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Resoconto dell'Assemblea

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XVIII LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 662 di martedì 22 marzo 2022

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ANDREA MANDELLI

La seduta comincia alle 13,30.

PRESIDENTE. La seduta è aperta.

Invito il deputato segretario a dare lettura del processo verbale della seduta precedente.

ANDREA DE MARIA, Segretario, legge il processo verbale della seduta di ieri.

PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.

(È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Enrico Borghi, Carbonaro, Maurizio Cattoi, Del Sesto, Luigi Di Maio, Dieni, Frassini, Grande, Maglione, Melilli, Paita, Viscomi, Vito, Raffaele Volpi e Zolezzi sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.

I deputati in missione sono complessivamente 111, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna (Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna).

Discussione del disegno di legge: S. 2505 - Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 27 gennaio 2022, n. 4, recante misure urgenti in materia di sostegno alle imprese e agli operatori economici, di lavoro, salute e servizi territoriali, connesse all'emergenza da COVID-19, nonché per il contenimento degli effetti degli aumenti dei prezzi nel settore elettrico (Approvato dal Senato) (A.C. 3522​).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione del disegno di legge, già approvato dal Senato, n. 3522: Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 27 gennaio 2022, n. 4, recante misure urgenti in materia di sostegno alle imprese e agli operatori economici, di lavoro, salute e servizi territoriali, connesse all'emergenza da COVID-19, nonché per il contenimento degli effetti degli aumenti dei prezzi nel settore elettrico.

(Discussione sulle linee generali – A.C. 3522​)

PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali.

Il presidente del gruppo parlamentare MoVimento 5 Stelle ne ha chiesto l'ampliamento.

La V Commissione (Bilancio) si intende autorizzata a riferire oralmente.

Ha facoltà di intervenire la relatrice, onorevole Daniela Torto.

DANIELA TORTO, Relatrice. Grazie Presidente. Sottosegretaria, il presente decreto reca misure urgenti in materia di sostegno alle imprese e agli operatori economici, di lavoro, salute e servizi territoriali, connesse all'emergenza da COVID-19, nonché per il contenimento degli effetti degli aumenti dei prezzi nel settore elettrico.

Voglio ricordare, Presidente, che quest'ultimo tema è più che mai attuale ed urgente. In questi giorni, stiamo assistendo tutti ad una impennata dei prezzi dell'energia, oltre che a un vertiginoso aumento dei prezzi del carburante in tutto il Paese. Il “Sostegni-ter” è un primo passo con cui intendiamo affrontare il problema, ma è chiaro che andranno seguite ulteriori strade e varate per questo nuove misure.

Questo testo è stato approvato dall'Assemblea del Senato, con votazione fiduciaria sul maxiemendamento presentato dal Governo, il 17 marzo 2022, e trasmesso alla Camera nella giornata successiva. Mi limito ad illustrare le disposizioni principali contenute nel provvedimento, per poi lasciare in deposito il resto dei dettagli.

Parto dall'articolo 1, in cui si dispone l'abrogazione del decreto-legge n. 13 del 2022, che reca misure urgenti per il contrasto alle frodi e per la sicurezza nei luoghi di lavoro in materia edilizia, con salvezza degli effetti prodotti e dei rapporti giuridici sorti nel corso della sua vigenza, nonché con salvezza degli effetti delle disposizioni abrogate nel medesimo decreto-legge n. 13.

Nell'articolo 1, inoltre, troviamo un rifinanziamento di 20 milioni di euro, per l'anno 2022, sul Fondo per il sostegno delle attività economiche chiuse. Mi riferisco, in modo particolare, alle attività di sale da ballo, discoteche e locali assimilati.

Nell'articolo 2, si istituisce il Fondo per il rilancio delle attività economiche, per contenere gli effetti negativi derivanti dalle misure di prevenzione e contenimento adottate per l'emergenza da COVID-19.

Nell'articolo 3, si assegnano 20 milioni di euro per l'anno 2022 al Fondo per il sostegno delle attività economiche particolarmente colpite dall'emergenza, da destinare in favore di parchi tematici, acquari, parchi geologici e giardini zoologici, di cui conosciamo bene gli effetti negativi subiti in questi anni. Oltre a ciò, 40 milioni di euro vanno alle imprese svolgenti attività prevalente di organizzazione di feste e cerimonie, ristorazione, gestione di piscine e bar. Si interviene anche per il sostegno al settore tessile, della moda, soprattutto per le attività di commercio al dettaglio.

Nell'articolo 4, è previsto l'incremento del Fondo unico nazionale per il turismo, nella misura di 105 milioni di euro per il 2022.

Nella stessa direzione si muovono gli articoli 5, 6 e 7, anche in ordine di interventi sul fronte dei trattamenti di integrazione salariale nei settori di ristorazione, turismo, commercio e spettacolo. Il comma 1 dell'articolo 8 prevede, per il 2022, un incremento di 50 milioni di euro per la parte corrente e di 25 milioni di euro per gli interventi in conto capitale della dotazione dei fondi a sostegno dei settori dello spettacolo, del cinema e dell'audiovisivo, sempre per il contenimento delle conseguenze da COVID-19. Nei commi successivi, si incrementa di 40 milioni di euro, per il 2022, la dotazione del fondo di parte corrente a sostegno sempre dei settori dello spettacolo, del cinema e dell'audiovisivo, sempre in relazione alle misure di contenimento dell'emergenza. Nell'articolo 9 si indirizza un contributo a fondo perduto e nel limite di spesa di 20 milioni di euro a titolo di ristoro delle spese sanitarie di sanificazione e prevenzione e per l'effettuazione di test di diagnosi dell'infezione da COVID-19. Nei commi a seguire, vi sono interventi riferiti anche al settore sportivo.

Ricordo che, all'articolo 9, segue l'articolo 9-bis, introdotto al Senato, che incrementa di 1 milione di euro per il 2022 il fondo per il finanziamento degli impianti ippici e rinvia ad un decreto del Ministero delle Politiche agricole, alimentari e forestali la definizione dei criteri di riparto di tali risorse.

Negli articoli successivi - in modo particolare dall'articolo 10 all'articolo 13 -, si è intervenuti sul settore dell'edilizia e anche in materia di bilancio, sia negli enti locali che in quelli sanitari. Ricordo, in modo particolare, la proroga al 29 aprile 2022, nell'articolo 10-quater, del termine entro il quale deve essere trasmessa all'Agenzia delle entrate la comunicazione dell'opzione per la cessione o per lo sconto in fattura, relativa alle detrazioni spettanti per alcuni interventi in materia edilizia. Ricordo, inoltre, nell'articolo 11-ter, il differimento al 31 maggio 2022, dei termini per l'adozione dei bilanci di esercizio dell'anno 2021, previsti per gli enti nel settore sanitario. Non da ultimo, vi è la rimodulazione delle scadenze per la cosiddetta rottamazione-ter e saldo e stralcio.

Arriviamo così alla sezione dedicata al contenimento dei prezzi di energia elettrica, come dicevo nella premessa.

L'articolo 14 dispone l'annullamento, per il primo trimestre dell'anno in corso, delle aliquote relative agli oneri generali di sistema, anche a beneficio delle utenze con potenza disponibile pari o superiore a 16,5 chilowatt.

All'articolo 15, si attribuisce un contributo straordinario sotto forma di credito d'imposta alle imprese cosiddette energivore, i cui costi abbiano subito un incremento del 30 per cento relativo all'anno 2019 nell'ultimo trimestre 2021. I commi 1 e 2 dell'articolo 18 eliminano alcune agevolazioni fiscali in materia di accise.

Le disposizioni, in particolare, sopprimono la riduzione dell'accisa sui carburanti utilizzati nel trasporto ferroviario di persone e merci ed eliminano, inoltre, la riduzione delle accise sui prodotti energetici, prevista per le navi che fanno esclusivamente movimentazione dentro il porto e manovre strumentali al trasbordo merci all'interno del porto.

Negli articoli successivi, si prevedono sostegni e interventi nel settore scolastico, nel settore sanitario o militare, nonché nel settore dei trasporti, in quello relativo alla filiere agricole, della pesca e dell'acquacoltura.

Presidente, mi avvio alla conclusione, ma voglio ricordare i commi 3 e 4 dell'articolo 22, che dispongono la proroga, dal 31 dicembre 2021 al 31 dicembre 2022, della sospensione del pagamento dei finanziamenti e delle rate dei mutui prevista per le attività economiche e produttive e i soggetti privati dei territori di Abruzzo, Lazio, Marche e Umbria, colpiti dagli eventi sismici del 2016 e del 2017.

Nell'articolo 28, si dispone la possibilità di due ulteriori cessioni, solo a banche e intermediari finanziari, in materia di credito di imposta, mediante sconto di fattura e cessione del credito. È un primo passo fatto in materia di superbonus, che sappiamo quanto costituisca oggi una fondamentale risorsa per le nostre imprese e per le nostre famiglie.

Nel suo complesso, Presidente, il provvedimento in esame interviene nella consapevolezza che il momento delicato che continuiamo a vivere presuppone il ricorso immediato ad un aiuto forte e deciso in tutti i settori, dal mondo del lavoro a quello sanitario o nei servizi territoriali, affinché anche i prossimi provvedimenti si muovano in questa direzione e possano essere concretamente vicini alle nostre imprese, alle famiglie e ai cittadini.

PRESIDENTE. Prendo atto che il sottosegretario Guerra si riserva di intervenire.

È iscritta a parlare l'onorevole Giuseppina Occhionero. Ne ha facoltà.

GIUSEPPINA OCCHIONERO (IV). Grazie, Presidente, sottosegretaria Cecilia Guerra, colleghe e colleghi, il decreto che oggi ci accingiamo a convertire veniva pubblicato il 27 gennaio scorso, quando il mondo era completamente diverso. Stavamo faticosamente uscendo da una crisi sanitaria ed economica, che aveva attanagliato il nostro Paese e il mondo intero e, con questo decreto n. 4, cercavamo di dare alle attività produttive il sostegno necessario per cercare di riprendere quella capacità economica che il nostro tessuto imprenditoriale aveva quasi completamente perso. E lo facevamo anche grazie alla capacità con cui questo Governo, insieme al Parlamento e alla lungimiranza di un'Europa coesa e forte, aveva riscritto il PNRR. Poi il mondo è cambiato e oggi, a distanza di poco più di due mesi, ci ritroviamo che il vecchio continente è assalito da una guerra divampante che, sebbene ancora circoscritta nei confini bellici, infiamma il mondo intero anche per le questioni economiche. Non dobbiamo accettare questa guerra, nella sua follia e nella sua atroce truculenza, e non possiamo nascondere la commozione di poco fa di tutti noi e anche il senso di soddisfazione nel vedere che, comunque, il nostro Paese, l'Unione europea e la NATO hanno agito con unità e con forte convinzione rispetto alle misure di solidarietà agli ucraini. L'ha detto anche il Presidente Draghi: non possiamo voltarci dall'altra parte. Ecco perché mi faceva piacere iniziare, prima ancora di addentrarmi nel merito del provvedimento, sottolineando proprio questo senso di unità e di condivisione che forse, parlando di questo decreto-legge, oggi un po' manca, nel senso che, ancora una volta, ci troviamo a convertire un decreto che un solo ramo del Parlamento ha potuto modificare.

Certo, ci rendiamo conto che, da tempo, il nostro Paese - l'ho appena detto -, l'Europa intera e il mondo vivono continue emergenze che mettono a dura prova i tempi con cui le attività parlamentari normalmente si svolgono. Dunque, questo è un momento ancora più significativo per riflettere anche sulla necessità di ridare al Parlamento la possibilità di non rincorrere più i provvedimenti, nonostante le emergenze che, purtroppo, si susseguono. Molte volte, dobbiamo correre, più che rincorrere, i provvedimenti che andiamo a convertire.

È di tutta evidenza, dunque, che era necessario aggiornare questo decreto, modificarlo proprio in virtù dei cambiamenti epocali che stiamo vivendo e attualizzarlo alla nuova emergenza, integrandolo con misure e risorse più opportune, perché non fosse più o non fosse soltanto un testo che rispondeva, seppur con norme sicuramente importanti e con oltre 2 miliardi di euro - come ha già detto la relatrice -, ad una crisi che pensavamo e speravamo stesse per chiudersi e dalla quale volevamo uscire a tutti i costi. Ma speravamo che potesse trovare anche le prime risposte alle conseguenze di questa folle guerra, che ha portato - come è stato già detto dalla relatrice - vertiginosi aumenti di tutti i prodotti, soprattutto quelli energetici, e messo a rischio quella ripresa tanto auspicata del sistema produttivo, oltre che degli approvvigionamenti delle materie e dei beni di largo consumo.

Il decreto originario aveva già al proprio interno misure di sostegno alle attività, che erano ancora chiuse a seguito delle restrizioni COVID, per 20 milioni di euro nel 2022, così come veniva istituito un fondo di 200 milioni di euro per il rilancio delle attività di commercio al dettaglio ai fini della concessione di quei contributi a fondo perduto, tanto utili, attraverso la specifica individuazione per mezzo dei codici Ateco.

Ricordo anche gli ulteriori 20 milioni di euro destinati a parchi tematici, acquari, parchi archeologici e bioparchi; e ringrazio il Governo perché una somma, seppur modesta, di circa 162.000 euro, è stata stanziata anche in favore della mia regione, il Molise.

Si prevedevano anche misure in favore dei settori del wedding, degli enti privati, insieme ad un credito di imposta per i settori del tessile e della moda, alla creazione di un fondo per il turismo e a tutta una serie di agevolazioni contributive per gli stabilimenti termali. Tutte queste misure, accompagnate da sostegni anche ai settori agricoli, al rafforzamento dell'azione dei confidi, alla remissione in termini per la rottamazione delle cartelle esattoriali, costituivano l'ossatura fondamentale del decreto originale, a cui poi sono state affiancate nuove misure per gli enti locali e le regioni, anche in termini di norme straordinarie relative all'adozione di bilanci di previsione e di reclutamento del personale, di spesa sanitaria e di realizzazione di opere pubbliche.

Il decreto, quindi, riscrive norme molto importanti, sostanziali, per fronteggiare la prima fase della crisi energetica. Per il primo trimestre del 2022, si propone la riscrittura della norma sulla cessione dei crediti edilizi, che aveva creato molti malumori in tutto il sistema economico e anche nelle famiglie. Con il decreto-legge in esame si riavvia tutta una fase di ristrutturazione e rigenerazione immobiliare, che era stata interrotta. Quindi, si tratta di un provvedimento, senza ombra di dubbio, corposo e concreto. Tutte queste norme entrano nel decreto con un emendamento del Governo, che vuole contrastare le frodi nel settore dell'edilizia - modificato dal Senato forse non a sufficienza, a causa dei tempi ristretti -, ma anche teso a garantire sempre più la sicurezza nei luoghi di lavoro; e comincia ad affrontare anche il tema dell'energia e delle fonti rinnovabili, un tema che, soprattutto ora, con il nuovo “decreto Bollette” in discussione alla Camera e con quello approvato in Consiglio dei Ministri, ci si propone di risolvere, contrastando la crisi energetica in atto e il rilevante aumento dei suoi costi, che potrebbero certamente minare la ripresa e mettere in seria difficoltà tutto il settore produttivo, anche ingenerando processi inflattivi importanti, che dobbiamo, in tutti i modi, scongiurare, in considerazione dell'indebitamento che i Paesi europei - tra cui, purtroppo, il nostro - hanno dovuto porre in essere proprio per sostenere le aziende durante la fase pandemica e che dobbiamo mantenere a tutti i costi sostenibile in relazione ai bilanci di Stato e degli enti periferici.

Dunque, non mi soffermo oltre ad analizzare le norme - l'ha già fatto chi mi ha preceduto - ma, in conclusione, certamente, il giudizio di merito su questo testo licenziato non può che essere positivo. E dobbiamo ringraziare tutti i colleghi del Senato che hanno svolto un lavoro egregio, che ha portato all'approvazione di circa novanta emendamenti; segno che comunque questo Governo ha una grande sensibilità riguardo al ruolo del Parlamento e anche all'importanza, in momenti così gravi ed emergenziali come questo, delle istituzioni, cercando quella collaborazione necessaria e quella capacità di decidere insieme per il bene e l'interesse superiore del nostro Paese. È vero pure che la seconda parte del lavoro iniziato dal Senato della Repubblica è affidata a noi, colleghe e colleghi deputati, ed è un lavoro in itinere che rappresenta la prosecuzione del lavoro già avviato dal Governo con questo decreto e con i fondi a cui è pervenuto.

Tuttavia, questo ragionamento non può prescindere dal concetto che dobbiamo fare tutti uno sforzo in più, a partire dal Governo, dal MEF, dalla Ragioneria, almeno per quanto riguarda i pareri sugli emendamenti, per cercare di accelerare il più possibile i tempi della prima lettura dei decreti-legge, e quindi consentire al Parlamento di esaminare tutti i provvedimenti, modificandoli laddove serve, anche quelli purtroppo che siamo costretti ad emanare in costanza di necessità ed urgenza. Però le prerogative del Parlamento sono irrinunciabili e il Governo, come può, cerca di prestare attenzione, e questo lo apprezziamo. Siamo anche coscienti del costante impegno e dell'attenzione che le Conferenze dei presidenti dei gruppi di entrambi i rami del Parlamento stanno ponendo al problema e delle raccomandazioni che i Presidenti di Camera e Senato hanno rivolto ai presidenti delle Commissioni parlamentari che esaminano questi provvedimenti in sede referente. Però è sempre necessario il richiamo fondamentale alle prerogative che appartengono al Parlamento, è imprescindibile per il nostro lavoro serio e proficuo nell'interesse del Paese; quindi, più che opportuno, forse è proprio dovuto. Detto questo, ribadisco, in conclusione, il giudizio positivo sulla qualità del testo, soprattutto in relazione alla sua genesi, al percorso parlamentare avuto in Senato, e sono certa che la Camera saprà continuare questo lavoro anche nell'esame del decreto in discussione nelle Commissioni ambiente e attività produttive, fornendo tutte quelle proposte emendative che possono rappresentare le migliori soluzioni al problema energetico, industriale e produttivo che questo Paese, soprattutto oggi, sta vivendo.

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Raduzzi. Ne ha facoltà.

RAPHAEL RADUZZI (MISTO-A). Grazie, Presidente. Devo fare i complimenti al Governo per l'ipocrisia: siete riusciti a chiamare “decreto Sostegni” un provvedimento che non risolve uno dei tantissimi problemi che in questo momento stanno affrontando le aziende e i lavoratori di questo Paese; anzi, ne create di nuovi di problemi. E con il solito modus operandi venite qui, ponete la questione di fiducia, avete tranciato ogni tipo di discussione, ogni possibilità di modifica da parte dell'opposizione. Una cosa che ormai fate sistematicamente per ogni decreto, anche l'ultimo che verrà discusso sul tema energie, un decreto di 40 articoli e a noi sono concessi 16 emendamenti. Una cosa inaudita, però, a quanto pare, a voi piace così. Questo decreto non risolve i problemi delle imprese, come dicevamo.

Voi state continuando a fare decreti che spostano i ritagli del bilancio, a ritrovare rimasugli di poste contabili non spese, e quindi spostate milioni, centinaia di milioni, qualche miliardo, quando servirebbero a questo Paese decine di miliardi per ripartire. Noi avevamo proposto in tempi non sospetti di fare un grande scostamento di bilancio, di almeno 10 o 20 miliardi, perché, se non ci rendiamo conto che dobbiamo intervenire subito a salvare le aziende strategiche che in questo momento rischiano di fallire, e un fallimento di un'azienda vuol dire lavoratori poi a carico dello Stato tramite la cassa integrazione, il reddito di cittadinanza o tutti gli ammortizzatori sociali, vuol dire che non capiamo che, se interveniamo dopo, il debito del nostro Paese aumenterà ancora di più. E allora, se voi avete paura di Bruxelles, che sta tornando sui suoi passi dell'austerità, un film già visto negli ultimi dieci anni, che ciclicamente da Bruxelles ci viene riproposto, noi condanniamo questo Paese alla recessione.

Anzi, peggio, in questo periodo storico stiamo condannando il Paese alla stagflazione, che vuol dire recessione economica, quindi diminuzione delle retribuzioni e del reddito, e aumento dei prezzi. Lo stanno vedendo i cittadini italiani: l'inflazione, l'aumento dei prezzi è tornato ai massimi storici degli ultimi vent'anni anni. A gennaio i prezzi alla produzione per le imprese sono aumentati di oltre il 40 per cento. Cosa stiamo facendo noi di concreto per le aziende italiane? Questo è un decreto che, tra le altre cose, come al solito, avete infarcito di marchette e regali ai vostri amici. Ne cito uno sui tanti: 15 milioni in due anni da dare alla regione Lombardia - chissà da chi arriverà questo emendamento - per organizzare la Formula 1, il GP di Monza. Per carità, capisco che ci siano tante situazioni, ma davvero la priorità è dare 15 milioni al GP di Monza? Secondo me qualcuno fuori che ci sta ascoltando probabilmente di priorità ne potrebbe individuare altre. Ma, come vi dicevo, un punto secondo me abbastanza importante, cardine anche di questo decreto, che non è un “decreto Sostegni”, ma è un “decreto Ostacoli” per le imprese, è ciò che avete realizzato sul super ecobonus e sulla cessione dei crediti di imposta. Noi abbiamo bloccato e paralizzato un settore strategico in questo momento, che è quello dell'edilizia, delle costruzioni e dell'efficientamento energetico, perché, se noi stiamo vedendo delle bollette stratosferiche, degli aumenti di gas e luce che non avevamo mai visto negli ultimi anni, dovremmo investire massicciamente in investimenti sull'efficientamento energetico e sulla riduzione dei consumi. E invece no, questo Governo cosa fa? In pratica cancella - perché dobbiamo dircelo, sostanzialmente è questo l'esito a cui si sta arrivando - l'unica norma che aveva ridato ossigeno a quel settore, aveva rimesso in moto l'economia dell'edilizia e aveva dato fiato a tantissimi artigiani, a tantissimi professionisti, architetti, che lavoravano e gravitavano attorno a quel mondo lì. Voi avete limitato inizialmente le cessioni, e questo ha paralizzato subito il settore, e poi avete cercato al Senato di metterci una pezza con un vostro maxiemendamento, perché, come al solito, deve fare tutto il Governo e lo spazio al Parlamento viene sempre limitato. Con questa pezza avete fatto creato un problema peggiore del buco, perché avete vietato, ad esempio, le cessioni parziali, che erano uno strumento utilissimo per le imprese per fare delle valutazioni, anche ai fini fiscali, sul mantenere una parte di credito d'imposta che maturava a seguito dell'intervento e cedere la restante parte ad altri. Ma, oltre a ciò, non avete neanche lasciato la libertà di cessione del credito d'imposta, e stiamo ora vedendo cosa succede ad esempio con alcune partecipate, tipo Poste. Poste, che è una partecipata dello Stato italiano, tra l'altro anche criticata da alcuni esponenti di maggioranza, adesso sta rivedendo tutte le normative sui nuovi acquisti di credito d'imposta, e tutto il mondo dell'edilizia e del settore legato al super ecobonus oggi è a protestare qui fuori.

A me imbarazza davvero vedere esponenti della maggioranza, soprattutto dei 5 Stelle, che vanno a dare solidarietà a queste persone, quando poi il MoVimento 5 Stelle, che doveva entrare in questo Governo per difendere le proprie bandiere, ha quattro Ministri che votano questi decreti, una maggioranza che questi decreti li vota. Il MoVimento 5 Stelle in questo momento dovrebbe prendere questo decreto, stralciarlo e riportare il super ecobonus a quello che era prima, perché tutto il discorso che stiamo sentendo da settimane, da mesi ormai, sulle frodi del super ecobonus che sottraggono risorse al bilancio statale sono cavolate, lo hanno ammesso lo stesso Ministro Franco e la stessa Agenzia delle entrate. Il 3 per cento delle frodi totali sui bonus cedibili sono riferibili al super ecobonus. Tutta questa narrazione è, quindi, falsa. Le pene stratosferiche previste poi per gli asseveratori, cioè per coloro che asseverano i lavori legati al super ecobonus, non previste così alte neanche per i mafiosi, comporteranno un aumento - e ciò sta già avvenendo - incredibile dei costi delle assicurazioni.

Allora, in questo momento storico, nel quale aumentano i prezzi e diminuiscono i redditi - veniamo, tra l'altro, da due anni di pandemia che, nel solo 2020, hanno portato il PIL a quasi meno 10 per cento e non abbiamo ancora recuperato i livelli di PIL del 2020, che erano ancora più bassi di quelli del 2008 -, andiamo ad aggiungere burocrazia e costi per le attività produttive e per i professionisti che vogliono semplicemente lavorare.

Questo provvedimento era una delle poche cose che stava funzionando e i dati lo dimostravano. Rispetto agli altri Paesi europei, il settore delle costruzioni, in Italia, stava di nuovo aumentando: avete affossato anche questo. Quindi, signori, non venite a parlare di “decreto Sostegni”, questo è un “decreto ostacoli” e, quindi, noi voteremo “no” a questo ennesimo “decreto scempio”.

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Giacometto. Ne ha facoltà.

CARLO GIACOMETTO (FI). Grazie, Presidente Mandelli. Sottosegretario Guerra, colleghi deputati, non è facile intervenire su questo decreto, non tanto per una valutazione politica del suo contenuto, quanto, piuttosto, per una serie di motivazioni di contesto talmente rilevanti da non poter essere accantonate, ma che, al contrario, impongono di essere trattate come preminenti.

Il contesto nel quale il decreto-legge Sostegni-ter è stato pensato e varato è oggi profondamente mutato. È un decreto del 27 gennaio di quest'anno, lo ha ricordato prima chi è intervenuto prima di me. Tra la fine di dicembre e i primissimi giorni di gennaio, cioè i giorni immediatamente precedenti, i dati di scenario erano due: la pandemia, che, seppur fortemente indebolita ed efficacemente contenuta, vedeva comunque una ripresa dei contagi e - il secondo fenomeno - un aumento dei prezzi delle materie prime che, seppur avviatosi nel secondo semestre dell'anno 2021, a cavallo tra la fine di quell'anno e l'inizio di quest'anno aveva raggiunto dimensioni impressionanti.

Il “decreto Sostegni-ter”, dunque, è stato varato con una doppia finalità: prevedere una serie di risarcimenti economici - preferisco chiamarli così rispetto alla parola “ristori” – per quelle attività e quei settori, i pochi che avevano dovuto scontare l'effetto delle ultime misure di chiusura per il contenimento dei contagi, e intervenire, contemporaneamente, sull'impennata dei costi relativi all'energia elettrica.

Questo scenario iniziale, in queste settimane, è radicalmente mutato ed è mutato in senso peggiorativo a seguito del precipitare della crisi russo-ucraina, con l'esplosione di una vera e propria guerra alle porte dell'Europa.

La situazione, già grave, determinata dall'aumento del costo delle materie prime a livello internazionale si è, quindi, ulteriormente aggravata non solo per quanto riguarda il settore energetico, ma anche per quello alimentare, ad iniziare da un'impennata improvvisa del prezzo del grano, di cui l'Ucraina, come noto, è uno dei principali produttori, lo vediamo anche cromaticamente nella sua bandiera.

Il “decreto Sostegni” in discussione oggi, quindi, prevedendo uno stanziamento di 1,6 miliardi per il solo anno 2022, costituisce un provvedimento economico di tutto rispetto, ma è stato inevitabilmente superato dagli eventi, sia per quanto riguarda le finalità sia per la portata delle misure messe in campo.

Questa situazione e la condizione nella quale ci troviamo oggi alla Camera ricorda, almeno in parte, quella che si verificò, sempre qui, a Montecitorio, all'inizio del 2020, quando iniziò la pandemia. Anche in quell'occasione, arrivava dal Senato un decreto-legge che dettava misure per la riduzione della pressione fiscale sul lavoro dipendente - ricorderete il famoso cuneo fiscale -, un'operazione di circa 13 miliardi a regime e con un taglio che accoglieva finalmente l'impostazione che, specie noi del centrodestra, volevamo dare a quell'intervento. Eppure, quel provvedimento fu velocemente approvato, con una presenza contingentata all'interno di quest'Aula, con numeri concordati fra i gruppi per garantire il numero legale, perché, nel frattempo, come dicevo prima, era scoppiata la pandemia da COVID-19.

Tornando a questo “decreto Sostegni”, le misure in esso contenute sono certamente utili e importanti, ma, inevitabilmente ed incolpevolmente, insufficienti, perché, nel frattempo, si sono aperti altri problemi e sono stati messi in campo ulteriori interventi normativi: penso al “decreto Energia”, che verrà discusso qui alla Camera, e all'ulteriore decreto di qualche giorno fa, che, a loro volta, stanno per essere superati da ulteriori interventi emergenziali; prima di me, è stato citato il fenomeno della stagflazione che sta, in qualche modo, colpendo molte parti della nostra popolazione.

Credo che su questi temi sia necessaria un'attenzione particolare, condivido, e credo anche che questa situazione debba essere affrontata, magari, con un nuovo PNRR, destinato ad intervenire, da un lato, sulle spese per la difesa, dall'altro, sulle spese per l'energia a vario titolo, visti gli aumenti che tutti abbiamo registrato in questi giorni.

Prima di entrare nel merito, però, di questo provvedimento, mi siano consentite due ulteriori premesse, entrambe di metodo. La prima riguarda l'onere finanziario aggiuntivo introdotto a seguito degli emendamenti approvati in Senato. Il “decreto Sostegni”, che, come detto in precedenza, aveva uno stanziamento finanziario importante (1,6 miliardi) non prevedeva al suo interno, però, il cosiddetto fondino, quello stanziamento, cioè, destinato alla copertura di emendamenti parlamentari. I circa 100 emendamenti approvati dal Senato hanno aumentato la dimensione economica di questo provvedimento di circa 168 milioni per il 2022, 92 milioni per il 2023 e circa 79 per il 2024, per un totale di circa 340 milioni nel triennio. Lo sottolineo come aspetto positivo, perché vuol dire che i gruppi hanno messo in campo una serie di proposte oggettivamente migliorative, di fronte alle quali il Governo ha collaborato per individuare le necessarie coperture finanziarie, e questo deve essere, secondo me, sottolineato. Mi auguro che, se dovessero ricorrere le stesse condizioni nell'esame qui, alla Camera, del “decreto Energia” e, cioè, proposte di modifica oggettivamente migliorative, riusciremo a registrare la stessa collaborazione tra Parlamento e Governo.

La seconda e ultima premessa di metodo riguarda il fatto che, purtroppo, ancora una volta, partecipiamo con un ruolo alternato a consolidare la prassi costituzionale che, in via di fatto, ha introdotto il monocameralismo nel nostro Parlamento, con provvedimenti esaminati in modo concreto e compiuto da una sola delle due Camere.

Un ulteriore inciso di metodo. Con questo decreto si prosegue in una strategia di sostegni economici e fiscali alle attività produttive secondo un criterio di necessità, cercando di fossilizzare il meno possibile i margini degli aiuti in rigidi parametri di codici Ateco: risorse in base a chi ne ha più bisogno, non esclusivamente in base a chi produce e/o vende qualcosa. Un cambio di paradigma che è stato inaugurato fin dall'inizio dell'esperienza del Governo Draghi e che, in qualche modo, noi rivendichiamo.

Poiché ho fatto cenno agli emendamenti approvati al Senato, parto immediatamente da queste modifiche ed in particolare dall'intervento sulle cartelle esattoriali e sul cosiddetto saldo e stralcio, un intervento che, molto opportunamente, riapre la partita per circa 532 mila contribuenti che hanno saltato i pagamenti delle rate in scadenza del 2020, del 2021 e del 2022 della rottamazione-ter e del saldo e stralcio. È un intervento questo per il quale Forza Italia si era fortemente battuta proprio qui, alla Camera, nel corso dell'esame del “decreto Milleproroghe” e io stesso avevo fatto la dichiarazione di voto per il mio gruppo. Visto che l'obiettivo è stato raggiunto, in questo provvedimento non possiamo non rallegrarcene e, soprattutto, non rivendicare, come partito, questo risultato.

Un'altra importante modifica introdotta al Senato grazie al nostro gruppo parlamentare riguarda la proroga fino al 31 dicembre in merito ai lavoratori cosiddetti in somministrazione. L'irrigidimento introdotto dal “decreto Dignità”, a suo tempo, oltre a non aver prodotto alcun effetto positivo sui lavoratori subordinati a tempo determinato, ha mandato in crisi il settore del lavoro somministrato. La disapplicazione delle norme del “decreto Dignità”, che era uno dei primi provvedimenti del Governo giallo-verde, se non ricordo male, ed in particolare il limite dei 24 mesi superati i quali l'azienda che utilizza lavoro in somministrazione sarebbe costretta ad assumerli, sarebbe stata valida fino ad ottobre prossimo 2022. Un termine, quello del decimo mese dell'anno, incongruo per chi deve pianificare le risorse umane su cui poter contare per lo svolgimento dell'attività aziendale ed è grazie ad un emendamento di Forza Italia al Senato che questo termine è stato ulteriormente prorogato al 31 dicembre di quest'anno.

Tornando sul tema energia, ritengo importante sottolineare il riconoscimento di un contributo straordinario sotto forma di credito d'imposta del 20 per cento delle spese sostenute per la componente energetica acquistata ed effettivamente utilizzata nel primo trimestre 2022 per le imprese cosiddette energivore, realtà a cui prestare particolarmente attenzione, poiché l'incremento del costo dell'energia ha inevitabili e pesanti ricadute sul costo dell'energia per tutta la filiera sottostante e, quindi, in ultima analisi, per i cittadini.

Sull'intera partita energia, come detto in premessa, occorrerà adeguare l'ammontare delle cifre stanziate e gli interventi normativi alla luce dei più recenti fatti del nostro tempo: la guerra, che, purtroppo, continua e la cui risoluzione appare difficile immaginare nell'immediato.

Sempre in tema di lavoro, ma sul versante della pubblica amministrazione e, in particolar modo, per quanto riguarda gli enti locali, Forza Italia è stata determinante nello sbloccare la questione relativa al reclutamento dei nuovi segretari comunali e provinciali, figure fondamentali per l'amministrazione dei nostri comuni. L'emendamento prevede un turnover che sia parametrato al 120 per cento delle cessazioni. I comuni hanno bisogno di andare avanti, di personale e chi è il personale che, per eccellenza, governa un comune medio-piccolo, quello per cui l'Italia e, soprattutto, alcune regioni del Nord sono conosciute, penso al Piemonte e alla Lombardia, che hanno migliaia di piccoli comuni? È proprio il segretario comunale. Tutte le mattine il sindaco si consulta con il segretario comunale per risolvere le sue questioni e, soprattutto, questa - dicevo - è una caratteristica dei comuni medio-piccoli del nostro Paese. La normativa introdotta, che consente finalmente di avere il reclutamento dei segretari, è stata già accolta positivamente da molti comuni, perché era da tempo che si cercava di farlo e lo stesso è avvenuto con lo sblocco degli avanzi di amministrazione, anche con riferimento agli aiuti che sono stati realizzati.

Si tratta di interventi decisivi, soprattutto nel contesto di attuazione del PNRR in cui ci troviamo e rispetto al quale la principale e più sentita urgenza da parte dei comuni, a partire appunto dai più piccoli, è proprio quella della qualità e della quantità delle proprie risorse umane. Su questo, per contingenza temporale, è opportuno ricordare l'importante…

PRESIDENTE. Forse è meglio che cambi microfono…

CARLO GIACOMETTO (FI). Su questo, dicevo, per contingenza temporale è opportuno ricordare l'importante azione del Governo, su iniziativa del Ministro per la Pubblica amministrazione Renato Brunetta, che ha consentito l'innesto a tempo indeterminato di migliaia di giovani, grazie ai concorsi digitali, svolti in cento giorni dalla pubblicazione dei bandi alla definizione dei vincitori. Per il 2022, l'ho ricordato in questi giorni, l'obiettivo è di 100 mila nuove assunzioni e credo sia alla nostra portata.

C'è, poi, il tema delle Forze dell'ordine alle quali Forza Italia è da sempre vicina e cerca di sostenere nella loro preziosa attività in maniera concreta e non con le parole. In questo senso, Forza Italia, con un suo emendamento, ha incrementato a regime le risorse da destinare alle indennità supplementari di comando riconosciute ai comandanti delle stazioni dei Carabinieri, presidio fondamentale della sicurezza del nostro Paese.

