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Resoconto dell'Assemblea

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XVIII LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 652 di martedì 8 marzo 2022

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE FABIO RAMPELLI

La seduta comincia alle 9,35.

PRESIDENTE. La seduta è aperta.

Invito il deputato segretario a dare lettura del processo verbale della seduta precedente.

GIORGIO SILLI, Segretario, legge il processo verbale della seduta del 4 marzo 2022.

PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.

(È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Amitrano, Ascani, Baldelli, Barelli, Bergamini, Enrico Borghi, Boschi, Brescia, Brunetta, Butti, Carfagna, Casa, Castelli, Maurizio Cattoi, Cavandoli, Centemero, Cirielli, Colletti, Colucci, Comaroli, Davide Crippa, D'Inca', D'Uva, Dadone, Daga, De Maria, Delmastro Delle Vedove, Luigi Di Maio, Di Stefano, Dieni, Ehm, Fassino, Gregorio Fontana, Ilaria Fontana, Franceschini, Frusone, Gallinella, Garavaglia, Gava, Gebhard, Gelmini, Giachetti, Giacomoni, Giorgetti, Grande, Grimoldi, Guerini, Invernizzi, Iovino, Lapia, Liuni, Lollobrigida, Lorefice, Losacco, Lupi, Macina, Maggioni, Magi, Marattin, Marin, Melilli, Migliore, Molinari, Molteni, Morelli, Mule', Mura, Nardi, Nesci, Orlando, Paita, Parolo, Pastorino, Perantoni, Rizzo, Romaniello, Rosato, Rotta, Ruocco, Sasso, Scalfarotto, Schullian, Serracchiani, Carlo Sibilia, Sisto, Spadoni, Speranza, Suriano, Tabacci, Tasso, Tateo, Vignaroli, Vito, Raffaele Volpi, Zanettin e Zoffili sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.

I deputati in missione sono complessivamente 103, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna (Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna).

Organizzazione dei tempi di discussione dei disegni di legge di ratifica.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione dei disegni di legge di ratifica nn. 3318-A e 2806-A e abbinate.

Avverto che lo schema recante la ripartizione dei tempi è pubblicato in calce al vigente calendario dei lavori dell'Assemblea (Vedi calendario)

Discussione del disegno di legge: Ratifica ed esecuzione dell'Accordo tra il Governo della Repubblica italiana e l'Istituto forestale europeo riguardante lo stabilimento in Italia di un ufficio sulla forestazione urbana, con Allegato, fatto a Helsinki il 15 luglio 2021 (A.C. 3318-A​).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione del disegno di legge n. 3318-A: Ratifica ed esecuzione dell'Accordo tra il Governo della Repubblica italiana e l'Istituto forestale europeo riguardante lo stabilimento in Italia di un ufficio sulla forestazione urbana, con Allegato, fatto a Helsinki il 15 luglio 2021.

(Discussione sulle linee generali - A.C. 3318-A​)

PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali.

La III Commissione (Affari esteri) si intende autorizzata a riferire oralmente.

Ha facoltà di intervenire la relatrice, deputata Iolanda Di Stasio.

IOLANDA DI STASIO , Relatrice. Grazie, Presidente.

Chiederei di depositare la relazione, se è possibile.

PRESIDENTE. Certamente, è autorizzata a consegnare la relazione.

Ha facoltà di intervenire il rappresentante del Governo, che si riserva di farlo successivamente.

È iscritto a parlare il deputato Andrea Delmastro Delle Vedove, che non è presente in Aula e, quindi, si intende che vi abbia rinunziato.

Non essendovi iscritti a parlare, dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali, avvertendo che non si darà luogo alle repliche.

Il seguito del dibattito è rinviato ad altra seduta.

Discussione del disegno di legge: “Ratifica ed esecuzione della Convenzione di Stoccolma sugli inquinanti organici persistenti, con Allegati, fatta a Stoccolma il 22 maggio 2001” (A.C. 2806-A​) e delle abbinate proposte di legge: Mura; Benedetti ed altri (A.C. 531​-1360​).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione del disegno di legge n. 2806-A: “Ratifica ed esecuzione della Convenzione di Stoccolma sugli inquinanti organici persistenti, con Allegati, fatta a Stoccolma il 22 maggio 2001” e delle abbinate proposte di legge nn. 531 e 1360.

(Discussione sulle linee generali - A.C. 2806-A​ e abbinate)

PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali.

La III Commissione (Affari esteri) si intende autorizzata a riferire oralmente.

Ha facoltà di intervenire il relatore deputato Olgiati.

RICCARDO OLGIATI , Relatore. Grazie Presidente. Il provvedimento al nostro esame è diretto ad autorizzare la ratifica e a dare esecuzione alla Convenzione di Stoccolma sugli inquinanti organici persistenti POP, secondo l'acronimo inglese, entrata in vigore il 17 maggio 2004, già ratificata da 182 Stati, ivi compresi gli altri Stati membri dell'Unione europea.

La continua emissione di inquinanti organici persistenti e il loro rilascio nell'ambiente suscitano, infatti, grave preoccupazione, poiché essi comportano un rischio per la salute umana e per l'ambiente. Tali sostanze chimiche, la cui struttura è a base di carbonio, possiedono, infatti, una particolare combinazione di proprietà fisiche e chimiche tale che, una volta rilasciate nell'ambiente, esse persistono, cioè rimangono intatte per periodi di tempo eccezionalmente lunghi. Possono, inoltre, subire un trasporto a lungo raggio; di conseguenza, sono ampiamente distribuite nell'ambiente, anche molto lontano dal luogo di emissione e di rilascio, come risultato di processi naturali che coinvolgono il suolo, l'acqua e l'aria; si accumulano nel tessuto adiposo degli organismi viventi, compreso l'uomo, e si trovano in concentrazioni crescenti ai livelli più alti nella catena alimentare.

Per questi motivi, risulta indispensabile adottare provvedimenti globali per la tutela della salute umana e l'ambiente contro tali inquinanti e, quindi, si è deciso di affrontare il nodo dei POP attraverso un accordo internazionale sotto l'egida dell'ONU.

La Convenzione di Stoccolma definisce una serie di azioni, tra le quali il divieto della produzione, dell'utilizzo e della commercializzazione delle sostanze prodotte intenzionalmente (elencate nell'allegato A e nell'allegato B), la continua riduzione e, se possibile, la definitiva eliminazione delle emissioni delle sostanze organiche che si generano spontaneamente (elencate nell'allegato C) e l'adozione di misure per la riduzione o l'eliminazione di emissioni di POP provenienti dalle scorte e dai rifiuti. Tali elenchi sono stati aggiornati dalla Conferenza delle Parti nella sua ottava riunione, tenutasi dal 24 aprile al 5 maggio 2017.

Venendo ai principali impegni previsti dalla Convenzione, l'articolo 3 dispone l'eliminazione della produzione e dell'uso delle sostanze riportate nell'allegato A, e la limitazione della produzione e dell'uso delle sostanze riportate nell'allegato B. In entrambi i casi, sono salvaguardati i quantitativi destinati ad essere utilizzati per ricerche di laboratorio come campione di riferimento. In merito all'importazione e all'esportazione delle sostanze iscritte negli allegati, è prevista l'adozione di misure idonee a garantire che esse avvengano soltanto ai fini di smaltimento senza rischi per l'ambiente, in modo conforme alle indicazioni riportate nella Convenzione o per gli scopi consentiti dagli stessi allegati. Sono inoltre previste azioni volte a prevenire la produzione e l'uso di nuove sostanze con caratteristiche di inquinanti organici persistenti, nonché a introdurre nella regolamentazione nazionale, ove opportuno, i criteri per l'identificazione dei POP, di cui all'allegato D.

La Convenzione prevede, all'articolo 5, la definizione di un piano d'azione per la diminuzione e, se possibile, l'eliminazione delle emissioni non intenzionali di origine antropica delle sostanze di cui all'allegato C. Tale piano, da redigere a cura delle parti, contiene la valutazione della situazione esistente, dell'efficacia delle leggi e delle politiche per la gestione, le strategie di attuazione, le misure per la promozione dell'applicazione delle migliori tecniche disponibili e delle migliori pratiche ambientali e per la diffusione dell'informazione e dell'educazione. Sono previsti la revisione quinquennale dei risultati e il conseguente aggiornamento del piano d'azione.

La Convenzione prevede, inoltre, l'assunzione di ulteriori obblighi, tra i quali l'adozione di un Piano nazionale di attuazione, da trasmettere alla Conferenza delle Parti entro due anni dall'entrata in vigore della Convenzione, nei loro confronti, e da sottoporre periodicamente a revisione ed aggiornamento. Lo sviluppo di tale piano consiste nel predisporre inventari di sostanze organiche persistenti, soprattutto per quel che concerne la loro produzione, il loro uso e la loro commercializzazione, nell'identificare l'opzione più idonea per la gestione di tali sostanze e nell'individuare le proprietà nell'ambito degli obblighi da attuare.

È, altresì, previsto lo scambio delle informazioni riguardanti la produzione, l'uso e le emissioni di POP e le alternative esistenti. A tal fine, ogni Parte designa un punto di contatto nazionale preposto alla trasmissione delle informazioni. Il segretario della Convenzione agisce come punto di riferimento e di raccordo per la raccolta e la divulgazione di informazioni provenienti da ogni fonte governativa.

L'organo decisionale della Convenzione è costituito dalla Conferenza delle Parti, composta dai rappresentanti di tutti gli Stati che ne hanno effettuato la ratifica.

La Convenzione si riunisce in via ordinaria a intervalli regolari, ogni due anni, e alle sue riunioni possono partecipare, come osservatori, anche gli Stati che non sono parte della Convenzione, l'Organizzazione delle Nazioni Unite, con le sue agenzie specializzate, e l'Agenzia internazionale dell'energia atomica.

Durante le riunioni della Conferenza delle Parti, hanno diritto ad esprimere il proprio voto soltanto i rappresentanti che hanno ratificato la Convenzione.

Vado a concludere, Presidente. Mi preme segnalare che sono state presentate due altre iniziative legislative, aventi ad oggetto la ratifica e l'esecuzione della Convenzione di Stoccolma: la proposta di legge n. 531 della deputata Mura e la proposta di legge n. 1360 di iniziativa della deputata Benedetti ed altri.

Raccomando, in conclusione, una rapida approvazione del provvedimento che consentirà al nostro Paese di partecipare a pieno titolo ai lavori della Conferenza delle Parti e di esprimere il proprio voto in relazione ai programmi, alle attività e alle decisioni sottoposti all'approvazione della Conferenza, la cui prossima riunione si terrà dal 26 al 30 luglio prossimi da remoto e in presenza, a Ginevra, nel giugno dell'anno prossimo.

PRESIDENTE. Ha facoltà di intervenire il rappresentante del Governo, che si riserva di farlo successivamente.

Non essendovi iscritti a parlare, dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali, avvertendo che non avranno luogo le repliche.

Il seguito del dibattito è rinviato ad altra seduta.

Discussione della mozione Meloni ed altri n. 1-00485 concernente iniziative a sostegno del settore della moda (ore 9,45).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione mozione Meloni ed altri n. 1-00485 (Ulteriore nuova formulazione), concernente iniziative a sostegno del settore della moda (Vedi l'allegato A).

La ripartizione dei tempi riservati alla discussione è pubblicata nel vigente calendario dei lavori (Vedi calendario).

Avverto che sono state presentate le mozioni Fiorini ed altri n. 1-00598, Moretto ed altri n. 1-00599 e Orrico ed altri n. 1-00600 che, che vertendo su materia analoga a quella trattata dalla mozione all'ordine del giorno, verranno svolte congiuntamente. I relativi testi sono in distribuzione (Vedi l'allegato A).

(Discussione sulle linee generali)

PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali.

È iscritto a parlare il deputato Federico Mollicone, che illustrerà anche la mozione n. 1-00485 (Ulteriore nuova formulazione), di cui è cofirmatario.

FEDERICO MOLLICONE (FDI). Grazie Presidente. Onorevoli colleghi, rappresentante del Governo, la mozione a prima firma Giorgia Meloni e Fabio Rampelli, di cui oggi iniziamo l'iter, rappresenta la risposta che come forza politica vogliamo dare ai temi della transizione ecologica e digitale nel settore della moda e, più complessivamente, sulla creatività italiana.

Questa mozione vuole impegnare il Governo ad adottare iniziative per una più efficace politica di tutela ambientale dedicata al settore tessile e orientata ai temi della transizione verso un'economia circolare, con particolare riguardo a: incentivi; supporto finanziario alla creazione di una rete nazionale di recycling hub per la gestione e il riciclo degli scarti di lavorazione e dei rifiuti provenienti dalla raccolta differenziata della frazione tessile; politiche per la promozione della trasparenza e della tracciabilità delle filiere; supporto finanziario alla creazione e al potenziamento di impianti di trattamento delle acque reflue e dei fanghi di depurazione, derivanti dai cicli di nobilitazione tessile, attraverso tecnologie più avanzate per l'abbattimento dei carichi inquinanti; supporto alla ricerca di prodotti chimici a ridotto impatto ambientale, utilizzabili nei cicli di nobilitazione tessile.

La mozione impegna poi il Governo ad attivare, in ambito europeo, tutte le iniziative di competenza per prevedere lo stanziamento di fondi per la prima “settimana della moda” italiana, dedicata alla sostenibilità e all'innovazione, sul modello della Sustainable Fashion Innovation Society, che cura tra l'altro il Phygital Sustainability Expo, primo evento dedicato alla transizione ecosostenibile della moda attraverso l'innovazione tecnologica, a cui intendiamo dare sostegno e che si è tenuta lo scorso anno ai Mercati di Traiano e si terrà anche quest'anno in una analoga sede.

Si impegna il Governo ad attivare, quindi, iniziative di sostegno all'innovazione creativa, potenziando il credito di imposta per le attività di ricerca e sviluppo, relativamente al design e all'ideazione estetica, e sostenendo l'attività di realizzazione dei campionari e delle collezioni del settore tessile abbigliamento privi di poliestere, con contributi a fondo perduto.

La mozione impegna poi il Governo ad adottare iniziative per attivare strumenti agevolativi, come agevolazioni fiscali per periodi medio-lunghi, visto anche il grave fermo dovuto al COVID, e finanziamenti agevolati o contributi a fondo perduto per la riconversione di aree industriali.

La mozione impegna poi il Governo ad adottare iniziative per inserire, nei decreti attuativi di prossima adozione relativi al PNRR, il sistema moda come elemento di sviluppo dell'innovazione, della competitività, della transizione ecologica e della riduzione verde, mediante: attivazione di strumenti agevolativi a fondo perduto e crediti d'imposta per il supporto alla digitalizzazione di prodotti, collezioni e archivi aziendali; attivazione degli stessi strumenti anche per lo sviluppo della creatività veloce e potenziata della moda; sostegno alla virtualizzazione di fiere, di eventi promozionali, di workshop sui principali mercati internazionali; sostegno alla creazione di showroom virtuali e di piattaforme per favorire l'incontro tra domanda e offerta di articoli moda ecosostenibili.

Si impegna, poi, il Governo ad adottare le iniziative di competenza per integrare i programmi formativi al fine di includere il tema della sostenibilità e dell'innovazione responsabile per formare una nuova generazione di professionisti.

La mozione impegna, inoltre, a promuovere campagne di comunicazione per sensibilizzare i consumatori ad acquisti sostenibili. Questi sono impegni molto ambiziosi, ma danno il senso della visione che Fratelli d'Italia ha su ogni settore di cui si occupa il Parlamento, in particolare il settore della moda, inteso anche come innovazione e design (mi onoro di essere responsabile per l'innovazione del mio partito). Penso sia importante che ci sia una convergenza di tutte le forze politiche. Ringrazio il gruppo di Italia Viva per aver presentato un testo, che analizzeremo e speriamo ci possa essere anche una convergenza.

Vedete, colleghi, questa mozione rappresenta una strategia consapevole e lungimirante di preservazione e rafforzamento di un elemento cruciale per la competitività dell'industria italiana e di un tratto caratteristico della nostra cultura che, appunto, con il design può stimolare il rilancio dell'innovazione nazionale. Sono qui, quindi, a ribadire il ruolo moltiplicatore che la moda e il design hanno sull'ecosistema economico nazionale. Moda significa, infatti, tecnologia e creatività, quindi cultura e innovazione nel senso più ampio. Penso al sistema moda Italia, per il virtuosismo di aver creato un consorzio per il recupero del tessile. Per la sua portata attuale, al settore corrisponde una consistente produzione e, di conseguenza, una consistente generazione di problematiche anche di impatto ambientale, così come è emerso dall'ultimo World Economic Forum, secondo il quale l'industria della moda è il secondo settore più inquinante al mondo dopo quello petrolifero. Ogni anno, infatti, è responsabile del 10 per cento delle emissioni globali di CO2 e contribuisce alla dissipazione del 20 per cento delle risorse idriche totali nelle varie fasi lavorative, compresa naturalmente l'irrigazione delle colture tessili.

A livello mondiale una prima problematica concerne il rilascio e la diffusione di sostanze chimiche usate nel processo produttivo, causa primaria del deterioramento della risorsa idrica, in particolare nella contaminazione delle falde acquifere, oltre a effetti nocivi con conseguenze sulla salute dell'essere umano. Si stima che la produzione tessile sia responsabile di circa il 20 per cento dell'inquinamento globale dell'acqua potabile a causa dei vari processi a cui i prodotti vanno incontro, come la tintura e la finitura, e che il lavaggio di capi sintetici rilasci ogni anno mezzo milione di tonnellate di microfibre nei corsi d'acqua. Pensate: è l'equivalente di 50 miliardi di bottiglie di plastica! Il consumo di moda è molto diffuso poi nelle economie industrializzate, poiché la moda è fondata sulle tendenze e il prodotto ha un ciclo di vita molto breve che porta a un elevato accumulo di rifiuti spesso non biodegradabili. È l'abuso del fast fashion e su questo ci piace citare un illuminante frase del maestro dell'alta moda Capucci: “Siamo in un secolo di distruzione. Qua si crea per distruggere, così si ricompra. E si distrugge e si ricompra e si distrugge”.

Vedete, da tempo le filiere del tessile, della pelletteria, degli accessori, della calzatura e della moda tentano di trovare un punto di equilibrio nella coesistenza fra l'emergenza etica, ambientale e sociale e il legittimo sviluppo economico. L'attenzione ai temi della transizione ecologica non è solo una caratteristica produttiva, ma un'esigenza che deve coniugare in equilibrio le esigenze della sostenibilità con quelle dello sviluppo economico.

È lo stesso per la transizione digitale. I mega trend della trasformazione globale vanno affrontati per vincere la sfida della globalizzazione nel segno dell'innovazione. Soprattutto nel manifatturiero si prevede l'intensificarsi del processo di ibridazione delle professioni, per cui al tradizionale saper fare saranno sempre più associate capacità legate alla digitalizzazione e ad Industria 4.0. In questo contesto di trasformazione delle professioni risulterà fondamentale strutturare adeguatamente l'offerta formativa degli istituti professionali e rafforzare l'intera filiera dell'istruzione tecnica superiore. Un tema, questo, che Fratelli d'Italia ha già affrontato nelle Commissioni parlamentari in vari atti, anche con la collega Frassinetti in Commissione cultura. In Italia l'istruzione tecnica e professionale è spesso considerata una scelta di ripiego, la cenerentola della scuola, un percorso di minor prestigio e di qualità inferiore rispetto a quello liceale, che è sicuramente prestigioso e importante ma non è l'unica alternativa e soprattutto non serve all'industria nazionale. Le ragioni di questa opinione affondano nella storia della cultura del Paese, ma anche nell'attuale organizzazione degli indirizzi scolastici successivi alla scuola media. In particolare, la scuola professionale italiana, a differenza del resto d'Europa, continua a essere concepita come un percorso che non dà solide prospettive di prosecuzione degli studi, ma che si esaurisce con l'esame di maturità e di fatto prefigura l'immediato inserimento nel mercato del lavoro con esito di gran lunga prevalente se non, specie per i professionali, unico. Per modificare questa percezione negativa, diffusa fra le famiglie, occorre, dunque, mettere seriamente mano a una riforma dell'intera filiera tecnico-professionale, estendendola a un livello professionale e universitario. Colleghi, l'universo della moda si fonda sull'innovazione e, dunque, non prescinderà mai dall'evoluzione e dalla propensione all'utilizzo della tecnologia dei suoi addetti. Diventa, quindi, fondamentale per le aziende reperire talenti tra le nuove generazioni, con la predisposizione, da un lato, all'artigianalità e alla manualità e, dall'altro, alla conoscenza dei processi tecnologici e digitalizzati. La sfida rimane quella di proiettarsi verso il futuro attingendo alla conoscenza acquisita nel tempo. Fra le figure maggiormente richieste vi sono i tecnici capaci di utilizzare macchine di ultima generazione, di impostarle correttamente, di sfruttarne pienamente le potenzialità, ma anche di mediare con le conoscenze storiche sui materiali, sui metodi e sui tempi di realizzazione. Figure chiave diventano, quindi, i progettisti CAD in due e tre dimensioni e gli addetti alle macchine per il taglio, piuttosto che alle macchine di montaggio. La moda è sempre stata e sempre sarà una forma di autoespressione. La fusione di moda e tecnologia non fa altro che elevare questa capacità a livelli più alti, consentendo ai marchi di moda di promuovere i loro prodotti a chiunque, indipendentemente da taglia, età o sesso. Usare il 3D per adattare digitalmente i vestiti all'immagine di qualsiasi consumatore attribuirà un nuovo significato al termine di taglia unica.

Colleghi, poi c'è il design, altro tema di visione per Fratelli d'Italia. L'Italia, con quasi 34 mila imprese e 3 miliardi di fatturato, rappresenta il 15,5 per cento dell'intero sistema del design comunitario, collocandosi saldamente al primo posto per numero di imprese davanti a Germania e Francia. È un settore che va sostenuto e siamo la patria del design: basta ricordare la genialità di Gio Ponti che inventò il compasso d'oro, da qui il mestiere dell'inventore. Penso al legno arredo, molto attivo nel realizzare, già in fase di progettazione, i prodotti amici dell'ambiente attraverso la sperimentazione di nuovi materiali e il lavoro per integrare design e sostenibilità o anche al sistema generale della filiera del design industriale. Fratelli d'Italia chiede da sempre, contro la concorrenza sleale di Cina e India, dazi di civiltà. Chiediamo norme all'avanguardia in Europa per la tutela dell'ambiente e dazi di civiltà nei confronti dei prodotti importati da Stati che non rispettano gli standard occidentali di tutela dell'ambiente come la Cina, lo Stato più inquinante del mondo. Da qui, il paradosso cinese per cui anche lo Stato, che è egemone nel mercato dei prodotti per le rinnovabili e delle infrastrutture per le rinnovabili, produce con sistemi e con emissioni di CO2 come quelli del 1800.

L'alta industria culturale e creativa trova, quindi, la massima espressione nelle imprese che operano nei settori della moda, della gioielleria, del design, dell'ospitalità, della nautica e dei motori. Sono eccellenze italiane che muovono l'economia nazionale, con uno sguardo internazionale. Pensiamo al Rinascimento, un'originale creazione italiana, che è stato un fenomeno potentemente innovativo ed espansivo, in grado di dettare la linea in tutta Europa su stili e tecniche, arte e gusti. Pensate che era Venezia, con la sua eleganza, a dettare la moda dell'età moderna. Come indica il rapporto di Altagamma, uscito sul Corriere della Sera, la moda rappresenta un'industria di importanza cruciale per la Nazione. Con più di 100 miliardi di euro di valore, l'alta gamma italiana trascina filiere che contribuiscono a quasi il 7 per cento del PIL nazionale con più di 400 mila occupati, più l'indotto. Il “fatto in Italia”, come eccellenza, è un fiore all'occhiello della nostra industria e, al tempo stesso, un elemento centrale della nostra identità. Pensate che la nostra prima manifestazione nazionale - appena nato il gruppo di Fratelli d'Italia - fu a Prato, nel distretto cinese, proprio per contrastare la concorrenza sleale. È un patrimonio che deve essere nutrito e rafforzato anche con strumenti più forti nel contrasto all'illecito nella proprietà intellettuale. La nostra solidarietà va, quindi, a quelle aziende della moda che per le sanzioni sono ora in crisi, come la marchigiana Fabiani, che ha denunciato il blocco di 6 mila calzature che non può esportare, e anche quelli che consapevolmente, come i grandi brand del lusso, hanno voluto bloccare e hanno dovuto bloccare l'export. Infatti, come risposta all'attacco contro l'Ucraina i grandi marchi hanno attuato blocchi totali e parziali sul territorio russo - e ci mancherebbe altro, vista la solidarietà internazionale con l'Ucraina! - ma questo, ovviamente, provoca danni all'industria nazionale, anche della moda, e di questo il Governo dei migliori deve tenere conto.

Colleghi, mi fa piacere quindi terminare con una citazione di Coco Chanel: la moda non è un qualcosa che esiste solo sotto forma di abiti. La moda è nel cielo, nelle strade, la moda ha a che fare con le idee, il modo in cui viviamo e ciò che accade (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. È iscritta a parlare la deputata Fregolent, che illustrerà la mozione Moretto ed altri n. 1-00599, di cui è cofirmataria.

SILVIA FREGOLENT (IV). Signor Presidente, onorevoli colleghi, rappresentanti del Governo, ringrazio il collega Mollicone, per la sua esposizione della mozione di Fratelli d'Italia. Noi, come Italia Viva, abbiamo presentato una nostra mozione; ovviamente siamo disponibili a fare una sintesi tra tutti coloro che hanno presentato mozioni, perché penso che il mondo della moda oggi abbia bisogno di una risposta unitaria. Ne ha bisogno perché è un comparto da sempre universalmente ritenuto importante per il nostro Paese, è un simbolo della qualità, del saper fare dell'Italia, con un ruolo di città importanti come Roma e Firenze, per non parlare poi del palcoscenico internazionale e il ruolo conquistato da Milano con la Milano Fashion Week, che, negli anni, ha portato la città ad affermarsi come vera e propria capitale mondiale della moda, diventata ormai crocevia internazionale e luogo di massima espressione della moda italiana.

Il mondo della moda è il comparto manifatturiero che, sia in termini economici che occupazionali, è stato maggiormente colpito dalla recessione innescata dalla pandemia, nonostante la resilienza acquisita dallo stesso e grazie agli ingenti investimenti effettuati sul piano della digitalizzazione, innovazione e sostenibilità.

L'industria della moda è una filiera complessa, tessile, abbigliamento, pelletteria e calzature, che occupa 500 mila lavoratori e genera 80 miliardi di fatturato annui, pari all'8,5 per cento del totale dell'industria manifatturiera, con un indotto che solo per la settimana della moda vale circa 10 miliardi di euro e impegna 128 mila lavoratori, a conferma della forte attitudine del comparto ad amplificare il proprio valore aggiunto attraverso il coinvolgimento di professionisti, micro e piccole imprese.

La moda italiana, nel corso degli anni, si è distinta costantemente per una forte capacità innovativa, con tassi di crescita costanti, l'1,3 per cento circa, e per una strutturazione estesa e fortemente radicata sul territorio nazionale, che si articola a partire da una netta prevalenza di micro e piccole imprese fino alle griffe del lusso, passando per brand commerciali ad alta visibilità.

Quello della moda è stato uno dei comparti colpiti, come dicevo in precedenza, più duramente dallo scoppio della pandemia, con una contrazione delle vendite pari al 30 per cento solamente in Italia e una perdita complessiva del mercato mondiale pari a 50 miliardi di dollari, inesorabilmente riversati su tutta la filiera, fino al retail. Grazie al successo della campagna vaccinale, grazie alla ripartenza che il nostro Paese ha avuto, nel 2021 anche l'industria della moda ha vissuto una fase di crescita complessivamente in linea con i dati della ripresa economica del Paese. Oltre alla sfida della pandemia, l'industria italiana della moda sta facendo fronte, con convinzione, anche alla sfida della transizione energetica, attuando le buone pratiche per una moda circolare, che guardi a una produzione e a un consumo sostenibili, in cui i materiali e i prodotti vengono recuperati, riciclati e riutilizzati, riducendo sprechi ed emissioni e preferendo al fast fashion un modello di produzione che guardi e conservi qualità e ambiente nel medesimo piano di priorità.

La riduzione dei gas serra ha rappresentato, da subito, una priorità per la moda italiana, che, nel giro di pochi anni, ha portato a più che dimezzare i rifiuti tessili generati dal comparto, a recuperare più di 22 mila tonnellate di tessuti e aumentare fino al 75 per cento le componenti tessili rigenerate per indumento, anche grazie a un'attenta campagna di sensibilizzazione, volta a coinvolgere direttamente il consumatore nella raccolta dei capi non più utilizzati. L'industria della moda italiana ha risposto con convinzione anche alla sfida della delocalizzazione, mantenendo saldamente radicata sul territorio nazionale gran parte della produzione e riuscendo comunque a mantenere il proprio primato, nonostante la concorrenza delle produzioni estere, che tendono a fare affidamento su manodopera a basso costo e con livelli di tutela dei diritti dei lavoratori spesso scarsi o assenti.

Nonostante la pronta risposta dell'industria della moda a tali sfide, il comparto nazionale stenta ancora a ritornare ai livelli di crescita registrati prima della pandemia, con un fatturato complessivo che, rispetto al 2019, dimostra una perdita pari a circa il 7,8 per cento e si affaccia ai prossimi anni con profondi fattori di incertezza; tra questi vi è anche l'aumento dell'inflazione, che colpisce questo comparto in maniera diretta con un aumento dei prezzi della produzione e delle materie prime pari al 20,4 per cento su base annua e un aumento dei prezzi energetici pari al 70 per cento per le energie e al 105 per cento per il gas rispetto al primo trimestre del 2021. Questo aumento dei prezzi incide negativamente anche in generale sulle vendite, anche per la conseguente e forte contrazione del potere d'acquisto, e dunque della spesa discrezionale dei consumatori, che risentono di un aumento generale del livello dei prezzi pari al 5,7 per cento su base annua, ai massimi dal 1995. A questo si aggiunge anche lo scoppio, ahimè, della crisi ucraina, e al conseguente inasprimento delle sanzioni, cui ha fatto seguito una forte fase ribassista dei mercati, con la prospettiva di una contrazione del mercato mondiale dei luxury goods pari a circa 6-8 miliardi di euro e di una riduzione delle esportazioni dell'industria della moda italiana pari al 2 per cento. Tali dinamiche e l'incertezza che caratterizza l'attuale fase storica si traducono in un freno di consumi, dando vita a pressioni sulle catene del valore della moda che risentono di un generalizzato clima di sfiducia nel mercato e che mettono a rischio l'export, ossia ciò che tradizionalmente rappresenta un vero e proprio volano per la crescita della moda.

Per questo noi abbiamo chiesto che il Governo si impegni concretamente ad accompagnare la vocazione internazionale della moda italiana attraverso iniziative volte a promuovere il made in Italy, la sua tradizione, i percorsi di formazione, le linee di sviluppo che caratterizzano il settore, anche al fine di incentivare la fruibilità del settore moda e favorire l'avvio di sinergie che possano garantire il coinvolgimento di un pubblico sempre più vasto all'interno del fashion system; a favorire e supportare l'affermazione di numerosi talenti emergenti nel settore della moda attraverso la messa a disposizione di spazi, finanziamenti, percorsi formativi, nonché mediante la promozione di iniziative dedicate volte ad agevolare il dialogo tra associazioni maggiormente rappresentative e i principali marchi del settore, informazione e investitori; a supportare le iniziative adottate dalla filiera della moda per conseguire gli obiettivi di sostenibilità etica di economia circolare in tutte le fasi di collaborazione e promozione, così da favorire il rapido raggiungimento degli obiettivi della COP26 e valorizzare gli sforzi sostenuti in questi anni dal comparto per il conseguimento degli stessi; ad introdurre meccanismi di incentivazione per le imprese del settore che perseguono modelli di economia circolare e di circular by design, sia attraverso la produzione di prodotti durevoli e riparabili sia mediante la progettazione e la fabbricazione degli stessi in vista di un futuro di assemblaggio che ne favorisca riutilizzo e riciclo, promuovendo altresì le campagne di sensibilizzazione avviate dalle imprese della filiera in favore del corretto smaltimento o riciclo di prodotti; a prevedere meccanismi di sostegno finanziario per la filiera della moda, in tutte le sue sfaccettature, riconoscendo pari dignità a ogni fase di produzione, tenendo in debita considerazione il carattere complesso, esteso e articolato della stessa, nonché l'amplissimo numero di micro e piccole imprese che la caratterizzano.

Ovviamente noi siamo, come ho detto, disposti - e disponibili - a venire incontro ad un'unica mozione - sarebbe bello - di tutte le forze politiche, maggioranza e opposizione comprese, perché il mondo della moda ha bisogno di un sostegno concreto, considerato il periodo che ha affrontato, quello della pandemia, e quello che sta per affrontare, quello della crisi energetica e della guerra contro l'Ucraina.

Mi permetto di fare una chiusura che riguarda non direttamente il mondo della moda inteso come vestiario, ma, se vogliamo, un accessorio, il vetro, sapendo che Murano sta vivendo una crisi terrificante per colpa dell'aumento del gas. Non è colpa di nessuno, abbiamo avuto un blocco della produzione nel 2020 a causa della pandemia. Il recupero della produzione ha fatto schizzare in alto i prezzi delle materie prime e oggi la guerra alle porte dell'Europa non fa che aggravare questa situazione. Le vetrerie non riescono più a resistere al pagamento delle bollette; una bolletta, in media, è passata da 30 mila euro al mese a 120 mila, e non ciò è sostenibile.

Quindi veramente - lo chiedo perché chi conosce la bellezza del vetro di Murano non può lasciare che quel comparto muoia - domando a lei, in rappresentanza del Governo e sapendo la sua sensibilità, considerato che noi ci conosciamo da molto tempo e, so onorevole Pichetto, quanto lei sappia di economia e quanto sia sensibile ai nostri prodotti del made in Italy, di riferire, veramente, questo grido d'aiuto al Presidente Draghi, perché quella di Murano è un'eccellenza che noi non possiamo perdere. Purtroppo, è uno dei prodotti made in Italy che spesso viene imitato da altri Paesi, Cina compresa, ma soltanto chi non conosce la bellezza del nostro prodotto si può fare ingannare, perché basta fare un giro in quelle vetrerie e vedere la fatica e il calore che ci sono nelle fornaci per capire l'importanza che hanno per la salvaguardia di una tradizione antica, che nasce dalla moda di utilizzare il vetro al posto delle pietre preziose; dall'inizio di tale tradizione in poi cosa non è successo con quelle pietre? Basta osservare i quadri di Tintoretto, di Tiziano; si vede ancora la bellezza dei primi vasi, che vengono riprodotti ancora adesso, con la stessa maestria e la stessa capacità, da artigiani fantastici, sempre più difficili da trovare, perché il mercato è sempre più complesso, è difficile continuare soprattutto perché molte fornaci hanno chiuso.

Mi permetto di concludere il mio intervento su questa mozione sulla moda con un focus, appunto, sul vetro, perché entrambi questi importanti settori industriali - e artigianali, nel contempo - del nostro Paese, hanno bisogno di un aiuto profondo. Le chiedo veramente la cortesia di suggerire al Premier Draghi di fare un focus puntuale su Murano, affinché le eccellenze italiane non vengano disperse.

