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Resoconto dell'Assemblea

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XVIII LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 640 di giovedì 17 febbraio 2022

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE ROBERTO FICO

La seduta comincia alle 8,30.

PRESIDENTE. La seduta è aperta.

Invito il deputato segretario a dare lettura del processo verbale della seduta precedente.

LUCA PASTORINO, Segretario, legge il processo verbale della seduta del 15 febbraio 2022.

PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.

(È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Baldelli, Bergamini, Enrico Borghi, Boschi, Brescia, Brunetta, Butti, Carfagna, Casa, Cavandoli, Cirielli, Colletti, Colucci, Davide Crippa, D'Uva, Daga, De Maria, Del Grosso, Delmastro Delle Vedove, Fassino, Gregorio Fontana, Franceschini, Garavaglia, Gava, Gebhard, Giachetti, Giacomoni, Grimoldi, Invernizzi, Lollobrigida, Losacco, Lupi, Maggioni, Marattin, Marin, Melilli, Mule', Mura, Nardi, Nesci, Orlando, Paita, Parolo, Perantoni, Rizzo, Romaniello, Ruocco, Scalfarotto, Schullian, Scoma, Serracchiani, Tabacci, Vignaroli, Vito, Raffaele Volpi e Zoffili sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.

I deputati in missione sono complessivamente 107, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna (Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna).

Seguito della discussione del disegno di legge: S. 2488 - Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 24 dicembre 2021, n. 221, recante proroga dello stato di emergenza nazionale e ulteriori misure per il contenimento della diffusione dell'epidemia da COVID-19 (Approvato dal Senato) (A.C. 3467​).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge, già approvato dal Senato, n. 3467: Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 24 dicembre 2021, n. 221, recante proroga dello stato di emergenza nazionale e ulteriori misure per il contenimento della diffusione dell'epidemia da COVID-19.

Preavviso di votazioni elettroniche (ore 8,37).

PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.

Si riprende la discussione del disegno di legge di conversione n. 3467.

PRESIDENTE. Ricordo che, nella seduta di ieri, il rappresentante del Governo ha espresso il parere sugli ordini del giorno.

(Ripresa esame degli ordini del giorno - A.C. 3467​)

PRESIDENTE. Riprendiamo l'esame degli ordini del giorno presentati (Vedi l'allegato A).

Per un disguido, invito il rappresentante del Governo a precisare nuovamente il parere sull'ordine del giorno Rampelli n. 973467/58.

ANDREA COSTA, Sottosegretario di Stato per la Salute. Grazie, Presidente. Il parere sull'ordine del giorno n. 9/3467/58 Rampelli è favorevole, con la seguente riformulazione: “nel rispetto dei vincoli di finanza pubblica”.

Sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, sull'ordine dei lavori la deputata Suriano. Ne ha facoltà.

SIMONA SURIANO (MISTO-M-PP-RCSE). Grazie, Presidente. Chiedo nuovamente che il Ministro dello Sviluppo economico, Giorgetti, venga a riferire in Aula sulla vertenza Pfizer di Catania. È l'ennesima multinazionale in Italia che chiude i battenti e lascia centinaia e centinaia di lavoratori senza un futuro. A livello regionale si sta cercando una soluzione che, ovviamente, non è quella sperata dai lavoratori, che hanno rigettato tutte le richieste portate avanti dall'azienda. I lavoratori e i sindacati, la FILCTEM-CGIL, la FEMCA-CISL e la UILTEC, hanno scritto una lettera al MiSE, chiedendo immediatamente un tavolo di crisi. È una crisi che si sta perpetrando sui nostri territori nel silenzio di questo Governo. Chiedo, quindi, che venga il Ministro a riferire, per sapere qual è la politica industriale di questo Paese nei confronti delle multinazionali che fanno il bello e il cattivo tempo. Presidente, le chiedo se possa intercedere affinché il Ministro dello Sviluppo economico venga a riferire su qual è la politica industriale di questo Paese e su cosa si stia facendo specificatamente nel caso della Pfizer di Catania (Applausi dei deputati dei gruppi Misto – Manifesta, Potere al Popolo, Partito della Rifondazione Comunista - Sinistra europea).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, sull'ordine dei lavori, la deputata Yana Chiara Ehm. Ne ha facoltà.

YANA CHIARA EHM (MISTO-M-PP-RCSE). Grazie, Presidente. Chiedo con questo intervento che il Ministro degli Affari esteri e della cooperazione internazionale, Di Maio, ora in visita tra Ucraina e Russia, venga al suo rientro subito qui in Aula a riferire su contenuti e risultati della missione. Presidente, i venti di guerra che hanno cominciato a spirare sull'Europa continuano a essere assai preoccupanti e non possono essere sottovalutati. Ammetto che la presenza del nostro Ministro, finalmente spostato in loco, è un'importante notizia. Meglio tardi che mai - direi - perché finora, anziché una partecipazione ai consessi internazionali per promuovere la pace, abbiamo visto più che altro immobilismo, sia da parte del Premier Draghi sia da parte del Ministro Di Maio, rispettivamente indaffarati, qui a Roma, in vicende interne.

Secondo alcune fonti di stampa, risulterebbe inoltre già approvato l'invio di nuovi contingenti nei Paesi dell'Europa dell'Est in funzione anti-russa. Già oggi sono presenti circa 250 militari in Lettonia, un battaglione di Alpini, con i Centauro, 150 in Romania, che partecipano alle missioni di air policing con i caccia dell'Aeronautica militare. A questi si aggiungerebbe un numero ancora indefinito da dispiegare tra Ungheria e Bulgaria.

La Repubblica dichiara: l'Italia è pronta a mandare circa 1.000 uomini in Ungheria a patto che il comando delle operazioni non sia affidato al Governo di Orbán; mentre altre fonti giornalistiche parlano addirittura di 2 mila altri uomini. I motivi? Perché così chiede la NATO. Fortunatamente sarà necessaria l'autorizzazione di questo Parlamento per l'invio di nuove truppe. Presidente, occorre un processo di chiara demilitarizzazione, non l'opposto. Per non parlare, poi, dei costi a cui andremo incontro.

Concludo, Presidente, con una citazione di Julian Assange: se le guerre cominciano con le menzogne, allora la pace può iniziare dalla verità. Dovremo incominciare, Presidente, a ragionare seriamente su un nuovo ruolo internazionale dell'Italia, Paese autonomo e sovrano, che metta al primo posto la pace e un chiaro “no” alla guerra, come detta anche la nostra Costituzione. E, Presidente, la pace la si deve fare per davvero, non con i tweet (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Manifesta, Potere al Popolo, Partito della Rifondazione Comunista - Sinistra europea).

PRESIDENTE. Non essendo ancora decorso il termine di preavviso di venti minuti previsto per le votazioni con il procedimento elettronico, sospendiamo la seduta, che riprenderà alle ore 9.

La seduta, sospesa alle 8,40, è ripresa alle 9.

Si riprende la discussione del disegno di legge di conversione n. 3467.

(Ripresa esame degli ordini del giorno - A.C. 3467​)

PRESIDENTE. Passiamo all'ordine del giorno n. 9/3467/1 Sarli su cui il rappresentante del Governo ha espresso parere favorevole con riformulazione. Chiedo alla presentatrice se accetti tale riformulazione; perfetto.

Ordine del giorno n. 9/3467/2 Dieni, parere favorevole con riformulazione: la accetta? Perfetto. Ordine del giorno n. 9/3467/3 Romaniello, parere favorevole con riformulazione: la accetta?

Ha chiesto di parlare l'onorevole Romaniello. Ne ha facoltà.

CRISTIAN ROMANIELLO (MISTO-EV-VE). Grazie, Presidente. Io ho riflettuto da ieri sera, quando ho ascoltato il parere del Governo e ho saputo che c'era questo accoglimento con riformulazione. Quindi, in sostanza, il Governo, risponde ad un ordine del giorno corroborato da centinaia di studi scientifici pubblicati; in questo caso stiamo parlando di 150 studi che trattano il tema dei guariti, quindi di quanto i guariti siano protetti maggiormente e di come la protezione sia di più lunga durata rispetto ai vaccinati, studi che non sono mai stati presi in considerazione per politiche e per misure che andassero in qualche modo a tutelare le scelte di costoro.

Detto questo, pur ringraziando sinceramente il Governo, che per la prima volta mi risponde positivamente, anche se, ancora una volta, la settimana scorsa non mi sono state date le motivazioni per il parere negativo - nonostante due settimane fa fossero 146 gli studi scientifici pubblicati e adesso parliamo di 150 studi scientifici -, in realtà, il fatto che ci sia un parere favorevole con la riformulazione “a valutare l'opportunità di” non vincola il Governo; peraltro, il Governo, essendo d'accordo con l'impostazione dell'ordine del giorno, ha facoltà, sia con l'accettazione della riformulazione che senza, di seguire quello che è scritto nell'ordine del giorno. Io in questo ordine del giorno ho chiesto due cose: prima di tutto, di provvedere a determinare per i guariti un trattamento simile a quello dei vaccinati, proprio perché la scienza ci dice che il titolo anticorpale, i linfociti T, insomma la memoria immunitaria del guarito è forte, anzi è più forte anche di quella del vaccinato, soprattutto quando passa del tempo; sappiamo, infatti, che con il passare del tempo l'effetto di immunità del vaccino cala molto, mentre quello del guarito resta, almeno a livello di memoria immunitaria, molto forte. Allora, visto che il Governo ha facoltà di seguire queste linee guida ugualmente (anche quella del secondo impegno che riguarda la discriminazione delle persone), facendo in modo, quindi, che nessun provvedimento possa ricadere negativamente sulle persone con discriminazioni o pregiudizi, visto che anche su questo il Governo ha perfetta facoltà di seguire tale indirizzo anche se dovesse essere bocciato questo ordine del giorno (pur in qualche modo sorridendo alla disponibilità del Governo), preferirei davvero metterlo in votazione perché vorrei che almeno un ordine del giorno, che non è norma, quindi già non è vincolante di suo, possa essere accolto a formula piena oppure, piuttosto, rifiutato, ma che non ci siano mezze misure. Per questo chiedo di metterlo al voto.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/3467/3 Romaniello, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 1).

Ordine del giorno n. 9/3467/4 Rizzetto, parere favorevole con riformulazione: accetta.

Ordine del giorno n. 9/3467/5 Baldini, parere favorevole con riformulazione: l'accetta? Sì, accetta.

Ordine del giorno n. 9/3467/6 Ferri, parere favorevole con riformulazione: accetta.

Ordine del giorno n. 9/3467/7 Albano, parere favorevole con riformulazione: accetta.

Ordine del giorno n. 9/3467/8 Rachele Silvestri, parere favorevole: va bene.

Ordine del giorno n. 9/3467/9 Zucconi, parere favorevole con riformulazione: perfetto.

Ordine del giorno n. 9/3467/10 Vinci, parere favorevole con riformulazione: perfetto.

Ordine del giorno n. 9/3467/11 Varchi, parere favorevole con riformulazione: va bene.

Ordine del giorno n. 9/3467/12 Silvestroni, parere contrario.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/3467/12 Silvestroni, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 2).

Ordine del giorno n. 9/3467/13 Giovanni Russo, parere favorevole con riformulazione: l'accetta? Va bene.

Ordine del giorno n. 9/3467/14 Rotelli, parere favorevole con riformulazione: l'accetta.

Ordine del giorno n. 9/3467/15 Montaruli, parere favorevole con riformulazione.

Ha chiesto di parlare la deputata Montaruli. Ne ha facoltà.

AUGUSTA MONTARULI (FDI). Grazie, Presidente. Questo ordine del giorno richiama una richiesta che viene da molti parlamentari di quest'Aula, cioè di anticipare la revoca del super green pass al 31 marzo 2022, ovvero al momento della scadenza dello stato di emergenza. Questa è una richiesta che Fratelli d'Italia formula in maniera chiara e netta, anche perché riteniamo che alla scadenza dello stato di emergenza, ovviamente, manchino i presupposti per legittimare un provvedimento che subordina tanti diritti alla lettura del codice.

Noi chiediamo che su questo ordine del giorno ci sia un voto perché la chiarezza nei confronti degli italiani deve essere netta. Molto si sta leggendo, anche oggi, sulle varie dichiarazioni che sono state fatte sul tema, in particolare sulle varie promesse che sono state fatte sul tema, e crediamo che, ad ormai un mese di distanza dalla scadenza dello stato di emergenza, valga la pena di verificare se il Governo voglia ulteriormente mantenere provvedimenti che, a quel punto, in realtà, sarebbero ancor più illegittimi.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/3467/15 Montaruli, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 3).

Ordine del giorno n. 9/3467/16 Mollicone, parere favorevole con riformulazione: l'accetta.

Ordine del giorno n. 9/3467/17 Maschio, parere favorevole con riformulazione: l'accetta.

Ordine del giorno n. 9/3467/18 Mantovani, parere favorevole con riformulazione: l'accetta.

Ordine del giorno n. 9/3467/19 Lucaselli, parere favorevole con riformulazione: l'accetta.

Ordine del giorno n. 9/3467/20 Gemmato, parere favorevole con riformulazione.

Ha chiesto di parlare il deputato Gemmato. Ne ha facoltà.

MARCELLO GEMMATO (FDI). Chiedo scusa, se fosse possibile, conoscere il tenore della riformulazione.

PRESIDENTE. Rappresentante del Governo, se può rileggere la riformulazione.

ANDREA COSTA, Sottosegretario di Stato per la Salute. Parere favorevole, a condizione di aggiungere nel dispositivo, dopo le parole: “a valutare l'opportunità di”, le seguenti: “compatibilmente con i vincoli di finanza pubblica”.

PRESIDENTE. Deputato Gemmato?

MARCELLO GEMMATO (FDI). Presidente, chiedo che venga messo ai voti e motivo il perché. In questo ordine del giorno, che peraltro è il frutto di emendamenti che il sottoscritto ha presentato nei decreti in conversione che ne davano la possibilità, sostanzialmente, io, a nome di Fratelli d'Italia, chiedo che venga finanziato un vaccino italiano e, rispetto a questo, vorrei spendere alcune parole anche in quest'Aula, che spero, poi, diventino, o possano diventare, di verità. La ricerca pubblica italiana, dell'Istituto superiore di sanità, seleziona un vaccino innovativo che pare avere la possibilità di coprire da tutte le possibili varianti di virus, con un orizzonte temporale di 17 anni. Questa ricerca - ripeto, pubblica, italiana, dell'Istituto superiore di sanità - supera la fase preclinica: i lavori vengono pubblicati su una rivista scientifica internazionale di riferimento, che si chiama Vaccines, dopodiché, inspiegabilmente, non viene finanziata la fase clinica. Quindi, con riferimento alla fase preclinica, va tutto bene, vengono valutati gli effetti sulle cavie, sui piccoli ratti; tutto bene; nella fase in cui si sarebbe dovuto passare alle fasi cliniche 1, 2, 3 e 4, inspiegabilmente la sperimentazione viene bloccata.

Ora, la riflessione che porto all'economia dell'Aula è la seguente: un vaccino di questo tipo potrebbe - o avrebbe potuto - da un lato, elevare la qualità della ricerca pubblica - lo voglio ripetere ancora, italiana, pubblica - dell'Istituto superiore di sanità, costituendo evidentemente motivo di orgoglio per la nostra ricerca, per la ricerca universitaria, per la ricerca dei nostri scienziati italiani e, dall'altro lato - non sfuggirà ai più - avrebbe potuto dare un enorme impulso all'economia italiana, perché si sarebbe venduto, nel mondo, un vaccino italiano, peraltro - e lo voglio dire per la quarta volta - selezionato, immaginato, sperimentato dalla ricerca pubblica italiana (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Non capisco perché nella riformulazione si dica che “si valuta l'opportunità”. Quindi, come ha fatto la rivista Vaccines, come la comunità scientifica ha acclarato, si dice che c'è un fondamento in questo vaccino, ma si valuta l'opportunità dei vincoli di bilancio, quindi si pospone alla disponibilità economica la possibilità di finanziare questo vaccino. Dunque, questo vaccino non diventa prioritario, quando lo dovrebbe essere, per il momento storico della nostra Nazione, per l'orgoglio nazionale e anche per l'incremento del PIL: voi immaginate se miliardi di vaccini fossero inoculati, quale orgoglio sarebbe per la ricerca italiana (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia) - almeno per noi di Fratelli d'Italia -, ma anche sicuramente quale vantaggio economico ciò costituirebbe per le casse dello Stato e per il prestigio internazionale. Rispetto a questo, la riformulazione è peggiore dell'ignavia, perché, se aveste detto che questo vaccino è una fesseria, che non serve, nonostante - ripeto - lo studio pubblicato su Vaccines e il superamento della fase pre-clinica, l'avrei accettato; se voi lo posponete ai vincoli di bilancio, significa che funziona, ma che evidentemente - e concludo - ci sono altre priorità per questo Governo, e questo mi spaventa, perché noi crediamo che 200 milioni di euro - quando si sono spesi e buttati miliardi in mascherine o in malaffare - si possano investire nella nostra ricerca (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/3467/20 Gemmato, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 4).

Prendo atto che i presentatori accettano le riformulazioni dei rispettivi ordini del giorno n. 9/3467/21 Ferro, n. 9/3467/22 Frassinetti e n. 9/3467/23 De Toma, accettati dal Governo purché riformulati.

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/3467/24 Cirielli, su cui il Governo ha espresso parere contrario.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Cirielli. Ne ha facoltà.

EDMONDO CIRIELLI (FDI). Presidente, io oggettivamente non capisco, innanzitutto dal punto di vista giuridico, la posizione del Governo e mi rivolgo anche ai colleghi, non necessariamente a quelli che dicono di essere di centrodestra, Forza Italia e Lega, ma a qualunque parlamentare: non si capisce perché le regole imposte - secondo me, in maniera sbagliata - dal Governo per tutti i cittadini italiani non debbano valere anche per gli stranieri. Non si capisce per quale motivo gli stranieri richiedenti asilo, o titolari di protezione umanitaria non debbano sottostare, per accedere a questi finanziamenti, a tutte le regole che devono rispettare i cittadini italiani. Mi sembra ovvio, in base all'articolo 3 della Costituzione, al principio di uguaglianza, quindi non c'è alcuna forma di accanimento ideologico, ma c'è semplicemente la necessità di rispettare la legge, che per noi è sbagliata, ma visto che l'avete fatta, deve valere per tutti. D'altro canto, lo abbiamo previsto anche all'interno del Parlamento, abbiamo preteso che la legge che vale per i cittadini valga anche per la Camera e qui sottostiamo a tutte le normative fatte dal Governo in materia di sicurezza da COVID e addirittura siamo arrivati a decidere che i cinquantenni non vaccinati non possano venire a votare, ledendo la Costituzione.

Non capiamo quindi perché il Governo non esprima parere favorevole su questo ordine del giorno. Forse è una svista (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Lollobrigida. Ne ha facoltà.

FRANCESCO LOLLOBRIGIDA (FDI). Grazie, Presidente. Intervengo anch'io per fare una richiesta specifica al sottosegretario Costa, perché la posizione del Governo è davvero incomprensibile. Il collega Cirielli ha ben spiegato quali sono le ragioni di un ordine del giorno che potrebbe apparire anche ultroneo rispetto alle consuete dinamiche che portano il nostro legislatore e il Parlamento italiano a confrontarsi. Noi chiediamo la pari dignità - siamo arrivati a questo - tra gli immigrati e gli italiani; la chiediamo, però, mettendo gli italiani nella condizione di avere pari dignità rispetto agli immigrati. Io credo che non sia scandaloso chiedere al Governo spiegazioni: perché quello che vale per gli italiani non deve valere per gli immigrati e per gli immigrati clandestini?

Perché una persona, addirittura un parlamentare, per arrivare al proprio posto di lavoro, deve avere delle certificazioni che non vengono richieste a chi sbarca clandestinamente sulle nostre coste e chi, avendo il titolo di rifugiato, deve solo adeguarsi per avere gli stessi benefici economici che vengono messi in discussione per gli italiani? A che punto siamo arrivati, sottosegretario? Magari non abbiamo capito noi il senso del parere contrario che viene da parte del Governo e non capiremo nemmeno quali possano essere le ragioni per le quali le forze politiche – sia quelle che pensano che ci debbano essere pari diritti tra gli italiani e gli immigrati sia quelle che pensano che gli italiani, che hanno costruito i diritti e hanno costruito questa Nazione rendendola quella che è, debbano avere eventualmente qualche titolarità in più a poter circolare liberamente, ad avere dei benefici economici in questa Nazione - non sostengano una posizione che credo sia in linea con le regole e le leggi che dovrebbero assistere qualsiasi Nazione civile. Quindi, invito il sottosegretario a dare una spiegazione che non renda la motivazione di voto contrario il frutto di un asservimento ideologico che questo Governo dimostra rispetto a una posizione subalterna a quella di chi pensa che l'immigrazione sia un principio di qualità, che migliorerà la vita della nostra Nazione. L'immigrazione è un fenomeno naturale, che va messo nella condizione di essere assistito da norme che lo rendano compatibile con la vita dei cittadini italiani, che stanno pagando in questo momento limitazioni di carattere economico e limitazioni della libertà e dei diritti fondamentali, garantiti dalla nostra Costituzione (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Rampelli. Ne ha facoltà.

FABIO RAMPELLI (FDI). La ringrazio, Presidente. Siccome spesso i dibattiti dei parlamentari si perdono nella distrazione generale - stiamo parlando di un ordine del giorno, ce ne sono decine e decine - vorrei chiedere proprio due minuti di attenzione a ciascun deputato per leggere l'impegno di questo ordine del giorno, che si chiede al Governo. L'ordine del giorno impegna il Governo, colleghi, a prevedere, nel prossimo provvedimento utile, che i titolari dello status di rifugiato, di protezione umanitaria sussidiaria o speciale – quindi, argomenti che sono già stati trattati anche da noi e non tutti li condividono; stiamo andando nel campo di chi li condivide tutti, nessuno escluso – possano accedere ai benefici economici loro concessi solo se in possesso di una delle certificazioni verdi COVID-19 da vaccinazione o guarigione, cosiddetto green pass rafforzato. Stiamo parlando di questo, colleghi. Come si fa, sottosegretario, a dare parere contrario a questo ordine del giorno? Ce lo può spiegare? Noi siamo basiti (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/3467/24 Cirielli, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 5).

Passiamo alla votazione dell'ordine del giorno n. 9/3467/25 Bucalo, su cui il Governo ha espresso parere favorevole con riformulazione.

Ha chiesto di parlare la deputata Bucalo. Ne ha facoltà.

CARMELA BUCALO (FDI). Grazie, Presidente. Sottosegretario, desidero conoscere la riformulazione.

ANDREA COSTA, Sottosegretario di Stato per la Salute. Parere favorevole con la seguente riformulazione: “a valutare l'opportunità, compatibilmente con gli equilibri di finanza pubblica, di prevedere la proroga dei contratti relativi al personale docente e ATA fino a giugno”.

PRESIDENTE. Deputata Bucalo, accetta la riformulazione?

CARMELA BUCALO (FDI). No, non accetto la riformulazione perché, sottosegretario, come si può? Oggi siamo qui in Aula a votare un provvedimento che chiede un'ulteriore proroga dello stato di emergenza, voi dite che siamo ancora in piena pandemia e siamo qui a decidere e a valutare se sia il caso e se si trovino i finanziamenti per prorogare i contratti al personale COVID, che è il personale che è indispensabile a contenere questa situazione di emergenza nelle scuole. Allora, smettetela! Smettetela con questa gestione che punta solo ed esclusivamente ai vaccini, tralasciando tutte le altre misure di contenimento, misure necessarie, efficaci, reali, per poter veramente contenere i contagi nelle scuole. Voi, con il sistema che avete adottato in questi mesi, avete costretto le scuole a diventare scuole di frontiera, avete abbandonato dirigenti, docenti e personale ATA, che sono ogni giorno impegnati ad applicare questi protocolli così contorti, così inaccettabili perché discriminatori, e poi andate a trovare i finanziamenti per tutt'altro, sperperando i soldi dei cittadini e non invece impegnandoli realmente per attuare protocolli seri per il contenimento della pandemia nelle scuole. Quindi, io non sono costretta ma vi chiedo ancora un'ulteriore riflessione. Questo è un ordine del giorno che non si può accettare con questa riformulazione. Dimostrate seriamente che volete realmente attuare protocolli seri per il contenimento di questa situazione di emergenza nelle scuole. Sottosegretario, questa riformulazione non è possibile accettarla; quindi, le chiedo un ordine del giorno pieno, serio e veramente immediato affinché la scuola ritorni realmente a dare certezza alle famiglie (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/3467/25 Bucalo, con parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 6).

Sugli ordini del giorno n. 9/3467/26 Ciaburro, n. 9/3467/27 Caiata, n. 9/3467/28 Caretta e n. 9/3467/29 Bellucci i pareri sono favorevoli con le rispettive riformulazioni, che sono tutte accettate.

Sull'ordine del giorno n. 9/3467/30 Vianello il parere è contrario.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/3467/30 Vianello, con parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 7).

Passiamo alla votazione dell'ordine del giorno n. 9/3467/31 Leda Volpi, con parere contrario del Governo. Ha chiesto di parlare il deputato Dori… mi scusi, Giuliodori. Ne ha facoltà.

PAOLO GIULIODORI (MISTO-A). Grazie, Presidente, anche per la correzione. Questo ordine del giorno della collega Leda Volpi pone una questione che, secondo me, è molto, molto grave, ossia la discriminazione tra i bambini. Quale società vogliamo creare? Che futuro vogliamo dare ai nostri ragazzi e bambini? È questo che vogliamo insegnare? Vogliamo insegnare una discriminazione che, come al solito, come molto di quello che si è fatto nell'ultimo anno in quest'Aula, non ha nulla di scientifico?

Allora, dove vogliamo andare? Stiamo discriminando bambini che non hanno nulla da guadagnare da un vaccino, anzi, probabilmente hanno da perdere. I dati ovviamente non li abbiamo, perché ci vengono nascosti e, anzi, vengono dati in modo direi assolutamente fallace. Ci sono molte incongruenze; noi stessi, come Alternativa, abbiamo chiesto spesso chiarimenti e di avere dati puntuali non aggregati e, quindi, anche in formato open data, machine-readable, eccetera. Ovviamente, non abbiamo nemmeno mai ricevuto uno straccio di risposta e, adesso, ci ritroviamo che, all'interno delle nostre scuole, avviene la discriminazione più pura, quella più schifosa mi verrebbe da dire, perché stiamo coinvolgendo i bambini, che già molto hanno sofferto in questi due anni, poiché praticamente la loro vita è stata annullata in una fase in cui si apprende moltissimo ed è assolutamente vitale fare tutta una serie di esperienze. Noi le abbiamo cancellate dalla loro vita - e non possiamo ovviamente tornare indietro - e ci ritroviamo al punto di portare una discriminazione all'interno delle stesse classi, tra bambini vaccinati e bambini non vaccinati. Ma non vi sembra assurdo? In un momento in cui tutti gli altri Paesi stanno dichiarando che l'emergenza è finita, noi portiamo la discriminazione, non solo all'interno delle classi di lavoratori over 50 e via dicendo, ma anche all'interno delle classi delle scuole, dove dovremmo formare e dovremmo educare le nostre future generazioni. E, invece, cosa facciamo? Insegniamo loro a odiare il prossimo, a odiare il proprio compagno di banco, a discriminarlo, a bullizzarlo. Infatti, si parla tanto di leggi contro il bullismo e, poi, diamo noi elementi molto gravi e pesanti per bullizzare. Quindi, questa è una delle follie che questo Governo ha portato avanti, forse la più becera, perché riguarda, appunto, i bambini (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Alternativa).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/3467/31 Leda Volpi, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 8).

Ordine del giorno n. 9/3467/32 Trano, parere favorevole con riformulazione: la accetta, onorevole Trano?

RAFFAELE TRANO (MISTO-A). Presidente, potrei riascoltare la riformulazione da parte del Governo?

PRESIDENTE. Governo?

ANDREA COSTA, Sottosegretario di Stato per la Salute. Parere favorevole con la riformulazione: “a valutare l'opportunità di (…), nel rispetto dell'andamento della curva epidemiologica”.

PRESIDENTE. Deputato Trano?

RAFFAELE TRANO (MISTO-A). No, Presidente, non la accetto, anche perché, qui, l'unica vera emergenza è quella del Governo, che questa notte è “andato sotto” per ben quattro volte in Commissione sul “decreto Milleproroghe” Quella sì che è l'unica emergenza che abbiamo in questo Paese, non quella del COVID. Poi, tra l'altro, io non riesco a capire come non si riesca neanche a osservare gli altri Paesi a noi vicini, in Europa, che hanno già dismesso queste misure vessatorie e discriminatorie, che state ponendo in essere nei confronti dei cittadini, delle imprese e delle piccole partite IVA, che sono massacrate dalle vostre restrizioni, del tutto ingiustificate. Io veramente ho difficoltà a capire come il Governo dei migliori, che questa notte abbiamo visto che è dei peggiori, non riesca a vedere che sta ammazzando il tessuto economico delle piccole e medie imprese, delle piccole partite IVA, e che soprattutto lo stia facendo con una certa cattiveria, perché non prevede un minimo di pianificazione nell'erogazione dei ristori, ristori, che tardano ad arrivare perché il Governo fa questo tira e molla sullo scostamento e non vuole aggiungere neanche un altro euro rispetto ai debiti fatti nelle precedenti gestioni, per non aiutare queste piccole imprese che sono destinate a morte certa. È davvero vergognoso l'operato di questo Governo; un Governo che, come questa notte, anzi, poche ore fa, è “andato sotto” per ben quattro volte, dovrebbe andare semplicemente a casa. I responsabili sono anche gli stessi membri della maggioranza che lo stanno sostenendo, perché questa notte, quando siete “andati sotto” quattro volte, c'erano le geometrie variabili all'interno della maggioranza. È veramente sorprendente che si alzava, prima, una parte dell'emiciclo a battere le mani e, poi, subito dopo, si alzava anche un'altra parte. Veramente un mistero perché avviene tutto questo.

Ma andiamo anche a vedere questo super green pass e questo obbligo vaccinale che voi avete messo soprattutto nei confronti degli over 50. Noi di Alternativa abbiamo inoltrato una diffida a Speranza, a Draghi, all'Agenzia delle entrate e anche al Garante della privacy, che nell'ultima audizione in Commissione affari sociali ha posto rilievi importanti e ha preso le distanze da questo provvedimento, perché l'Agenzia delle entrate non può entrare in contenziosi e contestare a chi non vuole vaccinarsi l'uso del vaccino e, soprattutto, maneggiare dati sensibili. Quindi, questa è l'ennesima riprova che i provvedimenti che voi fate sono sbagliati, profondamente sbagliati; e non li fate neanche con cura e con dovizia di dettaglio, per cui dovete essere rimproverati dal Garante della privacy. Veramente non ho più parole, perché, oltre alla diffida, spero davvero che voi non procediate a fare queste sanzioni perché ditemi voi, con persone che non possono più accedere al luogo di lavoro, avete congelato gli stipendi, adesso che cosa fate, in un contesto in cui il gas è triplicato, l'energia elettrica è raddoppiata, qual è il provvedimento del Governo dei peggiori. Fare 100 euro di multa a quel poveraccio, non per la sua volontà, perché magari è stato terrorizzato anche dalla confusione mediatica che avete creato. In un contesto del genere, con persone che non prendono lo stipendio, voi gli fate la multa di 100 euro? Ma voi vi dovete vergognare dal primo all'ultimo, dal primo all'ultimo! Perché non è ammissibile una cosa del genere, non è neanche pensabile, non è pensabile una cosa del genere! E allora, veramente, anche alle famiglie dei medici - gli eroi, vi siete spellati le mani in applausi, i nostri eroi, i nostri angeli - non avete dato un centesimo, non avete dato un centesimo!

Presidente, concludo: le voglio dire che questa notte, all'alba, c'è stata la centralità del Parlamento, non quella che ha dichiarato lei (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Alternativa)!

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/3467/32 Trano, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 9).

Sull'ordine del giorno n. 9/3467/33 Forciniti c'è un parere favorevole con riformulazione.

Ha chiesto di parlare il deputato Colletti. Ne ha facoltà.

ANDREA COLLETTI (MISTO-A). Presidente, posso risentire la riformulazione dal sottosegretario, cortesemente, prima di intervenire?

PRESIDENTE. Certo, però le riformulazioni sono tutte quante pubblicate. Se adesso iniziamo a rileggere tutte le riformulazioni, visto che già le abbiamo date, diventa comunque problematico. Lo dico per i prossimi. Prego, Governo.

ANDREA COSTA, Sottosegretario di Stato per la Salute. Parere favorevole con la riformulazione: “a valutare l'opportunità di”.

PRESIDENTE. Prego, deputato Colletti.

ANDREA COLLETTI (MISTO-A). Presidente Fico, in realtà volevo riascoltarlo perché non credevo a quello che era scritto nel resoconto e speravo in un errore materiale della Camera (Commenti).

PRESIDENTE. E, invece, ci deve credere, quindi, anche per i prossimi, credeteci a quello che c'è scritto, grazie.

ANDREA COLLETTI (MISTO-A). Lo so, ma è ancora peggio, Presidente Fico, perché la invito anche a rileggere il parere e la riformulazione del Governo, con l'impegno di questo ordine del giorno. Con questo ordine del giorno il mio collega chiede e impegna il Governo a rendere pubblici i dati sulle reazioni avverse dei vaccini in maniera più completa e trasparente e ad aggiornare costantemente i dati.

Ebbene, il Governo vorrebbe valutare l'opportunità di rendere pubblici i dati e di renderli trasparenti, e su questo noi dovremmo accettare la riformulazione da questo Governo che vuole continuare a nascondere, insieme all'Aifa, insieme anche all'Istituto superiore di sanità, i dati relativi non solo all'andamento epidemiologico, giacché l'Istituto superiore di sanità modifica ogni mese le statistiche sull'andamento epidemiologico, così che gli stessi statistici non possano comprendere il reale andamento dell'epidemia. Soprattutto, voi non volete rendere pubblici e trasparenti i dati sulle reazioni avverse, e su questo vorrei almeno una spiegazione dal sottosegretario alla Salute del perché è così importante far rimanere nel buio milioni di cittadini italiani, che non possono conoscere se un determinato farmaco ha reazioni avverse oppure no. L'altra domanda che rivolgo al sottosegretario Costa è: cosa avete da nascondere nel rendere pubblici i dati su reazioni avverse di farmaci? Avete da nascondere, magari, clausole dei contratti che avete firmato con le case farmaceutiche, per cui non potete rendere trasparenti ed estensibili questi dati? Avete da nascondere sui profitti ed extraprofitti che avete fatto fare a queste case farmaceutiche anche a carico di tutte quelle persone che stanno subendo le discriminazioni? Ebbene, Presidente, lei che è del MoVimento 5 Stelle, quel che era il MoVimento 5 Stelle, che chiedeva sempre trasparenza al Governo, su questo chi dello stesso MoVimento 5 Stelle voterà contro questo ordine del giorno dovrebbe francamente vergognarsi, perché stanno attuando delle politiche sulle spalle dei cittadini, e, in questo caso, sulle spalle dei cittadini che hanno subito danni da vaccini e da farmaci (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Alternativa).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/3467/33 Forciniti, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 10).

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/3467/34 Raduzzi, su cui c'è parere favorevole con riformulazione: non si accetta la riformulazione.

Passiamo dunque ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/3467/34 Raduzzi, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 11).

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/3467/35 Maniero, su cui c'è parere favorevole con riformulazione: non si accetta la riformulazione.

Passiamo dunque ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/3467/35 Maniero, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 12).

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/3467/36 Colletti, su cui c'è parere favorevole con riformulazione: non si accetta la riformulazione.

Passiamo dunque ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/3467/36 Colletti, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 13).

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/3467/37 Costanzo, su cui c'è parere contrario del Governo.

Ha chiesto di parlare la deputata Costanzo. Ne ha facoltà.

JESSICA COSTANZO (MISTO-A). Presidente, chiediamo che questo parere sia rivisto da parte del Governo, perché questo ordine del giorno chiede semplicemente di eliminare tutti i riferimenti normativi che prevedono l'obbligatorietà sul posto di lavoro di mostrare il green pass rafforzato come conditio sine qua non per ottenere un compenso. Questo non lo dice Alternativa o la sottoscritta, ma ci sono due decreti monocratici di urgenza del TAR del Lazio, che ravvisano, tra l'altro, profili di incostituzionalità e un pregiudizio grave e irreparabile. Questi due decreti sono stati emanati in seguito a ricorsi da parte di un agente della Polizia penitenziaria e un altro lavoratore delle Forze dell'ordine. Noi sappiamo che la retribuzione - ce lo dice il TAR del Lazio - è necessaria ai fini del proprio sostentamento. Quindi, ha sottolineato, il TAR del Lazio, che il rapporto tra la corresponsione della retribuzione sul luogo di lavoro e la necessità di soddisfare le proprie esigenze fondamentali della vita è fondamentale, strettissimo: sono complementari. Inoltre, si è ritenuto che, in relazione alla privazione della retribuzione e, quindi, alla fonte di sostegno delle esigenze fondamentali di vita, sussistano profili di pregiudizio grave e irreparabile.

