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Resoconto dell'Assemblea

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XVIII LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 649 di mercoledì 2 marzo 2022

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ETTORE ROSATO

La seduta comincia alle 9,30.

PRESIDENTE. La seduta è aperta.

Invito la deputata segretaria a dare lettura del processo verbale della seduta precedente.

SILVANA ANDREINA COMAROLI, Segretaria, legge il processo verbale della seduta di ieri.

PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.

(È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Ascari, Baldelli, Barelli, Bergamini, Bonomo, Enrico Borghi, Boschi, Brescia, Brunetta, Casa, Maurizio Cattoi, Cirielli, Colucci, Covolo, Davide Crippa, D'Inca', D'Uva, Dadone, Daga, Delmastro Delle Vedove, Luigi Di Maio, Dieni, Fassino, Gregorio Fontana, Ilaria Fontana, Franceschini, Frusone, Gallinella, Garavaglia, Gava, Gebhard, Giachetti, Giacomoni, Giorgetti, Grande, Guerini, Invernizzi, Lapia, Lollobrigida, Losacco, Lupi, Magi, Marattin, Marin, Melilli, Molinari, Mule', Mura, Occhionero, Orlando, Paita, Perantoni, Rizzo, Rotta, Scalfarotto, Schullian, Scoma, Serracchiani, Carlo Sibilia, Speranza, Suriano, Tabacci, Tasso, Raffaele Volpi, Zanettin e Zoffili sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.

I deputati in missione sono complessivamente 103, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna (Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna).

Preavviso di votazioni elettroniche (ore 9,35).

PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.

Sospendo a questo punto la seduta, che riprenderà alle ore 9,55.

La seduta, sospesa alle 9,35, è ripresa alle 9,55.

Seguito della discussione del testo unificato delle proposte di legge: D'iniziativa popolare; Zan ed altri; Cecconi e Magi; Rostan ed altri; Sarli ed altri; Alessandro Pagano ed altri; Sportiello ed altri; Trizzino: Disposizioni in materia di morte volontaria medicalmente assistita (A.C. 2​-1418​-1586​-1655​-1875​-1888​-2982​-3101-A​).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del testo unificato delle proposte di legge nn. 2-1418-1586-1655-1875-1888-2982-3101-A: Disposizioni in materia di morte volontaria medicalmente assistita.

Ricordo che nella seduta del 17 febbraio sono stati, da ultimo, i respinti gli identici emendamenti 1.17 Alessandro Pagano e 1.116 Zanettin.

Avverto che, fuori della seduta, è stato ritirato l'emendamento 1.104 Annibali.

(Ripresa esame dell'articolo 1 - Testo unificato - A.C. 2-A​)

PRESIDENTE. Passiamo all'emendamento 1.25 Varchi.

Ha chiesto di parlare la collega Varchi. Ne ha facoltà. Colleghi, facciamo silenzio in Aula, cortesemente. Prego, collega.

MARIA CAROLINA VARCHI (FDI). Grazie, Presidente. Io comprendo che per tutti sia estremamente difficile affrontare questo provvedimento oggi, mentre venti di guerra spirano dal Nord-Est. Però, dobbiamo svolgere il nostro lavoro e quindi io comincio con la mia dichiarazione di voto sull'emendamento 1.25.

Come già ho avuto modo di dire nel corso di altri interventi che ho svolto sia in Commissione sia in Aula, questo emendamento tende a valorizzare l'apporto che le cure palliative potrebbero dare alla questione, intesa nel suo complesso. Infatti, nonostante esista in Italia la legge n. 38 del 2010, la stessa non è mai stata sostenuta finanziariamente in maniera adeguata e questo comporta la mancanza, in Italia, della consapevolezza di come potrebbero cambiare il dibattito politico e l'attività del legislatore su questo tema, laddove vi fosse un contributo di questo tipo, perché manca, in termini di certezza, o anche solo in termini di statistica, la sicurezza in ordine all'effetto che le cure palliative produrrebbero, laddove fossero realmente nelle condizioni di alleviare la sofferenza e, conseguentemente, di modificare in qualche maniera l'espressione di volontà del soggetto. Infatti, in base alla sentenza n. 242 del 2019 della Corte costituzionale, che poi è - diciamolo senza ipocrisie - anche il motivo per cui noi oggi stiamo esaminando questo testo di legge, “il coinvolgimento in un percorso di cure palliative deve costituire il prerequisito della scelta, in seguito, di qualsiasi percorso alternativo da parte del paziente”. Ho citato un passo di questa sentenza che ritengo particolarmente pregnante, perché essa pone questo prerequisito con caratteri di cogenza, mentre, nel testo unico - così come modificato in Commissione -, questo prerequisito non viene nemmeno menzionato. Trovo, peraltro, ancora più grave che i requisiti per l'accesso alla procedura del fine vita, nonostante le modifiche - e su questo ringrazio ancora una volta i relatori, che hanno mostrato l'apertura al confronto con le forze di opposizione e, in generale, con tutte le forze che hanno una visione diversa delle cose -, risultino alla fine meno rigorosi di quelli che in realtà permettono di accedere alle cure palliative.

Per queste ragioni, che ho cercato brevemente di esprimere, nel poco tempo che la dichiarazione di voto mi ha consentito di fare, chiedo il voto favorevole al mio emendamento (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Palmieri. Colleghi, facciamo maggiore silenzio in Aula! Mi rivolgo anche ai vicini di banco del collega Palmieri, in maniera da consentirgli di intervenire. Prego, collega.

ANTONIO PALMIERI (FI). Grazie, Presidente Rosato. Come ho già detto l'altra volta, non è conveniente… Presidente Rosato, Presidente, chiedo scusa, mi rivolgo ancora lei: ha già fatto tre tentativi, però oggettivamente, su un tema come questo non è possibile fare un intervento in queste condizioni…

PRESIDENTE. Onorevole Palmieri, con pazienza otterremo il silenzio e il rispetto di tutti i gruppi parlamentari. Pregherei anche i colleghi che sono nell'emiciclo di accomodarsi al loro posto, oppure chi ritiene di dover discutere di altro, di andare fuori dall'aula. Prego.

ANTONIO PALMIERI (FI). L'emendamento 1.25 Varchi, Bellucci, Gemmato, Maschio, Vinci può sembrare apparentemente peggiorativo della norma, dal punto di vista di coloro che, come noi, compresi i proponenti, la avversano. In realtà, è un emendamento che ha una duplice finalità. In primo luogo, riconduce l'articolo 1 a quella che dovrebbe essere la sua essenza, vale a dire alla sua “finalità”, come recita il titolo del medesimo; invece, i relatori e la maggioranza, che si è coagulata attorno a questo provvedimento, hanno deciso di forzare la mano all'articolo 1, inserendo queste specificazioni dei requisiti, necessari per accedere alla richiesta di suicidio assistito, che, non a caso, sono poi ripetuti all'articolo 3, quella che è la loro sede naturale. Quindi, sotto questo aspetto, l'emendamento delle colleghe e dei colleghi di Fratelli d'Italia non è peggiorativo del testo, ma riporta l'articolo 1 alla sua finalità originale.

Presidente, è veramente complicato, soprattutto su un tema così.

PRESIDENTE. Onorevole Palmieri, la sto ascoltando.

ANTONIO PALMIERI (FI). Io la ringrazio, però mi piacerebbe che mi ascoltassero anche gli altri.

PRESIDENTE. È un'ambizione di tutti quelli che intervengono in Aula. Colleghi, rinnovo l'invito a maggior silenzio!

ANTONIO PALMIERI (FI). Io la ringrazio, perché non è solo una cortesia nei miei confronti, ma è la cortesia nei confronti di ciascuno di noi, perché parliamo della morte e, di fronte alla morte, siamo tutti chiamati a un di più di serietà.

Come dicevo, c'è un secondo punto, più politico, più di sostanza, che è sotteso a questo importante emendamento. Come abbiamo detto l'altra volta, noi non stiamo celebrando un derby tra coloro che sono fautori della sofferenza e coloro che, invece, vogliono eliminare la sofferenza. Non è questo il derby: il derby si è giocato ieri sera, a San Siro. L'altra volta abbiamo convenuto che, in quest'Aula, siamo tutti dalla parte delle persone che soffrono, come ha ricordato anche l'ottimo collega Ungaro, nel suo intervento. Allora, se il punto di partenza è questo, il punto decisivo di questa norma è dove vogliamo schierare le istituzioni e lo Stato. Noi crediamo che le istituzioni e lo Stato si debbano schierare a fianco della persona gravemente sofferente, garantendo il massimo dello sforzo per alleviarne la sofferenza. Come ho detto l'altra volta - e lo ripeto e lo ripeteremo ancora nelle settimane a venire - noi vogliamo eliminare la sofferenza, non il sofferente.

Partendo da questi presupposti, l'emendamento in questione richiama tutti, non solo a riportare l'articolo 1 al titolo del medesimo, ossia a descrivere le finalità della norma, ma soprattutto a capire qual è il punto finale di arrivo di questa norma e delle norme che, inevitabilmente, la seguiranno. Infatti, come dimostra quello che è successo in Belgio e in Olanda e anche in Canada, dal 2000 ai giorni nostri, una volta che si apre la porta, la china diventa inarrestabile. È successo anche qui, nel nostro Paese, perché i colleghi e le colleghe che erano presenti nella scorsa legislatura - e parlo soprattutto alle colleghe e ai colleghi del Partito Democratico - ricorderanno che, di fronte alla nostra insistenza sul fatto che quella legge aprisse le porte all'eutanasia nel nostro Paese, ci fu risposto: non è vero, non è così, questa legge non è un punto d'inizio, è un punto d'arrivo. Non è così. La storia del nostro Paese dimostra che non è così. Come la sentenza, e prima ancora l'ordinanza, della Corte costituzionale hanno detto, tali norme si sono inserite proprio all'interno della legge sul testamento biologico, per compiere un passo in più.

Come vedremo nell'esame degli emendamenti successivi, ci sono emendamenti che ci spingono a fare ancora dei passi in più, perché l'obiettivo dichiarato di una parte precisa - non quello dei relatori, sulla cui buona fede io non ho alcun dubbio -, anche di colleghe e colleghi, è di arrivare all'eutanasia e di arrivare alla norma, che sia scritta in una sola riga: ognuno ha il diritto di chiedere l'eutanasia e lo Stato ha il dovere di concederla. Questo è il punto d'arrivo!

Allora, l'emendamento 125 Varchi ci riporta a prendere coscienza di questo inevitabile punto d'arrivo, perché la sequenza non si ferma. In Olanda e in Belgio, hanno iniziato con il suicidio assistito e sono arrivati all'eutanasia, dal neonato all'anziano. Sono arrivati alla proposta di eutanasia per i malati di Alzheimer. E, badate, questo non è terrorismo propagandistico: è semplicemente guardare la realtà, cioè guardare la storia, guardare quello che è successo e trarne insegnamento.

In conclusione, Presidente, invito, in primo luogo, l'Aula a uscire dal torpore e dalla distrazione, perché, in queste ore, in questi giorni, per una drammatica ironia della sorte e del destino, parliamo di morte fuori di quest'Aula e parliamo di morte anche dentro quest'Aula. Allora, come ho detto, siamo tutti chiamati a un di più di attenzione e di intelligenza, per evitare di compiere errori, i cui effetti li vedremo nel tempo (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, sull'ordine dei lavori, l'onorevole Bellucci. Ne ha facoltà.

MARIA TERESA BELLUCCI (FDI). Grazie, Presidente, di avermi dato la parola. Mi permetto di fare un intervento sull'ordine dei lavori, perché ritengo che sia indispensabile. Come Fratelli d'Italia, ma anche con gli altri gruppi, abbiamo seguito questo provvedimento, con grande attenzione e con la serietà e la puntualità che necessita un tema così alto. Nel contempo, devo sottolineare che esistono emergenze attuali che richiamano l'attenzione di noi tutti. In questo momento ho una personale difficoltà a pensare di poter sospendere quell'attenzione, che deve essere data allo stato di crisi, una crisi bellica, una crisi umanitaria, una crisi sociale, che sta proprio alle porte dell'Europa. Io mi aspettavo – e, per questo, Presidente, ho chiesto un intervento sull'ordine dei lavori - che ogni Commissione potesse essere convocata per affrontare, nell'ambito delle proprie specifiche competenze, tutte quelle modalità attraverso le quali poter vivere questo stato di crisi e di conflitto bellico. Credo, a partire dalla Commissione affari sociali alle Commissioni attività produttive a Politiche dell'Unione europea, che tutti noi avremmo potuto dare un contributo.

PRESIDENTE. Onorevole Bellucci, c'è una capigruppo: il suo gruppo sarà presente e ne discuteremo in quella sede. Non mi sembra che questo intervento sia pertinente. La ringrazio.

MARIA TERESA BELLUCCI (FDI). Mi scusi, posso finire?

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Alessandro Pagano. Ne ha facoltà.

ALESSANDRO PAGANO (LEGA). Presidente, ci vogliamo inserire in questo contesto, nel dibattito sull'articolo 1 e, in particolare, sull'emendamento 1.25 Varchi, perché riteniamo che debba essere ricondotta all'ordine la ratio dell'ordinanza della Corte su cui noi tutti oggi siamo stati chiamati a ragionare. Per cui, quando si dice testualmente che la presente legge disciplina la facoltà della persona affetta da patologia irreversibile con prognosi infausta o in condizioni cliniche irreversibili, e, come da emendamento, se ne chiede la soppressione, non è, nella maniera più assoluta, un mero esercizio di retorica, oppure la volontà di allungare i tempi. Ritengo sia utile che questo Parlamento con attenzione ne dibatta. Con attenzione, Presidente, perché c'è un brusio che, oggettivamente, non fa concentrare bene, mentre, secondo il nostro parere, invece, deve essere oggetto di attenzione. Mi riferisco a che cosa, Presidente? Al fatto che il primo punto su cui la Corte si è dichiarata in maniera assolutamente inconfutabile e incontrovertibile è il fatto che, prima di arrivare a qualsiasi decisione di qualunque tipo e specie, anche la più dura da accettare per gli animi che, ovviamente, la pensano in maniera diversa, c'è da parlare soprattutto di cure palliative, su cui la Corte, che è un organo che di tutto si occupa tranne che di sanità, ritiene di dedicare tempo, e non poco tempo, nella sua lunga sentenza, perché, evidentemente, è stato disatteso un punto essenziale, e cioè che la legge che nel 2010 fu votata all'unanimità da quest'Aula… Presidente!

PRESIDENTE. Onorevole Pagano, vada avanti, la stiamo ascoltando con grande interesse.

ALESSANDRO PAGANO (LEGA). Lo so, la ringrazio, lei con interesse, però, purtroppo, in generale no. La legge che fu votata all'unanimità in quest'Aula, in verità, è stata completamente disattesa. Non 1 euro è stato investito su questo provvedimento e noi, oggi, abbiamo soltanto il 15 per cento della popolazione italiana seguita da caregiver. Il 15 per cento è una cosa che veramente grida vendetta. Ci sono regioni, fra cui anche la mia, che, per quanto abbiano fatto sforzi non indifferenti per colmare il gap rispetto a un'assistenza necessaria e indispensabile in un Paese che si vuole dichiarare civile, tutto hanno fatto tranne che raggiungere l'obiettivo, perché le risorse sono quelle che sono. Sappiamo bene che poi, manco a farlo apposta, dal 2010 ad oggi c'è stato qualcosa come un taglio di 36 miliardi di euro, che soltanto l'anno scorso hanno visto un'inversione nella cifra complessiva, perché evidentemente siamo stati sotto pandemia.

Quindi, non ci dobbiamo nascondere dicendo che si è venuti incontro alla richiesta della sanità. No, c'era un'esigenza, c'era un evento straordinario, è stato aumentato di qualche miliardo, ma dal 2010 fino al 2019 compreso, il taglio fu di 36 miliardi di euro. E, allora, qui si capisce benissimo che, anziché investire, è stato sottratto. Se la Corte interviene, la Corte, non un organismo di sanità, non l'Istituto superiore di sanità, non la Commissione sanità alla Camera o al Senato, la Corte ritiene indispensabile che su questo argomento si intervenga. Mi rivolgo ai colleghi che in questo momento ci stanno ascoltando: non si abbia mai a vedere nessuno dei propri cari o dei propri amici che abbia problemi di questo genere. Ma avviso tutti, e lo dico con grande chiarezza, che l'85 per cento della popolazione, in questo momento, non ha servizi adeguati per raggiungere questo obiettivo. Eppure, a fronte di questo, sono stati stanziati soltanto 9 miliardi nel Piano nazionale di ripresa e resilienza. A fronte di tutto questo l'assistenza e le cure domiciliari continuano a non essere H24.

E noi sappiamo bene che il malato oncologico, tra l'altro, oggi, con tutte le tecnologie e con tutte le esperienze vincenti che si sono manifestate in questi ultimi anni, ha bisogno di un'assistenza H24. Le famiglie, tutt'oggi, non vengono tutelate, non vengono aiutate, non esiste un provvedimento in tal senso, e noi stiamo qui a dibattere sulla seconda parte della sentenza della Corte, cioè che c'è un diritto al suicidio che deve essere manifestato e realizzato nei termini in cui correttamente il Parlamento, attraverso un dibattito che si spera virtuoso, possa raggiungere? Ma la prima parte, signor Presidente, continua a essere non soddisfatta, e qui, in quest'Aula, non arrivano segnali di alcun tipo in questa direzione. Queste sono le cose su cui oggi dobbiamo dibattere, perché, sulla seconda parte, saremmo tutti d'accordo, se la prima venisse soddisfatta.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Bologna. Ne ha facoltà.

FABIOLA BOLOGNA (CI). Presidente, intervenendo su questo emendamento, ribadiamo, ancora una volta, che una legge di questo tipo, che parla della vita e della morte delle persone, deve essere particolarmente attenta alla terminologia per non creare interpretazioni e fraintendimenti, soprattutto per quelle persone, per il personale sanitario e per le famiglie che poi arriveranno in questi percorsi. Il nostro tentativo, quello di Coraggio Italia e dei colleghi che in Commissione hanno lavorato, era quello di migliorare questo aspetto terminologico. Abbiamo presentato emendamenti specifici che non sono stati accolti; erano emendamenti seri da un punto di vista scientifico per quanto riguarda la terminologia.

E, invece, siamo rimasti sempre allo stesso punto; anzi, eravamo arrivati a un punto di accordo, ma poi si è tornati indietro, sorprendentemente si è tornati indietro, utilizzando questa terminologia ancora una volta aleatoria, indefinita, che può aprire a scenari imprevedibili. Penso ai miei colleghi medici che dovranno mettersi a lavorare su queste cose, veramente non so come faranno. Basti pensare che come requisito per la richiesta del suicidio assistito è sufficiente che la persona si trovi in una condizione clinica irreversibile. Cosa vorrà dire mai condizione clinica irreversibile, senza un'altra specificazione? È veramente una terminologia incomprensibile per un medico all'interno di una struttura sanitaria; praticamente potrebbe essere riferita a qualsiasi patologia cronica, oncologica. Ciò vale anche per il concetto che hanno voluto specificare e che propongono come soluzione di sostegno vitale, senza specificare che cos'è questo sostegno vitale. Potrebbe essere un farmaco, e quindi, se ho un ipotiroidismo e mi prendo l'Eutirox, è un sostegno vitale, perché, se non lo prendo, praticamente vado in coma. Se ho un diabete e non mi prendo l'insulina, vado in coma, quindi posso richiedere il suicidio medicalmente assistito. Questo non è chiaro, non è chiarito in questa legge, non è specificato, può essere interpretato. Una buona legge non può dare adito a questo tipo di interpretazioni. Quindi, non è una buona legge in questo momento, è una legge che potrà essere interpretabile a seconda dei casi, addirittura a seconda delle sensibilità, a seconda – non so -del partito politico di quel momento, non lo so. Questo renderà davvero difficile il compito di chi dovrà applicarla. Inoltre noi, come Coraggio Italia, avevamo chiesto fortemente un registro, un monitoraggio per intercettare delle devianze, per intercettare degli abusi, e neanche questo ci è stato consentito. Come si fa a dire che questa è una buona legge? Non è una buona legge.

E quindi, come ci dice la letteratura giuridica internazionale, spesso la legalizzazione del suicidio assistito in Paesi come il nostro, purtroppo, dove le cure palliative e le reti di sostegno non sono garantite a tutti i pazienti - non lo sono, quindi noi non abbiamo garantito le cure palliative a tutti i pazienti, la terapia del dolore a tutti i pazienti, come facciamo a parlare di scelta libera? -, il suicidio assistito potrebbe essere equivalente a una incentivazione statale al suicidio.

Signori, vi invito davvero a riflettere, perché qui non si tratta di mettere una bandierina ancora una volta, una “legge Zan” da mandare al Senato. Qui si tratta veramente della vita e della morte delle persone, e soprattutto di un impegno di sanitari, che devono svolgere il loro lavoro nella maniera corretta. Quindi, stiamo attenti a queste terminologie, ripensiamoci, riflettiamoci e cerchiamo di creare una struttura legislativa che possa avere un valore e non possa essere interpretata a piacere, come sempre, nel nostro Paese (Applausi dei deputati del gruppo Coraggio Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Pini. Ne ha facoltà.

GIUDITTA PINI (PD). Grazie, Presidente. Volevo solo richiamare l'attenzione dell'Aula, perché questo, come è stato ricordato prima dai colleghi, è un argomento molto delicato e importante, anche complesso. Ho ascoltato interventi anche accorati, però che non riguardano il tema di cui stiamo discutendo e su cui dovremmo votare. Il tema dell'emendamento è stato trattato dall'onorevole Palmieri, che ha spiegato la sua finalità, quella di togliere dall'articolo 1 tutta la parte da “della persona affetta” fino a “clinica irreversibile”, quindi di rendere l'articolo 1 più “asciutto” e rimandare all'articolo 3 le specifiche. Non si parla in questo emendamento né di introduzione delle cure palliative, né vi si fa riferimento.

Quindi, considerato che è un tema molto delicato, su cui tutti noi stiamo lavorando e su cui credo che ognuno, anche chi è intervenuto, abbia la propria sensibilità, ritengo sia corretto, anche per quest'Aula, discutere realmente di ciò che stiamo per votare; altrimenti, se ogni volta si fa un intervento come se fossimo in discussione generale si rischia di fare ancora più confusione e di non aiutare il nostro lavoro, volto a migliorare il testo di legge e a fare in modo che ci sia una discussione ampia, però, anche consapevole e corretta su quello che stiamo per votare (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, a titolo personale, l'onorevole Trizzino. Ne ha facoltà, per un minuto.

GIORGIO TRIZZINO (MISTO). Grazie, Presidente. Credo che da quest'Aula siano sempre uscite leggi importanti, che hanno fatto la storia di questo Paese; anche in questa circostanza, non possiamo sottrarci a produrre una legge corretta, giusta. Allora, ho ascoltato con molta attenzione le motivazioni dei proponenti questo emendamento e le ritengo valide, tutto sommato, perché bisognerebbe soltanto limitarsi, nel primo articolo, a riferirsi alla sentenza della Corte costituzionale; quindi, questo riferimento, come è stato detto, “asciutto”, io credo che sia anche giusto e corretto, che sia, tutto sommato, un riferimento base. Per cui credo che convintamente voterò a favore di questo emendamento (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Bellucci. Ne ha facoltà.

MARIA TERESA BELLUCCI (FDI). Grazie, Presidente. Come hanno detto i colleghi che mi hanno preceduta, abbiamo proposto questo emendamento con l'intento di dare uno spazio di chiarezza e anche di maggiore rassicurazione rispetto a chi si troverà nella condizione, se questa legge venisse approvata, di poter scegliere se portare a termine la propria esistenza. Vi abbiamo sottolineato più volte che una scelta libera è quella che permette di avere tutte le possibilità e le opportunità di assistenza da parte del sistema sanitario nazionale e, come ci ha detto la Corte, certamente l'aspetto prioritario precedente è la presenza delle cure palliative. Allora, le nostre riflessioni sono state rivolte proprio a questo e rispetto al fatto che questa sicurezza non c'è.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Lucaselli. Ne ha facoltà.

YLENJA LUCASELLI (FDI). Grazie, Presidente. Il tema è proprio questo, in Italia c'è, esiste, una legge sulle cure palliative e questo testo non prende in considerazione il fatto che esista questa norma, e da qui dobbiamo partire per poter capire il senso dell'emendamento presentato dalla collega Varchi. Il tema è che quando vengono specificati i requisiti di accesso alla procedura di fine vita, addirittura, in base a questo testo, risultano molto meno rigorosi quelli del fine vita rispetto a quelli delle cure palliative e, allora, questo emendamento cerca di sciogliere proprio questo tema, proprio questo nodo, in virtù di quanto già statuito nell'ambito della Consulta. È necessario che si faccia un passaggio rigoroso, stante il fatto che la norma in Italia esiste e ovviamente questo testo non può ignorarla.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Bignami. Ne ha facoltà.

GALEAZZO BIGNAMI (FDI). Grazie, Presidente. L'emendamento è evidentemente finalizzato a colmare una situazione di vulnerabilità nell'accesso alla procedura che i proponenti il testo hanno ritenuto di realizzare, in quanto - come veniva correttamente rappresentato da chi mi ha preceduto - l'accessibilità rispetto all'iter che porta al fine vita è addirittura più agevole rispetto, invece, a quella per chi intendesse aderire a cure palliative, concepite evidentemente per altra finalità. Pertanto, si tratta, come è stato riconosciuto, con onestà intellettuale, anche da chi mi ha preceduto, di un tentativo di correggere un'evidente stortura di un provvedimento che, diversamente, si scosterebbe anche rispetto al dettato della Corte Costituzionale (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Bucalo. Ne ha facoltà.

CARMELA BUCALO (FDI). Presidente, con questo emendamento si vuole dare una maggiore tutela alle persone per evitare che ci siano pericoli di abuso per la vita, soprattutto, di persone in situazioni di grande fragilità e vulnerabilità, proprio perché l'accesso alle procedure di fine vita è previsto, in questa proposta di legge, non come prerequisito, così come è stato sancito dalla Corte costituzionale. Ecco perché ritengo che sia molto importante la votazione di questo emendamento.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Pittalis. Ne ha facoltà.

PIETRO PITTALIS (FI). Presidente, noi voteremo a favore di questo emendamento per le ragioni che ha ben illustrato il collega Antonio Palmieri. Mi sorprende l'intervento della collega Pini, perché si può dissentire rispetto a quanto detto dall'onorevole Palmieri, ma il nostro dovere di legislatori è di valutare le cose per il presente e per il futuro (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia-Berlusconi Presidente, Fratelli d'Italia e Coraggio Italia), senza condizionamenti emotivi e dunque con la libertà di dire quello che si pensa, anche se non la pensiamo come lei, onorevole Pini.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Caiata. Ne ha facoltà.

SALVATORE CAIATA (FDI). Grazie, Presidente. Condivido quello che diceva il collega; il tema è troppo delicato per non essere oggetto di dibattito libero e approfondito. Credo che ognuno di noi abbia onestamente degli imbarazzi di etica personale a discutere di questa cosa, per cui ogni considerazione, ogni riflessione è legittima, ogni pensiero è legittimo, ogni minuto non è sprecato.

Io non posso che condividere anche quello che diceva la collega Bellucci; è imbarazzante per noi parlare di questa materia oggi, in un momento storico contestualizzato come quello che stiamo vivendo, in cui la morte ci piomba addosso fuori da quest'Aula e noi dedichiamo, invece, tempo in quest'Aula a un argomento così delicato. Vorremmo riflettere su altro (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)

PRESIDENTE. Concluda, onorevole.

SALVATORE CAIATA (FDI). Detto questo, onestamente, riteniamo che l'emendamento presentato dalla collega Varchi meriti di essere votato. Dobbiamo avere un percorso di accesso alle cure palliative quanto meno importante quanto quello (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Caiata, lo voteremo senz'altro.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Ciaburro. Ne ha facoltà.

MONICA CIABURRO (FDI). Grazie, Presidente. Credo che il tema che dobbiamo affrontare non sia tanto sull'etica e la morale rispetto a un approccio che, da legislatori, deve essere molto razionale e lucido. Lo dico anche in virtù delle leggi poste in essere da questo Governo, che non hanno saputo né scrivere né immaginarne le ricadute, e abbiamo visto i disastri economici e le frodi che si sono presentati davanti.

Quindi, allo stesso modo e soprattutto su questa materia, quando si tratta di fine vita, noi dobbiamo creare lo strumento legislativo più perfetto, anche sotto il profilo della stesura - e soprattutto sotto il profilo della stesura - affinché non possa e non debba avere interpretazioni. E rispetto a quando si diceva, ossia che non c'entrano nulla le cure palliative, ribadisco che le cure palliative devono essere messe in campo come prerequisito per accedere a quella facoltà, con riguardo a quello strumento che si può definire attraverso questa legge, ma che in qualche modo deve essere assolutamente perfetto rispetto a quello che ne sarà l'uso (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Frassinetti. Ne ha facoltà.

PAOLA FRASSINETTI (FDI). Grazie, Presidente. La finalità di questo emendamento è sicuramente importante perché, come si diceva, interviene sull'articolo 1, ma la questione più abnorme è proprio quella relativa ai requisiti: i requisiti d'accesso alla procedura del fine vita sono in realtà meno rigorosi di quelli che permettono di accedere alle cure palliative.

Ecco, in questo concetto si esplicita tutta la contraddizione e anche la poca accuratezza che ci sono state nello stilare questo articolo 1. Bisogna riflettere su questo aspetto ed è questo, secondo me, il cuore dell'emendamento (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Maschio. Ne ha facoltà.

CIRO MASCHIO (FDI). Grazie, Presidente. Questo emendamento soppressivo interviene sulle finalità di questa proposta di legge, perché cerca, fin dall'inizio, di riportare nella finalità corretta la ratio di questa proposta di legge.

La sentenza n. 242 del 2019 è molto chiara e non c'è margine di equivoco. Il coinvolgimento in un percorso di cure palliative dev'essere un prerequisito, una precondizione, e non una voce da menzionare incidentalmente, diciamo, all'interno di un periodo in cui si parla più agevolmente delle scelte alternative. Quindi, è un emendamento di buonsenso che riporta proprio lo spirito corretto che questa proposta di legge dovrebbe avere.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Montaruli. Ne ha facoltà.

AUGUSTA MONTARULI (FDI). Grazie, Presidente. La Corte costituzionale è stata molto chiara nella sentenza n. 242 del 2019: il corso delle cure palliative deve essere un prerequisito. Quindi, noi non ci possiamo spostare dall'indicazione che la Corte ci pone.

Ma voglio dire di più. L'emendamento prevede la soppressione di parole come “patologia irreversibile” e “prognosi infausta”. Sono due locuzioni che danno la misura della delicatezza del provvedimento che stiamo votando, ma fanno anche comprendere come sia realmente difficile definire cosa possa essere una patologia irreversibile o una prognosi infausta. Lo stesso provvedimento, nell'articolo 2, non prevede assolutamente la definizione di queste due locuzioni. Se ne guarda bene dal definirle e questo perché è quasi impossibile definirle. Allora, solo la previsione…

PRESIDENTE. La ringrazio…

AUGUSTA MONTARULI (FDI). Mi manca un secondo, Presidente. Ha iniziato a scampanellare (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Prisco. Ne ha facoltà.

EMANUELE PRISCO (FDI). Presidente, con la dovuta elasticità, nel rispetto, ovviamente, delle regole d'Aula, credo che - anche con l'impegno nel tagliare l'intervento successivo - fosse utile far finire la collega Montaruli e farle completare il pensiero che stava esprimendo.

Mi permetto di segnalare, volendo sottoscrivere questo emendamento, il buonsenso, vista la delicatezza del tema, e la maggiore attinenza possibile ed equilibrata al disposto della Corte costituzionale, nonché, allo stesso tempo, anche il coordinamento dell'articolato con le norme che impiegano, appunto, le cure palliative (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Giovanni Russo. Ne ha facoltà.

GIOVANNI RUSSO (FDI). Grazie, signor Presidente. Uno degli elementi che rende insopportabile la malattia è il dolore. Per questa ragione è importante, soprattutto affrontando una tematica importante come quella che stiamo trattando oggi, concentrarci sulle pratiche che possono in qualche modo alleviare il dolore. È per questo che la Corte costituzionale, con la sentenza n. 242 del 2019, ha stabilito che il coinvolgimento in un percorso di cure palliative deve costituire un prerequisito della scelta, in seguito, di qualsiasi altro percorso alternativo da parte del paziente. Noi non possiamo non tenere conto di un elemento così importante, come quello delle cure palliative, prima di arrivare a qualsiasi altra considerazione sul momento del fine vita.

Per questa ragione, io chiedo a tutti quanti voi di votare in maniera favorevole sull'emendamento della collega Varchi, perché se non c'è questo prerequisito è un…

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Osnato. Ne ha facoltà.

MARCO OSNATO (FDI). Grazie, Presidente. Non posso non notare che l'argomento è di così ampio interesse in quest'Aula che si sono creati addirittura dei capannelli per amplificare e ampliare il dibattito (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Sono sicuro, però, che possiamo farlo tutti insieme questo dibattito, io credo.

Detto questo, mi pare che, ancora una volta, in questa Nazione, quando si affrontano argomenti che riguardano la vita in genere e il diritto ad essa collegato, si parte magari ponendo come generali principi anche condivisibili o comprensivi di chi ha un'altra opinione, però poi, quando si esplicano nel dettato normativo, si arriva sempre al solito obiettivo, tralasciando chi del diritto alla vita crede di dover fare una battaglia.

Mi pare che anche in questo caso, però, il tema delle cure palliative non sia un aspetto secondario, e anzi - e non tanto per quanto dicono gli estensori dell'emendamento, ma per quanto dicono gli estensori della Corte costituzionale - ci sia la necessità di dare priorità al tema delle cure palliative. Ecco, noi crediamo che questo emendamento vada a fare qualcosa (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Vinci. Ne ha facoltà.

GIANLUCA VINCI (FDI). Grazie, signor Presidente. Guardate, in questa discussione sugli emendamenti abbiamo sentito dire un po' di tutto. Abbiamo sentito l'onorevole Pini che ha detto di rimanere sul tema e, allora, voglio rimanere sul tema. Su una proposta di legge come questa, di iniziativa popolare, e con altri sette progetti di legge che la integrano, ci ritroviamo, per una norma come questa, richiesta dalla gente, dai cittadini italiani o, comunque, meditata da diverse decine d'anni, di fronte a ben sette facciate di norma. Quindi, sette normative riunite danno vita a sole sette facciate. Per venirci a dire cosa? Per venire a dire, in un termine assolutamente asettico, che ove vi sia una prognosi infausta, il cui significato medico può essere del tutto (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)

PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Vinci.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Bagnasco. Ne ha facoltà

ROBERTO BAGNASCO (FI). Grazie, Presidente. Molto brevemente, solamente per intervenire all'interno di un dibattito che mi sembra che non sia partito nel modo più corretto possibile. Questo mi dispiace, perché l'intenzione di coloro i quali - e sono tanti - hanno collaborato a questa iniziativa era quella di trovare dei momenti di accordo e di approfondire evidentemente alcune tematiche, ma mai partendo da posizioni non compatibili.

Quello che voglio dire è che tra i vari interventi quello dell'onorevole Trizzino, che sicuramente ha idee diverse da quelle che io ho e da quelle che la mia parte politica porta avanti, mi sembra l'intervento più corretto e soprattutto più sereno, perché ha affrontato nel merito specifico l'emendamento. Ci è stato ricordato di rimanere all'interno dell'emendamento. Qui ci vogliamo rimanere e credo che la cosa importante sia quella di seguire…

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Bagnasco.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Bazoli. Ne ha facoltà.

ALFREDO BAZOLI , Relatore per la II Commissione. Grazie, Presidente. Io, molto sommessamente, vorrei dire ai colleghi del centrodestra che sono intervenuti che condivido la loro richiesta di garantire ovviamente un dibattito approfondito e di consentire, quindi, anche interventi plurimi sui singoli emendamenti.

Però, io vorrei che almeno gli emendamenti si leggessero prima di commentarli nel merito, perché avete parlato in continuazione del tema delle cure palliative, che in questo emendamento non c'è (Commenti dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia), perché questo emendamento è un emendamento che punta semplicemente a togliere dall'articolo 1 le condizioni che poi sono ripetute nell'articolo 3. Quindi, non c'entrano le cure palliative; cioè, si sta parlando di altro.

Allora, credo che se vogliamo fare una discussione seria - e noi siamo qui per questo; l'abbiamo fatta anche in Commissione credo in maniera molto seria e molto aperta, anche la discussione - dobbiamo farla, però, cercando di stare nel merito dei singoli emendamenti, perché questo ci aiuta, io credo, anche a fare i passi in avanti possibili per cercare di trovare un'intesa larga. Quindi, su questo invito i colleghi: stiamo nel merito degli emendamenti, perché questo aiuta a fare una discussione credo più seria.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il collega Deidda. Ne ha facoltà.

SALVATORE DEIDDA (FDI). Grazie. In merito a questo emendamento, penso che i nostri colleghi abbiano centrato il punto e hanno richiesto più volte non solo l'ampliamento del dibattito ma di inserire nella norma ciò che chiede la Corte costituzionale. Di certo è difficile trovare un accordo se ancora il Partito Democratico ci vuole dire anche quello su cui dobbiamo intervenire e addirittura ci vuole insegnare a leggere (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Portate più rispetto per i nostri interventi, portate più rispetto per quello che diciamo, perché forse avrei dovuto ricordarvi quando voi facevate gli interventi di opposizione e forse voi non facevate interventi sul merito degli emendamenti. Su questa legge la libertà di parola è consentita (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)!

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.25 Varchi, con il parere contrario delle Commissioni, su cui Governo si rimette all'Assemblea.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 1).

Passiamo all'emendamento 1.113 Turri.

Ha chiesto di parlare il collega Turri. Ne ha facoltà.

ROBERTO TURRI (LEGA). Grazie, Presidente. È difficile intervenire su un argomento come questo che affrontiamo oggi, è difficile ancor di più visto il periodo e anche visto il brusio, il rumore di sottofondo che ci ha accompagnato…

PRESIDENTE. Non mi rivolgo a lei, perché lei sicuramente è silenzioso, ma io sottolineo come non ci sia un collega che intervenga, che sottolinei la necessità del silenzio, che, quando non parla, parla con il vicino. Quindi, questa è una regola generale e vi pregherei di tenerne conto nel silenzio quando ascoltate il collega Turri, che ci dirà cose importanti.

ROBERTO TURRI (LEGA). Grazie, Presidente. Raccolgo l'invito del relatore e collega Bazoli. In questo emendamento che propongo all'articolo 1 si parla delle finalità. Noi abbiamo detto fin dall'inizio che siamo contrari a questa norma e la parte che ci vede contrari è, soprattutto, sulla possibilità che il medico e la struttura sanitaria possano, su richiesta del paziente che si trova in alcune condizioni, anticipare la morte del paziente.

Con questo emendamento, io cerco di cambiare le finalità della norma e di legarle alla legge n. 219 del 2017. Quindi, non è più il medico che anticipa la morte del paziente che si trova in alcune condizioni, ma è il paziente che, ai sensi di quella legge sulle DAT, la n. 219, decide di rinunciare alle cure sanitarie che lo tengono in vita; il medico si limita semplicemente ad accompagnarlo, con le cure palliative, alla morte naturale, senza anticiparla. Quindi noi, con questo emendamento, confermiamo la nostra contrarietà alla possibilità che il medico possa fornire gli strumenti al paziente per mettere fine alla propria vita anzitempo e semplicemente, completiamo quella che è la norma, la n. 219, che secondo noi era lacunosa. Inoltre, sono convinto anche che questo emendamento sia in linea con la sentenza della Corte costituzionale che tutti quanti citano.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Palmieri. Ne ha facoltà.

ANTONIO PALMIERI (FI). Grazie, Presidente. Questo emendamento ha un merito e ha un demerito: il demerito è quello che segue la forzatura che i relatori hanno fatto, inserendo, all'articolo 1, la specifica delle condizioni che sono necessarie per poter chiedere il suicidio assistito.

Come abbiamo detto prima - e ringrazio la collega Pini ed anche il collega Trizzino per averlo riconosciuto -, questa è evidentemente una forzatura, che serviva e serve a blindare fin dall'inizio una norma. Lo dico per coloro i quali, all'interno del Partito Democratico, hanno qualche dubbio sul contenuto di questa norma. Serve a blindarla fin dall'inizio, a instradare la discussione e l'approvazione del testo in modo tale che non si possa più tornare indietro.

Però, dicevo, l'emendamento Turri ha anche un merito, cioè di ricordarci - di ricordarlo, soprattutto, a coloro che erano presenti nella scorsa legislatura, ma anche a coloro i quali sono qui per la prima volta e sono mossi da un sincero intento, come lo siamo noi, di limitare al massimo le sofferenze delle persone gravemente malate - che esiste la legge sul cosiddetto biotestamento, che, in realtà, nella prima parte, disciplina, praticamente, tutte le condizioni nelle quali una persona gravemente malata, prossima alla morte e, purtroppo, soggetta a grandi sofferenze può, nell'ambito del rapporto corretto medico-paziente, chiedere che sia posta fine a queste sofferenze ricorrendo alla sedazione palliativa profonda nei casi estremi e, sicuramente, ricorrendo a tutto l'armamentario delle cure palliative che è previsto dalle nostre norme.

Questo è indubbiamente un merito dell'emendamento proposto dal collega Turri, accanto a un altro merito, che è questo, ed è stato già accennato in alcuni interventi delle colleghe di Fratelli d'Italia. L'invito è questo: ad adottare quello che possiamo chiamare il “metodo Giuliano Amato”. In cosa consiste il “metodo Giuliano Amato”? Il “metodo Giuliano Amato”, che la Corte costituzionale, impersonata dal suo presidente pro tempore, ha utilizzato nel giudicare i referendum sulla cannabis e sull'omicidio del consenziente, consiste in una semplice modalità di considerare le cose, cioè guardare il testo e non il contesto: guardare il testo, le conseguenze che il testo ha e non il contesto emotivo, mediatico, propagandistico che spira in un'unica direzione e ha un unico scopo, ossia quello di accecare la nostra razionalità e la nostra ragionevolezza, portarci a decisioni puramente reattive, puramente emotive, puramente suggestionate dalla lettura di vicende dolorosissime, rispetto alle quali non si può che provare umana pietà e grande vicinanza. Ma questo è il pericolo, è questa che io chiamo e chiamerò trappola emotiva, alla quale noi abbiamo tutti il dovere di sottrarci. Abbiamo il dovere di sottrarci a questa trappola emotiva, di guardare il testo, di considerare il testo e le sue conseguenze e non di farci accecare dal contesto mediatico, emotivo e propagandistico.

Per questo, Presidente, chiudo invitando a votare favorevolmente questo emendamento. Il gruppo di Forza Italia lo voterà convintamente, augurandoci di poter proseguire in questo dibattito con la stessa compostezza e serenità che stiamo mostrando.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Carnevali. Ne ha facoltà.

ELENA CARNEVALI (PD). Grazie, Presidente. Innanzitutto, dobbiamo iniziare ricordando che, sia con l'emendamento precedente sia con questo emendamento, l'obiettivo è quello di perimetrare diversamente quali sono le persone, i soggetti, che noi abbiamo identificato come persone affette da patologie irreversibili e da prognosi infausta o da condizioni cliniche irreversibili, che possono richiedere di ricorrere alla morte volontaria medicalmente assistita.

L'emendamento che ci propone il collega Turri, di fatto, potremmo definirlo ultroneo, perché si inserisce, invece, o vorrebbe inserire all'interno di questo testo, peraltro per ammissione dello stesso Turri, quanto già previsto nella legge n. 219 del 2017, dove, attualmente, nel nostro ordinamento è già possibile interrompere, non iniziare, sospendere una terapia.

Io credo che, senza alcuna presunzione, sia giusto ricordare in quest'Aula che, se siamo arrivati alla declinazione di queste finalità, lo abbiamo fatto: primo, dopo una lunga discussione; secondo, dopo aver ascoltato ripetutamente senza essere presi da nessun tipo di ossessione; in terzo luogo, io penso che, se da un lato non accontentiamo le, magari giuste, richieste di chi vorrebbe ampliare l'accesso a questa possibilità o di coloro - e lo vedremo anche negli emendamenti successivi, come questo - che vorrebbero restringere sempre di più il campo, la scelta che abbiamo fatto, la scelta che fa naturalmente questo testo di legge, è quella di rimanere all'interno della strada che ci è stata indicata dalla Corte costituzionale.

Del resto, la Corte, nelle sentenze n. 229 e n. 96 del 2015 aveva già stabilito le condizioni che rendono legittimo l'aiuto al suicidio, come in quella più recente; non legittima il diritto in qualsiasi caso, ma la facoltà di ottenere dallo Stato l'assistenza medica per procurarsi la morte, e le situazioni in cui questo è possibile, con l'obiettivo di tutelare (cito testualmente) le persone che, attraverso difficoltà e sofferenze - anche per scongiurare il pericolo di coloro che decidono di porre un gesto estremo e irreversibile, il suicidio - subiscono interferenze.

Ma questo noi l'abbiamo visto bene, perché la sentenza bisogna leggerla nella sua interezza; così come quando, in quest'Aula, più volte, è stato fatto riferimento alle cure palliative, io credo che sia doveroso e giusto ricordare che, all'articolo 3, si cita testualmente una parte che fa riferimento alla sentenza della Corte; contemporaneamente, abbiamo utilizzato, anche nelle finalità, esattamente la stessa dizione che la Corte utilizza quando parliamo di prognosi. Quindi nel testo viene definita, all'articolo 1, una patologia irreversibile, dove noi abbiamo inserito un'aggiunta, da un lato, restringendo la condizione di prognosi infausta, e dall'altra parte, invece, stabilendo di introdurre una condizione clinica irreversibile, che serve per ricondurci alle condizioni del caso di Dj Fabo; ciò lo dice esattamente, peraltro, anche la sentenza.

PRESIDENTE. Concluda.

ELENA CARNEVALI (PD). E permettetemi, colleghi, dato che ho sentito più volte dire in quest'Aula - e chiudo - che le terminologie sono aleatorie, molto spesso abbiamo utilizzato quelle della Corte. Vorrei ricordare che la patologia fa riferimento, in particolare, a una malattia d'organo, a una malattia multiorgano. Lo stato clinico è una condizione. Ognuno di noi è qui con il bagaglio personale con cui arriva dalle proprie esperienze. Vi sono persone, dei pazienti, che non hanno neanche la possibilità di alzare le spalle, forse non hanno neanche la possibilità di togliersi la mosca dal naso, l'unica possibilità che hanno è quella di aprire e di chiudere gli occhi, o forse di comunicare semplicemente attraverso, per esempio, i puntatori oculari. Abbiamo detto che tutte le vite sono degne di essere vissute, ma con questo noi dobbiamo anche prendere in considerazione, così come stiamo facendo con questa legge, anche quel diritto alla dignità e anche la dignità del morire, che, in queste condizioni e con questa legge, vorremmo assicurare (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Parisse. Ne ha facoltà.

MARTINA PARISSE (CI). Grazie, Presidente. L'emendamento del collega Turri merita di essere valutato con attenzione, perché va a ridefinire l'ambito di applicazione della legge e prevede sempre, come è già stato previsto, una patologia in fase avanzata e con prognosi infausta e con decorso mortale; rimane la libera rinuncia o il rifiuto delle cure da parte del paziente.

Quindi, così come è stato chiesto da una parte dell'emiciclo, questa formulazione lascia anche l'autodeterminazione del paziente di rifiutare o di rinunciare alle cure; mette però da parte, anche in questo caso, ed espunge dal testo la condizione clinica irreversibile, che consentirebbe, paradossalmente, anche ad un malato di diabete o di ipertiroidismo di presentare richiesta di morte volontaria medicalmente assistita, anche se la sua malattia non è a prognosi infausta. Infatti, il combinato disposto dell'articolo 1 con l'articolo 3 consente anche a coloro che sono affetti da una malattia non grave, come un leggero diabete o ipertiroidismo, ossia persone che possiamo anche definire sane - quante donne assumono ogni giorno la compressina per la tiroide? - di presentare richiesta di morte volontaria medicalmente assistita: una richiesta che sarà senza indugio avallata dal comitato. E questo perché? Perché, per come è formulata la norma, ora è previsto che, affinché la richiesta sia accettata, si debba essere portatori di una condizione clinica irreversibile, e l'ipertiroidismo e il diabete lo sono. La richiesta, poi, per come è scritta la norma, sarà accettata e avallata dal comitato, a condizione che si sia sottoposti a trattamenti di sostegno vitale. Per la scienza medica, l'assunzione quotidiana del farmaco da parte del malato di ipertiroidismo o anche l'insulina per il diabete rientrano nei trattamenti di sostegno vitale, la cui interruzione, per il rapporto di causa ed effetto, potrebbe portare nel breve o nel lungo periodo al coma e poi al decesso.

Ma perché questa richiesta da parte di un malato affetto da ipertiroidismo o da diabete potrebbe essere accettata? Perché la valutazione sulla sofferenza del paziente è una valutazione che è fatta dal paziente stesso e non dal medico, perché per la richiesta e l'accettazione è prevista soltanto una valutazione soggettiva della sofferenza fisica e psicologica da parte del paziente, che lo stesso paziente deve ritenere intollerabile. Non si contempla, in questa legge, la possibilità per i medici di valutare la sofferenza del paziente. Non si fa cenno a scale mediche per valutare la sofferenza. La valutazione della sofferenza è, quindi, personale, è soggettiva, è fatta dal paziente e i medici nulla possono fare su questo aspetto, potranno solo constatare che il paziente ritenga quelle sofferenze intollerabili, per poi avallare la richiesta. Quindi nessuna valutazione, eppure sappiamo tutti quanto la sofferenza psicologica e la depressione possano influenzare lo stato fisico e lo stato d'animo dei pazienti, influenzandone le decisioni personali, che in questo caso, però, sarebbero irreversibili (Applausi dei deputati del gruppo Coraggio Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Varchi. Ne ha facoltà.

MARIA CAROLINA VARCHI (FDI). Grazie, Presidente. Io intervengo sull'emendamento del collega Turri, su cui voterò favorevolmente insieme a tutto il gruppo di Fratelli d'Italia, perché ritengo che abbia un particolare pregio, non solo tecnico-giuridico, ma anche nel merito. Infatti, questo emendamento andrebbe ad incidere - qualora fosse approvato, e, visto l'esito della votazione sul mio precedente emendamento, è lecito sperare che possa essere approvato - proprio sulle finalità della legge che noi oggi stiamo approvando. Noi stiamo discutendo di questa legge solo perché la Corte costituzionale è intervenuta a gamba tesa su questo tema.

L'emendamento ha un particolare merito: quello di entrare nello specifico. Il cosiddetto testo unico Bazoli, così come comunemente ormai viene definito questo testo che noi stiamo provando ad emendare, nel primo articolo, è talmente generico, come ho già detto nel mio precedente intervento, da far sembrare addirittura che l'accesso alle cure palliative sia sottoposto a vincoli ancor più stringenti di quelli previsti da questa norma per l'accesso alla morte volontaria medicalmente assistita.

Questa, francamente, mi pare, già di per sé, una fortissima contraddizione, resa ovviamente ancor più stridente con una realtà dei fatti che ci rassegna una legge, quella che ho menzionato prima, del 2010 - peraltro approvata a larghissima maggioranza, se non addirittura all'unanimità, da questo Parlamento - che non è mai stata realmente finanziariamente sostenuta in modo incisivo, di talché noi oggi ci ritroviamo a parlare di autodeterminazione e di libertà, che sono dei valori e dei principi importantissimi, ma che di fatto non vengono realmente garantiti, nella misura in cui la libertà presuppone che vi siano delle alternative tra cui scegliere, ma questa possibilità oggi in Italia non è minimamente garantita.

Allora, l'emendamento a prima firma Turri propone di sostituire le parole da: “irreversibile e con prognosi infausta”: a questo proposito, per inciso ai cultori delle pronunce della Corte Costituzionale, sommessamente segnalo che di “prognosi infausta” la Corte non parla, quindi si tratta di una aggiunzione dei relatori perché comunque, nel momento in cui si usa come paravento una sentenza della Corte costituzionale, in realtà quello che si sta facendo è usarla come grimaldello per scardinare il principio della indisponibilità della vita. Quindi, fatta questa brevissima parentesi e tornando al merito dell'emendamento a prima firma Turri, questo emendamento laddove propone di sostituire le parole da “irreversibile e con prognosi infausta fino a: dalla presente legge” con le parole “in fase avanzata, con decorso mortale irreversibile e con prognosi infausta, di richiedere assistenza (…)” eccetera, eccetera, in realtà non fa altro che meglio specificare ciò che a parole dovrebbe essere, nell'intento dei promotori, il vero fine di questa legge. Quindi, troverei molto ipocrita che questo emendamento non venisse approvato, anche perché - come ha ben specificato la collega Parisse, che ha parlato prima di me - esistono dei casi che sono assolutamente diffusi e sono documentalmente e statisticamente provati, che paradossalmente rientrerebbero in una definizione più ampia, senza che si percepisca l'autentico disvalore di ciò che sta accadendo.

Mi avvio alla conclusione, perché ho capito che il tempo a mia disposizione si sta esaurendo: in definitiva, questo emendamento ha il grande pregio di fare chiarezza e dare un contorno preciso, a meno che ovviamente - come ho detto prima - non si voglia utilizzare la pronuncia della Corte costituzionale non già come solco da percorrere per arrivare a una pronuncia costituzionalmente orientata, ma come grimaldello per scardinare il principio del favor vitae presente nel nostro ordinamento, che a nostro avviso va sempre e comunque tutelato e potenziato (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Bisa. Ne ha facoltà.

INGRID BISA (LEGA). Grazie, Presidente. Intervengo su questo emendamento, a prima firma del collega Turri, per rimarcare il fatto che non è assolutamente ultroneo, anzi è molto pertinente e va nel senso del contenuto della sentenza della Corte costituzionale, perché la sentenza della Corte ci dice che la legge n. 2019 del 2017 aveva delle lacune. Quindi, il collega Turri, con questo emendamento, anche molto articolato, vuole andare a specificare e quindi va incontro a quelle che sono le richieste che la Corte costituzionale fa a questo Parlamento e cerca appunto di mettere i puntini sulle “i”, inserendo, con questo emendamento, una parte ben specifica, ossia “in fase avanzata, con decorso mortale irreversibile e con prognosi infausta, di richiedere assistenza a seguito della scelta di porre fine volontariamente e autonomamente alla propria vita (…)”, eccetera eccetera (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Vito. Ne ha facoltà.

ELIO VITO (FI). Sì, Presidente. Io voterò contro questo emendamento, che è crudele, e invito i colleghi a leggerlo. Innanzitutto, qui stiamo parlando di qualcosa che la Corte costituzionale, oltre che le leggi dello Stato, hanno già sancito: la libertà di cura - e mi rivolgo ai colleghi che hanno fatto battaglie che io non ho condiviso su questo tema, a proposito della pandemia e dei vaccini - e il divieto di accanimento terapeutico, che sono principi già presenti nel nostro ordinamento. Noi non stiamo difendendo il diritto a morire, stiamo difendendo il diritto a vivere delle persone, ma a vivere con dignità, liberamente, sino alla fine, proprio nel momento più doloroso e difficile. Per questo, è crudele questo emendamento e invito i colleghi di Forza Italia a votare contro, dato che tanti nostri elettori e iscritti hanno sottoscritto il referendum per l'eutanasia legale (Applausi di deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente)

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole D'Ettore. Ne ha facoltà.

