziari e a un'ulteriore volatilità nei mercati. Gli effetti del conflitto in corso potrebbero influire negativamente, inoltre, sul percorso di normalizzazione della politica monetaria intrapreso da numerose banche centrali dopo l'orientamento espansivo consolidatosi nel biennio 2020-2021, finalizzato al contrasto delle conseguenze economiche negative della crisi pandemica.

Con specifico riferimento all'attività economica nell'area dell'euro, la modesta crescita registratasi nel primo trimestre del 2022 va imputata principalmente a un effetto di trascinamento negativo di fenomeni, quali il calo delle vendite al dettaglio a dicembre 2021 (meno 2,7 per cento rispetto a novembre) e la riduzione dei servizi ad alta intensità di contatti interpersonali, legata alle maggiori restrizioni alla mobilità adottate dalla maggior parte dei Paesi dell'Eurozona nella fase finale del 2021, in coincidenza con la fase acuta dell'ondata pandemica correlata alla diffusione di Omicron.

Sulla base dell'ulteriore shock sul mercato energetico e del clima di incertezza indotto dall'invasione russa dell'Ucraina, la crescita del PIL, in termini reali, per il primo trimestre del 2022 è stata rivista al ribasso dello 0,2 per cento rispetto alle proiezioni di dicembre 2021. La guerra pregiudica, infatti, le prospettive per la crescita a breve termine, incidendo negativamente sui canali del commercio, dei prezzi delle materie prime e della fiducia degli operatori economici. Le sanzioni imposte alla Russia gravano sulla domanda esterna dell'area dell'euro, pur essendo i legami commerciali diretti con la Russia piuttosto limitati. Quanto alla domanda interna, invece, i prezzi dell'energia, in forte aumento, e gli effetti negativi sulla fiducia hanno indotto la BCE a prevedere, nelle sue più recenti previsioni di marzo 2022, un'evoluzione piuttosto modesta di tale domanda, a causa del deterioramento della propensione al rischio.

Il DEF 2022 presenta l'analisi del quadro macroeconomico italiano relativo al 2021 e due scenari di previsioni macroeconomiche, uno tendenziale e l'altro programmatico, per il 2022 e per il triennio successivo. Le previsioni del quadro macroeconomico tendenziale incorporano gli effetti sull'economia delle azioni di politica economica, delle riforme e della politica fiscale messe in atto precedentemente alla presentazione del DEF. Il quadro programmatico, invece, include l'impatto sull'economia delle politiche economiche prospettate all'interno del Programma di stabilità e del Programma nazionale di riforma.

L'analisi del quadro macroeconomico nazionale relativo al 2021 segnala un forte recupero dell'economia italiana, con una crescita del 6,6 per cento in termini reali (dato Istat), dopo la contrazione del 9 per cento registrata nel 2020 a causa della pandemia. Si tratta di un risultato più elevato di quello previsto nella NADEF di settembre 2001 (6 per cento), da ricondursi principalmente al beneficio di cui la dinamica del PIL ha goduto, a partire dai mesi estivi del 2021, in conseguenza della campagna di immunizzazione e del progressivo allentamento delle restrizioni alla mobilità.

Secondo i dati recentemente diffusi dall'Istat, la crescita del PIL nel 2021 è stata trainata, in particolare, dalla domanda interna. Un aumento significativo è stato registrato tanto sul fronte dei consumi delle famiglie (più 5,2 per cento, comunque al di sotto dei livelli pre-crisi), quanto su quello degli investimenti (più 17 per cento).

Per quanto riguarda gli scambi con l'estero, si è registrata, nello scorso anno, una crescita sia delle importazioni (più 14,2 per cento) sia delle esportazioni (più 13,3 per cento) e ciò malgrado le interruzioni delle catene globali e il rialzo dei prezzi delle fonti energetiche.

Riguardo al sistema delle imprese, i dati pubblicati dall'Istat a febbraio 2022 segnalano, nel complesso, una forte resilienza rispetto alla portata dello shock indotto dalla crisi pandemica. Tutti i principali comparti hanno fatto rilevare aumenti della produzione nel 2021, in particolare il comparto auto, mentre, in alcuni settori maggiormente colpiti (alberghiero, della ristorazione e dell'intrattenimento), una quota significativa di imprese ha interrotto definitivamente l'attività. Anche il settore dei servizi ha fatto rilevare un notevole recupero, sebbene non ancora ai valori pre-crisi.

Sul fronte del mercato del lavoro, il DEF evidenzia, nel 2021, un aumento del numero di occupati dello 0,6 per cento (più 174 mila unità), dopo il calo del 2,1 per cento del 2020, nonché un minore ricorso alla cassa integrazione guadagni. Si è registrata, inoltre, una crescita dei soggetti in cerca di occupazione (2,9 per cento, più 65 mila unità), con un conseguente lieve aumento del tasso di disoccupazione (9,5 per cento, più 0,2 per cento rispetto al 2020). I redditi da lavoro dipendente hanno visto, nel 2021, un marcato aumento, dovuto alla ripresa dell'occupazione e delle ore lavorate, tuttavia il potere d'acquisto delle retribuzioni ha risentito negativamente della dinamica dei prezzi al consumo, superiore rispetto a quella delle retribuzioni.

Sul fronte dell'inflazione si è registrata una notevole accelerazione, sia in quella misurata dall'indice dei prezzi al consumo armonizzato (da almeno lo 0,1 per cento del 2020 al più 1,9 per cento del 2021) sia per quanto riguarda l'inflazione di fondo, che ha segnato un aumento medio annuo dello 0,8 per cento, contro lo 0,5 per cento del 2020. Il rialzo è stato dovuto, in prevalenza, alla crescita dei prezzi dei beni energetici, in particolare gas ed elettricità.

Il quadro macroeconomico tendenziale 2022-2025 è stato validato, come richiesto dalla normativa europea, dall'Ufficio parlamentare di bilancio, in data 24 marzo 2022.

Lo scenario a legislazione vigente esposto nel DEF riflette un quadro economico di forte incertezza, sia per quanto riguarda l'evoluzione del conflitto tra Russia e Ucraina sia in riferimento ai connessi aumenti dei prezzi delle materie prime e alle oscillazioni dei mercati finanziari. Il DEF evidenzia come, dopo la notevole ripresa registrata nei primi due trimestri del 2021, il ritmo di crescita del PIL abbia subito un rallentamento già nella seconda parte dell'anno, a causa della quarta ondata pandemica e del rialzo dei prezzi del gas naturale e dell'energia elettrica. Anche i dati congiunturali dei primi mesi del 2022, precedenti al conflitto, rilevavano un indebolimento della crescita come conseguenza dell'aumento dei contagi e delle pressioni inflazionistiche.

In questo quadro, le tensioni internazionali hanno aggravato il fenomeno dell'accelerazione dei prezzi dei beni energetici e alimentari. Secondo i dati preliminari dell'Istat, i prezzi al consumo, a marzo risultano in crescita tendenziale del 6,7 per cento secondo l'indice nazionale. Il DEF si attende, pertanto, una contrazione del PIL dello 0,5 per cento nel primo trimestre di quest'anno e una moderata ripresa della crescita nel secondo semestre, principalmente dovuta ai servizi, i quali beneficerebbero delle riaperture e della fine dello stato di emergenza connesso alla pandemia.

La produzione industriale ha registrato una forte caduta gennaio (meno 3,4 per cento) rispetto a dicembre 2021, che ha interessato tutti i principali settori di attività. L'Istat ha rilevato, inoltre, un consistente peggioramento sugli ordini e sulle vendite per le imprese dei servizi, a seguito del conflitto. Anche la fiducia dei consumatori, quella delle famiglie e quella delle imprese, ha subito arretramenti più o meno intensi, dovuti essenzialmente al forte deterioramento delle aspettative sulla situazione economica del Paese, soprattutto a seguito della guerra in Ucraina. In ragione di questi andamenti congiunturali, le prospettive di crescita dell'economia italiana appaiono deboli e incerte, in linea con il peggioramento delle variabili esogene, tra cui l'andamento del commercio mondiale e le importazioni dei partner commerciali dell'Italia, nonché i livelli più elevati attesi dei prezzi delle materie prime, dell'energia e dei tassi d'interesse.

La previsione tendenziale di crescita del PIL, in termini reali, nel 2022 viene rivista al 2,9 per cento, in ribasso di 1,8 punti percentuali, rispetto al 4,7 per cento prospettato nella NADEF del settembre 2021. Per il 2023 la previsione del PIL scende, rispetto a quanto prospettato nella Nota di aggiornamento al DEF, dal 2,8 al 2,3 per cento. Per il 2024 si prevede una lieve riduzione, dall'1,9 all'1,8, per cento rispetto alle previsioni di settembre scorso. La previsione per il 2025, infine, viene fissata all'1,5 per cento. Il livello complessivo del PIL è atteso tornare ai livelli pre-pandemici nel terzo trimestre 2022. Si tratta, in ogni caso, di previsioni prudenziali, caratterizzate da notevoli rischi al ribasso e legate alla pandemia ancora in corso, ma soprattutto alla possibile interruzione degli approvvigionamenti di gas naturale dalla Russia, che nel 2021 hanno rappresentato il 40 per cento delle importazioni nazionali di gas. A questo proposito, il DEF illustra alcuni scenari avversi, basati sull'ipotesi di una temporanea interruzione delle forniture di gas e petrolio dalla Russia, a seguito di ulteriori inasprimenti delle sanzioni.

Sul fronte del rialzo dei prezzi energetici e di quelli delle materie prime alimentari, i dati più recenti rilevano una crescita tendenziale dei prezzi al consumo, nel mese di marzo, del 6,7 per cento su base annua e dell'1,2 per cento su base mensile, mentre l'inflazione di fondo, al netto cioè dei prodotti energetici alimentari freschi, ha raggiunto il 2 per cento. In base alle previsioni del DEF, il deflatore dei consumi è previsto aumentare del 5,8 per cento nel 2022, contro una previsione dell'1,6 per cento della NADEF di settembre, per gli effetti del rincaro delle materie prime e dei rialzi delle quotazioni del gas. La crescita del deflatore dei consumi si attenuerebbe già nel 2023, al 2 per cento, per poi attestarsi all'1,7 per cento nel 2024 e all'1,8 per cento nel 2025. A fronte del marcato aumento dell'inflazione al consumo, l'inflazione misurata come deflatore del PIL dovrebbe attestarsi su valori pari al 3 per cento nell'anno in corso, per poi ridursi al 2,1 per cento nel 2023 e all'1,8 per cento nel biennio 2024-2025.

Per quanto riguarda il mercato del lavoro, il DEF prevede che per la fine del 2022 l'occupazione si attesti sui valori pre-pandemici, portando il tasso di disoccupazione dal 9,5 per cento nella media del 2021, all'8,7 per cento nel 2022, per poi attestarsi all'8 per cento alla fine del triennio di riferimento 2023-2025. A fronte dell'impennata dell'inflazione, tuttavia, il DEF prevede un aumento più moderato delle retribuzioni e dei redditi da lavoro.

Per quanto riguarda il quadro macroeconomico programmatico per gli anni 2022 e successivi, il Governo conferma gli obiettivi, previsti dalla NADEF 2021, del deficit al 5,6 per cento del PIL nel 2022, al 3,9 per cento nel 2023 e al 3,3 per cento nel 2024, mentre il nuovo obiettivo di deficit per il 2025 è fissato al 2,8 per cento del PIL. Le proiezioni più favorevoli del rapporto deficit-PIL a legislazione vigente per il 2022 (5,1 per cento) consentono un margine dello 0,5 per cento, che il Governo dichiara di voler utilizzare per finanziare un nuovo decreto-legge, nel mese di aprile, che ripristinerà i fondi di bilancio utilizzati a parziale copertura del decreto-legge n. 17 del 2022, riguardante, tra l'altro, misure per il contenimento dei costi dell'energia elettrica e del gas naturale, con un onere di finanza pubblica pari a 4,5 miliardi. Le restanti risorse saranno destinate a interventi finalizzati, tra gli altri, alla copertura dell'incremento dei prezzi delle opere pubbliche, al contenimento dei prezzi dei carburanti e del costo dell'energia, all'assistenza dei profughi ucraini, al contenimento dell'impatto economico del conflitto sulle aziende italiane, nonché a sostegno del sistema sanitario e dei settori colpiti dalla pandemia. Con tale intervento si prevede, in base alle stime del DEF, una crescita del PIL reale al 3,1 per cento nel 2022 (più 0,2 per cento rispetto al quadro macroeconomico tendenziale) e al 2,4 per cento nel 2023 (più 0,1 per cento), mentre le previsioni di crescita per il 2024 e il 2025 rimarrebbero sostanzialmente invariate. Le maggiori risorse stanziate in favore di famiglie e imprese dovrebbero contribuire ad aumentare, rispetto allo scenario tendenziale, gli investimenti e i consumi.

Il quadro programmatico prevede, infine, un maggior numero di occupati e un minor tasso di disoccupazione rispetto al quadro tendenziale: 8,1 per cento nel 2023, 8 per cento nel 2024, 7,9 per cento nel 2025.

Si ricorda, infine, che la presidente dell'Ufficio parlamentare di bilancio, nel corso della sua audizione svoltasi il 14 aprile scorso, ha reso noto che l'Ufficio parlamentare di bilancio ha validato anche il quadro macroeconomico programmatico.

Passando alle sezioni del DEF dedicate agli andamenti di finanza pubblica, con riferimento ai dati di consuntivo 2021, si segnala innanzitutto che l'indebitamento netto delle pubbliche amministrazioni nel 2021 è stato pari, in valore assoluto, a 128,3 miliardi, corrispondente al 7,2 per cento del PIL. Il dato evidenzia un miglioramento sia rispetto all'anno 2020, esercizio nel quale l'indebitamento netto è, infatti, risultato pari a 159 miliardi, corrispondente al 9,6 per cento del PIL, sia rispetto all'obiettivo programmatico per il 2021, aggiornato in chiave migliorativa dalla NADEF 2021, che prevedeva un indebitamento netto pari al 9,4 per cento del PIL. Hanno concorso a tale risultato, da un lato, l'aumento del gettito fiscale, sostenuto dalla ripresa economica, dall'altro, l'andamento contenuto della spesa primaria corrente, anche in conseguenza di un minor tiraggio delle misure discrezionali adottate per mitigare l'impatto della crisi pandemica.

Per quanto riguarda il versante delle entrate, il DEF evidenzia che le entrate totali delle amministrazioni pubbliche registrano, nel 2021, una crescita tendenziale del 9,2 per cento rispetto al 2020, portandosi a 857,6 miliardi di euro. In rapporto al PIL, le entrate totali registrano un incremento, attestandosi al 48,3 per cento, rispetto al 47,4 per cento del 2020. In particolare, le entrate tributarie aumentano, in valore assoluto, di circa 48,3 miliardi di euro (da 478,7 miliardi del 2020 a 527 miliardi nel 2021), attestandosi, in rapporto al PIL, al 29,7 per cento, rispetto al 28,9 per cento del 2020. Un andamento positivo viene riscontrato anche rispetto alle entrate per contributi sociali, che registrano, nel 2021, una crescita del 6,7 per cento, rispetto al 2020 (245 miliardi, rispetto a 229,7 miliardi di euro nel 2020) e la pressione fiscale si attesta, nel 2021, al 43,5 per cento, rispetto al 42,8 per cento dell'anno precedente (più 0,7 punti percentuali). Il DEF evidenzia, peraltro, che su tale variazione incide anche la classificazione come maggiori spese, in luogo di riduzioni di entrata, di alcune misure di agevolazione tributaria e contributiva, indicando in 41,7 per cento nel 2021, rispetto al 41,4 per cento nel 2020, la stima della pressione fiscale effettiva, che considera, cioè, gli effetti delle agevolazioni tributarie e contributive qualificate come maggiori spese.

Per quanto riguarda il versante delle spese, le spese finali si attestano, nel 2021, a 986 miliardi, in aumento del 4,4 per cento rispetto al dato 2020, allorché l'analogo valore era stato di 944 miliardi. In termini relativi, invece, le spese finali diminuiscono, dal momento che la loro incidenza rispetto al PIL passa dal 57 per cento del 2020 al 55,5 per cento del 2021. La variazione del dato sul PIL è dovuta essenzialmente alla spesa corrente primaria, che riduce la propria incidenza sul PIL dal 48,2 del 2020, al 46 per cento del 2021. Tale riduzione risulta in parte compensata dall'incremento dell'incidenza della spesa in conto capitale, pari, nel 2021, al 6 per cento del PIL, contro il 5,3 per cento nel 2020, mentre la spesa per interessi mantiene un'incidenza costante sul PIL, nel 2020 e nel 2021, pari al 3,5 per cento.

Venendo alle previsioni tendenziali per il periodo 2022-2025, il conto economico esposto dal DEF evidenzia per il 2022 un indebitamento netto pari al 5,1 per cento del PIL (95,2 miliardi). Rispetto al 2021, nel 2022 il saldo negativo si riduce, in termini di PIL, per effetto del miglioramento del saldo primario (da meno 3,7 per cento a meno 1,6 per cento), a fronte di un'incidenza della spesa per interessi sul PIL costante, pari al 3,5 per cento.

Per gli anni successivi si stima un decremento dell'indebitamento netto rispetto al 2022, sia in valore assoluto, sia in rapporto al PIL, con riduzioni costanti in ciascun esercizio: meno 73,4 miliardi nel 2023, meno 3,7 per cento del PIL, meno 65 miliardi nel 2024, meno 3,2 per cento del PIL, e meno 57,9 miliardi nel 2025, ovvero meno 2,7 per cento del PIL. In base al DEF l'indicata evoluzione del saldo è determinata principalmente dalla crescita del saldo primario, che diminuisce la propria incidenza rispetto al PIL dal meno 0,6 per cento del 2023 al meno 0,2 per cento del 2024, per passare in territorio positivo nel 2025, più 0,2 per cento. Ad esso si accompagna una graduale riduzione della spesa per interessi, che, sempre in rapporto al PIL, scende al 3,1 per cento nel 2023 e al 3 per cento negli anni 2024 e 2025. Il DEF stima un andamento crescente delle entrate totali per tutto il periodo di previsione 2022-2025, da 857,6 miliardi nel 2021 a 913,6 miliardi nel 2022 a 987,3 miliardi nel 2025, che si collega anche alle previsioni di inflazione.

In termini di incidenza sul PIL, le stime relative alle entrate totali della pubblica amministrazione registrano un trend di crescita nei primi anni, dal 48,3 per cento del 2021 al 48,5 per cento nel 2022 e al 48,8 per cento nel 2023, a cui segue una riduzione al 47,3 per cento nel 2024 e al 46,9 per cento nel 2025. In particolare, le entrate tributarie registrano in valore assoluto un aumento nelle stime per il 2022, più 21,6 miliardi, rispetto ai valori del 2021. L'andamento crescente è confermato anche dalle previsioni riferite a tutto il periodo 2022-2025, da 548,6 miliardi nel 2022 a 597,1 miliardi nel 2025. In rapporto al PIL, invece, il gettito delle entrate tributarie è atteso scendere progressivamente nell'anno in corso e nei tre successivi, passando dal 29,1 per cento del 2022 al 28,4 per cento nel 2025. Il DEF evidenzia che il trend riflette, fra l'altro, la revisione dell'Irpef operata dalla legge di bilancio 2022, che comporta un alleggerimento del carico fiscale per tutti i contribuenti.

Con riferimento, infine, ai contributi sociali, le previsioni rispetto ai dati di consuntivo 2021, 245 miliardi di euro, indicano un incremento del 7,4 per cento nel 2022, 263,2 miliardi, del 4,6 nel 2023, 275,4 miliardi di euro, del 2,8 per cento nel 2024, 283,1 miliardi, del 3 per cento nel 2025, 291,6 miliardi di euro. Le stime dell'incidenza sul PIL mostrano un primo aumento dal 13,8 per cento del 2021 al 14 per cento negli anni 2022 e 2023, a cui segue un graduale rientro al 13,8 per cento nel 2025. Le altre entrate correnti e le entrate in conto capitale non tributarie sono previste in forte crescita fino al 2023, per poi ridursi negli anni 2024 e 2025. Il DEF evidenzia che tale andamento riflette la dinamica delle sovvenzioni legate al programma Next Generation EU.

In rapporto al PIL le previsioni delle altre entrate correnti mostrano valori crescenti nel primo triennio, 4,5 nel 2021, 4,7 nel 2022 e 4,8 per cento del PIL nel 2023, e riduzioni nel 2024, 4,4 per cento, e nel 2025, 4,1 per cento del PIL. Anche le previsioni delle entrate in conto capitale non tributarie mostrano valori crescenti nel triennio, 0,3 per cento nel 2021, 0,7 nel 2022 e 1,2 nel 2023, per poi ridursi e attestarsi allo 0,5 per cento del PIL negli anni 2024 e 2025. La pressione fiscale scende dal 43,5 per cento del 2021 al 43,1 per cento nel 2022, al 42,8 per cento nel 2023, al 42,3 per cento nel 2024, fino ad attestarsi al 42,2 per cento nel 2025. Per quanto concerne le spese, in valore assoluto i dati stimati per gli anni dal 2022 al 2025 sono rispettivamente pari a 1008,8 miliardi, 1032,3 miliardi, 1028,2 miliardi e 1045,2 miliardi.

Il valore annuo stimato aumenta rispetto all'esercizio precedente del 2,3 per cento nel 2022 e nel 2023, rispettivamente più 22,8 miliardi e più 23,5 miliardi, si riduce dello 0,4 per cento nel 2024, meno 4,1 miliardi, per poi incrementarsi dell'1,7 per cento nel 2025, più 17 miliardi. L'incidenza delle spese rispetto al PIL si riduce di quasi 2 punti percentuali nel 2022 rispetto al precedente esercizio, raggiungendo il 53,6 per cento, per poi contrarsi ulteriormente di 1,1 punti percentuali nel 2023, di 2 punti percentuali nel 2024 e di 0,9 punti percentuali nel 2025, anno in cui l'incidenza sul PIL si attesta al 49,6 per cento. La riduzione del rapporto che si registra è da porre in relazione soprattutto con l'incremento della previsione relativa al PIL al denominatore del rapporto, più 330,2 miliardi nel quadriennio 2022-2025. Riguardo alle principali componenti di spesa si evidenzia che le spese correnti al netto degli interessi, spese correnti primarie, sono riviste in rialzo rispetto alle valutazioni contenute nella Nota tecnico-illustrativa allegata alla legge di bilancio 2022 di 16,4 miliardi nel 2022, di 31 miliardi nel 2023 e di 29,4 miliardi nel 2024.

L'incidenza di tali spese rispetto al PIL diminuisce di circa un punto percentuale nel 2022, raggiungendo il 45 per cento, per poi ulteriormente ripiegare al 44,1 per cento nel 2023, al 42,8 per cento nel 2024 e al 42 per cento nel 2025. La spesa in conto capitale in valori assoluti è prevista per gli anni dal 2022 al 2025 in misura pari rispettivamente a 96,1 miliardi, 103,8 miliardi, 95 miliardi e 98,6 miliardi, con un decremento annuo nel 2022 del 10 per cento, meno 10,7 miliardi, un incremento del 7,9 per cento nel 2023, più 7,6 miliardi, una nuova diminuzione dell'8,4 per cento nel 2024, meno 8,7 miliardi, seguita da un incremento del 3,8 per cento nel 2025, più 3,6 miliardi. L'incidenza di tali spese rispetto al PIL si riduce quindi di circa 0,9 punti percentuali nel 2022, arrivando al 5,1 per cento, per poi aumentare al 5,3 per cento nel 2023 e ripiegare al 4,7 per cento nel biennio 2024-2025.

Per quanto riguarda, infine, la dinamica dell'indebitamento netto e del rapporto debito/PIL nello scenario programmatico, il nuovo livello di indebitamento netto delle amministrazioni pubbliche è stimato ridursi al 5,6 per cento nel 2022 a fronte di un dato tendenziale del 5,1 per cento, al 3,9 per cento nel 2023 contro un dato tendenziale del 3,7 per cento, al 3,3 per cento nel 2024 a fronte di un dato tendenziale del 3,2 per cento e al 2,8 per cento nel 2025 contro un dato tendenziale del 2,7 per cento. Il nuovo livello del debito pubblico è previsto scendere al 147 per cento del PIL nel 2022, al 145,2 per cento nel 2023, al 143,4 per cento nel 2024 e al 141,4 per cento nel 2025. Il DEF precisa che nel contesto attuale, alla luce dell'abbassamento della previsione di indebitamento netto tendenziale al 5,1 per cento del PIL, il Governo ha deciso di confermare l'obiettivo di rapporto tra deficit e PIL del Documento programmatico di bilancio, 5,6 per cento del PIL, e di utilizzare il risultante margine di 0,5 punti percentuali di PIL per finanziare, come detto in precedenza, un nuovo provvedimento d'urgenza da adottare entro il mese di aprile. Infine, la Sezione III del DEF contiene il Piano nazionale di riforma 2022, che si inserisce nel più ampio programma di riforma, innovazione e rilancio degli investimenti rappresentato dal Piano nazionale di ripresa e resilienza. In tale quadro di riferimento il Piano nazionale di riforma 2022 dell'Italia costituisce un adempimento richiesto dal ciclo del semestre europeo e si configura, al contempo, quale aggiornamento della strategia di riforma, anche alla luce delle mutate condizioni di contesto.

Le aree in cui si registra la gran parte delle nuove iniziative sono legate in particolare agli interventi per la transizione energetica e la diversificazione degli approvvigionamenti, aumento della capacità produttiva di energia elettrica da fonti rinnovabili, rilancio della produzione nazionale di gas naturale e biometano, diversificazione delle fonti di importazione con potenziamento della capacità di rigassificazione, riduzione dei consumi ed efficienza energetica. Poi agli interventi di politica industriale per i settori di punta, in primo luogo allo scopo di far fronte alla carenza di semiconduttori e agli interventi in materia di istruzione, formazione, riqualificazione e avvio al lavoro. In questo contesto, pertanto, con la relazione annessa al DEF, presentata ai sensi dell'articolo 6 della legge n. 243 del 2012, il Governo, sentita la Commissione europea, ha richiesto l'autorizzazione a rivedere il percorso di avvicinamento all'obiettivo di medio termine indicando la durata e la misura dello scostamento. Stando alla predetta relazione, in termini strutturali l'indebitamento netto programmatico, in particolare, si attesterebbe: al 5,9 per cento del PIL nel 2022; al 4,5 per cento del PIL nel 2023; al 4 per cento del PIL nel 2024; al 3,6 per cento nel 2025. Dal 2026 l'autorizzazione all'indebitamento è destinata interamente alla spesa per interessi passivi conseguente al maggior disavanzo autorizzato.

PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il rappresentante del Governo, che si riserva di intervenire successivamente. È iscritta a parlare la deputata Rebecca Frassini. Ne ha facoltà.

REBECCA FRASSINI (LEGA). Grazie, Presidente Fico. Presidente Fico, sottosegretario Freni, onorevoli colleghi, oggi in quest'Aula dibattiamo sul Documento di economia e finanza. I numeri riportati nel provvedimento risentono inevitabilmente di congiunture avverse. Lo sappiamo benissimo: il post-COVID e la guerra. La crescita del PIL programmatico è fissata al 3,1 per cento dal precedente 4,7 per cento, con un primo trimestre dell'anno che si chiude con un PIL in arretramento dello 0,5 per cento. Senza nuovi interventi la dinamica 2022 si fermerebbe al 2,9 per cento, offrendo solo 6 decimali aggiuntivi al più 2,3 per cento già acquisito con il rimbalzone del 2021. Come accade ormai sovente in questi anni complicati, tutti i numeri sono appesi al filo del rischio del ribasso, legati alle tante variabili in gioco che nel DEF si traducono in due scenari potenzialmente avversi: il primo scenario prevede che ci sarebbe una sostituzione parziale dei 29 miliardi di metri cubi di gas russo; il secondo scenario, invece, prevede il 40 per cento del nostro fabbisogno totalmente scoperto. Nel primo scenario, Presidente, avremmo un impatto rilevante ma tutto sommato sostenibile; infatti, il PIL si ridurrebbe di 34 miliardi e i posti di lavoro persi sarebbero pari a 300 mila unità. Nel secondo caso, che è quello, invece, più avverso, avremmo una perdita di oltre 75 miliardi di PIL e, per quanto riguarda i posti di lavoro, ci sarebbero 572 mila posti di lavoro persi. Lo scenario, ovviamente, è molto drammatico.

Ecco perché apprezziamo lo sforzo e i tentativi del Premier Draghi e di questo Governo di diversificare, di intraprendere la strada della diversificazione delle fonti energetiche. Questo è un punto importante, Presidente. È importante anche l'accordo siglato dal Premier Draghi in Algeria, che prevede 9 miliardi di metri cubi in più di gas, anche se sappiamo che non arriveranno tutti quest'anno ma probabilmente nell'ultimo trimestre arriveranno solo 2/3 miliardi di metri cubi.

Va bene anche la proposta del Premier Draghi sui tavoli europei di fissare un tetto al prezzo di importazione del gas russo. Questo lo possiamo fare come Europa, perché, vede, l'Europa ha un potere di mercato che è da usare come arma nei confronti di Mosca, perché l'Europa importa più della metà del gas russo e questo permetterebbe di inasprire le sanzioni e, al contempo, ridurre l'impatto che i costi delle sanzioni hanno sui nostri mercati interni. Quindi, questa, dal nostro punto di vista, è la strada giusta da intraprendere. Una breve parentesi, Presidente, me la deve concedere, però, se vogliamo parlare del lungo periodo e, quindi, del nucleare. Vede, per tanti e troppi anni ci sono stati dei “no” ideologici a questo importante tema e grazie alla perseveranza della Lega, anche in sede europea, il nucleare è stato finalmente inserito nella tassonomia UE degli investimenti sostenibili, questo perché il nucleare è fondamentale anche a lungo termine e, se vogliamo decarbonizzare, è una fonte che ci permette di produrre energia in modo continuo e non altalenante come, ad esempio, il fotovoltaico e l'eolico. Presidente, in questo scenario di incremento dei prezzi energetici e di caro delle materie prime, l'unico deficit concesso nel DEF è del 5,6 per cento, che equivale a 10 miliardi di euro di risorse, di cui una parte di queste sono già andate a finanziare il primo “decreto Energia” e 5/6 miliardi andranno a essere impiegati in un ennesimo provvedimento che verrà varato entro fine aprile, che, però, probabilmente potrà contrastare i rincari di un solo altro mese.

Dico questo, Presidente, perché una riflessione qui la dobbiamo fare, se pensiamo che in Germania, invece, è stato annunciato uno scudo protettivo di 100 miliardi di euro per le imprese che hanno subito danni relativi, direttamente e indirettamente, dalle sanzioni. Noi, qui, ripeto, dobbiamo fare per forza una riflessione. Ci sono diversi scenari che possiamo considerare: il primo potrebbe essere uno scostamento di bilancio che dovrebbe essere poderoso, perché, vede, se la guerra si cronicizzerà noi non possiamo andare avanti con provvedimenti di 3-4 miliardi di euro, perché è evidente che copriremmo solamente un mese; se non si vuole, invece, considerare lo scostamento di bilancio, potremmo fare un tagliando al Piano nazionale di ripresa e resilienza, perché, vede, l'articolo 21 del negoziato autorizza a rivedere il Piano se cambiano le condizioni in cui esso opera ed è evidente a tutti che le condizioni in cui siamo ora non sono le condizioni in cui il Piano era stato redatto. Ebbene, rivedendo il Piano nazionale di ripresa e resilienza si potrebbero anche liberare delle risorse che potrebbero andare a coprire i rincari nei prossimi 12 mesi. Importante sarebbe anche la dilazione dei tempi di attuazione delle opere, perché è evidente che anche su questo bisogna fare una considerazione importante.

Un passaggio, Presidente, lo vorrei fare anche sui comuni. Vede, durante le audizioni sul DEF, ANCI ci ha fatto arrivare il grido disperato dei sindaci dei nostri comuni. Infatti, se l'inflazione continuerà ad aumentare, c'è il rischio che i nostri sindaci debbano tagliare i servizi ai loro cittadini se non ci sarà un intervento governativo in tal senso. I sindaci, tra l'altro, stanno vivendo un paradosso nei loro comuni, perché gli aiuti che sono stati elargiti dallo Stato ai comuni durante l'emergenza COVID sono andati a finire nel “fondone pandemico”, dove, però, queste risorse non possono essere veicolate per contrastare lo shock energetico. Le risorse degli avanzi di bilancio 2020-2021 anche in questo caso non possono essere destinate, perché sono vincolate da norme ordinarie e non possono essere trasferite per interventi di contrasto dello shock energetico. Questo è un vulnus che deve essere risolto e, quindi, noi chiediamo in questa sede al Governo che si vada a sanare questo vulnus nel prossimo provvedimento utile, perché sarebbe veramente surreale che i sindaci, che hanno le risorse nei loro comuni, non possono utilizzarle per ovviare, appunto, al grande problema dei rincari. Proseguendo nell'analisi del provvedimento, mi vorrei soffermare sul tema della pressione fiscale, che è attesa scendere dal 43,5 per cento del 2021 al 43,1 per cento del PIL quest'anno. Correggendo i dati e tenendo conto della classificazione degli svariati sgravi fiscali e contributivi, la pressione fiscale effettiva è, in realtà, più bassa e scende dal 41,7 dell'anno scorso al 41,2 di quest'anno. Presidente, la direzione è quella giusta. Proprio per questo una delega fiscale, dove si ipotizza un aumento del sistema duale delle tasse sui BOT, sui titoli di Stato e sulla cedolare secca sugli affitti, vedrà sempre un chiaro e netto “no” da parte della Lega (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier), Presidente, perché per noi una riforma fiscale che si rispetti ha dei capisaldi che vanno dall'abolizione dell'IRAP alla diminuzione dell'Irpef, con la tutela della flat tax per i redditi fino a 65 mila euro e l'estensione fino a 100 mila euro. Poi nel DEF, Presidente, troviamo anche un'attenzione particolare al tema della famiglia. L'Istat ci ha fornito i dati: al 31 dicembre 2021 la situazione della popolazione residente è inferiore di 245 mila unità rispetto all'inizio dell'anno.

Questi dati sono drammatici, perché non solo la nostra Nazione è destinata a scomparire, se continuiamo in questa direzione e non facciamo qualcosa per invertire i dati, ma, oltretutto, non può reggere il sistema di protezione sociale, non può reggere il sistema pensionistico e non può reggere il sistema sanitario. Valutiamo, quindi, positivamente l'incremento delle risorse, nell'ambito del Fondo di solidarietà comunale, per il potenziamento dell'offerta degli asili nido e dei servizi educativi per l'infanzia.

Fra i collegati al DEF, Presidente, c'è anche il disegno di legge sull'autonomia. Vorrei essere chiara sin da subito sul fatto che non è il dossier di Zaia e Fontana: sul punto c'è stato un referendum nel 2017 con il quale i cittadini di Lombardia e Veneto hanno chiesto, legittimamente, che ci fosse più autonomia per le loro regioni. Quindi, per noi questa è una strada che deve essere percorsa con ancora più forza, visto e considerato che durante la pandemia - lo diciamo molto chiaramente - le regioni hanno dovuto sopperire alle tante, alle troppe mancanze dello Stato centrale. Questo, peraltro, Presidente, è stato riconosciuto anche dal Presidente della Repubblica, Mattarella, che ha ringraziato le amministrazioni territoriali, riconoscendo il loro grande valore. Questa è, dunque, la strada da perseguire, e noi lo vogliamo fare con ancora più forza.

Presidente, mi avvio alla conclusione di questo mio intervento, con una riflessione molto breve, ma credo dovuta. Noi abbiamo accettato di far parte di questo Governo di unità nazionale, con grande responsabilità e grande sacrificio, anche in termini di voti. L'abbiamo fatto per un grande amore, che abbiamo nei confronti del nostro Paese, e abbiamo accettato appunto di stare in questa maggioranza. Questo, però, Presidente, non significa che, supinamente, noi accetteremo qualsivoglia decisione viene imposta, perché noi siamo fedeli, sì, a questo Governo, ma siamo ancora più fedeli alla tutela degli interessi dei cittadini italiani! Lo siamo oggi, lo eravamo ieri e lo saremo sempre (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier)!

PRESIDENTE. È iscritta a parlare la deputata Lucaselli. Ne ha facoltà.

YLENJA LUCASELLI (FDI). Grazie, Presidente. Io inizio dove la collega ha finito perché, al contrario, il gruppo di Fratelli d'Italia, proprio perché ama questo Paese, ha deciso di non essere in questa maggioranza e ha deciso, invece, di tutelare e difendere gli interessi degli italiani fino all'ultimo secondo, anche di fronte a evidenze che ci raccontano un'Italia che, chiaramente, in questo momento non è governata. Non è governata, e lo vediamo dai numeri del Documento di economia e finanza, che dovrebbe essere il quadro di quello che accadrà di qui ai prossimi anni. È una sequela di bugie, e lo diciamo senza aver paura di essere smentiti su questo punto, perché l'arroganza del Governo, alle volte, porta a credere che ci siano alcuni capaci di leggere tabelle e dati e altri, invece, che non lo sanno fare. Purtroppo per il Governo, da questa parte dell'emiciclo, c'è qualcuno che i dati li sa leggere.

Partiamo proprio da quello che ha riportato il The Times, perché il rischio della recessione non è soltanto un rischio, ormai è una certezza. Del resto, se la Federal Reserve, come non ha mai fatto, negli ultimi ottant'anni, aumenta l'inflazione di quattro punti, è perché evidentemente un tema economico, in questo momento, a livello globale, c'è. Questo Documento di economia e finanza, invece, non prende in esame nessuno di questi dati. Partiamo proprio dalle schede che vengono allegate a questo Documento, perché mentre il mondo si dibatte fra inflazione, recessione e costo del debito, che ovviamente andrà ad aumentare, mentre tutto questo accade, il Documento di economia e finanza fa un quadro tendenziale e programmatico che non è assolutamente rispondente alla realtà. Innanzitutto, non considera gli effetti di quello che può accadere, se la BCE, a giugno o a luglio, smettesse di comprare titoli e aumentasse i tassi. Questo è un primo dato, che non può essere trascurato all'interno di un Documento che dovrebbe fare un previsionale di quello che accadrà nella nostra economia e per la nostra economia di qui ai prossimi tre anni. Tutto questo all'interno del Documento è caricato di un velato ottimismo, che noi di Fratelli d'Italia avevamo cercato di stemperare già quando abbiamo discusso della NADEF. Infatti, è troppo facile, ed è troppo comodo, dire, oggi, che tutti gli effetti finanziari negativi dipendono dalla guerra. Sicuramente è un dato fondamentale e importantissimo, che incide nella nostra economia, però, i problemi in Italia c'erano già da prima. Il problema del costo dell'energia era un problema che conoscevamo già quando stavamo discutendo della NADEF. Se qualcuno ha l'accortezza di andare a leggere i resoconti della Commissione bilancio e di quello che abbiamo discusso qui in Aula, saprà che Fratelli d'Italia in questo dice la verità. Il grafico che indica l'andamento dell'inflazione è ridicolo, e ne abbiamo chiesto conto al Ministro, quando è venuto in audizione. È ridicolo perché, nella storia dell'Occidente, non c'è un andamento dell'inflazione, calcolato così come viene riportato all'interno del DEF, che non causi poi, contemporaneamente, uno shock di tasso.

Dobbiamo partire anche da un altro principio, perché tutto questo è, comunque, sempre legato all'aumento dei costi della produzione. Anche in tal senso, il Documento di economia e finanza riporta dati che non sono rispondenti alla realtà, perché, quando si parla degli interessi passivi, quando vengono fatti i calcoli sugli interessi passivi, si dà come presupposto la possibilità che ci sia una diminuzione, quando noi sappiamo perfettamente che partiamo da uno spike più alto. Allora, è chiaro ed evidente che il Governo mette numeri sul DEF, che sono destinati a divenire carta straccia.

Allora, Presidente, qualche domanda dobbiamo farcela, perché quando si parla del tendenziale programmatico, quando si parla delle riforme, noi dobbiamo essere onesti e fare i conti con la realtà, prendendo atto che abbiamo un Piano nazionale di ripresa e resilienza su un binario morto, nonostante Fratelli d'Italia abbia chiesto, più volte, che ci fosse la possibilità di rivedere e di chiedere, in Europa, soprattutto per la parte energetica, una revisione degli obiettivi e dei programmi. Quando parliamo del provvedimento sulla concorrenza, parliamo di un provvedimento che ormai è stato completamente abbandonato. Stessa cosa vale per la delega fiscale e tutte le norme di cui il Governo si riempie la bocca, ma che, di fatto, non sono realtà. Allora, se non sono realtà e non sono state messe in pratica, non sono riforme che possono essere considerate nel tendenziale programmatico, perché sono norme che non ci sono: sono riforme che non esistono.

Presidente, noi dobbiamo essere onesti. Dobbiamo considerare che il quadro che viene fatto è non rispondente alla realtà e, tutto questo, nello stesso momento in cui lo Stato ha un sovragettito di cui nessuno parla, IVA e accise: lo Stato sta incassando. Nel 2021 c'è stata la pressione fiscale più alta degli ultimi vent'anni, in Italia. Non lo possiamo permettere, perché abbiamo bisogno di rimettere in moto la nostra Italia, e lo si fa partendo da norme serie, concrete, chiare e precise, soprattutto che vengano attuate. Basta con gli slogan. Basta con documenti che raccontano una realtà che non c'è! L'ottimismo è una percezione meravigliosa, ma il realismo è quello che ci dà la possibilità di risolvere i nostri problemi, di andare avanti e, soprattutto, di dare quella vera speranza, di cui italiani, imprese e cittadini, hanno necessità, in questo momento. L'Italia ha bisogno di rialzarsi, ma per realizzarsi ha bisogno della presenza di un Governo che sia forte, capace e determinato. Evidentemente, questo Governo non ha tutte queste qualità, perché deve costantemente rincorrere il compromesso e, in questo caso, con il compromesso, non possiamo risolvere i problemi. Aspetteremo un Governo migliore, non dei migliori (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. È iscritta a parlare la deputata Emanuela Rossini. Ne ha facoltà.

EMANUELA ROSSINI (MISTO-MIN.LING.). Grazie, Presidente. Membri del Governo e colleghi, partendo dai diversi scenari di rischio, a breve e medio termine, che questo Documento di economia e finanza prende in considerazione, quello che occorre chiedersi è come intervenire in merito a ipotesi di decrescita per evitare scenari di recessione più radicali.

Se guardiamo all'aumento dei costi dell'energia e delle materie prime, contestualmente alla crisi della situazione in Ucraina, tutte queste condizioni impongono una visione molto realistica dal punto di vista dell'impatto economico sui Paesi europei e, in particolare, su quelli con alto debito pubblico. In ragione di questo, la decisione presa dalla Commissione europea il 2 marzo scorso di raccomandare fortemente ai Paesi con alto debito pubblico di porre uno stop alla fase espansiva nel 2023 e il contenimento della spesa pubblica impongono, di fatto, una fase che non è né di rilancio né di attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza, soprattutto per quei Paesi con alto debito pubblico, come il nostro.

Pensiamo che lo stop alla fase espansiva, con il contenimento delle spese correnti, già da ora e nel 2023, non ci permetta di attuare le riforme: penso alla digitalizzazione che ha costi in termini di personale, di formazione del personale che ricade sulle spese correnti.

Quindi, l'auspicio è che si torni a contrattare di nuovo con la Commissione europea, affinché i Paesi con forte debito pubblico possano adeguare la spesa corrente per sussidiare i settori che, da un lato, sono in crisi, in ragione dell'aumento dei prezzi dell'energia e delle materie prime, e, dall'altro, sono nel pieno dell'attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza proprio perché anche hanno problemi strutturali. Se non adeguiamo il nostro Paese ora, non riusciremo ad uscire da una recessione, che è possibile. Intervenire, come ha fatto ora il Governo, proseguendo con misure espansive per porre fronte agli effetti negativi di queste condizioni, è una priorità per il nostro Paese e impone, a mio avviso, una riflessione globale anche a livello europeo.

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Ungaro. Ne ha facoltà.

MASSIMO UNGARO (IV). Grazie, Presidente. Il DEF ci sta presentando un forte rallentamento della nostra ripresa economica, lo diceva prima il relatore Adelizzi. Abbiamo visto come la guerra in Ucraina, l'inflazione creata dal caro energia e dal caro materie prime e il rallentamento dei mercati dell'export del nostro Paese stiano mangiando punti di crescita. Soltanto l'inflazione ha mangiato 0.8 punti della nostra crescita attesa, tant'è vero che, mentre la NADEF dipingeva una crescita del 4,2 per cento per il 2022, il DEF di oggi dipinge una crescita solo del 2,9 per cento. Sono tutti elementi che rischiano di far deragliare la nostra ripresa, di portarci nella stagflazione, in un contesto di bassa crescita e alta inflazione. Ed è un peccato che questa sia un'inflazione importata che, quindi, non andrà a diminuire il peso reale del nostro debito. Trattandosi, infatti, di inflazione di beni che noi importiamo, l'energia, ciò deprime il deflatore e il nostro PIL nominale; quindi, produce un effetto negativo su tutti i dati di finanza pubblica e potrebbe spingere il nostro rapporto debito-PIL verso l'alto. Meno male che però la forte crescita dell'anno scorso, la ripresa post pandemica determina un effetto di trascinamento importante e, quindi, manterrà il segno positivo per la nostra crescita per l'anno prossimo e contribuirà a diminuire il nostro debito pubblico; diminuirà ancora quest'anno (dal 150 per cento al 147 per cento di quest'anno) e, via via, riusciremo a ritornare ai livelli pre pandemia soltanto verso la fine del decennio.

