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Resoconto dell'Assemblea

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XVIII LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 665 di venerdì 25 marzo 2022

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ETTORE ROSATO

La seduta comincia alle 9.

PRESIDENTE. La seduta è aperta.

Invito la deputata segretaria a dare lettura del processo verbale della seduta precedente.

FEDERICA DAGA, Segretaria, legge il processo verbale della seduta di ieri.

PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.

(È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Baldelli, Brescia, Butti, Cavandoli, Colletti, Davide Crippa, Fassino, Gregorio Fontana, Gebhard, Giachetti, Invernizzi, La Marca, Liuni, Maggioni, Mura, Perantoni, Romaniello, Schullian e Serracchiani sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.

I deputati in missione sono complessivamente 109, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna (Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna).

Svolgimento di interpellanze urgenti.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interpellanze urgenti.

(Iniziative di competenza, anche normative, volte a favorire l'inquadramento dei medici del settore dell'emergenza territoriale nel ruolo della dirigenza medica, anche attraverso il riconoscimento di forme di tutela nell'ammissione alle scuole di specializzazione e nelle procedure concorsuali - n. 2-01443)

PRESIDENTE. Passiamo alla prima interpellanza urgente all'ordine del giorno Villani ed altri n. 2-01443 (Vedi l'allegato A). Chiedo alla deputata Villani se intenda illustrare la sua interpellanza o se si riservi di intervenire in sede di replica.

VIRGINIA VILLANI (M5S). Grazie, Presidente. Sottosegretario, colleghe e colleghi, una delle evidenze emerse in questi anni di emergenza pandemica è che il settore dell'emergenza-urgenza è un segmento cruciale per la sanità italiana. Esso rappresenta infatti la cosiddetta prima linea, la cui esistenza fa talvolta la differenza fra la vita e la morte del paziente. Ai medici, agli infermieri, agli autisti del 118, che sono il fronte della nostra sanità, dobbiamo essere grati per l'abnegazione e la professionalità con cui hanno sempre garantito interventi tempestivi e cure immediate, anche quando il carico di lavoro è stato proibitivo. Ora, anche in vista della riforma della sanità territoriale collegata al PNRR, bisogna risolvere assolutamente alcune disfunzioni del sistema che vanno avanti da troppo tempo. Per questo, con la nostra interpellanza abbiamo chiesto al Governo di procedere con l'inquadramento dei medici convenzionati a tempo indeterminato nel ruolo sanitario della dirigenza medica, favorendo il loro passaggio alla dipendenza, in modo da allineare l'assetto giuridico alla situazione di fatto in cui essi operano nell'ambito del sistema di emergenza-urgenza e porre fine dunque a un'ingiustizia che sta compromettendo un servizio cruciale per il nostro sistema sanitario. Abbiamo chiesto di prevedere che, nell'ambito del sistema di emergenza-urgenza, le ASL e le aziende ospedaliere possano inquadrare, dopo apposito concorso, come dipendenti di ruolo anche i medici convenzionati di emergenza territoriale che ne facciano richiesta, in coerenza con il Piano dei fabbisogni di personale, e consentire ai medici convenzionati, con incarico a tempo indeterminato e determinato, l'ammissione in soprannumero alla scuola di specializzazione di medicina di emergenza-urgenza. Vogliamo dunque dare risposte rapide e concrete alle legittime aspettative dei medici convenzionati di emergenza territoriale che da oltre dieci anni aspirano a una stabilizzazione e ad essere inquadrati nel regime della dirigenza medica, ruolo peraltro che ricoprono già di fatto.

Presidente, dobbiamo scongiurare il collasso, lo sgretolamento di tale servizio da tutti ritenuto indispensabile e imprescindibile per la tutela e la salute della vita umana. Moltissimi di questi medici, in questi mesi, stanno transitando in altri servizi meglio remunerati e meno rischiosi, con un enorme danno per il cittadino utente che si vede privato dell'assistenza sanitaria in emergenza, con forti ripercussioni anche di carattere medico legale per le ASL, derivanti da eventuali responsabilità, tenuto conto che tali servizi devono essere garantiti in emergenza h24. Attualmente, in Campania, a Napoli in particolare, molte postazioni vengono soppresse o accorpate per mancanza di medici e in tutte le postazioni del 118, soprattutto in quelle campane, calabresi e abruzzesi, ma il problema è sicuramente di rilevanza nazionale, tanti turni sono detti “India”, cioè sono ambulanze senza medico a bordo. La presenza del medico – credetemi - molto spesso fa la differenza tra la vita e la morte del padre. Per non parlare poi dei tanti accessi impropri nei pronto soccorso, già fortemente provati. Andando nel dettaglio dell'interpellanza, è bene precisare che tutta l'attività di emergenza territoriale, il servizio 118, è svolta sul territorio nazionale da medici dipendenti e medici convenzionati. I medici dipendenti sono stati inquadrati nel ruolo sanitario in conformità ai decreti legislativi n. 502 del 1992 e n. 229 del 1999, che richiedono, rispettivamente, ai medici di guardia medica e ai medici convenzionati di emergenza territoriale, quale requisito indispensabile per l'accesso al rapporto di pubblico impiego, un'anzianità di almeno cinque anni.

Nel 2005, è stato stipulato l'accordo collettivo nazionale di medicina generale che regolamenta, tra l'altro, il rapporto di lavoro autonomo convenzionato per l'esercizio delle attività professionali tra i medici di medicina generale e le ASL, anche per il settore dell'emergenza territoriale, ma i medici non risultano assunti come dirigenti medici dalle ASL, ma hanno un inquadramento quale medico convenzionato a tempo indeterminato.

Orbene, tale tipologia contrattuale assume di fatto i connotati di un rapporto di lavoro subordinato, con turni stabiliti dai dirigenti aziendali, controllo delle ore di prestazioni erogate, retribuzione con compensi fissi parametrati al numero delle ore lavorate, invio di certificati medici per malattia in caso di assenza.

Ciò comporta un inquadramento giuridico economico in peius per i medici convenzionati a tempo indeterminato, rispetto ai dirigenti medici dipendenti dalle ASL, prendendo in considerazione, tra l'altro, solo qualche aspetto, come il mancato riconoscimento del TFR, l'impossibilità di fruire dei benefici previsti dalla legge n. 104 e tanti altri.

Emergono, poi, discordanze sul fatto che il servizio di emergenza territoriale rientra nell'ambito dell'accordo collettivo nazionale di medicina generale, che tra l'altro ne disciplina solo i compiti e la remunerazione; infatti, è il DPR del 27 marzo 1992, istitutivo del servizio 118, che stabilisce che le regioni organizzino le attività di emergenza territoriale.

Quanto normativamente fatto fino ad oggi, non solo non corrisponde alle legittime richieste dei medici convenzionati, ma non tiene neanche conto della grave situazione di un inevitabile esodo dei medici convenzionati verso altri settori sanitari.

È dunque auspicabile consentire il passaggio alla dipendenza per coloro che hanno maturato i 5 anni di servizio, sia a tempo indeterminato che a tempo determinato, e consentire ai giovani medici di accettare l'incarico in regime di convenzione, per poter essere collocati in soprannumero nella scuola di specializzazione e transitare in futuro alla dipendenza.

La duplice figura di dipendente e convenzionato consentirebbe, poi, di stilare una graduatoria continua dei medici convenzionati per la copertura dei posti carenti, anche per assenze improvvise, sia nelle postazioni, sia nei punti di primo intervento, sia nel pronto soccorso. Ad oggi le ASL, pur di coprire i posti carenti nelle postazioni o nei pronto soccorso ospedalieri, pagano ai medici in servizio turni di lavoro in regime di lavoro straordinario fino a 60 euro per ora di servizio, senza considerare l'enorme sforzo cui sono sottoposti i medici per lo svolgimento di turni massacranti, senza poter fruire del diritto alle ferie, del riposo settimanale e, come molto spesso è capitato, dovendo anche continuare il proprio turno di lavoro oltre le 12 ore.

Chiediamo, quindi, se e quali iniziative il Ministero della Salute intenda adottare al fine di: risolvere le criticità descritte, che stanno compromettendo non solo il servizio di emergenza sanitaria di prima linea, ma tutto il sistema sanitario territoriale ed ospedaliero; promuovere, nel rispetto del valore costituzionale della tutela della salute, come fondamentale diritto dell'individuo e interesse della collettività, l'inquadramento dei medici convenzionati a tempo indeterminato nel ruolo di dirigenza medica; prevedere, nell'ambito del sistema di emergenza- urgenza, che le ASL e le aziende ospedaliere inquadrino in ruolo anche i medici convenzionati di emergenza territoriale che ne facciano richiesta (sono mille, non sono tantissimi, quelli che aspirano al passaggio alla dipendenza); consentire ai medici convenzionati di emergenza territoriale con incarico a tempo determinato e indeterminato l'ammissione in soprannumero alla scuola di specializzazione di medicina di emergenza urgenza; riconoscere, infine, adeguate tutele al personale medico, volte a sanare altresì il disallineamento normativo tra le procedure concorsuali introdotte in una prima fase emergenziale, con quelle declinate dal decreto-legge n. 34 del 2020, relative anche ad assunzioni a tempo indeterminato.

