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Resoconto dell'Assemblea

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XVIII LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 673 di mercoledì 6 aprile 2022

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE ROBERTO FICO

La seduta comincia alle 9,30.

PRESIDENTE. La seduta è aperta.

Invito la deputata segretaria a dare lettura del processo verbale della seduta precedente.

FEDERICA DAGA, Segretaria, legge il processo verbale della seduta di ieri.

PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.

(È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Baldelli, Battelli, Brescia, Butti, Casa, Cavandoli, Comaroli, Davide Crippa, De Maria, Delmastro Delle Vedove, Gebhard, Giachetti, Grande, Invernizzi, Liuni, Lupi, Maggioni, Marin, Mura, Paita, Pastorino, Perantoni, Andrea Romano, Schullian, Silli, Suriano, Tasso, Tateo e Zoffili sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.

I deputati in missione sono complessivamente 119, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna (Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna).

Preavviso di votazioni elettroniche (ore 9,35).

PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.

Sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare sull'ordine dei lavori la deputata Simona Suriano. Ne ha facoltà.

SIMONA SURIANO (MISTO-M-PP-RCSE). Grazie, Presidente. Chiedo, per il suo tramite, l'intervento del Ministro del Lavoro e delle politiche sociali, Orlando, per riferirci su quali siano le sue intenzioni in merito ai navigator. Dal 29 marzo - ossia dalla promessa del Ministro di convocare, entro le 48 o le 72 ore, un tavolo con i sindacati - ancora oggi non ci è stata data alcuna risposta. Si tratta di quasi 2.000 persone qualificate e laureate che hanno svolto un lavoro importante in questi tre anni e in relazione alle quali il Ministro non dà una chiara risposta su quale sarà il loro futuro. Sappiamo che il 30 aprile scadranno i loro contratti e, ad oggi, il Ministro del Lavoro e delle politiche sociali ancora non ha dato una risposta su quale sarà l'impiego di queste persone. Quindi, chiedo, per il suo tramite, che il Ministro venga a riferire su quale sia l'intenzione del Governo nei confronti di questa ulteriore categoria di lavoratori, se si vuole creare un'altra sacca di precariato pubblico o se si vuole adottare una soluzione e mettere a sistema queste persone che comunque - vista la carenza di personale nei centri per l'impiego - sicuramente potrebbero essere utilizzate per rinforzare questi centri. Potrebbero essere, infatti, risorse utilizzabili e sfruttabili dal nostro Paese. Pertanto, chiedo che il Ministro venga a riferire, quanto prima, anche per sapere che fine faranno queste persone dal 30 aprile (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Manifesta, Potere al Popolo, Partito della Rifondazione Comunista-Sinistra Europea).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Rizzetto. Ne ha facoltà.

WALTER RIZZETTO (FDI). Grazie, Presidente. Intervengo sul medesimo argomento, visto che abbiamo anche il sottosegretario qui in Aula, che non si occupa esattamente di lavoro ma è chiaro che fa sempre parte del Governo. Sono d'accordo con la collega che ha appena parlato, Presidente. Dobbiamo dircelo, si tratta di una categoria di lavoratori, quella dei navigator, il cui utilizzo, in un primo momento, una certa parte politica aveva anche contestato, che è stata però abbandonata dal Governo, soprattutto, nello specifico, dall'allora e dall'attuale Ministro del Lavoro e delle politiche sociali. Sono stati illusi e abbandonati rispetto ad un progetto che avrebbe dovuto stravolgere le sorti del mercato del lavoro nel nostro Paese; così non è stato. Quando la collega, per suo tramite, parla di centri per l'impiego, ricordiamoci, Presidente, che ad oggi questi centri non funzionano, perlomeno non funzionano tutti. Ci sono decine di proposte di legge per la riorganizzazione dei centri pubblici per l'impiego che attualmente costano tra i 600 e i 700 milioni di euro all'anno, con probabili procedure di infrazione da parte dell'Europa per il non allineamento agli standard europei. Tanto per essere chiari, e per fare l'esempio classico, nella grande Germania ci sono quasi 100 mila dipendenti nei centri per l'impiego; in Italia i centri per l'impiego godono di circa 9 mila o 10 mila persone, di 9 mila o 10 mila posizioni molto spesso con un contratto a tempo determinato e quindi non incisive nel loro lavoro. È altrettanto chiaro che il combinato disposto dei centri per l'impiego, che non funzionano, e della crisi di circa 2 mila navigator non fa altro che gettare nell'oscurità più completa quella che doveva essere una posizione propedeutica alla ricerca di un posto di lavoro, o quanto meno a qualcosa del genere. Quindi, anche noi chiediamo, Presidente, che il Ministro del Lavoro e delle politiche sociali quantomeno si esprima rispetto al tema, poiché oggi una categoria di lavoratori, che è diventata tale da qualche anno, evidentemente non ha notizie rispetto al proprio futuro. In un momento drammatico, come quello di oggi, non possiamo permetterci che una platea così ampia, con delle peculiarità e con delle eccellenze sicuramente importanti, venga presa e gettata a mare semplicemente perché un passaggio politico, meramente mediatico, l'aveva inserita in questo contesto.

Ciò per fare, Presidente, un po' di campagna elettorale per poi abbandonarli durante il cammino (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Barzotti. Ne ha facoltà.

VALENTINA BARZOTTI (M5S). Grazie, signor Presidente. Chiedo anch'io che il Ministro Orlando e il Ministro Brunetta vengano a riferire in quest'Aula sulla questione navigator, una questione che al Movimento 5 Stelle interessa moltissimo. Siamo molto, molto preoccupati per le sorti di questi lavoratori che, ricordiamoci, sono giovani professionisti formati, preparati, volenterosi e che credono di poter contribuire a migliorare le politiche attive di questo Paese.

Noi ci siamo stati sempre: la scorsa settimana eravamo sotto il Ministero del Lavoro insieme a loro a manifestare per chiedere attenzione e per chiedere che ci sia chiarezza sul loro futuro occupazionale.

Ricordiamoci che questi giovani si sono mossi, si sono trasferiti in varie parti d'Italia per lavorare e collaborare con i centri per l'impiego e che quindi questa loro assoluta precarietà li porta a dover fare inevitabilmente delle valutazioni sulla loro quotidianità e sul loro futuro. Ci sono persone che mi chiamano e chiedono: “Cosa dobbiamo fare? Dobbiamo tornare a casa nostra? Magari dall'altra parte d'Italia perché non sappiamo domani dove dobbiamo stare e come possiamo continuare a lavorare”. Quindi, questa dei navigator, è veramente un'emergenza ed io, Presidente, le chiedo di sollecitare l'intervento del Ministro Brunetta e del Ministro Orlando per venire a riferire qui in Parlamento (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Zangrillo. Ne ha facoltà.

PAOLO ZANGRILLO (FI). Grazie, Presidente. All'epoca del decreto sul reddito di cittadinanza fui, con il mio partito, tra i più critici nel commentare quel provvedimento, soprattutto per la parte relativa alle politiche attive del lavoro. E ricordo come, in Commissione lavoro, l'allora presidente di ANPAL, l'italo-americano Parisi, descrisse i navigator come una sorta di avatar che, grazie ad un algoritmo inventato dal professore americano, avrebbero risolto il problema del match tra offerta e domanda di lavoro.

Ora, era evidente, fin da allora, che si stava raccontando una storia, una narrazione onirica che non aveva nulla a che fare con la realtà italiana. Ora, però, stiamo parlando di fatti, di fatti reali. Quindi, passiamo dalle narrazioni oniriche ai fatti reali, e i fatti reali sono che abbiamo 3 mila giovani, 3 mila persone - diventate poi, nel tempo, 2 mila perché alcuni hanno trovato lavoro - che adesso si trovano in una situazione imbarazzante perché nessuno è stato in grado di dar loro una risposta e di descrivere una prospettiva per il loro futuro.

Io sono stato estremamente critico nei confronti dei navigator nel corso di questi anni, però sono il primo a riconoscere che queste persone si sono impegnate con lealtà, con determinazione e con professionalità per cercare di dare un contributo.

Tuttavia, per dare un contributo nel mestiere che avrebbero dovuto svolgere occorre essere inseriti in un'organizzazione che funziona. Oggi, i centri per l'impiego italiani sono strutture che non funzionano e che necessitano di una rivisitazione dal punto di vista degli obiettivi, dal punto di vista della disponibilità di capitale umano adeguato, dal punto di vista delle strutture informatiche di cui necessitano per poter operare all'interno del territorio, dal punto di vista della capacità di dialogare con le regioni. Per tale ragione, io mi aggiungo agli altri colleghi che sono intervenuti prima di me per richiedere un intervento del Ministro del Lavoro, il quale ci deve spiegare che intenzioni ha il Governo per affrontare un tema che è vieppiù fondamentale e vieppiù importante per il futuro del nostro Paese. E sto parlando delle politiche attive del lavoro: andiamo incontro ad una stagione molto complessa e credo che il Ministro Orlando qualche commento, qualche pensiero su quello che sta accadendo ce lo deve (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Foti. Ne ha facoltà.

TOMMASO FOTI (FDI). Mi scusi, Presidente, esco dall'argomento in discussione per sottoporre alla sua attenzione - e sono lieto di poterlo fare direttamente - la vicenda dell'Atto Camera 3495, meglio noto come decreto-legge “Energia”. Mi consta che lei avesse scritto una lettera ai presidenti di Commissione nella quale si sollecitava un esame del provvedimento tale da consentirne il trasferimento nell'altro ramo del Parlamento in tempi congrui affinché quest'ultimo, se del caso, potesse anche modificare il nostro parere, consentendo un'eventuale terza lettura. Ora, io non entro nel merito della sua lettera che, posso dire, condivido negli auspici, pur non avendola letta, ma penso che tra la teoria e la pratica ci sia un punto di equilibrio che si è fatalmente rotto nell'esame di questo decreto. Infatti, Presidente, noi abbiamo iniziato l'esame del provvedimento il 9 marzo, quindi in tempi molto consoni, atteso che il decreto-legge è del 1° marzo. Abbiamo accettato, in prima battuta, che gli emendamenti dovessero essere presentati entro le ore 15 di mercoledì 16 marzo, termine poi differito, per volere della maggioranza, al venerdì successivo, alle ore 10. Poi, abbiamo accettato che, nella settimana successiva, non si votasse o che si iniziasse l'esame del provvedimento sui singoli articoli. Ma vede, Presidente, noi da qualche giorno - direi da almeno dieci giorni - puntualmente riceviamo degli aggiornamenti della Commissione che posticipano l'inizio dell'esame degli emendamenti a un giorno piuttosto che un altro, piuttosto che un altro.

Questa settimana l'esame del provvedimento era previsto ieri mattina dalle ore 11, poi è stato annullato. Ieri sera, alle 19,35, è arrivato un messaggio della Commissione, convocata per l'esame degli emendamenti oggi alle ore 18. Faccio presente che, evidentemente, c'è qualcuno che è meglio del mago Otelma, perché non si è mai visto convocare una Commissione che deve iniziare le votazioni in pendenza dei lavori d'Aula! Tutt'al più, si può convocare alla fine della seduta pomeridiana o antimeridiana, ma sicuramente non si può mettere un orario quando la Conferenza dei capigruppo ha stabilito un programma d'Aula che, alle ore 18 di oggi, prevede o prevedrebbe, comunque, che si svolgano i lavori. Allora, Presidente, noi abbiamo convenuto - lei lo saprà perché presiedeva la Conferenza dei capigruppo - di posticipare l'esame del decreto-legge in Aula da quando era fissato per la fine di marzo, al prossimo lunedì del mese di aprile, ma ci sono dei limiti. Non si può posticipare di 14 giorni l'esame di un provvedimento se ciò significa che il provvedimento, per quanto riguarda la fase emendativa, sia esaminato dalla Commissione negli ultimi due giorni, facendo notte e con scuse che io mi rifiuto di accogliere. Infatti, signor Presidente, non è possibile che si dica “non abbiamo ancora i pareri del Governo”, dopo oltre un mese dall'emanazione del decreto-legge (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)! Io non ci credo e, se è così, vogliamo che il Ministro per i Rapporti con il Parlamento ce lo venga a dire in quest'Aula. Una cosa mi pare certa e mi dispiace se potrà dar fastidio a qualcuno; ho cercato di utilizzare un linguaggio molto parlamentare, ma la vicenda autorizzerebbe il turpiloquio, perché non è possibile esaminare decreti in questo modo, tra l'altro, mi sia consentito di dirlo, con una maggioranza bulgara.

In fin dei conti, il tutto si sarebbe dovuto ridurre ai 47 emendamenti del gruppo Fratelli d'Italia, quello doveva essere il problema su cui pronunciarsi, perché per tutto il resto mi pare che vi sia una corrispondenza d'amorosi sensi tra Governo e maggioranza al punto che ci troveremo poi alla fine una serie di emendamenti dei relatori dettati dal Governo (Applausi dei deputati del gruppo di Fratelli d'Italia).

Allora, signor Presidente, la maggioranza è arrogante, il Governo, a quanto pare, è latitante, vorremmo sapere da lei, come Presidente della Camera, come intenda tutelare i diritti dei parlamentari, sia dell'opposizione sia della maggioranza, che hanno il diritto di esaminare questo decreto non alle 5 di mattina, tra un caffè un cappuccino e una brioche appena sfornata (Applausi dei deputati del gruppo di Fratelli d'Italia)

PRESIDENTE. Non essendo ancora decorso il termine di preavviso previsto per le votazioni con il procedimento elettronico, sospendo la seduta fino alle ore 9,55.

La seduta, sospesa alle 9,50, è ripresa alle 10.

PRESIDENTE. La seduta è ripresa. Rispetto all'intervento del deputato Foti, parlerò e riferirò al Ministro per i Rapporti col Parlamento e chiederò di avere, sempre nel più breve tempo possibile, i pareri, in modo da poter far lavorare la Commissione nei tempi giusti.

Seguito della discussione del disegno di legge: S. 2533 - Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 17 febbraio 2022, n. 9, recante misure urgenti per arrestare la diffusione della peste suina africana (PSA) (Approvato dal Senato) (A.C. 3547​).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge, già approvato dal Senato, n. 3547: Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 17 febbraio 2022, n. 9, recante misure urgenti per arrestare la diffusione della peste suina africana (PSA).

Ricordo che nella seduta del 5 aprile si è conclusa la discussione generale e la relatrice e il rappresentante del Governo hanno rinunciato ad intervenire in sede di replica.

(Esame dell'articolo unico - A.C. 3547​)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 1 del disegno di legge di conversione e degli emendamenti riferiti agli articoli del decreto legge (Vedi l'allegato A).

Le Commissioni I (Affari costituzionali) e la V (Bilancio) hanno espresso i prescritti pareri che sono in distribuzione (Vedi l'allegato A).

Informo l'Assemblea che, in relazione al numero di emendamenti presentati, la Presidenza applicherà l'articolo 85-bis del Regolamento, procedendo in particolare a votazioni per principi o riassuntive, ai sensi dell'articolo 85, comma 8, ultimo periodo, ferma restando l'applicazione dell'ordinario regime delle preclusioni e delle votazioni a scalare.

A tal fine, la componente politica Misto-Manifesta, Potere al Popolo, Partito della Rifondazione Comunista­Sinistra Europea del gruppo Misto è stata invitata a segnalare gli emendamenti da porre comunque in votazione.

Se nessuno chiede di intervenire sul complesso degli emendamenti, invito la relatrice ed il rappresentante del Governo ad esprimere il parere sugli emendamenti segnalati per la votazione. Colleghi, per favore, un po' di silenzio.

SARA FOSCOLO , Relatrice. Grazie, Presidente. Per quanto riguarda l'articolo 1, sugli emendamenti 1.3 Caretta, 1.4 e 1.8 Sarli, 1.10 Caretta, 1.11 Sarli, 1.13 e 1.14 Caretta, 1.100 Sapia, 1.15 Ciaburro, 1.16 Caretta, 1.17 e 1.19 Sarli, 1.20, 1.22, 1.23 e 1.24 Ciaburro, 1.25 Sarli, 1.27 Ciaburro, nonché sull'articolo aggiuntivo 1.01 Caretta, c'è un invito al ritiro o parere contrario.

Per quanto riguarda l'articolo 2, sugli emendamenti 2.1 e 2.2 Ciaburro, 2.3 e 2.4 Caretta, 2.6 e 2.7 Ciaburro, c'è un invito al ritiro o parere contrario.

PRESIDENTE. Il Governo?

ANDREA COSTA, Sottosegretario di Stato per la Salute. Parere conforme.

PRESIDENTE. Passiamo all'emendamento 1.3 Caretta. Ha chiesto di parlare la deputata Ciaburro. Ne ha facoltà.

MONICA CIABURRO (FDI). Grazie, Presidente. Questo emendamento, come poi tutti quelli a seguire, chiedono sostanzialmente di puntualizzare determinati aspetti inseriti all'interno di questa conversione in legge del decreto, affinché sia più efficace ed efficiente l'operazione di prevenzione ed eradicazione della malattia. In questo caso specifico, chiediamo che le parole: “esclusivamente connessi ai fini del contenimento della peste suina africana” siano espunte, perché dobbiamo distinguere bene quella che è l'azione in essere su quelle che sono le zone rosse, quindi già contaminate, da quella che è l'azione preventiva che bisogna esercitare al di fuori di queste aree. Un po' quella che avrebbe dovuto essere l'azione prima che comparisse, quel 7 gennaio, il primo caso di peste suina, con riferimento al quale, ahimè, purtroppo è sotto gli occhi di tutti, non si è intervenuti prontamente, nonostante Fratelli d'Italia, da più di due anni, con numerosi atti parlamentari abbia sollecitato l'azione dell'Esecutivo con misure che potessero anticipare e prevenire la possibile comparsa della peste suina africana.

In questo contesto, con questo emendamento noi chiediamo di distinguere l'azione ordinaria dei piani di gestione della specie cinghiale dai piani di eradicazione e di controllo del cinghiale, i quali, ovviamente, devono consistere in un'attività volta, con lo sguardo in avanti, ad anticipare tutto quello che potrebbe succedere in quelle aree che oggi non sono rosse e compromesse ma che potrebbero diventarlo. Una semplice recinzione non fa da scudo alla malattia affinché non possa uscire, perché sappiamo benissimo tutti quanto sia contagiosa: basta un semplice contatto, o un pelo, o qualsiasi tipo di materiale organico del cinghiale infetto per trasmettere la malattia agli altri animali. Dobbiamo fare in modo che ciò non si verifichi e con questo emendamento chiediamo un'attenzione anche a questa distinzione tra le due tipologie di piani.

Quindi, chiediamo all'Aula di rivedere il parere del Governo e della Commissione e di mettersi in un'ottica di lungimiranza anticipatoria rispetto all'azione politica di questo Esecutivo, nell'interesse del nostro comparto suinicolo, del nostro turismo, delle nostre aziende e delle nostre filiere agroalimentari che ci rendono orgogliosi di quello che producono, con le loro carni e la loro trasformazione, ma che stiamo inginocchiando e mettendo a dura prova (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Caretta. Ne ha facoltà.

MARIA CRISTINA CARETTA (FDI). Grazie, Presidente. Bisogna fare un'analisi anche sul perché si è arrivati sin qui, oggi, con un provvedimento d'urgenza, un provvedimento che arriva praticamente bloccato dal Senato. Da quel che si evince, sono stati dati pareri contrari, sia in Commissione sia oggi in Assemblea, a tutti gli emendamenti che erano volti a migliorare la situazione attuale. Arriviamo qui proprio perché abbiamo dato ascolto a tutti quei movimenti del “no a tutto”, a tutti quei movimenti che vogliono imbalsamare il nostro territorio e non lo vogliono gestire. Giustamente, come è stato ricordato dalla collega Ciaburro, avevamo già, come Fratelli d'Italia, presentato una risoluzione in Commissione proprio per prevenire questa pandemia della peste suina africana. Come si faceva a prevenirla? Bastava semplicemente una gestione. Quello che proponiamo oggi, con questo emendamento, è dire che va bene l'eradicazione della diffusione della PSA all'interno delle zone rosse…

PRESIDENTE. Concluda.

MARIA CRISTINA CARETTA (FDI). …ma la politica deve avere il coraggio di intervenire al di fuori di queste zone rosse per gestire il cinghiale (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Se non ci sono altri interventi, passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.3 Caretta, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 1).

Passiamo all'emendamento 1.4 Sarli, sul quale c'è un invito al ritiro.

Ha chiesto di parlare deputata Sarli. Ne ha facoltà.

DORIANA SARLI (MISTO-M-PP-RCSE). Grazie, Presidente. Quello che noi vorremmo comprendere è se l'obiettivo di questo decreto è contrastare una malattia infettiva che interessa il comparto suinicolo o liberalizzare una mattanza di cinghiali in tutto il territorio italiano. Questa è una situazione che da tempo noi viviamo, l'abbiamo vissuta molto in Commissione con tutti i provvedimenti che vengono presentati. Tra l'altro, si confonde la caccia con la gestione della fauna selvatica e non si ascolta neanche il parere dell'ISPRA in maniera chiara. L'ISPRA non ha mai dato un parere negativo ai piani di abbattimento presentati dalle regioni ma spesso le regioni non sono in grado di presentarli, non sono in grado di censire gli animali sul proprio territorio e questa non è una mancanza dell'ISPRA ma è una mancanza delle regioni.

Il nostro emendamento tendeva a chiedere di circoscrivere il prelievo dei cinghiali solo nei territori in cui fosse individuata e circoscritta un'area infetta da peste suina africana, con un dispositivo mirato veramente a circoscrivere la malattia. L'ISPRA ha anche detto, in audizione, che non è la densità degli animali, in questo caso dell'animale selvatico, ad incidere sulla diffusione del virus, riferendosi a tutto il territorio italiano. In questo provvedimento non abbiamo dato neanche un input alle aziende suinicole che hanno una densità di maiali tale da non rispettare neanche il minimo delle condizioni del benessere animale e nelle quali, effettivamente, per le condizioni in cui vivono gli animali e per il numero di capi presenti, un virus si diffonde rapidamente. Quindi, è necessario dare molta più importanza alle tecniche di biosicurezza, di prevenzione e, soprattutto, circoscrivere le modalità di abbattimento esclusivamente alle aree infette sottoposte a sorveglianza sanitaria (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Manifesta, Potere al Popolo, Partito della Rifondazione Comunista-Sinistra Europea).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Caretta. Ne ha facoltà.

MARIA CRISTINA CARETTA (FDI). Grazie, Presidente. Per suo tramite, vorrei spiegare alla collega che è appena intervenuta che qui, oggi, il provvedimento non parla di caccia ma parla di gestione (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia), di gestione del cinghiale. Sono due cose completamente diverse. La gestione deve essere fatta su tutto il territorio e deve essere fatta con l'approvazione di determinati piani. Mi permetto anche di ricordare che l'ISPRA, l'Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale, ha spiegato molto bene, tramite il suo direttore responsabile della fauna selvatica, che l'unico metodo per riuscire a gestire il cinghiale è il prelievo. Mi rendo conto che una parte del mondo animalista e ambientalista chiede che ci sia non il prelievo ma la sterilizzazione. Tuttavia, ISPRA ha spiegato in maniera scientifica che non è possibile gestire il cinghiale attraverso la sterilizzazione e che, quindi, l'unico metodo che rimane è quello proprio di una gestione del cinghiale. Se provvediamo ad attuare la gestione solo all'interno delle zone rosse, riusciamo a bloccare il diffondersi della pandemia solo in quell'area; se, invece, attraverso l'approvazione dei piani di controllo del cinghiale, preleviamo e controlliamo numericamente la specie anche al di fuori delle zone rosse, riusciamo ad arginare il problema che non è da poco, perché - come è stato anche ricordato nell'emendamento precedente - il cinghiale va a distruggere tutte le coltivazioni nelle nostre aree agricole. E noi, anche come Commissione agricoltura, abbiamo raccolto il grido di allarme da parte di tutte le organizzazioni agricole, perché gli agricoltori si vedono distrutti i loro raccolti: anche soltanto in una notte, il cinghiale riesce a distruggere il lavoro di un agricoltore.

Pertanto, è necessario intervenire e noi, come Fratelli d'Italia, voteremo in modo contrario su questo emendamento, perché sarebbe proprio miope da parte della politica non intervenire nel nostro territorio. Se approvassimo questo emendamento, aiuteremmo la pandemia a diffondersi in tutta Italia e credo che la scelta della politica, una scelta intelligente, sia proprio quella di tutelare i nostri agricoltori, il nostro Paese e riuscire così ad arginare questo grave problema (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Ciaburro. Ne ha facoltà.

MONICA CIABURRO (FDI). Grazie, Presidente. Come ha ben argomentato la collega Caretta, credo che questo sia il classico emendamento, anche in virtù del discorso fatto poc'anzi sulla proposta emendativa precedente presentata dal gruppo di Fratelli d'Italia, che non fa vedere quella lungimiranza, mentre fa intuire e capire il faro dell'ideologia, il faro della strumentalizzazione, il faro del non voler trovare misure davvero efficaci ed efficienti per mettere in sicurezza il nostro territorio e la fase pandemica alle porte.

Se questo è l'atteggiamento, per cui ciò che ci conduce nell'attività legislativa è un preconcetto, un pregiudizio, un'ideologia, non faremo mai il bene delle nostre aziende, delle nostre famiglie, delle nostre imprese e del futuro della nostra Nazione (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Deidda. Ne ha facoltà.

SALVATORE DEIDDA (FDI). Grazie, Presidente. Anche nel corso del dibattito, sarà meglio chiarire. Perché la Sardegna, da 3 anni e mezzo, 4 anni, continua ad avere l'embargo, anche se non c'è più traccia della PSA? Perché l'Unione europea ha inserito nella zona rossa l'intero territorio regionale sardo, perché dice che ci sono troppi maiali selvatici e troppi cinghiali che si spostano, che dalla zona rossa si possono spostare e, quindi, bisogna fare un provvedimento totale e fermare questa migrazione degli animali incontrollata. Quindi c'è un rischio - non me lo auguro, ma ci stiamo sforzando con gli emendamenti delle colleghe - per cui, attenzione, l'Unione europea, prima o poi, come ha fatto con la Sardegna, non si fermerà alle zone rosse, ma bloccherà tutta l'intera regione (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Liuni. Ne ha facoltà.