Per questo motivo, Presidente, è importante proteggere la nostra ripresa economica e fa bene il Governo a mantenere lo stesso obiettivo di deficit programmatico della NADEF al 5,6 per cento anche per l'anno in corso, misura che libera 10 miliardi di euro per attuare misure espansive. Ne abbiamo già usati quattro; adesso altri sei arriveranno per ridurre il peso del prezzo dell'energia per famiglie e imprese, per concedere nuove garanzie sui prestiti, prevedere nuove misure a favore di quelle aziende che devono aggiornare i piani tariffari delle opere che stanno costruendo per il PNRR e nonché per l'accoglienza dei rifugiati ucraini, su cui c'è ancora tanto da fare. Al riguardo, dato che l'Italia ha la più grande comunità ucraina d'Europa, sarà utile istituire un Commissario ad hoc per i rifugiati in Ucraina, implementando altre misure per favorire l'accoglienza.

Tuttavia, Presidente, sul caro energia abbiamo già fatto tanto; abbiamo già stanziato oltre 16 miliardi in termini di riduzione degli oneri di sistema e dell'IVA, ma sappiamo molto bene che, nel medio e lungo termine, dobbiamo assolutamente agire su tre direttrici. Occorre, in primo luogo, aumentare le rinnovabili e poi diversificare le nostre fonti di approvvigionamento. Per quanto riguarda questo aspetto, noi non siamo la Germania, siamo in mezzo al Mediterraneo, siamo davanti all'Africa: possiamo farlo. Abbiamo tante altre fonti, altri Paesi con i quali possiamo stilare nuovi contratti, però evitiamo di farlo con l'Egitto. In questo momento focalizziamoci su altri Paesi, ma non sull'Egitto, sul quale pende una richiesta di verità e giustizia per Giulio Regeni ed è giusto non inviare al Cairo messaggi misti o sbagliati. Infine, occorre investire sui giacimenti di gas nazionale, presenti in Italia, per estrarre più gas nazionale.

Sappiamo molto bene - il DEF lo dipinge - che, in caso di stop totale di forniture di energia dalla Russia, ci rimetteremo altri due punti di PIL, con il grande rischio, se non di entrare in recessione, ma almeno di fermare la nostra ripresa economica. Quindi, dobbiamo agire su questo fronte.

Anche per quanto riguarda le garanzie di Stato, è giusto concedere nuove garanzie sui nuovi prestiti, nuova finanza alle imprese in difficoltà; è vero che abbiamo già un'esposizione importante (siamo al 16 per cento di PIL in termini di garanzie dello Stato sui prestiti) ma è fondamentale che, con questo rallentamento, le imprese abbiano nuova finanza per evitare che vadano in default e si trovino in difficoltà ad accedere al credito. In questo momento dobbiamo assolutamente evitare la contrazione del credito alle imprese: è un tema molto importante.

Quali sono le nostre richieste, come gruppo di Italia Viva? Sono due fondamentalmente. Intanto, con l'inflazione, tra pochi mesi, si fermerà lo scudo protettivo della BCE grazie al quale, per gli ultimi due anni, comprava fino a 700 milioni al giorno di debito pubblico italiano. Questo scudo finirà, quindi, il nostro debito pubblico dovrà camminare sulle proprie gambe. Dovremo far attenzione allo spread, ai tassi di interesse; ed è per questo che per noi lo scostamento non deve assolutamente rappresentare la prima soluzione. Deve essere l'ultima, perché non creeremo crescita con il debito, ma con le riforme: è questa la via da intraprendere. Basta dare sempre come prima soluzione il debito. La nostra vera via d'uscita da questo pantano, dopo la crisi pandemica, è il PNRR e non soltanto i soldi; in sé, tra l'altro, il nostro Paese storicamente non ha un gran record in capacità di spesa dei soldi europei; lo ricordo a tutti: su 100 euro che l'Italia riceve da Bruxelles, riuscirà a spenderne solo 38 ed è ovvio che questo è un tema da affrontare. Più che i benefici monetari, sono importanti le riforme di accompagnamento; è quella la vera leva per uscire ed aumentare il potenziale di crescita della nostra economia.

Nel DEF - è molto interessante - vi sono stime su quanto le diverse riforme produrranno in termini di crescita ed è giusto ricordarlo: la riforma della concorrenza, nel lungo periodo, può generare quasi 2 punti di crescita aggiuntiva del nostro PIL; l'istruzione e la ricerca, tre punti aggiuntivi; le politiche attive del mercato del lavoro, 2,5 punti; la riforma della pubblica amministrazione, 2,3 punti.

Sono questi i tesori a portata di mano che dobbiamo raggiungere. Abbiamo un piano, abbiamo i soldi, abbiamo una guida salda e, quindi, la nostra attenzione come Stato deve essere sull'implementazione del PNRR e, soprattutto, sulle sue riforme strutturali di accompagnamento.

Bando a misure populiste di corto respiro, bando al debito cattivo e improduttivo, sì ai ristori temporanei, alle imprese per superare il colpo del COVID e dell'inflazione, ma per la crescita l'unica via è quella delle riforme. Al riguardo, anche le sanzioni contro la Russia sono giuste, ma - dobbiamo prepararci - potrebbero rimanere in corso per il lungo termine e, quindi, dobbiamo ristorare le aziende colpite e pensare anche ad un fondo compensativo europeo; lo abbiamo fatto con la Brexit, facciamolo anche per le sanzioni contro la Russia, per permettere a quelle imprese di riorientarsi verso altri mercati.

Per evitare che il PNRR deragli e per riaggiornare le diverse opere, è importante riaggiornare i piani tariffari delle opere del PNRR, in modo che le aziende possano continuare a costruire le infrastrutture e che non ci sia un solo minuto di ritardo sull'implementazione del piano.

Però, Presidente, malgrado tutte queste incertezze sul futuro, dobbiamo constatare che il Governo sta andando nella giusta direzione, anche se la strada si sta facendo più in salita e lo dice molto bene il DEF: la disoccupazione è scesa e, alla fine di quest'anno, scenderà sotto i 9 punti percentuali, a 8,7 per cento. Anche se il saldo primario tornerà positivo soltanto verso il 2025, osserviamo un netto miglioramento delle aspettative. Nella NADEF si pensava ad un saldo primario nel 2022 del 2,1 per cento, meno 2,6 per cento e, invece, adesso, nel 2022, nel programmatico, vedremo meno 2,1 per cento.

La pressione fiscale sta scendendo, mentre era aumentata, tra il 2020 e il 2021, dal 42,8 al 43,5 per cento; tra il 2021 e il 2022, la pressione fiscale scenderà dal 43,5 al 43,1 per cento e questo è il risultato tangibile del primo modulo della riforma fiscale, che ha visto, nell'ultima legge di bilancio, l'azzeramento dell'IRAP per un milione di lavoratori autonomi e ditte individuali e soprattutto il taglio dell'Irpef (abbiamo ridotto il numero ed anche il livello delle aliquote). È fondamentale finire il lavoro, continuare con la delega fiscale e azzerare completamente l'IRAP. Ricordo poi ai colleghi della Lega che nella delega fiscale c'è scritto molto chiaramente che essa non deve portare aumenti di tassazione - vorrei ricordare ai colleghi della Lega che questo è scritto nero su bianco - e quindi il Governo sta diminuendo la pressione fiscale e abbiamo visto anche nel DEF che c'è un aumento delle entrate tributarie: più 15 miliardi dall'anno scorso a quest'anno. Questo non è soltanto un effetto della ripresa dopo il COVID ma è dovuto al fatto che la tax compliance sta migliorando. Ci sono grandi risultati in termini di lotta all'evasione e questo è un dato incredibile: in Italia abbiamo la più alta evasione fiscale d'Europa ma questa, tra il 2014 ed il 2019, è stata ridotta di 10 miliardi, la nostra evasione si è ridotta di quasi 10 punti percentuali grazie all'introduzione della fatturazione elettronica. All'epoca, sotto il Governo Renzi, ci davate addosso e dicevate che sarebbe stata la fine, ma invece oggi nessuno contesta questi dati, in virtù dei quali, grazie all'aumento dell'adempimento spontaneo e all'aumento delle entrate tributarie, siamo capaci di diminuire le tasse per i cittadini. È questo il combinato disposto e la strategia che noi dobbiamo adottare andando avanti. Stessa cosa per il bonus degli 80 euro, che tutti criticavano all'epoca come mancetta elettorale e poi invece è stato aumentato a 100 euro - adesso nessuno più lo discute -, con il quale abbiamo abbassato le tasse sul lavoro e aumentato il potere d'acquisto dei lavoratori delle classi di reddito medio-basse. E poi infine abbiamo adottato, in questi ultimi due anni, la grande riforma del Family Act e dell'assegno unico universale per i figli a carico, il nostro bazooka contro l'inverno demografico, che sta generando crescita. Lo stesso DEF dice che l'assegno unico produrrà lo 0,2 per cento di crescita aggiuntiva quest'anno e, una volta a regime, lo 0,5 per cento a lungo termine. Quindi, Presidente, il futuro, sì, è incerto, ma il sentiero intrapreso, quello che fotografa questo DEF, è quello giusto. Avanti così (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva)!

PRESIDENTE. È iscritta a parlare la deputata Sarli. Ne ha facoltà.

DORIANA SARLI (MISTO-M-PP-RCSE). Grazie, Presidente. Ho poco tempo per argomentare una risoluzione presentata su un documento così complesso come il DEF. Quello che sicuramente si evince dall'analisi del provvedimento è che non tiene conto di quello che è successo negli ultimi due mesi, né di una nuova eventuale ondata della pandemia ed è quindi possibile che anche le stime fatte si rivelino errate. Ma soprattutto, a fronte di una crisi sociale economica e occupazionale, il DEF indica misure fiscali inadeguate, soprattutto per piccole e medie imprese e per le famiglie con redditi più bassi. Siamo tra gli ultimi in Europa per investimenti in istruzione e ricerca. Come rimediamo? Con un progressivo disinvestimento. Dopo un'emergenza sanitaria che ha messo in ginocchio il nostro Servizio sanitario nazionale, dimostrando quanto sia fondamentale investire per garantire il diritto alla salute, noi cosa facciamo? Ridimensioniamo la spesa sanitaria di un punto di PIL in tre anni. Eppure la Commissione europea ha deciso l'applicazione della clausola di salvaguardia al fine di assicurare agli Stati membri il necessario spazio di manovra nell'ambito del proprio bilancio per il sostenimento delle spese sanitarie necessarie ad affrontare l'emergenza epidemica e delle misure per contrastare gli effetti recessivi che ne sono derivati. Noi chiediamo al Governo di tassare gli extra-profitti generati da una distorsione provocata da un sistema di oligopolio di distributori di prodotti energetici, di ipotizzare una misura straordinaria sulla tassazione delle grandi ricchezze - parliamo di patrimoni al di sopra di 1.300.000 euro - e di non destinare alcuna risorsa all'aumento della produzione e all'acquisto di armamenti. Chiediamo di destinare il gettito fiscale prodotto in investimenti in sanità e istruzione per operare un taglio del cuneo contributivo fiscale. Chiediamo di eliminare, dall'elenco dei provvedimenti collegati alla legge di bilancio, il DDL Concorrenza che, all'articolo 6, nei fatti promuove la privatizzazione dei servizi pubblici essenziali, chiedendo agli enti locali che optano per l'autoproduzione del servizio, una motivazione anticipata e qualificata per giustificare il mancato ricorso della cessione del servizio al libero mercato. Collegarlo alla legge di bilancio impedisce anche il ricorso al referendum e questo noi dobbiamo impedirlo.

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Lupi. Ne ha facoltà.

MAURIZIO LUPI (M-NCI-USEI-R-AC). Grazie, signor Presidente. Nel poco tempo a disposizione, dobbiamo guardare a questo Documento di economia e finanza con molto realismo - lo diceva la collega Lucaselli – e, per essere realisti, bisogna capire che la sfida che abbiamo davanti, oggi, è ancora più forte e ancora più difficile di quella che abbiamo avuto con il lockdown e con la lotta alla pandemia. È difficile perché, per la prima volta, ci troviamo ad affrontare una sfida che va al cuore dei principi economici: le materie prime sono l'elemento essenziale per un'impresa come quella italiana, che è ancora, nonostante tutto, una grande impresa industriale, siamo la seconda impresa manifatturiera d'Europa. La coesione sociale, ancora una volta, viene messa a rischio. Famiglie e imprese - i due pilastri della crescita, dello sviluppo e della coesione sociale - rischiano ancora una volta e ancora di più, dopo un anno e mezzo di lotta difficile contro un virus sconosciuto, di essere messe in crisi. Proprio per questo, bisogna con realismo capire che, oggi più che mai, questi due pilastri vanno sostenuti con intelligenza, con risorse ad hoc e con una prospettiva che dice che, solo con il benessere, lo sviluppo, la persona al centro ed il sostegno alle imprese, che sono spina dorsale del Paese, possiamo guardare, anche con le riforme che vogliamo attuare, ad un futuro che diventa sempre più importante. Da questo punto di vista, ci vuole coesione sociale e sostegno alla famiglia. Attenzione: bisogna sostenere le nostre famiglie e sostenere non solo quelle della fascia più bassa (il bonus energia è previsto solo con 12.000 euro di ISEE), perché - attenzione - l'ISEE deve essere comunque aumentato a 30.000 euro: sono le famiglie che stanno oggi pagando - anche quelle dei giovani in cui lavorano in due - il tasso di inflazione che sta aumentando e che sta erodendo il potere d'acquisto. Le imprese da sostenere non sono solo quelle energivore, cioè quelle che dipendono immediatamente e direttamente dall'aumento dei prezzi dell'energia e il sottosegretario Garofoli ha detto che ci sarà un monitoraggio rapido da parte della Presidenza del Consiglio e del Ministero dell'Economia sulle imprese che, per l'aumento dei prezzi generalizzati delle materie prime, stanno subendo un rallentamento della propria produzione: ci sono ordini ma non si riescono a soddisfare. Quindi, concludendo, se vogliamo sostenere famiglie e imprese, dobbiamo farlo con coraggio, con serietà e con realismo. Lo si faccia rapidamente, mettendo risorse non nell'assistenzialismo, ma proprio nel sostegno ai due pilastri: famiglia e imprese. Lo si faccia con coraggio!

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Dori. Ne ha facoltà.

DEVIS DORI (MISTO-EV-VE). Grazie, Presidente. Quando, il 16 marzo scorso, qui alla Camera è stato approvato l'ordine del giorno, col quale si chiedeva al Governo di aumentare le spese militari italiane al 2 per cento del PIL - ordine del giorno che ricordo è a firma Lega, Movimento 5 Stelle, PD, Forza Italia, Italia Viva, Coraggio Italia e Fratelli d'Italia -, ci siamo subito chiesti da dove arriveranno quei 13 miliardi di spesa militare in più, da cosa saranno tolti i soldi. La risposta è presto arrivata, tre settimane dopo, con la presentazione del DEF: i soldi arriveranno da scuola e sanità, con un gioco di travasi; i soldi si possono trovare, spostandoli da una voce all'altra. Esattamente, al 2025, la spesa per l'istruzione passerà dall'attuale 4 per cento al 3,5 per cento del PIL, mentre la spesa sanitaria dal 7 per cento al 6,2 per cento. Il Governo è poi subito corso ai ripari, affermando che la riduzione non è colpa sua, ma è colpa del calo demografico, chissà però perché il calo demografico funziona solo su scuola e sanità e non sulle spese militari. Oggi, in quest'Aula, chissà quanti esponenti di maggioranza si alzeranno affermando di essere scandalizzati per il trattamento riservato a scuola e sanità, poi però, dopo aver dato un finto schiaffo al Governo, lo sosterranno in questa politica di tagli. Sicuramente non si faranno prendere in giro coloro che lavorano nel mondo della scuola e della sanità, che vedono quotidianamente l'effetto dei continui tagli e lo vedono anche ogni mese, quando aprono la loro busta paga. La strada imboccata dal Governo è sbagliata, ma pare che questa maggioranza non intenda cambiare direzione. Noi avremmo voluto più libri, più camici e meno armi.

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Fragomeli. Ne ha facoltà.

GIAN MARIO FRAGOMELI (PD). Grazie, Presidente. Signor sottosegretario, onorevoli colleghe e colleghi, oggi discutiamo il principale documento di programmazione economica in una prospettiva di medio periodo.

È un Documento di particolare ampiezza, quindi io oggi mi concentrerò principalmente sui temi legati all'aspetto fiscale e finanziario di un Documento che è in uno scenario fluttuante, con un effetto trascinamento rispetto a quanto avvenuto con le diverse ondate COVID, a cui è stato possibile dare risposta anche con diverse forme di scostamenti di bilancio, grazie alla cosiddetta clausola di salvaguardia generale. Quindi, questa sospensione di alcuni vincoli di bilancio - non completamente - ci ha permesso di dialogare e di affrontare le criticità della pandemia.

Ma siamo in uno scenario correlato anche alla prosecuzione degli impegni del Next Generation EU, che non si concludono - permettetemi, colleghi - con la contrattualizzazione degli impegni, con gli adempimenti puntuali, ma salvaguardando le capacità di sistema, il mantenimento dei fondamentali economici. Non sono cose secondarie, sono un pilastro per portare a casa risultati importanti e far crescere la nostra economia, sono quegli stessi fondamentali che, nel 2021, hanno segnato un recupero netto del PIL al 6,6 per cento, anche se, poi, ha rallentato nell'ultimo trimestre. La quarta ondata COVID, chiaramente, ha avuto un effetto importante, come l'aumento delle materie prime - come è già stato detto da molti colleghi -, l'aumento dell'inflazione: oltre a una riduzione della capacità di acquisto, anche quest'ultima, si innesta in un possibile cambiamento della politica monetaria europea. Noi non possiamo prescindere da questo: una politica restrittiva, una variazione dei tassi e, quindi, anche l'aumento dello spread sono temi non secondari, che dobbiamo tenere in debita considerazione, perché sappiamo quanto la situazione sia particolarmente complessa, rispetto al nostro debito pubblico. Quindi, sono temi che, in qualche modo, ci devono tenere impegnati e devono essere valorizzati.

Ma è sempre questo risultato del PIL che, nel 2022, ci dà la possibilità di discutere. Oggi noi discutiamo e diamo la possibilità di avere dei margini di bilancio per un prossimo decreto che andrà proprio a cercare, in una fase contingente difficile come questa, di sostenere il nostro sistema delle imprese e delle famiglie, senza questa differenza tra il tendenziale e il programmatico, questi 0,5 punti percentuali, che, tradotti, sono quasi 10 miliardi di euro, in parte, è vero, applicati nel “decreto Energia” ma che, in parte, potranno essere applicati a breve. È grazie, quindi, a questi fondamentali, a questo risultato del PIL che noi oggi possiamo discutere un DEF che ci offre margini di bilancio, senza preventivamente utilizzare altre ipotesi di recupero. Anche a questo riguardo, noi sappiamo che, poi, avremo alcune priorità, lo dicevano i colleghi, poc'anzi, come l'incremento dei fondi per le garanzie del credito. È un tema che dobbiamo riaggiornare, siamo fermi al “decreto Liquidità”, ormai di due anni fa, quando, in piena pandemia, istituimmo una serie di garanzie sul credito alle famiglie e alle imprese. Oggi la situazione è critica, quasi un miliardo di euro non è stato pagato e, quindi, la problematicità del pagamento dei mutui da parte delle famiglie non è secondaria. Quindi, il tema dei fondi per le garanzie del credito è un tema che noi dobbiamo tenere in debita considerazione.

Come aumentare le risorse per coprire l'incremento dei prezzi? Noi, come Partito Democratico, a più riprese, negli ultimi mesi, nei diversi provvedimenti, abbiamo cercato di proporre una serie di emendamenti, perché si bloccavano i cantieri delle scuole. È vero, sono stati finanziati centinaia di milioni di euro, più per la fase di copertura dei SAL, che non per l'avvio dei cantieri, fortemente bloccati dall'aumento dei prezzi delle materie prime. Quindi, anche su questo, c'è molto da lavorare. Così come è necessario, per il secondo trimestre, affrontare un'altra criticità, quella legata agli oneri di sistema, al taglio delle aliquote IVA e, aggiungiamo noi, anche la remuneratività degli investimenti garantiti in bolletta, perché, in un momento come questo, garantire agli operatori del settore un rendimento del 5 per cento - che poi, chiaramente, viene caricato in bolletta -, forse è da rivedere, l'abbiamo fatto anche con un'interrogazione, la settimana scorsa, in Commissione finanze. Infatti, in un momento così eccezionale, anche la remuneratività di questi grandi colossi dell'energia, di coloro che investono in energia deve essere rivista, è un passaggio che deve essere fatto, per agevolare il sistema delle imprese e delle famiglie. Poi, siamo in una emergenza legata alla guerra, all'invasione dell'Ucraina da parte della Russia, che non ci può non far tenere in debita considerazione anche un aiuto alle aziende italiane che, comunque, lavoravano con quella parte del mondo, con la Russia, con l'Ucraina. Quindi, è evidente che c'è un problema da affrontare, così come una pandemia che, è vero, diminuisce i suoi effetti, ma che ancora c'è e che, in qualche modo, quindi, ci deve vedere in allerta, nel sostenere il nostro sistema sanitario. Quindi, come vedete, questi 5 miliardi sono spesi su 4 punti fondamentali, che noi dobbiamo tenere nella più alta considerazione.

Ma vorrei arrivare a un altro tema, perché, spesso, i colleghi del centrodestra, quando fanno un elenco dei desiderata, di tutto quello che si potrebbe o si dovrebbe fare, mi pare che dimentichino che noi oggi discutiamo di questo non per una coincidenza. Ossia, questi 5 miliardi, questo incremento, quello che è avvenuto, hanno una ragione, hanno un perché e noi abbiamo constatato, leggendo il DEF, che il risultato di questa riduzione dell'indebitamento è ascrivibile, fondamentalmente, ad una cosa: alle maggiori entrate tributarie e contributive. Un dato che, normalmente, preoccupa, allarma i cittadini, ma, quando questo aumento delle entrate tributarie e contributive non è accompagnato da un aumento della pressione fiscale, viene visto positivamente. Noi andremo in un trend, a regime, di un abbattimento dello 0,7 entro il 2025 e questo grazie anche alle misure inserite nella legge di bilancio del 2022, con la revisione delle aliquote, la detrazione Irpef, l'abrogazione dell'IRAP. Anche su questo punto, molto spesso, sento parlare del fatto che alcune forze politiche, come il Partito Democratico, vogliano mettere le mani in tasca agli italiani. Anche in questi giorni, anche poco fa ho ascoltato una collega che ribadiva quanto noi vorremmo aumentare le tasse, ma badate che le diminuzioni delle tasse negli ultimi anni sono tutte ascrivibili a misure fatte da Governi a trazione del Partito Democratico. I famosi 80 euro o 100 euro, l'ultima riduzione dell'Irpef, sono sempre stati messi al centro di una politica fiscale e noi, ancora oggi, l'abbiamo ribadito: negli incontri con le forze sociali diciamo che la priorità, oggi, è sostenere la capacità di acquisto degli italiani, vogliamo un aumento in busta paga. Su questo, quindi, vorrei che ci chiarissimo, perché sembra quasi che, ad un elenco smisurato di voglia di ridurre le tasse, poi non ci sia, come noi, invece, diciamo, la volontà di creare le condizioni perché le tasse siano diminuibili e riducibili.

Le entrate tributarie, dicevo, sono cresciute, in particolare sulla parte delle imposte indirette, che è un tema sicuramente legato ad un effetto post-pandemico - perché è chiaro che, quando riparte l'economia, c'è un effetto trascinamento sull'IVA, sulle accise, nessuno lo nasconde -, alla stessa guerra, ma anche a un rinnovato contrasto all'evasione fiscale; questo tema sembra appartenere solo a una parte delle forze politiche, perché le altre lo denigrano, pensando che non serva. Noi abbiamo la riduzione dal tax gap IVA, richiesto dall'Europa, tra gli obiettivi europei, da 32 a 28 miliardi - 4 miliardi in meno, il 13 per cento in meno -, grazie anche a uno strumento - come diceva, poco fa, il collega Ungaro - particolarmente denigrato a destra, ma che tutta l'Europa ci vuole copiare, ci segue nella sua applicazione, che è la fatturazione elettronica. Sono dati ormai incontrovertibili - che, per un anno e mezzo, qualcuno ha cercato di sconfessare, ma che oggi sono a tutti evidenti -, ma è un altro risultato anche di fare fisco, che non è solo recupero di evasione fiscale attraverso la riscossione coattiva, questa grande e giusta preoccupazione che i cittadini possono avere, perché, anche qui, un altro dato ci deve essere chiaro e, cioè, che le maggiori entrate dalla riscossione segnano una forte differenziazione rispetto al passato. Dei 13,8 miliardi di entrate dal lavoro dell'Agenzia delle entrate, il 29 per cento è imputabile alla tanto e giustamente temuta riscossione coattiva, e il 71 per cento all'attività di promozione della compliance, dei versamenti diretti su atti emessi dall'Agenzia. Su questo stiamo lavorando.

Allora, colleghi e colleghe, per noi del Partito Democratico, il DEF, per il prossimo triennio, deve andare in una certa direzione, sull'attuazione del PNRR, che sembra a qualcuno - come dicevo poco fa - una pratica già chiusa e, invece, è una sfida che ancora ci vede in campo e sul quale, quindi, dobbiamo dare il massimo. Ma, permettetemi, con questo DEF, dobbiamo anche dare costrutto e significato alla resilienza in ambito tributario. Cosa significa dare resilienza in ambito tributario? Significa ridisegnare la governance delle Agenzie fiscali, della riscossione, integrando le funzioni, facendo dialogare le banche dati. Quante volte abbiamo detto che c'è un limite nel dialogo tra le diverse banche dati del nostro sistema, che l'Agenzia delle entrate non comunica con l'INPS, l'INPS non comunica con l'INAIL? Questo perché? Perché deve esserci lo Stato prevaricatore? No, perché ci possono essere servizi, rimborsi, agevolazioni che i cittadini possono avere in modo automatizzato, automatico, senza più attendere.

Permettetemi, colleghi, dobbiamo superare questo racconto che è immerso nel passato e nell'anacronismo. L'altro giorno, ho sentito la collega Meloni definire l'automazione e i pagamenti elettronici come un problema per il disservizio oppure perché le società di carte falliscono e l'unica moneta in corso legale è il contante. Noi siamo ancora qui, c'è una destra in questo Paese che vede la modernizzazione e l'innovazione come limiti e con preoccupazione, quando ormai siamo di fronte all'era delle monete digitali! C'è qualcuno che è preoccupato per le transazioni, per agevolare il cittadino, per la tracciabilità! Noi del Partito Democratico, invece, vorremmo traguardare questo futuro, sostenendo fortemente l'innovazione e la digitalizzazione del sistema fiscale, perché vogliamo offrire maggiori servizi al contribuente con dichiarazioni IVA precompilate; non basta quello che abbiamo fatto nella scorsa legislatura con le dichiarazioni sui modelli 730 precompilati; bisogna andare oltre, bisogna farlo giustamente anche per le partite IVA, bisogna dare uno strumento.

PRESIDENTE. Concluda.

GIAN MARIO FRAGOMELI (PD). Concludo, dicendo che per noi è fondamentale implementare la tecnologia, attribuendo questi strumenti alle agenzie fiscali, come i big data, l'intelligenza artificiale; rappresentano, infatti, un elemento fondamentale non in grado di inseguire l'errore materiale, che molto spesso viene evocato, ma l'omessa fatturazione da parte di coloro che nascondono attività e risorse al Paese, vivendo alle spalle delle persone oneste (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). C'è chi ancora, nel XXI secolo, usufruisce di servizi sanitari, formativi, sociali, collettivi, senza contribuire alla crescita della propria comunità. Per questo il Partito Democratico vede correttamente, nell'indirizzo che ha preso il DEF, un cammino, un percorso importante per creare le condizioni affinché quella parola - resilienza - non sia una parola difficile, ma una parola applicata al nostro sistema fiscale (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Trano. Ne ha facoltà.

RAFFAELE TRANO (MISTO-A). Grazie, Presidente. Rappresentante del Governo, in questi pochi minuti che ci avete concesso per discutere del Documento di economia e finanza, noi di Alternativa lo definiamo fuori dalla realtà. E se nel 1980 il grande Edoardo Bennato compose L'isola che non c'è, nel 2022 il Governo dei migliori ha composto “la realtà che non c'è” e che vediamo scritta in un DEF, dove la realtà viene smontata e ricostruita a proprio piacimento.

Le stime fuori dalla realtà inserite nel DEF hanno imbarazzato, prima di noi, persino istituzioni quali Banca d'Italia, Corte dei conti, nonché lo stesso Ufficio parlamentare di bilancio. Ma nella situazione drammatica e piena di rischi in cui ci troviamo, come si può pensare di assumere come credibile una stima di crescita del PIL per quest'anno, nello scenario tendenziale, al 2,9 per cento? È evidente come questa narrazione idilliaca della realtà sia funzionale a quello che il Governo ci propone con il quadro programmatico, con il quale si prevede - cito testualmente - di confermare l'obiettivo di rapporto tra deficit e PIL del documento programmatico di bilancio pari al 5,6 per cento e di utilizzare il risultante margine di 0,5 punti percentuali di PIL per finanziare un nuovo provvedimento, da finalizzare nel mese d'aprile: il cosiddetto decreto Aiuti, su cui la maggioranza già sta litigando da diversi giorni.

Poche righe, nelle quali ci informate di ciò che gli italiani sanno da tempo: non avete intenzione di fare nulla per sostenerli in questa fase drammatica: 5 miliardi - perché di questo si tratta - sono tutto ciò che intendete mettere sul piatto per fronteggiare le conseguenze dell'aumento dei prezzi energetici, dell'inasprirsi della carenza di materiali fondamentali nei processi produttivi di molte aziende, nonché delle prossime crisi alimentari e umanitarie. È questo il reale interesse per le sorti di migliaia di imprese e lavoratori italiani? Come si può pensare che tutto ciò sia una risposta sufficiente per quegli italiani che non sanno come pagare le bollette, per quei pescatori che preferiscono tenere i pescherecci in porto piuttosto che in mare, per quei pastifici che tengono chiusi i propri stabilimenti, sia perché sono energivori, sia perché non hanno accesso alle materie prime, per quei camionisti costretti a lavorare in perdita e per tutti quegli imprenditori che non possono produrre e soddisfare gli ordini e sono costretti a mettere i propri dipendenti in Cassa integrazione?

Nella sua relazione, Banca d'Italia ci informa che le previsioni di crescita del PIL riportate dal DEF, pari al 3,1 per cento nel 2022 - cito testualmente - presuppongono che gli effetti più rilevanti della guerra in Ucraina si manifestino nella prima metà dell'anno e che il prodotto torni ad espandersi rapidamente già dopo l'estate, quando recupererebbe i livelli pre-pandemia. Mi chiedo e vi chiedo: chi mai potrebbe assumere questo scenario come credibile? Mentre l'inflazione sale, erodendo il potere d'acquisto dei salari, e le bollette degli italiani bruciano, il Governo viaggia spedito verso l'avanzo primario di bilancio. E mentre in Germania si parla apertamente di rischio di grave recessione, in caso di blocco del gas russo, con lo stallo di intere filiere produttive, il Governo italiano fantastica su irrealistiche previsioni di crescita economica al solo fine di giustificare la propria inazione. Ancora una volta è dovuta intervenire Banca d'Italia per informare gli italiani che, nello scenario peggiore, ma concreto, di blocco del gas russo, la nostra economia entrerebbe in una recessione che si protrarrebbe per tutto il 2023. In mezzo a tanta confusione, lasciate per una volta a noi di Alternativa il compito di fare una previsione: se il Governo dei migliori non smentirà se stesso quanto prima, intervenendo in corso d'anno e con evidente ritardo per stanziare nuove risorse per famiglie e imprese, saranno gli italiani a intervenire per rimuovervi prima della fine di questa agonizzante legislatura.

In ultima analisi, sentivo il collega, prima, che parlava di riduzione delle tasse. Io vorrei ricordarvi il giorno in cui le imprese e i lavoratori inizieranno a guadagnare per se stessi: è il 7 giugno; quindi dal 1° gennaio al 7 giugno, i lavoratori e le imprese lavorano soltanto per pagare le tasse. Questo è il dato.

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Pastorino. Ne ha facoltà.

LUCA PASTORINO (LEU). Grazie, signor Presidente. Questa è una situazione generale oggettivamente molto complicata, fatta di variabili che possono intervenire. D'altronde, è una situazione che rispecchia anche l'andamento degli ultimi due anni. Siamo stati messi di fronte a scenari per tanti aspetti imprevisti e imprevedibili: parliamo della pandemia, della rincorsa ad un fenomeno che dovevamo ancora iniziare a conoscere e a scoprire nelle sue forme e nella sua durata e che ha visto impegnati i Governi di diversi colori alla ricerca di soluzioni per un'economia che era in affanno, anche attraverso l'introduzione di strumenti che prima non conoscevamo; qualcuno ha citato il “decreto Liquidità” di due anni fa, ma ne potrei citare tanti altri. Quindi, nel Documento di economia e finanza di oggi, chiaramente scontiamo una situazione di incertezza. Io diffido sempre da chi ha troppe soluzioni pronte in tasca e magari le propina come certezza assoluta. Non so, mi sento di poter dire che, comunque, l'analisi dei dati che ci sono stati presentati all'interno di questo documento in linea di principio rispecchia la fotografia attuale che potrebbe venire corretta; ci potrebbe essere l'esigenza di correggerla, in ragione di una situazione che è tutta in evoluzione. Infatti, come dicevo prima, le variabili sono tante, dal prezzo dell'energia a tutto quello che ne consegue, a livello di effetti, su tutti i settori, come l'aumento dei costi dei beni e via seguitando. Mi permetto di dire solo una cosa: bisogna stare pronti anche con riferimento a quelle forme che, magari, in passato, in un passato recente, avevamo visto come estreme o estreme nei loro numeri. Anche il ricorso al nuovo indebitamento è un tema che entra in questa discussione. E mi auguro di trovare, anche all'interno della risoluzione di maggioranza, una soluzione ai problemi. Problemi di chi? Di chi, innanzitutto, sta peggio. E stanno peggio in tanti. Qualcuno sta sicuramente meglio e mi riferisco a certe categorie, a certe imprese, a quelle che, ad esempio, operano nel campo dell'energia (a questo tema magari dedicherò un passaggio), ma poi c'è tutta una platea di persone e di aziende che ha bisogno o avrà bisogno, comunque, di sostegno: dalle piccole imprese ai lavoratori, dai lavoratori autonomi a quelli dipendenti, tutti. Quindi, il tema della contingenza e della capacità di anticipare o, per lo meno, di limitare situazioni di possibili nuove difficoltà si incrocia anche con un tema strutturale, ricordato più volte in quest'Aula, ovvero quello del fisco.

Noi abbiamo assistito, in questi giorni, a discussioni sulla delega fiscale per certi aspetti veramente surreali; discussioni che, per molti aspetti, traguardavano campagne elettorali vicine; mi riferisco al catasto, su cui ognuno può avere la propria opinione, ma parliamo di un testo che traguardava qualcosa nel 2026, comunque un sistema di informazione e di gestione dei dati un po' più moderno rispetto a quello che abbiamo, che è datato 1939. Si è parlato di IMU sulla prima casa, di chi voleva mettere le tasse su tutto. Oppure sento parlare di flat tax, di consolidare la flat tax al 65 per cento, il regime forfettario da 65 mila euro fino a 100 mila euro. Noi, in questa discussione, ci siamo sempre permessi di dire che è obiettivo di tutti ridurre le tasse; bisogna vedere come si fa, e noi traguardiamo un modello banalmente orientato all'equità, orizzontale o verticale. Faccio solo un esempio: noi ci rendiamo benissimo conto delle difficoltà dei lavoratori autonomi, del fatto di avere inserito, negli anni a seguire dal 2014, un regime forfettario privilegiato di fronte a difficoltà dovute a tanti fattori, che non sto qui a ricordare, ma era un regime transitorio, che ora diventa definitivo. E a chi lo vuole portare da 65 mila a 100 mila euro - perché questo è stato detto in Aula - chiedo la differenza tra questo tipo di agevolazione e la situazione dei lavoratori dipendenti e dei pensionati, perché io sono qui dalle ore 9, come tutti voi, ma del tema dei pensionati o dei lavoratori dipendenti non ho ancora sentito parlare, da alcuno. È equa questa situazione? Io dico di no. È giusto, invece, pensare a un sistema che sia equo, nella sua complessità? Io dico di sì. Questo dovrebbe essere l'obiettivo di tutti, all'interno di quest'Aula, non salvaguardare una parte sola, a discapito degli altri.

Anche sulla questione dell'Irpef noi stiamo trattando una delega fiscale - non so, sottosegretario, se arriveremo alla fine, dopo tanti episodi -, ma una parte della riforma fiscale è stata fatta nella legge di bilancio, in cui sono stati, come ricordava qualcuno, dedicati 7 miliardi - non 700 euro - alla rimodulazione dell'Irpef, con l'eliminazione di uno scaglione. Bene, 7 miliardi sono 7 miliardi. L'effetto quale è stato? Che coloro che hanno beneficiato di più di questa operazione sono stati i percettori di redditi compresi tra i 50 e i 55 mila euro. Al di là dell'obiettivo, comune a tutti, di ridurre le tasse, credo non sia stata una buona operazione; lo dico perché questa discussione è incentrata su ciò che ho detto in precedenza, ovvero su quelli che stanno peggio e che hanno bisogno di un aiuto e di un sostegno, in una situazione che è stata difficile e sul futuro della quale non abbiamo assolutamente certezze.

Noi abbiamo insistito su questi temi, abbiamo anche avvallato tante proposte, per esempio quella del cashback. Sì, certo, a noi va benissimo, però abbiamo detto che bisogna salvaguardare, in quest'ottica, per esempio, le spese socialmente rilevanti, quali le detrazioni per le spese sanitarie e quelle sui mutui. Abbiamo detto “ok alla riduzione dell'IRAP”, ci mancherebbe altro, ma abbiamo anche detto che le risorse per fare questa riforma, perché ogni cosa che si va a toccare - lo dico per chiarezza, poiché anche io vorrei un mondo senza tasse -, se si elimina un'imposta, è chiaro che, nel volere, al contempo, mantenere un livello di servizi esattamente come quello previgente la modifica, si deve trovare la copertura finanziaria, si chiamano così le risorse a ciò destinate; noi ci siamo permessi di dire che le somme derivanti dall'abolizione dell'Irpef non dovessero arrivare, banalmente, da pensionati e lavoratori dipendenti, ovvero da coloro che dall'IRAP non erano toccati. Ci sembrava di dire una cosa ovvia, ma così ovvia non lo era. Lo ha detto il collega Fragomeli, in precedenza: il tema dell'evasione fiscale non appartiene soltanto a una parte di questo Parlamento, dovrebbe essere un obiettivo di tutti un fisco equo, un fisco giusto, in cui la lotta all'evasione fiscale, con strumenti adatti, sia uno dei capisaldi di una delega sulla riforma fiscale, ma di questo non se ne parla, nella maniera più assoluta.

La questione energia è un tema importante, che dimostra come, negli anni, in Italia si sia perso un po' di tempo; lo dico con tristezza, perché molto spesso da noi le soluzioni si cercano solo quando i problemi sono già evidenti. Il tema del caro energia in Italia e della riduzione della competitività delle nostre imprese rispetto ad altre, anche a livello europeo, c'è sempre stato, non lo scopriamo adesso, con la guerra in Ucraina, ma evidentemente le strategie sono sempre state poco lungimiranti. Comunque, è giusta ed è corretta l'iniziativa del Governo che va nella direzione di andare a diversificare le fonti di approvvigionamento, nell'ottica di avere, in un orizzonte di breve termine, una minore dipendenza da quel tipo di forniture. È un percorso complicato, ma che almeno dà la misura del fatto che abbiamo un orizzonte temporale su cui agire, anche con strumenti straordinari, come quelli che sono stati messi in campo.

Ho sentito parlare del nucleare: al di là di quello che si può pensare - lo ha detto la collega della Lega in precedenza, si può essere d'accordo o non d'accordo -, traguardare il nucleare vuol dire avere un orizzonte temporale di oltre 10 anni. Ma di cosa stiamo parlando, ripeto: di cosa stiamo parlando? Noi abbiamo un'emergenza oggi, non ce l'abbiamo tra 10 anni; quindi, cerchiamo, se vogliamo rendere un buon servizio alla nostra comunità e all'Italia, di parlare di strade che si possono percorrere. Una è quella che sta percorrendo il Governo, e la diversificazione dell'approvvigionamento è una cosa che si deve fare; la seconda è banalmente - ma anche su tale punto siamo un po' indietro - completare il processo di transizione verso le fonti rinnovabili e alternative. In questo senso, la discussione sui SAD, sui sussidi ambientalmente dannosi, è pertinente, va fatta, perché 18 miliardi di euro a favore dei sussidi ambientalmente dannosi devono entrare in una discussione di questo tipo, a favore della riduzione dei costi dell'energia, devono entrarci per forza, così come per la questione dei contributi sugli extraprofitti; è stata fatta un'operazione di prelievo del 10 per cento sugli extraprofitti delle aziende che lavorano nel campo dell'energia; noi crediamo - lo abbiamo detto e lo ha detto anche qualcun altro – che sicuramente si deve fare di più, perché comunque stiamo parlando di profitti di importanza davvero eccezionale. Quindi, un elemento di contribuzione a questa grande causa, che si chiama problema Italia, va affrontato.

Un ultimo passaggio sui comuni, e concludo, Presidente, la ringrazio: nella risoluzione mi auguro ci sia un passaggio dedicato proprio agli enti locali, perché gli stessi sono quelli che erogano i servizi alla comunità e sono in grande difficoltà, anche per il problema dell'energia. Parlo perché ho il privilegio di fare il sindaco di un piccolo comune: il mio piccolo comune ha 80 mila euro di costi dell'energia in più, nonostante sia un comune che ha conosciuto un processo di efficientamento del proprio sistema di pubblica illuminazione, e quant'altro; 80 mila euro sono tanti. È stato respinto un emendamento presentato al recente “decreto Energia” che chiedeva banalmente di utilizzare parte dell'avanzo di amministrazione per compensare questi extracosti. So benissimo che, nelle regole e anche nel contesto dell'equilibrio della finanza pubblica, questa è una regola che non c'è, ma stiamo parlando di un contesto di straordinaria eccezionalità, e quindi vanno adottate anche soluzioni straordinarie; può essere quella dell'avanzo di amministrazione, possono essere altre, possono essere contributi; 200 milioni nel “decreto Energia” a favore dei comuni ci sono già, ma per un comune come il mio, su 200 milioni, a occhio e croce, vuol dire che ne arrivano 7 mila, rispetto agli 80 mila euro spesi. Faccio l'esempio del mio comune, parlando di me stesso, ma lo faccio per dare la misura del problema.

Ho affrontato solo alcune questioni che mi sembravano centrali e mi auguro che la risoluzione possa contenere tanti elementi di normalità e di focalizzazione su problemi concreti, partendo dall'ottica vera, dell'equità orizzontale e verticale delle cose (Applausi dei deputati del gruppo Liberi e Uguali).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Giacometto. Ne ha facoltà.

CARLO GIACOMETTO (FI). Grazie, Presidente Fico. Colleghi, sottosegretario Freni, dopo due anni molto complessi, difficili, contrassegnati dalla pandemia, quest'anno, il 2022, avrebbe potuto segnare una svolta, l'inversione di tendenza che tutti noi avremmo auspicato e per la quale il Governo Draghi, pur nella varietà delle forze parlamentari che lo sostengono, ha messo in campo tutte le azioni, specie in campo economico, possibili e sostenibili, soprattutto per il nostro bilancio pubblico. Tuttavia, purtroppo, così non è stato, ovviamente e tristemente, per fattori che esulano dal nostro controllo e dall'attività di Governo e Parlamento. A un primo shock come la pandemia, infatti, è seguito un secondo shock devastante come un conflitto alle porte dell'Europa, in cui l'Occidente si è trovato e si trova ancora a dovere, e a volere, difendere i valori di libertà che caratterizzano le nostre democrazie.

La guerra in Ucraina, con l'aggressione da parte della Federazione russa – che, purtroppo, ancora prosegue, siamo a quasi due mesi dall'inizio del conflitto, dal 24 febbraio scorso -, rappresenta per il 2022 quel fattore di incertezza e di instabilità che il virus proveniente dalla Cina ha rappresentato nel 2020 e nel 2021 per tutte le economie mondiali. Un fattore di sfiducia che mina le basi di ogni ripresa economica, non solo a livello nazionale, ma anche a livello europeo e mondiale.

Pertanto, come i documenti programmatici di bilancio nel biennio scorso hanno profondamente risentito di quel fattore esogeno rappresentato, appunto, dalla pandemia, così questo Documento di economia e finanza è costretto ad elaborare previsioni facendo i conti con un nuovo fattore esogeno altrettanto importante, tragico e impattante, direi, che consiste, appunto, in una guerra che è alle porte dell'Europa, a circa 2.000 chilometri da qui, e nelle ripercussioni che sta già producendo e continuerà a produrre sull'economia internazionale. Ecco perché anche quest'anno, come nel biennio precedente, ci troviamo di fronte ad uno scenario di finanza pubblica estremamente prudenziale, al di sotto del quale, però, sono stati elaborati inevitabilmente due scenari peggiorativi, con i quali speriamo peraltro di non doverci confrontare.

La premessa d'obbligo - che non è una promessa formale ma è sostanziale - ad ogni valutazione, sia di natura tecnica, sia di natura politica, è riconoscere al Governo che non è stato facile mettere in campo una previsione di finanza pubblica in queste condizioni. Tra i dati che il DEF ci fornisce, il primo con il quale siamo inevitabilmente costretti a confrontarci è quello della crescita. La crescita per il 2022 mantiene il segno positivo, per un effetto di trascinamento probabilmente dovuto alla crescita del 2021, ma il 2,9 che è stato stimato dal Governo in questo documento, a fronte, peraltro, dell'1,9 previsto da Confindustria nel mese di aprile e del 2,3 - sono dati di ieri - previsto dal Fondo monetario internazionale, praticamente risulta dimezzato rispetto a quanto previsto con la Nota di aggiornamento al DEF del 2021, che aveva previsto - mi sembra - una crescita del 4,7 per cento, rallentando anche per quanto riguarda le previsioni del triennio prossimo, 2023-2025, rispettivamente con un tasso del 2,3, 1,8 e 1,5, mentre invece le previsioni di Confindustria per il 2023 sono dell'1,6 e del Fondo monetario internazionale dell'1,7. Già questi dati pongono un problema e impongono una serie di riflessioni, perché il ritorno ad un livello di PIL pre-COVID in termini assoluti si fa evidentemente più lento, con tutto ciò che questa vicenda può comportare. Le stime precedenti, infatti, avevano previsto un ritorno ad un livello di PIL in termini assoluti pari o superiore a quello del 2019 già - se non ricordo male - nel primo trimestre del 2022, cosa che evidentemente non è avvenuta e che probabilmente - lo speriamo - avverrà almeno entro la fine di quest'anno.