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per la Salute, Andrea Costa, ha facoltà di rispondere.

ANDREA COSTA, Sottosegretario di Stato per la Salute. Grazie, Presidente. Grazie agli onorevoli interpellanti per aver posto certamente l'attenzione su una tematica che presenta delle criticità, alle quali dobbiamo provare certamente a dare le risposte.

Nell'attuale ordinamento, l'emergenza sanitaria territoriale rientra nell'ambito della medicina convenzionata ed è disciplinata dall'accordo collettivo nazionale della medicina generale, di cui all'articolo 8, comma 1, del decreto legislativo 30 dicembre 1992, n. 502. Pertanto, lo stato giuridico ed economico del predetto personale è ben distinto da quello della dirigenza medica del Servizio sanitario nazionale. Alla relativa convenzione, per gli incarichi a tempo indeterminato, si accede con l'attestato di formazione specifica in medicina generale, unitamente a uno specifico attestato di idoneità all'esercizio dell'attività di emergenza sanitaria territoriale, rilasciato dalle aziende del Servizio sanitario nazionale.

Inoltre, per effetto di quanto previsto dall'articolo 1, comma 272, della legge 30 dicembre 2021, n. 234, al fine di garantire la continuità nell'erogazione dei livelli essenziali di assistenza, il personale medico in servizio presso le strutture del sistema emergenza-urgenza territoriale 118, che alla data di entrata in vigore della presente legge ha maturato un'anzianità lavorativa di almeno 36 mesi, può accedere alle procedure di assegnazione degli incarichi convenzionali a tempo indeterminato, destinate al servizio di emergenza-urgenza 118, anche senza il possesso del diploma attestante la formazione specifica in medicina generale. A determinare il requisito di anzianità lavorativo, di cui al precedente periodo, concorrono periodi di attività anche non continuativi, effettuati negli ultimi dieci anni nei servizi di emergenza-urgenza 118 con incarico convenzionale a tempo determinato. I servizi di emergenza-urgenza sono tuttavia disciplinate dalle regioni con modalità del tutto diverse. In molte regioni c'è un modello misto di emergenza territoriale, per cui ai relativi servizi concorrono sia medici in rapporto di convenzione che dirigenti medici dipendenti dal Servizio sanitario nazionale.

Un'eventuale iniziativa normativa, volta all'inquadramento dei medici convenzionati a tempo indeterminato nel ruolo sanitario della dirigenza medica, presenterebbe inoltre alcune criticità. Infatti, la possibilità per tutti i medici convenzionati di transitare dal rapporto convenzionale al rapporto di lavoro dipendente potrebbe comportare un possibile svuotamento, di fatto, dell'emergenza territoriale convenzionata, con conseguente impatto sull'organizzazione dei servizi da parte delle regioni stesse. Una tale previsione, inoltre, comporterebbe la possibilità di accesso ai ruoli della dirigenza medica in deroga al possesso del titolo di specializzazione, prescritto quale requisito d'accesso alla dirigenza del ruolo sanitario del Servizio sanitario nazionale e comporterebbe oneri aggiuntivi a carico del bilancio dello Stato.

Ricordo anche che sono attualmente all'esame del Senato ben tre disegni di legge (S. 1715, S. 2153 e S. 2231), che prevedono un generale riordino della medicina di emergenza e affrontano anche il tema del passaggio alla dipendenza su base volontaria, da parte dei medici del 118 in rapporto convenzionale e in possesso di determinati requisiti.

Evidenzio, inoltre, che la Conferenza delle regioni e delle province autonome, nell'ambito del “Documento programmatico fabbisogni di personale sanitario”, approvato nella seduta del 2 marzo 2022 - quindi è recente - ha espressamente richiesto un intervento normativo, volto all'individuazione delle aree di attività dell'emergenza territoriale e della medicina dei servizi, che richiedono l'instaurarsi di un rapporto di impiego.

In particolare, il documento auspica che in tali aree di attività i medici in servizio - addetti alle attività dell'emergenza territoriale e della medicina dei servizi e, al 31 dicembre 2021, risultanti titolari di un incarico a tempo indeterminato da almeno cinque anni o comunque al compimento del quinto anno di incarico a tempo indeterminato - siano inquadrati, a domanda, nel ruolo sanitario della dirigenza medica, assegnando i medici dell'emergenza sanitaria territoriale ai servizi della rete di emergenza-urgenza, compresi i pronto soccorso, e i medici della medicina dei servizi ai rispettivi settori della dipendenza, per almeno un quinquennio, in deroga al limite di spesa previsto dall'articolo 2, comma 71, della legge n. 191 del 2009, ferma restando la compatibilità finanziaria, sulla base degli indirizzi regionali in coerenza con i piani triennali dei fabbisogni di personale, previo giudizio di idoneità secondo le procedure vigenti.

A tal riguardo le regioni e province autonome chiedono che l'inquadramento nel ruolo sanitario comporti la contestuale accettazione alla permanenza presso i servizi della rete di emergenza-urgenza, compresi i pronto soccorso, per almeno un quinquennio, e di prevedere che, nelle more del passaggio alla dipendenza, le regioni e le province autonome possano individuare adeguate forme di integrazione dei medici convenzionati addetti all'emergenza sanitaria territoriale con l'attività dei servizi del sistema di emergenza-urgenza, secondo criteri di flessibilità operativa, incluse forme di mobilità interaziendale.

Sulla possibilità di consentire ai medici convenzionati dell'emergenza territoriale di essere ammessi in soprannumero alla Scuola di specializzazione in medicina di emergenza-urgenza, faccio presente che l'articolo 35 del decreto legislativo 17 agosto 1999, n. 368, consente di accedere in soprannumero alle scuole di specializzazione esclusivamente ai medici dipendenti di ruolo.

Va anche precisato, peraltro, che una disposizione volta a consentire l'accesso in soprannumero alla scuola di specializzazione in medicina di emergenza-urgenza ai medici convenzionati richiederebbe una preliminare e attenta valutazione, in quanto la partecipazione all'attività della scuola potrebbe determinare di fatto anche difficoltà nella gestione dei servizi.

Concludo rassicurando l'onorevole interpellante sulla massima attenzione che il Ministero sta ponendo su questa tematica e ovviamente rinnovo la mia completa e totale disponibilità, al di là della risposta all'interpellanza, di proseguire un confronto e un dialogo, nella consapevolezza che le questioni poste dall'interpellanza sono questioni sulle quali dobbiamo provare a trovare dei punti di condivisione e provare a dare delle risposte.

PRESIDENTE. La deputata Villani ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatta per la risposta alla sua interpellanza.

VIRGINIA VILLANI (M5S). Grazie, sottosegretario, per la cortese risposta. Io sono fiduciosa in una collaborazione fattiva per la soluzione di questo problema. Purtroppo, però, devo dichiararmi solo parzialmente soddisfatta della risposta, anche se colgo favorevolmente quanto da lei specificato in merito all'emendamento voluto dal MoVimento 5 Stelle che ha inserito nella legge di bilancio le procedure di assegnazione degli incarichi convenzionali a tempo indeterminato destinati al servizio di emergenza-urgenza anche ai medici senza il possesso del diploma attestante la formazione specifica in medicina generale. Non posso, però, non segnalarle che l'intervento, comunque, risulta molto limitato rispetto alle richieste di indennità di rischio e soprattutto rispetto alla richiesta di passaggio alla dipendenza dei medici. Faccio solo notare che negli ultimi provvedimenti votati tutte le forze politiche, da LeU al MoVimento 5 Stelle in primis, da Forza Italia al PD, hanno presentato proposte emendative per chiedere la stabilizzazione dei medici del 118, esprimendo, quindi, una chiara volontà politica di risolvere tale problematica.

Per questo mi auguro che lei in prima linea - ma il Governo tutto - possa fare suo quello che finora è stato il mio impegno costante per il personale medico e sanitario del 118.

