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Resoconto dell'Assemblea

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XVIII LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 657 di martedì 15 marzo 2022

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ETTORE ROSATO

La seduta comincia alle 9,30.

PRESIDENTE. La seduta è aperta.

Invito il deputato segretario a dare lettura del processo verbale della seduta precedente.

ALESSANDRO COLUCCI , Segretario, legge il processo verbale della seduta di ieri.

PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.

(È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Enrico Borghi, Maurizio Cattoi, Luigi Di Maio, Dieni, Marin, Melilli, Mugnai, Scoma, Vito e Raffaele Volpi sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.

I deputati in missione sono complessivamente 110, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna (Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna).

Svolgimento di interrogazioni.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interrogazioni.

(Iniziative volte a sostenere il settore delle agenzie turistiche specializzate nell'organizzazione di viaggi d'istruzione o di altre attività formative per studenti – n. 3-02814)

PRESIDENTE. Passiamo alla prima interrogazione all'ordine del giorno Casu e Piccoli Nardelli n. 3-02814 (Vedi l'allegato A).

Il Ministro del Turismo, Massimo Garavaglia, ha facoltà di rispondere.

MASSIMO GARAVAGLIA, Ministro del Turismo. Grazie Presidente. Gli onorevoli interroganti hanno segnalato gli effetti dannosi per agenzie di viaggio e tour operator del settore educazione, legati alle restrizioni, imposte dalla pandemia, che hanno impedito i viaggi di istruzione e le uscite didattiche programmate dagli istituti scolastici.

La sospensione dei viaggi di istruzione, infatti, ha comportato ricadute economiche per il settore del turismo scolastico ed effetti negativi per gli studenti, in termini di formazione, esperienza ed arricchimento culturale, e ha generato un contenzioso, perché i tour operator non hanno potuto adempiere agli obblighi assunti verso le famiglie degli studenti e i fornitori.

Al riguardo, con una lettera del 22 dicembre 2021, ho chiesto al Ministro dell'Istruzione Bianchi l'attivazione di un tavolo di coordinamento per affrontare i temi posti dalle associazioni di categorie che riguardano: il contenzioso relativo agli impegni assunti dai tour operator specializzati che non hanno potuto adempiere agli obblighi assunti nei confronti delle famiglie degli studenti e dei fornitori; la chiusura delle direttrici dei viaggi di istruzione; l'esigenza di adottare misure di sostegno economico.

La prima riunione del tavolo di coordinamento si è svolta il 9 marzo scorso, con la partecipazione delle associazioni di categoria e del Ministro dell'Istruzione. In tale occasione, per quanto di mia competenza, ho evidenziato che, in sede di conversione del decreto-legge n. 228 del 2021 “Proroga termini”, è stato approvato un emendamento che proroga a trenta mesi l'utilizzo dei voucher emessi nel corso del tempo (i primi voucher scadranno a settembre 2022). Molte direttrici dei viaggi di istruzione sono state riaperte e tale tendenza si consoliderà con la cessazione dello stato di emergenza - il 31 marzo prossimo - legato alla pandemia COVID-19. Oltre alle misure di sostegno già adottate, in sede di conversione del decreto-legge n. 4 del 2022, il cosiddetto Sostegni-ter, sono stati presentati i seguenti emendamenti: emendamento 4.2, circa 40 milioni di euro a sostegno della continuità aziendale a tutela dei lavoratori di agenzia di viaggi e tour operator; l'emendamento 4.25, circa 50 milioni di euro per la decontribuzione in favore dei datori di lavoro operanti nel settore delle agenzie di viaggio e tour operator. Emendamenti che, poi, sono stati approvati questa notte in Commissione.

Ovviamente, nell'ambito del tavolo di coordinamento indicato, il confronto si svilupperà per individuare ulteriori soluzioni utili per risolvere le criticità evidenziate dalle associazioni di categoria. Per esempio, si è convenuto con il Ministro Bianchi di allungare la possibilità di fare viaggi di istruzione anche dalla metà di maggio fino a metà giugno, chiaramente per le classi che possono farlo e non hanno esami.

PRESIDENTE. L'onorevole Casu ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alla sua interrogazione.

ANDREA CASU (PD). Grazie Presidente, grazie Ministro. Onorevoli colleghe e onorevoli colleghi, mi rendo conto che, in un momento così drammatico, come quello che stiamo attraversando nel pieno della battaglia della pandemia, con un conflitto così difficile che attraversa l'Europa, è complesso affrontare qualunque altro tema. Però, penso sia molto importante quello che abbiamo sentito oggi in Aula e mi riferisco ai provvedimenti che il Governo sta adottando e all'azione che anche il Ministro Bianchi intende portare avanti per riportare verso una nuova normalità il mondo della scuola e tutti i settori che sono legati a un mondo così importante per il nostro Paese.

Insieme all'onorevole Flavia Piccoli Nardelli ho presentato nel dicembre 2021 questa interrogazione, perché il settore delle agenzie di viaggio education è stato il primo a essere bloccato per decreto dal COVID-19. È un settore fondamentale: 1.000 agenzie italiane che propongono viaggi di istruzione nella loro offerta, di cui 150 con attività prevalente l'education; un fatturato stimato in 1 miliardo di euro l'anno; un comparto che occupa circa 8.000 lavoratori diretti e circa 40.000 se si considera l'intera filiera.

Ringrazio il Ministro per le risposte, sottolineando tre aspetti su cui è assolutamente necessario portare avanti l'azione comune di Governo e Parlamento. Il primo è il termine di uscita ufficiale delle limitazioni di viaggio e il riconoscimento del blocco di viaggi di istruzione per legge e, quindi, le modalità - in parte le abbiamo affrontate già nella risposte di oggi - per recuperare quanto perso. Le agenzie di viaggio e di turismo scolastico sono state bloccate per più di un anno per legge, dal 23 febbraio 2020 al 31 agosto 2021. La normativa dei viaggi di istruzione le ha di fatto ulteriormente bloccate, indirettamente, da ottobre 2021 a marzo 2022. E' necessario che ciò sia associato a un sostegno specifico per gli operatori che oggi hanno gravi problemi di liquidità.

Secondo aspetto è la gestione dei voucher ancora aperti. I fornitori esteri non hanno rimborsato le agenzie che invece si sono ritrovate a dover restituire gli anticipi delle scuole e tra poco tutti i voucher, lasciando perfino decadere la salvaguardia dei “fatti salvi i propri” ovvero del fatto che i bandi assegnati e sospesi a causa della pandemia andavano ripresi successivamente ad essa, in modo da sostenere parte di questo sforzo.

Infine, vi è il tema dell'uso dei fondi europei ancora esistenti, da finalizzare a progetti di mobilità nazionale e internazionale, valutando anche la possibilità di riorientare le risorse rimaste dei fondi europei PON Scuola, non spesi per la pandemia, su attività per scuole con mobilità, con il doppio risultato di sostenere un settore economico e fare bene, molto bene, agli studenti.

Ecco, è agli studenti che bisogna pensare in questo momento. Abbiamo una responsabilità verso una generazione che ha perso negli ultimi mesi un'emozione unica, ossia la possibilità dei primi viaggi non solo con la propria famiglia, ma insieme a una comunità sociale più ampia, insieme alle insegnanti, agli insegnanti, alle compagne e ai compagni di scuola.

Le prime gite scolastiche sono un ricordo indelebile nella memoria di ciascuno di noi, che, per questi ragazzi, il COVID ha cancellato.

Il nostro compito, come Governo e Parlamento insieme, è agire quanto più celermente possibile per garantire che queste esperienze fondamentali vengano recuperate al più presto nell'interesse delle nuove generazioni e, quindi, di tutti noi. Nel mondo difficilissimo che stiamo affrontando ci serviranno.

(Iniziative di competenza volte a salvaguardare l'attività e i posti di lavoro dell'Associazione italiana alberghi per la gioventù – n. 3-02815)

PRESIDENTE. Il Ministro del Turismo, Massimo Garavaglia, ha facoltà di rispondere all'interrogazione Marco Di Maio n. 3-02815 (Vedi l'allegato A).

MASSIMO GARAVAGLIA, Ministro del Turismo. Signor Presidente, onorevoli deputati, in via preliminare, in relazione a quanto argomentato dall'onorevole interrogante in ordine alle vicende dell'Associazione italiana alberghi per la gioventù, faccio presente che mi è nota la situazione in cui versa l'ente. L'AIG è un ente no profit, che promuove un turismo etico e sostenibile e rappresenta un'importante catena ricettiva; è stato incluso tra le ONG segnalate dall'ONU tra gli enti di sviluppo sociale; ha un patrimonio di 22 milioni di euro e 200 posti di lavoro a rischio. L'AIG, infatti, attualmente è sottoposta alla procedura fallimentare del tribunale di Roma n. 492 del 2019, che è oggetto di ricorso dinanzi alla Corte di cassazione. L'AIG può costituire un'importante risorsa del settore turistico, considerando la sua attività tesa alla promozione del turismo giovanile mediante ostelli per la gioventù e al miglioramento morale, culturale e fisico dei giovani.

Al fine di risolvere le problematiche dell'AIG, con riferimento ai profili di mia competenza, ho dato mandato ai miei uffici di esprimere parere favorevole in merito ad alcuni emendamenti presentati per salvaguardare l'ente. In particolare, mi riferisco alle proposte emendative 3.0.92 Binetti, 3.0.93 Rizzotti, 3.0.94 Pittella e 3.0.95 Faggi, presentate in sede di conversione del decreto-legge n. 4 del 2022, cosiddetto “Sostegni-ter”, che prevedono la soppressione dell'AIG e la costituzione di un nuovo ente pubblico economico, con la nomina di un commissario straordinario che gestisca la transizione tra i due enti. Poi l'emendamento 45.04 Comaroli, con riferimento all'A.C. 3354, concernente la conversione del decreto-legge n. 152 del 2021 (“decreto PNRR”), che prevedeva, al termine della procedura fallimentare in corso, la costituzione di una nuova associazione con analogo oggetto e medesime finalità.

Infine, l'emendamento 121.0.6, a prima firma del senatore Ripamonti, alla legge di bilancio del 2022, che prevedeva la ricostituzione dell'AIG come ente pubblico non economico, vigilato dal Ministero del Turismo. Purtroppo, tali proposte emendative non hanno avuto esito positivo, così come era avvenuto per precedenti iniziative sempre sostenute dal mio Dicastero. Ovviamente, per cercare di risolvere le problematiche dell'AIG, continuo ad adoperarmi con i miei uffici per individuare ogni ulteriore soluzione utile per affrontare la difficile situazione in cui versa l'associazione, tutelarne il patrimonio e il livello occupazionale.

PRESIDENTE. Il collega Marco Di Maio ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto o meno della risposta ricevuta.

MARCO DI MAIO (IV). Grazie Presidente. Intanto mi consenta di felicitarmi con il Ministro Garavaglia per la conferma dell'assoluzione nel procedimento giudiziario che, appunto per la seconda volta, lo ha sollevato da qualsiasi addebito per non aver commesso il fatto. Il fatto che sia avvenuto dopo 8 anni ci fa riflettere molto su tanti aspetti che però esulano ovviamente dall'oggetto di questo mio intervento che - e rientro sui temi del quesito che le abbiamo sottoposto - aveva e ha lo scopo di tenere alta l'attenzione sull'attività dell'Associazione italiana alberghi per la gioventù. Ci conforta sapere che, da parte del Governo, c'è l'intenzione di individuare soluzioni che possano dare continuità all'attività che è stata svolta.

Come lei ha ricordato e come viene citato nell'interrogazione stessa, è un'attività meritoria che coinvolge molti ragazzi, un'attività che, peraltro, può avere molteplici funzioni. Ad esempio, in una fase di crisi umanitaria come quella che stiamo vivendo, rappresenta un patrimonio di realtà di immobili e di luoghi dediti alla ricettività che possono essere anche riconvertiti in caso di bisogno, per dare ospitalità a chi scappa da guerre, devastazioni e distruzioni, come quelle che il Presidente russo Putin sta compiendo in Ucraina.

Quindi, è un ente che, a nostro avviso, al di là della sua natura giuridica, va salvaguardato. Vanno salvaguardate le professionalità che vi operano e va salvaguardata soprattutto la funzione che svolge, sia nell'immediato sia nella prospettiva di una politica di promozione del nostro turismo, orientata certamente ai grandi numeri e alle grandi masse, a cui dobbiamo puntare per sostenere le tante nostre località dell'industria del turismo; infatti, di questo si tratta, quando si parla di turismo, di una vera e propria industria: hanno costruito benessere, sviluppo e crescita. Io provengo dalla Romagna e, dunque, ben conosco il valore, l'importanza e la centralità di questo comparto. Tuttavia, ci sono anche aspetti che vanno oltre il semplice risvolto di carattere economico e sono quelli che riguardano, in questo caso, le opportunità che possiamo garantire ai nostri ragazzi, ossia la possibilità di compiere esperienze in Italia e, magari, anche all'estero, vista la collocazione e l'accreditamento internazionale di cui gode l'Associazione italiana alberghi per la gioventù. Quindi, attraverso questo veicolo, possono essere assicurate opportunità di crescita e di formazione ed esperienze di vita sicuramente utili e formative per i nostri ragazzi e anche per accoglierne altri.

Ci auguriamo che l'attenzione che lei ha manifestato possa dispiegarsi anche in ulteriori risultati che possono essere conseguiti. Anche noi abbiamo presentato emendamenti con riferimento a questi ultimi provvedimenti in discussione in Parlamento. Ci auguriamo che altri Dicasteri manifestino la medesima sensibilità e che, quindi, si possa arrivare a mettere qualche altro mattoncino nella costruzione di un percorso di risanamento e di rilancio dell'attività di questo ente.

(Orientamenti circa l'adozione di iniziative ispettive in ordine alla vicenda giudiziaria relativa all'omicidio dell'esponente della Democrazia Cristiana, Pompeo Panaro, avvenuto a Paola (Cosenza), nel 1982 - n. 3-02313)

PRESIDENTE. La sottosegretaria di Stato per la Giustizia, Anna Macina, ha facoltà di rispondere all'interrogazione Grimoldi e Furgiuele n. 3-02313 (Vedi l'allegato A).

ANNA MACINA, Sottosegretaria di Stato per la Giustizia. Grazie, Presidente. Con l'atto di sindacato ispettivo innanzi indicato, gli interroganti premettono quanto segue.

Nella puntata de Le Iene del 23 marzo, è stata ricostruita la vicenda di Pompeo Panaro, consigliere della Democrazia Cristiana, ucciso nel 1982 a Paola (Cosenza) dalla 'ndrangheta. Nel 2013 la magistratura ha rinviato a giudizio uno dei suoi presunti assassini, il collaboratore di giustizia Giuliano Serpa, poi assolto, perché il reato era ormai prescritto, ma per gli altri - si legge nella richiesta del Pubblico ministero - si procede separatamente in quanto deceduti. Nella puntata in cui presenzia il figlio del Panaro emerge, invece, che dei nove presunti responsabili della morte di Panaro solo tre sono morti; gli altri sei, invece, sono vivi, alcuni liberi e altri detenuti; il figlio Paolo Panaro ha raccontato i misteri e i depistaggi che, a suo dire, hanno costellato la vicenda del padre. Il figlio ha presentato un esposto alla procura distrettuale antimafia di Catanzaro che nel 2013 ha aperto le indagini. Si scopre così che, in realtà, erano due i pentiti che avevano parlato dell'omicidio di suo padre. Il primo è stato Fedele Soria del clan Serpa, che poi ha ritrattato dopo aver indicato il luogo del delitto e i nomi degli esecutori, tutti 'ndranghetisti. A dieci anni dal primo pentito un altro collaboratore è stato interrogato sullo stesso omicidio e ha confessato di essere uno dei responsabili. Si tratta dell'ex boss Giuliano Serpa che ha indicato gli stessi nomi fatti dall'ex collaboratore Fedele Soria.

Tutto ciò premesso, gli interroganti chiedono alla Ministra della Giustizia se, alla luce di quanto sopra esposto, non ritenga di valutare se sussistano i presupposti per promuovere iniziative ispettive presso gli uffici giudiziari di cui in premessa.

Al riguardo deve essere posto in risalto che la lettura completa degli atti inerenti l'indagine sull'omicidio del Panaro Pompeo restituisce le seguenti circostanze.

In primo luogo, il provvedimento di archiviazione menzionato nel corso della trasmissione Le Iene del 23 marzo 2021 non fa riferimento soltanto ed esclusivamente alla circostanza per cui la conclusione anticipata della vicenda giudiziaria era dovuta alla morte dei presunti colpevoli, ad eccezione del collaboratore di giustizia, Serpa Giuliano. Infatti, risulta come dal procedimento principale, a carico anche del collaboratore di giustizia Serpa Giuliano, siano state stralciate le posizioni dei soggetti nel frattempo defunti e degli altri correi, per i quali non erano stati acquisiti riscontri esterni individualizzanti rispetto alla chiamata in correità, promanante dal Serpa Giuliano.

A fronte di tale richiesta - giova evidenziare - il GIP provvedeva in modo conforme, avendo condiviso appieno le argomentazioni della parte pubblica. Non ci si trova quindi al cospetto di un provvedimento che riteneva defunti anche i vivi, ma a due distinte valutazioni processuali, l'una relativa al decesso di taluni indagati, l'altra riferita alla corretta applicazione dei canoni processuali che presiedono al controllo sulla fondatezza della notizia di reato, rimesso inizialmente al pubblico ministero e quindi al GIP. Di talché, anche le allusioni relative alla colpevole svalutazione delle dichiarazioni accusatorie rese dal collaboratore di giustizia Serpa Giuliano e dal Soria Fedele vanno lette alla luce della realtà processuale restituita dalla lettura precisa e attenta degli atti.

Infatti, mentre il Serpa Giuliano ha fornito una narrazione che, pur se intrinsecamente attendibile, non è stata reputata assistita dai necessari riscontri esterni individualizzanti a carico delle posizioni dei soggetti chiamati in correità, il Soria Fedele ha dapprima reso delle dichiarazioni accusatorie e poi ha dirottato totalmente il proprio comportamento processuale, smentendo financo di aver reso le deposizioni raccolte precedentemente a verbale.

Appare evidente e indiscutibile il fatto che un tale atteggiamento processuale abbia minato profondamente la credibilità soggettiva del Soria Fedele.

In ultimo, va evidenziato che il contenuto della denunzia mediatica del figlio di Panaro Pompeo, a prescindere da ogni pur doveroso sentimento di solidarietà umana verso costui, privato in maniera violenta dell'affetto paterno, non potrebbe di per sé solo assurgere a strumento idoneo a scalfire il giudicato ormai formatosi in relazione alla posizione del Soria Fedele e a consentire la riapertura delle indagini a carico delle posizioni dei soggetti con riferimento ai quali vi è stato il provvedimento di archiviazione per la rilevata insussistenza di elementi esterni di conferma della corrispondenza al vero nel racconto sviluppato dal collaboratore di giustizia Serpa Giuliano. Da tutto quanto sinora esposto nel dettaglio, emerge come non sussista, allo stato, spazio per iniziative o censure di carattere disciplinare a carico dei magistrati che si sono occupati dell'omicidio di Pompeo Panaro, in relazione ai rilievi mossi nell'atto di sindacato ispettivo in esame, non ravvisandosi anomalie nel loro operato, comunque idoneo a giustificare la promozione di iniziative ispettive da parte da parte della Ministra della Giustizia.

PRESIDENTE. Il deputato Furgiuele ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alla sua interrogazione.

DOMENICO FURGIUELE (LEGA). Grazie, Presidente e grazie sottosegretario. Rimango parzialmente soddisfatto in relazione alla risposta. Se non altro, è un passo in avanti, ma tutto quello che riguarda questa vicenda, per come si è evoluta - anche per la necessità di presentare un'interrogazione al fine di far riemergere il caso e per dargli spazio - comunque rimane una lesione della democrazia.

In questo caso, come in tutti i casi in cui ci sono degli omicidi così efferati, si può comprendere che occorra un tempo lungo prima di arrivare ad una verità, purtuttavia il tempo lungo, la strada per arrivare fino alla giustizia e fino alla verità comunque è un peso forte, che rimane sulle spalle come un fardello per le famiglie, che comunque hanno visto il proprio familiare morire per mano della mafia; è stato un omicidio efferato che ha insanguinato un'intera comunità. Quello che però doveva essere chiaro - e quest'oggi in parte è stato chiarito - è che non si può accettare che ci siano delle anomalie sui corsi giudiziari relativamente a delitti efferati come questo. Oggi, la procura di Paola, che all'epoca era sede competente dal punto di vista giurisdizionale, è un fiore all'occhiello per quanto riguarda la lotta dura - durissima - alla criminalità organizzata e a qualsiasi tipo di malaffare. La stagione inaugurata dal procuratore Bruni, con i suoi sostituti e con i suoi collaboratori, rappresenta un vero e proprio baluardo della lotta alla criminalità, anche nell'azione di bonifica di quelli che sono i gangli amministrativi territoriali, non solo dell'alto Tirreno cosentino. Noi oggi facciamo luce, proviamo a fare luce, su quei fatti, su quella storia, su quegli anni bui, nei quali uomini impegnati, come Panaro, in modo democratico, in modo semplice, in modo politico, dovevano dividersi ed erano stretti in una morsa da una società civile, che in parte comunque - dobbiamo riconoscerlo e i fatti lo dicono - era permeata da zone grigie e da cointeressenze pericolosissime; dall'altra parte, mancava l'agibilità democratica, che doveva essere garantita pienamente da alcuni organi preposti a tutelare soprattutto i cittadini.

Oggi, il “caso Panaro”, per i decenni che ci sono voluti per arrivare comunque ad un chiarimento, dimostra che forse un determinato passato, passato poi non è e può purtroppo essere ancora realtà.

Signor Presidente, ogni delitto impunito di questa caratura, o che comunque abbia delle piccole macchie che debbono essere sempre chiarite, lascia una ferita lacera, che sanguina all'interno della società, come quella di Paola (nella provincia di Cosenza) che rimane ancora aperta. Una ragione in più per ascoltare quello che lei ci ha detto e però per chiedere eventualmente un'ulteriore fase ispettiva relativamente non all'assoluzione o al percorso giudiziario, ma al fatto che la giustizia ha dichiarato 9 persone decedute e, solo grazie alla trasmissione Le Iene, siamo venuti a conoscere che, su 9 persone, soltanto 3 erano morte, mentre 6 sono vive e vegete e alcune di loro ancora lavorano.

Allora, siamo qui a chiedere un'azione forte sul procedimento giudiziario, su quello che è stato fatto, su quello che non è stato fatto, su quello che bisognava fare con più chiarezza e con più forza, perché non esiste che uno Stato provi timidezza o titubanze nel disporre un'ulteriore azione ispettiva, di chiarimento per fare verità su vicende giudiziarie che possono essere considerate alquanto controverse, per utilizzare un eufemismo.

Pertanto, io credo che ci siano gli elementi per richiedere un ulteriore intervento, perché è necessario dare giustizia definitiva e totale alla famiglia Panaro, perché il caso Panaro grida ancora giustizia.

(Iniziative di competenza in relazione alle criticità rilevate nella casa circondariale “Torre del Gallo” di Pavia - n. 3-02700)

PRESIDENTE. La sottosegretaria di Stato per la giustizia, Anna Macina, ha facoltà di rispondere all'interrogazione Barzotti n. 3-002700 (Vedi l'allegato A).

ANNA MACINA, Sottosegretaria di Stato per la Giustizia. Grazie, Presidente. In relazione all'atto di sindacato ispettivo in oggetto, relativo ad aspetti di criticità della casa circondariale di Pavia “Torre del Gallo”, in particolar modo legate alle carenze organiche e strutturali, al sovraffollamento, alle opportunità trattamentali riservate alla popolazione detenuta ivi ristretta e alle iniziative messe in campo per arginare il fenomeno del rischio suicidario, si rappresenta quanto segue. Quanto all'organico della Polizia penitenziaria, presente presso il carcere pavese, effettivamente si rileva, al 2 febbraio 2022, una carenza di 63 unità. Tuttavia è prevista la prossima assegnazione di cinque sovrintendenti e quattro agenti assistenti. Quanto agli ispettori, all'esito della procedura per complessivi 691 posti, l'amministrazione terrà nella massima considerazione la carenza di personale che connota il penitenziario di Pavia. Con riferimento al comparto Funzioni centrali, si registra la presenza di 17 unità sulle 25 previste. Tuttavia, il recente bando di mobilità interna ha previsto l'integrazione di due funzionari giuridico-pedagogici.

In ordine alle riferite carenze di ordine strutturale, si rappresenta che il carcere di Pavia, costruito alla fine degli anni Ottanta, presenta diffuse problematiche relative all'infiltrazione di acqua piovana dalle coperture degli edifici. Il vecchio padiglione detentivo, complessi A e B, ove è ricompreso anche il polo psichiatrico, è interessato da problemi strutturali ed ingenti sono le spese da affrontare. Attualmente, risulta in corso di esecuzione, con intervento di urgenza, il ripristino della copertura dell'edificio destinato ai colloqui dei detenuti e, a breve, è previsto il ripristino della copertura del fabbricato destinato alle attività sportive dei detenuti. Inoltre, è in corso di progettazione un intervento manutentivo per il ripristino e l'isolamento termico di tutte le restanti coperture dei fabbricati (il reparto detentivo, i locali per le attività trattamentali, il teatro, i servizi generali, eccetera), che non sono state già oggetto di precedenti lavori.

Per quanto attiene in particolare alle riferite problematiche di natura sanitaria, fermo restando che la gestione del servizio sanitario all'interno degli istituti di pena esula dall'alveo delle competenze specifiche del DAP, essendo demandata al Servizio sanitario nazionale, la recente relazione del 27 gennaio 2022 del dirigente sanitario della casa circondariale di Pavia evidenziava, fra l'altro, l'assunzione, a partire dal mese di gennaio, di quattro nuovi medici di guardia e di un assistente sociale. Il recente licenziamento di una psichiatra ha conseguentemente abbassato la soglia di copertura settimanale, passando dalle 70 alle 37 ore settimanali. Essendo tuttavia fondamentale garantire la copertura del servizio psichiatrico, la Direzione ASST di Pavia e il Dipartimento di salute mentale si stanno adoperando per una revisione dell'organizzazione dei servizi sanitari territoriali in modo più generale. Più semplice è il reclutamento dello psicologo, attesa la procedura concorsuale in atto, al termine della quale si spera di reclutare personale in tempi brevi.

Ciò precisato in linea generale, va evidenziato che l'amministrazione penitenziaria ha sempre dedicato il massimo impegno alla tutela della salute delle persone detenute, anche attraverso la ricerca costante delle migliori forme di collaborazione con il Servizio sanitario nazionale, nella consapevolezza che gli interventi di carattere sanitario, pur nella completa autonomia e di programmazione e gestione da parte del Servizio sanitario nazionale, non possono essere considerati avulsi dal complesso di azioni e di iniziative che coinvolgono la persona detenuta nel percorso penitenziario. L'amministrazione penitenziaria ha partecipato fin da subito ai lavori del Tavolo di consultazione permanente per la sanità penitenziaria, organo tecnico della Conferenza unificata, per verificare e monitorare l'attuazione della riforma sull'intero territorio nazionale, per dare attuazione alle linee di intervento del Servizio sanitario nazionale in materia di tutela della salute dei detenuti e degli internati.

Numerosi sono stati i documenti approvati dalla Conferenza unificata in materia di sanità penitenziaria, ma merita di essere segnalato in particolare l'accordo approvato in data 22 gennaio 2015, dove si forniscono indicazioni alle regioni e alle ASL per assicurare l'assistenza sanitaria alle persone detenute negli istituti penitenziari del territorio, attraverso un sistema articolato di servizi sanitari, con caratteristiche di complessità organizzativa e funzionale crescenti, integrati con il sistema sanitario regionale.

Invero, la presa in carico del disagio, la prevenzione del suicidio e degli atti di autolesionismo in ambiente penitenziario hanno sempre costituito obiettivi prioritari dell'amministrazione e, già con la circolare 30 dicembre 1987 era stato individuato un legame tra la tutela dell'incolumità dei distretti rispetto al rischio suicidario e l'accoglienza dei soggetti privati della libertà personale, istituendo e organizzando un presidio psicologico denominato “Servizio nuovi giunti”. Tale servizio, cosiddetto di accoglienza, persegue le finalità di ubicazione del detenuto confacente ai suoi bisogni, attenuazione dell'impatto e delle tensioni conseguenti alla prima esperienza detentiva, osservazione immediata diretta e congiunta della persona detenuta da parte degli operatori delle diverse aree riunite nello staff multidisciplinare di accoglienza, attivazione di interventi immediati di sostegno, progettazione concordata di uno schema di massima a medio e lungo termine degli interventi sanitari, sociali, psicologici, educativi e formativi di cui il detenuto può usufruire.

Inoltre, sono state disciplinate misure quali la “grande sorveglianza” e la “sorveglianza a vista”, concepite come strumenti di intensificazione della vigilanza.

Di recente, sono stati poi istituiti cinque sottogruppi interistituzionali addetti a ciascuna area tematica di interesse per la salute in ambito penitenziario.

Ancora, a seguito del recepimento delle indicazioni contenute nel Piano nazionale per la prevenzione delle condotte suicidarie nel sistema penitenziario degli adulti, approvato dalla Conferenza unificata nel 2017, sono intervenute intese fra le regioni e i provveditorati regionali, nonché protocolli operativi tra aziende sanitarie locali e direzioni penitenziarie con l'individuazione di referenti locali.

Relativamente ai tre casi di suicidio segnalati, questi si sono verificati il 25 ottobre, 17 e il 30 novembre 2021. L'indagine ispettiva del locale provveditorato regionale dovrà appurare le cause, le modalità e le circostanze degli eventi, così da verificare se siano state attivate tutte le procedure operative per cogliere possibili rischi suicidari.

In ordine alla mancanza di opportunità trattamentali, si evidenzia che dalla data del 31 gennaio 2022, sono attivi corsi scolastici di alfabetizzazione, corsi di scuola superiore geometra e alberghiero e due classi di scuola media. Sono inoltre previste attività trattamentali/formative quali il corso di formazione magazziniere-logistica, con acquisizione del conseguente patentino, il corso di cucina e ristorazione e quello salute e sicurezza HCCP, il laboratorio incubatori di comunità rivolti ai detenuti fragili, terminato il 15 gennaio scorso.

Si sono svolti i gruppi terapeutici del progetto PADRI, unitamente all'area sanitaria.

Sono inoltre attive o in fase di realizzazione nel corrente anno le seguenti attività: gruppi di letture sul pluralismo religioso e religione in carcere, laboratorio di genitorialità, laboratorio di lettura scenica, laboratorio di letture filosofiche, laboratorio di fumetto, gruppi GAP sulle dipendenze dal gioco d'azzardo, sportello mediatore culturale e sportello sociale agente di rete. Nei prossimi mesi è previsto l'avvio del corso di formazione e di aiuto barbiere, pizzaiolo e HCCP salute e sicurezza.

PRESIDENTE. La deputata Barzotti ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatta per la risposta alla sua interrogazione.

VALENTINA BARZOTTI (M5S). Grazie, Presidente. Ringrazio molto la sottosegretaria Macina per la puntuale risposta che ci ha dato oggi e per l'attenzione che ha dimostrato rispetto alle problematiche di questo carcere. Ovviamente io posso dichiararmi soddisfatta delle risposte, ma spero che le risposte di oggi poi possano tradursi in azioni concrete quanto prima.

I problemi di questo carcere sono tanti. Come giustamente ha detto lei in questa risposta, vi sono problemi di carattere sanitario che devono essere assolutamente sanati quanto prima. Sicuramente c'è da fare un'attività di collaborazione con gli organismi competenti a livello territoriale, ma le chiedo in questo senso di farsi portavoce di una richiesta che è per noi davvero urgente. I detenuti del carcere sono portatori comunque di una situazione sanitaria davvero critica e sono comunque soggetti più fragili di quelli che stanno fuori dal carcere, perché si stima addirittura che alcune malattie, come quelle cardiovascolari, abbiano un'incidenza superiore di due o tre volte rispetto alla popolazione generale, quindi davvero la situazione sanitaria va sanata.

Per quanto riguarda le carenze strutturali che lei ci ha confermato oggi e che abbiamo visto con i nostri occhi, siamo soddisfatti di sentire che saranno ripristinati alcuni luoghi, soprattutto quelli di aggregazione, come la palestra, piuttosto che il teatro, ambienti che sono fondamentali, ma anche quelli totalmente insalubri, con riferimento ai quali queste infiltrazioni che rendono le celle molto fredde e molto umide, con condizioni di difficile sopravvivenza.

Tutti questi aspetti sono stati sottoposti all'attenzione della Ministra Cartabia, anche tramite una lettera che è stata inviata da parte del nostro consigliere regionale, Simone Verni, nonché sottoscritta da me, in cui chiediamo che il Ministero della Giustizia venga in visita al carcere, proprio per rendersi conto visivamente di come vive la popolazione carceraria e di come lavorano gli operatori che prestano servizio presso la struttura e che ovviamente si trovano - come lei stessa ci ha confermato oggi - in una situazione di gravissima carenza di personale, che di fatto è strutturale. Quindi, tre suicidi in un mese e cinque in un biennio sono un vero grido di dolore che noi dobbiamo sentire veramente forte, nelle nostre viscere, perché il carcere non può e non deve tradursi in una perdita di speranza e di dignità di queste persone perché, quando questo accade, vi è la sconfitta più grande che uno Stato possa subire.

Dal carcere si misura il livello di civiltà di una Nazione e, purtroppo, quello che io ho visto con i miei occhi all'interno di quel carcere non è degno di questo secolo e non è degno della società giusta e inclusiva a cui noi tutti aspiriamo.

(Iniziative volte ad assegnare ulteriori risorse alle regioni per i progetti di rimozione dell'amianto da scuole e ospedali e a garantire una distribuzione dei fondi più omogenea sul territorio nazionale - n. 3-01310)

PRESIDENTE. La sottosegretaria di Stato per la Transizione ecologica, Vannia Gava, ha facoltà di rispondere all'interrogazione Molinari ed altri n. 3-01310 (Vedi l'allegato A).

VANNIA GAVA, Sottosegretaria di Stato per la Transizione ecologica. Grazie, Presidente. Con riferimento alle questioni poste dall'onorevole Molinari riguardo all'assegnazione dei fondi del Piano bonifica amianto, si rappresenta che il Comitato interministeriale per la programmazione economica, il CIPE, con delibera n. 11 del 28 febbraio 2018, ha approvato il secondo addendum al Piano operativo ambiente-Fondo per lo sviluppo e coesione (FSC) 2014-2020.

Il Piano assegna circa 750 milioni di euro al sottopiano “Interventi per la tutela del territorio e delle acque”, che prevede, tra l'altro, la programmazione di interventi di bonifica da amianto finalizzati alla rimozione e allo smaltimento dell'amianto presente negli edifici scolastici ed ospedalieri per uno stanziamento di oltre 385 milioni di euro.

In particolare, il Ministero dell'ambiente, oggi della transizione ecologica, con specifico decreto ministeriale n. 467 del 6 dicembre 2019, ha dato attuazione a quanto previsto dalla delibera CIPE e ha definito il piano di bonifica da amianto. Questo provvedimento individua le Regioni e le Province autonome quali soggetti beneficiari delle risorse, nonché responsabili dell'individuazione degli interventi da finanziare. I fondi previsti sono stati ripartiti secondo i coefficienti utilizzati dal CIPE per l'assegnazione dei fondi sviluppo e coesione e la loro assegnazione è avvenuta in condivisione con le amministrazioni regionali.

Nello specifico alcune Regioni, ad esempio il Piemonte, hanno chiesto di poter destinare parte delle somme stanziate per il suddetto piano ad ulteriori interventi sempre afferenti alla tematica delle bonifiche. Si precisa che i criteri di ripartizione del fondo destinato alla coesione sono stabiliti dalla Presidenza del Consiglio quale amministrazione titolare di suddetto fondo. Inoltre, trattandosi di risorse destinate alla coesione e pertanto aventi l'obiettivo di rilanciare le aree territoriali più svantaggiate, è stabilito che vengano assegnate secondo una chiave di riparto che prevede il 20 per cento alle Regioni del centro-nord e l'80 per cento a quelle del Mezzogiorno. Al riguardo, si evidenzia che le risorse in questione, in linea con quanto previsto dai finanziamenti CIPE, sono soggette ai vincoli temporali per il conseguimento delle obbligazioni giuridicamente vincolanti, inizialmente fissati al 31 dicembre 2021, ai sensi dell'articolo 11- novies del decreto-legge del 22 aprile 2021 n. 52, convertito in legge 17 giugno 2021 n. 87 e successivamente prorogati al 31 dicembre 2022.

L'attuazione del piano ha scontato una serie di ritardi dovuti principalmente alla non semplice individuazione degli interventi da finanziare e al relativo invio agli uffici preposti. In merito a tali ritardi, il Ministero della Transizione ecologica, con specifica nota del 24 giugno 2021, ha sollecitato tutti i soggetti all'invio della documentazione necessaria per l'avvio degli interventi, così come disciplinato dal sopra menzionato decreto ministeriale del 2019, informando inoltre che, qualora non fosse pervenuta entro i termini fissati, si sarebbe reso disponibile a proporre al responsabile unico del piano la revoca o la riprogrammazione delle risorse.

Inoltre, gli uffici preposti del Ministero, atteso il parziale inoltro della documentazione necessaria da parte delle Regioni e delle Province autonome, con nota del 22 ottobre 2021 ha invitato le amministrazioni a trasmettere entro il 10 novembre 2021 le proposte di finanziamento per gli altri interventi di messa in sicurezza e bonifica, ribadendo la necessità della coerenza degli interventi con il Pano operativo ambiente FSC 2014-2020.

Con detta nota si è anche comunicato che le priorità di intervento per le attività oggetto di riprogrammazione avrebbero potuto riguardare anche iniziative non ricadenti in area di siti di bonifica di interesse nazionale, ai sensi dell'articolo 252 del decreto legislativo n. 152 del 2006, ovvero interessate da contenzioso comunitario.

E' bene precisare infine che, sulla base degli interventi trasmessi dai soggetti beneficiari, sono stati ammessi a finanziamento dal Ministero 579 interventi per un importo complessivo pari ad oltre 96 milioni di euro. Dei citati interventi ad oggi risultano validati da parte dei soggetti beneficiari nella banca dati unitaria 552 operazioni. Infine, si evidenzia che, presso il Ministero della Transizione ecologica, è stato istituito il fondo per la progettazione preliminare e definitiva degli interventi di bonifica di beni contaminati da amianto, ai sensi dell'articolo 56 della legge 221 del 2015, finalizzato a promuovere la realizzazione di interventi di bonifica di edifici pubblici contaminati da amianto.

PRESIDENTE. Il deputato Benvenuto ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto o meno della risposta alla sua interrogazione.

ALESSANDRO MANUEL BENVENUTO (LEGA). Grazie Presidente, onorevole sottosegretario, la risposta del Governo non ci soddisfa pienamente, dobbiamo essere sinceri. Questa interrogazione, che risale ormai all'inizio del 2020, metteva in luce la disparità di risorse che venivano assegnate alle varie regioni del nostro Paese.

Prendiamo atto che il Governo non ha minimamente cambiato la destinazione di tali risorse, anche dopo i ripetuti e immancabili ritardi nella presentazione dei progetti che, di fatto, rallenteranno un percorso che già da molti anni avrebbe dovuto dimostrare un cambio di passo per il nostro Paese. Questa situazione, alquanto incredibile, accende vari riflettori e tanti dubbi su come gestiremo le svariate risorse che arriveranno dall'Europa.

Comunque, tornando alla nostra interrogazione, il Piemonte storicamente è una delle regioni più attive a livello nazionale in materia di amianto, dispone tra l'altro di un Piano regionale amianto trasmesso nel 2016 al Ministero dell'ambiente nel quale sono stimati 50 milioni di metri quadri di coperture in cemento-amianto da smaltire con oneri dell'ordine di grandezza della centinaia di milioni di euro.

Proprio per questi motivi, ci pare assolutamente non congrua questa disparità di trattamento per il Piemonte e per le varie Regioni del Nord. Proprio per questi motivi, ci rivolgiamo a lei sottosegretario per poter avere un dialogo in sede ministeriale per poter reperire nuove e ulteriori risorse, magari ragionando in base alla distribuzione dell'amianto sul territorio nazionale e sulla sussistenza dei relativi siti inquinati.

(Iniziative per garantire la continuità produttiva e occupazionale dello stabilimento Speedline di Santa Maria di Sala, in provincia di Venezia, e per contrastare il fenomeno della delocalizzazione delle imprese italiane all'estero - n. 3-02816)

PRESIDENTE. La Vice Ministra dello Sviluppo economico, Alessandra Todde, ha facoltà di rispondere all'interrogazione Suriano ed altri n. 3-02816 (Vedi l'allegato A).

ALESSANDRA TODDE, Vice Ministra dello Sviluppo economico. Grazie agli onorevoli interroganti.

Con l'atto in parola gli onorevoli interroganti evidenziano la situazione in cui versa la società Speedline, acquisita dal gruppo Ronal con sede in Svizzera, che, a dicembre scorso, ha annunciato di voler chiudere il proprio sito di Tabina nel Comune di Santa Maria di Sala - Venezia - e richiede altresì al Ministero dello Sviluppo economico di adottare iniziative idonee per la risoluzione della problematica evidenziata, per incentivare il settore dell'automotive, nonché per evitare fenomeni di delocalizzazione da parte delle imprese.

Al riguardo, sentita anche la competente struttura del Ministero dello Sviluppo economico, si rappresenta che il Ministero si è tempestivamente attivato aprendo un tavolo di confronto sulla Speedline Srl riunitosi il 17 dicembre 2021 e anche il 7 gennaio 2022. Alla riunione hanno partecipato, oltre ai rappresentanti del MiSE, il Ministero del Lavoro, la Regione Veneto, la Città Metropolitana di Venezia, Confindustria Venezia, i rappresentanti del gruppo Ronal, la Speedline srl, nonché le organizzazioni sindacali nazionali e territoriali.

Com'è noto, l'azienda è leader nella produzione dei cerchi in lega e occupa oltre 600 lavoratori se si considera anche l'indotto. Le motivazioni di tale scelta, secondo la proprietà, sono tutte da ricondursi ad una crisi finanziaria che l'ha portata già nel 2019 a subire un forte calo della domanda pari al 15 per cento in tutta Europa.

A ciò si è aggiunta la crisi dei semiconduttori che ha determinato un ulteriore calo della produzione pari al 20 per cento delle vendite. E' stato fatto presente altresì che attualmente si è in presenza di un eccesso di offerta, aggravato anche dal fatto che i produttori cinesi hanno aperto stabilimenti concorrenziali in Marocco. Tale eccesso di offerta ha generato quindi anche un significativo calo dei prezzi, confermato dalle previsioni per i prossimi quattro anni con forte impatto su Speedline. E' stato reso noto infine che l'intero gruppo Ronal sta attraversando una crisi finanziaria e che dovrà di conseguenza intraprendere azioni che possano garantire una stabilizzazione nel lungo termine, al fine di consentire il mantenimento della produzione e i 7.130 posti di lavoro che la stessa ha in Europa.