A questo dato negativo, rispetto alle previsioni, se ne contrappone uno di segno positivo ed è quello che riguarda l'andamento del deficit che, invece, offre una performance migliore rispetto alla spesa. Come è stato detto, il dato tendenziale è pari al 5,1 per cento, contro una previsione di 5,6; un differenziale di 0,5 in meno che, come è stato detto, ha consentito al Governo di liberare circa 10 miliardi di euro dei quali il DEF ci annuncia che 5 saranno utilizzati immediatamente nel corso del 2022. Cinque miliardi che, anche alla luce di quanto ha affermato il Ministro Franco in audizione, probabilmente saliranno a 6 e saranno destinati, attraverso l'adozione di alcuni decreti-legge, al perseguimento di finalità che al momento costituiscono le nostre principali emergenze. Le elenco: l'incremento dei fondi per le garanzie sul credito, di cui è stato detto; l'aumento delle risorse necessarie a coprire l'incremento dei prezzi delle opere pubbliche, tema cogente sul quale molte riflessioni sono state poste in questi giorni da chi opera nel settore; gli ulteriori interventi per contenere i prezzi dei carburanti e del costo dell'energia, per i quali finora sono stati già stanziati circa 20 miliardi ma che rischiano di non essere sufficienti, purtroppo; le ulteriori misure che si renderanno necessarie per assistere i profughi di guerra proveniente dall'Ucraina e per alleviare - cosa molto importante - l'impatto economico del conflitto in corso sulle aziende italiane, che si stima intorno ai 4 miliardi di euro di mancato prodotto interno lordo; il sostegno, infine, al sistema sanitario e ai settori maggiormente colpiti dall'emergenza pandemica, che sta per concludere i suoi effetti ma che ancora li manifesta. Va sottolineato che se da un lato nel 2022 il PIL crescerà di meno di quanto ci saremmo aspettati, sebbene con un contestuale miglioramento del rapporto deficit-PIL, dall'altro lato è evidente, come sottolinea lo stesso Governo, che tale risultato è stato ottenuto grazie ad un volume di entrate molto maggiore di quelle attese. Entrata significa pressione fiscale soprattutto, nelle sue varie forme, e contribuzione sociale. La pressione fiscale ha registrato un aumento nel 2021 rispetto al 2020, ma questo evidentemente può essere considerato un dato fisiologico se si considera il blocco delle attività economiche che purtroppo si è registrato nel corso del 2020. Peraltro, tale aumento si registra anche nel confronto col 2019, andando a vedere le tabelle di dettaglio, che passa da 515 miliardi del 2019, come entrate complessive dirette e indirette, a 525 miliardi del 2021, dopo il crollo che si è registrato nelle entrate tributarie nel 2020 (intorno ai 478 miliardi). La pressione fiscale si riduce leggermente in termini percentuali nel 2022, anche se, come dicevo, il volume aumenta in termini assoluti. In particolare, si prevede un ulteriore aumento delle imposte indirette per tutto il periodo di previsione osservato nel DEF, che passano da 272 miliardi nel 2022 a 306 miliardi nel 2025 (erano 258 nel 2021). Questo evidentemente avviene perché c'è stata un'estensione della base imponibile, che è un po' il tema che noi poniamo. Siamo stati richiamati, come esponenti del centrodestra, al fatto che non diamo particolare attenzione al tema del recupero dell'evasione fiscale, ma questo, evidentemente, è un tema che noi respingiamo, perché noi riteniamo, invece, che il recupero dell'evasione fiscale sia il tema, per esempio, dell'estensione o dell'emersione della base imponibile per quanto riguarda gli estimi catastali, che noi ovviamente confermiamo. Riteniamo, però, che il recupero di gettito fiscale - è stato detto dal collega Ungaro: 10 miliardi negli ultimi dieci anni - debba andare ad una riduzione ulteriore del carico fiscale, perché questa è la direzione, e non a finanziare, per esempio, bonus. Crescono, dicevo, i contributi sociali. Le previsioni rispetto ai dati di consuntivo 2021, che erano di 245 miliardi, indicano un incremento del 7,4 per cento nel 2022 (263 miliardi circa), mentre nel 2023 si andrà a 275 miliardi.

Vorrei poi soffermarmi su questi due dati, che riguardano, rispettivamente, i consumi e il costo del lavoro, per collegarli ad un altro dato, che compare diverse volte nelle pagine del DEF, che non deve essere sottovalutato. Mi riferisco al dato relativo al deterioramento della situazione patrimoniale delle famiglie, che, rispetto ad anni passati, rappresenta indici molto marcati. Il livello di risparmio delle famiglie italiane rimane sempre alto, se confrontato con la media europea, ma, allo stesso tempo, nel 2021 si è ridotto notevolmente rispetto agli standard degli anni precedenti e dovrà essere attentamente monitorato nel corso di quest'anno. Sicuramente nel 2021 si è verificato un effetto positivo conseguente alla riapertura di quasi tutte le attività economiche, sebbene ancora con alcune limitazioni, riaperture che hanno determinato una maggiore propensione a spendere per una serie di servizi che per un lungo tempo erano stati preclusi. Allo stesso tempo, però, già nel 2021 molte spese, attingendo alle riserve patrimoniali, sono divenute inevitabili per gran parte della popolazione italiana, fenomeno questo che nell'anno in corso si potrebbe ripresentare in maniera ancora più sensibile alla luce dell'inflazione crescente e dell'impennata dei prezzi che ha caratterizzato sia l'ultimo trimestre 2021 sia, soprattutto, i primi mesi di quest'anno. Una condizione che, legata al crescente tasso di sfiducia, rischia di produrre un considerevole arresto della propensione al consumo, con tutto ciò che ne potrebbe conseguire in termini di crescita economica che, come detto, risulta già in parte compromessa rispetto alle previsioni della Nota di aggiornamento del DEF 2021.

D'altro canto ci sono le imprese, che devono affrontare un considerevole aumento di costi di produzione, imposto dall'aumento dei costi dell'energia elettrica, del petrolio e delle materie prime, cui si aggiunge un'impennata del costo del lavoro che nel 2022 sale al 2,6 per cento rispetto allo 0,3 dell'anno precedente. Costi di produzione che, pur in presenza di ordinativi importanti, rischiano addirittura di rendere antieconomica l'attività di impresa.

Tutti questi fattori, inseriti insieme nello scenario attuale non solo di guerra ma in cui, anche a seguito della guerra, si sta seriamente valutando la possibilità di cambiare i fornitori del gas e le tipologie di approvvigionamento, potrebbero anche dare luogo ad un'ipotesi di recessione, cioè una flessione del PIL per due trimestri consecutivi (già nel primo trimestre abbiamo registrato questo indicatore). Alla luce di tutto ciò, se da un lato comprendiamo l'impostazione che il Governo ha adottato, volta a un percorso di riduzione del rapporto debito-PIL, che rispetto al 150,8 del 2021 passa al 147 di quest'anno per arrivare al 141,4 nel 2025 (ricordo che nel 2021 abbiamo affrontato una spesa per interessi di 63 miliardi di euro, che crescerà di 30 miliardi nel triennio successivo), dall'altro non possiamo non domandarci se l'impostazione estremamente prudenziale adottata dal Governo sarà sufficiente a fronteggiare la situazione attuale.

Anche perché, al di fuori dei 5 - che ora sono 6 miliardi - annunciati in questo DEF, non troviamo altre indicazioni di interventi in materia di riforme o di interventi su temi politici che noi consideriamo rilevanti. La stessa entità delle risorse attualmente prevista rischia di essere insufficiente, in una condizione della nostra economia ancora tutta da consolidare dopo i risultati del 2021, anno in cui - lo sottolineo - il prodotto interno lordo italiano è cresciuto del 6,6 per cento rispetto all'anno precedente, ben al di là delle previsioni; una crescita che, pur avendo probabilmente le caratteristiche del rimbalzo tecnico - abbiamo perso l'8,9 per cento nel 2020, rispetto al 2019 - per la prima volta però, dal 2009, per tassi di crescita, ci pone al di sopra della media dei Paesi dell'Unione europea, dei Paesi di area euro e anche al di sopra degli Stati Uniti (Paesi Unione europea: 5,3; Paesi area euro: 5,3 per cento; Stati Uniti: 5,6 per cento; Italia: 6,6).

Se crediamo che le nostre imprese debbano continuare a far crescere, nel 2022 come nei prossimi anni, tutti gli indicatori economici più rilevanti, e cioè la propensione agli investimenti, la produttività e, in ultima analisi, l'occupazione, dobbiamo valutare, immediatamente dopo l'approvazione del DEF, la necessità di nuovi provvedimenti - alcuni direbbero “sostegni” - adeguatamente finanziati, utilizzando la finestra di sospensione del Patto di stabilità, che sarà aperta per tutto il 2022 e che noi chiediamo di estendere a tutto il 2023.

Non vorremmo, per eccesso di prudenza, ritrovarci nella stessa condizione, in cui l'allora Ministro dell'Economia, nel 2020, valutò come sufficienti 3,6 miliardi per fronteggiare l'emergenza economica generata dal COVID. Abbiamo visto successivamente come è andata a finire, con gli scostamenti successivi di entità ben superiore, votati quasi all'unanimità dal Parlamento.

Di fronte a shock esogeni noi riteniamo che il fattore tempo, e cioè la rapidità di esecuzione, sia decisivo. Ecco perché, come Forza Italia, con il presidente Berlusconi e il presidente Tajani, abbiamo posto il tema anche a livello europeo, sostenendo la necessità e l'urgenza di un nuovo Recovery Plan, con l'emissione di bond europei per fronteggiare il caro energia che ha investito imprese e famiglie del nostro Paese.

Tornando ai temi del DEF che riteniamo necessario affrontare, vi è certamente la questione di una proroga dei termini del superbonus 110 per cento, al momento sospesa, nonché il tema della cedibilità dei crediti. Non sono stati risolti, nel corso dell'esame del “decreto Energia” qui alla Camera, sebbene vi sia stato un impegno in un ordine del giorno, proposto proprio dal nostro gruppo. Peraltro, nelle pagine nel DEF, non si coglie nessuna indicazione in tal senso. E dire che, se anche in questo caso andassimo a leggere i dati del consuntivo 2021, troveremmo chiaramente come il 6,6 per cento di PIL aggiuntivo del 2021 sia stato trainato in larghissima parte dalle spese di investimenti in costruzioni, che ha registrato un più 22,3 per cento!

Quanto alle politiche strutturali in tema di sistema pensionistico, bene che l'argomento sia stato posto dal Ministro Franco. Forza Italia ritiene, però, che si debba al più presto entrare nel merito di questa vicenda, specie con riferimento ai giovani, per i quali il trattamento sarà in futuro totalmente contributivo e, in alcuni casi, purtroppo, potrà essere caratterizzato da discontinuità dei versamenti periodici.

Si tratta di una sfida da affrontare adesso, con l'obiettivo di trovare le soluzioni più idonee in termini di rafforzamento della previdenza complementare, di flessibilità in uscita e di riscatto con agevolazioni degli anni impiegati per concludere gli studi universitari; e - aggiungo - della necessità di superare la logica del “quando” potere andare in pensione, passando a quella del “quanto” in termini di assegno da percepire.

Ecco perché Forza Italia ha proposto al disegno di legge delega sulla riforma fiscale alcuni emendamenti che vanno proprio in quella direzione, un vero e proprio pacchetto giovani, con il quale si prevede l'innalzamento della soglia di deducibilità dal reddito dei contributi volontari, la possibilità di creare una dote previdenziale familiare fiscalmente avvantaggiata, nonché l'attribuzione di contributi figurativi ai neolaureati per gli anni di corso legale dell'università.

Allo stesso modo, utilizzando cioè la leva fiscale nell'impiego del risparmio privato, si tratta di affrontare il nodo dell'aumento della spesa sanitaria, favorendo un'alleanza ben strutturata tra sanità pubblica e sanità integrativa, anche perché, come ci dicono anche i numeri del DEF, la spesa per le prestazioni pensionistiche e sanitarie tenderà necessariamente a salire in termini assoluti nei prossimi anni, per effetto, purtroppo, di un progressivo invecchiamento della popolazione. Per quanto riguarda le altre principali riforme, il DEF nella sezione del Programma nazionale di riforma si limita a riproporre il cronoprogramma del PNRR, che ovviamente è importantissimo, come ci ricorda la prima tranche del 2022 da 21 miliardi, sbloccato la settimana scorsa, ma i cui effetti reali sulla crescita si produrranno in maniera progressiva e con particolare riferimento agli anni 2024 e successivi.

Ma il PNRR e l'attuazione dei suoi progetti si trovano oggi in una situazione di scenario che è mutata rispetto a quello del 2021. Anche in questo caso, dalle pagine del DEF non ci sembra di cogliere indicazioni volte ad un'eventuale revisione, come pure è stato ipotizzato dal primo impegno della risoluzione approvata in Commissione bilancio qualche settimana fa, in occasione dell'esame della prima relazione al Parlamento sullo stato di attuazione del PNRR.

Ci auguriamo che l'impostazione del Governo, nel quale ovviamente riponiamo piena fiducia, sia quella giusta, anche alla luce del fatto che, fino ad oggi, al netto dei fattori esogeni, i principali obiettivi per cui è nato sono stati raggiunti, ciò sia in termini di efficacia della campagna vaccinale organizzata dal generale Figliuolo - è di una settimana fa il rapporto dell'Istituto superiore della sanità, secondo il quale nel 2021, grazie ad essa, si sarebbero evitati 150 mila morti e 8 milioni di casi, consentendo all'Italia di non essere più il Paese peggiore al mondo in termini di mortalità da COVID, com'era precedentemente, ma di avere degli indicatori positivi - sia in termini di indicatori macroeconomici, con un 6,6 per cento di aumento del PIL nel 2021, come dicevo prima, che è andato ben oltre le previsioni.

Allo stesso tempo, però, è dovere del Parlamento, delle forze politiche ed anche dei singoli parlamentari porsi domande e sollecitare riflessioni in una situazione economica che, purtroppo, continua ad essere complessa e nella quale è difficile programmare il futuro.

Forza Italia interpreta con grande senso di responsabilità il suo ruolo all'interno di un Governo di unità nazionale, in cui vi sono forze politiche che hanno oggettivamente sensibilità e priorità diverse e, in alcuni casi, anche confliggenti. Lavoreremo in quest'ultimo anno di legislatura per individuare soluzioni ai problemi complessi cui siamo di fronte, privilegiando sempre le proposte agli slogan (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. È iscritta a parlare la deputata Torto. Ne ha facoltà.

DANIELA TORTO (M5S). Grazie Presidente. Colleghi, sottosegretario, ci troviamo oggi a discutere il testo del Documento di economia e finanza, che contiene le linee principali di politica economica del Paese per i prossimi anni.

Mai come oggi, in un contesto economico e sociale repentinamente mutato e reso incerto dalla pandemia prima e dalla guerra poi, le misure contenute nel DEF dovranno tenere conto dello scenario internazionale e delle urgenti necessità di cittadini ed imprese, che sono posti di fronte a sfide e sacrifici che, altrimenti, potrebbero essere insormontabili.

Il DEF, nell'aggiornamento delle previsioni di finanza pubblica, delinea una situazione meno favorevole rispetto a quella del settembre scorso, data della pubblicazione - ricordo - della Nota di aggiornamento del Documento di economia e finanza. Il quadro economico italiano, infatti, dopo il recupero del 2021, aveva fatto sperare in dati incoraggianti. La crescita del PIL registrata nel 2021 dall'Italia è risultata la più elevata tra quelle delle grandi economie europee, sicuramente grazie alle politiche per sostenere famiglie e imprese e anche grazie alla risposta positiva che abbiamo riscontrato nella campagna di vaccinazione.

Il Documento, però, deve ora tener conto dell'impennata dei contagi da COVID-19, causata dalla diffusione della variante Omicron, dell'impatto generato dalla guerra, ma anche della crisi energetica che ne è scaturita. Non possiamo dimenticare anche l'aumento generalizzato dei prezzi delle materie prime, come ricordavano poc'anzi altri colleghi, l'aumento dei metalli e dei generi alimentari, le minori esportazioni e, con la crescente inflazione, anche il calo del potere di acquisto e della fiducia dei cittadini e delle famiglie italiane.

Presidente, secondo l'ultimo dato Istat, a marzo, in Italia l'inflazione al consumo è salito al 6,7 per cento (un punto in più rispetto a febbraio), mentre quella al netto dei prodotti energetici e alimentari ha raggiunto il 2 per cento.

Nel DEF, le previsioni per il 2022 stimano un tendenziale del 5,8 per cento rispetto all'1,6 per cento stimato dalla NADEF, con un'accelerazione più moderata anche nelle retribuzioni e nei redditi da lavoro. È chiaro che, in questo quadro socio-economico, le stime di crescita per il 2022 subiscono un forte rallentamento. Il Governo è stato costretto a rivedere le stime per l'anno in corso, che scendono al 4,7 per cento. Ci sono tante incognite su questi numeri che potrebbero farli scendere ulteriormente, a partire proprio dalle incertezze legate, sia alla situazione internazionale, sia alla questione energetica.

In un contesto del genere, abbiamo il dovere di farci trovare pronti, quindi, di intervenire tempestivamente, per garantire la tenuta economica del nostro Paese. Per far fronte a questa situazione, sono state messe in campo diverse misure. Voglio ricordarle: in primis, gli interventi per il contenimento dei prezzi dell'energia; nel contempo, si sta continuando a lavorare alacremente per diversificare le fonti di approvvigionamento e spingere ulteriormente il passaggio alle rinnovabili. Tuttavia, intervenire in maniera pronta e veloce, per il MoVimento 5 Stelle significa essere pronti, come previsto, tra l'altro, anche dal Documento di economia e finanza, ad un passo importante, ossia allo scostamento di bilancio, che garantisca subito risorse per il sostegno alle famiglie e alle nostre imprese. Ritengo sia sbagliato aspettare che la situazione peggiori. Vede, Presidente, in questi momenti, ritengo l'attesa non una buona consigliera.

Lo scostamento è assolutamente necessario, va fatto subito, per poter dare il necessario sollievo agli italiani e garantire immediatamente misure efficaci e concrete nel breve, ma anche nel lungo periodo.

Bisogna chiaramente insistere sul fronte europeo per l'attuazione di un recovery fund energetico. La pandemia ci ha insegnato che, se i Paesi europei agiscono in maniera coesa e anche coraggiosa, possono rispondere efficacemente alle crisi che incontriamo sul nostro cammino. Contrastare il caro energia con il debito comune europeo è la strada giusta, come lo è procedere con un piano di diversificazione delle fonti per rendersi indipendenti dal gas russo, senza però contravvenire o abbandonare il percorso di transizione energetica e gli obiettivi del green new deal europeo, che, invece, ora più che mai, vanno perseguiti pienamente.

Nonostante l'incertezza dello scenario globale, infatti, per il Governo resta imprescindibile continuare a operare in questa direzione e continuare a promuovere una crescita economica sostenibile. A questo punto, sarà indispensabile intervenire con la massima decisione, anche con una pronta rapidità in favore di famiglie e imprese italiane, garantendo la piena attuazione di tutti gli interventi e obiettivi fissati dal Piano nazionale di ripresa e resilienza, secondo le cadenze previste.

È fondamentale che la tempistica prevista dal PNRR sia rispettata pienamente per quanto riguarda, sia il processo di attuazione della spesa, sia il conseguimento degli obiettivi, necessario per la regolare riscossione delle rate dei fondi europei. Ecco, su questo fronte, Presidente, non dobbiamo rallentare. Il problema è ancor più grave, se guardiamo al Sud dell'Italia, dove, secondo i dati Svimez, l'obiettivo del 40 per cento non è stato ancora raggiunto.

Bisogna lavorare per garantire tutto l'aiuto possibile a sostenere le capacità progettuali delle amministrazioni territoriali e di tutti quei soggetti coinvolti nella realizzazione del Piano. Il Sud dell'Italia, così come tutto il nostro Paese, ora ha bisogno di queste risorse, per ripartire. Si tratta di fondi ottenuti grazie ad un lavoro straordinario portato avanti, in Europa, dal Governo Conte e che potranno essere fondamentali per colmare finalmente le disparità attualmente esistenti fra le diverse aree del nostro Paese, non solo per ridurre le differenze territoriali, ma anche per garantire la parità di genere e le parità salariali. Questi sono gli obiettivi da perseguire, intervenendo con strumenti mirati a favorire l'inserimento lavorativo, sia dei giovani, sia delle donne, rafforzando anche gli interventi a sostegno della ripresa economica delle aree più svantaggiate, per evitare che la crisi accentui le problematiche che già affrontiamo ogni giorno.

Inoltre, vanno garantiti ulteriori interventi per la riduzione del cuneo fiscale e questo per andare ad incrementare i salari netti e ridurre i costi per le nostre aziende.

A questo punto, bisognerà promuovere un'adeguata politica dei redditi che possa sostenere i redditi reali dei lavoratori, anche attraverso il sovvenzionamento delle spese dell'energia, dei trasporti, della casa, dell'istruzione dei nostri figli, avendo particolare riguardo soprattutto per i redditi più bassi e valutando anche l'opportunità dell'utilizzo di un meccanismo, come quello del cashback fiscale, che consente di avere uno sconto immediato e di non ricorrere a detrazioni che vengono rinviate alle dichiarazioni dei redditi.

Il Governo deve poi proseguire nelle politiche strutturali, già avviate nei settori strategici della transizione digitale ed ecologica, investire in ricerca e innovazione, garantire la competitività del nostro sistema economico, sostenendo con forza anche il settore produttivo. A questo scopo, sarebbe auspicabile l'utilizzo dei margini di bilancio derivanti dalla conferma degli obiettivi programmatici già fissati nella NADEF 2021, che, in un certo senso, potranno garantire gli investimenti programmati e un incremento delle risorse, nel caso in cui lo spazio di manovra dello 0,5 per il 2022 non sia sufficiente per attuare gli interventi necessari.

Presidente, voglio toccare un altro punto importante, ovvero il sostegno concreto alle imprese italiane. Dobbiamo accompagnarle attraverso una riconversione produttiva in chiave sostenibile. Sarà così necessario garantire incentivi e investimenti green volti ad aumentare la produttività del lavoro. Del resto, tra gli interventi assolutamente necessari e non più rinviabili, come da tempo ci ricorda anche l'Unione europea, ci sono gli impegni in materia di ambiente e di sviluppo sostenibile e, dunque, proprio per questa ragione, bisognerà favorire la transizione ecologica ed energetica e adattare modelli di sviluppo circolari. Questo è prioritario per dare al nostro Paese una prospettiva di crescita, per renderlo competitivo nel lungo periodo e anche capace di affrontare sfide enormi che ci troviamo ogni giorno di fronte, in poche parole, Presidente, per dare agli italiani un futuro migliore.

Lo abbiamo già visto con uno strumento economico che ha dato al Paese una spinta eccezionale ed importante, sto parlando del superbonus, sul quale sarà necessario continuare a puntare con forza, senza tentennamenti, senza ritardi e soprattutto senza ulteriori stop che stanno già compromettendo la fiducia e gli investimenti, sia dei cittadini ma, soprattutto, delle nostre imprese.

Faccio riferimento al tema della cedibilità dei crediti d'imposta. Come Movimento 5 Stelle, riteniamo indispensabile prorogare il termine per le abitazioni unifamiliari, specificando che la percentuale del 30 per cento dell'intervento complessivo venga riferita al complesso dei lavori e che la cessione possa essere operata da soggetti diversi da banche, istituti finanziari e assicurazioni, non solo ad esaurimento del numero delle possibili cessioni attualmente previste, ma ancor prima. Ribadisco questo, perché il superbonus ha dimostrato di portare grandi vantaggi all'economia del nostro Paese: ha rinvigorito un settore, come quello edilizio, che versava in condizioni di costante crisi già da tempo, e portato alla nascita di nuove imprese ed alla creazione di milioni di posti di lavoro. Questa misura di agevolazione fiscale ha consentito agli italiani di rendere, allo stesso tempo, più sicure le proprie abitazioni e di renderli anche energeticamente indipendenti. Si tratta, quindi, di un modello virtuoso di sviluppo, di una misura da cui prendere esempio e semmai da replicare, non da ostacolare, se vogliamo davvero dare ossigeno alle imprese e al settore produttivo del nostro Paese. Questa è la strada da prendere. Sono questi gli interventi da finanziare per garantire al Paese una ripartenza rapida e una crescita costante e duratura.

Volgo al termine, Presidente: è chiaro che, in un quadro economico così sofferente, non possiamo in alcun modo e in alcun settore, macroeconomico o microeconomico, permetterci di essere sufficientemente coraggiosi, perché, Presidente, la sufficienza adesso non basta; va fatto, invece, tutto quanto possibile, tutto quanto è nelle nostre possibilità, perché ne va del futuro della nostra gente, delle imprese italiane e delle nuove generazioni che sicuramente non meritano di ereditare un Paese sfinito e senza speranze. Noi, come MoVimento 5 Stelle, unitamente a tutta questa maggioranza, continueremo a lavorare per ottenere questo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. È iscritta a parlare la deputata Cattoi. Ne ha facoltà.

VANESSA CATTOI (LEGA). Grazie, Presidente. Buongiorno, Presidente, rappresentante del Governo e onorevoli colleghi. Ci troviamo qui oggi - come già illustrato da chi mi ha preceduto - a discutere il Documento di economia e finanza, un documento molto importante, soprattutto per definire e programmare il futuro di questo nostro Paese; un documento che oggi è ancora più difficile da scrivere e da pensare, in un contesto geopolitico fortemente provato da due anni di pandemia che hanno colpito duramente non solo l'economia italiana, ma, a livello internazionale, l'economia del mondo, oltre a produrre effetti devastanti in termini di coesione sociale. Alla pandemia, si è aggiunta poi, in questi ultimi mesi, anche la guerra, il conflitto in Ucraina, quindi il nostro è un contesto geopolitico ancora molto difficile e fortemente aleatorio, che rende vano qualsiasi possibile scenario previsionale. È proprio in questo contesto di difficoltà che ancora, a maggior ragione, la politica gioca un ruolo fondamentale e determinante per cercare di mettere punti fermi e saldi soprattutto per sostenere le famiglie e l'economia nazionale ed è proprio da questo che vorrei partire. Abbiamo visto come, purtroppo, il conflitto in Ucraina ha determinato l'aumento dei prezzi dell'energia, l'aumento dei prezzi degli alimenti e delle materie prime, oltre a produrre un aumento anche dei tassi di interesse e una minor crescita che ha fortemente penalizzato anche il nostro contesto nazionale.

Ricordiamoci che nella NADEF del 2021 tutte le previsioni che avevamo inserito, che riportavano comunque un PIL nazionale programmatico per il 2022 che si doveva attestare a un 4,7 per cento, sono state riviste al ribasso e il PIL è stato riportato quindi ad un 2,9 per cento. Ma anche questi dati che abbiamo inserito all'interno del DEF dovranno essere rivisti a breve, visto che è proprio notizia di qualche ora fa che il Fondo monetario internazionale di fatto taglia ulteriormente queste previsioni di crescita del PIL programmatico, non solo per l'Italia, ma anche per la Germania e per tutti i Paesi, non solo dell'Europa, ma a livello internazionale. Quindi, Presidente, proprio in un momento come questo, dobbiamo cercare di intervenire prontamente, cercando di utilizzare tutte le leve che permettano di intervenire nel merito e nell'immediato, con interventi mirati che cercano di sostenere l'economia a brevissimo termine, ma soprattutto cercando di programmare e pianificare anche quello che deve essere il futuro del nostro Paese.

È proprio a questo che mi riferisco quando parlo del problema della pressione fiscale che ovviamente non deve essere confusa con la tassazione: dobbiamo tenere distinto il dato che emerge dal Documento di economia e finanza, quindi il fatto che abbiamo una leggera flessione in diminuzione della pressione fiscale che passa dal 43,5 per cento al 43,1 per cento per quest'anno. Ma questo non ci deve illudere che la tassazione si sia ridotta ed è per questo che la Lega, fortemente e convintamente, all'interno delle Commissioni, così come nelle Aule parlamentari, continuerà a battersi e a portare avanti gli impegni presi con il suo elettorato nel 2018. Quindi “no” agli aumenti della tassazione! Cerchiamo di tutelare il patrimonio degli italiani, i risparmi degli italiani. Cerchiamo di dare questa certezza, perché, altrimenti, se non diamo un minimo di certezza di programmazione, non possiamo pensare che possa ripartire questa nostra economia. I dati parlano chiaro: abbiamo un aumento della propensione al risparmio degli italiani; in questi anni di pandemia, i risparmi sono aumentati di ben 126 miliardi di euro e quindi questo ci porta ovviamente a cercare di intervenire per liberare i risparmi che sono bloccati e sono dettati da una fase di incertezza molto elevata.

Quindi, come gruppo della Lega chiediamo di ridurre il carico fiscale che grava sulle famiglie e sulle imprese. Però, Presidente, su questo punto vorrei chiarire alcuni aspetti. Ho sentito colleghi che hanno parlato soprattutto in merito alla flat tax, dicendo che comunque forse, con la suddetta, ci potrebbe essere iniquità di trattamento tra imprenditori, liberi professionisti e liberi cittadini. Non è assolutamente vero, è totalmente errato questo ragionamento. Sarebbe totalmente iniquo, invece, pensare che il rischio di impresa non valga nulla; per noi invece ha un valore ed è per questo che dobbiamo cercare di sostenere chi crea lavoro, perché solo cercando di riconoscere il giusto valore di questo rischio d'impresa, diamo un futuro anche ai lavoratori. Quindi, è bene insistere sulla riduzione della tassazione del lavoro dipendente, ma dobbiamo farlo anche cercando di continuare il percorso che come Lega abbiamo iniziato e tracciato nel primo anno di legislatura attraverso la flat tax, cercando di portare ad un ampliamento della stessa, perché solo così riusciremo a sostenere il tessuto economico di questo Paese.

Sentivo da alcuni colleghi che abbiamo una maggiore entrata dalla riscossione: è vero, è stata certificata all'incirca in 10 miliardi di euro, però non diciamo la verità; diciamo solo una mezza verità, perché dobbiamo anche analizzare un altro fattore, ovverosia che abbiamo superato il tetto dei 1.100 miliardi di euro di tasse, multe e contributi non pagati in Italia.

Ebbene, colleghi, ci si deve interrogare allora sul perché in Italia abbiamo questo problema, legato al fatto che i nostri cittadini non pagano i contributi e le tasse. Forse, perché abbiamo un sistema di tassazione completamente sproporzionato che deve essere rivisto così come diciamo noi della Lega, che abbiamo sempre proposto di intervenire, sia nel primo anno di legislatura, sia adesso, nell'ambito della nostra azione politica all'interno delle Commissioni di merito, della Commissione finanze e della Commissione bilancio.

È proprio su questi punti, sulla parte dell'evasione fiscale, che cerchiamo di essere chiari e di far capire che tutti vogliamo lottare contro l'evasione fiscale. Ma è anche vero che la Lega, così come il centrodestra, dice bene, e pensiamo, ad esempio, alla questione della revisione del catasto: cerchiamo di far emergere prima tutto ciò che non è emerso e, soprattutto, quello che non viene pagato attualmente a livello di tassazione immobiliare in Italia.

Pensiamo prima a fare emergere l'emerso e soprattutto cerchiamo poi di ridistribuirlo per cercare di far pagare meno tasse a chi le tasse le ha sempre pagate. Evitiamo di utilizzare questi soldi per interventi di tipo assistenziale, così come già detto anche da alcuni colleghi che mi hanno preceduto, perché è con questo tipo di approccio che andiamo a sostenere il pagamento dei contributi e andiamo a sostenere così la parte produttiva di questo nostro Paese.

Poi, Presidente, vorrei ricordare ancora un passaggio molto importante sugli enti locali, altri colleghi lo hanno sottolineato. Per noi della Lega è molto importante continuare questo impegno e questo sostegno nei confronti degli enti locali che, mai come in questi ultimi anni, sono stati in prima linea per dare risposte a tutti i nostri cittadini e, mai come in questi ultimi anni, hanno dovuto soffrire fortemente per il calo delle risorse che sono state assegnate. Ma, anche qui, grazie all'intervento della Lega - vorrei ricordare - all'interno del “decreto Sostegni-ter”, grazie all'azione politica che abbiamo portato avanti, abbiamo dato una maggiore flessibilità finanziaria, soprattutto legata all'utilizzo, per l'anno 2022, delle risorse, degli avanzi economici del 2020 e 2021, anche qui, perché siamo consapevoli del fatto che sono soprattutto gli enti locali ad essere gravati fortemente da una situazione che va ad impattare sui bilanci e, quindi, sui servizi nei confronti dei nostri cittadini. Lo hanno già detto alcuni dei miei colleghi: oltre all'aumento delle spese fisse nei bilanci comunali legato all'energia, c'è anche il problema legato all'attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza, perché, se abbiamo dei progetti preliminari datati 2021, ad oggi, con l'aumento dei prezzi delle materie prime, ovviamente, anche tutti gli appalti, tutti i lavori che dovevano essere finalizzati alla messa a terra del Piano nazionale di ripresa e resilienza devono essere sostenuti e rivisti, altrimenti le singole amministrazioni creeranno e genereranno dei buchi nei loro bilanci. Questo è quello che noi dobbiamo assolutamente impedire e, quindi, dobbiamo fornire loro gli strumenti per intervenire, per dare loro sicurezza sul fatto che, comunque, lo Stato interverrà, perché è quello che ci viene chiesto dai sindaci. Abbiamo fatto degli incontri, anche come Lega, con tutti i nostri sindaci sul territorio nazionale e questo ci viene detto: di dargli una mano, di dare certezza sul fatto che l'aumento delle materie prime e, quindi, questo gap che si è creato tra i progetti preliminari e i progetti esecutivi, che servono soprattutto per la messa a terra nel Piano nazionale di ripresa e resilienza, siano sostenuti dallo Stato centrale, altrimenti le amministrazioni comunali non riusciranno a sostenere questi importanti oneri, soprattutto, quelle più piccole, quelle meno strutturate, quelle che non hanno un avanzo di amministrazione dal quale poter attingere per reperire le risorse necessarie. Quindi, è proprio grazie a questa azione che portiamo avanti come Lega e che cerchiamo di portare avanti sempre e comunque, che cerchiamo di intervenire per dare un sostegno immediato anche nei confronti del caro bollette - 20 miliardi sono stati inseriti per cercare di ridurre le bollette a famiglie e imprese -, ma non dobbiamo fare solo questo: dobbiamo cercare anche di programmare la nostra azione, soprattutto per quanto riguarda l'approvvigionamento energetico. Ed è per questo che dobbiamo ridurre non solo la dipendenza dai singoli fornitori, perché dobbiamo renderci maggiormente indipendenti, ma dobbiamo cercare di riorganizzare tutte le nostre intere catene di valore, per cercare di riappropriarci finalmente del ciclo intero degli asset strategici del nostro Paese, e parlo non solo nell'ambito energetico, penso anche all'agricoltura e ad altri importantissimi settori. Questo dobbiamo fare, occorre un'azione concreta e decisa nell'immediato e programmare anche il futuro.

Rispondo a qualche collega sul tema, toccato precedentemente dalla collega Frassini, delle centrali nucleare. Un tema, a loro avviso, che non riguarda l'emergenza contingente. Sbagliatissimo: dobbiamo rispondere alle emergenze attuali, ma anche programmare il futuro se vogliamo dare certezza alle future generazioni e ai figli di questi cittadini italiani. Ebbene, noi pensiamo che, soprattutto su questo tema, sia importante avere questa duplice azione e ricordarci che non dobbiamo pensare di passare da una dipendenza dal gas russo a una dipendenza cinese, come quella che sarebbe se ci spostassimo completamente su settori come quello delle batterie e quello elettrico. Pertanto, cerchiamo di avviare un'azione politica che sia sistemica, che cerchi di considerare i vari aspetti e che metta al riparo soprattutto le famiglie e le imprese italiane. Questa è l'azione politica che come Lega intendiamo portare avanti e questo è quello che ci porterà, oggi come domani, a rimanere all'interno di un Governo scomodo, sì, ma per il quale continueremo a batterci per portare a casa i risultati per i quali i cittadini ci hanno votato ancora nel 2018 (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Trancassini. Ne ha facoltà.

PAOLO TRANCASSINI (FDI). Grazie, Presidente. Signori sottosegretari e onorevoli colleghi, siamo qui a discutere, per poco tempo, per troppo poco tempo, del Documento di economia e finanza, che è un documento di programmazione. Ha già detto molto bene la collega Lucaselli le criticità di questo documento; io vorrei fare, se lei me lo permette, delle considerazioni soprattutto di carattere politico, perché programmare significa guardare avanti e, per programmare, bisogna avere molto chiara la situazione attuale, quindi calarsi nella quotidianità, fare una analisi, esserne perfettamente consapevoli e tracciare la rotta per quello che può essere il futuro della Nazione. Io mi auguro che i rappresentanti del Governo siano stati attenti non tanto al mio intervento o a quello della collega Lucaselli, ma, soprattutto, a quelli dei colleghi della maggioranza, perché io ho fatto fatica a trovare un intervento che abbia sottolineato in maniera positiva tutto quello che sta facendo il Governo (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia), che dobbiamo essere sereni e tranquilli, che va tutto bene e che la linea è chiara e la rotta è ben precisa. Allora, la prima domanda è: chi è che sta in maggioranza? E, soprattutto, signor sottosegretario, ma non sarà che il Governo dei migliori si è improvvisamente smarrito? Perché, guardi, quello che arriva alla Nazione e che credo sia il più grande punto interrogativo, la cosa peggiore che può capitare quando si è in una fase di emergenza non è solo la contingenza dei problemi, ma è la paura e la consapevolezza che, rispetto al domani, chi conduce la nave si è completamente smarrito. Questo è quello che arriva, arriva alle imprese, arriva alle famiglie: non è solo il problema di pagare la bolletta oggi, è il terrore di quello che ci aspetta domani. Su questo voi balbettate, vi dividete, non avete la capacità, l'onestà intellettuale, la maturità, il coraggio di venire qui, o in Commissione, e fare di questo posto il posto naturale per un confronto politico che, sicuramente, se fatto tutti quanti insieme, riuscirebbe a dare a questa Nazione, quanto meno, una rotta. E, invece, arriva il messaggio del tirare a campare. Peccato che il tirare a campare dei parlamentari significa continuare a rimanere ancorati alle poltrone, il tirare a campare del Governo significa continuare ad avere ruoli importanti e potere; il tirare a campare delle imprese significa non avere la certezza del domani e il tirare a campare delle famiglie significa non avere i soldi per pagare le bollette (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Il Ministro Franco, in un lapsus freudiano, in audizione, ha parlato di grave instabilità: poi, noi l'abbiamo chiosato e abbiamo detto che avrebbe dovuto aggiungere che è grave instabilità di Governo, non grave instabilità del quadro economico.

Ma c'è anche un altro aspetto che io voglio sottolineare, signor sottosegretario, che trovo abbastanza grave. Vede, in questa situazione, la guerra viene anche un po' utilizzata come paravento e, cioè, noi abbiamo una situazione difficile - questo è scontato, è vero -, usciamo da una pandemia, da due anni molto difficili, poi, improvvisamente, scoppia questa guerra e, quindi, è anche semplice andarsi a rifugiare dietro questo reale, ma pur sempre paravento rispetto ad argomenti e a cose che come quelle che le sto per dire. Il tema è quello delle materie prime. Oggi noi abbiamo un grandissimo problema legato all'aumento spropositato delle materie prime e, quindi, cosa tentiamo di fare arrivare alle imprese e ai cittadini italiani? Le materie prime sono aumentate, c'è una guerra, ci sta; peccato, signor sottosegretario, che, in aprile dell'anno scorso, io ho fatto una interrogazione al Governo, nella quale vi sottolineavo gli aumenti che erano già tra il 35 e il 50 per cento di materie prime, come ferro, legno e petrolio e vi chiedevo quello che avevate intenzione di fare per far fronte a questo problema. Non avete fatto nulla, tantomeno avete risposto alla mia interrogazione. Questo è un fatto molto grave, perché, vede, il Governo sarà pure dei migliori - secondo quello che dite voi, secondo noi è un Governo modesto, al cui interno ci sono anche parecchi dei peggiori -, però io penso che l'umiltà non ci dovrebbe mai abbandonare.

E, allora, se una forza politica per voi è considerata marginale, magari noi siamo brutti, sporchi e cattivi perché siamo all'opposizione, se vi diciamo che stanno aumentando i prezzi e che sono a rischio tante imprese, forse un minimo di attenzione in più potevate averla (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Ma c'è di più, perché, a dicembre, quando avete portato il monitoraggio sul PNRR - e siete obbligati a fare il monitoraggio, perché è un elemento fondamentale del PNRR -, in quel monitoraggio era chiaramente scritto che tutto andava bene. Peccato che non avevamo inserito i dati, perché il ReGIS non funzionava, ma questo è un altro aspetto.

Nell'audizione con il Ministro Franco, ho chiesto al Ministro Franco, a dicembre, se c'era un pericolo rispetto all'esecuzione del PNRR con questo aumento dei prezzi. Il Ministro Franco mi ha risposto che è una normale fluttuazione dei prezzi, questo è successo a dicembre.

Peccato che, 20 giorni fa, a Roma, hanno manifestato 500 imprese, 500 imprese medio-grandi, gran parte delle quali sono impegnate nei cantieri del PNRR, e hanno chiaramente detto al Presidente Draghi che, se non interverrà tempestivamente, saranno costrette a interrompere i lavori nei cantieri del PNRR.

Questi sono temi che un Parlamento efficace e capace dovrebbe avere la possibilità di affrontare con un confronto serrato, e, invece, continuate in questa logica di esproprio della democrazia. Per chiosare l'intervento della collega del MoVimento 5 Stelle, lei ha detto che l'attesa è una cattiva consigliera: è vero, perché la tempestività fa la differenza, però la colpa nostra, la colpa vostra, è che noi siamo sempre in attesa di quello che decide il Presidente Draghi. Noi non abbiamo, voi non avete la capacità di incidere, i partiti politici non hanno la capacità di incidere e non hanno l'umiltà e il coraggio di venire qui e confrontarsi, prima di tutto, fra di voi e, poi, con noi.

Credo che questa Nazione non meriti, in un momento di grande difficoltà, questo balbettio e questa incertezza, perché, ripeto, la cosa peggiore che possa capitare in un momento di emergenza è avere la consapevolezza che il manovratore si è smarrito. Questa Nazione, ora più che mai, avrebbe bisogno di un Governo che, finalmente, rispondesse al popolo sovrano (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. È iscritta a parlare la deputata Prestipino. Ne ha facoltà.

PATRIZIA PRESTIPINO (PD). Grazie, Presidente. Il Documento di economia e finanza si inserisce in un contesto socioeconomico emergenziale, seppure, come vediamo, in continua evoluzione. Esemplificativi sono gli interventi per il contenimento dei prezzi dell'energia, le politiche di accoglienza dei profughi ucraini, perché risposte immediate erano necessarie, colleghi, per fronteggiare il periodo pandemico; ma oggi, con l'emergenza guerra in corso, queste stesse risposte vanno modulate e riadattate sulla base dei nuovi equilibri economici, senza dimenticare che il nostro Paese necessita di interventi strutturali a medio-lungo termine. Ecco l'importanza del DEF. Ad accompagnare poi il DEF ci sono tutte quelle riforme già previste nel PNRR, in particolare di fondamentale importanza il ruolo dell'educazione, come elemento di inclusione sociale e crescita economica, che necessita però di un sistema di istruzione più inclusivo e qualitativamente migliore.

Sono stati previsti molti interventi sull'edilizia scolastica - e chi vive nella scuola, come me, sa come sono ridotti gli edifici scolastici -, per il potenziamento dell'offerta degli asili nido e dei servizi educativi per l'infanzia, e quelli volti a ridurre il divario territoriale e a contrastare il terribile fenomeno dell'abbandono scolastico. La dispersione scolastica in Italia, ahimè, è una delle più elevate in Europa, con una media del 13 per cento, contro il 19 per cento, che è il target fissato a livello europeo. Una situazione drammatica, acutizzata, altresì, dalla pandemia. Per tale ragione, ristori educativi e poli di aggregazione possono essere strumenti utili a combattere la povertà educativa.

Nelle aree geografiche periferiche e ultraperiferiche la presenza di presidi sociali ed educativi diffusi diventa ancora più importante, e proprio la presenza di una biblioteca o di un polo culturale, in sinergia con le associazioni culturali del territorio, potrebbe colmare quel gap educativo e diventare un luogo di incontri, di cultura diffusa, di lettura, di studio. Pensiamo che solo il 58 per cento dei comuni italiani ha una biblioteca. Questo è uno spunto di riflessione, colleghi, da tenere in considerazione per le iniziative future. Altri scopi li abbiamo già conseguiti; penso alla riforma delle classi di laurea, dei dottorati di ricerca o all'aumento dell'importo delle borse di studio.

Ancora, nell'ultima legge di bilancio è stato previsto l'insegnante di educazione motoria nella scuola elementare, anche se con budget decisamente insufficiente, lasciatemi dire, rispetto agli impegni presi dalla sottosegretaria allo sport, perché lo sport ha un valore formativo. Il riconoscimento della necessità di avere insegnanti con una qualifica specifica rientra in quella sensibilità e in quell'attenzione che, in primis, fatemi dire, questo Parlamento ha avuto, ancora prima che il Governo, verso la scuola e lo sport. Non mi stancherò mai di ripetere che anche da una regolare attività motoria a scuola conseguono benefici fisici, ma anche psicosociali e relazionali. Ulteriore criticità riguarda il rapporto donne e settori tecnico-scientifici, una differenza che ha origini in stereotipi di genere. Non solo dobbiamo far fronte al minor numero di laureati STEM rispetto alla media europea - 16 per cento ogni mille rispetto al 21 di media -, ma, nel 2022, anche a pregiudizi culturali.