Vi sono già state, tra l'altro, tragedie umane, purtroppo, come quelle che sono avvenute a Treviso, e mi riferisco ad un lavoratore che, dopo aver ricevuto una sanzione amministrativa – e ricordiamo che queste sanzioni vanno da 600 a 1.500 euro -, ed essere stato sospeso dal lavoro, in quanto non aveva il green pass, si è dato addirittura fuoco. Allora, se, per quattro giorni, lo ricordiamo, si viene trovati senza super green pass, il quinto giorno scatta la sospensione dal servizio e anche dello stipendio. La sospensione, in teoria, sarebbe senza conseguenze disciplinari, ma non è così; abbiamo la prova di tanti lavoratori, anche e soprattutto nel settore dei trasporti, che, purtroppo, lamentano di aver ricevuto diversi richiami e sanzioni disciplinari, tant'è vero che abbiamo iniziato a mandare diffide anche gli amministratori delegati di queste aziende partecipate del trasporto pubblico, proprio per intimare loro di ritirare queste sanzioni disciplinari ed evitare di farne altre, in quanto si tratta di provvedimenti incostituzionali: non lo diciamo noi, ma il TAR del Lazio. Quindi, chiediamo ancora una volta al Governo, per cortesia, di rivedere il parere.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Segneri. Ne ha facoltà.

ENRICA SEGNERI (M5S). Signor Presidente, vorrei sottoscrivere l'ordine del giorno in esame.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Donzelli. Ne ha facoltà.

GIOVANNI DONZELLI (FDI). Grazie, Presidente. Il mio è un intervento non tanto nel merito dell'ordine del giorno - perché, tra l'altro, il gruppo mi conferma il nostro voto a favore dello stesso - quanto per dovere di cronaca. Vorrei precisare, in merito al riferimento citato nell'intervento precedente al professore che si era dato fuoco, che il professore non ha nulla a che vedere con la vicenda dei vaccini. La famiglia ci ha tenuto a precisarlo. Quindi, perché rimanga agli atti, a prescindere all'ordine del giorno, su cui votiamo a favore, ci tenevo a precisarlo (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Costanzo. Ne ha facoltà.

JESSICA COSTANZO (MISTO-A). Vorrei solo specificare che, come diceva il collega, non facevo riferimento a quella tragedia, su cui non vogliamo speculare, ma assolutamente a un altro caso, quello di un lavoratore pachistano che era stato trovato senza green pass, ricevendo una sanzione amministrativa; di conseguenza, ci sono ripercussioni sull'ordine sociale. È su questo che noi vogliamo richiedere, per cortesia, maggiore attenzione da parte del Governo, perché penso che, in questo contesto, abbiamo necessità di mantenere una calma e, anche e soprattutto, una coesione sociale che voi, con questi provvedimenti incostituzionali, avete invece logorato, dividendo il Paese.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/3467/37 Costanzo, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 14).

Passiamo all'ordine del giorno 9/3467/38 Spessotto, su cui vi è parere favorevole, con riformulazione. Non viene accettata.

Passiamo dunque ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/3467/38 Spessotto, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 15).

Ordine del giorno 9/3467/39 Corda, parere favorevole con riformulazione. Viene accettata?

EMANUELA CORDA (MISTO-A). Grazie, Presidente. Non accetto la riformulazione, perché credo che questo ordine del giorno chieda una cosa banale, ovvero utilizzare metodi più efficaci, e mi riferisco ai test salivari, che sono stati completamente abbandonati.

Vi ricordo cosa disse a novembre il virologo Francesco Broccolo, dell'Università di Milano Bicocca e direttore del laboratorio Cerba di Milano, che ha dichiarato all'ANSA che: “(…) non si è più parlato di test salivari probabilmente perché sono mancate indicazioni chiare su chi avrebbe dovuto sostenere la spesa. Di per sé la saliva ha una buona matrice biologica per lo screening ma non per la diagnostica. Ai fini della richiesta del green pass sarebbe possibile sostituire il test antigenico rapido con un particolare tipo di test salivare molecolare, denominato pooling, ossia un test che analizza contemporaneamente più campioni e che segnala, in ciascun gruppo esaminato, l'eventuale presenza di casi positivi per un'ulteriore verifica”. Pertanto, chiediamo con questo ordine del giorno che siano introdotti i test salivari molecolari con metodo pooling e le analisi in laboratorio o da remoto quale alternativa agli antigenici rapidi.

E' chiaro che sono comunque test che consentono di ottenere la certificazione basica, quella che poi non consente di accedere a tantissime attività perché adesso è stata introdotta la carta verde rafforzata, quindi diciamo che è un “contentino”, lo tra virgolette. Il nostro intendimento resta quello di chiedere il ritiro immediato del green pass, che non serve assolutamente a niente; ormai lo hanno capito tutti. Tra l'altro, si è raggiunto un livello di immunizzazione sufficiente anche con i vaccini, perché la maggior parte degli italiani è vaccinata, quindi non si capisce perché si insista su questa linea allucinante. Tra l'altro, ieri, è passato un emendamento sul sostegno e l'aiuto psicologico: una misura che fa sorridere. Piuttosto che elargire aiuti per i danni psicologici, causati da questa situazione e da questo stato di coercizione, perché non si eliminano le cause? Perché andiamo sempre a verificare gli effetti delle cose e non ne correggiamo invece le cause che stanno portando a questa situazione di malessere per milioni di persone? Questa situazione non riguarda soltanto i non vaccinati - attenzione - ma tutti. Anche chi è stato vaccinato, per esempio, con la terza dose, si trova nella condizione di essere tacciato come un no-vax, perché magari, adesso, si pone delle domande; perché magari, giustamente, ci si domanda se si dovrà fare poi la quarta dose, la quinta o la sesta. Non si capisce e non ci sono risposte chiare al riguardo; ogni volta si procrastina il problema e non si capisce quando mai arriverà la soluzione, continuando a perseguire una strada che non porta da nessuna parte.

L'unico risultato che sta portando è la devastazione della nostra economia, con il fallimento di migliaia di attività. Sappiamo benissimo che, anche se non vi sono stati altri lockdown, le attività sono rimaste aperte ma hanno registrato un dimezzamento degli introiti per una serie di concause, legate proprio a queste restrizioni che per noi sono irrazionali, se non addirittura demenziali e che non hanno più ragione di esistere, poiché in tutta Europa le stanno abbandonando. Quindi, chiediamo che si dia agli italiani - è orribile dirlo - un “contentino”, con un impegno diciamo blando al Governo; fa quindi sorridere che si proponga addirittura una riformulazione su una cosa veramente ridicola e banale. Non ho altro da dire perché, per quanto ci riguarda, oggi, come abbiamo detto anche ieri in piazza, è morta la Costituzione.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/3467/39 Corda, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 16.

Ordine del giorno n. 9/3467/40 Sapia, favorevole con riformulazione, accetta la riformulazione?

Ha chiesto di parlare l'onorevole Sapia. Ne ha facoltà.

FRANCESCO SAPIA (MISTO-A). Grazie Presidente, se era possibile ascoltare la riformulazione dal sottosegretario Costa.

PRESIDENTE. Ma non l'ha letta? È pubblicata. Passiamo avanti, prego. Non l'ha letta?

FRANCESCO SAPIA (MISTO-A). Visto che il sottosegretario non la legge, posso leggerla io, Presidente?

PRESIDENTE. Lei faccia il suo intervento.

FRANCESCO SAPIA (MISTO-A). Posso fare il mio intervento?

PRESIDENTE. Certo, prego.

FRANCESCO SAPIA (MISTO-A). Eh…

PRESIDENTE. Eh, niente, perché lei ha chiesto una cosa e io ho detto “legga”, tutto qui (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Prego.

FRANCESCO SAPIA (MISTO-A). Presidente, siamo qui per lavorare.

PRESIDENTE. Andiamo avanti, senza discussioni; non c'è problema, prego.

FRANCESCO SAPIA (MISTO-A). Grazie Presidente, sull'ordine del giorno che ho presentato il sottosegretario Costa ha espresso parere favorevole a condizione di sostituire, nel dispositivo, le parole: “ad individuare e disporre” con le seguenti: ”a valutare l'opportunità, compatibilmente con i vincoli di finanza pubblica (…). Benissimo.

Io ho presentato un ordine del giorno che impegna il Governo a individuare e disporre, già dai prossimi provvedimenti, le coperture finanziarie per il recupero delle prestazioni sanitarie non erogate a causa dell'ospedalizzazione per COVID-19, tanto per il 2020, tanto per il 2021.

Sottosegretario, è dall'inizio della pandemia da COVID-19 che mancano cure, dato che la conseguente emergenza sanitaria condiziona la vita degli ospedali. Dalla fine del 2021 è ricominciata la sospensione degli interventi chirurgici programmati, compresi quelli oncologici, in una misura che la Società italiana di chirurgia valuta tra il 50 e l'80 per cento di interventi oncologici che non vengono fatti.

Il rinvio delle visite per screening oncologici porterà a scoprire malattie e tumori in fase più avanzata, con tutto ciò che questo comporta in termini di vite umane e di costi (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Alternativa). In maniera generalizzata, in Italia persiste il problema dell'indisponibilità di anestesisti. Noi cosa vediamo, sottosegretario Costa? Assistiamo inermi a chiusure di rianimazioni, come avviene anche nella mia città, in Calabria, a Corigliano-Rossano, dove le rianimazioni in periodo di COVID chiudono perché mancano gli anestesisti. Nonostante ciò, lei ha riformulato il mio ordine del giorno!

Vado avanti. I dati relativi al 2021 non sono ancora completi, ma molto è riportato nel 4° Rapporto di Salutequità, anche che circa metà medici e metà chirurghi mancano, compresi oltre 500 mila interventi urgenti, con diminuzione del 20 per cento degli impianti di defibrillatori e pacemaker e degli interventi cardiochirurgici maggiori; quindi, da tale Rapporto emerge che molta gente non malata di COVID non riesce a curarsi. Inoltre, si registra una diminuzione del 13 per cento dei ricoveri nei reparti di chirurgia oncologica: meno 10 e 15 per cento, rispettivamente, per i ricoveri di radioterapia e chemioterapia!

Con questo ordine del giorno, di buonsenso, si chiedeva di reperire finanze per poter garantire il diritto di cura a cittadini italiani non malati di COVID; ma voi ormai siete ossessionati dal COVID e dal green pass.

Ricordo, sottosegretario Costa, che l'articolo 32 della Costituzione recita: “La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell'individuo e interesse della collettività, e garantisce cure gratuite agli indigenti”. Sembra un libro di fantascienza, sottosegretario, ma è scritto così; i nostri Padri costituenti hanno scritto così. Ancora: “Nessuno può essere obbligato a un determinato trattamento sanitario se non per disposizione di legge”.

Sottosegretario Costa nell'articolo 32 della Costituzione non c'è scritto “compatibilmente con i vincoli di finanza pubblica”! Il diritto alla salute viene garantito a tutti: quello che lei non ha fatto, quello che è il Governo Draghi non sta facendo (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Alternativa).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/3467/40 Sapia, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 17).

Ordine del giorno n. 9/3467/41 Cabras, favorevole con riformulazione. Prego, deputato Raduzzi.

RAPHAEL RADUZZI (MISTO-A). Presidente, non accettiamo la riformulazione e chiediamo che questo ordine del giorno venga posto in votazione. Noi con questo ordine del giorno chiediamo una cosa molto semplice, che è poi quello che stanno facendo tutti i Paesi del mondo, cioè procedere verso un allentamento di queste inutili e insensate restrizioni. L'abbiamo visto anche ieri: la Svizzera toglierà tutte le restrizioni entro questa settimana, l'Austria, uno dei Paesi che aveva posto delle restrizioni molto pesanti quasi come l'Italia, ma come noi non c'è nessuno, le toglierà dal 5 marzo; tutto il Nord Europa, i Paesi scandinavi non hanno più alcuna restrizione, la Gran Bretagna non ne ha praticamente mai avute.

Abbiamo visto che il green pass, il super green pass, tutte queste normative non sono servite a nulla, perché a gennaio abbiamo avuto il picco di contagi dall'inizio della pandemia; con tutti questi strumenti che voi avete previsto, abbiamo raggiunto l'apice dei contagi. Cosa, invece, abbiamo ottenuto? Chiusura di ristoranti, botteghe e negozi commerciali (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Alternativa). Questo avete raggiunto: state distruggendo l'economia di questo Paese. Noi vi chiediamo una cosa molto semplice, un impegno chiaro: rivediamo e iniziamo ad eliminare subito tutte queste insensate restrizioni (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Alternativa).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Giuliodori, prego.

PAOLO GIULIODORI (MISTO-A). Grazie Presidente, la riformulazione proposta contiene varie oscenità. La prima la conosciamo benissimo - “a valutare l'opportunità di” -, che sappiamo valere assolutamente nulla. La seconda, è quella riferita alla curva epidemiologica, ma qui, sottosegretario Costa, forse c'è un problema, nel senso che lei non ha compreso esattamente cosa sia la variante Omicron e come sia diventata prevalente rispetto alla variante Delta. Omicron presenta un alto livello di contagio, quindi, ci si può contagiare molto più facilmente, ma, al tempo stesso, è molto meno letale, molto meno aggressiva. Questo sarebbe sufficiente a lasciar perdere qualsiasi tipo di curva relativa ai contagi. Basterebbe tutelare le persone fragili, come ormai chiediamo da un anno e che, invece, non è stato minimamente fatto, anzi rincorriamo con la siringa bambini, ragazzi e giovani che non hanno nulla di cui preoccuparsi contro la variante Omicron; in realtà non l'avevano nemmeno con la Delta, a maggior ragione, con Omicron. Teniamo, invece, chiuse le attività, facciamo discriminazioni anche all'interno delle scuole e così via. Ma la cosa più vergognosa di questa riformulazione relativamente a questo ordine del giorno è che non può essere discussa dal firmatario, perché il collega Pino Cabras non può nemmeno entrare in quest'Aula, semplicemente perché non ha piegato la testa e non si è sottoposto a una inoculazione che deve essere assolutamente libera, visto che il vaccino va a tutelare se stessi e non va a tutelare la comunità. Questo mi sembra abbastanza chiaro, Presidente Fico (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Alternativa).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/3467/41 Cabras, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 18).

Ordine del giorno n. 9/3467/42 Vallascas, favorevole con riformulazione. Accetta la riformulazione? Prego deputato Vallascas.

ANDREA VALLASCAS (MISTO-A). Grazie Presidente, con la gestione della pandemia, stiamo assistendo a una progressiva e drammatica violazione dei diritti di libertà; un crescendo che ha raggiunto il culmine proprio in questi giorni con l'esclusione dal lavoro degli ultracinquantenni non vaccinati.

Lo stesso provvedimento in esame, che estende al 31 marzo lo stato di emergenza, per un'emergenza che, di fatto, non c'è più, ne è un'ulteriore dimostrazione. Nel corso di questi due anni, è stato un continuo susseguirsi di provvedimenti irragionevoli e privi di qualsiasi senso, se non quello di trasformare i cittadini in sudditi e, infine, in bestie. Il sistema del bastone e della carota non è più solo un'infelice espressione, con cui si designa il governo degli animali da soma, ma è la triste pratica con cui questo Governo vuole riportare alla ragione, si fa per dire, quei cittadini disubbidienti - e perciò pericolosi -, che non si sono vaccinati.

Con questo ordine del giorno, noi vorremmo riportare alla ragione il Governo, chiedendo semplicemente di adottare una misura di buonsenso e cioè che venga rilasciata la certificazione verde a coloro che hanno un'elevata protezione anticorpale, a seguito di guarigione clinica o di infezione asintomatica. Questo alleggerirebbe gli hub vaccinali, ridurrebbe code e liste d'attesa, lasciando posti liberi a chi ha realmente bisogno di essere vaccinato con urgenza, cioè tutti coloro che non hanno una protezione anticorpale. Alcuni esperti hanno spiegato che se c'è un caso in cui ha senso fare il test sierologico è proprio quando una persona ha avuto il virus dopo aver ricevuto la doppia dose. Il motivo per fare il test è molto semplice, si tratta di verificare se ci sia stata una risposta anticorpale, cioè se il soggetto guarito abbia sviluppato o meno anticorpi; nel primo caso si può evitare la somministrazione della terza dose e nel secondo caso potrebbe essere utile fare, quanto prima, il vaccino, nella speranza di avere una protezione anche minima, specie se il soggetto è fragile o immunodepresso. Gli studi scientifici sulla terza dose e sui richiami si basano proprio su una valutazione e una misurazione del livello degli anticorpi che, in molti studi accreditati, sono considerati un chiaro correlato di protezione. Di fatto, però, proprio il test sul livello degli anticorpi non è erogato gratuitamente dal Servizio sanitario nazionale, diversamente dagli orientamenti che stanno adottando altri Paesi. Nel mese di novembre 2021, il Consiglio federale svizzero ha fatto, in un certo senso, da apripista, adottando una misura in questo senso; il Consiglio ha, infatti, deciso di introdurre un certificato COVID che, per le persone guarite, può essere prorogato a 12 mesi, mentre per le persone con un test anticorpale positivo recente la validità è di 90 giorni. In questo modo, viene semplificato l'iter di rilascio delle certificazioni alle persone guarite. La stessa cosa è possibile farla anche nel nostro Paese; ci sono numerosi studi scientifici che dimostrano che coloro che sono stati infettati dal COVID risultano protetti dalle forme gravi della malattia e dalle ospedalizzazioni.

Con questo ordine del giorno, noi chiediamo di concedere la certificazione verde a tutti coloro che siano già immuni, perché hanno sviluppato gli anticorpi a seguito di malattia contratta anche in forma asintomatica e abbiano un certificato di avvenuta guarigione; chiediamo, inoltre, che la validità dei certificati di guarigione abbia una durata di 12 mesi per coloro che sono stati dichiarati guariti clinicamente e di 3 mesi per i guariti asintomatici, al termine dei quali il soggetto si dovrà sottoporre nuovamente a un test anticorpale. Chiediamo, infine, che i test sierologici, necessari al rilascio della certificazione verde, siano posti a carico del Servizio sanitario nazionale. Quindi, dichiaro il mio voto favorevole e chiedo che l'Assemblea si esprima favorevolmente.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/3467/42 Vallascas, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 19).

Ordine del giorno n. 9/3467/43 Giuliodori, parere favorevole con riformulazione. Accetta? No, passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/3467/43 Giuliodori, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 20).

Ordine del giorno n. 9/3467/44 Testamento, parere favorevole con riformulazione. L'accetta? No. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/3467/44 Testamento, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 21).

Ordine del giorno n. 9/3467/46 Vanessa Cattoi, parere favorevole con riformulazione. L'accetta? Va bene. Ordine del giorno n. 9/3467/47 Sutto, parere favorevole con riformulazione; l'accetta?

Ordine del giorno n. 9/3467/48 Binelli, favorevole con riformulazione; l'accetta? Perfetto. L'ordine del giorno n. 9/3467/49 Giaccone è stato ritirato. Ordine del giorno n. 9/3467/50 Billi, favorevole con riformulazione; è accettata. Ordine del giorno n. 9/3467/51 Capitanio, parere favorevole con riformulazione, è accettata. Ordine del giorno n. 9/3467/52 Gebhard, parere favorevole con riformulazione; è accettata.

Ha chiesto di parlare sull'ordine dei lavori il deputato Colletti. Ne ha facoltà.

ANDREA COLLETTI (MISTO-A). Volevo capire, poiché era passato dall'ordine del giorno n. 9/3467/44 Testamento all'ordine del giorno n. 9/3467/46 Vanessa Cattoi, se l'ordine del giorno n. 9/3467/45 Gabriele Lorenzoni fosse stato ritirato dai presentatori.

PRESIDENTE. Sì, l'ordine del giorno n. 9/3467/45 Gabriele Lorenzoni è stato ritirato.

Ordine del giorno n. 9/3467/53 Cavandoli, favorevole con riformulazione; è accettata. Ordine del giorno n. 9/3467/54 Potenti, parere favorevole con riformulazione; va bene. Ordine del giorno n. 9/3467/55 Sodano, parere favorevole con riformulazione.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Sodano. Ne ha facoltà.

MICHELE SODANO (MISTO). Grazie, Presidente, colleghi. Io in questo ordine del giorno chiedo di anticipare la fine del periodo di emergenza, di chiudere con le assurde restrizioni che super green pass e green pass hanno posto in essere solamente in Italia, e mi sembra assurdo che il 17 febbraio, ancora, il Governo dica che vuole valutare questa opportunità. Allora, vi do un consiglio: per valutare questa opportunità, chiamate i vostri colleghi inglesi, chiamate i vostri colleghi spagnoli, francesi, portoghesi, danesi, svedesi; se volete, vi ci accompagno io, perché a me sembra veramente assurdo come la vostra narrativa sulle restrizioni per il COVID non prenda mai in considerazione come stanno reagendo gli altri Paesi dell'Unione europea (Applausi di deputati del gruppo Misto). Mi sembra di essere in una bolla assurda, dove in nessun modo si può percepire la giusta strategia, soprattutto in questa fase, in cui il COVID sembra abbandonarci, che è quella di rasserenare la persona, facilitare una vita normale, anziché continuare a vessare gli italiani con misure - diciamolo chiaramente - che in nessun altro Paese d'Europa si è insistito a porre in essere con questa solerzia e con questa cattiveria - mi sento di dire - perché qui si è fatto proprio un gioco a voler dividere la popolazione, a polarizzarla, a creare i nemici all'interno della stessa cittadinanza italiana, tra vax e no-vax, tra vaccinati e non vaccinati, tra chi può accedere a un ristorante e chi non lo può fare, neanche all'esterno, neanche con una mascherina, neanche con un tampone.

Allora, vi dovreste vergognare, sottosegretario Costa, se il 17 febbraio dite che dovete ancora valutare l'opportunità di chiudere anticipatamente il periodo di emergenza, perché gli altri Paesi d'Europa e i loro leader, i loro Ministri hanno agito in maniera completamente diversa. Fatemi una cortesia, se ancora non avete tutte le indicazioni, se non avete chiaro dentro di voi cosa bisogna fare, chiamate i leader degli altri Paesi europei, vi sapranno dare una guida sicuramente migliore di quella di Speranza, su questo non ho dubbi.

Detto ciò, c'è ben poco da dire, il mondo guarda all'Italia come a un Paese che ragiona in maniera illogica, ma su tutte le materie, sul COVID, sulla lotta alla mafia, sulla ripresa economica; veramente, ancora una volta, dimostriamo la nostra totale incapacità a fare la scelta giusta nel momento giusto. Non era questa, Presidente Fico, l'Italia che avrei sognato nella sua trasformazione in questa XVIII legislatura (Applausi di deputati del gruppo Misto).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/3467/55, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 22).

Ordine del giorno n. 9/3467/56 Butti, parere favorevole con riformulazione: la accetta? Va bene.

Ordine del giorno n. 9/3467/57 Deidda, parere favorevole con riformulazione: la accetta? Va bene.

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/3467/58 Rampelli, che chiede di intervenire. Prego.

FABIO RAMPELLI (FDI). Grazie, Presidente. Questa mattina - c'è stata una svista nella giornata di ieri e il parere sull'ordine del giorno n. 9/3467/58 a mia firma non era stato letto - ho appreso dal sottosegretario che il parere del Governo sarebbe, su questo ordine del giorno, positivo attraverso la riformulazione che dice, prassi consolidata, “a valutare l'opportunità, compatibilmente con i vincoli di finanza pubblica, di adottare (…)”. Io non credo che questo parere sia pretestuoso. Perché? Perché non si tratta qui di investire miliardi. Parliamo - per i colleghi che non abbiano letto l'ordine del giorno - degli indennizzi che finora sono garantiti dall'INAIL soltanto ai medici dipendenti del Servizio sanitario nazionale, e non a tutti gli altri professionisti, guardie mediche, medici di base, specialisti ambulatoriali, medici anche ospedalieri pensionati, quelli tornati in trincea per chiare ragioni umanitarie, per altruismo compassionevole, per amore verso la comunità, che si siano contagiati.

Ricordo che nella prima fase la situazione era davvero drammatica, non c'erano i dispositivi di protezione individuale, abbiamo visto immagini di medici e infermieri che si proteggevano con i sacchi dell'immondizia, una situazione veramente paradossale, una guerra, tant'è che molti presidenti di ordini dei medici in diverse parti d'Italia tale l'hanno definita, auspicando un intervento da parte dello Stato per indennizzare appunto anche i medici e il personale sanitario non dipendente dal Servizio sanitario nazionale che avessero contratto il virus e magari fossero anche deceduti. Quindi, indennizzi necessari e indispensabili.

Parliamo, quindi, di qualche milione di euro, non di miliardi. Dunque, la precisazione della compatibilità con i vincoli di bilancio io la leggo non come un ostacolo, ma come un parere, diciamo così, che rende concreta l'indispensabile necessità di intervenire a sostegno di questi casi, perché non si può, da un lato, celebrare retoricamente l'eroismo dei medici, degli infermieri, del personale sanitario, e, dall'altro, negare l'indennizzo quando queste persone hanno fatto il loro dovere, e anche di più come nel caso dei pensionati richiamati in servizio, e hanno avuto purtroppo conseguenze negative come quelle a cui ho fatto riferimento.

Però, con questa premessa e a maggior ragione perché c'è questo taglio e questo spirito che anima l'ordine del giorno, io chiedo, Presidente, che venga comunque votato, per dare la possibilità al Parlamento di rafforzare e vincolare il Governo al rispetto di questo impegno, perché non credo che non si possa trovare qualche milione di euro per fare questa azione, a questo punto indispensabile.

Lo reputo un parere in equilibrio tra il bicchiere mezzo pieno e il bicchiere mezzo vuoto. So che al Senato le cose non sono andate in questa direzione e quindi c'è una ferita fresca da rimarginare, e quindi con il voto della Camera dei deputati, su un parere riformulato ma che io voglio leggere positivamente, penso che tutti quanti noi possiamo fare un'ottima azione di persuasione al Governo per andare concretamente, nei prossimi mesi e nei prossimi provvedimenti, in questa direzione (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/3467/58 Rampelli, nel testo riformulato, con il parere favorevole del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 23).

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/3467/59 Delmastro Delle Vedove, che chiede di intervenire. Prego, ne ha facoltà. Il parere è contrario.

ANDREA DELMASTRO DELLE VEDOVE (FDI). Parere contrario, come sempre. Siamo, però, increduli del parere contrario, questa volta. Con questo provvedimento, Fratelli d'Italia chiedeva al Governo, oggi rappresentato dal sottosegretario Costa, semplicemente che i congedi parentali per i dipendenti pubblici e privati e per i lavoratori autonomi, per i figli minorenni o minori di anni quattordici, fossero prolungati ben oltre lo stato di emergenza e sino alla fine dell'anno scolastico. Il messaggio che oggi questo Governo darà agli italiani è che, oltre lo stato di emergenza, verrà prolungato il green pass, oltre lo stato di emergenza, verrà prolungato il super green pass, oltre lo stato di emergenza, verrà prolungato il ricatto sociale e lavorativo a danno degli over 50, ai quali toglierete la dignità del lavoro, della retribuzione e dei contributi, ma non prolungherete i congedi parentali per le famiglie che avranno figli minori in didattica a distanza o in didattica a distanza integrata. Ossia, le vessazioni, le misure economicide, le restrizioni, le limitazioni delle libertà si prolungheranno oltre lo stato di emergenza, mentre le rare, irrisorie, inconsistenti, ma pure esistenti, misure di sostegno e/o ristoro e/o risarcimento alle famiglie, per le vostre follie chiusuriste, spireranno unitamente allo stato di emergenza.

La domanda è, sottosegretario Costa: ma perché tanto accanimento? Quando per le vostre follie chiusuriste i nostri figli andranno in didattica a distanza o in didattica integrata, cosa gli diremo? Sottosegretario Costa, io voglio sperare che lei sappia che i figli rimarranno oltre lo stato di emergenza, per fortuna. Sottosegretario Costa, io voglio sperare che lei sappia che la scuola rimarrà oltre lo stato di emergenza, per fortuna. Purtroppo, invece, oltre lo stato di emergenza, rimarrete anche voi, con le vostre misure restrittive, con le vostre misure economicide, con le vostre misure limitative delle libertà, ma non rimarranno quei rari sostegni che avete messo in campo. Oggi sancite drammaticamente questo, unitamente alla vostra più incredibile e forte indifferenza alle necessità delle famiglie, financo nell'accudimento dei minori, che voi tenete illegittimamente a casa, perché, con le vostre regole, in DAD e in DDI ci vanno anche un'infinità di bambini sani, che o stanno a casa da soli davanti a un tablet, oppure dovranno avere un servizio di babysitting. E questo introduce un altro tema, che dovrebbe far vergognare la sedicente sinistra esistente in quest'Aula, perché non conferire i congedi parentali alle famiglie con minori di anni 14 che sono costretti alla DAD o alla DDI vuol dire colpire violentemente a sangue più le famiglie bisognose che le altre, che vedranno divorato uno stipendio magari miserrimo da quanto dovranno dare per il servizio di babysitting.

Questa è una vergogna colossale, tanto più se proviene da Governi in cui è presente una sedicente sinistra, perché le famiglie vengono abbandonate. Le chiediamo di rimeditare il parere su questo ordine del giorno, perché le famiglie dovrebbero non avere colore, i figli dovrebbero non avere colore. Se voi rimarrete sordi e indifferenti a questa richiesta di Fratelli d'Italia, testimonierete, ahimè, per voi, che le famiglie hanno un colore, hanno una trincea, hanno un luogo politico dove stare, che è quello di Fratelli d'Italia, che non abbandona le famiglie e che chiede che, oltre lo stato di emergenza, vi siano i congedi parentali. Voi, oltre lo stato d'emergenza, continuate a vedere solo il green pass e i ricatti sociali e lavorativi (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Fiano. Ne ha facoltà.

EMANUELE FIANO (PD). Scusi, Presidente, sull'ordine dei lavori. Le segnalo che, dalla registrazione elettronica dei voti, risulta che non abbia espresso il voto un certo numero di deputati del Partito Democratico. Sei di questi - una delle quali è mia vicina di banco -, siccome, per dovere d'ufficio, io controllo i voti del Partito Democratico, hanno votato. Se succede per uno, può essere che uno, all'ultimo momento, sposti il dito e il voto non risulti, ma sono sei. Io vorrei che lei chiedesse un controllo del voto elettronico, per cortesia.

PRESIDENTE. Adesso controlliamo senza problemi, intanto andiamo avanti con la fase, poi controlliamo. Stiamo controllando adesso. Il presupposto è che funziona. Controlliamo e andiamo avanti con il sistema elettronico, non c'è problema a interrompere.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/3467/59 Delmastro Delle Vedove, con il parere contrario del Governo… Revoco l'indizione della votazione.

Ha chiesto di parlare il deputato Zucconi. Ne ha facoltà.

RICCARDO ZUCCONI (FDI). Poiché richiamo fatto, signor Presidente, dal collega Fiano non mi sembra cosa da poco, io credo che sulla sollecitazione che ha fatto il collega Fiano le cose vadano verificate immediatamente.

PRESIDENTE. Stiamo verificando. Adesso verifichiamo.

RICCARDO ZUCCONI (FDI). Se ci sono delle problematiche… Io capisco che state verificando, ma non credo che ci voglia un tempo infinito. Se è vero che il voto viene, in qualche modo, mutato rispetto alla realtà, questa non è una questione, la questione è che impedisce di procedere ad altri voti, mi pare, finché non sia verificato. O si è sbagliato il collega Fiano, e diciamolo subito, oppure ha ragione e, allora, questa problematica impedisce ulteriori votazioni, secondo noi.

PRESIDENTE. Verifichiamo, con 10 minuti di sospensione.

La seduta, sospesa alle 10,30, è ripresa alle 10,45.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ETTORE ROSATO

PRESIDENTE. La seduta è ripresa. Cortesemente chiedo ai colleghi di riprendere posto. Il sistema di votazione, dopo i controlli effettuati, è risultato perfettamente funzionante, nel suo complesso. Se, quindi, c'è stata la mancata registrazione di qualche voto, questo potrebbe essere dovuto unicamente all'utilizzo, da parte del collega parlamentare, della sua postazione di voto. Riprendiamo l'esame degli ordini del giorno.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/3467/59 Delmastro Delle Vedove, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 24).

PRESIDENTE. Onorevole Portas, prego. Se deve dirci qualcosa, lo dica al microfono, sennò non la sento.

GIACOMO PORTAS (IV). Terminale fuori servizio.

PRESIDENTE. Va bene. Adesso procedo: verifichiamo anche per la prossima votazione.

Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione degli ordini del giorno n. 9/3467/60 Prisco e n. 9/3467/61 Donzelli.

Ordine del giorno n. 9/3467/62 Trancassini, c'è un cambio del parere da parte del Governo. Prego, signor sottosegretario.

ANDREA COSTA, Sottosegretario di Stato per la Salute. Sì, grazie Presidente. Su questo ordine del giorno il parere era contrario. Propongo un parere favorevole con la seguente riformulazione: “a valutare l'opportunità di”.

PRESIDENTE. Onorevole Trancassini, va bene? Sì, la ringrazio.

Ordine del giorno n. 9/3467/63 Novelli: prendo atto che accetta la riformulazione.

Ordine del giorno n. 9/3467/64 Mandelli, favorevole. Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione degli ordini del giorno n. 9/3467/65 Zolezzi, n. 9/3467/66 Alaimo e n. 9/3467/67 Iorio. Ordine del giorno n. 9/3467/68 Martinciglio, parere favorevole. Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione degli ordini del giorno n. 9/3467/69 Papiro e n. 9/3467/70 Mammì. Ordine del giorno n. 9/3467/71 Grimaldi, parere favorevole. Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione degli ordini del giorno n. 9/3467/72 Maraia e n. 9/3467/73 Licatini. Sull'ordine del giorno n. 9/3467/74 Segneri c'è un cambio del parere da parte del Governo. Prego, sottosegretario.

ANDREA COSTA, Sottosegretario di Stato per la Salute. Sì, grazie, Presidente. Qui propongo un parere favorevole con la seguente riformulazione: “tenuto conto della curva epidemiologica, a valutare l'opportunità di un progressivo allentamento delle misure relative all'uso della certificazione verde nei luoghi di lavoro”.

PRESIDENTE. Va bene la riformulazione, onorevole Segneri? Sì. Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione degli ordini del giorno n. 9/3467/75 Terzoni, n. 9/3467/76 Bella e n. 9/3467/77 Gagliardi.

È così esaurito l'esame degli ordini del giorno presentati.

(Dichiarazioni di voto finale - A.C. 3467​)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.

La collega Suriano c'è? Non la vedo, non la sentiamo: si intende che vi abbia rinunciato.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Colucci. Ne ha facoltà.

ALESSANDRO COLUCCI (M-NCI-USEI-R-AC). Grazie, Presidente, Affrontiamo il decreto che proroga lo stato di emergenza sino a fine marzo. Il Governo ha previsto le misure contenute all'interno di questo decreto nel mese di dicembre, quando, obiettivamente, la situazione che si viveva nel Paese, da un punto di vista dei contagi e dei ricoveri, anche dei ricoveri in terapia intensiva, era certamente diversa rispetto allo scenario in cui ci troviamo, oggi, a metà febbraio. Quindi, diciamo che, in questo momento, siamo in una fase nuova.

Da questo punto di vista, ha fatto molto bene il Senato a modificare gradualmente alcune misure di contrasto all'epidemia che si sono rese necessarie proprio a fronte di questo nuovo scenario, ad esempio, la quarantena piuttosto che l'uso del green pass. Credo che sia necessario aggiornare, rispetto ai dati relativi ai contagi e alle ospedalizzazioni, gli strumenti che il Governo mette in campo. Ovviamente, il graduale allentamento proseguirà - è questo quello che noi ci auguriamo - proprio rispetto ai dati. Crediamo anche che possa essere questo l'ultimo provvedimento che prolunga lo stato di emergenza. Siamo stati i primi a sostenere la linea che era necessario tornare verso la normalità. Abbiamo detto che, sia per l'aspetto sanitario ma soprattutto per quello economico, non c'era ristoro che teneva rispetto alle riaperture. Abbiamo sempre detto che era necessario convivere con il virus, essere consapevoli del suo rischio, ma cercare il più possibile di tornare alla normalità. Il Governo Draghi ha agito, fin da subito, nel solco di quello in cui noi abbiamo sempre creduto e che abbiamo sempre suggerito.

Faccio un esempio importante: ricordiamoci il green pass. Quando è stato introdotto dal Governo, nell'aprile scorso, molti hanno gridato allo scandalo, dicendo che era uno strumento che aveva molti limiti, fra cui il tema della privacy e della violazione della libertà delle scelte delle persone; dopodiché ci siamo resi conto che, grazie a questo strumento, invece, abbiamo potuto avere delle riaperture e, da lì a pochi mesi, in tutta Europa hanno iniziato a seguire il nostro esempio; si è parlato dell'Italia come un esempio nella gestione dell'emergenza sanitaria. È necessario, ora, avere degli allentamenti di numerose misure di contrasto al COVID. Ad esempio, in questo decreto, si agevola la possibilità di muoversi dalle isole; questo era un problema e un limite che avevamo registrato con i provvedimenti legati al COVID; nel trasporto pubblico si chiede un controllo sullo stato di salute delle persone, ma non esasperato rispetto al green pass rafforzato. Si dà più apertura verso le manifestazioni culturali e le feste popolari; si torna a dare forza al lavoro agile, allo smart working, che a noi non è particolarmente caro ma, in un contesto di difficoltà sanitaria, può essere uno strumento che dà delle risposte efficaci. Infine, un grande sostegno ai fragili, una di quelle categorie, una di quelle parti di società, pesantemente penalizzate dagli strumenti di contenimento del contagio.