Prima di concludere, Presidente, è anche opportuno citare le carenze di questo provvedimento; mi riferisco, in particolare, all'impossibilità registrata di aprire, anche in minima parte, il dossier dei bonus edilizi ed in particolare del cosiddetto superbonus, nonostante le pressioni di tutte le forze politiche in tal senso per alleggerire la stretta sulla cessione dei crediti di imposta.

Proprio su questo argomento, il nostro gruppo ha presentato, a prima firma dell'onorevole Mazzetti, un ordine del giorno finalizzato, specie per le unifamiliari, ad un'estensione o ad un aggiornamento dei limiti che sono stati introdotti - 30 per cento entro il 30 di giugno - e sul quale chiediamo un impegno da parte del Governo, perché si tratta di un tema molto importante, sentito e, soprattutto, ampiamente condiviso tra tutte le forze politiche, come questo piccolo inizio di dibattito ha già dimostrato, anche perché una richiesta pressante viene, in tal senso, dal Paese e da tutti coloro che si occupano, a vario titolo, della filiera edilizia che ha garantito - è stato ricordato in questi anni - anche gran parte della crescita del PIL, specie del 2021, che ha registrato un incremento del 6,5 per cento complessivo. Ci auguriamo che, su tale tema, si possa quantomeno discutere qui, alla Camera, nel corso dell'esame del “decreto Energia”, ed è con questo auspicio che concludo questo intervento, a nome del mio gruppo, del gruppo di Forza Italia, sottolineando, ancora una volta, la necessità di coinvolgere tutto il Parlamento nella definizione delle politiche pubbliche orientate alla crescita di cui il nostro Paese ha urgentemente necessità.

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Donzelli. Ne ha facoltà.

GIOVANNI DONZELLI (FDI). Grazie, Presidente. Ci troviamo a discutere della conversione di questo decreto in condizioni molto particolari; intanto, ci troviamo a discutere della conversione di un decreto in condizioni poco rispettose del Parlamento, perché, di fatto, per l'ennesima volta, ci troviamo davanti a un monocameralismo di fatto, cioè a decreti che vengono discussi, più o meno, e approfonditi, più o meno, da un ramo del Parlamento, poi, arrivano all'altro ramo e sappiamo già che sono blindati. Si possono presentare gli emendamenti in Commissione, si può discutere, ma il provvedimento è già blindato; sappiamo già che verrà messa la fiducia e che non si potrà toccare. Ci troviamo, quindi, di fronte a un teatrino abbastanza triste, in un momento come questo, da parte della politica, perché, se in condizioni di maggioranze - diciamo così – delicate, di maggioranze con pochi numeri di scarto, in caso di emergenza può essere compresa la necessità di blindare la discussione sui provvedimenti, sinceramente non comprendiamo come una delle maggioranze più larghe della storia della Repubblica italiana sia costretta, tutte le volte, a umiliare il dibattito parlamentare. Fratelli d'Italia aveva dato la disponibilità alla possibilità di presentare anche emendamenti qualificati e ristretti nel numero; non abbiamo avuto, in questo decreto, la necessità di portare avanti un ostruzionismo, volevamo portare avanti proposte, alcune le abbiamo portate avanti al Senato e, in alcuni casi, sono state accolte; penso, per esempio, al tema dell'energia per le persone disabili, penso ad alcuni emendamenti con cui siamo riusciti a dare un piccolo contributo. Alla Camera, ciò non sarà possibile, alla Camera ci troviamo a discutere un decreto, sapendo che tutto questo è inutile. Noi parliamo, discutiamo, ma tanto il decreto non si può toccare e perché? Non comprendiamo come questa maggioranza abbia paura e preoccupazione di affrontare il dibattito. Questo è un tema serio, perché, se si umiliano il Parlamento e le istituzioni, non si può, poi, dopo, applaudire il Presidente della Repubblica quando viene eletto - da voi, noi non l'abbiamo votato - e viene qui a ricordare il ruolo del Parlamento e il fatto che non debba essere umiliato. Eravate tutti in piedi ad applaudire il Presidente della Repubblica, che avete votato, che richiamava al rispetto del Parlamento e dal giorno dopo avete continuato a fare i sordi rispetto a questi richiami istituzionali alti e importanti. Perché, probabilmente, la maggioranza, pur essendo molto ampia nei numeri, non è amplia nel consenso interno. È una maggioranza che ha difficoltà a dialogare al proprio interno, è una maggioranza che non è capace di governare l'Italia, perché mette insieme idee troppo diverse.

Il problema, in quest'Aula, nel caso in cui si dovesse aprire il provvedimento, non è l'opposizione, è la maggioranza stessa; non c'è il problema degli emendamenti di Fratelli d'Italia che potrebbero facilmente essere discussi, valutati e approvati o bocciati; il problema è che la maggioranza non terrebbe davanti ad emendamenti dell'opposizione o della stessa maggioranza e questo umilia la democrazia. Umilia la democrazia anche il fatto che ci si trovi a discutere falsamente; è un provvedimento che è già scaduto, un provvedimento che tutti gli esponenti della maggioranza intervenuti prima di me continuavano a ricordare che è superato dai fatti. Guardate che non è superato dai fatti soltanto perché, nel frattempo, è scoppiata una guerra, non è superato dai fatti soltanto perché, nel frattempo, c'è stata una crisi energetica e - poi, interverremo su questo – perché, nel frattempo, la crisi energetica era già prevedibile, prevista, visualizzabile e contabilizzabile anche a gennaio, perché era già scaduto anche quando, il 27 gennaio, è stato pubblicato: il decreto usciva in Gazzetta Ufficiale ed era già scaduto nei fatti; era già scaduto nei fatti, perché ci sono eventi imprevedibili ed eventi prevedibili, perché, nel frattempo, per l'ennesima volta, avete previsto briciole: ci sono briciole per le attività chiuse, perché i pochi fondi che avete previsto sono niente rispetto ai danni di oltre 1 miliardo di euro; ci sono briciole per il turismo, per carità, c'è qualche sforzo, ma tutti gli operatori turistici dicono che sono insufficienti; non parliamo poi delle risorse per il commercio, completamente inadeguate. Avete chiuso per mesi le attività, obbligandole poi alla chiusura, impedendogli di lavorare e dicendo loro di non preoccuparsi, poiché, ad ogni chiusura, ci sarebbe stato il sostegno adeguato. Sono cambiati i Governi, è arrivato Draghi e ha detto: d'ora in poi, mai più chiusure, senza accanto il provvedimento che copre ogni chiusura. E state continuando a prevedere sostegni alle chiusure completamente inadeguati. E, guardate, non lo dicono Meloni, Donzelli, Fratelli d'Italia, che devono fare opposizione a tutti i costi; lo dicono i dati della CGIA di Mestre. Infatti, la CGIA di Mestre dice che tutti i decreti fatti in questi primi mesi del 2022, tutti i decreti e tutti gli interventi fatti dal Governo, coprono a malapena il 6 per cento dell'emergenza economica. La CGIA di Mestre parla di 500 mila posti di lavoro che rischiano di andare in fumo, per voi, per la vostra incapacità di gestire questa situazione, per l'incapacità del Governo di riuscire ad affrontare gli eventi.

Tutto questo non si risolve, come forse voi vi illudete, con il reddito di cittadinanza, perché questo è il grande tema: una Nazione non si può tenere in piedi con i sussidi e le paghette, umiliando la produttività. Una Nazione si tiene in piedi affrontando il tema e permettendo all'economia di crescere, di produrre, di creare posti di lavoro, perché non si può pensare di creare 500 mila disoccupati e poi dire: ma non è un problema, perché li manteniamo noi, perché non ce la farete mai a mantenerli, perché questo porterà a una drastica riduzione dei consumi, i consumi che crollano porteranno alla crisi del commercio, la crisi del commercio porterà alla crisi del turismo, la crisi del turismo e la crisi del commercio porteranno nuovi disoccupati, e non risolverete con altri redditi di cittadinanza. Se voi pensate che l'economia possa funzionare così, è una follia. La ricchezza, prima di pensarne la ridistribuzione, deve essere creata. E se voi pensate di umiliare, continuamente, chi produce ricchezza, non riuscirete mai a distribuirla, questa ricchezza.

Sempre la CGIA di Mestre calcola i danni del caro bollette a 89,7 miliardi: 89,7 miliardi! Non potete dire che era tutto imprevedibile. Sicuramente non tutti potevano prevedere lo sviluppo della crisi tra Russia e Ucraina, sicuramente non si poteva prevedere un'impennata di questo genere dei prezzi del gas e delle risorse energetiche, ma sicuramente già dagli ultimi mesi del precedente anno era prevedibile un incremento dei costi. E cosa è stato fatto? Cosa è stato fatto in tema di politiche energetiche per la Nazione? Cosa è stato fatto per far ripartire le trivellazioni per il gas nell'Adriatico? Certo, potete dire: no, non si può trivellare l'Adriatico, perché è pericoloso. Se le Nazioni che si affacciano nell'Adriatico e che sono dall'altra parte del mare trivellano lo stesso mare, non è che non c'è, il pericolo. E se, poi, noi andiamo ad acquistare l'energia dalle Nazioni che trivellano il mare Adriatico e la paghiamo molto più che se trivellassimo noi il mare Adriatico, non è un colpo da geni. E non potete dire “non si può fare”, perché è come prendere da due cannucce nello stesso bicchiere: se, attraverso una delle due cannucce, si assorbe il liquido, si beve l'acqua, l'acqua scende lo stesso. Se si crea un problema di assetto strutturale nel mare Adriatico, non è che se lo creano le Nazioni che stanno sull'altra sponda del mare, noi non ne subiamo le conseguenze. E allora, forse, noi potremmo ragionare sulle trivellazioni nel mare Adriatico magari anche con maggiore consapevolezza, magari tutelando ancora di più il suolo. Però, ovviamente, si è preferito non affrontare alcunché, si è preferito non esplorare, sul tema energetico, alternative. Sento parlare tanto della necessità di fare a meno del gas dalla Russia: senza dubbio, ma cosa si è fatto in questi anni, se l'alternativa al gas dalla Russia è il gas liquido e si è impedito di creare i rigassificatori, in Italia? La politica energetica si affronta, infatti, anche con uno sviluppo a lungo termine, anche con un'idea della Nazione del futuro, anche con un'idea di come fare ad affrontare e risolvere questi problemi. Ma non ce l'avete un'idea, anzi, probabilmente ne avete troppe. Dovete mettere insieme i no-TAV, i “no-triv”, i “no-scav”, tutti questi insieme a chi, invece, crede al produttivismo, e non ci riuscite. E la soluzione qual è? Stare fermi con le politiche a lungo respiro e, nel frattempo, dare qualche mancetta. Non si affronta così il problema.

E mi permetto di dire che, in tutto questo, reputo anche gravemente vergognoso che il Governo voglia lucrare su questa emergenza, perché sulle accise della benzina stiamo discutendo tanto, avete fatto provvedimenti che sono chiaramente insufficienti, poiché si parla di qualche settimana, quando, minimo, dovrebbe trattarsi di qualche mese. Ma le accise sono fisse e la differenza con altre imposte è che, queste ultime, sono calcolate sulla quantità. Noi, invece, facciamo un ragionamento diverso, noi diciamo: per quale motivo l'IVA non è stata “congelata” rispetto ai prezzi precedenti alla crisi energetica? Infatti, se la CGIA di Mestre dice che il caro bollette, senza considerare il caro benzina, ha un costo di 89,7 miliardi - molto poco, perché non è sempre così - togliendo le accise, togliendo tutto quello che, nelle bollette, è rappresentato dai costi dei servizi, dai costi aggiuntivi, dalle tasse fisse, e prendendo solo l'IVA e ipotizzandola al 10 per cento, l'IVA al 10 per cento su 89,7 miliardi è pari comunque a un ammontare di quasi 8 miliardi di euro. E, allora, questi 8 miliardi di euro il Governo, solo sulle bollette, li va a guadagnare dalla crisi energetica. Dunque, non è pensabile che, mentre ci sono le famiglie in ginocchio, le aziende che chiudono, i disoccupati che si creano perché le aziende chiudono e non sanno come andare avanti, il Governo ci faccia cassa sopra (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Questa è la prima risposta che si potrebbe dare, perché nel bilancio dello Stato, tranne le coperture immediate che si possono trovare da molte fonti, si tratterebbe comunque di coperture “di carta”, perché nell'immediatezza potrebbe essere possibile, banalmente, a costo zero, per lo Stato, bloccare l'IVA. E siccome non avevate previsto, come dite voi, l'aumento del costo dell'energia, inevitabilmente non lo avete nemmeno messo a preventivo di bilancio. Quindi, nel bilancio avete previsto gli introiti dell'IVA derivanti dall'aumento dei costi in bolletta, preventivamente all'effettivo incremento di tali costi, quindi tutta l'IVA in più non era prevista nel bilancio, potete farne a meno, a meno che non vogliate lucrarne, mentre le famiglie sono in ginocchio.

Allora, rispetto a tutto questo, crediamo che questo provvedimento sia altamente inadeguato. E, poi, entriamo anche nello specifico. È sbagliata proprio la concezione: se c'è stato un problema del bonus al 110 per cento, e l'ha detto anche Draghi quando è intervenuto la prima volta in quest'Aula, il problema che c'è stato è che era complicato arrivarci, che era… non ricordo il termine che usò, ma era una cosa tipo: “è poco semplice, è poco simpatico”. Il problema è che, se una famiglia, un'azienda o un condominio vogliono accedere al beneficio del 110 per cento, si perdono nella burocrazia, si perdono nei problemi, si perdono nella difficoltà di arrivarci. E la soluzione non è complicare la burocrazia per fermare qualche truffa, la soluzione è semplificare l'accesso al bonus 110 per cento e aumentare i controlli, perché chi non rispetta le regole deve pagarne le conseguenze, ma le regole devono essere semplici. Guardate che più sono complicate le regole e più si annidano le truffe, più c'è burocrazia e più c'è corruzione, più ci sono norme e più ci sono i furbetti che si avvantaggiano, più semplici sono le norme e meno ci saranno truffe, più semplici sono le norme e più possibilità avranno i cittadini di accedervi. E anche limitare la cessione del credito non risolve il problema, lo complica, è un errore, è un errore strategico, strutturale. Ci avevate detto che Draghi era il genio della lampada, quello che avrebbe risolto tutto, ma questo Governo sta continuando ad inciampare in errori basilari, tali per cui, probabilmente, l'ultimo assistente di Draghi avrebbe bocciato uno studentello all'esame di economia, davanti a questi errori.

Anche sulla rottamazione-ter – che, per carità, va bene, ma tutti dicono: “grazie a noi è stata fatta” - mi permetto di dire che l'emendamento approvato al Senato era a firma del gruppo di Fratelli d'Italia. Quindi, che tutto sia stato fatto grazie a 5 Stelle, al PD, per carità… questa, che è una delle poche cose dignitose, anche se insufficienti, fatte nel decreto, è stata fatta grazie all'emendamento presentato dal gruppo di Fratelli d'Italia. Ma è insufficiente, perché poi ci sono gli interventi successivi al 2017. Nel frattempo, comunque, non è solo necessario, per quanto riguarda le cartelle, bloccarne il pagamento; è necessario, in alcuni casi, non solo rimandarlo, ma annullarlo. È necessario permettere alle aziende, alle famiglie e ai commercianti di respirare, perché questa crisi ha morso tutti, ha morso loro e ha morso noi. E non si può pensare di reagire, in questa situazione, con la superficialità di non rendersi conto che il pagamento delle cartelle può dare il colpo di grazia.

Mi permetto anche di dire che è superato non soltanto questo decreto, ma - dovete guardare la realtà in faccia - è completamente superato il PNRR, perché era stato concepito in un'altra epoca. Se oggi lo andiamo a rileggere, si riferisce a un mondo che, nel frattempo, è cambiato. È necessario rimetterci le mani, e con urgenza, perché oggi pensare di disporre di quelle somme di denaro - che avete raccontato essere risolutive per tutto, essere un fiume di denaro, mentre noi abbiamo sempre detto che erano insufficienti e non così risolutive - per affrontare i nuovi problemi, è come, praticamente, vedere un film in bianco e nero, ormai. Nel frattempo, la storia è andata avanti e l'Italia non può permettersi, per colpa di questo Governo, di rincorrere la storia, di arrivare sempre dopo, di veder approvare, in quest'Aula, decreti e provvedimenti che erano già scaduti da mesi, che erano già superati. L'abbiamo fatto per tutto: per il COVID, abbiamo assistito a non so quanti “decreti COVID” presentati con le conferenze stampa; quando c'era una conferenza stampa del Governo di turno, in Aula si discuteva ancora e si andavano a modificare e a emendare decreti presentati in tre conferenze stampa precedenti; gli italiani sono ormai frastornati, come fossero in un giro di schiaffi, da decreti e da provvedimenti che cambiano, e quando quest'Aula li approva sono già superati dai fatti. Questo non aiuta la democrazia, non aiuta la fiducia nelle istituzioni, non aiuta l'Italia ad affrontare uno dei periodi più difficili che abbiamo mai affrontato, in Italia e a livello internazionale. Ci saranno le conseguenze energetiche, saranno devastanti, ma rispetto a queste devastanti difficoltà energetiche, la risposta non può, e non deve essere, soltanto quella di mettere qualche toppa.

C'è un problema nazionale, e l'abbiamo detto, si può tagliare l'IVA, si possono levare le accise, non per qualche giorno, almeno per tre mesi. È necessario, anche a livello internazionale, fare una politica seria di ridistribuzione delle difficoltà. Quando c'è stata la Brexit, l'Europa ha fatto un patto e ha calcolato che, se la Francia era una Nazione che aveva le maggiori conseguenze, che doveva affrontare le maggiori difficoltà per la Brexit, tutti gli Stati europei dovevano in qualche modo contribuire a queste difficoltà che affrontavano la Francia e le altre Nazioni che subivano le conseguenze della Brexit. È necessario che l'Italia si batta affinché questo accada con le sanzioni alla Russia. È necessario che non solo l'Europa ma tutto l'Occidente se ne faccia carico, perché non è pensabile che nel frattempo noi, per lealtà e correttezza nei confronti degli Stati Uniti, del mondo occidentale e della NATO, siamo gli unici a pagarne le conseguenze. Non è pensabile che, se non dobbiamo più comprare o dobbiamo rimetterci nel comprare il gas dalla Russia, l'alternativa è prendere il gas dagli Stati Uniti che nel frattempo guadagnano sul fatto che noi siamo leali con loro e mettiamo le sanzioni alla Russia. Non può esistere! Ci vuole una forte politica internazionale per pretendere dei fondi occidentali non a prestito ma a fondo perduto, perché ci vogliono nelle emergenze e siamo in un'emergenza; siamo in una situazione di guerra e ci vuole un'economia di guerra.

Non dobbiamo indebitarci ulteriormente e non soltanto questo: ci vogliono dei fondi che siano senza restituzione. Sono necessari e urgenti per affrontare le emergenze economiche ed energetiche. E guardate che, se oggi rivediamo questo provvedimento e lo andiamo a leggere nei singoli articoli, con i suoi pregi e i suoi difetti, ci rendiamo conto che è un film in bianco e nero, che è un decreto superato, ma superato non da oggi: era già superato il 27 gennaio, quando veniva pubblicato. Perché non si riesce in Italia a fare una politica adeguata? Una politica energetica? Parlavamo prima della possibilità di sfruttare le ulteriori trivellazioni, ma anche tante volte sentiamo la sinistra riempirsi la bocca con le energie alternative. Ma cosa è stato fatto di serio e concreto per le energie alternative? Sulle energie alternative Fratelli d'Italia pone da tempo il tema di fare un patto con gli italiani, un patto energetico. È molto semplice il patto energetico: se uno mette sopra il proprio tetto o sopra la propria azienda un pannello solare questo ha dei costi, ma poi quel pannello solare può produrre più energia di quanta ne viene consumata. Allora, noi facciamo un patto, proponiamo un patto agli italiani: stabiliamo che agli italiani che mettono un pannello solare sopra il proprio tetto o sopra la propria azienda, riuscendo così a produrre più energia di quella che consumano, paghiamo noi o tutto o una parte di quell'impianto, ma poi quell'energia la donano allo Stato. Allora, vedrete che così, con tanti interventi, anche privati, sulle energie alternative e sulle energie pulite potremo anche riuscire a trovare una maggiore indipendenza energetica.

Ma è troppo più comodo magari commuoversi davanti a Greta e poi non fare assolutamente niente, se non magari stabilire qualche bonus e qualche mancetta nelle leggi per poter aiutare qualcuno che si occupa di energia e dimostrarsi green negli interventi televisivi. Manca una politica energetica di indipendenza per questa Nazione, come manca una politica industriale. Guardate, noi vediamo in questo provvedimento che non c'è una sola riga di visione strategica su come far ripartire il manifatturiero in Italia e su come far ripartire l'industria in questa Nazione. Non si può vivere soltanto di servizi, non si può vivere soltanto di volta in volta, d'emergenza in emergenza, di mancetta in mancetta, di contributo in contributo, che arrivano tardi, inadeguati e timidi. Non si può risolvere così, perché nel frattempo noi stiamo bruciando i soldi dei nostri figli e dei nostri nipoti.

Allora, ci sono tutti gli interventi che abbiamo fatto e tutti i soldi che abbiamo messo - e in alcuni scostamenti di bilancio Fratelli d'Italia, pur essendo all'opposizione dei vari Governi, ha anche dato il voto a favore per senso di responsabilità -, ma quando si va a rompere il salvadanaio dei figli e dei nipoti non si può spendere per fare la bella vita: si deve spendere per permettere ai figli e ai nipoti di avere un futuro migliore (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)! Ma qui si va, di volta in volta, a spendere soldi per accontentare quello che viene a presentare quella richiesta, quell'altro, per sopravvivere al mese dopo, per sopravvivere a due mesi dopo, ma non c'è una visione dell'Italia. Non c'è perché non la potete avere, perché non è possibile mettere insieme chi vuole il reddito di cittadinanza con chi vuole la flat tax e non è possibile mettere insieme chi vuole la politica industriale e chi dice “no” a tutto. Non è possibile! E questo Governo non può, in questo momento, continuare ad affrontare una situazione così delicata senza una visione strategica della Nazione. Non ha senso!

Quindi, se non siete capaci, se non avete la possibilità di tenere insieme una maggioranza in un momento così difficile, se non avete le condizioni minime nemmeno per venire in Aula a confrontarvi con i parlamentari ma avete la necessità di fare provvedimenti chiusi, con un monocameralismo di fatto, se siete in queste condizioni alzate le mani e dite all'Italia: “Saremo bravi, ma insieme non riusciamo a governare”. Allora, ciascuno si presenta col suo programma, gli italiani scelgono e a quel punto avremo un Governo che per cinque anni potrà fare la politica industriale, la politica energetica, gli aiuti e i sostegni con una visione comune, con una visione scelta dagli italiani, perché non ha senso continuare a navigare a vista così.

Lo so: ha senso per qualcuno di voi o per qualcuno che in quest'Aula altrimenti avrebbe difficoltà a essere rieletto. Lo so! È facile dirlo per Fratelli d'Italia, perché dite: “Ma Fratelli d'Italia è l'unico partito che potrà più che raddoppiare i propri parlamentari. Voi state tranquilli!”. Guardate, noi chiedevamo il voto anche quando i sondaggi ci davano al 2 per cento, perché per noi viene prima l'Italia del nostro scranno. E allora facciamo un appello al vostro senso di responsabilità: cercate anche voi di far venire l'Italia prima del vostro scranno. Se non siete capaci di affrontare una crisi come questa, ammettetelo e dite agli italiani: “Abbiamo tanta buona volontà, ma insieme non ci riusciamo”. Andate dal Presidente della Repubblica e dite: “Non si può andare avanti con decreti già scaduti, non si può andare avanti con provvedimenti che non possono dare le risposte che gli italiani si aspettano. Ci vuole una visione comune dell'Italia e noi non l'abbiamo. Ci vuole una visione comune dell'Italia per i prossimi trent'anni e noi non l'abbiamo perché siamo diversi, perché siamo stati eletti portando avanti programmi diversi”. È molto semplice e non c'è niente di male: uno si ripresenta al popolo italiano e il popolo italiano sceglie. In democrazia funziona così!

Questo lo diciamo con la consapevolezza che l'Italia adesso ha bisogno davvero di un Governo forte, di un Governo capace di decidere, di un Governo capace di porsi a livello internazionale a testa alta, con la capacità di poter trattare, anche in una situazione come questa, le condizioni della guerra e del dopoguerra, perché, guardate, essere estranei a tutti gli scenari internazionali in questo momento ed essere a rimorchio degli altri porterà dei danni enormi nei prossimi decenni. Se non siete all'altezza, se Draghi è bravissimo nel suo ruolo internazionale probabilmente come banchiere, ma politicamente o non ha voglia più di essere influente, perché magari è rimasto deluso da come sono andate alcune elezioni importanti come quella del Presidente della Repubblica, o perché la politica non è per lui così congeniale come l'economia o perché forse è più difficile stare in una maggioranza come la vostra piuttosto che alla BCE, ammettetelo. Dite: “Ci abbiamo provato”. Non c'è niente di male! Alla fine avevate una missione e non ci siete riusciti: la pandemia non l'avete controllata; avete fatto dei provvedimenti sulla pandemia che non avevano senso, che hanno distrutto l'economia e che hanno limitato la libertà; infine, avete raccontato che con il green pass erano tutti più liberi e sani. La gente si è fidata, hanno avuto il green pass e hanno scoperto che erano contagiosi e contagiati lo stesso. Hanno scoperto che l'economia doveva rimanere chiusa e oggi, nonostante ci sia l'incremento dei contagiati, venite a dire: “No, ma dobbiamo liberarci!”. Perché? Perché i provvedimenti non servivano a niente. E allora avete distrutto l'economia per dei provvedimenti che non servivano a niente!

Se non siete capaci di affrontare la situazione, andate a casa. Si può sopravvivere anche senza stare in questo Parlamento, si può sopravvivere anche rimettendo la parola agli italiani. Allora, saranno gli italiani a decidere chi, come, quando e perché potrà governare l'Italia per i prossimi cinque anni; chi, quando, come e perché potrà avere una politica strategica per l'economia, per il lavoro, per l'industria e per l'energia. Voi non l'avete e questo provvedimento ne è la dimostrazione.

Per carità! Comprendo che ciascun partito ha fatto o ha portato un “emendamentino” migliorativo e può andare da una categoria di riferimento a dire: “Guardate, io ho strappato questo pezzettino in più”. Anche noi lo possiamo dire, anche noi abbiamo strappato nelle trattative qualcosina in più, ma non è questo il nostro ruolo. Questo potrebbe essere un ruolo alla meno in un periodo di navigazione tranquilla, ma adesso non c'è la navigazione tranquilla. Adesso serve un Governo forte, con una maggioranza alle spalle forte, che faccia provvedimenti chiari, lineari e con una visione di almeno vent'anni. Qui la visione non è nemmeno di due giorni, perché è precedente e i provvedimenti arrivano già scaduti.

Quindi, siamo, come Fratelli d'Italia, a dispiacerci per il contenuto di questo provvedimento, a dispiacerci per le modalità e per la mancanza di rispetto del Parlamento. Avremmo voluto portare un ulteriore contributo. Avevamo degli emendamenti qualificati e precisi da portare avanti in quest'Aula. Li abbiamo depositati e alcuni li trasformeremo in ordini del giorno, ma rimane il fatto che porre l'ennesima fiducia, porre di nuovo un dibattito chiuso in un momento così è incomprensibile per gli italiani.

È incomprensibile per la democrazia, ed è irrispettoso del Presidente della Repubblica che aveva fatto un appello chiaro in quest'Aula. Siamo, quindi, a chiedervi di aprire davvero questo dibattito; siamo, quindi, a chiedervi di rinunciare a porre la fiducia, siamo, qui, a chiedervi di affrontarne l'esame in quest'Aula, articolo per articolo. Proviamo insieme a cambiarlo. Se davvero credete che c'è una possibilità, nella democrazia, di migliorare, se davvero credete che, in questo momento, in Italia ci sia bisogno di stare uniti - è la scusa con cui avete fatto nascere questo Governo -, se credete davvero che possa avere un significato il nostro ruolo, non serve porre la fiducia, non c'è un'urgenza, è già scaduto questo provvedimento. Che emergenza c'è? Apriamo il dibattito, discutiamolo, emendamento per emendamento. Fratelli d'Italia si impegna a non essere strumentale, ma cerchiamo di dare una risposta di credibilità all'Italia in questo momento. Cerchiamo, fin da ora, di rivederlo, il PNRR, perché altrimenti noi avremo illuso, drogato la nostra economia, drogato le speranze dicendo che con il PNRR tutto cambierà e, alla fine, il PNRR non sarà altro che un decreto come questo, superato dal tempo, scaduto, superato dai fatti, e ci troveremo a discuterne le conseguenze, quando ci sarà già un'altra economia, già un altro mondo, già un'altra Nazione.

Concludo, dichiarando, quindi, il voto contrario di Fratelli d'Italia al provvedimento nel suo complesso, se non verrà aperto il dibattito. Se verrà aperto il dibattito, vi entreremo, articolo per articolo, emendamento per emendamento, posizione per posizione, e daremo il nostro contributo, senza preclusioni, senza preconcetti e senza soluzioni già decise. Siamo pronti a confrontarci apertamente per il bene dell'Italia, certamente, non per il bene di questo Governo, che ci auguriamo che finisca il prima possibile. per i motivi già detti. Siamo pronti a confrontarci per il bene dell'Italia, per il bene dei nostri figli, dei nostri lavoratori, per il bene dei commercianti, per il bene degli operatori del turismo e per il bene di tutti gli operatori del settore edile che hanno voglia di partire e di utilizzare il 110 per cento in modo corretto e leale, per dare anche maggiore bellezza all'Italia. Siamo pronti a dare il nostro contributo per dare una mano a chi ha difficoltà a pagare le bollette, per dare una mano a chi ha difficoltà a fare il pieno di benzina, siamo pronti a dare una mano a chi è rimasto deluso e amareggiato dai vostri interventi inadeguati nel mondo della scuola, siamo pronti a dare una mano a tutte le persone che, per colpa dei vostri provvedimenti precedenti, perderanno il posto di lavoro – 500 mila persone, lo ripeto, secondo la CGIA di Mestre - e siamo pronti a dare una mano per aiutare questo Governo, dall'opposizione, ad avere una visione strategica dell'Italia, ad anteporre gli interessi nazionali agli interessi di bottega, di partiti che litigano fra loro. Siamo pronti a dare una mano, ma ce ne dovete dare la possibilità, perché, se negherete il dibattito ancora una volta, se impedirete all'opposizione di portare il proprio contributo, dimostrerete non la nostra debolezza, ma la vostra debolezza, l'incapacità di confrontarsi, di poter migliorare i provvedimenti e di poter entrare nel merito. Concludo davvero chiedendo, ancora una volta, al Governo di lasciare che quest'Aula possa dibattere e discutere. Se questo sarà possibile, siamo pronti; se questo non sarà possibile, il nostro voto rimarrà contrario (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. È iscritta a parlare l'onorevole Faro. Ne ha facoltà.

MARIALUISA FARO (M5S). Grazie, Presidente. Rappresentante del Governo, onorevoli colleghi, il “decreto Sostegni-ter” è stato approvato in Consiglio dei Ministri a fine gennaio, nel pieno di una nuova ondata del coronavirus. Sebbene quello del COVID sia ancora un problema da monitorare con attenzione, dobbiamo riconoscere che questo decreto-legge, nel frattempo, è stato superato dalle sfide economiche, energetiche e umanitaria generate dal conflitto in Ucraina. In proposito, le stime sulla crescita del PIL per il 2022 sono già state riviste al ribasso, con Confcommercio che prevede una riduzione del 2,4 per cento nel primo trimestre di quest'anno rispetto al quarto trimestre 2021, con l'inflazione che continua a correre e le ormai note difficoltà di approvvigionamento delle materie prime. In queste condizioni, immaginare una crescita superiore al 3 per cento nel 2022 sembra azzardato e sarà, dunque, più lento del previsto il recupero del livello di PIL precedente alla pandemia, così come quello precedente alla crisi del 2008 che, ricordiamo, è ancora lontano dall'essere raggiunto. Se questo è il quadro, diventa d'obbligo continuare ad indirizzare la finanza pubblica su un sentiero espansivo, visto che la spinta pubblica all'economia nel biennio 2020-2021 ha dato i suoi frutti. Il rimbalzo dello scorso anno è stato, infatti, molto incoraggiante, con il superbonus del 110 per cento ideato dal Governo “Conte 2” che ha giocato, a detta di molti analisti, un ruolo centrale. Ecco perché, come MoVimento 5 Stelle, chiediamo da settimane un nuovo scostamento di bilancio finalizzato a sostenere famiglie e imprese di fronte al nuovo scenario internazionale ricco di insidie. Dall'insegnamento degli ultimi due anni, dobbiamo ripartire ed è un insegnamento non solo per l'Italia, ma per la stessa Unione europea.

Durante la crisi del 2020, molti steccati ideologici che frenavano l'azione politica comunitaria sono stati abbattuti. Oltre al ruolo espansivo della BCE, è stato introdotto il Recovery Fund, un passo decisivo a cui bisogna dare continuità, anche affiancando nuovi strumenti. È del MoVimento 5 Stelle, infatti, la proposta di un Energy Recovery Fund per compensare gli Stati europei più colpiti dalle sanzioni economiche alla Russia; l'Italia, ovviamente, è una di quelle. Non devono essere, tuttavia, dimenticati, in un'ottica di riforma complessiva della governance europea, anche la necessità di una radicale revisione del Patto di stabilità e crescita e il rifinanziamento del fondo SURE per contrastare la disoccupazione. In definitiva, con l'attenuarsi della minaccia COVID, altre sfide, altrettanto se non più impegnative, si sono palesate. L'Italia e l'Europa non devono farsi distrarre da nostalgie di austerità, che sarebbero fatali, ma devono proseguire con coraggio nel percorso di integrazione e rilancio del progetto europeo. Pur scontando i limiti suddetti, anche il “decreto Sostegni-ter” consente di finanziare norme di un certo peso che non vanno sottovalutate. Innanzitutto, i fondi contro il caro bollette e i ristori per le categorie di imprese più colpite dall'ultima ondata COVID: ulteriori 1,7 miliardi per le bollette, che si aggiungono ai 3,8 miliardi già stanziati per il 2022 nella legge di bilancio, e 1,6 miliardi per i ristori che riguardano, tra le altre, anche le attività del settore turistico. A seguire, almeno altre due misure meritano un passaggio: il ripristino delle cessioni multiple - fino a 3 - dei crediti fiscali del superbonus 110 per cento, che il Governo aveva ridotto ad una sola e su cui il MoVimento 5 Stelle aveva chiesto e preteso un ripensamento, e la riapertura dei termini per la “Rottamazione-ter”, che consentirà a mezzo milioni di contribuenti di mettersi in regola in modo agevolato. Per quanto riguarda il superbonus 110 per cento, tuttavia, non siamo pienamente soddisfatti. Da un lato, apprezziamo il passo indietro del Governo che ha accolto, attraverso un decreto ad hoc, la nostra proposta di riaprire le cessioni multiple. È evidente però che non basta. Non lo diciamo solo noi del MoVimento Cinque Stelle ma lo dicono con forza le associazioni di settore che, più volte, sono scese in piazza, per farsi sentire contro una norma che aveva letteralmente bloccato il settore. Riaprire alle cessioni multiple è solo il primo passo. Altrettanto importante sarebbe prorogare ed eliminare del tutto il tetto del 30 per cento dei lavori da sostenere entro giugno 2022 per le unifamiliari, per poter terminare i lavori entro il 31 dicembre 2022. Attenzione merita anche la situazione di Poste Italiane che, di fatto, ha sospeso ogni attività riferita al superbonus, perché non rientra nel novero delle società che possono beneficiare delle cessioni del credito successive alla prima. Per superare entrambi questi ostacoli abbiamo presentato, come MoVimento 5 Stelle, già al decreto-legge in esame alcuni emendamenti, ma dobbiamo rilevare che non sono nemmeno stati votati, dato che il Governo ha ritenuto di non presentare i pareri in Commissione. Continueremo, dunque, ad impegnarci, perché, da questa delicata fase storica, il superbonus 110 esca rafforzato, invece che ridimensionato, riproponendo, appena possibile, gli emendamenti suddetti già a partire, ove possibile, dal “decreto Energia”. La crisi ucraina ci suggerisce chiaramente che l'opzione dell'efficientamento energetico, insieme a quella della diversificazione dei fornitori e delle fonti, è senza dubbio l'opzione vincente nel breve, medio e lungo periodo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Navarra. Ne ha facoltà.