Quindi ben venga la PdL 3499, a prima firma del collega Casu, per la promozione della parità tra i sessi nell'apprendimento, nella formazione, nel lavoro e nelle discipline matematiche e tecnico-scientifiche.

Un altro obiettivo del PNRR è quello di conferire centralità nell'agenda delle politiche pubbliche con due strumenti: il primo è il Programma nazionale per la ricerca 2021-2027, con uno stanziamento di 14 miliardi e mezzo per i prossimi 7 anni, seguito dal PNRR, che, nella Missione 4, mira a creare e a rafforzare connessioni tra ricerca e impresa. La ricerca è indispensabile per il rilancio del Paese, eppure dottorandi e ricercatori sono tra le categorie più precarie del nostro Paese.

In materia di sport, nella giusta direzione vanno tutti quei provvedimenti che permettono la valorizzazione dello sport di base e la promozione di progetti di integrazione e di inclusione sociale. Penso al Fondo sport e periferie e ai fondi gestiti dall'Istituto per il credito sportivo.

In Italia, 6 bambini su 10 praticano sport nel tempo libero, una media che scende a meno di un bambino su 2 in Campania, Sicilia e Basilicata. Le ragioni sono economiche, ma anche logistiche. Tenendo conto di questi dati, ben venga l'assegnazione del 40 per cento delle risorse alle regioni del Mezzogiorno, al fine di colmare il divario territoriale con il resto del Paese, uno dei principali obiettivi prefissati nel PNRR.

Poi colgo anche l'occasione per sollecitare un monitoraggio dell'impiantistica sportiva, la riqualificazione delle strutture in un'ottica di rigenerazione urbana, ma anche per porre all'attenzione l'esclusione degli enti di promozione sportiva dalle risorse stanziate dal PNRR.

Nonostante tutti questi interventi, l'Italia non è un Paese per giovani, per parafrasare un famoso slogan. L'Italia registra un livello di scolarizzazione tra i più bassi dell'Unione Europea, occupa il penultimo posto per quanto riguarda i laureati, solo il 27,8 per cento nella fascia d'età tra i 30 e i 34 anni. Da incrementare sono anche le misure volte a contrastare la dispersione scolastica e restringere il gap tra Nord e Sud. Necessaria anche l'innovazione della didattica, alla luce del progresso tecnologico e sociale, e la formazione del corpo docente. Le nostre scuole e le nostre università sono spesso troppo lontane da ciò che il mercato del lavoro richiede. Dobbiamo iniziare a concepire la scuola non più esclusivamente come luogo di formazione, ma anche come un investimento per il futuro del singolo individuo, cittadino, ma del Paese in generale. Nell'ambito cultura, numerosi sono gli interventi strategici sui siti del patrimonio culturale, così come gli investimenti per avvicinare i giovani alla cultura, la Carta Giovani Nazionale, il bonus cultura, le misure di sostegno per il settore turistico e dell'editoria, ma possiamo e dobbiamo fare di più. Sono necessari interventi permanenti volti a valorizzare l'enorme patrimonio artistico, archeologico e architettonico di cui disponiamo. In primis, imprescindibile è la riqualificazione del tessuto urbano, poi la valorizzazione dei piccoli comuni con una forte identità culturale, come ha fatto bene il Ministro Franceschini, ma soggetti a grave spopolamento, in quanto penalizzati da carenze di servizi e risorse da investire in processi di innovazione.

Ricordo, in tal senso, la Convenzione di Faro, che rinnoviamo nella nostra Commissione, ratificata dall'Italia, che estende il concetto di patrimonio culturale e lo pone in rapporto con le comunità che l'hanno prodotto e ospitato. E poi vi è il dato sui teatri: sono 428 i teatri attualmente chiusi, piccoli, locali e di proprietà del comune. Sul settore spettacolo, richiamo la vostra attenzione sulla delega al Governo in materia. Si tratta di un provvedimento collegato alla manovra di bilancio 2023-2025. Diamo certezza di futuro anche ai lavoratori dello spettacolo, che sono stati colpiti in maniera straordinaria dal COVID.

Per concludere, Presidente, ancora molto c'è da fare, dalla valorizzazione e creazione di percorsi turistici a incentivi alla digitalizzazione, fino a un efficientamento della burocrazia, che spesso rallenta i tempi degli investimenti e delle imprese. Infine, lasciatemi parlare da docente, con la mano sul cuore: un sistema scolastico che valorizzi le competenze degli studenti e si adegui al mondo di oggi, per la realizzazione del quale le spese destinate all'istruzione vanno aumentate, non certo diminuite (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Non vi sono altri iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione.

(Annunzio di risoluzioni - Doc. LVII, n. 5)

PRESIDENTE. Avverto che è stata presentata le risoluzioni Davide Crippa, Molinari, Serracchiani, Barelli, Boschi, Marin, Fornaro, Schullian, Lupi, Magi ed Ermellino n. 6-00221 riferita alla Relazione di cui all'articolo 6 della legge n. 243 del 2012, che è in distribuzione (Vedi l'allegato A).

Avverto che sono state altresì presentate le risoluzioni Suriano ed altri n. 6-00218, Lollobrigida ed altri n. 6-00219 e Torto, Bitonci, Ubaldo Pagano, Pella, Del Barba, Pettarin, Fassina e Colucci n. 6-00220, riferite al Documento di economia e finanza 2022, che sono in distribuzione (Vedi l'allegato A).

(Parere del Governo - Doc. LVII, n. 5)

PRESIDENTE. Ha facoltà di replicare il rappresentante del Governo, che invito anche a dichiarare se intenda accettare la risoluzione riferita alla Relazione e quale risoluzione intenda accettare con riferimento al Documento di economia e finanza.

FEDERICO FRENI, Sottosegretario di Stato per l'Economia e le finanze. Grazie, Presidente. Andrei direttamente alle risoluzioni. Quanto alla risoluzione sulla Relazione di cui all'articolo 6, comma 5, quindi la risoluzione Davide Crippa, Molinari, Serracchiani, Barelli, Boschi, Marin, Fornaro, Schullian, Lupi, Magi ed Ermellino n. 6-00221, ovviamente parere favorevole del Governo.

Quanto alla risoluzione Torto, Bitonci, Ubaldo Pagano, Pella, Del Barba, Pettarin, Fassina e Colucci n. 6-00220, ovviamente parere favorevole del Governo.

Parere contrario del Governo sulle risoluzioni Suriano ed altri n. 6-00218 e Lollobrigida ed altri n. 6-00219.

Preavviso di votazioni elettroniche (ore 11,50).

PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.

Si riprende la discussione del Doc. LVII, n. 5.

(Dichiarazioni di voto - Doc. LVII, n. 5)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Yana Chiara Ehm. Ne ha facoltà.

YANA CHIARA EHM (MISTO-M-PP-RCSE). Grazie, Presidente. Tre miliardi di euro in meno in tre anni per la sanità, meno fondi per la scuola: questi i tagli più importanti programmati dal Governo nel DEF che ci viene chiesto di votare oggi, qui in Aula. I principali settori pubblici destinati al collasso, mentre, da settimane, il Governo ha deciso di puntare tutto su un'unica spesa, quella del riarmo.

Presidente, due anni di emergenza sanitaria, migliaia di vite distrutte, ingenti sacrifici e restrizioni richieste a tutti non sono serviti a nulla? È così che ripaghiamo i nostri eroi, medici, infermieri, operatori sociosanitari, e tuteliamo cittadini e cittadine? E davvero ci permettiamo di parlare di ripresa, di rinascita e di ripartenza se poi, qui in Aula, ci apprestiamo ad approvare nuovi tagli all'istruzione? Entro il 2025, se procediamo come stabilito, il PIL destinato a scuola e università si ridurrà di mezzo punto percentuale. Non si aumenta, si riduce. E pensare che già oggi siamo quartultimi in Europa. Parliamo tanto dei giovani, di nuove generazioni, ma evidentemente per il Governo sono solo parole vuote. Invece, 13 miliardi di euro, annunciati per le spese militari, si trovano subito. Per le armi evidentemente c'è spazio. Chiedere ai cittadini? Assolutamente no. Le armi ci aiutano a costruire la pace: da quando, Presidente, la pace si costruisce con le armi?

Servono riforme strutturali, Presidente. Noi di Manifesta chiediamo, nella nostra risoluzione, di tassare gli extraprofitti e i grandi patrimoni, di destinare il gettito fiscale prodotto in investimenti in sanità e istruzione, nonché di operare un taglio del cuneo contributivo fiscale. Chiediamo di fermare l'incessante corsa alla privatizzazione dei servizi pubblici, ma, soprattutto, chiediamo di non destinare alcuna risorsa alle spese militari e al riarmo.

Questo DEF, Presidente, così com'è, è una vergogna, l'ennesima vergogna inflitta dall'Esecutivo a un Paese vittima di chi lo governa sulla base di meri e propri interessi personali. Per noi, così, è “no” (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Manifesta, Potere al Popolo, Partito della Rifondazione Comunista-Sinistra Europea).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Plangger. Ne ha facoltà.

ALBRECHT PLANGGER (MISTO-MIN.LING.). Grazie, Presidente. I diversi scenari economici previsti nel Documento di economia e finanza in ragione dello stato di guerra in Ucraina hanno imposto una inevitabile correzione del quadro macroeconomico e degli obiettivi di finanza pubblica rispetto a quanto previsto nella Nota di aggiornamento del DEF 2021.

Le previsioni relative ai conti pubblici presentate nel DEF sono ispirate a una necessaria revisione al ribasso degli obiettivi di crescita dell'economia. La situazione di guerra in Ucraina e, contestualmente, l'aumento dei costi di energia e delle materie prime impongono una visione realistica, in correlazione all'impatto economico che tale condizione determina per tutti i Paesi europei. Condividiamo la scelta del Governo di proseguire con ulteriori interventi di sostegno alle imprese e alle famiglie, in correlazione con l'aumento dei costi energetici e delle materie prime. Siamo impegnati, come Paese, nella realizzazione degli obiettivi strategici indicati nel PNRR. È bene non dimenticare che, ancora oggi, l'attuazione delle riforme del PNRR è la missione fondamentale da perseguire.

Sosteniamo l'obiettivo, dichiarato nella risoluzione di maggioranza, di adottare le iniziative necessarie a risolvere le emergenti problematiche di carattere sociale e di affrontare le crescenti disparità generazionali, territoriali, di genere e salariali, anche dando piena attuazione agli interventi previsti dal Family Act. Del tutto indispensabile è il confronto che il Governo ha opportunamente indicato in sede europea in ordine al Patto di stabilità. Pur in una condizione complessa, è indispensabile che in Europa gli interventi di natura espansiva siano considerati come irrinunciabili e compatibili con l'obiettivo della BCE di procedere a una graduale normalizzazione della politica monetaria.

Per queste ragioni, voteremo a favore della risoluzione di maggioranza.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Colucci. Ne ha facoltà.

ALESSANDRO COLUCCI (M-NCI-USEI-R-AC). Grazie, Presidente. Voteremo a favore sulla risoluzione di maggioranza, i cui impegni, rivolti al Governo, tengono conto di aspetti per noi molto preoccupanti: l'aumento dei prezzi delle materie prime e l'inflazione oramai prevista, nel 2022, al 5,8 per cento, tenendo conto della revisione dell'aumento del PIL, che proprio ieri il Fondo monetario ha previsto per l'Italia dal 3,8 al 2,3 per cento. Certamente, ci sono gli effetti della crisi economica legata all'emergenza sanitaria e soprattutto a questa maledetta guerra, che ha imposto giuste e necessarie sanzioni alla Russia che creano, però, effetti anche per la nostra economia. Per noi diventa, quindi, fondamentale sostenere i due pilastri della nostra società, famiglia e imprese. Sollecitiamo, dunque, il Governo: a ridurre l'IVA dal 10 per cento al 5 per cento su molti prodotti alimentari (riso, caffè, zucchero, latte, pesce, carne e prosciutto, solo per menzionarne alcuni); prevedere per il bonus bollette un innalzamento dell'ISEE per i beneficiari da 12 mila a 30 mila euro; intervenire per compensare del costo delle materie prime, e per contenere i costi di carburante ed energia elettrica non solo per le aziende energivore, ma anche per quelle che subiscono, purtroppo, difficoltà anche a causa dell'approvvigionamento del materiale di produzione, come, ad esempio, le aziende della filiera del mobile.

Crediamo, quindi, sia necessario programmare fin da subito - altro aspetto molto importante - una vera politica energetica, per traguardare il nucleare green, che certamente arriverà fra qualche tempo - ma se mai iniziamo, mai ci arriveremo – e, nel frattempo, prevedere l'obbligo per le nuove costruzioni di dotarsi di impianti di produzione di energia da fonti rinnovabili, come pannelli solari, geotermia e pompe di calore.

Forse - e concludo, Presidente -, questo è il momento più difficile per l'Italia dal dopoguerra. È prioritario individuare le ragioni che permettano al Governo Draghi di proseguire a lavorare. Abbiamo bisogno di certezze e di autorevolezza, per dare risposta e fiducia. Su questi presupposti, Noi con l'Italia c'è e dà fermamente il sostegno al Governo Draghi

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Romaniello. Ne ha facoltà.

CRISTIAN ROMANIELLO (MISTO-EV-VE). Grazie Presidente. Colleghi, di sicuro c'è solo una cosa: l'aumento delle spese militari. Le spese militari devono salire al 2 per cento del PIL, perché dobbiamo rispettare gli impegni internazionali.

Nel corso delle comunicazioni in vista del Consiglio europeo di marzo, avevamo chiesto al Presidente del Consiglio da dove avrebbe sottratto le risorse per aumentare le spese militari, ma il “dottor altrove” non ha concesso risposta. Adesso, abbiamo qualche indizio: si ricomincia a devastare lo stato sociale, tagliando la sanità pubblica, come se la pandemia non avesse insegnato niente, come se avessimo messo a posto gli ospedali o la medicina del territorio; si riduce la spesa per l'istruzione, ma il taglio è giustificato come razionamento dovuto al calo demografico. Quindi, i nostri studenti studiano in aule dignitose? Non ci sono più classi pollaio o scuole danneggiate? Gli insegnanti e il personale scolastico sono nelle condizioni di lavorare al meglio e hanno il trattamento che meritano? La verità, invece, è che si deve fare cassa, come al solito sulla pelle dei cittadini e mai, per esempio, su quella dei truffatori. Il calo demografico lo si contrasta incentivando le nascite, non alimentando le guerre, ma non ci sono passi avanti in questo senso. C'è solo la più grande incertezza verso il futuro, che impedisce ai giovani di realizzare il sogno di avere una famiglia.

Gli impegni internazionali rappresentano la scusa utile per aumentare le spese militari, ma non per aumentare la spesa per l'istruzione, che, sempre secondo impegni internazionali, dovrebbe superare il 4 per cento, o per la ricerca, che dovrebbe superare il 3 per cento, o per la cooperazione internazionale, con uno 0,7 per cento. Per queste spese, si può ancora attendere, ancora e ancora. Per queste spese, la scusa degli impegni internazionali non è più sufficiente.

In conclusione, Presidente, cosa dovremmo dire rispetto a un documento che taglia il futuro dei nostri figli, che lascia le categorie fragili in difficoltà, che non interviene su chi avrebbe dovuto pagare il prezzo dell'aumento dei prezzi dell'energia, come è accaduto sulla truffa degli extraprofitti, mentre l'unica cosa certa è la riduzione della spesa sociale e l'aumento di quella militare? Solo una cosa altrettanto certa posso annunciare, rispetto a questo Documento: a nome di Europa Verde, dichiaro il nostro voto contrario (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Europa Verde-Verdi Europei).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Maniero. Ne ha facoltà.

ALVISE MANIERO (MISTO-A). Grazie Presidente. Continuo a rileggermi questo DEF e continuo a dirmi che questo è un Governo che vive di negazione. Vive di negazione della realtà, non vive solo nella negazione dell'opinione dei cittadini perché, evidentemente, il supporto che questo Parlamento esprime a questo Governo, con il 90 per cento dei parlamentari che vota in genere a favore di qualunque cosa, non è quello dei cittadini, che io credo in larga maggioranza non approvino quello che questo Governo sta facendo, in particolare in economia e riguardo ai riflessi economici per la nostra postura geopolitica. Parlo, ovviamente, dell'emergenza in Ucraina e dell'attacco a cui tutti i giorni assistiamo.

Quando scorro questo DEF, Presidente, sono veramente preoccupato, perché questa negazione della realtà - che qua vediamo tradotta in numeri che sembrano freddi, ma che poi si traducono in una realtà molto concreta nella vita dei nostri cittadini - è un disegno disastroso, è un disegno di resa. Qui, si rifiuta, si rinuncia, si abdica al dovere - che, invece, avremmo - di investire nel futuro, in un momento di crisi economica nera, un momento di crisi che si somma a quelle precedenti. Ricordo che dobbiamo ancora riprendere i valori del prodotto interno lordo del 2008 e, ancora oggi, ci stiamo affannando con misure fallimentari, troncando quello che funziona e continuando sulla via del conseguimento di astratti obiettivi di finanza pubblica, che ci servono a inseguire i diktat europei, che sono incardinati nelle condizioni del PNRR, come sappiamo benissimo, ma non a rilanciare il Paese. Parliamo di dati concreti: quando uno scorre un DEF, in cui si prevede di tracciare il futuro del Paese tramite tagli alla sanità, tagli all'educazione, tagli alle pensioni e, però, un solido impegno nel riarmo del Paese, credo che si abbia un'idea dell'Italia diversa da quella che ha la maggioranza degli italiani.

Anch'io, come riportava prima il collega, ero veramente divertito - “divertito” tristemente - nel leggere le motivazioni che il Governo portava, per giustificare il fatto che taglierà i fondi all'educazione: calano gli studenti, cala la demografia e, quindi, servono meno soldi. Come se le nostre classi e le nostre scuole fossero adeguate! Come se il personale docente fosse adeguatamente retribuito e formato! Come se noi non avessimo da investire nell'educazione e nella formazione dei nostri studenti! Questo è il futuro che stiamo disegnando.

Per quanto concerne i tagli sulla sanità, se all'inizio dell'epidemia – mi duole ricordarlo - abbiamo avuto un quarto dei posti letto in terapia intensiva per mille abitanti rispetto alla Germania, non è perché non ci piacesse prevedere una sanità adeguata, ma perché inseguivamo proprio quei saldi di finanza e quei risultati di bilancio calati da Bruxelles, per i quali per decenni abbiamo tagliato posti letto, come fosse un prato in aprile. Il risultato l'abbiamo pagato con la pelle dei nostri cittadini. Ora il disegno del futuro parla di continuare a tagliare. Pazienza per noi, che siamo una ventina di deputati che votiamo contro e continuiamo a denunciarvi le stesse cose, pressoché inascoltati. Io mi preoccupo, quando Banca d'Italia smonta le previsioni di crescita che ha fatto questo Governo per quest'anno. Io mi preoccupo, quando anche l'Ufficio parlamentare di bilancio si scomoda a dire che, sì, formalmente le previsioni non sono completamente assurde…

PRESIDENTE. Deputato Caiata, per favore. Deputato Caiata! Sì, sì, deputato Caiata…

ALVISE MANIERO (MISTO-A). Grazie, Presidente. Io mi preoccupo, quando anche l'Ufficio parlamentare di bilancio arriva a dire che, sì, le previsioni non sono formalmente sconclusionate, ma rientrano nell'ambito del molto poco probabile, dell'estremamente ottimistico e, comunque, del soggetto a variabilità - testualmente – estrema. Quando leggo tutto ciò, capisco che veramente questo Governo sta cercando di convincersi di una realtà che non è quella che dovrebbe affrontare. C'è di più, perché poi le critiche arrivano anche da fuori. E, quando me le trovo persino su il Sole 24 Ore, che non è certo un sostenitore della spesa dissennata…

PRESIDENTE. Concluda.

ALVISE MANIERO (MISTO-A). Concludo Presidente. Allora, io capisco che, quando noi chiediamo uno scostamento di bilancio, noi stiamo strattonando questo Governo per richiamarlo alla realtà e a non abbandonare milioni i cittadini, che qui dovrebbero avere il Governo dei migliori e assistono invece alla progettazione di un disastro (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Alternativa).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Fassina. Ne ha facoltà.

STEFANO FASSINA (LEU). Grazie Presidente. Forse, ancor più che negli scorsi due anni, il Documento di programmazione economica e finanziaria di quest'anno è dentro un contesto di profonda incertezza. Le previsioni macroeconomiche sono sostanzialmente auspici. Ieri, con le previsioni del Fondo monetario internazionale, relative all'eurozona e all'Italia, abbiamo visto come, nel giro di poche settimane, siano cambiati i dati di fondo.

A mio avviso, più che esercitarci nella critica delle capacità previsionali di modelli, che ovviamente, tra le loro variabili fondamentali da poter quantificare, non hanno anche gli effetti di una guerra, dovremmo capire, invece, quali siano le politiche da mettere in campo per ridurre i rischi - rischi molto rilevanti - di rallentamento dell'economia e finanche di recessione e valutare se le politiche, messe in campo dai principali protagonisti delle politiche economiche, siano politiche economiche adeguate a ridurre quei rischi.

Vorrei concentrarmi solo su un punto, la questione che riguarda l'inflazione, che, a mio avviso, è un dato assolutamente sottostimato nei suoi impatti e che la politica - per “politica” intendo quello che siamo noi, cioè i rappresentanti dei cittadini - ha delegato in misura totale a tecnici, come se l'inflazione non fosse la principale variabile di politica economica che affligge le condizioni materiali di vita delle persone, che noi, anche qua dentro, dovremmo rappresentare.

E' in campo un'iniziativa da parte delle banche centrali: stanno tutte intervenendo in modo restrittivo sull'acquisto di titoli di Stato e sulle condizioni delle attività di credito. Il punto che, a mio avviso, andrebbe valutato è se questa azione sia ragionevole. Gli effetti sono importanti: dal 10 marzo, dal giorno in cui la Banca centrale europea è intervenuta e ha comunicato che avrebbe accelerato quelle restrizioni, previste prima della guerra, i nostri titoli di Stato hanno subito un incremento in termini di tasso d'interesse di circa un punto percentuale.

E' giustificata questa iniziativa? Le previsioni del Fondo monetario internazionale sull'Eurozona indicano che quest'anno scenderemo sotto il 5 per cento e che, a fine 2023, saremo al 2,1 per cento. E' giustificata questa politica monetaria restrittiva? Quali cause ha l'inflazione? Questa è un'inflazione da offerta, non c'è alcun surriscaldamento della domanda. E' giustificato questo intervento? Rischiamo davvero di arrivare alla recessione, con tutte le conseguenze che ha sull'occupazione e sulla sopravvivenza di decine di migliaia di imprese.

Questo è il punto: qual è la strada alternativa che dovremmo provare a suggerire, a percorrere di fronte alla situazione in cui siamo? La strada alternativa, a mio avviso, passa per un controllo dei prezzi. Vi è la necessità di mettere un tetto e porre un freno a quei mercati - in particolare dell'energia - che hanno poco a che vedere con i fondamentali dell'offerta e della domanda. È chiaro che sarebbe necessario e decisamente più utile un'iniziativa a livello europeo, ma conosciamo le difficoltà. Nel frattempo, potremmo scegliere anche un percorso nazionale; altri Stati europei l'hanno fatto, qualche giorno fa lo ha raccomandato finanche il presidente di Confindustria. A mio avviso, questo è un punto molto rilevante da discutere, non può essere archiviato.

Secondo punto: per evitare che questa spirale inflazionistica si inneschi e per non intervenire, anche con riferimento agli effetti devastanti che l'intervento delle banche centrali ha già manifestato e che potrebbe determinare in misura ancora maggiore, dovremmo mettere in campo una politica dei redditi. Siamo in una situazione analoga a quella del 1992-1993: anche allora, a causa di una pesantissima svalutazione della lira, importavamo inflazione. Ci fu un Presidente del Consiglio - veniva anche lui da una Banca Centrale - Carlo Azeglio Ciampi, che definì un metodo, quello in cui le parti sociali si incontrano, le imprese rinunciano a traslare sui prezzi l'aumento degli input e i sindacati rinunciano a rivendicazioni contrattuali allineate con l'inflazione prevista in quel momento.

È chiaro che si può fare questo nel momento in cui il Governo sostiene il potere d'acquisto dei lavoratori. Stiamo andando incontro ad uno scenario inaccettabile e il DEF lo assume; il DEF assume che i rinnovi contrattuali si fanno in riferimento all'indice IPCA senza la parte che riguarda i prezzi dell'energia. Vuol dire che stiamo ancora una volta scaricando l'onere dell'aggiustamento sulle condizioni materiali di vita dei lavoratori, sui salari reali, sulle retribuzioni, sui redditi da lavoro, sui redditi da pensione. Questo è inaccettabile ovviamente per ragioni di giustizia sociale e per l'effetto che avrebbe poi sulla crescita.

Il DEF avrebbe dovuto affrontare un altro punto: perché dobbiamo limitarci a sostenere famiglie e imprese con 4 miliardi e mezzo che recuperiamo dalla divergenza tra scenario programmatico e scenario tendenziale quando, nel settore energetico, si gonfiano gli extra profitti? La relazione tecnica al secondo “decreto Ucraina” quantifica in 40 miliardi questa montagna di extraprofitti, perché dobbiamo limitarci al contributo straordinario del 10 per cento? Se utilizzassimo un po' di più quegli extraprofitti potremmo soccorrere un po' di più famiglie e imprese, potremmo sostenere una politica dei redditi necessaria a spezzare la spirale inflazionistica. C'è bisogno però di una determinazione su questo, c'è bisogno di non scaricare sulle condizioni delle lavoratrici e dei lavoratori questa spirale inflazionistica, c'è bisogno di un'attenzione anche a livello europeo perché, a differenza del 1992-1993, la politica monetaria si fa a Francoforte, non si fa a Roma in via Nazionale. Su questo il Governo dovrebbe prestare attenzione. Quindi, da un lato, tetti ai prezzi fondamentali delle materie prime, a cominciare dall'energia, dall'altro, una politica dei redditi assistita da misure sul versante della tassazione, sia per la difesa del potere d'acquisto delle lavoratrici e dei lavoratori, sia per quanto riguarda gli utili delle imprese. Concludo, signor Presidente. In questa fase di incertezza dovremmo mettere in campo poche priorità; come Parlamento dovremmo assegnare al Governo poche priorità e discutere di quali sono le variabili decisive per affrontare questa fase. E dovremmo anche evitare di andare fuori strada, lo dico con grande rispetto ai colleghi che mi hanno preceduto e che hanno parlato di tagli alla sanità, di tagli alla scuola.

Il Documento di economia e finanza ha come unico dato programmatico quello dell'indebitamento netto; le altre sono tutte previsioni tendenziali, ossia elaborate a legislazione vigente, in riferimento a quello che c'è già. Se vogliamo, come ritengo sia giusto e necessario, avere maggiori risorse per la scuola, per la sanità e per il welfare, dobbiamo nella sessione di bilancio cambiare le leggi.

Il DEF registra in modo meccanico quello che esiste, però, a mio avviso, oggi la priorità è difendere l'economia reale che, oltre che dalle condizioni - che conosciamo - dovute alle pandemia e alla guerra, rischia di essere colpita anche da risposte sbagliate di politica economica.

Presidente, avremmo preferito che la risoluzione al DEF si concentrasse su poche priorità; la maggioranza ha fatto una valutazione diversa, ne prendiamo atto, esprimiamo comunque il nostro voto favorevole sia sulla risoluzione che sulla relazione che riguarda lo scostamento rispetto agli obiettivi programmati (Applausi dei deputati del gruppo Liberi e Uguali).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Baratto. Ne ha facoltà.

RAFFAELE BARATTO (CI). Signor Presidente, onorevoli colleghi, signor Viceministro, arriviamo alla discussione di questo fondamentale documento per la politica economica e strategica del Paese in una fase estremamente difficile che segnerà il futuro del Paese e dell'Europa e dipenderà dalle decisioni che i singoli Paesi assumeranno sul piano economico e di posizionamento politico.

Le nefaste conseguenze del conflitto russo-ucraino hanno trascinato il mondo, rischiando di compromettere seriamente le prospettive di crescita del Paese e la ripresa che, prima della guerra, si mostrava chiaramente. Infatti, il Documento che oggi discutiamo segnala il recupero dell'economia rispetto al 2020, anno di inizio della pandemia: è stato molto significativo, con un aumento del PIL in termini reali del 6,6 per cento.

Anche i grandi aggregati di finanza pubblica, che misurano l'andamento del processo di stabilizzazione finanziaria dei conti pubblici, nel 2021 hanno registrato risultati positivi: il rapporto deficit-PIL al 7,2 per cento, in diminuzione di 2,4 punti percentuali rispetto al 2020, e il rapporto debito-PIL della pubblica amministrazione al 150,08 per cento, in discesa di quasi 5 punti percentuali rispetto al 2020.

La graduale riduzione del debito, prevista anche alla luce della deroga al Patto di stabilità ancora in essere, conferma che questo Governo è servito al Paese più di quanto non abbiano fatto i precedenti, ossequiando quel patto generazionale che deve impedirci di lasciare alle generazioni che verranno il costo di un debito tra i più alti del mondo. La misura delle conseguenze della guerra russo-ucraina e delle ricadute economiche in ogni caso vedranno una crescita del PIL per il 2022 in discesa al 2,9 per cento rispetto al 4,7 per cento dello scenario programmatico della Nota di aggiornamento al Documento di economia e finanza (NADEF) del settembre 2021. La Russia - dobbiamo dirlo con chiarezza - ha la responsabilità di questa situazione e delle conseguenze che il nostro Paese si accinge ad affrontare. Le stime del Governo sono d'altra parte in linea con quanto ha affermato l'OCSE, secondo cui il conflitto potrebbe determinare a livello mondiale una perdita in termini di prodotto interno lordo di almeno un punto percentuale nel 2022. Le prospettive di crescita dell'economia italiana appaiono quindi oggi più deboli e incerte; anzi, alcune stime indicano invece che lo scenario più probabile sia quello di una recessione di fatto. A fronte di ciò, diventa essenziale, al netto delle previsioni più o meno ottimistiche, avere una visione di lungo periodo. Occorre quindi condividere il percorso di uscita da questa crisi a livello sovranazionale: ogni decisione che assumeremo, che questo Documento recherà, dovrà quindi avvenire nel solco delle politiche europee condivise. Non sarebbe più concepibile oggi muoversi in ordine sparso: sarebbe solo un danno per i cittadini, ma soprattutto per tutta l'Europa; e anche alla luce del fatto che gran parte degli investimenti previsti per ridare impulso alla politica industriale nazionale oggi arriveranno dalla concreta attuazione del PNRR, non è possibile soprassedere o ritardare. È in questa prospettiva l'invito al Governo a fare pressione perché sia raggiunta una definitiva revisione dei parametri di Maastricht, affinché anche la riduzione del debito pubblico, che deve essere per tutti noi una priorità, sia sostenibile. Ciò che appare preoccupante invece è il margine di spesa per il Paese nei prossimi anni, che viene stimato dello 0,5 per cento del PIL nel 2022, dello 0,2 nel 2023 e dello 0,1 nel 2024: un margine che via via va assottigliandosi, man mano che il PNRR dovrebbe trovare attuazione, vincolando da un lato le uniche prospettive di crescita alla sua corretta attuazione, e dell'altro impedendo di fatto concreti margini di intervento per i Governi a venire. Numeri che mal si conciliano con l'ambizione di un Paese che ha perso purtroppo molti treni negli ultimi vent'anni, e che oggi si ritrova a dover recuperare il tempo perduto, nel campo energetico, previdenziale e industriale. Occorre quindi uno sforzo maggiore per il reperimento di quelle risorse che consentirebbero di aumentare quel margine; mi riferisco, e come gruppo ci riferiamo, alla razionalizzazione della spesa pubblica, mai concretamente perseguita con coraggio, oltre che ad una riforma del fisco che privilegi l'equità del prelievo alla logica della riscossione a tutti i costi che ha prodotto finora 800 miliardi di incagli. Quella del dialogo con il contribuente credo sia la soluzione migliore. È quindi necessario lavorare per aumentare quel margine di spesa, per garantire al Paese la transizione che tutti ci aspettiamo e che questo Paese si merita. Ecco perché come gruppo di Coraggio Italia voteremo a favore (Applausi dei deputati del gruppo Coraggio Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Del Barba. Ne ha facoltà.

MAURO DEL BARBA (IV). Presidente, onorevoli colleghi, onorevole Vice Ministra Castelli, con questo provvedimento iniziamo oggi l'ultimo ciclo di bilancio della nostra legislatura; e quindi è doveroso guardarlo con particolare serietà, pensando che lasciamo ai prossimi, che verranno dopo di noi, la responsabilità di questi cinque anni di politiche economiche e finanziarie. E lo cominciamo dopo aver terminato il 2021 con la legge di bilancio con grandi aspettative: una legge di bilancio espansiva, un PIL in forte crescita in quel momento, e che poi è stato attestato al 6,6 per cento dall'Istat proprio recentemente, superiore addirittura alle previsioni della NADEF che erano pari al 6 per cento. In molti si sono affrettati a dire che si trattava di un rimbalzo; in realtà, leggendo attentamente i numeri che costituiscono questo aumento, gli investimenti fissi lordi al più 17 per cento e le esportazioni al più 13 per cento, peraltro il massimo in Europa, ci fanno capire l'importanza del risultato che avevamo raggiunto, peraltro con un trascinamento del 2,3 per cento sul 2022 già acquisito. Ma proprio sul finire dell'anno queste attese di ritornare ai livelli pre-pandemia sono state rovinate, in primis dalla quarta ondata COVID, peraltro attenuata dall'elevato numero di vaccinazioni che l'Italia, grazie a questo Governo, ha saputo fornire, e dall'impennata del gas e delle materie prime. Ora durante il DEF ci troviamo in una situazione dove la guerra acuisce queste incertezze e porta l'inflazione media di marzo al 7 e mezzo per cento, solo per dare delle cifre, al picco di dicembre di gas e elettricità; la guerra ci ha riportati addirittura sopra, gas più 13 per cento, elettricità più 10 per cento, su base annua rispettivamente il 600 e 400 per cento. Ma anche l'economia, per quanto interessata direttamente dai rapporti con la Russia, vede necessariamente delle ricadute: abbiamo l'1,5 per cento di esportazioni verso la Russia, il 3 per cento di importazioni, il 40 per cento del gas. Tutto questo ha già portato a un primo trimestre con una crescita negativa del PIL dello 0,5 per cento, sempre se si eccettua il 2,3 di trascinamento. È dunque molto difficile fare delle previsioni. Le previsioni invecchiano ogni giorno, a seconda dell'andamento di questi fattori: solo a febbraio l'Unione europea dava una crescita dell'Italia al 4,1 per cento; ma da allora il clima di fiducia delle imprese e delle famiglie è calato drasticamente, addirittura il DEF prevede due scenari avversi che si aggiungono alle previsioni che tra poco vado a ricordare. Verrebbe allora da dire quello che spesso alcuni colleghi della Lega dicono: che è inutile fare le previsioni perché le previsioni sbagliano sempre. Ecco, io non credo che sia venuto il momento delle previsioni della finanza “da infradito”, proprio perché ci rendiamo conto che non è più possibile centrare le previsioni; credo anzi che il Papeete sia lontano, proprio per ricordare che siamo alla fine di una stagione di questa legislatura.

Per questo motivo oggi è ancora più importante fare le previsioni. Noi abbiamo un quadro macroeconomico tendenziale oggi – o meglio ieri, perché forse oggi già è cambiato - a più 2,9 per cento (sempre più 2,3 più 0,6); la NADEF lo prevedeva al 4,7 per cento.

I conti pubblici del 2021 ci hanno lasciato un indebitamento netto del 7,2 per cento, una spesa degli interessi sul PIL al 3,5 per cento. Ricordiamo che lo scorso anno abbiamo fatto emissioni di titoli di Stato al tasso medio dello 0,1 per cento, tassi bassissimi, di cui potremo giovare in futuro e anche un aumento della spesa in conto capitale. Quindi, anche per i conti pubblici non si è trattato di un “rimbalzo”, ma l'andamento della spesa, con l'aumento della stessa in conto capitale, lascia sperare in una crescita strutturale, per un aumento della produttività in futuro. Quindi, all'interno di previsioni incerte, dobbiamo comunque ricercare ostinatamente gli elementi che differenziano la spesa e le scelte della politica per quanto riguarda la finanza pubblica. Ricordiamo anche la questione del debito, perché lo scorso anno, eccezionale da questo punto di vista, ci ha abituati a non considerare il debito pubblico come una variabile influente nella vita quotidiana delle persone. Nel 2021 l'abbiamo ridotto al 150,8 per cento sul PIL, con un calo del 4,5 per cento. Crediamo che il debito andrà tenuto sotto controllo anche nei prossimi anni pure – ripeto, pure - nella considerazione del momento assolutamente urgente e assolutamente imprevedibile.

Tutto questo ci porta a un quadro di finanza pubblica tendenziale che vede un indebitamento netto tendenziale del 5,1 per cento. A questo punto, anche rifacendosi alle previsioni della NADEF, il Governo sopra questo 5,1 per cento sceglie di calare uno 0,5 per cento per raggiungere i propri obiettivi. Ricordiamo che siamo ancora in un anno in cui la Commissione ha deciso che non valga la clausola di salvaguardia. Questo genera uno spazio per interventi di politica economica pari a circa 10,5 miliardi, spazio che il Governo andrà già a occupare, verosimilmente, in larga misura fin dal prossimo decreto-legge annunciato già durante la presentazione del DEF. Quindi, oggi stiamo anche compiendo una scelta importante, con questo 0,5 per cento, che cuba appunto 10,5 miliardi. Ricordiamo che, oltretutto, traguardando al prossimo decreto-legge, la Commissione europea ha stabilito un nuovo temporary framework per quanto concerne gli aiuti di Stato, dopo quello previsto per la pandemia. Da questo punto di vista, ci pare di poter dire che il prossimo decreto-legge, che andrà ad appostare buona parte di questi soldi che oggi mettiamo sul tavolo, dovrà sicuramente occuparsi sia degli appalti in essere sia di quelli in preparazione, sia del PNRR che non, per quanto concerne l'aumento dei prezzi e, quindi, la possibilità che tali appalti possano essere portati realmente a termine, così come sarà necessario, anche secondo queste linee guida e il temporary framework, adottare misure mirate per le imprese che hanno rapporti economici con la Russia, per quanto abbiamo ricordato in precedenza, e un terzo livello di intervento non potrà che riguardare la questione dell'energia e il sostegno alle famiglie e alle imprese energivore e gasivore. Inoltre il Ministro, nella sua audizione, credo abbia fatto bene ad anticipare gli interventi anche per quanto riguarda le garanzie alle imprese - ricordiamo che a giugno c'è un'importante scadenza a riguardo - a sostegno del sistema del credito. Dobbiamo anche tornare a immaginare una certa normalità per finanziare le imprese e dare liquidità alla nostra economia, oltre all'interventi per quanto riguarda i profughi, ricordato sempre dal Ministro.

Tutto ciò porterebbe, e porterà, il PIL programmatico al 3,1 per cento, confermando un'intonazione espansiva delle politiche di bilancio. Vale la pena ricordare che oggi votiamo anche la relazione al Parlamento proprio per questo motivo. Tutto questo si inserisce anche in un momento di forte e interessante dibattito per quanto riguarda la governance europea. Anche quest'anno è sospesa la general escape clause, ossia la possibilità di deviare temporaneamente gli aggiustamenti di obiettivo di medio termine e, quindi, sul tavolo abbiamo anche la responsabilità, con questo provvedimento, di iniziare a dire la nostra sia su come la pensiamo per quanto riguarda la revisione delle clausole di salvaguardia sia per la regola del ventesimo del debito. Sono temi su cui è necessario non fare dichiarazioni sguaiate e nemmeno prendere provvedimenti in assoluta libertà, come fosse il momento della ricreazione. Sia nel nostro interesse che nell'interesse del dibattito europeo, questo è il momento della responsabilità e delle opportunità. Ci pare, allora, di poter dire che, nonostante la pandemia e la guerra, ci si stia, forse, avviando verso un dibattito che è già un anticipo della campagna elettorale, soprattutto per quanto riguarda la richiesta, giusta, che vedrà sicuramente il Governo e noi attenti, di futuri, ulteriori scostamenti, mettendo già le mani avanti in proposito. Tutti questi dati ci evidenziano che dovremmo essere pronti anche ai due scenari avversi, a seconda di come andrà la guerra in Russia.

Concludo dicendo che il DEF è anche PNRR e, andando a esaminare il PNRR, si legge il percorso dell'Italia verso l'attuazione dell'Agenda 2030 e il raggiungimento degli obiettivi di sviluppo sostenibile. Guardate un po', parlando di DEF si parla di SDG. Come mai? A qualcuno, tra i più ottimisti, verrà voglia di dire: perché abbiamo portato l'ambiente in Costituzione? No, quella riforma non provoca nulla, come abbiamo già detto (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva), purtroppo, abbiamo mancato l'occasione di portare lo sviluppo sostenibile in Costituzione. È l'Europa che ci chiede di esplicare nel DEF come stiamo attuando gli SDG nei nostri conti pubblici. Io consiglio a tutti di dare una lettura ai relativi documenti, perché esaminandoli si constaterà che sulla povertà noi stiamo andando indietro, ed è impensabile che questo Parlamento non discuta della povertà e della sostenibilità nel momento in cui parla dei conti pubblici. La sostenibilità ci darebbe gli strumenti per farlo, abbiamo mancato un'occasione, e ci dispiace.

Per tutte queste ragioni, confermiamo il sostegno al Governo e il nostro “sì” a questo DEF (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Foti. Ne ha facoltà.

TOMMASO FOTI (FDI). Signor Presidente, colleghi, Fratelli d'Italia esprimerà un voto di astensione sulla relazione, perché in essa vi sono alcune linee che possiamo condividere, ma ve ne sono altre che ci vedono totalmente contrari, mentre esprimeremo parere contrario sulla risoluzione della maggioranza a questo DEF 2022. Già sotto il profilo squisitamente tecnico, ma anche politico, hanno parlato, prima di me, i colleghi Trancassini e Lucaselli. Bisogna, però, aprire brevemente una finestra, quella del dicembre 2021, quando il Presidente Draghi ebbe a dire che il grosso era già stato fatto. La legge di bilancio, una legge di bilancio elettorale, che avrebbe dovuto portarlo al Quirinale, era stata approvata e non vi dovevano più essere problemi per l'Italia. Allora, leggendo questo DEF ci è venuto un dubbio, che Mario avesse sostituito Alice nel Paese delle meraviglie (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). E dico questo, signor Presidente, perché la crisi era già in atto nel 2021. Il terzo e quarto trimestre del 2021 già ci dicevano cosa sarebbe successo. Ce lo diceva l'aumento dei costi del gas naturale e dell'energia elettrica, ce lo diceva l'aumento, spropositato, dei costi delle materie prime, e allora non c'era la guerra tra Russia e Ucraina, c'era solo un Governo in cui Mammolo dava di gomito a Pisolo (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia), questa è la realtà. E oggi ci si presenta – ovviamente, non si presenta il Ministro competente, almeno per materia, ovviamente non si presentano i Ministri, ma c'è il Vice Ministro dell'Economia - un DEF 2022 in cui il PIL è “alla carta”: può essere al ribasso o tendente alla caduta, ma non escludiamo neppure il precipizio. Ebbene, ma questo DEF è davvero solo condizionato dalla guerra tra Russia e Ucraina? Ma perché non facciamo un riavvolgimento del film e proviamo a vedere quanto era lo spread quando si è insediato Mario Draghi? Allora il pensiero unico ci diceva: lo spread è meno di 100 punti e oggi, che è a 160, va bene a tutti ? Non ci sono problemi al riguardo (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)? Ma c'è un pensiero unico che ha progettato anche un bello slogan: “Putin è un macellaio”.

Condividiamo, ma il macello della nostra dipendenza energetica dalla Russia a chi lo addebitiamo (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)? Oggi abbiamo Ministri che sono commessi viaggiatori e che girano mezzo mondo alla ricerca di gas per toglierci dalla dipendenza dalla Russia, solo perché c'è la guerra. L'anno scorso questa dipendenza non era ugualmente del 40 per cento rispetto alle nostre importazioni (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)? Non lo sapevamo? Non lo sapevano? Dov'erano?

Per quanto riguarda i dati del 2021, molti legittimamente hanno festeggiato, mentre i più prudenti hanno detto di fare attenzione perché si trattava di un rimbalzo; se è vero che tali dati hanno rappresentato nei primi due trimestri un elemento di grande positività è anche a causa del grande traino dell'edilizia. E voi cosa avete fatto? Cosa ha fatto questa maggioranza? Ha inventato lo psicodramma del 110, perché sul 110 nessuno sta capendo più niente e in ogni decreto c'è una modifica del 110 (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

Ma è possibile governare un Paese in queste condizioni? In compenso, vi era il potere salvifico del PNRR, con i suoi documenti che, in nome di quella semplificazione che questo Governo ha fatto a propria immagine e somiglianza, come argomento della propria propaganda, oggi sono arrivati a 32 centimetri verticali di formule matematiche, giuridiche. Voi pensate che sia possibile raggiungere veramente quegli obiettivi, con una burocrazia che non è seria come quella ottocentesca, ma che deve solo creare lavoro indotto per se stessa, per giustificare la propria ragione d'esistere (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)?