Quindi, Presidente, noi siamo coerenti con il principio del rischio calcolato, di cui ha parlato il Presidente Draghi. Ricordiamoci che quando ci fu la riapertura nel mese di giugno, molti hanno temuto che fosse un provvedimento troppo immediato rispetto a una situazione sanitaria. Dobbiamo sempre contestualizzare le scelte! Oggi è molto facile dire: “Apriamo, abbandoniamo tutti…dimentichiamoci del green pass!”, ma ricordiamoci che il percorso a cui siamo arrivati è stato dovuto a delle scelte molto precise e coraggiose da parte del Governo. Bisogna ricordarsi che se oggi possiamo pensare di abbandonare da qui a breve il green pass, è proprio perché il green pass ha funzionato, è proprio perché ci sono 48 milioni di italiani che si sono vaccinati oltre l'età di 12 anni (quindi, abbiamo il 93 per cento delle persone che hanno rispettato l'obbligo vaccinale, con 132 milioni e mezzo di dosi somministrate). Addirittura, oggi possiamo pensare che i genitori di bambini e di giovani hanno fatto la scelta di vaccinare i propri figli, proprio per la responsabilità che un genitore deve avere anche nei confronti della società: tra i 5 e gli 11 anni, il 36 per cento dei ragazzi ha avuto almeno la prima dose e il 25 per cento ha completato il ciclo vaccinale. Io credo che sia un errore dimenticare questi sforzi e questi sacrifici. Bisogna trattare con rispetto e considerazione le persone che hanno fatto delle scelte, certe volte anche con fatica e non a cuor leggero. Quindi, penso che sia giusto, come abbiamo sempre sostenuto, il ritorno alla normalità e che sia giusto superare questa crisi. Tuttavia, non siamo per gli eccessi, non siamo per le chiusure dettate da un'ipocondria rispetto alle preoccupazioni e ai timori del contagio, quindi siamo contro il lockdown ma, contestualmente, non siamo per i facili entusiasmi. Crediamo che sia giusta questa gradualità e questo è il percorso che il Governo ha portato avanti, che noi abbiamo sostenuto con forza attraverso il nostro sottosegretario. Pensiamo che sia importante continuare a monitorare la situazione e, con grande serenità, fare le scelte, insieme al Parlamento, che ha rapporti, contatti e radicamento con il territorio, per decidere quali devono essere le strade giuste. Mi sembra che questo decreto, migliorato dal Senato e confermato quest'oggi alla Camera, sia la strada giusta e ci auspichiamo che possa essere l'ultima proroga di stato di emergenza, ma crediamo che sia necessario tenere ancora alta la guardia e dobbiamo farlo perché questi risultati sono dovuti alla saggezza, all'intelligenza e alla capacità di interpretare un problema sanitario: è un'esigenza della società che ha bisogno di tornare alla propria normalità.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Suriano, che per un disguido non è riuscita ad essere in Aula. Ne ha facoltà.

SIMONA SURIANO (MISTO-M-PP-RCSE). Grazie, Presidente. Ci troviamo oggi di fronte all'ennesimo decreto su cui viene posta la fiducia - ormai abbiamo perso il conto - senza la possibilità, quindi, per questo Parlamento di discuterne i contenuti, di emendarlo, di trovare magari delle soluzioni più adatte e meno impattanti per i cittadini. Un decreto, tra l'altro, già superato da altri decreti - praticamente ne viene emanato uno a settimana - per cui non sappiamo più a cosa attenerci, come comportarci. Io so solo che gli italiani sono stanchi: mentre nel resto d'Europa si torna alla normalità e viene giustamente ripristinato lo Stato di diritto, qui siamo ancora vessati da regole assurde, prive di logica e che tutto hanno generato fuorché il contenimento della pandemia. Con questo decreto viene prorogato lo stato di emergenza al 31 marzo, sospendendo ancora le garanzie costituzionali e accentrando i poteri e le libertà di prendere decisioni vessatorie nelle vostre mani.

Mi domando: è normale un'emergenza che dura da quasi due anni o dobbiamo abituarci a vivere nell'ordinaria emergenza? Nel periodo in cui vediamo, tra l'altro, calare i contagi ma non le morti e mentre entrano in vigore addirittura regole più stringenti e discriminatorie: mai visto in uno Stato democratico! È stata introdotta l'assurdità di far indossare ai bambini anche le mascherine FFP2 tutto il giorno nel caso di un positivo in classe; peccato che le FFP2 non sono omologate per i bambini e quindi costringiamo i nostri figli a non respirare per sei o sette ore al giorno non sapendo quali effetti ciò possa avere sulla loro salute. Anziché finanziare, quindi, cospicuamente la ricerca pubblica per trovare dei dispositivi adatti anche ai bambini, si preferisce, con le nostre tasse, aiutare le multinazionali che fanno miliardi, non liberalizzano i brevetti e poi chiudono pure le fabbriche in Italia, come succede con la Pfizer a Catania, e non solo.

Questo è il ringraziamento che ci riservano le multinazionali dopo averle riempite di denaro pubblico per produrre un vaccino che, se va bene, dura sei mesi. Chiariamolo subito: qui nessuno è contro i vaccini e credo sia arrivato il momento di sottolineare che essere contro questa logica del green pass non deve assolutamente significare essere un no-vax. I vaccini sono un'opportunità, non l'unica, ma è l'autoritarismo che spaventa. E non dimentichiamo una cosa fondamentale, perché la memoria storica serve. All'inizio della pandemia tutti avevamo una speranza, potevamo trasformare la sofferenza e il sacrificio in un'opportunità. Ricordo che volevamo ricostruire la sanità pubblica affinché nessuna pandemia potesse più spaventarci, invece i problemi sono sempre gli stessi: mancano i posti letto, medici, infermieri, che vengono continuamente sottoposti a turni massacranti.

È notizia di questi giorni di una ragazza, infermiera, che ha avuto un incidente stradale a seguito di una serie di turni notturni. Forse non è tanto la paura del COVID in sé a dettare le linee di questi decreti di emergenza, ma il fatto che interi ospedali rallentassero e che le visite mediche specialistiche avessero tempi lunghi, impedendo agli italiani di curarsi anche per banali malanni. È questa la reale emergenza che si sta prorogando. Se avete chiesto sacrifici in Italia, in cambio non avete sanato questa piaga. Lo avremmo capito tutti e staremmo plaudendo nello spirito di collaborazione istituzionale, ma la verità è sotto gli occhi. Se dovesse esserci una qualsiasi nuova pandemia, saremmo ugualmente impreparati, come lo eravamo due anni fa. La verità è che si è dovuti ricorrere all'emergenza militarizzata per nascondere i fallimenti delle politiche di tagli alla sanità pubblica degli ultimi 30 anni.

Avete smantellato il sistema sanitario pubblico e l'Italia ne ha pagato il prezzo più caro a livello di vite umane. La pandemia globale, la tragedia che ha vissuto l'Italia non vi ha fatto tornare sui vostri passi e il sistema sanitario pubblico continua a vacillare. Noi siamo qui, ancora una volta, a parlare di un decreto per prorogare l'emergenza, ma non abbiamo capito che cosa intendete fare di concreto per affrontare l'emergenza quotidiana che vivono i cittadini. Credete che introdurre un green pass iper, mega, turbo, super, sia la soluzione a tutti i mali? La gente adesso cerca risposte reali. Se siete, come osannati da giornali e istituzioni, il meglio del mercato, come mai non riuscite a capire che questo Paese sta andando a sbattere contro le politiche di austerity che, inevitabilmente, ci lascerete dopo questo periodo? In tutto quello che avete elaborato sinora non esiste un minimo di logica sanitaria, ma solo un voler insistere a percorrere una strada che non ha una via d'uscita.

E piuttosto di ammettere di avere sbagliato, perseverate nell'errore, perché in fondo siete il Governo dei migliori e i migliori non sbagliano mai. L'unica nota positiva di questo decreto, per merito non vostro, ma dei senatori che hanno alzato la testa, è di aver posto fine all'assurda regola discriminatoria che discriminava e segregava gli isolani, e, quindi, l'eliminazione del green pass per spostarsi da e per le isole maggiori. Ma la vostra arroganza e il vostro autoritarismo non ve lo hanno fatto fare; sono dovuti correre ai ripari i governatori della Sicilia e della Calabria, e finalmente due emendamenti di buonsenso sono passati al Senato, contro il parere contrario del Governo. Al di là di questa eccezione, il decreto, comunque, per la sua impostazione discriminatoria, autoritaria e senza alcuna base scientifica sanitaria, va respinto in toto. E me lo auguro sinceramente: quando gli storici studieranno questo periodo, come è stata gestita la pandemia, verrà dipinto come uno dei periodi più bui della nostra democrazia, e coloro che lo hanno permesso e governato come degli irresponsabili. Per questo, dichiaro il voto contrario.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Tasso. Ne ha facoltà.

ANTONIO TASSO (M-MAIE-PSI-FE). Grazie, Presidente. Dunque, la componente che rappresento ha lasciato libertà di voto in base alle convinzioni, alla sensibilità e coscienza di ciascuno. Questi elementi di valutazione mi portano a dichiarare preventivamente l'astensione del sottoscritto. Alcuni motivi li ho illustrati nel mio intervento in discussione generale, altri li spiegherò tra poco, ma, sostanzialmente, faccio fatica ad apprezzare un provvedimento che, al momento dell'esame, ha già esaurito il suo compito ed è stato superato da altri decreti; e ciò che ha prodotto, alla pari degli articolati seguenti, non mi pare siano risultati di cui gioire dopo due anni di chiusure, restrizioni e intimazioni. Posso comprendere che, nell'immediato, la tragica sorpresa di questa invasione virale, divenuta ben presto pandemica, abbia provocato smarrimento, panico, con conseguenti azioni impulsive, e, quindi, comprensibilmente anche errori, ma dopo due anni credo che le conoscenze su come affrontare questo pericolo, con le varianti che si sono presentate, avrebbero dovuto portare a un atteggiamento sanitario e sociale più consapevole.

Sì prudente, ma più soft verso le attività produttive e le possibilità di aggregazione, mentre in realtà ho visto interventi decisi e perentori su alcune attività. Intanto la chiusura, come ho già detto in discussione generale, nel periodo natalizio, dall'oggi al domani, dei locali di intrattenimento e da ballo, senza neanche prevedere un percorso alternativo, che pure c'era, ha messo in grandissima difficoltà questo settore, e non credo che tutte le aziende operanti in quest'ambito riescano a sollevarsi. E ho spiegato, sempre in discussione generale, cosa significa una chiusura totale per questa categoria. Dunque, il decreto in esame ha prolungato lo stato di emergenza fino al 31 marzo, con la consacrazione del green pass in tutte le sue formulazioni; un green pass che però, lo ribadisco, ha dimostrato tutta la sua inutilità, concedendo un lasciapassare, un permesso di accesso ovunque senza conferire patenti di immunità, nonostante le dosi vaccinali e neanche certificati di non contagiosità. Rimango sempre del parere, confortato dalla prova dei fatti, anche sulla base di esperienze personali, che il modo migliore per preservare un ambiente rimane quello di sottoporre a tampone coloro che vogliano accedervi. Per questa ragione, francamente non comprendo perché vi sia l'obbligo vaccinale per i cinquantenni, per accedere al lavoro, o per i colleghi, per prendere parte ai lavori d'Aula; ho letto nell'elenco degli interventi, credo immediatamente dopo il sottoscritto, il nome di un collega che però non potrà prendere parte alla discussione. Perché accade tutto questo quando, con un tampone che ne attesti la negatività, questi soggetti, quindi i lavoratori e anche i colleghi, potrebbero accedere, senza rischi per alcuno o, comunque, sicuramente inferiori rispetto a chi vi accede con la certificazione verde? Francamente, non lo comprendo. Ricordiamoci sempre che parliamo di lavoro, di sostegno alle famiglie, di gente che cerca di sopravvivere - lo ribadisco - dopo due anni di stato di emergenza che si è rivelato e si sta confermando duro per tutti, ma, soprattutto, per chi non ha tutele, sia dal punto di vista sanitario che economico. Inoltre, vogliamo dire che, in tantissimi casi, a seguito di contagio, il green pass in essere in quel momento non è stato bloccato? Lo vogliamo dire? Lo vogliamo sottolineare? E' stato praticamente demandato alla responsabilità di ognuno, che voglio sperare ci sia stata, il rispetto del protocollo previsto. Lo vogliamo dire? Inoltre, vogliamo sottolineare gli innumerevoli problemi ed ostacoli che incontra un cittadino italiano residente all'estero per farsi convalidare un green pass, ottenuto in un altro Paese non dico con vaccini non riconosciuti dall'EMA, ma con vaccini riconosciuti e utilizzati in Italia come il Pfizer?

In merito a questa azienda produttrice, vorrei rilevare che, nonostante il volume di affari realizzato nel nostro Paese, dove la normativa pro-green pass ha dato una notevole spinta all'utilizzo dei vaccini di questa azienda, con notevoli profitti, come ringraziamento per il grande aiuto, questa azienda manda a casa 130 lavoratori dello stabilimento di Catania. Non mi pare una bella cosa francamente, per usare un eufemismo.

Inoltre, in questi due anni non abbiamo ottenuto una procedura efficace nel caso in cui, in un reparto ospedaliero, si riscontrino pazienti positivi. Ma davvero - mi chiedo - si può chiudere un reparto, dove vi sono interventi programmati a pazienti ricoverati in camera singola, praticamente già pronti per l'intervento, perché si sono rilevati casi di positività al COVID, in altre stanze, in altri ambienti, quindi non stanze singole, non stanze con più pazienti, con un differimento a data da destinarsi dell'intervento? Una riflessione al riguardo va fatta: se i pazienti, per entrare in ospedale, sono sottoposti a tampone molecolare, che, come abbiamo detto, offre un livello di sicurezza molto alto, evidentemente il virus, quindi il contagio entra negli ospedali, in questi ambienti per altre vie. Allora, mi chiedo: forse, tramite soggetti che non sono obbligati al tampone, perché in possesso di green pass? E' una domanda che mi faccio e, magari, prima o poi una risposta ci arriverà.

Con questi provvedimenti, e non solo quello in esame, ma anche con i precedenti e con i seguenti, sono stati creati notevoli problemi, a mio parere, alle realtà produttive e sociali e sono stati minati equilibri familiari fragili perché, dove non c'è la possibilità di portare sostegno alla propria famiglia, i problemi si elevano all'ennesima potenza.

Per quanto riguarda le realtà produttive, sempre a mio modestissimo parere, non può esserci costrizione al rispetto delle restrizioni, se non si prevede un adeguato ristoro per la mancata possibilità di lavorare e di produrre reddito.

Per questa ulteriore serie di motivazioni, ricordando che la componente del gruppo Misto MAIE-PSI-Facciamoeco lascia libertà di voto, ribadisco la mia astensione sul provvedimento odierno.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Cabras…Onorevole Trano, cosa succede?

RAFFAELE TRANO (MISTO-A). Presidente, sull'ordine dei lavori, soltanto per precisare che il collega Cabras, che noi abbiamo iscritto in dichiarazione di voto, non intende rinunciare all'intervento; purtroppo, non gli è stato consentito l'ingresso in questo consesso, perché non ha effettuato la vaccinazione, quindi gli viene negata la libertà di espressione e di parola, come nel ventennio fascista (Applausi dei deputati del gruppo Misto- Alternativa).

PRESIDENTE. Onorevole… Onorevole, stia attento all'uso delle parole, perché hanno un senso in questo luogo.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Colletti. Ne ha facoltà…(Commenti del deputato D'Ettore).

Colleghi, colleghi… Onorevole D'Ettore, ci penso io a presiedere. Onorevole D'Ettore, ci penso io (Commenti del deputato D'Ettore)! Onorevole D'Ettore…(Commenti - una voce dai banchi del gruppo del partito Democratico : “ha ragione!”). Ma ha ragione su cosa? Colleghi, non avete mai ascoltato il collega Trano, evidentemente.

Onorevole Colletti, prego.

ANDREA COLLETTI (MISTO-A). Grazie, Presidente. Siamo ormai alla trentasettesima fiducia di questo Governo; eppure, solo pochissimo tempo fa, abbiamo ascoltato di nuovo, in questa Assemblea, il Presidente della Repubblica parlare di centralità del Parlamento. Sarebbe da chiedere al Presidente della Repubblica cosa volesse dire con centralità del Parlamento, quando il Parlamento nulla può decidere sui decreti in discussione, perché sono già decisi altrove, o nei CDM o in altre riunioni extra parlamentari, e quando non è permesso nemmeno modificarli con emendamenti, derogando completamente al diritto – dovere, anzi - che ha ogni parlamentare di migliorare le norme.

Questo decreto dimostra ancora la sua fallacia, perché, in realtà, con questo decreto, ma anche con gli altri che si sono succeduti, il Governo dimostra sempre più il fallimento delle proprie politiche dal punto di vista epidemiologico. Nonostante ci avessero venduto il green pass e il super green pass come risolutivi, il nostro Paese, tra tutti gli altri Paesi europei, è forse quello che ha maggiormente subito l'andamento negativo della variante Omicron, dimostrazione implicita che i decreti del Governo, discriminatori nei confronti di milioni di cittadini, a nulla sono serviti. Sono, però, serviti, in realtà, a dare una dimostrazione a un livello più alto, ovvero a modificare il nostro regime da democratico ad autoritario. Siamo passati da un sistema di libertà, previsto dalla nostra Costituzione, a un sistema ormai di concessione, concessione del sovrano; siamo, quindi, tornati alla teoria classica del contratto sociale di hobbesiana memoria, una teoria illuminante all'epoca, ma pre-democratica, perché presupponeva non solo il cosiddetto pactum unionis, in cui i cittadini si mettevano insieme per superare lo stato di natura, ma anche il pactum subiectionis, ovvero il patto secondo cui i cittadini cedevano al sovrano un pezzo delle proprie libertà, di cui il sovrano poteva fare l'uso che volesse. Quindi, siamo tornati, in realtà, a un elemento che ha caratterizzato gli anni precedenti l'illuminismo, in cui abbiamo tuttora un sovrano - potremmo definire sovrano, in questo caso, Draghi - che decide, fa e disfa a suo piacimento, e i cittadini non sono più dotati di un'autonomia e di una libertà derivate dalla Costituzione, ma di quella libertà che è permessa loro in base ai provvedimenti del sovrano di turno. Quindi, ogni provvedimento che limita la libertà è concesso. Dunque, siamo a un elemento in cui abbiamo inserito una libertà condizionata a carico dei cittadini, che ormai sono diventati sudditi; peccato che questi cittadini non abbiano neanche commesso un reato e, quindi, in realtà, si trovano in una posizione deteriore addirittura rispetto a coloro che commettono reati.

Vorrei capire, Presidente, considerato che ora sta dialogando con un deputato, quanto sia utile anche la discussione in questa Camera, nella quale la stessa certifica la propria incapacità, certifica la propria ignavia, perché qui siamo presenti in un momento di ignavia generale, di deputati, così come Ministri e sottosegretari, che, pur di salvare la propria poltrona e il proprio stipendio, votano qualunque cosa venga loro ordinato di votare dai capipartito. Questa inutilità è talmente sintomatica del fatto che, piuttosto che ridurre il numero dei parlamentari, si potrebbe tornare alla proposta, risalente ormai a dieci anni fa, dell'attuale Ministro Brunetta, di far votare i capigruppo, in luogo dei parlamentari. Se quest'ultimi, infatti, non hanno più il potere o si sono tolti da soli il potere di incidere sulle politiche governative, tanto vale far votare i capigruppo per tutti, almeno salveremmo la faccia e, soprattutto, gli italiani non salverebbero lo stipendio di centinaia di parlamentari, che sono qui per premere un bottone su indicazione del proprio capopartito (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Alternativa).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Corda. Ne ha facoltà.

EMANUELA CORDA (MISTO-A). Grazie, Presidente. Oggi abbiamo indossato, e ci dispiace, anche il lutto al braccio, perché simbolicamente vogliamo affermare che purtroppo c'è stato un lutto: è morta la nostra Costituzione. Nel momento in cui si portano avanti misure di questo tipo, che addirittura escludono parlamentari della Repubblica da quest'Aula, allora significa che la Costituzione non esiste più o, almeno, non esiste per chi sta portando avanti questo tipo di misure, come giustamente diceva il collega Trano, che in precedenza è stato attaccato perché ha usato parole un po' forti, facendo una similitudine riguardo al ventennio fascista. Io non voglio ribadire quella similitudine, però il fatto che rappresentanti dei cittadini non possano accedere a quest'Aula e portare avanti le istanze, a votare provvedimenti che poi incidono sulla vita stessa di chi ha delegato queste persone, allora questa cosa è assolutamente gravissima e inaccettabile e andrebbe denunciata in tutte le sedi. Noi lo stiamo facendo, con scarso ascolto; ormai c'è un annichilimento generale, un soggiacere rispetto a questo status quo, c'è un'accettazione silente, da parte della maggioranza, rispetto a misure che, tra l'altro, sono mal digerite dalla stessa maggioranza. Interloquendo, infatti, con tanti colleghi che stanno votando questi provvedimenti e continuano pedissequamente a sostenere questo Governo, abbiamo capito che queste misure sono appunto mal digerite, anzi, non sono più tollerate da alcuno. Pertanto, non si capisce il motivo perché vengano portate avanti con questa pervicacia, con questa insistenza, con questa assurda prepotenza, che sta creando problemi a tutti i cittadini italiani. Oggi parliamo della proroga dello stato di emergenza, ma l'unico stato di emergenza che rileviamo è legato proprio al fatto che questo Governo continui a portare avanti provvedimenti assolutamente scandalosi.

Stupisce il fatto che, parlando proprio dello stato di emergenza, il Ministro Speranza abbia lasciato anche una porticina aperta, addirittura facendo intuire che questo stato di emergenza potesse essere ulteriormente prorogato: la proroga della proroga della proroga.

Speriamo ciò non avvenga, perché sarebbe proprio un attentato. Infatti, siamo veramente in una situazione ormai inaccettabile con queste misure, che vanno proprio in controtendenza rispetto alla pandemia e rispetto allo sviluppo di questo virus, perché gli effetti vanno piano piano a diminuire, anche grazie al fatto che c'è stata questa grande ondata della variante Omicron, con i suoi effetti più blandi (tra l'altro, scientificamente attestati). Quindi, con questo contagio esponenziale che c'è stato nel mese di gennaio, si è arrivati ad un'immunizzazione, alla famosa immunità di gregge, che veniva millantata prima, grazie appunto alla somministrazione dei vaccini ma che alla fine, poi, non è mai avvenuta, proprio perché i vaccini sono stati inoculati in piena pandemia, con una serie di errori macroscopici che gridano vendetta. Infatti, questo aumento esponenziale dei contagi è responsabilità di chi ha gestito male le misure che sono state applicate per far fronte a questa situazione, insistendo con questo green pass e poi con il super green pass, dando una patente ai cittadini per poter girare senza neanche sottoporsi al tracciamento del virus, senza fare un tampone! Quindi, il paradosso è stato che c'era chi, non vaccinato, si sottoponeva al tracciamento dei tamponi - e quindi garantiva di non contrarre il virus e soprattutto di non contagiare - e invece c'era chi, magari, se ne infischiava bellamente, tra l'altro anche con sintomi. Infatti, attenzione: tantissime persone in possesso di super green pass, con sintomi, non andavano neanche a farsi un controllo o un tampone, temendo ovviamente la segregazione, la quarantena e quant'altro; quindi, avevano la patente di fare gli affari propri. È per quello che sono aumentati esponenzialmente i contagi! Se prima si diceva che i vaccini proteggevano proprio dal contagio e che il green pass - l'ha detto tra l'altro anche il Presidente Draghi - avrebbe garantito alle persone di frequentare gli ambienti in sicurezza, dove non sarebbe circolato il virus, invece alla fine è successo l'esatto contrario, ovvero che chi aveva il green pass si è ritrovato proprio a frequentare persone con il super green pass positive. Quindi, si contagiavano tutti a vicenda e sappiamo poi come è andata a finire.

Allora, di fronte all'evidenza dei fatti, come è possibile che ancora ci si intestardisca con queste misure ridicole? Tra l'altro, ai colleghi domando: non vi siete domandati cosa produce nella mente di una persona attempata, di una persona anziana, di una persona che si deve recare alle Poste a ritirare la pensione, a prescindere dal fatto d'essere vaccinato o meno, il fatto di dover esibire un foglietto, una carta verde, anche per fare delle piccole operazioni allo sportello? Certo, non ve lo siete domandati perché ve ne infischiate del fatto che le persone stiano male e, poi, elargite il bonus psicologico, ma cercate di andare alle cause dei problemi! Eliminate la causa del malessere! Non insistete con questa violenza, perché state molestando le persone.

Sentiamo delle storie ogni giorno veramente allucinanti; addirittura denunce con nomi e cognomi. Un anziano non è stato fatto entrare in un bar, laddove aveva chiesto di entrare alla toilette ma gli hanno negato la toilette! Gli hanno chiesto il super green pass e, ovviamente, essendo una persona anziana, che aveva una necessità, potete immaginare come è andata a finire: si è sentito male, eccetera. Costui aveva il green pass, anzi, aveva il super green pass, però, ovviamente, avendo più di novant'anni, non trovava il foglietto che gli avevano scritto i parenti e non riusciva ad utilizzare lo smartphone. Così, il barista, gli chiedeva il super green pass invece di dirgli: “Prego, si accomodi, al limite lo controlliamo dopo”. Questa misura sta scatenando veramente i sentimenti più beceri dell'individuo, con una violenza nei confronti delle persone - proprio a fregarsene del prossimo - senza capire che non siamo tutti delle macchinette con questi cellulari, che riusciamo ad intercettare la carta verde in cinque secondi e ad esporla prontamente: non siamo tutti così! Ci sono persone che hanno delle difficoltà, persone con delle disabilità, persone anziane, persone che magari in quel momento non se lo ritrovano in borsa per delle banalità; questa sta diventando un'autentica vessazione, quindi non è solo un problema legato al fatto che ci siano persone non vaccinate. Tra l'altro, l'ho ribadito più volte: tanti non hanno potuto vaccinarsi anche per problemi di salute. Sappiamo, infatti, che c'è una difficoltà anche nell'ottenere le esenzioni, perché c'è questo clima di terrorismo per cui anche il medico di base non se la sente di firmare o magari di garantire per il paziente su eventuali allergie, eccetera. Ovviamente, tutti devono essere vaccinati e poi chi se ne frega se quello ha le reazioni allergiche; intanto uno ha fatto due dosi di Pfizer, poi gli fanno Moderna; ogni giorno ne raccontano una diversa. Adesso, negli hub vaccinali, praticamente somministrano Moderna dopo Pfizer, perché Pfizer lo devono somministrare ai bambini, ma lo stanno somministrando ai quarantenni! Si tratta di bambini un po' cresciuti, a quarant'anni! Evidentemente, c'è il fatto che stiano scarseggiando le dosi e allora, siccome abbiamo queste altre, si dice: beccatevi queste!

Non funziona così e questa cosa deve essere fermata immediatamente, perché ormai sono quasi tutti vaccinati e si sta soltanto facendo violenza sulle persone. Ricordo un'ultima cosa. Oltre al fatto che avete mandato a casa 500 mila persone, cacciate dal posto di lavoro - attenzione - con questa storia dell'obbligo vaccinale per gli over 50, c'è anche la faccenda gravissima che riguarda queste istituzioni, per cui, appunto, parlamentari, come il collega Pino Cabras non possono accedere alle sedi parlamentari. È una cosa vergognosa.

PRESIDENTE. Concluda.

EMANUELA CORDA (MISTO-A). Vado a chiudere e ricordo che avete concesso persino ai positivi di votare: persino ai positivi, inventandovi una specie di circo equestre per farli arrivare al tendone organizzato appositamente per loro! Quindi, i positivi possono votare; Pino Cabras, che si è sempre sottoposto al tracciamento, non può votare! Evviva la democrazia di chi la sta negando (Applausi dei deputati del gruppo Alternativa).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Costanzo. Ne ha facoltà.

JESSICA COSTANZO (MISTO-A). Grazie, Presidente. Con il decreto che oggi convertirete, dopo una serie innumerevole di provvedimenti analoghi, avete, in realtà, normalizzato l'emergenza. Lo stato di emergenza - lo dice la parola stessa - ha un senso per fronteggiare situazioni imprevedibili ed eccezionali. Le caratteristiche di uno stato di emergenza sono sicuramente la gravità e l'eccezionalità, ma se, poi, l'eccezionalità diventa ordinaria amministrazione, Presidente, qui siamo davanti a qualcos'altro; più che altro, ad uno stato di eccezione, visto che avete compresso le libertà personali in maniera atroce e avete stravolto la vita delle persone, delle famiglie e delle imprese. Se la legge, in particolare l'articolo 24 del codice della Protezione civile, prevede che lo stato di emergenza abbia una durata di 12 mesi, prorogabili di altri 12 in casi straordinari ed eccezionali, evidentemente un motivo ci sarà. Ricordiamo, tra l'altro, che il legislatore ha posto anche dei limiti piuttosto ampi, perché questa norma è del 2018 e, in precedenza, lo stato di emergenza durava tre mesi.

Invece, vediamo altri Paesi a noi vicini, come la Spagna, che hanno eliminato lo stato di emergenza; altri come la Gran Bretagna e la Svizzera che addirittura non l'hanno mai adottato; la Danimarca l'ha abrogato cinque mesi fa. Quindi, se ne deduce che lo stato di emergenza in Italia viene mantenuto in realtà per coprire altre inefficienze del Governo. Si prolunga lo stato di emergenza proprio per evitare che venga scoperto che il sistema sanitario è ancora in affanno dopo due anni in cui le misure e gli interventi finora adottati non sono assolutamente adeguati e sufficienti, soprattutto per garantire la tutela del diritto alla salute dei cittadini.

Vorrei, però, ampliare lo sguardo alle incredibili contraddizioni e ai controsensi con cui siamo costretti a convivere da ormai due anni. Dal 15 febbraio i parlamentari over 50 che non sono vaccinati si trovano nella condizione di non poter esercitare le loro prerogative parlamentari, non potendo entrare nell'aula della Camera o del Senato, e si tratta di rappresentanti che sono stati eletti e votati da decine di migliaia di persone.

Anche il concetto stesso di rappresentanza, quindi, viene rivisto e soprattutto messo in discussione. Si tratta di persone sane, lo ripeto, sono persone sane che con un semplice tampone potrebbero verificare la propria contagiosità. Quel che è peggio, ricordo a tutti, è che poche settimane fa, durante le elezioni del Presidente della Repubblica, è stata creata una postazione esterna per permettere di votare anche alle persone positive, mentre oggi impediamo di esercitare la stessa prerogativa a delle persone sane. La cosa più grave, poi, resta l'aver impedito alle persone di poter svolgere il proprio lavoro e di accedere ai mezzi pubblici. Il lavoro è un diritto fondamentale e voi con questa misura state sostenendo un ricatto, avallate un ricatto verso una fascia della popolazione. Allora vi chiediamo: ma quale manipolazione sanitaria c'è dietro? Perché il tampone risulta ancora essere lo strumento che attesta se una persona è contagiosa o meno, nel qui ed ora.

Ma le assurdità, tra l'altro, non finiscono qui; oggigiorno, uno straniero che giunge in Italia può accedere a tutti i ristoranti, a tutti i mezzi pubblici in tutto il Paese, ma la stessa cosa non è consentita ai cittadini italiani, quindi, i cittadini italiani sono cittadini di serie B. Questa scelta, tra l'altro, vi do una notizia, non sarà sufficiente per risollevare il comparto del settore turistico che è stato posto in ginocchio proprio da queste misure contraddittorie che cambiano in continuo e che, tra l'altro, hanno poi orientato i turisti verso altre mete.

Altro punto; ovunque si riconosce che la variante Omicron è sicuramente meno pericolosa di quelle precedenti ed è anche, tra l'altro, quella più diffusa in tutto il Paese. La dottoressa Angelique Coetzee, una delle prime a identificare la variante, ha dichiarato di aver ricevuto delle pressioni per descriverla come più pericolosa di quanto non fosse. Non solo, la Coetzee parla proprio di intimidazioni e attacchi subiti dai colleghi europei. Questa, Presidente, è una dichiarazione clamorosa, che rende ancora più chiaro come di scientifico questa distruzione dello Stato di diritto non abbia proprio nulla.

Altro esempio lampante; Amnesty International, che tra l'altro è un'associazione che si batte per i diritti umani da decenni, lo scorso gennaio ha sollecitato proprio il Governo italiano ad ancorare i propri interventi a principi di legalità, legittimità, necessità, proporzionalità e non discriminazione. È facile verificare le ragioni di queste critiche: i decessi nel nostro territorio sono comunque sempre alti, l'Italia è il secondo Paese per decessi in tutta Europa, con il numero più elevato, tra l'altro, di decessi giornalieri. Il problema è che non sappiamo se si tratti di persone morte per COVID o con COVID, perché sono state tutte messe nello stesso calderone.

Ciò verrebbe dimostrato anche dal servizio che è andato in onda su Rai2 in cui un medico e un'operatrice sanitaria ammettevano come in alcuni ospedali e in alcune strutture sanitarie si siano di fatto gonfiati i numeri dei positivi e anche dei deceduti proprio per poter usufruire dei fondi del Governo che sono stati elargiti. Vi è poi la questione del numero di chi occupa le terapie intensive; come si apprende tra l'altro anche qui dalle stesse dichiarazioni di medici e di dirigenti ospedalieri, vengono inseriti tra i non vaccinati tutti coloro che hanno superato i 4 mesi dall'ultima somministrazione del vaccino, quindi, tutti questi soggetti sono considerati no-vax e inseriti in questa mischia; è normale, quindi, che tutti questi dati siano sfasati.

Veniamo, poi, Presidente, al tema dei temi, il vaccino. Allora, l'Italia ha raggiunto un elevato livello di vaccinazione; sulla base, tra l'altro, dei dati ufficiali, risulta essere la seconda nazione in tutta Europa, dopo la Danimarca, per numero di dosi somministrate. Mi stupisco di come l'obbligo vaccinale e anche il super green pass vengano ancora sostenuti, vedendo anche, tra l'altro, come tutte queste misure non abbiano incentivato l'aumento dei vaccinati, perché queste misure hanno già portato al 90 per cento della popolazione vaccinata e più di così non si arriva, dato che la pandemia tra l'altro non si fermerà nemmeno quando arriveremo al 100 per cento dei cittadini, cosa che comunque sia è un obiettivo irraggiungibile, nessun Paese mai è riuscito ad arrivare ad un traguardo simile, perché rimarrà sempre comunque una fetta di popolazione che non può o che non vuole vaccinarsi. Ma noi abbiamo il dovere di rispettare la volontà di queste persone, anche qualora fossero poche. È invece assurdo introdurre l'obbligo vaccinale e, contemporaneamente, però, chiedere alle persone di firmare una liberatoria in caso di reazioni avverse, proprio come avviene ora.

Vi siete poi dimenticati, forse, dell'amministratore delegato della Pfizer, che ci diceva che per le prime due dosi di vaccino gli effetti erano quasi nulli, mentre l'efficacia diventava di un certo rilievo dopo la terza dose? Non dimentichiamo poi, anche, tra le assurdità e i controsensi, che avete consentito a dei lavoratori positivi, con la terza dose di vaccino, di saltare le quarantene. Peccato che con la terza dose ci si ammala e si contagia, come dimostrano la realtà, i fatti e i numeri.

Purtroppo, con il super green pass avete negato a chi non è vaccinato altri diritti fondamentali, come quello di accedere alle banche, dove sono conservati i propri risparmi; misura, tra l'altro, che colpisce pesantemente le persone anziane, che non hanno dimestichezza con l'accesso telematico. La cosa migliore, Presidente, sarebbe oggi di far decadere questo decreto-legge e riconoscere con onestà che le misure che avete adottato fino ad oggi si sono rivelate essere inefficaci.

Ma noi non vogliamo essere solo i guastatori, Presidente, quelli del “no”, perché sappiamo benissimo la critica che ci sollevate: è facile parlare e criticare, ma di fronte a una pandemia voi che cosa avreste fatto? Bene, Presidente, glielo dico subito. Vogliamo parlare della ventilazione meccanica nelle aule e sui pullman? Sicuramente avrebbe inciso maggiormente proprio per evitare il contagio. Vogliamo parlare delle terapie domiciliari? Perché curare i nostri cittadini a casa avrebbe significato evitare un numero elevato di ospedalizzazioni, soprattutto in condizioni già critiche e compromesse. Vogliamo parlare della necessità di aumentare il numero dei posti letto nelle terapie intensive? Vorrei ricordare ai partiti che creano e che fondano questa maggioranza, che sono i responsabili dei tagli dei posti letto nei decenni precedenti, e anche adesso che l'obiettivo è incrementare il numero di posti letto nelle terapie intensive, molte regioni non sono riuscite a raggiungerlo. Vogliamo parlare di screening anticorpale? Allora parliamo anche della valorizzazione e della responsabilizzazione concreta dei medici di base.

