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Resoconto dell'Assemblea

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XVIII LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 648 di martedì 1° marzo 2022

PRESIDENZA DELLA VICEPRESIDENTE MARIA EDERA SPADONI

La seduta comincia alle 11.

PRESIDENTE. La seduta è aperta.

Invito la deputata segretaria a dare lettura del processo verbale della seduta precedente.

SILVANA ANDREINA COMAROLI, Segretaria, legge il processo verbale della seduta del 25 febbraio 2022.

PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.

(È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Davide Aiello, Piera Aiello, Ascari, Enrico Borghi, Maurizio Cattoi, Luigi Di Maio, Dieni, Maggioni, Miceli, Paita, Paolini, Ribolla, Vito e Raffaele Volpi sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.

I deputati in missione sono complessivamente 111, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna (Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna).

Annunzio della presentazione di un disegno di legge di conversione e sua assegnazione a Commissioni in sede referente.

PRESIDENTE. Il Ministro per i Rapporti con il Parlamento, con lettera in data 28 febbraio 2022, ha presentato alla Presidenza il seguente disegno di legge, che è stato assegnato, ai sensi dell'articolo 96-bis, comma 1, del Regolamento, in sede referente alle Commissioni riunite III (Affari esteri) e IV (Difesa):

“Conversione in legge del decreto-legge 28 febbraio 2022, n. 16, recante ulteriori misure urgenti per la crisi in Ucraina” (AC 3492) - Parere delle Commissioni I,V, VII, VIII, X (ex articolo 73, comma 1-bis del Regolamento) e XIV e della Commissione parlamentare per le questioni regionali.

Il suddetto disegno di legge, ai fini dell'espressione del parere previsto dal comma 1 del predetto articolo 96-bis, è stato altresì assegnato al Comitato per la legislazione.

Svolgimento di interrogazioni.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interrogazioni.

(Elementi e iniziative in relazione alla selezione dei progetti di Servizio civile universale – n. 3-02783)

PRESIDENTE. Passiamo alla prima interrogazione all'ordine del giorno Baldino n. 3-02783 (Vedi l'allegato A).

La Ministra per le Politiche giovanili, Fabiana Dadone, ha facoltà di rispondere.

FABIANA DADONE, Ministra per le Politiche giovanili. Grazie, signora Presidente. Rispondo all'interrogazione dell'onorevole Baldino, concernente diversi quesiti relativi al sistema di servizio civile universale.

Con riferimento alla richiesta di reperimento di risorse finanziarie aggiuntive al fine di implementare il contingente di operatori volontari del servizio civile, informo l'interrogante che ho dato mandato al Dipartimento per le politiche giovanili di effettuare un'attenta azione di rendicontazione al fine di accertare economie di gestione, in maniera tale da poter finanziare ulteriori programmi di intervento di servizio civile. Al termine di tale verifica, sono state accertate economie pari a 43,4 milioni di euro e sono stati quindi individuati ulteriori programmi e progetti da finanziare nell'annualità 2021: si tratta di ulteriori 102 programmi, di cui 92 in Italia e 10 all'estero.

È stato quindi pubblicato, in data 25 gennaio 2022, un bando integrativo rispetto a quello precedente del 14 dicembre 2021, con il quale sono state impegnate tutte le risorse disponibili ed è stato ampliato il numero di posizioni per operatori volontari di oltre 8.126 unità, superando quindi la soglia che avevamo raggiunto con il bando precedente, arrivando complessivamente a 64.331 volontari da impegnare in progetti di servizio civile in Italia e all'estero.

Si tratta - qui lo faccio presente - del numero più alto mai registrato in termini di ragazzi che hanno avuto la possibilità di effettuare il servizio civile universale.

Rispondendo ai numerosi appelli provenienti dagli enti di servizio civile e dalla Consulta nazionale del servizio civile, ho dato mandato per una proroga dei termini inizialmente previsti dal bando del 14 dicembre 2021, posticipando al 10 febbraio 2022 il termine di scadenza per la presentazione delle candidature dei ragazzi e al 31 marzo invece quello per la selezione degli enti. Successivamente, a seguito di un'intervenuta pronuncia da parte del TAR Lazio favorevole al differimento dei termini, il Dipartimento ha provveduto ad una proroga della scadenza della presentazione delle candidature al 9 marzo.

In ordine invece alla richiesta da parte dell'onorevole interrogante di fornire informazioni sul periodo che va dal 31 dicembre 2020, data di pubblicazione dell'avviso agli enti, fino al 26 gennaio 2022, data di scadenza dell'ultimo bando per i giovani, le tempistiche sono le seguenti: l'avviso di presentazione dei progetti, pubblicato il 31 dicembre 2020, rivolto agli enti, e la successiva proroga al 17 marzo 2021 hanno previsto la relativa scadenza al 20 maggio 2021; la commissione di valutazione dei programmi di intervento è stata nominata con decreto del Dipartimento il 28 maggio 2021; il competente servizio ha pubblicato l'avvio del procedimento il 1° giugno 2021, fissando i termini per la conclusione il 16 novembre 2021; a seguito della pubblicazione delle graduatorie definitive il 1° dicembre 2021 sono stati emanati i decreti di finanziamento dei progetti di intervento e il relativo bando di selezione degli operatori volontari, rispettivamente il 3 ed il 14 dicembre 2021; il termine di avvio in servizio, del quale è stata chiesta dagli enti una proroga, è ora stabilito al 20 giugno 2022, quindi parliamo di 18 mesi dopo la pubblicazione dell'avviso 2021 per la presentazione dei programmi (dicembre 2020).

Le ricorrenti proroghe, garantite negli anni e il più delle volte su richiesta degli enti, hanno portato al consolidamento di una prassi che determina ogni anno una continua riprogrammazione delle attività e delle risorse.

Tale prassi è collegata ad un'altra questione, sollevata dall'onorevole Baldino, circa i mancati avvii al servizio, le rinunce e gli abbandoni degli operatori volontari.

L'esperienza dà atto che in breve tempo i ragazzi maturano, soprattutto nell'età che riguarda specificamente il servizio civile, quindi tra i 18 ed i 28 anni, nuove prospettive ed opportunità che li inducono a non iniziare o ad interrompere il progetto di servizio civile per il quale si sono candidati, soprattutto se vengono chiamati dopo un lungo lasso di tempo rispetto a quando hanno presentato la domanda. Per questi motivi, nella prossima programmazione triennale 2023-2025, è stato chiesto al Dipartimento uno sforzo in termini di semplificazione e di accelerazione, proprio al fine di contrarre le tempistiche e di ridurre il fenomeno dei mancati avvii, della riduzione dei progetti approvati e delle rinunce.

Faccio un accenno ai dati, ad oggi disponibili, che attestano che nel 2020 sono quasi 6.500 i mancati avvii, pari all'11,2 per cento, con punte che sono arrivate nel 2018 e nel 2019 quasi al 20 per cento. Anche il tasso di interruzione dei progetti (il cosiddetto abbandono) da parte degli operatori volontari, è stato nel 2020 pari al 12,2 (quindi parliamo di circa 6.000 ragazzi), con punte però nel 2018 del 18,9 per cento e nel 2019 del 16,7 per cento.

Faccio presente, tuttavia, che, durante questo periodo di emergenza pandemica, la complessità nella quale si sono svolte le funzioni istituzionali di coordinamento è stata molto elevata per il Dipartimento che ha assicurato comunque, in piena continuità, la collaborazione con gli enti, lo svolgimento delle procedure e la regolare conclusione dei procedimenti amministrativi. Infine, la questione circa le possibili iniziative per favorire l'inserimento degli operatori volontari nel mercato del lavoro e il rafforzamento delle competenze: sono finalità che intendo valorizzare e che sono emerse anche da una consultazione pubblica che abbiamo effettuato con circa 15 mila ragazzi. Sono state presentate le risultanze nell'ambito della Giornata nazionale del servizio civile, che si è tenuta qui a Roma il 15 dicembre 2021. È emersa proprio una forte richiesta da parte dei ragazzi di avere un maggiore supporto che li avvicini concretamente al mondo del lavoro.

Gli strumenti per incentivare un percorso in tal senso sono rappresentati dall'attestazione di completamento dell'attività di servizio civile, dalla certificazione delle competenze acquisite, nonché dall'utilizzo del tutoraggio, finalizzati ad una facilitazione nell'accesso al mercato del lavoro.

Nell'avviso pubblico del 25 gennaio scorso è stato dato il massimo risalto a questi strumenti per il nuovo ciclo di presentazione dei progetti; questo al fine di arricchire l'esperienza già consolidata del servizio civile. Si tratta di strumenti già previsti in via sperimentale in alcuni programmi di intervento degli anni scorsi, ma che saranno invece ulteriormente rafforzati, facendo tesoro di quelle che sono le migliori prassi maturate negli anni da parte di alcuni enti del servizio civile, che ne hanno affinato le caratteristiche applicative. Come è noto, il servizio civile è stato inserito dal Governo nei programmi del Piano nazionale di ripresa e resilienza, nella Missione 5. Per il 2022 le risorse finanziarie utilizzate per l'attuazione dei programmi di intervento per il servizio civile sono pari a 330 milioni di euro. In questa somma sono ricompresi i 200 milioni di euro relativi a “risorse PNRR per progetti in essere” e 17 milioni invece relativi a “risorse PNRR per nuovi progetti”.

Completano il quadro le risorse, afferenti sempre al PNRR, dedicate al progetto di servizio civile digitale, nato proprio dall'accordo insieme al Ministero della Transizione digitale, sottoscritto il 14 dicembre 2021, pari a 55 milioni di euro per il triennio 2022-2024, e gli stanziamenti dedicati al servizio civile ambientale, come da protocollo d'intesa sottoscritto insieme al Ministero della Transizione ecologica il 6 agosto 2021, pari a 10 milioni di euro per la prima annualità.

Grazie agli impegni presi con il PNRR arriveranno ingenti risorse al sistema del servizio civile universale, per le quali siamo chiamati ad adempiere a precisi obiettivi e a rispettare traguardi e specifiche tempistiche in termini di attuazione, di monitoraggio e di rendicontazione. Per questo ho dato mandato al dipartimento di disporre ogni misura di semplificazione dei processi e dei procedimenti, azione che si pone come prioritaria per i prossimi cicli.

PRESIDENTE. La deputata Baldino ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatta per la risposta alla sua interrogazione.

VITTORIA BALDINO (M5S). Grazie, signora Presidente. La ringrazio, signora Ministra. Sì, ci riteniamo soddisfatti della sua risposta, perché, come dimostrato dai dati che ha illustrato, si sono reperite le risorse necessarie per ampliare il contingente di operatori volontari del servizio civile anche attraverso il reperimento e l'accertamento di rilevanti economie di gestione, superando così la soglia dei 64 mila operatori da avviare ai programmi. Un dato che - lo ha detto lei, ma ho il piacere di ribadire - corrisponde al più alto numero degli ultimi anni.

Un altro dato estremamente positivo è il suo impegno, l'impegno che ha annunciato per semplificare e accelerare i tempi delle procedure, anche per ridurre il fenomeno dei mancati avvii delle riduzioni e delle rinunce, i cui dati degli scorsi anni, come ci ha trasmesso lei, sono allarmanti.

Infine, in merito alle misure finalizzate a favorire l'inserimento dei giovani operatori volontari nel mercato del lavoro e il rafforzamento delle loro competenze, crediamo che il rilascio dell'attestazione di completamento del servizio e della certificazione delle competenze acquisite, anche l'utilizzo del tutoraggio, come lei ha annunciato, siano azioni importanti, che permettono proprio ai giovani di investire nel loro futuro, di investire nel futuro il loro impegno di volontariato.

Per il 2020 le risorse finanziarie destinate per l'attuazione dei programmi di intervento per il servizio civile dal PNRR, pari ad oltre 330 milioni di euro, sono un'occasione senza precedenti per potenziare la finalità e l'azione del servizio civile universale, compreso quello digitale, compreso quello ambientale, che, come lei ha evidenziato, Ministra, necessitano di un'adeguata attuazione, con specifiche tempistiche in termini di attuazione, monitoraggio e rendicontazione, a cui ha dato priorità, Ministra.

Quindi, a nome del gruppo del MoVimento 5 Stelle, la ringrazio per l'impegno e per il coraggio che ha dimostrato nel cambiare in meglio il sistema del servizio civile in termini di efficienza, semplificazione, coinvolgimento dei giovani e investimento dei giovani nel loro futuro, con l'auspicio che il sistema del servizio civile universale riesca sempre di più a raggiungere i giovani che insistono sui territori e nei contesti maggiormente disagiati, per affrancarli da quelle periferie esistenziali che ha citato il Presidente Mattarella nel suo discorso di insediamento, che noi abbiamo apprezzato tantissimo. La ringrazio ancora, Ministra.

(Iniziative di competenza volte ad assicurare la piena operatività dell'ufficio postale di Vicenza centro – n. 3-02510)

PRESIDENTE. Passiamo all'interrogazione Zanettin n. 3-02510 (Vedi l'allegato A).

La Vice Ministra dello Sviluppo economico, Alessandra Todde, ha facoltà di rispondere.

ALESSANDRA TODDE, Vice Ministra dello Sviluppo economico. Grazie Presidente, grazie onorevole interrogante. Rispondo all'atto in esame sentita al riguardo anche direttamente la società Poste Italiane e informo per quel che segue.

Poste Italiane ha informato che l'ufficio postale di Vicenza centro dal giorno 4 novembre 2021 è stato trasferito dal container dove era posizionato, in appoggio presso l'ufficio postale di Vicenza 1, in posizione limitrofa, a circa 750 metri, mantenendo la piena operatività e garantendo tutte le operazioni. La medesima società specifica che il container di proprietà della società che ospitava precedentemente la sede dell'ufficio postale di Vicenza centro è concesso in affitto a Poste Italiane dal 29 ottobre 2018, ma negli ultimi tempi presentava una situazione di deterioramento tale che ne ha reso necessario il rilascio.

Preme evidenziare che Poste Italiane ha tenuto a sottolineare che, proprio in virtù della vicinanza alla clientela e alle esigenze dei cittadini, è stato ampliato l'orario dell'ufficio postale di Vicenza 1, dal lunedì al venerdì 8,20-13,45 e il sabato 8,20-12,45. Pertanto l'ufficio postale di Vicenza 1, che ospita anche l'ufficio postale di Vicenza centro, ha aumentato l'offerta alla clientela con orario a doppio turno, dal lunedì al venerdì 8,20-19,05 e il sabato 8,20-12,35, e anche la sala consulenza è attiva sia la mattina che il pomeriggio. È altresì dotato di gestore code e di un ATM Postamat operativo H24. Inoltre, Poste ha informato che in posizione limitrofa si trovano altri quattro uffici postali, Vicenza 2, Vicenza 3, Vicenza 8 e Vicenza 9.

Con riferimento, invece, ai ritardi relativi ai lavori di ristrutturazione, Poste informa che gli stessi hanno subito dei rallentamenti dovuti alla sostituzione dell'impresa originariamente incaricata e alle successive difficoltà di approvvigionamento di alcuni materiali a causa del perdurare dell'emergenza sanitaria. Infine è stato evidenziato che, in costanza del dialogo aperto dall'azienda con le istituzioni locali, il comune di Vicenza è stato costantemente aggiornato sugli sviluppi del progetto di riposizionamento dell'ufficio postale di Vicenza centro nella nuova sede. In conclusione, voglio precisare che il Ministero dello Sviluppo economico continuerà a monitorare, nell'ambito di specifica competenza, le modalità di erogazione del servizio postale, al fine di assicurare un servizio efficiente ed omogeneo, e ad avviare, ove possibile, tutte le dovute iniziative per risolvere ulteriori eventuali criticità in tale ambito.

PRESIDENTE. Il deputato Zanettin ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alla sua interrogazione.

PIERANTONIO ZANETTIN (FI). Grazie, Presidente. Innanzitutto le devo dire che sono un po' in difficoltà, perché mi pare molto banale parlare di questioni, pure importanti per una comunità locale come quella di Vicenza, come quella dell'ufficio postale, quando intorno a noi la guerra si è scatenata in Europa e vediamo i nostri popoli fratelli, come quello ucraino, nella situazione in cui si trovano, per cui le nostre vicende paiono essere ben poca cosa rispetto al dramma che si sta manifestando intorno a noi.

Devo dire, Vice Ministro, che resto un po' sorpreso, in senso negativo, della sua risposta, perché forse poteva essere data in termini più esaustivi.

Infatti dalle informazioni che ho io il problema dell'ufficio postale di Vicenza centro si avvia alla soluzione, tant'è che il giorno 11 marzo 2022 verrà inaugurato quello di viale Roma, che lei non ha citato. Almeno per quanto mi riguarda, le informazioni che ho io probabilmente sono più aggiornate di quelle che vengono fornite da lei.

Lei giustamente ricorda che c'è stato un ritardo grave e i cittadini di Vicenza, in particolare quelli del centro, che sono spesso pensionati e persone anziane, per anni e per mesi sono stati costretti ad accedere a un container, con problemi e disagi enormi, quindi, c'è stato un ritardo. Avevo già interrogato il suo collega - era venuto a rispondere l'onorevole Buffagni, il 20 ottobre 2020 - il quale aveva assicurato che l'inaugurazione del nuovo ufficio postale avrebbe avuto luogo entro il primo semestre 2021; così non è stato e, lo ripeto, l'11 marzo ci sarà l'inaugurazione di questo ufficio postale, almeno per le informazioni in nostro possesso.

Quindi, mi dichiaro solo parzialmente soddisfatto della sua risposta; diciamo che la morale di tutta questa vicenda è che tutto è bene quel che finisce bene, per cui fra qualche giorno, finalmente, i cittadini di Vicenza potranno usufruire di un ufficio postale moderno, adeguato, ancorché non presente all'interno delle mura del centro, e questo è un elemento di disagio, però, almeno, saranno evitati i container, che erano veramente un brutto spettacolo.

(Elementi e iniziative in merito alle strategie di ENI relative all'impianto di raffineria di Livorno – nn. 3-00893 e 3-02530)

PRESIDENTE. Passiamo alle interrogazioni Potenti n. 3-00893 e n. 3-02530 che, vertendo sullo stesso argomento, saranno svolte congiuntamente (Vedi l'allegato A).

La Vice Ministra dello Sviluppo economico, Alessandra Todde, ha facoltà di rispondere.

ALESSANDRA TODDE, Vice Ministra dello Sviluppo economico. Grazie, Presidente; grazie, onorevoli interroganti. Con riferimento all'oggetto dell'interrogazione in parola si ricorda, in primis, che il settore petrolifero è chiamato ad affrontare la difficile sfida della transizione energetica, ambito nel quale si rileva senz'altro anche la competenza di altri Ministeri, ossia del Ministero per la Transizione ecologica. In particolare, per quello che riguarda la raffineria di Livorno, l'inserimento di nuove iniziative come quelle della gassificazione va letta proprio in seno al processo di transizione energetica. A tal riguardo, infatti, ENI ha dichiarato di aver scelto Livorno proprio in considerazione dell'elevata competenza tecnica necessaria per la gestione di un processo chimico sofisticato e tale da sfruttare le sinergie con la raffineria. ENI riferisce, altresì, che è in corso il confronto con il territorio per verificare il consenso della comunità locale.

Ancora una volta, preme richiamare l'attenzione del Governo sui risvolti della transizione green sul sistema produttivo italiano. Come già ricordato nella risposta all'interrogazione precedente, il Governo è impegnato nel riportare gli strumenti di sostegno all'innovazione e alla riconversione dei processi industriali entro un quadro coerente e organico di politica industriale. Faccio riferimento all'implementazione degli interventi del PNRR e al potenziamento degli strumenti agevolativi finalizzati ad accompagnare i processi di riconversione delle filiere produttive in un quadro di rapida accelerazione nel contesto globale della transizione ecologica e digitale. A tal fine, richiamo le varie misure messe in atto per accompagnare le imprese italiane, in considerazione dell'alta vocazione industriale e delle caratteristiche manifatturiere del nostro sistema produttivo. In particolare, richiamo nuovamente il Fondo per il sostegno alla transizione industriale, da 150 milioni di euro, istituito con la legge di bilancio 2022 presso il Ministero dello Sviluppo economico, rivolto alle imprese che operano in settori ad alta intensità energetica. Le misure agevolative ivi previste potranno fornire supporto alla realizzazione dei progetti di transizione ecologica.

Talune novità sono state introdotte anche con il decreto-legge Sostegni-ter, attualmente in fase di conversione. In primis, con tale decreto è stata incrementata la disponibilità della misura del credito d'imposta per le imprese che effettuano investimenti in beni strumentali nuovi di cui alla legge di bilancio 2021, comma 1.057-bis, e viene riconosciuto il credito d'imposta nella misura del 5 per cento del costo, fino al limite massimo dei costi complessivamente ammissibili, pari a 50 milioni di euro, per la quota superiore ai 10 milioni di euro degli investimenti inclusi nel PNRR diretti alla realizzazione di obiettivi di transizione ecologica (articolo 10). Inoltre, viene introdotto, a favore delle imprese energivore, un contributo straordinario a parziale compensazione dei maggiori oneri sostenuti, sotto forma di credito d'imposta, pari al 20 per cento delle spese sostenute per la componente energetica acquistata ed effettivamente utilizzata nel primo trimestre 2022; a tal fine, sono stati stanziati 540 milioni di euro per l'anno 2022 (articolo 15). Di nuovo richiamo il decreto-legge Energia, appena adottato, 8 miliardi di euro, che si pone il duplice obiettivo di calmierare nel breve tempo i costi delle bollette energetiche e di prevenire analoghe emergenze future.

Per quello che riguarda le misure a supporto della tutela dei livelli occupazionali, pur rimettendo la questione al competente Ministero del Lavoro e delle politiche sociali, si rappresenta che, con l'articolo 43 del decreto-legge n. 34 del 2020, è stato istituito, nello stato di previsione del Ministero dello Sviluppo economico, il Fondo per la salvaguardia dei livelli occupazionali e la prosecuzione d'impresa, il quale prevede 300 milioni di euro per investimenti nel capitale di rischio delle società in crisi. Il Fondo è attivo presso Invitalia e per accedere alla misura è necessario aver avviato una trattativa con il tavolo di crisi aperto presso il Mise.

Per quello che riguarda specificamente l'impianto ENI di raffineria di Livorno, il Ministero del Lavoro e delle politiche sociali precisa che non risulta pervenuta alcuna attivazione di procedura di licenziamento collettivo avviata dall'ENI. Ad ogni modo, si rappresenta che il Ministero dello Sviluppo economico ritiene opportuno approfondire la situazione dell'impianto ENI di Livorno e instaurare un confronto con le parti. A tal fine, si comunica, come è stato già dichiarato in Aula alla Camera, nella scorsa seduta di question time, che verrà convocato un apposito tavolo, al fine di individuare la migliore soluzione possibile.

PRESIDENTE. Il deputato Manfredi Potenti ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alle sue interrogazioni.

MANFREDI POTENTI (LEGA). La ringrazio, Presidente. Vice Ministro, intanto, voglio ringraziarla per l'interessamento del Governo sulla realtà livornese dell'impianto ENI. Sono fiducioso dell'esito del tavolo che, come ha annunciato, verrà tenuto prossimamente. Le ricordo che l'impianto ENI di Livorno è inserito in un sito di interesse nazionale, in cui il 95 per cento, per l'appunto, è lo spazio occupato di competenza e pertinenza di ENI che attende, tra l'altro, di essere bonificato; inoltre, quella di Livorno, ricordo, è una delle aree di crisi industriale complessa che fa coppia con quella di Piombino e, purtroppo, riguarda un'area molto variegata, per quanto attiene alla presenza industriale.

Purtroppo, per capire gli obiettivi industriali di ENI su Livorno, gli enti locali e anche i parlamentari hanno dovuto seguire attentamente e interpretare la rassegna stampa quotidiana del dottor Descalzi, amministratore delegato, non avendo spesso rappresentazioni in tempo reale delle varie indicazioni da parte della società. Abbiamo notizia recente per cui il dottor Descalzi afferma che dall'idrogeno possono arrivare molte soluzioni per de-carbonizzare settori industriali quali raffinazione chimica e cementifici.

Il sito di Livorno, per esempio, sembra perfetto per il piano di riconversione targato NextChem, che punta alla produzione di biocarburanti. Peraltro, presso la Scuola Superiore Sant'Anna, proprio pochi mesi fa - io ero uno degli ospiti relatori - il progetto è stato esposto, con dovizia di particolari e abbiamo ricavato la possibilità di produzione di idrogeno e metanolo da rifiuti che altrimenti sarebbero termovalorizzati. Segnaliamo come la società ENI Rewind SpA, società ambientale di ENI, segue ad esempio progetti similari sui siti di Marghera e Ravenna.

Ci chiediamo, quindi, quali prossimi obiettivi saranno riservati a Livorno. Tra l'altro, la società è impegnata, appunto, come lei ci ha confermato, nello sviluppo di impianti che possono recuperare, da frazioni addirittura organiche di rifiuti solidi urbani, bioetanolo e metano, con recupero addirittura di acqua. Purtroppo, nel contempo, la realtà livornese è tornata alle cronache nel mese di novembre per un incendio che ha coinvolto l'impianto forno hot oil all'interno dello stabilimento e per alcune segnalazioni che continuano a recare criticità ambientale da parte delle aree residenziali, specie in punto di emissioni odorigene.

Purtroppo, l'attenzione sull'impianto livornese da parte dell'azienda appare residuale - questa è una percezione che hanno anche le realtà sindacali - e gli atteggiamenti verso i lavoratori del tutto indelicati. Voglio solo citare il caso di una visita ufficiale di alti dirigenti ENI alla raffineria di questo febbraio: l'azienda ha tolto, ad esempio, alcune bandiere che le organizzazioni sindacali avevano posto all'ingresso con titolo: “Coordinamento ditte appaltatrici ENI”; è un caso un po' unico; almeno non ci risultano altri precedenti, nella storia sindacale. Nel 2020 la società - ripetiamo - ha conseguito 43,9 miliardi di euro di ricavi; ci risulta che, negli ultimi anni, sia la cifra più bassa conseguita, con una perdita netta di competenza ENI pari a 8,6 miliardi.

Concludo, dicendo che non vorremmo che l'attuale contingenza internazionale, che lei, Vice Ministro, ha posto all'attenzione, ponesse in dubbio o, peggio, azzerasse le prospettive di sviluppo del sito livornese, proprio nel momento in cui il Paese ha una necessità disperata di tutelare le proprie professionalità e, soprattutto, il proprio delicato apparato produttivo strategico, che, come lo stesso amministratore delegato Descalzi ha sottolineato, potrebbe soffrire conseguenze particolari a causa della transizione ecologica. Facciamo affidamento non tanto solo al suo Ministero, che ha alcune delle competenze, ma anche a quello della Transizione ecologica, i quali, sono sicuro, sapranno condurre assieme il nostro sistema produttivo verso la nuova missione della transizione.

(Iniziative a sostegno del comparto automobilistico, con particolare riferimento ai processi di transizione ecologica – n. 3-02687)

PRESIDENTE. La Vice Ministra dello Sviluppo economico, Alessandra Todde, ha facoltà di rispondere all'interrogazione Porchietto ed altri n. 3-02687 (Vedi l'allegato A).

ALESSANDRA TODDE, Vice Ministra dello Sviluppo economico. Grazie Presidente e grazie onorevoli interroganti. La questione sollevata dagli onorevoli interroganti è estremamente attuale ed è stata recentemente trattata in occasione di interrogazioni a risposta immediata in Aula e in Commissione.

Come è noto, il settore automotive costituisce un pilastro dell'industria e dell'economia italiana, contribuendo al 6,2 per cento del PIL, all'11 per cento del fatturato dell'industria manifatturiera e contando oltre 5 mila aziende. Esso sta affrontando un insieme di criticità che vanno dall'incremento dei prezzi, alla penuria dei semiconduttori e alle sfide poste dalla transizione green.

Gli onorevoli interroganti sottolineano, in particolare, che, in occasione della quarta riunione del CITE, sono state definite tempistiche di sostituzione dei veicoli con motori a combustione interna, prevedendo lo stop alla produzione di auto a benzina e diesel entro il 2035.

Orbene, se gli obiettivi della transizione green sono fondamentali, si concorda con gli onorevoli interroganti sulla necessità di garantire, al contempo, l'alta vocazione industriale italiana e le caratteristiche manifatturiere del nostro sistema produttivo. Ed è proprio tale obiettivo che ha caratterizzato gli ultimi provvedimenti del Governo sul tema (si pensi, ad esempio, al cosiddetto decreto Energia).

Il Governo, infatti, è stato impegnato nel riportare gli strumenti di sostegno all'innovazione e alla riconversione dei processi industriali entro un quadro coerente e organico di politica industriale. Tale sforzo riguarda in primis l'implementazione di interventi del PNRR, ma si estende al potenziamento degli strumenti agevolativi finalizzati ad accompagnare i processi di riconversione delle filiere produttive nel quadro di rapida accelerazione nel contesto globale della transizione ecologica e digitale.

In questo quadro, voglio, altresì, richiamare alcuni dei principali strumenti rifinanziati dalla legge di bilancio, quali il contratto di sviluppo, gli accordi di innovazione, gli IPCEI, che nelle diverse fasi (dalla ricerca all'innovazione, dal first industrial deployment, fino alla produzione industriale) sostengono gli investimenti delle imprese.

Ad essi si affiancherà, da quest'anno, il Fondo per la transizione industriale da 150 milioni di euro, introdotto con la legge di bilancio per il 2022 (articolo 1, commi 478 e 479, della legge 30 dicembre 2021, n. 234) e, specificatamente, destinato a sostenere tutte le imprese impegnate nei processi di efficientamento energetico, del riciclo dei materiali e della cattura/riuso dell'anidride carbonica. Il Fondo prevede, tra le altre cose, di accompagnare la riconversione industriale delle imprese del settore automotive verso forme di motorizzazione e tipi di combustibili meno inquinanti e climalteranti.

In particolare, in attuazione delle finalità previste dal PNRR (Misura M2C2-41 - Investimento 5.3), con decreto del Ministro delle Infrastrutture e della mobilità sostenibili del 29 novembre 2021, sono state assegnate risorse a sostegno di iniziative di trasformazione verde e digitale dell'industria degli autobus, al fine della produzione di veicoli elettrici e connessi. I fondi ammontano complessivamente a 300 milioni di euro, di cui 250 milioni per nuovi progetti e 50 milioni per progetti in essere. Tali risorse sono destinate a sostenere la realizzazione di circa 45 progetti di trasformazione industriale finalizzati allo sviluppo della filiera produttiva degli autobus, al fine di produrre veicoli elettrici e connessi, ad esclusione degli autobus ibridi, mediante lo strumento dei contratti di sviluppo.

Inoltre, con decreto Mise del 13 gennaio 2022, in attuazione dell'Investimento 5.2, “Competitività e resilienza delle filiere produttive” del PNRR, sono stati destinati 750 milioni di euro a sostegno dei programmi di sviluppo delle filiere produttive strategiche per lo sviluppo del Paese. Con successivi decreti direttoriali, verranno fissate le date di apertura dello sportello agevolativo dedicato alle domande di contratto di sviluppo, coerenti con le finalità dei due decreti in questione. In tale ambito, potranno essere finanziati investimenti dedicati alla filiera dell'automotive.

Ricordo, altresì, che il cosiddetto decreto-legge Sostegni-ter contiene misure specifiche per favorire e sostenere le imprese energivore, tra le quali rientrano, senz'altro, anche quelle operanti nel settore automotive. Mi riferisco, in particolare, al contributo straordinario a favore delle imprese energivore (articolo 15), a parziale compensazione dei maggiori oneri sostenuti sotto forma di credito d'imposta pari al 20 per cento delle spese sostenute per la componente energetica acquistata ed effettivamente utilizzata nel primo trimestre 2022. Per tale misura, infatti, sono stati previsti 540 milioni di euro per l'anno 2022. Ad essi, vanno aggiunti 1,2 miliardi di euro previsti per la riduzione degli oneri di sistema per il primo trimestre 2022 per le utenze con potenza disponibile pari o superiore a 16,5 chilowatt (articolo 14).

Alle problematiche del settore è dedicato, inoltre, il tavolo automotive, istituito presso il Ministero dello Sviluppo economico e, da ultimo, convocato dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri, proprio in considerazione dell'enorme portata economico-sociale sul nostro territorio delle novità che stanno interessando l'intero comparto.

In tale sede, si è effettuata una ricognizione degli strumenti e delle risorse messi a disposizione dal Mise, per sostenere la filiera, con l'obiettivo di garantire l'equilibrio tra esigenze economiche, ambientali e sociali. Alla seduta del tavolo, tenutasi lo scorso 9 febbraio, hanno partecipato il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei Ministri, il Ministro dello Sviluppo economico, il Ministero dell'Economia e delle finanze e il Ministero delle Infrastrutture e della mobilità sostenibili. Ogni Ministero ha illustrato le problematiche legate, sia alle trasformazioni in corso per il comparto automotive, sia per la mobilità e si sarebbe convenuto sull'opportunità di individuare una strategia nazionale attraverso la quale coordinare non solo gli interventi, ma anche l'utilizzo dei vari fondi a disposizione, da quelli stanziati con l'ultima manovra al PNRR, fino al Fondo per lo sviluppo e la coesione.

I lavori del tavolo hanno condotto, da ultimo, all'adozione del “decreto Energia”. Con il citato decreto, in particolare, si è intervenuti per ridurre il caro energia per famiglie e imprese e si è previsto un sistema di incentivi per il settore automotive, anche tramite l'istituzione di un apposito Fondo per promuovere la ricerca e lo sviluppo della tecnologia dei microprocessori, la riconversione dei siti industriali esistenti e l'insediamento di nuovi stabilimenti sul territorio nazionale, importante per la sua strategicità, e che si rivolge agli investitori non solo stranieri, ma già esistenti sul territorio nazionale.

In conclusione, ribadisco il massimo impegno del Governo a porre in essere ogni iniziativa di competenza, al fine di favorire lo sviluppo di tutte le filiere afferenti al settore automotive e a tutelare gli interessi del settore, anche in sede di Unione europea, per garantire la continuità produttiva sul territorio italiano e i lavoratori coinvolti.

PRESIDENTE. La deputata Claudia Porchietto ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatta per la risposta alla sua interrogazione.

CLAUDIA PORCHIETTO (FI). Grazie Presidente e grazie Vice Ministro. La ringrazio per l'esauriente risposta. Mi permetto di fare alcuni passaggi e alcuni rilievi rispetto a questo tema. Tra le altre cose, stiamo parlando di un'interrogazione del 16 dicembre. Non sembra possibile, ma dal 16 dicembre ad oggi è cambiato il mondo. Lei lo sa meglio di me, sa quali sono le situazioni che oggi stiamo affrontando, che, in qualche modo, ricadono anche su questo complesso passaggio di politica industriale italiana.

Vorrei proprio partire da questo, da come si sta muovendo l'Europa in questo momento e, mi permetto di dire, dalla celerità che dovrebbe imprimere il nostro Governo rispetto alla politica industriale dedicata ad un comparto che per noi è assolutamente strategico. Lei ha fatto un passaggio: ha parlato di forme di combustione meno inquinanti. Io credo che sarebbe opportuno che il Governo sgombrasse il campo dagli equivoci, perché quando parliamo di forme di combustione meno inquinanti stiamo parlando non soltanto della trazione elettrica, ma anche di forme di combustione meno inquinanti.

Perché faccio questo passaggio? Perché, in realtà, il CITE, a fine anno, ha preso un impegno addirittura superiore rispetto a quello su cui si sta ancora dibattendo e che non è ancora stato deliberato a livello europeo con la famosa normativa Fit for 55, che non è ancora giunta a compimento e che, tra l'altro, in questi giorni mi risulterebbe abbia subito anche una battuta d'arresto proprio per le situazioni che, in questo momento, sono concomitanti nel panorama europeo ed internazionale.

Dico questo proprio perché la nostra filiera, che è una filiera che opera su vari ambiti e soprattutto su varie case automobilistiche, in questo momento ha un reale problema. Quello che vorrebbe capire è se le politiche industriali del nostro Paese contempleranno non soltanto la filiera dell'elettrico ma anche la filiera, che già oggi è presente, di una combustione che ha un unico obiettivo, ossia quello di impattare in modo pressoché neutro, vale a dire zero, sull'ambiente (quindi neutralità, diciamo così, di impatto ambientale).

Tra le altre cose, sappiamo di avere imprese italiane che stanno operando nel campo dell'innovazione e della ricerca proprio per arrivare a motori endotermici che possano utilizzare biocombustibili o combustibili sintetici.

Il nostro Governo deve dare un segnale forte rispetto a questo equivoco che è presente sul tavolo. In proposito, in questi giorni, stiamo predisponendo una mozione di maggioranza che verrà votata a breve proprio in quest'Aula: devo dire che, rispetto a questo percorso, abbiamo sensibilità diverse, ma credo sia fondamentale oggi dare un segnale alla nostra filiera dell'auto affinché non si smonti una filiera importante. Dico questo, perché la filiera dell'auto elettrica - lei lo sa meglio di me, perché conosce molto bene questo settore - è una filiera molto corta, molto ridotta; le risorse che verranno messe a disposizione per la riconversione saranno sicuramente utili per molte imprese, ma ne perderemo tantissime, soprattutto quelle piccole che non sono in grado di fare ricerca e di affacciarsi su un mercato completamente diverso. Se accompagnassimo, invece, la nostra filiera verso l'utilizzo di strumenti che attualmente sono già presenti e che vedono di nuovo al centro dell'attenzione il motore endotermico, con un bassissimo, se non nullo, impatto ambientale, anche la nostra filiera verrebbe preservata.

Faccio e sottolineo ulteriormente questo passaggio, perché è proprio notizia di questi giorni che la Germania e, in particolare, le grandi case automobilistiche stanno andando già sui motori diesel di settima, ottava generazione. Proprio l'altro ieri, il Ministro tedesco dei trasporti ha mostrato apertura rispetto al tema di portare oltre la data del 2035 e anche Stellantis, in questi giorni - a cui noi, chiaramente, facciamo riferimento - sta ragionando sul diesel di nuova generazione. Ed è questo il motivo per cui mi permetto di dire che questa interrogazione - ringraziandola per la risposta, perché è vero che ci sono molte risorse - lancia un appello al Governo: chiarezza rispetto a dove vogliamo andare con riferimento alle politiche industriali e segnale forte alla filiera. Probabilmente non dobbiamo guardare soltanto al sistema dell'elettrico, ma partire da un'altra declinazione: l'importante è che ci sia neutralità zero, impatto ambientale assolutamente pari a zero rispetto ai nuovi metodi di trasporto. Questo aiuterebbe sicuramente a fare nuovi investimenti e ad attrarre anche investimenti in Italia.