Si è detto anche che questo sarebbe stato il Governo delle riforme: in realtà, questo è stato il Governo della manutenzione al ribasso e al compromesso di poche leggi. Insomma, tutto cambia perché nulla cambi. Allora, altro che Governo di Draghi! Questo è un Governo solo di gattopardi (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

Tutte le volte in cui c'è stata l'occasione di confrontarsi, il gruppo di Fratelli d'Italia vi ha detto che il primo argomento da affrontare era l'abbassamento drastico della pressione fiscale e si è fatta una delega sulla riforma fiscale, nella quale il primo obiettivo era l'aumento delle rendite catastali (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Questo, alla faccia dei risparmiatori italiani che hanno puntato sul settore immobiliare, convinti come sono che gli immobili non si possono trasferire, a differenza di quei capitali che si possono trasferire all'estero dall'oggi al domani, in operazioni che qualcuno evidentemente ha molto cuore, perché appartiene alla cultura bancaria che le ha inventate (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

Ed ancora: servirebbe un intervento sul costo del lavoro per dare competitività alle nostre imprese che soffrono, che - attenzione - non hanno una grandissima capitalizzazione; sappiamo benissimo qual è il limite principale delle imprese italiane. Allora, se a quelle imprese non si attribuisce la possibilità di stare sul mercato, nel momento in cui già il costo delle materie prime e quello dell'energia le sta mettendo fuori, allora diteci se volete stare con il popolo delle partite IVA o se volete stare solo ed esclusivamente con il popolo del reddito di cittadinanza a tutti gli italiani. La vera alternativa a questa politica è che, da qui a poco, tutti dovremo godere di un reddito di cittadinanza, perché lo spirito di intrapresa sarà stato seppellito.

Allora, quando si dice che questo è un DEF che deve affrontare una situazione difficile, penso che non lo neghi nessuno; il problema è che non c'è una risposta efficace a una situazione difficile. Ci si limita soltanto a fare macro scenari, sperando di cavarsela. Ecco, il Ministro Franco poteva fare una premessa a questo DEF: “Io speriamo che me la cavo”, un po' come sta facendo con Monte dei Paschi di Siena, riguardo al quale ogni giorno abbiamo una novità: un giorno l'aumento di capitale può essere di un miliardo, un miliardo e mezzo, ma non si esclude che possa arrivare a 3 miliardi o 3 miliardi e mezzo. Anche questo è un menu alla carta, signor Presidente e signor rappresentante del Governo.

Allora, il nostro “no” a questo modo di intendere la politica e l'economia ci convince, soprattutto, delle nostre scelte. Sapevamo che entrare in quella maggioranza sarebbe stato un suicidio politico. Qualcuno ha detto: lo facciamo per salvare l'Italia. In realtà, mi pare che la si stia affondando (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Il Governo ha fallito: non ci sono scuse, solo colpe (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Pella. Ne ha facoltà.

ROBERTO PELLA (FI). Grazie, Presidente Fico. Cari colleghi, con il Documento di economia e finanza, che ci accingiamo ad approvare, compiamo il primo passo della manovra di finanza pubblica che, dopo il passaggio della NADEF a settembre, culminerà con la legge di bilancio per il 2023.

La legge di bilancio, con tutta evidenza, costituirà l'ultimo atto di questo Parlamento, prima della fine della legislatura. Questo aspetto pone in evidenza l'importanza politica che questo momento rivestirà per il Paese, poiché, da un lato, costituirà l'atto di congedo di questo Parlamento e, dall'altro lato, se vogliamo, il suo stesso biglietto da visita con cui le forze politiche si sottoporranno al voto nella primavera successiva.

Sarà anche l'ultimo atto di ampia portata economica varata da Governo e Parlamento nella pienezza dei propri poteri, prima dell'apertura di una fase transitoria di gestione degli affari correnti. Alla luce di questa premessa e delle difficili condizioni, nelle quali purtroppo ancora una volta ci troviamo ad operare, è fondamentale affrontare con serietà e determinazione, fin dal suo primo atto ufficiale, l'elaborazione della Decisione di finanza pubblica per il triennio 2023-2025. In primo luogo, riconosciamo pienamente gli ottimi risultati ottenuti da questo Governo, del quale Forza Italia è parte originaria e sempre attiva, al punto da rivendicarli con orgoglio. Abbiamo ricevuto i primi 21 miliardi del Next Generation EU, risorse per le quali ci siamo battuti molto a livello europeo, grazie al lavoro del Presidente Berlusconi, e che stanno consentendo all'Italia di fare investimenti e credere nel futuro. Allo stesso tempo, siamo pienamente consapevoli delle difficoltà nelle quali il Presidente Draghi e il Ministro Franco hanno dovuto operare per elaborare queste prime previsioni contenute nel DEF, difficoltà prodotte dall'esplosione di un conflitto bellico del nostro continente europeo, che ha trasformato in maniera radicale una congiuntura economica che avrebbe dovuto essere, non solo di ripresa, ma tra le più favorevoli degli ultimi anni, proprio a partire dal nostro Paese.

Oggi dobbiamo assolutamente evitare che si inneschi una spirale di guerra, una spirale recessiva, temi su cui Forza Italia, anche a Bruxelles, grazie all'impegno del Presidente Berlusconi e del coordinatore Tajani, sta lavorando.

Per rendersene conto, basta confrontare le previsioni riportate nella NADEF del 2021 con le tabelle di questo DEF. Numeri ormai noti, più volte citati nel corso delle audizioni che abbiamo svolto in Commissione bilancio e nel dibattito che si è svolto in queste ultime ore nello scrivere questa risoluzione. Vorrei citarne sinteticamente quattro: crescita, inflazione, riduzione del deficit trascinata dalle maggiori entrate ed incertezza. Uno: l'economia continua a crescere, ma in misura molto inferiore a quanto era stato previsto e a quanto sarebbe stato necessario. Due: cresce in maniera sensibile l'inflazione, con gli effetti negativi che comporta, come la perdita del potere d'acquisto. Tre: il rapporto deficit-PIL per il 2022 va oltre le attese, risultato certamente positivo in valore assoluto, ma preoccupante, se si considera che è una sorta di sorpasso in frenata, invece che in accelerazione, perché prodotto quasi tutto sul versante delle maggiori entrate, invece che sulla crescita del PIL, che, come detto, sarà inferiore alle attese. Quattro: l'incertezza, purtroppo, è un dato che il DEF documenta in maniera ampia, quando fa riferimento alle variabili esogene, una locuzione che, nel Documento, ricorre in ben 26 passaggi.

Ovviamente, in riferimento alla guerra tra Russia e Ucraina - un evento che è destinato ad influire sull'economia mondiale per un periodo lungo -, è facile prevedere che le sanzioni internazionali e le controreazioni avranno portata più ampia delle operazioni militari sul terreno, che pure non sembrano essere prossime al termine.

A questo scenario, oggettivamente non semplice, il Governo ha risposto con un DEF estremamente prudente. L'unico dato che il Governo anticipa sono i 5 miliardi, ora divenuti 6, che saranno messi immediatamente sul piatto per fronteggiare interventi che proseguano sulla linea di quelli già adottati nel corso di quest'anno per attutire il rincaro dell'energia, dei costi delle materie prime e per sostenere il credito. Su tutto il resto, il DEF non si avventura o, in alcuni casi, si affida ai numeri, che forniscono indicazioni più eloquenti delle parole.

Un altro dato che emerge in maniera abbastanza chiara è la volontà del Governo - lo scrive in diversi passaggi del DEF - di affrontare le conseguenze della guerra in Ucraina con una strategia che potremmo definire del colpo su colpo. Su questo aspetto specifico, seppure ovviamente riponiamo totale fiducia nel Governo, al quale non faremo mancare il nostro attivo sostegno, Forza Italia, in occasione del dibattito sul “decreto Sostegni-ter”, ha voluto sottolineare come la strategia che preferiremmo sarebbe quella di un intervento complessivo, anche ricorrendo ad una manovra economica anticipata, per mettere in sicurezza settori in sofferenza e ridare slancio alla crescita.

Un'impostazione che, oggi, alla luce del DEF, ci sentiamo ancora di più di confermare e che, insieme alla collega Prestigiacomo e al capogruppo Barelli, abbiamo, più volte, sollecitato in questi giorni. Infatti, se una delle principali criticità da affrontare è l'incertezza, la risposta migliore non può che essere un intervento sistematico e complessivo che, nei limiti del possibile, consenta di dipanare quell'incertezza.

In questo senso, ad esempio, se parliamo di entrate e fisco, Forza Italia ritiene che un ulteriore segnale vada dato proprio in questa direzione: non aumentare il prelievo fiscale in alcun modo. Questo non solo lo dicono da tempo il presidente Berlusconi e il coordinatore Tajani, ma è sempre stato il faro dei Governi Berlusconi, sempre attenti alle esigenze dei cittadini e delle imprese, senza mai aumentare le tasse.

La riforma dell'Irpef sta iniziando a produrre i suoi effetti. Come tutti sappiamo, è in esame la delega fiscale, che è un collegato alla manovra di bilancio, sulla quale, grazie anche al ruolo di Forza Italia e di tutto il centrodestra, si stanno appianando gli ultimi problemi per evitare di aumentare le tasse sulla casa, pur se i tempi di attuazione non saranno immediati.

Serve, dunque, un intervento sul fronte delle imprese e della produzione. Da tempo, proponiamo l'eliminazione dell'IRAP, ma un intervento sull'Ires, anche a tempo e magari legato all'emergenza, è necessario. Di certo, in una situazione come quella attuale, dove le imprese sono già costrette a fronteggiare i rincari dell'energia e delle materie prime, è impensabile aggiungere un ulteriore aggravio, facendo entrare in vigore, dal 1° gennaio 2023, la plastic-tax e la sugar-tax. Su questo, Forza Italia chiede già ora, con fermezza, quantomeno, un rinvio di un ulteriore anno, lasciando al nuovo queste due tassazioni.

Sul fronte delle politiche industriali e del lavoro, l'audizione svolta dal presidente Bonomi, ma non solo, è stata un grido d'allarme, tanto lucido, quanto accorato, ed è per questo che Forza Italia ritiene indispensabile, quanto meno, valutare la proposta di un patto a tre, tra Governo, imprese e sindacati, per un intervento volto a ridurre il costo del lavoro, che proprio il DEF registra in fortissimo aumento per il 2022. Un intervento di sostanza, volto a ridurre il cuneo fiscale, non solo sul lato redditi, come è stato giusto fare, ma anche sul lato imprese, per consentire alle nostre aziende di rimanere in partita con le concorrenti straniere. Non disponendo di materie prime e non avendo ancora raggiunto l'indipendenza energetica, è necessario intervenire in maniera strutturale sul costo del lavoro, sul cuneo fiscale come elemento di competitività e di sicurezza nazionale.

Se il Governo sembra non voler toccare i saldi di bilancio, dove prendere le risorse per questi interventi? Una delle risposte è la revisione della spesa, una misura che, molto opportunamente, il Governo rilancia in questo DEF e di cui Forza Italia si è sempre fatta interprete. Sentiamo parlare di revisione della spesa da tempo: in questi anni, abbiamo visto cimentarsi con questa sfida Governi e commissari, senza vedere risultati apprezzabili. Al contrario, blocchi e tagli lineari hanno messo in difficoltà le articolazioni territoriali dello Stato, che, oggi, non sono del tutto pronte a rispondere alla chiamata per la messa a terra del PNRR.

Leggere nel DEF che, nei primi due anni e mezzo di applicazione, sono stati spesi 20 miliardi per il reddito di cittadinanza e che il 70 per cento dei percettori della misura hanno continuato a percepire l'assegno senza trovare collocazione fa riflettere, non per dire di eliminare il reddito di cittadinanza - anche se Forza Italia è tra i pochi partiti che ha votato contro la sua istituzione e contro l'incremento delle sue risorse -, ma è evidente che, davanti ad un atteggiamento ormai fideistico di alcuni, noi, che siamo liberali, chiediamo almeno una riflessione laica per valutare cosa non funzioni e se almeno parte degli oltre 8 miliardi con cui è finanziato possano essere destinati ad altre finalità, quali le politiche attive per il lavoro e la formazione professionale, in linea con le richieste del mercato imprenditoriale e produttivo (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

Concludendo, Presidente Fico, Forza Italia vota a favore della risoluzione di maggioranza e, tramite essa, del DEF, riservandosi, però, di continuare ad offrire il proprio contributo critico e costruttivo, ai fini della delineazione della prossima legge di bilancio (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Melilli. Ne ha facoltà.

FABIO MELILLI (PD). Signor Presidente, rappresentanti del Governo, onorevoli colleghe e colleghi, l'Aula esprime oggi il suo giudizio sul Documento di economia e finanza che il Governo ha presentato alle Camere.

Nel dicembre scorso, tutti pensavamo, al di là del nuovo intensificarsi dei contagi e di qualche rallentamento dell'economia, che fosse possibile voltare pagina e lasciare alle nostre spalle un biennio che aveva inciso in modo drammatico sulle nostre vite, sulle nostre abitudini, sull'intera nostra comunità.

Il 2021 segnava la nascita di un'Europa nuova, finalmente in grado di essere vera comunità di donne e di uomini, luogo di scelte innovative ed unificanti, capace, al di là e al di sopra degli egoismi nazionali, di superare vecchie visioni e vecchie divisioni, di fronte all'irrompere di una minaccia comune che rischiava di minarne le sue fondamenta. Credo che giovi ricordare la classe dirigente italiana, bisognerà farlo ogni tanto, che in quei luoghi ha giocato un ruolo decisivo nell'affermarsi del nuovo corso.

Il 2021, a valle di quelle scelte, ha segnato l'avvio del PNRR, lo strumento che, più di altri, ha determinato l'orizzonte di una nuova stagione di sviluppo. Lo stesso 2021 ha segnato, poi, un inatteso balzo della nostra crescita, che immaginavamo tendesse a consolidarsi nel tempo, al di là dei rimbalzi, dopo aver collocato il nostro Paese tra quelli che meglio hanno saputo reagire alla crisi economica e sociale causata dalla pandemia.

Un'epoca nuova sembrava affacciarsi sul Vecchio continente, un'epoca caratterizzata da nuovi impegni, da nuove direzioni di marcia verso le quali tutti insieme avevamo deciso di indirizzare scelte innovative e scelte moderne: dalla transizione ecologica, al superamento del digitale, al superamento di gap storici che hanno fermato per decenni la crescita economica del nostro Paese, alle questioni relative alla parità di genere, alle politiche per le nuove generazioni, al superamento delle profonde differenze sociali, alla diminuzione delle gravi differenze territoriali nelle città, come tra aree forti e aree deboli del Paese, insieme ad una profonda stagione di riforme capace di superare la tradizionale stanchezza italiana nell'affrontarle, sono stati i tratti distintivi del nostro dibattito, delle nostre convinzioni, anche delle nostre differenze di visione e di prospettiva.

Poi, l'inimmaginabile: l'esplodere di un conflitto devastante alle nostre porte e il riecheggiare delle nostre riflessioni di termini antichi, a volte persino desueti, ha connotato improvvisamente il nuovo anno, trasformandolo da un anno di nuove speranze in un anno che sembra riportarci ai tempi e ad un linguaggio ai quali intere generazioni non erano più abituate. E tutto ciò ci ha messo davanti scelte nuove, scelte difficili, decisioni di ordine etico, valoriale, che interrogano incessantemente le nostre coscienze.

Decisioni difficili, che incidono certo sui nostri valori, ma che impongono a tutti noi il dovere della scelta, la capacità di distinguere gli aggressori dagli aggrediti, la consapevolezza di dover proteggere i valori che sorreggono le democrazie e sono cardine e fondamento di ogni convivenza civile. E questo nuovo tempo, la sua irruzione nello scenario europeo violenta e inattesa, cambia ancora il nostro linguaggio, le nostre sensibilità, le nostre priorità, le nostre scelte. L'aggressione ad un popolo sovrano alle porte d'Europa scardina violentemente certezze ed illusioni, e in un mondo interdipendente e connesso tocca la vita quotidiana di ognuno di noi e mette in discussione modelli che su quella interdipendenza, a volte in modo disattento, sono stati costruiti. Il DEF non può che riflettere questa incertezza. Certo, ci parla di un Paese che continua a crescere, che ha registrato una performance straordinaria della sua economia nell'anno passato, un Paese che ha reagito con dinamicità e con forza all'impatto pandemico con scelte nette, rapidi, efficaci, e con la forza di una comunità che nelle sue espressioni migliori sa resistere e persino rigenerarsi, cogliendo occasioni date dai tempi nuovi e dalle difficoltà improvvise con uno spirito di adattamento che forse non ha eguali.

Accanto a tutto ciò non può però non valutare che gli scenari che si pongono davanti si connotano per la loro incertezza, e mai come in questo tornante della storia possono repentinamente cambiare. Ha fatto bene allora il Governo a presentare nel DEF scenari diversi e diverse prospettive, dando le prime risposte ad un nuovo intervento sull'economia che abbiamo fatto qualche giorno fa e ci apprestiamo a fare. Gli scenari sono tutti drammaticamente condizionati dall'esito e dalla durata del conflitto. Anche per questo la manovra che seguirà rischia di rappresentare solo il primo tempo di un intervento nell'economia oggi limitato, prudente, forse non esaustivo, ma accompagnato dalla consapevolezza che l'evolversi del conflitto nei prossimi mesi e le scelte che saremo chiamati a compiere in sede europea potranno richiedere interventi successivi e di maggiore significato.

Fa bene il nostro Governo a chiedere che essi siano prevalentemente frutto di scelte europee. L'Europa è chiamata nuovamente ad abbandonare la strada della difesa degli interessi nazionali e a percorrere di nuovo, come ha fatto durante la pandemia, la via delle scelte coraggiose e comuni. I dati che il DEF ci presenta sottolineano come dopo la significativa ripresa registrata nei primi due mesi del 2021 il ritmo di crescita del nostro prodotto interno lordo abbia subito un rallentamento, legato in gran parte al rialzo dei prezzi del gas naturale e all'emergenza elettrica. In questo quadro le tensioni internazionali sono state il terreno fertile per l'aumento dei prezzi dei beni energetici e alimentari. Quelle scelte, abbiamo detto, saranno europee. L'Europa non potrà esitare o percorrere la strada della prevalenza degli interessi nazionali; tutto si potrà fare meno che vanificare il cammino intrapreso fino a qualche mese fa. Certo, questa è una crisi diversa, che ha bisogno forse di meno interventi generalisti, come è stato necessario fare negli ultimi due anni, ma ha bisogno invece di soluzioni mirate, incisive nei confronti delle fasce sociali e delle attività produttive che più di altre vedono a rischio la propria condizione sociale o le proprie prospettive economiche.

Credo che a nessuno sfugga come la pandemia abbia accentuato le già drammatiche differenze sociali presenti nel nostro Paese. Per questo riteniamo necessario che le principali misure della prossima manovra si concentrino sul taglio contributivo, sui bonus sociali di luce e gas con un'estensione della platea delle famiglie a cui va riconosciuto, sull'estensione del tetto massimo dei prezzi dei carburanti e su forme di detassazione degli aumenti contrattuali, così come crediamo sia necessario, e come abbiamo iniziato a fare nel “decreto Energia”, sostenere le imprese che più di altre hanno pagato l'aumento dei prezzi. Ci attendono mesi di scelte rilevanti: su questo il PD darà il proprio contributo con lealtà, con determinazione, come siamo abituati peraltro a fare. Il Governo ha il dovere di fare tutto il possibile per evitare l'interruzione del cammino della ripresa, che è stata avviata nel nostro Paese con risultati straordinari e dei quali forse non guasterebbe essere un po' più orgogliosi. Potremmo discutere a lungo del particolare momento che stiamo vivendo, dei connotati fondamentali della nostra economia. Potremmo discutere della BCE, degli effetti dell'affievolirsi della sua politica espansiva, della sostenibilità del nostro debito, della condizione di vulnerabilità in cui esso ci pone.

Potremmo discutere, e lo faremo, della ricaduta del PNRR, della sua capacità di aiutare realmente il superamento delle enormi differenze ancora presenti nel nostro Paese, della tenuta sociale e di quanto essa debba essere in cima ai nostri pensieri, della drammatica differenza tra i tempi della pubblica amministrazione e la necessità delle imprese di avere risposte rapide e soprattutto certe, dell'impatto dell'inflazione, che è stato ricordato qui oggi, sul nostro debito e sulla nostra economia. Ma quello che non possiamo fare è interrompere il cammino che abbiamo intrapreso per colmare le grandi diseguaglianze, le grandi differenze sociali e territoriali, e correggere i vecchi vizi che troppo spesso hanno frenato la nostra crescita e l'espandersi della nostra economia. Nessuno pensi che pagherà, invece, assecondarli ed accarezzarli per qualche manciata di consenso elettorale in più. Di tutto abbiamo bisogno meno che di sommare alle crescenti tensioni internazionali l'innalzamento di una conflittualità interna, che rischia di compromettere il cammino che insieme abbiamo deciso di intraprendere. Il Presidente Draghi qualche giorno fa ci ha ricordato che la forza e la credibilità del nostro Paese sono cresciute quando non ci siamo persi nelle mille esitazioni e nelle infinite incertezze, ma abbiamo scelto e difeso con coerenza le scelte compiute. Il Ministro dell'Economia - e mi avvio a concludere - nella sua audizione in Parlamento ci ha descritto certamente l'opzione di scelte prudenziali da compiere a valle delle risorse rese disponibili dai dati che sono emersi dal DEF, ma il Ministro dell'Economia sa che, di fronte a possibili scenari che quel quadro dovessero peggiorare o di fronte a scelte che l'Europa dovesse tardare a compiere, saranno necessari interventi di maggiore consistenza, e il Parlamento è pronto a sostenere il Governo qualora si accingesse a compierli. Ci ha lasciato in questi giorni un grande economista, Jean-Paul Fitoussi (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico), del quale possono essere ricordate da ognuno di noi molte intuizioni. Una su tutte mi piace citare, i suoi ammonimenti alle classi dirigenti sulla necessità di immergersi di più nel mondo reale, nei suoi bisogni, interpretandone appieno le aspettative al di là dell'aridità dei numeri e delle statistiche. Questa strada dobbiamo continuare a percorrere per costruire un futuro migliore. Per questo, signor Presidente, il PD dichiara il proprio voto favorevole alle risoluzioni di maggioranza (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Claudio Borghi. Ne ha facoltà.

CLAUDIO BORGHI (LEGA). Presidente, colleghi deputati, il quinto DEF che mi trovo a commentare. Forse ricorderete che negli anni passati ho sempre evidenziato come questo rito del DEF, con le sue previsioni per il futuro, fosse dal mio punto di vista del tutto inutile. Sono andato a rivedermi cosa avevo detto in passato, sono andato a riprendermi i numeri e alla fine, secondo me, non avevo torto. Prendiamo i dati, giusto per darvi un'idea di cosa stiamo parlando, se è veramente serio il fatto di prevedere che cosa succederà da qui a tre anni con l'attuale situazione geopolitica in atto: l'ultimo anno compiuto, vale a dire il 2021, era stato previsto dal DEF del 2018, firmato dalla coppia PD Gentiloni Silveri e Padoan. Pure loro due già sappiamo che hanno preso strade differenti, uno è bancario adesso e l'altro è quello che deve giudicare il nostro DEF.

Quindi il suo DEF, quello di colui che ci giudicherà adesso sul nostro, diceva nel 2018 per il 2021 che il prezzo del petrolio sarebbe stato a 57 dollari, che il PIL sarebbe andato avanti a crescere costantemente, nel 2020 era previsto più 1,3, quando è stato meno 9, e che il PIL nominale, l'ultimo, sul 2021, sarebbe stato 1.928 miliardi. Ora prendiamo l'attuale a consuntivo e vediamo che il PIL del 2021 è stato 1.775 miliardi. Quindi, i signori Gentiloni Silveri e Padoan avevano sbagliato di 153 miliardi. Dato che questo signore che ha sbagliato di 153 miliardi è quello che ci deve giudicare, capite bene cos'è la serietà di questo nostro stanco esercizio che ogni anno dobbiamo fare in omaggio alle regole dell'Unione europea. Certo, c'è stata la pandemia, non si poteva immaginare, ma non si potrà immaginare quello che c'è in futuro.

C'è una guerra in corso e c'è una stretta inflazionistica che non si vedeva dagli anni Settanta. Qualcuno qui è in grado di prevedere che cosa diamine succederà fra un anno o fra due? No, non è in grado, non siamo in grado. Noi stiamo facendo questo esercizio, che è come prevedere per un atleta che risultato farà alle Olimpiadi piuttosto che allenarsi. Io dico: “Guarda, io alle prossime Olimpiadi parteciperò e prenderò la medaglia d'argento” e intanto, però, non mi alleno e non prevedo un meccanismo di resistenza, di rafforzamento e di potenziamento. Questo, secondo me, è proprio derivante dal punto critico di cosa non funziona di questi meccanismi previsionali legati all'Unione europea, perché, invece di suggerire le strutture, suggeriamo i risultati. Ma questo è ciò che è risultato per il passato.

Però, il DEF, se per me è inutile per prevedere il futuro, sempre per me, invece, è utilissimo per capire il passato, perché le tabelle che esso contiene, che arrivano dal Ministero dell'Economia, sono fra le più chiare di tutte e sono necessarie anche per capire bene cosa è stato fatto di giusto e cosa non è stato fatto. Partiamo, per esempio, dal gettito fiscale, perché, alla fine, quello che impatta i cittadini non sono le previsioni; quello che impatta i cittadini e quello che testimonia cosa hanno pagato o cosa non hanno pagato è in queste tabelle. Ebbene, nel 2020, anche a causa, appunto, della pandemia, le tasse, invece di essere abbonate dall'allora Governo giallo-rosso, sono state differite. Quello che continuavamo a dire era: “Ma se c'è il lockdown, le tasse vanno cancellate”. No. Invece, il Ministro, non esattamente competente, dell'Economia che c'era prima faceva di tutto per spostarle in avanti, e il risultato qual è stato (è qui, è nei numeri del DEF)? Che le entrate tributarie per il 2020 sono calate di 38 miliardi e, invece, per il 2021 sono aumentate di 48 miliardi. Quindi, alla fine spostando avanti il gettito fiscale il risultato è che i cittadini, in sequenza, fra i due anni di pandemia, hanno pagato dieci miliardi di tasse in più e in questa situazione di recessione, abbinata a un aumento di gettito fiscale, noi possiamo forse andare a dedicare la maggior parte dei nostri sforzi - perché questo è stato - a riforme che implicano tasse future, come quella del catasto? Non mi sembra un'ottima idea. Siamo riusciti, in qualche maniera, a far addivenire a più miti consigli chi, invece, pensava che questo fosse il principale scopo delle riforme da attuare, però non avremmo dovuto arrivarci con quel sistema, un po' deciso, che è stato visto in Commissione finanze. Se siamo un Governo di unità nazionale, non appena si iniziava a vedere che le votazioni erano 30 a 30 bisognava fermarsi subito, perché evidentemente non c'era quella condivisione, quella coesione e quell'unanimità di vedute che un Governo di unità nazionale, che non vuol trasformarsi, spero, in un Governo politico, con maggioranze variabili, deve presentare nelle sue iniziative.

Bene che siamo riusciti a fermarlo - bene -, ma adesso pensiamoci bene e, a tal proposito, ricordo a tutti i membri del Governo che sono presenti che nella risoluzione a cui loro hanno dato parere favorevole, si dice chiaramente, al punto 2, che bisogna attribuire priorità alle riforme abilitanti per il PNRR. Diciamo, ancora una volta - perché ogni tanto qualcuno continua a dire questa bugia -, che la riforma fiscale non è fra quelle abilitanti del PNRR (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). È chiaro? Ce lo stampiamo tutti in testa? La riforma fiscale non è abilitante per il PNRR! Quindi, se uno insiste a dire che la priorità assoluta è quella sta mentendo agli italiani. Se riusciamo a metterci tutti d'accordo, va bene (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier); se non ci mettiamo d'accordo, perché qualcuno vuol tassare la casa, quella cosa non si fa! Perché noi saremo sempre qui a difendere la proprietà immobiliare dei cittadini, perché se in Italia tutti hanno una piccola casa e in Germania non ce l'ha nessuno, non dobbiamo andare a seguire quello che vuol fare la Germania, ma dobbiamo curare gli interessi dei nostri cittadini.

Un'altra cosa che, secondo me, dev'essere tenuta molto ben presente è l'inflazione da offerta. Inflazione da offerta significa che i prezzi salgono non perché i cittadini si avventano a comprare le cose nei negozi e i negozianti, quindi, alzano i prezzi; significa che i prezzi salgono perché le materie prime costano di più e, quindi, arrivando meno prodotti, i prezzi salgono. La cosa è analoga a quella che è successa negli anni Settanta, ma negli anni Settanta, con lo shock petrolifero, i salari dei cittadini erano protetti da una cosa che si chiamava scala mobile, per cui il potere d'acquisto dei cittadini era tutelato. Qualcuno dice che quel sistema portava più inflazione. Può anche essere, però, intanto, il potere d'acquisto dei salari negli anni Settanta era rimasto uguale. In questo momento se, nella ricerca della competitività, a un cittadino, a cui magari lo stipendio, invece che essere aumentato, è stato tagliato, perché altrimenti la ditta non andava avanti, arriva una bolletta di importo doppio o triplo, come fa il cittadino ad andare avanti? E se - e questo lo dico perché, alla fine, i meccanismi della concorrenza devono essere equi - il cittadino francese gode di una legge che limita l'incremento delle bollette al 4 per cento rispetto all'anno scorso (anche per le imprese), perché questa asimmetria dev'essere sempre a danno dei cittadini italiani? Pertanto, dato che bisognerà venire incontro alle esigenze dei cittadini, che, in questo momento, rischiano di essere alla fame, per cose di cui non hanno colpa, ricordo, sempre al Governo - perché hanno un po' paura a scriverlo, ma io ho cercato sempre di essere il più esplicito possibile, anche col Ministro Franco in audizione -, che il punto 4 dice che bisogna monitorare l'andamento e, qualora si verifichi un peggioramento ulteriore, si può dare applicazione a quanto previsto dalla legge 24 dicembre 2012, n. 243. Traduco, per chi non capisce: scostamento di bilancio. Scostamento di bilancio per dare più soldi ai cittadini e ai lavoratori che, in questo momento, sono in difficoltà, perché io penso che di questo ci sia assolutamente bisogno.

Alla fine concludo, Presidente, con un'idea che ogni volta non trova accoglimento nella maggioranza, ma io la ripeto in questa occasione, perché altri Paesi l'hanno fatto e lo stanno facendo: togliere l'IVA ai beni di prima necessità, pane, latte, frutta e verdura, costa 4 miliardi. Ora, è tanto o è poco?

PRESIDENTE. Concluda.

CLAUDIO BORGHI (LEGA). Secondo me, considerando tutti gli scostamenti che ci sono stati e quelli di cui ci sarà bisogno, è una spesa che ci possiamo permettere, perché contrasta l'inflazione e arriva direttamente nelle tasche della povera gente. Per cui, io credo che su questo punto si possa aprire un confronto. È una vecchia idea della Lega. Ho sentito dire che anche il MoVimento 5 Stelle è d'accordo. Ricordino, i colleghi del MoVimento 5 Stelle che se per caso loro sono d'accordo su una cosa e i nostri voti, i voti della Lega, sono qui tutti, uno sull'altro, per togliere l'IVA o per venire incontro alle esigenze dei cittadini, allora c'è la maggioranza e, quindi, loro non possono fare altro. Per cui - e lo dico anche per lo scostamento di bilancio, che ho sentito evocare dalla collega Torto - sappiate che se davvero lo vogliamo fare, o lo volete fare, basta che voi diciate “sì”. Se voi dite “si”, la maggioranza c'è, indipendentemente da quello che dice il PD (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier), perché non è possibile che le maggioranze variabili ci siano soltanto per il catasto. Se ci sono maggioranze per dare i soldi ai cittadini, i voti della Lega ci sono tutti, uno sull'altro, e, insieme ai vostri, fanno la maggioranza. Per cui, non chiudiamoci nei proclami. Vogliamo davvero farlo? La responsabilità è vostra. Quindi, vogliamo fare lo scostamento il bilancio? Lo facciamo domani!

PRESIDENTE. Concluda, per favore.

CLAUDIO BORGHI (LEGA). Vogliamo togliere l'IVA? Lo facciamo domani! Le possibilità ci sono e i nostri voti ci sono. Grazie, Presidente; io ho concluso. Sempre dalla parte dei cittadini italiani, contro le tasse (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Buompane. Ne ha facoltà. Colleghi, un po' di silenzio. Prego, deputato Buompane.

GIUSEPPE BUOMPANE (M5S). Grazie, Presidente. Colleghe, colleghi, rappresentanti del Governo, ci troviamo ad operare in un contesto economico e sociale che è cambiato velocemente, che è stato reso incerto prima dalla pandemia e poi dalla guerra e in cui i più recenti indicatori congiunturali rilevano un indebolimento della ripresa economica globale. La crescita del PIL registrata nel corso del 2021 dall'Italia è risultata la più elevata tra quelle delle grandi economie europee, grazie anche alle politiche adottate per sostenere famiglie e imprese e al successo della campagna vaccinale. Il quadro economico, tuttavia, si è deteriorato e tale peggioramento è stato determinato non solo dall'aumento dei contagi da COVID-19 ma anche da diverse variabili esogene, quali l'aumento dei prezzi dell'energia, degli alimentari e delle materie prime, l'andamento dei tassi di interesse nonché la minor crescita prevista tra i mercati di esportazione dell'Italia, che hanno ridotto la fiducia delle famiglie, delle imprese e degli investitori. Lo scenario internazionale, la guerra, signor Presidente, è evidentemente un ostacolo alla ripresa economica a livello globale, sia per l'impatto sull'offerta di lavoro e sui comportamenti dei consumatori sia per gli effetti avversi sulle catene globali del valore e sui costi di trasporto. Alla luce delle tante incognite dell'attuale situazione, le previsioni tendenziali delineate dal DEF sono caratterizzate da notevoli rischi al ribasso.

PRESIDENTE. Colleghi, colleghi, per favore! È l'ultimo intervento, non si sente niente, non è possibile. Prego, deputato Buompane.

GIUSEPPE BUOMPANE (M5S). Dato quindi il delicato contesto internazionale, le prossime misure del Governo dovranno tenere conto della necessità di cittadini e imprese, posti di fronte a sfide e sacrifici che potrebbero rivelarsi insormontabili. Abbiamo il dovere di continuare a intervenire tempestivamente, al fine di assicurare la ripresa economica del nostro Paese. Del resto, il Governo già da inizio anno ha adottato provvedimenti di contenimento dei prezzi dell'energia, per contrastare il rincaro che ha gravato sui bilanci di famiglie e imprese. In questo contesto, assicureremo il nostro sostegno a nuovi interventi volti al contenimento dei costi dell'energia e del gas naturale. Con queste ulteriori misure, signor Presidente, si avrà un effetto espansivo - si spera - sull'economia italiana, che consentirà un accrescimento delle variazioni del PIL. Per ottenere il massimo beneficio, tuttavia, occorre intervenire tempestivamente. Per il MoVimento 5 Stelle, intervenire tempestivamente significa essere pronti - come peraltro previsto nel Documento di economia e finanza - ad uno scostamento di bilancio che garantisca subito risorse per il sostegno di famiglie e imprese. Lo scostamento è assolutamente necessario e va fatto subito per poter dare il necessario sollievo agli italiani e garantire immediatamente misure concrete ed efficaci, nel breve ma anche nel lungo periodo. Naturalmente, signor Presidente, quando invochiamo questa misura, la invochiamo con la responsabilità di far parte di un Governo di unità nazionale e non assumendo doppie vesti, di maggioranza e opposizione, solo per fini elettorali e per accaparrarsi un po' di consenso in un fronte politico.

Bisogna insistere poi sul fronte europeo per l'attuazione di un Recovery Fund energetico. Contrastare il caro energia con il debito comune europeo è la strada giusta, come lo è procedere con il piano di diversificazione delle fonti, senza però abbandonare la transizione energetica e gli obiettivi del Green New Deal europeo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

Onorevoli colleghi, il MoVimento 5 Stelle proseguirà il suo impegno, perché è fiducioso nella bontà delle misure messe in campo dal Governo, necessarie per dare al Paese le risposte che attende da tempo. Ritengo tuttavia fondamentale sottolineare come sia importante la conferma e l'ulteriore sviluppo di strumenti già sperimentati dai Governi Conte 1 e Conte 2, come il fondo di garanzia per le piccole e medie imprese e le moratorie sui mutui alle imprese, che vanno riattivate. Tra le nostre proposte per immettere liquidità nel sistema economico, signor Presidente, c'è il superbonus energia imprese, che estende la cedibilità dei crediti d'imposta agli incentivi per gli investimenti delle imprese su risparmio energetico e rinnovabili.

PRESIDENTE. Colleghi, ancora, per favore! Colleghi tutti, dai banchi del Governo e dai banchi dei deputati. Prego, deputato Buompane.

GIUSEPPE BUOMPANE (M5S). Grazie, signor Presidente.

Se parliamo di cedibilità di crediti d'imposta, non posso non fare un cenno al superbonus 110 per cento. C'è un impegno del Governo a prorogare il termine dello stato di avanzamento lavori del 30 per cento per le abitazioni unifamiliari, oggi fissato al 30 giugno 2022. Deve essere poi corretta la norma che estende la cessione con il quarto passaggio, come chiesto dagli istituti di credito, per potere essere subito efficace. Soprattutto, signor Presidente, la richiesta del MoVimento 5 Stelle al Governo è: basta con continue modifiche al superbonus! Non possiamo trasformare una misura di rilancio economico in una corsa ad ostacoli per le imprese, perché per le imprese la programmazione è tutto e noi con queste modifiche continue non le mettiamo in grado di poter programmare un bel niente (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)!

Serve più coraggio, signor Presidente. Oltre a ritenere necessario uno scostamento di bilancio, siamo convinti che si possa alzare l'asticella della tassazione sugli extraprofitti nel settore energetico, dall'attuale 10 per cento anche al 25 per cento, per destinare più risorse ai cittadini e alle imprese. Occorre inoltre promuovere un'adeguata politica dei redditi, volta a sostenere realmente i lavoratori attraverso il sovvenzionamento di spese per energia, trasporti, case, istruzione, avendo particolare riguardo ai redditi più bassi e valutando l'utilizzo del meccanismo del cashback fiscale, al fine di consentire sconti immediati e non detrazioni da rinviare nelle dichiarazioni dei redditi. Il Governo deve poi proseguire nelle politiche strutturali già avviate in settori strategici della transizione ecologica e digitale. Signor Presidente, ci sono impegni in materia di ambiente e sviluppo sostenibile che ormai non sono più rinviabili. Favorire la transizione ecologica ed energetica e l'adozione di modelli di sviluppo circolari è prioritario per il Paese, nella nuova prospettiva di crescita, ed è fondamentale anche per assicurare la piena attuazione del PNRR.

Sul fronte degli investimenti al Sud, signor Presidente, mi permetta di dire che l'obiettivo del 40 per cento è un obiettivo principale, ma noi dobbiamo lasciare a questo Paese qualcosa di più, dobbiamo lasciare una pubblica amministrazione, anche nelle zone del Mezzogiorno, con una capacità amministrativa rinnovata, non più arenata in vecchi modelli che bloccano la crescita e gli investimenti.

Le variabili, signor Presidente, sono tante, di carattere nazionale e internazionale. Noi continueremo ad impegnarci per contrastare questo scenario avverso. Andiamo avanti con coraggio e fiducia, avendo come obiettivo l'esclusivo interesse del Paese e dei cittadini. Dobbiamo superare questa fase difficile. Lo possiamo fare se il Paese diventa comunità e come comunità supereremo anche questa prova, cui la storia ci ha posto davanti (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Sono così concluse le dichiarazioni di voto.

(Votazioni)

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione Davide Crippa, Molinari, Serracchiani, Barelli, Boschi, Marin, Fornaro, Schullian, Lupi, Magi ed Ermellino n. 6-00221, riferita alla Relazione presentata ai sensi dell'articolo 6 della legge n. 243 del 2012, accettata dal Governo.

Ricordo che, a norma dell'articolo 81, secondo comma, della Costituzione e dell'articolo 6, comma 3, della legge n. 243 del 2012, per l'approvazione di tale risoluzione è necessaria la maggioranza assoluta dei componenti della Camera.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 1).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione Torto, Bitonci, Ubaldo Pagano, Pella, Del Barba, Pettarin, Fassina e Colucci n. 6-00220, riferita al Documento di economia e finanza 2022, accettata dal Governo.

Ricordo che, in caso di approvazione di tale risoluzione, ai sensi dell'articolo 118-bis, comma 2, del Regolamento, risulteranno precluse le altre risoluzioni presentate.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 2).

Sono così precluse le risoluzioni Suriano ed altri n. 6-00218 e Lollobrigida ed altri n. 6-00219, riferite al Documento di economia e finanza.

Sospendiamo, a questo punto, la seduta che riprenderà alle ore 15 per lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata.

La seduta, sospesa alle 13,30, è ripresa alle 15.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ETTORE ROSATO

Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interrogazioni a risposta immediata, alle quali risponderanno il Ministro per i Rapporti con il Parlamento, il Ministro dello Sviluppo economico e il Ministro del Turismo.

Invito gli oratori ad un rigoroso rispetto dei tempi, anche considerata la diretta televisiva in corso.

(Iniziative volte a superare le criticità registratesi nell'attività della società Sogin, anche mediante il potenziamento delle competenze dell'Ispettorato nazionale per la sicurezza nucleare e la radioprotezione (Isin) - n. 3-02896)

PRESIDENTE. Passiamo alla prima interrogazione all'ordine del giorno, Fregolent ed altri n. 3-02896 (Vedi l'allegato A). Chiedo alla deputata Occhionero se intenda illustrare la sua interrogazione o se si riservi di intervenire in sede di replica.

GIUSEPPINA OCCHIONERO (IV). Grazie, signor Presidente, la illustro. Signor Ministro, come è noto, la Commissione europea ha cambiato la tassonomia, considerando il nucleare fonte di energia sostenibile. È altresì noto che la società pubblica Sogin si occupa della dismissione degli impianti nucleari italiani e dei rifiuti radioattivi ed è pure noto che la stessa è inadempiente rispetto ai compiti che le sono propri. È anche in ritardo rispetto al piano industriale, nonostante 4 miliardi di finanziamento pubblico utilizzati, tanto che si paventa la possibilità di commissariamento dell'ente. Peraltro, la Guardia di finanza sta effettuando verifiche su una controllata da Sogin, nell'ambito del progetto Cemex e di altri contatti con una società slovacca. Le chiediamo, dunque, quali azioni intenda intraprendere per porre rimedio alle criticità testé evidenziate e se non ritenga opportuno affidare a Isin, autorità indipendente già operante in materia di sicurezza nucleare e radioprotezione, le attività di gestione degli impianti nucleari italiani e di rifiuti radioattivi.

PRESIDENTE. Il Ministro per i Rapporti con il Parlamento, onorevole D'Inca', ha facoltà di rispondere.

FEDERICO D'INCA', Ministro per i Rapporti con il Parlamento. Signor Presidente, colleghi deputati, rispondo agli onorevoli interroganti sulla base degli elementi forniti dal Ministro della Transizione ecologica, impossibilitato a partecipare alla seduta odierna.

Iniziando dalle criticità evidenziate nell'interrogazione, riguardanti le verifiche operate dalla Guardia di finanza, segnalo che le stesse in massima parte sono state attivate a seguito del deposito di una denuncia da parte della stessa Sogin nel corso del 2020. Inoltre, per quanto riguarda le verifiche di cui sono oggetto le attività della società controllata Nucleco e l'appalto affidato alla società Gesis, Sogin e la Nucleco stanno operando, in un clima di massima collaborazione e trasparenza, con le autorità interessate.

Per quanto concerne poi il tema relativo all'avanzamento dell'attività di decommissioning, al 31 dicembre 2021 Sogin ha eseguito circa il 35,5 per cento dei lavori di smantellamento dei siti, di cui il 7,2 per cento nel corso del 2021. Tale percentuale di avanzamento risulta essere superiore rispetto alla media degli anni precedenti e conferma che anche il 2022 produrrà un risultato significativo, in linea con il trend positivo del 2021. I risultati esposti confermano le previsioni del piano industriale 2020-2025. Il 2021, peraltro, rappresenta anche l'anno in cui è stato avviato l'iter di consultazione pubblica per la localizzazione del deposito nazionale dei rifiuti radioattivi e del Parco tecnologico, che vede il coinvolgimento di ben sette regioni.

Ciò posto, con riguardo a quanto auspicato dagli onorevoli interroganti circa l'ipotesi di aumentare le competenze in capo a Isin, occorre evidenziare che un'eventuale attribuzione di competenze gestorie al soggetto deputato al controllo sul decommissioning si porrebbe in contrasto con le best practice internazionali, nonché con le direttive europee rilevanti in materia. Infatti, in un ambito caratterizzato dalle problematiche di gestione dei rifiuti radioattivi del combustibile esaurito, sarebbe scelta irragionevole quella di far coincidere l'autorità di controllo in materia di sicurezza nucleare - ovvero l'Isin - con il soggetto deputato alla gestione del processo industriale - ovvero del decommissioning - e della gestione dei rifiuti, compreso il deposito nazionale. Inoltre, una soluzione di coincidenza fra soggetto controllore e soggetto controllato si rivelerebbe distonica rispetto agli standard di sicurezza dell'Agenzia internazionale per l'energia atomica, l'AIEA e, in particolare, con IAEA Safety Standard Series No. SF-1 che, tra i principi fondamentali di sicurezza, richiede l'esistenza di un organismo indipendente di regolamentazione, ma soprattutto si porrebbe in contrasto con le direttive 2009/71/Euratom e 2011/70/Euratom, che costituiscono le fonti comunitarie in attuazione delle quali le norme nazionali hanno disciplinato l'istituzione e il funzionamento di Isin quale autorità nazionale di regolamentazione competente in materia di sicurezza nucleare e di radioprotezione, chiamata a operare con indipendenza di giudizio e di valutazione.

Al riguardo, può considerarsi in particolare l'articolo 6 della direttiva 2011/70/Euratom che stabilisce che ogni Stato membro istituisce e mantiene un'Autorità di regolamentazione competente in materia di sicurezza della gestione del combustibile esaurito e dei rifiuti radioattivi e che tale Autorità sia funzionalmente separata da ogni altro organismo e organizzazioni coinvolte nella gestione del combustibile esaurito e dei rifiuti radioattivi, al fine di assicurare l'effettiva indipendenza da influenze indebite sulla sua attività di regolamentazione.