FELICE MAURIZIO D'ETTORE (CI). Grazie, Presidente. Ho ascoltato l'ultimo intervento, ma proprio la formulazione di questo emendamento rientra nella legalità costituzionale, così come tracciata dalla Corte, perché delimita il perimetro dell'espressione del consenso rispetto a condizioni oggettive, non chiarite nella legge: bisogna sì leggere l'emendamento, ma leggere anche le sentenze della Corte costituzionale, tutte le sentenze perché il sistema costituzionale e la lettura costituzionale riguarda la singola disposizione nel suo orientamento, non il proprio orientamento politico. Quindi, da questo punto di vista, questo emendamento traccia bene il perimetro nel quale il consenso si può porre rispetto all'indisponibilità del diritto alla vita, che è principio fondamentale del nostro ordinamento, principio costituente con riguardo ai diritti della personalità. Una sola annotazione: stiamo anche trattando di tutte le leggi e proposte nelle quali si parla di eutanasia, ma il solo fatto che ci siano provvedimenti da esaminare in Aula in cui si parla di eutanasia mi fa orrore.

PRESIDENTE. La ringrazio. Ha chiesto di parlare l'onorevole Potenti. Ne ha facoltà.

MANFREDI POTENTI (LEGA). Grazie, Presidente. Intervengo anche io a sostegno dell'emendamento del collega Turri e vorrei fare una riflessione rivolta alla matura coscienza dei colleghi, membri di questo ramo del Parlamento. Siamo concordi nel trattare una materia che è una richiesta di modifica, che rientra nel perimetro indicato dalla Corte. Dall'altra parte, mi pare che il primo voto di questa mattina sul primo emendamento, a prima firma Varchi, abbia dato un'indicazione ben precisa sulla sensibilità del Parlamento: 221 voti contro 206. Io credo che un maturo procedere, anche rispetto al contenuto dei prossimi emendamenti, che nulla di diverso chiedono, se non di definire precisamente e compiutamente la condizione avanzata della patologia, sino a collocarne la gravità…

PRESIDENTE. La ringrazio. Ha chiesto di parlare l'onorevole Lucaselli. Ne ha facoltà.

YLENJA LUCASELLI (FDI). Grazie, Presidente. Credo che su questo emendamento si debba fare un po' di chiarezza, perché il tema non è l'ideologia sottostante il principio generale, ma è la sua applicazione concreta, da un punto di vista giuridico. Proprio per questo motivo gli elementi inseriti all'interno di questo emendamento dovrebbero essere considerati assolutamente preponderanti rispetto a una norma che non pone paletti e non indica in maniera chiara il binario da seguire all'interno delle scelte, che ovviamente non possono essere opinabili, perché sono scelte personali che provengono da un percorso personale e da situazioni di dolore; ovviamente, però, il diritto si deve occupare anche di come queste situazioni personali debbano essere, di volta in volta, affrontate e gestite.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Vinci. Ne ha facoltà.

GIANLUCA VINCI (FDI). Grazie, Presidente. Chiedo di sottoscrivere anch'io questo emendamento a prima firma del collega Turri, in quanto ritengo che - rispetto a tutte le accuse che ci sono state rivolte da parte del Partito Democratico, a mezzo dell'onorevole Pini, in precedenza, ossia il fatto di essere generici e di non parlare nel merito della norma - in questo emendamento, in realtà, si decide di fare un percorso mirato e viene indicato esattamente quale sia questo percorso e quali siano i requisiti da rispettare. Il problema che ha sollevato con forza, in precedenza, l'onorevole Palmieri, ossia il fatto che una normativa – che, lo ripeto, è di sole 7 facciate - sia assolutamente troppo vuota, dando troppa disponibilità successivamente di far riempire quelle pagine da parte della magistratura, via via, nel tempo, in modo che sfuggano di mano… (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Vinci. Ha chiesto di parlare il collega Ziello. Ne ha facoltà.

EDOARDO ZIELLO (LEGA). Grazie, Presidente, per chiedere il voto segreto sull'emendamento 1.113 Turri, ai sensi dell'articolo 49 del Regolamento.

PRESIDENTE. La richiesta viene accolta, in quanto l'emendamento in questione interviene sui requisiti previsti per richiedere assistenza medica per porre fine in modo volontario e autonomo alla propria vita. Quindi, incidendo sugli articoli 13, 25 e 32 della Costituzione, è consentito, a norma dell'articolo 49 del Regolamento, il voto segreto.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Bellucci. Ne ha facoltà.

MARIA TERESA BELLUCCI (FDI). Grazie, Presidente, molto gentile. Spesso sento citare la Consulta e l'espressione della Consulta. Va sottolineato che la Consulta si esprime rispetto a un caso specifico, che, nella sua specificità, tratteggia bene le condizioni di una persona. Oggi, noi ci troviamo a esaminare e approvare una legge che, per sua specifica caratteristica, è generale e, quindi, deve riguardare un ampio spettro di persone e, in questo, deve assolutamente verificare che qualsiasi spazio di ampia interpretazione venga fugato. È per questo che l'emendamento 1.113 Turri ha senso, perché aiuta a poter tratteggiare e delineare bene e, quindi, a scongiurare la genericità.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti. Avverto che la prossima votazione avrà luogo a scrutinio segreto.

Indìco la votazione segreta, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.113 Turri Varchi, con il parere contrario delle Commissioni, su cui il Governo si rimette all'Assemblea.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Se ognuno vota per sé è meglio, naturalmente, anzi direi che è obbligatorio.

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 2) (Applausi dei deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle e Partito Democratico).

Passiamo alla votazione dell'emendamento 1.121 Zanettin. Ha chiesto di parlare l'onorevole Zanettin. Ne ha facoltà.

PIERANTONIO ZANETTIN (FI). Grazie Presidente, per la parola. Onorevoli colleghe e colleghi. Questo è… É un po' difficile, però, parlare, Presidente.

PRESIDENTE. Sì, era una piccola coda del voto, immagino. Prego, onorevole Zanettin.

PIERANTONIO ZANETTIN (FI). Sì, un commento del voto segreto. Come dicevo, questo emendamento, a mio giudizio, merita un po' di attenzione da parte dell'Aula, anche perché entra su un tema che io almeno giudico molto significativo. Credo - e ho cercato di spiegarlo in un intervento già la settimana scorsa - che un grande equivoco accompagni questa nostra iniziativa parlamentare, ovvero che questa sia una norma che incide sull'eutanasia, sulle scelte dell'ultimo miglio. In realtà, come abbiamo cercato di spiegare noi, il Parlamento, ha già legiferato sul tema nella scorsa legislatura, con la legge n. 219 del 2017, la legge sul biotestamento, che già oggi consente al malato di rifiutare trattamenti sanitari vitali e chiedere la sedazione profonda.

A cosa tende l'emendamento che abbiamo presentato? Io le richiamo, Presidente, lo specifico. L'emendamento tende a chiarire che, quando si parla di prognosi infausta, per accedere al fine vita, questa debba essere a breve termine. Che cosa significa? Noi vogliamo evitare che possano ricorrere al suicidio assistito anche soggetti che hanno un'aspettativa di vita lunga o mediamente lunga, perché evidentemente il testo, che è uscito dalla Commissione e che viene portato all'esame dell'Aula, può consentire questo. È chiaramente una proposta ispirata al principio del favor vitae. Il favor vitae è quel principio, al quale noi aderiamo, che consiste nel tutelare la vita fino all'ultimo, fino all'ultimo barlume. Anche in questo - poi ci sono altri emendamenti che lo spiegheranno in modo più pregnante - il termine, come è stato già espresso bene nel dibattito e negli articoli precedenti, è quello di eliminare la sofferenza, ma non il sofferente. In questo senso, ecco il richiamo che è stato fatto da alcuni colleghi alle cure palliative.

Tornando all'emendamento, noi vogliamo sancire il principio, chiaro ed ineludibile, che questa normativa serve a eliminare il dolore di colui il quale non ha una prospettiva di vita e ha tempi ristretti. Ecco perché noi chiediamo che la “prognosi infausta”, che è presente nel testo, sia una prognosi infausta a breve termine. È un emendamento tecnicamente migliorativo del testo, non andrebbe a scalfirne l'intera architettura, ma cercherebbe quantomeno di limitare i danni: si può ricorrere al suicidio assistito soltanto in questi casi. Per questo, io chiedo il voto dell'Aula (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Bellucci. Ne ha facoltà.

MARIA TERESA BELLUCCI (FDI). Grazie Presidente. Noi, come Fratelli d'Italia, certamente voteremo a favore di questo emendamento presentato dal collega Zanettin. Entro nello specifico delle motivazioni per le quali siamo a favore.

Noi abbiamo ascoltato più volte l'onorevole Bazoli difendere la mediazione a cui si è giunti a questo testo, perché la mediazione, secondo l'onorevole Bazoli, andava ad introdurre l'aspetto terminale della condizione patologica in cui la persona si veniva a trovare. Ebbene, non è così e sono proprio le parole utilizzate a sostanziare l'assenza di specifica dell'aspetto terminale. Provo a leggere anche per richiamare un po' l'attenzione dei colleghi e anche per poter riflettere insieme.

Quando noi troviamo una riformulazione del testo che va ad unire a patologia irreversibile, la prognosi infausta e, poi, invece, non fa riferimento alla condizione terminale, evidentemente non stiamo dicendo che la persona arriverà in breve termine a morte certa. Allora la prognosi infausta e la patologia irreversibile, per fare un esempio, e quindi farlo cadere nella vita reale delle persone, può essere certamente quella di una persona che ha una patologia tumorale che è a lenta evoluzione, e che quindi è a prognosi infausta, ma che in alcun modo si troverà a dover perdere la propria vita terrena a breve termine. Questa è una persona che certamente ha bisogno di cure, di assistenza di carattere fisico, per poter alleviare la propria sofferenza fisica, ma anche di carattere psicologico, per affrontare questo momento di così ardua difficoltà. E allora qui ritorniamo a quella persona che ha una patologia tumorale a lenta evoluzione, che quindi è infausta, ma che non deve morire in breve termine e deve poter liberamente scegliere di vivere quella fase della sua vita, che fra l'altro è una fase importante come le altre, ma, vi assicuro, di particolare valore, perché, quando si toccano momenti così centrali della propria condizione umana, si ha la possibilità di andare a toccare corde ed esperienze che sono determinanti per sé e per la propria famiglia come crescita umana e come evoluzione.

Allora, se quella persona non ha tutta questa assistenza - in Italia è così, fra l'altro ci troviamo a fare i conti con una mancanza di assistenza e di diritto ad accesso alle cure -, la questione del supporto psicologico è determinante. Negli ospedali, nel sistema sanitario nazionale e nei reparti di oncologia lo psicologo non è una figura certa e sempre presente, e con un ruolo costante e stabile all'interno dell'équipe di lavoro. C'è a volte, a volte sono le associazioni che offrono questo supporto, nella maggior parte dei casi non è assolutamente garantito e ordinario. Quindi quella persona si potrebbe trovare a scegliere di porre fine alla propria vita non tanto e non solo per la patologia dalla quale è afflitta, ma perché c'è l'assenza, l'assenza di un contenimento sociale, di un contenimento delle proprie sofferenze, e l'assenza di un supporto anche dei familiari.

Inserendo la possibilità di scegliere di morire stiamo anche aprendo un varco verso il sentimento di inutilità di quella persona, e quindi di alleviare le sofferenze dei propri familiari e degli altri ponendo fine alla propria vita, ma non per la patologia stessa, ma perché c'è uno Stato manchevole, che è quello che esiste nella nostra Italia. E allora l'intervento del collega Zanettin, che intende introdurre anche “a breve termine”, sta a voler dare quello spazio di maggiore definizione che noi vi richiamiamo, ma vi richiamiamo nel punto e con il buon senso. Quindi lo appoggiamo, lo appoggio, lo sottoscrivo e certamente verrà votato da tutto il gruppo di Fratelli d'Italia (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, a titolo personale, l'onorevole Vito. Ne ha facoltà.

ELIO VITO (FI). Presidente, anche questo è un emendamento crudele, mi spiace per il collega Zanettin. La legge, che è già un cattivo compromesso fatto in Commissione, già prevede la facoltà della persona affetta da una patologia irreversibile e con prognosi infausta o da una condizione clinica irreversibile. Già queste condizioni tragiche non bastano al collega Zanettin, che specifica “o condizione clinica irreversibile e con prognosi infausta a breve termine”. Cioè non basta essere gravemente malato di una patologia irreversibile per avere diritto, con le difficoltà che ci sono, a questa pratica. No, devi stare proprio in punto di morte, ci deve essere il breve termine. A quel punto, naturalmente, nessuno utilizzerà questa procedura. Credo che questo modo di fare leggi, di fare politica, non tutela, ripeto, il diritto alla vita, ma disprezza il diritto alla vita, perché nel diritto alla vita vi è il diritto a scegliere di vivere, ma soprattutto a vivere senza sofferenze, quando queste sofferenze non sono più necessarie (Applausi di deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Bologna. Ne ha facoltà.

FABIOLA BOLOGNA (CI). Grazie, Presidente. Anche su questo emendamento del collega Zanettin interveniamo sempre nell'ottica di spiegarlo nel circoscrivere il campo di azione di questa legge e sempre per dare certezze.

Dobbiamo partire dal presupposto che l'irreversibilità e la prognosi infausta non possono, e non devono, essere considerate come condizioni alternative, bensì devono verificarsi simultaneamente, perché esistono condizioni e patologie che, seppure irreversibili, non hanno una prognosi infausta, né una prognosi infausta a breve termine. Basti pensare alle patologie croniche. Infatti, il termine di irreversibilità, riferendosi a una direzione che non può essere invertita, non necessariamente implica la morte della persona prima del decorso naturale della sua vita. Ed è in questo senso che ci dobbiamo occupare proprio della sua capacità di dignità della vita in questo percorso e di togliere naturalmente tutta quella che è la fase dolorosa. Ovviamente, non può incidere neanche sulla stessa, determinando l'impossibilità di vivere una vita dignitosa con i supporti medici e terapeutici esistenti, altrimenti si finirebbe per vanificare lo stesso ruolo della medicina e del rapporto medico-paziente, con il medico che è preposto proprio alla cura del paziente.

Spesso i colleghi del PD fanno riferimento alla terminologia utilizzata dalla Corte. Allora, se dobbiamo fare riferimento alla Corte, lo dobbiamo fare nel suo complesso, perché la Corte fa riferimento a un caso specifico e poi lascia al legislatore, a una legge appunto - altrimenti non sarebbe servito tale riferimento - di generalizzare, perché un caso specifico non è il caso generalizzato, dal momento che ci sono casi e casi. Ma, soprattutto, la Corte afferma che il coinvolgimento in un percorso di cure palliative deve costituire un prerequisito della scelta, in seguito, prima di qualsiasi percorso alternativo da parte del paziente. Quindi, quando citiamo la Corte, o la citiamo nel complesso o non la citiamo.

Oltretutto, dobbiamo considerare che avremo, nel prossimo futuro, progressi tecnologici e farmacologici in medicina che ci permetteranno di curare sempre meglio le persone anche nella terapia del dolore, anche nelle cure palliative. Certo, se saremo in grado di investire i soldi come da legge n. 38 del 2010, altrimenti tutta la tecnologia e tutta la scienza saranno vane. Ma, in questo senso, potremo, con una organizzazione sociosanitaria efficiente, come vogliamo fare con il PNRR, dare una prospettiva migliore di qualità di vita quotidiana al paziente e alla sua famiglia, e quindi garantire la dignità della vita. Anche per questo circoscrivere il più possibile, come vuole fare questo emendamento, determinate condizioni per l'operatività di questa legge è fondamentale, perché ci aspettiamo, nel futuro, di poter dare sempre maggiore dignità alla vita, investendo nella ricerca, nella scienza e nel futuro della medicina, e soprattutto nell'applicazione delle leggi che già ci sono, perché sembra sempre che una nuova legge dimentica quello che c'è prima e che non è stato applicato. Quindi, noi, naturalmente, appoggiamo questo emendamento (Applausi dei deputati del gruppo Coraggio Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Rossello. Ne ha facoltà.

CRISTINA ROSSELLO (FI). Grazie, Presidente. Intervengo a sostegno dell'emendamento Zanettin 1.121, perché è compatibile proprio con quello che è stato sempre il nostro pensiero per la tutela dell'individuo e contro le sofferenze. Questo vale ancora di più oggi e in questo periodo, in un momento così difficile. Lei capirà le ragioni che le ho detto a parte (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Pagano. Ne ha facoltà.

ALESSANDRO PAGANO (LEGA). Presidente, diceva uno dei miei maestri che “chi conosce la storia non sbaglia futuro, per cui, così come il mio intervento precedente, anche questo vuole servire a rimembrare a questa Assemblea cosa è successo in quest'Aula qualche anno fa. Così come nel primo intervento ho provato a ricordare che la legge n. 38 del 2010, votata all'unanimità, quella sulle cure palliative, di fatto, era rimasta semplicemente inascoltata, così devo ricordare che, nella passata legislatura - ho l'onore di calcare questi scranni ormai da 3 legislature -, con la legge n. 219 del 2017, la legge sul testamento biologico, fu stabilita una serie di principi inequivocabili. Ora, attenzione, io votai contro quella legge, però è un dato di fatto che le premesse su cui si era fondata tutta l'impalcatura di quella legge fossero, tutto sommato, condivisibili, cioè, in linea di principio, era partita bene la cosa, il punto è che è arrivata malissimo, nei termini che sappiamo.

Ma io non sono qui per parlare di quella legge, sono qui per ricordare i cardini su cui si fondò quell'impostazione, che è una base di partenza per questa legge, che tutt'oggi rendono questa norma sul suicidio assistito assolutamente inutile, perché quella sul biotestamento già era sufficiente per risolvere i problemi con una serie di soluzioni, come la sedazione profonda e le cure palliative. Ma il punto non è neanche questo e non lo è neanche da un punto di vista tecnico, lo è proprio da un punto di vista politico, perché è chiaro che quando c'è - questa è la filosofia della legge sul testamento biologico - un'assistenza, non c'è mai, da parte del malato, la richiesta del suicidio, perché se questi viene assistito e viene assistito bene il problema non esiste. Allora, la filosofia di fondo su cui è basata quella legge, questa e quelle che verranno, è quella del piano inclinato, che tutti conosciamo: da un punto di vista politico, cominci con una cosina di poco conto e poi la vai a portare esattamente dove vuoi. Vediamo già le esperienze in Olanda, in Lussemburgo, in Belgio, in tutto il mondo; è partita come una cosa umanitaria e, poi, alla fine, è diventata che, adesso, la morte assistita la danno anche ai bambini, agli infanti, ai malati di Alzheimer e chi più ne ha, più ne metta.

Allora, il punto è che sappiamo come andrà a finire, per cui ne dobbiamo discutere in Aula, perché il senso di questo Parlamento è che bisogna dibattere e, infatti, Presidente, l'attenzione che c'è stata - e la ringraziamo ancora una volta per aver richiamato tutti, oggi, c'è un'attenzione non indifferente - è servita a creare un dibattito. Si stanno confrontando tesi diverse e, infatti, anche in occasione del voto segreto è venuto fuori un risultato, mentre nel voto precedente ne era risultato un altro, a dimostrazione del fatto che ci sono sensibilità che devono essere evidentemente compulsate o, comunque, stimolate.

All'interno di questa logica del piano inclinato, noi non possiamo dimenticare che questo emendamento è assolutamente logico, perché? Perché io non posso immaginare che il malato che ha un dolore da lungo tempo, che potrebbe essere curato - la scienza e la tecnica l'hanno dimostrato in questi anni, malattie di cui dieci anni fa si moriva, oggi sono curate perfettamente -, appena ha un dolorino - anche grave, per carità - debba dire: mi voglio suicidare, perché magari c'è un contesto a fianco che non funziona, di famiglie che non ci sono, perché i figli sono emigrati, perché c'è una situazione economica non favorevole, perché c'è un sistema sanitario deflagrato. E allora, se quel malato appunto dica: va beh, mi suicido, lo si accontenta? Ma stiamo scherzando?

Allora, giustamente, l'emendamento dice che ci vuole una prognosi di breve periodo, ci deve essere una malattia terminale, dove evidentemente bisogna completare il ragionamento, da un punto di vista logico. Devo venire incontro alla richiesta di suicidio perché praticamente un malato sente dolore e si vuole uccidere? No, calma, bisogna dirgli: hai percorso tutti i passi, hai fatto tutto? Le cure palliative sono state realizzate tutte? Ti abbiamo dato tutta l'assistenza possibile? Stai oggettivamente male, dopo anni o dopo mesi? Bene, allora, a quel punto, sì. Ma non che si parte e immediatamente si ottiene tutto. Questa è la tecnica del piano inclinato; al prossimo giro vedrete che cosa succederà.

Quindi, colleghi, occhio, perché stiamo parlando di vita, non stiamo parlando di provvedimenti economici, che possono essere compresi o che possono non essere compresi, che possono essere condivisi o possono non essere condivisi, stiamo parlando della vita, oggi, di qualcun altro, domani della nostra o di qualcuno dei nostri congiunti (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Varchi. Ne ha facoltà.

MARIA CAROLINA VARCHI (FDI). Grazie, Presidente. Io voterò a favore dell'emendamento del collega Zanettin 1.121, che interviene su una questione non secondaria nell'ambito di questo provvedimento, quella temporale, ossia, come intenda, uno Stato che si proclama civile, intervenire per garantire la sopportabilità di una malattia, di una condizione clinica davvero complessa.

Allora, secondo me, in questa fase, il dato temporale non è un dato secondario ed ecco il motivo dell'emendamento del collega Zanettin che introduce la locuzione “breve termine” che, secondo me, in maniera contraria all'intento del proponente, ha scatenato un po' il dibattito in quest'Aula. Infatti, al contrario, credo sia una norma di buonsenso, una norma volta a tutelare la dignità dei soggetti interessati. Ecco perché voterò favorevolmente, unitamente al gruppo di Fratelli d'Italia (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Vinci. Ne ha facoltà.

GIANLUCA VINCI (FDI). Grazie, Presidente. Io chiedo di sottoscrivere l'emendamento del collega Zanettin, che condivido pienamente e ricordo che, già oggi, esistono diverse malattie che hanno prognosi sicuramente infausta e che non possono essere curate, ma che permettono a chi ne soffre di vivere ancora anni o, addirittura, qualche decina d'anni. Questo emendamento, quindi, va a porre rimedio a questa normativa assolutamente scarna, lo ricordo, di sole sette facciate, per un argomento invece importante come il fine vita. Ritengo che il COVID abbia insegnato a tutti noi che possono nascere anche nuove malattie, quindi, questa normativa deve essere pronta ad affrontare anche in futuro nuove malattie con prognosi infausta, ma magari sul breve periodo.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Bagnasco. Ne ha facoltà.

ROBERTO BAGNASCO (FI). Grazie, Presidente. Anch'io intervengo, ovviamente, a sostegno del collega ed amico Zanettin che, con questo emendamento, certamente non è voluto uscire da quella che è - purtroppo per noi che la pensiamo in un certo modo - la storia di questa legge, ha solamente cercato di migliorarne il testo e, soprattutto, di definirne la temporalità, che è un fatto molto importante, perché pensare che una patologia irreversibile sia di per sé causa di potersi togliere la vita è quanto di più sbagliato si possa anche solamente immaginare. Mi dispiace che, purtroppo, in quest'Aula qualcheduno abbia voluto definire crudele questo emendamento; è tutto meno che crudele, è un emendamento che viene incontro alla vita, che viene incontro all'attenuazione delle sofferenze e credo che questa sia la motivazione per la quale stiamo cercando di migliorare un testo che certamente non ci appartiene.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Magi. Ne ha facoltà.

RICCARDO MAGI (MISTO-A-+E-RI). La ringrazio, Presidente. In merito a questo emendamento a prima firma del collega Zanettin, volevo esprimere due considerazioni: una è strettamente legata alla forma, all'espressione e al lessico utilizzati dall'emendamento; in termini tecnici “prognosi infausta a breve termine” non ha alcun senso, la brevità del termine rispetto a cosa? Ciò, da un punto di vista medico, non può essere indicato in una norma e credo che, in particolare su una materia delicata e importante come questa, noi dobbiamo avere un'attenzione particolare a non scrivere una norma che, poi, sia di fatto inapplicabile.

L'altra considerazione riguarda anche altri emendamenti che stiamo affrontando. In questo articolo 1, molti emendamenti tendono ad aggiungere ulteriori condizioni restrittive per l'accesso al suicidio assistito e molti colleghi hanno fatto riferimento alla sentenza della Corte del 2019 e all'ordinanza della stessa Corte del 2018. Ora, noi dobbiamo considerare che con quella sentenza la Corte costituzionale ha voluto scalfire per il minimo costituzionalmente necessario l'articolo 580 del codice penale sull'aiuto al suicidio, ma considerando un caso specifico, che era il caso cosiddetto e noto di dj Fabo e Cappato. Noi non possiamo, come Parlamento, prendere tale e quale una sentenza della Corte costituzionale, ricopiarla all'interno di un testo di legge e avere la pretesa che quelle stesse parole, quelle stesse espressioni abbiano e garantiscano quei requisiti che una norma deve avere: essere astratta, generale, e così via. Questo è il vero problema; quindi, noi dovremmo intervenire - e concludo - su questo articolo 1 casomai andando a sottrarre, non ad aggiungere, ulteriori condizioni e poi andare a rimuovere dall'articolo 3 - e ci arriveremo - quelle condizioni che in Commissione sono state introdotte, che sono addirittura più restrittive rispetto a quanto ha detto la Corte. Quindi, voterò contro su questo emendamento.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Palmieri. Ne ha facoltà.

ANTONIO PALMIERI (FI). Grazie, Presidente. Lo ribadisco: qui non c'è un derby tra fautori della sofferenza e contrari alla sofferenza. Qui stiamo cercando di fare la migliore norma possibile, per noi, e stiamo cercando di ridurre il danno. Allora, l'emendamento del collega Zanettin è un emendamento che è una cartina di tornasole e veramente lo potete votare tranquillamente. La cartina di tornasole indica chi è per l'eutanasia e chi è contro l'eutanasia, perché, specificando il termine sulla prognosi, ci aiuta a mettere dei chiavistelli a una porta che sta per essere spalancata.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Potenti. Ne ha facoltà.

MANFREDI POTENTI (LEGA). Grazie, Presidente. Solo per segnalare la posizione a favore su questo emendamento del collega Zanettin, soprattutto perché - lo ribadisco - come i successivi pretende, in maniera più condivisa possibile, di definire con precisione e compiutamente la condizione avanzata della patologia sino a collocarne la gravità in limine mortis. Noi stiamo cercando di precisare il contenuto di una disposizione non per restringere le condizioni di accesso alla morte medicalmente assistita ma per tranquillizzare quelli che possono essere un domani gli interpreti della legge, cioè i giudici.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Sportiello. Ne ha facoltà.

GILDA SPORTIELLO (M5S). Grazie, Presidente. Io intervengo innanzitutto per dichiarare che noi voteremo contro sull'emendamento del collega, ma anche perché ho il timore - o quantomeno non vorrei - che passasse l'idea che in quest'Aula stiamo votando una proposta di legge in cui non sono state accuratamente scelte tutte le parole, anche sul solco di quella che è stata la sentenza, che non sono state valutate con il dovuto peso e con la dovuta cura tutte le condizioni che sono state inserite come requisiti per poter accedere al percorso e non è stato immaginato un percorso organico, complesso e strutturato che può accompagnare la persona, garantendo tutti i diritti e le tutele necessarie per un passaggio così delicato della propria vita.

Perché non voteremo questo emendamento? Non lo voteremo e qualcuno poc'anzi diceva che questo è un emendamento che si può votare tranquillamente. Io dico di no: questo non è un emendamento che si può votare tranquillamente, perché qui stiamo parlando di condizioni cliniche irreversibili e, quando leggiamo questa parola, dobbiamo immaginare il caso di una persona che, magari dopo un incidente, non ha una patologia ma vive una condizione che gli provoca delle sofferenze intollerabili e insopportabili, che probabilmente in quest'Aula neanche possiamo immaginare, e stiamo dicendo a questa persona che dobbiamo essere noi a decidere quando queste sofferenze possono essere ritenute intollerabili.

Allora, io credo che davanti alla sofferenza delle persone e davanti a una proposta di legge che prevede il coinvolgimento di medici - un comitato per la valutazione, che garantisce tutte le tutele necessarie - non possiamo pensare a un emendamento di questa portata, che vorrebbe dichiarare quando quelle sofferenze non possono più essere sopportabili e quando quella persona, che è stata seguita e accompagnata dai medici, possa decidere di porre fine alle proprie sofferenze con dignità e senza dolore.

Quindi, io dichiaro che il MoVimento 5 Stelle voterà contro su questo emendamento e sostengo fortemente che la proposta di legge che stiamo votando in quest'Aula è stata scritta e poi è stata lavorata ed emendata in Commissione non con la leggerezza con cui si vorrebbe far pensare in quest'Aula che sia stato fatto, ma con tutte le garanzie del caso e con un'ampia discussione (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Forciniti. Ne ha facoltà.

FRANCESCO FORCINITI (MISTO-A). Grazie, Presidente. Per esprimere il mio compiacimento rispetto al fatto che per la prima volta il Parlamento sta facendo il Parlamento da quando c'è Mario Draghi al Governo (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Alternativa).

Notavo quanta qualità inespressa, quanto potenziale inespresso in questo Parlamento! Io stesso, che, magari, non ho una posizione molto marcata su alcuni temi trattati da questi emendamenti, sto apprendendo tante cose, sto ascoltando le varie posizioni e le varie campane, espresse con pacatezza e con rispetto reciproco. E mi veniva in mente John Lennon e la meravigliosa Imagine. Immaginate come sarebbe bello se il Parlamento potesse ogni volta, su ogni provvedimento, esprimersi con questa serenità e con questa tranquillità, ma, allo stesso modo, con questa competenza e con questa capacità anche di rispettarsi reciprocamente.

Allora, vorrei che questo metodo diventasse la normalità e che, quando si tratta soprattutto di diritti, qual è quello di scegliere liberamente cosa fare del proprio corpo, il Parlamento potesse essere libero di esprimersi senza questioni di fiducia, senza ghigliottine, senza ricatti governativi, sbattuti in faccia ai parlamentari di maggioranza, perché sono soprattutto i parlamentari di maggioranza che potrebbero dare un contributo fondamentale a questo Paese, soprattutto, nei momenti difficili.

Allora, proprio come diceva John Lennon, chiudendo la canzone, “you may say i'm a dreamer, but i'm not the only one”, tu sarai un sognatore, mi direte, ma non sono l'unico. Spero veramente che questo Parlamento possa anche…

PRESIDENTE. Onorevole Forciniti, però non smonti tutta questa sua teoria, non stando al merito dell'emendamento (Applausi).

FRANCESCO FORCINITI (MISTO-A). Ma no, il merito dell'emendamento è che vorrei che vi fosse la possibilità di discutere gli emendamenti anche in futuro e anche con riferimento ad altri provvedimenti, perché, quando si tratta di discutere la libertà di scelta delle persone su cosa fare del proprio corpo, l'esempio principale che abbiamo utilizzato e affrontato in quest'Aula è proprio il tema del green pass e dell'obbligo vaccinale.

Quindi, se oggi stiamo facendo una discussione così approfondita sul tema della libertà di scelta per quanto riguarda il proprio corpo, vorrei che, in futuro, il Governo lasciasse la libertà a questo Parlamento di fare altrettanto anche quando si tratta di green pass, di obblighi vaccinali e di questioni che riguardano più o meno la stessa sfera dei diritti individuali delle persone.

Mi sono permesso di rubare un minuto a quest'Aula per manifestare questo desiderio (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Alternativa).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole D'Ettore. Ne ha facoltà.

FELICE MAURIZIO D'ETTORE (CI). Grazie, Presidente. Pur concordando con questo emendamento è sicuramente infelicemente espresso con il riferimento al “breve termine”, a meno che non si intenda ritenere di evitare l'eccesso terapeutico o l'ostinazione irragionevole della somministrazione di cure rispetto a trattamenti inutili o sproporzionati, facendo riferimento all'articolo 39 del codice di deontologia medica su ciò che riguarda anche la terapia di sostegno vitale ragionevolmente utile. Dunque, la prognosi infausta deve essere riferita a una prossimità. Quindi, credo che fosse questo il senso, ritenendola come prossima e irreversibile più che a breve termine, perché l'individuazione a breve termine è fuori dal contesto medico. Lo sosteniamo ma, come ha detto anche il collega Magi, è sicuramente espresso in maniera infelice e non congruente rispetto a una norma di questo tipo.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Trizzino. Ne ha facoltà.

GIORGIO TRIZZINO (MISTO). Grazie, Presidente. Intanto pochi secondi per ricordare a quest'Aula che, pochi giorni fa, è uscita una rilevazione Agenas sullo stato di attuazione delle cure palliative. Io invito tutti i colleghi ad andare a leggerla e a rendersi conto quali sono i dati di questo Paese, riguardo all'attuazione delle cure palliative, che non sono così drammatici: assolutamente no!. Basti ricordare che abbiamo 307 hospice, di cui 7 pediatrici, e in 19 regioni sono già attuate le reti di cure palliative.

Detto questo, riguardo alla prognosi - e termino, Presidente - ricordo che non esiste una prognosi a breve termine. Io ho appreso e ringrazio per queste grandi lezioni di clinica medica da parte di molti di voi. Ne faccio tesoro, ma ricordo soltanto che la prognosi si misura - si misura! - con scale precise che esitano numeri e in base a queste si stabiliscono le reali condizioni di vita residua del paziente.

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Trizzino.

GIORGIO TRIZZINO (MISTO). Allora, rileggiamo tutti quanti questi dati.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Orsini. Ne ha facoltà.

ANDREA ORSINI (FI). Grazie, signor Presidente. Onorevoli colleghi, questo emendamento cerca di sanare un'ambiguità di questo testo, una delle tante ambiguità che nascono probabilmente dalla consapevolezza di evitare abusi, dalla consapevolezza della gravità e della drammaticità stessa di questa materia, ma che, in realtà, creano più equivoci e più problemi di quelli che risolvono. Qual è la soglia inaccettabile della sofferenza? Chi lo decide? Lo decide una commissione? È una scelta delegabile? È una scelta che appartiene alla coscienza del singolo? È una scelta che si può determinare per legge? La sofferenza, le patologie irreversibili sono infinite e possono toccare la qualità della vita in mille modi. Chi decide quali di questi modi sono accettabili e quali non sono accettabili? Non è una libertà che si dà al singolo, è una burocratizzazione della sofferenza.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.121 Zanettin, con il parere contrario delle Commissioni e sul quale il Governo si rimette all'Assemblea.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 3).

Passiamo all'emendamento 1.111 Turri.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Potenti.

MANFREDI POTENTI (LEGA). La ringrazio, Presidente. L'emendamento 1.111, che ha come primo firmatario il collega, onorevole Turri, intende introdurre la precisazione lessicale “in stato avanzato” per quanto riguarda la patologia irreversibile. Siamo ancora nel solco del gruppo di emendamenti che intendono definire con precisione la condizione avanzata della patologia, collocandone la gravità in un momento chiaramente avanzato rispetto al suo stato iniziale o a quello anche intermedio. Qui, il termine lessicale è molto importante. Della questione riguardante la definizione giuridica di una condizione medica, già nel 1600, un illustre studioso, Paolo Zacchia, in res medica sub specie juris, si occupò approfonditamente attraverso un'indagine sulla linguistica forense e sulle implicazioni, sulle conseguenze, che la medicina legale attribuiva con riferimento ad alcune terminologie, che ricadevano nell'interpretazione del testo finale.

Perché ci soffermiamo e intendiamo insistere sulla possibilità di precisare lo stato di avanzamento della patologia irreversibile e, quindi, lo stato avanzato di questa condizione? Perché non vorremmo che, in una successiva sede, quando questo testo di legge potrà trovare applicazione, vi siano incertezze sul fatto che il ricorso alla morte volontaria medicalmente assistita debba avvenire quando, ormai, la patologia, che colpisce, purtroppo, indiscriminatamente, avrà caratterizzato uno stato morboso ormai in evidente avanzamento.

Concludo, chiedendo ai colleghi di esprimere il loro giudizio favorevole su questo emendamento, ricordando che noi non vogliamo creare un rapporto di disvalore tra l'interruzione della terapia e la richiesta di assistenza medica. Vogliamo individuare uno stadio avanzato della patologia, a cui vogliamo collegare la richiesta di intervento del sistema sanitario e l'opportunità che questo intervento avvenga da parte del sistema sanitario pubblico (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Vito. Ne ha facoltà.

ELIO VITO (FI). Presidente, a me spiace per i colleghi ma, purtroppo, sono costretto a continuare a definire questi emendamenti crudeli. La legge che, ripeto, è già restrittiva, prevede entrambe le condizioni: patologia irreversibile e prognosi infausta. Come fa il collega Turri, volersi accanire ad aggiungere che la patologia irreversibile deve essere in stato avanzato o, addirittura, con uno dei prossimi emendamenti che voteremo, in fase avanzata e con prognosi infausta prossima alla morte, secondo me, fa rientrare appunto tali emendamenti nella categoria dei crudeli.

Colleghi - e concludo davvero - purtroppo, immagino che tutti noi hanno avuto a che fare in famiglia con persone malate terminali; io sicuramente sì. E tutti noi ci siamo trovati ad affrontare la scelta e il momento in cui decidere, oltre la soglia della sofferenza, del dolore, del superamento di terapie che sapevamo essere inefficaci, se vi fosse o meno il diritto a porre fine a quelle sofferenze. Ciascuno di noi ha risolto questa scelta drammatica, tragica, etica, personale, di salute, medica, nei modi che immaginiamo e che sappiamo. Questa legge non regola nemmeno questi casi, ma li restringe e li restringe moltissimo. Volere dire, però, che a questo stato di sofferenza irreversibile, a una prognosi infausta certa, si debba aggiungere che l'applicazione di questa terapia, con altre complicazioni che vedremo all'articolo 3, può giungere solo quando sei in punto di morte, ripeto, a me pare davvero una crudeltà nei confronti di alcune persone e delle loro famiglie (Applausi di deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente e di deputati del gruppo Misto).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Parisse. Ne ha facoltà.

MARTINA PARISSE (CI). Grazie, Presidente. L'emendamento del collega Turri aggiunge, alla patologia irreversibile, lo stato avanzato della malattia. Mi sembra una modifica importante da valutare, perché, almeno, in questo modo, introduciamo un minimo riferimento alla gravità della malattia o, perlomeno, circoscriviamo e leghiamo i presupposti alla gravità.

L'articolo 1 parla di patologia irreversibile e con prognosi infausta. Allora, tra le patologie irreversibili, rientrano, per la scienza medica, le malattie neurodegenerative, che, come sappiamo, possono essere l'Alzheimer, la SLA, anche le gravi insufficienze di organo, come l'insufficienza cardiaca, respiratoria, renale, la cirrosi epatica, ma anche le gravi disabilità, che possono essere causate da eventi pregressi e che hanno prodotto deficit funzionali permanenti. Quindi, si ricomprende un'ampia gamma di patologie, non soltanto alcune alle quali, di solito, si usa fare sempre riferimento. Ma, alla patologia irreversibile, poi, deve essere legata la prognosi infausta; e la prognosi infausta, dato che qui non è specificato, per la scienza medica può essere immediata, a breve termine, oppure può essere nel breve o nel lungo periodo. Quindi, ci potremmo trovare di fronte a casi di persone che sono malate, che hanno una patologia irreversibile, quindi che potrebbero continuare a vivere dignitosamente per anni, con i farmaci che sono oggi a disposizione e che hanno una prognosi anche nel lungo periodo. L'obiettivo che abbiamo in questo contesto è tutelare quei pazienti fragili, che poi, presi da sconforto e anche da depressione, anche nello stadio iniziale della malattia come spesso succede, possono decidere di farla finita, senza combattere. Il compito dello Stato è aiutare i cittadini in difficoltà, aiutare quei malati che sono sopraffatti dalla malattia e che possono prendere decisioni irreversibili. Ciò anche perché la scienza medica raddoppia le proprie conoscenze praticamente ogni 4 anni, e quindi, grazie ai progressi che avremo in futuro, saremo in grado di combattere malattie che, ad oggi, sono incurabili o a prognosi infausta. Infatti, il concetto di prognosi infausta è anche, per certi aspetti, indeterminato. Se andiamo a considerare cosa è successo negli anni passati, ad esempio negli anni Ottanta, quanti malati oncologici hanno iniziato le terapie che hanno consentito loro di sopravvivere e poi di potersi sottoporre, nei decenni seguenti, a trattamenti più efficaci e più mirati? Quindi, io ritengo che lo Stato non debba essere accondiscendente, ma debba tutelare i cittadini e le persone fragili e che debba anche infondere fiducia ai cittadini nella scienza. Lo Stato va anche in questa direzione e quindi potrebbe salvare numerose vite di coloro che, presi da un momento di depressione, in uno stadio avanzato della malattia, potrebbero fare scelte irreversibili (Applausi dei deputati del gruppo Coraggio Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Deidda. Ne ha facoltà.

SALVATORE DEIDDA (FDI). Grazie, Presidente. Penso, con riferimento a questo emendamento, che la crudeltà, se vogliamo svilire questo dibattito, sia quando una persona sta accanto al letto del paziente, si guarda intorno e manca lo Stato: non ci sono strumenti, né assistenza psicologica (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia e di deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente), non ci sono centri di riabilitazione; i medici guardano e dicono: deve uscire dall'ospedale perché è terminato il periodo, non c'è niente da fare, lo riportate a casa. Se vogliamo appunto svilire questo dibattito, inviterei qualche collega a smetterla di definirci crudeli, perché la crudeltà è altra cosa. Io sto apprezzando il dibattito pacato che si sta svolgendo; lo sta rovinando chi vi inserisce determinati aggettivi per avere un po' di visibilità (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Palmieri. Ne ha facoltà.

ANTONIO PALMIERI (FI). Presidente, purtroppo questa legge non è una legge che restringe, è una legge che allarga, allarga a dismisura, perché identifica le caratteristiche di chi può chiedere il suicidio assistito in questo modo, totalmente indistinto, che può andare a comprendere, come stiamo dicendo ormai da ore, malattie e persone gravemente malate, che non sono assolutamente nelle condizioni che normalmente abbiamo sentito descrivere anche poco fa, ossia essere attaccate a una macchina verso la fine della propria vita. In realtà, questa legge - e chiudo - compie esattamente il processo opposto. Per questo la grande domanda - e invito a votare a favore di questo emendamento - è: sei per l'eutanasia o sei contro l'eutanasia?

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Bellucci. Ne ha facoltà.

MARIA TERESA BELLUCCI (FDI). Grazie, Presidente. Anch'io mi unisco all'appello fatto dal collega Deidda. Io credo che noi dimostriamo la nostra capacità di affrontare questa legge in modo serio, non utilizzando alcuni epiteti, alcuni attacchi, che sono in questo crudeli, nel senso che la nostra maturità deve essere quella di un confronto in cui l'altro viene rispettato. Noi cerchiamo di spiegare le nostre ragioni, ascoltiamo le vostre e le argomentiamo. Negli emendamenti proposti c'è l'intenzione di difendere la vita, ma di difendere anche il diritto alla salute delle persone. Andare a descrivere meglio coloro i quali possono accedere e quelli, invece, che non potranno accedere, significa dare certezza, ma certezza anche delle cure e anche spingere lo Stato ad offrire, sì, tutte quelle cure che oggi non ci sono, perché le relazioni ci dicono questo: che lo Stato è manchevole nell'offrire tutta l'assistenza necessaria.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Perego Di Cremnago. Ne ha facoltà.

MATTEO PEREGO DI CREMNAGO (FI). Grazie, Presidente. Pur condividendo le motivazioni di alcuni colleghi a sostegno di questo emendamento, credo che occorra ritornare a quella che è la definizione etimologica di prognosi infausta: significa che non lascia speranze.

L'aggiunta di condizioni temporali, come nell'emendamento precedente, in questo e come in quello successivo, che parlano di prognosi prossima alla morte, è antitetica alla definizione stessa di prognosi infausta e ai princìpi di questa legge. Per cui io voterò in maniera contraria.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Turri. Ne ha facoltà.

ROBERTO TURRI (LEGA). Grazie, Presidente. Solo per precisare che questo emendamento, di fatto, non c'entra nulla con la prognosi infausta, si parla di patologie irreversibili e si aggiunge “in stato avanzato”. Anch'io respingo le accuse di crudeltà che ci vengono rivolte e credo che sia meglio non utilizzare questo termine, perché ognuno ha la sua posizione e qui nessuno è a favore della sofferenza o contro la sofferenza. E' evidente che tutti quanti abbiamo visioni diverse, però non per questo occorre tacciare gli altri di crudeltà.

In questo caso, io ricordo anche che in Commissione c'è stato un dibattito su quali fossero le condizioni per cui un paziente potesse accedere a questi strumenti e infatti sono state fatte modifiche. Qui si tratta di aggiungere “stato avanzato” a “patologia irreversibile”, che, di per sé, potrebbe essere qualsiasi cosa e non è una patologia necessariamente grave, e quindi credo che sia un emendamento che ha una logica (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Trizzino. Ne ha facoltà.

GIORGIO TRIZZINO (MISTO). Grazie, Presidente. Una legge si deve fondare su termini certi e misurabili e dobbiamo sforzarci di farlo anche per questa.

Lo stato avanzato in clinica medica non esiste; non esiste uno stato avanzato: per me potrebbe essere l'accertamento di una metastatizzazione diffusa, e già a questo punto siamo davanti ad uno stato avanzato; per un altro potrebbe essere, invece, un ultimo momento, pochi giorni prima.

Allora io invito i colleghi a valutare questi termini: non esiste nella clinica medica lo stato avanzato. Non possiamo riportarlo nel contesto di questa legge.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole D'Ettore. Ne ha facoltà.

FELICE MAURIZIO D'ETTORE (CI). Proprio le parole dell'onorevole Trizzino dimostrano la ratio intima di questo provvedimento e l'impossibilità di stabilire criteri e perimetri. Questa legge nel suo complesso non deve essere fatta, così come è posta, proprio per l'indeterminatezza della specificazione normativa. È questo il tema, Trizzino. Ma io dico che questo emendamento tenta almeno di definire un perimetro indefinibile: non è una libertà negoziale, una scelta negoziale, quella della persona in stato di sofferenza. Questo è il tema, per cui è difficile, nell'indisponibilità del diritto alla vita, poter determinare questi limiti. È lì la prova, tutte le formulazioni che vengono date.

Per quanto riguarda la crudeltà, ricordo chi diceva che la crudele banalità della retorica del pensiero unico è sempre quella che fa più danni di tutti. Quindi a chi parla di crudeltà, questa crudele banalità del pensiero unico: stiamo modificando e tentando di fare un dibattito su temi normativi che hanno anche risvolti etici, per cui non siamo crudeli, siamo legislatori come tutti. Altri sono banalmente crudeli nel loro pensiero unico (Applausi dei deputati del gruppo Coraggio Italia e di deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Vinci. Ne ha facoltà.

GIANLUCA VINCI (FDI). Grazie, Presidente. Ritengo di dover sottoscrivere anch'io questo emendamento, in quanto questa normativa - come è stato appena richiamato dal collega D'Ettore e da me più volte ribadito - è troppo embrionale per andare a definire correttamente l'ambito di esecuzione della norma.

Si lascia in questo modo troppa libertà, a chi dovrà poi interpretarla, di allargare infinitamente le maglie. Se non inseriamo neanche un'indicazione come “stato avanzato”, come si chiede con questo emendamento, finiamo per lasciare una libertà incredibile alla magistratura, che, come ben sappiamo, dipende e varia da magistrato a magistrato, e di fatto spogliamo il Parlamento e anche i cittadini italiani della possibilità di fare e avere una normativa precisa sul punto. È una cosa incredibile che all'interno di questa norma non ci sia la parola morte (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. grazie. Ha chiesto di parlare l'onorevole Orsini. Ne ha facoltà.

ANDREA ORSINI (FI). Grazie, signor Presidente. Onorevoli colleghi, questo io lo definirei un tipico emendamento di riduzione del danno e, come tale, naturalmente voterò a favore. Però, vede, signor Presidente, la discussione complessa che è stata fatta anche in questi minuti in quest'Aula, portando argomenti anche opposti ai miei, ma di cui riconosco tutta la nobiltà, come quelli del collega Vito, conferma l'estrema difficoltà di definire la questione di fondo di questa legge, cioè quando la vita diventi un bene disponibile. Allora, io credo che la risposta migliore, ma anche la risposta meno crudele sia molto semplice: “mai, la vita non può mai diventare un bene disponibile”. Questo è il principio al quale, come legislatori, come uomini liberi e come persone civili io credo ci dobbiamo attenere (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente e di deputati del gruppo Fratelli d'Italia)

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Sarli. Ne ha facoltà.

DORIANA SARLI (MISTO-M-PP-RCSE). Grazie, Presidente. Io ricordo a quest'Aula che noi stiamo discutendo una proposta di legge anche dopo una sentenza della Corte Costituzionale che è intervenuta su fatti realmente accaduti, cioè su persone realmente afflitte da una sofferenza che reputavano intollerabile e si sono rivolte all'estero per porre fine alla propria vita.

Si tratta di storie che hanno suscitato la pietà e l'empatia - penso - di quasi tutti noi. Ora noi, rispetto alla sentenza della Corte, stiamo andando in senso restrittivo - io questo lo vorrei ricordare -, perché la sentenza della Corte parla di una persona che, a parte essere in grado di intendere e di volere e maggiore di età, è tenuta in vita da trattamenti di sostegno vitale e affetta da una patologia irreversibile (non parla di prognosi), fonte di sofferenze fisiche o psicologiche (noi diciamo “e psicologiche”). Quindi, noi abbiamo operato, all'interno di questa legge, una restrizione ulteriore dei parametri della richiesta. Già la sentenza della Corte si era trovata in difficoltà di fronte al caso Trentini, che non era sostenuto da mezzi di sostegno vitale, e ha dovuto accettare un concetto più estensivo. Noi vogliamo una legge che continui a portare la gente nei tribunali e c'è chi, in quest'Aula, non si accontenta neanche di questo.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.111 Turri, con il parere contrario delle Commissioni, su cui il Governo si rimette all'Assemblea.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 4).

Passiamo all'emendamento 1.30 Bellucci.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Bellucci. Ne ha facoltà.

MARIA TERESA BELLUCCI (FDI). Grazie, Presidente. Soltanto per dire che ritiro l'emendamento.

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento 1.115 Turri.

Ha chiesto di parlare il collega Potenti. Ne ha facoltà.

MANFREDI POTENTI (LEGA). La ringrazio, Presidente. Noi invece combattiamo a testa alta. Mi scuso per il termine “combattere”, utilizzato ovviamente in maniera metaforica, perché in queste ore mai mi permetterei di scherzare rispetto a quello che sta accadendo fuori da quest'Aula ma, come ricordavo lunedì in una discussione generale afferente ad altra materia, le più belle realizzazioni codicistiche di questo Paese sono avvenute mentre fuori dai luoghi in cui il legislatore è abituato a lavorare purtroppo imperversava una guerra altrettanto e forse ben più grave. L'emendamento 1.115, che vede sempre come primo firmatario il collega onorevole Turri, intende persistere nella volontà di convincere la maggioranza di quest'Aula a sostenere una precisazione in merito alla condizione di avanzata patologia, sulla quale intendiamo far scattare tutta la normativa in materia di morte volontaria medicalmente assistita. È vero che, da una parte - come diceva il collega Trizzino -, sono terminologie che non esistono nell'ambito medico, così come in ambito medico non esistono delle terminologie e delle definizioni, con le quali ad esempio tantissime sentenze, che passano al vaglio della Corte di Cassazione, sono rivolte ad individuare i limiti e anche a descrivere alcune patologie afferenti all'incapacità naturale di un soggetto o alle condizioni di punibilità rispetto a situazioni in occasione delle quali il soggetto ha commesso dei reati anche molto gravi.

Quindi, il trait d'union, il ponte tra queste due realtà, che permette di far comunicare questi due mondi, che tra loro altrimenti non sarebbero nelle condizioni di dialogare, è costituito evidentemente, in primis, dalla linguistica forense, ma soprattutto dalla medicina legale, che è l'ambito tecnico operativo nel quale il medico è in grado di tradurre in una lingua, che ben può essere compresa dal mondo giuridico, le condizioni o le situazioni che si trova di fronte. È chiaro che, nel momento in cui utilizziamo una terminologia che deve afferire a un testo normativo, possiamo ben utilizzare una parola che non corrisponde nell'ambito medico a uno stato clinico specifico; sarà poi la medicina legale ad essere di supporto a qualunque organo giudiziario, davanti al quale noi speriamo vadano il minor numero possibile di casi futuri di richieste di morte volontaria medicalmente assistita. Purtroppo, conosciamo quali sono i contenziosi che si sviluppano davanti ai giudici, tra consulenze e perizie, quindi non ci auguriamo che accada e, per non augurarci questa futura condizione di contenzioso, intendiamo indicare a livello normativo quale possa essere il termine, la parola, insomma il criterio, con cui anche il medico legale e gli operatori sanitari potranno ben capire cosa voleva dire il legislatore.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Parisse. Ne ha facoltà.

MARTINA PARISSE (CI). Grazie, Presidente. L'emendamento 1.115 Turri può andar bene a definire e a circoscrivere il perimetro, come stiamo chiedendo ormai da qualche ora. Anche questo ha l'obiettivo di legare l'accettazione della richiesta a uno stato molto avanzato della malattia, perché si parla di “prognosi infausta a lungo termine”. Ecco, grazie alla velocità con la quale escono i nuovi farmaci, dobbiamo ricordare che ci sono persone che devono la vita al fatto che sia stata tenuta a bada la malattia, anche quando non si era in grado di guarirla. Ci sono poi migliaia di pazienti che devono la vita e anche la guarigione all'ostinazione di qualche medico; infatti, ai giorni nostri, è necessario che non vi sia nulla da fare, una nuova combinazione di farmaci, un procedimento inedito o sperimentale.

Sinceramente non capisco perché si vogliano lasciare soli i pazienti e offrire loro la via più comoda d'uscita, quando ci potrebbero essere ancora delle speranze di sopravvivenza. Tra l'altro, l'articolo 1 parla di “prognosi infausta”. La prognosi infausta - i medici mi correggano se sbaglio - è un concetto indeterminato, infatti ad oggi molti specialisti hanno difficoltà a comunicare con chiarezza la prognosi al proprio paziente, perché la stessa diagnosi di tumore ha in molti casi una prognosi infausta, ma, grazie alla ricerca e alle maggiori conoscenze sulle cause del cancro, sui meccanismi con i quali questo si manifesta e si propaga, è possibile personalizzare la terapia, ottenendo, in gruppi ben definiti di pazienti, dei risultati che, fino a poco tempo fa, erano insperati, in termini di sopravvivenza e di miglioramento della qualità della vita; in altri pazienti invece si cronicizza la malattia, che quindi non rappresenta più un rischio immediato per la vita, ma diviene una condizione con la quale convivere. Quindi, l'indeterminatezza del concetto potrebbe causare numerosi problemi di interpretazione. Ecco, noi qui dovremmo fornire un quadro legislativo minimamente certo, per due ordini di ragioni: per guidare la valutazione dei medici ed evitare così che questi scelte discrezionali; per tutelare il cittadino, soprattutto del cittadino fragile.