Il rappresentante del Ministero dello Sviluppo economico ha chiesto all'azienda di non rendere definitiva la decisione di chiusura fino a quando non siano state vagliate tutte le possibili alternative in un confronto e alla presenza delle organizzazioni sindacali delle istituzioni coinvolte, evidenziando che anche queste ultime offriranno il loro supporto mettendo a disposizione tutti gli strumenti disponibili. E' stato quindi richiesto al gruppo Ronal di revocare la decisione di chiusura dello stabilimento di Tabina che permetterebbe di avviare un confronto costruttivo tra le parti sul futuro dello stesso in un clima di reciproca fiducia.

L'amministratore delegato del gruppo nell'ultimo incontro, su richiesta delle istituzioni presenti e delle organizzazioni sindacali, ha revocato formalmente la decisione di chiudere lo stabilimento, purché si avvii celermente un programma di incontri tesi alla definizione condivisa di un percorso alternativo, impegnandosi contestualmente a non interrompere la produzione e dando la propria disponibilità a fornire un incarico a un soggetto terzo condiviso con le organizzazioni sindacali per fare una valutazione complessiva dell'impresa.

Speedline infine ha ottenuto dalla controllante Ronal la sospensione della decisione di chiusura per un periodo necessario per redigere il piano per la possibile permanenza dell'attività in Italia.

Tale redazione verrà periodicamente monitorata in un tavolo di confronto, avviato a fine febbraio e che vede la partecipazione delle istituzioni, della Speedline, delle parti sociali e di una advisor. Relativamente al settore automotive in generale, come già più volte riscontrato in altre sedi parlamentari, lo stesso sta affrontando un insieme di criticità che vanno dall'incremento dei prezzi alla penuria dei semiconduttori ed alle sfide poste dalla transizione green.

Il pacchetto fit for 55 presentato dalla Commissione lo scorso 14 luglio prevede una forte spinta alla decarbonizzazione delle attività produttive e dei trasporti. Per accompagnare le imprese in questo processo nella nuova legge di bilancio 2022 è stato introdotto un fondo per la transizione industriale da 150 milioni di euro, specificatamente destinato a sostenere tutte le imprese impegnate nei processi di efficientamento energetico, del riciclo di materiali e della cattura e riuso dell'anidride carbonica. Tuttavia, pur essendo gli obiettivi della transizione green fondamentali e considerando al contempo quanto si è già accennato, il Governo ha adottato un nuovo decreto-legge - cosiddetto decreto energia - che oltre a introdurre nuove misure per contrastare l'aumento dei costi dell'energia per imprese e famiglie, interviene a sostegno della riconversione e della filiera dell'automotive con un fondo da un miliardo di euro per i prossimi otto anni.

Infine, circa il fenomeno delle delocalizzazioni, si evidenzia che il Governo ai commi 224 e 236 della legge di bilancio per il 2022 (legge del 30 dicembre 2021, n. 234) ha disposto un'apposita procedura per le imprese che intendono chiudere l'attività al fine di salvaguardare il tessuto imprenditoriale italiano e garantire i lavoratori coinvolti. Per concludere, ribadisco che è massima l'attenzione del Governo, sia per tutelare i lavoratori del settore automotive, sia per arginare il fenomeno della delocalizzazione e assicuro che il Ministero dello sviluppo economico continuerà a seguire costantemente l'evoluzione delle vicende della Speedline s.r.l. con tutti i soggetti coinvolti per garantire la produzione e la tenuta dei livelli occupazionali.

PRESIDENTE. La deputata Silvia Benedetti ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatta per la risposta alla sua interrogazione.

SILVIA BENEDETTI (MISTO-M-PP-RCSE). Signor Presidente, ringrazio per l'esauriente risposta. Relativamente, alla gestione in particolare di Speedline penso sia importante - come lei ha detto - avere un dialogo e un tavolo continuamente attivo. Questo è fuori di ogni dubbio, nel senso che purtroppo ci troviamo in una fase di transizione, e se si trovano soluzioni che riescano, pacificamente, a tenere i posti di lavoro e anche le produzioni qui, è comunque un bene.

Resto, tuttavia, perplessa per una questione generale nel senso che anche quando ci sono queste multinazionali che fanno impresa penso che abbiano potere di vedere più in là nel tempo. Quindi, alcune cose, anche gestionali proprie, in teoria avrebbero dovuto vederle ben prima di trovarsi così adesso e di ricorrere a facili licenziamenti.

Tra le altre cose, sul discorso delle norme anti delocalizzazioni che avete introdotto in legge di bilancio con gli emendamenti, anche qui resta una perplessità, perché siamo sempre nell'ambito di una multinazionale che di fatto viene richiamata ad applicare un po' di buona educazione nel comunicare i licenziamenti oppure viene richiamata a fare una cosa che dovrebbe fare. Quindi, già una razionalizzazione delle procedure di licenziamento oppure degli ammortizzatori sociali. Pertanto, in questo caso le imprese vengono richiamate a fare cose che dovrebbero già fare perché per fare impresa non è necessaria solo la bravura nel fare profitti, ma penso sia sempre più giusto richiamare le imprese anche ad un comportamento etico, che tenga conto dell'aspetto sociale e anche dell'aspetto ambientale.

Anche sul settore automotive, mi domando se nel lungo termine abbia senso riconvertire tutto un settore che produce diciamo automotive da combustibili fossili a combustibili di altro tipo che dovrebbero essere più sostenibili. Tuttavia, ricordiamoci che la quantità di risorse per passare da un combustibile all'altro potrebbe essere enorme, una quantità di risorse comunque insostenibile per il numero di automobili che, eventualmente, bisognerebbe trasferire da un settore all'altro. Quindi, secondo me va visto anche questo aspetto. E qui entra in gioco anche il discorso di avere un piano industriale in Italia, ossia un piano che ci dica esattamente che cosa vogliamo produrre per i prossimi anni, che cosa ha senso produrre. Infatti, se vogliamo parlare dell'automotive forse ha più senso rivolgersi a un altro tipo di mobilità, piuttosto che a una mobilità autonoma e singolare.

Tornando al discorso dei lavoratori, le delocalizzazioni sono un problema e io penso che sia necessario anche portare questo tema a livello europeo. So che c'è la direttiva in corso sul dumping sociale e il dumping salariale e credo che anche su questo tema il Governo italiano dovrebbe muoversi e spingere il più possibile. Infatti, vediamo come la delocalizzazione è l'altra faccia della medaglia della globalizzazione e anche il contesto attuale sulla politica estera ce lo sta ricordando. Quindi, nel piccolo contesto diciamo concordo con l'azione su Speedline mentre nell'ambito macroeconomico penso che vi siano dei temi sul tavolo che questo Governo deve assolutamente affrontare con la massima urgenza e con il massimo impegno.

(Iniziative per rivedere i requisiti di accesso all'incentivo denominato «ON – Oltre Nuove imprese a tasso zero» finalizzato a sostenere l'imprenditoria giovanile e femminile - n. 3-02437)

PRESIDENTE. La Vice Ministra dello Sviluppo economico, Alessandra Todde, ha facoltà di rispondere all'interrogazione Furgiuele n. 3-02437 (Vedi l'allegato A).

ALESSANDRA TODDE, Vice Ministra dello Sviluppo economico. Signor Presidente, signor onorevole interrogante, con riferimento al quesito posto con l'atto in discussione, sentiti gli uffici competenti del Ministero dello sviluppo economico, si rappresenta quanto segue. L'onorevole interrogante chiede di conoscere quali iniziative si intendano intraprendere ai fini dell'eliminazione delle incongruenze di seguito descritte, relative alla partecipazione alla procedura già agevolativa ON – Oltre Nuove imprese a tasso zero.

Come correttamente ricorda l'onorevole interrogante la circolare 8 aprile 2021 n. 117378 del Ministero dello sviluppo economico definisce i termini e modalità di presentazione delle domande di agevolazione, ai sensi del decreto MISE 4 dicembre 2020. La circolare prevede - punto 4.2, punto f) - che per poter accedere alle agevolazioni le imprese debbano non avere i propri legali rappresentanti e amministratori condannati con sentenza definitiva o decreto penale di condanna divenuto irrevocabile o sentenza di applicazione della pena su richiesta ai sensi dell'articolo 444 del codice di procedura penale per i reati che costituiscono motivo di esclusione di un operatore economico dalla partecipazione a una procedura di appalto o concessione ai sensi della normativa in maniera di contratti pubblici relativi a lavori, servizi e forniture vigente alla data di presentazione della domanda di agevolazione.

Tuttavia, nonostante nella Circolare suddetta si parli di sentenze definitive o altri provvedimenti giuridicamente assimilabili, l'allegato 2 (società costituite, assenza di precedenti) presente sul sito Invitalia riporta la seguente dicitura “che non sussistano nei propri confronti rinvii a giudizio”. L'allegato ha una dichiarazione sostitutiva dell'atto di notorietà, ai sensi degli articoli 46 e 47 del decreto del Presidente della Repubblica 28 dicembre 2000 n. 445, che secondo l'onorevole interrogante non è solo in contrasto con la lettera f) della circolare ma anche con i principi costituzionali che nel nostro ordinamento prevedono la presunzione di innocenza.

Orbene, in proposito si rappresenta che il soggetto delegato all'attuazione della misura in parola è l'Agenzia Invitalia. A tale riguardo, si segnala che la citata agenzia, nell'ambito delle verifiche alle quali è deputata al fine di garantire la corretta allocazione delle risorse pubbliche dalla stessa gestite, provvede a chiedere informazioni relative alle pendenze giudiziarie e alle condanne eventualmente riportate dagli organi di governance della società e i titolari effettivi attraverso l'acquisizione del certificato dei carichi pendenti e del certificato estratto del casellario giudiziario. Al riguardo, la direzione generale competente del Ministero dello sviluppo economico ha riferito che la compilazione del predetto allegato risponderebbe a criteri di corretto utilizzo delle risorse pubbliche senza per questo contraddire il principio costituzionale della presunzione di innocenza.

Sul punto, infatti, la direzione generale ha precisato che la condanna preclude l'accesso alle agevolazioni, mentre l'eventuale esistenza di un rinvio a giudizio comunicato in sede di domanda avrebbe la finalità di consentire un monitoraggio del procedimento da parte dell'amministrazione. Ad ogni modo, si rappresenta che sarà cura della Direzione generale competente del Ministero dello Sviluppo economico coinvolgere Invitalia in merito alla problematica sollevata dall'onorevole interrogante, relativa alla modulistica di presentazione della suddetta domanda.

PRESIDENTE. Il collega Furgiuele ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alla sua interrogazione.

DOMENICO FURGIUELE (LEGA). Grazie Presidente. Grazie, signor sottosegretario, sono parzialmente soddisfatto, perché, nonostante la buona volontà, noi raggiungiamo due obiettivi: da un certo punto di vista, ci viene spiegato che esiste un allegato 2, che deve essere chiarito; dall'altra parte, c'è la disponibilità da parte del Ministero di rivolgersi ad Invitalia - se non ho capito male – e di fare ulteriormente chiarezza.

Io credo che, ad oggi, questo allegato abbia arrecato un danno al tessuto produttivo: già lo ha fatto. Signor sottosegretario, se non approntiamo un percorso di semplificazione burocratica, per quanto concerne l'accesso a questi aiuti, se non si fa chiarezza, io credo che parte di questi aiuti possa andare dispersa. Soltanto la settimana scorsa, proprio in quest'Aula, il Presidente Draghi, durante il question time, parlando della necessità di investire sulla realizzazione di nuove fonti energetiche per affrontare la crisi in atto, tuonava contro l'apparato burocratico, vetusto e farraginoso, che, a tutti i livelli, anche a questi livelli, rischia inevitabilmente di precludere la strada alla ripresa e allo sviluppo. Noi questo non ce lo possiamo permettere. Infatti, signor sottosegretario, signor Presidente, i Ministeri dovrebbero essere quei soggetti preposti a far sì che ci sia una semplificazione nell'accesso a questi aiuti alle imprese e ai settori produttivi. I Ministeri non dovrebbero essere quegli organi che il cittadino, per tramite del politico o della politica, deve richiamare continuamente, a far sì che questi finanziamenti siano resi realmente accessibili come opportunità di aiuto per le imprese. Ma tant'è, così che noi – come, in questo caso, converrà con me - ci troviamo continuamente di fronte a bandi e a domande, che, quando non sono scritte - mi consenta - con i piedi, presentano incongruenze che rendono le strade sbarrate. E noi non ce lo possiamo permettere sulla strada di un'ipotetica ripresa! Certamente, bisogna precludere l'accesso a determinati aiuti a coloro che abbiano condanne cristallizzate su determinati reati.

Ma quello che prevede, in base alla lettera f) della circolare, l'allegato 2, non può essere un motivo per sbarrare la strada a coloro che hanno un rinvio a giudizio o sono indagati. È una barbarie, come dicevo nell'interrogazione, laddove permane questa incongruenza, una barbarie costituzionale: il nostro ordinamento contempla la presunzione di innocenza; quindi, queste persone, fino alla presentazione della domanda, devono essere considerate totalmente innocenti. Sono contento che il Ministero intervenga per chiarire definitivamente la cosa.

Oltre nuove imprese, questo progetto è stato costruito per creare sviluppo, un progetto quanto mai fondamentale in una contingenza storica come questa, perché si rivolge alle micro e piccole imprese, che al loro interno hanno una struttura formata a maggioranza di giovani tra i 18 e i 35 anni oppure a maggioranza di donne senza limiti d'età. Questa occasione è per ribadire, signor Presidente, signor sottosegretario, che la burocrazia non può vanificare questa opportunità.

(Iniziative volte ad agevolare l'avvio di nuove attività imprenditoriali – n. 3-02578)

PRESIDENTE. La Vice Ministra dello Sviluppo economico, Alessandra Todde, ha facoltà di rispondere all'interrogazione Romaniello ed altri n. 3-02578 (Vedi l'allegato A).

ALESSANDRA TODDE, Vice Ministra dello Sviluppo economico. Grazie Presidente, grazie onorevoli interroganti. Con riferimento al quesito posto con l'atto in discussione, sentiti gli uffici competenti del Ministero dello Sviluppo economico, si rappresenta quanto segue.

Dai dati del terzo trimestre 2021 su start-up e PMI, emerge come l'imprenditoria innovativa nel nostro Paese stia crescendo, con un tasso del 3,3 per cento rispetto al trimestre precedente (dati aggiornati al 1° ottobre 2021).

Particolarmente rilevanti sono le start-up innovative. Con riferimento ad esse si evidenzia che, dal momento della loro iscrizione nella sezione speciale del Registro delle imprese, le start-up innovative sono esonerate dal pagamento dell'imposta di bollo e dei diritti di segreteria dovuti per gli adempimenti relativi all'iscrizione nel Registro delle imprese, nonché dal pagamento del diritto annuale dovuto in favore delle camere di commercio. Tali agevolazioni hanno durata di cinque anni e sono condizionate dalla permanenza dell'impresa all'interno della sezione speciale del Registro delle imprese.

Inoltre, l'articolo 2 del decreto legislativo n. 183 del 2021 - che recepisce la direttiva (UE) 2019/1151 sull'uso di strumenti e processi digitali nel diritto societario - prevede il dimezzamento dell'onorario del notaio in caso di costituzione on line di società a responsabilità limitata e di società a responsabilità limitata semplificata, attraverso l'uso di modelli standard e mediante atto pubblico formato tramite una piattaforma che consenta la videoconferenza e la sottoscrizione dell'atto con firma elettronica riconosciuta.

Infine, vorrei ricordare le misure agevolative gestite dal Ministero dello Sviluppo economico sul versante dei finanziamenti alle imprese di nuova costituzione.

“Smart & Start Italia”: strumento agevolativo istituito con decreto Mise del 24 settembre 2014, finalizzato a promuovere le condizioni per la diffusione della nuova imprenditorialità e a sostenere le politiche di trasferimento tecnologico e di valorizzazione economica dei risultati del sistema della ricerca pubblica e privata. Ha una dotazione finanziaria di 378.886.667,10 euro.

“Smart Money”: incentivo istituito con il “decreto Rilancio” (articolo 38, comma 2, del decreto legge 19 maggio 2020, n. 34), che sostiene le start-up innovative nella realizzazione di progetti di sviluppo attraverso la concessione di agevolazioni sotto forma di contributi a fondo perduto. Ha una dotazione finanziaria di 10 milioni di euro.

“Nuove imprese a tasso zero”: misura istituita in attuazione del decreto legislativo n. 185 del 2020, con l'obiettivo di sostenere la creazione e lo sviluppo di micro e piccole imprese a prevalente o totale partecipazione giovanile e femminile. Ha una dotazione finanziaria di 342.017.540,16 euro.

“Tessile moda e accessori”: strumento agevolativo istituito con il “decreto Rilancio”, che prevede l'erogazione di contributi a fondo perduto, nella misura del 50 per cento, per il sostegno dell'industria del tessile, della moda e degli accessori. Ha una dotazione finanziaria di 5 milioni di euro.

“Fondo imprese creative”: è in corso di adozione il decreto recante disposizioni attuative per il fondo per le piccole e medie imprese creative, di cui alla legge di bilancio 2021 (legge n. 178 del 2020), destinato a promuovere la nascita, lo sviluppo e il consolidamento delle imprese operanti nel settore creativo, attraverso la concessione di contributi, l'agevolazione nell'accesso al credito e la promozione di strumenti innovativi di finanziamento, nonché altre iniziative per lo sviluppo del settore. Ha una dotazione finanziaria di 40 milioni di euro. In continuità con quanto esposto, il Governo continuerà ad incentivare ed agevolare l'apertura di nuove attività imprenditoriali, oltre a salvaguardare le realtà produttive esistenti sul territorio italiano.

PRESIDENTE. L'onorevole Romaniello ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alla sua interrogazione.

CRISTIAN ROMANIELLO (MISTO-EV-VE). Grazie Presidente Rosato e grazie sottosegretaria Todde. Io ovviamente sono sempre e da sempre soddisfatto del suo operato, della sua concretezza, della sua competenza, della gentilezza. Questa risposta dà qualche elemento di positività - non posso negarlo - e ci sono misure che vanno incontro alle esigenze dell'imprenditoria nel nostro Paese. Però, non posso dichiararmi soddisfatto della direzione che si sta prendendo e dell'orientamento che assume il nostro Paese, non completamente, nel senso che, mentre si va nella direzione giusta, la dimensione degli investimenti e delle misure mi sembra troppo bassa. Io ho scritto questa interrogazione nell'ottobre dello scorso anno, quando era in essere la preparazione del G20, quando la sessione di bilancio era già in una fase abbastanza avviata, specialmente all'interno del Governo. In quei giorni, c'era una discussione, che si è riusciti a sollevare sul caso di Un posto al sole.

Sicuramente, era un tema importante, con risvolti occupazionali e importanti per un intero territorio. Tuttavia, mi chiedo come abbia fatto quel tema ad avere una risonanza così forte anche all'interno del Governo, mentre, quando si parla di un tema come quello dell'imprenditoria nel nostro Paese, che coinvolge i giovani - adesso parliamo di giovani -, questo assuma una risonanza molto minore e non riusciamo a parlarne. Allora, volevo ricordarle solo alcune cose. Lei giustamente ricordava che c'è una crescita rispetto agli investimenti di venture capital, eccetera, però io su questo una controreplica gliela volevo fare, nel senso che nel nostro Paese il volume d'affari in start-up è di 430 milioni; quindi, una crescita del 3 per cento non mi sembra una crescita così importante. Se andiamo a vedere, invece, un altro nostro partner europeo molto importante, come la Germania, il volume d'affari è di 6,4 miliardi ed è pari a 14 volte in più rispetto all'Italia, quindi, è chiaro che non si sta facendo abbastanza, o meglio che si deve fare molto di più. Per quanto riguarda l'avvio dell'attività imprenditoriale, anche in questo caso, è vero quello che ha detto e cioè che c'è una riduzione del volume complessivo degli adempimenti burocratici e dei costi per l'avvio delle attività imprenditoriali, tuttavia, quando mi parla del dimezzamento del costo del notaio, oltre che, ovviamente, di altri adempimenti - lei ha ricordato le imposte di registro, le tasse di concessione e altro - , però il solo notaio in Italia costa circa 1.500 euro, quindi, arrivare a 750 euro significa restare, solo per il notaio, al triplo del costo per l'avvio di una start-up in Francia. Le ricordo solo qualche costo per aprire le attività imprenditoriali in Europa. Nei Paesi Bassi, il Paese più costoso, solo dopo l'Italia, occorrono 2.207 euro per l'avvio; in Italia, ne occorrono 4.155: nel secondo Paese più costoso il costo è la metà rispetto a quello italiano. Poi, se andiamo avanti a vedere, in Spagna il costo si riduce a 627 euro, a un settimo; in Germania a 446 euro, in Francia a 270, in Portogallo a 227, in Grecia a 174, in Irlanda a 72 euro. È evidente che si debba fare di più. Per parlare davvero per i giovani - prima li ho menzionati -, trovo a volte quasi offensivo che nel nostro Paese ci sia una retorica sui giovani e si dica che bisogna fare qualcosa per i giovani. Quello che va fatto per i giovani è una cosa che ha nome e un cognome, perché - e qui cito le parole del collega Invidia, in un'audizione, durante un incontro con la delegazione svizzera per i rapporti con l'Italia che presiedo, in cui si parlava proprio di giovani e della fuga dei cervelli, dei giovani che vanno via dall'Italia, perché trovano fortuna all'estero - il problema non è solo come facciamo a trattenere i giovani, ma è - ricordava il collega – anche il flusso in entrata. Infatti, se i giovani di altri Paesi non vengono a investire nel nostro Paese, non è perché l'Italia è brutta, ma perché non ci sono le condizioni. Non mi sconvolge che i nostri ragazzi italiani vogliano andare all'estero - impariamo le lingue per andare all'estero e abbiamo distrutto le barriere e i confini nel mondo -, ma il problema grosso è che l'Italia non è attrattiva, né per i giovani italiani, né per i giovani di tutto il mondo. Concludo, ricordando che i dati che ho citato sono quelli della World Bank Group nel Doing Business Report relativo all'Italia. Vorrei che il Governo facesse una riflessione all'interno del suo Ministero: quanto “spostano” le misure di cui ha parlato durante la sua risposta? Quanto rendono più attrattivo il nostro Paese? Quanto lo rendono più vivibile per i nostri giovani e per la nostra imprenditoria (prima si è parlato anche dell'imprenditoria femminile)? L'ultima domanda: sono sufficienti queste misure? Spero che, con queste domande, si possa aprire una seria riflessione su come gestire il Paese e questo tema per i prossimi decenni, perché l'Italia non può più aspettare.

PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interrogazioni all'ordine del giorno.

Sospendo, a questo punto, la seduta che riprenderà alle ore 12.

La seduta, sospesa alle 10,45, è ripresa alle 12.

Preavviso di votazioni elettroniche.

PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.

Sospendo la seduta, che riprenderà alle ore 12,20.

La seduta, sospesa alle 12,02, è ripresa alle 12,20.

Seguito della discussione del disegno di legge: Conversione in legge del decreto-legge 25 febbraio 2022, n. 14, recante disposizioni urgenti sulla crisi in Ucraina (A.C. 3491-A​).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge n. 3491-A: Conversione in legge del decreto-legge 25 febbraio 2022, n. 14, recante disposizioni urgenti sulla crisi in Ucraina.

Ricordo che, nella seduta del 14 marzo, si è conclusa la discussione generale e il rappresentante del Governo è intervenuto in sede di replica, mentre i relatori vi hanno rinunciato.

Sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, sull'ordine dei lavori, la collega Bartolozzi. Ne ha facoltà.

GIUSI BARTOLOZZI (MISTO). Grazie Presidente Rosato. Vorrei porre all'attenzione dell'Aula, dei colleghi e del Governo - e per il suo tramite al Presidente Fico - l'ennesima questione che si consuma in Commissione giustizia, che mortifica i componenti la Commissione e che, in seguito, mortificherà anche l'Aula. Presidente, di cosa parlo? Le anticipo già la richiesta. La richiesta, per il suo cortese tramite, è di fare intervenire il Presidente Fico, previo interpello della Giunta per il Regolamento, sull'andamento dei lavori in Commissione, in ordine agli emendamenti che i gruppi hanno presentato. Con l'ulteriore stimolo, Presidente - non me ne vorrà, in incipit -, ai colleghi capigruppo, che siedono oggi in Aula, perché possano far proprio questa mia richiesta e perorarla con la Presidenza. Allora, di cosa parliamo? Presidente, in Commissione giustizia, abbiamo incardinato, come voi ben sapete, il testo - che è una legge delega, in parte precettiva e in parte non - sulla riforma dell'ordinamento giudiziario e sul CSM. Testo che è stato presentato dall'ex Ministro Bonafede, ormai un anno e mezzo fa nel dicembre 2020 e che poi, come sapete, è stato emendato con un maxiemendamento dalla Ministra Cartabia, a distanza, Presidente, di nove mesi, quando già il termine per gli emendamenti era ampiamente scaduto. Quindi, dopo che noi abbiamo presentato a giugno gli emendamenti al testo dell'ex Ministro Bonafede, la Ministra Cartabia - quindi il Governo -, a distanza di otto mesi, la settimana scorsa, ci presenta un maxi, che è un'intera riscrittura del testo Bonafede. Presidente, colleghi, considerate cento pagine per quasi 40 emendamenti, ma ogni emendamento è di due pagine, assembrandone molti dei vecchi. Allora, cosa succede? Succede che, a fronte di questo maxi, viene concesso dalla presidenza della Commissione, dal collega Perantoni, un termine per subemendare. Di quanti giorni parliamo? Quattro giorni, compresi i lavori d'Aula. Quattro giorni, colleghi! Il Governo ci ha messo nove mesi e ai componenti della Commissione giustizia vengono dati quattro giorni!

In Ufficio di Presidenza, Presidente, la scorsa settimana, avevo già detto al presidente Perantoni che i componenti della Commissione giustizia avrebbero anche sacrificato il loro tempo, giorno e notte, durante i lavori d'Aula, per riscrivere i subemendamenti, con l'accordo politico fatto con il Governo che, il lunedì successivo, cioè l'altro ieri, il Governo fosse pronto con i pareri. Cosa scopriamo ieri nell'ennesimo Ufficio di Presidenza? Che non solo il Governo non è pronto con i pareri, ma che il Governo impone, per il tramite della presidenza consenziente, di presentare ai componenti dell'Ufficio di Presidenza una proposta di segnalazione mortificante, Presidente, ancor prima che la presidenza si pronunciasse sugli emendamenti inammissibili o irricevibili! Presidente, mi dispiace, però i colleghi devono sapere, perché sennò non si capisce quale lesione per il Parlamento si stia maturando. A fronte di oltre 1.000 emendamenti, la richiesta del presidente Perantoni è di segnalarne 200! Gruppi come il Misto, che hanno diverse componenti all'interno – io, da sola, ne ho presentati 200, il collega Costa altrettanti - ne potranno presentare cinque. Colleghi, cinque! Cinque da segnalare! Ho fatto presente in Ufficio di Presidenza che, diversamente dall'andamento dei lavori in Commissione giustizia, un paio di settimane fa ho seguito i lavori delle Commissioni riunite I (Affari costituzionali) e V (Bilancio) in sede di “Milleproroghe”. Lì, la saggia presidenza del presidente Melilli, nonostante la segnalazione, ne ha fatti discutere quasi 700, dal primo all'ultimo, con gli accantonamenti, ma discussi tutti, dal primo all'ultimo fino alle 4 di notte per dieci giorni consecutivi. Io non capisco, perché tutto ciò che viene richiesto in altre Commissioni - e grazie a presidenze illuminate viene concesso - non può essere fatto in Commissione giustizia. Presidente, è vero che c'è la fretta di decidere, perché il Paese richiede la riforma del CSM in considerazione delle prossime elezioni di luglio; ma è un ritardo in alcun modo imputabile alla Commissione giustizia: è un ritardo di matrice governativa! Non ci sono altri termini: di matrice governativa. È, Presidente…

PRESIDENTE. La ringrazio… Ha chiesto di parlare l'onorevole Zucconi. Ne ha facoltà. Sullo stesso tema penso.

RICCARDO ZUCCONI (FDI). Sì, Presidente, solo per ribadire che su queste riflessioni noi concordiamo, anche perché i nostri commissari in Commissione giustizia avevano già fatto presente, sulle stesse basi, che l'argomento, per la sua importanza, doveva essere trattato in modo diverso. I commissari di Fratelli d'Italia avevano dato la disponibilità a lavorare giorno e notte, per aumentare i tempi di esame di questo importantissimo provvedimento, che riguarda, tra l'altro, il Consiglio superiore della magistratura, quindi una materia anche appesantita ultimamente di vari episodi. A fronte della necessità di andare ad una riforma complessiva, tuttavia si devono riconoscere al Parlamento le giuste tempistiche per approfondire. Ripeto, l'avevamo già sollevato in Ufficio di Presidenza in Commissione giustizia e, quindi, ribadiamo anche noi la necessità di operare in modo più serio, anche rispetto al meccanismo della segnalazione degli emendamenti (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Giachetti. Ne ha facoltà. Sullo stesso argomento?

ROBERTO GIACHETTI (IV). Sì, Presidente. Io non conosco e non faccio parte della Commissione giustizia, però credo che le considerazioni fatte dai colleghi che mi hanno preceduto meritino una qualche attenzione. Soprattutto meritano - cosa che lei certamente farà - la sottoposizione al Presidente della Camera, per rivalutare le scelte che sono state fatte in Commissione, non per sovrapporsi o per condizionare la presidenza della Commissione, ma per l'interesse relativo ai lavori parlamentari: il provvedimento parte dalle Commissioni, ma inevitabilmente, poi, a seconda di come sia andato in Commissione, condizionerà anche l'esame in Aula. Mi pare che le considerazioni che sono state apportate possano consentire alla Presidenza di chiedere alla presidenza della Commissione una rivalutazione, anche alla luce di una tempistica che non è certamente attribuibile al Parlamento. Sicuramente ci sono stati cambi di Governo, ci sono stati testi complicati, ma tutto questo non può ricadere sulla disponibilità che ciascun parlamentare deve avere. Il fatto che, da scelte di un certo tipo, siano colpiti soprattutto i gruppi di opposizione o comunque i gruppi più piccoli è una questione che ci deve far riflettere ancor di più, rispetto all'esigenza di non restringere ulteriormente i tempi.

Concludo, Presidente, ricordando, peraltro, che sul tema del CSM pende un referendum, sul quale sono state raccolte le firme. Presumo che l'intento sia quello anche di fare una legge che in qualche modo vada incontro allo spirito del testo del referendum su cui sono state raccolte le firme. Ecco, tutto questo non può essere, a mio avviso, costretto in un dibattito che, per responsabilità certamente non del Parlamento, rischierebbe di umiliare il Parlamento in una decisione che invece è molto importante. Infatti, se si dovesse discutere una legge che impedisce lo svolgimento del referendum, sarebbe bene che questa legge fosse analizzata bene con i tempi dovuti e non fosse una scelta affrettata (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva).

PRESIDENTE. Prendo atto delle richieste che sono arrivate da più gruppi. Le riporterò alla Presidenza dell'Aula. Verificheremo con Il presidente Fico quali sono le modalità migliori per dare una risposta esaustiva alle questioni poste.

Si riprende la discussione.

(Esame dell'articolo unico - A.C. 3491-A​)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo unico del disegno di legge di conversione e degli emendamenti riferiti agli articoli del decreto-legge.

Le Commissioni I (Affari costituzionali) e V (Bilancio) hanno espresso i prescritti pareri, che sono in distribuzione.

In particolare, il parere della Commissione bilancio reca una condizione volta a garantire il rispetto dell'articolo 81 della Costituzione, che sarà posta in votazione ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento.

Avverto che, fuori dalla seduta, sono stati ritirati gli emendamenti 5-quater.104 e 5-quater.105 Bellucci.

Avverto altresì che la Presidenza non ritiene ammissibili, ai sensi dell'articolo 96-bis, comma 7, del Regolamento, l'articolo aggiuntivo 4.01 Delmastro Delle Vedove, già dichiarato inammissibile nelle Commissioni. Analogamente, è da ritenersi inammissibile l'articolo aggiuntivo 5-quater.106 Delmastro Delle Vedove.

Se nessuno chiede di intervenire sul complesso degli emendamenti, invito i relatori e il rappresentante del Governo a esprimere il parere sugli emendamenti stessi.

GIOVANNI LUCA ARESTA (M5S), Relatore per la IV Commissione. Grazie, Presidente. Emendamento 1.17 Raduzzi, invito al ritiro o parere contrario. Identici emendamenti 1.1 Sodano e 1.2 Cabras, invito al ritiro o parere contrario.

Emendamenti 1.4, 1.3, 1.5, 1.6, 1.7, 1.8, 1.9, 1.10, 1.11 Cabras e 1.14 Corda, invito al ritiro o parere contrario.

Emendamenti 2.4 Raduzzi, 2.101 Ungaro e 2.1 Cabras, invito al ritiro o parere contrario.

Articolo aggiuntivo 2.0100 Bellucci, invito al ritiro o parere contrario.

Presidente, sull'articolo aggiuntivo 2.0101 Bellucci, chiediamo un accantonamento temporaneo.

Identici emendamenti 2-bis.50 Sapia e 2-bis.101 Fratoianni, invito al ritiro o parere contrario.

PRESIDENTE. Poi c'è una serie a scalare.

GIOVANNI LUCA ARESTA (M5S), Relatore per la IV Commissione. Emendamenti 2-bis.62, 2-bis.63 e 2-bis.69 Cabras, invito al ritiro o parere contrario.

Emendamenti 2-bis.102 Occhionero, 2-bis.58 Corda, 2-bis.65 Cabras, 2-bis.68 Sapia, 2-bis.61 e 2-bis.66 Cabras, 2-bis.59, 2-bis.103 e 2-bis.104 Corda e 2-bis.108 Delmastro Delle Vedove, invito al ritiro o parere contrario.

Articoli aggiuntivi 2-bis.029 Caiata e 2-bis.0100 Delmastro Delle Vedove, invito al ritiro o parere contrario.

Presidente, sull'emendamento 3.100 Migliore c'è una riformulazione: al comma 1, secondo periodo, dopo le parole “sono deliberate” aggiungere le seguenti: “informando le Commissioni parlamentari competenti”.

Articoli aggiuntivi 3.0100 Corda e 3.0101 Delmastro Delle Vedove, invito al ritiro o parere contrario.

Emendamento 4.100 Ungaro, invito al ritiro o parere contrario.

PRESIDENTE. L'articolo aggiuntivo 4.01 Delmastro Delle Vedove è inammissibile.

Emendamento 5.100 Delmastro Delle Vedove?

GIOVANNI LUCA ARESTA (M5S), Relatore per la IV Commissione. Passo la parola alla collega Quartapelle Procopio.

PRESIDENTE. Prego, relatrice.

LIA QUARTAPELLE PROCOPIO (PD), Relatrice per la III Commissione. Grazie, Presidente. Emendamento 5.100 Delmastro Delle Vedove, invito al ritiro.

Emendamento 5.101 Delmastro Delle Vedove, invito al ritiro perché si tratta di un emendamento reiterato.

Emendamenti 5-bis.23, 5-bis.19, 5-bis.20 e 5-bis.22 Vianello, 5-bis.103, 5-bis.104 e 5-bis.101 Fratoianni, parere contrario. Sugli identici emendamenti 5-bis.24 Vianello e 5-bis.102 Fratoianni parere contrario, così come sull'emendamento 5-bis.21 Vianello.

Identici emendamenti 5-bis.100 Lucchini e 5-bis.105 Squeri, parere favorevole.

Emendamento 5-bis.107 Siragusa, parere contrario. Emendamento 5-bis.106 Sut, parere favorevole.

Emendamenti 5-ter.110 Delmastro Delle Vedove, invito al ritiro. Emendamento 5-ter.100 Raduzzi, contrario.

Articoli aggiuntivi 5-ter.0102, 5-ter.0101, 5-ter.0108, 5-ter.0110, 5-ter.0104, 5-ter.0103, 5-ter.0106, 5-ter.0111, 5-ter.0105 e 5-ter.0107 Delmastro Delle Vedove, invito al ritiro o parere contrario. Articolo aggiuntivo 5-quater.103 Bellucci, invito al ritiro o parere contrario.

PRESIDENTE. Poi abbiamo l'emendamento 5-quater.300, da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento. Non è nel fascicolo: è la condizione della V Commissione (Bilancio).

LIA QUARTAPELLE PROCOPIO (PD), Relatrice per la III Commissione. Sarà favorevole…

PRESIDENTE. Volevo il suo parere su questo. Poteva anche cominciare una discussione con la Commissione bilancio…

LIA QUARTAPELLE PROCOPIO (PD), Relatrice per la III Commissione. Emendamento 5-quater.100 Ungaro, invito al ritiro o parere contrario.

PRESIDENTE. L'emendamento 5-quater.106 Delmastro Delle Vedove è inammissibile.

Gli emendamenti 5-quater.104 e 5-quater.105 Bellucci sono stati ritirati prima della seduta.

LIA QUARTAPELLE PROCOPIO (PD), Relatrice per la III Commissione. Emendamenti 5-quater.101 e 5-quater.102 Ungaro, invito al ritiro o parere contrario.

Emendamenti 5-quiquies.100 Delmastro Delle Vedove, invito al ritiro o parere contrario.

Emendamento 6.100 Bellucci, invito al ritiro o parere contrario. Articolo aggiuntivo 6.0100 Ungaro, invito al ritiro o parere contrario.

PRESIDENTE. Il Governo?

GIORGIO MULE', Sottosegretario di Stato per la Difesa. Grazie, Presidente. Il parere è conforme a quello espresso dal relatore.

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento 1.17 Raduzzi.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Raduzzi. Ne ha facoltà.

RAPHAEL RADUZZI (MISTO-A). “L'Italia ripudia la guerra”: questo è quello che ci dice l'articolo 11 della nostra Costituzione. E cosa fa questo Governo? Va a esportare armi in Ucraina. Anzi, non va a esportare armi, ma va a regalare armi all'Ucraina al costo delle tasse dei cittadini italiani, perché sono 12 milioni di euro dei cittadini italiani che vengono utilizzati non per le imprese, non per le famiglie, non per chi è in difficoltà in questo momento, ma per regalare armi che porteranno ulteriore morte in quel posto. Questo è inaccettabile!

Allora, il nostro emendamento cosa fa? Dice di prendere quei fondi, quei 12 milioni e quei 140 milioni utilizzati per le esercitazioni NATO ai confini con l'Ucraina, e di istituire un Fondo per le aziende italiane che esportavano in quei luoghi. Parliamo di circa 7 miliardi di fatturato ogni anno, 7 miliardi che andranno totalmente persi; e queste aziende, che magari si concentrano in alcune realtà, che si concentrano in alcune zone del Paese, in Veneto, nelle Marche, in Puglia in particolare e in alcuni settori, perderanno gran parte del loro fatturato. E voi non state facendo nulla! Non state facendo nulla per queste imprese.

Allora, noi diciamo di togliere questi soldi e di darli a chi servono veramente, perché poi dobbiamo anche parlarci chiaro: queste armi a cosa serviranno? Ricordiamo che solamente l'anno scorso c'è stata una ritirata in Afghanistan e le armi degli Stati Uniti e dei Paesi occidentali sono rimaste lì ai talebani che ci fanno pure le parate militari? Potete cercarlo su Google.

Allora, queste armi probabilmente, alla fine del conflitto, andranno a finire in mano russa; la Russia che sta avanzando a nord di Nikolaev e si sta ricongiungendo con Kiev, tagliando a metà il Paese. Stanno accerchiando le truppe ucraine nel Donbass sopra Donetsk, stanno assediando Mariupol, Kharkiv e le altre principali città. Quindi, queste armi alla fine del conflitto finiranno in mano russa. È totalmente inutile quello che stiamo facendo!

Tra l'altro, il Governo ucraino, a cui esprimiamo solidarietà, a Kiev ha dato armi a civili e anche ad ex detenuti. Ci rendiamo conto di chi stiamo armando? Probabilmente no!

Allora noi vi chiediamo una cosa di buon senso: adoperiamoci per una soluzione diplomatica e quei soldi, quei 12 milioni e quegli altri 140 milioni, diamoli alle aziende italiane in difficoltà.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la collega Corda. Ne ha facoltà.

EMANUELA CORDA (MISTO-A). Grazie, Presidente. Intanto sottoscrivo l'emendamento del collega. Sono abbastanza perplessa, perché questo emendamento ricalca un po' la traccia di un altro emendamento, che è stato approvato, tra l'altro, in Commissione, a firma Di Stasio, e che era stato considerato, così come l'emendamento del collega, inammissibile.

Rileggendo il testo, così come è stato modificato, appunto, dell'altro emendamento più corposo, che riguarda sempre l'export dell'Italia verso l'Ucraina e la Russia, a noi sembra proprio un gioco di scatole cinesi.

Non si capisce da chi andranno presi questi denari. Tra l'altro, c'è anche il fatto, ovviamente, che si possa configurare un problema di aiuti di Stato. Perché citavo quella disposizione? Perché l'emendamento del collega ha una copertura chiara, che va nella direzione della costituzionalità…

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Corda.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.17 Raduzzi, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 1).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti 1.1 Sodano e 1.2 Cabras, con il parere contrario delle Commissioni, del Governo e della V Commissione (Bilancio).

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 2).

Passiamo all'emendamento 1.4 Cabras.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Cabras. Ne ha facoltà.

PINO CABRAS (MISTO-A). C'è un proverbio genovese, che non saprei riprodurre in quella lingua, ma che dice che non si può soffiare e aspirare contemporaneamente. Noi non possiamo volere la de-escalation e, contemporaneamente, partecipare a un'escalation; questo è il risultato della postura che è stata scelta sia dall'Italia sia dall'Unione europea, che doveva essere un'istituzione di pace e sta diventando, invece, un'istituzione bellica, e questa mutazione avviene sotto i nostri occhi con una rapidità sconcertante e con effetti che possono ricadere sulle sorti della pace dell'intero continente e del mondo intero. Non si può partecipare a una tendenza che vede il coinvolgimento diretto della NATO nella vicenda ucraina, che è la ragione anche del contendere e della storica contrapposizione, che ormai perdura da molti anni, in particolare negli ultimi 8 anni. La notizia di questi giorni del centro di addestramento NATO all'interno del territorio dell'Ucraina, con gli 8 Kalibr che lo hanno distrutto ci testimonia il fatto che ormai siamo in una fase di contatto diretto tra le forze della NATO e la Russia, ossia siamo sull'orlo potenziale di uno scontro apocalittico che si muove su una fase totalmente diversa da quella che abbiamo conosciuto finora. E tutto sta avvenendo con un'indifferenza, con una sottovalutazione sistematica, con un atteggiamento per cui dobbiamo comunque partecipare, bisogna fare qualcosa, a prescindere dal risultato che quel qualcosa porta nella vita concreta di noi europei. Credo che ogni tentativo, come quello di questo emendamento, di non farci coinvolgere nell'escalation sia un intervento reale per la pace, ed è quanto di meglio possiamo fare anche per il popolo ucraino (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Alternativa).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Sarli. Ne ha facoltà.

DORIANA SARLI (MISTO-M-PP-RCSE). Grazie, Presidente. Intervengo per dire che abbiamo sottoscritto, come componente Manifesta, e ringrazio anche i colleghi per il lavoro fatto, tutti gli emendamenti dei colleghi di Alternativa agli articoli 1, 2 e 2-bis. Questo perché, ovviamente, ne condividiamo la ratio: siamo assolutamente contrari al fatto che l'Italia si presti ad aumentare il tenore del conflitto. Non è mai successo che portare armi in un Paese abbia agevolato la pace, e questo indipendentemente dalla Costituzione, indipendentemente dalle leggi che abbiamo comunque eluso in questo decreto (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Alternativa).