(Iniziative di competenza volte a contrastare il fenomeno delle baby gang, con particolare riferimento alla città e alla provincia di Vicenza – n. 3-02591)

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per l'Interno, Ivan Scalfarotto, ha facoltà di rispondere all'interrogazione Zanettin n. 3-02591 (Vedi l'allegato A).

IVAN SCALFAROTTO, Sottosegretario di Stato per l'Interno. Signora Presidente, onorevoli deputati, con l'interrogazione all'ordine del giorno l'onorevole Zanettin chiede al Governo quali iniziative intenda assumere per contrastare il fenomeno delle baby-gang, che, dalle città metropolitane, si starebbe diffondendo anche a città di provincia come Vicenza o Bassano del Grappa.

In particolare, l'onorevole interrogante fa riferimento alle notizie di cronaca diffuse dalla stampa locale in relazione a due episodi verificatisi la notte di Halloween a Vicenza.

La sera del 31 ottobre scorso, infatti alle 22,30, un equipaggio della squadra volante della locale questura è giunto al pronto soccorso dell'ospedale cittadino, in seguito alla richiesta, pervenuta al “113”, da parte del padre di un minorenne che era stato aggredito, insieme ai suoi amici, nei pressi di piazzetta San Lorenzo, nel centro storico di Vicenza.

Secondo quanto riferito dalle vittime al personale di polizia, l'aggressione sarebbe stata compiuta da un gruppo di circa 15 ragazzi - vestiti di nero e con il volto travisato da cappucci o maschere per la ricorrenza della festa di Halloween -, i quali, dopo aver aggredito le vittime con calci e pugni, avrebbero sottratto il portafogli di uno di loro.

Successivamente, alle 23,30, lo stesso equipaggio della squadra volante veniva informato dalla sala operativa della questura dell'arrivo in ospedale di un altro minore che era stato ferito da un nutrito gruppo di giovani durante una rapina subita nelle vicinanze di piazza Castello.

Dai primi accertamenti svolti dalla locale questura, è apparso verosimile che i responsabili di quest'ultimo episodio fossero riconducibili allo stesso gruppo che aveva agito in piazzetta San Lorenzo; tuttavia, le prime testimonianze rese dalle vittime e dagli altri giovani presenti non hanno permesso di individuare, nell'immediatezza, gli autori dei fatti.

Nelle ore successive, a seguito delle denunce formalizzate dai genitori di alcune delle vittime, la questura ha avviato una mirata attività investigativa, anche con l'esame delle immagini del sistema di videosorveglianza cittadina e con l'acquisizione di ulteriori informazioni da parte dei presenti.

L'attività di indagine - tuttora in corso - ha consentito, al momento, di escludere la sussistenza di un movente omofobico, enfatizzato in un primo momento dalla stampa locale.

In proposito, la prefettura di Vicenza ha riferito che il movente delle due aggressioni sarebbe riconducibile, verosimilmente, a un'estemporanea e contingente dimostrazione di forza e prevaricazione da parte di un gruppo eterogeneo di ragazzi, intento a imporsi nei confronti di giovanissime vittime, anche appropriandosi di smartphone, capi d'abbigliamento o di altri oggetti di valore.

L'articolata attività di indagine svolta dalla locale questura ha consentito di identificare e deferire 5 persone alla Procura per i minorenni presso il tribunale di Venezia.

Alla stessa Procura sono stati, inoltre, segnalati altri 8 minorenni, presenti al momento dei fatti, il cui grado di responsabilità è al vaglio della competente autorità giudiziaria.

Ciò premesso, evidenzio che le forze di polizia assicurano una costante attività di monitoraggio e controllo del territorio, anche nelle zone del centro cittadino ove sono avvenuti i fatti descritti e dove abitualmente si registra, soprattutto nei fine settimana, la presenza di gruppi di giovani.

I fatti in esame sono stati attentamente considerati e, dopo uno specifico esame in sede di riunione tecnica di coordinamento delle Forze di polizia, è stato deciso di rafforzare gli ordinari dispositivi di controllo del territorio, con mirati servizi di ordine pubblico interforze, allo scopo sia di vigilare sul rispetto della normativa per il contenimento del COVID, sia di assicurare, più in generale, il mantenimento dell'ordine e della sicurezza pubblica.

Su un piano più generale, tra le più recenti iniziative normative in materia di sicurezza urbana, ricordo che, con il decreto-legge 20 ottobre 2020, n. 130, sono state implementate le misure di contrasto allo spaccio di stupefacenti all'interno e in prossimità di locali pubblici o aperti al pubblico o di pubblici esercizi e, a tutela soprattutto dei giovani, è stato esteso il perimetro applicativo del divieto di accesso in esercizi pubblici e locali di pubblico trattenimento dei soggetti che abbiano riportato denunce o condanne per diverse tipologie di reato.

Mi preme anche sottolineare che le strategie adottate dalle Forze di polizia puntano in modo particolare a prevenire le fenomenologie delittuose che coinvolgono i minori, quali autori o quali vittime, non soltanto mediante appropriati dispositivi di controllo del territorio, ma anche attraverso iniziative di carattere educativo svolte nelle scuole e mediante mirate campagne di informazione e sensibilizzazione alla legalità.

Forte è anche l'impegno volto a fornire strumenti di empowerment per i minori e strumenti di conoscenza a famiglie e insegnanti, al fine di meglio orientare soprattutto coloro che operano nel mondo dei giovani e che possono segnalare agli uffici di polizia situazioni di rischio o abuso. Al riguardo, numerose azioni sono state realizzate nell'ambito del progetto del Ministero denominato “Scuole sicure”, per la prevenzione e il contrasto allo spaccio di stupefacenti nei pressi degli istituti scolastici.

Tra le varie iniziative intraprese a livello locale, rammento la campagna “Stop bullismo” a cui partecipa la stessa questura di Vicenza, con l'obiettivo di creare consapevolezza, promuovere la prevenzione, far conoscere gli strumenti per denunciare e costruire un filo diretto con le forze di polizia, anche attraverso la promozione dell'uso di tecnologie rivolte ai più giovani, come, per esempio, l'App “YouPol”.

Informo da ultimo che, in relazione al fenomeno degli episodi di violenza da parte di gruppi di giovani minorenni, il 12 gennaio scorso, 12 gennaio 2021, il capo della polizia ha emanato una direttiva, indirizzata a prefetti e questori, con la quale le autorità provinciali di pubblica sicurezza sono state sensibilizzate a porre in essere mirate attività di controllo del territorio volte a intercettare ogni segnale di potenziale criticità per la conseguente, tempestiva adozione di idonee misure di contrasto.

Nello stesso atto di indirizzo è stata altresì raccomandata l'opportuna intensificazione dell'attività informativa, soprattutto attraverso il monitoraggio delle piattaforme social che rappresentano lo strumento di interazione maggiormente utilizzato dai giovani.

PRESIDENTE. Il deputato Zanettin ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alla sua interrogazione.

PIERANTONIO ZANETTIN (FI). Grazie, Presidente. Grazie, sottosegretario, mi dichiaro soddisfatto della risposta. Ho presentato diverse interrogazioni sul tema dell'ordine pubblico, a Vicenza, del degrado che ha subito negli ultimi anni e negli ultimi tempi.

Devo dare atto, sottosegretario, che, soprattutto nell'ultima fase, registriamo, come deputati e come cittadini di Vicenza, un'intensificazione di attività da parte delle Forze dell'ordine, che viene salutata da tutti con grande favore, nella prevenzione e nella repressione dei reati, che magari sono di microcriminalità come quelli delle baby gang, ma che tanto angustiano i cittadini e soprattutto le persone più indifese o i giovani.

Devo rivolgere i complimenti - oggettivamente sento il dovere di farlo – a tutta la struttura delle Forze dell'ordine, che, negli ultimi mesi, sotto la guida del prefetto Signoriello, ma con l'impulso che è coinciso soprattutto con l'arrivo del nuovo questore, il dottor Paolo Sartori, ha visto tutta una serie di iniziative di presidio del territorio e di contrasto alla microcriminalità - l'adozione di provvedimenti anche di natura amministrativa, quindi i Daspo, i fogli di via e quant'altro possibile - che hanno dato veramente un segnale di attenzione alla repressione della microcriminalità. A questo hanno dato un contributo anche i Carabinieri, il colonnello Bianchi e tutte le Forze dell'ordine, compreso il comando della Polizia locale di Vicenza.

Quindi, credo che, oggettivamente - e lo dico da deputato eletto nel collegio uninominale proprio della città di Vicenza - si sia visto un segnale forte da parte delle Forze dell'ordine e del Ministero dell'Interno, e di questo mi faccio testimone e rivolgo anche un ringraziamento.

(Elementi e iniziative in relazione al rischio maremoti - n. 3-02781)

PRESIDENTE. La Sottosegretaria di Stato per la Transizione ecologica, Vannia Gava, ha facoltà di rispondere all'interrogazione Grillo ed altri n. 3-02781 (Vedi l'allegato A).

VANNIA GAVA, Sottosegretaria di Stato per la Transizione ecologica. Grazie, Presidente. Con riferimento alle questioni poste dagli onorevoli interroganti in merito a iniziative per la previsione di maremoti in Italia, si rappresenta quanto segue.

Giova innanzitutto precisare che il nostro Paese, sin dal 2005, prende attivamente parte al Sistema di allertamento internazionale per il rischio maremoto nel Nord Est Atlantico, Mediterraneo e mari collegati, che opera sotto il coordinamento dell'IOC. Il Sistema si presenta analogo a quelli già operanti nell'area del Pacifico, dei Caraibi e dell'Oceano Indiano.

In ambito nazionale, con riferimento ai maremoti generati dal sisma nel Mar Mediterraneo, è stata adottata la direttiva del Presidente del Consiglio dei Ministri del 17 febbraio 2017, recante “Istituzione del Sistema d'allertamento nazionale per i maremoti generati da sisma-SiAM”.

Il SiAM opera attraverso tre istituzioni con compiti diversi, ma con il comune obiettivo di allertare nel minor tempo possibile, con gli strumenti attualmente disponibili, gli enti e le amministrazioni, anche territoriali, potenzialmente coinvolti da eventi di maremoto di origine sismica che possano avvenire nel Mediterraneo.

In particolare, le tre istituzioni coinvolte sono l'Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia (INGV), l'Istituto superiore per la protezione e ricerca ambientale (ISPRA) e il Dipartimento della protezione civile.

Segnatamente, l'Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia, attraverso il Centro allerta tsunami (CAT-INGV), sempre operativo, valuta la possibilità che un determinato terremoto, con epicentro in mare o nelle sue vicinanze, possa generare un maremoto, stima i tempi di arrivo attesi e calcola i livelli d'allerta lungo le coste esposte. Inoltre, l'Istituto elabora la messaggistica di informazione e allertamento del SiAM e analizza, ai fini della verifica dell'occorrenza di eventuali tsunami, i dati della rete mareografica nazionale di ISPRA, nonché di altre reti mareografiche. L'ISPRA, ente vigilato da questo Ministero, gestisce la rete mareografica di cui sopra e fornisce in tempo reale i dati registrati dalle proprie stazioni al richiamato CAT-INGV.

Il Dipartimento della protezione civile ha il compito di provvedere alla disseminazione della messaggistica d'allertamento alle strutture e componenti del Servizio nazionale della protezione civile fino al livello comunale, attraverso una piattaforma tecnologica dedicata, in grado di rispondere all'esigenza imposta dai tempi assai limitati dell'allertamento per il rischio.

In particolare, la piattaforma distribuisce i messaggi ai soggetti indicati nella sopracitata direttiva del Presidente del Consiglio dei Ministri, i quali, attraverso le rispettive attività e competenze, completano la catena dell'allertamento per raggiungere il livello territoriale più vicino alla costa potenzialmente interessata da un maremoto.

Inoltre, si segnala che l'ISPRA, sulla base di una metodologia illustrata nell'allegato 1 della più volte citata direttiva, ha elaborato le mappe di inondazione da maremoto, con l'identificazione di due zone di allertamento - arancione e rossa - per le coste italiane.

Si aggiunge che con decreto del capo dipartimento della Protezione civile n. 3976 del 10 ottobre 2018, sono state adottate le “Indicazioni alle componenti e alle strutture operative del Servizio nazionale di protezione civile per l'aggiornamento delle pianificazioni di protezione civile per il rischio maremoto”, anche con riferimento all'individuazione speditiva delle aree costiere potenzialmente esposte a eventi di maremoto sismoindotti e delle relative zone di allertamento.

La Protezione civile informa, altresì, che è stata realizzata la mappa di pericolosità da maremoto, nell'ambito di una convenzione che il dipartimento medesimo ha stipulato con l'INGV per il triennio 2019-2021, atta a individuare le aree inondabili per maremoto generato da terremoti catastrofici. Risulta, inoltre, allo studio la fattibilità di una valutazione quantitativa del rischio tsunami per le coste italiane.

Giova evidenziare, inoltre, che la direttiva alluvioni (2007/60/CE) ha incluso nella definizione di alluvione anche le inondazioni marine delle zone costiere, consentendo quindi di ricomprendere il rischio tsunami nell'ambito della pianificazione ordinaria.

In relazione, infine, ad azioni volte a informare e sensibilizzare i cittadini, si segnalano sia la campagna “Io non Rischio-Maremoto”, che si svolge periodicamente in diverse piazze italiane, nonché l'adesione della Protezione civile e dell'INGV al programma “Tsunami Ready, nato in ambito internazionale con lo scopo di diffondere tra i cittadini una maggiore consapevolezza sul rischio tsunami.

Nel corso del 2020 è stata avviata, in via sperimentale, un'apposita attività di sensibilizzazione in alcuni comuni costieri delle regioni Sicilia, Calabria e Lazio.

PRESIDENTE. Il deputato Sergio Battelli ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta all'interrogazione Grillo ed altri n. 3-02781, che ha sottoscritto in data odierna.

SERGIO BATTELLI (M5S). Grazie Presidente e grazie alla sottosegretaria Gava. È sicuramente un argomento molto tecnico, però al tempo stesso molto importante e quindi la ringrazio per l'approfondimento che ha illustrato oggi in Aula. Ha illustrato degli strumenti attualmente disponibili e alcune sperimentazioni che si stanno mettendo in campo. Quindi, ringraziandola ancora, io mi ritengo soddisfatto della risposta.

(Interventi a favore del comparto agricolo in relazione alle problematiche connesse alla definizione di rifiuto urbano di cui al decreto legislativo n. 116 del 2020 – n. 3-02159)

PRESIDENTE. La sottosegretaria di Stato per la Transizione ecologica, Vannia Gava, ha facoltà di rispondere all'interrogazione Paolo Russo ed altri n. 3-02159 (Vedi l'allegato A).

VANNIA GAVA, Sottosegretaria di Stato per la Transizione ecologica. Con riferimento alle questioni poste dall'onorevole interrogante, si osserva preliminarmente che le definizioni di rifiuto urbano e di rifiuto speciale, di cui al decreto legislativo n. 116 del 2020, sono state adottate in attuazione della direttiva eurounitaria n. 851 del 2018 e in ottemperanza alla stessa.

Entrando nel merito dell'esclusione delle attività agricole dal novero dei “rifiuti urbani”, si osserva che il considerando n. 10 della direttiva 2018/851/UE prevede espressamente che “I rifiuti della produzione, dell'agricoltura, della silvicoltura, della pesca, della costruzione e demolizione, delle fosse settiche, delle reti fognarie e degli impianti di trattamento, e dei veicoli fuori uso sono esclusi dall'ambito di applicazione della nozione di rifiuti urbani”.

Spostando il focus sul diritto interno, non può omettersi di ricordare che l'articolo 2135 del codice civile stabilisce che è imprenditore agricolo chi esercita una delle seguenti attività: coltivazione del fondo, selvicoltura, allevamento di animali e attività connesse.

Aggiunge che per attività “comunque connesse” si intendono quelle “esercitate dal medesimo imprenditore agricolo, dirette alla manipolazione, conservazione, trasformazione, commercializzazione e valorizzazione che abbiano ad oggetto prodotti ottenuti prevalentemente dalla coltivazione del fondo o del bosco o dall'allevamento di animali, nonché le attività dirette alla fornitura di beni o servizi mediante l'utilizzazione prevalente di attrezzature o risorse dell'azienda normalmente impiegate nell'attività agricola esercitata, ivi comprese le attività di valorizzazione del territorio e del patrimonio rurale e forestale ovvero di ricezione ed ospitalità, come definite dalla legge”.

Il decreto legislativo 18 maggio 2001, n. 228, recante orientamento e modernizzazione del settore agricolo dispone, quindi, all'articolo 1, comma 2, che si considerano imprenditori agricoli le cooperative di imprenditori agricoli e i loro consorzi quando utilizzano, per lo svolgimento delle attività di cui all'articolo 2135 del codice civile, prevalentemente prodotti dei soci ovvero forniscono prevalentemente ai soci beni e servizi diretti alla cura e allo sviluppo del ciclo biologico. Nel contesto di un tale quadro giuridico, che ammette una nozione ampia di imprenditore agricolo, si ricorda che le imprese citate dagli onorevoli interroganti sono, tra l'altro, assoggettate a regimi di aiuti disposti a livello dell'Unione europea per le imprese agricole, sulla base di quanto espressamente indicato dal Trattato sul funzionamento dell'Unione europea.

Tanto premesso, posto che nella fase di applicazione del decreto legislativo n. 116 del 2020 è sorta la necessità di definire le aree, le linee attuative e interpretative, al fine di risolvere talune problematiche sollevate da diversi esponenti di settori produttivi, sono stati avviati appositi tavoli di lavoro, volti a creare un momento di confronto con operatori interessati, inclusi quelli del settore agricolo. A seguito dei numerosi confronti avuti, il Ministero della Transizione ecologica ha provveduto ad adottare la circolare n. 37259 del 12 aprile 2021, recante una nota esplicativa circa le ricadute sulla Tari delle novità introdotte dal decreto legislativo n. 116 del 2020, i cui contenuti sono stati previamente condivisi con i competenti uffici del Ministero dell'Economia e delle finanze, per la valutazione degli aspetti di competenza. La circolare fornisce, tra l'altro, i necessari chiarimenti riguardo alla nozione di rifiuti urbani, suscettibile di ricomprendere anche i rifiuti derivanti da attività produttive, provenienti dunque da utenze non domestiche. In tali casi è consentita agli operatori economici l'opzione di conferire detti rifiuti al servizio pubblico ovvero di avvalersi di operatori professionali. A ben vedere, anche con riferimento ai rifiuti speciali derivanti da attività agricole e agroindustriali, è stata prevista la possibilità di un conferimento al servizio pubblico, previa stipula di un'apposita convenzione. In occasione dei tavoli di confronto, è stato altresì ribadito che gli sfalci e le potature utilizzati in agricoltura e nella selvicoltura rimangono esclusi dal campo di applicazione della normativa sui rifiuti.

Questo Ministero continuerà a mantenere un elevato grado di attenzione verso questioni relative all'applicazione della nuova disciplina, di derivazione euro-unitaria, in Italia in materia di rifiuti, anche nell'ottica di evitare ricadute negative sulle imprese agricole.

PRESIDENTE. Il deputato Paolo Russo ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alla sua interrogazione.

PAOLO RUSSO (FI). Intanto, anzitutto ringrazio il sottosegretario, non soltanto per la cortesia di avere approfondito questa materia, ma soprattutto per le sollecitazioni utili che ha voluto offrire a noi interroganti su questa vicenda. Il tema che noi poniamo non è la definizione dell'imprenditore agricolo, che ben sappiamo avere una sua specifica connotazione. Il tema che noi poniamo - e che, in parte, è anche accolto dalla circolare dell'aprile dell'anno scorso - sollecita una riflessione più di carattere funzionale che non regolamentare. Noi auspichiamo e sollecitiamo che l'economia circolare diventi protagonista di tutte le politiche attive ambientali, che la riduzione della quantità di rifiuti e la moltiplicazione della distinzione della qualità del rifiuto possa rappresentare un elemento cardine di ogni politica attiva su questo fronte, ma precisiamo che non può esistere una logica di gestione del rifiuto per funzione e non per prodotto.

La riflessione, che rivolgo a me stesso e alla quale, sottosegretario, con la sua sensibilità, saprà dedicare ulteriore attenzione, è quella che segue. Non è possibile che la stessa bottiglia di vino vuota, nel caso in cui si tratti di un'azienda agricola, diventi rifiuto speciale, rischi di diventare rifiuto speciale o possa diventare rifiuto urbano, a condizione che aumentino i costi attraverso una convenzione, specifica e a parte, con il sistema di gestione urbana dei rifiuti; quella stessa bottiglia, viceversa, se recuperata nella raccolta differenziata o dall'utenza domestica o in un qualunque ristorante, prende la strada naturale del recupero del vetro. Dico questo, non perché si debba prevedere una misura speciale per le attività agricole, ma perché vi sono alcune specificità che devono essere considerate e valutate, per rendere la norma di carattere generale ancora più efficace e, soprattutto, non lontana dal buonsenso e dalla ragionevolezza, ciò senza gravare in termini di costi e in termini di penalizzazioni, peraltro in questa stagione post pandemica, che è particolarmente difficile, e con le criticità di carattere internazionale che si registrano e che troppo spesso hanno gravato proprio sulla filiera agricola nazionale.

Per questa ragione mi ritengo soddisfatto, per l'attenzione che il Ministero ha dedicato e dedica a questa vicenda, sollecitando ulteriormente la garanzia, per le imprese agricole, di una raccolta differenziata, non per funzione, ma per prodotto.

PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interrogazioni all'ordine del giorno. Sospendo, a questo punto, la seduta, che riprenderà alle ore 15,30.

La seduta, sospesa alle 12,05, è ripresa alle 15,35.

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE ROBERTO FICO

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Melilli e Tateo sono in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta.

I deputati in missione sono complessivamente 111, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Modifica nella composizione di gruppi parlamentari.

PRESIDENTE. Comunico che, con lettera pervenuta in data 1° marzo 2022, il deputato Antonio Lombardo, già iscritto al gruppo parlamentare Misto, ha dichiarato di aderire al gruppo parlamentare Coraggio Italia.

La presidenza di tale gruppo, con lettera pervenuta in pari data, ha comunicato di aver accolto tale richiesta.

Comunicazioni del Presidente del Consiglio dei Ministri sugli sviluppi del conflitto tra Russia e Ucraina.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di comunicazioni del Presidente del Consiglio dei Ministri sugli sviluppi del conflitto tra Russia e Ucraina.

La ripartizione dei tempi riservati alla discussione è pubblicata nell'allegato A al resoconto della seduta del 28 febbraio 2022 (Vedi l'allegato A della seduta del 28 febbraio 2022).

(Intervento del Presidente del Consiglio dei Ministri)

PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il Presidente del Consiglio dei Ministri, Mario Draghi.

MARIO DRAGHI, Presidente del Consiglio dei Ministri. Signor Presidente, onorevoli deputate e deputati, l'invasione dell'Ucraina da parte della Russia segna una svolta decisiva nella storia europea. Negli ultimi decenni molti si erano illusi che la guerra non avrebbe più trovato spazio in Europa, che gli orrori che avevano caratterizzato il Novecento fossero mostruosità irripetibili, che l'integrazione economica e politica che avevamo perseguito con la creazione dell'Unione europea ci mettesse al riparo dalla violenza, che le istituzioni multilaterali create dopo la Seconda guerra mondiale fossero destinate a proteggerci per sempre; in altre parole, che potessimo dare per scontate le conquiste di pace, di sicurezza, di benessere che le generazioni che ci hanno preceduto avevano ottenuto con enormi sacrifici.

Le immagini che ci arrivano da Kiev, da Kharkiv, da Mariupol e dalle altre città dell'Ucraina in lotta per la libertà dell'Europa segnano la fine di queste illusioni. L'eroica resistenza del popolo ucraino, del suo Presidente Zelensky ci mettono davanti a una nuova realtà e ci obbligano a compiere scelte fino a pochi mesi fa impensabili.

Voglio ribadire, ancora una volta, tutta la mia solidarietà, quella del Governo e degli italiani al Presidente Zelensky, al Governo ucraino e a tutte le cittadine e i cittadini dell'Ucraina (Vivi applausiL'Assemblea si leva in piedi).

Voglio, inoltre, esprimere vicinanza alle 236.000 persone di nazionalità ucraina presenti in Italia che vivono giorni drammatici per il destino dei propri cari (Applausi).

L'Italia vi è riconoscente per il contributo che date ogni giorno alla vita del nostro Paese. Siamo al vostro fianco nel dolore che avvertiamo di fronte alla guerra, nell'attaccamento alla pace, nella determinazione comune ad aiutare l'Ucraina a difendersi.

L'aggressione premeditata e immotivata della Russia verso un Paese vicino ci riporta indietro di oltre ottant'anni. Non si tratta soltanto di un attacco a un Paese libero e sovrano, ma di un attacco ai nostri valori di libertà e democrazia, di un attacco all'ordine internazionale che abbiamo costruito tutti insieme.

Come aveva osservato lo storico Robert Kagan, in questi giorni molto citato, la giungla della storia è tornata e le sue liane rischiano di avvolgere il giardino di pace in cui eravamo convinti di abitare. Ora tocca a noi tutti decidere come reagire e l'Italia non intende voltarsi dall'altra parte.

Il disegno del Presidente Putin si rivela oggi con contorni nitidi nelle sue parole e nei suoi atti. Nel 2014 la Russia ha annesso la Crimea con un referendum illegale e ha cominciato a sostenere, dal punto di vista finanziario e militare, le forze separatiste del Donbass. La settimana scorsa ha riconosciuto le due cosiddette repubbliche di Donetsk e Lugansk. Subito dopo, in seguito a settimane di disinformazione, ha invaso l'Ucraina con il pretesto di un'operazione militare speciale.

Le minacce di far pagare, con conseguenze mai sperimentate prima nella storia, chi osa essere di intralcio all'invasione dell'Ucraina e il ricatto estremo del ricorso alle armi nucleari ci impongono una reazione rapida, ferma e soprattutto unitaria (Applausi).

Tollerare una guerra di aggressione nei confronti di uno Stato sovrano europeo vorrebbe dire mettere a rischio, in maniera forse irreversibile, la pace e la sicurezza in Europa. Non possiamo lasciare che questo accada.

Mentre condanniamo la posizione di Putin, dobbiamo ricordarci che questo non è uno scontro contro la Nazione e i cittadini russi, molti dei quali non approvano le azioni del loro Governo (Applausi). Dall'inizio dell'invasione, sono circa 6.000 le persone arrestate in Russia per le manifestazioni contro l'invasione dell'Ucraina, 2.700 solo nella giornata di domenica. Ammiro il coraggio di chi vi prende parte (Applausi dei deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle, Lega-Salvini Premier, Partito Democratico, Forza Italia-Berlusconi Presidente, Italia Viva, Coraggio Italia, Liberi e Uguali e di deputati del gruppo Misto). Il Cremlino dovrebbe ascoltare queste voci e abbandonare i suoi piani di guerra.

Sinora, i piani di Mosca per un'invasione rapida e una conquista in pochi giorni di ampie fasce del territorio ucraino sembrano fallire, anche grazie all'opposizione coraggiosa dell'esercito e dei cittadini e all'unità dimostrata dall'Unione europea e dai suoi alleati. Ma le truppe russe proseguono la loro avanzata per prendere possesso delle principali città: una colonna di mezzi militari, lunga - secondo le prime notizie - oltre 60 chilometri, è alle porte di Kiev, dove nella notte si sono registrati raid missilistici anche a danno di quartieri residenziali ed esplosioni. Nella giornata di oggi, le stesse notizie ci danno come previsto un nuovo attacco alla città. Aumentano le vittime civili di questo conflitto ora che l'azione bellica, dopo aver preso di mira le installazioni militari, si è spostata nei centri urbani.

A fronte del rafforzamento delle misure difensive sul fianco Est della NATO, il Presidente Putin ha messo in allerta le forze di deterrenza russe, incluso il dispositivo difensivo nucleare. È un gesto grave che però dimostra quanto la resistenza degli ucraini e le sanzioni inflitte alla Russia siano efficaci.

Un altro segnale preoccupante proviene dalla vicina Bielorussia, i cui cittadini domenica hanno votato a favore di alcune rilevanti modifiche della Costituzione ed eliminato lo status di Paese denuclearizzato.

Questo potrebbe implicare la volontà di dispiegare sul proprio suolo armi nucleari provenienti da altri Paesi.

In Ucraina sono presenti circa 2.300 nostri connazionali, di cui oltre 1.600 residenti. Dal 12 febbraio la Farnesina ha raccomandato agli italiani presenti nel Paese di lasciare l'Ucraina con i mezzi commerciali disponibili. A partire dal 24 febbraio, in seguito agli attacchi da parte russa, l'avviso è stato modificato: ai connazionali ancora presenti nella capitale ucraina e dintorni abbiamo raccomandato di utilizzare i mezzi tuttora disponibili, inclusi i treni, per lasciare la città negli orari in cui non c'è il coprifuoco. In queste ore non vige il coprifuoco, ma la situazione potrebbe cambiare in conseguenza dell'andamento delle operazioni militari. Raccomandiamo la massima cautela.

Tutto il personale dell'ambasciata a Kiev, insieme a un gruppo di connazionali, inclusi minori e neonati, che avevano trovato rifugio in residenza nei giorni scorsi, si sta adesso spostando a Leopoli, dove si concentrano le ambasciate dei nostri principali partner.

Voglio ringraziare l'ambasciatore in Ucraina Pier Francesco Zazo (Applausi). Voglio ringraziare anche il personale dell'ambasciata per lo spirito di servizio, la dedizione e il coraggio mostrati in questi giorni drammatici (Applausi). L'unità di crisi mantiene regolari contatti telefonici con i nostri connazionali in Ucraina e con i rispettivi familiari in Italia.

Voglio ringraziare anche il Ministro Di Maio e i diplomatici della Farnesina (Applausi) per l'incessante lavoro a sostegno dei nostri cittadini.

L'Italia è impegnata in prima linea per sostenere l'Ucraina dal punto di vista umanitario e migratorio, in stretto coordinamento con i partner europei e internazionali. La situazione umanitaria nel Paese è sempre più grave. L'ufficio delle Nazioni Unite per il coordinamento degli affari umanitari ha stimato in 18 milioni il numero di persone che potrebbe necessitare di aiuti umanitari nei prossimi mesi.

L'Alto Commissario delle Nazioni Unite per i rifugiati stima che gli sfollati interni potrebbero raggiungere una cifra tra i 6 e i 7,5 milioni e i rifugiati in generale tra i 3 e i 4 milioni. Sono stimate in circa 400.000 le persone che hanno lasciato l'Ucraina in direzione principalmente dei Paesi vicini.

Nella recente teleconferenza del G7, alla presenza anche di Polonia e Romania, ho detto che l'Italia farà di tutto per aiutare i Paesi vicini a gestire l'impatto di questa gigantesca migrazione (Applausi). Ho ribadito che possono contare su di noi.

L'Italia ha già contribuito in maniera considerevole all'emergenza, con un finanziamento di 110 milioni di euro a favore di Kiev come sostegno al bilancio generale dello Stato. Abbiamo stanziato un primo contributo del valore di 1 milione di euro al Comitato internazionale della Croce rossa, donato oltre 4 tonnellate di materiale sanitario e offerto tende familiari e brandine. Abbiamo in programma l'invio di beni per l'assistenza alla popolazione, di farmaci e dispositivi sanitari e il dispiegamento di assetti sanitari da campo.

Voglio ringraziare la Croce rossa italiana, la Protezione civile e tutti i volontari per il loro costante impegno a favore dei più deboli (Applausi).

L'Italia è pronta a fare di più, sia attraverso le principali organizzazioni umanitarie attive sul luogo, sia con donazioni materiali.

Nel Consiglio dei Ministri di ieri abbiamo stanziato 10 milioni di euro a carico del Fondo per le emergenze nazionali per assicurare soccorso e assistenza alla popolazione ucraina. Per farlo è stato dichiarato uno stato di emergenza umanitaria che durerà fino al 31 dicembre e che ha esclusivamente lo scopo di assicurare il massimo aiuto dell'Italia all'Ucraina. È un impegno di solidarietà che non avrà conseguenze per gli italiani e che non cambia la decisione di porre fine, il 31 marzo, allo stato di emergenza per il COVID-19 (Applausi dei deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle, Lega-Salvini Premier, Partito Democratico, Forza Italia-Berlusconi Presidente, Italia Viva, Coraggio Italia, Liberi e Ugual e di deputati del gruppo Misto).

Per quanto riguarda i rifugiati, siamo impegnati nell'attivazione di corridoi speciali per i minori orfani, perché possano raggiungere il nostro Paese al più presto e in sicurezza.

Domenica, nel Consiglio straordinario dei Ministri dell'Interno dell'Unione europea è stata valutata la possibilità - che l'Italia sostiene - di applicare per la prima volta la direttiva sulla protezione temporanea prevista in caso di afflusso massiccio di sfollati. Questa direttiva garantirebbe ai cittadini ucraini in fuga di soggiornare nell'Unione europea per un periodo di un anno, rinnovabile, ed eviterebbe di dover attivare onerose procedure di asilo dopo i 90 giorni di soggiorno senza visto. La direttiva porterebbe, inoltre, gli Stati membri a indicare la propria capacità di accoglienza e a cooperare tra loro per il trasferimento della residenza delle persone da uno Stato all'altro.

Il Ministero dell'Interno sta lavorando alla predisposizione di apposite norme sull'accoglienza degli sfollati ucraini nelle strutture nazionali. Faremo la nostra parte, senza riserve, per garantire la massima solidarietà.

Abbiamo già instaurato un dialogo con le Agenzie delle Nazioni Unite competenti per individuare le priorità di intervento e procedere con l'elaborazione di progetti di assistenza ai rifugiati nei Paesi vicini all'Ucraina. Intendiamo rendere più facile l'esame delle domande di protezione internazionale che verranno presentate.

In seguito all'intensificarsi dell'offensiva russa, abbiamo adottato una risposta sempre più dura e punitiva nei confronti di Mosca. Sul piano militare, il comandante supremo alleato in Europa ha emanato l'ordine di attivazione per tutti e cinque i piani di risposta graduale che ho illustrato la settimana scorsa. Questo consente di mettere in atto direttamente la prima parte dei piani e incrementare la postura di deterrenza sul confine orientale dell'Alleanza con le forze già a disposizione. Mi riferisco al passaggio dell'unità attualmente schierata in Lettonia, alla quale l'Italia contribuisce con 239 militari. Per quanto riguarda le forze navali, sono già in navigazione, sotto il comando NATO. Le nostre forze aeree, schierate in Romania, saranno raddoppiate, in modo da garantire copertura continuativa, insieme agli alleati. Sono in stato di preallerta ulteriori forze, già offerte dai singoli Paesi membri dell'Alleanza. L'Italia è pronta, con un primo gruppo di 1.400 militari e un secondo di 2.000 unità.

Ringrazio il Ministro Guerini e tutte le Forze armate per il loro impegno e la loro preparazione (Applausi). Dopo il ruolo centrale che le Forze armate hanno avuto durante la pandemia, voglio esprimere di nuovo il riconoscimento del Paese.

L'Italia ha risposto all'appello del Presidente Zelensky che aveva chiesto equipaggiamenti, armamenti e veicoli militari per proteggersi dall'aggressione russa.

È necessario che il Governo democraticamente eletto sia in grado di resistere all'invasione e difendere l'indipendenza del Paese (Applausi dei deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle e Partito Democratico). A un popolo che si difende da un attacco militare e chiede aiuto alle nostre democrazie non è possibile rispondere soltanto con incoraggiamenti e atti di deterrenza (Applausi dei deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle, Partito Democratico e Forza Italia-Berlusconi Presidente). Questa è la posizione italiana, la posizione dell'Unione europea, la posizione dei nostri alleati.

Questa convergenza è il frutto di una intensa attività diplomatica. Venerdì ho preso parte a un vertice dei Capi di Stato e di Governo della NATO, in cui ho ribadito che l'Italia è pronta a fare la propria parte, a mettere a disposizione tutte le forze necessarie. Il giorno successivo ho avuto un colloquio telefonico con il Presidente ucraino Zelensky, al quale ho confermato il pieno sostegno dell'Italia. Gli ho anticipato la nostra intenzione di aiutare l'Ucraina a difendersi dalla Russia e gli ho ribadito il nostro convinto sostegno alla posizione dell'Unione europea sulle sanzioni. Lunedì pomeriggio ho partecipato alla videoconferenza, di cui vi dicevo prima, con i leader del G7, della Polonia, della Romania, i Presidenti della Commissione europea e del Consiglio europeo e con il Segretario generale della NATO. In questi incontri, l'Unione europea e gli alleati hanno dato prova di grande fermezza e unità. Abbiamo adottato tempestivamente sanzioni senza precedenti che colpiscono molti settori e un numero importante di entità e di individui, inclusi il Presidente Putin e il Ministro Lavrov. Sul piano finanziario, le misure restrittive adottate impediranno alla Banca centrale russa di utilizzare le sue riserve internazionali per ridurre l'impatto delle nostre sanzioni. Nell'ambito dell'Unione europea, si sta lavorando a misure volte alla rimozione dal sistema SWIFT di alcune banche russe. Questo pacchetto ha inflitto già costi molto elevati a Mosca. Nella sola giornata di lunedì il rublo ha perso circa il 30 per cento del suo valore rispetto al dollaro. La Borsa di Mosca è chiusa da ieri e la Banca centrale russa ha più che raddoppiato i tassi di interesse, passati dal 9,5 al 20 per cento, per provare a limitare il rischio di fughe di capitali.

Stiamo approvando forti misure restrittive anche nei confronti della Bielorussia, visto il suo crescente coinvolgimento nel conflitto (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). La Russia ha subito anche un durissimo boicottaggio sportivo con l'annullamento di tutte le competizioni con squadre russe in ogni disciplina (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

L'Italia è pronta a sanzioni aggiuntive ove fossero necessarie. In particolare, ho proposto di prendere ulteriori misure mirate contro gli oligarchi. L'ipotesi è quella di creare un registro internazionale pubblico di quegli oligarchi, con un patrimonio superiore ai 10 milioni di euro (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

Ho poi proposto di intensificare ulteriormente la pressione sulla Banca centrale russa e di chiedere alla Banca dei regolamenti internazionali, che ha sede in Svizzera, di partecipare alle sanzioni.