Guardi, fin dai primi giorni del mio mandato ho presentato, senza esito purtroppo, diverse proposte emendative, ordini del giorno, anche approvati, e atti legislativi di ogni tipo per chiedere per il personale medico e sanitario una sola cosa: rispetto, un rispetto professionale da troppi anni negato sia in termini giuridici sia in termini economici. Come MoVimento 5 Stelle abbiamo chiesto più volte e inutilmente la previsione di un'indennità di rischio per gli operatori sanitari del 118. In Campania gli operatori del 118 non hanno avuto neanche il bonus COVID previsto per altri operatori sanitari. Abbiamo chiesto per questi professionisti un futuro, prevedendo la possibilità per le ASL e per le aziende di inquadrare come dipendenti, dopo anni di sacrifici, i medici dell'emergenza territoriale che sono ancora considerati esterni alle realtà aziendali. Ciò vuol dire assenza di tutele e mancanza di garanzie di stabilizzazione.

Ho chiesto più volte di cancellare il fenomeno del volontariato forzato degli infermieri e degli autisti delle ambulanze, spesso gestito da società ambigue. In modo particolare, ho chiesto l'istituzione della figura dell'autista soccorritore. Parliamo di un riconoscimento giuridico di una figura che, in realtà, è ben più di una persona che guida l'ambulanza. Gli autisti del 118 sono una parte attiva della prestazione emergenziale ed è giusto riconoscere le loro mansioni in tutte le competenze che hanno acquisito in anni e anni di lavoro sul campo per pochi euro all'ora. È depositata una mia proposta di legge, insieme a quella del collega Marinello al Senato, proprio per il riconoscimento di tale figura. E come non parlare, poi, delle condizioni precarie di sicurezza in cui medici e personale sanitario offrono la loro prestazione quotidiana? Ogni giorno questi professionisti assurgono agli onori della cronaca, soprattutto in Campania, per casi di aggressione al personale 118, proteste sindacali per i rischi professionali, denunce di medici allo stremo delle forze per turni disumani e gravemente provati psicologicamente e fisicamente. Per loro non vi sono neppure i riconoscimenti previsti per il lavoro usurante. Questi sono i problemi da affrontare il prima possibile.

Lo stesso Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, nell'ambito della Giornata nazionale dedicata agli operatori sanitari, ha espresso un messaggio di profonda gratitudine verso lo spirito di abnegazione del personale sanitario e, in particolare, del 118, che è sempre in prima linea con dedizione e la cui opera è stata determinante nella lotta alla pandemia. Ebbene, come legislatori abbiamo il dovere di intervenire fattivamente per dare seguito a queste belle dichiarazioni. Capisco le criticità di cui lei parla, sottosegretario, nel prevedere il ruolo di dipendenti per i medici del 118, relative al complesso sistema sanitario nazionale che si deve interfacciare con le regioni, ma non possiamo permettere che questo ostacoli la nostra volontà di migliorare la sanità a 360 gradi proprio partendo dall'emergenza-urgenza. Dobbiamo superare insieme queste criticità e non trincerarci dietro di esse e non risolvere i problemi.

La grandezza di un Governo si misura anche dalla sua capacità di comprendere le criticità e le ingiustizie di un sistema e superarle con l'aiuto del potere legislativo del Parlamento. Abbiamo l'esigenza di assicurare una reale uniformità tra le regioni attraverso il coinvolgimento della Conferenza Stato-regioni, come già riferito da lei precedentemente. In molte regioni, come nella mia Campania, ma anche in Calabria e in Puglia (soprattutto nelle regioni del Sud), c'è una situazione di grave emergenza in cui la medicina d'urgenza è sull'orlo del collasso per la gravissima mancanza di organico e per l'incapacità di accogliere i pazienti trasportati nei pronto soccorso. Di contro, i vari concorsi banditi e ogni utile procedura tesa al reclutamento di personale medico non sono stati capaci di bloccare la fuga dei camici bianchi. Chi lavora nei dipartimenti di emergenza continua a scappare. Sempre in Campania, nell'ultimo avviso per la copertura di 50 posti abbiamo reclutato solamente due medici. In Italia, solo in Emilia-Romagna e in alcune postazioni 118 cosiddette disagiate pugliesi i convenzionati hanno un trattamento un poco più equo e una quasi pari dignità professionale, diversamente da quanto si verifica nelle altre ASL italiane. Questo gap va assolutamente colmato: in un Paese civile non possiamo avere regioni di serie A e regioni di serie B! Il passaggio alla dipendenza dei medici convenzionati non comporterebbe, dunque, nel modo più assoluto una riduzione complessiva dei medici e non avrebbe nessun impatto negativo nei confronti dell'organizzazione del sistema, anzi è vero il contrario.

Allo stato attuale il Governo deve prendere atto che il servizio di emergenza territoriale si sta depauperando di medici, in quanto molti stanno transitando in altri servizi. Per cui, dobbiamo agire per evitare la fuga di queste preziose professionalità, che non lascerebbero il servizio se a loro fosse garantita la dipendenza e un futuro più sereno. La politica non può rimanere ferma: dobbiamo assolutamente intervenire.

La stessa definizione territoriale in cui è articolato il servizio di emergenza-urgenza è obsoleta e non sempre aggiornata. Insieme ai miei colleghi firmatari di questa interpellanza abbiamo chiesto a lei di dare finalmente risposte alle richieste di 2.790 medici convenzionati dell'emergenza territoriale, di cui 1.000 stanno chiedendo di diventare finalmente dipendenti delle strutture sanitarie. Questo passaggio, che può sembrare superfluo, in realtà è fondamentale. Nella recente sentenza dell'8 marzo 2022 il Consiglio di Stato si è pronunciato in merito alla diversità tra la situazione giuridica del medico convenzionato e quella del medico dipendente a tempo indeterminato. Infatti, la prima è fondata su una convenzione, che risponde a un'esigenza del momento, che viene scelta come strumento operativo della pubblica amministrazione e che si fonda, dunque, su un interesse valutato momento per momento. Differente è la situazione giuridica del medico dipendente, assunto sulla base di un concorso pubblico. La sua attività si basa su un'esigenza strutturale. Alla luce di questa pronuncia, noi possiamo davvero ammettere che l'Italia non ha bisogno strutturalmente e senza limiti discrezionali del personale 118? Non penso sia possibile affermare una cosa del genere! Perciò, dobbiamo agire e garantire diritti al personale dell'emergenza territoriale. Senza diritti e senza tutele i medici continueranno ad andare altrove, impoverendo ulteriormente il tessuto professionale del sistema dell'emergenza 118. Non possiamo lasciare andare altrove i nostri professionisti.È per tale motivo che come MoVimento 5 Stelle abbiamo chiesto con tenacia un riordino della materia delle professioni sanitarie, per riconoscere l'anzianità di servizio maturata sul campo dal medico di emergenza territoriale. Se ha già prestato servizio per almeno cinque anni, deve essere inquadrato nel ruolo sanitario ed è giusto che riesca a ottenere il riconoscimento professionale che merita. È un risultato che possiamo raggiungere. Basti solo pensare che alcune ASL del territorio nazionale, tra cui molte ASL del Piemonte, nel 2015 hanno inquadrato nel ruolo sanitario, grazie alla “legge Madia”, molti medici convenzionati.

Quindi, come vediamo, si può fare, sottosegretario. Mi avvio a concludere, per migliorare il servizio del 118 non possiamo che sostenere i medici, coloro che abbiamo definito “eroi” durante la pandemia e che, insieme agli altri professionisti della sanità, hanno salvato decine e decine di vite umane e lo fanno ancora oggi, ogni giorno, anche a fronte di un sistema sanitario che è stato in grossa difficoltà a causa dell'emergenza epidemiologica da COVID. Questi professionisti, che hanno garantito il diritto alla salute e alla vita dei cittadini fra mille difficoltà, hanno il diritto alla stabilizzazione e a un inquadramento giuridico professionale. Finora, dobbiamo ammetterlo, le risposte per questa categoria sono state deludenti. Penso anche alla mancata applicazione, da parte di alcune ASL della regione Campania, della legge n. 69 del 21 maggio 2021, voluta fortemente dal MoVimento 5 Stelle e da me in prima persona, che impedisce alla regione di chiedere la restituzione delle indennità erogate negli anni scorsi a tali medici. Abbiamo il dovere istituzionale di intervenire, sottosegretario. La ringrazio per la risposta e per quanto vorrà fare insieme a me.

(Dati relativi ai provvedimenti di riconoscimento del diritto alla riparazione per ingiusta detenzione riferiti all'anno 2021 - n. 2-01461)

PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza urgente Costa e Schullian n. 2-01461 (Vedi l'allegato A). Chiedo al collega Costa se intenda illustrare la sua interpellanza o se si riservi di intervenire in sede di replica.