MARZIO LIUNI (LEGA). Grazie, Presidente. Condivido gli interventi dei colleghi di Fratelli d'Italia. Qui la questione è la peste suina e, come si suol dire, cerchiamo di prendere anche due piccioni con una fava. Abbiamo continuamente richieste pressanti del mondo agricolo per fermare questa mattanza delle loro coltivazioni, perché l'onorevole Sarli, che è un veterinario, dovrebbe sapere che fermare i cinghiali non è una cosa così semplice e facile. Per anni ci sono stati studi e provvedimenti volti ad arginare questa pandemia dell'agricoltura e tutti questi interventi blandi non hanno portato a niente. Pertanto, bisogna intervenire fortemente sui territori, grazie al contributo del mondo della caccia che, con cacciatori formati, quali selecontrollori e coadiutori, possa aiutare le guardie della polizia provinciale e le guardie venatorie con riferimento ad un'attività pesante, atta a contenere, in questo caso, la peste suina e ad aiutare finalmente con atti concreti il mondo agricolo che sta soffrendo da anni di questo problema (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.4 Sarli, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 2).

Passiamo all'emendamento 1.8 Sarli su cui vi è un invito al ritiro. Non vi sono interventi. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.8 Sarli, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 3).

Passiamo all'emendamento 1.10 Caretta sui cui vi è un invito al ritiro.

Ha chiesto di parlare la deputata Caretta. Ne ha facoltà.

MARIA CRISTINA CARETTA (FDI). Grazie, Presidente. Con questo emendamento chiediamo che sia inserito il parere “consultivo”, in quanto non viene specificato se il parere dell'Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale sia consultivo o vincolante. Noi abbiamo proposto di inserire la parola “consultivo”, perché credo che già nel provvedimento si perda tanto tempo; vi sono linee direttive per l'approvazione dei piani di gestione del cinghiale all'interno delle zone rosse già nel provvedimento, quindi, ogni regione dovrà attenersi a quel piano che è stato approvato. Nel momento in cui la regione si attiene alle linee direttive del piano indicate dal Ministero, credo vi sia la possibilità che la regione possa immediatamente applicare il piano di gestione sul territorio, senza aspettare ulteriore tempo, da parte dell'ISPRA o del Ministero, per avere la conferma se quel piano sia approvato o meno.

Quindi, se abbiamo il parere consultivo da parte dell'ISPRA, ecco che le regioni possono immediatamente applicare il piano nel territorio e partire con la gestione; eventualmente, se in fase di verifica sarà rilevato che la regione non si è attenuta alle normative e al regolamento approvato dal Ministero, quel piano verrà sospeso. Quindi, per evitare ulteriori lungaggini e proprio affinché questo piano possa essere applicato immediatamente ed essere efficace, chiediamo sia inserita la parola “consultivo” per quanto riguarda il parere dell'ISPRA, in modo tale che si velocizzi tutta l'attività.

PRESIDENTE. Passiamo all'emendamento 1.10 Caretta, sul quale non si accede all'invito al ritiro.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.10 Caretta, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 4).

Passiamo all'emendamento 1.11 Sarli: la presentatrice non accede all'invito al ritiro.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.11 Sarli, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 5).

Passiamo all'emendamento 1.13 Caretta, sul quale vi è un invito al ritiro che non è accolto. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.13 Caretta, con il parere contrario della Commissione, del Governo e della V Commissione (Bilancio).

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 6).

Passiamo all'emendamento 1.14 Caretta sul quale vi è un invito al ritiro che non è accolto. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.14 Caretta, con il parere contrario della Commissione, del Governo e della V Commissione (Bilancio).

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 7).

Passiamo all'emendamento 1.100 Sapia, sul quale vi è un invito al ritiro che non è accolto. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.100 Sapia, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 8).

Passiamo all'emendamento 1.15 Ciaburro: non si accede all'invito al ritiro.

Passiamo dunque ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.15 Ciaburro, con il parere contrario della Commissione, del Governo e della V Commissione (Bilancio).

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 9).

Passiamo all'emendamento 1.16 Caretta: non si accede all'invito al ritiro.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.16 Caretta, con il parere contrario della Commissione, del Governo e della V Commissione (Bilancio).

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 10).

Passiamo all'emendamento 1.17 Sarli, sul quale vi è un invito al ritiro che non è accolto. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.17 Sarli, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 11).

Passiamo all'emendamento 1.19 Sarli.

Ha chiesto di parlare la deputata Sarli. Ne ha facoltà.

DORIANA SARLI (MISTO-M-PP-RCSE). Grazie, Presidente. Proprio perché è un provvedimento con una finalità sanitaria avremmo dovuto vietare qualsiasi forma di caccia collettiva e, grazie ai colleghi del Senato, essa è già stata vietata almeno nelle zone in cui si attuano i piani di abbattimento, perché spaventa molto gli animali e comunque li fa spostare di territorio in territorio.

Ma se la finalità è sanitaria, in quelle aree bisogna vietare ogni forma di caccia, non solo quella collettiva. In Commissione agricoltura è stato addirittura inserito un parere, proprio per non spaventare gli animali, nel senso di mettere dei silenziatori alle armi di coloro che faranno i piani di selezione. Tuttavia, le attività venatorie, in quelle aree che non sono neanche soggette alle stesse regole di chi attua poi i piani di selezione, non devono proprio avvenire, ma questa è proprio una logica, non è neanche una questione ideologica. Tra l'altro, la questione ideologica, della quale vengo accusata e veniamo accusati con questi emendamenti, si contrappone molto spesso a un'azione comunque di difesa. Spesso noi ascoltiamo anche molto Federcaccia, che in questo tipo di provvedimento non dovrebbe assolutamente entrare perché sono provvedimenti che parlano di gestione della fauna selvatica ed è innegabile che i cacciatori abbiano un conflitto di interesse; questo è il motivo per il quale li avremmo completamente esclusi, se fosse possibile, da qualsiasi piano di selezione (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Manifesta, Potere al Popolo, Partito della Rifondazione Comunista-Sinistra Europea).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Caretta. Ne ha facoltà.

MARIA CRISTINA CARETTA (FDI). Grazie, Presidente. Ancora una volta si fa una grande confusione tra la gestione e la caccia. Mi permetto di ricordare che un albero da frutto, perché dia frutti sempre più rigogliosi, deve essere irrigato, deve essere gestito dall'uomo, ma deve essere anche potato. Ecco che, allora, qui stiamo parlando di gestione di una specie che è fortemente dannosa per il nostro Paese, per le nostre agricolture, per il nostro made in Italy.

La collega, Presidente, ci spiegava che all'interno delle aree protette non deve essere fatto il prelievo. Mi dispiace contraddirla ricordando che l'Unione europea è la prima, attraverso le sue direttive, a spiegarci che le aree protette di uno Stato membro devono essere gestite, perché, se non riusciamo a gestire la fauna selvatica, ecco che poi succede quello che sta succedendo oggi, ossia un provvedimento d'urgenza, perché vi è la diffusione della peste suina africana.

Allora, credo che la politica, senza ideologia, debba avere il coraggio di scegliere, di scegliere di gestire il nostro Paese per il bene delle nostre attività (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Benedetti. Ne ha facoltà.

SILVIA BENEDETTI (MISTO-M-PP-RCSE). Presidente, solo per ricordare, per suo tramite, alla collega che è proprio questa la questione. Il fatto di confondere l'arboricoltura con la gestione faunistica, e quindi fare un esempio in parallelo che è totalmente diverso come matrice e come gestione, la dice lunga sul fatto che prima togliamo l'ideologia venatoria dalla gestione faunistica (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Manifesta, Potere al Popolo, Partito della Rifondazione Comunista-Sinistra Europea) e prima riusciamo a gestire le popolazioni selvatiche di qualunque tipo che eventualmente creino problemi, dagli ungulati a qualunque cosa. Il problema in Italia è proprio questo, il fatto che le regioni confondano gestione faunistica e caccia. La gestione faunistica richiede uno studio, richiede dei dati, richiede una metodica, e tutto questo non viene fatto. Il fatto di scrivere degli elenchi degli animali cacciati non è gestione faunistica, non si fa così. Ci sono biologi, ci sono zoologi, ci sono un sacco di studiosi che fanno gestione faunistica e la propongono; tuttavia sono inascoltati e si vedono le conseguenze. Quando ci si lamenta della sovrappopolazione dei cinghiali, è perché le regioni fanno caccia, non fanno gestione faunistica.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Liuni. Ne ha facoltà.

MARZIO LIUNI (LEGA). È proprio vero, qua c'è una continua confusione tra caccia e attività di gestione. La gestione va fatta assolutamente anche nelle aree protette, perché, essendo il cinghiale un animale intelligente, si rifugia nelle aree protette e lì riesce tranquillamente a proliferare. Per cui la frase che mi viene in mente è che fare l'ambientalista con il reddito degli agricoltori è facilissimo (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Ciaburro. Ne ha facoltà.

MONICA CIABURRO (FDI). Credo che anche in questo caso ci sia un po' di confusione esattamente su quello che è il piano di gestione, che parla di gestione e per il quale le regioni utilizzano anche censimenti, attività di studio scientifiche anche rispetto ai numeri, in modo che l'ambiente sia anche controllato rispetto alle specie facendo sì che possano sopravvivere e continuare a vivere. Credo che quel tipo di attacco e di confusione tra la caccia e la gestione, perché in qualche modo gli operatori venatori possono essere anche impiegati in modo gratuito per fare questo tipo di gestione, non porti alla risoluzione del problema fino a quando c'è questa ideologica confusione tra caccia e gestione. La collega prima ha fatto l'esempio dell'albero da frutto, ma posso fare l'esempio del bosco: anche il bosco, se non è gestito, muore, soffoca o non si riproduce in modo corretto e sano, ma si parla di gestione attraverso gli abbattimenti selettivi. Ma sono fatti attraverso dei piani che vengono studiati affinché quel bosco possa vivere e sopravvivere in modo sano. È lo stesso tipo di discorso, basandosi sui dati ISPRA. L'ISPRA non può essere utilizzata a fasi alterne, quando viene comodo e quando invece non viene (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Deidda. Ne ha facoltà.

SALVATORE DEIDDA (FDI). Grazie, Presidente. Insisterò perché purtroppo so cosa vuole dire e molti miei colleghi sanno cosa vuole dire sottovalutare il fenomeno della migrazione e della proliferazione dei cinghiali. Ripeto, quando ci si accorgerà troppo tardi che c'è un sovrannumero, quando se ne accorgeranno gli organismi europei, che vi diranno che bisogna chiudere tutte le regioni perché c'è una proliferazione di animali incontrollata, non cinghiali, ma animali selvatici che si accoppiano e proliferano, quando chiuderanno i caseifici e quando non potrete più esportare i vostri prodotti per tutte queste teorie contro la caccia e contro i cacciatori, quando inquinate questo dibattito in quest'Aula su una cosa con cui la caccia non c'entra niente, allora dovrete giustificarvi con gli imprenditori che saranno in ginocchio (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.19 Sarli, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 12).

Passiamo all'emendamento 1.20 Ciaburro. Ha chiesto di parlare la deputata Ciaburro. Ne ha facoltà.

MONICA CIABURRO (FDI). Presidente, questo emendamento cerca di mettere, anche qui, un po' di ordine temporale. La forma collettiva di abbattimento all'interno delle aree rosse è stata vietata, proprio perché, nel momento in cui le recinzioni non sono ancora in essere, questa porterebbe a una maggior dispersione dei capi al di fuori di queste aree. Con questo emendamento chiediamo, per essere molto più precisi e tempistici nell'affrontare l'emergenza, che, una volta installate le recinzioni, venga prevista di nuovo questa forma collettiva, che chiaramente è più in forza e può determinare un successo più rapido (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Sarli. Ne ha facoltà.

DORIANA SARLI (MISTO-M-PP-RCSE). Grazie, Presidente. Dico, per il suo tramite, alla collega che se le recinzioni, di cui si è parlato come mezzi di prevenzione, sono state tanto criticate da essere giudicate da loro inefficaci, non capisco come poi, mettendo le recinzioni, potremmo autorizzare anche la caccia collettiva, che fa spostare gli animali enormemente. Allora, le recinzioni sono efficaci o non sono efficaci? Questa è la domanda (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Manifesta, Potere al Popolo, Partito della Rifondazione Comunista-Sinistra Europea).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.20 Ciaburro, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 13).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.22 Ciaburro, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 14).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.23 Ciaburro, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 15).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.24 Ciaburro, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 16).

Passiamo all'emendamento 1.25 Sarli. Ha chiesto di parlare la deputata Sarli. Ne ha facoltà.

DORIANA SARLI (MISTO-M-PP-RCSE). Grazie, Presidente. Con questo emendamento poniamo l'attenzione, sempre all'interno, però, delle aree infette, sui suini sani detenuti come animali da compagnia per evitare che venga applicato il concetto di abbattimento preventivo anche su questi. So che in quest'Aula è difficile immaginare che uno possa avere un suino come animale da compagnia, ma accade. Chiediamo che su questi, che vivono in completo isolamento e non hanno contatti con altri animali, vengano applicate tutte le misure di biosicurezza non cruente affinché si accerti realmente la presenza o meno della malattia, senza prevedere nessun tipo di abbattimento preventivo. Questo risponderebbe anche al criterio che rientrano anche in un'altra categoria, se li vogliamo categorizzare.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.25 Sarli, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 17).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.27 Ciaburro, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 18).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo 1.01 Caretta, con il parere contrario della Commissione, del Governo e della V Commissione (Bilancio).

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 19).

Passiamo all'emendamento 2.1 Ciaburro.

Ha chiesto di parlare la deputata Ciaburro. Ne ha facoltà.

MONICA CIABURRO (FDI). Intervengo brevemente, Presidente. In questo emendamento, considerato che è previsto un indennizzo per quelle attività agricole all'interno di queste aree, si chiede di rispettare anche l'integrità fondiaria, proprio per contemplare anche questo tipo di indennizzo e semplicemente per dare uno strumento in più affinché chi subisce danni, rispetto a questa attività di prevenzione, contenimento ed eradicazione, possa essere indennizzato. Quindi, per ampliare un po' l'attenzione all'integrità fondiaria.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.1 Ciaburro, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 20).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.2 Ciaburro, con il parere contrario della Commissione, del Governo e della V Commissione (Bilancio).

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 21).

Passiamo all'emendamento 2.3 Caretta.

Ha chiesto di parlare la deputata Caretta. Ne ha facoltà.

MARIA CRISTINA CARETTA (FDI). L'emendamento prevede lo stanziamento di 10 milioni di euro per l'anno 2022, mediante il Fondo per far fronte alle esigenze indifferibili che si manifestano nel corso della gestione. Questo Fondo è rimpinguato tutti gli anni proprio per far fronte a queste emergenze, e riteniamo che la corresponsione di 10 milioni di euro possa essere data alla filiera suinicola. Troviamo del tutto insensato che le risorse previste dal decreto sulla peste suina africana vadano a ridurre lo stanziamento per la filiera suinicola, così come è stato deciso al Senato. Quindi, con questo emendamento, abbiamo trovato un altro fondo per sostenere la filiera suinicola, perché, Presidente, questa filiera, oggi, oltre a dover affrontare la situazione economica, con il problema del reperimento delle materie prime e dell'aumento dei costi delle materie prime e del gas, viene ad essere ulteriormente vessata proprio per il problema della peste suina africana. Questo ulteriore aggravio che colpisce il nostro settore dell'allevamento e la nostra filiera suinicola è dovuto proprio al fatto che la politica non ha saputo decidere di prendere alcune misure, così come avevamo suggerito, come Fratelli d'Italia, già nel febbraio 2020. Se questo Parlamento e questo Governo avessero dato ascolto alle proposte che avevamo fatto, come Fratelli d'Italia, oggi probabilmente non saremmo qui a discutere di questo provvedimento. Riteniamo che questa sia la minima attenzione che il Governo debba riservare alla filiera suinicola italiana, fortemente messa alla prova proprio a causa di una mancanza di decisione da parte della politica. Quindi, chiediamo che siano stanziati questi 10 milioni e siano presi dalla dotazione economica del Fondo per le esigenze indifferibili (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Nessun altro chiedendo di parlare, passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.3 Caretta, con il parere contrario della Commissione, del Governo e della V Commissione (Bilancio).

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 22).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.4 Caretta, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 23).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.6 Ciaburro, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 24).

Passiamo all'emendamento 2.7 Ciaburro.

Ha chiesto di parlare la deputata Ciaburro. Ne ha facoltà.

MONICA CIABURRO (FDI). Questo emendamento porta l'attenzione sulla sostanza di una legge di questa natura perché, ovviamente, non si possono fare azioni né di contenimento né di altro genere, con personale qualificato e competente, senza le risorse. Allora, noi chiediamo con questo emendamento non di immaginare delle risorse economiche in più ma invece di prevederle. Anzi, sarebbe opportuno e doveroso capire che questo strumento legislativo non sarà sufficiente, in termini economici, né per la risultante operativa e pratica, per l'azione di contenimento e di istituzione di tutte quelle recinzioni o interventi mirati, con personale qualificato, né d'altra parte per risarcire tutti i danni di un settore, il comparto suinicolo, e di tutta la filiera che da lì parte per creare l'eccellenza del nostro made in Italy attraverso la trasformazione di quelle carni. Quindi, io credo che, guardando al futuro con un po' d'anticipo, bisognerebbe prevedere risorse da destinare a questo tipo di azioni nell'ambito di questo provvedimento. Ecco perché chiedo di darci un segnale di speranza, attraverso il voto favorevole su questo emendamento (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.7 Ciaburro, con il parere contrario della Commissione, del Governo e della V Commissione.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 25).

Dovremmo ora passare agli ordini del giorno. Tuttavia, essendone testé pervenuti alcuni che sono stati appena portati a conoscenza del rappresentante del Governo, su richiesta del sottosegretario Costa sospendiamo la seduta per 20 minuti, al fine di consentirgli di esprimere il parere.

La seduta riprenderà alle ore 11, 20.

La seduta, sospesa alle 11, è ripresa alle 11,30.

PRESIDENTE. La seduta è ripresa. Avverto che, consistendo il disegno di legge di un solo articolo, non si procederà alla votazione dell'articolo unico, ma, dopo l'esame degli ordini del giorno, si procederà direttamente alla votazione finale, a norma dell'articolo 87 comma 5 del regolamento.

(Esame degli ordini del giorno - A.C. 3547​)

PRESIDENTE Passiamo agli ordini del giorno presentati (Vedi l'allegato A). Se nessuno chiede di intervenire per illustrare gli ordini del giorno, invito il rappresentante del Governo ad esprimere il parere.

ANDREA COSTA, Sottosegretario di Stato per la Salute. Grazie, Presidente. Per quanto riguarda l'ordine del giorno n. 9/3547/1 Cadeddu, il parere è favorevole con la seguente riformulazione: aggiungere le parole: “ad esclusione dei comuni confinanti con le zone infette”. Sull'ordine del giorno n. 9/3547/2 Parentela, il parere è favorevole con riformulazione: “a valutare l'opportunità di”. Sugli ordini del giorno nn. 9/3547/3 Ruggiero, 9/3547/4 Galizia e 9/3547/5 Nevi il parere è favorevole. Sull'ordine del giorno n. 9/3547/6 Caretta il parere è favorevole con riformulazione: “a valutare l'opportunità di”. Sull'ordine del giorno n. 9/3547/7 Ciaburro, il parere è favorevole con riformulazione: “a valutare la possibilità di”. Sull'ordine del giorno n. 9/3547/8 Fornaro il parere è favorevole.

Per quanto riguarda l'ordine del giorno n. 9/3547/9 Deidda, vi è parere favorevole per quanto riguarda il primo impegno, parere favorevole per quanto riguarda il secondo impegno con la seguente riformulazione: aggiungendo le parole “da e per la Sardegna” e, per quanto riguarda il terzo impegno, parere favorevole con la riformulazione: “a valutare l'opportunità di”.

Sull'ordine del giorno n. 9/3547/10 Foscolo il parere è favorevole. Sull'ordine del giorno n. 9/3547/11 Golinelli il parere è favorevole con riformulazione: “a valutare l'opportunità di”. Sull'ordine del giorno n. 9/3547/12 Gastaldi il parere è favorevole con riformulazione: “nel rispetto dei vincoli di bilancio”. Sull'ordine del giorno n. 9/3547/13 Bubisutti il parere è favorevole con riformulazione: “a valutare l'opportunità di” e “nei limiti di bilancio”. Sull'ordine del giorno n. 9/3547/14 Patelli il parere è favorevole con riformulazione: espungere le parole “dei carabinieri forestali”. Sull'ordine del giorno n. 9/3547/15 Lolini il parere è favorevole con riformulazione: anche qui espungere le parole “dei carabinieri forestali”. Sull'ordine del giorno n. 9/3547/16 Racchella il parere è favorevole con riformulazione: “a valutare la possibilità di”. Sull'ordine del giorno n. 9/3547/17 Viviani il parere è favorevole con riformulazione: “a valutare l'opportunità di”. Sugli ordini del giorno nn. 9/3547/18 Liuni e 9/3547/19 Labriola il parere è favorevole. Sull'ordine del giorno n. 9/3547/20 Sarli il parere è favorevole al primo impegno, favorevole al secondo impegno e favorevole al terzo impegno con riformulazione: siano espunte le parole “e in quelle confinanti”.

PRESIDENTE. Ordine del giorno n. 9/3547/1 Cadeddu, favorevole con riformulazione. Lo accetta? Perfetto. Ordine del giorno n. 9/3547/2 Parentela, favorevole con riformulazione. Lo accetta? Perfetto. Ordine del giorno n. 9/3547/3 Ruggiero, favorevole; n. 9/3547/4 Galizia, favorevole; n. 9/3547/5 Nevi, favorevole; n. 9/3547/6 Caretta, favorevole con riformulazione, lo accetta; n. 9/3547/7 Ciaburro, favorevole con riformulazione, lo accetta; n. 9/3547/8 Fornaro, favorevole; n. 9/3547/9 Deidda, favorevole con riformulazione, va bene; n. 9/3547/10 Foscolo, favorevole; n. 9/3547/11 Golinelli, favorevole con riformulazione, va bene; n. 9/3547/12 Gastaldi, favorevole con riformulazione, va bene; n. 9/3547/13 Bubisutti, va bene; n. 9/3547/14 Patelli, va bene; n. 9/3547/15 Lolini, va bene; n. 9/3547/16 Racchella, va bene; n. 9/3547/17 Viviani, va bene; n. 9/3547/18 Liuni, favorevole; n. 9/3547/19 Labriola, favorevole; n. 9/3547/20 Sarli, favorevole con riformulazione, lo accetta, perfetto.

È così esaurito l'esame degli ordini del giorno presentati.

(Dichiarazioni di voto finale - A.C. 3547​)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale. Ha facoltà di intervenire per dichiarazione di voto la deputata Silvia Benedetti, prego.

SILVIA BENEDETTI (MISTO-M-PP-RCSE). Se è comprensibile la necessità di questo provvedimento di ordine sanitario, meno sensata è la sua strutturazione. Il decreto si è reso necessario per la rilevazione, nei cinghiali, di peste suina africana, sinora limitata alle regioni di Liguria e Piemonte, dove, da fine dicembre a inizio marzo, su 420 campioni esaminati, un'ottantina sono risultati positivi. Il provvedimento, però, dà la possibilità di implementare piani di eradicazione della peste suina, attraverso l'attuazione di piani di abbattimento dei cinghiali, anche in regioni esenti dal virus. Questo dimostra che non viene considerato il parere dell'ISPRA secondo cui non esiste alcuna relazione tra la densità dei cinghiali sul territorio e la possibilità di diffusione della peste suina africana. Perciò perché perseguire la riduzione del numero di cinghiali allo scopo di eradicare il virus, ancor più in regioni e aree da questo indenni? È, peraltro, evidente che tanti colleghi confondono il Piano sanitario e il Piano venatorio. Addirittura, alcuni non volevano assoggettare i piani di controllo del cinghiale al parere tecnico dell'ISPRA.

La confusione è evidente anche tra gestione faunistica e caccia. Salvo in un paio di regioni, la gestione faunistica non viene quasi mai attuata, perché manca di un metodo scientifico serio, perciò è totalmente sovrapponibile con la caccia. Le regioni attuano la caccia e pensano sia gestione faunistica. Lo vediamo anche attraverso la quantità di ricorsi amministrativi, accolti tutti gli anni, contro piani venatori e calendari faunistici regionali pressappochisti e infondati. Questo la dice lunga su cosa rischiamo con questo provvedimento, che non limita l'azione di controllo al cinghiale solo alle aree dove è rilevata la peste suina africana.

Se non vi è relazione tra la densità dei cinghiali sul territorio e la possibilità di diffusione della peste suina africana, tale relazione, invece, si verifica negli allevamenti suinicoli, tant'è che in Piemonte è in corso il piano di depopolamento dei suini domestici a rischio contagio, in accordo con i titolari degli allevamenti. Considerato che solo in Piemonte ci sono un milione e 500 mila suini, con una media di animali per allevamento di oltre 500 capi, è facile capire come la peste suina non sia un problema di fauna selvatica, ma sia più un problema per il nostro sistema produttivo. Questa potrebbe essere l'occasione per rivederlo, perché proseguire con allevamenti così intensivi non ha alcun senso, né dal punto di vista sanitario, né ambientale, né, tanto meno, etico.

Tornando al decreto, se il problema è lo spostamento dei cinghiali, va da sé che dovrebbe esserci la totale sospensione della caccia, e non solo di quella al cinghiale. Infatti, l'azione di disturbo e, quindi, la dispersione del cinghiale si può verificare con qualunque tipo di caccia, mi sembra evidente.

Per i rischi e le criticità rilevate, nonostante l'importanza del provvedimento, annuncio, perciò, il voto contrario, mio e delle colleghe di Manifesta.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Fornaro, ne ha facoltà.

FEDERICO FORNARO (LEU). Grazie, signor Presidente. Signor sottosegretario, la questione relativa alla peste suina, che giustamente è stata attenzionata dal Governo, prima con un'ordinanza congiunta del Ministro della Salute e del Ministro dell'Agricoltura e, poi, oggetto di un decreto, è una questione nazionale. Vorrei iniziare ricordando i rischi a cui andiamo incontro; il rischio, ovviamente, è che se la diffusione andasse oltre i confini dell'attuale cosiddetta “zona rossa” ci troveremmo a mettere a rischio l'intera filiera suinicola italiana, il cui valore economico è stimato attorno al miliardo e mezzo o 2 miliardi di euro, ossia rischieremmo di veder bloccate tutte le esportazioni verso altri Paesi, perché - lo ricordo - il virus alla base della peste suina africana persiste anche nel prodotto macellato e quindi - lo dico banalmente - può essere trasportato anche attraverso un salame o un altro prodotto derivante dal maiale.