Allo stesso tempo, è essenziale mantenere aperta la via del dialogo con Mosca. Ieri, delegazioni russe e ucraine si sono incontrate in Bielorussia, al confine con l'Ucraina; auspichiamo il successo di questo negoziato, anche se siamo realistici sulle sue prospettive.

Ai cittadini italiani che sono preoccupati per le conseguenze di questo conflitto voglio dire che il Governo è al lavoro, incessantemente, per contrastare le possibili ricadute per il Paese.

Il Ministero dell'Interno ha emanato le direttive in merito alle misure di vigilanza, a protezione degli obiettivi sensibili. Per gli aspetti legati ai controlli di sicurezza e dei rifugiati, il Governo ha attivato tutti i meccanismi nazionali e di coordinamento internazionale per monitorare le potenziali minacce. Il deterioramento delle relazioni tra la Russia, l'Unione europea e la NATO ha reso ancora più aggressiva la postura di Mosca verso l'Occidente in ambito cibernetico e sul fronte della disinformazione. La Russia, infatti, ha accentuato le sue attività ostili nei confronti dei Paesi dell'Unione europea e della NATO, con l'intento di minare la nostra coesione e capacità di risposta. È stato attivato un apposito Nucleo per la cybersicurezza per condividere le informazioni raccolte e, al suo interno, è stato istituito un tavolo permanente dedicato alla crisi in atto. Voglio ringraziare il Ministro dell'Interno Lamorgese, il sottosegretario Gabrielli e tutte le Forze dell'ordine per il loro lavoro a difesa dei cittadini (Applausi dei deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle, Partito Democratico, Italia Viva, Liberi e Uguali e di deputati del gruppo Misto). Il Governo è, inoltre, impegnato per mitigare l'impatto di eventuali problemi per quanto riguarda le forniture energetiche. Al momento non ci sono segnali di una interruzione delle forniture di gas. Tuttavia, è importante valutare ogni evenienza, visto il rischio di ritorsioni e di un possibile inasprimento delle sanzioni. L'Italia importa circa il 95 per cento del gas che consuma e oltre il 40 per cento - il 43 o il 45 per cento - proviene dalla Russia. Nel breve termine, anche una completa interruzione dei flussi di gas dalla Russia a partire dalla prossima settimana non dovrebbe di per sé comportare seri problemi. L'Italia ha ancora 2 miliardi e mezzo di metri cubi di gas negli stoccaggi e l'arrivo di temperature più miti dovrebbe risultare in una significativa riduzione dei consumi da parte delle famiglie.

La nostra previsione è che saremo in grado di assorbire eventuali picchi di domanda attraverso i volumi in stoccaggio e altre capacità di importazione. Tuttavia, in assenza di forniture dalla Russia, la situazione per i prossimi inverni, forse un po' anche prima, e nel prossimo futuro più immediato rischia di essere più complicata.

Il Governo ha allo studio una serie di misure per ridurre la dipendenza italiana dalla Russia. Voglio ringraziare il Ministro Cingolani per il grande impegno su questo tema (Applausi dei deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle, Partito Democratico, Lega-Salvini Premier, Italia Viva, Liberi e Uguali e di deputati del gruppo Misto). Le opzioni al vaglio, perfettamente compatibili con i nostri obiettivi climatici, riguardano, prima di tutto, le importazioni di gas da altri fornitori, come l'Algeria o l'Azerbaigian; un maggiore utilizzo dei terminali di gas naturale liquido a disposizione; eventuali incrementi temporanei nella produzione termoelettrica a carbone o petrolio, che non prevedrebbero, comunque, l'apertura di nuovi impianti; se necessario, sarà opportuno adottare una maggiore flessibilità sui consumi di gas, in particolare nel settore industriale e in quello termoelettrico.

La diversificazione delle fonti di approvvigionamento energetico è un obiettivo da perseguire indipendentemente da quello che accadrà alle forniture di gas russo nell'immediato. Non possiamo essere così dipendenti dalle decisioni di un solo Paese, ne va anche della nostra libertà, non solo della nostra prosperità (Applausi dei deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle, Partito Democratico, Lega-Salvini Premier, Italia Viva, Liberi e Uguali e di deputati del gruppo Misto). Per questo dobbiamo, prima di tutto, puntare su un aumento deciso della produzione di energie rinnovabili, come facciamo, ad esempio, nell'ambito del programma Next Generation EU. Dobbiamo continuare a semplificare le procedure per i progetti on-shore e off-shore, come stiamo già facendo, e investire sullo sviluppo del biometano, ma il gas rimane un utile mezzo per affrontare la transizione.

Dobbiamo ragionare su un aumento della nostra capacità di rigassificazione e su un possibile raddoppio della capacità del gasdotto TAP (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico, Forza Italia-Berlusconi Presidente, Coraggio Italia e Italia Viva).

L'Unione Europea ha dimostrato enorme determinazione nel sostenere il popolo ucraino. Nel farlo ha assunto decisioni senza precedenti nella sua storia, come quella di acquistare e rifornire di armi un Paese in guerra. Come è accaduto altre volte nella storia europea, l'Unione ha accelerato nel suo percorso di integrazione di fronte a una crisi. Ora, è essenziale che le lezioni di questa emergenza non vadano sprecate.

In particolare, è necessario procedere spediti sul cammino della difesa comune per acquisire una vera autonomia strategica, che sia complementare all'Alleanza atlantica. La minaccia portata oggi dalla Russia è una spinta a investire nella difesa più di quanto abbiamo mai fatto finora (Applausi dei deputati dei gruppi Lega-Salvini Premier, Forza Italia-Berlusconi Presidente e Fratelli d'Italia). Possiamo scegliere se farlo a livello nazionale oppure europeo.

Il mio auspicio è che tutti i Paesi scelgano di adottare sempre più un approccio comune, un investimento nella difesa europea è anche un impegno a essere alleati (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Forza Italia-Berlusconi Presidente).

Lo straordinario afflusso di rifugiati che ha già incominciato ad arrivare dall'Ucraina ci obbliga, poi, a rivedere le politiche di immigrazione che ci siamo dati come Unione europea. In passato l'Unione si è dimostrata miope nell'applicare dei regolamenti datati. L'Italia è pronta a fare la sua parte per ospitare chi fugge dalla guerra e per aiutarlo a integrarsi nella società. I valori europei dell'accoglienza e della fratellanza devono valere oggi più che mai (Applausi dei deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle, Partito Democratico, Italia Viva, Liberi e Uguali e di deputati del gruppo Misto).

In caso di interruzioni nelle forniture di gas dalla Russia, l'Italia avrebbe più da perdere rispetto ad altri Paesi europei, che fanno affidamento su fonti diverse. Questo non diminuisce la nostra determinazione a sostenere sanzioni che riteniamo giustificate e necessarie. È, però, importante muoverci nella direzione di un approccio comune per lo stoccaggio e l'approvvigionamento di gas. Farlo permetterebbe di ottenere prezzi più bassi dai Paesi produttori e assicurarci vicendevolmente, in caso di shock isolati.

La guerra avrà conseguenze sul prezzo dell'energia, che dovremo affrontare con nuove misure a sostegno delle imprese e delle famiglie (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Lega-Salvini Premier). È opportuno che l'Unione europea le agevoli, per evitare contraccolpi eccessivi sulla ripresa. Nel lungo periodo questa crisi ci ricorda l'importanza di avere davvero una visione strategica nella discussione sulle nuove regole di bilancio in Europa.

A dicembre, insieme al Presidente francese Macron, abbiamo proposto di favorire, con le nuove regole, gli investimenti nelle aree di maggiore importanza per il futuro dell'Europa, come la sicurezza e la difesa dell'ambiente. Il disegno esatto di queste regole dev'essere ancora discusso con gli Stati membri. Tuttavia, questa crisi, come anche la transizione ecologica e altri impegni che ci troviamo ad affrontare dopo la pandemia, rafforzano la necessità di scrivere regole compatibili con le ambizioni che abbiamo per l'Europa.

L'invasione da parte della Russia non riguarda soltanto l'Ucraina. È un attacco alla nostra concezione dei rapporti tra Stati, basata sulle regole e sui diritti. Non possiamo lasciare che in Europa si torni ad un sistema dove i confini sono disegnati con la forza e dove la guerra è un modo accettabile per espandere la propria area di influenza. Il rispetto della sovranità democratica è una condizione - è la condizione - per una pace duratura (Applausi dei deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle, Partito Democratico e Lega-Salvini Premier) ed è nel cuore del popolo italiano che, come disse Alcide De Gasperi, è pronto ad associare la propria opera a quella di altri Paesi per costruire un mondo più giusto e più umano.

La lotta che appoggiamo oggi, i sacrifici che compiremo domani sono una difesa dei nostri principi e del nostro futuro, ed è per questo che oggi chiedo al Parlamento il suo sostegno (Applausi - L'Assemblea si leva in piedi).

(Discussione)

PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle comunicazioni del Presidente del Consiglio dei Ministri.

È iscritto a parlare il deputato Raduzzi. Ne ha facoltà. Colleghi, per favore, facciamo silenzio. Prego, Raduzzi.

RAPHAEL RADUZZI (MISTO-A). Grazie, Presidente. Noi, come Alternativa, come già abbiamo ribadito più volte, condanniamo fermamente l'invasione russa, un'aggressione ad un altro Stato sovrano che sta portando con sé vittime, feriti e sfollati, e proprio per questo ci chiediamo cosa stia facendo concretamente il Governo italiano. Lei, Presidente Draghi, non ha mai incontrato prima dello scoppio di questa crisi…

PRESIDENTE. Mi scusi, deputato Raduzzi. Colleghi, colleghi tutti! Colleghi, non proseguiamo. Per favore, silenzio da tutti i banchi. Non andiamo avanti se non c'è silenzio. Prego, Raduzzi.

RAPHAEL RADUZZI (MISTO-A). Presidente, vorrei ricominciare con il discorso, visto il brusio.

Noi, Presidente, come dicevo, abbiamo condannato fermamente l'aggressione e l'invasione russa, un'aggressione ai danni di un altro Stato sovrano che sta portando con sé vittime, feriti e sfollati, ed è proprio per questo motivo che ci chiediamo cosa stia concretamente facendo il Governo per la pace. Lei, Presidente Draghi, non ha mai incontrato il Presidente Putin prima dello scoppio di questo conflitto. Ieri sera c'è stato un incontro tra Macron, Scholz e la von der Leyen a cui lei non ha partecipato. Con il Presidente Zelensky ha fatto una figuraccia internazionale via Twitter. L'Italia si merita ben di meglio, Presidente (Vive proteste), si merita di giocare un ruolo nella diplomazia….

PRESIDENTE. Colleghi! Colleghi! Colleghi!

RAPHAEL RADUZZI (MISTO-A). …come ha sempre fatto nella sua storia, anche nella sua storia recente. E invece questo Governo, per l'ennesima volta, si sta comportando in maniera illegale e illegittima, seguendo pedissequamente i diktat europei e fornendo armi all'Ucraina. Le ricordo, Presidente, che fornire armi ad un Paese in conflitto è vietato dalla legge del 9 luglio 1990 (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Alternativa) ed è contrario allo spirito e all'articolo 11 della nostra Costituzione, che dice fermamente che l'Italia ripudia la guerra, e non dice di fornire - o, come stiamo vedendo, fornisce - missili Stinger antiaerei, missili Spike anticarro, mitragliatrici Browning, mitragliatrici Mg, munizioni. Che fine pensate faranno queste armi? Probabilmente e verosimilmente andranno a rifornire il potenziale bellico della Russia, così com'è successo tristemente per i talebani in Afghanistan.

L'Italia si adoperi subito per un cessate il fuoco, come abbiamo chiesto noi di Alternativa, altrimenti purtroppo saranno nuovamente anche i cittadini italiani a pagare le conseguenze di questa crisi. E lo abbiamo visto, veniamo da due anni di crisi pandemica in cui noi saremo il fanalino di coda per la crescita europea; probabilmente non torneremo ai livelli pre-crisi del 2019, che sono ancora più bassi di quelli del 2008. Oggi sono usciti dei dati disastrosi sull'inflazione, Presidente Draghi, penso che lei lo sappia bene. Siamo arrivati al 5,7 di inflazione annuale e sull'indice armonizzato europeo siamo oltre il 6 per cento.

I prezzi crescono: per il cibo del 5 per cento, per i trasporti del 9 per cento, per i beni energetici di oltre il 27 per cento. Ora, questo Governo ci sta portando dritti verso la stagflazione, lei sa benissimo cosa questo vuol dire: che i redditi diminuiscono, ma i prezzi aumentano e di questo ne pagano le conseguenze le fasce più deboli.

Giustamente, come tutti, anche lei ha parlato del problema energetico; rischiamo letteralmente di non avere il gas per il prossimo inverno, perché circa il 40 per cento delle importazioni ci arrivano dalla Russia, ma nessuno ha ricordato che le aziende italiane esportano per circa 9 miliardi in Russia o che le banche italiane - quelle sì, lei dovrebbe conoscerle bene - sono le più esposte a livello europeo a livello finanziario verso la Russia: 25 miliardi, di cui la sola UniCredit, che conoscono bene i colleghi del PD, visto che ci hanno piazzato come presidente l'ex Ministro Padoan, è esposta per 14 miliardi e ha perso in una sola settimana in Borsa circa un quarto del suo valore. Queste cose le dobbiamo far sapere ai cittadini italiani, come dobbiamo far sapere che alcune compagnie aeree europee stanno cancellando i voli verso il Giappone e la Corea, perché non si può semplicemente cancellare con un tratto di penna un territorio di oltre 17 milioni di chilometri quadrati.

Purtroppo, queste sanzioni servono a poco; sì, il rublo è crollato del 30 per cento, ma si sta portando a livello finanziario, anche con le sanzioni su SWIFT e verso la Banca centrale russa, la Russia e il suo sistema finanziario in bocca alla Cina con cui c'è già un accordo dal 2014, Presidente, su una swap line per rifornirsi di valuta pregiata.

Ebbene, Presidente e cari colleghi, noi come Alternativa non voteremo la vostra risoluzione di maggioranza, una risoluzione che è sostenuta oltretutto da sedicenti forze di opposizione, perché anche questo bisogna dire; noi invece presenteremo una nostra risoluzione in cui chiediamo fermamente che l'Italia si adoperi in ogni modo per arrivare alla pace (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Alternativa).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Giglio Vigna. Ne ha facoltà.

ALESSANDRO GIGLIO VIGNA (LEGA). Signor Presidente, Presidente Draghi, Governo, onorevoli colleghi, questa è una delle ore più buie del nostro continente. La guerra è nel cuore dell'Europa e la guerra è ai confini dell'Unione europea. La situazione rischia di avere effetti immediati e reali anche per il nostro Paese. Iniziamo con il dire che oggi vi è una parte che sbaglia e una parte che ha ragione: solidarietà al popolo ucraino (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). Se la geopolitica è una materia complessa, quando piovono le bombe e le persone scappano dalle loro città, l'analisi diventa molto semplice: chi attacca è in torto e chi si difende ha ragione (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). La Russia è diventata, per colpa delle scelte scellerate di Putin, un paria a livello internazionale. Le condanne sono state pressoché unanimi da tutto il mondo politico occidentale, dalla scienza allo sport, alla finanza, la Russia è un Paese isolato.

Noi, oggi, da quest'Aula, dall'Aula della Camera dei deputati, signor Presidente Draghi, lanciamo l'appello ai moltissimi russi che in questi giorni stanno coraggiosamente protestando in piazza, alle opposizioni, al mondo delle imprese russe spaventate, al mondo della cultura e dell'arte. La vostra protesta è giusta, continuate a fare sentire la vostra voce. Il mondo è con voi (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier)!

L'Unione europea e il nostro Paese hanno aperto le porte ai profughi in fuga dalla guerra e proprio quei Paesi che fino a ieri erano tacciati da Bruxelles di essere insensibili sull'accoglienza si sono dimostrati in prima linea e si stanno attivando con tutti i loro mezzi (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). Nel nostro Paese i primi a predisporre progetti di accoglienza sono stati alcuni dei nostri sindaci; orgogliosamente, rilevo e porto all'attenzione dell'Aula che gli amministratori della Lega sono stati velocissimi (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier): le prime famiglie sono arrivate ieri, accolte dal grande cuore delle nostre comunità. Su questo punto Matteo Salvini è stato chiaro: massima accoglienza per chiunque riesca a raggiungere il nostro Paese.

La Lega, Presidente Draghi, è d'accordo con qualsiasi azione intrapresa dal Governo. La condanna deve essere unanime e le azioni congiunte. Quando persino la neutrale Svizzera prende posizioni e attua meccanismi per isolare Mosca, è chiaro che il momento non accetta tentennamenti. Quindi, “sì” alle sanzioni e all'esclusione della Russia dallo SWIFT, ma sia chiaro che l'Europa dovrà fare la sua parte per sostenere il mondo delle imprese e del lavoro italiano, già fortemente provato dal COVID. Nella risoluzione unitaria vi è il mandato a lei di chiedere all'Unione europea un'ulteriore sospensione del Patto di stabilità e l'istituzione di un Fondo europeo compensativo per gli Stati maggiormente colpiti dall'effetto delle sanzioni; anche la salvaguardia delle imprese e del lavoro italiano è una questione di interesse nazionale (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). Ci aspettiamo che l'Europa agisca in modo pragmatico, serio e deciso, senza voli pindarici. Oggi, noi in Europarlamento votiamo la risoluzione per concedere all'Ucraina lo status di candidata all'Unione europea, una dichiarazione di principio; poco serie ci sono sembrate invece le dichiarazioni di ieri della Presidente Ursula von der Leyen, poi smentite in realtà in serata, sull'ingresso immediato dell'Ucraina nell'Unione europea. Rimaniamo sulla realtà! In molte occasioni, abbiamo ricordato, signor Presidente Draghi, l'importanza di trovare una via all'indipendenza energetica del nostro Paese; oggi questo va fatto in tempi rapidissimi. In tempi ancora più rapidi vanno trovate fonti di approvvigionamento alternative. Il nostro Paese non si può fermare neanche un giorno. Nell'immediato futuro si possono eventualmente riattivare le centrali a carbone e poi di sicuro utilizzare le rinnovabili, ma non basta, signor Presidente Draghi! Ancora: serve un sistema di termovalorizzatori e, infine, occorre aprirsi al nucleare civile di ultima generazione. Signor Presidente Draghi, ribadiamo che siamo con lei, con il Governo e con il mondo occidentale. La Lega di Matteo Salvini metterà tutta la sua forza politica al servizio di questa causa, al servizio della pace. Siamo pronti a fare la nostra parte, insieme al Paese, insieme all'Europa, all'Unione Europea, al G7, alla NATO, all'ONU e naturalmente alla Santa Sede. Siamo per la pace e per il dialogo, preoccupati per la postura della Cina, per le posizioni che ha avuto, che ha e che avrà in questa situazione. Allora, signor Presidente e onorevoli colleghi, la Lega crede fortemente nell'azione diplomatica, accompagnata certamente dalle azioni forti che sta prendendo il nostro Paese, insieme al mondo libero. Soluzione diplomatica e azioni forti: questa è la strada giusta e noi del gruppo della Lega pensiamo che l'Italia possa essere, attraverso di lei, signor Presidente del Consiglio, e grazie alla sua fama internazionale e al suo prestigio, un Paese chiave e protagonista nella soluzione della crisi. Quindi, signor Presidente Draghi, le stiamo chiedendo di mettersi in gioco in prima persona e di chiedere ai partner europei di scegliere lei, per l'Europa, come uomo incaricato della soluzione del conflitto. Se lei accetterà di percorrere questa strada, anche su questo avrà la Lega al suo fianco, per un'Europa di pace. Come Lega, pensiamo che l'Europa, il continente più esposto, debba prendere in mano la situazione e, attraverso di lei, il nostro Paese essere la chiave per ritrovare la via della pace e per il ripristino della legalità internazionale. Grazie, signor Presidente e grazie onorevoli colleghi (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Cirielli. Ne ha facoltà.

EDMONDO CIRIELLI (FDI). Signor Presidente, colleghi, autorevoli esponenti del Governo, signor Presidente del Consiglio, come esponente politico, ma soprattutto come appartenente al gruppo di Fratelli d'Italia, voglio dire che, di fronte a queste gravissime violazioni del diritto internazionale, alle deliberate violazioni di tutte le Convenzioni di Ginevra, di fronte alle minacce al mondo libero, ma anche a Paesi come la Finlandia e la Svezia, e di fronte alla catastrofe umanitaria che stiamo osservando, per le azioni militari disumane che purtroppo constatiamo, come il massacro deliberato di inermi civili, ogni distinguo diventa complicità.

Per questo Fratelli d'Italia dà un sostegno all'azione del Governo Draghi, così come abbiamo ascoltato in questi giorni e oggi in Aula. Ovviamente, ci sarà un tempo per le analisi politiche e geopolitiche, ma di fronte a un'aggressione portata avanti in questi termini non ci si può assolutamente girare dall'altra parte. Ecco perché c'è un sostegno senza se e senza ma al popolo ucraino e allo Stato con i suoi organi, a cominciare dal Presidente, legittimamente eletti dal popolo ucraino.

Chiaramente l'Italia, per la sua storia, per il suo modo di essere e per la sua più intima convinzione, è contro i prepotenti e non può che essere a favore delle vittime, distingue tra aggressori ed aggrediti. Ma, d'altro canto, è in gioco anche la nostra libertà - condivido il suo punto di vista - ed è in gioco la nostra sicurezza. Se si passa sopra a un'aggressione così grave e deliberata, che calpesta le fondamenta del nostro vivere e del nostro ordinamento internazionale, prima o poi il mondo libero sarà costretto a entrare in una guerra. Ecco perché bisogna essere inflessibili adesso con gli strumenti ancora pacifici che ci rimangono, che sono, chiaramente, gravi e pesanti sanzioni economiche, senza stare lì a misurare l'ottica del profitto. Bisogna difendere con i mezzi di autodifesa, con i mezzi di sostegno alla legittima difesa del popolo ucraino; quindi, è giusto l'invio di armamenti a sostegno dell'aggredito.

D'altro canto, l'Italia, oltre all'appartenenza al mondo libero, oltre all'appartenenza alle organizzazioni internazionali e alle nostre alleanze, deve anche contribuire in maniera intelligente alla propria sicurezza e libertà. Ecco perché ho detto che oggi dobbiamo intervenire, così come lei ha indicato, per garantire il futuro dei nostri figli e dei nostri nipoti. In questa chiave apprezzo particolarmente la sua presa d'atto e la sua dichiarazione di intenti che l'Italia, in questo mondo più pericoloso creato da questa azione sconsiderata di Putin, deve iniziare a ripensare alla sua politica di difesa, capendo che l'investimento nella difesa significa soprattutto garantire la sicurezza e la libertà nostra e delle future generazioni in Italia.

Questo mondo noi lo abbiamo conosciuto, in questi anni, costruito in maniera diversa. Ognuno di noi è rimasto sconvolto e sorpreso dalla Russia di Putin - ma non dalla Russia; questa e il suo popolo rimangono amici e fratelli dell'Italia - e da ciò, ritornando ai suoi governanti, che sono riusciti a fare. Probabilmente ognuno di noi non pensava potessero arrivare a tanto. Ecco perché oggi, di fronte all'enormità di quello che sta accadendo, non ci si può girare, come ho già detto, dall'altra parte. Dobbiamo avere il coraggio di assumerci le nostre responsabilità per una questione di umanità, per una questione di civiltà, ma, come anche lei giustamente ha detto, per una questione di sicurezza e di libertà che riguarda direttamente il popolo italiano (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. È iscritta a parlare la deputata Quartapelle Procopio. Ne ha facoltà.

LIA QUARTAPELLE PROCOPIO (PD). Grazie, Presidente. Noi abbiamo una priorità, un dovere, in queste giornate gravate da avvenimenti oscuri: dobbiamo difendere l'Ucraina, perché oggi difendere l'Ucraina è difendere la democrazia ed è difendere l'Europa. “Se la Russia smette di combattere è finita la guerra; se l'Ucraina smettere di combattere è finita l'Ucraina”: questo è ciò che recitava un cartello delle manifestazioni di sabato. Questa è la realtà ed è la ragione per la quale siamo qui riuniti.

Noi siamo per le ragioni della pace, ma la pace non può significare equidistanza tra aggredito ed aggressore.

Le ragioni della pace sono diverse: sono le ragioni delle 6 mila persone arrestate in Russia per avere detto di no alla guerra; sono le ragioni degli studenti dell'istituto statale di Mosca per le relazioni internazionali, che sognavano un futuro da diplomatici e che invece hanno firmato un appello contro l'invasione dell'Ucraina, rovinandosi letteralmente la vita (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico); sono le ragioni di chi dorme e vive da ormai una settimana sotto la metropolitana di Kiev; sono le ragioni degli orfanotrofi ucraini, che si sono riorganizzati nelle cantine; sono le ragioni dei medici, che hanno spostato le maternità degli ospedali sotto terra per continuare a permettere alle donne di partorire; sono le ragioni degli uomini e delle donne che in Ucraina si mettono davanti ai blindati russi per fermare l'invasione con quello che hanno, cioè con i loro corpi. Queste sono le ragioni della pace!

La pace è dissenso, è resistenza, è impegno, è solidarietà. La pace non è la capitolazione di fronte all'aggressore; la pace non è chiamare così una difesa di rovine. La pace va difesa affinché non prevalga la legge del più forte. Va difesa non solo da chi in Ucraina resiste con tutte le proprie forze; va difesa anche da noi per quello che possiamo fare, senza aggravare la situazione. È giusto come Italia fare tutto il possibile per sostenere queste ragioni, non solo a parole ma con i fatti e, quindi, anche con l'invio delle armi.

In queste giornate cupe c'è anche una novità, che diventa speranza. Questa novità è la compattezza della nostra Europa. Quante volte in questi anni l'Europa ci ha illuso e poi deluso? Oggi no! Finalmente l'Europa è quello che deve essere. Nelle decisioni di questi giorni l'Europa ha mostrato una risolutezza e una compattezza che hanno certamente disorientato Putin e sorpreso forse persino noi stessi. L'invasione russa in Ucraina è una crisi europea: è europea nella sua geografia, con Kiev, una grande capitale europea, sotto le bombe, come nel 1941; è europea nella sua genesi, perché, a differenza di quello che si dice, la rottura tra il Cremlino e l'Ucraina è del 2013, quando i manifestanti di Maidan spingevano perché l'Ucraina aderisse all'accordo di adesione commerciale con l'Unione europea e non con la NATO (un accordo di adesione commerciale con l'Unione europea!). Inoltre, saranno europee le conseguenze della guerra: sicurezza energetica, rischi militari potenziali (speriamo ai nostri confini), ondata di rifugiati.

La sfida che Putin muove è soprattutto una sfida a noi, una sfida all'Europa, cioè alla decisione di 27 Paesi non di farsi la guerra ma di stare insieme, perché solo insieme si assicura pace, benessere e libertà ai propri cittadini. Per il regime di Putin la cooperazione tra Stati è impossibile. Il mondo si divide in Stati aggressori, Stati vassalli e in sfere di influenza e la scelta libera dell'Ucraina di collocarsi tra le democrazie, in cooperazione con l'Unione europea, è per il Cremlino una minaccia da stroncare con la forza. Per questo la risposta a Putin deve essere prima di tutto una risposta europea. “È nelle crisi che si fa l'Europa”, diceva già Jean Monnet. Questa crisi è il momento di fare l'Europa della difesa, della politica estera, delle migrazioni, della sicurezza energetica (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Abbiamo sempre trattato separatamente questi aspetti e ci sono stati tanti freni, ma così non si va avanti. I costi della non Europa sono enormi. Il PIL russo è inferiore a quello italiano e la spesa militare russa è meno della metà di quella dei 27 Stati membri dell'Unione europea, ma la Russia, da sola, ha una capacità maggiore. Una difesa europea significherebbe avere una reale capacità di deterrenza e di stabilizzazione del nostro vicinato. Un'unione dell'energia, cioè acquisti centralizzati come per i vaccini e una riserva energetica comune, significherebbe che il costo della bolletta sarebbe inferiore del 30 per cento.

“Oggi più che mai dobbiamo armarci di dignità e di valori” diceva Alexander Langer, pacifista attivista quando chiedeva l'intervento armato per la guerra civile nella ex Jugoslavia (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Oggi, in un frangente della storia così simile a 30 o a 80 anni fa, dobbiamo nuovamente armarci di dignità e di valori e fare l'Europa (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. È iscritta a parlare la deputata Suriano. Ne ha facoltà.

SIMONA SURIANO (MISTO-M-PP-RCSE). Presidente, questa discussione, con la conseguente votazione delle risoluzioni, arriva troppo tardi. Abbiamo redatto una risoluzione in cui chiediamo precisi impegni al Governo: chiediamo di garantire la sovranità di Kiev ma di impegnarsi, al tempo stesso, al rispetto degli accordi di Minsk, per esempio.

Soprattutto, chiediamo di non armare l'Ucraina, e bisogna assolutamente fermare questa follia - ma tutto ciò è già stato deciso dal Consiglio dei Ministri; anche stavolta vi siete dimenticati che siamo una Repubblica parlamentare, esautorando Camera e Senato - che ci porta a conseguenze importantissime e pericolose per il nostro Paese; stiamo parlando di portare, di fatto, l'Italia in guerra; ma ve ne rendete conto? Il mio e il nostro voto sarà un chiaro e convinto “sì” alla pace “no” alla guerra. In questi giorni stiamo assistendo a uno stravolgimento del nostro vocabolario; da più parti ci si appella alla pace, ci si piazza davanti alle ambasciate per invocare il dialogo, ma poi si tagliano i ponti della diplomazia e si spinge per la militarizzazione degli scenari. Dei negoziati a Gomel, ieri, tra Russia e Ucraina qualcuno ne parla? Come stiamo sostenendo questo dialogo? L'esportazione di armamenti letali non può essere considerato un contributo alla pace; può essere considerato un contributo alla pace solo se accettiamo di vivere ai tempi di una lingua neo-orwelliana, dove il significato della parola pace viene stravolto e diventa il medesimo di guerra. La nostra Costituzione vieta all'Italia di ripercorrere la corsa agli armamenti, nella convinzione che armi chiamano armi, guerra chiama guerra e solo la pace chiama la pace. L'Italia ripudia la guerra, eppure ci apprestiamo a inviare armi all'Ucraina, e il fatto di non trovarsi solo in questi serie collettiva non è certo un sollievo. Il Primo ministro tedesco Scholz parla di riarmo della Germania, promettendo di raggiungere il 2 per cento del PIL in spese militari, come da diktat della NATO. Il Primo ministro polacco parla della necessità di raddoppiare le spese militari. La Finlandia, Paese che non appartiene alla NATO, annuncia la vendita di armi all'Ucraina. Non dovremmo essere orgogliosi di unirci a questa corsa alla guerra. Ciò che mi inorgoglirebbe, in quanto cittadina italiana, sarebbe un Governo che, invece, non obbedisse ciecamente agli ordini di Washington e della NATO, ma che facesse del nostro Paese il perno per un possibile dialogo, per la diplomazia, per la pace, a partire dal proporre Roma come possibile sede degli incontri delle delegazioni, arrivando perfino a giocare un ruolo chiave nella riscrittura dell'architettura della sicurezza europea e internazionale. Il Governo italiano dovrebbe essere in prima fila perché i corridoi umanitari diventino effettivi, affinché tutte le proposizioni in fuga da guerre possano trovare accoglienza in Europa e in Italia. Chiunque fugge da guerra dovrebbe essere accolto, a prescindere che scappi dalla Siria, dalla Libia, dallo Yemen, dall'Afghanistan, dal Mali o dall'Ucraina. Non è trascinando l'Italia in guerra che si fanno gli interessi del nostro Paese e del nostro popolo che, anzi, pagheranno le conseguenze più care del conflitto in corso. Presidente, lei ha detto che ammira chi manifesta in Russia per la pace; ascoltate anche i vostri concittadini italiani che in questi giorni stanno manifestando per la pace (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Manifesta, Potere al popolo, Partito della Rifondazione Comunista-Sinistra Europea).

PRESIDENTE. È iscritta a parlare la deputata Di Stasio. Ne ha facoltà.

IOLANDA DI STASIO (M5S). Grazie, Presidente. Ci troviamo oggi ad affrontare la più grave crisi militare sul suolo europeo dalla fine della Seconda guerra mondiale. Il gesto sconsiderato del Presidente della Federazione russa Putin deve essere condannato senza se e senza ma, essendo in aperta e palese violazione di tutti gli essenziali dettami del diritto internazionale consuetudinario e dei trattati di cui la stessa Federazione russa è firmataria, tanto più che i toni continuano ad essere sempre più spaventosi, giungendo a una messa in stato d'allerta del deterrente nucleare, da parte del Presidente russo.

Questa azione si configura ancora più brutale e crudele dal momento che non sono colpiti solo obiettivi militari e strategici, ma alcuni raid sono stati condotti sui centri abitati, colpendo edifici residenziali, case, palazzi, edifici pubblici, abitati da migliaia di civili.

Non esiste guerra che possa essere considerata motivata e giusta. Non esiste la guerra giusta. Noi italiani, europei, non possiamo tollerare morti innocenti. Centinaia di migliaia di cittadini costretti ad abbandonare le proprie case, nella speranza di trovare salvezza e conforto altrove. Abbiamo insistito fino alla fine affinché si raggiungesse un accordo pacifico; ciò non è stato evidentemente possibile e la risposta russa è da giudicarsi un atto ostile verso la sovranità e l'integrità territoriale dell'Ucraina, nonché un atto di rottura verso ciò che le nostre istituzioni rappresentano, promotrici, da oltre settant'anni, di valori di pace, di libertà e di democrazia nel continente europeo.

L'Italia e l'Europa non staranno a guardare. Le dichiarazioni di Putin sono in disaccordo con la nostra visione del continente e del mondo e deve aspettarsi la nostra più veemente reazione, per contrastare la sua spietata azione bellica. Siamo soddisfatti della decisione, intrapresa dal Governo in seno alla NATO, di ricollocare uomini e mezzi militari ad alta specializzazione lungo i confini orientali dell'Alleanza. Seppure, ad oggi, non vi è una minaccia effettiva e conclamata, è nostro dovere proteggere il nostro territorio. L'Europa deve restare unita e ferma nelle sue posizioni di condanna.

Atti di eccezionale eroismo vanno riconosciuti al Presidente ucraino Zelensky che, con coraggio, è rimasto tra le strade di Kiev, al fianco del suo popolo che combatte l'invasore. Oggi, Zelensky è il simbolo della resistenza europea.

Nella giornata di lunedì, primi timidi tentativi negoziali sono stati avviati nella città Bielorussia a confine con l'Ucraina, forse è prematuro per essere ottimisti sull'esito, ma siamo comunque fiduciosi e speranzosi, perché dobbiamo sostenere con forza la fine di queste ostilità.

L'Ucraina è un Paese pervaso da un forte sentimento di appartenenza; strade, piazze, abitazioni sono contraddistinte dal vessillo nazionale, che rappresenta l'oro dei suoi campi di grano e l'azzurro del cielo; così come è anche forte il sentimento di libertà e democrazia, la voglia di riscatto dopo un passato difficile, segnato da una lenta ripresa, dopo il buio post-sovietico. Le sanzioni che, come Unione europea, abbiamo emesso sono aspri provvedimenti; i primi risultati si sono visti da subito, la Banca centrale russa ha più che raddoppiato i tassi di interessi e la moneta nazionale, il rublo, è a picco; d'altro canto, il prezzo del gas è salito del 30 per cento già nella sola giornata di lunedì, effetto immediato della sospensione di alcune banche russe dal Consorzio internazionale delle comunicazioni finanziarie interbancarie, SWIFT; stiamo lavorando al contenimento dei danni che queste sanzioni possono creare all'Europa, in materia energetica in primis; infatti, ieri, il Ministro Di Maio era in Algeria per negoziare un aumento delle forniture; l'obiettivo è sostenere una diversificazione delle forniture di gas, nel quadro di una nuova politica energetica europea, che possa rendere l'Italia e tutto il continente meno dipendenti dai singoli Paesi produttori di gas naturale. La crisi energetica, che già da mesi produce effetti non trascurabili sulla nostra economia, deve trovare soluzione efficace e quanto più rapida possibile; non possiamo permettere che ulteriori difficoltà mettano a repentaglio la sicurezza dei nostri cittadini; urge mettere nero su bianco nuove misure che contengano il caro bollette e mitigare gli effetti di questa crisi sul bilancio delle famiglie italiane; anche il nostro export ne risentirà; abbiamo fatto dell'export una bandiera dello sviluppo del nostro Paese e continueremo nella nostra azione di sostegno e di sviluppo delle rotte commerciali estere, per far crescere il peso commerciale del nostro Paese a livello internazionale.

Signor Presidente, non possiamo essere spettatori di questa tragedia. Il Ministro degli Esteri ha sottoscritto, nelle scorse ore, il decreto per lo stanziamento di 110 milioni di euro a sostegno dell'Ucraina e della sua popolazione. Oggi appoggiamo la scelta di sostenere il governo di Kiev con mezzi e strumenti militari per la sua legittima difesa; è una decisione inevitabilmente sofferta per noi, che ripudiamo il conflitto armato, ma riteniamo giusto appoggiare, in questo frangente, un atto di legittima difesa qual è la resistenza ucraina. D'altro canto, promuoviamo l'apertura di corridoi umanitari che possano mettere in salvo quante più vite possibile e scongiurare un epilogo nefasto per la catastrofe sociale già in corso; è encomiabile, in questo frangente, l'impegno e lo sforzo dei Paesi prossimi al teatro di guerra, quali la Polonia l'Ungheria, la Romania che si sono già fatti carico dei soccorsi immediati di oltre mezzo milione di rifugiati, evacuati, con grande difficoltà, lungo il confine settentrionale e occidentale dell'Ucraina; le strade sono paralizzate dal traffico, le stazioni ferroviarie e degli autobus sono prese d'assalto, nella speranza di trovare un posto verso la tranquillità. È per questo che ritengo giusto, in questa sede, proporre un aumento dei nostri sforzi affinché l'impatto della guerra sortisca i minori effetti possibili su una popolazione affranta dai recenti accadimenti. Allo stesso modo, è doveroso pensare alla vita di queste persone, segnata inesorabilmente da questa guerra; accogliamo con favore la decisione di incrementare il Fondo per il potenziamento della rete di prima assistenza e accoglienza, per prestare soccorso alle migliaia di rifugiati che il nostro Paese è pronto a ricevere; penseremo anche a tutti quei bambini, che saranno gli adulti di domani, cui va garantito il diritto all'istruzione; bene, dunque, anche lo stanziamento di 500 mila euro per borse di studio in università, scuole di specializzazione, ricercatori e docenti che potranno proseguire il loro percorso di eccellenza nel campo dell'alta formazione ed essere la classe dirigente del domani, in Ucraina o in qualunque altro Paese europeo e del mondo.

