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Resoconto dell'Assemblea

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XVIII LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 650 di giovedì 3 marzo 2022

PRESIDENZA DELLA VICEPRESIDENTE MARIA EDERA SPADONI

La seduta comincia alle 9.

PRESIDENTE. La seduta è aperta.

Invito il deputato segretario a dare lettura del processo verbale della seduta precedente.

LUCA PASTORINO, Segretario, legge il processo verbale della seduta di ieri.

PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.

(È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Battelli, Bellucci, Bergamini, Brescia, Cappellacci, Comaroli, Corda, Davide Crippa, Delmastro Delle Vedove, Gebhard, Giachetti, Giglio Vigna, Lapia, Liuni, Magi, Mantovani, Melilli, Mura, Perantoni, Rotta, Scalfarotto, Serracchiani, Stumpo, Suriano, Tasso, Tateo, Zanettin e Zoffili sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.

I deputati in missione sono complessivamente 107, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna (Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna).

Preavviso di votazioni elettroniche (ore 9,05).

PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.

Sospendo, pertanto, la seduta, che riprenderà alle ore 9,30. La seduta è sospesa.

La seduta, sospesa alle 9,05, è ripresa alle 9,30.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare sull'ordine dei lavori il deputato Giovanni Russo. Ne ha facoltà.

GIOVANNI RUSSO (FDI). Grazie, signora Presidente. Questa mattina volevo introdurre i lavori d'Aula con una denuncia. Con la delibera n. 131 del 31 marzo 2021 della regione Campania Vincenzo De Luca ha tagliato le ore di terapie per i ragazzi con disturbo dello spettro autistico. In particolare, per la fascia di età che va dai 14 ai 18 anni si passa dalle 15 ore alle 4 ore di terapia. Eppure, grazie al metodo ABA, Applied Behaviour Analysis, i ragazzi hanno avuto enormi miglioramenti. Questo metodo, approvato anche dall'Istituto superiore di sanità, è il migliore per tutti coloro che soffrono di disturbi dello spettro autistico.

Non è possibile lasciare le famiglie da sole a sostenere le spese di questo tipo di cure (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia) e Vincenzo De Luca, che ha sprecato 3 milioni di euro nelle inutili card vaccinali, non trova le risorse finanziarie per sostenere le spese del metodo ABA. Questo è un fatto increscioso e voglio ricordare a tutti quanti che lunedì 7 marzo (Commenti dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Italia Viva)

FILIPPO SENSI (PD). Non è sull'ordine dei lavori!

PRESIDENTE. Colleghi! Colleghi!

GIOVANNI RUSSO (FDI). …alle ore 15, presso il centro direzionale…

PRESIDENTE. Collega, questo intervento non è sull'ordine dei lavori.

GIOVANNI RUSSO (FDI). Chiedo ai colleghi del PD di calmarsi un attimo.

PRESIDENTE. Colleghi! Colleghi!

GIOVANNI RUSSO (FDI). Ricordo a tutti quanti che lunedì 7 marzo, alle ore 15, presso il centro direzionale…

PRESIDENTE. Collega, qual è il suo intervento sull'ordine dei lavori?

GIOVANNI RUSSO (FDI). …ci sarà una protesta nei confronti di De Luca.

PRESIDENTE. Colleghi, vi ricordo che l'ordine dei lavori deve attenersi all'ordine dei lavori e non essere un intervento di fine seduta, per rispetto di tutti i colleghi.

Ha chiesto di parlare il collega Osnato (Commenti della deputata Fregolent). Il collega Osnato si era iscritto prima, però, collega Fregolent, se vuole intervenire, sempre sull'ordine dei lavori, sullo stesso argomento, la faccio intervenire. Collega Fregolent, vuole intervenire o no? No. Collega Osnato, prego.

MARCO OSNATO (FDI). Grazie, Presidente. Se è possibile, vorrei intervenire sull'ordine dei lavori, denunciando l'ennesima ipocrisia che vediamo in quest'Aula da parte della maggioranza e, ancora di più, da parte del Governo. Qualche giorno fa, in quest'Aula, vicino a dove è seduta lei, il Presidente della Repubblica ci ha spiegato, con chiare parole, la centralità del Parlamento rispetto all'azione politica e di indirizzo al Governo rispetto a quanto visto ultimamente. Tutti quanti lo abbiamo applaudito, tutti quanti, più o meno, a questo punto, convintamente lo abbiamo fatto. Oggi ci troviamo, in Commissione finanze, a sentire il Governo che, dopo un lavoro fatto anche con un coordinamento interessante da parte del presidente Marattin dei lavori sulla riforma fiscale… Presidente, vedo l'onorevole Fiano che interrompe (Commenti).

PRESIDENTE. Collega, prosegua.

MARCO OSNATO (FDI). Rispetto. Magari poteva interessare al collega. Capisco che tutto quello che dice l'opposizione…

PRESIDENTE. Collega, prosegua con l'intervento sull'ordine dei lavori.

MARCO OSNATO (FDI). Ci vuole anche un po' di rispetto per l'opposizione (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Vi diamo fastidio, ma ci siamo, fatevene una ragione (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)!

PRESIDENTE. Collega, qual è la sua proposta sull'ordine dei lavori?

MARCO OSNATO (FDI). Abbiamo sentito il Governo che, rispetto a una proposta di legge delega sulla riforma fiscale, è intervenuto, con la scusa di chiedere l'inversione di un punto, chiedendo alla Commissione di approvare l'articolo 6 sulla riforma fiscale, perché è dirimente. Ma dirimente rispetto a cosa? Questa è la nostra domanda. All'esistenza stessa del Governo?

Allora, mi rivolgo a voi, che siete sempre pronti a citarci la Costituzione più bella del mondo: cosa dice l'articolo 76? Che la funzione legislativa non può essere delegata al Governo se non per principi chiari e con determinazioni chiare (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Cosa abbiamo applaudito a fare Mattarella se oggi ci troviamo a violare, per l'ennesima volta la Costituzione, a violare l'autonomia e l'indipendenza del Parlamento? Abbiamo già visto che la riforma del catasto, come altre riforme, ad esempio, la fatturazione elettronica che, dopo un emendamento, è diventata una modalità di controllo dei contribuenti, l'IVA retroattiva alle autoscuole, lo statuto del contribuente, sempre vietato…

PRESIDENTE. Collega, qual è la sua richiesta?

MARCO OSNATO (FDI). Ci arrivo, Presidente. Io sono abituato, io sono di campagna, per me il tema è: introduzione, svolgimento, conclusioni. Io faccio così, quindi, la mia richiesta è che il Governo ritiri questa richiesta e provveda, anche il presidente, a gestire la Commissione come previsto dalla Costituzione (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il collega Fiano. Ne ha facoltà.

EMANUELE FIANO (PD). Presidente, mi rivolgo a lei. Vorrei capire se condividiamo il senso degli articoli del nostro Regolamento. Il primo intervento che abbiamo sentito, del collega di Fratelli d'Italia, Presidente, in che senso riguardava l'ordine dei lavori? Un attacco politico al presidente della regione Campania, in che senso riguarda l'ordine dei lavori di quest'Aula che lei sta presiedendo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)?

ROBERTO GIACHETTI (IV). Sta presiedendo mi sembra eccessivo…

EMANUELE FIANO (PD). Se lei, cortesemente, mi dice quale punto dell'articolo che riguarda l'intervento sull'ordine dei lavori può dare adito alla licenza di attaccare politicamente un presidente di una regione, peraltro per motivi che non condividiamo, le sarei grato, perché, altrimenti, vorrebbe dire che, in quest'Aula, sotto la sua Presidenza, chiunque può alzarsi e parlare di qualsiasi argomento, ma non è così, secondo il Regolamento della Camera, non è così, Presidente (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). L'intervento sull'ordine dei lavori, secondo la prassi e la giurisprudenza di questa Camera (Commenti del deputato Caiata)

- state tranquilli, dà la parola la Presidente -, riguarda la proposta, a lei, di un intervento sull'ordine dei nostri lavori, la richiesta di un intervento del Governo, la richiesta di una modifica dell'andamento dei lavori; l'ordine dei lavori, non l'ordine dei pensieri di un deputato di questa Camera su un avvenimento politico del Paese (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)!

PRESIDENTE. Colleghi, ricordo a tutti che quello sull'ordine dei lavori è un intervento specifico; ovviamente, il collega Giovanni Russo è stato richiamato più volte. Ricordo a tutti che c'è un Regolamento e se c'è da intervenire su fatti esterni all'andamento dei lavori, ovviamente, quelli sono gli interventi di fine seduta.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, sull'ordine dei lavori, la collega Fregolent. Ne ha facoltà.

SILVIA FREGOLENT (IV). Presidente, mi dispiace, ma non può richiamare i colleghi ad attenersi all'ordine dei lavori, il richiamo deve essere fatto a lei stessa, che deve togliere la parola qualora l'intervento sia fuori luogo. Non deve pensare che l'opposizione non faccia l'opposizione e, strumentalmente, non faccia un intervento che non c'entra niente con l'ordine dei lavori. Nel momento stesso che, per due volte, due deputati dell'opposizione hanno fatto un intervento che non c'entrava niente con l'ordine dei lavori doveva togliergli lei la parola. È lei che deve ricordare che cos'è l'ordine dei lavori, non i colleghi (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva).

Seguito della discussione della proposta di legge: Orlando e Franceschini: Disposizioni in materia di reati contro il patrimonio culturale (Approvata dalla Camera e modificata dal Senato) (A.C. 893-B​) (ore 9,40).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione della proposta di legge, già approvata dalla Camera e modificata dal Senato, n. 893-B: Disposizioni in materia di reati contro il patrimonio culturale.

Ricordo che nella seduta del 28 febbraio si è conclusa la discussione generale e la relatrice e il rappresentante del Governo hanno rinunciato ad intervenire in sede di replica.

(Esame degli articoli - A.C. 893-B​)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli articoli della proposta di legge e degli emendamenti presentati.

Le Commissioni I (Affari costituzionali) e V (Bilancio) hanno espresso i prescritti pareri (Vedi l'allegato A), che sono in distribuzione.

Avverto che, a norma dell'articolo 70, comma 2, del Regolamento, non saranno posti in votazione gli articoli 4, 6 e 7, in quanto non modificati dal Senato.

(Esame dell'articolo 1 - A.C. 893-B​)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 1 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A).

Ha chiesto di parlare sul complesso degli emendamenti, il deputato Pierantonio Zanettin. Ne ha facoltà.

PIERANTONIO ZANETTIN (FI). Grazie, Presidente. Questo è un provvedimento che arriva in terza lettura alla Camera dei deputati e che era stato vagliato nel corso del Governo Conte 1, il cosiddetto Governo giallo-verde. Io all'epoca ero intervenuto, in particolare in discussione generale, sollevando tutta una serie di problemi di natura generale che non sono stati risolti nel corso del dibattito e dell'esame al Senato. È un po' difficile, Presidente, in effetti, articolare…

PRESIDENTE. Colleghi, vi chiedo silenzio, colleghi…

PIERANTONIO ZANETTIN (FI). Il mio gruppo, in occasione di quella prima lettura, votò contro questo provvedimento. Quali erano i motivi in base ai quali noi abbiamo votato contro questo provvedimento? Diciamolo subito: non possiamo non condividere la finalità del provvedimento, perché nel nostro Paese il patrimonio artistico ha una valenza enorme; in tante occasioni, ci vantiamo di essere il Paese con il maggior numero di siti classificati dall'UNESCO, come patrimonio dell'umanità. Quindi, sicuramente, le finalità dei proponenti - che erano il Ministro dei Beni e delle attività culturali, Franceschini, che è presente e che ringrazio per l'attenzione che sta prestando alle mie parole, e l'ex Ministro della Giustizia, Orlando - erano assolutamente condivisibili, ma, da un punto di vista sistematico, ritengo che le norme contenute in questo provvedimento debbano essere stigmatizzate. Tutti noi che ci occupiamo di giustizia, quando nei convegni siamo chiamati a parlare in senso astratto, dai colleghi di LEU fino a quelli di Fratelli d'Italia, quando siamo chiamati a parlare di questi temi, non facciamo altro che dire che bisogna arrivare a una più larga depenalizzazione, che la detenzione in carcere deve essere sostituita, ove possibile, con le pene pecuniarie e critichiamo il panpenalismo, critichiamo la proliferazione di nuove fattispecie di reato che si moltiplicano in un delirio per certi versi molto confuso, che poi paralizza l'efficacia e l'efficienza della nostra giustizia.

Ecco, questo provvedimento va proprio in senso contrario; l'abbiamo già fatto rilevare in sede di prima lettura, l'abbiamo fatto rilevare in discussione in Commissione, l'abbiamo fatto rilevare nella discussione generale anche in questa terza lettura e, quindi, proprio per questo motivo, crediamo che meriti una riflessione ulteriore da parte della relatrice e del Governo. Abbiamo proposto emendamenti che hanno la finalità, almeno, di attenuare le pene. Io voglio, Presidente, darle lettura di alcune delle pene che sono previste in questo provvedimento: per il reato di riciclaggio di beni culturali, si prevede la reclusione da 5 a 14 anni, pena che può aumentare, se il fatto è commesso nell'esercizio dell'attività professionale, per esempio, da un antiquario; per il reato di devastazione e saccheggio di beni culturali si ipotizza, addirittura, una pena da 10 a 18 anni che, a sua volta, può essere aumentata per effetto di circostanze aggravanti.

In generale, credo che ridurre sensibilmente le pene detentive, come noi abbiamo proposto nei nostri emendamenti, avrebbe un senso; non stravolgerebbe l'intero impianto, sarebbe una modifica puntuale, ma darebbe almeno un segno di attenzione a princìpi di natura generale che francamente credo possano essere condivisi dai colleghi di tutti gli schieramenti, dall'estrema destra all'estrema sinistra, ammesso che esistano le estreme, in questa Camera. Tre anni fa, quando ho fatto l'intervento in prima lettura, ho citato un passo degli scritti di Cesare Beccaria, lo ripeto anche questa volta, perché tante volte ci vantiamo di essere il Paese culla del diritto e, magari, come dice qualcuno, il diritto è talmente in culla che ormai si è addormentato. Cesare Beccaria diceva che “Quanto la pena sarà più pronta e più vicina al delitto commesso, ella sarà tanto più giusta e tanto più utile” e che “Quella severità di un giudice (…) dev'essere accompagnata da una dolce legislazione”. Mi pare che, in generale, siamo in controtendenza e tanti episodi ed esperienze ci dicono che, purtroppo, invece, non facciamo altro che aumentare le pene. Quindi, mi aspetterei, da parte del Governo e della relatrice, la disponibilità a valutare, come segnale positivo, un accoglimento dei nostri emendamenti; in riferimento a questo, io mi rimetto (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Collega Zanettin, lei non ha ritirato l'emendamento, mi conferma? D'accordo. Se nessun altro chiede di intervenire, invito la relatrice ad esprimere il parere sugli emendamenti riferiti a tale articolo.

VALENTINA PALMISANO, Relatrice. Grazie, Presidente. I pareri su tutti gli emendamenti, che abbiamo già avuto modo di esaminare in Commissione, sono contrari.

PRESIDENTE. Il Governo?

FRANCESCO PAOLO SISTO, Sottosegretario di Stato per la Giustizia. Grazie, Presidente. Parere conforme al relatore, con invito al ritiro.

PRESIDENTE. Passiamo all'emendamento 1.4 Zanettin.

Ha chiesto di parlare il collega Zanettin. Ne ha facoltà.

PIERANTONIO ZANETTIN (FI). Grazie, Presidente. Ho già parlato sul complesso e non potrei parlare, però, siccome c'è un invito al ritiro da parte della relatrice e del Governo, ho colto che il mio intervento sul complesso degli emendamenti non ha sortito l'effetto che avrei sperato e quindi dichiaro che, per agevolare i lavori e per evitare contrasti che sarebbero fuori luogo e sicuramente inopportuni, ritiro gli emendamenti.

PRESIDENTE. D'accordo. Essendo stati ritirati dal presentatore tutti gli emendamenti riferiti all'articolo 1, pongo direttamente in votazione l'articolo 1.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 1.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 1).

(Esame dell'articolo 2 - A.C. 893-B​)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 2 (Vedi l'allegato A), al quale non sono state presentate proposte emendative.

Se nessuno chiede di intervenire, passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 2.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 2).

(Esame dell'articolo 3 - A.C. 893-B​)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 3 (Vedi l'allegato A), al quale non sono state presentate proposte emendative.

Se nessuno chiede di intervenire, passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 3.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 3).

(Esame dell'articolo 5 - A.C. 893-B​)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 5 (Vedi l'allegato A), al quale non sono state presentate proposte emendative.

Se nessuno chiede di intervenire, passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 5.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 4).

(Esame degli ordini del giorno - A.C. 893-B​)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli ordini del giorno presentati (Vedi l'allegato A).

Se nessuno chiede di intervenire per illustrare gli ordini del giorno, invito il rappresentante del Governo ad esprimere il parere.

FRANCESCO PAOLO SISTO, Sottosegretario di Stato per la Giustizia. Il parere è favorevole.

PRESIDENTE. È così esaurito l'esame degli ordini del giorno presentati.

(Dichiarazioni di voto finale - A.C. 893-B​)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.

Ha chiesto di parlare il deputato Nicola Acunzo. Non è presente: si intende che vi abbia rinunciato.

Ha chiesto di parlare la collega Rosa Alba Testamento. Ne ha facoltà.

ROSA ALBA TESTAMENTO (MISTO-A). Grazie, Presidente. Colleghi, la proposta di legge che ci apprestiamo a votare rappresenta…

PRESIDENTE. Colleghi, vi chiedo il silenzio… Colleghi… Grazie.

ROSA ALBA TESTAMENTO (MISTO-A). Grazie, Presidente. Colleghi, la proposta di legge che ci apprestiamo a votare rappresenta l'ultima tappa di un percorso legislativo iniziato addirittura tre legislature fa e che adesso si appresta ad essere concluso. Un percorso volto a riorganizzare il quadro sanzionatorio penale a tutela del nostro patrimonio culturale.

L'obiettivo è quello di riformare la materia, ridefinendo la disciplina nell'ottica di un complesso inasprimento delle sanzioni. È un provvedimento, quindi, atteso da molto tempo, utile e necessario per garantire un alto livello di protezione e tutela della peculiarità e bellezza del nostro patrimonio artistico e culturale, al centro negli ultimi anni di sempre più frequenti aggressioni, danneggiamenti, furti, traffici e operazioni illecite anche di natura mafiosa. Quindi ben venga l'inserimento nel Codice penale di un apposito Titolo, quello dei delitti contro il patrimonio culturale, composto da 19 articoli, perché permette di sistemare organicamente tutte le norme adottate e in vigore, in materia di appropriazione, traffico illecito, riciclaggio, esportazione e importazione di beni artistici, furto.

Vorrei, inoltre, sottolineare due aspetti positivi di questo provvedimento: l'introduzione di aggravanti, quando l'oggetto dei reati siano i beni culturali, e la possibilità di svolgere attività sotto copertura nel contrasto ai delitti di riciclaggio e autoriciclaggio di beni culturali.

In questo modo, si prevedono nuove fattispecie normative e altrettanti nuovi strumenti che si traducono certamente in una maggiore garanzia di tutela del nostro patrimonio culturale, nel solco degli obblighi assunti con la Convenzione del Consiglio d'Europa sulle infrazioni relative ai beni culturali, ratificata dal Parlamento con la legge n. 6 del 2022.

Quindi, pur premettendo che il nostro voto, quello di Alternativa, sarà favorevole su questo provvedimento, vorrei svolgere alcune considerazioni per aprire una riflessione ben più ampia sullo stato di salute del nostro patrimonio culturale, quindi sulla sua fruibilità e conoscenza.

Mi chiedo e vi chiedo, cari colleghi e care colleghe, non è, forse, un reato nei confronti del patrimonio culturale e, quindi, nei confronti della collettività tenere chiusi o, comunque, soltanto parzialmente fruibili dei beni culturali? Il patrimonio culturale rappresenta la memoria storica di un luogo e, quindi, per poterla conservare, deve essere anche trasmessa alle future generazioni. Va da sé che un bene culturale ha bisogno di essere conosciuto, riconosciuto, fruito dai cittadini per essere veramente tutelato e valorizzato.

Tuttavia, nonostante questa sia una consapevolezza diffusa, numerosissimi sono ancora i beni, i monumenti, i siti, i luoghi della cultura che sono totalmente chiusi o parzialmente chiusi, soprattutto, per carenza di personale. Questo avviene in tutte le regioni: anche nella mia piccola regione, che è il Molise, ad esempio, sono chiusi molti siti importanti, come il santuario sannitico di Pietrabbondante; non è fruibile alla collettività il Verlasce di Venafro; sono chiusi il parco archeologico di Larino (in parte) e Villa Zappone a Larino; è chiusa totalmente al pubblico dal 2016 la biblioteca “Albino” di Campobasso, nonostante sia stata e rappresenti tuttora un prezioso punto di riferimento culturale e identitario per tutto il Molise. Sono soltanto alcuni esempi di una piccola regione con riferimento ad una problematica che riguarda tutte le regioni e tutti i luoghi d'Italia. Quindi, non si può rimanere indifferenti di fronte a una strategia di sviluppo e valorizzazione dei vari siti e beni culturali che, pur essendo decantata dal Ministero della Cultura, continua, per vari motivi, a non trovare riscontro nella realtà; che sia per l'orientamento e i giochi politici degli enti locali o per le scelte devastanti compiute dalle amministrazioni pubbliche o dal Governo Draghi che, sull'altare dei fondi del PNRR, ha pensato bene di indebolire le tutele per il nostro patrimonio archeologico e paesaggistico, velocizzando e semplificando oltremodo le procedure, passando, poi, per la cronica assenza di personale, quasi sempre colmata con il ricorso ai volontari, a causa della difficoltà della nostra classe politica di sostenere economicamente una visione pubblica delle politiche riguardanti il patrimonio culturale nazionale.

Questo è l'ultimo punto, mi avvio alla conclusione. Vorrei che vi fosse una riflessione sul ricorso ai volontari in ambito culturale, perché è opportuno ed importante - è ovvio - riconoscere il valore dell'opera prestata dai volontari in ambito culturale, però è altrettanto doveroso affermare che le forme volontaristiche non possono sostituirsi alle forme lavorative vere e proprie e, pertanto, occorre valorizzare le professionalità culturali. È indifferibile, pertanto, ormai, l'avvio di un percorso normativo che porti al riconoscimento dei diritti e della dignità delle professioni culturali, nonché, di conseguenza, una netta demarcazione tra le loro mansioni e quelle dei volontari, al fine di realizzare una regolamentazione dei principi fondamentali delle professioni e un'elevata uniformità territoriale nei livelli delle prestazioni. In questo senso sono state già depositate una risoluzione in Commissione cultura e una proposta di legge con riferimento alla valorizzazione delle professioni culturali (sono entrambe a mia prima firma). La risoluzione è stata anche calendarizzata in Commissione cultura, poi è stata messa da parte, quindi colgo l'occasione per sollecitarne una ripresa di trattazione in Commissione.

Concludo, annunciando il voto favorevole di Alternativa su questo provvedimento sui reati contro il patrimonio culturale, perché garantisce una maggiore efficacia e impulso all'azione di repressione dei reati contro il patrimonio culturale italiano. Auspico, però, che questo Parlamento avvii una discussione sul tema del riconoscimento delle professionalità culturali e chiedo anche al Ministro Franceschini di prestare una reale attenzione ai numerosi siti e luoghi di cultura abbandonati o chiusi al pubblico, come quelli molisani, affinché non si corra il serio rischio che la ripresa culturale ed economica del nostro Paese rimanga soltanto uno dei buoni propositi.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Federico Conte. Ne ha facoltà.