PIETRO NAVARRA (PD). Grazie, Presidente. Signor rappresentante del Governo, onorevoli colleghi, quando lo scorso 27 gennaio il Consiglio dei Ministri approvava il decreto-legge che oggi è al nostro esame la situazione generale del nostro Paese era profondamente diversa da quella odierna. Dopo il picco di contagi di inizio anno, grazie agli ottimi risultati della campagna vaccinale, si iniziava a vedere la luce in fondo al tunnel. I dati epidemiologici cominciavano ad essere più rassicuranti, la crisi sanitaria si attenuava e l'economia continuava la sua marcia a pieno ritmo. Questo decreto-legge si inserisce in quella fase e nel contesto dei tanti provvedimenti emergenziali approvati negli ultimi due anni per sostenere le famiglie e le imprese in difficoltà. Pur senza la pretesa - come non l'abbiamo mai avuta - di coprire al cento per cento le perdite dovute alla crisi pandemica e di soddisfare tutte le esigenze e i bisogni da essa provocati, questo decreto-legge portava con sé un po' di sereno per molte aziende italiane, a partire da quelle che hanno dovuto sopportare i maggiori sacrifici per contenere l'ultima ondata di contagi.

Sono molte, moltissime le misure di aiuto e supporto presenti nel provvedimento, a cominciare da tutti gli interventi di ristoro in quei settori che hanno subìto le conseguenze peggiori dell'emergenza, con contrazioni significative del loro fatturato o, peggio, per quelle attività economiche e commerciali che sono state costrette a fermare del tutto e per più tempo la loro produzione. Per tutte queste attività produttive, in un'ottica di ristoro ma anche di ripartenza, nel decreto si prevedono importanti risorse. Basti pensare al fondo da 200 milioni per il rilancio del commercio al dettaglio, o ai 40 milioni per il comparto del wedding o ancora agli interventi importanti per le agenzie di viaggio, il settore della cultura, il mondo dello sport, così come per il settore della sanità. A questo proposito desidero menzionare l'incremento di 400 milioni di euro, per il 2022, della dotazione del fondo destinato al contributo statale alle spese sanitarie collegate alla emergenza epidemiologica, sostenute dalle regioni e dalle province autonome nel 2021.

Tra i numerosi provvedimenti che porta con sé questo decreto, vorrei citarne ancora altri due. In primo luogo, la proroga della scadenza delle rate della rottamazione-ter e del saldo e stralcio, sia per le rate già scadute sia per quelle che andranno in scadenza nel 2022, una proroga che consentirà a 2 milioni di contribuenti di mettersi in regola, una misura, di cui rivendichiamo il risultato come Partito Democratico, quanto mai necessaria, anche alla luce delle conseguenze della guerra in Ucraina, che mette nuovamente in difficoltà tante, troppe famiglie e imprese italiane. In secondo luogo, ricordo l'aumento del numero di cessioni del credito e la necessaria proroga al 29 aprile 2022 del termine per la comunicazione delle stesse rispetto ai bonus edilizi, come il superbonus 110 per cento e il bonus facciate, un correttivo apportato in corsa che permette a uno strumento, che già ha dimostrato di saper accendere il motore della ripresa della nostra economia, di continuare a sostenere la crescita nel settore edilizio e in molti altri settori ad esso collegati.

Come dicevo all'inizio del mio intervento, quando il decreto “Sostegni-ter” è stato approvato, la situazione era molto diversa da quella attuale. Il 24 febbraio scorso l'invasione russa dell'Ucraina e l'esplosione del conflitto hanno ribaltato ancora una volta le prospettive e le attese, riportandoci indietro di decenni.

Questo decreto, che pure vuole dare altro impulso alla ripresa del Paese, è stato pertanto largamente superato dagli eventi. Da due anni viviamo in una situazione di emergenza non stop, dalla lotta al Coronavirus alla guerra nel cuore dell'Europa, dal lockdown per ragioni sanitarie al coprifuoco di Kiev, dal conteggio dei morti per la malattia respiratoria acuta a quelli causati dalle bombe fatte esplodere nei centri abitati delle città ucraine. Siamo passati da misure urgenti per il contenimento della pandemia alla ricerca di strumenti straordinari per ridurre gli effetti economici e sociali dell'invasione russa in Europa orientale. Oggi il fronte di guerra apre una nuova crisi e ci mette davanti a nuove sfide e nuove necessità. Da un lato, ci impone di essere convintamente solidali con un popolo che sta soffrendo un'indegna aggressione militare, un'aggressione non solo alle persone e alle cose, ma un'aggressione mirata a colpire quei valori di libertà e di democrazia, che gli ucraini hanno fortemente voluto abbracciare e che noi, con loro, abbiamo il dovere di difendere. Dall'altro lato, dobbiamo guardare all'Italia e a tutto ciò che questa guerra significa, una minaccia per la crescita, che chiede un intervento più deciso, molto più deciso, per aiutare le imprese a superare le conseguenze del conflitto, a partire dai rincari del costo dell'energia. È una disastrosa circostanza, questa, che ci pone innanzi un dato di fatto che molti di noi avevamo sottovalutato. L'indipendenza energetica non è solo una questione di approvvigionamento delle risorse, ma è anche una questione di sicurezza nazionale, sicurezza economica e sociale prima di tutto. Nell'esame del decreto pubblicato ieri, che ci vedrà impegnati nelle prossime settimane, la nostra attenzione non dovrà solamente concentrarsi nelle imprescindibili e corpose misure per abbattere i prezzi dell'energia, ma, allo stesso tempo, dovremo fare quanto è nelle nostre possibilità per rafforzare e accelerare il cambio di rotta sulle fonti energetiche, a partire da un'ampia risolutiva semplificazione per incentivare nuovi e sempre più corposi interventi sulle fonti rinnovabili e la realizzazione quanto prima di nuovi impianti. La transizione energetica, la svolta green, non è più un'opzione, ma è un improrogabile necessità del nostro tempo.

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Paternoster. Ne ha facoltà.

PAOLO PATERNOSTER (LEGA). Grazie Presidente. Signor sottosegretario, stiamo convertendo in legge e stiamo votando in questi giorni il decreto “Sostegno-ter”, un provvedimento che ci arriva dal Senato, emanato in un periodo, nemmeno due mesi fa, che sembra ormai preistoria. Io adesso vi elencherò i provvedimenti fondamentali che formano questo decreto, per molte categorie economiche atteso, perché si tratta di aiutare chi nel 2020, ma anche nel 2021, è stato chiuso o ha visto ridotta la sua attività di moltissimo, a causa della pandemia da COVID, ma anche tutte quelle attività economiche che comunque hanno subito dei danni.

Il Governo è intervenuto in maniera efficace nei confronti delle attività, come le sale da ballo o le discoteche, che sono state chiuse per moltissimo tempo e che hanno iniziato la loro attività, seppure in maniera ridotta, proprio qualche settimana fa. Vi sono degli aiuti anche per i settori del commercio al dettaglio, per i parchi tematici e per gli zoo; anche queste erano delle attività con delle spese fisse veramente importanti, alte, sull'orlo del tracollo, che solo grazie all'aiuto previsto lo scorso anno e quello precedente, ma anche con questo decreto, potranno avere un minimo di ossigeno, tenendo presente che la svolta fondamentale è sicuramente l'inizio completo dell'attività e, quindi, del turismo, che potrebbe portare a queste attività un ritorno di fatturato e anche ossigeno per queste partite IVA, ma anche per tutto il personale dipendente che vi lavora. Alcuni settori sono stati falcidiati dalla pandemia, come il settore dei matrimoni, del wedding, del calzaturiero e del tessile. Ebbene, ci sono anche degli interventi a favore di questo settore, come gli oltre 100 milioni di euro a favore dei settori turistici, dei tour operator, delle agenzie di viaggi, delle agenzie che effettuano trasporti turistici e anche nel campo termale, perché anche questi sono stati chiusi per ben un anno, hanno ripreso la loro attività a metà del 2021, hanno lavorato con buoni risultati durante l'estate e, fortunatamente, anche durante l'inverno, per chi se lo poteva permettere. Speriamo tutti nell'attività turistica, visto che il nostro è un Paese che vive soprattutto e fortunatamente anche di turismo, speriamo possa vivere un'estate con tutte le attività aperte e con tanti turisti stranieri, che possano dare beneficio alla nostra attività.

Sono previsti aiuti anche nel settore dello spettacolo e del cinema, e aiuti anche nel settore degli spettacoli viaggianti e degli spettacoli circensi, anche questi chiusi per molti mesi. È stato dato un sostegno e la possibilità ai confidi di esercitare appieno le loro attività, concedendo prestiti un po' a tutte quelle categorie economiche bisognose di prestiti a fondo perduto, ma anche di crediti, visto che in questi due anni, purtroppo, le banche hanno ristretto i cordoni del credito, mandando in difficoltà tantissime aziende, soprattutto quelle aziende, che, purtroppo, come si diceva prima, hanno ridotto o chiuso la loro attività causa COVID. Si sono aiutati anche i comuni, concedendo loro circa 100 milioni di euro per la mancata riscossione dell'imposta di soggiorno e dei contributi. Sono state istituite delle norme per l'assunzione di nuovi segretari comunali. Qua si apre una parentesi veramente importante, perché sapete bene che in tantissimi casi - io cito il Veneto -, nella nostra regione vi sono comuni che si devono dividere il segretario comunale con altri 6-7, anche 10 comuni e, quindi, in questo caso, purtroppo, l'attività amministrativa rallenta, se non si ferma.

Ci voleva anche qui un'azione veramente drastica: non è stata fatta, però, comunque sicuramente va meglio di prima. È stato prorogato e aumentato fino a 16,5 kilowatt, l'annullamento degli oneri di sistema per le bollette elettriche. È stata prorogata la “rottamazione-ter” per le rate non pagate nel 2020 e nel 2021: questo è un segnale importante perché si tratta di andare incontro a quelle attività che hanno subìto, sì, la rateazione - perché comunque era stata concessa dai precedenti Governi – ma che purtroppo, per un calo drastico del fatturato o per la chiusura dell'attività, chiaramente, non lavorando più, non possono pagare; quindi, bene la proroga della rottamazione-ter.

L'assunzione di 1.300 nuovi allievi agenti di Polizia è una cosa buona perché la sicurezza nel nostro Paese è sempre un problema persistente, così come sono apprezzabili tanti altri provvedimenti, come lo stanziamento di 80 milioni per sostenere il trasporto pubblico locale nei nostri municipi e nei nostri comuni.

Ci sono tanti altri provvedimenti che fanno parte del “decreto Sostegni-ter”; la Lega lo ha votato convintamente al Senato e ovviamente farà così anche alla Camera dei deputati.

Si poteva però avere molto più coraggio. Ricordo bene le parole del Presidente Draghi che, più volte, ha detto che questo non è il momento di stringere i cordoni della borsa o di piegare gli italiani con le tasse, ma è il momento di concedere prestiti e finanziamenti a fondo perduto per cercare di incentivare l'economia. Quindi, secondo me, il Governo doveva avere molto più coraggio per cercare di sostenere l'economia perché - ribadisco -, da quando è stato licenziato il “decreto Sostegni-ter”, quindi dal 27 gennaio, nemmeno due mesi fa, è cambiato il mondo. Due mesi fa, non c'era la guerra, due mesi fa la priorità era quella di dare continuità ad un aumento del PIL che, nel 2021, l'anno scorso, nemmeno tre mesi fa, ha visto l'Italia protagonista di una ripresa economica nell'ordine del 6,5 per cento. Il 27 gennaio non c'era la problematica di un aumento così vertiginoso dei costi delle materie prime, che evidentemente non è dato dalla guerra, ma da una speculazione incredibile, mai registrata prima, che ha fatto schizzare i prezzi delle materie prime ad un livello insostenibile. Mancano le materie prime di qualsiasi genere, dalla carta, al cartone, alla plastica, al ferro, all'acciaio, e questa mancanza fa andare in crisi la nostra economia.

Se leggete le notizie, anche di oggi, queste parlano chiaro: la ripresa economica, che era attestata e prevista per il 2022 nell'ordine del 4,7 per cento, oggi non è stimata nemmeno al 3 per cento. Questo è un grosso problema perché, se poi lo abbiniamo anche alla problematica della guerra, nel 2022 la frenata della nostra economia sarà veramente preoccupante. A poco servirà, secondo me, anche il beneficio dei cantieri del PNRR, perché purtroppo la burocrazia in Italia ferma i lavori e fa rallentare l'inizio delle opere pubbliche; quindi, sono ben conscio che, entro il 2026, ben poche opere pubbliche saranno realizzate con i soldi del PNRR. Anche qui servirebbero norme chiare, che posticipassero a dopo il 2026 la realizzazione di queste opere, altrimenti non si va da nessuna parte.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE FABIO RAMPELLI (ore 15,03)

PAOLO PATERNOSTER (LEGA). Dicevo che il 27 gennaio fa parte un po' della preistoria, perché sapete bene che, ormai quattro settimane fa, è scoppiata una guerra insensata. Stamattina abbiamo visto tutti in Aula il Presidente ucraino, Zelensky, che ha parlato di atrocità immani commesse dall'esercito russo nei confronti del loro popolo, a cui va tutta la nostra vicinanza e solidarietà: noi ci mettiamo nelle condizioni di quelle persone - soprattutto donne, bambini e anziani - che scappano dalla guerra sotto le bombe, per una guerra insensata e assassina perpetrata nel cuore dell'Europa quasi un mese fa.

Da un mese è cambiato tutto e, anche dal punto di vista economico, è cambiato un po' il mondo perché, se prima, quindi fino alla fine dell'anno o anche alla fine di gennaio, c'era un'impennata dei costi delle materie prime dovuta principalmente a un'inflazione alta ma sostenibile, poi, da quando è scoppiata la guerra, è cambiato il mondo ed oggi la preoccupazione, secondo me, è frenare qualcosa di disastroso per la nostra economia, che si chiama speculazione.

Si tratta di quella speculazione che non fa reperire le materie prime e ferma tutte le industrie, dall'edilizia alla meccanica; è quella speculazione che fa arrivare il prezzo della benzina e del gasolio a 2,50 euro, come è successo qualche settimana fa e che, pur essendo il prezzo del petrolio a nemmeno 100 dollari a barile, comunque fa salire il costo della benzina appunto a 2,50 euro. Non c'è nessun senso. È quella stessa speculazione che fa salire il prezzo del gas di quasi dieci volte rispetto all'anno scorso e a quadruplicare o quintuplicate, in molti casi, il costo dell'energia elettrica.

A fronte di questa speculazione, il Governo dovrebbe intervenire con tutte le autorità competenti, anche quelle penali, per cercare di capire cosa sta succedendo anche nel nostro Paese (perché purtroppo non è solamente una problematica legata al nostro Paese); infatti, legato a doppio filo a questa speculazione terribile, c'è il crollo della nostra economia. Sapete bene che interi settori - come le cartiere, le fabbriche di piastrelle, le acciaierie, le vetrerie o tantissime altre aziende - sono ormai chiusi da settimane, perché purtroppo il costo dell'energia, del gas e dell'energia elettrica è così insostenibile che evidentemente queste fabbriche, per non fallire, preferiscono chiudere.

Chiudere vuol dire anche lasciare gli operai in cassa integrazione; chiudere vuol dire anche fermare la produzione; chiudere vuol dire anche farsi invadere da materie prime o prodotti finiti che arrivano direttamente dall'estero, magari anche della Cina o dalla Turchia, a prezzi assolutamente stracciati.

Per questo dicevo che il Governo fa bene con questo “decreto Sostegni-ter”, ma deve avere molto più coraggio per cercare di sostenere la nostra economia. Infatti, se non sosteniamo la nostra economia sconfiggendo la speculazione e facendo crollare i costi dell'energia, riportandoli a tariffe accessibili come lo scorso anno, se il Governo non sostiene l'economia e non investe soldi a favore dell'abbattimento dei costi dell'energia, è chiaro che poi alla fine investirà soldi per sostenere l'INPS e pagare decine di migliaia di operai che sono comunque già in cassa integrazione a causa delle fabbriche chiuse.

Lo sappiamo bene: ad oggi, in Italia ci sono centinaia di fabbriche chiuse con gli operai in cassa integrazione. Ecco, lì il Governo deve intervenire immediatamente, deve cercare di abbattere subito i costi dell'energia, il costo del gas e il costo dell'energia elettrica, investire in buon debito per cercare di far ripartire queste fabbriche, che sono il fiore all'occhiello della nostra economia e per far ritornare la gente al lavoro.

Altro capitolo è quello dei costi del carburante. Ribadisco che, con un costo del petrolio a nemmeno 100 dollari al barile, è insensato avere un costo della benzina o del gasolio così alto; non è mai successo e non si è mai registrato prima. Bene il provvedimento del Governo della scorsa settimana volto ad abbattere di fatto di 30 centesimi il costo di benzina e gasolio, però questa non è sicuramente la soluzione, perché comunque io sono straconvinto che la speculazione colpirà ancora, colpirà ferocemente e farà ritornare i prezzi dei carburanti, che oggi possono attestarsi alla pompa a 1,70 o a 1,80 euro al litro, a oltre 2 euro nel giro di qualche settimana, perché la speculazione è questa.

Allora, ci sono interi comparti - e qui parlo dell'autotrasporto nazionale e ho svolto un intervento in questo senso la scorsa settimana - praticamente in sofferenza. Se l'autotrasporto in Italia muore, si rompe un anello fondamentale della nostra catena industriale, si fermano i camion e conseguentemente, nel giro di qualche giorno, mancheranno le merci sugli scaffali dei supermercati e le medicine degli ospedali; quindi, succederà qualcosa di incontrollabile.

La soluzione per tutti questi problemi io l'avevo indicata la settimana scorsa, ma l'avevano indicata soprattutto le associazioni di categoria, che più volte hanno incontrato il sottosegretario Bellanova.

Come c'è un carburante dedicato per la pesca, il famoso “gasolio da pesca”, con un prezzo calmierato, controllato e costante, come c'è, per il settore dell'agricoltura, un prezzo costante per il gasolio agricolo, ci deve essere giustamente anche un trattamento particolare per il gasolio per l'autotrasporto nazionale. Un prezzo, anche in tal caso calmierato, controllato dallo Stato - e lo Stato lo può fare -, un prezzo accessibile, perché con questi prezzi, ribadisco, non andiamo da alcuna parte. Non è con lo Stato che oggi si priva, per 30 giorni, di 30 centesimi al litro, tagliando le accise, che si risolvono i problemi. Ribadisco, la speculazione tornerà fortissima nel giro di pochi giorni; lo hanno detto i petrolieri che, con la tassazione sugli extraprofitti, qualcosa succederà. Immagino che torneremo a prezzi stratosferici nel giro di pochi giorni. La soluzione per non fermare il mondo dell'autotrasporto è proprio questa: un gasolio professionale, controllato dallo Stato. Avremo risolto anche questo problema, definitivamente.

Ribadisco che il coraggio è probabilmente la dote che, in questo momento, manca al nostro Governo, che la Lega sostiene fermamente e convintamente. Noi siamo forza di Governo, una forza come la Lega, con tantissimi parlamentari, non poteva ovviamente sottrarsi a una responsabilità di Governo, ma al Governo chiediamo anche maggiore coraggio, perché è quel coraggio che hanno i nostri imprenditori, è quel coraggio che hanno i nostri cittadini, di affrontare giornalmente tutte le problematiche che affliggono la nostra vita quotidiana. Non è con i provvedimenti tampone che si sostiene l'economia, non è con riduzioni delle accise, come è stato fatto dal Governo, investendo anche tanti soldi, che si risolvono i problemi a lungo respiro. È con una programmazione costante nel tempo che si risolvono i problemi. Grandi investimenti dovranno essere fatti con i prossimi decreti per cercare di abbattere, e ribadisco e chiudo, i costi a favore delle imprese, soprattutto di energia e gas; e soprattutto ribadisco, e concludo, signor Presidente, con il gasolio professionale per gli autotrasportatori, in modo che tutto il comparto industriale possa finalmente avere un rilancio. Se riparte l'economia in Italia, riparte l'Italia.

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Tasso. Ne ha facoltà.

ANTONIO TASSO (M-MAIE-PSI-FE). Grazie, Presidente. Dunque, la conversione in legge del decreto in discussione contiene diverse misure che cercheranno di dare sollievo a tante categorie colpite dall'emergenza pandemica e dalla crisi economica.

Le domande che credo che ci si debba porre quando ci si trova di fronte a questo tipo di valutazioni sono: si tratta di misure giuste? O, ancora, si tratta di misure sufficienti? Per la prima domanda credo che già dall'incipit del mio intervento ho dato una sorta di risposta, quindi sì, si cercherà di adottare misure giuste, anche se in alcuni casi avrebbero comunque bisogno di maggiori approfondimenti. Per la domanda se siano sufficienti la risposta è, ahimè, no. D'altronde, non possono esserlo; troppi i campi di intervento, troppe le questioni delicate, che richiedono immediate risposte da dare, non oggi; ma che erano da dare ieri. I rincari energetici, quelli del carburante, la difficoltà di reperire materie prime per l'industria, a cui si stanno aggiungendo, o si potrebbero aggiungere, difficoltà di approvvigionamento di cereali, mangimi, fertilizzanti, richiedono interventi straordinari.

Non desidero qui fare la lista della spesa delle cose che non vanno a causa delle contingenze che stiamo attraversando, ma è un fatto che tante attività produttive della grande industria stanno sospendendo il lavoro. Sono fuori controllo anche i costi dell'agricoltura, della pesca, e il rischio del blocco del Paese a causa dell'aumento dei costi in questi settori, oltre che quello dell'autotrasporto, è una seria eventualità. Poi, francamente, non si capisce - e questa cosa mi è stata segnalata dai pescatori della mia zona, Manfredonia, ai piedi del Gargano, dove la pesca è una grandissima risorsa del territorio - perché, quando il gasolio quotava 175 dollari al barile, il gasolio costava alla pompa 0,80 centesimi, e adesso che ne costa 115 al barile, il costo alla pompa era, fino a qualche giorno fa, intorno ai 2 euro, poco meno o poco più.

L'inflazione, è ovvio, che è conseguenza di tutto questo, sta aumentando in modo considerevole e sta compromettendo il potere di acquisto delle famiglie, e potrei continuare in questa lista. Ovviamente si aspettano tutti i prossimi provvedimenti, come ad esempio il “decreto Energia”, per inserire tutte le iniziative che scongiurino una crisi sociale che inevitabilmente seguirà quella produttiva. Chi oggi, francamente, può dirsi davvero tranquillo nella prospettiva di affrontare tutti questi problemi? Forse, immagino, solamente i ceti medio-alti. Sono convinto, in maniera assoluta, che da qui al termine della legislatura sarà una lotta per individuare soluzioni concrete, che non mettano in evidenza la nostra buona volontà, che diamo già per scontata, ma risultati concreti, che non possono arrivarci solo con le nostre forze, ma, immagino, da una sinergia con gli Stati dell'Unione europea. Se è vero, infatti - come credo, ma soprattutto come è stato indicato dal Presidente Draghi - che passeremo da un'economia di mercato a un'economia di guerra, vorrà dire che le regole della prima non varranno per la seconda, e che, quindi, bisognerà rivedere tutto il quadro normativo e regolamentare, per attualizzarlo e ovviamente renderlo più efficace.

Se stiamo affrontando, ripeto, la conversione in legge del cosiddetto “decreto Sostegni-ter”, significa che abbiamo consapevolezza che il momento di grande difficoltà che sta attraversando il Paese ha bisogno di provvedimenti speciali a supporto di una serie di categorie che l'emergenza pandemica, con tutte le conseguenze che si è trascinata dietro, ha messo non in difficoltà, ma addirittura a rischio di default. In questi casi, la nostra azione di supporto deve essere decisa e realista, e non lasciare la sensazione di qualcosa di tiepido, come se volessimo aiutare, ma, temendo di essere “infinocchiati” da qualche furbetto - che, ahimè, c'è sempre purtroppo -, non ci sbilanciamo quanto occorrerebbe.

Sto ricevendo una grande quantità di messaggi di professionisti, lavoratori autonomi, imprenditori e commercianti che sono molto preoccupati, perché con l'articolo 10-quinquies, rubricato “Rimessione in termini per la Rottamazione-ter e saldo e stralcio”, che rimodula sostanzialmente le scadenze per i contribuenti che non siano riusciti a rispettare le precedenti scadenze della Rottamazione-ter, purtroppo non sarà data la possibilità a tutti di onorare il proprio debito verso lo Stato. E non perché non vogliano farlo, ma perché sono nell'impossibilità di farlo, data, in tanti casi, nella maggior parte dei casi, per non dire nella totalità dei casi, l'entità della somma da corrispondere, molto alta, nel tempo ulteriormente concesso. Qui non siamo di fronte a normali contrazioni del mercato dovute a fattori ciclici; siamo travolti da un evento apocalittico, che è piombato sulla testa di milioni di cittadini. E in questo caso non mi riferisco neanche ai venti di guerra che stanno agitando sentimenti di preoccupazione e paura per ciò che potrà scatenare l'evento bellico di cui stiamo cominciando a prendere consapevolezza, ma mi riferisco alla presenza della crisi economica italiana, che ha visto il 43 per cento dei contribuenti non riuscire - l'ho accennato in precedenza - a beneficiare della Rottamazione-ter, e, ripeto, non per cattiva volontà o per calcolo speculativo, ma proprio perché non ce la fanno. Parliamo di oltre 532 mila contribuenti, che, in cifre, vuol dire oltre 2,5 miliardi di euro e che, lessicalmente, si traduce in fallimento, che, poi, è l'esatta percezione del Paese.

Noi stiamo guardando un quadro agghiacciante: la speranza di ripresa è bloccata dalla guerra. Questo non lo dice il sottoscritto, ma lo dice il presidente dell'Istat, che valuta dello 0,7 per cento l'impatto sul PIL.

La proroga della rottamazione-ter, costituita dall'articolo 10-quinquies, va bene e, come dicono dalle mie parti, anche il poco giova, ma si tratta di un provvedimento isolato che non risolve il problema. Ciò che potrebbe davvero aiutare in questo caso è una nuova pace fiscale accompagnata, magari, da una rottamazione-quater, da prevedere in un arco temporale congruo che dia davvero la possibilità di onorare il proprio debito e non essere al bivio tra pagare le tasse e fallire o tentare di salvare l'azienda, ma esporsi agli strali sanzionatori del fisco. Dal momento che con la certa posizione della fiducia non si potrà discutere in Aula il perimetro in cui muoversi su quanto esposto, io annuncio che presenterò un ordine del giorno in tal senso, tra parentesi, per quello che vale, che mi auguro possa impegnare il Governo a riflettere su tale esigenza.

Infine, apro una parentesi off topic, ma, forse, neanche tanto, perché l'attenzione che dovremo avere nei prossimi provvedimenti, con l'intento di evitare frizioni sociali e rilancio delle attività, dovrebbe contemplare anche la questione delle restrizioni sanitarie, perché io non posso ignorare le segnalazioni che ricevo e che esasperano un momento molto delicato e di grande sofferenza per la maggior parte della popolazione. E non posso ignorare che se, in una struttura sanitaria, ad esempio, impediscono l'ingresso a personale in possesso di tampone molecolare negativo, a mio avviso - e non sono un no-vax -, si sta compiendo un abuso. Intanto perché chi risulta negativo ad un tampone molecolare, che ha il più alto livello di attendibilità, non è un pericolo per gli altri e ha il diritto di poter recare visita ai propri cari che sventuratamente sono ricoverati e, poi, perché non possiamo accettare il paradosso orwelliano che tutti i negativi sono negativi, ma ce ne sono alcuni più negativi degli altri. È inaccettabile questo.

Ed infine, io direi anche di ristabilire un po' di buonsenso: il green pass, in tutte le sue declinazioni, non certifica un bel nulla, un tampone negativo sì! Quindi, impedire ad una persona la visita ad un proprio congiunto ricoverato, magari, come nel caso segnalatomi, in condizioni gravi, è di una crudeltà inaudita, assoluta, considerando che, in primo luogo, si richiede, comunque, un tampone negativo e, in secondo luogo, è provato che, in tali condizioni, una visita di una persona cara - quindi, una persona ricoverata in condizioni gravi che riceve la visita di un congiunto vicino - aiuta spesso nella guarigione. Io auspico, anche in questo caso, una maggiore riflessione nei prossimi provvedimenti.

PRESIDENTE. È iscritta a parlare la deputata Varchi. Ne ha facoltà.

MARIA CAROLINA VARCHI (FDI). Grazie, Presidente. Noi approfittiamo di questo spazio dedicato alla discussione generale sul provvedimento con la consapevolezza amara, ovviamente, che sarà preclusa altra discussione relativa all'esame delle proposte emendative, poiché, anche su questo provvedimento, il Governo sceglierà di porre la questione di fiducia. Noi contestiamo questo modo di procedere, perché è un modo di procedere che non ha alcuna giustificazione, almeno apparente, considerati i numeri di questo Parlamento che, giova ricordarlo, sono probabilmente quelli della maggioranza più ampia che la storia repubblicana ricordi. Non ha alcuna motivazione neanche politica, poiché questi provvedimenti dovrebbero essere il frutto di una incessante attività di ascolto che tutti, maggioranza e opposizione, dovremmo svolgere, almeno noi di Fratelli d'Italia lo facciamo quotidianamente nei confronti dei singoli cittadini e delle categorie. Quindi, è una questione di fiducia che, ancora una volta, mortifica il ruolo del Parlamento, peraltro in spregio alle raccomandazioni del Presidente Mattarella, che ha invitato questo Governo a valorizzare l'attività del Parlamento, sia quella propulsiva sia quella emendativa; tutte vengono sistematicamente mortificate. Questo, ovviamente, crea un problema, perché si dà la percezione ai cittadini che vi sia uno scollamento tra chi governa e chi vive la nostra Nazione.

Allora, quando io sento parlare di semplificazione, una delle Missioni del PNRR, coniugata con l'innovazione, con la digitalizzazione, io sorrido perché, come tanti di voi, ascolto ogni giorno le imprese che operano nel settore edilizio, ascolto i rivenditori di materiale per questo specifico comparto e tutti mi dicono “guarda, c'è la sensazione che ci considerino quasi una sorta di ufficio di disbrigo pratiche, perché loro non sono nelle condizioni di fare i controlli”. Allora, effettivamente, è possibile che non ci si renda conto che le frodi, il malaffare, la corruttela albergano laddove i procedimenti sono più complicati? È possibile mai che non ci si renda conto che, nell'interazione tra pubblico e privato, bisogna semplificare proprio per evitare anche solo la tentazione di comportamenti del genere?

Cosa voglio dire? Che se, per usufruire del bonus 110 per cento, la quantità di documentazione da esitare è tale da scoraggiare anche il più volenteroso, è evidente che un problema c'è, perché, il Governo Draghi si è potuto vantare di un 6,2 per cento in più nel prodotto interno lordo, a fronte dell'originaria previsione del 6 per cento. E qui, Presidente, mi sia consentito un inciso, perché con il precedente Governo, il secondo Governo Conte, vi era una previsione di miglioramento del prodotto interno lordo del 6 per cento. Se il grande cambio con il Governo dei migliori ha portato un miglioramento del 6,2, quindi appena lo 0,2 per cento in più delle previsioni, probabilmente, tutto questo lavoro straordinario non c'è stato, tutto questo lavoro da parte del Governo cosiddetto dei migliori, autoproclamatosi dei migliori, evidentemente non c'è stato, perché, probabilmente, quello che gli italiani si aspettavano da un Governo che ha trovato quasi nella salute pubblica la sua ragion d'essere sicuramente non era uno 0,2 in più rispetto alle previsioni, ma era molto altro.

E torno a questo dato del 6,2 che, in larga misura, è costituito proprio da questi bonus, che hanno attivato uno specifico comparto e, con esso, tutto l'indotto che attorno a questo comparto gravita. Ebbene, volere demonizzare, volere bollare come causa di frodi e truffe questo bonus, che è lo stesso bonus che ha consentito a questo Governo di vantare una ripresa economica - che diciamo è soltanto cartolare, vi assicuro che non si percepisce girando per le strade delle nostre città - è qualcosa che non funziona. Perché? Perché questo Governo, come al solito, fa dei provvedimenti non riuscendo a prevedere dei meccanismi che, ex ante, consentano il regolare svolgimento di queste procedure, consentano l'erogazione senza problemi di questi fondi. Sono scene che abbiamo già visto anche con altri sussidi e altre forme di sostegno, perché vi è l'abitudine di complicare le cose all'inverosimile, non considerando che - questo ce lo insegnano addirittura gli antichi romani -, laddove la macchina amministrativa, laddove la macchina pubblica è più complicata, là si annida più facilmente l'occasione di corruzione.

Quindi, basterebbe semplificare, invece di complicare. E, poi, la programmazione: è impensabile costringere interi settori dell'economia reale del nostro Paese a vivere alla giornata. Pensiamo a chi opera, appunto, nel settore dell'edilizia e deve programmare degli investimenti; ovviamente fa affidamento su un mercato che non è un mercato di consumo estemporaneo, ma è un mercato che riguarda il bene duraturo per antonomasia, ossia la casa, un immobile. Quindi, è difficile immaginare che chi vende le ceramiche per i rivestimenti, chi ha delle imprese, chi vende i servizi a queste società, che tutto questo macrocosmo si muova con provvedimenti che cambiano alla giornata, con banche che dall'oggi al domani non possono più acquistare il credito, con norme sulla cessione del credito che, in realtà, non colgono nel segno, ma semplicemente complicano le cose e generano quell'incertezza tale per cui il cittadino, che in definitiva dovrebbe essere il motore di questo meccanismo, si ferma. E, allora, se si ferma il motore, si ferma la macchina, ma come si fa a non capire una cosa elementare come questa? Vede, sono in grande stato di agitazione tutte le imprese che operano in questo settore, quelle stesse imprese che hanno consentito al Governo dei migliori di appuntare sul proprio petto la medaglietta di quel 6,2 di prodotto interno lordo.

Allora, nei confronti di queste imprese che sono non numeri, ma uomini, donne, famiglie, persone che hanno la necessità di una vita stabile, un orizzonte lavorativo sereno, questo Governo - con provvedimenti altalenanti, con decisioni poi revocate, con istituti che poi vengono sovvertiti dall'oggi al domani, senza consentire a chi ne usufruisce un minimo di programmazione - non fa altro che minare la stabilità di questo Paese e lo fa, oggi, con questo comparto economico, ma in generale è la mancanza di visione quella che spaventa, perché noi, oggi, ci ritroviamo a discutere di un provvedimento del 27 gennaio scorso che è nato già vecchio, è nato già fuori dal tempo e lo è ancora di più dopo due mesi. Si pensi, ad esempio, alla questione del caro energia, si pensi alle imprese e alle strutture cosiddette energivore che da due mesi attendono soluzioni che non solo non arrivano nella misura e nella forma sperata, ma quando arrivano, ancora una volta, hanno un orizzonte temporale brevissimo. Questo orizzonte di tre mesi non consente a chi fa impresa di programmare, quindi, è questo quello che manca a questo Governo: una visione, e questo preoccupa in una fase storica come questa, in cui la grande, meravigliosa macchina Italia ha bisogno di una guida sicura, una guida che abbia una bussola, perché l'occasione irripetibile del PNRR - che come è noto si tratta di denaro preso in deficit -, in mancanza di una visione, è un'occasione perduta e lo sarà invariabilmente se continuiamo così, se continuiamo a portare nelle Aule del Parlamento italiano dei provvedimenti bloccati, dei provvedimenti che superano il guado delle Commissioni con una maggioranza litigiosa, una maggioranza all'interno della quale - è inutile dirlo - si confrontano opposte visioni, si confronta una visione vetero-statalista contro una visione che non vede nel privato un nemico da abbattere, ma al contrario un prezioso alleato per l'economia di questa nazione. Ecco, noi riteniamo di appartenere a questa seconda categoria e siamo francamente molto preoccupati, perché la pervicacia con cui vengono realizzati questi provvedimenti che non risolvono nulla è davvero straordinaria.