PRESIDENTE. Dichiaro aperta la… Ha chiesto di parlare l'onorevole Raduzzi. Ne ha facoltà.

Onorevoli, se alzate la mano, vi vedo più facilmente.

RAPHAEL RADUZZI (MISTO-A). Nessun problema, Presidente, la prossima volta cercherò di farmi riconoscere. Allora, questo emendamento è di buonsenso. Ve lo leggo: si aggiunge, al comma 1, che le partecipazioni alle iniziative NATO di cui al presente articolo sono vincolate a finalità esclusivamente difensive entro i confini dei Paesi membri dell'Alleanza atlantica. Gli assetti e i contingenti impiegati non partecipano ad alcuna operazione militare nei Paesi non appartenenti alla NATO. Vorrei capire perché, da parte del Governo e da parte di questa maggioranza, vi sia un parere contrario a un emendamento che specifica meglio quando veramente stiamo arrivando a una situazione davvero spiacevole. Quindi, specificare meglio a che cosa servono le finalità di questa operazione militare NATO direi che sia quantomeno da porre all'attenzione vostra e da prendere in considerazione come parere favorevole.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Dall'Osso. Ne ha facoltà.

Colleghi, consentiamo però al Governo di ascoltare. Capisco il lavoro anche dei relatori, però consentiamo appunto al Governo di ascoltare.

MATTEO DALL'OSSO (FI). Grazie, Presidente, vorrei sottoscrivere questo emendamento. Presidente, mi sono esposto pubblicamente in varie occasioni e mai come in questa circostanza so che questo emendamento non passerà, ma semplicemente perché vorrei far pervenire all'Aula che so che non esiste il reato, ma, se esistesse il reato di istigazione alla guerra, voi sareste tutti colpevoli (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Alternativa).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.4 Cabras, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 3).

Passiamo all'emendamento 1.3 Cabras.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Cabras. Ne ha facoltà.

PINO CABRAS (MISTO-A). Anche questo emendamento va in direzione di una de-escalation, che è un tema importantissimo nel contesto in cui si sta svolgendo il conflitto; un contesto che non è partito con la decisione aggressiva di Putin del 22 febbraio, ma che risalta nel corso degli anni con una serie di manovre costanti della NATO, congiunte con l'Ucraina, che hanno fatto sentire un certo tipo di pressione.

Nel momento in cui l'Ucraina inserisce nella sua Costituzione l'intento di aderire alla NATO, la combinazione di frequenti azioni congiunte della NATO che intervengono in quel contesto, in quel teatro di guerra, pone un problema molto grande di stabilità che ci allontana da possibili soluzioni negoziali. Noi dobbiamo davvero puntare a una de-escalation, è una questione che riguarda la pace, riguarda le condizioni con cui il continente europeo non si deve precipitare nella catastrofe, nella fornace della guerra, quindi, qualsiasi emendamento, come questo, che toglie un po' di terreno alla spinta alla guerra va accolto, va ricercato. Vedo, invece, una passività rispetto a strategie che non sono nostre e che sono state egemonizzate dalle parti più oltranziste che da anni hanno condizionato il discorso europeo e ci hanno portato, come corresponsabili, al clima di guerra che ora minaccia tutti quanti (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Alternativa).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Corda. Ne ha facoltà.

EMANUELA CORDA (MISTO-A). Grazie, Presidente. Ovviamente, concordo con quanto detto poc'anzi dal collega Cabras, perché ritengo che, in questo momento, sia molto pericoloso potenziare i dispositivi NATO. Tra l'altro, se l'Ucraina non fa ancora parte del Patto atlantico, un motivo c'è e l'abbiamo deciso anche noi, perché non ci sono stati quegli adeguamenti costituzionali e dal punto di vista delle riforme che sono stati richiesti e non sono mai stati fatti. Quindi, un motivo c'è e non si capisce perché adesso ci muoviamo in sede NATO, quando non stiamo parlando di un quadro che inquadra la questione, appunto, in questa situazione, in queste disposizioni. Quindi, non possiamo che essere assolutamente contrari a questo tipo di attività, anche di potenziamento di tutti i dispositivi, con invio di aerei, mezzi, uomini, tra l'altro, mettendo a rischio anche le nostre Forze armate; così come rischiano i civili, rischiano anche i militari. Di questo, non si parla mai, però, sono cose che dovremmo dire. Qualche altro collega anche di Fratelli d'Italia aveva ricordato le condizioni delle nostre Forze armate, ultimamente, il fatto che siano un po' avanti con l'età…

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Corda…

Non ci sono altre richieste di intervento, quindi, passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.3 Cabras, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Revoco l'indizione della votazione. Ha chiesto di parlare l'onorevole Dall'Osso. Ne ha facoltà.

MATTEO DALL'OSSO (FI). Grazie, Presidente. So di essere, assieme a coloro che hanno fatto questo emendamento, uno tra pochissimi ad appoggiarlo, ma non vedo proprio la ragione per non farlo, se non appunto l'istigazione alla guerra. Quindi, appongo la mia firma a questo emendamento e vi faccio notare che un giorno questa sarà legge - l'istigazione alla guerra - e, chissà, magari, faranno anche un processo su chi ha permesso l'istigazione alla guerra (Commenti dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.3 Cabras, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 4).

Passiamo all'emendamento 1.5 Cabras.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Cabras. Ne ha facoltà.

PINO CABRAS (MISTO-A). L'emendamento in questione vuole porre un limite che si riassume nelle parole: “finalità non offensive e comunque rientranti nei soli territori dei Paesi membri della NATO”, cioè la partecipazione a iniziative, manovre e azioni non deve avere finalità offensive, vogliamo garantire la non belligeranza dell'Italia, possibilmente dell'Unione europea - che è stata trasformata in un organo belligerante, in un'istituzione di guerra - e, magari, della stessa NATO, che ha funzioni propriamente difensive e che, invece, si trova, in tal caso, coinvolta direttamente in un teatro di guerra con azioni di guerra che non possono che essere percepite che come azioni di guerra. Il tentativo che facciamo è di evitare di essere coinvolti come Italia in una guerra; la scelta contraria, di cui si assume la responsabilità chi non vota questo emendamento e chi lascia il provvedimento così com'è, è di coinvolgere l'Italia in guerra, di questo stiamo parlando e delle sue conseguenze. Allora, decidiamoci, anche, su quali possano essere le conseguenze, perché se il tentativo è di prolungare le capacità di resistenza in un contesto abbastanza compromesso da parte dell'Ucraina, facendo una scelta rispetto ad altri Paesi che vengono lasciati a se stessi, è qualcosa che tutti gli analisti militari - non solo in Italia, non facciamo un dibattito provinciale, ma in Spagna, in Francia, in Inghilterra, in qualsiasi Paese - ci dicono non essere una sorte della guerra che può essere rovesciata con questo tipo di intervento. Si possono solo peggiorare le condizioni di vita delle persone coinvolte, oltre che innescare un processo di escalation. Altrimenti, l'alternativa è partecipare pienamente alla guerra con una coalizione internazionale che si scontra direttamente con una grande potenza atomica, però, sapete che questo ha conseguenze non particolarmente desiderabili. Dobbiamo sapere che le nostre azioni possono portare a certi scenari e a certe escalation. Questo emendamento vuole preservare la possibilità di non andare al peggio.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Massimo Enrico Baroni. Ne ha facoltà.

MASSIMO ENRICO BARONI (MISTO). Grazie, Presidente. Quanto tempo ho?

PRESIDENTE. Un minuto.

MASSIMO ENRICO BARONI (MISTO). Rinuncio.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Raduzzi. Ne ha facoltà.

RAPHAEL RADUZZI (MISTO-A). Grazie, Presidente. A mio avviso, anche l'emendamento 1.5 Cabras, come il precedente 1.4 Cabras, è un emendamento di buon senso; entrambi chiariscono meglio la situazione e quella che deve essere una esercitazione NATO. In particolare, nell'emendamento 1.5 si richiede che, al comma 1, vengano aggiunte le parole: “per finalità non offensive e comunque rientranti nei soli territori dei Paesi membri della NATO”. Ora, il collega Cabras ha spiegato benissimo qual è la situazione, come si è originato questo conflitto e quali possono essere i rischi anche per il nostro Paese di fare queste esercitazioni a ridosso dei confini con l'Ucraina e con la Russia. Quindi, veramente, questo non è un emendamento che ha bisogno di una copertura finanziaria, non toglie fondi agli armamenti che voi volete stanziare, non modifica le finalità della missione, solamente chiarisce un aspetto per noi molto importante e cioè che questa missione non deve avere uno scopo offensivo. Quindi, chiedo al Governo di cambiare…

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Raduzzi.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Corda. Ne ha facoltà.

EMANUELA CORDA (MISTO-A). Grazie, Presidente. Ovviamente, condivido tutte le considerazioni dei colleghi, anche perché qui si parla di finalità non offensive, che credo debbano essere condivise a 360 gradi da tutto l'arco parlamentare. Come ha detto giustamente il collega Cabras, anche nel Patto atlantico la funzione è prettamente difensiva, quindi, vorremmo capire quale cappello giuridico copre questo tipo di disposizioni. Infatti, anche dal punto di vista del dispositivo della NATO, noi non stiamo intervenendo in aiuto di uno Stato che faccia parte dell'Alleanza atlantica, quindi, già siamo fuori, da questo punto di vista, dalle disposizioni del Patto atlantico e anche dalla legge n. 185 del 1990. Okay? Andiamo in deroga alle leggi sull'import-export delle armi in Paesi in conflitto. Attenzione, perché stiamo veramente rischiando di creare precedenti pericolosissimi e con i colleghi del MoVimento 5 Stelle ne abbiamo…

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Corda.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Giuliodori. Ne ha facoltà.

PAOLO GIULIODORI (MISTO-A). Grazie, Presidente. Intanto intendo firmare questo emendamento che è assolutamente di buonsenso e spiega chiaramente che le forze che devono essere schierate devono essere schierate non come esercitazione, ma in modo cosiddetto non offensivo. Questo perché stiamo rischiando veramente grosso; siamo un vaso di coccio tra due vasi di ferro e, appunto, l'Italia, l'Italia tutta, sta rischiando veramente grosso. Per questo, siamo assolutamente contro l'invio di qualsiasi tipo di arma all'Ucraina.

Ed è importante notare che il mondo militare italiano sia molto più cauto e molto più prudente nel parlare appunto di invio di armi, anzi sia per lo più contrario, mentre, invece, c'è tutta una parte del mondo politico italiano che non sa nemmeno che cosa sia la guerra, per fortuna direi, che è disposto a inviare armi, a fare tutte quelle iniziative anche in modo assolutamente aggressivo. Quindi, noi siamo contrari sotto questo punto di vista.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Costanzo. Ne ha facoltà.

JESSICA COSTANZO (MISTO-A). Sì, grazie, Presidente. Intervengo per richiedere la sottoscrizione anche di questo emendamento, assolutamente di buonsenso, che si propone di delimitare l'intervento del personale militare ad una finalità non offensiva, quindi difensiva. Questo aiuterebbe a rispettare di più i principi costituzionali, visto che di recente della Costituzione è stata fatta carta straccia. Secondo i principi della nostra Costituzione, l'Italia ripudia la guerra come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali, quindi questo sarebbe proprio uno dei casi in cui è possibile attuare il principio costituzionale. Si può garantire sostegno e assistenza al popolo ucraino soprattutto con finalità non offensive.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Cabras 1.5 con il parere contrario delle Commissioni e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 5).

Passiamo all'emendamento Cabras 1.6.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Cabras.

PINO CABRAS (MISTO-A). Questo è uno di quegli emendamenti che non vorremmo votare nemmeno noi, nel senso che non vorremmo che si disponesse l'invio di materiale e di personale nel teatro di guerra o comunque nei dintorni.

Diciamo che vogliamo limitare i danni e questo nasce da una riflessione sul tipo di interventi militari in cui è stata coinvolta l'Italia negli ultimi vent'anni per lo meno. Interventi che non hanno riscontrato grandissimi successi e sui quali non c'è stata una sufficiente autocritica del sistema politico italiano; penso al caso dell'Afghanistan, dove, nel 2001, c'erano i talebani e, nel 2021, sono rimasti i talebani. Nel frattempo, l'Italia ha buttato 8,5 miliardi di euro, gli Stati Uniti hanno buttato 2,3 trilioni di dollari e non si è migliorata la condizione di vita delle persone. Vi sono stati lutti, esodi, distruzioni e catene di destabilizzazione.

Non fu particolarmente brillante nemmeno la nostra compartecipazione con riferimento a tutte le forme di destabilizzazione dello spazio Mediterraneo, cioè il Mare Nostrum, nel quale l'Italia ha perso terreno ed è in condizioni peggiori anche dal punto di vista del famoso approvvigionamento energetico. C'è tutta una serie di atti autolesionistici del sistema Italia che si stanno perpetuando e verso i quali non si pone un freno. Noi cerchiamo di porre un freno, non esageriamo anche questa volta a buttare - per giunta in una situazione economica drammatica al limite del collasso - risorse che peggiorano la situazione sul campo e peggioreranno anche le condizioni delle finanze pubbliche italiane. Quindi, questo è un piccolo freno, sarebbe un segnale di contenzione e di ritenzione delle nostre forze (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Alternativa).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Raduzzi.

RAPHAEL RADUZZI (MISTO-A). Grazie, Presidente. Intervengo su questo emendamento che cerca di limitare i danni, di descrivere un perimetro entro cui supportare questa missione NATO, limitandola ad un contingente magari più ristretto che, quindi, costerebbe anche meno soldi per i cittadini italiani.

Ricordo che, all'articolo 1 di questo decreto, si individua uno stanziamento di 86 milioni di euro per le finalità del comma 1 e 67 milioni per le finalità del comma 2; quindi stiamo parlando di circa 140 milioni di euro di soldi dei cittadini italiani che vanno a finanziare un'operazione NATO ai confini con l'Ucraina.

Cerchiamo di limitare quanto meno le spese e il contingente militare che noi mandiamo a partecipare a queste missioni (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Alternativa).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Corda. Ne ha facoltà.

EMANUELA CORDA (MISTO-A). Questo emendamento lo condivido particolarmente perché, facendo parte della Commissione difesa, comprendo anche la necessità di rendere efficiente lo strumento militare per l'importanza che ha per il Paese. Un conto però è rendere più efficiente lo strumento militare, un conto è la corsa al riarmo in funzione belligerante, una cosa scandalosa che dobbiamo ripudiare tutti.

PRESIDENTE. Onorevole Sodano, vuole una mano…?

EMANUELA CORDA (MISTO-A). Mi perdoni?

PRESIDENTE. Scusi, c'era un suo collega che chiedeva assistenza...

EMANUELA CORDA (MISTO-A). Ci tenevo a precisare questa differenza perché qualcuno ha detto: “Voi non volete investire nella difesa, siete contro le Forze armate”. Tutto falso perché è l'esatto contrario. Noi chiediamo che, invece, siano rese più efficienti le nostre Forze armate. Dobbiamo mettere in condizione i nostri uomini e le nostre donne in divisa di lavorare al meglio perché talvolta non hanno nemmeno le dotazioni minime per le operazioni più semplici, anche in territorio nazionale. Figuriamoci cosa comporta mandarli nei teatri di guerra in queste condizioni, però vogliamo investire in armamenti micidiali a lungo braccio, con capacità nucleare, ma in Italia sono bandite le armi nucleari.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Cabras 1.6, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 6).

Passiamo all'esame dell'emendamento Cabras 1.7.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Cabras. Ne ha facoltà.

PINO CABRAS (MISTO-A). Con questo emendamento vorremmo ridurre la proiezione baltica dell'Italia. L'Italia ha una vocazione mediterranea e invece si trova coinvolta, come tutta l'Unione europea, nelle priorità delle classi dirigenti baltiche, polacche e ucraine che hanno anche una certa consonanza con le classi dirigenti anglosassoni sulle priorità europee. Noi capiamo benissimo da cosa nascono certe priorità perché ci sono dinamiche storiche che hanno fatto crescere l'ostilità verso Mosca. Si tratta di territori che sono stati coinvolti nella fornace della guerra nel corso del ventesimo secolo, quindi hanno un certo tipo di reazione. L'Unione europea e i nostri interessi non possono essere sequestrati rispetto a una visione che è solo la faccia di un prisma molto più complesso. Cosa ci facciamo in Lettonia, rispetto alla quale siamo coinvolti in manovre che creano un clima di tensione, come succede da molti anni, senza cercare invece soluzioni, su tutto lo spazio post-sovietico, che dovrebbero essere ricercate con apertura negoziale, leggendo tutti i pezzi della dottrina militare di tutti i Paesi coinvolti, compresa anche la Federazione Russa? C'è l'esigenza di superare tante controversie nate dalla fine dell'URSS e che non furono risolte e che devono trovare invece una soluzione pacifica, negoziale, diplomatica.

Cosa ci facciamo in Lettonia, un Paese dove il 40 per cento della popolazione parla russo e dove una parte della popolazione autoctona non ha la cittadinanza della Lettonia, nonostante sia nata lì? Vi sono tante di quelle tensioni in tutto il mondo post-sovietico che non dobbiamo alimentare. Dobbiamo trovare il modo per trovare una soluzione negoziale e questo è un piccolo emendamento che vorrebbe andare nella direzione della pace (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Alternativa).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Corda. Ne ha facoltà.

EMANUELA CORDA (MISTO-A). Grazie, Presidente. Ovviamente concordo sempre con il collega Cabras, ma aggiungo che il potenziamento delle missioni deve nascere da un ragionamento sul merito, sulla funzione di quelle missioni.

Mi viene in mente la missione in Libano nella quale l'Italia è un partner importantissimo, anzi è stata da sempre capofila in quella missione, che ha prodotto enormi risultati, tant'è vero che gli italiani sono percepiti molto bene in Libano dalle popolazioni autoctone.

Infatti, noi abbiamo sempre avuto questo grande ruolo di mediazione e quindi non riusciamo a capire per quale motivo noi adesso dobbiamo potenziare alcuni dispositivi all'interno di situazioni che ci potrebbero portare in un conflitto belligerante, ed è una cosa alla quale ci opponiamo totalmente soprattutto - e lo ribadisco - perché l'Ucraina non fa parte della NATO e questo non significa infischiarsene dell'Ucraina, attenzione.

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Corda. Ha chiesto di parlare l'onorevole Ungaro. Ne ha facoltà.

MASSIMO UNGARO (IV). Grazie, Presidente. Vorrei ricordare al collega Cabras che i nostri soldati sono in Lettonia perché è un Paese che fa parte della NATO, che è un'alleanza difensiva (Applausi dei deputati dei gruppi Italia Viva, Partito Democratico e Fratelli d'Italia), per statuto, e che ha garantito la difesa della pace e della democrazia nel nostro continente per oltre settant'anni.

Vorrei anche ricordare che questi Paesi che sono entrati nell'alleanza - Ungheria, Romania e i Paesi baltici - lo hanno fatto di loro spontanea volontà. Sono popoli liberi e sono democrazie che hanno chiesto di aderire, non c'è stata un'espansione offensiva della NATO.

Quindi, vorrei ricordare che noi siamo lì per un'alleanza di difesa, a salvaguardia della nostra democrazia e della nostra libertà e vorrei ricordare ai nostri colleghi di Alternativa che la pace va costruita e la libertà democrazia vanno difese anche con le armi, quando serve. Questo è l'ultimo invito che faccio. Leggetelo tutto, l'articolo 11 della Costituzione: l'Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli. Noi stiamo assistendo all'invasione di una democrazia da parte di una dittatura, di un popolo europeo da parte di una dittatura. Vorrei ricordare questo ai colleghi di Alternativa (Applausi dei deputati dei gruppi Italia Viva e Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Mollicone. Ne ha facoltà.

FEDERICO MOLLICONE (FDI). Grazie, Presidente. Vorrei intervenire contro la posizione del collega Cabras e incredibilmente - ma succede, talvolta - mi ritrovo esattamente nelle parole del collega Ungaro. Io quella base, in qualità di appartenente all'Intergruppo Repubbliche baltiche, l'ho visitata quando era guidata dagli italiani, dalle Forze armate italiane (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia e di deputati del gruppo Coraggio Italia). Quello era l'unico esempio di forze armate europee di difesa integrata che, se fosse stata alleata della NATO, oggi probabilmente non saremmo qui, a dover votare questo decreto d'urgenza.

Basta con questo pacifismo di maniera: la pace si costruisce con la deterrenza! Questa è una legge antica, che ci hanno insegnato fin dall'antica Roma; non bisogna affrontare questo tema doloroso, perché tutti vogliamo la pace, ma la pace si garantisce quando c'è deterrenza.

Pertanto, sostegno alle nostre Forze armate, sostegno all'idea dell'esercito europeo e al modello della base di Riga (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia e di deputati del gruppo Coraggio Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Ehm. Ne ha facoltà.

YANA CHIARA EHM (MISTO-M-PP-RCSE). Grazie, Presidente. In seguito a questo intervento, molto accalorato, in cui si dice che la pace si raggiunge con la deterrenza, vorrei ricordare che in questo momento, in questo mondo, sono attive ben 21 guerre e 359 conflitti attivi, con le armi, con la morte e la distruzione (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Manifesta, Potere al popolo, Partito della Rifondazione Comunista-Sinistra Europea)! Se noi veramente vogliamo la pace, la deterrenza non si fa con le armi e con la morte, ma si fa con la diplomazia e con il dialogo. Ci si mette a un tavolo e si dialoga.

Sinceramente, continuare a parlare di andare in piazza a pontificare per la pace e inviando armi è totale ipocrisia; quindi, se vogliamo parlare di deterrenza, parliamone diversamente, ma non inviando armi e non portando distruzione in questo mondo (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Manifesta, Potere al popolo, Partito della Rifondazione Comunista-Sinistra Europea).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.7 Cabras, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 7).

Passiamo all'emendamento 1.8 Cabras.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Cabras. Ne ha facoltà.

PINO CABRAS (MISTO-A). Una delle tendenze più preoccupanti del conflitto in atto è l'ipotesi che si vada verso un confronto aereo, basato, ad esempio, su no-fly zone, aree di non sorvolo che, se violate, innescheranno un conflitto diretto fra NATO e Russia.

Ci sono dichiarazioni, anche di qualche autorevole esponente della maggioranza di oggi, che dicevano che si poteva fare una sorta di no-fly zone selettiva, in pratica un territorio dell'Ucraina pensato a macchia di leopardo, dove gli aerei selezionano gli obiettivi da proteggere - ad esempio, le centrali nucleari o i corridoi umanitari - e gli altri non intervengono e non è una no fly zone. Si tratta di un non sense tecnico, che ci porterebbe dritti – dritti! - alla catastrofe. Noi non dobbiamo favorire questa idea delle no fly zone che ha portato, in generale, a disastri recenti, se pensiamo, ad esempio, alla questione della Libia. La no fly zone doveva evitare l'intervento dello Stato libico, delle forze aeree libiche, su aree in cui c'erano conflitti con una parte della popolazione che protestava, ma in realtà sono state usate per un pesantissimo intervento della NATO di aggressione alla Libia, che ha distrutto e sterminato la classe dirigente di quel Paese e lo ha reso un luogo insicuro per tutti quanti, ha creato un buco nero geopolitico e una situazione che ancora oggi ci portiamo dietro come un grandissimo disastro (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Alternativa).

Quindi, le obiezioni sulla pace da costruire con la guerra sono obiezioni tutto sommato ingenue e noi non siamo dei pacifisti stupidi e irenici, come veniamo dipinti. Noi ci stiamo battendo - sulla base di esperienze che abbiamo notato, con dovizia di particolari, in questi anni - contro situazioni che portano a guerre incontrollabili. Si tratta di una situazione che, di fatto, non porta ad alcuna pace. Se vuoi la pace, prepara la pace (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Alternativa).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Sarli. Ne ha facoltà.

DORIANA SARLI (MISTO-M-PP-RCSE). Signor Presidente, ieri, tra l'altro, la viceministra ucraina ha chiesto esattamente questo: le no fly zone, almeno a macchia di leopardo. Quindi, non è che loro sono contenti o soddisfatti che noi mandiamo le armi, perché per loro la tranquillità di avere una difesa è l'aiuto con le no fly zone e noi siamo perfettamente consapevoli, credo, in quest'Aula, di quello che si sta innescando. Quindi, non parliamo di volere la pace sul serio: questo è veramente l'inizio della fine (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Manifesta, Potere al popolo, Partito della Rifondazione Comunista-Sinistra Europea).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Massimo Enrico Baroni. Ne ha facoltà.

MASSIMO ENRICO BARONI (MISTO). Grazie, Presidente. Innanzitutto ringrazio gli interventi precedenti svolti dai colleghi di Italia Viva, e mi ha particolarmente stimolato l'intervento del collega di Fratelli d'Italia. Supponiamo che, per un attimo, sia utile inviare armi in Ucraina come è venuto anche qui a dire il Presidente della Commissione esteri, Fassino, e poniamo che per un attimo, effettivamente, possa migliorare la situazione per i miliziani e per l'armata ucraina e, per una serie di coincidenze incredibili, magari l'Ucraina riesca a riprendere il sopravvento sul proprio territorio. Poi cosa succede? Magari questo sopravvento diventa ancora più grande, ulteriore, ma dall'altra parte, c'è una persona che preme un bottone e - okay - questo intervento, il mio intervento, quell'altro intervento, e i vostri figli sono finiti. Okay? (Applausi)

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Raduzzi. Ne ha facoltà.

RAPHAEL RADUZZI (MISTO-A). Signor Presidente, intervengo perché ho sentito da un collega di maggioranza dire che la NATO avrebbe garantito 70 anni di pace. Io non voglio tornare ai tempi della guerra in Corea o in Vietnam, ma quantomeno va ricordato cosa è successo negli ultimi trent'anni nel mondo, dall'Afghanistan all'Iraq alla Libia, cos'è successo in Serbia, ossia nei confini europei. Ebbene, questo forse dovremmo ricordarlo, come dovremmo ricordare ciò che diceva la collega Ehm, ossia che ci sono attualmente 21 conflitti in essere, nel mondo; allora, queste esercitazioni militari, come mandare armi, non serve alla pace e non serve ad arrivare a una situazione di cessate il fuoco.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Fassino. Ne ha facoltà.

PIERO FASSINO (PD). Grazie, Presidente. Io credo che dobbiamo cercare di essere sinceri fra noi. C'è una guerra in corso, con uno Stato aggressore e uno Stato aggredito.

Noi non possiamo cavarcela, dicendo che, in nome della pace siamo equidistanti o siamo neutrali e men che meno possiamo dire “sì, ma abbiamo adottato delle sanzioni, sono sufficienti,” perché le sanzioni penalizzano l'economia, ma le sanzioni non impediscono i bombardamenti, non impediscono il lancio dei missili e non impediscono le pallottole (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)! E se l'Ucraina chiede di essere aiutata a difendersi, la devi aiutare, mettendo a disposizione dell'Ucraina gli stessi strumenti con cui può difendersi da chi con quegli strumenti la sta offendendo.

Infine, vorrei ricordare che l'articolo 11 della Costituzione, come ha già ricordato il collega Ungaro, recita: “L'Italia ripudia la guerra come strumento di offesa (…)” e “di risoluzione delle controversie (…)”, esattamente la guerra che sta facendo Putin, che sta offendendo cioè aggredendo l'Ucraina e vuole risolvere il contenzioso con l'Ucraina con la forza.

Noi saremmo contro la Costituzione se aiutassimo la Russia, ma non siamo contro la Costituzione se difendiamo un Paese aggredito (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico, Italia Viva e Coraggio Italia e di deputati del gruppo Fratelli d'Italia)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Giuliodori. Ne ha facoltà.

PAOLO GIULIODORI (MISTO-A). Grazie Presidente, chiedo innanzitutto di sottoscrivere l'emendamento in esame e ricollegarmi all'intervento del collega Ungaro che citava giustamente l'articolo 11 della Costituzione che recita: “L'Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli (…)”, ma qui si intende chiaramente che è l'Italia che invade altri popoli, non è che dobbiamo difendere qualsiasi altro popolo che viene attaccato più o meno giustamente; e poi c'è la frase successiva, che citava anche il collega Fassino, che mi sembra abbastanza chiara: “L'Italia ripudia la guerra (…) come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali (…)”. Adesso non so, forse, le armi non servono per fare la guerra, forse le armi servono per fare palestra, non so a cosa possano servire. Qui il tradire la Costituzione mi sembra palesemente chiaro.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE FABIO RAMPELLI (ore 13,20)

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Ferrari. Ne ha facoltà.

ROBERTO PAOLO FERRARI (LEGA). Grazie Presidente, vorrei far presente ai colleghi che l'emendamento in questione propone la soppressione della lettera a), comma 2, dell'articolo 1 in cui si dispone unicamente l'anticipazione dell'autorizzazione della partecipazione italiana alla missione NATO per la sorveglianza dello spazio aereo dell'Alleanza.

Questa missione è contenuta nella scheda delle missioni internazionali da diversi anni per cui chiederei ai colleghi, che chiedono la soppressione di questa disposizione, di rivalutare la loro posizione che hanno tenuto dal 2018, quindi dall'inizio della legislatura, fino ad oggi nell'approvazione del provvedimento in materia di missioni internazionali, perché questa missione l'abbiamo sempre autorizzata all'interno di quel decreto. Un minimo di coerenza, anche da questo punto di vista, sarebbe opportuna (Applausi).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Segneri. Ne ha facoltà.

ENRICA SEGNERI (M5S). Grazie Presidente, intervengo perché trovo le parole del collega Fassino alquanto imbarazzanti in quanto credo che l'articolo 11 della Costituzione non dia spazio ad interpretazioni. Quello che ha fatto, in questo momento, il deputato Fassino è un'interpretazione a suo piacimento dell'articolo 11 (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Alternativa).

Inoltre, provo forte imbarazzo verso quelli che io definisco “i pacifisti per la guerra”: o si è pacifisti o si è per la guerra e quando si parla di guerra è difficile e molto tortuoso, credo, entrare nel merito di una guerra che possa essere considerata giusta o sbagliata.

I colleghi in quest'Aula, a mio avviso, si debbono un attimo interrogare di quante vite umane si ha ancora bisogno per far sì che “i pacifisti della guerra” si ritengano soddisfatti.

In quest'Aula ho sentito tantissimi colleghi deputati invocare per altre questioni le parole del Papa, le parole dei cristiani (Applausi dei deputati del gruppo Misto Alternativa), ci sono tanti colleghi che si professano cristiani democratici, ebbene, credo, sia importante ricordarsi delle parole del Papa, a questo punto sempre, non ad intermittenza.

Mi rifaccio anche alle parole che ho sentito dal collega Mollicone di Fratelli d'Italia. Gruppo, questo di Fratelli d'Italia, che utilizza spesso termini latini; sappiamo e conosciamo la storia classica che li contraddistingue e sicuramente il collega Mollicone avrà fatto sicuramente degli studi classici importanti, però vorrei ricordare che evocare (Commenti)…Sì, a scuola, magari tu non ci sei stato (Commenti). Dicevo, ricordare sempre questa frase “si vis pacem, para bellum” evoca periodi imperialisti terminati nel 476 dopo Cristo, con la caduta dell'Impero romano. Siamo nel 2022 e inviterei i colleghi a guardarsi intorno, a guardare alle piazze, ad ascoltare i moniti del Papa e soprattutto a prestare attenzione agli esperti – filosofi, politici, esperti di geopolitica, generali -, quindi, fonti autorevoli. Va bene tutto, però, insomma, parlare come se l'articolo 11 della Costituzione debba essere interpretato nel 2022 mi sembra errato (Applausi dei deputati dei gruppi Misto-Alternativa e Misto-Manifesta, Potere al Popolo, Partito della Rifondazione Comunista-Sinistra Europea).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Delmastro Delle Vedove. Ne ha facoltà.

ANDREA DELMASTRO DELLE VEDOVE (FDI). Grazie Presidente, prima, con una domanda che aveva un retrogusto retorico, i colleghi di Alternativa si chiedevano a cosa servano le armi. È semplice, evidente, lo comprenderebbe anche un bambino: a garantire la libertà di un popolo che vuole la libertà (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia), a garantire il diritto di esistenza del popolo ucraino, che lo pretende e lo chiede a noi del blocco occidentale; a garantire l'indipendenza di quel popolo; a garantire la dignità e la libertà; la dignità che si estrinseca nel diritto di resistere, di difendere la propria storia nazionale, di difendere le proprie case, di difendere i propri figli, di difendere la propria lingua e la propria indipendenza (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

Non è difficile dare questa risposta, ma se fino ad oggi i pacifisti che non volevano garantire tutto questo al popolo ucraino ed avevano invocato solo la pace, oggi, per la prima volta, si smascherano, gettano la maschera e ci dicono qual è il diritto internazionale che rivendicano: quello alla vigliaccheria (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia), perché se ho sentito bene qualcuno in quest'Aula ha detto che l'aggressore è così forte che potrebbe anche far paura all'Occidente! Dai banchi della destra dico allora che ogni invocazione al diritto ad essere vigliacchi voltando la testa dall'altra parte ad un popolo che resiste proclamando e invocando la sua indipendenza e autonomia, è un'invocazione che va respinta perché non appartiene minimamente alle corde del cuore della destra, alla storia culturale della destra, alla dignità di chi sta senza “se” e senza “ma” al fianco di chi combatte per la sua indipendenza e non può vedere noi che ci voltiamo dall'altra parte perché forse l'aggressore sarebbe così forte da farci anche paura: può far paura a quei banchi, non fa paura ai banchi della destra italiana (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Corda. Ne ha facoltà.

EMANUELA CORDA (MISTO-A). Grazie Presidente, giusto per fare una precisazione perché giustamente poc'anzi il collega Ferrari parlava delle schede che noi votiamo annualmente relative alle missioni. Faccio presente che qui però noi stiamo parlando di potenziamento di dispositivi ed è un potenziamento in funzione belligerante perché riferito ad un conflitto nell'Est Europa, un conflitto gravissimo e nessuno sta minimizzando l'aggressione.

Questa cosa veramente la rispedisco al mittente. Vorrei capire da coloro che sono convinti, inviando armi, di risolvere il problema con uno schiocco delle dita se veramente hanno in tasca la soluzione, se pensano che l'invio di armi possa davvero servire a qualcosa. Come giustamente specificava la collega e come hanno spiegato anche gli strateghi delle tecniche militari e gli esperti di geopolitica, l'invio di armi rischia, invece, di inasprire il conflitto e di mettere in condizioni di altissimo rischio sia la popolazione sia i militari. Tra l'altro, non sappiamo nemmeno chi consegnerà materialmente queste armi; non si capisce da dove dovrebbero passare. Stiamo mettendo in difficoltà anche altri Paesi, tant'è vero che l'Ungheria si stava sfilando dalla decisione di far passare queste armi attraverso i propri confini. Allora, un minimo di ragionamento va fatto. Non vogliamo essere a tutti i costi pacifisti idealisti che se ne fregano dei civili…

PRESIDENTE. Concluda, onorevole.

EMANUELA CORDA….perché - attenzione - questa affermazione la rispedisco al mittente. A noi interessano eccome ed è per questo che ci schieriamo contro questo vergognoso atto di guerra (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Alternativa).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Cirielli. Ne ha facoltà.

EDMONDO CIRIELLI (FDI). Presidente, colleghi, pur essendo stato un militare, nella mia vita precedente alla politica, ho molto rispetto per le persone che, in maniera sincera e coerente, conformano la loro vita all'ideale pacifista. Però credo che in questo momento bisogna stare attenti a quello che si dice, nel senso che è facile dirsi pacifisti, seduti comodamente, difesi dall'ombrello della NATO, difesi da uno Stato libero e democratico dell'Occidente, come il nostro. È più difficile invece fare gli autentici pacifisti nelle condizioni dei tanti cittadini russi che stanno manifestando e, a migliaia, vengono arrestati, con manifestazioni non violente, per difendere il diritto alla pace della loro Nazione.

In più, voglio ricordare un esempio che non dobbiamo offendere con la parola “pacifismo”: mi riferisco alla giornalista Ovsyannikova che ha avuto il coraggio di mostrare alla TV russa un cartello della pace ed è sparita da ieri (Applausi).

Allora, penso che in questo momento le parole abbiano un peso. Bisognerebbe avere la dignità di rispettare queste persone (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Maria Tripodi. Ne ha facoltà.

MARIA TRIPODI (FI). Grazie, Presidente. Io sono costretta ad intervenire perché mi voglio rivolgere, per suo tramite, alla collega Segneri, che mi ha preceduto, perché, Presidente, non si può accettare in quest'Aula quello che viene detto da colleghi che - mi permetto di dire - non conoscono la storia (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

La collega che mi ha preceduto dovrebbe immaginarsi una sera in Ucraina, nel posto in cui le mamme vengono ammazzate dai russi e in cui i bambini purtroppo non ce la fanno. Come si fa a sventolare la bandiera del pacifismo, con i lutti spaventosi che ci sono ogni giorno? Come Occidente, Presidente, abbiamo il dovere, non solo di intervenire, ma di difendere la sovranità di un Paese che ha tutto il diritto di determinarsi e di conservare la sovranità. Non si può accettare che in quest'Aula vengano dette inesattezze, in ossequio a quel pacifismo che si celebra comodamente qui dentro (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Di Stasio. Ne ha facoltà.

IOLANDA DI STASIO (M5S). Grazie, Presidente. Intervengo a nome del MoVimento 5 Stelle anche rispetto ad un intervento che è stato svolto poc'anzi dalla collega Segneri.

Intervengo perché la collega ha detto delle inesattezze che noi - come Commissioni congiunte esteri e difesa - abbiamo analizzato anche nel corso del dibattito su questo decreto. Sono affermazioni inesatte, innanzitutto, perché in quest'Aula si continua a creare un dibattito tra due fazioni diverse, un dibattito molto pericoloso soprattutto rispetto a quello che guardano fuori i cittadini italiani, quasi a far passare il fatto che vi siano una linea pacifista e una linea volta ad armare le persone. Ebbene, questo non è consentito in questo tipo di dibattito, Presidente. Non è consentito perché c'è un popolo che ogni giorno subisce bombardamenti (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) e noi non possiamo fare a meno di ignorare quello che sta accadendo. Noi non possiamo fare a meno di agire anche rispetto a una situazione che mai ci saremmo potuti aspettare in quest'Aula, anche nella discussione di quest'oggi.

Presidente, io sono costretta a dire che la linea del MoVimento 5 Stelle non è quella che è stata finora definita perché, davanti allo strazio che sta vivendo un popolo, noi non ci possiamo girare dall'altra parte (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Ungaro. Ne ha facoltà.

MASSIMO UNGARO (IV). Grazie, Presidente. Ringrazio la collega Di Stasio che ha chiarito che l'attacco della collega Segneri al Presidente Fassino e al Partito Democratico era a titolo personale e non rappresentava le opinioni del gruppo del MoVimento 5 Stelle; questa è una cosa importante. D'altra parte, il Presidente aveva semplicemente letto la Costituzione e spiegato le motivazioni della cessione di armi all'Ucraina.

Non stiamo discutendo di un intervento armato dell'Italia in Ucraina, stiamo discutendo della cessione di armi a un popolo che deve difendersi, tutto qui. Quindi, è ovvio che noi non vogliamo un'escalation, vogliamo assolutamente evitare un conflitto con la Federazione Russa. Però, vorrei chiedere alla collega Segneri, al collega Giuliodori e al collega Cabras: se voi foste ucraini in questo momento, se voi foste a Kiev, davanti ai tank russi, imbraccereste la bandiera bianca? Solo per capire fino a che punto vogliamo parlare di “pacifismo”. Questa è una guerra che ci ha cercato, una guerra che è capitata in casa dell'Ucraina, che l'Ucraina non ha voluto ed è un attacco totalmente ingiustificato.

Concludo, Presidente: trovo che alcuni ragionamenti espressi quest'oggi, in quest'Aula, siano pericolosi; mi ricordano la Conferenza di Monaco del 1938, nella quale, concedendo i Sudeti a Hitler, si pensava che avremmo risolto il problema dell'Europa dell'epoca. Poi abbiamo visto come è andata a finire. Qui vorrei soltanto mettervi in guardia, colleghi: nel 2008, Putin bombarda Saakashvili e la Georgia - ci ricorderemo sempre Franco Frattini per le sue vacanze alle Maldive in quei mesi terribili - e non abbiamo detto niente; nel 2014 la Russia annette, nottetempo, la Crimea e non abbiamo fatto nulla. Pochi mesi dopo, la Russia finanzia una guerra di separatismo che ha provocato 14.000 morti in sette anni e non abbiamo fatto nulla. Adesso, Putin lancia un'offensiva di larga scala, il più grande intervento bellico dalla Seconda guerra mondiale e vogliamo continuare a non fare nulla? Non abbiamo imparato nulla negli ultimi 70 anni (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva)?

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Napoli. Ne ha facoltà.

OSVALDO NAPOLI (CI). Grazie, Presidente. Ho ascoltato l'intervento di alcune colleghe e devo ricordare loro che a Kiev sono in gioco la libertà e il futuro dell'Europa, che sono la sostanza stessa delle democrazie costruite dopo le due tragedie delle guerre mondiali. Kiev è di fatto, anche se non formalmente, il lembo orientale dell'Europa. Chi oggi sostiene posizioni ambigue o reticenti deve sapere che sta disertando la battaglia per la libertà, la pace e la sicurezza, cioè quei valori costruttivi di ogni autentica democrazia che sono scolpiti nella nostra, come nella Costituzione di ogni Paese libero. Chi oserebbe mai non dirsi d'accordo con la necessità di dare la parola alla diplomazia, al dialogo o al confronto? Nello stesso tempo, chi può coltivare l'illusione tragica che sia possibile negoziare mentre si bombardano abitazioni civili, ospedali o scuole? La via della diplomazia rimarrà ostruita finché Putin non farà cessare il tuono del cannone o rimanere a terra l'aviazione! Morti e lutti sono il tributo di sangue che sta pagando il popolo ucraino per salvaguardare la propria libertà e l'indipendenza del proprio Paese.

La guerra scatenata da Putin è asimmetrica per un punto in particolare: gli ucraini combattono per una causa giusta, Putin per una causa sbagliata. L'Italia non può che sostenere la coraggiosa lotta del popolo con tutti i mezzi (Applausi dei deputati del gruppo Coraggio Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Fiano. Ne ha facoltà.

EMANUELE FIANO (PD). La ringrazio, Presidente. Io intervengo innanzitutto per dire che io credo che in quest'Aula si debba avere rispetto e io rispetto le opinioni che ritengo sbagliate di chi pensa che non dovremmo mandare armi agli ucraini. Le rispetto perché stiamo parlando di un tema molto, molto complicato, che riguarda la vita di migliaia di persone.

Chiedo rispetto, invece, per la posizione di chi, come me, pensa che non ci possano essere dubbi in quel teatro di guerra tra chi è l'aggressore e chi è l'aggredito e che non ci possano essere dubbi sulle richieste che ci vengono dal popolo ucraino. Vorrei ripetere qui, Presidente, alcune frasi che ha detto letteralmente il Presidente Putin in quel discorso televisivo in cui annunciò l'attacco: “I russi e gli ucraini sono un popolo unico”. Vi do una notizia: gli ucraini non sono d'accordo con questa affermazione. Come sapete, Putin aggiunse: “Ma lì si camuffano i neonazisti e noi faremo e facciamo il possibile per evitare vittime civili”. Non sta succedendo questo! Ci sono molte migliaia di morti civili, ci sono molte morti innocenti e ci sono bombardamenti su obiettivi civili.