Siamo, quindi, in un'emergenza vera, vorrei sottolinearlo con forza, un'emergenza di tipo economico, oltre che, ovviamente, di tipo sanitario, ed è la ragione per la quale c'è stato l'intervento del Ministero, a tutela della salute animale.

Credo che, nel dibattito che ho ascoltato sugli emendamenti, non siano emerse alcune questioni. In primo luogo, ci troviamo di fronte ad un virus e l'approccio che dovremmo avere tutti dovrebbe essere quello di seguire la scienza, esattamente come abbiamo fatto, fortunatamente non ascoltando molte sirene, con il COVID-19. Qual è stata l'indicazione che è arrivata dall'Europa, che è stata oggetto di sberleffi, di attacchi, di ironia? È ovvia, da un punto di vista scientifico: la soluzione che è stata adottata, dove questo è stato reso possibile dall'orografia, è stata molto semplice ed è stata quella di individuare l'area infetta, recintarla e, per dodici mesi, non fare entrare nessuno. Questa è la soluzione ideale. Ovviamente, la soluzione ideale che la scienza ci indica va adattata ed è quello che è stato fatto con la prima ordinanza. Ci troviamo, infatti, di fronte a oltre 100 comuni, alcuni dei quali fortemente antropizzati. Ricordo che nel primo elenco c'era la città di Genova, non c'era semplicemente il comune di Fraconalto, ultimo comune a cavallo tra Liguria e Piemonte, ma c'era addirittura il capoluogo della regione. È stata individuata una zona ed è stata vietata una serie di attività, principalmente quelle turistico-ricreative, e si è invece salvata il più possibile l'economia del bosco. È ovvio che questo ha suscitato proteste in un clima che era già caratterizzato dalle restrizioni legate al COVID; posso essere testimone, abitando in quei territori, di proteste molto vibrate. Accanto a questo si sono inserite - e tengo a sottolineare che i due percorsi tendono ad incrociarsi, ma arrivano da momenti distinti - la questione dei cinghiali e degli ungulati e quella della peste suina, perché è evidente che tra i possibili principali vettori che aiutano lo spostamento del virus ci sono i cinghiali che, come tutti sanno, possono percorrere in una notte alcune decine di chilometri e, quindi, spostarlo.

Allora, qui è il vero punto: riguardo alla questione dei cinghiali, del sovrappopolamento di alcuni territori, ci troviamo di fronte a un problema reale e non inventato. Personalmente, sono totalmente contrario alle guerre di religione. Ci troviamo in un'emergenza, questa emergenza va affrontata. Vorrei sottolineare due aspetti, che credo in quest'Aula vadano sottolineati. Innanzitutto, non ci troviamo di fronte a un sovrappopolamento di cinghiali intesi come specie originaria, cioè, per essere chiari, piccoli animali o, comunque, animali di taglia piccola o media. Ci sono, ormai, nei nostri territori quelli che vengono chiamati cinghiali ma che, in realtà, sono incroci progressivi e arrivano a superare il quintale e mezzo, ponendo anche problemi seri alla circolazione stradale. Infatti, il numero di incidenti provocati da questi animali e dai caprioli è in crescita in alcuni territori, in crescita esponenziale.

C'è poi un altro elemento, perché sembra, altrimenti, che parliamo di un bosco incantato. Secondo le prime stime - l'ISPRA ci fornirà quelle ufficiali ma credo che siano credibili - in un territorio che non è zona rossa ma è zona di rispetto, nell'Astigiano, tra Calamandrana, Canelli e Monastero Bormida, anche secondo la valutazione che faceva l'altro giorno un veterinario che lavora lì da anni, ci sono 20.000 cinghiali! Tra Ovadese e Acquese, il cuore di questo territorio rosso, la stima è di 50.000 cinghiali! Allora, tutti i ragionamenti e tutte le critiche devono confrontarsi con questi numeri, che sono numeri pericolosi sia rispetto alla peste suina e alla sua diffusione sia perché provocano problemi seri alla circolazione stradale. Inoltre, sono un danno permanente e costante per le attività agricole - lo ricordo - di collina e delle aree marginali, già in forte difficoltà e già con problemi maggiori rispetto all'agricoltura di pianura. Detto in altri termini, io ho visto con i miei occhi agricoltori e viticoltori abbandonare l'attività dopo che, in un anno di siccità come è stato qualche anno fa e come rischia di ripetersi quest'anno, i cinghiali, avendo sete e non trovando acqua, sono andati a mangiare l'uva perché era l'unico succo che trovavano. Guardate, vedere piangere questi agricoltori e vederli abbandonare questi territori non è accettabile. Si trovino le soluzioni, ci si faccia governare dall'Ispra, ma non si può combattere una guerra di religione che alla fine pagheranno, e pagano, gli agricoltori.

Per quel che riguarda i suini e gli allevamenti - giusto per non fare confusione - segnalo che, ad oggi, nessun suino di allevamento è stato trovato infetto, anche perché, come potrebbero dirci i colleghi della Sardegna, si parla di peste suina ma il ceppo è differente: il ceppo sardo appartiene a una certa categoria e quello ligure e piemontese ad un'altra.

Credo che in questo provvedimento ci siano cose importanti, che devono essere ovviamente adattate, e che occorra avere un atteggiamento flessibile nei confronti delle attività outdoor. Per essere chiari, un conto è andare nel bosco, altra cosa è camminare su sentieri e strade bianche. Questa seconda fattispecie dovrebbe essere, a nostro giudizio, oggetto di deroga, cosa che sta avvenendo, per quel che riguarda la provincia di Alessandria, con deroghe della ASL. Invece, per quel che riguarda la Liguria un'iniziativa della regione ci ha lasciato molto perplessi perché noi crediamo che alcune decisioni fondamentali, come quelle della deroga, vadano assunte dal commissario. Mi rivolgo al rappresentante del Governo: se viene nominato un commissario, e noi siamo stati tra i primi a chiederlo, a quel commissario devono essere dati tutti i poteri e le regioni devono essere coordinate. Cioè, noi non possiamo trovarci con fattispecie analoghe tra due regioni e con provvedimenti restrittivi differenti. Non li capisce il cittadino e questo finisce per essere un boomerang, perché è il caos istituzionale e non è - lo sottolineo - accettabile.

In ultimo, ringrazio il Governo per aver approvato un ordine del giorno a mia prima firma. Il “Sostegni-ter” prevede una serie di interventi a sostegno della filiera suinicola. Non ci sono - e vanno trovati - spazi e risorse per ristorare quelle attività di ristorazione e bed and breakfast che vivevano attorno a un'economia di turismo lento e che in quei territori - penso al Parco del Faiallo, penso a Capanne di Marcarolo e ad altri territori - avevano iniziato a ridare vita a quelle montagne, anche con attività economiche. Bisogna ristorarli perché il danno della mancata possibilità di fare attività outdoor è evidente. Insomma, noi crediamo che questo sia un provvedimento giusto, che occorra continuare a tenere forte attenzione su questo aspetto, anche perché il virus corre e, se noi non interveniamo, rischiamo di avere una situazione che potrebbe essere anche disastrosa. Per queste ragioni il gruppo Liberi e Uguali voterà a favore del provvedimento (Applausi dei deputati del gruppo Liberi e Uguali).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Bologna. Ne ha facoltà.

FABIOLA BOLOGNA (CI). Grazie, Presidente. Lo spettro della peste suina africana, dopo essersi aggirato per l'Europa nei primi giorni dell'anno, è arrivato in Italia. Nel 2014 è esplosa un'epidemia in alcuni Paesi dell'Est e da allora la malattia si è diffusa in altri Stati membri; dal 7 gennaio 2022 ne è stata accertata la presenza nelle popolazioni di cinghiale nei territori delle regioni Piemonte e Liguria. Si tratta di una grave malattia virale e il decreto-legge n. 9 del 2022 predispone misure urgenti per arrestarne la diffusione, visto che tale malattia, benché non sia trasmissibile all'uomo, è altamente contagiosa e colpisce i suini domestici e selvatici e i ceppi più aggressivi del virus sono generalmente letali. Il decreto-legge è finalizzato a prevenire e a contenere la diffusione, con piani di intervento appositi e urgenti, in conformità con la normativa comunitaria.

Infatti, non esistendo un vaccino né una terapia, è necessario l'abbattimento di animali malati. Inoltre, sono previste modalità attuative dei suddetti piani, al fine di vigilare sul corretto svolgimento delle operazioni, così da ridurre sia i rischi sanitari sia l'impatto economico. Per garantire la sicurezza dei cittadini, gli animali abbattuti nell'ambito delle azioni previste dal presente decreto sono sottoposti alle attività di ispezione e controllo igienico-sanitario secondo quanto previsto dalle disposizioni regionali in materia.

È prevista la nomina di un commissario straordinario, con compiti di coordinamento e monitoraggio delle azioni e delle misure poste in essere. Quest'ultimo coordina i servizi veterinari delle aziende sanitarie locali competenti, le strutture sanitarie pubbliche e le strutture amministrative e tecniche regionali. Il commissario si avvale del supporto dell'Unità centrale di crisi istituita presso il Ministero della Salute e integrata con rappresentanti dell'ISPRA e rappresentanti del MiTE.

I due anni di pandemia che ci lasciamo alle spalle sono sintomatici di quante cautele occorre predisporre al fine di arginare la diffusione di virus letali. In questo caso, benché, come anticipato, si tratti di un virus che colpisce solo specie animali, è evidente la portata del rischio su tutta la filiera produttiva interessata.

Si tratta di una malattia che non può e non deve sottovalutarsi, viste sia la messa in pericolo del sistema produttivo che, naturalmente, le ripercussioni economiche. Basti pensare che le conseguenze delle malattie animali sono spaventose per il comparto alimentare. Inoltre, ad essere messo a rischio è anche il patrimonio animale: occorre contemperare l'esigenza di arginare la diffusione della peste suina con quella di tutelare le biodiversità, al fine di gestire al meglio il patrimonio zootecnico, di tutelare il suolo, le produzioni zoo-agroforestali e di garantire il rispetto di standard igienico-sanitari su tutto il territorio nazionale. Per questo, annunciamo il voto favorevole di Coraggio Italia (Applausi dei deputati del gruppo Coraggio Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Gadda. Ne ha facoltà.

MARIA CHIARA GADDA (IV). Grazie, Presidente. Abbiamo osservato, in questi mesi, quali sono gli effetti di una pandemia, cosa porta una pandemia in termini di costi sociali, in termini di costi economici devastanti, diretti e indiretti; allo stesso tempo, quello che abbiamo vissuto ci dice un'altra cosa, ossia che, di fronte a una pandemia - e la peste suina africana ha queste caratteristiche - bisogna agire con tempestività e con chiarezza normativa.

E, con la medesima chiarezza, consentitemi di dire che noi avremmo potuto discutere di questo tema già a gennaio 2020. L'allora Ministra delle politiche agricole Teresa Bellanova aveva scritto un testo, condiviso con le associazioni di categoria, che era stato ampiamente analizzato e dovette scrivere per ben due volte all'allora Presidente del Consiglio Conte perché potesse essere messo in calendario al Consiglio dei Ministri (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva). Quindi, oggi noi ci troviamo tardivamente a rincorrere un problema, un tema che, già nel 2020, era all'orizzonte. Non erano ancora stati trovati e identificati casi sul suolo nazionale, ma dobbiamo sapere - perché è giusto dirlo in quest'Aula - che questo fenomeno è noto all'Europa, non soltanto per il caso della Sardegna, dal 1978, ma, soprattutto, per la diffusione della peste suina africana nei Paesi dell'Est Europa, dal 2014, e ben sappiamo - come è già stato detto e ripetuto in quest'Aula - che questo è un fenomeno che corre veloce, che cammina, che si muove, non è un fenomeno statico. Quindi, oggi più che mai, in quest'Aula dobbiamo ribadire quanto sia necessario fare chiarezza, dire la verità, e questa verità ci serve per prevenire, per agire.

Allo stesso modo, questo provvedimento inserisce alcune misure di chiarezza normativa anche con riferimento ai poteri straordinari del commissario. Infatti, la macchina organizzativa e la procedura di gestione non devono trovare intoppi in questo percorso. Perché era necessario, allora, addirittura nel 2020, mettere in atto un provvedimento di questo tipo, peraltro con un testo che, rispetto a quello che voteremo oggi, fosse maggiormente dettagliato, anche rispetto ad altri temi afferenti alla gestione della peste suina africana e anche alla gestione, per esempio, delle carni da fauna selvatica? Presidente, lo dico soprattutto al Governo: quando ci sono le pandemie, bisogna avere procedure chiare e identificate e, sulle pandemie, soprattutto nel mondo agricolo, in termini di diffusione di fitopatie, in termini di diffusione di virus che colpiscono il mondo animale, le procedure sono standardizzate, sono chiare; si sa già cosa si deve fare quando esiste una pandemia che colpisce il mondo agricolo e agroalimentare.

E la tempestività è fondamentale, perché? Perché gli impatti economici e sociali possono essere devastanti in termini di costi diretti. Il primo è immediato, è lampante, lo abbiamo già sperimentato in Sardegna con il divieto delle esportazioni. E dirlo oggi, in un momento in cui il mondo agricolo e anche quello della trasformazione agroalimentare sono in una crisi pesantissima di sistema, con le lunghe code della pandemia, ma anche con l'aumento dei costi energetici, vale a maggior ragione, in un momento in cui davvero vi è il rischio di mettere in crisi la sostenibilità del nostro sistema agricolo e agroalimentare.

Lo stesso vale anche per i costi indiretti, perché - lo ha ripetuto bene il collega che mi ha preceduto - le misure di contenimento, soprattutto nella zona rossa, prevedono una fortissima limitazione di tutte quelle attività che non sono direttamente connesse all'allevamento, ma che riguardano l'attività turistica o l'attività ricreativa dei cittadini, perché la peste suina ha un veicolo importante nella fauna selvatica, quindi nei cinghiali, ma si diffonde anche attraverso il calpestio delle persone. Quindi, davvero, queste misure possono portare in un territorio, in un momento come questo in cui dobbiamo pensare alla rinascita e alla ripartenza, effetti economici devastanti in termini di chiusura di attività e di perdita di quote di mercato. Noi dobbiamo evitare che la peste suina colpisca i nostri allevamenti, le nostre imprese della trasformazione, perché questo non significa soltanto costi diretti in quel momento, ma significa anche perdita di quote di mercato. Quello che faticosamente abbiamo conquistato con il made in Italy non può essere perso perché poi ci sarà qualcun altro all'orizzonte. Allo stesso tempo - questo è altrettanto noto - il tema dei ristori dei danni provocati dalla fauna selvatica è un fatto che si ripropone ad ogni legge di bilancio e, anche in questo senso, non sono sufficienti, perché le produzioni agricole e dell'allevamento non subiscono soltanto quel costo diretto, ma il costo determinato dalle perdite di opportunità, presenti e future.

E consentitemi un'altra osservazione, perché oggi, dopo la pandemia che abbiamo vissuto, è anche il tempo della verità: quando ci sono delle pandemie, la linea di comando, le procedure e quello che deve essere fatto devono essere chiari. Noi abbiamo vissuto già un'epoca di commissari nella gestione di fitopatie. Pensiamo a quanto è successo in Puglia con la Xylella: se al commissario dell'allora Governo Renzi fosse stato consentito di gestire quel fenomeno, oggi non avremmo milioni di piante malate, non avremmo un'economia, come quella pugliese, totalmente devastata (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva).

Da questo punto di vista, davvero spero che il commissario straordinario designato per la gestione della peste suina, non subisca da parte delle regioni lo stesso trattamento subito dal commissario definito dal Governo in Puglia, perché le regole ci sono, vanno fatte applicare e, in certi casi, come nel caso della peste suina, quando non c'è cura e quando non c'è vaccino, l'unica soluzione, purtroppo, è l'abbattimento e sono le misure di contenimento.

Nell'ultima parte del mio intervento, consentitemi di porre un altro tema. Oggi ci apprestiamo a votare un provvedimento operativo e tecnico per il contenimento della diffusione della peste suina africana, ma quello della gestione della fauna selvatica è un tema importante e fondamentale – eccome! - nel nostro Paese, perché abbiamo una legge, quella sulla gestione della caccia e della fauna selvatica, che ormai ha trent'anni. Io credo che, con la serenità di un dibattito che non deve essere strumentale, noi abbiamo bisogno di analizzare quello che è stato fatto in questi trent'anni e capire come gestire un fenomeno che ha un impatto, dal punto di vista economico, non soltanto sulle produzioni agricole, agroalimentari e della trasformazione, ma ha anche impatti, ormai pesantissimi, rispetto agli incidenti stradali, rispetto alla sanità pubblica, rispetto a tante questioni che riguardano la normale convivenza dei cittadini, non soltanto nelle aree rurali ma ormai anche nelle aree metropolitane.

Credo che oggi in quest'Aula, a partire da un fenomeno molto puntuale, da un tema molto puntuale come quello del contenimento della peste suina, dobbiamo dire che tra tutti noi abbiamo bisogno di coerenza. Noi abbiamo la possibilità, anche in questa legislatura, di approvare delle misure chirurgiche, serene, corrette, che possano dare alle regioni la responsabilità di operare. Quando si dà una responsabilità, quella responsabilità poi deve essere esercitata; ciò vale nel rapporto sano e costruttivo che dovrà esserci in termini di coordinamento col commissario straordinario, ma vale a maggior ragione per un coordinamento che è necessario anche sulla gestione della fauna selvatica nel nostro Paese, perché questo, appunto, è nell'interesse economico del Paese, ma anche nell'interesse sociale. Pertanto, credo che su questi temi non si debba fare becera propaganda politica, ma i fatti. Credo che abbiano bisogno oggi di un approccio più laico, meno strumentale, richiamando ciascuno alla propria responsabilità. Io sono certa che il Parlamento saprà trovare una via e lo stesso invito lo rivolgo al Governo. Non è stato possibile due anni fa per tanti veti, per tanti non detti, per tanto non fatto e, quindi, questo intervento mi sarebbe piaciuto poterlo fare in altri termini due anni fa, commentando il testo che aveva scritto, che aveva portato all'attenzione del Consiglio dei Ministri l'allora Ministra Teresa Bellanova. Spero che questo primo testo sia l'occasione per riportare maggiore serenità a un tema che non è più prorogabile. Con queste motivazioni annuncio il voto favorevole del gruppo di Italia Viva (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Ciaburro. Ne ha facoltà.

MONICA CIABURRO (FDI). Grazie, Presidente. A breve ci appresteremo a votare un provvedimento atteso per troppo tempo dal territorio, dopo mesi di segnalazioni e campanelli di allarme divenuti non più trascurabili dopo il rinvenimento di una carcassa infetta da peste suina africana il 7 gennaio scorso, in provincia di Alessandria.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ANDREA MANDELLI (ore 12,03)

MONICA CIABURRO (FDI). Il resto della storia lo conosciamo: i casi si sono in poco tempo moltiplicati e propagati, colpendo un'area che comprende Piemonte e Liguria. Come evidenziato ieri sera dalla collega Caretta in discussione generale, ma anche dai colleghi al Senato, purtroppo questo decreto-legge costituisce l'esempio perfetto di troppo poco, troppo tardi (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Fratelli d'Italia è da oltre due anni che con diversi atti parlamentari chiede misure di controllo e prevenzione della diffusione di PSA, poiché, come abbiamo visto, anche all'atto pratico, è una malattia ad altissimo livello di contagio e diffusione per la quale non ci sono medicine. Purtroppo, le nostre grida allarme non sono state ascoltate ed invece di tratteggiare un perimetro e considerare tutte quelle misure necessarie per rispondere alle esigenze di prevenzione e sicurezza, anche economica, per i territori, abbiamo di nuovo, anzi, avete di nuovo rincorso l'ennesima emergenza. L'idea generale è che chi è responsabile o attento ha iniziativa ed agisce prima di esservi costretto dagli eventi; invece, siamo sempre a rincorrere gli eventi senza quella capacità di anticipare quelli che sono i problemi. Questo significa prendere misure anticipatorie per scongiurare problemi ed emergenze prima che si manifestino, dando luogo ad una gerarchia dei bisogni tale per cui più importante è la figura che deve decidere e maggiore lungimiranza è attesa nel prendere queste misure anticipatorie. Credo sia pacifico che quando l'onere dell'intervento è in capo allo Stato ci si aspetta il massimo livello di lungimiranza possibile, con ossequioso rispetto dei cittadini a cui lo Stato stesso deve la sua esistenza, con una profonda conoscenza di quei bisogni, con una profonda conoscenza delle necessità che il Paese richiede. Non è il caso di questo decreto-legge, né di questa maggioranza politica che ha agito in questa, come ormai in ogni altra occasione, costretta dagli eventi. La peste suina africana è una malattia che non colpisce l'uomo, ma è devastante per il nostro comparto suinicolo e per l'universo di allevamenti e filiere che alimentano le nostre eccellenze made in Italy. Maiali e cinghiali sani possono venire infettati anche con un semplice contatto con animali infetti, come possono essere i cinghiali selvatici o le carcasse di animali morti a causa della PSA.

L'infezione può diffondersi anche tramite ingestione di prodotti a base di carne infetta o con il contatto con oggetti contaminati dal virus o con morsi di zecche infette. Il tasso di letalità per i suini è molto elevato, vicino al 100 per cento, portando alla morte dell'animale in circa dieci giorni. Alla luce di questi elementi è evidente che una strategia di contenimento ed eradicazione della peste suina passa anche da una strategia di controllo e contenimento dei cinghiali sul territorio. Siamo tutti consapevoli che il problema della gestione era precedente a quello, adesso, della rincorsa alla pandemia (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia), nonostante tutte le dichiarazioni sui palchi delle associazioni di categoria, la vicinanza sempre manifestata a questo problema, ma senza quella declinazione operativa per cercare di risolvere i problemi. Voglio fare questo passaggio, signor Presidente, perché è ormai sotto gli occhi di tutti il fatto che la popolazione di cinghiali sul territorio sia cresciuta a dismisura, fuori da ogni controllo, con aree dove, a fronte di un dato ISPRA che prevede una presenza di circa un capo a chilometro quadrato, la popolazione effettiva è anche di 15 capi a chilometro quadrato e nei prossimi mesi sarà ancora più elevata.

Tra le ennesime occasioni perse di questo decreto-legge figura la totale mancanza di gestione della crisi al di fuori delle zone rosse. Un provvedimento che veramente anticipasse esigenze e difficoltà avrebbe fornito una gestione omnicomprensiva della PSA e, quindi, anche tutto quello che può servire a contenere la diffusione dei cinghiali nelle zone buffer o comunque al di fuori delle zone rosse e, anche qua, non abbiamo esercitato prevenzione. Dando ascolto al mondo dei “no”, a quella parte di animalisti da salotto, è stato deciso di non decidere anche in questo caso, con il rischio che il virus si diffondesse, come si diffonde, in modo indisturbato, portando intere regioni a rischiare di finire sotto lo stesso embargo ed isolamento che la Sardegna subisce da ormai decine di anni. Colleghi, la stalla andava chiusa prima che, in questo caso, i cinghiali scappassero (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Occorreva ricercare e garantire un equilibrio tra sostenibilità economica, sociale ed ambientale degli interessi in gioco e, quindi, rendersi conto che la tenuta economica di aziende di eccellenza per il nostro Paese vale di più di qualche finto buonismo animalista. Questo colleghi per evidenziare come, parlando di cinghiali, non stiamo parlando solo di animali che incidentalmente stanno propagando una malattia devastante per la nostra economia agroalimentare, ma hanno anche un impatto su altre sfere della nostra quotidianità, basti pensare al turismo o a tutta l'economia che è legata a quel settore. Questi stessi animali, infatti, non solo diffondono la peste suina muovendosi in modo del tutto incontrollato, ma già prima devastavano i campi e le coltivazioni, provocando anche incidenti stradali. Si tratta di un fenomeno molto, molto alla luce del sole.

A più riprese abbiamo spiegato come il combinato disposto tra PSA e assenza di controllo sui cinghiali avrebbe portato ad una serie di danni distruttivi per il nostro settore agroalimentare. Anche in questo caso, siamo stati ignorati. Sul tema, anche l'ISPRA, un ente pagato con le tasse dei cittadini e non un salotto animalista, ha avuto modo di esprimersi a più riprese indicando il contenimento e l'abbattimento come unica strategia percorribile per contenere il fenomeno sia della PSA che dei danni provocati dai cinghiali. Mentre l'emergenza peste suina africana si faceva sempre più evidente e chiara, abbiamo sentito di tutto, persino proposte di sterilizzazione dei cinghiali o abbattimento solo dei capi malati, e lo abbiamo ancora sentito stamattina, quando esaminavamo gli emendamenti, il che vuol dire: catturarli prima - segnalo che sono oltre un milione in tutta Italia -, effettuare la sterilizzazione, fare gli esami del sangue e, poi, forse, valutare il da farsi; credo sia un tempo che la politica non si può permettere neanche di pensare. Grazie al cielo, il buonsenso ha prevalso e queste proposte sono rimaste inattuate.

Parlavamo poc'anzi di anticipare, di agire con lungimiranza, ma nonostante il decreto-legge sia stato emanato il 17 febbraio scorso, un mese dopo lo scoppio dell'epidemia di PSA, ci troviamo vittime e ostaggio di tutte le sue fragilità. Secondo i dati Ismea in Italia sono presenti più di 32 mila allevamenti per oltre 8 milioni di suini; di questi, la più elevata concentrazione di capi è in Lombardia con 6 milioni circa, segue poi il Piemonte con quasi un milione e mezzo di capi.

La distribuzione degli allevamenti e dei capi è tale per cui l'area più sensibile alla diffusione della PSA è proprio il Centro-Nord, dove, infatti, la peste suina ha subito trovato terreno fertile. Tra filiere e comparti produttivi, l'industria suinicola vale circa 20 miliardi di euro, con un valore di export che raggiunge i 2 miliardi; un valore che negli ultimi anni ha registrato una crescita impressionante, anche grazie al ruolo di primo piano dei nostri prodotti a marchio di tutela, ricercati e apprezzati dai consumatori di tutto il mondo.