Concludo, signor Presidente ringraziando il Governo per l'impegno che ha profuso e sta devolvendo alla risoluzione di questa crisi. Sin dal principio, siamo stati promotori di una soluzione pacifica, ma i nostri sforzi si sono rivelati finora inefficaci.

Intendo, inoltre, rivolgere un sentito ringraziamento all'Ambasciatore Zazo, Capo della missione diplomatica italiana a Kiev che, con coraggio, ha deciso di restare in Ucraina (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), per continuare a fornire supporto ai tanti italiani che vivono nel Paese e far sentire ancor più la nostra vicinanza al Governo e ai cittadini ucraini, in questo delicatissimo momento della loro storia.

E permettetemi anche di citare un'ANSA di qualche minuto fa dell'ambasciatore che ha portato in salvo 20 minori, 6 neonati (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Dobbiamo continuare ad insistere, affinché questo conflitto volga rapidamente al termine; continuiamo a lavorare e sperare uniti (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. È iscritta a parlare la deputata Lapia. Ne ha facoltà.

MARA LAPIA (MISTO-CD). Grazie, Presidente. Presidente Draghi, onorevoli colleghi, accolgo con favore, Presidente, quanto da lei affermato poc'anzi, ossia di far partecipare l'Italia all'apertura dei corridoi umanitari che, in questo periodo, si sta attuando, per accogliere i profughi ucraini nella nostra Nazione. In questo periodo ciò è fondamentale, perché la drammaticità di questa guerra non permette di fare altro che aiutare, da parte della nostra popolazione, per la salvezza di quelle vittime che, purtroppo, partecipano inermi a questa guerra. È, dunque, prioritario che i Governi europei si attivino con estrema immediatezza per la creazione di questi corridoi utili a facilitare l'uscita dai confini dell'Ucraina di bambini, donne e uomini che non possono essere impegnati in operazioni di difesa militare. L'Europa, con la collaborazione di tutti gli Stati membri, dovrà farsi carico per assicurare una equa ripartizione dei cittadini ucraini in tutta l'Unione, in modo da mettere in atto tutte le tutele e le garanzie per il pieno rispetto dei loro diritti, primo fra tutti quello alla vita. L'auspicio è chiaramente quello che tutti i Paesi decidano di accoglierli, senza assistere a scene già viste in merito all'accoglienza e la divisione delle quote degli immigrati.

Ad oggi, infatti, resta molto difficile inviare aiuti, per non parlare di situazioni che erano già complicate in partenza. Non si riesce più neppure a garantire l'assistenza ai bambini oncologici rifugiati negli ospedali della capitale e di altre città, così come a coloro che sono ancora ricoverati negli orfanotrofi. Abbiamo associazioni e strutture nel nostro Paese, Presidente, che si sono già dette disponibili ad accoglierli; facciamo presto, perché ogni minuto perso è un minuto che sottrae a questa gente massacrata dalla guerra la speranza e il diritto di non dover pagare per gli errori commessi da coloro che avrebbero dovuto garantire la pace e la stabilità (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Centro Democratico).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Tasso. Ne ha facoltà.

ANTONIO TASSO (M-MAIE-PSI-FE). Grazie, Presidente. Presidente del Consiglio, Governo, colleghe e colleghi, il Presidente russo Putin ha il grande incontrovertibile merito di essere riuscito a compattare un largo fronte avverso alle sue iniziative belliche e, di conseguenza, gli Stati Uniti ritrovano un feeling con gli alleati europei che si era raffreddato con l'infelice abbandono dell'Afghanistan, deciso senza tenere in troppa considerazione gli alleati. Inoltre, l'azione del Presidente Putin ha ottenuto un risultato storico: anche la Svizzera, da sempre neutrale a tutte le controversie sviluppatesi nel mondo, a seguito della scellerata azione del leader russo, ha definito - cito testualmente – “ponderato ed inequivocabile” l'integrale allineamento alle sanzioni dell'Unione europea contro Mosca. Ed è un passo coraggioso questo del Presidente Cassis, che sa bene che l'alta finanza, che in Europa ha una rilevante presenza russa, determina la crisi o la fortuna di un paese. Così come ferme sono state le parole della Premier svedese, signora Andersson, che, a seguito delle minacce del Presidente Putin alla Svezia e alla Finlandia, qualora fossero entrate nella NATO, ha ribadito, in maniera risoluta, che il suo Paese decide autonomamente la linea politica e quella di sicurezza da tenere, in quanto Paese indipendente.

Ecco: Paese indipendente. Esattamente come l'Ucraina, che non può subire la condanna ad essere per sempre territorio cuscinetto tra l'Europa e la Russia e questo perché non è gradito tutto ciò a chi avrebbe dovuto, lui sì, per primo, seguire la strada del dialogo, della diplomazia, per far valere le proprie motivazioni sul tema e non l'utilizzo sconsiderato della forza militare, da tempo premeditata.

Si dice che il Presidente Putin sia un abile giocatore di scacchi ma, da come sta andando la partita, temo che abbia compiuto mosse da giocatore d'azzardo, dal momento che anche la Cina non ha mostrato di gradire troppo l'azione del Presidente russo e credo che l'astensione sulla risoluzione in Consiglio di sicurezza dell'Onu sia da leggere in tal senso. E di fronte a tutto questo, sia per dovere di alleanza, sia per effettiva convinzione di non poter accettare un'aggressione proditoria, sta agendo, di conseguenza, il nostro Paese, con l'appoggio difficile, certo sofferto, ma quasi unanime, del Parlamento.

PRESIDENTE. Concluda.

ANTONIO TASSO (M-MAIE-PSI-FE). Concludo Presidente, dicendo che, nel merito delle iniziative intraprese dal nostro Paese e sulla risoluzione unitaria, di cui anche il sottoscritto è firmatario, entrerò in dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Valentini. Ne ha facoltà.

VALENTINO VALENTINI (FI). Signor Presidente, la tragedia che si sta svolgendo sotto i nostri occhi ci investe in pieno; ci investe nell'animo, dinnanzi ai morti, alla distruzione e alla sofferenza alla quale assistiamo sgomenti; ci investe moralmente, perché non possiamo restare spettatori inerti, come ha detto lei, Presidente, non possiamo voltarci dall'altra parte; ci investe economicamente, per cui, in un mondo in cui l'economia e l'esistenza stessa del pianeta sono un tutt'uno, non possiamo pensare che applicare sanzioni possa avvenire in modo indolore o chirurgico. Dovremo fare sacrifici e dovremo attrezzarci per farvi fronte.

Presidente, la più grande catastrofe del nostro secolo non è stato, come ha detto qualcuno, il crollo dell'Unione Sovietica, ma il tentativo di ricostruirla con la forza delle armi. Non ci sono ragioni geopolitiche, senso di accerchiamento strategico o frustrazioni da superpotenza incompresa che possano giustificare quanto sta accadendo. Non si scatena una guerra per evitarne un'altra o per annullare quello che viene percepito come svantaggio strategico. Non si spinge il mondo sull'orlo di un conflitto nucleare per cercare di riscrivere la storia. Non vi è ragione, non vi è proporzione, non vi è razionalità, neppure quella di volersi consegnare alla storia e, al tempo stesso, consolidare il proprio potere, in un disegno di restaurazione che punta a fondare una nuova unione euroasiatica, una unione che soffoca la libertà, che umilia il popolo russo, costretto a sporcarsi le mani del fratello popolo ucraino, che perde i propri figli in una insensata guerra fratricida, che percorre all'indietro il cammino della storia: un piano che, per questo, è destinato al fallimento (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente). Lo dico con grande, grandissimo rammarico, perché, con incrollabile fede atlantista, abbiamo sempre cercato di vedere con equilibrio le ragioni e gli errori degli uni e degli altri. Abbiamo lavorato per tenere la Russia nell'Occidente, all'interno di una nuova architettura di sicurezza, dall'Atlantico agli Urali. Abbiamo lavorato, affinché le relazioni economiche potessero fungere da volano per uno sviluppo politico in quell'area del mondo e questa, in definitiva, signori, è stata la politica condotta da tutti i Governi del nostro Paese che, dal dopoguerra, hanno nella propria Costituzione e nel proprio DNA politico la ricerca della pace, del dialogo e del ripudio della guerra. Dove non passano le merci, passano gli eserciti, e questo noi lo sappiamo. Ma nel ventunesimo secolo, anche i più sacri interessi nazionali vanno difesi con le armi della diplomazia e non con le armi da fuoco. Per questo, condanniamo con fermezza l'aggressione e la violazione del diritto internazionale. L'Occidente ha saputo reagire compatto, con l'Unione Europea, l'Alleanza Atlantica, le Nazioni Unite e l'Italia ha fatto la sua parte, subito, come ha detto lei, Presidente, senza riserve, pronta a fare di più. Sono indignato dalle insinuazioni e dagli articoli che sono apparsi, soprattutto sui quotidiani anglosassoni - e non faccio i nomi, ma loro lo sanno -, che hanno attaccato preventivamente l'Italia e lei, Presidente Draghi, prima tanto osannato, con un fuoco amico di insinuazioni e pregiudizi.

Certo, fino all'ultimo abbiamo lavorato per una soluzione diplomatica e, solo quando questa si è rivelata impercorribile, abbiamo sposato la strada delle sanzioni, la più dura per noi (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente). Banks don't stop tanks, le sanzioni non fermano i cannoni, ma li rallentano e poi li fermano, perché quelle pesanti fanno male, un male che anche noi dobbiamo sopportare, perché siamo esposti in prima linea alle ripercussioni che vanno dall'inflazione, agli aumenti del prezzo dell'energia. Siamo passati dalla transizione all'emergenza energetica, a una possibile fine del ciclo espansivo che può stroncare sul nascere la ripresa di un Paese che esce stremato dal COVID.

Avere contezza di ciò e cercare di attutirne gli effetti non è cercare di fare i furbi, ma è adempiere al nostro dovere con senso dello Stato. Per questo abbiamo aderito con convinzione al principio che il nostro Parlamento si esprimesse con una risoluzione comune: dobbiamo votare compatti, dobbiamo fare sentire una voce sola, la nostra solidarietà al popolo ucraino. Non è il momento dei distinguo, ma quello dell'unità delle forze politiche e delle istituzioni, ne va della credibilità del nostro Paese, troppo spesso, strumentalmente messa in dubbio a livello internazionale (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

Presidente, colleghi, l'amicizia, ahimè, non è una categoria della politica, ancor meno della politica estera, dove in gioco ci sono gli interessi di interi Paesi, ma vogliamo pensare che possa ancora servire per ritrovare una qualche forma di dialogo in questa follia, perché, quando le armi taceranno, dovremo trovare il nuovo modo di parlarci ancora e, per questo, lanciamo un appello affinché si metta fine a questa insensatezza. Per ora vi è solo una follia che sconvolge gli assetti geopolitici, che disarticolata il mondo globalizzato, lo ricompone in una serie di blocchi, che possono essere aree di scambio mercantile o di conflitto, una follia che deve aprirci gli occhi e ci costringe ad una scelta di campo che pensavamo fosse già stata compiuta una volta per sempre. Noi stiamo dalla parte del rispetto dei valori fondanti della nostra civiltà democratica e liberale. Noi difendiamo i valori che sono alla base delle istituzioni che hanno retto l'ordine politico ed economico del mondo dopo la Seconda guerra mondiale, coscienti del fatto che i valori morali non sono garantiti da quelli economici e, per questo, per noi vengono sempre prima. Ed usando le sue stesse parole, Presidente, per la difesa dei nostri principi e del nostro futuro, lei ha in noi il pieno sostegno (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente - Congratulazioni).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Fratoianni. Ne ha facoltà.

NICOLA FRATOIANNI (LEU). Grazie, signor Presidente. Premetto, innanzitutto, che ciò che dirò a nome di Sinistra Italiana non impegna il gruppo di Liberi e Uguali, che ringrazio per il tempo che mi è stato concesso. Voglio dire, innanzitutto, questo: la nostra condanna nei confronti dell'aggressione della Russia di Vladimir Putin all'Ucraina è una condanna netta e senza appello. La brutale invasione che, in questi giorni, scatena ancora una volta la violenza della guerra sulle popolazioni civili, prime e incolpevoli vittime di ogni guerra, è un'aggressione che viola ogni norma del diritto internazionale contro uno Stato sovrano. La nostra condanna, dunque, non solo è netta, ma è la condanna di chi pensa che, in queste ore, gli sforzi della comunità internazionale debbano concentrarsi tutti insieme perché si arrivi al più presto - ieri, possibilmente, domani, oggi - a una cessazione del conflitto, al ritiro delle truppe d'invasione dall'Ucraina, alla revoca del riconoscimento unilaterale delle Repubbliche del Donbass. Su questo nessun dubbio può avanzare nella nostra discussione. Eppure, signor Presidente, per fare questo occorre mettere in campo un'iniziativa ancor più forte di quella che abbiamo visto fino ad oggi, in particolare, da parte di un'Europa che stenta, ha stentato e continua a stentare nella costruzione di un profilo di autonomia politico, diplomatico, in grado di disegnare non solo la soluzione per l'oggi, per questa drammatica crisi, ma anche per il domani, per la costruzione di un quadro di stabilità, di pace e di disarmo nell'area europea e globale.

Vede, signor Presidente, talvolta, nella sbornia di atlantismo, ciò che rischia di perir per primo è l'europeismo, inteso come vocazione alla costruzione di uno spazio in cui il multilateralismo, a cui lei si è richiamato, troppo spesso violentato anche nella storia recente dalle scelte di politica internazionale, si configuri come la costruzione di quello spazio di pace, di giustizia sociale, di rispetto, dell'interesse dei popoli che, come sempre, sono le prime vittime delle guerre e delle ingiustizie del mondo in cui viviamo.

Per questo, signor Presidente, consideriamo - glielo dico con grande franchezza e con il rispetto dovuto in un momento così difficile - un errore drammatico quello che state facendo oggi con la scelta di aggiungere le armi all'insieme delle iniziative necessarie, anche quando quelle iniziative assumono profili complessi e difficili per le loro conseguenze, che vanno giustamente affrontate, dalle sanzioni a ogni altra iniziativa. Bene ogni sforzo per la protezione dei profughi, dei civili, per l'invio di materiale medico, di protezione umanitaria, ma le armi, signor Presidente, chiamano armi e mai questa frase è così vera come in questo momento, in quel contesto. Negli ultimi anni, dall'Italia alla Russia, il flusso nel commercio delle armi ha contato oltre 150 milioni di euro: armi italiane, vendute alla Russia, oggi impiegate in quel conflitto. Campioni di quel commercio furono gli allora Governi Berlusconi e i Governi Renzi. Bisogna che lo ricordiamo, per dare non solo una lettura onesta di ciò che accade, ma per evitare la tragedia in una spirale che rischia esclusivamente di alimentare il disastro della guerra.

Ho finito, Presidente, un'ultima parola. C'è un'altra cosa che mi ha molto colpito, signor Presidente del Consiglio nel suo discorso: stento ad intravedere l'indicazione di una via d'uscita diplomatica. Ci stiamo preparando alla guerra: ci ha parlato delle truppe che si spostano, del dispositivo militare, degli aiuti militari, ma come ci stiamo preparando alla pace, alla costruzione di una via d'uscita diplomatica, a sostenere i colloqui in corso, a svolgere una funzione terza, di garanzia? Su questo nessuna parola. Senza diplomazia, è la guerra, sono le armi a prendere la scena. E, quando sono guerra e armi a prendere la scena, quel che residua sono i detriti, le morti, la catena di lutti, i profughi, la disperazione.

Di fronte a questo, occorre uno scatto: quello delle istituzioni, a cui chiediamo un impegno diverso e più forte e quello della società che, in tutto il mondo, dalla Russia, con coraggio straordinario, alle piazze di Berlino, di Roma e di tutto il Paese, torna a gridare con forza “pace”, perché la richiesta della pace non è l'esercizio di qualche radical-chic, è la condizione necessaria di diserzione ad un modello globale che, in questi anni, ha aumentato lo spazio della guerra, della contrapposizione, della costruzione di grandi blocchi; tornano perfino gli antichi imperi davanti al fallimento del multilateralismo. Noi dobbiamo opporci, dobbiamo andare in un'altra direzione, anche con gli atti che compiremo in questi giorni. Per questo, su questo punto, non potrete avere il nostro consenso (Applausi dei deputati del gruppo Liberi e Uguali).

PRESIDENTE. È iscritta a parlare la deputata Occhionero. Ne ha facoltà.

GIUSEPPINA OCCHIONERO (IV). Grazie, Presidente. Presidente Draghi, in questi giorni, dopo il sopruso di Mosca, un attacco ingiustificato e arbitrario che ha violentato la sovranità nazionale di uno Stato sovrano, infrangendo il diritto internazionale, facendo saltare i vincoli reciproci, negando al popolo ucraino di decidere il suo destino, rompendo la sacralità dei confini, abbiamo assistito alla compattezza della risposta dell'Unione, che ha dimostrato di esistere, di non essere divisa né deve essere inebriata dalla propria ricchezza, portando ad un isolamento politico, economico, commerciale e finanche geografico la Russia. Il tentativo di decapitare la catena di comando avversaria messo in campo dall'operazione militare russa è fallito. Le sanzioni imposte dall'Unione europea e dai Paesi NATO sono state durissime - ieri, il rublo ha perso un terzo del suo valore e il tasso di interesse è pari al 20 per cento - e, soprattutto, sono state tempestive. E grazie al Governo per l'impegno che si è assunto di attenzionare le nostre aziende, perché, ricordiamolo, l'Italia è un Paese di diritto, di democrazia, ma anche di export.

E quindi il nostro riconoscimento all'impegno del Governo è in questo senso, è importante per il nostro tessuto industriale. Ma è un bene che l'establishment della Russia comprenda che nessuno può impunemente violare la sovranità di uno Stato indipendente senza azionare un intervento unanime e fermo della comunità internazionale. La cifra dell'unità e dell'identità dell'Occidente è la democrazia. È un bene che sia emersa la necessità di un'Unione europea e di una NATO. So che noi siamo, Unione europea e NATO, sempre più uniti e forti come sistema di garanzia internazionale e come meccanismo di risoluzione delle tensioni.

E allora emerge l'urgenza di un rafforzamento della politica estera, ed è un bene che si rafforzi l'importanza del principio di cooperazione come fondamento delle alleanze internazionali. L'isolamento della Russia è determinante, anche a partire dallo scacchiere geopolitico fino alle significative proteste popolari in giro per il mondo. Ricordiamo che anche la Turchia ha definito guerra quella che la Russia definisce un'operazione militare. E l'uccisione di 16 bambini è certamente una guerra. Ricordiamo le distanze prese dagli stessi oligarchi russi: Friedman è il primo che ha dichiarato che la guerra non è mai una risposta.

Inoltre, voglio sottolineare il coraggio, la resistenza eroica e determinata del popolo ucraino, che dimostra che la grande sproporzione numerica delle forze in campo non basta per la conquista e l'annessione di un popolo audace e resiliente. La solitudine di Putin di queste ore attesta che l'apparato militare russo non è così efficace per disegnare quel futuro della geopolitica che anche lui aveva immaginato. Giusto incrementare la postura di deterrenza e, quindi, anche di difesa sul confine orientale dell'alleanza con le forze già a disposizione, e ringrazio le nostre Forze armate per il loro impegno e la loro preparazione.

Dall'aggressione all'Ucraina può davvero arrivare la risposta alla costruzione della difesa europea. L'accelerazione della Germania di Schulz può definirsi epocale in questa scelta anche di portare la spesa per la difesa al 2 per cento del PIL, come chiedeva la NATO, anche in vista di intercettare quei programmi di sviluppo a proiezione europea. Questo è un segnale forte per dare impulso al comparto strategico per la difesa comune europea, di cui abbiamo bisogno. La minaccia dell'atomica è inaccettabile.

L'accoglienza è un principio di civiltà e siamo convinti che in questa fase sia necessario assicurare sostegno e solidarietà al popolo ucraino e alle sue istituzioni. Grazie al Governo per questo impegno e grazie per l'attivazione di corridoi speciali per i minori orfani. L'Italia sostiene di poter dare piena attuazione alla direttiva per la protezione temporanea degli sfollati, finora mai applicata, ma certamente uno strumento utile per una protezione immediata e temporanea, pur senza quote obbligatorie, che prevede un equilibrio degli sforzi tra i Paesi dell'Unione europea e quindi un'accoglienza solidale e condivisa. Massima approvazione per la decisione del Governo di stanziare 10 milioni di euro a carico del fondo per le emergenze nazionali. È ottima notizia anche quella della semplificazione dell'esame delle domande di protezione internazionale. Siamo pronti, Presidente, a dare una mano ai nostri fratelli polacchi e ungheresi che riceveranno il flusso di profughi, ma contemporaneamente, come ha già sottolineato Matteo Renzi, ricordiamo che i Paesi di Visegrád hanno lo stesso principio che deve valere, valeva prima, vale ora e varrà dopo, quando i profughi verranno dall'Africa. Bisogna riflettere ora sulla necessità di superare Dublino.

Condividiamo la scelta del Governo di fornire assistenza finanziaria e militare all'Ucraina, d'altra parte, anche il Lussemburgo e la Svezia hanno inviato materiali militari e armamenti. In quest'ottica dobbiamo anche rilevare che la nostra adesione alla NATO - che rappresenta una garanzia anche dal punto di vista militare e della sicurezza interna, grazie al Patto di mutua assistenza - deve rappresentare anche per noi il dovere di mantenere e approvvigionare un esercito professionale sempre più efficiente e tecnologicamente all'avanguardia, anche attraverso ulteriori investimenti nella difesa, che siano conformi e proporzionati alle moderne esigenze militari e logistiche. Infatti, migliorare i nostri sistemi di difesa non significa volere la guerra ma, al contrario, dotarsi di strumenti che siano funzionali al mantenimento della pace, quindi alla sicurezza e, per estensione, anche al benessere. Il sostegno militare agli amici dell'Ucraina, dunque, è la difesa della democrazia ma, lo voglio chiarire, non esiste la pace senza neutralità. Questo, però, non significa rinnegare che la via del dialogo e della diplomazia sono le vie maestre da seguire per sostenere la pace e perché si possa ripristinare una pace duratura anche raccogliendo l'appello della Santa Sede.

Noi sosterremo ogni iniziativa bilaterale e multilaterale utile ad una de-escalation e alla ripresa dei negoziati. Auspichiamo il ritiro di tutte le forze militari, ripristinando il rispetto della piena sovranità e dell'integrità territoriale dell'Ucraina. Pieno sostegno al Governo, Presidente Draghi, da parte nostra (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Tondo. Ne ha facoltà.

RENZO TONDO (M-NCI-USEI-R-AC). Grazie, Presidente. La coinvolgente relazione del Presidente Draghi, le notizie e le immagini che ci arrivano dall'Est sono talmente drammatiche e crude che si fa ancora fatica a crederci, ma purtroppo è tutto vero. Davanti a noi una realtà inimmaginabile: bambini accovacciati al freddo nelle metropolitane, anziani in evidente difficoltà, lunghe code di persone allo sbando, cadaveri di giovani soldati scaricati dai pick-up come sacchi di patate, devastazioni e violenze, ragazzi adolescenti che imbracciano mitragliatrici.

Le attuali generazioni, giovani e vecchie, si trovano di fronte a una realtà con cui mai avrebbero immaginato di doversi confrontare. Davanti a questa realtà, per quanto possa esserci una sensazione di impotenza, non possiamo rimanere inermi. Il Parlamento esprime una condanna totale, non equivoca, decisa e forte, verso l'azione devastante e allo stesso tempo disperata, messa in atto dal Presidente della Federazione Russa Putin, condividendo con tutti i partner, in una platea più vasta possibile, le sanzioni di carattere economico. E per quanto difficili e zeppe di ostacoli, il Governo e chiunque lo possa fare, percorrano tutte le strade, non tralasciando neanche la più stretta, per arrivare il più presto possibile ad un tavolo negoziale. Come sottolineava lo storico intervento di Pietro Nenni: “negoziare, negoziare sempre”. Inoltre, dobbiamo prendere atto - l'ha già detto il Presidente Draghi e l'ho apprezzato molto - che, oltre alle difficoltà che deriveranno a tutte le famiglie, a tutte le imprese e al Paese dalle sanzioni economiche e dal ritorno negativo che avranno sulla nostra economia, sarà necessario adeguare la percentuale di PIL alle spese militari, piaccia o no, adeguandole al resto d'Europa.

Si apra, inoltre, a 360 gradi, una politica di accoglienza verso i rifugiati, che hanno dovuto abbandonare le proprie cose, le proprie case e hanno perso praticamente tutto. Personalmente, Presidente, mi farebbe piacere far parte di un eventuale gruppo interparlamentare che si proponesse di mettersi in gioco in prima persona per un atto di accoglienza collettivo: fai ciò che devi, accada quel che può.

PRESIDENTE. Concluda.

RENZO TONDO (M-NCI-USEI-R-AC). In conclusione, Presidente, il Parlamento è oggi unito attorno a lei e al suo lavoro. Il suo prestigio internazionale, Presidente Draghi, è il miglior asset che l'Italia può fornire ai propri alleati. Grazie, signor Presidente, il Parlamento è con lei.

PRESIDENTE. È iscritta a parlare la deputata Biancofiore. Ne ha facoltà.

MICHAELA BIANCOFIORE (CI). Grazie, Presidente. Presidente, onorevoli colleghi, Presidente Draghi, pensavamo di aver raggiunto l'ora più buia, dopo la Seconda guerra mondiale, con lo scoppio, due anni fa, dell'epidemia COVID-19, che abbiamo affrontato come una nuova forma di guerra, perché mai avremmo immaginato, ancora nel pieno della pandemia, di assistere allo scoppio di una guerra vera e propria nel cuore della nostra Europa.

Mente e manca di rispetto a quei morti chi dice che non ci sono state guerre in Europa negli ultimi settant'anni, basti pensare ai Balcani. Ma questa guerra, per gli attori in campo, rischia di essere esiziale. Quello che è in gioco non è solo una disputa territoriale. Siamo di fronte ad una guerra che sta mettendo a rischio la stabilità dell'ordine economico, geopolitico e internazionale, la libertà e la democrazia, soprattutto laddove si minaccia di usare l'arma atomica: una ritorsione non solo sproporzionata alla legittima difesa di coloro che vengono aggrediti, ma che rischia di provocare una terza guerra mondiale, come ha sostenuto senza infingimenti il Presidente Biden. Ha avuto ragione, Presidente Draghi, nel suo discorso di venerdì scorso alle Camere ed oggi, nell'affermare che le bombe di Kiev spengono il sogno di pace mondiale e che abbiamo dato per scontati i princìpi di giustizia, pace, benessere e libertà, a fondamento delle democrazie occidentali.

Ed è certo che questa guerra vera, fatta di sangue innocente, carri armati, bombe e artiglieria, che pensavamo fosse relegata ai libri di storia, ci ha trovato impreparati. Abbiamo le nostre colpe, a parole abbiamo fatto credere all'Ucraina che l'integrazione unilaterale nella NATO fosse cosa facile, tacendo però, come dice oggi il professor Guzzetta, il prezzo di quel sogno. Così come oggi io, tutti noi probabilmente, vorremmo l'Ucraina nell'Unione europea, ma non possiamo far finta di non sapere che questo significherà aprire la guerra dell'Unione europea con la Russia, ampliare il conflitto. È questo il momento irrimandabile di passare dalle troppe parole lato sensu ai fatti, dando vita, come lei ha affermato, Presidente, e Coraggio Italia ha proposto di inserirlo nella risoluzione unitaria, ad una difesa comune europea. L'Europa sta reagendo finalmente con una posizione comune e maggiormente coesa dopo anni di tentennamenti e assenze sotto il profilo della politica estera e di interessi contrapposti.

Ora decide di uscire dalla comfort zone per non rivivere le conseguenze di un ritorno alle sfere di influenza. L'Europa tuttavia, Presidente, ed è incredibile, sembra avere bisogno sempre di pesanti shock per reagire con tempestività e coesione, vedi il Recovery Fund, che costituisce nei fatti l'uso dei bond europei. Noi ci spingiamo più in là, forti del nome che ci siamo dati, il coraggio. Crediamo che l'Europa debba essere appunto riformata e che l'Italia debba farsi promotrice della ripresa di un nuovo percorso costituzionale europeo, che recuperi i valori e le radici alla base dell'Occidente democratico, dando vita finalmente agli Stati Uniti d'Europa. Possiamo dire che è l'ora, Presidente, che l'Europa diventi adulta, una nazione; e forse dovremmo prendere in considerazione anche il ripristino di una più moderna leva militare maschile e femminile, perché non si può dare per scontato, come stiamo vedendo in Ucraina, che non ci si trovi a combattere una guerra in futuro dove anche i civili debbano sapersi difendere.

L'Italia ripudia la guerra e non può che condannare, senza se e senza ma, e con durezza, l'invasione della Russia di una nazione sovrana, il bombardamento di civili, la morte di bambini, la violazione ovviamente del diritto internazionale, ma riteniamo importante qui ribadire che non ci sono guerre di serie A e di serie B, che l'Italia non si deve mai girare dall'altra parte; ripudia tutte le guerre, anche quelle portate avanti da alcuni Paesi occidentali, magari senza risoluzioni ONU e subdolamente rivolte a danno dei Paesi della NATO stessa e magari della nostra Italia. E quindi anche qui condividiamo il suo appello, Presidente, anche alla creazione di un'unione energetica, per evitare conflitti interstatali, che deve però inserirsi, come abbiamo detto, in una più ampia revisione dell'Unione europea. Persegua, Presidente, anche l'obiettivo di altri mercati che si stanno aprendo, non arriviamo sempre ultimi in altre nazioni. Ci uniamo a lei, Presidente Draghi, qui, con il cuore in mano, all'emozione da lei espressa per la sofferenza del popolo ucraino, affermando con forza che oggi siamo tutti ucraini, un popolo fraterno che conosciamo bene, di animo buono, laborioso, serio, affidabile, religioso e coraggioso (Applausi dei deputati del gruppo Coraggio Italia), molto coraggioso, senza l'aiuto del quale molte famiglie italiane non potrebbero sostenere le difficoltà quotidiane, specie relativamente alle malattie degenerative dei nostri anziani, e purtroppo ne so qualcosa!

Commovente e significativa è l'incredibile resistenza del popolo ucraino, che colpisce perché sarebbe stata più facile la resa ad una forza sulla carta sproporzionata, tanto più perché noi abbiamo forse tutti dimenticato che non c'è nulla di più forte di un popolo unito, che non vuole rinunciare alla libertà conquistata, che noi in Occidente abbiamo troppo facilmente dato per scontata. Condividiamo, quindi, anche l'iter di velocizzazione dei permessi di soggiorno e le politiche di ampliamento dell'accoglienza, ma non dimentichiamo, Presidente, che il popolo ucraino vuole tornare a vivere in pace nella propria terra, nelle proprie case (Applausi dei deputati del gruppo Coraggio Italia), e magari riuscendo a sfamare i propri figli senza doverli lasciare ai parenti per lavorare all'estero!

Per questo stanno lottando, per la loro libertà. Ma un abbraccio e un'attenzione va data anche al popolo russo, in Russia e in Italia, che non condivide questa guerra, che si fa arrestare per le proprie idee, come lei ha ben rilevato, e che non può essere ritenuto responsabile per scelte effettuate sulla sua testa, che gli si ritorcono gravemente contro. Prevediamo, Presidente Draghi, anche una tutela dei luoghi sensibili della popolazione russa in Italia, penso alla Basilica di San Nicola a Bari o alla scuola russa di Roma, per esempio, frequentata senza distinzioni da russi, ucraini, kazaki e molte altre popolazioni di origine russofona, che ora sono a rischio. Non sono tollerabili, se vogliamo essere noi i democratici, quelli dalla parte giusta, e bisogna prevenirli e condannarli, atti come l'assalto ad una persona solo perché indossava un berretto con la bandiera della sua nazione russa.

Colleghi, ci troviamo improvvisamente innanzi ad un nuovo muro di Berlino virtuale, che riporta le lancette della storia all'indietro, separando drammaticamente l'Occidente democratico da quella parte del continente europeo che fino a ieri consideravamo la nostra naturale continuità, fino allo stretto di Bering, e la cosa ci fa ancora più male. Fino a ieri pensavamo, infatti, che la Russia di Putin fosse una Russia europea, e non a caso uno dei nostri più importanti partner commerciali. A tal proposito, credo che l'Italia, lei, Presidente Draghi, possa avere un ruolo fondamentale nel riportare il terreno dello scontro violento sul piano della diplomazia e del cessate il fuoco. Non lasciamo l'arte della diplomazia ad altri Stati quando non è un mistero per nessuno che noi abbiamo a disposizione anche una riserva dello Stato, bisogna riconoscerlo, qual è l'ex Presidente del Consiglio Berlusconi, con i consolidati rapporti internazionali, che potrebbe essere il più opportuno inviato speciale del Governo italiano, come ha detto un esponente delle camere penali, per far ragionare il Presidente russo, ritrovando al più presto la via della pace.

Da questa guerra, è bene sottolinearlo, abbiamo tutti da perdere, l'Italia, come lei ha riconosciuto, più di altri, e ci inorgoglisce, come italiani, che lei abbia affermato con dignità che non contratteremo il gas con la nostra libertà. Il ruolo dell'Italia deve essere quello naturale della mediazione e del far trionfare la vita sulla morte, Presidente, anche perché in questo conflitto spicca la paura dei popoli per la mancanza di leadership forti, ruolo al quale lei, Presidente Draghi, come è già stato detto, può assurgere, forte della sua credibilità europea e internazionale.

Temo, peraltro, che vi sia l'ennesima sottovalutazione da parte occidentale della forza militare russa, che, a differenza di quanto riportato dai media, pare sia stata impiegata fino ad ora solo al 30 per cento delle truppe stanziate ai confini ucraini, e la colonna di carri armati di queste ore lo conferma. Una speranza, forse più che una certezza, che l'esercito russo sia in difficoltà, ma, se così fosse, questo è il momento più che mai della trattativa. Kiev non è piegata e la Russia non ha vinto la guerra. Importanti i primi passi del negoziato…

PRESIDENTE. Concluda.

MICHAELA BIANCOFIORE (CI). …che si è aperto nella città bielorussa di Gomel, ma qualunque concessione si farà da una parte e dall'altra è evidente che con la diplomazia avremmo dovuto pervicacemente combattere per evitare la guerra e non per porre fine ad una guerra che non si è saputo evitare. Concludo, Presidente, dicendo che c'è un motto che l'ha resa famosa nel mondo, il famoso whatever it takes. Bene, questo è veramente il momento di fare tutto il possibile per chiudere questo conflitto, per evitare l'espansione del conflitto e la fine del nostro mondo civile (Applausi dei deputati del gruppo Coraggio Italia).

PRESIDENTE. È iscritta a parlare la deputata Rossini. Ne ha facoltà.

EMANUELA ROSSINI (MISTO-MIN.LING.). Grazie, Presidente. La situazione è molto drammatica e la priorità oggi è quella di fermare l'escalation della guerra. Vorrei chiederle, quindi, cosa si sta facendo, al di là dell'accoglienza dei profughi, ai tavoli negoziali, quali sono delle prospettive concrete su cui lavorare per fermare la guerra. Lei ha una statura internazionale, noi l'abbiamo voluta per questo; lei conosce personalmente Putin, conosce i vertici di tutti gli organismi in campo. Cosa si sta facendo per fermare la guerra, Presidente? Quali sono le opzioni? La neutralità dell'Ucraina alla NATO è possibile, è necessaria oggi? L'acquisizione di armi in quel territorio da parte di ogni potenza è possibile fermarla? Perché questo lancio dell'ammissione dell'Ucraina nell'Unione europea proprio nei momenti più delicati di un negoziato, sul quale c'è un disinteresse di tutti?

È molto strano questo, l'attacco e l'invasione ha avuto una settimana di annuncio, persino i giorni dell'attacco! Perché non si è fatto nulla per impedirlo? Le guerre non si fermano con le armi, ma con il dialogo, e credo, Presidente, che ogni dialogo sia utile quando in gioco non solo ci sono le vite di persone, ma c'è un intero sistema economico, microeconomico, che sta andando in fumo; tutto il nostro progetto europeo. Credo che lì il suo coraggio debba uscire per battere anche i pugni sui tavoli che contano; è qui per questo, Presidente, l'abbiamo voluta per questo senza sapere che c'era una guerra in corso. Ma, se non lo fa lei, con la sua autorevolezza, Presidente..! Si batta per fermare questa guerra, perché la pace è possibile sempre se c'è la volontà, e questa guerra è strana perché preventivamente non sembra vi sia la volontà.

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Picchi. Ne ha facoltà.

GUGLIELMO PICCHI (LEGA). Grazie, Presidente Fico. Presidente Draghi, la Russia il 24 febbraio ha violato il diritto internazionale, colpendo civili e bombardando le città, sta violando l'articolo 25 degli accordi dell'Aja del 1907 e, probabilmente, la Quarta Convenzione di Ginevra. Personalmente, ho visitato molti dei luoghi del conflitto, ho incontrato molti dei protagonisti e conosco bene anche i fatti; ho visitato la linea verde che separa l'Ossezia del Sud dalla Georgia, con i cecchini russi a dieci metri di distanza da me, ho visitato i check-point di Lugansk e di Donetsk e ho anche facilitato la parte russa per abbreviare i tempi di passaggio per i cittadini ucraini per andare a prendere le pensioni dall'altra parte dei check-point. Ho visitato la base di Sebastopoli in Crimea, prima che la Crimea fosse legalmente annessa dalla Federazione Russa; ho incontrato la comunità italiana di Kerch che, proprio dai sovietici, ha subito un terribile olocausto dimenticato nel 1942-1943.