FEDERICO CONTE (LEU). Grazie, Presidente. La proposta di legge che porta il nome dei Ministri Franceschini e Orlando torna alla Camera in terza lettura e, quindi, si avvia a chiudere un iter legislativo servito, dopo 20 anni dal Codice dei beni culturali del 2004, per riallineare la legislazione in materia di protezione dei beni culturali alle esigenze che si sono venute manifestando nella società e alle nuove linee di ispirazione, linee guida che sono state dettate dalla Convenzione del Consiglio d'Europa di Nicosia del maggio 2017.

L'intervento legislativo è sia di sistematizzazione che di riforma della normativa di riferimento. Sistematizzazione, perché le previsioni di reato, prima articolate tra il Codice dei beni culturali e il Codice penale, vengono ora ricollegate, in maniera organica, all'interno del Codice penale, con l'aggiunta del Titolo VIII-bis al Libro secondo del Codice penale.

Riforma, perché, oltre alle figure tradizionali di importazione, esportazione, scavo, furto, appropriazione indebita di beni culturali, vengono introdotte nuove forme di reato corrispondenti alla legislazione in materia di reati contro il patrimonio. Mi riferisco, in particolar modo, alla ricettazione, al riciclaggio, all'autoriciclaggio. L'idea è di considerare il bene patrimoniale come un bene giuridico di valore, da tutelare anche sotto il profilo della sua commercializzazione illecita. E, in maniera coerente - questo è un aspetto virtuoso della proposta di legge -, viene allargata anche la possibilità di intervento in materia di reati contro il patrimonio sotto il profilo della confisca. Come chi non è in grado di giustificare la disponibilità di beni o di denaro che non sono coerenti con il proprio reddito subisce la confisca di queste disponibilità, così anche, per un bene patrimoniale che proviene da riciclaggio, autoriciclaggio e, ovviamente, prima ancora, da ricettazione, subirà questa sorte. Un modo per colpire il patrimonio illegale, anche quando questo bene patrimoniale di tipo culturale - e sappiamo che è stato un rifugio comodo anche di attività malavitose organizzate, quello dell'utilizzo di beni patrimoniali - non può essere giustificato con il proprio reddito.

In coerenza con questo, anche i reati che riguardano il patrimonio culturale vengono ricondotti allo schema del decreto legislativo n. 231 del 2001, relativo alla responsabilità degli enti amministrativi, la responsabilità delle società, per banalizzare l'argomento, perché è evidente che questo reato deve essere pagato, in termini sanzionatori, anche dalla società, dall'ente giuridico che beneficia di questa attività delittuosa. Sono 17 le figure di reato che si introducono nel Codice penale.

Vi sono anche aspetti che riguardano la possibilità di svolgere investigazioni sotto copertura, quindi, c'è un'attenzione rispetto ai reati contro il patrimonio culturale molto allineata con i nuovi interventi posti in essere da questa legislatura nella materia dei reati contro l'ordine pubblico.

Vi è, infine - ma è solo una parte della previsione normativa, che ha un valore molto più organico -, un inasprimento delle pene che rende queste condotte gravemente sanzionate, come simbolo, come segno della volontà molto forte di protezione che lo Stato italiano vuole garantire al patrimonio più prestigioso che può vantare nel mondo.

Complessivamente, dunque, è un provvedimento di legge molto articolato, qualificato, che si chiude in un iter ragionato di 3 passaggi parlamentari e riallinea la legislazione italiana a quella europea, con un passo in avanti rispetto all'ultimo provvedimento organico del 2004, che ci rende orgogliosi di una possibilità di tutela di un patrimonio che rappresenta e rappresenterà, ancora per molto tempo, uno dei nostri principali asset di valore nel mondo (Applausi dei deputati del gruppo Liberi e Uguali).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Parisse. Ne ha facoltà.

MARTINA PARISSE (CI). Grazie, Presidente. Noi italiani disponiamo di un patrimonio culturale che non ha uguali al mondo e ne siamo consapevoli, tant'è che lo stesso patrimonio culturale e la sua difesa assumono nella Costituzione italiana un rilievo del tutto particolare, una componente essenziale. Una ricchezza unica, la nostra, che deve continuare ad essere sempre più tutelata dalle istituzioni oggi e in futuro. Abbiamo un'enorme responsabilità, un'eredità culturale da custodire e da trasmettere alle future generazioni. Chi distrugge, ruba, pone in commercio illecitamente e ricicla beni culturali danneggia non solo il destinatario del colpo, ma tutta la cittadinanza, poiché arreca un danno ad un patrimonio culturale appartenente ad ogni singolo cittadino.

Assistiamo spesso impotenti a reati contro il patrimonio culturale che, purtroppo, continuano ad essere numericamente importanti in Italia. L'operato svolto in questi anni dal Comando carabinieri per la tutela del patrimonio culturale, volto a prevenire e a reprimere i reati contro il patrimonio culturale, ci permette di inquadrare la vastità del fenomeno. Lo scorso dicembre, a Roma, sono stati presentati i dati statistici del 2021 sul contrasto ai traffici illeciti dei beni culturali. L'attività operativa dello scorso anno ha fatto registrare ben 1.182 persone denunciate, 23.363 beni archeologici e paleontologici recuperati e 1.693 opere false sequestrate, con un valore, qualora immesse sul mercato come autentiche, di oltre 427 milioni di euro. I furti di beni culturali sono stati 334 in musei, luoghi espositivi, di culto, archivi e altri ancora. Sono poi rientrati in Italia, il 15 dicembre scorso, 201 pezzi pregiati che, nell'arco degli ultimi decenni, erano finiti negli Stati Uniti, smerciati dai grandi trafficanti internazionali. Tutti questi dati ben sottolineano l'emergenza in atto e la necessità di immettere e rafforzare le misure di protezione che colpiscano anche i fenomeni transnazionali.

Per questo motivo, come gruppo di Coraggio Italia, vediamo positivamente l'introduzione di nuove fattispecie di reato a tutela del patrimonio culturale, la previsione di nuove aggravanti per quei reati comuni commessi contro i beni culturali e l'inasprimento sanzionatorio per i reati di furto, appropriazione indebita, ricettazione, riciclaggio, importazione, esportazione illecita, contraffazione e falsificazione della provenienza. Condividiamo anche l'opportunità di intervenire a tutela dei beni paesaggistici contro la loro distruzione, il deturpamento, l'imbrattamento e la devastazione. Difatti, per citare le parole di un noto storico italiano, il patrimonio italiano è un “patrimonio diffuso”, una “fusione tra arte e ambiente, è un tessuto continuo di chiese, palazzi, strade, paesaggio, piazze” e opere artistiche e “il paesaggio e il patrimonio sono dunque un'unica cosa: e sono l'Italia, della quale costituiscono, inscindibilmente, il territorio e l'identità culturale”, tant'è che patrimonio e paesaggio hanno sempre viaggiato insieme, tutelati entrambi dell'articolo 9 della Costituzione. Però, è una tutela che per noi non dev'essere concepita come un'azione passiva di sorveglianza e protezione, ma in senso attivo, in funzione della conservazione e volta a garantire la migliore fruizione da parte della collettività. A tal fine, riteniamo che la doverosa economicità della gestione dei beni culturali sia un mezzo utile alla loro conservazione e che questa tutela debba essere necessariamente legata alla capacità di progettare il futuro e il territorio per promuovere lo sviluppo economico e turistico sostenibile e incrementare le potenzialità del nostro Paese.

In conclusione, signor Presidente, la finalità di questa proposta di legge è di tutelare in modo più rigoroso il patrimonio culturale, storico e paesaggistico italiano, che rappresenta il nostro passato, la nostra identità e il nostro futuro. Per questo motivo, annuncio il voto favorevole del gruppo di Coraggio Italia (Applausi dei deputati del gruppo Coraggio Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Cosimo Maria Ferri. Ne ha facoltà.

COSIMO MARIA FERRI (IV). Grazie, Presidente. Devo dire che è un passaggio importante l'approvazione di questa legge, perché contiene tanti punti che già erano stati inseriti nel rapporto e nella Convenzione del Consiglio d'Europa stipulata a Delfi il 23 giugno 1985 che, però, non era mai stata ratificata (quindi, se ne parla dal 1985). Un passaggio fondamentale è stato certamente la Convenzione di Nicosia, più volte citata in quest'Aula, anche con la legge di ratifica di questo Parlamento.

Oggi, dunque, approviamo questa proposta di legge a firma Orlando e Franceschini, e ringrazio il Ministro Franceschini per essere oggi qui in Aula. È un passaggio importante, perché, tra l'altro, anche durante il Governo Renzi, lavorammo insieme, il Ministero della Giustizia e il Ministero dei Beni culturali, sul tema, tanto che a Lucca si organizzò un importante seminario tra i due Ministeri anche con il Consiglio d'Europa e furono invitati giuristi internazionali e italiani, nonché esperti dell'arte e della cultura, per fare passi in avanti.

Oggi, valorizziamo il frutto di questo lavoro, alcune delle cui tappe ho cercato di ripercorrere, che si completa a questo punto, e rende l'Italia certamente protagonista, perché è stato uno dei primi Paesi, anche all'interno dell'Europa, a sensibilizzare e a stimolare un dibattito e un confronto. Quindi, teniamo conto di questo.

Nella discussione generale, ci siamo già soffermati su alcuni temi e sulla loro importanza. Io ho ricordato - e lo voglio ribadire qui, in dichiarazione di voto - il generale Roberto Conforti. Lo voglio ricordare di nuovo in quest'Aula, perché voglio ricordare e ringraziare, attraverso il suo ricordo, le donne e gli uomini dell'Arma dei carabinieri (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva) e il nostro Comando per la tutela del patrimonio culturale, che è un'eccellenza nel nostro sistema per quanto riguarda la repressione. Ricordavamo le opere recuperate. Proprio il generale Conforti consentì di recuperare Il giardiniere di Van Gogh. Un'altra opera fu poi la Triade Capitolina e tantissime altre opere, che erano entrate nel mercato della criminalità organizzata, perché questa legge si inserisce anche nella repressione degli illeciti che hanno ad oggetto i beni culturali e che vanno a ledere e a ferire il patrimonio culturale e artistico di un Paese e, nello stesso tempo, a finanziare i terroristi e a porre le basi per una criminalità organizzata sempre invasiva, tanto che il generale Conforti, che ricordavo prima, ebbe l'idea di creare questa banca dati - mi pare che fu essenziale - per inserire tutte le opere e per iniziare una cooperazione internazionale, che è l'altro punto essenziale nella lotta e nella repressione. Quindi, è un passaggio importante.

È vero - è stato detto prima - che si alzano le pene, in maniera forse per alcuni reati anche eccessiva, ma si va in quest'ottica e in questa direzione. C'è anche una riorganizzazione dal punto di vista sistematico e giuridico, perché già nel testo sui beni culturali erano previste alcune fattispecie penali e, quindi, anche il legislatore ha fatto un lavoro che è di stimolo anche per il Ministero della Giustizia nel riorganizzare, nel riordinare e nel soffermarsi sulla parte speciale del codice penale, quindi per rivedere e lavorare - c'è qui anche il sottosegretario Sisto, a cui rimetto questo stimolo - su una riforma del codice penale nella parte speciale. Questo è l'inizio ed è uno stimolo, perché si trasferiscono queste norme dal codice dei beni culturali al codice penale.

È una norma che non solo tutela la nostra identità e il patrimonio culturale e artistico, ma ha anche riflessi dal punto di vista, sia turistico, come è facile immaginare, sia economico. Quindi, è stato corretto inserire questi nuovi reati nel codice penale, dopo il titolo VIII, che disciplina, tutti i reati a tutela dell'economia, dell'industria e del commercio. Quindi, una riorganizzazione anche dal punto di vista sistematico.

Un'altra riflessione è su quanto il nostro Paese e questo Governo si stanno impegnando su questi temi strategici per quanto riguarda la cultura. Proprio ieri - e per questo ringrazio la Commissione trasporti e la presidente Paita (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva) - è stato dato un parere ed è stato approvato un documento strategico che ridisegna la mobilità ferroviaria. C'è un passaggio importante sui piani di investimento che riguarda proprio quelli strategici sui siti del patrimonio culturale e aree naturali. Quindi, anche in quel documento, approvato ieri in Commissione trasporti, si valorizza e si segnala l'importanza di una strategia, quando si parla di siti culturali e di aree naturali da tutelare, da sviluppare, da collegare, da far conoscere. Quindi, tutto si inserisce in questo contesto.

Il gruppo parlamentare di Italia Viva voterà con convinzione a favore di questo provvedimento, che introduce anche un'altra novità, quella di prevedere una sanzione, ai sensi della legge n. 3 del 2001, per quanto riguarda le persone giuridiche, anche questo è un segnale importante: vengono previsti due reati, presupposti necessari per configurare la responsabilità delle persone giuridiche, che possono avere un interesse al furto di beni culturali che abbiano un valore artistico. È un modo, da una parte, per chiedere più legalità, più efficacia e dare strumenti di repressione alle Forze dell'ordine, dall'altra parte, certamente è un passo in avanti nel tutelare tutte le nostre bellezze culturali e artistiche, che rendono grande questo Paese e che, in questo momento - vediamo quello che sta succedendo in Ucraina -, devono farci riflettere su quanto sia importante il valore culturale e i simboli dell'identità di un Paese. Quindi, grazie.

Penso che questa sia una pagina importante di questo Parlamento, che completa un percorso che è stato lungo e che però ci ha visto sempre protagonisti nel difendere ciò che è bello, ciò che è giusto e ciò che ha un valore storico, artistico e culturale (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Federico Mollicone. Ne ha facoltà.

FEDERICO MOLLICONE (FDI). Presidente, onorevoli colleghi, Ministro Franceschini, noi voteremo a favore di questo provvedimento. Voteremo a favore, perché riteniamo che occorra dare più strumenti normativi e armi legislative anche alle Forze dell'ordine, che, specificatamente, lavorano in questo importante settore della tutela dei beni culturali.

Colleghi, secondo quanto riportato dal dossier “Attività operativa 2020” dell'Unità specializzata dell'Arma dei carabinieri - e mi unisco ai ringraziamenti del collega Ferri: veramente i nostri Carabinieri, nel recupero e nella tutela del patrimonio, sono un'eccellenza internazionale -, l'Arma dei carabinieri ha recuperato, pensate, oltre mezzo milione di pezzi d'arte (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia), contribuendo - come già fatto nel corso degli ultimi cinquant'anni - a restituire al pubblico o ai legittimi proprietari più di 3 milioni, tra oggetti d'arte e materiali archeologici. Un discorso che corre di pari passo con il traffico illecito di opere d'arte che - come riportato sempre dallo stesso rapporto, nonché dal rapporto 2017 della Global financial integrity - genera tra i 6 e gli 8 miliardi di dollari, e costituisce ben il 20 per cento dei crimini complessivi contro il patrimonio culturale; un mercato d'affari che, per l'Interpol, è secondo solo al commercio d'armi e di droga. Colleghi, questi sono numeri che dimostrano quanto il patrimonio culturale rappresenti un'immensa risorsa economica per le organizzazioni criminali e, quindi, ben venga la repressione e l'aumento delle pene. La nostra Costituzione - come sappiamo -, all'articolo 9, sancisce che la Repubblica tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione: è, pertanto, indubbia la necessità di aggiornare la protezione diretta dei beni culturali, inserendola nel codice penale con una previsione sanzionatoria più decisa, finalmente trasponendo le norme del diritto dei beni culturali nel diritto penale, dando seguito anche alla convenzione di Nicosia.

Il provvedimento oggi in discussione va proprio in questa direzione, modificando direttamente il codice penale ed introducendo un nuovo Titolo. A questo proposito, credo che sia anche importante l'accoglimento dell'ordine del giorno che abbiamo presentato, come Fratelli d'Italia, che riporta integralmente - e poi ne parleremo - il provvedimento a prima firma Giorgia Meloni, volto al rafforzamento delle sanzioni previste dal codice per chi danneggia una statua, un'epigrafe o dei memorabilia storici (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

Approfitto però, Ministro Franceschini, di questa occasione, in cui voteremo a favore, per farle un appello e ricordarle la vicenda di un grande bene del patrimonio culturale, quella del Teatro Valle, dove furono riportati dei danni ed il cui restauro, che fu finanziato con 7 milioni di euro pubblici, ancora non è stato mai realizzato, come già denunciammo con atti di sindacato ispettivo e come riconobbe anche la Corte dei conti. Ebbene, se ci fossero state queste norme, il risultato sarebbe stato diverso e magari gli occupanti del Teatro Valle, alcuni dei quali ancora hanno ruoli di gestione del teatro e rivendicano ruoli, percorsi e posizioni, magari adesso sarebbero stati condannati (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Parliamo di 7 milioni di danni di un teatro del Settecento, ancora chiuso, dopo un'occupazione durata anni, che purtroppo una parte della sinistra, Ministro, anche del Partito Democratico ha tutelato come bene comune ma, in realtà, secondo queste nuove norme, si trattava dell'occupazione di un bene i cui occupanti sarebbero stati perseguiti! Quindi, siamo contenti di questo provvedimento e per questo, anche per questo, votiamo a favore.

Colleghi, penso poi alla dimensione inquietante della “cancel culture”, che è oggetto dell'ordine del giorno che è stato approvato e anche di questa legge: questa è il frutto di un'azione di assurdo revisionismo storico, di quel “cancellazionismo” - per usare un brutto neologismo italiano ma che rende l'idea - che si rivolge sia contro l'Italia, che contro l'Europa ed è figlio del pensiero unico, che va assolutamente contrastato. Pensate che in Italia sono molti i monumenti contestati, già da prima che arrivasse la cancel culture. In base al secondo think tank milanese The Square, che identifica vari monumenti nell'Europa occidentale dei quali è stata chiesta la rimozione, ai primi di ottobre da noi ne risultavano presenti 19, più che nel Regno Unito e nel Belgio. Anche per questo abbiamo presentato una proposta di legge - quella a cui facevo riferimento prima, a prima firma Giorgia Meloni, di riforma degli articoli 635, 639 e 733 del codice penale, proprio con la finalità di inasprire le sanzioni contro chi deturpi, vandalizzi o distrugga immobili o beni riconosciuti di valore artistico o culturale, ovunque siano collocati - e un ordine del giorno, che ringrazio il Governo di aver accolto, seppure poi verificheremo insieme nei prossimi provvedimenti se possa essere una semplice aggravante o un articolo nuovo.

Vedete, colleghi, i monumenti sono le tracce della memoria di ciò che gli uomini hanno fatto in vita, una traccia che va oltre il tempo. Le opere di un uomo sono ciò che rimane della grandezza di un personaggio, di una generazione, di una cultura, di un'epoca, di una civiltà, anche della sua tragicità e dei suoi errori. La nostra battaglia contro la cancel culture risale sino ai primi attacchi a Colombo nel 2017. L'Italia deve quindi impegnarsi a tutelare qualsiasi bene nel mondo contro la furia iconoclasta di questa cancellazione, perché noi siamo la patria dell'arte, della bellezza e della memoria. Il nostro patrimonio artistico, qui in Italia, rappresenta l'arte in tutto il mondo e, grazie a questo, dobbiamo essere gli alfieri di questo concetto e di questa difesa, ovunque si creino e si arrechino crimini contro l'arte pubblica o privata. È in questo senso che si colloca la nostra critica, colleghi - fatta anche dal collega Ferri - all'ondata contro la cultura antirussa nelle università e nella cultura, come alla Scala (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Noi siamo con l'Ucraina, senza se e senza ma, con i patrioti ucraini - e ci preme sottolineare la preoccupazione per i patrimoni culturali della Nazione Ucraina, come la Casa delle Chimere o la basilica di Santa Sofia del 1038 -, ma questo non toglie che la cultura debba essere libera e la circolazione delle idee debba continuare ad essere garantita (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Nessuno pensi di censurarla! Non possiamo confonderci con gli autoritarismi e con i dittatori (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)!

Gli autori russi come Dostoevskij, come Solženicyn, come Gogol', sono stati alfieri della libertà contro la schiavitù, la corruzione, i totalitarismi! E per questo abbiamo rilevato e lanciato un appello sia al Ministro Messa che al Ministro Franceschini affinché intervengano per evitare qualsiasi forma di russofobia nella cultura, contraria alla libertà di pensiero e di istruzione. Noi non ce l'abbiamo con il popolo russo o con la cultura russa, noi ce l'abbiamo con chi conculca le libertà e invade i confini altrui. Non è pensabile, quindi, negare la presenza di studenti russi nelle università italiane, fatte salve, ovviamente, le avvertenze della nostra intelligence. Un conto, colleghi, è la geopolitica e schierarsi con gli ucraini e il quadro atlantico, auspicando un esercito europeo, un altro conto è farci confondere con gli autoritarismi che noi stessi vogliamo combattere, usando gli stessi atteggiamenti contrari alla libertà di opinione e di pensiero.

Colleghi, dobbiamo pensare anche in ottica futura: il patrimonio culturale deve fondersi anche con l'innovazione. Coniugando le nuove tecnologie della blockchain con la promozione e la valorizzazione dell'arte è possibile garantire la sicurezza dell'opera, e quindi della maggiore redditività dell'opera degli artisti. Presenteremo anche una proposta per sostenere le startup innovative nel campo dell'arte e le imprese culturali e creative, anche tramite l'introduzione di un credito di imposta per tutte quelle società di commercializzazione delle opere che vogliono investire sulla digitalizzazione dei processi, come gli NFT, ma sempre rispettando il diritto d'autore e la creatività, e senza accettare speculazioni da parte di nessuno.

Colleghi, in conclusione, lo ribadiamo, voteremo a favore perché siamo d'accordo con la riforma del codice penale di questo provvedimento, ma riteniamo forse si potesse fare di più contro la cancel culture. Chesterton, citato anche da Giorgia Meloni all'assemblea mondiale dei conservatori, lo ha ricordato a chiare lettere, e ci piace citarlo ancora: “La grande marcia della distruzione intellettuale proseguirà. Tutto sarà negato. Tutto diventerà un credo. È una posizione ragionevole negare le pietre della strada; diventerà un dogma religioso riaffermarle. È una tesi razionale quella che ci vuole tutti immersi in un sogno; sarà una forma assennata di misticismo asserire che siamo tutti svegli. Fuochi verranno attizzati per testimoniare che due più due fa quattro. Spade saranno sguainate per dimostrare che le foglie sono verdi in estate. Noi ci ritroveremo a difendere non solo le incredibili virtù e l'incredibile sensatezza della vita umana, ma qualcosa di ancora più incredibile, questo immenso, impossibile universo che ci fissa in volto. Combatteremo per i prodigi visibili come se fossero invisibili. Guarderemo l'erba e i cieli impossibili con uno strano coraggio. Noi saremo tra quanti hanno visto eppure hanno creduto” (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Zanettin. Ne ha facoltà.

PIERANTONIO ZANETTIN (FI). Grazie, Presidente, per la parola. Onorevoli colleghe, onorevoli colleghi, sono già intervenuto sul complesso degli emendamenti per spiegare la nostra posizione in ordine a questo provvedimento; un provvedimento di cui comprendiamo la finalità, anzi, la condividiamo totalmente, perché è del tutto evidente che un Paese come il nostro deve tutelare al meglio il proprio patrimonio culturale. È un patrimonio culturale che ci viene invidiato da tutto il mondo e siamo orgogliosamente il Paese che ospita il maggior numero di siti classificati dall'UNESCO come patrimonio dell'umanità. Quindi, evidentemente, questa iniziativa parlamentare, che porta le firme del Ministro dei Beni culturali Franceschini, che è presente, e dell'ex Ministro della Giustizia Orlando, come finalità non può che essere condivisa.