Nel contesto di specie, il decreto-legge è certamente lo strumento più rapido per intervenire, considerato che ha efficacia immediata dalla sua pubblicazione in Gazzetta Ufficiale, se non fosse che ormai la prassi recente ci insegna che i decreti-legge vengono sempre emanati con un determinato set di regole del gioco, per poi venire, inevitabilmente, modificati dopo un mese e cambiare nuovamente il quadro di riferimento. Questo atto non fa eccezione. I territori, che avevano bisogno di un quadro normativo certo, forte e funzionale, hanno dovuto attendere il termine della conversione, in cui, comunque, molte proposte di buon senso sono state respinte. Colleghi, ci sono delle storture difficilmente trascurabili in questo testo. Ad esempio, l'articolo 2, al comma 2-bis, aggiunto al Senato, prevede la predisposizione di una recinzione intorno alle zone infette, per contenere i cinghiali, con una spesa autorizzata di 10 milioni di euro. Fin qui la misura sembra condivisibile e doverosa; se poi andiamo nel dettaglio, però, si apprende che questi 10 milioni sono recuperati riducendo la quota stanziata dal “decreto Sostegni-ter” a favore della filiera agricola. E qui c'è un problema, perché non solo si rincorre maldestramente un'emergenza, che poteva essere tranquillamente evitata, ma si aggrava una situazione di disagio nei confronti di un comparto produttivo fondamentale per il nostro agroalimentare, che sta già soffrendo moltissimo per l'attuale crisi delle materie prime, senza considerare quella energetica e tutto il blocco del canale HoReCa in fase pandemica. Abbiamo anche provato, con alcuni emendamenti in Commissione e, questa mattina in Aula, a correggere il tiro e a scongiurare questo terribile paradosso, ma le nostre proposte sono sempre state bocciate, una dopo l'altra. Abbiamo proposto di alleggerire il carico burocratico…

PRESIDENTE. Concluda, onorevole.

MONICA CIABURRO (FDI). Mi accingo alla conclusione, grazie. Anche in questo caso, la proposta, alla Camera come al Senato, è stata bocciata. Ben vengano le modifiche e i miglioramenti, signor Presidente, ma si poteva e doveva fare di più, e non è stato, incomprensibilmente, fatto.

Questo provvedimento è nato mancante e deficitario, con due grandi problemi: mancanza di risorse e mancanza di un'idea, di un perimetro gestionale tale da poter contenere l'emergenza in modo olistico. Certo, rispetto a prima qualche risorsa, ovviamente, è stata messa ma, per concludere, colleghi, questo è un testo senza passione, senza cuore, perché non considera e non rispetta in egual misura la passione anche dei nostri allevatori che, nei loro sforzi quotidiani, hanno creato una filiera di altissima qualità, che tutto il mondo ci invidia e che una politica distaccata dai bisogni dei cittadini rischia di ammazzare.

Weber diceva, con grande saggezza, che si individuano tre qualità nell'attività di un uomo politico: passione, responsabilità e lungimiranza. Ed è proprio con quel senso di responsabilità, passione e lungimiranza che contraddistingue l'attività politica del gruppo di Fratelli d'Italia, che dovrebbe illuminare la politica tutta, che annuncio la nostra astensione (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Anna Lisa Baroni. Ne ha facoltà.

ANNA LISA BARONI (FI). Grazie, Presidente. Negli interventi anche interessanti dei colleghi che mi hanno preceduto mi pare che non sia stato sottolineato un aspetto squisitamente politico che, a mio giudizio, va sottolineato dal punto di vista del diritto costituzionale e parlamentare. Il 6 gennaio 2022 si manifesta il primo caso di peste suina africana; oggi è il 6 aprile 2022 e noi ci troviamo ad approvare un disegno di legge di conversione di un decreto-legge già approvato dal Senato. Questa credo sia la dimostrazione lampante di come due rami del Parlamento, se c'è la volontà politica, possono arrivare molto velocemente all'approvazione di una misura, se questa è necessaria agli interessi del Paese. Questo dimostra anche come nel nostro Paese si sia molto bravi - come si è sempre sottolineato - nella gestione delle emergenze, mentre probabilmente ancora ci sia spazio di miglioramento per la gestione dell'ordinaria amministrazione. Nel nostro caso la proliferazione della fauna selvatica, in particolare dei cinghiali, è un tema, com'è già stato detto da chi mi ha preceduto, su cui vi è una proposta di legge giacente in Commissione, sulla quale sarà opportuno che le forze politiche uniscano i loro sforzi per la sua approvazione, per portare proprio alla modifica di quella norma di ternt'anni fa, la legge n. 157 del 1992, sulla quale Forza Italia si sta molto impegnando nel fare proposte e lavorando. Ciò unitamente anche ad altri nostri sforzi del gruppo parlamentare di Forza Italia su cui siamo in prima linea, con atti di sindacato ispettivo e anche di indirizzo politico. Come abbiamo detto, questa norma, che noi oggi convertiamo e approviamo, dà una prima risposta immediata a un'emergenza in questo settore, del quale c'è tanto bisogno, e si sentiva la necessità dell'approvazione di questo provvedimento.

Ieri, in sede di discussione generale, sono state descritte da molti di noi - anche io l'ho fatto, nel mio intervento in tale fase - le caratteristiche di questa norma; sono caratteristiche per cui era evidente la necessità di rafforzare il coordinamento delle misure di contenimento e contrasto alla diffusione dell'epidemia. È stato introdotto il commissario straordinario, che dovrà sicuramente avviare un serrato dialogo con le regioni, al fine di adottare i piani di gestione, controllo ed eradicazione della peste suina previsti dall'articolo 1. Tutto questo sistema, però, e lo stesso ruolo del commissario, per essere realmente funzionante, necessita di risorse economiche, previste in questo caso per il contenimento della fauna, 10 milioni di euro. A tal proposito, ringraziamo il Governo, per il parere favorevole espresso sul nostro ordine del giorno che prevede che questi strumenti di contenimento non vengano diffusi soltanto nelle aree rosse, ma in tutto il territorio nazionale. Però, va detto anche che, se i provvedimenti di carattere economico contenuti in questa norma tendono solo all'emergenza, noi richiamiamo, invece, l'importanza di ristori, di indennizzi e di risarcimenti. Richiamando la vecchia divisione/suddivisione - per chi ha una formazione giuridica, come me - tra indennità e risarcimento, ricordo che l'indennizzo è ciò che copre una parte di un danno, mentre il risarcimento è ciò che copre l'intero danno di un settore che è tanto importante; e ci sarebbe la necessità di supportare le aziende di questo comparto suinicolo in maniera più importante. Il settore degli allevamenti suinicoli ha conosciuto momenti drammatici durante la pandemia; oggi si trova ad affrontare rincari di costi energetici, che sta cercando di sostenere in modo da poterli comunque assorbire. Non possiamo neanche immaginare che cosa potrebbe voler dire - sarebbe esiziale per il settore - affrontare una PSA senza strumenti adeguati. Va anche detto che in questo momento, come è stato autorevolmente rilevato da alcuni colleghi che mi hanno preceduto, i casi riguardano semplicemente fauna selvatica.

Forse andrebbe fatto un approfondimento sull'importanza di questo settore, che nel 2021 ha prodotto un valore di circa 2,5 miliardi, ai quali vanno aggiunti i guadagni che si generano lungo la filiera e che rendono questo comparto di assoluta rilevanza economica, anche alla luce del fatto che ben l'80 per cento di questo settore è costituito da prodotti di qualità tutelata, da prodotti DOP.

L'insorgenza del caso di PSA ha determinato anche un danno notevole per le contrazioni dell'export, ci riferiamo sempre al danno economico. I dati a nostra disposizione evidenziano, a causa del divieto di import dei nostri prodotti posto da alcuni Paesi rilevanti per quanto riguarda appunto l'export italiano, di un danno di alcune decine di milioni di euro al mese riferiti a questo settore. Dobbiamo tenere conto che i danni prodotti si riferiscono a casi che interessano zone a bassa intensità di allevamento suinicolo; quindi vanno tutelati i luoghi di eccellenza del nostro Paese, che sono la Lombardia, l'Emilia e la Toscana.

Come ho già fatto ieri nel mio intervento in sede di discussione generale, Presidente, vorrei ricordare, io che vengo da Mantova e che sono nata in uno dei luoghi tradizionalmente più ricchi di questo territorio, come la mia provincia assurse alla ribalta nazionale proprio verso la fine degli anni Ottanta, quando la città risultò essere quella con reddito pro capite più alto del Paese e questa ricchezza fu ricondotta prevalentemente all'agricoltura e al comparto dell'allevamento suinicolo. Tutte queste misure, come abbiamo detto, incidono sulla emergenza. È molto importante, però, che da oggi in poi, approvata questa norma, si pensi alla soluzione del problema con la riforma della legge n. 157 del 1992, alla quale stiamo lavorando in Commissione. Per le ragioni che ho esposto in questo mio intervento e ritenendo questo provvedimento favorevole e necessario, anzi assolutamente necessario, esprimo il voto favorevole del gruppo Forza Italia, cui appartengo (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Frailis. Ne ha facoltà.

ANDREA FRAILIS (PD). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghe e colleghi, rappresentante del Governo, per un sardo come me parlare di peste suina africana purtroppo è molto facile. Purtroppo, Presidente, perché nella mia terra questa malattia dei suini è stata per oltre quarant'anni, e in parte, invero minima, lo è ancora, uno sgradito compagno quotidiano per moltissimi allevatori, specialmente nelle nostre zone interne. Nella mia attività giornalistica me ne sono occupato innumerevoli volte con la cronaca di danni spesso molto, molto gravi. Ora, come abbiamo detto, la PSA è stata quasi interamente sconfitta in Sardegna - eradicata, in termine tecnico - grazie alle campagne promosse dalla regione. Decisivi - questo è innegabile - si sono dimostrati, in particolare, i programmi messi in campo dalla giunta regionale guidata, allora, da Francesco Pigliaru, con gli assessori alla sanità Arru e all'agricoltura Falchi.

Quasi del tutto sconfitta in Sardegna, come abbiamo detto, la peste suina africana si è però ripresentata, purtroppo, in altre regioni italiane, Piemonte e Liguria soprattutto, anche se non nella stessa forma, non in forma identica ma con una variante. Quello che è rimasto intatto, però, è l'analogo potere di contagio di suini e di cinghiali, con un rischio molto grave, cioè il conseguente rischio di abbattimento e perdita di centinaia di capi e, quindi, il rischio di un danno economico rilevante per molti allevatori e per molte aziende. Il virus, come abbiamo detto, è stato riscontrato in Piemonte e in Liguria ed è opportuno, a questo punto e in questo momento, anzi, è diventato urgente, intervenire immediatamente per evitare che si propaghi in modo massiccio e metta a rischio, come detto, interi allevamenti e, con essi, il reddito di non poche famiglie. Per cercare di rimediare a questa situazione molto, molto pericolosa, arriva ora il disegno di legge approvato pochi giorni fa in Senato e ora in attesa di conversione anche da questo ramo del Parlamento. È un disegno di legge che in qualche modo costituisce un altro punto di contatto con il programma di prevenzione e di eradicazione attuato dalla regione sarda, imperniato com'è sul contenimento del contagio e su una rigorosa campagna di gestione dell'evento; sottolineo questo termine: gestione dell'evento. Il provvedimento che oggi convertiamo proviene, come detto, dal Senato e dalla Commissione agricoltura di quel ramo del Parlamento. È stato modificato in maniera significativa e importante, specificando e potenziando i poteri del commissario straordinario ma anche irrobustendolo con la necessaria dotazione di una risorsa economica proveniente dal “decreto Sostegni-ter”, in ragione di 35 milioni di euro per il ristoro dei danni causati dalla malattia alle aziende di allevamento e di 15 milioni per la messa in sicurezza delle stesse aziende. Importante, anzi, lo definirei determinante, per poter raggiungere quegli obiettivi che abbiamo descritto è stato il contributo dei colleghi del Senato, che hanno presentato e predisposto gli opportuni emendamenti, con un lavoro compiuto - occorre riconoscerlo - in un clima di positiva collaborazione.

Nel dettaglio, la legge prevede che, entro trenta giorni dalla sua pubblicazione in Gazzetta Ufficiale, le regioni e le province autonome adottino un piano regionale per la gestione - lo ribadisco, per la gestione – e il controllo e l'eradicazione della peste suina africana, piani che dovranno riguardare anche le zone protette e che non saranno sottoposti, anche questo è un dettaglio di non poco conto, alla normativa europea in tema di valutazione ambientale strategica e di valutazione di incidenza ambientale.

Tornando per un attimo, signor Presidente, alla difficile condizione di molte aziende di allevamento, non si può non rilevare come il rischio di contagio da peste suina africana vada a rendere ancora più pesante al giorno d'oggi il lavoro nelle campagne, in un momento in cui l'indiscriminato aumento del costo dei mangimi, seguito all'evento bellico in Ucraina, ha messo in ginocchio e costretto alla chiusura più di un operatore. Se mi è concesso, vorrei fare ancora un riferimento alle modalità di applicazione delle legge, perché occorrerà avere riguardo con molta precisione alle zone di contagio per non danneggiare quelle zone dove il virus non è arrivato e anche, quindi, le zone di immediato confine. Non sembri questa, colleghi, una questione di poco conto o una questione solo lessicale, perché anche in altre occasioni aziende che hanno rispettato le regole hanno avuto danni dal comportamento di quelle che le regole non le hanno rispettate o che non le hanno rispettate appieno, che non hanno avuto la necessaria attenzione e la dovuta prudenza. A questo proposito, vorrei spendere anche una parola sul divieto opposto dall'Unione europea di commercializzare le carni suine provenienti dalle zone dove la peste suina africana si è manifestata. È un divieto più che legittimo - per carità, non contestiamo questo divieto - ma non è stato rimosso in zone come la Sardegna dove dal 2019, non da ieri, dal 2019, la PSA, come abbiamo visto, è stata praticamente cancellata. Questo sta causando un danno economico rilevante non solo agli allevatori ma anche a un tessuto economico molto più distribuito e molto più consistente che dalla lavorazione delle carni suine trae sostentamento, senza dimenticare - anche questo è molto importante - il comparto dell'outdoor e tutte quelle attività turistico-sportive che si svolgono all'aria aperta. La circostanza di questo danno, che è arrivato alla Sardegna e che speriamo non debba arrivare anche ad altre regioni italiane, costituisce un altro elemento di frizione nei rapporti con Bruxelles, questo è innegabile. Sono rapporti sui quali occorrerà mettere mano con una riflessione molto profonda. Allo stesso modo sarà necessario svolgere, colleghi, in modo serio il confronto sul dettato della legge n. 157 del 1992, lo hanno rilevato altri oratori prima di me, nel pieno rispetto della tutela della fauna selvatica - questo è innegabile e intoccabile - ma anche nella prospettiva di ascoltare le proteste di chi è stato danneggiato dall'indiscriminato aumento del numero degli animali selvatici o inselvatichiti, nelle nostre campagne. Devo rilevare con rammarico, a questo proposito, che alcuni emendamenti presentati in Senato dal gruppo PD non sono stati accolti. Insomma, colleghi, in conclusione il decreto-legge che oggi convertiamo rappresenta solo un primo passo nella direzione di preservare una parte importante del nostro patrimonio suinicolo dalle insidie della peste, ma è in modo inequivocabile un passo importante nella giusta direzione. Per questo motivo, annuncio il voto favorevole del Partito Democratico su questo provvedimento (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Golinelli. Ne ha facoltà.

GUGLIELMO GOLINELLI (LEGA). Grazie, Presidente. Premessa dovuta: la peste suina non è una malattia trasmissibile all'uomo, per cui è importante non creare fobie o diffondere fake news a proposito della sua trasmissibilità. Essendo, però, molto trasmissibile, ha pesantissime ripercussioni su un comparto, quello suinicolo, che tra produzione primaria, trasformazione e consumo vale quasi 20 miliardi di euro. La comparsa del virus nei cinghiali ha immediatamente comportato la chiusura di importanti mercati terzi di sbocco per l'economia italiana: penso al Giappone, a Taiwan, alla Cina, alla Corea del Sud e al Messico.

Questi mercati hanno comportato un danno che vale oltre 20 milioni di euro al mese. E se la peste dovesse arrivare fuori dalla province coinvolte, quindi Alessandria e Genova (penso a Cuneo, all'Emilia o alla Lombardia), o se dovesse per caso entrare in un qualsiasi allevamento, avrebbe effetti devastanti di totale chiusura delle esportazioni da parte del sistema Italia.

Il decreto che ci accingiamo ad approvare va nella giusta direzione: si intende innanzitutto individuare e nominare un commissario straordinario con poteri speciali in deroga alle leggi sugli appalti pubblici; bloccare l'espansione, attraverso la costruzione di recinzioni attorno all'area infetta, una vera e propria regionalizzazione dell'area, per poi andare a trattare, a livello di commercio internazionale, per riaprire i canali preclusi; eradicare la malattia nell'area infetta; prevenire ed evitare l'espansione del focolaio anche in altre aree attraverso una delega alle regioni di programmazione e attuazione di piani di contenimento; tutelare gli allevamenti attraverso l'implementazione della biosicurezza e, quindi, mettere un freno a quella che può essere una pandemia devastante per il comparto suinicolo nazionale.

La verità è che siamo anche stati fortunati, perché l'area infetta è stata circoscritta dalle due autostrade A7 e A26 e dalla diramazione Predosa-Bettole che le congiunge a nord. Questo ha permesso in modo artificiale di contenere l'espansione del focolaio. Siamo anche stati fortunati ad avere assessori come Alessandro Piana in Liguria, Luigi Icardi e Marco Protopapa in Piemonte che, in questi due mesi, nonostante l'assenza del decreto, si sono adoperati per limitare i danni della peste suina (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

L'assessore Protopapa, addirittura, si è già spinto ad emanare un'ordinanza per il depopolamento dei cinghiali nelle aree esterne alla zona infetta e a inferiore circolazione virale. Un doveroso ringraziamento - sono anche stati la nostra fortuna - va ai cacciatori in primis, ai cercatori di tartufo, ai bikers, ai camminatori in generale e a tutti i fruitori dell'outdoor che, in queste settimane e in questi mesi, hanno battuto metro per metro il territorio dove sono comparsi i primi casi e hanno fatto un accurato monitoraggio che ci permetterà oggi di agire in modo più determinato; soprattutto, penso ai cacciatori che saranno la colonna portante del piano di depopolamento ed eradicazione nei prossimi mesi. Tutto questo, nonostante un sistema di complicazione di affari semplici perché, nel Ministero dell'Agricoltura che ho in mente io, le competenze sulla sicurezza alimentare e sulla caccia fanno riferimento a un unico Dicastero, invece qui in Italia sono sparpagliate tra Ministero della Salute, Ministero della Transizione ecologica e ISPRA. Il decreto è tutto un richiamo a questi Ministeri - con espressioni del tipo “sentito il” o “previo parere di” - e questo non è sicuramente un modo celere di agire e la politica si dovrà far carico di questo vulnus e andare verso un vero Ministero dell'Agricoltura.

Paghiamo anche il problema di una parte della politica che in questi dieci anni non ha permesso di riformare la legge n. 157 del 1992 sulla caccia. È una legge che ha trent'anni - ora i cacciatori sono calati di oltre il 50 per cento - e non va più incontro alle esigenze del mondo produttivo, degli agricoltori e del territorio.

La proliferazione della fauna selvatica, in questo caso dei cinghiali, ma penso anche alle nutrie e agli animali fossori, che devastano i canali e provocano esondazioni, o agli uccelli ittiofagi, che compromettono il reddito degli aquacoltori, è un problema che è sul tavolo da troppo tempo e che la politica, strizzando l'occhio agli ambientalisti che non vogliono la soluzione del problema, non ha mai voluto risolvere. La questione è semplicissima perché, se ci sono cento cinghiali, la possibilità di trasmissione della peste suina, che ha nel cinghiale il vettore principale, è cento. Se i cinghiali sono cinquanta, la possibilità di trasmissione è dimezzata; ad esempio, vi sono zone appenniniche con riferimento alle quali l'ISPRA ci dice che la densità agroforestale dovrebbe essere di un cinghiale, mentre nella realtà è di quindici o venti volte tanto. Questa è una condizione insostenibile e inaccettabile.

Presidente, questo decreto finalmente nomina una parola che noi in Commissione agricoltura stiamo cercando di portare all'interno delle norme italiane da quando ci siamo insediati, ossia la parola “coadiutore”, un cacciatore formato e abilitato ad effettuare i piani di controllo (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). Anche in questo caso, numerose regioni si sono dimostrate più avanti rispetto al legislatore centrale perché hanno inserito nelle norme regionali la figura del coadiutore per effettuare i piani di controllo. È dovuta intervenire anche la Corte costituzionale per chiedere che questa figura fosse normata e inserita, in quanto la sola Polizia provinciale, che di base è quella abilitata a fare i piani di controllo, è numericamente insufficiente. Già oggi i proprietari dei fondi e i conduttori possono effettuare i piani di controllo, ma voi immaginatevi di dover abbattere decine di cinghiali sul proprio terreno, doverli portare a casa, pulirli e gestire le frattaglie: questa è una condizione estremamente complicata che ha bloccato il lavoro da fare per il contenimento della fauna selvatica.

Quindi, sarebbe anche importante legare a questo processo di riforma, che abbiamo in parte avviato con questo decreto e che stiamo conducendo anche a livello di Commissione agricoltura, altre misure per affiancare al controllo faunistico anche un sistema di tracciamento e di controllo dei macelli pubblici e dei macelli convenzionati, per permettere una giusta tracciabilità, una giusta sicurezza e una giusta gestione anche delle carcasse degli animali ed evitare usi scorretti. Auspichiamo, quindi, che questi avvenimenti siano una spinta per modificare la legge n. 157 e inserire la figura del coadiutore, cioè del cacciatore formato e che si pongano le condizioni per contrastare in modo costante e serio i danni da fauna selvatica, creando anche opportunità, attraverso la filiera della carne di cinghiale, garantendo sicurezza, tracciabilità e opportunità per i territori rurali.

Il decreto necessita sicuramente di maggiori risorse perché i 10 milioni di euro, a fronte dell'aumento del costo dell'acciaio, rischiano di non essere sufficienti; servono maggiori risorse per sostenere le aziende nella zona infetta e, più in generale, il settore suinicolo. Il Governo si è impegnato al Senato con un ordine del giorno per andare incontro a queste nostre richieste.

Siamo sicuri che questo sia un primo passo nella giusta direzione, ma serve più incisività per riformare la legge n. 157 ed evitare che problemi, come quello della peste suina, nel settore suinicolo possano comparire anche in altri settori agricoli o zootecnici. Con questo auspicio, dichiaro il voto favorevole del gruppo Lega-Salvini Premier (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Alberto Manca. Ne ha facoltà.

ALBERTO MANCA (M5S). Grazie, Presidente. Prima svolgere la dichiarazione di voto, in premessa vorrei rispondere ad alcune dichiarazioni che sono state fatte in quest'Aula rispetto alla presenza della peste suina africana nella mia terra, la Sardegna. Come già ricordato poc'anzi dal collega Frailis, la peste suina africana è presente dal 1978. Questa malattia determina l'embargo nella commercializzazione delle carni, vale a dire tutte le carni fresche e lavorate in Sardegna non possono essere esportate al di fuori dei confini regionali.

Proprio recentemente, a novembre 2021, la Direzione generale SANTE, che è la Direzione generale dell'Unione europea relativa alla salute e alla sicurezza alimentare, ha effettuato una visita ispettiva in Sardegna proprio per verificare lo stato dell'arte e le misure di contrasto alla peste suina, ma ha rilevato proprio alcune criticità. Non è corretto affermare - come ad esempio ha fatto il collega Deidda - che siamo in zona rossa a causa della presenza dei cinghiali.

In realtà il report stabilisce che siamo in zona rossa poiché permangono criticità importanti rispetto al contrasto alla peste suina africana, in particolare il contrasto agli allevamenti illegali dei maiali che sono presenti in Sardegna. Ma abbiamo anche la mancata indicazione, nella banca dati nazionale, della presenza dei suini: pare che circa un quarto degli allevamenti non dichiarino il numero reale di suinetti che producono. Quindi, non è corretto stabilire che la presenza dei cinghiali – che ci sono sempre stati in Sardegna - sia motivo di opposizione da parte dell'Unione europea per lo sblocco della commercializzazione. Noi abbiamo la necessità di contrastare senza indugio la PSA con serietà, senza strizzare l'occhio ai pochi irriducibili ancora presenti in Sardegna. Meritiamo lo sblocco della commercializzazione, ma meritiamo anche una politica regionale seria di contrasto alla PSA.

Questa epizoozia che colpisce cinghiali e suini in Sardegna, come già detto, è presente dal 1978 e dallo scorso gennaio, purtroppo, come sappiamo, ha fatto la sua comparsa nell'Italia settentrionale. Il profilo genetico del virus isolato mostra somiglianza con quello circolante in Europa, mentre è completamente diverso dal virus sardo. Pertanto, al momento, la via di ingresso sembra essere legata prevalentemente alla movimentazione degli animali selvatici.

Nei 114 comuni della zona infetta sono stati rinvenuti sinora circa una settantina di casi. In Sardegna, come già ricordato, siamo prossimi alla completa eliminazione di questa problematica dopo quarant'anni; anni in cui abbiamo avuto la decimazione degli allevamenti del settore suinicolo e il blocco della commercializzazione per le carni fresche e lavorate. Questo, signor Presidente, per far comprendere all'Aula quanto sia importante intervenire celermente, senza alcun indugio. L'Italia ha davanti una grande sfida per tutelare il nostro patrimonio zootecnico, le nostre produzioni di eccellenza e i tanti posti di lavoro del comparto e dell'indotto oggi messi a serio rischio.

La zona infetta è vicino a territori con una fortissima vocazione alla suinicoltura, con tradizioni centenarie, e l'arrivo della peste suina africana nei loro allevamenti sarebbe davvero un disastro. Già ora le associazioni di categoria stimano un danno derivante dal blocco dell'export dei prodotti a base di carne suina pari a 20 milioni di euro al mese.