Noi tutti, Presidente, dovremmo lavorare per il rispetto dei diritti fondamentali (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Alternativa).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Forciniti, che non è presente. Si intende che abbia rinunciato.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Giuliodori. Ne ha facoltà.

PAOLO GIULIODORI (MISTO-A). Grazie, Presidente. In dieci minuti è complicato andare solo ad elencare tutte le vergogne che sono state fatte in quest'Aula nell'ultimo anno, ve ne sono veramente innumerevoli. Abbiamo una situazione attuale di emergenza sanitaria, che emergenza più non è, ma già da un po', semplicemente perché è arrivata la variante Omicron, diventata prevalente ormai da un paio di mesi anche in Italia, che porta ad endemizzare il virus, quindi sostanzialmente a considerarlo come un virus stagionale classico.

Questo ce lo dicono i dati, ovviamente non i dati italiani perché i dati italiani sono assolutamente inutilizzabili, sono scarsi, vengono dati in forma aggregata e quindi non si possono fare delle analisi nel vero senso del termine. Ce lo dicono quindi gli altri Paesi, altri studi sono stati anche pubblicati e ci dicono che Omicron è, sì, una variante molto più contagiosa, ma al tempo stesso è molto meno aggressiva, abbiamo quindi molti meno problemi in termini di ospedalizzazione e in termini di morti, ovviamente; tralasciando il fatto che, come anche con le altre varianti, solo una parte della popolazione era a rischio, quindi i fragili e le persone più anziane, bastava tutelare queste persone e non sarebbe stato necessario alcun tipo di lockdown, alcun tipo di restrizione, per tutta l'altra parte della popolazione che non rischia nulla, questo già con le altre varianti, in particolar modo con Omicron. Stiamo obbligando intere generazioni che non rischiano nulla dal Coronavirus a vaccinarsi senza nessuna reale ragione scientifica.

L'unica ragione per cui lo fanno, anzi le uniche due ragioni sono le seguenti: una è data dal fatto che sono terrorizzati, perché, in questi due anni, sono stati bombardati, siamo stati bombardati da un'informazione assolutamente di parte, con l'unico interesse, appunto, di terrorizzare le persone, è stato fatto un vero e proprio terrorismo mediatico; e la seconda, per poter continuare a fare quelle attività che hanno sempre fatto, ossia, per esempio, fare sport, andare a scuola, all'università, uscire con gli amici, andare a teatro, al cinema, eccetera eccetera.

Non possiamo dire che una larga fetta della popolazione italiana si sia sottoposta alla vaccinazione come libera scelta, non c'è stata mai una libera scelta, c'è stato sempre una sorta di obbligo indiretto associato a questo clima di terrore che si è venuto a creare e che, purtroppo, porterà risultati negativi anche per il prossimo periodo, non ce lo toglieremo così facilmente. I danni psicologici e di instabilità mentale soprattutto sulle nuove generazioni saranno pesantissimi e lo scopriremo, purtroppo, a breve.

Ebbene, l'emergenza, come dicevo prima, è finita: è finita grazie a Omicron, è finita praticamente in tutti gli altri Paesi dell'Europa. Basta guardare i Paesi del nord, come Norvegia, Finlandia e Danimarca, basta guardare il Regno Unito: stanno togliendo tutte le restrizioni. Basta vedere la Spagna, praticamente il Governo spagnolo dice: tratteremo Omicron come un normale virus influenzale e stagionale. Basterebbe andare a tutelare quelle persone a rischio, invece continuiamo con questa assurdità del green pass, super green pass e anche mega green pass, che - noi di Alternativa lo diciamo praticamente da sempre - è una follia; non ha nulla di scientifico, ma è prettamente una manovra politica.

Ma addirittura, in questo momento, si stanno palesando alcuni esponenti, tipo il vergognoso Ministro Speranza, che dice che grazie al green pass abbiamo tenuto a bada la curva dei contagi. Adesso io non so chi abbia detto questa cosa al Ministro, ma francamente la trovo abbastanza assurda, perché per quanto riguarda il green pass dal punto di vista scientifico, vari studi scientifici – che, purtroppo, non vengono letti a quanto pare, nemmeno il titolo, nemmeno l'abstract, nemmeno le conclusioni ovviamente - dimostrano che né sistemi come il green pass, né anche la stessa vaccinazione abbiano influito, in realtà, sul numero dei contagi. Quindi è una balla, è una fake news, che, purtroppo, anche qua, non viene smentita dal sistema mediatico, il quale cosa dovrebbe fare? I giornalisti dovrebbero fare domande, dovrebbero portare dati e, invece, non viene fatto, e i governanti possono tranquillamente dire quello che vogliono. Quindi, io invito i cittadini a non credere a questa balla: il virus ha un comportamento assolutamente proprio, ha una crescita dei contagi, raggiunge un picco e poi c'è una discesa dei contagi, proprio perché in natura funziona così, ha sempre funzionato così e continuerà a funzionare così. Quindi, è inutile dire che, grazie al green pass, noi siamo usciti dall'emergenza, non è assolutamente vero. Anzi, grazie al green pass siamo già entrati in un'emergenza economica, che già ovviamente c'era a seguito delle fasi di lockdown, ma che viene peggiorata dal green pass, perché il green pass non fa altro che portare al fallimento quei piccoli negozi, quei piccoli ristoranti, bar e tutte quelle attività che non sono legate, magari, alla grande distribuzione e che quindi non riescono a reggere un peso tale. E questo perché? Semplicemente perché perdono i clienti, perché magari i clienti preferiscono acquistare online piuttosto che recarsi al negozio: già era un trend che avevamo visto negli ultimi anni e adesso è assolutamente palese e anche degenerato.

E, quindi, a cosa serve realmente questo green pass? Ovviamente, non a mantenere bassi livelli di contagio. Serve sostanzialmente per due motivi: uno, a far fallire quello che di poco c'è ancora in questo Paese in termini di attività economiche; e due, serve a tagliarci i diritti, a dimostrare che i diritti non riguardano tutti, ma sono concessioni che ci danno i governanti. Sempre più sentiamo dire: se siete bravi, se vi fate la terza, quarta dose, allora potete riacquisire i diritti. Questa è un po' la dinamica del cagnolino: se sei bravo, ti do il biscottino. È questa la dinamica, è così che state trattando i cittadini italiani. Francamente, questa è una cosa molto, molto, molto, molto grave, molto, molto più grave dell'attuale emergenza sanitaria, che, appunto, emergenza più non è. Quindi, si introduce un meccanismo che, purtroppo è stato accettato, per molti casi, non volendo dalla popolazione italiana, alla quale mi riferisco. Chiedo ai cittadini italiani di svegliarsi un po' da questo coma, da questo sonno, che un po' è dato, come dicevo prima, anche dal sistema mediatico, che ha terrorizzato e ha tenuto i cittadini italiani in un contesto di paura, quindi di superare questa paura, di riprenderci i diritti che sono nostri, che sono scritti nella Costituzione, che sta morendo, è morta, è morta assolutamente con sistemi come il green pass. Noi di Alternativa abbiamo il lutto al braccio, proprio per simboleggiare la morte della Costituzione: la Costituzione non ha una reale applicabilità, non esiste nel mondo reale, è carta straccia a tutti gli effetti. Tutti si appellano alla Costituzione, però, poi, quando andiamo a vedere i dati e il Paese reale, non ce n'è traccia. Possiamo parlare di qualsiasi argomento, anche dello stesso diritto alla salute, del diritto al lavoro, del diritto ad essere istruiti e di andare a scuola, eccetera, ma tutto questo non è più realtà.

Avete introdotto un nuovo sistema di controllo: prima, poteva essere identificato - ma lo è anche tuttora, in realtà - per quanto riguarda l'Unione europea. Quindi, le cose non si potevano fare, non si poteva diminuire la forbice sociale, ridistribuire la ricchezza tra ricchi e poveri, perché l'Europa non voleva, perché siamo in un sistema di concorrenza, non possiamo investire sulla sanità, perché l'Europa non vuole, perché dobbiamo tagliare il bilancio che siamo cattivi, stiamo facendo troppo debito che pagheranno le future generazioni – cosa, ovviamente, fasulla, un'altra, ennesima fake news che è stata divulgata -, a cui si aggiunge la questione sanitaria. Non possiamo uscire di casa, perché c'è un alto livello di contagi, che è semplicemente dato dal fatto che Omicron è più contagiosa, ma assolutamente meno pericolosa. Tutti stanno puntando sull'immunità naturale, come la natura ci ha dato, e, invece, no, noi dobbiamo continuare a strozzare l'economia italiana, a strozzare i cittadini italiani con norme che non hanno assoluto senso.

Non mi stancherò mai di dire che la scienza, quella vera, e gli scienziati ormai da mesi ci stanno dicendo cose assolutamente palesi e noi inseguiamo “Lascienzah” (scritta con la “L” maiuscola, tutto attaccato, e l'“h” finale), che altro non è che una fede, un credo, che viene usato assolutamente in modo strumentale per tagliare i diritti che la Costituzione ci ha dato, la Costituzione più bella del mondo, ricordiamo. La popolazione si deve un po' svegliare, come dicevo prima. Mi rivolgo ai cittadini: riprendiamoci i nostri diritti, perché l'emergenza è finita, non c'è più nulla da temere e dobbiamo mandare a casa questi governanti assolutamente incapaci.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Maniero: si intende che vi abbia rinunciato.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Raduzzi. Ne ha facoltà.

RAPHAEL RADUZZI (MISTO-A). Grazie, Presidente. Noi oggi interveniamo e voteremo su questo decreto - ovviamente in modo contrario -, con un segno di lutto al braccio, perché, da 2 giorni ormai, è morta la democrazia in questo Paese. Abbiamo colleghi di tutti i partiti, non solo qui alla Camera, ma anche al Senato, che non possono materialmente entrare e fare il loro lavoro di rappresentanti del popolo italiano. Questa è una cosa di una gravità assoluta, che va di pari passo con il divieto di lavoro per milioni di cittadini italiani, perché avete creato un sistema in cui ci sono cittadini di serie “A” e cittadini di serie “B” e questa sarà una macchia indelebile che voi tutti vi porterete nel vostro futuro.

Noi oggi voteremo contrariamente e convintamente “no” a questo decreto, che introduce altre insensate restrizioni: introduce il divieto per tutti coloro che non si sono vaccinati di andare in un museo, al cinema, in un ristorante, anche all'aperto, di prendere un mezzo pubblico. Veramente, colleghi, stiamo vietando ai dodicenni, ai bambini, che, in pratica, non rischiano nulla, di prendere un autobus per andare a scuola. Non so se voi vi rendiate conto della gravità di quello che voi qui, oggi, voterete e di quello che rimarrà nei libri di storia: vietare ai bambini, che praticamente non rischiano nulla, di prendere un autobus.

Tutte queste cose per noi sono indegne di un Paese civile e non hanno pari rispetto a tutti gli altri Paesi del mondo e dell'Unione europea. Non siamo mai arrivati a vedere Paesi in cui si vietava l'uso dei mezzi pubblici, degli aerei, dei treni, dei bus e anche del lavoro da parte di coloro che hanno, magari, fatto una scelta diversa da quella che ha fatto la maggioranza del Paese.

Voteremo contro anche perché questo decreto va a prorogare nuovamente, per l'ennesima volta, in maniera sempre più insensata, questo stato di emergenza, che vi permette di fare le vostre cose di nascosto. Questa notte siamo andati avanti fino alle 4 di notte, in Commissione bilancio, perché le vostre cosine le fate di notte, i soldi agli amici degli amici li date la notte, quando i cittadini non possono vedervi. E io voglio ricordare chi, in questi ultimi mesi, in questi ultimi anni, si scagliava contro la proroga dello stato d'emergenza, perché Matteo Salvini, il 24 luglio, diceva che chiunque voglia prorogare lo stato d'emergenza è nemico dell'Italia. Allora, io devo dirlo in maniera chiara: Matteo Salvini è nemico dell'Italia, Matteo Salvini e tutti i leader di maggioranza che sostengono questo indegno Governo sono nemici di questo Paese, perché stanno continuando a tenere bloccata l'economia, stanno facendo fallire i ristoratori, i commercianti, tutte le piccole imprese! E lo stiamo vedendo: le previsioni del PIL del 2022 le state già rivedendo al ribasso e siamo l'unico Paese che già non è tornato ai livelli pre-crisi del 2019, che sono ancora più bassi rispetto ai livelli pre-crisi del 2008. Vent'anni buttati nel cesso, questa è la verità dei fatti. Noi stiamo veramente togliendo il futuro alle giovani generazioni. E, di fronte ai problemi di questo Paese, come l'aumento delle bollette del 200-300 per cento, voi, l'altro giorno, cosa avete ben pensato di fare? La vera emergenza di questo Paese, i balneari: bisogna mettere a gara le concessioni dei balneari. Queste, secondo voi, sono le vere priorità degli italiani? Non l'economia che va a rotoli, non le bollette che triplicano, non l'Unione europea che sta tornando sulle politiche di austerità, con i “falchi” che, anche oggi, ci dicono che il Patto di stabilità va bene così com'è, non con la BCE che sta rivedendo le sue politiche monetarie. No, questi non sono i problemi, i problemi dell'Italia sono i balneari e ingabbiare tutti quelli che non si sono vaccinati.

Ebbene, Presidente, noi, per tutti questi motivi, votiamo “no”, convintamente, a voi e alla vostra maggioranza (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Alternativa).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Sapia. Ne ha facoltà.

FRANCESCO SAPIA (MISTO-A). Grazie, Presidente. La proroga dell'emergenza COVID al 31 marzo, è una truffa schifosa. Il Parlamento è schiacciato da un Governo che procede con “decreti matrioska”, con l'evidente obiettivo di distruggere la democrazia, le libertà individuali, il tessuto produttivo, la ragione e la speranza. Con la scusa del virus, il Presidente Draghi e la sua maggioranza vogliono lasciare gli italiani in mutande. Il disegno è questo: creare paura, disinformazione e caos, uccidere il lavoro e smantellare i servizi essenziali, dalla sanità alla scuola, dalla giustizia all'ordine pubblico, dall'energia alle comunicazioni. Con l'appoggio di una maggioranza venduta al potere finanziario, il Governo brucia gli ultimi risparmi dei cittadini, costringendoli a chiedere i soldi alle banche, cioè agli amici di “super Mario”, così come lo chiama una stampa prezzolata, asservita e complice. Con il caro bollette gli italiani non avranno possibilità oltre all'elemosina, al suicidio, al reclutamento della 'ndrangheta o delle altre mafie.

Ho il coraggio della parola, Presidente. L'emergenza sanitaria è una scusa per distruggere la Costituzione, l'economia e lo Stato di diritto. Il Parlamento non c'è più e il Governo è in preda a un vile affarismo. Già tra qualche mese l'Italia sarà un Paese del terzo mondo, con la ricchezza nelle mani di amici e compari e tutto il resto della popolazione in condizioni disperate. Continuate così, noi possiamo soltanto dire di essere stati duri, puri e coerenti sino alla fine e il popolo vede, capisce e reagisce. Pagherete alle prossime elezioni la vostra arroganza, la vostra strafottenza, il vostro delirio, infinito, di onnipotenza. La vostra immoralità è continua, siete artefici di un piano diabolico, che noi continueremo a denunciare ogni giorno, con la coscienza pulita e la forza della verità.

Davanti all'evidenza dei fatti, annuncio il voto contrario di Alternativa.

PRESIDENTE. Hanno chiesto di parlare gli onorevoli Spessotto e Testamento, ma sono assenti: si intende che vi abbiano rinunciato.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Trano. Ne ha facoltà.

RAFFAELE TRANO (MISTO-A). Grazie, Presidente. Noi di Alternativa, spesso e volentieri, portiamo la voce di chi voce non ha; portiamo la voce del popolo, anche all'interno di questa Istituzione, che ormai vive e prolifera in questi palazzi ed è completamente disconnessa dal mondo reale. Oggi, pertanto, vorrei portare la voce di questo gruppo di lavoratori e lavoratrici degli atenei di Firenze, Pisa e Siena e degli istituti di alta formazione della Toscana: sono lavoratori che ricoprono ruoli all'interno del personale amministrativo e tecnico, sono bibliotecari, lettori, collaboratori ed esperti linguistici, ma anche professori, docenti e ricercatori. Loro hanno scritto questa lettera, indirizzata ai magnifici rettori dei loro rispettivi atenei, che oggi vorrei leggervi: “Come membri di questa istituzione, siamo molto preoccupati dalla frattura che è stata prodotta negli ultimi due anni da provvedimenti governativi che hanno diviso il corpo sociale, in un momento particolarmente difficile da tutti i punti di vista. L'attuale fase epidemica è caratterizzata da una minore letalità e pericolosità del virus, verosimilmente dovuta sia alla circolazione della nuova variante Omicron, sia alla parziale capacità dei vaccini di arginare sviluppi gravi della malattia COVID-19. Questa minore letalità è tuttavia insidiosa, poiché la diffusione del contagio sta avvenendo su grandi numeri e ciò può portare a un impatto rilevante sul sistema sanitario nazionale, pesantemente ridimensionato nel corso degli ultimi anni. Pertanto, crediamo che sia prudente tenere alta l'attenzione, ma riteniamo, al tempo stesso, doveroso riconoscere che il vaccino è strumento utile, ma non risolutivo dell'emergenza, in considerazione soprattutto delle sue limitate capacità di immunizzazione, come anche le stesse case farmaceutiche e le agenzie regolatorie hanno messo in evidenza. I recenti decreti-legge sembrano tuttavia ignorare questo aspetto, introducendo, in modo diretto o indiretto, l'obbligo di vaccinazione per interi settori della popolazione, incluse le fasce di età più giovani, a bassissimo rischio di sviluppare la malattia COVID-19 in forma severa, come attestano i rapporti dell'Istituto superiore di sanità. Nessuna traccia vi è, invece, nei decreti, di strategie di più ampio respiro, che potrebbero includere screening ripetuti con test autosomministrati, come avviene, ad esempio, nel Regno Unito, controlli sull'aerazione dei locali, l'attivazione diffusa dello smart working, ove opportuno e possibile. Va, altresì, considerato che i vaccini attualmente somministrati sono farmaci ancora in fase di sperimentazione, dato che l'autorizzazione a una loro immissione in commercio è avvenuta per via condizionata e temporanea, sulla base del regolamento della Commissione europea n. 507/2006, che si applica espressamente ai medicinali per i quali non siano stati forniti dati clinici completi in merito alla sicurezza e all'efficacia e che le evidenze scientifiche circa l'efficacia e la sicurezza della somministrazione di dosi booster a distanza ravvicinata sono scarsi. Questi aspetti, uniti alla mancanza di una pianificazione di medio e lungo termine e di una definizione dei parametri che permetteranno di ritenere conclusa l'emergenza COVID-19, rendono, da un lato, imprudente e, dall'altro, preoccupante la strategia di estensione dell'obbligo del super green pass.”.

“Inoltre, la comunicazione in tema vaccinale è stata estremamente variabile e incoerente: dalla promessa dell'immunità di gregge, si è passati all'evidenza che il vaccino non protegge dal contagio; da un solo ciclo vaccinale, si è passati alla necessità di una terza e, forse, di una quarta dose. E, nel frattempo, il CEO di Pfizer afferma che la formulazione attuale non protegge e che, da marzo, sarà disponibile una nuova versione del vaccino, che proteggerà dalla variante Omicron. Riguardo, nello specifico, all'estensione dell'obbligo vaccinale al personale universitario, osserviamo che, in gran parte, le nostre strutture sono risultate luoghi sicuri, dove non si sono verificati disservizi didattici, scientifici o amministrativi, a causa di una diffusione incontrollata del contagio, questo anche quando le lezioni e parte delle altre attività sono riprese prevalentemente in presenza, ad indicare che la tipologia e le attività lavorative all'interno dei nostri atenei possono essere svolte in sicurezza e modulate a seconda della fase epidemica. Per tutti questi motivi, le misure previste dal decreto-legge n. 1 del 2022, a nostro parere, non appaiono coerenti e commisurate allo scenario attuale; oltretutto la normativa potrebbe generare conflitti e acuire discriminazioni all'interno dell'ampia comunità universitaria. Con il nuovo decreto, a chi sceglierà di non vaccinarsi o di non proseguire con ulteriori somministrazioni, sarà impedito di lavorare. Questa disposizione avrà gravi ripercussioni sociali e psicologiche, che incideranno sulla vita individuale e familiare dei lavoratori sospesi, incluse persone al termine della loro carriera lavorativa, oltre ad avere ricadute sulla formazione degli studenti, sulla ricerca e sull'attività culturale e amministrativa dei nostri atenei. Negare il cosiddetto assegno alimentare, che viene erogato perfino a chi è sospeso per motivi disciplinari o per aver commesso reati penali, appare un provvedimento inumano, che aggrava la misura di sospensione, di per sé già lesiva del diritto al lavoro, su cui si incardina la nostra Costituzione. Si verrà, inoltre, a creare una palese violazione del diritto alla privacy, in quanto la sospensione del lavoratore metterà in luce il fatto che questi non è vaccinato, rivelando così un suo dato sensibile. Nel clima di dialogo e di confronto, su cui si basa la vita della comunità accademica, siamo fiduciosi che si possa avviare nell'immediato una riflessione congiunta su questi temi così cruciali per l'università”.

Poi la lettera continua, indicando anche alcuni possibili accorgimenti, che i rettori dotati di una certa sensibilità potrebbero accogliere. Orbene, questo è un piccolo spaccato della società civile, di una parte della comunità scientifica italiana che ha indirizzato questa lettera, che io ho voluto lasciare agli atti dei resoconti parlamentari, perché, poi, un giorno, tra qualche anno o tra qualche decennio, quando andremo a rileggere queste parole, si saprà che il Governo Draghi, il Governo dei migliori è incappato in un colossale errore storico.

Ma cambiamo argomento, andiamo ad altri temi, andiamo allo stato dell'economia, che è sotto gli occhi di tutti. Io davvero ho grosse difficoltà a immaginare e a capire perché il Governo dei cosiddetti migliori - nonostante abbia varato queste misure vessatorie, restrittive, che stanno, di fatto, uccidendo la nostra economia, che è variegata, costellata da tante piccole o microscopiche strutture aziendali, a volte a gestione familiare – non abbia previsto dei ristori, né alcuna misura di sostegno. Sembrerebbe, a questo punto - lo dice una persona che non crede ai complotti -, che ci sia una vera volontà di ammazzare questi settori dell'economia - mi riferisco ai ristoranti, ai bar e a tutti i locali in cui vi è una grande socialità -, che praticamente state mandando a gambe all'aria. Poi dobbiamo assistere a questi pietosi teatrini - superbonus “sì”, superbonus “no” - lasciando nella piena e completa incertezza l'imprenditoria, che vuole soltanto lavorare, vuole soltanto avere la garanzia di acquisire personale e di chiedere in prestito mutui per fare investimenti. Le norme sono molto ballerine e, soprattutto, non vanno a stanare chi vuole fare frodi e chi vuole compiere reati finanziari, ma bloccano, di fatto, tutto il comparto, bloccano un intero settore dell'economia, con risultati per cui gli imprenditori vengono in piazza a protestare, perché appunto il Governo prima vara determinati provvedimenti e poi se li rimangia.

Quindi, ho citato questi due elementi soltanto per dire che noi di Alternativa e, in particolare, il sottoscritto voteranno contro questo incivile e inumano provvedimento.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Vallascas. Ne ha facoltà.

ANDREA VALLASCAS (MISTO-A). Grazie, Presidente. Stiamo per esprimerci e votare su qualcosa che non esiste più: lo stato di emergenza. Non lo dico io, lo dicono i dati diffusi ieri, che ci affermano che i nuovi casi di COVID sono in deciso calo rispetto alla settimana scorsa (meno 26,6 per cento). Anche il numero di morti, per fortuna, lo è: 278 (meno 27,6 per cento). Sappiamo che le terapie intensive si svuotano (meno 20,5 per cento), per un totale di 1.073 pazienti. Non c'è più alcuna emergenza. I dati sono tali che anche i pasdaran più rigoristi dicono chiaramente che la fase emergenziale è conclusa e, con questo, è arrivato il momento di eliminare ogni pass. Sono gli stessi virologi, incensati per mesi dal mainstream, a dirlo: Crisanti, Bassetti, ma anche la professoressa Gismondo. Lo stesso Arnaldo Caruso, presidente della Società italiana di virologia, ha sostenuto che il green pass non serve più e si è detto contrario alla folle proposta di mantenerlo per tutto il 2022, avanzata dal consigliere del Ministro Roberto Speranza, Walter Ricciardi, che auspichiamo, visti i risultati, torni a recitare (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Alternativa)!

In fondo, però, quello che questo Governo vuole è mantenere l'emergenza perenne e il green pass perenne. Ma - ribadisco - l'uso dell'emergenza è per definizione a tempo. Occorre anche ricordare che il concetto di emergenza sanitaria è alieno alla nostra Costituzione, che non ne ammette l'esistenza, se non nei termini di necessità e urgenza. La proroga dello stato di emergenza al 31 marzo è un fatto grave, perché è una misura non proporzionale al rischio in atto. Questa scelta è del tutto slegata dal rischio stesso: è una scelta puramente politica, volta a comprimere le libertà, a reprimere i cittadini e ad assottigliarne gli spazi democratici. Quello messo in piedi dal nuovo corso del nonno più amato d'Italia è un Paese di macerie giuridiche, in cui lo Stato di diritto e le tutele sono solo un lontano ricordo. Il nostro Paese, con la collaborazione di tutti i partiti di maggioranza, assomiglia sempre più alla Turchia di Erdogan e alla Repubblica popolare cinese, piuttosto che alle grandi democrazie occidentali. Così è nell'atteggiamento nei confronti di cittadini, perché la relazione si basa su un bieco paternalismo, alla padre-padrone: obbedisci e ti premio: ti concedo il tuo permesso di essere cittadino. Sei disobbediente? Ti punisco, ti avvilisco, ti denigro, ti privo della tua dignità!. Eppure, questa parola “dignità” è risuonata forte e diverse volte in quest'Aula, mentre molti di voi si spellavano le mani per applaudire il Presidente della Repubblica, che la pronunciava diverse volte. Ma dov'è la dignità di quei milioni di italiani, che non possono comprare un paio di scarpe perché privi di green pass, o dei pensionati, che non possono entrare alla posta, o dei nostri bambini, discriminati nei banchi di scuola, perché non vaccinati? Dov'è la dignità di un malato che non può essere operato, perché non vaccinato, com'è accaduto nel reparto del professor Pregliasco? Perché sappiamo che è successo anche questo! Dov'è la dignità, cari colleghi, di docenti, sanitari, militari, esponenti delle Forze dell'ordine privati del loro lavoro e della loro possibilità di sostenersi economicamente? Dov'è la dignità di tutti gli over 50, esclusi da ogni ambito della vita sociale, dove si realizza la vita di un essere umano? Dov'è la dignità di queste 500.000 persone, un numero spaventoso di madri e padri, con storie e vite, che hanno fatto una scelta che deve essere rispettata, come accade in Spagna, in Francia, in Germania e in Gran Bretagna?

Ricordiamo che, da avantieri, Giornata della vergogna, grazie al Governo Draghi e a tutti voi in maggioranza, è scattata la sospensione dal lavoro di tutti i lavoratori non vaccinati over 50, senza che questi onesti lavoratori abbiamo compiuto alcun reato e senza alcuna causa disciplinare! Tra gli over 50 ci sono anche diversi parlamentari, uno di loro è Pino Cabras. È la prima volta, nella storia repubblicana, che a un parlamentare viene vietato di esercitare il proprio mandato in virtù di una scelta politica. Questa, infatti, non è una scelta di natura sanitaria. L'Ufficio di Presidenza, presieduto da Roberto Fico, ha dato l'avvio a una nuova procedura di espulsione degli oppositori. Nessuno, però, si è ritirato sull'Aventino. Anzi, alla privazione del lavoro per 50 milioni di lavoratori, non faranno seguito né assegni alimentari, né sussidi, né alcuna forma di sostegno. Lo Stato di Mario Draghi li vuole convincere, portandoli alla fame: un fervido esempio di metodi democratici. Siamo l'unico Paese in Europa ad attuare misure di questa portata, l'unico a tenere in piedi il foglio verde e a farlo senza la base di un'analisi scientifica, mentre si moltiplicano gli esperti, che ammettono l'inutilità e l'estraneità dello strumento, rispetto a finalità di tutela della salute pubblica. Il green pass è ormai una mera esibizione muscolare, finalizzata a piegare i rivoltosi contro il regime fascio-draghista. Un'emergenza deve avere un limite prestabilito, che non può, per calcoli di strategia politica, essere ogni volta spostato più in là. Il COVID, dopo ormai due anni, non è un fenomeno emergente, ma ordinario, che deve essere gestito con strumenti ordinari. Non per questo Governo, però, e non per questa maggioranza parlamentare, che si accinge a convertire un decreto che dice, nero su bianco, che siamo ancora in emergenza. Se in questo Paese un'emergenza c'è, è quella delle nostre istituzioni democratiche!

Eppure, in Gran Bretagna, un Paese che ha chiaro cosa significhi democrazia, oltre il 90 per cento delle persone di età superiore ai sessant'anni ha già ottenuto la terza dose, senza ricatti. La Gran Bretagna ha ripreso a vivere e a produrre, in un regime pienamente ordinario. L'Olanda è pronta a riaprire tutto. L'Irlanda ha registrato il secondo tasso più alto di infezioni COVID in Europa, fra gennaio e febbraio, e si inizia il completo superamento delle misure restrittive. La Germania allenta le restrizioni - sentite - anche se i casi aumentano; i funzionari federali e statali del Governo lavorano a un piano che porti all'addio definitivo delle restrizioni; si punta a tornare alla normalità prima di Pasqua, entro il 17 aprile. La Svezia, la Repubblica Ceca, Francia e Svizzera si avviano alla normalità. E noi? Draghi manda il guappo Ricciardi in televisione, a dirci che siamo l'unico Paese europeo che ha deciso di far durare l'emergenza e il green pass per sempre. Draghi ha sdoganato un intollerabile bullismo di Stato! Resta da capire che fine abbia fatto la nostra Costituzione, sospesa e, con essa, i diritti e i principi fondamentali contenuti. Eppure, l'articolo 2 della nostra Costituzione dice che la Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell'uomo e l'articolo 3 - sparito dai radar - dice che tutti i cittadini hanno pari dignità sociale. I padri costituenti ci hanno indicato la strada per non incorrere in discriminazioni illegittime, ma noi sappiamo che oggi i cittadini non sono tutti uguali: ci sono cittadini di serie A e cittadini di serie B. Che fine ha fatto l'articolo 16 della nostra Costituzione, che garantisce la libertà di circolazione e di soggiorno? Che fine ha fatto il diritto all'istruzione, quando la scuola, luogo naturale dell'inclusione, è diventata teatro di vergognose discriminazioni? E il diritto al lavoro?

Queste misure prive di senso, di cui questo decreto è parte, oltre che annichilire e negare i più elementari diritti di cittadinanza ai non vaccinati, stanno mandando in frantumi il nostro sistema produttivo ed economico! Migliaia di imprese e posti di lavoro sono messi in pericolo da norme restrittive, che stanno mettendo la parola fine al turismo, al settore dei servizi, del commercio e della ristorazione, in nome di un rigorismo che non ha alcuna ratio, se non quella di farci mandare in bancarotta.

Ecco perché, in nome della libertà e dignità, che deve essere sempre riconosciuta a tutti i cittadini, con o senza green pass, e affinché questo Paese possa tornare ad essere una Repubblica democratica, fondata sul lavoro, e non sul green pass, voteremo “no” a questo decreto (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Alternativa)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Vianello. Non è in Aula: si intende vi abbia rinunciato. Ha chiesto di parlare l'onorevole Leda Volpi: ha rinunciato. Ha chiesto di parlare l'onorevole Fornaro. Ne ha facoltà.

FEDERICO FORNARO (LEU). Grazie, signor Presidente. Il mio sarà un intervento molto breve, con riferimento alle motivazioni del voto favorevole, già espresse in sede di dichiarazioni di voto sulla fiducia. Ho ascoltato chi mi ha preceduto. Mi sia solo consentito, considerato che spero anch'io che, magari fra qualche anno, ci sia qualcuno che leggerà i resoconti di queste nostre discussioni, perché credo che la quantità di inesattezze, la quantità di dichiarazioni antiscientifiche che si sono ascoltate in quest'Aula in questa ultima ora facciano giustizia del fatto che questo Governo, per fortuna, non ascolta questi richiami e che, soprattutto, questo Governo continua coerentemente a seguire l'unica via maestra praticabile e possibile: la scienza, continua a farlo con coraggio, a costo, in alcuni momenti, dell'impopolarità, ma avendo sempre davanti la Costituzione italiana e la tutela della salute degli italiani, che viene prima della propaganda, viene prima di qualsiasi altra cosa.

Quindi, da questo punto di vista, credo che questo decreto vada approvato, proprio perché sta dentro una strategia che ha dato i suoi risultati ed è una strategia che vede il nostro Paese, faticosamente, a costo di sacrifici, grazie anche al sacrificio di tanti operatori del settore sanitario, dei volontari, come ricordavo in precedenza, uscire e passare alla fase due. Però, la fase due può iniziare sempre all'interno di una prospettiva di decisioni assunte ascoltando la scienza, e non altro.

Con queste motivazioni, il nostro gruppo voterà a favore (Applausi dei deputati dei gruppi Liberi e Uguali e Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole D'Ettore. Ne ha facoltà.

FELICE MAURIZIO D'ETTORE (CI). Grazie, Presidente. L'onorevole Fornaro ha riportato il dibattito parlamentare alla realtà dei fatti, alla realtà della pandemia, alla realtà giuridica, all'opportunità dei provvedimenti che stiamo esaminando, indipendentemente dalle posizioni politiche. Anch'io ho ascoltato una serie di affermazioni, le Aule parlamentari hanno anche questi contenuti, ma è evidente che non meritano repliche particolari affermazioni totalmente estranee non solo alle evidenze scientifiche, ma ai dati riportati in tutte le risultanze di enti, sia italiani che stranieri, che si occupano della pandemia.

Per quanto riguarda il provvedimento in materia, già in sede di pregiudiziale abbiamo dimostrato, e ripetuto, con argomentazioni chiare, che non esistono violazioni del dettato costituzionale, ed è evidente che questo continuo richiamo, errato, distorto, alle norme costituzionali è il portato semplicemente di una polemica politica, e non mi meraviglia: alcuni di coloro che sono intervenuti già in altri momenti durante questa legislatura hanno dimostrato la loro totale inconsistenza sul piano delle argomentazioni giuridiche, è talmente evidente che alcuni sono diventati anche una specie di barzelletta, però, è evidente che, continuando su questo piano, è inutile ormai, ripeto, replicare, perché abbiamo a che fare con persone che non sanno di cosa parlano e non hanno alcuna conoscenza delle regole più elementari in materia di diritto.

Per cui diventa veramente uno sforzo inutile replicare. È un'occasione della vita, trovarsi insieme in quest'Aula; capita; non capiterà più, probabilmente, ad alcuno di noi. Speriamo, perché nel mondo normale tutte queste affermazioni sono assolutamente risibili, come lo è il fatto che si ripetano in maniera continuativa, senza alcuna seria argomentazione a cui replicare. Per cui, semplicemente, ricordiamo che sul provvedimento, se vogliamo dare argomentazioni, come anche il Comitato per la legislazione ha più volte ripetuto, ci sono altre questioni, che riguardano l'incedere della legislazione ordinaria in materia; la confluenza di più decreti in altri, parti di normative che vengono assorbite, rinvii, richiami.

Questo è un tema reale, effettivo, sul quale bisogna riflettere, sulle modalità con le quali si gestisce e si formula la proposta legislativa e l'attività del Governo in materia di esercizio della funzione legislativa. Questo sicuramente è un tema importante. Di recente la relazione in materia, che è stata presentata anche dal collega Ceccanti, individua molte criticità che anche questo decreto e la sua conversione manifestano, e su questo non c'è ombra di dubbio che bisogna aprire un'ampia riflessione su come procedere e come tenere conto anche di questa successione di provvedimenti sulle medesime materie che vengono a sovrapporsi. Vi è però un'argomentazione che spesso viene utilizzata in alcuni momenti, non più forse sufficiente. L'argomentazione è quella che la valutazione della curva epidemiologica e della crisi pandemica deve di volta in volta, sulla base delle evidenze scientifiche, anche determinare correttivi e misure che sono in qualche modo differenziate nell'arco del tempo. Non vi è dubbio su ciò. Questo, per esempio, è un provvedimento che, anche al di là della fissazione della proroga dello stato di emergenza, ha una serie di misure che sono in parte superate o mitigate da successivi provvedimenti.