PRESIDENTE. È iscritta a parlare la deputata Angela Masi, che illustrerà anche la mozione n. 1-00600, di cui è cofirmataria.

ANGELA MASI (M5S). Grazie, Presidente. Colleghe, colleghi, rappresentanti del Governo, oggi discutiamo, tra le altre, la mozione del MoVimento 5 Stelle a prima firma Orrico, che mira a dare supporto a un settore fondamentale per la nostra economia come quello della moda, un settore che ha subito, come e più di altri, le conseguenze della crisi pandemica e che ha bisogno assoluto di una strategia di sostegno e potenziamento, a medio e lungo termine. Voglio riportare alcuni numeri che mi sembrano essenziali per inquadrare il fenomeno. Nel nostro Paese, la filiera della moda è estesa e articolata, caratterizzata da una fase produttiva in cui prevalgono le piccole e medie imprese e una fase finale, post-produzione, operata in prevalenza dai grandi marchi. Nella filiera sono occupati quasi 500 mila addetti, di cui oltre il 66 per cento in circa 55 mila piccole e micro imprese. Siamo il primo Paese europeo per numero di occupati in questa particolare area: nelle sole cinque regioni che trainano il settore, parlo di Toscana, Marche, Emilia-Romagna, Veneto e Lombardia, sono occupate 227 mila persone in micro e piccole imprese, ossia il 25 per cento in più delle omologhe imprese di Spagna, Germania e Francia. Inoltre, nel sistema moda italiano operano 36 mila imprese artigiane, che danno lavoro a 158 mila addetti. Solo questi numeri dovrebbero darci un quadro del peso del settore moda che, infatti, con un fatturato che supera gli 80 miliardi di euro, rappresenta l'8,2 per cento dell'industria manifatturiera italiana.

È un settore ad elevata vocazione artigiana, caratterizzato da una forte interrelazione tra imprese e un'elevata capacità di innovazione e specializzazione. Non a caso, i prodotti della moda italiana sono esportati in tutto il mondo; il marchio “made in Italy” è sinonimo di eccellenza, apprezzato e ricercato da tutti i consumatori stranieri. Non solo, vorrei fare un accenno, brevemente, anche ad altri due aspetti molto importanti, legati agli sviluppi del settore; parliamo di transizione ecologica e tecnologica. Infatti, il settore della moda italiano ha dimostrato di essere all'avanguardia; l'industria della moda è stata una delle prime a concentrarsi sul tema della tecnologia, basti pensare che il 7 per cento della spesa per ricerca e sviluppo nell'industria manifatturiera italiana viene realizzato proprio nel comparto moda. Riguardo al riciclo e al riuso, quindi all'aspetto ecologico, è in atto, ormai da diversi anni, una riconversione della filiera produttiva, in un ottica di circolarità. La quota di riciclo e riuso del materiale tessile è raddoppiata, se pensiamo al decennio 2007-2017, raggiungendo il 13 per cento della raccolta differenziata.

Sono tutti aspetti, chiaramente, che dovremo necessariamente incentivare e potenziare. Nonostante questo trend positivo, però, a partire dal 2020, il settore dell'abbigliamento e degli accessori ha subìto un contraccolpo pesante, a seguito della crisi pandemica, soffrendo perdite seconde per dimensione soltanto a quelle del settore ricettivo e del turismo, che sappiamo come è messo in questo periodo. Nel 2020 si è registrato un crollo dei ricavi del 21,2 per cento, con minori vendite per 17,9 miliardi di euro. Nei 13 mesi della pandemia, da marzo 2020 a marzo 2021, la perdita di fatturato rispetto ai 13 mesi precedenti è salita a 20,6 miliardi di euro, ma sono diminuite anche le esportazioni, meno 11,2 miliardi di euro nel 2020, pari a una caduta del 19,5 per cento, quasi il doppio rispetto alla media del fatturato.

Secondo i dati più recenti diffusi da Confartigianato, a fronte di una produzione manifatturiera nazionale in crescita che, grazie al rimbalzo del più 13 per cento nel 2021 ha quasi completamente recuperato i livelli di attività pre-pandemia, il settore della moda rimane, però, in pesante ritardo. La pelle segna un calo di produzione del 18,6 per cento rispetto a due anni fa e l'abbigliamento addirittura del 35,4 per cento. L'intensificazione delle vendite tramite le piattaforme digitali chiaramente ha aiutato una piccola parte delle imprese, l'11,6 per cento del totale, a dare continuità a quel business, garantendo la sussistenza di un giro di affari minimo, ma, allo stesso tempo, la migrazione verso soluzioni digitali potrebbe minare l'occupazione del settore, mettendo a rischio soprattutto alcuni lavoratori, come gli addetti alle vendite al dettaglio. Se la ripresa delle attività produttive sta registrando, lentamente, un aumento delle ore lavorate, ciò non si sta traducendo in una maggiore occupazione: il 32 per cento delle imprese prospetta addirittura livelli occupazionali più bassi nei prossimi mesi.

Nel contesto post-pandemico, dunque, il settore della moda si trova di fronte a sfide nuove e a profondi cambiamenti strutturali e, in questo contesto, rivestono un'importanza cruciale tematiche come digitalizzazione e sostenibilità che, come accennato in precedenza, vedono il settore della moda in prima fila. L'industria della moda, come sappiamo, è altamente inquinante: si stima che l'industria dell'abbigliamento sia responsabile del 6,7 per cento delle emissioni globali, mentre quella calzaturiera dell'1,4 per cento. Oltre alla produzione e lavorazione della materia prima, pesano anche le abitudini di consumo, che hanno portato a un aumento spropositato di rifiuti tessili. A partire da quest'anno, l'Italia ha introdotto l'obbligo di raccolta differenziata dei prodotti tessili, con un target di recupero del 100 per cento. Nell'ambito del Piano nazionale di ripresa e resilienza sono previsti investimenti specifici per potenziare la raccolta differenziata e gli impianti di gestione, contribuendo al raggiungimento di questo obiettivo. È un bene che i consumatori siano sempre più consapevoli e attenti alla sostenibilità della produzione e alle condizioni di lavoro degli addetti nelle filiere. Anche la digitalizzazione potrà favorire questo percorso, portando innovazione al sistema moda lungo le diverse fasi, dalla produzione al consumo. Tecnologie come l'intelligenza artificiale, la realtà aumentata, la blockchain, consentiranno di ridurre i costi di produzione e i rifiuti generati, di semplificare la catena di fornitura e migliorare anche la tracciabilità di ogni fase di vita di un prodotto. Inoltre, abbiamo già parlato delle vendite online, ma la tecnologia promette, a breve termine, di offrire esperienze innovative di shopping anche nei negozi fisici.

Insomma, ci troviamo di fronte a una vera rivoluzione e, al contempo, a una sfida enorme, che dovremo saper gestire e, dunque, non subire e, soprattutto, che va regolata e incentivata attraverso interventi precisi e una strategia chiara.

Per questo questa mozione, oggi in discussione, riveste un'importanza cruciale in merito alle decisioni che siamo chiamati ad adottare, nel quadro di una strategia di sostegno e di potenziamento del settore moda. Innanzitutto, sarà fondamentale che il Governo avvii l'iter di approvazione del provvedimento riguardante le filiere del turismo e della cultura, collegato alla legge di bilancio per il 2020, rimasto bloccato a causa dello scoppio della pandemia.

In questo modo sarà possibile rendere operativo, nel più breve tempo possibile, il Piano strategico per le imprese culturali e creative e assicurare al settore un supporto finalmente pieno e concreto.

La mozione, poi, vuole impegnare il Governo a una serie di interventi normativi, atti a rendere ancora più forte ed efficace il sostegno al settore. Mi soffermerò brevemente su alcuni punti. In primis, troviamo che sia assolutamente necessario supportare le imprese italiane, in particolare le micro, piccole e medie imprese, sul fronte dell'internazionalizzazione, con ulteriori interventi che vadano ad affiancarsi alle misure già previste dal Patto per l'Export e dal Piano straordinario per il made in Italy. Allo stesso tempo vanno, altresì, tutelati e sostenuti i nostri marchi storici. Inoltre, vanno previste agevolazioni per l'acquisizione, da parte di imprese nazionali, di aziende titolari di marchi storici in crisi, al fine di tutelarne la proprietà industriale.

Un ulteriore impegno dovrà essere preso per supportare, attraverso incentivi di carattere sia finanziario sia fiscale, la nascita di nuove imprese, nonché il passaggio dalla micro attività artigianale locale a realtà imprenditoriali di maggiori dimensioni, nella prospettiva di un'evoluzione verso veri e propri distretti produttivi della moda. In questo ambito rientra anche il lavoro di promozione della collaborazione tra università e la filiera dell'artigianato-moda per incentivare l'adozione di modelli innovativi e sostenibili.

Per quanto riguarda le nuove tecnologie sarà fondamentale, poi, predisporre una misura che agevoli l'inserimento nel settore di strumenti digitali, attraverso sostegni per investimenti e percorsi formativi ad hoc.

In tema di sostenibilità, invece, andranno fatti ulteriori sforzi per incentivare gli investimenti in nuovi punti vendita e servizi coerenti con le logiche dell'economia circolare. Bisogna incentivare gli investimenti in tecnologie capaci di ridurre le emissioni nocive e le aziende più virtuose vanno segnalate attraverso un marchio di sostenibilità, assegnato sulla base di target e di criteri ambientali raggiunti. Per fare tutto questo, ovviamente, ci sarà bisogno di infrastrutture e di una strategia nazionale per prevenire la produzione di rifiuti tessili e potenziare la raccolta differenziata e il recupero di materia degli scarti di lavorazione.

Infine, bisognerà puntare sulla tecnologia anche per introdurre sistemi di tracciabilità e di etichettatura obbligatoria degli abiti e promuovere investimenti nella ricerca di tessuti e prodotti più sostenibili in tutte le fasi del ciclo di vita.

Si tratta di obiettivi ambiziosi, lo sappiamo, ma col tempo inderogabili. Le nostre imprese chiedono allo Stato un supporto dopo un periodo di crisi lunghissimo che ha lasciato segni profondi sul nostro tessuto produttivo e manifatturiero. Inoltre, abbiamo dei doveri anche dal punto di vista ambientale, che non riguardano soltanto la costruzione di un Paese più sano per i nostri figli, ma la necessità di un cambio di approccio che punti decisamente a nuovi modelli di sviluppo, innovativi e sostenibili. Ciò vuol dire sostenere la nostra economia, dare al Paese una prospettiva di crescita e alle nostre aziende strumenti per affrontare quelle sfide globali, garantendo però quel giusto livello di competitività: un impegno che questo Parlamento deve assumersi senza alcuna reticenza, e il MoVimento sarà da quella parte.

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Serse Soverini. Ne ha facoltà.

SERSE SOVERINI (PD). Grazie, Presidente. Io vorrei intervenire sul tema. Molte cose sono state dette dai colleghi che mi hanno preceduto in termini di dati, di andamento del settore, di macrodati. Intanto vorrei intervenire dichiarando da subito la nostra disponibilità a occuparci di un settore, come quello della moda, che ricopre un ruolo importantissimo, perché 97 miliardi di fatturato annui sono una cifra importantissima ed è anche un settore che ha un impatto occupazionale di grande rilevanza, di cui dobbiamo tenere conto.

È un settore che definisce il profilo del nostro Paese nel mondo, vi è un brand riconosciuto e incontestabile, l'essenza del made in Italy, non c'è dubbio. Ed è un settore che ha al suo interno livelli diversi di competenze che sono rilevantissimi. Quindi, è un patrimonio: il settore della moda è un patrimonio nazionale, perché - lo possiamo dire - appartiene al nostro Paese più di quanto appartengano alla nostra immagine altri settori.

È stato richiamato ciò che possiamo fare sia in termini di urgenza, sia in termini di prospettive del settore per rispondere alla crisi - qualcosa è stato fatto con i crediti di imposta e con altri ristori - che il settore stesso ha subito con il COVID, enorme e devastante, e adesso con il rincaro delle materie prime. Questi sono problemi sui quali dobbiamo sicuramente intervenire in modo immediato in termini di sostegno e sempre nell'ottica, che ho detto all'inizio, di responsabilità complessiva di tutto il Parlamento, perché qui nessuno si può tirare indietro. Però vi sono anche discorsi strategici da fare: dobbiamo iniziare a vedere questo settore in prospettiva.

E allora, siccome sono state richiamate le competenze, sulle competenze noi stiamo facendo uno sforzo molto intenso, in particolare su quelle professionalizzanti. Prima sono stati citati gli ITS: sugli ITS siamo impegnatissimi - non impegnati, impegnatissimi! - perché sappiamo benissimo che sono competenze decisive per il mantenimento dei tassi di sviluppo e per la crescita della competitività di tutto il settore manifatturiero. Ecco, sulle competenze penso che occorra cominciare da quelle ITS per procedere, se vogliamo, con quelle un po' più alte, perché il settore della moda sta vivendo una trasformazione complessa, che lo vede proiettato in ambiti di megatrend, sostenibilità e digitale, però, allo stesso tempo, deve saper navigare in questi mari muovi, mantenendo fermo il proprio cuore, ossia quella competenza multilivello che va dall'artigiana, dall'artigiano, dal lavoro manuale a un lavoro un po' più complicato, e qui dobbiamo saper veramente investire. Senza quel cuore, noi perdiamo l'essenza del made in Italy ed è anche il motivo per il quale molte imprese investono in Italia: proprio per sfruttare quella competenza diffusa su tutto il nostro territorio.

Allora, se parliamo di competenze, bisogna stabilire un punto molto chiaro: bisogna mettere insieme una volta per tutte - questo è un problema che riguarda molti settori - il sistema formativo con la domanda delle imprese: dobbiamo aderire il più possibile, a livello di scuola professionale, scuola tecnica e ITS. Dobbiamo aderire, e sottolineo aderire, perché c'è ancora un solco profondo tra ciò che l'istruzione fa e ciò che le imprese chiedono: è un solco culturale, perché ancora consideriamo che l'addestramento al lavoro e le competenze siano uno svilimento delle persone. Da questo punto di vista, ne faccio una battaglia personale, perché penso, invece, che la competenza sia libertà, sia diritto dei giovani di possederla. Poi vi sono le conoscenze della persona che dobbiamo garantire a tutti. Al riguardo, dobbiamo fare uno sforzo, perché qualsiasi famiglia che manda un ragazzo ad una scuola tecnica o professionale ha il diritto di vedere che quel ragazzo esce competente da quelle scuole e può trovare un lavoro dignitoso di un certo tipo. Questo discorso vale anche nella moda. Quindi, questo è il primo punto serio che dobbiamo affrontare e non limitarci ai macrodati sull'andamento del settore.

Mettere mano al settore significa mettere insieme, attorno a un tavolo, scuole e imprese, e avere il coraggio di chiedere di cosa c'è bisogno e, soprattutto, come manteniamo viva e trasferiamo alle nuove generazioni una tradizione manifatturiera, che sta in tanti livelli, professionale, tecnico e tecnico superiore. Abbiamo bisogno anche di funzioni più alte, perché la moda oggi vive in un mondo fatto di digitalizzazione, di proiezione internazionale, di filiere internazionali. Oggi, più che mai, stare in una filiera internazionale, come la moda fa - perché la moda è un settore che lavora nella filiera internazionale -, richiede competenze complesse, competenze di marketing, di digitalizzazione, finanziarie, che dobbiamo assolutamente assicurare, perché i fatti di questi giorni dimostrano che stare su una filiera globale è diventato un mestiere molto pericoloso, bisogna saperlo fare, soprattutto in termini di forniture.

Su questi aspetti, siamo totalmente d'accordo che dobbiamo fare uno sforzo unitario. Segnalo che, in quest'Aula, la legge sugli ITS è stata votata all'unanimità. Io ho fatto una proposta, che è stata inclusa, in buona parte, all'interno della legge sugli ITS, ma abbiamo anche cercato di raccogliere l'impegno di tutti. Allora, se dobbiamo parlare di formazione nella moda, dobbiamo veramente avere la forza non solo di fare proclami, ma di mettersi al tavolo e rompere muri, e questo è molto importante.

Per quanto riguarda il PNRR, che, sostanzialmente, è condizionato dalla digitalizzazione green, è chiaro che, nell'ambito della moda, si può fare tantissimo. Sul green - è stato detto -, soprattutto in termini di sostenibilità del processo, più che del prodotto, c'è tantissimo lavoro da fare, anche perché non è facilissimo rendere sostenibile il processo del tessile. Da questo punto di vista, bisognerebbe avere un po' più di coraggio e servono competenze alte di ricerca su prodotti, processi e via dicendo.

Sulla digitalizzazione, io vedo lo sforzo che fanno tante imprese, dal CAD, alla personalizzazione via CAD. Basta girare un po'; per chi fa il nostro lavoro, c'è il privilegio di poter visitare tante realtà. Nel calzaturiero, per esempio, il CAD ha un'importanza enorme, perché si lavora sul personalizzato. E qui stiamo parlando di digitale, perché il CAD è digitale e dobbiamo assolutamente investire per quanto riguarda, sia l'acquisto delle tecnologie, sia i costi di formazione, perché si tratta veramente di un investimento in competenze nuove per molte aziende. Quindi, se vogliamo fare un lavoro serio e concreto, dobbiamo prendere gli aspetti relativi al PNRR, le voci di investimento e calarle all'interno del settore manifatturiero.

Bisogna stare attenti, perché noto una certa confusione, per esempio, sul termine “innovazione”. Nel nostro Paese, vi è una caratteristica che, spesso, viene sottovalutata: noi abbiamo settori maturi, che non sono più considerati tra quelli innovativi del futuro, sui quali facciamo la nostra ricchezza e la moda è uno di questi. Allora, quando parliamo di innovazione, cerchiamo di adattarla alle nostre realtà produttive. Il digitale all'interno della moda, nel PNRR, cosa significa? Qualcuno l'ha detto? Qualcuno lo sa? Come lo caliamo nella moda? Il green, come lo caliamo nella moda? Attenzione, perché rischiamo di perdere delle opportunità, perché il PNRR è l'opportunità con la “o” maiuscola. Allora mettiamoci, da questo punto di vista, a lavorare senza proclami e vediamo, voce per voce, cercando di fare anche un lavoro, che le Commissioni possono fare, voce per voce, su quello che noi possiamo calare in un settore così decisivo, così importante. Questo vale per l'innovazione e per le competenze. Se siamo d'accordo, possiamo iniziare un lavoro da subito e cercare di capire, nell'ambito del settore della moda, quali siano le competenze, gli investimenti e i soldi che dobbiamo mettere. Da questo punto di vista, il Partito Democratico è a completa disposizione.

Rimane il fatto che è un settore composto per lo più da piccole imprese - io parlo, soprattutto, in termini di fornitura, di produzione, non tanto di vendita - e lì dobbiamo anche cercare di sostenere.

Capisco che qui abbiamo tutti la tendenza a dire che bisogna diventare grandi, ma tu lavori in una nicchia mondiale che è di 20 milioni in tutto il mondo, perché noi abbiamo imprese che lavorano dentro nicchie che sono piccole; non è che possono diventare più grandi della nicchia. Tuttavia, abbiamo anche il vantaggio di presidiare tante nicchie piccole che, sommate tra di loro, fanno anche la competitività del Paese. Quindi, rinforziamo le imprese, ammodernandole, che, per forza di cose, sono piccole e rimangono piccole, però, anche, nel piccolo, possiamo portare competenze nuove. Ed è lì che la politica fa fatica ad intravedere, all'interno del suo microscopio, questi organismi piccoli e intervenire su questo.

Il tema dei negozi, lo semplifico per farmi capire. Non possiamo ostacolare la rivoluzione dell'e-commerce, non c'è niente da fare. Certo, dobbiamo sostenerla il più possibile, poi, è chiaro che, laddove c'è qualità, il negozio tiene, perché, con l'e-commerce, è difficile che si comprino prodotti di alta qualità online, per lo meno, se ne comprano meno. Da questo punto di vista, è chiaro che la qualità e l'apertura dei negozi si mantengono unite.

Quindi, noi ribadiamo il nostro pieno appoggio alle politiche che si possono fare per questo settore. Penso che abbiamo elencato le nostre le priorità, come la formazione e l'innovazione, ma ci permettiamo di fare il punto sul metodo. Non facciamo proclami, perché, di proclami, non ne ha bisogno più nessuno, né visioni macroeconomiche. Proviamo, se vogliamo fare una cosa seria, nelle Commissioni competenti, a metterci intorno a un tavolo con chi lavora nella moda e a trovare soluzioni concrete che siano veramente efficaci ed efficienti per questo settore (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. È iscritta a parlare la deputata Marrocco. Ne ha facoltà.

PATRIZIA MARROCCO (FI). Grazie, Presidente. La moda italiana ha dovuto superare, come, peraltro, il resto dell'economia, la crisi dovuta alla pandemia e, in questo momento, si trova a dover affrontare gli effetti della guerra in Ucraina. È notizia proprio di questa mattina che il tessile made in Puglia, diretto in Russia, è bloccato nei magazzini: una situazione abbastanza complessa, basti pensare che il volume di affari del 2021 verso l'area Russia-Ucraina è valutato 1 miliardo e mezzo; più di 250 milioni sono lo shopping dei turisti di quelle aree in Italia. Grosso modo, è il 2 per cento dell'export totale del settore che in questo momento è azzerato.

Come per tutte le principali griffe europee, anche i marchi italiani stanno chiudendo le proprie postazioni in Russia, partecipando nel proprio ambito all'embargo stabilito dall'Unione europea. I brand moda si sono, inoltre, mobilitati con donazioni a sostegno delle popolazioni colpite.

Ci confortano, in questo senso, le parole del presidente della Camera nazionale della moda sulla questione: “La moda italiana, a livello di sistema (…) ha una posizione unica e si affida totalmente alle decisioni del Governo italiano e alle scelte europee (…) nella convinzione che siano la strada migliore”.

In questo quadro, ci sono molte piccole realtà, specializzate solo sul mercato russo, che sono a forte rischio. Bisognerà pensare a misure di sostegno per gli anelli più colpiti della filiera produttiva.

Prima degli eventi degli ultimi anni e fino al 2019, il sistema moda italiano ha avuto una crescita tumultuosa. Le esportazioni sono cresciute notevolmente rispetto ai 20 miliardi di euro degli anni Novanta e, nell'arco degli anni 2012-2019, l'industria della moda italiana, nel suo complesso, è cresciuta più del PIL, raggiungendo circa il 2 per cento del prodotto interno lordo. Stiamo parlando, per il 2019, di un fatturato di 98 miliardi di euro, un export di 68 miliardi, di un saldo positivo della nostra bilancia commerciale per 32 miliardi. Il solo settore tessile, moda, abbigliamento ha realizzato un valore aggiuntivo superiore ai 26 miliardi di euro, che rappresenta un decimo del valore aggiuntivo del settore manifatturiero, con una occupazione di 575 mila unità e oltre 64 mila aziende.

Con la crisi pandemica del 2020 il fatturato è sceso a 75 miliardi di euro, l'export a 54,6 miliardi, il saldo della nostra bilancia commerciale a 22,5 miliardi. Più contenuta è stata la perdita delle imprese e degli addetti. Unico dato positivo per l'anno 2021 è costituito dall'aumento della propensione all'export, salito al 72,8 per cento, ma a fronte della grave caduta dei consumi interni. Il 2021 ha registrato un importante recupero, di circa il 20 per cento, attestandosi però su risultati di alcuni punti inferiori al 2019. Il gruppo di Forza Italia è sempre stato vicinissimo al comparto moda, con un fitto scambio di interlocuzioni, che si sono intensificate nel corso della pandemia; anche grazie al nostro contributo sono state adottate diverse misure a sostegno del settore della moda. Oltre alle norme di valenza generale (cassa integrazione COVID, credito d'imposta fitti commerciali, finanziamenti coperti dal Fondo centrale di garanzia PMI e dalla SACE), sono stati previsti crediti d'imposta per contenere gli effetti negativi sulle rimanenze finali di magazzino nel settore tessile, della moda e degli accessori, nonché per la mancata partecipazione a fiere e manifestazioni commerciali. Sono stati inoltre fortemente aumentati i finanziamenti del Piano straordinario per il made in Italy, originariamente previsto dall'articolo 30 del decreto-legge 12 settembre 2014, n. 133, “Sblocca Italia”. I 605 milioni di euro previsti per il quadriennio 2021-2024 sono stati ripartiti a maggio 2021 e 30 milioni all'anno sono stati destinati alle manifestazioni fieristiche italiane di livello internazionale, mentre 80 milioni complessivi andranno allo sviluppo dell'e-commerce. Direttamente ispirate da emendamenti di Forza Italia le misure per il sostegno ai giovani talenti operanti nell'industria del tessile, della moda e degli accessori e l'inserimento del tessile, della moda e dell'abbigliamento nell'ambito dei settori strategici, per i quali SACE SpA deve promuovere all'estero l'internazionalizzazione del made in Italy. Proprio perché Forza Italia è sempre stata vicina al mondo della moda italiana, non condividiamo pienamente i contenuti della mozione in discussione, la quale sostanzialmente, in questo quadro di crisi in evoluzione, lancia all'industria della moda l'accusa di essere il secondo settore più inquinante al mondo, dopo quello petrolifero, e responsabile del 10 per cento delle emissioni globali di gas serra (CO2) e della dissipazione del 20 per cento delle risorse idriche totali, utilizzate nelle varie fasi lavorative, compresa l'irrigazione delle colture di piante destinate alla produzione tessile. A nostro giudizio, la mozione in esame confonde tra l'industria tessile mondiale, che è concentrata su produzioni di basso costo, soprattutto nell'Est asiatico, e Sistema moda Italia che, viceversa, già da dieci anni, ha fatto della sostenibilità uno dei suoi principi ispiratori. Ecco perché abbiamo redatto una nostra mozione, che oggi presenteremo, nella quale i termini di discussione sono riportati in un ambito più corretto. Evidentemente, non neghiamo i problemi ma, operando a stretto contatto con le aziende di settore, sappiamo bene che la moda vive di immagine, oltre che di marketing, e la sostenibilità gioca un ruolo importante nella comunicazione. La sostenibilità è richiesta dai consumatori, in particolare dai più giovani, che ormai la danno per scontata. Le aziende ed i marchi ne chiedono la certificazione tramite etichette intelligenti o tramite l'utilizzo di blockchain. In questo, la moda italiana è un passo avanti rispetto alle associazioni di Francia, Londra e New York, grazie ai Green Carpet Fashion Awards, che si sono tenuti anche nell'anno della pandemia, con una formula digitale. Una delle iniziative più innovative è il Green Retail Park, un luogo per dare vita a un nuovo modo di consumare prodotti belli, a basso impatto sull'ambiente, di alta qualità, made in Italy e dal mondo. L'accusa lanciata al fast fashion, alla moda usa e getta, non può essere rivolta al made in Italy italiano che, viceversa, fa della qualità del capo e della sua durevolezza il proprio fiore all'occhiello. Dal 1° gennaio 2022 è in vigore l'obbligo di recuperare e riciclare la frazione tessile dei rifiuti urbani e commerciali, quindi l'obbligo di riciclo. Ma il rapporto Unicircular sui rifiuti tessili urbani in Italia mostra come il nostro Paese sia sensibilmente più virtuoso in tema di riutilizzo dei rifiuti tessili: il 68 per cento degli abiti viene recuperato e riutilizzato, il 29 viene riciclato e solo il 3 per cento smaltito nella raccolta indifferenziata. Quindi, Forza Italia ha inteso presentare una propria mozione, nella quale si affrontano tematiche diverse e, a nostro giudizio, più importanti, senza negare che ci sia anche un problema di sostenibilità. A nostro giudizio, i problemi principali del settore sono sostanzialmente 3. Il primo consiste nel fatto che da anni il Sistema moda nazionale registra rallentamenti nella crescita sia dei ricavi che dei profitti. Nel febbraio 2019, Mediobanca ha diffuso un'analisi delle 163 aziende del settore moda che nel 2017 hanno maturato un fatturato almeno di 100 milioni di euro, confrontandoli con i dati delle corrispondenti imprese francesi. Nel periodo 2012-2016 i ricavi francesi sono aumentati del 24,4 per cento contro il 18,6 di quelli italiani. La moda italiana è meno redditizia di quella francese, eppure il sistema di subfornitura italiano rifornisce ancora il 60 per cento della moda di qualità del mondo e il tessile lavorato in Italia costituisce quasi il 78 per cento delle esportazioni europee. Il secondo consiste nel fatto che, dell'intero campione di 163 imprese esaminato da Mediobanca, 66, che erano 58 nel 2016, sono di proprietà straniera e in particolare, oltre il 12,4 per cento sono controllate da gruppi francesi, per l'esattezza 26. Con riferimento al fatturato, dall'insieme analizzato da Mediobanca, il 34 per cento è stato generato da imprese a controllo estero. Il gruppo LVMH, proprietario di oltre 70 marchi divisi in aziende di alta moda, da solo fattura più di tutte le 15 aziende italiane del settore, che fatturano oltre il miliardo di euro l'anno. Il terzo parte dalla constatazione che, dal 2008 al 2016, il numero delle imprese artigiane che si occupano di abbigliamento si è ridotto da 37.449 a 28.317, con un calo del 24 per cento. Nei prossimi anni andranno in pensione tra i 45 mila ed i 50 mila addetti di alta specializzazione, che ad oggi siamo in grado di sostituire solo con 7-8 mila persone. C'è un problema di formazione di un artigianato di grande qualità, cioè delle professionalità che fanno della moda italiana il prodotto ricercato in tutto il mondo. Dunque, i problemi sono molto più complessi e articolati di quelli relativi all'impatto ambientale o al riciclo degli scarti tessili. Riteniamo che questa Istituzione debba riconoscere al Sistema Moda Italia il ruolo che le compete, affrontando gli aspetti problematici che lo riguardano. Nell'annunciare quindi una nostra mozione, auspico che la maggioranza sia in grado di produrre un documento che fotografi oggettivamente la realtà del settore e sappia fornire al Governo gli indirizzi necessari a superare, non solo le contingenze del periodo, ma anche i problemi strutturali di un comparto che ha reso grande questo Paese, sia in termini di risultati economici, che di immagine del gusto italiano (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Non vi sono altri iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali.

Il Governo intende intervenire o si riserva di farlo successivamente? Si riserva. Il seguito del dibattito è rinviato alla parte pomeridiana della seduta.

Sospendiamo, a questo punto, la seduta, che riprenderà alle ore 15,30. La seduta è sospesa.

La seduta, sospesa alle 10,50, è ripresa alle 15,40.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ANDREA MANDELLI

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Berlinghieri, Scoma e Stumpo sono in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta. I deputati in missione sono complessivamente 106, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Preavviso di votazioni elettroniche (ore 15,40).

PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.

In morte dell'onorevole Antonio Martino.

PRESIDENTE. Comunico che è deceduto l'onorevole Antonio Martino, già membro della Camera dei deputati dalla XII alla XVII legislatura.

La Presidenza della Camera ha già formulato ai familiari le espressioni della più sentita partecipazione al loro dolore, che desidera ora rinnovare anche a nome dell'Assemblea (Applausi – L'intera Assemblea si leva in piedi).

Su un lutto del deputato Stefano Mugnai.

PRESIDENTE. Comunico che il collega Stefano Mugnai è stato colpito da un grave lutto: la perdita del padre.

La Presidenza della Camera ha già formulato ai familiari le espressioni della più sentita partecipazione al loro dolore, che desidera ora rinnovare anche a nome dell'Assemblea.

Sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ha chiesto di intervenire sull'ordine dei lavori il Presidente, Maria Edera Spadoni. Ne ha facoltà.

MARIA EDERA SPADONI (M5S). Grazie, Presidente. Yes, we can”, conosciamo tutti il motto gridato dai sostenitori di Barack Obama durante la sua campagna presidenziale; quello che non sappiamo è che il motto “Sí, se puede” era, in verità, partito da Dolores Huerta, attivista per i diritti dei lavoratori nelle campagne e ideatrice dello sciopero, nel 1965, che ha spianato la strada alle lavoratrici, dando loro dignità e giustizia economica.

Ecco cosa festeggiamo oggi, 8 marzo: festeggiamo gli sforzi e le battaglie che le donne hanno portato avanti per i loro diritti, festeggiamo quelle donne del passato che hanno permesso a noi di poter divorziare, di poter prendere la dolorosa decisione di interrompere una gravidanza in sicurezza, di essere equiparate al marito, tramite la riforma del diritto di famiglia.

Ma ancora non ci siamo; il divario retributivo tra uomini e donne è ancora presente; la rappresentanza negli organi decisionali ancora bassa; la maternità è ancora un lusso. E mi rifiuto, Presidente, di vivere in una società in cui una donna deve scegliere tra avere un figlio e mantenere un lavoro, dove la cura dei figli, dei fragili è ancora sulle spalle delle donne.

E smettiamola di parlare di conciliazione; le donne non devono conciliare il loro tempo per fare tutto, ma devono condividere il lavoro di cura con gli uomini (Applausi).

Dobbiamo fare di più, per le future generazioni, perché sogno un futuro in cui mia figlia non conosca il termine femminicidio, in cui non comprenda il concetto di gap salariale, in cui sia libera di mente, nelle sue scelte e nella sua vita.

E, in conclusione, Presidente, un pensiero va alle donne ucraine che, come ha detto il Presidente Mattarella questa mattina, sono colpite da una violenza inattesa, crudele e assurda; nelle guerre le donne pagano sempre prezzi altissimi; a loro va la mia solidarietà e vicinanza, con la speranza che la libertà, la pace, la democrazia, il diritto vincano sulla sofferenza, l'odio e la prepotenza. Buon 8 marzo a tutte noi (Applausi).

PRESIDENTE. Ha chiesto di intervenire, sul medesimo argomento, l'onorevole Ferro. Ne ha facoltà.

WANDA FERRO (FDI). Grazie, Presidente. Le celebrazioni sono un'occasione, credo per tutti noi, di interrogarsi, di porre domande, di riflettere, di avanzare proposte. Dunque, vorrei iniziare questo mio intervento con la domanda che credo ognuno di noi, oggi, ha l'occasione di potersi fare: cosa vogliono le donne, di cosa hanno bisogno le donne?

Mi sembrerebbe di poter rispondere che, prima di tutto, le donne vorrebbero poter essere libere, libere da tutti i condizionamenti che ancora oggi annebbiano la vista, allontano il traguardo di una vita realizzata, rendendolo, a volte, impossibile da raggiungere, e libere di scegliere il proprio futuro, libere sicuramente dall'antico condizionamento che le relega in una posizione ancillare rispetto all'uomo, ma libere anche dal condizionamento che raffigura le donne, al solito, come una proiezione deambulante di desideri maschili, libere dai condizionamenti di una certa iconografia femminista che le vuole sempre in lotta e in competizione con gli uomini.

Ci sono stati anni in cui divorziare o orientare la propria libertà sessuale ha rappresentato un titolo di merito; noi, piuttosto, oggi vorremmo poter liberare le donne dalle aspettative degli uomini, sicuramente, ma anche dalle aspettative delle altre donne.

Cosa vogliono le donne? Di cosa hanno bisogno le donne? Mi sembrerebbe di poter rispondere, ancora, che le donne vorrebbero non essere più né un tema da discutere, né un problema da risolvere; purtroppo, non è così; ancora oggi, le cronache quotidiane e il dibattito pubblico ci rilanciano l'immagine di un Paese in cui la questione femminile è dolorosamente irrisolta.