Il Governo ha agito con rapidità. Ha subito accolto l'invito che abbiamo rivolto all'Esecutivo Draghi, con gli altri colleghi del Movimento 5 Stelle della Commissione agricoltura, di provvedere alla nomina di un commissario; cosa che, poi, è avvenuta con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri lo scorso 25 febbraio. Immediato è stato anche lo stanziamento di risorse: 50 milioni di euro. Di questi, 15 milioni destinati al Fondo per gli interventi strutturali e funzionali in materia di biosicurezza, con cui si punta a tutelare gli allevamenti suinicoli dal rischio di contaminazione dal virus della PSA. Ulteriori 35 milioni di euro sono stati stanziati per indennizzare gli operatori danneggiati dal blocco della movimentazione degli animali e dell'esportazione di prodotti trasformati. Da questo ammontare sono state riservate le risorse per il lavoro del commissario straordinario, pari a 10 milioni di euro. Avremmo ovviamente preferito che si trattasse di uno stanziamento ulteriore e ci impegneremo affinché sia data la giusta attenzione ad un settore fondamentale per l'economia dei nostri territori.

Bisogna sottolineare l'importanza di aiutare un settore che sta subendo danni ingenti, sia a causa dell'aumento dei costi energetici per via, ad esempio, delle celle frigorifere dove si conservano i prodotti trasformati, sia a causa proprio dalla peste suina africana dopo un periodo pandemico che ha già inferto un duro colpo al comparto. Un periodo buio a causa delle chiusure imposte per fronteggiare la pandemia, rispetto a cui la CUN (la Commissione Unica Nazionale) ha dato un grande aiuto, tenendo assieme la parte acquirente e la parte produttiva. Un settore che, come stiamo auspicando nelle ultime settimane, deve essere convocato al tavolo ministeriale, magari coinvolgendo la grande distribuzione, così da poter serrare il confronto e il dialogo, per non sfilacciarlo ulteriormente in questa tempesta perfetta che sta subendo da mesi.

Auguro buon lavoro al commissario, rinnovando la totale disponibilità del Parlamento alla risoluzione dei problemi che incontrerà lungo il suo percorso. Buon lavoro a tutti gli enti coinvolti che, solo agendo all'unisono e in piena sinergia, potranno vincere questa importante sfida. A tutti gli allevatori va la nostra vicinanza: ci troveranno sempre pronti ad agire nei loro interessi.

Concludo, Presidente, annunciando il voto favorevole del Movimento 5 Stelle ad un provvedimento sacrosanto e vitale. Gli effetti, però, li vedremo solo nella fase di attuazione demandata alle regioni che, purtroppo bisogna dirlo, sinora non hanno brillato nella gestione della fauna selvatica e che dovremmo controllare in maniera rapida ed efficace per tutelare l'agroalimentare, il reddito e i posti di lavoro (Applausi dei deputati del gruppo Movimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, a titolo personale, l'onorevole Rixi. Ne ha facoltà.

EDOARDO RIXI (LEGA). Grazie, Presidente. Vorrei ribadire la bontà di questo provvedimento, ringraziare tutti quelli che hanno partecipato e soprattutto il Senato dove, grazie a un intervento emendativo voluto dal nostro gruppo, si è trovata la copertura di dieci milioni di euro per il contrasto alla peste suina e si è stabilito il ridimensionamento anche di quelle restrizioni portate avanti in questi mesi.

Vorrei ricordare a tutto il Parlamento - perché non si ricorda mai abbastanza - che in 36 comuni liguri e in varie decine di comuni piemontesi, fino all'altro giorno, non si poteva né camminare all'aria aperta né stare nei boschi; non si potevano praticare sport outdoor, non ci si poteva recare nei propri terreni, non si poteva andare a fare la legna nei boschi, non si poteva manutenere il territorio. Pensare di andare avanti per due anni in questo modo sarebbe stato assolutamente insostenibile, non solo, come ha detto qualcuno, per le attività di carattere venatorio, ma banalmente perché, dopo due anni di lockdown, costringere i nostri concittadini che abitano nell'entroterra, ma anche nel comune di Genova situato all'interno dell'area rossa e in molti comuni costieri, a non usufruire, durante il periodo primaverile-estivo, di tutte le nostre località sarebbe stato assolutamente imbarazzante e insostenibile, economicamente e anche socialmente. Quindi, credo che con questo provvedimento il Parlamento abbia aiutato il Governo a dare delle risposte a territori già provati, a territori difficili come l'Appennino piemontese e ligure dove già vivere è una sfida nei confronti di uno Stato che spesso si dimentica di questi territori. Bene, abbiamo dato risposte a grandi associazioni. Ma ho sentito qualche intervento in quest'Aula assolutamente fuori luogo, perché qua si tratta di un problema relativo non solo all'abbattimento dei cinghiali e alla gestione faunistica, ma anche relativo alla mancata fruizione per l'uomo di tutte le attività, anche outdoor, di tutto il nostro sistema delle reti sentieristiche. Lasciare i sentieri abbandonati per due anni e non fare la manutenzione vuol dire poi dover spendere centinaia di migliaia di euro per la messa in sicurezza del nostro territorio.

Noi liguri, negli anni passati, abbiamo già avuto numerose alluvioni a causa della cattiva gestione del territorio, era impensabile lasciare così le cose. Quindi, ringrazio per il provvedimento, ringrazio la regione Piemonte e la regione Liguria, in particolare, che hanno riaperto la zona rossa a tutta una serie di attività, garantendo con le recinzioni, con la gestione della fauna e con gli abbattimenti selezionati la possibilità di far tornare i nostri cittadini a usufruire dei propri boschi.

Guardate che associazioni come CAI piuttosto che FIE o le associazioni degli escursionisti non sono associazioni pro-caccia: semplicemente vogliono una gestione controllata del nostro patrimonio naturale e la possibilità di poterne usufruire. Non si possono mettere sullo stesso piano la difesa indiscriminata di un ambiente che non può essere abbandonato a se stesso, ma deve essere fruito e gestito in maniera intelligente dall'uomo. Una gestione sana e consapevole del nostro ambiente va anche in quella direzione, ossia di approcciarci all'ambiente come a una risorsa incredibile del nostro Paese. Quindi, mi auguro che il provvedimento venga votato all'unanimità perché è un provvedimento equilibrato, è un provvedimento che mi auguro possa garantire, anche con l'approvazione del nostro ordine del giorno, risorse a tutte quelle attività dell'entroterra che hanno avuto una proroga del lockdown. Infatti, tenere un albergo o un bar aperti in un posto sperduto dell'entroterra senza che nessuno possa giungerci o possa usufruire dei boschi e del paesaggio è semplicemente impossibile.

Mi auguro che con la primavera e in questa discussione si affrontino in quest'Aula i temi ambientali, tenendo presente che l'uomo è elemento necessario per portare avanti un controllo e un corretto equilibrio ambientale in un'area, come la nostra, dove gli insediamenti rurali c'erano già ben prima del Medioevo e dove la gestione umana del territorio è sempre stata caratteristica dei nostri territori appenninici.

Io ringrazio il Parlamento e il Governo, e vorrei dire che, lavorando in questa maniera, si torna a parlare con tutte quelle realtà che spesso, troppo spesso, qui a Roma ci dimentichiamo (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Rixi. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale. Secondo le intese intercorse tra i gruppi, prima di passare alla votazione finale, avrà luogo la commemorazione dell'onorevole Antonio Martino.

Commemorazione dell'onorevole Antonio Martino (ore 12,51).

PRESIDENTE. (Si leva in piedi e, con lui, l'intera Assemblea e i membri del Governo). Onorevoli colleghi, come sapete, lo scorso 5 marzo è venuto a mancare all'età di 79 anni l'onorevole Antonio Martino, già membro di questa Camera dalla XII alla XVII legislatura, Ministro degli Affari esteri nel primo Governo Berlusconi nonché Ministro della Difesa sia nel secondo che nel terzo Governo Berlusconi.

Nato a Messina il 22 dicembre 1942, figlio di Gaetano Martino, uno dei padri dell'Unione europea, laureato in Giurisprudenza e specializzato presso l'Università di Chicago dove è stato allievo del premio Nobel Milton Friedman, è stato professore ordinario di discipline economiche e preside della facoltà di Scienze politiche della Luiss di Roma. Autore di numerosi volumi e di autorevoli pubblicazioni scientifiche, ha svolto un'intensa attività pubblicistica sulla stampa quotidiana e periodica, sia italiana che estera. È stato altresì membro di consigli direttivi e di comitati scientifici di fondazioni e istituti, anche di altri Paesi. Ha iniziato la sua brillante carriera politica nel Partito Liberale ed è stato tra i fondatori di Forza Italia. Profondo conoscitore e convinto sostenitore del pensiero e delle teorie liberali, ha orientato con la sua visione il programma di questo movimento politico, di cui divenne un parlamentare di primissimo piano, come già ricordato, fin dal 1994.

Nel corso della sua lunga attività presso la Camera, è stato membro delle Commissioni Finanze, Affari esteri, Bilancio e Difesa e ha presentato numerose proposte di legge in materia di tutela dei lavoratori, ordinamento giudiziario e riforma del fisco. Ha dato inoltre un fondamentale contributo, anche attraverso la presentazione di una iniziativa legislativa a sua prima firma, alla elaborazione e alla definitiva approvazione della legge che ha introdotto il principio del pareggio di bilancio nella nostra Carta costituzionale, con l'obiettivo, come lui stesso scriveva nella relazione illustrativa, di introdurre una regola di responsabilità fiscale in grado di contribuire significativamente a garantire la sostenibilità di lungo periodo delle nostre finanze pubbliche e anche per questa via il benessere delle generazioni future.

Da Ministro della Difesa si è impegnato per l'approvazione della legge volta a sospendere la chiamata al servizio militare, così anticipando l'abolizione della leva obbligatoria. Con la morte di Antonio Martino scompare una figura di altissimo spessore culturale, morale e politico, un intellettuale che ha sempre saputo coniugare una feconda attività di studioso con l'impegno nella politica e nelle istituzioni. La Presidenza ha fatto pervenire ai familiari, che sono presenti in tribuna e che saluto affettuosamente, le espressioni della più sentita partecipazione al loro dolore, che desidera ora rinnovare anche a nome dell'Assemblea. Invito pertanto l'Assemblea ad osservare un minuto di silenzio (L'Assemblea osserva un minuto di silenzio - Generali e prolungati applausi).

PRESIDENTE. Ha chiesto di intervenire l'onorevole Stefania Prestigiacomo. Ne ha facoltà.

STEFANIA PRESTIGIACOMO (FI). Presidente Mandelli, onorevoli colleghi, è difficile per me ricordare Antonio Martino, il professore, il parlamentare, il Ministro, separando il suo ruolo istituzionale, che oggi in quest'Aula ricordiamo, dalle memorie personali del mio amico Antonio, mentore per me, giovanissima candidata nelle prime campagne elettorali in Sicilia, quando giravamo assieme per città e paesini con Giuseppe Moles, quando lui, il famoso cattedratico, figlio del famoso Ministro che aveva firmato i Trattati di Roma, mostrava tutto il suo spessore umano, la sua generosità, la sua ironia. Antonio Martino è stato un uomo dello Stato e merita, da parte della Repubblica, un riconoscimento e un ringraziamento per il contributo di intelligenza politica, di correttezza istituzionale, di coerenza, di stile che ha dato al Paese (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente). Un contributo altissimo da uomo libero, liberale e liberista, che ha mantenuto sempre intatta la sua autonomia intellettuale e la sua capacità di giudizio personale e originale, in tempi in cui il conformismo e l'omologazione sono considerati spesso una dote, non un limite. Antonio Martino per noi di Forza Italia è anche il simbolo della lungimiranza di Silvio Berlusconi che, attribuendogli la tessera n. 2 del partito, ha indicato con chiarezza la bussola ideologica e la statura culturale che intendeva dare al nuovo movimento che nasceva nel 1994. Antonio Martino quella tessera non l'ha mai ostentata, ma sempre onorata e rispettata, interpretandola da un lato come il naturale prosieguo del suo percorso politico liberale e dall'altro come la testimonianza dell'amicizia profonda che lo ha legato al Presidente Berlusconi.

Antonio Martino, come è stato ricordato, è stato economista, allievo di Milton Friedman, e con la sua preparazione tecnica è stato politico di altissima qualità, indicando sempre con chiarezza i mali del sistema Italia. Ricordiamo tutti, ritengo sia giusto ribadire qui oggi, le sue tesi sulla necessità di ridurre il carico delle aliquote fiscali, la flat tax, di ridurre lo Stato assistenziale e di liberare le energie per l'economia sana, la sola portatrice di sviluppo. Queste sue idee sono state il punto di riferimento ineludibile di Forza Italia, della elaborazione delle strategie dei Governi guidati da Silvio Berlusconi, ma anche per le battaglie che abbiamo condotto dall'opposizione. E forse oggi dovremmo tutti, rendendo omaggio ad Antonio Martino, ammettere che aveva ragione. Se i Governi di ogni colore che si sono succeduti in questi decenni avessero perseguito con maggiore tenacia e coerenza quelle indicazioni, oggi il Paese sarebbe in condizioni migliori e avremmo più benessere, più equità, meno parassitismo, più libertà (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

Antonio Martino è stato un convinto atlantista, difensore senza “se” e senza “ma” dei valori delle democrazie occidentali, quei valori per i quali oggi l'Ucraina combatte sotto le bombe e contro i carri armati; criticava aspramente la mancanza di un Esercito europeo, senza il quale, diceva, non è possibile avere una politica estera unitaria e univoca. Erano posizioni che Martino aveva espresso a più riprese negli anni, procurandosi critiche, ma che oggi si stanno dimostrando profetiche dinanzi alla crisi che si sta vivendo nel cuore dell'Europa. E a lui, al Ministro della Difesa Antonio Martino, si deve la riforma, epocale, per i giovani del nostro Paese, quella che eliminava la leva obbligatoria, che ha restituito un anno di vita ai diciottenni italiani, orientando le Forze armate verso un Esercito di professionisti motivati, tecnologicamente e culturalmente attrezzati, qualificati. Io credo che di queste lezioni, che il professore Martino, l'onorevole Martino, il Ministro Martino ci ha lasciato, dovremmo fare tesoro, nel commemorarlo ogni giorno, traducendo le intuizioni delle sue tesi in progetti e programmi per rendere l'Italia migliore.

Ad Antonio Martino va il grazie commosso di Forza Italia, nel cui pantheon resterà per sempre, per aver onorato il Parlamento e servito il suo Paese. Alla sua adorata famiglia, qui presente, che voglio abbracciare, assieme a tutti i miei colleghi di Forza Italia, con grande affetto, va il nostro cordoglio.

Addio Antonio, grande maestro, amico carissimo, il tuo sorriso, il ricordo di quel meraviglioso sorriso continuerà a riscaldarci e accompagnarci per sempre (Applausi).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Di Stasio. Ne ha facoltà.

IOLANDA DI STASIO (M5S). Grazie, Presidente. La morte, a 79 anni, di Antonio Martino, economista liberale, alla Farnesina da figlio d'arte, fra i fondatori di Forza Italia, ha suscitato cordoglio in tutta Italia. Scompare un conoscitore del pensiero liberale, anche grazie all'influenza della produzione letteraria del suo professore, premio Nobel per l'economia, Milton Friedman. Antonio Martino è tra i protagonisti della vita politica italiana, dapprima tra i fondatori di Forza Italia e poi Ministro degli Affari esteri e della Difesa, con un ruolo determinante nel rafforzamento dei legami transatlantici e nella sospensione dell'obbligo di leva. È stato anche docente di economia politica all'Università Luiss di Roma, presiedendo, dal 1992 al 1994, la stessa. Dal 2014 in poi è stato segretario del Comitato scientifico della Fondazione Italia-USA. Economista di alto lignaggio, contraddistinto da grande visione prospettica e senso critico, sempre sotto l'insegna dei più nobili valori liberali e della democrazia.

Rivolgiamo, quindi, Presidente, un abbraccio alla famiglia e un saluto ad un uomo libero e semplicemente liberale, come amava definirsi (Applausi).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Ferrari. Ne ha facoltà.

ROBERTO PAOLO FERRARI (LEGA). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, ricordiamo oggi Antonio Martino, un liberale intransigente, un uomo delle istituzioni e un professore di economia rispettato. Non ho avuto modo di conoscerlo se non attraverso la lettura dei suoi scritti di economia e dei suoi atti politici, che, da giovane militante della Lega che amava e praticava la politica a livello locale, seguivo con interesse.

Non ha mai disconosciuto le sue radici profondamente liberali e liberiste, anche quando gli sono costate critiche: non ebbe mai, infatti, il Ministero dell'Economia e delle finanze. Fu nominato, invece, dal Governo Berlusconi, del cui partito era esponente di punta e fondatore, Ministro degli Affari esteri nel 1994, e fu grande tessitore delle relazioni con gli Stati Uniti, dove aveva studiato, alla Scuola di Chicago, con Milton Friedman. Nel 2001 divenne Ministro della Difesa, in quegli anni difficili in cui il mondo occidentale e democratico, Europa compresa, subì i primi attacchi da parte del terrorismo islamico. Dopo pochi mesi dal suo insediamento vennero, infatti, abbattute le Torri Gemelle a New York e, da allora, uno stillicidio di attentati colpì ovunque.

Fu protagonista nel periodo di Pratica di Mare, in cui l'Alleanza atlantica e la Federazione russa sembrava potessero costituire, assieme, i pilastri della sicurezza globale. Alla luce dei fatti odierni, quanta lungimiranza nel lavoro di allora.

Si rese conto perfettamente della necessità di accelerare il processo di professionalizzazione delle Forze armate, che quel periodo storico richiedeva, e ci riuscì, sospendendo la leva e disegnando una nuova configurazione della Difesa. Nel solco di quella visione, in questa legislatura stiamo portando avanti, in Commissione difesa, un importante lavoro di attualizzazione alle mutate condizioni geostrategiche di quello strumento militare di cui contribuì alla professionalizzazione.

Si è sempre battuto contro la limitazione della libertà, di qualsiasi genere e per questo venne, a volte, a scontrarsi con i suoi stessi colleghi di partito. Riuscì a gestire il potere con spirito e ironia, mentre intorno infuriava un mondo rabbioso. Fu criticato, e quando lo dipinsero come euroscettico, in quanto critico verso la visione burocratica di Bruxelles, rispose con ironia citando von Hayek: “C'è una sola categoria di persone che detesto più di quelle che parlano male di me. Quelle che parlano bene di me”. Sono convinto che oggi ci perdonerà da lassù e non se la prenderà. Non potevamo, però, non rendere merito alla figura di un grande cultore dell'amicizia transatlantica, di un grande europeo, ma, soprattutto, di un grande italiano (Applausi).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Fassino. Ne ha facoltà.

PIERO FASSINO (PD). Grazie, Presidente. Anche il Partito Democratico si unisce al cordoglio della Camera per la scomparsa del Ministro Martino. Come è stato ricordato, un uomo che ha vissuto con grande coerenza e determinazione i suoi convincimenti. Liberale, da un punto di vista culturale, valoriale e politico, liberista in economia, allievo di Friedman e della Scuola di Chicago, di cui era diventato in Italia, forse, l'esponente più autorevole. Un uomo che ha vissuto queste sue convinzioni economiche con grande nettezza, non esitando anche a polemizzare con parte del suo schieramento politico quando assunzioni politiche di tipo statalista o parastatalista lo infastidivano.

È stato Ministro degli Affari esteri e Ministro della Difesa, e ha vissuto un periodo particolarmente complesso e difficile: gli anni delle Torri Gemelle, gli anni dell'Afghanistan, gli anni della guerra in Iraq, gli anni dell'offensiva più dura del terrorismo internazionale. Era uomo fortemente convinto del carattere strategico ed essenziale del rapporto transatlantico, dell'indispensabile ruolo, per la sicurezza e la stabilità, dell'Alleanza atlantica, e certo oggi non avrebbe dubbi a condividere le scelte che questo Parlamento italiano ha compiuto di fronte alla crisi ucraina.

Critico nei confronti della costruzione europea, soprattutto critico nei confronti delle scelte di unificazione monetaria, non era però un uomo antieuropeo, ed era soprattutto alieno da qualsiasi forma di simpatia verso il sovranismo. Era un uomo che, con grande lealtà, determinazione e coerenza, viveva le sue convinzioni di uomo liberale e di uomo di Stato.

Aveva un vezzo che lo rendeva umanamente simpatico a ogni interlocutore: quello di iniziare qualsiasi colloquio con un aforisma, con una battuta, con un calembour, spesso in quel perfetto inglese che parlava magnificamente. E ce lo ricordiamo così, con quel sorriso aperto, di un uomo che aveva convinzioni assolutamente radicate e profonde, ma questo non gli impediva mai di essere aperto al confronto e di farlo nei confronti di qualsiasi interlocutore con garbo e con gentilezza. È stato un uomo coerente, che ha servito con lealtà lo Stato, che ha servito con coerenza e determinazione i valori in cui credeva, ed è stato un uomo, diciamolo in questo Parlamento, che ha onorato la politica (Applausi).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Frassinetti. Ne ha facoltà.

PAOLA FRASSINETTI (FDI). Grazie, Presidente. Fratelli d'Italia rende il dovuto omaggio all'onorevole Antonio Martino, scomparso da pochi giorni, e porta il cordoglio alla sua famiglia oggi qui presente. La nostra presidente Meloni lo ha definito un fine intellettuale e un politico di spessore, tra i migliori interpreti del pensiero liberale, un galantuomo, apprezzato trasversalmente per la sua intelligenza e le sue capacità. Veramente un galantuomo: penso che questa sia una dote che faccia la differenza, anche al di là, ovviamente, delle posizioni politiche. Io ho avuto il piacere e l'onore in una legislatura, quella del 2008, di averlo come Ministro, ho potuto apprezzare quindi direttamente le sue qualità umane e politiche e conoscere la sua fine intelligenza e la sua infinita gentilezza.

Antonio Martino è stato anche docente: questo penso sia stato un passaggio molto importante per lui, a completamento di tanti ruoli che ha impiegato nel migliore dei modi. È stato docente di politica economica e monetaria all'università “La Sapienza” e poi preside alla “LUISS” e questo, naturalmente, gli dava anche quell'apertura mentale che solo un docente, al confronto con i giovani, può avere. Lo ricordiamo ora in questa grave situazione e crediamo che l'Italia abbia perso un grande uomo. La sua fine intelligenza e il suo senso tattico sarebbero stati molto utili in un momento come questo, quindi, mai come ora, lo rimpiangiamo e rimpiangiamo la grandezza di un grande italiano (Applausi).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Giachetti. Ne ha facoltà.

ROBERTO GIACHETTI (IV). La ringrazio, Presidente. Non è una critica a lei, ma, piuttosto, a tutti noi che riteniamo possibile e accettabile ricordare la figura di una persona dello spessore di Antonio Martino in due minuti. Non è solo un'occasione persa, ma anche il segno dei tempi che viviamo. Se qualcuno mi avesse chiesto ieri, ma ancora oggi mi chiedesse di dare oggi un nome e un cognome alla parola “liberale”, avrei detto “Antonio Martino”. Potrei azzardare a dire che con lui c'era anche un velo di amicizia, e dico un velo non per sottovalutare il valore dell'essere riuscito a costruire con lui, negli anni, una forma di dialogo, ma perché penso che Antonio Martino faccia parte di quelle persone delle quali avresti dovuto sfruttare molto di più l'intelligenza, la saggezza, la cultura.

Tiziana Maiolo ha scritto, ricordandolo qualche settimana fa, che Antonio Martino non era solo un liberale ma, soprattutto, un libertario ed antiproibizionista. Ed ha ragione Tiziana Maiolo, ma Antonio Martino era soprattutto una persona libera. Io ho avuto modo di verificarlo, ne ho avuto testimonianza, in occasione della presentazione della mozione, nel 2013, per il ritorno al Mattarellum. Mandai in casella a tutti i deputati il testo della mozione e chiesi di sottoscriverla: non era una cosa molto popolare a suo tempo. Tra le prime adesioni arrivò quella di Martino e, quando la vidi, credo che fosse l'unico del centrodestra, gli dissi: “Antonio, non vorrei metterti in difficoltà, magari facciamo finta che non l'ho ricevuta”. E lui mi disse: “Roberto, ricordati che io, prima di essere liberale, sono libero. Metti la mia firma subito dopo la tua”. E, agli atti della Camera, quella mozione ha come prima firma “Giachetti” e come seconda firma “Antonio Martino” (Applausi).

Presidente, un'ultima cosa vorrei ricordare. Dopo la morte di Marco Pannella, di cui Martino era un grande amico, ci ritrovammo in Transatlantico a ricordarlo e scivolammo a parlare di Europa, di suo padre Gaetano, di Ernesto Rossi, di Gaetano Salvemini, di Altiero Spinelli, insomma di ideali e di speranze che Dio solo sa quanto ci servirebbero in questi tempi così incerti, nei quali riusciamo a dedicare al ricordo di uno come lui solo una manciata di secondi (Applausi).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Biancofiore. Ne ha facoltà.

MICHAELA BIANCOFIORE (CI). Grazie, Presidente. Più che parlare di Antonio come politico, vorrei parlare con molta emozione di Antonio come uomo. Un uomo di altri tempi, di cui si sente molta nostalgia, un uomo che, dopo tanti, tanti anni di matrimonio, ancora, un anno fa, mi raccontava di quell'incontro con la sua meravigliosa Carol - che è qui tra noi - e lo faceva con l'emozione di una persona che era grata di aver trascorso la sua vita con una donna meravigliosa che gli aveva dato dei figli.

Antonio faceva parte di quella stagione dei professori di Forza Italia che ha accompagnato la mia crescita politica e culturale e che, purtroppo, è stata dimenticata; una stagione nella quale noi giovani, come Giuseppe, come Deborah, molti dei quali sono in questa Aula ancora oggi, rimanevano a bocca aperta nel sentire le loro lezioni. Non era “uno vale uno”, “uno vale l'altro”, “uno vale uno”, come si suol dire: era che noi eravamo veramente orgogliosi di poter ascoltare la cultura, l'acume, la lungimiranza di uomini come Antonio. Era la stagione di Martino, di Tremonti, di Frattini, di La Loggia, di Urbani, di persone che avrebbero potuto dare molto, ma molto di più a quella rivoluzione liberale che, purtroppo, io e Antonio sentivamo come un fallimento, perché non si era compiuta, nonostante lui fosse uno degli estensori del programma di quell'epoca, che penso che il mio centrodestra, amici, dovrebbe riprendere proprio per tributare, nei fatti e concretamente, un riconoscimento ad Antonio ma, soprattutto, alla sua storia liberale e liberista in economia.