PRESIDENTE. Ha facoltà di replicare la collega, onorevole Silvia Fregolent.

SILVIA FREGOLENT (IV). Grazie, signor Presidente. Grazie signor Ministro, ringrazio anche il Ministro Cingolani, per la risposta pervenuta, ma noi, come Italia Viva, abbiamo inteso fare un quesito leggermente diverso, ossia: posto che Sogin, in questi anni, ha dato prova di non raggiungere appieno gli obiettivi previsti, il 35 per cento che lei indicava per quanto riguarda la Cemex, mi faccia dire che a noi fa un po' paura, perché adesso per fortuna c'è la siccità, ma ogni volta che c'è un po' di pioggia e c'è un'alluvione da quelle parti c'è il rischio che i fusti non cementificati determinino una fuoriuscita di materiale radioattivo nella Dora e, poi, nel Po, ciò destando un comprensibile elemento di grave preoccupazione. Posto che Italia Viva non è contraria al nucleare di quarta generazione, anzi auspica che anche l'Italia vada verso questa direzione, occorre, però, che il cittadino sia al sicuro rispetto a chi gestisce questa partita.

Per questo noi chiediamo che Isin diventi un'Autorità indipendente e sia lei garante di quello smaltimento dei rifiuti radioattivi che un'Autorità indipendente, ma pubblica renderebbe forse, per i cittadini, più sicuro.

(Iniziative volte a definire un piano strutturale per l'industria automobilistica – n. 3-02897)

PRESIDENTE. La deputata Bonomo ha facoltà di illustrare l'interrogazione Benamati ed altri n. 3-02897 (Vedi l'allegato A), di cui è cofirmataria.

FRANCESCA BONOMO (PD). Signor Ministro, la filiera dell'automotive risulta trainante per l'industria nazionale, rappresenta il 5,6 per cento del PIL nazionale, con più di 250 mila occupati. Rispetto ai volumi produttivi degli anni Settanta, ad oggi è caratterizzata da una minore produzione di autoveicoli, ma anche da una forte produzione di componentistica che prima era assente. L'epidemia sanitaria da COVID-19 ha bloccato le vendite e messo tutto il settore a rischio, situazione che è stata ulteriormente acuita dall'aumento dei costi dei prodotti energetici e anche delle materie prime. Per far fronte a questa crisi in atto Governo e Parlamento, con una forte azione di politica industriale, fortemente voluta dal Partito Democratico, hanno introdotto una serie di incentivi per l'acquisto di auto nuove, ma hanno anche previsto, nel PNRR, circa 4 miliardi allocati su batterie e semiconduttori a idrogeno, e, nel “decreto Energia”, soprattutto una dotazione di 700 milioni per l'anno 2022 e di un miliardo negli anni dal 2023 al 2030. Siamo, però, oggi qui a chiedere al Governo quale sia questo progetto industriale che coinvolga anche Stellantis, che valorizzi gli investimenti in stabilimenti come Mirafiori, Melfi, sulla gigafactory e che, più in generale, appunto attiri anche nuovi modelli, un lavoro sulla componentistica, sempre avendo ovviamente a oggetto la transizione ecologica, ma con l'obiettivo anche di difendere l'occupazione e la produzione.

PRESIDENTE. Il Ministro dello Sviluppo economico, onorevole Giancarlo Giorgetti, ha facoltà di rispondere.

GIANCARLO GIORGETTI, Ministro dello Sviluppo economico. Grazie. Onorevole Bonomo, il Governo ritiene l'automotive un settore strategico per il Paese e, come è stato ricordato nell'interrogazione, abbiamo dotato di 700 milioni di euro e di un miliardo di euro ciascuno gli anni dal 2023 al 2050, somme destinate al settore per la transizione verde, la ricerca e gli investimenti nella filiera del settore dell'automotive e finalizzate all'insediamento, riconversione e riqualificazione verso forme produttive innovative e sostenibili. Come gli interroganti sanno, il DPCM attuativo, che è attualmente all'esame della Corte dei conti, ha previsto importanti stanziamenti, 650 milioni di euro per ciascuno degli anni 2022, 2023 e 2024, per favorire la domanda, ossia, sostanzialmente, l'acquisto di auto, non di lusso, e quindi tesi in qualche modo a riguardare la platea più ampia possibile di cittadini, indirizzandola verso l'acquisto di auto non inquinanti e appunto cercando anche di rivolgersi alla platea impossibilitata, senza incentivi economici, a sostituire l'autovettura.

A questa prima fase, che, diciamo così, è volta alla domanda, seguirà, nelle prossime settimane, un secondo decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri volto a misure di carattere pluriennale e che riguarda il lato dell'offerta. Si tratta di risorse non impegnate sul fronte degli incentivi all'acquisto delle autovetture, delineando e finanziando strumenti diretti ad agevolare una vera e propria riconversione delle imprese del settore, operazione per la quale sono necessari ingenti investimenti a sostegno di nuove linee di produzione, ricerca, sviluppo e formazione. Per questo, il MiSE proporrà, tra l'altro, il finanziamento di strumenti agevolativi al sostegno di programmi di investimento per lo sviluppo industriale e l'attività di ricerca. Gli strumenti utilizzati saranno quelli del contratto di sviluppo, che è già consolidato e pienamente operativo, e degli accordi di innovazione, che sono diretti esattamente ad agevolare progetti riguardanti attività di ricerca industriale di sviluppo e sperimentale finalizzati alla creazione di nuovi prodotti, processi o servizi e al notevole miglioramento di prodotti e servizi esistenti in aree di intervento tra cui quelle estremamente rilevanti per i settori ad alto valore aggiunto, si pensi, ad esempio, alle tecnologie di fabbricazione, all'intelligenza artificiale, robotica alla mobilità intelligente.

In conclusione, quelle ora messe in campo sono solo le prime e più immediate misure, che verranno a breve affiancate da ulteriori strumenti volti a garantire al settore ogni possibile incentivo per la riconversione e transizione verso le nuove tecnologie.

PRESIDENTE. Il deputato Benamati ha facoltà di replicare.

GIANLUCA BENAMATI (PD). Grazie, Presidente, grazie signor Ministro, ci attendevamo una risposta di questo tenore. Proprio in questi giorni in cui i dati ci mostrano come drammaticamente sia ancora attiva la crisi dell'automobile dopo la pandemia; in questo periodo di crisi dei materiali, nel mezzo della transizione ecologica, abbiamo un calo sensibile delle immatricolazioni. Situazione critica cui il Parlamento e il Governo stanno rispondendo, cogliamo le sue parole, con una rinnovata centralità dell'auto nel panorama industriale italiano. Finalmente, dopo quanto ha fatto il Parlamento, quanto ha fatto il Governo, ci sono le risorse: potremmo calcolare 12-13 miliardi disponibili, tra il “decreto Energia” e il PNRR. Sta al Governo, questo era il quesito a cui lei risponde, costruire un piano industriale per l'automobile degli anni Trenta di questo secolo, del prossimo futuro.

Noi crediamo, signor Ministro, che le cose che lei ha declinato, quindi - vado a concludere, Presidente - incentivi organici per i prossimi anni, siano positive e crediamo anche che investire su ricerca e sviluppo, sulla formazione e sulla transizione del sistema della componentistica sia necessario e, in questo, un rapporto importante deve essere quello con Stellantis. Le attuali costruzioni di veicoli in Italia sono tornate agli anni Sessanta; solo da un rapporto forte con il produttore nazionale, a salvaguardia anche dei grandi stabilimenti, Melfi, Pomigliano, Cassino, Torino e Modena, sta la ripartenza dell'automobile in Italia.

Noi saremo qui, signor Ministro, a sostenere il Governo in questa azione di politica industriale, dalla quale dipende una parte importante del tessuto produttivo e manifatturiero del nostro Paese (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

(Iniziative di competenza per sostenere il tessuto produttivo nazionale in relazione all'incremento del prezzo dei carburanti – n. 3-02898)

PRESIDENTE. Il deputato Fornaro ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-02898 (Vedi l'allegato A).

FEDERICO FORNARO (LEU). Grazie, Presidente. Signor Ministro, l'invasione dell'Ucraina da parte della Russia ha avuto, tra le altre conseguenze, quella di acuire una crisi energetica che si era già manifestata prima del conflitto, con un notevole aumento dei costi dell'energia e, in particolare, ed è l'oggetto dell'interrogazione, con una problematica relativa all'aumento dei prezzi di diesel e benzina. Siamo passati da un sistema, che tutti noi ricordiamo, di prezzo amministrato a un prezzo libero. Stiamo assistendo, però, a una doppia competizione, una competizione che era auspicabile tra le aziende, ma soprattutto una nuova competizione tra i distributori dello stesso brand. A pochi chilometri di distanza, vi sono prezzi molto divaricati. Quindi, le chiediamo semplicemente quali iniziative di competenza il suo Ministero possa mettere in campo per garantire una maggiore uniformità dei prezzi dei carburanti praticati dai distributori, perché queste differenze sono francamente incomprensibili ai più.

PRESIDENTE. Il Ministro dello Sviluppo economico, Giancarlo Giorgetti, ha facoltà di rispondere.

GIANCARLO GIORGETTI, Ministro dello Sviluppo economico. Grazie, Presidente. L'onorevole Fornaro pone l'attenzione sulla dinamica dei prezzi del carburante, che, ovviamente, interessa numerosissimi cittadini, anche operatori economici. Come è stato ricordato, il prezzo è liberalizzato, quindi la dinamica spetta al mercato, però spetta al Governo e, in particolare, al Ministero dello Sviluppo economico valutare e monitorare l'andamento dei prezzi al fine di prevenire eventuali fenomeni speculativi che possono verificarsi. In particolare, il collega Fornaro sa che il provvedimento di riduzione delle accise sul carburante è stato traslato, di fatto, in base alle nostre osservazioni, sul prezzo finale. Noi dobbiamo verificare che effettivamente gli interventi sulle accise non vengano, poi, nella dinamica dei prezzi, in qualche modo incorporati a beneficio delle imprese dei distributori, e non dei consumatori.

La seconda cosa che ci spetta, come compito istituzionale, è di monitorare attraverso l'Osservatorio dei prezzi, che è disponibile presso il MiSE, con il Garante dei prezzi che recentemente ha risposto alle domande in Commissione parlamentare e ha, in qualche modo, dimostrato come, sulla base dei primi dati rilevati, l'efficacia dell'intervento di riduzione delle accise sui prezzi dei carburanti si sia tradotto in un effettivo vantaggio per quanto riguarda i consumatori.

Il decreto-legge attualmente all'attenzione del Parlamento ha anche previsto un potenziamento degli strumenti a disposizione del Ministero per fare questo tipo di attività, perché, in questo momento, utilizziamo le risorse interne, che non sono specificamente vocate alla bisogna e, quindi, la nascita di un'unità di missione, che è in corso di formazione in relazione anche ai tempi di conversione del decreto-legge, dovrebbe fornire lo strumento per, poi, attivare, in collaborazione con la Guardia di finanza e le altre istituzioni, tutto un meccanismo che può portare, alla fine, anche alle sanzioni per coloro che operano in modo contrario all'andamento del mercato. Quindi, voglio rassicurare l'onorevole Fornaro che l'argomento è di grandissimo interesse, di altissima valenza, anche sociale, e, quindi, c'è tutta la volontà, tutto l'impegno da parte del Ministero dello Sviluppo economico per garantire una trasparente dinamica dei prezzi del mercato.

PRESIDENTE. L'onorevole Fornaro ha facoltà di replicare.

FEDERICO FORNARO (LEU). Grazie, Presidente. Signor Ministro, la ringrazio per la sua risposta. Credo che, però, di fronte a una situazione straordinaria e straordinariamente negativa, occorra avere, da parte del Governo e delle strutture del Ministero, una risposta altrettanto alta, all'altezza delle difficoltà. Il mercato sta dimostrando di non funzionare in maniera efficiente, questo è il punto. È vero che c'è stata, all'evidenza, una diminuzione dei prezzi; le segnalo che, nell'ultima settimana, stiamo assistendo, senza motivazione, di nuovo, a un rialzo dei prezzi, guarda caso, dopo che è stata annunciata dal Governo la possibilità di proroga fino al 30 giugno. Per essere chiari, è in atto una speculazione a due livelli: uno alto, l'altro tra gli stessi distributori. Non è possibile vedere, come ho visto con i miei occhi - ma credo che anche i colleghi in quest'Aula lo abbiano visto -, per esempio, il prezzo della benzina inferiore a quello del gasolio, quando, prima della crisi, c'era una differenza significativa.

Allora, di fronte a questo occorre intervenire, con durezza. Chi specula, in questo momento sta speculando sulle difficoltà del Paese e deve ricevere una risposta, nei modi e nei termini di legge, altrettanto decisa, altrimenti occorrono interventi straordinari: si ritorni per un certo periodo, se necessario, al prezzo amministrato.

(Intendimenti in ordine all'elaborazione di un piano volto a contrastare la delocalizzazione delle imprese – n. 3-02899)

PRESIDENTE. La deputata Suriano ha facoltà di illustrare l'interrogazione Ehm n. 3-02899 (Vedi l'allegato A), di cui è cofirmataria.

SIMONA SURIANO (MISTO-M-PP-RCSE). Grazie, Presidente. Con la pandemia del COVID-19, a cui ora aggiungiamo anche la crisi dovuta al conflitto in Ucraina, si sono moltiplicati gli episodi di delocalizzazione in Italia, dalla GKN di Campi Bisenzio alla Pfizer di Catania, a proposito della quale, le sue ultime parole sono state che si tratta di una questione prettamente regionale - peccato che la Pfizer ha fatto enormi profitti anche grazie agli aiuti dello Stato per acquistare i vaccini -, per non parlare, poi, della Caterpillar. Sono fenomeni che si ripetono in Italia, tutti accomunati dal fatto che partono da finanziamenti e sostegni pubblici per aprire gli stabilimenti, salvo, poi andarsene, quando questi finiscono.

Chiediamo, quindi, se vi siano delle soluzioni, un disegno contro questa pratica aberrante di chiudere gli stabilimenti e lasciare a casa centinaia e centinaia di lavoratori. Mi duole dirlo, ma la soluzione trovata nell'ultima legge di bilancio è totalmente inutile per fermare e arrestare questo fenomeno che, infatti, continua indisturbato.

PRESIDENTE. Il Ministro dello Sviluppo economico, Giancarlo Giorgetti, ha facoltà di rispondere.

GIANCARLO GIORGETTI, Ministro dello Sviluppo economico. Grazie Presidente e grazie onorevoli colleghi. Il tema delle delocalizzazioni, secondo me, va inquadrato nell'esatta prospettiva. Anche i casi ricordati sono diversi tra di loro. L'unico comune denominatore è il fatto che qui non si tratta di casi di crisi aziendale conclamata, ma di opportunità - tra virgolette - da parte dell'azienda di ridimensionare o chiudere dei siti produttivi. È per questo che, in qualche modo, questi fenomeni sono da contrastare.

Lo strumento utilizzato e ipotizzato nella legge di bilancio, nei limiti consentiti dagli strumenti normativi di un mercato libero, come quello in cui ci troviamo, oggettivamente, aggrava e appesantisce le procedure per quelli che sono intenzionati a fare questo tipo di azioni. È evidente che in alcuni settori, come quello dell'automotive, questi interventi nascono da oggettive situazioni che, in qualche modo, anche il legislatore ha voluto. In altri casi, come Pfizer - in cui la questione non è regionale perché l'ha deciso il Ministero dello Sviluppo economico -, semplicemente, la gestione della crisi parte secondo le procedure a livello regionale, potrà arrivare a livello nazionale, ma, in quel caso, la motivazione è la scadenza di un brevetto di una precisa produzione di farmaci.

In ogni caso, quello che dobbiamo cercare di fare è, da un lato, contrastare le delocalizzazioni, ma, dall'altro, incentivare le localizzazioni in Italia, tenendo presente che la fase che stiamo vivendo è molto diversa rispetto a quella che poteva prefigurarsi un anno fa, quando le aziende, in un mercato globale, decidevano di delocalizzare perché altrove, per fenomeni di dumping sociale, era più conveniente e più redditizio. Oggi il vantaggio strategico in termini di sicurezza nazionale è quello di riportare in Italia e in Europa produzioni che sono state delocalizzate all'estero perché questo risulta essere vantaggioso oltre che per motivi di sicurezza nazionale, anche per convenienza economica; basti pensare ai costi dei noli dei trasporti: diventa più opportuno anche per le aziende stesse.

Quindi, la politica che intende adottare il Ministero dello Sviluppo economico è, sì, da un lato, rendere difficile delocalizzare, ma, soprattutto, oggi deve essere più facile investire in Italia e riportare in Italia le produzioni che sono state portate fuori negli anni passati.

PRESIDENTE. La deputata Ehm ha facoltà di replicare.

YANA CHIARA EHM (MISTO-M-PP-RCSE). Grazie, Presidente. No, non siamo soddisfatte e chiedo al Ministro se dovremmo esserlo. Lo saremmo, forse, se oggi si aprisse qualche spiraglio di luce per migliaia di lavoratori vittime delle delocalizzazioni che hanno interessato il nostro Paese.

Voglio ricordare il caso della GKN - in merito alla quale oggi si è svolto un tavolo, ma non si è avuta alcuna risposta concreta -, della Whirlpool, oppure altri casi, con riferimento ai quali, dopo mesi di scioperi, i tavoli sono ancora in attesa di risposte oppure con il destino già segnato.

Ci riterremmo soddisfatte se oggi la proposta di legge “anti-delocalizzazioni”, scritta con le teste dei lavoratori della GKN e firmata da oltre 30 parlamentari di quest'Aula, diventasse legge, oppure, non volendo credere troppo, venisse almeno calendarizzata e discussa.

Saremmo ancora più felici se il MiSE prendesse a cuore - lo diceva prima la collega Suriano - casi come la Pfizer a Catania: sono aziende con i profitti in attivo, parliamo di 130 lavoratori.

Nel corso di questi lunghi mesi non vediamo niente che sia stato fatto. La proposta governativa è scomparsa, gli emendamenti in legge di bilancio sono stati bocciati, gli altri, invece, sono stati approvati, ma non sono serviti a niente; la proposta di legge, figurarsi.

Forse, abbiamo già dimenticato quanto accaduto lo scorso luglio alla GKN: parliamo di 422 lavoratori licenziati in un giorno con una mail, lavoratori che si sono poi uniti in una battaglia importante e giusta, le cui iniziative, proteste e manifestazioni hanno fatto letteralmente scuola. E forse dovremmo anche ricordare che proprio le istituzioni dovrebbero tutelare e proteggere quei lavoratori. Quindi, Presidente e Ministro, la strada è ancora lunga e noi continueremo a batterci, affinché vi siano risposte concrete e affinché la proposta di legge trovi il giusto spazio all'interno di questi palazzi, perché siamo e rimaniamo portavoce dei cittadini e delle loro istanze.

(Iniziative di competenza per sostenere il sistema produttivo e imprenditoriale dei territori di Civitavecchia e Brindisi in relazione alla prossima dismissione delle centrali per la produzione di energia elettrica ivi ubicate - n. 3-02900)

PRESIDENTE. Il deputato Battilocchio ha facoltà di illustrare la interrogazione n. 3-02900 (Vedi l'allegato A).

ALESSANDRO BATTILOCCHIO (FI). Grazie, Presidente. Civitavecchia e Brindisi sono due territori bellissimi, ricchi di storia, cultura, tradizioni, beni archeologici, riconosciuti anche in sede UNESCO e con due sistemi portuali, che, in particolare negli ultimi anni, hanno consolidato il loro ruolo strategico.

Civitavecchia e Brindisi da decenni ospitano anche due grandi centrali per la produzione di energia elettrica, che hanno contribuito in maniera nevralgica e determinante all'approvvigionamento energetico nazionale.

Oggi stiamo virando - e noi condividiamo - in una direzione diversa, con la dismissione dei due impianti senza riconversione. Ma, signor Ministro, quali percorsi specifici di sostegno ai sistemi produttivi locali ha in programma il Governo per riconoscere l'attenzione dovuta a queste aree, che hanno dato davvero tanto in questi anni nell'interesse generale del Paese?

PRESIDENTE. Il Ministro dello Sviluppo economico, onorevole Giancarlo Giorgetti, ha facoltà di rispondere.

GIANCARLO GIORGETTI, Ministro dello Sviluppo economico. Grazie, onorevole Presidente. Onorevole Battilocchio, lei ha ricordato la vicenda delle centrali elettriche site nei territori di Civitavecchia e Brindisi, destinate alla chiusura entro il 2025, in coerenza con il Piano nazionale integrato per l'energia e il clima 2030.

Al riguardo, fermo restando che ogni scelta in ordine alle tempistiche di dismissione delle attuali tecnologie e al possibile passaggio verso la produzione in loco di energie rinnovabili andrà valutata dal Governo e dal competente Ministero, il MiTE, nel quadro dell'evoluzione della situazione di crisi energetica in atto, per quanto di competenza del MiSE posso confermare la piena attenzione ai temi della tutela occupazionale, della riconversione industriale e dell'attrazione degli investimenti.

Senza elencare gli strumenti che sono stati in questi ultimi mesi previsti per i settori in crisi, in questa ottica voglio affrontare il tema della futura riconversione dei siti e, in particolare, quello dello sviluppo delle tecnologie innovative e sostenibili, da selezionare in un idoneo quadro progettuale di ampio raggio.

Tra gli strumenti che ritengo maggiormente funzionali allo scopo, metto ai primi posti gli IPCEI, gli importanti progetti di comune interesse europeo che consentono di agevolare i soggetti interessati allo sviluppo di progetti di rilevanza tecnologica e di innovazione a livello europeo. Si tratta di strumenti diretti a fondere conoscenze, competenze, risorse e attori economici di tutta l'Unione europea e che possono ben operare in settori in cui si richiedono forti interventi e trasformazioni per ovviare ai gravi fallimenti sistemici del mercato.

Non di minore importanza sono, poi, i contratti di sviluppo, nei quali credo moltissimo in quanto strumenti agevolativi dedicati al sostegno di programmi di investimento strategici e innovativi di rilevanti dimensioni, che con il recente decreto del 2 novembre 2021, sono stati rafforzati sia sotto il profilo dei criteri di selezione, sia sotto il profilo della semplificazione dell'iter amministrativo. Ovviamente, ogni iniziativa andrà valutata in pieno raccordo con gli operatori interessati, con le amministrazioni competenti e con le realtà locali, al fine di addivenire alla piena valorizzazione del territorio, facendo in modo che la sfida verso la transizione ecologica diventi una spinta verso la riconversione e l'occasione per nuove sfide, che coniughino ecologia, produzione e piena tutela occupazionale, rilanciando progettualità innovative e incrementando nuove funzioni produttive.

Il Ministero dello Sviluppo economico è, quindi, impegnato nel mettere a disposizione gli strumenti più idonei ad attrarre investimenti, nel monitoraggio delle possibili iniziative degli interessati e, ove ne sussistano le condizioni, è pronto a intervenire per favorire il rilancio delle due aree industriali richiamate.

PRESIDENTE. Il deputato Mauro D'Attis ha facoltà di replicare.

MAURO D'ATTIS (FI). Signor, Presidente, grazie per avermi dato la parola. Grazie, signor Ministro, per la risposta che ha evidentemente inglobato anche competenze che non sono le sue, ma ha parlato, oltre che da Ministro, sicuramente da uomo di grande esperienza politica, e di questo le siamo grati. Siamo soddisfatti della risposta e soddisfatti del fatto che, anche grazie a questa risposta, abbiamo portato in Parlamento il tema di Civitavecchia e di Brindisi, perché, come ha detto il collega Battilocchio, tanto hanno dato Brindisi e Civitavecchia, ed è giusto che il Paese glielo riconosca. È vero, Enel ha già avviato una fase successiva alla decisione della dismissione, ma questo, come abbiamo detto, non basta. Per questo, per esempio, abbiamo chiesto un'audizione di ENEL presso le Commissioni competenti della Camera, proprio per parlamentarizzare anche queste iniziative industriali della società partecipata dello Stato. Occorre attrarre investitori, gli strumenti sono quelli che ha elencato, ma c'è bisogno di una regia, di una cabina di regia che permetta di abbinare la conversione ambientale anche a quella industriale. Per la verità, noi abbiamo avuto già la visita del suo Vice Ministro a Brindisi, del senatore Pichetto. Il Ministro Carfagna ha, come sa, attivato il CIS di Brindisi e Lecce e si sta attivando anche per Civitavecchia, ma è ora, adesso, che le iniziative vengano sottoposte ad una regia. Quindi, noi produrremo qualche iniziativa parlamentare, ma è ovvio che la nostra iniziativa parlamentare dovrà poggiare sulla volontà espressa del Governo e, soprattutto, sulla capacità del Governo, in questo caso affidandoci molto all'attività del Ministero dello Sviluppo economico, di essere regista di tutte queste iniziative.

(Iniziative volte a estendere i contributi per la valorizzazione turistica dei centri storici e delle città d'arte alle riserve del programma Mab dell'Unesco - n. 3-02901)

PRESIDENTE. Il deputato Baratto ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-02901 (Vedi l'allegato A).

RAFFAELE BARATTO (CI). Grazie, Presidente. Grazie, signor Ministro, la previsione di un fondo con dotazione di 75 milioni di euro per l'anno 2021, destinato all'erogazione di contributi in favore di comuni ubicati in siti riconosciuti dall'Unesco patrimonio mondiale dell'umanità, rappresenta un punto di partenza importante, da parte del Governo, per il sostegno al settore turistico, colpito gravemente dalla pandemia. Il senso della richiesta odierna ha la finalità di estendere la platea dell'intervento che il Governo ha già promosso con il decreto-legge 25 maggio 2021, n. 73. Sono, infatti, esclusi dai soggetti beneficiari, i comuni presenti nelle oltre venti riserve della biosfera Unesco, presenti nel nostro Paese, che generano flussi di turisti comunque importanti, orientati al cosiddetto turismo green e sostenibile. Le biosfere riconosciute dall'Unesco rappresentano siti di interesse ambientale e turistico ugualmente importanti, di cui il nostro Paese può fare vanto, unitamente all'alto numero di siti. È un'esclusione che contraddice le stesse finalità del fondo e del Governo. Con un minimo sforzo, signor Ministro, si potrebbe completare l'opera. Auspichiamo, quindi, che il Governo recepisca queste osservazioni e provveda.

PRESIDENTE. Il Ministro del Turismo, Massimo Garavaglia, ha facoltà di rispondere.

MASSIMO GARAVAGLIA, Ministro del Turismo. Grazie, Presidente. Onorevole Baratto, con l'articolo 7 della norma citata, ai commi 4 e 6-bis del decreto-legge n. 73 del 2021, è stato istituito, nello stato di previsione del Ministero del Turismo, un fondo con una dotazione di 75 milioni di euro per l'anno 2021, finalizzato al rilancio dell'attività turistica mediante iniziative di valorizzazione dei centri storici delle città d'arte. Tali risorse sono destinate all'erogazione di contributi in favore dei seguenti beneficiari, in possesso dei requisiti richiesti dalla legge: 60 milioni di questi 75 vanno in favore dei comuni classificati dall'Istat - e qui sta il punto - a vocazione culturale, storica, artistica e paesaggistica, nel cui territorio sono ubicati i siti riconosciuti dall'Unesco patrimonio mondiale dell'umanità, tenendo conto delle riduzioni di presenze turistiche nell'anno 2020 rispetto al 2019; 10 milioni, poi, in favore della città di Roma e 5 milioni in favore dei comuni italiani che fanno parte della Rete delle città creative dell'Unesco. Come ha correttamente evidenziato l'onorevole Baratto, il 4 marzo è stato pubblicato l'avviso pubblico riguardante l'individuazione dei progetti beneficiari dei contributi, dando seguito a un mio decreto del 30 dicembre 2021, adottato di concerto con il Ministero dell'Economia, previa intesa in sede di Conferenza unificata. Ovviamente, sia il decreto interministeriale che il citato avviso sono stati adottati nel rispetto della richiamata normativa di rango primario, che non è derogabile, ahimè, la quale individua i descritti criteri e i requisiti di accesso che hanno consentito che degli oltre 380 comuni italiani interessati dalla presenza di un sito Unesco, patrimonio mondiale dell'umanità, solo alcuni hanno avuto la possibilità di accedere ai contributi. Quindi, malgrado l'importante rilievo dei comuni facenti parte del Programma “L'uomo e la biosfera”, ma così anche per i comuni facenti parte della Rete globale dei geoparchi, della Lista del patrimonio immateriale, della Rete globale delle città per l'apprendimento, non è stato possibile destinare tali risorse anche ai comuni dove sono ubicati tali siti di interesse ambientale e naturalistico perché, come detto, non rientrano nei requisiti previsti dall'articolo 7, norma non derogabile da decreti interministeriali o ministeriali. Quindi, in questo caso non si poteva fare; avremo altre modalità e altre occasioni con fonti di finanziamento differenti.

PRESIDENTE. Il deputato Baratto ha facoltà di replicare.

RAFFAELE BARATTO (CI). La ringrazio, Ministro. Lei capisce che non posso essere soddisfatto di questa risposta, anche perché le Riserve delle biosfere in Italia, lo ricordo, oltre 20, rappresentano un unicum mondiale ed un patrimonio di eccellenza che il mondo ci invidia. Nel loro ambito sono fioriti il turismo sostenibile e l'ecoturismo, nuove frontiere che hanno sviluppato in pochi anni migliaia di posti di lavoro ed un volano economico straordinario. Mi riferisco, per esempio, all'area del Circeo, alle Alpi Giulie e anche al territorio da cui provengo, il Grappa, che lei sa benissimo essere un museo a cielo aperto a ridosso di un'altra area straordinaria, quella delle colline del Prosecco di Conegliano e Valdobbiadene. Credo e spero nella sua sensibilità, Ministro, perché so che lei è molto attento al territorio. Anche per il Ministero che lei presiede, so che gira il territorio e lo fa molto bene. Mi auguro davvero che prenda in considerazione questa interrogazione, perché credo che a questi territori non serva molto. Conosce il detto “con poco si vive, con niente si muore”, per cui anche con poco magari si possono accontentare questi territori (Applausi dei deputati del gruppo Coraggio Italia).

(Elementi e iniziative in merito alla disciplina dell'ingresso dei turisti stranieri in Italia in vista della stagione estiva – n. 3-02902)

PRESIDENTE. Il deputato Pettazzi ha facoltà di illustrare l'interrogazione Molinari ed altri n. 3-02902 (Vedi l'allegato A), di cui è cofirmatario.

LINO PETTAZZI (LEGA). Grazie Presidente e grazie signor Ministro. La stagione estiva è ormai alle porte e i dati più recenti mostrano un ritorno dei turisti nel nostro Paese. Attualmente sono ancora in vigore le misure per gli ingressi in Italia disposte dal Ministro della Salute, che sono state prorogate fino al 30 aprile, secondo cui tutti i viaggiatori per entrare in Italia devono obbligatoriamente compilare prima della partenza il PLF, presentare una delle certificazioni verdi, avere completato il ciclo vaccinale, la prova di avvenuta guarigione, effettuare il test antigenico rapido o molecolare rispettivamente entro le 48 o 72 ore prima dell'ingresso in Italia. Le chiedo, signor Ministro, per quanto di sua competenza, se possa fornire informazioni in merito alle eventuali regole di ingresso in Italia successivamente al 30 aprile e se si intenda intervenire, al fine di sostenere la ripresa del settore turistico, per ridurre o eliminare gli adempimenti previsti per l'ingresso di stranieri in Italia.

PRESIDENTE. Il Ministro del Turismo, Massimo Garavaglia, ha facoltà di rispondere.

MASSIMO GARAVAGLIA, Ministro del Turismo. Grazie, Presidente. Gentili onorevoli, l'interrogazione chiede se ci sono e quali sono le diversità tra l'Italia e altri Paesi nostri competitori nelle regole di ingresso e se questo ha un impatto e quale tipo di impatto può avere, e se si vuole poi mantenere questo regime o uniformarsi a quello che fanno gli altri Paesi.

Come veniva giustamente detto, oggi la situazione è questa: le ordinanze del Ministero della Salute, che sono prorogate fino al 30 aprile 2022, prevedono che per l'ingresso i cittadini devono compilare il PLF e presentarlo, e poi all'ingresso nel territorio nazionale devono dimostrare di aver completato il ciclo vaccinale oppure di essere guariti dal COVID oppure di essere in possesso di un test rapido o molecolare negativo rispettivamente entro 48 o 72 ore. Ebbene, tali adempimenti sono già stati completamente rimossi da diversi Paesi, tra i quali Inghilterra, Repubblica Ceca, Polonia e Ungheria, la Grecia ha annunciato che lo farà a breve, e quindi questo ci mette un po' in difficoltà. Ad esempio, la compagnia Wizz Air, una compagnia che sta avendo un discreto successo in Italia, con numeri in crescita, ha fatto una stima dell'impatto della regola differente che c'è in Italia rispetto alla Spagna. Ebbene, il fatto che da noi il green pass duri 6 mesi e invece in Spagna 9 mesi fa sì che per entrare, se uno non ha passato i 6 mesi, debba fare il tampone, che a volte costa di più del biglietto aereo. L'effetto di questa differenza è quantificabile nell'ordine di un 11 per cento che perdiamo rispetto alla Spagna; tradotto in numeri, solo nel mese di aprile abbiamo perso 45 mila passeggeri. Se non cambiamo le regole, ogni giorno, quest'estate, perderemo 2 mila passeggeri solo dalla compagnia Wizz Air. Quindi, l'impatto è sicuramente rilevante e ritengo che in Italia occorra rimuovere le limitazioni indicate già a decorrere dal 1° maggio, uniformandosi a quello che si fa già negli altri Paesi. A tal fine mi sto adoperando affinché dal prossimo 1° maggio il Governo elimini queste descritte modalità di ingresso in Italia. Mi auguro che poi venga approvata questa nostra proposta.

PRESIDENTE. Il collega Pettazzi ha facoltà di replicare.

LINO PETTAZZI (LEGA). La ringrazio, signor Ministro. Le stringenti modalità di accesso non trovano molti parallelismi fuori dai nostri confini; diversi Paesi stranieri, infatti, consentono un più facile accesso ai turisti. Si pensi, a mero titolo esemplificativo, a Paesi come l'Inghilterra, ove le autorità hanno annunciato la rimozione di tutte le restrizioni agli arrivi nel Regno Unito a partire dal 18 marzo; decisioni simili sono state prese anche in Europa da Nazioni come la Repubblica Ceca e la Polonia, con cancellazione di ogni tipo di restrizione per i cittadini appartenenti all'Unione europea. Israele, Cuba, Arabia Saudita e Giordania sono solo alcuni degli esempi di nazioni che prevedono un ingresso libero. È evidente che questa rigidità di protocolli da parte dell'Italia rischia di renderci meno competitivi, spingendo i turisti a preferire e optare per altre mete, con gravi conseguenze per il comparto turistico nazionale. Questo è un momento di ripresa per il settore ed è necessario supportare il turismo e il made in Italy, soprattutto in vista della bella stagione, facilitando l'afflusso di turisti in entrata da altri Paesi e favorendo la capacità attrattiva delle nostre mete, senza ulteriori limitazioni. Per questo mi ritengo molto soddisfatto della sua risposta e, nel ringraziarla, le auguro buon lavoro (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

(Iniziative di competenza per il rilancio del lavoro stagionale turistico – n. 3-02903)

PRESIDENTE. Il deputato Invidia ha facoltà di illustrare l'interrogazione Amitrano ed altri n. 3-02903 (Vedi l'allegato A), di cui è cofirmatario.

NICCOLO' INVIDIA (M5S). Grazie, Presidente. Il lavoro stagionale turistico in Italia si contraddistingue purtroppo per diffusi fenomeni di sfruttamento, gravi irregolarità contrattuali, se non addirittura la totale assenza di un contratto, anche la difficoltà ad incrociare la domanda e l'offerta di lavoro, altri problemi noti e così via. Se alcuni strumenti di welfare servono da scomoda zattera per sopperire alla totale mancanza di tutele o di rispetto delle regole, dall'altra parte non possiamo prendercela né con la zattera né biasimare la morale di questi lavoratori. Quindi, senza ambire ad ascoltare ora delle soluzioni strutturali a dei problemi che sono così ampi e risalenti, chiediamo al Ministro quali siano le iniziative, per quanto di sua competenza, per supportare i lavoratori del settore stagionale turistico.

PRESIDENTE. Il Ministro del Turismo, Massimo Garavaglia, ha facoltà di rispondere.

MASSIMO GARAVAGLIA, Ministro del Turismo. Grazie Presidente e grazie gentili onorevoli. Si chiede quali iniziative sono state prese e si intendono adottare per supportare il rilancio del lavoro stagionale turistico. Al riguardo, con particolare riferimento al tema del lavoro nel settore turistico, rappresento che il decreto-legge n. 4 del 2022 ha previsto, in primo luogo, di destinare 60,7 milioni di euro del Fondo unico nazionale del turismo di parte corrente ai fini dell'esonero contributivo per i datori di lavoro dal 1° gennaio al 31 marzo 2022 in relazione ad assunzioni a tempo determinato o con contratti di lavoro stagionale nei settori del turismo e degli stabilimenti termali. In secondo luogo, ha previsto l'esonero dal pagamento della contribuzione addizionale, di cui agli articoli 5 e 29 del decreto-legge n. 148 del 2015, per alcuni datori di lavoro, tra i quali quelli del settore turistico che nel periodo 1° gennaio - 31 marzo 2022 hanno sospeso o ridotto l'attività lavorativa. Inoltre, a sostegno delle attività rientranti nel comparto turistico, l'articolo 11 del decreto-legge n. 21 del 2022 ha previsto un ulteriore trattamento di integrazione salariale, per un massimo di 8 settimane fruibili fino al 31 dicembre 2022, in favore dei datori di lavoro del settore turistico che occupano fino a 15 dipendenti e che non possono ricorrere all'assegno di integrazione salariale per superamento del limite di durata. Oltre a questo, ci sono le misure previste dalle leggi di stabilità relative al Fondo di integrazione salariale, la modifica della cassa integrazione guadagni straordinari e l'estensione del contratto di espansione per le imprese di minori dimensioni. Ovviamente, queste misure vanno implementate con la collaborazione di altri soggetti istituzionali competenti, anche in vista dell'imminente avvio della stagione estiva.

Infine, in relazione alle criticità evidenziate dagli onorevoli interroganti, emerse all'esito di un'inchiesta de il Fatto Quotidiano, relative alla precarietà dei lavori stagionali, caratterizzati da contratti decisi unilateralmente dal titolare che prevedono stipendi bassi, non sempre regolari, a fronte di turni eccessivamente lunghi e con aggiunta di ore in nero, evidenzio che tali aspetti non rientrano nell'ambito delle mie competenze ma ovviamente, trattandosi di profili degni di considerazione, ritengo che i soggetti istituzionali competenti debbano adoperarsi affinché sia garantito il rispetto della normativa e dei contratti di lavoro vigenti, perché qui siamo evidentemente nel caso della patologia e non della norma. Quindi, vanno rispettati i contratti.

PRESIDENTE. La deputata Teresa Manzo ha facoltà di replicare.

TERESA MANZO (M5S). Grazie, Presidente. Signor Ministro, il 2022 rischia di essere ricordato dagli operatori della filiera turistica come un altro anno orribile. Questo settore, mentre è ancora alle prese con le misure adottate per il contenimento del COVID, è investito dai venti di guerra, con i conseguenti aumenti della spesa energetica e del calo dei flussi turistici internazionali. Tutto questo si inserisce in un panorama economico del Paese che si fa sempre più difficile, tant'è che la crescita complessiva del nostro Paese è stata già rivista al ribasso dal Fondo monetario internazionale dell'1,5 per cento rispetto alle stime di gennaio, fatte prima del conflitto in Ucraina.

Ministro, vorrei fare un passaggio su quello che in questi giorni e in questi mesi si è sentito anche da alcune dichiarazioni dello stesso Ministro Garavaglia. Il reddito di cittadinanza: i dati ci dicono, ben diversamente, che i lavoratori stagionali non vengono sottratti dal lavoro perché percepiscono il reddito di cittadinanza, anzi dai dati del report dell'Osservatorio dell'INPS emerge che lo scorso anno sono state fatte 920 mila assunzioni di questo tipo, 263 mila in più del 2020, 187 mila in più del 2019 e 260 mila in più rispetto al 2018, quando non c'era il reddito di cittadinanza. Ministro, come MoVimento 5 Stelle andiamo su due direttrici fondamentali: quella di tutelare gli imprenditori che offrono ai propri dipendenti contratti regolari e conseguenti condizioni di lavoro a norma e, contemporaneamente, rilanciare con forza il tema del salario minimo garantito e gli ammortizzatori sociali. Signor Presidente, concludo. Vorrei solo ricordare al Ministro che abbiamo depositato, come MoVimento 5 Stelle, una mozione sui lavoratori stagionali a novembre 2021. Ebbene, sarebbe una bella e buona risposta per i lavoratori di quel settore. Ci riteniamo parzialmente soddisfatti.

(Elementi in ordine alla carenza di personale nel settore turistico, anche con riferimento a eventuali correlazioni con l'erogazione del reddito di cittadinanza – n. 3-02904)

PRESIDENTE. Il deputato Paolo Trancassini ha facoltà di illustrare l'interrogazione Lollobrigida ed altri n. 3-02904 (Vedi l'allegato A), di cui è cofirmatario.

PAOLO TRANCASSINI (FDI). Grazie, Presidente. Signor Ministro, le imprese turistiche e ricettive, che sono state palesemente colpite dalla pandemia ma anche dalle scellerate misure finalizzate a combatterla, successivamente si sono trovate e si trovano a far fronte, anche loro, al grandissimo problema dell'aumento delle materie prime.

Tuttavia, in questo preciso momento storico fronteggiano anche un'altra grave emergenza, che è quella della difficoltà di reperire personale. Questo non lo dice una forza politica: lo dicono le associazioni di categoria che noi abbiamo audito in Commissione bilancio. Sembrerebbe che manchino 250 mila unità e, a nostro avviso, questo è conseguenza del reddito di cittadinanza, che non ha abolito la povertà ma non è nemmeno una politica attiva, come è scritto sul sito del Ministero.

Vogliamo sapere da lei se c'è questa correlazione e quali sono le misure che il Governo pensa di mettere in campo per far fronte a questa emergenza (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Il Ministro del Turismo, Massimo Garavaglia, ha facoltà di rispondere.

MASSIMO GARAVAGLIA, Ministro del Turismo. Grazie Presidente e grazie gentili onorevoli. Gli onorevoli interroganti, dopo avere evidenziato le criticità delle imprese turistico-ricettive legate alla pandemia e all'aumento dei costi energetici e delle materie prime dovuto al conflitto in Ucraina, hanno evidenziato le difficoltà degli operatori del settore di reperire personale, perché la fruizione del reddito di cittadinanza costituirebbe un deterrente per accettare nuove occupazioni.

Al riguardo, rappresento di essere a conoscenza del problema e condivido le considerazioni degli onorevoli interroganti circa l'evidenza e l'esigenza di rivedere la disciplina del reddito di cittadinanza, in modo da rimodularla per agevolare l'effettivo inserimento dei disoccupati nel mondo del lavoro piuttosto che fornire loro una fonte di reddito non finalizzata in concreto a tale scopo.

Secondo quanto emerge dalla nota Il mercato del lavoro: dati e analisi, pubblicata nel gennaio 2022 e redatta congiuntamente dal Ministero del Lavoro, dalla Banca d'Italia e dall'ANPAL, attualmente ci sono ampi margini di recupero di rapporti di lavoro proprio nel settore del turismo. Da una recente indagine Unioncamere-ANPAL emerge che nei prossimi mesi di quest'anno, come correttamente rilevato dagli interroganti, il fabbisogno stimato dei lavoratori nel settore del turismo è di circa 250 mila unità (quindi, una necessità molto, molto rilevante).

Ebbene, è ovvio che sull'esigenza di soddisfare tale bisogno assunzionale incide il reddito di cittadinanza, soprattutto nei casi di rapporto di lavoro temporaneo o stagionale in cui l'ammontare dei redditi e l'instabilità del rapporto di lavoro non risultano sempre allettanti a fronte del reddito di cittadinanza percepito. Mi veniva segnalato, per esempio, che c'è chi preferisce fare i tre giorni a chiamata e poi non andare oltre proprio per non perdere il reddito di cittadinanza.

Ovviamente, sul tema della riforma del reddito di cittadinanza non può intervenire il mio Ministero, perché non è competenza primaria del mio Dicastero, ma mio interesse è seguire la faccenda perché influisce chiaramente sulla domanda e sull'offerta di lavoro nel settore turistico.

Pertanto, sto seguendo con particolare attenzione i contatti intercorsi tra alcune associazioni di categoria e il Ministero del Lavoro e delle politiche sociali al fine di individuare eventuali correttivi della misura del reddito di cittadinanza, onde attenuarne gli effetti distorsivi nel mercato del lavoro nel settore turistico e incentivare il collocamento e la ricollocazione dei percettori della misura anche per contratti di lavoro stagionale, per rispondere più efficacemente ai fabbisogni espressi dalle imprese turistiche.

Insomma, non possiamo avere una disoccupazione molto elevata mentre dall'altra parte mancano 250 mila posti di lavoro.

PRESIDENTE. L'onorevole Caiata ha facoltà di replicare.

SALVATORE CAIATA (FDI). Grazie, Ministro. Siamo soddisfatti del fatto che lei condivida il nostro pensiero ma non siamo affatto soddisfatti di quello che il suo Governo sta facendo per dare attuazione a quello che lei ha detto. Del resto, questo non ci meraviglia, perché se questo Governo continua a tenere insieme anime così diverse è chiaro che, pur avendo intendimenti diversi ma non una visione comune, non si riesce ad andare nella giusta direzione.