ENRICO COSTA (MISTO-A-+E-RI). Grazie, Presidente. Siamo stati costretti a fare questa interpellanza urgente. Penso che non avrebbe dovuto esserci il bisogno di sollecitare il Governo con un'interpellanza, perché una norma precisa di legge stabilisce che entro il 31 gennaio di ogni anno il Governo informa il Parlamento sui dati relativi ai numeri delle ingiuste detenzioni e delle custodie cautelari che ci sono state nell'anno precedente, ma, come sempre accade, la data viene superata, i dati non vengono trasmessi al Parlamento e questo dimostra in modo palese il disinteresse rispetto a un tema che è di civiltà giuridica, perché se una persona è stata arrestata, prelevata alle cinque del mattino, sbattuta in carcere e, poi, assolta, è giusto che si faccia mente locale sul perché questo si sia verificato; e ciò si verifica migliaia di volte: negli ultimi trent'anni, abbiamo avuto 30 mila casi di ingiuste detenzioni.

Il problema nel nostro Paese è che quando accadono queste vicende, lo Stato si volta dall'altra parte e non va mai a capire, a comprendere perché si sia verificato: se c'è stata una superficialità, se c'è stato un errore, se c'è stato un caso di omonimia, se c'è stata una falsa testimonianza, non ci interessa saperlo, ci voltiamo dall'altra parte, perché se andassimo a vedere le vere ragioni di questi casi probabilmente dovremmo sanzionare qualcuno, magari quel qualcuno che spettacolarizza la giustizia, che fa le conferenze stampa, che emerge e che, magari, nel frattempo, tra l'arresto ingiusto e l'assoluzione, ha fatto carriera. Quindi, lo Stato si volta dall'altra parte e anche il fatto che siamo costretti, oggi, a fare un'interpellanza urgente per chiedere quello che è scritto nella legge e che avrebbe dovuto essere reso al Parlamento, è indice di questo assoluto disinteresse. Ovviamente, ciò non ha nulla a che vedere con l'impegno della sottosegretaria che oggi è qui a risponderci, ma, dato che il Ministero competente, quello che avrebbe dovuto darci questi dati è quello della Giustizia, perché ci siamo dovuti rivolgere al Ministero dell'Economia e delle finanze? Perché siamo costretti a farlo, perché il Ministero dell'Economia e delle finanze è quello che paga le indennità di ingiusta detenzione e, quindi, mi dispiace aver scomodato il MEF su questo tema, che è un compito assoluto del Ministero della Giustizia, ma se la Giustizia se ne disinteressa io spero che almeno da parte del Ministero dell'Economia e delle finanze una risposta giunga.

PRESIDENTE. La sottosegretaria di Stato per l'Economia e le finanze, Alessandra Sartore, ha facoltà di rispondere.

ALESSANDRA SARTORE, Sottosegretaria di Stato per l'Economia e le finanze. Grazie, Presidente. Gli onorevoli interpellanti, nel lamentare il mancato rispetto, da parte del Governo, del termine previsto per la presentazione alle Camere della relazione al Parlamento prevista dalla legge 16 aprile 2015, n. 47, comprendente, tra l'altro, i dati relativi alle sentenze di riconoscimento del diritto alla riparazione per ingiusta detenzione pronunciate nell'anno precedente, hanno chiesto al Ministro dell'Economia e delle finanze quale sia il numero dei provvedimenti di riconoscimento del diritto alla riparazione per ingiusta detenzione emessi nel 2021, suddivisi per corti d'appello, e l'esborso complessivo per le riparazioni sostenute nello stesso anno. Si precisa, preliminarmente, che il Ministero dell'Economia e delle finanze è titolare - peraltro l'ha detto l'interpellante - della sola competenza al pagamento delle riparazioni pecuniarie per ingiusta detenzione ed errore giudiziario, ai sensi rispettivamente degli articoli 314 e 315 e degli articoli 643 e seguenti del codice di procedura penale, sulla base delle ordinanze trasmesse dalle corti d'appello. In virtù della predetta competenza, il Ministero dell'Economia e delle finanze fornisce annualmente al Ministero della Giustizia, su richiesta dello stesso, i dati relativi alle ordinanze che riconoscono il diritto di riparazione per ingiusta detenzione ed errore giudiziario pervenute nell'anno di riferimento, indicando altresì i pagamenti effettuati nel medesimo periodo. Per l'anno 2021, si evidenzia che il Ministero della Giustizia ha chiesto i dati al Ministero dell'Economia e delle finanze in data 9 febbraio 2022 e gli stessi sono stati forniti in data 16 febbraio 2022. I dati in questione, suddivisi per corti d'appello, devono confluire ed essere analizzati ed inseriti dal Ministero della Giustizia nella richiamata relazione annuale che sarà presentata al Parlamento. Per quanto riguarda i pagamenti effettuati dal Ministero dell'Economia e delle finanze nell'anno 2021, si comunica che quelli riguardanti la riparazione da errore giudiziario ammontano ad euro 1.271.914,90 e sono relativi a sette ordinanze di corti d'appello; mentre quelli relativi alla riparazione per ingiusta detenzione ammontano a 24.506.190,41 e sono relativi a 565 ordinanze di corti d'appello.

PRESIDENTE. Il deputato Enrico Costa ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alla sua interpellanza.

ENRICO COSTA (MISTO-A-+E-RI). Grazie, Presidente. Io ringrazio la sottosegretaria e ringrazio il Ministero dell'Economia e delle finanze per averci comunicato quello che avrebbe dovuto comunicare al Parlamento - e lo dico a lei, Presidente - entro il 31 gennaio, ai sensi di legge, il Ministero della Giustizia. Per dimostrare il totale disinteresse sulla questione delle ingiuste detenzioni basta osservare che il Ministero della Giustizia chiede al MEF i dati quando già il termine per informare il Parlamento era spirato, perché il termine era il 31 gennaio e il Ministero della Giustizia si sveglia e chiama il MEF il 9 febbraio 2022. Il MEF risponde il 16 febbraio e noi ancora stiamo aspettando questi dati. Io penso che questi elementi siano chiari e siano esplicativi della questione. Io volevo cogliere l'occasione di questa risposta, anche perché noi abbiamo un tema molto importante che è la riforma del CSM e dell'ordinamento giudiziario e abbiamo letto che il Governo ha espresso dei dubbi di costituzionalità su alcuni emendamenti parlamentari, in particolare, sui temi della legge elettorale, del sorteggio, e sul tema della responsabilità civile.

Allora, colgo l'occasione per chiedere al Governo, che è stato così attento ai profili e alle sfumature di costituzionalità, se sia coerente con il nostro assetto costituzionale, di fronte ai numeri che ci sono stati dati (565 persone arrestate ingiustamente e lo Stato che paga 24.206.000 euro per indennizzi), che nessuno paghi, che paghi solo lo Stato, che non ci sia un magistrato che subisca un'azione disciplinare, visto che il Governo è attento alle sfumature sugli emendamenti parlamentari. E chiedo ancora al Governo: è coerente con la Costituzione che il 99 per cento delle valutazioni di professionalità abbia un esito positivo? È coerente con questi numeri, che sono stati appena resi, un 99 per cento di magistrati che sono bravi, bravissimi? È coerente con la Costituzione un correntismo strabordante, in cui c'è una giustizia domestica, in cui i magistrati si giudicano fra di loro e nessuno sanziona nessuno? È coerente con la Costituzione un sistema che, in dodici anni, dal 2010 al 2022, ha visto otto condanne - otto! - per responsabilità civile, di fronte a 664 cause intentate e a 154 sentenze definitive? 664 cause e otto condanne! Nell'ultimo anno, 25 sentenze definitive, zero condanne! Io lo chiedo al Governo: è coerente con la Costituzione? È coerente con la Costituzione una norma sulla responsabilità civile che scrive e recita così: “(…) non può dar luogo a responsabilità l'attività di interpretazione di norme di diritto né quella di valutazione del fatto e delle prove (…)”? Toppano nella valutazione del fatto e delle prove e nell'interpretazione della legge, ma questo non può dar luogo a responsabilità civile.