Non amiamo fare le liste di priorità in termini di diritti femminili, vorremmo che non ce ne fosse più bisogno; invece, è necessario quando il dibattito pubblico imbocca una tangente pericolosa, pericolosa perché ci allontana dal cuore del problema, ed è al cuore che, invece, noi dobbiamo mirare, guardare, cominciando a sciogliere quei nodi che ancora legano la vita di molte, troppe donne. È certamente grave dover subire, ancora oggi, apprezzamenti che travalicano nell'offesa, ma è ancor più grave che mentre una ragazza passeggia sul lungomare possa essere uccisa, a colpi di pistola, dall'ex fidanzato, più volte denunciato per stalking; è sicuramente orribile dover ancora leggere sui giornali i commenti sull'aspetto estetico delle donne, ma è ancor più grave e orribile dover tenere - e temere - che, nell'anno del Signore 2021, in Italia, una giovane ragazza sia stata ammazzata dei familiari per aver rifiutato un matrimonio combinato.

È indubbiamente rilevante discutere della necessità che una donna che dirige un'orchestra sia chiamata direttrice, e non direttore di orchestra, ma potremmo forse concentrarci, tutti, sul fatto che, nel 2020, l'anno della pandemia, dei 440 mila posti di lavoro persi il 70 per cento erano posti di lavoro occupati dalle donne; concentriamoci su questo dato, perché stride rumorosamente con il dato che in Italia vede il 51 per cento della popolazione essere al femminile; in media, le donne hanno, infatti, generalmente dimostrato di essere più istruite degli uomini e di ottenere risultati scolastici e universitari sicuramente migliori. Parliamo di questo e chiediamo che le nostre risorse e i fondi dell'Europa siano utilizzati per incentivare l'occupazione femminile, per mettere in luce quello che è il genio della donna, per aumentare i servizi a sostegno della maternità, per introdurre il reddito d'infanzia, altrimenti non avremo alcuna donna che potremo più chiamare neanche direttrice d'orchestra, in futuro.

Oggi, da qui a mezz'ora, a via della Scrofa la nostra Presidente Meloni inaugurerà un'importante mostra, che ricorda tante donne che hanno segnato pagine importanti della storia e della nostra Patria, ma anche al di là di quelli che sono i confini nazionali, patrioti, d'Italia.

Io credo - e vado a concludere, Presidente – che, in questo momento storico - e sono certa di condividere il pensiero di tutti i colleghi di Fratelli d'Italia -, il nostro pensiero sia rivolto non solo alle donne ucraine, ma a tutte le donne che, in ogni terra scenario di guerra, rappresentano un pilastro anche rispetto a un momento di grande sensibilità (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Quindi, il nostro pensiero va alle donne in fuga, alle donne che combattono, alle donne e alle madri che subiscono le conseguenze della guerra, a coloro che soffrono e che, soprattutto, portano le cicatrici più pesanti e dolorose. Probabilmente quel dolore trova coraggio nell'idea che è meglio il pianto di una sconfitta che l'onta e la vergogna di non aver difeso la propria famiglia, i propri cari, le proprie radici, ma, soprattutto, la propria Patria (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare sul medesimo argomento l'onorevole Ravetto. Ne ha facoltà.

LAURA RAVETTO (LEGA). Grazie, Presidente. Cinque minuti non bastano per spiegare l'ansia di noi donne dinanzi agli scenari di guerra in corso in Ucraina, la voglia di protezione che proviamo per quelle bambine e per quei bambini che intonano canzoni nei bunker per estraniarsi dal mondo che li circonda, il dolore provato nel vedere altre donne scappare con i propri figli da città bombardate e nel vederne ancora altre che lasciano passeggini sul confine nella speranza che possano essere di aiuto per fuggire.

Cinque minuti non sono sufficienti per raccontare le storie di 31 milioni di donne che vivono nel nostro Paese e che, a parità di condizioni con gli uomini, guadagnano il 10 per cento in meno, hanno il 27 per cento in meno di pensione, dedicano 21 ore settimanali alla cura dei figli rispetto alle tre ore dedicate dagli uomini, sono confinate in un misero 20 per cento di posizioni dirigenziali e svolgono i 3/4 di lavoro di cura non retribuito.

Cinque minuti non sono sufficienti per ricordare i nomi e i cognomi delle 118 vittime donne assassinate nel 2021, di cui il 70 per cento ha perso la vita per mano del partner o dell'ex partner. Cinque minuti non sono sufficienti a spiegare perché nel 2022 non si sia riusciti a eleggere una Presidente della Repubblica donna e - diciamolo - la Lega è l'unico partito che ci abbia veramente creduto (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

Cinque minuti non bastano per raccontare i tanti successi che le donne ottengono in settori meritocratici dove non importa sapere se indossi pantaloni o gonna per farti spazio.

Cinque minuti non bastano per spiegare che noi non chiediamo quote, non chiediamo privilegi o catapulte, ma semplicemente meritocrazia (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier) e non a caso meritocrazia è un sostantivo femminile.

Cinque minuti non bastano a spiegare che chi è contro le politiche per la famiglia è contro le donne, perché le donne hanno il diritto di fare carriera ma anche di essere madri e perché dovrebbe essere interesse di una società sana evitare la trappola demografica in cui l'Italia è già caduta: siamo la peggiore Nazione in Europa per invecchiamento e denatalità.

Cinque minuti non bastano per esprimere un concetto che mi sta molto a cuore, che ci sta molto a cuore, perché c'è una certa cultura oggi, quasi dominante e comunque molto in voga, che vorrebbe farci credere che la differenza uomo-donna sia un fatto puramente accidentale: la cultura della neutralità dei sessi, secondo cui essere uomo o essere donna diventa semplicemente sinonimo di sentirsi uomo o sentirsi donna.

Ebbene, vi diamo una notizia: siamo soltanto noi donne a partorire i figli dopo averli portati in grembo per nove mesi (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier) e, siccome i figli non sono un favore che vi facciamo ma una grande risorsa per la società, buonsenso vorrebbe che le donne venissero premiate per questo e non annacquate nella loro identità o, peggio, discriminate in nome della neutralizzazione di tutte le differenze. Allora, in conclusione Presidente, buona giornata! Non buona festa; buona giornata, giornata di riflessione. Buon 8 marzo a tutte e tutti e che sia l'ultimo 8 marzo di guerra che dovremo mai ricordare (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare sul medesimo argomento l'onorevole D'Elia. Ne ha facoltà.

CECILIA D'ELIA (PD). Grazie, Presidente. Nell'Italia che usciva dalla distruzione della Seconda guerra mondiale le donne scelsero la mimosa come simbolo di questa giornata, perché cresceva spontaneamente ed era popolare. Questa è la giornata di tutte noi: delle lavoratrici, delle casalinghe, delle studentesse. Quest'anno l'8 marzo lo dedichiamo alle donne dell'Ucraina, la cui vita è stata sconvolta dalla guerra (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico), a chi nel proprio Paese resiste, a chi si è messa in cammino per fuggire dai bombardamenti, alle tante che vivono in Italia, che ogni giorno incontriamo nelle nostre strade, nelle case o negli uffici, che stanno organizzando l'invio di aiuti e l'accoglienza per chi arriva e noi con loro. Dedichiamo questo 8 marzo al coraggio delle donne russe, che si stanno opponendo alla guerra di Putin, e alle donne afgane. Dedichiamo questo 8 marzo alla sorellanza e alla pace (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Ovunque le donne sono protagoniste del cambiamento e spesso per questo sotto attacco. Come ha sottolineato il grande storico Hobsbawm, la rivoluzione femminile è stata l'unica rivoluzione riuscita del Novecento. È successo qualcosa di irreversibile nel secolo scorso ovunque; è successo nelle menti e nei cuori delle donne. Come diceva Mariella Gramaglia, che è stata seduta in quest'Aula, è successo “quando i cuori delle donne hanno cominciato a cantare solo quando ne avevano voglia loro”. È la scoperta dell'autonomia che agisce dentro una trama di relazioni che rende ognuno persona in senso pieno e che fa della maternità una scelta e non un destino.

Ma conosciamo la fatica di questo cammino. In quest'Aula più generazioni di donne, di diversi orientamenti politici, hanno scritto le leggi che lo hanno accompagnato, inverando il lavoro delle nostre madri costituenti. Lo abbiamo visto anche nella pandemia, con le donne in prima fila.

Ma ci sono anche le donne che rischiano di pagare il prezzo più alto dalla violenza domestica, dalla precarietà del lavoro e dal sovraccarico del lavoro di cura. Il lavoro di cura delle donne muove il mondo, ma troppo spesso non viene riconosciuto perché gran parte di questo lavoro è gratuito, riguarda la riproduzione della vita e ci viene affidato come compito minore e socialmente poco rilevante. È un errore per tutti noi e una gabbia per tante donne!

Siamo quotidianamente alle prese con i numeri feroci della condizione femminile, che misurano il divario di genere. La diseguaglianza, però, non si risolve solo intervenendo sulla disparità dei numeri; ha bisogno di nuovi sguardi e nuove parole, di una cultura che sostenga la libertà dalla violenza maschile, dagli stereotipi di genere e dalle forme di condizionamento.

Insieme, dentro e fuori le istituzioni, abbiamo segnato di questo sguardo il PNRR: la parità di genere come una delle tre priorità. Abbiamo legato il tema dell'occupazione femminile e della sua crescita all'investimento nel welfare e nella condivisione del lavoro di cura. Liberare il tempo delle donne: questo è l'obiettivo. Per questo è essenziale il piano asili nido, che è essenziale anche per la qualità della vita delle bambine e dei bambini (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico), così come è essenziale la riforma della non autosufficienza.

Quest'Aula ha votato la legge sulla parità salariale. Sappiamo che richiede più interventi in più direzioni. Abbiamo imposto finalmente il tema tra le priorità politiche del Paese e del Governo e ottenuto il Fondo per l'imprenditoria femminile, ma ci vuole più coraggio, colleghe e colleghi, e più investimenti per promuovere realmente la condivisione della cura; più coraggio per un orizzonte paritario nella possibilità di utilizzare i congedi di paternità e di maternità (altri Paesi lo hanno fatto); più coraggio nel far applicare la clausola sull'occupazione giovanile e femminile; più coraggio nel cancellare l'ultimo segno patriarcale del diritto di famiglia e fare la legge sul cognome materno. Non sono questioni di donne: riguardano la qualità dello sviluppo e della crescita bloccata dalle disuguaglianze. La pandemia ci ha insegnato quanto è importante il prendersi cura; la pandemia ci ha insegnato che mettere al centro solo la produzione ammala, in senso letterale. Colleghi uomini, la libertà delle donne riguarda anche voi. Chiede rispetto, cambiamento e condivisione di un'idea paritaria, che è quella della costituzione della democrazia, delle relazioni familiari e della società. Noi non torniamo indietro. Siate alleati di questo cammino (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Liberi e Uguali).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare sul medesimo argomento l'onorevole Ruffino. Ne ha facoltà.

DANIELA RUFFINO (CI). Grazie, signor Presidente. Proprio oggi il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella parla di troppi pregiudizi ed ostacoli per definire la condizione femminile, che è ancora gravata da troppi impedimenti, pregiudizi e difficoltà e ci dice, il nostro Presidente della Repubblica, che sono impedimenti che abbiamo il dovere di individuare e rimuovere insieme.

Ecco, anche questa volta mi ritrovo perfettamente d'accordo e condivido le parole del nostro Presidente della Repubblica, perché penso che oggi più che mai sia importante ribadire che per le giovani donne la situazione lavorativa è peggiorata, che il fallimento delle politiche di conciliazione tra lavoro e famiglia è dato dal vertiginoso aumento delle donne che non lavorano a due anni dal parto, che c'è, purtroppo, una grande costante che è data dai contratti a termine ovviamente sempre riferiti alle donne, che l'asilo nido - e ne abbiamo parlato molte volte in quest'Aula - continua ad essere un miraggio e poi, ancora, che la pandemia ha ampliato la disparità di genere. Sono numeri impietosi e ne citerò alcuni: dei 440 mila occupati in meno registrati in Italia in tutto il 2020, il 70 per cento è costituito da donne; il salario medio annuale percepito dalle donne è del 20 per cento in meno rispetto a quello degli uomini.

Penso sia importante più che mai riuscire oggi a fare scelte importanti per dare delle risposte, così dicendo ritorno a quello che molte volte è stato riportato in quest'Aula quando si parla di servizi, di tagli, a volte impercettibili, che comunque minano la qualità della vita delle donne. Parlo dei servizi, perché sicuramente sono importanti nella vita di una donna; parlo, e lo riporto ancora oggi, della chiusura delle classi, degli asili nido, che sono per pochi e non per tutti; del trasporto pubblico locale, che subisce tagli dei chilometraggi e degli scuolabus; della mancanza di servizi legati ai giovani, dei centri di aggregazione, delle strutture di accoglienza per donne maltrattate, poche, troppo poche sul nostro territorio. E poi, signor Presidente e Governo, gli assegni di cura, le case di riposo, che sicuramente migliorerebbero la qualità della vita delle donne.

Un altro tema importante che voglio portare all'attenzione è quello legato alla situazione dei rincari: sicuramente porteranno le donne a faticare ancora di più per far quadrare i già difficili bilanci familiari. Proprio su questo aspetto ci deve essere un grande impegno del Governo, da qui un appello per cercare di rivedere, se è necessario, il PNRR, perché in questi pochi giorni è cambiata la nostra vita, sono cambiate le esigenze del mondo. La guerra ci fa riflettere che ci sono nuovi bisogni e nuove necessità. Se questo sarà necessario, un appello al Governo affinché lo faccia, affinché abbia il coraggio di modificare il PNRR in modo da dare risposte assolutamente necessarie al nostro Paese. Dobbiamo frantumare gli ostacoli.

Oggi occorre dare un grande abbraccio alle donne che vivono l'orrore della guerra, alle donne discriminate: i due terzi del lavoro svolto dalla popolazione mondiale - e questo lo diciamo con orgoglio - è svolto dalle donne, a cui va soltanto il 10 per cento del reddito complessivo; alle donne maltrattate e picchiate, a quel 60 per cento delle donne che non riesce ad accedere alla scuola, a quelle donne afgane, e sono tante, per cui il 60 o 70 per cento dei matrimoni è forzato. Con convinzione noi sosterremo le azioni del Governo, che dovranno essere - mi piace riportarlo in quest'Aula - coraggiose, perché dovranno dare delle risposte. Sarebbe tristissimo se il prossimo anno ci ritrovassimo qui, nella vicinanza o il giorno dell'8 marzo, per ribadire grandi sogni che non si sono concretizzati. Credo che il compito del Parlamento sia quello di agire, di agire velocemente e concretamente per migliorare la qualità della vita delle donne, altrimenti l'8 marzo è soltanto un giorno, segnato sul calendario, senza significato (Applausi dei deputati del gruppo Coraggio Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare sul medesimo argomento l'onorevole Marrocco. Ne ha facoltà. Se magari, soprattutto qua a sinistra, facciamo un po' di silenzio, grazie.

PATRIZIA MARROCCO (FI). Grazie, Presidente. Dagli inizi del Novecento molte sono state le giornate dedicate ai diritti delle donne. Vorrei solo ricordare un avvenimento: a San Pietroburgo, l'8 marzo del 1917 le donne manifestarono per chiedere la fine della guerra. In seguito, a Mosca, durante la Seconda conferenza internazionale delle donne comuniste, fu stabilito che l'8 marzo fosse la Giornata internazionale dell'operaia. Guardando questo evento con gli occhi di oggi, 8 marzo 2022, sono passati da poco 100 anni, sembra un paradosso.

Avremmo potuto parlare in questa giornata delle donne che hanno lottato contro il COVID in prima linea, donne medico, infermiere, volontarie, assistenti sanitari, ricercatrici, virologhe, pazienti, donne insegnanti in DaD, studentesse, donne che lottano contro una malattia che, causa COVID, hanno dovuto rallentare gli esami diagnostici. O ancora, donne che si spendono per la famiglia, anche a costo di mettere da parte la loro vita o per essa fanno triplici lavori. Donne che si battono per la parità di genere, donne vittima di violenza o donne vittime uccise per femminicidio. Sono 118 nel 2021. Notizia di oggi: a Brindisi il marito ha accoltellato la moglie alla gola nel sonno. Oppure, dei passi fatti avanti per contrastare i femminicidi, violenza di genere e domestica, o ancora i fondi per gli orfani di femminicidio, proprio grazie a Forza Italia.

Ma l'immagine simbolo di questa giornata sono i volti di tutte le donne ucraine con i loro bambini, dalla giovane che suona il violino in un rifugio alla bambina che canta la canzone di Frozen in un bunker, all'anziana che sforna il pane per i difensori, alle donne che combattono e a quelle che organizzano la resistenza, alle madri in fuga per salvare i loro figli, alla madre morta con il trolley mentre cercava di scappare, allo strazio della giovane madre sporca di sangue del suo piccolo Kirill di soli 18 mesi, che purtroppo non ce l'ha fatta (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente). Non ci sono parole o parole giuste per raccontare questo dramma, donne che fino a due settimane fa erano al sicuro nelle loro case come lo siamo noi. Non potevamo che partire da qui per ricordare questa giornata perché è lì, in questo momento, in Ucraina, che le donne stanno pagando un prezzo indicibile, fatto di dolore e tortura; un 8 marzo di guerra e non di festa (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente). Mentre dalle macerie della guerra le immagini impresse sono i volti delle donne, dai tavoli delle trattative di guerra balza agli occhi come i delegati siano tutti uomini, neanche una donna, sebbene le donne abbiano un'elevata capacità di tenere insieme posizioni lontane, di negoziare. Certo, non vale per tutte le donne, ma un tratto tipico in politica delle donne è la ricerca della pace. Presidente, colleghi, l'8 marzo è nato come una giornata di lotta; oggi è una giornata di guerra, non avremmo mai immaginato di ricordare questa data con il pensiero rivolto alle donne che sono in guerra ai confini dell'Europa. Allora mi viene voglia di fare solo un appello a chi crede che la guerra sia la soluzione: lasciate il destino del mondo alle donne, che, se c'è una cosa in cui credono fortemente, si chiama amore (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare sul medesimo argomento l'onorevole Boschi. Ne ha facoltà.

MARIA ELENA BOSCHI (IV). Grazie, Presidente. Ogni anno l'8 marzo qualcuno si chiede se abbia ancora senso celebrare la Giornata internazionale delle donne, in modo un po' scettico, considerandolo quasi un rito superato, non più necessario; e purtroppo, ogni anno, la realtà intorno a noi si incarica di dimostrarci che ha ancora senso assolutamente riconoscere e ricordare la giornata dell'8 marzo. Pensiamo a quante donne ancora nel mondo vivono in una condizione di oppressione, di sottomissione, di violenza; vedono ogni giorno violati i loro diritti fondamentali, i diritti umani. Pensiamo anche a quanti Paesi, che con fatica hanno negli anni conquistato degli spazi di libertà maggiore per le donne, di emancipazione, hanno visto poi, nel battito di un ciglio, sparire quelle libertà così fragili. Pensiamo al dramma che stanno vivendo le ragazze e le donne in Afghanistan, che negli ultimi mesi hanno perso le conquiste faticose degli ultimi anni: non possono più votare, non possono andare a scuola al pari dei ragazzi, non possono nemmeno scegliere se indossare o meno il velo. Vivono in una condizione sostanzialmente di schiavitù. Ma l'8 marzo ha valore anche da noi, ha valore anche in Italia, nel nostro Paese, oggi. È vero, noi siamo sicuramente più fortunate perché la nostra Costituzione e le nostre leggi garantiscono la parità di diritti tra uomini e donne; eppure ciascuna di noi sa che questa parità, nei fatti, nella vita di tutti i giorni, non è effettiva, non è sostanziale, perché fa ancora notizia qui, in Italia, a Firenze, non a Kabul, se una ragazza viene assunta nonostante al colloquio dichiari di essere incinta (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva).

Nonostante le leggi sulla parità salariale, sappiamo benissimo che anche da noi uomini e donne non hanno lo stesso stipendio e non avranno la stessa pensione, perché qui, in questo Parlamento, ci sono delle norme antidiscriminatorie per favorire l'accesso delle donne in Parlamento, nelle istituzioni e nella vita politica del nostro Paese, perché abbiamo, appunto, bisogno di una legge per sancire che nei consigli di amministrazione delle società più importanti possano stare anche le donne al pari degli uomini.

Allora, sì, c'è bisogno di andare avanti in questa battaglia per i diritti delle donne anche da noi e c'è bisogno che le ragazze sappiano che è una battaglia loro, di cui debbono essere protagoniste, perché - guardate - noi donne abbiamo gli stessi doveri degli uomini, siamo sottoposte alle stesse leggi, paghiamo le stesse tasse, ma non abbiamo le stesse opportunità e non abbiamo gli stessi diritti degli uomini, nemmeno da noi (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva).

Non è che rivendicando i nostri diritti noi togliamo qualcosa agli uomini; tranquilli, nessuno di noi vuol togliere alcun diritto agli uomini, al massimo qualche rendita di posizione guadagnata in secoli di società patriarcali e maschiliste (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva).

Allora, in questa battaglia per i diritti delle donne, io credo che spetti soprattutto agli uomini e ai ragazzi sentire questa battaglia come una battaglia di tutta la comunità; non è una cosa da donne, e non è che gli uomini lo debbano fare necessariamente per le loro mamme, sorelle, per le figlie di un domani, no, io credo che gli uomini, i ragazzi di oggi lo debbano fare per loro stessi, perché una società in cui ci sono gli stessi diritti per le donne e per gli uomini è una società più giusta e, quindi, è una società in cui si vive meglio ed è anche una società più ricca, perché cresce di più l'economia se le donne e gli uomini possono sviluppare le proprie competenze e il proprio talento (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva).

Allora, noi possiamo fare le leggi migliori di questo mondo in questo Parlamento e sicuramente dovremo fare ancora molti passi in avanti, ma sarà tutto inutile se non ci saranno una cultura, un'educazione e una formazione alla vera parità di diritti e di opportunità, che non vuol dire appiattire le differenze, vuol dire rivendicare le differenze di unicità, ma a parità di diritti. Quest'anno - concludendo - credo che nessuno di noi possa non pensare che l'8 marzo 2022 sia la giornata delle donne dell'Ucraina: ha il loro volto, il volto delle mamme che hanno perso i loro figli, il volto delle donne bendate per le ferite dei bombardamenti, il volto delle donne coperte da un lenzuolo per strada, perché sono rimaste uccise, mentre cercavano di fuggire con i propri figli, il volto delle donne ucraine che stanno lasciando il loro Paese e che resistono - quei volti ci dicono che non è un film, purtroppo è la realtà, è una guerra vera -, ma quest'anno ha il volto anche delle donne italiane che stanno accogliendo le donne ucraine che arrivano nel nostro Paese, delle donne polacche che lasciano i passeggini in stazione per le mamme ucraine che fuggono e quest'anno l'8 marzo è soprattutto - voglio pensare - il volto di Amelia, quella bambina - abbiamo visto tutti i video in questi giorni - che canta in un bunker in Ucraina, perché quel volto ci ricorda che la speranza è più forte della paura e quel volto è il volto del coraggio e della forza delle donne (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare sul medesimo argomento l'onorevole Gebhard. Ne ha facoltà.

RENATE GEBHARD (MISTO-MIN.LING.). Grazie, Presidente. Ci vorranno almeno sessant'anni per raggiungere la completa parità di genere in Europa; questa è la stima che risulta dall'indice dell'European Institute for Gender Equality: un arco di tempo lungo, troppo ampio. Per questa ragione basta con obiettivi retorici, servono fatti e occorre chiamare immediatamente in causa scelte politiche e culturali che siano reali. Noi donne chiediamo fatti e un cambiamento ed è il Parlamento il luogo giusto ad approvare e, dunque, sostenere scelte innovative di cambiamento profondo e radicale. Usiamo bene il PNRR per questo, ma non solo; la parità di genere esiste soltanto se è sostenuta dalle riforme, altrimenti non è tale; non vi è nulla che richiami in modo così profondo scelte che siano innovatrici e di sistema.

Vorrei fare un esempio concreto, anziché un elenco formale: in vista della prossima riforma previdenziale prevista per l'anno prossimo, l'obiettivo deve essere quello di rafforzare le tutele delle donne; un'ipotesi potrebbe o, meglio, deve essere il riconoscimento di un anno di contributi pensionistici per ogni figlio a chi fa il lavoro di assistenza e cura, una misura effettiva che dimostri l'impegno alla parità di genere. Chiedo a tutte e a tutti di assumere questo impegno, affinché si possa effettuare un concreto passo in avanti.

Il mio pensiero finale va alle donne ucraine, alle madri, alle nonne, alle giovani colpite da una guerra ingiusta che le ha costrette a cambiare la loro vita da un giorno all'altro, che combattono ognuna con le proprie possibilità e che devono subire tanta sofferenza e paura per loro stesse, per i loro figli e le loro famiglie. A loro va la nostra solidarietà e il loro coraggio ci deve ispirare nella nostra battaglia per un mondo più giusto e una società più equa.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare sullo stesso argomento l'onorevole Muroni. Ne ha facoltà.

ROSSELLA MURONI (M-MAIE-PSI-FE). Grazie, Presidente. L'8 marzo lo dedico alle donne che nei tribunali italiani vengono oppresse dalla PAS, dalla sindrome di alienazione parentale, donne che finiscono sul banco degli imputati per aver denunciato la violenza subita e che, invece di essere protette dall'istituzione a cui si sono affidate, la giustizia, vengono colpite nel loro punto più debole, più intimo, la custodia dei figli. L'ultimo caso che ho incrociato: una madre romana con un bambino di nemmeno tre anni abusata dall'ex marito; nella stessa settimana questa donna ha visto un giudice della causa civile, in nome del diritto alla bi-genitorialità, imporle di consegnare il bambino nel weekend al padre e, nella stessa settimana, appunto, un giudice che, nella causa penale, dispone la citazione in giudizio dello stesso padre per violenza sullo stesso bambino. Sono centinaia in Italia le donne in questa condizione, donne disperate che arrivano a pensare e a dire: era meglio non denunciare, continuare a subire; le botte fanno meno male di un figlio sottratto con la forza. Se davvero vogliamo sostenere le donne va messa fine a questa vergogna nazionale, se davvero vogliamo sostenere la genitorialità sosteniamo i padri che davvero vogliono svolgere il proprio ruolo fino in fondo con amore e coscienza. Oggi, l'associazione Movimenta ha lanciato una petizione per sostenere l'approvazione della legge a prima firma del collega Fusacchia sul congedo di paternità obbligatorio e retribuito per tre mesi. Questo è il Paese che vogliamo, un Paese che fa leggi giuste sia per gli uomini che per le donne. Mi permetta, Presidente, di sottolineare che naturalmente in questi giorni il nostro pensiero è per le donne ucraine che resistono e per le donne russe che si rivoltano alla dittatura (Applausi dei deputati del gruppo Misto-MAIE-PSI-Facciamoeco).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole De Lorenzo. Ne ha facoltà.

RINA DE LORENZO (LEU). Grazie, Presidente. Quanto è lungo il cammino verso la parità di genere, quanto alto sarà ancora il prezzo da pagare per la piena realizzazione dell'eguaglianza tra uomo e donna? Nel viaggio verso la parità di genere le donne hanno dovuto confrontarsi con parole stereotipate e violente, con i pregiudizi più retrivi, con i diritti negati nel mondo del lavoro, con i divieti di mostrare parti del loro corpo, con l'assenza dalle pagine della storia, dove le donne restano fantasmi, donne trasparenti che non hanno monumenti equestri né vie o piazze che portino il loro nome, a causa di una storia un po' sbilenca. Eppure, le donne, nel corso dei secoli, hanno lavorato in casa e fuori, hanno ricoperto importanti cariche, anche se non sempre il loro potere è stato riconosciuto. Hanno cominciato a battersi per ottenere il diritto al voto molto prima di quanto i libri di storia ci raccontino. Pensiamo alla “Dichiarazione dei diritti della donna e della cittadina”, scritta da una drammaturga francese nel 1791 in piena Rivoluzione francese. La pandemia ha riportato al centro del dibattito pubblico la parità di genere, alzando un velo sulle gravi carenze della nostra società e dimostrando sul campo il valore della leadership femminile, soprattutto in tempo di crisi. Le ricerche condotte negli ultimi due anni hanno dimostrato che in questi anni segnati dall'emergenza sanitaria le donne sono risultate leader più efficaci rispetto agli uomini, capaci di dialogare e di interagire meglio con i dipendenti.

Nonostante ciò, la percentuale di presenza femminile è bassa negli organi di amministrazione delle imprese, come nella pubblica amministrazione, dove spesso accade che siano le stesse dipendenti a non avere fiducia nelle loro capacità, preferendo un capo dell'altro sesso.

Il potenziale contributo offerto dal Piano di ripresa e resilienza per ridurre il divario di genere appare molto significativo: un Piano che affronta le diseguaglianze di genere in maniera trasversale, in tutte e sei le Missioni, per promuovere la parità di genere e ridurre quelle disparità generazionali, favorendo il riequilibrio nei divari territoriali. Ripensare al ruolo delle donne significa, però, agire anche e soprattutto sul piano culturale, con un'azione di lungo periodo, che passa attraverso il contrasto ai diktat contemporanei e al bombardamento continuo rispetto a quelli che sono i parametri fisici a cui le giovani donne devono necessariamente aderire; giovani donne che oggi, nel terzo millennio, sono ancora poste dinanzi a dilemmi arcaici: lavoro o figlio, restare a casa nella propria città o emigrare altrove, ribellarsi ad uno stipendio inferiore o accettare una retribuzione iniqua pur di conservare il posto di lavoro. Per questo è necessario continuare il percorso tracciato dalla legge sul gender pay gap, fino a quando non sarà assicurata l'essenziale funzione delle donne nel lavoro equamente retribuito ma, allo stesso modo, l'altrettanto essenziale funzione degli uomini nella condivisione dei carichi di lavoro familiare. È la storia di queste lavoratrici e di milioni di altre donne che celebriamo in questa giornata, per ricordare le discriminazioni subite, ma anche le lotte sociali, economiche e politiche che le donne hanno saputo affrontare e vincere.

Quella di oggi non è una giornata internazionale delle donne come le altre. In questo momento il nostro pensiero è rivolto al tragico conflitto in Ucraina e alle donne ucraine, i cui volti tragici sono entrati prepotentemente nelle nostre case. A loro vogliamo dedicare questa giornata, affinché la storia non dimentichi il loro coraggio, la forza e la resistenza all'orrore della guerra, perché la spaventosa banalità del male e l'indicibile atrocità della violenza paradossalmente rafforzano le gerarchie di genere, incasellando tutto in una concezione binaria dove alle donne, ridotte a madri sofferenti, si contrappongono gli uomini, soldati, eroi, difensori della patria. Questa giornata sia l'occasione per tenere alta l'attenzione della politica sulle donne vittime di ogni violenza e sulle donne vittime dei più disparati crimini di guerra. Teniamo alta l'attenzione e la politica compia ogni sforzo per dare tutela e giustizia alle donne vittime di crimini contro l'umanità (Applausi dei deputati dei gruppi Liberi e Uguali e Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare su un altro argomento l'onorevole Ehm. Ne ha facoltà.

YANA CHIARA EHM (MISTO-M-PP-RCSE). Grazie, Presidente. Per il suo tramite vorrei chiedere al Ministro della Difesa, Guerini, di venire a riferire quanto prima qui in Aula, chiarendo una volta per tutte la posizione del nostro Paese in merito al conflitto tra Russia e Ucraina. Chi governa deve rendere conto delle eventuali scelte militari ai cittadini, rispettando la nostra Costituzione e le nostre leggi: un principio fondamentale che risulta quanto mai attuale oggi, dove diversi Paesi europei, a partire dalla Germania, hanno già reso note le spese militari e la quantità di armamenti in partenza per l'Ucraina. Trovo quanto meno offensivo nei confronti dei cittadini italiani parlare di trasparenza e secretare poi la quantità di armi, artiglieria e munizioni che vengono inviati a Kiev. Che tipo di impegno militare l'Italia ha assunto nei confronti dell'Ucraina? Siamo parte attiva di questo conflitto? Bisogna essere chiari, Presidente, a partire dalle indicazioni di tutte le operazioni in corso, nonché delle tipologie di materiali militari inviati in Polonia e destinati in Ucraina. A poco è servito sbandierare la presenza alle manifestazioni per la pace quando poi si è agito al contrario, decidendo per l'invio di armi ed equipaggiamenti militari in Ucraina per un valore stimato di oltre 150 milioni di euro, nonché la revisione di una norma cruciale che consentirà al nostro Ministro della difesa di adottare un decreto interministeriale per la cessione di materiale bellico, tra cui missili Stinger e Spike per un numero imprecisato, o meglio, secretato, di cariche mentre, al contempo, due C-130J dell'Aeronautica militare italiana sarebbero già partiti da Pisa e diversi voli sarebbero diretti al confine est della Polonia. Parole come solidarietà, diplomazia e pace sono state spese invano e presto sostituite con toni più forti e decisi. È giusto render conto di tutto ciò ai cittadini. Il Ministro venga, dunque, a riferire in Aula e renda soprattutto onore all'impegno dei tanti che ripongono ancora fiducia in queste Aule, troppo spesso svuotate dei loro poteri (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Manifesta, Potere al Popolo, Partito della Rifondazione Comunista-Sinistra Europea).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Forciniti. Ne ha facoltà. Su che cosa? Sull'ordine dei lavori, onorevole?

FRANCESCO FORCINITI (MISTO-A). Sì, Presidente, una richiesta rivolta alla Presidenza della Camera, perché notavo con piacere che abbiamo restituito piena agibilità al Transatlantico, abbiamo eliminato il distanziamento in Aula. Anche nel Paese la situazione è sicuramente migliore e lo stato di emergenza verrà meno il 31 marzo, ormai il Governo lo ha fatto chiaramente sapere. Allora, pensavo e ritenevo ancora anacronistico rimanere con quest'obbligo di indossare la mascherina FFP2 qui in Aula e chiedevo alla Presidenza…

PRESIDENTE. Qual è la richiesta, onorevole Forciniti?

FRANCESCO FORCINITI (MISTO-A). Di poterci permettere di indossare almeno la mascherina…

PRESIDENTE. Aveva chiesto di intervenire sull'ordine dei lavori, qual è la richiesta?

FRANCESCO FORCINITI (MISTO-A). La richiesta alla Camera è di deliberare affinché si possa almeno rimanere in Aula con la mascherina chirurgica, piuttosto che con la FFP2, perché ormai è totalmente anacronistico continuare a indossare queste mascherine, nel momento in cui restituiamo agibilità al Transatlantico, annulliamo il distanziamento e nel Paese la situazione è molto migliore. Anche dal punto di vista di sostenibilità ambientale, ognuno potrebbe tornare a indossare la sua mascherina, quella lavabile e riutilizzabile. Quindi, questa è la richiesta che faccio a lei.

PRESIDENTE. Onorevole Forciniti, proprio per consentire all'Aula di essere qui, tutta nello stesso emiciclo, e non diffusa, per ragioni igienico-sanitarie la Conferenza dei presidenti di gruppo ha chiesto di mantenere la mascherina; ciò, proprio per garantire, grazie anche a quello che è stato suggerito dagli esperti sanitari, la migliore salubrità per tutti. Quindi, siamo tutti qui insieme con la mascherina per rispettare tutti. Ha chiesto di parlare l'onorevole Vianello. Su che cosa?