L'articolo 1 di questo provvedimento, che riguarda le sale da ballo, quindi tutto il comparto dei grandi eventi, è proprio l'emblema di una mancanza di visione, perché proprio questo comparto è uno di quelli che nei due anni di pandemia è stato più fortemente colpito dalle misure restrittive e per cui, ancora oggi, non si prevede una effettiva ripartenza e, quindi, si immaginano degli aiuti. Però a tutto questo fa ovviamente da contraltare, ancora una volta, la mancanza di visione, perché quando più avanti nel provvedimento si menziona il Fondo del turismo si dimentica che proprio il turismo, che muove quasi credo il 15 per cento del prodotto interno lordo, ha avuto dei problemi serissimi come comparto, che Fratelli d'Italia ha denunciato prontamente e a più riprese, perché anche quello è un settore in cui ci vuole programmazione.

I grandi tour operator che muovono le masse di turisti hanno bisogno di certezze, lo ricordo a questo Governo, come anche a quello che l'ha preceduto, perché su questo come su tante altre cose c'è stata una continuità perfetta tra i due Governi. Il turismo, come dicevo, ha bisogno di programmazione, allora questo cambiare le regole a ogni passo, questo rendere le nostre città meno allettanti sotto il profilo turistico rispetto ad altre città europee nello stesso periodo di pandemia, con provvedimenti come il green pass, il green pass rafforzato, il super green pass, il mega green pass, ha comportato che importanti quantità di flussi turistici siano state dirottate altrove ed è un fatto normale. Quindi, i problemi che ora voi provate a colmare rimpinguando il Fondo del turismo sono problemi che avete creato voi, non li ha creati la pandemia o, per meglio dire, li ha creati la vostra sgangherata gestione di questa pandemia.

Questo gli italiani ormai lo capiscono, perché se il Presidente Draghi impone questo green pass dicendo che così si ha la certezza di trovarsi tra persone non contagiate e non contagiose e, poi, i dati svelano l'esatto contrario, e in virtù di questa logica con questo lasciapassare si è paralizzato un segmento importante della nostra economia, allora, questo costituisce un problema. Se sono i fatti a smentire le vostre politiche questo costituisce un problema, non certamente per il partito di opposizione che, ovviamente, puntualmente, trova nei fatti la conferma della bontà delle proprie proposte, ma costituisce un problema per gli italiani che sono poi i destinatari o, per meglio dire, le vittime dei vostri provvedimenti.

Allora, rispetto a tutto questo, noi ancora una volta non vediamo una visione su come dovrebbe ripartire, ad esempio, il settore manifatturiero italiano, distrutto da questo problema del caro energia e chiaramente amplificato dai venti di guerra che soffiano dal Nord-Est e rispetto al quale le soluzioni prospettate e messe in campo da questo Governo sono poco più che un solletico. Allora, evidentemente, non si è ben capito qual è il dramma che stanno vivendo i nostri imprenditori, che pensano di chiudere, che pensano di fermare le loro produzioni, che pensano di mandare a casa i propri dipendenti, che pensano di non avere davvero il modo di affrontare questa esplosione dei costi di produzione rispetto ovviamente ai ricavi che grosso modo resteranno normali.

Anche su questo provvedimento si ravvisa una totale incapacità di guardare al futuro e di dare una speranza agli italiani. Fratelli d'Italia, in occasione del dibattito al Senato, ha con i propri emendamenti provato a migliorare questo provvedimento. Larga parte ovviamente degli emendamenti è stata bocciata; qualcuno, forse, giusto un paio, sono stati approvati, come quello per la riapertura della rottamazione-ter e per il saldo e stralcio che – come ho ascoltato anche dai banchi della maggioranza - è sicuramente un provvedimento importante che darà respiro a tantissimi italiani ed è frutto di un emendamento dell'opposizione, o quello per la riduzione dei costi dell'energia per chi ha nella propria abitazione delle macchine che garantiscono il mantenimento in vita di soggetti ammalati, anche questo è il frutto di un emendamento di Fratelli d'Italia.

Quindi, evidentemente, il nostro contributo, quando viene tenuto in considerazione, è in grado di incidere su un provvedimento ed è in grado di modificarlo. Ma l'impianto di quel provvedimento è il frutto di una mancanza di programmazione, di una volontà di vivere in maniera così estemporanea, di tirare a campare, probabilmente, fino alla fine della legislatura, perché poi, diciamolo chiaramente, noi parliamo di un orizzonte temporale che è quello della Nazione, che è quello della ripartenza, che è quello degli imprenditori che vogliono uscire dal guado, ma questo Governo tira a campare perché l'unico orizzonte temporale che conosce è quello della fine della legislatura. Una volta eliminato il pericolo - per voi, ovviamente non per noi, che le chiedevamo già, quando eravamo con meno favore da parte dei sondaggi - delle elezioni anticipate, ormai l'unico obiettivo è quello di arrivare alla fine naturale di questa legislatura. E c'è sempre un accanimento, quasi, contro determinate categorie, ad esempio i tecnici hanno lanciato un allarme importante, io stessa avevo predisposto diversi emendamenti, che ovviamente non mi resta altro che tradurre in ordini del giorno. Le reti delle professioni tecniche hanno diffuso a noi parlamentari delle note con cui esprimevano tutta la loro preoccupazione. Preoccupati perché? Perché, a fronte di un aumento delle frodi e delle truffe legate ai bonus nel settore dell'edilizia - sui quali, ripeto, la nostra ricetta è semplificare e non complicare e reprimere, perché quando si reprime probabilmente il danno è già stato fatto, quindi l'unico modo per prevenire fenomeni corruttivi e fenomeni di truffa è quello di semplificare - la soluzione del Governo qual è? La soluzione del Governo è scaricare quella che si potrebbe chiamare una culpa in vigilando sui tecnici, che sicuramente costituiscono un meccanismo importante del grande momento dei bonus, perché l'ingranaggio delle asseverazioni costituisce un momento importante in quanto consente di ottenere l'erogazione, insieme a tutta un'altra serie di passaggi. Però la sensazione è che lo Stato, che è consapevole di non riuscire né a semplificare, né a controllare, voglia scaricare su di loro, con delle sanzioni che appaiono oggettivamente sproporzionate, con delle sanzioni che rischiano anche di mettere, ad esempio, a repentaglio la loro copertura assicurativa, come è noto, con delle sanzioni che avranno come conseguenza o rischiano di avere come conseguenza che tantissimi decideranno, per come sono formulate le obbligazioni poste a loro carico, di sottrarsi a questo mercato, il quale costituisce anche per i professionisti, un'importante fonte di sostentamento, perché, come ho detto prima, questi bonus hanno avuto l'effetto di rimettere in cammino una grande filiera che comprende tutti coloro che partecipano alla realizzazione di lavori di natura edilizia. Noi ravvisiamo che, nonostante la mole di risorse in deficit che sono state impiegate, prima dal Governo Conte e poi dal Governo Draghi, e nonostante la decantata ripresa economica, che, come ho detto prima, è appena lo 0,2 in più del previsto, quindi il contributo del Governo dei migliori è lo 0,2 rispetto alle previsioni, nonostante la valanga di denaro che arriva con queste risorse in deficit, nonostante tutto, il settore produttivo nazionale continua ad attraversare un periodo complicato, tra il caro energia e l'assenza di prospettive. Un periodo che rischia di essere fatale per comparti come quello del turismo, come quello dell'intrattenimento, della ristorazione, del commercio. Il caro energia, il caro gas, il caro carburante e l'inflazione generalizzata sono dei fattori, l'ho detto prima, l'ho spiegato in parole semplici, che rischiano di creare uno stop produttivo. Ci sono tantissime imprese che pensano di cessare la propria attività. E io credo che la desertificazione economica, in questo momento storico, sia l'ultimo dei rischi che l'Italia si possa permettere di correre. Questo che noi esaminiamo è un decreto insufficiente, superato non solo dagli eventi interni, ma anche dagli eventi al di fuori dei nostri confini, e soprattutto contiene delle misure non risolutive, ma soltanto misure tampone per tirare a campare qualche altro mese e poi servirà un altro provvedimento. Nel frattempo, il grande rubinetto delle risorse in deficit si asciugherà sempre di più. Noi non vediamo degli investimenti di tipo strutturale. Avremmo voluto, anche con i nostri emendamenti, contribuire al dibattito, favorire il miglioramento - perché no? - di questo provvedimento, ma ancora una volta, con la decisione di porre la questione di fiducia, noi davvero non abbiamo altra scelta. Il nostro lavoro qui non è tanto quello di ostacolare l'approvazione dei vostri provvedimenti, anche perché nessuno ve lo può impedire dati i numeri che ci sono in quest'Aula, quindi non c'è un problema numerico per questa maggioranza. Noi però abbiamo il dovere di portare qui dentro la voce di chi sta fuori dal Palazzo. Noi abbiamo il dovere di portare qui dentro la voce di tantissimi lavoratori e di tantissimi imprenditori, che sono fortemente preoccupati da una politica che sembra non avere davvero una visione complessiva, come quella che voi state mettendo in campo ancora una volta con questo provvedimento. I dati che sono stati diffusi da uffici studi assolutamente accreditati rassegnano una realtà molto preoccupante, con circa mezzo milione di posti di lavoro messi a repentaglio. E io credo che, ancora una volta, nel grande marasma di “decreti Sostegni” e “decreti Ristori” che hanno caratterizzato questi due anni di pandemia, si perda di vista un particolare: molto spesso - ed è una cosa che noi abbiamo fortemente contestato anche quando ci fu il periodo delle chiusure - si è andati avanti per codici Ateco, quindi per una classificazione che spesso nulla ha a che vedere con le realtà produttive; una classificazione che rischia di fuorviare rispetto ai destinatari di queste risorse e alle necessità dei destinatari di queste risorse. Ancora una volta, purtroppo, in questo provvedimento, non si ravvisano dei passi in avanti rispetto a quel meccanismo di erogazione degli aiuti che noi, fin dall'inizio di questa pandemia, abbiamo fortemente criticato.

In definitiva, la questione di fiducia rivela una grande debolezza da parte di questo Governo: la grande debolezza di un Governo che è un gigante che poggia su piedi d'argilla. I piedi d'argilla sono quelli di una maggioranza talmente eterogenea da litigare su ogni questione, proprio perché animata da contrapposte visioni dell'economia e del futuro di questa Nazione. Allora noi troviamo francamente inaccettabile che questo Governo, che si regge in piedi sui numeri che quest'Aula ormai ben conosce, con Fratelli d'Italia come unico partito di opposizione, non riesca davvero ad affrontare un dibattito qui dentro. Questa è una cosa inaccettabile. La domanda che io mi pongo e pongo, ovviamente, suo tramite, Presidente, al Governo è: ma davvero di cosa avete paura? Qual è il motivo per cui continuate a porre questioni di fiducia, abbattendo la mannaia su questo dibattito parlamentare? Perché ogni volta ci costringete alla pantomima degli ordini del giorno?

Questo, infatti, sono gli ordini del giorno: una pantomima, perché sappiamo che non hanno valore cogente. Sono impegni che il Governo assume e abbiamo visto quanto questo Governo sia nelle condizioni di rispettare gli impegni che assume.

Quindi, la domanda è: ma questo Governo, il Governo dei migliori, esattamente di cosa ha paura? Fratelli d'Italia è l'unico partito di opposizione che porta qui dentro le legittime istanze degli italiani. Noi non difendiamo interessi di parte; noi difendiamo gli interessi dell'Italia e tutto questo lo troviamo inaccettabile.

Non è tollerabile che ogni provvedimento che abbia un rilievo economico significativo e che, quindi, sia in grado realmente di incidere debba passare attraverso la questione di fiducia. Non è tollerabile, ancora di più, se si considera che queste risorse costituiscono un deficit, aumentano un deficit che pagheremo noi e pagheranno i nostri figli, quindi con un orizzonte temporale che va ben oltre questa legislatura.

Voi state impegnando gli italiani anche per gli anni che verranno e non siete nelle condizioni di affrontare un dibattito con tutte le forze parlamentari presenti in quest'Aula. Io credo che qualche domanda chi siede tra i banchi del Governo se la dovrebbe fare, perché sono provvedimenti che, oltre a noi, tutte le categorie interpellate bocciano come insufficienti.

Allora, se il coro è unanime rispetto a questi provvedimenti, come si fa ad andare avanti con tale pervicacia? È una mancanza di rispetto non solo, ovviamente, verso il partito che in questo momento rappresento, ma soprattutto nei confronti degli italiani!

Noi non ci stancheremo mai di denunciare questa cosa, non ci stancheremo mai di ascoltare i cittadini strada per strada, città per città, per far capire che dentro questo palazzo c'è chi li ascolta e che dentro questo palazzo c'è chi è in grado di codificare in emendamenti e in atti parlamentari le loro proposte. Ho fatto prima gli esempi di alcuni dei nostri emendamenti che sono stati approvati nel corso dei lavori del Senato. Naturalmente, potevano essere molti di più se solo vi fosse stata una maggiore apertura da parte di questa maggioranza.

Quindi, io ancora una volta concludo il mio intervento in discussione generale, nel poco tempo - ripeto - che abbiamo a disposizione prima che arrivi il Ministro a porre l'ennesima questione di fiducia. La mia domanda - e mi avvio a concludere, Presidente - a questo punto è soltanto una: di cosa avete paura? Se siete convinti della bontà dei vostri provvedimenti, perché continuate a porre la questione di fiducia? Purtroppo, temo che la risposta sia una sola: avete paura non solo del confronto con l'opposizione ma, ancora di più, vivete come un incubo l'approssimarsi della scadenza elettorale, data in cui finalmente gli italiani potranno mandarvi a casa (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. È iscritta a parlare la deputata Augusta Montaruli. Ne ha facoltà.

AUGUSTA MONTARULI (FDI). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, membri del Governo, parliamoci chiaro: oggi gli italiani hanno una e una sola domanda da porvi di fronte a un provvedimento che voi avete chiamato “Sostegni”, in particolare “Sostegni-ter”, a dimostrazione, peraltro, che non avete mai avuto una strategia di lungo periodo per sostenere davvero gli stessi italiani. Dunque, di fronte a questo provvedimento, è necessario che noi di Fratelli d'Italia vi poniamo la stessa domanda che farebbe ogni singolo italiano che oggi vive una realtà drammatica: come, in che modo questo Governo aiuterà ogni singolo italiano a sostenere la drammatica situazione economica che si va a fronteggiare?

In particolare, in che modo intenderà aiutare imprese, famiglie, partite IVA, lavoratori dipendenti, disoccupati, al di là della retorica del reddito di cittadinanza? In che modo intenderà aiutarli a fronteggiare bollette che aumentano, benzina che ha ormai prezzi alle stelle, pieni che sono inaccessibili, costi delle materie prime fuori da ogni previsione e mancanza di materie prime, che blocca interi settori produttivi della nostra penisola? Cosa volete fare su questo? Come intendete aiutarli? Quali risposte avete rispetto a questo quesito?

Ebbene, questo provvedimento che andiamo ad approvare, ma che probabilmente andremo ad approvare con la solita formula del vostro Governo, cioè la posizione della questione di fiducia - e, quindi, non la discussione e l'attualizzazione del provvedimento al contesto drammatico che stiamo vivendo - questo provvedimento così com'è e per come verrà votato, con un voto di fiducia che probabilmente - anzi, sicuramente - la vostra maggioranza voterà china e supina e a cui Fratelli d'Italia invece si opporrà, farà uscire un testo completamente antistorico, fuori dalla storia perché ancorato, come dice lo stesso titolo del provvedimento, ancora alla preoccupazione del COVID e completamente scollegato, invece, al contesto geopolitico in cui ci siamo trovati, a questa guerra ibrida in cui avete messo anche l'Italia; e in cui l'Italia è partecipe, bisogna dirlo.

Questo provvedimento è assolutamente inattuale. Fotografa una realtà di qualche settimana fa, ma in queste settimane il mondo è completamente cambiato. L'Italia ha dovuto partecipare correttamente a delle sanzioni che aumentano il livello di preoccupazione degli italiani e che al tempo stesso - al tempo stesso! - ci espongono, come i vostri membri del Governo hanno dovuto ammettere, a una speculazione che ci fa prospettare di essere carne da macello.

Allora, ci saremmo aspettati che questo provvedimento non passasse così e ancora abbiamo una piccola speranza che voi vi ribelliate a questo diktat di porre la questione di fiducia. Ci aspettavamo che questo provvedimento non passasse dal voto di fiducia e che ci fosse la possibilità di modificarlo, qui, ora, in quest'Aula, con il contesto attuale e nella giornata di oggi; anzi, dopo la giornata di oggi, dopo quello che ha vissuto quest'Aula parlamentare. Ci aspettavamo che quest'Aula parlamentare avesse il potere di modificarlo, di attualizzarlo alla necessità del momento e alla situazione ancora più grave del momento, perché il Parlamento licenziasse un provvedimento necessario e utile.

Invece così non sarà. Non voglio fare la facile profeta, ma dopo che noi avremo terminato i nostri emendamenti probabilmente lei si alzerà, porrà la questione di fiducia e questo provvedimento verrà approvato nella sua interezza così com'è, cioè cristallizzato a ben prima che si palesasse l'attuale scenario drammatico che riguarda anche le nostre famiglie, i nostri concittadini e le nostre imprese.

Ora, davanti a questo provvedimento antistorico, che questo Parlamento licenzierà, c'è innanzitutto la considerazione di come già delle avvisaglie si fossero avvertite, in particolare sull'aumento dei costi dell'energia, a ridosso dell'affievolimento della pandemia e nel momento successivo che doveva essere - secondo le vostre parole - quello della ripartenza. Ma di ripartenza c'è poco, anzi niente. Addirittura, il PNRR - di nuovo dalle parole che provengono da esponenti autorevoli della disaggregata maggioranza di cui fate parte e che vi sostiene - non è più attuale.

Ebbene, in questo scenario, prendiamo il primo aspetto. Già prima dell'inizio della guerra, dell'invasione, da parte della Russia, dell'Ucraina, si registravano in Italia aumenti vertiginosi delle nostre bollette, per imprese e famiglie, tanto che, nell'estate del 2021, quando gli scenari di guerra erano ben lontani, questo partito di opposizione, di fiera opposizione nei vostri confronti, chiedeva l'approvazione di una mozione per ridurre drasticamente gli effetti degli aumenti delle bollette riguardanti l'energia elettrica. Quella mozione veniva approvata.

Questo provvedimento, invece, che andiamo ad approvare - il “Sostegni-ter” - non recepisce assolutamente niente di quegli auspici. Che cosa fa? Provvede a cercare di attuare misure tampone che, nella vostra prospettiva, per quanto ci avete abituato, vanno di tre mesi in tre mesi. Qual è il dramma di una misura tampone che va di tre mesi in tre mesi? È quello di mettere le imprese nell'impossibilità di fare l'unica cosa che hanno la necessità di fare, ovvero la programmazione. Continuando a provvedere di tre mesi in tre mesi, voi impedite alle imprese di fare quella programmazione necessaria alla propria sussistenza. Da lì deriva la proposta di Fratelli d'Italia che vi chiede di attuare un meccanismo per il quale il credito d'imposta venga valutato sulla base del differenziale tra i costi dell'energia del 2022 e i costi dell'energia del 2021, proposta di Fratelli d'Italia a cui voi avete detto di no (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia), proposta di Fratelli d'Italia, concreta, di fronte alla quale voi vi siete girati dall'altra parte, girando però le spalle a tutti quegli imprenditori che oggi si trovano, increduli, davanti all'ammontare delle bollette. Perché sono increduli? Perché sono increduli davanti all'ammontare delle bollette e davanti a questo provvedimento e a tanti altri che questo Governo sta attuando? Perché, mentre essi pagano quelle bollette, lo Stato ci guadagna con l'IVA - ci guadagna! - e questo guadagno non lo state rimettendo al servizio delle imprese, del tessuto sociale, del tessuto produttivo, del tessuto economico, dei lavoratori e delle famiglie, no, lo state mettendo in un cassetto (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)! Così, mentre gli italiani vengono strangolati, voi mettete nel cassetto un bottino e alzate le mani dicendo che c'è la speculazione.

Ebbene, se c'è la speculazione, i primi speculatori siete voi e, se c'è una speculazione esterna alle vostre responsabilità, voi avreste il dovere, oggi e non domani, attraverso questo provvedimento, di attaccarla, senza se e senza ma, senza pietà, per salvare le vite e i portafogli dei nostri concittadini (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)! Questo dovreste fare, altro che voto di fiducia!

Lo smarrimento è tanto più grande quando un imprenditore, dopo aver visto la bolletta triplicarsi, si trova davanti un Governo inerme che, a fronte di tutto questo, dà soltanto noccioline e si gira verso i propri fornitori e i fornitori cosa gli dicono in questo momento? Che non hanno le materie prime. Anche in questo caso, voi siete silenti - silenti! - e lo smarrimento davanti alla bolletta si aggiunge all'assenza di materie prime. Secondo lei, un imprenditore cosa dovrebbe fare in questo momento? Continuare in maniera stancante a chiedere il vostro aiuto dopo che vede che un provvedimento - che si chiama “Sostegni-ter” - è assolutamente inefficace ad affrontare i loro problemi? Cosa dovrebbe fare? Probabilmente, il pensiero di molti è chiudere. Per quegli imprenditori ho un estremo rispetto e un estremo senso di solidarietà perché, nelle istituzioni, cioè voi che ci governate, hanno trovato soltanto un muro, lo stesso muro che troviamo qui o in Commissione.

Dinanzi alla presentazione di emendamenti ci viene detto, anche prima, che è inutile, perché tanto voi porrete la questione di fiducia sul provvedimento così com'è. Scapperete ancora una volta dalle vostre responsabilità. Quindi, il problema della bolletta non è risolto, quindi il problema delle materie prime non è risolto.

Quanto al tema dei trasporti, ci avete detto qualcosa su come pensereste di affrontare il problema? Non so se voi viaggiate con le auto con cui viaggiano tutti gli italiani o gli imprenditori o gli autisti o gli autotrasportatori, ma vi sarete accorti che la benzina è aumentata in maniera esponenziale. Vi sarete accorti che per non aumentare il costo delle materie prime, quando ci sono, evidentemente è necessario un provvedimento da parte vostra, ovvero del Governo, di taglio delle accise? Vi sarete accorti che non potete, anche su questo fronte, continuare a guadagnare e che agli italiani, dal benzinaio fino all'autotrasportatore, dalla madre di famiglia, che deve portare i figli a scuola, fino al lavoratore con partita IVA, che deve spostarsi in varie parti d'Italia, affinché non debbano rinunciare alla propria quotidianità di lavoratori o alla vita privata, dovrete dare delle risposte? Quale risposta avete dato? Anche in questo caso, avete parlato di speculazione. Va bene, anche se ci fosse la speculazione, voi che soluzione avreste portato?

Con questo provvedimento - che si chiama, lo ripeto, “Sostegni-ter” - quale sostegno avreste dato a tutte queste persone? Ve lo dico io: nessuno. Voi non avete la minima idea di come sostenere gli italiani, non avete la minima idea di come sostenere le famiglie, non avete la minima idea di come sostenere le imprese, non avete la minima idea di come sostenere i lavoratori. Avete, invece, l'idea perfetta di come sostenere voi stessi, mantenendo la vostra poltrona, nonostante il vuoto pneumatico che vi assale, ovvero di come tenere in piedi questo Governo con la questione di fiducia, ma non avete minima idea, al di là della vostra sopravvivenza, di come far sopravvivere la maggioranza degli italiani in questo momento drammatico.

Allora, ci saremmo aspettati quantomeno una mano tesa nei confronti dell'opposizione, sul taglio delle accise, sull'annullamento dell'IVA, sul credito di imposta, rispetto al differenziale dell'aumento dei costi dell'energia elettrica tra il primo semestre del 2022 e l'anno precedente. Invece, niente: il vuoto pneumatico, accompagnato dal silenzio pneumatico.

Di fronte a questo scenario, devo dire degradante, il ricorso agli 89,7 miliardi che paventate, e di fronte ai 500 mila posti di lavoro che si prospettano persi, diventa veramente difficile comprendere quei parlamentari che, a seguito di questa giornata - anche per quello che abbiamo sentito stamattina - possono ancora darvi il voto di fiducia e sostenervi.

Voglio, quindi, unirmi all'appello di tanti italiani di buonsenso, che vi stanno dicendo che, in questo momento che stiamo vivendo, dopo due anni di pandemia, di fronte allo scenario geopolitico che stiamo attraversando e a fronte del vostro silenzio, insistente, c'è qualcosa di peggio del COVID, che è questo esatto momento di congiuntura economica che stiamo vivendo e che non può essere affrontato solo pensando ad attingere ai fondi del PNRR, posto che il PNRR pone sfide che non prevedevano lo scenario attuale, dal punto di vista internazionale. Vi stanno dicendo che questo è un periodo peggiore rispetto a quello che abbiamo vissuto nei due anni precedenti, e che non potrà esserci ripresa, neanche con qualche mancetta elargita qua e là, che possa garantire realmente un ritorno a condizioni stabili e competitive, e che, oltre a un vostro intervento necessario e auspicabile in sede europea, affinché ci siano compensazioni rispetto ai provvedimenti intrapresi, è assolutamente necessario che voi riconsideriate i conti del bilancio dello Stato e facciate un serio esame delle risorse per comprendere innanzitutto che l'allocazione attuale, da cui state dando attuazione anche al provvedimento “Sostegni-ter”, è assolutamente inadeguata, insufficiente e forse, addirittura, dannosa per i mesi che andremo ad affrontare.

Membri del Governo, colleghi - i pochi colleghi che hanno scelto di rimanere in questa Aula, nonostante sia martedì -, è evidente che serve una manovra importante diversa, provvedimenti importanti e diversi rispetto a quelli che ci state paventando, ormai vecchi, vetusti, inattuali. Serve più coraggio, un coraggio che voi non riuscirete a trovare, perché siete, ancora una volta, incatenati, nelle vostre divisioni croniche. Di fronte a queste divisioni croniche, la risposta può essere soltanto una: andate a casa. Andate a casa. Prima si vota, in questa Nazione, prima riporteremo il Parlamento nella condizione di poter lavorare e non essere soggiogato dai voti di fiducia, ormai in numero scandaloso, per quanto quantificati, da record, rispetto alle precedenti legislature; prima si daranno soluzioni realmente concrete, per chi ci sta guardando, anche con un velo di amarezza e di scontento. Ma, prima di tutto, ci saranno risposte a preoccupazioni, legittime, fondate, concrete, che si stanno già concretizzando in assenza di posti di lavoro, cui anche il vostro reddito di cittadinanza non potrà porre alcun argine. Quindi, andate a casa, si torni a votare. Si tornino a votare provvedimenti in Aula che siano realmente concreti e attuali per la congiuntura che stiamo vivendo e che, soprattutto, se devono portare il termine “Sostegni” nel loro titolo, siano di sostegno davvero e non, invece, una presa in giro e una beffa per chi ci guarda (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Deidda. Ne ha facoltà.

SALVATORE DEIDDA (FDI). Grazie, Presidente. Governo, a me spiace veramente che, ancora una volta, siamo qui a discutere di un decreto che dovrebbe dare sostegni, ma non dà mai una visione strutturale di aiuto alle imprese future. Inseguiamo sempre le contingenze e le emergenze. Noi esaminiamo oggi un decreto che è già vecchio, che non ha il potere di affrontare quello che sta succedendo oggi, perché reintroduce, ancora una volta - speravo che l'emergenza COVID avesse insegnato che certi errori non si dovevano ripetere -, i codici Ateco. Noi abbiamo fatto una lunga battaglia sul punto, ma anche altre forze politiche avevano detto basta con i codici Ateco in questi decreti. Eppure, vengono riesumati.

Poi, purtroppo, si riaccende la luce sul problema dell'energia: è un problema nuovo, nato con la crisi Ucraina-Russia? No, è un problema che da tempo noi avevamo sollevato. Forse annoierò i miei colleghi, che mi sentiranno parlare di Sardegna, ma nella nostra Isola i problemi si raddoppiano, proprio per la condizione di insularità, e il problema energia noi ce l'abbiamo, non da ieri, non da oggi, non con l'emergenza COVID. È da tempo che noi chiediamo ai vari Governi di darci una soluzione e una visione su tale problema, ma ancora dibattiamo su queste alternative: “metano-sì metano-no”, “centrali a carbone sì o no”, “eolico sì o no”, “solare sì o no”. Come arriva il gas? Con le navi? Allora dobbiamo fare i rigassificatori; però, no, forse, non si sa. È tutto un dubbio, è tutta una precarietà che, poi, ci porta, come conseguenza, ad essere quelli che pagano l'energia più cara d'Italia. Abbiamo presentato un'interrogazione, per chiedere come mai la Sardegna è l'unica regione, insieme alla Sicilia - siamo le due isole maggiori - dove non si applica la super-interrompibilità dell'energia elettrica; perché costa molto. Ma questa è una misura che chiede la Confindustria e chiede che venga applicata anche alla Sardegna, che la Sardegna e la Sicilia non ne siano escluse e non si faccia loro pesare la condizione di insularità.

Si parla di turismo. Come si può sostenere il turismo, se, per esempio, da domani, le compagnie di navigazione Moby e Grimaldi non garantiranno più la tratta navale Cagliari-Arbatax-Civitavecchia? Di nuovo Invitalia - e di nuovo il Governo - si è dimenticata di fare il bando per questa tratta. Voi chiederete: cosa c'entra questo con il “decreto Sostegni”? Tutto è collegato alla mancanza di visione del Governo, un problema causa l'altro. Nel turismo mancano i mezzi di trasporto e, ancora una volta - nonostante le tante interrogazioni in cui abbiamo sollecitato il Governo a varare decreti, a essere puntuale nei bandi e a dare aiuto alle compagnie anche per affrontare una tratta che evidentemente è onerosa -, domani il servizio sarà interrotto.

Parliamo della continuità aerea? La continuità aerea è svolta da Volotea, una compagnia spagnola, perché, nel momento in cui la regione sarda ha fatto il bando, ITA non era pronta a partecipare e Air Italy, l'altra compagnia che aveva sede in Sardegna, è fallita, nell'indifferenza dell'Esecutivo: 1.500 lavoratori sono andati a casa, dopo aver lottato per avere la Cassa integrazione, un sostegno al reddito, ed ecco che noi non siamo più collegati come eravamo collegati un tempo.

Nel mentre, sono arrivate le sanzioni e la guerra ucraino-russa ed ecco che in Costa Smeralda i beni dei cosiddetti oligarchi sono stati congelati, come ad Arzachena ed ecco che i lavoratori dei settori interessati sono stati licenziati o, comunque, messi in mobilità. Quali aiuti hanno ricevuto le aziende? Ad oggi, nessuno. Parliamo sempre dell'attività turistica, per una parte della quale si prevedono misure di sostegno in questo decreto; infatti, si specifica che esso è rivolto alle imprese che nel 2021 hanno registrato un calo del reddito del 30 per cento. Quindi, cosa dobbiamo fare? Adesso dobbiamo varare subito un altro decreto, perché non ci sono misure strutturali: rincorriamo le emergenze, quando si sa che servono misure strutturali per affrontare il caro energia, il caro trasporti, la mancanza di trasporti, la mancanza di sostegno. In tutto questo, non capiamo, peraltro, quando l'Esecutivo intenda ascoltare gli amministratori locali, gli enti locali, le regioni, ma anche gli stessi parlamentari che offrono suggerimenti che possono essere utili. Ricorderò sempre - ho fatto un sommario elenco delle vertenze - che nel 2018 avevo chiesto una proroga per il funzionamento delle centrali a carbone. Mi era stato detto che ero impazzito. Si parlava di transizione ecologica: ebbene, è stato fatto di tutto per chiudere le centrali ed è stato firmato oggi il “decreto Energia” per la Sardegna, dove si prevede che tali centrali verranno chiuse nel 2025, fra 3 anni. Fra 3 anni noi, in Sardegna, da quale fonte dovremo produrre energia? Avremo il metano? No. Cosa avremo? Aspettiamo lumi per capire con quale energia dovremo vivere. Non parlatemi, per cortesia, solo del solare e dell'eolico, perché vi è una giungla di normative. Ha detto bene il Presidente Draghi che dobbiamo semplificare, ma chi deve semplificare? Noi no. Il Parlamento o il Governo dovrebbero semplificare, quindi aspettiamo misure che tendano a semplificare; nel frattempo, vi è un decreto, quello di oggi, che affronta emergenze vecchie, quali l'emergenza COVID, che non è ancora finita, o non so ancora se possiamo dire che sia finalmente finita, però intanto stiamo rispondendo a problemi vecchi, mentre i cittadini continuano a pagare bollette troppo care, il turismo stenta a ripartire e vi è un punto interrogativo su quest'estate, su come dovranno andare avanti le strutture turistiche.

Dal “Governo dei migliori” ci saremmo aspettati ben altro; non ci saremmo aspettati la posizione di un'ulteriore questione di fiducia. Lo dico chiaramente, perché si tratta dell'ennesima questione di fiducia: forse abbrevierà i tempi, forse accelererà l'emanazione di un altro decreto, però, da parlamentare e da politico penso – e ritegno che tutti siate d'accordo – che questa continua adozione di decreti-legge, con conseguente posizione della questione di fiducia, infonda veramente in tutti i parlamentari un senso di impotenza e ci porti poi a battagliare su qualche ordine del giorno che chieda al Governo di “valutare l'opportunità di (…)”. Allora, è meglio dirlo chiaramente; noi non vogliamo essere complici, né collaboratori di questo Governo; siamo opposizione a questo Governo e a questo Esecutivo, non condividendo quanto sta facendo e non condividendo le sue manovre economiche. Tra poco avremo il Ministro Cingolani in Aula, Presidente. Se l'Esecutivo, con i Ministri Patuanelli e Cingolani, dichiara che c'è una speculazione in atto, la domanda che si pongono i cittadini e che ci poniamo anche noi è la seguente: se i Ministri dicono che c'è una speculazione, chi deve fermare la speculazione? Gli italiani, i parlamentari o il Governo? Non sono i Ministri che devono proporre e attuare soluzioni per fermare questa speculazione? Perché, altrimenti, sembra molto chiaramente che noi stiamo perdendo tempo, mentre gli italiani continuano a pagare con l'IVA e con gli oneri di sistema. Gli italiani stanno dando soldi allo Stato, che li incassa. Mi dispiace, ma io non sono d'accordo nel drogare il popolo italiano con misure assistenzialistiche, per poi chiedere, magari tra un anno, il voto, ricordando, in cambio del voto, l'aiuto prestato con il reddito di cittadinanza. Forse, invece gli italiani preferirebbero non pagare così tante tasse, non pagare bollette così alte e ottenere misure strutturali, o, magari, preferirebbero pagare quello che devono pagare, sapendo che fra qualche mese ci saranno riforme atte a non fargli pagare più determinati oneri di sistema. Ci aspettiamo questo da un Governo - come esso si considera - dei migliori. Non accettiamo più le banalizzazioni, le promesse come “vedremo”, “cercheremo”, perché gli italiani sono d'accordo nel fermare la guerra con le sanzioni, ma si aspettano anche che l'Unione europea e il Governo diano un aiuto alle imprese che stanno subendo gli effetti di queste sanzioni, perché le conseguenze di tali sanzioni non devono pagarle i cittadini italiani, che escono dall'emergenza COVID e che ora devono subire la guerra e devono continuare a pagare tasse troppo alte. Si sta perdendo fiducia nel futuro, si vive alla giornata, non si programma più e, giustamente, chi deve fare investimenti, ci pensa due volte, perché ha paura che questi investimenti vadano in fumo: c'è stata, in precedenza, l'emergenza COVID, e, adesso, la guerra.