PRESIDENTE. Concluda.

EMANUELE FIANO (PD). Allora si possono rispettare le opinioni, ma nessuno dica, come ho sentito dire dalla collega: “voi pensate che con la bacchetta magica, inviando le armi, si risolva quel conflitto”.

Invece la vostra proposta, di fronte alla non volontà della Russia di Putin di trattare, qual è? Aspettare che muoiano tutti gli ucraini prima di intervenire (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e MoVimento 5 Stelle)?

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Librandi. Ne ha facoltà.

Deputato Raduzzi, io la vedo che si sbraccia, ma lei ha già parlato su questo emendamento. Deve aspettare il prossimo emendamento.

Prego, deputato Librandi.

GIANFRANCO LIBRANDI (IV). Presidente, volevo ricordare a tutti - ho sentito tanti interventi - che forse ci dimentichiamo che Putin ha le bombe atomiche. Quindi, è giusto accogliere gli ucraini ed è giusto, diciamo, fare il possibile per fargli cambiare idea. Io sono del parere che tutti noi, anzi tutti i Parlamenti dovrebbero andare in processione da lui a fargli cambiare idea, ma non certo dare le armi perché lui ha le bombe atomiche e ne ha 8 mila di bombe atomiche. Io non metto la mia famiglia, il mio nipotino, la mia azienda e tutti voi, che conosco come amici, a rischio per una guerra che va risolta con il dialogo e non certo mandando le armi, perché questo può essere un grande problema (Commenti dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Io li conosco bene i russi, perché ci lavoro. State sbagliando se volete mandare le armi. Io dissento (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Alternativa)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Fratoianni. Ne ha facoltà.

NICOLA FRATOIANNI (LEU). Grazie, Presidente. Devo premettere, naturalmente, che il mio è un intervento a titolo personale e non impegna il gruppo di Liberi e Uguali.

Colleghi e colleghe, io devo confessarlo: trovo la discussione di quest'Aula di questi giorni una discussione molto pericolosa e credo che sarebbe opportuno provare ad ascoltarci, evitando gli anatemi. Ha fatto bene l'onorevole Fiano a chiedere rispetto, a offrire rispetto. Vedete, io non penso che chi fa una scelta diversa dalla mia sia necessariamente un venduto guerrafondaio. Mi pongo il problema di chi, di fronte alla tragedia che vediamo scorrere davanti a noi in Ucraina, di fronte alla brutale aggressione della Federazione russa nei confronti dell'Ucraina, di fronte ai lutti e ai morti che sono sempre innanzitutto civili e incolpevoli in ogni guerra - badate: non c'è guerra che non faccia per primi come vittime i civili più incolpevoli (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Alternativa) -, ebbene, dicevo, mi faccio carico di questa difficoltà e dunque rispetto chi ha una posizione diversa dalla mia. Però vorrei, in primo luogo, che chi dice “no” alle armi non sia più etichettato come quello del “né né”. Io non ho alcuna equidistanza e penso che chi fa la mia battaglia debba dire innanzitutto fine dell'aggressione, ritiro delle truppe, ritiro del riconoscimento unilaterale delle repubbliche del Donbass e fine di un'aggressione che sta al di fuori di ogni norma del diritto internazionale.

Ma badate, colleghe e colleghi: possiamo discutere molto dell'interpretazione dell'articolo 11. Io ne ho una un po' diversa da quella dell'onorevole Fassino, ma all'onorevole Fassino, per suo tramite, vorrei segnalare un'altra questione: attenzione, perché quando, parola dopo parola, diciamo che di fronte a un'aggressione, che io sono per condannare senza se e senza ma, occorre dare tutte le armi necessarie perché da quell'aggressione ci si possa difendere, la conclusione di questo ragionamento è una sola e bisogna che qualcuno abbia il coraggio di nominarla. Di fronte a una guerra due sono le possibilità: o la via della diplomazia e della trattativa, anche quando l'esito di quella trattativa pare a noi, che oggi militiamo col popolo ucraino aggredito, ingiusta; o la via della guerra, della guerra però (Applausi dei deputati dei gruppi Misto-Alternativa e Misto-Manifesta, Potere al Popolo, Partito della Rifondazione Comunista-Sinistra Europea). Non c'è altra possibilità!

E siccome quella guerra lì contro la Russia porta con sé almeno due aggettivi - uno certo e un altro molto probabile: il primo è “mondiale”; il secondo è “nucleare -, occorre fare bene i conti, colleghi e colleghe, nel rispetto (e chiudo, Presidente). Una cosa, per favore, venga risparmiata a quest'Aula e alla storia di questo Paese: la caccia facile al pacifista di maniera, perché io ne ho piene le orecchie (per non dire altro). Sono anni che l'ascoltiamo questa caccia: è stata fatta quando i pacifisti erano in piazza contro la guerra in Afghanistan (Applausi dei deputati dei gruppi Misto-Alternativa e Misto-Manifesta, Potere al Popolo, Partito della Rifondazione Comunista-Sinistra Europea), quando erano in piazza contro la guerra in Iraq, quando erano in piazza contro i bombardamenti di Belgrado! Ebbene, dopo molti anni oggi vediamo l'esito di quelle guerre: abbiamo visto la disgregazione in Europa dell'unico Stato multietnico e multi-religioso; abbiamo visto la fine amara di Kabul, con la fuga delle truppe occidentali e il ritorno in gloria delle truppe talebane; abbiamo visto la disgregazione di buona parte del Medio Oriente, con l'arrivo del califfato sulle macerie di quelle terre e di quelle aree in cui anche le scelte di questa parte del mondo hanno contribuito alla destabilizzazione.

Allora - e ho finito davvero - per me non c'è nemmeno nessun automatismo tra il mio giudizio sulle politiche della NATO, che non è mai stato e non è un giudizio positivo, e l'aggressione di Putin - nessun automatismo! -, ma per favore, di fronte al dramma che c'è davanti a noi, un po' meno tifo da stadio…

PRESIDENTE. Concluda.

NICOLA FRATOIANNI (LEU). …più rispetto e qualche elemento di approfondimento in più non guasterebbe e farebbe onore all'Aula del Parlamento della Repubblica (Applausi dei deputati dei gruppi Liberi e Uguali, Misto-Alternativa, Misto-Manifesta, Potere al Popolo, Partito della Rifondazione Comunista-Sinistra Europea e di deputati del gruppo Partito Democratico)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Maniero. Ne ha facoltà.

ALVISE MANIERO (MISTO-A). Grazie, Presidente. Anch'io condivido il rispetto, tramite lei, per tutti i colleghi, qualunque posizione abbiano, tuttavia devo dire che non mi stupisce, come dire, la serenità e la naturalezza con la quale siamo disposti a inviare armi in zona di guerra, parlando dell'Ucraina e parlando della libertà del suo popolo, che ovviamente tutti vogliamo tutelare, quando, se guardiamo l'export delle nostre armi, noi viaggiamo tra i 3 e i 4 miliardi di euro all'anno e tra le nostre democratiche controparti, i cui popoli sicuramente stiamo aiutando verso libertà e giustizia, abbiamo illuminate democrazie come il Turkmenistan oppure l'Egitto - il Turkmenistan credo sia registrato come qualcosa del tipo dittatura totalitaria monocratica - oppure altri Paesi in guerra come il Qatar e l'Arabia Saudita. Nel dubbio li abbiamo armati entrambi!

Ora facciamo un passo in più e inviamo delle armi in una zona in guerra con un invasore - lo sottolineo: invasore - che però dispone anche di 6 mila testate nucleari.

PRESIDENTE. Concluda.

ALVISE MANIERO (MISTO-A). Di fronte a questa geniale illuminazione io proporrei un po' di prudenza e di tenere aperte invece le vie del dialogo (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Alternativa).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Perego Di Cremnago. Ne ha facoltà.

MATTEO PEREGO DI CREMNAGO (FI). Grazie, Presidente. Del mio recente viaggio dello scorso fine settimana in Ucraina alla guida di un convoglio di aiuti, la cosa che più mi ha colpito fra tutte non è stata quella di vedere diciottenni o poco più con la divisa al confine con l'Ungheria, non è stata quella di sentire le sirene antiaeree risuonare al confine, ma è stata quella di vedere questi video di cittadini che, smontando pezzi delle auto, pezzi di camion, costruiscono giubbotti antiproiettile di fortuna. E mi è risuonato in testa il principio della resistenza, di cosa significhi dare la vita, lottare con i propri mezzi per difendersi da un nemico. Ho pensato che cosa stia facendo l'Italia in questo momento, quale sia il nostro ruolo, quale sia il ruolo dell'Occidente; e per una volta, forse come poche volte mi è capitato in questi anni rispetto alla nostra partecipazione ai conflitti, ho pensato che fossimo veramente dalla parte giusta della storia.

PRESIDENTE. Concluda.

MATTEO PEREGO DI CREMNAGO (FI). Dare sostegno militare all'Ucraina significa sostenere una legittima lotta di difesa, di difesa della loro libertà e dei loro valori, di un popolo che non vuole sottomettersi. Credo che, se accadesse a noi, sarei fiero che gli ucraini ci sostenessero e ci dessero supporto militare (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Fassina. Ne ha facoltà.

STEFANO FASSINA (LEU). Grazie, Presidente. Non sarei voluto intervenire in questa discussione, perché, sin dall'inizio, non mi sono piaciuti i toni molto netti, tante certezze. Non ho certezze, Presidente; in questa vicenda ho grandi dubbi. Ritengo si possa stare in modi diversi con il popolo ucraino, vorrei essere molto chiaro su questo. Il punto che divide alcuni di noi - e qua anch'io parlo a titolo personale - non è dove stare. Abbiamo molto chiaro dove stare: stiamo con il popolo ucraino, stiamo dalla parte dell'Unione europea, stiamo dalla parte della NATO. Il punto è come stare con il popolo ucraino. Ritengo che il rispetto giustamente invocato dal collega Fiano debba portare a considerare che chi ritiene che vi siano pericoli di escalation nell'invio di armi possa comunque stare con il popolo ucraino.

PRESIDENTE. Concluda.

STEFANO FASSINA (LEU). E, allora, che fare? La trattativa come si promuove? Con sanzioni economiche efficaci. Le abbiamo scelte fino in fondo? No, perché ci fanno male, e lo sappiamo!

PRESIDENTE. Deve concludere.

STEFANO FASSINA (LEU). Abbiamo preferito inviare le armi. Finisco, Presidente. E poi la Cina. Con la Cina abbiamo fatto tutto quello che è necessario fare per farla schierare dalla parte giusta e intervenire su Mosca? No! Allora valutiamo anche queste opportunità (Applausi dei deputati dei gruppi Misto-Alternativa e Misto-Manifesta, Potere al Popolo, Partito della Rifondazione Comunista-Sinistra Europea)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Baroni. Deputato, lei ha già parlato. L'ho vista, ma deve aspettare il prossimo emendamento. Su questo emendamento ha già parlato.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.8 Cabras, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 8).

Passiamo all'emendamento 1.9 Cabras.

Ha chiesto di parlare il deputato Cabras. Ne ha facoltà.

PINO CABRAS (MISTO-A). Questo emendamento riguarda la copertura dello spazio a sud dell'Alleanza, quindi tutta la proiezione mediterranea e mediorientale della NATO e anche dell'Italia. Quello è un ambito che, in questi anni, è stato trascurato. E' un elemento che ho voluto sottolineare anche prima, abbiamo voluto sottolineare in diversi interventi, cioè il fatto che le priorità della NATO, e quindi delle esigenze difensive della NATO, in questi anni sono state orientate in una direttrice che è quella baltico-polacca-ucraina, che non è nell'interesse complessivo degli equilibri dell'Alleanza. C'è stato uno sbilanciamento in cui hanno influito tantissimo le esigenze di una classe dirigente ipernazionalista come quella che si è formata anche in Ucraina, perché, certo, noi dobbiamo essere dalla parte del popolo ucraino, distinguiamo fra aggressore e aggredito, però non rinunciamo a fare quelle distinzioni che ci permettono di capire meglio la situazione politica.

E qui c'è da dire che l'Ucraina è stata profondamente influenzata da una classe dirigente che è stata continuamente incoraggiata a spingere l'acceleratore sul contrasto nei confronti della Russia, anche inglobando negli apparati repressivi, cioè nella polizia e negli apparati militari, quindi intere brigate, personalità che hanno un connotato nazista. Questo non corrisponde alla vulgata, su cui ha premuto, ad esempio, la propaganda russa, che lì sono tutti i nazisti, non si tratta di questo. No, si tratta di un fenomeno simile a quello che è avvenuto anche in Italia in certe fasi della sua storia, in cui è stata usata una manovalanza di tipo fascista, estremista, dotata anche di armi, e armi sofisticate, per intervenire e condizionare la vita politica del Paese. Lo dico anche al collega Fiano; studio da anni questa vicenda, dal 2014 seguo direttamente il tema della presenza nazista che condiziona - ripeto, condiziona non significa che riassume tutta la politica dell'Ucraina - pesantemente.

Noi non dobbiamo legare la fornitura d'armi a una situazione molto confusa in cui si possono alimentare estremismi e creare delle ISIS naziste. Il rischio concreto c'è in una situazione molto confusa in cui professionalmente non vediamo un controllo reale del tipo di uso che si può fare di quelle armi. Quindi, invito alla prudenza anche in questa direzione. Il nostro non è pacifismo generico, il nostro è un impegno e un'attenzione alle condizioni reali dell'Ucraina in questo momento (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Alternativa).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Raduzzi. Ne ha facoltà.

RAPHAEL RADUZZI (MISTO-A). Grazie, Presidente. Capisco l'importanza di questa discussione, anche la differenza di vedute, ma qualche minuto fa un collega di Italia Viva ci ha praticamente chiesto cosa vorremmo noi se fossimo in Ucraina, come a lasciare intendere che vorremmo essere armati fino ai denti. Ma io questa domanda gliela ribalto, cioè, se lui fosse davvero in Ucraina, in questo momento vorrebbe essere armato fino ai denti per difendersi e uccidere qualche altra persona? Ah, la collega mi dice sì, lei vorrebbe avere un kalashnikov per ammazzare un soldato russo. Allora, dobbiamo renderci conto di che toni sta assumendo questa discussione e se noi vogliamo veramente arrivare a una soluzione diplomatica che implichi il “cessate il fuoco”, non “armiamo una parte”, oppure se, semplicemente, vogliamo impantanare e far durare ancora più a lungo, causando ancora più morti, quel conflitto che tutti noi condanniamo a parole (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Alternativa).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Massimo Enrico Baroni. Ne ha facoltà.

MASSIMO ENRICO BARONI (MISTO). Grazie mille, Presidente. Ci tenevo o volevo ancora provare una volta a complimentarmi con tutti coloro che hanno provato ad elevare questa discussione, che necessita assolutamente della forza, della dignità, del coraggio di entrare nello specifico di quello che sta succedendo all'interno di questo conflitto, di questa guerra. Non credo che aiuti questo tipo di dibattito, un dibattito a cui noi siamo tenuti e che abbiamo l'obbligo e il dovere di fare su questo decreto, cercare di squalificare una controparte, dandogli del pacifismo di maniera o, eventualmente, rispondere - cosa che non è avvenuta da parte di nessuno, mi sembra -, facendo il controcanto e dando del guerrafondaio.

Credo sia esattamente questo quello che non serve a quest'Aula. Mi è piaciuto il collega Cabras, che è entrato proprio nella questione che forse dovrebbe essere citata all'interno del decreto, cioè quello di cui ha parlato prima, la famosa Brigata Azov.

Cosa succederebbe, Presidente - e concludo -, se alcune delle nostre armi arrivassero nelle mani proprio di questo tipo di brigata?

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato D'Ettore. Ne ha facoltà.

FELICE MAURIZIO D'ETTORE (CI). Grazie, Presidente. Siccome ci sono stati richiami a un eventuale mancato fondamento in questa disciplina di ogni norma di natura costituzionale, perché sarebbe violato l'articolo 11 della Carta sul ripudio della guerra e si continua a dire questo anche in altri interventi più articolati, ciò che ha chiarito il collega onorevole Fassino mi sembrava sufficiente, ma credo non sia bastato, anche perché abbiamo avuto richiami di qualche collega a studiare, ad andare a scuola. Credo che noi rispettiamo il dibattito, siamo i primi che abbiamo rispettato qualsiasi opinione; io le rispetto tutte, anche quelle prive di logica, anche minima, però siamo in Parlamento e occorre rispettare ogni considerazione.

Io ricordo, senza parlare della Carta costituzionale, anche a qualche collega che ci ha richiamato ai principi del diritto internazionale, che l'articolo 51 della Carta delle Nazioni Unite stabilisce la liceità della guerra di legittima difesa, cosiddetta di legittima difesa. Quindi, l'Ucraina, in questo momento, è nel pieno contesto del rispetto della norma di diritto internazionale (primo aspetto), perché sembra quasi, in certi interventi, non in tutti, in quelli più sprovveduti, se possiamo dire così, che l'Ucraina si stia illegittimamente difendendo; siamo arrivati quasi a questo, cioè a dire che usa le armi, e cosa deve fare? È legittima difesa. Questo è un principio della Carta delle Nazioni Unite sul quale non ci può essere alcun dubbio.

Per quanto riguarda il ripudio della guerra, l'articolo 11 della Carta costituzionale non ha mai stabilito una neutralità permanente; una cosa è il ripudio, un'altra la neutralità permanente. Gli interventi che ascolto sembrano svolti - con tutto il rispetto - da parlamentari, se mai ne avranno l'occasione, della Svizzera, mi viene in mente, cioè sembrano degli svizzeri. La neutralità permanente l'abbiamo in Svizzera: rispettabilissima, ma l'Italia ha un concetto diverso. Il ripudio della guerra è un principio di indirizzo politico costituzionale all'autorità di Governo e al Parlamento, tant'è che, in base all'articolo 78 e all'articolo 87, nono comma, la Costituzione prevede la dichiarazione formale del Presidente della Repubblica sullo stato di guerra e la delibera, invece, sostanziale parlamentare, del Parlamento, sullo stato di guerra; in più, ricordo l'articolo 52 della Costituzione sul diritto di difesa. È evidente che non è facile trovare il limite ragionevole nel parlare di interventi o forniture di armi con riguardo ad una guerra che è in un altro Paese, ma noi apparteniamo alla NATO, ad un'organizzazione internazionale, la quale, insieme a noi, ha deciso - e questa è una decisione che abbiamo preso e finché siamo in questa organizzazione così è, è un dato di fatto della nostra sovranità nazionale rispetto a un'organizzazione difensiva - che è legittima la fornitura, anche sulla base della valutazione dell'articolo 51 della Carta delle Nazioni Unite.

Lo abbiamo deciso, lo abbiamo stabilito e lo stiamo decidendo ora in Parlamento attraverso un passaggio parlamentare fondamentale. Questa scelta è difficile e criticabile; ho ascoltato interventi anche di spessore in merito; non condivido nulla di quello che dice l'onorevole Fratoianni, però, sicuramente ha argomentato, in maniera ragionevole, una posizione più che legittima; tuttavia, sul piano giuridico, sul piano della legittimità di questo provvedimento, non possiamo discutere e non va discusso, perché c'è un fondamento costituzionale assoluto, pieno della nostra partecipazione (vi sono ulteriori elementi di valutazione, pertanto un altro intervento lo farò, se necessario), anche con riferimento al rapporto che abbiamo con la NATO.

Su questo non possiamo discutere, altrimenti sembriamo davvero quei guerrafondai che violano la Costituzione rispetto ai pacifisti. Sono posizioni legittime, sono posizioni che vanno rispettate, però, rispettiamo anche il lavoro del Parlamento e la legittimità costituzionale di quello che stiamo facendo (Applausi dei deputati del gruppo Coraggio Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Deidda. Ne ha facoltà.

SALVATORE DEIDDA (FDI). Grazie, Presidente. Intervengo doverosamente - per carità, forse il mio sarà un intervento banale, non approfondito, come quello di molti colleghi, specificando che rispetto veramente tutte le opinioni -, per rispetto soprattutto dei nostri militari e delle loro famiglie. Bisogna specificare che l'Italia non sta entrando in guerra, i nostri militari non partecipano ad alcuna azione militare, né da soli, né solo l'Italia, né con la NATO; anzi, si è specificato che non devono entrare assolutamente nel territorio ucraino, non devono sconfinare. Questo lo dico per chi ci sta ascoltando perché da alcuni interventi sembra che i nostri militari stiano andando in guerra, quando non è così; dobbiamo anche moderare i toni per far capire all'esterno che i nostri militari non stanno andando in guerra contro nessuno e l'Italia non sta andando in guerra. E tutti questi emendamenti - sui quali si può essere favorevoli o contrari - riguardano politiche già in atto, come ha detto il collega Ferrari, rispetto a missioni nell'Est europeo, richieste dagli stessi Paesi dell'Est europeo, dalla Polonia e dai Paesi confinanti.

Il Mediterraneo, invece, si trova in una fase difensiva; almeno chi ha partecipato alle audizioni del Capo di Stato maggiore della Marina noterà che, nel Mediterraneo, vi sono situazioni critiche riguardanti certamente la Russia, ma anche altri Paesi, che comportano conseguenze per la nostra sicurezza, non solo militare, ma anche commerciale e mi riferisco anche al settore dell'energia. Quindi, questi emendamenti non riguardano l'invio delle armi, si tratta di missioni militari prettamente difensive e, quindi, l'Italia e i nostri militari non stanno entrando in guerra (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Formentini. Ne ha facoltà.

PAOLO FORMENTINI (LEGA). Grazie, Presidente. Io mi unisco alle parole del deputato che mi ha preceduto, perché in quest'Aula si sta facendo una confusione pazzesca, un voluto pot-pourri tra cessione di armi e missioni dell'Alleanza atlantica.

L'Alleanza atlantica - è stato detto chiaramente, ma giova ribadirlo - è un'alleanza puramente difensiva e in questo caso stiamo parlando della soppressione della lettera b) del comma 2, dell'articolo 1, ovvero della sorveglianza marittima nel Mediterraneo, quel fianco Sud dell'Alleanza atlantica che è sottoposto a continue sfide e minacce provenienti da sud, come tanti deputati che sono intervenuti dovrebbero ben sapere. Quindi, stiamo proprio combattendo, per esempio, il traffico di armi e non incentivandolo (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Non ci sono altre richieste di intervento, pertanto, passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.9 Cabras, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 9).

Passiamo all'emendamento 1.10 Cabras.

Ha chiesto di parlare il deputato Cabras. Ne ha facoltà.

PINO CABRAS (MISTO-A). Presidente, facevo cenno anche prima al fatto di che cosa ci facciamo in Lettonia. C'è stata la risposta anche da parte del collega Ungaro che diceva: la Lettonia fa parte della NATO, quindi, noi siamo coinvolti complessivamente…

PRESIDENTE. Deputato Cabras, attenda un attimo, mi faccia la cortesia…

Colleghi deputati, il brusio ha superato i livelli di guardia, quindi, non si riesce a lavorare.

I colleghi che fanno capannello lì…

Prego, deputato Cabras.

PINO CABRAS (MISTO-A). Grazie, Presidente. Noi siamo coinvolti, certo, in tutte le dimensioni dell'attuale postura complessiva della NATO, ma il punto è proprio questo. L'attuale postura complessiva dell'Alleanza atlantica rispetto alla questione post sovietica - chiamiamola così - è quella giusta, è quella conveniente? Arriva alla fine di un percorso in cui c'è stato l'allargamento della NATO e questo è andato contro gli accordi che, in un momento di debolezza dello spazio post sovietico, hanno piegato Mosca. Ad ogni modo, da un po' di tempo in qua, incontrano un altro tipo di resistenza del quale il realismo ci impone che si debba tenere conto. Questo perché ci confrontiamo con una dimensione che è la stessa del periodo della guerra fredda; cioè, se si supera una certa soglia dei conflitti, si entra in un campo che può determinare la rovina comune delle parti coinvolte. E' questo il tema sempre presente che qualcuno elude con una forzatura - non lo voglio chiamare un artificio retorico -, per cui si dice che dobbiamo essere comunque dalla parte dell'aggredito, costi quel che costi. Tuttavia, ciò non è saggio nel contesto che conosciamo, plasmato dalla mutua distruzione assicurata del periodo della guerra fredda, che continua con una propaggine che, oggi, è ancora in grado di distruggere l'intera umanità. Quindi, il realismo vuole che si tenga conto dei diritti dei popoli, però nel contesto reale dei rischi che vengono innescati da una guerra e questi rischi sono molto presenti. Gli oltranzismi di qualsiasi tipo e da qualsiasi direzione ci portano sull'orlo della mezzanotte nucleare. Noi dobbiamo evitare di rafforzare ogni dispositivo che ci porti alla guerra (Applausi del gruppo Misto-Alternativa).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.10 Cabras, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 10).

Passiamo all'emendamento 1.11 Cabras.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Cabras. Ne ha facoltà.

PINO CABRAS (MISTO-A). Sì, volevo rispondere al collega Formentini, il quale prima sottolineava il fatto che fa parte dei compiti della NATO pattugliare i cieli in senso difensivo. Questo è giusto. Dobbiamo garantire che ci sia questo assetto difensivo, ma siamo sicuri che rafforzare oggi i dispositivi vada in una direzione esclusivamente difensiva? Abbiamo tanti precedenti storici in cui l'accumulo di spinte di presenze aeree hanno fatto da preludio per interventi militari. A seguito di ciò, i vari contendenti non si fidano reciprocamente, a ragione direi, per esperienza e per le vicende che sono accadute. I 78 giorni di bombardamento di Belgrado non sono un elemento rassicurante nel bilancio della storia che incide ancora sui fatti di oggi. Quindi, noi dobbiamo disinnescare tutto il dispositivo che si è creato: la corsa alle armi, per quanto ci siano rassicurazioni che siamo solo in difesa. La postura dei sistemi aerei può cambiare in poche ore e può diventare perfettamente aggressiva ed essere percepita come tale dalle controparti. Si possono, quindi, innescare scintille pericolosissime che hanno l'effetto di diminuire ulteriormente la capacità di reversibilità di tutto quello che viene innescato. Non credo che aumentare la pressione aerea, nel momento in cui ci sono già i B52, gli Stealth a portata di bombardamento e, contemporaneamente, i Su-25 e i Su-34 russi già in posizione di possibile bombardamento, sia la direzione giusta per garantire la pace. Noi siamo sull'orlo della mutua distruzione assicurata, che, comunque, già avviene con la dimensione delle sanzioni che saranno un colpo drammatico e terribile alla vita dell'intero continente europeo.

Il vero sconfitto, in questo momento, lo possiamo già prevedere purtroppo dai fatti che si stanno accumulando, è il popolo europeo - lo voglio chiamare in modo unitario in questo momento - che subirà un drastico ridimensionamento del proprio tenore di vita in una situazione di irreggimentazione orientata alla guerra, con la penuria e potenzialmente anche con la carestia. Quindi, noi dobbiamo tenere conto di questa dimensione (Applausi del gruppo Misto-Alternativa).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.11 Cabras, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 11).

Passiamo all'emendamento 1.14 Corda.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Corda. Ne ha facoltà.

EMANUELA CORDA (MISTO-A). Grazie, Presidente. Se gli altri emendamenti sono stati respinti, se hanno avuto queste votazioni contrarie decise da tutto l'arco parlamentare, questo potrebbe essere condiviso. Si ammette cioè il fatto che ci sia un potenziamento delle missioni NATO già esistenti in funzione difensiva. Però, noi chiediamo che tali attività di potenziamento siano soltanto in funzione difensiva, che non si esca dal perimetro del Patto Atlantico, perché, lo ripeto, lo stesso principio che anima questo decreto va in contrasto proprio con la stessa Alleanza Atlantica e, come ho detto in precedenza, in deroga alla legge n. 185 del 1990. Quindi, quello che noi chiediamo è che sia rispettata quella funzione difensiva che la NATO ha avuto come vocazione fin dalla sua nascita. Tra l'altro, l'Italia è uno dei Paesi fondanti, quindi dovrebbe conoscere ancor di più il ruolo di un Paese aderente alla NATO. Ancor di più bisognerebbe rivendicare il fatto di aver detto “no” all'ingresso di Paesi che hanno in sé conflitti interni, perché l'Ucraina non è in guerra da oggi. Oggi l'Ucraina è stata aggredita, l'abbiamo riconosciuto tutti che c'è stata un'aggressione nei confronti di uno Stato sovrano, ma i conflitti interni già esistevano. Il fatto di aver fatto finta di nulla, di essere stati silenti rispetto ad una situazione che andava verso un'escalation esplosiva è responsabilità di tutti. Non possiamo infischiarcene, dicendo mandiamo le armi tanto se ne occuperanno altri; chi gestirà le armi? Chi le prenderà in consegna? Chi le consegnerà? Nelle mani di chi finiranno? Le gestiranno i contractor? Quanti soldi dovremo impegnare (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Alternativa)? Tra l'altro, siamo attraversando una crisi terrificante e non si capisce perché il Parlamento non possa essere neanche informato sui denari che verranno investiti per l'invio di armi. Cerchiamo di impegnare altri Paesi affinché facciano passare armi, missili antiaerei, anticarro, mitragliatrici. L'abbiamo dovuto leggere dai giornali, vi sembra una cosa normale? Qualcuno ha detto che il Ministro ha riferito al COPASIR, ho capito ma la sede naturale sono le commissioni Esteri e Difesa, dovete venire lì a riferire sulle armi che inviate. Volete riconoscerci almeno la dignità e il rispetto delle informazioni che devono intercorrere tra Parlamento e Governo? Non credo che, se si chiede segretezza, noi poi avremmo fatto magari i pazzi, lasciando trapelare delle informazioni riservate. Non è possibile che il Parlamento venga sempre esautorato su cose così importanti (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Alternativa).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Sarli. Ne ha facoltà.

DORIANA SARLI (MISTO-M-PP-RCSE). Grazie Presidente, volevo spiegare che la nostra sottoscrizione a questi emendamenti contro il potenziamento di funzioni della NATO va proprio nella direzione di disinnescare. Nessuno di noi non ha pietà di tutto quello che sta succedendo in Ucraina, io non sono preoccupata, in particolare, per i cittadini europei, se non come sono preoccupata per i cittadini del mondo.

Non possiamo dire che giriamo la testa dall'altra parte, perché, se oggi avessimo una telecamera accesa sui 21 conflitti, una telecamera accesa 24 ore su quello che accade in Palestina, cosa faremmo (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Manifesta, Potere al Popolo, Partito della Rifondazione Comunista-Sinistra Europea)? Vogliamo risolvere tutti questi conflitti, andando con le armi a difendere popolazioni inermi che subiscono soprusi?

Io dico che non è questa la soluzione e non è che vi è una guerra giusta una guerra sbagliata. Io condanno fermamente l'invasione della Russia di un Paese sovrano. Il problema è che lì abbiamo una telecamera ed è in Europa e pensiamo sia giusto mandare le armi ma io non credo sia giusto mandare le armi in nessuno dei 21 conflitti, ma nessuno dei 21 conflitti mi fa meno pena di quello che sta succedendo oggi in Ucraina (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Manifesta, Potere al Popolo, Partito della Rifondazione Comunista-Sinistra Europea)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Massimo Enrico Baroni. Ne ha facoltà.

MASSIMO ENRICO BARONI (MISTO). Signor Presidente, volevo sottolineare che questo emendamento della collega Corda potrebbe sembrare a prima vista ultroneo, perché basterebbe semplicemente vedere l'articolo 5 del trattato istitutivo della NATO, che prevede l'aspetto difensivo.

Ebbene, ciò che noi forse dovremmo sapere è che quella di Yavoriv in Ucraina è una base NATO camuffata, dal 1995 segnalata sul sito della NATO, e ha ospitato tutte le esercitazioni NATO anti Russia. Infatti, il Giornale la definisce sede NATO e La Stampa più pudicamente un centro di addestramento utilizzato anche dalla NATO. Insomma, più che i confini della NATO i russi sembra che abbiano bombardato la NATO. Tuttavia, noi non ci spieghiamo cosa ci faccia in realtà la NATO, se non sotto mentite spoglie, in un contesto in cui se viene invasa l'Ucraina in realtà la NATO non può rispondere.

Questo era l'editoriale di Travaglio di oggi che probabilmente dovrebbe essere letto da tutti (Applausi di deputati del gruppo Misto).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Non ci sono altre richieste di intervento, dunque passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.14 Corda, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 12).

Secondo gli accordi intercorsi, dovremmo chiudere alle 14.30, ma, in realtà, abbiamo un emendamento significativo, quindi non faremmo in tempo comunque a esaurire il suo esame in 5 minuti.

Pertanto, sospendiamo a questo punto l'esame del provvedimento che riprenderà alle ore 16.

La seduta è sospesa.

La seduta, sospesa alle 14,25, è ripresa alle 16.

PRESIDENZA DELLA VICEPRESIDENTE MARIA EDERA SPADONI

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del regolamento i deputati Baldelli, Brescia, Butti, Casa, Cirielli, Comaroli, Costa, Davide Crippa, Daga, Del Barba, Delmastro Delle Vedove, Fassino, Frusone, Gebhard, Giachetti, Grande, Lupi, Magi, Mugnai, Mura, Rizzo, Romaniello, Andrea Romano, Tasso e Trancassini sono in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta.

I deputati in missione sono complessivamente 114, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Si riprende la discussione.

PRESIDENTE. Riprendiamo il seguito della discussione del disegno di legge di conversione n. 3491-A.

(Ripresa dell'articolo unico - A.C. 3491-A​)

PRESIDENTE. Ricordo che nella parte antimeridiana della seduta è stato da ultimo respinto l'emendamento 1.14 Corda e che risulta accantonato l'articolo aggiuntivo 2.0101 Bellucci.

Ha chiesto di intervenire il relatore per la IV Commissione, deputato Giovanni Luca Aresta al fine di esprimere il parere su tale proposta emendativa. Ne ha facoltà

GIOVANNI LUCA ARESTA, Relatore per la IV Commissione. Signor Presidente, acquisita la unanimità dei colleghi …

PRESIDENTE. Colleghi! Colleghi!

GIOVANNI LUCA ARESTA, Relatore per la IV Commissione. I relatori hanno praticamente acquisito l'unanimità dei rappresentanti dei gruppi parlamentari e siamo quindi in grado di proporre la presente riformulazione. Se posso …

PRESIDENTE. Colleghi!

GIOVANNI LUCA ARESTA, Relatore per la IV Commissione. Riformulazione dell'articolo aggiuntivo 2.0101 Bellucci. Dopo l'articolo 2 aggiungere il seguente: “2-bis”, rubricato “Vendita di materiali di autodifesa a giornalisti e fotoreporter nell'ambito del conflitto tra Russia e Ucraina”.

Al comma 1: “fino al 31 dicembre 2022, le persone fisiche iscritte all'albo dei giornalisti professionisti e dei pubblicisti, nonché coloro che svolgono la professione di fotoreporter o video operatore, possono, in deroga a quanto previsto dall'articolo 28 del regio decreto 18 giugno 1931, n. 773, acquistare, previo nulla osta del questore competente per il luogo di residenza, i giubbotti antiproiettile ed elmetti per l'esigenza di autodifesa nell'esercizio delle rispettive professioni nel territorio ucraino”.

Al comma 2: “il nulla osta rilasciato dal questore deve essere esibito all'atto dell'uscita e del rientro nel territorio dello Stato alle competenti autorità doganali e di frontiera”.

Al comma 3: “il nulla osta abilita al trasporto dei predetti materiali nei trasferimenti che i soggetti di cui al comma 1 devono effettuare per raggiungere la frontiera dello Stato ovvero dalla frontiera stessa al luogo di residenza”.

Al comma 4: “resta vietato il porto del materiale di cui al comma 1 da parte dei giornalisti professionisti e dei pubblicisti, nonché di coloro che svolgono la professione di fotoreporter o video operatore sul territorio dello Stato”.

PRESIDENTE. Invito il rappresentante del Governo ad esprimere il parere sull'articolo aggiuntivo 2.0101 Bellucci.

GIORGIO MULE', Sottosegretario di Stato per la Difesa. Signor Presidente, il parere è conforme a quello espresso dal relatore.

PRESIDENTE. Passiamo all'emendamento Raduzzi 2.4, a pagina 34 del fascicolo degli emendamenti.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Raduzzi. Ne ha facoltà.

RAPHAEL RADUZZI (MISTO-A). Signor Presidente, finalmente siamo arrivati a parlare dell'articolo forse più importante di questo decreto, cioè l'articolo che stanzia 12 milioni di euro dei cittadini italiani, li usa per comprare armi e regala poi queste armi ai militari dell'Ucraina. Noi cosa pensiamo? Pensiamo che per arrivare a una soluzione pacifica, per arrivare al cessate il fuoco, comprare e mandare in Ucraina ulteriori armi non serva assolutamente a nulla. Prendiamo questi 12 milioni di euro e diamoli alle aziende italiane che stanno soffrendo per questa crisi, che hanno perso un mercato che valeva 7 miliardi di euro, che porterà disoccupazione, a maggiore povertà, soprattutto in determinati settori e in determinate regioni. Pensiamo di fare qualcosa subito per le aziende italiane che sono in un momento di grandissima difficoltà, che escono dopo due anni di pandemia - una gestione scellerata della stessa -, da una recessione, da una crisi a livello energetico senza precedenti con dei costi assurdi tenuto conto che le bollette che sono arrivate alle stelle. Pensiamo, quindi, che queste risorse vadano utilizzate in maniera migliore per sostenere la nostra economia che tra un po' sarà veramente un'economia di guerra. Tra l'altro, come dicevamo prima, cari colleghi dobbiamo anche domandarci a chi andranno e che fine faranno queste armi. A questo proposito, pensate un attimo cos'è successo l'anno scorso quando l'Occidente si è ritirato dall'Afghanistan. Digitando su Google “parata militare Afghanistan” i cittadini lo possono vedere; in particolare, vedranno i talebani con le armi, con le jeep, con le mitragliatrici, pure con gli aerei militari della NATO e degli Stati Uniti e di tutte le forze occidentali.

Noi lasceremo queste armi in dote all'esercito russo, che sta già conquistando metà del Paese: non serve essere un esperto di strategia militare per vedere che da nord, a Kiev, a sud, a Nikolaev, stanno tranciando in due il Paese, stanno aggirando le forze nel Donbass, stanno assediando le principali città. Queste armi andranno verosimilmente a rimpolpare l'arsenale bellico dei russi, se non andranno ai civili o anche agli ex detenuti a cui sono state date le armi a Kiev. Questo bisogna dirlo: a Kiev sono state date armi ai detenuti. Dobbiamo renderci conto che queste armi non risolveranno di un nulla quello che è il conflitto. Qui serve una soluzione diplomatica e il nostro Paese non sta cercando di arrivare per nulla a questo esito. Presidente, pensiamo che questi soldi, 12 milioni di euro delle tasse dei cittadini italiani, possono essere utilizzati in modo migliore (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Alternativa).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Fassino. Prego.

PIERO FASSINO (PD). Presidente, non voglio prendere molto tempo, ma siccome parto dall'idea che il collega Raduzzi sia in buona fede, voglio chiedergli solo una cosa: sarebbe in grado di fare questo intervento, invitato dal Parlamento ucraino, di fronte ai parlamentari ucraini (Applausi di deputati dei gruppi Partito Democratico e Italia Viva)?

PRESIDENTE. Se nessun altro chiede di intervenire, passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.4 Raduzzi, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 13).

Passiamo all'emendamento 2.101 Ungaro, che chiede di intervenire. Ne ha facoltà.

MASSIMO UNGARO (IV). Grazie Presidente, ritiro l'emendamento per sostenere questo Governo, ma desidero svolgere, se posso, due considerazioni. La prima, vorrei ricordare al collega Raduzzi…

PRESIDENTE. Scusi collega, colleghi vi chiedo di abbassare il tono della voce, colleghi! Prego.

MASSIMO UNGARO (IV). Dicevo, vorrei ricordare al collega Raduzzi che questo articolo prevede la cessione di armi di difesa non letali all'Ucraina. Vorrei anche rivolgere un invito al Governo, soprattutto al Vice Ministro Sereni: credo che il nostro Paese possa fare di più in dare armi di difesa, come elmetti o giubbotti, strumenti di protezione, solo questo weekend gli Stati Uniti hanno dato 12 miliardi di dollari per l'Ucraina, noi 12 milioni di euro, ma non siamo mille volte più piccoli. Voglio anche ricordare che Leopoli è a meno di 1.100 chilometri da Trieste, mentre gli Stati Uniti distano 8 mila chilometri. Credo che possiamo fare di più, sicuramente ne avremo l'occasione nei prossimi provvedimenti. Da qui il mio invito al Governo.

Infine, è vero che ci saranno delle aziende italiane che soffriranno conseguenze dall'adozione delle sanzioni, conseguentemente dobbiamo intervenire, pensare anche a un fondo compensativo europeo per ristorare le aziende. Ricordiamoci, però, che la Russia, per il nostro export, rappresenta meno dell'un per cento. Un costo, credo, giusto sostenere in termini di solidarietà al popolo ucraino.

PRESIDENTE. Passiamo all'emendamento 2.1 Cabras, che chiede di intervenire. Ne ha facoltà

PINO CABRAS (MISTO-A). Sì, sostituire la fornitura militare con una fornitura che allievi le condizioni della popolazione dell'Ucraina. Questo è il senso di questo emendamento. Fornire armi letali, non letali, comunque strumenti militari che innescano un'ulteriore spirale all'interno di una situazione abbastanza compromessa dall'invasione di una forza soverchiante, è un aspetto che porta a rinfocolare situazioni di sofferenza senza risolvere strategicamente il dramma, che richiede comunque delle soluzioni politiche. Non c'è una via militare in senso stretto, sicuramente non questa via militare, anzi una goccia di benzina che va ad alimentare ulteriormente l'incendio, a renderlo più forte, più distruttivo. C'è invece la necessità di offrire condizioni per un aiuto umanitario in una situazione già molto grave; lo riconosciamo tutti, vedendo milioni di profughi - persone che si trovano come in altre epoche storiche tragiche in quegli stessi territori -, grandi spostamenti di massa di persone che vengono sradicate. La soluzione delle armi è quello che critichiamo fondamentalmente di tutta l'impostazione di questo decreto, qualcosa che elude il problema di fondo e che quindi non dice la verità sulla posta in gioco. Quella della fornitura di armi non è la soluzione giusta perché peggiora la situazione sul campo, e questo lo direi, caro onorevole Fassino, anche davanti al Parlamento dell'Ucraina, anzi l'ho detto davanti a una delegazione della Commissione del Parlamento ucraino. Serve invece una soluzione diplomatica complessiva e l'atteggiamento dell'Europa su questo tema deve cambiare. La sostituzione che proponiamo è qualcosa di molto più utile e molto più pratico e va magari anche in direzione di una via diplomatica in cui le parti dovranno anche accordarsi per le soluzioni umanitarie (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Alternativa).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Fassino, prego.