Questo mio intervento sconta probabilmente informazioni e azioni diplomatiche che, per forza di cose, non possono essere rivelate e, pertanto, se qualcosa che dico è superato dai fatti mi perdonerà. Tre punti vorrei toccare con lei, il primo rivolto a tutti i colleghi, gli esperti, gli opinionisti, i giornalisti, tutti noi; il momento è uno di quei tornanti della storia che richiedono un cambio di posizionamento, un cambio di prospettiva, che impongono a tutti un'assunzione di responsabilità e di serietà. Non possiamo scherzare, speculare o assumere atteggiamenti che possono dividerci; è questo il momento dell'unità e questo è il comportamento che seguirà in modo rigoroso tutta la Lega, un rigore di comportamento che non ci impedirà, una volta terminato il conflitto, di tornare a dividerci.

Allora, il secondo punto, lei lo ha toccato, riguarda la prospettiva e – dico, in modo molto cinico - anche l'opportunità che per il nostro Paese rappresenta questa grave crisi. Il nostro Paese deve rafforzarsi dal punto di vista energetico, sicuramente, conseguire un'indipendenza; lei ha ricordato bene: il raddoppio del TAP, i rigassificatori, ma probabilmente anche il nucleare civile, l'EastMed; occorre pensare anche al gasdotto Transcaspico (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). Ci sono tante cose che possiamo fare e mettere in atto, ma poi ci scontriamo - e questo lei lo ha citato – con la burocrazia e, poi, le energie rinnovabili non riusciamo a farle, come è il caso - e lo cito per conoscenza, perché è di questi giorni - del mio Mugello, dove non si riesce ad autorizzare un parco eolico.

L'altro punto è riassumere una sovranità produttiva, fare un vero e proprio reshoring per riportare in patria produzioni e società, un piano straordinario di rimpatrio produttivo e societario, per far sì che l'Italia possa affrontare le prossime sfide senza criticità nella catena degli approvvigionamenti. Questo vuol dire anche una sovranità in campo alimentare, sovranità in molti campi che, oggi, ci vedono dipendenti da altri settori e questo implica anche che un rafforzarsi a livello nazionale ci permetterà di affrontare le eventuali future sfide di integrazione europea da una posizione di forza e non da una posizione di debolezza.

Pertanto, non sono piccole politiche nazionali per curare il nostro interesse, ma per affrontare al meglio le sfide dell'Europa unita. Un'Italia forte, indipendente e autonoma è in grado di affrontare e di aiutare la costruzione della nostra Europa (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). Lei ha detto giustamente che non è questo il momento di voltare le spalle, di voltarsi dall'altra parte; noi non lo faremo. Il primo obiettivo che però abbiamo è quello del cessate il fuoco, questa è la priorità, cessare il fuoco (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier)! Non servono vuote dichiarazioni unilaterali, serve tutto quello che stiamo facendo: sanzioni e il sostegno alla difesa dell'Ucraina. La Lega su questo c'è, senza se e senza ma, però le dico anche che in tutti i gruppi parlamentari - nel parlare in modo trasversale - nessuno di noi prende alla leggera queste decisioni e a molti di noi tremano i polsi nel dover prendere queste decisioni; ne tenga conto.

Tutti noi, aderendo a questa risoluzione, mettiamo la nostra faccia, però, chi vi parla sicuramente non ha la credibilità, la levatura, l'autorevolezza, l'autorità e neanche l'opportunità di agire; sono un umile deputato eletto dal popolo di Lucca, non ho tutte queste caratteristiche, però, lei le ha e, allora, rispetto a quel canale del dialogo che lei ha più volte citato, dicendo che il dialogo deve essere sincero, ebbene, in diplomazia non c'è dialogo sincero, c'è solo dialogo. Allora, io credo che noi dobbiamo assumere una forte iniziativa diplomatica e dobbiamo esserci nella sua persona, con la sua autorevolezza; per citare quello che lei già una volta, difendendo l'euro, ha detto, serve questa volta il suo whatever it takes, per sedersi a quel tavolo negoziale e farsi garante dell'Ucraina, dei diritti del popolo ucraino e di tutto l'Occidente (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier), per farsi garante terzo di quel dialogo.

Quindi, questo è quello che noi le chiediamo, di metterci la faccia e il suo peso internazionale, a nome non solo dell'Italia, ma dell'Europa, dell'Occidente e della NATO! E se questo, per motivi che a me sfuggono, potrebbe non essere possibile per accordi già presi o per altre motivazioni, ricordo sempre che gli Stati Uniti hanno sempre utilizzato un ex Presidente, sfortunato nella sua Presidenza, ma grande mediatore, Jimmy Carter; ebbene, anche l'Italia ha il suo Jimmy Carter per cui, forse, potrebbe essere utile per far sì che dall'altra parte il telefono venga alzato e vi sia una risposta.

Concludo, rivolgendomi agli amici russi e lo faccio nella loro lingua per dire: moim russkim druz'yam nie vieriu chto eta voyna ….

PRESIDENTE. Collega, collega!

GUGLIELMO PICCHI (LEGA). … v vashei imeni (questa guerra non è nel vostro nome) e agli amici ucraini dico altrettanto fortemente: slava ucraini (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier)!

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Rampelli. Ne ha facoltà.

FABIO RAMPELLI (FDI). Presidente, signori deputati, signor Presidente del Consiglio, è di nuovo buio in Europa, ancora guerra; dopo il 1945, dopo i bombardamenti di Belgrado del 1999, la dissoluzione della Jugoslavia, ora, si incendia l'Ucraina, la cui capitale, Kiev, è ben più antica di Mosca, altro che! Scorrono immagini raccapriccianti della popolazione in fuga colpita dal secondo esercito più potente del mondo, donne e bambini che si rifugiano nelle metropolitane o si mettono in cammino con ogni mezzo verso gli Stati confinanti e altri orrori i cui dettagli è bene risparmiare, mentre i soldati e i civili combattono con coraggio la propria battaglia e trasformano bottiglie di birra in molotov, per accogliere l'arrivo dei carri nelle città, come nel 1956 a Budapest.

Dico subito che l'intervento che sto per fare è di carattere ricostruttivo; tra i tanti interventi risolutivi qualcuno dovrà pur farlo. Ma nella società dove tutto è opinabile, in un Occidente liquido che non ricorda né presidia più i suoi valori, accade che si apra perfino un varco a tentazioni giustificazioniste. Una parte degli italiani hanno orecchiato i messaggi surreali di Putin e li hanno riprodotti acriticamente. Quella dei missili NATO in Ucraina è una favola insopportabile. Del resto, per bombardare Mosca basterebbero i missili a lunga gittata lanciati dal mar Baltico; non serve metterli nel Donbass. Né è mai esistito alcun accordo stipulato con Gorbaciov - altra balla! - per non far aderire le Nazioni dell'Est europeo, finalmente libere dall'incubo del comunismo, all'Unione europea o all'Alleanza atlantica. Del resto, se così fosse stato, sarebbe singolare aver atteso quasi trent'anni per rinfacciarlo e sarebbe incomprensibile anche il lungo tentativo di avvicinamento della Russia alle democrazie occidentali e perfino alla NATO, scandito dalla proposta di partenariato del 1994, dall'inclusione della Russia nel G7 e nel Consiglio d'Europa, nella partecipazione straordinaria al vertice NATO del 2002 a Pratica di Mare su iniziativa italiana, unica Nazione non aderente presente, e il conseguente ingresso nel Consiglio NATO-Russia.

L'adesione dell'Ucraina, una Nazione democratica e sovrana, alla NATO si sarebbe potuta manifestare da subito o almeno dal Consiglio di Bucarest del 1994. Se questa inclusione non si è compiuta è proprio per avere la massima condivisione russa, che si palesò nel 2009 con un'idilliaca visita a Mosca del Presidente degli Stati Uniti. Poi la rivoluzione arancione di piazza Maidan, l'annessione della Crimea, il congelamento del dossier. La NATO, dunque, si sarebbe spinta troppo a ridosso della Russia? No! Intanto occorre constatare che l'Alleanza di oggi non è quella della guerra fredda, contrapposta, per intenderci, al Patto di Varsavia. Non ha natura offensiva ed è meglio disposta a rappresentare un grande scudo per tutti coloro che si riconoscono nei valori di pace, democrazia e libertà, magari con qualche ritocco statutario che sarebbe stato più possibile se la Russia non si fosse lasciata risucchiare nel gorgo dell'autocrazia aggressiva. Al contrario, se Kiev fosse entrata nella NATO, non ci sarebbe stata, a mio giudizio, questa invasione, perché tutte le Nazioni del Patto atlantico avrebbero dovuto difenderla e questo sarebbe stato un deterrente formidabile. Se tutto questo fosse stato condito con una difesa integrata europea, di cui per troppo tempo si è parlato e di cui non vi è traccia, avremmo probabilmente risolto ogni contenzioso geopolitico in quel quadrante territoriale.

Il frullato di questi e di altri luoghi comuni, quasi a voler emettere una sanatoria rispetto al secondo dopoguerra, a voler equiparare le democrazie liberali con le dittature, non ha fatto intendere a tutti le reali intenzioni di Putin, i suoi propositi di rifondazione dell'Unione Sovietica, con Stati satellite e Governi fantoccio, la riesumazione dell'Armata Rossa, il corollario dell'avvelenamento di giornalisti critici verso il regime, la persecuzione del dissenso politico e l'arresto di 7 mila manifestanti per la pace a San Pietroburgo e a Mosca in pochi giorni. Cogliamo l'occasione per inviare un messaggio di solidarietà al popolo russo, che sta subendo questa recrudescenza e ne paga per primo le conseguenze. È un messaggio di amicizia a chi sta combattendo Putin dall'interno dei confini della Russia.

“Il mondo è rimasto a guardare sull'orlo della fossa seduto”: è il testo di una nota canzone che ha prodotto tanta malinconia e tanto fascino e rimproverava l'Occidente di essersi defilato negli anni della Guerra Fredda, ma c'era il patto di Yalta a impedire la misericordia di un aiuto, la spartizione del mondo fatta sulla pelle dei popoli. Così intere generazioni non hanno mai potuto conoscere la libertà.

Roosevelt e Churchill, sotto scacco di Stalin, si presero una terribile responsabilità. Un po' di autocritica va fatta. È stato fatale non aver saputo leggere, dietro le mosse di Putin, il nuovo progetto egemonico del Cremlino, non aver saputo gestire in trent'anni il distacco dell'Ucraina, libera e indipendente, della Federazione Russa, troppo occupati con le procedure di infrazione contro gli Stati membri dell'Unione europea. Non ci siamo battuti a sufficienza per completare l'integrazione di Mosca e la trasformazione in una democrazia liberale, pacificando per sempre il continente. Nemmeno ci si è curati di garantirsi l'autonomia energetica, a dire il vero. È come se l'Unione europea avesse trascurato tutte le questioni strategiche, rinunciando a un suo protagonismo, e avesse deciso di diventare molto semplicemente - niente di più - una gigantesca piattaforma commerciale. Non aver costruito per tempo un solido polo euroasiatico, che insieme agli Stati Uniti potesse in prospettiva arginare lo tsunami cinese, è stato certo il problema.

Ma ora è tutto chiaro e il bluff è smascherato. L'invasione di una Nazione indipendente e sovrana non lascia più margine di interpretazione (anche i ciechi possono vedere). E, allora, giunge anche dai banchi dell'opposizione patriottica la condanna senza ambiguità di Putin, nonché le richieste: di salvataggio dal massacro militare di donne e bambini attraverso corridoi umanitari; di accoglienza dei profughi (loro sì che fuggono da guerre); di rifornimento all'Ucraina delle munizioni necessarie per resistere; di isolamento globale di Putin; di solidarietà al popolo russo. La diplomazia deve ancora lavorare, viste le astensioni nel Consiglio di sicurezza dell'ONU dell'India e degli Emirati Arabi, ma l'obiettivo politico resta lo stesso di ieri, pur oggi dovendo perseguire la strada dolorosa delle sanzioni: estendere a Mosca i confini della convivenza pacifica tra i popoli europei, del loro diritto alla sovranità, all'indipendenza, alla prosperità e alla libertà. Certo non si può fare con Putin!

È anche una guerra mediatica questa e può combatterla ciascuno di noi, per ricordare con ogni mezzo di informazione al mondo che l'Occidente è bello, soprattutto se si ricorda di promuovere i propri valori. Qui l'aria è fresca e il cielo è terso; c'è chiasso in strada, ma non è il fragore delle granate, né si ascolta il silenzio della ferocia. Ci sono musica, cultura popolare, colori, allegria; si può protestare contro i Governi, si può votare e provare perfino a colpire i poteri forti. Magari vincono loro, per carità, perché non è tutto oro ciò che brilla…

PRESIDENTE. Concluda.

FABIO RAMPELLI (FDI). …e di catene ce ne sono anche qui.

“Ogni luogo può essere centro di una sfida per la conquista di nuove libertà e, in quanto tale, vale la pena di respirarlo in pieno” è l'appello di Zelensky poco fa in TV. Ogni piazza, non ha importanza come si chiami, da oggi si chiamerà Piazza della Libertà. È la libertà, Presidente Draghi, colleghi della maggioranza - noi, alla vostra opposizione, gentilmente ostili -, che oggi ci lega (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Pagani. Ne ha facoltà.

ALBERTO PAGANI (PD). Grazie, Presidente. In questi giorni e in queste ore migliaia di donne e di uomini stanno manifestando per la pace. Anche nelle piazze di Mosca e delle città russe c'è chi ha il coraggio di sfidare il regime. Noi siamo al fianco e marciamo con il popolo che vuole la pace, perché siamo parte di quel popolo, ma non siamo così ingenui da pensare che bastino le nostre bandiere arcobaleno per intimorire o per impietosire gli autocrati del Governo russo. Sappiamo che è un'operazione militare che è stata pianificata da mesi - non si ferma con gli appelli - e sappiamo che si fermeranno solo quando non riusciranno più ad andare avanti. Per questo, insieme agli alleati dell'Unione europea e del Patto Atlantico, faremo la nostra parte per fermare questa guerra.

Il Presidente Putin deve sapere che il popolo italiano, come il popolo russo, ha conosciuto le sofferenze e l'umiliazione dell'occupazione di uno straniero e, come il popolo russo, ha lottato per liberarsene (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

Per questa ragione noi non possiamo sottrarci al dovere di aiutare il popolo ucraino a difendersi. Chi è stato aggredito e lotta per la libertà non ha bisogno soltanto della nostra solidarietà, non ha bisogno di una pacca sulla spalla; ha bisogno di aiuti concreti per resistere. C'è un tempo, nella storia, in cui le parole sono pietre, hanno un grande peso e mutano il corso degli eventi e c'è anche un altro tempo, che è questo, in cui le parole diventano piume, e ci vogliono i fatti per cambiare il corso degli eventi.

Oggi sappiamo che il Presidente Putin, che è uomo molto più esperto di tutti noi in queste cose, ha capito bene che, anche se la sproporzione delle forze in campo è tale per cui tutti si aspettano che, prima o poi, la Russia riesca a entrare a Kiev e a imporre un Governo fantoccio, la resistenza riuscirà ad andare avanti; se anche riuscirà nella sua intenzione, l'insorgenza continuerà e, se sarà adeguatamente aiutata, diventerà per le forze russe un vero problema.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ETTORE ROSATO (ore 17,48)

ALBERTO PAGANI (PD). Le truppe russe non potranno andare via rapidamente, come pensavano, dovranno restare impantanate nell'instabilità e l'insorgenza trasformerà l'occupazione in un pozzo senza fondo, insostenibile per la fragile economia russa.

Per stringere la tenaglia c'è bisogno di due leve; la seconda leva sono le sanzioni, che non possono essere simboliche, devono essere forti, reali, devono strangolare l'economia russa, per togliere così l'ossigeno e l'energia alla macchina militare. Dovremo fare sacrifici e pagheremo un prezzo, anche noi, per questo, ma sappiamo che, se sapremo isolarla, la Russia finirà in un vicolo cieco e dovrà negoziare.

La via della diplomazia richiede rispetto e ascolto delle ragioni dell'avversario. Il Santo Padre oggi ha detto che la pace si raggiunge tutelando gli interessi di Kiev e di Mosca. Per fare la pace bisogna tenere le orecchie aperte e sapersi andare incontro; e, quindi, l'Ucraina e l'Occidente sapranno ascoltare le richieste della Federazione russa relative alla sua sicurezza e all'equilibrio di forze in Europa, ma la Federazione russa dovrà rispettare il diritto del popolo ucraino di decidere liberamente e autonomamente il proprio futuro e il proprio destino (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

Al Presidente Putin consigliamo di farlo ora, perché comunque la soluzione di questa sciagurata guerra sarà la negoziazione di una pace; meglio farlo ora, perché costerà a entrambe le parti meno lacrime e meno sangue (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Palazzotto. Ne ha facoltà.

ERASMO PALAZZOTTO (LEU). Grazie, Presidente. Queste sono parole che avrei voluto pronunciare in quest'Aula, molte sono le parole che non avrei voluto sentire in quest'Aula. Nel breve tempo che ho a disposizione, mi permetta, Presidente, di esprimere la mia condanna, ma anche la mia preoccupazione, la mia indignazione per l'aggressione russa all'Ucraina, per quello che rappresenta; non solo una violazione del diritto internazionale, non solo il tentativo di annessione di uno Stato sovrano, ma una minaccia, la più grande che noi abbiamo conosciuto, dal dopoguerra a oggi, alla pace e alla stabilità. Mi permetta Presidente di esprimere al popolo ucraino e al suo Presidente solidarietà, sostegno per la loro resistenza, cordoglio per le vittime civili, morte, fino in questo momento, in questo insensato conflitto.

Mi permetta, però, signor Presidente, di esprimere anche il mio turbamento, e credo anche quello di molti colleghi in quest'Aula oggi, per le scelte che, oggi, questo Parlamento si appresta ad assumere. La cessione di armamenti all'Ucraina rappresenta il primo gesto di una partecipazione militare del nostro Paese al conflitto e vorrei che di questo, Presidente, noi tutti avessimo consapevolezza; della gravità del momento e della difficoltà che questo gesto comporterà.

È una scelta che, sì, avviene dentro un contesto di unità europea e dell'Alleanza atlantica, ma è una scelta che non si può assumere a cuor leggero. Lo dico, Presidente, perché ritengo questa scelta un errore, in questo momento, da parte dell'Alleanza atlantica, non perché ritengo che non vada sostenuta la resistenza del popolo ucraino, la loro legittima resistenza contro l'invasione, a difesa della loro democrazia e della loro libertà, ma perché tutto quello che vedo, tutto quello che sento nella discussione di questi giorni su questo conflitto rappresenta una rassegnazione delle classi dirigenti europee al conflitto che dovrà arrivare con la Russia, e questa rassegnazione, Presidente, l'ho sentita anche oggi, nel nostro dibattito; è una rassegnazione che sostanzialmente dà per persa la via diplomatica, la via del negoziato e che prepara, giustamente dall'altro lato, solo ed esclusivamente la via della difesa militare nei confronti di una guerra che si presenta alle nostre porte.

Presidente, è proprio questo il tema: quali sono le misure che mettiamo in campo; se l'Italia, in questa partita, può giocare un ruolo nel definire una strategia dell'Alleanza, dell'Unione europea per riaprire un dialogo, per trovare un tavolo di negoziato, per riscoprire quali sono i luoghi possibili di un negoziato; se, per esempio, questa crisi - e concludo, Presidente - non rappresenti, per la sua dimensione, la prima occasione di ridefinire un luogo multilaterale di discussione; se non sono anche altri attori, oltre l'Unione europea, l'Alleanza atlantica e la Russia che si devono sedere attorno a un tavolo per ridefinire non una nuova Minsk, ma una nuova Helsinki, che provi a ridefinire gli equilibri geopolitici mondiali in chiave di pace, stabilità e sicurezza. Presidente, la parola che, purtroppo, è risuonata troppo poco in questo Parlamento è la parola pace; abbiamo discusso di come prepararci alla guerra, abbiamo discusso poco di come prepararci a costruire la pace, ed è per questo Presidente che voglio esprimere la mia preoccupazione, e quella di tanti altri colleghi, per un momento così difficile e anche appunto il mio dissenso rispetto a questa scelta che, in questo momento, questo Parlamento si appresta ad assumere (Applausi dei deputati del gruppo Liberi e Uguali).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Buffagni. Ne ha facoltà.

STEFANO BUFFAGNI (M5S). Grazie, Presidente. Presidente Draghi, Ministri, colleghi, dopo la follia della Russia, che condanniamo, assistiamo scene che non avremmo nemmeno mai immaginato e che evocano precedenti che nella storia hanno rappresentato il periodo buio del secolo scorso. Ci sono momenti nella vita che non avresti mai creduto di dover affrontare, momenti difficili, in cui sei costretto a scegliere e non sai, purtroppo, se quello che farai sarà la scelta giusta; questo è uno di quei momenti; ma noi, memori del passato, dobbiamo far tesoro di quegli avvenimenti, per evitare che accadano di nuovo e per fare in modo che la razionalità e la responsabilità, alla fine, prevalgano.

Colleghi, sono convinto che quella che stiamo prendendo oggi non è una decisione semplice per nessuno, per nessuno di noi, al di là degli schieramenti, della nostra formazione e della nostra appartenenza; è una decisione che un giorno dovremo, probabilmente, giustificare ai nostri figli e alla storia, perché le decisioni di oggi influenzeranno equilibri del futuro, e non possiamo non tenerne conto sin da ora per gli assetti e gli equilibri mondiali che ci saranno nel prossimo futuro e nei prossimi decenni.

Il MoVimento è orgoglioso per quello che il Ministro Di Maio sta facendo, anche in questo momento difficile; taluni parlano, c'è chi fa; lei è andato concretamente a garantire forniture alternative per il nostro Paese, bene, così si fa. L'Europa in questo momento probabilmente non si è fatta trovare pronta, non è stata abbastanza lungimirante; ha l'occasione, un'altra volta, per uno scatto di rilancio, ma deve essere un'Europa nuova, non l'Europa degli zero virgola, l'Europa che guarda alla competizione interna, che continua ad alimentare solamente divisioni interne, mentre il mondo, globalizzato, ha altri piani.

Dobbiamo essere lungimiranti e guardare a un percorso nuovo, ispirandoci anche a quello che l'Europa ha fatto con il Recovery, con riferimento al quale, grazie al Presidente Conte, abbiamo ottenuto dall'Europa risorse e si è intrapresa una strada, giusta, che oggi ci permette di andare oltre.

Abbiamo bisogno di risposte economiche ed energetiche europee, come lei, Presidente Draghi, ha detto più volte, perché vanno aiutate le nostre imprese, vanno aiutate le nostre famiglie (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle); si tratta di famiglie “nostre italiane” e “nostre europee” (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Presidente, le minacce di Lavrov non ci devono far paura; per quanto ci riguarda, sono inaccettabili.

Le sanzioni sono un'arma moderna, che ha già iniziato a mettere a segno i primi colpi; la Banca centrale russa ha detto che lo stato dell'economia russa è cambiato drasticamente con le nuove sanzioni che abbiamo imposto. Bene, vuol dire che queste cose servono; servono con l'obiettivo della pace, ma all'interno di un nuovo paradigma, un paradigma che per noi parte dalla riflessione energetica, che lei ha posto, e che ci permette e ci deve permettere maggiore indipendenza.

Siamo esposti alle dinamiche esterne, siamo esposti perché per anni, forse, qualcuno ha sempre deriso quando si parlava di questi tipi di iniziative e, forse, come lei ha detto, Presidente Draghi, quando parlava al Senato, ognuno di noi deve guardare avanti, non deve guardare a recriminazioni del passato, ma non possiamo farlo senza considerare quanti interessi economici siano in ballo in queste scelte, quanto queste scelte economiche influenzino anche l'informazione, mi permetta, la disinformazione che influenza spesso il racconto e la narrazione. Questo è il problema, che noi abbiamo anche affrontato nelle dinamiche geopolitiche, dove forse una disinformazione così forte ha creato un racconto e una narrazione che oggi dobbiamo affrontare seriamente per risolverla, gestirla, non scappare e non demonizzare. Infatti, l'Italia arriva prima di tutto e noi siamo oggettivamente uno Stato che ha una responsabilità verso più di 60 milioni di cittadini che credono in noi.

Le dico che noi dobbiamo fare un mondo che non sia però vittima del solo cieco capitalismo, ma che torni a tenere l'uomo centrale, l'uomo con tutte le sue sfaccettature, perché crediamo che nella storia l'uomo ci abbia dimostrato ed insegnato che ha la forza per risolvere tutti i problemi, anche quelli più complessi, perché risiede nella ragione e nello spirito e dobbiamo avere la forza e anche il coraggio, Presidente, di affrontare il mondo così come è, lei lo ha detto, anche se, nei fatti, non si è dimostrato come pensavamo o forse auspicavamo fosse.

L'ambasciatore italiano a Kiev, Zazo, ci rende orgogliosi dell'Italia (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle); ha dato una dimostrazione di quello che l'Italia è, può e deve essere a livello internazionale, lui, il personale diplomatico, le nostre Forze armate.

Ecco, Presidente, credo che quello sia lo spirito e l'esempio degli italiani che sono all'estero, dell'Italia da disegnare e da mostrare al mondo. Tuttavia, dobbiamo avere, con coraggio, la forza di dire alcuni “no”: di dire “no” a una guerra assurda; di dire “no” a un'invasione di uno Stato sovrano; dobbiamo avere la forza di dire “no” soprattutto al dolore, alla distruzione, alla morte e alla sofferenza di migliaia di innocenti, anziani, donne e bambini.

Dobbiamo fare di tutto per la pace, per la diplomazia; ci state lavorando e noi siamo assolutamente convinti che quella sia l'unica strada, perché dobbiamo fare in modo che la guerra non si espanda, la guerra non deve arrivare alle porte dell'Europa, la guerra non deve arrivare qui. Dobbiamo essere consapevoli che occorre lasciare lo spazio diplomatico utile, ma anche utile alla controparte per avere una narrazione agevole, per poter tornare a casa a raccontare che, forse, ha portato a casa un risultato. Di questo, dobbiamo tener conto, perché noi abbiamo l'obiettivo di farci rispettare, consapevoli dei limiti. Ma fermare la guerra è la priorità; non è un gioco, non è una discussione da bar. Se la ragione sparisce, le armi prendono il sopravvento. Non esiste il momento migliore, oggi, per cambiare, invertire il racconto e la rotta.

Guardi, probabilmente, per qualcuno, in questo momento, è più semplice voltarsi dall'altra parte: ho sentito qualche intervento, molto teorico, molto bello, molto poetico, ma non è la strada più comoda quella che dobbiamo prendere oggi. Noi, oggi, dobbiamo prendere la strada giusta. È un momento che per noi è di forte responsabilità e di coraggio; vanno fatte scelte giuste, affinché la storia non ci condanni senza appello. È il momento di essere capaci di fare scelte dettate sia dalla testa che dal cuore, ma la pace è l'unica via che abbiamo per risolvere i problemi, perché la guerra è una vergogna per l'umanità e noi questo lo dobbiamo ricordare sempre (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Ma dobbiamo anche essere consapevoli che si stanno colpendo i civili, gli indifesi, i bambini. Vedere le lacrime di quei bambini, sapere delle loro morti, immaginare il loro dolore mi strazia letteralmente l'anima. L'ONU ha lanciato l'allarme sui minori in pericolo a causa di questa guerra: 7,5 milioni di piccoli in pericolo grave, oltre a quelli già morti; un bilancio, purtroppo, destinato a crescere. Morti, parliamo di morti: come possiamo dormire la notte sapendo questo e facendo finta di nulla? Ecco, Alisa non aveva neppure 8 anni ed è stata colpita vicino al suo asilo; Polina era in auto con la famiglia e i nonni ed è morta, colpita da un razzo contenente bombe a grappolo, arma proibita dalla Convenzione delle Nazioni Unite.

In questo momento, Dio non voglia, c'è un altro bambino che sta perdendo la vita, un genitore o la gioia e la serenità che l'essere bambino merita; ma quante Alisa, quante Polina, quanti Alexander o Sergei, ora, fra un'ora, stasera saranno sotto le bombe o stanno piangendo, impotenti e terrorizzati? Ecco, se questi però fossero nostri figli, noi cosa faremmo? Cosa faremmo, se fossimo noi quegli ucraini, quelle persone che vivono un attacco, un'invasione di questa portata? Se il nostro Paese fosse attaccato, se la nostra casa si trovasse all'improvviso sotto le bombe o se il mondo, quel mondo che fino al giorno prima ci sembrava meraviglioso e che sognavamo magari di visitare, si voltasse dall'altra parte? Ecco, noi non possiamo girarci dall'altra parte. Io credo che abbiamo la responsabilità e ci sono momenti nella storia in cui è obbligatorio che il rispetto sia reciproco, momenti in cui non si può e non si deve andare oltre. Non possiamo lasciare soli i nostri fratelli ucraini, soprattutto, Presidente, se noi vogliamo essere il mondo libero, quel mondo libero e quelle democrazie, con tutti i limiti che possiamo avere, che rappresentano l'orizzonte, l'obiettivo di queste popolazioni. Ripeto: ciascuno di noi deve immaginarsi di essere uno di quei cittadini sotto le bombe, inerme, vittima di scelte altrui, a mio parere, folli. Noi abbiamo la responsabilità di fare la nostra parte, memori della storia di questo Paese, di questo continente, perché ne dobbiamo rispondere ai nostri figli, ai nostri nipoti (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Montaruli. Ne ha facoltà.

AUGUSTA MONTARULI (FDI). Grazie, Presidente. Presidente Draghi, a premessa, le devo ricordare che se non ci fosse stata Fratelli d'Italia e la sua insistenza, oggi, sarebbe la prima volta che noi ascolteremmo il suo discorso a distanza ormai di troppi giorni dall'inizio del conflitto. E, tuttavia, questa seconda occasione ci è utile per ribadire la nostra ferma condanna all'offensiva bellica russa (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia) nei confronti dello Stato ucraino. Condivido con lei che è il momento di una svolta decisiva, una svolta europea che ci toglie l'illusione di una pace in Europa, certo, perché quella pace non si fa solo con le bandiere arcobaleno, ma si fa soprattutto con una politica interna economica forte, con una politica di indipendenza energetica, con una politica a sostegno della propria difesa, con una politica estera che faccia rispettare sempre e tutti gli accordi e trattati (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia), che non guarda solo da una parte, che non chiude gli occhi davanti ai soprusi, che non fugge, come è successo, dall'Afghanistan e che non utilizza armi di ricatto nei confronti di quei Paesi europei, guardo i Paesi di Visegrad, che, oggi, sono più che mai fondamentali anche per l'emergenza umanitaria (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia) che viene da quei popoli, che sostiene i tentativi di dialogo e di mediazione. Noi abbiamo risposto con convinzione, con nettezza e senza distinguo a quell'appello di unità, di unità non nei confronti del suo Governo, ma dell'Italia intera. E per questo non farò facili polemiche, come quella che sarebbe, appunto, facile rispetto ai problemi tecnici che lei ha avuto e che le hanno impedito di partecipare ieri ad un vertice europeo (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Tuttavia, davanti a questo vento di guerra, che è il primo che la mia generazione vede, concreto, pericoloso e tragico, noi vogliamo risposte concrete, innanzitutto per gli italiani, per gli italiani che sono in Ucraina, oggi, e che hanno bisogno, nonostante gli sforzi del nostro ambasciatore, a cui va la nostra assoluta vicinanza e solidarietà, di essere riportati a casa, uno a uno, e per questo chiediamo uno sforzo aggiuntivo della Farnesina per riportarli in patria. E per gli italiani che sono qui in Italia, ci guardano e giudicano le nostre scelte e il nostro approccio a questa guerra che ci vede ormai coinvolti.

Se molto è stato detto da parte sua circa il posizionamento sullo scacchiere internazionale e le prese di posizione e gli interventi che il Governo attuerà non senza la collaborazione di Fratelli d'Italia, poco, invece, è stato detto rispetto a quanto si vuole fare sul piano interno.

Presidente Draghi, ascolterà la richiesta di Fratelli d'Italia di aumentare la spesa a tutela della difesa interna della nostra Nazione che oggi si rivela più che mai essenziale davanti allo scenario (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)? Garantirà un potenziamento di tutti gli asset strategici della cybersicurezza?

Aumenterà il sostegno della nostra intelligence che, di fronte all'accoglienza, alla netta solidarietà che daremo nei confronti del popolo ucraino, dovrà difendere la nostra azione da potenziali tentativi di infiltrazione? E come chiederà compensazioni in sede europea rispetto alle ripercussioni delle sanzioni? E come non solo affronterà la crisi energetica, ma ci porterà finalmente sulla strada dell'indipendenza energetica, che è l'unica strada per una sovranità compiuta, anche della nostra Nazione (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)? Come, nell'immediatezza, e non tre mesi, per tre mesi, garantirà il non aumento delle bollette per gli italiani? Come, a due anni dalla pandemia, impedirà che, ad uno stato di emergenza, si accumuli un altro stato di emergenza? Abbiamo sete di diritti e, come avviene molto spesso nei tempi di guerra, è necessario anche per noi un motto, che governerà le nostre scelte e sarà il metro dei nostri giudizi, e il nostro motto è: “Per il bene dell'Italia” (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. E' così conclusa la discussione.

(Annunzio di risoluzioni)

PRESIDENTE. Avverto che sono state presentate le risoluzioni Davide Crippa, Molinari, Serracchiani, Barelli, Lollobrigida, Boschi, Marin, Fornaro, Schullian, Tasso, Lapia, Lupi, Magi e Muroni n. 6-00207, Suriano ed altri n. 6-00208, Cabras ed altri n. 6-00209, Fratoianni n. 6-00210, Romaniello ed altri n. 6-00211 (Vedi l'allegato A). I relativi testi sono in distribuzione.

Avverto altresì che, come convenuto, la replica del Presidente del Consiglio dei Ministri e le dichiarazioni di voto dei gruppi e delle componenti politiche del gruppo Misto avranno luogo con ripresa televisiva diretta.

(Replica e parere del Governo)

PRESIDENTE. Ha facoltà di replicare il Presidente del Consiglio dei Ministri, Mario Draghi. Prego, signor Presidente.

MARIO DRAGHI, Presidente del Consiglio dei Ministri. Grazie. Scusate, prima di intervenire in replica, vorrei, in effetti, replicare ad un punto: ieri non c'era nessun vertice internazionale, ieri c'era un invito a cena per quella che si chiama European round table, cioè tavola rotonda, con alcuni industriali importanti in Europa. Questo è un evento che avviene ogni anno e avviene o in Germania o in Francia. Sono stato invitato nel pomeriggio dal Presidente Macron molto gentilmente, perché ne avevamo parlato - non c'era nessun motivo che mi invitasse - e, naturalmente, ho detto che non sarei potuto esserci in presenza. È stato tentato ogni modo, ogni metodo per poter fare una connessione, audio o VTC, in videoconferenza, ma non è stato possibile, non ci si è riusciti. Tutto qua (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Italia Viva).

Voglio ringraziare la Camera e tutti gli interventi che ci sono stati per la loro profondità, la loro ampiezza, soprattutto per la consapevolezza del momento sofferto che stiamo tutti attraversando e della decisione, anch'essa sofferta, che oggi occorre prendere. Ma devo ringraziarvi anche per la compattezza nella condanna dell'orrore.

Uno dei temi più considerati nei vostri interventi è la pace. Non è vero che ci siamo rassegnati a non perseguire la pace, non c'è nessuna rassegnazione. Voglio dirlo chiaramente: non c'è nessuna rassegnazione. E vi ringrazio molto del ruolo che alcuni di voi mi vogliono attribuire in questa ricerca di pace. Io credo che non occorra cercare un ruolo, ma occorra cercare la pace (Applausi dei deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle, Partito Democratico, Lega-Salvini Premier, Italia Viva, Coraggio Italia, Liberi e Uguali e di deputati del gruppo Misto) e su questo potete contare che lo farò senza pausa e con tutta la mia volontà (Applausi dei deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle, Partito Democratico, Lega-Salvini Premier, Italia Viva, Liberi e Uguali e di deputati del gruppo Misto).

Oggi questo è difficile: per cercare la pace, bisogna volere la pace e chi ha più di 60 chilometri di carri armati e altri blindati davanti alle porte di Kiev non vuole la pace in questo momento (Applausi dei deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle, Partito Democratico, Lega-Salvini Premier, Italia Viva, Liberi e Uguali e di deputati del gruppo Misto).

Sono d'accordo: non c'è alternativa al dialogo, alla diplomazia, ma la diplomazia è fatta di dialogo, ma anche di forza. Ma non c'è alternativa alla ricerca della pace e, su questo, vi ho detto: potete contare su di me, sul Governo italiano (Applausi dei deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle, Partito Democratico, Lega-Salvini Premier, Italia Viva, Liberi e Uguali e di deputati del gruppo Misto).

Un'altra considerazione. La pace si troverà proprio in un ambito multilaterale. Non esiste più la pace fatta da due Stati che si mettono d'accordo, quindi, quando si parla di multilateralismo, si deve intendere per forza qualcos'altro, perché è solo in quell'ambito che si trova la pace, come, d'altronde, la risposta che c'è stata all'aggressione russa è una risposta multilaterale, ed è qui che è la nostra forza.

Un altro punto molto toccato è quello della solidarietà. Ho speso una buona parte dell'intervento per dirvi su quali linee e quanto sta già facendo il Governo su questo piano. Voglio dirvi che farà ancora di più, farà tutto quello che è possibile (Applausi dei deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle, Partito Democratico, Lega-Salvini Premier, Italia Viva, Liberi e Uguali e di deputati del gruppo Misto). D'altronde, la solidarietà è una caratteristica dell'Italia, è lì dove noi siamo i primi e siamo sempre stati i primi.

Un terzo punto - e questo è stato un punto che ho svolto anche al Senato in occasione della replica - è la constatazione di come questi eventi abbiano reso l'Europa più unita. E qui, noi ci vedevamo divisi, ci vedevamo indifferenti: ci siamo scoperti uniti, solidali, forti, ma forti, anche nella decisione che dobbiamo prendere oggi, non per disegni di espansionismo europeo - quelli li lasciamo a chi ha attaccato l'Ucraina -, forti nella difesa di quei valori fondamentali che oggi sono sotto attacco. È per questo che la forza dell'Unione europea è una forza di pace (Applausi dei deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle, Partito Democratico, Lega-Salvini Premier, Italia Viva, Liberi e Uguali e di deputati del gruppo Misto).