Le imprese turistiche in Italia, dopo aver avuto due nemici mortali - la pandemia e il Ministro Speranza con le sue folli normative - oggi hanno un nuovo nemico: il reddito di cittadinanza. Del resto, se le imprese turistiche offrono 1.200 euro per lavorare - sacrificio, sudore, impegni e rinunce - a fronte di una competizione con il reddito di cittadinanza - 800 euro per stare a casa ad oziare -, è chiaro che a soccombere saranno le imprese turistiche.

Il reddito di cittadinanza come strumento di inserimento al lavoro ha fallito. Lo dice il fatto che da aprile 2019 ad oggi, in tre anni, il 70 per cento dei disoccupati abili continua a riscuotere il reddito di cittadinanza. Non è più possibile! Dobbiamo garantire le imprese che offrono lavoro. Queste risorse vanno spostate dall'assistenzialismo diseducativo per il lavoro alla detassazione (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia) per dare una retribuzione più congrua a chi lavora e una non retribuzione a chi invece preferisce l'ozio!

Ministro, confidiamo che si possa andare in questa direzione; non ci crediamo, perché continuiamo, tramite il reddito di cittadinanza, a garantire un gruppo, un piccolo gruppo o un grande gruppo di voti, a una forza politica che ormai ha solo questo per continuare a sopravvivere (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata.

Sospendo a questo punto la seduta, che riprenderà alle ore 16.

La seduta, sospesa alle 15,55, è ripresa alle 16.

PRESIDENTE. La seduta è ripresa. Chiederei cortesemente ai colleghi di prenderne atto.

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Amitrano, Ascani, Baldelli, Battelli, Enrico Borghi, Boschi, Brescia, Brunetta, Butti, Casa Cavandoli, Colucci, Comaroli, Davide Crippa, D'Inca', Daga, De Maria, Del Barba, Delmastro Delle Vedove, Di Giorgi, Fassino, Gregorio Fontana, Ilaria Fontana, Frusone, Gallinella, Gebhard, Grande, Invernizzi, Lupi, Maggioni, Magi, Marattin, Marin, Melilli, Migliore, Molinari, Morelli, Mura, Nardi, Paita, Perantoni, Rizzo, Romaniello, Rotta, Ruocco, Scalfarotto, Serracchiani, Silli, Sisto, Speranza, Suriano, Tabacci e Tateo sono in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta.

I deputati in missione sono complessivamente 110, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ha chiesto di intervenire, sull'ordine dei lavori, il presidente Lollobrigida. Ne ha facoltà.

FRANCESCO LOLLOBRIGIDA (FDI). Grazie, Presidente. Non farò perdere molto tempo a quest'Aula ma credo che l'Aula non debba far perdere tempo a tanti amministratori locali, per esempio ai 112 sindaci di Abruzzo e Lazio che chiedono un'attenzione specifica ad una problematica della quale abbiamo più volte parlato, anche presentando atti concreti in quest'Aula, come ordini del giorno, e argomenti tali da mettere in condizione il Governo di agire. Che cosa accade in sintesi? Accade che le autostrade A24 e A25, uniche strade di collegamento veloce con l'Abruzzo e una parte del Lazio, sono oggi nelle condizioni di non vedere possibili investimenti su quelle tratte e, in più, i cittadini di quelle aree sono gravati dal rischio di aumenti, in termini percentuali, che sarebbero deliranti in una fase normale ma che, in una condizione economica come quella nella quale si trovano l'intera Europa, l'intero mondo, l'intera Italia e, in particolare, quelle aree, sono davvero insostenibili.

Noi abbiamo un Ministro, il Ministro Giovannini, che è completamente inadempiente. Chiedere di spiegare oggi quello che accade non sarebbe sufficiente. Accade che Fratelli d'Italia formula - lo ha fatto ieri formalizzandola alla Presidenza per iscritto - una richiesta di informativa urgente del Ministro Giovannini per dare risposte ai 112 sindaci - attenzione, non sindaci di Fratelli d'Italia, non sindaci del centrodestra ma sindaci di tutte le forze politiche - e al presidente della regione Marco Marsilio, che ci ha sollecitato in questo senso e che ha scritto più volte al Ministro competente per avere risposte (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Noi crediamo che il Ministro Giovannini debba venire in quest'Aula a rispondere e anticipo che per il giorno 23 è stata annunciata una manifestazione dei 112 sindaci, che saranno davanti ai caselli autostradali a denunciare quello che accade e a ribadire il loro impegno forte in rappresentanza della loro popolazione. Noi dovremmo lasciare quei sindaci ai loro adempimenti, alla possibilità di aiutare i più deboli e le loro comunità locali, e invece li costringiamo a manifestare contro un altro livello. Essi invitano tutte le istituzioni. Ebbene, Fratelli d'Italia sarà presente, con i propri parlamentari, in tutti i caselli autostradali, a fianco dei sindaci, e crediamo che lo dovrebbero fare anche le altre forze politiche che trasversalmente si fanno carico di questo problema, anche con lettere scritte. Ne abbiamo sottoscritta una, firmata da decine di parlamentari, per un incontro col Ministro Giovannini, che ad oggi non è stato nemmeno preso in considerazione. Noi saremo a fianco dei sindaci e invitiamo tutti a essere al fianco dei sindaci e, nello stesso tempo, a chiedere al Ministro Giovannini di risolvere il problema, se è in grado, o di lasciare l'incarico che evidentemente continua a disattendere in uno degli impegni principali, ovvero quello di rendere fruibili anche le zone più deboli della Nazione a costi non rilevanti e non insostenibili, come quelli che riguardano i cittadini che gravitano sulle autostrade A24 e A25, delle quali ho appena parlato (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Lollobrigida. Naturalmente la sua richiesta - che era stata posta già all'attenzione del Governo tramite la missiva a cui lei ha fatto anche riferimento - sarà ulteriormente sottolineata con l'importanza che le ha dato il suo gruppo.

Sui lavori dell'Assemblea.

PRESIDENTE. Secondo le intese intercorse tra i gruppi, passiamo all'esame dell'argomento di cui al punto n. 6 dell'ordine del giorno, recante il seguito della discussione della proposta di legge n. 875-B.

Seguito della discussione della proposta di legge: Corda ed altri: Norme sull'esercizio della libertà sindacale del personale delle Forze armate e delle Forze di polizia a ordinamento militare, nonché delega al Governo per il coordinamento normativo (Approvata dalla Camera e modificata dal Senato) (A.C. 875-B​).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione della proposta di legge, già approvata dalla Camera e modificata dal Senato, n. 875-B: Norme sull'esercizio della libertà sindacale del personale delle Forze armate e delle Forze di polizia a ordinamento militare, nonché delega al Governo per il coordinamento normativo.

Ricordo che nella seduta del 21 marzo si è conclusa la discussione sulle linee generali e che il relatore e il rappresentante del Governo hanno rinunciato a intervenire in sede di replica.

(Esame degli articoli - A.C. 875-B​)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli articoli del disegno di legge. Poiché non sono state presentate proposte emendative, li porrò direttamente in votazione.

Avverto che, ai sensi dell'articolo 70, comma 2, del Regolamento, non saranno posti in votazione gli articoli 18 e 20, in quanto non modificati.

(Esame dell'articolo 1 - A.C. 875-B​)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 1 (Vedi l'allegato A), al quale non sono state presentate proposte emendative.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 1.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 3).

(Esame dell'articolo 2 - A.C. 875-B​)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 2 (Vedi l'allegato A), al quale non sono state presentate proposte emendative.

Ha chiesto di parlare per un richiamo al Regolamento l'onorevole Ungaro. Ne ha facoltà.

MASSIMO UNGARO (IV). Signor Presidente, un breve richiamo al Regolamento perché mi giunge voce che due Commissioni sono ancora in corso, la Commissione giustizia e la Commissione affari costituzionali. Un richiamo ai presidenti delle Commissioni, se possibile, perché appunto l'Aula era convocata per le 16 e so che molti colleghi sono ancora al quarto piano nelle due Commissioni che, per Regolamento, non possono avere luogo mentre c'è seduta in Aula. Quindi, vorrei per suo tramite mandare un richiamo ai presidenti di Commissione in modo da interrompere i lavori e seguire il calendario d'Aula che appunto prevedeva l'inizio delle votazioni alle 16.

PRESIDENTE. Onorevole Ungaro, ha ragione. Il richiamo al Regolamento è per i presidenti di Commissione che devono consentire lo svolgimento dei lavori dell'Aula e soprattutto che i colleghi possano arrivare regolarmente. Mi sembra che comunque le due Commissioni siano state regolarmente sconvocate e, quindi, procediamo con l'esame e la votazione degli articoli.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Ferro. Ne ha facoltà.

WANDA FERRO (FDI). Signor Presidente, per ribadire quello che ha detto il collega Ungaro che mi ha preceduta. Ancora nella I Commissione, che io ho appena lasciato, si stava svolgendo l'ufficio di presidenza, quindi attenderei ancora qualche secondo per consentire al collega Prisco e ad altri colleghi di votare.

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Ferro, però non possiamo attendere gli uffici di presidenza. Saranno le Commissioni ad adeguarsi ai lavori dell'Aula, non il contrario.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 2.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 4).

Ha chiesto di parlare l'onorevole Foti. Ne ha facoltà.

TOMMASO FOTI (FDI). Signor Presidente, mi permetto di rivolgerle un appello. Lei ha perfettamente ragione nel momento in cui l'Aula è convocata per le ore 16 e i presidenti di Commissione non si sono adeguati a questa che non è una previsione occasionale ma è conosciuta, soprattutto dai presidenti e anche dai commissari. Però, è altrettanto vero che, a Commissioni in corso, tradizionalmente si sospende l'Aula per cinque minuti per consentire almeno a coloro i quali erano in Commissione di scendere, anche perché non è che tutti riescono a prendere lo stesso ascensore, come lei sa.

Quindi, mi permetto di rivolgermi alla sua sensibilità per valutare l'opportunità di lasciare tempi tecnici adeguati perché i colleghi possano entrare in Aula.

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Foti, per la sua garbatezza nel rituale tradizionale. Le ricordo tuttavia che erano le sedici e quindici e nell'elasticità che la Presidenza senz'altro consente abbiamo tenuto aperta la prima votazione per cinque minuti; dopodiché, ci sono anche colleghi che so che hanno abbandonato la Commissione per essere qui presenti e che legittimamente chiedono anche di procedere con le votazioni così come previsto dal nostro calendario.

(Esame dell'articolo 3 - A.C. 875-B​)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 3 (Vedi l'allegato A), al quale non sono state presentate proposte emendative.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 3.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 5).

(Esame dell'articolo 4 - A.C. 875-B​)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 4 (Vedi l'allegato A), al quale non sono state presentate proposte emendative.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 4.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 6).

(Esame dell'articolo 5 - A.C. 875-B​)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 5 (Vedi l'allegato A), al quale non sono state presentate proposte emendative.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 5.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 7).

(Esame dell'articolo 6 - A.C. 875-B​)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 6 (Vedi l'allegato A), al quale non sono state presentate proposte emendative.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 6.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 8).

(Esame dell'articolo 7 - A.C. 875-B​)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 7 (Vedi l'allegato A), al quale non sono state presentate proposte emendative.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 7.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 9).

(Esame dell'articolo 8 - A.C. 875-B​)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 8 (Vedi l'allegato A), al quale non sono state presentate proposte emendative.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Deidda. Na ha facoltà.

SALVATORE DEIDDA (FDI). Io qui annuncio il voto di astensione di Fratelli d'Italia e lo voglio motivare, perché su questo provvedimento si è fatta molta demagogia e molta propaganda.

Questo articolo tratta praticamente delle cariche elettive delle associazioni sindacali. Ebbene, è stato introdotto in Senato un principio: quello della parità di genere nelle Forze armate. E non lo dico perché sono contrario, ovviamente; anzi, sono felice del contributo e di come stia andando. Abbiamo festeggiato, per esempio, la prima donna entrata nei Comsubin: è un processo che veramente sta andando molto bene. Ma introdurre adesso un obbligo di parità di genere in una Forza, in un organismo dove c'è una disparità di numeri, renderà complicata la vita.

Tuttavia, non è questo che voglio dire. Noi in questo provvedimento abbiamo introdotto il divieto di iscrizione addirittura anche per i militari congedati. Cioè, quei militari che sono in congedo e che ancora oggi si sentono parte delle Forze armate non potranno far parte di queste associazioni e, secondo noi, è un'esclusione immotivata. È un'esclusione ingiusta, perché è quasi eludere un problema: cioè, chi è stato militare e va in congedo non deve più partecipare alla vita della Forza armata. Invece, sarebbe stato un contributo prezioso: chi ha questa grande esperienza può contribuire al bene delle Forze armate.

Inoltre, c'è un atteggiamento verso le associazioni d'arma, come per esempio l'Associazione Alpini che viene sfrattata dalla propria sede in quel di Roma, sua sede storica da anni, che è ingiusto (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Allora, vorremmo capire perché, purtroppo, in questa legge c'è una certa ostilità verso i militari in congedo.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 8.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 10).

(Esame dell'articolo 9 - A.C. 875-B​)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 9 (Vedi l'allegato A), al quale non sono state presentate proposte emendative.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 9.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 11).

(Esame dell'articolo 10 - A.C. 875-B​)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 10 (Vedi l'allegato A), al quale non sono state presentate proposte emendative.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 10.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 12).

(Esame dell'articolo 11 - A.C. 875-B​)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 11 (Vedi l'allegato A), al quale non sono state presentate proposte emendative.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 11.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 13).

(Esame dell'articolo 12 - A.C. 875-B​)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 12 (Vedi l'allegato A), al quale non sono state presentate proposte emendative.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 12.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 14).

(Esame dell'articolo 13 - A.C. 875-B​)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 13 (Vedi l'allegato A), al quale non sono state presentate proposte emendative.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 13.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 15).

(Esame dell'articolo 14 - A.C. 875-B​)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 14 (Vedi l'allegato A), al quale non sono state presentate proposte emendative.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 14.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 16).

(Esame dell'articolo 15 - A.C. 875-B​)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 15 (Vedi l'allegato A), al quale non sono state presentate proposte emendative.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 15.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 17).

(Esame dell'articolo 16 - A.C. 875-B​)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 16 (Vedi l'allegato A), al quale non sono state presentate proposte emendative.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 16.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 18).

(Esame dell'articolo 17 - A.C. 875-B​)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 17 (Vedi l'allegato A), al quale non sono state presentate proposte emendative.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 17.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 19).

(Esame dell'articolo 19 - A.C. 875-B​)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 19 (Vedi l'allegato A), al quale non sono state presentate proposte emendative.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 19.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 20).

Sospendo la seduta per cinque minuti per consentire al Governo di esaminare gli ordini del giorno presentati. Ci rivediamo alle ore 16,35.

La seduta, sospesa alle 16,25, è ripresa alle 16,35.

(Esame degli ordini del giorno - A.C. 875-B​)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli ordini del giorno presentati (Vedi l'allegato A).

Se nessuno intende illustrare gli ordini del giorno, chiedo al rappresentante del Governo di esprimere il parere, considerando che l'ordine del giorno n. 9/875-B/1 Caretta è già stato ritirato.

GIORGIO MULE', Sottosegretario di Stato per la Difesa. Grazie, Presidente. Sull'ordine del giorno n. 9/875-B/2 Ciaburro il parere è contrario; sull'ordine del giorno n. 9/875-B/3 Fantuz il parere è favorevole, mentre l'ordine del giorno n. 9/875-B/4 Ferrari verrebbe accolto come raccomandazione, con la seguente riformulazione dell'impegno: “impegna il Governo a vigilare affinché, nel rispetto del dettato normativo (…)”, e poi prosegue secondo quanto previsto nello stesso. L'ordine del giorno n. 9/875-B/5 Boniardi è accolto con la riformulazione: “a valutare la possibilità di”.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno n. 9/875-B/2 Ciaburro immagino che si ponga in votazione: sì.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/875-B/2 Ciaburro, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 21).

Ordine del giorno n. 9/875-B/3 Fantuz: il parere è favorevole. Ordine del giorno n. 9/875-B/4 Ferrari: va bene la raccomandazione, onorevole Ferrari? Sì. Ordine del giorno n. 9/875-B/5 Boniardi: onorevole Boniardi, va bene la riformulazione? Sì.

(Dichiarazioni di voto finale - A.C. 875-B​)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la collega Corda. Ne ha facoltà. Colleghi, passiamo alle dichiarazioni di voto. Quindi, consentiamo ai colleghi di svolgerle nel silenzio dell'Aula. Prego.

EMANUELA CORDA (MISTO-A). Grazie, Presidente. Potrei dire che questo è un momento storico, perché finalmente approviamo una legge da lungo attesa nel comparto militare e non solo in quel comparto, perché qui parliamo di diritti e, nello specifico, dei diritti dei militari.

Qualcosa si era mosso già con una sentenza che aveva influito nell'ordinamento francese, perché vi erano stati dei ricorsi di alcuni militari che chiedevano proprio che fosse riconosciuto il diritto a costituirsi in sindacati e allora la Corte europea dei diritti dell'uomo aveva dato ragione a questi militari. Tutto ciò è accaduto in Francia, però ciò ha avuto degli effetti poi anche negli altri ordinamenti nazionali ed è da lì che è partita una battaglia che è durata anni.

Devo dire che mi sono occupata di questa materia già nella scorsa legislatura. Con i colleghi del MoVimento 5 Stelle avevamo presentato un testo di legge che veniva incontro a quelle che erano le esigenze del comparto e a quella che era l'esigenza di riconoscere finalmente un diritto che era stato da sempre negato, anche perché nel codice dell'ordinamento militare tutto ciò era precisato in un articolo che poi è stato invece eliminato da una sentenza della Corte Costituzionale di qualche anno fa, una sentenza che ha messo una pietra tombale su una questione che - ripeto - in tanti hanno ignorato per troppo tempo.

Prima sentivo il collega di Fratelli d'Italia Deidda, che stimo, che parlava di propaganda, una propaganda che sarebbe stata fatta attorno all'iter di questa legge. Io ovviamente non condivido questa tesi, perché quella che lui chiama propaganda è stata una battaglia importante che abbiamo fatto negli anni passati - e io lo dico anche con affetto - con i colleghi del MoVimento 5 Stelle in Commissione difesa. Noi allora eravamo all'opposizione e poi quando la legge è arrivata - anche in questa legislatura sono stati presentati diversi testi - noi abbiamo comunque convintamente riportato quelle disposizioni che ritenevamo preziose per portare avanti una legge così complessa che andava a modificare e a ridisciplinare una materia molto, molto complessa, andando incontro evidentemente a quella sentenza, la n. 120 della Corte costituzionale, che finalmente aveva riconosciuto il diritto anche per i militari di costituirsi in associazioni sindacali.

Quindi, chiaramente non posso rinnegare nulla di ciò che ho fatto con i colleghi del MoVimento 5 Stelle sia nella scorsa legislatura sia nella prima parte di questa legislatura, perché noi veramente le abbiamo tentate tutte. Abbiamo fatto una battaglia incredibile. Ricordo la battaglia sul giudice ordinario, che poi ha ceduto il posto, invece, alla scelta del giudice amministrativo, perché lì noi eravamo in assoluta minoranza rispetto a tutto l'arco parlamentare. Queste cose vanno dette, perché se non vengono dette adesso poi si corre il rischio di far passare delle verità che verità non sono. Quindi, io a questo giochino non ci sto, anche perché sono la prima firmataria di questa legge.

Mi rendo conto che, con tutte le modifiche che sono state fatte, la legge, ahimè, non è perfetta e non è certamente la legge che avremmo auspicato o che avremmo voluto, ma è certamente un passo in avanti importante, anche perché va a superare un istituto che noi consideriamo ormai obsoleto, la rappresentanza militare, seppure nel rispetto di coloro che hanno portato avanti il loro compito nell'ambito di questo istituto e che ancora lo fanno con grande dignità. Però, proprio in ossequio alle sentenze, al diritto e al fatto che vanno riconosciuti dei diritti sacrosanti anche ai nostri uomini e alle nostre donne in divisa, era necessario che questa legge venisse licenziata.

Lo abbiamo capito arrivati ad un certo punto, quando tutti i nostri emendamenti venivano osteggiati e quando non trovavamo un accordo neppure con i nostri precedenti alleati di maggioranza, cioè con la Lega; era impossibile: avevamo sempre tutti contro e mi riferisco ai tempi in cui ero ancora nel MoVimento 5 Stelle.

Quindi, oggi nessuno può parlare - ripeto - né di propaganda né del fatto che qualcuno qui si sia arreso. Io in primis non mi sono assolutamente arresa, anzi mi sono resa conto, ad un certo punto in questa battaglia, che c'era qualcuno che non gradiva che la legge andasse avanti nonostante tutti gli sforzi che erano stati fatti. Prima ho citato proprio la problematica del giudice ordinario. Io ricordo il lavoro immenso del collega Giovanni Luca Aresta, che stava veramente diventando pazzo per trovare una soluzione che potesse trovare il famoso punto di caduta e che potesse, tra virgolette, andare incontro alle esigenze dei militari, quindi di tutelare un diritto, e al contempo trovare un accordo a livello parlamentare.

Se nessuno avesse fatto questo lavoro, a quest'ora questa legge non sarebbe mai arrivata, nel suo iter, al passo finale. Noi non saremmo qui a discutere questa legge e a votarla nel suo passaggio definitivo, perché chiaramente qualcuno aveva deciso che si stava meglio nel vulnus legislativo, quindi addirittura con la rappresentanza militare ancora in piedi e i sindacati militari allo stesso tempo a fare concorrenza, però - attenzione! - senza nessun potere di concertazione (non dico di contrattazione; di concertazione). Infatti, una cosa molto importante che introduce questa legge, a dispetto di tutte le critiche, è proprio la contrattazione, che prima non esisteva. Quindi, io credo che questo sia un passo in avanti importante.

Personalmente - ripeto - ho deciso di mantenere la prima firma, nonostante le critiche e il fatto che qualcuno mi dicesse: “Guarda che la legge all'inizio era profondamente diversa e adesso state approvando un testo che non viene incontro alle esigenze di tutti”, ma io sfido chiunque ad approvare, in questa legislatura, non dico un testo che vada incontro alle esigenze di tutti ma addirittura una legge, una legge di fonte parlamentare, che è già un miracolo di per sé. Quindi, io ringrazio tutti i miei colleghi per il lavoro che è stato fatto.

Ripeto: mi spiace se qualcuno ancora ricorda le liti nelle Commissioni…

PRESIDENTE. Grazie, collega Corda…

EMANUELA CORDA (MISTO-A). …però io mi sento - sì, vado a concludere - invece di ringraziare i miei colleghi del MoVimento 5 Stelle della Commissione difesa, il nostro presidente e soprattutto Giovanni Luca Aresta, col quale abbiamo fatto un lavoro importante, una fatica per far approvare una legge storica (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Alternativa).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole De Lorenzo. Ne ha facoltà.

RINA DE LORENZO (LEU). Grazie, Presidente. La proposta di legge recante norme sull'esercizio della libertà sindacale del personale delle Forze armate e delle Forze di Polizia ritorna oggi alla Camera dopo alcune modifiche approvate dal Senato. Si tratta di un provvedimento che si è reso necessario dopo la storica sentenza della Corte costituzionale del 2018, che ha dichiarato la parziale illegittimità costituzionale dell'articolo 1475 del codice dell'ordinamento militare nella parte in cui dispone che i militari non possano costituire associazioni professionali a carattere sindacale o aderire ad altre associazioni sindacali.

Una novità di portata storica per un comparto che vede la presenza di oltre 300 mila lavoratori dell'amministrazione pubblica e che fino ad oggi non ha mai riconosciuto le relazioni sindacali e il diritto di concorrere a definire i contenuti del rapporto di pubblico impiego e tutto ciò che concerne le condizioni di lavoro. Una legge che rappresenta una conquista di civiltà e rafforza la nostra democrazia, pur garantendo la tipicità dello status militare nel contesto della pubblica amministrazione.

Un punto di partenza sicuramente nel nostro panorama ordinamentale, che dovrà essere corredato dei decreti attuativi del Governo, su cui il Parlamento eserciterà un'azione di vigilanza. In quella circostanza sicuramente il testo potrà essere ulteriormente migliorato affinché l'esercizio del diritto sindacale possa essere svolto in modo pieno e compiuto nel rispetto della Carta costituzionale.

Il disegno di legge stabilisce principi e modalità, attraverso i quali potranno essere costituite le associazioni sindacali delle Forze armate, con obbligo di deposito dello statuto al Ministero della Difesa o a quello dell'Economia e delle finanze, nel rispetto dei principi democratici e della Repubblica. Evidentemente per il ruolo e la funzione svolta dagli appartenenti ai vari corpi armati, è posto il divieto di sciopero, dovendo essere assicurata l'attività di controllo e di presidio del territorio, come quella di repressione dei reati.

Una modifica introdotta in Senato riguarda la disposizione contenuta nell'articolo 2, nella parte in cui è stato precisato che gli statuti istitutivi delle associazioni devono essere orientati al rafforzamento della partecipazione femminile e alla trasparenza del sistema di finanziamento. Il testo modificato dal Senato ha normato anche i requisiti minimi di rappresentatività (al 3 per cento se appartenenti a due o a più Forze armate, al 4 per cento se ad una sola forza) e ciò al fine di evitare la polverizzazione della rappresentanza sindacale, che ne minerebbe non soltanto il prestigio, ma anche la forza contrattuale al tavolo con i Ministeri nella fase di negoziazione dei contratti. È stato inoltre aggiunto un nuovo comma, volto a specificare che l'attività sindacale è diretta alla tutela degli interessi collettivi degli appartenenti alle Forze armate e alle Forze di polizia a ordinamento militare e che tale attività non può in alcun caso interferire con lo svolgimento di compiti operativi o con la direzione dei servizi.

È una legge attesa, che garantisce tutela all'interesse collettivo degli associati e alla libertà di associazione, una legge attesa da decenni. Il giuslavorista e accademico Giuseppe Federico Mancini, in un breve saggio dalla rara capacità visionaria, aveva sostenuto l'abrogazione tacita del divieto di associazionismo sindacale, in virtù della ratifica di una convenzione OIL, la n. 87 del 1948, bollando come figlio del conservatorismo e della chiusura provinciale della cultura giuridica italiana un simile divieto. Noi siamo arrivati molti anni dopo, molti decenni dopo, a cancellare questo divieto. In linea con la successiva giurisprudenza della Corte europea dei diritti dell'uomo, si collocano anche le raccomandazioni del Consiglio d'Europa in materia di libertà sindacale, affinché le Forze armate non vengano considerate un corpo separato dallo Stato, ma sperimentino al loro interno, attraverso proprio l'esercizio dei diritti sindacali, la democrazia che esse stesse proteggono quotidianamente nell'esercizio della loro funzione. L'attività del sindacato è uno strumento irrinunciabile di partecipazione alla vita democratica del Paese e ai corpi intermedi la Costituzione assegna il ruolo di presidio democratico di tutela dei diritti e della dignità dei lavoratori tutti, ivi compresi quelli in divisa, che riconoscono nel sindacato il luogo per la completa affermazione dei diritti costituzionali anche in ambito militare. È per queste ragioni e in considerazione del prevalere di una visione costituzionalmente orientata del provvedimento in esame, che esprimo il voto favorevole del gruppo di Liberi e Uguali al provvedimento (Applausi dei deputati del gruppo Liberi e Uguali).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Silli. Ne ha facoltà.

GIORGIO SILLI (CI). Grazie, signor Presidente, e grazie, signor sottosegretario, per la presenza. Quando - oramai molti mesi fa, anni - questa proposta di legge fu presentata, io quasi balzai su una sedia.

Infatti, mi domandai come fosse possibile introdurre lo strumento sindacale all'interno delle Forze armate. Quindi, quando fu proposta all'inizio, effettivamente io rimasi abbastanza impietrito. Devo dire la verità che anche all'interno delle Forze armate ci sono state molte perplessità all'inizio. La collega Corda, che mi ha preceduto, ha detto molto chiaramente una cosa che io condivido, ovvero che, rispetto all'impianto iniziale della proposta, il lungo iter all'interno della Commissione e la discussione tra le varie forze politiche di destra, di sinistra, di centro e via dicendo, ha portato questa proposta ad essere per certi versi digeribile, anche per chi forse era un po' più avverso all'impianto stesso. È stata limata, è stata per certi versi diluita, mentre alcuni articoli sono stati fissati molto bene. È stato trovato, a mio avviso, quello che la democrazia dovrebbe celebrare ogni giorno, cioè un equilibrio tra le varie forze politiche, in modo da rendere questa legge digeribile e metabolizzabile - mi passi questo termine, signor Presidente - nei due rami del Parlamento. È indubbio che, quando si ha l'opportunità di parlare in Aula di Forze armate, in questo momento storico, pizzicano un po' le mani, perché noi vediamo che cosa sta succedendo a poche centinaia di chilometri da noi: abbiamo una guerra molto vicina e molto spesso non ci rendiamo conto del valore che le Forze armate hanno per un Paese. Spesso si sente parlare di pace. Si sente parlare di pace molto a vanvera ultimamente, come se la pace fosse un qualcosa che arriva solo per opera dello Spirito Santo. Dico “solo”, perché sono un cattolico e sicuramente, se arriva la pace, c'è anche l'opera dello Spirito Santo; ma, senza preparare il terreno per questa pace, è difficile che si possa difendere un Paese.

Il nostro Ministero si chiama “Ministero della Difesa” e, come ho sempre detto, tutto ciò che è difesa può essere positivo o negativo. Tutto ciò che è armamento è un oggetto: sei tu che lo fai diventare buono o cattivo, in base all'uso che ne fai. Un'arma usata per offendere è un'arma cattiva; un'arma usata per difendere il tuo Paese, la tua famiglia, i tuoi cari, può essere un'arma buona. Dico questo, perché spettacoli come abbiamo visto sui social, quando una delle nostre navi militari stava rientrando in porto e i nostri ragazzi sono stati fischiati e offesi da sedicenti pacifisti, sono un qualcosa che fa ribollire il sangue (Applausi dei deputati dei gruppi Coraggio Italia e Fratelli d'Italia), soprattutto in un momento come questo, in cui vediamo in televisione che soldati di entrambe le parti, russi e ucraini, muoiono sul campo di battaglia in virtù di un ideale, in virtù di un senso di appartenenza, in virtù di un seguire gli ordini senza battere ciglio. Quindi, cogliendo l'occasione, proprio perché stiamo parlando di Forze armate, ribadisco: guai! Guai a vituperare le nostre Forze armate (Applausi dei deputati dei gruppi Coraggio Italia)! Perché le nostre Forze armate non sono solamente lì per spalare il fango, quando ci sono le alluvioni, o per dare una mano quando siamo in pieno lockdown. Che poi, se non ci fossero state le nostre Forze armate, avrei voluto vedere che cosa sarebbe successo!

Quindi, signor Presidente, io annuncio il voto favorevole del nostro gruppo di Coraggio Italia. Lo faccio non a malincuore, ma in maniera soddisfatta, perché, come ho detto poc'anzi, siamo riusciti a raggiungere un equilibrio che può essere condivisibile da tutte le forze politiche. Chiedo scusa, signor Presidente, se mi sono permesso di uscire un po' dal seminato, ma troppo spesso ci dimentichiamo di quanto siano importanti certe parole, come “dignità”, come “onore” e come “rispetto”, rispetto per le nostre Forze armate, perché io spero mai. ma potrebbero davvero servire a tutti noi. Allora anche chi le offende sarà costretto a ringraziarle (Applausi dei deputati del gruppo Coraggio Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Occhionero. Ne ha facoltà.

GIUSEPPINA OCCHIONERO (IV). Grazie Presidente, sottosegretario, è stato già detto: oggi, finalmente, vede la luce un provvedimento tanto atteso dal comparto delle Forze armate; la proposta di legge reca in sé le norme sull'esercizio della libertà sindacale del personale delle Forze armate e delle Forze di polizia a ordinamento militare.

Lo si può definire, come è stato già fatto, un cambio di passo epocale per il comparto della difesa e della sicurezza, un giorno nuovo, l'alba di una nuova condizione per le nostre donne e uomini in uniforme, quindi, ne siamo lieti e, da subito, preannunzio il voto favorevole di Italia Viva su questo provvedimento. Voglio ringraziare anche il lavoro importante che è stato fatto dai colleghi in Commissione difesa, lavoro di cerniera tra la concezione costituzionalmente orientata delle Forze armate e l'estensibilità dei diritti fondamentali al personale militare. Certamente, questo lavoro, dal punto di vista normativo, è risultato assai complesso e lo è stato perché, di fatto, si è cercato una sintesi tra l'esigenza di tutela i diritti delle donne e degli uomini in uniforme e i doveri connaturati allo status di militare, così come previsto e garantito dalla Costituzione, sempre salvaguardando i capisaldi dell'ordinamento militare, la coesione interna, la neutralità, l'output operativo, la prontezza operativa, e non perdendo di vista le attribuzioni fondamentali che i comandanti dei vari livelli devono avere, proprio nell'ottica di garantire quell'operatività tipica delle Forze armate necessaria per le nostre Forze armate, che ringrazio particolarmente - credo sia un ringraziamento corale da parte di quest'Aula (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva) - per l'impegno che, ogni giorno, profondono nei teatri operativi per garantire la sicurezza dei nostri confini nazionali e internazionali e che rappresentano il nostro corpo, il corpo fisico della nostra Italia. Infatti - anche questo è stato già detto; lo abbiamo ribadito anche in discussione generale -, la democrazia e la libertà dei nostri Paesi non sono un destino, ma rappresentano una scelta che ogni giorno va difesa e tutelata attraverso il loro prezioso lavoro che dobbiamo rendere efficiente ed efficace.

Ma le Forze armate non sono solo un corpo; rappresentano anche persone, perché hanno un'anima ed è per questo che è importante questa proposta di legge oggi in esame, che raccoglie l'aspetto umano e personale che si deve collocare al centro di ogni processo decisionale che riguarda chiaramente le Forze armate.

Dunque, abbiamo cercato di fare un lavoro di bilanciamento dei valori costituzionali coinvolti nella disciplina delle associazioni professionali a carattere sindacale ed è stato un progetto che ha tratteggiato la disciplina delle associazioni professionali, considerando e valorizzando i beni costituzionalmente protetti, proprio nell'obiettivo di massimizzare i diritti degli appartenenti alle Forze armate, senza che vi fossero lesioni ad altre posizioni parimenti garantite.

In fondo, il confronto costruttivo tra i comandanti e il personale militare di ogni ordine, grado e livello ha sempre avuto un'attenzione particolare da parte del comparto della difesa e, quindi, anche del Parlamento e aveva trovato uno strumento indicativo nella legge del 1978, con la rappresentanza militare che era, comunque, trasversalmente gradita a tutte le forze militari, ma che però poi si è manifestata inadeguata e che, comunque - lo voglio sottolineare - è stata un'importante parentesi di un ciclo di democraticità per cui è stato necessario passare attraverso la rappresentanza sindacale per arrivare oggi a questa proposta di legge. Tale proposta, come è stato già detto, nasce anche su spinta della ormai famosa sentenza della Corte Costituzionale n. 120 del 2018. Poi lo voglio dire: i sindacati fin dal dopoguerra, in fondo, rappresentano la parte integrante della vita democratica dei Paesi più sviluppati.

Ecco, dunque, che, finalmente, siamo giunti all'approvazione di questo provvedimento. Con grande orgoglio, quindi, consegno il voto favorevole del gruppo di Italia Viva, perché la tutela collettiva dei diritti, nel rispetto delle specificità delle Forze armate, è fondamentale, soprattutto in questo momento; è un segnale di attenzione particolare da parte di questo Parlamento e c'è la vicinanza di tutti quanti noi, con la necessaria tutela e garanzia dell'unicità di comando, della prontezza operativa rispetto ai vari pericoli, purtroppo, oggi così attuali.

Ecco, Presidente, concludo dicendo grazie per l'impegno dei colleghi che hanno portato a compimento questo percorso legislativo importante e, quindi, annunzio nuovamente e convintamente il voto favorevole di Italia Viva (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Deidda. Ne ha facoltà.

SALVATORE DEIDDA (FDI). Grazie, Presidente, come Fratelli d'Italia annuncio già da ora il voto di astensione. Non le nascondo che, per certi versi, avremmo voluto e avremmo dovuto votare contro, e le spiego perché: sarebbe stato difficile, poi, dimostrare il voto contrario al personale che si sta impegnando nelle associazioni sindacali.

Noi avremmo dovuto votare contro per l'iter di questa legge, sia nel metodo che nel contenuto. Io spiego ai miei militanti come sia sbagliato, da movimento di opposizione, passare alla maggioranza e riproporre gli stessi provvedimenti con riferimento ai quali, quando si era all'opposizione, a chi ascoltava si prometteva cento, la luna. Questo è accaduto con questo provvedimento: nella prima parte della legislatura, c'era il Ministro Trenta alla Difesa, c'era Emanuela Corda, capogruppo del MoVimento 5 Stelle, e sui giornali e in Aula, promettevano la rivoluzione nelle Forze armate. Mi ricordo un articolo del Ministro Trenta che diceva che, finalmente, era giunto il momento della rivoluzione, alla ricerca poi, nel loro dialogo, del nemico da abbattere; era la rappresentanza militare, quella che succhiava i soldi per rappresentare i militari, erano i capi di stato maggiore, erano gli ufficiali, che erano un corpo staccato dalle Forze armate e, ovviamente, si dimenticavano che facevano parte di quel grande e delicato strumento che sono le Forze armate; uno non può prescindere dall'altro, ma era sempre uno slogan continuo. Noi ci siamo passati, come Fratelli d'Italia, poi considerati colpevoli di aver aperto al nostro interno un dibattito alla luce del sole tra chi era fortemente contrario e chi era possibilista. Quello chiedevamo anche in Commissione ma, come si è visto, nonostante le diverse proposte di legge sul tema, questa legge è quella base, quella dell'onorevole Corda, del MoVimento 5 Stelle, con il piccolo particolare che il Ministro Trenta non è più Ministro - il MoVimento 5 Stelle l'ha mandata a casa e lei si è fatta un altro movimento -, la proponente, prima firmataria, non è più del MoVimento 5 Stelle, ma è all'opposizione e ha fatto un altro partito. Questa legge è stata in gran parte modificata, a seconda delle varie maggioranze; prima, quando vi era l'alleanza con il PD, esisteva un certo dialogo; poi, con questa “maggioranza Draghi”, è approdata e si è sbloccata al Senato con altre modifiche che non ci hanno trovato d'accordo. Ovviamente, le associazioni sindacali, nate con questa legge, nelle audizioni che abbiamo svolto, erano tutte nettamente contrarie al testo oggi in discussione.

Allora, come si spiega? Le associazioni, nate dalla volontà della proponente di quel movimento, dicevano che questa proposta di legge non andava bene, perché era stato promesso tanto, troppo, e si continuava nell'errore di promettere tanto e troppo, nonostante si fosse al Governo.

Abbiamo provato a far capire che si doveva aprire un dialogo, abbassando i toni, ma anche Fratelli d'Italia veniva accusata di essere contro i sindacati. Peccato che noi, personalmente e anche con tutti i colleghi, siamo andati a spiegare, passo per passo, a tutte le associazioni sindacali che una riforma come questa, che tocca le Forze armate, bisognava farla dialogando con tutte le parti in causa: potere politico, capi di stato maggiore, ufficiali e graduati; tutti dovevamo assimilare questa modifica e questa modalità.

Poi cosa è successo? E' stato propagandato che questa legge fosse a costo zero; si sarebbero risparmiati soldi per la rappresentanza. Bene! Infatti, è rimasta bloccata al Senato, perché, prevedendo i distacchi sindacali, questa legge non poteva essere a costo zero. Ecco la demagogia, ecco il grande errore. Quei soldi erano necessari per far funzionare un'associazione sindacale.

Si escludono i militari congedati, ma perché? Perché i militari congedati non possono più appartenere e partecipare alla vita sindacale, alla vita delle Forze armate se è la loro vita e sono sempre stati legati a quella vita (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)? Capisco non metterli nel ruolo direttivo, ma che male fa farli partecipare alle attività? Abbiamo provato a spiegare che bisognava fare una grande assemblea dove mettere tutti d'accordo e, soprattutto, abbiamo spiegato il primato della politica. Se nella Difesa qualcosa non ha funzionato, dobbiamo dire a chiare lettere che non è stato per volontà dei capi di stato maggiore o di qualche ufficiale. Certo che ci sono quelli meno bravi, quelli più bravi e quelli più sensibili, ma è sempre stata la politica che ha deciso di tagliare i costi alla Difesa e se ci sono 5 mila alloggi che non vengono assegnati ai militari è colpa della politica che ha continuato a fare dei tagli indiscriminati (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

E' emerso chiaramente che c'è bisogno di ringiovanire le truppe. Abbiamo dei militari che hanno 45-50 anni (anziché 20, 25 o 30 anni, come altre nazioni) e ancora oggi vanno al fronte. E chi osa, anche nel Governo, dire che bisogna approvare dei provvedimenti a favore dei militari viene tacciato di militarismo o si evoca addirittura la crisi di Governo (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

Accettiamo questa legge e noi ci asterremo proprio per dimostrare che c'è la volontà, ma toccherà a noi, quando Fratelli d'Italia sarà al Governo, fare una riforma veramente compiuta, fare veramente rappresentanza, risolvendo i problemi con il dialogo, non cacciando le streghe o dicendo che siamo tutti uguali. No, invece c'è una gerarchia in ogni partito, in ogni movimento, in ogni associazione: c'è chi decide e c'è chi a volte deve agire. Non c'è niente di male.

Poi, al Senato, questa modifica della parità di genere. Ma scusate, se c'è un rapporto di 1 a 10 o di 1 a 100, un'associazione sindacale come fa ad avere la parità negli organi di comando? Ma la vedete la demagogia? Io lo dico con pieno rispetto, il presidente del mio partito è una donna che si è fatta eleggere e si è imposta per la bravura (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Ho delle colleghe che si impongono per la bravura e si fanno eleggere per la bravura, ma non ci può essere l'obbligo in una Forza armata dove c'è disparità. Le vogliamo far funzionare queste associazioni o stiamo facendo di tutto per boicottarle? Questa è la verità, si è promesso tanto e poi, viste le difficoltà, si sono abbandonate le associazioni, non si va più neanche alle assemblee di queste associazioni. Invito a testimoniare i rappresentanti sindacali: chi va sempre alle loro assemblee, mettendoci la faccia, sono i rappresentanti di Fratelli d'Italia che non hanno paura di esprimere le loro opinioni e non dicono sempre “signorsì”, né dicono “sì” per vendersi qualcosa che non possiamo dare e non è nelle nostre corde.

Noi rivendichiamo con orgoglio che chiediamo di investire nella difesa, l'abbiamo sempre fatto, l'abbiamo fatto nel 2018 e non lo facciamo solo oggi con la guerra alle porte di casa. Siamo andati in giro per le caserme a vedere come vivono i militari: certo che avranno bisogno delle associazioni sindacali, se le forze politiche che compongono questa maggioranza continueranno a negargli i fondi necessari. Continuiamo a dirlo: i fondi necessari per l'arruolamento, i fondi necessari per gli alloggi, i fondi - come previsto nel testo unico, su cui attendiamo il parere e che dovrà essere esaminato alla Camera - per dare dignità ai salari di chi è graduato ed entra per la prima volta nelle Forze armate, da precario (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)!

Fratelli d'Italia rivendica che questa deve essere la politica, così le associazioni sindacali non hanno motivo di protestare, non hanno motivo di rivendicare, ma anzi faranno comunicati per rivendicare con orgoglio che finalmente è la direzione giusta.

Avete visto in questa guerra i chilometri di carri armati? Ma chiediamoci quanti carri armati abbiamo: no, non servono, viviamo in pace e andiamo con i gessetti colorati!

Io sono orgoglioso che i nostri militari vadano in giro per il mondo e vi sono testimonianze che, dall'Afghanistan al Libano, in qualunque teatro del mondo, nonostante la loro età, non si sono mai tirati indietro nel combattere per difendere i bambini, le donne, gli uomini (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia), di fronte ai terroristi e a chi voleva fargli del male.

A loro va, dunque, un grande “grazie”. Pensateci quando si parla di fondi della Difesa, e non riempitevi la bocca di demagogia, perché non servono solo per le armi - anche quelle sono necessarie -, ma servono per fare i ricongiungimenti familiari, perché un militare ha diritto ad avere una famiglia e a vivere vicino alla propria moglie e ai propri bambini (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia), e dobbiamo garantirglielo.

Il gruppo Fratelli d'Italia si asterrà (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Maria Tripodi. Ne ha facoltà.

MARIA TRIPODI (FI). Signor Presidente, onorevoli colleghi, sottosegretario Mule', dopo quarant'anni di attesa e una sentenza della Corte costituzionale del luglio 2018 con la quale si esortava il Parlamento a sanare il vulnus normativo in atto, finalmente, oggi, quest'Aula si appresta ad approvare in via definitiva la legge sui sindacati militari.

Colleghi, oggi non è una giornata qualsiasi per questo Parlamento, scriviamo una pagina epocale per le nostre Forze armate ed è un fatto, al netto delle differenze di posizioni e della demagogia che viene usata un tanto al chilo. Forza Italia, signor Presidente, attraverso la mia proposta di legge atto Camera n. 1060, presentata proprio all'indomani della sentenza della Consulta, ha contribuito in maniera efficace a un provvedimento fondamentale, che vede riconoscere un giusto diritto al personale militare, quel personale militare, sottosegretario, che desidero ringraziare una volta di più in quest'Aula per il sacrificio (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente), l'abnegazione e lo spirito con il quale si spende, da sempre, a tutela della nostra sicurezza, della nostra libertà e di quella pace, così tanto invocata e ricercata in tutti gli scenari di crisi globale. E mi consentirà, signor Presidente, se proprio oggi in quest'Aula voglio rivolgere un pensiero particolarmente affettuoso a tutti i militari in special modo dell'Aeronautica, impiegati nel fianco Sud (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente) a tutela dell'Alleanza in questo periodo, drammatico, di guerra del conflitto russo-ucraino.