GIOVANNI VIANELLO (MISTO-A). Sì, grazie, Presidente, sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Su quale argomento, per piacere?

GIOVANNI VIANELLO (MISTO-A). Sull'argomento che stiamo per trattare, la questione pregiudiziale, ma sull'ordine dei lavori ho da fare una comunicazione inerente a questo argomento, perché vorrei che il Presidente della Camera e l'Ufficio di Presidenza si esprimessero sulla metodologia che il Governo ha voluto imporre su questo decreto. Infatti, con una prassi che è stata più volte censurata sia dalla Corte costituzionale, ma anche dal Presidente della Repubblica, Mattarella, si è fatto in modo che parte del testo di un altro decreto, tramite un emendamento…

PRESIDENTE. Quindi, qual è la richiesta, onorevole?

GIOVANNI VIANELLO (MISTO-A). Che il Presidente della Camera…

PRESIDENTE. La tratterà il suo collega in sede di esame della pregiudiziale…

GIOVANNI VIANELLO (MISTO-A). …perché con questo emendamento sono state escluse le Commissioni competenti, Ambiente e Attività Produttive, su un tema che tratta…

PRESIDENTE. Quando l'onorevole Cabras entrerà nel merito, sicuramente spiegherà queste motivazioni.

Esame e votazione della questione pregiudiziale riferita al disegno di legge: Conversione in legge del decreto-legge 25 febbraio 2022, n. 14, recante disposizioni urgenti sulla crisi in Ucraina (A.C. 3491​) (ore 16,30).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'esame e la votazione della questione pregiudiziale Cabras ed altri n. 1 (Vedi l'allegato A) riferita al riferita al disegno di legge n. 3491: Conversione in legge del decreto-legge 25 febbraio 2022, n. 14, recante disposizioni urgenti sulla crisi in Ucraina.

Avverto che, a norma del comma 3 dell'articolo 40 e del comma 3 dell'articolo 96-bis del Regolamento, la questione pregiudiziale può essere illustrata per non più di dieci minuti da uno dei proponenti. Potrà altresì intervenire un deputato per ognuno degli altri gruppi per non più di cinque minuti.

L'onorevole Pino Cabras ha facoltà di illustrare la sua questione pregiudiziale n. 1.

PINO CABRAS (MISTO-A). Grazie, Presidente. Ben ritrovati, cari colleghi. La questione pregiudiziale, di cui mi accingo a spiegare le nostre motivazioni, attiene ad un articolo qualificante della nostra Costituzione.

Stiamo parlando dell'articolo 11 che recita: “L'Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali; consente, in condizioni di parità con gli altri Stati, alle limitazioni di sovranità necessarie a un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le Nazioni; promuove e favorisce le organizzazioni internazionali rivolte a tale scopo”. È una disposizione innovativa e rivoluzionaria per il contesto storico nel quale la nostra Carta fondamentale fu redatta dai Padri costituenti, una disposizione che, in tutti questi anni, si è sempre dimostrata attuale e che assegna una postura ben precisa per il ruolo dell'Italia nel consesso internazionale.

“L'Italia ripudia la guerra”: guardiamo il termine utilizzato dal costituente: “ripudiare”. Non era un caso. Avrebbe, infatti, potuto utilizzare termini più neutri, quali “rinuncia” o “condanna”, che furono prospettati in un primo tempo durante i lavori della Costituente. Meuccio Ruini, presidente della Commissione dei 75, incaricata di redigere il testo costituzionale, disse in proposito in un suo discorso all'Assemblea costituente del 24 marzo 1947: “(…) mentre “condanna” ha un valore etico più che politico-giuridico, e “rinunzia” presuppone, in un certo modo, la rinunzia a un bene, a un diritto, il diritto alla guerra (che vogliamo appunto contestare), la parola “ripudia”, se può apparire per alcuni richiami non pienamente felice, ha un significato intermedio, ha un accento energico e implica così la condanna, come la rinuncia alla guerra”.

Dunque, con la scelta del termine “ripudia” si è voluta negare alla radice la sussistenza in campo all'ordinamento costituzionale di uno ius ad bellum originario e, al contempo, si è inteso attribuire una forza particolare al precetto normativo del divieto, con un linguaggio dalla straordinaria forza emotiva, tale da esprimere una riprovazione profonda e radicale. E, badate bene, ciò che si ripudia non è la sola guerra di aggressione, ma la guerra tout court, lo dico perché, in questi giorni, corifei della guerra si stanno lanciando in azzardate interpretazioni restrittive del portato del ripudio assoluto della guerra. L'articolo 11 ha, quindi, un valore precettivo e programmatico al tempo stesso: il ripudio della guerra va necessariamente di pari passo con la rimozione degli ostacoli per la realizzazione della pace. Un programma chiaro, inequivocabile, orientato alla pace, non suscettibile delle mille acrobazie retoriche a cui, purtroppo, alcuni padroni del vapore, ma anche tante comparse parlanti e figuranti ci hanno tristemente abituato negli ultimi lustri.

Veniamo, quindi, al merito della pregiudiziale di costituzionalità del provvedimento di conversione in esame relativo al decreto-legge 25 febbraio 2022, n. 14, recante disposizioni urgenti sulla crisi in Ucraina. Come illustrato nel testo della pregiudiziale, tale decreto è duplice, perché l'emendamento presentato dal Governo andrà a trasfondere il decreto-legge n. 16 nel decreto-legge n. 14. Questo Governo, infatti, non contento di aver emanato, nel 2021, appena 228 decreti - una media di 2 ogni 3 giorni -, ritiene che sia normale e decente sfornare decreti a distanza di pochi giorni, per, poi, pasticciarli in un unico decreto. Questo aspetto da solo basterebbe a pregiudicarne la costituzionalità ma, come abbiamo visto, i “decreti omnibus” sono ormai una graziosa abitudine di un Esecutivo che ritiene questo Parlamento un passacarte (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Alternativa). Quali sono le disomogenee materie di cui questo decreto bifronte dispone? Partecipazione a missioni militari internazionali, cessione di equipaggiamenti militari di protezione, cessione di armi e armamenti, assistenza e cooperazione umanitaria, misure burocratiche del Ministero degli Affari esteri, misure relative all'approvvigionamento energetico, accoglienza di profughi, sostegno a studenti, ricercatori e docenti ucraini.

Ciò detto, veniamo finalmente al contenuto che, più di tutti è, a nostro avviso, incompatibile e in totale contrasto con l'articolo 11 della Carta costituzionale. Ci riferiamo all'articolo 2-bis, comma 1, con il quale si dispone, da un lato, la fornitura di armi all'Ucraina e, dall'altro, una deroga alla legge n. 185 del 1990, che regola la cessione di armamenti.

Non è necessaria troppa dottrina in diritto internazionale per sapere o, quantomeno, intuire che l'azione stessa di fornire armi a un Paese in guerra è, in sé e per sé, un sostegno militare a una delle parti in conflitto e, dunque, un coinvolgimento, ancorché indiretto, nel conflitto bellico medesimo. A giustificazione di tale fornitura di armi non si può nemmeno addurre una improbabile e inesistente clausola che vincolerebbe l'Italia all'intervento. Non vi è alcun trattato che imponga al nostro Paese di fornire assistenza militare all'Ucraina nel caso questa fosse aggredita. L'Ucraina, inoltre, non è membro della NATO né dell'Unione europea.

L'Italia, sempre in virtù dell'articolo 11 della Costituzione, è comunque tenuta a rispettare la Carta ONU e il divieto dell'uso della forza, di cui all'articolo 2 della Carta stessa. Il paragrafo 3 dispone, infatti, che gli Stati “devono risolvere le loro controversie internazionali con mezzi pacifici, in maniera che la pace e la sicurezza internazionale, e la giustizia, non siano messe in pericolo”, mentre il paragrafo 4 impone che gli Stati “devono astenersi nelle loro relazioni internazionali dalla minaccia o dall'uso della forza, sia contro l'integrità territoriale o l'indipendenza politica di qualsiasi Stato, sia in qualunque altra maniera incompatibile con i fini delle Nazioni Unite”.

Le eccezioni al divieto dell'uso della forza previste dall'ordinamento internazionale che fa capo alle Nazioni Unite sono due, e solo due, e riguardano la legittima difesa e il sistema di sicurezza collettiva. Quanto alla prima, l'Italia non può certo appellarsi alla legittima difesa, perché, per quanto ci possano essere ragioni di solidarietà con l'Ucraina, non è il Paese oggetto dell'aggressione. Non è un caso se, dal secondo dopoguerra a oggi, l'Italia e il resto della comunità internazionale non si sono buttate a capofitto in ogni conflitto occorso, né si può affermare che sia stato aggredito un membro dell'Unione europea o della NATO, nel qual caso sarebbe, addirittura, scattato in automatico l'articolo 5 del Trattato del Nord Atlantico.

Quanto al sistema di sicurezza collettiva, di cui al Capitolo VII della Carta ONU, ad oggi non vi è stata alcuna pronuncia del Consiglio di sicurezza, l'unico organo titolato ad autorizzare l'uso della forza (articolo 42) o l'imposizione di sanzioni (articolo 41). Le Nazioni Unite, ahinoi, sono il grande assente di tutta questa vicenda ed è del tutto probabile che la crisi ucraina avrà delle forti ripercussioni sull'organizzazione, il cui scopo prioritario è assicurare la pace internazionale.

Come abbiamo detto poc'anzi, l'articolo 2-bis, comma 1, del provvedimento in esame reca anche una deroga alla legge n. 185 del 1990, che contiene la normativa che regola la cessione di materiale di armamento e, nello specifico, l'articolo 1 vieta categoricamente la cessione di armi a Paesi in stato di conflitto armato. La ratio di tale legge è nobile ed è propriamente ispirata all'articolo 11 della Costituzione, perché è del tutto evidente che non si può perseguire la pace e ripudiare la guerra, riempiendo di armi chi è in stato di guerra. Un comportamento del genere alimenta la guerra e previene la pace, l'esatto opposto che ci impone la nostra Costituzione.

Si rileva, infine, come tale deroga disposta dal Governo per il tramite di un decreto-legge, che va, di fatto, a sospendere senza limiti, in maniera indefinita, una serie di limiti e vincoli imposti al Governo stesso da una legge ordinaria, sarebbe di per sé un elemento di estrema criticità costituzionale. Per concludere sul punto, se è vero come è vero che crediamo nello Stato di diritto, allora non si può svincolare la politica dal diritto e sganciare l'azione del Governo da limiti ritenuti fastidiosi solo perché questi non consentono il libero sfogo del narcisismo, della brama e l'inconsistenza politica di chi è chiamato a svolgere le funzioni pubbliche ai più alti livelli, ma sceglie delle vie molto più basse di espressione politica. Il ripudio della guerra e il suo corollario di disposizioni contenute nell'articolo 11 rappresentano una parte imprescindibile, identitaria e inalienabile dei principi fondamentali della nostra architettura costituzionale: non si possono aggirare o raggirare con generici appelli ai sentimenti o con qualche post emozionale su un social network. L'Italia deve ripudiare la guerra, non può alimentarla con altre armi.

C'è anche una questione aperta da questa raffica di decreti e dagli emendamenti del Governo proprio sul fronte delle norme recentemente sottoposte a revisione costituzionale, cioè gli articoli 9 e 41. La scelta di invertire la rotta della transizione ecologica con il nuovo, anzi, vecchissimo mix energetico, prospettato per decreto, ci porta a violare, già da subito, i beni costituzionali protetti dalle norme novellate.

Il contesto vede anche un'altra direttrice di collisione con i valori costituzionali. L'indirizzo nuovo dell'Unione Europea snatura e sposta il suo baricentro…

PRESIDENTE. Concluda, onorevole Cabras.

PINO CABRAS (MISTO-A). …ora che agisce, parla e si coordina come un'istituzione bellica. La novità entra in contraddizione con il nucleo della nostra Costituzione. Vado a concludere: usiamo definitivamente, ulteriormente, la parola “ripudiare”; ripudiare questo decreto è il modo di proteggere beni costituzionali superiori in ogni direzione, anche per le generazioni future (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Alternativa - Deputati del gruppo Misto-Alternativa mostrano cartelli recanti le scritte: “No guerra”, “No war”, “No ad interventi militari”, “L'Italia ripudia la guerra”).

PRESIDENTE. Rimuovete i cartelli! Se gli assistenti ci aiutano a riportare l'ordine in Aula (Gli assistenti parlamentari ottemperano all'invito del Presidente)

Ha chiesto di parlare l'onorevole Ceccanti. Ne ha facoltà, intanto che gli assistenti ci danno una mano. Prego, onorevole Ceccanti.

STEFANO CECCANTI (PD). Grazie, Presidente. Il testo di questa pregiudiziale dei colleghi di Alternativa che slitta da un'impostazione di opportunità su cui si erano finora incentrati dibattiti ad una di legittimità, mi ha fatto venire in mente una nota pagina de I promessi sposi, quella in cui don Abbondio, impaurito dai bravi, cerca delle scuse per evitare di celebrare il matrimonio tra Renzo e Lucia. “Sapete voi quanti siano gl'impedimenti dirimenti?” “Che vuol ch'io sappia d'impedimenti?” “Error, conditio, votum, cognatio, crimen, cultus disparitas, vis, ordo, ligamen, honestas, si sis affinis…(Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico),” cominciava don Abbondio, contando sulla punta delle dita. “Si piglia gioco di me?” interruppe il giovine. “Che vuol ch'io faccia del suo latinorum?”. 

Ora, quali sarebbero, secondo i colleghi, gli impedimenti dirimenti? Ce ne sarebbero tre. Evito di dedicare troppo tempo al secondo e al terzo perché dovrebbe essere loro noto che un decreto-legge è fonte equiparata alla legge e si può quindi bene, con un decreto successivo, derogare ad una legge precedente; e dovrebbe essere loro ancor più noto che in quest'Aula, la settimana scorsa, martedì 1° marzo, vi è stata una preventiva autorizzazione; preventiva rispetto al decreto interministeriale come richiesto dal testo del decreto-legge, con la risoluzione Crippa e altri, nello specifico al suo punto 3, che seguiva peraltro l'informativa della settimana precedente.

Il punto chiave però è il primo: per il gruppo di Alternativa non sarebbero sufficienti le cause di illegittimità previste dall'articolo 51 della Carta ONU, la delibera a larghissima maggioranza dell'Assemblea generale, gli articoli 3 e 4 del Trattato NATO, le decisioni del Consiglio europeo del 28 febbraio che si collocano nell'European Peace Facility (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). No, per i colleghi l'apertura al multilateralismo, alle limitazioni di sovranità a cui l'articolo 11 ricollega il ripudio della guerra, si avrebbe solo con una delibera formale del Consiglio di sicurezza: ma che si fa se uno qualsiasi dei componenti del Consiglio con diritto di veto è aggressore o complice di aggressori? Ci si dovrebbe arrendere (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)?

Renzo non si arrese alla lista degli impedimenti dirimenti di don Abbondio e non lo faremo neanche noi. Non abbiamo paura dei bravi e non siamo equidistanti, come non lo si può mai essere tra aggressori e aggrediti.

L'ordinamento che richiede l'articolo 11, quello che deve assicurare la pace e la giustizia fra le Nazioni, non è fatto né di paure né di omissioni; è fatto di responsabilità, quella che ci assumiamo come Parlamento, gentile ambasciatore della Repubblica russa, che ha scritto ai nostri colleghi della Commissione difesa per ricordarci che saremo ritenuti responsabili (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Ce la assumiamo questa responsabilità, gentile ambasciatore, perché questo Parlamento non ha paura dei bravi, non è don Abbondio. E questo Parlamento sa, come diceva Bonhoeffer – sì, ancora Bonhoeffer! - che la responsabilità vera non è quella che nasce da cause astratte, ma al servizio delle persone, specie se oppresse (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Liberi e Uguali).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Delmastro Delle Vedove. Ne ha facoltà.

ANDREA DELMASTRO DELLE VEDOVE (FDI). Grazie, Presidente. Anche Fratelli d'Italia non voterà la pregiudiziale dei colleghi di Alternativa. Intanto, onestamente, pur avendo contestato sino ad oggi l'utilizzo spasmodico, esasperato, continuo, reiterato della decretazione d'urgenza, ci viene da dire: “se non ora, quando?”. Direi che, se ad un esame universitario mi avessero chiesto quando è il momento topico in cui vi può essere una decretazione d'urgenza, avrei rappresentato esattamente le condizioni in cui oggi ci troviamo a governare. Anche perché le bombe cadono adesso, non fra un mese; i missili vengono lanciati sull'Ucraina adesso, non fra un mese; l'aggressione unilaterale militare all'Ucraina è avvenuta il 24 febbraio 2022, non avverrà il 24 febbraio 2023.

Ancor meno credo abbia pregio giuridico la suggestione che le materie non sarebbero intimamente connesse. Direi che semmai la critica, come vedremo nel prosieguo dell'esame del testo da parte di Fratelli d'Italia, risieda proprio nel fatto che vi sia troppo poco all'interno di questo decreto; per esempio, nulla vi è sotto il profilo delle misure economiche, anch'esse figlie di uno scenario di guerra, da assumere per tutelare le partite IVA, le nostre imprese e le famiglie dal caro energetico e da quant'altro (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Quindi noi, per paradosso, avremmo voluto più disomogeneità per allargare il campo dell'intervento governativo alle misure che dobbiamo assumere e sostenere per difendere le imprese energivore, il comparto agricolo che verrà flagellato per via delle importazioni di mais e di grano, le partite IVA e le famiglie per il caro bolletta.

Altro elemento, sollevato dai colleghi di Alternativa e che non convince noi di Fratelli d'Italia, risiederebbe nel fatto che non vi sarebbe una delibera della Carta ONU che prevede l'intervento. È, però, pur vero che un documento politico e giuridico deve essere letto nella sua integrità e ciascuna clausola, norma o punto chiarisce quello successivo. E l'articolo 51 della Carta ONU prevede esattamente questa situazione; cioè, nel caso in cui il Consiglio di Sicurezza non abbia ancora assunto le misure necessarie, per il caso dell'aggressione ad uno Stato membro dell'ONU - ed è il caso evidentemente dell'Ucraina - vi è un diritto naturale, così viene definito, all'autotutela individuale o collettiva; un diritto che viene sancito come naturale. L'ONU non conferisce agli Stati il diritto di intervenire, ma riconosce che hanno un diritto naturale. E il diritto naturale è non garantire una finta pace che sia il diritto del più forte che si afferma sul più debole, il diritto dell'aggressore che si afferma sull'aggredito, il diritto di spazzare via una nazione libera, indipendente e sovrana. È un diritto che non viene conferito dalla Carta ONU, ma è riconosciuto perché dichiarato naturale, ovverosia preesistente alla stessa Carta ONU.

Allora, noi riteniamo che, ai sensi e per gli effetti dell'articolo 51 della Carta ONU, venga superata pure l'eccezione formulata e costituita dall'articolo 39, perché se non interviene il Consiglio di sicurezza, se lo stesso è paralizzato, nelle more dell'intervento nessun essere umano può guardare indifferente ad una aggressione militare, unilaterale ad una nazione membro dell'ONU che rischia di essere spazzata via per una forza soverchiante che afferma il diritto del più forte sul più debole, il diritto dell'aggressore sull'aggredito.

Noi riteniamo quindi di non aderire a questa pregiudiziale, nel pieno rispetto - e anche questo fa la differenza fra noi ed altri - di tutta l'architettura del diritto internazionale, ivi compresa la Carta ONU citata dai colleghi in quest'Aula con questa pregiudiziale, che noi riteniamo di dover respingere perché – termino, Presidente - le bombe cadono oggi, non dopo che vi sarà stato un lungo percorso di una legge parlamentare che magari si concluderà fra sei o sette mesi (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Dori. Ne ha facoltà.

DEVIS DORI (MISTO-EV-VE). Grazie, Presidente. Con la votazione di questa pregiudiziale non stiamo decretando chi in quest'Aula abbia assolutamente ragione o assolutamente torto sulle misure da mettere in atto nell'ambito del conflitto in Ucraina.

In questa vicenda, infatti, l'unica cosa certamente sbagliata è rappresentata dagli attacchi criminali della Russia nei confronti dell'Ucraina. Purtroppo, però, ci troviamo in un contesto estremamente complesso, in cui rientra anche la dipendenza dal gas russo, da cui dobbiamo renderci autonomi, il controllo energetico del pianeta e, quindi, il futuro stesso dell'Europa.

Il combinato disposto degli articoli 10, 11, 52 e 78 della Costituzione ci permette di affermare, con forza, che l'impiego delle armi non può essere preso in considerazione finché non è esaurita la via diplomatica, deve avere una finalità difensiva e svolgersi nel contesto di organizzazioni internazionali. Allo stesso tempo, non possiamo restare a guardare quello che sta succedendo al popolo ucraino e questo decreto-legge contiene anche misure a tutela della popolazione come, ad esempio, il potenziamento del sistema dell'accoglienza dei profughi provenienti dall'Ucraina e le misure a sostegno degli studenti, dei ricercatori e dei docenti di nazionalità ucraina.

Per questo motivo, pur rinnovando la nostra preoccupazione rispetto all'invio di mezzi, materiali ed equipaggiamenti militari, come Europa Verde, ci asterremo in questa votazione, perché l'approvazione della pregiudiziale impedirebbe la trattazione complessiva di un decreto-legge che contiene al suo interno anche quegli aiuti umanitari per il popolo ucraino che ci pongono in linea con l'articolo 2 della nostra Costituzione, che individua come obiettivo prioritario il riconoscimento dei diritti inviolabili dell'uomo (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Europa Verde-Verdi Europei).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Suriano. Ne ha facoltà.

SIMONA SURIANO (MISTO-M-PP-RCSE). Grazie, Presidente. Con questo decreto assistiamo al trasferimento in toto di un secondo decreto, per il tramite di un emendamento, nel primo. Preoccupa che il secondo decreto, per intenderci quello che autorizza l'invio di armi letali in Ucraina, avvenga in deroga alla legge n. 185 del 1990, che consente l'esportazione di armi solo a determinate condizioni e previo consenso delle Camere. L'iter cronologico seguito da questo Governo, invece, è l'esatto opposto e svuota il Parlamento del diritto di votare per l'ingresso dell'Italia in guerra; sì, perché è questo ciò di cui stiamo parlando; l'Italia si presta a partecipare a una guerra, la Russia ci inserisce nella lista dei paesi ostili e noi assistiamo impotenti al superamento del Parlamento e della volontà dei cittadini italiani, che ripudiano la guerra, senza nemmeno una pronuncia del Consiglio di sicurezza dell'ONU; uso questo termine, appunto il ripudio della guerra, perché l'articolo 11 della Costituzione ce lo ricorda: “L'Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali (…)”. Il premier Draghi ci chiede collaborazione, chiede collaborazione al Parlamento, ma lo esautora dal potere di opporsi alla violazione di tutte le norme, ordinarie e costituzionali, che, in uno Stato democratico - quale eravamo, mi vien da dire -, servirebbero proprio per evitare la deriva autoritaria, accentratrice dell'Esecutivo. Ma come pensate di fermare il conflitto? Pensate di fermarlo con le nostre armi? E il Parlamento ha diritto di essere informato, secondo voi? Se non a noi, almeno ditelo agli italiani quello che state facendo e che ci state mandando verso una guerra. Un giorno la storia se ne ricorderà, e vi chiederà conto di tutto quello che state facendo (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Manifesta, Potere al Popolo, Partito della Rifondazione Comunista-Sinistra Europea).

PRESIDENTE. Sono così esauriti gli interventi sulla questione pregiudiziale.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla questione pregiudiziale Cabras ed altri n. 1.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 1).

Seguito della discussione del testo unificato delle proposte di legge: D'iniziativa popolare; Zan ed altri; Cecconi e Magi; Rostan ed altri; Sarli ed altri; Alessandro Pagano ed altri; Sportiello ed altri; Trizzino: Disposizioni in materia di morte volontaria medicalmente assistita (A.C. 2​-1418​-1586​-1655​-1875​-1888​-2982​-3101-A​) (ore 16,55).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del testo unificato delle proposte di legge nn. 2-1418-1586-1655-1875-1888-2982-3101-A: Disposizioni in materia di morte volontaria medicalmente assistita.

Avverto che lo schema recante la ripartizione dei tempi per il seguito della discussione è pubblicato in calce al vigente calendario dei lavori dell'Assemblea (Vedi calendario).

Avverto, inoltre, che, fuori della seduta, sono stati ritirati dai presentatori gli emendamenti 3.118 Turri, 3.126 Zanettin e 5.100 Noja.

Avverto, infine, che è in distribuzione la versione corretta dell'emendamento Bellucci 3.59 (Vedi l'allegato A).

Ricordo che nella seduta del 2 marzo è stato, da ultimo, respinto l'emendamento Varchi 1.33.

Ha chiesto di intervenire, sull'ordine dei lavori, il presidente Foti. Ne ha facoltà.

TOMMASO FOTI (FDI). Signor Presidente, all'inizio dell'esame di questo provvedimento penso sia opportuno, sia per l'Aula che per i gruppi richiedenti, che si abbia piena contezza della applicazione - che noi chiediamo - di quanto disposto dall'articolo 51 del Regolamento in ordine alla procedura del voto segreto. Riteniamo che tale procedura si applichi al provvedimento in esame, sia nel suo articolato – e, quindi, voglio essere specifico: si chiede il voto segreto articolo per articolo - sia per gli emendamenti presentati e, quindi, su tutti gli emendamenti che costituiscono il fascicolo n. 6, attualmente a nostra disposizione; chiediamo, dunque, che tutte le proposte emendative vengano votate mediante voto segreto. Questo per una elementare ragione: noi riteniamo, come Fratelli d'Italia, che per tutti gli articoli e per tutti gli emendamenti presentati sussistano le condizioni - inerendo il provvedimento ad articoli ben precisi della Costituzione che riguardano la persona e la tutela della vita della persona - per procedere con le votazioni a scrutinio segreto. Sotto questo profilo, voglio richiamare a me stesso la sentenza della Corte costituzionale che dovrebbe avere ispirato - dovrebbe, e non lo ha fatto - il testo di legge oggi al nostro esame, proprio perché in quella sentenza sono chiari i confini tra quelli che potrebbero essere definiti voti liberi e, quindi, senza bisogno di ricorrere alla procedura della segretezza del voto, dai voti che, invece, necessitano della segretezza del voto medesimo; ciò anche per consentire la piena libertà su questo tema da parte di tutta l'Aula e, soprattutto, di coloro che, forse per ragioni di maggioranza, potrebbero nello scrutinio palese dover votare contro emendamenti che, nello scrutinio segreto, troverebbero il loro favore, perché coerenti con la propria impostazione ideale, con i propri valori e, soprattutto, con quella coerenza che dovrebbe guidare ogni parlamentare nel momento di scelte così delicate.

Per questa ragione, le rinnovo la richiesta di un'espressione da parte della Presidenza in ordine alla questione che noi stiamo ponendo, cioè la votazione a scrutinio segreto di tutti gli articoli e di tutte le proposte emendative sul provvedimento oggi in esame

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Foti. Sicuramente di volta in volta, quando ci sarà la votazione, preciserò che il voto sarà svolto a scrutinio segreto.

(Ripresa esame dell'articolo 1 - Testo unificato - A.C. 2-A​)

PRESIDENTE. Riprendiamo l'esame dell'articolo 1 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A).

Passiamo alla votazione dell'emendamento 1.29 Bellucci.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Bellucci. Ne ha facoltà.

MARIA TERESA BELLUCCI (FDI). Presidente, prende avvio oggi la trattazione di questa legge legata al fine vita, alle modalità attraverso cui proporre il suicidio medicalmente assistito. In particolare, iniziamo proprio con l'emendamento che lei ha poc'anzi citato, il mio emendamento 1.29. Io vorrei cogliere l'attenzione dei colleghi in questa fase di avvio, che sappiamo essere sempre più concitata e anche un po' caotica, perché in questo emendamento si vuole rimettere al centro la questione, così annosa e molto discussa, dell'accanimento terapeutico.

Molte delle questioni che vengono poste all'attenzione del Parlamento, nella sua prerogativa di legislatore, sono quelle di andare a prevedere delle leggi che pongano la persona al centro dell'interesse del legislatore, nonché i suoi bisogni e le sue necessità di essere tutelata. Spesso viene citata questa parola, “dignità”, e tanto ci siamo interrogati sulla vera essenza di questo termine quando viene ad accompagnarsi a uno stato di afflizione e di sofferenza in cui versa la persona. Spesso ci siamo interrogati sulla questione dell'accanimento terapeutico, un accanimento terapeutico che, come sappiamo, deve essere sempre assolutamente allontanato dalla vita di quelle persone sofferenti, che non devono vedere né il legislatore né tanto meno il Servizio sanitario nazionale proporre o imporre un accanimento terapeutico. Noi crediamo che la questione sia dirimente e centrale, perché le persone che possono arrivare a decidere di mettere fine alla propria vita sappiamo che si devono trovare in una condizione di libertà, di libera scelta, e ci si può trovare in una condizione di libera scelta soltanto nel momento in cui lo Stato pone in essere tutte quelle condizioni che rendono l'uomo libero di poter scegliere per sé, ma di scegliere - sì! - anche nella piena dignità del valore della vita.

Allora, certamente l'accanimento terapeutico è qualcosa che Fratelli d'Italia crede che debba essere allontanato dall'esistenza di ogni persona. Accanirsi significa ledere l'altro, significa ferirlo, significa non riconoscerlo nei suoi bisogni e anche nel valore che la vita ha dal concepimento fino alla morte. È per questo che nell'articolo 1 - quindi, proprio nelle finalità, nell'articolo che, essendo il primo, è anche il più importante all'interno di una legge - noi abbiamo proposto di inserire proprio: “a qualunque forma di accanimento terapeutico”, ovvero - e lo leggo insieme a voi - che la persona deve trovarsi nella condizione “(…) volontariamente e autonomamente, di porre fine a qualsiasi forma di accanimento terapeutico”.

Questo certamente ci fa essere assolutamente presenti nel sostenere la vita dell'essere umano, nel sostenere una vita dignitosa e una vita, quindi, in cui vi possa essere, tra tutti quanti all'interno del Parlamento, tra gli operatori della sanità, nei luoghi di cura ma anche in quei luoghi d'afflizione, sempre e comunque il riconoscimento della vita umana lontana da qualsiasi tipo di accanimento terapeutico.

Per noi citare queste parole è essenziale, ed è essenziale in una legge in cui invece non troviamo sufficiente spazio per la difesa di ciò che è giusto e buono - che è l'interesse alla vita prima di tutto - e invece assistiamo all'allontanamento di ciò che mina la persona nel suo diritto di essere protetta con un sistema sanitario che ponga tutte le condizioni in essere, anche quelle delle cure palliative di cui abbiamo parlato spesso.

Per questo mettiamo ai voti questo emendamento, nella speranza che possa trovare accoglimento in cuori aperti e disponibili.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare a titolo personale l'onorevole Varchi. Ne ha facoltà.

MARIA CAROLINA VARCHI (FDI). Grazie, Presidente. Intervengo ovviamente per confermare il mio voto favorevole sull'emendamento della collega Bellucci, che naturalmente ho sottoscritto con convinzione, nella convinzione, appunto, che rispetto alla impostazione di questo testo, che noi oggi stiamo esaminando, sia necessario definire i limiti di applicazione in senso ovviamente riduttivo.

In questa direzione l'emendamento della collega Bellucci coglie assolutamente nel segno, perché limita la possibilità di applicazione di una procedura eutanasica ai casi in cui vi sia un accanimento terapeutico (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Squeri. Ne ha facoltà.

LUCA SQUERI (FI). Grazie, Presidente. Per annunciare il voto favorevole di Forza Italia.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare a titolo personale l'onorevole Deidda. Ne ha facoltà per un minuto.

SALVATORE DEIDDA (FDI). Grazie, Presidente. Oltre a sottoscrivere l'emendamento e a dichiarare il mio voto favorevole, penso che questo emendamento sia un buon compromesso con la mediazione che da più parti - anche della maggioranza - è stata chiesta e che Fratelli d'Italia stia proponendo quello che forse molti italiani aspettano.

Io torno a dire “no” all'accanimento terapeutico: quando sento dire che non augurate di trovarci in questa situazione, non la auguro nemmeno io a nessuno, perché - lo ripeterò sempre - è brutto trovarsi in quei momenti davanti il proprio caro, perché c'è sempre affetto, disperazione e tristezza, ma vi è anche disperazione, quando ti volti indietro, per l'unico grande assente in queste vicende che è lo Stato, con la mancanza di qualsiasi servizio di tutela alla persona e soprattutto alle famiglie (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

Noi siamo soli quando siamo davanti al nostro caro. Non c'è nessuna struttura e mi dispiace che si stia lavorando per dare la morte e non invece la vita.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Palmieri. Ne ha facoltà.

ANTONIO PALMIERI (FI). Grazie, Presidente. L'emendamento della collega Bellucci è un emendamento prezioso, perché ci consente di ribadire quello che abbiamo detto fin dall'inizio della nostra discussione e del nostro dibattito e su cui credo che possiamo essere tutti d'accordo, cioè che su questa norma non c'è alcun derby tra coloro che sono fautori della sofferenza e coloro che, invece, sono contro la sofferenza. Per questo sottolineare che siamo contro ogni forma di accanimento terapeutico è una sottolineatura giusta, doverosa e importante. Inoltre, riprendendo le parole del collega Deidda, aggiungo - e chiudo - che la questione di fondo rimane rispondere a questo referendum, cioè dove vogliamo posizionare lo Stato e le istituzioni? Accanto alla persona che soffre per lenire la sofferenza o, viceversa, per sopprimere la persona che soffre (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente)? Questa è la domanda ineludibile rispetto alla quale ancora non abbiamo avuto una risposta convincente (lo dico al collega Foti). Su questo provvedimento non c'è maggioranza di Governo.

Su questo provvedimento ci sono i parlamentari che liberamente, soprattutto all'interno del nostro gruppo, hanno la possibilità di esprimere intendimenti e convincimenti e di lavorare per produrre il testo migliore. Nel nostro caso, questo testo non è assolutamente il testo migliore. Operiamo nell'ottica della riduzione del danno e speriamo che finalmente in questa sessione i colleghi e le colleghe che la pensano come noi abbiano la forza di esprimersi liberamente (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Trancassini. Ne ha facoltà.

PAOLO TRANCASSINI (FDI). Grazie, Presidente. Anch'io principalmente per sottoscrivere l'emendamento 1.29 della collega Bellucci, che ringrazio per aver posto questo tema e averlo fatto in questo modo. In questo modo, Fratelli d'Italia dimostra di accettare il contraddittorio, come avviene sempre, anche su una materia così delicata e lo fa, credo, in un modo estremamente razionale e anche serio, ponendo limiti. Secondo noi, quello dell'accanimento terapeutico è il limite massimo, ma è anche un limite che traccia un distinguo rispetto, invece, a una impostazione molto più libera.

Credo che su questo punto di compromesso possiamo incontrarci e trovare il modo di affrontare questa problematica nel modo più serio possibile. Sottolineo l'importanza delle parole del collega Deidda per rimarcare che molto spesso scegliamo questo tipo di scorciatoie rispetto, invece, al più grande problema che investe non solo la persona che è in queste condizioni, ma le rispettive famiglie (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Orsini. Ne ha facoltà.