Vi ringrazio, infine, per il sostegno che avete espresso nei confronti del popolo ucraino, del Presidente Zelensky, di tutto quello che hanno fatto finora le Forze armate che continueranno a fare, che faranno molto di più nei giorni che verranno, del grande sforzo della nostra diplomazia. In generale, avete espresso sostegno per il Governo e di questo voglio ringraziarvi (Applausi dei deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle, Lega-Salvini Premier, Partito Democratico, Forza Italia-Berlusconi Presidente, Italia Viva, Coraggio Italia, Liberi e Uguali e di deputati del gruppo Misto).

PRESIDENTE. Ha facoltà di intervenire il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei Ministri, l'onorevole Amendola, per l'espressione dei pareri sulle risoluzioni presentate.

VINCENZO AMENDOLA, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei Ministri. Grazie, Presidente. Sulla risoluzione Davide Crippa, Molinari, Serracchiani, Barelli, Lollobrigida, Boschi, Marin, Fornaro, Schullian, Tasso, Lapia, Lupi, Magi e Muroni n. 6-00207, parere favorevole.

Sulle risoluzioni Suriano ed altri n. 6-00208 e Cabras ed altri n. 6-00209, parere contrario.

Sulla risoluzione Fratoianni n. 6-00210, parere contrario sulle premesse e sui punti 4 e 6 degli impegni, mentre sul resto degli impegni, parere favorevole.

Sulla risoluzione Romaniello ed altri n. 6-00211, parere contrario.

Preavviso di votazioni elettroniche (ore 18,17).

PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.

Si riprende la discussione.

(Dichiarazioni di voto)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto.

Ha chiesto di parlare il collega Angiola. Ne ha facoltà.

NUNZIO ANGIOLA (MISTO-A-+E-RI). Grazie, Presidente. Signor Presidente del Consiglio Draghi, signori Ministri, cari colleghi, noi di Azione con Carlo Calenda voteremo a favore della risoluzione di maggioranza. Di fronte alla tragedia ucraina, le priorità sono tre: fermare l'escalation, ripristinare la situazione antecedente all'invasione russa e, terzo, isolare Putin nella comunità internazionale. Per questo motivo, fughe in avanti, signor Presidente Draghi, come in tema dell'entrata dell'Ucraina nell'Unione europea, non sono utili: noi pensiamo che gettino altra benzina sul fuoco. Concordiamo, come da lei auspicato Presidente Draghi: sulla necessità di procedere speditamente verso una difesa comune dell'Unione europea, complementare all'Alleanza atlantica; sulla necessità di garantire la massima solidarietà, con l'accoglienza degli sfollati ucraini nelle strutture nazionali; sulla necessità di un approccio comune dell'Unione europea allo stoccaggio del gas e sulla necessità di adottare misure per ridurre la nostra dipendenza energetica.

Vorremmo, però, proporre ulteriori misure di cui non si è parlato: semplificare drasticamente, anche tramite la nomina di un commissario ad hoc, i processi autorizzativi per i nuovi impianti eolici e fotovoltaici di grandi dimensioni, al fine di accelerarne la realizzazione; secondo punto: dobbiamo portare a termine i tre rigassificatori, che sono bloccati da anni, magari anche in questo caso secondo la logica commissariale; terzo ed ultimo punto, risollevare in sede europea il problema del cosiddetto effetto pancaking, che porta i Paesi più periferici, come l'Italia, a pagare un prezzo finale del gas più alto.

Tutto ciò premesso, voteremo a favore della risoluzione di maggioranza.

PRESIDENTE. La risoluzione in oggetto, n. 6-00207, è firmata, come sappiamo, anche dai gruppi di opposizione, lo dico per chiarezza nei confronti anche di chi ci segue.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Dori. Ne ha facoltà.

DEVIS DORI (MISTO-EV-VE). Grazie, Presidente. Nel condannare nuovamente e fermamente la criminale aggressione militare della Russia nei confronti dell'Ucraina, riteniamo che tutti gli sforzi debbano essere anzitutto orientati ad ottenere un cessate il fuoco immediato da parte della Russia, in modo da creare le condizioni per il raggiungimento della pace.

Come Europa Verde, esprimiamo contrarietà all'invio di armi all'Ucraina finché sarà attivo il processo negoziale tra le delegazioni russa e ucraina. Al tempo stesso, chiediamo che, in caso di fallimento definitivo dei negoziati, ci sia una chiara espressione da parte dell'Assemblea generale delle Nazioni Unite. Per questo motivo non possiamo votare a favore della risoluzione di maggioranza. Ci asterremo sulla risoluzione di maggioranza perché, pur presentando la quasi totalità degli impegni condivisibili, contiene anche l'impegno a una cessione immediata di apparati e strumenti militari.

Siamo anche contrari e preoccupati per l'ipotesi di un aumento di spesa per gli armamenti e, anzi, riteniamo che si debbano spostare risorse verso la cooperazione internazionale e la lotta alla povertà. La Russia ha violato gli accordi internazionali e per questo motivo vanno colpiti i suoi interessi economici, mediante efficaci sanzioni.

Questo conflitto ha anche fatto emergere con forza la nostra miopia rispetto alle politiche energetiche degli ultimi decenni, con una dipendenza dal gas russo. Dobbiamo puntare sulle energie rinnovabili per costruire la pace, impedendo così i ricatti basati sugli approvvigionamenti energetici. L'impegno dell'Italia sia quello di garantire subito grandi aiuti economici e umanitari a favore del popolo ucraino, avviando corridoi umanitari, progetti di accoglienza e assistenza sanitaria.

Auspichiamo, infine, che l'Europa possa dotarsi di un'unica politica estera comune e di difesa, anche per rafforzare il ruolo europeo nella soluzione pacifica dei conflitti.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Ehm. Ne ha facoltà.

YANA CHIARA EHM (MISTO-M-PP-RCSE). Grazie, Presidente. Chi fa la guerra dimentica l'umanità, non sta con la gente, ma mette davanti a tutto l'interesse e il potere: ecco le parole pronunciate domenica da Papa Francesco nel suo accorato appello per la pace, in linea con le piazze gremite d'Italia e di tutto il mondo.

Molti di voi, come noi di Manifesta, eravamo presenti in quelle piazze e proprio lei, Presidente Draghi, ha chiesto qui che Putin ascolti la voce di chi protesta e scende in piazza in Russia.

Vi siete fermati, voi, per un momento, ad ascoltare quel grido? No alla guerra, senza “se e senza ma”! Con che coraggio parlate di pace e magari aderite all'appello del Papa, per poi decidere, dopo poche ore, di dar via a una scellerata corsa alle armi e militari al fronte (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Manifesta, Potere al Popolo, Partito della Rifondazione comunista)? Dov'è la pace? Nella guerra? Non è forse un ossimoro? Presidente, le guerre portano da sempre distruzione e devastazione, e per il suo tramite vorrei ricordare al Presidente Draghi e al Ministro Di Maio che l'aiuto umanitario e la pace vanno perseguite ovunque e coerentemente. Prima di schierare i soldati, inviare armi, invocare la pace con la guerra, vi inviterei a visitare uno dei numerosi scenari di conflitto nel mondo: Duma in Siria, Hodeidah in Yemen, Mosul in Iraq, Jenin in Palestina, scegliete voi. Forse, toccando con mano, capireste che la guerra non può e non deve essere mai la nostra scelta.

L'Italia, colleghi, ripudia la guerra come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali: lo dice la nostra Costituzione. Presidente, noi cittadini italiani, europei, ripudiamo sempre la guerra, siamo contro ogni conflitto armato, perché crediamo che la pace, il dialogo e l'unione nelle diversità sia il miglior traguardo che la nostra umanità abbia raggiunto. Non sporchiamoci le mani di sangue per l'ennesima guerra, perché guerra chiama guerra, armi chiamano armi, e solo pace chiama pace (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Manifesta, Potere al Popolo, Partito della Rifondazione comunista - Deputati del gruppo Misto-Manifesta, Potere al Popolo, Partito della Rifondazione comunista espongono bandiere arcobaleno e cartelli recanti le scritte: “PACE” e “No war”)!

PRESIDENTE. Colleghi, colleghi, non si possono mettere neanche le bandiere della pace. Interveniamo cortesemente (Gli assistenti parlamentari ottemperano all'invito del Presidente)…Colleghi, siamo anche in diretta televisiva e abbiamo tempi molto stretti. Pregherei di rimuovere anche i cartelli, c'è poco rispetto per gli accordi fatti in capigruppo.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Schullian. Ne ha facoltà.

MANFRED SCHULLIAN (MISTO-MIN.LING.). Grazie, Presidente. Questo è il momento storico che avrei preferito non condividere: ci riporta in un mondo che pensavo superato, in un mondo di tensioni, di soppressione, di emigrazione e di guerra, in un mondo che minaccia di soffocare la vita e la cultura di un popolo. Come Minoranze Linguistiche votiamo con convinzione a favore della risoluzione presentata dalla maggioranza. La fermezza dell'azione, anzi, della reazione, al momento è indispensabile, ma non è la soluzione definitiva. Non scordiamocelo.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Lupi. Ne ha facoltà.

MAURIZIO LUPI (M-NCI-USEI-R-AC). Signor Presidente, signor Presidente del Consiglio, la verità è la forza della pace e la non verità va di pari passo con la causa della violenza e della guerra. Noi, oggi, abbiamo, proprio per questo, il dovere di questa verità contro tutte le forme di rifiuto, di disprezzo, di deformazione della verità, contro la propaganda, contro la manipolazione dell'informazione. Noi dobbiamo avere il coraggio di dire con chiarezza che c'è un aggredito, il popolo ucraino, ed un aggressore, la Russia, un aggressore che non ha giustificazione! Diceva un grande Papa, definito Magno, Wojtyla: “La violenza si radica nella menzogna e ha bisogno della menzogna, nel tentativo di assicurarsi una rispettabilità dinanzi all'opinione mondiale mediante giustificazioni del tutto estranee alla sua natura e, del resto, spesso tra loro contraddittorie”. È la descrizione perfetta e profetica di quello a cui stiamo assistendo: l'accusa di nazismo e di genocidio, goffamente e cinicamente sbandierati per giustificare l'invasione, già ampiamente decisa da Putin, mentre fingeva di trattare con i leader occidentali. La solidarietà non è a parole, ma con i fatti. Le sanzioni, le più dure possibili, danno forza alla solidarietà, che non è mai, per sua natura, astratta. Solidale: solidus, solido.

Quanto è successo, come lei ha detto, cambia radicalmente l'assetto dell'Europa, così come si era venuto a configurare dalla caduta del muro di Berlino. È una guerra nel cuore dell'Europa, ai confini dei Paesi aderenti alla NATO. Come ha detto lei, l'Europa non può voltarsi dall'altra parte, deve dare prova di fermezza e di unità.

Lei ci ha chiesto il sostegno del Parlamento, la nostra adesione alle sue parole è totale. E, proprio perché l'Italia ripudia la guerra, deve fare il possibile, compresi gli aiuti a un Paese aggredito perché possa difendersi, perché questo finisca con il ritiro dell'aggressione. Concludo: noi siamo per la pace, ma di fronte ad un'aggressione intollerabile difendiamo chi viene aggredito. Noi siamo per il dialogo sempre e comunque, ma non siamo equidistanti; scegliamo di stare dalla parte del popolo ucraino perché siamo dalla parte di chi vuole costruire un mondo più giusto e più umano. Per questo votiamo convintamente “sì” e siamo con il suo Governo (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Noi con l'Italia-USEI-Rinascimento AdC).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Ermellino. Ne ha facoltà.

ALESSANDRA ERMELLINO (MISTO-CD). Presidente, Presidente del Consiglio, colleghi, di ritorno dalla Conferenza interparlamentare per la politica di sicurezza e difesa comune di Parigi ritengo utile richiamare l'attenzione dell'Aula su uno dei punti contenuti nel documento conclusivo della sessione, il riferimento alla nostra unità e al nostro incrollabile attaccamento ai valori comuni europei, nonché alla nostra determinazione nel rafforzare la solidarietà con gli Stati situati all'esterno dell'Unione, perché, come emerge dagli incontri delle ultime ore in sede europea, stiamo assistendo al rinvigorimento dei principi su cui si fonda la nostra unione politica, al di là della questione energetica. Del resto, l'Europa si sta già misurando, tramite i lavori sulla bussola strategica, con una comune volontà di connessione, in grado di indicare per gli anni a venire un progetto solidale di fiducia aperta e reciproca, nonché di difesa.

Il patrimonio morale comune a tutti gli Stati membri ora si consolida sull'obiettivo della pace e della ferma condanna verso l'aggressione militare della Russia, in violazione dei principi del diritto internazionale, innanzitutto all'integrità territoriale e all'autodeterminazione del popolo ucraino. In questo senso, accolgo con soddisfazione due decisioni al vaglio dell'Unione, ossia l'apertura all'ingresso dell'Ucraina nell'Unione e la possibilità di una protezione temporanea a tutti i cittadini ucraini che vorranno richiederla in uno degli Stati membri. A nome della componente Centro Democratico, esprimo quindi al Presidente Draghi e a tutto il Governo totale appoggio sulle future azioni che il Paese prenderà a livello nazionale e sovranazionale sul fronte della guerra in Ucraina, consapevoli della responsabilità politica e morale già dimostrata. Personalmente nutro forte la speranza che ci sia ancora spazio per quel dialogo tanto caro a Papa Francesco e che il cardinale Parolin ha rilanciato pubblicamente nelle passate ore, quando ha parlato della necessità di comunicazione e ascolto reciproci per conoscere a fondo e comprendere le ragioni altrui. In questo senso sono molto soddisfatta che tra gli impegni della nostra risoluzione sia stata contemplata la possibilità di raccogliere la disponibilità della Santa Sede a svolgere un'opera di mediazione. Come anche abbiamo specificato nell'atto, il Governo dovrà continuare, parallelamente alle sanzioni, ogni iniziativa multilaterale e bilaterale utile proprio a quella de-escalation militare a cui mira anche il Presidente Biden.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Tasso. Ne ha facoltà.

ANTONIO TASSO (M-MAIE-PSI-FE). Presidente, Presidente del Consiglio, Governo, colleghe e colleghi, l'Italia ripudia la guerra. Certo, dobbiamo essere costruttori di pace, e questo è sicuro. L'Italia deve perseguire con il dialogo e il confronto l'obiettivo nobile della convivenza pacifica fra i popoli, e non c'è alcun dubbio. La domanda è: come ci si arriva a quel confronto? In che condizioni ci si siede a quel tavolo di dialogo? In questo momento abbiamo, da una parte, un aggressore che proditoriamente e premeditatamente ha invaso uno Stato sovrano, e, dall'altra, l'aggredito, che si ritrova le sue città in fiamme, una parte della sua gente caduta per l'azione di guerra, una parte invece in fuga e una parte che combatte per respingere l'invasore.

Ripeto, come ci si siede a un tavolo con queste premesse? Si supplica l'aggressore, chiedendogli di desistere perché sta provocando sofferenza? Ma quest'ultima cosa l'aggressore la sa, perché è stata già messa in conto, dal momento che la Russia è la seconda potenza militare mondiale e l'Ucraina è la ventiduesima. E perché mai l'aggressore, in questo caso il Presidente Putin, dovrebbe fermarsi e ritirarsi dopo avere compiuto un passo tanto grave quanto sconsiderato?

Perché dovrebbe fare un passo indietro rispetto alle richieste irricevibili avanzate all'Ucraina, sapendo di avanzarle in condizioni di forza, se dall'altra parte poi non vi è nulla da temere, se non una forte deplorazione ed un invito deciso al dialogo? A quel tavolo bisogna sedersi assolutamente, bisogna dare il meglio dell'azione diplomatica di cui si è capaci, ma partendo da piani paritetici e non palesemente sbilanciati. In quest'ottica inquadro l'azione del nostro Paese, in quest'ambito e non solo vanno a inserirsi i punti della risoluzione unitaria, di cui sono tra i firmatari. Ed in questa risoluzione, oltre all'intimazione del rispetto della sovranità altrui e la cessione di strumenti che consentano all'Ucraina di poter esercitare il legittimo diritto alla propria difesa, vi sono punti che riguardano la solidarietà, l'accoglienza, la mutualità compensativa per i Paesi che dovessero risultare maggiormente penalizzati dalle conseguenze delle sanzioni applicate.

Infine, sottolineando la grande generosità degli italiani, voglio ricordare che attraverso i vari canali associativi attivati, piccoli e grandi, gli italiani stessi stanno provvedendo a far giungere al popolo ucraino quegli aiuti indispensabili alla loro sopravvivenza. E un messaggio, e concludo davvero, Presidente, di comprensione desidero formularlo al popolo russo, che in misura largamente crescente e forse maggioritaria è in forte dissenso con il suo leader e non perde occasione, con grande coraggio, per manifestarlo. Ribadisco il voto favorevole della componente MAIE alla risoluzione unitaria.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Vianello. Ne ha facoltà.

GIOVANNI VIANELLO (MISTO-A). Grazie, Presidente. Non si possono chiudere gli occhi di fronte alla violenza del Governo russo, non solo nei confronti del popolo ucraino, ma anche nei confronti dello stesso popolo russo, spesso privato di diritti e libertà personali. Questo è un dato di fatto. Allo stesso modo, non si possono chiudere gli occhi di fronte alla continua espansione della NATO e delle sue politiche provocatorie, che hanno contribuito ad aumentare la tensione internazionale e alimentato le controversie con la Russia. Anche questo è un dato di fatto. In egual misura, non si possono chiudere gli occhi di fronte alla predazione e allo sfruttamento delle risorse fossili, che sono sempre state la causa principale delle guerre. E anche questo, colleghi, è un dato di fatto (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Alternativa).

Quale può essere la risposta alla terribile escalation che ha coinvolto prima di tutti il popolo ucraino? La risposta non potrà mai essere basata sull'alimentare il conflitto bellico, la risposta non potrà mai essere quella di importare altre armi in Ucraina, perché così inevitabilmente quelle armi produrranno migliaia di altri morti, sia militari, ma anche civili, perché ogni volta nei vari conflitti, indipendentemente da chi combatte contro chi e per quale ragione, il risultato era ed è sempre lo stesso. La guerra non significa altro che l'uccisione di civili, morte, distruzione. La tragedia delle vittime è la sola verità della guerra, affermava Gino Strada. Prendendo atto di questa terribile realtà, abbiamo capito che l'unico modo possibile per dirimere i conflitti è l'idea di promuovere sempre e comunque il dialogo, per cui la principale attività non sono gli accordi basati sulle fonti fossili che rendono miliardarie le compagnie petrolifere, ma bensì sono i rapporti umani fondati sulla solidarietà, sul riconoscimento dei diritti dei popoli e il rispetto reciproco.

Ma quello che voglio che capiate, se potete, è anche il messaggio della pace, il messaggio della vera pace. Non può essere imparato attraverso gli occhi di chi parteggia per una superpotenza, attraverso gli occhi di chi parla di una guerra giusta, di chi ritiene una mitragliatrice, un tank o un F35 dei portatori di pace o dei mezzi di difesa, perché nei fatti sono mezzi di morte, frutto della follia umana, o meglio, di ciò che ne rimane (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Alternativa). La guerra non è una mera controversia politica, ma è un fatto personale, perché sono le persone che muoiono, sono i più deboli che soffrono, sono le donne e i bambini le prime vittime delle armi e della violenza. Un fatto personale che non dovrebbe essere mai deciso da chi, dalle più comode e sicure stanze del potere, lontano da qualsiasi fronte, incita interventi militari, invia armi come se fossero dei pezzi di un risiko, fallendo miseramente nella sua missione più importante, quella di essere umano.

Che differenza c'è tra morti, orfani e senzatetto se la folle distruzione passa dal fuoco nemico o dal fuoco amico?

Ci saranno poi altri milioni di persone, a migliaia di chilometri di distanza, che sentiranno sulla propria pelle gli effetti di quella guerra, gli shock economici che ne conseguono, anche a causa di sanzioni che, alla fine, hanno sempre le più dure ripercussioni sulla vita dei cittadini. Continuare a perseguire lo sfruttamento delle fonti fossili non potrà nient'altro che essere causa di nuovi conflitti, oltre che di devastazione ambientale, anche questo lo sappiamo molto bene e sappiamo che il mondo civilizzato spesso chiude gli occhi nei confronti di quei conflitti dove a prevalere sono solo gli interessi economici (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Alternativa). Ecco perché prima di una transizione ecologica occorre una transizione mentale. Occhio per occhio rende il mondo cieco, diceva Gandhi e, concludo, Presidente, non esiste una guerra giusta, l'Italia ripudia la guerra e per questo annuncio il voto favorevole della componente Alternativa al dialogo, alla diplomazia, alla pace e all'accoglienza e il voto contrario a qualsiasi proposta che preveda la proliferazione delle armi e la continuità della strategia dell'aggressione, da qualunque parte essa provenga (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Alternativa - I deputati del gruppo Misto-Alternativa espongono uno striscione recante la scritta: “L'Italia ripudia la guerra”).

PRESIDENTE. Onorevoli, tirate giù quel cartello, immediatamente. Prego di intervenire (Gli assistenti parlamentari ottemperano all'invito del Presidente).

Non è la dimensione dello striscione in Aula che aiuta questo Paese e questa risoluzione della guerra in Ucraina, quindi, vi prego di togliere quel cartello. Non mi sembra un atteggiamento utile a nessuno.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Fornaro. Ne ha facoltà.

FEDERICO FORNARO (LEU). Signor Presidente, colleghe e colleghi, signor Presidente Draghi, le confermiamo, come abbiamo già detto e fatto venerdì scorso, il leale sostegno del nostro gruppo alle iniziative assunte dal Governo e dall'Europa.

Diciamo innanzitutto con chiarezza - e diamo il nostro giudizio - che non esistono, come è già stato detto da molti colleghi in quest'Aula, ragioni né storiche né politiche né di sicurezza che possano giustificare l'invasione russa dell'Ucraina. È un errore drammatico di Putin, è un atto criminale, prima di tutto nei confronti dei civili, dei bambini, delle donne e del popolo ucraino a cui va la nostra piena solidarietà.

È stata, quindi, giusta una risposta decisa e rapida da parte della comunità internazionale, dell'Unione europea e della NATO, una risposta su più livelli e su più piani, come è stato giusto raccogliere la richiesta di aiuto, il grido d'aiuto del Presidente e del popolo ucraino. Non potevamo e non possiamo girarci dall'altra parte di fronte alla richiesta che arriva da una nazione libera, aggredita, invasa fuori da ogni orizzonte del diritto internazionale.

Il volere la pace non può significare non vedere la differenza che c'è e c'è sempre stata nella storia tra aggressori e aggrediti, tra vittime e carnefici.

È Putin, quello che è stato per molto tempo uno dei punti di riferimento dei sovranisti di mezza Europa, ad averci gettato negli anni più bui del Novecento, averci riportato ad immagini di una storia che pensavamo fosse stata definitivamente relegata nei libri di storia. Ma la storia ci può e ci deve aiutare a non commettere errori o a commetterne il meno possibile e, quindi, c'è anche il nostro assenso a una scelta difficile, a una scelta che non può essere presa a cuor leggero, a una scelta che dilania le coscienze di tanti, anche in quest'Aula: la scelta di inviare attrezzature e dispositivi per rafforzare i sistemi di difesa ucraini, nel quadro di un'azione comune e coordinata dall'Unione europea. Sì anche alle sanzioni economiche, che si stanno già dimostrando efficaci e che sono ancor più strategiche rispetto al passato e anche alla storia, proprio perché viviamo in un'economia interconnessa. La globalizzazione, come spesse volte abbiamo ricordato, in questo caso può essere un elemento importante; la Russia non era un soggetto e non è un soggetto estraneo a questo tipo di economia e agire su questa leva può determinare cambiamenti importanti nelle scelte anche di quel Paese.

Ma lo diciamo con forza, signor Presidente del Consiglio, l'opzione della deterrenza militare e quella della deterrenza finanziaria non possono e non devono precludere comunque un'azione diplomatica (Applausi dei deputati del gruppo Liberi e Uguali).

Signor Presidente, lo dico in maniera sintetica e proverò poi a spiegarlo: la NATO è una cosa, l'Unione europea deve rimanere un'altra cosa, come è sempre stato nella storia. Aver dato vita alla NATO alla fine degli anni Quaranta, dopo la Seconda guerra mondiale, non ha impedito a quella generazione di lavorare a costruire le istituzioni europee. In altri termini: ai militari il compito dei militari, alla politica il compito della politica; non prendano il sopravvento logiche solo militari, perché si rischia un'escalation dall'esito che non si può neanche pronunciare. L'Unione europea deve lavorare in queste ore sotto i bombardamenti per una de-escalation. Dobbiamo avere questo come obiettivo di breve periodo che non è alternativo alla deterrenza militare e a quella finanziaria.

Bene, quindi, l'unità, la rapidità che lei giustamente ha valorizzato anche nella replica, ma mettiamola anche nel rilancio di un'azione diplomatica. Noi siamo convinti che bisogna testardamente continuare a tessere la tela della diplomazia, perché non ci si può arrendere al conflitto globale. Per questo arrivi da questo Parlamento una forte solidarietà a chi in molte città russe in questi giorni ha manifestato per la pace ed è stato arrestato.

Non dobbiamo commettere gli errori del passato; Putin è una cosa, il popolo russo è un'altra.

E, così, bene che sul tema dei profughi lei abbia detto cose chiare e auspichiamo che finalmente in Europa passi quello che in quest'Aula abbiamo ripetuto tante volte: un approccio europeo solidale a chi scappa dalle guerre. Bene i corridoi umanitari e no, invece, agli episodi di razzismo che abbiamo visto su qualche media: sono tutti uguali quelli che scappano dalla guerra, non c'è qualcuno che scappa perché è bianco e invece è un lazzarone perché è nero nel colore della pelle (Applausi dei deputati del gruppo Liberi e Uguali).

Poi, c'è il tema dell'energia, lei lo ha toccato in maniera molto ampia nella giornata di venerdì, lo ha ripetuto, e noi siamo convinti che gli indirizzi che lei ha dato siano giusti, avendo però chiaro - e abbiamo apprezzato che lei oggi lo abbia ribadito - che sul tema della transizione ecologica non si torna indietro, perché ne va evidentemente della nostra vita e delle future generazioni.

In definitiva, quindi, signor Presidente, colleghi, noi siamo convinti che ci voglia, proprio in questa fase così difficile che scuote le nostre coscienze, un supplemento di ragionevolezza e di spirito critico per non commettere errori irreparabili, errori che non ci perdoneremmo. L'equilibrio che è stato costruito dopo la fine della Seconda guerra mondiale è saltato, lei lo ha detto con chiarezza e io condivido questa analisi, e non può più tornare. Da questo punto di vista quell'equilibrio bipolare non ha più senso, dobbiamo ricercare un nuovo equilibrio multipolare e spetta a noi europei lavorare per trovare un nuovo equilibrio europeo della sicurezza, una nuova Helsinki, ha detto il mio collega Palazzotto, nel rispetto dei valori di democrazia e libertà e del diritto internazionale. E ancora “no” con forza a scivolamenti che fortunatamente qui non ho sentito, ma ogni tanto riecheggiano in molti commentatori, alla retorica sulla guerra di civiltà, che ha già fatto troppi disastri negli ultimi anni.

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE ROBERTO FICO (ore 18,45)

FEDERICO FORNARO (LEU). Signor Presidente, il nostro orizzonte non può essere la guerra.

Le istituzioni dell'Unione europea - come ho ricordato prima - sono nate proprio per dare una risposta e una prospettiva a un continente arrivava da due guerre mondiali e la soluzione di darsi istituzioni europee nasceva dalla volontà di evitare che i nazionalismi, che - oggi come allora - sono stati alla base dei drammi del Novecento, potessero risorgere; ed è il nazionalismo russo oggi alla base di quella strategia scellerata che ha portato all'invasione dell'Ucraina.

Presidente, non fu un'illusione: fu una scelta, fu una scelta di visione, fu l'indicazione che è attraverso la pace che si può portare il benessere delle popolazioni e che si può crescere tutti assieme.

Io so che lei lo condivide e credo che lo condivida tutta quest'Aula: il nostro orizzonte deve continuare a essere quello di una pace duratura (Applausi dei deputati del gruppo Liberi e Uguali).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Marin. Ne ha facoltà.

MARCO MARIN (CI). Grazie, Presidente. Presidente del Consiglio, membri del Governo, colleghe e colleghi, non è passata neanche una settimana da quando uno Stato, la Russia, ha deciso di invadere e dichiarare guerra a uno Stato sovrano, passando sopra a ogni diritto internazionale e passando sopra al vivere civile che deve esserci fra gli Stati. In questa settimana abbiamo avuto prova di ciò che è la guerra, perché abbiamo visto le immagini che ci arrivano dal teatro di guerra dell'Ucraina. Abbiamo visto delle immagini che ci hanno colpito e, tra le altre cose, devo dire che voglio fare un complimento in quest'Aula alla Rai per il servizio pubblico che sta facendo, con i corrispondenti che sono lì, sul terreno, e che hanno dato questa possibilità a tutti noi italiani. Io guardavo uno speciale l'altra mattina: si è creato il silenzio in studio e io non riuscivo a parlare a casa. Credo che questo ci sia stato nelle case degli italiani quando abbiamo visto le famiglie separarsi, i bambini piangere e salutare i loro padri che rimangono a difendere la loro Nazione, le loro case, il loro territorio e la loro storia e queste famiglie vengono divise, con i bambini che vanno via con le mamme.

Allora, Presidente, la prima cosa che voglio dire e che voglio sostenere - e anche la nostra mozione lo dice - è che la prima cosa da fare - e mi rivolgo al Governo e al Ministro Di Maio, che sta lavorando alacremente - sono i corridoi umanitari e l'accoglienza per i profughi. Lei, Presidente, ha ringraziato la Croce rossa e la Protezione civile. Io voglio aggiungere a questi ringraziamenti le diocesi, le associazioni di volontariato, in prima fila quelle cattoliche, le regioni, i nostri sindaci e i comuni. L'Italia ha dato il meglio di sé (Applausi dei deputati del gruppo Coraggio Italia), Presidente, e ha fatto vedere che noi siamo sempre in prima fila per difendere e accogliere chi scappa dalla guerra e sono orgoglioso di essere italiano anche per questo. Noi apriamo le braccia a chi scappa dalla guerra, a chi viene nel nostro Paese e vuole migliorare la qualità della vita della propria famiglia, a chi vuole difendere i propri figli e vuole offrire loro un futuro migliore, cioè quello che agli ucraini viene negato perché, come dicevo prima, l'autocrazia ha attaccato la democrazia.

Putin e la Russia sicuramente studiavano questa invasione da molto tempo per un motivo molto semplice: perché l'Ucraina aveva scelto la democrazia. Certo, in percorsi faticosi, venendo dalle ex repubblica sovietica, ma aveva scelto la democrazia. L'autocrazia della Russia non poteva permettere che ci fosse il seme della democrazia ai propri confini, quello di una Nazione che guardava verso l'Europa. Per questo, anche per questo, Putin e la Russia hanno deciso di attaccare.

Devo dire che la risposta del mondo democratico, del mondo libero, del nostro Paese, dell'Europa unita, della NATO e dei nostri alleati storici è stata probabilmente molto più forte di quanto l'autocrazia sovietica si aspettasse. Sono state prese - e lo diciamo nella nostra mozione - delle iniziative e sono state fatte delle sanzioni che aiuteranno tantissimo, che bloccheranno questa guerra.

Ha detto bene lei, Presidente, e hanno detto bene i nostri alleati: potevamo rispondere con la forza militare o potevamo rispondere con le sanzioni. Questo Parlamento invita sempre il nostro Paese alla pace. L'unità che si è trovata in questo Parlamento e che si è trovata su questa mozione, che è particolarmente significativa, la si è trovata perché sappiamo che l'Italia sa essere decisa e determinata ma mai rinuncerà al tentativo di trovare la pace (Applausi dei deputati del gruppo Coraggio Italia), che deve essere il punto finale e l'approdo che noi vogliamo. Lei giustamente, Presidente, diceva che per farla bisogna essere in due.

Niente ci fa pensare che oggi la Russia voglia perseguire questa strada, ma il nostro Paese ha la forza e la volontà per perseguire questa strada.

Parlavo Presidente prima dell'unità, l'unità che si è trovata oggi in questo Parlamento, e devo dire che credo che per il suo Governo e per tutti noi sia un altro motivo per essere orgogliosi di essere italiani. In questo Parlamento certamente quando si costruisce una mozione, quando si costruiscono le risposte, ci sono delle sfumature o delle idee diverse, ma il nostro Paese ha dimostrato - e questo Parlamento stasera sta dimostrando - che in questi momenti il nostro Paese è unito, difende la democrazia, la libertà, le idee e si stringe intorno al Governo, che rappresenta tutti gli italiani.

Presidente, è evidente - e anche in questa mozione lo diciamo - che in questa risposta e in queste sanzioni un prezzo lo andrà a pagare anche il mondo libero (lo andrà a pagare anche il nostro Paese) e trovo particolarmente importante che venga detto che bisogna trovare il modo per difendere anche i Paesi come il nostro che sono particolarmente esposti.

Lei ci ha parlato lungamente della crisi energetica che il nostro Paese già viveva, una crisi energetica che ha visto i prezzi aumentare tantissimo e in cui oggi ci vediamo piombare ancora di più. Io non so quante settimane o quanti mesi abbiamo di scorte di gas, per esempio. So che giustamente stiamo dicendo che dobbiamo trovare delle forme alternative di energia, perché la prosperità e la libertà - diceva giustamente lei - del nostro Paese non possono dipendere dal gas che arriva dalla Russia e, quindi, è giusto trovare delle forme alternative. Questo ci costerà, come ci costerà il prezzo del mais, il prezzo del grano e quello della soia; pagherà un prezzo anche il turismo.

Leggevo in questi giorni della Federlegno, a cui, ovviamente, molta della materia prima arriva dalla Russia. Ho letto adesso un'agenzia del centro studi di Confindustria che dice che le bollette aumenteranno per l'industria del 51 per cento. Ci troveremo a dover affrontare questi problemi, ma non sarà questo che può fermare il nostro Governo. È per questo che nella mozione giustamente viene detto che bisogna pensare a rivedere il Patto di stabilità, perché ci siamo passati anche con il PNRR e abbiamo visto che anche in Europa rispetto all'Italia c'è un certo tipo di atteggiamento, ma noi dobbiamo difendere anche la nostra economia.

Detto questo, Presidente, è evidente che noi puntiamo alla pace e per puntare alla pace bisogna giocare una partita di geopolitica generale, naturalmente. Non sfugge a nessuno che la Cina si astiene rispetto alla guerra della Russia. Io credo che sia importante per il nostro Paese oggi giocare una partita da protagonisti anche in questo campo.

Presidente, dicevo - e torno a quello che è successo - che quando uno Stato invade un altro Stato non si può mai dimenticare lo Stato che viene invaso. Ma come veniva correttamente detto, questa non è una guerra che fa il popolo russo. Voglio anche dire, Presidente, che i russi stanno manifestando per le strade di Mosca. Vorrei ricordare quello che sta facendo il mondo dello sport e vorrei ricordare quello che ha fatto un tennista russo: dopo aver vinto una semifinale di un torneo importante a Dubai, ha preso un pennarello e ha scritto sulla telecamera: No war please, no alla guerra per favore. Lo dico per sostenere che non è il popolo russo che sta facendo la guerra all'Ucraina, non è il popolo russo che si sta mettendo contro il mondo libero: è la decisione dell'autocrazia russa di fare questo e noi dobbiamo ricordare che nessuno di noi è in guerra e le sanzioni che pagherà anche il popolo russo avvengono per decisione degli autocrati di quel Paese, perché noi consideriamo il popolo russo un popolo amico, così come consideriamo, ovviamente, popolo amico quello ucraino, a cui la solidarietà stiamo dando.

Io credo, Presidente, che la decisione di mandare tutto quello di cui ha bisogno il popolo ucraino sia stata la decisione più giusta. Le sanzioni io credo che siano la decisione più giusta, perché solo in questo modo le democrazie riescono a rispondere all'autocrazia di uno Stato come quello russo. Devo dire che l'Italia è in prima fila in questo campo. Io francamente non capisco le polemiche sulle telefonate e le presunte polemiche sulle partecipazioni agli incontri. A me sembra che il Governo italiano stia facendo tutto quello che deve fare - lei, Presidente, e i membri del Governo - in questo momento, che è un momento difficile. Oggi quando si tocca un granello si provoca una reazione importante. Dunque, ci si muove con prudenza e cautela, ma con decisione. Lo stiamo facendo con i nostri alleati storici, con la nostra storia, con la storia del nostro Paese, della democrazia e della libertà.

È per questo motivo, Presidente che noi di Coraggio Italia sosteniamo questa risoluzione. Sostenendo questa risoluzione, sosteniamo il nostro Governo.

Noi crediamo che la guerra debba finire ovviamente il prima possibile - e concludo, Presidente -, purtroppo, in questo caso non dipenderà solo da noi, ma noi dobbiamo fare tutto quello che può permettere far finire in fretta questa guerra e lo stiamo facendo con una reazione, che io non pensavo neanche possibile in sette giorni di tutta l'Europa e del mondo libero. Perciò dobbiamo dare il sostegno totale all'Ucraina, dobbiamo stare con i nostri alleati e dobbiamo essere in prima fila, perché la democrazia e la libertà non hanno un prezzo che si deve pagare; la democrazia e la libertà contro l'autocrazia le si difendono sempre e comunque (Applausi dei deputati del gruppo Coraggio Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Boschi. Ne ha facoltà.

MARIA ELENA BOSCHI (IV). Grazie, Presidente. Ai tempi dei social network e della realtà virtuale ci siamo illusi che nessuno sarebbe mai stato così folle da dichiarare una guerra vera, con carri armati, bombe, missili. Eppure, è così ed è una guerra che viene raccontata costantemente dal lavoro coraggioso dei cronisti dai campi di battaglia, ma anche attraverso i video nei telefonini, gli SMS dei militari morti e vediamo le storie su Instagram di queste bambine ucraine, bellissime, che giocano e sembrano rappresentare la vita che sboccia, mentre, in realtà, nascondono la tragedia di vite spezzate dalle bombe a 7-8 anni. Purtroppo, non è un reality, non è una serie su Netflix; è la guerra e la guerra è la negazione più stupida e atroce della convivenza, della democrazia, della politica.