Allora, dobbiamo cercare di trovare soluzioni. Anche noi stiamo proponendo soluzioni: lo abbiamo fatto anche per il caro benzina. Ma il caro benzina nasce oggi? No, noi l'abbiamo denunciato da tempo, con il collega De Toma. In Sardegna, una rete di gestori dei distributori di benzina autonomi denunciò la situazione e chiese una riforma del settore dei petroli, chiese una riforma per avere uno scontrino più chiaro, in cui si capisca quanto si paga di tasse, quanto costa il carburante e quali sono le accise. Cosa paga il cittadino, con il prezzo della benzina? Com'è fatto il prezzo del carburante? Era stata approvata anche una risoluzione in X Commissione, ma non è mai stata attuata e oggi quei distributori continuano a denunciare la situazione. Questo è bene che i cittadini lo sappiano: chi è gestore del carburante - a volte è un autonomo - non si arricchisce per l'aumento dei prezzi del carburante; infatti, se andate a vedere come è composto il prezzo del carburante, constaterete che il gestore guadagna una minima parte e sta soffrendo anche lui, perché gli italiani rinunciano a fare rifornimento e constaterete anche che non è più conveniente, a volte, gestire un distributore di benzina, perché le grandi compagnie sicuramente guadagnano, ma il gestore, soprattutto in determinate zone periferiche, non guadagna.

Presidente, denuncerò anche che i grandi istituti bancari - e mi fa piacere dare la voce ai sindaci in questo contesto - stanno chiudendo le loro filiali nei paesi più piccoli. Tutti ci riempiamo la bocca parlando dello spopolamento e della necessità di aiutare le zone interne e poi chiudiamo gli istituti, perché esiste Internet. Peccato che in quei paesi Internet non funzioni e nessuno intervenga. E poi Poste Italiane: a tutti è piaciuta la decisione di Poste Italiane di mettere Postamat nei piccoli comuni, ma in determinati comuni, nei comuni montani, se chiudi gli uffici postali, rovini quei paesi, è un primo segno paese dove non ci sono le Poste, dove non c'è la banca, dove non c'è una scuola, dove non c'è una caserma delle Forze di polizia? Quei paesi sono destinati a morire, e questo è inaccettabile. Parlo di paesi in cui l'energia costa anche più cara, nei quali non ci sono aiuti e il turismo soffre, e già sta soffrendo nelle località costiere più famose a causa - torno a dirlo - del la mancanza di trasporti e di una politica dei trasporti che aiuti le comunità a collegarsi tra loro.

Però, tutto questo avviene nell'indifferenza generale. Come il decreto “Sostegni-ter”, vi saranno altri decreti che non risolveranno mai alcun problema; vi saranno aiuti, a volte a pioggia, improvvisati, solo a favore di determinate categorie e si lascerà la stragrande maggioranza dei cittadini ad affrontare da soli questa sfida che riguarderà le loro attività, dopo l'emergenza COVID e la crisi economica dovuta alla guerra.

Presidente, le chiederei poi di farsi portavoce con il Presidente Fico nel far rispettare al Governo il Regolamento dove dice che bisogna rispondere alle interpellanze e alle interrogazioni dopo un determinato periodo. Ricordo sempre l'articolo 130 e seguenti del Regolamento di questa Camera dei deputati, perché non è giusto che il Governo non risponda ai quesiti: noi poniamo quesiti, che possono essere utili per la costruzione di un decreto, dove segnaliamo soluzioni che possono essere adottate dal Governo. Questo comportamento non riguarda solo l'opposizione, ma tutti i parlamentari: se tutti i parlamentari presentano interrogazioni alle quali non vengono fornite mai risposte, mi dica lei se è un comportamento decoroso. Ringrazierò sempre l'ufficio degli atti ispettivi della Camera, che è sempre puntuale nella segnalazione anche di eventuali errori relativi alla compilazione dell'atto ispettivo, nella pubblicazione; lo ringrazierò sempre, però anche il suo lavoro viene premiato, se c'è una risposta a queste interrogazioni.

Lei immagini che è dal 2019 che ho chiesto al Governo di dirmi se, nel piano industriale della BPER, era prevista la chiusura di tanti sportelli bancari: sono trascorsi circa tre anni e adesso quegli sportelli stanno chiudendo. Perché quella interrogazione non ha mai avuto risposta? Questa era una risposta dovuta agli amministratori locali.

Ho chiesto aiuti per quanto riguardava i lavoratori e gli imprenditori della Costa Smeralda, aiuti per regolarizzare i contratti, aiuti per mantenere il personale nel periodo estivo nel quale si riscontrava il problema del COVID, dei trasporti. Mai avuto risposta. Ho chiesto aiuto per prorogare gli aiuti ai gestori delle fiere, ai giostrai, perché loro sono rimasti aperti, ma dov'era la clientela? Non c'era più clientela, le persona erano sfiduciate. Per carità, non chiediamo aiuti a pioggia, ma chiediamo anche una riduzione delle tasse, un aiuto che deve essere strutturale, ripeto, perché le crisi da affrontare sono tante.

Le crisi sono tante e bisogna affrontarle tutti insieme, ma in questo modo, con un dialogo tra sordi, con una continua posizione di fiducia e decreti che sicuramente non aiutano, non è sicuramente possibile.

Presidente, mi avvio alla conclusione ribadendo ovviamente che già con la posizione di fiducia Fratelli d'Italia non potrà votare, almeno personalmente non potrò votare questo decreto, perché per prima cosa si era stabilito che i codici Ateco non dovevano essere reintrodotti e invece sono stati reintrodotti. Ho visto troppe imprese messe in ginocchio durante la pandemia da questi codici Ateco, con categorie che non vi erano comprese. Alla loro nascita, i codici Ateco sembrava quasi che non servissero a niente, invece poi si è scoperto che, purtroppo, servivano per ricevere gli aiuti.

Allora dobbiamo cercare di voltare pagina. Questo Governo secondo noi sta facendo male, non ha veramente la sensibilità delle priorità, non ha la capacità di sentire quello che succede veramente nell'Italia reale, nei vari territori, soprattutto nei territori più periferici; ed è per questo motivo che speriamo che questa esperienza di Governo finisca, perché è una maggioranza attaccata con lo scotch, divisa su tutto, divisa sui vari provvedimenti.

Grazie al collega Trancassini, sono andato a vedere, con riferimento ai vari provvedimenti in Commissione bilancio, come la maggioranza rinviava e si divideva su tematiche importanti, salvo poi trovare un accordo, semplicemente con la minaccia che, se il provvedimento non fosse passato, il Governo sarebbe caduto, e quindi questo Parlamento si sarebbe sciolto.

Non si può andare avanti, non si può programmare, non si può governare con una mancanza di visione.

L'autorevolezza del Premier Draghi si dimostra nulla quando nella crisi Ucraina-Russia l'Italia è scomparsa, perché la prima attività, uno dei primi atti è quello di contrattare gli aiuti che l'Italia deve ricevere per affrontare la crisi dovuta alle sanzioni di guerra, perché, dopo l'emergenza COVID, c'è questa grande emergenza; vi è la questione energetica, la questione economica, che le imprese non possono, ripeto, pagare da sole.

Vi sono tante tematiche che oggi sono all'ordine del giorno. Ripeto, dopo sentiremo il Ministro Cingolani, lo abbiamo sentito altre volte, che non ha mai offerto una soluzione. È per questo motivo che speriamo veramente che l'esperienza del Governo Draghi sia finita, perché gli italiani non possono avere più questo fardello di un Esecutivo che non decide e che, soprattutto, non rappresenta gli italiani (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Silvestroni. Ne ha facoltà.

MARCO SILVESTRONI (FDI). Grazie, Presidente. Questo è il quarantaquattresimo decreto su cui viene posta la fiducia, che discutiamo in questi giorni con interventi in discussione generale; fiducia, posta nonostante le raccomandazioni del Presidente Mattarella, che, di fatto, non consente al Parlamento di procedere, come tra l'altro è dimostrato da quest'Aula semivuota. Non ha senso, non c'è motivo di venire a svolgere una discussione generale, a discutere questo “Sostegni-ter”, perché tanto viene posta la fiducia.

Questo è un peccato; Presidente, la discussione andava fatta, perché questo è un decreto che fa danni; basta guardare che fine ha fatto il decreto, o meglio, che fine ha fatto il bonus al 110 per cento. Il Governo, per contrastare i truffatori, penalizza anche una moltitudine di onesti, e questo non è certamente il modo giusto di farlo.

Ritorniamo sempre indietro: a Roma non si sono fatte le Olimpiadi perché, altrimenti, ci sarebbe stato il pericolo dei truffatori, è sempre la stessa storia.

Combattere chiaramente le frodi è sacrosanto, ma è ingiusto colpire indiscriminatamente migliaia di imprese che lavorano onestamente e che meritano di avere un quadro normativo chiaro e stabile. L'unica cosa positiva di questo decreto l'ha introdotta Fratelli d'Italia con l'introduzione di un fondo per aiutare le famiglie che hanno a carico soggetti fragili che devono far ricorso all'uso di macchine energivore, con grave aggravio quindi dei costi energetici.

Ora Draghi ci dice che siamo passati da un'economia di mercato a un'economia di guerra; e, se è vero quello che dice, bisogna affrontare seriamente la situazione e fare provvedimenti per proteggere le famiglie e le imprese. Quindi, non è il momento di inventarsi la riforma del catasto per andare a colpire gli italiani sul loro bene primario, che è la casa.

È il tempo di provvedimenti responsabili e coraggiosi, ma certo non è il tempo, Presidente, sottosegretario, di discutere ancora dello ius soli, quando abbiamo solo fino ad oggi 60 mila rifugiati veri - e, ripeto, in questo caso, veri - che stanno arrivando in Italia in fuga da una guerra vera, che è quella che si sta combattendo in Ucraina.

Oggi, Presidente, servono aiuti mirati su materie prime, bollette e lavoro per contrastare l'inflazione generalizzata, tutti fattori questi che hanno già costretto diverse imprese ad annunciare lo stop produttivo, oltre che a ridurre il potere d'acquisto e, quindi, i consumi delle famiglie italiane. Gli italiani vogliono continuare a lavorare senza avere paura di andare a fare un pieno di benzina alla macchina per arrivare sul posto di lavoro, i pescatori vogliono continuare a fare il loro mestiere, mentre il Governo non vuole ragionare su questo e continuare a utilizzare miliardi per pagare il reddito di cittadinanza.

Questo “decreto Sostegni-ter”, Presidente, è evidentemente insufficiente ed era superato già prima dello scoppio della guerra di 27 giorni fa. Le risorse che erano state previste non bastano a ristorare i settori che pagano ancora le conseguenze della pandemia e quelle scellerate scelte del green pass che a nulla sono servite, servono solo sul piano sanitario, ma che hanno continuato a penalizzare in modo del tutto immotivato il turismo, il commercio al dettaglio e la ristorazione, per citarne solo alcuni.

E, quindi, ci dispiace, ma la verità è che questo Governo non riesce a dare risposte perché non nasce da una visione e non ha il coraggio per soluzioni reali e tempestive, come quella della riduzione delle accise, perché il prezzo dei carburanti era esorbitante già mesi fa. Personalmente, ho presentato un emendamento, a mia prima firma, come Fratelli d'Italia, in cui chiedevo la riduzione di 5 centesimi delle accise per sempre, in questo caso. Chiaramente è stato bocciato - questo è avvenuto a dicembre -, forse perché il Governo non si era ancora accorto di quello che stava accadendo. E, allora, oggi che fa il Governo? Pensa di risolvere il problema tagliando le accise di 25 centesimi per un mese, neanche fino alla scadenza dell'emergenza, al 31 dicembre, ma solo per un mese. Quindi, non si sa quando i cittadini vedranno finalmente la riduzione delle accise e quando potranno capire quanto le accise potranno incidere sul costo della benzina, anche perché, al di là di questi 25 centesimi ridotti solo per un mese, è probabile che, nel futuro prossimo, quindi fra un mese, alla fine della riduzione dei 25 centesimi, la benzina aumenti ancora e non diminuisca.

Anche al “decreto Energia” c'è un emendamento di Fratelli d'Italia - io sono il primo firmatario - che riguarda l'azzeramento delle accise sui carburanti fino alla fine dello stato di emergenza per la guerra. Se non è più una economia di mercato, ma un'economia di guerra, allora ci vuole coraggio e, quindi, ripeto, non è coraggio, sottosegretario, ridurre di 25 centesimi solamente per un mese; poi, è chiaro che non c'è un motivo per gli aumenti, perché non manca, in questo caso, la materia prima, ma il prezzo del gasolio abbiamo visto che è arrivato fino a oltre 2 euro al litro.

Ci sono due Ministri che sostengono che ci sono delle speculazioni e, allora, mi domando: che cosa sta aspettando il Governo a fermare queste speculazioni? Concludo. Questo decreto, oltre ad arrivare, come al solito, come ormai è prassi di questa legislatura, blindato, è obsoleto e non soddisfa nessuno, perché è, come sempre, superato dagli eventi. Quindi io ritengo che noi voteremo sicuramente contro questo “decreto Sostegni-ter(Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Trancassini. Ne ha facoltà.

PAOLO TRANCASSINI (FDI). Grazie, Presidente. Rappresentante del Governo, onorevoli colleghi, noi abbiamo solo questa occasione per poter parlare con la maggioranza, fare le nostre proposte, raccontare anche un po' agli italiani quelli che sono i comportamenti nostri e anche altrui rispetto a temi così importanti.

Allora, cominciamo con il dire che il 27 gennaio, signor sottosegretario, probabilmente, quando si è riunito il Governo, io mi immagino che il Presidente Draghi vi abbia detto che, anche oggi, faremo le strategie per ripartire domani, perché questo decreto è il solito tirare a campare, è la solita mediazione tra chi non ha coraggio e, per la verità, forse, nemmeno idee, non ha la capacità di tracciare una rotta, non ha la capacità di uscire dal pantano difficile, complicato, per carità, di una grave crisi economica, ma che, a differenza delle altre Nazioni, noi che abbiamo messo in campo o avremmo, in teoria, messo in campo i migliori, dovremmo essere in questa fase i migliori, i più avvantaggiati, quelli che, rispetto alle altre nazioni, hanno chiara la situazione, chiarissima la ricetta per uscire dalla grave stagnazione e crisi economica e, certamente, davanti a noi un futuro florido.

In realtà non è così ed è talmente in preda allo smarrimento la maggioranza, che ha ripristinato il pessimo costume di utilizzare i codici Ateco, che tanti danni hanno fatto all'inizio di questa pandemia, perché avere scelto non di cercare di aiutare le imprese in crisi, ma soltanto muovendosi secondo determinati comparti, ha generato più di qualche corto circuito. Ricorderemo, nella prima fase, che molti codici rimasero fuori, alcuni che furono ricompresi, magari, al proprio interno, avevano aziende che nel frattempo si erano arricchite. Insomma, un vero e proprio corto circuito che, poi, sconsigliò il Governo, nei successivi decreti, a prendere in considerazione questo punto di riferimento. E, invece, qui tornate indietro, utilizzate il codice Ateco come strumento per cercare di affrontare questo momento di crisi.

È un decreto - è stato già detto dai miei colleghi - palesemente superato, perché sembra scritto 100 anni fa rispetto a tutto quello che è successo e, allora, magari, questa, in Commissione, poteva essere l'occasione di aggiornarlo, di trovare altri spunti, raccogliere dalla quotidianità, dalle varie emergenze che sono si sono succedute, quegli spunti che una forza politica, come Fratelli d'Italia, era pronta a darvi. Presidente, in quel poco tempo a disposizione, anche in Commissione bilancio, noi abbiamo cercato di porre quei temi essenziali, di cui, poi, parlerò successivamente e che valeva la pena porre al centro del dibattito politico. Vorrei sottolineare che in Commissione abbiamo parlato soltanto degli emendamenti di Fratelli d'Italia, perché altri emendamenti non sono stati depositati e Alternativa, che è abituata, secondo un vecchio retaggio del MoVimento 5 Stelle, a dare patente agli altri, in questa occasione non era minimamente presente e tutti gli emendamenti sono stati dichiarati decaduti.

Quindi, solo Fratelli d'Italia in Commissione e adesso qui, in Aula cerca di smuovere un po' dal torpore questa maggioranza che tenta di trovare sempre la sintesi per sopravvivere e per sostenere, sì, se stessa, a danno del coraggio e della visione che, in questo momento, servirebbero. Già, perché, signor sottosegretario, stride dover dire agli italiani che questo è un decreto importante, perché mette in campo 1,6 miliardi di risorse, senza però dire che contemporaneamente continuiamo a spendere 9 miliardi per il reddito di cittadinanza. Infatti, questo è dirimente, questo fa sì che si decida da quale parte del campo si sta. Ne abbiamo sentite tante su questo tema in quest'Aula, abbiamo visto, prima, tutti da una parte, poi, tutti dall'altra, poi, un po' di qua e un po' di là; quello che è sicuro è che contro il reddito di cittadinanza ha votato sempre, solo e soltanto Fratelli d'Italia e noi siamo ancora qui a ricordarvelo, per dirvi che, in un momento storico come questo, in cui c'è bisogno di mettere energia nelle imprese, non solo gas, gasolio, benzina, ma proprio energia, per far partire o per non far fermare le imprese, voi spendete 9 miliardi per il reddito di cittadinanza e 1,6 miliardi per le imprese.

Abbiamo combattuto questo modello assistenziale che è lo stesso che mettete in campo con questo decreto. Lo abbiamo fatto sin dall'inizio, come dicevo prima, ma ve lo ricordiamo ogni volta, perché, conoscendo molto bene il tessuto delle nostre imprese, delle piccole e medie aziende e anche delle aziende più strutturate, siamo convinti che l'impresa si aiuti innanzitutto senza demonizzarla, cosa che - dobbiamo ricordarcelo - è avvenuto in questa Nazione all'inizio della pandemia. Infatti, è sicuro che il COVID ha fatto danni all'economia italiana, ma è anche vero che un po' ce li siamo andati a cercare, perché ricordo a lei, sottosegretaria, e alla maggioranza distratta, che abbiamo avuto un lungo periodo storico in cui, per stare sicuri dal COVID dopo le 18, bisognava salire in metropolitana, perché, se salivi in metropolitana dopo le 18, potevi stare tranquillo, soprattutto se era affollata, mentre, invece, non potevi, a pena di sanzioni penali, prenderti un caffè, entrare in un negozio o, peggio ancora, entrare in un maledetto ristorante (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). E, lì, li abbiamo fatti, i danni, li abbiamo fatti, perché abbiamo tenuto chiuse le aziende e abbiamo fatto passare un principio, anche di natura psicologica, cioè la gente si è sempre di più convinta che bisognasse stare lontano da certe attività. Quindi, oggi, si interviene su alcune di queste, si interviene sui locali da ballo, sulle discoteche, eccetera, però, tanti danni - bisogna che ce lo ricordiamo - ce li siamo procurati da soli, nonostante Fratelli d'Italia fosse qui a dirvi che quella non era certamente la strada.

E abbiamo continuato, stiamo continuando, signor sottosegretario, perché voi mettete 1,6 miliardi nelle imprese, ma vi ostinate a mantenere il green pass, cosa che non avviene e non è avvenuta in molti Paesi, ma che, in questo momento, è completamente fuori da ogni logica, tanto che in tutte le Nazioni non si usa o, se si usava, è stato messo da parte e c'è un sentimento diffuso a spingere le persone, comunque, a tornare alla normalità. Voi, invece, mantenete questo bavaglio, questa museruola, questo feticcio che, probabilmente, vi serve per tenervi uniti, vi servirà per qualche problema di tenuta della maggioranza, forse vi servirà per non scontentare il capriccioso Ministro Speranza, forse non avete il coraggio di dirgli che le ha sbagliate tutte o quasi tutte e, comunque, questa è una di quelle che ha sbagliato. Io non lo so, ma certo è che mantenerlo vuol dire con una mano dare 1,6 miliardi alle imprese e con l'altra tappare la bocca alle imprese con il green pass e continuare a fare quei danni che altre Nazioni più lungimiranti, con una visione migliore, non hanno fatto.

Invece, qual è il modello di Fratelli d'Italia? Perché, secondo la narrazione della politica, banalizzata soprattutto dai nostri colleghi molto bravi sui social e pessimi e silenti qui in Aula e in Commissione, Fratelli d'Italia, poi, comunque, protesta sempre e non ha capacità propositiva, ma non è così. Infatti, il modello di Fratelli d'Italia è quello di stare vicino alle imprese, cercare di farsi dire dalle imprese quello che può servire e la decontribuzione, in questo momento, è, probabilmente, l'unico strumento per salvare migliaia di posti di lavoro, la premialità per tutti coloro che mantengono la forza lavoro. Questo lo abbiamo detto sin dal primo decreto; noi dobbiamo andare dalle imprese e stimolare la loro imprenditorialità, la loro capacità di affrontare il rischio e dirgli: se fai questo, tu otterrai il 50 per cento, il 100 per cento di decontribuzione; perché la partita è epocale rispetto a quello che può e che sta avvenendo, soprattutto per quanto riguarda la perdita di posti di lavoro.

Quello, signor sottosegretario, è un sostegno e noi, questo, lo abbiamo proposto: l'abbiamo proposto sin dall'inizio, l'abbiamo riproposto in questo decreto, l'abbiamo riproposto con la collega Lucaselli in Commissione, sempre e soltanto però con la nostra voce fuori dal coro, con il dubbio che, probabilmente, gli unici intonati siamo noi, rispetto alle stonature di questo Governo. Questo è anche quello che ci chiedono le imprese. Noi siamo molto bravi - è successo anche recentemente con la legge sull'eutanasia - a dire: questo ce lo dice l'Europa, questo ce lo dice la Consulta, questo ce lo dice… Qualche volta facciamoci dare le direttive anche dalle associazioni di categoria, dai corpi intermedi, da quelli che incontriamo nelle audizioni e che prendiamo sistematicamente in giro, perché, quello che ci viene chiesto dalle associazioni di categoria è abbattere i costi. Le nostre imprese non hanno bisogno di oboli, non hanno bisogno di elemosina; hanno bisogno di vedere che un Governo, nel momento in cui cadi, sta lì, ti prende per mano e ti aiuta, ti aiuta togliendo un po' di contributi che vengono normalmente pagati e stando vicino a tutti quei costi fissi che, nel frattempo, sono diventati insostenibili.

Ecco, quello è il sostegno che noi avremmo voluto dare alle nostre imprese e che vi abbiamo proposto in tutta una serie di emendamenti fatta al Senato dai nostri colleghi senatori, ma poi anche riproposta qui alla Camera: sono tutte proposte che non troveranno ospitalità in quest'Aula, perché sappiamo perfettamente che, tra pochissimo, verremo imbavagliati, lo diciamo ogni volta, oggi, credo sia chiaro a tutti gli osservatori politici, ma credo anche ai cittadini italiani e cioè che, se c'è una cosa nella quale siete i migliori, voi siete i migliori a litigare con voi stessi, siete i migliori a dividervi e, probabilmente, per questo, solo per questo, non accettate il confronto in quest'Aula.

Poi, abbiamo cercato di affrontare con voi il tema del costo delle materie prime. Anche, qui, sottosegretaria, un anno fa, abbiamo posto il tema con una serie di emendamenti legata al tema della ricostruzione, perché già avevamo avuto l'allarme che i contratti firmati tre, quattro anni fa per la ricostruzione – che, ovviamente, definire “lenta” è un eufemismo - non reggevano più, ma un anno fa non reggevano più e noi vi abbiamo posto il tema, chiedendovi di rimodulare quei contratti, di fare un fondo che, nel frattempo, è stato fatto, ma il grido d'allarme era che, se si blocca la ricostruzione per l'aumento delle materie prime, bisogna intervenire, cosa che vi abbiamo proposto noi, un anno fa. Questo fa un Governo decente, non migliore. Un Governo decente si accorge che c'è un pericolo e interviene immediatamente. Sta lì, agli atti, la nostra proposta emendativa di oltre un anno fa; suona come una condanna senza appello rispetto alla tardività del vostro intervento e all'incapacità di normare in tal senso.

Per la verità, abbiamo fatto anche di più, recentemente, abbiamo posto il tema al Ministro Franco, gli abbiamo fatto questa esplicita domanda in Commissione, in audizione. Abbiamo chiesto: questo aumento del costo delle materie prime e dell'energia non sarà che incide sul PNRR? Non sarà che forse noi dovremo fermarci un attimo e rimodulare i costi di questo o di quel progetto? Ci è stato risposto dal Ministro: assolutamente no.

Successivamente, anche la Vice Ministra Castelli, in un incontro organizzato dal Coordinamento regionale del Lazio, che rappresento, ha pubblicamente detto che non c'era assolutamente questo pericolo. Ora, io credo che questo pericolo, invece, ci sia: è corposo, è evidente. Noi dobbiamo dare conto all'Europa del PNRR. E allora credo, signor sottosegretario, che a strettissimo giro bisognerà che noi ci occupiamo di questo tema con un confronto leale e corretto, così come dovrebbe essere normalmente.

Abbiamo posto il tema dell'agricoltura, il tema delle funivie, la problematica degli affitti, dei crediti d'imposta. Abbiamo anche fatto fare qualche riflessione sulle province, di cui non parliamo mai abbastanza, perché la scellerata legge Delrio ha fatto danni enormi sulle province e vi abbiamo chiesto anche di intervenire su questo. Insomma, vi abbiamo posto tutta una serie di temi per cercare di fare quello che è il nostro lavoro e per i quali siamo stati eletti, e cioè venire qui, cercare di rappresentare territori, portare le istanze della gente e cercare di migliorare la vita di questa Nazione. Purtroppo, è sempre molto difficile farsi ascoltare da voi, che non brillate su molte cose, ma non avete neanche la capacità di misurarvi nel confronto, probabilmente perché altrimenti ne uscireste penalizzati, ma soprattutto, come dicevo prima, per la vostra enorme divisione. Io credo che non sia giusto che questo venga poi pagato dal popolo italiano (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare sull'ordine dei lavori il deputato Edoardo Ziello. Ne ha facoltà.

EDOARDO ZIELLO (LEGA). Grazie, Presidente. In realtà l'intervento è sul Regolamento, ai sensi dell'articolo 44, chiedo la chiusura della discussione generale.

PRESIDENTE. È stato chiesto di procedere alla chiusura della discussione sulle linee generali, ai sensi dell'articolo 44 del Regolamento.

Essendo stata fatta richiesta di voto nominale, la votazione sulla chiusura della discussione avrà luogo con procedimento elettronico, con registrazione dei nomi.

Preavviso di votazioni elettroniche (ore 17,02).

PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta avranno luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.

Si riprende la discussione del disegno di legge di conversione n. 3522.

(Ripresa discussione sulle linee generali - A.C. 3522​)

PRESIDENTE. Sulla richiesta di chiusura della discussione sulle linee generali darò la parola, a norma dell'articolo 44, comma 1, del Regolamento, a un oratore contro e a uno a favore, per non più di cinque minuti ciascuno.

Ha chiesto di parlare contro il deputato Foti. Ne ha facoltà.

TOMMASO FOTI (FDI). Signor Presidente, io penso che vi siano delle questioni di forma e di sostanza. Questa richiesta di chiusura della discussione, che ci era stata peraltro anticipata nella Conferenza dei capigruppo, tuttavia cozza contro alcuni elementi che mi pare giusto richiamare qui all'Aula.

Il decreto-legge in questione ha fatto una fugace apparizione nelle Commissioni e ha avuto la meritoria espressione del parere da parte del Comitato per la legislazione questo pomeriggio. Penso che pochi colleghi si siano peritati di chiedere…

PRESIDENTE. Chiedo scusa, deputato Foti. Colleghi deputati, siamo tornati tutti in Aula, questa è sicuramente una notizia gradevole, però dobbiamo starci anche in silenzio, perché ci sono deputati che stanno svolgendo i propri interventi e hanno il diritto di farlo nel silenzio dell'Aula… Deputato Fragomeli, Deputato Sozzani, Deputato Costa…. riusciamo a riprendere cortesemente i nostri lavori? Grazie, se è possibile riguadagni la sua posizione.

Deputato Foti, prego, prosegua, le chiedo scusa per l'interruzione.

TOMMASO FOTI (FDI). La ringrazio, Presidente. Ma dato che abbiamo dovuto fare l'appello ai nostri colleghi, parlerò quando verrà chiesta la fiducia. Per il momento annuncio solo il nostro voto contrario (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Se nessun deputato chiede di parlare a favore, non mi pare che ci siano mani alzate, non essendo ancora decorso il termine di venti minuti previsto dal Regolamento per le votazioni con procedimento elettronico, sospendiamo a questo punto la seduta, che riprenderà alle ore 17,25.

La seduta, sospesa alle 17,05, è ripresa alle 17,25.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla richiesta di chiusura della discussione sulle linee generali del decreto-legge in esame.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 1).

Risulta alla Presidenza che non vi sono richieste di intervento ai sensi dell'articolo 44, comma 2, del Regolamento.

(Repliche - A.C. 3522​)

PRESIDENTE. Ha facoltà di replicare la relatrice, deputata Daniela Torto, che vi rinuncia.

Ha facoltà di replicare il rappresentante del Governo, che vi rinuncia.

(Esame dell'articolo unico - A.C. 3522​)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo unico del disegno di legge di conversione e degli emendamenti riferiti agli articoli del decreto-legge (Vedi l'allegato A).

Il Comitato per la legislazione ha espresso il prescritto parere, che è in distribuzione.

(Posizione della questione di fiducia - Articolo unico - A.C. 3522​)

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il Ministro per i Rapporti con il Parlamento, deputato Federico D'Inca'. Ne ha facoltà.

FEDERICO D'INCA', Ministro per i Rapporti con il Parlamento. Presidente, onorevoli deputati, a nome del Governo e autorizzato dal Consiglio dei Ministri, pongo la questione di fiducia sull'approvazione, senza emendamenti, subemendamenti e articoli aggiuntivi, dell'articolo unico del disegno di legge (Commenti dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)

PRESIDENTE. Colleghi!

FEDERICO D'INCA', Ministro per i Rapporti con il Parlamento. …già approvato dal Senato, n. 3522 : Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 27 gennaio 2022, n. 4, recante misure urgenti in materia di sostegno alle imprese e agli operatori economici, di lavoro, salute e servizi territoriali, connesse all'emergenza da COVID-19, nonché per il contenimento degli effetti degli aumenti dei prezzi nel settore elettrico, nel testo della Commissione, identico a quello approvato dal Senato.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare sull'ordine dei lavori il deputato Tommaso Foti. Ne ha facoltà.

TOMMASO FOTI (FDI). Signor Presidente, anticipatamente rinuncio ad ogni interruzione per far tacere i colleghi, almeno riesco a finire il mio ragionamento (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Mi permetto di osservare, onorevole Ministro, che questo decreto-legge, che arriva alla Camera negli ultimi giorni utili alla sua conversione, è passato da 33 articoli e 129 commi, con cui il Governo l'ha approvato, a 84 articoli e 278 commi che sono stati implementati grazie all'intervento del Senato della Repubblica.

Ricordo al Governo che, in relazione alla sentenza n. 247 del 2019 della Corte costituzionale, risultano non appropriati - usiamo questo termine - tali articoli: articolo 3, commi 2-bis e 4-bis; articolo 4, comma 4-ter; articolo 8-bis; articolo 10-ter; articolo 19, comma 3-quater; articolo 23-ter; articolo 23-quinquies; articolo 27, comma 2; articolo 27-bis; articolo 31.

Aggiungo che dei 280 commi, signor rappresentante del Governo, 29 richiedono l'adozione di provvedimenti ministeriali attuativi, segnatamente: 2 decreti del Presidente del Consiglio dei Ministri; 23 decreti ministeriali; 4 provvedimenti di altra natura. Non solo: tre commi prevedono un'autorizzazione preventiva della Commissione europea e 9 commi coinvolgono il sistema delle conferenze.

Signor rappresentante del Governo, capisco che si voglia espropriare il Parlamento o, a ramo alternato, un ramo del Parlamento. Posso capire tutto, ma mi pare di capire da questo atteggiamento - e qui mi rivolgo alla Presidenza, non certo al Vicepresidente di turno Rampelli, perché ne possa dare comunicazione al sempre quasi assente Presidente Fico, presenzialista molto spesso solo per le dirette televisive (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia) - che se il buongiorno si vede dal mattino - mi permetto di dire - siamo quasi a notte fonda, perché, oggi nelle Commissioni riunite VIII e X, a fronte dell'avvio del “decreto Energia”, a fronte dei 1.500 emendamenti presentati, di cui 1.100 di questa variopinta maggioranza, che si arrivi a dire che l'opposizione di Fratelli d'Italia ha diritto a discutere 31 emendamenti, cioè neanche un emendamento per parlamentare che siede su questi banchi, è inaccettabile (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

Allora, voglio essere chiaro, perché delle due l'una: se si vuole il Libano parlamentare, lo si dica e avrete il Libano; se si vuole il confronto parlamentare, allora si smetta con i colpi di forza, con gli atteggiamenti arroganti, con il far prevalere una prepotenza dei numeri che è solo in quest'Aula, perché fuori da quest'Aula non avete questi numeri e dovreste vergognarvi per questi atteggiamenti (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Trano. Ne ha facoltà.

RAFFAELE TRANO (MISTO-A). Grazie, Presidente. Noi ripartiamo esattamente da dove ci eravamo lasciati l'ultima volta, a seguito delle ingiuste espulsioni, decise dall'Ufficio di Presidenza di questa Camera, perché contestavamo il metodo, cioè le tante fiducie (quella era sull'obbligo vaccinale). Purtroppo, a distanza di settimane, nulla è cambiato, anzi si sta reiterando questa cattiva abitudine e lo si sta facendo su provvedimenti che sono molto importanti per il Paese, per le imprese e per le famiglie. Un Parlamento che è sempre più distante dai cittadini, un Parlamento che si presta a reality, un Parlamento che ormai non legifera più!

Noi, come Alternativa, avremmo voluto discutere pochi emendamenti qualificati, pochi emendamenti che avrebbero potuto dare un supporto e un contributo maggiore, portando le istanze di quelle associazioni e di quei corpi intermedi. Invece voi, anche per pochissimi emendamenti, non avete voluto assolutamente ascoltarci e avete posto l'ennesima fiducia.

Questo significa che, nonostante ci sia una maggioranza bulgara che sostiene il Governo Draghi e, quindi, potete avere tranquillamente la possibilità di mettere in votazione e di bocciare eventualmente questi emendamenti presentati da noi dell'opposizione, non avete neanche l'intenzione di farlo e ciò per un semplice motivo: perché la vera opposizione è all'interno di questa maggioranza informe. È questo il vero problema che c'è!

PRESIDENTE. Deputato Gusmeroli, deve allontanarsi dal banco del Governo.

Prego, prosegua.

RAFFAELE TRANO (MISTO-A). Presidente, allora qual è un altro problema che si sta verificando proprio in queste ore? Che sul “DL Bollette” non viene assegnato nemmeno un emendamento a deputato. Noi di Alternativa abbiamo un numero di emendamenti minore rispetto alla nostra composizione numerica. Quindi, c'è un ulteriore svilimento, c'è un ulteriore taglio di democrazia ed è insostenibile.

Per il suo tramite, mi rivolgo al Ministro D'Inca': come è possibile, quando si converte un decreto-legge, non avere neanche l'opportunità di presentare un emendamento per singolo deputato? Di questo avete contezza? Non vi non vi rendete conto di come stiate facendo scivolare verso una deriva autoritaria tutto questo consesso?

Presidente, noi saremo qui a stigmatizzare il fatto ogni volta che ci sarà una questione di fiducia, perché questione di fiducia significa zittire il Parlamento, azzerare il confronto e soprattutto non consentire di varare i provvedimenti utili che il Paese chiede. Quindi, Presidente, stigmatizziamo la posizione di questa ulteriore questione di fiducia e ribadiamo che noi di Alternativa ci saremo sempre a fare opposizione e la faremo sempre in modo più forte (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Alternativa).

Sui lavori dell'Assemblea.