La domanda che adesso voglio porvi è: di fronte a questi concetti così indeterminati, si può desumere cosa è lecito e cosa non lo è, ai fini dell'individuazione degli estremi del reato?

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Palmieri. Ne ha facoltà.

ANTONIO PALMIERI (FI). Grazie Presidente Dopo due ore e mezza di dibattito è opportuno fare un punto della situazione, quindi, mi avvio in un breve riassunto, a beneficio di tutti noi, specie dei colleghi che ci hanno raggiunto in corso d'opera.

Punto 1: abbiamo detto che qui non c'è nessun derby tra chi è per la sofferenza e chi è contro la sofferenza. Punto 2: abbiamo detto che l'argomento, la situazione e il vero referendum, la domanda decisiva, è dove vogliamo schierare lo Stato e le istituzioni: se vogliamo schierarle accanto al sofferente, per lenire al massimo la sofferenza, o se vogliamo schierarle per eliminare il sofferente e non la sofferenza. Punto 3: stiamo approfondendo che le condizioni indicate nella norma per richiedere il suicidio assistito - e quindi sostanzialmente per accedervi - sono troppo generiche ed indistinte. Dalla collega Parisse, che ha parlato prima di me, a tutti gli altri interventi che si sono succeduti su questa serie di emendamenti, tutti tendiamo e tentiamo di far comprendere, ai molti colleghi che sono indecisi su questa norma, di che si tratta nel merito e di tenere in considerazione - punto 4 - esclusivamente il testo e non il contesto, ovvero il contesto suggestivo, il contesto emotivo, il contesto mediatico, il contesto propagandistico. Viceversa, si tratta di guardare il testo, così come esso è scritto, e valutarne le conseguenze nel lungo periodo. Su questo – punto 5 - abbiamo portato più volte l'esempio – le case history potremmo chiamarle - di quello che è successo in questi vent'anni, da quando in Belgio e in Olanda è stato introdotto, dapprima, - udite udite - semplicemente il suicidio assistito e, poi, si è arrivati a oggi, all'eutanasia, praticata da zero all'infinito. Questo è il contesto nel quale ci muoviamo.

All'interno di questo contesto, che ho brevemente riassunto, richiamo nuovamente la grande domanda che sta dentro questo emendamento: sei per l'eutanasia o sei contro l'eutanasia? Ma dentro questo emendamento e la serie degli emendamenti vi è un'altra grande domanda: sei - o siamo - affinché lo Stato sopprima una persona gravemente malata o gravemente disabile o sei per mettere lo Stato e le istituzioni, come ho detto prima - ma questo è il punto fondamentale -accanto alle persone che soffrono?

Io, per fortuna, di questo Paese non sono il Ministro della Salute, ma se lo fossi stato, quando durante la scorsa estate sui giornali è apparsa la triste e dolorosissima vicenda del signor Mario, se fossi stato il Ministro della Salute, sarei andato a casa del signor Mario e gli avrei in questo modo manifestato due cose: primo, le istituzioni sono accanto a te e, secondo, non vogliono perseguire la via più semplice ed economica, ma vogliono dimostrarti e darti il massimo del supporto possibile, nella condizione dolorosissima nella quale tu sei. Questa sarebbe la prima risposta da parte di istituzioni che vogliono stare accanto al sofferente, contro la sofferenza e non contro il sofferente!

Questo è il termine ineludibile, nel quale ci dobbiamo porre, mentre adesso siamo qui, come diceva il collega Forciniti, ad esercitare il nostro diritto-dovere di parlamentari, per definire un testo che sia il miglior testo possibile. A nostro giudizio, con questo emendamento, quantomeno si migliora un testo, che non è il miglior testo possibile.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Vito. Ne ha facoltà.

ELIO VITO (FI). Presidente, solo per dire ai colleghi che qui non è in discussione qualcosa che non c'è nella legge; ma non può essere nemmeno in discussione qualcosa che verrà, come le nuove terapie, che tutti ci auguriamo che vengano. Qui è in discussione un diritto riconosciuto nella nostra giurisprudenza, che questa legge restringe e cioè a porre fine alla propria vita, non quando la propria vita sta finendo, ma quando ci sono delle condizioni irreversibili, e con prognosi infausta, che l'individuo ritiene intollerabili, da un punto di vista psichico e da un punto di vista fisico. Questo poi definirà l'articolo 3. Anche questo emendamento, che aggiunge “e con prognosi infausta prossima alla morte”, o ugualmente - così poi non intervengo - il successivo emendamento 1.110 Turri mi pare che - non per ripetere la stessa espressione - siano in quel filone di voler peggiorare la legge, al punto tale da renderla impraticabile e aggiungere un filino di crudeltà a persone che stanno già soffrendo.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Bellucci. Ne ha facoltà.

MARIA TERESA BELLUCCI (FDI). Grazie Presidente. In questi emendamenti c'è il senso della nostra azione. Ci siamo trovati questa mattina a cercare di far riflettere sulla necessità di chiarire, definire ed eliminare ciò che è troppo vago, consapevoli che questa legge, nella sua declinazione, presenta gravi rischi. Quali sono i rischi che noi abbiamo cercato di andarvi a rappresentare? I rischi sono caratterizzati dalle esperienze di altre Nazioni, faccio l' esempio dell'Olanda, che nel 2001 ha depenalizzato, ha iniziato depenalizzando; successivamente, nel 2002 ha approvato una legge sull'eutanasia; nel 2004 ha aperto la scelta del suicidio assistito ai minori. Si è arrivati, in questo, a proporre qualcosa che in tutti noi suscita estrema preoccupazione e - io sono convinta - orrore.

Allora, quando noi cerchiamo di affrontare la necessità di una chiarificazione puntuale e di un perimetro, è perché crediamo che non siamo immuni dalla possibilità di percorrere quello che oggi è presente in Stati come l'Olanda e il Belgio. Questa responsabilità ce l'ha certamente il Parlamento e l'abbiamo ciascuno di noi.

Abbiamo sentito citare più volte la Consulta, che richiamato al rispetto ad una vacatio normativa. Ma la Consulta, proprio in forza della separazione dei poteri, non può e non ha detto come il Parlamento deve dispiegare le proprie scelte nello specifico, perché - ritorno a dire - non può e non lo ha fatto, proprio perché non lo può fare. Indica che c'è una vacatio: sta al Parlamento che legifera confrontarsi e hiarire in maniera puntuale il perimetro della scelta di aprirsi a un suicidio assistito.

Questo va chiarito, perché se noi tutte le volte argomentiamo la validità delle nostre tesi sulla base di quello che è stato posto dalla Consulta, in qualche modo andiamo a dismettere parti importanti del nostro ruolo. Noi legiferiamo e di questo dobbiamo essere consapevoli, perché siamo noi che abbiamo la responsabilità di andare a definire e ad approvare la legge migliore possibile in un tema così delicato.

Quindi, la Consulta ha svolto il suo compito, o meglio, c'è anche chi pensa che ha oltrepassato il suo compito e il suo ruolo; ma anche laddove la Consulta avesse pienamente e legittimamente sollevato una vacatio normativa, poi in questo non possiamo derogare in alcun modo le nostre responsabilità, e quindi richiamare come esaustivi gli aspetti tratteggiati dalla Consulta stessa. Sta a noi definirlo, e in questa definizione i nostri sforzi sono stati quelli di poter fugare in ogni modo il rischio di un perimetro indefinito e troppo ampio, in cui evidentemente poi si annida il rischio di coinvolgere ulteriormente la magistratura in possibili ricorsi e appelli.

Quando le leggi sono semplici, ma sono anche chiare e non libere di interpretazione, questo rischio viene, ovviamente, preventivamente cancellato.

Noi siamo invece preoccupati perché questa proposta di legge non definisce in maniera chiara, in maniera certa, utilizza dei termini che sono vaghi, che spesso, come anche voi ci dite, dal punto di vista sanitario non sono così strettamente intellegibili, e che quindi inevitabilmente fanno sì che il Parlamento non svolga il suo compito appieno e poi che ci sia un intervento della magistratura per assumersi quelle responsabilità che il Parlamento non ha saputo compiere nel migliore dei modi. Quindi, votiamo a favore.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Orsini. Ne ha facoltà.

ANDREA ORSINI (FI). Presidente, onorevoli colleghi, questo emendamento ha il vantaggio di eliminare il concetto di condizione irreversibile. Ci si tornerà poi su altri emendamenti più specificamente che su questo, ma credo sia il caso di cominciare a parlarne fin d'ora.

Cosa significa condizione irreversibile? Condizione irreversibile, è stato detto tante volte, può essere il diabete, ma, lasciando perdere le banalizzazioni, penso a tante patologie psichiatriche, anche a una semplice depressione: non solo possono essere condizioni irreversibili, ma possono essere condizioni laceranti e soggettivamente insopportabili. Eppure questa stessa legge, all'articolo 2, parla esplicitamente di soggetto pienamente capace di intendere e di volere e quindi presumibilmente esclude i soggetti psichiatrici. Eppure la malattia mentale può essere una delle condizioni più insopportabili che esistono. Allora, cosa facciamo? Consentiamo ai malati psichiatrici, consentiamo….

PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Orsini.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Vinci. Ne ha facoltà.

GIANLUCA VINCI (FDI). Grazie, Presidente. Chiedo anch'io di sottoscrivere questo emendamento in quanto questa normativa, che a mio avviso risulta assolutamente embrionale, deve iniziare a mettere dei confini chiari alla possibilità di accedere a questo strumento. E come lo si fa? Lo si fa mettendo dei paletti, iniziando a inserire, come in questo caso, la frase “in fase avanzata e con prognosi infausta prossima alla morte”. Questa frase magari spaventa qualcuno, ma stiamo parlando di eutanasia, e la cosa incredibile è che all'interno di questo provvedimento, e anche degli emendamenti che vedo, la parola morte non risulti mai ripetuta e si citi solo marginalmente. Ma di questo stiamo parlando, quindi è giusto ricordarlo ed è giusto che sia inserito anche all'interno della norma con questo emendamento.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Bagnasco. Ne ha facoltà.

ROBERTO BAGNASCO (FI). Grazie, Presidente. Ovviamente anch'io intanto chiedo di aggiungere il mio nome a questo emendamento, anche perché sono particolarmente convinto che sia uno dei primi emendamenti che mette i puntini sulle i. Forse, nel tentativo, e di questo non do una colpa particolare a nessuno, di trovare un accordo generale il più largo possibile, siamo stati in tanti casi estremamente molto poco chiari.

Quindi, questo emendamento, che parla di prognosi infausta prossima alla morte, in maniera forse - anzi, senza forse - particolarmente drammatica, si inserisce in una serie di emendamenti che spero possano fare puntualizzazioni importanti su questa legge che sicuramente non ci convince, ma che speriamo di poter emendare in maniera positiva.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Ferro. Ne ha facoltà.

WANDA FERRO (FDI). Grazie, Presidente. Per sostenere quanto già detto dalla collega Bellucci sull'importanza di questo emendamento, soprattutto se vogliamo fare una legge che ascolti le ragioni spiegate da molti, lasciando al Parlamento il compito di legiferare, senza fare un “copia e incolla” rispetto a quella sacrosanta decisione presa dalla Corte. A questo si aggiunge il perimetro entro il quale collocare l'eventuale scelta di chi vuole decidere di abbandonare questa terra; è soprattutto una scelta che va perimetrata sulla base di dati che tengano sempre presente quello che per noi diventa fondamentale: la sacralità della vita.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.115 Turri, con il parere contrario delle Commissioni.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 5).

Passiamo all'emendamento 1.110 Turri.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Turri. Ne ha facoltà.

ROBERTO TURRI (LEGA). Grazie, Presidente. Anche con questo emendamento, che è un po' sulla scorta degli ultimi che abbiamo votato, si cerca di andare a definire le condizioni che il paziente, la persona deve avere per accedere all'assistenza medica e porre fine volontariamente e autonomamente alla propria vita.

Ricordo che nei lavori svolti in Commissione c'è stato un vero dibattito anche e soprattutto su questo aspetto, e alcune proposte che noi avevamo avanzato - la Lega, Fratelli d'Italia, Forza Italia e Coraggio Italia - sono state anche accolte. Ricordo, infatti, che, all'inizio, il testo prevedeva la patologia irreversibile o la prognosi infausta, quindi le due condizioni potevano essere anche alternative. Noi ci siamo opposti perché credevamo che dovessero esserci entrambe le condizioni, non una, alternativa all'altra, e abbiamo ottenuto in Commissione - e qui ringrazio anche il lavoro dei relatori, perché di fatto molte delle nostre proposte sono state accolte - che il testo fosse modificato. Quindi, ciò vuol dire che non stiamo proponendo cose fuori dal mondo, come qualcuno negli interventi precedenti ha evidenziato. Siamo stati accusati che i termini che utilizziamo, come “prossima alla morte”, non siano medici. Ma vi sono tanti termini utilizzati e tutti questi termini possono essere oggetto di interpretazione e di visione differente, però noi riteniamo che le condizioni, ossia patologie irreversibili, e in particolare, riferito a questo emendamento, prognosi infausta, così, dicano poco, quindi meritino di essere maggiormente specificate. Quindi, alla patologia irreversibile aggiungiamo “in stato avanzato” e a prognosi infausta aggiungiamo “prossima alla morte”, perché più generico è questo testo, più si presta ad interpretazioni e abbiamo visto - è oggettivo - cos'è successo anche in altri Paesi.

Quindi, sono convinto sia difficile cercare di precisarlo nel miglior modo, in maniera chiara, però cerchiamo di farlo per evitare che poi possa essere interpretato in maniera differente. Quindi, che ci sia una “prognosi infausta”, ma che ci sia anche “prossima alla morte”, perché la prognosi infausta può riguardare una malattia per la quale un soggetto può rimanere in vita anche diversi anni, perché ormai la medicina aiuta anche da questo punto di vista. Quindi, non parliamo di gradi di sofferenza, non giudichiamo la sofferenza, non pensiamo nemmeno di farlo, qui, si parla di altro, si tratta di specificare, come abbiamo fatto, che le due condizioni non siano alternative l'una all'altra, ma invece siano entrambe presenti per accedere alla richiesta. Quindi, chiedo che ci possa essere un voto a favore di questo emendamento (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Palmieri. Ne ha facoltà. Poi, l'onorevole Vito, poi l'onorevole Bologna e poi vedremo chi altro, come l'onorevole Orsini.

ANTONIO PALMIERI (FI). Grazie, Presidente. Questa è l'ultima possibilità su questa serie di emendamenti che possiamo definire emendamenti “chiavistello”, cioè emendamenti che cercano di puntellare la porta di questa legge, aperta la quale si scivola inesorabilmente verso l'eutanasia, destinazione che, legittimamente, è nel desiderio di chi la ritiene un diritto esigibile da parte di chiunque e che, dal nostro punto di vista, invece, è una destinazione deprecabile, perché, come abbiamo detto più volte, mette lo Stato non accanto ma contro le persone gravemente in difficoltà e gravemente sofferenti, prospettando la via di uscita più economica -economica in tutti i sensi - a partire appunto dal senso del risparmio finanziario.

Allora, l'invito che rivolgo alle colleghe e ai colleghi silenti, ma ascoltanti, soprattutto del Partito Democratico, è quello di prendere in considerazione quest'ultima possibilità di determinare meglio i paletti di una norma che apre all'infinito, di una norma che, come abbiamo già detto, non restringe, ma schiude, spalanca, perché andando nel senso dell'indeterminatezza, apre la possibilità a derive, a soluzioni e a scelte che contraddicono quel favor vitae che, da sempre, è l'impianto - e lo vedremo più avanti - non solo della nostra Costituzione, ma anche della Carta dei diritti dell'Unione europea.

So che siamo un po' stanchi, perché ci avviamo a fine mattinata, ma l'invito è a leggere con attenzione l'emendamento del collega Turri e a capire, approfondire e accogliere quest'ultima opportunità che questa serie di emendamenti mette a disposizione di ciascuno di noi.

Quindi, Presidente, mi fermerei qui, invitando però veramente per l'ultima volta, forse, questa mattina, visto che ci avviciniamo alla chiusura, a guardare il testo e le conseguenze del testo, perché questa è l'unica prospettiva ragionevole, l'unico metodo, l'unica posizione che noi possiamo assumere per esplicitare al meglio il nostro ruolo di legislatori.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Vito. Ne ha facoltà.

ELIO VITO (FI). Presidente, per la verità volevo prendere spunto da un'osservazione del collega Turri sul merito degli emendamenti. Egli ha riconosciuto come in Commissione sia stato fatto un lavoro di accoglimento degli emendamenti presentati da parte di chi si oppone a questa legge, che non è sull'eutanasia, ma riguarda un'altra cosa, molto più limitata, che è definita appunto dall'articolo 1.

Ma se si è andati nella direzione di accogliere gli emendamenti di chi si oppone alla legge - come è stato ricordato -, facendo in modo che vi fosse quella “e” e non la “o”, alternativa originariamente prevista, e addirittura prevedendo, all'articolo 6, l'obiezione di coscienza che limiterà moltissimo il campo di applicazione di questa legge e creerà molte complicazioni, perché continuate ad opporvi o a fare degli emendamenti un atteggiamento chiaramente dilatorio - non voglio definirlo ostruzionistico - nei confronti della legge? Si era raggiunto un compromesso all'interno della Commissione giustizia. Io credo che su questo si possa…

PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Vito.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Bologna. Ne ha facoltà.

MANFREDI POTENTI (LEGA). Grazie, Presidente. Intervengo a sostegno di questo emendamento, solo per rappresentare ulteriormente come l'attuale edizione del testo in esame…

PRESIDENTE. È successa una magia: l'onorevole Potenti sta parlando al posto dall'onorevole Bologna, ma non è colpa di nessuno…

MANFREDI POTENTI (LEGA). Mi scusi, Presidente, mi scusi, si sente male da quassù…

PRESIDENTE. Non c'è problema. Vada avanti. L'onorevole Bologna mi sembra molto disponibile.

MANFREDI POTENTI (LEGA). Mi scuso, allora, veramente, ma non si percepisce chiaramente la sua voce da quassù.

Stavo rappresentando come questo emendamento intervenga a integrare l'attuale edizione del testo in esame, in particolare, arrivando a perfezionare i significati delle parole “patologia irreversibile”, che significano presumere un esito letale del percorso clinico, e “prognosi infausta”, quando non si ammette un ritorno allo stato precedente. Intendiamo aggiungere la precisazione lessicale di cui alla formulazione, per circoscrivere meglio l'arco temporale nel quale la norma avrà applicazione.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Bologna. Ne ha facoltà.

FABIOLA BOLOGNA (CI). Grazie, Presidente. Anch'io, dopo queste ore di discussione, vorrei dire che ritengo che questo sia un momento davvero molto serio per il Parlamento, tenendo presente che il Governo si è rimesso al Parlamento rispetto a questo argomento, quindi, il Governo ha lasciato il Parlamento libero di esprimersi su questo tema. Riferendomi proprio all'emendamento in discussione, abbiamo fatto una lunga cavalcata in Commissione per cercare di arrivare a un punto fermo; ovviamente, siamo riusciti ad arrivare fino ad un certo punto, che, come abbiamo detto anche in Commissione, non ci soddisfaceva, purtroppo; infatti tutti noi abbiamo espresso, per quanto riguarda il centrodestra, un parere contrario, anche noi di Coraggio Italia, e abbiamo, però, sempre collaborato affinché si potesse quantomeno migliorare qualcosa di questo testo. In particolare, noi ci tenevamo molto a circoscrivere meglio, con termini più specifici possibili l'accesso al suicidio medicalmente assistito, provenendo tutti noi da ambienti professionali diversi e anche da esperienze diverse, perché anche nella Commissione altri medici, come me, hanno delle posizioni diverse dalle mie, probabilmente per esperienza. Io ho seguito tanti malati con SLA in fase terminale di malattia, ma anche con prognosi infausta a lungo termine, perché, come sapete meglio di me, un malato di SLA ha un'aspettativa di vita, ad oggi, di circa 5 anni, così come, per esempio, alcuni malati oncologici. Ed è chiaro che in questo senso si sviluppa una relazione medico-paziente, una relazione di cura e di fiducia che, effettivamente, ho fatto fatica a ritrovare all'interno di questa legge.

Siamo stati un po' estromessi, come sanitari, dal percorso, come se fossimo quasi osservatori esterni, e questo è davvero un peccato, perché anche nel leggere questo emendamento trovo che all'interno di esso ci sia tutto il percorso che un medico fa, nella sua relazione di fiducia, nella consegna della diagnosi al paziente, nello spiegare i benefici e i rischi degli accertamenti diagnostici e delle terapie da seguire, sulle aspettative del paziente, sul futuro della ricerca; quante volte abbiamo visto, nella nostra attività, pazienti cambiare idea continuamente sui percorsi che magari avevamo già stabilito, anche perché, come sapete, in Italia abbiamo leggi già presenti, come quelle sulle DAT, tra l'altro, pochissimo attuate; io stessa ho chiesto più volte dati al Ministero della Salute, ma, ad oggi, non mi sono pervenuti; in tali leggi, appunto, si dice che nessun trattamento sanitario può essere iniziato o proseguito senza il consenso della persona e che ogni persona ha la possibilità di esprimere le proprie volontà in tema di trattamenti sanitari.

PRESIDENZA DELLA VICEPRESIDENTE MARIA EDERA SPADONI (ore 12,50)

FABIOLA BOLOGNA (CI). Su questo punto diciamo che c'è un grosso limite, perché la legge è poco attuata e questo è un problema.

Poi abbiamo l'altra possibilità, che rientra anche nella legge n. 38 del 2010, quella di cui non si parla mai, che è la possibilità di accedere alla sedazione palliativa, che è un atto terapeutico di cura, finalizzato ad alleviare e a eliminare la sofferenza attraverso il controllo dei sintomi refrattari. Non è una sedazione palliativa permanente, perché, per chi la conosce, è una formula con cui si può anche agire in modalità temporanea, intermittente o continua, ma con una certa gradualità, sempre nel rispetto del paziente.

Quindi, vedete come abbiamo diverse opportunità per il trattamento della sofferenza del paziente. Come abbiamo detto da questa mattina, noi vogliamo eliminare la sofferenza, non il sofferente e questo lo ripeteremo sempre con forza. Naturalmente, dobbiamo avere fiducia nella scienza e nella ricerca. Pertanto, oggi abbiamo una grande responsabilità nell'evoluzione della società, soprattutto in questa tematica e, quindi, dobbiamo considerare, anche rispetto a questo emendamento, tutte le conseguenze, senza opinioni esiziali, ma soprattutto considerando le conseguenze di ciò che oggi noi approviamo (Applausi dei deputati del gruppo Coraggio Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Orsini. Ne ha facoltà.

ANDREA ORSINI (FI). Signor Presidente, onorevoli colleghi, io credo che, comunque la si pensi sull'eutanasia e comunque la si pensi su questa legge - quello che io ne penso credo sia chiaro dai miei interventi precedenti -, sia una buona norma, quando si legifera, essere chiari. Le leggi che mantengono un'ambiguità interpretativa, le leggi che non definiscono in modo preciso quello che vogliono, le leggi che lasciano un margine di discrezionalità e di interpretazione sono un cattivo modo di legiferare.

Questo emendamento ha il vantaggio di rendere più chiaro e più preciso l'oggetto di applicazione della presente legge, limitando il campo di quello che poi si prevedrà all'articolo 5, ossia i compiti di questo comitato, un po' orwelliano…

PRESIDENTE. Concluda.

ANDREA ORSINI (FI). …che dovrà determinarsi sulla possibilità di decidere sulla propria vita. La libertà affidata a un comitato.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Trizzino. Ne ha facoltà.

GIORGIO TRIZZINO (MISTO). Grazie, Presidente. Io penso che noi in questo dibattito possiamo far tutto, tranne che far passare termini che non c'entrano assolutamente nulla con il dibattito stesso. Il collega Palmieri e altri colleghi reiterano il termine “eutanasia”, che non c'entra assolutamente nulla con questa proposta di legge. Lo ripeto: non stiamo trattando dell'articolo 579, ma dell'articolo 580 del codice penale.

Si ripete ancora che lo Stato sopprime il soggetto malato, ma non è corretto. È assolutamente sbagliato. Non ci stiamo avventurando in questo tipo di argomentazione. Noi stiamo facendo una legge per cui stiamo normando sul suicidio assistito. L'eutanasia non c'entra assolutamente nulla e tanto meno lo Stato entra in questa vicenda.

PRESIDENTE. Concluda.

GIORGIO TRIZZINO (MISTO). Scusate, perché dopo tante ore di discussioni inutili francamente è difficile accettare questi termini, che imperversano così liberamente in quest'Aula. Scusatemi.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.110 Turri, con il parere contrario delle Commissioni e con il Governo che si rimette all'Aula.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 6).

Passiamo alla votazione dell'emendamento 1.27 Bellucci.

Ha chiesto di parlare la deputata Bellucci. Ne ha facoltà.

MARIA TERESA BELLUCCI (FDI). Grazie, Presidente. Lo ritiro.

PRESIDENTE. D'accordo.

Passiamo alla votazione dell'emendamento 1.100 Cecconi.

Ha chiesto di parlare la collega Sarli. Ne ha facoltà.

DORIANA SARLI (MISTO-M-PP-RCSE). Grazie, Presidente. In realtà in questo emendamento, che ovviamente chiedo di sottoscrivere, il collega chiede di mettere la “o” tra le parole: “irreversibile” e “con prognosi infausta”. Ricordo che la sentenza della Corte non vincolava le due cose e ben faceva, anzi non citava proprio la prognosi infausta. Sono due entità sia gnoseologicamente che concettualmente diverse. La malattia è uno stato patologico che può essere cronico-degenerativa. Ovviamente, non parliamo del diabete, perché ricordiamo che le malattie di cui stiamo parlando sono malattie comunque incurabili, nel senso che se io ho il diabete e faccio l'insulina conduco la vita più o meno di una persona normale, per quanto sia esposta di più a rischi e a sofferenze.

Qui noi parliamo di malattie cronico-degenerative che degenerano e compromettono la vita delle persone rispetto a quella che noi chiamiamo normalità. Dunque, io vorrei capire il motivo di tutti questi paletti che noi stiamo mettendo. Non è che noi stiamo dando un bonus o stiamo dando qualcosa che comunque la gente viene fuori a chiedere per interesse o per opportunità. Per le persone che sono in condizioni gravissime è giusto capire che sia propria la volontà, cioè che queste persone lo vogliono, che c'è un'autodeterminazione, che non ci sono condizionamenti ed è una scelta libera e consapevole di una persona maggiorenne. Cioè, veramente sento le parole del collega che diceva di questi emendamenti che alcuni sono proprio di pura cattiveria, perché sembra quasi che noi vogliamo infliggere pene a pene.

La prognosi è un parametro misurabile con un indice. Dunque, noi possiamo dire che se una patologia cronica, irreversibile e che causa sofferenze indicibili non ha una prognosi misurabile con una scala allora questa persona non è degna di avere la possibilità di accedere al percorso di richiesta di morte medicalmente assistita. Io vorrei chiedere a quest'Aula solo il perché: perché?

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il collega Magi. Ne ha facoltà.

RICCARDO MAGI (MISTO-A-+E-RI). La ringrazio, Presidente. Io chiedo attenzione a tutti i colleghi, perché questo emendamento, l'emendamento 1.100 Cecconi, tocca un punto decisivo per provare a migliorare il testo di legge che le Commissioni ci hanno consegnato, facendo in modo che almeno - almeno! - si garantisca che la libertà di scelta del cittadino sul proprio fine vita sia allineata con quanto previsto dalla tante volte citata, in questa mattina, sentenza della Corte costituzionale.

Vedete, colleghi, se nell'articolo 1 - e poi nell'articolo 3 - dovesse restare la formulazione attuale, cioè quella che prevede l'accesso alla procedura per la persona affetta da una patologia irreversibile “e con prognosi infausta” anziché “o con prognosi infausta”, rimanendo poi valide le altre indicazioni dell'articolo 3 di cui ci siamo occupati, noi possiamo affermare che con questa legge dj Fabo non avrebbe potuto avere accesso alla procedura di suicidio medicalmente assistito. Questo requisito, questo criterio, questa condizione della patologia irreversibile congiunta e abbinata, quindi, alla prognosi infausta - poi ci sono le altre questioni che sono state aggiunte e che, quindi, toccheremo con l'articolo 3, cioè i trattamenti sanitari di sostegno vitale - ma rimanendo, dicevo, a questa condizione della prognosi infausta, non c'è nella sentenza della Corte costituzionale.

Allora, la preghiera è di fare davvero questo intervento, che è minimo, ma è decisivo. Qui, colleghi, non si tratta di approcciare con crudeltà la materia, come pure è stato detto, ma di provare a capire che non c'è solo la questione dell'indisponibilità della vita, c'è la questione dell'autodeterminazione. Io ho ascoltato degli interventi, colleghi, questa mattina, che mi fanno pensare che, forse, qualcuno in questo Paese vuole introdurre e punire il reato di tentato suicidio. Vogliamo fare almeno una norma che garantisca con chiarezza e che non sia, poi, una norma incostituzionale? Perché, con il corto circuito che noi stiamo generando tra Parlamento e Corte costituzionale - il Parlamento non fa una norma, la Corte costituzionale si appella al Parlamento, il Parlamento, nel fare la norma, non sa fare altro che copiare male la sentenza della Corte costituzionale -, questa legge tornerà alla Corte costituzionale. Davvero una preghiera: accogliete ed approviamo questo emendamento minimo.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Alessandro Pagano. Ne ha facoltà.

ALESSANDRO PAGANO (LEGA). Grazie, Presidente. Io mi inserisco in questo dibattito, cogliendo le parole dell'onorevole Magi, che, al di là della diversità culturale e ideologica che ci caratterizza - siamo, certamente, su posizioni differenti -, però, stimo per la sua verve e per la sua capacità anche di portare avanti tematiche. Tuttavia, proprio perché ha sollevato un elemento, il profilo di incostituzionalità della Corte, io devo, per forza di cose, offrire una riflessione nuova a quest'Aula. Perché? Perché, fino a questo momento, l'Aula non ha mai parlato della motivazione che è stata offerta dalla Corte circa la non indizione del referendum sul suicidio assistito, sull'omicidio assistito, sull'articolo 579 del Codice penale. Per cui, il referendum non si farà, perché bene è stato spiegato dalla Corte che i profili di incostituzionalità sono assoluti e totali. Siccome non dobbiamo parlare di questo, in sintesi, dico che, però, quello che vuole essere il leitmotiv della sentenza: “la vita non si può buttare”, dice sostanzialmente la Corte. E perché non si può buttare? Perché bisogna tutelare le persone più fragili, non quelle che sono tranquille e serene, che ragionano nel momento in cui sono lontane mille miglia da un'ipotesi di morte. Perché, oggi, noi siamo nel massimo della salute, psicologicamente tranquilli, abbiamo una forza fisica che ci sostiene, anche delle convinzioni ideologiche, per cui ci sentiamo i più forti del mondo e pensiamo di interpretare quello che è il bisogno di altri. Non è così.

Ho sentito qui delle tematiche, tra il piagnucoloso e il non argomentato - perché le cose, poi, quando non sono argomentate, si devono portare sul piano del sentimento, sperando che qualcuno ci caschi -, che vogliono dire “come mai, la vita sofferente, c'è qualcuno che la vuole bloccare?”. È stato già detto in interventi precedenti che un conto è dire, all'ultimo secondo della vita - io sono contrario, però devo immedesimarmi -, nell'ultima fase, quando si capisce che non è più risolvibile il problema, che è oggettivamente letale la fase che si sta vivendo, che non ci sono più cure, sono contrario, però prendo atto che la volontà complessiva è questa; ben altra cosa è che tu lo dici due anni prima! “Lei ha l'ultimo anno di vita, gli ultimi 2 anni di vita”: quante volte l'abbiamo sentito, al netto di Padre Pio e di tutti i miracoli che sappiamo esserci stati; la dico così, però ci sono dei fatti assolutamente incontrovertibili. Quante volte abbiamo assistito a questa cosa e, poi, quella vita è durata 10 anni, 12 anni di più e tutti, evidentemente, hanno preso atto e hanno ringraziato la scienza, per chi ci crede, la Provvidenza, e così via.

Questo sistema viene qui, oggi, sollevato, sbuffando, con argomentazioni finte, cioè non dobbiamo parlare di eutanasia. Come non dobbiamo parlare di eutanasia? E che cos'è questo? È un processo. Chi pensa che una legge di qualunque tipo e specie cada in capo a un Parlamento, piuttosto che a una società, per un fatto meccanico, vuol dire che non ha capito niente della vita.

I processi sono prima culturali e poi vengono interpretati o vengono indirizzati all'interno di un percorso, che è anche di tipo legislativo, a meno che ci sia una malafede di fondo, per cui si vuole impostare una legge per orientare le coscienze. E, allora, se così stanno le cose, io prendo atto che, su questo argomento, quello della sacralità della vita, c'è un percorso, c'è un processo, c'è una fase culturale che è stata voluta in una certa maniera, perché, altrimenti, non ci sarebbe stata la legge sul testamento biologico, una legge che portava già a ragionare in termini diversi, portava a ragionare diversamente rispetto al passato e che, come un chiavistello, ha aperto una serratura. Oggi, si vuole fare la stessa cosa, per arrivare, onorevole Trizzino, esattamente a quell'eutanasia che dice lei, tanto è vero che l'articolo 579 del Codice penale è stato già proposto con un referendum, segno che la soglia è stata già portata avanti, che, come nel piano inclinato, si sa già dove si vuole arrivare, esattamente come tutte le altre cose, con tutte le altre fasi a cui abbiamo assistito nella nostra vita sociale, sui temi etici piuttosto che su quelli politici.

Quindi, qui niente ipocrisie, colleghi! Dobbiamo essere chiari: l'obiettivo è l'eutanasia. Questo è un processo su cui nessuno si può sottrarre. Chi ci sta bene, è una scelta di vita - la penso così, come l'onorevole Magi: chapeau -, ma non ipocrisie da parte di certi banchi dell'opposizione, in cui si dice “io sono cattolico, io sono cristiano, io sono per il rispetto della vita”, salvo, poi, però, per ordini di partito o per altri motivi, fare cose esattamente opposte. Questo non è consentito, l'ipocrisia, almeno quella, no (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il collega Bazoli. Ne ha facoltà.

ALFREDO BAZOLI, Relatore per la II Commissione. Grazie, Presidente. Visto che siamo a un emendamento che è di segno esattamente opposto rispetto a quelli che abbiamo esaminato finora, cioè un emendamento che tende ad allargare le maglie della legge, credo sia venuto il momento di spiegare all'Aula il lavoro che abbiamo fatto in Commissione e come siamo arrivati a questo testo di legge; qualcosa che già sanno, ovviamente, i nostri colleghi delle Commissioni giustizia e affari sociali.

Ricordo - è già stato detto da qualcuno, ma lo ricordo anche io - che stiamo cercando di disciplinare qualcosa che c'è già nel nostro ordinamento. Infatti, la sentenza della Corte costituzionale ha già stabilito che non è illecito l'aiuto al suicidio delle persone che si trovano in certe e particolari condizioni. Questa cosa c'è già nel nostro ordinamento e, se non la discipliniamo noi con una legge, saranno i singoli giudici che, volta per volta, decideranno se quelle condizioni ci siano o meno. E questo apre a una grande incertezza delle persone che si trovano in quelle condizioni di applicazione delle norme, una grande differenza di trattamento. Quindi, io penso che, qualunque punto di vista portiamo in quest'Aula, noi abbiamo il dovere di fare una legge per tutelare le persone che si trovano in certe condizioni di fragilità, se vogliamo tutelarle davvero.

Questo è il punto di partenza dal quale siamo partiti, cercando di stare il più aderenti possibile alle condizioni che ha posto la Corte costituzionale per riconoscere questa liceità dell'aiuto al suicidio, perché abbiamo ritenuto che quello fosse il terreno sul quale provare a trovare un'intesa larga. E il tentativo che abbiamo fatto è stato quello di fare una mediazione tra punti di vista diversi, perché riteniamo che questo sia il compito della politica, soprattutto, su temi così divisivi, così complicati, così delicati, come i temi della bioetica. È il compito della politica trovare la mediazione e la mediazione comporta, ovviamente, che ciascuno rinunci a un po' della propria visione, perché, altrimenti, non è una mediazione. E lo sforzo che abbiamo fatto è uno sforzo che ci è stato anche riconosciuto, io credo, dai nostri colleghi delle Commissioni. Il testo che approda oggi in Aula è un testo profondamente diverso da quello che era inizialmente stato approvato come testo base, perché è figlio di un grande lavoro di accoglimento di emendamenti di tutte le forze politiche, di tutte le sensibilità, perché questo è il nostro obiettivo: una mediazione accettabile. Allora, se noi continuiamo a portare in quest'Aula i punti di vista di partenza, io penso che perdiamo di vista, invece, il tentativo che avevamo fatto di cercare di trovare un terreno comune, un minimo comun denominatore, se l'obiettivo è quello di fare una legge e sottrarre all'incertezza e alla differenza di trattamento le persone che oggi si trovano in quelle condizioni particolari di difficoltà e che potrebbero accedere a questo aiuto al suicidio, che, lo ripeto, è già nell'ordinamento per effetto della sentenza della Corte costituzionale. Io penso che abbiamo fatto un buon lavoro. Ci sono cose che abbiamo aggiunto rispetto alla sentenza della Corte che, in parte, restringono le maglie. La patologia irreversibile a prognosi infausta: l'abbiamo aggiunto su richiesta di qualche forza politica, perché ritenevamo che fosse utile a circoscrivere le patologie che possono dare accesso a questa facoltà. Abbiamo aggiunto che le sofferenze devono essere sia fisiche che psicologiche, laddove la Corte, invece, imponeva un'alternatività tra le due, perché, anche lì, abbiamo ceduto all'idea che fosse importante che ci fosse, invece, questa complessità da valutare da parte dei comitati per l'etica clinica. E abbiamo leggermente allargato, invece, laddove abbiamo inserito una cosa che la Corte non individuava, ossia la condizione clinica irreversibile, senza la quale, paradossalmente, Dj Fabo non avrebbe potuto accedere all'aiuto al suicidio. Quindi, il mio intervento è per dire che abbiamo fatto un grande sforzo di mediazione e che io difendo - difendo! - questa mediazione rispetto ai punti di vista diversi che, oggi, sono in quest'Aula, perché questo è il compito della politica.

PRESIDENTE. Colleghi, mi risulta che ci sia un'intesa tra i gruppi di sospendere i lavori dell'Aula alle 13,15, per permettere ai colleghi che hanno aderito all'appello del Papa di poter raggiungere vicolo Valdina. Ora, io ho altri 4 interventi, di cui tre da 5 minuti, quindi, se proseguiamo con gli interventi, sicuramente non riusciremo a chiudere fra 3 minuti. Lo comunico, perché c'è una lista di colleghi che vogliono intervenire.

Ha chiesto di parlare il collega Trizzino Ne ha facoltà, per 1 minuto.

GIORGIO TRIZZINO (MISTO). Farò anche prima. Mi sono sempre chiesto, perché la Corte costituzionale non abbia utilizzato il termine di prognosi infausta, perché nella sentenza non c'è, come giustamente il relatore ha detto. Mi sono risposto in modo molto netto e semplice: perché in clinica non esiste la prognosi infausta. Quindi, la Corte non ha utilizzato questo termine per questa ragione. Con la mediazione dei relatori, abbiamo accettato in Commissione l'inserimento di questo passaggio, però un conto è aggiungere la prognosi infausta come alternativa, cosa che noi chiediamo con questo emendamento e rispetto al quale io chiederei il voto segreto, ma chiedo anche ai relatori di valutare l'opportunità di accantonarlo, cioè non andiamo ad alzare ancora molto di più l'asticella posta dalla Corte costituzionale, non ci è stato chiesto questo, di creare ulteriori cavilli e ostacoli. La Corte costituzionale si è limitata soltanto a definire patologia irreversibile…

PRESIDENTE. Collega, deve concludere.

GIORGIO TRIZZINO (MISTO). Io chiedo veramente ai relatori e a tutta l'Aula di fare una riflessione: una “e” e una “o” cambiano profondamente, cosa che avviene in questo emendamento.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il collega Palmieri. Ne ha facoltà.

ANTONIO PALMIERI (FI). Per annunciare il voto contrario di Forza Italia.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il collega Donzelli. Ne ha facoltà.

GIOVANNI DONZELLI (FDI). Intervengo e cerco di essere il più breve possibile per annunciare il voto contrario di Fratelli d'Italia. Sinceramente, mi permetto di dire, Presidente, vista la delicatezza di questo emendamento, se gli accordi erano questi, che poteva essere corretto rinviare e non aprire nemmeno il dibattito su questo emendamento, perché non è un emendamento qualsiasi: questa “e”, che cambia? Modifica radicalmente il concetto della legge (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

Infatti, ipotizzare che si possa accedere alla morte volontaria medicalmente assistita solo perché si ha una patologia irreversibile - perché dopo si mette la “o”, non la “e”, e, quindi, basta avere una patologia irreversibile per poter accedere alla morte volontaria medicalmente assistita - è una barbarie. Per esempio, ho sentito dire che in Commissione avevano discusso di alcune malattie; non lo so, perché questa legge, per esempio, non prevede nemmeno di chiarire quali siano le patologie irreversibili, ma basta parlare con un qualsiasi medico o andare anche banalmente su Internet, come piace ai colleghi 5 Stelle, per vedere che la sordità bilaterale è considerata una patologia irreversibile. E, quindi, voi, con questo emendamento, potreste prevedere che una persona che non sente, che ha la sordità bilaterale, possa procedere alla morte volontaria medicalmente assistita. Io credo che, oltre ad essere folle solo proporlo, ciò non abbia nemmeno un approccio giuridico tale da poter essere sostenuto in un qualsiasi ricorso alla Corte. Infatti, come è stato giustamente bocciato dalla Corte costituzionale l'omicidio del consenziente, una legge che prevede che si possa accedere alla morte volontaria medicalmente assistita solo perché si ha una patologia irreversibile non supererebbe mai il vaglio della Corte. Quindi, sarebbe, questo, un emendamento oltretutto inutile e pericoloso anche per la buona riuscita della legge stessa. E guardate che pure noi, come Fratelli d'Italia, siamo convinti che sia una legge necessaria, ma non una legge che possa spingere una persona, perché sorda, al suicidio assistito, come volete fare voi (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il collega D'Ettore. Ne ha facoltà.

FELICE MAURIZIO D'ETTORE (CI). Grazie, Presidente. Vorrei chiarire che non esiste già una norma nel nostro ordinamento che consente l'aiuto al suicidio. Semplicemente, con la sentenza interpretativa di accoglimento della Corte costituzionale si è dichiarata la non punibilità, si è esclusa la punibilità, ai sensi dell'articolo 580, su alcune condizioni, rimettendo al legislatore la disciplina concreta. Non è che ‘esiste già', perché sennò è inutile che stiamo qui dentro. La sentenza, anzi, non esclude nemmeno la necessità di valutare, nel momento in cui si fa riferimento alle terapie di sostegno vitale e all'irragionevolezza della loro prosecuzione, l'esito letale. La sentenza lo dice e tutti i commentatori lo hanno sempre detto: la condizione irreversibile deve essere collegata all'esito letale; lo ha detto qualunque commentatore che abbia commentato la sentenza.

Ora, si può leggere in qualsiasi modo, ma leggerla dicendo che c'è una distinzione tra condizione di patologia irreversibile e prognosi infausta è veramente irragionevole, perché è fuori anche dallo stesso articolo 39 del codice deontologico, dove si dice che, quando è irragionevole o impossibile proseguire un'attività di sostegno vitale, in quel punto si apre uno spazio alla libera determinazione del soggetto, che è in uno stato di particolare sofferenza. Questo è l'ambito nel quale ci si muove.

Poi, se la vogliamo distorcere e rendere diversa, in una interpretazione delle interpretazioni delle superfetazioni dell'interpretazione della Corte costituzionale, allora, stiamo in un mondo che non c'è, che non esiste. Avevamo trovato - sembrava - soluzioni ragionevoli anche per chi era nettamente contrario a questa disciplina, con questo emendamento stiamo tentando di sottoporre il Parlamento a una divisione netta e, quindi, cambierà l'atteggiamento di chi riteneva di dare un contributo ragionevole a questo testo. Infatti, questo emendamento impedisce totalmente qualsiasi dialogo. Forse sarebbe il caso, mi rivolgo ai relatori, di accantonare: come dire, facciamo l'accantonamento, parliamone dopo, c'è chi deve andare fuori, e ragioniamo su questa ipotesi, che è chiaramente di totale conflitto su una disciplina che dovrebbe essere ragionevolmente interpretata da parte di tutti. E, soprattutto, non facciamo, come quando si parla del Papa: richiamiamo il Papa. La Corte costituzionale richiama il testo; basta leggerlo.

Questo emendamento non è congruente e conseguente a ciò che ha detto la Corte; lo sappiamo tutti, soprattutto chi un pochino di diritto lo conosce, e, quindi, non diciamo cose che non esistono, per favore. Siccome è chiaramente divisivo e crea una forte differenziazione anche nella ratio stessa del provvedimento, così come era stato originariamente pensato, perché cambia completamente l'indirizzo del testo, credo che forse su questo emendamento si possa discutere in un altro momento e chiudere (Commenti)... concludo, quando ritengo opportuno, questo gesto lo fai a chi ritieni (Commenti)… Io parlo, perché non vado a vicolo di Valdina, continuo a parlare. Chiedo che, siccome è grave e delicatissima la situazione relativa a questo emendamento, quantomeno si voti e si discuta ulteriormente in un momento successivo.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il collega Giachetti. Ne ha facoltà.

ROBERTO GIACHETTI (IV). Presidente, mi dispiace per il Papa, ma noi stiamo in Parlamento e, quindi, evidentemente affrontiamo le cose che dobbiamo affrontare con i tempi che sono dati. Io Presidente ho ascoltato (Commenti)… Chiedo scusa se disturbo. Posso anche andare a parlare fuori.

PRESIDENTE. Colleghi!

ROBERTO GIACHETTI (IV). Presidente, ho ascoltato con grande attenzione e anche con grande rispetto tutti gli interventi, avendo una posizione, in qualche modo, conflittuale, perché ho sempre detto, anche quando abbiamo fatto il dibattito sul testamento biologico - lo ribadisco adesso, poi non so se mi ci dovessi trovare -, che, se mi trovassi di fronte a una situazione del genere, certamente non mi farei staccare le macchine da dosso, però devo riconoscere la libertà, di chi vuole farsi staccare la macchina, di poterlo fare. Allo stesso modo, penso che non arriverei mai a scegliere - poi ripeto che. Purtroppo. bisogna trovarcisi in quella situazione - una via del genere, ma voglio rispettare la libertà di chi ritiene, in una condizione data, di poterlo fare. Però ci vuole rispetto qua dentro e l'appello che io faccio, se veramente deve essere un dibattito proficuo, è che il rispetto ci sia sul serio, perché, onorevole D'Ettore, lei non ci può fare il racconto di un emendamento divisivo. quando avete presentato e votato l'emendamento soppressivo dell'articolo 1, che avrebbe spazzato via questa legge (Applausi dei deputati dei gruppi Italia Viva e Partito Democratico). Non è divisivo un emendamento che cerca di riportare, dal punto di vista dell'onorevole Magi - ed io lo voterò -, la legge più vicino alla sentenza della Corte costituzionale. È un'opinione, benissimo, ma non venga lei a parlare a noi di divisività, nel momento in cui avete presentato o avete votato un emendamento che sopprimeva la legge. Così come, onorevole Donzelli e onorevole Pagano, io ho grande rispetto delle argomentazioni, ma, in questo caso - non qui dentro -, dobbiamo avere rispetto delle persone che sono fuori e che attendono, comunque, da noi una legge, quale essa sia. Onorevole Donzelli, penso che la concezione della vita che ciascuno di noi ha non ci possa consentire di trattare questa materia, come se fuori da quest'Aula ci fosse il sordo che non vede l'ora di suicidarsi, o quello che ha il dolorino e che non vede l'ora di suicidarsi (Applausi dei deputati dei gruppi Italia Viva, Partito Democratico, MoVimento 5 Stelle e di deputati del gruppo Misto), perché questo discorso, onorevole Pagano e onorevole Donzelli, lo si faceva, quando parlavamo di aborto e si diceva che, se si fosse fatta la legge sull'aborto, tutte le donne sarebbero andate ad abortire, senza rendersi conto di qual era il dramma per le donne di andare ad abortire (Applausi dei deputati dei gruppi Italia Viva, Partito Democratico, MoVimento 5 Stelle e di deputati del gruppo Misto). Allo stesso modo, non ci si rende conto di quale possa essere il dramma di una persona in quelle condizioni che deve scegliere e non lo fa per sport, o perché non sa cosa fare quando esce fuori di casa e pensa per questo di suicidarsi o di buttarsi dalla finestra! Ci sono condizioni drammatiche che vanno rispettate, anche nel dibattito qui dentro! Non possono essere banalizzate ad esempi che non tengono conto della drammaticità che avverte il singolo che si trova in quella condizione! Solo questo dico (Applausi dei deputati dei gruppi Italia Viva, Partito Democratico, MoVimento 5 Stelle e di deputati del gruppo Misto).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, a titolo personale, la collega Varchi. Ne ha facoltà.

MARIA CAROLINA VARCHI (FDI). Grazie, Presidente. Io, sommessamente, ricordo che, qualche giorno fa, la stessa Consulta ha bocciato un quesito referendario che prevedeva l'omicidio del consenziente anche se è sano, quindi quello è il pendio scivoloso (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia), su cui certuni si vogliono avviare. Sono convinta che, tra questi, vi sia, ovviamente, anche l'onorevole Magi, promotore tanto del referendum, quanto firmatario di questo emendamento, quindi, che non si parli di ipocrisia, abitando questi banchi, ma si guardi piuttosto a chi ha presentato questo emendamento e, adesso, invoca un dato emotivo-sentimentale che il legislatore non può permettersi di avere, perché deve tenere la mente lucida su queste norme, cosa che noi oggi abbiamo fatto, a differenza di chi ha ripetuto come un mantra: “siete crudeli”, come unico argomento da opporre ai nostri emendamenti (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la collega Bellucci. Ne ha facoltà.

MARIA TERESA BELLUCCI (FDI). Abbiamo accolto l'invito a parlare in maniera pacata sin dall'inizio e, come abbiamo detto, abbiamo raccolto tutte le nostre migliori energie. Quindi, non credo che ci possiate accusare di non essere capaci, nella dialettica, di utilizzare un confronto rispettoso.

Il collega Donzelli richiamava un esempio, per aprire la vostra mente alla possibilità di un rischio che c'è e nell'esempio cercava di proporre la presenza di una patologia irreversibile, così come ce ne sono tante e come, per esempio, anche il diabete.

Abbiamo ascoltato tante iperboli. In questo caso noi ci siamo permessi di definire che cos'è patologia irreversibile.

PRESIDENTE. Concluda.

MARIA TERESA BELLUCCI (FDI). Io non credo in alcun modo che si possa accusare il collega Donzelli di speculare sulla sofferenza altrui (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia), perché questo è invece assolutamente di carattere propagandistico e, quindi, in questo non meritevole di essere ascoltato con il giusto modo ed equilibrio.

PRESIDENTE. Collega Pagano, lei è già intervenuto.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.100 Cecconi, con il parere contrario delle Commissioni e con il Governo che si rimette all'Aula.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 7).

Sospendo, a questo punto, la seduta, che riprenderà alle ore 15 per lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata.

La seduta, sospesa alle 13,25, è ripresa alle 15.

Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interrogazioni a risposta immediata, alle quali risponderanno la Ministra dell'Università e della ricerca, il Ministro del Lavoro e delle politiche sociali, la Ministra per le Pari opportunità e la famiglia e la Ministra per il Sud e la coesione territoriale.

Invito gli oratori ad un rigoroso rispetto dei tempi anche considerata la diretta televisiva in corso.

(Iniziative di competenza per una corretta applicazione dei criteri di assegnazione delle risorse del Piano nazionale di ripresa e resilienza destinate all'università e alla ricerca – n. 3-02785)

PRESIDENTE. Passiamo alla prima interrogazione all'ordine del giorno D'Ettore n. 3-02785 (Vedi l'allegato A).

Il deputato Felice Maurizio D'Ettore ha facoltà di illustrare la sua interrogazione. Prego.

FELICE MAURIZIO D'ETTORE (CI). Grazie, Presidente. Ministro, il Piano nazionale di ripresa e resilienza prevede ben 15 miliardi di euro per l'università e la ricerca; sono stati già emanati bandi per circa 2,88 miliardi, con riguardo in particolare a 12 ecosistemi dell'innovazione a livello territoriale, regionale o sovraregionale e anche importanti progetti con riguardo alla ricerca applicata.

Questo tema è importante altresì per la questione del 40 per cento delle risorse da destinare al Sud e per i criteri di riparto. Anche sui PRIN, sui progetti di rilevante interesse nazionale in campi come le scienze della vita, le scienze fisiche, chimiche, ingegneristiche e le scienze sociali, sono stati effettuati ed emanati ulteriori bandi per 1,8 miliardi di euro.

Vogliamo capire - questo è importante Ministro che lo chiarisca, perché tutto il mondo della ricerca e dell'università lo sta aspettando - i criteri di assegnazione e la riserva del 40 per cento, se sono stati rispettati e quali sono le iniziative che intende intraprendere.

PRESIDENTE. La Ministra dell'Università e della ricerca, Maria Cristina Messa, ha facoltà di rispondere.

MARIA CRISTINA MESSA, Ministra dell'Università e della ricerca. Grazie, Presidente. Ringrazio della domanda, che mi permette di approfondire ulteriormente questa questione che è già stata affrontata in parte alla Camera e che richiede chiaramente degli approfondimenti tecnici che è inutile fare qui in questo momento perché necessiterebbero di un po' di tempo. Quindi, mi limito ad alcuni aspetti fondamentali, relativi prevalentemente al bando PRIN che è stato citato, cioè ai progetti di rilevante interesse nazionale, che quindi prevedono ovviamente il coinvolgimento di tutta l'Italia, oltre che delle regioni del Mezzogiorno.

Questo è un bando che noi abbiamo da sempre, da tantissimi anni, e che è sempre stato previsto con cifre e finanziamenti decisamente inferiori - 391 milioni nel 2017, 170 milioni nel 2020 - e non è mai stato applicato, come sapete già, il vincolo del 34 per cento, che è quello del conto capitale, in quanto i PRIN, che sono finalizzati alla ricerca di base, quindi libera, non sono assimilabili a programmi di spesa in conto capitale.

Con il bando del 2022 abbiamo concentrato in un'unica procedura sia le risorse che provenivano dall'ordinaria programmazione nazionale, che quest'anno erano intorno ai 300 milioni, che quelle provenienti dal PNRR, in modo particolare 550 milioni di euro del PNRR, che sono una parte riservata al PRIN dal PNRR; ce ne saranno poi altre. La massa critica quindi che compone tutte le risorse è di 741,8 milioni ed è stata applicata la riserva del 40 per cento alla componente del PNRR che era di 550 milioni di euro.

Ciò non toglie che le regioni, gli atenei e i centri di ricerca delle regioni del Mezzogiorno possano superare anche il 40 per cento e quindi accedere anche ai restanti 220 milioni, che non sono riservati al Nord, ma sono accessibili a tutti. Quindi, è plausibile che ci possano essere ulteriori progetti presentati dalle regioni del Mezzogiorno e da partenariati, purché nazionali, in cui le regioni del Mezzogiorno sono particolarmente rilevanti, che possono eccedere questa cifra. Poi quest'anno, sempre nell'ambito del PNRR, verrà bandito un altro PRIN di 420 milioni, di cui ovviamente il 40 per cento è riservato al Sud.