Presidente, noi abbiamo ascoltato, in questi giorni, molti opinionisti, abbiamo letto sui giornali sostenere che l'attacco in Ucraina avrebbe riportato il conflitto in Europa dopo ottant'anni di pace; purtroppo, sappiamo tutti che non è così, perché ci ricordiamo, per averli vissuti - chi da bambino, chi da adulto - i drammi della guerra nell'ex Jugoslavia, abbiamo ben impresse le immagini dei massacri, soprattutto quello di Srebrenica, quando le istituzioni internazionali si voltarono dall'altra parte, così come l'opinione pubblica (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva), consentendo di fatto stupri e stragi. Per fortuna, i tempi sono diversi rispetto a quelli dei Balcani; nella tragedia di oggi, nel dolore di oggi c'è comunque stata una reazione straordinaria da parte dell'opinione pubblica, in tutto il mondo; cittadini sono scesi nelle piazze, indignati contro l'aggressione all'Ucraina, lo ha ricordato il Presidente, nelle stesse piazze russe i cittadini sono scesi a protestare, con coraggio contro le scelte scellerate di Putin (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva).

Le istituzioni europee non hanno chiuso gli occhi, hanno risposto con fermezza. Dobbiamo essere chiari: c'è un aggressore, la Russia e c'è un aggredito, l'Ucraina; non ci possono essere alibi, non ci possono essere giustificazioni, non ci possono essere toni grigi, perché chi ha posizioni confuse oggi nasconde la verità. E, allora, è con fermezza che anche il nostro Governo e, oggi, il Parlamento rispondono, per fermare l'aggressione russa, che va fermata. Lo facciamo con sanzioni economiche, dure e lo facciamo anche con l'invio di armi. Per nessuno prendere questa decisione è semplice; lo facciamo oggi, con una grande pesantezza nel cuore, con un grande senso di responsabilità, perché tutti noi sappiamo cosa vuol dire l'invio di armi, nell'immediato e in futuro. E, nel sostenere convintamente questa scelta del Governo, chiediamo, però, anche che il Parlamento sia costantemente coinvolto, che possa esprimersi su questo (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva ), pur nella piena fiducia nel lavoro del Ministro Guerini, di cui apprezziamo il senso delle istituzioni, la serietà e il rigore.

Abbiamo bisogno di chiarezza, lo abbiamo detto; scegliere da che parte stare; per questo ho apprezzato il tono di molti interventi in quest'Aula, oggi, anche di chi ha dovuto - o voluto - cambiare idea, bene.

Non ho apprezzato, anzi mi hanno addolorato, alcune frasi, forse di un'altra epoca, molto antiamericane espresse da alcune associazioni, che sicuramente rappresentano la storia del nostro Paese, ma evidentemente non comprendono il presente. Questo senza nulla togliere alla profondità del rapporto tra Russia e Ucraina, e le loro implicazioni culturali. Anni fa, Kissinger scrisse un articolo molto bello su questo, su The Washington Post, che andrebbe riletto e riapprofondito, ma questo è il tempo della determinazione della fermezza (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva), e non degli alibi.

Ma se questo è il tempo delle risposte ferme, determinate, unitarie, è anche il tempo dell'equilibrio, Presidente e noi le chiediamo di continuare a seguire la strada del dialogo; diamo una chance alla pace (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva), continuiamo a insistere sulla via diplomatica; sembra strano dirlo oggi, ma ancora oggi, a maggior ragione, non dobbiamo arrenderci e se c'è uno spazio per la tregua, come la storia ci ha insegnato, quello spazio va coltivato, perché muoiono bambini, perché muoiono donne, perché muoiono padri di famiglia (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva) e, come diceva un pontefice, noi dobbiamo fermare una strage inutile (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva), abbiamo questo dovere. Proprio per questo è importante che non vi siano un'escalation militare, certo, e nemmeno un'escalation verbale; per questo, come Italia Viva, abbiamo proposto che anche l'Unione europea sieda al tavolo delle trattative con un'unica voce, per noi quella, autorevole, di Angela Merkel (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva), che, per competenza, saggezza esperienza può farci fare passi in avanti verso la pace, verso la soluzione del problema. Ancora oggi il Ministro degli Esteri dell'Ucraina chiedeva di tenere aperta la strada del dialogo, del confronto, proponendo la Cina come mediatore. Se può fare da mediatrice la Cina, perché non l'Europa, perché non Angela Merkel? Insistiamo sulla strada del dialogo, anche oggi.

Presidente, è difficile toccare tutti gli argomenti che ha affrontato nel suo intervento, c'è poco tempo, lo faremo sicuramente nelle prossime settimane, perché sono temi da cui passa il nostro futuro; dal ruolo della NATO, a quello degli Stati Uniti dopo le scelte in Afghanistan, al nuovo ordine geopolitico; sicuramente, però vogliamo, sottolineare l'importanza del suo intervento in materia di energia; abbiamo apprezzato che il Governo, già ieri, con il decreto-legge, abbia dato una prima risposta; non sarà sufficiente, le garantiamo il sostegno di Italia Viva per le prossime iniziative, che devono essere, però, urgenti e prioritarie.

Allo stesso modo, abbiamo apprezzato le considerazioni sull'Europa; paradossalmente, l'Europa, purtroppo, progredisce nella strada dell'integrazione quando più c'è sofferenza per i cittadini europei, l'abbiamo visto con il COVID e lo stiamo vedendo adesso, con la guerra in Ucraina; eppure, dobbiamo insistere sulla pace di una sicurezza e di una difesa comune in Europa e, soprattutto, di una difesa comune anche sulla cybersecurity, perché da lì arriveranno i prossimi attacchi e non dobbiamo farci cogliere impreparati.

Presidente, come tanti colleghi in questi giorni, vivo ore di preoccupazione, così come i cittadini italiani e i cittadini tutta Europa; ci poniamo molte domande. Forse, chi siede in quest'Aula e ha responsabilità affronta questi giorni anche con qualche inquietudine in più, perché sa che dalle nostre decisioni, dalle nostre scelte dipende il futuro di tanti. E, allora, nel prendere le nostre decisioni, io in questi giorni ho anche pensato molto ai miei nipoti, ho nipotino di tre anni e una nipotina di 5 anni; come i figli di tutti noi, come tutti i bambini italiani, quando siamo sono nati, abbiamo immaginato che avrebbero avuto un futuro di benessere, quantomeno di pace, di sicurezza; eppure, sono due anni che vivono con l'angoscia e la preoccupazione del COVID, delle mascherine e della paura dei contagi e, ora, vedono le immagini di guerra in televisione, aleggia lo spettro della guerra, della distruzione sul nostro continente, anche nel nostro Paese. Ed è normale che ci poniamo il dubbio se facciamo le scelte giuste per loro, per garantire loro il diritto ad essere bambini e un loro futuro; a maggior ragione ce lo stiamo chiedendo per i bambini che vivono in Ucraina che hanno perso i genitori, e ringrazio la Ministra Bonetti e il Ministro Di Maio, per aver - subito - attivato corridoi umanitari per portare in Italia i bambini rimasti orfani in Ucraina (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva), bambini che vivono sotto la minaccia delle bombe, che faranno fatica a trovare cibo e che hanno diritto, invece, ad essere bambini, a giocare, a sognare, a crescere in un mondo che possono sperare essere di pace. In precedenza ricordavo la Jugoslavia. Proprio in occasione della guerra in Jugoslavia un grande cantante, un grande artista italiano, scomparso dieci anni fa, Lucio Dalla, scrisse una canzone bellissima, che forse ricorderete, in cui parlava del sangue sotto le stelle, di come il dolore ci cambierà, e si chiudeva in positivo, con una speranza, dicendo che l'amore ci salverà.

Ora, io non so se l'amore ci salverà, ma chi siede nei banchi delle istituzioni deve credere, io credo, che ci possa salvare la politica, ci possa salvare la diplomazia in Ucraina e a livello europeo. Quindi, nel confermare il sostegno di Italia Viva all'iniziativa del Governo, ovviamente ci auguriamo che le scelte che, con responsabilità, facciamo oggi possano costruire davvero un futuro di pace per i nostri figli e per i figli del popolo ucraino (Applausi dei deputati dei gruppi Italia Viva e Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Meloni. Ne ha facoltà.

GIORGIA MELONI (FDI). Dunque, Presidente Draghi, partiamo dal metodo, perché questo Parlamento voterà il suo primo indirizzo sulla vicenda ucraina, quando il suo Governo ha perfino già decretato un altro stato di emergenza del quale nessuno ha discusso.

Allora, vede, io voglio essere chiara: noi, come Fratelli d'Italia, abbiamo assicurato lealtà in questa fase drammatica, però non accetteremo che la crisi internazionale diventi l'ennesimo pretesto per calpestare la democrazia italiana (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Se avete varato un nuovo stato di emergenza, minimo bisogna rimuovere immediatamente lo stato di emergenza relativo al COVID, perché, consentitemi signori, è grottesca una Nazione nella quale ci sono, contemporaneamente, due stati di emergenza (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia), soprattutto se è una democrazia.

E questo mi corre l'obbligo di dirlo anche per segnalare che la collaborazione sulla situazione internazionale che Fratelli d'Italia ha garantito nulla cambia sulla convinta opposizione che facciamo a questo Governo. Solo che noi, l'opposizione, per l'appunto, la facciamo al Governo, non la facciamo mai all'Italia. Per questo, dall'inizio, abbiamo chiarito quale fosse la nostra posizione, condannando, senza tentennamenti, l'aggressione russa all'Ucraina, ribadendo la nostra collocazione occidentale.

Abbiamo potuto essere chiari oggi, Presidente, perché lo siamo stati in passato. Infatti, noi non abbiamo mai voluto vincere il premio di chi era il più atlantista, di chi era il più gradito alle cancellerie europee o, piuttosto, di chi era il migliore amico di Putin, come piace fare ad altri, anche qui dentro. Noi guardiamo sempre la politica estera solo e unicamente dal punto di vista dell'unico padrone che abbiamo, cioè l'Italia (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Per questo, non ci siamo fatti problemi a criticare, in passato, per esempio una strategia delle amministrazioni americane e democratiche che, secondo noi, poteva portare a sviluppi discutibili. Avevamo rivendicato che un clima da nuova guerra fredda rischiava di creare risultati che nessuno poteva prevedere. Avevamo tentato di segnalare che fosse piuttosto nell'interesse dell'Europa lavorare a una pace secolare con la Russia, per combattere insieme la minaccia del fondamentalismo islamico, per evitare di consegnarla all'abbraccio mortale con la Cina, scenario che tragicamente rischia di manifestarsi in queste ore. Non abbiamo avuto titubanza a dire che nell'incredibile ritiro delle truppe dall'Afghanistan vi era un segnale di debolezza enorme (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia), che sarebbe stato colto da chi sperava in una vulnerabilità dell'Occidente: da Putin, oggi, in Ucraina e, magari, dalla Cina domani a Taiwan.

Non abbiamo avuto torto e ci sarà tempo, perché ci sarà, per discutere errori e responsabilità di questi anni; ci sarà tempo per parlare degli assetti futuri, per discutere il ruolo della NATO e di un'Unione europea troppo impegnata a parlare di politiche gender e di come cancellare il Natale (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia) per presentarsi adeguatamente all'appuntamento con la storia. Ma non è questo il tempo. Questo è il tempo del coraggio, il tempo della fermezza, il tempo della libertà, il tempo della solidarietà; è il tempo di una risposta compatta ad una aggressione militare che noi non possiamo accettare.

È il tempo di dare il massimo sostegno al popolo ucraino che sta insegnando al mondo cosa sia la dignità, cosa sia l'amore per la propria terra. E di fronte a questi obiettivi, l'Italia non può che camminare a fianco dei suoi alleati, non può che fare il possibile, perché venga respinto l'assalto e si eviti la polverizzazione di una Nazione sovrana a poche centinaia di chilometri da qui. L'Italia deve fare tutto quello che può per favorire le negoziazioni, per favorire una soluzione di questo conflitto, anche se, consentitemelo, sulle doti diplomatiche di questo Governo, ci permettiamo di nutrire qualche sommessa perplessità. Presidente Draghi, francamente, ieri ha saltato il collegamento con Macron, perché non c'era campo; qualche giorno fa, il Presidente Zelensky è stato rimbalzato da un suo collaboratore (Proteste), evidentemente, non adeguatamente informato. Voglio dire…

PRESIDENTE. Colleghi, colleghi, colleghi, per favore, silenzio.

GIORGIA MELONI (FDI). …è un dato, sono fatti, signori, sono fatti e le critiche anche si fanno. Sono fatti, obiettivamente, lo dico, perché neanche se si stesse nella grotta di Bin Laden si avrebbero tutti questi problemi di comunicazione e non penso che l'Italia, in una fase come questa, possa permettersi di fare queste figure.

Con la stessa determinazione, mentre facciamo questo, noi dobbiamo lavorare per attutire le conseguenze pesanti che questa crisi rischia di avere sull'Italia.

È stato detto e ripetuto molte volte che noi dipendiamo, in maniera sensibile, dal gas russo, dal grano ucraino. I prezzi erano già schizzati prima dell'inizio della crisi; avranno un'ulteriore rimbalzo. Ebbene, non possiamo permetterci che impatti ancora sulle famiglie e sulle imprese di questa Nazione. E, allora, io penso che noi dobbiamo pretendere che, a fronte della realtà italiana, il peso di queste conseguenze venga attenuato. Io penso che noi dobbiamo pretendere che l'Unione europea crei un fondo cospicuo per ristorare le Nazioni che saranno maggiormente colpite dalle sanzioni, come è già stato fatto con la Brexit; un piano imponente, utilizzando tutti gli strumenti necessari, però, attenzione, parlo di soldi a fondo perduto, non parlo di altri debiti (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia) per stringerci ancora il cappio intorno al collo! Parlo dell'esatto contrario di quello che si rischia di fare quando ci si appresta ad approvare la riforma del MES contro la quale annuncio che la nostra opposizione sarà totale (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Presidente, ora è tempo di far valere il grande prestigio internazionale che in quest'Aula tutti le hanno sempre riconosciuto ed è ora, colleghi, di chiamare alcune cose con il loro nome: riconoscere lo status di rifugiato a chi fugge dall'Ucraina, madri e bambini che scappano davvero dalla guerra e, magari, approfittare, allo stesso tempo, per rimpatriare quelli che qui stanno, ma rifugiati non sono (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Dare accoglienza a una comunità che, in Italia, vede molte persone integrate, rispettose delle nostre regole. Lavoratori onesti gli ucraini che sono qui in Italia; quando la sinistra aveva un'identità, li avrebbe definiti così, oggi, li definiscono camerieri e badanti (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Guardi, lo dico con rispetto della categoria dei camerieri, ma ho visto molti più camerieri tra certi giornalisti che in tutto il popolo ucraino (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Anche su questo abbiamo avuto ragione. Vede Presidente, quando c'è una guerra, a scappare sono le donne e i bambini; tendenzialmente gli uomini rimangono a combattere. Lo dico perché qui, per anni, ci è stato raccontato che c'era il dramma dei profughi di fronte alle immagini di barconi pieni di uomini soli in età da lavoro. Le immagini di queste ore sono un macigno su certe menzogne e, guarda caso, di fronte a una distinzione netta tra rifugiati e migranti economici, quali sono le prime Nazioni che prestano assistenza? I cattivissimi Paesi dell'Est (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia), primi tra tutti Polonia e Ungheria, minacciati, insultati per anni dalla Commissione europea, dalla sinistra e dai media mainstream. Se ci fosse un po' di onestà intellettuale, anche in quest'Aula qualcuno forse dovrebbe ravvedersi.

Abbiamo avuto ragione su molte altre cose. Oggi sento parlare di sovranità, sento parlare di amore di Patria, esaltare il patriottismo del popolo ucraino; fino a ieri ci si diceva che l'appartenenza nazionale non aveva senso, che la sovranità era una specie di anticaglia. Sono contenta che si sia capito quello che diciamo da tempo e, cioè, che, senza Patria, non c'è neanche libertà.

Avevamo ragione quando, unici in Italia, rivendicavamo la necessità di maggiori spese sulla difesa (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia), perché non può esserci politica estera senza un'adeguata deterrenza militare! Noi lo diciamo da sempre, oggi, ovviamente, se ne rendono conto anche gli allegri sventolatori di bandiere arcobaleno.

Avevamo ragione quando denunciavamo l'assenza di una strategia energetica nazionale, l'eccessiva dipendenza dall'estero, figli di un ambientalismo a tratti lunare, e gli irragionevoli obiettivi della Commissione europea - vado alla conclusione - sul clima. È interessante quello che dice Greta Thunberg, ma, poi, le cose le si devono calare nella realtà e, in qualche maniera, anche su questo ci si deve svegliare.

Insomma, tempi duri per alcuni, non per noi, che non abbiamo capriole da fare, non abbiamo complessi da superare. Abbiamo sempre difeso l'amor di Patria, il diritto dei popoli a difendere la loro libertà e la loro sovranità, la necessità di investire nella difesa e abbiamo sempre difeso, e concludo…

PRESIDENTE. Deputata Meloni, concluda.

GIORGIA MELONI (FDI). …sì concludo… e abbiamo sempre difeso le Nazioni dell'Est. Perché, vede, eravamo a fianco del popolo ungherese quando i carri armati sovietici entrarono a Budapest, nel 1956 (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia – Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico). Sono passati i 65 anni e siamo ancora sullo stesso fronte, quel fronte, per noi, è la libertà. E, per decenni, da decenni, noi guardiamo al mondo dall'unica angolazione che conosciamo, che è la difesa dell'interesse nazionale italiano. Presidente Draghi. se lei si dimostrerà capace di difenderlo. Fratelli d'Italia farà la sua parte (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia - Congratulazioni).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Barelli. Ne ha facoltà.

PAOLO BARELLI (FI). Signor Presidente del Consiglio, membri del Governo, colleghi, non è passata neppure una settimana da quando, giovedì scorso, l'esercito russo ha iniziato a condurre sul territorio dell'Ucraina un attacco sicuramente terribile, un atto di aggressione inaudito e immotivato, senza giustificazione alcuna. Permettetemi, ancora una volta, di esprimere la profonda vicinanza del gruppo di Forza Italia al popolo ucraino, alla comunità ucraina che vive in Italia, ai nostri connazionali che vivono in Ucraina (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente), all'ambasciatore Zazo e a tutto il personale della nostra Ambasciata e della Farnesina, nonché alle nostre Forze armate, impegnate nel rinforzare il confine Est dell'Alleanza atlantica, a cui va tutta la nostra riconoscenza.

L'attacco di Putin è stato una grave violazione del diritto internazionale, dell'indipendenza e dell'integrità territoriale di uno Stato sovrano, al quale l'Unione europea e la NATO hanno saputo rispondere con una compattezza senza precedenti, dando risposte immediate, approvando pacchetti di sanzioni economiche, via via crescenti, che stanno mettendo in crisi l'economia russa e provocando le prime dissociazioni all'interno della classe dirigente di quel Paese. Crescono, infatti, dissensi e distinguo che i vertici del Governo della Federazione Russa farebbero bene ad ascoltare, a capire e non semplicemente a reprimere.

Pressoché tutti gli Stati dell'Unione hanno deciso di fornire materiali e mezzi militari al Governo di Kiev. Addirittura, il Presidente Putin è riuscito a far cambiare alla Germania la sua tradizionale politica, portandola ad aumentare la spesa militare. Con quanto deciso in questi giorni dal Governo, il nostro Paese si appresta a dare il proprio contributo di uomini, materiali ed equipaggiamenti militari, armi - è bene sottolineare - che l'Ucraina userà per difendere i propri cittadini da chi li ha aggrediti, per consentire loro di restare in vita al fine di poter trattare soluzioni di pace compatibili con il sacrosanto rispetto dei legittimi diritti di esistere quale Nazione e popolo sovrano. Il conflitto in Ucraina sta causando anche un'emergenza umanitaria senza precedenti. Tutti siamo chiamati a una solidarietà concreta nei confronti di una popolazione allo stremo ed è incoraggiante constatare come, in tutta Europa, sia in atto una grande gara di solidarietà. Mi preme menzionare, in modo speciale, il collega Ugo Cappellacci, che, a breve, partirà quale presidente dell'Unione interparlamentare Italia-Ucraina, per una missione umanitaria (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente), volta a portare in Italia bambini di orfanotrofi ucraini, ovviamente in coordinamento con le autorità ucraine e italiane preposte. Spero che, per quanto sta accadendo e per il fatto che questa emergenza vede coinvolta tutta l'Europa, maturino le condizioni per poter finalmente affrontare e trovare un accordo per ragionare complessivamente le regole sull'asilo e il “Regolamento di Dublino”.

Stiamo agendo nel modo giusto, Presidente Draghi, e Forza Italia condivide e sostiene l'azione del Governo. Accanto alle sanzioni, vanno incrementati gli sforzi utili ad una de-escalation militare per il raggiungimento di un cessate il fuoco stabile e la ripresa del percorso negoziale. Dobbiamo lavorare affinché le porte della diplomazia non si chiudano, cogliendo e rafforzando ogni segnale di volontà di dialogo. L'incontro di ieri fra russi e ucraini è certamente un segnale da valutare positivamente, senza, tuttavia, farci troppe illusioni. Ma, come Italia e come Unione europea, dobbiamo impedire che questo spiraglio si chiuda.

Noi difenderemo la libertà, la democrazia e l'indipendenza dell'Ucraina con tutte le iniziative che insieme abbiamo preso e che, se necessario, prenderemo, anche in futuro. Le giuste sanzioni adottate comporteranno, Presidente Draghi, ripercussioni negative per imprese, famiglie italiane ed europee. Ecco perché diviene indispensabile mettere in campo, sia a livello europeo sia nazionale, tutti gli strumenti volti a minimizzare il più possibile tali danni. L'Europa deve farsi carico, in maniera solidale, dei problemi che ricadranno sugli Stati membri a causa della crisi ucraina. In questi giorni assistiamo anche ad un aumento dei prezzi delle principali materie prime agricole, come grano, mais e soia. Serve, pertanto, un piano di interventi, in ambito europeo e nazionale, per arginare l'impatto di questa crisi, puntando al sostegno dei redditi erosi dalla crescita dei costi di produzione e, contestualmente, per salvaguardare il potenziale produttivo.

I rincari dell'energia innescati dal conflitto aumentano il rischio che l'inflazione rimanga a lungo superiore agli obiettivi programmatici e che si arresti la crescita post-pandemia, ritardando ulteriormente il ritorno alla normalità. Per questo, Forza Italia ritiene necessario sostenere l'ulteriore sospensione del Patto di stabilità e crescita, modificandolo e prevedendo che in esso non siano calcolate le spese per la difesa (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente). Va istituito un fondo europeo compensativo per gli Stati maggiormente penalizzati e sarebbe auspicabile che il Next Generation EU e il Recovery Plan non siano soltanto una scelta legata alla vicenda Coronavirus, ma trovino una loro prosecuzione istituzionale, al fine di aiutare i Paesi che dovranno affrontare o stanno affrontando crisi di altro tipo (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

La crisi ucraina ha evidenziato tutti i problemi legati alla dipendenza energetica del nostro Paese. Per troppo tempo non è stato affrontato il tema della mancanza di autonomia dell'Italia e le scelte sono state spesso rinviate. Occorre fare di più, per garantire un approvvigionamento energetico sicuro e superare la nostra dipendenza dai singoli fornitori di energie.

Signor Presidente, in Italia, in particolare, occorre con forza dire basta ai “no” ideologici, fuori da ogni logica, che hanno ostacolato la creazione di nuove fonti di approvvigionamento (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

Prendiamo anche atto, signor Presidente Draghi, che, in tema di fonti energetiche, lei ha garantito che la burocrazia dev'essere drasticamente semplificata, perché anch'essa ha fatto arenare la realizzazione di piani di produzione e approvvigionamento energetico.

Presidente, probabilmente ha ragione chi sostiene che, dopo questi anni di pandemia e dopo quello che stiamo vivendo in questi giorni, il mondo non sarà più come prima. Ma se tutto questo porterà noi europei, noi occidentali, a riacquistare la consapevolezza che libertà e diritti conquistati vanno difesi, anche mettendo in conto di pagare qualche prezzo, che l'unità e la compattezza sono essenziali per dare forza ai nostri valori, allora forse, a far sì che questo nuovo mondo sia migliore, abbiamo raggiunto un risultato importante.

Per queste ragioni, signor Presidente, preannuncio il voto convintamente favorevole di Forza Italia alle decisioni prese dal Governo e alla risoluzione unitaria (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Enrico Letta. Ne ha facoltà.

ENRICO LETTA (PD). Signor Presidente, colleghe e colleghi, voglio qui esprimere il convinto sostegno del gruppo del Partito Democratico all'azione del Governo, dopo gli interventi in Aula, oggi pomeriggio, dell'onorevole Quartapelle, dell'onorevole Pagani, e al Senato, questa mattina, dei senatori Alfieri e Pinotti. Il sostegno è soprattutto in nome, signor Presidente, del cuore del suo intervento di oggi, in nome di quei princìpi di democrazia e di libertà, per i quali oggi noi dobbiamo dimostrare che non sono solo parole retoriche, ma sono parole piene di vita, di vita vera, piene di significato.

E proprio oggi, qui, in quest'Aula, e contemporaneamente nell'aula di un altro Parlamento, a Bruxelles, abbiamo dimostrato qual è la differenza tra il “qui” e il “lì”.

Il “qui”, la giornata dei Parlamenti, il Parlamento nazionale e il Parlamento europeo: i Parlamenti che sono il cuore della nostra democrazia, i Parlamenti nei quali tutti insieme assumiamo decisioni, nei quali le elezioni sono elezioni libere e nei quali la democrazia rappresentativa svolge il suo ruolo; quel Parlamento europeo che oggi si è espresso, in modo chiaro e inequivocabile, quel Parlamento europeo che avremmo tutti voluto, oggi, che avesse tra i suoi elettori il suo Presidente, David Sassoli (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico, MoVimento 5 Stelle, Italia Viva e Liberi e Uguali), non a caso dichiarato l'anno scorso “persona non grata” da Vladimir Putin (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

Altro argomento che fa la differenza, la differenza tra i Parlamenti e l'autocrazia: l'autocrazia, cioè il “lì”, nella quale non è il Parlamento, qui tutti insieme, ma è il tavolone, in cui c'è uno a capotavola, il più lontano possibile dagli altri, la differenza tra il Parlamento e il capotavola. E noi stiamo qui a lottare per questo, perché oggi quello solo, a capotavola, da solo, sta scatenando una guerra che sta distruggendo vite, sta uccidendo persone. Tutti ci stiamo interrogando: ma è sano? È sano di mente? C'è della irrazionalità? In una democrazia saremmo in grado di bloccare un Presidente irrazionale, nell'autocrazia no (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)! La democrazia non è una frase retorica che ripetiamo tra di noi. La democrazia è la differenza, in questo caso, tra la vita e la morte. E io spero che la lezione che tutti noi - parlo per me, innanzitutto - stiamo imparando in questi giorni ci porterà a dire che, per sempre, avremo imparato che qualunque leader democratico è meglio anche del più dinamico degli autocrati: anche del più dinamico degli autocrati (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)!

Quest'Aula, oggi, le esprime, signor Presidente, una unità profonda, l'ha espressa l'Aula del Senato: è un'unità alla quale noi crediamo, e siamo contenti che questa unità sia vera e che sia stata un'unità anche con l'opposizione; anche se, onorevole Meloni, mi permetta di dire che fare una polemica, per esempio, sul tema degli Stati di emergenza, che, come lei sa, è una fattispecie giuridica che si usa decine di volte per intervenire in condizioni che sono reali, concrete e necessarie, non mi sembra la cosa più importante sulla quale oggi costruire una polemica assolutamente inutile (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico - Commenti dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

MAURO ROTELLI (FDI). Lo dici tu!

ENRICO LETTA (PD). Una unità che è un atto importante e impegnativo, non sotto costrizione, ma convinto, perché tutti noi sappiamo cosa vuol dire oggi l'angoscia dei nostri concittadini, in Italia. Partecipiamo a quell'angoscia e quell'intervento di solidarietà concreta sul quale stiamo lavorando, politica innanzitutto, ma poi soprattutto umanitaria, lo straordinario sforzo della società e dell'associazionismo italiano, al quale va il nostro ringraziamento e il nostro impegno concreto attraverso le sanzioni (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Lei ha parlato, giustamente, di Patto di stabilità. Noi riteniamo - l'ha detto adesso il collega Barelli e io condivido quello che lui ha detto - che sia necessario allungare le scadenze del Patto di stabilità in questo momento per consentire ai pezzi di sistema economico, che pagheranno un prezzo a causa di quello che sta succedendo sulle sanzioni, di poter resistere.

E poi il sostegno con materiale militare. Colgo questa occasione per ringraziare il Ministro Guerini e tutti i militari del nostro Paese (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico) per quello che stanno facendo in questo momento difficile. Sappiamo che è il passaggio più difficile di queste risoluzioni, ma sappiamo anche che, secondo l'articolo 11 della nostra Costituzione, nella seconda parte dell'articolo 11, ci sono le ragioni che motivano l'intervento di oggi. E queste ragioni sono nella decisione che la Commissione europea ha assunto domenica e nel voto che il Parlamento europeo ha assunto oggi pomeriggio. Sono argomenti forti, che dimostrano l'impegno multilaterale e loro stessi si basano sull'articolo 51 della Carta delle Nazioni Unite. Quindi siamo perfettamente in linea con i princìpi costituzionali del nostro Paese e con i princìpi costituzionali europei, ma siamo soprattutto in linea con i valori più profondi di questo secolo. Io voglio citare uno per tutti, una frase forte di una persona che ha lasciato un segno profondo, il teologo luterano Bonhoeffer, impiccato dai nazisti nel 1945, che diceva: “Quando un pazzo lancia la sua auto sul marciapiede, io non posso, come pastore, contentarmi di sotterrare i morti e consolare le famiglie. Io devo (…) saltare e afferrare il conducente al suo volante. È il mio dovere” (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

E lei, signor Presidente, l'ha detto, oggi, usando le stesse parole che hanno usato contemporaneamente, con il loro intervento, la Presidentessa del Parlamento europeo e quella della Commissione europea, Metsola e Von der Leyen, le quali, insieme a lei, hanno usato le stesse parole: ‘non ci voltiamo dall'altra parte' ed ‘è il momento dell'Europa'. Ma quale Europa? L'Europa comunitaria, non l'Europa dei veti, non l'Europa dei blocchi, ma degli unanimismi. Ma perché non c'è stata finora questa Europa? Perché sono stati gli europeisti a non volerla? No, perché ci sono stati degli Stati che hanno pensato di essere più forti con la sola sovranità nazionale. E ci siamo trovati in questa situazione di difficoltà (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

Noi vogliamo l'Europa che bandisce la guerra, noi vogliamo l'Europa che cerca la pace e vogliamo l'Europa che cerca la pace proprio perché non ha dimenticato - l'ha citato prima l'onorevole Boschi e riprendo questo tema, credo caro a tutto questo Parlamento - la più grande, tragica guerra che c'è stata sul continente europeo: la guerra in Bosnia; la guerra che in una città come Sarajevo ha fatto raccontare a una bambina di 11 anni, nel suo diario, in quello straordinario Diario di Zlata Filipovic, nella Sarajevo del 1992 di una bambina che vive senza giochi, senza amici, senza sole, senza uccelli, senza natura, senza frutta, senza cioccolata, senza caramelle, solo con un po' di latte in polvere. In poche parole, una “bambina senza infanzia, una bambina della guerra, e, insieme a me, migliaia di altri bambini di questa città. Non ci sono uccelli a Sarajevo, s'ode solo il cinguettio di un passero superstite. Una città fantasma e i signori della guerra continuano a trattare, a disegnare cartine geografiche, a cancellarle, fino a quando non lo so”. Noi non vogliamo un'altra Sarajevo, noi non saremo i caschi blu di Srebrenica, che si voltarono dall'altra parte (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Italia Viva). E allora nasce l'Europa geopolitica, vogliamo la Helsinki 2, alla quale hanno fatto giustamente riferimento i colleghi Fornaro e Palazzotto, nasce quell'impegno che l'Alto rappresentante della politica estera Borrell ha citato oggi pomeriggio al Parlamento europeo, coordinato con gli Stati Uniti, sì, anche perché questa non è una guerra degli europei. Questa è una vicenda complessiva, internazionale, che noi vogliamo gestire a livello internazionale, nelle Nazioni Unite. Nasce l'Europa del sostegno alla sostenibilità, l'Europa dell'energia. E questo tema dà l'idea del problema principale dell'Europa, perché non c'è un'Europa dell'energia fino adesso, perché gli Stati membri hanno pensato che erano talmente grandi da soli, perché erano grandi quando il mondo era piccolo. Adesso tutti gli Stati membri, anche quelli più grandi, sono Paesi medi, in un mondo molto più grande, e non sono in grado di farcela. E poi l'Europa dell'accoglienza, dei rifugiati, che è ciò su cui noi vogliamo, signor Presidente, lavorare con più impegno a livello di enti locali e di territori.

Termino, signor Presidente, dicendo che oggi al Parlamento europeo si è ascoltata la frase che rimarrà nella storia. Questa frase l'ha pronunciata il Presidente ucraino Zelensky, quando ha detto a noi: vi abbiamo dimostrato cos'è il desiderio di essere come voi. Ma che merito abbiamo noi di essere come siamo noi? Abbiamo un merito nell'essere nati qui, nell'essere cresciuti qui invece che da un'altra parte? No, abbiamo avuto una fortuna, un privilegio. Oggi sta a noi meritarcelo (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico, Italia Viva e Liberi e Uguali - Congratulazioni).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Formentini. Ne ha facoltà.

PAOLO FORMENTINI (LEGA). Presidente, signor Presidente del Consiglio, signori Ministri, colleghi, siamo oggi chiamati a esprimere un voto su uno degli atti di indirizzo più importanti sui quali la nostra Aula sia stata chiamata a pronunciarsi da decenni. Un passaggio storico, ne siamo consapevoli. La Federazione Russa ha aggredito l'Ucraina, una democrazia nel cuore d'Europa, 600 mila chilometri quadrati e 45 milioni di persone. In quest'ora tragica, drammatica, siamo compatti. Uniamoci e da questa unità facciamo sì che possano scaturire le energie migliori della nostra Italia, dandole forza come Parlamento italiano, perché lei possa fare quello che gli italiani sanno fare, unici al mondo, portatori di un'antica civiltà umanistica. Sanno far parlare le parti, comprendere, dialogare, anche sotto le bombe (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier), dal Kosovo al Libano. Questa è la virtù che tutti ci riconoscono. Solo parlandosi si arriva alla pace. Unità dell'Italia, unità dell'Europa tutta e unità dell'Occidente, orgogliosi delle nostre democrazie, delle nostre istituzioni. Noi siamo parte della NATO e lo rivendichiamo anche qui, con forza: we are NATO (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). Ma noi siamo anche parte di un'Europa che deve saper immaginare, concepire finalmente una politica estera e una di difesa…

PRESIDENTE. Colleghi, per favore!

PAOLO FORMENTINI (LEGA). …che sia complementare e mai, sottolineo mai, alternativa all'Alleanza atlantica. Alleanza non solo militare, ma anche e soprattutto politica. E finalmente, Presidente, raggiungiamo quella spesa, che ci è richiesta da così tanto tempo, del 2 per cento del nostro PIL. Sanzioni sì, abbiamo detto; sì come Lega, ma esigiamo dall'Europa, che spesso ha maltrattato le nostre imprese e la nostra economia, che ci siano compensazioni e un Fondo europeo compensativo per interi settori produttivi italiani. E, le facciamo appello, sospendiamo il Patto di stabilità (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). Noi della Lega qui portiamo il pragmatismo delle terre in cui più di trent'anni fa è nata la Lega, di quel tessuto imprenditoriale che proprio adesso stava rialzandosi dalla tragedia, anche economica, della pandemia. Non lasciatelo solo, non lasciamo soli i nostri imprenditori (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). Che la coesione di oggi possa aiutare il popolo ucraino, troveranno nell'Italia intera un Paese che accoglie chi fugge dagli orrori, veri, di una guerra. Matteo Salvini lo ha sempre detto: sì ai rifugiati, no ai clandestini (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). I sindaci della Lega sono stati tra i primi ad aprire le porte dei propri comuni e a mettersi a disposizione di quelle donne e di quei bambini figli di Ucraina (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). Diciamo sì anche alle aspirazioni europee dell'Ucraina, sì all'inizio di un percorso che la porti ad entrare nell'Europa di Bruxelles. Scriviamo insieme il futuro del nostro Paese, lesson learned, si dice in inglese, lezione appresa. Dunque basta “no”, e, dal nucleare di nuova generazione, ai rigassificatori, alla produzione nazionale di gas, procediamo compatti (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

Diversifichiamo, da subito, i canali di approvvigionamento di gas. Il voto favorevole della Lega- Salvini Premier in quest'Aula lo dedichiamo aduna donna che tutti i giorni lavora qui, alla Camera. Tanti di voi la conoscono, una donna ucraina, che continua a lavorare qui mentre sulla sua terra piovono bombe, russe. Ogni giorno mi chiedeva: onorevole, Putin ci attaccherà? Putin ha attaccato. A noi spetta la risposta: fermezza totale nella difesa della libertà, della democrazia, dello Stato di diritto, ma senza sbarrare mai la via della pace. Confidiamo in lei, signor Presidente Draghi, e confidiamo anche nella mediazione del Santo Padre. Voteremo “sì”, per un Occidente che mai smetta di credere nella pace, pace e libertà, dall'Ucraina a Taiwan (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier - Congratulazioni).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Crippa. Ne ha facoltà.