Credo che i suoi valori, le sue idee siano a fondamento di quello che è stato il nostro centrodestra, alternativo, mai nemico e mai avversario di una visione statalista che, purtroppo, oggi si sta facendo sempre più strada nel nostro Paese, che è esattamente il contrario di quello che avrebbe voluto Antonio da uomo libero. Ringrazio Roberto per aver detto che lui era veramente un uomo libero: io lo ero altrettanto e, forse, per questo eravamo rimasti uniti, nonostante scelte difficili e dolorose che entrambi abbiamo dovuto compiere.

Nell'ultimo anno mi ha onorato perché mi chiamava “mia adorata” e questo, credete, mi inorgoglisce molto. Mi ha onorato di aver accettato di presiedere l'Istituto internazionale “Milton Friedman” - liberale, chiaramente -, del quale mi onoro di essere una delle animatrici. Lo ha fatto credendo in giovani ragazzi che oggi hanno addirittura scritto un libro, con riferimento al quale lui ha lasciato l'ultimo lascito, ossia l'introduzione. Un libro intestato al premio Nobel Milton Friedman.

Antonio era sempre disponibile con tutti, lo avete detto in molti, aveva sempre il sorriso, un acume e un'intelligenza più unica che rara, ma aveva soprattutto la capacità di capire chi aveva davanti, l'interlocutore, e una gentilezza d'animo che non conosceva pari. Ecco, di quella gentilezza d'animo servirebbe molto in questo momento, servirebbe molto alla politica, servirebbe molto all'Italia, al Parlamento, al mondo intero. E non è vero che lui, pur americanista e atlantista, oggi avrebbe sposato tutto quanto fatto, per esempio, nei confronti della guerra che sta caratterizzando il nostro mondo. Lui ha detto recentemente, in una delle sue ultime interviste, che è stato un errore non portare avanti i principi di Pratica di Mare, gli accordi di Pratica di Mare, perché, se anche la Russia avesse fatto parte dell'Europa, oggi parleremmo di un'altra storia e non di un Paese che è ormai spinto verso l'Asia e che, purtroppo, abbiamo perso come cultura, come profilo identitario e continuazione del nostro continente.

Cara Carol, il sorriso di Antonio mi accompagnerà per tutta la vita e l'emozione è grande, oggi, nel ricordarlo, perché gli volevo veramente bene (Applausi).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Fassina. Ne ha facoltà.

STEFANO FASSINA (LEU). Grazie, Presidente. Il gruppo di Liberi e Uguali si associa, con commozione, al ricordo di Antonio Martino, un galantuomo, un servitore dello Stato, un economista di rango, che ho avuto modo di conoscere nella scorsa legislatura. Gli interventi che mi hanno preceduto, a partire dal suo, Presidente, hanno ripercorso la sua straordinaria carriera politica ed istituzionale; qui vorrei solo richiamare il suo profilo di grande intellettuale sul terreno economico, come è stato ricordato, seguace di un'impostazione precisa, che non nascondeva ed era, questo, un tratto raro in una fase in cui quell'agenda veniva praticata, ma veniva poco riconosciuta da chi la praticava.

Con lui, nel confronto con lui, da posizioni molto distanti, l'economia ritornava politica, l'economia era economia politica e valevano i valori, valevano i principi, valevano le visioni del mondo. Non ho condiviso le sue ragioni per arrivare a modificare l'articolo 81 della Costituzione, ma erano evidenti la sua passione, la sua convinzione e il suo impegno al servizio del Paese che, in quel momento, a suo avviso, richiedeva di fare quegli interventi. Ricordo quando, in una conferenza all'Università Bocconi, in cui intervenivano gli ex Ministri degli Esteri, lui si dolse per le polemiche di euroscetticismo, lui che, invece, come disse in quell'occasione, aveva dedicato tutta la sua vita all'integrazione europea e si doleva per essere definito così, soltanto perché, nel momento in cui si costruiva la moneta unica, aveva messo in evidenza problemi che poi, ahimè, in larga misura, si sono rivelati veri.

Noi ci stringiamo alla sua famiglia, ai colleghi di Forza Italia, in particolare, che hanno condiviso con lui il suo percorso politico, e auspichiamo che il suo servizio alle istituzioni e alla politica sia di esempio, sia di esempio per tutti noi e sia di esempio per le generazioni più giovani (Applausi).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Forciniti. Ne ha facoltà.

FRANCESCO FORCINITI (MISTO-A). Grazie, Presidente. Io non ho mai avuto il piacere di conoscere personalmente l'ex Ministro Antonio Martino, quindi, ho certamente meno titolo di tanti di voi a commemorarlo oggi, qui, in Aula. Tuttavia, volevo arricchire il quadro che è stato fatto oggi a commemorazione dell'ex Ministro Antonio Martino - perché tanto, quasi tutto, è stato detto sulla sua storia politica - citando proprio le sue parole, proferite nel corso di una delle sue purtroppo ultime apparizioni televisive e che, secondo me, ci spiegano proprio e anche bene cosa vuol dire essere liberali, la quintessenza, per quanto mi riguarda, per quello che penso io, proprio del liberalismo, parole prese con riguardo alla politica sulle restrizioni e sul green pass. Quindi, io vorrei leggere le sue testuali parole: “Trovo assolutamente ingiustificata l'assurdità dell'obbligatorietà del green pass, sarebbe stato più semplice chiedere che venissimo marchiati a fuoco una volta che ci vaccinavamo. Si sarebbe visto subito”. Ancora: “Quando ci sono state le manifestazioni contro il green pass, cosa hanno pensato di dire i quaquaraquà che dicono di governarci? Che erano degli squadristi fascisti. Ora, è probabile che ci fossero esponenti di Forza Nuova fra i manifestanti. Ma saranno stati in totale due dozzine di nostalgici del fascismo: e questi avrebbero la capacità di mobilitare migliaia di persone per protestare contro il green pass? Dovrebbero tenere presente che Allende non è stato defenestrato da quel cattivone del generale Pinochet, ma da quei santissimi camionisti cileni che, per protestare contro le restrizioni, hanno bloccato il Paese. I camionisti sono in sciopero non perché gliel'hanno chiesto quelli di Forza Nuova, ma perché il green pass fa loro danno”. Poi: “Il leader dei portuali di Trieste, Stefano Puzzer” - disse sempre Martino – “ha fatto una dichiarazione che vorrei venisse considerata attentamente dal Ministro Speranza: ‘Noi siamo per la libertà di scelta, ti vuoi vaccinare, ti vaccini; non ti vuoi vaccinare, non ti vaccini'. Questa è l'essenza del liberalismo”. Allora, io penso che queste parole, pronunciate in uno, purtroppo, degli ultimi interventi televisivi di Antonio Martino, debbano essere una stella polare per chiunque abbia responsabilità istituzionali e, a maggior ragione, per chi si professa liberale (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Alternativa).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, a nome del Governo, il sottosegretario Moles. Ne ha facoltà.

GIUSEPPE MOLES, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei Ministri. Grazie, signor Presidente. Signor Presidente, onorevoli colleghi, l'onorevole Antonio Martino o, meglio, il professor Antonio Martino è stato sicuramente una grande personalità accademica, politica e istituzionale, ma anche e soprattutto una persona eccezionale, a cui sono stato legato per più di trent'anni, con una straordinaria stima, fedeltà e, poi, amicizia. Fine pensatore, fine economista, un gran signore - è stato detto - gentile, garbato, innamorato del suo ruolo di docente; un uomo leale, corretto, schietto, sincero, liberale vero da sempre o, meglio, semplicemente liberale, poi, fondatore, orgogliosamente tessera numero 2, di Forza Italia, stimato e apprezzato in Italia e all'estero, come dimostra il cordoglio unanime anche oggi, qui, in quest'Aula, per la sua scomparsa.

Il ricordo, quindi, non può che essere straordinario, unico, pieno di slancio e di grandi ideali e di passione. È stato per me un immenso privilegio essere al suo fianco per tanti anni. Lo voglio ricordare ancora una volta: mi diceva qui, in quest'Aula, quando sono diventato deputato, “Illustre collega e caro amico”.

Con commozione, porto oggi l'omaggio e il profondo cordoglio dell'intero Governo alla sua amata famiglia (Applausi – Deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente si alzano in piedi).

PRESIDENTE. È così conclusa la commemorazione dell'onorevole Antonio Martino.

Si riprende la discussione del disegno di legge di conversione n. 3547.

(Votazione finale ed approvazione – A.C. 3547​)

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.

Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul disegno di legge n. 3547: S. 2533 - "Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 17 febbraio 2022, n. 9, recante misure urgenti per arrestare la diffusione della peste suina africana (PSA)" (Approvato dal Senato).

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 26).

Sui lavori dell'Assemblea.

PRESIDENTE. Secondo le intese intercorse tra i gruppi, l'esame degli ulteriori argomenti iscritti all'ordine del giorno della seduta odierna, per i quali sono previste votazioni, è rinviato alla prossima settimana.

Interventi di fine seduta.

PRESIDENTE. Come già preannunciato per le vie brevi ai gruppi, si svolgeranno ora gli interventi di fine seduta. Ha chiesto di parlare l'onorevole D'Alessandro. Ne ha facoltà. Faccia un attimo defluire l'Aula, onorevole D'Alessandro.

I colleghi che non sono interessati consentano all'onorevole D'Alessandro di intervenire… Colleghi, per cortesia, dateci una mano. Onorevole Fragomeli, faccia intervenire il suo collega, grazie. Onorevole Trancassini, anche lei. Prego, onorevole D'Alessandro.

CAMILLO D'ALESSANDRO (IV). Grazie, Presidente. Erano le ore 3,32 esattamente di 13 anni fa: un sisma devastante generò paura e tanti morti, 309 morti a L'Aquila e in 56 comuni. Questa notte, nella notte che è passata, la città, come ogni anno, salvo questi ultimi due per il COVID, ha ricordato commossa, sfilando silenziosamente per le vie della città. È stata una manifestazione diversa dalle altre, perché oltre al ricordo di chi non c'è più, della paura, delle case a terra, oggi in gran parte ricostruite, c'è stata un'altra paura, un altro dolore e tanti sfilavano insieme agli aquilani con le bandiere dell'Ucraina.

Credo che il miglior modo per la Camera dei deputati di ricordare ciò che accadde quella notte, alle 3,32, è continuare nell'impegno solenne che abbiamo assunto come Parlamento, come Stato, e cioè di stare ancora lì, nei luoghi non ancora ricostruiti; di stare ancora lì, al fianco della popolazione aquilana. Le risposte in questi anni sono state tante, la ricostruzione è ripartita, la vita sta tornando all'interno del centro storico de L'Aquila. Da ultimo, il Fondo complementare del PNRR ha garantito risorse straordinarie. Facciamo in modo, Presidente, che mai quest'Aula dimentichi ciò che accadde; facciamo in modo che lo Stato sia sempre vicino a quelle popolazioni (Applausi).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Costanzo. Ne ha facoltà.

JESSICA COSTANZO (MISTO-A). Ieri mattina, a Torino, abbiamo avuto un assaggio di cosa significhi oggi esprimere, o meglio, tentare di esprimere una voce dissonante in questo contesto storico. In Piazza Palazzo di Città, sede del comune, numerosi manifestanti si sono dati appuntamento per accogliere il Premier Draghi in visita. Nella piazza hanno trovato una bella sorpresa: ad aspettarli le Forze dell'ordine in assetto antisommossa, che li hanno respinti anche con l'uso di manganelli. A quel punto, è arrivato l'ordine di chiudere le piazze del centro, di blindare le vie antistanti, e questo cordone di Polizia ha impedito l'accesso anche a due parlamentari, la sottoscritta e il senatore Gianluigi Paragone. Avremmo voluto solo verificare, nel pieno rispetto tra l'altro del nostro ruolo, se corrispondesse al vero la notizia di un ferito nel corso dei tafferugli. Ci è stato impedito. Vorrei dire solo una cosa: chi dall'alto agisce in questo modo, evidentemente, crede di essere onnipotente, e lo crede perché nei palazzi romani nulla traspare di cosa sta avvenendo fuori. Il distacco dalla realtà è evidente, e voglio darvi una prova tangibile di questo leggendo alcuni passi di una lettera che mi ha mandato un uomo, un cittadino, Giampiero Alaimo: ed ecco che un giorno, scendendo tra la folla, un uomo senza scorta e senza paura riceve l'ovazione del suo popolo, che gli è grato per il suo fare dignitoso e corretto. No, signor Presidente, non si tratta di Draghi, bensì del Presidente Pertini. Nel caso di Draghi il popolo non gli sarà mai riconoscente per il suo operato, perché ha ridotto una florida e ridente Nazione in un territorio arido. Sarà per questo che le sue gite a Napoli e a Torino sono state condite da sonore proteste, che hanno visto spiegamenti di sicurezza che neanche i Presidenti americani avevano avuto, altro che Pertini! Il Paese, quello vero, quello fuori da queste ovattate mura parlamentari, non vuole Draghi. E come se non bastasse…

PRESIDENTE. Concluda, onorevole.

JESSICA COSTANZO (MISTO-A). …ci state trascinando - sto concludendo, Presidente - in una guerra che contribuite ad alimentare a suon di armamenti. Che fine ha fatto il Paese che ripudiava le guerre? O forse Draghi sa già qual è la fine a cui è destinata questa Nazione: saremo ospiti paganti a casa propria (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Alternativa).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Costa. Ne ha facoltà.

ENRICO COSTA (MISTO-A-+E-RI). Grazie, Presidente. Questa mattina, sul giornale Il Dubbio, c'è un'intervista del segretario della corrente Magistratura Democratica, un magistrato, che si ritiene in dovere di commentare, tra l'altro citando il mio nome, alcune proposte emendative che ho presentato.

In particolare, ad esempio su una proposta dice: queste proposte appaiono più tese a generare un pregiudizio fondato su apparenze artificiose al fine di orientare l'opinione pubblica in un periodo di crisi della credibilità della magistratura, piuttosto che soluzioni funzionali a garantire ai cittadini una giustizia più efficiente ed efficace. Dice anche: sembra proprio che la politica non conosca il nostro lavoro e non comprenda le nostre dinamiche interne, finendo con il partorire riforme che, invece di far progredire la magistratura, la riportano indietro di 50 anni. Dice anche: forse l'onorevole Costa non sa che, già oggi, uno degli elementi delle valutazioni di professionalità è proprio la verifica di un apprezzabile numero di riforme delle richieste o dei provvedimenti. Le valutazioni di professionalità, contrariamente alla vulgata diffusa ad arte, non sono fatte per premiare alcuno. È evidente che queste affermazioni di un magistrato in carica, il segretario di una corrente, da un lato, ovviamente evidenziano il fastidio per certe proposte, e questo posso anche capirlo, ma trovarle stampate sui giornali, durante l'iter procedimentale del lavoro in Commissione, ritengo che sia un modo, una modalità per condizionare - non voglio arrivare ad usare il termine intimidire - un organo costituzionale che deve svolgere il suo lavoro e l'attività legislativa.

Penso che il Presidente della Camera debba essere informato di questo, che il Ministro della Giustizia debba essere informato di questo, e forse mi aspetterei anche qualche parola per svolgere con serenità il compito che sto svolgendo, perché, se questo percorso si fosse effettuato a parti invertite, il Consiglio superiore della magistratura avrebbe subito aperto una pratica a tutela. Quindi, penso che ci sia, da parte della Presidenza della Camera, semplicemente la necessità di prendere atto di questo e di consentire a tutti noi di svolgere il nostro lavoro senza fulmini e saette che giungano da chi è organico al potere della magistratura.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Miceli. Ne ha facoltà.

CARMELO MICELI (PD). Grazie, signor Presidente. Ci sono 534 lavoratori, 534 famiglie che ancora una volta vedono calpestati i loro diritti e le loro aspettative. Sono gli ex lavoratori Almaviva delle sedi di Palermo e Rende, che ancora una volta si trovano maltrattati e bistrattati da una serie di “prenditori” che pensano di poter fare impresa sulle spalle dei lavoratori.

Sappiamo che, grazie all'impegno del Governo, esiste ancora una compagnia di bandiera, però era previsto che quella compagnia di bandiera assorbisse e facesse assorbire, con la clausola sociale, i lavoratori dei call center che fino a quel momento avevano lavorato per Alitalia. Oggi apprendiamo, da qualche giorno, che Covisian non intende rispettare quella clausola sociale e che quei lavoratori ancora una volta si trovano con il fiato sospeso.

È inaccettabile che ciò accada e per il suo tramite, Presidente, chiedo al Governo, in particolare al Ministero del Lavoro, di poter procedere urgentemente alla convocazione del tavolo e delle parti sociali affinché in quel contesto le parti, e in particolare Covisian e ITA, siano obbligate a rispettare gli impegni assunti con Covisian oppure a procedere attraverso due possibili alternative: trovare una nuova società che si sostituisca a Covisian nell'immediato, rispettando tutti i diritti dei lavoratori, oppure direttamente procedendo con l'internalizzazione di tutti i lavoratori.

PRESIDENTE. Sospendo a questo punto la seduta, che riprenderà alle ore 15 per lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata.

La seduta, sospesa alle 13,40, è ripresa alle 15.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE FABIO RAMPELLI

Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interrogazioni a risposta immediata, alle quali risponderanno il Ministro della Salute e il Ministro della Transizione ecologica.

Invito gli oratori a un rigoroso rispetto dei tempi, anche considerata la diretta televisiva in corso.

(Iniziative volte a garantire ai malati rari la prosecuzione della somministrazione domiciliare delle terapie, come sperimentata in relazione allo stato di emergenza sanitaria da COVID-19 – n. 3-02871)

PRESIDENTE. Passiamo alla prima interrogazione all'ordine del giorno Bologna n. 3-02871 (Vedi l'allegato A). Chiedo alla deputata Fabiola Bologna se intenda illustrare la sua interrogazione o se si riservi di intervenire in sede di replica.

FABIOLA BOLOGNA (CI). Grazie, Presidente. Gentile Ministro, nel nostro Paese i malati rari sono circa 2 milioni e il 70 per cento sono bambini. L'emergenza pandemica ha posto l'attenzione sulla necessità di rafforzare l'assistenza domiciliare dedicata ai malati rari che non potevano accedere alle strutture per la somministrazione delle terapie. La situazione è stata affrontata con una determinazione AIFA, valida per tutto il periodo di emergenza, contenente le raccomandazioni per la somministrazione domiciliare dei farmaci per un numero ampio di patologie. Terminato lo stato di emergenza, i pazienti affetti da una patologia rara rischiano di non poter più avere la possibilità di usufruire di questo servizio.

Le chiediamo quindi, visti i numerosi benefici riscontrati grazie alla terapia domiciliare negli ultimi due anni e alla luce della fragilità delle persone affette da malattia rara, quali azioni intenda intraprendere affinché i malati rari possano continuare ad usufruire della somministrazione domiciliare.

PRESIDENTE. Il Ministro della Salute, Roberto Speranza, ha facoltà di rispondere.

ROBERTO SPERANZA, Ministro della Salute. Grazie, onorevole Bologna, per porre l'attenzione su un tema molto importante che tocca due ambiti che credo siano particolarmente strategici per il nostro Servizio sanitario nazionale: da una parte, le malattie rare e, dall'altra, l'assistenza domiciliare.

Come lei sa benissimo, la legge n. 175 del 2021 ha rappresentato un importante passo in avanti, svolto con il consenso unanime di tutto il Parlamento. Posso confermarle che il lavoro che faremo andrà nella direzione dell'universalità del nostro Servizio sanitario nazionale. Non può certo essere la quantità di persone affette da una determinata patologia a ridurre l'assistenza del nostro Paese.

Come è noto, le malattie rare sono quelle con prevalenza di 5 persone ogni 10 mila abitanti. I numeri sono enormi, non solo in Italia, a livello mondiale parliamo di circa 300 milioni di persone coinvolte. Noi faremo tutto quello che è necessario per rafforzare la ricerca, in un ambito in cui essa è particolarmente rilevante, e migliorare l'assistenza.

L'assistenza domiciliare è importante sempre; lo è, a maggior ragione, per le malattie rare ed è una chiave decisiva che ha portato l'Aifa a quelle determinazioni che lei ha indicato. Noi lavoreremo, in collaborazione con Aifa, per valutarle oggi in una situazione diversa, non più di stato di emergenza, con l'obiettivo evidentemente di non ridurre i livelli di assistenza domiciliare.

Mi permetta di dire che, in materia di assistenza domiciliare, l'iniziativa del Governo è molto, molto forte. In modo particolare, nel PNRR c'è un investimento senza precedenti: stiamo parlando di 4 miliardi, compreso 1 miliardo per la telemedicina. Fino a pochi mesi fa l'assistenza domiciliare per le persone sopra i 65 anni era del 4 per cento, mentre la media dei Paesi OCSE è al 6 per cento. I principali Paesi che sono avanti su questa vicenda sono Germania e Svezia, con il 9 per cento.

Con gli investimenti del PNRR, il nostro obiettivo è far diventare l'Italia il primo Paese d'Europa per assistenza domiciliare, con il 10 per cento. Più risorse sul Servizio sanitario nazionale serviranno anche a questo obiettivo.

PRESIDENTE. La deputata Fabiola Bologna ha facoltà di replicare.

FABIOLA BOLOGNA (CI). Grazie, Presidente. Ringrazio il Ministro per questa risposta e anche per aver ricordato che in questa legislatura è stata approvata la nuova legge sulle malattie rare, di cui sono stata firmataria e relatrice. Ora auspichiamo davvero una rapida predisposizione dei decreti attuativi della nuova legge sulle malattie rare, perché essi consentiranno di rendere effettiva la legge e di vederne i risultati nella vita quotidiana delle persone, a partire dall'aggiornamento del Piano nazionale malattie rare che rappresenta il libretto di istruzioni della legge e che definisce gli obiettivi e gli interventi pertinenti nel settore delle malattie rare e della rete delle malattie rare. Particolare rilievo nella legge assume il Piano diagnostico terapeutico assistenziale personalizzato che comprende tutte le prestazioni per la diagnosi e le terapie, dove le cure domiciliari acquistano una particolare importanza, anche in armonia con i progetti della Missione Salute del PNRR che citava il Ministro, per tutti i pazienti che potranno usufruirne.

La terapia domiciliare monitorata dal medico del centro di riferimento presenta numerosi benefici, quali aderenza al trattamento, appropriatezza della cura, miglioramento da un punto di vista psicologico, somministrazione in sicurezza e in ambiente familiare, riservatezza della condizione del paziente, facilitazioni logistiche per la vita quotidiana, dallo studio al lavoro, e risparmio economico per favorire la sostenibilità del sistema sanitario.

In questa legislatura abbiamo riportato le malattie rare al centro dell'agenda politica, con la collaborazione del Ministero della Salute, dei medici specialisti, delle società scientifiche, delle associazioni dei malati e grazie anche a campagne informative di agenzie giornalistiche. Il risultato raggiunto con l'entrata in vigore della nuova legge sulle malattie rare ci sollecita ad impegnarci sempre di più per giungere al trasferimento delle norme nella vita reale, per migliorare la qualità di vita dei malati rari e delle loro famiglie.

(Iniziative per un'adeguata diffusione del farmaco antivirale Paxlovid per il trattamento del COVID, anche tramite la rete delle farmacie territoriali e dei medici di medicina generale - n. 3-02872)

PRESIDENTE. La deputata Giuseppina Occhionero ha facoltà di illustrare l'interrogazione Noja ed altri n. 3-02872 (Vedi l'allegato A), di cui è cofirmataria.

GIUSEPPINA OCCHIONERO (IV). Grazie, Presidente. Signor Ministro, vorremmo avere notizia dell'attendibilità di quanto è emerso circa l'antivirale Paxlovid, prodotto da Pfizer, la cui tempestività nella somministrazione è fondamentale. Deve essere, infatti, assunto entro cinque giorni dall'insorgenza dei sintomi da COVID nei pazienti a rischio. La discrasia dei dati tra la fornitura alle regioni, oggetto di accordo tra Ministero, Aifa e Pfizer, e le effettive somministrazioni (parliamo di 11.200), desta perplessità, salvo volerla attribuire ad un iter burocratico farraginoso: deve essere, infatti, somministrato esclusivamente da specialisti ospedalieri e ritirato presso farmacie ospedaliere.

Non crede, signor Ministro, che, soprattutto in questa fase di ritorno alla quasi normalità, si possano coinvolgere i medici di medicina generale, previa formazione, e le farmacie territoriali, che tanto hanno fatto nella lotta al virus nella fase più acuta, piuttosto che rischiare un continuo sottoutilizzo del farmaco, con il rischio di una scadenza dello stesso e, soprattutto, di non poter porre rimedio ai danni alla salute dei pazienti a rischio o solo di poterne alleviare i sintomi?

PRESIDENTE. Il Ministro della Salute, Roberto Speranza, ha facoltà di rispondere.

ROBERTO SPERANZA, Ministro della Salute. Ringrazio gli interroganti per aver posto l'attenzione su un tema importante nella nostra lotta contro il COVID. Se siamo, infatti, in una fase diversa di gestione della pandemia è grazie alla scienza che ci ha dato vaccini sicuri ed efficaci e, nell'ultima fase, anche farmaci che possono rappresentare un'ulteriore arma dentro questa fase. Paxlovid, insieme a Molnupiravir, è in utilizzo nel nostro Paese già dall'inizio di quest'anno. I consumi, per quanto riguarda Paxlovid, al 30 marzo sono di 5.171 trattamenti. Nella settimana tra il 17 e il 23 marzo c'è stato un più 31 per cento rispetto alla settimana precedente. I livelli del consumo in Italia sono piuttosto simili rispetto a quelli degli altri Paesi europei. Le regole d'uso, come prima si ricordava, sono di una somministrazione entro cinque giorni dall'insorgenza dei sintomi e Aifa ha definito chiaramente i criteri per la selezione dei pazienti sulla base della loro fragilità e anche con particolare attenzione alle interazioni con altri farmaci.

Ora che abbiamo più dosi a disposizione, perché le dosi in una prima fase sono arrivate in Italia in un numero molto limitato, stiamo lavorando alla territorializzazione: l'idea è quella di arrivare a consentire la prescrizione anche ai medici di medicina generale proprio per favorire un accesso più capillare.