Ministra Cartabia, questo è coerente con il sistema costituzionale? È coerente con la Costituzione un sistema in cui i pareri agli emendamenti parlamentari vengono trattati, al Ministero della Giustizia, all'ufficio legislativo, da magistrati fuori ruolo che fanno parte del potere giudiziario e si inseriscono nel cuore del potere esecutivo e anche del potere legislativo, per rendere i loro pareri? È coerente con la Costituzione che i magistrati fuori ruolo siano all'Aja, siano nelle Autorità garanti, siano nella Commissione antimafia, siano nella Commissione rifiuti, siano nella Commissione europea, siano a Strasburgo, a Lussemburgo, al MEF, siano in Perù, siano al Ministero del Lavoro, siano a Vienna? È coerente tutto questo? È coerente con la Costituzione che, senza che nessuno alzi un dito, ci siano magistrati che dicono che gli emendamenti presentati alla riforma sono fucili puntati alla schiena dei pubblici ministeri oppure che gli emendamenti presentati dal Governo siano un favore alla criminalità organizzata? Questo è coerente con la Costituzione? È coerente con la Costituzione un meccanismo di marketing giudiziario in cui la conferenza stampa della procura diventa la vera sentenza e la sentenza arriva dopo anni? È coerente con l'attuale assetto costituzionale un sistema che ha il 30 per cento dei detenuti in attesa di sentenza definitiva? È coerente con il sistema costituzionale un Consiglio di Stato che annulla e azzera i vertici della Cassazione e un CSM che li riproduce e li rinomina pari pari, come se quella sentenza di illegittimità non ci fosse mai stata? È coerente con il sistema costituzionale un processo che rappresenta la pena per la persona, perché la vera pena è il processo, in cui noi abbiamo il 50 per cento di processi a citazione diretta che finisce con una assoluzione?

Perché questo? Perché ci sono dei pubblici ministeri che ti mandano a processo burocraticamente, anche se le carte non sono del tutto valutate, ma per la persona quella è una pena! Questo è coerente con la Costituzione? Lo chiedo alla Ministra Cartabia.

È coerente con il sistema costituzionale un sistema in cui 2 mila segnalazioni all'anno di illeciti disciplinari arrivano sulla scrivania del procuratore generale per la Cassazione e lui ne archivia il 90 per cento? E se tu chiedi le carte, se un cittadino chiede le carte e di capire i motivi, ti viene opposto il silenzio e ti viene opposta la privacy o, comunque, la riservatezza (in sostanza non puoi vedere le carte)? È coerente con il nostro sistema costituzionale un meccanismo in cui un sindaco viene sospeso per una sentenza, per una condanna per abuso d'ufficio in primo grado, quando, fra tutte le inchieste per abuso d'ufficio, solo l'1 per cento si conclude con una sentenza definitiva, ma, quando quel sindaco poi avrà la sentenza definitiva di assoluzione, sarà ormai un ex sindaco? È coerente con il nostro sistema costituzionale avere tutte le intercettazioni, sbattute e finite all'interno delle ordinanze di custodia cautelare, che vengono pubblicate sui giornali e diventano ormai elemento di costruzione di libri e di giornali interi?

Quindi, invece di andare a vedere le sfumature negli emendamenti parlamentari, invece di riunirsi intorno al tavolo con quei fuori ruolo che sono nel cuore del Governo a dare i pareri ai parlamentari - perché io scrivo l'emendamento e devo vedere giudicato il mio emendamento dal fuori ruolo che siede al Ministero, anziché stare dove dovrebbe stare, cioè al fronte, in tribunale, lasciando magari sguarniti i tribunali -, chiedo al Governo, e lo chiedo tramite lei, sottosegretaria, che ringrazio per la risposta, di avere coraggio in questa riforma, di evitare di mettere la fiducia, di evitare di trovare pretesti di costituzionalità, di lasciare lavorare il Parlamento, di lasciare votare il Parlamento, di fare una riforma che non sia timida, ma che sia coraggiosa, perché quello che sta venendo fuori, cara sottosegretaria, è acqua fresca.

(Intendimenti in merito al commissariamento del Conservatorio “Santa Cecilia” di Roma, alla luce delle perduranti criticità gestionali - n. 2-01460)

PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza urgente Fassina e Fornaro n. 2-01460 (Vedi l'allegato A). Chiedo al collega Fassina se intenda illustrare la sua interpellanza o se si riservi di intervenire in sede di replica.

STEFANO FASSINA (LEU). Grazie, Presidente. Oggi è il terzo atto di sindacato ispettivo che proponiamo in merito al Conservatorio Santa Cecilia di Roma che, come noto, è una delle più prestigiose istituzioni formative e musicali del nostro panorama e del panorama internazionale. Il primo atto l'abbiamo fatto a giugno scorso, dopo che la direzione del Conservatorio aveva sospeso uno studente, reo di aver criticato la suddetta direzione del Conservatorio in un'assemblea studentesca. In quell'occasione, elencammo al Governo una serie non solo di criticità, ma anche di sentenze di tribunali, di esiti di ispezioni ministeriali, dalle quali risultavano non solo criticità, appunto, ma comportamenti illegittimi da parte della direzione del Conservatorio. In quell'occasione, il Governo, rispondendo in quest'Aula, era giugno dello scorso anno, riconobbe: il “disordine amministrativo”, “significative criticità in merito a diversi ambiti relativi alla gestione”, “la sussistenza di svariate disfunzioni gestionali che hanno determinato, inevitabilmente, una compromissione del buon andamento del Conservatorio” (cito le parole pronunciate in quest'Aula dal sottosegretario Morelli che rispondeva per conto del Ministro dell'Università).

In quell'occasione, di fronte alla nostra richiesta di commissariamento, il Governo rispose che veniva considerata incerta la normativa di riferimento, nonostante producessimo, anche in quell'occasione, evidenza di commissariamento di istituzioni analoghe.

Tuttavia, raccogliemmo quella valutazione del Governo relativamente alla incertezza del quadro normativo e procedemmo con un emendamento, che poi fu approvato dal Parlamento, al cosiddetto “decreto Semplificazioni”, il decreto-legge n. 77 del 2021, e in quell'emendamento chiarimmo che nelle facoltà del Ministero vi è anche il commissariamento previa diffida in una serie di casi. Cito quello che a me pare attinente all'oggetto in questione: “gravi o persistenti violazioni della legge”. Dopo una nostra interrogazione in Commissione cultura, il Governo comunicò al Parlamento di aver inviato diffida alla direzione del Conservatorio. Il 3 gennaio scorso vi è stata una risposta a questa diffida; da allora non abbiamo avuto più notizie da parte del Ministero, nonostante abbiamo più volte - non solo il sottoscritto, il mio gruppo, ma anche altri colleghi - manifestato l'attenzione del Parlamento nei confronti dei problemi rilevati nella direzione del Conservatorio.

Oggi siamo costretti a questo terzo atto di sindacato ispettivo perché, nonostante la diffida, le criticità perdurano e, a nostro avviso, continuano l'arbitrio amministrativo e le violazioni delle norme. Cito soltanto alcuni casi: continuano a non essere pubblicati i verbali del consiglio accademico, continuano a non essere pubblicati i verbali delle elezioni del novembre 2020 per gli incarichi relativi allo scorso anno accademico di capo dipartimento, capo d'area, presidente di scuola e presidente di corso. Da ultimo, il 15 gennaio scorso, questi suddetti incarichi, per i quali mancano i verbali relativi alle elezioni, sono stati prorogati per tutto l'anno accademico in corso, senza il supporto di alcuna norma e con la giustificazione che siamo in una fase di pandemia e che il Ministero competente è in ritardo relativamente alle procedure da assolvere. Ritengo sia davvero surreale questa giustificazione. In questi giorni, si tengono le elezioni per le RSU in tutte le pubbliche amministrazioni e, in tutte le amministrazioni, si procede al rinnovo degli incarichi. Quindi, chiediamo per l'ennesima volta al Governo - mi spiace che l'incombenza tocchi questa volta alla stimatissima sottosegretaria Sartore - se, a seguito della risposta alla diffida e dell'evidenza fornita da soggetti terzi (tribunali, ispezioni), non sia arrivata l'ora del commissariamento della direzione di una istituzione così importante, che non può rimanere extra legem.

PRESIDENTE. La sottosegretaria di Stato, Alessandra Sartore, ha facoltà di rispondere.