ANDREA ORSINI (FI). Grazie, Presidente. Credo che questo emendamento abbia un significato di grande civiltà: l'opposizione all'accanimento terapeutico, il diritto al rifiuto dell'accanimento terapeutico è un criterio di civiltà, è un criterio sul quale esiste un largo consenso, è un criterio al quale ci possiamo attenere senza contraddizioni e senza scrupoli di coscienza. Tutto il resto significa rendere la vita un bene disponibile, e questo è un paletto che, se si decide di superare, se si decide di violare, se si decide di andare al di là di questo principio, allora, veramente tutto diventa possibile, allora tutti i limiti sono opinabili. Questa legge si sforza, anche meritoriamente, di mettere limiti, ma sono limiti che appartengono alla determinazione individuale e che noi pretendiamo di definire per legge. Definiamo una libertà e, nello stesso tempo, la burocratizziamo. Questa non è una scelta di libertà, la scelta di libertà non può essere una scelta contro la vita.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, a titolo personale, l'onorevole Ferro. Ne ha facoltà, per un minuto

WANDA FERRO (FDI). Grazie, Presidente. Rispetto all'emendamento a prima firma Bellucci, desidero sottolineare che su un tema di tale delicatezza ribadiamo quanto avevamo già fatto nella prima tornata dei lavori, quando abbiamo iniziato a dibattere sui vari emendamenti, sottolineando quel perimetro che deve essere individuato e che, in questo modo, attraverso la limitazione, nel momento in cui si parla di accanimento terapeutico, possa certamente racchiudere le tante sensibilità che dovrebbero vedere un voto unanime rispetto a questo emendamento. Ringrazio la collega Bellucci perché credo che sia stato un atto di civiltà, un atto soprattutto di grande importanza rispetto alla delicatezza del tema, che andava sottolineato, ribadito, ma soprattutto delineato con grande chiarezza il perimetro (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Pettarin. Ne ha facoltà.

GUIDO GERMANO PETTARIN (CI). Grazie, Presidente. Solo per chiedere l'autorizzazione a sottoscrivere l'emendamento.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Foti. Ne ha facoltà.

TOMMASO FOTI (FDI). Signor Presidente, l'emendamento a firma Bellucci non è un emendamento di natura etica; è un grosso insegnamento di natura morale, io penso, perché, come tutti sappiamo, la speranza e l'anatomia della speranza è una cosa diversa dal flagello della disperazione. Allora, noi giustamente proponiamo che, finché è possibile, il malato sia curato; ma, quando questa cura, che non ha più speranza, si riduce ad un accanimento terapeutico, allora si confonde molto il ruolo del paziente. Si confonde il ruolo della persona con la cavia. Fratelli d'Italia rimane con la persona (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Vinci. Ne ha facoltà.

GIANLUCA VINCI (FDI). Grazie, Presidente. Leggendo questo emendamento, che abbiamo deciso di depositare, abbiamo voluto riportare la norma, queste poche pagine - perché si tratta di sei pagine di normativa - al contesto per il quale questa norma è nata dopo tanti anni o sta cercando di nascere, cioè il fatto che molti chiedono che non ci sia accanimento terapeutico, perché è questo che ha spinto questo Parlamento a legiferare in questo senso, cioè che non ci sia da parte dei medici, della scienza, un accanimento per tenere in vita una persona che ormai non può più vivere e che non ha più possibilità di vivere una vita serena.

Quindi, abbiamo voluto riportare all'interno della norma questo concetto; se questo emendamento dovesse essere bocciato, si capirebbe che in quest'Aula stiamo facendo altro, e non quindi quello che magari molti cittadini ci chiedono, cioè di non continuare con un accanimento terapeutico. Se questo non lo inseriamo nella norma, viene meno il significato della norma (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Parisse. Ne ha facoltà.

MARTINA PARISSE (CI). Grazie, Presidente. Per dichiarare il voto favorevole del gruppo di Coraggio Italia (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Delmastro Delle Vedove, che non vedo; si intende che vi abbia rinunciato.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Frassinetti. Ne ha facoltà.

PAOLA FRASSINETTI (FDI). Grazie, Presidente. Nel ringraziare la collega Bellucci, che ha avuto la sensibilità di presentare un emendamento così importante e cruciale per questa materia, che intendo anche sottoscrivere, è vado brevemente, perché è già stato detto molto, a tratteggiare le inclinazioni positive di questo emendamento. Prima si parlava di limiti, di cercare di individuare i limiti al di là dei quali una sofferenza che può essere lenita diventa un accanimento terapeutico. Questo è il cuore del problema e, con uno spirito di responsabilità e di sensibilità, Fratelli d'Italia ha cercato proprio di delineare questo limite, senza il quale anche il prossimo prosieguo del dibattito diventerebbe molto più difficoltoso (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Turri. Ne ha facoltà.

ROBERTO TURRI (LEGA). Grazie, Presidente. Per annunciare il voto favorevole del gruppo Lega-Salvini Premier (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Montaruli. Ne ha facoltà.

AUGUSTA MONTARULI (FDI). Grazie, Presidente. Intanto per sottoscrivere questo emendamento dei colleghi, a prima firma Bellucci, ma soprattutto per dare il nostro contributo rispetto ad una proposta di legge così delicata, che smuove le coscienze nei confronti di un tema che non può trovare certezze assolute, se non quella di difendere la vita e la dignità della persona. E allora questo emendamento è volto a tal fine, a migliorare il testo; a migliorarlo portando alla luce un tema che si cela dietro il tema dell'eutanasia, ovvero quello di un accanimento terapeutico che rischia di svilire gli sforzi pro vita, per la vita, di tantissimi malati e anche tantissimi familiari di questi malati.

Guardando proprio loro, in coscienza, chiediamo una riflessione aggiuntiva affinché questo emendamento, che è di buonsenso e di equilibrio anche rispetto a posizioni opposte che si sono verificate in questo Parlamento, possa trovare la propria approvazione.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Bologna. Ne ha facoltà.

FABIOLA BOLOGNA (CI). Grazie, Presidente. L'emendamento dell'onorevole Bellucci mi dà l'occasione per ricordare che nella malattia la relazione medico-paziente, anche con la famiglia, assume un ruolo centrale. La professione medica è una professione intellettuale, relazionale e autonoma e si sviluppa nel rapporto di fiducia reciproca tra medico e paziente, mettendo a servizio una competenza che aiuta il malato a fare scelte condivise, con l'obiettivo di migliorarne la qualità di vita. Questo vale anche per il discorso dell'accanimento terapeutico (Applausi dei deputati del gruppo Coraggio Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Ciaburro. Ne ha facoltà, sempre per un minuto, a titolo personale.

MONICA CIABURRO (FDI). Grazie, Presidente. Intanto ringrazio anch'io la collega Bellucci e i colleghi per aver presentato questo emendamento, che chiedo di sottoscrivere, ma soprattutto per aver portato in quest'Aula l'occasione di riflettere ancora una volta rispetto al perimetro nel quale si deve muovere una legge di questo genere, anche di coscienza; in particolare, occorre sottolineare un aspetto di equilibrio tra il diritto alla vita e l'obbligo, il dovere di questo Stato di dare tutti quegli strumenti per avere una vita degna e decorosa, anche con riferimento alla possibilità di percorrere tutte quelle strade di terapia che possano determinare una vita sempre più dignitosa, senza scivolare in quello che può definirsi accanimento terapeutico.

Con questo emendamento, appunto, si chiede di non scivolare in quello che, invece, toglierebbe dignità alla persona, facendola diventare, come ha detto il collega Foti, una cavia (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, per un minuto, a titolo personale, l'onorevole Bucalo. Ne ha facoltà.

CARMELA BUCALO (FDI). Grazie, Presidente. Intervengo anch'io per sottoscrivere questo emendamento e per ringraziare personalmente la collega. Si tratta infatti di un emendamento che sento molto: è lo specchio della tutela della dignità del malato, di fronte ad una terapia che non ha un senso, che non risolve assolutamente, che non dà un contributo, anzi, direi, che peggiora le condizioni del malato, ma soprattutto restituisce un senso e una dignità a quei momenti drammatici che vivono i familiari di fronte a queste terapie che non hanno un beneficio per il malato.

Ecco, questo è un emendamento che, finalmente, dà una soluzione; quindi, limita i casi dell'eutanasia soprattutto davanti a questi trattamenti che non danno dignità al malato (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, sempre per un minuto a titolo personale, l'onorevole Osnato. Ne ha facoltà.

MARCO OSNATO (FDI). Grazie, Presidente. Io credo che questo emendamento della collega Bellucci sia molto importante; lo testimoniano anche gli interventi di tanti colleghi di tutti gli schieramenti o, meglio, di tanta parte di uno schieramento, perché l'altro mi sembra abbastanza silente. L'importanza mi sembra palesata dalle parole sempre sagge del collega Palmieri quando pone il dubbio: noi vogliamo, come Stato, tutelare e limitare la sofferenza o eliminare il sofferente? Perché ciò sta a significare che noi vogliamo fare una battaglia per la vita, non una battaglia sulla vita (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia); noi abbiamo davanti a noi una persona che soffre e cerchiamo di capire come poter trovare al meglio una soluzione per le sue sofferenze in modo positivo, in modo da tutelare anche la vita stessa. Altrimenti, appare che noi stiamo facendo una battaglia strumentale su un valore evidentemente universale e naturale come quello della vita, soltanto per ragioni di appartenenza politica. Qui, invece vogliamo essere scevri da tutto ciò (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Bagnasco. Ne ha facoltà.

ROBERTO BAGNASCO (FI). Grazie, Presidente. Come ha detto bene il collega, sono intervenuti moltissimi parlamentari di tutti gli schieramenti, proprio perché questo è un tema centrale, fondamentale, determinante e decisivo in questo processo che stiamo esaminando con straordinaria attenzione, con quell'attenzione straordinaria che merita il testo di questo emendamento. Si tratta di un emendamento che vuole eliminare la sofferenza, come qualcheduno ha detto, ma non vuole eliminare i sofferenti; è un testo che vuole riportare nella giusta via il corretto rapporto all'interno di queste situazioni tra i pazienti e il medico. Questo è un fatto estremamente importante di cui ci si dimentica spesso. La vita non è nella nostra disponibilità, la vita è sacra e rimane sacra (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, sempre a titolo personale, per un minuto, l'onorevole Russo. Ne ha facoltà.

GIOVANNI RUSSO (FDI). Grazie, signor Presidente. Ringrazio, innanzitutto, la nostra collega Bellucci per l'emendamento che intendo sottoscrivere. Noi dobbiamo orientare il nostro ragionamento sempre intorno alla figura del malato, alla figura del sofferente. È chiaro che noi vediamo quanto il fine vita sia sentito dalla persona che non smette di soffrire, che si sente disperata nella conduzione dell'ultima parte della sua vita, nel dolore. Ebbene, quello che dobbiamo potenziare, come istituzione, è la possibilità di addolcire quel momento e di fare in modo che la persona smetta di soffrire, non uccidendola, ma semplicemente cercando quanto più possibile di mitigare il suo dolore. Quello che dobbiamo fare, come hanno detto bene i miei colleghi che mi hanno preceduto, non è togliere la vita al sofferente, ma è togliergli la sofferenza, lasciandolo in vita. Ed è questo l'elemento sul quale dobbiamo lavorare (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Caiata. Ne ha facoltà, per un minuto.

SALVATORE CAIATA (FDI). Grazie, Presidente. Intervengo, prima di tutto, per sottoscrivere questo emendamento e poi per chiedere per suo tramite un po' di attenzione a tutti i colleghi, perché onestamente io approccio questa materia con grande angoscia; temo di sbagliare, temo di votare delle cose che possano ripercuotersi negativamente sulla vita delle persone. Non credo che noi possiamo affrontare questo argomento sulle nostre convinzioni politiche, credo che lo dobbiamo affrontare sulle nostre convinzioni morali. Allora, trattare questa materia e avere l'idea che un voto sbagliato possa influire sulla vita o sulla morte di alcune persone mi dà un'angoscia terribile mentre mi dà un minimo di serenità un emendamento come quello della collega Bellucci, che chiedo di sottoscrivere, che individua un perimetro preciso, ossia quello di intervenire solo per evitare l'accanimento terapeutico. Per cui rivolgo un appello vero, forte, sincero, a tutti i colleghi, come ha detto il collega Osnato, a non votare sulla propria posizione politica, ma a votare su quello che sentono dentro in questo momento (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Prisco. Ne ha facoltà.

EMANUELE PRISCO (FDI). Grazie, Presidente. Anch'io vorrei, se possibile, sottoscrivere questo emendamento che mi sembra di grande buonsenso, perché pone l'accento sulla questione dell'accanimento terapeutico, restituendo dignità al malato, ma anche dignità alla vita.

Visto il tema molto delicato e molto complesso, francamente mi sembra anche una proposta di grande equilibrio e di grande buonsenso. Lo dimostrano anche i tanti interventi dei colleghi parlamentari e le tante sottoscrizioni che vanno esattamente in questa direzione, a conferma di una sensibilità diffusa, prudente, ma diffusa, di attenzione alle sofferenze, ma avendo anche come faro guida dell'iniziativa del legislatore ciò che la Corte costituzionale designa, ossia il diritto alla vita, garantito dalla nostra Costituzione (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Maschio. Ne ha facoltà.

CIRO MASCHIO (FDI). Grazie, Presidente. Voglio rileggere come verrebbe l'articolo 1 con questo emendamento, perché credo che sia chiaro: “La presente legge disciplina la facoltà della persona affetta da una patologia irreversibile e con prognosi infausta o da una condizione clinica irreversibile di richiedere assistenza medica, al fine di porre fine volontariamente e autonomamente” - non “alla propria vita (…)” ma - “a qualunque forma di accanimento terapeutico”. Credo che, rileggendolo, si possa cogliere ancora più profondamente il significato, che è quello di ritornare alla finalità originaria anche della sentenza della Corte costituzionale e soprattutto allo spirito, che è quello del rispetto della vita e della sofferenza umana (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Su tale emendamento è stata avanzata dal gruppo Fratelli d'Italia la richiesta di scrutinio segreto e la richiesta è stata accolta.

Passiamo, quindi, ai voti.

Indìco la votazione segreta, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.29 Bellucci, con il parere contrario delle Commissioni e su cui il Governo si è rimesso all'Assemblea.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 2).

Passiamo all'emendamento 1.117 Zanettin.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Palmieri. Ne ha facoltà.

ANTONIO PALMIERI (FI). Lascio che si riprendano dall'emozione del voto segreto…

PRESIDENTE. Colleghi, facciamo intervenire l'onorevole Palmieri… colleghi… colleghi… colleghi… onorevole Boccia, stiamo… se si accomoda, grazie.

ANTONIO PALMIERI (FI). Grazie, Presidente. Io invito le colleghe e i colleghi a prendere in mano il testo della norma e a leggere le ultime quattro righe di questo articolo 1.

Le leggo io per aiutare i pochi che non hanno il testo davanti agli occhi. Il testo dice: “(…) dalla presente legge e nel rispetto dei princìpi della Costituzione, della Convenzione europea dei diritti dell'uomo e della Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea”. Quindi, secondo l'articolo 1, le finalità della legge richiamano quei princìpi.

Allora io vorrei invitare tutti quanti noi a evitare un grossolano falso storico. Perché evitare un grossolano falso storico? Perché è evidente che la nostra Costituzione, la Convenzione europea dei diritti dell'uomo e la Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea sono tre documenti che sono improntati al favor vitae, che sono concepiti perché hanno coscienza e consapevolezza del fatto che senza vita non c'è possibilità di godere di alcun diritto, né possibilità di adempiere ad alcun dovere. Per questo l'invito è a rimediare ed evitare questo grossolano falso storico togliendo questi riferimenti dall'articolo 1 e dalle finalità della norma.

E aggiungo un'ultima considerazione, Presidente Mandelli, che è la seguente: il favor vitae. Come si declina il favor vitae? Una delle possibilità di declinazione del favor vitae sta nel fatto dell'essere consapevoli che la dignità della vita non è una condizione soggettiva, è una condizione oggettiva che attiene a ciascun essere umano per il fatto di essere nato, per il fatto appunto di essere un essere umano (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente). Questo è un punto culturale ineludibile, rispetto al quale non possiamo essere indifferenti. Questa norma e le finalità che sono qui richiamate ci portano, invece, nella direzione opposta, cioè a considerare che la dignità della vita sia un fatto, tutto sommato, accessorio, che attribuiamo noi, per cui la vita di una persona gravemente malata non merita lo sforzo assiduo da parte delle istituzioni e dello Stato per lenire la sofferenza, bensì invita a prendere la via più economica, cioè “togliere il disturbo”, consentendo allo Stato di farci anche un risparmio economico.

Questa è una possibile declinazione del favor vitae rispetto alla quale vi invito e vi invitiamo a prendere coscienza e consapevolezza, perché altrimenti - e chiudo - ci incamminiamo verso una china che fatalmente andrà nella direzione che vi stiamo ripetendo da giorni e giorni, cioè nello sbocco finale ineludibile che si chiama eutanasia (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Tripiedi. Ne ha facoltà.

DAVIDE TRIPIEDI (M5S). Grazie, Presidente. Sull'ordine dei lavori le chiederei gentilmente, data la delicatezza degli argomenti e del tema molto importante, di porre più attenzione sulle tribune. Io non ho fatto in tempo a votare il voto precedente segreto, e di questo mi dispiace. Qua la situazione è un po' critica, i commessi giustamente l'hanno avvisata, però non mi ha dato il tempo di votare. Quindi io le chiederei la gentilezza di confermare o, quanto meno, di chiedere se la votazione sia stata effettuata da parte di tutto l'emiciclo e di tenere in considerazione anche questa parte. La ringrazio, non voglio polemizzare, però, dato l'argomento molto delicato, io ci tengo molto a votare questo provvedimento (Applausi).

PRESIDENTE. Ci mancherebbe. Abbiamo lasciato la votazione aperta qualche secondo in più rispetto alla consuetudine, ma nessuno ai banchi della Presidenza mi ha segnalato la sua posizione, quindi mi dispiace e ovviamente registriamo la sua doglianza.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Turri. Ne ha facoltà.

ROBERTO TURRI (LEGA). Grazie, Presidente. Per annunciare il voto favorevole del gruppo Lega-Salvini Premier.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Potenti. Ne ha facoltà.

MANFREDI POTENTI (LEGA). La ringrazio, Presidente. Noi sosteniamo questo emendamento poiché, come i precedenti, intende intervenire per circoscrivere la dizione del primo articolo di questa proposta di legge e, nel farlo, intende andare ad implementare la chiarezza sulle finalità del testo che stiamo esaminando. Noi crediamo opportuno espungere i riferimenti alla Carta costituzionale, alla Convenzione europea dei diritti dell'uomo e alla Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea, in quanto riteniamo che la precisa individuazione dei presupposti e delle condizioni di cui all'articolo 3 permetta già la corretta operatività, senza lasciare dei vuoti o dei contenuti non chiaramente identificabili.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Paolini. Ne ha facoltà.

LUCA RODOLFO PAOLINI (LEGA). Grazie, Presidente. Proseguendo l'intervento che ha fatto il collega, l'emendamento Zanettin è utile e soprattutto circoscrive l'ambito interpretativo della norma in esame. Infatti, un richiamo generico ai princìpi della Costituzione, della Convenzione europea dei diritti dei diritti dell'uomo e della Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea è talmente generico e ampio che ci si chiede a quale parte dei predetti documenti l'eventuale interprete dovrà far riferimento; sarebbe stato forse più opportuno circoscrivere quantomeno per titoli o per articoli.

Quindi, una norma così approvata, praticamente, sarebbe inattuabile, perché il primo interprete che decidesse di ritenere applicabile questo o quell'articolo, questo o quel capo di questa o quella norma costituzionale, convenzionale o della Carta dei diritti fondamentali dell'Unione potrebbe aver motivo per non applicarla. Quindi, ritengo che sia da espungere sul piano formale (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Parisse. Ne ha facoltà.

MARTINA PARISSE (CI). Grazie, Presidente. Intervengo per annunciare il voto favorevole del gruppo di Coraggio Italia.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Bologna. Ne ha facoltà.

FABIOLA BOLOGNA (CI). Grazie, Presidente. Per sottolineare come l'articolo 2 della Convenzione europea dei diritti dell'uomo imponga un obbligo inerente l'impossibilità per ciascuno di privare della vita qualcun altro. È un obbligo di matrice positiva e impone a ciascuno Stato di tutelare attivamente la vita umana. Questo, tramite la Convenzione europea, entra nella nostra Costituzione attraverso l'articolo 117, in cui i Padri costituenti hanno scelto di tutelare il diritto alla vita. Per cui, la protezione del bene vita è necessaria, in quanto si tratta del più importante diritto individuale e non è ammesso alcun bilanciamento del diritto alla vita con altri diritti, seppur dotati di copertura costituzionale.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Come su tutti i restanti emendamenti riferiti all'articolo 1, la richiesta di scrutinio segreto avanzata dal gruppo Fratelli d'Italia non può essere accolta, in quanto tali proposte emendative si limitano a sopprimere ovvero ad aggiungere il riferimento a disposizioni già vigenti senza modificare la disciplina sostanziale recata dal provvedimento in esame. Si procederà, quindi, a scrutinio palese.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.117 Zanettin, con il parere contrario delle Commissioni e sul quale il Governo si rimette all'Assemblea.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 3).

Passiamo all'emendamento 1.118 Zanettin.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Orsini. Ne ha facoltà.

ANDREA ORSINI (FI). Signor Presidente, onorevoli colleghi, quello di cui discutiamo è un provvedimento fra i più laceranti, i più delicati e i più complessi di quelli di competenza del legislatore: sono in gioco grandi temi, sono in gioco i valori fondanti del nostro ordinamento, come il diritto alla vita e i diritti di libertà; grandi questioni che vengono toccate proprio da questi riferimenti, quello alla Costituzione, come agli ordinamenti europei, sono i presupposti sui quali si basa l'intero ordinamento.

Io trovo che l'accelerazione che stiamo dando a questo provvedimento abbia un significato politico fin troppo chiaro: quello di dare un'ideale risposta alla pronuncia della Corte costituzionale sul referendum per l'abolizione del reato di omicidio del consenziente. È un errore - mi consenta di dirlo, signor Presidente - inseguire esigenze contingenti e di tattica politica per legiferare su questioni di drammatico valore giuridico e morale, che richiederebbero ben altri tempi e ben altro dibattito, e, tuttavia, non possiamo astenerci dall'entrare nel merito di una questione dalla quale dipende tutto il resto. Queste norme, se approvate, modificherebbero, in modo radicale, l'approccio che il nostro ordinamento, la nostra Costituzione hanno fin qui osservato in tema di diritto alla vita, un tema che, a buon diritto, sta certamente fra quelli identificati dall'articolo 2 della Costituzione come diritti indisponibili, ai quali, cioè, non si può rinunciare.

È il principio espletato, per esempio, dall'articolo 5 del Codice civile, che vieta gli atti di disposizione del proprio corpo, quando cagionino una diminuzione permanente dell'attività dell'integrità fisica, quindi non solo nel caso dell'articolo 579 del Codice penale, che, poi, è quello che si voleva abolire con il referendum che la Corte ha dichiarato inammissibile, perché non avrebbe garantito la tutela di beni costituzionalmente rilevanti.

Naturalmente, onorevoli colleghi, il nostro compito di legislatori può essere anche quello di modificare l'esistente, di ripensare l'impianto stesso della nostra Costituzione e del nostro ordinamento, ma, a parte il fatto che non è questa né la sede né il modo, siamo certi che sia saggio farlo, che sia opportuno e, soprattutto, che sia legittimo farlo in nome della Costituzione? Siamo certi di desiderare una società nella quale la vita cessi di essere un diritto indisponibile, una società nella quale possa scegliere di morire chi soffre di una patologia irreversibile con prognosi infausta, ma anche chi si trova in una condizione clinica irreversibile? Quale è il limite di tutto questo? La vita stessa, a ben vedere, l'abbiamo detto più volte, è una condizione clinica irreversibile che ci conduce alla morte, lo è la vecchiaia, lo sono tante patologie croniche irreversibili, anche se perfettamente compatibili con una qualità della vita ritenuta comunemente accettabile.

In fondo è proprio questo il problema: cosa è accettabile? Quale è il grado di sofferenza accettabile? Nessun giudizio è più soggettivo di questo. Chi ha provato o prova il dolore di una sofferenza fisica o psicologica sa bene cosa intendo, ma, se relativizziamo questo concetto, allora con quale diritto, poi, è lo Stato a porre limiti sotto forma di commissioni, di esperti, non si comprende selezionati come, di burocrazie, a stabilire chi può morire e chi no, quali sofferenze sono accettabili e quali non lo sono? Questa legge è stata scritta con il lodevole sforzo di evitare casi limite, quelli che avvengono in Paesi come l'Olanda o il Belgio, nei quali l'eutanasia è possibile nei pazienti psichiatrici o per gli anziani sofferenti di pluripatologie tipiche dell'età avanzata. Ma proprio in questo sforzo di cautela, di per sé lodevole e che si ritrova anche nella formulazione che è stata fatta dell'articolo 1, si nasconde la grande contraddizione su cui si basa questo provvedimento, una contraddizione che, naturalmente, non si risolve espungendo le parole che questo emendamento sopprime, ma, sopprimendole, si elimina un'ambiguità concettuale, un riferimento improprio ai valori che la Costituzione, al contrario, tutela.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Ricordo che la votazione sarà a scrutinio palese.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.118 Zanettin, con il parere contrario delle Commissioni e sul quale il Governo si rimette all'Assemblea.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 4).

Passiamo ora all'emendamento 1.119 Zanettin.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Orsini. Ne ha facoltà.

ANDREA ORSINI (FI). Signor Presidente, onorevoli colleghi, questo riferimento alla Convenzione europea dei diritti dell'uomo, come quello precedente alla Costituzione e quello successivo alla Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea, riguarda, ancora una volta, una delle grandi questioni di fondo toccate da questa legge, di più, uno dei più grandi temi culturali, filosofici, etici sui quali si basa il nostro concetto di libertà, di dignità, di rapporto fra lo Stato e il cittadino. Risolvere questo conflitto semplicemente in termini di autodeterminazione, come hanno fatto anche in quest'Aula, con coerenza - che rispetto -, alcuni colleghi sostenitori dell'eutanasia, è una visione semplificatoria che si basa su un essenziale equivoco. Un sistema liberale ha come finalità quella di tutelare al massimo grado la libertà e la dignità delle persone: una simile tutela non si realizza affatto con l'assoluta autodeterminazione; si realizza, invece, attraverso norme che tutelino la libertà del cittadino nei confronti di scelte irreversibili, che, anche se fossero assunte liberamente e consapevolmente - ma non è questo il caso -, limiterebbero tale libertà.

Vogliamo fare esempi concreti? Si tratta naturalmente di casi limite, di casi assurdi, ma i casi limite servono proprio per comprendere il paradosso logico al quale siamo di fronte.

Il nostro ordinamento come quello di ogni Paese civile e come le convenzioni internazionali cui l'Italia aderisce vietano la riduzione in schiavitù, e questo vale anche per il consenziente. Una persona non potrebbe rinunciare alla propria libertà, anche se lo volesse, per denaro o per una contropartita, neppure se per ipotesi questo gli consentisse un tenore di vita migliore o maggiore sicurezza per il futuro.

Ancora, il nostro ordinamento, come ogni ordinamento civile, vieta la compravendita di organi anche da persona consenziente. Chi pensa che la sovranità sul proprio corpo sia assoluta con quali argomenti vieterebbe a qualcuno di vendere un rene o un polmone in cambio di qualche utilità? Eppure, una persona può ritenere di vivere meglio privandosi di un organo, ma disponendo di denaro sufficiente per una vita decorosa per sé o per i propri cari.

So benissimo naturalmente che gli esempi che ho appena fatto, come fanno orrore a me, farebbero orrore a chiunque in quest'Aula, anche ai più accesi fautori della presente legge; ma appunto per questo l'invito a riflettere: l'autodeterminazione assoluta non è parte del nostro ordinamento, delle regole europee alle quali facciamo riferimento, come di nessun ordinamento liberale.

Ricordo ancora la sentenza della Corte costituzionale con la quale si boccia il referendum, una sentenza che ha ricordato il valore apicale della vita umana. Ha ricordato - sono parole della Corte, non mie - che la libertà di autodeterminazione non può mai prevalere incondizionatamente sulle ragioni della tutela del bene che è la vita. Questo è un tema di fondo della nostra civiltà.

La vita, colleghi, è semplicemente la precondizione di ogni forma di libertà. Lo Stato, nel tutelare la vita, tutela semplicemente la libertà, che non è un bene disponibile in nessun sistema liberale, nella nostra Costituzione, negli ordinamenti internazionali di riferimento.

Questi, onorevoli colleghi - e concludo - sono i valori di riferimento dell'idea di Europa, di Occidente, di mondo libero che ci appartiene (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Bologna. Ne ha facoltà.

FABIOLA BOLOGNA (CI). Grazie, Presidente. Intervengo per dichiarare il voto favorevole di Coraggio Italia.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Parisse. Ne ha facoltà.

MARTINA PARISSE (CI). Grazie, Presidente. Intervengo per sottolineare come l'articolo 2 della Convenzione europea dei diritti dell'uomo fondi il dovere dello Stato di tutelare la vita di ogni individuo, non il diritto diametralmente opposto di riconoscere all'individuo la possibilità di ottenere dallo Stato e da terzi un aiuto a morire.

Tra l'altro, la giurisprudenza internazionale e della Corte europea dei diritti dell'uomo, con numerose pronunce, ha escluso la configurabilità di un diritto a morire. Infatti, nel caso Pretty versus Regno Unito, la Corte europea ha precisato che un diritto a morire in quanto tale non è configurabile e non può essere legittimato né alla luce dell'articolo 2, né alla luce dell'articolo 14 della Convenzione, tanto che il divieto di assistenza al suicidio cristallizzato nel Suicide Act del Regno Unito è stato ritenuto conforme alla Convenzione europea dei diritti dell'uomo, tutelando il diritto alla vita in genere e quello dei più deboli e vulnerabili, come i malati cronici e terminali, nello specifico.

Inoltre, la giurisprudenza della Corte europea dei diritti dell'uomo afferma che dal diritto alla vita garantito dall'articolo 2 della Convenzione non deriva il diritto di rinunciare a vivere e, quindi, ne discende che la condotta di aiuto al suicidio non è inoffensiva (Applausi dei deputati del gruppo Coraggio Italia)....

PRESIDENTE. Grazie, onorevole…

Ha chiesto di parlare l'onorevole Bellucci. Ne ha facoltà.

MARIA TERESA BELLUCCI (FDI). Grazie, Presidente. Intervengo soltanto per dichiarare il voto favorevole di tutto il gruppo di Fratelli d'Italia (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Turri. Ne ha facoltà.

ROBERTO TURRI (LEGA). Grazie, Presidente. Intervengo per dichiarare il voto favorevole del gruppo Lega-Salvini Premier.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Potenti. Ne ha facoltà.

MANFREDI POTENTI (LEGA). La Lega sostiene questo emendamento perché, riconoscendo nell'articolo 32 della Costituzione il fondamento della tutela della salute come fondamentale diritto dell'individuo, ci pare assolutamente fuori luogo mantenere il riferimento alla Costituzione in una norma preambolo di un testo che vuole, invece, sostenere soluzioni per dare la morte (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Paolini. Ne ha facoltà.

LUCA RODOLFO PAOLINI (LEGA). Grazie, Presidente. Sempre in tema di forme, è curioso e raro che nell'ordinamento si inserisca un preambolo così ampio. Prendo, ad esempio, la legge sull'ordinamento penitenziario, che comunque tratta della vita delle persone: prima non c'è scritto “in base alle norme della Costituzione, al diritto europeo, alla Convenzione europea” e via dicendo; semplicemente si inizia dicendo: “il trattamento penitenziario deve essere conforme ad umanità e deve assicurare il rispetto della dignità”.

Ancora, se vogliamo parlare di mandato di cattura europeo, anche lì ci sono dei riferimenti alle garanzie costituzionali per l'arresto, ma sono specifici: “in conformità a quanto stabilito all'articolo 6, paragrafi 1 e 2, del Trattato sull'Unione europea e dal punto (12) dei consideranda del preambolo” e via dicendo.

Cioè, se si vuole richiamare una norma a garanzia è perfetto, però bisogna farlo in modo tecnicamente valido. Dire “mi appello alla Costituzione” significa mettere già in nuce rispetto a un provvedimento un'infinita serie di problematiche che verranno inevitabilmente sottoposte al vaglio delle varie autorità giudiziarie quando verrà concretamente applicato.

È una forma di legislazione, secondo me, abbastanza poco tecnica e confusa (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Ricordo che la votazione avverrà a scrutinio palese.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.119 Zanettin, con il parere contrario delle Commissioni, mentre il Governo si rimette all'Assemblea.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 5).

Passiamo ora all'emendamento 1.120 dell'onorevole Zanettin

Ha chiesto di intervenire l'onorevole Zanettin. Ne ha facoltà.

PIERANTONIO ZANETTIN (FI). Grazie, Presidente. Questo emendamento è l'ultimo di una serie dall'1.117: sono quattro emendamenti. Con questi quattro emendamenti abbiamo cercato - i colleghi Orsini e Palmieri, in particolare, hanno ben individuato la questione - di mettere in evidenza una contraddizione insanabile, insostenibile che questo testo propone. È la contraddizione fra il diritto alla vita, sancito dalla Costituzione, dalla Convenzione europea, dalla Costituzione europea, e il fatto di consentire l'omicidio di un soggetto, come in effetti questo testo di legge propone.

Non c'è contraddizione nel proporre, con questi emendamenti, la cancellazione dei riferimenti alla Costituzione, alle convenzioni europee, a tutte quelle norme che tutelano al meglio la vita, perché evidentemente noi cerchiamo di provocarvi, di far capire all'Aula la gravità dei contenuti di questa legge, che deroga ai principi della nostra Costituzione e delle convenzioni europee.

In questo senso, noi ribadiamo che la nostra azione, tutti i nostri emendamenti, il lavoro che abbiamo svolto con riferimento a questo articolo 1 per migliorarlo erano volti a proporre norme tutte ispirate al principio del favor vitae perché per noi la vita è un valore supremo, inderogabile, che ci deve ispirare.

Accettare il concetto che la morte viene data dallo Stato attraverso le sue strutture, attraverso il suo Servizio sanitario, è un'abdicazione ai principi più alti ai quali abbiamo ispirato la nostra azione politica. Ed è per questo che noi chiediamo che questo emendamento venga accolto, proponiamo all'Aula la cancellazione dei riferimenti alla Convenzione europea dei diritti dell'uomo e chiediamo il voto favorevole.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Varchi. Ne ha facoltà.

MARIA CAROLINA VARCHI (FDI). Sì, grazie, Presidente. Intervengo a titolo personale, per dichiarare il voto favorevole del gruppo di Fratelli d'Italia su questo emendamento che, come ben illustrato dal primo firmatario, ha il merito di voler apportare chiarezza a questo testo di legge.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Potenti. Ne ha facoltà.