PRESIDENTE. Il deputato Felice Maurizio D'Ettore ha facoltà di replicare.

FELICE MAURIZIO D'ETTORE (CI). Grazie, signor Ministro per il chiarimento sui PRIN e per l'attenzione che sicuramente il Governo darà a quella quota del 40 per cento destinata alle regioni del Sud. È evidente che un tema centrale è anche quello dell'allocazione dei 15 miliardi per la ricerca e l'università: è una cifra molto rilevante e quello dei 12 ecosistemi dell'innovazione a livello territoriale, di cui almeno 5 nel Mezzogiorno che devono essere garantiti, è un argomento di interesse, sul quale si sta appuntando la dinamica dell'interlocuzione fra regioni e Governo.

Io la sollecito su questo ad una pronta interlocuzione, perché ci sono notizie di stampa che dicono che a volte i bandi sono fatti e rifatti e non sono tutti congruenti con questa quota del 40 per cento.

Lei stessa di recente ha detto che questa quantità di risorse rappresenta una straordinaria opportunità di investire sul capitale umano, in particolare per le regioni del Sud; quindi, è evidente che c'è un'attesa enorme, questo sia per tutte le regioni del Centro e del Nord, con riguardo a università e ricerca, ma in particolare per il Sud, per questa quota del 40 per cento, che bisogna definire – come dice lei giustamente - nei dettagli tecnici.

Io sono convinto che lei lo farà. Il Parlamento è a sua disposizione e anche i parlamentari sono a disposizione del Governo per rappresentare anche le esigenze dei singoli territori. Le faccio presente che ci sono regioni come la Campania, la Calabria o altre che stanno chiedendo questa interlocuzione. Credo che non basti solo il bando, ma ci voglia una preventiva attività di raccordo con le regioni per arrivare a rispettare la quota e a soddisfare esigenze di ricerca e di innovazione che sarebbero straordinariamente importanti per le regioni del Sud, come per tutte le regioni. Sono certo che lei questo lo farà - ha dimostrato disponibilità -, noi siamo a disposizione.

(Iniziative di competenza in relazione alla procedura di riduzione del personale avviata dalla multinazionale Pfizer presso una filiale di Catania – n. 3-02786)

PRESIDENTE. La deputata Yana Chiara Ehm ha facoltà di illustrare l'interrogazione Suriano n. 3-02786, che ha sottoscritto in data odierna (Vedi l'allegato A).

YANA CHIARA EHM (MISTO-M-PP-RCSE). Grazie, Presidente. Signor Ministro, la fine del 2021 ha sortito effetti disastrosi per gli oltre 210 operai dello stabilimento della Wyeth Lederle SpA di Catania, leader nella produzione del vaccino Pfizer. Lo scorso 7 febbraio veniva annunciato ai sindacati dalla stessa azienda un lungo elenco nominativo di personale a rischio licenziamento. Parliamo di oltre 50 lavoratori in scadenza contrattuale e di oltre 60 a rischio di sostituzione, a cui vanno poi aggiunti anche i lavoratori interinali e saltuari impiegati all'interno della stessa.

Nonostante la forte crisi economica e la grande incertezza in cui versa oggi il nostro Paese, non una parola è stata pronunciata dal nostro Ministro dello Sviluppo economico rispetto alle richieste di ascolto dei sindacati, che chiedevano nient'altro che l'istituzione di un tavolo di confronto. Il grido di rabbia è stato ascoltato dalla sola regione siciliana, che però attualmente tergiversa su quali saranno le prossime mosse dell'azienda, che ad oggi sta solo valutando la richiesta di sospensione.

Ecco, colleghi, le parole contano e ad oggi non vi è nessuna certezza per i lavoratori. Per tale ragione, Presidente, chiedo al Ministro se sia a conoscenza dei fatti e quali iniziative abbia intenzione di attivare per la salvaguardia di quei posti lavoro vitali su un territorio in cui il lavoratore andrebbe incoraggiato, promosso e incentivato, non solo con le parole, ma anche con i fatti.

PRESIDENTE. Il Ministro del Lavoro e delle politiche sociali, Andrea Orlando, ha facoltà di rispondere.

ANDREA ORLANDO, Ministro del Lavoro e delle politiche sociali. Grazie, Presidente. L'onorevole interrogante pone all'attenzione la situazione occupazionale della filiale Pfizer di Catania. Ad oggi le strutture del Ministero del Lavoro non hanno ricevuto, secondo le procedure formali, alcuna richiesta di intervento. Anche il Ministero dello Sviluppo economico, competente sulla gestione dei tavoli di crisi, riferisce che la vertenza Pfizer è al momento ancora gestita a livello regionale. Risulta, quindi, secondo quanto rappresentato dalla prefettura di Catania e dalla regione Sicilia, che il gruppo farmaceutico ha presentato alle organizzazioni sindacali un piano di esuberi di personale per lo stabilimento di Catania di circa 210 unità, delle quali 130 sono dipendenti diretti di Pfizer, su un organico complessivo di 670 unità.

Le organizzazioni sindacali hanno proclamato una giornata di sciopero per il prossimo 4 marzo, ma già prima di quella data hanno programmato una serie di iniziative volte alla difesa dei livelli occupazionali.

Il 18 febbraio si è svolto presso la prefettura di Catania un incontro tra gli esponenti della regione Sicilia, il sindaco facente funzioni del comune di Catania, i rappresentanti delle organizzazioni sindacali ed i rappresentanti dell'azienda Pfizer, nonché alcuni deputati nazionali. Il direttore dello stabilimento avrebbe precisato che la strategia dell'azienda non prevede la dismissione del suddetto stabilimento e che saranno investiti circa 27 milioni di euro per la ristrutturazione del sito. I rappresentanti delle organizzazioni sindacali, nel corso dell'incontro, hanno stigmatizzato l'assenza di un piano industriale di investimenti, atteso che gli investimenti promessi, secondo le loro valutazioni, coprirebbero esclusivamente i costi di manutenzione dello stabilimento, ma non il suo ammodernamento.

La regione Sicilia ha rappresentato che la società, con nota del 25 febbraio scorso, ha dichiarato che sta valutando la richiesta di sospensione temporanea dei termini della procedura di riduzione del personale, avanzata nel corso della citata riunione, e che interverrà con investimenti volti alla modernizzazione dello stabilimento di Catania.

I rappresentanti delle organizzazioni sindacali hanno, quindi, richiesto all'assessore regionale di portare la questione all'attenzione del Ministero dello Sviluppo economico, attraverso l'apertura di un tavolo di confronto.

Il Ministero del Lavoro, per quanto di sua competenza, assicura la massima disponibilità a sostenere, d'intesa con il competente Ministero, tutte le iniziative necessarie finalizzate alla soluzione della crisi, al fine di salvaguardare prioritariamente il destino dei lavoratori e il tessuto economico e produttivo del territorio di Catania.

Aggiungo che il Ministero dello Sviluppo economico potrebbe non essere l'unico Ministero coinvolto in questa vicenda, anche per esercitare le adeguate pressioni allo scopo di una soluzione positiva della vicenda. Gli strumenti che possono essere messi in campo sono molti; la legge di bilancio ci offre strumenti finalizzati alla riqualificazione e alla gestione di crisi transitorie, che consentirebbero di evitare la riduzione strutturale del personale.

In una parola, il Ministero è a disposizione, sia per fare la propria parte, sia per sollecitare anche le altre amministrazioni che possono concorrere in questa direzione. Naturalmente, una parola importante compete ora alla regione Sicilia per valutare quale sia il livello più adeguato per gestire la vertenza.

PRESIDENTE. Ha facoltà di replicare la deputata Simona Suriano.

SIMONA SURIANO (MISTO-M-PP-RCSE). Grazie, Presidente. La vertenza sulla Pfizer di Catania va avanti dal 7 febbraio, già più di un mese, e a breve si concluderà la procedura dei licenziamenti. Non posso ritenermi soddisfatta perché, nonostante l'azienda dica di voler fare investimenti, sono investimenti a ridursi rispetto agli anni passati. Non vi è il piano industriale, non vi è una programmazione di ammodernamento dello stabilimento. I lavoratori sono preoccupati. Oggi si parla di 210 licenziamenti solo sul sito di Catania. Sappiamo che sono in via di licenziamento anche altri lavoratori di altri stabilimenti siti in Italia. Si tratta di una multinazionale che si è arricchita grazie anche al denaro pubblico elargito per la produzione e l'acquisto dei vaccini. Da parte del Governo, ancora non è arrivata alcuna risposta concreta. Io più volte ho chiesto l'intervento del Ministero dello Sviluppo economico, ma anche gli stessi lavoratori hanno chiesto il tavolo di crisi. Al momento, la regione non può fare niente, perché non esiste niente da parte dell'azienda, non esiste un'offerta, non esiste una proposta. Quindi, secondo me, è necessario un intervento di sostegno urgente e immediato da parte del Governo, anche per tirare le orecchie a queste multinazionali che fanno il bello e il cattivo tempo nel nostro Paese.

Quindi, non posso che ritenermi abbastanza preoccupata di quanto sta accadendo a Catania, un territorio già abbastanza depresso, con 210 famiglie lasciate, dall'oggi al domani, alla miseria. Probabilmente, come è noto, l'azienda chiuderà completamente i battenti a Catania. Quindi non siamo assolutamente sereni e chiedo che il Governo, il Ministero del Lavoro e il Ministero dello Sviluppo economico intervengano immediatamente e urgentemente al tavolo di crisi.

(Elementi e iniziative di competenza in ordine a criticità, riguardanti in particolare gli impiegati del Ministero degli Affari esteri e della cooperazione internazionale residenti all'estero, conseguenti all'introduzione dell'assegno unico e universale per i figli a carico – n. 3-02787)

PRESIDENTE. Il deputato Simone Billi ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-02787 (Vedi l'allegato A).

SIMONE BILLI (LEGA). Grazie, Presidente. Grazie Ministro Orlando e membri del Governo. Ministro, l'assegno unico nasce giustamente per tutelare i lavoratori con figli. Sono, però, escluse le persone che risiedono all'estero. Pertanto, Ministro, i contrattisti della Farnesina che risiedono all'estero perdono le detrazioni per figli a carico. Un caso, come esempio: un impiegato che prende 900 euro al mese può avere 130 euro di detrazioni per i figli a carico; pertanto, Ministro, queste detrazioni sono una misura importante per molte famiglie. Questa misura è entrata in vigore il 1° marzo. Quindi, Ministro, io le sono a chiedere quanti sono i soggetti interessati, la loro nazionalità e in quale Paese, ma soprattutto, signor Ministro, io le chiedo che cosa pensa di fare per risolvere questo problema.

PRESIDENTE. Il Ministro del Lavoro e delle politiche sociali, Andrea Orlando, ha facoltà di rispondere.

ANDREA ORLANDO, Ministro del Lavoro e delle politiche sociali. Ringrazio gli onorevoli che hanno sollevato questo quesito. L'introduzione dell'assegno unico e universale per i figli a carico ha costituito un vero e proprio cambio di paradigma nelle politiche per la famiglia.

Questo, infatti, ha permesso di superare la disciplina previgente, che era frammentata e disomogenea, e di concentrare le risorse in un unico istituto onnicomprensivo, che è in grado di sostenere le famiglie e l'occupazione, a partire da quella femminile.

Per quanto riguarda la spettanza del beneficio agli impiegati del Ministero degli Affari esteri e della cooperazione internazionale in servizio presso la rete diplomatico-consolare, devo senz'altro precisare che l'attuale quadro normativo ha previsto criteri dettagliati ai fini del riconoscimento dell'assegno. L'articolo 3, comma primo, del decreto legislativo n. 230 del 2021 prevede il riconoscimento dell'assegno a condizione che, al momento della presentazione della domanda e per tutta la durata del beneficio, il richiedente sia in possesso congiuntamente dei requisiti di cittadinanza, residenza e soggiorno. Alla luce di questo, i dipendenti a contratto, in servizio presso la rete estera del Ministero degli Affari esteri, stante la residenza all'estero, non possono accedere alla misura, né risulta possibile, ai fini del riconoscimento del beneficio, considerare la residenza fiscale in luogo di quella anagrafica.

In relazione al requisito della residenza, faccio presente che esso è stato individuato dalla legge delega n. 46 del 2021. Infine, i criteri oggettivi per individuare la composizione del nucleo familiare e determinare l'ammontare dell'assegno unico sono basati sull'ISEE, la cui certificazione, riferendosi alla famiglia anagrafica, è riservata ai soggetti residenti in Italia, risultando inapplicabile ai nuclei familiari residenti all'estero.

Ciò detto, comprendo le problematiche che conseguono dall'applicazione della norma e condivido con l'onorevole interrogante che non può essere sottaciuto il legittimo affidamento esistente da parte dei genitori con figli impiegati presso le rappresentanze diplomatico- consolari all'estero, i quali, prima della novella introdotta, beneficiavano delle misure.

Posto che non possono essere intaccati l'impianto complessivo, i princìpi e i criteri posti dalla legge delega, sono già allo studio misure speciali alternative, che, preferibilmente attraverso la normativa di settore applicabile alla specifica categoria, da un lato, consentono al personale interessato di mantenere l'importo dei benefici già in godimento fino al 28 febbraio 2022, e, dall'altro, individuano uno strumento ad hoc per assicurare un'adeguata considerazione dei carichi di famiglia.

Assicuro, pertanto, la massima disponibilità a trovare, in tempi brevi, in raccordo, naturalmente, con gli altri Ministeri competenti, una soluzione che sia contemporaneamente equa ed efficace, e che possa soddisfare le legittime aspettative di questi cittadini.

PRESIDENTE. Il deputato Simone Billi ha facoltà di replicare.

SIMONE BILLI (LEGA). Grazie, Ministro Orlando. Ministro, io non mi reputo soddisfatto, perché l'assegno unico è nato per tutelare, sì, come diceva anche lei, i lavoratori con figli, però qui si fa l'esatto opposto. Mi aspettavo, devo essere sincero, una soluzione concreta oggi dal Governo. Faccio presente, come lei anche ha ricordato, che la norma è entrata in vigore il 1° marzo, quindi la questione è urgente. Noi sosterremo tutto il necessario per risolvere la questione e ringrazio per aver preso in considerazione il problema e la possibilità di risolverlo.

(Iniziative del Governo, anche alla luce dell'articolo 120 della Costituzione, in relazione a criticità della legislazione elettorale siciliana in rapporto al principio di promozione delle pari opportunità tra donne e uomini nell'accesso alle cariche elettive - n. 3-02788)

PRESIDENTE. La deputata Cecilia D'Elia ha facoltà di illustrare l'interrogazione Boccia ed altri n. 3-02788 (Vedi l'allegato A), di cui è cofirmataria.

CECILIA D'ELIA (PD). Grazie, Presidente. Signora Ministra, la regione Sicilia, a novembre, è chiamata al voto e, nonostante i progetti di legge presentati, le petizioni e la mobilitazione della società civile e delle associazioni delle donne siciliane, non ha riformato la propria legge elettorale per introdurre la doppia preferenza di genere, principio di democrazia paritaria che il legislatore nazionale ha chiaramente introdotto nel 2016, riformando anche la legge n. 165 del 2004 sul sistema elettorale delle regioni.

Promuovere le pari opportunità nelle cariche elettive è uno dei princìpi anche della strategia della parità, che questo Paese si è dato, grazie anche al suo Ministero, per la prima volta. L'articolo 120 della Costituzione consente al Governo di esercitare il potere sostitutivo, è già successo in Puglia. Le chiediamo e ci chiediamo, come chiede anche una lettera aperta al Presidente Draghi, se questo Governo farà il possibile per intervenire sulla regione Sicilia, affinché adegui le sue norme al principio di democrazia paritaria (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. La Ministra per le Pari opportunità e la famiglia, Elena Bonetti, ha facoltà di rispondere.

ELENA BONETTI, Ministra per le Pari opportunità e la famiglia. Grazie, Presidente. Ringrazio gli onorevoli interroganti per avere sollecitato una questione di così grande e strategica importanza per la nostra democrazia.

La legge costituzionale n. 2 del 2001 ha introdotto modifiche agli statuti delle regioni a statuto speciale e delle province autonome, attribuendo ad esse la competenza legislativa sulla forma di Governo e sul sistema di elezione dei consiglieri, del presidente e degli altri componenti della giunta. La stessa legge ha altresì attribuito alle relative leggi elettorali il compito di promuovere condizioni di parità per l'accesso alle consultazioni elettorali, al fine di conseguire l'equilibrio della rappresentanza dei sessi.

La legge costituzionale n. 3 del 2001 ha poi sostituito l'articolo 117 della Costituzione, prevedendo, tra l'altro, che le leggi promuovano la parità di accesso tra donne e uomini alle cariche elettive.

La competenza delle regioni a statuto ordinario in materia è concorrente, per cui esse devono rispettare i principi fondamentali stabiliti con legge dello Stato, che sono stati fissati dalla legge n. 165 del 2004, il cui articolo 4 è stato modificato, poi, dalla legge n. 20 del 2016. Alcune regioni sono inadempienti rispetto all'adeguamento delle leggi regionali ai principi di questa legge, con particolare riferimento alla necessità di garantire che, laddove si preveda un sistema elettorale con preferenze, si introduca lo strumento della doppia preferenza di genere.

In previsione della precedente tornata di elezioni regionali, vi sono state numerose interlocuzioni, per invitare le regioni all'adeguamento, in mancanza del quale il Presidente del Consiglio dei Ministri, su proposta mia e dell'allora Ministro per gli Affari regionali, Boccia, in data 23 luglio 2020, aveva inviato una diffida alla regione Puglia ad adeguare entro un termine fissato la propria legge elettorale ai principi di promozione delle pari opportunità tra donne e uomini, a cui poi ha fatto seguito, a causa del mancato adeguamento, l'adozione del richiamato decreto-legge n. 86 del 2020, che prevedeva che il mancato recepimento nella legislazione regionale dei principi fondamentali posti nell'articolo 4 di questa legge integrava la fattispecie di mancato rispetto di norme, di cui all'articolo 120 della Costituzione, e contestualmente costituiva presupposto per l'assunzione delle misure sostitutive ivi contemplate.

Tuttavia, la potestà legislativa delle regioni a Statuto speciale in materia elettorale è piena e non concorrente, per cui è necessario valutare attentamente la possibilità di rendere vincolante, anche per le speciali, la legge statale di principio destinata alle ordinarie, tanto da attivare il procedimento sostitutivo, di cui al citato articolo 120. Le regioni a Statuto speciale non possono, tuttavia, ignorare la necessità di promuovere il riequilibrio della rappresentanza di genere, ai sensi dell'articolo 51 e, in specifico, per quanto riguarda le regioni dell'articolo 117.

Al rilievo dell'impegno del Governo in questa direzione nell'invito alle regioni di procedere in tale direzione, ricordo l'impegno della Ministra Gelmini, che ha avviato da tempo un'interlocuzione e che rappresenta, insieme al lavoro del mio Ministero, l'impegno di tutto il Governo per cercare la strada più efficace, a Costituzione vigente, per individuare gli strumenti più idonei per ottenere che ovunque, nel territorio nazionale, venga garantito il rispetto del principio delle pari opportunità e venga impiegato, nel rispetto delle competenze dei diversi livelli istituzionali, l'istituto della doppia preferenza di genere, qualora si sia in presenza di sistemi elettorali con l'espressione di una o più preferenze.

PRESIDENTE. Ha facoltà di replicare il deputato Francesco Boccia.

FRANCESCO BOCCIA (PD). Grazie, signora Presidente. Grazie, Ministra Bonetti.

Il decreto-legge 31 luglio 2020, n. 86, come lei ha ricordato, raccolse una sintesi fatta, prima dai movimenti, poi dalle forze politiche; poi, fu anche la sintesi di un grido di allarme, che lo stesso presidente della regione Puglia lanciò al Governo “Conte 2”. Ecco, questo grido d'allarme non arriva dal presidente Musumeci né dal presidente dell'Assemblea regionale Micciche'. Per questo chiediamo al Governo di diffidare la regione autonoma siciliana.

Nel prossimo autunno ci saranno le elezioni, da qui il nostro quesito e la necessità di far presto. Le donne che si sono battute per la parità di genere in Sicilia sono tante, ma non hanno la forza degli uomini che siedono in quel consiglio regionale, perché non gli è stata data. Per questa ragione noi insistiamo nella corretta interpretazione dell'articolo 51: tutti i cittadini dell'uno e dell'altro sesso possono accedere agli uffici pubblici e alle cariche elettive con condizioni di eguaglianza, che in Sicilia non sono garantite. A maggior ragione le leggi regionali devono rimuovere ogni ostacolo, come ha richiamato lei nella sua risposta, che impedisca la piena parità degli uomini e delle donne nella vita culturale, economica e sociale.

Chiudo, signora Presidente, ribadendo un concetto: quando la tutela dell'unità giuridica e dell'unità economica è messa in discussione, lo Stato ha il dovere di intervenire. Lo abbiamo fatto con la regione Puglia, per la prima volta nella storia, nel 2020.

Io mi auguro che il Governo possa diffidare in tempi brevi la regione autonoma siciliana e che la regione autonoma sia conseguente, con un diritto sacrosanto che le donne siciliane hanno, alla pari di tutte le altre donne in Italia (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

(Elementi in ordine alle domande presentate per l'assegno unico e universale per i figli a carico e iniziative volte alla piena fruizione di tale istituto da parte dei potenziali beneficiari – n. 3-02789)

PRESIDENTE. La deputata Frate ha facoltà di illustrare l'interrogazione Toccafondi ed altri n. 3-02789 (Vedi l'allegato A), di cui è cofirmataria.

FLORA FRATE (IV). Grazie Presidente. Ministra, premetto che dal 1° marzo 2022 è in vigore l'assegno unico universale, lo strumento più importante delle politiche familiari del nostro Paese, primo punto del Family Act. L'assegno unico universale è una prestazione erogata mensilmente dall'INPS a tutti i nuclei familiari con figli di età inferiore a 21 anni, senza limite di età per figli disabili, che ne faranno richiesta e l'erogazione avviene tramite bonifico su conto corrente dei genitori. L'assegno unico universale spetta a tutti i nuclei familiari, indipendentemente dalla condizione lavorativa dei genitori, senza limiti di reddito e con importo commisurato all'ISEE del nucleo familiare.

Le domande potevano essere presentate a partire dal 1° gennaio 2022 al fine di poter percepire le erogazioni già dal mese di marzo, ma dovevano essere presentate entro il 28 febbraio scorso. Sempre dal 1° marzo hanno cessato di avere efficacia alcune misure, tra cui le detrazioni fiscali per figli a carico minori di 21 anni.

Vogliamo chiedere, Ministro, quante sono le domande presentate fino ad oggi e quali sono le iniziative previste dal Governo per informare tutti i potenziali beneficiari, al fine di garantire la piena fruizione dell'assegno unico universale, che interessa 7 milioni di nuclei familiari, in cui sono presenti 11 milioni di figli, anche al fine di rendere…

PRESIDENTE. Collega, deve concludere.

FLORA FRATE (IV). …concludo, Presidente, anche al fine di rendere note le condizioni legate alla possibilità di usufruire di eventuali arretrati, nei casi in cui la domanda non sia ancora stata presentata.

PRESIDENTE. La Ministra per le Pari opportunità e la famiglia, Elena Bonetti, ha facoltà di rispondere.

ELENA BONETTI, Ministra per le Pari opportunità e la famiglia. Grazie Presidente. Grazie agli onorevoli interroganti per darmi l'opportunità di chiarire alcuni aspetti relativi alla riforma dell'assegno unico universale. Con la sua introduzione si attua una vera e propria rivoluzione nelle politiche del nostro Paese, un sostegno stabile e strutturale per oltre 7 milioni di famiglie con figli, che comporta un investimento a regime di circa 20 miliardi di euro all'anno.

Non si tratta solo di una riorganizzazione di misure esistenti, ma di un aumento di risorse da 6 miliardi di euro. Come tutte le riforme strutturali, l'assegno unico universale richiede un periodo di assestamento. Per evitare sfasature tra la cessazione del percepimento di alcune misure riassorbite, quali le detrazioni fiscali e gli assegni al nucleo familiare, e l'erogazione dell'assegno unico universale, la legge ha previsto che le domande potessero essere presentate già a partire dal 1° gennaio 2022 e che tutti coloro che avessero presentato la domanda entro il 28 febbraio scorso avrebbero ricevuto sui conti correnti indicati l'importo spettante per l'assegno dalla seconda metà del mese di marzo, senza alcuna soluzione di continuità dunque rispetto al precedente regime.

Le domande presentate al 28 febbraio ammontano a 3.042.690, a cui si sommano i percettori di reddito di cittadinanza con figli per cui l'assegno è corrisposto d'ufficio, che ammontano a circa 350.000 nuclei familiari. Si tratta quindi di circa la metà della platea potenziale, raggiunta in soli due mesi.

Voglio però chiarire in modo netto che tutte le domande presentate entro il 30 giugno daranno diritto agli arretrati a partire dal mese di marzo. Le domande poi potranno essere presentate anche successivamente, dal 1° luglio, ma daranno diritto all'assegno solo a decorrere dal mese successivo alla presentazione della domanda. Specifico che la domanda può essere o meno accompagnata da ISEE aggiornato, ma, in mancanza, i richiedenti riceveranno l'importo minimo previsto. L'ISEE inoltre può essere presentato anche successivamente alla domanda; non deve infatti essere allegato, perché INPS effettua un'automatica associazione nel momento in cui la certificazione viene inserita nel sistema e, se l'ISEE verrà presentato entro il 30 giugno, si avrà diritto al conguaglio di quanto spettante sulla base della situazione economica della famiglia, calcolato a partire da marzo.

Continueremo, naturalmente, come Governo, a dare la massima diffusione alle informazioni necessarie, affinché la più grande parte della platea potenziale di beneficiari sia raggiunta in tempo utile per godere appieno di quanto spettante.

Il Dipartimento per le politiche della famiglia ha attivato una casella di posta elettronica istituzionale, destinata a raccogliere le richieste di informazioni e segnalazioni, e un sito internet dedicato www.auu.gov.it volto a raccogliere in un'unica sede le più rilevanti informazioni sull'assegno. È stata altresì avviata una campagna di comunicazione massiva sui media e sui social in collaborazione con il Dipartimento per l'informazione e l'editoria.

Abbiamo concordato, inoltre, con l'Agenzia delle entrate e con l'INPS di dare comunicazione diretta della nuova misura ai datori di lavoro, ai sostituti d'imposta e ai contribuenti. Comunicazione è stata diffusa anche a tutta la pubblica amministrazione. Specifico, infine, che restano in vigore, in quanto non assorbiti dall'assegno unico universale, il bonus nido, che è già possibile richiedere per le mensilità di frequenza del 2022, l'assegno di maternità del comune per le madri disoccupate, così come restano in vigore le detrazioni per i figli a carico di età pari o superiore ai 21 anni.

PRESIDENTE. Il deputato Toccafondi ha facoltà di replicare.

GABRIELE TOCCAFONDI (IV). Grazie, Presidente. Ringrazio la signora Ministra. Ci reputiamo ampiamente soddisfatti della risposta ricevuta. Sulla famiglia, sull'aiuto e il sostegno alle famiglie con figli tutti sono d'accordo; in decenni si sono utilizzati fiumi di parole. C'è un momento in cui, però, dalle parole si è passati a leggi e risorse. È questo Governo, è questa maggioranza, è lei, signora Ministra, ad avere reso possibile l'assegno unico universale.

Ieri, come lei ha ricordato, è partita la piena operatività del nuovo strumento; adesso siamo di fronte ad una rivoluzione, nelle politiche a sostegno stabile e strutturale per 7 milioni di famiglie con figli, di un nuovo utilissimo strumento.

Non siamo di fronte ad un gioco di prestigio dove si rimescolano le stesse risorse, ma ad un aumento di risorse, come lei stessa ha ricordato, da 6 miliardi di euro, portando così la cifra complessiva a 20 miliardi di euro. Fondamentale è quindi fare la domanda e altrettanto fondamentale è far conoscere ancora con più forza uno strumento nuovo ed utile.

I dati comunicati di oltre 3 milioni di domande avanzate ci dimostrano che in due mesi la metà delle famiglie con figli ha fatto domanda. Bene, quindi, la nuova campagna di comunicazione, affinché tutte le famiglie possano essere a conoscenza dei nuovi strumenti, che, dopo decenni di parole, aiutano realmente e concretamente le famiglie con figli (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva).

(Elementi e iniziative di competenza in merito alle modalità di assegnazione dei fondi del Piano nazionale di ripresa e resilienza, al fine di una corretta ed efficiente destinazione delle risorse per il rilancio economico del Mezzogiorno – n. 3-02790)

PRESIDENTE. Il deputato Luigi Gallo ha facoltà di illustrare l'interrogazione Buompane ed altri n. 3-02790 (Vedi l'allegato A), di cui è cofirmatario.

LUIGI GALLO (M5S). Grazie, Presidente. Ministra Carfagna, lei conosce benissimo le profonde disuguaglianze e le ferite che sanguinano nel nostro territorio, e proprio per questo il PNRR è stata una grande conquista di Giuseppe Conte e del nostro Paese per dare una svolta all'Europa dell'austerity. Questo Parlamento ha deciso di dare una svolta anche alle risorse per il Sud, stabilendo un tetto minimo del 40 per cento. Ora noi siamo qui anche per monitorare le spese del PNRR e sappiamo che l'UPB, l'Ufficio parlamentare di bilancio, ha analizzato 15 bandi per verificare delle distorsioni, che accompagna con delle richieste e dei consigli che noi chiediamo a lei di applicare.

PRESIDENTE. La Ministra per il Sud e la coesione territoriale, Maria Rosaria Carfagna, ha facoltà di rispondere.

MARIA ROSARIA CARFAGNA, Ministra per il Sud e la coesione territoriale. Grazie, Presidente. Ringrazio i colleghi interroganti perché mi offrono l'occasione per ulteriori precisazioni in merito all'effettivo rispetto dell'impegno assunto dal Governo di investire nel Mezzogiorno non meno del 40 per cento degli investimenti territorializzabili del PNRR.

Come sapete, si tratta di un ammontare di risorse pari a circa 82 miliardi di euro. Come noto, il vincolo territoriale è imposto dalla legge anche ai bandi emanati dalle singole amministrazioni titolari degli interventi, ed è questo il vero punto di forza rispetto alla generica clausola del 34 per cento. Al fine di assicurare che alle disposizioni seguissero i fatti, abbiamo dato prima indicazioni operative alle amministrazioni centrali titolari delle risorse del PNRR con una circolare del 15 ottobre 2021.

Abbiamo poi chiesto e ottenuto in cabina di regia che il monitoraggio sull'effettiva collocazione delle risorse, affidato per legge al Dipartimento per la coesione, potesse giovarsi anche di verifiche preventive, di verifiche ex ante basate sulla leale collaborazione e cooperazione delle amministrazioni e su confronti bilaterali. Il Dipartimento per la coesione ha avviato, quindi, la sua attività istruttoria sulla base dei dati pervenuti dalle amministrazioni centrali per una prima valutazione del rispetto del vincolo.

Le verifiche già concluse riguardano gli interventi di 11 Ministeri: ad oggi risulta un'allocazione di risorse al Sud pari al 40,6 per cento. Siamo dunque in linea con l'obiettivo posto dal vincolo. Naturalmente siamo consapevoli che occorre fare di più, il controllo ex ante deve essere reso più funzionale e più efficace. Per questo nei giorni scorsi abbiamo concordato con il MEF di rafforzare l'attività di monitoraggio ex ante tramite l'esame, anche preventivo, dei bandi, degli avvisi e, in generale, di tutti i provvedimenti di riparto delle risorse prima della loro pubblicazione. Sappiamo che la sfida è complessa e richiede un costante e leale confronto con tutte le amministrazioni centrali titolari di interventi del PNRR.

A tal fine abbiamo avviato con le stesse una serie di incontri bilaterali con l'obiettivo di verificare che siano previsti criteri di riparto idonei a consentire l'effettiva allocazione della cifra del 40 per cento. Ci attendiamo naturalmente la massima collaborazione, perché il tema della coesione territoriale, come ho avuto già più volte modo di affermare, è una questione che riguarda tutti, e non soltanto il Sud.

PRESIDENTE. Il deputato Buompane ha facoltà di replicare.

GIUSEPPE BUOMPANE (M5S). Grazie, Presidente. Grazie, signora Ministra. Come sappiamo bene, l'obiettivo della riduzione delle diseguaglianze territoriali è decisivo sia dal punto di vista della coesione nazionale sia delle prospettive economiche di medio e lungo periodo. Sarebbe illusorio pensare di ritrovare una crescita duratura e solida senza stimolare il potenziale sociale, infrastrutturale, produttivo e commerciale di una parte considerevole del nostro territorio qual è il Mezzogiorno.

Il PNRR, come tutti sappiamo, è l'occasione da non perdere per arrivare al risultato, e dobbiamo fare di tutto per concretizzare l'impegno del 40 per cento di risorse da destinare al Mezzogiorno, mantenendo fermo il più possibile anche il criterio dell'efficienza.

Accogliamo, quindi, positivamente l'impegno per l'introduzione di controlli ex ante che coinvolgano anche i bandi dei vari Ministeri. Occorre concepire però, allo stesso tempo, criteri allocativi meno ambigui, che non penalizzino i comuni che già manifestano carenze infrastrutturali o di servizi fondamentali. L'esempio degli asili nido, signor Presidente, è in questo senso emblematico; come ha sottolineato il collega Gallo, il rischio di distorsioni è concreto, anche perché il servizio asili nido soffre di alcune caratteristiche strutturali che tendono ad alimentare le distorsioni stesse.

Stiamo parlando, come evidenziato dall'Ufficio parlamentare di bilancio, della forte eterogeneità nei livelli di copertura attuale tra Nord e Sud, dell'assenza in alcuni casi di offerta del servizio e della rilevanza dei futuri oneri di funzionamento collegati alla realizzazione di nuove strutture, che potrebbero sconsigliare nuovi comuni più carenti e con minore capacità fiscale autonoma di investire in un settore che potrebbe divenire presto insostenibile in assenza di adeguati trasferimenti centrali. Quindi l'impegno per la riduzione delle disuguaglianze territoriali deve superare l'orizzonte del PNRR e trasformarsi in una politica strutturale. In questo senso, il Parlamento è al suo fianco (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

(Iniziative di competenza volte ad assicurare adeguate professionalità e supporto tecnico agli enti territoriali del Mezzogiorno per lo sviluppo dei progetti del Piano nazionale di ripresa e resilienza, nonché per una programmazione del Fondo sviluppo e coesione complementare e integrata al suddetto Piano – n. 3-02791)

PRESIDENTE. Il deputato Gentile ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-02791 (Vedi l'allegato A).

ANDREA GENTILE (FI). Grazie, Presidente. Signora Ministra, premesso che nei giorni scorsi è stato istituito un tavolo di lavoro interministeriale per il monitoraggio delle necessità dei territori e delle misure tese a rafforzare gli enti locali, con particolare riferimento agli interventi del Piano nazionale di ripresa di resilienza, che ancora le risorse e le misure messe in campo con il PNRR possono essere decisive per colmare lo storico divario che da troppo tempo caratterizza il Sud del Paese, a patto, però, che nel Mezzogiorno vi sia un pieno ed efficace utilizzo delle risorse messe a disposizione, e che ancora in tale ottica è necessario sopperire alla carenza di professionalità tecniche, che comporta una difficoltà progettuale evidente nel caso di attuazione di tale strumento, tutto ancora premesso, signora Ministra, sono a chiederle quali iniziative di competenza intenda assumere nell'ottica di verificare che i sostegni messi in campo per il Mezzogiorno siano ben impiegati, con particolare riferimento al supporto in termini di professionalità tecnica, e le azioni da intraprendere in chiave di programmazione per il rafforzamento e il rilancio del Sud del Paese.

PRESIDENTE. La Ministra per il Sud e la coesione territoriale, Maria Rosaria Carfagna, ha facoltà di rispondere.

MARIA ROSARIA CARFAGNA, Ministra per il Sud e la coesione territoriale. Grazie, Presidente. Come riferito dagli onorevoli interroganti, la scorsa settimana si è tenuta la prima riunione del tavolo tecnico istituito presso il dipartimento della funzione pubblica. L'obiettivo del tavolo di lavoro è quello di fornire un concreto supporto agli enti locali per condividere problematiche, individuare possibili soluzioni e avere un'interlocuzione diretta con le regioni e con gli enti locali. Si tratta di un'iniziativa importante, considerato che il complesso degli enti locali è destinatario di risorse per un totale di circa 80 miliardi, una cifra che non ha precedenti e che richiede uno sforzo straordinario e inedito anche per lo stretto intervallo temporale di riferimento e, soprattutto, per le stringenti scadenze previste per l'apertura dei cantieri e per la realizzazione degli interventi. Il tavolo ha anche l'obiettivo di monitorare la concreta attuazione dei numerosi interventi normativi già varati in favore degli enti locali, proprio al fine di comprendere e verificare se gli strumenti già azionati siano sufficienti, stiano operando efficacemente o se, piuttosto, come io ritengo, debbano essere ulteriormente potenziati e meglio messi a sistema. Si tratta di misure di accrescimento della capacità amministrativa che hanno un assoluto rilievo non solo in ambito del PNRR, ma anche in vista dell'imminente avvio del corposo ciclo di gestione dei Fondi strutturali e del Fondo nazionale per lo sviluppo e la coesione. In questo ambito, l'obiettivo a cui stiamo lavorando è quello di assicurare coerenza e complementarietà nella gestione dei vari fondi, nelle finalità e nelle azioni, perché solo così sarà possibile generare un effetto moltiplicatore ampio, capace di determinare nuovi e più elevati livelli di sviluppo e occupazione e colmare il gap del Mezzogiorno.

Proprio per garantire questa indispensabile complementarietà, ho dato vita, lo scorso dicembre, a una campagna di ascolto dei diversi attori istituzionali ai vari livelli; il confronto ci ha consentito, grazie anche al lavoro della commissione appositamente istituita, di elaborare un documento strategico, che contempla 12 aree tematiche e coerenti criteri di programmazione, pronto per essere trasmesso al Parlamento, al fine di condividere il lavoro e valutare eventuali indicazioni o suggerimenti.

Sull'altro versante sul quale i colleghi richiamano la mia attenzione, ossia quello delle eventuali altre iniziative di rafforzamento della capacità amministrativa degli enti locali, ricordo i 67 milioni stanziati a favore degli enti locali del Mezzogiorno, grazie ai quali l'Agenzia per la coesione potrà stipulare contratti di collaborazione con tecnici e specialisti per supportare le attività di progettazione ed esecuzione degli interventi previsti dalle politiche di coesione nazionali e comunitarie. L'Agenzia sta terminando il delicato lavoro di valutazione dei fabbisogni e di definizione delle professionalità più adeguate e già dalla prossima settimana la bozza del provvedimento sarà sottoposta all'attenzione della Conferenza Stato-regioni.

Infine, segnalo il PON “Capacità per la coesione” 2021-2027; lo stiamo costruendo e avrà una significativa dotazione finanziaria, circa 1 miliardo e 300 milioni di euro; a titolarità dell'Agenzia per la coesione territoriale, questo programma permetterà l'assunzione a tempo determinato di ulteriori professionalità e la creazione di veri e propri centri di servizio sul territorio che faranno rete grazie al ruolo di coordinamento dell'Agenzia stessa.

PRESIDENTE. Il deputato Andrea Gentile ha facoltà di replicare.

ANDREA GENTILE (FI). Signora Ministra, la ringrazio molto per la sua risposta, che reputo puntuale, chiara ed esaustiva; sono certo che profonderà il massimo impegno per realizzare gli obiettivi da lei enunciati, che troveranno presto immediata realizzazione. In questo senso, il tavolo di monitoraggio è davvero un'importante iniziativa che risponde a una necessità concreta: verificare che i sostegni agli enti locali messi in campo non rimangano unicamente cifre impresse sulla carta, ma siano ben compresi ed effettivamente impiegati, individuando e correggendo ogni criticità man mano che si presenta.

Signora Ministra, dalla sua risposta emerge una forte consapevolezza e la sua consolidata esperienza di donna che conosce bene le difficoltà, per taluni versi drammatiche, dei territori del Sud. Per riuscire a intercettare i fondi, è necessario che gli amministratori locali non siano lasciati soli, come spesso accade. Ecco perché io la ringrazio, anche a nome del partito, per tutte le iniziative che sta mettendo in campo ed ecco perché Forza Italia, quale forza di Governo autorevolmente rappresentata in seno a tale organismo da lei e dagli altri Ministri di riferimento, appoggerà con interesse queste e altre misure che andranno a vantaggio degli enti locali e per lo sviluppo delle professionalità tecniche necessarie allo sviluppo e alla corretta gestione delle risorse previste.

Apprezziamo molto la sua disponibilità, così come quella del Governo, a rafforzare la collaborazione con gli enti locali nella fase di attuazione del PNRR. Forza Italia farà, come sempre, la sua parte, partecipando attivamente all'attuazione di tali scelte politiche in questo delicato contesto per il nostro Paese, consapevoli che un pieno utilizzo delle risorse messe a disposizione è indispensabile al Sud nell'ottica di correggere storici divari e che, come lei più volte ha affermato, signora Ministra, se cresce il Sud, cresce l'Italia (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

(Iniziative di competenza volte a garantire la destinazione di almeno il 40 per cento dei fondi del Piano nazionale di ripresa e resilienza alle regioni del Mezzogiorno e misure a sostegno degli enti locali per l'attuazione dei relativi progetti – n. 3-02792)

PRESIDENTE. La deputata Maria Carolina Varchi ha facoltà di illustrare l'interrogazione Lollobrigida ed altri n. 3-02792 (Vedi l'allegato A), di cui è cofirmataria.

MARIA CAROLINA VARCHI (FDI). Grazie, Presidente. Buonasera, Ministro. Noi abbiamo ascoltato più volte le sue rassicurazioni sulla quota del PNRR destinata al Sud. Siamo però convinti che la quota del 40 per cento sia, comunque, insufficiente, perché riteniamo che, per colmare un divario come quello che noi oggi dobbiamo fronteggiare, si debba parlare di una quota che sia superiore almeno al 50 per cento. Oltretutto, apprendiamo con preoccupazione i dati e gli allarmi lanciati da molti enti locali che ritengono di non essere nelle condizioni di rispettare modi e tempi per poter realmente veicolare sui propri territori questi fondi. Non vorremmo, insomma, che, al Sud, del PNRR si parlasse un domani come di un ennesimo treno perduto (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. La Ministra per il Sud e la coesione territoriale, Maria Rosaria Carfagna, ha facoltà di rispondere.

MARIA ROSARIA CARFAGNA, Ministra per il Sud e la coesione territoriale. Grazie, Presidente. L'onorevole interrogante chiede rassicurazioni in merito all'effettiva destinazione di almeno il 40 per cento degli investimenti territorializzabili del PNRR alle regioni del Mezzogiorno, ponendo nel testo del question time, in particolare, il tema delle infrastrutture ferroviarie, nonché notizie circa le misure di supporto previste in favore degli enti locali. Si tratta di temi dei quali ho appena avuto modo di riferire.

Quanto alle infrastrutture ferroviarie, ricordo che le criticità che sono evidenziate nell'interrogazione sono frutto di un equivoco che il Ministro Giovannini ha ampiamente chiarito, anche correggendo il relativo passaggio della relazione che, giustamente, poteva essere fraintesa. Gli investimenti che ricadono in un'area geografica sono considerati territorializzabili e così è anche per l'alta velocità, in particolare per i progetti della Napoli-Bari, della Salerno-Reggio Calabria, della Palermo-Catania-Messina, a cui si aggiungono le due connessioni diagonali Roma-Pescara e Battipaglia-Potenza-Metaponto-Taranto, il cui ammontare è di circa 15 miliardi, tutti contabilizzati nella quota Sud.

Contando il complesso degli investimenti a titolarità MIMS, compresi quelli del Fondo complementare, la quota Sud nelle infrastrutture ammonta al 55 per cento su 61,4 miliardi. Sono dati significativi che provano l'effettiva attuazione del vincolo imposto normativamente per assicurare la coesione territoriale e ridurre i divari territoriali. Siamo consapevoli che il vero ostacolo è piuttosto rappresentato dalla fragilità amministrativa del Sud, come evidenziato dalla stessa interrogante, e per questo abbiamo lavorato intensamente per individuare misure e interventi normativi volti, in primo luogo, a supportare gli enti territoriali del Mezzogiorno e delle aree interne.

Ricordo, solo per sintetici cenni, il bando di 2.800 tecnici e professionisti per irrobustire la capacità amministrativa delle pubbliche amministrazioni del Mezzogiorno, i 67 milioni di euro cui ho appena fatto cenno, finalizzati alla stipula dei contratti di collaborazioni qualificate da parte dell'Agenzia per la coesione territoriale e, soprattutto, i complessivi 160 milioni di euro dedicati a stimolare la capacità progettuale degli enti locali, attraverso concorsi di progettazione e idee. La misura è entrata nel vivo con l'adozione del decreto di riparto, la pubblicazione delle linee guida e dei bandi tipo e consentirà di creare un parco progetti di qualità in vista, non solo del PNRR, ma anche e soprattutto della programmazione dell'FSC e dei Fondi strutturali. Si tratta di misure che rientrano in un più ampio e significativo piano d'azione condotto dall'Agenzia per la coesione territoriale a favore e a supporto degli enti locali che saranno, nei prossimi mesi, i veri protagonisti dell'attuazione del PNRR.

Ci tengo, qui, a ribadire che l'attenzione e la collaborazione saranno sempre massime, affinché questi enti si sentano sostenuti in questa faticosa responsabilità. Noi ci auguriamo che gli strumenti che abbiamo messo loro a disposizione consentano davvero agli enti locali di poter assorbire le tante risorse europee e nazionali che sono state programmate e sono destinate a colmare i divari territoriali nell'arco dei 5, 7 e 10 anni, che sono gli orizzonti temporali di realizzazione del PNRR, dei Fondi strutturali e del Fondo nazionale di sviluppo e coesione.

Sulla quota Sud, le ricordo, onorevole Varchi, che si tratta di risorse, quelle del PNRR, che vanno utilizzate nell'arco temporale di 5 anni.

Ecco perché il Governo ha operato una scelta, quella di destinare una quota superiore della popolazione residente, pari al 40 per cento, credendo che quella cifra e quella quota siano quelle…

PRESIDENTE. Ministra, dovrebbe concludere.

MARIA ROSARIA CARFAGNA, Ministra per il Sud e la coesione territoriale. …che le regioni del Mezzogiorno potranno effettivamente assorbire nell'arco temporale di cinque anni.

PRESIDENTE. Il deputato Marcello Gemmato ha facoltà di replicare.

MARCELLO GEMMATO (FDI). Grazie, Presidente. Ci riteniamo parzialmente soddisfatti della risposta del Ministro, nella misura in cui, a nostro avviso, non si affronta con pienezza il cuore del problema, che è quello della capacità di spesa delle regioni meridionali. Voglio ricordare all'Aula e a me stesso che, purtroppo, le regioni del Sud già nello spendere i fondi ordinari europei sono fanalino di coda in Italia. Molti di questi fondi vengono rimandati al mittente, ovvero all'Europa, con un doppio danno per le popolazioni meridionali. Noi vogliamo ricordare che questa è un'occasione straordinaria per compendiare e per mitigare quella divisione fra Nord e Sud atavica, che purtroppo colpisce la nostra terra da decenni - da secoli - e che non vede, né potrebbe vedere, in questa straordinaria misura un termine di risoluzione della stessa. Per tali motivi, Ministro, il gruppo di Fratelli d'Italia oggi denuncia in Aula con forza questo.

Purtroppo, i comuni e le regioni non sono attrezzati per programmare e spendere i quattrini del PNRR. Non vorremmo che praticamente i 255 miliardi - per il 40 per cento - che in questo momento dovrebbero arrivare al Sud fossero un'ennesima occasione persa per il Meridione e che noi oggi ci trovassimo di nuovo a denunciare una cosa che, purtroppo, domani potrebbe avvenire a scapito delle popolazioni meridionali (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

(Stato di avanzamento della definizione dei livelli essenziali delle prestazioni e dei fabbisogni standard, anche in relazione all'annunciata predisposizione del disegno di legge quadro per la cosiddetta autonomia differenziata – n. 3-02793)

PRESIDENTE. Il deputato Stefano Fassina ha facoltà di illustrare l'interrogazione Conte ed altri n. 3-02793 (Vedi l'allegato A), di cui è cofirmatario.

STEFANO FASSINA (LEU). Grazie, Presidente. Signora Ministra, abbiamo letto, con stupore e molta, molta preoccupazione, che il Governo intende approvare entro il corrente mese di marzo il disegno di legge quadro per la cosiddetta autonomia differenziata, di cui all'articolo 116, terzo comma, della Costituzione.

Allora, le chiediamo qual è lo stato di avanzamento dei lavori per la definizione dei livelli essenziali delle prestazioni e dei fabbisogni standard, dato che riteniamo - continuiamo fermissimamente a ritenere - che siano condizioni necessarie e preliminari per procedere alla definizione della normativa quadro. Quindi, le chiediamo qual è lo stato d'avanzamento dei lavori e se anche lei conferma che questo passaggio è preliminare ed è condizione necessaria per arrivare all'approvazione della legge.

Infine, di che cosa si tratta quando leggiamo “Fondo bonus Sud”? Non vorremmo che fosse una compensazione approssimativa e inadeguata rispetto all'elaborazione dei fabbisogni standard dei livelli essenziali delle prestazioni.

PRESIDENTE. La Ministra per il Sud e la coesione territoriale, Maria Rosaria Carfagna, ha facoltà di rispondere.

MARIA ROSARIA CARFAGNA, Ministra per il Sud e la coesione territoriale. Grazie, Presidente. L'onorevole interrogante solleva un tema del quale si è lungamente discusso durante il precedente Governo, cioè quello dell'attuazione dell'articolo 116, comma 3, della Costituzione, nella parte in cui prevede la possibilità di attribuire alle regioni che ne facciano richiesta forme e condizioni particolari di autonomia in alcune materie espressamente previste. Come è noto, il tema si è acceso anche a seguito dei referendum in Lombardia e Veneto e delle conseguenti iniziative intraprese nel corso del 2017 da Lombardia, Veneto ed Emilia-Romagna.

La discussione oggi non è sulla doverosa attuazione della previsione costituzionale, ma sulle modalità e sui riflessi finanziari e perequativi che da tali modalità discendono in virtù del principio di necessaria correlazione tra funzioni e risorse. Il rapporto funzioni-risorse è questione delicata, che risente, tra l'altro, della mancata attuazione del decreto legislativo n. 68 del 2011 nella parte relativa alla definizione dei LEP nelle materie dell'assistenza, istruzione e trasporto pubblico locale.

L'osservazione che fu fatta a seguito del noto “DDL Boccia” e che ne ha sostanzialmente fatto emergere le criticità fu proprio la mancata definizione da subito dei LEP, ossia di un livello minimo essenziale che comunque fosse garantito in ogni regione, così da evitare discriminazioni nel godimento dei diritti sociali in ragione della residenza.

È vero, come ricorda l'interrogante, che la legge di bilancio 2022 ha riaperto il tema prevedendo un DDL collegato.

L'istruttoria sarà complessa e politicamente delicata, perché si riproporranno i medesimi temi già posti in rassegna rispetto ai quali in questi ultimi anni nulla è mutato sul piano normativo. Preciso che nessuna bozza di testo è passata ancora al vaglio dei miei uffici e ovviamente attendo che il Parlamento diventi protagonista di questa discussione e che le necessarie interlocuzioni coinvolgano anche i presidenti delle regioni meridionali, che non mi risulta siano stati coinvolti sino ad oggi.

Sono certa che dovremo tempestivamente occuparci della questione, a valle dell'emergenza pandemica e del drammatico scenario internazionale. Il quadro, a mio avviso, è evidentemente complesso e si può reggere solo a determinate condizioni: creare una cornice unica che tenga insieme i diritti eguali che prescindano dai certificati di nascita o di residenza; la definizione dei LEP e dei fabbisogni standard, che considero sì una condizione preliminare e necessaria per arrivare all'approvazione della legge; l'archiviazione del principio della spesa storica (penso, per esempio, alla salute); le azioni perequative immediate di sistema e anche il rispetto, comunque, dell'equilibrio di bilancio. Parlare adesso al buio di condizioni dell'autonomia, di possibili fondi perequativi orizzontali, di bonus Sud, di cui leggo sui giornali, o del rapporto di tali possibili iniziative con i LEP non credo sia utile.

Provo intanto a ricordare quanto il Governo, con il conforto del Parlamento, ha già approvato, garantendo che sul servizio asili nido, sugli assistenti sociali e sul trasporto scolastico dei portatori di disabilità si fissasse un LEP e si stanziassero le correlate risorse finanziarie. Si è trattato probabilmente dei primi LEP della storia dotati di effettività e concretezza, dopo i LEA in materia sanitaria. Abbiamo dimostrato che definire da subito i LEP anche a livello regionale, misurandone l'efficacia e garantendo le risorse, è possibile.

Concludo, Presidente. L'attuazione dell'articolo 116, comma 3, della Costituzione, e le maggiori condizioni di autonomia che ne dovrebbero derivare sono un traguardo politico a cui tutti vogliamo contribuire, ma per portare a termine con successo questo percorso la priorità è quella di evitare ogni contrapposizione tra territori e aree del Paese.

PRESIDENTE. Il deputato Federico Conte ha facoltà di replicare.

FEDERICO CONTE (LEU). Grazie Presidente e grazie Ministra. La ringrazio per questa precisazione puntuale, completa e rassicurante. La ringrazio a nome del gruppo che, però, mantiene, esprime e ribadisce la preoccupazione politica per questo rigurgito della secessione dei ricchi, che riteniamo non sia scollegato dalla prospettiva della gestione di un'ingente mole di finanziamenti che verranno dall'Europa.

In questa fase parlare di autonomia differenziata a noi appare antistorico e anticiclico. È antistorico, perché la pandemia ci ha posto il problema del nostro assetto, dei rapporti tra lo Stato centrale e le regioni, e in alcuni settori - per eccellenza quello della sanità - si è mostrato come vi sia bisogno di interventi strutturali, come lei ricordava, che favoriscano la coesione e di certo non sembra tale il cosiddetto bonus Sud che - me lo faccia dire - dal punto di vista politico è addirittura offensivo, perché si presenta come una mancia, e dal punto di vista tecnico-funzionale è addirittura ingannevole, perché è del tutto aleatorio e ipotetico. Poi è anticiclica l'idea dell'autonomia differenziata, perché Next Generation EU è stato concepito in Europa come un piano di investimenti straordinario per favorire il recupero del divario territoriale, per favorire, cioè, la coesione territoriale del Sud dell'Europa con il Nord dell'Europa e, quindi, del Sud dell'Italia con il Nord dell'Italia. L'autonomia differenziata per la gestione di questi fondi sarebbe totalmente in senso contrario.

Invece la direzione del PNRR, va rafforzata e consolidata - riteniamo noi - sul piano politico. L'Italia deve proporre all'Europa di aggiungere un sesto obiettivo strategico al piano 2021-2027 che è l'Europa mediterranea, per riequilibrare verso il Mediterraneo questo assetto geopolitico troppo esposto verso l'Est…

PRESIDENTE. Concluda.

FEDERICO CONTE (LEU). …non a caso lì dove si sta generando il più grande problema geopolitico dal secondo conflitto mondiale. Noi riteniamo che la direzione debba essere questa: Europa mediterranea per l'Italia mediterranea.

PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata.

Sospendo a questo punto la seduta, che riprenderà alle ore 16,10.

La seduta, sospesa alle 16, è ripresa alle 16,10.

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Ascari, Bergamini, Bonomo, Enrico Borghi, Brescia, Casa, Colletti, Covolo, Davide Crippa, Del Barba, Gregorio Fontana, Gebhard, Giachetti, Invernizzi, Liuni, Losacco, Lupi, Magi, Marin, Melilli, Molinari, Mura, Paita, Parolo, Pastorino, Perantoni, Andrea Romano, Rotta, Scalfarotto, Serracchiani, Suriano , Tasso, Vito, Raffaele Volpi e Zanettin sono in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta.

I deputati in missione sono complessivamente 105, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Approvazione in sede legislativa di una proposta di legge.

PRESIDENTE. Comunico che, nella seduta odierna, mercoledì 2 marzo 2022, la VII Commissione permanente (Cultura, scienza e istruzione) ha approvato, senza modificazioni, in sede legislativa, la seguente proposta di legge: C. 2927​, senatori Verducci ed altri, approvata dal Senato “Dichiarazione di monumento nazionale dell'ex campo di prigionia di Servigliano”.

Calendario dei lavori dell'Assemblea per il mese di marzo 2022.

PRESIDENTE. Comunico che, a seguito dell'odierna riunione della Conferenza dei presidenti di gruppo, è stato stabilito, ai sensi dell'articolo 24, comma 2, del Regolamento, il seguente calendario dei lavori per il mese di marzo:

PRESIDENTE. Comunico che, a seguito dell'odierna riunione della Conferenza dei presidenti di gruppo, è stato stabilito, ai sensi dell'articolo 24, comma 2, del Regolamento, il seguente calendario dei lavori per il mese di marzo:

Martedì 8 marzo (ore 9.30)

Discussioni sulle linee generali dei disegni di legge di ratifica:

n. 3318 - Ratifica ed esecuzione dell'Accordo tra il Governo della Repubblica italiana e l'Istituto forestale europeo riguardante lo stabilimento in Italia di un ufficio sulla forestazione urbana, con Allegato, fatto a Helsinki il 15 luglio 2021

n. 2806 e abbinate - Ratifica ed esecuzione della Convenzione di Stoccolma sugli inquinanti organici persistenti, con Allegati, fatta a Stoccolma il 22 maggio 2001

Discussione sulle linee generali della mozione Meloni ed altri n. 1-00485 concernente iniziative a sostegno del settore della moda

Martedì 8 marzo (ore 15-20, con eventuale prosecuzione notturna dalle 21.30 alle 24), mercoledì 9 (ore 9.30-13.30 e 16-20, con eventuale prosecuzione notturna dalle 21.30 alle 24) e giovedì 10 marzo (ore 9.30-13.30 e 15-20, con eventuale prosecuzione notturna dalle 21.30 alle 24 e nella giornata di venerdì 11 marzo)

Seguito dell'esame della proposta di legge n. 2-1418-1586-1655-1875-1888-2982-3101-A – Disposizioni in materia di morte volontaria medicalmente assistita (ove non concluso nel calendario di febbraio)

Seguito dell'esame dei disegni di legge di ratifica:

n. 3318 - Ratifica ed esecuzione dell'Accordo tra il Governo della Repubblica italiana e l'Istituto forestale europeo riguardante lo stabilimento in Italia di un ufficio sulla forestazione urbana, con Allegato, fatto a Helsinki il 15 luglio 2021

n. 2806 e abbinate - Ratifica ed esecuzione della Convenzione di Stoccolma sugli inquinanti organici persistenti, con Allegati, fatta a Stoccolma il 22 maggio 2001

Seguito dell'esame della mozione Meloni ed altri n. 1-00485 concernente iniziative a sostegno del settore della moda

Seguito dell'esame delle mozioni Molinari ed altri n. 1-00572, Porchietto ed altri n. 1-00580, Benamati ed altri n. 1-00582, Chiazzese ed altri n. 1-00583, Lollobrigida ed altri n. 1-00587 e Moretto ed altri n. 1-00595, concernenti misure a sostegno del comparto automobilistico (ove non concluso nel calendario di febbraio)

Seguito dell'esame della proposta di legge n. 893-B – Disposizioni in materia di reati contro il patrimonio culturale (approvata dalla Camera e modificata dal Senato) (ove non concluso nel calendario di febbraio)

Seguito dell'esame delle mozioni Bologna, Carnevali, Boldi, Nappi, Noja ed altri n. 1-00211 e Mandelli, Gemmato ed altri n. 1-00559 concernenti iniziative per la prevenzione e la cura delle malattie reumatiche (ove non concluso nel calendario di febbraio)

Seguito dell'esame della proposta di legge n. 1951-3106-3184-3315-A – Modifiche alla legge 26 luglio 1975, n. 354, al decreto-legge 13 maggio 1991, n. 152, convertito, con modificazioni, dalla legge 12 luglio 1991, n. 203, e alla legge 13 settembre 1982, n. 646, in materia di divieto di concessione dei benefici penitenziari nei confronti dei detenuti o internati che non collaborano con la giustizia (ove non concluso nel calendario di febbraio)

Seguito dell'esame della proposta di legge n. 1870-1934-2045-2501-2802-2993-A -Disposizioni di revisione del modello di Forze armate interamente professionali, di proroga del termine per la riduzione delle dotazioni dell'Esercito italiano, della Marina militare, escluso il Corpo delle capitanerie di porto, e dell'Aeronautica militare, nonché in materia di avanzamento degli ufficiali. Delega al Governo per la revisione dello strumento militare nazionale (ove non concluso nel calendario di febbraio)

Mercoledì 9 marzo (ore 15)

Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata con la partecipazione del Presidente del Consiglio dei Ministri

Venerdì 11 marzo (ore 9.30)

Svolgimento di interpellanze urgenti

Lunedì 14 marzo (antimeridiana e pomeridiana, con eventuale prosecuzione notturna)

Discussione sulle linee generali del disegno di legge n. 3491 - Conversione in legge del decreto-legge 25 febbraio 2022, n. 14, recante disposizioni urgenti sulla crisi in Ucraina (da inviare al Senato – scadenza: 26 aprile 2022)

Discussione sulle linee generali del disegno di legge n. 1939-B - Disposizioni per il recupero dei rifiuti in mare e nelle acque interne e per la promozione dell'economia circolare («legge SalvaMare») (approvato dalla Camera e modificato dal Senato)

Discussione sulle linee generali della proposta di legge n. 243-3357 - Misure per la prevenzione dei fenomeni eversivi di radicalizzazione violenta, inclusi i fenomeni di radicalizzazione e di diffusione dell'estremismo violento di matrice jihadista

Discussione sulle linee generali della proposta di legge costituzionale n. 3353 - Modifica all'articolo 119 della Costituzione, concernente il riconoscimento delle peculiarità delle Isole e il superamento degli svantaggi derivanti dall'insularità (approvata, in prima deliberazione, dal Senato)

Martedì 15 marzo (ore 9.30)

Svolgimento di interpellanze e interrogazioni

Martedì 15 (ore 12-14.30 e 16-20, con prosecuzione notturna dalle 21.30 alle 24), mercoledì 16 (ore 9.30-13.30 e 16-20, con prosecuzione notturna dalle 21.30 alle 24) e giovedì 17 marzo (ore 9.30-13.30 e 15-20, con prosecuzione notturna dalle 21.30 alle 24 e nella giornata di venerdì 18 marzo)

Seguito dell'esame del disegno di legge n. 3491 - disegno di legge n. 3491 - Conversione in legge del decreto-legge 25 febbraio 2022, n. 14, recante disposizioni urgenti sulla crisi in Ucraina (da inviare al Senato – scadenza: 26 aprile 2022)

Eventuale seguito dell'esame degli argomenti previsti nella settimana precedente e non conclusi

Seguito dell'esame del disegno di legge n. 1939-B - Disposizioni per il recupero dei rifiuti in mare e nelle acque interne e per la promozione dell'economia circolare («legge SalvaMare») (approvato dalla Camera e modificato dal Senato)

Seguito dell'esame della proposta di legge n. 243-3357 - Misure per la prevenzione dei fenomeni eversivi di radicalizzazione violenta, inclusi i fenomeni di radicalizzazione e di diffusione dell'estremismo violento di matrice jihadista

Seguito dell'esame della proposta di legge costituzionale n. 3353 - Modifica all'articolo 119 della Costituzione, concernente il riconoscimento delle peculiarità delle Isole e il superamento degli svantaggi derivanti dall'insularità (approvata, in prima deliberazione, dal Senato)

Mercoledì 16 marzo (ore 15)

Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata

Venerdì 18 marzo (ore 9.30)

Svolgimento di interpellanze urgenti

Lunedì 21 marzo (antimeridiana e pomeridiana, con eventuale prosecuzione notturna)

Discussione sulle linee generali del disegno di legge S. 2505 - Conversione in legge del decreto-legge 27 gennaio 2022, n. 4, recante misure urgenti in materia di sostegno alle imprese e agli operatori economici, di lavoro, salute e servizi territoriali, connesse all'emergenza da COVID-19, nonché per il contenimento degli effetti degli aumenti dei prezzi nel settore elettrico (ove trasmesso dal Senato - scadenza: 28 marzo 2022)

Discussione sulle linee generali della proposta di legge costituzionale n. 716 - Modifiche alla parte II della Costituzione concernenti l'elezione diretta del Presidente della Repubblica

Discussione sulle linee generali della proposta di legge n. 875-B - Norme sull'esercizio della libertà sindacale del personale delle Forze armate e delle Forze di polizia a ordinamento militare, nonché delega al Governo per il coordinamento normativo (approvata dalla Camera e modificata dal Senato)

Discussione sulle linee generali della mozione Scerra ed altri n. 1-00586 concernente iniziative in materia di disciplina di bilancio e governance economica dell'Unione europea

Discussione sulle linee generali della mozione Gadda ed altri n. 1-00573 concernente iniziative in materia di Servizio civile universale

Martedì 22 marzo (ore 9.30)

Svolgimento di interpellanze e interrogazioni

Martedì 22 (ore 12 -14.30 e 16-20, con prosecuzione notturna dalle 21.30 alle 24), mercoledì 23 (ore 16-20, con prosecuzione notturna dalle 21.30 alle 24) e giovedì 24 marzo (9.30-13.30 e 15-20, con prosecuzione notturna dalle 21.30 alle 24 e nella giornata di venerdì 25 marzo)

Seguito dell'esame del disegno di legge S. 2505 - Conversione in legge del decreto-legge 27 gennaio 2022, n. 4, recante misure urgenti in materia di sostegno alle imprese e agli operatori economici, di lavoro, salute e servizi territoriali, connesse all'emergenza da COVID-19, nonché per il contenimento degli effetti degli aumenti dei prezzi nel settore elettrico (ove trasmesso dal Senato - scadenza: 28 marzo 2022)

Eventuale seguito dell'esame degli argomenti previsti nella settimana precedente e non conclusi

Seguito dell'esame della proposta di legge costituzionale n. 716 - Modifiche alla parte II della Costituzione concernenti l'elezione diretta del Presidente della Repubblica

Seguito dell'esame della proposta di legge n. 875-B - Norme sull'esercizio della libertà sindacale del personale delle Forze armate e delle Forze di polizia a ordinamento militare, nonché delega al Governo per il coordinamento normativo (approvata dalla Camera e modificata dal Senato)

Seguito dell'esame della mozione Scerra ed altri n. 1-00586 concernente iniziative in materia di disciplina di bilancio e governance economica dell'Unione europea

Seguito dell'esame delle mozioni Villani ed altri n. 1-00543, Siani ed altri n. 1-00584, Noja ed altri n. 1-00585, Panizzut ed altri n. 1-00589, Versace ed altri n. 1-00593 e Lollobrigida ed altri n. 1-00597 concernenti iniziative per la diagnosi e la cura dei disturbi dello spettro autistico (ove non concluso nel calendario di febbraio)

Mercoledì 23 marzo (ore 9)

Comunicazioni del Presidente del Consiglio dei ministri in vista della riunione del Consiglio europeo del 24 e del 25 marzo 2022

Mercoledì 23 marzo (ore 15)

Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata

Venerdì 25 marzo (ore 9.30)

Svolgimento di interpellanze urgenti

Lunedì 28 marzo (antimeridiana e pomeridiana, con eventuale prosecuzione notturna)

Discussione sulle linee generali del disegno di legge n. 3495 - Conversione in legge del decreto-legge 1 marzo 2022, n. 17, recante misure urgenti per il contenimento dei costi dell'energia elettrica e del gas naturale, per lo sviluppo delle energie rinnovabili e per il rilancio delle politiche industriali (da inviare al Senato – scadenza: 30 aprile 2022)

Discussione sulle linee generali del disegno di legge n. 2681 e abbinate - Deleghe al Governo per la riforma dell'ordinamento giudiziario e per l'adeguamento dell'ordinamento giudiziario militare, nonché disposizioni in materia ordinamentale, organizzativa e disciplinare, di eleggibilità e ricollocamento in ruolo dei magistrati e di costituzione e funzionamento del Consiglio superiore della magistratura

Discussione sulle linee generali del disegno di legge n. 3343 - Delega al Governo per la riforma fiscale (collegato alla manovra di finanza pubblica)

Discussione sulle linee generali della proposta di legge costituzionale n. 2238 - Modifiche agli articoli 57 e 83 della Costituzione, in materia di base territoriale per l'elezione del Senato della Repubblica e di riduzione del numero dei delegati regionali per l'elezione del Presidente della Repubblica

Discussione sulle linee generali delle proposte di legge n. 1780, 2298 e 3129 - Modifiche al codice penale, al codice di procedura penale e alla legge 21 aprile 2011, n. 62, in materia di tutela del rapporto tra detenute madri e figli minori

Discussione sulle linee generali della proposta di legge n. 1972 e abbinate- Interventi per la prevenzione e la lotta contro l'AIDS e le epidemie infettive aventi carattere di emergenza

Discussione sulle linee generali della mozione Lupi e Schullian n. 1-00540 e Vianello ed altri n. 1-00545 concernente iniziative in materia di energia nucleare di nuova generazione

Martedì 29 marzo (ore 9.30)

Svolgimento di interpellanze e interrogazioni

Martedì 29 (ore 12-14.30 e 16-20, con prosecuzione notturna dalle 21.30 alle 24), mercoledì 30 (ore 9.30-13.30 e 16-20, con prosecuzione notturna dalle 21.30 alle 24) e giovedì 31 marzo (9.30-13.30 e 15-20, con prosecuzione notturna dalle 21.30 alle 24 e nella giornata di venerdì 1° aprile)

Seguito dell'esame del disegno di legge n. 3495 Conversione in legge del decreto-legge 1 marzo 2022, n. 17, recante misure urgenti per il contenimento dei costi dell'energia elettrica e del gas naturale, per lo sviluppo delle energie rinnovabili e per il rilancio delle politiche industriali (da inviare al Senato – scadenza: 30 aprile 2022)

Eventuale seguito dell'esame degli argomenti previsti nella settimana precedente e non conclusi

Seguito dell'esame della mozione Gadda ed altri n. 1-00573 concernente iniziative in materia di Servizio civile universale

Seguito dell'esame del disegno di legge n. 2681 e abbinate - Deleghe al Governo per la riforma dell'ordinamento giudiziario e per l'adeguamento dell'ordinamento giudiziario militare, nonché disposizioni in materia ordinamentale, organizzativa e disciplinare, di eleggibilità e ricollocamento in ruolo dei magistrati e di costituzione e funzionamento del Consiglio superiore della magistratura

Seguito dell'esame del disegno di legge n. 3343 - Delega al Governo per la riforma fiscale (collegato alla manovra di finanza pubblica)

Seguito dell'esame della proposta di legge costituzionale n. 2238 - Modifiche agli articoli 57 e 83 della Costituzione, in materia di base territoriale per l'elezione del Senato della Repubblica e di riduzione del numero dei delegati regionali per l'elezione del Presidente della Repubblica

Seguito dell'esame delle proposte di legge n. 1780, 2298 e 3129 - Modifiche al codice penale, al codice di procedura penale e alla legge 21 aprile 2011, n. 62, in materia di tutela del rapporto tra detenute madri e figli minori

Seguito dell'esame della proposta di legge n. 1972 e abbinate - Interventi per la prevenzione e la lotta contro l'AIDS e le epidemie infettive aventi carattere di emergenza.

Seguito dell'esame della mozione Lupi e Schullian n. 1-00540 e Vianello ed altri n. 1-00545 concernente iniziative in materia di energia nucleare di nuova generazione

Mercoledì 30 marzo (ore 15)

Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata

Venerdì 1° aprile (ore 9.30)

Svolgimento di interpellanze urgenti

Il Presidente si riserva di inserire nel calendario dei lavori l'esame di ulteriori progetti di legge di ratifica deliberati dalle Commissioni e di documenti licenziati dalla Giunta per le autorizzazioni.

L'organizzazione dei tempi per la discussione degli argomenti iscritti nel calendario sarà pubblicata nell'Allegato A al resoconto stenografico della seduta odierna.

L'organizzazione dei tempi per l'esame dei progetti di legge n. 243-3357, n. 716, n. 875-B, n. 2681, n. 2238, n. 1780, 2298 e 3129, n. 1972 e abbinate sarà definita dopo la conclusione dell'esame in sede referente.

Il programma si intende conseguentemente aggiornato.

Comunico inoltre che è stato altresì convenuto che nella seduta odierna proseguirà l'esame della proposta di legge n. 2 e abbinate recante disposizioni in materia di morte volontaria medicalmente assistita fino alle ore 19, per poi passare all'informativa urgente del Governo in merito alla cessione dei bonus edilizi.

Nella seduta di domani, con inizio alle ore 9, sarà iscritto all'ordine del giorno:

il seguito dell'esame della proposta di legge n. 893-B – Disposizioni in materia di reati contro il patrimonio culturale (approvata dalla Camera e modificata dal Senato);

il seguito dell'esame delle mozioni Villani ed altri n. 1-00543, Siani ed altri n. 1-00584, Noja ed altri n. 1-00585, Panizzut ed altri n. 1-00589, Versace ed altri n. 1-00593 e Lollobrigida ed altri n. 1-00597 concernenti iniziative per la diagnosi e la cura dei disturbi dello spettro autistico;

il seguito dell'esame delle mozioni Bologna, Carnevali, Boldi, Nappi, Noja ed altri n. 1-00211 e Mandelli, Gemmato ed altri n. 1-00559 concernenti iniziative per la prevenzione e la cura delle malattie reumatiche.

Il programma si intende conseguentemente aggiornato.

Sui lavori dell'Assemblea.

PRESIDENTE. Comunico, inoltre, che è stato altresì convenuto che, nella seduta odierna, proseguirà l'esame del testo unificato delle proposte di legge nn. 2 e abbinate, recante disposizioni in materia di morte volontaria medicalmente assistita fino alle ore 19, per poi passare all'informativa urgente del Governo in merito alla cessione dei bonus edilizi.

Nella seduta di domani, con inizio alle ore 9, sarà iscritto all'ordine del giorno il seguito dell'esame della proposta di legge n. 893-B in materia di reati contro il patrimonio culturale, il seguito dell'esame delle mozioni concernenti iniziative per la diagnosi e la cura dei disturbi dello spettro autistico e il seguito dell'esame delle mozioni concernenti iniziative per la prevenzione e la cura delle malattie reumatiche.

Comunicazioni del Presidente ai sensi dell'articolo 123-bis, comma 1, del Regolamento e assegnazione di un disegno di legge collegato alla manovra di finanza pubblica.

PRESIDENTE. Comunico, ai sensi del comma 1 dell'articolo 123-bis del Regolamento, la decisione in merito al seguente disegno di legge, collegato alla manovra di finanza pubblica: “Delega al Governo per il riordino della disciplina degli istituti di ricovero e cura a carattere scientifico, di cui al decreto legislativo 16 ottobre 2003, n. 288” (A.C. 3475​).

Alla luce del parere espresso nella seduta odierna dalla V Commissione (Bilancio) ed esaminato il predetto disegno di legge, la Presidenza comunica che lo stesso non reca disposizioni estranee al suo oggetto, come definito dall'articolo 123-bis, comma 1, del Regolamento.

A norma degli articoli 72, comma 1, e 123-bis, comma 1, del Regolamento, il disegno di legge è assegnato in sede referente alla XII Commissione (Affari sociali), con il parere delle Commissioni I, V, VII, X, XI e XIV e della Commissione parlamentare per le questioni regionali.

Sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ha chiesto di intervenire, sull'ordine dei lavori, il deputato Salvatore Deidda. Ne ha facoltà.

SALVATORE DEIDDA (FDI). Grazie, Presidente. Quello che sto per chiederle - e spero che entro breve ci sia una smentita o una conferma, da parte sua, del Presidente Fico o da parte dei rappresentanti del Governo – si riferisce a quanto sto per denunciare che, se è vero, è abbastanza grave. In questi giorni, sia ieri che oggi, si sono tenute le riunioni delle Commissioni affari esteri e difesa, per quanto riguarda i decreti sull'Ucraina. Uno di questi, che ovviamente dobbiamo ancora esaminare, ossia il decreto interministeriale con cui si prevede la cessione di armamenti, è stato secretato e, comunque, è stato dichiarato di sicurezza nazionale. Io ho chiesto, sia ieri che oggi, se era possibile sapere l'elenco delle armi e la tipologia e mi è stato risposto di no, perché, giustamente, c'è una questione di sicurezza. Allora, come è possibile che questo elenco è finito sul Corriere della Sera on line, l'elenco preciso e tutto il contenuto del decreto che doveva essere segreto (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)? O il Corriere della Sera sta dando un'informazione falsa o veramente qui c'è da scoprire chi è che gestisce queste comunicazioni e come vi sia finito un elenco segreto, che mette a rischio la sicurezza dei nostri militari e del nostro personale delle ambasciate (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)! Mi sembra che qui si stia adottando veramente… siamo nel ridicolo! Siamo veramente nel ridicolo, con un Ministro degli Affari esteri che va in televisione a insultare un capo di Stato estero, definendolo peggio di un animale. E poi ai parlamentari viene negato l'elenco delle armi che noi dobbiamo decidere e che poi, invece, viene pubblicato a tutta pagina nell'edizione on-line di un giornale quotidiano! Come è possibile che i dettagli di un decreto super sicuro finiscano in un quotidiano online e non invece nelle Aule parlamentari? Infatti, noi parlamentari eravamo all'oscuro: ci è stato detto che non potevamo vederlo e adesso lo sa tutto il mondo! Io spero che qui il Governo venga subito a smentire, dicendo che quell'elenco non è quell'elenco e che quel decreto non è quel decreto; altrimenti faccia chiarezza, perché qui c'è in gioco la sicurezza nazionale (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)! Non è più un gioco, non è accettabile questo dilettantismo e questa superficialità nel gestire i rapporti diplomatici (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)! Qui si rischia la guerra e qui si tratta di pagliacciate e dilettantismo. Per cortesia, fate chiarezza, perché qui non accettiamo più: abbiamo dato la nostra disponibilità a collaborare, ma non accettiamo più questa mania di protagonismo e questo dilettantismo (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)! Basta!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il collega Ferrari. Sullo stesso argomento? Prego.

ROBERTO PAOLO FERRARI (LEGA). Sì, grazie Presidente. Confermo l'iter che si è tenuto durante le sedute delle Commissioni e la richiesta di approfondimento che era stata fatta in merito a particolari elenchi. Però avevamo accettato - tutti abbiamo accettato - la risposta del Governo, in merito alla necessità di riservatezza delle informazioni contenute in questi elenchi riguardo al materiale che, peraltro, è una decisione condivisa a livello di partner europei che hanno fatto questa scelta. Io non uso la foga del collega Deidda, ma posso capire l'arrabbiatura, legata al fatto che al Parlamento non è stato concesso di vedere questo elenco, proprio perché il timore poteva essere quello anche di un'indiretta divulgazione. Confido anch'io che il Governo, invece, venga in quest'Aula e smentisca che i dati pubblicati sui quotidiani on-line siano veritieri, così da riportare nell'alveo di speculazioni giornalistiche quelle che sono state pubblicate. Diversamente, sarebbe un fatto molto grave, in una condizione quale quella che stiamo vivendo e quale quella che sta vivendo l'Europa. E, allora, bisognerebbe assolutamente avviare delle indagini, per scoprire da dove sia venuta questa fuga di notizie che, se confermata, danneggia pesantemente il nostro Paese, l'immagine del nostro Paese e la sua posizione internazionale (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il collega Aresta. Ne ha facoltà.

GIOVANNI LUCA ARESTA (M5S). Grazie Presidente. Ovviamente ci rendiamo conto anche noi, come MoVimento 5 Stelle, della delicatezza della questione che è stata effettivamente affrontata nell'ambito dell'ufficio di presidenza della Commissione difesa, ma anche dell'ufficio di presidenza in congiunta, che si è tenuto oggi con la Commissione Affari esteri. Stiamo affrontando e studiando la questione, affinché vi sia la massima trasparenza e la chiarezza da parte del Governo, anche in relazione a questa ipotetica fuga di notizie che pare esserci stata con la stampa. Per cui non è una questione da prendere sotto gamba e noi ci stiamo veramente dedicando con la massima attenzione. Come abbiamo già ipotizzato nell'ambito dell'ufficio di presidenza, proporremo una soluzione, che possa contemperare sia le esigenze lato difesa, ma anche le esigenze imprescindibili del Parlamento, relativamente al potere di ispezione di cui ognuno di noi è dotato (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

Si riprende la discussione del Testo unificato delle proposte di legge n. 2-A e abbinate.

(Ripresa esame dell'articolo 1 - Testo unificato - A.C. 2-A​)

PRESIDENTE. Riprendiamo il seguito della discussione del testo unificato delle proposte di legge in materia di morte volontaria medicalmente assistita.

Ricordo che, nella parte antimeridiana della seduta, è stato, da ultimo, respinto l'emendamento 1.100 Cecconi.

Passiamo all'emendamento 1.112 Turri, a pagina 3 del fascicolo.

Ha chiesto di parlare, il collega Trizzino. Ne ha facoltà.

GIORGIO TRIZZINO (MISTO). La ringrazio, Presidente, ma in realtà intendo intervenire sull'ordine dei lavori, se lei me lo consente.

PRESIDENTE. Sullo stesso tema di cui abbiamo parlato?

GIORGIO TRIZZINO (MISTO). No.

PRESIDENTE. Collega, dovrebbe precisare alla Presidenza di che argomento si tratta, se è ovviamente all'ordine del giorno, sull'ordine dei lavori.

GIORGIO TRIZZINO (MISTO). Riguarda il provvedimento che stiamo esaminando. Come tutti, ho appreso che i lavori si interromperanno alle ore 19, per dare spazio all'audizione del Ministro che verrà in quest'Aula a parlarci del bonus, e che domattina i lavori riprenderanno con altri provvedimenti all'ordine del giorno. Sembra di trovarsi quasi in un parcheggio, in cui le auto vengono spostate dal posteggiatore in base alla necessità del posto che bisogna trovare.

Mi chiedo cosa dobbiamo aspettare ancora, dopo quattro anni di iter di questo provvedimento, cosa dobbiamo aspettare? Tre anni per approdare in Commissione, un anno, dopo che è approdato in Commissione e finalmente esce e viene esaminato, e ci sono persone che aspettano, Presidente, che quasi ci supplicano di far presto.

E noi siamo qui ancora con soltanto 7 emendamenti affrontati e discussi questa mattina su questioni che sono talvolta morali, di etica, un po' pretestuose, che riguardano peraltro poi sempre gli stessi deputati.

PRESIDENTE. Mi scusi collega, lei adesso sta entrando nel merito del provvedimento.

GIORGIO TRIZZINO (MISTO). Sì, ma ho espresso qual è la ragione. Allora chiedo ai capigruppo se fosse possibile di prendere in considerazione la possibilità anche domani di proseguire su questi argomenti. Non vedo la necessità di lasciare spazio a temi che comunque possono avere una rilevanza secondaria; parliamo di mozioni, patrimonio culturale, con tutto il rispetto, autismo, malattie reumatiche. Insomma, credo che fermarsi per dare spazio ad altri argomenti sia un po' ingiusto se abbiamo veramente a cuore il tema su cui ci stiamo confrontando.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Potenti. Sull'emendamento?

MANFREDI POTENTI (LEGA). Sì, Presidente, la ringrazio. Intervengo sull'emendamento 1.112, a prima firma dell'onorevole Turri, per rappresentare che, diversamente dal precedente emendamento, l'1.100 del collega Cecconi, noi qua pretenderemmo di intervenire rispetto alle finalità di cui all'articolo 1, e non anche sui presupposti e le condizioni.

Quindi, in realtà, andremmo a chiedere ai colleghi di apprezzare la possibilità di integrare la terminologia utilizzata dall'articolo 1, quando descrive la patologia irreversibile e la prognosi infausta, aggiungendo “prossima alla morte”. Ovverosia, come prima ho ripetuto, definire più precisamente e compiutamente la condizione avanzata della patologia, collocandola temporalmente nella fascia di gravità vicina alla morte.

Non diciamo nulla di più di quanto già il testo normativo riconosce possibile tra i presupposti e le condizioni utili ad accedere alla morte volontaria medicalmente assistita, perché all'articolo 3, comma 1, si parla di soggetti che devono essere stati previamente coinvolti in un percorso di cure palliative; ed è da una parte evidente che le cure palliative trovano applicazione in particolari condizioni di salute del malato.

Quindi, non ci sembra di chiedere la luna quando chiediamo a quest'Aula di valutare una cosa vera, uno stato di fatto, una precisazione che però al legislatore preme molto, almeno a questo legislatore proponente, che vorrebbe dare certezza ad una condizione che in futuro gli utenti di questa norma, speriamo pochi, potrebbero trovarsi ad affrontare, nel momento in cui, anche per mera chiarezza, tra le finalità della norma troveranno che la presente legge disciplina la facoltà della persona affetta da patologia irreversibile e con prognosi infausta prossima alla morte.

Ci dispiace anche insistere, perché non vogliamo certamente, come alcuni colleghi dicevano prima, che in quest'Aula imperversino terminologie inesatte, e neppure abbiamo pretesa o convinzione di dettare condizioni maggiormente restrittive per l'accesso alla morte medicalmente assistita. Non lo vogliamo, perché, ripeto, noi interveniamo rispetto alle finalità.

Noi pretendiamo però chiarezza, cioè quello che già la legge in qualche modo circoscrive quando parla dei presupposti e delle condizioni lo vorremmo chiaramente indicato anche tra le finalità. E la prova ne è l'esempio che facevo della tecnica emendativa del precedente emendamento Cecconi, dove invece si vuole un risultato ben diverso, perché si chiede di intervenire anche sui presupposti e le condizioni di applicazione della norma. Noi chiediamo solo un intervento sulle finalità.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il collega Palmieri. Ne ha facoltà.

ANTONIO PALMIERI (FI). Gentile Presidente, Forza Italia voterà convintamente questo emendamento e ancora una volta ci rivolgiamo alle colleghe e ai colleghi titubanti, che sono tanti, invitandoli a utilizzare questo voto per rassicurare, rassicurarci e rassicurare se stessi rispetto alle preoccupazioni sull'esito che questa norma, così come è scritta nella sua indeterminatezza, avrà nel prosieguo della storia del nostro Paese.

Ormai è dal 17 febbraio che continuiamo a ripetere che, a prescindere dagli intendimenti dei relatori e dall'assoluta buona fede dei proponenti, a prescindere da tutto questo, e naturalmente consapevoli della difficoltà delle persone che sono gravemente malate e in condizioni di sofferenza, il nostro dubbio, la nostra fondata preoccupazione è che la norma, per come è stata scritta, e nonostante i tentativi lodevoli dei relatori di fare dei passi in avanti, che però, per forza di cose, hanno dovuto fermarsi a un Rubicone invalicabile per loro, inevitabilmente produrrà nel tempo l'eutanasia.

Gentile Presidente, in questo tentativo di dialogo, di discussione rispettosa e aperta alle ragioni degli altri, è inevitabile che ci tocca rivolgerci direttamente a singoli colleghi, naturalmente tramite lei. Quindi approfitto di questo emendamento, del quale ho illustrato adesso la bontà, per rivolgermi al collega Trizzino e dirgli che lui ha ragione, ha ragione quando dice che qui non c'è la parola eutanasia e non si parla nel testo di eutanasia; ha ragione, ma, al tempo stesso, ha torto nel momento in cui - lo ripeto per l'ennesima volta, ma repetita iuvant -, per come è scritta la norma in questo articolo e nell'articolo 3, per l'indeterminatezza dei requisiti con i quali chiedere di accedere alla morte medicalmente assistita, è evidente che quella deriva è e sarà inesorabile.

Ancora, il collega Trizzino ha ragione, lamentandosi che i nostri emendamenti usano termini imprecisi dal punto di vista medico, ma nuovamente si tratta di un tentativo di riduzione del danno rispetto a un testo che è esso stesso vago, impreciso e indeterminato. Infine, il collega Trizzino ha fatto un inascoltato intervento, poco fa, sull'ordine dei lavori, ma la motivazione del sorpasso è evidente e consiste nel fatto che, siccome dalla prossima settimana sarà possibile applicare a questo provvedimento il contingentamento dei tempi, si è ritenuto di non dover procedere anche domani, nell'intera giornata, a ragionare insieme sulle preoccupazioni che questo emendamento pone all'attenzione di tutti e sulla possibilità che questo emendamento ci dà di metterci tutti in sicurezza, si è ritenuto più conveniente tagliare i tempi del dibattito e della discussione, impedire e restringere una tribuna dalla quale poter dare conto delle nostre buone ragioni, a favore appunto dell'inserimento in corsa di provvedimenti che, oggettivamente, potevano attendere. Per questo - e chiudo, Presidente - confermo il voto favorevole a questo emendamento da parte del gruppo di Forza Italia e invito per la terza e ultima volta le colleghe e i colleghi a votarlo; non cambia l'impianto della norma e rassicura rispetto agli esiti futuri.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la collega Varchi. Ne ha facoltà.

MARIA CAROLINA VARCHI (FDI). Grazie, Presidente. Intervengo sull'emendamento 1.112 a prima firma del collega Turri, anticipando quello che sarà il voto del mio gruppo, ossia un voto favorevole a questo emendamento. Noi vorremmo provare a fugare i timori del collega Trizzino circa l'attenzione e il tempo dedicati da quest'Assemblea all'esame di questo provvedimento, ma la risposta è talmente banale e talmente scontata che quasi mi sorprende che un parlamentare di elevatissimo spessore umano e culturale come il collega Trizzino non comprenda, perché molto banalmente la maggioranza ha deciso di togliere dal calendario di questa settimana questo provvedimento per poter applicare, dalla prossima, il contingentamento dei tempi. È una verità talmente ovvia che forse vale la pena ogni tanto ripeterla (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

Chiaramente, Presidente, io mi auguro di essere smentita, ma le espressioni sornione che scorgo tra i banchi della maggioranza purtroppo mi lasciano temere che questa smentita non arriverà e, dunque, svolgiamo adesso i nostri interventi consapevoli di non poterli svolgere con la stessa tranquillità e con la stessa attenzione che questo provvedimento merita la prossima settimana. Questo emendamento, al pari di quelli che abbiamo esaminato finora, ha il pregio di voler ridurre in un'ottica saggiamente definita di contenimento del danno la vaghezza e l'indeterminatezza della norma, una norma che sconta, ovviamente, un peccato originale, quello di voler trovare la sintesi tra visioni diametralmente opposte di come dovrebbe essere il nostro ordinamento sui temi etici e lo abbiamo visto nel dibattito che c'è stato sull'emendamento 1.100 Cecconi che quest'Assemblea ha per fortuna bocciato, qualche ora fa. Perché, Presidente, la cosa strana di questo provvedimento è che per noi la mediazione è troppo poco, per altri, che ovviamente erano tra i promotori di quel referendum che ho prima citato sull'articolo 579 che la Consulta ha saggiamente bocciato, questa mediazione è fin troppo. Quindi, evidentemente, la nostra posizione è pienamente legittima da parte di chi vuole che nel nostro ordinamento trovino sempre più spazio le norme improntate al favor vitae. In questo senso, la norma proposta dal collega Turri, nella sua semplicità, è particolarmente efficace, perché, sicuramente non sarà un termine scientifico, sicuramente non sarà un termine né clinico né propriamente medico, però, nel momento in cui si individua un orizzonte temporale, si vuole circoscrivere in realtà la possibilità di accedere alla morte volontaria medicalmente assistita e questo, sicuramente, è volto a descrivere meglio i confini, il perimetro di questa norma, superando - come dicevo prima - quella vaghezza e quella indeterminatezza che poi finiranno, come è stato osservato da altri colleghi, per lasciare un'ampia discrezionalità in ordine all'applicazione di questa stessa norma. Per tutte queste ragioni, che ho brevemente esposto, il voto del gruppo di Fratelli d'Italia a questo emendamento sarà favorevole.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la collega Bologna. Ne ha facoltà.

FABIOLA BOLOGNA (CI). Grazie, Presidente. Anche noi di Coraggio Italia cerchiamo, con questo emendamento del collega Turri, di riportare ancora una volta alla riflessione l'Aula, che chiaramente non ha potuto seguire i nostri lavori in Commissione e tutto il percorso che c'è stato per arrivare fino a qui. Come dicevano gli altri colleghi, i relatori hanno cercato una mediazione, ma certamente noi non possiamo essere soddisfatti nel momento in cui crediamo che la politica, oggi, sia vicina alla società quando si preoccupa della tutela della salute e della dignità della vita, cercando di scongiurare qualsiasi deriva eutanasica e schierandosi dalla parte della cura dei cittadini più fragili. Sicuramente è un compito duro che, come avete visto, oggi, ci pone anche delle problematiche; siamo stati attaccati, qualcuno ha detto che facciamo discussioni inutili, ma in realtà noi vorremmo solo far riflettere sul fatto che in Italia abbiamo 200 mila pazienti in terapia ventilatoria domiciliare, di cui 35 mila con ventilazione Life support, 100 mila pazienti in ossigenoterapia, 30 mila pazienti in nutrizione artificiale domiciliare, 6 mila pazienti con patologie neuromuscolari e bisogni assistenziali complessi, 3 milioni di anziani non autosufficienti e 3 milioni di persone con disabilità.

Ecco, queste sono le persone che noi vogliamo tutelare, credo come tutti, ma noi crediamo davvero che la politica debba veramente preoccuparsi di questi fragili. Questi fragili, tramite le loro associazioni, ci chiedono ogni giorno un maggiore aiuto per quanto riguarda l'uguaglianza di trattamento nel territorio nazionale, sia per le cure che per le cure palliative; ci dicono che non hanno prestazioni di professionisti numericamente adeguate, che non hanno un'uguaglianza di trattamento riabilitativo, che non hanno un'uguaglianza di inserimento sociale. È evidente che tutte queste disuguaglianze impediscono ai cittadini fragili delle scelte libere, molti sono alla disperazione. Ecco, noi vogliamo combattere questa disperazione, attuando delle leggi che già ci sono e, quindi, per questo, naturalmente, noi cerchiamo di allontanare il più possibile qualsiasi deriva, qualsiasi apertura che possa portare a scelte che non sono libere. È chiaro che questo è il nostro punto di vista, quindi, il discorso dell'emendamento ci riporta proprio a questo, a circoscrivere al massimo questa possibilità, credendo ancora che siamo in uno Stato che, come dice sempre il Ministro Speranza, vuole investire nella sanità e, quindi, noi ci aspettiamo anche che queste persone vengano sempre di più tutelate.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la collega Montaruli. Ne ha facoltà.

AUGUSTA MONTARULI (FDI). Grazie, Presidente. Questo emendamento noi lo sosteniamo, come Fratelli d'Italia, e come già, peraltro, ha espresso la collega Varchi, però l'occasione mi è utile per andare a ripercorrere quanto è già stato sollevato rispetto agli emendamenti precedenti e porre nuovamente l'accento sul fatto che la locuzione “prognosi infausta” possa lasciare, così, da sola, a interpretazioni le più varie che in una materia delicata come quella che andiamo ad esaminare non sono certamente auspicabili.

Quindi, questo emendamento, nell'aggiungere un'ulteriore locuzione, va a circoscrivere maggiormente gli ambiti di applicazione, posto che il legislatore, in questa sede, si sta esimendo - ma poi lo vedremo nell'analisi del successivo articolo 2 - dal definire in maniera compiuta tale situazione.

Quindi, io chiedo veramente una riflessione ulteriore per dare un'ulteriore certezza di diritto in una materia così delicata.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il collega Trizzino. Ne ha facoltà.

GIORGIO TRIZZINO (MISTO). La ringrazio, Presidente. Nel ripetere che “prossima alla morte” non vuol dire assolutamente nulla da un punto di vista scientifico e clinico, voglio rispondere però a quanto detto dalla collega Bologna, che ha elencato una serie di categorie, ritenendole a repentaglio a causa degli esiti di questa legge.

Ritengo che questo sia assolutamente inaccettabile. Noi non faremo una legge per mettere a repentaglio la vita di nessuno (Applausi di deputati del gruppo Misto); noi faremo una legge soltanto per aiutare le scelte di persone che liberamente decideranno di fare codesta scelta. Lo ripeto e lo ripeterò fino al termine dell'esame di questo provvedimento (Applausi di deputati del gruppo Misto).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il collega D'Ettore… No, mi scusi, ha chiesto di parlare il collega Prisco. Ne ha facoltà.

EMANUELE PRISCO (FDI). Poteva anche far parlare prima il collega D'Ettore: non succede niente, non è l'ordine che cambia la sostanza delle cose.

Quello in esame mi sembra francamente un emendamento di grande buonsenso, che circoscrive e aumenta la possibilità di certezza in una materia estremamente delicata come quella che stiamo affrontando, che potrebbe lasciare alla libera interpretazione, come spesso assistiamo, anche profili, come dire, poco attinenti alla volontà del legislatore, che aprono spiragli verso universi magari non voluti da questa o dall'altra Camera di questo Parlamento.

Credo che invece questo emendamento - e concludo, Presidente - vada nella direzione di circoscrivere in maniera esatta, senza voler scendere nel particolare, ma nella cornice di una norma generale e astratta, la tipologia da ricondurre alla volontà del legislatore su questo punto, che poi è uno dei punti chiave di questa norma.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il collega D'Ettore. Ne ha facoltà.

FELICE MAURIZIO D'ETTORE (CI). Grazie, Presidente. Intervengo per ricordare che la collega Bologna ha semplicemente definito un aspetto normativo riguardante la chiarezza del disposto della norma.

Mi rivolgo all'onorevole Trizzino e anche al collega Giachetti con riferimento a queste lezioni che ci date di continuo rispetto al fatto che abbiamo presentato l'emendamento soppressivo - io non l'ho firmato – perché abbiamo sempre detto che siamo contro questa norma e che in Parlamento siamo pronti a ragionare, a discutere e anche ad interpretare la sentenza della Corte costituzionale per quello che è.

Non è vero - come è stato detto - che è una norma creata dalla Corte costituzionale; è una sentenza interpretativa di accoglimento che ha sollecitato il Parlamento a intervenire e, infatti, stiamo discutendo. Pertanto, tutte queste lezioni e lezioncine su cosa facciamo o diciamo io, i colleghi Donzelli o Bologna o altri, mi sembrano fuori luogo.

Stiamo facendo il nostro mestiere e lo facciamo dettagliatamente. Forse dà fastidio il fatto che affrontiamo il tema sul piano tecnico, perché è come se ci fosse il primato a sinistra della tecnicalità e noi siamo dei poveretti che devono ascoltare gli insegnamenti superiori. No, ora basta, perché tutti si alzano per puntare il dito verso qualcuno. Noi diciamo quello che riteniamo anche sul piano tecnico-normativo e sul piano scientifico; lo facciamo per dare certezza al disposto normativo, come è compito di ogni parlamentare. Non mi permetto di dire questo agli altri o di sindacare il contenuto delle loro indicazioni, ma parlo delle mie. Non mi metto a interloquire sul resto (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il collega Vinci. Ne ha facoltà.

GIANLUCA VINCI (FDI). Grazie, Presidente. Preliminarmente, chiedo di sottoscrivere anch'io questo emendamento. In questa fase ho sentito dire che “prossima alla morte” non è un termine tecnico, ma se uno va a vedere queste scarne 7 pagine, si rende conto che qui di tecnico c'è veramente poco.

Allora, come ha già sottolineato chi mi ha preceduto, lasciare in mano ad altri la possibilità di riempire una norma così delicata, come quella che tratta del fine vita - ricordo che si tratta di una proposta popolare alla quale sono state unite sette proposte di legge di deputati a varia firma, di cui almeno cinque riportano il termine “eutanasia” all'interno del titolo - è una responsabilità troppo grossa.

PRESIDENTE. Concluda…

GIANLUCA VINCI (FDI). Bisogna fare una normativa più dettagliata e non lasciare spazi di interpretazione, come invece accade oggi.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il collega Orsini. Ne ha facoltà.

ANDREA ORSINI (FI). Grazie, signor Presidente. Onorevoli colleghi, questo emendamento, come quelli precedenti, forse è l'ultimo che ci offre la possibilità di migliorare un testo - che io comunque non condivido - che ha, fra i suoi difetti, quello di una profonda indeterminatezza.

L'attività del legislatore dovrebbe consistere nel creare norme che non si prestino a equivoci o a interpretazioni. Onorevole Trizzino, non è questione di libertà delle persone. Si tratta di lasciare questo esercizio ad un comitato per la valutazione clinica che dovrebbe cogliere il significato, il valore, i riferimenti di questa legge.

Io diffido profondamente - l'ho già detto - dell'idea di lasciare in mano a dei burocrati la scelta sulla vita o sulla morte; non è questo il nostro compito.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.112 Turri, con il parere contrario delle Commissioni, su cui il Governo si rimette all'Assemblea.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 8).

Passiamo alla votazione dell'emendamento 1.123 Zanettin.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Zanettin. Ne ha facoltà.

PIERANTONIO ZANETTIN (FI). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, anche questo emendamento, come peraltro gli altri testé esaminati, tende a porre un limite di applicazione a questa normativa nello spirito del favor vitae. L'abbiamo detto tante volte e lo ripetiamo ancora una volta: noi ci ispiriamo, nel nostro agire anche politico, al principio della tutela della vita, dal momento del concepimento fino al momento della dipartita. E cerchiamo quanto meno di attenuare le portate negative di una legge che, invece, viene ispirata al favor mortis, a quella cultura dello scarto che troppe volte ha denunciato anche Papa Francesco nel suo magistero. Cerchiamo di introdurre una norma che vada a stabilire che la prognosi infausta deve essere a breve termine.

Con riferimento a un precedente mio emendamento molto simile – l'1.121 - le argomentazioni portate dai colleghi contraddittori hanno avuto per oggetto la tecnica legislativa: si dice che questi termini non hanno una valenza medica e che, quindi, devono essere espunti e non possono essere considerati. Io mi permetto di dire che può anche darsi che sia così: io sono un avvocato, cerco di tradurre in termini giuridici quello che è un sentimento e una mia interpretazione.

E mi rimetto anche ai relatori. Ove interpretassero il principio e lo condividessero, sono pronto anche ad una riformulazione di questo termine, se viene ritenuto atecnico dal punto di vista della scienza medica, della quale evidentemente non sono cultore.

In realtà, questo tipo di argomentazioni sulla tecnicalità dell'intervento sottendono al fatto che non si vuole porre un limite, non si vuole stabilire che si possa ricorrere alla morte medicalmente assistita solo in presenza di una patologia che porti entro breve termine alla morte, ma lo si vuole invece prevedere per patologie che non hanno necessariamente un esito infausto entro termini ragionevoli.

Un altro argomento sul quale vorrei tornare, approfittando dello spazio che lei, Presidente, mi concede, evocato in molti degli interventi che abbiamo udito in quest'Aula, è che non si tratta di una norma che tende all'eutanasia. Al riguardo, va detto che il titolo di una delle proposte di legge in esame è il seguente: “Rifiuto di trattamenti sanitari e liceità dell'eutanasia”. Ora, è vero che il nomen iuris può tradire e non necessariamente comportare il contenuto del provvedimento, ma è del tutto evidente che a questo si tende, come è stato già detto.

Le esperienze di altri Paesi europei, soprattutto in quelli del Nord Europa, hanno previsto previamente norme, come quelle da noi varate nella scorsa legislatura, concernenti il biotestamento, ma poi, un poco alla volta, si è arrivati a numeri, in termini di morti medicalmente assistiti o eutanasici, soprattutto in Olanda, che raggiungono addirittura il 5 per cento; un numero straordinariamente alto che noi giudichiamo orribile rispetto a queste che dovrebbero essere pratiche individuali, almeno nella buona fede dei nostri relatori, ma, in realtà, poi, quando si apre la porta, non si sa dove si va a finire.

E' per questo che riconfermo il voto favorevole su questo nostro emendamento che tende almeno ad attenuare la portata negativa di questo provvedimento (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Varchi. Ne ha facoltà.

MARIA CAROLINA VARCHI (FDI). Grazie, Presidente. Intervengo sull'emendamento 1.123 del collega Zanettin, al pari degli altri emendamenti, proposti dal gruppo di Forza Italia. Anticipo che il voto del gruppo di Fratelli d'Italia sarà favorevole. Lo sarà, nonostante si cerchi continuamente di delegittimare la posizione del centrodestra, volta, come ho detto prima, a limitare i danni che, inevitabilmente, deriveranno dall'applicazione di questa norma, definendone, in maniera più compiuta, il perimetro.

Si cerca di delegittimare la nostra posizione, bollando come inappropriati i termini che utilizziamo o addirittura come poco veritiere le cifre che abbiamo cercato di portare all'attenzione di quest'Aula. Francamente, reputo questo atteggiamento un segno di scarsa attenzione verso il problema, ma soprattutto un atto di presunzione che, francamente, dopo il primo voto della giornata di oggi, non credo che questa maggioranza si possa permettere.

Presidente, approvare una norma del genere con uno scarto di pochi voti non significa cercare una mediazione, non significa cercare soluzioni condivise, ma significa semplicemente imporre la forza dei numeri su un testo che ha risvolti sulla vita di ciascuno di noi e che non è una questione squisitamente economica, sulla quale si può essere d'accordo o meno. Sono questioni di natura più propriamente politica, rispetto alle quali una dialettica democratica tra maggioranza ed opposizione è assolutamente comprensibile.

In questo caso, su un testo del genere, si continuano a bollare come poco tecniche, poco scientifiche e inappropriate le proposte che noi stiamo proponendo e, nello stesso tempo, si continua ad utilizzare la sentenza della Corte costituzionale come grimaldello, l'ho detto più volte e lo ripeto, se non come paravento.

Prima, per ogni provvedimento poco conveniente, si diceva: “ce lo chiede l'Europa”! Ora, in questo dibattito politico, tale frase è stata sostituita con: “ce lo chiede la Corte costituzionale”. Per ogni cosa si evoca la sentenza della Corte costituzionale, salvo però omettere che, ad esempio, la Corte costituzionale non parla di prognosi infausta.

Allora, un emendamento, come quello del collega Zanettin, volto a delimitare il perimetro di questa definizione, che sicuramente avrà il pregio scientifico che i proponenti si sono autoattribuiti, ma che comunque esula dallo spettro disegnato dalla Corte costituzionale, ha il merito di contribuire a quella politica di limitare il danno, che noi vogliamo perseguire. Ecco perché il voto di Fratelli d'Italia su questo emendamento sarà favorevole.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Parisse. Ne ha facoltà.

MARTINA PARISSE (CI). Grazie, Presidente. L'emendamento 1.123 Zanettin prevede di aggiungere l'espressione “a breve termine”. Questa parte dell'emiciclo ha presentato vari emendamenti, volti a restringere il campo di applicazione della presente legge. Quindi, ancora una volta, tutti insieme ribadiamo la necessità di saldare la malattia quantomeno ad uno stato di gravità e questo perché vogliamo evitare che i cittadini, ancora in un discreto stato di salute, siano sopraffatti dalla paura della malattia, dalle ipotetiche conseguenze, e possano prendere decisioni irreversibili, colti da un momento di sconforto.

Quindi, chiediamo di valutare di nuovo questa richiesta. In queste quattro, cinque ore, abbiamo chiesto di restringere il campo di applicazione del provvedimento, legando i presupposti della richiesta alla gravità della malattia, quindi credo sia una richiesta ragionevole, quantomeno da prendere in considerazione.

Si intende consentire a colui che si trovi in uno stadio iniziale della malattia di suicidarsi? Ciò che è infausto ora non è detto che lo sia anche il prossimo anno. A inizio del 2020, ad esempio, non avevamo una cura per il COVID, quindi lo potevamo definire come una malattia infausta. Proviamo in quest'Aula ad alimentare speranza, invece che facili scappatoie.

Vorrei poi fare un approfondimento sulle derive eutanasiche, perché, secondo alcuni colleghi, non vi è questo rischio. Se andiamo a vedere cosa succede negli altri Paesi europei, che hanno la legislazione sul suicidio assistito e sull'eutanasia, in vigore da 20 anni, notiamo che si sono registrate e si registrano scelte incontrollate.

In un volume sui venti anni dalla legge sull'eutanasia in Belgio, il professor Montero, un professore di diritto francese, ci dice che - lo vorrei ripetere, l'ho ripetuto tante volte ma voglio ripeterlo una volta in più - una volta acquisito il principio, pur con i dovuti limiti, è impossibile evitare l'amplificarsi della pratica rispetto al campo ristretto inizialmente previsto dalla legge, a motivo dell'interna dinamica del diritto, della forza della logica e del gioco politico. Ci dice che, una volta depenalizzata, le condizioni di legge cadono una dopo l'altra. Molti casi di eutanasia in Belgio ed anche in Olanda non vengono dichiarati e hanno una visione molto frammentata di che cosa accade nella pratica.

E poi anche Oltralpe hanno problemi sulle estensioni arbitrarie della norma, in quanto le suddette sono legate all'interpretazione del requisito della sofferenza che anche Oltralpe viene valutato soggettivamente dal singolo paziente. Nel 2002 in Belgio, quando è stata introdotta la legge, questa era limitata a casi eccezionali. Si pensava potesse essere limitata a casi eccezionali, eppure le condizioni legate a casi eccezionali sono cadute una dopo l'altra. Ad oggi sono anche inclusi i malati non terminali. L'eutanasia e il suicidio assistito sono estesi anche agli anziani con molte patologie, nessuna delle quali si qualifica per l'accettabilità della richiesta. Nel 2014 l'eutanasia è stata estesa anche ai minori, che possono richiedere l'eutanasia con il consenso dei genitori. Quindi, questo è il caso del Belgio. C'è poi il caso dell'Olanda…

PRESIDENTE. Concluda.

MARTINA PARISSE (CI). Dunque, andiamo a vedere e a studiare bene. Cerchiamo di approfondire prima di prendere anche noi delle decisioni che poi rimarranno per sempre.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il collega Pagano. Ne ha facoltà.

ALESSANDRO PAGANO (LEGA). Grazie, Presidente. Intervengo su questo emendamento che fa parte di un ciclo di emendamenti tutti basati sul fatto temporale. L'emendamento del collega Zanettin aggiunge, dopo le parole “prognosi infausta”, “a breve termine”, ma sono stati così anche tutti i nostri emendamenti a firma del collega Turri (“prossimi alla morte”) e anche Fratelli d'Italia è andata in scia. Allora, la domanda che ci dobbiamo porre è sostanzialmente questa: perché ci stiamo oggi soffermando su un argomento che apparentemente potrebbe sembrare futile, cioè aggiungere il breve termine, far sì che la persona malata decida nella fase finale? Abbiamo deciso di far nascere una querelle su un fatto che deriva dal chronos, dal tempo? Ma no! Sarebbe troppo banale! Per favore, non offendiamo l'intelligenza delle persone.