ALESSANDRA SARTORE, Sottosegretaria di Stato per l'Economia e le finanze. Grazie, Presidente. Rispondo con gli elementi forniti dal Ministero dell'Università e della ricerca. Con il presente atto ispettivo, gli onorevoli interpellanti tornano su un tema sul quale il Governo ha già avuto modo di riferire in precedenza, come peraltro detto dall'interpellante. La presente occasione consente, pertanto, di fornire i necessari aggiornamenti sulla questione. Si vuole ricordare, preliminarmente, che, a fronte di numerose e convergenti segnalazioni, alcune delle quali addirittura risalenti all'anno 2016, in ordine a criticità nella gestione sia amministrativa che contabile da parte degli organi del Conservatorio di musica “Santa Cecilia” di Roma, si deve all'impegno del Governo, svolto soprattutto in questo ultimo anno, un'importante intensificazione dell'attività di verifica, volta ad accertare la sussistenza di tali problematiche, a tutela del buon andamento dell'istituzione, nell'interesse degli studenti e di tutti i componenti della comunità accademica. A fronte di dette criticità, da ultimo segnalate dalla commissione ispettiva nella relazione finale del 30 novembre 2020, il Ministero ha dovuto valutare il quadro ordinamentale di riferimento per individuare gli strumenti giuridici da poter utilizzare, senza correre il rischio che possibili impugnative dei provvedimenti ministeriali conducessero l'ente in una situazione di ancor più grave impasse amministrativa. Così, in esito al confronto svolto insieme all'Avvocatura dello Stato, è emersa, in ragione dell'insussistenza nella legge di un espresso potere di commissariamento nei confronti delle istituzioni, quale quella in argomento, dotate di un particolare regime di autonomia, la necessità di intraprendere un percorso di confronto con l'Accademia, volto al superamento delle disfunzioni evidenziate nel corso dell'attività ispettiva. Tuttavia, proprio in considerazione dell'esperienza maturata nell'ambito del percorso intrapreso con la stessa Accademia, ritenuto non efficace, il Governo, in piena sintonia con il Parlamento, ha ritenuto di dover adottare una specifica disciplina di legge, introducendo espressamente il potere di commissariamento nei confronti delle istituzioni AFAM (ci riferiamo al decreto-legge n. 108 del 2021). Ai fini dell'esercizio di tale potere, il Ministero - come previsto dalla nuova legge - ha dunque inviato al Conservatorio un atto di diffida, volto alla rimozione delle violazioni gravi o persistenti e/o all'adozione degli atti correttivi, finalizzati al ripristino dell'ordinaria gestione dell'istituzione. Con la nota protocollo n. 7 del 3 gennaio 2022, ricordata dagli interpellanti, gli organi del Conservatorio hanno riscontrato la predetta nota di diffida, inviando al Ministero la documentazione richiesta. Ciò posto, all'esito dell'esame svolto dagli uffici della competente Direzione del Ministero, non è stato proposto al Ministro il provvedimento di commissariamento, poiché i medesimi uffici hanno evidenziato che le criticità relative all'ambito giuridico e istituzionale risultavano affrontate dal Conservatorio mediante l'adozione di atti correttivi, che si sono resi necessari, mentre, per quanto riguarda le criticità di natura contabile, sebbene tutte affrontate, alcune necessitavano di ulteriori riscontri oggettivi, anche attraverso la verifica dei documenti del Conto consuntivo 2021. Per questo motivo, la competente Direzione generale del Ministero ha ritenuto di investire i revisori dei conti su tali aspetti contabili, al fine di verificare in maniera definitiva la correttezza o meno dell'operato dell'istituzione. Così, con nota del 21 marzo ultimo scorso, la predetta Direzione ha inviato una nota all'istituzione, con la quale è stato richiesto di mettere a disposizione dei revisori dei conti ulteriore documentazione, non oltre il prossimo 30 marzo, in modo tale da consentire agli stessi revisori di poter effettuare le verifiche sopra riportate al massimo entro il 30 aprile prossimo, unitamente all'esame dettagliato del bilancio consuntivo relativo all'esercizio finanziario 2021. Secondo l'istruttoria svolta dalla citata Direzione generale, solo all'esito delle verifiche svolte dai revisori si avranno tutti gli elementi conoscitivi utili per una valutazione completa dei presupposti per l'esercizio del potere di commissariamento.

PRESIDENTE. Il collega Fassina ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alla sua interpellanza.

STEFANO FASSINA (LEU). Grazie, Presidente. Mi spiace dover replicare alla sottosegretaria Sartore, che non ha ovviamente alcuna responsabilità in merito alla vicenda in oggetto.

Tuttavia, è evidente che sono profondamente insoddisfatto e - se devo dirlo - anche un po' irritato e molto preoccupato per il funzionamento delle istituzioni della Repubblica, segnatamente del Ministero dell'Università e della ricerca. Infatti, dopo un anno di continua attenzione da parte del Parlamento, dopo atti inequivocabili di sindacato ispettivo, che ho citato, dopo sentenze di tribunali, ascoltare da parte del Ministro - perché la sottosegretaria, come ha ricordato lei stessa, ha letto una risposta che è stata fornita dagli uffici del Ministro - uno scarica barile come quello che abbiamo ascoltato in quest'Aula, per quanto mi riguarda, è inaccettabile. Il Ministro si trincera dietro la comunicazione degli uffici che, per l'ennesima volta, rinviano; rinviano ad una valutazione che rientra nelle loro responsabilità e nel loro dovere istituzionale; rinviano ad un ulteriore supplemento di analisi dei bilanci, mentre le violazioni principali che abbiamo segnalato riguardano il comportamento amministrativo, che è altro rispetto agli aspetti economico-finanziari. È inaccettabile!

Nell'interpellanza abbiamo segnalato quelle che riteniamo violazioni: la mancanza di trasparenza sui verbali del consiglio accademico; la mancanza di trasparenza sui risultati delle elezioni per le figure apicali che ho ricordato prima; una proroga, senza alcuna normativa a sostegno, di incarichi rispetto ai quali non vi è stata la pubblicazione dei risultati della relativa elezione. Che cosa deve accadere di più per consentire a un Ministro di esercitare le proprie responsabilità? Presidente, a me pare che la situazione sia davvero grave. Continueremo a monitorarla. In Parlamento, dopo il 30 aprile, la data nella quale si dovrebbe concludere questa ulteriore verifica sulla contabilità del Conservatorio, torneremo con un ennesimo atto di sindacato ispettivo. Mi duole dover lasciare agli atti un punto, che è quello di valutare, da parte del sottoscritto, l'utilità di rivolgermi agli organi della giustizia amministrativa per verificare se vi sia correttezza nei comportamenti dell'amministrazione direttamente interessata. Mi duole perché, ancora una volta, la politica non assolve ai propri i compiti e si deve rivolgere alla magistratura. Però, Presidente, dopo tre atti di sindacato ispettivo, di fronte all'evidenza che lo stesso Governo ha riconosciuto, ascoltare questa mattina che il Ministro si copre dietro a una comunicazione degli uffici è inaccettabile. Quindi, proveremo anche la via giudiziaria della giustizia amministrativa e vedremo se sia percorribile, perché deve finire la situazione di impunità e di arbitrio amministrativo che caratterizza la direzione del Conservatorio “Santa Cecilia”.

(Tempi di adozione del decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri volto a stabilire misure di protezione temporanea per rilevanti esigenze umanitarie per i cittadini ucraini e gli stranieri domiciliati in Ucraina - n. 2-01463)

PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza urgente Elisa Tripodi ed altri n. 2-01463 (Vedi l'allegato A). Chiedo alla deputata Tripodi se intenda illustrare la sua interpellanza o se si riservi di intervenire in sede di replica.

ELISA TRIPODI (M5S). Grazie Presidente. Sono diverse le questioni poste al centro del drammatico conflitto in corso in Ucraina. In questa sede, con questa interpellanza, intendo porre all'attenzione del Governo le misure di tutela della popolazione e delle persone provenienti dall'Ucraina e presenti nel nostro Paese.

Il Governo, con il decreto-legge cosiddetto Ucraina, ha messo in atto diverse misure, tra queste, per esempio, l'autorizzazione al Ministero degli Affari esteri e della cooperazione internazionale a derogare alle norme vigenti per l'erogazione di aiuti e assistenza a favore delle autorità e della popolazione dell'Ucraina. Inoltre, il Consiglio dei Ministri, su proposta del Presidente del Consiglio, ha deliberato la dichiarazione dello stato di emergenza per intervento all'estero, in conseguenza degli accadimenti in atto nello stesso territorio, una deliberazione necessaria proprio per assicurare il concorso dello Stato italiano nell'adozione di tutte le iniziative di protezione civile, anche attraverso la realizzazione di interventi straordinari ed urgenti a supporto delle operazioni di soccorso e assistenza alla popolazione interessata.

Nel decreto-legge 21 marzo 2022, n. 21, recante misure urgenti per contrastare gli effetti economici e umanitari della crisi ucraina, si prevedono diverse misure nell'ambito dell'accoglienza: assistenza garantita attraverso la rete dei CAS e del SAI, ipotesi di sostegno alle famiglie che ospitano profughi ucraini ed altre ancora.