PIERO FASSINO (PD). Presidente, vorrei chiarire un aspetto. È evidente che tutti siamo favorevoli a far tacere le armi e riaprire una strada al negoziato, però la possibilità di aprire una strada al negoziato sta anche nella possibilità degli ucraini di resistere, perché se invece gli ucraini non sono in grado di opporre alcuna resistenza e Putin nel giro di qualche giorno occupa tutta l'Ucraina non c'è negoziato che tenga.

Questo bisogna averlo chiaro, oltre al fatto che - lo ricordo al collega Fratoianni - di tentativi di aprire negoziati se ne sono fatti tantissimi in queste settimane, anche negli ultimi giorni: Erdogan, Bennett, Macron, Scholz, Guterres e il Papa e via via la risposta della Russia fin qui è stata sempre quella di sottrarsi a questa richiesta e a queste sollecitazioni. Anche gli incontri diretti in corso tra ucraini e russi per ora non sono andati al di là di un accordo, peraltro molto precario, sui corridoi umanitari; è importante, ma questo è stato discusso, nulla più. Naturalmente ci auguriamo che, se questi colloqui continuano, si arrivi a determinazioni ulteriori e a riaprire un percorso negoziale, su questo non c'è il minimo dubbio. Però, c'è una relazione tra la capacità di resistenza dell'Ucraina all'offensiva russa e la possibilità di riaprire uno spazio negoziale; sennò, uno spazio negoziale, da solo, senza questa relazione con la capacità di difesa ucraina non c'è.

Oltre a tutte queste considerazioni, vorrei ricordare che le città ucraine sono sotto bombardamento, sotto assedio, in un'offensiva terribile; e noi gli diciamo: lasciamo stare perché… Ho addirittura ascoltato, in precedenza, una parola che mi ha agghiacciato: tanto la situazione è compromessa, come dire? Facciamo finta che non è successo niente, gli ucraini si arrendano, lascino tutto, consegnino il Paese a Putin. Ma possiamo ragionevolmente sostenere questo? Collega Cabras lei quelle cose le ha dette forse nel colloquio che abbiamo avuto con la Commissione esteri dell'Ucraina, prima che ci fosse la guerra. Io la inviterei a dire queste cose adesso; se vuole, io domani le combino l'incontro con la Commissione esteri dell'Ucraina e vediamo cosa rispondono gli ucraini a queste sue tesi. Bisogna rendersi conto anche di qual è la situazione.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Segneri. Ne ha facoltà.

ENRICA SEGNERI (M5S). Grazie, Presidente. Ci tengo a dire che questo mio intervento è assolutamente a titolo personale. Io vorrei dire una cosa in merito alle parole pronunciate adesso dal presidente della Commissione Affari esteri, Fassino, relativamente al fatto di trovarci ora di fronte al Parlamento ucraino. Riprendendo le parole pronunciate oggi dal Presidente Zelensky, evidenzio che il medesimo sottolinea che le armi fornite dagli alleati occidentali in una settimana durano appena venti ore. Egli, inoltre, ha tenuto a sottolineare questo: sapete bene di quali armamenti abbiamo bisogno, lo sanno tutti. Questo significa che, se ci trovassimo di fronte al Parlamento ucraino, ci chiederebbero altro, oltre all'invio di armamenti non letali, termine che tanto viene sottolineato da alcuni colleghi. Tengo a evidenziare che l'articolo 2-bis che, cari colleghi, vi apprestate a votare oggi, dice questo: “fino al 31 dicembre 2022 è autorizzata la cessione di mezzi materiali ed equipaggiamenti militari in favore delle autorità governative dell'Ucraina”. Bene, in questo passaggio non è specificato, in alcun modo, che i mezzi materiali e gli equipaggiamenti militari non siano letali (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Alternativa).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il collega Raduzzi, a titolo personale. Ne ha facoltà.

RAPHAEL RADUZZI (MISTO-A). Presidente, io sono allibito innanzitutto dalle profezie del presidente Fassino, che speriamo abbiano un esito migliore rispetto a quelle del passato, ma soprattutto per il discorso che si fa, ossia, siccome ce lo chiedono gli ucraini - voi del PD avete sempre questo refrain: ce lo chiede l'Europa, ce lo chiedono gli ucraini, ce lo chiede chiunque passi, purché non sia italiano, di questo Paese - allora noi dobbiamo fare tutto quello che ci chiedono. Io ricordo che il Presidente Zelensky ci chiedeva una no-fly zone qualche giorno fa, che ci avrebbe portato, diretti diretti a una Terza guerra mondiale, e lo sappiamo bene tutti. Allora, Presidente Fassino, perché lei e il suo Governo avete detto di no alla no fly zone, dato che ce la chiedevano i parlamentari ucraini (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Alternativa)?

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Corda, a titolo personale. Ne ha facoltà.

EMANUELA CORDA (MISTO-A). Grazie, Presidente. Condivido quello che hanno appena detto i colleghi. Tra l'altro, questo emendamento va proprio nella direzione che noi auspichiamo, ovvero dare un sostegno concreto all'Ucraina e alla popolazione civile, perché è quella la nostra più grave preoccupazione. Riprendendo poi un po' le affermazioni del presidente Fassino, noi ci domandiamo: ma davvero queste armi che stiamo inviando possono rallentare le operazioni militari in campo, l'avanzata dei russi? Ossia, queste operazioni sono state rallentate effettivamente da attività promosse dall'unione di intenti dei Paesi europei? Io non credo, tanto è vero che i morti stanno aumentando, le trattative non stanno andando avanti; quindi, evidentemente c'è una strategia che non sta funzionando del tutto e noi chiediamo ovviamente che si percorra la via della del dialogo e della trattativa, anche con chi quel dialogo sembra non cercarlo assolutamente, perché è chiaro che Putin non dà segnali rassicuranti in tal senso, ma ha fatto alcune richieste, e quando si chiede di fare una trattativa, si deve discutere anche dei punti oggetto della trattativa.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il collega Vianello. Ne ha facoltà.

GIOVANNI VIANELLO (MISTO-A). Grazie, Presidente. È molto importante questo emendamento, perché chiarisce da che parte si vuole stare; se fomentare ulteriormente il conflitto oppure cercare di portare sollievo a una popolazione che sta soffrendo, perché in una guerra - al di là dei fronti contrapposti dei Governi - chi soffre sono sempre i civili. Portare ulteriori armi, inevitabilmente, anche per l'errore che può capitare, vuol dire che faranno nuove vittime civili. Noi non possiamo dare nuove armi all'Ucraina, come ad altri popoli, c'è una legge nazionale che lo vieta in questi conflitti di guerra, tant'è che questo provvedimento lo stiamo adottando in deroga, Presidente. Ciò non è umanamente possibile sopportare, perché le persone e queste armi non solo verranno danneggiate e i civili le subiranno, ma la fine che faranno queste armi, molto probabilmente, sarà che senza alcun controllo verranno rivendute, come già successo nell'Ucraina, nel secolo scorso, quando si è dismesso l'armamento dell'URSS, per fomentare altri conflitti, potranno passare nelle mani della criminalità organizzata; questo è l'obiettivo che noi dobbiamo impedire; ecco perché noi proponiamo aiuti civili.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la collega Ehm. Ne ha facoltà.

YANA CHIARA EHM (MISTO-M-PP-RCSE). Grazie, Presidente. Sì, anch'io vorrei intervenire su questo emendamento, molto importante, che fa una richiesta specifica, ossia spostare l'attenzione da ciò che vuole essere una questione di guerra e armi alla popolazione civile e alle prime necessità per tutta la popolazione civile che sta soffrendo in questo momento. Quindi, l'idea è di riuscire, noi, come chiedevamo in questi giorni e come sosteniamo anche nelle piazze, di dare una priorità alla popolazione civile ucraina, che di fatto è la prima colpita in questo conflitto.

Presidente, ci sono in questo momento, in questi giorni trattative in corso, trattative che vedono entrambe le parti al tavolo parlare, negoziare e io vedo altri Paesi, come la Germania, la Francia - persino Israele, pensate - offrirsi per diventare mediatori in questo conflitto.

L'Italia, in questo momento, sta discutendo di quante armi inviare, di come inviarle, di come essere ancora più attiva in questo conflitto, anziché calmarlo.

E, infine, Presidente forse dovremmo parlare di quello che provoca una guerra; ne ha parlato prima una collega: ci sono 21 guerre in atto, ci sono infiniti conflitti in atto; io sono stata poc'anzi in visita, in missione, in Siria; 11 anni di guerra infinita, distruzione totale. Io non so dove vogliamo arrivare noi con questo conflitto; se vogliamo veramente riuscire a fermarlo, quanto prima possibile, per raggiungere la pace o se vogliamo fomentare, ancora e ancora, questo conflitto per farlo arrivare a una guerra che potrebbe diventare una guerra mondiale. Quindi oggi questo emendamento chiede una cosa semplice: chiede di fare uno scostamento e dare priorità assoluta a chi sta soffrendo in questo conflitto e di dare aiuti immediati alla popolazione civile ucraina (Applausi dei deputati delle componenti Manifesta, Potere al Popolo, Partito della Rifondazione Comunista-Sinistra Europea e Alternativa del gruppo Misto).

PRESIDENTE. Nessuno altro chiedendo di intervenire, passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.1, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 14).

L'articolo aggiuntivo 2.0100 Bellucci risulta ritirato.

Articolo aggiuntivo 2.0101 Bellucci: c'è una riformulazione. Viene accettata la riformulazione, collega Bellucci?

MARIA TERESA BELLUCCI (FDI). Presidente, accetto la riformulazione, ma mi lasci innanzitutto ringraziare il Governo nella persona del sottosegretario Mule' (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia) che, attraverso la sua esperienza di giornalista, ha compreso il buonsenso di questo emendamento. Oggi con questa proposta emendativa viene autorizzata la vendita, che invece è vietata per legge, di giubbotti antiproiettile ai giornalisti, ai fotoreporter e ai cameraman che si trovano nei contesti di guerra ucraini.

Allora lo dico con commozione, perché ho presentato questo emendamento, sostenuto da tutto il gruppo di Fratelli d'Italia, perché mi è arrivata questa richiesta da una persona che vende giubbotti antiproiettile che in questi giorni accoglieva giornalisti ai quali diceva di non poterli vendere perché la legge non glielo permetteva.

Quando noi proteggiamo la libertà di informazione lo facciamo anche proteggendo i giornalisti, i fotoreporter e i cameraman.

Quando noi proteggiamo la libertà di informazione e la loro vita, noi proteggiamo la verità e ci proteggiamo dall'abuso di potere, dalle bugie e dalla propaganda della guerra.

In questi giorni in cui abbiamo visto la morte di Brent Renaud e in cui abbiamo visto l'attacco ai giornalisti di Sky News, credo che in tutti noi ci sia da una parte un profondo ringraziamento per quello che fanno stando lì, fotografando e raccontandoci come stanno le cose; dall'altra, però, c'è l'orrore di vedere le loro vite spezzate per difendere la libertà.

Allora, ringrazio davvero il sottosegretario, il relatore e tutti quelli che hanno sostenuto l'approvazione di questo emendamento, trovando un punto di caduta che potesse essere il migliore possibile. È da questo, dall'unione del Parlamento in questi casi, che passa la differenza della democrazia, della libertà, della sovranità di un popolo e della giusta decisione di difendersi fino in fondo (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Mollicone. Ne ha facoltà.

FEDERICO MOLLICONE (FDI). Solo per integrare e ringraziare la collega Bellucci per questa proposta emendativa e, come componente anche della Vigilanza Rai, per estendere, cosa che abbiamo fatto anche ieri in discussione generale, l'abbraccio e il sostegno di tutto il Parlamento - penso - ai nostri giornalisti, ai corrispondenti e agli operatori che ci mandano le immagini e che dall'Ucraina con coraggio sfidano la guerra (Applausi), perché ovviamente vale come solidarietà, come è stato detto, con il giornalista americano tragicamente ucciso, ma vale, ovviamente, per i nostri giornalisti, corrispondenti e operatori, perché quelle immagini qualcuno le gira (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Marino. Ne ha facoltà.

BERNARDO MARINO (MISTO). Grazie, Presidente. Per chiedere alla collega Bellucci di potere sottoscrivere questo emendamento ed esprimere anche la mia personale vicinanza a tutti gli operatori del mondo dell'informazione di tutte le testate che in questi giorni e in queste settimane, a rischio della propria incolumità, ci fanno sapere che cosa avviene veramente sul fronte della guerra.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, a titolo personale, il deputato Donzelli. Ne ha facoltà.

GIOVANNI DONZELLI (FDI). Grazie, Presidente. Ringrazio, ovviamente, i colleghi che hanno presentato questo emendamento. Mi permetto, con l'occasione, di ricordare anche il primo corrispondente italiano morto in guerra, che era Almerigo Grilz (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia – I deputati del gruppo Fratelli d'Italia si levano in piedi), che il 19 maggio 1987, per testimoniare dal vivo e in prima persona le guerre, in Mozambico perse la vita.

Quindi, mi premeva oggi in quest'Aula ricordare e dedicare anche questo passaggio importante ad Almerigo Grilz (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Bagnasco. Ne ha facoltà.

ROBERTO BAGNASCO (FI). Grazie. Solo per sottoscrivere l'emendamento.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Verini. Ne ha facoltà.

WALTER VERINI (PD). Presidente, anche come deputati del PD sottoscriviamo questo emendamento, in particolare il collega Sensi. Però, voglio anche rappresentare all'Aula una notizia purtroppo di dominio pubblico, cioè che un altro giornalista, poco fa, alla periferia di Kiev, ha perso la vita. Si tratta di un cameraman di Fox News, Pierre Zakrzewski, morto oggi nei pressi della capitale. A renderlo noto è stata proprio l'emittente televisiva. L'operatore stava lavorando con il corrispondente Benjamin Hall quando la loro auto è stata investita da colpi di arma da fuoco.

Ecco, una nuova vita persa, una persona che stava lì per noi, per tutti, per rappresentare quell'orrore per il quale noi oggi siamo a piangere un nuovo giornalista ucciso e a sottoscrivere l'emendamento, per segnare anche così il nostro sostegno a chi si trova in quel teatro di guerra e di orrori al servizio di tutta la collettività e dell'informazione libera (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Marco Di Maio. Ne ha facoltà.

MARCO DI MAIO (IV). Grazie, Presidente. Anche il gruppo di Italia Viva sottoscrive convintamente questo emendamento. Ci uniamo al cordoglio per la morte dei giornalisti che sono caduti al fronte e anche per quelli che sono rimasti feriti. Credo che mai come in questo momento si comprendano l'importanza e il valore di un'informazione di qualità, di un'informazione libera, di un'informazione capace di trasmettere a questa parte del mondo le atrocità che avvengono.

Voglio anche citare il gesto eroico compiuto da quella giornalista che nella TV russa ha saputo in qualche modo interpretare il sentimento di tanti cittadini russi che non condividono le azioni di Putin (Applausi dei deputati dei gruppi Italia Viva e Partito Democratico). La Russia non è solo Putin; la Russia è anche fatta di milioni di cittadini che non condividono questa barbarie.

Voglio infine ricordare, a proposito di qualità dell'informazione, che occorre investire di più in tale ambito e deve fare riflettere che non tutti, ma una parte considerevole degli inviati di guerra, che eroicamente e rischiando la propria vita ci raccontano costantemente quello che avviene, spesso sono collaboratori non assunti, freelance, persone che non hanno le tutele di altri giornalisti (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva).

Questo è un altro elemento che ci deve portare a una riflessione e che spero stimoli il Parlamento e il Governo anche a intervenire per accrescere la qualità del lavoro giornalistico, per valorizzarlo sempre di più e per fare in modo che un'informazione libera, indipendente e di qualità possa essere sempre più una caratteristica del nostro Paese e del mondo occidentale (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Provenza. Ne ha facoltà.

NICOLA PROVENZA (M5S). Grazie, Presidente. Era per sottoscrivere questo emendamento, a nome del gruppo del MoVimento 5 Stelle, soprattutto in virtù delle considerazioni che i colleghi hanno anticipato, ma anche per sottolineare come nei teatri di guerra la passione e il coraggio di questi professionisti e di tutti gli operatori dell'informazione riescano, in situazioni così delicate, ad offrire davvero uno spaccato straordinario di questo livello e di questa capacità di tenere viva l'informazione nella maniera più libera possibile (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Corda. Ne ha facoltà.

EMANUELA CORDA (MISTO-A). Grazie, Presidente. Per sottoscrivere l'emendamento a nome dei colleghi di Alternativa e per dire che questo tipo di emendamenti vanno proprio nella direzione che auspichiamo, ovvero dare sostegno a protezione delle vite umane. E quando si parla, tra l'altro, di coloro che sacrificano anche la loro vita per fare informazione, per raccontare quello che accade nei teatri di guerra, allora ancora più siamo motivati nel sostenere questo tipo di proposta, e speriamo ce ne siano delle altre.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Pettarin. Ne ha facoltà.

GUIDO GERMANO PETTARIN (CI). Grazie, Presidente. Per comunicare che anche il gruppo di Coraggio Italia sottoscrive questo emendamento, per sottolineare la fierezza con cui evidenziamo il servizio che i nostri giornalisti stanno facendo per noi, per tutta l'Europa e per il mondo, fungendo da occhi e orecchi per quanto riguarda situazioni che invece sarebbero altrimenti sottoposte all'oblio.

Sottolineo la presenza, come già fatto da tanti altri colleghi, di tanti freelance e auspico che questo momento sia tale da permetterci di valorizzare ancora meglio l'attività e il servizio che fanno questi professionisti, che sono veramente coloro che ci mettono in condizioni di sapere qual è la realtà. Sottolineo, lo abbiamo visto tutti quanti, che i nostri giornalisti vivono nei bunker, vivono in mezzo alla popolazione che sta subendo bombardamenti e atrocità che erano veramente impensabili fino a poco tempo fa, e auspico che questo possa essere un segno di civiltà che ci permetta di essere sempre presenti, sempre capaci di fornire alla nostra popolazione l'unica cosa vera: la verità (Applausi dei deputati del gruppo Coraggio Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Fornaro. Ne ha facoltà.

FEDERICO FORNARO (LEU). Grazie, signora Presidente. Per associarmi all'apprezzamento nei confronti di questo emendamento e, se la collega Bellucci lo consente, per sottoscriverlo a nome del gruppo. Credo che questo momento ci permetta di riflettere anche sull'importanza di un'informazione corretta grazie a un lavoro straordinario che, come ha ricordato il collega Pettarin, spesso viene svolto proprio dai freelance, quelli che nella catena giornalistica troppo spesso sono all'ultimo anello della catena e che corrono rischi straordinari.

Quindi credo che questo emendamento vada nella direzione giusta e sia anche un attestato di stima, credo anche di riconoscenza, per chi sta svolgendo in teatro di guerra questo insostituibile lavoro.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Cabras. Ne ha facoltà.

PINO CABRAS (MISTO-A). Mi piacerebbe intitolare questo emendamento ad Andrea Rocchelli (Applausi), un giornalista italiano morto nel 2014 in Donbass, perché questa guerra viene da lontano, viene da una situazione che non è stata raccontata sempre bene dal mondo del giornalismo, e in un momento come questo si sta anche riducendo il pluralismo. La minaccia è sempre costante e presente nei confronti dell'attività dei giornalisti. È un errore chiudere Sputnik e Rt in Europa, è un grave errore cognitivo da parte della Russia chiudere le emittenti occidentali. Dobbiamo garantire le condizioni, anche in mezzo alla propaganda, ai giornalisti per poter raccontare ed essere testimoni in piena libertà (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Alternativa).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Ehm. Ne ha facoltà.

YANA CHIARA EHM (MISTO-M-PP-RCSE). Grazie, Presidente. Anche a nome di Manifesta, vorremmo ringraziare la proponente e sottoscrivere l'emendamento a nome della componente parlamentare. Vorrei anch'io, oltre alle parole già dette, dire che, specialmente in ambiti di conflitto e di guerra, l'informazione è fondamentale, l'informazione libera dal primo campo e occorre fare in modo che non vi possano essere strumentalizzazioni a favore di una o l'altra parte. Quindi sicuramente questo è un emendamento molto importante, che sottoscriviamo con convinzione, e ringraziamo ancora.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Romaniello. Ne ha facoltà.

CRISTIAN ROMANIELLO (MISTO-EV-VE). Grazie, Presidente. Per i motivi già degnamente esposti dai colleghi che mi hanno preceduto, volevo chiedere la sottoscrizione dell'emendamento per la componente Europa Verde.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Perego. Ne ha facoltà.

MATTEO PEREGO DI CREMNAGO (FI). Grazie, Presidente. Per chiedere la sottoscrizione dell'emendamento da parte del gruppo di Forza Italia e per ricordare anche che, probabilmente, questa ferma condanna dell'Occidente e il sostegno militare all'Ucraina passa anche per il grande sforzo di informazione e di verità che fanno questi giornalisti sul campo, rischiando la propria vita tutti i giorni. Ci fanno vedere le atrocità che stanno commettendo le forze armate russe sul territorio ucraino. Credo che siano proprio queste immagini che hanno spinto il nostro Governo e il Parlamento a unirci alla difesa del popolo ucraino e al sostegno alla loro resistenza.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il sottosegretario Mule'. Ne ha facoltà.

GIORGIO MULE', Sottosegretario di Stato per la Difesa. Grazie, Presidente. Solo poche parole per ringraziare la sensibilità dell'onorevole Bellucci, che ha segnalato un emendamento sul quale oggi il Parlamento, tutto il Parlamento, si è ritrovato unanime e unito in una giornata che sta segnando, com'è giusto che sia, anche pareri diversi in un'Aula che sta discutendo e che sta votando in maniera a volte diversa, e che invece su questo emendamento sta facendo sentire forte e unita la voce del Parlamento. Ed è un messaggio giusto da dare a chi è in quella prima linea, non immaginaria, dove ogni casa è stata trasformata in fortino e ogni finestra in feritoia. Dietro quelle porte e quelle finestre ci sono gli occhi delle telecamere, i taccuini di cronisti che rischiano la loro vita, e con questo emendamento li aiuteremo a proteggersi di più. Quindi, grazie al Parlamento per questo voto (Applausi).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo 2.0101 Bellucci, nel testo riformulato, con il parere favorevole delle Commissioni e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 15).

Passiamo agli identici emendamenti 2-bis.50 Sapia e 2-bis.101 Fratoianni.

Ha chiesto di parlare il collega Sapia. Ne ha facoltà.

FRANCESCO SAPIA (MISTO-A). Grazie, Presidente. Sull'articolo 2-bis, che recita cessione di armi, materiali ed equipaggiamenti militari fino al 31 dicembre 2022. Presidente, ho sentito la necessità di presentare un emendamento di buonsenso, ovvero un emendamento soppressivo della disposizione che prevede la cessione di armi alle autorità governative dell'Ucraina. Il motivo è che armare il popolo ucraino rappresenta, soprattutto adesso, una soluzione sbagliata. Non ha senso inasprire il conflitto, c'è bisogno di sforzi diplomatici più decisi, anche alla luce delle notizie tragiche che ci provengono dai luoghi di guerra e del massacro di civili, che rischia di diventare incontrollabile. Presidente, chiudendo, credo che la pace non si fa con la guerra (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Alternativa).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Boldrini. Ne ha facoltà.

LAURA BOLDRINI (PD). Grazie, Presidente. Voglio con questo intervento motivare il mio voto di astensione su questo emendamento, anche in difformità dal mio gruppo. Noi siamo al ventesimo giorno della guerra, una guerra scatenata da Vladimir Putin, e il bilancio è drammatico per il numero dei morti, per la distruzione, per la ferocia che è stata messa in campo. Da est si sta passando a ovest, con tutte le implicazioni che questo porta, anche rispetto a un possibile moto verso la Polonia di questo conflitto. Quindi bisogna fermare Vladimir Putin, questo credo che sia quanto tutti qui, in quest'Aula, stiamo intendendo. Ma come, Presidente? Questo è il dilemma, come?

Penso che non sia attraverso l'invio delle armi, tanto più quando queste vengono utilizzate da civili che non sono formati, ma sono arruolati alla bisogna, perché questo non è in grado di arginare la preponderanza militare e anche la furia devastatrice del Cremlino, e perché va in senso opposto alla de-escalation militare, Presidente. Quindi la guerra è il terreno di Putin, lo è stato in Cecenia, lo è stato in Georgia, e ricordiamo anche Antonio Russo, un altro giornalista italiano morto in quel terreno. Nel Donbass lo è stato, in Siria. Questa è la vera trappola, Presidente. Allora dico più sanzioni, anche più mirate, e più politica, Presidente. Che l'Unione europea si faccia attrice di un'azione politica mirata, coinvolgendo tutti i leader mondiali, non solo scambi bilaterali. Nessuno può scambiare questa mia posizione per equidistanza o simpatia verso Putin, perché questo sarebbe assolutamente intollerabile. Questa è la posizione, Presidente, e concludo, di una persona che ha lavorato tanti anni nei conflitti e che sa che cosa porta la guerra e, allora, la via non possono essere le armi perché le armi chiamano altri armi, ma negoziato, rilancio del dialogo tra tutte le parti, un'attività che al momento viene assolutamente trascurata.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il collega Fratoianni. Ne ha facoltà.

NICOLA FRATOIANNI (LEU). Grazie, Presidente. Come nel caso del mio intervento precedente, anche in questo caso, le mie parole non impegnano il gruppo parlamentare nel quale siedo. Siamo, qui, all'articolo 2-bis che, differentemente dall'articolo precedente che trattava di armi non letali, e la differenza è significativa per quel che mi riguarda, introduce, invece - in deroga ad un'importantissima legge dello Stato, la n. 185 del 1990, una legge che in qualche modo interpreta perfino nella sua forma la natura e lo spirito della Costituzione repubblicana -, la cessione di armamenti letali.

Ho già avuto modo, in quest'Aula, anche durante le comunicazioni del Presidente del Consiglio, di dire perché secondo me questa scelta è sbagliata, è una scelta che non aiuta la soluzione diplomatica e, dunque, non aiuta a raggiungere al più presto l'obiettivo principale, quello di impedire che la tragedia, la tragedia umanitaria, la morte, la catena di lutti continuino drammaticamente ad allungarsi; non ci torno. Uso, però, i pochi minuti che mi restano per dire questo: Presidente, colleghi e colleghe, la guerra si produce in una spirale, le armi chiamano armi, diceva la collega Boldrini, è giusto, ma le armi fanno perfino peggio…

PRESIDENTE. La invito a concludere.

NICOLA FRATOIANNI (LEU). Non ho cinque minuti, mi scusi?

PRESIDENTE. No, collega, lei sta parlando a titolo personale…

NICOLA FRATOIANNI (LEU). Non impegno il gruppo, ma faccio l'intervento, quindi, ho cinque minuti.

PRESIDENTE. Se il gruppo acconsente… Prego.

NICOLA FRATOIANNI (LEU). Credo di sì. Come stavo dicendo, le armi chiamano armi e questo vale sul terreno materiale, ma, attenzione, perché le armi chiamano armi anche sul terreno intellettuale. Ciò che considero assai pericoloso è il modo con cui abbiamo armato le parole e armare le parole significa perdere lucidità.

Onorevole Fassino, abbia pazienza, la vedo insofferente; io la inviterei ad essere più tollerante e ad ascoltare le opinioni altrui, come io faccio con le sue che trovo alquanto infondate (Applausi dei deputati del gruppo Misto- Alternativa), ma che ascolto con rispetto. Lo faccia anche lei che forse aiuta la discussione. Abbia pazienza, lo ripeto, abbia pazienza…

Il dibattito che accompagna questi giorni drammatici è un dibattito inquietante. Abbiamo sentito tornare espressioni come “lo scontro di civiltà” o “l'Occidente contro l'Oriente”. Quante volte abbiamo ascoltato queste parole: lo scontro di civiltà; quante volte quando l'ISIS, con pratiche terroristiche, aggrediva innocenti abbiamo ascoltato parole che richiamavano uno scontro di civiltà col mondo islamico e ci siamo tutti e tutte giustamente ribellati ad una semplificazione assai pericolosa? Quante volte la semplificazione del linguaggio ci ha portato a non vedere le contraddizioni anche delle nostre scelte? È vero, sottosegretario? Il vostro Presidente del Consiglio, Mario Draghi, qualche mese fa, riferendosi al Capo di Stato turco, Erdoğan, ha usato una parola assai impegnativa, lo ha chiamato “dittatore”, eppure Erdoğan è membro autorevole dell'Alleanza atlantica di cui noi siamo partecipi ed Erdoğan, con le armi di quell'Alleanza, bombarda i curdi del Rojava che hanno combattuto per nostro conto contro le truppe del califfato. Di fronte a quello scempio, nessuno - neanche noi, che quell'esperimento democratico straordinariamente avanzato nella terra più inospitale per la democrazia che esista al mondo abbiamo sempre sostenuto - ha mai chiesto di scatenare una guerra per risolvere quel conflitto.

Allora, badate, colleghe e colleghi, alcuni argomenti non sono autorizzati in una discussione che voglia giungere a una soluzione: non è autorizzato lo scontro di civiltà né la retorica del parlare davanti al Parlamento ucraino, vero (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Alternativa)? Perché è assai chiaro che se fossimo ucraini avremmo un altro punto di vista, ma il nostro compito, caro onorevole Fassino, è ragionare dal nostro punto di vista per capire che cosa possiamo fare noi per aiutare quel popolo a mettere fine alla sofferenza infinita che, invece, rischiamo di continuare ad alimentare (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Alternativa).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Corda. Ne ha facoltà.

EMANUELA CORDA (MISTO-A). Grazie, Presidente. Mi ha fatto piacere sentire queste parole e, in particolare, le parole della Presidente Boldrini che ha preso una posizione di equidistanza moderata, ma giusta; tra l'altro, facendo riferimento al fatto che chiunque provi anche a fare un'obiezione sull'invio di queste armi letali in Ucraina sia subito tacciato come filo-putiniano ed è una cosa vergognosa (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Alternativa), perché qui dentro tutti noi abbiamo condannato l'attacco, attenzione, però stiamo solo cercando di ragionare e lo facciamo anche attraverso le testimonianze e le informazioni che ci danno gli addetti ai lavori, gli analisti, gli esperti in strategie militari, ve ne potrei citare tanti, ma non vorrei mettere in imbarazzo qualcuno della maggioranza. Però, una cosa è certa: con questa strategia noi non andiamo da nessuna parte e non aiutiamo i civili ucraini. Questo è certo, perché non sappiamo neanche in che mani finiranno queste armi e, soprattutto, se non inaspriranno il conflitto, cosa che potrebbe essere altamente probabile.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Segneri. Ne ha facoltà.

ENRICA SEGNERI (M5S). Grazie, Presidente. Anche questo intervento è assolutamente a titolo personale. Ovviamente, ci tengo a sottoscrivere gli emendamenti soppressivi dell'articolo 2-bis, perché effettivamente, come ha già espresso in maniera ottimale il collega Fratoianni, cade il cosiddetto velo di Maya, nel senso che ci ritroviamo davanti, spudorata, una verità che effettivamente con questo decreto non vogliamo forse vedere - non so se i colleghi non la vogliono vedere -, ossia l'invio di armi letali all'Ucraina che, come appunto viene detto da comparti della difesa, esperti autorevoli professori di geopolitica e di filosofia politica, non aiuteranno assolutamente nel conflitto, anzi, ridurranno sicuramente, purtroppo, il popolo ucraino allo stremo…

PRESIDENTE. Concluda.

ENRICA SEGNERI (M5S). Quindi, non riesco proprio a capire dove si voglia arrivare, inserendo un articolo 2-bis, che dice di inviare armi letali all'Ucraina.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Raduzzi. Ne ha facoltà.

RAPHAEL RADUZZI (MISTO-A). Grazie, Presidente. Innanzitutto per chiedere di firmare personalmente e anche a nome di tutti i componenti della componente Alternativa questo emendamento del collega Sapia, perché, qui, veramente stiamo parlando dell'invio di armi e da quella che è stata la discussione di questa mattina e di questo pomeriggio abbiamo capito che anche voi sapete benissimo che queste armi non faranno cambiare l'esito di questo conflitto, semmai lo allungheranno, lo prolungheranno nel tempo e, quindi, causeranno ulteriori vittime.

Queste armi non serviranno ad arrivare a una soluzione diplomatica, a un cessate il fuoco o alla pace; sono solo una spesa inutile per il nostro Paese che si dovrebbe adoperare subito per mettere le parti una di fronte all'altra in maniera seria, tra Capi di Stato, e arrivare subito a una soluzione per i cittadini civili (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Alternativa).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il collega Formentini. Ne ha facoltà.

PAOLO FORMENTINI (LEGA). Grazie, Presidente. Intervengo solo per informare l'Aula che, proprio mentre si approvava all'unanimità l'emendamento volto a consentire di acquistare giubbotti antiproiettile ai fotoreporter e giornalisti italiani, sottoscritto da tutti i partiti e anche dall'intero gruppo della Lega, dall'Ucraina ci arriva la triste notizia della morte del cameraman di Fox News, Pierre Zakrzewski, ma anche di una giornalista ucraina e del gravissimo ferimento del giornalista Benjamin Hall sottoposto a numerose operazioni chirurgiche. Questo per questa ricordare, in ogni momento, la drammaticità della guerra che non va sminuita. Non si deve sognare soltanto, ma costruire ogni giorno la pace (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Orsini. Ne ha facoltà.

ANDREA ORSINI (FI). La tristissima notizia che ha dato un attimo fa il collega Formentini ci fa riflettere, ancora una volta, sulla gravità drammatica di questa situazione e sul prezioso contributo che stanno dando gli operatori dell'informazione mostrandoci quello che sta succedendo in Ucraina.

Nell'associarmi quindi al dolore che ha appena espresso il collega, voglio però anche dire che questo lavoro di informazione e di documentazione che viene fatto non può essere vanificato dalla nostra indifferenza. Quando parlo di indifferenza e quando sento usare l'aggettivo spudorata, faccio un po' fatica a non trovare spudorata l'indifferenza di chi sostiene che il modo più semplice per non inasprire il conflitto è lasciare che gli ucraini si arrendano e lasciare che gli ucraini vengano invasi. Certo, questo pone fine definitivamente al conflitto: lasciamo arrivare i carri armati russi a Kiev, a Leopoli, al confine con la Polonia e il conflitto è finito. Questa è una soluzione, e la soluzione che Pétain propose alla Francia nel 1940. Io sono dalla parte di De Gaulle che continuò a resistere (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente); sono dalla parte di chi fece appello, nell'ora più buia, come è stata definita, a continuare una resistenza che costò, come si disse, sangue, sudore e lacrime, ma che salvò la libertà del mondo. Forse questa a qualcuno può sembrare retorica bellicista; a me sembra la tutela del supremo valore della libertà, che è più importante di ogni altra cosa. Meglio russi che morti: è un pessimo slogan, colleghi, è uno slogan che pensavo che anche i colleghi dell'estrema sinistra avessero definitivamente abbandonato (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il collega Sodano. Ne ha facoltà.

MICHELE SODANO (MISTO). Grazie Presidente, intervengo per sottoscrivere anzitutto questo emendamento dei colleghi Fratoianni e Sapia, riconoscendo che, onestamente, non conosco quale sia la strategia a medio e lungo termine del Governo su una risoluzione del conflitto ucraino e non vedo in che modo inviare ai nostri armamenti possa dare una speranza e una possibilità al popolo ucraino. Oggi abbiamo sentito affermazioni assurde. Qui ancora si crede che una guerra si risolva in maniera tribale, sostenendo una parte piuttosto che un'altra attraverso l'invio delle armi. Oggi il nostro ruolo è completamente diverso; non vedo lo stesso sforzo da questo Parlamento nel voler elargire un supporto fatto di diplomazia, fatto di dialogo. È come se la storia non ci avesse mai insegnato nulla, anche rispetto agli ultimi conflitti mondiali. Quindi, auguro a tutti una riflessione ulteriore per capire veramente come possiamo stare nella nostra solidarietà dovuta e necessaria a un popolo ucraino, che non vuole questo conflitto, al popolo russo, che non vuole questo conflitto, ma sicuramente lo strumento giusto non è quello di inviare armi, perché la violenza genera solo violenza e morte e questo l'abbiamo imparato in secoli di storia che oggi dimentichiamo ancora una volta (Applausi di deputati del gruppo Misto).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la collega Biancofiore. Ne ha facoltà.

MICHAELA BIANCOFIORE (CI). Grazie Presidente, vorrei far presente ai colleghi Fratoianni, Sapia, Corda e Cabras, credendo di interpretare il pensiero di tutti, che qui nessuno è felice di mandare le armi ovviamente in Ucraina. Non siamo felici, perché sappiamo perfettamente che stiamo fornendo dei mezzi purtroppo per difendersi, sì, ma per ammazzare altri esseri umani. Credo che l'Italia non abbia mai nel suo profondo questa finalità, ma, come è stato detto, facciamo parte della NATO, di un'Alleanza per la sicurezza che ha preso questa decisione, perché l'Ucraina si deve difendere.

Ci tengo a sottolineare - e mi dispiace che è andato via anche il sottosegretario alla difesa - che io personalmente in questo momento ho un amico al fronte di Kiev, un civile, che si sta difendendo con le mani, con le scarpe da ginnastica, che chiede stranamente che i mezzi militari arrivino alla popolazione civile di Kiev. Allora, la domanda che io mi pongo è: siamo certi, sottosegretario Sereni, che questi mezzi militari stiano arrivando veramente ai civili ucraini che si stanno difendendo, perché chiedono acciai speciali per poter essere protetti dai bombardamenti e dai proiettili, perché chiedono quei giubbotti antiproiettile che avrebbero probabilmente salvato la vita a qualche giornalista in più e a tanti civili? Ecco, l'importante è che noi che siamo d'accordo sull'inviare questi mezzi di difesa agli ucraini, siamo anche gli stessi che controllino che poi questi mezzi non arrivino a brigate di delinquenti o magari a brigate di persone che non hanno la stessa finalità di sconfiggere la guerra, di sconfiggere questa invasione, ma di combattere con ferocia semplicemente per vedere ulteriore sangue.

Poi un'altra cosa sottosegretario: hanno ragione i colleghi che firmano questi emendamenti quando dicono che dobbiamo inasprire le sanzioni ed essere sinceri e non ipocriti. Vi basti pensare che persino la Lega calcio in questi giorni ha consentito nelle partite che si trasmettono all'estero la pubblicità di una società di scommesse russa. E continuiamo a comprare il gas, perché sappiamo che non ne possiamo fare a meno e che quelle sanzioni non stanno funzionando. Allora, ci vuole un po' più di sincerità, meno ipocrisia, ma soprattutto tanto controllo (Applausi dei deputati del gruppo Coraggio Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il collega Vianello. Ne ha facoltà.

GIOVANNI VIANELLO (MISTO-A). Grazie, Presidente. Al di là del dibattito che può essere acceso e anche sentito su un tema così importante, non posso accettare che si attacchi chi ha la pensa in maniera diversa, accusandolo di essere vigliacco o addirittura indifferente, perché questa è cattiveria, colleghi, questa è cattiveria. Se qualcuno dice, sostanzialmente, che inviare armi non farà nient'altro che aumentare il conflitto, questo è un dato di fatto, ma non per questo chi si oppone all'invio delle armi è vigliacco o indifferente. È questo il problema principale, perché noi non riflettiamo su questo argomento, che l'invio delle armi, in deroga a leggi italiane, lo stiamo facendo, in un conflitto mostruoso, che potrebbe provocare un'ulteriore escalation e coinvolgere ancora più popoli. Ma colleghi vi siete un attimo interrogati sulla possibile escalation che coinvolga ancora più popoli? Devo ricordarvi che, un paio di settimane fa, una nave militare americana e una russa si sono marcate stretto nell'Alto Ionio, al largo della Calabria?

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Delmastro Delle Vedove. Ne ha facoltà.

ANDREA DELMASTRO DELLE VEDOVE (FDI). Grazie, Presidente. Debbo dire che è un assioma incontestabile che inviare le armi significhi prolungare la guerra. È, però, altrettanto vero che non inviare le armi significa accelerare la carneficina, significa non garantire all'aggredito neanche di potersi difendere, significa - se posso terminare, giacché faceva un appello alla serenità dell'Aula - chiudere gli occhi di fronte a quei giornalisti che, fino ad oggi, fino a poco tempo fa, in quest'Aula, abbiamo elogiato, perché ci raccontano che gli uomini ucraini, non una parte, non l'esercito ucraino, ma gli uomini ucraini accompagnano le donne e le figlie alla frontiera e tornano indietro per difendere l'integrità della loro patria, l'inviolabilità della loro patria, la libertà propria, dei propri figli e delle proprie mogli, il diritto ad essere ucraini, e lì rimangono a combattere financo con delle molotov fabbricate nottetempo negli scantinati. E allora, se è vero che dare le armi significa prolungare la guerra, non darle significa garantire il diritto del più forte alla carneficina; francamente, non possiamo voltare la testa dall'altra parte e garantire il diritto alla carneficina. Ancora un'annotazione: chi di noi dispone del diritto di resa di un altro popolo? Non vi è chiaro che non si vogliono arrendere (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)? E se non si vogliono arrendere e vogliono combattere per la loro civiltà, per i loro confini, per la loro terra, per i loro figli, per le loro case è possibile fingere di non sapere che verranno sterminati da una soverchiante forza militare nella più incredibile indifferenza nostra che invochiamo il diritto alla resa? Il diritto alla resa è personale, se qualcuno qui, in quest'Aula, invoca il diritto alla resa lo può legittimamente invocare, non io di sicuro, qualora fosse invasa l'Italia, ma non è invasa l'Italia. Quelli non si arrendono, noi dobbiamo semplicemente chiederci se il 24 febbraio qualcuno ha aggredito qualcun altro, se il 24 febbraio quell'aggressione è avvenuta al di fuori di ogni contesto di diritto internazionale che noi abbiamo inventato per risolvere in termini giuridici e non in termini militari i conflitti. Quando è stato valicato quel passo c'è stato in primis un diritto di reazione, una legittima difesa del popolo ucraino. Bisogna vedere se le democrazie occidentali debbono stare al fianco di chi difende il proprio diritto, i propri confini, la propria libertà, la propria dignità nazionale o debbono invocare per loro il diritto alla resa. Non si arrendono, ci hanno dato questa grande dimostrazione di dignità nazionale, non possiamo scegliere per loro che si arrendono, possiamo scegliere dove stare e noi lo sappiamo: dobbiamo stare nel blocco delle democrazie occidentali che difendono confini, libertà, indipendenza dei popoli e che se esistono dei conflitti li risolvono per il tramite del diritto internazionale. Non si calpestano diritti attraverso una brutale aggressione militare unilaterale, rispetto alla quale un imbelle Occidente - senza alcun senso di offesa per chi la pensa diversamente da me - direbbe: “ Beh, sapete che c'è? Arrendetevi in fretta perché noi non vi mandiamo le armi, quindi se non vi arrendete l'alternativa è la carneficina veloce”. Credo ci dovremmo sottrarre nei confronti di questo gioco perché se è vero che le armi prolungano la guerra, la mancanza di armi accelera la carneficina ai danni del popolo ucraino che è lì a difendere confini, integrità territoriale, futuro, dignità e libertà, tutti concetti per i quali non possiamo disertare la trincea (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Costanzo. Ne ha facoltà.