Noi abbiamo manifestato, invece, delle perplessità sotto il profilo tecnico, perché, come dicevo anche prima, noi che ci occupiamo di giustizia per i vari partiti, da LeU piuttosto che Fratelli d'Italia, quando andiamo nei convegni accademici, quando ci confrontiamo su temi astratti, in tutte le occasioni ripetiamo alcuni concetti basilari, che sono quelli di contrastare il panpenalismo, di cercare di eliminare fattispecie di reato, accorparle, fare i testi unici, evitare la proliferazione dei reati, quando possibile trasformare le pene detentive in pene pecuniarie per cercare di attenuare il peso che hanno le condanne alle pene detentive sulle carceri, che sono, come sappiamo bene, sovraffollate.

Però, poi, puntualmente - e questo vale un po' per tutti, riconosciamolo, colleghi - contraddiciamo questi principi di carattere generale con iniziative legislative, come quella oggi in esame, che vanno in senso assolutamente opposto, come dico io, asistematiche: si aumentano le pene, addirittura a dismisura (poi faremo qualche esempio), si introducono nuovi istituti, nuovi reati. C'è una pressione che mandiamo, come politica, sui tribunali, non certo in termini deflattivi, come, invece, vorremmo fare. Ricordo una battuta molto arguta che, qualche anno fa, Carlo Nordio ha fatto in Commissione giustizia, con riferimento a una fattispecie che, mutatis mutandis, potrebbe anche essere paragonabile a quella di cui stiamo discutendo oggi: l'omicidio stradale, che abbiamo votato tutti. Ha portato ad esiti paradossali, e forse anche quasi ridicoli, per cui un bravo avvocato, che deve difendere un ragazzo che, dopo aver bevuto troppo, dopo aver bevuto uno spritz, investe e uccide un pedone, si trova nella condizione e nell'interesse di sostenere che l'investitore voleva colpire volontariamente le gambe, e, quindi, ha commesso un omicidio preterintenzionale, piuttosto che un omicidio stradale. Quindi, abbiamo un esito paradossale, per cui un reato colposo viene punito con sanzioni più gravi rispetto a un reato doloso. Per certi versi, anche in questo provvedimento, troviamo conseguenze paradossali, perché, come ho ricordato prima, il reato di riciclaggio di beni culturali è punito con sanzioni draconiane, da 5 a 14 anni, però è una pena che può essere aumentata, se il fatto è commesso nell'esercizio di attività professionale, per esempio un antiquario. Per il reato di devastazione e saccheggio di beni culturali, si arriva a una pena base da 10 a 18 anni, e anche questa può essere aggravata. Sicuramente, sono fatti gravi, ripeto, però abbiamo esiti con sanzioni che, francamente, sembrano essere esagerate. Qual è stato il percorso parlamentare di questo provvedimento?

Nella prima lettura, questo provvedimento è stato collocato nel primo scorcio della legislatura, primo Governo Conte, maggioranza gialloverde. Nel dibattito che ha avuto luogo in quell'occasione, come Forza Italia siamo intervenuti, facendo rilevare questi stessi argomenti, ma l'esito finale è stato che abbiamo votato contro il provvedimento, perché avevamo presentato, come abbiamo fatto anche in questa occasione, tutta una serie di emendamenti, che abbiamo proposto al Governo, che cercassero almeno di attenuare la severità delle pene che erano state proposte. Li abbiamo presentati anche in questa occasione, in questa terza lettura, cercando di sensibilizzare il Governo e la relatrice sulla necessità di mitigare queste sanzioni così draconiane. I nostri emendamenti non sono stati accolti e, aderendo con uno spirito di leale collaborazione e cercando di evitare contrasti, che non avrebbero senso, sia per la misura della questione, sia anche per il contesto politico generale, che deve indurci tutti a cercare le ragioni che ci uniscono, piuttosto che quelle che ci dividono, con senso di responsabilità, li abbiamo ritirati all'inizio di questa seduta.

Rimane, però, Ministro Franceschini, la perplessità per un intervento che è asistematico. Come Forza Italia, noi voteremo a favore di questo provvedimento, ma certamente con uno spirito critico e nella prospettiva anche di una revisione, perché riteniamo alcune cose effettivamente eccessive. Ringrazio, in particolare, l'onorevole Ferri, che è pure un giurista e che conosce bene la materia, che, nel suo intervento, ha condiviso queste nostre critiche circa l'eccessiva pesantezza delle pene edittali che, con questo provvedimento, vengono erogate. Non sono un populista e detesto i populismi giudiziari, ma qui vediamo che, facendo rapidi calcoli, il reato contro il patrimonio culturale può essere punito più di un omicidio volontario, tenuto conto di tutto, e francamente mi sembra un paradosso. Tutto questo, per dire, Ministro e relatrice, che noi, alla fine, voteremo positivamente questo provvedimento, anche se rimangono critiche severe al suo impianto generale e una logica di politica criminale che non condividiamo e che non può mai essere quella di Forza Italia (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Michele Nitti. Ne ha facoltà.

MICHELE NITTI (PD). Grazie, Presidente. Non è semplice parlare di cultura, patrimonio, beni culturali, quando viviamo in un contesto sociale, economico, internazionale e politico molto complesso; sono giorni di grande apprensione e tutte le preoccupazioni sono legittimamente concentrate sulla spirale di violenza che si sta abbattendo sull'Ucraina. Quindi, parlare di cultura nel mezzo di un conflitto bellico, in un contesto ancora fortemente compromesso dalla pandemia può sembrare quasi uno scollamento dal mondo reale, dalle problematiche più attuali, più cogenti, può sembrare una sorta di superfluo, ma, come ricordava Gaetano Salvemini, parlare di cultura è un superfluo indispensabile, non fosse altro che per il carattere fortemente pervasivo della cultura. Proprio l'esperienza pandemica e i momenti drammatici di questi giorni rendono indifferibile un dibattito articolato, e non solo legato al piano normativo, proprio sullo stato complessivo, sulle prospettive future del nostro patrimonio culturale, sul suo ruolo centrale in termini di ricadute sociali, occupazionali, di crescita economica e cognitiva dei territori e delle comunità, di valorizzazione del capitale umano.

Io partirei, proprio, dalla dinamica educativa e formativa, quella che investe le istituzioni scolastiche e universitarie e che appare quasi sfumata rispetto al dibattito sulle norme, sui codici, sulle pene, ma che, invece, non può assolutamente essere derubricata ad un semplice corollario, anzi deve assurgere ad elemento fondativo di questa proposta. In questo provvedimento, abbiamo parlato di sanzioni contro chi attenta al patrimonio, sanzioni che - come dicevamo - già esistevano, ovviamente, ma che erano sparse tra il codice dei beni culturali e il codice penale. Era necessario, quindi, superare questa frammentazione, uniformando la disciplina e conferendo al quadro sanzionatorio un profilo coerente e unitario, anche terminologicamente. Sono state introdotte nuove figure di reato, circostanze aggravanti, nuove fattispecie penali improntate genericamente ad una maggiore severità verso chi ferisce il patrimonio. Credere, però, che l'obiettivo finale possa ridursi a un generale inasprimento sanzionatorio è fortemente limitante e rischia anche, paradossalmente, di diventare inconferente. È molto più rilevante, invece, evidenziare ciò che sottende o che dovrebbe sottendere questa maggiore severità, ossia la necessità di ribadire, in modo chiaro ed inequivocabile, l'assoluta rilevanza del nostro patrimonio e la necessità di condannare severamente chiunque attenti alla sua integrità.

Se è vero e condivisibile che, in via generale, si debba procedere nell'ottica della riduzione dei reati, della semplificazione delle procedure e del ridimensionamento delle fattispecie, è, tuttavia, anche vero che non possiamo annacquare i connotati di assoluta specificità che la Costituzione assegna al nostro patrimonio, penso all'articolo 9 e all'articolo 42, un patrimonio il cui valore non è solo intrinseco, ma è anche relazionato alla sua dimensione comunitaria, collettiva. Quindi, prevedere un corpo di reati nuovo serve, in qualche modo, a perimetrare l'unicità di questo patrimonio.

Il riordino normativo con l'inasprimento delle pene ha, quindi, una precisa ragion d'essere, perché la dimensione comunitaria e condivisa del patrimonio si colloca costituzionalmente su un livello superiore rispetto al patrimonio individuale e, pertanto, l'innalzamento delle pene edittali vigenti ha un preciso significato, vale a dire attuare pienamente il disposto costituzionale in forza del quale il patrimonio necessita di una tutela differenziata e preminente rispetto alla proprietà privata. Questo è un richiamo esplicito al civismo della dimensione culturale, alla coscienza del patrimonio comune, un patrimonio che appartiene alle comunità e che le comunità devono poter fruire e godere pienamente.

C'è un'altra considerazione su questo tema; dovremmo avere il coraggio di anteporre la partecipazione culturale al consumo culturale, perché l'aumento del consumo non significa aumento della partecipazione o ampliamento della diffusione culturale, non significa nemmeno aumento del nostro senso di responsabilità e di attenzione verso il patrimonio, non significa che sia cresciuta la fascia sociale di cittadini consapevoli del valore della cultura, anzi, quasi sempre, si tratta della stessa fascia, quella medio-alta, quella qualificata, quella dei fruitori abituali.Noi dovremmo, invece, impegnarci perché la cultura diventi uno strumento di condivisione del patrimonio cognitivo e creativo di una comunità e perché ciò accada è necessario anzitutto essere pienamente consci del valore di questo patrimonio.

Io ho insistito in diverse occasioni, anche attraverso alcuni atti di sindacato ispettivo, affinché, oltre all'aspetto coercitivo delle pene, oltre all'innalzamento delle pene pecuniarie, si potesse prevedere, durante la fase di recupero del patrimonio danneggiato, anche una sorta di coinvolgimento attivo di chi commette questi reati, proprio per lavorare sul processo di consapevolizzazione del patrimonio, della sua funzione di collante, di cementazione sociale, di coesione sociale. Occuparsi solo del risarcimento del danno, infatti, è un'operazione parziale, che certamente può fungere da deterrente, ma che non eradica il problema, non lo affronta partendo dalle sue cause più profonde.

Se perfino durante la pandemia, diversi monumenti e luoghi di culto della nostra penisola sono stati oggetto di episodi di vandalismo e di deturpazione in tutta Italia - penso a Carrara, penso alla chiesetta di Santo Stefano a Macurano, vicino ad Alessano, penso al monumento a Camilleri ad Agrigento, alle sette sculture di arte sacra alla Biennale di Arte sacra contemporanea a Porto Rotondo -, ecco, se tutto ciò è avvenuto perfino durante la pandemia, ciò significa che c'è ancora un grande lavoro da svolgere sul piano della consapevolezza.

La consapevolezza è la precondizione del rispetto, è l'alleato più prezioso della tutela, quindi, dobbiamo lavorare per accrescere questi atteggiamenti di responsabilizzazione verso il nostro patrimonio e per questo credo si debba seriamente prendere in considerazione il tema della partecipazione rieducativa alle attività culturali.

Lo stesso Ministero ha piena contezza di ciò, perché, rispondendo ad una mia interrogazione, ha sottolineato testualmente che la previsione di una modifica sanzionatoria più severa rispetto all'attuale e l'introduzione di nuovi reati, pur avendo nel complesso un effetto deterrente, non costituiscono l'unica soluzione; è chiaro, dunque, che il tema della tutela e della valorizzazione del patrimonio sia indissolubilmente legato a quello dell'educazione all'arte e al rispetto consapevole del patrimonio. Solo acquisendo piena consapevolezza del valore comune del patrimonio, si potrà scongiurare il ripetersi di gravi atti di deturpazione ai danni dello stesso (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Germano Racchella. Ne ha facoltà.

GERMANO RACCHELLA (LEGA). Presidente, care colleghe e cari colleghi, il provvedimento in analisi oggi era già stato licenziato da questa Camera dopo un lungo lavoro in II Commissione. Siamo chiamati di nuovo ad esprimerci perché l'altro ramo del Parlamento ha ritenuto di modificarne il testo. Si tratta però di modifiche non sostanziali, il fine del provvedimento resta quello di riformare le disposizioni penali a tutela del patrimonio culturale, che si trovano oggi contenute prevalentemente nel codice dei beni culturali, inserendole nel codice penale. Si opera, così, una profonda riforma della materia, ridefinendo l'assetto della disciplina nell'ottica di un tendenziale inasprimento del trattamento sanzionatorio.

In particolare, si inserisce nel libro del codice penale dedicato ai delitti, un nuovo titolo: l'VIII-bis rubricato: Dei delitti contro il patrimonio culturale, composto da 17 nuovi articoli.

Si tratta di una serie di disposizioni utili e importanti, che anche il quadro ordinamentale e giurisprudenziale portava a ritenere doverose.

Uno dei settori che maggiormente rappresenta i pilastri economici nazionali è quello dei beni culturali, storici ed artistici dell'Italia. Del resto, l'Italia è il Paese che possiede il patrimonio artistico e culturale più importante del mondo, sia in termini quantitativi - il 60-70 per cento - sia in termini qualitativi. Basti pensare che siamo il Paese al mondo con la maggior distribuzione di musei sul territorio. Il patrimonio inestimabile è dovuto all'essere stati la culla di importantissime civiltà e attori principali di periodi artistici e culturali estremamente vivaci, come il Rinascimento; patrimonio che nel corso dei secoli ha subito forti distruzioni. Pensiamo alle razzie dei barbari, fino ad arrivare al trafugamento dei nazisti, passando per le campagne napoleoniche fino ad arrivare ai nostri giorni, dove il patrimonio artistico è minacciato dalla criminalità organizzata. Basti pensare che ha fatto dello scavo, della ricettazione e del restauro il terzo business della propria attività, dopo la droga e il traffico d'armi.

Finalmente questo testo è l'ultimo tassello di un iter iniziato parecchi anni fa, anche grazie al grandissimo lavoro svolto dal Nucleo speciale di tutela patrimoniale dell'Arma dei carabinieri e che ora vede la fine, resasi ancora più indispensabile dopo l'approvazione della Convenzione del Consiglio d'Europa sulle infrazioni coinvolgenti i beni culturali, la cosiddetta Convenzione di Nicosia, alla quale l'Italia ha contribuito in modo determinante.

La Lega è convinta che norme penali specifiche per la tutela del patrimonio culturale siano necessarie e ritiene che tale tema debba essere un patrimonio di tutti.

Siamo lieti che oggi si sia arrivati a licenziare una disciplina d'avanguardia in materia di tutela penale del patrimonio culturale, che attua e rispetta tutte le norme internazionali.

Ma permettetemi due considerazioni proprio a tutela del nostro patrimonio.

Desidero sottolineare la difficoltà che incontrano molti sindaci, specialmente quelli dei piccoli comuni, a garantire, in assenza di risorse, un'adeguata tutela del patrimonio culturale dei propri territori. Il nostro patrimonio non è fatto soltanto di città monumentali, come Roma, Firenze, Milano, la grande Venezia, che da sole, per storia ed importanza, richiamano turisti da tutto il mondo. Il nostro patrimonio è fatto anche e soprattutto dalla memoria storica e artistico-culturale delle piccole comunità, dei piccoli comuni come i nostri, che oggi, nella nostra società, sono piccoli, ma un tempo erano centri culturali e politici a tutto tondo.

Per fare e permettere ciò, basterebbe che venissero lasciati al territorio tra il 5 e il 10 per cento dei trasferimenti fiscali dei comuni allo Stato, con un vincolo di destinazione alla spesa per lavori di ristrutturazione o di mantenimento di palazzi, ville e residenze storiche, castelli, giardini, permettendo in un futuro prossimo la fruizione di questi beni sia ai cittadini italiani sia agli stranieri, sostenendo così anche la ripresa del turismo. Mi auguro che ora che avremo questa nuova disciplina di riferimento, si trovino anche i fondi da dare ai comuni per contribuire ad adempiere alle nuove norme.

Mi permetto anche di aggiungere che sarebbe opportuno istituire un albo dei restauratori, proposta già depositata in Commissione da parte della Lega. Ripeto, l'Italia possiede circa due terzi del patrimonio artistico, culturale e paesaggistico del pianeta, e la cura di questo immenso patrimonio è stata in molti casi frammentata e lasciata all'iniziativa di pochi amministratori locali illuminati, alla passione dei singoli studiosi e ricercatori, che hanno saputo conservare l'eredità della nostra storia millenaria.

In questo senso, il perfezionamento tecnico della categoria dei restauratori è andato di pari passo con l'evolversi della scuola di alta formazione del MiBACT, ora MiC, un vero e proprio fiore all'occhiello, invidiato ovunque nel mondo e in grado di formare coloro i quali, approcciandosi ad un manoscritto, un monumento o un dipinto, sappiano esattamente come intervenire per la manutenzione, il restauro e, quando è possibile, anche per il recupero dell'originale trattato, perfezionando nello stesso tempo l'elenco dei restauratori, strumento necessario per una reale applicazione della qualifica professionale, oltre ad essere uno strumento essenziale per un controllo effettivo del personale impiegato nei lavori dei beni culturali.

Tutto questo perché solo un popolo capace di difendere e tutelare il proprio passato e le proprie tradizioni è destinato ad avere un futuro. Concludo, dichiarando il voto favorevole della Lega (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Valentina Palmisano. Ne ha facoltà.

VALENTINA PALMISANO (M5S). Grazie, Presidente. Rappresentante del Governo, onorevoli colleghi, tutto il mondo, come hanno detto anche i colleghi prima di me, sta attraversando un momento tragico. Ora la nostra attenzione è giustamente rivolta a ciò che sta accadendo in Ucraina, il pensiero va a quel popolo che sta sperimentando sulla propria pelle la sofferenza determinata da un'invasione tanto crudele, quanto immotivata. E noi, a poco più di 2000 chilometri dall'epicentro del conflitto, in Italia, sperimentiamo ogni giorno l'opportunità di vivere in un Paese democratico, in cui il popolo sovrano si è dotato di strumenti per autodeterminarsi. Nel processo di crescita e affermazione della nostra Nazione, ha svolto un ruolo fondamentale lo sconfinato bagaglio di ricchezze culturali e di eccellenze storiche di cui disponiamo, un patrimonio di inestimabile valore che ci è stato tramandato e che noi abbiamo il dovere di tutelare, custodire e proteggere.

Con l'approvazione di questo testo, oggi, facciamo un passo avanti proprio in quest'ottica, si può dire che passiamo dalle parole ai fatti. Attraverso questo provvedimento, il Paese si prende cura del suo patrimonio culturale e lo fa nel modo più giusto, ovvero dando attuazione al dettato costituzionale e agli accordi internazionali. La nostra Costituzione, infatti, con sensibilità anticipatrice, all'articolo 9, dopo l'assegnazione alla Repubblica del compito di promuovere lo sviluppo della cultura e la ricerca scientifica e tecnica, al secondo comma risolutamente aggiunge: tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico nazionale. Quindi non si tratta soltanto di attenzione verso beni, verso cose o interessi, ma del riconoscimento alla cultura del compito di formazione dell'individuo. Paesaggio e patrimonio storico e artistico sono, dunque, strumenti di cultura.

Proprio in quest'ottica, la proposta di legge che ci apprestiamo a votare fornisce una tutela specifica e ulteriore al patrimonio culturale. In che modo lo fa? Innanzitutto collocando nel Codice penale gli illeciti penali, attualmente ripartiti tra Codice penale e Codice dei beni culturali. Ad oggi, infatti, alcuni reati che hanno per oggetto i beni culturali, non tanti per la verità, sono previsti e disciplinati dal Codice penale, altri invece sono disciplinati dal Codice dei beni culturali. Con questa proposta di legge si opera una sistemazione dal punto di vista anche organico, perché si collocano tutti i reati di questo genere all'interno del Codice penale. Questo ha un significato che va anche al di là dell'ordine di sistema, perché in questo modo si svolge anche quella che è la funzione pedagogica, vista l'importanza delle norme che sono contenute nel Codice penale rispetto a quelle che sono contenute in codici separati. In questo modo, si pone in risalto la centralità del bene giuridico e gli si attribuisce una speciale evidenza in un quadro di valori, la cui difesa è irrinunciabile per la società.

La proposta di legge oggi in esame, però, non si limita a questo, va oltre e introduce nuove fattispecie di reato, quando l'oggetto dei reati comuni è costituito da un bene culturale, e innalza, altresì, le pene edittali vigenti, sempre in attuazione di quei princìpi costituzionali di cui abbiamo parlato. Nel prevedere tutto questo, si tiene conto degli obblighi assunti dal nostro ordinamento all'atto della firma della Convenzione del Consiglio d'Europa sulle infrazioni relative ai beni culturali, fatta a Nicosia, come hanno ricordato anche i miei colleghi, il 19 maggio 2017. Questa Convenzione - che, ricordo, è stata già ratificata dal Parlamento - entrerà in vigore il prossimo 1° aprile e si propone di prevenire e combattere tutta una serie di illeciti, rafforzando l'effettività e la capacità di risposta del sistema di giustizia penale rispetto ai reati riguardanti i beni culturali.

L'elemento internazionale è importantissimo perché ci fa meglio comprendere l'obiettivo che vogliamo raggiungere e soprattutto il quadro nel quale ci muoviamo. Infatti, tutelare il patrimonio culturale in maniera più pregnante e farlo soprattutto in un'ottica di collaborazione internazionale tra Stati e di prevenzione, anche, se vogliamo, equiparando le legislazioni dei vari Stati, significa anche rafforzare tutti quegli strumenti per la lotta della criminalità organizzata e del terrorismo. Come hanno detto i colleghi prima di me, questo tipo di organizzazioni criminali, che operano in contesti internazionali, si servono proprio dello scambio illecito e quindi del traffico illecito dei beni culturali nell'ambito dei loro propositi criminosi. I numeri dimostrano, infatti, quanto il patrimonio culturale rappresenti un'immensa risorsa economica per le organizzazioni criminali. Secondo l'Interpol, il volume di affari relativo ai beni culturali è inferiore al solo commercio di armi e di droga. È anche per questo che è importante mettere in campo strumenti più efficaci e più efficienti nella lotta ai reati contro il patrimonio culturale e che sono necessarie sanzioni più forti.

Venendo brevemente all'iter e al merito della proposta di legge, devo dire che vi sono stati diversi tentativi di modifica nel tempo, nelle scorse legislature, a dimostrazione del fatto che tutte le forze politiche, già da anni, manifestano sensibilità sul tema della protezione dei beni culturali.

La presente proposta di legge, che ci apprestiamo a votare, è stata voluta dal Ministro Franceschini, oggi qui presente, dall'ex Ministro Orlando, primo firmatario, che ringraziamo, che hanno mostrato particolare attenzione a questi temi, facendo in modo che oggi si arrivasse in Aula alla votazione definitiva del testo, dopo così tanti tentativi.

Il MoVimento 5 Stelle, però, non soltanto ha supportato l'iter di approvazione di questa legge, ma ha dato un contributo fattivo all'integrazione e al miglioramento del testo. Nel 2018, quando il testo di legge è stato esaminato in prima lettura alla Camera, insieme all'allora sottosegretario Vittorio Ferraresi, al collega Perantoni qui, accanto a me, che oggi è presidente della Commissione giustizia, abbiamo integrato questa proposta di legge per renderla, soprattutto, maggiormente aderente al quadro…

PRESIDENTE. Colleghi, vi chiedo di abbassare il tono della voce.

VALENTINA PALMISANO (M5S). …agli accordi internazionali. In quella sede, lo ricordo, abbiamo inserito, attraverso dei nostri emendamenti nel presente testo, nuove fattispecie di reato, come l'impiego illecito di beni culturali, l'autoriciclaggio di beni culturali, la falsificazione in scrittura privata relativa sempre a questi beni; abbiamo rimodellato le pene pecuniarie e inciso sulle circostanze attenuanti e tanto altro.

PRESIDENTE. Colleghi! Mi scusi, collega. Colleghi, vi chiedo di abbassare il tono della voce. Prego.