DAVIDE CRIPPA (M5S). Grazie, Presidente. Colleghe e colleghi, abbiamo tutti davanti agli occhi le immagini che arrivano dall'Ucraina, immagini di distruzione, di morti, di paura. Contrariamente a quanto dichiarato da Putin, i civili sono ancora sotto attacco e lo Stato ucraino si sta difendendo, arruolando cittadini comuni e chiedendo alla popolazione di mettere in atto strategie di difesa con tutto ciò che ha a disposizione. A tutti gli ucraini va la nostra più profonda solidarietà e vicinanza come italiani e come europei, ed è proprio l'Europa che, in questo drammatico frangente, sta finalmente facendo passi avanti, in senso di coesione, quei passi tanto auspicati negli anni passati, un'Europa che mai come ora sentiamo unita contro un'aggressione che non è solo contro uno Stato sovrano e i suoi confini riconosciuti a livello internazionale, ma è un attacco ai valori fondanti dell'Unione europea e al mantenimento della pace che sta alla base della sua stessa fondazione dopo il dramma della Seconda guerra mondiale.

Presidente, come lei stesso ha detto, forse Putin puntava sul fatto che ci saremmo spaccati, che ogni Stato avrebbe fatto i suoi distinguo e ha commesso un grande errore; l'Europa ha espresso fin dall'inizio il massimo sforzo dal punto di vista diplomatico, la via che ancora oggi consideriamo maestra nella risoluzione di qualsiasi conflitto, ma quando tutti questi sforzi si sono rilevati non efficaci, la risposta dell'Europa si è fatta subito sentire forte, unitaria e veloce. Le prime sanzioni sono state emesse nel giro di poche ore dall'invasione russa, mentre si lavorava ad altri pacchetti e con la decisione senza precedenti di far ricorso alle forniture di armi per consentire al popolo ucraino di potersi difendere dagli aggressori.

Perché, colleghi, dobbiamo dirci chiaramente di cosa stiamo parlando, non si tratta di usare le armi per aggredire, si tratta di dare la possibilità a un popolo di potersi difendere da una potenza mondiale che ha deliberatamente varcato i confini per muovere guerra a un altro Stato (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Si tratta di un avvenimento intollerabile e inaccettabile per tutti noi europei. L'Europa interviene a difesa della libertà e l'Italia si unisce al coro europeo anche a difesa dei propri valori fondanti sanciti dalla Costituzione repubblicana; li dobbiamo trasferire alle generazioni future, questa è la migliore eredità che possiamo tramandare a loro.

Anche per questo torna di strettissima attualità l'esigenza di una politica di sicurezza comune europea, per cui, come riportiamo nella risoluzione unitaria, servirebbe attivare le riforme procedurali necessarie, non più solo a parole.

Colleghi, siamo purtroppo in uno scenario di guerra con tutte le conseguenze che ciò comporta e che vogliamo e dobbiamo affrontare, a partire dalla crisi umanitaria. L'ONU attesta che al momento ci sono 500 mila persone in fuga dalla devastazione. Con l'escalation della violenza i numeri saranno ancora maggiori; UNHCR stima fra i 6 e i 7 milioni e mezzo gli sfollati e fra i 3 e i 4 milioni i rifugiati. Non possiamo lasciarli soli (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

L'Italia è pronta a fare la sua parte, ad accogliere i profughi ucraini che scappano dalla guerra, sostenendo tutte le iniziative in tal senso messe in atto dall'Unione europea e ne approfitto per ringraziare tutte quelle realtà ed enti locali che si sono già messi a disposizione senza perdere un minuto di tempo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Colgo l'occasione anche per segnalare la necessità di velocizzare le domande di emersione dei rapporti di lavoro dei cittadini ucraini giacenti da troppo tempo presso le nostre prefetture.

Non possiamo, colleghi, non tenere in massima considerazione le conseguenze economiche purtroppo inevitabili del conflitto, guardando soprattutto all'energia. Credo sia importante far chiarezza su un punto: l'invasione dell'Ucraina da parte della Russia ha impresso una fortissima accelerazione a quella cosiddetta pandemia energetica…

PRESIDENTE. Colleghi… colleghi, per favore… colleghi…

Prego.

DAVIDE CRIPPA (M5S). Una fortissima accelerazione alla pandemia energetica che era già in corso da mesi e con cui famiglie e imprese fanno i conti ormai ogni giorno. È un'emergenza che il MoVimento 5 Stelle, mettendo in campo proposte concrete, ha messo al centro dell'azione e dell'agenda di Governo da un po' di tempo. Il conflitto in Ucraina ci espone inevitabilmente a nuovi e ulteriori rischi in questo campo. Abbiamo il dovere di essere responsabili e di mettere il Paese al riparo da altri shock energetici. In tale quadro è da intendersi il ricorso al carbone per la produzione energetica, non come retaggio di qualche scenario tecnologico del passato, bensì come uno strumento necessario, straordinario e temporaneo da mettere in piedi, al fine di sostituire la produzione elettrica a gas con il carbone, temporaneamente, per diversificare la produzione e parallelamente, però, serve continuare a sostenere la nostra vera riserva, l'efficienza energetica di tutti i sistemi produttivi e del parco edilizio del Paese. Velocizziamo al massimo anche gli iter burocratici per l'installazione delle rinnovabili.

Come ha spiegato ieri la Commissaria dell'Unione europea per l'energia, non possiamo escludere che, a seguito delle sanzioni dell'Unione europea, la Russia possa attuare ritorsioni con un impatto sul commercio di energia.

Non possiamo permettere che famiglie, artigiani e imprese che hanno faticosamente costruito la ripresa economica, doppi i danni inflitti dalla pandemia, si trovino ancora di più schiacciati da questa crisi energetica. Da questa situazione si esce solo con uno sforzo condiviso a livello europeo, replicando lo stesso atteggiamento solidale e costruttivo con cui abbiamo affrontato la pandemia. Serve, lo ribadisco ancora una volta in quest'Aula, un Fondo energetico comune (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

La proposta avanzata dal MoVimento di istituire un Energy Fund in parallelo all'accelerazione della Energy Union europea prevede più investimenti, stoccaggio comune di energia e fondi comuni per il supporto al caro energia. E questa è la strada che l'Europa deve seguire per evitare i gravissimi contraccolpi della crisi energetica a tutela di cittadini ed imprese. Accanto ad ogni sforzo possibile da adottare in tempi brevissimi, non possiamo prescindere da uno sforzo sulle rinnovabili che ormai hanno costi dichiarati sempre più competitivi, con investimenti massicci, questi sì, da finanziare attraverso lo scorporo degli investimenti sostenibili dal calcolo del deficit (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

È il momento di agire e di avere coraggio e dobbiamo farlo con una guerra in corso, in un contesto europeo. Sì, perché, come diceva Altiero Spinelli, padre dello spirito europeista, la via da percorrere non è facile né sicura, ma deve essere percorsa e lo sarà; dobbiamo essere protagonisti della costruzione di una nuova Europa, basata sui principi solidaristici e di giustizia sociale e ambientale. Oggi più che mai. Già con la conquista del Recovery Fund abbiamo gettato le basi per un'Europa diversa rispetto a quella prospettata a Maastricht da rigidi vincoli di austerità e miopi politiche restrittive. Adesso dobbiamo definitivamente archiviare quella stagione e guardare a una nuova fase, una fase che veda ad esempio la revisione del Patto di stabilità e crescita per come l'abbiamo conosciuto, purtroppo, da tempo. Anni fa eravamo i soli a porre il tema, ben venga che oggi tutti siano d'accordo nel rivedere un'impostazione sconfitta in partenza. Presidente, veniamo da una pandemia che ci ha fiaccato, ma non ci ha piegato e di fronte alla quale la risposta compatta di tutta l'Unione europea è stata la vera novità: un'Europa finalmente dei popoli che opera proprio nell'interesse dei cittadini per la difesa dei valori fondanti della nostra comunità.

Abbiamo chiesto con voce unica che si interrompano tutte le operazioni belliche e sia ristabilita la piena sovranità e integrità del territorio ucraino. Serve proseguire nel dialogo con tutti gli strumenti diplomatici a disposizione, senza lasciare intentata alcuna possibilità di mediazione. Su questo tutte le forze politiche del Parlamento si sono unite, senza distinguo di sorta e sosteniamo con forza tutte le iniziative che il Governo, insieme all'Unione europea, intenderà intraprendere. Presidente, la pace si può e si deve ricostruire in Ucraina (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Sono così esauriti gli interventi per i quali era prevista la diretta televisiva.

Ha chiesto di parlare, a titolo personale, il deputato Trizzino. Ne ha facoltà.

GIORGIO TRIZZINO (MISTO). Grazie, Presidente. Lei, Presidente Draghi, ha intuito che questo è un voto molto difficile per tutti noi, come lo è per tutti i Parlamenti che autorizzino iniziative riconducibili ad azioni belliche o all'invio di armamenti. Come lei giustamente ha affermato la nostra anima è straziata da questa guerra, ma, Presidente, io aggiungo che deve essere straziata per tutte le guerre che ci sono in questo mondo. Noi, Presidente, contiamo su lei e sul suo Governo per sostenere l'Ucraina e la pace, ma le chiediamo di aiutare l'Europa a trovare una propria, vera identità e un'anima, di passare da un mero coordinamento funzionale ad una effettiva unità politica.

Infine, Presidente, da medico, ma anche a nome di tutti i medici italiani, le chiedo di favorire un ponte umanitario per quei bambini oncologici che si trovano nei sotterranei della Metropolitana di Kiev (Applausi) - e chiedo al Ministro Di Maio di dare una mano anche in questo senso - e sono privi di quell'assistenza e delle terapie che le loro condizioni impongono.

Allora, se tutto questo avverrà, io credo che avremo tutti quanti minore disagio questa sera a votare la risoluzione (Applausi).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Dall'Osso. Ne ha facoltà.

MATTEO DALL'OSSO (FI). Grazie, Presidente. Presidente, complimentandomi con tutte le persone in quest'Aula, ovviamente voi, tutti i colleghi deputati, ognuno mettendo veramente la buona fede in tutto, vorrei ricordare a me stesso che io, proprio per evitare questa escalation di violenza, avevo organizzato qui alla Camera un evento parlando di Abcasia, un piccolo Stato che faceva parte dell'Unione Sovietica, poi diventata federazione. Per quale motivo feci questo evento? Perché l'Abcasia si è autoproclamata Nazione, solo che non è che si può proclamare lei ma anche gli altri Stati la devono proclamare Nazione. A che cosa mi riferivo, cosa volevo fare? Volevo fare in modo di dare qualcosa a chi ha riconosciuto l'Abcasia indipendente, cioè la Russia, al fine poi di chiedere qualcosa, perché io prima di chiedere devo dare. Era solo questo l'intento e mi è dispiaciuto sapere che la Farnesina era contraria a questo evento, come tutti i gruppi politici, e mi è dispiaciuto non vedere alcun parlamentare.

Quindi, che cosa posso fare io ora da ingegnere? Da ingegnere posso valutare quello che è scritto nelle risoluzioni. In queste risoluzioni ci sono diversi punti e alcuni sono positivi mentre altri per me sono negativi. Quindi, io, a titolo assolutamente indipendente, mio autonomo e personale…

PRESIDENTE. Grazie, deputato Dall'Osso.

MATTEO DALL'OSSO (FI). …vorrei dire su quali sono favorevole e su quali sono contrario.

PRESIDENTE. Deputato Dall'Osso, deve concludere.

MATTEO DALL'OSSO (FI). Allora, sulle risoluzioni Suriano ed altri n. 6-00208, Cabras ed altri n. 6-00209 e Romaniello ed altri n. 6-00211 sono favorevole; sulle risoluzioni Davide Crippa, Molinari, Serracchiani, Barelli, Lollobrigida, Boschi, Marin, Fornaro, Schullian, Tasso, Lapia, Lupi, Magi e Muroni n. 6-00207 e Fratoianni n. 6-00210 sono contrario. Questo per il puro interesse nazionale italiano.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Fassina. Ne ha facoltà.

STEFANO FASSINA (LEU). Signor Presidente, mi addolora fare questo intervento, perché è il momento dell'unità, ma devo. Tutti condanniamo, senza se e senza ma, l'aggressione della Russia all'Ucraina e tutti difendiamo l'Ucraina; il punto è come difendiamo l'Ucraina. Non intendo il pacifismo come ideologia, ma ritengo che dare le nostre armi all'Ucraina non aiuti la resistenza del popolo ucraino, ma aumenta la scala delle morti data la differenza di asset militari tra le due Nazioni.

Pertanto, non voterò il capoverso n. 3 della risoluzione Davide Crippa, Molinari, Serracchiani, Barelli, Lollobrigida, Boschi, Marin, Fornaro, Schullian, Tasso, Lapia, Lupi, Magi e Muroni n. 6-00207 relativo all'invio delle armi, mentre ovviamente voto tutti gli altri capoversi della risoluzione. Non è girarsi dall'altra parte, ma è una valutazione pragmatica per arrivare alla pace.

(Votazioni)

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Come da prassi, le risoluzioni saranno poste in votazione per le parti non assorbite e non precluse dalle votazioni precedenti. Colleghi, per favore!

Avverto che i deputati Fassina e Fratoianni hanno chiesto la votazione per parti separate della risoluzione Davide Crippa, Molinari, Serracchiani, Barelli, Lollobrigida, Boschi, Marin, Fornaro, Schullian, Tasso, Lapia, Lupi, Magi e Muroni n. 6-00207, nel senso di votare dapprima, distintamente ciascun capoverso del dispositivo; a seguire - ove il dispositivo venga in tutto o in parte approvato - la premessa.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione Davide Crippa, Molinari, Serracchiani, Barelli, Lollobrigida, Boschi, Marin, Fornaro, Schullian, Tasso, Lapia, Lupi, Magi e Muroni n. 6-00207, limitatamente al primo capoverso del dispositivo, su cui il Governo ha espresso parere favorevole.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 1).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione Davide Crippa, Molinari, Serracchiani, Barelli, Lollobrigida, Boschi, Marin, Fornaro, Schullian, Tasso, Lapia, Lupi, Magi e Muroni n. 6-00207, limitatamente al secondo capoverso del dispositivo, su cui il Governo ha espresso parere favorevole.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 2).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione Davide Crippa, Molinari, Serracchiani, Barelli, Lollobrigida, Boschi, Marin, Fornaro, Schullian, Tasso, Lapia, Lupi, Magi e Muroni n. 6-00207, limitatamente al terzo capoverso del dispositivo, su cui il Governo ha espresso parere favorevole.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 3).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione Davide Crippa, Molinari, Serracchiani, Barelli, Lollobrigida, Boschi, Marin, Fornaro, Schullian, Tasso, Lapia, Lupi, Magi e Muroni n. 6-00207, limitatamente al quarto capoverso del dispositivo, su cui il Governo ha espresso parere favorevole.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 4).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione Davide Crippa, Molinari, Serracchiani, Barelli, Lollobrigida, Boschi, Marin, Fornaro, Schullian, Tasso, Lapia, Lupi, Magi e Muroni n. 6-00207, limitatamente al quinto capoverso del dispositivo, su cui il Governo ha espresso parere favorevole.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 5).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione Davide Crippa, Molinari, Serracchiani, Barelli, Lollobrigida, Boschi, Marin, Fornaro, Schullian, Tasso, Lapia, Lupi, Magi e Muroni n. 6-00207, limitatamente al sesto capoverso del dispositivo, su cui il Governo ha espresso parere favorevole.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 6).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione Davide Crippa, Molinari, Serracchiani, Barelli, Lollobrigida, Boschi, Marin, Fornaro, Schullian, Tasso, Lapia, Lupi, Magi e Muroni n. 6-00207, limitatamente al settimo capoverso del dispositivo, su cui il Governo ha espresso parere favorevole.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 7).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione Davide Crippa, Molinari, Serracchiani, Barelli, Lollobrigida, Boschi, Marin, Fornaro, Schullian, Tasso, Lapia, Lupi, Magi e Muroni n. 6-00207, limitatamente all'ottavo capoverso del dispositivo, su cui il Governo ha espresso parere favorevole.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 8).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione Davide Crippa, Molinari, Serracchiani, Barelli, Lollobrigida, Boschi, Marin, Fornaro, Schullian, Tasso, Lapia, Lupi, Magi e Muroni n. 6-00207, limitatamente al 9° capoverso del dispositivo, su cui il Governo ha espresso parere favorevole

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 9).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione Davide Crippa, Molinari, Serracchiani, Barelli, Lollobrigida, Boschi, Marin, Fornaro, Schullian, Tasso, Lapia, Lupi, Magi e Muroni n. 6-00207, limitatamente al 10° capoverso del dispositivo, su cui il Governo ha espresso parere favorevole

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 10).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione Davide Crippa, Molinari, Serracchiani, Barelli, Lollobrigida, Boschi, Marin, Fornaro, Schullian, Tasso, Lapia, Lupi, Magi e Muroni n. 6-00207, limitatamente all'11° capoverso del dispositivo, su cui il Governo ha espresso parere favorevole

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 11).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione Davide Crippa, Molinari, Serracchiani, Barelli, Lollobrigida, Boschi, Marin, Fornaro, Schullian, Tasso, Lapia, Lupi, Magi e Muroni n. 6-00207, limitatamente al 12° capoverso del dispositivo, su cui il Governo ha espresso parere favorevole

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 12).

A seguito dell'approvazione del dispositivo della risoluzione Davide Crippa, Molinari, Serracchiani, Barelli, Lollobrigida, Boschi, Marin, Fornaro, Schullian, Tasso, Lapia, Lupi, Magi e Muroni n. 6-00207, ne verrà ora posta in votazione la premessa.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione Davide Crippa, Molinari, Serracchiani, Barelli, Lollobrigida, Boschi, Marin, Fornaro, Schullian, Tasso, Lapia, Lupi, Magi e Muroni n. 6-00207, limitatamente alla premessa, su cui il Governo ha espresso parere favorevole

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 13).

Avverto che, a seguito dell'approvazione del terzo capoverso del dispositivo della risoluzione Davide Crippa, Molinari, Serracchiani, Barelli, Lollobrigida, Boschi, Marin, Fornaro, Schullian, Tasso, Lapia, Lupi, Magi e Muroni n. 6-00207, risultano preclusi: il secondo capoverso del dispositivo della risoluzione Suriano ed altri n. 6-00208, limitatamente alle parole “a non inviare armamenti letali” e alle parole “, esortando gli Stati membri all'invio solo di aiuti umanitari, escludendo armamenti e materiale bellico”; il sesto capoverso del dispositivo della risoluzione Cabras ed altri n. 6-00209; il quarto capoverso del dispositivo della risoluzione Fratoianni n. 6-00210, limitatamente alle parole “e di fornitura di armi”; il primo capoverso del dispositivo della risoluzione Romaniello ed altri n. 6-00211, limitatamente alle parole “nonché lo stop all'invio di armi per tutta la durata del processo negoziale tra le delegazioni ucraina e russa” e il secondo capoverso del dispositivo della risoluzione Romaniello n. 6-00211.

Passiamo alla votazione della risoluzione Suriano ed altri n. 6-00208.

Avverto che i presentatori hanno chiesto la votazione per parti separate, nel senso di votare: dapprima, distintamente i singoli capoversi del dispositivo; a seguire - ove il dispositivo venga in tutto o in parte approvato - la premessa.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione Suriano ed altri n. 6-00208, limitatamente al primo capoverso del dispositivo, su cui il Governo ha espresso parere contrario.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 14).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione Suriano ed altri n. 6-00208, limitatamente al secondo capoverso del dispositivo, per la parte non preclusa, su cui il Governo ha espresso parere contrario.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 15).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione Suriano ed altri n. 6-00208, limitatamente al terzo capoverso del dispositivo, su cui il Governo ha espresso parere contrario.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 16).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione Suriano ed altri n. 6-00208, limitatamente al quarto capoverso del dispositivo, su cui il Governo ha espresso parere contrario.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 17).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione Suriano ed altri n. 6-00208, limitatamente al quinto capoverso del dispositivo, su cui il Governo ha espresso parere contrario.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 18).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione Suriano ed altri n. 6-00208, limitatamente al sesto capoverso del dispositivo, su cui il Governo ha espresso parere contrario.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 19).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione Suriano ed altri n. 6-00208, limitatamente al settimo capoverso del dispositivo, su cui il Governo ha espresso parere contrario.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 20).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione Suriano ed altri n. 6-00208, limitatamente all'ottavo capoverso del dispositivo, su cui il Governo ha espresso parere contrario.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 21).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione Suriano ed altri n. 6-00208, limitatamente al nono capoverso del dispositivo, su cui il Governo ha espresso parere contrario.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 22).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione Suriano ed altri n. 6-00208, limitatamente al decimo capoverso del dispositivo, su cui il Governo ha espresso parere contrario.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 23).

In virtù della reiezione del dispositivo della risoluzione Suriano ed altri n. 6-00208, non si procederà alla votazione della relativa premessa.

Passiamo alla votazione della risoluzione Cabras ed altri n. 6-00209.

Avverto che, a seguito della reiezione del nono capoverso del dispositivo della risoluzione Suriano ed altri n. 6-00208, risulta precluso l'identico primo capoverso del dispositivo della risoluzione Cabras ed altri n. 6-00209.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione Cabras ed altri n. 6-00209, per le parti non precluse, su cui il Governo ha espresso parere contrario.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 24).

Passiamo alla votazione della risoluzione Fratoianni n. 6-00210.

Avverto che il presentatore ha chiesto la votazione per parti separate, nel senso di votare: dapprima, il dispositivo, ad eccezione dei capoversi quarto e sesto; a seguire, congiuntamente i capoversi quarto e sesto del dispositivo; infine - ove il dispositivo venga in tutto o in parte approvato - la premessa.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione Fratoianni n. 6-00210, limitatamente al dispositivo, ad eccezione del quarto e del sesto capoverso, con il parere favorevole del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 25).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione Fratoianni n. 6-00210, limitatamente ai capoversi quarto e sesto del dispositivo, per la parte non preclusa, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 26).

A seguito dell'approvazione di parte del dispositivo della risoluzione Fratoianni n. 6-00210, ne verrà ora posta in votazione…

Ha chiesto di parlare il deputato Raduzzi. Ne ha facoltà.

RAPHAEL RADUZZI (MISTO-A). Presidente, solo per chiederle di leggere un attimino più lentamente, perché qui si sente veramente poco.

PRESIDENTE. A seguito dell'approvazione di parte del dispositivo della risoluzione Fratoianni n. 6-00210, ne verrà ora posta in votazione la premessa.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione Fratoianni n. 6-00210, limitatamente alla premessa, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 27).

Passiamo alla votazione della risoluzione Romaniello ed altri n. 6-00211.

Avverto che la componente Alternativa del gruppo Misto ne ha chiesto la votazione per parti separate, nel senso di votare: dapprima, la risoluzione nella sua interezza, ad eccezione dei capoversi quinto e undicesimo del dispositivo; a seguire, il quinto capoverso del dispositivo; infine, l'undicesimo capoverso del dispositivo.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione Romaniello ed altri n. 6-00211, ad eccezione dei capoversi quinto e undicesimo del dispositivo e per le parti non precluse, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 28).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione Romaniello ed altri n. 6-00211, limitatamente al quinto capoverso del dispositivo, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 29).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione Romaniello ed altri n. 6-00211, limitatamente all'undicesimo capoverso del dispositivo, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 30).

Sono così esaurite le comunicazioni del Presidente del Consiglio dei Ministri sugli sviluppi del conflitto tra Russia e Ucraina.

Annunzio della presentazione di un disegno di legge di conversione e sua assegnazione a Commissioni in sede referente.

PRESIDENTE. Il Ministro per i Rapporti con il Parlamento ha presentato alla Presidenza il seguente disegno di legge, che è assegnato, ai sensi articolo 96-bis, comma 1, del Regolamento, in sede referente, alle Commissioni riunite VIII (Ambiente) e X (Attività produttive): “Conversione in legge del decreto-legge 1° marzo 2022, n. 17, recante misure urgenti per il contenimento dei costi dell'energia elettrica e del gas naturale, per lo sviluppo delle energie rinnovabili e per il rilancio delle politiche industriali” (3495) - Parere delle Commissioni I, II, III, IV, V, VI (ex articolo 73, comma 1-bis, del Regolamento, per gli aspetti attinenti alla materia tributaria), VII, IX, XI, XII, XIII e XIV e della Commissione parlamentare per le questioni regionali.

Il suddetto disegno di legge, ai fini dell'espressione del parere previsto dal comma 1 del predetto articolo 96-bis, è altresì assegnato al Comitato per la legislazione.

Sui lavori dell'Assemblea.

PRESIDENTE. Avverto che, secondo le intese intercorsi tra i gruppi, lo svolgimento dell'informativa urgente del Governo in merito alla cessione dei bonus edilizi, già prevista alle ore 16 di domani, è posticipata alle ore 19.

Interventi di fine seduta.

PRESIDENTE. Passiamo agli interventi di fine seduta.

Ha chiesto di parlare la deputata Bilotti. Ne ha facoltà. Colleghi, per favore, se possiamo uscire dall'Aula in silenzio, grazie. Colleghi, per favore, ci sono gli interventi di fine seduta, quindi, se rimanete in Aula in silenzio, altrimenti uscite fuori.

ANNA BILOTTI (M5S). Grazie, Presidente. Intervengo stasera da quest'Aula per partecipare al cordoglio dell'intera comunità di Pontecagnano Faiano, in provincia di Salerno, e al dolore inenarrabile di una famiglia che, stamattina, si è vista assassinare una ragazza di 30 anni. Questa è l'età di Anna Borsa che, in pieno giorno, è stata colpita a morte dall'ex fidanzato.

Presidente, per me oggi è una giornata di sconfitta: è una sconfitta per me, è una sconfitta per lei ed è una sconfitta per tutta questa Assemblea, che, in maniera trasversale, lavora alacremente per arginare la gravissima piaga della violenza sulle donne. Io voglio esprimere, insieme ai colleghi, tutto il mio cordoglio alla famiglia, ma con questa testimonianza qui, stasera, voglio rinnovare l'impegno a seminare la cultura della non violenza, perché, anche questa volta, lo Stato arriverà ad esercitare la sua legittima azione di repressione di un reato che si è consumato, ma, purtroppo, Anna non c'è più. Abbiamo il dovere di continuare a coltivare, lo ripeto, la cultura della non violenza, perché, solo in questo modo, potremo seminare nel senso che questo non accada mai più. E, fino a quando ci sarà una sola donna vittima di violenza, non dovremo mai smettere di lavorare in questo senso (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Billi. Ne ha facoltà.

SIMONE BILLI (LEGA). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, il Comites di San Marino ha raccolto queste firme, oltre 500, in poco tempo, per il riconoscimento del green pass a San Marino. È un problema molto sentito dalla comunità italiana locale, perché ci sono tante famiglie miste e tanti interessi al di là e al di qua del confine.

Premesso che noi della Lega stiamo lavorando per la completa abolizione del green pass quando terminerà lo stato di emergenza sanitaria a fine marzo, Presidente, colleghi, qualora il green pass rimanga in vigore in una qualche forma dopo il 31 marzo, caro sottosegretario, ricordatevi degli italiani a San Marino. Sottosegretario, le consegno queste firme.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Donzelli. Ne ha facoltà.

GIOVANNI DONZELLI (FDI). Grazie, Presidente. La regione Toscana, il consiglio regionale della Toscana ha finito, sta arrivando a conclusione la Commissione di inchiesta che si è svolta sull'incresciosa vicenda di una connivenza pericolosa tra l'amministrazione regionale e le infiltrazioni mafiose per inquinare il territorio della Toscana.

Una vicenda indecente che ha visto delle indagini in cui sono coinvolti un consigliere regionale, il capo della segreteria della regione, dirigenti.

Ma la vera vicenda imbarazzante di tutta questa storia è stato il famoso emendamento, un emendamento che l'amministrazione regionale sapeva essere illegale e ha portato in votazione lo stesso. Lo sapevano, avevano tutte le informazioni, gli uffici giuridici avevano detto che era un emendamento che non era corretto, ma pur di aiutare le aziende infiltrate dalla mafia e dalla criminalità organizzata hanno portato in votazione un emendamento in modo truffaldino.

C'è il video che ha imbarazzato la politica intera dell'allora Presidente del Consiglio, oggi governatore della Toscana, che porta fuori sacco e dice: no, ma l'ho consegnato, non l'ho consegnato, votiamo, votato, approvato. E questo emendamento consentiva di inquinare la terra della Toscana, aiutando la mafia. Su questa vicenda ancora abbiamo sentito poche ammissioni di colpa da parte del Partito Democratico e abbiamo sentito poche ammissioni di colpa da parte dei sindaci del territorio. Nel frattempo, le analisi di quel terreno hanno dimostrato che era gravemente inquinato, in quella zona ci sono dei rischi gravi per la salute dei toscani, e si sono aiutate le mafie, si è aiutata una politica di pessimo gusto e di pessima dignità, e in tutto questo c'è silenzio. Chiediamo fortemente che se ne occupino tutti gli organi di informazione, le Commissioni antimafia, che se ne occupino realmente i cittadini, per rendersi conto di quanto la pessima politica possa arrivare a dare sfoggio di sé.

Vorrei anche sottolineare che l'allora presidente della regione Toscana, Enrico Rossi - non più presidente, ma nel frattempo salvato e messo a fare l'assessore in un comune della provincia di Firenze, perché nessuno si lascia senza sedia - quando è stato trovato a non firmare la liberatoria della sua audizione in Commissione, ha fatto alla chetichella, non rispondeva alle mail per due giorni. Solo quando l'opposizione di centrodestra, Fratelli d'Italia come capofila, ha sollevato pubblicamente questa vicenda, è stato costretto, controvoglia, a firmare la liberatoria.

Noi andremo fino in fondo su questa vicenda. Ringrazio i parlamentari toscani del centrodestra, ringrazio chi aiuterà la Toscana ad arrivare alla verità, perché pensare che coloro che si ammantano di fare gli ambientalisti, Greta, le belle parole, poi sono quelli che inquinano il territorio per aiutare la mafia… dovrebbero chiedere scusa e sparire dalla politica, non solo toscana, ma anche nazionale (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)!

Ordine del giorno della prossima seduta.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.

Mercoledì 2 marzo 2022 - Ore 9,30:

(ore 9,30 e al termine del punto 9)

1. Seguito della discussione del testo unificato delle proposte di legge:

D'INIZIATIVA POPOLARE; ZAN ed altri; CECCONI e MAGI; ROSTAN ed altri; SARLI ed altri; ALESSANDRO PAGANO ed altri; SPORTIELLO ed altri; TRIZZINO: Disposizioni in materia di morte volontaria medicalmente assistita. (C. 2​-1418​-1586​-1655​-1875​-1888​-2982​-3101-A​)

Relatori: BAZOLI, per la II Commissione; PROVENZA, per la XII Commissione.

2. Seguito della discussione delle mozioni Molinari ed altri n. 1-00572, Porchietto ed altri n. 1-00580, Benamati ed altri n. 1-00582, Chiazzese ed altri n. 1-00583, Lollobrigida ed altri n. 1-00587 e Moretto ed altri 1-00595 concernenti misure a sostegno del comparto automobilistico .

3. Seguito della discussione delle mozioni Villani ed altri n. 1-00543, Siani ed altri n. 1-00584, Noja ed altri n. 1-00585, Panizzut ed altri n. 1-00589 e Versace ed altri n. 1-00593 concernenti iniziative per la diagnosi e la cura dei disturbi dello spettro autistico .

4. Seguito della discussione della proposta di legge:

ORLANDO e FRANCESCHINI: Disposizioni in materia di reati contro il patrimonio culturale (Approvata dalla Camera e modificata dal Senato). (C. 893-B​)

Relatrice: PALMISANO.

5. Seguito della discussione delle mozioni Bologna, Carnevali, Boldi ed altri n. 1-00211 e Mandelli ed altri n. 1-00559 concernenti iniziative per la prevenzione e la cura delle malattie reumatiche .

6. Seguito della discussione del testo unificato delle proposte di legge:

BRUNO BOSSIO e MAGI; FERRARESI ed altri; DELMASTRO DELLE VEDOVE ed altri; PAOLINI ed altri: Modifiche alla legge 26 luglio 1975, n. 354, al decreto-legge 13 maggio 1991, n. 152, convertito, con modificazioni, dalla legge 12 luglio 1991, n. 203, e alla legge 13 settembre 1982, n. 646, in materia di divieto di concessione dei benefici penitenziari nei confronti dei detenuti o internati che non collaborano con la giustizia. (C. 1951​-3106​-3184​-3315-A​)

Relatore: PERANTONI.

7. Seguito della discussione del testo unificato delle proposte di legge:

FERRARI ed altri; DEIDDA ed altri; GIOVANNI RUSSO ed altri; DEL MONACO ed altri; DEL MONACO ed altri; FERRARI ed altri: Disposizioni di revisione del modello di Forze armate interamente professionali, di proroga del termine per la riduzione delle dotazioni dell'Esercito italiano, della Marina militare, escluso il Corpo delle capitanerie di porto, e dell'Aeronautica militare, nonché in materia di avanzamento degli ufficiali. Delega al Governo per la revisione dello strumento militare nazionale. (C. 1870​-1934​-2045​-2051​-2802​-2993-A​)

Relatori: ARESTA e FERRARI.

(ore 15)

8. Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata .

(ore 19)

9. Informativa urgente del Governo in merito alla cessione dei bonus edilizi.

La seduta termina alle 20,30.

SEGNALAZIONI RELATIVE ALLE VOTAZIONI EFFETTUATE NEL CORSO DELLA SEDUTA

Nel corso della seduta sono pervenute le seguenti segnalazioni in ordine a votazioni qualificate effettuate mediante procedimento elettronico (vedi Elenchi seguenti):

nelle votazioni nn. 1 e 2 la deputata Murelli ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole;

nella votazione n. 3 il deputato Dall'Osso ha segnalato che ha erroneamente espresso voto contrario mentre avrebbe voluto esprimere voto favorevole;

nella votazione n. 4 la deputata Murelli ha segnalato che ha erroneamente espresso voto favorevole mentre avrebbe voluto esprimere voto contrario;

nella votazione n. 9 la deputata Pini ha segnalato che ha erroneamente espresso voto contrario mentre avrebbe voluto esprimere voto favorevole;

nella votazione n. 13 la deputata Di Giorgi ha segnalato che ha erroneamente espresso voto contrario mentre avrebbe voluto esprimere voto favorevole;

nella votazione n. 25 il Ministro Luigi Di Maio ha segnalato che ha erroneamente espresso voto contrario mentre avrebbe voluto esprimere voto favorevole;

nella votazione n. 25 le deputate Gava e Gelmini hanno segnalato che hanno erroneamente espresso voto contrario mentre avrebbero voluto esprimere voto favorevole;

nella votazione n. 30 la deputata Giannone ha segnalato che ha erroneamente espresso voto favorevole mentre avrebbe voluto esprimere voto contrario.

VOTAZIONI QUALIFICATE EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO

INDICE ELENCO N. 1 DI 3 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 13)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
1 Nominale Ris. Crippa D. e a. n. 6-207 516 516 0 259 516 0 40 Appr.
2 Nominale Ris. Crippa D. e a. n. 6-207 pII 516 516 0 259 516 0 40 Appr.
3 Nominale Ris. Crippa D. e a. n. 6-207 pIII 496 484 12 243 459 25 39 Appr.
4 Nominale Ris. Crippa D. e a. n. 6-207 pIV 514 490 24 246 490 0 39 Appr.
5 Nominale Ris. Crippa D. e a. n. 6-207 pV 520 520 0 261 520 0 39 Appr.
6 Nominale Ris. Crippa D. e a. n. 6-207 pVI 517 517 0 259 517 0 39 Appr.
7 Nominale Ris. Crippa D. e a. n. 6-207 pVII 519 519 0 260 519 0 39 Appr.
8 Nominale Ris. Crippa D. e a. n. 6-207 pVIII 521 521 0 261 521 0 39 Appr.
9 Nominale Ris. Crippa D. e a. n. 6-207 pIX 519 510 9 256 498 12 39 Appr.
10 Nominale Ris. Crippa D. e a. n. 6-207 pX 517 516 1 259 515 1 39 Appr.
11 Nominale Ris. Crippa D. e a. n. 6-207 pXI 518 516 2 259 500 16 39 Appr.
12 Nominale Ris. Crippa D. e a. n. 6-207 pXII 514 512 2 257 496 16 39 Appr.
13 Nominale Ris. Crippa D. e a. n. 6-207 pXIII 516 516 0 259 498 18 39 Appr.

F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M = Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui é mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi é premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.

INDICE ELENCO N. 2 DI 3 (VOTAZIONI DAL N. 14 AL N. 26)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
14 Nominale Ris. Suriano e a. n. 6-208 511 506 5 254 63 443 39 Resp.
15 Nominale Ris. Suriano e a. n. 6-208 pII 505 502 3 252 27 475 39 Resp.
16 Nominale Ris. Suriano e a. n. 6-208 pIII 506 505 1 253 28 477 39 Resp.
17 Nominale Ris. Suriano e a. n. 6-208 pIV 507 504 3 253 63 441 39 Resp.
18 Nominale Ris. Suriano e a. n. 6-208 pV 508 504 4 253 27 477 39 Resp.
19 Nominale Ris. Suriano e a. n. 6-208 pVI 508 502 6 252 23 479 39 Resp.
20 Nominale Ris. Suriano e a. n. 6-208 pVII 498 496 2 249 64 432 39 Resp.
21 Nominale Ris. Suriano e a. n. 6-208 pVIII 502 501 1 251 27 474 39 Resp.
22 Nominale Ris. Suriano e a. n. 6-208 pIX 505 500 5 251 26 474 39 Resp.
23 Nominale Ris. Suriano e a. n. 6-208 pX 503 502 1 252 27 475 39 Resp.
24 Nominale Ris. Cabras e a. n. 6-209 502 496 6 249 19 477 39 Resp.
25 Nominale Ris. Fratoianni e a. n. 6-210 507 504 3 253 465 39 39 Appr.
26 Nominale Ris. Fratoianni e a. n. 6-210 pII 499 491 8 246 25 466 39 Resp.


INDICE ELENCO N. 3 DI 3 (VOTAZIONI DAL N. 27 AL N. 30)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
27 Nominale Ris. Fratoianni e a. n. 6-210 pIII 496 491 5 246 23 468 39 Resp.
28 Nominale Ris. Romaniello e a. n. 6-211 499 494 5 248 22 472 39 Resp.
29 Nominale Ris. Romaniello e a. n. 6-211 pII 499 478 21 240 39 439 39 Resp.
30 Nominale Ris. Romaniello e a. n. 6-211 pIII 493 474 19 238 41 433 39 Resp.