MANFREDI POTENTI (LEGA). Sì, grazie Presidente. Il gruppo Lega voterà a favore di questo emendamento, perché, come con il precedente, espunge un riferimento fuori luogo, stavolta alla Convenzione europea dei diritti dell'uomo, in quanto, in questo testo fondamentale, non troviamo riferimenti al valore della morte, ma al valore della salute e al diritto dell'individuo di poter accedere a cure mediche, non alla propria estinzione.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Ferri. Ne ha facoltà.

COSIMO MARIA FERRI (IV). Grazie, Presidente. Ero già intervenuto sul soppressivo, votando a favore, a titolo personale. Sottoscrivo questo emendamento, che chiude un po' questo dibattito sull'articolo 1. Ritengo che tutte le argomentazioni dei colleghi che hanno sostenuto questi emendamenti siano giuste; mirano a salvaguardare il più possibile il diritto alla vita, che non può essere visto così, in maniera netta, in contrapposizione a un diritto alla morte. Quindi, se devo scegliere, chiaramente mi schiero a favore del diritto alla vita e penso che questi emendamenti indichino anche una strada giuridica corretta. Quindi, lo sottoscrivo e voterò a favore.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Palmieri. Ne ha facoltà.

ANTONIO PALMIERI (FI). Grazie, Presidente. I colleghi Zanettin e Orsini hanno già detto tutto, però corre l'obbligo di dare una risposta al collega Paolini, considerato che i relatori non la danno. Il collega Paolini deve sapere che nel lavoro delle Commissioni erano stati inseriti nel testo puntuali riferimenti ad articoli precisi della Costituzione, della Convenzione europea, della Carta dei diritti. Perché i relatori e la maggioranza che si è coagulata su questo testo hanno ritenuto opportuno toglierli? Perché si sono resi conto che quei riferimenti svelavano questo falso storico, cioè a dire inserire il favor mortis nella nostra legislazione, indicando articoli che erano chiaramente improntati al favor vitae. Per questo, onorevole Paolini, hanno scelto questa formulazione indistinta, altrimenti avrebbero avallato questo falso storico, ma, purtroppo, la soluzione è peggiorativa, perché sfocia in quella indeterminatezza che lei ha opportunamente indicato.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Noja. Ne ha facoltà.

LISA NOJA (IV). Grazie, Presidente, a titolo personale. Volevo solo dire che, in quest'Aula, non c'è nessuno che si schiera a favore della morte (Applausi), lo devo dire, con tutto il rispetto, al mio collega Ferri. Qui, c'è chi è favorevole a questa legge e chi è contrario, è rispettabile ogni opinione, però eviterei di dire che qualcuno, in quest'Aula, si schiera a favore della morte, a meno di non affermare che anche la Corte costituzionale, quando ha sancito la legittimità, secondo certi termini, del suicidio medicalmente assistito, si è schierata a favore della morte; credo che nessuno si sogni di pensarlo e nemmeno di dirlo (Applausi).

PRESIDENTE. Nessun altro chiedendo di intervenire, passiamo ai voti.

Ricordo che la votazione avverrà a scrutinio palese.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.120 Zanettin, con il parere contrario delle Commissioni, sul quale il Governo si rimette all'Assemblea.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 6).

Passiamo all'emendamento 1.28 Varchi.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Varchi. Ne ha facoltà.

MARIA CAROLINA VARCHI (FDI). Sì, grazie, Presidente. Io sarò abbastanza veloce nell'illustrare questo emendamento, che, a una prima lettura, potrebbe apparire quasi provocatorio, perché chiede di inserire un chiaro, espresso riferimento alla sentenza della Corte costituzionale. Tuttavia, questo emendamento è un po' il frutto del dibattito cui noi abbiamo assistito nelle Commissioni, nel quale si è fatto un continuo ricorso - quasi a mo' di paravento, come ho avuto modo di spiegare più volte - a questa sentenza della Corte costituzionale, che, tuttavia, è stata trattata un po' come un elastico da parte degli estensori di questo testo, nella sua formula originaria e nella formula successivamente emendata, con l'inserimento di una serie di espressioni come prognosi infausta che, in realtà, hanno una portata ben più invasiva del dato letterale, perché, ovviamente, comportano una estensione dell'ambito di applicazione di questa norma.

Allora, il richiamo vuole essere anche una rideterminazione di quell'equilibrio costituzionale in base al quale sappiamo bene che la Corte non può tracciare un binario netto su cui camminare, senza deragliare, essendo il legislatore che si assume la responsabilità di decidere cosa inserire in un testo di legge e cosa, invece, no. Quindi, io chiedo a questo legislatore, che usa la Corte costituzionale e questa specifica sentenza come presupposto, come ragione che muove il suo agire, questa assunzione di responsabilità, inserendo il dato letterale del riferimento anche nella norma (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, a titolo personale, l'onorevole Bellucci. Ne ha facoltà, per un minuto.

MARIA TERESA BELLUCCI (FDI). Grazie, Presidente. È assolutamente opportuno questo inserimento, attraverso l'emendamento della collega Varchi. Come spesso abbiamo detto, se una volta le richieste che devono essere accolte dal Parlamento riportavano come definizione “ce lo chiede l'Europa”, oggi, invece, “ce lo chiede la Corte costituzionale” è il grimaldello attraverso il quale dover far passare tutto. Bene, allora se è così, diventa ineludibile che sia inserito all'interno dell'articolo 1 e del comma 1 il riferimento alla sentenza della Corte costituzionale n. 242 del 2019, anche perché spesso viene presa in considerazione in parti, quelle che fanno più comodo; quindi noi riteniamo che, se deve essere presa in considerazione, allora deve essere fatto nella sua interezza.

Per questo ha sottoscritto l'emendamento della collega Varchi e lo sostengo, e spero che anche gli altri possono sostenerlo insieme a noi.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Casciello. Ne ha facoltà.

LUIGI CASCIELLO (FI). Grazie, Presidente. Intervengo solo per dichiarare il voto favorevole di Forza Italia.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, a titolo personale, l'onorevole Deidda. Ne ha facoltà, per un minuto.

SALVATORE DEIDDA (FDI). Grazie, Presidente. In questa legislatura, non è la prima volta che dobbiamo legiferare sulla base di una sentenza della Corte costituzionale; sta capitando, capiterà nella prossima settimana, per esempio per quanto riguarda la legge sui sindacati militari; a proposito di quest'ultima, la maggioranza, per trovare l'accordo e respingere emendamenti il cui contenuto andava oltre la sentenza della Corte costituzionale, si giustificava con il bisogno di seguire tutti i paletti posti dalla sentenza; per analogia, dobbiamo sempre seguire quello che la Corte costituzionale chiede. Ecco perché questo emendamento è più che valido ed è per questo che chiedo di sottoscriverlo e preannunzio il mio voto favorevole sullo stesso (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Potenti. Ne ha facoltà.

MANFREDI POTENTI (LEGA). La ringrazio, Presidente. Per dichiarare il sostegno a questo emendamento, perché fa un'opera di verità. Si tratta della richiesta dell'onorevole Varchi di proporre l'inserimento di un riferimento alla sentenza, la famosa sentenza di cui stiamo discutendo sotto forma della proposta normativa in questione. Questa sentenza rende lecita la condotta di agevolare il suicidio ma lo fa con delle circoscritte condizioni, indicandole molto specificamente, e per la prima volta, diversamente da quell'articolo 32 della Costituzione che citavo poc'anzi, si cerca di bilanciare l'esigenza di salvaguardare il bene della vita e, dall'altra parte, l'autodeterminazione individuale.

Quindi, inserendo il riferimento a questo pronunciamento, come diceva, appunto, la collega Noja, si fa in modo che entri a far parte del sistema costituzionale anche la tutela della volontà individuale, ancorché alcuni di noi possano non riconoscersi in questo principio costituzionale. Ebbene, a questo punto noi ne chiediamo l'inserimento nel testo dell'articolo che disciplina e descrive le finalità della legge.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Trancassini. Ne ha facoltà.

PAOLO TRANCASSINI (FDI). Grazie, Presidente. Anch'io per sottoscrivere questo emendamento e sottolineare l'ipocrisia di chi eventualmente voterà contro, perché, se ce lo chiede la Corte, recepirlo all'interno del testo credo che dovrebbe trovare tutti quanti d'accordo.

Mi permetta in questi venti secondi anche di fare una considerazione rispetto a quanto in precedenza detto dalla collega Noja, che si è sorpresa dall'utilizzo del termine “morte” o da chi è a favore della morte. Ma questo testo è il testo che reca disposizioni in materia di morte volontaria!

Allora noi, che invece siamo per la vita, stiamo cercando in tutti i modi di trovare il recinto all'interno del quale mettere queste norme, proprio perché approcciamo questa materia da un punto di vista della vita. Quindi, non si deve piccare la collega nel momento in cui qualcuno sottolinea che questa normativa, senza un tracciato e senza un confine, è una legge per la morte (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Palmieri. Ne ha facoltà.

ANTONIO PALMIERI (FI). Grazie, Presidente. Presidente Mandelli, mi rivolgo, tramite lei, ai relatori Provenza e Bazoli, che vedo un po' distratti dalla presidente Boldrini…

PRESIDENTE. Onorevole Boldrini, se lascia che i relatori sentano gli interventi dei colleghi mi fa una cortesia. Prego, onorevole Palmieri; le ho sgombrato l'emiciclo.

ANTONIO PALMIERI (FI). Grazie, Presidente. Dicevo che pongo una domanda autentica ai relatori e mi piacerebbe avere una risposta. Sia nel lavoro delle Commissioni sia nelle dichiarazioni ai media e nelle interviste, hanno sempre asserito che questa norma sostanzialmente è la trasposizione in una legge della sentenza della Corte costituzionale.

Allora, la domanda che porgo ai relatori è la seguente: perché non accogliere l'emendamento della collega Bellucci, che, se vogliamo, è un emendamento didascalico, il quale, però, da un lato non modifica l'impianto della legge e dall'altro viene espressamente incontro e ribadisce quello che i relatori ci hanno sempre detto?

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Ferro. Ne ha facoltà. Prego, facciamo intervenire l'onorevole Ferro.

WANDA FERRO (FDI). Grazie, Presidente Mandelli. Per sostenere e ribadire quanto già esplicitato dalle colleghe Varchi e Bellucci ma soprattutto anche rispetto all'intervento del collega Palmieri, che chiede ai relatori di esplicitare meglio la sentenza della Corte Costituzionale n. 242 del 2019.

Credo che aggiungerebbe semmai più chiarezza al testo rispetto alla rilevanza dei canoni per i quali la Corte ha fissato dei paletti, ma soprattutto servirebbe anche a chiarire a chi ha voluto questo emendamento - e mi riferisco alla collega Varchi - quella che credo sia una sacrosanta necessità, ossia di utilizzare la Corte quando fa comodo e di non utilizzarla quando invece necessita.

In questo caso noi riteniamo che l'emendamento possa essere chiarificatore anche agli occhi della Corte stessa, che, come più volte abbiamo detto, non può e non dovrebbe sostituirsi al legislatore, ma probabilmente in questo caso dà una mano al legislatore a non fare ulteriori errori come nel passato, fuori da ogni strumentalità, ma soprattutto dentro a ogni chiarezza (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Foti, che vi rinuncia.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Vinci. Ne ha facoltà.

GIANLUCA VINCI (FDI). Grazie, signor Presidente. Abbiamo deciso di chiedere l'inserimento del riferimento alla sentenza della Corte costituzionale all'interno della norma perché è proprio la sentenza della Corte costituzionale che ci impone di intervenire ed è questa stessa sentenza che detta i limiti di quello che verrà realizzato con questa norma. Ricordo che è una norma, scritta in sole sei facciate, che dovrà andare a regolare qualcosa che questo Parlamento per decine d'anni non ha affrontato.

Quindi, è utile inserire un riferimento specifico alla sentenza della Corte costituzionale, per integrare una normativa assolutamente generica e che, in caso di assenza di questo richiamo, sarebbe via via a riempita con ulteriori successive sentenze. Quindi, per maggiore chiarezza chiediamo che venga inserito il riferimento a questa sentenza (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Delmastro Delle Vedove, che rinuncia.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Frassinetti. Ne ha facoltà.

PAOLA FRASSINETTI (FDI). Grazie, Presidente. È importante questo emendamento della collega Varchi che fa riferimento alla sentenza della Corte costituzionale. Noi sappiamo che questa sentenza ha deciso su tanti ambiti, anche delicati. La Consulta, per esempio, ha chiarito che non vi è alcun obbligo per i medici di assistere al suicidio di chi lo volesse o dovesse richiederlo in modo autonomo e, quindi, in questo caso ha individuato una vera e propria clausola di garanzia.

Quindi, se andiamo ad analizzare le motivazioni della sentenza, capiamo quanto sia importante il suo contenuto e come, quindi, sia importante esplicitarlo, facendovi riferimento in maniera chiara. Per questo motivo voglio sottoscrivere questo emendamento, che ritengo molto importante per il prosieguo di questa discussione.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Montaruli. Ne ha facoltà.

AUGUSTA MONTARULI (FDI). Grazie, Presidente. Per sottoscrivere l'emendamento e per ricordare come questo emendamento è volto a garantire un provvedimento che sia fortemente ancorato ai requisiti e ai parametri richiesti dalla Corte costituzionale nella sentenza n. 242 del 2019.

Noi legiferiamo proprio a seguito di un intervento della giurisprudenza, che ha richiamato il Parlamento a intervenire in materia e ha anche dato una cornice all'interno della quale legiferare. È per questo che è necessario assolutamente esplicitare il riferimento a tale sentenza e attenersi alle indicazioni della giurisprudenza, al fine di avere una corretta legiferazione in merito ma anche per rispettare i requisiti per i quali si sta intervenendo oggi.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Ciaburro. Ne ha facoltà.

MONICA CIABURRO (FDI). Grazie, Presidente. L'emendamento a prima firma Varchi, che chiedo di sottoscrivere, con il quale si prevede di inserire il riferimento alla sentenza della Corte costituzionale n. 242 del 2019, cerca di definire, all'interno di questa proposta di legge, che tratta una materia molto delicata e tocca le coscienze di tutti i cittadini, le clausole di salvaguardia, piuttosto che di sicurezza e di garanzia, che sono state introdotte da questa sentenza. Non si comprende, perché ciò possa provocare un diniego da parte di qualcuno in quest'Aula, perché tale emendamento davvero va a inserire ciò che la Corte costituzionale ci chiede. Sarebbe davvero assurda e incomprensibile la motivazione per la quale non inserirlo all'interno di questa legge, in modo da rendere questa legge con un perimetro anche costituzionale molto più riconducibile ai parametri che non ci facciano incorrere in scivolamenti pericolosi, a vantaggio di quella che non è più la tutela della vita.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Orsini. Ne ha facoltà.

ANDREA ORSINI (FI). Signor Presidente, onorevoli colleghi, questo emendamento in verità forse è tautologico, è evidente che il nostro legiferare non può che essere nell'ambito della giurisprudenza costituzionale, ma proprio per questo vale il ragionamento al contrario. Perché rifiutarlo? Perché dire di no, se non c'è alcun retropensiero? Perché non attenersi a quello a cui è logico attenersi? Perché non voler rendere esplicita questa intenzione? Perché non voler fare chiarezza su questo aspetto? Perché voler lasciare anche solo l'ombra del sospetto che si voglia forzare la giurisprudenza costituzionale per far passare qualcosa di molto più vasto, per far passare quel principio di eutanasia che i relatori continuano a rifiutare di applicare a questa legge, ma che io continuo a citare, perché è quello che in realtà stiamo realizzando?

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, a titolo personale, l'onorevole Bucalo. Ne ha facoltà.

CARMELA BUCALO (FDI). Grazie, Presidente. Concordo con quanto ha già detto precedentemente il collega. Perché rifiutare lo specifico richiamo a questa sentenza? È una sentenza molto importante, una sentenza che ha uno scopo unico, quello di tutelare comunque l'individuo, e lo fa in un momento particolare, prevedendo strumenti ben specifici. Quindi, non voler accettare questo richiamo pone grossi dubbi, anche perché la sentenza è importante, lo richiede anche la delicatezza dei valori in gioco. Solo così si può garantire e tutelare la vita del malato, che vive un momento di grande vulnerabilità. Quindi, ritengo che sia, invece, importantissimo il richiamo a questa sentenza (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Osnato. Ne ha facoltà.

MARCO OSNATO (FDI). Grazie, Presidente. Il dibattito che stiamo svolgendo dimostra che non c'è un'univocità di pensiero su questo tema, che lascia aperte molte posizioni e, spesso, contrapposizioni. Siccome noi, però, abbiamo una sentenza della Corte costituzionale che alcuni paletti li enuncia, e li enuncia per tabulas, secondo me è intelligente l'intuizione avuta dalla collega Varchi di inserirli all'interno di questo articolato, perché limita la possibilità, in modo chiaro ed evidente, che, un domani, vi siano ricorsi alla Corte costituzionale stessa, o comunque valutazioni difformi rispetto a ciò che la Corte costituzionale ha già enunciato, dando alcuni punti fermi anche dal punto di vista normativo. Per cui, credo che non ci sia la necessità di essere contrari a quanto già espresso dalla massima Corte in Italia (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Russo. Ne ha facoltà.

GIOVANNI RUSSO (FDI). Grazie, signor Presidente. Nulla da aggiungere su questo emendamento, che intendo sottoscrivere, e ringrazio la collega Varchi per la sua elaborazione. La sentenza della Corte costituzionale n. 242 del 2019 è una pietra miliare, che va a riformulare e a ridisegnare la disciplina in termini di terapie antidolore. Per questa ragione, secondo il mio avviso, richiamando lo spirito dell'emendamento, vi è la necessita di aggiungerlo assolutamente all'articolo 1, proprio per i principi che la sentenza va a rimarcare, soprattutto perché noi non possiamo eludere tutti i tipi di terapie antidolore che possono essere utilizzati prima di prendere una decisione così drastica e soprattutto irrevocabile come può essere quella del fine vita (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Caiata: vi rinuncia.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Prisco. Ne ha facoltà.

EMANUELE PRISCO (FDI). Presidente, l'emendamento proposto dalla collega è quanto di più preciso e pedissequo rispetto al provvedimento della Corte. Quindi, forse, nel dubbio che la discussione su questo provvedimento ha, altresì, evidenziato, cioè diverse sensibilità, dubbi che sono stati posti, tanto dalle forze di maggioranza quanto di quelle di opposizione, su come debbono essere scritte queste norme sul punto, fino a quando si debba spingere il legislatore per normare su questi delicati compiti, la soluzione più equa, più giusta, più corrispondente alla volontà e alle indicazioni della Corte costituzionale, e, quindi, alle prescrizioni della Costituzione, sta nel recepimento della previsione indicata specificatamente dalla Corte costituzionale. Credo che forse potrebbe essere il famoso uovo di Colombo per risolvere le tante questioni che, anche oggi, come nella seduta scorsa, sono emerse (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Maschio. Ne ha facoltà.

CIRO MASCHIO (FDI). Grazie, Presidente. L'articolo 1, come sappiamo, menziona la Convenzione europea dei diritti dell'uomo, la Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea e il rispetto dei principi della Costituzione. Non si comprende, perché non citare i principi della Costituzione così come precisati sul tema concreto dalla sentenza n. 242 del 2019, che fra l'altro, tra le tante cose, come abbiamo già avuto modo di dire in precedenza, prevede che il percorso di cure palliative costituisca un prerequisito necessario e non incidentale, come invece altri hanno voluto sostenere. Ci si richiama alla sentenza della Corte come impulso a presentare questa proposta di legge, ma non ci si vuole richiamare alla sentenza della Corte, laddove se ne vogliono esorbitare i confini. Credo che sia quanto mai opportuno, invece, precisarli chiaramente, perché in questo caso repetita iuvant.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Bologna. Ne ha facoltà.

FABIOLA BOLOGNA (CI). Presidente, solo per annunciare il voto favorevole di Coraggio Italia.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Parisse. Ne ha facoltà.

MARTINA PARISSE (CI). Grazie, Presidente. Approfitto dell'emendamento della collega per evidenziare come il testo unico Bazoli si discosti in modo significativo dalla sentenza della Corte costituzionale, e in più punti. In particolare, voglio parlare dell'articolo 3, che stabilisce, fra le condizioni alla base della richiesta di morte volontaria medicalmente assistita, che la persona sia portatrice di una condizione clinica irreversibile. Questo inciso rappresenta un vistoso ampliamento delle condizioni previste dalla Consulta, dal momento che la sentenza della Corte costituzionale parla soltanto di patologia irreversibile, e non di condizione clinica irreversibile, e dal momento che la condizione clinica irreversibile, che, quindi, non è menzionata nella sentenza della Corte, non corrisponde necessariamente ad una patologia.

Il testo Bazoli prevede due distinte ipotesi: patologia irreversibile con prognosi infausta e condizione clinica irreversibile.

Pertanto, i presupposti per accedere sono non soltanto ampliati, rispetto a quelli evidenziati dalla sentenza della Corte, ma anche maggiormente sfumati (Applausi dei deputati del gruppo Coraggio Italia).

PRESIDENTE. Qualcun altro intende intervenire? Non vedo segnali da nessuno, quindi, passiamo ai voti.

Ricordo che la prossima votazione avrà luogo a scrutinio palese.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.28 Varchi, con il parere contrario delle Commissioni, mentre il Governo si rimette all'Assemblea.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 7).

Passiamo alla votazione dell'articolo 1.

C'è qualche collega che intende intervenire? E' iscritto l'onorevole Palmieri, quindi, l'onorevole Toccafondi.

Prego, onorevole Toccafondi, l'onorevole Palmieri le cede l'onore del primo intervento.

GABRIELE TOCCAFONDI (IV). Grazie, Presidente. Ringrazio anche l'onorevole Palmieri. Come lei sa, il mio intervento, come tutti gli interventi del gruppo di Italia Viva, è a titolo personale. Presidente, io riconosco la mediazione e i miglioramenti della legge che in Commissione si sono raggiunti. Ancora una volta, voglio ringraziare chi ha lavorato per il nostro gruppo, Lucia Annibali e Lisa Noja, ma, come ho già avuto modo di dire in discussione generale, resto molto scettico rispetto alla norma; uno dei punti principali è rappresentato da questo articolo, non a caso con il titolo “Finalità”, l'articolo 1; si tratta dell'articolo che delinea o dovrebbe delineare la cornice della disciplina, dovrebbe delimitarne in maniera chiara e netta la cornice che, proprio per la materia trattata, deve essere solida e certa. Non a caso, il titolo del testo unificato è “Disposizioni in materia di morte volontaria medicalmente assistita”. Ebbene, Presidente, il problema, a giudizio di chi parla, evidentemente, è che tutto, invece, è ampiamente interpretabile: patologia irreversibile, prognosi infausta e condizione clinica irreversibile. Siamo di fronte a concetti che rischiano di essere soggettivi e, quindi, interpretabili, che possono lasciar ampio spazio a singoli tribunali per singole sentenze. Il rischio è di allargare a dismisura la cornice interpretativa, i limiti, di lasciare un ampio margine di interpretazione soggettiva.

Per questi motivi, annuncio il mio voto contrario sull'articolo 1.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Palmieri. Ne ha facoltà.

Funziona il microfono?

ANTONIO PALMIERI (FI). Sì, grazie. Presidente. Vorrei richiamare l'attenzione delle colleghe e dei colleghi del Partito Democratico e di Italia Viva su questo voto che è effettivamente molto delicato, come dimostra, peraltro, la presenza del segretario Enrico Letta che, come ho già fatto l'altra volta, saluto anche quest'oggi.

Segretario Letta, colleghe e colleghi, nel corso del dibattito siamo stati tutti d'accordo sul fatto che lo stiamo conducendo in modo responsabile, approfondito e rispettoso delle ragioni degli uni e degli altri e questo credo che sia un punto a favore. Tuttavia, come l'intervento del bravo collega Toccafondi ha appena dimostrato, permangono grandi preoccupazioni sul fatto che la norma, per come è stata scritta, abbia questi termini estremamente vaghi e generici che aprono la la rotta, a nostro giudizio, in modo ineluttabile e inesorabile, verso l'eutanasia. Il perché lo dimostra quello che è successo - l'abbiamo già detto tante volte, ma giova ripeterlo - in Belgio e in Canada, dove si è partiti dalla norma sul “semplice suicidio assistito” e, oggi, a distanza di vent'anni, si è arrivati a dare l'eutanasia, dai neonati alle persone anziane. Allora, questo cammino è reso inesorabile anche da quanto sta succedendo in Italia, dove - lo ricordo alle colleghe e ai colleghi che, la scorsa legislatura, hanno lavorato sulla legge del cosiddetto biotestamento e che dicevano che quello sarebbe stato un punto di arrivo e che non saremmo mai andati oltre - siamo già andati oltre due volte, dapprima con la sentenza della Corte costituzionale, adesso con questa norma. Rispetto a questa nostra preoccupazione/certezza, noi non abbiamo sentito alcun tipo di intervento che ci induca a cambiare parere e per questo vi invitiamo a cogliere questa opportunità, siccome molte e molti tra voi hanno grandi dubbi su questo testo, perché me lo hanno detto, e io so che la presenza del segretario Letta non ha il compito di militarizzare il voto del gruppo, ma semmai quello di dire che la legge è una legge sicuramente importante e, credo, anche, di salvaguardare la libertà di voto in piena coscienza da parte dei singoli appartenenti al suo gruppo.

Allora, Presidente, mi avvio alla conclusione, rinnovando l'invito a guardare il testo e non il contesto, a uscire dalla trappola emotiva nella quale ci hanno spinto coloro i quali hanno usato dolorosissime vicende personali per forzare la mano al Parlamento. Invito a guardare il testo e non il contesto, invito a guardare - come ha fatto il presidente Amato - il testo nelle sue conseguenze non immediate, non di oggi, perché io non ho dubbi che, se toccasse ai due relatori Provenza e Bazoli applicare questa norma, questa norma sarebbe quasi perfetta, ma non toccherà a loro applicarla! Toccherà applicarla a questi comitati, poi vedremo come saranno costituiti, toccherà applicarla, udite, udite, ai giudici, perché è previsto che la persona possa fare appello al magistrato, qualora non ottenga una risposta soddisfacente!

Chiudo con quest'ultima osservazione: se anche bocciassimo l'articolo 1, non bocciamo la legge, perché l'articolo 3 è la fotocopia dell'articolo 1 e bocciare questo articolo ci consentirebbe - e ritorno all'intervento del collega Toccafondi, che sta convincendo anche il collega Delrio della bontà delle sue motivazioni – di uscire da questo equivoco. Mettiamo da parte questo articolo e proseguiamo l'approfondimento del testo - concludo, Presidente -, in modo da delimitare, con maggior precisione, le circostanze operative di questa norma (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Sarli. Ne ha facoltà.

DORIANA SARLI (MISTO-M-PP-RCSE). Intervengo a titolo personale, Presidente. In realtà, per annunciare chiaramente il voto, invece, favorevole su questo articolo, nonostante abbiamo aggiunto la prognosi infausta che non c'era nella sentenza e che ulteriormente delimita le possibilità di accesso alla richiesta di morte medicalmente assistita.

Ricordo sommessamente ai colleghi, che dicono che le finalità della legge siano estensive, che tali finalità non possono essere considerate se non in combinato disposto con l'articolo 3, presupposti e condizioni, dove vengono esplicitate anche in maniera troppo dettagliata e anche troppo restrittiva, a mio avviso, le condizioni per accedere. Quindi, annuncio il mio voto favorevole.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Bologna. Ne ha facoltà.

FABIOLA BOLOGNA (CI). Grazie, Presidente. Anche noi che abbiamo seguito in Commissione il percorso di questo articolo, sottolineiamo come questa legge debba essere particolarmente attenta alla terminologia, per non creare interpretazioni e fraintendimenti. Purtroppo, in questo articolo, l' obiettivo non è stato raggiunto per cui la terminologia attualmente utilizzata è ancora molto indefinita e può aprire scenari imprevedibili.

È una legge che potrà essere interpretabile a seconda dei casi e, a nostro avviso, renderà difficile il compito a chi dovrà applicarla, anche nell'ambiente sanitario per quanto riguarda il lavoro dei medici. Quindi, chiaramente, noi non siamo soddisfatti di questo articolo (Applausi dei deputati del gruppo Coraggio Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Bellucci. Ne ha facoltà.

MARIA TERESA BELLUCCI (FDI). Grazie, Presidente. Intervengo per dichiarare il voto contrario di Fratelli d'Italia e per spiegare le motivazioni. Abbiamo cercato di impegnarci per migliorare un articolo particolarmente delicato, in quanto perché riguarda le finalità, estremamente importante e che non può peccare di vaghezza. Un nostro proposito è stato accolto, laddove avevamo sottolineato come la definizione “patologia irreversibile” fosse inevitabilmente troppo vaga e infatti avete compreso che era giusto inserire almeno “e con prognosi infausta”. Ma, purtroppo, molte altre delle nostre proposte sono state rigettate. E quindi, come abbiamo visto in tanti passaggi, questo articolo rimane vago, ampio di interpretazioni e, quindi, inevitabilmente con gravi rischi di incertezze per le persone che poi si troveranno a vivere questa possibile approvazione della legge. Noi crediamo che il valore della vita debba essere difeso attraverso leggi giuste, ma che siano precise, chiare, non confuse e che non lascino ampi spazi di interpretazione, che inevitabilmente poi genererebbero un intervento della magistratura a porre chiarezza, laddove il legislatore non è stato capace. Ed è per questo che voteremo contro questo articolo.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Potenti. Ne ha facoltà.

MANFREDI POTENTI (LEGA). La ringrazio, Presidente. Per associarci, come gruppo, alla contrarietà rispetto alla formulazione di questo articolo. Noi lo abbiamo esaminato proponendo vari emendamenti e ne abbiamo evidenziato, anzitutto, la imprecisa definizione circa la condizione di “avanzata patologia”, che, secondo noi, appariva opportuna per dare una definizione più precisa e contenuta dell'ambito applicativo di questa norma. Infatti, avevamo sottolineato come “patologia irreversibile” e “prognosi infausta” potessero riferirsi ad una qualunque patologia, il cui stato di avanzato progredire non viene precisamente individuato. Quindi, avevamo sottolineato come fossero opportune condizioni restrittive nella chiara definizione e nella formulazione linguistica. Ci siamo soffermati sull'opportunità di fare riferimento ad alcune terminologie che si è soliti usare nell'ambito della medicina legale. E abbiamo poi sottolineato, in ultimo, con gli emendamenti che in questa giornata sono stati sottoposti al voto dell'Aula, le altre inopportune colleganze che esistono con testi fondamentali come quello della Costituzione, della Convenzione europea dei diritti dell'uomo e della Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea, che sono tutto fuorché un riferimento a quegli “elementi valoriali” - e lo dico fra virgolette - che sono propugnati in questo testo normativo.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Trizzino. Ne ha facoltà.

GIORGIO TRIZZINO (MISTO). La ringrazio, Presidente. Credo che questo articolo, il primo articolo, definisca una cornice abbastanza chiara, ma emerge fondamentalmente un concetto, ossia quello per cui nessuno di noi può avere il diritto di giudicare perché un'altra persona voglia morire. Questa è la base sulla quale io invito sempre tutti a riflettere. La vita è ciò che qualifica noi esseri umani con una spiccata capacità di godere, di decidere, di soffrire, di desiderare. Abbiamo visto che il suicidio, in realtà, è un rifiuto di una vita che non si ritiene più degna di essere vissuta. Ecco, in sintesi, l'articolo 1 ha definito questo, aprendo la strada per i successivi articoli che definiranno la procedura più dettagliata di come deve avvenire il suicidio assistito. Pertanto, ovviamente, io voterò a favore.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Frate. Ne ha facoltà.

FLORA FRATE (IV). Grazie, Presidente. Intervengo a titolo personale per esprimere il mio voto contrario all'articolo 1.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Pettarin. Ne ha facoltà.

GUIDO GERMANO PETTARIN (CI). Grazie, Presidente. Intervengo a titolo personale per esprimere il mio voto contrario all'articolo 1.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

La richiesta di voto segreto avanzata dai gruppi Forza Italia e Fratelli d'Italia è accolta.

Indìco la votazione segreta, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 1.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 8 - Applausi).

(Esame dell'articolo 2 - Testo unificato - A.C. 2-A​)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 2 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A).

Se nessuno chiede di intervenire, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.

ALFREDO BAZOLI , Relatore per la II Commissione. Sugli identici emendamenti 2.15 Alessandro Pagano e 2.106 Zanettin, così come sugli emendamenti 2.105 Turri e 2.100 Cecconi il parere è contrario.

Sull'emendamento 2.102 Noja, il parere è favorevole con questa riformulazione: al comma 3, lettera a), sostituire le parole “autonomia del malato” con le parole “autonomia della persona”.

Sugli emendamenti 2.18 e 2.22 Varchi, 2.20 Bellucci, 2.104 Colletti, 2.126 e 2.6 Bologna, il parere è contrario.

PRESIDENTE. Il Governo?

IVAN SCALFAROTTO, Sottosegretario di Stato per l'Interno. Grazie, Presidente. Il Governo si rimette all'Assemblea.

PRESIDENTE. Quindi, su tutti gli emendamenti c'è questa espressione del Governo.

Passiamo agli identici emendamenti 2.15 Alessandro Pagano e 2.106 Zanettin.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Alessandro Pagano. Ne ha facoltà.

ALESSANDRO PAGANO (LEGA). Presidente, con questo emendamento intendiamo sopprimere l'articolo perché, al fondo della proposta di legge Bazoli, si staglia la grande questione antropologica contemporanea e la crescente imposizione per legge - ripeto, per legge - dei luoghi comuni del politicamente corretto. La vita, secondo il politically correct, è deprivata di valore assoluto, meglio ancora diceva poco fa l'onorevole Palmieri, non merita di essere tutelata, ma la storia dimostra che i periodi più fecondi della nostra umanità si sono avuti quando gli uomini hanno avuto cura di coloro che erano più deboli. Al contrario, l'affermazione del dogma derivante dal sogno prometeico del dominio del mondo ha provocato l'impressione che la cura dei più fragili sia cosa da deboli. Quindi, l'uomo, secondo il pensiero dominante, se ha prestazioni performanti, se ha successo, se non ha bisogno di essere curato, aiutato, in altre parole, amato, va bene; se invece, al contrario, dipende eccessivamente da altri, la sua vita non è degna di essere considerata tale. E, quindi, il nuovo Stato etico - perché questa è una rivoluzione culturale di tipo etico - si manifesta come una nuova Sparta che, evidentemente, vuole porre fine a qualsiasi vita che non sia, secondo questo teorema, degna di essere vissuta.