VALENTINA PALMISANO (M5S). Si tratta di aspetti fondamentali rispetto al presente testo di legge che oggi ci apprestiamo a votare. Venendo sinteticamente anche al contenuto del presente provvedimento, all'articolo 1, si inseriscono, nel Codice penale, 17 nuovi articoli nella parte relativa ai delitti contro il patrimonio culturale. Faccio un esempio su tutti e non mi soffermo su tutte le fattispecie, visto che lo hanno già fatto, meglio di me, gli altri colleghi. Abbiamo inserito nel Codice penale il furto dei beni culturali, che oggi non esiste come fattispecie autonoma. Oggi, infatti, che succede? Quando un bene culturale rubato appartiene a un privato, trova applicazione l'articolo 624 del Codice penale, che punisce con la reclusione da 6 mesi a 3 anni; quando, invece, il bene culturale rubato appartiene allo Stato, trova applicazione l'articolo 176 del Codice dei beni culturali, che punisce tale condotta con la reclusione fino a 3 anni e con una multa, molto esigua, da 31 euro a 516 euro, pene che, ovviamente, appaiono totalmente inadeguate rispetto alla gravità degli illeciti ipotizzati. Con questa proposta di legge si punisce, invece, in maniera autonoma il furto dei beni culturali con pene certamente più adeguate.

Non mi soffermo, come dicevo prima, su tutte le altre fattispecie, ma ribadisco che, con l'approvazione di questa proposta di legge, se vogliamo, compiamo un atto di amore, di riconoscenza verso il nostro prezioso patrimonio culturale e artistico. In questo senso, è importante ricordare che l'Italia è il Paese che detiene il maggior numero di beni culturali al mondo e di siti che l'UNESCO considera patrimonio dell'umanità ed è il Paese che, allo stesso tempo, subisce le conseguenze negative peggiori dal traffico illecito e dalla tratta dei beni culturali, artistici e storici. Si pensi solo, a titolo esemplificativo - e concludo - che, nel 2021, i carabinieri del Comando per la tutela del patrimonio culturale - ai quali va il ringraziamento unanime dell'Aula, visti gli interventi che mi hanno preceduto che sono andati tutti in questo senso - hanno recuperato 23.363 beni archeologici e paleontologici, hanno sequestrato 1.693 opere false, con un valore, se messe sul mercato come autentiche, di oltre 427 milioni di euro. L'Arma specializzata dei carabinieri, in mezzo secolo di vita, ha restituito al pubblico e ai legittimi proprietari più di 3 milioni di oggetti d'arte e materiali archeologici.

Alla luce di questi dati e anche sulla base della testimonianza dei nostri carabinieri, che guardano con favore all'approvazione di questa legge, io mi auguro e sono certa che l'approvazione della stessa troverà consenso unanime da parte di tutte le forze politiche, anche perché dobbiamo essere tutti in prima linea quando si tratta di difendere una ricchezza unica del nostro Paese, che rende il nostro Paese diverso e attrattivo in tutto il mondo. Per questo motivo, dichiaro il voto favorevole del MoVimento 5 Stelle (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il collega Acunzo. Ne ha facoltà, per un minuto.

NICOLA ACUNZO (MISTO-CD). Grazie, Presidente. Nel preannunciare il voto favorevole del Centro Democratico, mi piace sottolineare quanto sia necessario - e ringrazio la presenza del Ministro per questo - inserire nel Codice penale i delitti contro il patrimonio culturale.

Credo che, in questo momento di difficoltà a livello internazionale, siamo anche un po' precursori di ciò che, durante la Seconda guerra mondiale, vissero i nostri connazionali; ma, in questo, abbiamo avuto la possibilità di avere connazionali, uomini dediti alla cultura, che hanno salvato la cultura, come Pasquale Rotondi, che riuscì a salvare le opere d'arte e a farcele trovare ancora intatte. Quindi, grazie. Ministro Franceschini, mi ricorda un po' il Ministro Bottai, che lanciò l'“Operazione salvataggio”: questo è un grande merito da parte sua e, quindi, dichiaro il voto favorevole del Centro Democratico.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la collega De Giorgi. Ne ha facoltà.

ROSALBA DE GIORGI (MISTO). Grazie, Presidente. La dichiarazione che mi accingo ad illustrare è finalizzata ad esprimere il voto favorevole su una legge che per il nostro Paese è quanto mai necessaria e non più procrastinabile. Tutelare il nostro patrimonio culturale e paesaggistico attraverso l'introduzione di nuove fattispecie di reato, l'inasprimento delle pene edittali vigenti, la previsione di aggravanti, qualora a risultare oggetto di reati cosiddetti comuni siano beni che presentano interesse storico, artistico, archeologico, archivistico, etnoantropologico, estetico e bibliografico è, soprattutto, un segno di rispetto nei confronti degli inestimabili tesori che l'Italia custodisce, a fronte di preoccupanti fenomeni delinquenziali, di incuria e di insensibilità sempre più largamente diffusi e contro cui è necessario intervenire.

Desidero evidenziare che la civiltà di un Paese si misura anche con la capacità di saper preservare e difendere la storia dei suoi beni culturali e paesaggistici e questa legge, efficacemente formulata dai colleghi della Commissione giustizia, a cui vanno i nostri ringraziamenti, rappresenta un validissimo punto di partenza per poter prevenire e combattere tutti quei comportamenti tesi al danneggiamento, alla distruzione, alla sottrazione, alla contraffazione e al traffico del nostro patrimonio, il tutto anche tenendo conto degli obblighi che il nostro ordinamento ha assunto a Nicosia, nel maggio del 2017, a seguito della firma posta alla Convenzione del Consiglio d'Europa sulle infrazioni relative ai beni culturali. Si è trattato di un primo, deciso passo verso una riforma, dopo gli infruttuosi tentativi registratisi nelle scorse legislature, dei reati contro il patrimonio culturale, quella stessa riforma che, divenuta ineludibile, oggi ci apprestiamo ad approvare (Applausi di deputati del gruppo Misto).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il collega Sgarbi. Ne ha facoltà.

VITTORIO SGARBI (M-NCI-USEI-R-AC). Onorevole Presidente, richiamo l'attenzione dell'Aula alla questione generale della libertà di circolazione delle opere d'arte in Europa, su cui molte volte mi sono pronunciato, che vede l'Italia in una posizione autoctona e sostanzialmente fascista, come fu nella “legge Bottai”, nella preoccupazione che il patrimonio, anche quando lecitamente posseduto da privati, non venga esportato - in questo momento, a un'asta, a Parigi, c'è un'opera vincolata, su cui il Ministero non ha posto attenzione sufficiente, è un dipinto di Mattia Preti -, perché, evidentemente, ognuno può muoverlo. Chi abbia, per esempio, una collana bizantina e la mette al collo di sua moglie, passando un confine, sta esportando un'opera d'arte.

Si tratta di misure ridicole, che dovrebbero, invece, essere commisurate - cosa che non hanno capito bene Orlando e Franceschini - con una norma europea, in cui chiunque possa muovere all'interno dell'Europa quelle opere con il diritto di prelazione per acquistarle dallo Stato. Ogni altra misura è una misura punitiva di un mercato libero in tutti i luoghi d'Europa, dalla Francia all'Inghilterra. In Francia, un'opera viene acquistata dallo Stato se appare a un'asta; in questo caso, abbiamo un “guardie e ladri”, in cui noi siamo tutti contenti che il patrimonio viene salvaguardato, in realtà, minacciando la proprietà privata attraverso una serie di misure illiberali e insensate. Addirittura, l'importazione temporanea viene misurata come qualcosa che sia da punirsi; l'esportazione, poi, con valutazioni bizzarre su quello che sia, più o meno, superiore ai 13 mila euro. Insomma, qualcosa di insensato, un inasprimento di pene soltanto a danno di un libero mercato delle opere d'arte, che non porta nessun danno al patrimonio artistico.

Quindi, occorreva misurare questa norma in rapporto con le leggi europee e rendere l'Italia un Paese moderno e libero, ma siamo sempre di più un Paese pericolosamente legato alle forme dittatoriali, che oggi sono mostrate da Putin con l'occupazione dell'Ucraina. Noi stiamo occupando la libertà di chi muove le opere d'arte in un'Europa dove esse acquistano significato. Se non avessimo esportato dipinti di Burri e di Fontana, avremmo due pittori provinciali. Quindi, occorre commisurarsi con l'Europa, non con la piccola provincia di cui parlano Orlando e Franceschini.

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale.

(Votazione finale ed approvazione – A.C. 893-B​)

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.

Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sulla proposta di legge n. 893-B:

“Disposizioni in materia di reati contro il patrimonio culturale” (Approvata dalla Camera e modificata dal Senato).

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 5) (Applausi).

Seguito della discussione delle mozioni Villani ed altri n. 1-00543, Siani ed altri n. 1-00584, Noja ed altri n. 1-00585, Panizzut ed altri n. 1-00589, Versace ed altri n. 1-00593 e Lollobrigida ed altri n. 1-00597 concernenti iniziative per la diagnosi e la cura dei disturbi dello spettro autistico (ore 11,05).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione delle mozioni Villani ed altri n. 1-00543, Siani ed altri n. 1-00584, Noja ed altri n. 1-00585, Panizzut ed altri n. 1-00589, Versace ed altri n. 1-00593 e Lollobrigida ed altri n. 1-00597 concernenti iniziative per la diagnosi e la cura dei disturbi dello spettro autistico (Vedi l'allegato A).

Avverto che, dopo la conclusione della discussione sulle linee generali, che ha avuto luogo nella seduta di lunedì 14 febbraio 2022, sono state presentate le mozioni Noja ed altri n. 1-00585, Panizzut ed altri n. 1-00589, Versace ed altri n. 1-00593 e Lollobrigida ed altri n. 1-00597, che sono già state iscritte all'ordine del giorno.

Avverto, altresì, che, in data odierna, è stata presentata una nuova formulazione della mozione n. 1-00543, che è stata sottoscritta, tra gli altri, anche dai deputati Siani, Noja, Bologna, Boldi, Versace, Stumpo e Lapia che, con il consenso degli altri sottoscrittori, ne diventano, rispettivamente, il secondo, il terzo, il quarto, il quinto, il sesto, il settimo e l'ottavo firmatario (Vedi l'allegato A). Il relativo testo è in distribuzione.

Contestualmente, le mozioni Siani ed altri n. 1-00584, Noja ed altri n. 1-00585, Panizzut ed altri n. 1-00589 e Versace ed altri n. 1-00593 sono state ritirate dai presentatori.

(Intervento e parere del Governo)

PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il sottosegretario di Stato per la Salute, Andrea Costa, che esprimerà, altresì, il parere sulle mozioni presentate.

ANDREA COSTA, Sottosegretario di Stato per la Salute. Grazie, Presidente. Vorrei, prima di tutto, ringraziare tutti gli onorevoli proponenti delle mozioni per porre al centro della discussione del Parlamento un tema così importante e mozioni certamente utili e anche di stimolo per l'azione di governo. Colgo l'occasione per sintetizzare alcune iniziative già poste in essere dal Governo su un tema così importante. Il Ministero, di concerto con il Ministero dell'Economia e delle finanze, ha definito, col decreto ministeriale 30 dicembre 2016, i criteri e le modalità di utilizzo del Fondo dell'autismo. Le risorse disponibili sono state aumentate a 10 milioni per ciascuno degli anni 2019 e 2020 dalla legge di bilancio per il 2018. Da ultimo, l'articolo 31-ter del decreto-legge n. 104 del 2020 ha incrementato di ulteriori 10 milioni di euro la dotazione per il 2020. Il Ministero, allo scopo di realizzare gli interventi previsti dal DM 30 dicembre 2016, si avvale della collaborazione dell'Istituto superiore di sanità, organo tecnico-scientifico del Servizio sanitario nazionale.

Al fine di coordinare e monitorare tutte le attività previste dalla legge n. 134 del 2015 e finanziate con il Fondo autismo, è stata istituita presso il Ministero della Salute, con DM 10 aprile 2017, una cabina di regia coordinata dal direttore generale della prevenzione sanitaria del Ministero e costituita da 3 rappresentanti del Ministero, 3 delle regioni, 2 dei comuni, 2 dell'Istituto superiore di sanità e dal presidente dell'Associazione nazionale genitori soggetti autistici. Inoltre, la legge 22 giugno 2016, n. 112, ha istituito un Fondo per l'assistenza delle persone con disabilità grave, rivolto ad attivare e potenziare percorsi di deistituzionalizzazione e di supporto alla domiciliarità.

Si sono poi aggiornate le linee di indirizzo per la promozione e il miglioramento della qualità e dell'appropriatezza degli interventi assistenziali nei disturbi dello spettro autistico e, inoltre, le linee guida per la diagnosi e il trattamento delle persone con disturbi dello spettro autistico in tutte le età di vita.

Poi per quanto riguarda la promozione di progetti di ricerca coordinati dalle regioni, in particolare, vorrei sottolineare gli interventi che assicurano la continuità di cura nell'arco della vita, affrontando specificatamente la criticità della transizione dall'età evolutiva all'età adulta: idonee soluzioni residenziali e semiresidenziali corredate dalla previsione di specifici criteri indicatori che permettano di valutarne appropriatezza e qualità e migliori pratiche, inoltre, per l'integrazione scolastica, la transizione dall'istruzione al lavoro e l'inclusione lavorativa.

Si è poi proceduto alla mappatura dei servizi dedicati alla diagnosi e alla presa in carico delle persone con disturbi dello spettro autistico in tutto l'arco di vita. Attualmente, le regioni hanno inserito nella stessa un totale di 1.105 centri e annualmente verrà loro richiesto di aggiornare la mappatura. Inoltre: istituzione e implementazione di una rete curante territoriale finalizzata al riconoscimento, diagnosi e intervento precoce (fascia 0-6 anni) dei bambini con disturbi dello spettro autistico; attività finalizzate al riconoscimento, alla diagnosi e all'intervento precoce dei disturbi del neurosviluppo, tramite un protocollo di sorveglianza sulla popolazione generale 0-3 anni nell'ambito dei bilanci di salute pediatrici e delle terapie intensive neonatali e neonatologiche; attività di formazione in tema di diagnosi e di intervento nel campo del disturbo dello spettro autistico, con riguardo alla rete educativa, alla rete curante e ai familiari.

Per la rete educativa, oltre 7 mila educatori, insegnanti e professori hanno finora partecipato ai moduli formativi prodotti dall'Istituto superiore di sanità, per un totale di 20 ore per ciascun corso, relativi ad asili nido, scuole dell'infanzia, scuole primarie, scuole secondarie di primo grado e scuole secondarie di secondo grado e concernenti le modalità di inclusione scolastica e lavorativa.

È stato anche attivato un tavolo di collaborazione permanente tra Ministero della Salute, Istituto superiore di sanità e Ministeri dell'Istruzione e dell'Università e della ricerca per discutere dell'adeguamento dei corsi di laurea e di specializzazione delle professioni sanitarie ed educative. Per la rete curante sono stati formati i dirigenti medici attraverso un corso di alta formazione sull'intervento, basato sui principi elaborati dall'Istituto superiore di sanità e dalle principali università e società scientifiche interessate alla tematica in questione.

Inoltre, pianificazione di progetti di vita regionali con percorsi differenziati per il trattamento (ad esempio, strumenti di valutazione dei bisogni di sostegno della popolazione adulta e valutazione dei bisogni di salute e per la promozione delle autonomie). In particolare, è stato istituito un gruppo di lavoro per individuare una modalità di definizione del progetto di vita della persona autistica basata sui costrutti di quality of life e sulle diverse necessità di supporto, anche avvalendosi di esperti del settore. Ogni regione promuoverà lo sviluppo di tali percorsi attraverso il finanziamento di attività specifiche sulla valutazione funzionale, lo sviluppo di autonomie, l'inclusione lavorativa, la definizione di soluzioni abitative e la gestione di emergenze comportamentali.

C'è poi il tema della sorveglianza farmacologica. Essa viene effettuata attraverso la collaborazione tra il gruppo di coordinamento dell'Istituto superiore di sanità e l'unità di farmacoepidemiologia dello stesso istituto. L'obiettivo finale sarà quello di monitorare gli effetti avversi, proporre all'Aifa l'ingresso di alcuni farmaci off-label nell'elenco della legge n. 648 del 1996 e definire linee di indirizzo per l'appropriata somministrazione di farmaci nelle persone con disturbi dello spettro autistico. Sono state avviate attività specifiche legate alla problematica della vaccinazione anti-COVID per le persone con disturbi dello spettro autistico e con disabilità intellettiva.

Poi l'assistenza sociosanitaria delineata al capo IV del DPCM 12 gennaio 2017. Le prestazioni assistenziali garantite sono molteplici e prevedono, tra l'altro, percorsi assistenziali integrati, assistenza domiciliare integrata e ospedalizzazione domiciliare. L'implementazione dei servizi assistenziali costituisce una delle priorità del PNRR nell'ambito del progetto di rafforzamento dell'assistenza sanitaria e della rete sanitaria territoriale, previsto nella Componente 1 della Missione 6 Salute, volto a migliorare la presa in carico dei cittadini nella loro complessità dei bisogni di servizi sanitari e socioassistenziali, ricomprendenti anche le disabilità motorie, cognitive e funzionali.

Gli Investimenti 1.1 e 1.2 del PNRR mirano a realizzare una riorganizzazione della rete sanitaria territoriale riconoscendo, in particolare, nella casa di comunità lo strumento di coordinamento dell'offerta assistenziale sul territorio quale primo luogo di cura e punto di riferimento per gli utenti.

Alla luce delle considerazioni che ho illustrato, premetto che…

PRESIDENTE. Mi scusi, sottosegretario. Colleghi, vi chiedo di fare silenzio! Prego.

ANDREA COSTA, Sottosegretario di Stato per la Salute. Alla luce delle considerazioni che ho brevemente esposto, anticipo che sostanzialmente i pareri sulle due mozioni sono favorevoli; vi sono alcune riformulazioni, che ora vado ad elencare, impegno per impegno.

Per quanto riguarda la mozione unificata n. 1-00543 (Nuova formulazione), si esprimono i seguenti pareri. Per quanto riguarda l'impegno n. 1, parere favorevole con la riformulazione “nei limiti delle risorse disponibili”; impegno n. 2, parere favorevole; impegno n. 3, parere favorevole; impegno n. 4, parere favorevole con la riformulazione “a valutare la possibilità di” impegno n. 5, parere favorevole; impegno n. 6, parere favorevole; impegno n. 7, parere favorevole; impegno n. 8, parere favorevole; impegno n. 9 parere favorevole; impegno n. 10, parere favorevole, con la seguente riformulazione: dopo la parola “migliorare” aggiungere “e implementare”; impegno n. 11, parere favorevole con la riformulazione “nei limiti delle risorse disponibili”, impegno n. 12 parere favorevole; impegno n. 13 parere favorevole, con la seguente riformulazione “ad adottare iniziative per prevedere azioni formative per il personale scolastico in materia di spettro autistico, di disturbi del neurosviluppo e delle disabilità intellettive che statisticamente sono una percentuale rilevante degli alunni con disabilità”; impegno n. 14, parere favorevole con la seguente riformulazione: inserire dopo la parola “iniziative” le parole “per rafforzare le misure atte a”; impegno n. 15, parere favorevole con la riformulazione: “a valutare l'opportunità di” e, alla fine dell'impegno, aggiungere la seguente frase: “in attuazione di quanto previsto dall'articolo 1, comma 334 della legge n. 178 del 2020, legge di bilancio 2021, e dalla legge n. 234 del 2021, che ha incrementato la dotazione del Fondo dedicato e in coerenza con gli indirizzi del PNRR in materia di disabilità”; impegno n. 16, parere favorevole; impegno n. 17 parere favorevole; impegno n. 18, parere favorevole con la seguente riformulazione nel primo periodo: “ad adottare iniziative, anche normative, di competenza volte ad assicurare” impegno n. 19, parere favorevole.

Per quanto riguarda la mozione Lollobrigida n. 1-00597, si esprimono i seguenti pareri. Per quanto riguarda l'impegno n. 1, parere favorevole con la riformulazione “a valutare l'opportunità di”; impegno n. 2, parere favorevole con riformulazione “nei limiti delle risorse disponibili”, impegno n. 3 parere favorevole; impegno n. 4, parere favorevole, impegno n. 5, parere favorevole, impegno n. 6, parere favorevole, con la riformulazione “nel rispetto dell'autonomia regionale”; impegno n. 7, parere favorevole; impegno n. 8, parere favorevole; impegno n. 9, parere favorevole; impegno n. 10, parere favorevole; impegno n. 11, parere favorevole; impegno n. 12, parere favorevole con la riformulazione: “a valutare l'opportunità di”; per quanto riguarda l'impegno n. 13, invece, esprimo un parere contrario; impegno n. 14, parere favorevole con la riformulazione: “nei limiti delle risorse disponibili”; impegno n. 15, parere favorevole; impegno n. 16, parere favorevole con riformulazione: “nei limiti delle risorse di bilancio”; impegno n. 17 parere favorevole con la riformulazione: “nel rispetto delle autonomie regionali”; impegno n. 18, parere favorevole con la seguente riformulazione: “anche tenendo conto delle competenze regionali in materia, nel rispetto dei vincoli di bilancio”; impegno n. 19, parere favorevole.

PRESIDENTE. Impegno n. 20, sottosegretario?

ANDREA COSTA, Sottosegretario di Stato per la Salute. Parere favorevole, con la riformulazione: “a valutare l'opportunità di”.

(Dichiarazioni di voto)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto. Ha chiesto di parlare il deputato Federico Fornaro. Ne ha facoltà.

FEDERICO FORNARO (LEU). Grazie, signora Presidente e signor sottosegretario. Ci accingiamo a votare una mozione largamente unitaria, concernente iniziative per la diagnosi e la cura dei disturbi dello spettro autistico. È un tema importante, che è emerso anche nel dibattito pubblico da diversi anni: si tratta di disturbi che colpiscono, in maniera purtroppo crescente, la fascia di popolazione di minore età. Non esistono, purtroppo, in questa fase, dati certi, ma possiamo tranquillamente affermare che circa un bambino su 77, nella fascia di età dai 7 ai 9 anni è colpito da questi disturbi, e questo significa che circa 600 mila famiglie sono coinvolte, quotidianamente.

Nella mozione unitaria di maggioranza, articolata in 19 punti, si evidenzia tutta una serie di iniziative che puntualmente provano a dare risposte; sono risposte, in fondo, a una domanda, a una richiesta, a un grido che arriva dalle famiglie, che è, in buona sostanza, quello di non essere lasciate sole di fronte a questo dramma; un dramma che coinvolge i bambini e, inevitabilmente, tutta la famiglia, e qui ritorna evidentemente il ruolo del Servizio sanitario nazionale.

Il sottosegretario ha ricordato, con puntualità, una serie di fondi che sono stati aumentati o costituiti ex novo, ma la questione è più generale; la questione riguarda la funzione, il ruolo del Servizio sanitario nazionale, che deve ritornare a essere, fino in fondo, quello per cui è stato costituito nel 1978: non lasciare nessuno indietro, non guardare, quindi, alle capacità di reddito, alla condizione sociale, ma intervenire e provare a stare vicino a tutti.

Quindi, da questo punto di vista, le persone, i bambini e le bambine che presentano disturbi dello spettro autistico rientrano perfettamente in questa che è la funzione del Servizio sanitario nazionale.

C'è, poi, evidentemente una questione non detta, ossia il fatto che, purtroppo, non stiamo riuscendo a dare uno standard di servizi, sia di prevenzione che di cura o di accompagnamento della malattia, uguale in tutta Italia. In altri termini, la presenza di differenziali di standard di servizi a seconda dei territori è un'altra delle questioni - lo vedremo anche nell'altra mozione - che riguardano tutto il Paese.