In questi giorni vi sono state anticipazioni da parte del Governo che rassicurano sull'adozione di un provvedimento al riguardo, in particolare un DPCM vertente sulla disciplina per il rilascio dei permessi di soggiorno per i cittadini ucraini e gli stranieri domiciliati in Ucraina. Tale provvedimento è fondamentale ed è urgente per le persone direttamente interessate e agevolerebbe anche l'attività di tutte le reti istituzionali impegnate sul campo. Proprio in riferimento al permesso di soggiorno per protezione temporanea, il Ministero dell'Interno, in sede di Consiglio dei Ministri del 17 marzo scorso, ha fornito indicazioni sulla tipologia di permesso di soggiorno che verrà rilasciato, secondo l'articolo 20 del Testo unico sull'immigrazione. Il permesso di soggiorno per protezione temporanea potrà essere richiesto per i cittadini ucraini e per i loro familiari residenti in Ucraina prima del 24 febbraio 2022, sfollati dallo stesso Paese con ingressi successivi al 24 febbraio 2022, nonché per gli apolidi e i cittadini di Paesi terzi, diversi dall'Ucraina, e per i loro familiari beneficiari di protezione internazionale in Ucraina prima del 24 febbraio 2022. Tutte le istanze, tuttavia, resteranno sospese, in attesa della pubblicazione di questo decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri, oggetto dell'interpellanza; verrà rilasciata, per ora, una ricevuta con codice fiscale e fotografia del richiedente, che consente comunque il rilascio della tessera sanitaria e di svolgere attività lavorativa. È evidente come anche le questure siano in attesa di questo decreto. Chiedo, quindi, al rappresentante del Governo quali siano le tempistiche di emanazione del decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri sulla disciplina delle modalità di rilascio dei permessi di soggiorno e sulle relative procedure, in riferimento sia ai cittadini ucraini, sia agli stranieri domiciliati in Ucraina.

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per l'Interno, Carlo Sibilia, ha facoltà di rispondere.

CARLO SIBILIA, Sottosegretario di Stato per l'Interno. Grazie, Presidente. Gentili deputati, come ricordato dagli interpellanti, l'aggressione russa all'Ucraina, oltre alle drammatiche conseguenze in quello scenario, sta determinando un massiccio esodo di profughi nei paesi limitrofi in tutta Europa.

Sono già oltre 67.000 le persone giunte in Italia ed il numero è destinato ad aumentare di giorno in giorno. Il Governo e il popolo italiano stanno offrendo una straordinaria dimostrazione di solidarietà. Mi riferisco non solo agli aiuti umanitari inviati in Ucraina, ma in particolare all'accoglienza dei rifugiati, in massima parte donne e minori, che stanno anche beneficiando dell'aiuto della numerosa comunità di cittadini ucraini che vive stabilmente nel nostro Paese.

Il Governo ha immediatamente compreso come sia essenziale strutturare gli interventi e modulare le capacità messe a disposizione dagli attori istituzionali, e non, entro una cornice organizzativa solida e, al tempo stesso, flessibile per tener conto delle tante e mutevoli variabili in gioco, della dimensione degli arrivi e della complessità dell'assistenza.

Nel Consiglio dei Ministri del 28 febbraio, il Governo ha stanziato 10 milioni di euro a carico del Fondo per le emergenze nazionali per assicurare soccorso e assistenza alla popolazione ucraina e per farlo è stato dichiarato uno stato di emergenza umanitaria, che durerà fino al 31 dicembre e che ha esclusivamente lo scopo di assicurare il massimo aiuto dell'Italia all'Ucraina. Nello stesso Consiglio dei Ministri, con il decreto-legge n. 16, sono state adottate misure sul versante dell'accoglienza, con un primo rafforzamento della rete di accoglienza degli stranieri, consentendo che i cittadini ucraini possano essere ospitati nei CAS/SAI anche indipendentemente dalla presentazione di domanda di protezione internazionale.

Sulla base della dichiarazione dello stato di emergenza, il capo dipartimento della Protezione civile ha emanato apposita ordinanza con l'obiettivo di coordinare le misure iniziali di soccorso e assistenza all'estero e quelle di accoglienza, soccorso e assistenza alla popolazione proveniente dall'Ucraina in Italia, con particolare riferimento ai minori stranieri non accompagnati, per i quali è stato nominato un commissario per il coordinamento delle misure a loro dedicate.

La particolarità dell'emergenza umanitaria che stiamo affrontando ha richiesto un modello coordinato di governance multilivello che vede operare in stretto raccordo tra loro il Dipartimento della Protezione civile, il Ministero dell'Interno e le prefetture, le altre amministrazioni centrali dello Stato interessate, le regioni e le province autonome, gli enti locali e i soggetti del Terzo settore.

Anche l'Europa ha dato una risposta pronta ed efficace. Lo scorso 3 marzo a Bruxelles si è svolto, infatti, un Consiglio Giustizia e Affari interni che ha deciso, per la prima volta dal 2001, di procedere all'applicazione della direttiva UE sulla protezione temporanea, recepita dall'Italia con il decreto legislativo n. 85 del 2003. Si è trattato di una scelta storica, fortemente voluta dall'Italia, che dimostra l'unitarietà e la solidarietà dell'Europa in questo momento di grave crisi.

Il 4 marzo è stata assunta, ed è subito entrata in vigore, la conseguente decisione di esecuzione del Consiglio che accerta l'esistenza di un afflusso massiccio di sfollati dall'Ucraina e che ha avuto come effetto l'introduzione di una protezione temporanea. Gli Stati membri devono recepire la decisione nel proprio ordinamento e l'Unione europea monitora il relativo adempimento in ambito nazionale. Il Governo è al lavoro per dare attuazione in tempi brevi alla decisione del Consiglio, garantendo, con uno sforzo a tutto campo, un'accoglienza con standard qualitativi adeguati su tutto il territorio nazionale.

In ogni caso, per quanto riguarda la definizione della posizione amministrativa delle persone che giungono in Italia dall'Ucraina, nel quadro della citata decisione del Consiglio UE del 4 marzo scorso, nelle more dell'adozione del decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri si è già provveduto a implementare l'apposita piattaforma informatica “Stranieri web” per l'acquisizione e trattazione delle istanze di protezione temporanea e tutte le questure sono state abilitate all'acquisizione delle relative richieste. Di conseguenza, la materiale stampa del titolo abilitativo potrà avvenire subito dopo la pubblicazione del citato DPCM.

Come si vede, dunque, siamo in presenza di una situazione che richiede un approccio multidisciplinare e interventi complessi. Assicuro in questo senso che, grazie anche all'efficace sinergia tra tutti i livelli di governo e alla grande professionalità dimostrata dal Terzo settore, abbiamo messo in campo un insieme di misure tali da garantire un'accoglienza attenta ai bisogni e alla particolare condizione di vulnerabilità in cui si trovano i profughi, soprattutto i minori e le persone malate.

Quanto alle preoccupazioni di carattere sanitario, già con l'ordinanza n. 873 di inizio marzo il capo del Dipartimento della Protezione civile ha disposto prescrizioni in materia di profilassi anti-COVID e vaccinazioni anche per altre malattie e di isolamento fiduciario dei profughi ucraini.

Nell'ultimo decreto-legge n. 21 appena varato è stato assicurato lo stanziamento di risorse finanziarie da destinare alle regioni per le prestazioni sanitarie a cui accederanno i profughi ucraini non appena, con la protezione temporanea, verranno iscritti al Servizio sanitario nazionale. Nello stesso decreto sono state anche previste forme straordinarie di sostegno all'accoglienza degli sfollati, attivando e valorizzando in sussidiarietà il contributo di regioni, comuni e Terzo settore.

Sono stati, questi, passaggi importanti, prodromici all'adozione del decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri, cui fanno riferimento i deputati interpellanti, il cui iter, sul piano tecnico, è ormai concluso ed è in fase di perfezionamento.

In conclusione, permettetemi di ringraziare i parlamentari di quest'Aula per l'unitarietà dimostrata nell'assumere con celerità le misure di soccorso alla popolazione ucraina. Desidero ribadire, ancora una volta, il messaggio chiave che l'Italia, nel quadro dell'indispensabile coordinamento internazionale ed europeo, non si tirerà indietro e non mancherà di fare la sua parte con dedizione, determinazione e generosità nell'accoglienza della popolazione ucraina in fuga dalla guerra. Per cui, il decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri è in procinto di emanazione.

PRESIDENTE. La deputata Elisa Tripodi ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatta per la risposta alla sua interpellanza.

ELISA TRIPODI (M5S). Grazie, Presidente. Io ringrazio il rappresentante del Governo per la sua risposta e per le rassicurazioni che ha fornito in merito a una celere adozione del decreto che è oggetto di questa interpellanza.