JESSICA COSTANZO (MISTO-A). Presidente, pensiamo veramente che l'invio di armi possa salvare le vite dei cittadini ucraini, o significa un prolungamento della resistenza del popolo ucraino, vista anche la sproporzione degli eserciti in campo? Mentre prolunghiamo, probabilmente di qualche giorno, di qualche settimana, quante persone dovranno ancora perdere la vita (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Alternativa)? Quante vite spezzate di innocenti dovremmo guardare, magari comodamente dai nostri schermi in pantofole, piangendole per qualche minuto per poi proseguire twittando insulti al nostro vicino? Fornire armi ad un Paese belligerante che non appartiene all'Unione Europea, fornire armi ad un Paese belligerante che non appartiene all'Alleanza atlantica significa dare sostegno ad una delle parti in conflitto (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Alternativa).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Ehm. Ne ha facoltà.

YANA CHIARA EHM (MISTO-M-PP-RCSE). Sì, grazie Presidente. Noi abbiamo sottoscritto questi emendamenti molto importanti, principalmente per tre ragioni. Vede Presidente, in questi giorni le piazze si stanno riempiendo di cittadini e cittadine che stanno chiedendo a gran voce un “no” alla guerra e un “sì” alla pace.

Vorrei anche ricordare che noi siamo portavoce di cittadini che hanno parlato chiaro: studi e sondaggi vedono un 40 per cento di persone contrario all'invio di armi in Ucraina, mentre un 60 per cento è convinto che la soluzione possa e debba essere trovata soltanto per il tramite della diplomazia.

Quindi, innanzitutto, vorrei chiedere di essere portavoce di quello che la cittadinanza ci chiede. L'altro giorno il Premier Draghi ci ha detto che avrebbe chiesto al Presidente Putin di ascoltare i propri cittadini. Magari dovremmo ascoltare anche noi i cittadini fuori che stanno chiedendo chiaramente un “sì” alla pace. Un altro punto sicuramente importante è la nostra Costituzione, abbiamo citato più volte in questi giorni, in queste ore l'articolo 11 che dichiara chiaramente un “no” alla guerra, un ripudio della guerra. C'è anche la legge n. 185 del 1990 che dice molto chiaramente che non possono essere inviate armi in Paesi attivamente in conflitto; stanno succedendo cose che derogano a questa legge. Noi abbiamo delle leggi, una Costituzione che è meravigliosa, spesso la elogiamo perché è così bella e perché forse è unica a questo mondo. Poi però la deroghiamo quando più ci interessa, mentre noi dovremmo rispettare le nostre leggi, rispettare la nostra Costituzione, il nostro dettato costituzionale, rispettare quello che ci chiedono i nostri cittadini. Infine, dalle trattative di pace iniziate ieri e riprese questa mattina dopo una pausa tecnica, sta prevalendo un cauto ottimismo; ecco, forse dovremmo incentivare ancora le trattative, il dialogo, la diplomazia per fare in modo che questa guerra possa finire quanto prima non tramite le armi, ma tramite la pace (Applausi dei deputati delle componenti Manifesta, Potere al Popolo, Partito della Rifondazione Comunista-Sinistra Europea e Alternativa del gruppo Misto).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Giuliodori. Ne ha facoltà.

PAOLO GIULIODORI (MISTO-A). Grazie, Presidente. Intanto, intendo firmare l'emendamento a prima firma Sapia, poi mi sembra di capire che all'interno di quest'Aula non si prevede nemmeno la possibilità di una soluzione pacifica di questo conflitto, di un immediato cessate il fuoco. Due settimane fa lo stesso Draghi diceva che avrebbe puntato molto sulla diplomazia, ma che non nutriva tante speranze. Quindi, già dirla all'interno di quest'Aula e pubblicamente una cosa del genere non penso sia proprio a livello di galateo della diplomazia. Quindi, sostanzialmente, l'unica soluzione è inviare le armi, ma siete ben sicuri di quello che significa? Innanzitutto, mi sembra palese dire che queste armi servono solo ad allungare il conflitto, poi a chi vanno a finire? Giusto qualche giorno fa girava un video del battaglione Azov che veniva istruito da alcuni membri della NATO su come utilizzare queste armi. Siete convinti e consci di quello che vuol dire inviare delle armi ad un Paese non in Europa e non nella NATO e, soprattutto, contro una potenza europea? Vi rendete conto di quello che state facendo?

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Perego di Cremnago. Ne ha facoltà.

MATTEO PEREGO DI CREMNAGO (FI). Grazie, Presidente. Io invidio tanti colleghi che sembrano avere la verità in tasca, come se basti aprire il cassetto della diplomazia per far cessare immediatamente il conflitto. Mi permetto di ricordare sommessamente a questi colleghi che, in realtà, le armi che l'Occidente e anche altri Paesi - penso ai droni turchi - stanno inviando all'Ucraina concorrono significativamente ad arrestare l'avanzata russa, concorrono a distruggere i carri armati russi e a far sì che l'assedio nelle città venga quanto meno rallentato. Mi chiedo quindi se l'alternativa sia soltanto quella di aprire tavoli diplomatici, lasciare che sul terreno si consumi una catastrofe umanitaria. Sentiamo parlare da ore della volontà di non fornire armi come se i conflitti si possano risolvere in un mondo ideale soltanto sedendosi al tavolo. Invece, la storia ci insegna che i conflitti si risolvono anche con la resistenza dei popoli armati, penso anche al nostro Paese. Quindi, forse ci dovremmo armare di realismo, una parola molto semplice e molto efficace in queste circostanze, e pensare che quando i cittadini smontano i pezzi di camion per farsi giubbotti antiproiettile e poi questi non funzionano sia forse meglio fornirglieli noi direttamente. Così come quando lanciano le molotov, così come quando assaltano all'arma bianca. Quindi, è molto meglio essere efficaci e concorrere ad arrestare l'avanzata russa e forse concorrere ad imporre ai russi di posare le armi perché incapaci di portare a casa una vittoria militare, obbligandoli quindi a perseguire la via diplomatica.

PRESIDENTE. Non essendovi altre richieste di intervento, passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti 2-bis.50 Sapia e 2-bis.101 Fratoianni, sui quali vi è un parere contrario delle Commissioni e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 16).

Passiamo ora alla votazione di una serie a scalare composta di tre emendamenti, da Cabras 2-bis.62 a Cabras 2-bis.69.

In base all'articolo 85, comma 8, del Regolamento, come applicato nella prassi costante, la Presidenza porrà in votazione il primo emendamento Cabras 2-bis.62 e l'ultimo emendamento della serie Cabras 2-bis.69, dichiarando assorbito quello intermedio Cabras 2-bis.63.

Passiamo quindi alla votazione dell'emendamento Cabras 2-bis.62.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, l'onorevole Cabras. Ne ha facoltà.

PINO CABRAS (MISTO-A). Signor Presidente, chiaramente le indicazioni che stanno prevalendo in quest'Aula vanno in direzione della fornitura di armi e che entreranno pienamente nel calderone del conflitto in Ucraina. Non stiamo riuscendo, per i nostri numeri, ad opporci; tuttavia, abbiamo ancora argomenti da opporre a questa scelta.

Ad esempio, sui tempi. Scegliere di fare un salto di paradigma della situazione economica e militare che ci proietta al 31 dicembre del 2022 significa entrare, di fatto, in un'economia di guerra, in una situazione di guerra, in un orientamento che irreggimenta tutta la vita politica in direzione dello sforzo bellico. Scegliere invece un termine più breve ci dà i margini per la soluzione negoziale.

Si tratta di un tema che è ricorso anche nei precedenti interventi. Si dice ma quale soluzione negoziale, quale situazione politica può essere opposta? Eppure, questo è sempre necessario perché se si fa un intervento militare senza un obiettivo politico il risultato è di andare alla cieca e probabilmente significa peggiorare la situazione. Guardate che è successo molte volte negli ultimi vent'anni: pensate agli ultimi giorni della guerra in Afghanistan nel 2021, quando c'erano 180 mila soldati e 180 mila circa esponenti delle forze dell'ordine che erano stati armati di tutto punto, con armi occidentali e armi fresche pronte a stabilizzare la situazione. Quell'esercito si dissolse nel giro di una settimana e quelle armi rimasero nelle mani e nella disponibilità dei talebani, quasi fosse una fornitura. Questo è il disastro che si è apparecchiato in tante circostanze in cui non si è calcolato l'effetto politico delle decisioni e non si aveva una visione chiara dell'obiettivo.

In questa situazione, militarmente, non c'è nessuna speranza strategica di rovesciare le sorti immediate di questa fase del conflitto. Tuttavia, noi abbiamo delle armi, delle reti diplomatiche che si possono rafforzare per trovare una soluzione politica che prevedrà, necessariamente, anche il ruolo di un soggetto che oggi giustamente viene percepito come aggressore. Tutti i tentativi di espellere la funzione della Russia dalla funzione dirigente europea negli ultimi duecento anni sono finiti molto male.

PRESIDENTE. Concluda, onorevole Cabras.

PINO CABRAS (MISTO-A). Questo non è un tipo di pretesa che dobbiamo assecondare neanche in questa fase storica e quindi bisognerà prevedere una soluzione politica e diplomatica, che non piacerà a una parte delle componenti che sono in lotta in questo momento, ma dovrà trovare una via d'uscita, altrimenti è una lunga guerra di posizione che peggiorerà la condizione di vita di tutti gli europei (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Alternativa).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Raduzzi. Ne ha facoltà.

RAPHAEL RADUZZI (MISTO-A). Signor Presidente, abbiamo detto che queste armi non servono a una soluzione diplomatica e servono probabilmente ad allungare il conflitto causando quindi nuovi decessi e nuove vittime, anche civili.

Abbiamo detto che queste armi potrebbero finire nelle mani sbagliate, da ex detenuti sul lato ucraino, a finire nell'arsenale bellico dal lato russo, al termine del conflitto. Dobbiamo però anche dire che queste armi - come ho sentito dire in questo dibattito - non possono essere considerate difensive: è proprio il concetto stesso a essere sbagliato. E a questo proposito ricordo che ieri a Donetsk sono morte 23 persone a causa di bombardamenti dell'esercito ucraino e anche queste vittime civili devono essere ricordate in un conflitto che è molto più ampio e molto complesso, ma le armi per definizione non sono difensive (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Alternativa).

PRESIDENTE. Altre richieste di intervento?

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, l'onorevole Maniero. Ne ha facoltà.

ALVISE MANIERO (MISTO-A). Signor Presidente, mi rivolgo a lei per dire che colgo una profonda ipocrisia nelle posizioni che stiamo prendendo in queste settimane. Infatti, negli anni passati non ci è importato abbastanza dell'emancipazione dell'Ucraina dalla sfera di influenza russa da includerla della NATO, saggiamente, aggiungerei io. Ma non ci è importato abbastanza della sicurezza e della salvezza della popolazione ucraina da garantire ai russi che l'avremmo esclusa dalla NATO, quindi evitando di renderla un obiettivo per le preoccupazioni o le paranoie di sicurezza, a seconda dei punti di vista, della Federazione Russa. Ora, improvvisamente, ci importa abbastanza dell'Ucraina da armarla, perché i cittadini ucraini diventino bersagli e muoiano sotto il fuoco di un esercito preponderante e più ampio, lo sappiamo tutti.

Io mi dissocio da queste posizioni e quindi continuerò a votare contro l'invio di armi (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Alternativa).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Sodano. Ne ha facoltà.

MICHELE SODANO (MISTO). Signor Presidente, ora volete inviare le armi in Ucraina e vi siete dati un tempo - il 31 dicembre - come orizzonte temporaneo per proseguire in questa strategia.

Con questo emendamento, noi vi chiediamo di anticipare questa data perché noi stiamo dando in deroga alle leggi italiane. Pertanto, diamoci una scadenza più breve, quella del 30 aprile, come periodo dove poter portare avanti questa vostra strategia. Altrimenti, passa il concetto che voi avete una strategia di lungo periodo e quindi invece di attuare una strategia che possa aiutare il popolo ucraino oggi, addirittura, voi pensate che possa essere logico continuare ad armarli fino a fine anno e questo mi preoccupa molto perché sembra quasi che vogliate alimentare una escalation che ci porterà sicuramente al terzo conflitto mondiale (Applausi di deputati del gruppo Misto).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Rampelli. Ne ha facoltà.

FABIO RAMPELLI (FDI). Signor Presidente, mi sono deciso a portare questo piccolo contributo perché da questa mattina che va in onda una discussione, giusta, legittima, ma per certi aspetti quasi surreale, come se ci fosse, appunto, una sorta di contrapposizione insanabile tra la pace e il provvedimento che stiamo approvando che prevede anche l'aiuto alla popolazione ucraina, all'esercito regolare ucraino che stanno subendo questa invasione, questo attacco, quest'aggressione sanguinaria e ingiustificata.

Ora sulle posizioni espresse - e io spero, ma insomma è una pia illusione che questo intervento possa fluidificare, magari anche accelerare … -, insomma, questa contrapposizione non ha fondamento. Io leggo questa frase, che non è mia e non è di una persona che appartenga alla mia parte politica, che secondo me sintetizza a perfezione qual è il punto di caduta su cui tutti ci dovremmo ritrovare. “Io credo moltissimo nel fatto che negoziare sia non solo opportuno, ma assolutamente giusto. Tuttavia, non bisogna dimenticare che si può trattare solo ed esclusivamente perché da due settimane c'è un popolo che resiste ed è quella resistenza popolare che rende credibile la via della trattativa”.

Tutti vogliamo arrivare alla pace. Tutti vogliamo che le trattative e i negoziati possano concretizzarsi e quindi dare il via definitivo al varo di una stagione di dialogo, di confronto e di pacificazione. Ma se non ci fossero oggi i combattenti ucraini a resistere non ci sarebbero le ragioni della trattativa, non ci sarebbero le ragioni del negoziato, non ci sarebbe lo strumento, per raggiungere che cosa? La pace non è sottomissione e la non violenza non è rinuncia. La non violenza è un'arma micidiale con la quale si possono raggiungere risultati ancora più efficaci, la non violenza è quella di Gandhi, ma Gandhi non stava zitto, Gandhi che cosa avrebbe fatto? Forse, sarebbe arrivato fino in Ucraina con tutti i suoi seguaci e avrebbe occupato Kiev in una manifestazione civile e non violenta. È questo che propone chi si lamenta dell'invio di armi per cercare di sostenere il più possibile la resistenza ucraina? Lo facesse, la facessero tutti i popoli d'Europa un'occupazione pacifica. Ve la ricordate quella manifestazione meravigliosa organizzata dai ragazzi in Calabria contro la spirale d'odio della 'ndrangheta che praticamente era arrivata ad uccidere magistrati e Forze dell'ordine con un ritmo impressionante? Diceva: “ammazzateci tutti”. Questa può essere, al limite, per gli estremisti del pacifismo una soluzione, cioè l'occupazione non violenta di spazi per raggiungere diversamente un negoziato, non stare qui a dire che non ha senso, che addirittura sarebbe negativo cercare di aiutare la ribellione e la resistenza del popolo ucraino. Se non c'è questo tipo di resistenza, non ci può essere trattativa, non ci può essere negoziato, non ci può essere pace. Non è difficile. A proposito, e concludo, la frase prima citata è di Luigi Manconi (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Non vedo altre richieste di intervento, pertanto passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2-bis.62 Cabras, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 17).

Passiamo all'emendamento 2-bis.69 Cabras. Ha chiesto di parlare il collega Raduzzi. Ne ha facoltà.

RAPHAEL RADUZZI (MISTO-A). Grazie, Presidente. Questa è l'ennesima proposta di buon senso che cerchiamo di fare per limitare i danni che state creando. Non solo la nostra Costituzione ci indica chiaramente all'articolo 11 che l'Italia ripudia la guerra, ma c'è anche una legge del 9 luglio 1990 che espressamente vieta l'export di armi ai Paesi che sono in guerra. Voi cosa fate? Fate un decreto per derogare a quella legge e questa deroga la estendete fino alla fine di quest'anno, cioè fino al 31 dicembre 2022. Questo significa, come dicevano i colleghi prima, che la vostra - quella di armare i civili e i militari ucraini - è una strategia non più di breve periodo, ma di continuare ad armarli per i prossimi mesi.

Su questo vi abbiamo fatto varie proposte temporali; con questo emendamento, in particolare, vi chiediamo di sospendere, di smetterla di fornire armi, che sono sempre strumenti offensivi in qualsiasi caso, al 30 giugno, in modo da vedere cosa succede nelle prossime settimane, nei prossimi mesi. Voi volete continuare ad inviare armi? Bene, ben per voi, fatelo, ma dobbiamo fermarci dopo qualche mese e valutare se la situazione è cambiata.

Noi auspichiamo che si arrivi ad un cessate il fuoco immediato, che si arrivi a una soluzione diplomatica che eviti ulteriori vittime, sia militari che civili.

Lo ripetiamo: quelle armi potrebbero finire in mani sbagliate, quelle armi saranno utilizzate in maniera anche offensiva dall'esercito ucraino. Prima qualcuno mugugnava quando dicevo questa cosa. Ai colleghi del MoVimento 5 Stelle ripeto che ieri ci sono state 23 vittime civili a Donetsk con i bombardamenti dell'esercito ucraino. Sono morti che pesano di meno solo perché sono filorussi? È questo il concetto che vogliamo far passare?

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE FABIO RAMPELLI (ore 17,30)

RAPHAEL RADUZZI (MISTO-A). Dobbiamo smetterla di inviare armi che aggiungono sofferenza ha un quadro già troppo martoriato.

Presidente, speriamo che questo emendamento, che quantomeno limita a livello temporale la cessione, il regalo di armi che noi facciamo a quel Paese, possa essere accolto. Si tratta di un emendamento di buon senso. Pensateci e alla sottosegretaria chiedo di rivedere il parere. Auspichiamo veramente una riflessione da parte di tutti voi colleghi (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Alternativa).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2-bis.69 Cabras, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 18).

È assorbito, pertanto, l'emendamento 2-bis.63 Cabras.

Passiamo all'emendamento 2-bis.102 Occhionero. Ha chiesto di parlare il deputato Ungaro. Ne ha facoltà.

MASSIMO UNGARO (IV). Presidente, ritiriamo questo emendamento. Ne approfitto per ribadire rapidamente due concetti, se posso. Ovviamente, pieno rispetto per le legittime opinioni dei colleghi, tenuto conto che stiamo assumendo decisioni molto importanti che non si possono prendere a cuor leggero.

Pieno rispetto per le decisioni che collettivamente, come Parlamento, stiamo per assumere, ma da alcuni interventi svolti secondo me si perde di vista un concetto essenziale: non esiste una contraddizione tra l'invio delle armi e il volere la pace e la via negoziale. L'invio delle armi, insieme alle sanzioni, ha un obiettivo politico molto chiaro: si cerca di creare un effetto deterrente, che riequilibra le forze in campo e ci aiuta ad incentivare e forzare Putin a sedersi al tavolo negoziale e a portare al cessate il fuoco. Per questo la fornitura delle armi e intraprendere la via negoziale sono due facce della stessa medaglia; c'è un obiettivo politico molto chiaro dietro questa nostra intenzione di fornire aiuto militare all'Ucraina. Ovviamente vogliamo tutti in quest'Aula la fine delle ostilità e mettere freno alle vittime civili, ma per farlo dobbiamo riequilibrare le forze in campo.

Per suo tramite, Presidente, vorrei dire al collega Fratoianni, che ho ascoltato con attenzione e di cui condivido alcune cose che ha detto; d'accordo a non semplificare, qui però non si tratta dell'Iraq, lì fu assolutamente una guerra sbagliata, lì non si poteva esportare la democrazia con le armi, qui la democrazia è sotto attacco, viene attaccata e chiede di difendersi.

È vero che l'Ucraina non fa parte dell'Unione Europea e non fa parte della NATO, ma esiste un Trattato di associazione molto forte tra Unione europea e l'Ucraina e ricordiamoci che l'Ucraina viene bombardata in questo momento perché voleva venire verso di noi, voleva venire dentro l'Europa. Non credo che possiamo equiparare l'Ucraina a tutti gli altri casi nel mondo. Credo sia importante non restare indifferente a questa richiesta legittima di difendere la loro democrazia e la loro libertà (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva).

PRESIDENTE. Quindi, l'emendamento 2-bis.102 Occhionero è ritirato.

Passiamo all'emendamento 2-bis.58 Corda. Non ci sono richieste di intervento, passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2-bis.58 Corda, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 19).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2-bis.65 Cabras, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 20).

Passiamo all'emendamento 2-bis.68 Sapia, su cui c'è il parere contrario delle Commissioni e del Governo. Ha chiesto di parlare il deputato Sapia. Ne ha facoltà.

FRANCESCO SAPIA (MISTO-A). Grazie, Presidente. Con l'emendamento in questione si depotenzia la disposizione che prevede la cessione di armi alle autorità governative dell'Ucraina, a cui restiamo contrari. Nello specifico, la cessione in parola viene subordinata a una condizione limitante, che peraltro consente al Parlamento italiano una necessaria funzione di controllo sulle modalità di consegna del materiale bellico dello Stato ucraino. Detta cessione, infatti resta un problema molto serio per quanto concerne l'eventuale utilizzo dei contractor, utilizzo che comporterebbe una provvigione. Inoltre, la cessione in predicato deve farci riflettere sull'effettiva disponibilità degli stessi materiali bellici da parte del Governo ucraino: arriveranno? Siamo perplessi; i recenti bombardamenti dell'Est dell'Ucraina e quelli al confine con la Polonia ci indicano che mandare armi è una soluzione pericolosa, anche alla luce delle ultime dichiarazioni del Governo russo, che ha riferito di considerare legittimo l'attacco di soggetti che dovessero consegnare armi alle autorità ucraine. Ancora una volta, insomma, l'andamento della guerra ci suggerisce una strada di prudenza, di riflessione, di attenta valutazione di ricerca dell'unica soluzione possibile, che è l'intensificazione del lavoro diplomatico, per fermare una guerra che, diversamente, potrebbe durare ancora a lungo, con conseguenze gravissime in termini di perdite vite umane, Presidente, in termini di perdite di vite umane e di recessione economica per l'intera Unione europea e, dunque, per l'Italia. Auspichiamo, Presidente, quindi che in Parlamento prevalga la linea della ragionevolezza e che se la maggioranza intende confermare l'invio delle armi all'Ucraina lo faccia con la garanzia, da parte del Presidente del Consiglio, che per questo non si usano i contractor e che in nessun modo si violino i confini della NATO (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Alternativa).

PRESIDENZA DELLA VICEPRESIDENTE MARIA EDERA SPADONI (ore 17,40)

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il collega Raduzzi. Ne ha facoltà.

RAPHAEL RADUZZI (MISTO-A). Grazie, Presidente. Innanzitutto, vorrei chiedere, in questo minuto di tempo che gentilmente ci viene concesso, di poter firmare questo emendamento dei colleghi Sapia, Corda e Cabras che sostanzialmente chiede che non vi sia alcun ricorso ai cosiddetti contractor, che, per i più che ci ascoltano fuori, sono sostanzialmente specie di mercenari moderni; questo, secondo noi, è un punto abbastanza importante affinché le modalità di consegna delle armi, anche a chi poi finiranno queste armi, che vengono finanziate dalle tasse dei cittadini italiani, siano specificate e chiarite meglio; quanto meno, cerchiamo di limitare i danni e non utilizzare mercenari moderni come i contractor. Spero che su questo punto, almeno la maggioranza, possa quantomeno fare un'ulteriore riflessione e votare a favore di questo emendamento.

PRESIDENTE. Nessun altro chiedendo di intervenire, passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2-bis.68 Sapia, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 21).

Passiamo all'emendamento 2-bis.61 Cabras.

Ha chiesto di parlare il collega Cabras. Ne ha facoltà.

PINO CABRAS (MISTO-A). C'è una possibilità di controllo, da parte del Parlamento, del tipo di coinvolgimento, del grado di pericolo in cui viene proiettata la vita pubblica italiana e la sua postura militare? È una domanda lecita, perché l'idea sottesa al provvedimento è abbastanza orientata, invece, a una certa segretezza, a un accentramento di posizioni nei confronti dell'Esecutivo e il Parlamento rischia di essere, come in tante altre circostanze nella storia repubblicana, su questioni molto importanti, un passacarte. E questo è tanto più problematico in un'era in cui si moltiplicano i decreti, si accavallano, diventano lo strumento ordinario di legislazione, con il Parlamento che insegue, senza poter inseguire mai. Il paradosso di Achille e la tartaruga oggi è il paradosso del Governo che fa provvedimenti del Parlamento che non riesce mai a raggiungere, a controllare, a scrutinare. E questo è molto grave in una prospettiva che si proietta, come abbiamo constatato, molto in là nel tempo e prefigura una nuova idea di società, di fatto, una società orientata allo sforzo bellico. Questo è molto preoccupante anche per la mancata riflessione su tutte le conseguenze; derogare alla legge n. 185 del 1990, che era una legge equilibrata e si rivolgeva a tutte le direzioni, ossia a tutti gli Stati del mondo che si trovassero in condizioni di belligeranza, ci porta in un terreno sconosciuto, in una terra incognita, che apre scenari molto preoccupanti. Io mi chiedo: la testa, le viscere, il cuore di un bambino dello Yemen hanno qualcosa di diverso dalla testa, dalle viscere, dal cuore di un bambino dell'Ucraina? E, allora, perché fare questa differenza? Noi scegliamo, in qualche modo, di dare strumenti – teorici - di difesa a una di una popolazione e non a un'altra. È chiaro che ci sono motivi per cui non abbiamo appoggiato qualsiasi ragione di difesa di Paesi attaccati, e ce ne sono tanti nel mondo, dalla Siria, che ha parti occupate, al territorio della Palestina e della Terrasanta, allo Yemen, che soffre un continuo attacco da parte dello Stato saudita, certo anche con la benedizione di qualche nostro illustre senatore, che si siede, come Fantozzi, sulla sedia del principe bin Salman (Applausi dei deputati delle componenti Alternativa e Manifesta, Potere al Popolo, Partito della Rifondazione Comunista-Sinistra Europea del gruppo Misto), ossia facciamo delle scelte, evidentemente; questo Parlamento ha scelto, in questa circostanza di far rischiare molto di più, di fronte al rischio anche di una conflagrazione generale. Noi vogliamo mettere in luce queste contraddizioni (Applausi dei deputati delle componenti Alternativa e Manifesta, Potere al Popolo, Partito della Rifondazione Comunista-Sinistra Europea del gruppo Misto).

PRESIDENTE. Nessun altro chiedendo di intervenire, passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2-bis.61 Cabras, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 22).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2-bis.66 Cabras, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 23).

Passiamo alla votazione dell'emendamento 2-bis.59 Corda.

Ha chiesto di parlare la deputata Corda. Ne ha facoltà.

EMANUELA CORDA (MISTO-A). Grazie, Presidente. Questo emendamento chiede una cosa molto semplice, cioè un po' di trasparenza almeno in queste attività che vengono fatte dal Governo e la trasparenza la chiede il soggetto abilitato a questa richiesta, ovvero il Parlamento. Devo dire che questa richiesta, tra l'altro, non l'abbiamo sottoscritta solo noi, ma è una richiesta che è arrivata da più parti anche in Commissione, soprattutto da parte del centrodestra, sia Fratelli d'Italia sia la Lega. Noi l'abbiamo condivisa perché ovviamente, se il Governo non ha fiducia nel Parlamento e ritiene di dover nascondere quelle che sono le cessioni che noi possiamo effettuare a livello militare all'Ucraina, allora abbiamo un problema. Infatti, ci siamo già resi conto da tempo che questo Parlamento è completamente esautorato, però oggi non ce lo possiamo proprio permettere perché questa è una situazione che ci chiama tutti alla responsabilità. Giustamente almeno le Commissioni competenti - non dico tutto l'arco parlamentare, ma almeno le Commissioni competenti! -, nelle quali ci sono persone comunque di buonsenso che conoscono i temi, che li studiano e che sanno quale può essere l'importanza anche magari del segreto militare, cioè del fatto che certe notizie non devono trapelare all'esterno. Noi lo sappiamo benissimo e ne siamo coscienti e tanto più chiediamo maggiori informazioni per essere anche partecipi delle decisioni.

Ma la cosa più grave che è accaduta è che quelle stesse informazioni che noi abbiamo chiesto a gran voce sono trapelate poi sui giornali, sugli organi di stampa. Quindi, tutta la lista della spesa - con i missili anticarro, antiaereo, le mitragliatrici - l'abbiamo dovuta leggere sui giornali e questo, ovviamente, ha prodotto un grave imbarazzo a tutto il Parlamento e anche ad alcune forze di maggioranza. È per questo che mi domando: a questo punto a che serve questa segretezza? A che pro? Qualcuno dice che, sì, il Ministro è andato a riferire al Copasir. Ma la sede naturale sono le Commissioni competenti, cioè le Commissioni che giustamente devono anche indirizzare il Governo e dare un parere.

Questo decreto è viziato da una serie di storture. Stiamo derogando, appunto, alla legge n. 185 del 1990, al codice dell'ordinamento militare, a tutta una serie di disposizione e anche al Patto atlantico. Tra l'altro, prima il collega Ungaro diceva che è vero che l'Ucraina non fa parte della NATO, però l'Ucraina ci ha chiesto di entrare nella NATO. Sì, ma noi le abbiamo detto “no”. Forse non se lo ricorda bene!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il collega Raduzzi. Ne ha facoltà.

RAPHAEL RADUZZI (MISTO-A). Presidente, questo è un altro emendamento che cerca di limitare i problemi di questo decreto, perché a me pare assurdo che il Parlamento italiano, composto da una maggioranza e da un'opposizione di parlamentari eletti democraticamente, non possa avere i dettagli di quelle che sono le armi che noi mandiamo in Ucraina, perché qui nel decreto è scritto espressamente che vi sarà un decreto ministeriale da parte dei Ministri degli Affari esteri, dell'Economia e delle finanze e della Difesa.

Quindi, ci pare totalmente un emendamento di buonsenso quello di conoscere la reale entità delle armi che noi mandiamo in Ucraina. Questo non è accettabile per un Parlamento che vuole essere democratico…

PRESIDENTE. Concluda.

RAPHAEL RADUZZI (MISTO-A). …e che anche deve rispondere ai cittadini che, fuori da queste istituzioni, ci chiedono conto delle nostre scelte.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il collega Cabras. Ne ha facoltà.

PINO CABRAS (MISTO-A). Questo emendamento cerca di portare un po' di trasparenza e di riflessione sulle conseguenze economiche della guerra e della partecipazione a missioni internazionali di una certa complessità. Abbiamo ricordato in varie occasioni che l'intervento complessivo in Afghanistan è costato 8,5 miliardi di euro all'Italia, con un risultato totalmente vano. È quindi opportuno chiederci quali sono le conseguenze economiche.

Questo vale su tutto lo spettro delle azioni che saranno messe in campo, da quelle relative alla fornitura delle armi a quelle relative agli effetti delle sanzioni, che faranno molto male a tutta l'Europa determinando veramente un arretramento di tutte le sue condizioni economiche e su questo mi pare che non ci sia adeguata riflessione.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2-bis.59 Corda.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Revoco l'indizione della votazione.

Ha chiesto di parlare il collega Maniero. Ne ha facoltà.

ALVISE MANIERO (MISTO-A). Grazie, Presidente. Voglio aggiungere che io credo che le richieste di trasparenza in questo momento siano ulteriormente valevoli non certo per inficiare la segretezza di cui ogni operazione militare ha bisogno, ma perché noi siamo pienamente coscienti - e noi qui per primi, come rappresentanti dei cittadini - della gravità di quello che stiamo facendo. Qualcuno si è sorpreso - anche qualcuno favorevole all'invio di armi - che ieri i lavoratori all'aeroporto di Pisa abbiano trovato, anziché gli aiuti umanitari da caricare nell'aereo, delle armi che stavamo inviando in Ucraina. Questo non deve sorprendere, perché le armi non arrivano con un enorme cartello rosso con su scritto “armi”, ma vengono nascoste in questo modo, aumentando il rischio per gli obiettivi civili. Io spero che questa trasparenza ci aiuti a capire a che enorme pericolo stiamo esponendo il nostro Paese.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2-bis.59 Corda, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 24).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2-bis.103 Corda, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 25).

Passiamo alla votazione dell'emendamento 2-bis.104 Corda.

Ha chiesto di parlare la deputata Corda. Ne ha facoltà.

EMANUELA CORDA (MISTO-A). Grazie, Presidente. In questo emendamento credo tanto perché, tra l'altro l'ho mutuato, per così dire, dall'ottimo collega della Lega Ferrari, che ha scritto un ottimo emendamento che chiedeva proprio più trasparenza. Tra l'altro, subordina questa trasparenza anche alle esigenze già citate di segretezza, del segreto militare su queste forniture, e la subordina anche alla fine del periodo di crisi. Quindi, non si capisce come sia possibile che non sia stato accettato anche nelle Commissioni un emendamento del genere, che semplicemente chiedeva una relazione dettagliata a titolo informativo delle spese affrontate in tale periodo per le cessioni autorizzate.

Ci domandiamo perché ci deve essere taciuto anche quello che è stato l'investimento su queste cessioni che noi stiamo facendo all'Ucraina. Perché? Allora vogliamo nascondere la tipologia di armi che forniamo? C'è il segreto militare? Temiamo che vengano intercettate? Diciamo che ci può anche stare, ma non ci sta il fatto d'informare il Parlamento sui costi che questa operazione ha e qui lo stiamo dicendo chiaramente.

Credo che sia un emendamento del tutto condivisibile. Ripeto, tra l'altro arriva dalla maggioranza e non vedo perché debba essere respinto. Ovviamente, a pensar male ci si azzecca, e si pensa che magari forse questa spesa è talmente esorbitante che, in un momento di difficoltà così tragico per il Paese, qualcuno si vergogna anche a dire quanto stiamo spendendo per mandare un certo numero di armi, non ben precisate, non ben definite, in un teatro di guerra, con il rischio che finiscano nelle mani sbagliate, tra l'altro gestite - lo abbiamo detto - anche dai contractor, comunque da forze paramilitari che agiscono sul territorio. Ovviamente, è un éscamotage che consente a noi e a coloro che inviano le armi di dire che non siamo impegnati ufficialmente in questo conflitto.

Ma, se davvero qualcuno dice che le armi servono e che serve alimentare questa difesa da parte degli ucraini, allora la logica vorrebbe che ci fosse un intervento ancora più ampio, anche con uomini sul terreno; cosa che noi tutti ovviamente non auspichiamo, anzi, per carità, speriamo non avvenga mai, perché allora sarebbe una vera e propria dichiarazione di guerra. Però questa diciamo che è una dichiarazione di guerra nascosta, alla fine, cioè stiamo entrando militarmente in un conflitto, in teatro di guerra, portando armi non ben precisate, però non si può dire. Non è dato sapere la spesa che effettuiamo, non è dato sapere che tipo di armi inviamo, salvo farci prendere per i fondelli dai giornali, che lo scrivono ovviamente a caratteri cubitali nelle prime pagine. Questo è abbastanza grottesco. Chiedo in particolare ai colleghi della Lega di votare questo loro emendamento, che ritengo veramente di buonsenso.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il collega Giachetti. Ne ha facoltà.

ROBERTO GIACHETTI (IV). Presidente, nella dinamica, che dovrebbe essere una dinamica sana, dei rapporti tra il Governo e il Parlamento il Governo ovviamente può decidere di esprimere un parere contrario. Trovo questo emendamento assolutamente ragionevole. Se la persona che ha sottoscritto questo emendamento chiede ripetutamente al Governo le motivazioni - atteso che non c'è la segretezza, perché non ci sono i programmi e via dicendo, ma c'è semplicemente una questione di costi - penso che sia ragionevole chiedere una cosa del genere. Chi di noi ritiene la ritiene ragionevole avrebbe bisogno che si alzasse il rappresentante del Governo e spiegasse in maniera semplice le ragioni per le quali non si può addivenire a una proposta ragionevole, altrimenti va in cortocircuito il rapporto tra il Governo e il Parlamento, perché stiamo facendo un dibattito reale, ci possono essere posizioni diverse, ma tutti noi dobbiamo essere messi in condizioni non di votare supinamente perché qualcuno lo ha stabilito, ma perché ragionevolmente comprendiamo le ragioni del Governo che ci chiedono di votare contro anche un emendamento ragionevole. Questa dovrebbe essere la dinamica dei rapporti tra il Governo e il Parlamento.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la collega Quartapelle. Ne ha facoltà.

LIA QUARTAPELLE PROCOPIO, Relatrice per la III Commissione. Grazie. Riporto la discussione che abbiamo fatto nelle Commissioni di merito, che la collega Corda conosce e che il collega Giachetti, non essendo componente delle Commissioni di merito, forse conosce meno. Ne abbiamo discusso a lungo, anche i relatori inizialmente avevano riportato una posizione simile a quella dell'onorevole Giachetti, nel senso che ci sembrava che al termine delle esigenze di riservatezza legate al segreto militare si potesse condividere con il Parlamento questo tipo di informazioni. Ne abbiamo discusso a lungo e sono emerse due cose che hanno convinto tutta la maggioranza, anzi, persino i colleghi di Fratelli d'Italia.

Il primo punto è che il Parlamento è puntualmente informato attraverso il Copasir che, non solo al termine delle esigenze di riservatezza, ma anche prima, anzi in questi giorni, viene informato puntualmente delle forniture. Quindi il Parlamento è formalmente informato in una sede che può discutere non solo al termine dell'emergenza, ma nel corso dell'emergenza, eventualmente fornendo indicazioni. In secondo luogo, stiamo parlando di cessioni di materiali d'arma, non semplicemente di acquisti che noi facciamo. Quindi noi cederemo una parte di quello che già abbiamo. Rendere noto, pure al termine delle esigenze di riservatezza, che cosa abbiamo ceduto espone eventualmente il nostro Paese al rischio di rendere visibili delle mancanze nelle forniture militari. Questo è quello che ci è stato spiegato e ne avevamo discusso a lungo. Non era questo emendamento, ma un emendamento del collega Ferrari, che avevamo accantonato.

Ne abbiamo discusso a lungo e la ragione per cui siamo addivenuti a un parere contrario anche dei relatori, e non solo del Governo, è questa.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il collega Cabras. Ne ha facoltà.

PINO CABRAS (MISTO-A). La trasformazione dell'economia in economia di guerra è qualcosa che inizia con piccoli processi di questo tipo, e poi fa ritrovare l'intera economia, l'intero bilancio fuori dal controllo del Parlamento. Questo è un rischio per la democrazia, per la pace, perché dà uno spazio enorme a delle lobby che sono interessate certo al segreto, hanno bisogno di segreto, di non rispondere delle conseguenze di spese di questo tipo. Non credo che la discussione che c'è stata in Commissione sia stata in questi termini, anche perché ricordo invece che c'è stata una proposizione chiara da parte dei parlamentari, in questo caso di Ferrari, di un elemento di trasparenza che era necessario. Poi la maggioranza si è chiusa a riccio, ma l'effetto è quello di una scarsa trasparenza, che ci può portare in territori molto pericolosi per il bilancio e per lo Stato.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il collega Raduzzi. Ne ha facoltà.

RAPHAEL RADUZZI (MISTO-A). Trovo davvero allucinante questo dibattito, e ringrazio anche il collega Giachetti, che comunque ha portato una voce di verità in quello che stiamo vedendo con questo emendamento, che è di puro buonsenso, che chiede sostanzialmente che il Parlamento venga informato dopo il conflitto su quelle che sono state effettivamente le spese militari e quali sono state, nello specifico, le armi inviate. Davvero mi chiedo quale sia il nostro ruolo qui dentro se neppure dopo, ex post noi possiamo intervenire conoscendo qual è stata la realtà dei fatti e l'impegno del nostro Governo e del nostro Paese in uno scenario militare, in uno scenario bellico. Questo veramente mi sembra il minimo sindacale che un Parlamento democraticamente eletto dovrebbe avere come informazione.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il collega Fassina. Ne ha facoltà.

STEFANO FASSINA (LEU). Grazie, Presidente. Sugli emendamenti precedenti, che ponevano questioni relative alla riservatezza, ho votato contro, come da indicazioni del Governo. Su questo davvero faccio fatica a capire le ragioni, anche dopo avere ascoltato con attenzione l'onorevole Quartapelle, perché l'emendamento ha come oggetto la spesa; quindi non l'elenco delle singole armi dal quale si possa dedurre eventualmente le nostre carenze, ma la spesa che abbiamo sostenuto. Avendo l'emendamento escluso esplicitamente le esigenze di riservatezza, cioè fa riferimento alla conclusione del periodo nel quale le esigenze di riservatezza possono compromettere poi l'operatività del nostro Paese, credo che l'obiettivo sia un obiettivo assolutamente necessario, non solo condivisibile, ma necessario per un Parlamento che deve essere ex post informato. Poi il Copasir avrà tutte le informazioni necessarie durante l'iter, ma le Commissioni parlamentari competenti, che non sono il Copasir, a mio avviso devono essere informate.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il collega Sodano. Ne ha facoltà.

MICHELE SODANO (MISTO). Grazie, Presidente. Questo emendamento che voi vi apprestate a bocciare - diciamolo chiaramente - impegna il Governo, una volta cessata l'emergenza e la guerra, speriamo il più presto possibile, a fornire a noi parlamentari, che siamo i rappresentanti del popolo italiano, una relazione in cui possano emergere quali sono state queste spese di guerra. Mi sembra fondamentale richiedere questa trasparenza e non capisco perché il Governo voglia mantenere la segretezza su una voce che gli italiani devono conoscere. Inoltre ho sentito anche una piccola menzogna, perché non è vero che questi accordi di segretezza sono stati raggiunti da un'intesa tra il Governo e la maggioranza, tant'è che questo era un emendamento della Lega, a cui invece avete chiesto di ritirarlo, e lo abbiamo ripresentato noi come opposizione.

Quindi, anche la maggioranza è spaccata in tutto questo. Dateci della trasparenza, grazie (Applausi di deputati del gruppo Misto e dei deputati del gruppo Misto-Alternativa)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il collega Perego Di Cremnago. Ne ha facoltà.

MATTEO PEREGO DI CREMNAGO (FI). Grazie, Presidente. Intervengo solo per invitare i colleghi a riflettere su un concetto che è quello della sicurezza nazionale e sul fatto che pubblicare i dati sulla spesa, che quindi significherebbe, in un certo senso, quantificare la partecipazione del supporto italiano al conflitto, non possa in un certo senso compromettere anche la nostra sicurezza nazionale su un dato assolutamente sensibile. Credo che sia anche questa la ratio che spinge il Governo a dare un parere negativo su questo emendamento. Del resto, la materia ha un tale livello di segretezza che anche la sola esposizione della spesa potrebbe compromettere i criteri di riservatezza a danno della nostra sicurezza stessa.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il collega Villarosa. Ne ha facoltà.

ALESSIO MATTIA VILLAROSA (MISTO). Grazie, Presidente. Io mi rivolgo a lei come Vice Presidente che, quindi, come Presidente della Camera, dovrebbe rappresentare la Camera e forse parlare con il Governo perché il collega ora ha parlato di sicurezza nazionale, ma io credo che non abbia neanche letto l'emendamento, cara Vice Presidente, perché qui si parla del termine, della fine dei motivi di riservatezza, cioè si potrebbe anche decidere il momento nel quale non è più a rischio la sicurezza nazionale e, allora, in quel momento si potrebbe presentare la lista alle Commissioni competenti. Presidente, lei deve fare questo per un semplice motivo: questa Camera ha votato, noi come parlamentari abbiamo votato una risoluzione e abbiamo il diritto di sapere se quello che abbiamo votato viene poi rispettato nei fatti, perché altrimenti voteremmo cose che poi non possiamo controllare e come Parlamento non ce lo possiamo permettere. Quindi, Presidente, le chiedo con forza, da Presidente della Camera, di insistere e far sì che il Governo possa spiegare quando finirà questa sicurezza nazionale e, quindi, il momento nel quale potrà rappresentare la relazione alle Commissioni competenti che, tra l'altro, lo ricordo, potrebbe anche essere, perché non sono indicate le Commissioni, comunicata in una seduta secretata (Applausi dei deputati del gruppo Misto).