Allora, è evidente che c'è un motivo serio e il motivo è di ordine giuridico e di ordine tecnico. Cominciamo da quello di ordine giuridico. La stessa Corte ha parlato di tutela dei soggetti più fragili e noi con questi emendamenti, con cui vogliamo aggiungere sempre il fatto temporale, che è importante, vogliamo tutelare esattamente i più fragili, perché se non ci fosse questo il mainstream farebbe passare messaggi di tipo diverso. Ci siamo già accorti che cosa è successo, sempre con la stessa Corte, quando c'è stato il rigetto dei quesiti referendari: sono stati tutti chiamati alla corte dei talk show più famosi e naturalmente il pensiero era sempre lo stesso. Non sia mai invitare qualcuno che la pensa in maniera diversa! Quindi, è evidente che noi vogliamo sottolineare degli aspetti che sono di importanza vitale che altrove non vengono dibattuti - nelle televisioni e nei posti dove evidentemente si fa opinione o presunta tale non si dibatte -, ma almeno qui ce le dobbiamo dire le cose.

Qui mi riallaccio anche all'intervento dell'onorevole Giachetti, persona che stimo, persona che ritengo essere di grande livello parlamentare e che certamente non ha fatto mancare, dallo scranno più importante di quest'Aula, il suo equilibrio e la sua competenza. Però, quando interviene su un argomento come quello su cui ho provato testé a ragionare, sottilizzando su alcune frasi di un paio di colleghi - uno ero io; quindi, mi tocca, anche da questo punto di vista, autocitarmi, ma lo faccio con assoluta umiltà a proposito di una frase che adesso riprenderò -, io ritengo che questo punto di vista, onorevole Giachetti, non sia corretto, non sia corretto il suo punto di vista - lo dico sempre con grande rispetto -, perché delle due l'una: o da quella parte dell'emiciclo si è in difficoltà, perché non c'è argomentazione e, quindi, con grande mestiere si è cercato di uscire dall'angolo, oppure evidentemente mi sono espresso male.

Siccome io sono convinto che mi sono espresso male, approfondisco la tematica citando non uno qualsiasi ma un padre illustre di questo Parlamento, Luciano Violante, che è stato più volte deputato e che è stato anche Presidente di questa Camera. Luciano Violante diceva, a proposito di altri fattori, che “non sempre le buone intenzioni riescono e talvolta fanno nascere cattivi pensieri a chi evidentemente non è in buona fede” (la chiamava “cattiva coscienza”). Perché cito Violante? Perché, collegandomi all'argomento dell'onorevole Giachetti, è evidentissimo che sul caso pietoso poi si può far nascere qualche cosa. È evidente che molti degli argomenti che sono stati citati da lui, a proposito anche della legge sull'interruzione volontaria di gravidanza, sono stati anche oggetto di particolari speculazioni.

Però, nello specifico, noi non dobbiamo negare che talvolta queste cose vengono strumentalizzate e io ritengo - chiudo, Presidente - che, per quanto mi riguarda, la mia dichiarazione non possa essere oggetto di strumentalizzazioni, visto che la cito testualmente. Infatti, ho detto che non posso immaginare il malato che ha un dolore da lungo tempo che potrebbe essere curato, dato che la scienza la tecnica hanno dimostrato in questi anni che la malattia per cui si moriva dieci anni fa oggi è curata perfettamente, né vorremmo vedere - lo aggiungo io, esplicitando meglio quel concetto che mi sembrava chiaro - che con un dolorino, ancorché grave, per carità (l'ho aggiunto e messo per inciso) possa determinare da parte di soggetti fragili…

PRESIDENTE. Concluda.

ALESSANDRO PAGANO (LEGA). Mi richiamo alla Costituzione, Presidente. Sono gli ultimi secondi; la prego, perché è un argomento serio. Chi sono i soggetti fragili? Sono anche coloro che sono depressi, che hanno problemi psicologici e che di un argomento - o, meglio, di un dolore che può essere curato - possono farne oggetto di una scelta che può essere lesiva non solo per se stessi ma anche per i propri cari. Penso che sia un elemento importante su cui questa Assemblea deve anche ragionare e riflettere (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la collega Montaruli. Ne ha facoltà.

AUGUSTA MONTARULI (FDI). Grazie, Presidente. Anche questo emendamento si inserisce nel corpo degli emendamenti precedenti, volti a delineare meglio la definizione di prognosi infausta. In particolare, io devo rilevare come questa forse sia la locuzione, che si aggiunge a “prognosi infausta”, che meglio e più di altre - non me ne vogliano gli altri colleghi - possa definire una cornice giuridica nella quale avere, in un tema così delicato, una certezza del diritto e dei diritti delle persone che guardano con attenzione all'argomento che stiamo affrontando.

Io devo dire che questa decisione, da parte di alcuni gruppi, di respingere in toto tutti i suggerimenti che stanno derivando…

PRESIDENTE. Concluda.

AUGUSTA MONTARULI (FDI). …dal voler definire meglio - non dal sopprimere, ma dal voler definire meglio - le possibilità per accedere all'eutanasia diventa veramente incomprensibile, tanto più che un tema del genere necessità evidentemente di una mediazione (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il collega Giovanni Russo. Ne ha facoltà.

GIOVANNI RUSSO (FDI). Grazie, signora Presidente. Intervengo nel merito dell'emendamento in oggetto semplicemente per ricordare che tutte le volte in cui si va a specificare la norma non è che si chiudono orizzonti, ma in realtà si va semplicemente a definire meglio la portata e la ratio dell'articolo in questione. In particolare, quella di mettere un breve termine - e mi riferisco alla locuzione: “a breve termine” dopo le parole: “prognosi infausta” - serve per far comprendere meglio che non tutte le patologie, anche sul lungo termine, meritano questo tipo di trattamento, perché altrimenti si potrebbe andare a fare un trattamento di tipo eutanasico a prescindere da quella che è poi l'effettiva portata del dolore e della sofferenza che sta provando il paziente.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il collega Trizzino. Ne ha facoltà.

GIORGIO TRIZZINO (MISTO). Grazie, Presidente. Lei sa perché io sono contrario su questa definizione, “a breve termine”? Perché se così fosse Welby, Englaro, Trentini o Mario non potrebbero morire, perché non erano a breve termine. Erano persone che avevano un'aspettativa di vita molto ampia, molto lunga.

Noi questo non lo possiamo consentire, perché esiste una sofferenza atroce anche in condizioni non di breve termine e noi su questi dobbiamo agire.

Alla collega Varchi voglio dire che lei è in vantaggio, collega, perché lei ha tempi molto più ampi di quelli di cui posso disporre io con appena 60 secondi. Quindi, sono limitatissimo nell'esporre le mie motivazioni, però le assicuro che sono fondate. Allora, la prego, la prossima volta, di tener conto anche dello svantaggio in cui si trova il sottoscritto a dover argomentare.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare sull'ordine dei lavori la collega Varchi. Ne ha facoltà.

MARIA CAROLINA VARCHI (FDI). Presidente, scusi, avrei potuto chiedere un intervento per fatto personale al termine della seduta, però, soltanto per comprendere quale sia l'andamento dei lavori, vorrei capire qual è questa differenza rispetto al gruppo di cui fa parte l'onorevole Trizzino, atteso che tutti possono fare una dichiarazione di 5 minuti e, poi, interventi di un minuto (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Quindi, se vi sono argomentazioni, sarò ben felice di ascoltarla, però trovo scorretto citare casi particolari, che hanno tanto scosso l'opinione pubblica per arrivare a una norma che deve essere astratta e non deve riguardare casi concreti. È un modo di legiferare, un modo scorretto di affrontare il dibattito in quest'Aula (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il collega Vinci. Ne ha facoltà.

GIANLUCA VINCI (FDI). Grazie, Presidente. Questo emendamento, che chiedo di sottoscrivere anch'io, ritengo che cerchi, purtroppo fino ad ora in modo inascoltato da parte di questa Camera, di circoscrivere una norma che, non dico il legislatore, perché ancora non è stata promulgata, ma chi ha redatto questa bozza ha voluto fare in modo assolutamente generico, evitando di prendersi la responsabilità di definire un limite alla possibilità di accedere a questo strumento. Noi stessi ci troviamo qui a dover discutere sul fatto che qualcuno possa accedere o meno a questo fine vita. Questo non è possibile. Questo emendamento cerca proprio di limitare, inserendo un'ulteriore dicitura “a breve termine”, proprio per portare un po' di chiarezza in questa norma (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la collega Ferro. Ne ha facoltà.

WANDA FERRO (FDI). Presidente, intervengo su questo emendamento perché ne condivido i contenuti, perché l'espressione “a breve termine” restringe ancora di più il perimetro rispetto a quello che abbiamo detto finora e che i miei colleghi hanno ampiamente dibattuto. “A breve termine”, parto da questo per rispondere al collega Trizzino, tramite lei: ci sono 5 minuti per ogni gruppo, ogni gruppo decide chi svolge i 5 minuti. Forse, il collega Trizzino…

PRESIDENTE. Il collega Trizzino può parlare per un minuto, collega.

WANDA FERRO (FDI). … a distanza di tanto tempo, ancora non sa come funziona l'Aula. Lo dico perché credo che, in qualche modo, è stata un'accusa spiacevole rispetto non ad uno svantaggio. Lo svantaggio è quando il Parlamento viene esautorato e, nella maggioranza di cui fa parte, di svantaggio ne abbiamo accumulato veramente tanto (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il collega Trancassini. Ne ha facoltà.

PAOLO TRANCASSINI (FDI). Grazie, Presidente. Io sono molto sorpreso dal dibattito di oggi e anche da come ci si contrappone, lo dico con l'umiltà di chi non fa parte del Governo dei migliori e, quindi, probabilmente, è un mediocre. Io credo che questo sia un argomento che, invece, meriti la massima attenzione e il massimo confronto e devo dire che sono veramente molto spiacevolmente sorpreso dai toni a difesa delle vostre ragioni. Cioè, ogni volta che intervengono i colleghi della parte della maggioranza - come è successo questa mattina al collega Giachetti e oggi al collega Trizzino - si ha un atteggiamento di chi è portatore di verità. Io credo che essere portatori di verità su un tema così delicato sia, quantomeno, da presuntuosi, quindi richiamerei la maggioranza a una maggiore serenità nel confronto con questa parte dell'opposizione (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il collega Potenti. Ne ha facoltà.

MANFREDI POTENTI (LEGA). Grazie, Presidente. Per sottoscrivere questo emendamento e per associarmi all'osservazione del collega in ultimo che ha chiesto di riportare il dibattito in serenità, anche perché è un non dibattito. Ripeto, noi, anche con l'emendamento Zanettin, si va ad intervenire rispetto alla descrizione delle finalità della legge, non andiamo a modificare presupposti e condizioni, i quali, invece, sì, sono quelli su cui può misurarsi la portata e l'ampiezza del ricorso alla legge per accedere alla morte volontaria medicalmente assistita. Quindi, in realtà, l'ho detto prima, intervenendo in materia di finalità, il problema, in realtà, poi, non si pone neppure.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il collega Palmieri. Ne ha facoltà.

ANTONIO PALMIERI (FI). Gentile Presidente Spadoni, tramite lei, mi rivolgo al segretario del Partito Democratico Enrico Letta, che saluto in nome dell'antica colleganza, perché la sua presenza in Aula è preziosa, per due motivi. Il primo, perché, nei giorni scorsi, ha lanciato un appello al dialogo, appello, purtroppo, contraddetto dal fatto che i relatori hanno dato parere negativo a tutti i nostri emendamenti all'articolo 1. Il secondo motivo è perché questa è l'ultima occasione di fugare la nostra enorme preoccupazione che la norma così scritta, a prescindere dalla buona fede dei proponenti e del segretario Letta, spalanchi le porte all'eutanasia. La collega Parisse - e ho finito - lo ha ricordato, per l'ennesima volta, poco fa: Belgio e Olanda hanno iniziato così 20 anni fa e, oggi, là, si fa l'eutanasia dai neonati all'età infinita (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il collega Giachetti. Ne ha facoltà.

ROBERTO GIACHETTI (IV). La ringrazio, Presidente. Siccome sono stato chiamato in causa più volte, vorrei chiarire che io sto seguendo con il massimo rispetto le considerazioni di tutti e non penso minimamente di avere né più scienza né più coscienza di chiunque altro; ho cercato di fare delle considerazioni nel pieno rispetto, legittimo, di opinioni diverse.

Vorrei subito dire all'onorevole Varchi che, secondo me, il problema che ci troviamo ad affrontare è che abbiamo, da una parte, chi non vuole una legge - ed è assolutamente legittimo -, per motivi etici, per qualunque tipo di motivo e, dall'altra parte, altri che vogliono la legge. E' chiaro che c'è un testo ed io penso che la mediazione ci sia stata, perché su alcuni punti che non sono stati ammessi, come l'emendamento di Cecconi prima, ero favorevole. È del tutto evidente, che abbiamo votato, è stato respinto l'emendamento; una maggioranza, per approvare una legge, bisogna per forza trovarla. Né, francamente, mi pare che qui ci sia l'oppressione della maggioranza, perché è del tutto evidente che il Governo si rimette all'Aula e votiamo in modo assolutamente diverso da quelli che sono gli equilibri di maggioranza. C'è proprio una differenza di fondo tra chi vuole una legge per regolare delle situazioni di fatto e chi non la vuole, legittime tutte e due le posizioni, ma sono due posizioni distanti che dovrebbero cercare un punto d'incontro. Quello che mi lasciava un po' perplesso, rispetto a questi emendamenti, compreso quello in esame, ve lo dico francamente è che io chiudo gli occhi e cerco di pensare alle persone che possono essere interessate da una norma di questo tipo. Lo dico anche al collega Pagano, con altrettanto rispetto: io non riesco ad immaginare che una persona possa avere una spinta ad uccidersi, come se ci fosse una voglia, una tentazione, non lo so, di fare uno sport, di fare un'altra cosa.

Ve lo dico veramente, con tutta l'apertura: è sotteso a questo dibattito e a questi emendamenti il fatto che alcune persone scelgono drammaticamente di togliersi la vita. Peraltro, di fatto, vi segnalo che, rifacendo riferimento agli aborti, non è che non ci sono i suicidi clandestini, lo sappiamo perfettamente che questo succede. Nell'ipocrisia del non volerlo vedere, facciamo finta che non si sappia, ma chi è medico sa perfettamente che negli ospedali, qualche volta, succede. Sapete perfettamente che quelli che non possono farlo qui, determinati e non fragili, vanno all'estero e sono costretti ad andare all'estero a farlo; poi, chi non vuole andare all'estero e chi non lo fa in quel modo e ha la possibilità di farlo, magari, si butta dalla finestra.

C'è una realtà che noi dobbiamo normare, non è che ce la stiamo inventando. Il problema è che io penso che chiunque arrivi a prendere una decisione del genere sta decidendo di morire e, se sta decidendo di morire, è perché la vita, nella sua coscienza, nelle condizioni in cui sta, è peggiore del vivere in un determinato modo. È tutto qua.

Io rispetto perfettamente le vostre posizioni, vi dico però che questo tipo di emendamenti hanno il retroterra del pensiero che ci sia qualcuno che non veda l'ora di potersi suicidare. Questo francamente mi sembra un passo che potremmo fare tutti insieme, partendo dal fatto che c'è una drammaticità di ciascuno: voi ritenete che quella drammaticità debba stare in un canale che li costringe a vivere; noi, o io, personalmente, penso di no. Confrontiamoci su questo, ma io non do lezioni a nessuno. Dico semplicemente che questi emendamenti lasciano intendere ciò e, a mio avviso, questo non rispetta fino in fondo la drammatica situazione nella quale si trova tanta gente. Tutto qui (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva e di deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Bagnasco. Ne ha facoltà.

ROBERTO BAGNASCO (FI). Grazie Presidente. Volevo intervenire specificamente, come dovrebbe essere e come deve essere, sull'emendamento del mio collega, ma, visto che gli interventi di tanti parlamentari che sono intervenuti sono molto più ampi, mi permetterò - nei limiti sempre evidentemente dell'attenzione al testo di cui stiamo parlando - di dire alcune cose. È chiaro che nessuno di noi, collega Giachetti, ha mai pensato neanche lontanamente che la scelta di togliersi la vita sia un fatto superficiale, un fatto che non proviene da un profondo, profondissimo, tremendo disagio personale. Ci mancherebbe altro! Accusarci di pensare questo, mi sembra che sia anche una scarsa considerazione della nostra sensibilità. No!

PRESIDENTE. Concluda.

ROBERTO BAGNASCO (FI). Noi partiamo, però, da un presupposto totalmente diverso: dal valore della vita e dal fatto che fino all'ultimo momento una persona può cambiare idea. Io credo che qui ci sono molti medici che hanno avuto la possibilità di vedere queste situazioni, che sono veramente tante, molte più di quelle che noi possiamo pensare. Quindi, stiamo cercando evidentemente di regolamentare. E anche lì, se mi permettete...

PRESIDENTE. Collega, deve concludere.

ROBERTO BAGNASCO (FI). …non stiamo facendo una battaglia, anche perché abbiamo accettato in Commissione di trovare dei punti di equilibrio. Stiamo soltanto cercando di migliorare, per quanto possibile, una legge che sicuramente noi non vogliamo, ma che accettiamo democraticamente.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il collega D'Ettore. Ne ha facoltà.

FELICE MAURIZIO D'ETTORE (CI). Sempre nell'ambito del dibattito ragionevole, che auspica il collega Giachetti ora, è evidente che il diritto e la politica, nel momento della produzione legislativa, fanno delle scelte di fondo. L'intento che ha il legislatore è quello che promana poi dalla norma che scriviamo e che esclude tutte le opzioni politiche che sono rimaste fuori da quella norma, da quella disposizione, da quell'enunciato. Quindi, tutti hanno un'intenzione: come l'abbiamo noi l'intenzione c'è anche dall'altra parte. Non può essere un'intenzione, come definita oggi, “crudele” o addirittura un'intenzione che non tiene conto della realtà. Tenendo conto della realtà, noi vogliamo definire nell'enunciato legislativo una disposizione che sia più chiara e certa. Quella scelta è una delle opzioni politiche scelte: le altre rimangono fuori, può essere la mia, può essere quella di Giachetti. Così funziona la produzione legislativa. Niente di male ad avere un'intenzione diversa, chiaramente definita, perché vogliamo determinare esattamente l'enunciato in forma compiuta del legislatore, sulla certezza e determinazione dello spazio di espressione della volontà libera e cosciente del soggetto, che intende essere aiutato e assistito nel suicidio. Questo è. Noi già non lo vorremmo, ma stiamo facendo uno sforzo per tentare di limare questo aspetto. Nient'altro che una scelta politica e un intento che esprime un'opzione legittima, diversa da altre opzioni.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Orsini. Ne ha facoltà.

ANDREA ORSINI (FI). Grazie. Ho ascoltato con grande rispetto e interesse le considerazioni del collega Giachetti collega Giachetti al quale è inutile che dica che su questo argomento abbiamo opinioni a prescindere opposte. Noi pensiamo - lo dico con una grossolana semplificazione - che il problema al quale lo Stato deve tendere è eliminare per quanto possibile la sofferenza, non eliminare o consentire di eliminare chi soffre.

Ma questa è una questione di fondo sulla quale è difficile trovare un compromesso. Il compromesso, onorevole Giachetti, si trova su altro e possano esserci compromessi alti e importanti in politica: questa maggioranza si regge su un compromesso alto e importante. I compromessi sui principi sono molto più difficili.

Ciò detto, questi emendamenti non cambiano l'impianto della legge: la definiscono meglio.

PRESIDENTE. Concluda.

ANDREA ORSINI (FI). Vogliono definire meglio la fattispecie nella quale la legge va applicata. Qualcuno deve deciderla questa fattispecie. È un compito del legislatore o è un compito di un comitato, un compito di un organo burocratico, che deciderà in base a una sua soggettività e a legittime opinioni, che possono cambiare secondo le persone, secondo i luoghi, secondo i tempi?

PRESIDENTE. Collega, ha esaurito il suo tempo.

ANDREA ORSINI (FI). È giusto legiferare così, onorevole Giachetti? Le piace questo modo di legiferare? O è meglio che la legge definisca le fattispecie in modo chiaro e preciso?

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la collega Lucaselli. Ne ha facoltà.

YLENJA LUCASELLI (FDI). Grazie Presidente. Collega Giachetti, fare delle norme su temi etici è sempre molto complesso e noi questa complessità l'abbiamo molto chiara. Il motivo per il quale abbiamo presentato una serie di emendamenti, non è perché non vogliamo che venga normato, ma perché, invece, vogliamo che venga normato nel modo migliore possibile. Non ci pare che questo testo faccia questo, perché alle sue domande rispetto ai motivi che possono portare persone a scelte diverse, io le devo dire che all'interno di quei motivi, ce ne possono essere migliaia. Ci può essere la stanchezza, la sopraffazione, il dolore e l'incapacità di vedere una luce in fondo al tunnel, anche quando magari quella luce c'è. Allora, noi dobbiamo occuparci di tutto, non soltanto della parte etica; noi dobbiamo occuparci anche di normare, anche di dare una regola che sia chiara, che sia certa e che possa essere un punto di riferimento. Questo è quello che ha fatto Fratelli d'Italia attraverso i suoi emendamenti (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la collega Carnevali. Ne ha facoltà.

ELENA CARNEVALI (PD). Grazie signora Presidente. Innanzitutto vorrei in parte rassicurare il collega Bagnasco, che nell'intervento prima si è posto la preoccupazione di come questa decisione possa essere mutata nel tempo. Forse, dovremmo vedere l'articolo 1, perché così abbiamo costruito insieme questo testo, che è collegato anche quanto previsto negli articoli successivi. Oltre ai contenuti che ci sono nelle finalità, passando alla definizione, noi abbiamo volontariamente, scientemente discusso, accolto, contribuito tutti a fare in modo che si intenda per morte volontaria medicalmente assistita il decesso cagionato da un atto autonomo, con il quale l'esito della propria vita viene disciplinato, ma con una condizione in cui avviene sempre, con una volontà attuale: attuale libera e consapevole. Quindi, il tema dell'attualità mi sembra che venga riconosciuto e disciplinato all'interno di questo testo.

Voglio anche dire che, negli emendamenti che abbiamo discusso fino adesso, sui quali non avete trovato l'approvazione perlomeno del Partito Democratico, sono state declinate diverse specifiche condizioni, con cui si possa declinare la prognosi infausta. Prima è stata scelto di declinarla “a breve termine”, “a moderata e severa” - anche qua, chi giudica il moderato e il severo? - o piuttosto “prossima alla morte”. Vorrei ricordare che l'articolo 2 della legge n. 219 del 2017, che fa riferimento anche a queste situazioni, lo fa perché queste persone hanno poi accesso alla possibilità della sedazione profonda. Qui noi, invece, stiamo definendo un altro percorso normativo: stiamo parlando di morte medicalmente assistita. Credo che la scelta, come ho già detto nell'intervento precedente, che da un lato ha aggiunto “con prognosi infausta”, ma, dall'altro, ha consentito - e abbiamo scelto - di includere anche “condizioni cliniche irreversibili” non sta ampliando il confine a 3 milioni di persone non autosufficienti. Infatti, anche questo non è giusto dirlo in quest'Aula, perché non è così!

Non sta aprendo il varco a qualsiasi possibilità anche nelle scelte libere e autonome. Non ci sono dubbi da questo punto di vista, no; magari uno può avere la preoccupazione, collega Bologna, lo dico tramite la Presidente, ma non facciamo passare l'idea che qui stiamo declinando una legge che consenta a chiunque di poter accedere alla possibilità di una morte assistita anche medicalmente (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la collega Bologna. Ne ha facoltà.

FABIOLA BOLOGNA (CI). Grazie, Presidente. Abbiamo proprio delle visioni diverse, perché è chiaro che questo articolo 1, scritto così, soprattutto nella condizione irreversibile, apre a tutti, sì, a tutti quelli che ho elencato prima. È inutile nasconderlo e lo vedrete nel tempo; poi direte “ma io non c'ero, non so se ho votato, non me lo ricordo”. Sarà così, purtroppo, e andate avanti per la vostra strada, ma volevo dire che, come medico prima che parlamentare, non posso naturalmente accettare la versione semplicistica anche dell'onorevole Giachetti e lo invito a riflettere e a studiare anche quante variabili possono intercorrere nella scelta di un paziente; e non dipendono solo da lui, la scelta attuale dipende dalla famiglia, dipende dalla situazione in cui noi come Stato lo mettiamo.

Quindi bisogna riflettere molto attentamente quando si parla anche per slogan, che sono molto belli, molto accattivanti, però alla fine noi ne pagheremo le conseguenze, le pagheremo tutti. Ora non ve ne rendete conto, però, come medico, vedo già che ci saranno delle grosse problematiche.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il collega Dall'Osso. Ne ha facoltà.

MATTEO DALL'OSSO (FI). Grazie mille. Presidente, sono stati due giorni veramente intensi per me. Mi sono sentito solo ieri, probabilmente sono solo oggi. Ieri ho fatto un ragionamento anche solo ingegneristico, controcorrente; oggi ho sentito medici e avvocati discutere. Sono parte in causa, sono anche parte in causa, quindi so dove vorrei andare, però, visto che sono parte in causa, di solito sono abituato ad ascoltare i medici. Obiettivamente, più medici in quest'Aula hanno apportato i loro suggerimenti per possibili miglioramenti; ora non ne faccio una questione di bandiera, anche io sono favorevole a questa legge, ma, se più medici mi dicono che può essere migliorata, accantoniamola un attimo, ragioniamoci meglio, perché, se ti mettono all'occhio che possono esserci delle conseguenze, le conseguenze ci saranno. Quindi accantoniamola un attimo; non sono contrario, non siamo contrari, io non sono contrario, anzi, però ragioniamoci un attimo.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.123 Zanettin, con il parere contrario delle Commissioni, su cui il Governo che si rimette all'Assemblea.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 9).

Passiamo agli identici emendamenti 1.114 Turri, 1.122 Zanettin e 1.124 Bologna.

Ha chiesto di parlare il collega Potenti. Ne ha facoltà.

MANFREDI POTENTI (LEGA). La ringrazio, Presidente. L'emendamento 1.114, identico all'emendamento Zanettin, presentato dal collega Turri, intende espungere dal testo la frase “o da una condizione clinica irreversibile”, che in sostanza va a descrivere, così parimenti quanto possiamo andare a leggere poi nell'articolo 3, riguardante i presupposti e le condizioni, quelle che sono le situazioni in presenza delle quali il paziente può ricorrere alla morte volontaria medicalmente assistita.

Noi riteniamo di poter eliminare dalla descrizione contenuta nelle finalità questa frase in quanto già con il termine patologia si va a descrivere un processo morboso, e, quando si parla poi successivamente della condizione clinica, in realtà si va a parlare dell'insieme delle manifestazioni, segni e sintomi con i quali una malattia si presenta all'osservazione del medico.

Quindi, sostanzialmente, c'è un rapporto di causa ed effetto rispetto a quella che è la patologia, cioè la causa e l'effetto della condizione clinica. È una semplificazione, un qualcosa che oltretutto rimane svincolato dalla prognosi infausta e ci crea più di un sospetto circa il fatto che, come ci ha prima confermato anche l'indicazione del collega Giachetti, ci sia chiaramente l'indicazione di voler applicare la norma anche a quei casi che sono effettivamente di irreversibilità, ma che non hanno tra le previsioni di prognosi l'esito infausto della malattia. Qui, ovviamente, si entra in un ambito molto soggettivo e molto meno giuridico, e quindi lascio all'Aula valutare l'emendamento.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la collega Bologna. Ne ha facoltà.

FABIOLA BOLOGNA (CI). Grazie, Presidente. Questo, per noi di Coraggio Italia, è uno degli emendamenti più importanti che avevamo chiesto di valutare proprio per evitare che quell'elenco di pazienti, 200 mila pazienti in terapia ventilatoria, 30 mila pazienti in nutrizione artificiale domiciliare, 6 mila pazienti con patologie neuromuscolari, 3 milioni di anziani non autosufficienti, 3 milioni di persone con disabilità, potessero entrare in questo percorso, perché, checché se ne dica, l'articolo 1 parla chiaro. La presente legge disciplina la facoltà della persona affetta da patologia irreversibile e con prognosi infausta o da una condizione clinica irreversibile. A queste parole “o da una condizione clinica irreversibile” non segue nessuna specifica.

Quindi siamo aperti alla qualsiasi. È inutile che mi rifate la solita storia del sostegno vitale, perché anche lì non c'è nessuna specificazione di cosa sia questo benedetto sostegno vitale; e, se non c'è la specifica, per me non vale nulla come medico, come non varrà per i miei colleghi. Ripeto che una legge di questo tipo deve essere particolarmente attenta alla terminologia per non creare interpretazioni e fraintendimenti, altrimenti qui non stiamo facendo una buona legge. Noi lo diremo fino alla fine e non finirà sicuramente qui la nostra battaglia sulla terminologia. È una terminologia quindi aleatoria, che apre a scenari imprevedibili; quindi, naturalmente, una condizione clinica irreversibile per noi è inaccettabile, è inaccettabile! È una legge che potrà essere interpretabile a seconda dei casi, e non pensiate che vi risparmierete i giudici, scritta così, perché non cambierà assolutamente nulla.

Soprattutto per chi dovrà applicarla, sarà veramente un grosso problema. Naturalmente volevo soltanto dire che noi avevamo anche proposto in alcuni emendamenti di specificare anche che cosa per voi voleva dire questa condizione clinica irreversibile, perché per me non vuol dire niente, per tante altre persone non vuol dire niente. Quindi un emendamento che potesse specificare bene che cosa voleste dire, magari con un elenco specifico capire che cosa intendevate. Anzi, diciamo che il nostro emendamento principale al riguardo era proprio soppressivo, perché veramente è imbarazzante. Noi volevamo che ci si fermasse a “patologia irreversibile e con prognosi infausta”, magari anche con qualche specifica in più, come abbiamo detto da questa mattina, ma sicuramente questa seconda parte per noi è inaccettabile.

Sono sicura che, come sempre, ve ne renderete conto magari troppo tardi, ma comunque noi, anche poi quando eventualmente questa legge se andrà in Senato cercheremo comunque di migliorarla, perché credo che lo dobbiamo ai nostri cittadini; come vi hanno spiegato i nostri colleghi, nelle esperienze che ci sono già state all'estero poi le derive sono dietro l'angolo e noi queste derive non le vogliamo, le combattiamo. Il rapporto di fiducia medico-paziente, che è fondamentale, per noi deve essere preservato al massimo e, chiaramente, credendo anche nella scienza e nella ricerca, noi vogliamo preservare le persone perché domani ci potranno essere delle cure in grado, ancora di più, di migliorare la loro vita. Nel frattempo, se riuscissimo anche a gestire le persone dal punto di vista sociosanitario in maniera coerente non avremmo nessuna richiesta di questo tipo; ne sono convinta, perché ho avuto tante esperienze e, poi, non dimentichiamoci che è già possibile fare la sedazione palliativa che non è la sedazione, l'addormentamento definitivo, ma sono forme temporanee e intermittenti per aiutare il paziente ad eliminare la sofferenza. Quindi, abbiamo tante armi in mano, le dobbiamo usare, ma io spero che ancora una volta possiate ragionare su questo, perché credo che sia importante; è una legge importante che cambia la prospettiva della nostra cultura e, quindi, naturalmente è importante che ci sia una riflessione ulteriore (Applausi dei deputati del gruppo Coraggio Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il collega Zanettin. Ne ha facoltà.

PIERANTONIO ZANETTIN (FI). Grazie, Presidente, per la parola. Si tratta di tre emendamenti esattamente identici, il mio, quello del collega Turri e della collega Bologna, che a mio giudizio sono molto importanti, signor Presidente. Io porrò la questione in modo parzialmente diverso rispetto a quello che ha posto in particolare la collega Bologna, anche perché abbiamo esperienze professionali completamente diverse, lei medico e io avvocato o, se vogliamo, giurista; io pongo la questione sotto il profilo della assoluta, eccessiva ed insopportabile genericità del riferimento normativo. Io credo che tutta questa fattispecie che noi stiamo oggi esaminando sia sostanzialmente una causa di giustificazione che va a derogare a quella norma del codice penale che è il cosiddetto omicidio del consenziente, quello che è effettivamente, nel nostro ordinamento, un omicidio, anche se con una speciale attenuante che è quella, appunto, del consenso del soggetto che viene ucciso. In questo caso, fare riferimento a dei termini come “la condizione clinica irreversibile”, a mio giudizio, è troppo generico; una causa di giustificazione che va a derogare - ripeto - a un reato così specifico e così grave come quello dell'omicidio avrebbe bisogno di un dettaglio molto maggiore.

Mi preoccupa una norma che lascia spazio ad interpretazioni così ardite, tant'è che la preoccupazione che abbiamo rassegnato anche nei nostri precedenti interventi è quella che poi si apra la strada a una pratica eutanasica, così come è stato nel Nord Europa, fuori controllo, che riguarda i bambini, riguarda i malati di mente, riguarda i minori, riguarda persone che hanno condizioni anche di depressione, non sempre curate e non sempre assistite. Ecco perché richiamo proprio il problema di una norma eccessivamente generica. Faccio mie alcune raccomandazioni della collega Bologna che rimando ai relatori: cerchiamo di dettagliare meglio, troviamo delle norme che sul piano casistico ci consentano di delimitare di più, in quella logica che abbiamo già specificato di favor vitae, di cercare di salvare più vite possibile, anche perché, poi - lo affronteremo nei successivi emendamenti - vogliamo dare alle persone in difficoltà e sofferenti delle risorse, delle cure palliative ed altre che possano attenuare il loro dolore e la loro voglia di non vivere.

Quindi, riconfermo il voto su questi tre emendamenti analoghi e uguali (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la collega Gagliardi. Ne ha facoltà.

MANUELA GAGLIARDI (CI). Grazie, Presidente. Con questo emendamento, come ha spiegato con più precisione la collega Bologna, si chiede la soppressione delle parole: “o da una condizione clinica irreversibile”.

Questa richiesta è dettata dal fatto che questo termine non è un termine tecnico, non è un termine medico, non è un termine medico-scientifico e, pertanto, lascerebbe un'ampia discrezionalità a chi poi lo dovrebbe applicare, a chi poi lo dovrebbe interpretare. Io mi fido dei medici, mi fido della collega Bologna che ha fatto questa valutazione e credo che se questo emendamento è stato sottoscritto e depositato da così tanti gruppi parlamentari significa anche che, forse, una riflessione in più andrebbe fatta, proprio perché lascerebbe troppo spazio poi all'interpretazione e pertanto rischierebbe di diventare pericoloso nella sua applicazione.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la collega Sarli. Ne ha facoltà.

DORIANA SARLI (MISTO-M-PP-RCSE). Grazie, Presidente. Questa legge arriva in Aula e chiaramente noi siamo intervenuti dopo una sentenza di cui tutti stiamo parlando. Questa sentenza nasce da un caso che ha fatto giurisprudenza, che è praticamente il caso di dj Fabo. La Corte, infatti, ha scritto: “patologia irreversibile”, noi abbiamo aggiunto: “a prognosi infausta”. Se non avessimo aggiunto la condizione clinica irreversibile, dj Fabo non avrebbe potuto avere… la sentenza non ci sarebbe stata. Quindi, noi stiamo qui discutendo di qualcosa, di una giurisprudenza che è nata da casi realmente avvenuti e abbiamo cercato di dare almeno una risposta a questi casi.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il collega Turri. Ne ha facoltà.

ROBERTO TURRI (LEGA). Grazie, Presidente. In realtà, la condizione clinica irreversibile non viene aggiunta alla patologia irreversibile, alla prognosi infausta; di fatto, basta la condizione clinica irreversibile per accedere appunto al suicidio assistito. Quindi, le preoccupazioni che prima ci riportava il collega Magi, erano preoccupazioni che non sussistono, se rimane così il testo, perché - faceva l'esempio del dj Fabo - basta questa condizione, quindi, condizione clinica irreversibile, che tra l'altro apre a qualsiasi cosa, perché ditemi voi cosa vuol dire condizione clinica irreversibile. Qualcuno, prima, diceva - sono preoccupato a ripeterlo, perché qualcuno potrebbe dirmi che banalizziamo – che, però, anche un semplice diabete è una condizione clinica irreversibile. Quindi, di fatto, quest'unica condizione può permettere alle persone di poter richiedere il suicidio assistito e anzitempo di procurarsi la morte. Quindi, noi insistiamo, perché questo emendamento possa essere soppresso.

In Commissione, abbiamo cercato, come abbiamo fatto per la patologia irreversibile e la prognosi infausta, di non prevederle come alternative, ma entrambe; qui non ci siamo riusciti, quindi, chiediamo che venga soppressa completamente.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il collega Dall'Osso. Ne ha facoltà.

MATTEO DALL'OSSO (FI). Grazie, Presidente. Questi sono stati due giorni effettivamente intensi, molto intensi e dicendo che vorrei sottoscrivere questo emendamento, faccio, come ho fatto ieri, una valutazione da ingegnere. La mia valutazione da ingegnere progettista di sistemi di rilevamento treni ad alta velocità è che tutti i processi devono essere sicuri, non al 100 per cento, a più del 100 per cento, tant'è che se il 100 per cento non è abbastanza, ce n'è un altro sicuro al 100 per cento e, qui, di 100 per cento sicuro non c'è nulla ed è per questo che vorrei apporre la mia firma a questo emendamento. Vi prego, fermatevi, valutatelo bene, perché se i medici vi dicono una cosa così è così.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il collega Trizzino. Ne ha facoltà.

GIORGIO TRIZZINO (MISTO). Grazie, Presidente. Provo a inquadrare la terminologia. Allora la condizione clinica non è una fantasia, esiste, ma tra l'altro esiste in altri ordinamenti internazionali che riguardano il tema del suicidio assistito, non l'abbiamo tirata fuori noi dal nulla, è il complesso dei sintomi che scaturiscono da un evento.

Ora voglio essere chiaro: questo evento può essere anche una malattia - siamo d'accordo - ma questa malattia ad un certo punto può scomparire; non esiste più, ma rimangono i sintomi, che possono essere veramente devastanti. Questa è un'ipotesi.

L'altra ipotesi è che non sia sottesa da una malattia. Ad esempio, dallo scontro in piena autostrada deriva una paralisi totale: questa è una condizione clinica irreversibile. Allora, non credo sia così difficile comprendere la differenza tra queste due definizioni. Proprio per questo con i relatori - che ancora ringrazio veramente, per l'attenzione che hanno posto nella ricerca dei termini - si è stabilito di inserire, allargando - d'accordo - anche l'ambito della sentenza della Corte costituzionale, per precisare ancor meglio e ancor di più, quindi restringere in un certo senso l'ambito di applicazione. Allora, penso che dj Fabo - scusate, non pensavo che fosse così contrario alla morale di qualcuno riportare casi che sono comunque stati storia di questo Paese - non aveva alcuna malattia; aveva una condizione clinica, precisa, determinata che gli aveva causato una tetraparesi assolutamente totale, per cui poteva soltanto soffrire; non aveva alternative, aveva soltanto sofferenze. Non credo di drammatizzare, onorevole D'Ettore, quando riportiamo episodi del genere. Li descriviamo soltanto.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il collega Orsini. Ne ha facoltà.

ANDREA ORSINI (FI). Grazie, signor Presidente. Onorevoli colleghi, il collega Trizzino, poco fa, parlava di casi specifici e, allora, voglio ricordarne uno anch'io. I colleghi ricordano forse chi era Noa Pothoven; Noa Pothoven era una sventurata ragazza olandese che subì una violenza carnale a 11 anni e un'altra a 14 anni. Ne derivarono depressione, stress post-traumatico, anoressia, un quadro clinico dal quale non riuscì a uscire, nonostante le cure e le terapie. Un quadro clinico giudicato, al momento, irreversibile. A 17 anni, Noa scelse la morte, scelse il suicidio assistito. Vogliamo consentire alle Noa di 17 anni che soffrono, che hanno questa vita di sofferenze di scegliere la strada del suicidio assistito? Se la risposta è “no”, eliminare questa definizione sulla condizione clinica irreversibile è necessario e doveroso. È un atto di civiltà.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la collega Annibali. Ne ha facoltà.

LUCIA ANNIBALI (IV). Grazie, Presidente. Volevo svolgere alcune riflessioni che mi arrivano dalle sollecitazioni, dalle considerazioni del collega Turri, che io capisco; però il collega, rispetto a questo emendamento e al tema della condizione clinica irreversibile, dice che, sulla base di questa legge, è sufficiente che vi sia una condizione clinica irreversibile per chiedere il suicidio medicalmente assistito. Non è così. A parte che, forse, bisogna finalmente capire la differenza che c'è tra una prognosi, quindi una malattia e una condizione clinica irreversibile. La condizione clinica è quella di cui colui che subisce, per esempio, un incidente. Sono due cose diverse; il diabete non è una condizione clinica, ma è una malattia, questo forse andrebbe chiarito. Poi vorrei invitare a leggere l'articolo 1, di cui stiamo discutendo, che individua le finalità di questa legge insieme all'articolo 3, che individua i presupposti e le condizioni. L'articolo 3 parla di condizioni cliniche irreversibili che cagionino sofferenze fisiche e psicologiche che la persona stessa trova assolutamente intollerabili. E aggiunge anche che dovrà essere tenuta in vita da trattamenti sanitari di sostegno vitale, la cui interruzione provocherebbe il decesso del paziente. Quindi, non è così. Non basta una condizione clinica: deve essere irreversibile, ma, in più, ci sono tutti questi altri elementi, condizioni e presupposti, che sono concomitanti e, se ci sono, è possibile procedere alla richiesta da parte della persona.

Quindi, va bene il dibattito, però inviterei ad approfondire e a riflettere. Va bene la riflessione, ma leggiamo il testo nel suo insieme. Mi sembra l'approccio più concreto da fare e anche corretto. Questo per dire che non c'è alcun tipo di semplificazione, ma che, invece, c'è stata, in realtà, già una riflessione molto approfondita.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la collega Parisse. Ne ha facoltà.

MARTINA PARISSE (CI). Grazie, Presidente. Vorrei intervenire anch'io su questo emendamento, presentato dal nostro gruppo, da Forza Italia e dalla Lega, che abbiamo tutti sostenuto con forza. Chiederei ai relatori di esprimersi al riguardo, per ascoltare anche una loro valutazione in merito a questo emendamento, quantomeno le loro considerazioni. Noi abbiamo cercato di spiegare in molti modi i nostri rilievi, portando esempi. E dato che sono intervenuti anche molti medici, che ci hanno spiegato cosa rappresenta, in medicina, la condizione clinica irreversibile, mi auguro che, da parte dei relatori e anche della maggioranza, si possa arrivare a una specificazione, quanto meno su questo punto.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il collega Palmieri. Ne ha facoltà.

ANTONIO PALMIERI (FI). Vorrei condividere la sicurezza della collega Annibali, invece ho una sicurezza, che deriva da quello che è successo nella scorsa legislatura. Come l'onorevole Carnevali ricorderà, loro dicevano che quella norma era il punto d'arrivo, oltre non si sarebbe andati. Ebbene, oggi stiamo andando oltre. Ed è inesorabile andare oltre. Allora, l'invito è a votare questo emendamento, a porre fine alle nostre preoccupazioni, a ragionare sul fatto - lo dico al mio amico Giachetti - che vi sarà sempre una condizione clinica più irreversibile della precedente: questo è il punto. Avremo, purtroppo, la situazione di una persona gravemente malata che sarà messa in campo per spingerci in quella trappola emotiva che ci vuole impedire di ragionare sulle conseguenze. È il metodo del “più uno”: funziona così, sta funzionando così in Italia, ha funzionato così in Olanda, in Belgio e in Canada, dove andranno a sopprimere i malati di Alzheimer - che sono malati, per carità - ma non credo meritino questa sorte per il fatto di avere quella malattia (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato D'Ettore. Ne ha facoltà.

FELICE MAURIZIO D'ETTORE (CI). Non sono medico. In merito ad alcune affermazioni che ho ascoltato, voglio dire che sì, il diabete è una situazione clinica, non c'è dubbio, è proprio qui il tema. Esorterei alcuni colleghi di Italia Viva… (Commenti del deputato Trizzino)… collega Trizzino, dici che non hai il tempo sufficiente e interrompi gli altri? Prenditi i tuoi minuti per intervenire. Quindi, esorterei alcuni colleghi di Italia Viva a intervenire sul punto, ad esempio la dottoressa, onorevole Baldini, che forse può spiegare la configurazione dal punto di vista medico. Attenzione, il tema non è solo medico. Il tema - sul quale vi è maggiore incertezza - è la mancata definizione della norma: l'enunciato deve essere chiaro. Lo sforzo che stiamo facendo ragionevolmente è quello di definire un portato normativo che non è chiaro e, se vogliamo richiamare sentenze, allora diciamo che, anche di recente, la Corte - che ha dichiarato inammissibile il referendum sull'eutanasia - ha affermato chiaramente che il diritto alla disponibilità della vita è, per eccellenza, un diritto della persona non alienabile, per cui non c'è una scelta negoziale. A ciò, si aggiunge il fatto che le persone vulnerabili e deboli devono essere ancor più tutelate. In questo modo, con riferimento alle condizioni cliniche irreversibili, le persone vulnerabili e deboli sono meno tutelate, trovandosi in alcune condizioni anche di disagio personale.

Vi è al riguardo poi un tema di scelta e di valutazione della libertà del consenso, che non è – ripeto - una scelta negoziale, non è una scelta per fare un affare, ma è una scelta per determinare qualcosa che riguarda il diritto indisponibile alla vita, nel margine che si ritiene disponibile e che la Corte già definito.

PRESIDENTE. Collega, ha esaurito il suo tempo.

FELICE MAURIZIO D'ETTORE (CI). Sul piano clinico, io non sono medico, però esorto i colleghi di Italia Viva a sentire l'onorevole Baldini, che prima era nel nostro gruppo e ci dava molte indicazioni in merito.

PRESIDENTE. Se nessun altro chiede di parlare, passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale…

Revoco l'indizione della votazione. Collega Tateo, prego.

ANNA RITA TATEO (LEGA). Grazie, Presidente. È chiaro che il lavoro che noi stiamo svolgendo quest'oggi è dare definizioni ben precise, perché sappiamo benissimo che le leggi devono essere chiare. Noi avevamo già proposto, in Commissione, di sopprimere il termine “irreversibile” e sostituirlo; infatti, la mia collega Bisa aveva presentato un emendamento, solo che anche questo emendamento, in Commissione è stato bocciato. Per cui invito il relatore e anche tutti quanti i colleghi a votare favorevolmente a questo emendamento e quindi a sopprimere le parole “o da una condizione clinica irreversibile”.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la collega Bisa. Ne ha facoltà.

INGRID BISA (LEGA). Grazie, Presidente. Questo è veramente un emendamento importante, e lo ha detto il collega Turri, primo firmatario di questa proposta emendativa e, come questo, lo sono tutti gli emendamenti che la Lega ha presentato su questo provvedimento, perché cercano di dare indicazioni specifiche. Infatti, come dicevano alcuni medici che sono intervenuti in quest'Aula prima di me e che sicuramente hanno più competenza, in questa definizione di condizione critica irreversibile può entrare di tutto e di più. Allora noi, come legislatori, ci dobbiamo chiedere effettivamente se una norma debba essere senza confini oppure debba mettere paletti in maniera specifica con riferimento soprattutto a questa materia del suicidio assistito, di cui stiamo parlando da ore in quest'Aula. Quindi, io rivolgo un appello a tutti i colleghi presenti in questo emiciclo a fare una riflessione in modo tale che questi emendamenti possono essere accolti.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti 1.114 Turri, 1.122 Zanettin e 1.124 Bologna, con il parere contrario delle Commissioni e con il Governo che si rimette all'Aula.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 10).

Passiamo all'emendamento 1.33 Varchi.

Ha chiesto di parlare la collega Varchi. Ne ha facoltà.

MARIA CAROLINA VARCHI (FDI). Sì, grazie Presidente. Intervengo sul mio emendamento, che ha una finalità estremamente chiara e netta, ossia eliminare quelle parole volontariamente e autonomamente alla propria vita che contengono, sono proprio il nocciolo di questo provvedimento, la facoltà per una persona di porre fine, a determinate condizioni, alla propria vita. È necessario fare un passo indietro e giungere alla sentenza n. 242 del 2019 della Corte costituzionale e, segnatamente, al paragrafo 2, punto 3, che comincia con “Considerato in diritto (…)”, che ha dichiarato la parziale incostituzionalità di una norma del codice penale, andando, sia pure in casi circoscritti - si badi bene - a incrinare quel principio di indisponibilità della vita umana che più volte è stato menzionato nel corso del dibattito su questo provvedimento e che per decenni noi abbiamo ritenuto pacificamente esistente nel nostro ordinamento. Quel principio, a partire dalla Costituzione e, a seguire, con tutte le altre fonti, è chiaramente, rigorosamente improntato al favor vitae. Allora, noi abbiamo rilevato questa iniziativa da parte della Corte volta a dare un ritrovato vigore a quel principio autonomistico, come viene definito dai commentatori in punto di diritto, che riguarda appunto l'espressione della libertà, della volontà dell'auto dell'autodeterminazione.

Abbiamo introdotto nel nostro ordinamento, ormai diverso tempo fa, un principio, il consenso informato, che è poi alla base di questo di questo provvedimento, però abbiamo poi assistito a una deriva di questo principio che, da strumento che doveva tutelare il paziente, è diventato un vero e proprio strumento di disponibilità della salute. Ovviamente, nel momento in cui si rende la salute un bene disponibile, attraverso l'esercizio del cosiddetto consenso informato, con essa - proprio scivolando lungo questo pendio, cosa avvenuta già con altri provvedimenti nella storia della nostra Nazione, e che sistematicamente si verificherà anche con questo provvedimento, per le ragioni che più avanti avrò modo di esprimere - si giunge a una disponibilità del bene vita, cui ha, come dicevo, parzialmente aperto la Corte, con la ricordata sentenza.

Come è stato detto in precedenza, in maniera assolutamente corretta, noi abbiamo una posizione molto chiara, una posizione inequivoca, volta a restringere quanto più possibile il campo d'azione di questa legge, proprio perché siamo convinti che quel principio autonomistico che la Corte costituzionale ha voluto difendere, ha voluto valorizzare e a cui ha voluto dare nuovo vigore con quella pronuncia, sia pure in casi circoscritti, non debba espandersi come una molla nel nostro ordinamento. In questo senso, quindi, il mio emendamento incide sulla … Ho già esaurito i minuti a disposizione, Presidente?

PRESIDENTE. Ha 50 secondi, collega.

MARIA CAROLINA VARCHI (FDI). Ah, ecco, perché avevo inserito anche io un timer e mi sono accorta che mancava un minuto. Quindi, il cuore di questo emendamento è abbastanza evidente. Noi vogliamo tutelare, sopra ogni altra cosa ovviamente, il bene della vita e, allora, per noi ammettere che, a determinate condizioni, sia pure in casi estremamente circoscritti, questa vita diventi un bene disponibile significherebbe ammettere - o, comunque creare le precondizioni perché un domani ciò sia ammesso - che una vita valga meno di un'altra solo perché si è anziani, solo perché si è malati, perché poi quella sarà la fine a cui inevitabilmente si tenderà…

PRESIDENTE. Concluda.

MARIA CAROLINA VARCHI (FDI). …e lo dicono le statistiche dei Paesi in cui già leggi del genere sono in vigore. Per noi, una vita va difesa sempre e comunque. Lo Stato deve intervenire per alleviare quanto più possibile le sofferenze, non dotandosi di una legge che poi non finanzia, ma finanziando le leggi che ci sono e mettendo il Servizio sanitario nazionale nelle condizioni di offrire realmente su tutto il territorio - perché anche in 19 regioni non bastano, e, comunque, quei dati, per noi non sono sufficienti - le cure palliative.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la collega Bellucci, che non vedo in aula. Ha chiesto di parlare il collega Deidda. Ne ha facoltà.

SALVATORE DEIDDA (FDI). Grazie, Presidente. Oltre a sottoscrivere questo emendamento e rispettando le opinioni di tutti, io continuo a ripetere che la nostra posizione non è di voler costringere qualcuno a fare chissà che.

Noi vogliamo, però, migliorare. Noi non dobbiamo dare il diritto a morire; noi dobbiamo dare il diritto alla vita, a una vita migliore, a una vita più dignitosa, a una vita assistita dallo Stato. È quello che manca! Avete fatto mille esempi. Io ho visto di persona, purtroppo, malati di SLA che non riuscivano a ottenere il proprio lettore se non con ritardi; non avevano l'ambulanza; non avevano i trasporti. Ma perché non ci impegniamo a lavorare in questo senso invece di lavorare per forza a dare il diritto alla morte?

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la collega Parisse. Ne ha facoltà.

MARTINA PARISSE (CI). Grazie, Presidente. Voglio provare a riassumere brevemente quali sono i profili problematici dell'articolo 1 (molto, molto sinteticamente).

Dunque, il primo profilo estremamente problematico riguarda la definizione e l'accertamento della patologia irreversibile o a prognosi infausta o della situazione clinica irreversibile. Abbiamo visto, fin da questa mattina, che sono concetti indeterminati.

Il secondo profilo problematico, è che non ci sono dei parametri sui quali può essere misurata la sofferenza insopportabile. Questa sofferenza deve essere percepita come tale esclusivamente dal paziente. Si tratta, quindi, di un concetto che ha una forte ed esclusiva componente soggettiva e, quindi, non ci sono dubbi che sia un concetto indeterminato. Tra l'altro, in Commissione con la collega Bologna avevamo anche presentato un emendamento che provava quantomeno a inserire delle scale mediche validate per la specifica patologia con le quali misurare la sofferenza, ma l'emendamento è stato bocciato.

L'altro profilo problematico riguarda la condizione clinica irreversibile. L'abbiamo detto a lungo, perché la condizione clinica irreversibile non deve essere fatale a breve o nell'immediato, ma potrebbe anche esserlo nel lungo periodo, a distanza di anni a seguito dell'interruzione dei farmaci. Quindi, le condizioni di accesso al suicidio prescindono dall'imminenza della morte nel caso della condizione clinica irreversibile, ma la morte, a questo punto, potrebbe sopraggiungere volontariamente su richiesta del paziente proprio nelle fasi iniziali della malattia.

Quindi, già leggendo l'articolo 1 e andando a vedere quali sono questi profili problematici, è chiaro che ci troviamo di fronte a concetti indeterminati che potrebbero causare molti problemi anche nel definire le condizioni di punibilità.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il collega Cirielli, che non vedo in Aula.

Ha chiesto di parlare il collega Trancassini. Ne ha facoltà.

PAOLO TRANCASSINI (FDI). Grazie, Presidente. Per sottoscrivere questo emendamento e per fare una considerazione, soprattutto rispetto a quello che è stato detto in precedenza, per il suo tramite al collega Trizzino.

Noi stiamo stabilendo un principio e credo che il dibattito non possa svilirsi a mero racconto di episodi e di questioni di carattere personale e su questo, collega, c'è un distinguo. Noi su questo principio, cioè la possibilità di porre fine volontariamente e autonomamente alla propria vita e, quindi, renderla un bene disponibile, siamo contrari. Consideriamo la vita un bene non disponibile e credo che su questo principio noi dobbiamo fare delle grandi riflessioni, perché è di questo che parliamo. Noi non parliamo di casi concreti o di fatti che, comunque, ci possono anche aver coinvolto molto da un punto di vista emotivo. Noi stabiliamo un principio e noi su questo principio ovviamente siamo contrari.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il collega Delmastro Delle Vedove, che non vedo in Aula.