Presidente, il provvedimento è il frutto di un serrato confronto trasversale svoltosi, in quattro anni di lavoro, tra tutte le forze politiche, le costituende associazioni, l'attuale rappresentanza Cocer, che ringrazio per quanto fatto fino a oggi, un lavoro che ha sancito un punto di equilibrio tra il tetto di rappresentanza, la conciliazione, la giurisdizione e la tutela dello strumento militare che, consentitemi, onorevoli colleghi, tengo a sottolineare non viene inficiato in alcun modo. Presidente, siamo riusciti a raggiungere questo punto di equilibrio con il buon senso che tutte le forze politiche hanno dimostrato, perché ciascuna di esse ha mostrato anche una profonda libertà, e non demagogia, e personalmente mi sono trovata molto bene a lavorare con i colleghi della Commissione proprio perché sono stata anche educata dal mio presidente, dal presidente Berlusconi, a far prevalere, in ogni sede, l'interesse generale e mai l'interesse di parte, soprattutto quando si parla di Paese (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente) e soprattutto quando si parla di Forze armate e, quindi, di Italia.

Non voglio dilungarmi oltre, ma considero necessario fare un ringraziamento e rivolgere veramente un plauso alla collega Corda, al Presidente della IV Commissione, Gianluca Rizzo, al relatore Aresta e a tutti i colleghi, anche quelli di opposizione, per il proficuo contributo che hanno dato e che è stato fondamentale per far sì che oggi questo Parlamento rimettesse l'Italia finalmente al passo con gli altri Paesi europei.

Onorevoli colleghi, Aristotele asseriva che la legge è ordine e una buona legge è un buon ordine. Mi sia consentito dire che, in questo caso, è anche un mattone aggiuntivo a quella grande casa che è la difesa del nostro Paese, un patrimonio amato e straordinariamente apprezzato in Italia e all'estero da quanti amano la libertà; e l'ammirazione, Presidente, l'ammirazione sconfinata che possiamo avere verso i nostri militari è senza dubbio alta, come è stato senza dubbio necessario scrivere, con questa legge, una pagina che migliorerà la loro vita quotidiana.

Per tutte queste ragioni, Forza Italia voterà favorevolmente (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Frailis. Ne ha facoltà.

ANDREA FRAILIS (PD). Grazie, Presidente. Grazie, signor sottosegretario, colleghe e colleghi. Siamo chiamati, oggi, a esprimerci con un voto su un provvedimento molto delicato, un provvedimento che introduce nella realtà delle nostre Forze armate e in quelle della Polizia a ordinamento militare, il diritto di associazione a carattere sindacale. È un provvedimento all'esame di quest'Aula, lo ricordate, per la terza volta. La prima fu nel maggio 2019, e decidemmo di rinviarlo in Commissione. La seconda nel luglio 2020; lo approvammo, dopo uno scrupoloso lavoro in Commissione, un lavoro fatto con audizioni soprattutto di esperti, di giuslavoristi e degli eletti nei consigli di rappresentanza, un lavoro di approfondimento che ha prodotto un testo molto diverso da quello iniziale, che appunto approvammo inviandolo al Senato e che ora torna all'attenzione di quest'Aula con una serie di modifiche introdotte da quel ramo del Parlamento, modifiche sottolineate anche dagli interventi di altri colleghi.

Questo percorso, che ho appena ricordato, colleghi, è sufficientemente indicativo della difficoltà che oggettivamente esiste quando si tratta di conciliare l'esercizio delle libertà sindacali, libertà sindacali che nel mondo del lavoro, più che essere regolamentate dalla legge, sono affidate a norme che potremmo definire di autodisciplina; la difficoltà era conciliarle, quindi con gli elementi fondanti di ogni organizzazione militare, che sono il principio di gerarchia e il concetto di disciplina. Il richiamo verso l'obbligo di conciliare in maniera equilibrata queste due esigenze ci viene direttamente dalla Corte costituzionale, che ha reso esplicita la necessità di una legislazione particolare nella stessa sentenza con cui, nel 2018, ha dichiarato l'illegittimità costituzionale dell'articolo 1475, comma 2 del decreto legislativo 15 marzo 2010 n. 66, ossia il codice dell'ordinamento militare, in quanto questo prevede che i militari non possono costituire associazioni professionali a carattere sindacale o aderire ad altre associazioni sindacali, invece di prevedere che i militari possono costituire associazioni professionali a carattere sindacale, alle condizioni e con i limiti fissati dalla legge, ma non possono aderire ad altre associazioni sindacali. Con questa sentenza, colleghi, la Suprema Corte adegua il nostro ordinamento militare ai principi democratici della Repubblica e chiama in causa direttamente il legislatore, per definirne i confini, con l'autorevolezza che proviene dalla legge.

Sarebbe presunzione, colleghi, da parte nostra, pensare di aver realizzato questo compito in maniera perfetta, in maniera inappuntabile e, quindi, di trovarci norme anch'esse perfette, mentre sarà la stessa esperienza pratica a dirci e a indicarci se e come queste norme potranno essere migliorate. Questo senso del limite deve riguardare tutti i protagonisti della vicenda, ossia i vertici militari, le costituende associazioni sindacali e il personale militare tutto, senso del limite che ancora risulta accresciuto dal particolare momento che viviamo tutti noi e, in particolare, vive il mondo militare. Anche noi del gruppo del Partito Democratico ringraziamo tutti gli appartenenti alle Forze dell'ordine, per quanto fanno quotidianamente.

C'è una guerra in atto nel cuore dell'Europa, che pensavamo pacificata per sempre. In un momento così difficile, le nostre Forze armate, le nostre donne e i nostri uomini hanno diritto a un surplus di attenzione, ma anche a una maggior quota di serenità.

Negli ultimi quarant'anni, la tutela del personale è stata affidata a organismi di rappresentanza eletti da tutto il personale militare, nei quali hanno operato semplici graduati ma anche alti ufficiali. Comunque la si voglia giudicare, questa esperienza ha scritto una pagina democratica nel vissuto delle nostre Forze armate. In questo periodo, i delegati eletti si sono confrontati con Ministri e Presidenti del Consiglio, ai quali sono riusciti a rappresentare la specificità e la peculiarità della condizione militare. Attraverso il confronto con le autorità di Governo, confronto che si è sviluppato con una procedura definita di concertazione, sono state definite nuove condizioni di stato giuridico e il trattamento economico dei militari, condizioni che nella sostanza equivalgono a quelle ottenute dalle Forze di Polizia a ordinamento civile con le procedure di contrattazione che sono state sviluppate dai loro sindacati.

Ora i rappresentanti sindacali con le stellette avranno a disposizione anche loro lo strumento della contrattazione e quindi il tavolo sul quale avviare il confronto con il Governo. Lo faranno, non più a nome di tutti, ma ciascuno in rappresentanza dei propri iscritti. Si tratta, colleghi, di un passaggio non di poco conto che può dare più concretezza e più forza ai più deboli ma che può anche appannare l'interesse generale. Ci auguriamo che questo non avvenga, che questo rischio non si concretizzi e che rimanga ben chiara la differenza che esiste tra una corporazione e un soggetto sindacale.

Vorrei però, colleghi, anche aggiungere che nel provvedimento che stiamo approvando ci sono alcuni aspetti che appaiono a noi fin d'ora discutibili. Mi riferisco in particolare alla norma che impedisce o, nel migliore dei casi, rende difficile e poco trasparente il rapporto con le organizzazioni sindacali e gli altri lavoratori, come se il mondo del lavoro, fatte salve le peculiarità di ciascuno, non avesse problemi in comune. Altrettante perplessità suscitano le norme che rendono difficili i rapporti tra le articolazioni periferiche e quelle centrali anche all'interno della stessa associazione sindacale. Il testo che stiamo approvando rimanda a diversi decreti attuativi e regolamenti specifici, aspetti questi non secondari per un corretto svolgimento dell'attività sindacale. Si tratta di norme che, benché di rango secondario, avranno un peso specifico particolare nel dare concreta effettività alla legge stessa.

Nel momento in cui dichiaro il voto favorevole del mio gruppo a questo provvedimento, mi sento di rivolgere un appello alle autorità di Governo che quelle norme dovranno emanare e ai vertici delle amministrazioni coinvolte: nella elaborazione di queste norme si avvalgano di un confronto sereno e costruttivo con le associazioni a carattere sindacale, i cui statuti sono già stati approvati dal Ministero della Difesa, e con le rappresentanze militari che restano in carica fino all'entrata in vigore degli stessi decreti attuativi, come prevede la legge stessa. È un appello, colleghi, che vuole essere innanzitutto un augurio di buon lavoro in un clima di collaborazione costruttiva tra tutti i soggetti protagonisti di questa esperienza, nell'interesse delle nostre Forze armate il cui ordinamento, come dice l'articolo 52 della Costituzione, si informa allo spirito democratico della nostra Repubblica. Infine, come preannunciato poco fa, dichiaro il voto favorevole del gruppo Partito Democratico (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Boniardi. Ne ha facoltà.

FABIO MASSIMO BONIARDI (LEGA). Presidente, il provvedimento che torna al nostro esame ha avuto un iter complesso e tale circostanza non deve meravigliarci, dal momento che si tratta sicuramente di un intervento normativo di grande importanza. Fu infatti nel maggio 2019, dopo un lungo lavoro condotto in Commissione difesa e una mediazione raggiunta tra gli allora partner del Governo, che la proposta di legge approdò la prima volta in Aula, seppur per rimanervi pochissimo. La relatrice, nonostante fosse stata portata in Aula, decise rapidamente il rinvio in Commissione nella convinzione che un ulteriore passaggio fosse indispensabile per migliorare il testo. Dopo un altro anno di lavoro, il 22 luglio 2020, in dichiarazione di voto, la Lega, nel frattempo passata all'opposizione, si astenne, sottolineando come con questo provvedimento si stesse non soltanto riconoscendo il diritto all'associazionismo sindacale nelle Forze armate ma anche tentando di trovare il modo di contemplarlo per garantire allo strumento militare la necessaria coesione interna, neutralità ed efficacia. Il contributo maggiore del nostro gruppo è stato quello dato alla definizione di alcuni aspetti del testo, in particolare quelli relativi all'applicazione della giurisdizione amministrativa agli eventuali contenziosi e al contenimento delle misure nell'ambito del dettato costituzionale. Il provvedimento, tornato dal Senato dopo quasi sedici mesi, è stato incardinato in Commissione - lo ricordiamo - il 1° dicembre scorso. Ciò premesso, ci pare evidente come sia ormai giunto il momento di approvare in via definitiva il provvedimento stesso anche per dare alle associazioni sindacali, nel frattempo costituitesi, e riconoscere nel Dicastero quella agibilità di cui hanno bisogno per esercitare quei diritti che sono stati riconosciuti dalla sentenza della Corte costituzionale del 2018. Proprio da quel pronunciamento della nostra massima magistratura, tra l'altro, ha preso le mosse il processo che speriamo possa finalmente concludersi oggi.

Abbiamo di fronte a noi una riforma di valenza sistemica. In estrema sintesi, la proposta di legge al nostro vaglio prevede che i militari possano costituire associazioni professionali a carattere sindacale, seppure entro precisi limiti e rispettando alcune condizioni, circostanza che rappresenta, in ogni caso, una svolta storica.

Siamo chiamati a esprimere un nuovo voto, a causa delle modifiche introdotte dal Senato nell'iter svoltosi a Palazzo Madama. Gli interventi sono stati pochi ma significativi, e ne richiamiamo alcuni.

È stato modificato l'articolo 1 per individuare, con un riferimento del codice dell'ordinamento militare, il personale che non può aderire alle associazioni sindacali limitatamente alla categoria degli allievi.

Nell'articolo 2, riguardante i principi generali che regolano le associazioni sindacali tra i militari, è stato precisato che i relativi statuti dovranno essere orientati al rafforzamento della partecipazione femminile alla trasparenza del sistema di finanziamento. È stato inoltre aggiunto un nuovo comma, per specificare che l'attività sindacale è diretta alla tutela degli interessi collettivi degli appartenenti alle Forze armate e alle Forze di Polizia a ordinamento militare e che tale attività non può interferire con lo svolgimento dei compiti operativi. La permanenza dei requisiti di legge richiesti alle associazioni sindacali militari dovrà altresì essere verificata ogni tre anni, invece di essere acquisita per sempre.

Nell'articolo 4 è stata inserita una disposizione che vieterà ai sindacati militari di aderire, federarsi, affiliare o avere altre relazioni di carattere organizzativo convenzionale, anche per tramite di altri enti o organizzazioni, con associazioni sindacali diverse da quelle costituite ai sensi della legge.

Anche l'articolo 5, riguardante le competenze dei sindacati militari, è stato emendato per escludere dalle competenze delle associazioni la tutela individuale degli iscritti, confermando quindi che vi rientra solo la tutela collettiva dei diritti e degli interessi dei propri rappresentati.

Ancora, l'articolo 7 è stato modificato per chiarire che le associazioni sindacali militari, anche ai fini del loro finanziamento, potranno svolgere attività di assistenza fiscale e consulenza relativamente alle prestazioni previdenziali e assistenziali a favore dei propri iscritti, di fatto dandosi dei CAF ma senza potersi convenzionare con sindacati non militari.

A Palazzo Madama si è intervenuti anche sui criteri di ineleggibilità e incompatibilità delle cariche nei sindacati militari. Tra gli esclusi figurano, chiaramente, gli ufficiali che rivestono l'incarico di comandante di Corpo.

Il Senato ha inoltre inserito l'articolo 10, che regola il diritto di assemblea e introduce disposizioni che prevedono che i comandanti e i responsabili di unità favoriscano l'esercizio delle attività delle associazioni sindacali militari.

A Palazzo Madama è stato inoltre modificato l'articolo 13, intervenendo sulle soglie di rappresentatività a regime.

Nell'articolo 14 è stato emendato il comma 1, per limitare i diritti e le tutele previste al solo personale militare che ricopra cariche elettive nelle associazioni rappresentative a livello nazionale.

Dopo il passaggio a Palazzo Madama, l'articolo 16 attribuisce al Governo la delega per il coordinamento normativo e il regolamento di attuazione.

Inoltre, sempre al Senato, è stata prevista l'istituzione di un'area negoziale per il personale dirigente delle Forze armate e delle Forze di Polizia a ordinamento militare, nel rispetto del principio di equiordinazione con le Forze di Polizia a ordinamento civile.

Ancora, è stato emendato l'articolo 19, per prevedere che le norme di rappresentanza militare vengano abrogate, non al momento dell'entrata in vigore della legge, ma al momento dell'entrata in vigore del decreto del Ministero della Pubblica amministrazione che determinerà permessi e distacchi, prorogando di fatto i Cocer.

In conclusione, signor Presidente, onorevoli colleghi, membri del Governo, si tratta di precisazioni e modifiche sulle quali sarebbe probabilmente dannoso intervenire ulteriormente, poiché si correrebbe il rischio di vanificare tutto il lavoro che è stato fatto finora, peraltro non per un capriccio politico ma per onorare le indicazioni date dalla Corte costituzionale.

Avremmo voluto incidere maggiormente e migliorare il testo vigente, ma l'urgenza dell'approvazione ci ha impedito questa possibilità. Nonostante non sia la legge migliore, auguriamo alle associazioni un proficuo lavoro per la tutela dei diritti, garantendo comunque l'efficacia dello strumento delle Forze armate.

Ringraziamo tutti i sottosegretari che hanno lavorato per questo testo; ricordiamo il sottosegretario Volpi, il sottosegretario Calvisi, il sottosegretario Mule' che, nella loro diversità, comunque hanno contribuito alla formulazione del testo finale.

Per tutte queste motivazioni, annuncio l'astensione del gruppo Lega-Salvini Premier (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Roberto Rossini. Ne ha facoltà.

ROBERTO ROSSINI (M5S). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, sottosegretario, oggi finalmente si vota la proposta di legge sui sindacati militari, una riforma epocale, un passaggio storico per il mondo della Difesa, così come lo era stato, a suo tempo, per le Forze di polizia a ordinamento civile. Oggi, finalmente, chiudiamo un cerchio iniziato nel 2018, ma che parte da molto lontano; è un passaggio storico, perché si avvia, per la prima volta nella nostra storia, un processo di sindacalizzazione delle Forze armate, nel solco di quello che è scritto nella nostra Costituzione e che finora non aveva trovato applicazione.

L'articolo 18 della Carta fondamentale, infatti, prevede che i cittadini hanno diritto di associarsi liberamente e l'articolo 39 stabilisce che l'organizzazione sindacale è libera e che ai sindacati non può essere imposto altro obbligo, se non la loro registrazione, mentre l'articolo 52 specifica che l'ordinamento delle Forze armate si informa allo spirito democratico della Repubblica. Da decenni aspettiamo una riforma in tal senso, da quando fu tracciata la strada con la legge sulla disciplina militare, del 1978. Per cinque legislature, cinque consecutive, il Parlamento ha provato a mettere mano alla riforma della rappresentanza militare per superare il meccanismo della concertazione ed estendere al personale militare il diritto, sancito dalla Costituzione, a organizzarsi in sindacati, ma senza mai riuscirci: troppe le resistenze, sia da parte del mondo militare, sia da parte della politica, resistenze che si sono sciolte solo di recente, in questa legislatura, quando la Corte costituzionale, con la sentenza n. 120 del 2018, ha dichiarato l'illegittimità costituzionale della norma del codice dell'ordinamento militare che stabiliva il divieto, per i militari, di costituire associazioni professionali a carattere sindacale.

L'etimologia della parola sindacato è illuminante, Presidente: è il composto di syn, ossia con, insieme, e dike, con cui gli antichi greci intendevano la giustizia, quindi parliamo di uno sforzo collettivo, alla ricerca di un traguardo di giustizia che, se rapportato alle Forze armate rende tale operazione ancora più emblematica, Presidente. Ma, nel riconoscere l'incostituzionalità del divieto e la legittimità di associazioni sindacali, la Corte ha sottolineato la necessità di una regolamentazione puntuale della materia e, infatti, la Commissione difesa si è mossa subito; l'iter è stato lungo e complesso, ma una riforma così importante, su una materia così delicata, Presidente, richiede un'ampia condivisione a livello parlamentare e trovare il giusto compromesso all'inizio sembrava molto difficile, con visioni e sensibilità assai diverse tra loro.

Il testo è stato depositato alla Camera nel 2018; è stato approvato solo a luglio del 2020 per essere trasmesso e modificato al Senato; è poi tornato nuovamente alla Camera, a novembre 2021, per il suo esame e l'approvazione definitiva, per cui siamo qui, adesso.

Non posso, ora, Presidente, non sottolineare la grande importanza che rivestono le Forze armate e di polizia per il nostro Paese. La sicurezza dell'Italia e dei cittadini italiani deve essere messa al primo posto e tutti abbiamo il dovere di riconoscere e ringraziare le donne e gli uomini che ogni giorno compiono il loro servizio, nel solco della Costituzione, per difenderci. La sicurezza è fondamentale per mantenere viva la nostra libertà e la democrazia, valori acquisiti nel tempo. E quando parliamo di Forze armate, parliamo di professionisti di altissimo valore, ai quali affidiamo la nostra difesa, la nostra sicurezza, la sicurezza interna e quella delle nostre città, la tutela della legalità, dell'ordine pubblico e della convivenza pacifica, per non parlare del contributo alla protezione civile durante le calamità e le emergenze, e il COVID ne è un esempio, o gli impegni nelle missioni internazionali.

Attualmente, tra Forze armate e Forze di polizia ad ordinamento militare, contiamo complessivamente circa 350 mila, tra uomini e donne, una parte particolarmente cospicua e rilevante della nostra pubblica amministrazione e tutte le forze oggi presenti in Parlamento hanno il dovere, politico e morale, di condividere una battaglia funzionale alla tutela del personale militare. Ora abbiamo conformato i loro diritti a quelli degli altri lavoratori, in modo da concorrere a definire le proprie condizioni di lavoro.

Non mi soffermerò nel merito del provvedimento, perché già ampiamente illustrato durante la discussione generale, ma mi limiterò a ricordarne gli elementi più significativi. Prima di tutto, il passaggio dalla concertazione alla contrattazione, con cui, oltre al confronto, si stabiliranno, ora, avendo forza di legge, i parametri e le regole fondamentali tra le parti.

Reputo, poi, molto importante la disposizione che vieta ai vertici militari di aderire ad associazioni; l'associazione non può essere un trampolino di lancio per i carrieristi, ma nemmeno uno strumento di pressione. I rapporti tra l'amministrazione e i sindacati militari devono essere improntati alla trasparenza e alla lealtà.

Un punto di compromesso, invece, riguarda la tutela giudiziaria, affidata in questo caso al giudice amministrativo, mentre noi del MoVimento 5 Stelle avremmo preferito sicuramente che fosse confermata la giurisdizione del giudice ordinario, ma, nel ripetere che il testo che stiamo per votare è frutto di un equilibrio tra sensibilità politiche differenti, e quindi una sintesi condivisa, è evidente che viene lasciato al confronto con le neonate associazioni sindacali l'onere di stabilire quegli avanzamenti di fatto che solo, come detto, la contrattazione collettiva può far maturare.

Vi sarà, quindi, spazio in futuro per effettuare miglioramenti e correzioni con la pratica dell'esercizio del diritto sindacale. A noi era richiesto di fare questo passo decisivo e legiferare su un diritto ormai maturo nella nostra società; un primo importante passo sulla strada del riconoscimento dei diritti del personale militare e del valore della libertà sindacale.

Ci tengo, Presidente, a sottolineare all'Aula e ai cittadini il confronto positivo con le altre forze politiche, alle volte sicuramente anche molto aspro, ma sempre collaborativo. Tutti hanno portato contributi volti a migliorare il testo iniziale, approvato in entrambi i rami del Parlamento a larga maggioranza.

Esprimo, quindi, un sincero ringraziamento a tutti, al relatore, il collega Aresta, che si è messo sempre a disposizione nella ricerca del miglior compromesso che salvaguardasse i diritti dei nostri professionisti con le stellette, al presidente della Commissione Rizzo per aver consentito un confronto altamente positivo e sereno in Commissione, ai capigruppo e a tutti i colleghi commissari che hanno lavorato diligentemente e con spirito di collaborazione. Infine, un doveroso ringraziamento a tutte le donne e gli uomini delle nostre Forze armate per il loro impegno quotidiano al servizio del Paese e dei cittadini, per la loro passione, dedizione e amore per la Patria, con cui rendono l'Italia un Paese sicuro, a maggior ragione dopo due anni di emergenza pandemica e ora con una guerra alle porte dell'Europa.

Concludo, Presidente: oggi è un giorno storico, una conquista di civiltà che rende più forte la nostra democrazia e rende affini a quelli degli altri lavoratori i diritti degli operatori delle nostre Forze armate, pur confermando e garantendo l'atipicità dello status militare nel contesto della pubblica amministrazione. Oggi abbattiamo un muro che separa i lavoratori in divisa dagli altri cittadini, Presidente; estendiamo un diritto, una conquista sociale per tutti. Forze armate sempre più allineate ai valori della Costituzione equivale a maggiore libertà e sicurezza, ma anche a più democrazia nella nostra società, e di questo dobbiamo essere orgogliosi, Presidente. Quindi, sulla base di quanto appena esposto, annuncio con convinzione il mio voto favorevole e quello del MoVimento 5 Stelle (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale.

C'è una richiesta di intervento del relatore, a cui darei la parola. Onorevole Aresta, prego.

GIOVANNI LUCA ARESTA , Relatore. Grazie, Presidente. Insieme al sentito e doveroso ringraziamento agli uffici della Commissione difesa della Camera dei deputati, ma anche del Senato della Repubblica, mi sia consentito un particolare ringraziamento al sottosegretario di Stato per la Difesa, Giorgio Mule', ma anche ai colleghi che, con delega, lo hanno preceduto, in particolare, gli onorevoli Giulio Calvisi e Angelo Tofalo.

Mi sia consentito un ringraziamento anche e soprattutto all'intero comparto della difesa che, in questa legislatura - devo riconoscerlo - con atteggiamento collaborativo si è posto vantaggiosamente e favorevolmente nel confronto con il Parlamento.

Desidero ringraziare tutti i gruppi parlamentari anche per il confronto, per il dibattito a volte anche aspro in Commissione. Lo abbiamo sentito, con il voto odierno acquisiamo un maggiore diritto di civiltà per il nostro ordinamento.

(Votazione finale ed approvazione – A.C. 875-B​)

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.

Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sulla proposta di legge n. 875-B: "Norme sull'esercizio della libertà sindacale del personale delle Forze armate e delle Forze di polizia a ordinamento militare, nonché delega al Governo per il coordinamento normativo" (Approvata dalla Camera e modificata dal Senato).

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 22) (Applausi).

I gruppi mi hanno chiesto, in via informale, di avere 30 minuti di sospensione, per verificare il prosieguo del programma. Se non ci sono obiezioni, sospendo quindi la seduta, che riprenderà alle ore 18,15.

La seduta, sospesa alle 17,45, è ripresa alle 18,15.

PRESIDENTE. La seduta è ripresa.

Sui lavori dell'Assemblea.

PRESIDENTE. Secondo le intese intercorse, interrompiamo a questo punto i nostri lavori, dovendosi intendere rinviati alla seduta di domani gli ulteriori argomenti iscritti all'ordine del giorno della seduta odierna.

Sempre secondo le medesime intese, sarà iscritto quale primo argomento all'ordine del giorno della seduta di domani, giovedì 21 aprile, il seguito dell'esame del disegno di legge n. 2681-A in materia di riforma dell'ordinamento giudiziario.

Per quanto riguarda, poi, l'andamento dei lavori della seduta di domani, le votazioni si svolgeranno dalle ore 9,30 alle ore 13,30 e dalle ore 14,30 alle ore 18,30.

Avverto che nell'allegato A al resoconto stenografico della seduta odierna sarà pubblicata l'organizzazione dei tempi per il seguito dell'esame della proposta di legge n. 1059-A/R, recante modifica all'articolo 71 del codice del Terzo settore, di cui al decreto legislativo 3 luglio 2017, n. 117, in materia di compatibilità urbanistica dell'uso delle sedi e dei locali impiegati dalle associazioni di promozione sociale per le loro attività (Vedi l'allegato A).

Interventi di fine seduta.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Sportiello. Ne ha facoltà.

GILDA SPORTIELLO (M5S). Grazie, Presidente. Oggi intervengo, in quest'Aula, per ricordare una persona che è scomparsa pochissimi giorni fa, Francesca Menna (scusate, ma è difficile). Francesca è stata una consigliera comunale del MoVimento 5 Stelle e ci ha resi orgogliosi di appartenere alla sua stessa forza politica. È stata, poi, assessora nella nostra città e candidata alle ultime elezioni. Lei era capace di fare una politica con la “p” maiuscola. Io credo che ci sarebbe bisogno moltissimo di persone della sua vastissima cultura, del suo senso delle istituzioni, della capacità di lavorare con tutti, per raggiungere un bene più alto.

Lei era una docente universitaria, era una donna delle istituzioni e chiunque l'abbia incontrata oggi sente un profondo senso di gratitudine, per averla conosciuta. Infatti, a parte il nostro dolore, il mio rammarico è per chi non ha avuto il piacere di conoscere Francesca, perché ha lasciato e ha seminato tantissimo nella vita di ognuno. A lei dobbiamo il fatto che oggi Napoli sia anche una città migliore, grazie alla sua azione. È riuscita, in un momento difficile per l'amministrazione, a mettere in piedi la prima casa delle culture e dell'accoglienza LGBTQI+. In un momento difficile per l'amministrazione, è stata la prima casa a compartecipazione comunale, in Italia. Lei è riuscita a mettere al centro di una visione estremamente complessa della realtà sempre e soltanto la relazione.

Io credo che persone come Francesca oggi le ricordiamo perché vogliamo farlo e perché il loro passaggio è un passaggio che ha reso sicuramente migliore la nostra società, ma persone come lei restano e vengono ricordate a prescindere, per tutto quello che hanno dato, nella loro vita. Quindi, noi Francesca la ricorderemo sempre, e vorrei che la ricordassimo tutti (Applausi).

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Sportiello. La Presidenza si associa alle sue parole di cordoglio. Ha chiesto di parlare l'onorevole Sarli. Ne ha facoltà.

DORIANA SARLI (MISTO-M-PP-RCSE). Grazie, Presidente. Anch'io qui, oggi, in quest'Aula, voglio ricordare Francesca Menna, la professoressa Francesca Menna, docente veterinario alla “Federico II” di Napoli, che è scomparsa prematuramente, il 16 aprile scorso. Il suo impegno sociale e politico, come è stato ricordato, l'ha vista consigliera comunale al comune di Napoli e assessore alle pari opportunità, incarichi che lei ha svolto con grande passione, oltre che con grande professionalità.

Ma io sono qui anche per ricordare la cara amica, la compagna di tante battaglie del meetup di Napoli e la collega veterinaria, che, con il suo impegno e il suo amore per gli animali, ha contribuito in maniera determinante a portare la pet therapy in ambito istituzionale e ospedaliero. È anche grazie a lei, se a questo percorso di cura è stato riconosciuto un grande valore scientifico. Nel 2018, come coordinatrice del master di secondo livello in zooantropologia sanitaria, per gli interventi assistiti degli animali, si è impegnata con tutta se stessa, per dare a questa disciplina un carattere altamente professionalizzante. Nel 2020 è stata audita in Commissione affari sociali e ha fornito un contributo prezioso, per la risoluzione approvata. Francesca lascia un vuoto incolmabile nella famiglia, nel lavoro, in tutti noi amici; ma, almeno, abbiamo avuto il privilegio di averla potuta avere accanto (Applausi).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Papiro. Ne ha facoltà.

ANTONELLA PAPIRO (M5S). Grazie, Presidente.

PRESIDENTE. Onorevole Papiro, può cambiare microfono, perché non si sente bene.

ANTONELLA PAPIRO (M5S). Sì, certo. Presidente, l'episodio avvenuto due giorni fa alla stazione di Genova “Piazza Principe” è di una gravità inaudita. Secondo la ricostruzione, a 27 passeggeri facenti parte dell'Associazione genitori e persone con sindrome di Down di Milano, che avevano regolarmente prenotato e pagato il proprio posto sul treno regionale Genova-Milano, in ritardo poiché oggetto di alcuni atti vandalici e già notevolmente ammassato di passeggeri, è stato impedito il diritto di prendere i propri posti, poiché questi ultimi erano stati occupati da un gruppo di turisti, nonostante i cartelli affissi. Un fatto grave, nei confronti di passeggeri provvisti di un titolo di viaggio e regolare prenotazione, passeggeri che, prima di tutto, ricordo essere persone con dei diritti, indipendentemente dalla loro disabilità, come giustamente ha fatto notare anche la presidente della stessa associazione.

Al grave episodio si è poi tentato di porre rimedio con l'organizzazione di un bus, che li avrebbe portati alla propria destinazione. Ma non è questo il punto. Mi chiedo se sia normale, in un Paese civile, assistere a determinati episodi, dove non si riescono ancora a gestire situazioni impreviste e - consentitemi - anche quelle che ormai rappresentano l'ordinario. Sottolineo che i turisti, nonostante i tentativi da parte di agenti della Polfer e operatori, non hanno in alcun modo ceduto nel lasciare il proprio posto, appellandosi, vergognosamente, alla convinzione di averne altrettanto diritto. Quello che chiedo, Presidente, è che venga fatta luce sull'episodio, distribuendo le giuste responsabilità, responsabilità che vadano oltre i lavoratori che, il più delle volte, sono costretti a subire le conseguenze di situazioni ingestibili, senza avere garantite le condizioni adeguate per farlo, anche per contrastare chi, come in questo caso, dovrebbe imparare le ordinarie regole di civile convivenza e di rispetto.

Che questo episodio possa essere di insegnamento, per far capire cosa è giusto pretendere da un Paese in linea con i principi di diritto e di umanità (Applausi).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole De Lorenzis. Ne ha facoltà.

DIEGO DE LORENZIS (M5S). Grazie Presidente. Con riferimento alla proposta di nomina n. 109, trasmessa dal Parlamento ai sensi della legge n. 14 del 1978, assegnata alla Commissione trasporti in data 15 marzo, rileviamo che lo statuto dell'ente Aero Club d'Italia, approvato con DPR n. 53 del 2013, all'articolo 21, afferma che il presidente dell'ente viene nominato con DPCM, su proposta del Ministro delle Infrastrutture e dei trasporti, di concerto con il Ministro della Difesa, del Ministero dell'Interno e con il Ministro dell'Economia e delle Finanze.

Esaminata la documentazione inviata dal Governo all'attenzione della IX Commissione, non risulta espresso il nulla osta della nomina del Ministero della Difesa che, al contrario, esprime dubbi sulla legittimità dell'incarico da assegnare.

Il Governo, su questo, nulla dice circa il superamento delle posizioni del Ministero della Difesa. L'Avvocatura di Stato ha reso un parere, evidenziando che l'eventuale provvedimento governativo di nomina - concludo Presidente - potrebbe essere impugnato dagli aventi diritto, attesa l'eventuale illegittimità per la non conformità dello Statuto alle disposizioni di legge.

La nomina dell'architetto Leoni a Presidente dell'ente sarebbe infatti contra legem, a causa del numero di mandati dello stesso ruolo già svolti dal medesimo architetto Leoni. Ciononostante, Presidente, la Presidenza del Consiglio dei Ministri…

PRESIDENTE. La ringrazio onorevole.

DIEGO DE LORENZIS (M5S). Presidente, concludo. Chiedo alla Presidenza della Camera di non procedere all'esame di tale atto di nomina e, in forza delle criticità espresse, di acquisire dal Governo ulteriori elementi di chiarezza (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Trizzino. Ne ha facoltà.

GIORGIO TRIZZINO (MISTO-A-+E-RI). Grazie Presidente, vorrei ricordare che, 75 anni fa, era proprio il 20 aprile del 1947, i siciliani furono chiamati alle urne per eleggere la loro prima assemblea regionale siciliana, dopo 131 anni dalla chiusura della stessa Assemblea da parte del re Ferdinando di Borbone. Si trattava di un sogno che in tanti, intellettuali e cittadini, avevano coltivato, considerando l'autonomia l'unico strumento per sanare quelle ferite che aveva impartito alla Sicilia l'unità d'Italia. Votò l'80 per cento dei siciliani e questo perché proprio i siciliani credevano in quella consultazione elettorale che Giuseppe Alessi, primo presidente della regione siciliana, aveva definito l'alba di una nuova era, che avrebbe consentito alla Sicilia di rimettersi in cammino e guardare, a testa alta, al futuro. Fu proprio La Loggia, il Presidente della regione che definì questa questione fondamentale per la rinascita della Sicilia. La condizione delle regioni del Sud è, ancora oggi, una questione nazionale, un dovere inderogabile della nostra collettività.

Per concludere, le differenze economiche, strutturali e sociali tra il Nord e il Meridione non sono più ammissibili e la rinascita del Sud e della Sicilia è l'unica via da percorrere per garantire all'intero Paese di competere allo stesso livello con gli altri Paesi europei (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Azione-+Europa-Radicali Italiani).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Miceli. Ne ha facoltà.

CARMELO MICELI (PD). Grazie, signor Presidente. Da giorni, tiene banco la vertenza degli ex lavoratori Almaviva, una vertenza ITA-Covisian che, oggi, ha registrato l'ennesima pagina nera.

Nei giorni scorsi, Covisian ha comunicato l'avvenuto licenziamento dei lavoratori ex Almaviva e, da allora, gli ex lavoratori di Palermo e Rende sono ripiombati nel buio.

Ieri, a Palermo, una città intera si è mobilitata per manifestare il giorno prima del tavolo al Ministero del Lavoro e oggi, al tavolo del Ministero del Lavoro, ci si aspettava che le parti, Covisian e ITA, offrissero una soluzione; invece, si apprende che ITA decide di non partecipare al tavolo. Quella stessa società, che esiste per volere di questo Parlamento e di questo Governo, che trae la sua origine dai fondi dello Stato, oggi, dopo essersi definita parte lesa, decide di non partecipare al tavolo e di offrire una spiegazione nella quale si ritiene, ancora una volta, persona offesa e parte lesa da Covisian.

Vorrei che, per suo tramite, Presidente, giungesse, intanto, ai Presidenti delle Commissioni lavoro e trasporti un invito a convocare immediatamente i vertici di ITA Airways e di Covisian per spiegare nella sede parlamentare la ragione della disattesa partecipazione al tavolo. Vorrei, altresì, che al Governo giungesse la nostra richiesta di obbligare ITA a offrire soluzioni alternative che siano il riconoscimento dell'impossibilità, dell'incapacità di Covisian di rispettare i patti - e, quindi, la richiesta di un nuovo call center in grado di assorbire tutti i lavoratori, anche quelli che non erano stati momentaneamente assunti da Covisian -, oppure un processo di internalizzazione.

Infine, Presidente, per suo tramite, vorremmo che giungesse ai vertici di Covisian e, in particolare, di ITA - e concludo - un avvertimento: non consentiremo a nessuno di continuare ad immaginare di poter fare profitto con i fondi dei contribuenti e, soprattutto, sulla pelle dei lavoratori (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Cavandoli. Ne ha facoltà.

LAURA CAVANDOLI (LEGA). Grazie, Presidente. Il mio intervento oggi è per richiamare l'attenzione su quelle famiglie e su quei nuclei genitoriali, anche monogenitoriali, che ancora oggi non percepiscono l'assegno unico universale. L'INPS, a fine marzo, dichiarava che ben 2 milioni di famiglie avrebbero percepito l'assegno unico entro fine marzo. Nel contempo, le buste paga sono diventate più snelle, senza le detrazioni e senza gli assegni per il nucleo familiare. Ebbene, ci sono delle famiglie - e sono tante, Presidente - che ancora non lo ricevono ed è trascorso più di un mese da quando c'è stata la denuncia dell'INPS. Richiamo l'attenzione di quest'Aula proprio perché ci sia più attività da parte dell'INPS e più speditezza, perché queste famiglie hanno bisogno di questo incremento.

Siamo in un periodo di crisi, spesso alcune famiglie hanno solamente uno stipendio e non riescono veramente a dare da mangiare ai propri figli. Quindi, chiedo che l'Aula si impegni in modo che l'INPS valuti velocemente le domande che sono tante; su 3 milioni di domande, 2 milioni sono state esaminate, ma capiamo bene che un milione di domande è ancora da evadere e ci sono veramente tanti bambini e tante famiglie che hanno bisogno di questo assegno unico universale (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Montaruli. Ne ha facoltà.

AUGUSTA MONTARULI (FDI). Grazie Presidente, soprattutto per avermi dato questa possibilità di intervenire in coda. Solo per dare il cordoglio, da parte di Fratelli d'Italia, al MoVimento 5 Stelle, alla collega Sportiello e a tutti i colleghi campani del MoVimento 5 Stelle che vogliono ricordare la figura di Francesca Menna. Io non ho conosciuto personalmente Francesca Menna ma, per rispetto ad un partito che è presente in quest'Aula e in Parlamento e che ha una propria declinazione sui vari territori, crediamo sia necessario, anche a fronte delle lacrime della collega che umanamente mi fanno sentire a lei molto vicina, esprimere anche da parte nostra la vicinanza e tutto il nostro cordoglio (Applausi).

Ordine del giorno della prossima seduta.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.

Giovedì 21 aprile 2022 - Ore 9,30:

1. Seguito della discussione del disegno di legge:

Deleghe al Governo per la riforma dell'ordinamento giudiziario e per l'adeguamento dell'ordinamento giudiziario militare, nonché disposizioni in materia ordinamentale, organizzativa e disciplinare, di eleggibilità e ricollocamento in ruolo dei magistrati e di costituzione e funzionamento del Consiglio superiore della magistratura. (C. 2681-A​)

e delle abbinate proposte di legge: CECCANTI ed altri; CECCANTI ed altri; ZANETTIN ed altri; ROSSELLO; BARTOLOZZI e PRESTIGIACOMO; DADONE; COLLETTI ed altri; DADONE; POLLASTRINI ed altri; SISTO e MULE'; ZANETTIN e COSTA; COSTA; COSTA. (C. 226​-227​-489​-976​-989​-1156​-1919​-1977​-2233​-2517​-2536​-2691​-3017​)

Relatori: SAITTA e VERINI, per la maggioranza; VARCHI, di minoranza.

2. Seguito della discussione del testo unificato delle proposte di legge:

FERRARI ed altri; DEIDDA ed altri; GIOVANNI RUSSO ed altri; DEL MONACO ed altri; DEL MONACO ed altri; FERRARI ed altri: Disposizioni di revisione del modello di Forze armate interamente professionali, di proroga del termine per la riduzione delle dotazioni dell'Esercito italiano, della Marina militare, escluso il Corpo delle capitanerie di porto, e dell'Aeronautica militare, nonché in materia di avanzamento degli ufficiali. Delega al Governo per la revisione dello strumento militare nazionale. (C. 1870​-1934​-2045​-2051​-2802​-2993-A​)

Relatori: ARESTA e FERRARI.

3. Seguito della discussione del testo unificato delle proposte di legge:

FIANO ed altri; PEREGO DI CREMNAGO ed altri: Misure per la prevenzione dei fenomeni eversivi di radicalizzazione violenta, inclusi i fenomeni di radicalizzazione e di diffusione dell'estremismo violento di matrice jihadista. (C. 243​-3357-A​)

Relatore: FIANO.

4. Seguito della discussione della proposta di legge costituzionale:

MELONI ed altri: Modifiche alla parte II della Costituzione concernenti l'elezione diretta del Presidente della Repubblica. (C. 716-A​)

Relatori: BRESCIA, per la maggioranza; PRISCO, di minoranza.

5. Seguito della discussione delle mozioni Scerra ed altri n. 1-00586, Valentini ed altri n. 1-00610, Raduzzi ed altri n. 1-00620 e Lollobrigida ed altri n. 1-00632 concernenti iniziative in materia di disciplina di bilancio e governance economica dell'Unione europea .

6. Seguito della discussione delle mozioni Gadda ed altri n. 1-00573, Baldino ed altri n. 1-00611, Bonomo ed altri n. 1-00612, Bellucci ed altri n. 1-00619 e Gentile ed altri n. 1-00625 concernenti iniziative in materia di Servizio civile universale .

7. Seguito della discussione della proposta di legge costituzionale:

FORNARO ed altri: Modifica all'articolo 57 della Costituzione, in materia di base territoriale per l'elezione del Senato della Repubblica. (C. 2238-A​)

Relatore: FORNARO.

8. Seguito della discussione delle mozioni Lupi e Schullian n. 1-00540, Vianello ed altri n. 1-00545, Masi ed altri n. 1-00614 e Binelli ed altri n. 1-00628 concernenti iniziative in materia di energia nucleare di nuova generazione .

9. Seguito della discussione delle mozioni Cillis ed altri n. 1-00609, Incerti ed altri n. 1-00627, Meloni ed altri n. 1-00629, Viviani ed altri n. 1-00630 e Spena ed altri n. 1-00631 concernenti iniziative a sostegno del settore agroalimentare in relazione alla crisi ucraina .

10. Seguito della discussione delle mozioni Biancofiore ed altri n. 1-00557 e Maria Tripodi ed altri n. 1-00626 concernenti iniziative normative volte al ripristino della festività nazionale del 4 novembre per la celebrazione della Giornata dell'Unità nazionale e delle Forze armate .

11. Seguito della discussione della proposta di legge:

FOTI ed altri: Modifica all'articolo 71 del codice del Terzo settore, di cui al decreto legislativo 3 luglio 2017, n. 117, in materia di compatibilità urbanistica dell'uso delle sedi e dei locali impiegati dalle associazioni di promozione sociale per le loro attività. (C. 1059-A/R​)

Relatori: DEIANA, per la maggioranza; FOTI, di minoranza.

La seduta termina alle 18,35.

SEGNALAZIONI RELATIVE ALLE VOTAZIONI EFFETTUATE NEL CORSO DELLA SEDUTA

Nel corso della seduta sono pervenute le seguenti segnalazioni in ordine a votazioni qualificate effettuate mediante procedimento elettronico (vedi Elenchi seguenti):

nelle votazioni nn. 4, 7, 10 e 20 il deputato Miceli ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole;

nella votazione n. 13 il deputato Maschio ha segnalato che non è riuscito ad astenersi dal voto;

nella votazione n. 20 il deputato Gariglio ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole.

VOTAZIONI QUALIFICATE EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO

INDICE ELENCO N. 1 DI 2 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 13)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
1 Nominale Ris. Crippa D. e a. n. 6-221 465 429 36 316 407 22 54 Appr.
2 Nominale Ris. Torto e a. n. 6-220 467 467 0 234 412 55 54 Appr.
3 Nominale Pdl 875-B - articolo 1 331 215 116 108 215 0 91 Appr.
4 Nominale articolo 2 356 232 124 117 232 0 89 Appr.
5 Nominale articolo 3 383 255 128 128 254 1 87 Appr.
6 Nominale articolo 4 389 257 132 129 257 0 86 Appr.
7 Nominale articolo 5 385 255 130 128 254 1 86 Appr.
8 Nominale articolo 6 388 259 129 130 259 0 86 Appr.
9 Nominale articolo 7 391 261 130 131 261 0 86 Appr.
10 Nominale articolo 8 396 264 132 133 264 0 86 Appr.
11 Nominale articolo 9 395 264 131 133 264 0 86 Appr.
12 Nominale articolo 10 388 256 132 129 256 0 86 Appr.
13 Nominale articolo 11 390 262 128 132 262 0 86 Appr.

F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M = Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui é mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi é premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.

INDICE ELENCO N. 2 DI 2 (VOTAZIONI DAL N. 14 AL N. 22)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
14 Nominale articolo 12 398 267 131 134 267 0 86 Appr.
15 Nominale articolo 13 404 272 132 137 272 0 86 Appr.
16 Nominale articolo 14 403 271 132 136 271 0 86 Appr.
17 Nominale articolo 15 406 274 132 138 274 0 86 Appr.
18 Nominale articolo 16 409 276 133 139 276 0 86 Appr.
19 Nominale articolo 17 409 276 133 139 276 0 86 Appr.
20 Nominale articolo 19 404 272 132 137 272 0 86 Appr.
21 Nominale odg 9/875-B/2 402 400 2 201 33 367 85 Resp.
22 Nominale Pdl 875-B - voto finale 412 282 130 142 282 0 82 Appr.