PRESIDENTE. Non ho altre richieste di intervento, quindi, passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2-bis.104 Corda, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 26).

Passiamo al 2-bis.108 Delmastro Delle Vedove.

Se nessuno chiede di intervenire, passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2-bis.108 Delmastro Delle Vedove, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Revoco l'indizione della votazione.

Ha chiesto di parlare la collega Corda. Ne ha facoltà.

Vi chiedo, eventualmente, di alzare la mano prima dell'apertura della votazione.

EMANUELA CORDA (MISTO-A). Mi perdoni, Presidente; l'ho alzata prima; tra l'altro, anche prima, per altri emendamenti, l'ho alzata prima e hanno parlato dieci persone prima di me. Giusto per essere precisa, senza cattiveria, non mi ha vista probabilmente, però l'avevo alzata.

Allora, c'è una cosa che non capisco; ho visto le votazioni del precedente emendamento, che ricalcava in sostanza quello che dice quest'altro emendamento, e ho visto che anche Fratelli d'Italia ha votato contro il nostro emendamento e così anche la Lega, però, questo praticamente ricalca quasi fedelmente l'emendamento da noi presentato, quindi, allora, non riesco a capire sinceramente la ratio dell'aver presentato proprio questo emendamento.

Poi, vorrei fare un'osservazione anche sulle parole dette poc'anzi dalla relatrice, la collega Quartapelle, perché le cose in Commissione non sono andate esattamente come lei le ha descritte. A parte che non erano tutti d'accordo, il collega Ferrari comunque si è adeguato a una logica di maggioranza, perché gli è stato presentato un invito al ritiro con la promessa di presentare un ordine del giorno che, come diceva il collega Fassina, non si nega a nessuno e non vale niente, lo sappiamo tutti, non ha forza di legge, quindi, chi se ne frega se presenta un ordine del giorno. Pertanto, non l'ha ritirato in maniera serena, ma a malincuore e noi, giustamente, l'abbiamo riproposto e l'ha riproposto anche, giustamente, Fratelli d'Italia. Tra l'altro, un'altra cosa che ha detto la collega che secondo me è abbastanza scorretta è che questa è una cessione, cioè il fatto che noi non stiamo vendendo, ma stiamo cedendo. Ma allora se io cedo un missile, quel missile non vale niente? Noi li acquistiamo gratis i missili, li produciamo gratis? Costano milioni e milioni di euro questi armamenti, diciamocelo, poi, forse ci vergogniamo a dirlo, come ha detto prima il collega di Forza Italia, Perego di Cremnago, che addirittura ha sostenuto che noi non possiamo dire neanche al termine del conflitto o dell'emergenza, quanto abbiamo speso.

Ma allora si apre veramente, ragazzi, uno scenario inquietante, per questo Parlamento; ciò significa che, da oggi, è sdoganata la prassi per la quale noi facciamo degli acquisti in armamenti in scioltezza e non abbiamo neanche il diritto di sapere quanto abbiamo speso e neanche dopo, quando è finito lo stato di emergenza e perché? Perché ci vergogniamo, lo ripeto, ci vergogniamo di come abbiamo speso i soldi dei cittadini nel momento in cui il Paese è attraversato da una crisi devastante (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Alternativa). Quindi, io mi auguro che almeno i colleghi di Fratelli d'Italia che l'hanno ripresentato identico lo votino, altrimenti farebbe veramente ridere, ragazzi, saremmo alla farsa (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Alternativa).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il collega Delmastro Delle Vedove. Ne ha facoltà.

ANDREA DELMASTRO DELLE VEDOVE (FDI). Grazie, Presidente. Fratelli d'Italia voterà l'emendamento che ha presentato, debbo però dire che non è vero che sia perfettamente sovrapponibile all'emendamento che lo ha preceduto, perché l'emendamento che ha preceduto quello di Forza Italia lega esclusivamente le esigenze di riservatezza al periodo emergenziale dichiarato. Per Fratelli d'Italia in termini di assoluta tutela e, quindi, per andare incontro alle esigenze rappresentate anche dalla difesa, si dice che alla cessazione della dichiarazione di stato di emergenza e, comunque, venute meno le esigenze di sicurezza, pretenderemo informativa e trasparenza, perché su quello non facciamo sconti assolutamente a nessuno. Riteniamo che la formulazione dell'emendamento precedente avesse questo difetto, cioè legasse le esigenze di sicurezza solo ed esclusivamente al periodo di dichiarazione di emergenza che, da una parte, potrebbe essere protratto sine die, dall'altra, invece, potrebbe scadere, pur permanendo talune esigenze di sicurezza. Per Fratelli d'Italia il centro non sta su una dichiarazione emergenziale, ma sulle esigenze di sicurezza della Repubblica, venute meno le quali non vi è alcuna scusa per non fornire la più ampia e totale informativa a questo Parlamento, affinché possa verificare, in termini evidentemente postumi, la congruenza, la congruità, l'efficacia e l'efficienza della spesa militare allocata. Quindi, Fratelli d'Italia insiste per questo emendamento, un emendamento – lo ripeto - di trasparenza, come deve fare una destra che ha nel suo DNA il fatto di governare fenomeni complessi come quelli che sono relativi ad esigenze di segretezza e di sicurezza militare e ha nel suo DNA il fatto che il primo baluardo sia l'esigenza di sicurezza della Repubblica, caducato il quale, nulla più può essere opposto all'esigenza di informativa e di trasparenza che noi, come altri gruppi in quest'Aula, chiediamo e, direi, pretendiamo. Quindi in questo senso credo d'aver soddisfatto anche le esigenze di interpretazione autentica in ordine al significato e al perimetro giuridico esatto di questo emendamento con il quale Fratelli d'Italia afferma contestualmente due esigenze: la riservatezza e la sicurezza della Repubblica; ma caducati i presupposti che possono fare invocare la sicurezza della Repubblica, null'altro potrà essere opposto a quelle esigenze di trasparenza che, invece, debbono vigere nel Parlamento. Per cui, insistiamo per il voto in favore di questo emendamento (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il collega Villarosa. Ne ha facoltà.

ALESSIO MATTIA VILLAROSA (MISTO). Grazie Presidente, mi sarei aspettato da parte sua almeno una risposta per capire se informerà il Governo di questo comportamento poco trasparente nei confronti del Parlamento. Tra l'altro, è appena uscita un'agenzia da parte di Gratteri e anche per questo motivo sarebbe interessante capire a quanto ammonterà la spesa militare da parte dell'Italia e che tipo di armi saranno inviate, perché noi parliamo solo di spesa, ma sarebbe importante capire anche questo aspetto. Questa agenzia di Gratteri dice chiaramente che, a guerra finita, le mafie compreranno, come già accaduto, armi sofisticate a prezzo da outlet. Presidente, con una maggiore trasparenza, potremmo capire quante delle nostre armi poi finiranno nelle nostre mafie o nelle mafie di altri Paesi. Quindi, le richiedo, per rispetto di questo Parlamento - e gradirei una risposta: se lo farà o non lo farà - che comunichi al Governo che questo Parlamento ha bisogno di maggiore rispetto (Applausi dei deputati del gruppo Misto).

PRESIDENTE. Collega, il Governo è presente, sicuramente, avrà ascoltato le sue riflessioni.

Ha chiesto di parlare il collega Claudio Borghi. Ne ha facoltà.

CLAUDIO BORGHI (LEGA). Grazie, Presidente, una semplice precisazione. Dato che tante volte sento legare lo stato di emergenza a eventi bellici, è opportuno ricordare - lo sento ripetere anche all'esterno ed io non sono certo uno che può essere tacciato di essere a favore degli stati di emergenza - che lo stato attuale di emergenza è umanitario. Non siamo in questo momento in uno stato di emergenza perché siamo in guerra con qualcuno; lo stato d'emergenza è stato dichiarato per consentire alle strutture della Protezione civile di gestire l'emergenza profughi. Per cui, occhio, che sia chiaro; dato che tante volte vedo legare le due questioni, vorrei dire che non sono legate: lo stato d'emergenza identico a questo avrebbe potuto essere dichiarato - e sono stati dichiarati 104 volte negli ultimi dieci anni -, se ci fosse stata un'alluvione, se ci fosse stato un terremoto in un paese vicino e, quindi, bisognava attivarsi per cercare di aiutarli. Non è uno stato d'emergenza che implica, in qualsiasi modo, che noi siamo in guerra o siamo vicini a vicende belliche o è legato a vicende belliche che vedono direttamente coinvolto il nostro Paese. Questo semplicemente perché sia messo in chiaro, perché anche all'esterno sento tante volte dire: siamo in stato emergenza, perché siamo in guerra, con non si sa chi. Non siamo in guerra con nessuno, spero che non lo saremo mai in guerra con qualcuno, è una questione esclusivamente umanitaria e attenzione, non c'entra nulla con lo stato d'emergenza COVID che si spera che, come promesso, a fine mese, venga eliminato per sempre (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2-bis.108. Delmastro Delle Vedove, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 27).

Passiamo alla votazione siamo all'articolo aggiuntivo 2-bis.020 Caiata.

Ha chiesto di parlare il deputato Caiata. Ne ha facoltà.

SALVATORE CAIATA (FDI). Grazie Presidente, per spendere qualche parola su questo articolo aggiuntivo che si guarda bene dall'entrare nel merito se sia giusto o sbagliato inviare queste armi, ma fa una riflessione doverosa e credo faccia emergere anche paradossi.

Infatti, se, come pare, ci stiamo accingendo ad autorizzare l'invio di armi, non possiamo non ripristinare la dotazione di queste armi. Se, come pare, vogliamo essere pronti a sostenere, non possiamo non stanziare risorse per dotarci di altrettante armi.

Ora non siamo in grado di sapere il corrispondente valore economico, perché abbiamo discusso fino a questo momento solo di quante e di quali armi si tratta, ma, come diceva la collega, in base alle notizie della stampa - la stampa è più informata di noi, perché quello che a noi è stato precluso è stato poi reso di dominio pubblico sui giornali - dobbiamo fare una riflessione sul fatto che queste armi, che vengono portate via, almeno siano ripristinate nelle nostre dotazioni.

Non si può avere la volontà di sostenere altri popoli e poi non investire nella Difesa. Gli investimenti nella Difesa sono sempre stati avversati, perché - lo sappiamo - ormai da anni non si destinano più risorse alla Difesa, però poi siamo tutti pronti a dire: “dobbiamo sostenere, dobbiamo mandare”. Va bene, ma vogliamo ridarci una dotazione economica?

Mi sembra allora paradossale, sottosegretario, che, rispetto ad un articolo aggiuntivo che noi proponiamo in vostro aiuto, il Governo dia parere contrario. Stiamo dicendo al Governo: stanziate soldi per ripristinare le dotazioni che state perdendo, e voi date parere contrario? Io non ho mai visto una roba del genere. Allora, se in Aula vogliamo essere coerenti, così come stiamo votando per dare queste armi fuori, dobbiamo votare per dare al Ministero della Difesa una dotazione economica che gli permetta di ripristinare, altrimenti siamo ipocriti, perché diciamo che va bene mandare, però poi diciamo che non va bene spendere per dare un sostegno alla Difesa. Spero che questo serva almeno a fare emergere atteggiamenti molto contraddittori da parte di alcuni colleghi (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la collega Corda. Ne ha facoltà.

EMANUELA CORDA (MISTO-A). Sì grazie Presidente. Allora, con riferimento a questo articolo aggiuntivo - l'ho detto prima intervenendo su un altro emendamento - noi non siamo contrari a rendere più efficiente lo strumento militare, però in questo caso io ravviso un problema abbastanza importante. Prima, infatti, parlavamo del mancato controllo parlamentare sui soldi e in questo caso il collega chiede 80 milioni da elargire, così, alla Difesa tout-court, senza neanche specificare quali siano i capitoli ai quali si vogliono destinare questi denari: gli equipaggiamenti, le strade sicure, qualunque cosa, basta che ci sia un'indicazione specifica sul destinatario di questi soldi, perché altrimenti torniamo sempre al discorso che abbiamo fatto prima, che qui navighiamo nell'assenza totale di trasparenza.

Ripeto: questo articolo aggiuntivo sarebbe votabile, se ci fosse un riferimento all'effettiva destinazione di questi soldi e a come saranno ripartiti. In questo caso, siccome questa specifica non c'è, per noi non è assolutamente ricevibile, tanto più che stiamo navigando a vista nel caos più totale, in assenza totale di informazione. Tra l'altro, ve ne era anche un altro che chiedeva addirittura mezzo miliardo, così, tout court, senza neanche spiegare dove, come e perché. A chiedere soldi siamo bravi tutti, il problema è che il Paese sta attraversando una crisi tremenda, quindi, facciamoli questi ragionamenti: se chiediamo più soldi specifichiamo anche perché, per chi, per come e come li vogliamo utilizzare. Poi, ripeto, sull'efficienza dello strumento militare siamo tutti d'accordo, ma devono andare giustamente ai legittimi destinatari, cioè a chi ha bisogno di quelle risorse, magari a quei militari che soffrono delle condizioni di lavoro che già sono state segnalate più volte, che hanno delle problematiche legate magari a una carenza di mezzi, di strutture, di dotazioni. Va benissimo, ma scriviamolo, dettagliamolo, il Parlamento ha bisogno di informazioni altrimenti questa roba non è assolutamente ricevibile.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il collega Perego Di Cremnago. Ne ha facoltà.

MATTEO PEREGO DI CREMNAGO (FI). Grazie Presidente, solo per trasmettere all'Aula un ragionamento. Durante questa crisi sono emerse esigenze di budget delle Difese nazionali che hanno portato alcuni Paesi ad incrementare significativamente la spesa per la Difesa nell'ordine di 100 miliardi per la Germania, 40 per UK, il 7 per cento in più per la Cina.

L'Italia oggi investe nella Difesa l'1,22 per cento del PIL che la pone al centoduesimo posto a livello internazionale dietro la Guiana francese e davanti a Timor Est. Credo che le vicende di oggi servano anche ad invitare il Governo ed anche il Parlamento a una riflessione, se non sia il caso di dotare lo strumento della Difesa nazionale di un budget che lo adegui a quello del 2 per cento, quel target che la NATO vorrebbe che i propri partner, i propri membri investissero. Questo per esercitare, come Paesi europei, anche una forza di deterrenza militare nei contesti geopolitici in cui siamo chiamati ad intervenire. Adeguare, quindi, l'Italia agli altri Paesi. Il nostro Paese oggi investe molto in risorse umane nella NATO, più che in termini di risorse finanziarie.

Credo che questi emendamenti devono poi aprire una riflessione, probabilmente in un altro contesto, immediatamente successivo a questo decreto, sulla possibilità di dotare le nostre Forze armate di maggiori risorse, che significano anche maggiori investimenti in ricerca e sviluppo, maggiori investimenti a tutela del personale e maggiori investimenti anche nell'esercizio delle funzioni, ove mai fossimo chiamati a sostenere un intervento militare della NATO.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il collega Cabras. Ne ha facoltà.

PINO CABRAS (MISTO-A). Questo emendamento non ha organicità rispetto a una riflessione su cui vi è un deficit di attenzione da parte del Parlamento nel corso degli anni: il futuro della difesa nel continente europeo in un momento in cui tanti leader europei, tanti leader di Paesi NATO hanno detto che la NATO è in crisi, non rappresenta più quello strumento di difesa. Allora bisognerà pensare a qualcosa di diverso. Questo però richiede una riflessione sull'assetto della Difesa, sugli elementi di sicurezza più importanti. Non può essere frutto di un'improvvisazione o di una spesa disordinata, tanto più in un momento in cui si spende veramente troppo e si sta andando verso una nuova corsa al riarmo: pensiamo alle nuove scelte ad esempio della Germania. Dove stiamo andando? Su questo dovremmo riflettere non con una riflessione occasionale.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il collega Ferrari. Ne ha facoltà.

ROBERTO PAOLO FERRARI (LEGA). Grazie Presidente, solamente per lasciare agli atti che, relativamente a questo emendamento, che parrebbe assegnare più risorse alla Difesa, le stesse non hanno trovato da parte dei proponenti le necessarie coperture, tant'è che la V Commissione ha espresso un parere un parere contrario.

Detto questo dobbiamo anche sottolineare il fatto che le risorse per reintegrare, eventualmente, materiale che dovesse venire a mancare dai nostri dei nostri arsenali perché trasferito alle forze ucraine, saranno, così risulta dalle parole dell'Alto rappresentante per la politica estera, Borrell, economicamente integrate da risorse europee. Da questo punto di vista dobbiamo avere questa visione.

Per quanto riguarda, invece, le necessarie risorse, con cui dotare le nostre Forze armate per poter competere a livello internazionale, ci siamo impegnati ed abbiamo cercato, attraverso emendamenti, di raggiungere questo fine. Ma poi la necessità di mandare avanti il decreto e la difficoltà a trovare le coperture ci hanno portato a presentare un ordine del giorno, con l'impegno del Governo ad approvarlo, di cui ho chiesto la sottoscrizione a tutti i gruppi rappresentati in Commissione difesa, con cui perseguire quegli obiettivi, che al Vertice in Galles ci si era impegnati a raggiungere, cioè il 2 per cento della spesa del PIL in ambito di difesa. Anche il nostro Paese, quindi, ha l'impegno a raggiungere questo obiettivo in maniera progressiva, ma fin da subito, nella prossima legge di bilancio, si dia un segnale e, se possibile, anche attraverso i prossimi decreti che, sicuramente, dovranno affrontare questo tema; un tema, quindi, di cui questo Parlamento tornerà ad occuparsi. Attraverso questi strumenti, crediamo di dare una risposta concreta e seria nei confronti delle esigenze indifferibili delle nostre Forze armate, non attraverso questo emendamento.

PRESIDENTE. Non vedo altre richieste di intervento, passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo 2-bis.029 Caiata, con il parere contrario delle Commissioni, del Governo e della V Commissione.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 28).

Passiamo all'articolo aggiuntivo 2-bis.0100 Delmastro Delle Vedove. Ha chiesto di intervenire il collega Deidda. Prego.

SALVATORE DEIDDA (FDI). Grazie Presidente, mi collego anche all'emendamento precedente, per ribadire che, nel corso di questi quattro anni di legislatura in Commissione difesa, occorre ammetterlo e lo ripeto sempre - abbiamo sempre lavorato con il Presidente Rizzo e con tutti i colleghi di comune accordo, svolgendo audizioni e indagini conoscitive per fare emergere dove e quali fossero le reali necessità delle Forze armate. Rispondo ai colleghi che chiedono perché non scriviamo nell'emendamento a cosa sono destinati i fondi. Dovrebbe essere un emendamento lungo quanto questo fascicolo.

Trovo assurdi certi atteggiamenti, quando abbiamo rimarcato che le nostre Forze armate, dopo anni di tagli dovuti alla crisi economica, necessitano oggi di interventi nei vari settori, come, ad esempio, il personale. L'ultima audizione del Capo di Stato maggiore della Marina ha fatto emergere che, nel ruolo marescialli della Marina, l'età media è di 49 anni, mentre nell'esercito è di 43-44. Certo, questi fondi servono per rivedere la legge n. 244 del 2012 e, quindi, per fare nuovi concorsi. Alcune unità navali sono arrivate alla fine della vita e c'è bisogno di intervenire per la sicurezza del Mediterraneo, del nostro mare. Prima, infatti, parlavamo del controllo del Sud di cui c'è bisogno.

Mi dispiace che a volte vengono strumentalizzate anche le Forze armate; ad esempio, un giornale online ha intervistato i vari componenti della Commissione da cui è emerso che abbiamo votato sempre all'unanimità sui sistemi d'arma, quasi ci fosse un accordo, ma non c'era un accordo fra le varie forze politiche; c'era l'intento comune, in questa legislatura, di invertire la tendenza e dare gli strumenti necessari per il benessere del nostro personale, per la sicurezza del nostro personale. Quando oggi hanno pubblicato la circolare dell'esercito che richiamava determinati provvedimenti, forse è perché la coperta è corta; siamo impegnati in decine di missioni internazionali, siamo impegnati con la missione “Strade sicure”, siamo impegnati con la campagna pandemica, siamo impegnati con la sicurezza ambientale, perché mandiamo i nostri militi anche a controllare le discariche; a un certo momento, vogliamo riconoscere alle nostre Forze Armate i dovuti finanziamenti (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)?

Non faccio polemica, però, abbiate pazienza. Quando noi le lodiamo qui, dobbiamo ringraziarle sempre, e non dire “La corsa al riarmo…”. Ma riarmo di che cosa? Qual è il riarmo? L'Italia è vantata in tutto il mondo; l'avete detto voi, ci sono 21 conflitti del mondo, in molti dei quali le Forze armate italiane vanno con il ruolo di pacificatrici, per portare la pace. Come andiamo a pacificare il Libano e mantenervi la sicurezza, se non abbiamo le normali dotazioni? In Kosovo come andiamo?

Questo emendamento, purtroppo, sarà bocciato; abbiamo presentato un ordine del giorno in questo senso e c'è un testo unico che esamineremo in questo ramo del Parlamento, speriamo prestissimo, per riformare la legge n. 244 del 2012; non si tratta di una corsa al riarmo, perché, spiegata in questi termini, si tratterebbe di una cosa negativa; significa, invece, difendere la sicurezza nazionale, difendere, prima di tutto, i nostri operatori di sicurezza, che dovremmo sempre ringraziare (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Nessun altro chiedendo di intervenire, passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo 2-bis.0100 Delmastro Delle Vedove, con il parere contrario delle Commissioni, del Governo e della V Commissione (Bilancio).

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 29).

Passiamo all'emendamento 3.100 Migliore, su cui c'è una proposta di riformulazione; viene accettata la riformulazione. Nessuno chiedendo di parlare, passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 3.100 Migliore, nel testo riformulato, con il parere favorevole delle Commissioni e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 30).

Passiamo all'articolo aggiuntivo 3.0100 Corda. Ha chiesto di parlare la collega Corda. Ne ha facoltà.

EMANUELA CORDA (MISTO-A). Sì, grazie, Presidente. Anche questo è un emendamento che ho accolto; era una proposta sempre della Lega, che è stata ritirata, dopo che vi era stato un invito al ritiro. Si tratta di un emendamento che ritengo di buon senso, non ho neanche compreso perché sia stato ritirato, considerato che, comunque, vengono elargiti milioni e milioni di euro – anche se dicono vi sia mancanza di fondi - e non sappiamo neanche dove, come e perché. Considerato che parliamo di minori, di rifugiati, di coloro che dobbiamo accogliere e, in particolar modo, dei più fragili, qui c'è tutta una disciplina di gestione di questo flusso, in collaborazione con gli enti locali, con le famiglie, con le associazioni. Quindi, mi sembra una proposta articolata molto bene, che offre anche garanzie, in seno a una questione molto delicata che, in questo momento di grande confusione, rischia di aggiungere dolore al dolore, perché, attenzione, sappiamo che in questi flussi, che arrivano, tra l'altro, in maniera importante dall'Ucraina, ai profughi ucraini, si stanno aggiungendo anche tutti gli altri che erano bloccati al confine tra Polonia e Bielorussia, dei quali ovviamente non parla nessuno, quelli non erano considerati esseri umani degni di attenzione.

Adesso sono tutti lì, che chiedono giustamente ristoro e di essere assistiti, e noi abbiamo questo grande impegno, questa grandissima responsabilità e, appunto, considerato che parliamo di minori, ancor più siamo chiamati a dare una disciplina certa per la gestione di questa situazione, onde evitare anche che poi molti di questi minori possano magari non fare più rientro nella loro terra, rientro che auspichiamo tutti, ovviamente in tempi di pace, augurandoci che questa sporca guerra termini al più presto e non mieta più vittime. Ripeto, ritengo importante dare una lettura più approfondita, da parte di tutti, a questo emendamento che, comunque, era già stato considerato un buon emendamento, però, se non ricordo male, c'era forse un problema di copertura, ne era stato chiesto il ritiro e i colleghi presentatori, sempre in ossequio alle dinamiche di maggioranza, hanno ritirato anche quella che è un'ottima proposta emendativa; noi l'abbiamo fatta propria, e se c'è qualcuno che ha voglia di approvarla ci farà piacere.

PRESIDENTE. Nessun altro chiedendo di intervenire, passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo 3.0100 Corda, con il parere contrario delle Commissioni, del Governo e della V Commissione (Bilancio).

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 31).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo 3.0101 Delmastro Delle Vedove, con il parere contrario delle Commissioni, del Governo e della V Commissione (Bilancio).

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 32).

Passiamo all'emendamento 4.100 Ungaro. Ha chiesto di parlare il collega Ungaro. Ne ha facoltà.

MASSIMO UNGARO (IV). Presidente, grazie. Lo ritiro, ma mi consenta di rivolgere un invito al Governo. Sono presenti nei paesi limitrofi all'Ucraina decine di migliaia di cittadini italiani rappresentati dai Comites, Comitati italiani all'estero, che possono svolgere una grande funzione per canalizzare e organizzare i flussi dei rifugiati che arrivano dall'Ucraina, in Romania, in Ungheria, in Slovacchia, in Polonia, verso l'Italia. Quindi, l'invito è a dare un contributo economico a questi Comites, per questi progetti specifici. So che hanno già fatto una richiesta e, pertanto il mio invito al Governo è di dare seguito a questa richiesta.

Approfitto anche, Presidente, per mandare un pensiero ai tanti cittadini italiani che sono ancora in Ucraina; prima del conflitto erano 2.000, sappiamo che ne sono rimasti 300 e ve ne sono diverse decine bloccati, intrappolati in zone di conflitto. Quindi, credo che sia importante che l'Aula mandi un abbraccio ai nostri concittadini rimasti bloccati in zone di conflitto (Applausi dei deputati dei gruppi Italia Viva e Partito Democratico). Molti di loro hanno sposato donne ucraine, hanno creato famiglie, imprese. Dunque, rivolgo anche un augurio di buon lavoro all'ambasciatore Zazo e alla sua squadra, per cercare di portarli in salvo.

PRESIDENTE. Passiamo all'emendamento 5.100 Delmastro Delle Vedove. Nessuno chiedendo di intervenire, passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 5.100 Delmastro Delle Vedove, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 33).

Passiamo all'emendamento 5.101 Delmastro delle Vedove. Se nessuno chiede di intervenire, lo pongo in votazione.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 5.101 Delmastro delle Vedove, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 34).

Passiamo all'emendamento 5-bis.23 Vianello.

Ha chiesto di parlare il collega Vianello. Ne ha facoltà.

GIOVANNI VIANELLO (MISTO-A). Grazie, Presidente. In questo decreto, per volontà del Governo, è stato inserito un articolo 5-bis, che tratta del tema energia. Era previsto nel secondo decreto sulla crisi ucraina ed è stato inserito dal Governo in questo provvedimento. Questo escamotage del Governo, oltre ad essere una prassi abbastanza discutibile dal punto di vista del metodo, nel merito ha precluso alle Commissioni ambiente e attività produttive di discutere sul provvedimento. Peraltro, non è un provvedimento leggero, ma di una certa gravità, che porta questo decreto ad essere ulteriormente incostituzionale, proprio per la recente modifica alla Costituzione, in tema ambientale, degli articoli 9 e 41.

Per spiegarlo in poche parole, a prescindere dal livello di emergenza - a prescindere, quindi, dalla dichiarazione del livello di emergenza - le centrali a carbone potranno aumentare la produzione energetica, in deroga ai limiti di emissione nazionali e regionali. I piani sulla qualità dell'aria e addirittura le autorizzazioni integrate ambientali non varranno nulla; varranno solo le disposizioni di carattere europeo, quindi vi saranno limiti molto più alti. E, con riferimento a queste centrali, che comunque lavoreranno in perdita economica, il decreto prevede che i costi maggiori vengano poi in qualche maniera scaricati su altri tramite l'ARERA e, quindi, scaricati probabilmente sulle bollette dei cittadini.

Pertanto, deroga alle emissioni, costi scaricati sui cittadini per bruciare carbone: è davvero una disposizione fortemente incostituzionale e lo è ulteriormente con la nostra nuova Costituzione. Le centrali a carbone sono sette e sei non hanno mai smesso di funzionare: lavoravano al 10 per cento, ma ora potranno lavorare di più e massimizzare la loro produzione energetica. Ciò non solo crea una situazione di pericolo nei confronti dell'ambiente e della salute - incostituzionale per evidenti motivi - ma soprattutto vi saranno spese aggiuntive anche per i cittadini. È davvero inaccettabile perché - come già chiarito dall'intelligence italiana, dai servizi segreti tramite il rapporto che hanno fornito due settimane fa a questo Parlamento - anche con riferimento al rischio della diminuzione del flusso del gas russo, abbiamo comunque un'infrastrutturazione tale, una tale ridondanza, come viene descritta dai nostri servizi di intelligence, che non correremmo il rischio di avere dei problemi a livello stagionale.

Per cui con questa disposizione non si fa nient'altro che dare soldi pubblici dei cittadini direttamente alle centrali a carbone per bruciare in deroga - in deroga! – ai limiti sulle emissioni.

Direi che, dinanzi a questo tipo di emendamento, il Parlamento deve perlomeno prendere atto che la Costituzione è violata. Al riguardo, voglio vedere se c'è qualcuno che dice che non è così (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Alternativa).

PRESIDENTE. Non ci sono altre richieste di intervento, passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 5-bis.23 Vianello, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 35).

Passiamo all'emendamento 5-bis.19 Vianello.

Ha chiesto di parlare il deputato Vianello. Ne ha facoltà.

GIOVANNI VIANELLO (MISTO-A). Come dicevo nel mio intervento poc'anzi, queste disposizioni varranno a prescindere - a prescindere! - dalla dichiarazione del livello di emergenza.

Quindi, queste centrali a carbone bruceranno di più, senza una reale correlazione con il livello di emergenza. Noi in Italia abbiamo un piano di emergenza sul gas che prevede tre livelli: il livello di pre-allarme, il livello di allarme e il livello di emergenza. A prescindere dal livello, si darà modo alle centrali a carbone di bruciare e, quindi, di inquinare ulteriormente.

L'emendamento chiede semplicemente di sopprimere le parole “a prescindere dalla dichiarazione del livello di emergenza”. Quindi, l'articolo rimane tale e quale, però almeno c'è una correlazione tra l'emergenza - la vera emergenza - e l'aumento della produzione di energia dalle centrali a carbone. È abbastanza chiara come esposizione. Voglio capire per quale motivo il Governo ha espresso parere contrario, perché qui non si fa nient'altro che collegare l'aumento della produzione energetica delle centrali a carbone al livello di emergenza. Questo chiede l'emendamento, né più né meno.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Dori. Ne ha facoltà.

DEVIS DORI (MISTO-EV-VE). Grazie, Presidente. Noi voteremo a favore di questo emendamento, come abbiamo già votato in precedenza a favore del soppressivo di questo articolo 5-bis, perché secondo noi qui si sta andando davvero esattamente nella direzione opposta a quella che dobbiamo in realtà intraprendere.

Anziché sbloccare le autorizzazioni per le energie rinnovabili - il fotovoltaico, il solare e l'eolico - qui in realtà la maggioranza di Governo sta puntando sul gas, sul carbone, sull'olio combustibile. Ma la ciliegina sulla torta da parte della maggioranza viene messa con il comma 3, sostanzialmente derogando ai limiti stabiliti dalla legge nazionale rispetto alle emissioni in atmosfera.

Quindi, sostanzialmente, noi voteremo convintamente a favore di questo emendamento, come abbiamo già votato in precedenza per il soppressivo. Come Europa Verde, riteniamo davvero che l'articolo 5-bis, inserito all'interno di questo decreto, vada proprio nella direzione opposta e possa davvero salutare definitivamente la transizione ecologica nel nostro Paese.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Baroni. Ne ha facoltà.

MASSIMO ENRICO BARONI (MISTO). Grazie, Presidente, Io credo che quella degli onorevoli colleghi - del collega Vianello, in particolare, e del collega che mi ha preceduto - sia una denuncia molto grave, perché a questo punto non abbiamo capito (o almeno io non l'ho capito) per quale ragione, nel momento in cui l'emergenza dovesse terminare, nel momento in cui la guerra dovesse terminare, nel momento in cui dovesse ripartire l'economia, non valgano tutte quelle regole e le buone intenzioni che sono state definite rispetto alla transizione ecologica.

Allora, io credo che questo sia un formidabile black pass di cui avete fornito il Ministero della Transizione ecologica, addirittura con dei decreti delegati. Cioè, voi avete dato un black pass per poter fare carne da macello di tutte le disposizioni che faticosamente sono state messe in piedi da moltissimi anni per tutelare il nostro ambiente, Presidente.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Sarli. Ne ha facoltà.

DORIANA SARLI (MISTO-M-PP-RCSE). Grazie, Presidente. Intervengo solo per chiedere per quale motivo, rispetto a un articolo che inizia con “al fine di fronteggiare l'eccezionale instabilità”, poi non si possa accettare un emendamento in cui vogliamo sopprimere le parole “a prescindere dalla dichiarazione del livello di emergenza”. Se con questa emergenza andiamo in deroga a delle norme di tutela ambientale, a delle norme che con grande fatica andavano verso una transizione che non è mai nata, per quale motivo adesso, invocando un'emergenza, non possiamo dire che però quando l'emergenza non c'è questa norma possa non essere più valida?

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 5-bis.19 Vianello, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Colleghi, ribadisco che la mascherina è obbligatoria. Dovete coprire naso e bocca anche quando siete al telefono o quando parlate con altri colleghi.

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 36).

Passiamo alla votazione dell'emendamento 5-bis.20 Vianello.

Ha chiesto di parlare il deputato Vianello. Ne ha facoltà.

GIOVANNI VIANELLO (MISTO-A). Grazie, Presidente. Anche questo emendamento che abbiamo prodotto mira a coinvolgere un po' di più il Parlamento. Capisco che magari taluni vogliano rinunciare alle prerogative parlamentari e a far rispettare il Parlamento nei confronti della volontà del Governo, però perlomeno, quando il Ministro della Transizione ecologica adotterà questi atti per la riduzione del consumo del gas eccetera, che questi atti possano passare da un parere delle Commissioni competenti (perlomeno!). Inoltre, poiché Terna dovrà produrre un piano di massimizzazione dell'energia prodotta dalle centrali a carbone e questo verrà relazionato al Mite e all'ARERA, perlomeno che questo piano - insomma, questa informativa - venga fatta anche al Parlamento.

Cioè, non si sta chiedendo null'altro di portare a conoscenza il Parlamento. Non si sta chiedendo null'altro che il Parlamento in una Repubblica parlamentare possa valere qualcosa, possa contare qualcosa, possa dire la propria e possa valutare quello che succede, a maggior ragione perché questa disposizione - torno a ribadirlo - viola la Costituzione italiana negli articoli 9 e 41, con l'articolo 9 recentemente modificato anche da questo Parlamento (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Alternativa). Per cui è tutto qui!

Non capiamo o, meglio, abbiamo capito che il Governo non vuole il Parlamento davanti a queste decisioni, non vuole che il Parlamento sappia quello che il Governo sta facendo, però questo non è accettabile, colleghi. Presidente, questo non è accettabile! L'espressione contraria del Governo su questo emendamento è uno schiaffo non solo al Parlamento ma effettivamente alla nostra forma repubblicana, perché qui sembra che il Governo sia diventato quasi come in uno Stato di dittatura. Peso la parola, però è così. Non contiamo più niente! E allora che esiste a fare un Parlamento (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Alternativa)? Ecco perché poi i cittadini fuori giustamente dicono che i parlamentari non servono a nulla, perché poi al Governo noi diamo anche la possibilità di dire: “Sì, avete ragione”.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il collega Baroni. Ne ha facoltà.

MASSIMO ENRICO BARONI (MISTO). Grazie, Presidente. Io credo che anche questo emendamento sia frutto - si vede - di una riflessione se persino una persona come me, che non se ne intende e non approfondisce queste materie, è riuscita a capirne la portata. Io chiedo anche aiuto al collega Roberto Giachetti, che molto spesso - molto spesso! - interviene per ribadire la centralità del Parlamento. Si chiede semplicemente che questo black pass rispetto al livello di inquinamento che possono portare le centrali a carbone, a cui praticamente viene dato un liberi tutti, semplicemente passi questo decreto delegato che è incontrollabile, dato che sappiamo bene come siano incontrollabili - ma cogenti - i DPCM e tutti i decreti delegati…

PRESIDENTE. Concluda.

MASSIMO ENRICO BARONI (MISTO). …e allo stesso momento si chiede che la Commissione parlamentare competente possa esprimersi su quel DPCM. È solo questo Presidente, è solo questo! Bisogna iscriversi a Fratelli d'Italia per far passare un emendamento di opposizione?

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 5-bis.20 Vianello, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 37).

Passiamo alla votazione dell'emendamento 5-bis.22 Vianello.

Ha chiesto di parlare il deputato Vianello. Ne ha facoltà.

GIOVANNI VIANELLO (MISTO-A). Grazie, Presidente. Il prossimo emendamento prevede di inserire all'interno del testo proposto dal Governo che se in caso di emergenza ci troviamo a ridurre il consumo del gas per diversi motivi vi sia la riduzione di un grado di riscaldamento degli usi civili, l'incentivazione della sostituzione delle caldaie a gas rispetto alle pompe di calore, lo svolgimento di campagne di sensibilizzazione del risparmio nel settore elettrico e la soppressione degli sconti fiscali oggi garantiti ai consumi di gas per la mobilità.

Questa proposta non l'ho inventata io; essa proviene dall'Agenzia internazionale per l'energia. Il massimo ente che a livello mondiale si esprime sull'energia ha fatto un decalogo due settimane fa, un decalogo su cosa fare per diminuire la dipendenza dal gas russo. Questo decalogo è costituito da dieci punti molto chiari e uno è questo che ho riportato in questo emendamento. In nessuno dei 10 punti del decalogo la IEA scrive di aumentare la produzione delle centrali a carbone o a olio combustibile (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Alternativa) e ciò rappresenta come l'Italia e il Governo italiano siano non solo fuori dalla transizione ecologica o dalla propria Costituzione ma siano proprio fuori dal mondo, perché è ovvio.

Addirittura nelle considerazioni finali la IEA dice che aumentare la produzione elettrica da centrali a carbone o a olio combustibile non è stato inserito nel decalogo perché violerebbe palesemente qualsiasi road map sulla transizione ecologica. Qui, invece, il Governo fa l'esatto contrario, perché evidentemente - evidentemente! - l'interesse non è quello di andare verso una transizione ecologica; l'interesse è quello di continuare a tenere lo status quo delle fonti fossili, dei petrolieri e di chi gravita intorno a questo mondo delle fonti fossili bello vivo in Italia. Nel frattempo, però, affossa la nostra speranza e, soprattutto, riprendendo un passaggio scritto nella Costituzione proprio nella parte inerente all'articolo 9 per le generazioni future, questo Parlamento e questo Governo stanno facendo un danno alle generazioni future (Applausi dei deputati dei gruppi Misto-Alternativa e Misto-Manifesta, Potere al Popolo, Partito della Rifondazione Comunista-Sinistra Europea).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il collega Cabras. Ne ha facoltà.

PINO CABRAS (MISTO-A). In questi giorni alcuni governanti italiani stanno facendo una questua dei barili in giro per il mondo, facendo un intervento molto improvvisato e assolutamente imperfetto sull'approvvigionamento energetico dell'Italia. Questo si accompagna a situazioni come quelle che vengono messe in luce dall'emendamento, con le quali si deroga alla tanto promessa transizione ecologica. È impensabile in questo momento portare l'Italia e l'Europa intera verso una transizione ecologica senza un'energia della transizione stabile e sicura all'interno di un contesto di interdipendenza, che significa trovare un accordo di medio-lungo periodo con la Russia, che è un fornitore in questo momento inevitabile, perché per molti anni è stata sacrificata, in realtà, la capacità di diversificazione da parte dell'Italia e, quindi, tutti gli interventi attuali sono disorganici…

PRESIDENTE. Concluda.

PINO CABRAS (MISTO-A). …tardivi, pericolosi e portano a un peggioramento della condizione ecologica.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 5-bis.22 Vianello, con il parere contrario delle Commissioni, della V Commissione (Bilancio) e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 38).

Passiamo all'emendamento 5-bis.103 Fratoianni.

Ha chiesto di parlare il collega Fratoianni. Ne ha facoltà.

NICOLA FRATOIANNI (LEU). Grazie, signora Presidente. Intervengo adesso e considero questo un intervento riassuntivo dei quattro emendamenti a mia firma che seguono.

Credo che noi abbiamo un problema, è stato in parte argomentato da chi mi ha preceduto nel sostegno agli emendamenti che abbiamo appena votato: con questa guerra rischiamo di costruire anche nella nostra discussione, nella nostra iniziativa politica interna, quella che viene, talvolta con qualche leggerezza, definita un'economia di guerra. In questo caso, rispetto alla materia di cui si occupa questo articolo, questa economia rischia di travolgere uno degli aspetti più rilevanti della sfida che abbiamo di fronte, non solo nell'incrocio con la drammatica vicenda ucraina, ma nella sfida che abbiamo di fronte, più generalmente, rispetto alla necessità di costruire quella transizione ecologica che pure tutte e tutti definiamo come una scelta non più rinviabile.

Ricordo che questo Parlamento soltanto poco tempo fa ha adottato, credo all'unanimità o quasi, una modifica della nostra Costituzione che introduce la tutela dell'ambiente come questione fondamentale, in particolare in relazione alla tutela del futuro delle nuove generazioni. Questo articolo compie ora un errore drammatico perché, ancora una volta, dentro la fase più acuta di una crisi - e qui siamo di fronte ad una crisi particolarmente drammatica come quella che la guerra produce - produce come risposta a quella crisi, invece che un salto di qualità nella nostra capacità di costruire l'indipendenza dalle fonti energetiche che provengono dalla Russia, un salto di qualità fondato sull'implementazione delle energie rinnovabili in grado di ridurre il peso del ritardo che abbiamo accumulato con decenni di scelte sbagliate sul terreno delle politiche energetiche, un drammatico elemento di arretramento.

Credo che, proprio quando la crisi è più acuta, il tema non può essere quello che ci dice che, siccome abbiamo un'emergenza, allora azzeriamo tutto quello che stiamo facendo perché per rispondere all'emergenza vale tutto. Allora saltano i vincoli sulle emissioni, saltano tutti i passaggi che implicano un controllo degli istituti parlamentari, saltano tutte le norme, a cominciare dalle autorizzazioni ambientali integrate, e via discutendo. Salta tutto perché c'è l'emergenza. No, proprio di fronte all'emergenza occorre fare un'operazione esattamente rovesciata: investire sul futuro e sulla qualità di una politica che costruisca l'indipendenza nel segno della transizione ecologica. Questo è il senso generale degli emendamenti che ho presentato a questo articolo, e quindi non interverrò successivamente e chiedo naturalmente il voto a favore sui quattro emendamenti che seguono.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Vianello. Ne ha facoltà.