Quindi, credo che dal Parlamento, con questa mozione, esca forte - e noi lo condividiamo - un messaggio, un indirizzo al Governo affinché tenga nella dovuta considerazione questi disturbi e le persone, in particolare i bambini, che ne soffrono, e affinché lo faccia nell'ambito di un tema più generale, che riguarda tutti noi, che riguarda il Parlamento, che innanzitutto riguarda le leggi di bilancio; vuol dire che, quando andremo a scrivere la nuova legge di bilancio dovremo ricordarci che queste sono tra le priorità, ossia il rilancio del Servizio sanitario nazionale, la sua migliore articolazione, una migliore medicina territoriale, ma soprattutto - va sottolineato – le risorse; senza le risorse non si riesce a fare prevenzione, senza le risorse non si riesce a rispondere alla domanda, legittima, che arriva da queste 600 mila famiglie.

Per queste ragioni, noi voteremo convintamente a favore della mozione di maggioranza.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Bologna. Ne ha facoltà.

FABIOLA BOLOGNA (CI). Sì, Presidente, grazie. Presidente, la mozione che stiamo per approvare, sul tema dell'autismo, impegna il Governo ad attuare nella vita reale delle persone ciò che noi, come Parlamento, abbiamo elaborato, con l'aiuto delle società scientifiche e con le associazioni dei pazienti.

Il disturbo dello spettro autistico - come tutte le patologie croniche, in particolare quelle che iniziano dall'età infantile – è una patologia che investe il sistema sanitario, ma anche quello sociale. Il percorso di crescita di una persona con autismo investe tutta la sua famiglia. Sappiamo che l'autismo si manifesta con caratteristiche molto differenti, alle quali possono essere associate compromissioni che comportano livelli di autosufficienza variabili, fino a carichi assistenziali complessi, che determinano l'esigenza di un supporto costante e specialistico, che necessita di interventi mirati, appropriati e personalizzati.

La diagnosi precoce è fondamentale per attivare interventi terapeutici e riabilitativi, che possono modificare notevolmente i sintomi più invalidanti e accompagnare la persona verso uno sviluppo di capacità e di autonomia. Il percorso diagnostico, terapeutico ed assistenziale deve essere seguito da un'équipe multiprofessionale, che possa rispondere ai bisogni del bambino, che poi diventerà un adulto, e anche e soprattutto della famiglia.

Per una persona con autismo la transizione dall'età pediatrica all'età adulta è un momento delicato, dove le professionalità sanitarie e sociali che lo hanno seguito nell'infanzia devono affidare a professionalità dell'età adulta una persona che ha fatto un percorso lungo, per proseguirlo e implementarlo dal punto di vista sanitario e sociale, nell'ottica della massima autonomia e del massimo sostegno alla famiglia.

Molto è stato fatto dal punto di vista normativo sul tema dell'autismo; ciò che manca è proprio la messa a terra di quello che è stato previsto ed il corretto finanziamento e utilizzo del Fondo. Cosa manca? Abbiamo - come per molte patologie croniche - la necessità di rendere uniforme su tutto il territorio nazionale l'accesso ai servizi, un coordinamento tra tutte le aree operative coinvolte, sia nell'ambito sanitario, con una maggiore collaborazione con tutte le figure professionali che ruotano intorno al paziente, sia nell'ambito sociale, nell'ambito scolastico e lavorativo, per garantire una continuità, ma anche un adeguamento alle diverse esigenze lungo il corso della vita.

Chiediamo quindi un modello organizzativo per una gestione del percorso sanitario e sociale delle persone con autismo e delle loro famiglie, omogeneo sul territorio nazionale, che possa avvalersi del finanziamento e dei progetti che troviamo nel nuovo modello di sanità territoriale del PNRR. Per questo, è necessario investire nell'assunzione di personale sanitario e sociosanitario, formato e motivato, in strutture che permettano l'azione di équipe multiprofessionali coordinate e coinvolgere nelle scelte di percorso tutti i portatori di interesse, a partire dalle famiglie e dalle associazioni, fino ai professionisti e alle istituzioni regionali, per giungere a un modello organizzativo e a linee guida condivise, per garantire la presa in carico personalizzata e continuativa della persona con autismo e della sua famiglia.

Noi di Coraggio Italia, in questa legislatura, ci siamo impegnati in molte battaglie per tutelare i diritti delle persone con malattie croniche e oncologiche e dei professionisti che se ne occupano e, anche questa volta, con l'auspicio che il Governo ottemperi anche economicamente a questi impegni, esprimiamo il nostro voto favorevole (Applausi dei deputati del gruppo Coraggio Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Cosimo Maria Ferri. Ne ha facoltà.

COSIMO MARIA FERRI (IV). “Una legge che pensa alla vita di ragazze e ragazzi davvero speciali, di famiglie straordinarie che si dedicano loro, dando e ricevendo moltissimo”: con queste parole, Matteo Renzi, l'allora Presidente del Consiglio, ha accompagnato la legge n. 134 del 2015. Voglio ricordare la legge sull'autismo, la stagione delle riforme, l'importanza della legge che ha avviato questo percorso e che, dal punto di vista normativo, ha poi stimolato la legge di bilancio e la legge di stabilità per il 2016 ad istituire il Fondo ed i successivi provvedimenti che ci sono stati - perché chiaramente la legge non era sufficiente senza risorse e senza fondi - e quindi la legge n. 208 del 2015 ed il decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri del 2017, che hanno cercato di investire risorse. Quindi, questo è il tema e lo spirito su cui noi dobbiamo lavorare e trovare le risorse per dare risposte concrete. Pochi minuti fa, ho mandato questa mozione alla mamma di un ragazzo, la quale mi ha risposto: “Grazie, speriamo che questi ragazzi-bambini vengano assistiti in tutto il loro percorso di vita” (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva).

Ed è questo il punto: l'assistenza non solo sanitaria, ma assistenziale e la necessità di consentire a questi ragazzi di avere un percorso, un futuro e una prospettiva (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva) - questi sono i temi -, nella difficoltà che hanno vissuto più di noi, pensiamo alla pandemia e al periodo in cui hanno avuto meno assistenza, meno cure, meno concretezza e meno vicinanza da parte di tutti, non solo della famiglia. L'altro tema: non lasciare sole le famiglie (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva), le famiglie hanno bisogno del nostro aiuto, hanno bisogno dell'aiuto delle istituzioni, hanno bisogno di progettualità e di speranze.

Ringraziamo l'associazionismo che aiuta le istituzioni in questo percorso difficile e che richiede grande attenzione e grande conoscenza. Occorrono investimenti, quindi, nella formazione degli operatori, perché non è facile conoscere la situazione, non è facile formare le persone, dal punto di vista di una conoscenza psicopatologica, che consenta di conoscere la realtà e il contesto in cui vivono queste persone. Questi sono i temi su cui la mozione spinge ed il Governo deve dare delle risposte.

Vi è poi il tema della scuola: ringraziamo gli insegnanti che si occupano anche del sostegno e tutto il mondo della scuola e pensiamo al dopo scuola, al mondo del lavoro, al periodo della fine della scuola, con l'inserimento nel lavoro e al distacco temporale in cui, molte volte, manca un'assistenza e manca una progettualità. Voglio ringraziare la Ministra Bonetti per l'assegno unico universale (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva), perché ha eliminato il limite di età per i percettori dell'assegno unico universale in caso di disabilità. Occorre fare di più su tanti temi - parlavo prima dell'inserimento nel lavoro -, come prevedere il pensionamento anticipato per quei genitori che assistono 24 ore su 24 questi ragazzi e ragazze e quindi occorrono delle norme, anche dal punto di vista pensionistico, che anticipino il loro pensionamento. C'è poi il tema del caregiver, che è ancora aperto e su cui si fatica a trovare un punto di equilibrio anche politico. Sono tutti temi che vanno affrontati e sui quali occorre davvero dare un piano di vita, che sia reale e non astratto, che non sia solo sanitario e scientifico, ma umano, capillare e di conoscenza (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva).

Non lasciamo sole anche queste persone! Questo deve essere l'impegno e sarà l'impegno di Italia Viva: ringrazio anche la collega Noja, che ha lavorato in prima persona su questa mozione, che abbiamo sottoscritto in diversi, in cui crediamo, ma che non può rimanere un atto scritto, ma deve dare delle risposte concrete, continuando in quel percorso intrapreso dalla legge n. 134 del 2015, che rivendichiamo, che abbiamo fatto conoscere e che forse dovremmo far conoscere ancora di più, perché da lì è nata la stagione della tutela dei diritti anche delle persone più deboli (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Wanda Ferro. Ne ha facoltà.

WANDA FERRO (FDI). Grazie, Presidente. Il disturbo dello spettro autistico è una sindrome comportamentale causata da un disordine nello sviluppo, che si manifesta prevalentemente nei primi tre anni di vita. Molti passi in avanti sono stati fatti nella ricerca medica e ormai l'autismo è riconosciuto come un disturbo neurologico di tipo complesso, che però ha un minimo comune denominatore: deficit persistenti in alcune aree, come quella comunicativa, comportamentale e sociale. I sintomi e la gravità di questi deficit si manifestano in modo differente da persona a persona; di conseguenza, i bisogni specifici e le necessità di sostegno sono variabili e mutevoli nel tempo. I dati sono significativi. La stima più aggiornata disponibile per l'Italia rileva che 1 bambino su 77, nella fascia di età dai 7 ai 9 anni, presenta un disturbo dello spettro autistico, con una prevalenza maggiore nei maschi, che sono colpiti 4,4 volte di più rispetto alle femmine.

I dati sono tanto più significativi se messi in prospettiva. Dal 2000 ad oggi, gli studi epidemiologici evidenziano un trend di crescita delle diagnosi di autismo, causato sicuramente da una maggiore consapevolezza da parte delle famiglie sulla necessità di sottoporre i bambini ad uno screening dello sviluppo psicologico, da una maggiore sensibilizzazione da parte del personale scolastico delle scuole dell'infanzia, che può svolgere un importante, importantissimo ruolo di sentinella per la diagnosi precoce, una maggiore formazione da parte anche degli operatori sanitari. Il dato tuttavia che rimane non è certamente rassicurante, richiede un intervento tanto urgente quanto complesso, che deve tenere conto delle evidenze scientifiche ad oggi disponibili, che ci indicano delle direttrici su cui muovere la nostra azione legislativa. Un intervento che parta dalla consapevolezza, troppo a lungo ignorata o sottaciuta, che i disturbi dello spettro autistico non sono una patologia solo infantile, ma durano tutta la vita; che questi bambini con autismo saranno un giorno adolescenti, giovani, adulti, anziani con autismo.

E dunque una disabilità che deve essere affrontata in un'ottica che abbracci totalmente l'intero ciclo di tutta una vita. Ormai le evidenze scientifiche sono chiare e concordi nell'indicare la diagnosi precoce e il trattamento personalizzato come i fattori fondamentali nel trattamento dei soggetti affetti da disturbo dello spettro autistico. Dunque la diagnosi e l'avvio conseguente di un intervento terapeutico che migliori la prognosi del soggetto sia la qualità di vita delle famiglie. Tuttavia questa diagnosi generalmente non viene formalizzata prima dei 3 o 4 anni di età, anche se è possibile riconoscere i primi segnali dei disturbi della comunicazione e dell'attenzione già a partire dai 18 mesi.

È necessario, pertanto, investire sulla formazione del personale esperto e riconoscere i segnali precoci in una disfunzione sociocomunicativa. Questo intervento deve includere tutta la rete che circonda normalmente un bambino nei suoi primi anni di vita: la famiglia prima di tutto, gli educatori della scuola dell'infanzia e i pediatri. È necessario, e duole dirlo ancora oggi, investire soldi ed energie per cancellare lo stigma con cui l'autismo viene marchiato e per abbattere quella cultura che circonda il disturbo autistico, che è spesso costellata da tanti pregiudizi. Servono investimenti e progetti di ricerca, è necessario individuare le migliori pratiche mediche per lo screening e la diagnosi nella fascia di età che va dai 12 ai 18 mesi e devono essere attivati dei protocolli diagnostici e terapeutici condivisi fra tutte le aziende sanitarie sul territorio nazionale, per fare in modo che le politiche e gli interventi siano omogenei. Tali protocolli devono essere, inoltre, integrati con tutte le agenzie che intervengono nel percorso di vita del soggetto.

Pertanto, occorre rivedere i programmi di istruzione, ritagliandoli sui bisogni dei ragazzi, e i programmi di inserimento nel mondo del lavoro per gli adulti affetti da autismo. Deve essere valorizzata l'importanza di un approccio integrato, che parta da una maggiore consapevolezza, sia pubblica che professionale, della complessità del fenomeno dell'autismo e delle sue implicazioni sul tessuto familiare, e le conseguenze di tipo sociale, che coinvolga completamente tutte le istituzioni centrali e regionali e le associazioni dei familiari, che sono sempre in prima linea nella cura e negli interventi sul soggetto. Le famiglie, purtroppo, sono spesso sottovalutate o ignorate, ma la presenza in famiglia di un soggetto autistico rappresenta una situazione condizionante per l'intero nucleo familiare; una condizione che dura per l'intero arco della vita e che richiede un impegno costante e continuo.

Le difficoltà nell'area comunicativa e nell'interazione sociale rendono difficile e frustrante per i genitori entrare in relazione con i propri figli e comprenderne i bisogni; e a ciò dobbiamo aggiungere un fattore di rischio isolamento sociale per la famiglia, che spesso non viene compresa e sostenuta dall'ambiente di riferimento. Se al momento della diagnosi è indispensabile supportare la famiglia nell'accettazione, successivamente occorre fornire gli strumenti e le competenze per sviluppare, insieme al proprio figlio, un progetto di vita soddisfacente e pieno, che sicuramente include gli interventi di ordine sanitario, ma non si limita soltanto a questi, e che deve aiutare a dissipare la più terribile delle paure di ogni genitore di un ragazzo autistico, la paura per il futuro. Devono essere previsti e pianificati gli interventi terapeutici, educativi, abilitativi, con l'obiettivo di una futura e concreta autonomia da parte di questi ragazzi.

Fin dal gennaio 2017, l'autismo è entrato nei livelli essenziali di assistenza, e il riferimento all'articolo 3 della legge n. 134 del 2015 sui LEA dovrebbe rappresentare quel denominatore culturale e comune a cui tutte le regioni devono attenersi per garantire pari opportunità a tutti i soggetti che hanno la stessa condizione di patologia o, comunque, di disagio.

I LEA tutelano il diritto del soggetto affetto da autismo a fruire di percorsi di integrazione sociosanitaria ed educativa; dovrebbero garantire che i servizi sanitari specialistici di diagnosi e trattamento siano accessibili e uniformemente diffusi in tutte le regioni, che siano parte di una rete facilmente coordinata di intervento che possa assicurare la continuità di un percorso terapeutico e assistenziale durante tutto il percorso di vita.

La realtà dell'Italia, sotto questo punto di vista, purtroppo, ci restituisce un quadro variegato, nell'insieme sicuramente non soddisfacente, differente per territorio nell'offerta dei vari interventi, disomogeneità tra i servizi regionali, e, quindi, le forti diseguaglianze nelle possibilità di accesso, frammentazione dei servizi stessi, carenze operative, un insieme di criticità che ovviamente si ripercuotono in modo grave sul carico psicologico delle famiglie, anche dal punto di vista economico. Questo quadro esiste, perché non sempre gli enti e le istituzioni hanno le risorse economiche, umane, logistiche e strumentali, affinché il disturbo autistico sia trattato in modo appropriato. Tutto questo si traduce con pochi servizi e poche prestazioni nella definizione precoce della diagnosi, nella presa in carico dell'intensità delle cure e nella loro continuità in età adulta.

In alcune regioni, tutto questo produce una situazione in cui i bambini e i ragazzi con disturbi autistici e le loro famiglie non trovano accoglienza all'interno del nostro welfare. Riteniamo che sia arrivato il momento giusto di sanare queste differenze, di individuare con chiarezza gli strumenti finanziari con cui potenziare i servizi sanitari e investire nella formazione, negli strumenti di diagnosi, nei progetti di ricerca. L'intervento legislativo in questo campo è importante. A me tocca, ovviamente, ringraziare i colleghi della Commissione affari sociali, Maria Teresa Bellucci e Marcello Gemmato, per il grande contributo; tutto il gruppo, attraverso una mozione che credo questi punti li ha messi in campo con forza, sapendo che è una sfida importante, una sfida che certamente troverà, mi auguro, spazio in quella parte di politica che, almeno su questi temi, non pone barriere ideologiche.

Chiudo, signora Presidente, dicendo che l'intervento legislativo, in questo campo, non può essere un intervento con la clausola, che spesso sentiamo ripetere in alcuni casi, di invarianza finanziaria. Quei bambini, quei ragazzi, ma soprattutto le loro famiglie aspettano da noi un'azione vera, un'azione concreta, non un ennesimo manifesto di buone intenzioni. E sono convinta che oggi non sarà un manifesto, ma sarà la possibilità di aiutare concretamente tutta questa parte della nostra società, troppo spesso rimasta invisibile a tanti occhi (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Novelli. Ne ha facoltà.

ROBERTO NOVELLI (FI). Presidente, signor sottosegretario, desidero iniziare il mio intervento ringraziando gli onorevoli Versace e Polidori per il grande impegno che hanno profuso nell'affrontare questo argomento.

Quando si parla di autismo, si parla di una delle neurodiversità o condizioni da cui non si può guarire, questo ormai è patrimonio di tutti. Tutti noi sappiamo che dall'autismo non si può guarire, ma su di esso si può e si deve intervenire fin da subito. L'identificazione precoce dell'autismo rappresenta, infatti, una sfida importante e impone una presa in carico già a un'età dove alcuni processi di sviluppo possono ancora venire modificati e gestiti al meglio. Questo è uno degli aspetti essenziali: il ritardo nella diagnosi dell'autismo.

Le ricerche che valutano gli effetti di un intervento precoce mostrano, infatti, che i bambini che beneficiano di tali interventi presentano progressi significativi sul piano cognitivo, emotivo e sociale. Questo significa dare a questi bambini e alle loro famiglie una prospettiva di vita migliore, una prospettiva di vita che gli consenta di essere più integrati e di fare un percorso normalizzate verso quello che, comunque, sarà un periodo molto lungo e difficile.

A oggi, gli interventi psico-educativi per i disturbi dello spettro autistico fanno riferimento a una cornice teorica di stampo cognitivo-comportamentale e sono finalizzati a modificare il comportamento generale della persona per renderlo funzionale ai compiti della vita di ogni giorno; parliamo di compiti come l'alimentazione, l'igiene personale, la capacità di vestirsi, le cose che noi normalmente facciamo, senza nemmeno renderci conto che le stiamo facendo, e tentano di ridurre i comportamenti disfunzionali. È un aspetto importante sul quale Forza Italia pone e vuole porre l'attenzione: gran parte di questi interventi si basa sulla tecnica ABA per l'autismo che è scientificamente provata, anche se i principali problemi di questo metodo sono la sua sostanziale indisponibilità; cioè, qualcosa che può essere utile, perché questi bambini possano migliorare, progredire e aumentare la loro capacità di relazione, è sostanzialmente indisponibile: indisponibilità delle ore proposte presso le strutture di neuropsichiatria pubbliche e convenzionate e i costi di accesso, perché, purtroppo, c'è anche un tema che riguarda quello che dovrebbe essere un aspetto marginale, ossia l'economia della famiglia che non riesce a sostenere questi costi, che spesso sono molto alti e sono gestiti dal privato, anche convenzionato. Ma non vi è nulla di male se il privato convenzionato gestisce questo percorso, l'importante è che anche le strutture pubbliche siano in grado di erogarlo in modo omogeneo (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente), dando la possibilità anche a chi non ha le capacità economiche di spendere 1.500 o 2.000 euro al mese di usufruire di questi servizi. Noi abbiamo il dovere di dare la possibilità alle famiglie di scegliere il percorso migliore per la cura e il sostegno dei loro bambini (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente)! Abbiamo un dovere assoluto! L'onerosità del trattamento ABA è, infatti, tale per cui le stesse famiglie si trovano a sopportare, lo ripeto, costi, senza alcun aiuto, in quanto il Servizio sanitario nazionale, attualmente, non riconosce queste, come altre, cure. Vi sono alcune regioni virtuose - bisogna dirlo e mi fa piacere riportarne una in particolare, quella dalla quale provengo, il Friuli-Venezia Giulia - che veicolano alle famiglie un assegno di cura che può essere speso per queste persone, ma, nella maggior parte dei casi, questo non avviene e vi è una grave disparità di trattamento sul territorio italiano, cosa nota anche per tante altre patologie, purtroppo.

Durante la fase più dura del lockdown, le famiglie si sono ritrovate spesso in difficoltà nella gestione dei propri figli. Questo aspetto è uno dei più negativi delle conseguenze che il COVID ha provocato. Per i più piccoli, in molti casi, è stato ritardato l'accesso ai servizi per la prima diagnosi e, conseguentemente, negato l'avvio di interventi precoci. Quindi, ritardo nella diagnosi e nell'avvio di interventi precoci. In ogni caso, la sospensione dei servizi riabilitativi ha alimentato nei genitori la preoccupazione di perdere i progressi raggiunti. Proviamo ad immaginare un genitore che fa un percorso di sofferenza insieme al suo bambino o alla sua bambina e che si trova all'improvviso, per i motivi naturalmente che noi tutti conosciamo, con una porta chiusa, ma questa porta chiusa non è condizionante soltanto nel momento in cui questo accade, ma è condizionante per il futuro, per i progressi che questo bambino o che questa bambina potrà avere. È una cosa che ci deve far riflettere, perché, purtroppo, situazioni come queste, legate al lockdown, si potrebbero ripetere, ci auguriamo tutti che non si ripetano, ma potrebbero ripetersi. Prepariamoci anche a questo.

Attualmente, i LEA per le persone con autismo sono di fatto erogati dalle aziende sanitarie, unicamente sulla base delle loro risorse disponibili. Sì, ci sono risorse statali disponibili, ma poi, in realtà, non sono sufficienti e sono mal distribuite o mal utilizzate e, quindi, sono insufficienti, con evidenti conseguenze negative in termini di garanzia delle prestazioni.

Quindi, il nostro Servizio sanitario deve riuscire a dare un'efficace risposta ai bisogni di queste persone, ponendo al centro la famiglia. Bisogna rafforzare - è stato detto, ma è giusto ripeterlo - i servizi sul territorio, i servizi sanitari - il PNRR andrà incontro su questo -, in particolare i servizi di neuropsichiatria infantile, che sono molto carenti su tutto il territorio nazionale, in particolare in alcune aree del nostro Paese, e i dipartimenti di salute mentale. Parallelamente, bisogna garantire un adeguato sostegno all'area sociale ed educativa.

C'è un altro aspetto che deve essere preso in considerazione o, meglio, attenzionato ancora di più rispetto ad ora; l'estrema importanza della definizione dei LEP, i livelli essenziali delle prestazioni. Sarebbe doveroso prevedere che il finanziamento delle spese relative alla riabilitazione di queste fragili e numerosissime persone - si parla di un bambino nato con autismo ogni 77 - sia commisurato al reale fabbisogno, la cui quantificazione dovrebbe avvenire con riferimento a costi accessibili, lo ripeto, costi accessibili e in condizioni di efficienza e appropriatezza su tutto il territorio nazionale: costi accessibili, omogeneità dell'offerta e appropriatezza dell'offerta dovunque. È chiaro ormai a tutti che, di fronte a questa emergenza socio-sanitaria, non possiamo far riferimento alla spesa storica.