Dame Cicely Saunders è la fondatrice degli hospice. Gli hospice, noi sappiamo bene, sono una delle più grosse problematiche che abbiamo in Italia, tant'è che la stessa Corte ha avuto modo di dire più volte che ce ne vorrebbero molti di più anzi, addirittura, ha ripetuto - lo dico a me stesso, oltre che ai colleghi - che, prima di procedere alle situazioni più cruente, bisogna arrivare a dare tutti i servizi possibili e immaginabili tramite hospice. Ebbene, cosa diceva questa fondatrice che aveva ben chiaro un processo educativo di straordinario livello? Che tutto quello che si sarebbe realizzato in assenza della cura del più debole, avrebbe portato all'eutanasia. La Saunders diceva: «(…) se uno parlasse della necessità di introdurre una legge a proposito, ma soprattutto toglierebbe la terra sotto i piedi a un gran numero di persone vulnerabili, che molto facilmente penserebbero: “Ho il diritto di abbreviare la mia vita, e dunque ora ho il dovere di farlo, perché sono un peso per gli altri, e la mia vita come parte della società è ormai priva di valore”». Questa cosa la Saunders l'ha detta nel 1983, quando mancavano quattro decenni a quello che oggi stiamo vivendo. Le persone, quando si sentono un peso, ovviamente, vogliono togliersi di mezzo. “Sono davvero convinta - diceva la Saunders - che dobbiamo dire alle persone che hanno un valore perché ci sono, e che avranno un valore fino all'ultimo istante della loro vita. E che faremo di tutto per rendere la loro vita quanto migliore possibile”. Questo era l'impegno, tant'è che fondò gli hospice. “Non voglio dire che non ci siano situazioni molto difficili – continuava e concludeva la Saunders - e non voglio stare seduta qui a giudicare qualcuno che ha scelto di morire. Ma quello che continuiamo a vedere, più e più volte, è che il momento del fine vita può essere un'occasione fantastica per le famiglie ed i loro cari”. E lo Stato deve intervenire per aiutare, deve intervenire per dare aiuto alle famiglie, per curare, per dare tutta l'assistenza possibile e immaginabile, anche di tipo economico.

E, invece, qui passa il messaggio della cultura della morte, dove la vita non vale niente, se non sei superman, se non sei in grado di badare a te stesso, se non sei capace di avere situazioni performanti. Questo è il significato della cultura della morte, a cui io spero che i colleghi, in quest'Aula, prestino la dovuta attenzione.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Zanettin. Ne ha facoltà.

PIERANTONIO ZANETTIN (FI). Grazie, Presidente. Anch'io ho presentato, come il collega Pagano, un emendamento soppressivo dell'articolo 2. Nell'articolo 1, noi abbiamo definito le finalità di questa norma e le abbiamo definite, ahimè, in modo troppo generico e le proposte migliorative che abbiamo elaborato, formulato con gli emendamenti e proposto ai relatori sono state tutte disattese. Quelle nostre proposte tendevano a migliorare il testo, cioè a circoscrivere il suo perimetro normativo, a tutelare in modo più adeguato il principio della vita bene supremo, che noi valorizziamo dal momento del concepimento fino all'ultimo anelito. Ripeto, ahimè, quelle nostre proposte sono state tutte disattese. I relatori sono rimasti sordi alle nostre invocazioni e ora ci troviamo con un testo che, evidentemente, cozza - l'abbiamo detto - con i principi generali di tutela della vita, che non tutela adeguatamente il concetto di un soggetto che possa autodeterminarsi, possa essere nella condizione di essere aiutato e non accompagnato alla morte.

A questo punto, Presidente, non ci rimane altro che demolire gli articoli che seguono e, pertanto, noi abbiamo proposto e riproponiamo la soppressione dell'articolo 2, che non fa altro che fissare le definizioni dei presupposti all'interno dei quali questa morte medicalmente assistita, con il consenso e con l'aiuto delle strutture statali, del Servizio sanitario statale, si va a proporre. Per questo, proponiamo la soppressione dell'articolo 2, per esprimere la nostra contrarietà all'intero sistema di questa norma che, evidentemente, non tutela in modo adeguato il principio del favor vitae (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Penna. Ne ha facoltà.

LEONARDO SALVATORE PENNA (M5S). Grazie, Presidente. Solo per chiarire alcuni concetti, perché, dalla parte sinistra dell'emiciclo, soprattutto per iniziativa dell'onorevole Pagano, dobbiamo sorbirci, ogni volta, una sorta di decalogo di quello che è corretto, di quello che non è corretto, di quello che è giusto e di quello che non è giusto. Fa una collezione molto puntuale di punti di vista di ideologi, che, alla fine, in molti casi, vogliono dire una cosa diversa da lui e sembra, in realtà, che stia declamando il decalogo della crudeltà e non della correttezza. Vorrei giusto ricordare che, quando qui si parla di vita come se gli altri sostenessero la morte, che la vita non è solo un battito del cuore o un respiro, la vita è emozione, sono relazioni, sorrisi, abbracci, possibilità di vivere una vita nella sua pienezza e, quindi, questa è la vita a cui la gente ha rinunciato per malattia, perché è stata colta da una patologia irreversibile da cui vuole recuperare, almeno, la fine della sofferenza, vuole cercare di porre fine ad essa. E, poi, vorrei ricordare a tutti, anche se il contesto era diverso, che mi pare che un difensore della vita, che di più non si può, come Giovanni Paolo I, quando era nella fase ultima della sua malattia, disse: “Lasciatemi andare al Padre”.

Era un'invocazione non delle cure palliative o delle cure estreme fino alla fine, ma volta a dire: “basta, io non ce la faccio più, lasciate che vada via” (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Penna. Qualcun altro intende intervenire?

Sono così concluse le dichiarazioni di voto.

Avverto che la richiesta di scrutinio segreto avanzata dal gruppo di Fratelli d'Italia può essere accolta sia su queste identiche proposte emendative sia con riferimento a tutti gli altri emendamenti riferiti all'articolo 2 e alla votazione dell'articolo 2 stesso.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione segreta, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti 2.15 Alessandro Pagano e 2.106 Zanettin, con il parere contrario delle Commissioni mentre il Governo si rimette all'Assemblea.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 9).

Passiamo quindi all'emendamento 2.105 Turri.

Ha chiesto di intervenire l'onorevole Turri. Ne ha facoltà.

ROBERTO TURRI (LEGA). Grazie, Presidente. Abbiamo detto più volte che siamo contrari a questa proposta di legge per il principio che vuole introdurre, ovverosia la possibilità che un paziente richieda di mettere fine alla propria vita e che sia lo Stato a fornire lo strumento per dare risposte a chi lo richiede.

Questo emendamento - ci riproviamo - interviene sull'articolo 2 che definisce cosa si intende per morte volontaria medicalmente assistita. Avevo già tentato, con un altro emendamento sulle finalità, di proporre questa modifica all'articolo 1, però ci riproviamo nell'andare a definire cosa intendiamo per morte volontaria medicalmente assistita.

Il mio emendamento prevede che vi sia una scelta autonoma, volontaria e consapevole di rinunciare o rifiutare trattamenti sanitari necessari alla propria sopravvivenza e richiama quanto già previsto dalla legge n. 219 del 2017.

Quindi, noi respingiamo e rifiutiamo di accettare che venga introdotto questo principio, che sia lo Stato a rispondere a una richiesta del paziente di porre fine alla vita, e chiediamo che ci si limiti almeno soltanto al caso – che è molto diverso e la differenza è fondamentale - in cui il paziente che si trova in alcune condizioni particolari decide di rifiutare delle cure vitali e lo Stato, e quindi il medico della struttura sanitaria lo accompagna, senza anticiparne la morte.

Noi riteniamo che questo emendamento sia fondamentale perché cambia un principio che, secondo noi, proprio per il fatto che le condizioni non sono ben definite (come abbiamo detto e ridetto) si apre poi a qualsiasi lettura.

Quindi, è fondamentale che questo emendamento venga approvato e chiedo che tutti votino a favore.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Tateo. Ne ha facoltà.

ANNA RITA TATEO (LEGA). Grazie, Presidente. Questo è un emendamento fondamentale. È infatti necessario che venga inserito il riferimento alla legge n. 219 del 2017, proprio perché bisogna creare una correlazione tra le due norme. Che cosa disciplina la legge n. 219 del 2017? Disciplina le norme in materia di consenso informato e di disposizioni anticipate di trattamento, per cui - lo chiedo al relatore - vi è la necessità di votare favorevolmente questo emendamento perché bisogna correlare questa norma sul fine vita con la norma del 2017 (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Bellucci. Ne ha facoltà.

MARIA TERESA BELLUCCI (FDI). Grazie, Presidente. Anche qui c'è la dimostrazione plastica di come abbiamo voluto dettagliare meglio e quindi dare certezza rispetto ad un'affermazione che è del tutto vaga. Quindi, nello specifico, il collega Turri vuole sostituire un atto autonomo - perché questo è riportato nell'articolo che stiamo trattando - da una scelta autonoma volontaria e consapevole di rinunciare o rifiutare trattamenti sanitari necessari alla propria sopravvivenza, ai sensi dell'articolo 1, comma 5, della legge 22 dicembre 2017, n. 219, e di porre fine alla propria vita in modo dignitoso.

Allora, non c'è nulla che si può dire contro questa proposta, perché la stessa intende restituire chiarezza e definizione laddove non c'è. Quindi, per questo motivo, il gruppo Fratelli d'Italia voterà a favore di questo emendamento.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione segreta, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.105 Turri, con il parere contrario delle Commissioni, mentre il Governo si rimette all'Aula.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 10).

Passiamo ora all'emendamento 2.100 Cecconi.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Suriano. Ne ha facoltà.

SIMONA SURIANO (MISTO-M-PP-RCSE). Intervengo per sottoscrivere l'emendamento, a nome della componente.

PRESIDENTE. Va bene.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Sarli. Ne ha facoltà.

DORIANA SARLI (MISTO-M-PP-RCSE). Intervengo a titolo personale per dire che questo emendamento, del quale ringrazio il collega, rivendica l'assistenza sanitaria a un trattamento sanitario qual è la morte medicalmente assistita, cioè un atto autonomo e un trattamento sanitario; soprattutto perché non esclude pazienti che si trovano in condizioni così gravi da non poter esercitare da soli l'atto del praticarsi la siringa letale. Quindi, in questo caso, noi cerchiamo semplicemente di non discriminare tra malati, dove addirittura un malato più grave non può accedere al percorso perché non è in grado di compiere autonomamente questo gesto.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Turri. Ne ha facoltà.

ROBERTO TURRI (LEGA). Sì, grazie Presidente. Noi voteremo ovviamente contro questo emendamento del collega Cecconi che, da un certo punto di vista, chiarisce ancora di più qual è la posizione e dove si vuole arrivare con questa proposta di legge: l'emendamento ci dice che deve essere l'assistenza, quindi si avvicina sempre di più a quello che è l'intervento eutanasico. Quindi, apprezzo l'onestà del collega Cecconi, a differenza di chi vorrebbe dirci che non ha nulla a che fare con l'eutanasia, quando invece sappiamo che questa proposta di legge va in quella direzione. Quindi votiamo assolutamente contro questo emendamento.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Tasso. Ne ha facoltà.

ANTONIO TASSO (M-MAIE-PSI-FE). Grazie, Presidente. Chiedo di sottoscrivere l'emendamento Cecconi e soprattutto intendo anche sottolineare come questa proposta dia veramente una dignità di sensibilità e di umanità a questo articolo e lo fa entrare, a gran titolo, nel perimetro importante dell'autodeterminazione.

PRESIDENTE. Vi sono due colleghi che hanno chiesto di parlare, ma ha chiesto di intervenire il relatore onorevole Bazoli, quindi direi di dare precedenza, se siete d'accordo, all'intervento del relatore. Vedo un cenno di assenso dell'onorevole Palmieri, grazie. Prego, onorevole Bazoli.

ALFREDO BAZOLI, Relatore per la II Commissione. Grazie, Presidente. Intervengo solo per precisare che, in realtà, questo emendamento nell'introdurre anche, oltre all'atto autonomo, un trattamento sanitario di fatto introdurrebbe l'eutanasia e il nostro parere è contrario proprio perché, al contrario di quanto sostengono dal centrodestra alcuni critici della legge, il nostro intendimento è stato esattamente quello di stare nell'ambito del perimetro del suicidio assistito e di non aprire all'eutanasia; dopodiché, la questione che poneva la collega Sarli, ossia il fatto che questo atto autonomo possa essere esercitato anche da persone prive di autonomia fisica è un tema che, in realtà, verrà affrontato più avanti, nel corso dell'esame del provvedimento, anche con un emendamento apposito, e quindi diciamo che non è questo il luogo appropriato per affrontare la questione.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Orsini. Ne ha facoltà…Avevamo capito male il vostro gesto. Ha chiesto di parlare l'onorevole Palmieri. Ne ha facoltà.

ANTONIO PALMIERI (FI). Grazie, Presidente. Intervengo per annunciare il voto fermamente contrario di Forza Italia.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Orsini. Ne ha facoltà. Ero “precursore”, onorevole Orsini. Prego.

ANDREA ORSINI (FI). Era solo un problema di ordine. Io vorrei chiedere al relatore se conosce la definizione di eutanasia data dall'Enciclopedia Treccani: l'eutanasia va definita come l'uccisione di un soggetto consenziente, in grado di esprimere la volontà di morire, o nella forma del suicidio assistito con l'aiuto di un medico, al quale si rivolge per la prescrizione di farmaci letali, per l'autosomministrazione, o nella forma dell'eutanasia volontaria in senso stretto, con la richiesta al medico di essere soppresso, nel presente o nel futuro. Questa è la definizione che dà l'Enciclopedia Treccani.

Vorrei chiedere al relatore perché ritiene che l'emendamento Cecconi, al quale naturalmente io sono contrario, sia eutanasico e questa formulazione della legge non lo sia; che differenza c'è? Sono due modi diversi di praticare l'eutanasia; l'emendamento Cecconi, se non altro, ha il pregio della chiarezza.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Varchi. Ne ha facoltà.

MARIA CAROLINA VARCHI (FDI). Sì, grazie, Presidente. Intervengo per annunciare ovviamente il voto contrario di Fratelli d'Italia a questo emendamento, che disvela l'orientamento di gran parte dei sostenitori di questa norma nella quale, come è emerso pacificamente anche dall'intervento del relatore, solo la nostra ferma opposizione ha impedito che la deriva fosse quella cristallizzata proprio in questo emendamento, contro il quale noi appunto voteremo.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Paolini. Ne ha facoltà.

LUCA RODOLFO PAOLINI (LEGA). Grazie, Presidente volevo che fosse ben chiaro che, nella economia del provvedimento, se uno vuole sostituire l'espressione “sotto il controllo” con “ con l'assistenza” significa che uno va a prendere il prodotto, la pasticca, quello che sarà, presso l'ASL, se la porta a casa e se la autosomministra o qualcuno lo convince ad autosomministrarsela, senza neppure il controllo di un'autorità pubblica; qui siamo, a mio avviso, addirittura al di là di quello che accade in Svizzera. Quindi, parere assolutamente contrario a questo emendamento.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Bologna. Ne ha facoltà.

FABIOLA BOLOGNA (CI). Grazie, Presidente. Anche noi naturalmente annunciamo il voto contrario a questo emendamento che, come hanno evidenziato tanti colleghi con cui abbiamo lavorato anche nelle Commissioni, è peggiorativo e si dirige, come ha detto anche il relatore, direttamente all'eutanasia. Dobbiamo ricordarci sempre che nel nostro Paese, nella nostra sanità pubblica abbiamo una relazione medico-paziente in cui il medico non è un mero esecutore delle volontà, non è un notaio della morte ma, per chi conosce davvero la nostra professione di medici e il suo significato, è evidente che la nostra professione si sviluppa in una costante relazione medico-paziente, con i malati cronici gravi e si condividono scelte, si dirimono i dubbi, si concordano i percorsi, si comprendono le motivazioni, si trovano sempre le soluzioni migliori per la migliore qualità di vita, mettendo la vita al primo posto (Applausi dei deputati del gruppo Coraggio Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Bagnasco. Ne ha facoltà.

ROBERTO BAGNASCO (FI). Questo emendamento, Presidente, ha un solo pregio, almeno per quanto riguarda le mie considerazioni, cioè quello della chiarezza estrema. In questo senso, questo emendamento forse è uno dei più drammaticamente chiari tra quelli che abbiamo approvato questa sera; quindi, passiamo dalla morte volontaria medicalmente assistita all'eutanasia, è quello che noi non vogliamo e non vorremo mai.

PRESIDENTE. Nessuno altro chiedendo di intervenire, passiamo ai voti.

Avverto che la prossima votazione avrà luogo a scrutinio segreto.

Indìco la votazione segreta, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.100 Cecconi, con il parere contrario delle Commissioni, mentre il Governo si rimette all'Assemblea.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 11).

Passiamo ora all'emendamento 2.102 Noja.

Chiedo alla presentatrice se intende accettare la riformulazione proposta dal relatore; segno di sì, onorevole? Perfetto, grazie. Essendo stata accettata la riformulazione, l'emendamento 2.102 Noja verrà posto in votazione dopo l'emendamento 2.6 Bologna, a pagina 4 del fascicolo.

Passiamo, quindi, all'emendamento 2.18 Varchi, sul quale l'onorevole Varchi ha chiesto di intervenire. Ne ha facoltà.

MARIA CAROLINA VARCHI (FDI). Sì, grazie Presidente. Io parlerò soltanto pochi istanti, per annunciare ovviamente il voto favorevole di Fratelli d'Italia a questo mio emendamento e chiedere che anche l'Aula si pronunci nel senso di approvarlo, per riscrivere l'articolo 2 in senso migliorativo, secondo il nostro punto di vista, ossia quello di voler rafforzare tutte le norme del nostro ordinamento che sono chiaramente improntate al favor vitae (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Orsini. Ne ha facoltà.

ANDREA ORSINI (FI). Grazie, signor Presidente. Solo per annunciare il voto favorevole del gruppo di Forza Italia.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, a titolo personale, l'onorevole Palmieri. Ne ha facoltà.

ANTONIO PALMIERI (FI). Grazie, Presidente. Approfitto dell'emendamento della collega Varchi per chiarire due concetti per noi fondamentali. Il primo: qui nessuno si permette di giudicare le persone che stanno soffrendo (lo ripeto: qui nessuno si permette di giudicare le persone che stanno soffrendo!). Il secondo: noi siamo contro ogni forma di accanimento terapeutico (lo ripeto: siamo contro ogni forma di accanimento terapeutico!) e c'era l'emendamento della collega Bellucci a ricordarlo.

Aggiungo - e termino - che in uno Stato laico e democratico ci sono, tuttavia, valori che non sono negoziabili per uno Stato - ripeto - laico e democratico e uno di questi valori è il fatto che la dignità della vita è una condizione oggettiva che non può mai essere messa in discussione da parte dello Stato. Gli Stati che l'hanno fatto nel Novecento hanno prodotto le catastrofi che tutti ricordano e gli Stati che l'hanno fatto in Europa in questo secolo, ossia Belgio e Olanda, sono felicemente - si fa per dire - avviati sulla medesima strada (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Parisse. Ne ha facoltà.

MARTINA PARISSE (CI). Grazie, Presidente. Per annunciare il voto favorevole del gruppo di Coraggio Italia.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Bologna. Ne ha facoltà.

FABIOLA BOLOGNA (CI). Grazie, Presidente. Semplicemente, per dire che questo emendamento della collega Varchi è fondamentale perché è chiaro che, per sostenere il valore della vita, per noi è necessario proteggere chi, in una situazione di debolezza fisica, psicologica, sociale o economica, potrebbe convincersi o essere convinto da terzi che la sua vita ha meno valore di un soggetto che non ha i suoi problemi e si può anche dimenticare che, invece, ci sono responsabilità e doveri di una società che non possono essere lasciati al singolo individuo e sono proprio il fondamento della nostra società solidale.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Avverto che la prossima votazione avrà luogo a scrutinio segreto.

Indìco la votazione segreta, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Varchi 2.18, con il parere contrario delle Commissioni, mentre il Governo si rimette all'Assemblea.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 12).

Passiamo alla votazione dell'emendamento 2.22 Varchi.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Varchi. Ne ha facoltà.

MARIA CAROLINA VARCHI (FDI). Grazie, Presidente. Anche questa volta, parlerò davvero per pochi minuti per chiedere l'attenzione dell'Aula su questo mio emendamento che attiene alla sfera della volontà del richiedente di questo tipo di intervento previsto, appunto, dalla norma che stiamo esaminando oggi in quest'Assemblea, con l'aggiunzione delle parole: “libero da condizionamenti” dopo la parola: “volontario”, proprio per chiarire e rafforzare, anche sulla scorta del lungo dibattito che c'è stato nelle Commissioni che hanno affrontato questo tema, quanto, secondo noi, debba essere scevro da condizionamenti esterni l'atto di richiesta di questo trattamento (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Trizzino. Ne ha facoltà.

GIORGIO TRIZZINO (MISTO). Grazie, Presidente. In realtà, è comprensibile questo emendamento, ma richiamo l'attenzione della onorevole Varchi sul secondo comma, dove è specificato che questo atto è il risultato di una volontà attuale, libera e consapevole di un soggetto pienamente capace di intendere e di volere. Quindi, è già indicato nel testo.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Palmieri. Ne ha facoltà.

ANTONIO PALMIERI (FI). Per annunciare il voto favorevole di Forza Italia.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Orsini. Ne ha facoltà.

ANDREA ORSINI (FI). Grazie, Presidente. Questo emendamento a me pare estremamente importante ed necessario. Tutti conosciamo i dolorosi casi dei quali si è discusso e che hanno avuto una grande eco mediatica nei mesi e negli anni scorsi. Tutti sappiamo come, intorno a questi casi, si sia creato un movimento d'opinione, si siano create delle campagne di opinione e si siano create - mi sia consentito dirlo - anche speculazioni politiche e questo è molto triste e molto grave di fronte alla tragedia della morte.

La scelta di rinunciare alla propria vita - ne conveniamo tutti, comunque la si pensi su questo provvedimento - è la più drammatica delle scelte, è la più grave delle scelte, è la più difficile e radicale delle scelte. Questa scelta non può trasformarsi nell'oggetto di una polemica pubblica, di una polemica giornalistica e di una polemica fatta di campagne d'opinione contrapposte, fatta di strumentalizzazioni politiche che talora sono state anche strumentalizzazioni a favore o contro l'uno o l'altro schieramento. La vita va protetta da tutto questo e questa scelta, che è già una scelta drammatica, va protetta da tutto questo. Per cui, questa specificazione, signor Presidente, mi permetto di dire che è indispensabile e dovrebbe essere condivisa anche dai fautori di questa legge.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Potenti. Ne ha facoltà.

MANFREDI POTENTI (LEGA). La ringrazio. Intervengo a supporto dell'emendamento, perché, come i precedenti, intende riconoscere una situazione, in questo caso, di libero discernimento, che è opportuno valorizzare e difendere, perché parliamo di un bene che è il bene assoluto, il bene della vita, e ci sembra quanto mai opportuno dare una definizione più precisa e più rispettosa anche delle condizioni nelle quali deve determinarsi la scelta non di porre fine alla propria vita - e voglio usare il termine che la collega Varchi ha utilizzato nell'emendamento precedente -, ma di porre termine a uno stato di grave e cronica sofferenza. Vedo in questa formulazione anche un'eleganza lessicale che sarebbe opportuno sposare, votando questo emendamento.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Avverto che la prossima votazione avrà luogo a scrutinio segreto.

Indìco la votazione segreta, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.22 Varchi, con il parere contrario delle Commissioni, mentre il Governo si rimette all'Assemblea.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 13).

Passiamo alla votazione dell'emendamento 2.20 Bellucci.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Bellucci. Ne ha facoltà.

MARIA TERESA BELLUCCI (FDI). Grazie, Presidente. Riteniamo questo emendamento particolarmente importante, perché riguarda il termine “dignitoso”.

Nell'articolo 2 di questa proposta di legge, in riferimento al porre fine alla propria vita viene inserito il termine “dignitoso”.

Noi lo troviamo particolarmente pericoloso, perché, quando parliamo di porre fine alla propria vita in modo volontario e consapevole, libero da condizionamenti, ovviamente sottolineiamo aspetti indispensabili per permettere a quella persona di essere tutelata da una norma che non veda magari configurarsi situazioni di manipolazione anche di persone che si trovano in uno stato di particolare afflizione e che possono vedere nella propria morte l'opportunità di liberare dalle sofferenze i familiari, coloro i quali si prendono cura di loro, magari per anni, arrivando quindi all'ultima scelta perché si inizia a pensare e a credere che soffrono troppo le persone che sono intorno a quella condizione di malattia e di grave limitazione della propria autonomia. E allora inserire “dignitoso” insieme alla parola morte significa aprire uno spaccato in cui è possibile che quella persona inizi a pensare che non sia dignitoso continuare a vivere. Si tratta di un termine, allora, pieno di interpretazioni, anche di aspetti estremamente sensibili che non possono quindi essere proposti in questa maniera priva di quell'accortezza, di quella esplicazione, di quella puntualità, di quella chiarezza che, in un tema così delicato come quello del fine vita, non è soltanto una questione necessaria, ma è indispensabile. Arrogarsi il diritto di inserire “dignità”, e quindi in qualche modo aprire lo spazio di interpretazione per cui sarebbe dignitoso porre fine alla propria vita in quanto così si potrebbe sollevare dal peso di farsi carico della malattia da parte di altri, è qualcosa che noi, come Fratelli d'Italia, vogliamo assolutamente evitare e per questo abbiamo proposto la soppressione di questo termine.

Noi non crediamo in alcun modo che una legge sia buona e giusta se propone “dignità” insieme al fine vita e non dà altri spazi di chiarezza e di definizione. Per questo mettiamo al voto dell'Aula questo emendamento, nella speranza di avere convinto coloro i quali hanno già dei dubbi, e siamo certi che siano comunque numerosi (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Potenti. Ne ha facoltà.

MANFREDI POTENTI (LEGA). Qui ci troviamo veramente di fronte a uno scontro con quella che è una terminologia che ha sicuramente una vastissima possibilità di essere riempita da un punto di vista etico di qualunque significato, ma noi siamo in questa sede dei giuristi e dobbiamo anche fare riferimento al contenuto della linguistica, soprattutto quella forense. Quindi mi chiedo quale potrà essere la conseguenza di un dubbio interpretativo sul termine “dignitoso” nel momento in cui parliamo di un'esperienza valoriale o di un istinto primordiale come quello che può avere anche un animale domestico, se qualcuno purtroppo ha avuto la brutta esperienza, oltre che di vedere scomparire un proprio caro, di vedere morire anche un animale di affezione. Anche l'animale di affezione, purtroppo, in quel momento ha la dignità di voler vivere quel gesto allontanandosi dal proprio padrone e andando a morire in un angolo. Quindi chiedo: potrebbe essere dignitoso un domani se l'individuo decidesse di morire lontano dai propri cari, magari condizionando la propria scelta personalmente e scegliendo di farlo in una maniera che noi riteniamo non dignitosa?

Anche per coloro che sono veramente sostenitori della formulazione di questo articolo, proporrei loro di farsi questa domanda, perché l'introdurre e mantenere all'interno del testo questa parola, che non ha nulla di giuridico, non ha nulla linguisticamente riferibile ai termini di carattere normativo con i quali siamo soliti confrontarci, potrebbe invece generare delle questioni che noi non auspichiamo di vedere aperte nel difficile frangente delle decisioni circa la morte di una persona.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Parisse. Ne ha facoltà. Se i colleghi di fianco all'onorevole Parisse la lasciano intervenire. Onorevole Romaniello, grazie, lasciamola intervenire. Prego, onorevole.

MARTINA PARISSE (CI). Grazie, Presidente. Annuncio il voto favorevole del gruppo di Coraggio Italia.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Bologna. Ne ha facoltà.

FABIOLA BOLOGNA (CI). Grazie, Presidente. Su questo emendamento della collega Bellucci vorrei dire che il termine “dignitoso” è evidentemente un aggettivo non appropriato, perché è un aggettivo valutativo e soggettivo. Quindi in una legge una valutazione così soggettiva dovrebbe essere espunta, sempre nell'ambito della convinzione di voler inserire una terminologia oggettiva, chiara e non particolarmente interpretabile, perché qui qualcuno potrebbe pensare che ci sia qualche vita non degna di essere vissuta, e sarebbe molto grave.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Trizzino. Ne ha facoltà.

GIORGIO TRIZZINO (MISTO). Grazie, Presidente. In realtà il suicidio è il rifiuto di una vita che non è degna in nome di una dignità che è diventata impossibile da percepire. Non è il rifiuto della propria vita, ma è un omaggio a un concetto di qualità contro quello di quantità. Sentire se la mia vita va o non va vissuta non dipende da quello che io sono per gli altri, onorevole Bellucci, ma da ciò che io sono per me stesso; e in base a questo vale il concetto di dignità, per me stesso e non per gli altri. E comunque, per entrare nel merito del comma, la dignità a cui ci riferiamo qui è quella che riguarda le modalità del processo, della procedura, altrimenti queste persone potrebbero gettarsi dalla finestra (Applausi di deputati del gruppo Misto).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Baldini. Ne ha facoltà.

MARIA TERESA BALDINI (IV). Grazie, Presidente, parlo a titolo personale. Mi meraviglio ancora una volta, mi è già successo purtroppo per il discorso della mascherina, che un medico possa sostenere queste cose: una vita non degna di essere vissuta (Applausi di deputati dei gruppi Italia Viva, Fratelli d'Italia e Coraggio Italia); una parola che ricorda qualcosa di molto brutto accaduto nell'antica Germania. Credo che il concetto della dignità della vita sia un concetto fondamentale ma, detto da un medico, assume una caratteristica completamente diversa. Noi, di fronte a una legge del genere, dovremmo ripensare alla formazione universitaria del medico. Questa è una cosa fondamentale: il medico fa un giuramento, che è il giuramento di Ippocrate, per cui decide di curare la persona fino alla fine della propria vita.

Allora, con questa formazione bisogna anche preparare il medico, perché poi la persona che deve eseguire determinate situazioni, che deve portare a morte il paziente, questo è il concetto, è il medico. Quindi, di fronte a certe affermazioni, di fronte al concetto della dignità, credo che dobbiamo davvero ripensare alla formazione del medico, perché personalmente, se avessi dovuto pensare di dover arrivare a questa cosa, avrei cambiato professione (Applausi di deputati dei gruppi Italia Viva, Fratelli d'Italia e Coraggio Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Palmieri. Ne ha facoltà.

ANTONIO PALMIERI (FI). Per annunciare il voto convintamente favorevole di Forza Italia e per dire alla collega che purtroppo, nel momento in cui con questa norma definiamo la morte un trattamento sanitario, quel confine viene abbondantemente valicato (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Qualcun altro intende intervenire? Non vedo segnali, questa volta. Passiamo, dunque, ai voti.

Avverto che la prossima votazione avrà luogo a scrutinio segreto.

Indìco la votazione segreta, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.20 Bellucci, con il parere contrario delle Commissioni e sul quale il Governo si è rimesso all'Assemblea.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 14).

Passiamo all'emendamento 2.104 Colletti. Se nessuno intende intervenire, passiamo ai voti. Avverto che la prossima votazione avrà luogo a scrutinio segreto.

Indìco la votazione segreta, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.104 Colletti, con il parere contrario delle Commissioni e sul quale il Governo si è rimesso all'Assemblea.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 15).

Passiamo all'emendamento 2.126 Bologna.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Bologna. Ne ha facoltà.

FABIOLA BOLOGNA (CI). Grazie, Presidente. Ancora una volta, con questo emendamento chiediamo di espungere una terminologia poco chiara e, come sempre, interpretabile. Il “supporto” potrebbe essere interpretato come un dovere di azione, attivo, che, quindi, riconduce sempre a un'apertura verso l'eutanasia. Il compito del medico - lo ribadiamo - è quello di curare e assistere in un'ottica pro vita e, in quest'ottica, la richiesta di morire non può prevalere sull'atto curativo che, a sua volta, non può trasformarsi in un gesto che conduce alla morte. Il divieto di ogni forma di eutanasia e di supporto o di assistenza al suicidio protegge il medico dal conflitto di interessi tra il fatto di curare e di uccidere e consente al paziente di conservare la fiducia nel proprio medico che, altrimenti, potrebbe anche essere messa in discussione.

La medicina, lo ripeto, non è un'attività meramente tecnica e neutrale, fondata su valori esterni, bensì è una professione connotata moralmente, che si definisce in base ai valori interni e il valore intrinseco che dà senso all'attività medica risiede nella cura orientata all'assistenza, al benessere del malato e alla relazione, nell'ambito di una rete di sostegno a protezione della vita (Applausi dei deputati del gruppo Coraggio Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Parisse. Ne ha facoltà.

MARTINA PARISSE (CI). Grazie, Presidente. Intervengo a titolo personale sull'emendamento della collega, per sottolineare quanto questo emendamento sia importante, perché interviene per evitare che venga sovvertita la finalità istitutiva del Servizio sanitario nazionale. Infatti, per come è formulato, l'articolo 2 sconvolge e capovolge la normativa e le funzioni del Servizio sanitario nazionale, in quanto il suo ruolo non sarà più diretto a tutelare la vita, ma a procurare la morte (Applausi dei deputati del gruppo Coraggio Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Pettarin. Ne ha facoltà.

GUIDO GERMANO PETTARIN (CI). Grazie, Presidente. Intervengo solamente per chiedere l'autorizzazione a sottoscrivere l'emendamento che naturalmente vedrà il mio voto convintissimo.

PRESIDENTE. Qualcun altro intende intervenire? No, passiamo dunque ai voti.

Avverto che la prossima votazione avrà luogo a scrutinio segreto.

Indìco la votazione segreta, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.126 Bologna, con il parere contrario delle Commissioni e sul quale il Governo si è rimesso all'Assemblea.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 16).

Passiamo all'emendamento 2.6 Bologna.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Bologna. Ne ha facoltà.

FABIOLA BOLOGNA (CI). Grazie, Presidente. Anche in questo emendamento volevamo specificare la terminologia, in modo che non possa essere interpretabile. In particolare, visto il riferimento al termine “irreversibile”, che è molto vago, occorre specificare che cosa si intenda per patologia irreversibile, perché sappiamo che la Corte si è basata sul caso dei dj Fabo, ma noi abbiamo tanti casi da valutare e, quindi, naturalmente vogliamo che sia chiaro cos'è una patologia irreversibile, pertanto l'abbiamo specificata, caratterizzandola come una patologia cronica evolutiva per la quale non sia possibile più ricorrere alla terapia del dolore, per cui non esistano cure che consentano la stabilizzazione dei sintomi e il prolungamento di una vita dignitosa. Al pari, è necessario anche specificare cosa debba intendersi per prognosi infausta, posto che quasi la totalità delle malattie determina un nocumento per l'integrità psicofisica della persona, ma non per questo tutte presentano un esito letale, né, tantomeno, può addivenirsi alla conclusione anacronistica che non esistano mai cure e terapie adeguate per l'accompagnamento e l'assistenza del malato durante il decorso della patologia, anche in considerazione dell'avanzamento tecnologico e della ricerca in campo medico. Dobbiamo sempre tenere in considerazione che la vita di un malato oggi - e se vi fate un giro nei “centri coma” lo vedrete - è legata al fatto che la ricerca va avanti e che i medici che fanno ricerca su questi pazienti sono convinti che domani potranno dare chance importanti e, quindi, è importante mantenere in vita il paziente dignitosamente, ma nella sua maggiore dignità di vita, e non certo di morte (Applausi dei deputati del gruppo Coraggio Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Palmieri. Ne ha facoltà.

ANTONIO PALMIERI (FI). Presidente, intervengo per annunciare il voto favorevole di Forza Italia.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Parisse. Ne ha facoltà.