Ha chiesto di parlare la collega Ferro. Ne ha facoltà.

WANDA FERRO (FDI). Grazie, Presidente. Intendo sottoscrivere questo emendamento, che ritengo faccia comprendere, con grande chiarezza, il pensiero che Fratelli d'Italia ha rispetto a tutto quanto detto fino ad ora, soprattutto rispetto ad un ordinamento giuridico orientato alla difesa della vita, alla tutela dei più fragili e dei più deboli e dove noi riteniamo che ci sia ancora spazio per difendere questi principi. Soprattutto, riteniamo che dover porre fine volontariamente alla propria vita e in modo autonomo non sempre possa essere una scelta giusta se fatta in condizioni dove quel perimetro, di cui dicevamo nei precedenti emendamenti, non è stato stabilito.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il collega Trizzino. Ne ha facoltà.

GIORGIO TRIZZINO (MISTO). Grazie, Presidente. Questo è un emendamento che evidentemente, se dovesse essere approvato, renderebbe inapplicabile tutta la legge. Noi, come Parlamento, siamo chiamati non ad approvare una legge qualsiasi - e per il suo tramite all'onorevole Trancassini - ma una legge che tutela il diritto all'autodeterminazione del soggetto, di chi chiede il rispetto della propria volontà, e la propria libertà di decidere come e quando morire. Non stiamo facendo altro in queste ore: stiamo decidendo questo.

Noi non siamo chiamati a cercare in tutti i modi di inserire cavilli e ostacoli per rendere questa legge impossibile da attuare. Siamo chiamati esattamente all'opposto, cioè a renderla possibile e applicabile a quelle persone e a quelle categorie che abbiamo individuato e i cui requisiti sono indicati con estrema chiarezza all'articolo 3.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il collega Vinci. Ne ha facoltà.

GIANLUCA VINCI (FDI). Grazie, Presidente. Noi con questo emendamento vogliamo, in qualche modo, continuare a cercare di chiarire i limiti della scelta che una persona deve fare. Vogliamo soprattutto andare a togliere una frase che è molto ambigua, perché andare a inserire, in una norma che parla di morte e di suicidio, la frase: “al fine di porre fine volontariamente e autonomamente alla propria vita” può essere, in un'ottica interpretativa, molto pericoloso in futuro. Molti colleghi hanno già chiarito le deformazioni che in altri Stati la norma ha avuto. Noi con questo emendamento cerchiamo di andare a limitare questa libertà…

PRESIDENTE. Concluda.

GIANLUCA VINCI (FDI). …che in un futuro potrebbe ritorcersi contro e avere aspetti che oggi sono inaspettati.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il collega Palmieri. Ne ha facoltà.

ANTONIO PALMIERI (FI). Gentile Presidente, questo emendamento, sul quale annuncio il voto favorevole di Forza Italia, è per così dire filosofico. È un emendamento filosofico perché ci porta dentro al concetto e al tema dell'autodeterminazione assoluta, che è a fondamento di questa norma, che è stata evocata in diversi interventi dei colleghi che sostengono questo provvedimento.

Allora, se noi seguiamo questa logica, cioè la logica dell'autodeterminazione assoluta, ci troveremo di fronte a delle conseguenze che in apparenza possono sembrare paradossali ma, in realtà, sono del tutto logiche, appunto, una volta in cui si parte da questo presupposto, cioè quello dell'autodeterminazione assoluta. Per esempio, se io vedo una persona che sta per suicidarsi non ho alcun motivo di intervenire, perché ledo una libera scelta dovuta a una condizione che solo quella persona può giudicare e non certamente io. Oppure dovreste e dovremmo abolire l'articolo 5 del codice civile, che impedisce - vieta e sanziona - gli atti di disposizione del proprio corpo e, quindi, nuovamente andando contro l'autodeterminazione assoluta. Infine, seguendo questa logica, noi, che abbiamo imposto le vaccinazioni obbligatorie, avremmo dovuto fermarci di fronte alla posizione di chi dice: “Io ti lascio libero di vaccinarti, non impedisco la tua libertà di vaccinarti, io non voglio vaccinarmi perché ho paura.

Allora tu non costringere la mia libertà. Allora, se stiamo dentro questa logica dell'autodeterminazione assoluta, le conseguenze, ripeto, logiche sono queste. E potrei andare avanti fino a domattina, elencando le conseguenze di questa natura, che, ripeto, sembrano paradossali, ma non sono paradossali. Perché? Perché la logica dell'autodeterminazione assoluta tutela, in realtà, la scelta in quanto tale, cioè prescinde da tutto quello che sta attorno. Allora, noi interveniamo per impedire il suicidio di una persona, perché dentro di noi abbiamo insito il fatto che la vita va tutelata.

Noi abbiamo posto le vaccinazioni obbligatorie, dapprima, per i bambini, per le malattie tipiche dell'infanzia, e, poi, adesso per affrontare il COVID, perché abbiamo fiducia nella scienza e perché sappiamo che c'è un bene comune superiore che dobbiamo tutelare, a prescindere dalla volontà, dall'autodeterminazione assoluta del singolo.

Questo è il punto sul quale noi tutti siamo chiamati a fare una riflessione - e torno a dirlo per l'ennesima volta -, uscendo dalla trappola emotiva, ragionando su questo tipo di logica che presuppone un essere umano che non esiste in natura, cioè presuppone un essere umano capace di scegliere, sempre e costantemente, senza alcun tipo di vincolo, senza alcun tipo di condizionamento. Ma non è così, perché ciascuno di noi, non solo nasce dentro una relazione tra una donna e un uomo, vive dentro una relazione, a partire da quella della sua famiglia e, poi, ciascuno di noi sta dentro i condizionamenti che gli derivano dal fatto di essere un essere umano, finito, limitato.

Quindi, Presidente - mi avvio a concludere -, la realtà è che questa legge, così come l'avete concepita, va in questa unica direzione, cioè in quella - e cito la collega Bologna - di approvare un solo modello, in realtà, di autodeterminazione, che è l'autodeterminazione della disperazione. Allora, torniamo sempre al punto iniziale: di fronte a questa disperazione, noi dove vogliamo schierare lo Stato e le istituzioni? Ne parleremo negli emendamenti ai prossimi articoli, ma questa domanda resta e rimane ineludibile (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la collega Frassinetti. Ne ha facoltà.

PAOLA FRASSINETTI (FDI). Grazie, Presidente. L'emendamento 1.33, come ben spiegato dalla collega Varchi che mi ha preceduto, intanto va a collegarsi agli effetti della sentenza n. 242 del 2019, in cui ci sono state delle pronunce di incostituzionalità, ma, più semplicemente - basta leggerlo -, lancia dei segnali forti per quanto riguarda il proseguo di questa normativa e, infatti, si dice proprio di eliminare, di sopprimere le parole “al fine di porre fine volontariamente e autonomamente alla propria vita”. È evidente che, togliendo una frase del genere, si dà un indirizzo preciso agli articoli susseguenti ed è quello che noi stiamo cercando di fare proprio sulle basi dello spirito che informa la nostra posizione.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il collega Silvestroni. Ne ha facoltà.

MARCO SILVESTRONI (FDI). Grazie, Presidente. Io sono, personalmente - quindi, non parlo a titolo di deputato di Fratelli d'Italia -, proprio contrario all'eutanasia, perché la considero, prima, un suicidio e, poi, nel caso, un omicidio, per cui non sottoscrivo neanche l'emendamento, pur essendo parte di Fratelli d'Italia, ma, per un fatto personale, sono proprio contrario al testo e alla proposta di legge.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il collega Rotelli. Ne ha facoltà.

MAURO ROTELLI (FDI). Grazie, Presidente. Un saluto a lei e ai sottosegretari. In questo emendamento 1.33 della collega Varchi, a cui voglio aggiungere anche la mia firma, mi associo a tutte le motivazioni che sono state date dall'intervento del collega Palmieri, e lo faccio perché Antonio, con l'intervento che ha fatto in Aula, ha fatto capire, con degli esempi assolutamente pratici, come un testo, anche animato, magari, da buona intenzione, possa diventare un corto circuito. Portare a delle situazioni reali, quotidiane l'esempio del suicidio, del tentato suicidio, l'esempio stesso della vaccinazione e della scelta autonoma che, attraverso questo articolo si vuole portare avanti, può fare in modo che il risultato finale della scelta stessa sia contrario all'obiettivo che il provvedimento si prefigge. Per questo motivo, chiedo di apporre la mia firma all'emendamento 1.33 della collega Varchi e invito gli altri colleghi a sostenerlo (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia )

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il collega Orsini. Ne ha facoltà.

ANDREA ORSINI (FI). Grazie, Presidente. Mi permetto di citare ancora una volta il collega Trizzino, che ascolto sempre con grande attenzione, perché ha il merito di porre le questioni con chiarezza nei loro termini netti. Il collega Trizzino ha detto, sostanzialmente - lo cito a memoria, ma il senso è questo -, che questa legge serve a garantire il diritto di scegliere come e quando morire. Se questo è il senso di questa legge, allora, evidentemente, non hanno alcun senso tutte le limitazioni, gli accorgimenti, le cautele, le burocrazie che vengono inseriti nell'articolato successivo; non ha nessun senso il tentativo di compromesso, pure ammirevole, pure apprezzabile, che ha voluto il relatore Bazoli. Non hanno nessun senso, perché su questo principio, sul principio che scegliere come e quando morire sia un diritto della persona, non saremo mai d'accordo, non saremo mai d'accordo nel definirlo un principio liberale, un principio compatibile con la nostra Costituzione.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il collega Alessandro Pagano. Ne ha facoltà.

ALESSANDRO PAGANO (LEGA). Presidente, questo emendamento mi consente di fare una riflessione sul principio del legame, perché i rapporti umani sono basati sui legami padre-figlio, marito-moglie, sorella-sorella, amico-amica-amici. Tutti noi siamo, di fatto, legati da rapporti.

Ebbene, io lo vorrei, soprattutto a vantaggio della mia parte, di solito abbiamo ragionato verso l'emiciclo opposto cercando di convincerli, almeno con argomenti, adesso invece vorrei parlare alla mia parte, per fare capire che cosa è successo negli ultimi 8 anni. Ho provato a fare un breve excursus con tutte le leggi che sono state approvate in questo Parlamento per eliminare il principio del legame e per esaltare il principio dell'autodeterminazione, che, poi, altro non significa che l'affrancamento delle relazioni umane, dei vincoli di responsabilità e, persino, della dipendenza verso la realtà.

La sequenza è impressionante. Nel 2014-2015 sono state approvate la legge n. 162 e la legge n. 55, che hanno reso facilissima la risoluzione del legame matrimoniale, derubricandolo, di fatto, a un fatto privato. È più difficile cambiare il contratto con Telecom che tagliare…Presidente…un rapporto matrimoniale. Nel 2016, la legge n. 76 ha costruito modelli familiari senza legami stabili. Nel 2017, la legge n. 219 ha esplicitamente trasformato il diritto alla vita in una “vita dignitosa”, tra virgolette, ovviamente, lo dico, perché sappiamo bene che cosa ha prodotto. Nel 2018 e nel 2019, la Consulta ha ordinato al Parlamento di consentire per legge il suicidio medicalmente assistito. Nel 2020, il Ministero della Salute ha avviato la privatizzazione dell'aborto e la Camera ha licenziato il ddl Zan, con il tentativo di imporre, quindi, il soggettivismo e il relativismo più esasperanti, tipici dell'ideologia gender.

Nel 2021, una sentenza della Corte di cassazione, del 31 marzo, ha aperto una breccia per la maternità surrogata. Qui dobbiamo comprenderci: c'è un progetto e c'è un processo e dobbiamo prendere atto che tutte le cose che abbiamo detto sono avvenute, non nell'arco di 50 anni, ma nell'arco di 7 anni. Io penso che una riflessione seria questo Parlamento la debba fare - certamente la dobbiamo fare tutti noi -, prendendo coscienza di quello che sta accadendo. Infatti, quando viene meno il principio di responsabilità - ecco perché ciò si lega anche all'emendamento e mi sono permesso di fare questo intervento proprio adesso –, la mattina chiunque può fare tutto, in assenza di un'autentica forma di controllo e di assistenza nei confronti del malato. Infatti, come dice Umberto Veronesi, non ho mai visto, nella mia vita, una persona chiedere di essere soppressa, nel momento stesso in cui c'è la famiglia vicino – e, quindi, deve essere aiutata la famiglia - e lo Stato che assiste. Se mancano la famiglia e lo Stato, certo che chiunque la mattina si alza e dice: la voglio fare finita con la mia vita, visto che sto soffrendo, visto che ho problemi. Sono riflessioni serie, nei confronti di un progetto liberal, di un progetto da cui alcuni, che anche si dichiarano eticamente in una certa maniera, si sono fatti soggiogare, proprio da questo tipo di impostazione culturale. È giusto che si conosca e si razionalizzi e si comprenda come combattere questo tipo di fenomeno, prettamente ideologico.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la collega Lucaselli. Ne ha facoltà.

YLENJA LUCASELLI (FDI). Presidente, io credo che anche questo emendamento della collega Varchi riporti all'attenzione una parte del dibattito che obiettivamente oggi è mancata, che è quella sulle cure palliative, sull'esistenza di una normativa di riferimento, che in questo testo non viene assolutamente considerata. Anche questo emendamento riporta l'attenzione e fa in modo che l'Aula possa focalizzare la propria percezione di questa norma su una serie di questioni, che non hanno a che fare solo ed esclusivamente con l'etica, ma hanno a che fare, ovviamente, anche con la regolamentazione di diritto.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il collega Prisco, che non vedo in Aula. Ha chiesto di parlare la collega Montaruli. Ne ha facoltà.

AUGUSTA MONTARULI (FDI). Grazie, Presidente. Io credo che questo emendamento rappresenti un po' il cuore ed anche lo spartiacque delle diverse sensibilità che ci sono in quest'Aula rispetto al tema. Infatti, è portato avanti da una forza politica e da varie sensibilità, che ritengono che la vita sia una, che qualcuno ce la dà e che quel qualcuno che ce la toglie, non possiamo essere noi stessi. È un'idea fondata su un valore profondo, su una sensibilità profonda, che non ammette critiche in tal senso, nel rispetto reciproco del pensiero. Per questo voglio sostenere fortemente questo emendamento, apponendo la mia firma insieme a quella degli altri colleghi (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il collega Maschio. Ne ha facoltà.

CIRO MASCHIO (FDI). Grazie Presidente. Abbiamo cercato, con altri emendamenti, di affermare come il ricorso alle cure palliative sia una precondizione necessaria e non un elemento superfluo. A logica conseguenza di quella nostra finalità sta questo emendamento, che vuole intervenire sulla finalità, oltre che sulla sostanza di questa proposta di legge, al fine di ribadire che il primo obiettivo di questa proposta non deve essere quello di perseguire l'obiettivo di porre fine volontariamente e autonomamente alla propria vita, ma deve essere, in primo luogo, quello di tutelare e di assistere la persona, in determinate condizioni, nella sua sofferenza.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il collega D'Ettore. Ne ha facoltà.

FELICE MAURIZIO D'ETTORE (CI). Solo per ricordare, che è stata appena pubblicata, oggi, la sentenza n. 50 del 2022 della Corte costituzionale sull'inammissibilità del quesito referendario, che riguardava questi temi. È stata dichiarata la natura costituzionalmente necessaria della norma oggetto del quesito e, quindi, l'impossibilità della sua abrogazione.

Attenzione, stiamo parlando di norme costituzionalmente necessarie. Si dice anche, nella sentenza, in maniera chiarissima, che l'esigenza di tutela della vita umana contro la collaborazione da parte di terzi a scelte autodistruttive del titolare del diritto, che possono risultare, comunque sia, non adeguatamente ponderate - ecco il senso dell'emendamento - va oltre la stessa categoria dei soggetti vulnerabili. Quindi, è estesa. Attenzione, la sentenza è stata pubblicata: ci sono elementi che vanno valutati, in ordine anche all'esatta definizione delle norme che stiamo in questo momento raccogliendo, nelle varie opzioni politiche.

PRESIDENTE. Concluda.

FELICE MAURIZIO D'ETTORE (CI). È appena stata pubblicata e, quindi, ritengo che sia forse necessario rinviare questa seduta e continuare a ragionare anche sul fatto che alcune norme, dichiaratamente, hanno una natura necessariamente coessenziale all'indirizzo costituzionale. Vorrei che a questo punto si ragionasse ancor di più anche su questo.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il collega Giovanni Russo. Ne ha facoltà.

GIOVANNI RUSSO (FDI). Grazie, signora Presidente. Anch'io mi associo all'appello del collega D'Ettore, a rinviare necessariamente l' esame della legge in oggetto, perché la pubblicazione della sentenza apre nuovi percorsi di analisi. Ma la cosa più importante è che io vorrei sottoscrivere questo emendamento, perché partiamo dal presupposto che la vita è un bene non disponibile e, soprattutto, perché, seppure, per assurdo, volessimo calarci nei panni della persona che dovrebbe chiedere di porre fine volontariamente e autonomamente alla propria vita, noi dovremmo chiederci: perché questa persona lo fa, oltre al dolore e all'esito infausto della patologia che gli viene diagnosticata? Per solitudine? Per un'errata interpretazione della realtà? Per l'abbandono da parte dello Stato? Per considerazioni economiche, magari perché un malato può sentirsi un peso per la sua famiglia? Alla luce di queste considerazioni, signora Presidente, io chiedo che venga ad essere votato a larga maggioranza questo emendamento, soprattutto in considerazione della sentenza che ha citato il collega.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il collega Donzelli. Ne ha facoltà.

GIOVANNI DONZELLI (FDI). Grazie, Presidente. Mi permetto di dire, rispetto al collega Trizzino e quindi all'emendamento di cui stiamo parlando, che ci sarebbe massima disponibilità, da parte nostra, a riflettere su una legge per dare l'opportunità e la possibilità a tutti di scegliere come e quando soffrire il meno possibile. Su questo saremmo disponibili. Ma se qualcuno pensa, per legge, di dare il diritto di scegliere come e quando morire, è un'illusione, perché altrimenti vorremmo tutti morire a 200 anni, senza soffrire e non è possibile stabilirlo per legge. Quindi, crearsi l'illusione che, con legge, si possa decidere come e quando morire è impossibile. Cerchiamo, invece, di fare una buona legge, per vedere se è possibile come e quando soffrire il meno possibile. Su questo, laicamente, siamo a disposizione.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il collega Magi. Ne ha facoltà.

RICCARDO MAGI (MISTO-A-+E-RI). La ringrazio, Presidente, intervengo solo perché ho ascoltato alcuni interventi dei colleghi. Credo che sia comprensibile che, dopo molte ore di dibattito, si sia anche un po' a corto di argomenti. In particolare, abbiamo ascoltato il riferimento all'inammissibilità del quesito referendario, le cui motivazioni sono state pubblicate oggi pomeriggio. Credo sia importante ricordare che quel quesito interessava un altro articolo del codice penale, rispetto a quello che è oggetto di questo intervento. Vado al di là delle valutazioni che si possono fare su quello che il collega D'Ettore ha riportato, ovvero che la Corte ha sostenuto essere un contenuto di quell'articolo costituzionalmente necessario. Vale la pena ricordare che è talmente tanto necessario quell'articolo, che ha trovato, dal codice Rocco in poi, pochissime applicazioni concrete. Ma, soprattutto, qui parliamo di tutt'altra materia e, soprattutto, è esattamente nell'intervento che il Parlamento fa che può trovare spazio, e deve trovare spazio, quello che non era possibile fare attraverso un intervento di tutta evidenza esclusivamente abrogativo.

Però non vorrei che dagli interventi dei colleghi - anche io penso che dovremo chiudere qui la seduta oggi, ma per un motivo di orologio, non certo per quello che ha detto la Corte - ora si venga a dire addirittura che la Corte costituzionale, dopo avere per l'ennesima volta cassato un referendum giudicando inappropriatamente, a giudizio di chi parla, la normativa di risulta, ora possa addirittura giudicare una normativa preventivamente, mentre il Parlamento ancora la sta valutando. Questo per dare delle suggestioni sulle valutazioni dei compiti della Corte che credo che dovrebbero stare molto a cuore a questo Parlamento, ma almeno che non devono essere utilizzate strumentalmente per impedire che quando, raramente, il Parlamento prova a fare quello che deve fare, adesso si utilizzi anche quello che la Corte ha detto sul referendum per impedirlo (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Azione-+Europa-Radicali Italiani).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la collega Bologna. Ne ha facoltà.

FABIOLA BOLOGNA (CI). Grazie, Presidente. Insomma, a conclusione di questa giornata una soddisfazione: sono contenta che l'onorevole Magi, finalmente, dopo tutta la campagna referendaria, abbia detto che quello di cui stiamo parlando oggi non c'entra niente con il referendum, dopo avere propalato per mari e per monti questa mancanza di chiarezza e trasparenza con i cittadini, un'ambiguità che è stata utilizzata anche nello slogan per la raccolta delle firme per il referendum. Quindi sono contenta che abbia fatto coming out anche lui e abbia detto finalmente che il referendum non c'entra nulla con questa norma, lui e chi rappresenta lui, naturalmente.

La norma posta all'attenzione del Parlamento è una parziale deroga all'articolo 580, lo voglio ricordare, l'istigazione o l'aiuto al suicidio, che è ben diversa dal famoso “liberi fino alla fine”, articolo 579, il reato di omicidio proposto dal quesito del referendum e che la Corte fortunatamente ha respinto, perché sarebbe venuta meno la tutela minima necessaria della vita umana (Applausi dei deputati del gruppo Coraggio Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il collega Bagnasco. Ne ha facoltà.

ROBERTO BAGNASCO (FI). Credo che per questioni di tempo la giusta indicazione che ha dato l'onorevole D'Ettore verrà sicuramente accolta; accolta nei fatti, anche se non nel principio. Quello che voglio invece dire è che ritengo, senza strumentalizzazioni di nessun genere, che questa sentenza che oggi è uscita, che potremo esaminare e che potranno evidentemente esaminare molto meglio coloro i quali sono esperti nella materia, potrebbe essere e dovrà essere “attenzionata” da questo Parlamento. Qui non si tratta, cari colleghi, in qualche modo di abdicare alle nostre prerogative, non ne abbiamo alcuna intenzione. Oggi, e non solo oggi, in queste giornate, stiamo lavorando proprio per ridare al Parlamento quelli che sono i compiti del Parlamento. Questo non toglie, evidentemente, che dobbiamo vivere al di fuori di quelle che sono le indicazioni evidentemente di un organismo importante e fondamentale del nostro Stato come la Corte Costituzionale. Le esamineremo, le vedremo; vedremo se ci saranno evidentemente dei punti di collegamento con quanto stiamo vedendo oggi e lo faremo con la massima serenità, come mi auguro che faremo in serenità la prosecuzione di questo dibattito.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.33 Varchi, con il parere contrario delle Commissioni e il Governo che si rimette all'Aula.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 11).

Essendo giunti in prossimità delle ore 19, interrompiamo, a questo punto, l'esame del provvedimento, che, come stabilito in sede di Conferenza dei presidenti di gruppo, riprenderà nella seduta di martedì 8 marzo, a partire dalle ore 15.

La seduta è sospesa e riprenderà alle ore 19,05.

La seduta, sospesa alle 19, è ripresa alle 19,05.

Informativa urgente del Governo in merito alla cessione dei bonus edilizi.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di un'informativa urgente del Governo in merito alla cessione dei bonus edilizi.

Dopo l'intervento del rappresentante del Governo, interverranno i rappresentanti dei gruppi - per 7 minuti ciascuno - e delle componenti politiche del gruppo Misto - per 2 minuti ciascuno - in ordine decrescente, secondo la rispettiva consistenza numerica.

(Intervento del Ministro dell'Economia e delle finanze)

PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il Ministro dell'Economia e delle finanze, Daniele Franco.

DANIELE FRANCO, Ministro dell'Economia e delle finanze. Grazie, Presidente. Onorevoli deputati, innanzitutto vi ringrazio per l'opportunità di fornire un quadro sulla cessione dei cosiddetti bonus edilizi. In questo mio intervento mi concentrerò sul funzionamento del meccanismo di cessione, sull'ampiezza e sulla natura di alcuni elementi critici emersi e su come il Governo sia intervenuto per modificare tale meccanismo, al fine di contrastare gli abusi.

I cosiddetti bonus edilizi sono detrazioni fiscali riconosciute ai soggetti che investano in alcune tipologie di lavori, come le ristrutturazioni edilizie e la riqualificazione energetica.

L'obiettivo delle detrazioni è il miglioramento qualitativo degli edifici, anche sotto il profilo del consumo di energia e della sicurezza sismica.

La detrazione è calcolata applicando un'aliquota alle spese sostenute per gli interventi realizzati; l'aliquota varia per le diverse tipologie di lavori tra il 50 e il 110 per cento.

Ricordo i principali incentivi edilizi che sono il cosiddetto superbonus, con aliquota al 110 per cento, l'ecobonus per la riqualificazione energetica, il bonus casa, al 50 per cento, il sisma bonus e il bonus facciate, al 90 per cento e al 60 per cento per le spese sostenute nel 2022.

La fruizione della detrazione è ripartita in più anni - da 4 a 5 per il superbonus a 10 per gli altri - e può essere effettuata direttamente da parte del beneficiario, che può in tal modo ridurre le imposte dovute, così come liquidate nella propria dichiarazione dei redditi, ripartendo le detrazioni su più anni; da parte di un altro soggetto questo può avvenire in due modi: il beneficiario può infatti richiedere uno sconto in fattura, riconosciuto direttamente dal fornitore, oppure cedere il credito corrispondente alla detrazione. In questo caso fruisce della detrazione colui che acquisisce il credito fiscale, anche in questo caso ripartendolo su più anni. Il vantaggio per il soggetto che ha effettuato i lavori è di beneficiare del trasferimento di risorse implicito nell'agevolazione fiscale immediatamente, anziché lungo un arco pluriennale.

Nell'informativa di oggi mi concentrerò sulla cessione dei crediti fiscali, che è stata recentemente rivista in risposta all'emersione di fenomeni illeciti molto ampi.

La cedibilità dei crediti fiscali esiste già da decenni, potendo essere effettuata mediante l'utilizzo di atti pubblici di cessione o scritture private autenticate formalmente comunicati all'Agenzia delle entrate. La cessione dei bonus edilizi nasce con la legge di bilancio 2016, per consentire ai contribuenti IRPEF incapienti di poter beneficiare delle agevolazioni fiscali per gli interventi di riqualificazione energetica di parti comuni degli edifici condominiali, in forma diversa rispetto alla detrazione in dichiarazione.

Successivamente, con la legge di bilancio per il 2017, limitatamente alle spese per interventi di riqualificazione energetica e riduzione del rischio sismico di parti comuni degli edifici condominiali, viene estesa a tutti i soggetti titolari delle detrazioni agevolabili.

La cessione originariamente prevedeva, per effetto della legge di bilancio 2016, che i soli soggetti fornitori, coloro cioè che effettuavano gli interventi oggetto dell'agevolazione, potessero essere cessionari; successivamente, l'opzione è stata estesa, con la legge di bilancio 2017, nei confronti di altri soggetti privati, ivi inclusi gli istituti di credito e gli altri intermediari finanziari.

Nel 2019, tenuto conto degli importanti volumi di cessione di crediti comunicati e dell'esigenza di tracciare le operazioni con modalità digitali per talune tipologie di cessioni, l'Agenzia delle entrate ha predisposto una piattaforma telematica, utilizzabile per comunicare le cessioni di alcuni crediti intercorse tra i contribuenti. La comunicazione della cessione del credito d'imposta alla piattaforma dell'Agenzia delle entrate serve a rendere opponibile al Fisco la cessione del credito, nonché a rendere evidente la continuità delle diverse cessioni.

La disciplina della cessione di questi crediti fiscali è stata rivista in misura significativa con il cosiddetto decreto Rilancio, il decreto-legge n. 34 del 2020. Quest'ultimo ha ampliato i casi in cui la cessione era possibile ed eliminato molte delle limitazioni allora vigenti. Alcune di queste limitazioni riguardavano la tipologia di interventi che davano origine a un credito cedibile, la platea dei soggetti a cui spettava la facoltà di cessione del credito, le categorie di possibili cessionari del credito, la possibilità di effettuare ulteriori cessioni dopo la prima. Con il “decreto Rilancio”, la possibilità di cessione dei crediti fiscali relativi ai vari bonus edilizi è stata resa pressoché illimitata; in particolare, il decreto ha previsto la possibilità di cessione senza limiti di numero di passaggi anche per banche e intermediari finanziari, ha esteso l'istituto della cessione a tutte le tipologie di lavori afferenti ai bonus eco, casa, sisma, facciate, superbonus.

Nel 2021, sono state aggiunti anche i lavori per autorimesse e posti auto condominiali e per le barriere architettoniche.

Il decreto non ha previsto specifici presidi di garanzia quali, ad esempio, quelli garantiti da visti di conformità che attestassero l'esistenza dei presupposti che danno diritto alla detrazione d'imposta - questi erano previsti solo per il superbonus 110 per cento - o l'asseverazione della congruità dei prezzi da parte del tecnico incaricato. Ciò ha trasformato i crediti d'imposta in una sorta di titolo circolante, dando vita ad un mercato di crediti non regolamentato, nel quale il collegamento con i lavori che li hanno originati, sulla base dei quali era giustificato il riconoscimento del bonus, poteva diventare labile, se non del tutto assente.

Il numero del volume dei crediti ceduti indica la portata del fenomeno. Alla fine del 2021, nel complesso, le prime cessioni e gli sconti in fattura comunicati all'Agenzia delle entrate erano quasi 4,8 milioni, di cui 0,1 milioni nel 2020 e 4,7 milioni nel 2021, per un controvalore complessivo di 38,4 miliardi di euro (0,6 nel 2020 e 37,8 nel 2021).

Una parte dei crediti ceduti è già stata fruita dai cessionari, portandoli in compensazione.

Come già detto, la fruizione può avvenire per una quota del credito d'imposta che, in genere, deve essere ripartito in 4, 5 o 10 anni, a seconda del tipo di bonus. Al 23 febbraio scorso, le compensazioni hanno riguardato un volume pari a 2,1 miliardi.

Passiamo alle irregolarità e alle frodi: a fronte di volumi così imponenti, l'attività di analisi e controllo, svolta dall'Agenzia delle entrate, le indagini della Guardia di finanza, cui si sono aggiunte le segnalazioni di cittadini vittime inconsapevoli di raggiri, hanno fatto emergere irregolarità e abusi. Questi ultimi hanno riguardato la creazione, anche da parte di organizzazioni criminali ramificate su tutto il territorio nazionale, di crediti d'imposta inesistenti, per importi di diversi miliardi. Questi, dopo articolate concatenazioni di cessioni a società e a persone fisiche interposte, sono stati, in parte, ceduti e, dunque incassati, presso istituti di credito o altri intermediari finanziari. In alcuni casi, i proventi delle frodi sono stati trasferiti all'estero.

Le ripetute cessioni dei crediti sono state chiaramente preordinate a ostacolare i controlli e l'accertamento delle responsabilità dei soggetti coinvolti, rendendo, al contempo, difficoltosa per chi acquistava i crediti in buona fede e, in particolare, per gli istituti di credito l'effettuazione di una corretta due diligence sui profili soggettivi e oggettivi delle operazioni.

Le cessioni hanno registrato un forte aumento dal settembre 2021. Già in estate i volumi segnalavano una crescita; in media, circa 2 miliardi e mezzo al mese, in giugno, luglio, agosto; in settembre, le cessioni salivano a 4,4 miliardi e raggiungevano un valore di oltre 7 miliardi in dicembre. Nel complesso, tra settembre e dicembre, sono stati ceduti 23,6 miliardi, a fronte di 11,4, nel periodo gennaio-agosto.

L'Agenzia delle entrate, al fine di monitorare il fenomeno, ha attivato un'apposita task force in sinergia con la Guardia di finanza. Grazie all'attività di analisi, l'Agenzia ha concentrato l'attenzione sulle operazioni che presentavano indici di rischio significativi, riuscendo a intercettare operazioni fraudolente.

La normativa vigente, prima del decreto-legge n. 157 dell'11 novembre 2021, non consentiva, tuttavia, un sistematico controllo preventivo da parte dell'amministrazione finanziaria. L'Agenzia ha comunicato le ipotesi di reato riscontrate alle competenti autorità giudiziaria. Le frodi vedono coinvolti circa 300 soggetti; le successive indagini sono state delegate alla Guardia di finanza che, in alcuni contesti, ha avviato anche autonome investigazioni. Importanti indagini sono in corso a Roma, Napoli, Rimini, Foggia, Perugia e in altre sedi giudiziarie.

Le autorità giudiziarie, condividendo gli esiti delle analisi svolte dall'Agenzia e dalla Guardia di finanza, hanno successivamente sottoposto a sequestro i crediti ceduti nell'ambito delle frodi riscontrate, impedendo, quindi, il loro utilizzo da parte dei soggetti cessionari, acquirenti dei relativi crediti. Tali crediti, rappresentando il corpo del reato contestato, sono inutilizzabili, in costanza di sequestro, dal cessionario anche in buona fede che può, pertanto, solo tentare di rivalersi nei confronti del cedente. Come evidenziato più avanti con il decreto-legge n. 13 del 2022, sono stati effettuati alcuni interventi specifici per tutelare i cessionari.

Alcuni esempi possono aiutare a chiarire l'entità e le modalità degli illeciti emersi nel corso dei controlli. In un caso, sono state individuate due società, gestite dalle medesime persone, che, nell'arco di pochi mesi, hanno emesso reciprocamente fatture per anticipi di lavori mai effettivamente realizzati per un importo di circa mezzo miliardo. Da dette operazioni sono stati poi generati indebiti crediti d'imposta - in seguito ceduti e, dunque incassati - presso intermediari finanziari. In particolare, parte dei crediti è stata ceduta a persone fisiche compiacenti, per lo più nullatenenti e tutte residenti nel medesimo comune o facenti parte del medesimo gruppo familiare, che hanno poi incassato il controvalore del credito da un intermediario finanziario.

In un altro caso, un soggetto nullatenente ha dichiarato, nel mese di dicembre 2021, di aver acquistato sei milioni di crediti connessi con bonus edilizi da un altro soggetto, anch'egli nullatenente, sconosciuto al fisco.

Emblematica l'operazione della Guardia di finanza di Rimini che, lo scorso 31 gennaio, ha eseguito 35 misure cautelari personali e 23 misure interdittive nei confronti di un sodalizio criminale ramificato su tutto il territorio nazionale che ha creato e commercializzato falsi crediti di imposta per 440 milioni.

Le casistiche riscontrate evidenziano importanti aspetti problematici anche con riferimento alle modalità di recupero dell'indebito credito. L'amministrazione finanziaria, al fine di recuperare le somme frutto della condotta illecita può agire esclusivamente in capo al beneficiario originario. La responsabilità del cessionario del credito d'imposta - anche intermedio - infatti è limitata esclusivamente all'ipotesi di concorso nella violazione oppure di utilizzo irregolare del credito. La mancanza di presidi adeguati, fatti salvi quelli della normativa antiriciclaggio, comunque vigenti e operanti, ha inciso anche sull'attività degli intermediari. In particolare, la circolazione dei crediti d'imposta, qualora attuata mediante una catena di cessioni particolarmente articolata e simulata con perizia, rendeva complesso per l'intermediario finanziario valutare, nell'esercizio della diligenza professionale, la liceità dell'operazione, con il rischio di prendere parte involontariamente a condotte fraudolente, contigue anche al riciclaggio di denaro.

Molti intermediari hanno agito proattivamente, richiedendo ai cedenti informazioni sulla base di dettagliate checklist al fine di acquisire comunque la documentazione volta a verificare la spettanza del credito, a prescindere dal posizionamento nella catena di cessione.

Sono state utilizzate anche società di revisione esterne; i controlli miravano a evitare di acquistare crediti per i quali sarebbero emersi problemi relativi alla normativa antiriciclaggio. Fino a oggi, l'attività di analisi e controllo ha consentito all'Agenzia delle entrate e alla Guardia di finanza di individuare un ammontare complessivo di crediti di imposta inesistenti pari a circa 4,4 miliardi, di cui quasi la metà, circa 2 miliardi, già ceduti e incassati. A questi 4,4 miliardi deve essere aggiunto un altro miliardo, la cui sospensione è in corso di perfezionamento.

Più in dettaglio, 2,3 miliardi sono oggetto di sequestri preventivi da parte dell'autorità giudiziaria, a seguito di segnalazione dell'Agenzia delle entrate e della Guardia di Finanza; 160 milioni sono stati sospesi e scartati dall'Agenzia sulla piattaforma “cessione crediti”, per effetto delle disposizioni del recente “decreto Antifrode”, che, come dirò più avanti, consentono ora all'Agenzia di effettuare il controllo preventivo in presenza di profili di rischio; i restanti importi - circa 2 miliardi - sono oggetto di indagini in corso e di richieste di sequestro preventivo inoltrate alle competenti autorità giudiziarie.

Le frodi - i 4,4 miliardi menzionati sopra - riguardano prevalentemente i crediti relativi al bonus facciate (46 per cento del totale) e l'ecobonus (34 per cento). Le frodi legate al superbonus sono, invece, relativamente meno diffuse, grazie anche al meccanismo del visto di conformità e dell'asseverazione, applicabile a tale tipologia di bonus edilizio sin dall'origine. Si evidenzia, inoltre, che, contrariamente agli altri bonus edilizi, per il bonus facciate la norma non ha previsto un limite massimo di spesa oltre il quale l'intervento non gode più del beneficio fiscale.

Oltre i tre quarti dei 4,4 miliardi di crediti d'imposta, diciamo inesistenti, fanno riferimento a segnalazioni in piattaforma effettuate tra settembre e dicembre del 2021. L'attività di analisi e controllo ha cominciato ad essere efficace sin da subito.

Già nell'ottobre scorso sono emerse frodi per 0,7 miliardi, ulteriori 1,2 e 2,3 miliardi sono stati intercettati rispettivamente in novembre e in dicembre. Considerato il numero elevato di cessioni, il Nucleo speciale Entrate della Guardia di finanza sta supportando l'Agenzia delle entrate nelle attività di analisi finalizzate alla sospensione delle comunicazioni di cessione a rischio.

La risposta del Governo: l'entità delle frodi ha spinto il Governo ad adottare contromisure a tutela dell'erario e, più in generale, dei cittadini che, nel pieno diritto, intendono accedere alle agevolazioni loro spettanti.

Sul piano normativo, una prima azione si è registrata con il decreto-legge n. 157 del novembre 2021, poi confluito nella legge di bilancio. Il visto di conformità, che attesta la sussistenza dei presupposti che danno diritto alla detrazione d'imposta e l'asseverazione della congruità dei prezzi da parte di professionisti abilitati, che erano prima previsti solo per il superbonus, sono stati estesi anche agli altri bonus edilizi, nel caso di cessione. In tal modo, chi acquisterà il credito avrà la possibilità di verificare direttamente i requisiti e la documentazione a supporto.

Si è, inoltre, dotata l'Agenzia delle entrate di strumenti di controllo più efficaci, con meccanismi di sospensione della funzione dei crediti ceduti in presenza di determinati profili di rischio. Prima dell'introduzione della normativa sopra richiamata, l'Agenzia non disponeva di tutti i poteri di intervento in via preventiva, ma poteva, ai meri fini fiscali, solo agire a posteriori, con il rischio di non riuscire più a recuperare le somme indebitamente percepite.

I controlli preventivi avvantaggiano anche i cessionari in buona fede. In caso di sequestro di crediti inesistenti da parte dell'autorità giudiziaria, tali crediti diventano inutilizzabili. All'intermediario non resta che rivalersi nei confronti del cedente.

Sulla materia della cedibilità, un secondo intervento è stato perfezionato in gennaio con il DL n. 4 del 2022. Il decreto ha limitato il numero delle cessioni, lasciando comunque la possibilità dello sconto in fattura. Al contribuente beneficiario della detrazione o all'impresa che ha effettuato lo sconto in fattura è consentito di cedere i crediti solo a un ulteriore soggetto, ivi compresi gli intermediari finanziari, senza possibilità di successiva cessione.

Per rendere graduale il passaggio alle nuove regole è stato previsto un regime transitorio, per cui i crediti che alla data del 7 febbraio 2022 sono stati oggetto di sconti in fattura o cessione del credito possono essere oggetto esclusivamente di un'ulteriore cessione ad altri soggetti.

La normativa sulla cessione dei crediti è stata, da ultimo, modificata con il decreto-legge n. 13 del 25 febbraio 2022, approvato dal Consiglio dei Ministri il 18 febbraio ed entrato in vigore il 26 febbraio. Per effetto di quest'ultimo decreto-legge sono consentite due ulteriori cessioni, solo se effettuate a favore di intermediari finanziari vigilati, ossia banche intermediarie finanziarie iscritte all'albo previsto dall'articolo 106 del Testo unico delle leggi in materia bancaria e creditizia, società appartenenti a un gruppo bancario, imprese di assicurazione autorizzate ad operare in Italia.

Inoltre, i crediti derivanti dall'esercizio delle opzioni non possono formare oggetto di cessioni parziali successivamente alla prima comunicazione dell'opzione all'Agenzia delle entrate.

È previsto, altresì, che al credito ceduto sia attribuito un codice identificativo univoco, da indicare nella comunicazione delle eventuali successive cessioni, in modo da poter essere tracciato. Tali disposizioni si applicano a partire dalle comunicazioni della prima cessione del credito dello sconto in fattura, inviate all'Agenzia delle entrate a partire dal 1° maggio 2022.

L'articolo 2 dello stesso decreto-legge interviene, inoltre, sul quadro delle misure sanzionatorie contro le frodi in materia di erogazioni pubbliche. Le misure riguardano i tecnici abilitati per le asseverazioni, nel caso espongano informazioni false, omettano di riferire informazioni rilevanti sui requisiti tecnici del progetto di intervento o sull'effettiva realizzazione dello stesso, oppure attestino falsamente la congruità delle spese. Se il fatto è commesso al fine di conseguire un ingiusto profitto, per sé o per altri, la pena è aumentata.

Inoltre, al fine di garantire ai clienti del tecnico abilitato e al bilancio dello Stato il risarcimento dei danni eventualmente provocati dall'attività prestata, si prevede che i soggetti che rilasciano attestazioni o asseverazioni debbano stipulare una polizza di assicurazione della responsabilità civile per ogni intervento comportante attestazioni o asseverazioni.

Con il medesimo decreto-legge, al fine di tutelare i cessionari i cui crediti sono stati sequestrati dall'autorità giudiziaria e poi dissequestrati, i termini per l'utilizzo dei crediti d'imposta cedibili ai sensi del decreto-legge Rilancio, oggetto del sequestro, sono aumentati di un periodo pari alla durata del sequestro medesimo, fermo restando il rispetto del limite annuale di utilizzo dei predetti crediti.

Concludendo, il potenziamento delle agevolazioni edilizie e la facilitazione delle cessioni dei crediti d'imposta miravano ad accrescere la qualità e l'efficienza energetica del patrimonio abitativo e a sostenere il settore delle costruzioni quale attore fondamentale per la ripresa economica del Paese. Sono finalità molto importanti.

L'intervento per le cessioni ha, tuttavia, consentito l'emergere di condizioni particolarmente permeabili a comportamenti illeciti. L'esito delle frodi e il potenziale danno per l'erario derivante dalle false cessioni hanno assunto proporzioni estremamente rilevanti. L'onere, oltre che per i contribuenti, potrebbe essere significativo anche per gli intermediari che hanno acquisito crediti falsi, di cui potrebbero non riuscire mai a fruire.

La rilevanza e la diffusione delle frodi, che non mette in discussione l'utilità dello strumento dei bonus fiscali e della loro cessione, ha imposto, a tutela dei conti dello Stato e dei contribuenti, l'attivazione di contromisure volte a contrastare e prevenire i comportamenti illeciti e, contestualmente, a consentire ai cittadini onesti di fruire della misura agevolativa.

L'azione del Governo mira a 3 obiettivi fondamentali: in primo luogo, eradicare gli abusi, creando un contesto normativo efficace nel prevenire le frodi e nel favorire un tempestivo tracciamento delle operazioni; in secondo luogo, recuperare le somme illecitamente incassate ed evitare che operazioni caratterizzate da profili di rischio vengano portate a termine; in terzo luogo, assicurare il pieno e ordinato funzionamento del meccanismo delle cessioni, a tutela dei contribuenti e delle imprese che operano nel settore con professionalità e diligenza.

A questo testo, che vi consegneremo, abbiamo allegato una serie di tavole statistiche, che danno conto numericamente di quanto accaduto. Vi ringrazio (Applausi).

(Interventi)

PRESIDENTE. Passiamo agli interventi dei rappresentanti dei gruppi e delle componenti politiche del gruppo Misto.

Ha chiesto di parlare il deputato Luca Sut. Ne ha facoltà.

LUCA SUT (M5S). Grazie, Presidente. Grazie, Ministro Franco, per le informazioni di cui ci ha reso partecipi. Mi lasci dire, dopo le sue parole, mi chiedo ancora e ci chiediamo ancora perché il superbonus sia stato associato alle frodi, in particolare dal Presidente Draghi. Definirei quasi paradossale la circostanza che ci porta qui oggi, in quest'Aula, a chiedere conto a lei e al Governo delle frodi finora riscontrate dall'Agenzia delle entrate. Ricordo ancora l'ironia e gli attacchi che abbiamo subito quando abbiamo previsto controlli e asseverazioni per la nostra misura. Ci dicevano che accedere al superbonus 110 per cento sarebbe stato impossibile, che era tutto complicato e farraginoso, che, per come lo avevamo strutturato, nessun cittadino avrebbe utilizzato l'agevolazione per l'efficientamento energetico e l'adeguamento sismico degli edifici. Poche settimane dopo, invece, ci siamo ritrovati a subire l'accusa contraria, con alcuni media e lo stesso Presidente Draghi che associavano il superbonus alle cifre miliardarie oggetto delle frodi. D'improvviso, quell'impalcatura di controlli, prima giudicata farraginosa, sembrava non essere mai esistita. Un attacco di cui davvero non comprendiamo le ragioni e non solo perché oggi viene riconosciuto e confermato, anche se forse prima non l'ha proprio citato, che il 3 per cento di quelle frodi è collegato al 110 per cento, ma anche perché - e vale la pena ricordarlo - lo scorso novembre, proprio lei, signor Ministro, e lo stesso Presidente Draghi avete esteso le misure di verifica e controllo, che noi abbiamo previsto per il superbonus, anche agli altri bonus edilizi; un'estensione che, come ci ha confermato recentemente in Commissione anche il sottosegretario Freni qui presente, ha dato ottimi risultati. In ogni caso, noi siamo per la tolleranza zero nei confronti di chi mette in campo ogni tipo di frode, a maggior ragione quando in ballo ci sono soldi pubblici. Dunque, ben vengano norme che eliminano ogni rischio di condotta illecita, ma se non si entra nel dettaglio dei numeri e se non si distingue, nel calderone dei bonus, quale funziona e quale no, sarà poi impossibile intervenire con efficacia.

Possiamo, e dobbiamo, fare sempre meglio e di più sul piano normativo, per impedire questo tipo di illeciti che lei ci ha elencato, magari introducendo, appunto, anche per gli altri bonus, in particolare per il bonus facciate, che rappresenta la maggior parte di quelle frodi, la stessa documentazione pensata per il superbonus. Introdurre limitazioni, invece, che minano il funzionamento di questa agevolazione, come è avvenuto per il blocco delle cessioni, che lei ha citato prima, con il penultimo decreto che avete emanato, non è né fare meglio né fare di più. Eppure avete deciso di farlo, Ministro, in completa autonomia e senza confrontarvi né con il Parlamento né con le categorie interessate, quella stragrande maggioranza di imprese e tecnici seri che hanno poi dovuto subire, e subiscono ancora oggi, purtroppo, le conseguenze di questo blocco.

Certo, con il decreto del 18 febbraio avete aggiustato il tiro - questo lo riconosciamo -, ma ora bisogna recuperare il tempo perduto. Con la legge di conversione del “decreto Sostegni ter”, al Senato, dobbiamo intervenire per rendere più fluida la circolazione di tutti i crediti derivanti dai bonus edilizi e per dare più tempo a chi ha bloccato progetti e cantieri a causa dell'ennesimo stop provocato, appunto, dall'intervento del Governo. È uno stop che ci è costato già troppo, anche confermato dall'osservatorio di ANCE. Se lo scorso anno il settore è cresciuto del 16,4 per cento rispetto al 2020, quest'anno si prevede al più una stabilizzazione sui livelli del 2021. Un colpo davvero pesante per la nostra economia, per giunta in una fase molto complicata prima per la pandemia e oggi per questa guerra purtroppo in corso. È un colpo pesante anche per l'occupazione e per il raggiungimento dei target di efficientamento energetico e di riduzione delle emissioni, nonché per la rivalutazione del patrimonio edilizio e per la regimazione delle nostre città.

Sia chiaro, Ministro: il MoVimento 5 Stelle non difende questa misura per interessi di bottega. Il superbonus non è nostro, ma è frutto dell'ascolto e della collaborazione tra tanti soggetti, cittadini, imprese, tecnici, professionisti e tanti tra coloro che avrà visto anche lei, in queste settimane, scendere in piazza per protestare contro le ultime modifiche che avete introdotto.

Ora che avete raccolto questa istanza, reintroducendo, appunto, la parte del meccanismo della cessione del credito per più cessioni, tutti questi soggetti hanno bisogno di tempo, come accennavo in precedenza, e soprattutto di certezze. Non è serio che un'altalena normativa getti nel panico le famiglie, che decidono di fare un piccolo investimento incentivato dai bonus, i tecnici, che realizzano progetti che poi rischiano di non vedere mai la luce, e le imprese, costrette a fermare cantieri, ordinativi e lavoratori.

Il Governo vuole che il meccanismo funzioni. Lo ha dichiarato anche il Presidente Draghi e non abbiamo ragione di dubitarne. Allora, impegniamoci a introdurre alcuni necessari aggiustamenti, sempre mettendoci in ascolto dei soggetti interessati, e poi impegniamoci a dare stabilità a queste regole nei prossimi mesi e nei prossimi anni, dando a tutti la possibilità di pianificare e programmare senza timore i nuovi cambiamenti in corso. Quali sono gli accorgimenti che servono lo abbiamo già detto: estendere anche agli altri incentivi le procedure anti-illecito previste nel superbonus; rimuovere il termine del 30 giugno prossimo per l'esecuzione del 30 per cento dei lavori del superbonus sulle unifamiliari; prorogare la scadenza entro cui questo bonus può essere fruito, andando oltre l'attuale 31 dicembre 2022.

Le nostre proposte e i nostri emendamenti sono già pronti, siedono in Parlamento e speriamo che tutte le forze politiche vogliano sostenerli. Ma in una fase così difficile per l'intera comunità internazionale, con una crisi pandemica seguita da una crisi energetica e ora da un conflitto armato, non va sottovalutato anche un altro aspetto: il superbonus si riconosce come un efficace strumento di risparmio in bolletta e di efficientamento energetico e ci sono anche dei dati riportati dal Cresme che lo evidenziano. Ma c'è più: come sappiamo, l'agevolazione dà la possibilità di installare pannelli fotovoltaici e batterie di accumulo…

PRESIDENTE. La invito a concludere.

LUCA SUT (M5S). …e questo significa autoprodurre energia e contribuire alla riduzione della dipendenza del Paese soprattutto dalle energie fossili e, quindi, dal gas.

Vado alla conclusione. Il nostro invito è di non rinunciare ad agire con lucidità anche davanti a una drammatica crisi. Cerchiamo di trarne il necessario insegnamento, il quale deve essere la via maestra per affrontarla e superarla.

PRESIDENTE. Collega, deve concludere.

LUCA SUT (M5S). L'efficientamento energetico e le ecoenergie sono le sole fonti di pace di cui disponiamo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Tullio Patassini. Ne ha facoltà.

TULLIO PATASSINI (LEGA). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghe e colleghi, Ministro Franco, rappresentanti del Governo, il 110 per cento è una misura che è stata qualificante per far ripartire il Paese dopo la crisi pandemica. L'edilizia, da alcuni anni ormai, si caratterizza per essere correttamente sostenuta con incentivi fiscali e, come lei ha ricordato, abbiamo visto sisma bonus, ecobonus, bonus casa, bonus facciate e sisma bonus rafforzato per le aree terremotate (altro argomento particolarmente importante). I dati del rapporto congiunturale Cresme sono incoraggianti: dopo un calo del 5 per cento dell'edilizia, nel 2021 abbiamo visto una crescita del 17,6 per cento, che è particolarmente importante. Purtroppo, come lei ha evidenziato, queste misure sono state accompagnate da frodi e da irregolarità. Probabilmente, come hanno evidenziato autorevoli giuristi, una stesura diversa avrebbe potuto condurre a un esito diverso, ma ormai siamo in questa fase così importante e caratteristica.

Tutte queste misure chiaramente hanno evidenziato criticità, criticità che sono importanti. Per questo giustamente, anche su impulso del gruppo Lega, che crede fortemente nella legalità, queste misure richiedono un aggiustamento ed è arrivato finalmente il “decreto Antifrodi”. Questa è una cosa importante e va evidenziata. Non pensiamo solo alla criminalità organizzata, ma anche ad altri aspetti collaterali rispetto a questa esplosione della domanda di edilizia. Come evidenziato in un documento ANCE pervenutoci, nel semestre giugno-dicembre 2021 sono nate 64 nuove imprese al giorno, il 90 per cento delle quali senza dipendenti. L'Italia ha bisogno di avere operatori qualificati che qualifichino il nostro patrimonio immobiliare. Non possiamo pensare a soggetti - per la sicurezza nei cantieri e il rispetto dei contratti di lavoro - che si improvvisano nel settore. Come giustamente qualcuno ci ha ricordato, servono tante imprese serie - e sono queste la quasi totalità - e non commercianti dell'edilizia che distruggono questo mercato (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

Lei ha evidenziato come il “decreto Antifrodi” sia intervenuto nella risistemazione della cessione del credito. Io vorrei ricordare a quest'Aula che la Lega immediatamente aveva lanciato un grido d'allarme su questo. Erano pronti emendamenti al “decreto Milleproroghe”, che sono stati superati, ovviamente, da questo decreto, perché le sane e corrette cessioni aiutano il mercato. Su questo punto è stata importante anche l'attività del sistema bancario, per cui è stato fatto un doppio livello di controllo. Questo è assolutamente apprezzabile in quanto le irregolarità vanno risolte alla radice e non ex post, perché altrimenti non ci troveremmo con irregolarità accertate pari a oltre 4 miliardi. Del resto, è importante che i professionisti asseverino, ma non possiamo far ricadere esclusivamente su di loro la colpa di un eventuale errore. Quindi, bisogna che ciascuno faccia la sua parte a partire da qualunque organo dello Stato (INPS, INAIL e ispettorato del lavoro), perché chiunque può intervenire a vario titolo in questo settore.