Proprio nella giornata di ieri su questo ha iniziato a lavorare il Comitato tecnico-scientifico dell'Agenzia italiana del farmaco. Io penso che sia la direzione giusta per promuovere una maggiore vicinanza e una più veloce somministrazione di questo farmaco.

In chiusura, mi sia consentito di dire che i farmaci antivirali sono sicuramente importanti, rappresentano uno degli strumenti in campo per affrontare questa fase nuova, ma non sostituiscono in alcun modo il vaccino, che è e resta l'arma fondamentale con cui affrontare questa fase di contrasto al COVID.

PRESIDENTE. La deputata Lisa Noja ha facoltà di replicare.

LISA NOJA (IV). Grazie, Presidente. Ringrazio il Ministro per la risposta, che ci soddisfa. Concordiamo assolutamente con lei sul fatto che i vaccini antivirali non sono sostitutivi l'uno dell'altro, ma è importante che, oggi, grazie alla scienza, possiamo usufruire di questa ulteriore arma per proteggere soprattutto le persone più a rischio dalle conseguenze gravi del COVID.

Siamo anche molto soddisfatti di sentire la direzione che state prendendo, perché evidentemente è un farmaco che ha caratteristiche peculiari, cioè la tempistica è fondamentale, e il fatto di ridurre al minimo possibile qualsiasi rallentamento o farraginosità burocratica è fondamentale.

Noi insistiamo anche perché, oltre al coinvolgimento dei medici di medicina generale - come lei stesso ci ha confermato - dal punto di vista della distribuzione si passi alle farmacie territoriali. In questa pandemia, le farmacie hanno dimostrato di essere presìdi fondamentali per la salute dei cittadini. Abbiamo affidato loro le operazioni e i trattamenti importanti, come la somministrazione dei vaccini o dei tamponi. Evidentemente, anche l'erogazione, attraverso loro, di questo farmaco aiuterebbe i pazienti ad avere il farmaco più rapidamente.

Siamo contenti, quindi, di questa iniziativa. Speriamo che serva per assicurare a tutti i pazienti eleggibili l'accesso rapido e tempestivo a questa cura e ci rallegriamo, anche perché, come lei sottolineava, siamo in una fase nuova, siamo in una fase di convivenza con il virus, e il fatto di poter usare appieno tutte le armi di cui disponiamo e di proteggere al meglio i cittadini fragili, che, anche se vaccinati, possono comunque contrarre il virus, è fondamentale; è l'unica strada per poter uscire davvero dalla pandemia. Quindi, la ringraziamo e speriamo che queste decisioni verranno assunte nel minor tempo possibile.

(Iniziative volte a riconsiderare le scelte in materia di obbligo vaccinale, con particolare riguardo ai lavoratori delle strutture sanitarie e sociosanitarie che non svolgono attività a diretto contatto con il pubblico - n. 3-02873)

PRESIDENTE. La deputata Rossana Boldi ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-02873 (Vedi l'allegato A).

ROSSANA BOLDI (LEGA). Grazie, Presidente. Ministro, l'articolo 8 del decreto-legge 24 marzo 2022, n. 24, ha prorogato al 31 dicembre 2022 le disposizioni in materia di obbligo vaccinale anti COVID-19 previste per il personale delle strutture sanitarie e sociosanitarie o soggette ad autorizzazione, incluse quelle che erogano prestazioni in regime ambulatoriale.

L'intervento normativo, poco chiaro nella forma data la serie di rinvii e abrogazioni che lo caratterizzano, sembrerebbe aver confermato la sospensione dall'attività lavorativa di tutto il personale non vaccinato delle predette strutture sanitarie e sociosanitarie, incluso quello amministrativo che non entra a diretto contatto con il pubblico o i pazienti. La norma prevede, infatti, una sola fattispecie di esenzione, riferita ai lavoratori titolari di contratti esterni, gli unici a rimanere esclusi dal menzionato obbligo vaccinale. La proroga delle norme in esame, in assenza di uno stato di emergenza che possa giustificarle per un periodo complessivo superiore a 12 mesi, rischia di determinare una situazione assolutamente insostenibile per i lavoratori interessati e per gli equilibri economici dei relativi nuclei familiari.

La domanda sostanzialmente è questa: se non ritenga opportuno riconsiderare le scelte in materia di obbligo vaccinale, anche alla luce delle contraddizioni segnalate, molti sono ritornati al lavoro, e tenuto conto che non possono stare fino al 31 dicembre senza stipendio.

PRESIDENTE. Il Ministro della Salute, Roberto Speranza, ha facoltà di rispondere.

ROBERTO SPERANZA, Ministro della Salute. Ringrazio gli interroganti e voglio partire, nella risposta, dai numeri della campagna vaccinale italiana, che sono tra i migliori del mondo: a stamattina, alle 7, la prima dose è stata fatta dal 91,39 per cento delle persone sopra i 12 anni; la seconda dose dall'89,87 per cento di questa stessa platea e per il booster siamo arrivati, a stamattina, a 38.938.818 persone.

La nuova fase che stiamo aprendo e di cui si discute è figlia, prima di tutto, di questi numeri e anche di un utilizzo significativo del green pass e di tutte le norme in materia di obbligo vaccinale che, indubbiamente, hanno favorito percentuali così alte come quelle che ho riportato. Con l'ultimo decreto-legge del 24 marzo che, voglio ricordare, è stato approvato dal Consiglio dei Ministri all'unanimità di tutti i suoi componenti, abbiamo confermato la vigenza dell'obbligo e la sanzione della sospensione dal lavoro per tutto il personale sanitario e non sanitario che lavora in strutture sanitarie e sociosanitarie. La ratio della norma è molto semplice ed è da ricondursi alla necessità di tutelare il più possibile, con ogni prudenza possibile, i luoghi a cui hanno accesso le persone più fragili. Questo è vero sicuramente per gli ospedali, è vero per gli studi ambulatoriali ed è vero, in modo particolare, per le RSA, dove è ancora molto opportuno tenere il massimo livello di attenzione, anche sulla base delle esperienze non semplici che abbiamo vissuto in altre stagioni del COVID.

Voglio, inoltre, ricordare che, in questo momento, la circolazione virale nel nostro Paese è ancora molto alta. La fine dello stato d'emergenza non significa la fine della pandemia, che, invece, è ancora in corso. Come sempre, poi, il Governo valuterà l'evoluzione del quadro epidemiologico e adatterà come sempre le proprie misure, le misure che sono state disposte, ad un monitoraggio del quadro stesso che continuiamo ad osservare con la massima attenzione e la massima prudenza.

PRESIDENTE. La deputata Rossana Boldi ha facoltà di replicare.

ROSSANA BOLDI (LEGA). Grazie, Ministro, intanto per avere definitivamente chiarito che anche il personale amministrativo segue le regole del personale sanitario, perché lei può immaginare che molti, sentendo parlare di allentamento, vanno dal proprio datore di lavoro e chiedono, perché non possano ritornare a lavorare. Quindi, per questo, grazie.

Per il resto, Ministro, sono tornati al lavoro con il pass base le Forze dell'ordine, difesa, sicurezza e soccorso pubblico; mi fa piacere che lei abbia detto che rivaluterete, perché quello che poteva essere giustificato e comprensibile durante lo stato di emergenza, credo vada riconsiderato alla fine dello stato di emergenza, perché il prevalere di un diritto sicuramente validissimo, che è il diritto alla salute, credo che, a questo punto, vada assolutamente bilanciato nei confronti anche di un altro diritto, che è il diritto al lavoro. Allora, a situazioni diverse io credo che debbano corrispondere norme diverse e mi auguro che questa considerazione voi la facciate, che il Governo la faccia al più presto. Non so se con questi dati, grazie sicuramente anche alla campagna vaccinale, la Corte costituzionale, interrogata sul medesimo quesito, darebbe la stessa risposta, perché sono due diritti entrambi costituzionalmente tutelati e, senza stato di emergenza, ho l'impressione che anche il diritto al lavoro riprenda quota (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

(Iniziative per realizzare un piano straordinario per la prevenzione e la cura delle malattie oncologiche, al fine di colmare i ritardi causati dall'emergenza pandemica – n. 3-02874)

PRESIDENTE. La deputata Elvira Savino ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-02874 (Vedi l'allegato A).

ELVIRA SAVINO (FI). Grazie, Presidente. Signor Ministro, la pandemia da COVID-19, oltre ad aver avuto un impatto fortissimo sulla nostra salute, colpendo indistintamente adulti, anziani, bambini e persone fragili, ha determinato ripercussioni molto negative sulla cura del cancro. Il personale sanitario spesso è stato dirottato per l'assistenza dei malati COVID e la paura del contagio ha ridotto le visite e gli esami diagnostici. In Italia, ogni anno, 377 mila persone si ammalano di tumore, ma prevenzione, screening e trattamenti medici, in questo periodo, hanno subito una forte battuta d'arresto.

Rischiamo di non poter gestire la prossima ondata di casi avanzati di tumore, determinata anche dai ritardi nell'assistenza e nella cura che si sono verificati in questi due anni.

Tanto premesso, le chiedo se non ritenga necessario e non più procrastinabile adottare iniziative per realizzare tempestivamente un piano straordinario di recupero dell'oncologia, volto a colmare i ritardi dovuti all'emergenza pandemica e a definire anche un programma di medio e lungo periodo per conservare e implementare la nostra avanzata attività oncologica ospedaliera, della quale possiamo essere molto orgogliosi (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Il Ministro della Salute, Roberto Speranza, ha facoltà di rispondere.

ROBERTO SPERANZA, Ministro della Salute. Ringrazio l'onorevole Savino per aver posto un tema al centro dell'attenzione che ritengo davvero cruciale per il nostro Servizio sanitario nazionale e per la qualità delle cure nel nostro Paese.

Non vi è alcun dubbio che, in coincidenza con i picchi delle diverse ondate che in questi mesi tutt'altro che semplici si sono susseguite, sia stato pagato un prezzo significativo dal nostro Servizio sanitario nazionale in termini di rallentamenti e di rinvii di screening, di visite e, in alcuni casi, anche di interventi chirurgici non strettamente urgenti. È un dato di fatto con cui dobbiamo fare i conti. Proprio questa consapevolezza ci ha portato per due volte a mettere in campo un provvedimento con l'investimento di risorse straordinarie, proprio per il recupero dei ritardi che ci sono stati nelle settimane più difficili. Un primo intervento è stato fatto con il “decreto Agosto”, cioè il decreto-legge n. 104 del 2020, dove si investì circa mezzo miliardo; c'è stato, poi, un secondo intervento proposto dal Governo e approvato dal Parlamento, pochi mesi fa, dentro la legge di bilancio, che prevede l'investimento di un altro mezzo miliardo; quindi, stiamo parlando di un investimento straordinario di un miliardo di euro che, come Governo, abbiamo messo in campo e su cui le regioni sono al lavoro per implementare i loro progetti, proprio per il recupero di screening, visite ed interventi chirurgici non fatti.

La vicenda oncologica è il cuore di questa partita; quindi, dal mio punto di vista, ci sarà tutta l'attenzione possibile e credo che le risorse ingenti messe in campo finora - perché stiamo parlando di un miliardo - rappresentino sicuramente una risposta significativa, ma avranno bisogno di ulteriori sforzi. È, quindi, mia opinione che questo terreno vada costruito dentro un indirizzo di rafforzamento della spesa sanitaria che - lo voglio ricordare - è passata dai 114 miliardi del settembre 2019 a 124 miliardi, cioè 10 miliardi in più: non si era mai visto un salto così grande nella storia recente del Servizio sanitario nazionale. Sono convinto che, in una sinergia tra Parlamento e Governo, si possa fare ancora di più per dare una risposta necessaria e doverosa rispetto a un tema che ritengo essere particolarmente centrale.

PRESIDENTE. La deputata Elvira Savino ha facoltà di replicare.

ELVIRA SAVINO (FI). Grazie, Presidente. Grazie, Ministro, per la sua risposta della quale mi dichiaro molto soddisfatta, perché questo è l'obiettivo verso il quale tendevamo.

Vede, Ministro, l'alto livello di assistenza oncologica che abbiamo raggiunto nel nostro Paese è evidenziato dalla percentuale di sopravvivenza a 5 anni dalla malattia che è molto alta: in Italia, raggiunge il 65 per cento per le donne e il 59 per cento per gli uomini. Inoltre, in sei anni, dal 2014 al 2020, si è osservato un calo significativo della mortalità da tumore del 10 per cento negli uomini e dell'8 per cento nelle donne. Ecco, questi sono ottimi risultati, risultati molto importanti che, però, rischiano di essere vanificati senza una programmazione adeguata, come quella di cui lei ci ha parlato, nel prossimo futuro. Infatti, oggi stanno venendo alla luce le neoplasie che non sono state diagnosticate nel 2020, ma queste stesse vengono osservate in stadi della malattia molto più avanzati e con prognosi peggiori rispetto al periodo precedente alla pandemia, con un carico tumorale molto più alto, metastasi diffuse e, quindi, quadri clinici molto preoccupanti che non si erano mai osservati fino ad ora. Quindi, per questo va assolutamente implementata l'attività di recupero sull'oncologia. Inoltre, come lei, Ministro, certamente sa, un ruolo fondamentale in campo oncologico lo svolge la ricerca. Ecco, io auspico che le istituzioni e il Governo si impegnino a garantire anche ai soggetti che fanno ricerca il sostegno adeguato. Ce ne sono di già esistenti, come GIMEMA, AIOP e altri che, oltre a fare ricerca, svolgono un'attività fondamentale, cioè garantiscono la loro presenza sul territorio, fanno assistenza domiciliare, diagnosi precoce, e garantiscono e hanno garantito le cure più avanzate anche in periodo di pandemia. Oggi più che mai è necessario garantire le cure, attuare l'integrazione tra ospedale e territorio per la gestione ottimale del paziente, con un piano che colmi i ritardi accumulati finora, perché lei sa, Ministro - e concludo - che la diagnosi e la cura precoci possono salvare le vite, e noi non ci possiamo sottrarre a questo imperativo morale (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

(Intendimenti del Governo in ordine al progetto di realizzazione di un deposito costiero di gas da petrolio liquefatto nel comune di Manfredonia, in provincia di Foggia – n. 3-02875)

PRESIDENTE. Il deputato Tasso ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-02875 (Vedi l'allegato A).

ANTONIO TASSO (M-MAIE-PSI-FE). Grazie, Presidente. Ministro Cingolani, la questione è nota: il progetto Energas risale al 1998 e consiste nella realizzazione di un mega deposito di gas da petrolio liquefatto, comunemente GPL, di 60 mila metri cubi nei pressi della città di Manfredonia, località marittima ai piedi del Gargano, che aspira ad uno sviluppo turistico ecocompatibile.

Dopo varie controversie e il fallimento dei tavoli di conciliazione previsti dalla legge, la regione Puglia, il comune di Manfredonia, l'autorità portuale competente ed anche i cittadini, per mezzo di un referendum consultivo, hanno espresso la ferma contrarietà alla realizzazione di quest'opera. Ora, la decisione, com'è noto, passa al Consiglio dei Ministri, che mi auguro voglia considerare tutte queste contrarietà; voglia valutare anche l'interesse della criminalità organizzata locale verso questo progetto, emerso dall'inchiesta “Omnia Nostra”, per il quale ho interessato anche la Commissione antimafia, e quindi negare l'autorizzazione di un'opera anacronistica, obsoleta e, trattandosi di GPL, di nessuna strategia per il Paese.

Quindi, le chiedo, Ministro Cingolani, quale sarà la sua indicazione in Consiglio dei Ministri, dal momento che, come Ministro competente, la sua sarà l'opinione determinante e di riferimento.

PRESIDENTE. Il Ministro della Transizione ecologica, Roberto Cingolani, ha facoltà di rispondere.

ROBERTO CINGOLANI, Ministro della Transizione ecologica. Presidente, onorevole Tasso, a seguito di tre riunioni della Conferenza dei servizi e del diniego all'intesa da parte della regione Puglia, questo procedimento, che data, come lei ha citato, molti anni fa, è stato rimesso a questo Ministero e al Dipartimento per il coordinamento amministrativo della Presidenza del Consiglio dei Ministri per una possibile deliberazione del Consiglio dei Ministri, ai sensi di legge, cose che lei sa meglio di me. La remissione del procedimento deriva dalla constatazione della strategicità dell'intervento proposto e dalla considerazione per cui le osservazioni tecniche espresse nell'intesa negativa della regione Puglia sono state approfondite nell'ambito dell'istruttoria di valutazione di impatto ambientale. Adesso prenderò in carico questa cosa, glielo garantisco sin d'ora; è stato un periodo abbastanza denso, alcune cose sono passate oggettivamente in priorità leggermente più bassa per via degli eventi recenti.

Noi abbiamo analizzato diversi aspetti: il primo riguarda la coerenza del progetto con l'opportunità del PNRR, e più in generale la sua attinenza alle norme energetiche europee. Da un certo punto di vista, non è strettamente vero che non sia pertinente al PNRR, perché nel settore trasporti il GPL è ancora tra i carburanti alternativi per il raggiungimento degli obiettivi di decarbonizzazione del comparto nella direttiva “DAFI”; però, è anche vero che noi nel PNRR siamo andati oltre, stiamo parlando già di synthetic fuel e di altre cose che oggettivamente, con il passare di questi anni molto veloci nello sviluppo di tecnologie, potrebbero essere di interesse ben superiore anche ai fini della decarbonizzazione.

Per quanto riguarda gli usi domestici, il GPL rimane comunque un principale combustibile utilizzato per riscaldamento e produzione di acqua calda e sanitaria in tutte le zone che non sono connesse alla rete dei metanodotti; quindi, da questo punto di vista, a priori non si può dire che non serva. Il deposito di Manfredonia in questo avrebbe un'area di utenza abbastanza ampia. Però, è anche vero che noi stiamo accelerando una politica di elettrificazione molto forte sia attraverso le rinnovabili che con il cambiamento dei sistemi energetici residenziali; quindi, anche in questo caso, si dovrebbe fare un'analisi rispetto all'attuale stato tecnologico.

Il deposito di Manfredonia, per il quale si prevede la realizzazione di uno stoccaggio di 60 mila metri cubi - sono circa 28 mila tonnellate - porterebbe certamente un incremento della massima quantità stoccabile di circa il 50 per cento rispetto alla zona di approvvigionamento.

Questo sicuramente darebbe un'importante e significativa riduzione delle percorrenze delle autobotti per il rifornimento delle stazioni di servizio e, quindi, potrebbe avere un impatto ambientale positivo; però è altrettanto vero che stiamo parlando comunque di un carburante, in ultima analisi, fossile. Quindi, per essere molto onesto con lei, nell'analisi ci sono dei pro e dei contro. Concludo: quello che le dico è che mi impegno a fare - lo sto facendo con i miei tecnici dopo che è arrivata la sua sollecitazione - un'analisi di questi rapporti fra gli attuali target e le attuali tecnologie che abbiamo e a portarla ben istruita in Consiglio dei Ministri prima possibile.

PRESIDENTE. Il deputato Tasso ha facoltà di replicare.

ANTONIO TASSO (M-MAIE-PSI-FE). Grazie, Presidente. Ministro Cingolani, molto francamente, così come lo è stato con me, comprendo la difficoltà di comunicare ufficialmente la sua posizione prima che si riunisca il Consiglio dei Ministri. Tuttavia, conoscendo anche il suo modo di operare e soprattutto cogliendo lo spiraglio che ha voluto offrirmi quest'oggi, a questo punto le offro anche il mio punto di vista, che è quello della quasi totalità dei cittadini di Manfredonia e zone limitrofe e che parte dalla considerazione che ogni territorio debba potersi autodeterminare nelle scelte di sviluppo che meglio ritiene, anche quando si fanno scelte inconsapevolmente sciagurate, come accadde - le ricordo - oltre 40 anni fa, quando si decise per la realizzazione del famigerato petrolchimico Enichem che distribuì pane e veleno alla popolazione.

Ancora oggi il territorio porta i segni di quelle scelte in termini di inquinamento ambientale, a memoria vado dal benzene all'arsenico, dal piombo all'azoto ammoniacale, e tanti altri elementi dannosi, e paga anche in termini di danni alla salute perpetratisi negli anni. Si potrebbe facilmente evocare il detto NIMBY, not in my back yard, cioè non nel mio giardino, ma le posso assicurare che rappresento una popolazione che ha voglia di sviluppo turistico, commerciale, portuale, agricolo, marinaro, e anche di buona industria, di cui abbiamo degli esempi. Le chiedo, Ministro, e lo sto chiedendo anche ai suoi colleghi: lasciateci la libertà di scegliere il futuro nostro e dei nostri figli.

Credo che vi siano tante possibilità per affrancarci da una realtà sociale, come è noto, molto difficile, ma per la quale stiamo combattendo strenuamente. Non concedete l'autorizzazione richiesta per quel mega deposito di GPL, anacronistico, obsoleto e, come abbiamo detto, non propriamente strategico per il nostro Paese, contro il quale siamo determinati ad andare avanti con tutti i mezzi, legali e legittimi, a nostra disposizione.

(Iniziative urgenti per l'adozione di misure strutturali volte a superare la dipendenza relativa all'importazione di gas dalla Russia e ad accelerare la transizione energetica – n. 3-02876)

PRESIDENTE. Il deputato Benamati ha facoltà di illustrare l'interrogazione Pellicani ed altri n. 3-02876 (Vedi l'allegato A), di cui è cofirmatario.

GIANLUCA BENAMATI (PD). Grazie, Presidente. Molto velocemente, il tema che trattiamo in questa interrogazione non è nuovo al Ministro: i prezzi del gas e dell'energia elettrica si mantengono alti e mettono a repentaglio famiglie ed imprese. Quella che era una linea di decremento, prevista nei mesi scorsi, è entrata in crisi, almeno nelle modalità previste, con la guerra in Ucraina, dopo il 24 febbraio. Noi abbiamo un tema naturalmente molto importante e apprezziamo il lavoro del Governo con le misure sulle tasse e sui crediti di imposta per ridurre i costi immediatamente. Valutiamo positivamente tutte le azioni tese a intervenire sui prezzi, i meccanismi di prezzi massimi, i meccanismi di riforma dei prezzi, però, con il peggiorare della situazione e l'intervento anche di nuove misure contro la Russia, immaginiamo che la situazione sarà ancora peggiore.

In questa nostra interrogazione - concludo, Presidente - chiediamo al Governo le misure che ha in animo di porre in essere per quanto riguarda la sicurezza, per monitorare i costi per famiglie ed imprese nell'ambito anche della transizione ecologica in atto.

PRESIDENTE. Il Ministro della Transizione ecologica, Roberto Cingolani, ha facoltà di rispondere.

ROBERTO CINGOLANI, Ministro della Transizione ecologica. Grazie Presidente e grazie agli onorevoli interroganti. Al fine di sopperire alle importazioni dalla Russia, indipendentemente dal fatto che si fermi domani o che, comunque, non fermandosi, dobbiamo certamente renderci indipendenti dalle importazioni, il Governo ha intrapreso una serie di iniziative di urgenza volte ad incrementare la sicurezza energetica nazionale in materia, in particolare, di gas naturale. Questo va soprattutto attraverso la massimizzazione delle importazioni e l'ottimizzazione della campagna di riempimento degli stoccaggi. Noi adesso stiamo ottimizzando a pieno regime l'utilizzo dei nostri tre rigassificatori, stiamo ottimizzando a pieno regime l'utilizzo dei nostri gasdotti. Abbiamo cinque gasdotti, tre da Sud ed Est e due da Nord: ovviamente, i tre a Sud ed Est sono quelli che ci rendono più agevole, rispetto ad altri Paesi europei, la contrattazione di nuove forniture con Paesi che sono di quella parte dell'emisfero.

In questo momento ci sono sette Paesi con cui stiamo trattando, alcune trattative sono in stato molto avanzato di composizione. Stiamo al contempo trattando - ho dato mandato a Snam da un paio di settimane - l'acquisto o il leasing di due sistemi di rigassificazione galleggianti. Vi posso, pertanto, dire che la strategia che abbiamo posto in atto è calcolata proprio per avere la sostituzione dei 29 miliardi di metri cubi russi, di provenienza e di importazione dalla Russia, in un periodo che oscilla fra il primo semestre del prossimo anno e 36 mesi da oggi. Quindi, in tre anni, noi dovremmo essere in grado di aver compensato questa nostra dipendenza, tenuto conto, però, che, sin dall'inizio, ci dovrebbe essere una buona accelerazione.

Stiamo lavorando per garantire gli stoccaggi in controflusso, perché dobbiamo affrontare il prossimo inverno, il prima possibile, con gli stoccaggi. Faccio presente che, in questo momento, i flussi sono regolari, anzi ce ne sono di più di un anno fa; l'unica cosa che non è giustificata è il prezzo così alto, se ci pensate, ma stiamo lavorando ovviamente sul fronte della sostenibilità della spesa da parte dei cittadini e delle imprese.

È stato convocato il Comitato tecnico per l'emergenza e sapete che siamo in stato di preallarme. Questo costante monitoraggio della situazione ci consente, in tempo reale, di vedere cosa succede: non siamo a un livello di allarme, al momento non ci sono motivazioni, ma la situazione, come sapete, è molto critica, nonché fluida e, quindi, la stiamo seguendo.

Il mese scorso sono stati emanati provvedimenti di urgenza contenenti misure volte a rafforzare la sicurezza degli approvvigionamenti. A valle di questi provvedimenti, con specifici decreti ministeriali, è stato previsto di portare il riempimento degli stoccaggi al 90 per cento e sono state promosse iniziative di cassa in controflusso.

Con un ulteriore provvedimento, in linea con la comunicazione RePower della Commissione europea, sono state previste ulteriori misure per lo svolgimento di aste, la richiesta all'Autorità di integrare la regolazione, una disincentivazione al mancato riempimento degli stoccaggi e l'attribuzione automatica a Snam degli spazi corrispondenti ai volumi di gas necessari per il funzionamento del sistema.

Concludo, dicendo che non è solo questione di gas, perché noi rimpiazziamo i 29 miliardi di metri cubi, ma faremo di tutto, stiamo facendo di tutto per mantenere la roadmap a meno 55 per cento al 2030. Ricordo, in questi giorni, la liberalizzazione delle rinnovabili sino a 200 kilowatt, agro-fotovoltaico, energy community, bandi dell'idrogeno, bandi sulla circolarità, bandi per synthetic fuels e biogas, il risparmio energetico e, inoltre, la battaglia europea per il price cap europeo e il decoupling del prezzo dell'energia elettrica dal prezzo del gas.