Come ha ricordato anche il sottosegretario, il decreto legislativo n. 85 del 2003 disciplina la concessione della protezione temporanea in caso di afflusso massiccio di sfollati provenienti da Paesi non appartenenti all'Unione europea e definisce la protezione temporanea come tutela immediata.

Quindi, il decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri si rende necessario, perché stabilisce le procedure per il rilascio di questo permesso di soggiorno. Anche se - bisogna dirlo - adesso si possono acquisire le richieste di permesso di soggiorno per protezione temporanea, queste sono poi autorizzate e consegnate solo dopo la pubblicazione del decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri. Ci tengo comunque a sottolineare - e a ringraziare - il fatto che vi sarà questa adozione in tempi brevi.

Avere il permesso di soggiorno non costituisce solo il titolo che autorizza la presenza dello straniero sul territorio dello Stato italiano e ne documenta la regolarità. Non è solo questo, perché permette l'accesso a tutta una serie di diritti e a tutta una serie di servizi riconosciuti agli stranieri. Si permette, per esempio, l'accesso ai servizi sanitari, l'assegnazione ad un medico di base, l'iscrizione anagrafica e il conseguente rilascio di un codice fiscale e di una carta d'identità, con cui, appunto, oltre all'assistenza sanitaria e al medico di base, si può aprire un conto corrente, avere accesso ai servizi sociali, nonché a corsi di formazione e linguistici.

Queste persone, poi, si chiedono cosa ne sarà di loro. La situazione che stanno vivendo è drammatica ed è ulteriormente complicata da questa situazione di insicurezza e di incertezza. Un'instabilità che va ad unirsi anche alla paura per i loro familiari o per chi è rimasto nel Paese di origine.

Ogni guerra, ogni tipo di conflitto, ogni situazione che porta all'esigenza di scappare dal proprio Paese apre scenari inquietanti. A volte si fa anche fatica a comprenderli, proprio perché sono il frutto dell'orrore e della degenerazione umana.

Il sottosegretario ha fatto riferimento anche ai minori non accompagnati. Quindi, anche su questo bisogna fare attenzione. Dobbiamo concentrarci anche sull'allarme relativo alla tratta di esseri umani, che è stato già lanciato da tantissime organizzazioni internazionali. Le donne e i minori non accompagnati sono a rischio e le segnalazioni di bambini spariti arrivano da tutte le vie di approdo dei profughi ai confini dell'Ucraina.

Questa è l'emergenza della guerra che, purtroppo, può sfociare anche in questo aberrante fenomeno, dove le vittime sono le persone più vulnerabili che passano dall'orrore della guerra a quello dello sfruttamento sessuale.

L'Unione europea è in allerta e, al riguardo, è intervenuta anche la Commissaria europea per gli Affari interni durante la videoconferenza con il Comitato parlamentare di controllo sull'attuazione dell'Accordo di Schengen, di vigilanza sull'attività di Europol, di controllo e vigilanza in materia di immigrazione.

Purtroppo, è sempre stato e sempre sarà un fenomeno complesso. È proprio per la sua complessità e proprio perché le vittime sono le persone più vulnerabili che occorrono sempre di più soluzioni condivise a ogni livello, istituzionale e non.

La grandezza di un Paese si misura anche e soprattutto da come risponde, dalle azioni che mette in campo per salvaguardare i più deboli e i più indifesi, da come i loro diritti vengono garantiti. Nonostante la drammaticità della situazione in Ucraina, non dobbiamo dimenticare che ancora oggi in tutto il mondo le principali cause del fenomeno dei rifugiati sono le guerre.

Quindi, ringrazio per la risposta da parte del sottosegretario, visto che la Presidenza del Consiglio dei Ministri provvederà quanto prima a emanare il decreto, e ringrazio anche per tutte le iniziative di protezione, di aiuto e di assistenza che sono state messe in campo dall'Italia in maniera celere e rapida.

PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interpellanze urgenti all'ordine del giorno.

Annunzio della presentazione di un disegno di legge di conversione e sua assegnazione a Commissione in sede referente.

PRESIDENTE. Il Ministro per i Rapporti con il Parlamento, con lettera in data 24 marzo 2022, ha presentato alla Presidenza il seguente disegno di legge, che è stato assegnato, ai sensi dell'articolo 96-bis, comma 1, del Regolamento, in sede referente, alla XII Commissione (Affari sociali):

“Conversione in legge del decreto-legge 24 marzo 2022, n. 24, recante disposizioni urgenti per il superamento delle misure di contrasto alla diffusione dell'epidemia da COVID-19, in conseguenza della cessazione dello stato di emergenza” (3533) – Parere delle Commissioni I, II (ex articolo 73, comma 1-bis, del Regolamento, per le disposizioni in materia di sanzioni), IV, V, VI, VII, IX, X, XI e XIV e della Commissione parlamentare per le questioni regionali.

Il suddetto disegno di legge, ai fini dell'espressione del parere previsto dal comma 1 del predetto articolo 96-bis, è stato altresì assegnato al Comitato per la legislazione.

Modifica nella composizione dell'ufficio di presidenza di un gruppo parlamentare.

PRESIDENTE. Comunico che, con lettera pervenuta in data 24 marzo 2022, il presidente del gruppo parlamentare MoVimento 5 Stelle ha reso noto che l'assemblea del medesimo gruppo ha eletto vice presidente il deputato Luca Sut in sostituzione del deputato Giuseppe L'Abbate.

Organizzazione dei tempi di esame di una proposta di legge costituzionale.

PRESIDENTE. Avverto che nell'allegato A al resoconto stenografico della seduta odierna sarà pubblicata l'organizzazione dei tempi per la discussione generale della proposta di legge costituzionale n. 2238-A, recante modifica all'articolo 57 della Costituzione, in materia di base territoriale per l'elezione del Senato della Repubblica (Vedi l'allegato A).

Interventi di fine seduta.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il collega Sensi. Ne ha facoltà.

FILIPPO SENSI (PD). Presidente, il fatto, intanto, e non è di poco conto: ieri, la Cassazione ha accolto in toto il ricorso di Laura Massaro che chiedeva di annullare la decisione di toglierle la responsabilità genitoriale in forza di un costrutto ideologico assurdo, la cosiddetta PAS, sindrome dell'alienazione parentale, che continua a distruggere le vite di migliaia di persone, di figli, di madri e di famiglie. È un fatto giuridico rilevante, Presidente, senza enfasi, storico, espresso in maniera chiara che sancisce una volta per tutte il carattere “pseudoscientifico di provvedimenti gravemente incisivi sulla vita dei minori”. Storie di bambini portati via all'alba, letteralmente strappati, sequestrati alle loro madri, definite simbiotiche o alienanti, sulla base di un imbroglio privo di qualsiasi evidenza scientifica e fortemente discriminatorio, come ha finalmente sancito la Cassazione. Al suo posto, ma il cammino è ancora lungo, l'ascolto e l'attenzione, il diritto, Presidente, e lo Stato di diritto.

Grazie, allora, a Laura Massaro, per essersi battuta oltre le sue forze anche per Ginevra Pantasilea Amerighi, Luana Valle, Giada Giunti, Laura Ruzza, Maria Assunta Pasca e per le migliaia di fascicoli - che, poi, sono persone - di cui si sta occupando con cura e dedizione la senatrice, presidente Valeria Valente. Grazie a Differenza donna, alle avvocate Teresa Manente e Ilaria Boiano, ad Antonio Voltaggio e alla magistratura, che ha fatto giustizia; grazie alle associazioni, alle attiviste, alle parlamentari, a Pina Picierno che mi ha aperto gli occhi e a Giorgia Fattinnanzi che non molla. Da ieri, Presidente, “mai più” è un po' più vero, un po' più vicino.

Ordine del giorno della prossima seduta.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.

Lunedì 28 marzo 2022 - Ore 13:

1. Discussione sulle linee generali della proposta di legge costituzionale:

FORNARO ed altri: Modifica all'articolo 57 della Costituzione, in materia di base territoriale per l'elezione del Senato della Repubblica. (C. 2238-A​)

Relatore: FORNARO.

2. Discussione sulle linee generali delle mozioni Lupi e Schullian n. 1-00540 e Vianello ed altri n. 1-00545 concernenti iniziative in materia di energia nucleare di nuova generazione .

3. Discussione sulle linee generali della Relazione sull'attività svolta dal 1° gennaio 2021 al 9 febbraio 2022, approvata dal Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica. (Doc. XXXIV, n. 8)

La seduta termina alle 10,25.