Chiaramente, una misura così espansiva ha evidenziato una grande domanda e una limitata offerta. Quindi, si è verificato, purtroppo, un aumento dei prezzi anche eccessivo rispetto ai normali trend di mercato. Su questo poi si è instaurato il processo difficile che sta vivendo l'Italia relativo all'aumento dei costi dell'energia, la crisi economica mondiale e il rilancio derivante dall'aumento. Quindi, giustamente è stato emanato il decreto sui costi massimi, perché bisogna porre dei limiti, ma lanciamo un grido d'allarme (la Lega oggi lancia un grido d'allarme): rischiamo di vanificare l'attività del PNRR perché, con i prezzi attuali, gli appalti non saranno appetibili per nessuna impresa, perché le imprese sono fuori mercato. Quindi, un grande intervento da parte del Governo - e su questo il gruppo Lega dà la sua disponibilità - volto a una omogeneizzazione dei prezzari e un adeguamento degli stessi.

Infatti oggi abbiamo prezzari nazionali, regionali, per settore e comunali. Su tutto ciò questa cosa è veramente importante . La misura attualmente è una misura su cui imprese, famiglie e un intero sistema si sono mossi in maniera positiva. Quindi non possiamo interrompere all'improvviso una misura di questo tipo, tuttavia, ovviamente, in modo molto chiaro e molto evidente, va accompagnato ciascun operatore, ciascuna famiglia, affinché possa vedere il proprio cantiere finito. Questo è un aspetto fondamentale, non possiamo trascurarlo.

Dopo due mesi di stop, dobbiamo pensare, quantomeno, a una proroga del 30 per cento per le villette unifamiliari, per l'avanzamento dei lavori a giugno, ma una proroga complessiva, perché questi 2 mesi sono stati mesi di paura e di blocco, in cui le imprese non hanno operato e nessuno ha stipulato nuovi contratti. Quindi, non trascuriamo questo aspetto, verifichiamo come sia possibile allungare in un tempo, ragionevolmente congruo, le scadenze, quantomeno, da un punto di vista tecnico.

Poi, diamo un segnale forte a questo Paese, come chiedono le associazioni di categoria, come chiedono tante realtà imprenditoriali e tante realtà del settore: ogni misura va resa stabile, diciamolo fortemente e diciamolo in modo chiaro a quest'Aula. Addirittura, rispetto a un 110 per cento difficile, proviamo con un 80 per cento, ma che dia certezza agli operatori per un lungo periodo e questo sarà il vero futuro di questa edilizia, perché, in questo momento, noi tutti stiamo correndo all'impazzata su un percorso che cambia di continuo, anche per le contingenze endogene ed esogene, ma rischiamo che qualcuno non arrivi al traguardo. Concludo, Presidente, grazie. Al nostro Paese, grazie anche all'edilizia, serve uno sviluppo costante e duraturo, una maratona che corriamo tutti insieme per noi, per i nostri figli e per le future generazioni (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Dal Moro. Ne ha facoltà.

GIAN PIETRO DAL MORO (PD). Grazie, Presidente. Grazie, signor Ministro, per la sua disponibilità e la chiarezza del suo intervento, che pone anche definitivamente una serie di risposte sul piano anche normativo generale. Il “110” e i bonus edilizi hanno rappresentato, in questi anni di pandemia, una grande boccata di ossigeno, dobbiamo riconoscerlo, per l'economia e per il settore edilizio in particolare. La novità dei bonus edilizi e del superbonus ha rappresentato, sul piano normativo, un'innovazione importante, comportando sin dall'inizio una serie di problemi nella stesura degli atti legislativi e regolamentari. Come detto anche da eminenti studiosi, si poteva scrivere meglio. Diciamo anche che diversi Governi ci hanno messo un po' del proprio, cambiando continuamente la normativa, basti guardare al fatto che negli ultimi tre mesi, abbiamo fatto quattro provvedimenti. Ma, poi, arriva il decreto-legge n. 13 del 2022, che, di fatto, ha allineato le regole più stringenti del superbonus alle altre cessioni delle detrazioni ordinarie, come il 50 per cento sulle ristrutturazioni, come l'ecobonus 50 e 65 per cento, il bonus facciate ridotto quest'anno al 60 per cento. Cioè, la linea di allineamento è stato il superbonus. Un racconto completamente diverso da quello che anche diversi settori della stampa ci hanno raccontato e come abbiamo sentito anche in quest'Aula.

Tutto questo perché si è accertato che il “110” era la norma più stringente in termini di trasparenza e controlli. Bene, quindi, l'estensione dell'obbligo di assicurazione per i professionisti che rilasciano asseverazioni e attestazioni, senza, però, eccedere nella parte penale, perché il settore non va criminalizzato. Bene il vincolo dell'applicazione del contratto collettivo di lavoro per le imprese incaricate per gli interventi di edilizia agevolata, voluto fortemente dal Ministro Orlando (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico) anche per cercare di mettere un argine ai troppi morti sul lavoro, anche nel settore edilizio. Bene al codice identificativo, voluto fortemente dalla nostra presidente di Commissione Martina Nardi. È una battaglia del Partito Democratico (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico): cioè si apre una pratica, c'è un codice che ti serve per tutta la vita. Era semplice. Lei, signor Ministro, ha indicato la truffa di tutti i bonus pari a circa 4,4 miliardi accertati al 31/12, come ci ha prima illustrato.

Oggi le norme sono più rigide. Infatti, il superbonus, come è stato detto, si è dimostrato, alla fine, lo strumento più adeguato ad evitare le truffe, visto che solo il 3 per cento - il 3 per cento, ci ha indicato prima i numeri e adesso vediamoli nel dettaglio - è riconducibile al superbonus.

Dispiace che sia passato nell'immaginario collettivo che la grande truffa era legata al “110”, perché, come si è visto, è esattamente il contrario, perché sul “110”, come ha detto lei, giustamente, era previsto il tetto massimo dei lavori, perché erano previste le attestazioni, le asseverazioni, perché le procedure erano più rigide, cose che non erano previste per gli altri sistemi di incentivazione.

Nel corso dell'audizione svoltasi al Senato il 10 febbraio 2022, il direttore dell'Agenzia delle entrate ci ha fatto l'elenco e ci ha fornito il dato complessivo, da lei citato, degli interventi: 4,8 milioni divisi fra i due anni, particolarmente al 2021 e 2020, poca cosa, per un intervento complessivo di 38,4 miliardi; quindi, diciamo, una cosa importante.

Nel corso dell'audizione sono stati presentati, altresì, i dati relativi alle indagini ed è stato individuato con precisione come sono suddivisi questi 4,4 miliardi di frodi. In particolare, 160 milioni di euro sono stati sospesi e scartati dall'Agenzia sulla piattaforma, ed è effetto del “decreto Antifrodi”; 2,3 miliardi sono oggetto di sequestri preventivi da parte dell'autorità giudiziaria, a seguito delle segnalazioni delle agenzie e della Guardia di finanza; i restanti importi sono ancora oggetto di indagini in corso e di richieste di sequestro preventivo inoltrate alle competenti autorità giudiziarie. Quindi, dei 4,4 miliardi, alla fine, vedremo quale sarà il vero peso definitivo, comunque importante, non c'è ombra di dubbio.

Un riepilogo dei bonus: come e dove sono avvenute le frodi? Le frodi sono state divise così: il 46 per cento nel bonus facciate; l'ecobonus, il 34 per cento; il bonus locazioni, il 9 per cento; il sismabonus, l'8 per cento; il superbonus, il 3 per cento. La dichiarazione è del direttore dell'Agenzia entrate, non mi invento nulla.

Abbiamo visto, poi, anche, per completezza dell'informazione, il rapporto che ci ha fatto, al 31 gennaio 2022, l'Enea, in riferimento all'utilizzo degli importi e della somma dei lavori tra i condomini e le case singole, unifamiliari, sia in termini di mole complessiva delle domande sia in termini di investimento. Abbiamo visto che la richiesta delle unifamiliari, delle case singole è molto più importante rispetto ai condomini, però il peso dei condomini è molto più rilevante, al punto tale che le unifamiliari, le case singole, pesano per il 51,9 per cento, mentre la rimanente parte è per la parte dei condomini. Quindi, sono due interventi su cui anche la CGIA ci ha raccontato una storiella che, secondo me, convince molto poco e i dati lo dimostrano. La regione che ha avuto più benefici è la Lombardia, seguita dal Veneto e dal Lazio.

Oggi le imprese, però, hanno bisogno, come ha detto chi mi ha preceduto, di certezza normativa, perché, senza certezza normativa, non si può fare programmazione per le aziende. Dall'11 novembre, le modifiche hanno fermato il sistema del credito, a partire dallo stesso mese. Quello stop che c'è stato, oggi, complica le situazioni e abbiamo bisogno di due cose: abbiamo bisogno di far slittare le scadenze fiscali fino a giugno, perché non riescono più, entro il 7 aprile, a portarsele in credito. Perdono i soldi del 2021, falliranno centinaia e centinaia di aziende in Italia nel settore edile. La seconda cosa è prorogare, come abbiamo detto, il termine riferito al 30 per cento relativo ai lavori sulle case singole almeno al 30 settembre.

Ma c'è un quadro generale che va sicuramente ricordato ed è il fatto di poter dire quanto pesa questo. Sono solo dati negativi, positivi, ma quanto è il valore complessivo? Oggi, questo settore ha dato 170 mila posti di lavoro in più! E quanto incassiamo di IVA, di Irpef, di Ires?

PRESIDENTE. Dovrebbe concludere.

GIAN PIETRO DAL MORO (PD). Ci sono studi importanti che danno dei dati molto importanti, dati che adesso avete, dopo l'anno 2021, e potete chiaramente pesare quale è l'esborso da parte dello Stato e quali sono le cose che entrano, e vedremo che sarà molto più ridimensionato.

Concludo, dicendo questo: abbiamo vissuto sicuramente degli anni complicati e le normative sono molto cambiate; molti sono i crediti edilizi, in generale; si porterà anche fuori dal settore dell'edilizia, secondo me, si aprirà…

PRESIDENTE. Collega, deve concludere.

GIAN PIETRO DAL MORO (PD). Ho terminato. Io penso che c'è bisogno e, come Partito Democratico siamo disponibili, di costruire una normativa quadro che rimetta ordine a tutti questi bonus. Noi ci siamo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Mazzetti. Ne ha facoltà.

ERICA MAZZETTI (FI). grazie Presidente. Grazie al Ministro per la sua presenza e per la sua informativa. Il bonus 110 per cento, introdotto con decreto-legge n. 34 del 2020 e successivamente modificato e integrato numerose volte, ha contribuito in modo sostanziale alla tenuta e alla crescita del PIL del nostro Paese, dando occupazione nel settore e facendo da motore trainante per tutta l'economia. Ricordo che il settore dell'edilizia e delle costruzioni è fra i settori economici il più trasportante. La detrazione del 110 per cento sta rappresentando una grande opportunità per accelerare gli investimenti di efficientamento energetico e di messa in sicurezza degli edifici del nostro territorio. Sostenere il settore edile produce posti di lavoro, accresce il valore degli immobili e ha ricadute generalmente positive sull'economia reale. I dati dell'ultimo rapporto dell'Enea del superbonus al 31 gennaio 2022 ne sono la dimostrazione: investimenti riguardanti unità immobiliari sia indipendenti che condominiali, una grande spinta per il Paese. Quello che voglio evidenziare ancora una volta è che, a fronte di stanziamenti di bilancio volti a finanziare le prestazioni del 110 per cento, vanno parallelamente contabilizzate e tenute ben presenti le consistenti maggiori entrate a titolo di IVA, Irpef, Ires e IRAP, connesse a maggiori investimenti sul settore. In particolare, la detrazione del 110 per cento delle spese relative a specifici interventi di efficientamento energetico rappresenta una grande opportunità per ridurre sensibilmente i consumi ed i costi energetici, oltre a ridurre le emissioni di CO2. Come ci ricorda il PNRR, il finanziamento del superbonus consente anche di incrementare il livello di efficienza energetica degli edifici, che si conferma una delle leve più virtuose per la riduzione delle emissioni in un Paese come l'Italia, che dispone di un parco edifici con oltre il 60 per cento del patrimonio immobiliare che supera i 45 anni. I risparmi sulla bolletta energetica, conseguenti agli investimenti di riqualificazione energetica degli edifici favoriti da ecobonus tradizionali, sono già evidenti. Questo è un aspetto che andrebbe approfondito e maggiormente pubblicizzato, evidenziando quanto un miglioramento energetico di un immobile medio si traduca in un risparmio annuale in bolletta elettrica e, di conseguenza, sull'ambiente. Proprio per questo abbiamo fin da subito sostenuto l'opportunità di ampliare il superbonus 110 per cento anche agli immobili strumentali, soprattutto a quelli adibiti ad aziende energivore, soprattutto in questo momento in cui la crisi dell'energia è sempre più forte e sempre più preoccupante. Ma il “decreto Rilancio” 2020, oltre a istituire il superbonus, ha anche previsto la possibilità di optare per un contributo anticipato, sotto forma di sconto dei fornitori di beni e servizi, il cosiddetto sconto in fattura o, in alternativa, la cessione del credito al posto dell'utilizzo diretto della medesima detrazione fiscale.

Nelle scorse settimane si è aperto un ampio dibattito sulle troppe frodi legate agli sconti fiscali per le ristrutturazioni edilizie ed in particolare allo strumento della cessione del credito, come lei ha ben rappresentato, mettendo sul banco degli imputati principalmente il superbonus, bloccando i vari passaggi. In realtà, come ha recentemente evidenziato la stessa Agenzia delle entrate e i miei colleghi prima, fra i vari bonus fiscali maggiormente utilizzati per la realizzazione delle frodi, il superbonus rappresenta il 3 per cento; l'altra parte sarebbe stata fatta con altri bonus diversi dal 110 per cento e, maggiormente, su quella al 90 per cento sulle facciate, che fino a poco tempo fa era incontrollabile, sia per i massimali dei prezzi che per le osservazioni, che non esistevano da parte dei professionisti. La realtà è che, per contrastare giustamente e doverosamente le frodi, si è intervenuti più volte e con norme che hanno inevitabilmente comportato una sorta di blocco dello strumento della cessione del credito, con conseguente fermo cantieri, con una situazione di confusione fra i soggetti coinvolti, invece di incentivare con i controlli da parte della società che hanno tutti gli strumenti per farlo, partendo dall'inizio lavori che va comunicato all'INPS e, magari, prevedendo che certi bonus fossero accessibili da parte di aziende ben qualificate. Dopo il primo decreto antifrode dello scorso novembre, si è ulteriormente intervenuti con ulteriori modifiche e restrizioni, introdotte con il “decreto Sostegni-ter”.

Dopo forte sollecitazione, da parte dei rappresentanti politici - di Forza Italia in modo particolare e in modo anche costruttivo - e delle categorie di settore, gli effetti collaterali negativi che avevano rallentato e determinato il blocco da parte di Cassa depositi e prestiti e Poste italiane, solo per rammentarne alcune - quindi una volta acquisiti non si potevano più cedere, mettendo in difficoltà le imprese, in grave difficoltà -, grazie al Governo Draghi, con il decreto-legge n. 13 del 25 febbraio 2022, si è abrogata la norma contenuta nel precedente e riscritto in termini migliorativi le disposizioni. In caso di sconto in fattura l'impresa oggi può cedere il credito solo altre due volte, ma esclusivamente alle banche, alle assicurazioni e agli intermediari finanziari. Lo stesso vale per la cessione del credito. Giusto compromesso che avrebbe reso stabile agli addetti ai lavori, ma nello stesso provvedimento si è creata una nuova criticità, che vediamo con perplessità e contrarietà e che non è immediatamente modificabile, ovvero l'inasprimento delle pene per i professionisti che asseverano le relazioni, con multe pesantissime - si parla da 50 mila a 100 mila euro e addirittura di carcere da 2 a 5 anni - qualora questi commettano omissioni o asseveramenti e informazioni false sull'effettiva realizzazione dei lavori senza avere parametri di riferimento. Questa è una cosa molto più grave, perché senza parametri sarà a discrezione del giudice e noi questo non lo accettiamo. Pene assurde, perché stiamo parlando di professionisti che rispondono a una deontologia e che operano in un quadro normativo confuso, sempre provvisorio e sotto costante modifiche. Così anche per il tipo di assicurazioni, perché i professionisti si erano attestati alle leggi e, all'improvviso, nell'ultimo decreto, se le sono viste cambiare e peggiorare. Rimane il fatto che sugli oltre 100 mila cantieri aperti grava anche il caro materiali. Per questo noi, come i colleghi tutti con cui siamo d'accordo, chiediamo una proroga sia per le villette unifamiliari (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente): al 30 giugno non può esistere, perché abbiamo continui controlli! Ma anche i condomini, che sono al 31 dicembre, dovranno necessariamente avere una proroga per lavori già “cantierizzati”. Per cui noi continuiamo a sostenere il superbonus, lo continueremo a portare avanti, ma certo non dobbiamo cambiare le regole del gioco durante l'avvio dei lavori (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Osnato. Ne ha facoltà.

MARCO OSNATO (FDI). Presidente, signori del Governo, signor Ministro, a questo punto del dibattito mi verrebbe una domanda da fare: perché oggi siamo qui? Infatti, lei ha fatto una relazione assolutamente puntuale, assolutamente tecnica, con dati ovviamente non contestabili. Abbiamo sentito i colleghi del MoVimento 5 Stelle, che hanno in parte anche giustamente rivendicato la correttezza e l'utilità della misura. Abbiamo sentito i colleghi del PD che hanno detto: grazie a noi e ai nostri Ministri è stata migliorata. Abbiamo sentito gli amici della Lega, che hanno giustamente anche loro chiesto alcune modifiche per il futuro, sul prolungamento e su altre questioni. La stessa Forza Italia oggi ci dice che la misura va bene, anzi, bisogna cercare di migliorarla ulteriormente e di renderla, non dico strutturale, ma sicuramente più lunga nel tempo. Allora, perché siamo qui? Perché lei è venuto a farci questa comunicazione oggi? Io la ringrazio, è stata molto utile; penso che sia dovuta, però, a un'improvvida uscita del Presidente del Consiglio (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

Io me la ricordo quella conferenza stampa! In quella conferenza stampa il Presidente del Consiglio dice che questa misura è assolutamente sbagliata, generatrice di truffe e di quant'altro; si gira, anzi, verso di lei, che era un po' imbarazzato: “Paolo!” - scusi se cito, non vorrei mancare di rispetto - “Paolo, dì tu quali sono le cifre!” E lei l'ho vista un po' in imbarazzo perché oggi, in effetti, è venuto a dirci che il superbonus non è il centro delle truffe mondiali (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Però, ci sono delle problematiche, perché, anche quando ci sono le buone intenzioni, spesso qualcuno riesce a creare dei problemi ed a rendere più difficile l'applicazione di queste buone intenzioni. È anche per una modalità -usiamo questo termine – di “grammatica legislativa” un po' variopinta che è successo, perché, collega Sut, non sono tutti trionfi quelli del 110 per cento, perché abbiamo sentito che i vari Governi hanno dovuto fare diversi decreti, per cercare di migliorare questa modalità.

Infatti, abbiamo visto che prima i comuni non ce la facevano, abbiamo dovuto dare risorse umane e strumentali ai comuni, perché potessero rispondere e oggi mi sembra di capire da un question time che il collega Prisco ha fatto in Commissione che queste risorse umane vengono meno, e non so quindi come si potrà gestire la velocità e la necessità di risposte che oggi l'utenza chiede. Abbiamo visto che anche la circolarità, come l'ha chiamata lei, del mercato dei titoli di cessione a un certo punto è diventata problematica. Però credo che soprattutto un Governo che ha come maggioranza relativa un partito che rinunciava alle grandi opere, rinunciava alle Olimpiadi a Roma, rinunciava a tante cose perché ritenute foriere di malversazioni, generatrici di corruzione, non poteva non immaginare che questi bonus, così strutturati, potevano anche generare delle truffe, e mi riferisco anche agli altri che lei ha citato.

Mi sembra che non fosse così difficile immaginare, quando abbiamo visto un proliferare di nuove aziende, che probabilmente non nascevano per un rinnovato spirito imprenditoriale degli italiani, ma perché vedevano una torta in cui ficcare le mani (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia), non era difficile pensare, come alla fine avete fatto. E noi siamo contenti perché di questo tema siamo stati sicuramente i più grandi sostenitori e fautori, che l'utilizzo dei professionisti fosse una risorsa per questa nazione. Noi lo diciamo da anni, da quando abbiamo fatto qui una mozione, in quest'Aula, per difendere il sistema delle professioni in Italia. I professionisti sono in modo sussidiario una risorsa per lo Stato, sono una realtà terza che deve aiutare lo Stato a migliorare le sue norme e le sue applicazioni.

E poi c'è un tema che, secondo me, è alla base di tutto il sistema dei bonus, che è quello della mancanza del contrasto di interessi, che è una grande possibilità che abbiamo, perché, se noi non mettiamo in contrasto proficuo - usiamo questa specie di ossimoro - i due attori della partita, difficilmente riusciremo a controllare e a contenere i costi, a vedere l'esattezza e l'appropriatezza della gestione del bonus e dei costi dei materiali, delle misure messe in atto. Lo dico perché questo è un grande tema, visto che sempre il nostro Presidente del Consiglio si è molto adirato per un emendamento, se vogliamo, anche abbastanza marginale sul contante; il contrasto di interesse è la grande risorsa che noi dobbiamo mettere in campo anche per la lotta all'evasione.

È inutile prendersela con 2 mila euro di contante possibile da spendere quando non riusciamo ancora a far dichiarare tutto quello che si spende, quando non riusciamo ancora a rendere utile e interessante che vengano staccate delle fatture da artigiani, da professionisti, da chiunque insomma. Questo è il tema sul quale lavorare. E allora oggi abbiamo un tema anche di inflazione, che aumenta i costi delle materie prime, e quindi avete dovuto mettere nell'ultimo decreto giustamente dei nuovi stanziamenti per stare dentro i nuovi costi, ma questa inflazione rende anche meno appetibile la detrazione, perché è chiaro che, se ho un'inflazione del 4 per cento, non avrò la stessa possibilità di detrarre di un'inflazione allo 0,2, allo 0,4 o quant'altro. Questa mancanza di possibilità di programmazione dovuta alla mancanza di tempo rende ovviamente sempre più difficile trovare le imprese, tira il collo a queste imprese, tira il collo al cittadino, che non riesce a pianificare i lavori come vorrebbe, e mette in difficoltà anche sulla ricerca di materiali.

Ormai trovare un'impalcatura a Milano, per esempio, è come trovare, per gli appassionati di filatelia, un Gronchi rosa: è praticamente impossibile. E allora, e vado a concludere, credo che bisogna anche su questo ragionare, anche su modalità di applicazione diverse per zone. Ricostruire una facciata a Milano non è come costruirla sulle Alpi della provincia di Cuneo…

PRESIDENTE. Concluda.

MARCO OSNATO (FDI). …per esempio, dove i lavori si possono fare sì e no in quattro o cinque mesi all'anno. Quindi anche su questo c'è bisogno di programmazione. Io e lei, Ministro, siamo di Belluno, lo sappiamo come si lavora in quelle valli e con quali tempistiche. Concludo dicendo che però c'è anche un po' di polemica politica, mi è parso di capire, perché, se oggi il Presidente del Consiglio - concludo - si vanta di un 6 e passa per cento di aumento del PIL, lo deve in gran parte grazie a questa applicazione del 110, perché se i dati di Confindustria ci dicono che a gennaio c'era una contrazione dell'1,3 per cento, evidentemente avere il 6 per cento in gran parte dal comparto dell'edilizia è utile.

Concludo veramente dicendo che in tutto questo, però, non comprendo, o meglio lo comprendo, ma avrei bisogno probabilmente di altrettanti minuti, il continuo odio da parte di questo Governo per il tema dell'immobile, che vediamo anche nella riforma del catasto (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Del Barba. Ne ha facoltà.

MAURO DEL BARBA (IV). Grazie, Presidente. Grazie anche al Ministro dell'economia Daniele Franco, al secolo Paolo, abbiamo scoperto oggi, per questa relazione. Siamo qui, partiamo dal vero motivo per cui siamo qui, credo: la questione di questa truffa imponente di cui ci ha portato le cifre, anticipate peraltro nelle citate conferenze stampa, e che noi riteniamo il punto più grave, da stigmatizzare in partenza, perché 4,4 miliardi, a cui aggiungere un miliardo, che è in fase di valutazione, parliamo di soldi dei cittadini, parliamo nella migliore delle ipotesi di mancati interventi rispetto a un provvedimento che tutti stanno difendendo, e quindi il fatto che trovi un ammanco rende ancora più grave la situazione, o comunque 5 miliardi che potevano essere destinati ad altre misure in un momento in cui tutti sappiamo quanto ne avremmo bisogno.

Allora, signor Ministro, si tratta di riflettere non solo condividendo la prontezza dell'intervento, sistemare le cause, ma di riflettere su dove sia il problema. Ci siamo domandati: sta nel bonus? Sta nella cessione del credito? Dalla sua relazione abbiamo chiaramente compreso che, nell'ordine, il bonus facciate, l'ecobonus e molto dopo il superbonus sono gli strumenti utilizzati per questa frode e che sicuramente il vulnus si è creato con le modalità con cui sono stati introdotti a suo tempo i meccanismi di cessione del credito.

Quindi giusto intervenire, colpire subito i colpevoli, ma credo che oggi, se questa discussione ha senso, dobbiamo aggiungere di intervenire senza danneggiare i cittadini onesti e le imprese che, su nostra iniziativa, sono stati trascinati in questa grande impresa, che è quella di parecchi miliardi destinati all'integrazione, agli interventi nei nostri edifici. Vediamo allora di fare autocritica. Prima di tutto, un'autocritica di tipo generale, che non riguarda solo questa vicenda: come noi in Italia affrontiamo la burocrazia, perché questo è un caso emblematico. Abbiamo messo a posto tutte le carte, le carte ci sono, manca la casa. Ecco, è forse un caso emblematico che ci fa capire che la burocrazia è fondamentale, quando si danno centinaia di migliaia di euro alle famiglie o milioni alle imprese è assolutamente necessaria, ma non può essere interpretata in modo troppo rigido, in modo troppo burocratico, appunto. Verrebbe da dire che allora la soluzione è quella che vediamo dai numeri che lei ci ha dato: facciamo asseverare, così che più persone partecipano a questa burocratizzazione dei fatti. Avrei qualche dubbio su questo atteggiamento, perché in questo caso penso che è stato mangiato il formaggio più appetitoso, e non quello meno appetitoso, proprio perché c'era dell'altro formaggio da mangiare.

Ma, se noi pensiamo di mettere in cassaforte i nostri provvedimenti solo perché li buttiamo nel metaverso della burocrazia e magari ammanettiamo le persone a cui chiediamo di certificare la carta, quando, come in questo caso, bastava andare ad un comune, un'amministrazione pubblica, per poter vedere se la casa esiste o no, o forse, visti i soldi in gioco, si può anche fare una visita in cantiere, prima autocritica, usciamo dalla malattia della burocrazia. Ma andiamo avanti, credo che ci sia un'autocritica più profonda che tutti insieme dobbiamo fare. Il 110 per cento, proprio per la misura, ha stravolto il senso delle norme su cui si basava, quella dell'ecobonus e del sisma bonus.

Perché lo ha stravolto? Perché, andando sopra il 100 per cento, non possiamo più parlare di detrazione d'imposta; dobbiamo per forza parlare di regalo, se mi passate il termine. E ci sta in certi momenti, ci sta in certi momenti, specie se l'obiettivo è rilanciare l'economia e, mi permetto di aggiungere, perché non è stato citato, anche ridistribuire il reddito, intervenire sulla ricchezza delle famiglie, perché anche quell'obiettivo c'è in una misura di questo tipo, altrimenti non si spiegherebbe.

Però, quando si fa un provvedimento di questo tipo, bisogna essere consapevoli che si stravolge il target, si stravolge il modo in cui venivano interpretate le leggi precedenti e che i bachi che c'erano nelle leggi precedenti emergono, sia per il numero sia per il diverso tipo di target.

La sensazione, mi scusi, Ministro, se glielo dico e se lo dico al Parlamento, è quella che fatta la legge qualcuno qui si sia precipitato sui balconi a dire un'altra volta che abbiamo abolito la povertà e qualcuno al Ministero si sia precipitato a tenere stretta la cassa per evitare che i soldi scappassero fuori troppo in fretta. È forse una banalizzazione di quello che è accaduto, ma credo che sia un pochino alle origini del tema che voglio affrontare, cioè, non danneggiamo i cittadini onesti.

Vado allora su questo punto dell'intervento e chiudo, signora Presidente; in che modo li possiamo danneggiare? Li possiamo danneggiare continuando a cambiare le norme e quando dico norme mi riferisco a tutti i livelli di normativa, perché avendo fatto una norma largamente imperfetta costringiamo poi le Agenzie a sopperire e le Agenzie lo fanno ciascuna con la propria testa e le proprie finalità: una con un approccio un po' troppo termodinamico e l'altra con un approccio fiscale.

Qui, allora, entriamo in gioco noi, signor Ministro, il Parlamento e il Governo, e abbiamo degli obblighi. Il primo obbligo è quello di uniformare le leggi e impedire che si contraddicano. Io stesso ho visto risposte date dall'Agenzia allo stesso quesito, nello stesso giorno, mi riferisco all'ENEA, dando due risposte contrarie. Non lo dico per raccontare una barzelletta, lo dico per porre il tema che sto per porre, perché se, da una parte, chi ha truffato ruba i soldi ai cittadini, dall'altra, dobbiamo stare attenti a che lo Stato non rubi i soldi ai cittadini, non gli faccia cioè credere di aver agito legalmente per prendere un bonus e, poi, si trovi a fare un controllo su delle normative che sono state introdotte successivamente, in modo farraginoso, e glielo chieda indietro.

PRESIDENTE. Concluda, onorevole.

MAURO DEL BARBA (IV). Chiudo, allora, dicendo che sicuramente l'intervento che è stato fatto penalizza le unifamiliari per quanto riguarda la scadenza del 30 giugno e credo che lo si sappia molto bene, ma poi ci sono delle normative che riguardano l'edilizia, la modifica del testo unico dell'edilizia e delle demolizioni e ricostruzioni in zona vincolata, ad esempio. In questo anno lo Stato, il Consiglio superiore dei lavori pubblici, la regione Liguria hanno dato delle interpretazioni di quelle norme, i cittadini in buona fede hanno eseguito i bonus e, poi, oggi, stiamo dicendo che non è più così. Ecco, noi dobbiamo uscire dal metaverso della burocrazia, arrestare i colpevoli delle truffe, ma metterci dalla parte dei cittadini onesti e semplificargli la vita (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Lucia Scanu. Ne ha facoltà.

LUCIA SCANU (CI). Grazie, Presidente. Grazie, Ministro, per la sua relazione molto dettagliata. Sappiamo benissimo quanto il superbonus abbia portato e continui a portare benefici enormi a tante famiglie, tante imprese, ai lavoratori e all'ambiente. Ci sono stime di prestigiosi enti di ricerca, come ad esempio il CRESME, che ci spiegano come il superbonus sia un efficace strumento di politica economica. Lo Stato ne trae vantaggio non soltanto perché crea benessere, lavoro, riduzione dei gas serra, crescita economica, ma produce anche dei benefici in termini di entrate fiscali, proprio in virtù delle risorse che mette in circolo. Secondo le recenti stime del CRESME, infatti, grazie alla proroga estesa alle diverse tipologie di edifici, l'investimento pubblico per riconoscere i superbonus ai cittadini si ripaga ampiamente. Secondo l'ipotesi, infatti, nel decennio 2021-2031, il periodo di vigenza fiscale dell'agevolazione, per il sistema economico italiano nel suo complesso il saldo sarà positivo per una quota di quasi 4 miliardi di euro. I lavori di riqualificazione nella sola edilizia residenziale stimati dal CRESME ammontano a fine 2021 a 75 miliardi di euro, di questi, 51 miliardi di euro provengono dalla riqualificazione incentivata.

Ministro, nonostante questi dati, la disciplina di questo strumento è stata una Via crucis normativa. Numerosi, come sappiamo, sono stati gli interventi volti a migliorare l'originaria impostazione. In particolare si è avuto un improvviso stop con il “decreto Sostegno-ter” che ha imposto forti limitazioni alle cessioni dei crediti fiscali, vietando la seconda cessione del credito per il superbonus e gli altri bonus edilizi ordinari, per far fronte alle numerose frodi rilevate dall'Agenzia delle entrate e dalla Guardia di finanza. Parliamo di circa 4,4 miliardi di crediti inesistenti. Con le nuove regole, chi acquistava il credito poteva utilizzarlo solo in compensazione ed i crediti già ceduti al 7 febbraio potevano essere riceduti solo un'altra volta ad altri soggetti, compresi gli istituti di credito e gli altri intermediari finanziari. Al di là dei tecnicismi, questo decreto ha, sì, evitato ulteriori frodi fiscali, ma allo stesso tempo ha bloccato le piattaforme di diversi soggetti che acquistavano bonus edilizi, tra cui Cassa depositi e prestiti e Poste Italiane; dunque, è un'operazione chirurgica nata con l'intento di bloccare giustamente le enormi frodi, ma che ha di fatto paralizzato il vero motore che ha spinto il settore negli ultimi ventun mesi, ovvero il meccanismo di cessione dei crediti.

Pur volendo giustificare l'intento, non si comprende come mai si sia voluto infierire proprio sul superbonus 110 per cento che ha rappresentato soltanto il 3 per cento delle manovre illecite contestate. La maggior parte delle frodi era invece legata al bonus facciate, con una percentuale di ben il 46 per cento del totale, come evidenziato sempre dall'Agenzia delle entrate e dalla Guardia di finanza.

Ministro, esiste un dettaglio importante di cui il Governo non ha tenuto conto, ahimè, cioè che mentre nel superbonus erano stati previsti dei diversi sistemi di controllo molto efficaci, parliamo delle asseverazioni dei requisiti minimi, della congruità dei costi e del visto di conformità, gli altri bonus edilizi non ne avevano neanche uno e, dunque, erano estremamente esposti ad illeciti.

Di fronte a questo fatto, l'operazione chirurgica al “decreto Sostegni-ter” si è, invece, rilevata un'arma che ha fatto perdere al comparto ormai più di due mesi, che nel mondo dell'edilizia equivalgono a più di un anno e a centinaia di milioni di investimenti fatti dalle imprese che rischiano di essere vanificati. Successivamente, con il nuovo “decreto Antifrodi” vediamo un alleggerimento delle misure imposte dal “Sostegni-ter” sulla disciplina delle cessioni dei crediti, ammettendo fino a un massimo di 3 trasferimenti, purché effettuati in ambiente controllato da determinati soggetti vigilati. Inoltre, dal 1° maggio il credito sarà altresì bollinato, viaggiando con un codice identificativo univoco. Sono, poi, fissate sanzioni pecuniarie e penali più severe nei confronti di chi rilascia asseverazioni infedeli o false attestazioni di congruità delle spese, che noi accogliamo con estremo favore, perché riteniamo che le truffe non debbano mai essere tollerate. Ed occorre proseguire con forte rigore per evitare ulteriori abusi.

Ebbene, adesso qual è lo scenario, signor Ministro? Purtroppo, i danni a carico del settore edilizio e di tutto il mondo professionale sono stati fatti e il tempo perduto ha già creato una serie di eventi negativi che li hanno proiettati in chiave esponenziale. Con lo stravolgimento dei cronoprogrammi, i progetti messi a preventivo rischiano di schiantarsi contro le barriere temporali fissate dalla legge di bilancio e rimaste immutate.

Per questi motivi, le chiedo di chiarire cosa intenda fare per adeguare ad esempio il termine oramai prossimo del 30 giugno per le unità edilizie monofamiliari. La corsa ad ostacoli del 30 per cento al 30 giugno, data entro la quale si deve effettuare il bonifico parlante, rischia di avere un traguardo che molte imprese e progettisti non taglieranno (Applausi dei deputati del gruppo Coraggio Italia).

Un'altra richiesta che viene dal mondo del lavoro è la proroga dei termini, quantomeno per il superbonus; si parla di almeno un anno in più di tempo per limitare i danni derivanti dagli stop causati dai vari decreti. Il settore ha bisogno di stabilità, ha bisogno di certezza normativa. Faccio un ultimo appunto: nelle città e soprattutto nei piccoli paesi italiani sono numerose le case che rischiano di non vedere una nuova vita; molti cittadini vorrebbero acquistare e riqualificare abitazioni esistenti, sfavorendo dunque l'ulteriore consumo di suolo, ma le continue modifiche normative scoraggiano le loro scelte e questo porta al decadimento e all'abbandono totale di abitazioni già esistenti. Ci dica lei, signor Ministro, se si vuole dare al settore il tempo necessario per poter sfruttare al meglio questo potente strumento, nato per far fronte alle esigenze del Green New Deal e che adesso appare quanto mai necessario in un mondo messo in forte crisi energetica anche da una guerra nel cuore dell'Europa.

Grazie per le risposte che ci saprà dare, per le risposte che saprà dare alle imprese, ai tecnici, ai professionisti del settore e ai proprietari di abitazioni che hanno cercato di riconquistare il tempo perduto, lo hanno fatto togliendo tempo al loro lavoro, cercando di trovare giuste interpretazioni a continue incertezze normative. Credo che dovremmo dare loro un segnale forte, fornendo delle misure che vanno a tutelare il lavoro svolto da tante persone oneste (Applausi dei deputati del gruppo Coraggio Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Stumpo. Ne ha facoltà.

NICOLA STUMPO (LEU). Presidente, signor Ministro, rappresentanti del Governo. Volevo ringraziarla per la relazione tecnicamente ineccepibile.

Ci ha dato i numeri, ci ha spiegato le ragioni che ci hanno portato qui a discutere, oggi, di questa situazione che si è creata. Io vorrei però partire da alcuni dati certezza. Questa dei bonus edilizi è stata un'idea che io ho trovato giusta, è stato uno shock positivo all'economia, l'abbiamo riscontrato nel dato positivo di tutta l'economia italiana dello scorso anno, ma rappresenta sicuramente una novità a cui bisogna prestare attenzione, per i rischi che una eventuale, come dire, continuità di un sistema non rimodulato, non certificato e non messo nella certezza, può creare non soltanto alle aziende, ma a tutto il sistema Paese. Faccio alcuni esempi, per capirci. Lo diceva in precedenza un collega: sono nate aziende, in queste settimane e in questi mesi, provando a immettersi su un mercato che ha bisogno di professionalità, ma questa non veniva garantita. Il grande numero di lavori fatti, ha fatto sì che mancasse manodopera qualificata, si sta riscontrando ed è un problema. Forse ci sarebbe stato bisogno di avere più certezza dei tempi per effettuare tutto quello che si vorrebbe fare. Si è avuto un innalzamento dei prezzi dovuto a una condizione oggettiva, non c'è bisogno di spiegare il rapporto tra domanda e offerta che ha portato anche a questa situazione.

In risposta ad alcune cose, io ho apprezzato molto l'accordo che si è trovato nell'ultimo decreto, grazie al Ministro del Lavoro, sulla sicurezza, perché i rischi, quando si aumentano i cantieri e si lascia il lavoro a quel tipo di imprese di cui ho parlato prima, aumentano e aumentano soprattutto per i lavoratori, e questo è stato un fatto molto positivo. Penso, quindi, che, se si vuole dare certezze - elencherò anche nello specifico alcune questioni - per rendere definitivo uno strumento, bisogna che ci sia compartecipazione, non si può sicuramente pensare che questo effetto di shock che c'è stato… Noi stiamo parlando del “110”, ma io non rientro nelle cose che lei ha detto, ossia le frodi che vanno combattute erano soprattutto su altri strumenti, però poi si parla del “110” perché è quello che ha fatto più clamore dal punto di vista dell'interesse dei cittadini. Ma se si vuole, ripeto, avere certezza e dare una certezza, bisogna pensare a un décalage di questo 110 per cento. Bisogna pensare, quindi, a una compartecipazione del cittadino, che, fruendo di questo sconto, deve, però, compartecipare alla spesa, altrimenti non si interessa neanche al costo e si ritorna al punto di prima, all'aumento dei prezzi, a una uscita dal mercato del sistema anche dell'edilizia. Però, ci sono anche cose che dico con molta franchezza: nel Paese di Beccaria non è la durezza della pena, ma è la certezza della pena che fa la differenza, per esempio, quella sui professionisti io credo che vada rivista; non è aumentando la pena che si risolve il problema, ma dando certezze rispetto a quelli che sono gli errori.

Sul décalage ho detto, servono tempi che si allungano, l'hanno detto tutti i colleghi, da giugno bisogna aumentare i tempi, se abbiamo bloccato, in qualche modo, con il decreto, alcune modalità nella trasmissione del credito.

E sono d'accordo con i tre punti che lei ci ha consegnato nel concludere: eradicare gli abusi, la lotta senza quartiere agli abusi, la deve fare sempre lo Stato, la deve fare maggiormente quando dispone dei soldi che sono dei cittadini; recuperare le somme illecite incassate, assolutamente; assicurare la piena efficienza, questo è compito nostro, dello Stato, e fin qui qualche carenza in più c'è stata. Troppe volte siamo intervenuti con norme contraddittorie, siamo dovuti re-intervenire, ci sono situazioni in cui professionisti ci dicono di difficoltà a capire quali sono gli atti effettivi da porre in essere.

Lo dico anche da presidente della Commissione per la semplificazione del Parlamento: noi abbiamo ascoltato molte associazioni e anche sui superbonus ci hanno rilasciato i loro attestati di difficoltà a interpretare alcune norme e anche a poterle portare fino in fondo. Noi sosteniamo quello che stiamo facendo, c'è bisogno però davvero - se vogliamo utilizzare non soltanto in questa fase, ma anche per il futuro, l'edilizia come volano - di rendere le norme più efficienti ed efficaci possibile, semplici, perché spesso, ce l'ha detto lei, è la doppia interpretazione delle norme che rende possibile - e concludo - le frodi. Ad esempio, nel giro vorticoso dei soldi che giravano senza essere soldi, ma che diventavano crediti, che poi diventavano qualcos'altro, che si attaccavano e non si sapeva dove si arrivava… C'era un vecchio film, si chiamava La Piovra - e chiudo - in cui si spiegò per la prima volta come si muovevano i capitali: in scatole finanziarie. Ecco, questo lo dobbiamo impedire, però, al tempo stesso, dobbiamo rendere semplice il modo, affinché gli imprenditori, i professionisti e i cittadini sappiano che quello che stanno facendo lo vedranno realizzato nel minor tempo possibile (Applausi dei deputati del gruppo Liberi e Uguali).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Raphael Raduzzi. Ne ha facoltà.

RAPHAEL RADUZZI (MISTO-A). Grazie, Presidente. Noi di Alternativa non siamo affatto soddisfatti della sua relazione, signor Ministro. In un momento in cui i costi dell'energia e delle bollette stanno letteralmente esplodendo, in un momento in cui l'inflazione raggiunge il massimo storico da 27 anni a questa parte, oltrepassando il 6 per cento a livello annuale, in un momento in cui la situazione in Ucraina porterà ad aggravare i problemi dei costi dell'energia per i cittadini e per le imprese italiane, il Governo dei migliori cosa fa? Passo dopo passo, arriva a smontare le uniche misure che servivano a rilanciare l'edilizia e anche l'efficientamento energetico, cioè a far pagare meno le bollette per le imprese e per i cittadini italiani. E come lo fa? Passo passo, dicevo: prima in legge di bilancio, con una proroga striminzita che è subordinata allo stato d'avanzamento dei lavori; poi con un cosiddetto “decreto Antifrodi”; poi col “decreto Sostegni” - complimenti, devo dire, per la neo-lingua, avete imparato bene da Orwell - che ha portato a un mese di sospensione della cessione sulla piattaforma dell'Agenzia delle entrate.

E quindi, dopo questo limite che voi avete messo alle cessioni, avete provato a metterci una pezza, peggiore del buco, perché avete eliminato la possibilità di fare una cessione parziale, ve la siete presa in maniera eccessiva con tutti quei liberi professionisti che ruotano attorno al mondo del superecobonus, in riferimento al quale lei e il Presidente Draghi avete detto che è la peggior truffa degli ultimi anni della storia della Repubblica.

PRESIDENTE. Concluda.

RAPHAEL RADUZZI (MISTO-A). Questo è falso: l'hanno detto i colleghi, lo dicono i dati, perché solo il 3 per cento delle truffe riguardano il superecobonus sull'intero ammontare dei bonus edilizi. L'unica truffa che noi vediamo in questo momento è quella che voi, come Governo, state perpetrando ai danni dell'edilizia e di tutto il popolo italiano.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Maurizio Lupi. Ne ha facoltà.

MAURIZIO LUPI (M-NCI-USEI-R-AC). Grazie, signor Presidente. Signor Ministro, io provo ad andare in controtendenza, nel senso che è evidente che, laddove ci sono truffe di 4 miliardi, che derivino dal 110 per cento, dal 90 per cento, dal 50 per cento, dall'ecobonus, piuttosto che da altro, è compito e dovere dello Stato fare una riflessione, perché le risorse sono dei cittadini. E quindi la riflessione che si è fatta mi sembra sia assolutamente indispensabile, così come anche la denuncia che si è fatta. Una seconda considerazione, banale: non si butta mai via il bambino con l'acqua sporca, e quindi ovviamente si colpiscono le truffe e si cerca di tenere il bambino e di farlo crescere. Una terza, e qui vado in controtendenza: è inutile prenderci in giro, una misura come il superbonus è una misura eccezionale e straordinaria.

Infatti, va a colpire, in un momento eccezionale, in un momento straordinario, obiettivi che lo Stato si propone, ossia il rilancio dell'edilizia, il sostegno all'occupazione, la riqualificazione di un tessuto.

Non è pensabile che una misura di questo genere possa durare e diventare strutturale, perché presenta - è la riflessione che dovremmo fare tutti noi e il Ministro e il Presidente del Consiglio Draghi hanno fatto bene a porla - una serie di controindicazioni che bisogna valutare.

Misure straordinarie di questo genere hanno effetti distorsivi sul mercato e comportano aumenti di prezzo, perché è evidente. Come diceva il collega di Fratelli d'Italia, laddove non c'è più nemmeno il conflitto di interesse, il cittadino è il primo che controlla, se almeno una quota ce la mette lui; se la mette tutta lo Stato, anzi, addirittura il 10 per cento in più del cento, è evidente che questo non accade. Ci vogliamo prendere in giro? Quanto sono aumentati i costi di ristrutturazione delle facciate? Quanta distorsione in termini di aumento del prezzo si è verificata? Quanto si è diffuso il costume per cui il preventivo non si fa più, perché tanto paga lo Stato? Sono riflessioni serie che dobbiamo fare insieme oppure continuiamo a metterci le mani davanti agli occhi? E ciò, non per bloccare la misura - concludo, signor Presidente - dei bonus. Lei se lo ricorda, signor Ministro: era ragioniere dello Stato nel 2013-2014. Noi stessi rilanciammo quella misura proprio per permettere un moltiplicatore e un'incentivazione, ma il moltiplicatore delle risorse pubbliche deve avere un'efficacia nel momento in cui attiva e moltiplica risorse private; altrimenti, continua ad essere solo assistenzialismo ai danni dello Stato.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Dori. Ne ha facoltà.

DEVIS DORI (MISTO-EV-VE). Grazie, Presidente. Il superbonus 110 per cento ha avuto un indubbio effetto positivo, non solo per il settore dell'edilizia, ma per l'intera economia italiana, soprattutto in un contesto socioeconomico compromesso dalla pandemia.

Per comprenderne la portata, è sufficiente osservare i dati: secondo il rapporto elaborato dall'Enea, al 31 gennaio 2022, erano in corso quasi 108 mila interventi edilizi incentivati per oltre 18 miliardi di euro di investimenti. Questi dati dimostrano l'importanza di questo strumento.

Come è noto, però, nel corso del tempo, la disciplina è stata oggetto di numerose modifiche normative; in particolare, il “decreto Sostegni-ter”, rispetto alla questione della cessione dei crediti, ha causato gravi disagi, rischiando di paralizzare il settore, con lo stop dei cantieri. Da qui, la necessità di un ulteriore intervento attuato con il recente decreto-legge n. 13 del 2022.

Va però evidenziato che una norma costantemente ritoccata crea un effetto destabilizzante e induce sfiducia nei confronti dello strumento; noi, invece, abbiamo il dovere di garantire a committenti, imprese e professionisti una programmazione certa e definitiva.

Come Europa Verde, siamo favorevoli, sia ai bonus edilizi, sia ai rigorosi strumenti per il contrasto delle frodi ai danni dello Stato, ma questi 2 obiettivi non sono tra loro alternativi; è la politica che deve saper raggiungere entrambi gli obiettivi.

In particolare, come Europa Verde, riteniamo si debba procedere sulla strada degli incentivi, soprattutto per riqualificazione energetica, pannelli solari, impianti fotovoltaici e questo può avvenire, sia immettendo maggiori risorse, con un'attenzione specifica per le fasce economicamente più fragili, sia attraverso uno snellimento della burocrazia e delle tempistiche, legate all'installazione di impianti di energia rinnovabile.

Soprattutto in un momento come questo, in cui emerge con tutta evidenza il pericolo della dipendenza energetica dell'Italia dall'estero, riteniamo che anche i bonus edilizi possano contribuire, in modo significativo, a virare con convinzione verso le energie pulite.

PRESIDENTE. Preciso che, una volta trasmessa la documentazione, cui ha fatto riferimento il Ministro dell'Economia e delle finanze, sarà a disposizione presso la Presidenza.

E' così esaurito lo svolgimento dell'informativa urgente.

Interventi di fine seduta.

PRESIDENTE. Passiamo agli interventi di fine seduta.

Ha chiesto intervenire la deputata Eva Avossa. Ne ha facoltà.

EVA AVOSSA (PD). Grazie, Presidente. Ieri mattina, nel comune di Pontecagnano Faiano, una ragazza di appena trent'anni è stata strappata alla vita per il folle e criminale gesto dell'ex fidanzato. Il suo nome era Anna; era molto conosciuta, perché lavorava come parrucchiera all'interno di un salone di quella città ed è proprio lì che ha perso la vita. Non è stata un'aggressione, ma una vera e propria esecuzione: il suo ex fidanzato, dopo un rapido scambio di battute, ha estratto l'arma e ha fatto fuoco, ferendola a morte, alla presenza degli altri dipendenti e clienti. Anna è l'ennesima vittima di quella malattia chiamata “possesso”. Il suo ex fidanzato non credeva possibile che non fosse più sua e che si fosse avvicinata negli ultimi mesi ad un'altra persona. Questo Parlamento ha fatto importanti passi in avanti sul tema della tutela e della protezione delle persone vittime della gelosia morbosa. Purtroppo Anna, che pure era stata sollecitata dai suoi cari a denunciare, non ha mai trovato il coraggio di farlo presso le autorità. Gli amici sostengono che lei non avrebbe voluto rovinare la vita al suo ex compagno che, tuttavia, ha posto fine alla sua vita senza pietà. Per questo ritengo fondamentale pregare di denunciare. Mi rivolgo a quante si trovano nella stessa situazione che ha dovuto affrontare Anna: denunciate sempre e senza tentennamenti! Non abbiate paura! È fondamentale che la storia di Anna, così come quella di tante altre vittime di questa follia, sia da esempio e stimolo per tutte le donne vittime di abusi e di violenza.

Mi stringo, a nome di quest'Aula, al dolore dei suoi cari, a quanti l'hanno conosciuta e a tutta la comunità di Pontecagnano Faiano che, da ieri, sta facendo sentire tutto l'affetto e l'amore possibile alla famiglia di questa giovane e innocente vittima (Applausi).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Devis Dori. Ne ha facoltà.

DEVIS DORI (MISTO-EV-VE). Grazie, Presidente. È notizia di oggi che lo scrittore Paolo Nori avrebbe ricevuto una mail con la quale gli veniva comunicata la decisione della rettrice e del prorettore alla didattica dell'università Bicocca di Milano di rimandare un ciclo, già in programma, di quattro lezioni dedicate a Dostoevskij. Nella mail sarebbe indicata espressamente come motivazione quella di evitare ogni forma di polemica, soprattutto interna, in questo momento di forte tensione. Il riferimento, chiaramente, è al conflitto in Ucraina. Ad annunciare l'episodio è stato lo stesso Paolo Nori, che in un video ha esplicitamente parlato di censura. Qualche ora dopo, l'ateneo sarebbe tornato sui suoi passi, annunciando un cambio di decisione e ripristinando le lezioni nei giorni previsti.

Nonostante la retromarcia, resta la gravità del fatto. Se ora parlare di Dostoevskij può diventare causa di polemica, il prossimo passo quale sarà? Vietare l'esecuzione e la messa in scena de Il lago dei cigni di Ciajkovskij? Esattamente, verso cosa ci stiamo dirigendo? Se la politica concepisce le armi come strumento di pace e le università concepiscono la cultura come possibile causa di divisione, verso cosa ci stiamo dirigendo? La cultura è dialogo, la cultura è pace! Annuncio, pertanto, il deposito di un'interrogazione parlamentare per fare chiarezza sull'episodio.

Ordine del giorno della prossima seduta.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.

Giovedì 3 marzo 2022 - Ore 9:

1. Seguito della discussione della proposta di legge:

ORLANDO e FRANCESCHINI: Disposizioni in materia di reati contro il patrimonio culturale (Approvata dalla Camera e modificata dal Senato). (C. 893-B​)

Relatrice: PALMISANO.

2. Seguito della discussione delle mozioni Villani ed altri n. 1-00543, Siani ed altri n. 1-00584, Noja ed altri n. 1-00585, Panizzut ed altri n. 1-00589, Versace ed altri n. 1-00593 e Lollobrigida ed altri n. 1-00597 concernenti iniziative per la diagnosi e la cura dei disturbi dello spettro autistico .

3. Seguito della discussione delle mozioni Bologna, Carnevali, Boldi, Nappi, Noja ed altri n. 1-00211 e Mandelli, Gemmato ed altri n. 1-00559 concernenti iniziative per la prevenzione e la cura delle malattie reumatiche .

La seduta termina alle 20,40.

SEGNALAZIONI RELATIVE ALLE VOTAZIONI EFFETTUATE NEL CORSO DELLA SEDUTA

Nel corso della seduta sono pervenute le seguenti segnalazioni in ordine a votazioni qualificate effettuate mediante procedimento elettronico (vedi Elenchi seguenti):

nella votazione n. 1 il deputato Miceli ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario;

nella votazione n. 7 la deputata Siragusa ha segnalato che ha erroneamente espresso voto contrario, mentre avrebbe voluto esprimere voto favorevole;

nella votazione n. 9 il deputato Stefani ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole.

VOTAZIONI QUALIFICATE EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO

INDICE ELENCO N. 1 DI 1 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 11)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
1 Nominale T.U. 2-A - em. 1.25 430 427 3 214 206 221 77 Resp.
2 Segreta em. 1.113 461 460 1 231 194 266 71 Resp.
3 Nominale em. 1.121 452 450 2 226 185 265 72 Resp.
4 Nominale em. 1.111 443 438 5 220 187 251 71 Resp.
5 Nominale em. 1.115 447 443 4 222 186 257 71 Resp.
6 Nominale em. 1.110 441 439 2 220 190 249 71 Resp.
7 Nominale em. 1.100 385 381 4 191 23 358 69 Resp.
8 Nominale em. 1.112 434 431 3 216 183 248 83 Resp.
9 Nominale em. 1.123 422 419 3 210 179 240 82 Resp.
10 Nominale em. 1.114, 1.122, 1.124 402 396 6 199 175 221 82 Resp.
11 Nominale em. 1.33 394 392 2 197 168 224 81 Resp.

F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M = Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui é mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi é premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.