PRESIDENTE. Il deputato Pellicani ha facoltà di replicare.

NICOLA PELLICANI (PD). In poche settimane, la guerra in Ucraina ha cambiato radicalmente lo scenario geopolitico; ora altrettanto radicali devono essere le nostre scelte sul fronte energetico. In tal senso, signor Ministro, le sue parole sono rassicuranti e dal Partito Democratico avrà sempre una solida sponda perché si vada, quanto prima, nella direzione di una maggiore indipendenza dalle fonti fossili e ci consenta, soprattutto, di liberarci dalla morsa delle forniture russe di gas e petrolio, mettendo al riparo quelle famiglie e quei cittadini più fragili che stanno pagando il prezzo più alto di questa crisi.

Garantire la sicurezza del Paese vuol dire adottare scelte strategiche che guardino ai prossimi decenni, scelte che, proprio per questo, non possono prescindere dagli obiettivi di sostenibilità ambientale e riduzione delle emissioni. È il momento, perciò, di accelerare ulteriormente sulle fonti rinnovabili e sul risparmio energetico e di favorire la costruzione di una politica europea sull'energia, proponendo anzitutto, come sta facendo il Governo, un tetto al prezzo del gas e il disaccoppiamento del prezzo dell'energia prodotta da fonti pulite per affrontare meglio l'emergenza, con l'obiettivo di arrivare ad acquisti e stoccaggi comuni, perché il nostro orizzonte, signor Ministro, non può che essere sempre più europeo.

Siamo a cavallo di due tragedie - la pandemia e la guerra in Ucraina - che ci pongono di fronte a nuove sfide; due catastrofi, però, che possono rappresentare un'occasione unica per compiere quel salto europeista che aspettiamo da tempo.

Del resto, Monnet sosteneva che l'Europa si fa nelle crisi: dalla pandemia stiamo uscendo con un'Europa più solida e unita che ha messo in piedi il PNRR, finanziato da eurobond, che, fino a poco tempo fa, era strumento impensabile. Dalla tragedia della guerra dobbiamo trarre la forza per costruire anche una difesa europea e politiche energetiche comuni, dando finalmente forma concreta a quel Green New Deal, tanto evocato da tutti.

(Chiarimenti in ordine alla pubblicazione della mappa aggiornata della Carta nazionale delle aree idonee ad ospitare il deposito nazionale per i rifiuti radioattivi, nonché in merito ai tempi per l'individuazione del relativo sito – n. 3-02877)

PRESIDENTE. IL deputato Fornaro ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-02877 (Vedi l'allegato A).

FEDERICO FORNARO (LEU). Grazie, Presidente. Signor Ministro, come lei sa, il 5 gennaio 2021 è stata avviata la consultazione pubblica prevista dal decreto legislativo n. 31 del 2010 attraverso la pubblicazione della proposta della Carta nazionale delle aree potenzialmente idonee ad ospitare il deposito nazionale dei rifiuti radioattivi. Sono state presentate oltre 300 osservazioni, si è concluso il Seminario nazionale e, a quel che risulta, la Sogin ha provveduto, il 15 marzo scorso, ad inviare al suo Ministero l'aggiornamento della Carta nazionale delle aree idonee. Siamo, quindi, a richiederle quando sia prevista la pubblicazione della mappa aggiornata della Carta nazionale delle aree idonee e se essa tenga conto di eventuali autocandidature da parte di amministrazioni locali, nonché quale sia la tempistica finale prevista per l'individuazione del sito.

PRESIDENTE. Il Ministro della Transizione ecologica, Roberto Cingolani, ha facoltà di rispondere. Mi raccomando i tempi, Ministro.

ROBERTO CINGOLANI, Ministro della Transizione ecologica. Grazie, Presidente. La CNAI è stata elaborata da Sogin sulla base degli esiti della più ampia consultazione pubblica finora svolta in Italia su un'infrastruttura strategica del Paese, che è stata avviata a gennaio del 2021, con la pubblicazione della proposta di Carta nazionale delle aree potenzialmente idonee (CNAPI), che si è conclusa il 14 gennaio scorso, quindi circa un anno. Sogin ha dato la possibilità di partecipare a chiunque ne abbia fatto richiesta, anche se non strettamente contemplato dall'articolo 27, comma 3, al fine di garantire la massima partecipazione possibile. Durante lo svolgimento della consultazione pubblica 318 soggetti hanno presentato osservazioni, tutte pubblicate nel periodo gennaio 2021-luglio 2021. Successivamente, si è svolto il Seminario nazionale con le regioni coinvolte, dal 7 settembre al 24 novembre. Il 15 dicembre del 2021 sono stati pubblicati gli esiti dei lavori del Seminario nazionale, con l'avvio, il giorno successivo, della seconda fase della consultazione pubblica. Dal 16 dicembre 2021 al 15 gennaio 2022 sono pervenute ulteriori 50 osservazioni in esito ai lavori del Seminario. Onorevole Fornaro, come lei sa, su questa cosa io ho spinto fortemente, perché il deposito nucleare ci deve mettere in regola anche con il resto dell'Europa, quindi è diventata una necessità cogente. Dal punto di vista procedurale, il decreto legislativo n. 31 del 2010 prevede che il Ministero della Transizione ecologica, acquisito il parere tecnico dell'Ispettorato nazionale per la sicurezza nucleare e la radioprotezione (ISIN), che si esprime entro 60 giorni, approvi con proprio decreto la Carta, di concerto con il Ministero delle Infrastrutture e della mobilità sostenibili. La mappa verrà, quindi, pubblicata sui siti Internet di Sogin, dei due Ministeri e dell'ISIN; i tempi sono questi, sono dettati dalla norma. La CNAPI propone, pertanto, una distribuzione su 57 aree ubicate in 6 regioni e, segnatamente, 6 in Piemonte, 22 nel Lazio, 1 in Puglia, 4 a confine tra Puglia e Basilicata, 12 in Basilicata, 2 in Sicilia e 10 in Sardegna. A seguito della pubblicazione della CNAI si avvierà, quindi, la fase di concertazione finalizzata a raccogliere le manifestazioni di interesse non vincolanti a proseguire il percorso partecipato da parte delle regioni e degli enti locali nei cui territori ricadono le aree idonee, con l'obiettivo di arrivare ad una decisione condivisa del sito nel quale realizzare il deposito nazionale. Ad oggi, non sono state prese in considerazione le autocandidature che sono oggetto della sua domanda, perché l'iter previsto dalla normativa, sino a questa fase, non lo prevedeva. Nello specifico, questo aspetto è rimandato a una fase successiva. Entro 30 giorni dall'approvazione della CNAI, la Sogin inviterà le regioni e gli enti locali delle aree idonee alla localizzazione del Parco tecnologico a comunicare, entro i 60 giorni successivi, il loro interesse ad ospitare il Parco stesso, avviando, nel contempo, le trattative bilaterali finalizzate al suo insediamento. Quindi, 60 giorni da quando parte questa richiesta. In caso di assenza di manifestazioni di interesse, la Sogin promuoverà trattative bilaterali con tutte le regioni nel cui territorio ricadono aree idonee. L'articolo 27, comma 16, prevede che tale autorizzazione verrà rilasciata con apposito decreto del Ministro dello Sviluppo economico, di concerto con il MiTE e con il Ministro delle Infrastrutture e della mobilità sostenibili. Secondo il cronoprogramma attuale, è stata valutata come percorribile l'ipotesi di entrata in esercizio del deposito nel 2029, con individuazione del sito nel mese di dicembre 2023. Questo in base ai tempi dettati dalla norma.

PRESIDENTE. Il deputato Fornaro ha facoltà di replicare.

FEDERICO FORNARO (LEU). Grazie, leggerò poi con più calma la risposta, però mi pare di aver compreso che l'ipotesi sia quella dell'individuazione del sito entro dicembre 2023, quindi fine del prossimo anno, e l'entrata in esercizio nel 2029. C'è un numero che non mi quadra: lei ha parlato di 57 aree, a me risultavano 67 siti idonei, questo vuol dire che, tra la CNAPI e la CNAI, 10 siti sono stati ritenuti non più idonei, oppure è un semplice errore numerico, ma questo poi magari avremo modo di chiarirlo. Quello che le chiedo è il rispetto di questi tempi e, soprattutto, la trasparenza. C'è, evidentemente, la necessità che tutto avvenga in maniera condivisa, nella maggiore trasparenza possibile, che si tenga conto della mozione - lo ricordo, Ministro - approvata in Parlamento rispetto a parametri che non erano stati considerati nella legge a cui lei ha fatto riferimento; sono le zone di pregio, le zone UNESCO, la vicinanza a quei territori, l'indice di sostenibilità ambientale. Credo, insomma, che nessuno metta in discussione la necessità di avere un deposito nazionale sui rifiuti radioattivi, sappiamo che è un aspetto molto delicato, l'importante è – come dicevo in precedenza – che ci sia, da parte del Governo, una scelta che alla fine sia “al di sopra di ogni sospetto” di atteggiamenti di preferenza per questo o quel territorio. Non sarà facile, ma credo che questo sia l'obiettivo cui dobbiamo tendere, vale a dire alla massima trasparenza, a un processo partecipato e, alla fine, a una soluzione che sia la più oggettiva possibile.

(Iniziative volte a verificare un possibile avanzo di risorse finanziarie destinate al contenimento degli oneri generali di sistema, al fine di mitigare ulteriormente gli effetti del “caro energia” per famiglie e imprese – n. 3-02878)

PRESIDENTE. Il deputato Luca Sut ha facoltà di illustrare l'interrogazione Masi n. 3-02878 (Vedi l'allegato A), di cui è cofirmatario.

LUCA SUT (M5S). Grazie, Presidente. Gli oneri generali di sistema sono suddivisi tra la componente Asos, che finanzia le fonti di energia rinnovabile, e la componente Arim, relativa ad altri oneri di sistema. La componente Asos, per come è stata strutturata, è inversamente proporzionale al prezzo unico nazionale, il prezzo di riferimento dell'energia elettrica rilevato sulla Borsa elettrica. In sostanza, se si alza il PUN, una parte degli incentivi alle rinnovabili si riduce. Il Governo, intervenendo più volte per azzerare gli oneri di sistema in bolletta, li ha quantificati utilizzando valori del PUN stimati solo dimensionando, di fatto, tale fabbisogno. Questo è accaduto perché il PUN medio reale, nel primo trimestre di quest'anno, è molto più alto di quello stimato, e questo, per il meccanismo che precedentemente ho illustrato, fa diminuire la quota di parte, quindi, degli oneri generali di sistema.

Chiediamo, dunque, quali siano le valutazioni in merito a quanto esposto e se il contesto attuale comporti effettivamente un avanzo di risorse, per i primi due trimestri del 2022, stimabili in circa 2 miliardi di euro, e pertanto immediatamente utilizzabili per mitigare ulteriormente gli effetti della “pandemia energetica” per consumatori domestici e imprese.

PRESIDENTE. Il Ministro della Transizione ecologica, Roberto Cingolani ha facoltà di rispondere.

ROBERTO CINGOLANI, Ministro della Transizione ecologica. Grazie, Presidente. Onorevoli interroganti, come è noto, il Governo è intervenuto più volte per mitigare l'impatto dell'incremento dei prezzi sulle bollette; non vi annoierò con la lista dei provvedimenti, che conoscete anche voi, la mia risposta sarà molto breve e mirata: azzeramento degli oneri sistema, contributo straordinario sotto forma di credito d'imposta, i decreti-legge per misure di natura strutturale volte a incrementare l'autonomia energetica, tutto ciò lo sapete.

In relazione al vostro quesito, molto preciso, il Ministero, che collabora con l'Autorità e con il GSE, come sapete, monitora costantemente l'andamento dei prezzi dell'energia e la disponibilità delle risorse finanziarie programmate per la copertura degli oneri generali di sistema. Qualora dovessero confermarsi le previsioni di minor spesa che avete correttamente indicato, l'avanzo di risorse, con riferimento ai primi due trimestri del 2022, non potrà che essere utilizzato nel rispetto dei vincoli di bilancio e, soprattutto, di destinazione, per ulteriori interventi di mitigazione degli impatti della crisi energetica, a favore di consumatori e imprese, in continuità con le politiche finora adottate.

A questo proposito, questi numeri li ho richiesti all'Autorità; ho parlato con il Presidente Besseghini, l'ultima volta stamattina; mi ha garantito che il conteggio preciso arriverà nelle prossime 24-36 ore e, quindi, in base al bilanciamento della parte ASOS e della parte fissa - mi diceva, verbalmente - in parte si può compensare l'aumento della componente ASOS, ma non ho numeri esatti, in questo momento, da mostrare. Appena avrò questi numeri sarà mia cura ovviamente valutare, intanto, se sono positivi, negativi o pari a zero e, chiaramente, non potranno che essere utilizzati secondo quanto prevede il loro vincolo di destinazione.

PRESIDENTE. Ha facoltà di replicare il deputato Davide Crippa.

DAVIDE CRIPPA (M5S). Grazie, Presidente. Ministro, non mi sento soddisfatto dalla risposta, e le spiego perché. Oggi stiamo trattando un “decreto Energia”, alla Camera, che ha previsto 3 miliardi per la riduzione dei costi delle bollette per il secondo trimestre del 2022. Nel precedente decreto, licenziato sempre dal Governo, erano stati stanziati ulteriori 3 miliardi. Credo ci sia stato un errore di stima importante; poi, ben vengano i dati puntuali dell'Autorità, che presumo debba già conoscere perché, altrimenti, non avrebbe potuto stimare il valore della componente ASOS da mettere nelle bollette del prossimo trimestre e che, in realtà, ha già deciso. Quindi, di fatto, noi dobbiamo stare attenti ai numeri che vengono posti, perché se sul sito dell'Autorità leggiamo che la previsione del 2022, con un PUN a 175 euro per megawattora, era di 8,2 miliardi di costo della componente rinnovabile, a cui sommiamo altri 2,3 miliardi della componente ARIM, altra componente degli oneri di sistema, arriviamo a una cifra che, complessivamente, ammonta a circa 10 miliardi e mezzo. Peccato che lo Stato italiano, per due trimestri, ovvero per la metà del tempo, ne ha già stanziati 6, per cui c'è un esborso aggiuntivo di 800 milioni. Questa situazione si aggrava ancora di più perché, oltre al dato di previsione dell'Autorità, abbiamo il dato reale, ossia il dato vero del PUN del primo trimestre 2022, pari a 250 euro per megawattora. Ciò vuol dire almeno un altro miliardo o altri 2 miliardi di risparmio nella componente. Questi dati portano a circa 2 miliardi le ipotesi di risparmio. Noi pretendiamo una massima attenzione dal Governo, perché queste risorse sono state sottratte al bilancio dello Stato e assegnate all'Autorità che, ad oggi, le tiene ferme, perché non può pensare di estendere le misure in successivi provvedimenti. È compito del Governo e del Parlamento riassegnare le risorse. Su questo tema serve un'attenzione massima, perché il periodo che stiamo facendo passare a famiglie e imprese è drammatico, dal punto di vista energetico; servono misure certe e queste risorse non sono mai così necessarie come in questo periodo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

(Iniziative volte a tutelare il settore dello sviluppo e della produzione di energia elettrica tramite le grandi derivazioni d'acqua ad uso idroelettrico, anche nell'ottica di salvaguardarne il carattere strategico e di perseguire l'autonomia energetica – n. 3-02879)

PRESIDENTE. Il deputato Riccardo Zucconi ha facoltà di illustrare l'interrogazione Lollobrigida n. 3-02879 (vedi l'allegato A), di cui è cofirmatario.

RICCARDO ZUCCONI (FDI). Grazie, Presidente. Signor Ministro, torniamo nuovamente sul tema delle concessioni idroelettriche, perché le consideriamo un tema di principio da sviluppare, così come consideriamo da sviluppare tutto il sistema delle fonti rinnovabili. In questo caso si parla anche di tutela degli interessi nazionali, parliamo della gestione e del controllo statale di tutte le fonti. In particolare, riguardo alle concessioni idroelettriche noi parliamo di gestione dell'acqua, non soltanto di gestione dell'energia, e di tutela ambientale. Segnaliamo che, al momento, non si è prevista, ad esempio, nemmeno nel disegno di legge sulla concorrenza, alcuna clausola di reciprocità, né, tantomeno, un limite all'ingresso di capitali e società straniere nei rapporti concessori idroelettrici. Quindi, siamo a chiederle quali iniziative intenda assumere al fine di tutelare il settore dello sviluppo e della produzione di energia elettrica tramite le grandi derivazioni d'acqua ad uso idroelettrico, anche rispetto a interferenze straniere, con ciò, preservando il percorso italiano per la transizione ecologica (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Il Ministro della Transizione ecologica, Roberto Cingolani, ha facoltà di rispondere.

ROBERTO CINGOLANI, Ministro della Transizione ecologica. Grazie, Presidente. Le energie derivanti dal settore idroelettrico hanno un peso importante nel mix energetico nazionale, anche in quanto derivanti da fonte rinnovabile. L'opportunità di giungere alla definizione di una disciplina armonizzata a livello europeo riguardo all'assegnazione delle concessioni è, in questo momento, oggetto di un dibattito molto complesso, non solo nel nostro Paese ma anche in Europa ed è particolarmente avvertito, dal momento che questa fonte di energia, oltre a essere rinnovabile, è anche un asset strategico almeno dei Paesi più grandi, con grandi sorgenti d'acqua.

Nell'ambito degli obiettivi del PNRR è prevista la revisione della normativa relativa alle concessioni idroelettriche, proprio con l'intento di addivenire a procedure di assegnazione trasparenti e competitive. Alla luce di questo obiettivo, nel disegno di legge annuale per il mercato e la concorrenza, che è in discussione al Senato, sono previste misure in materia di aggiudicazione delle concessioni di grandi derivazioni idroelettriche e, in questo ambito, il Governo sta operando per trovare una sintesi fra diverse esigenze. La Commissione europea, come ricorderà, aveva avviato una procedura di infrazione, recentemente archiviata, nei confronti del nostro Paese proprio riguardo alla disciplina delle concessioni idroelettriche. L'archiviazione è scaturita dalla considerazione per cui le caratteristiche peculiari del settore in Italia non giustificavano il proseguimento di detta procedura. Pertanto, considerato che anche la Francia ha espresso l'intenzione di prorogare le proprie concessioni al 2041, appare fondamentale definire in sede europea una disciplina uniforme per tutti gli Stati membri che, nel rispetto delle normative europee, tuteli lo sviluppo di un asset strategico per il settore energetico italiano. Ricordo che esperienze in passato hanno visto intervenire Paesi stranieri con il golden power, quando si andava a fare shopping a casa loro. Quindi, è evidente che, per reciprocità, a un certo momento gli Stati possano utilizzare il golden power. È ovvio che questa è una risposta bilaterale, fra Stato e Stato; una risposta europea su una normativa chiara aiuterebbe moltissimo. Anche queste contraddizioni che ci sono state, fra una procedura di infrazione che è stata rimossa e, nel frattempo, l'annuncio della Francia - che, però, non ha ancora comunicato ufficialmente la cosa - di un prolungamento automatico al 2041, non danno molto aiuto nella identificazione di una strategia europea. Va tenuto conto che il quadro delle concessioni in Italia presenta poi una situazione molto varia. Ce ne sono infatti alcune scadute da tempo, altre prossime alla scadenza e altre che scadranno nel 2029. Inizialmente, avevo anche pensato che potesse avere senso portarle tutte al 2029 e preparare il nostro sistema per essere competitivo a livello europeo nel 2029. Certamente, questo però potrebbe essere considerato una violazione a livello europeo e quindi dobbiamo capire se è possibile. C'è altresì una corrente di pensiero, altrettanto lecita, che dice: mettiamo tutto in gara ma nelle gare ci devono essere forti investimenti per la manutenzione e il miglioramento degli apparati idroelettrici. Ovviamente, questo dipende dalla realtà locale: con la compresenza di piccoli concessori e piccole regioni e grandi regioni, il sistema potrebbe non essere omogeneo. Specifichiamo che una procedura di aggiudicazione svolta secondo adeguati criteri rappresenta una garanzia sotto il profilo ambientale. Bisogna considerare l'impatto delle infrastrutture sulla risorsa idrica, la necessità di tutelare i corpi idrici e la disciplina concernente il deflusso minimo vitale. Attesa la definizione del quadro normativo di riferimento, si pone l'accento sulla necessità di provvedere alla manutenzione delle opere esistenti nonché all'implementazione di precipue strategie di minimizzazione dell'impatto ecologico, in piena compatibilità con gli obiettivi di qualità dei corpi idrici, proprio per la rilevanza di questa fonte energetica. Per quanto riguarda le piccole e medie derivazioni d'acqua si darà continuità alla politica incentivante sin qui intrapresa, da ultimo con l'adozione del DM 4 luglio 2019, il cosiddetto FER 1. Entro l'anno prevediamo di adottare un nuovo “decreto Incentivi” che, terrà in particolare considerazione questa fonte di produzione di energia elettrica rinnovabile.

PRESIDENTE. Il deputato Alessio Butti ha facoltà di replicare.

ALESSIO BUTTI (FDI). Grazie, Presidente. Ben trovato, Ministro. Siamo solo parzialmente soddisfatti ma questo è già qualcosa. Noi riteniamo che non sia tempo di attivare le procedure regionali di gara per le concessioni idroelettriche. Peraltro, se dipendesse da noi, tutto il tema dell'energia lo riporteremmo immediatamente sotto la competenza esclusiva dello Stato. Noi però accusiamo il Governo di resa incondizionata alle società straniere e ai capitali stranieri per quanto riguarda il nostro sistema energetico, già di per sé sufficientemente vulnerabile. Lo facciamo in un momento veramente drammatico per le famiglie e per le imprese che sono prostrate dal caro bolletta, tema e problema che ancora non avete risolto, come Governo. Questo è un momento che mette a nudo anche la debolezza italiana sulla sicurezza e sulla autonomia energetica. Noi proteggiamo sempre gli asset strategici, basta che ci sia l'interesse nazionale. È stato così per le telecomunicazioni, sarà così anche per quanto riguarda l'energia. Ma voi state rischiando di regalare agli stranieri il controllo del 20 per cento della produzione di energia elettrica e di oltre il 40 per cento di quella rinnovabile mentre - lo ripeto - il caro bollette inchioda famiglie e imprese e il “decreto Energia”, che giace alla Camera ormai da un mese, è diventato una cosa ridicola. Gli altri Paesi tutelano la propria risorsa idrica, le proprie aziende, l'energia; l'Italia no.

Ci stiamo facendo colonizzare da gruppi stranieri e, quel che è peggio, alle nostre imprese non è consentito andare all'estero a fare esattamente quello che voi vorreste consentire alle imprese straniere di fare in Italia. Questo è veramente paradossale. Sa perché? Perché gli altri Paesi proteggono la loro produzione energetica.

Le regioni del Nord, la mia Lombardia, la splendida Valtellina, che lei ben conosce, e l'arco alpino, per la sua orografia, hanno consentito di sfruttare al meglio l'acqua quale materia prima non surrogabile e non fungibile. Tutto questo sistema rischia di essere appaltato agli stranieri che non sono famosi per la sensibilità con cui coniugano i loro interessi industriali e finanziari con gli interessi di un Paese sovrano (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata.

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Baldelli, Battelli, Brescia, Butti, Casa, Cavandoli, Comaroli, Daga, De Maria, Delmastro Delle Vedove, Gregorio Fontana, Gallinella, Gebhard, Giachetti, Grimoldi, Liuni, Maggioni, Marin, Mura, Pastorino, Perantoni, Romaniello, Schullian, Serracchiani, Suriano, Tateo e Viscomi sono in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta.

I deputati in missione sono complessivamente 120, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Ordine del giorno della prossima seduta.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.

Venerdì 8 aprile 2022 - Ore 9,30:

1. Svolgimento di interpellanze urgenti.

La seduta termina alle 16,05.

VOTAZIONI QUALIFICATE EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO

INDICE ELENCO N. 1 DI 2 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 13)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
1 Nominale Ddl 3547 - em. 1.3 347 347 0 174 30 317 102 Resp.
2 Nominale em. 1.4 371 367 4 184 22 345 99 Resp.
3 Nominale em. 1.8 371 368 3 185 23 345 99 Resp.
4 Nominale em. 1.10 387 386 1 194 32 354 99 Resp.
5 Nominale em. 1.11 387 382 5 192 23 359 99 Resp.
6 Nominale em. 1.13 385 384 1 193 32 352 99 Resp.
7 Nominale em. 1.14 387 386 1 194 32 354 99 Resp.
8 Nominale em. 1.100 393 357 36 179 8 349 99 Resp.
9 Nominale em. 1.15 392 389 3 195 32 357 99 Resp.
10 Nominale em. 1.16 394 393 1 197 33 360 99 Resp.
11 Nominale em. 1.17 394 392 2 197 20 372 99 Resp.
12 Nominale em. 1.19 404 402 2 202 26 376 99 Resp.
13 Nominale em. 1.20 406 405 1 203 33 372 99 Resp.

F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M = Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui é mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi é premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.

INDICE ELENCO N. 2 DI 2 (VOTAZIONI DAL N. 14 AL N. 26)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
14 Nominale em. 1.22 405 403 2 202 32 371 99 Resp.
15 Nominale em. 1.23 408 407 1 204 32 375 99 Resp.
16 Nominale em. 1.24 407 406 1 204 34 372 99 Resp.
17 Nominale em. 1.25 398 366 32 184 27 339 99 Resp.
18 Nominale em. 1.27 402 401 1 201 30 371 99 Resp.
19 Nominale art. agg. 1.01 404 403 1 202 31 372 99 Resp.
20 Nominale em. 2.1 405 404 1 203 30 374 99 Resp.
21 Nominale em. 2.2 397 396 1 199 32 364 99 Resp.
22 Nominale em. 2.3 404 403 1 202 34 369 98 Resp.
23 Nominale em. 2.4 404 403 1 202 35 368 98 Resp.
24 Nominale em. 2.6 409 408 1 205 33 375 98 Resp.
25 Nominale em. 2.7 411 409 2 205 33 376 97 Resp.
26 Nominale Ddl 3547 - voto finale 361 318 43 160 316 2 93 Appr.