PRESIDENTE. Comunico che, secondo quanto stabilito nella riunione della Conferenza dei Presidenti di gruppo dello scorso 17 marzo, a seguito della posizione della questione di fiducia sull'approvazione dell'articolo unico del disegno di legge n. 3522 - Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 27 gennaio 2022, n. 4, recante misure urgenti in materia di sostegno alle imprese e agli operatori economici, di lavoro, salute e servizi territoriali, connesse all'emergenza da COVID-19, nonché per il contenimento degli effetti degli aumenti dei prezzi nel settore elettrico (Approvato dal Senato - scadenza 28 marzo 2022), la votazione per appello nominale sulla questione di fiducia - che si svolgerà con accesso in Aula dei deputati programmato secondo specifiche fasce orarie predisposte in base all'iniziale del cognome - avrà luogo nella seduta di domani, mercoledì 23 marzo, a partire dalle ore 17,40, con dichiarazioni di voto a partire dalle ore 16.

Seguiranno le ulteriori fasi dell'esame del disegno di legge (esame degli ordini del giorno, dichiarazioni di voto finale e votazione finale).

Il termine per la presentazione degli ordini del giorno è fissato alle ore 11 di mercoledì 23 marzo.

Nella riunione della Conferenza dei presidenti di gruppo dello scorso 17 marzo è stato infine convenuto che:

- nella giornata di oggi, alle ore 18, avrà comunque luogo lo svolgimento dell'Informativa urgente del Governo sui recenti ulteriori rincari dei costi dell'energia e sulle misure adottate per contrastarne gli effetti;

- nella giornata di domani, mercoledì 23 marzo, avrà comunque luogo, a partire dalle ore 9, lo svolgimento delle Comunicazioni del Presidente del Consiglio dei Ministri in vista della riunione del Consiglio europeo del 24 e del 25 marzo 2022 e, alle ore 15, lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata.

Estraggo quindi a sorte il nome del deputato dal quale inizierà la chiama.

(Segue il sorteggio).

La chiama inizierà dal deputato Zolezzi.

La seduta è sospesa. Riprenderà alle ore 18, per lo svolgimento dell'informativa urgente del Governo sui recenti ulteriori rincari dei costi dell'energia e sulle misure adottate per contrastarne gli effetti.

La seduta, sospesa alle 17,40, è ripresa alle 18.

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE ROBERTO FICO

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Baldelli, Bianchi, Brescia, Butti, Maurizio Cattoi, Cavandoli, Comaroli, Giachetti, Iovino, Lapia, Magi, Molinari, Montaruli, Mugnai, Serracchiani, Suriano, Tasso e Zoffili sono in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta.

I deputati in missione sono complessivamente 112, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Informativa urgente del Governo sui recenti ulteriori rincari dei costi dell'energia e sulle misure adottate per contrastarne gli effetti.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di un'informativa urgente del Governo sui recenti ulteriori rincari dei costi dell'energia e sulle misure adottate per contrastarne gli effetti.

Dopo l'intervento del rappresentante del Governo, interverranno i rappresentanti dei gruppi - per sette minuti ciascuno - e delle componenti politiche del gruppo Misto - per due minuti ciascuno - in ordine decrescente, secondo la rispettiva consistenza numerica.

(Intervento del Ministro della Transizione ecologica)

PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il Ministro della Transizione ecologica, Roberto Cingolani.

ROBERTO CINGOLANI, Ministro della Transizione ecologica. Grazie, Presidente. Buonasera, onorevoli, nell'informativa odierna vi fornirò alcuni recentissimi aggiornamenti rispetto a quanto ho riportato, pochi giorni fa, in Senato sull'attuale situazione del gas, con le possibili evoluzioni di scenario, sulle misure per incrementare la sicurezza del sistema a breve e medio termine, sulle possibili misure strutturali per eliminare la dipendenza di importazione dalla Russia, nonché, nella seconda parte, sulla questione costi di energia e misure di contenimento.

Vediamo lo stato attuale e la possibile evoluzione di scenario.

I numeri principali relativi all'evoluzione e al consumo di gas italiano sono questi: i consumi di gas naturale sono rimasti sostanzialmente stabili negli ultimi vent'anni, con una media di 76 miliardi di metri cubi nel 2021; hanno avuto oscillazioni, in realtà, fra poco più di 70 e 86, ma il valore medio è rimasto sostanzialmente questo. Nello stesso periodo, la produzione nazionale di gas naturale si è ridotta, sia per il calo naturale dei giacimenti in sfruttamento, sia per l'assenza di investimenti in nuove ricerche e produzione e si è passati da 15 miliardi di metri cubi nel 2001 a 3 miliardi di metri cubi nel 2021. Pertanto, siamo diventati quasi completamente dipendenti dalle importazioni.

Oggi, oltre il 95 per cento del gas naturale consumato in Italia viene importato dall'estero. In particolare, le importazioni dalla Russia si sono incrementate, sia in valore assoluto, sia in percentuale. Si è passati dai circa 20 miliardi di metri cubi, pari a, grosso modo, il 25 per cento dei consumi, nel 2011, agli attuali 29 miliardi di metri cubi nel 2021, pari al 38 per cento dei consumi.

Dal punto di vista delle infrastrutture di importazione, l'Italia dispone di un sistema per l'approvvigionamento e il trasporto che è diversificato e abbastanza resiliente rispetto ad altri Stati membri europei. Esso è alimentato prevalentemente con gas prodotto all'estero e importato o trasportato via mare come gas naturale liquefatto, il GNL, e scaricato presso terminali di rigassificazione. Tenete conto che il totale dei flussi di importazione tramite terminali di rigassificazione ammonta a circa il 13 per cento del totale, cioè 9,8 miliardi di metri cubi, a fronte di una capacità massima che questi terminali potrebbero garantire, che è pari a 16 miliardi di metri cubi. Tipicamente, questi terminali di rigassificazione lavorano circa il 60 per cento del tempo.

Ci sono poi cinque gasdotti. Per mezzo del TAG, che attraversa l'Austria, avviene l'importazione dalla Russia, attraverso l'Ucraina. Si connette alla rete nazionale dei gasdotti del Tarvisio. In esso, passano 29,1 miliardi di metri cubi, che sono il famoso circa 40 per cento di flussi di importazione russa.

Poi, c'è il Transitgas che interconnette la rete di trasporto tedesca e francese alla rete italiana, attraverso il punto di Passo Gries, in Svizzera. Questo copre il 3 per cento dei flussi di importazione. Oggi, sono 2,2 miliardi di metri cubi, ma avrebbe una capacità massima, riscontrata negli anni passati, sino a 12 miliardi di metri cubi. Da tenere in conto che il limite principale per l'incremento su questo gasdotto è rappresentato dal fatto che, in caso di crisi, il gas proveniente dal Nord Europa sarebbe utilizzato prevalentemente dagli stessi Paesi nordici.

Il terzo è il gasdotto Transmed che attraversa il canale di Sicilia, da Capo Bon, in Tunisia, fino a Mazara del Vallo. Importa gas algerino per circa il 29 per cento dei flussi di importazione, vale a dire oltre 21 miliardi di metri cubi, con una capacità massima, riscontrata negli anni passati, che potrebbe essere estesa sino a 27 miliardi.

C'è poi il Greenstream, che si connette alla Rete nazionale dei gasdotti a Gela e che importa nel nostro Paese gas prodotto in Libia, per un totale di circa il 4 per cento dei flussi di importazione: sono 3,2 miliardi di metri cubi e questa capacità è massimizzata, quindi non abbiamo margini per aumentarla.

Infine, il gasdotto TAP di interconnessione tra Grecia e Italia, attraverso l'Albania, che si connette alla Rete nazionale dei gasdotti presso Melendugno in Puglia. Questo trasporta, tramite la Turchia, anche gas proveniente dall'Azerbaigian. Il TAP ha una capacità massima di 8,5 miliardi di metri cubi all'anno, quindi attualmente trasporta circa il 10 per cento del flusso di importazione, all'incirca 7,2 miliardi ed è leggermente sotto la portata massima.

Queste sono le nostre infrastrutture in pipeline, in gasdotto. Poi abbiamo il Terminale di rigassificazione di Panigaglia, il Terminale di rigassificazione off-shore Adriatic LNG, installato al largo di Rovigo, e il Terminale galleggiante di rigassificazione OLT, al largo di Livorno. Questi garantiscono quel 13 per cento circa che vi ho detto poc'anzi di gas liquido.

Di questo sistema dei gasdotti e dei rigassificatori fanno parte anche i giacimenti di stoccaggio di gas naturale, che devono assicurare il bilanciamento tra i consumi invernali ed estivi, per circa 18 miliardi di metri cubi. Di questi, una parte è destinata allo stoccaggio strategico ed è utilizzabile solo in caso di emergenza prolungata e a tutela residuale del settore civile e circa 12 miliardi di metri cubi sono destinati a stoccaggio commerciale di gas di proprietà dei traders. Tipicamente, questo viene usato nelle stagioni fredde, nelle quali abbiamo il massimo tiraggio: a dicembre, gennaio e febbraio si arriva intorno agli 8 o 9 miliardi di metri cubi, poi d'estate c'è una diminuzione, quando lo stoccaggio si svuota e, in autunno, si deve riprendere il riempimento.

A fronte di questa situazione, il punto sono i 29 miliardi di metri cubi che, in questo momento, in media, arrivano dalla Russia attraverso il terminale che si allaccia al Tarvisio.

Vediamo quali sono gli scenari di possibile interruzione delle forniture di gas dalla Russia. Questi scenari cambiano in funzione della durata dell'eventuale interruzione. Nel breve termine, grazie all'atteso miglioramento delle condizioni climatiche, si stima una riduzione della domanda per uso civile di circa 40 milioni di metri quadri al giorno: questo è quello che succede in questo periodo dell'anno in cui le temperature migliorano e si staccano sostanzialmente i riscaldamenti, in condizioni di freddo standard. Una completa interruzione dei flussi dalla Russia in questo momento, da oggi, non dovrebbe comportare problemi di fornitura interna. Eventuali picchi di domanda potrebbero essere assorbiti, modulando opportunamente volumi e stoccaggio, che sono, comunque, ridotti in questo momento dell'anno, o con altra capacità di import. Problemi per assicurare la fornitura a tutti i consumatori potrebbero avvenire solo in caso di un picco inatteso di freddo eccezionale a fine marzo o di contestuali altri eventi catastrofici su rotte di importazione. Nel medio termine, invece - e questa è la fase più delicata -, è necessario riempire gli stoccaggi al 90 per cento, quindi procurarsi circa 12 miliardi di metri cubi entro il prossimo inverno.

L'attivazione con successo delle misure di breve e medio termine, descritta nel seguito, serve per controbilanciare le criticità oggi legate ai prezzi elevati. Vi ricordo che, in questo momento, abbiamo circa 1,5 euro per metrocubo (marzo 2022), rispetto alla media che era di 30 centesimi per metro cubo l'anno scorso. Quindi, se dobbiamo stoccare 10 miliardi di metri cubi, mentre l'anno scorso avremmo speso 2 o 3 miliardi, adesso ne spenderemmo 15 e, quindi, c'è un problema di impegno economico che è estremamente rilevante. Questo ovviamente scoraggia lo stoccaggio.

Devo dirvi che noi abbiamo lanciato già le prime aste, dopo l'emanazione del decreto ministeriale sullo stoccaggio: a seguito dei risultati di bassa partecipazione, abbiamo capito che questa criticità è parecchio difficile da superare, è difficile anche attraverso una rateizzazione della fase di stoccaggio e occorrerà intervenire per il riempimento con una regolazione ad hoc, che solleciti la risposta da parte degli operatori e, in mancanza, con un soggetto di ultima istanza. A questo proposito, si possono usare anche valori negativi di incentivo: ci sono cose che stiamo studiando con ARERA.

Nel lungo termine, a partire dal prossimo inverno, sarebbe necessario sostituire completamente i circa 30 miliardi di metri cubi di gas russo con altre fonti. Sebbene questo sia possibile in un orizzonte minimo di circa tre anni, tramite le misure strutturali che vi dirò fra breve, almeno per i prossimi due inverni, sarebbe complesso assicurare tutte le forniture al sistema italiano e, pertanto, sarà necessario dotarsi di strumenti di accelerazione molto efficaci per gli investimenti che servono.

Vi ricordo ovviamente che noi parliamo di valori medi, ma qui il problema è rappresentato dai valori di punta: ovviamente d'estate è tutto molto più semplice; nei periodi particolarmente intensivi per il gas possono esserci dei picchi di consumo che sono estremamente elevati e noi dobbiamo garantire quelli.

Vediamo quindi le possibili misure per incrementare la sicurezza del sistema nel breve e medio termine, che è quello che vi ho appena detto essere il più critico.

Nel corso delle ultime settimane, il Governo si è mobilitato per attivare misure con impatto a breve-medio termine, anche con missioni nei Paesi produttori (Qatar, Algeria, Angola e Congo), che si stima portino complessivamente a ridurre la dipendenza per circa 20 miliardi di metri cubi l'anno (all'incirca 20 bcm l'anno rispetto ai 29 bcm che vorremmo raggiungere per l'indipendenza dalla Russia). L'incremento di importazioni del gas algerino, in particolare con le infrastrutture attuali, è ipotizzabile sino a 9 miliardi di metri cubi l'anno. Per quanto riguarda l'incremento di importazioni sull'infrastruttura TAP attuale, vi può essere un aumento di circa 1,5 miliardi di metri cubi l'anno, tramite interventi sulle centrali di spinta localizzate in Albania e Grecia, ovviamente avendo questi volumi aggiuntivi dall'Azerbaigian.

Terzo punto: massimizzazione dell'utilizzo dei terminali GNL a disposizione. Come vi raccontavo poc'anzi, è ipotizzabile un maggiore utilizzo di questi terminali anche in periodi dell'anno in cui tipicamente non sono utilizzati e questo ci potrebbe dare circa 6 miliardi di metri cubi annuali in più. Queste sono cose che possiamo fare in tempi brevissimi e stiamo già lavorando su queste direzioni.

Vi è poi l'incentivazione all'iniezione di gas in stoccaggio, per far sì che il ciclo di riempimento degli stoccaggi - che si sta ora avviando in previsione del prossimo periodo invernale - sia più rapido ed efficace possibile e per garantire ovviamente le misure di risparmio di gas di cui abbiamo parlato. In questo caso svilupperemo strumenti regolatori ad hoc perché, dovendo anticipare, lo faremo anche in modo tale che diventino più attrattive le aste.

Quinto punto: come previsto dal Piano di emergenza nazionale del gas, qualora un'emergenza si venisse a verificare, noi possiamo incrementare la produzione di energia a carbone o olio per periodi definiti, con un risparmio stimato di 3 o 4 miliardi di metri cubi all'anno. Ovviamente questo è un caso di emergenza con centrali esistenti, non aprendo centrali nuove, centrali che sono destinate al phase out nei prossimi anni, che però potrebbero, in caso di emergenza, essere riattivate a più alto regime.

Con principale riferimento ai prossimi periodi invernali, oltre alle misure che vi ho descritto sopra, si potrebbe intervenire anche con misure di controllo della domanda e di accelerazione dell'efficientamento energetico. Esistono piani di misure di flessibilità sui consumi di gas (come l'interrompibilità nel settore industriale, che agisce per brevi periodi settimanali in caso di picchi della domanda) e sui consumi di gas del settore termoelettrico, dove esistono misure di riduzione del carico in modo controllato e misure di contenimento dei consumi in tutti gli altri settori. E poi c'è la possibilità di incrementare l'importazione di energia elettrica dal Nord Europa per ridurre il consumo di gas nel parco termoelettrico italiano e questo fa parte dell'interconnessione europea. Si tratta ovviamente di livelli di emergenza crescente, io ve li dico tutti perché sono tutti eventualmente nel piano complessivo di emergenza.

Terzo punto della comunicazione di oggi è rappresentato dalle possibili misure strutturali per eliminare la dipendenza delle importazioni dalla Russia in tempi più lunghi e quindi sostanzialmente stabili. Il Governo ha avviato una riflessione su misure strutturali per eliminare la dipendenza di importazioni dalla Russia, in linea con le proposte del pacchetto europeo in corso di finalizzazione, il “REPowerEU: Joint European Action for more affordable, secure and sustainable energy” : al momento c'è una parte di questa direttiva che è fuori, che riguarda il retail e il supporto a cittadini e micro imprese. Sta per uscire - si parla di pochi giorni - la seconda parte che riguarda le metodologie di controllo sui costi dell'importazione e altri metodi più strutturali. Siamo tutti in attesa, stiamo lavorando con la Commissione, in contatto giornaliero. Al primo posto vi è la nuova capacità di rigassificazione su unità galleggianti ancorate in prossimità di porti, che può essere realizzata in 12-18 mesi. Questo potrebbe fornire da 16 a 24 miliardi di metri cubi di gas. E' chiaro che le unità galleggianti hanno il vantaggio che possono essere utilizzate finché servono e poi possono essere tolte in qualsiasi momento, quindi non sono infrastrutture permanenti, però diciamo che possono fornire un grandissimo contributo all'autonomia energetica dalla Russia.

L'aspetto critico adesso è arrivare in tempo a contrattualizzare le poche navi esistenti nel mondo che sono in grado di svolgere questo servizio. Tutti i grandi Paesi energivori si stanno muovendo in questa direzione. Oggi noi abbiamo dato ufficialmente l'incarico a Snam, l'indirizzo per la negoziazione all'acquisto di una FSRU, navi da rigassificazione, e al noleggio di una seconda unità. Queste infrastrutture saranno poi oggetto di un prossimo DPCM di identificazione come impianti strategici.

Secondo livello di azione: sviluppo dei progetti rinnovabili off-shore e on-shore, in particolare considerando che ci sono oltre 40 gigawatt di richieste di connessione per progetti off-shore e numerosi interventi relativi alla liberalizzazione del fotovoltaico per autoconsumo sino a 200 kW e all'applicazione dell'agrofotovoltaico per rendere la filiera Agrifood il più possibile indipendente energeticamente. Noi stimiamo che questo tipo di accelerazione possa garantire un ulteriore risparmio annuo di 3 miliardi di metri cubi di gas naturale, quindi ogni anno questa è una quantità che si somma.

Terzo: sviluppo del biometano, rispetto al quale, con la recente disposizione, abbiamo previsto una crescita importante; dovremmo raggiungere il 16 per cento di questi synthetic fuel prima del 2030 previsto dall'Europa. Questo equivale ad un potenziale di circa 2,5 miliardi di metri cubi di risparmio al 2026. Abbiamo poi, come ricorderete, un'azione che riguarda l'incremento della produzione nazionale di 2,2 miliardi di metri cubi di gas su aree esistenti, Canale di Sicilia e Marche, consentendo di arrivare ad una produzione nazionale fino a circa 5 miliardi di metri cubi, e introduzione di meccanismi di ritiro di tale produzione nazionale da parte del gruppo GSE a prezzi equi, che possono essere assegnati in primis ad aziende energivore e a piccole e medie imprese.

Infine, si può considerare il raddoppio della capacità della TAP; tecnicamente è possibile incrementare le importazioni via TAP di circa 10 miliardi di metri cubi/anno. Ovviamente questo richiede 45 mesi di lavori e tutta una serie di grossi interventi a livello internazionale, e quindi si tratta di un intervento molto massiccio che eventualmente in futuro potrà essere considerato.

Questo vi dà un'idea delle problematiche di breve-medio termine e quelle di medio-lungo termine con le soluzioni possibili. Credo che, se le misure andranno in porto, nell'ordine che vi ho raccontato, non ci metteremo moltissimo a rimpiazzare i 29 miliardi di metri cubi che attualmente vengono importati dalla Russia.

Vi parlo adesso dei costi dell'energia che sono la seconda parte della presentazione della discussione di oggi. La tensione sui mercati ha determinato, dopo la forte diminuzione avvenuta nel corso del 2020, un vertiginoso aumento dei costi dell'energia.

Per quanto riguarda il mercato del gas naturale, il prezzo al punto di scambio virtuale, il PSV del gas naturale in Italia, è passato da 20 euro per megawattora, che corrispondeva a circa 20 centesimi di euro per metro cubo, nel gennaio del 2021 a 160 euro per megawattora, corrispondente a 1,7 euro per metro cubo.

La cosa che vi avevo detto prima, ripeto, è chiarissima: se devo stoccare 10 miliardi di metri cubi a 20 centesimi, devo anticipare 2 miliardi; a 1,7 euro ne devo anticipare 17 di miliardi. Credo non ci sia bisogno di altre considerazioni.

Questi sono i numeri delle prime settimane di marzo: è un aumento di quasi 8 volte, con punte giornaliere che hanno superato i valori record di 200 euro per megawattora negli scorsi mesi. Adesso il prezzo si è ridotto a valori di poco superiore a 100 euro per megawattora, devo dire anche in seguito alla forte pressione che abbiamo fatto in Europa, parlando di un price cap europeo, cioè si è cominciato a dire che gli Stati membri vogliono riflettere su qualche cosa che metta un po' un limite a questi numeri. C'è stata una discesa che un po' aiuta.

Per quanto riguarda i prezzi dell'energia elettrica all'ingrosso, voi sapete che l'energia elettrica è agganciata al prezzo marginale del gas, e quindi, se ho un gas molto costoso, alla fine anche l'elettricità mi viene a costare moltissimo. C'è una formulina abbastanza semplice che lega i due numeri. Il PUN, prezzo unico nazionale, ha registrato valori record: nelle ultime settimane si sono raggiunti i valori più elevati da quando la Borsa italiana è stata costituita: ha superato 600 euro per megawattora. Negli ultimi giorni i valori si sono attestati attorno ai 300 euro per megawattora, quindi grosso modo due volte e due, due volte e quattro il prezzo del gas.

Questo anche come diretta conseguenza dei prezzi del gas naturale, che determinano il costo marginale degli impianti di generazione elettrica a gas. Questi prezzi fissano, quindi, il prezzo del mercato all'ingrosso nella maggior parte delle ore. È ovvio che occorre un intervento a livello europeo, non italiano, perché non possiamo agire come un mercato nazionale; è chiaro che possiamo indicare il problema, ma la terapia purtroppo non è immediata, perché questo è un problema che hanno tutti i Paesi europei, in misura leggermente diversa in funzione dell'energy mix. Ovviamente, nel nostro caso, essendo dipendenti esclusivamente dalle nostre rinnovabili e dal gas, soffriamo più di altri Paesi che hanno un energy mix più ampio, ma il costo è sostanzialmente alto da tutte le parti. Quindi, questo richiede un intervento europeo, che, se volete, è di market engineering. Dobbiamo rivedere un po' questo mercato, che fa il prezzo del gas, e da lì, a cascata, c'è il prezzo dell'elettricità.

Vediamo l'andamento dei prezzi di gas e carburanti: occorre, a questo punto, svolgere alcune considerazioni anche sul prezzo dei carburanti. Noi stiamo attendendo i dati dell'Istat, che necessitano di alcune correzioni; recentemente, anche ARERA non aveva dati disponibili. In questo momento, ci basiamo sul riferimento al costo del gas grazie ai dati riportati dall'Agenzia delle accise, monopoli e dogane, che ha un database molto aggiornato. Per i prezzi del gas, i prezzi reali in importazione del gas naturale sono influenzati dalla vigenza di contratti a lungo termine, in alcuni casi pluridecennali, caratterizzati da prezzi che sono indicizzati e da volumi di importazione modulabili. Cosa succede? Nel marzo 2021, quindi un anno fa, il gas naturale si vendeva, come vi dicevo poc'anzi, a 20 centesimi per metro cubo, e il TTF, il mercato olandese di riferimento, aveva, in quel momento, un valore di 20 centesimi al metro cubo.

Quindi, c'era una certa coincidenza che, nel luglio del 2021, quindi da marzo a luglio, pochi mesi dopo, vedeva ancora il gas naturale a 20 centesimi per metro cubo e il TTF olandese a 40 centesimi. E fin qua, un fattore 2 fa abbastanza parte della dinamica di un mercato competitivo. A dicembre 2021 il gas naturale saliva a 50 centesimi per metro cubo, questo è il prezzo di importazione, e il TTF olandese era già a 1,2 euro, per arrivare a febbraio 2022, in cui il gas naturale era a 0,6 e il Dutch TTF era a 1,6. Quindi, per essere chiaro: in un anno, da marzo 2021 a marzo 2022, il costo dell'importazione è da 20 centesimi a 60 centesimi, la valutazione del mercato TTF, che fa il prezzo in Europa, a cui si aggancia il PUN, l'elettricità, eccetera, è andata invece da 0,2 a 1,6.

È evidente che questo aumento sia da guardare, perché è quello che ci sta creando l'aumento su tutta la filiera dei prezzi. A partire dai mesi di luglio e agosto del 2021, lo scostamento, quindi, tra il prezzo all'importazione e il prezzo osservato sui mercati mostra un divario che non ha precedenti, probabilmente - queste sono alcune considerazioni che ci ha fatto l'Agenzia - per via di un considerevole incremento del valore dei futures. Si tratta, con ogni probabilità, di dinamiche legate a contrattazioni a fini di hedging e probabilmente anche a qualche speculazione da parte di operatori finanziari.

È chiaro che stiamo pagando un prezzo che non ha nulla a che vedere con il costo della materia prima, e questa è una cosa che, in questo momento, è al vaglio di tutti gli Stati membri e della Commissione europea, perché sta danneggiando cittadini, imprese e competitività e sta frenando anche la ripresa dopo questo periodo tremendo del COVID, e, francamente, non ci voleva.

Per quanto riguarda i prezzi dei carburanti per autotrazione, vi è un'analoga correlazione tra prezzi dei contratti futures e prezzi all'importazione, vale per il greggio, però c'è una sostanziale coincidenza tra questi due valori per il gasolio e per la benzina, seppure, in alcuni casi, in minor misura. Si tratta di due prodotti principali acquistati dai consumatori finali e ha particolare interesse, anche qui, andare a vedere il prezzo alla pompa, che poi è quello che noi riscontriamo di giorno in giorno, al netto delle imposte.

Voi sapete che, nell'ultima settimana di marzo, dal 14 al 20 di marzo - l'ultima che abbiamo vissuto - , abbiamo fatto una media settimanale: la benzina era a 2,14, il gasolio a 2,12, il Gpl a 0,86. Nella settimana 10-14 marzo, la benzina è aumentata del 13 per cento e il diesel è aumentato del 21 per cento, però gli aumenti del prezzo del carburante riflettono solo in parte quelli del petrolio, che, dopo aver toccato 128 dollari l'8 marzo, è invece sceso a 98 nella stessa settimana. Quindi, la benzina saliva, il petrolio scendeva. C'è sempre un po' di ritardo: un adeguamento in salita è sempre molto rapido, quello in discesa è un po' più lento. Si osserva regolarmente che questo adeguamento è un po' ritardato.

Il costo della pompa della benzina si compone di diverse voci: la componente fiscale, che è fra le più alte d'Europa, è ben oltre il 50 per cento; c'è un'accisa fissa, pari a circa 0,72, 0,73 euro al litro, che, più o meno, è il 34 per cento del prezzo alla pompa; poi c'è l'IVA, che è il 22 per cento del netto (anche detto prezzo industriale) e il prezzo netto contiene la materia prima - il greggio -, che rappresenta il 35 per cento del prezzo finale. Quindi, se anche il greggio ha una grande oscillazione, questa oscillazione vale per il 35 per cento del prezzo alla pompa.

Ma ci sono anche altre voci, che, per esempio, riguardano i costi della raffinazione e i costi del trasporto. Se il carburante da autotrazione costa di più, portarlo costa di più; se il gas e l'elettricità costano di più, costa di più anche raffinare e, quindi, diventa un sistema complesso, per cui uno si ritrova con dei prezzi molto alti alla fine, che fanno sempre capo al prezzo del gas, al prezzo dell'elettricità. Ovviamente, poi dobbiamo sempre metterci che, probabilmente, forse qualcuno ci guadagna di più, però, in generale, la dinamica è abbastanza complessa ed è quella che vi ho appena detto.

Per mitigare l'incremento del Brent, quindi l'incremento della parte materiale - olio -, gli Stati Uniti e l'Unione europea hanno operato una oil release molto recente. Noi, in particolare, abbiamo contribuito con 2,04 milioni di barili, con l'obiettivo di ridurre il picco dei prezzi a cui stiamo assistendo. 2,04 milioni di barili non è molto, sono 277 mila tonnellate, a fronte di 8,8 milioni di tonnellate di riserva, però è stato un primo indicatore della comunità internazionale. Non è tanto la quantità totale che è stata rilasciata, quanto l'impatto di fare una oil release per cercare di controllare i prezzi.

Come sapete, adesso è appena partita la nuova disposizione dell'accisa mobile: laddove vi è un aumento del gettito IVA connesso all'aumento del carburante, questo gettito viene utilizzato per compensare una corrispondente riduzione delle accise, e questo dovrebbe dare questi 25 centesimi per litro di riduzione che è, al momento, per 40 giorni, perché è una cosa che viene fatta dinamicamente, ma, comunque, al momento, è la riduzione più grossa che abbiamo registrato in Europa. Certo, i prezzi sono saliti talmente tanto che tutti ci rendiamo conto che è un numero, in valore assoluto, abbastanza alto, in valore relativo, purtroppo, la crescita dei prezzi è esponenziale.

Misure per contenere l'incremento dei prezzi di energia elettrica e gas naturale. Il Governo e il Parlamento sono intervenuti, come ricorderete, negli ultimi trimestri, per attutire l'impatto dei rincari per 29 milioni di famiglie e 6 milioni di imprese, con un mix di misure per un valore che ha superato i 15 miliardi di euro in tre trimestri e che ARERA ha attuato per le componenti regolate che hanno permesso di: annullare transitoriamente gli oneri di sistema in bolletta per tutti i clienti, anche mediante destinazione del gettito delle quote di emissione di CO2 e impiegando fondi di bilancio per finanziare oneri non afferenti al sistema energetico; potenziare il bonus sociale delle famiglie che versano in gravi difficoltà economiche (agganciato all'ISEE), che, in virtù del provvedimento, hanno visto completamente compensato l'aumento tariffario (2,5 milioni di famiglie aventi diritto ai bonus sociali elettricità e 1,54 milioni di famiglie con bonus gas); riduzione dell'IVA sul gas destinato a usi civili e industriali al 5 per cento; introduzione di contributi straordinari sotto forma di credito d'imposta a favore di imprese energivore e imprese a forte consumo di gas naturale; introduzione di interventi a favore del settore dell'autotrasporto (qui siamo ancora nel decreto n. 17); inoltre, si è cercato di sostenere le esigenze di liquidità delle imprese particolarmente gravate dagli aumenti dei prezzi dell'energia e di intervenire sull'elettricità prodotta dagli impianti rinnovabili con potenza superiore a 20 chilowatt, particolarmente quegli impianti che usufruivano, ante 2010, di un incentivo fisso, circa 300 euro per megawattora, cui si sommava il costo esponenzialmente alto a cui si vendeva l'energia per via dell'agganciamento al prezzo del gas; da ultimo, con il decreto n. 21, il più recente, sono stati previsti ulteriori interventi per far fronte al rincaro energetico mediante il contenimento dei costi sostenuti per gasolio e benzina, quali la riduzione delle aliquote di accisa sulla benzina e sul gasolio impiegato come carburante e l'erogazione di un bonus carburante ai dipendenti, con una riduzione - come vi raccontavo poc'anzi - di 25 centesimi sulle accise dal 21 marzo al 30 aprile, per 40 giorni.

Poi, è stato sviluppato, a favore delle imprese che hanno subito aumenti dei costi di luce e gas superiori al 30 per cento, un contributo sotto forma di credito d'imposta, che è aumentato rispetto ai precedenti; è stato incrementato il credito d'imposta in favore delle imprese energivore e gasivore ed è stato esteso il bonus sociale elettricità e gas, elevando il limite ISEE da 8 mila a 12 mila euro (ARERA stima che di questo intervento potranno beneficiare ulteriori 1,2 famiglie, per un totale di 5,2 milioni di famiglie bisognose); quale misura per favorire la liquidità delle imprese è stata prevista la rateizzazione delle bollette per i consumi energetici sino a 24 mesi ed è stato istituito un apposito fondo di garanzia PMI; è stata, infine, prevista la cedibilità al sistema bancario del credito d'imposta, per un massimo di 3 cessioni, riconosciuto alle imprese energivore e alle imprese a forte consumo di gas naturale.

In parallelo, è stata avviata una discussione a livello europeo. Adesso vorrei fare una brevissima digressione. Tutto quello che avete sentito ha creato un nesso fra i decreti n. 17 e n. 21, è di natura essenzialmente fiscale e parafiscale ed è sostanzialmente immediato. Noi abbiamo pronte anche misure strutturali, però, come vi dicevo durante le fasi precedenti della presentazione, non possiamo, in un mercato complesso come quello dell'energia e del gas a livello europeo, prendere delle misure di capping o misure particolari in autonomia, come se fossimo un mercato autonomo, rischiamo semplicemente di perdere l'attrattività verso gli esportatori. Stiamo, giornalmente e attivamente, lavorando con la Commissione europea per studiare questi meccanismi di capping, che devono mettere d'accordo 27 Paesi, con istanze completamente diverse. Siamo a buon punto; ci dicono dalla Commissione che, entro fine mese, ci sarà la seconda parte della REPowerEU, quella che riguarda appunto l'import con regole generali e, sulla base di queste regole generali, che, sostanzialmente, introdurranno delle forme di calmierazione del mercato, di qualcosa di simile al price cap, regole che non permettano questi incrementi selvaggi dei costi, a quel punto sarà più facile mettere in campo anche le misure strutturali che devono essere, però, compatibili con la nuova normativa europea, perché, come vi dicevo sin dall'inizio, questo è un problema europeo, non lo possiamo trattare come un problema nazionale, anche se siamo un po' più deboli, perché, oggettivamente, il nostro energy mix ci ha indebolito e alcune scelte del passato non ci hanno reso particolarmente resilienti.

Quindi, è stata avviata una discussione a livello europeo sulle possibili misure strutturali, quella del REPowerEU. Queste contengono misure per mitigare l'impatto sui prezzi dei clienti residenziali e per le piccole imprese, e le regole per gli aiuti di Stato che consentano di far fronte agli elevati costi energetici delle imprese. È evidente che, in questo momento, le regole sugli aiuti di Stato non ci aiutano a dare una mano, soprattutto, ai grandi Paesi manifatturieri, perché possono essere confuse con aiuti di Stato. Capite bene che Italia, Germania, Francia, insomma le grandi manifatture sono le più interessate; tenete anche conto che Spagna e Portogallo hanno prevalentemente LNG e molta rinnovabile, altri hanno energy mix con due, tre specie diverse. Quindi, la soluzione non potrà che essere, come sempre succede, fra i 27, una soluzione di ragionevole compromesso, che dia a tutti la possibilità, però, di salvaguardare l'interesse nazionale in un frame, in un quadro energetico europeo. Come ricorderete - perché sono uscite note sui giornali -, si è parlato anche di misure per la tassazione degli extraprofitti delle energetiche. Nelle prime bozze europee - adesso vedremo se sarà confermato -, si parlava di 200 miliardi l'anno a livello europeo, l'utilizzo dei fondi ETS da destinare alla mitigazione dei costi dell'energia; noi l'abbiamo già fatto, in realtà, in Italia, se non sbaglio, 30 miliardi all'anno.

In questo contesto, il Governo italiano ha proposto misure strutturali che includono un price cap a livello europeo temporaneo sulle transazioni di gas naturale all'ingrosso. Questa misura, oltre a portare beneficio diretto ai consumatori di gas, porterebbe anche notevoli benefici sui prezzi del mercato elettrico all'ingrosso, perché, come vi dicevo in precedenza, gas ed elettricità sono strettamente collegati. Come illustrato, il prezzo marginale viene fissato, in molte ore, da generazione termoelettrica a gas, quindi, se controlliamo quello, abbiamo un beneficio importante. E, poi, stiamo discutendo, in maniera molto forte, il disaccoppiamento dei prezzi di vendita dell'energia prodotta da tecnologie rinnovabili. Capite bene che non ha molto senso che un megawattora di energia rinnovabile debba essere venduto a prezzi esageratamente elevati, indotti dal prezzo del gas, perché in questo momento, in primis, si tratta veramente di due energie diverse e, in secundis, questa regola di mercato vent'anni fa aveva senso, perché vent'anni fa il gas costava poco e, quindi, era utile agganciare le rinnovabili al gas, per accelerarne l'evoluzione, adesso, è il contrario, per paradosso, e quindi non ha alcun senso agganciare le rinnovabili al gas. Questo, come si suole dire è market design e non lo possiamo fare da soli, lo dobbiamo fare con i 27, è un'operazione europea, complessa.