GIOVANNI VIANELLO (MISTO-A). Vorrei intervenire anche su questi emendamenti del collega Fratoianni, che è stato uno dei pochi parlamentari a sottoscrivere o a proporre emendamenti che in qualche modo vanno a tutelare l'ambiente e la salute.

In merito, per esempio, a quello di permettere alle centrali a carbone di poter bruciare di più, seppur in possesso di un'AIA, di un'autorizzazione integrata ambientale, il problema però è che questo articolo prende le AIA, le autorizzazioni integrate ambientali, e le straccia, perché è previsto chiaramente, ed è espresso al comma 3, che vengono derogati non solo i limiti di emissione nazionali o regionali, ma anche quelli stabiliti in via amministrativa. E l'AIA, così come la VIA, sono dei procedimenti amministrativi, per cui ulteriormente, rendiamoci conto: vengono fatte le AIA e vengono messe delle prescrizioni più severe perché molto spesso le centrali a carbone si trovano in siti di interesse nazionale da bonificare, cioè situazioni già critiche dal punto di vista ambientale e sanitario, e questo Governo ha deciso che le AIA non servono più a nulla, saranno carta straccia.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il collega Baroni. Ne ha facoltà.

MASSIMO ENRICO BARONI (MISTO). Grazie, Presidente. Se il collega Fratoianni lo consente, chiedo di aggiungere la mia firma agli emendamenti 5-bis.103, 5-bis.104 e 5-bis.101 Fratoianni.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la collega Sarli. Ne ha facoltà.

DORIANA SARLI (MISTO-M-PP-RCSE). Per sottoscrivere gli emendamenti a nome della componente Manifesta.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 5-bis.103 Fratoianni, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 39).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 5-bis.104 Fratoianni, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 40).

Passiamo all'emendamento 5-bis.101 Fratoianni.

Ha chiesto di parlare il collega Vianello. Ne ha facoltà.

GIOVANNI VIANELLO (MISTO-A). Grazie, Presidente. Vorrei qui controbattere le argomentazioni che il Premier Draghi ha utilizzato in quest'Aula, facendo intendere che noi siamo talmente legati al gas russo che, qualora succedesse qualcosa a questo flusso di gas, saremmo nella tragedia più totale. In realtà, nella Relazione sulla politica dell'informazione per la sicurezza che i servizi segreti danno al Parlamento - ce l'hanno consegnata la settimana scorsa -, i nostri servizi di intelligence hanno il Box 4 interamente dedicato alla transizione energetica e approvvigionamento di gas naturale. Sarebbe auspicabile andare a leggere la relazione, perché la nostra struttura di intelligence ci dice che la strutturale ed elevata dipendenza dalle importazioni di gas, superiore al 95 per cento, rappresenta dunque un elemento di significativa criticità per la sicurezza dell'approvvigionamento nazionale, la cui affidabilità risulta garantita da un'ampia e diversificata capacità di importazione e da una dotazione di infrastrutture di stoccaggio in grado di compensare la stagionalità della domanda, nonché eventuali problemi di funzionamento di un gasdotto o di un terminale di rigassificazione. In particolare, in attuazione del Regolamento (UE) 2017/1938, il sistema infrastrutturale italiano rispetta la cosiddetta formula N-1, ossia la capacità di soddisfare, grazie alla ridondanza, livelli di domanda molto elevati, anche in caso di interruzione della principale infrastruttura di importazione, ossia del gasdotto che trasporta i flussi in arrivo dalla Russia, fino al punto di ingresso di Tarvisio e che, nel 2021, ha veicolato il 38 per cento del fabbisogno nazionale.

Presidente, così come riconosciuto anche dalla nostra intelligence, in questo Paese si sta creando un clima per cui, dietro lo spettro e il terrore energetico, si stanno adottando politiche fortemente contro l'ambiente e contro la salute che non sono accettabili, così come non è accettabile il fatto che i costi aumentino senza alcuna logica e senza alcun controllo da parte del Governo, perché il Governo ha gli strumenti per controllare l'aumento delle bollette elettriche, ha gli strumenti per controllare l'aumento del costo della benzina e non lo fa. Contestualmente, invece, nel “decreto Bollette-bis”, 6 miliardi e mezzo di euro di soldi pubblici sono sussidi ambientalmente dannosi. È questa la volontà di questo Governo dietro l'emergenza e dispiace che nel Parlamento siamo in pochi a dirla questa cosa. Tutti gli altri, si sono rifugiati sotto la veste di Draghi (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Alternativa e di deputati del gruppo Misto).

PRESIDENTE. Non ho altre richieste di intervento, quindi, passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 5-bis.101 Fratoianni, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 41).

Passiamo agli identici emendamenti 5-bis.24 Vianello e 5-bis.102 Fratoianni.

Ha chiesto di parlare il collega Vianello. Ne ha facoltà.

GIOVANNI VIANELLO (MISTO-A). Presidente, con questo emendamento - mi fa piacere che anche il collega Fratoianni lo abbia proposto in maniera analoga - si chiede una cosa molto semplice, ossia che, nel caso in cui il Governo voglia aumentare la produzione delle centrali a carbone, anche senza alcun collegamento con la logica emergenziale, nel caso in cui si voglia tenere all'oscuro il Parlamento, ancora, come il Governo ha stabilito, di tutto quello che succede, per lo meno, lo ripeto, per lo meno vengano tolte le deroghe sui limiti alle emissioni, per lo meno! Cosa dobbiamo dire ai cittadini di Brindisi, ai cittadini pugliesi, laziali, liguri, sardi, del Friuli-Venezia Giulia o di Monfalcone, che già subiscono e hanno subìto per tanto tempo pesanti implicazioni dovute alle emissioni delle centrali a carbone? Cosa dovrete andare a dire? Che nel momento in cui potevate votare un emendamento che faceva salvi almeno, lo ripeto, almeno, i limiti sulle emissioni stabiliti, non dalle associazioni ambientaliste, ma dall'ISPRA, dall'ARPA, dal Ministero dell'Ambiente, vi siete girati dall'altra parte. Questo andrete a dire? Probabilmente, non lo direte, ma ci vuole anche un po' di dignità, quando si tratta di queste materie e mi dispiace che il Parlamento oggi non la stia dimostrando, la dignità (Applausi dei deputati dei gruppi Misto-Alternativa e Misto-Manifesta, Potere al Popolo, Partito della Rifondazione Comunista-Sinistra Europea).

PRESIDENTE. Non ho altre richieste di intervento, passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti 5-bis.24 Vianello e 5-bis.102 Fratoianni, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 42).

Passiamo all'emendamento 5-bis.21 Vianello.

Ha chiesto di parlare il collega Vianello. Ne ha facoltà.

GIOVANNI VIANELLO (MISTO-A). Siamo all'emendamento 5-bis.21, giusto, Presidente?

PRESIDENTE. Sì, siamo all'emendamento 5-bis.21.

GIOVANNI VIANELLO (MISTO-A). Perfetto. Anche questo è sui limiti di emissione, nel senso che l'emendamento vi sta dicendo: caro Parlamento, fa salvi almeno i limiti di emissione nazionali, i limiti della qualità dell'aria che fanno le regioni; le regioni fanno le Autorizzazioni integrate ambientali, per lo meno facciamole salve sulle emissioni. Questo vi sta chiedendo. Però, io vorrei portare l'argomento sul problema principale. Il problema principale in cui ci troviamo in questa situazione di ultra dipendenza di gas è che abbiamo perso vent'anni inutilmente a rincorrere prima il carbone pulito e poi il nucleare, bocciato dai cittadini con un referendum per la seconda volta. Abbiamo perso tempo. Poi arriva il Governo Monti e stabilisce che l'Italia deve diventare un hub del gas; una follia che il Parlamento di allora ha approvato, una follia, perché, non avendo idrocarburi nel nostro territorio, avendone pochissimi e comunque di qualità anche discutibile, non è possibile fare un hub del gas e, nonostante ciò, abbiamo riempito l'Italia di gasdotti e terminali GNL e senza utilizzarli, perché, poi, è questa la cosa allucinante: quello libico utilizzato ha avuto un calo del 73 per cento, quello algerino anche, ha 6 miliardi in meno di consumo rispetto alla capacità; lo stesso vale per i rigassificatori, se ne vorrebbero costruire altri, ma almeno riempiamo quelli esistenti, visto che un terzo dei rigassificatori è vuoto, vuoto (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Alternativa e di deputati del gruppo Misto)!

E, qui, invece, si sta continuando a parlare di fare nuovi rigassificatori, nuovi gasdotti, per legarci ulteriormente al gas! Quindi, anziché affrancarci dal gas, che è la causa del costo elevato delle bollette, Governo e Parlamento stanno dicendo: leghiamoci ancora più fortemente al gas, rimaniamo dipendenti a vita! La transizione ecologica non esiste, è diventata una pura propaganda, Presidente; non è accettabile. Però, la complicità del Parlamento, dinanzi a questi atti del Governo, quella sì che è davvero deprecabile (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Alternativa e di deputati del gruppo Misto).

PRESIDENTE. Nessun altro chiedendo di intervenire, passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 5-bis.21 Vianello, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 43).

Passiamo agli identici emendamenti 5-bis.100 Lucchini e 5-bis.105 Squeri, con il parere favorevole delle Commissioni e del Governo.

Ha chiesto di parlare il collega Vianello. Ne ha facoltà.

GIOVANNI VIANELLO (MISTO-A). Presidente, questo emendamento è a prima firma della collega Lucchini, ma, suppongo, considerato il parere favorevole, che sia di maggioranza, in realtà, e prevede sostanzialmente di utilizzare combustibili convenzionali anche dove si utilizzano, in teoria, bioliquidi per produrre energia. Anche questo è un arretramento, anche questo ci lega sempre di più alle fonti fossili, perché i combustibili normali sono quelli che inquinano e arricchiscono certamente alcune lobby, come fanno da vent'anni, e io non riesco a capire per quale motivo questo Parlamento, anziché andare verso la transizione ecologica, continui ad andare verso i fossili, si continuino a premiare le fonti fossili. Rendetevene conto, siete voi che state legando i cittadini alla dipendenza, non la situazione geopolitica nazionale, perché se si fosse veramente voluta creare un'indipendenza energetica, da vent'anni a questa parte si sarebbe investito seriamente nella riqualificazione energetica, quindi nella riduzione del consumo di energia aumentando la qualità, nella sostituzione del parco mezzi, delle auto, da quelle termiche a quelle elettriche, nelle colonnine di ricarica e in un trasporto pubblico locale efficiente che, magari, invogli i cittadini a non prendere l'auto, ma a utilizzare i trasporti pubblici locali.

Insomma, Presidente, lei lo sa, perché è quello che ci siamo sempre detti, però, io a quelle cose ci ho creduto e continuo a crederci. Mi dispiace fortemente che chi diceva quelle cose, oggi, invece, voti l'esatto contrario (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Alternativa e di deputati del gruppo Misto)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il collega Sodano. Ne ha facoltà.

MICHELE SODANO (MISTO). Grazie, Presidente. Intervengo, perché mi sembra opportuno sottolineare, nell'ignavia di questo Parlamento rispetto ai temi ambientali, il valore delle affermazioni del collega Vianello, che ci ha fatto capire veramente come questo decreto contenga al proprio interno una serie di norme che distrugge tutta quella narrativa che avete fatto fino adesso sulla transizione ecologica. Attraverso questo decreto vengono cancellati perfino tutti i limiti alle emissioni che rispondono agli obiettivi europei sulla transizione ecologica. Mi sembra assurdo che questi siano il Parlamento e il Governo della transizione ecologica e che non si spenda una sola parola in merito a questi temi sollevati dal collega Vianello. È assurdo, è imbarazzante; da cittadino italiano, mi vergogno di sedere in questo Parlamento (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Alternativa - Commenti).

PRESIDENTE. Colleghi… colleghi…

Ha chiesto di parlare il collega Massimo Enrico Baroni. Ne ha facoltà.

MASSIMO ENRICO BARONI (MISTO). Grazie, Presidente. Vorrei solo cercare di rasserenare gli animi, dicendo che il 23 luglio - nonostante l'atteggiamento estremamente negativo del collega Vianello nei confronti del Presidente del Consiglio Draghi - Draghi diceva: carissimo, se ti vaccini, non ti ammali, se ti vaccini non ti contagi, se invece non ti vaccini, ti ammali e muori. Queste erano le parole del Presidente Draghi. Quindi, non credo si possa pretendere così tanto dal Presidente del Consiglio Draghi, collega Vianello (Applausi di deputati del gruppo Misto).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la collega Lucchini. Ne ha facoltà.

ELENA LUCCHINI (LEGA). Sì grazie Presidente, come gruppo Lega, siamo molto soddisfatti del parere favorevole espresso dal Governo su questo emendamento, per due ragioni: la prima, perché garantiamo un maggiore approvvigionamento energetico, utilizzando ogni fonte disponibile, quindi, anche l'energia che proviene dal settore dei bioliquidi, seguendo anche quel principio del mix energetico che, oggi più che mai, serve all'Italia; secondo beneficio, tuteliamo le aziende italiane e, quindi, tuteliamo migliaia di posti di lavoro, in un momento così difficile per il settore produttivo del nostro Paese (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). Siamo molto soddisfatti del parere del Governo e speriamo che ci sia un appoggio della stragrande maggioranza del Parlamento (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Nessun altro chiedendo di intervenire, passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti 5-bis.100 Lucchini e 5-bis.105 Squeri, con il parere favorevole delle Commissioni e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 44).

Passiamo all'emendamento 5-bis.107 Siragusa.

Ha chiesto di parlare la collega Siragusa. Ne ha facoltà.

ELISA SIRAGUSA (MISTO-EV-VE). Grazie, Presidente. Vorrei chiedere a quest'Aula di considerare con attenzione questo emendamento, perché credo che il parere contrario non sia stato un parere di merito. Onestamente, non riesco a comprendere le ragioni di bocciare questo emendamento. Il comma 4 chiede che il Ministro della Transizione ecologica adotti le necessarie misure per incentivare l'uso di fonti rinnovabili. Questo emendamento chiede di semplificare i processi autorizzativi. Sappiamo che c'è un problema sui processi autorizzativi. Anche l'associazione Elettricità Futura, recentemente, ha chiesto che venissero sbloccati gli impianti. Quindi, non riesco a comprendere il parere contrario su questo emendamento e chiederei eventualmente di valutarlo nel merito e di cambiare parere.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il collega Vianello. Ne ha facoltà.

GIOVANNI VIANELLO (MISTO-A). Grazie, Presidente, ringrazio anche la collega Siragusa, che ha presentato un emendamento per lo meno in questa parte del decreto, quindi, è l'opposizione, però è sempre dell'opposizione, quindi, l'opposizione comunque c'è. Non possiamo dire altrettanto della maggioranza.

Quello che vorrei dire in merito a questo decreto è che noi ci asterremo per una motivazione molto chiara. Innanzitutto, perché gli atti adottati per la semplificazione dei processi autorizzativi spettano non al Ministero, ma al Parlamento. Al di là del metodo, nel merito sono previste diverse semplificazioni, anche con il “decreto Bollette-bis”, come lo volete definire, che non sono tutte in una logica di efficientamento, anzi creano presupposti un po' preoccupanti su cui ne discuteremo, quando arriverà. Il problema non è tanto la semplificazione, anche se, oggi, viene richiesta a gran voce. Abbiamo fatto 5, 6, 7 “decreti Semplificazione”, però si vuole ancora semplificare. Io metto solo in evidenza che nel 2011 la produzione da fonti di energia rinnovabili installate era 7 volte maggiore rispetto a quella odierna.

Allora, non c'era questa semplificazione, ma c'erano molti incentivi. Dunque, per favorire l'energia elettrica da fonte rinnovabile, forse, più che sulle semplificazioni che tolgono alla fine i vincoli paesaggistici, noi dovremmo lavorare sull'incentivazione, per permettere anche a chi non ha la capacità economica di affrontare queste spese di farlo tranquillamente per diventare lui stesso un po' meno dipendente dalle fonti fossili, un po' più libero di vivere la propria vita godendosi un ambiente un po' più pulito (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Alternativa).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il collega Fornaro. Ne ha facoltà.

FEDERICO FORNARO (LEU). Grazie, signora Presidente, invito il Governo a rivedere il parere. Rileggo il comma: “nell'ipotesi di cui al comma 2, il Ministro della Transizione ecologica adotta le necessarie misure per incentivare l'uso delle fonti rinnovabili”. La collega Siragusa e altri dicono: “e ulteriori interventi di semplificazione dei processi autorizzativi”. Credo che questo sia, tra l'altro, l'oggetto del nuovo decreto che si approverà questa settimana. A me sembra che si possa riflettere un attimo. Chiedo formalmente di accantonarlo, se la collega Siragusa è d'accordo, e poi, successivamente, di valutare l'opportunità di approvarlo.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il collega Romaniello. Ne ha facoltà.

CRISTIAN ROMANIELLO (MISTO-EV-VE). Grazie Presidente. Ringrazio intanto il collega Fornaro, per aver sostenuto le ragioni di questo emendamento, che, come Europa Verde, abbiamo presentato. Vorrei rivolgermi, in particolare, al Governo, per sollecitare questa riflessione, quindi, eventualmente, per cambiare il parere, visto anche la direzione che si sta prendendo, e poi per chiedere, diversamente, le ragioni del parere contrario. Credo che abbiamo il diritto di saperlo.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il relatore, deputato Giovanni Luca Aresta. Ne ha facoltà.

GIOVANNI LUCA ARESTA, Relatore per la IV Commissione. Sì Presidente, grazie, intervengo per rispondere agli intervenuti sul 5-bis.107, che non viene accantonato per il semplice fatto che la materia sarà trattata, nel complesso, in maniera degna e opportuna, all'interno di un nuovo decreto che sta per arrivare. È questa la finalità. In questa sede, sarebbe riduttivo affrontare una materia che ha bisogno di una discussione ampia e che sarà trattata a brevissimo da parte dell'Aula. Quindi, non si accantona per questo.

PRESIDENTE. D'accordo. Collega Fornaro, lei è già intervenuto, non può intervenire nuovamente. Se non ci sono altre richieste di intervento… Governo, prego.

MARINA SERENI, Vice Ministra degli Affari esteri e della cooperazione internazionale. Presidente, io posso accedere all'ipotesi dell'accantonamento. Ovviamente, la materia è di un'altra amministrazione, quindi, mi riservo di sentire l'opinione del Ministero competente, però non ho obiezioni particolari all'accantonamento di questo emendamento.

PRESIDENTE. D'accordo. Quindi, accantoniamo l'emendamento 5-bis.107 Siragusa e proseguiamo con l'emendamento 5-bis.106 Sut.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 5-bis.106 Sut, con il parere favorevole delle Commissioni e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 45).

Passiamo all'emendamento 5-ter.110 Delmastro Delle Vedove, che chiede di parlare. Ne ha facoltà.

ANDREA DELMASTRO DELLE VEDOVE (FDI). Presidente, lo ritiro.

PRESIDENTE. D'accordo.

Passiamo all'emendamento 5-ter.100 Raduzzi, che chiede di intervenire prego.

RAPHAEL RADUZZI (MISTO-A). Grazie, Presidente. In questo decreto, l'unico emendamento che verosimilmente è arrivato dal Ministero degli Affari esteri, quindi probabilmente dal Ministro Di Maio, l'unico emendamento che tratta, in modo anche tangenziale, il mondo delle imprese è il seguente. Cosa prevede questo emendamento, approvato in Commissione la scorsa settimana? Sostanzialmente, crea alcune condizioni per quanto riguarda il Fondo rotativo di microcredito, previsto già negli anni Ottanta per agevolare quelle imprese che fanno export nel nostro Paese, attribuendo condizioni di vantaggio a quelle aziende italiane che fanno export verso la Russia e l'Ucraina.

Ricordo a tutti che stiamo parlando, nel 2021, di cifre che si aggirano attorno ai 7 miliardi; vi sono comparti che verranno toccati molto pesantemente, vi sono regioni e territori che subiranno un crollo verticale nelle vendite, un aumento della disoccupazione; è, quindi, una situazione, oggettivamente da monitorare, sui cui occorre intervenire subito. Peccato che, al comma 3 di questo meraviglioso articolo, inserito la scorsa settimana, leggiamo che questo fondo si costituirà, tenuto conto delle risorse disponibili e dell'ammontare complessivo delle domande presentate.

Sostanzialmente, voi state facendo il gioco delle tre carte, perché, se non aumentiamo la capienza di questo fondo, stiamo semplicemente dando alle imprese che esportavano in Russia, togliendo contemporaneamente a quelle che esportano in Germania, in Giappone o nel resto del mondo.

Allora, noi facciamo una cosa molto semplice; agli amici dei 5 Stelle ricordiamo, ad esempio, che, in legge di bilancio, avete stanziato centinaia di milioni per l'editoria; sì, quel settore a cui volevate tagliare i fondi secondo il vostro programma elettorale (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Alternativa). Allora, non diciamo di toglierli tutti dall'editoria, per carità, diciamo solo che quegli aiuti aggiuntivi, quei crediti di imposta che avete dato nell'ultima legge di bilancio li togliamo e li mettiamo in questo Fondo che va verso le imprese che esportano e facciamo, secondo me, un favore a tutti, alle imprese, ai cittadini italiani. Spero che almeno questo emendamento di buonsenso abbia un voto favorevole da parte vostra.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 5-ter.100 Raduzzi, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 46).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo 5-ter.0102 Delmastro Delle Vedove, con il parere contrario delle Commissioni, del Governo e della V Commissione (Bilancio).

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 47).

Ha chiesto di parlare il deputato Fiano.

EMANUELE FIANO (PD). Scusi, Presidente, perché non faccia precedente, secondo me, prima abbiamo proceduto in maniera non coerente. Lei ha chiesto al relatore di esprimere il parere sull'accantonamento di un emendamento: il relatore ha dato parere contrario, mentre il Governo, in un intervento successivo, ha detto che era favorevole all'accantonamento. Io però non vorrei che facesse precedente, perché fa testo il parere del relatore; è il relatore che esprime i pareri sugli emendamenti, ai quali, se vuole, il Governo si confà o meno.

Vorrei che lei chiarisse che questo non fa precedente, perché ci potrebbero essere casi delicati nello svolgimento delle discussioni in Aula, nei quali si manifesta una divergenza. Può sempre succedere.

Adesso, mi auguro che, invece, nel merito si risolverà, però vorrei che lei pronunciasse a verbale che quanto successo non fa precedente perché colui che decide sull'accantonamento è il relatore; poi, il Governo può essere più o meno d'accordo.

PRESIDENTE. Collega, nel momento in cui è stata presa questa decisione si è vista l'interlocuzione tra il relatore e il Governo e un cenno (Commenti dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Italia Viva) del relatore in tal senso, però lascio la parola al relatore. Prego, relatore.

GIOVANNI LUCA ARESTA (M5S), Relatore per la IV Commissione. Presidente, io confermo quanto ho detto in precedenza; la materia sarà oggetto di una trattazione autonoma, attraverso un decreto che arriverà a brevissimo in Aula. Peraltro, la proposizione di quel tipo di emendamento ha bisogno di un'altra tecnica legislativa, che non è quella oggi indicata nell'atto che stiamo trattando. Per cui l'invito è, ovviamente, di ritirare la proposta emendativa ed eventualmente valutiamo un ordine del giorno, questo sì.

PRESIDENTE. Lei non è d'accordo sull'accantonamento, relatore?

GIOVANNI LUCA ARESTA (M5S), Relatore per la IV Commissione. Confermo quello che ho detto in precedenza (Commenti dei deputati del gruppo Italia Viva).

PRESIDENTE. Allora, lo mettiamo subito in votazione (Commenti dei deputati del gruppo Italia Viva)… Colleghi…

ROBERTO GIACHETTI (IV). Presidente! Presidente!

PRESIDENTE. Collega Giachetti, prego.

ROBERTO GIACHETTI (IV). Presidente, vorrei farle presente che il nostro Regolamento ancora non prevede che i nostri lavori siano regolati dai cenni; esistono le espressioni che rimangono a verbale, esiste esattamente quello che le ha spiegato l'onorevole Fiano, che non dovrebbe essere noto solo a lei, ma dovrebbe essere noto, in modo più generale, a chi accompagna la sua Presidenza.

Le faccio, però, presente, Presidente, che se il relatore mantiene il parere contrario - cosa che non era da mettere in discussione, perché i cenni non hanno titolo in quest'Aula, ma hanno titolo le espressioni che si agganciano alle regole - io le dico che sarei molto lieto che il relatore cambiasse opinione, perché sarebbe una cosa ragionevole che le considerazioni del relatore potessero essere confermate dopo una maggiore ponderazione, ma se appunto il relatore mantiene il parere contrario, si rimette il voto all'Aula e l'Aula deciderà liberamente qual è la soluzione migliore; non con i cenni, con i voti, con le parole e con le messe a verbale (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la collega Siragusa. Ne ha facoltà.

ELISA SIRAGUSA (MISTO-EV-VE). Ritiro l'emendamento e presenterò un ordine del giorno su questo tema, che mi auguro riceverà parere favorevole del Governo e del Parlamento.

PRESIDENTE. D'accordo, andiamo avanti.

Passiamo all'articolo aggiuntivo 5-ter.0101 Delmastro Delle Vedove.

Nessuno chiedendo di intervenire, passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo 5-ter.0101 Delmastro Delle Vedove, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 48).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo Delmastro Delle Vedove 5-ter.0108, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 49).

Passiamo all'articolo aggiuntivo 5-ter.0110 Delmastro Delle Vedove.

Ha chiesto di intervenire la relatrice Quartapelle Procopio. Ne ha facoltà.

LIA QUARTAPELLE PROCOPIO, Relatrice per la III Commissione. Sì, Presidente. Ora inizia una serie di emendamenti che richiedono una discussione approfondita. Se ci sono le intese tra i gruppi per chiudere la seduta alle 20, non credo che riusciamo a procedere, quindi chiederei di valutare di concludere qui la seduta.

PRESIDENTE. Se non vi sono obiezioni, così rimane stabilito. Interrompiamo, a questo punto l'esame del provvedimento, che riprenderà nella seduta di domani, a partire dalle ore 9,30.

Interventi di fine seduta.

PRESIDENTE. Passiamo agli interventi di fine seduta.

Ha chiesto di parlare la deputata Romina Mura. Colleghi, vi chiedo di uscire in silenzio, per permettere alla collega Mura di svolgere il suo intervento.

ROMINA MURA (PD). Grazie, signora Presidente. In un momento in cui la ripresa del Paese vacilla a causa dei contraccolpi di una guerra che, ancora una volta, cambia il corso degli eventi e le priorità dell'agenda politica, mi domando: il Paese può permettersi di spegnere i motori? E non utilizzo l'espressione “spegnere i motori” in senso figurato, con l'intento di lanciare suggestioni, ma nel significato letterale del concetto, perché se il Governo - in questo momento, il tavolo sul caro carburante è ancora in corso - non interverrà con misure adeguate e immediate sul caro carburante gli autotrasportatori italiani spegneranno il motore, come ieri hanno iniziato a fare quelli sardi, perché lo sa bene lei, Presidente, come lo so io, come lo sanno le famiglie italiane, così come le imprese: se il comparto dell'autotrasporto incrocia le braccia il Paese si ferma e si ferma sia nella sua quotidianità che nei suoi processi produttivi.

Quindi, io chiedo al Governo - lo ribadisco, così come sta facendo il gruppo del Partito Democratico e il Partito Democratico, anche in questa giornata - interventi adeguati, immediati e conseguenti rispetto all'ingiustificato aumento del prezzo del carburante; fra questi, il tetto massimo al prezzo del carburante, per esempio come stanno facendo altri Stati europei, l'ampliamento del credito d'imposta alla fine dell'anno e altre misure tese a compensare le difficoltà di famiglie e imprese. Bisogna raffreddare le tensioni che ci sono in diverse filiere, penso all'agroalimentare e alla pesca e bisogna poi attuare le misure strutturali, quelle emerse dal dialogo con le associazioni di categoria; serviva farlo ieri; facciamolo oggi, perché se andiamo oltre è davvero troppo tardi (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Maria Tripodi. Ne ha facoltà.

MARIA TRIPODI (FI). Grazie, Presidente. Io intervengo per dissentire rispetto a ciò cui abbiamo assistito, da un punto di vista storico, negli ultimi giorni. Sono accaduti due fatti molto gravi; la negazione, da parte dell'amministrazione del comune di Guidonia, dell'intitolazione di una strada a Maria Bergamas, madre del Milite ignoto, proprio nel centenario della ricorrenza dello stesso Milite ignoto; e, ieri, la decisione della Difesa di cancellare dai nostri Falcon il nome di Italo Balbo che, come tutti sappiamo, è il fondatore dell'Aeronautica militare.

Fatti vergognosi, signor Presidente, che, come appartenente al gruppo di Forza Italia, sento di condannare, di stigmatizzare, ricordando a chi li ha posti in essere che noi viviamo in un Paese che ha una storia e la nostra storia non si oscura sull'onda del politicamente corretto e delle mode del momento (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Gianfranco Di Sarno. Ne ha facoltà.

GIANFRANCO DI SARNO (M5S). Grazie, Presidente. Vorrei richiamare l'attenzione di quest'Aula sui nuovi record raggiunti dai listini dei carburanti. Aumenti senza sosta di benzina e gasolio: un rincaro del 17 per cento per la benzina e del 25 per cento del gasolio, che rischiano di mettere in ginocchio trasporto pubblico locale, aziende e famiglie. Stiamo assistendo a un aumento del prezzo dei carburanti ingiustificato, Presidente. “Non esiste una motivazione tecnica. È una spirale speculativa su cui guadagnano in pochi”; questo allarme è stato lanciato dallo stesso Ministro Cingolani sui costi divenuti decisamente insostenibili per le famiglie e le imprese.

Mentre lungo le strade d'Italia si moltiplicano le proteste dei TIR contro il caro carburante, il prezzo alla pompa ha superato da diverse settimane 1,8 euro al litro in media e in alcuni casi ha sfondato anche il tetto record dei 2 euro al litro. È insostenibile, Presidente!

Secondo quanto riportato dall'Agenzia delle dogane e dei monopoli, su mille litri di benzina si pagano 728 euro di accise e per il gasolio 872 euro. Le accise sulla benzina in Italia sono via via cresciute, portando queste tasse al secondo posto della classifica d'Europa. Sabato la Francia ha annunciato uno sconto di 15 centesimi al litro fino ad aprile e anche Berlino sta per annunciare un piano analogo. Proprio per questo motivo questa mattina ho presentato un'interrogazione al Ministro dell'Economia e delle finanze, auspicando da parte sua un'adozione in tempi rapidissimi di opportuni provvedimenti finalizzati a una drastica riduzione delle accise su benzina e gasolio, allo scopo di ridurre il prezzo al consumo di almeno il 10 per cento.

Concludo, Presidente. A farne le spese sono le parti più deboli della società, della nostra società. È inaccettabile questo aumento incontrollato!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Celeste D'Arrando. Ne ha facoltà.

CELESTE D'ARRANDO (M5S). Grazie, Presidente. Colgo l'occasione di ricordare a quest'Aula che oggi è il 15 marzo, giornata nazionale del Fiocchetto lilla. Voglio ringraziare anche in questa sede istituzionale tutte le associazioni, i cittadini e le cittadine, i ragazzi e le ragazze che portano avanti questa battaglia contro un male che spesso conduce alla morte di ragazze giovani e di ragazzi giovani, che non si trovano supportati e sostenuti da quelli che sono i presidi sul territorio. Quindi, è anche un monito, per noi istituzioni e per noi legislatori, per far sì che queste persone, queste ragazze e questi ragazzi, non si sentano più sole e si sentano accompagnate in un lungo cammino per uscire da un tunnel che spesso non vede la luce e non dà la possibilità di vedere la luce.

Ringrazio anche le colleghe che stamattina mi hanno accompagnato al convegno e il Presidente della Camera, Roberto Fico. Spero che tutti quanti saremo uniti nel portare avanti questa battaglia di civiltà e soprattutto di riconoscimento di quello che è il diritto alla salute (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Walter Verini. Ne ha facoltà.

WALTER VERINI (PD). Grazie, Presidente. Questa mattina a Perugia a ottant'anni è morto Francesco Mandarini. Giovane operaio della Perugina, protagonista di lotte sociali e sindacali, Mandarini divenne un dirigente politico di primissimo piano del Partito comunista e della sinistra dell'Umbria. A 28 anni fu eletto consigliere regionale, nel 1970, proprio all'alba del regionalismo, e ricoprì poi il ruolo di assessore fino a diventare presidente della regione dal 1987 al 1992.

La sua provenienza dal mondo del lavoro lo aiutò non solo a mettere al centro la lotta alle diseguaglianze ma anche i temi dello sviluppo, dell'impresa e della modernizzazione di quella regione, con un sostegno e una curiosità reali anche per esperienze sociali di grande importanza, e penso alla rivoluzione psichiatrica basagliana, che in Umbria trovò una primissima applicazione, o a esperienze culturali come, per esempio, Umbria Jazz.

Mandarini - vedo qui la Vice Ministra Marina Sereni, che, come me, ha condiviso tante esperienze in quella regione - guardava l'Umbria con visione innovativa e, anche in sodalizio forte con le idee e la personalità di un leader della sinistra come Pietro Ingrao, non perdeva di vista i grandi temi della pace e di un mondo più giusto.

Ho concluso, Presidente. Ricordo solo che, dopo la fine del suo impegno istituzionale, ricoprì il ruolo di presidente della società editoriale de il manifesto, giornale e ambiente politico-culturale a cui era sempre legato. La sua scomparsa è stata una perdita vera per la sua Perugia, per la sua Umbria e per la sinistra (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

Ordine del giorno della prossima seduta.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.

Mercoledì 16 marzo 2022 - Ore 9,30:

(ore 9,30 e al termine del punto 10)

1. Seguito della discussione del disegno di legge:

Conversione in legge del decreto-legge 25 febbraio 2022, n. 14, recante disposizioni urgenti sulla crisi in Ucraina. (C. 3491-A​)

Relatori: QUARTAPELLE PROCOPIO, per la III Commissione; ARESTA, per la IV Commissione.

2. Seguito della discussione dei disegni di legge:

Ratifica ed esecuzione dell'Accordo tra il Governo della Repubblica italiana e l'Istituto forestale europeo riguardante lo stabilimento in Italia di un ufficio sulla forestazione urbana, con Allegato, fatto a Helsinki il 15 luglio 2021. (C. 3318-A​)

Relatrice: DI STASIO.

Ratifica ed esecuzione della Convenzione di Stoccolma sugli inquinanti organici persistenti, con Allegati, fatta a Stoccolma il 22 maggio 2001. (C. 2806-A​)

e delle abbinate proposte di legge: MURA; BENEDETTI ed altri. (C. 531​-1360​)

Relatore: OLGIATI.

3. Seguito della discussione delle mozioni Meloni ed altri n. 1-00485, Fiorini ed altri n. 1-00598, Moretto ed altri n. 1-00599, Orrico ed altri n. 1-00600, Perego di Cremnago ed altri n. 1-00603 e Benamati ed altri n. 1-00604 concernenti iniziative a sostegno del settore della moda .

4. Seguito della discussione delle mozioni Molinari ed altri n. 1-00572, Porchietto ed altri n. 1-00580, Benamati ed altri n. 1-00582, Chiazzese ed altri n. 1-00583, Lollobrigida ed altri n. 1-00587 e Moretto ed altri n. 1-00595 concernenti misure a sostegno del comparto automobilistico .

5. Seguito della discussione del testo unificato delle proposte di legge:

BRUNO BOSSIO e MAGI; FERRARESI ed altri; DELMASTRO DELLE VEDOVE ed altri; PAOLINI ed altri: Modifiche alla legge 26 luglio 1975, n. 354, al decreto-legge 13 maggio 1991, n. 152, convertito, con modificazioni, dalla legge 12 luglio 1991, n. 203, e alla legge 13 settembre 1982, n. 646, in materia di divieto di concessione dei benefici penitenziari nei confronti dei detenuti o internati che non collaborano con la giustizia. (C. 1951​-3106​-3184​-3315-A​)

Relatore: PERANTONI.

6. Seguito della discussione del testo unificato delle proposte di legge:

FERRARI ed altri; DEIDDA ed altri; GIOVANNI RUSSO ed altri; DEL MONACO ed altri; DEL MONACO ed altri; FERRARI ed altri: Disposizioni di revisione del modello di Forze armate interamente professionali, di proroga del termine per la riduzione delle dotazioni dell'Esercito italiano, della Marina militare, escluso il Corpo delle capitanerie di porto, e dell'Aeronautica militare, nonché in materia di avanzamento degli ufficiali. Delega al Governo per la revisione dello strumento militare nazionale. (C. 1870​-1934​-2045​-2051​-2802​-2993-A​)

Relatori: ARESTA e FERRARI.

7. Seguito della discussione del testo unificato delle proposte di legge:

FIANO ed altri; PEREGO DI CREMNAGO ed altri: Misure per la prevenzione dei fenomeni eversivi di radicalizzazione violenta, inclusi i fenomeni di radicalizzazione e di diffusione dell'estremismo violento di matrice jihadista. (C. 243​-3357-A​)

Relatore: FIANO.

8. Seguito della discussione della proposta di legge costituzionale:

S. 865 - D'INIZIATIVA POPOLARE: Modifica all'articolo 119 della Costituzione, concernente il riconoscimento delle peculiarità delle Isole e il superamento degli svantaggi derivanti dall'insularità. (Approvata, in prima deliberazione, dal Senato). (C. 3353​)

Relatrice: ALAIMO.

(ore 15)

9. Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata .

(ore 16)

10. Informativa urgente del Governo sugli ultimi sviluppi del conflitto tra Russia e Ucraina.

La seduta termina alle 20.

SEGNALAZIONI RELATIVE ALLE VOTAZIONI EFFETTUATE NEL CORSO DELLA SEDUTA

Nel corso della seduta sono pervenute le seguenti segnalazioni in ordine a votazioni qualificate effettuate mediante procedimento elettronico (vedi Elenchi seguenti):

nella votazione n. 4 il deputato Romaniello ha segnalato che ha erroneamente espresso voto contrario mentre avrebbe voluto astenersi dal voto;

nelle votazioni nn. 6, 7, 24 e 25 il deputato Miceli ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario;

nella votazione n. 8 il deputato Morrone ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario;

nelle votazioni dalla n. 18 alla n. 23 la deputata Bilotti ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario;

nelle votazioni nn. 19, 36 e 44 la deputata Emiliozzi ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario;

nella votazione n. 28 il deputato De Lorenzis ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario;

nella votazione n. 29 la deputata Lorenzoni ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario;

nella votazione n. 30 il deputato Serritella ha segnalato che si è erroneamente astenuto mentre avrebbe voluto esprimere voto favorevole.

VOTAZIONI QUALIFICATE EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO

INDICE ELENCO N. 1 DI 4 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 13)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
1 Nominale Ddl 3491-A - em. 1.17 337 332 5 167 13 319 94 Resp.
2 Nominale em. 1.1, 1.2 340 336 4 169 13 323 94 Resp.
3 Nominale em. 1.4 355 352 3 177 17 335 91 Resp.
4 Nominale em. 1.3 361 356 5 179 13 343 91 Resp.
5 Nominale em. 1.5 365 364 1 183 19 345 90 Resp.
6 Nominale em. 1.6 364 361 3 181 15 346 90 Resp.
7 Nominale em. 1.7 374 368 6 185 15 353 90 Resp.
8 Nominale em. 1.8 377 369 8 185 17 352 89 Resp.
9 Nominale em. 1.9 377 371 6 186 16 355 89 Resp.
10 Nominale em. 1.10 369 362 7 182 15 347 89 Resp.
11 Nominale em. 1.11 354 347 7 174 13 334 89 Resp.
12 Nominale em. 1.14 368 366 2 184 21 345 88 Resp.
13 Nominale em. 2.4 351 348 3 175 13 335 100 Resp.

F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M = Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui é mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi é premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.

INDICE ELENCO N. 2 DI 4 (VOTAZIONI DAL N. 14 AL N. 26)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
14 Nominale em. 2.1 385 380 5 191 17 363 100 Resp.
15 Nominale art. agg. 2.0101 rif. 398 398 0 200 398 0 98 Appr.
16 Nominale em. 2-bis.50, 2-bis.101 394 382 12 192 27 355 98 Resp.
17 Nominale em. 2-bis.62 391 387 4 194 20 367 96 Resp.
18 Nominale em. 2-bis.69 387 382 5 192 20 362 96 Resp.
19 Nominale em. 2-bis.58 393 386 7 194 19 367 96 Resp.
20 Nominale em. 2-bis.65 394 388 6 195 18 370 96 Resp.
21 Nominale em. 2-bis.68 400 399 1 200 24 375 96 Resp.
22 Nominale em. 2-bis.61 397 392 5 197 20 372 96 Resp.
23 Nominale em. 2-bis.66 393 388 5 195 20 368 96 Resp.
24 Nominale em. 2-bis.59 396 393 3 197 21 372 96 Resp.
25 Nominale em. 2-bis.103 406 402 4 202 20 382 96 Resp.
26 Nominale em. 2-bis.104 394 388 6 195 24 364 96 Resp.


INDICE ELENCO N. 3 DI 4 (VOTAZIONI DAL N. 27 AL N. 39)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
27 Nominale em. 2-bis.108 403 399 4 200 50 349 95 Resp.
28 Nominale art. agg. 2-bis.029 397 397 0 199 29 368 94 Resp.
29 Nominale art. agg. 2-bis.0100 378 378 0 190 26 352 94 Resp.
30 Nominale em. 3.100 rif. 391 390 1 196 389 1 94 Appr.
31 Nominale art. agg. 3.0100 382 381 1 191 23 358 94 Resp.
32 Nominale art. agg. 3.0101 390 386 4 194 44 342 94 Resp.
33 Nominale em. 5.100 390 378 12 190 30 348 94 Resp.
34 Nominale em. 5.101 390 389 1 195 48 341 94 Resp.
35 Nominale em. 5-bis.23 391 391 0 196 23 368 94 Resp.
36 Nominale em. 5-bis.19 383 383 0 192 24 359 94 Resp.
37 Nominale em. 5-bis.20 387 387 0 194 24 363 94 Resp.
38 Nominale em. 5-bis.22 383 383 0 192 23 360 94 Resp.
39 Nominale em. 5-bis.103 375 374 1 188 26 348 94 Resp.


INDICE ELENCO N. 4 DI 4 (VOTAZIONI DAL N. 40 AL N. 49)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
40 Nominale em. 5-bis.104 378 378 0 190 24 354 94 Resp.
41 Nominale em. 5-bis.101 384 384 0 193 27 357 94 Resp.
42 Nominale em. 5-bis.24, 5-bis.102 381 380 1 191 29 351 94 Resp.
43 Nominale em. 5-bis.21 380 380 0 191 24 356 94 Resp.
44 Nominale em. 5-bis.100, 5-bis.105 372 372 0 187 341 31 94 Appr.
45 Nominale em. 5-bis.106 376 376 0 189 372 4 94 Appr.
46 Nominale em. 5-ter.100 359 358 1 180 14 344 94 Resp.
47 Nominale art. agg. 5-ter. 0102 369 365 4 183 34 331 94 Resp.
48 Nominale art. agg. 5-ter. 0101 367 365 2 183 42 323 94 Resp.
49 Nominale art. agg. 5-ter. 0108 369 368 1 185 30 338 94 Resp.