MARTINA PARISSE (CI). Grazie, Presidente. Intervengo a titolo personale, per ribadire, ancora una volta, dopo averlo fatto in molteplici interventi, la settimana scorsa, quanto sia importante definire bene e andare a circoscrivere dettagliatamente il significato di “patologia irreversibile con prognosi infausta” in quanto sono termini eccessivamente indeterminati. Noi, qui, dovremmo fornire ai medici un quadro legislativo che sia minimamente chiaro, perché poi sono i medici che andranno a operare sul campo e, soprattutto, dobbiamo anche circoscrivere bene e definire questi concetti in quanto, poi, altrimenti sarà estremamente difficile circoscrivere e individuare le fattispecie di reato.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Turri. Ne ha facoltà.

ROBERTO TURRI (LEGA). Grazie, Presidente. Ringrazio anche la collega Bologna, per questo emendamento e chiedo di poterlo sottoscrivere. Abbiamo cercato, all'articolo 1 - e ci riproveremo anche all'articolo 3 - di dettagliare e di precisare meglio quali siano le condizioni affinché un paziente, una persona possa accedere, appunto, al fine vita. La collega Bologna, in questo emendamento, lo fa in maniera dettagliata, quindi, va a definire cosa si debba intendere per patologia irreversibile e anche per patologia con prognosi infausta. Quindi, pur essendo sempre contrari al principio che si introduce, quantomeno cerchiamo di andare a definire e a evitare che ci possano essere letture e interpretazioni le più varie possibili. Quindi, lo sottoscrivo e voteremo favorevolmente a questo emendamento.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Orsini. Ne ha facoltà.

ANDREA ORSINI (FI). Signor Presidente, onorevoli colleghi, io non riesco davvero a capire la resistenza dei sostenitori di questa legge e, quindi, anche dei relatori, a tutti gli emendamenti che definiscono meglio o definiscono in modo più preciso e più chiaro i limiti, i termini, l'oggetto stesso di questa legge.

Allora, o è semplicemente un cattivo modo di legiferare, ma io ho troppa stima del collega relatore e dei colleghi proponenti per pensare che vogliano legiferare in modo cattivo, oppure in tutto questo c'è qualche forma di riserva mentale, c'è l'auspicio, c'è la convinzione che, per via interpretativa e per via applicativa, si voglia arrivare a ciò che si ritiene politicamente inopportuno scrivere in modo esplicito nella legge. Si vogliono affidare a comitati, a sentenze, ad organi amministrativi o giurisdizionali scelte che sono rigorosamente di competenza del legislatore, proprio perché sono di altissimo impegno etico e di altissimo impegno giuridico, alle quali questa Camera non si può sottrarre, a mio giudizio.

Per questo davvero, nell'annunciare naturalmente il mio voto favorevole a questo emendamento, non capisco le ragioni per le quali anche chi la pensa in modo diverso da me non si possa ritrovare su questo.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Pettarin. Ne ha facoltà.

GUIDO GERMANO PETTARIN (CI). Grazie, Presidente. Naturalmente chiedo di poter sottoscrivere l'emendamento, che avrà il mio voto positivo. Ma intendo fare una sottolineatura: il tema che questo emendamento cerca di affrontare è l'ermeneutica. Alcuni antichi brocardi, che chi, come me, fa il mestiere del diritto conosce bene, quali dura lex sed lex, piuttosto che rubrica legis non est lex, sottintendono che la legge non è fine a se stessa, ma il gran guaio della legge e del legislatore è colui che poi interpreta la legge e il legislatore. Se nell'interpretazione ordinaria, i meccanismi che abbiamo messo in piedi, soprattutto quelli giurisprudenziali, servono in qualche modo a contenere questi rischi, allorché si tratta di norme come questa, delicatissime, nelle quali si tratta della vita delle persone, l'ermeneutica non deve avere spazio o deve averne il minimo possibile. Per questo è importante che le parole, che sono pietre, soprattutto in diritto, siano assolutamente determinate, ed è incomprensibile l'atteggiamento di chi, non volendo comprendere questo, chiude la porta alla chiusura, essenziale, a questo rischio (Applausi dei deputati del gruppo Coraggio Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Bellucci. Ne ha facoltà.

MARIA TERESA BELLUCCI (FDI). Grazie, Presidente. Arrivati a questo punto e avendo votato diversi emendamenti, iniziamo a pensare che sembra esserci una lucida volontà da parte di questa maggioranza: quella di inserire in questi provvedimenti termini vaghi e con ampio margine d'interpretazione. Adesso ci apprestiamo a votare questo emendamento, che, per l'ennesima volta, cerca di dare uno spunto di chiarezza e di puntualità, fugando le interpretazioni, e il nostro timore è che voi, per l'ennesima volta, confermando le nostre preoccupazioni, voterete contro. Allora, va bene una legge con termini come “dignitoso”, perché non è così lontano un passato in cui i pazienti psichiatrici venivano visti e vissuti con una vita non dignitosa. I rischi sono questi, sono quelli di andare a classificare le vite che possono essere vissute e quelle che, invece, non sono “dignitose”. E questo è grave, è estremamente grave, perché una legge cambia la vita della gente e non è detto che la cambi in meglio, la può, invece, compromettere e peggiorare. E, allora, la responsabilità di noi tutti è quella di non essere vaghi, di essere particolarmente accorti e accogliere anche quelle che sono le proposte d'aiuto avanzate da commissari che hanno cercato di mettersi a servizio per la difesa della vita umana (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Ferri. Ne ha facoltà.

COSIMO MARIA FERRI (IV). Grazie, Presidente. Vorrei sottoscrivere questo emendamento (Applausi di deputati del gruppo Coraggio Italia), al di là delle diverse impostazioni che sono emerse di fronte a questo provvedimento. Chiaramente ognuno mantiene la propria visione e il proprio approccio di fronte a questa legge, quindi massimo rispetto per tutti. Il fatto che la prima firmataria, la collega Bologna che, tra l'altro, è una persona competente, abbia firmato questo emendamento insieme alla collega Parisse, mi induce a sottoscriverlo; inoltre questa proposta emendativa mi sembra anche molto equilibrata, cercando di definire la patologia irreversibile in fase avanzata e quindi delineare, comunque, un concetto che, dal punto di vista anche clinico e scientifico, lascia alcune aperture. Quindi, mettere dei paletti e cercare di inquadrarlo… Io davvero richiamo l'attenzione di tutti su questo emendamento, perché può essere una linea da seguire, anche nel trovare un punto di equilibrio. Chi può avere una visione, come me, contraria a questa legge, è pacifico che lo possa firmare, però penso sia un'apertura anche per la maggioranza di quest'Aula, che vedo emerge a ogni votazione, e quindi massimo rispetto. Dunque, davvero, richiamo l'attenzione di tutta la maggioranza che sta votando questo provvedimento a venire incontro a questo tipo di impostazione. Quindi, sottoscrivo questo emendamento, ringrazio i primi firmatari e, a titolo personale, lo voterò con convinzione (Applausi di deputati del gruppo Italia Viva).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Bagnasco. Ne ha facoltà.

ROBERTO BAGNASCO (FI). Grazie, Presidente. Anch'io lo sottoscrivo convintamente perché, a differenza di altri emendamenti, in questo caso si cerca di fare chiarezza su tematiche estremamente importanti, Presidente, come la “patologia irreversibile” e la “prognosi infausta”. Io credo che questo emendamento dovrebbe essere votato da tutti senza particolari problemi, perché non inficia alcuna convinzione di nessuno, ma chiarisce solamente questa situazione, come ha detto in precedenza giustamente qualche collega, in modo da evitare contenziosi anche di tipo legale, che, su tematiche di questo genere, sono ancora più drammatici.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Frate. Ne ha facoltà.

FLORA FRATE (IV). Presidente, grazie. Intervengo soltanto per sottoscrivere l'emendamento.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Noja. Ne ha facoltà.

LISA NOJA (IV). Presidente, io intervengo a titolo personale solo per dire una cosa. Vorrei ricordare che la norma attualmente prevede, per come è scritta, che l'accesso al suicidio medicalmente assistito sia possibile solo se ci si trova, appunto, in una condizione di malattia “con prognosi infausta” e “irreversibile”. Quindi, i due requisiti devono sussistere entrambi. Circa la vaghezza del termine, io richiamo l'attenzione di quest'Aula e anche dei medici che si trovano in quest'Aula, sul fatto che l'articolo 37 del codice deontologico dei medici, in materia di obblighi del medico di fronte a una malattia inguaribile, parla di malattie a “prognosi infausta”: per dire che questa vaghezza di cui da giorni si parla, mi lascia un po' perplessa, perché se persino nel codice deontologico si parla di “prognosi infausta”, forse si sa di cosa si sta discutendo e non è un termine così vago (Applausi).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Dall'Osso. Ne ha facoltà.

MATTEO DALL'OSSO (FI). Grazie, Presidente. Io non capisco cosa costi entrare nel dettaglio maggiormente, come ho già detto parlando in discussione generale, la volta scorsa. Vorrei apporre la mia firma, dato che ci sarà il voto segreto, per far sapere cosa voto.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione segreta, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.6 Bologna, con il parere contrario delle Commissioni e su cui il Governo si è rimesso all'Aula.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 17).

Essendo giunti alle ore 20, interrompiamo a questo punto l'esame del provvedimento, che riprenderà nella seduta di domani, a partire dalle ore 9,30.

Prego di defluire in maniera ordinata.

Convalida di deputate.

PRESIDENTE. Comunico che la Giunta delle elezioni, nella seduta dell'8 marzo 2022, ha verificato non essere contestabili le elezioni delle seguenti deputate: XV circoscrizione-Lazio 1, collegio uninominale n. 01: Roma-quartiere Trionfale: Cecilia D'Elia; XX circoscrizione-Campania 2, collegio plurinominale n. 03: Rossella Sessa.

Concorrendo nelle elette le qualità richieste dalla legge, la Giunta ha, pertanto, deliberato di proporne la convalida. Buon lavoro a tutte e due.

Do atto alla Giunta di queste proposte e dichiaro convalidate le suddette elezioni.

Per un richiamo al Regolamento.

ROBERTO GIACHETTI (IV). Chiedo di parlare per un richiamo al Regolamento, articolo 85, comma 7.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà. Se ha un minuto di pazienza…

ROBERTO GIACHETTI (IV). Non si preoccupi, Presidente, tanto rimane solo agli atti.

Presidente, appartengo a quella scuola di persone per cui rimane, anche nella vita parlamentare dell'applicazione del Regolamento, un minimo di romanticismo delle buone maniere e, soprattutto, penso che, in alcuni casi, la forma sia anche sostanza. Le faccio questa premessa, perché so perfettamente la risposta che lei mi darà ed è la risposta che darei io a chiunque si alzasse per porre il problema che le pongo.

Perché dico che la forma è sostanza, Presidente? Perché lei sa perfettamente - e ci sono tutti i precedenti applicati ripetutamente, quindi so già la risposta - che il nostro Regolamento, all'articolo 85, comma 7, ultima parte, dice che il Presidente concede la parola ad un deputato per ciascuna delle componenti politiche costituite nel gruppo Misto e ai deputati che intendano esprimere un voto diverso rispetto a quello dichiarato dal proprio gruppo.

Presidente, è del tutto evidente, in quello che plasticamente è successo oggi, ma che è successo altre migliaia di volte, che noi abbiamo totalmente snaturato questa parte del Regolamento, perché tutte le persone che sono intervenute oggi a titolo personale hanno chiaramente dichiarato, anche nell'intervenire a titolo personale, che non votavano in dissenso dal gruppo, ma che votavano esattamente come votava il gruppo.

Allora, perché dico che la forma è anche sostanza? Io capisco che c'è un'esigenza ma, ogni tanto salvare la forma può comportare due cose, che lascio agli atti se, magari, il Presidente, sentendo la Giunta per il Regolamento, può farci un ragionamento. La forma andrebbe salvata, quindi, o si può stabilire, facendo un accordo con i gruppi, che da subito si dà più tempo ai gruppi, sottratto al titolo personale, lasciando al titolo personale una quantità di tempo che è finalizzata esattamente al dissenso interno ai gruppi, così tutti i colleghi che, ovviamente, utilizzano legittimamente il titolo personale hanno il tempo per poter parlare di più rispetto a quello che è stato assegnato ai gruppi o, diversamente, Presidente, si modifichi il Regolamento e non si dica più che gli interventi a titolo personale sono interventi per esprimere un dissenso rispetto alle scelte di voto che fa il gruppo.

Io le dico anche che lei mi dirà “ma io non posso sapere se all'inizio la persona…”; anticipo i funzionari perché so bene qual è la storia. Presidente, ma questa è un'altra farsa, lei lo può fare la prima volta, la seconda volta, la terza volta. Capisco che il tempo è contingentato, non sto facendo una critica, dico che, con il tempo contingentato, è del tutto evidente che si cerchi di raggranellare più tempo possibile; ho solo posto il problema di salvare la forma, perché lei sa perfettamente come me che, su ogni emendamento, tra tutti i colleghi, ce ne è uno che in tre secondi interviene per esprimere la posizione del gruppo per consentire, poi, all'altra metà di parlare a titolo personale. Ma se, domani, finissero i tempi per il titolo personale e nell'ultimo emendamento ci fosse un collega che effettivamente volesse parlare a titolo personale, perché è in dissenso, teoricamente non avrebbe più la possibilità di farlo perché il tempo è stato completamente “mangiato” da interventi che non erano a titolo personale per dissenso.

Ripeto, la forma: o si trova una soluzione per dare nel contingentamento più tempo ai gruppi e preserviamo quello a titolo personale, ripristinando la lettera del Regolamento, oppure cambiamo il Regolamento. Ma così è obiettivamente una farsa, non dovuta a lei, non dovuta ai funzionari, ma è una cosa talmente evidente e sfacciata che ce la potremmo risparmiare (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva).

PRESIDENTE. Onorevole Giachetti, lei sa che, purtroppo, la prassi è diventata questa. Oggettivamente, è difficile sapere come va a finire un intervento, però non ha torto nel sostenere che uno va bene, due sono troppi.

Quello che posso dirle è che questo suo intervento - che di fatto, lo ripeto, come lei sa perché è stato seduto qui, riguarda una modalità che è diventata prassi - avrò premura di riferirlo al Presidente Fico, anche nell'ottica di quella revisione del Regolamento che sicuramente va portata in fondo in tempi brevi e che può anche giovarsi della sua riflessione al fine di avere una determinazione diversa in questo frangente.

Io ho rispettato esattamente la prassi, ho seguito quello che è stato fatto dai miei predecessori e oggi non potevo certo innovare la prassi. Però, quello che posso fare, nell'ottica del rinnovamento che ci sarà, è di portare anche questa sua istanza perché sia considerata, poi la Giunta per il Regolamento deciderà come muoversi. Può andare bene così? Grazie, presidente Giachetti.

Interventi di fine seduta.

PRESIDENTE. Passiamo agli interventi di fine seduta.

Ha chiesto di intervenire l'onorevole Bella. Ne ha facoltà, per due minuti.

MARCO BELLA (M5S). Grazie, Presidente. Intervengo in quest'Aula per portare la voce dei pescatori di Anzio, la mia città. Al momento, le loro imbarcazioni sono ferme per protestare contro il caro gasolio. I pescatori mi hanno ospitato sulle loro barche, ho visto la vita che fanno. Loro partono ben prima dell'alba, passano sedici ore sulla barca, ci sono quattro persone che lavorano, svolgendo un lavoro anche oneroso e difficile e, alla fine della giornata, portano a casa dagli 800 ai 1.000 euro di pesce. Se c'è il libeccio, Presidente, è molto difficile uscire e anche molto pericoloso. Un peschereccio, quando è in mare, non si ferma mai e, quando apre la rete, deve portare un peso veramente notevole. Quindi, Presidente, viene consumato tantissimo gasolio. Prima della crisi un peschereccio consumava qualcosa come 10 mila euro di gasolio, adesso i pescatori sono di fronte alla situazione per la quale o escono in mare per pagare il gasolio oppure addirittura rischiano di rimetterci. Quindi, hanno deciso di fermare le barche per una settimana, non solo ad Anzio ma anche in molte altre parti d'Italia.

Io capisco che il caro gasolio è una situazione complessa che riguarda le famiglie, riguarda gli autotrasportatori e riguarda il settore agricolo, però per i pescatori - mi permetta, Presidente - è una situazione veramente drammatica.

Il porto di Anzio dista da qui poco più di un'ora in macchina; quindi, vorrei lanciare un appello ai colleghi per dire: andate, per piacere, al porto di Anzio, andiamo tutti a parlare con i pescatori e cerchiamo di fargli sentire almeno la nostra vicinanza. Insieme dobbiamo assolutamente cercare di trovare una soluzione, perché non è possibile che questa situazione permanga. La ringrazio.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Viviani. Ne ha facoltà.

LORENZO VIVIANI (LEGA). Grazie, Presidente. I pescatori italiani questa settimana hanno deciso di non uscire in mare sia per manifestare la grave crisi del settore ma soprattutto per necessità, per il problema del caro gasolio che è diventato insostenibile e non rientra più nei costi aziendali. Non è più remunerativo andare in mare, non si riesce a mantenere la propria famiglia. Fermandosi la pesca, non si ferma solamente un settore strategico e importante con 8 mila chilometri di coste per l'Italia, ma si ferma l'afflusso di tutto il prodotto fresco di qualità, il prodotto ittico italiano, mentre in questa settimana ma anche nelle prossime e nei prossimi mesi, se non ci sarà un intervento vero di questa Camera e del Governo, saremo invasi dal prodotto ittico estero di scarsa qualità e dubbia freschezza.

Ecco il valore molto importante di avere produzioni così di qualità sul nostro territorio, anche per i nostri concittadini.

Sappiamo che ci sono problemi internazionali, sappiamo il grave momento che tutti insieme si sta attraversando sul discorso del caro energia, ma bisogna intervenire subito. Subito! Ecco, quindi l'impegno che lancio, a parte l'emendamento che abbiamo presentato al Senato sul “Sostegni-ter”, ma anche nel “decreto Energia” da parte di tutti i colleghi della Camera.

Sosteniamo un emendamento che possa dare un veloce ristoro concreto; bene che il Governo oggi abbia aperto a soluzioni, ma le soluzioni devono essere concrete e veloci. Purtroppo - e su questo concludo, Presidente -, siamo stati troppo abituati alle lungaggini burocratiche, a decreti attuativi che non sono mai arrivati, alla perdita di risorse, nel caso dell'ultimo milione di euro che era per il caro canoni demaniali, che è ritornato nelle casse dello Stato, perché non abbiamo avuto la capacità, a livello ministeriale, di fare i decreti nei tempi certi e dare una risposta ai pescatori. Quindi, non prendiamoli in giro questa volta, portiamo a casa un risultato che deve essere concreto e con tempistiche che servano al mondo dell'impresa. Purtroppo, come sappiamo, loro sono abituati anche a combattere con i ritardi del fermo biologico, quindi, sono già abituati a finte promesse che vengono fatte loro tutti gli anni, quando viene chiesto loro di fermare. Questa volta, però non si può più prendere in giro questo settore (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Flati. Ne ha facoltà.

FRANCESCA FLATI (M5S). In questi giorni, nella periferia romana stiamo assistendo a eventi che non possono passare sotto silenzio. Assieme a don Antonio Coluccia e a Virginia Raggi siamo tornati all'Antico Caffè del Laurentino 38, dove Andrea ha coraggiosamente reagito allo spaccio di droga all'interno del suo locale e per questo è stato aggredito a colpi di spranghe; però, Andrea non ha mollato. Noi siamo andati lì per ribadire, ancora una volta, la condanna alle mafie e al racket, una condanna che arriva da parte della comunità del quartiere e di un'intera città. Quello che è successo ad Andrea riguarda tutti noi; chi non piega la testa davanti alla criminalità deve essere tutelato e sostenuto. E sappiamo che il racket non riguarda solo la droga. Proprio in questi giorni, i portavoce locali del MoVimento 5 Stelle stanno lavorando a un provvedimento importantissimo contro il racket delle case popolari, a partire proprio dal IX municipio; si tratta di un'emergenza sociale, che va combattuta con tutte le nostre forze; dobbiamo tutelare le persone più deboli e, soprattutto, chi ha diritto a un alloggio. Non possiamo abbandonare queste persone; le istituzioni hanno il dovere di intervenire con fermezza e tutelare i legittimi assegnatari di immobili popolari che hanno denunciato procedure irregolari e che, per questo, sono stati minacciati dalla criminalità. Teniamo accesi i riflettori e lavoriamo tutti insieme (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Furgiuele. Ne ha facoltà.

DOMENICO FURGIUELE (LEGA). Grazie, Presidente. Intervengo perché credo ormai non sia più rinviabile il confronto che concerne il settore dei trasporti delle merci su mezzo gommato; un pacchetto a carattere emergenziale di sporadici interventi nei riguardi dei camionisti, cioè della dorsale dell'autotrasporto delle merci, che si muove per il 90 per cento su strada, non può essere affrontato con meri interventi a pioggia, contemplati nel “decreto Energia” annunciato dal Governo; non basta. Ci vogliono interventi concreti, che vadano al cuore del problema: il caro gasolio. Quando questa categoria si ferma, così come si voleva fermare in Calabria qualche settimana fa - e non lo ha fatto, per senso di responsabilità; li abbiamo incontrati io e il Presidente Occhiuto; questi autotrasportatori hanno deciso di non bloccare, di non mettere in ginocchio una regione che è già in grave difficoltà; loro ci hanno detto che il caro gasolio ormai è insostenibile -, bisogna intervenire e bisogna farlo attraverso il cambiamento della quota fissa del rimborso delle accise, bisogna far sì che determinate opportunità rientrano nella fattura mensile, e non recuperate dopo tre o quattro mesi, bisogna necessariamente abbattere la decontribuzione all'interno del costo del lavoro in questo settore. Bisogna intervenire, bisogna farlo soprattutto alle latitudini meridionali, dove determinate regioni soffrono una marginalità territoriale che poi va a riverberarsi inevitabilmente anche su quei prodotti che hanno una bassa redditività. Bisogna farlo, bisogna intervenire; bisogna farlo nel “decreto Energia”. La Lega interverrà a tutela degli autotrasportatori italiani (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Potenti. Ne ha facoltà.

MANFREDI POTENTI (LEGA). La ringrazio, Presidente. Un 8 marzo in un contesto di guerra: quale occasione migliore per ricordare una figura il cui ritratto, peraltro, proprio pochi giorni fa, casualmente ho incontrato al piano superiore, fuori della Sala della Regina? Parlo di Teresa Mattei. Teresa Mattei è stata la più giovane tra le 21 costituenti di questo Paese (eletta alla Costituente nel 1946 nel collegio di Firenze e Pistoia). È una donna che si è salvata dal contesto della Seconda guerra mondiale, dopo aver sofferto veramente atroci giorni all'interno di un campo di prigionia tedesco.

Io ho avuto la fortuna di conoscere questa signora e apprezzare la sua storia molti anni dopo, quando avevo ormai acquisito una certa maturità, perché allora ero piccolo. Mi ricordo che questa signora abitava di fronte a un luogo dove andavamo a fare i fine settimana e le vacanze estive con i miei genitori. Mi ha sempre meravigliato e mi meraviglia ancora oggi la grande riservatezza e la grande pacatezza di Teresa Mattei che in quel piccolo paesino si era rifugiata - parlo di Usigliano nel comune di Lari, in provincia di Pisa -, un piccolo paesino dove amava abitare nella riservatezza e nella modestia.

Una grande donna che ha fatto, insieme alle altre donne che l'accompagnavano nell'avventura della Costituente, questa grande e bellissima Costituzione italiana che, ogni giorno, dobbiamo necessariamente difendere e tutelare, di fronte alle gravi difficoltà che ci vedono impegnati anche a livello internazionale (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Sono così terminati gli interventi di fine seduta.

Ordine del giorno della prossima seduta.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.

Mercoledì 9 marzo 2022 - Ore 9,30:

(ore 9,30 e ore 16)

1. Seguito della discussione del testo unificato delle proposte di legge:

D'INIZIATIVA POPOLARE; ZAN ed altri; CECCONI e MAGI; ROSTAN ed altri; SARLI ed altri; ALESSANDRO PAGANO ed altri; SPORTIELLO ed altri; TRIZZINO: Disposizioni in materia di morte volontaria medicalmente assistita. (C. 2​-1418​-1586​-1655​-1875​-1888​-2982​-3101-A​)

Relatori: BAZOLI, per la II Commissione; PROVENZA, per la XII Commissione.

2. Seguito della discussione dei disegni di legge:

Ratifica ed esecuzione dell'Accordo tra il Governo della Repubblica italiana e l'Istituto forestale europeo riguardante lo stabilimento in Italia di un ufficio sulla forestazione urbana, con Allegato, fatto a Helsinki il 15 luglio 2021. (C. 3318-A​)

Relatrice: DI STASIO.

Ratifica ed esecuzione della Convenzione di Stoccolma sugli inquinanti organici persistenti, con Allegati, fatta a Stoccolma il 22 maggio 2001. (C. 2806-A​)

e delle abbinate proposte di legge: MURA; BENEDETTI ed altri. (C. 531​-1360​)

Relatore: OLGIATI.

3. Seguito della discussione delle mozioni Meloni ed altri n. 1-00485, Fiorini ed altri n. 1-00598, Moretto ed altri n. 1-00599, Orrico ed altri n. 1-00600 e Perego di Cremnago ed altri n. 1-00603 concernenti iniziative a sostegno del settore della moda .

4. Seguito della discussione delle mozioni Molinari ed altri n. 1-00572, Porchietto ed altri n. 1-00580, Benamati ed altri n. 1-00582, Chiazzese ed altri n. 1-00583, Lollobrigida ed altri n. 1-00587 e Moretto ed altri n. 1-00595 concernenti misure a sostegno del comparto automobilistico .

5. Seguito della discussione del testo unificato delle proposte di legge:

BRUNO BOSSIO e MAGI; FERRARESI ed altri; DELMASTRO DELLE VEDOVE ed altri; PAOLINI ed altri: Modifiche alla legge 26 luglio 1975, n. 354, al decreto-legge 13 maggio 1991, n. 152, convertito, con modificazioni, dalla legge 12 luglio 1991, n. 203, e alla legge 13 settembre 1982, n. 646, in materia di divieto di concessione dei benefici penitenziari nei confronti dei detenuti o internati che non collaborano con la giustizia. (C. 1951​-3106​-3184​-3315-A​)

Relatore: PERANTONI.

6. Seguito della discussione del testo unificato delle proposte di legge:

FERRARI ed altri; DEIDDA ed altri; GIOVANNI RUSSO ed altri; DEL MONACO ed altri; DEL MONACO ed altri; FERRARI ed altri: Disposizioni di revisione del modello di Forze armate interamente professionali, di proroga del termine per la riduzione delle dotazioni dell'Esercito italiano, della Marina militare, escluso il Corpo delle capitanerie di porto, e dell'Aeronautica militare, nonché in materia di avanzamento degli ufficiali. Delega al Governo per la revisione dello strumento militare nazionale. (C. 1870​-1934​-2045​-2051​-2802​-2993-A​)

Relatori: ARESTA e FERRARI.

(ore 15)

7. Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata .

La seduta termina alle 20,20.

TESTI DEGLI INTERVENTI DI CUI È STATA AUTORIZZATA LA PUBBLICAZIONE IN CALCE AL RESOCONTO STENOGRAFICO DELLA SEDUTA ODIERNA: IOLANDA DI STASIO (A.C. 3318-A​)

IOLANDA DI STASIO, Relatrice. (Relazione - A.C. 3318-A​). Gentile Presidente, colleghi deputati, l'Istituto forestale europeo (European Forest Institute – EFI) è un'organizzazione internazionale istituita nel 1993 da dodici Paesi europei con gli obiettivi di migliorare la ricerca forestale internazionale e di fornire informazioni scientifiche sulle foreste ai decisori politici a livello internazionale. L'Istituto ha la sua sede principale in Finlandia, uffici periferici a Barcellona, Bonn e Bruxelles e uffici di progetto in Malesia e in Cina.

Attualmente l'Istituto conta ventinove Paesi membri (tutti europei) e coinvolge circa centoventotto organizzazioni, appartenenti a quaranta Paesi, che rappresentano la ricerca, l'industria e il settore privato attivi sui temi delle foreste e dell'ambiente. L'Italia è presente con undici centri di ricerca.

Il nostro Paese ha aderito alla convenzione istitutiva dell'organismo, conclusa nel 2003 e ratificata ai sensi della legge n. 2019 del 2008.

L'EFI è diretto da un Consiglio, composto da rappresentanti dei Paesi membri, che si riunisce in sessione ordinaria ogni tre anni, elegge i membri del Comitato direttivo e fornisce un contributo al quadro politico strategico delle attività dell'Istituto. Il quadro generale di ricerca e la strategia dell'EFI sono definiti dal Comitato direttivo, composto da otto membri (tra i quali un docente universitario italiano) che sovrintende alle attività del segretariato.

L'Istituto forestale europeo riceve la maggior parte dei finanziamenti tramite progetti europei, come il programma per la ricerca e l'innovazione Horizon 2020 della Commissione europea, o attraverso contributi concessi da ministeri nazionali e altre istituzioni.

La Finlandia è il maggior contributore, in quanto Paese ospitante la sede centrale dell'Istituto. L'Italia ha contribuito in passato con fondi del Corpo forestale dello Stato, fino al suo assorbimento nell'Arma dei carabinieri. Dal 2018, l'EFI ha stipulato un accordo di collaborazione permanente con il Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali, che ha portato l'Italia all'ingresso nel relativo Multi-donor Trust Fund, con un contributo di 40.000 euro annui, stanziati anche per il triennio 2019-2021.

Il lavoro svolto dall'Istituto è complementare alle attività delle organizzazioni internazionali aventi sede a Roma che operano nel campo dello sviluppo sostenibile (Organizzazione delle Nazioni Unite per l'alimentazione e l'agricoltura – FAO, Programma alimentare mondiale, Fondo internazionale per lo sviluppo agricolo, Bioversity International).

Mi limito a citare, a titolo di esempio, che la FAO sviluppa un programma sulle foreste urbane e peri-urbane, suscettibile di collaborazione tra organizzazioni e che beneficerebbe della presenza di una sede italiana dell'Istituto forestale europeo, che sta approfondendo nel nostro Paese il tema della forestazione urbana nel quadro delle strategie di contenimento dei cambiamenti climatici.

La proposta di apertura di una sede italiana è stata sostenuta dalla Direzione generale delle foreste del MIPAAF, in quanto la presenza di tale sede consentirà di rafforzare il ruolo internazionale dell'Italia sul tema. Pertanto, d'intesa con il MIPAAF, il Consiglio per la ricerca in agricoltura e l'analisi dell'economia agraria (CREA) ha manifestato la propria disponibilità a concedere in comodato d'uso gratuito alcuni locali della sua sede di via Manziana 30 nella città di Roma.

L'accordo al nostro esame prevede, oltre alla concessione di una sede all'Istituto forestale europeo, l'erogazione di un contributo di 500.000 euro annui per le spese di funzionamento dell'Ufficio dell'EFI.

Venendo sinteticamente ai contenuti del testo, esso si compone di diciannove articoli, che riprendono clausole consuetamente utilizzate per analoghi accordi di sede.

Particolare rilievo assumono l'articolo II, riferito ai locali messi a disposizione dell'Ufficio, per il tramite del CREA, che specifica gli aspetti relativi ai costi di ordinaria e di straordinaria manutenzione della struttura e fa riferimento alla possibilità che il Direttore dell'Ufficio individui spazi aggiuntivi per attività ufficiali, con costi a carico dell'Ufficio medesimo.

Gli articoli III, IV e V dispongono l'inviolabilità dei locali e gli obblighi di protezione e di fornitura di pubblici servizi da parte del Governo, mentre l'articolo VI è dedicato alla delimitazione della sfera di immunità dell'Ufficio dalla giurisdizione italiana.

Gli articoli XII e XIII riconoscono all'Ufficio (articolo XII) e al suo personale (articolo XIII) una serie di immunità e di privilegi, conformi a quelli concessi da accordi di sede con altre organizzazioni internazionali ospitate in Italia.

L'articolo XV stabilisce il dovere dell'Ufficio e del suo personale di rispettare le leggi dello Stato italiano e disciplina i casi di rinuncia all'immunità per agevolare il corso della giustizia.

L'articolo XVI disciplina il riparto di responsabilità tra l'Ufficio e il Governo sia a livello internazionale sia in ambito civilistico, tra le Parti e nei confronti di terzi.

L'articolo XVII prevede un contributo annuo di 500.000 euro che l'Italia si obbliga a versare all'Ufficio a decorrere dall'entrata in vigore dell'Accordo.

Nel raccomandare una rapida approvazione del provvedimento di ratifica, mi preme sottolineare che l'Accordo risponde a due fondamentali motivazioni: prima di tutto quella di rafforzare le competenze italiane in materia di foreste urbane, dal momento che l'Italia già vanta esperienze di successo che possono essere rafforzate in ambito internazionale; in secondo luogo, l'esigenza di favorire la presenza sul territorio nazionale di un'organizzazione multilaterale in crescita, coerentemente con un indirizzo strategico della nostra politica estera volto a rafforzare la Capitale quale terzo polo delle Nazioni Unite (dopo New York e Ginevra) e polo internazionale della sicurezza alimentare, riaffermato con chiarezza nel pre-vertice delle Nazioni Unite sui sistemi alimentari svoltosi a Roma nel luglio scorso.

SEGNALAZIONI RELATIVE ALLE VOTAZIONI EFFETTUATE NEL CORSO DELLA SEDUTA

Nel corso della seduta sono pervenute le seguenti segnalazioni in ordine a votazioni qualificate effettuate mediante procedimento elettronico (vedi Elenchi seguenti):

nella votazione n. 2 la deputata D'Elia ha segnalato che non è riuscita a votare;

nella votazione n. 2 il deputato Serritella ha segnalato che ha erroneamente espresso un voto di astensione.

VOTAZIONI QUALIFICATE EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO

INDICE ELENCO N. 1 DI 2 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 13)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
1 Nominale Ddl 3491 - quest. preg. 1 417 411 6 206 17 394 77 Resp.
2 Segreta T.U. pdl 2 e abb.-A - em. 1.29 437 432 5 217 180 252 75 Resp.
3 Nominale em. 1.117 438 435 3 218 184 251 74 Resp.
4 Nominale em. 1.118 438 437 1 219 182 255 73 Resp.
5 Nominale em. 1.119 447 443 4 222 187 256 72 Resp.
6 Nominale em. 1.120 449 441 8 221 189 252 71 Resp.
7 Nominale em. 1.28 445 441 4 221 182 259 71 Resp.
8 Segreta articolo 1 452 450 2 226 266 184 71 Appr.
9 Segreta em. 2.15, 2.106 429 428 1 215 179 249 70 Resp.
10 Segreta em. 2.105 435 434 1 218 182 252 70 Resp.
11 Segreta em. 2.100 441 441 0 221 52 389 70 Resp.
12 Segreta em. 2.18 433 429 4 215 174 255 69 Resp.
13 Segreta em. 2.22 432 431 1 216 175 256 69 Resp.

F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M = Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui é mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi é premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.

INDICE ELENCO N. 2 DI 2 (VOTAZIONI DAL N. 14 AL N. 17)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
14 Segreta em. 2.20 416 412 4 207 169 243 69 Resp.
15 Segreta em. 2.104 418 414 4 208 141 273 69 Resp.
16 Segreta em. 2.126 411 411 0 206 168 243 69 Resp.
17 Segreta em. 2.6 414 413 1 207 169 244 69 Resp.