Questo è il tema, e non mi voglio dilungare oltre, su cui bisogna ragionare. Come ragionavamo per il precedente Governo sull'utilizzo dei DPCM, sulla necessità di avere una copertura legislativa, il tema attuale non è più questo, ma è quello di verificare come tenere conto delle evidenze scientifiche, delle mutazioni riguardo alla curva epidemiologica sulla base della produzione normativa, in particolare del Governo, e sul modo di affrontarla nei vari provvedimenti. Questo è un tema sul quale sicuramente bisogna riflettere, e tocca al Parlamento, che poi è chiamato alla conversione in legge, prefigurare dei modelli anche operativi diversi nell'interlocuzione con il Governo. Ci sono sicuramente delle forzature in alcuni casi, ci sono sicuramente anche delle questioni che vanno affrontate. Lo dico io che ho sempre difeso questi strumenti. Il green pass rafforzato, l'utilizzo di questo strumento e le modalità, perché una cosa è l'importanza dello strumento, altro sono le modalità concrete che di volta in volta devono essere individuate in alcuni settori, in particolare nel mondo lavorativo e nel mondo sanitario, per riuscire a calibrare bene l'utilizzo poi delle certificazioni verdi.

Su questo il provvedimento ha tentato, anche questo, ma anche i successivi, di individuare ulteriori modalità operative; anche noi, per esempio, abbiamo presentato, non in questo, ma in altri provvedimenti, degli emendamenti relativi all'estensione al 31 marzo delle questioni relative all'equiparazione della quarantena alla malattia in favore dei lavoratori fragili, all'alleggerimento e alla semplificazione delle regole per la quarantena, all'isolamento, all'autoisolamento per gli studenti vaccinati e non solo; quindi una serie di norme che abbiamo proposto e sulle quali bisognerà aprire un confronto con il Governo sull'uso delle certificazioni verdi e sulle modalità con le quali far fronte alla crisi pandemica nei vari momenti in cui questa ha una serie di mutazioni. Sul tema, ne abbiamo discusso di recente, vi sono alcuni suggerimenti provenienti anche dalle forze di opposizione.

Ad esempio, dai colleghi di Fratelli d'Italia sono venuti alcuni suggerimenti, anche ragionevoli, su alcuni settori di lavoro e sulle questioni per esempio relative alle case di riposo, su tanti elementi che tutti noi conosciamo su cui si può e si deve intervenire, su cui si può e si deve anche cominciare a valutare una modalità, anche da parte del Parlamento, di mediazione rispetto al fatto che, quando noi poi andiamo a esaminare i provvedimenti - e qui soprattutto il Senato ha operato su questo - questi scontano evidentemente il cambiamento della situazione di fatto. Quindi è chiaro che la norma, che deve essere coincidente nel suo contenuto di significato, alla disposizione, il più possibile alla realtà fattuale che è presa in considerazione, è evidente che se ci sono dei cambiamenti e mutamenti, è proprio il Parlamento che può, insieme al Governo, fare le modifiche necessarie, soprattutto in questo tema.

E' successo, in queste ore, questa notte anche per il “Milleproroghe”, non proprio su questi temi, ma su temi simili, e si è detto: il Governo è andato sotto. Ma non è che il Governo sia andato sotto, il Parlamento svolge delle valutazioni, grazie anche al contributo delle opposizioni, ed è normale che questo avvenga; non siamo in dittatura, con la perdita della centralità democratica del Paese; pertanto, queste sono affermazioni che non hanno titolo di essere sostenute. Ripeto, a breve, fino a fine legislatura, molte di queste affermazioni difficilmente troveranno ulteriori portavoce in materia. Su questi temi, come ad esempio per il “Milleproroghe”, vi sono stati cambiamenti e distonie rispetto ai pareri del Governo; può capitare, è evidente, perché spesso il Parlamento, in questo suo incedere, anche nell'attualità delle questioni, tende a fare modificazioni, adeguamenti, aggiornamenti.

Il nostro voto è favorevole - ripeto - anche con molte perplessità sul provvedimento, dovute al fatto che non abbiamo avuto possibilità di intervenire più di tanto e questo affastellamento di provvedimenti deve portare ad una diversa valutazione da parte delle Camere sul modo in cui si deve portare il livello di interlocuzione con il Governo. Vi sono forzature, evidentemente, che devono essere limate nell'ambito del lavoro parlamentare.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Noja. Ne ha facoltà.

LISA NOJA (IV). Grazie, Presidente. Stiamo esaminando l'ennesimo provvedimento adottato dal Governo per affrontare l'emergenza pandemica. Credo che le posizioni in campo siano molto chiare: il Governo ha adottato una strategia del rischio calcolato - chiamata così dallo stesso Presidente Draghi - che parte da un dato scientifico, ossia le persone vaccinate hanno un rischio di finire in ospedale, in terapia intensiva, molto più basso rispetto a chi non è vaccinato; è una questione importante per tutelare il Servizio sanitario nazionale, quindi occorre fare tutto ciò che è possibile per incentivare la vaccinazione.

Questa strategia ha dato i suoi frutti, infatti, i contagi sono aumentati ma il Paese è rimasto aperto, ed è una strategia che trova in Italia Viva piena concordia. Noi riteniamo sia una strategia scientificamente fondata, che ha dato risultati. Vorrei ricordare che nei Paesi, anche europei, in cui il tasso di vaccinazione è più basso il lockdown o le chiusure ci sono stati, al contrario di quanto avvenuto nel nostro Paese. Non ripeterò, quindi, quanto è stato già detto e ribadito in mille occasioni, ma vorrei concentrarmi rapidamente su alcune modifiche al provvedimento, che sono state apportate al Senato su alcuni punti rispetto ai quali Italia Viva conduce da tempo una battaglia. Per quanto riguarda il primo, al Senato, è stata approvata la proroga, fino alla fine dello stato di emergenza, delle norme previste dall'articolo 26 del “Cura Italia”, le cosiddette norme a tutela dei lavoratori fragili. Era un punto importante, un punto che in tutti questi mesi, noi abbiamo insistito affinché venisse sempre inserito nei provvedimenti, poiché serve per dare tranquillità ai lavoratori fragili. Avremmo preferito che fosse inserito in origine nel decreto per evitare vuoti normativi, ma siamo soddisfatti che, al Senato, questo risultato sia stato raggiunto. Sempre al Senato, è stato anche approvato un altro emendamento - su cui noi di Italia Viva abbiamo insistito molto - che porta alla costituzione di un tavolo di confronto con tutte le categorie interessate per affrontare il tema del sostegno e di una strategia industriale per la filiera dei dispositivi di protezione individuale.

Colleghi, questo è un punto fondamentale, perché la pandemia ci ha insegnato che questo è un comparto che io definirei di sicurezza nazionale e alcuni Paesi, come la Francia, già molti anni fa, hanno cominciato a lavorare su questo.

Noi siamo arrivati in ritardo, non perdiamo altro tempo. Quindi, anche questa è una battaglia vinta di cui siamo felici.

Poi ci sono due punti importantissimi, che rappresentano una battaglia che Italia Viva conduce da mesi: mi riferisco alle modifiche apportate al Senato sul tema delle RSA e dell'accesso negli ospedali. Sul primo aspetto, al Senato è stato chiarito che chi ha il green pass rafforzato con booster ha diritto di accedere alle RSA per andare a trovare i propri familiari, senza ulteriori tamponi. Noi però riteniamo che questo ancora non basti, perché dal territorio ci giungono continue segnalazioni sul fatto che, in base alla discrezionalità dei direttori delle strutture, spesso queste vengono chiuse, appena i contagi salgono. È per questo che noi insisteremo e stiamo insistendo perché, nell'altro decreto in discussione qui alla Camera, il decreto-legge n. 1 del 2022, venga inserito, finalmente, in modo chiaro, il principio del diritto alla continuità della visita. A due anni dall'inizio della pandemia, non c'è alcuna ragione al mondo per cui le RSA debbano essere chiuse. Conosciamo il virus, sappiamo cosa serve per tutelare la sicurezza delle persone che si trovano nelle RSA. Basta. Non è più concepibile che vi siano persone che, per uno, due tre mesi, restino segregate, senza poter vedere i propri familiari.

Allo stesso modo, noi abbiamo combattuto una battaglia strenua perché venissero riaperte le visite nei reparti di degenza; era stato riaperto l'accesso nelle sale d'attesa, ma i familiari, anche con il green pass rafforzato, non potevano ancora entrare nei reparti di degenza. Questo, per noi, è un passo fondamentale, è un fatto di civiltà e di umanità, perché il diritto di visita, il diritto all'affettività è un diritto umano. Credo che, se c'è una ferita, portata dalla pandemia, che rimarrà indelebile, è proprio quella di chi è stato ricoverato in ospedale solo, senza i propri familiari nel momento più difficile della vita del proprio caro. È una ferita che, a volte, ha addirittura comportato l'impossibilità di stare vicino al proprio familiare nel momento peggiore, quello della morte. Vi sono state persone che sono morte senza poter tenere la mano del proprio caro e quelle che sono rimaste avranno per sempre dentro di sé il trauma di non aver potuto scambiare una parola con la persona a cui volevano più bene, nel momento in cui le lasciavano. E non è solo questione di umanità, non è solo questione di rispetto dei diritti fondamentali; la vicinanza tra paziente e familiare è un aspetto essenziale anche della terapia, della cura e ce lo dicono i dati scientifici. Sentirsi abbandonati e soli nel momento di maggiore vulnerabilità, quello dell'ospedalizzazione, incide sulla capacità di recupero del malato; quindi, siamo felici che, finalmente, dopo una lotta condotta da tante associazioni e tanti comitati, a cui noi siamo stati vicini, questo risultato sia stato raggiunto. Tuttavia, vorrei dire che, forse, questo risultato si poteva raggiungere prima; si poteva agire già mesi fa e si potevano ascoltare questi comitati. Oggi l'abbiamo fatto, ma credo che tutto ciò debba far riflettere: se il Governo avesse ascoltato il Parlamento e chi portava avanti questa battaglia mesi fa, avremmo risparmiato tanto dolore e solitudine a molte famiglie. Lo dico perché credo che i risultati raggiunti in questo decreto, grazie al lavoro parlamentare, testimonino quanto prezioso per il Governo possa essere il contributo dato dalle Aule parlamentari.

Chiedo, pertanto, al Governo, nel momento in cui dichiaro il convinto voto favorevole di Italia Viva su questo provvedimento, di tenerne sempre conto, considerando che, da qui, da questi scranni, può venire un aiuto a un'azione che noi appoggiamo e che riteniamo finora abbia consentito al Paese di riprendere una vita semi-normale, usando tutte le armi che la scienza ci ha dato disposizione per uscire da questa pandemia (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Bellucci. Ne ha facoltà.

MARIA TERESA BELLUCCI (FDI). Grazie, Presidente. Rappresentante del Governo, colleghi, Fratelli d'Italia dichiara il convinto voto contrario alla conversione di questo decreto-legge ed è contrario almeno per tre motivi. Il primo: l'introduzione del green pass rafforzato non ha nulla di carattere sanitario, ma, come vi abbiamo detto, è un lasciapassare governativo che nega libertà fondamentali come il diritto al lavoro, il diritto alla libera circolazione, il diritto all'impresa, che nega la possibilità per gli italiani di poter essere realmente protetti con misure che abbiano fondamenti scientifici.

Noi vi inchiodiamo sul punto: voi, con il green pass rafforzato, riconoscete la possibilità, ad esempio, di andare a lavorare agli over 50 vaccinati, a chi è guarito, ma non a chi fa un tampone e risulta negativo. Continuate a generare confusione e ad alimentare l'incertezza degli italiani; siete contraddittori e lo siete anche a distanza di pochi giorni, nella circostanza in cui avete stabilito che per entrare a Montecitorio e assistere al giuramento del Presidente della Repubblica noi parlamentari non dovevamo soltanto avere il vaccino, ma dovevamo sottoporci anche a un tampone, che abbiamo fatto. Allora, delle due l'una colleghi: se è vero che il tampone è una misura importante, utile, che dà chiarezza rispetto alla non contagiosità, allora è sempre vero e comunque: è vero dentro questo Parlamento, è vero anche fuori questo Parlamento (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia), perché non esistono figli e figliastri, non esiste il Parlamento dei privilegiati e gli italiani discriminati.

È, quindi, nel merito e sul punto, che ribadisco, vi inchiodiamo. Le nostre non sono dichiarazioni propagandistiche, ma è buonsenso e logica. Per questo voteremo contro la definizione del green pass rafforzato introdotto con questo decreto-legge. Un'altra ragione, che sostanzia la nostra contrarietà, è la proroga dello stato di emergenza. Anche qui vi inchiodiamo sul punto: diminuiscono i ricoveri nelle terapie intensive, diminuiscono i ricoveri nei reparti COVID, diminuiscono i contagi, aumenta il numero dei vaccinati: oltre il 90 per cento della popolazione, oltre l'85 per cento degli italiani ha fatto il booster. Siamo andati oltre a quella che avevate definito come la percentuale che doveva assicurare la cosiddetta immunità di gregge, ossia tra il 70 e l'80 per cento; l'abbiamo superata. Se siamo riusciti a raggiungere queste cifre, che senso ha prorogare lo stato di emergenza? Non ha alcun tipo di senso statistico, se non quello di permettervi di avere ancora le mani libere per potervi comportare in maniera autoritaria, e non autorevole. D'altronde, l'autorevolezza l'avete persa ad ogni piè sospinto, l'avete persa con la vostra confusione, la vostra incoerenza, la vostra soppressione della democrazia, la soppressione di diritti fondamentali. Mi sorprendo della sinistra, in particolar modo, di quella sinistra, che ormai, decenni fa, si vantava di proteggere i lavoratori e di garantire il diritto al lavoro a tutti. State dimostrando di essere il Governo che nega la possibilità di lavorare, che nega la possibilità di sostenere la propria famiglia, che riduce in povertà gli italiani (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). E fate tutto ciò - lo ribadisco - non per proteggere la salute, perché potreste, non dico accogliere la proposta di Fratelli d'Italia di garantire tamponi gratuiti, cosa questa che avete bocciato continuamente in tutti i provvedimenti utili in cui vi abbiamo fatto questa richiesta, ma almeno permettere agli italiani di potersi pagare un tampone e andare al lavoro e, così, proteggere la salute di tutti!

Invece no, per voi è più importante prorogare lo stato di emergenza, avere poteri speciali, utilizzare quei poteri speciali per far ricadere la mannaia sugli italiani, in particolare sugli italiani che oggi si trovano in uno stato di grande fragilità. È per questo motivo che è inaccettabile la proroga dello stato di emergenza e a chi ci dice che non ci sono, a volte, questioni di legittimità, nelle eccezioni di incostituzionalità che andiamo a sottolineare, ricordo che il professor Cassese ribadiva come non esistono norme speciali per tempi speciali. Egli evidenziava, invece, come la nostra Costituzione e il nostro ordinamento contengono tutte quelle previsioni che possono consentirci di gestire una situazione pandemica come questa, che dopo due anni non può essere certo definita emergenza. Questo Governo fa male anche a chi vi partecipa, perché abbiamo visto come il Ministro Cartabia, che difendeva la Costituzione, che stigmatizzava l'utilizzo del DPCM, come anche dei decreti-legge e delle norme speciali, nel momento in cui è arrivato a fa parte del vostro Governo multicolore ha perso la memoria, è diventata smemorata e ha dimenticato le sue stesse affermazioni. Questo non è soltanto un problema per lei, ma certamente è un problema per tutti gli italiani.

Arrivo alla terza ragione che ci fa convintamente votare contro questo provvedimento, che risiede nella trentanovesima richiesta di fiducia da parte del Governo Draghi: oltre novanta le fiducie che sono state poste da inizio legislatura; un record al quale abbiamo assistito e che evidentemente nega il confronto democratico.

Ricordo, anche a chi ci segue da fuori da queste aule, che attraverso la posizione della questione fiducia decadono tutti gli emendamenti, venendo meno così la possibilità per tutti i gruppi parlamentari di poter intervenire, contribuire, modificare ciò che è da modificare, e, quindi, anche di aiutarvi. Noi abbiamo provato ad aiutarvi e in alcuni casi avete dimostrato come le nostre erano delle buone proposte di buonsenso; l'avete fatto con l'accoglimento della areazione meccanica controllata, ma dopo oltre un anno, da quando Fratelli d'Italia aveva presentato proposte emendative per introdurla. Il nostro governatore, Acquaroli, già un anno fa, nelle Marche, ha garantito alle scuole, agli studenti, al personale scolastico, di poter essere protetto con una misura di buonsenso: voi arrivate solo oggi ad introdurla, vivaddio! Questo dà il pieno spessore dell'utilità delle nostre proposte. Anche ieri notte, alle 3, i colleghi della Commissione bilancio e della Commissione affari costituzionali ci hanno raccontato come alla fine siete riusciti ad accogliere la nostra richiesta di introdurre un bonus psicologico; ve lo avevamo chiesto dall'inizio della pandemia, ve lo avevamo rinnovato in legge di bilancio e ci avevamo sperato, perché qualche collega della maggioranza si era anche unita a noi in quell'occasione, ma voi avevate lasciato decadere tale richiesta. Adesso, finalmente, siete arrivati ad accogliere il bonus psicologico, una proposta che Fratelli d'Italia sta presentando - lo ripeto - dall'inizio della pandemia e che serve a proteggere la salute degli italiani (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Gli italiani stanno manifestando sofferenza non soltanto per la pandemia, ma anche a causa di un Governo incapace di rassicurare, di proteggere e di adottare misure coerenti.

Sono queste le ragioni del nostro voto contrario. Noi convintamente votiamo contro perché siamo contro decreti-legge irragionevoli e incoerenti, che mettono ancora di più in difficoltà la nostra Italia. Noi saremo sempre dalla parte degli italiani e non di questa maggioranza incapace (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Bagnasco.

ROBERTO BAGNASCO (FI). Presidente, rappresentanti del Governo, colleghe e colleghi, intanto, dichiaro subito, ovviamente, il voto pienamente favorevole e convinto di Forza Italia a questo decreto-legge, un voto pienamente convinto perché deriva da un lavoro fatto da questo Governo anche in condizioni di oggettiva difficoltà e, sicuramente, perché da molte parti ho ascoltato che veniamo rimproverati di inutili e insensate restrizioni. Io credo che nessuno di noi, dotato di normale intelligenza, voglia imporre delle inutili restrizioni al popolo italiano. Tutte queste restrizioni, che pure ci sono state, sono ampiamente dovute a motivazioni oggettive e, purtroppo, facilmente riscontrabili, quindi questo è un voto che deriva dalla logica, dal buonsenso e soprattutto - lo dico con grande convinzione - dai risultati ottenuti dal Governo.

Il provvedimento che quest'Aula si appresta ad approvare è stato licenziato dal Consiglio dei Ministri a fine dicembre, ossia, in una fase connotata da un sensibile e preoccupante aumento della curva dei contagi - è passato un mese e mezzo, ma la situazione era drammaticamente diversa rispetto a quella di oggi -, dei ricoveri e dei decessi che salivano; una situazione assai diversa, ovviamente, da quella attuale. Oggi le cose sono profondamente cambiate e questo lo diciamo con grande convinzione, ma, soprattutto, ovviamente - per tutti, penso - con grande soddisfazione. Da qui, la grande difficoltà di riuscire a coordinare e rendere coerenti tra loro i tanti provvedimenti d'urgenza che si sono susseguiti senza soluzione di continuità in questo lungo periodo di emergenza sanitaria: che piaccia o che non piaccia - e sicuramente a noi non piace - abbiamo affrontato un lungo, drammatico, pesante periodo di emergenza sanitaria. Soprattutto, in questi ultimi mesi, in cui forse si pensava di esserne usciti, ci siamo trovati ancora in una situazione sicuramente - come tutto il mondo del resto - particolarmente difficile.

Come parlamentari viviamo, quindi, tutta la difficoltà di svolgere al meglio il nostro ruolo di legislatori, in un momento di sovrapposizione, di conversione in legge dei decreti-legge sull'emergenza COVID, a volte in apparente contrasto - è anche vero questo - uno con l'altro, ma giustificati e motivati dalle diverse fasi pandemiche nelle quali sono stati pensati ed attuati. Ciò succede ora con questo decreto che stiamo per approvare, così com'è successo con gli altri precedenti decreti-legge.

Diverse norme contenute in questo testo sono, quindi, inevitabilmente, almeno in parte, superate - lo diciamo con grande franchezza - dall'evoluzione positiva dei contagi e questo è un fatto che sicuramente ci rende più sereni. tutto questo ci conferma ancora una volta che, proprio grazie a queste disposizioni stringenti, introdotte un mese e mezzo fa dal Governo - lo ripeto, disposizioni stringenti introdotte un mese e mezzo fa dal Governo - e migliorate durante l'esame del provvedimento nell'altro ramo del Parlamento, i dati epidemiologici sono in miglioramento e che stiamo faticosamente uscendo da questa quarta ondata pandemica; questa volta - io spero, noi speriamo, tutti ci crediamo - definitivamente.

Così come un altro segnale di lento ritorno ad una possibile prossima normalità sta nella riapertura, decisa dal Governo, delle discoteche, che rappresentano molto probabilmente il settore tra i più penalizzati della pandemia da COVID; quasi un simbolo di quanto alcune attività commerciali e imprenditoriali abbiano dovuto pagare duramente questa situazione.

Voglio ricordare che, solo nell'ultimo anno, sono andati persi circa 30 mila posti di lavoro - lo ripeto: 30 mila posti di lavoro - e mille delle oltre 5 mila discoteche che operavano prima del COVID sono state costrette a chiudere. La scelta di puntare fin da subito sulla campagna vaccinale è stata vincente e anche questo lo vogliamo dire con grande chiarezza, perché è un qualcosa di cui andare, come popolo italiano, giustamente orgogliosi. La scelta di puntare sulla campagna vaccinale è stata vincente, come ci dicono i dati dei ricoveri e delle terapie intensive.

Detto questo, ci auguriamo di poter arrivare a fine marzo con oltre, abbondantemente, il 90 per cento della popolazione vaccinata e questo penso sia un risultato che, a livello mondiale, trova difficili riscontri in altri Paesi.

Sicuramente è un merito del Governo, ma è soprattutto un merito dei milioni e milioni di italiani che hanno avuto fiducia nella scienza medica e hanno avuto fiducia nel Governo italiano. Soprattutto in una prima fase, l'obbligo del possesso del green pass e del green pass rafforzato - che, è inutile che ci nascondiamo, non sono certamente atti medici -, come previsto e formulato da questo come da altri precedenti decreti-legge, ha avuto la funzione di incentivare le vaccinazioni.

PRESIDENZA DELLA VICEPRESIDENTE MARIA EDERA SPADONI (ore 12,50)

ROBERTO BAGNASCO (FI). Quando si dice che il green pass non ha un significato medico, ciò è assolutamente vero, è la realtà delle cose, ma io credo che buona parte (non sicuramente l'unica) del merito del 90 per cento e oltre di vaccinazioni sia stata anche l'introduzione del famigerato green pass, di cui credo ci siamo riempiti la bocca, ma che ha portato dei risultati assolutamente straordinari nel nostro Paese.

Il bilancio, ad oggi, di questi sacrifici chiesti agli italiani ci dice che tutti i dati statistici e sanitari continuano a migliorare e questa è una considerazione che non può non fare piacere a tutti. Il monitoraggio del Ministero della Salute e dell'Istituto superiore della sanità ci mostra che cala già da molti giorni il valore dell'indice di trasmissibilità - e questo è particolarmente importante - che si è sostanzialmente stabilizzato sotto la soglia di allerta dell'unità.

È in diminuzione da molti giorni anche il valore dell'incidenza di casi di COVID ogni 100 mila abitanti, così come si sta riducendo il numero delle ospedalizzazioni, delle terapie intensive e, soprattutto, dei decessi.

Da parte nostra, quindi, sosterremo convintamente la fine dello stato d'emergenza che, ormai, si protrae, purtroppo da oltre due anni, laddove questa possibilità sarà supportata evidentemente dalle indicazioni che arriveranno dalla comunità scientifica.

Per tutte queste ragioni, e anche per le altre che alcuni colleghi hanno molto brillantemente esposto in quest'Aula, Forza Italia voterà con convinzione a favore di questo disegno di legge (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Luca Rizzo Nervo. Ne ha facoltà.

LUCA RIZZO NERVO (PD). Presidente, sottosegretario, colleghe e colleghi, è del tutto evidente che oggi - è stato detto - ci troviamo ad affrontare e ad approvare un decreto che in realtà ne contiene due, emanati alla fine dello scorso anno, concepiti e resi efficaci in un tempo e in una situazione epidemiologica assai differente da quella che viviamo oggi, con le legittime aspettative che questo suscita verso un ritorno alla normalità.

Questo disallineamento è una delle tante espressioni di una programmazione e di un'attività normativa che hanno dovuto fare i conti con l'evoluzione delle conoscenze e delle strategie di contrasto alla diffusione del virus e di cura della malattia di COVID; soprattutto, hanno dovuto fare i conti con la dinamica non lineare e difficilmente prevedibile del virus, delle sue evoluzioni e della sua capacità di contagio.

Lungo queste giornate, questa evidenza e questo quadro epidemiologico nuovamente evoluto per fortuna in meglio sono stati fatti oggetto di una dialettica parlamentare che ha spinto alcune forze politiche a contestare la proroga dello stato di emergenza e le misure di contenimento della diffusione del virus, interpretando, tuttavia, così, non so quanto consapevolmente, un paradosso: se oggi, infatti, possiamo parlare di un quadro epidemiologico migliore di quando questo decreto ha visto la luce, al punto da far mettere in discussione da parte di qualcuno la sua attualità, è proprio per la bontà e l'efficacia di una strategia che ha messo in campo una campagna vaccinale pubblica e gratuita massiccia, senza precedenti, a cui - ci tengo a sottolinearlo - il 90 per cento degli italiani ha aderito. Spesso parliamo dei no-vax, ma ci tengo a sottolineare la responsabilità civica verso la comunità, verso tutti noi, che la gran parte degli italiani ha messo in campo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

A questa campagna vaccinale massiccia si sono affiancate le prescrizioni di misure restrittive, il diffuso utilizzo di dispositivi di protezione individuale adeguati e lo strumento del green pass, che hanno, tutti insieme, questi strumenti e questa strategia, garantito fin qui maggiori condizioni di sicurezza dei luoghi di vita e di relazione, consentendo di riaprire contesti, luoghi di vita e di lavoro che a lungo e duramente hanno subito chiusure. Ve ne sono altri ancora in difficoltà, lo sappiamo, certamente è stato un fatto positivo, ma soprattutto hanno prodotto un incentivo alla vaccinazione che oggi ci consente di avere un numero di vaccinati percentualmente superiore a quelli di Inghilterra, Francia e Germania, che pure hanno raggiunto performance vaccinali importanti.

Quindi, onestà intellettuale vorrebbe che - nel chiedere la sospensione delle misure restrittive e il superamento dello strumento del green pass, dibattito che dovrà essere affrontato nel nuovo quadro epidemiologico, sempre però ispirandosi a un quadro di prudenza e di precauzione, intorno ad evidenze scientifiche e non a un dibattito di opinioni personali - si riconoscesse che, se oggi siamo in questa situazione, è per l'efficacia di una strategia di cui questo decreto-legge è parte integrante. Delle due, l'una: non si può, insieme, disconoscere tutta la strategia posta in essere fin qui, in questi mesi, e oggi dire che invece siamo in un quadro epidemiologico diverso, quasi questo fosse l'esito di un miracolo.

Questo è stato e continua ad essere il giusto approccio: precauzione, evidenze, scelte, in un quadro che non ci consente ancora di abbassare la guardia e che ancora ieri ha visto, certo pure in una dinamica di calo, 60 mila nuovi casi e quasi 300 morti. Lo dico a chi, con qualche semplicità e semplificazione, parla di un evidente superamento dello stato di emergenza. Certo, è un quadro in cui per fortuna calano anche le ospedalizzazioni, in particolare cala il numero delle persone nei reparti di terapia intensiva, che, ricordo, attualmente sono occupati quasi per l'80 per cento da persone che hanno fatto la scelta di non vaccinarsi, mettendo a rischio la propria vita e anche quella degli altri.

E questo approccio di precauzione, evidenze e scelte è quello che ha orientato questo decreto, che ha avuto anche importanti novità nel lavoro parlamentare, ahinoi ancora una volta in un assetto di fatto monocamerale. Penso alle norme che disciplinano l'accesso dei parenti - è stato già richiamato dalla collega Noja - nelle case di residenza per anziani, negli hospice, nei luoghi di cura, garantendo un diritto troppo a lungo negato. Penso alle tutele dei lavoratori fragili, recuperando un ritardo su questo e consentendo la possibilità del lavoro agile, che era stata preclusa.

Ci sono anche cose che non si sono fatte e a cui porre rimedio con urgenza nei prossimi interventi normativi. È il caso, sottosegretario, lo ricordo, dei ristori per le famiglie dei medici e degli operatori sanitari morti (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico), che hanno dato la propria vita per continuare a curare i cittadini durante tutta la pandemia; un ristoro - lo abbiamo detto con forza, come Partito Democratico, nei giorni scorsi - che sarebbe un significativo gesto di solidarietà, di vicinanza, di dovuto ringraziamento per questo sacrificio estremo. So che si sta lavorando - ed è positivo - per rimediare e dare un riscontro adeguato già nelle prossime settimane.

Io credo che - e concludo, Presidente - questo tempo noi dovremmo usarlo non per evocare similitudini assurde, come quelle che abbiamo ascoltato in quest'Aula, di chi ha voluto equiparare le norme e le restrizioni che sono state messe in campo necessariamente per combattere l'epidemia, alle follie del ventennio fascista: una cosa davvero in ascoltabile in quest'Aula. Credo che non ci serva un dibattito ideologico; ci servirebbe invece usare questo tempo per calibrare la transizione verso una nuova fase, per costruire una nuova normalità che agogniamo da tempo; una normalità che, ci tengo a dire, non sarà tornare come prima, mettendo indietro le lancette dell'orologio. Il mondo prima del 2020 non c'è più e non sarà facilmente replicabile. Non possiamo tornare indietro, ma possiamo andare avanti con alcuni adattamenti, figli dell'esperienza che abbiamo vissuto in questo periodo. Penso, ad esempio, a una cosa semplice, concreta, ma utilissima. Abbiamo visto in tutto il periodo pandemico come i livelli di contagio all'esterno sono incomparabili rispetto a quelli che, invece, avvengono nei luoghi chiusi, quindi noi dobbiamo investire per rendere l'aria all'interno dei posti chiusi più simile a quella esterna, con sistemi di areazione adeguati, e su questo bisogna fare di più.

Dobbiamo, dall'altro lato, continuare nell'impegno di cooperazione internazionale per vaccinare tutto il mondo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Il tema della scarsa vaccinazione in molti Paesi del mondo continua ad essere un enorme problema e dobbiamo continuare a lavorare per vaccini più duraturi e a prova di varianti.

Ancora, dobbiamo investire sulla sorveglianza e sul sequenziamento di nuove, possibili varianti COVID e di altre malattie infettive, con particolare attenzione al sempre più frequente passaggio di specie dei virus, dagli animali all'uomo. Dobbiamo investire per meglio conoscere e comprendere gli impatti clinici a lungo termine del COVID; fra questi impatti c'è anche l'impatto psicologico (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico) ed è stato un fatto fortemente importante avere previsto finalmente il bonus psicologico, su cui il Partito Democratico e il collega Sensi in particolare hanno lavorato con grande impegno in queste settimane.

Ancora - e chiudo, Presidente - dobbiamo investire sul personale, sulle risorse del Servizio sanitario nazionale, pubblico e universalistico, per far fronte agli eventuali ulteriori picchi di COVID e per far fronte anche ai drammatici arretrati diagnostici e clinici, che saranno una sfida ineludibile del 2023.

Insieme a questo, dobbiamo portare a termine - ciò ha che fare col COVID e con le evidenze che ci ha mostrato - la riforma della medicina territoriale, quel DM n. 71 di cui proprio l'altro giorno il Ministro Speranza ci ha parlato in audizione, con tempi di approvazione rapidi, come è giusto che sia. Insomma, intorno a queste convinzioni, al convinto sostegno, allo sforzo delle istituzioni e di tutti i cittadini per mettersi definitivamente alle spalle questa tragedia collettiva, dichiaro il voto favorevole del gruppo del Partito Democratico (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Giuseppe Paolin. Ne ha facoltà.

GIUSEPPE PAOLIN (LEGA). Grazie, Presidente. Annuncio il deposito del mio intervento per agevolare i lavori, ma, colleghi, sottosegretario Costa, consentitemi di dire che sono tante le considerazioni che andrebbero fatte sui decreti COVID adottati tra Natale e Capodanno, e non sono certamente tutte considerazioni positive. Sicuramente, c'è l'attenuante del momento: avevamo, nel mese di dicembre, una situazione di picco della variante Omicron, che andava contrastata con misure urgenti, questo lo riconosciamo. Nell'arco di dieci giorni, però, abbiamo letto veramente tutto e il contrario di tutto: norme contraddittorie, norme incomprensibili, norme che si perdono in una spirale infinita di rinvii; norme spezzettate che finiscono per essere esaminate per un comma alla Camera e per un altro Senato. La situazione - e lo dico a nome di tanti - è al limite. Chiediamo chiarezza, chiediamo semplificazione, chiediamo di fare quello che stanno facendo in tutti gli altri Paesi europei nella nostra stessa condizione: torniamo alla normalità. Questo e nient'altro. È in gioco la sopravvivenza di centinaia di migliaia di imprese e di famiglie, che combattono contro il caro bollette, il caro benzina, il calo delle prenotazioni dovuto al COVID, una situazione così drammatica che debbono fare i conti anche con le ordinanze di Speranza, con i DPCM e anche con i decreti adottati tra Natale e Capodanno.

Concludo, Presidente, con alcune note positive che siamo riusciti ad introdurre nel provvedimento nel corso dell'esame in Senato. La prima riguarda i purificatori d'aria per le scuole; si aggiunge, finalmente, la possibilità di acquistare questi apparecchi, ed è proprio il caso di dire “finalmente”, visto che lo chiedevamo da un anno. La seconda nota positiva riguarda i lavoratori fragili, lavoratori che possono tornare a beneficiare delle tutele previste dalla normativa emergenziale in loro favore. È soprattutto per consentire che queste misure siano convertite in legge che la Lega voterà favorevolmente il provvedimento in esame, con l'auspicio, però, che d'ora in avanti, si cambi il registro, si allentino misure ormai anacronistiche che costituiscono un freno ingiustificato alla ripartenza del Paese (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata D'Arrando. Ne ha facoltà.

CELESTE D'ARRANDO (M5S). Grazie, Presidente. Colleghi e colleghe, con il provvedimento che ci stiamo apprestando a votare, oggi non siamo solo prorogando lo stato di emergenza fino al 31 marzo 2022, già dichiarato con deliberazione del Consiglio dei Ministri del 31 gennaio 2020, ma stiamo anche consentendo al capo del Dipartimento della Protezione civile e al commissario straordinario di adottare anche ordinanze finalizzate alla programmazione della prosecuzione in via ordinaria delle attività necessarie al contrasto e al contenimento del fenomeno epidemiologico da COVID-19.

Il decreto si è reso necessario nel mese di dicembre proprio a seguito dei dati epidemiologici, che rappresentavano un crescente aumento dei contagi e del tasso di occupazione nei reparti di terapia intensiva, facendo così emergere, da un lato, la necessità di attuare restrizioni utili al contenimento dell'epidemia e, dall'altro, al fine di evitare nuovi lockdown, che avrebbero avuto un impatto non solo dal punto di vista sanitario ma anche economico e sociale.

Grazie a queste misure l'obiettivo è stato raggiunto e oggi la curva dei contagi ha iniziato la fase discendente. I ricoveri e le terapie intensive sono in netto calo; inoltre il tasso di vaccinazione per COVID è tra i più alti d'Europa, con il 91 per cento degli over 12 con almeno una dose e oltre 35 milioni di persone a cui è stata somministrata la terza dose. Tutto questo è stato possibile adottando misure tempestive, ispirate ai principi che noi, come MoVimento, abbiamo sempre sostenuto: adeguatezza e proporzionalità alla situazione epidemiologica nel rispetto delle indicazioni che vengono dalla comunità scientifica.

Grazie al lavoro dei colleghi al Senato il testo è stato integrato con alcune modifiche importanti: in primis, i lavoratori fragili - è una battaglia che stiamo portando avanti insieme ad altri colleghi del MoVimento e anche ad altre forze politiche - che continuano ad essere tutelati in questa situazione di emergenza con la proroga, fino al 31 marzo, del regime transitorio in materia di lavoro agile. Con riferimento a questo, abbiamo anche avuto l'emanazione di un decreto che individua quali siano le patologie croniche con scarso compenso clinico e con particolare connotazione di gravità, in presenza delle quali, appunto, ricorre la condizione di fragilità, venendo inoltre riconosciuta l'equiparazione al ricovero ospedaliero in caso di assenza dal lavoro. Su questo punto ci tengo a sottolineare che queste assenze dal lavoro, anche per le segnalazioni che ci arrivano spesso proprio dai lavoratori fragili, non sono conteggiate nel periodo di comporto e non determinano la sospensione dell'indennità di accompagnamento eventualmente spettante al soggetto.