C'è, inoltre, e vado a concludere, la necessità di prevedere personale formato e competente nelle scuole di ogni ordine e grado. Proviamo a pensare a questi insegnanti di sostegno che cercano di dare il massimo, ma che si trovano di fronte a un bambino, a un alunno che non riescono a decifrare nei suoi bisogni e che cercano di trovare il modo giusto per poter interagire con lui e aiutarlo; bisogna che siano formati. Dobbiamo ringraziare tutti i colleghi, perché questa è una mozione unitaria, è un tema trasversale, dove la politica può davvero fare un ulteriore passo in avanti per fare in modo che, fra qualche anno, si possa parlare di autismo come di una patologia - vorremmo tutti che, come le altre, non esistesse -, a cui lo Stato sa dare le risposte giuste (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Lascio la parola al sottosegretario Costa per alcune precisazioni sui pareri.

ANDREA COSTA, Sottosegretario di Stato per la Salute. Grazie, Presidente. Intervengo per rettificare alcuni pareri sulla mozione Lollobrigida ed altri n. 1-00597; nello specifico, sull'impegno n. 6, il parere è favorevole; sull'impegno n. 12, il parere è favorevole; sull'impegno n. 13, il parere è favorevole, con la riformulazione: “a valutare l'opportunità di”; sull'impegno n. 14, invece, il parere è contrario; sull'impegno n. 19, il parere è favorevole con la riformulazione: “a valutare la possibilità di, anche tenendo conto delle competenze regionali in materia e nel rispetto dei vincoli di bilancio”; sull'impegno n. 20, il parere è favorevole.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Paolo Siani. Ne ha facoltà.

PAOLO SIANI (PD). Presidente, signor sottosegretario, colleghi, con questa mozione, che è un atto importante, tutto il Parlamento intende accendere un faro, una luce su un tema difficile e complesso, che non ha soluzioni facili, con la speranza che questa luce non si spenga fra un quarto d'ora, quando finisce la mozione, ma che continui, sottosegretario, con tutti i nostri atti, altrimenti sarebbe una sconfitta per il Parlamento e per noi stessi, perché ci guardano oggi tante famiglie che si rivolgono a noi nella speranza che quello che noi oggi qui diciamo - negli impegni che le chiediamo e che lei dice di assumere - venga poi rispettato.

Allora, in questo momento abbiamo un ruolo molto importante, perché il Parlamento, insieme, senza divisioni, chiede un impegno preciso. Non è una malattia, questo lo hanno detto i miei colleghi, ma diciamolo bene: è una condizione di neuro diversità che comporta, sì, limiti funzionali, ma anche delle enormi opportunità adattative. E, quindi, non c'è una terapia, non c'è un farmaco, ma c'è un complesso di azioni sociali e sanitarie. È una patologia complessa e noi non conosciamo le cause. Sappiamo con certezza che non c'entrano i vaccini, sappiamo con certezza che non c'entrano gli alimenti, sappiamo che giocano un ruolo importante fattori genetici e ambientali, ma non sappiamo perché in questi ultimi anni la prevalenza è così aumentata: avete sentito, 1 su 80 bambini, tantissime famiglie. Sappiamo che è una condizione che non termina con l'età pediatrica, ma che dura per tutta la vita, e questo è un dato che deve farci preoccupare, perché prendiamo in carico un bambino da piccolo, fino a che non diventa grande. Sappiamo che si manifesta presto, già a 12 mesi qualche segno si può verificare, a 2 anni si verifica e si vede. Capite, anche per questo, perché è importante l'asilo nido, perché è la maestra che si accorge per prima che quel bambino ha qualche difficoltà, ha qualche differenza. Per cui, sottosegretario, l'impegno che, oggi, qua le chiediamo è di aiutare le regioni, che non hanno partecipato al bando adesso per il PNRR, a partecipare e a mettere gli asili nido lì dove mancano (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico), perché l'asilo nido serve anche a questo, a fare diagnosi precoce, perché la diagnosi attualmente viene fatta tardi, dopo 2 anni, ma anche dopo 3 anni. E non è un fatto temporale, perché sappiamo che prima si fa la diagnosi, prima si interviene, e migliori sono le performance, anche successivamente.

L'Italia ha ottime linee guida, fatte molto bene, e scientificamente riconosciute in tutta Europa ma, come ha detto prima il mio collega Fornaro, sono poco applicate in alcune regioni. E la differenza fra regioni e regioni, purtroppo, è ancora alta ed è insopportabile. Fatemi dire che anche la regione Campania ha un ottimo PDTA, un percorso diagnostico di trattamento, fatto dai miei colleghi nel marzo 2021, in corso di pandemia, che ha messo ordine in una materia difficile. È uno dei PDTA più avanzati che c'è in Italia, grazie al lavoro straordinario fatto dai miei colleghi, in carenza di personale. Chi sostiene il carico, però, di questo bambino e di questa patologia è la famiglia, che rimane l'unica forma ancora vera di welfare, su cui grava il maggior peso materiale e psicologico. Tenete conto che i genitori che hanno un bambino autistico hanno bisogno di sostegno per affrontare un così grosso problema, che dura - e lo sanno bene - per tutta la vita.

Oggi, non vorrei parlarvi di cose tecniche, come hanno fatto già i miei colleghi. Vorrei prestare la mia voce, invece, alle famiglie, a quelle famiglie che pochi mesi fa sono state qui fuori, in piazza Montecitorio, per chiederci cose semplici e hanno chiesto quattro cose specifiche, che oggi io vi ripeto qui in Aula. Primo: terapie personalizzate. Non c'è un'unica terapia che vada bene per tutti i bambini; ogni bambino ha bisogno di quella terapia specifica (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Secondo: la definizione di un percorso chiaro di transizione dall'età pediatrica all'età adulta. Questo non vuol dire un passaggio di cartella clinica, questo non vuol dire una telefonata fra due colleghi medici, questo vuol dire un percorso che dura anni, che va affrontato con la famiglia e con gli ammalati (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Terzo: un'inclusione lavorativa del soggetto autistico adulto, che è possibile perché loro possono adattarsi ad alcuni lavori, attraverso la promozione di percorsi di abilitazione e di occupazione, anche in accordo con la scuola. Quarto: un progetto di vita personalizzato, per l'integrazione tra interventi sanitari, sociali, educativi, relazionali e occupazionali.

Sono quattro richieste semplici, chiare e precise, che aspettano da noi una risposta.

In conclusione, le persone con autismo non sono persone malate e, quindi, non c'è un farmaco, ma c'è un insieme di interventi che vanno fatti, personalizzati. Hanno un modo diverso di percepire il mondo che durerà tutta la vita.

Il lavoro da fare, dunque, è un lavoro di adattabilità reciproca fra la persona autistica e la sua comunità, tutta la sua comunità, non più terapie per normalizzare un soggetto con queste caratteristiche, che non si normalizzerà mai, lui sarà sempre in quel modo. Servono équipe multidisciplinari per fornire gli strumenti più adatti ad ogni bambino a relazionarsi con gli altri, chiedendo aiuto alla comunità. Voglio chiudere dicendo che servono una diagnosi precoce, una presa in carico, e la transizione. Per fare questo, servono risorse economiche e risorse umane.

Nel nuovo Piano sanitario che il Ministro Speranza ha illustrato in Commissione pochi giorni fa, tutto questo è previsto: è prevista una riorganizzazione territoriale importante; sono previsti un impulso e una valorizzazione della neuropsichiatria infantile; è previsto che si organizzino équipe multidisciplinari. Tutto ciò è previsto, è scritto, ci sono i soldi. Ora tocca a noi realizzare questo davvero. Se in quest'ultimo anno di legislatura riusciremo a fare questo sforzo e a realizzare questi interventi, questa mozione avrà un valore importante. Se non ci riusciremo, avremo perso tempo.

Gli impegni sono straordinari e importanti e per questi motivi esprimo il voto favorevole del Partito Democratico, chiedendo un impegno che non termini fra un quarto d'ora, quando finisce l'esame di questa mozione (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Sara Foscolo. Ne ha facoltà.

SARA FOSCOLO (LEGA). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi e colleghe, sottosegretario Costa, oggi discutiamo su un argomento importante, su un tema che, come altri in precedenza, deve necessariamente trovare massima condivisione e massimo impegno da parte di tutti: parliamo dei disturbi dello spettro autistico.

I disturbi dello spettro autistico sono variabili da un soggetto all'altro; ogni bambino autistico è un caso a sé. I sintomi iniziali compaiono già dalla prima infanzia. L'autismo è un disturbo del neurosviluppo, caratterizzato da compromissioni significative nella comunicazione sociale, da interessi ristretti e comportamenti ripetitivi, da deficit del funzionamento esecutivo, con rigidità e resistenza al cambiamento. I tratti appena elencati, in assenza di un trattamento, sono destinati a peggiorare con la crescita. Pertanto, i sintomi dell'autismo nell'adulto possono essere ancora più problematici.

In Italia questa condizione riguarda 1 bambino su 77, con maschi colpiti 4-5 volte più delle femmine. È un numero molto alto, peraltro cresciuto negli ultimi decenni, non perché siano aumentati i casi di autismo infantile, quanto piuttosto per la capacità dei medici di porre questa diagnosi. Ad oggi, difficilmente si arriva a una diagnosi prima dei 3-4 anni, anche se i disturbi della comunicazione sono già riconoscibili molto prima. Ma una diagnosi precoce è fondamentale per avviare un percorso terapeutico e riabilitativo. A dispetto di tutti i progressi scientifici, guarire dall'autismo non è ancora possibile, perciò dovremmo smettere di pensare all'autismo come a una malattia e cominciare a considerarlo una diversità neurologica, indubbiamente invalidante, ma non per questo priva di potenzialità, di miglioramento e di adattamento.

Non dobbiamo, poi, sottovalutare gli effetti psicologici che la pandemia ha generato sugli individui, in particolare sui giovani e sulle persone psicologicamente più fragili. Le limitazioni nella circolazione e nella socializzazione, a volte, hanno fatto registrare regressi rispetto ai risultati conseguiti. Durante le chiusure, le famiglie si sono ritrovate spesso da sole nella gestione dei propri figli, sperimentando una condizione di maggiore stress psicofisico. La gestione di questo periodo è stata particolarmente critica per le persone con disturbi dello spettro autistico, che, a causa delle loro caratteristiche, possono presentare maggiori difficoltà di adattamento alla condizione attuale. Le chiusure hanno modificato la routine, causato la perdita di punti di riferimento importanti, portando al consolidamento di nuove consuetudini disadattative. Le restrizioni, il confinamento in casa, la limitazione dei contatti sociali, la riduzione delle possibilità di svago e di socializzazione, in molti casi hanno causato l'incremento di comportamenti inadeguati, delle stereotipie verbali e motorie. L'emergenza sanitaria, dunque, ha amplificato le fragilità delle persone con disturbi dello spettro autistico, evidenziando molti dei vincoli e delle carenze esistenti nei sistemi di assistenza e cura, e la necessità di rivedere la modalità di presa in carico. Al contempo, i cambiamenti imposti dalla pandemia hanno comportato la necessità di attivare nuove strategie d'intervento per ascoltare, comprendere e rispondere ai bisogni delle persone con questo disturbo e dei loro familiari. Anche durante il lockdown, è stato possibile costruire, insieme a chi soffre un disagio, uno spazio di accoglienza e benessere attraverso l'ascolto, seppure realizzato con modalità diverse. Adattamento e flessibilità, uniti alla competenza, sono stati gli elementi essenziali per garantire un intervento adeguato alle persone con disturbi dello spettro autistico e alle loro famiglie. Per questo, oggi più che mai, non è più procrastinabile prendersi in carico queste situazioni, un impegno che è stato preso anche dal Ministro Erika Stefani che, in occasione della Giornata mondiale per la consapevolezza sull'autismo, ha dichiarato che: “L'autismo è una forma di disabilità su cui mantenere un'attenzione particolare, che richiede la massima solidarietà e il massimo impegno da parte del sistema socio-assistenziale, per non lasciare sole le famiglie”. Una dimostrazione di grande attenzione e sensibilità da parte del Ministro.

E una prima grande vittoria è stato l'aver ottenuto un fondo da 100 milioni per progetti di inclusione, fra cui anche uno dedicato specificamente alle persone con disturbi dello spettro autistico.

Noi siamo in prima linea su questo fronte. Grazie a un emendamento del gruppo Lega, la dotazione del suddetto fondo è stata incrementata di 27 milioni di euro per l'anno 2022, al fine di favorire iniziative e progetti di carattere socio-assistenziale e abilitativo. L'obiettivo è dar vita a una strategia di inclusione, perché non si creino barriere, né fisiche, né virtuali. La nostra società deve essere aperta a tutti, a tutte le diverse disabilità, auditive, cognitive, sensoriali o fisiche. Va potenziato tutto il sistema, dall'aspetto medico, con la diagnosi precoce, a quello socio-assistenziale, con l'intervento dei caregiver, e proiettato nel futuro, nel dopo di noi, per non lasciare sole le famiglie, spesso assalite dallo sconforto, dando loro la sicurezza di una rete che venga loro in aiuto.

La battaglia deve coinvolgere i territori. Occorre sostenere le regioni nella creazione e nel potenziamento di centri per l'autismo ad alta specializzazione, dotati di équipe multidisciplinari. Occorre incrementare in maniera strutturale il Fondo per la cura dei soggetti con disturbi dello spettro autistico. Occorre implementare, all'interno delle strutture sanitarie, sociosanitarie e dei pronto soccorso, percorsi di accoglienza dedicati all'assistenza medica avanzata delle persone con disabilità di tipo intellettivo e comunicativo. Occorre potenziare i servizi territoriali e ospedalieri di neuropsichiatria infantile e dell'adolescenza, anche attraverso la revisione degli attuali modelli organizzativi, assicurando un'adeguata programmazione del fabbisogno di neuropsichiatri infantili, psicologi dell'età evolutiva, fisioterapisti, terapisti della neuropsicomotricità dell'età evolutiva, logopedisti, educatori professionali e assistenti sociali, al fine di garantire la completezza e il corretto funzionamento delle équipe multidisciplinari, anche in situazioni emergenziali.

Come già accennato, ogni soggetto autistico è diverso dagli altri e alcuni sono capaci di integrarsi nella vita sociale e di avere relazioni, più o meno soddisfacenti. Per questo, occorre predisporre progetti, incentivi e strumenti finalizzati a favorire l'inserimento dei soggetti con disturbi dello spettro autistico nel mondo lavorativo, al fine di valorizzarne le capacità a supporto dell'autonomia. Per fare ciò, è necessario potenziare i servizi pubblici sanitari e sociali e creare delle interazioni con il mondo della scuola, del terzo settore e dell'inserimento lavorativo e, in tale ottica, risulta fondamentale la predisposizione e l'attuazione dei progetti di vita indipendente, previsti dalla legge quadro per la realizzazione del sistema integrato di interventi e servizi sociali, la cosiddetta delega al Governo in materia di disabilità.

Bisogna agire in fretta, lo dobbiamo a questi ragazzi, lo dobbiamo alle loro famiglie e le istituzioni e la politica hanno il compito di dare un segnale. Ecco perché la Lega voterà convintamente a favore della mozione unitaria (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Villani. Ne ha facoltà.

VIRGINIA VILLANI (M5S). Grazie, Presidente. Innanzitutto, voglio esprimere tutta la mia soddisfazione perché, quest'oggi, in Aula, affrontiamo un tema a me molto caro, un tema al quale ho dedicato gran parte del mio lavoro da persona di scuola e voglio ringraziare per questo anche i colleghi delle altre forze politiche, che hanno accettato di far confluire i loro testi e le loro mozioni in un testo unificato. Oggi, in quest'Aula, abbiamo l'occasione di aprire un varco concreto di speranza e di fiducia per 600 mila famiglie che, quotidianamente, si prendono cura di una persona autistica.

Molte di queste famiglie, provenienti da tutta Italia, lo scorso 9 settembre, hanno manifestato in piazza Montecitorio per raccontare a tutti noi la loro sofferenza, la loro solitudine di fronte a un problema che travalica ogni possibile….

PRESIDENTE. Mi scusi, collega. Colleghi, vi chiedo di abbassare il tono della voce. Prego.

VIRGINIA VILLANI (M5S). … ogni possibile umana comprensione. Quel 9 settembre e nei giorni successivi, come MoVimento 5 Stelle, li abbiamo incontrati, abbiamo raccolto le loro richieste, capito i loro bisogni. Essi chiedono una cosa sola, una cosa semplice: che lo Stato, da cui si sentono abbandonati, si prenda cura di loro (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) attraverso l'adozione di politiche sanitarie, educative e sociali che incrementino i servizi e migliorino l'organizzazione delle risorse a loro supporto e a quello dei loro cari.

Vede, Presidente, nella mia lunga carriera di dirigente scolastico, quotidianamente, mi sono confrontata con mamme e papà che dedicano ogni momento della loro vita ai bisogni dei loro figli autistici, che ogni istante di ogni loro giorno vivono a contatto con l'autismo e conoscono molto bene la complessità di questa realtà. È anche dai loro racconti che ha avuto origine questo documento, ricco di proposte concrete, che noi, come politica, abbiamo il dovere di declinare, fornendo risposte adeguate. La nostra mozione incrocia, infatti, competenze, esigenze, prospettive ed è rappresentativa delle istanze che sia le famiglie sia i diretti interessati ritengono centrali per il raggiungimento di una qualità di vita soddisfacente e dignitosa. Ogni singolo punto del documento rappresenta un tassello essenziale nella costruzione e realizzazione di una vita piena e non relegata ai margini.

Le persone autistiche e le loro famiglie ci chiedono di non rimandare ancora il raggiungimento di diritti per loro inalienabili, talvolta oggi negati a causa di risposte istituzionali insufficienti e spesso inefficaci, che spingono all'emarginazione dalla vita sociale e condannano al deterioramento della salute fisica e mentale. Siamo fiduciosi, Presidente, che la nostra mozione possa finalmente segnare una svolta nel modo di affrontare e gestire la neurodivergenza nei vari contesti e in tutto l'arco della vita, garantendo dignità e pari opportunità a tutte le persone autistiche e ai loro familiari (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). L'autismo non deve più essere un muro che ci divide, ma una porta speciale che tutti abbiamo il dovere e il coraggio di aprire per iniziare un nuovo percorso di condivisione, inclusione, ma tanta, tanta concreta solidarietà. È significativo il fatto che tutte le forze politiche, come ho detto prima, in quest'Aula, hanno dato appoggio e impulso a questo tema, condividendo con noi la necessità di un rapido intervento.

Colleghi, l'autismo presenta caratteristiche molto differenti, alle quali possono essere associate compromissioni che comportano livelli di autosufficienza variabili e carichi assistenziali da minimi a estremamente complessi, che determinano l'esigenza di un supporto costante e molto, molto elevato. Proprio a causa della grande variabilità all'interno dello spettro autistico, occorrono interventi mirati, appropriati e personalizzati. Secondo la professoressa Daniela Lucangeli, professore di psicologia dello sviluppo, più che di autismo occorre parlare di “autismi”. Nell'ambito del neurosviluppo è presente, infatti, un quadro di sintomatologie sindromiche che convergono in caratteristiche comuni.

Il quadro dell'autismo è molto cambiato negli ultimi anni e, in particolare, a partire dagli anni Ottanta ad oggi, abbiamo avuto un'impennata di questa diagnosi, tanto che parliamo di una vera e propria pandemia del disturbo del neurosviluppo. Significa che, negli anni Ottanta, avevamo un bimbo ogni 10 mila che veniva diagnosticato con queste caratteristiche; oggi abbiamo un'immagine di riferimento mondiale, che dice che un bambino ogni 48 è autistico. La gestione, già complessa, si è aggravata ulteriormente nel periodo COVID. A causa della pandemia, la persona con autismo si è trovata catapultata in un mondo in cui sono completamente cambiate le modalità interattive e modificata la routine quotidiana. Tutto ciò ha portato ad un aumento esponenziale del numero di richieste di aiuto da parte delle famiglie, spesso isolate.

È bene sottolineare, però, che il problema non è la mancanza di leggi o di atti di programmazione. Quello che manca è una loro piena applicazione, soprattutto in maniera omogenea tra una regione e l'altra. Così, al progredire delle conoscenze in campo scientifico e all'aumento dell'attenzione posta dal legislatore nei confronti dell'autismo negli ultimi anni, non sempre è corrisposto un aumento delle responsabilità delle istituzioni preposte. Occorre una rivoluzione nel welfare di prossimità e nazionale per superare il modesto recepimento delle norme da parte delle regioni, la scarsa omogeneità dei servizi sui vari territori, la loro inefficacia e soprattutto la mancata continuità dei percorsi di cura, fondamentali per gli interventi riabilitativi ed educativi.

A questo proposito, voglio ricordare quanto accaduto in Campania, in provincia di Salerno, proprio recentemente. Alcune famiglie si sono dovute rivolgere al TAR per il riconoscimento del diritto alla continuità di cure. Le cure erano state erano state sospese, per cui queste famiglie hanno adito il TAR. Il TAR ha imposto di riattivare le cure ma, ahimè, nella sentenza vengono garantiti solo i diritti delle persone che hanno ricorso ed è terribile pensare che chi non ha mezzi per rivolgersi alla magistratura debba restare con terapie a singhiozzo. Tutto questo per noi è inaccettabile! Non è questa l'Italia che vogliamo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)!

È necessario, quindi, arrivare a una presa in carico omogenea su tutto il territorio nazionale della persona autistica e della sua famiglia, garantire servizi territoriali per la persona disabile e per il caregiver familiare. Chiediamo la creazione di poli ad alta specializzazione per una diagnosi accurata e interventi precoci - la dottoressa Lucangeli lo ha detto chiaramente: “L'intervento precoce è fondamentale per la cura e la terapia delle persone autistiche” - mediante l'istituzione di équipe multidisciplinari e interdisciplinari, percorsi ospedalieri - questo ce l'hanno chiesto a gran voce le famiglie che abbiamo incontrato in piazza Montecitorio - e di pronto soccorso dedicati, con personale formato, capace di gestire le persone autistiche complesse e non collaboranti. Vogliamo migliorare, ancora, la presa in carico domiciliare da parte dei servizi assistenziali anche attraverso il budget di salute, su cui c'è una proposta di legge già incardinata qui alla Camera. Dobbiamo prevedere, nelle nostre scuole, docenti formati in materia di spettro autistico e di disturbi del neurosviluppo che, come sappiamo, interessano più del 70 per cento dei nostri alunni. È indispensabile, ancora, riconoscere il ruolo fondamentale del caregiver familiare. In Senato abbiamo una proposta di legge presentata dal MoVimento 5 Stelle proprio per riconoscere il ruolo dei familiari che si devono prendere cura dei loro cari.

Non mi stancherò mai di ripeterlo: l'autismo è parte di questo mondo, non è un mondo a parte (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)! Per questo dobbiamo lavorare affinché il benessere della persona autistica sia garantito a 360 gradi e ad ogni latitudine. Fare politica significa anche questo: occuparsi in primis dei più deboli, dare loro protezione e supporto, cancellare diseguaglianze che limitano i loro diritti.

PRESIDENTE. Collega, deve concludere.

VIRGINIA VILLANI (M5S). È per questo - chiudo, Presidente - che mi auguro che il Parlamento, col voto favorevole, oggi possa scrivere una bella pagina di politica. Ma lo voglio dire a gran voce: che venga scritta non con l'inchiostro simpatico, quello che scompare dopo un quarto d'ora, come dice il collega Siani, quanto piuttosto con l'inchiostro indelebile del nostro impegno. Preannunzio il voto favorevole del MoVimento 5 Stelle (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, per una breve precisazione in relazione alla riformulazione dei pareri da parte del Governo, il deputato Gemmato. Ne ha facoltà.

MARCELLO GEMMATO (FDI). Grazie, Presidente. Per un chiarimento da parte del sottosegretario. Ci è parso di capire che il parere contrario è sul quattordicesimo capoverso del dispositivo della mozione, non sul tredicesimo. Perfetto!