Concludo, dicendo che in questo contesto le misure del PNRR contribuiscono in modo strutturale alla riduzione della dipendenza energetica e all'efficientamento del sistema. L'accelerazione delle rinnovabili elettriche, il rafforzamento dell'efficientamento energetico, la diffusione del biometano, ma persino i recentissimi bandi che hanno avuto grande successo - vi anticipo, se ricordo bene, 4 volte il budget messo a gara, di progetti nuovi -, sono tutte cose che contribuiscono al risparmio energetico. Solo, per esempio, la circolarità riguarda, in larghissima misura, le filiere energivore; quindi, riuscire a potenziare la circolarità delle filiere energivore è di per sé un risparmio e questo per noi è fondamentale per confermare che manteniamo la rotta al 55 per cento, acceleriamo le rinnovabili, dobbiamo garantire la resilienza e la sicurezza e i 29 miliardi di metri cubi di gas li portiamo a casa senza variare le nostre Missioni e, pregando che non succeda nulla sugli scenari di guerra e che questa cosa orrenda che sta succedendo si calmi, si chiuda il prima possibile, potremmo passare indenni questo periodo, sia pure con qualche sacrificio, qualche scossone e continuare la nostra rotta alla decarbonizzazione, da un lato, ma anche la nostra rotta di crescita economica, dall'altro (Applausi).

(Interventi)

PRESIDENTE. Passiamo agli interventi dei rappresentanti dei gruppi e delle componenti politiche del gruppo Misto.

Ha chiesto di parlare il deputato Davide Crippa. Ne ha facoltà.

DAVIDE CRIPPA (M5S). Grazie, Presidente. La ringrazio, Ministro, per la sua spiegazione rispetto a un problema che sta attanagliando tutta l'Italia e di cui, purtroppo, non vediamo nemmeno una prospettiva, nell'immediato, di ristori e di salvezza.

Partiamo da un dato: il primo passaggio, importante, che il Governo ha fatto anche nello scorso decreto - l'ultimo varato - è sicuramente un passo importante, avanti e anche in anticipo rispetto alle misure europee; si è dato ovviamente una sorta di contributo di solidarietà, chiamiamola tassazione degli extraprofitti e si è messo finalmente un puntino sul fatto che c'è qualcuno che nel semestre che va da ottobre 2021 a marzo 2022 ha fatto profitti stellari, che sono sotto gli occhi di tutti, degli azionisti che a fine anno si sono ritrovati con bilanci delle società energetiche mostruosamente più alti rispetto a ogni previsione. Il Governo, però, ha fatto una misura da 4,4 miliardi, insomma, così si era contato, circa; e se quello è il 10 per cento, se tanto mi dà tanto, in 6 mesi, queste compagnie hanno fatto 44 miliardi e, se tanto mi dà tanto, estremizzo, in 12 mesi ne avrebbero fatti 88. Allora, potenzialmente, l'intervento che il Governo ha varato, del 10 per cento è molto limitativo e non va a recuperare il danno causato ai cittadini, alle imprese e alle famiglie italiane. Il Governo ha stanziato diversi miliardi, 15 ultimamente e se aggiungiamo i 4 di adesso siamo quasi a 20 miliardi, per coprire il delta di prezzo con quello che è il costo dell'energia maggiore rispetto all'anno precedente; era 60 il delta fino a qualche tempo fa, se andiamo a considerare gli ultimi mesi, probabilmente arriviamo a 80, guarda caso, quasi il risultato quel calcolo, banale, che ho fatto pochi minuti fa.

Allora, Ministro, le chiedo: in attesa della negoziazione europea, non c'è proprio nulla che noi possiamo fare per abbassare l'indicizzazione di quei prezzi? Siamo andati a vedere l'indicizzazione madre, quella del mercato di maggior tutela del gas, che riguarda milioni di consumatori, oggi, avvolti in questa “aurea di protezione” di una tariffa cosiddetta regolata, dove, cioè, lo Stato e l'Autorità dovrebbero - utilizzo il condizionale, perché, poi vi dirò, nei dati reali ciò mi sembra molto lontano dall'attuazione - tutelare il consumatore, e non le imprese di fornitura.

In questo principio oggi noi siamo davanti a un passaggio estremamente importante; andando a vedere, come diceva anche poco fa il Ministro, l'indicizzazione del TTF rispetto a quello che è il reale costo di importazione, dato Istat; quindi, paragoniamo i dati Istat, anche rivisti dopo che li hanno riaggiornati, e stiamo parlando del doppio del prezzo; cioè il costo di importazione è 40, il costo del TTF è 80. Perché le tariffe di maggior tutela del gas sono state indicizzate anche in questo periodo al TTF? È proprio così vero che l'Autorità ha le mani legate da doversi per forza regolare sul TTF? No, è un'indicazione di prezzo quella che si dovesse raccordare ai mercati europei, non è un obbligo di legge; è un'indicazione che si sono dati in un sistema di regolamentazione interno, ma i provvedimenti su cui si basa sono ben altri, cioè l'indicazione dovrebbe essere quella di abbassare i costi ai consumatori, non di alzarli!

Guardando alle relazioni dell'Autorità negli ultimi cinque anni abbiamo visto che i contratti di importazione del gas a venti e a trent'anni di durata sono il 70 per cento! Quindi, stiamo raccontando al Paese che tre quarti dei contratti sono di lungo periodo e, allora, perché la maggior tutela e i clienti finali sono invece approvvigionati casualmente all'altro ieri? Questa è una follia ed è un principio che non rispecchia il mandato dato all'Autorità! L'Autorità deve riconoscere il prezzo realmente sostenuto dalle imprese, non quello fittizio, non quello speculativo, come lei ci ha portato poco fa (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)!

Guardate che tra pochi giorni, mancano circa sei, sette giorni, l'Autorità rifarà il prossimo trimestre. Abbiamo davanti cinque giorni in cui l'Autorità, ancora una volta, potrebbe scegliere un meccanismo sbagliato, perché nell'ultimo trimestre possiamo andare a vedere che statisticamente il TTF, rispetto all'andamento del reale costo del gas, è stato allineato fin verso ottobre, poi, ha incominciato a salire, da dicembre è schizzato, ma noi non possiamo sempre star fermi e dire: va beh, fino a quando non me lo dice nessuno, io non faccio nulla. Io non credo che un Paese, oggi, in emergenza nazionale energetica, non possa pretendere dall'Autorità un atteggiamento diverso e, se proprio dopo, davvero, scopriamo che c'è un apparato normativo così granitico - a me non sembra, ma se è così – potremmo forse, dire: cara Autorità, se hai così tanto le mani legate, allora fissiamo noi, come Governo, un prezzo di approvvigionamento del gas e te lo mandiamo per calcolare la tariffa. Perché scopriamo oggi che dobbiamo fare un decreto per farci dare i contratti di fornitura del gas, cosa ovvia, tra l'altro, che l'Autorità aveva; prima del 2013 i prezzi venivano fatti sui contratti reali, oggi non è immaginabile che un'Autorità di regolazione dei prezzi - che deve quindi dire al consumatore: okay, questo prezzo è congruo, è efficiente e rispecchia il reale valore - non abbia quei contratti in mano, perché sulla base di cosa rispecchia il reale costo?

Allora, Presidente, io veramente chiedo al Governo di agire con ancora più urgenza. Credo che questo sia un tema estremamente comune, l'ho visto anche oggi durante un'audizione con l'Autorità in Commissione attività produttive; serve indicizzare diversamente il prossimo trimestre, cerchiamo di lavorare tutti sulla modalità, se l'Autorità ha le mani legate, così come sostiene, cerchiamo di togliergli questo nodo, questa difficoltà, e cerchiamo di indicizzare questo prezzo. Perché qualsiasi miliardo che noi possiamo mettere a copertura viene vanificato da questo prezzo; se noi abbiamo messo tre miliardi, probabilmente ne potevamo mettere uno e mezzo, se il prezzo veniva dimezzato così come abbiamo indicizzato diversamente, e non è che quel miliardo e mezzo rimaneva nelle tasche di qualcuno, veniva ridistribuito su altri meccanismi, aumentava il sostegno alle famiglie! Oggi, stiamo dicendo che, forse, gli italiani per il prossimo trimestre non avranno aumenti. Ben venga, siamo al 150 per cento rispetto a settembre, non è una giustificazione possibile! Se c'è un meccanismo di calcolo che possiamo cambiare, dobbiamo cambiarlo, perché siamo per la prima volta in questo Paese in emergenza nazionale energetica.

PRESIDENTE. Concluda, onorevole.

DAVIDE CRIPPA (M5S). Allora: condizioni straordinarie, azioni straordinarie di conseguenza. Concludo, Presidente; noi dobbiamo veramente una risposta alle famiglie e alle imprese, perché nell'ultimo decreto abbiamo alzato, sì, la soglia da 8 a 12 mila euro per il reddito ISEE di contribuzione, però tutte quelle famiglie che si sono trovate 900 o 1.000 euro e che magari non rientrano nella fascia sotto i 12 mila euro, si trovano 900 o 1.000 euro di gas da pagare immediatamente! Stiamo parlando di una condizione assolutamente difficile da sostenere. Poi ci saranno le bollette che arriveranno dopo, che sono quelle di febbraio o di marzo. Allora cerchiamo sin da subito di mettercela tutta per cambiare questo sistema di indicizzazione del prezzo, perché altrimenti la speculazione, Ministro, va avanti. E se poi dopo, con i contratti alla mano, che il Governo con l'ultimo decreto si farà dare, dovessimo scoprire che da gennaio c'è qualcuno che ha guadagnato il 40, 50 per cento perché i suoi costi reali erano contratti di lungo periodo (20-30 anni), ce li facciamo mandare indietro? E se sì, a quel punto vorrei capire come, perché altrimenti sarebbe veramente scorretto mantenere questo sistema di indicizzazione (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Lucchini. Ne ha facoltà.

ELENA LUCCHINI (LEGA). Grazie, Presidente. Signor Ministro, colleghi, lo scenario al quale stiamo assistendo, impensabile fino a poco più di due anni fa, sta mettendo in ginocchio famiglie e imprese italiane. Due anni di pandemia - seguiti dapprima dal rincaro delle materie prime, denunciato più volte dalla Lega attraverso interrogazioni e una risoluzione presentata in Commissione già nei primi mesi del 2021, e più tardi dal rincaro del prezzo del gas e conseguentemente dell'energia, occorso e denunciato, anche in questo caso, sempre dalla Lega già a settembre dello scorso anno - stanno inevitabilmente avendo ricadute pesanti sull'economia del nostro Paese e generando sconforto tra i cittadini.

Oggi desideriamo ringraziarla, signor Ministro, per aver dato finalmente uno shock ad una classe politica talebana, che ha fatto dell'ideologia ambientale e dei troppi “no” a tutto, la propria bandiera politica (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier)!

Dopo anni di miopia in campo energetico, oggi ci ritroviamo a pagare il prezzo di quelle scelte dettate da scarsa conoscenza della materia e dalla presunzione di chi pensava che bloccare tutto, senza proporre alternative, potesse essere la soluzione ad ogni problema. Può andare bene per un po', ma prima o dopo la verità viene a galla e la realtà soccombe.

La transizione ecologica non la si mette in atto dall'oggi al domani, spegnendo e accendendo un interruttore. Si chiama transizione, per l'appunto, perché avvia un cammino da dover percorrere, ma per farlo serve conoscenza, pragmatismo e confronto costante con il mondo delle imprese, che, a causa di questo ideologismo, ormai vive quotidianamente di incertezze, con la paura che le regole che valgono oggi, domani possano essere completamente stravolte.

Tornando a noi, in un solo ventennio la nostra capacità produttiva di gas si è ridotta da 15 miliardi di metri cubi a soli 3 miliardi. Nulla di strano, se si pensa che fino all'altro ieri il gas era visto come il male assoluto da una certa parte politica che oggi pare aver scordato di essere l'artefice di questo declino. Siamo così diventati “estero dipendenti” un po' per tutto. Questo vale anche per il gas, oggi importato per il 38 per cento dalla Russia, rendendoci più vulnerabili alle condizioni geopolitiche del momento.

Bene, quindi, signor Ministro, che lei abbia preso in mano la situazione e con coraggio abbia fissato un cronoprogramma di interventi di breve, medio e lungo termine, per mettere dapprima una pezza allo scempio che si è ritrovato, suo malgrado, a dover gestire, e poi un lungimirante piano di azione per rendere questo nostro Paese indipendente sul piano energetico. Bene, quindi, l'incremento di 2,2 miliardi di metri cubi di gas in Italia, che ci porterà a circa 5,5 miliardi di produzione nazionale. Bene l'aumento dello stoccaggio al 90 per cento per assicurarci le riserve per il prossimo inverno. Bene anche avere opzionato rigassificatori galleggianti, che potrebbero convogliare dai 16 ai 24 miliardi di metri cubi di gas. Bene, ancora, avere avviato interlocuzioni con altri Paesi per diversificare l'approvvigionamento di gas, ridurre e gradualmente eliminare la dipendenza di importazioni dalla Russia.

Il Governo ha stanziato più di 20 miliardi di euro, se consideriamo i 16 miliardi contenuti nei provvedimenti precedenti e i 4,4 miliardi dell'ultimo “decreto taglia-prezzi”, presentato proprio venerdì scorso, nel quale viene ridotto di 25 centesimi il costo del carburante: uno sforzo ingente, sicuramente, ma ancora troppo poco per contrastare i rincari folli di luce e gas. Serve fare di più e serve fare in fretta, perché tante famiglie italiane si sono ritrovate a pagare bollette di luce e gas da capogiro, aumentate di 3, 4, 6 volte tanto, contemporaneamente al rincaro dei generi alimentari e dei carburanti, insomma quella che potremmo definire la tempesta perfetta!

Signor Ministro, le chiediamo di portare la nostra voce in Europa e contrastare le speculazioni messe in atto da quei mercati interessati solo a fare profitto, a scapito di operatori e cittadini. Ha fatto bene e ha avuto una certa fermezza nel denunciare questa situazione, definendola una truffa, perché di questo si tratta. Non sarà facile, e ce ne rendiamo conto, ma confidiamo in lei affinché si riesca a fissare un price cap europeo, un tetto massimo alle transazioni di gas naturale. Se oggi consideriamo che l'Europa è pressoché l'unica ad essere dotata di gasdotti ed acquista i tre quarti di gas presenti a livello mondiale, è plausibile pensare che, se ci si muove in sinergia come Unione europea, si possa strappare un prezzo migliore, fissare quindi un tetto massimo di spesa e dettare le regole del mercato. Questo in considerazione del fatto che la Cina non possa essere considerata un'alternativa credibile all'Europa, ovvero non possa sostituirla per l'acquisto potenziale di gas naturale, in quanto, ad oggi, dispone di un solo gasdotto che la collega alla Russia: troppo poco per convogliare ben 155 miliardi di metri cubi di gas, che oggi arrivano nel nostro continente dalla Russia. Alla Cina servono anni per realizzare nuove infrastrutture e, quindi, noi avremo tutto il tempo necessario per sviluppare il nostro energy mix e renderci indipendenti.

Fissare a un tetto massimo il prezzo del gas significherebbe abbassare conseguentemente i costi energetici e portare una boccata di ossigeno per tutti. A tal proposito, è necessario sganciare contemporaneamente, come diceva poc'anzi, il prezzo del gas da quello dell'energia elettrica da fonti rinnovabili, un accoppiamento studiato a suo tempo per convenienza economica, ma oggi è il contrario: visti i rincari del gas, rappresenta una tegola, che occorre quanto prima superare.

Da ultimo, è imprescindibile guardare oltre, verso nuove fonti energetiche che possano garantire un ampio mix energetico, non solo fotovoltaico ed eolico, che lei sa bene non essere sufficiente, ma anche idroelettrico, geotermico, le biomasse e la ricerca del nucleare pulito e sicuro di ultima generazione, così come già avviato da altri Paesi.

Siamo consapevoli, Ministro, delle difficoltà che ha trovato e troverà ancora lungo il suo percorso, ma anche del suo impegno e dell'onestà con la quale sta affrontando il suo mandato. Continui così, la Lega sarà al suo fianco (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Nardi. Ne ha facoltà.

MARTINA NARDI (PD). Grazie, signor Presidente. Grazie, signor Ministro, di averci reso questa informativa quest'oggi, perché quando si parla al Parlamento, si parla al Paese, e il Paese ha tanto bisogno di sentire le parole che oggi lei ci ha raccontato, di capire cosa sta succedendo e le motivazioni di un aumento oggettivamente fuori da ogni prospettiva. Nessuno di noi lo immaginava, ma, del resto, nessuno di noi immaginava anche una guerra alle porte della nostra Nazione, alle porte dell'Europa, una crisi pandemica che comunque trascina la sua coda e oggettivamente gli effetti della guerra, gli effetti anche e soprattutto determinati dalle sanzioni, che ci consegnano una situazione gravissima. Lei ha fatto bene a sottolinearlo, perché questa è una situazione gravissima, che non si è mai verificata e quindi è doveroso e giusto che il Parlamento non solo si interroghi, ma soprattutto spenda tutte le sue energie al fine di trovare soluzioni di piccolo, di medio e di lungo termine, e penso che lei, quest'oggi, le abbia in qualche modo provate a delineare. Ma io vorrei contribuire, diciamo così, al ragionamento di quest'oggi. L'onorevole Crippa, or ora, ha raccontato giustamente dell'audizione che questa mattina si è svolta in Commissione con ARERA. Giustamente, ha posto il tema dell'indicizzazione dei prezzi: questa è un'altra partita che dobbiamo provare a giocare, anche partendo dai provvedimenti che abbiamo in corso: oggi il “decreto bollette” alla Camera e il nuovo decreto che andrà in Senato.

Signor Ministro, lei ha fatto molto bene a sottolineare che il problema è complessivo e generale, non siamo soli purtroppo in questa disavventura, ma tutti i Paesi europei vivono questa grande sofferenza. Io, l'altra settimana, ero a Parigi, la benzina costava quanto in Italia e ascoltavo le lamentele nei luoghi della discussione pubblica, dei decisori politici e la preoccupazione dei decisori politici anche degli altri Paesi europei, perché senza energia non ci sono le aziende e senza le aziende non c'è il sistema Paese, non c'è l'Europa, non c'è, come dire, la grande capacità manifatturiera che noi esprimiamo.

Allora, è stato giusto, è stato giustissimo mettere in conto e impiegare, in questi mesi, risorse molto ingenti. Le ricordo: 1,2 miliardi nel terzo trimestre del 2021; 3,5 miliardi nel quarto trimestre del 2021; 5,5 miliardi nel primo trimestre del 2022; 5,5 miliardi nel “decreto Energia”, che è, appunto, oggi alla Camera, per un totale, come diceva lei, di 15,7 miliardi, a cui dobbiamo aggiungere il nuovo decreto che avete varato da pochissimo.

Però - diciamo anche un po' provocatoriamente, ma anche veramente per aprire una discussione tra di noi - mi chiedo se sia corretto continuare o, meglio, se facciamo bene, perché chiaramente andiamo incontro alle famiglie, soprattutto a quelle a più basso reddito, e alle imprese, alle piccole e medie imprese che sono in grande sofferenza, ma questa non può essere la prospettiva. In altre parole, noi non possiamo mettere in campo costantemente decreti che elargiscono ristori e sostegni e non possiamo neanche pensare di continuare a fare spostamenti di bilancio indebitando le future generazioni in funzione del fatto che diamo sostegni e ristori, perché se è giusto porre attenzione soprattutto ai più deboli, di tutto il sistema, quindi dalle imprese alle famiglie, è altrettanto evidente che abbiamo bisogno di mettere in campo operazioni strutturali, perché altrimenti questi 20 miliardi, sono andati via, sono volati e non li abbiamo visti. Anzi, dico di più: non li hanno visti neanche gli italiani, perché non hanno, in qualche modo, goduto del beneficio del risparmio, ma semplicemente della uguale spesa. Quindi, oggettivamente nell'impatto con le famiglie e con il Paese non c'è questa consapevolezza anche di queste grandi risorse che noi abbiamo messo in campo. Allora molto probabilmente abbiamo bisogno di costruire delle operazioni che lavorino sul dare strutturalità, come in parte - anzi, in gran parte - ha delineato lei.

Però, mi voglio soffermare anche su altre questioni, cioè sulla questione del minor consumo, perché noi abbiamo tutti edifici estremamente energivori. Noi abbiamo una qualità abitativa pessima dal punto di vista del consumo energetico. Allora, abbiamo provato a mettere in campo un'operazione importante e costosa, anche con tante problematiche, come quella del 110 per cento. Non è quella, non vi piace: cambiamola, però il tema rimane. Ossia, rimane il tema di come possiamo mettere in campo e far funzionare una quantità di denari in funzione del fatto di rendere meno energivore le nostre abitazioni ma anche le nostre imprese - le nostre imprese! -, così come è importante e fondamentale lo sviluppo delle rinnovabili, di tutte le rinnovabili. Però anche sulle rinnovabili penso dobbiamo fare un ragionamento, perché non possiamo pensare che si dice rinnovabili e poi si fa finire l'incentivo del 110 tra un anno, perché è del tutto evidente che non sei credibile in quel progetto. Allora, abbiamo bisogno di un progetto Italia vero che incroci l'Europa, che incroci, come dire, il futuro.

Allora - e concludo, perché ho consumato il mio tempo; volevo dire tante altre cose e non ho il tempo - io penso che da questa crisi, che è fortissima, si possa uscire in tanti modi, però ci sono prevalentemente due modalità: o si esce guardando al futuro, quindi correndo verso la transizione, accelerando quel processo, perché così si incrocia, nel futuro, l'impossibilità di trovarci in una situazione di questo tipo in relazione alle cose che lei giustamente ha ricordato e ha detto, con lo sviluppo della TAP, con i rigassificatori, insomma con tutte le cose che giustamente ci ha raccontato quest'oggi, e si va nella direzione di spingere l'acceleratore e, quindi, di portare il Paese Italia veramente verso la transizione, quindi, una transizione accelerata; oppure si decide, in qualche modo, di spaventarsi e quando uno si spaventa - succede nella vita e succede anche in politica - ha un atteggiamento di guardarsi all'indietro e stare nelle sue comodità e, quindi, magari guardando a modalità che oggi non sono compatibili con il futuro.

Noi puntiamo sul futuro, noi puntiamo sull'Europa (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Squeri. Ne ha facoltà.

LUCA SQUERI (FI). Grazie, Presidente. Signor Ministro, intanto esprimo l'apprezzamento per l'intervento che ha fatto, dove si evidenziano le iniziative che il Governo intende mettere in campo per contrastare questa crisi energetica, crisi energetica che vede il suo apice adesso con la crisi ucraina, ma che, in realtà, aveva segnali strutturali anche precedentemente. Per cui, è una crisi energetica che deve ricordarci ancor più quali sono i due obiettivi da raggiungere al più presto possibile: il primo è quello della diversificazione degli approvvigionamenti del gas; il secondo è l'incremento delle fonti rinnovabili.

Noi veniamo da anni dove c'è stata una disattenzione, una incoerenza di politica energetica che ha fatto sì che questi due obiettivi si siano allontanati, invece, che avvicinati. Mi riferisco al “no” alle trivelle, al “no” al nucleare, al “no” ai rigassificatori, al “no” ai termovalorizzatori, al “no” al TAP, al “no” alla valorizzazione delle bioenergie, nello specifico, per la mobilità i biocarburanti, per il termico le biomasse. Dunque, tutti “no” che hanno reso difficile contrastare in maniera efficace questa crisi.

Avvicinandoci al tema della crisi ucraina, non dimentichiamoci altri incoerenze. Nel 2014, quando ci furono le prime sanzioni contro la Russia per l'invasione in Crimea, noi - e per noi intendo l'Europa - importavamo il 30 per cento di gas, mentre, adesso, invece di averla diminuita, abbiamo aumentato al 40 per cento l'importazione del gas. Per non parlare poi della produzione interna del gas. Noi abbiamo un grande patrimonio di gas, sia su terra, sia nel mare e siamo passati da 20 miliardi di metri cubi prodotti nel 2000 ai 3 miliardi prodotti l'anno scorso. Per cui, abbiamo tanto da fare.

Per venire nel merito degli ultimi due decreti che il Governo ha emanato - il primo è stato il 1° marzo; il secondo è quello di ieri - per contrastare i costi dell'energia e per dare sviluppo all'economia, devo dire che si è fatto tanto. Bene l'azzeramento degli oneri di sistema, bene la riduzione delle accise sui carburanti, bene il credito d'imposta per le famiglie e per le imprese (anche e soprattutto per le imprese energivore), bene il bonus sociale gas e luce, bene il supporto ai settori come l'autotrasporto, la pesca e l'agricoltura. Però, signor Ministro, noi non possiamo non esprimere perplessità, mi faccia dire forti perplessità, perché mentre il decreto precedente, quello del 1° marzo, è coperto da risorse certe che si sono trovate nel bilancio dello Stato, quest'ultimo decreto si basa sulla teoria degli extraprofitti. Noi veniamo già da un'esperienza per cui questa teoria connessa alle aziende energetiche è stata bocciata dalla Corte costituzionale (si ricorderà la Robin Hood-tax). La Corte costituzionale bocciò quell'intervento, perché era viziato dall'incongruenza per cui si era considerato - leggo - “(…) l'intero reddito dell'impresa, mancando del tutto la predisposizione di un meccanismo che consenta di tassare (…) solo l'eventuale parte di reddito suppletivo connessa alla posizione privilegiata (…)”.

La perplessità che noi abbiamo è che, in questa logica dell'extraprofitto, utilizzando il sistema della comparazione dei semestri di denuncia IVA, aumenta ancora di più la possibilità di queste incongruenze, perché a me viene difficile pensare che non ci sia il rischio che le aziende per cui l'extraprofitto è immaginabile, cioè le aziende che producono il gas, le aziende che producono energia tramite fonti rinnovabili, possano rientrarci. Magari ci saranno aziende che, con questo meccanismo, non verranno incluse e ci saranno, invece, tante centinaia di aziende che, semplicemente, vendendo corrente elettrica o gas, magari si ritrovano dentro. Chiaramente, quale sarà il loro passo? Fare ricorso alla Corte costituzionale e vedere che la Corte costituzionale che boccia anche questo provvedimento. Per cui, con forza noi chiediamo e ribadiamo la necessità di uno scostamento di bilancio. Il Presidente Draghi ha parlato di debito buono e di debito cattivo. Questo non sarebbe solo un debito buono, è un debito necessario, perché, in una situazione così critica, ci vuole un intervento poderoso per cercare di affrontare i problemi legati alle famiglie e alle imprese. Ribadisco che ci aspettiamo che il Governo, magari tornando dall'Europa, prenda la decisione di uno scostamento di bilancio con cui davvero intervenire in maniera ancora più efficace.

Concludo il mio intervento - signor Ministro, me lo lasci fare – con il discorso del costo della benzina. Il costo della benzina è il più trasparente che si possa avere, in termini di componenti. Abbiamo le tasse, le accise e l'IVA, abbiamo il costo del prodotto, che è una quotazione internazionale che viene fissata da borse internazionali, e poi abbiamo i costi di logistica, trasporto, distribuzione e marketing, costo che, complessivamente, varia tra i 15 e i 20 centesimi, rispetto al prezzo di 1 euro e 80 centesimi o di 2 euro e oltre dei giorni scorsi. La prova che non c'è alcuna truffa in Italia sul prezzo della benzina la fornisce il fatto che, se noi togliamo le tasse da questo prezzo alla pompa, il prezzo italiano è il più basso in Europa. Se poi ci mettiamo le tasse, ecco che diventa il primo in Europa. Detto questo, non posso non stigmatizzare anche quello che sta succedendo - fatemi dire - a quei poveri cristi che gestiscono la rete distributiva, che sono a contatto con milioni di automobilisti e che si vedono magari accusare di questo aumento alla pompa della benzina, con denunce alla Procura della Repubblica e ispezioni della Guardia di finanza che, anche oggi, stanno avvenendo. Penso che questo sia il modo peggiore per dare una mano a chi, ogni giorno, cerca di portare avanti un'attività sempre più difficile e sempre meno florida dal punto di vista dell'esito finale (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente)

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Foti. Ne ha facoltà.

TOMMASO FOTI (FDI). Signor Presidente, quando, come Fratelli d'Italia, le abbiamo chiesto, perché sarebbe stato opportuno, che il Governo rendesse comunicazioni e non un'informativa, lo abbiamo fatto per evitare di parlare più a sedie vuote che a sedie occupate. Se non altro, perché, come lei sa, la comunicazione si conclude con un atto di indirizzo. Ci pare che questo atto di indirizzo non sia solo quello che domani si darà al Presidente Draghi per andare in Europa. Occorreva, infatti, un atto di indirizzo anche nei confronti del Ministro Cingolani, perché, se abbiamo ben compreso il tenore delle dichiarazioni rese prima da chi ci ha preceduto, ci siamo scoperti improvvisamente essere noi la maggioranza e tutti gli altri l'opposizione (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Non ce n'è stato uno che abbia suonato la stessa musica, Ministro. Non parlo di coloro i quali l'hanno segnalata - si dice - come Ministro e poi hanno pensato bene di spararle addosso, dal giorno dopo della sua nomina a Ministro. Noi siamo abituati - siamo gente abbastanza diretta - a dire le cose come stanno: questa situazione è figlia del muro dei “no”, dei “no” a tutto, dei “no” alla realtà che si stava prefigurando. Queste crisi - lei lo sa e me lo insegna - sono cicliche. Il problema è che alle crisi cicliche bisogna dare risposte di sistema, non bisogna aspettare che si verifichino per studiare le risposte da dare. Ho letto molto attentamente la sua informativa resa al Senato e c'è il quadro delle nostre disgrazie, c'è tutto: c'è il fatto che, nel 2001, in questo Paese si producevano 15 miliardi di metri cubi di gas e, nel 2021, siamo arrivati a 3 miliardi e nessuno ha detto nulla, nessuno ha protestato.

Non abbiamo visto gente che andasse in piazza per questo motivo, perché gli si è data l'illusione che anche così saremmo andati bene, che non c'erano problemi. Così è stato per tante scelte. Quanto alle rinnovabili, signor Ministro, un giorno potremo conoscere anche i costi assistiti di queste rinnovabili (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)? Perché anche di questo bisogna parlare, una volta tanto. Noi non diciamo che non vanno bene ma, quando lei ci ha parlato di speculatori, ci è venuta in mente anche una cosa che, infatti, fa parte di uno dei punti che lei ha toccato. Riguardo a questa speculazione, che, in una prima interpretazione dei giornali, che è quella che ha fatto titolo, era tutta speculazione italiana, lei poi ha fatto un'agenzia ANSA, non ripresa da nessuno, nella quale ha detto: scusate, a dire il vero io mi riferivo a quanto accade in Olanda. Probabilmente, il title transfer facility sono in pochi a sapere come funzioni e perché c'è. Tutti hanno pensato, allora, che gli speculatori fossero italiani e bisognasse tirar fuori i nomi degli speculatori italiani. Se proprio dobbiamo dire di un'anomalia italiana, riguardo a quel tema di cui lei ha parlato giustamente - e io condivido - e che molti ritengono di bypassare, anche nella discussione di oggi, cioè il disaccoppiamento dei prezzi di vendita dell'energia prodotta dalle tecnologie rinnovabili rispetto alla produzione termoelettrica, vorrei far presente che in questo momento il divario è di 1 a 3, come costi, ma la rendita è esattamente la stessa, come incasso. Allora, tra gli extraprofitti e gli extra-approfittatori vorremmo capire da che parte sta qualcuno qui dentro (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

Signor Ministro, le dico di più. Lei oggi l'ha accennato, ma non ha evidentemente affondato: quando si parla di energy mix, si può sapere questa maggioranza che idea abbia al riguardo? Io non citerò noti estremisti di destra, citerò due studiosi che, magari, non saranno simpatici a qualche dirimpettaio, ma poco rileva. Secondo Filippo Andreatta, non si può avere nello stesso tempo l'indipendenza energetica, prezzi bassi dei combustibili e transizione alle rinnovabili; bisogna scegliere, tutto qui. Secondo Lorenzo Forni, i costi della transizione energetica sono stati largamente sottovalutati, meglio accorgersene per tempo. Questi appunti, che ci vengono dal mondo della cultura e dal mondo dell'economia, dovrebbero far riflettere una classe che vuole essere una classe dirigente e non una classe autoassolvente e farle dire: dato che abbiamo sbagliato, vogliamo continuare a sbagliare anche per il futuro o vogliamo ragionare secondo le regole e le logiche della scienza e della ricerca (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)? È molto bello continuare a ricordare che i 15 miliardi che sono stati dati - come diceva prima la collega presidente della X Commissione, ora assente - non sono stati percepiti. È vero che non sono stati percepiti però, signor Ministro, non lo sono stati per un unico motivo. Infatti, se noi li diamo - e continuiamo a dare miliardi - ma non troviamo mai la soluzione al problema, diventerà una catena infinita, ci impiccheremo a quei miliardi senza aver dato una risposta di sistema (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

È pur vero che una volta ci è stato detto: cosa succede nel sistema delle famiglie e delle imprese? Il sistema delle famiglie e delle imprese sta subendo uno tsunami. Le imprese pagano oggi 37 miliardi di bollette rispetto all'8 per cento, famiglie e imprese sono alla canna del gas ma non lo possono usare perché costa troppo, questo è il problema!

Signor Ministro, noi le diciamo, da destra di opposizione, venga con un documento, si assuma la responsabilità di portare all'attenzione del Parlamento un documento da votare per le prospettive, perché lei ha detto, al Senato “lascerò in eredità 5 paginette per il futuro”. Mi permetto di lanciarle una sfida: quelle 5 paginette servono oggi, perché fra un anno potrebbe essere troppo tardi (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Fregolent. Ne ha facoltà.

SILVIA FREGOLENT (IV). Signor Presidente, signor Ministro, Italia Viva la ringrazia per la sua puntuale analisi, con parole di verità e anche con una denuncia che viene da lontano. A settembre 2021 lei venne alla nostra scuola di formazione politica, a Ponte di Legno, e in tempi non sospetti - non si parlava ancora del caro energia come si fa adesso - lei denunciò un possibile caro energia, dando la colpa alla mancanza di un mix energetico nel nostro Paese. Raccontò che nel 2000 si estraevano 17 miliardi di metri cubi di gas e nel 2022 più o meno 3,4; che questo non è servito alla decarbonizzazione del Paese, ma, anzi, abbiamo soltanto preso più gas dalla Russia. Disse che in Europa si stava avviando, per la tassonomia verde, il concepimento di nucleare come energia green. Queste parole di verità le costarono molto, perché fu subito criticato dal mondo degli ambientalisti e anche da alcune forze politiche, che le rammentarono che il nostro Paese aveva detto due volte no al nucleare.

In realtà, il suo ragionamento era molto più profondo e sottile: se l'Europa ammette il nucleare di quarta generazione come energia green, l'Italia deve stare dentro quel sistema, che produrrà quel tipo di energia e poi deciderà se fare o meno gli impianti nucleari, ma intanto stiamo in quel know-how tecnologico. Signor Ministro, lei mi ricorda una persona a me molto cara, a noi molto caro, il nostro leader Matteo Renzi, per il fatto di dire le cose prima del tempo. Sicuramente non le porta simpatia, però almeno le evita voli pindarici tardivi, come vedo, in queste settimane, fare da alcune forze politiche.

Rammento, così, per chi è dotato di poca memoria, perché ascolto sempre molto volentieri il collega Foti e spesso mi trovo d'accordo con alcune sue analisi: non è vero che in questo Paese nessuno ha detto niente. Nel 2014 il presidente Renzi era seduto in quei banchi, all'epoca c'era già la guerra in Crimea, Russia e Ucraina, esattamente come oggi, e disse: è una follia pensare che tutto il gas debba venire da Est a Ovest, bisogna diversificare i soggetti da cui prendere il gas. Facemmo la TAP. Questo sa che cosa ha determinato? Che l'allora, e anche attuale, presidente della regione Puglia facesse le manifestazioni contro il segretario del proprio partito, perché all'epoca Renzi era anche il segretario del PD, ma non solo, che forze politiche ci contestavano talmente tanto che la Vice Ministra Bellanova fu costretta ad avere la scorta, per minacce di morte. Oggi si parla del raddoppio di TAP, così, senza colpo ferire, come se nessuno avesse detto niente e nessuno avesse denunciato qualcosa. Ricordo a chi raccontava che volevamo sventrare il Salento che il TAP, si vede, è un piccolo tappo, arancione, e non abbiamo sventrato niente (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva).