Altro passaggio importante, sempre inserito dal Senato, sono le norme sugli spostamenti dalle e verso le isole. Ora, per accedere ai mezzi di trasporto che collegano Sicilia, Sardegna e isole minori al resto del territorio italiano basta il green pass base che attesti l'avvenuta vaccinazione, l'avvenuta guarigione, l'effettuazione di test antigenici rapidi o molecolari. È una soluzione adottata al fine di rimuovere una regola che avrebbe limitato la libertà di spostamento per chi risiede nelle isole, influendo anche sulla garanzia di accesso alle cure.

Altro aspetto positivo su cui anche noi, come MoVimento 5 Stelle, anche grazie alla collega Marialucia Lorefice, siamo intervenuti, è quello di garantire all'interno delle RSA una sicurezza per le persone, soprattutto garantendo le visite presso le strutture residenziali e semiresidenziali. Purtroppo, questa continua ad essere una situazione non omogenea in tutto il territorio nazionale e si continuano ad avere situazioni per le quali i parenti non possono andare a visitare i propri cari che si trovano all'interno di queste strutture, che sono e rappresentano la loro casa.

Quindi, anche qui, auspichiamo che ci siano un maggiore intervento e una maggiore presenza anche delle istituzioni proprio per garantire un diritto, che è quello all'affettività e alla vicinanza dei familiari.

Non da ultimo, ricordo anche la necessità di questa pandemia, perché noi stiamo prorogando uno stato di emergenza e questo stato di emergenza ha comportato l'emersione di disagi non solo in ambito di salute mentale in senso più ampio, ma anche per quanto riguarda i disturbi del comportamento alimentare, piuttosto che il disagio psicologico. Ieri sera, grazie anche al lavoro del collega Sensi e grazie a un emendamento anche del nostro MoVimento, sia al Senato, ma anche qui, alla Camera, abbiamo lavorato al fine di arrivare a dare un'iniziale risposta, che non è la risposta definitiva, ma è solo un primo passo.

È necessario intervenire affinché si renda strutturale l'assistenza psicologica di base e possa essere accessibile a tutti, soprattutto e con particolare attenzione ai giovani, che sono i maggiormente toccati da questo tipo di emergenza e che, spesso, non sanno come chiedere aiuto.

Presidente, vado a concludere. Grazie a tutte queste misure, agli interventi e al lavoro che viene fatto ogni giorno da Governo e Parlamento, vediamo finalmente la luce in fondo al tunnel. Non dobbiamo, però, dimenticare che la pandemia non è completamente finita, che, ancora oggi, il numero dei decessi è troppo elevato e sono migliaia i contagi giornalieri. Dietro quei numeri apparentemente freddi, ci sono persone, vite e sofferenze. Per questo, come MoVimento 5 Stelle, abbiamo sempre sostenuto che, senza la tutela della salute, non ci può essere la ripartenza del Paese. Ragionamento analogo vale per la proroga dello stato di emergenza, che è uno strumento cautelativo, come ho già detto in precedenza, che oggi ci permette di guardare al futuro con la necessaria attenzione e precauzione. Tutti auspichiamo che al più presto possa essere revocato e che si possa arrivare a una convivenza con il virus. Per tutti questi motivi, Presidente, colleghi e colleghe, dichiaro il voto favorevole del MoVimento 5 Stelle (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, a titolo personale, il deputato Sodano. Ne ha facoltà.

MICHELE SODANO (MISTO). Grazie, Presidente. Grazie, colleghi. Ci chiedete di convertire un decreto che è stato promulgato il 24 dicembre: sono passati quasi 2 mesi e questo ci dà un po' un'idea di come funziona la politica qui in Italia. Un provvedimento promulgato il 24 dicembre e, solo per pura formalità, arrivato adesso, il 17 febbraio, perché arriva qui, ma, comunque, non c'è la possibilità di emendarlo, di discuterlo ed è stata posta un'altra fiducia.

Vede, io non voglio concentrarmi su tutte le misure illogiche che abbiamo, avete messo in atto qui in Italia, perché per i cittadini italiani basta andare su Internet e vedere come stanno reagendo oggi l'Inghilterra, la Spagna, la Francia, il Portogallo, tutti Paesi simili al nostro, che, però, stanno riconsegnando serenità e gioia di vivere ai propri abitanti, visto che per fortuna, in questo momento, la pandemia appare più debole, con una variante Omicron che sembra lasciare spazio ad una vera e propria ripartenza, ma bisogna farla concretamente.

Oggi, di fronte a questa totale differenza tra una modalità di azione saggia, responsabile, che dà speranza, come dicevo prima, degli altri Paesi e l'Italia, i giovani scappano. Io non so se vi interessi questa cosa, però oggi i giovani scappano.

Io quello che vi chiedo è una pacificazione, anche all'interno di questo Parlamento, per cercare, tutti insieme, di rassicurare il nostro popolo. Guardate, oggi il danno psicologico, oltre naturalmente a quello economico, è enorme: abbiamo generazioni e generazioni sofferenti, spaventate, che non sanno più dare neanche un senso alla propria esistenza, sono state allarmate costantemente per 2 anni, non sono state date quelle indicazioni per portarci veramente fuori dalla pandemia. Quasi si ha l'idea in Italia, grazie a scelte politiche poco coraggiose, che si faccia tutto il contrario - è assurdo - di quello che avviene nelle altre nazioni europee e non solo sulla pandemia: penso anche agli investimenti sui giovani, penso all'ambiente. Oggi, qui discuteremo una mozione che vuole ridare forza ai grandi poteri economici, a quelli che perdono potere.

Fatemi dire un'ultima cosa, Presidente, rispetto a questo tema: ieri, qua in Italia è successa una cosa molto grave perché con un opinabile giudizio della Corte costituzionale sono state mandate in fumo 2 milioni di firme di cittadini, a cui io farei un applauso in questo momento (Applausi di deputati del gruppo Misto), che hanno cercato, attraverso un referendum, di portare nel dibattito politico due temi fondamentali, come l'eutanasia e la regolamentazione della cannabis. Un appello, Presidente - visto che la Corte costituzionale ha bocciato questi quesiti - e ci deve spiegare il perché - e invece ha fatto passare quello, per esempio, sulla “legge Severino”, la Lega vorrebbe che anche un condannato in primo grado…

PRESIDENTE. Collega, dovrebbe attenersi all'ordine del giorno.

MICHELE SODANO (MISTO). …potesse tornare a fare politica, un appello alla politica, al cosiddetto fronte progressista: chiedo veramente di non fare propaganda, ma di impegnarsi, già in questa legislatura, per far approvare testi, come il Manifesto collettivo per la liberalizzazione della cannabis o la legge sul fine vita, a prima firma Trizzino. Per favore, facciamolo per dare dignità a due milioni di cittadini che si sono impegnati per raccogliere le firme e andare al referendum (Applausi dei deputati del gruppo Misto)!

PRESIDENTE. La ringrazio. Ha chiesto di parlare la deputata Veronica Giannone. Ne ha facoltà.

VERONICA GIANNONE (FI). Grazie, Presidente. Sono di nuovo qui a ribadire il mio voto contrario all'ennesimo decreto sul green pass e lo farò ogni qualvolta arriverà in Aula un testo dove si parlerà del green pass, del super green pass o del green pass rafforzato, strumento inutile e dannoso per efficacia, effetti e contenuti.

Con questo ennesimo decreto si è veramente toccato il fondo: è stato introdotto nel nostro Paese un trattamento sanitario obbligatorio e illegittimo per chi ha più di cinquant'anni. È illegittimo perché un trattamento obbligatorio è legittimo soltanto quando chi lo riceve ne ha effettivamente bisogno e invece siamo di fronte ad una totale sproporzione tra gli eventi biologici e gli effetti che questi hanno avuto sul piano giuridico, istituzionale, sociale, lavorativo e costituzionale. Qualche mese fa, il direttore dell'OMS Europa disse che, con la variante Omicron, si sarebbe avviata la fine della pandemia da COVID-19, con un conseguente allentamento delle misure restrittive, così come in effetti è accaduto in diversi Paesi, come il Regno Unito, la Francia, la Spagna, la Danimarca ma non l'Italia. Proprio qualche giorno fa, il commissario europeo per l'economia, Paolo Gentiloni, ha affermato quanto segue: “La discussione sulla vaccinazione obbligatoria contro il COVID-19 era giustificata mesi fa, ma non credo che ora sia il momento di discutere di vaccini obbligatori”. L'intervista completa però è stata pubblicata dai media tedeschi, nel silenzio quasi assoluto dei loro colleghi italiani, probabilmente perché avrebbe avuto il peso di un macigno per il Ministro Speranza. Quello che ne vien fuori è che, nel nostro Paese, si va avanti con i paraocchi, confermando regole paradossali. Prendiamo l'esempio delle scuole (materne/infanzia e primo grado): che senso ha prorogare uno stato di emergenza o vaccinare obbligatoriamente gli over 50, se poi la scuola libera tutti? Dal 5 febbraio, le attività scolastiche proseguono fino a quattro bambini colpiti da COVID-19; è obbligatorio effettuare un tampone, anche autosomministrato, alla prima comparsa dei sintomi, attivando, al contempo, autosorveglianza: sottolineo “autosomministrato” e “con certificato di autodichiarazione dei genitori”. Sarebbero queste le regole che tutelano la salute nostra o quella dei nostri bambini? I genitori si improvvisano pediatri.

Le scuole non si possono e non si devono più chiudere, non si possono e non si devono più bloccare le attività economiche delle famiglie in estrema difficoltà: su questo sono pienamente d'accordo, allora però, occorre avere coraggio e dirlo chiaramente, senza inventare misure insensate, che nulla hanno a che vedere con la tutela della salute. Perché gli studenti devono possedere obbligatoriamente il green pass per l'accesso ai mezzi impiegati nei servizi di trasporto pubblico locale, se poi le regole sulla quarantena nelle scuole sono quelle poc'anzi spiegate? Non ha senso e non credo che non ve ne rendiate conto.

Ricordo che questo Governo raccontava che il green pass era necessario se si voleva ottenere la garanzia di trovarsi tra persone non contagiose, ma i fatti hanno dimostrato esattamente il contrario e aver avallato restrizioni ambigue del Governo, anziché opporvisi, ha contribuito a seminare una sorta di ipnosi collettiva dalla quale dobbiamo svegliarci. Ho ricevuto un messaggio, che mi ha profondamente toccato e voglio leggerlo, perché spero che ancora si possa smuovere la coscienza di qualche collega: “Buongiorno onorevole, solo un onesto cittadino di 51 anni, che lavora, paga le tasse e contribuisce con il proprio stipendio all'economia della famiglia. Non sono un no-vax, credo nella scienza, nella medicina e sono convinto che il rispetto degli altri sia alla base della convivenza in un Paese civile. Non amo leggere le notizie sui social, non credo a teorie strampalate, né tanto meno a stregoni o complottisti. Oggi mi sono dovuto recare al centro vaccinale per fare la vaccinazione contro il COVID. L'ho fatto perché non avevo scelta: o il vaccino, o la mia vita; alla mia età non ci si può permettere di stare a casa senza lavoro e senza soldi, sarebbe la fine. Quindi, sono stato costretto a calpestare la mia dignità, le mie convinzioni, sono stato costretto ad ingoiare i mille dubbi che nutro sulla modalità di attuazione di questa campagna di vaccinazione voluta dal Governo, che tutto sembra, tranne che a tutela della salute dei singoli, della mia salute.

A breve, avrò il green pass rafforzato, potrò quindi rientrare a buon diritto in società. Ma a che prezzo? Per me - come immagino per molti altri - è stata una vera violenza, sia fisica che psicologica, perché io mi sono sentito violentato nel profondo, una violenza avallata dallo Stato che, con leggerezza e senza alcun supporto scientifico confutato, si è rubato il nostro bene più prezioso: la libertà”. Questo è ciò che lascia, Presidente, l'arroganza di una legge discriminatoria e ricattatoria in coloro che pensano in modo differente, una legge incurante della nostra Costituzione, che non lascia alcuna scelta.

L'obbligo vaccinale per gli over 50 è una misura che arriva fuori tempo massimo, in maniera del tutto anacronistica, una misura meramente punitiva, perché sanzionare e privare del lavoro, del sostentamento, della libertà coloro che, in ragione delle proprie legittime convinzioni e decisioni, non vogliono cedere a un trattamento sanitario imposto, è una punizione ed è una vergogna per un Paese che si definisce democratico.

Ribadisco: l'obbligo vaccinale, prima per i sanitari, poi per i docenti, ora per gli over 50 è più che mai ingiustificato e infondato, in quanto questa campagna di vaccinazione ha dimostrato di non essere per nulla fondamentale per il contrasto al contagio, anche se lo stesso Governo continua a raccontare il contrario. Chiunque può contrarre l'infezione da COVID-19, anche chi ha già tre dosi somministrate. L'Italia e gli italiani si trovano a vivere situazioni di difficoltà enormi, sia dal punto di vista sociale, che economico, che organizzativo della loro vita. È ora di ammettere le proprie colpe, di ripristinare il rispetto verso la vita di ogni cittadino di questa Nazione.

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale.

(Votazione finale ed approvazione – A.C. 3467​)

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.

Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul disegno di legge n. 3467: S. 2488- "Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 24 dicembre 2021, n. 221, recante proroga dello stato di emergenza nazionale e ulteriori misure per il contenimento della diffusione dell'epidemia da COVID-19" (Approvato dal Senato).

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione) (I deputati del gruppo Misto- Alternativa mostrano cartelli recanti le scritte : “Draghi contro lavoro e salute” e “Art. 4 la Repubblica riconosce a tutti i cittadini il diritto al lavoro e promuove le condizioni che rendano effettivo questo diritto”).

Invito i colleghi ad abbassare i cartelli. Chiedo agli assistenti parlamentari di intervenire (Gli assistenti parlamentari ottemperano all'invito della Presidente).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 25).

Esame e votazione delle questioni pregiudiziali riferite al disegno di legge: Conversione in legge del decreto-legge 4 febbraio 2022, n. 5, recante misure urgenti in materia di certificazioni verdi COVID-19 e per lo svolgimento in sicurezza delle attività nell'ambito del sistema educativo, scolastico e formativo (A.C. 3457​) (ore 13,23).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'esame e la votazione delle questioni pregiudiziali Colletti ed altri n. 1 e Lollobrigida ed altri n. 2 (Vedi l'allegato A) riferite al disegno di legge n. 3457: Conversione in legge del decreto-legge 4 febbraio 2022, n. 5, recante misure urgenti in materia di certificazioni verdi COVID-19 e per lo svolgimento in sicurezza delle attività nell'ambito del sistema educativo, scolastico e formativo.

A norma del comma 4 dell'articolo 40 del Regolamento, in caso di più questioni pregiudiziali ha luogo un'unica discussione. In tale discussione, ai sensi del comma 3, del medesimo articolo 40, potrà intervenire, oltre ad uno dei proponenti (purché appartenenti a gruppi diversi), per illustrare ciascuno degli strumenti presentati per non più di dieci minuti, un deputato per ognuno degli altri gruppi, per non più di cinque minuti.

Al termine della discussione si procederà, ai sensi dell'articolo 96-bis, comma 3, quarto periodo, del Regolamento, ad un'unica votazione sulle questioni pregiudiziali presentate.

Il deputato Andra Colletti ha facoltà di illustrare la sua questione pregiudiziale n. 1.

ANDREA COLLETTI (MISTO-A). Signor Presidente, vorrei descrivere brevemente perché, come Alternativa, abbiamo presentato questa pregiudiziale di costituzionalità sul disegno di legge di conversione del decreto-legge n. 5 del 2022.

Vede, Presidente, per quanto riguarda l'incostituzionalità delle norme di questo decreto, in realtà non bisogna intervenire troppo, perché basterebbe che lo analizzasse uno studente al primo anno di qualsiasi corso di giurisprudenza.

Gli esempi sono abbastanza semplici, ovvero, grazie a questo decreto, un cittadino non italiano - quindi, un cittadino che proviene dalla Francia, un inglese, un senegalese, un americano o un cinese - potrà entrare tranquillamente in Italia e potrà fare tutte quelle attività che gli italiani, aventi lo stesso status vaccinale, non potranno fare. Un cittadino cinese, che non ha la dose booster, potrà andare in hotel, potrà prendere una metropolitana e potrà prendere un aereo o un treno, mentre a un cittadino italiano tutto ciò è precluso.

Quindi, siamo dinanzi a una totale discriminazione, neanche più tra cittadini italiani, come era prima, ma tra cittadini stranieri e cittadini italiani. Da oggi, anzi, da quando è in vigore questo decreto, i cittadini stranieri avranno più diritti dei cittadini italiani che pagano addirittura le tasse a questo Governo e a questo Ministero, per essere discriminati rispetto a uno straniero.

È chiaro che questa discriminazione è palesemente incostituzionale. Avremo un'assurdità per cui un cittadino straniero entrato clandestinamente in Italia potrà avere più diritti di un cittadino italiano nel prendere la metropolitana. Ora, io vorrei capire come qualsiasi persona dotata di senno in quest'Aula possa aderire a dichiarare costituzionale questo decreto, che è palesemente discriminatorio. Ed è ancora più discriminatorio rispetto ai precedenti decreti sul green pass, perché tratta le persone con lo stesso status di guariti o con lo stesso status vaccinale in maniera diversa: se sei italiano, i tuoi diritti valgono meno rispetto a uno straniero.

Ciò fa comprendere quanto questo Governo sia al di fuori di questa Costituzione e quanto questo Parlamento, adeso a questo Governo, sia anch'esso al di fuori di questa Costituzione. Non intervengo oltre perché non ce n'è bisogno. Qualsiasi studente del primo anno di giurisprudenza capirà benissimo e potrà comprendere quanto noi tutti dobbiamo votare a favore della questione pregiudiziale di incostituzionalità, da noi presentata, come Alternativa.

PRESIDENTE. La deputata Bucalo ha facoltà di illustrare la questione pregiudiziale Lollobrigida ed altri n. 2, di cui è cofirmataria.

CARMELA BUCALO (FDI). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, il gruppo Fratelli d'Italia ha presentato la questione pregiudiziale per chiedere il non passaggio all'esame degli articoli del decreto-legge n. 5 del 2022, che reca misure urgenti in materia di certificazioni verdi COVID-19 e per lo svolgimento in sicurezza delle attività nell'ambito del sistema educativo, scolastico e formativo.

Nello specifico, il testo, confluito con un emendamento del Governo nel decreto-legge 7 gennaio 2022, n. 1, dispone, tra le altre, misure di accesso nelle zone rosse a vari ambiti ed attività, interventi riguardanti il trasporto scolastico e, infine, la gestione dei casi di positività nel sistema educativo, scolastico e formativo. Di fatto, si tratta dell'ennesimo provvedimento d'urgenza varato dal Governo che ha un solo scopo, quello di normalizzare l'emergenza, con misure estremamente gravi, che comprimono i diritti fondamentali sanciti dalla nostra Costituzione, tra cui la libertà di movimento, di impresa e il diritto allo studio.

Purtroppo, in questi mesi, il Governo ha dimostrato la sua incapacità di fronteggiare la pandemia, abusando della decretazione d'urgenza, compromettendo le prerogative parlamentari nell'esercizio delle funzioni legislative, costringendo il Parlamento a ratificare norme contenute in atti che erano già stati precedentemente emanati.

Tutto ciò ha creato uno scenario organizzativo inadeguato e inefficiente. È stata messa in ginocchio la nostra economia con risultati drammatici per il nostro prodotto interno lordo.

Il Governo ha creato solo caos, lesione della libertà dei cittadini, discriminazione, differenziazione tra chi è vaccinato e chi non, tra i possessori del green pass base e di quello rafforzato. Avete puntato tutti e soltanto sul vaccino, ritenendolo la panacea di tutto quello che stava accadendo, mentre avete dimenticato le misure di prevenzione necessarie per il contrasto e il contenimento della diffusione del COVID, misure che noi di Fratelli d'Italia - e siamo purtroppo rimasti inascoltati - abbiamo chiesto continuamente.

Entro nel merito del più grande fallimento di questa gestione pandemica: le misure previste e, purtroppo, attuate nel mondo della scuola.

È incredibile come in piena pandemia avete sottovalutato interventi necessari, come diminuire il numero degli alunni per classe. È incredibile pensare che sia ininfluente tenere e contenere in una classe, soprattutto nelle nostre classi che sono così piccole, persone e alunni, in numero di almeno 20-25. La mancanza di personale, i controlli sulla popolazione scolastica con l'introduzione di uno screening continuo di massa con i tamponi, con team di operatori sanitari scolastici, dei quali non c'è neanche l'ombra. Dei tamponi non possono occuparsi le famiglie! Ma lo sapete le file che ci sono? Quindi, queste erano i necessari e importanti interventi che noi avevamo chiesto e che voi non avete mai attuato. Avete lasciato soli i presidi, avete lasciato le scuole - le scuole sono di frontiera - avete lasciato soprattutto le famiglie, che si sentono abbandonate . Queste sono parole di un componente del CTS: adesso arriva la DAD per i ragazzi non vaccinati. Ed è, in effetti, un premio alle famiglie e ai ragazzi vaccinati, perché potranno avere il proprio diritto - e quindi usufruirne - che è quello allo studio. Quindi, un premio: il vaccino diventa un premio! Queste sono parole inaccettabili, parole che violano il diritto allo studio e il principio dell'inclusione di tutti, parole che minano la base della scuola, il luogo per eccellenza dell'inclusione per tutti.

Inoltre, cosa si può fare? Che cosa non avete pensato oltre che per distruggere? Come potete attuare questa discriminazione? Come lo potete fare all'interno della scuola, visto che gli studenti, sia del primo e del secondo ciclo, non hanno l'obbligo del green pass? Allora, chiedere allo studente se è vaccinato o non vaccinato vi siete chiesti se è legale? Vi siete chiesti se questa, invece, è una violazione della privacy, che prevede per i trasgressori pene severe come la reclusione? L'utilizzo di una App che avete previsto non ha assolutamente sminuito quella che è invece la violazione di questo diritto. Vi siete chiesti se l'applicazione di un regime didattico differenziato risponde ai criteri di ragionevolezza e proporzionalità richiesti dalla legge? No! Queste, per voi, sono semplicemente parole. A voi interessa semplicemente andare a far vaccinare. Poi, se queste norme violano diritti costituzionali di libertà, a voi non interessa assolutamente.

È evidente che le diverse misure disposte sono discriminanti, peraltro nei confronti di minori, dove l'ordinamento chiede una maggiore tutela, una tutela rafforzata. Quindi è illegittimo quello che voi state introducendo, sono delle misure illegittime. E sottolineo che questa situazione aumenterà il livello di malessere crescente in molti bambini e adolescenti, un malessere che è stato denunciato più volte da psicologi, da neuropsichiatri infantili, che in questi mesi ha portato ad aumentare i casi di depressione, disturbi dell'alimentazione, comportamenti di tipo autolesivo, ansia, panico. Un vero grido d'allarme che voi continuate a ignorare, che continuate a non sentire, sempre perché siete concentrati con toni catastrofici solo su contagi e vaccinazioni, sanzioni e restrizioni, perché siete totalmente assorbiti nel perseverare, con un atteggiamento quasi di negligenza, verso quella che è l'erosione di alcuni fondamentali diritti, noncuranti del fatto che state deliberatamente compromettendo alcuni aspetti fondamentali della salute fisica e psicologica dei nostri figli.

Concludo dicendo che, sulla base delle considerazioni esposte, appare evidente come le diverse misure disposte dal provvedimento in esame si pongano in contrasto sia con la tutela della libertà personale e sia con l'attribuzione del potere legislativo sancito e garantito dalla Costituzione. Pertanto, per questi motivi, Fratelli d'Italia chiede di non procedere all'esame del disegno di legge in oggetto (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Carelli. Ne ha facoltà.

EMILIO CARELLI (CI). Grazie, Presidente. Annuncio di voler depositare il mio intervento, sottolineando come le argomentazioni a supporto della presunta incostituzionalità contenute nella pregiudiziale ricalcano quelle presentate per i decreti-legge già convertiti su materie analoghe; argomentazioni che noi non riteniamo condivisibili né sotto il profilo della legittimità costituzionale né sotto il profilo delle valutazioni sanitarie. Per questo esprimo, a nome di Coraggio Italia, il voto contrario alla pregiudiziale (Applausi dei deputati del gruppo Coraggio Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Villani. Ne ha facoltà.

VIRGINIA VILLANI (M5S). Grazie, Presidente. Non condividendo assolutamente le pregiudiziali, dichiaro il voto contrario del MoVimento 5 Stelle e mi riservo di depositare il testo.

PRESIDENTE. Sono così esauriti gli interventi sulle questioni pregiudiziali.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulle questioni pregiudiziali Colletti ed altri n. 1 e Lollobrigida ed altri n. 2.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 26).

Trasferimento a Commissione in sede legislativa della proposta di legge n. 2927.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'assegnazione di una proposta di legge a Commissione in sede legislativa. Propongo alla Camera l'assegnazione in sede legislativa della seguente proposta di legge, della quale la sotto indicata Commissione ha chiesto il trasferimento in sede legislativa, ai sensi dell'articolo 92, comma 6, del Regolamento:

alla VII Commissione (Cultura):

S. 1658 – Senatori VERDUCCI ed altri: «Dichiarazione di monumento nazionale dell'ex campo di prigionia di Servigliano» (approvata dal Senato) (A.C. 2927​).

Se non vi sono obiezioni, rimane così stabilito.

(Così rimane stabilito).

Discussione della mozione Prestigiacomo, Fregolent, Galli, Ruffino, Federico, Pezzopane, Timbro, Foti ed altri n. 1-00588 concernente l'impatto della transizione ecologica sul settore dell'industria pesante, con particolare riferimento al settore della raffinazione, petrolchimico e bioraffinazione (ore 13,42).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione della mozione Prestigiacomo, Fregolent, Galli, Ruffino, Federico, Pezzopane, Timbro, Foti ed altri n. 1-00588 concernente l'impatto della transizione ecologica sul settore dell'industria pesante, con particolare riferimento al settore della raffinazione, petrolchimico e bioraffinazione (Vedi l'allegato A).

La ripartizione dei tempi riservati alla discussione è pubblicata nell'allegato A al resoconto della seduta del 15 febbraio 2022 (Vedi l'allegato A della seduta del 15 febbraio 2022).

Avverto che è stata presentata la mozione Vianello ed altri n. 1-00591, che, vertendo su materia analoga a quella trattata dalla mozione all'ordine del giorno, verrà svolta congiuntamente. Il relativo testo è in distribuzione.

(Discussione sulle linee generali)

PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali della mozione.

È iscritto a parlare il deputato Nevi, che illustrerà anche la mozione Prestigiacomo, Fregolent, Galli, Ruffino, Federico, Pezzopane, Timbro, Foti ed altri n. 1-00588, di cui è cui cofirmatario. Ne ha facoltà. Colleghi vi chiedo di uscire in silenzio, per permettere al collega Nevi di poter intervenire. Prego.

RAFFAELE NEVI (FI). Grazie, Presidente. Oggi è una giornata molto importante, perché abbiamo fatto un grande lavoro con, praticamente, tutte le forze politiche del Parlamento, tranne Alternativa. Penso che sia venuto fuori un testo molto equilibrato, che entra nel merito della questione della transizione ecologica, di cui si parla molto ovunque, in modo serio, approfondito, attento, e che mette l'accento sul tema che a noi di Forza Italia sta molto a cuore, e cioè accompagnare le nostre imprese, e non lasciare sole - lo abbiamo detto e ripetuto altre volte - le nostre imprese di fronte a questa grande sfida che abbiamo davanti e che vogliamo cogliere per dare alle future generazioni un mondo migliore, un mondo più in equilibrio rispetto all'ambiente che ci circonda, senza, però, che questo significhi macelleria sociale. Si può fare? Noi pensiamo che si possa fare, pensiamo che si debba fare costruendo una grande alleanza, innanzitutto, tra le istituzioni del nostro Paese, partendo dai comuni, dalle province, dalle regioni, dal Governo nazionale, chiaramente, ma soprattutto, è uno dei temi che abbiamo affrontato nella mozione, a livello europeo, perché spesso l'Europa ci impone obiettivi ambiziosi. Spesso, tuttavia, ci lascia soli ad affrontarli, a conseguirli, e spesso - cosa peggiore - lascia sole le imprese di fronte a queste grandi sfide.

Quindi, la mozione che, a mio e a nostro avviso, rappresenta una pietra miliare nel dibattito politico italiano - senza enfatizzarla, ma sinceramente penso sia così -, sottolinea questo aspetto, ossia chiede al Governo un impegno straordinario per accompagnare le imprese, soprattutto quelle energivore, quelle che presentano più difficoltà a cogliere questa sfida, verso una transizione che sia la più veloce possibile. Parliamo di risorse economiche - è chiaro - perché, certamente, non si fa nulla con le chiacchiere né con le ideologie; si deve fare bene e presto, approntando risorse certe e spendendole nella direzione giusta. Chiediamo, a tal fine, anche che il Governo si faccia promotore in Europa affinché il PNRR, o parte delle risorse dello stesso, venga utilizzato per cogliere questa ambiziosa sfida più di quanto si possa fare oggi. Faccio un esempio: gli impianti per il trattamento dei rifiuti non sono finanziabili con il PNRR. Tuttavia, poiché questa è una strategia verso la quale dobbiamo procedere per cercare di alleviare le sofferenze dei nostri cittadini anche rispetto al caro bollette, al caro energia, pensiamo che una parte di quelle risorse potrebbe essere utilizzata in questo senso.

Forza Italia, grazie all'onorevole Prestigiacomo, che voglio ringraziare per l'impegno, ha lavorato moltissimo per arrivare a eliminare anche alcune questioni più divisive che, nella nostra visione, nella nostra impostazione, chiaramente rimangono rispetto a questo tema, soprattutto, rispetto alle fonti energetiche, al gas, al nucleare. Ne abbiamo parlato a lungo nei giorni scorsi, quindi non mi dilungo, per lasciare il campo alla questione fondamentale: come dicevo, quella di costruire una grande alleanza tra istituzioni, imprese e associazioni di categoria e lavoratori, perché non si può cogliere questo obiettivo, senza coinvolgere anche i lavoratori. È una grande sfida di cambiamento culturale del Paese, soprattutto di tutte le sue componenti economiche e sociali.

Per questo è molto importante - lo dice la mozione - anche investire sulla formazione. Noi abbiamo bisogno di una maggiore cultura ambientale, sana, seria, lontana da un'impostazione ideologica, che punti dritto alla riutilizzazione dei materiali che, altrimenti, verrebbero destinati a discarica o, addirittura, ad essere, come spesso avviene, inutilizzati. Abbiamo constatato che l'economia circolare ci dà grandi possibilità, anche di sviluppo imprenditoriale; abbiamo più volte sottolineato la necessità, anche nella discussione in atto in Parlamento, in questa Camera, sul “Milleproroghe”, di porre il tema delle energie rinnovabili, nonché quello dell'economia circolare.

Pensiamo sia arrivato il momento di andare nel particolare e cercare in tutti i modi di costruire, giorno per giorno, questa sfida della transizione ecologica; una transizione verso un mondo migliore, più rispettoso dell'ambiente e della natura, che possa rappresentare un'opportunità di sviluppo, di salvaguardia del nostro Paese e delle nostre straordinarie ricchezze ambientali. Quindi, vorrei sottolineare alcuni punti che per noi di Forza Italia sono assolutamente importanti e che - ripeto - caratterizzano l'importanza di questa mozione. La cosa fondamentale, come avevamo più volte auspicato, è che vi sia un serio e costante confronto con il mondo imprenditoriale, le parti sociali e quei settori produttivi, a cominciare da quelli più in difficoltà - come il petrolchimico, le raffinerie - di cui capiamo bene la preoccupazione dei lavoratori. Di questo si è fatta portavoce l'onorevole Prestigiacomo, anche con riferimento a quello che accade nella sua regione, la Sicilia, ma è una preoccupazione che riguarda anche il settore dell'acciaio. Io provengo da una città, Terni, nella quale insiste una delle più grandi acciaierie del nostro Paese, ma chiaramente potrei citare Taranto; ne abbiamo discusso lungamente, a più riprese e ne stiamo ancora discutendo in queste ore. C'è, poi, tutto il settore dell'automotive. Si avverte la preoccupazione di centinaia di lavoratori che hanno una prospettiva incerta rispetto al futuro del loro settore e non parlo solo della costruzione delle macchine, ma di tutta la filiera, particolarmente ricca in Italia, pesantemente messa in discussione dal tema della transizione verso un modello diverso, sul quale abbiamo più volte espresso grande preoccupazione e prudenza. Questo processo va accompagnato e nella mozione viene sottolineato questo aspetto fondamentale.

Per entrare nel concreto, abbiamo parlato più volte di un fondo per la decarbonizzazione, sia a livello italiano, sia a livello europeo, che deve essere aumentato rispetto alle dotazioni previste oggi. Abbiamo fatto riferimento, giustamente, alla legge di bilancio per il 2021, che, al comma 159, ha previsto un capitolo ad hoc per accompagnare i settori maggiormente in difficoltà, ma potremmo anche continuare a parlare del settore agricolo. Anche in questo settore le preoccupazioni sono presenti perché, evidentemente, non c'è nessuno che non voglia andare in una certa direzione, ma vi sono oggettive difficoltà anche nel settore dei trasporti, come in quello del trasporto marittimo; ne abbiamo discusso a lungo, pertanto anche questo settore trova una citazione all'interno della mozione.

Chiediamo che le risorse appostate sia nel bilancio dello Stato, sia in quello dell'Europa, siano cumulabili tra loro, cosa che non sempre avviene. Tale questione è stata spesso fonte di ostacoli, quindi chiediamo al Governo di lavorare in questo senso per cercare di cumulare, senza troppi vincoli e troppe restrizioni, risorse europee e nazionali, quindi, a cascata, anche quelle che derivano dagli enti locali.

Del tema dell'utilizzazione a questo scopo del Piano nazionale di ripresa e resilienza ho già detto. C'è, poi, tutto il discorso che intestiamo alla Presidenza del Consiglio dei Ministri, proprio perché pensiamo che questo tema sia talmente importante e fondamentale per il futuro del nostro Paese che non può non esserne investita la Presidenza del Consiglio dei Ministri con ruolo di coordinamento tra i Ministeri interessati. Da qui, l'istituzione di un tavolo permanente per l'individuazione delle più efficaci iniziative normative e delle più importanti strategie da mettere in campo per sostenere i comparti produttivi maggiormente interessati e più coinvolti per arrivare alla soluzione del problema. In cima abbiamo posto il tema inerente ai settori petrolchimico e della bioraffinazione, non dimenticando di citare anche altri settori particolarmente delicati sui quali bisogna porre la dovuta attenzione.

A questo riguardo, all'interno della maggioranza, tenuto conto delle diverse sensibilità, tutti quanti abbiamo fatto uno sforzo per giungere ad un punto di equilibrio, così come va rimarcato l'approccio molto serio e responsabile tenuto dal gruppo di Fratelli d'Italia. Dispiace che parte dell'opposizione, invece, abbia scelto un'altra strada, quella, a nostro avviso, più ideologica, che rischia di trasformare una grande opportunità in una guerra ideologica, che non serve e che rischia - questa sì, veramente - di diventare una guerra tra poveri, che rischia di compromettere il raggiungimento degli obiettivi che ci siamo tutti insieme prefissati e che rischia di lasciare soli, di fronte a questa sfida, interi settori economici e sociali del nostro Paese.

Penso che la cosa più importante di questa mozione sia di avere chiesto al Governo e al Presidente Draghi, che sappiamo gode di stima autorevolezza e credibilità in Europa, di porre a quel livello la tematica affrontata oggi, per cercare di far capire bene alla Commissione europea e alle istituzioni europee in generale, l'importanza di questi principi che abbiamo voluto esprimere a così larga maggioranza in seno al Parlamento italiano, affinché siano pienamente, autenticamente e concretamente recepiti a livello europeo.

Spesso, in passato e anche di recente, ci sono stati momenti che ci hanno visto non riuscire a far comprendere appieno le nostre istanze di grande Paese produttore in Europa. La sfida che abbiamo davanti e che questa mozione, quando sarà approvata, ci impone di cogliere è proprio questa: creare le condizioni affinché i principi contenuti in questa mozione siano approvati e condivisi dalle istituzioni europee. Queste ultime devono avere chiaro che ogni Paese ha una specificità, pertanto bisogna tarare le misure da mettere in campo sulla base delle specificità dei vari Paesi europei.

È evidente che la Finlandia ha certi tipi di problemi, mentre l'Italia, la Germania o la Francia ne hanno altri legati alla dimensione, all'importanza del sistema produttivo che però - attenzione - contribuisce al PIL europeo e a fare dell'Europa una delle zone del mondo a più alto sviluppo economico e sociale. Forza Italia auspica che da domani, con la forza di un mandato parlamentare così ampio, il Governo possa cominciare a lavorare per creare concretamente le condizioni affinché le nostre imprese non si sentano abbandonate di fronte a questa sfida.