Ne approfitto, dieci secondi, sottosegretario, per chiedere un impegno formale, ancorché comprensivo del tema che proponiamo, quello, appunto, che riguarda l'istituzione dei corsi di laurea - ho ascoltato con attenzione l'intervento della collega che mi ha preceduto - per formare chi si approccia ai bambini con difetto dello spettro autistico.

Quindi, se il sottosegretario può darci un impegno rispetto a questo, noi lo ritiriamo, auspicando, un impegno da parte del Governo.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il sottosegretario Andrea Costa. Ne ha facoltà.

ANDREA COSTA, Sottosegretario di Stato per la Salute. Sì, assolutamente raccolgo la sollecitazione e assumo l'impegno, ovviamente, ad approfondire questo tipo di percorso messo in evidenza da questo impegno. Quindi, assolutamente sì!

(Votazioni)

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Come da prassi, le mozioni saranno poste in votazione per le parti non assorbite e non precluse dalle votazioni precedenti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Villani, Siani, Noja, Bologna, Boldi, Versace, Stumpo, Lapia ed altri n. 1-00543 (Nuova formulazione), come riformulata su richiesta del Governo, su cui il Governo ha espresso parere favorevole.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 6) (Applausi).

Passiamo alla votazione della mozione Lollobrigida ed altri n. 1-00597.

Ricordo che i presentatori hanno accettato le riformulazioni proposte dal Governo, compresa l'espunzione del quattordicesimo capoverso del dispositivo.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Lollobrigida ed altri n. 1-00597, come riformulata su richiesta del Governo, per quanto non assorbita dalla votazione precedente. Il parere del Governo è favorevole.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 7).

Seguito della discussione delle mozioni Bologna, Carnevali, Boldi, Nappi, Noja ed altri n. 1-00211 e Mandelli, Gemmato ed altri n. 1-00559 concernenti iniziative per la prevenzione e la cura delle malattie reumatiche (ore 12,25).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione delle mozioni Bologna, Carnevali, Boldi, Nappi, Noja ed altri n. 1-00211 (Ulteriore nuova formulazione) e Mandelli, Gemmato ed altri n. 1-00559 concernenti iniziative per la prevenzione e la cura delle malattie reumatiche (Vedi l'allegato A).

Avverto che, dopo la conclusione della discussione sulle linee generali, che ha avuto luogo nella seduta di lunedì 29 novembre 2021, sono state presentate la mozione Mandelli, Gemmato ed altri n. 1-00559 e un'ulteriore nuova formulazione della mozione Bologna, Carnevali, Boldi, Nappi, Noja ed altri n. 1-00211, che sono già state iscritte all'ordine del giorno.

Avverto altresì che è stata presentata una nuova formulazione della mozione Mandelli, Gemmato ed altri n. 1-00559 (Vedi l'allegato A). Il relativo testo è in distribuzione.

(Parere del Governo)

PRESIDENTE. Invito il rappresentante del Governo ad esprimere il parere sulle mozioni all'ordine del giorno.

ANDREA COSTA, Sottosegretario di Stato per la Salute. Presidente, chiedo, se è possibile, una sospensione di 15 minuti.

PRESIDENTE. D'accordo.

Sospendo a questo punto la seduta, che riprenderà alle ore 12,40.

La seduta, sospesa alle 12,25, è ripresa alle 12,50.

PRESIDENTE. Avverto che è stata testé presentata una seconda ulteriore nuova formulazione della mozione Bologna, Carnevali, Boldi, Nappi, Noja ed altri n. 1-00211, che è stata sottoscritta tra gli altri anche dai deputati Mandelli e Gemmato che, con il consenso degli altri sottoscrittori, ne diventano rispettivamente il sesto e il settimo firmatario. Il relativo testo è in distribuzione (Vedi l'allegato A).

Contestualmente, la mozione Mandelli, Gemmato ed altri n. 1-00559 è stata ritirata dai presentatori.

Il deputato Fornaro la sottoscrive, d'accordo.

Il rappresentante del Governo ha facoltà di intervenire, esprimendo altresì il parere sulla mozione presentata.

ANDREA COSTA, Sottosegretario di Stato per la Salute. Grazie, Presidente. Anche in questo caso rivolgo un ringraziamento agli onorevoli che hanno presentato queste mozioni per affrontare un tema che necessita certamente di risposte e credo che, anche in questo caso, la mozione possa sicuramente essere da stimolo per il Governo.

Procedo ora a comunicare i pareri sugli impegni.

Per quanto riguarda l'impegno n. 1, parere favorevole con la riformulazione: “nei limiti delle risorse disponibili”; impegno n. 2, parere favorevole; impegno n. 3, parere favorevole, con la seguente riformulazione: “a prevedere che, nell'attuazione del Piano nazionale della cronicità, siano incentivate iniziative per la prevenzione, la diagnosi precoce e l'assistenza, favorendo la creazione, su base regionale, delle reti assistenziali nel cui ambito poter rendere operativi specifici percorsi diagnostico-terapeutico-assistenziali per specifiche malattie o gruppi di esse”; impegno n. 4, parere favorevole; impegno n. 5, parere favorevole con la riformulazione: “a valutare l'opportunità di”; impegno n. 6, parere favorevole; impegno n. 7, parere favorevole; impegno n. 8, parere favorevole; impegno n. 9, parere favorevole con la riformulazione: “nel rispetto dell'autonomia regionale”; impegno n. 10, parere favorevole anche qui con la riformulazione: “nel rispetto dell'autonomia regionale”; impegno n. 11, parere favorevole con la seguente riformulazione: sostituire le parole “ad adottare linee guida e protocolli specifici” con le parole “a favorire l'adozione di protocolli specifici da parte delle parti sociali”; impegno n. 12, parere favorevole con la seguente riformulazione: eliminare le parole “in termini di presa in carico del paziente”.

PRESIDENTE. Sottosegretario, la riformulazione dell'impegno n. 12 è già così, nel testo. Quindi, si intende parere favorevole? D'accordo. Parere favorevole anche sulle premesse, sottosegretario?

ANDREA COSTA, Sottosegretario di Stato per la Salute. Sì, parere favorevole.

(Dichiarazioni di voto)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto. Ha chiesto di parlare il deputato Fornaro. Ne ha facoltà.

FEDERICO FORNARO (LEU). Grazie, signora Presidente. Ringrazio i colleghi che hanno risposto a una sollecitazione informale, anche da parte mia, per arrivare a una mozione unitaria e non trovarci nelle condizioni di votare due mozioni su un tema come questo che, lo dicono i dati, non è marginale; riguarda e interessa oltre 5 milioni di abitanti, su un totale di 60 milioni e determina quasi il 27 per cento delle pensioni di invalidità attualmente esistenti in Italia. È importante un altro dato, anche per chi ci ascolta, per capire le ragioni per le quali si è arrivati, grazie all'iniziativa dei colleghi, alla stesura di una mozione: la spesa stimata dell'Unione europea per le conseguenze delle malattie reumatiche è pari a 240 di euro l'anno, quindi ci troviamo di fronte a una questione molto avvertita, che riguarda ovviamente diverse tipologie e diverse patologie, dalle artrosi alle artriti. C'è un altro dato che credo vada sottolineato: oggi, di fatto, vi è, secondo le stime dei ricercatori, circa il 30 per cento del costo della malattia che ricade sul Servizio sanitario nazionale e il 70 per cento, i cosiddetti costi indiretti, che rimangono, in buona sostanza, in carico al paziente.

Quindi, anche qui, come sulla mozione precedente, il richiamo non può non essere al ruolo del Servizio sanitario nazionale e anche al suo ruolo dopo la pandemia; ossia, anche le vicende pandemiche hanno messo in evidenza come, negli anni, progressivamente, si siano andati indebolendo, il ruolo e le funzioni, anche aziendali, delle ASL legati alla prevenzione, e come ci sia necessità di rilanciare sia un ruolo di prevenzione sia, soprattutto, un ruolo di medicina territoriale, per riuscire a raggiungere l'obiettivo di non lasciare indietro nessuno, di non abbandonare nessuno.

Ovviamente vi è, poi, una serie puntuale di impegni che la mozione rivolge nei confronti del Governo, su cui, per ragioni di brevità, non torno. Mi piace sottolineare, all'interno della mozione, il richiamo alla telemedicina, che è una parte significativa anche dell'intervento del PNRR riguardante la sanità e anche, ovviamente, come dicevo in precedenza, la medicina territoriale, su cui, in questi giorni, le regioni stanno producendo uno sforzo progettuale; si può, quindi, pensare di passare dall'astrattezza dell'intervento, finalmente al dato concreto, però - mi permetto di sottolinearlo in questa sede - con una maggiore chiarezza sul ruolo della medicina territoriale e sulla funzione di diffusione, come dice la parola stessa, sul territorio; ciò, mentre in troppe regioni mi pare di intravedere scelte e progetti troppo conservativi, che sono, di fatto, operazioni di recupero e valorizzazione di strutture immobiliari delle ASL stesse, mentre si afferma l'idea - che riguarda ovviamente anche patologie come quelle reumatiche – della necessità di una diffusione sul territorio, per migliorare la prevenzione, da un lato e, dall'altro, la cura e il servizio.

Per queste ragioni annuncio il voto favorevole delle deputate e dei deputati del gruppo di Liberi e Uguali (Applausi dei deputati del gruppo Liberi e Uguali).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Bologna. Ne ha facoltà.

FABIOLA BOLOGNA (CI). Grazie, Presidente. La mozione che votiamo oggi riguarda le malattie reumatologiche, che l'Organizzazione mondiale della sanità ha definito prima causa di dolore e di disabilità in Europa. Queste patologie possono interessare qualunque età e richiedono continuità assistenziale e integrazione dei servizi sanitari con quelli sociali, con una particolare attenzione al mondo del lavoro e al mantenimento della qualità di vita nell'ambito lavorativo, per garantire la massima autonomia e inclusione.

La pandemia ha, ovviamente, aggravato la condizione dei pazienti reumatologici, sia per il ritardo nell'accesso ai servizi sanitari e, quindi, alle diagnosi, sia per un allungamento delle liste di attesa per i controlli e la sospensione delle terapie per i pazienti che non hanno effettuato le visite presso i centri erogatori delle terapie.

Stiamo riorganizzando, grazie al PNRR, la medicina territoriale, con percorsi innovativi nelle case della comunità e l'utilizzo di strumenti come la telemedicina all'interno dei percorsi diagnostico-terapeutici assistenziali, per facilitare l'accesso e la continuità dei servizi. Ciò, se attuato, potrà essere vantaggioso anche per i pazienti con malattia reumatica.

I pazienti sono spesso affetti da comorbilità ed è pertanto necessario investire in strumenti digitali che garantiscano la possibilità di un'assistenza multidisciplinare. È necessario un progressivo passaggio da una gestione per specialità a una gestione per processi, indispensabile per superare la variabilità di presa in carico nei diversi territori, mantenendo i percorsi più appropriati e virtuosi, e da una medicina di attesa a una medicina di iniziativa, attuabile attraverso il potenziamento del personale sanitario specializzato e degli strumenti digitali e con l'attivazione delle reti assistenziali regionali.

Dal punto di vista del trattamento farmacologico, l'introduzione di nuovi farmaci biologici nell'area reumatologia ha modificato la storia naturale di molti gravi patologie, consentendo di ottenere la remissione stabile e prolungata di molte malattie, con un netto miglioramento della qualità di vita dei pazienti da un punto di vista sociale e lavorativo, contribuendo, sul piano economico, a un'importante riduzione dei costi indiretti legati alla disabilità.

L'ingresso nel mercato dei farmaci cosiddetti biosimilari, medicinali simili, per qualità, sicurezza ed efficacia, ai farmaci biologici originatori, che possono essere prodotti secondo procedure e normative espresse da specifiche linee guida europee e commercializzati a prezzi inferiori rispetto ai prodotti originatori, ha richiesto il rispetto di alcuni principi fondamentali, emanati dal legislatore: autonomia prescrittiva del medico, diritto alla continuità terapeutica dei pazienti già in trattamento, non sostituibilità automatica tra farmaco originator e farmaco biosimilare.

Sottolineiamo che è necessario tutelare il diritto alla continuità terapeutica e la non sostituibilità automatica del farmaco di riferimento con il suo biosimilare, né tra biosimilari, per assicurare un'applicazione conforme di questi principi su tutto il territorio nazionale, valutando appropriatezza e sostenibilità. È necessario garantire a medici e pazienti, attraverso rappresentanze qualificate, e alle società scientifiche in ambito reumatologico, insieme alle associazioni dei pazienti organizzate, la partecipazione a processi decisionali della politica sanitaria, inerenti i percorsi e le terapie farmacologiche per la cura delle patologie reumatiche. Fondamentale è il dialogo tra Stato e regioni, per garantire i tavoli operativi che comprendano tutti i portatori di interesse sulle patologie reumatologiche, attraverso cui elaborare indicazioni e raccomandazioni condivise, che generino, da un lato, appropriatezza di gestione della presa in carico e delle risorse e, dall'altro, sicurezza delle cure e pieno soddisfacimento dei bisogni dei malati reumatici, dalla prevenzione, alla diagnosi precoce, alla presa in carico sanitaria e sociale della persona. Per monitorare la realizzazione di questi obiettivi sono necessari specifici indicatori di performance e di risultato, volti a valutare lo stadio di implementazione, anche nell'ambito del rinnovo del Piano nazionale delle cronicità, in cui le malattie reumatiche entrano a pieno titolo, ed il supporto alla ricerca scientifica, sia per lo sviluppo di progetti innovativi nell'ambito della ricerca e dell'organizzazione dei servizi, attuabile anche attraverso la formazione continua e l'informazione dei medici, in particolare dei medici di medicina generale e dei pediatri di libera scelta, che sono il primo filtro per i pazienti, e dei medici INPS, che si occupano degli accertamenti degli stati invalidanti, sia per garantire nuove conoscenze e competenze nell'approccio alla patologia reumatologica. La mozione che approviamo oggi è frutto di un lavoro condiviso anche con le associazioni dei pazienti e con le società scientifiche. L'obiettivo è quello di contribuire al miglioramento della tutela delle persone affette da malattie croniche reumatologiche, rendendo più efficaci ed efficienti i servizi sanitari sociali e l'inserimento e la permanenza nell'ambiente lavorativo per la valorizzazione del potenziale delle persone con malattia cronica e per garantire una occupazione sostenibile. Inoltre, impegniamo il Governo ad assicurare una maggiore uniformità ed equità di trattamento su tutto il territorio nazionale, con un dialogo aperto con le regioni e sostenendo nuovi modelli organizzativi condivisi con professionisti e associazioni dei pazienti, per garantire appropriatezza e umanizzazione delle cure all'interno di un contesto sanitario e sociale inclusivo e proattivo. Voglio ringraziare tutti i colleghi per aver voluto dare questo esempio importante di unità nei confronti di un tema così importante che riguarda la salute dei cittadini, facendo una mozione unitaria (Applausi dei deputati del gruppo Coraggio Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Maria Teresa Baldini. Ne ha facoltà.

MARIA TERESA BALDINI (IV). Grazie, Presidente. Questa è una mozione molto importante, perché riguarda le malattie reumatologiche, che sono la seconda causa di invalidità in Italia. Dunque, è molto importante lo sviluppo di progetti innovativi nel campo della ricerca scientifica, ma anche per la continua formazione dei medici, di coloro che devono curare e avere una continuità terapeutica nei confronti dei malati, soprattutto di quei medici che devono accertare l'invalidità di una malattia.

Nelle forme reumatologiche, sono importanti le diagnosi precoci e ancora purtroppo sono troppe le diagnosi tardive. Molte malattie reumatologiche sono particolarmente importanti, perché sono multiorgano, quindi riguardano più organi del corpo e richiedono interventi farmacologici molto specifici e anche molto personalizzati. Credo che, con la diffusione del COVID-19, si sia aggravata notevolmente la condizione dei pazienti reumatologici: 1 persona con patologia reumatologica su 2, nell'ultimo anno, non è riuscita a usufruire dei servizi di assistenza sul territorio e questo è molto importante, perché l'approccio a queste patologie non può essere improvvisato dal punto di vista terapeutico. L'emergenza epidemiologica ha evidenziato, ancora una volta, l'importanza e il rafforzamento della medicina territoriale, dei percorsi diagnostico-terapeutico-assistenziali, i quali peraltro sono parte integrante del Piano nazionale di ripresa e resilienza, al fine di rendere più efficiente l'erogazione dei servizi sanitari e la continuità di cura del paziente.

Nell'ultimo ventennio, fortunatamente, sono stati introdotti i farmaci biologici proprio nell'area reumatologica: questo ha modificato drasticamente la storia naturale di molte gravi patologie, migliorando la qualità di vita di questi pazienti, dal punto di vista sia sociale sia lavorativo; hanno permesso il controllo evolutivo della malattia, hanno ridotto la sintomatologia e hanno modificato proprio tutta la storia delle malattie reumatologiche. La perdita della copertura brevettuale dei farmaci biologici ha permesso l'ingresso nel mercato dei farmaci cosiddetti biosimilari: sempre più regioni in Italia, tra cui Piemonte, Sardegna, Sicilia e Toscana, infatti, avanzano segnalazioni di difficoltà nel proseguire la terapia attualmente in corso con farmaco biologico e il tentativo di sostituirlo in maniera automatica con il relativo biosimilare. È necessario tutelare il diritto alla continuità terapeutica - questo è fondamentale per questi pazienti - e la non sostituibilità automatica del farmaco di riferimento con il suo biosimilare. Emerge, inoltre, la necessità di garantire un'assistenza omogenea su tutto il territorio nazionale, proprio per evitare che, al disagio della malattia, si aggiunga anche la difficoltà dello spostamento. A tale scopo, è fondamentale implementare i tavoli di discussione regionali sulle patologie reumatologiche e la creazione, a livello nazionale, di un tavolo di lavoro che comprenda tutte le parti interessate e che orienti la politica e gli interventi, anche legislativi, per soddisfare tutte le esigenze e i bisogni di cura, al fine di realizzare un concreto miglioramento della presa in carico e della gestione del paziente. Sottolineo - perché lo ritengo fondamentale dal punto di vista medico-diagnostico – la necessità di adottare iniziative per implementare l'utilizzo del fascicolo sanitario elettronico, che contiene la storia clinica dei pazienti, informazioni e documenti prodotti dal sistema sanitario. Il paziente reumatologico - vale un po' per tutte le patologie, ma, in questo caso, è veramente importantissimo - può avere riacutizzazioni immediate della malattia, magari improvvise, anche in momenti in cui non si trova nella sua residenza, ed è fondamentale l'intervento medico, che, necessariamente, deve valutare i pregressi esami; per queste patologie, sono fondamentali gli esami clinici e gli esami strumentali a cui, nel tempo, il paziente si è sottoposto. Quindi, la continuità terapeutica è fondamentale.

Come Italia Viva, esprimo il voto favorevole a questa mozione (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Ylenia Lucaselli. Ne ha facoltà.

YLENJA LUCASELLI (FDI). Grazie, Presidente. A nome del gruppo di Fratelli d'Italia, esprimo profondo apprezzamento per la mozione unitaria di cui discutiamo e che ci apprestiamo a votare. Lo faccio nell'assoluta certezza e nella consapevolezza che ognuno di noi sappia quanto la pandemia e questi ultimi 2 anni abbiano influito su una serie di elementi e, ovviamente, fra questi elementi, c'è anche la diagnosi - in questo caso, ne parliamo oggi - di malattie reumatologiche, ma, in realtà, di tantissime altre patologie. Si è dato atto, qualche giorno fa, dell'unità della Camera e di questo Parlamento relativamente alle malattie rare - anche questo è stato un segno molto importante -, e, allora, proprio per rimanere sul solco di quello che è successo, il COVID e questi 2 anni di pandemia ci hanno dato la possibilità di renderci conto e di scoprire quali sono le nostre debolezze; debolezze nel sistema sanitario e nella regolamentazione di alcuni sistemi, che, invece, servono ai malati. Soprattutto, ci siamo resi conto di come, in Italia, ancora oggi, le diagnosi precoci possano non funzionare adeguatamente. Allora, proprio per questo motivo, questa mozione è importante, perché riporta al centro del dibattito uno dei temi fondamentali, innanzitutto la diagnosi precoce, affinché si possa intervenire con terapie mirate e tempestive; dopodiché, riporta all'interno del dibattito di quest'Aula, un'altra questione che è altrettanto importante, cioè quella relativa alle cure.

Noi sappiamo che i nuovi farmaci biologici nell'area reumatologica hanno modificato drasticamente la storia naturale di molte gravi patologie e ancora oggi tutto ciò che ha a che fare con la ricerca, con l'utilizzo dei monoclonali diventa fondamentale per salvare moltissime vite di persone che, altrimenti, purtroppo, non avrebbero più una possibilità. E allora, proprio per questo motivo, proprio perché riteniamo sia fondamentale andare avanti nella ricerca, nell'approfondimento e soprattutto nella soluzione migliore possibile nei confronti dei pazienti, è importante che, all'interno di questa mozione, si parli del farmaco biosimilare.

Noi sappiamo quali sono i problemi che ci sono nel coordinamento fra Stato e regioni, fra norma e applicazione pratica ed è questo invece che dovrebbe essere l'obiettivo: superare le limitazioni dell'applicazione pratica di una normativa che troppo spesso fa parlare le leggi, ma non aiuta i pazienti a migliorare la propria situazione.

Proprio per questo motivo, riteniamo molto importante la parte della mozione che a ciò si riferisce, con riferimento alla possibilità di interloquire fra Stato, regioni, istituti sanitari e, ovviamente, gli enti locali, ma soprattutto alla possibilità che venga effettivamente riconosciuta una vera efficacia e, se non un automatismo reale, un automatismo comunque temperato per le medicine biosimilari. In tutto questo, Presidente, c'è il malato, in tutto questo ci sono bambini, giovani, meno giovani, ci sono uomini, donne, padri, madri, figli, ci sono persone in Italia - purtroppo troppe - che continuano a soffrire, e ciò perché hanno la necessità di vedere comunque risistemato il Sistema sanitario nazionale. Questo è un altro punto sul quale dovremmo soffermarci attentamente: la pandemia ci ha insegnato questo, la pandemia ci ha insegnato che possiamo immaginare un nuovo Sistema sanitario nazionale.

Mi dispiace semplicemente che, all'interno di questa mozione, non si sia presa in considerazione la possibilità di parlare della digitalizzazione del nostro sistema sanitario, che è una cosa completamente diversa dal fascicolo che, invece, è inserito al punto 4. Proprio per questo motivo, credo che, a partire da oggi, da questa mozione, ci debba essere una nuova sfida, quella di lanciare la sanità italiana nel futuro proprio attraverso il sistema di digitalizzazione; una sfida che aiuterebbe i pazienti, che aiuterebbe il risparmio, anche dal punto di vista economico e manageriale, che garantirebbe l'ottimizzazione dell'utilizzo dei dati e l'interscambio dei dati; credo che su questo punto bisogna ancora lavorare.

Siamo stati molto colpiti dall'inserimento della possibilità di discutere all'interno di un tavolo sulle patologie reumatologiche al Ministero: riteniamo, infatti, che il confronto e il dibattito fra le parti che vivono quotidianamente i problemi dei pazienti, ma che vivono quotidianamente anche i problemi che ha la sanità, i problemi di amministrazione, i problemi manageriali, siano fondamentali e soltanto da questi si può effettivamente arrivare alle soluzioni migliori.

Come Fratelli d'Italia, abbiamo fortemente voluto un'attenzione particolare per i medici di base, che sono il primo baluardo della sanità pubblica. Sappiamo tutti che il primo riferimento che abbiamo è il nostro medico di base; lo sappiamo, lo abbiamo vissuto, in pandemia sono stati al fianco di tutti i cittadini italiani. Il ruolo dei medici di base è fondamentale, ma perché il medico di base possa aiutare effettivamente nel percorso è importante la formazione specifica. Questo è un altro punto che, secondo Fratelli d'Italia, è molto importante. Noi dobbiamo aiutare i nostri medici ad aiutare e questo passa attraverso la consapevolezza, la formazione, la conoscenza; ovviamente, questo va fatto in maniera specifica quando vi sono patologie che diventano più difficili da diagnosticare e che hanno inevitabilmente un percorso diverso.