Nel 2016, sempre da quei banchi lì, è durato due anni, mille giorni - non le racconto tutti i mille giorni - avevamo fatto lo “Sblocca Italia”, nuove captazioni di gas, referendum contro, “referendum Trivelle”. All'epoca il Premier Renzi disse: ma è una follia pensare di lasciare quei giacimenti di gas a croati e albanesi; senza nulla togliere a croati e albanesi, che sono pure simpatici, ma prendono il gas che sta nel Mare Adriatico. Ci risposero - c'era appena stato il terremoto del Centro Italia - che noi volevamo creare, in un Paese sismico, altri terremoti e altre vittime. Capisce che accusarci di volere la morte, invece di volere il gas, è una denuncia abbastanza grave. Quel “referendum Trivelle” non andò a buon fine, ma nel 2016 il referendum costituzionale fece finire il periodo renziano al Governo, ma soprattutto evitò che il Titolo V della Costituzione fosse cambiato.

Allora, quelli che dicono che la soluzione non è né il nucleare, né estrarre nuovo gas e né raddoppiare la TAP, ma è ovviamente l'aumento delle rinnovabili, dovrebbero poi dire ai loro presidenti di regione e ai loro assessori regionali di dire di sì alle rinnovabili (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva), perché, se qui dicono sì alle rinnovabili e poi, in regione, dicono no alle rinnovabili, è un gioco delle tre carte, abbastanza patetico.

Perché oggi sono bloccati, non dico l'eolico off-shore, per cui ci vogliono 7 anni, non dico l'eolico in terra, per cui ce ne vogliono almeno 6, dico il solare, che di solito dovrebbe essere una tecnologia abbastanza conosciuta, per 56 gigawatt. Noi possiamo permetterci un “no” continuo? Non credo! Noi diciamo sempre che il tempo è galantuomo, è ormai un mantra probabilmente per non andare verso l'alcolismo spinto. Il tempo è galantuomo, ci daranno ragione, il tempo ci darà ragione, le nostre battaglie che sono state bocciate dalla storia, da fake news, da tutto un odio contro di noi, invece oggi, ahimè, si rivelano vere. Però questo a noi non porta una grande soddisfazione, perché in questo momento ci sono le imprese, ci sono i nostri agricoltori e ci sono le famiglie che stanno soffrendo, e noi avremmo voluto avere torto, e invece avevamo ragione. Lei avrà sempre il nostro sostegno, perché a noi, a differenza di molti altri, sta pure simpatico, ma soprattutto perché lei dice parole di verità, che dovevano essere dette forse dai suoi predecessori. Lei in fondo arriva qui a un anno dalla fine, ci sono stati altri Ministri al suo posto che non hanno fatto assolutamente niente. E quando si dice che è tutto troppo tardi, lei è qua da un anno, ha già fatto tantissimo. Noi sapremo che andrà avanti in questa battaglia e avrà Italia Viva al suo fianco (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Berardini. Ne ha facoltà.

FABIO BERARDINI (CI). Presidente, onorevoli colleghi, Ministro, intanto la ringrazio per questa informativa, poiché, proprio a causa di questa impennata improvvisa dei prezzi, era doveroso parlare di energia, di gas, di taglio dei prezzi su benzina e gasolio, proprio in conseguenza di questa crisi causata anche dalla guerra in Ucraina. Stiamo affrontando una nuova emergenza, che sta colpendo tutta l'Europa. Come Coraggio Italia apprezziamo il sensibile taglio delle accise sui carburanti, che, seppur temporaneamente, fornisce una prima risposta alla speculazione di questi giorni. Vorremmo però affrontare il problema energetico in maniera seria e strutturale. È chiaro, Ministro, che abbiamo bisogno al più presto di un nuovo piano nazionale integrato per l'energia e il clima, per reindustrializzare immediatamente il Paese. È finito il tempo dei “no” e dell'opposizione vuota e immotivata ad opere strategiche per la diversificazione energetica dell'Italia.

Abbiamo grandi sfide davanti a noi, in primis quella dell'idrogeno e, lo dico con convinzione, del nucleare pulito. Mi riferisco al nucleare da fusione. Abbiamo bisogno, però, di persone competenti, che conoscano le grandi sfide del futuro, nonché gli strumenti per poterle affrontare. Ad esempio, la fusione nucleare a confinamento magnetico occupa un ruolo centrale nella ricerca tecnologica finalizzata al percorso di decarbonizzazione, in quanto potrà consentire di disporre di grandi quantità di energia prodotta in modo sicuro, pulito e virtualmente inesauribile, e senza emissioni di gas serra. Su questo, però, l'Italia deve investire, deve promuovere le proprie eccellenze, anche industriali, come ENI, azienda all'avanguardia su questo tema, la quale sta portando avanti un'opera fondamentale di brevettazione di numerose tecnologie legate alla fusione nucleare assolutamente sicura.

Il pericolo, tuttavia, è che venga fatto tutto solo in Stati esteri, come gli Stati Uniti. E non si tratta in questo caso di risolvere il problema nell'immediato, perché ci vorranno 20-30 anni prima di vedere queste tecnologie mature, ma 20-30 anni passeranno in fretta, e noi rischiamo di far raccogliere i frutti delle nostre idee ad altri Paesi. Come Coraggio Italia diciamo che è il momento di fare queste scelte adesso e non possiamo in alcun modo regalare ad altri il nostro patrimonio. Passando alla crisi energetica attuale, signor Ministro, noi di Coraggio Italia ci saremmo aspettati che il Governo concedesse la possibilità alle nostre imprese di poter rateizzare gli importi dovuti per i consumi energetici sin da subito, sia quelli relativi ai mesi di febbraio, marzo e aprile 2022, e non solamente quelli relativi a maggio e giugno.

In questo modo si rischia di arrivare troppo tardi, e su questo presenteremo subito delle proposte. Qui, infatti, è in gioco il futuro del tessuto produttivo e industriale del nostro Paese, in quanto numerose attività rischiano di chiudere definitivamente a causa delle bollette di questi giorni. E, sebbene, i futures sul gas naturale in Europa sono scambiati in questi giorni all'hub olandese a poco più di 98 euro per megawattora, vicino ai minimi da tre settimane, il problema della fornitura di gas rimane ed è preoccupante, come lei ci ha illustrato.

Gli Stati Uniti incoraggiano alcuni Paesi, come l'Italia, la Germania, la Polonia e l'Ucraina, ad affrancarsi da gas e petrolio russo, ma senza offrire agli europei valide alternative sostenibili nel brevissimo termine, anche sul piano economico. In tale contesto, agli europei manca una reale alternativa a brevissimo termine al rapporto con la Russia. È strettamente necessario, quindi, che la crisi energetica dell'Ucraina sfoci in una forma di mediazione. Il Presidente del Consiglio Draghi si è orientato in tal senso, auspicando che, a metà febbraio scorso, da Bruxelles le sanzioni contro la Russia lasciassero fuori il settore energetico. L'11 marzo scorso, Ministro Cingolani, in un'intervista al FAZ, lei ha sottolineato come il forte aumento dei prezzi del gas naturale stia innervosendo in questi giorni il mondo intero, ma, soprattutto, l'Europa. È fondamentale, quindi, che i Paesi dell'Unione europea stabiliscano una politica energetica comune, come ci ha illustrato, e dovrebbero concordare un limite di prezzo comune per il gas naturale, stabilendo un price cap, in modo che gli esportatori non possano ignorarlo. È, dunque, necessario un compromesso, un livello di prezzo che sia tollerabile e sostenibile sia per il fornitore che per il cliente, ma, per arrivarci, è necessario che si agisca insieme, in modo che l'Europa abbia un potere contrattuale a cui nessuno possa opporsi.

Non bisogna arrendersi ed essere disposti ad acquistare gas naturali a prezzi leggermente più alti, ad esempio, per la preoccupazione per la sicurezza dell'approvvigionamento. La speculazione causata dalla crisi ucraina si è completamente discostata dalla realtà, perché, in realtà, come lei, Ministro, ha evidenziato nella suddetta intervista, non essendo aumentata la domanda, viste le temperature vivibili, non c'è davvero alcun motivo per aumentare i prezzi. In una lettera alla Presidente della Commissione dell'UE, Ursula von der Leyen, il Premier greco ha chiesto l'introduzione di massimali temporanei sui prezzi del mercato del gas, anche prima del Vertice dell'UE a Versailles. Spagna e Grecia spingono da tempo per acquisti congiunti di gas al fine di rafforzare la posizione negoziale dell'Unione europea. In fondo, un price cap risolverebbe molti problemi, compresi quelli del mercato elettrico, giacché, come abbiamo visto, il prezzo l'elettricità si basa sui costi marginali del gas. Con il prezzo del gas calerebbe anche il prezzo elettricità, anche se un limite di prezzo dovrebbe essere introdotto attraverso una rigorosa regolamentazione statale per i partecipanti al mercato e non sarebbe un'iniziativa semplice da realizzare, ma, senza dubbio, è sempre più urgente sollecitare nelle sedi opportune una politica europea comune in ambito energetico per evitare speculazioni immotivate su costi dell'energia e del gas. In conclusione, Ministro, come Coraggio Italia, continueremo a stimolare il Governo affinché l'Italia si possa rendere sempre più indipendente dal punto di vista energetico, valorizzando il nostro patrimonio industriale, di idee e di competenza e tutelando tutte quelle imprese in difficoltà che sostengono l'offerta di lavoro nel nostro Paese (Applausi dei deputati del gruppo Coraggio Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Timbro. Ne ha facoltà.

MARIA FLAVIA TIMBRO (LEU). Grazie, Presidente. Ministro, la ringrazio per il suo intervento, la ringrazio per i dati che ci ha fornito, per il suo impegno e per la competenza che quotidianamente mette a disposizione del Governo e degli italiani. Purtroppo, ce lo ha detto anche lei prima, tutto questo non è ancora sufficiente, ancora non basta e non basta non a questo gruppo, ma chiaramente non può bastare alle famiglie e alle imprese italiane che, dopo la crisi energetica scaturita in piena pandemia, oggi vedono la loro condizione economica gravemente compromessa anche dalle conseguenze del conflitto in Ucraina. Oggi ce lo ha confermato anche lei, costa di più l'energia, costano di più le materie prime, costano di più tutti i principali beni di consumo e a farne le spese sono tutti i più variegati gruppi sociali.

Interi pezzi di ceti sociali e produttivi si trovano assolutamente in ginocchio. In un tale contesto di squilibrio sociale, con un atteggiamento anche spesso speculativo del mercato, lo abbiamo già detto, non possono bastare solo misure tampone: servono seri e massicci interventi strutturali, serve un piano strutturale e straordinario di sostegni, di semplificazione alle rinnovabili; serve un piano emergenziale che si occupi e si preoccupi del risparmio energetico. Serve, lo ha detto benissimo il collega Crippa, prima di me, un piano anche serio, un provvedimento che disciplini e ridetermini i criteri con cui devono essere fissati i prezzi del gas, altrimenti il rischio, oltre che quello di sprecare risorse, è certamente quello di avere soltanto applicato un cerotto sulla piaga, la si copre, certamente, la si tampona, ma non la sicura, si posticipano soltanto gli effetti.

E noi, questo, credo che non possiamo più permettercelo, perché la quota di consumatori e di lavoratori che non ce la fanno più è sempre più consistente, lo hanno detto tutti i colleghi prima di me, perché i settori produttivi in grande crisi sono sempre più numerosi, perché le due categorie che sembrano apparentemente antitetiche, i consumatori e gli imprenditori, in realtà da questa crisi sono oggi doppiamente colpite, entrambe.

Il Governo, come lei ci ha detto, per definire la sua strategia di lungo termine, attenda certo gli esiti del Consiglio europeo, attenda gli esiti del lavoro che lei ci ha spiegato di avere avviato con la Commissione europea, un lavoro costante, quotidiano, coerente, ma nella consapevolezza che questo è un problema di cui dovevamo, anzi dovevate, anche voi, farvi carico, non domani, ma già oggi, se non ieri, addirittura. Per cui bene anche la previsione di un pagamento dilazionato delle bollette di luce e gas per le imprese e bene il bonus carburante per i lavoratori, bene la raffica di crediti di imposta per tutte le attività economiche, bene il bonus per incentivare le aziende a comprare finalmente gas naturale, bene l'intervento sugli extraprofitti che, invece, per la prima volta, secondo noi, afferma anche il principio che non spetta sempre e soltanto al settore pubblico, in contesti straordinari come quello che stiamo vivendo, occuparsi delle crisi di questo Paese; in certi momenti di crisi, in certi momenti di emergenza anche energetica, chi ha avuto di più può e deve essere chiamato a dare di più. Bene la ricerca di acquirenti terzi, anche oltre la Russia, che forse finalmente ci renderà un po' più autonomi dal punto di vista energetico.

Questa crisi, però, io credo che ci dimostri come il nostro Paese sia arrivato impreparato con questo appuntamento con la storia; siamo impreparati a ridurre i nostri consumi, impreparati a ridurre e a combattere l'inquinamento e anche a contrastare i cambiamenti climatici. Siamo impreparati a diversificare le nostre fonti energetiche e le nostre fonti di approvvigionamento ed anche a sviluppare nuove fonti rinnovabili. Eravamo impreparati; eppure, questo era forse il momento in cui, più che mai, dovevamo farci trovare pronti ad accelerare verso una direzione netta e chiara che abbiamo, che è quella della transizione ecologica, ma che deve essere anche quella di un nuovo assetto generale di questo sistema Paese, che deve passare per nuove politiche economico-sociali, per nuovi interventi fiscali, dai quali non può chiaramente prescindere, che deve passare anche per nuovi interventi sul welfare e anche sui redditi più bassi.

Da questa crisi, io credo che o ne usciamo così o non ne usciamo affatto. Si proceda, quindi, a grandi passi verso massicci investimenti sulle rinnovabili, verso un percorso di semplificazione e promozione dell'efficienza energetica, lo abbiamo già detto, oltre che anche ad un provvedimento di adeguamento del sistema elettrico esistente; si faccia un intervento per ridurre il ruolo strategico delle fonti fossili, si prevedano misure regolatorie che assicurino mercati seriamente concorrenziali, prezzi oggettivamente accessibili; si garantisca, quindi, una reale sostenibilità ambientale e sociale e si realizzi, quindi, soltanto così, un modello di transizione energetica che possa consentire di coniugare l'innovazione tecnologica e il rispetto dell'ambiente, ma anche inevitabilmente i benefici occupazionali ed economici che devono avere cittadini ed imprese. Solo così, saremo in grado di mettere un freno al caro energia che oggi ci affligge e che, oggi, soprattutto, sta ipotecando il futuro delle nostre famiglie e delle nostre imprese. In questa direzione certamente noi siamo e saremo al suo fianco (Applausi dei deputati del gruppo Liberi e Uguali).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Vallascas. Ne ha facoltà.

ANDREA VALLASCAS (MISTO-A). Grazie, Presidente. Sono passati oltre sei mesi da quando lei, signor Ministro, ha annunciato l'aumento delle bollette per il quarto trimestre 2021 e ancora non c'era la guerra, così come non c'era la guerra quando ARERA, il 30 dicembre, aveva comunicato che nel primo trimestre 2022 i costi dell'energia elettrica sarebbero aumentati del 55 per cento e quelli del gas naturale del 41,8. Nel corso di sei mesi, i rincari dell'energia si sono abbattuti pesantemente su tutto il sistema economico del Paese, amplificati dall'aumento delle materie prime industriali e alimentari.

Adesso, con l'inizio delle ostilità, questa situazione è fuori controllo, determinando ulteriori situazioni di crisi, con preoccupanti episodi di tensione sociale nel Paese. Oggi, dopo sei mesi dal suo primo annuncio, vorremmo conoscere le strategie del Governo per fare fronte nell'immediato e nel medio periodo all'aumento dei costi energetici che ha raggiunto livelli insostenibili per imprese e famiglie.

La strategia non può essere quella di cercare per il mondo nuove forniture di gas naturali, nella speranza che, nel frattempo, la Russia, a cui abbiamo manifestato ostilità, non chiuda improvvisamente i rubinetti delle forniture. Non è più un problema di eccessiva dipendenza energetica dalla Russia, è un problema di eccessiva dipendenza dal gas. Il cambio di fornitori non incide sul livello dei prezzi, determinati anche dalle speculazioni che la guerra provoca. Più che conquistare gas in giro per il mondo, senza sapere l'uso che ne faremo, dovremmo investire sulla nostra indipendenza energetica.

Dal Ministro della Transizione ecologica ci aspettiamo indicazioni relative alla transizione energetica e alla necessità di avviare una decisa politica di risparmio dei consumi e di sviluppo delle rinnovabili. E a proposito delle rinnovabili, le domando se non sia il caso di accelerare la definizione del piano delle aree idonee, previsto dalla direttiva RED II, per dare certezze a un settore troppo spesso impantanato nelle sabbie mobili della burocrazia e del GSE.

Certamente sostituire un fornitore di gas con un altro non è la strada che ci consentirà di abbattere il caro energia, questo rischia solo di aumentare la nostra dipendenza dalle fonti fossili. Dal Governo ci attendiamo misure di sostegno straordinarie e uno scostamento di bilancio coraggioso e senza precedenti. Ci avete portato in uno stato di guerra, adesso spetta a voi l'obbligo morale di trovare soluzioni, che non siano ridicole come quelle adottate.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Tasso. Ne ha facoltà.

ANTONIO TASSO (M-MAIE-PSI-FE). Grazie, Presidente. Ministro Cingolani, ho ascoltato con molta attenzione il puntuale report che ha illustrato, nulla da eccepire sullo stato di emergenza energetica e su quello che ci ha comunicato. Ha parlato di pipeline, di rigassificatori, di strutture di stoccaggio di gas naturale esistenti, quindi le indicazioni per quanto riguarda il gas, per quello che ho capito io, riguardano il metano, il biometano e il gas naturale liquefatto.

Non ho sentito parlare - e ne sono molto lieto - di gas di petrolio liquefatto (GPL). Ne sono lieto perché lei sarà al corrente che, qualche settimana fa, si è tenuto l'ultimo tentativo di concertazione tra il MiTE e la regione Puglia riguardo la costruzione di un mega deposito di GPL della capienza di 60 mila metri cubi, che diventerebbe il più grande d'Europa e che nei progetti, addirittura del 1998, sarebbe dovuto sorgere nei pressi della città di Manfredonia, la quale ha sempre avversato quest'opera per una serie di ragioni che adesso è lungo elencare, ma che vanno dal pericolo di incidente rilevante, all'inibizione della vocazione turistica del territorio voluta anche dalla regione Puglia, sino allo sfregio di aree di enorme rilevanza ecologica ed archeologica.

Il MiTE, anzi il MiSE, perché nei primi due Governi Conte era il MiSE ad avere competenza su quest'opera, l'aveva dichiarata non strategica, quindi eravamo sul punto di troncare definitivamente la costruzione di questo mega deposito. Però pare che adesso, sotto l'onda di questa emergenza, le cose siano mutate, non lo so, spero proprio di no.

Accade anche che, lo saprà sicuramente dall'informativa che avrà ricevuto, l'autorità portuale ha anche tirato via la banchina interessata per l'attracco delle eventuali navi gasiere e l'ha data ad altra azienda, quindi non vi è neanche la disponibilità portuale.

Per ultimo - e vado alla conclusione, Presidente - c'è anche l'interessamento della malavita organizzata sul territorio per quest'opera.

Concludendo, tra non molto ci sarà il Consiglio dei Ministri che deciderà su quest'opera. Dal momento che non serve al Paese, non serve alla città di Manfredonia, non serve a nessuno e il GPL non è strategico, io spero che vogliate, come dire, scegliere la via migliore e quindi bocciare definitivamente quest'opera.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Lapia. Ne ha facoltà.

MARA LAPIA (MISTO-CD). Grazie, Presidente. Onorevole Ministro, è sotto gli occhi di tutti come gli aumenti immotivati del prezzo del carburante e dell'energia stiano mettendo in grave difficoltà le famiglie e le imprese del nostro Paese. Questa colossale truffa, come lei stesso l'ha definita pochi giorni fa, oltre a rappresentare una vera e propria spirale speculativa a guadagno di pochi, sta gravando pesantemente su quelle regioni, come la mia Sardegna, la cui economia dipende in maniera vitale dal settore dei trasporti. Un'economia che, a causa dell'impressionante costo dei carburanti, vede ormai molte aziende prossime al blocco della produzione e - ed è la più drammatica delle ipotesi - al fallimento definitivo.

Prova ne è la pacifica e legittima protesta degli autotrasportatori che sta avendo luogo in questi giorni, ai quali il Governo tutto è tenuto a dare risposte concrete, urgenti e con soluzioni efficaci.

Ancora una volta la mia regione paga non solo il costo di un devastante conflitto che sta seriamente minando la stabilità europea ma anche anni e anni di scelte sbagliate in ambito di politica energetica, una mancata lungimiranza che, nonostante il previsto sfruttamento del territorio sardo da parte delle grandi compagnie del settore delle rinnovabili, nulla lascia al beneficio dei miei corregionali; solamente aumenti in bolletta e territori deturpati, in luoghi ad altissimo pregio storico e culturale, e la rabbia di sentirsi ancora prigionieri di quello che può essere considerato un vero e proprio medioevo energetico.

Non so quanto le azioni del Governo oggi daranno respiro alle nostre famiglie, ma resto convinta che non è con le toppe che possiamo pensare di frenare un aumento delle bollette che, solo nella mia terra, si attesta ad oltre il 60 per cento in un anno. Numeri terrificanti, Ministro, che richiedono scelte coraggiose, un coraggio che ancora oggi io faccio fatica a vedere, un coraggio che oggi vale appena pochi centesimi di taglio del costo del carburante. Non basta e non è ancora sufficiente, Ministro!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Lupi. Ne ha facoltà.

MAURIZIO LUPI (M-NCI-USEI-R-AC). Grazie, signor Presidente. Vede, signor Ministro, la competenza è una condizione necessaria per chi fa il Ministro, e lei di competenza ne ha tanta e la sta dimostrando, ma non è sufficiente per chi fa il Ministro o per chi si assume la responsabilità di rappresentare un Paese, cioè fare politica (quella con la “p” maiuscola). Infatti, oltre alla competenza occorre il coraggio: il coraggio di assumersi le responsabilità; il coraggio da Ministro, come ha fatto lei, di dire che se una cosa non va allora non va e di usare le parole e i termini che lei ha usato, assumendosene la responsabilità, quando in un'intervista ha parlato di truffa; il coraggio di dire che alcune scelte nel passato sono state forse scelte inopinate, inopportune, sbagliate e troppo ideologiche; il coraggio di dire che la decrescita felice non esiste e non è una buona cosa e, purtroppo, ce ne siamo accorti con la guerra drammatica al COVID e ce ne stiamo accorgendo con la guerra, ancora più drammatica, nel cuore dell'Europa, la guerra vera, la guerra delle bombe.

Inoltre, il coraggio di dire che lo sviluppo e l'ambiente devono andare di pari passo, perché al centro dell'ambiente e al centro dello sviluppo c'è la persona con la sua dignità e con la sua realizzazione; il coraggio di dire che transizione ecologica è transizione ecologica, altrimenti non useremmo la transizione, e per far capire la sfida della transizione ecologica è importante far comprendere come anche la sfida di emissioni zero, della tutela dell'ambiente e delle rinnovabili sono a favore dell'uomo, sono a favore di una società, sono a favore di una comunità; il coraggio, ovviamente, di parlare del nucleare green, del nucleare di terza e quarta generazione, di guardare all'estero e di vedere come altre Nazioni oggi non si trovano nelle nostre stesse condizioni; il coraggio di dire che la scienza in 11 anni ha fatto passi da gigante - ha scoperto un vaccino in otto mesi - e che, quindi, quando si parla di energia e di nucleare è possibile oggi paragonarsi con correttezza e serietà a questa nuova tassonomia. Mi permetta: il coraggio anche - glielo dico da liberale, da uno che crede nel mercato - di dire che un contributo di solidarietà in questo momento è un contributo giusto anche da parte di quelle imprese che oggi hanno fatto legittimamente i loro profitti.

E allora abbiamo due grandi problemi - e concludo - e sono le due proposte che fa Noi con l'Italia. Se 4,5 miliardi sono quelli che oggi sono previsti, raddoppiamo questo contributo di solidarietà e permettiamo, per esempio, di alzare da 12 mila a 30 mila euro l'ISEE…

PRESIDENTE. Deputato Lupi.

MAURIZIO LUPI (M-NCI-USEI-R-AC). …e mettiamo anche tutti insieme - sempre a cuore - lo sviluppo, le imprese e le famiglie al centro dell'azione politica del Governo e del nostro Parlamento.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Dori. Ne ha facoltà.

DEVIS DORI (MISTO-EV-VE). Grazie, Presidente. In un'intervista il Ministro Cingolani ha affermato che l'aumento del prezzo dell'energia è frutto di una speculazione sui mercati. Esattamente ha parlato di “colossale truffa”. Considerato che la truffa è un reato e anche molto grave, se lei, Ministro, è al corrente di fatti penalmente rilevanti ha l'obbligo di denunciarli della procura della Repubblica.

Allora, io chiedo al Ministro: se siamo in presenza di una colossale truffa, perché il Governo non trova il modo per far tornare nelle tasche degli italiani tutto quello che gli italiani e le imprese italiane in questi mesi hanno dovuto pagare in più, a causa degli aumenti in bolletta?

In soli sei mesi, le compagnie energetiche hanno fatto extraprofitti stimabili in 40 miliardi di euro e il Governo cosa fa? Prima tentenna e poi decide di prelevare solo il 10 per cento di questi extraprofitti.

Sia ben chiaro: non stiamo parlando di togliere i normali profitti di un'economia di mercato ma solo quel surplus guadagnato con la speculazione. Il Governo dovrebbe difendere le italiane e gli italiani, se non lo fa si rende corresponsabile. Questo Governo non ha una strategia energetica nel breve e medio periodo per ridurre progressivamente la dipendenza dal gas.

Nel suo intervento, Ministro, ha detto che dobbiamo velocizzare sulle rinnovabili. Allora, fatelo! In nessuno dei decreti del Governo invece ci sono strumenti per sbloccare le autorizzazioni per le rinnovabili. Convocate anche le regioni e gli amministratori per sbloccarle, ma agite! Elettricità Futura chiede di autorizzare entro giugno 2022 almeno 60 gigawatt di nuovi impianti rinnovabili, che farebbero risparmiare il 20 per cento delle importazioni di gas, che attiverebbero 85 miliardi di euro di investimenti privati e creerebbero 80.000 nuovi posti di lavoro. Allora, Ministro, cosa state aspettando? La politica energetica di questo Governo fa acqua da tutte le parti, come purtroppo la rete idrica italiana che è un colabrodo, anche a causa di una gestione che non è più nelle mani pubbliche ma di multiutility e di SpA che non investono ma incassano tariffe sempre più alte da parte dei cittadini. Anche questo è doveroso ricordarlo oggi che si celebra la giornata mondiale dell'acqua.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Suriano. Ne ha facoltà.

SIMONA SURIANO (MISTO-M-PP-RCSE). Grazie, Presidente. Ci sarebbe molto da dire, ma due minuti non bastano. Posso dire però che apprezziamo il compitino fatto dal Governo, ma le famiglie e le imprese chiedono molto di più.

Come è possibile che il Governo intervenga con un provvedimento di 4,4 miliardi e, allo stesso tempo, ENI comunica che nel 2021 ha raggiunto un utile di 4,7 miliardi, il profitto più alto in dieci anni, ed Edison annuncia addirittura che torna a distribuire i dividendi agli azionisti, visti i ricavi record? L'ONG Global Witness, che monitora i mercati energetici, evidenziato che le 20 compagnie mondiali di punta hanno fatto registrare, tra luglio e settembre 2021, ben 65 miliardi di profitto, con un aumento del 24 per cento dal 2019. È inutile andare a fare un intervento spot, tassando gli extraprofitti una tantum, se poi non si interviene allo stesso tempo introducendo prezzi amministrati per elettricità, gas e carburanti. Va bene oggi tassare gli extra profitti ma non spacciamolo come un intervento risolutivo.

Chiediamo che il Governo allontani del tutto lo spettro delle scalate speculative al mercato dell'energia, introducendo l'obbligo di trasparenza dei contratti su tutto il settore energetico, gas, carburanti e rinnovabili. La transizione si fa efficientando l'esistente e garantendo che poi ci sia un reale controllo sui contratti e che questi siano pubblici e controllabili. Inoltre, Ministro, è l'ora anche di farsi promotori di una politica europea ed internazionale che abbandoni la logica dei prezzi spot e faccia, in un settore strategico come quello del gas, previsioni di lunga durata.

Per quanto riguarda, poi, i rincari per le famiglie chiediamo un'altra cortesia: si mettano in campo tutti gli strumenti previsti e prevedibili per far fronte all'emergenza e vigilare soprattutto nella fase successiva, affinché i prezzi non restino superiori a quelli del periodo emergenziale. L'aumento dei costi e l'inflazione che ne deriva provocherà una crisi senza precedenti, visto anche il livello dei salari da sempre fermo, da trent'anni. Spesso, sono aumenti ingiustificati perché nessuno sa cosa sta realmente accadendo. Ci auguriamo che lei inizi a farlo per il settore energetico e vigileremo sul vostro operato (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Manifesta, Potere al Popolo, Partito della Rifondazione Comunista-Sinistra Europea).

PRESIDENTE. È così esaurita l'informativa urgente.

Proposta di trasferimento a Commissioni in sede legislativa di una proposta di legge.

PRESIDENTE. Comunico che sarà iscritta all'ordine del giorno della seduta di mercoledì 23 marzo 2022 l'assegnazione, in sede legislativa, della seguente proposta di legge, della quale le sotto indicate Commissioni, cui era stata assegnata in sede referente, hanno chiesto, con le prescritte condizioni, il trasferimento alla sede legislativa, che proporrò alla Camera a norma del comma 6 dell'articolo 92 del Regolamento:

alle Commissioni riunite I (Affari costituzionali) e II (Giustizia):

Del Mastro delle Vedove ed altri: “Modifica dell'articolo 6 della legge 20 giugno 2003, n. 140, concernente la ripartizione tra le Camere della competenza in materia di autorizzazioni ai sensi articolo 68, terzo comma, della Costituzione” (2755).

Nuova organizzazione dei tempi per lo svolgimento delle comunicazioni del Presidente del Consiglio dei Ministri.

PRESIDENTE. Avverto che nell'allegato A al resoconto stenografico della seduta odierna sarà pubblicata una nuova organizzazione dei tempi per lo svolgimento delle comunicazioni del Presidente del Consiglio dei Ministri in vista della riunione del Consiglio europeo del 24 e del 25 marzo 2022 (Vedi l'allegato A).

Ordine del giorno della prossima seduta.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.

Mercoledì 23 marzo 2022 - Ore 9:

1. Comunicazioni del Presidente del Consiglio dei ministri in vista della riunione del Consiglio europeo del 24 e del 25 marzo 2022.

(ore 15)

2. Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata .

(ore 16)

3. Seguito della discussione del disegno di legge:

S. 2505 - Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 27 gennaio 2022, n. 4, recante misure urgenti in materia di sostegno alle imprese e agli operatori economici, di lavoro, salute e servizi territoriali, connesse all'emergenza da COVID-19, nonché per il contenimento degli effetti degli aumenti dei prezzi nel settore elettrico (Approvato dal Senato). (C. 3522​)

Relatrice: TORTO.

4. Assegnazione a Commissione in sede legislativa della proposta di legge n. 2755 .

5. Seguito della discussione delle mozioni Meloni ed altri n. 1-00485 e Fiorini, Orrico, Benamati, Perego di Cremnago, Mor ed altri n. 1-00598 concernenti iniziative a sostegno del settore della moda .

6. Seguito della discussione delle mozioni Molinari ed altri n. 1-00572, Porchietto ed altri n. 1-00580, Benamati ed altri n. 1-00582, Chiazzese ed altri n. 1-00583, Lollobrigida ed altri n. 1-00587 e Moretto ed altri n. 1-00595 concernenti misure a sostegno del comparto automobilistico .

7. Seguito della discussione del testo unificato delle proposte di legge:

BRUNO BOSSIO e MAGI; FERRARESI ed altri; DELMASTRO DELLE VEDOVE ed altri; PAOLINI ed altri: Modifiche alla legge 26 luglio 1975, n. 354, al decreto-legge 13 maggio 1991, n. 152, convertito, con modificazioni, dalla legge 12 luglio 1991, n. 203, e alla legge 13 settembre 1982, n. 646, in materia di divieto di concessione dei benefici penitenziari nei confronti dei detenuti o internati che non collaborano con la giustizia. (C. 1951​-3106​-3184​-3315-A​)

Relatore: PERANTONI.

8. Seguito della discussione del testo unificato delle proposte di legge:

FERRARI ed altri; DEIDDA ed altri; GIOVANNI RUSSO ed altri; DEL MONACO ed altri; DEL MONACO ed altri; FERRARI ed altri: Disposizioni di revisione del modello di Forze armate interamente professionali, di proroga del termine per la riduzione delle dotazioni dell'Esercito italiano, della Marina militare, escluso il Corpo delle capitanerie di porto, e dell'Aeronautica militare, nonché in materia di avanzamento degli ufficiali. Delega al Governo per la revisione dello strumento militare nazionale. (C. 1870​-1934​-2045​-2051​-2802​-2993-A​)

Relatori: ARESTA e FERRARI.

9. Seguito della discussione del testo unificato delle proposte di legge:

FIANO ed altri; PEREGO DI CREMNAGO ed altri: Misure per la prevenzione dei fenomeni eversivi di radicalizzazione violenta, inclusi i fenomeni di radicalizzazione e di diffusione dell'estremismo violento di matrice jihadista. (C. 243​-3357-A​)

Relatore: FIANO.

10. Seguito della discussione della proposta di legge costituzionale:

S. 865 - D'INIZIATIVA POPOLARE: Modifica all'articolo 119 della Costituzione, concernente il riconoscimento delle peculiarità delle Isole e il superamento degli svantaggi derivanti dall'insularità. (Approvata, in prima deliberazione, dal Senato). (C. 3353​)

Relatrice: ALAIMO.

11. Seguito della discussione della proposta di legge costituzionale:

MELONI ed altri: Modifiche alla parte II della Costituzione concernenti l'elezione diretta del Presidente della Repubblica. (C. 716-A​)

Relatori: BRESCIA, per la maggioranza; PRISCO, di minoranza.

12. Seguito della discussione della proposta di legge:

CORDA ed altri: Norme sull'esercizio della libertà sindacale del personale delle Forze armate e delle Forze di polizia a ordinamento militare, nonché delega al Governo per il coordinamento normativo (Approvata dalla Camera e modificata dal Senato). (C. 875-B​)

Relatore: ARESTA.

13. Seguito della discussione delle mozioni Scerra ed altri n. 1-00586 e Valentini ed altri n. 1-00610 concernenti iniziative in materia di disciplina di bilancio e governance economica dell'Unione europea .

La seduta termina alle 19,50.

SEGNALAZIONI RELATIVE ALLE VOTAZIONI EFFETTUATE NEL CORSO DELLA SEDUTA

Nel corso della seduta sono pervenute le seguenti segnalazioni in ordine a votazioni qualificate effettuate mediante procedimento elettronico (vedi Elenchi seguenti):

nella votazione n. 1 la deputata Ferro ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario;

nella votazione n. 1 i deputati Mariani e Navarra hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole.

VOTAZIONI QUALIFICATE EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO

INDICE ELENCO N. 1 DI 1 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 1)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
1 Nominale Ddl 3522 - Chiusura DG 357 356 1 179 322 34 93 Appr.

F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M = Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui é mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi é premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.