Potrei continuare a lungo perché il tema mi appassiona. Il testo in esame, credo, parli molto chiaro e non ci sia bisogno di grandi spiegazioni aggiuntive. Sulla base di questo, noi potremo guardare in faccia con maggiore dignità e autorevolezza anche ai nostri interlocutori sul territorio ed anche, lasciatemelo dire, ai nostri figli, perché avremo contribuito a far nascere un pronunciamento che rappresenta bene una sintesi delle istanze che si colgono anche nella struttura sociale del nostro Paese: una spinta ambientalista e un'attenzione molto forte al lavoro, in particolare alle imprese, che hanno consentito al nostro di essere uno dei più grandi Paesi industriali del mondo, con un livello di benessere pari a quello dei più avanzati Paesi del mondo.

Per questo motivo noi, con la collega Prestigiacomo e come gruppo di Forza Italia, siamo veramente felici di aver contribuito a questo lavoro. Voglio anche ringraziare i tecnici che ci hanno accompagnato e le associazioni di categoria che ci hanno stimolato ad andare nella direzione giusta. Siamo riusciti a contemperare le esigenze di tutti gli stakeholder, che si possono ben ritrovare in un testo considerato veramente di grandissimo livello (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. È iscritta a parlare la deputata Sara Moretto. Ne ha facoltà.

SARA MORETTO (IV). Grazie, Presidente. Sottosegretaria Gava, rischiamo di essere un Paese strano, almeno agli occhi di un osservatore terzo; l'Italia aderisce, giustamente e convintamente, agli obiettivi climatici internazionali; nessuno di noi può sentirsi disimpegnato rispetto alla doverosa riduzione delle emissioni. E così è: non sono disimpegnate le istituzioni, non sono disimpegnati gli enti locali, non lo sono, desidero ribadirlo, le imprese.

Chiarito ciò, vorrei che riportassimo al realismo il dibattito sulle scelte energetiche necessarie per raggiungere questi obiettivi. Non riesco, e non riusciamo anche come gruppo politico, ad abituarci all'idea di compiere scelte ideologiche, che rischiano di lasciare indietro pezzi della nostra economia. Faccio queste premesse perché credo che non ci possa essere ipocrisia in un dibattito così strategico per il nostro Paese. Stiamo mettendo in campo, in questi mesi, le scelte più importanti per il nostro futuro e per la crescita italiana. Siamo fermamente convinti che la transizione ecologica, e, in particolare, la transizione energetica, possano essere opportunità grandissime, driver di competitività internazionale, occasione di ridisegno del nostro tessuto produttivo. La decarbonizzazione del nostro sistema industriale e produttivo e della mobilità però non può, e non deve, portarsi dietro chiusure, perdite di posti di lavoro o indebolimento della nostra competitività internazionale. Lo sa anche l'Europa, che per questo ha stanziato il Fondo per una transizione giusta, a cui sono assegnati diversi miliardi con lo scopo di affiancare alla sostenibilità ambientale anche la sostenibilità sociale ed economica.

Rischiamo di essere un Paese strano, quindi, se affermassimo, ideologicamente, che l'unica strada per la neutralità climatica sia la totale elettrificazione, soprattutto, oggi, in un momento nel quale l'energia elettrica è davvero in minima parte prodotta da fonti rinnovabili; saremmo un Paese strano se pensassimo che dall'oggi al domani settori interi del nostro sistema economico possano scomparire, lasciando dietro di loro disoccupazione e territori abbandonati.

Occuparsi, anche attraverso questa mozione - e ringrazio anch'io la collega Prestigiacomo, che ci ha dato l'occasione di aver lavorato insieme a un testo unitario -, di accompagnare i settori che hanno maggiori difficoltà ad abbattere le emissioni di gas serra è, quindi, un dovere e una responsabilità; pensare di affiancare al Fondo per una transizione giusta anche un Fondo europeo dedicato al sostegno di quei settori che, per caratteristiche produttive, hanno bisogno di più tempo e di ingenti investimenti, soprattutto tecnologici, per riconvertire i loro processi è una cosa ragionevole. Pensiamo alle imprese le cui emissioni oggi sono definite hard to abate, ossia alle imprese del settore dell'acciaio, della chimica, della ceramica, della carta, del vetro, del cemento, o alle fonderie, ma anche all'autotrasporto, al trasporto marittimo e aereo e all'agroalimentare. Pensiamo, in particolare, al comparto della raffinazione del petrolio che, spesso dipinto da alcune forze politiche e associazioni come brutto e cattivo, anche durante la pandemia ha alimentato, giorno per giorno, il nostro Paese: oltre il 95 per cento dei mezzi di trasporto leggeri e pesanti, aerei e navali, in Italia, si muove con carburanti di origine fossile. Pensiamo, però, a un settore che non resiste ideologicamente a questo “mai” al cambiamento e alla transizione, che non si oppone alla decarbonizzazione e che da tempo lavora per una sorta di rinascita, in una nuova veste, coerente con un Paese che corre verso la decarbonizzazione. Oggi, il comparto della raffinazione e della bioraffinazione occupa 20 mila lavoratori e in alcune aree, in Sicilia in particolare, ma anche nel mio Veneto, a Marghera, rappresenta un asset strategico di un intero territorio, di un territorio vasto. Il futuro di quegli stabilimenti è orientato ai low-carbon fuels e vi è l'ambizione, possibile, di trasformare aree altrimenti destinate alla decadenza in una rinascita come hub energetici, anche attraverso l'evoluzione nel campo dell'idrogeno.

Sostenere, quindi, anche attraverso i fondi del PNRR la produzione di carburanti avanzati, innovativi, ecologici e a basso contenuto di carbonio, anche attraverso l'uso di materie prime biologiche o rifiuti - da un lato, quindi la produzione, ma anche incentivandone l'uso - è una combinazione di scelte chiave per non mortificare la ricerca in corso e salvaguardare le eccellenze del nostro Paese nel petrolchimico e nella bioraffinazione.

Con la mozione di oggi, quindi, oltre a richiamare il Governo all'attuazione delle norme previste nella legge di bilancio 2021, volte a favorire gli investimenti delle imprese della raffinazione nel Mezzogiorno, vogliamo ribadire un fermo e più ampio principio: di fronte a obiettivi climatici condivisi, si abbandonino l'ideologia e il populismo, si proceda nel rispetto del principio di neutralità tecnologica e con la consapevolezza che le straordinarie opportunità della transizione ecologica corrono sulle gambe delle imprese e dei lavoratori.

Italia Viva sostiene, e sosterrà sempre, politiche ambientali, energetiche e industriali orientate allo sviluppo, alla crescita e alla sostenibilità, in tutte le sue accezioni. Ci auguriamo, quindi, che il dibattito, oggi, su questa mozione sia un pezzo di un ragionamento ben più ampio che, con il Governo, il Parlamento possa portare avanti verso scelte responsabili, non ideologiche e che guardano davvero al futuro del Paese (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva).

PRESIDENTE. È iscritta a parlare la deputata Rachele Silvestri. Ne ha facoltà.

RACHELE SILVESTRI (FDI). Grazie, Presidente. Oggi, siamo qui, ancora, ad affrontare un tema di cui, purtroppo, si parla molto, molto poco, soprattutto con quello che sta accadendo al di fuori di questo palazzo. Oggi, affrontiamo la mozione concernente l'impatto della transizione ecologica sul settore dell'industria pesante.

Il gruppo di Fratelli d'Italia, come ha prima detto il collega Nevi durante l'illustrazione, ha deciso di firmare questa mozione per dare anche un segnale e rimanere in linea con la politica che Fratelli d'Italia ha portato avanti in questi anni, una politica che va incontro alle esigenze del Paese, quindi non un'opposizione solo esclusivamente per andare in rottura, ma un'opposizione puntuale. Questa è proprio la dimostrazione di come Fratelli d'Italia porti avanti il suo lavoro, soprattutto in questo momento in cui parliamo di transizione ecologica che, come abbiamo detto, è uno degli argomenti cardine, soprattutto in questa fase con il PNRR; è principalmente uno degli argomenti che vanno più ad incidere sul PNRR.

L'altro giorno abbiamo avuto la possibilità, con il Ministro Cingolani, tramite un'audizione, di approfondire e di capire come il Ministero della Transizione ecologica voglia muoversi sotto questo punto di vista, però, voglio rimanere sul tema dell'industria, perché, Presidente, sottosegretario, l'industria italiana, purtroppo, sta avendo problemi molto, molto gravi che, adesso come adesso, non stiamo, purtroppo, affrontando. Quindi, ringrazio per la mozione, però c'è bisogno di correre; dobbiamo correre perché attualmente abbiamo il problema dell'aumento del costo dell'energia e di questo ancora non riusciamo a parlare. Noi, come Fratelli d'Italia, ci siamo mossi con la Commissione attività produttive e la Commissione ambiente; abbiamo portato in Commissione una risoluzione per iniziare a parlare del problema, aprire un dibattito, cercare di portare avanti proposte e avere risposte per quei tanti cittadini e quelle tante imprese che si stanno trovando nella situazione di non sapere più come affrontare queste spese. Io volevo anche ringraziare la presidente Rotta e la presidente Nardi per aver accettato di iniziare subito l'iter della risoluzione, pur restando in attesa di un decreto del Governo, per quanto riguarda questa emergenza, che ancora, purtroppo, non si vede. Quindi, come Commissione stiamo andando avanti; abbiamo iniziato questo iter sulla risoluzione che è fondamentale, perché quello che comunque è stato detto dai colleghi che mi hanno preceduto - sulle varie difficoltà delle imprese pesanti - lo si va anche a verificare con riferimento alle piccole e medie imprese e questo è un problema che dobbiamo affrontare.

Quindi, ben venga la mozione, è un punto di partenza, iniziamo da questo, ma non fermiamoci qui ed è qui che il Parlamento deve tornare ad essere centrale, soprattutto per queste scelte importanti per il Paese. Ed è per questo che il Governo deve recepire queste istanze nell'immediato, perché, se andiamo a leggere la risoluzione, possiamo vedere che alcune cose, magari, vengono fatte, vengono inserite, come possiamo vedere con riferimento alla legge di bilancio per il 2021. Nella mozione è stato anche citato l'articolo 1, comma 159, della legge n. 178 del 2020, che ha introdotto disposizioni importanti soprattutto per questo settore, però, ormai, è trascorso un anno e abbiamo visto che, ad un anno dalla sua approvazione, ancora si è fermi come lo eravamo prima. Ed è questo che non ci possiamo più permettere. Non ce lo possiamo più permettere! Questo Paese deve correre: adesso dobbiamo correre, perché ci troviamo in una situazione di crisi che le imprese non sanno più come gestire, ma soprattutto abbiamo dati che ci spaventano. Voglio fare alcuni esempi; nei giorni scorsi, in Senato, c'è stata un'audizione; in Commissione industria si è svolta un'audizione di ARERA che ha presentato dati da cui emerge con evidenza la gravità della situazione: nel primo trimestre 2022, rispetto al primo trimestre 2021, si è registrato un aumento del 131 per cento per il cliente domestico, mentre, secondo l'ufficio studi dell'Associazione Artigiani di Mestre, le imprese dovranno sborsare 14,7 miliardi di euro in più, un aumento del 400 per cento. Sono problemi reali che dobbiamo affrontare, perché, se, da una parte, abbiamo uno o più piani e obiettivi da portare avanti con il PNRR, cercando di procedere verso una transizione ecologica più veloce, di aumentare, di incrementare e di investire, però attualmente viviamo una situazione nella quale abbiamo un rischio di disoccupazione in molti settori strategici, ad esempio in quelli energivori: attualmente, vi sono 1,8 milioni di occupati, ma il rischio è di avere una perdita di posti di lavoro intorno ai 500 mila. Quindi, capite bene che dobbiamo accelerare, dobbiamo correre, soprattutto dobbiamo cercare di capire come muoverci. Sottosegretario, l'impressione che abbiamo noi di Fratelli d'Italia è che ancora non c'è un'idea ben precisa di come il Governo voglia portare avanti questa transizione ecologica; ancora non c'è un'idea specifica di quali siano le mosse o il piano infrastrutturale da portare avanti; dal nostro punto di vista, non avete un'idea chiara di come debba essere questa transizione ecologica. Quindi, ripeto, continueremo a portare avanti questa nostra opposizione, firmando e, quindi, condividendo atti della maggioranza per cercare di portare alla vostra attenzione questo problema e i problemi che voi, come Esecutivo, dovete avere il coraggio di risolvere nel miglior modo possibile. Infatti, prendere decisioni e stanziare fondi giusto per evitare o rimandare il problema non è la soluzione: è una cosiddetta “toppa”.

Quindi, voi dovete cercare di ascoltare; capisco che ultimamente il Parlamento sia poco ascoltato dal Governo - giusto qualche fiducia, perché ci dobbiamo essere - però il Parlamento è fondamentale, perché, sottosegretario, i territori si rivolgono ai parlamentari; noi parlamentari siamo la voce, siamo noi che vi portiamo le esigenze dei territori. Prima il collega Nevi parlava di Terni, lui è di Terni, la mozione parla della Sicilia, la collega di Italia Viva parlava del Veneto: ogni parlamentare, ogni deputato conosce le varie esigenze dei propri territori, che a volte combaciano e a volte no, però il Governo non ascolta questo Parlamento, non ascolta nemmeno la maggioranza; non ascoltasse l'opposizione potrebbe anche andar bene, però, come abbiamo visto anche molte volte, soprattutto in Commissione ambiente, quando si parla di transizione ecologica, questa maggioranza, purtroppo, non riesce a trovare quel punto di incontro per andare avanti.

Quindi, viste le difficoltà che stiamo vivendo - le difficoltà del caro bollette, la crisi del gas, tutto quello che c'è adesso - che i cittadini, ma soprattutto le imprese vivono, dobbiamo correre, dobbiamo cercare di trovare soluzioni efficaci per evitare che - dopo la pandemia, dopo la crisi che c'è stata a causa della pandemia, per cui tante imprese, purtroppo, non sono riuscite a ripartire e quelle che hanno ricominciato con tante difficoltà adesso stanno soffrendo un'altra grande crisi - le aziende chiudano. Dobbiamo fare in modo che queste aziende non chiudano, dobbiamo cercare di mettere le nostre imprese in grado di fare concorrenza all'estero, perché, altrimenti, con questi prezzi, purtroppo, si sta distruggendo l'impresa italiana. Quindi, mi avvio a concludere. Su questa mozione noi portiamo avanti quello che stiamo dicendo, sperando che il Governo accolga almeno un po' la voce del Parlamento (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Tullio Patassini. Ne ha facoltà.

TULLIO PATASSINI (LEGA). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghe e colleghi, rappresentanti del Governo, la lotta al cambiamento climatico è una sfida mondiale che stiamo affrontando. La Lega, sin da subito, sin dai primi passi, ha evidenziato la necessità che il processo di transizione ecologica sia sostenibile da un punto di vista economico e sociale. Nel New Green Deal europeo finalmente questi messaggi iniziano a comparire.

La discussione di questa mozione, quindi, è un'occasione importante, per noi e per quest'Aula, di porre il tema della sostenibilità della transizione. Già l'Europa, nella sua Agenda 2020-2030, ha evidenziato la necessità di un meccanismo per una transizione giusta, che aiuterà soprattutto coloro che, purtroppo, soffriranno di più in questo percorso di transizione, quindi un vero aiuto importante, anche con pacchetti finanziari per il periodo 2021-2027, per almeno 17-18 miliardi di euro. Pensiamo a questa transizione, a posti di lavoro che cambiano, ad aziende che si trasformano: sarà necessario per i tanti lavoratori individuare nuove possibilità di lavoro, nuove possibilità di riqualificazione e di miglioramento delle competenze e, addirittura, una sorta di inclusione attiva verso settori nuovi, che sostituiranno naturalmente settori già maturi. Chiaramente, l'Unione europea si è data regole in generale su questo aspetto, evidenziando come occorra comunque focalizzarsi su settori, regioni e territori, che soffriranno di più in prospettiva questo processo di transizione. Questo è proprio quello che noi volevamo: la possibilità e l'esigenza di rispondere alle sfide energetiche con decisione ed intelligenza, nel rispetto della specificità di ogni territorio.

Ricordiamo tutti che, nel secolo scorso, Enrico Mattei, da liquidatore dell'AGIP, trasformò l'azienda di Stato in un grande player internazionale, facendo nascere l'ENI, e, ancora oggi, ne possiamo beneficiare i frutti come sistema Paese. Tutto è partito con la scoperta di idrocarburi in pianura padana e il secondo momento importante fu in Sicilia, a Gela. Addirittura, oggi, la Sicilia ha una fortissima expertise nel campo della raffinazione e dell'estrazione. Sul territorio siciliano vi sono 13 concessioni minerarie attive, tra greggio e metano, per un totale di 160 pozzi. È proprio questo l'aspetto che, anche con questa mozione, andiamo ad evidenziare e sostenere. Queste raffinerie, questi complessi industriali, in tanti anni hanno garantito posti di lavoro e sviluppo locale. È proprio nei confronti di queste realtà che, per noi come gruppo Lega, ci deve essere una forte attenzione alla tutela e alla difesa.

Vorrei ricordare ai colleghi d'Aula che l'Europa è il continente che, in questo periodo e in questi anni, ha maggiormente ridotto le emissioni climalteranti: negli ultimi vent'anni, siamo scesi del 24,4 per cento, abbiamo risparmiato quasi 1,4 miliardi di tonnellate di CO2 equivalenti. Per avere un parametro con l'intero globo, ogni anno abbiamo 36,4 miliardi di tonnellate e, purtroppo, questa cifra è in aumento. Quindi, la transizione green è importante, ma va fatta in maniera equilibrata e nel rispetto delle specificità di ciascun Paese.

Viviamo, in questo periodo, un momento molto difficile per gli aumenti esponenziali e il prezzo dell'energia, che colpiscono famiglie, imprese, ospedali, comuni ed enti pubblici, colpiscono tutti coloro che si occupano di trasporti e logistica. A gennaio 2021, il prezzo medio dell'energia elettrica era 60,21 euro per Megawatt, a gennaio 2022 siamo 224 e, rispetto agli altri Paesi europei, siamo, comunque, ad un livello superiore, perché siamo più 34 per cento rispetto alla Germania e, addirittura, più 56 per cento rispetto alla Polonia. La questione energetica diventa una questione di sopravvivenza e di corretta concorrenza del nostro sistema economico industriale nazionale.

Per rispondere alle esigenze di contenimento dei costi, il Governo, di cui la Lega fa parte - e uno dei motivi per cui si è scelto di far parte di questo Governo è rispondere alle esigenze dei cittadini -, ha operato e sta operando su due livelli.

La prima risposta è stata necessariamente una risposta immediata: bisogna, in ogni modo, contenere i prezzi delle bollette. Quindi, già nel secondo semestre del 2021, abbiamo impiegato 7 miliardi di euro; in legge di bilancio 2022, per il primo trimestre 2022, abbiamo impiegato 3,8 miliardi di euro, a vantaggio di 29 milioni di utenze domestiche e 6 milioni di utenze non domestiche. Qui siamo intervenuti su un ampio ventaglio di opportunità: abbiamo azzerato gli oneri generali di sistema, sia per le utenze domestiche, sia per quelle non domestiche, fino a 16,5 kilowattora e, addirittura, abbiamo tolto, di fatto, per 10 milioni di cittadini, gli oneri generali di sistema. Quindi, veramente somme importanti, che, in qualche modo, hanno contribuito a calmierare gli aumenti. Abbiamo previsto la riduzione dell'IVA e soprattutto abbiamo previsto la possibilità che tutti coloro che si trovano in situazioni di difficoltà e di indigenza possano accedere automaticamente ai bonus sociali: penso alle fasce più povere di questa popolazione, penso a coloro che utilizzano strumenti salvavita, penso a coloro che versano in gravi condizioni di salute. Sono circa 3 milioni le famiglie che possiamo aiutare in modo concreto e immediato.

Poi, già in questi primi mesi, visto che questo trend non tende a calare, con il “decreto Sostegni-ter”, abbiamo investito ulteriori 1,8 miliardi di euro, tagliando, fondamentalmente, il costo dell'energia a chi produce, alle aziende produttrici, sia alle energivore, attraverso il meccanismo del credito d'imposta, sia attraverso l'azzeramento degli oneri di sistema per le imprese sopra i 16,5 kilowatt. Quindi, un aiuto anche per quel settore che, nella prima fase, era stato lasciato indietro. Noi pensiamo che questo trend energetico ancora non accenni a finire purtroppo e, quindi, stiamo già lavorando, il Governo sta già lavorando - e vedo qui anche l'impegno del sottosegretario -, perché è di prossima uscita un decreto energia, che dovrebbe intervenire, ancora una volta, per calmierare i prezzi delle bollette e stiamo aspettando questo decreto energia a giorni.

Noi, come gruppo Lega, abbiamo chiesto un intervento importante, di diversi miliardi di euro, e veramente confidiamo che questo decreto sia un passo importante per contenere i costi per famiglie ed imprese. È chiaro che il sistema non può reggere con i sussidi: bisogna che questo Paese si ponga la questione di come poter ripensare, in maniera efficace, la propria politica energetica. Servono scelte forti, durature e convinte. Infatti, non possiamo ridurre la questione dell'aumento dei prezzi dell'energia ai venti di guerra, che speriamo non succedano, in Ucraina, o al calo del vento nei Paesi scandinavi o, addirittura, alla manutenzione di una centrale nucleare francese. Bisogna guardare con lungimiranza e attenzione alla possibilità di ridefinire, nell'ambito del New Green Deal europeo, la politica energetica di questo Paese. In questo momento, servono rinnovabili, perché stiamo aumentando la quota di rinnovabili nazionali solo di 1 gigawatt all'anno, quando ne servirebbero almeno 8. Su questo, il Governo è intervenuto, già nel mese scorso di luglio e nel periodo successivo, attraverso un importante processo di semplificazione in termini autorizzatori e di snellimento delle procedure. Addirittura, il Ministro del MITE, Cingolani, ha evidenziato come si stiano vedendo i primi segnali, a seguito di questi interventi amministrativi. Quindi, già abbiamo raddoppiato l'attività di produzione di nuovi impianti di energie rinnovabili.

È chiaro che noi dobbiamo dare certezze agli operatori, che possano investire velocemente e con efficacia nel nostro Paese. Con il “decreto RED 2”, abbiamo permesso alle regioni di definire il proprio territorio tra aree idonee e non idonee. Quindi, nelle aree idonee, si potranno svolgere attività di sviluppo e produzione di energia rinnovabile, per le aree non idonee verrà fatto un supplemento istruttorio, ma già questa semplificazione può dare immediatamente certezza agli operatori di muoversi velocemente. Anche perché, è evidente che noi italiani, noi europei non possiamo combattere da soli questa battaglia di riduzione delle emissioni di CO2. L'Italia incide solo per l'1 per cento di emissioni climalteranti, l'Europa per il 9 per cento; vi sono Paesi che incidono per il 25 e per il 28 per cento.Quindi, o questa politica verrà fatta insieme o questa politica, purtroppo, a livello di tutela del clima e dell'ambiente, non potrà dare i risultati sperati.

Poi c'è anche un altro aspetto, una questione di concorrenza indiretta: se io produco un prodotto in un territorio dove i vincoli ambientali e sanitari sono più leggeri, ho minore costo di produzione, quindi, di fatto, creo una concorrenza sleale per le imprese che si comportano correttamente. Creiamo concorrenza sleale e non aiutiamo il clima.

Poi, su questo aspetto, si sta innestando anche la speculazione finanziaria per la questione dei certificati bianchi, quindi tutta la politica degli ETS. Già l'Unione Europea si è mossa nella direzione di rispondere in maniera efficace alla fase di transizione, inserendo nella tassonomia gas e nucleare; noi dobbiamo avere il coraggio di utilizzare ogni fonte energetica, soprattutto quelle che vanno verso una transizione green. Il nostro sistema energetico, il nostro mix energetico dovrà essere composto di gas, biomasse, rinnovabili, evitando, chiaramente, il carbone, con riferimento al quale noi siamo i più veloci e i più attivi nello smantellamento nelle nostre piccole centrali. Noi ne abbiamo solo 8, la Germania ne ha tantissime e la Cina ne sta costruendo. Ecco questa asimmetria informativa e questa asimmetria economica che vanno colmate.

Abbiamo bisogno di essere ragionevoli, di superare, in qualche modo, l'ambientalismo da salotto, in cui si parla di auto elettriche, ma non si parla di auto euro 1 o euro 2, in cui non si può parlare di nucleare perché, probabilmente, non è politically correct, oppure si cambia idea ad ogni tweet o ad ogni post su Facebook.

L'energia nucleare è l'energia green da un punto di vista di emissioni climalteranti. La Francia sta avendo una grande attenzione per il nucleare perché ha in manutenzione 20 centrali nucleari che torneranno presto in funzione; la Finlandia recentemente ne ha costruita una di terza generazione. Quindi, noi abbiamo bisogno, in Italia, di affrontare in maniera seria, equilibrata, ma assolutamente concreta questo tema, anche perché, di fatto, già ad oggi, importiamo il 10 per cento dell'energia elettrica da Paesi che producono questa energia con il nucleare. Quindi noi, con un referendum, abbiamo deciso di uscire dalla produzione nucleare, ma, di fatto, gioco forza, non ne siamo mai veramente usciti.

Abbiamo bisogno di reinvestire ancora una volta - questa è la grande sfida che la mozione evidenzia - nella nostra produzione nazionale. È stato recentemente pubblicato il PiTESAI, il Piano delle attività di ricerca e prospezione di idrocarburi sul territorio nazionale, che, finalmente, sblocca la possibilità di riattivare tutti gli impianti che al momento sono fermi, perché necessitano di manutenzione, perché non sono stati utilizzati da tempo e perché gli investitori, per poter fare investimenti, devono avere certezza di poter disporre di un tempo adeguato per il gas.

È evidente che per noi è un punto di partenza importante: noi oggi abbiamo una produzione di 3 miliardi di metri cubi in Italia, il trend storico è intorno agli 8-9 miliardi di metri cubi e già, come hanno dichiarato i Ministri e anche il Premier Draghi, potremmo tranquillamente, in tempi ragionevolmente brevi, raddoppiare la produzione, a tutto vantaggio, chiaramente, dell'economia nazionale, sia per quanto riguarda le famiglie che per quanto riguarda le imprese.

Inoltre qui qualcuno, talvolta, è preoccupato dell'attività di ricerca di nuovi giacimenti, ma faccio l'esempio dell'Adriatico. Se, in Adriatico, i croati, gli albanesi e i greci continuano imperterriti l'attività di ricerca di idrocarburi, ci troviamo con l'assurda soluzione per cui potrebbe succedere che questi Paesi estraggono il nostro gas e ci rivendono il nostro gas. Ecco perché dobbiamo avere un approccio chiaro, lucido e sereno anche rispetto a queste cose.

Io ricordo che lo stesso Enrico Mattei, mandato a chiudere l'AGIP, lo trasformò in un player, ma partendo dalla ricerca di gas e petrolio nazionale. E, addirittura, Enrico Mattei amava citare una frase, che lo ha portato avanti nei suoi anni di attività, prima, in AGIP e, poi, in ENI, che era: “L'ingegno è vedere le possibilità dove altri non ne vedono”. Quindi, è fondamentale, noi andiamo a individuare le nostre ricchezze e facciamone tesoro.

La mozione in discussione, la mozione Prestigiacomo, ha permesso a quest'Aula di lavorare insieme, di lavorare in sinergia e di individuare, con tanti gruppi che si sono anche aggregati successivamente, delle soluzioni comuni, per rispondere alle esigenze di un sistema industriale e di un'emergenza bollette. Fare una lotta al partito del “no”, che è un partito assolutamente trasversale, che è un partito che colpisce tutti, anche in quest'Aula. Noi, come gruppo Lega, diciamo un “no” deciso a scelte alternative che bloccano il sistema, a scelte ideologiche dietro l'ambientalismo di facciata. Noi siamo per il “no” alla povertà, per il “no” alla disoccupazione, per il “no” allo smantellamento dei sistemi industriali. Noi siamo per il “no” alle attività che bloccano il nostro sistema Italia.

In realtà, possiamo dire tanti “sì” e l'occasione di questa mozione è proprio questa: diciamo un forte “sì” alle rinnovabili, semplificando - come stiamo facendo - le procedure autorizzative e di revamping, sia on-shore che off-shore, “sì” agli incentivi per l'efficientamento energetico degli edifici, “sì” alla riconversione sostenibile dei processi produttivi, “sì” ad un adeguato mix energetico, comprendendo anche biogas, biomasse e biocarburanti, “sì” al sostegno a settori energivori che sono strategici per il nostro Paese (cemento, acciaio, chimica), “sì” ai progetti di CCS, “sì” addirittura a una valorizzazione energetica dei materiali di scarto e dei rifiuti che devono diventare finalmente una ricchezza, “sì” allo sviluppo dell'idrogeno e “sì” alla diversificazione delle fonti di approvvigionamento. Infatti, non potremo rinunciare al gas nel breve periodo e, quindi, dobbiamo pensare anche ad accordi internazionali importanti, come il TAP, il famoso gasdotto, tanto bistrattato per anni, che è diventato oggi un elemento fondamentale per il sistema italiano. Proteste, no-TAP: oggi il TAP è perfettamente funzionante ed è indispensabile raddoppiare o triplicare la portata di quella condotta. “Sì” a strumenti innovativi che noi abbiamo: come Italia, siamo stati i primi a pensare e concettualizzare le comunità energetiche, in una forma di sinergia tra enti locali, amministrazioni, imprese e cittadini, creando veramente anche una solidarietà non solo energetica ma anche sociale. “Sì”, in sintesi, allo sviluppo economico del Paese e al mantenimento dei posti di lavoro.

Io vorrei chiudere questo intervento, ricordando l'ultimo intervento, l'ultimo discorso che fece Enrico Mattei proprio a Gagliano, in provincia di Enna, prima, purtroppo, di perdere la vita in quel tragico incidente aereo: “Tutto quello che è stato trovato - che abbiamo trovato - è della Sicilia e il nostro sforzo è stato fatto per la Sicilia e per voi (…). È vero, noi lavoriamo per convinzione. Con la convinzione che il nostro Paese e la Sicilia e la vostra provincia possano andare verso un maggior benessere, che ci possa essere un lavoro per tutti e si possa andare verso una maggiore dignità personale e una maggiore libertà” (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. È iscritta a parlare la deputata Braga. Ne ha facoltà.

CHIARA BRAGA (PD). Grazie, signora Presidente. Signora sottosegretaria, colleghi, la mozione di maggioranza, che è oggetto della nostra discussione, affronta un tema di grande rilevanza qual è l'impatto della transizione ecologica su settori dell'industria pesante nel nostro Paese.

Sappiamo che la strategia di crescita delineata dal Green Deal europeo mira a trasformare l'Unione europea nel primo continente a neutralità climatica nel 2050 e la transizione verde, in linea con gli obiettivi globali della lotta al cambiamento climatico, rappresenta una priorità, su cui l'Europa sta investendo anche attraverso le risorse del programma Next Generation EU.

Il percorso verso la neutralità climatica pone l'Europa a fare da apripista, da pioniere, a livello globale nell'adozione di politiche di contrasto e mitigazione dei cambiamenti climatici. Si tratta di una sfida, di una necessità e di una opportunità, che dobbiamo cogliere per modernizzare la nostra società, cambiare i nostri sistemi economici, ridurre le disuguaglianze e sostenere una trasformazione dei processi produttivi e del mercato del lavoro. Anche gli impegni italiani in questa direzione, nella carbonizzazione, sono naturalmente in linea con quelli europei, come l'obiettivo dell'azzeramento delle emissioni al 2050 e della riduzione del 50 per cento al 2030; così come quello di sviluppare sistemi energetici che puntino sempre di più ad un progressivo abbandono delle fonti fossili e all'aumento della generazione di energia da fonti rinnovabili, con degli obiettivi precisi, che già segnano e condizionano le nostre scelte, a partire dall'apporto di energie rinnovabili, come contributo alla generazione elettrica che dovrà raggiungere il 72 per cento nel 2030.

La transizione ecologica, quindi, è la strada giusta e necessaria per il futuro dell'Italia e dell'Europa, ma sappiamo anche che questa scelta comporterà conseguenze notevoli sul nostro sistema economico e sul tessuto sociale del Paese, con una rilevante riduzione, ad esempio, nell'occupazione dei settori ad alta intensità energetica, a partire da quelli che hanno ancora oggi una forte dipendenza dal consumo di combustibili fossili. Serve una grande capacità di governare questo processo, di porsi degli obiettivi ambiziosi, ma di non nascondersi gli elementi di complessità che questa transizione porta con sé, a partire dalla trasformazione radicale di intere filiere produttive, per noi fondamentali, fino alla necessità di tutelare e difendere il lavoro, che dovrà essere il pilastro sociale della transizione. Quindi, serve ed è indispensabile sapere coniugare la grande sfida climatica e gli obiettivi ambientali, su cui il nostro Paese ha fatto una scelta netta proprio qualche giorno fa, portando all'interno della Costituzione il grande valore della tutela dell'ambiente e dell'ecosistema, con politiche che assicurino una transizione che sia socialmente inclusiva, per affrontare le ripercussioni sulle fasce sociali più deboli e sostenere, nello stesso tempo, la trasformazione del nostro sistema manifatturiero.

In questo quadro l'Europa ha messo in campo un'azione fondamentale, quella del pacchetto di riforme contro il cambiamento climatico, il piano Fit for 55 (pronti per il 55), cioè la riduzione delle emissioni del 55 per cento al 2030. Esso si compone di diverse iniziative legislative, che oggi stanno iniziando ad essere oggetto di discussione anche di questo Parlamento. Questi strumenti legislativi andranno a riorientare tutto il sistema dell'energia, interessando vari comparti produttivi e di consumo, dal mercato della CO2 a quello del gas, alle energie rinnovabili, all'infrastrutturazione per i carburanti alternativi, fino al tema della riduzione delle emissioni di metano nel settore energetico. Dentro questo pacchetto c'è una proposta, di cui stiamo discutendo proprio in queste settimane in Commissione ambiente, che prevede l'istituzione di un fondo sociale per il clima, il cui obiettivo è proprio quello di contribuire alla transizione verso la neutralità climatica attraverso una serie di interventi nel settore dell'edilizia e dei trasporti, e in relazione alla fissazione del prezzo del mercato del carbonio per questi due settori. Parliamo di risorse importanti, complessivamente 72 miliardi di euro, che vanno a finanziare per circa un decimo proprio il nostro Paese, in ragione anche della condizione particolare del nostro assetto produttivo e del bisogno di sostegno che molti settori hanno in questo senso. Accanto a questo strumento, l'Europa ha istituito, a partire dall'avvio del programma del Green Deal, un fondo per una transizione giusta, che dovrà aiutare i Paesi europei a fare fronte all'impatto delle trasformazioni sociali ed economiche. Anche qui stiamo parlando di risorse finalizzate a settori, ad aree territoriali e a Paesi con una particolare difficoltà. Proprio alla fine dello scorso anno sono stati presentati a livello europeo orientamenti specifici per aiutare i Paesi a elaborare ed attuare politiche che assicurino una transizione equa e inclusiva verso la neutralità climatica. Abbiamo citato alcuni di questi strumenti, ma sappiamo che ce ne sono altri, come il Meccanismo per una transizione giusta e il dispositivo per la ripresa e resilienza.

Su questo noi abbiamo discusso molte volte in quest'Aula. Il Piano nazionale di ripresa e resilienza, che il Governo italiano ha predisposto e sta progressivamente attuando, identifica nella Missione 2, quella della transizione ecologica, uno degli asset fondamentali a cui sono destinate il 40 per cento di tutte le risorse finanziate dal programma Next Generation EU. In questa Missione ci sono già oggi politiche essenziali per accompagnare la trasformazione dei settori hard-to-abate della nostra industria, per favorire la transizione dal metano all'idrogeno verde, e saranno oggetto di bandi di attuazione particolarmente rilevanti nei prossimi mesi. Anche a livello nazionale l'ultima legge di bilancio ha messo in campo risorse - 150 milioni di euro a decorrere da quest'anno - per finanziare un fondo per il sostegno della transizione industriale, specificamente destinato all'adeguamento del sistema produttivo. Queste risorse dovranno essere messe a disposizione delle imprese, soprattutto di quelle che operano in settori ad alta intensità energetica, per lavorare sul tema dell'efficientamento energetico, il riutilizzo degli impieghi produttivi di materie prime e di materiali riciclati, quindi accompagnando una trasformazione che non sarà indolore, non sarà banale e non sarà rapida, accanto a politiche industriali finalmente orientate all'obiettivo della transizione. Ciò deve accompagnarsi anche a politiche di sostegno dell'occupazione e di formazione, con la capacità di fornire nuove competenze per settori produttivi che via via si dovranno sviluppare ed attuare.