Credo che la possibilità di avere una mozione unitaria in questa Camera, in questo ramo del Parlamento, sia un segnale molto importante e, soprattutto, quando si parla di malattie che colpiscono gravemente la qualità della vita, non soltanto la vita intesa in se stessa, ma la qualità della vita, bisogna continuare un lavoro di collaborazione per cercare di raggiungere i risultati migliori possibili; noi dobbiamo, infatti, preoccuparci di quello che c'è, di quello che i pazienti vivono, ma, soprattutto, di garantire ad ognuno di quei pazienti e ad ognuna di quelle famiglie l'assistenza migliore possibile e questa mozione sicuramente va in questo senso. Quindi, dopo l'apprezzamento già espresso per il gruppo di Fratelli d'Italia, è importante che sia chiaro che questo è, tuttavia, un punto di partenza.

Noi partiamo da qui, lo facciamo con la massima disponibilità a ragionare dei temi importanti e che toccano la vita quotidiana dei cittadini italiani, ma sappiamo che ancora molto e ancora di più può essere scritto, può essere fatto, può essere deciso e può essere legiferato. Quindi, per noi sicuramente è un ottimo punto di partenza, ma è un punto di partenza: non lo viviamo come se fosse il raggiungimento del risultato finale.

Presidente, concludo: ogni storia è invisibile finché non la conosci. Quello che oggi questo Parlamento esprime è che, finalmente, parliamo di storie che fino a ieri non conoscevamo e finalmente ce ne siamo occupati (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Mandelli. Ne ha facoltà.

ANDREA MANDELLI (FI). Presidente Spadoni, sottosegretario Costa, colleghi e colleghe, stiamo parlando di una patologia particolare, delicata, subdola, invasiva; una patologia che rende sette persone su dieci inabili a svolgere le attività abituali; una patologia che merita davvero un'attenzione particolare, in quanto, dopo l'ipertensione, è la malattia che interessa, con il 16 per cento, un numero di italiani importantissimo, ed è la seconda, appunto, dopo le malattie per l'ipertensione.

L'età media del Paese, ovviamente, facilita questa particolare patologia: il 32 per cento delle persone con più di 65 anni utilizza farmaci antinfiammatori, quindi per curare i disturbi di artriti e artrosi.

Sono due i punti sui quali vorrei richiamare l'attenzione dell'Aula: il primo, una parola semplice, che si chiama “prevenzione”, che va coniugata con un altro concetto, che è quello di “diagnosi precoce”. Purtroppo, una persona con patologie reumatologiche su due nell'ultimo anno non è mai riuscita a usufruire dei servizi di assistenza e di cura sul territorio e sette persone su dieci non sono mai state contattate dal medico di medicina generale o dallo specialista per avere una visita di controllo.

Una persona su tre non ha avuto accesso a un ambulatorio specialistico vicino a casa e questo è un altro dato che deve preoccupare. Allora, perché richiamo l'attenzione su questi concetti? Proprio perché, dopo questi due anni in cui la pandemia ha sicuramente ridotto le altre patologie a comprimari sulla scena della salute, vi è stato il grido d'appello delle associazioni di malati oncologici, di associazioni di malati di ogni patologia che richiamavano l'attenzione sul fatto che, purtroppo, tutto è rimasto sospeso in questi due anni. Allora, il punto importante di questa mozione, come il punto importante delle mozioni di questa mattina, è quello di riuscire a riannodare il filo spezzato da questa maledetta pandemia per ricominciare a costruire proprio dal territorio una medicina di prossimità all'altezza del nostro Paese, che vanta il Servizio sanitario nazionale, secondo me, più bello del mondo, ma che ha bisogno, come tutte le cose che funzionano, di un tagliando.

Allora, voglio concentrarmi su questo, sul fatto che, con l'occasione del PNRR, abbiamo la grande opportunità di rilanciare il Servizio sanitario nazionale.

Ed è per questo che, in questa mozione, che abbiamo deciso di fare unica, abbiamo voluto inserire l'aspetto della rete dei professionisti, non tanto per una volontà di campanile, quanto perché la pandemia ha messo in luce come davvero sia necessaria una rete di professionisti della salute sul territorio in grado di intercettare le esigenze dei pazienti; ecco, se noi non riusciamo a fare questa rete, sicuramente non riusciremo, né a mettere a disposizione, in maniera giusta, i fondi del PNRR, né a dare una risposta, quella risposta che i pazienti ci chiedono. Infatti - è giusto sottolinearlo -, questa mozione nasce proprio anche dalle sollecitazioni dei pazienti che, sempre più, ci segnalano i disservizi e le disfunzioni legati alla pandemia e che hanno impedito, in questi anni, un accesso alle cure rispetto alle loro esigenze di salute.

Allora, secondo me abbiamo un'occasione straordinaria di riprogettare un Servizio sanitario nazionale, partendo proprio da quella parola che usa sempre anche il Ministro e che è “prossimità”; allora, per realizzare davvero la prossimità, dobbiamo mettere in fila tutti gli attori della salute, medici, farmacisti e infermieri, perché insieme riescano a mettere il paziente al centro della loro azione, ognuno con le proprie competenze, ognuno con le proprie attribuzioni di legge rispetto ai percorsi di laurea, ma, sicuramente, cercando di sovvertire quella visione a compartimenti stagni che, di fatto, non facilita il paziente e che, anzi, lo penalizza, per favorire, invece, una sinergia tra professioni che possa dare una risposta anche nel tema dell'organizzazione. Ed è per questo che, adesso, io spero, con il DM n. 71, che è stato inviato alla Conferenza Stato-regioni, si possa ragionare su una nuova maniera di vedere l'organizzazione dei servizi, perché tutte le grida d'allarme che arrivano dalle associazioni rappresentano per noi un dovere morale a prendere in considerazione queste grida d'allarme; ma il grido d'allarme, per poter essere davvero tramutato in un'azione, deve partire da un'organizzazione nuova del sistema di prossimità sul territori.

Quindi, con il voto favorevole di Forza Italia su questa mozione unitaria, noi vogliamo ribadire l'impegno di Forza Italia nel campo della salute, perché la stagione dei tagli lineari sia una stagione che passi definitivamente nel dimenticatoio, perché ci sia una volontà, invece, di investire nella salute e perché tutti gli appelli delle associazioni dei malati che in questi 2 anni hanno visto violati molti dei loro diritti siano anche questi solo un brutto ricordo (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Vito De Filippo. Ne ha facoltà.

VITO DE FILIPPO (PD). Presidente, sottosegretario, colleghe e colleghi, con questa mozione vogliamo riportare l'attenzione sulle patologie reumatologiche, cosa che, di per sé, non è un fatto, né semplice, come avete ascoltato anche nel dibattito, né scontato.

Secondo recenti stime, più di 5 milioni di italiani sono affetti da malattie reumatologiche e la spesa per queste malattie è stata stimata, in una delle ultime analisi, in circa 5 miliardi di euro l'anno; una parte consistente di questa cifra è anche riferita a costi indiretti che sono legati soprattutto alla perdita di produttività dei lavoratori affetti da queste patologie.

Si tratta di oltre 150 tipologie di patologie infiammatorie e croniche, che colpiscono - come ci dicono gli scienziati - le articolazioni, le ossa, i muscoli e, in alcuni casi, anche gli organi e i tessuti, provocando dolore e una progressiva difficoltà nei movimenti, molte volte anche sconosciute. Possono insorgere a qualsiasi età, anche nei bambini, e, in genere, sono più frequenti nelle donne; studi recenti dimostrano, inoltre, che queste malattie stanno aumentando con l'aumentare anche dell'aspettativa di vita media della popolazione. Subdole, silenziose, molte volte, come dicevo prima, sconosciute, spesso non danno immediatamente segno di sé e perciò è molto importante attivare organizzazioni e procedure di diagnosi precoci con l'utilizzo di metodologie, che ormai sono abbastanza note, ma poco diffuse, sempre più avanzate e con terapie mirate e tempestive che, in qualche modo, possano far evolvere meno gravemente queste malattie. Tutte queste patologie - faccio questa breve introduzione - richiedono perciò una continuità assistenziale per periodi di lunga durata e un'integrazione fra i servizi sanitari e quelli sociali. È, quindi, importante riportare ciò al centro dell'attenzione sanitaria, anche guardando a quello che è stato uno strumento importante, citato e consultato molte volte, il Piano nazionale della cronicità, e, come sempre, come punto dolente nell'organizzazione dei sistemi sanitari del nostro Paese, non armonico, non uniforme a livello nazionale, con risvolti assolutamente negativi in tante parti del Paese, per la non presa in carico di pazienti anche di questo tipo.

Io ricordo una formidabile esperienza in una piccola regione del Mezzogiorno, per mano di un grande professore, un luminoso punto di riferimento della reumatologia del nostro Paese, che oggi, purtroppo, non c'è più, il professor Ignazio Olivieri, che strutturò reparti, strutturò un'organizzazione interaziendale con una relazione stretta tra ospedale e territorio, dando formidabili e, ancora oggi, verificabili risultati in termini di assistenza a persone affette da queste patologie in quel territorio.

La pandemia che ha colpito il nostro Paese in questi ultimi anni ha aggravato ulteriormente la condizione di questi pazienti, come, nelle verifiche e nelle analisi che stiamo facendo avviene anche per altre patologie: mancate diagnosi, la crescita delle liste di attesa, la sospensione delle terapie da parte dei pazienti sono stati fattori che hanno sensibilmente inciso nella diffusione di queste patologie e anche nell'aggravamento di molti casi.

Ultimo punto; negli ultimi vent'anni, dal punto di vista del trattamento farmacologico, l'introduzione di nuovi farmaci biologici nell'area reumatologica ha modificato drasticamente la storia naturale di molte gravi patologie, consentendo di ottenere la remissione stabile e prolungata di molte malattie, prima fra tutte, la più diffusa, direi, che è l'artrite reumatoide; ciò anche con la perdita della copertura brevettuale dei farmaci biologici, con il permesso e l'introduzione, avvenuta in una positiva e virtuosa legislazione qualche anno fa, dei cosiddetti biosimilari, medicinali simili per qualità, per sicurezza e per efficacia ai farmaci biologici originatori, che possono essere prodotti secondo procedure normative espresse da specifiche linee guida europee e commercializzati sicuramente a prezzi inferiori rispetto ai prodotti originatori, con un netto miglioramento - è stato verificato - della qualità della vita dei pazienti da un punto di vista sociale e lavorativo, contribuendo, anche sul piano economico, a una sostanziale sostenibilità del sistema. Dobbiamo spingere molto sul tema dei farmaci biologici e dei biosimilari, costruendo procedure di snellimento anche in termini normativi e di autorizzazioni.

Molte volte – e concludo - i pazienti affetti da queste patologie sono spesso affetti anche da altre comorbilità ed è pertanto necessario investire in strumenti digitali che garantiscano un'assistenza multidisciplinare e interoperabile dei sistemi, anche informatici, attraverso gli elementi clinici, radiologici e di laboratorio che sono alla base di un'ottima diagnosi e di un'altrettanta ottima terapia. La mozione unitaria spinge molto sul tema della ricerca, sulla costruzione delle reti e dei piani diagnostici terapeutici e assistenziali a livello regionale, sull'attuazione finalmente del Piano nazionale della cronicità, sulla formazione degli operatori sanitari e, soprattutto, dei medici.

Questo racconto sulla sanità territoriale che, fino ad oggi, poteva sembrare una discussione più di tipo culturale, da qualche mese, col Piano nazionale di ripresa e resilienza, diventa un'occasione storica perché insieme alle strategie in sanità ci sono anche le risorse. Questo binomio non è un fatto costante nella storia anche istituzionale del nostro Paese; ai decisori pubblici e, quindi, anche a noi, che tocca vivere questa positiva storia di finanziamento del sistema sanitario, tocca non fallire e costruire, nel modo migliore possibile, percorsi di sicurezza e di assistenza anche a questi pazienti. Per queste ragioni, annuncio il voto favorevole del gruppo del Partito Democratico (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Rossana Boldi. Ne ha facoltà.

ROSSANA BOLDI (LEGA). Presidente, colleghi, questa mozione ha proprio lo scopo di accendere un faro su tutte le patologie reumatiche, sui bisogni di questi pazienti, che spesso hanno difficoltà ad avere una diagnosi in tempi accettabili, a ricevere le cure più appropriate, ad accedere ai farmaci, anche quando questi esistono. L'assistenza per questi pazienti è a macchia di leopardo, le reti di cura non sono sviluppate allo stesso modo in tutto il territorio nazionale e il bisogno di cure personalizzate si scontra spesso con la necessità di contenere la spesa farmaceutica. La ricerca ha portato, per questi pazienti, farmaci biologici, eppure ci sono volute sentenze e circolari per acclarare che deve essere il medico, in scienza e coscienza, a decidere se un farmaco originator può essere sostituito da un biosimilare o un biosimilare con un altro, alla ricerca non del farmaco più adatto al paziente, ma del farmaco che costa meno.

A questo proposito voglio soffermarmi sul fatto che anche nelle valutazioni di appropriatezza e di costo per il Sistema sanitario nazionale non si tiene sufficientemente conto dei costi indiretti di cura di una patologia. Mi spiego: il costo di un farmaco deve essere valutato anche per la capacità che questo ha di mettere il paziente in condizioni di vivere la sua vita nel modo più normale - scusatemi il termine - possibile, per un periodo molto lungo; parlo di capacità lavorativa, di minor accesso alle strutture sanitarie, di minor bisogno di assistenza. Quindi, abbiamo bisogno di investire nella ricerca e nella formazione. In Italia ci sono pochissimi reumatologi, va assolutamente aumentato il numero di corsi per questi specialisti.

I colleghi hanno citato il PNRR e la telemedicina. La telemedicina si è dimostrata molto utile nella pandemia, l'abbiamo quasi scoperta in pandemia, perché ha permesso di garantire una parvenza di continuità assistenziale. La telemedicina deve essere implementata sfruttando i finanziamenti del Piano nazionale di ripresa e resilienza; anzi, personalmente avrei investito molto di più in personale, formazione del personale e innovazione, piuttosto che nella costruzione di case della comunità e ospedali di comunità, che andranno poi, comunque, riempiti di contenuti e competenze, che bisognerà essere in grado di mantenere nel tempo.

I pazienti e le loro associazioni devono sempre - e dico sempre - essere coinvolti nelle scelte, a tutti i livelli, locale, regionale e nazionale. Sostanzialmente, cosa chiedono questi pazienti? Di avere diagnosi precoci, di non metterci anni per arrivare ad avere una diagnosi, di poter accedere alle cure, considerato che queste sono disponibili.

Questa mozione è stata scritta proprio mettendosi dalla parte dei pazienti e io credo che il Sistema sanitario nazionale, se vuole proseguire e se vuole veramente significare, come si sente dire spesso, che mette il paziente al centro, nelle sue scelte deve proprio sempre sentire la voce dei pazienti (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Silvana Nappi. Ne ha facoltà.

SILVANA NAPPI (M5S). Grazie, Presidente. Colleghe e colleghi, sottosegretario Costa, questa mozione porta all'attenzione di quest'Aula le problematiche di un ampio gruppo di patologie, quelle delle malattie reumatologiche, che costituiscono oggi uno dei problemi più gravi, sia sotto il profilo sanitario che sociosanitario. Determinano, infatti, elevati costi economici, per l'alta incidenza e per la complessità del trattamento, e, se non curate in tempo, causano anche elevato rischio di invalidità.

Oggi si conoscono circa 200 tipi diversi di patologie reumatiche, che colpiscono non solo persone adulte, ma anche bambini. A fronte della dimensione della gravità di questo problema, c'è ancora un riscontro obiettivo di disinformazione, di pregiudizi, di rassegnazione da parte dei malati e di molti medici, con notevole ritardo sia sulla diagnosi, che sull'inizio della terapia. Questo ha determinato, e determinerà, un'alta assistenza per la disabilità, a cui andranno incontro i pazienti.

È doveroso sottolineare, però, che, negli ultimi anni, la conoscenza è migliorata, permettendo ai medici di diagnosticare le diverse patologie con maggiore precisione e, quindi, sviluppare i trattamenti più adatti per le esigenze dei singoli pazienti. In più, molte malattie reumatiche determinano, nei soggetti che ne sono affetti, complicanze sistemiche e nei pazienti anziani la coesistenza di altre patologie può controindicare l'uso dei farmaci di primo impiego per il dolore e la rigidità articolare.

Lo studio della Società italiana di reumatologia ha messo in risalto che le malattie reumatologiche rappresentano la seconda causa di invalidità in Italia e che ci sono circa 800 mila persone affette da queste patologie. Proprio per questo credo sia auspicabile un impegno che punti alla prevenzione, che dovrebbe diventare l'obiettivo della sanità del futuro.

Fortunatamente, negli ultimi vent'anni c'è stato un impegno della ricerca scientifica e l'introduzione dei farmaci biologici, che hanno determinato un netto aumento della qualità di vita di questi pazienti, perché un trattamento precoce equivale ad una possibilità più alta di remissione della malattia. Ultimamente ci sono in commercio i farmaci biosimilari, come hanno detto anche gli altri colleghi, uguali per sicurezza e per efficacia, i quali andrebbero scelti non solo dal medico prescrittore e dai centri specialistici, ma anche dai medici di medicina generale, perché la sostituzione automatica del farmaco con un biosimilare è proprio tra le richieste di questa mozione, in quanto determinerebbe una riduzione della spesa farmaceutica e una maggiore sostenibilità del Sistema sanitario. Inoltre, la modalità di gestione, attualmente, non è uguale su tutto il territorio nazionale: bisogna specificare che ci sono delle regioni che hanno già effettuato la sostituzione in maniera automatica. Questo vincolo, comunque, non rispetta le normative approvate negli ultimi anni in materia di gare di appalto, tant'è vero che non sempre vi è la possibilità di avere la disponibilità di tre molecole aggiudicatrici delle gare, ma rimane solo un unico farmaco disponibile. Il principio dell'autonomia decisionale del medico non può, in alcun modo, essere limitato, né direttamente, né indirettamente. Ciò nonostante, continuano ad arrivare segnalazioni di difficoltà nel proseguire la terapia con farmaco biosimilare, in quanto non può essere sostituito in maniera automatica come prosecuzione della malattia, se non dal medico prescrittore. Questo è uno degli impegni più importanti che questa mozione chiede al Governo, ma ce ne sono altri, come: adottare iniziative volte a migliorare globalmente l'assistenza reumatologica, sia sul territorio sia nelle strutture ospedaliere; prevedere percorsi diagnostico-terapeutici assistenziali per le malattie specifiche o per gruppi di esse; implementare l'utilizzo della telemedicina e dell'intelligenza artificiale, nonché del fascicolo sanitario elettronico per garantire la continuità assistenziale, sia in periodi emergenziali, come quello che abbiamo vissuto ultimamente con la pandemia, sia per chi vive in territori poco accessibili. Bisognerebbe anche sviluppare progetti innovativi nell'ambito della ricerca scientifica, della formazione e dell'assistenza sanitaria e adottare linee guida e protocolli specifici, con la partecipazione delle parti sociali e datoriali, al fine di investire sulla salute nei luoghi di lavoro, valorizzando il potenziale delle persone con malattie croniche. L'obiettivo, quindi, è rafforzare lo stato di salute delle persone affette da queste patologie, per ritardare, se non evitare, le condizioni di cronicità e di disabilità.

Per tutti questi motivi che ho appena elencato, dichiaro il voto favorevole per il gruppo del MoVimento 5 Stelle (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto.

Avverto che, con il consenso degli altri sottoscrittori, il deputato Mandelli diventa il terzo firmatario della mozione n. 1-00211.

(Votazioni)

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Bologna, Carnevali, Mandelli, Boldi, Nappi, Noja, Gemmato, Fornaro ed altri n. 1-00211 (Seconda ulteriore nuova formulazione), come riformulata su richiesta del Governo, su cui il Governo ha espresso parere favorevole.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 8).

Interventi di fine seduta.

PRESIDENTE. Passiamo agli interventi di fine seduta.

Ha chiesto di parlare il deputato Bella. Ne ha facoltà. Colleghi, vi chiedo di uscire in silenzio. Proviamoci, collega.

MARCO BELLA (M5S). Grazie, Presidente. Vorrei ricordare in quest'Aula un nostro attivista del MoVimento 5 Stelle, Luigi Mizzoni, che è venuto a mancare pochi giorni fa. Lei mi dirà: “ma perché, per ricordare una persona, hai messo una cravatta molto sgargiante e degli abiti allegri”? Oggi, al funerale di Luigi, ci è stato chiesto di essere come lui voleva essere, cioè di portare allegria, di non mettere abiti scuri.

Luigi è stato un attivista, prima, del Partito Radicale e, poi, del nostro MoVimento 5 Stelle. Noi abbiamo il privilegio di poter rappresentare i cittadini in maniera attiva nelle istituzioni, ma anche le persone come Luigi, che sono dei semplici attivisti - ma, in realtà, sono importantissimi per tutti noi -, anche loro, hanno un ruolo veramente importante nella vita politica. Io volevo mandare un grande abbraccio alla famiglia di Luigi, alla sorella Susanna, alla moglie Oriana e, soprattutto, ai figli Giordano e Alessio (Applausi).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Paolini. Ne ha facoltà.

LUCA RODOLFO PAOLINI (LEGA). Grazie, Presidente. Vorrei segnalare al Ministro Franco quanto è andato in onda, ieri sera, a Le Iene, con riferimento a una presunta speculazione in danno dello Stato, enorme, in materia di caldaie da riscaldamento, il cui prezzo, normalmente oscillante tra i 1.200 e i 1.500 euro, sarebbe stato artificiosamente rialzato fino a 3 volte, al fine di locupletare nel tempo crediti di imposta mediante cessione. In sostanza, è come se in un saldo si triplicassero i prezzi in modo da locupletare, poi, dei vantaggi fiscali enormi.

Quindi, il Ministro dell'Economia e delle finanze, che, ricordo, dispone direttamente della Guardia di finanza, potrebbe fare subito accertamenti per evitare che si ripetano scandali, come quello che ha interessato il bonus facciate, mediante acquisizione, per esempio, dei listini prezzi pre-bonus e post-bonus, al fine di accertare anche se non esista un cartello tra installatori, venditori e produttori proprio al fine di frodare lo Stato di somme ingenti.

Ordine del giorno della prossima seduta.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.

Venerdì 4 marzo 2022 - Ore 9,30:

1. Svolgimento di interpellanze urgenti .

La seduta termina alle 13,45.

VOTAZIONI QUALIFICATE EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO

INDICE ELENCO N. 1 DI 1 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 8)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
1 Nominale Pdl 893-B - articolo 1 328 328 0 165 328 0 97 Appr.
2 Nominale articolo 2 327 327 0 164 327 0 97 Appr.
3 Nominale articolo 3 317 316 1 159 316 0 97 Appr.
4 Nominale articolo 5 332 332 0 167 331 1 97 Appr.
5 Nominale Pdl 893-B - voto finale 384 381 3 191 381 0 95 Appr.
6 Nominale Moz. Villani e a. 1-543 n.f. rif. 389 389 0 195 389 0 92 Appr.
7 Nominale Moz. Lollobrigida e a. 1-597 rif. 389 389 0 195 389 0 92 Appr.
8 Nominale Moz. Bologna e a. 1-211 u.n.f. rif. 346 345 1 173 345 0 90 Appr.

F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M = Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui é mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi é premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.