Tra i molti settori produttivi oggetto di questa transizione ci sono, naturalmente, i grandi impianti industriali e i poli per la raffinazione di petrolio presenti sul territorio nazionale. Questa mozione mette a fuoco queste realtà, che sono un pezzo importante che deve essere accompagnato con una particolare attenzione ed anche con una specificità di strumenti dedicati a scongiurare il rischio di abbandono produttivo, di deindustrializzazione e di perdita dell'offerta di occupazione, in territori che spesso manifestano anche difficoltà di competizione già oggi rispetto ad altri Paesi europei. Allora, dentro la legge di bilancio dello scorso anno, quindi del 2021, voglio ricordare che il Governo aveva già stanziato delle risorse proprio in questa direzione, assegnando al Ministero dello Sviluppo economico delle risorse per stipulare accordi con il settore della raffinazione e della bioraffinazione, attraverso l'utilizzo di quota parte delle risorse che provengono dal gettito delle accise e dall'imposta sul valore aggiunto.

Purtroppo questa misura, prevista dalla legge di bilancio dello scorso anno, è rimasta del tutto inattuata. Questo è il primo impegno che con forza il Partito Democratico sente di dover rivolgere al Ministro Giorgetti, che non ha lesinato in questi mesi anche degli elementi di preoccupazione o di critica alla portata della sfida della transizione energetica. Ebbene, al Ministro Giorgetti diciamo di attuare delle norme che impegnano direttamente il suo Ministero e che mettono a disposizione del suo Ministero risorse per favorire gli investimenti proprio nelle regioni del Mezzogiorno da parte delle imprese che operano in questi settori, estendendo eventualmente anche queste risorse ad altri territori, potenziando questi strumenti; tutto ciò soprattutto attivandosi direttamente affinché il Ministero dello Sviluppo economico, di concerto con quello della Transizione ecologica, che qui oggi è rappresentato dalla sottosegretaria Gava, giunga alla stipula di accordi territoriali a sostegno di queste imprese.

Sappiamo anche che c'è bisogno di un di più di impegno a livello europeo. Molte delle risorse che oggi sono messe a disposizione hanno giustamente dei vincoli di destinazione; quelle del Piano nazionale di ripresa e resilienza non possono essere finalizzate a sostenere investimenti che in questo momento riguardano la dipendenza da fonti fossili. È un criterio che noi condividiamo perché la direzione di marcia deve essere molto chiara e non possono esserci ambiguità in questo senso. sappiamo, però, che ci sono spazi e strumenti - pensiamo ai fondi della programmazione pluriennale dell'Unione europea - perché si attivi un fondo specifico per la decarbonizzazione nei settori produttivi che oggi hanno una dipendenza più forte, che dipendono da fonti fossili e che hanno necessità di un filone di investimenti e di strumenti dedicati, facendo in modo, ovviamente, che queste risorse possano integrarsi con i tanti altri strumenti di cui ho detto, che già sono stati messi in campo.

Accanto a questo e nel settore in particolare di cui parliamo oggi c'è l'attenzione che va rivolta al tema dell'utilizzo dei carburanti avanzati e innovativi a basso contenuto di carbonio, soprattutto in alcuni settori - penso al trasporto pesante, marittimo e dell'aviazione - per favorire lo sviluppo e la tenuta di questi settori, e anche una conversione che richiede tempi più lunghi di quelli ordinari previsti per la mobilità urbana o per la mobilità delle merci su ferro.

C'è bisogno di adottare politiche, accanto all'innovazione tecnologica, anche per favorire la penetrazione di questi carburanti avanzati ed ecologici a sostegno di questi settori che hanno un fabbisogno del tutto particolare. E, accanto a questo, naturalmente, avviare un confronto serio, strutturale con il mondo imprenditoriale, le parti sociali e i rappresentanti dei settori più colpiti dai costi della transizione, favorendo politiche di riqualificazione, di formazione professionale, di aggiornamento delle competenze dei lavoratori.

La sfida della transizione ecologica e della trasformazione del nostro modello produttivo ovviamente si incrocia con questioni enormi, come quella energetica di cui stiamo discutendo. Per noi è fondamentale avere un grande elemento di realismo che ci guidi nelle nostre scelte, ma anche avere ben chiari quali sono gli obiettivi e la responsabilità nei confronti delle generazioni future. Dobbiamo accompagnare un processo di trasformazione energetica e produttiva cercando ovviamente di sapere e di tenere sempre a mente che la salvaguardia degli obiettivi climatici e ambientali è una condizione per lo sviluppo economico e anche per il benessere sociale anche nel nostro Paese. Non possiamo dimenticare come già oggi i cambiamenti climatici siano un elemento di incertezza e di instabilità per enormi settori della nostra produzione, delle nostre imprese, e mitigare e ridurre l'impatto di questi cambiamenti climatici è una responsabilità che è anche un grande valore economico, oltre che di carattere sociale ed etico.

Quindi noi chiediamo, insieme alla maggioranza e al Governo, in questa mozione, di compiere una serie di scelte e di azioni molto concrete, ma, più in generale, di farsi portavoce, di farsi promotore di un patto nazionale da attivare con i vari territori per costruire una politica industriale condivisa, che preveda anche una migliore allocazione delle varie fonti di finanziamento disponibili e che si ponga l'obiettivo di scongiurare la deindustrializzazione di aree e settori, favorendo, invece, la loro reindustrializzazione, il loro rilancio produttivo e la loro ripresa anche dal punto di vista occupazionale, cogliendo fino in fondo le opportunità di sviluppo e degli investimenti nelle tecnologie verdi attraverso i fondi del PNRR, ma anche attraverso una politica industriale che oggi deve mettere al centro il tema della transizione e della trasformazione del sistema manifatturiero italiano, che è un punto di forza imprescindibile e irrinunciabile per il nostro Paese.

PRESIDENTE. Non vi sono altri iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali delle mozioni.

Il Governo si riserva di intervenire successivamente. Il seguito della discussione è rinviato al prosieguo della seduta.

Sospendo a questo punto la seduta, per procedere alla sanificazione dell'Aula. Al riguardo faccio presente che, tenuto conto che nell'ultima parte della seduta si è svolta la discussione generale sulla mozione in materia di transizione ecologica, ed è stato dunque presente in Aula un numero piuttosto ridotto di deputati, la durata della sospensione può essere ridotta rispetto a quella ordinaria. La seduta è sospesa e riprenderà alle ore 15,55.

La seduta, sospesa alle 14,55, è ripresa alle 16.

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Baldelli, Brescia, Butti, Casa, Cavandoli, Cirielli, Colletti, De Maria, Delmastro Delle Vedove, Fassino, Giachetti, Invernizzi, Lollobrigida, Maggioni, Marin, Paita, Perantoni, Romaniello, Tasso, Raffaele Volpi e Zoffili sono in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta.

I deputati in missione sono complessivamente 107, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Seguito della discussione delle mozioni Meloni ed altri n. 1-00581 e Vallascas ed altri n. 1-00590 concernenti iniziative relative all'applicazione della cosiddetta direttiva Bolkestein.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione delle mozioni Meloni ed altri n. 1-00581 e Vallascas ed altri n. 1-00590 concernenti iniziative relative all'applicazione della cosiddetta direttiva Bolkestein (Vedi l'allegato A).

Avverto che, dopo la conclusione della discussione sulle linee generali, che ha avuto luogo nella seduta di lunedì 14 febbraio 2022, è stata presentata la mozione Vallascas ed altri n. 1-00590, che è già stata iscritta all'ordine del giorno.

Avverto altresì che, in data odierna, è stata presentata la mozione Alemanno, De Luca, Fassina, Moretto, Andreuzza, Squeri, Schullian ed altri n. 1-00592 e una nuova formulazione delle mozioni Meloni ed altri n. 1-00581 e Vallascas ed altri n. 1-00590 (Vedi l'allegato A). I relativi testi sono in distribuzione.

(Parere del Governo)

PRESIDENTE. Invito il rappresentante del Governo ad esprimere il parere sulle mozioni all'ordine del giorno.

MASSIMO GARAVAGLIA, Ministro del Turismo. Grazie, Presidente. Sulla mozione Alemanno, De Luca, Fassina, Moretto, Andreuzza, Squeri, Schullian ed altri n. 1-00592, di maggioranza, il parere è favorevole.

Sulla mozione Meloni ed altri n. 1-00581 (Nuova formulazione) il parere è contrario.

Sulla mozione Vallascas ed altri n. 1-00590 (Nuova formulazione) il parere è articolato, nel senso che potrebbe essere favorevole qualora venisse accettata una serie di riformulazioni, che leggo: sul primo impegno il parere è favorevole; sul secondo impegno il parere è favorevole, se riformulato nel modo seguente: “ad adottare iniziative per prevedere, nel processo di regolamentazione della materia, la partecipazione delle associazioni imprenditoriali di settore e degli enti del Terzo settore interessati”; sul terzo impegno il parere è favorevole; sul quarto impegno il parere è favorevole, qualora riformulato in tal senso: “ad adottare iniziative per introdurre misure atte ad evitare che si creino situazioni di monopolio attorno alla gestione delle concessioni balneari, limitando il numero dei titoli concessori che complessivamente possono essere rilasciati ad un unico soggetto nel territorio italiano”; sul quinto e sul sesto impegno il parere è favorevole; sul settimo impegno il parere favorevole, se così riformulato: “a confrontarsi con le regioni e l'ANCI al fine di adottare una disciplina che tenga conto di tutti gli elementi di valutazione utili, ivi comprese le esigenze territoriali e le normative locali”; infine, sull'ottavo impegno il parere è favorevole, se riformulato in questo modo: “in un'ottica di omogeneità e considerazione delle specificità del territorio, valutare tutte le ragioni di interesse generale, anche a salvaguardia delle peculiarità locali”.

In sintesi, per capirci, sono semplificazioni rispetto all'impianto presentato; niente di stravolgente.

PRESIDENTE. Ministro, mi conferma che sul settimo impegno la sua riformulazione copre l'intero impegno?

MASSIMO GARAVAGLIA, Ministro del Turismo. Sì, Presidente.

(Dichiarazioni di voto)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto.

Ha chiesto di parlare il deputato Riccardo Magi. Ne ha facoltà

RICCARDO MAGI (MISTO-A-+E-RI). La ringrazio, Presidente. La riforma del sistema di assegnazione e di gestione delle concessioni demaniali marittime e analoghe è un atto necessario, prima di tutto per consentire allo Stato di rientrare nel pieno controllo di beni demaniali. Purtroppo, non è stato così negli ultimi decenni. Mi preme ricordare che, in questa legislatura, in almeno quattro occasioni - legge europea 2018, legge di delegazione europea 2018, legge europea 2020, legge di bilancio 2021 - avevo presentato alcuni emendamenti per andare esattamente nella direzione di conformità al diritto europeo. Chi oggi difende ancora un'indifendibile e illegittima, anche in base alla sentenza recente del Consiglio di Stato, modalità di proroga delle assegnazioni in essere, difende un regime non più sostenibile, non solo da un punto di vista giuridico, come sappiamo, per le sentenze passate in giudicato, ma anche rispetto alle necessità di rilancio del settore e di maggiore competitività.

È bene dirlo: questo non significa non riconoscere e non avviare iniziative di indennizzo di coloro che, nel passato regime, hanno effettuato investimenti, anche a tutela dell'occupazione, in modo da garantire che la transizione da un regime ad un altro possa avvenire davvero e senza che vi siano soggetti danneggiati da questo cambio di normativa. Allo stesso tempo, però, ci preme sottolineare che vi è la necessità che questa riforma non sia di facciata, ossia una riforma che resta sulla carta, facendo permanere nella realtà tutto come prima.

Il riferimento, dal punto di vista giornalistico e della polemica politica e pubblica, alla direttiva Bolkestein, in realtà, esaurisce solo una parte della questione, appunto quella del diritto europeo, ma è lo stesso diritto italiano, è la stessa legge italiana, quella sugli appalti e sulle concessioni, che ci richiama alla necessità che essi vengano assegnati con modalità competitive, con trasparenza, perché riteniamo che la concorrenza sia un bene pubblico. Quindi, è ora di superare la difesa corporativa di alcune categorie. Questo non significa avere atteggiamenti punitivi nei confronti di nessuno ma voltare pagina, riconoscendo le opportune garanzie e gli indennizzi a tutti e portando finalmente a termine questa riforma fondamentale.

Quindi, voteremo a favore della mozione di maggioranza.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Andrea Vallascas. Ne ha facoltà.

ANDREA VALLASCAS (MISTO-A). Grazie, Presidente. Da oltre 15 anni, la direttiva Bolkestein incombe quasi come una spada di Damocle sul complesso e articolato sistema delle concessioni demaniali, in particolare le concessioni balneari con finalità turistico-ricreative. L'iter di recepimento della direttiva è stato complesso e caratterizzato da forti ritardi, dovuti alla difficile ricerca di un punto di equilibrio tra la promozione del libero mercato e della concorrenza e la legittima necessità di tutelare professionalità e investimenti di un comparto economico da sempre fondamentale per il nostro Paese.

I diversi tentativi fatti in tal senso dall'Italia sono stati oggetto di contestazioni della Commissione europea. Anche le proroghe delle concessioni previste dalla legge di bilancio per il 2019 sono state invalidate dal Consiglio di Stato perché in contrasto con la direttiva. Tutto questo impone la necessità di una regolamentazione organica della materia sia per dare risposte alle imprese e alle amministrazioni locali sia per stabilire regole chiare in un comparto che sta generando un continuo sviluppo, che causa però anche molte criticità.

Secondo il Sistema informativo del demanio marittimo, su circa 8.000 chilometri di coste italiane, al 2021, erano presenti 61.500 concessioni marittime; di queste, 12.166 sono stabilimenti balneari.

Si tratta di un numero che è cresciuto del 12,5 per cento in soli 3 anni e si stima che sia addirittura raddoppiato negli ultimi 20 anni. In questi numeri c'è un universo economico molto diversificato e una molteplicità di imprese, soprattutto a carattere familiare. L'economia turistico-balneare sulle coste conta oltre 30.000 aziende, 300.000 occupati stagionali e un fatturato stimato in circa 15 miliardi di euro annui.

L'assenza di una regolamentazione della materia delle concessioni balneari per finalità turistico-ricreative ha contribuito a uno sviluppo del settore con troppi eccessi e poche tutele. Molto spesso non è un problema di quantità, ma di qualità di interventi sull'ambiente. Secondo Legambiente il 43 per cento delle coste sabbiose è occupato da stabilimenti balneari, ma secondo una stima più credibile oltre il 50 per cento delle aree sabbiose è di fatto sottratto alla libera e gratuita fruizione. Si tratta di un dato medio, ciò significa che in alcune aree del Paese non è di fatto possibile accedere liberamente alla battigia senza dover pagare l'accesso ad uno stabilimento. In alcune regioni d'Italia, quasi il 70 per cento delle spiagge è occupato da stabilimenti balneari. Tutto questo rappresenta una grave minaccia per una risorsa naturale limitata e fragile, con l'ambiente marino costiero sottoposto a un progressivo fenomeno di erosione. Nell'ultimo mezzo secolo sono andati persi 40 milioni di metri quadrati di spiagge. Oggi, in Italia, circa il 50 per cento delle coste sabbiose è soggetto ad erosione, circa 1.700 chilometri di litorale ogni anno arretrano non solo per effetto dell'innalzamento del livello del mare: alla base del fenomeno c'è soprattutto uno sfruttamento eccessivo e sconsiderato dall'ambiente costiero, sfruttamento che non solo è causa dell'accentuarsi dell'erosione, ma impedisce anche quelle attività di tutela ambientale necessarie e urgenti se non vogliamo sperperare un'importante risorsa.

L'assenza di una regolamentazione della materia impedisce anche interventi uniformi su tutto il territorio nazionale, lasciando alla sensibilità delle singole amministrazioni e dei singoli imprenditori la tutela del territorio. Questa situazione non giova neanche alle casse dello Stato visto che, secondo la Corte dei conti, a fronte di un fatturato di circa 15 miliardi all'anno, viene prodotto un gettito di appena 100 milioni. La stessa Autorità garante della concorrenza e del mercato ha rilevato che, nel 2019, oltre 21.500 concessioni demaniali marittime versavano un canone inferiore a 2.500 euro. Si tratta di canoni che molto spesso risultano ridicoli rispetto ai prezzi elevati con cui vengono offerti i servizi in alcune rinomate località turistiche del nostro Paese. Le sentenze del Consiglio di Stato intervengono in questo contesto, nel quale il governo dell'ambiente costiero e l'imprenditoria balneare si sono sviluppati in maniera diversificata, a macchia di leopardo, ritardando gravemente la pianificazione di uno sviluppo sostenibile in grado di tutelare ambiente, imprese e cittadini. Soprattutto, le sentenze rischiano, da una parte, di danneggiare migliaia di imprese del settore, che contavano sugli ammortizzatori in un arco temporale molto ampio, e gli investimenti programmati e, dall'altra, rischiano di delegare alle amministrazioni comunali le maggiori responsabilità nel definire in solitudine criteri e modalità delle gare.

La sospensione dell'efficacia delle sentenze sino al 31 dicembre 2023 garantisce al legislatore di pianificare, seppure in un lasso temporale troppo breve, una regolamentazione della materia in grado di soddisfare allo stesso tempo le attese dei concessionari uscenti e di pianificare le misure di tutela ambientale. Con questa mozione, noi impegniamo il Governo ad avviare un processo di regolamentazione che definisca con chiarezza il perimetro normativo della materia delle concessioni balneari con finalità turistica. Questo processo non può che essere portato avanti con il coinvolgimento di tutti i soggetti interessati, associazioni di categoria, ambientalisti, amministrazioni regionali e comunali; le regioni e l'ANCI devono essere coinvolte nella definizione delle linee guida dei bandi per fare in modo che siano tutelate le specifiche esigenze territoriali.

Per questi motivi, noi auspichiamo che questo processo di regolamentazione si concluda con la definizione di una legge quadro che stabilisca alcune regole fondamentali. In primo luogo, regioni e comuni non possono essere esclusi dalla pianificazione del loro territorio. Le gare di assegnazione degli spazi del demanio marittimo devono essere bandite solo a seguito dell'approvazione del piano di utilizzo dei litorali nell'ambito dei quali vengono specificate le percentuali di spiagge da destinare a concessione e a spiaggia libera, le tipologie dei servizi richiesti per ogni zona o spiaggia, le previsioni dei punteggi premiali per tutti i soggetti che si impegneranno, a pena di decadenza, a svolgere il servizio individuato nel Piano di utilizzo del litorale per tutta la durata della concessione.

Noi vorremmo, infine, che questa riforma della materia sia portata avanti all'insegna della sostenibilità e nel rispetto del principio del libero e gratuito accesso alla spiaggia. Principio troppo spesso non rispettato.

Oggi ci sono realtà imprenditoriali balneari che hanno fatto della tutela ambientale e della sostenibilità un valore aggiunto. Aiutiamo queste realtà a crescere, a restare sul mercato, a essere protagoniste nelle campagne di tutela del mare.

Tra gli impegni abbiamo inserito la piena applicazione della normativa sul libero e gratuito accesso alle spiagge, prevedendo anche un'adeguata attività di informazione presso i lidi balneari attraverso segnaletica e cartellonistica informativa sui diritti di accesso e obblighi in capo ai concessionari.

Come detto, le sentenze del Consiglio di Stato aggiungono, in attesa e rispetto alla previsione del legislatore che aveva prorogato le concessioni al 2033, il rischio di cogliere impreparato tutto il comparto, comprese le amministrazioni locali. Chiediamo, pertanto, nelle more dell'entrata in vigore della nuova disciplina, ogni iniziativa urgente, anche di carattere normativo, per garantire una uniformità di interpretazione e di comportamento da parte delle pubbliche amministrazioni coinvolte nella proroga delle concessioni e nella indizione delle nuove gare.

Sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il collega Colletti. Prego.

ANDREA COLLETTI (MISTO-A). Presidente, vorrei denunciare con sdegno quanto è appena avvenuto nelle Commissioni affari costituzionali e bilancio presiedute, ahimè, dal presidente Brescia, del MoVimento 5 Stelle. Il presidente Brescia inopinatamente ha riammesso delle marchette, degli “emendamenti marchetta” (Commenti) del deputato Pella e della deputata Noja che, giustamente, erano stati dichiarati inammissibili. Si tratta di marchette tendenti a dare 300.000 euro a Tor Vergata per una ricerca con indirizzo letterario sul tema del romanzo di formazione italiano. Cosa che non c'entra niente con il contenuto del “Milleproroghe”, e già questa è una vergogna. Vorremmo sapere, dopo, a chi andrà a questa marchetta e faremo nei prossimi mesi accesso agli atti per capire chi beneficerà di questa marchetta (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Alternativa). Ma, cosa ancora peggiore, Brescia non ha permesso ai deputati di opposizione presenti di intervenire nel merito, di votare, di chiedere spiegazioni sul perché alcuni emendamenti inammissibili sono stati riammessi. Vorremmo, quindi, sapere che cosa ci ha guadagnato il presidente Brescia nel riammettere questi emendamenti, perché a riammettere emendamenti inammissibili, che sono delle palesi marchette, qualcosa Brescia ci deve avere guadagnato ed è ancora più indecente che non è stato permesso né di votare né di intervenire a deputati dell'opposizione che erano lì presenti (Commenti)!

PRESIDENTE. Colleghi!

ANDREA COLLETTI (MISTO-A). Queste cose, purtroppo, nel silenzio e nell'ignavia del Presidente Fico stanno sempre più avvenendo all'interno delle Commissioni e di questo il Presidente Fico dovrebbe rendersi conto, perché questo dovrebbe essere il Parlamento, il perno della democrazia, ma questa non è democrazia è un marchettificio (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Alternativa)!

EMANUELE FIANO (PD). Ci ha guadagnato cosa?

PRESIDENTE. Colleghi, questo è un intervento sull'ordine dei lavori, ovviamente. Non aprirei il dibattito perché in questo momento siamo nella fase delle dichiarazioni di voto. Proseguirei, non apro il dibattito. Collega Fregolent, sempre sull'ordine dei lavori?

SILVIA FREGOLENT (IV). Presidente, riguardo al dibattito, innanzitutto, tolga la parola a un deputato che dice “marchette rispetto a due emendamenti” (Applausi), perché vorrei far leggere gli emendamenti in questione dei colleghi e poi stabiliamo se sono marchette; in secondo luogo, si è detto che il presidente Brescia ci ha guadagnato qualcosa - io penso di aver, come dire, osteggiato politicamente il presidente Brescia, ogni volta che abbiamo avuto un momento di confronto - ma è il presidente della Commissione. Lei, Presidente, o interrompe un parlamentare quando fa una considerazione del genere oppure, poi, si apre il dibattito (Applausi). Delle due l'una, non possiamo permettere che in quest'Aula quando qualcuno fa il lavoro del parlamentare è perché c'è dietro qualcosa di losco; fa il lavoro del parlamentare. Il presidente, sentiti gli uffici, avrà riammesso legittimamente due emendamenti. Non succeda mai più, perché questa non è libertà di parola, questa è libertà di insulto (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il collega Fiano, immagino sempre sull'ordine dei lavori. Ne ha facoltà.

EMANUELE FIANO (PD). Presidente, condivido le parole della collega Fregolent e la pregherei di farci avere quanto prima il verbale delle parole pronunciate dal collega, perché le parole del collega hanno rilevanza penale, perché ha detto che un membro di questo Parlamento, il presidente della I Commissione di questo Parlamento (Commenti del deputato Trano) – Trano, è la Presidente che dà la parola - ci ha guadagnato.

Lei, Presidente, capisce, esattamente come ha detto la collega che mi ha preceduto, che o una Presidente decide che quelle parole sono lecite, io non capirei come possano essere lecite accuse di rilevanza penale ad un collega, oppure il dibattito si apre.

Infatti, vorrei sapere da dove origini l'accusa di così grave peso che è stata mossa al presidente Brescia e se per caso l'accusa non avesse, come io penso, alcuna realtà effettuale, sarebbe ancora più grave, e poi, ovviamente, se io fossi il Presidente Brescia, adirei al Gran Giurì di questo Parlamento.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il collega Trancassini. Ne ha facoltà.

PAOLO TRANCASSINI (FDI). Grazie, Presidente. Questa brutta storia io credo non si possa raccontare dalla fine. Non abbiamo la presunzione di raccontarla dall'inizio, perché tedieremmo quest'Aula, ma certo è che un primo riassunto delle puntate precedenti lo merita sicuramente il collega Fiano e chi mi ha preceduto.

La brutta storia dell'ennesima compressione dei diritti dei parlamentari è andata in scena, vergognosamente, questa volta non in quest'Aula, ma anche e soprattutto in Commissione bilancio e in I Commissione. Noi siamo stati chiusi fuori dalla porta, Presidente, mentre la maggioranza cercava di trovare la quadra. Noi abbiamo discusso pochissimo, abbiamo visto un rinvio dalla mattina alle 9 alla sera alle 20, una giornata intera nella quale noi non abbiamo toccato palla, nella quale non abbiamo avuto la possibilità di parlare dei nostri emendamenti, di sostenerli, di spiegarli, anche quelli ordinamentali. La maggioranza, poi, è ricomparsa ieri sera, alle 20, ha traccheggiato fino alle 21.30-22, abbiamo lavorato fino alle 4.30 di questa mattina, ci siamo aggiornati e oggi pomeriggio è andata in onda l'ennesima melina, per i problemi interni alla maggioranza.

La cosa molto grave, signor Presidente, è che quando la maggioranza ha improvvisamente, seppur superficialmente, risolto i propri problemi, il presidente Brescia ha preso la parola, in presenza del Ministro D'Incà - e questo è il fatto grave - e ha detto: abbiamo risolto i nostri problemi, do mandato ai relatori; questo non si può fare (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia), questo non si può fare! Presidente, è ancora più grave, perché quest'Aula è ancora piena degli echi degli applausi al Presidente Mattarella (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia), quando ha stigmatizzato i comportamenti che vanno in scena in questa legislatura ormai da anni; vi ha talmente convinto Mattarella che la sospensione della democrazia l'avete trasferita dall'Aula alle aule di Commissione, perché quello che è successo oggi è vergognoso; noi non abbiamo avuto la possibilità di votare e di discutere emendamenti importanti; tanto per dirgliene una, la parola al gruppo di Fratelli d'Italia è stata tolta sulle problematiche della ricostruzione, perché della ricostruzione post sisma non abbiamo potuto parlare, per le beghe della maggioranza (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Collega Trano, non le do la parola, perché è già intervenuto uno del suo gruppo. Quindi, proseguo, sempre sull'ordine lavori, con il collega Napoli, che ha rinunciato.

Prego, collega D'Attis.

MAURO D'ATTIS (FI). Grazie, Presidente. Chiedo scusa, pensavo di essere chiamato dopo. Presidente, chi mi conosce nel mio piccolo, quei pochi che mi conoscono qui dentro, almeno nel lavoro delle Commissioni, sanno che sono sempre molto, diciamo, diplomatico. Lo ero quando mi sono trovato a fare il parlamentare di opposizione, lo sono adesso che sono tra i parlamentari di maggioranza.

Io credo che le affermazioni fatte in precedenza siano da stigmatizzare, per il semplice fatto che cercano di offendere una delle proposte presentate, discusse, approvate, e che evidentemente non vengono dalla propria parte politica.

Io sono per la tutela del diritto della minoranza, sempre, e credo che ognuno di noi lo debba essere, sia quando si trova da una parte che quando si trova dall'altra. Però, signora Presidente, credo che ci sia anche un diritto a essere maggioranza, che va tutelato, in questo Parlamento come in tutte le assise democratiche. Come il diritto della minoranza deve essere tutelato e garantito da chi è in maggioranza, così anche chi è minoranza deve avere la struttura per comprendere che anche la maggioranza - e i parlamentari di maggioranza, in questo caso - vanno rispettati.

Non è che se viene fatta una scelta dalla maggioranza è una brutta scelta perché non viene condivisa dalla minoranza; è la democrazia, la democrazia dei numeri che, fortunatamente, ancora è un criterio, è un parametro; se poi vogliamo stravolgere anche quello che è, forzando questo concetto, allora si passa da un eccesso all'altro. Non è arroganza, presunzione, protervia; no, è semplicemente constatare quello che è.

Allora, il dialogo ci deve essere sempre, però poi c'è un momento in cui, dopo che si è discusso, si decide e si decide con le votazioni.

In questo “milleproroghe”, signora Presidente, sono successe alcune cose, per quanto mi riguarda, dal punto di vista parlamentare; siccome tutti qui si richiamano al discorso del Presidente Mattarella, a seconda di come conviene a ognuno, vorrei dire che nella nottata che abbiamo trascorso sono successe cose molto belle per la democrazia parlamentare, nel senso proprio di ciò che ha chiesto il Presidente Mattarella; si è detto che in diverse votazioni il Governo “è andato sotto” rispetto alla propria posizione. Per noi di Forza Italia non “è andato sotto” il Governo, è “andata sopra” la democrazia parlamentare, che è un'altra cosa, e questo credo debba essere riconosciuto dagli stessi che in precedenza hanno etichettato con parole diciamo evitabili le proposte di alcuni gruppi della maggioranza. Infatti, insieme, proprio in quelle votazioni in cui si è detto che il Governo “è andato sotto”, alcuni gruppi di maggioranza, con alcuni gruppi di opposizione, hanno espresso lo stesso voto e hanno ottenuto lo stesso comune risultato (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il collega Fornaro. Ne ha facoltà.

FEDERICO FORNARO (LEU). Grazie, signora Presidente. Intervengo solo perché rimanga agli atti, con riferimento alle affermazioni, gravi, del collega Colletti, che mi ritrovo totalmente sia nell'intervento della collega Fregolent sia nell'intervento del collega Fiano. Chiedo quindi che sia fatta chiarezza, e giudico inaccettabili le accuse che sono state rivolte al presidente Brescia.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la collega Baldino. Ne ha facoltà.

VITTORIA BALDINO (M5S). Sì, grazie Presidente. Anche io le chiedo chiarezza rispetto alle dichiarazioni espresse poc'anzi dai colleghi, e dal collega Colletti in particolare. Chiediamo di leggere lo stenografico, perché riteniamo che tali dichiarazioni siano abbastanza gravi; peraltro, non corrispondono neanche alla realtà dei fatti di quanto successo poco fa nelle Commissioni congiunte I e V.

Ricordo che questo è un provvedimento - come sappiamo, colleghi - molto complesso che si presenta all'esame delle Camere ogni anno e devo dire, a onor del vero, che i presidenti Melilli e Brescia hanno fatto di tutto per garantire che venissero rispettati i diritti delle opposizioni. Non c'è stata, in particolare, alcuna riammissione di emendamenti inammissibili, perché la valutazione di ammissibilità era stata già fatta a monte al momento del deposito degli emendamenti, però ribadisco la richiesta di fare chiarezza sulle dichiarazioni e di poter leggere il resoconto stenografico di quanto è stato detto (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

OSVALDO NAPOLI (CI). Chiedo di parlare…

PRESIDENTE. Collega Napoli, lei era stato già chiamato. Collega Napoli, non aveva sentito che l'avevo chiamato? Sempre sull'ordine dei lavori?

OSVALDO NAPOLI (CI). Sempre sullo stesso argomento, Presidente. Mi scusi, non avevo sentito. Presidente, rimango estremamente stupito. Il collega di Alternativa è tornato indietro. Guardate la trasformazione che avviene, in termini politici: ha usato termini da Prima Repubblica, ha usato il termine “le marchette”, e per me, che ho vissuto la Prima Repubblica, era un termine normale; oggi, invece, al di fuori della dialettica politica, si vede che ha imparato in fretta i trascorsi precedenti e ha modificato completamente il suo atteggiamento.

Devo dirle che il termine “marchetta” non è più usato; per di più, il termine che ha usato nei confronti dei parlamentari, cioè che c'è qualcosa da guadagnare, appartiene a quelli che si usano se si ha la certezza dei termini usati, altrimenti si prende, si va e si denuncia.

È troppo facile in questo Parlamento offendere gli altri in maniera così forte, quindi io credo che la democrazia sia stata dimostrata. Devo dare atto al collega D'Attis di aver usato un paragone estremamente corretto: con il fatto che all'interno della Commissione ci siano stati dei voti contrari rispetto alle decisioni della maggioranza, si è dimostrato che la democrazia in questo Parlamento, con le stesse parole del Presidente Mattarella, avviene.

Allora, io termino dicendo soltanto al collega di Alternativa di non usare più questi termini, di non gridare così forte: più grida e meno si sente all'interno di quest'Aula; di essere estremamente moderato, di usare con calma i termini, non in modo offensivo e provocatorio. Questo è un modo di fare che non esiste, almeno in quest'area moderata di Coraggio Italia. Mi auguro che imparino anche loro - lo dico come esperienza - ad usare in maniera diversa tono e contenuti. Forse sarebbe meglio e raggiungerebbero di più lo scopo a cui vogliono arrivare (Applausi dei deputati del gruppo Coraggio Italia).

PRESIDENTE. Non ci sono altri interventi. Naturalmente, invito tutti i colleghi a moderare i toni durante la discussione, anche nel rispetto dei colleghi che sono presenti. Collega Ferraioli, lei ha già parlato; ha già parlato il collega D'Attis per il suo gruppo.

Si riprende la discussione.

(Ripresa dichiarazioni di voto)

PRESIDENTE. Proseguiamo con gli iscritti in dichiarazione di voto. Ha chiesto di parlare il deputato Stefano Fassina. Ne ha facoltà.

STEFANO FASSINA (LEU). Grazie Presidente. Ritorno sull'ordine del giorno dell'Aula, ossia le mozioni sulla cosiddetta direttiva Bolkestein. Come sapete, la nostra discussione oggi interviene in un percorso legislativo che è avviato al Senato sul disegno di legge per la concorrenza, sul quale è intervenuto il Governo con un emendamento. A me pare importante, prima di entrare nel merito, provare a fare qualche valutazione non tanto di ordine giuridico; ne abbiamo ascoltate molte in questi giorni, in questi mesi, sulla necessità di adeguare la normativa italiana alla normativa europea. Vorrei invece fare qualche considerazione di ordine economico sulla direttiva Bolkestein a quindici anni dalla sua introduzione. A me pare rilevante provare a capire in che modo e che risultati ha dato quella direttiva. Senza dare nulla per scontato, si presuppone che quella direttiva attraverso un non meglio specificato principio concorrenziale, abbia prodotto risultati importanti. Permettetemi di esprimere qualche dubbio a proposito di quella direttiva sui servizi. Che cosa ha messo in concorrenza? Ha messo in concorrenza la capacità imprenditoriale, ha messo in concorrenza la capacità innovativa degli imprenditori, delle organizzazioni, delle imprese? No, quella direttiva ha messo in concorrenza principalmente, anzi direi quasi esclusivamente, ordinamenti di welfare e di legislazione del lavoro, di condizioni del lavoro, e li messi in concorrenza al ribasso, con un effetto che è stato quello di impoverire i servizi in generale e di impoverire le condizioni del lavoro: dumping sociale e dumping fiscale. Ora, c'è un punto che ritorna nella nostra discussione.

Ci sono i principi europei: è vero; ci sono i principi europei, scolpiti nei Trattati. Ma le direttive sono interpretazioni, declinazioni univoche, necessitate di quei princìpi, o le direttive possono implementare quei principi attraverso soluzioni diverse? Le direttive possono cambiare e sono cambiate. Direttive devastanti, approvate qualche anno fa.

Penso, ad esempio, la direttiva sui lavoratori cosiddetti dislocati, su cui non entro nel tempo per ragioni di tempo, ma quella era una direttiva che consentiva ad un'impresa che viene da un paese, in base al principio della libertà di stabilimento, di portarsi dietro le condizioni di lavoro di quel Paese. Ebbene, quella direttiva ha avuto effetti devastanti per le condizioni di lavoro degli stadi in cui le imprese venivano a dislocarsi. Quella direttiva è stata modificata un paio di anni fa; non va ancora bene, ma è una direttiva che è stata modificata e ha attuato principi che prima implementava in modo devastante e poi ha implementato in modo, diciamo, meno pesante nei confronti del lavoro.

Poi, sulla concorrenza e sugli effetti sul consumatore: siamo sicuri che si può tutelare il consumatore a prescindere da quello che avviene al lavoratore? La persona è una! Con riguardo a quel presunto vantaggio che ha avuto come consumatore, l'analisi della realtà ci dice che è stato più che compensato dalle perdite che ha avuto come lavoratore. Quindi, noi dobbiamo fare molta attenzione quando, con grande disinvoltura, parliamo e intendiamo promuovere i princìpi della concorrenza, perché dipende in quale quadro regolativo. Qui veniamo al merito, cioè il meccanismo del bando, l'articolo 12 della direttiva, che si intende estendere. Il meccanismo del bando è un meccanismo profondamente asimmetrico per gli effetti che produce: colpisce le imprese più piccole, colpisce le imprese di carattere familiare. Non è concorrenza quando tu metti in competizione una piccola impresa familiare con un gigante multinazionale. Una piccola impresa familiare, se sta a Rimini, non si può spostare con disinvoltura in Sardegna, perché è legata al territorio e i correttivi che sono stati introdotti nell'emendamento approvato dal Governo, a mio avviso, per quanto significativi, non eliminano questo problema radicale di asimmetria. Poi, anche qui, viene richiamata anche nell'emendamento la cosiddetta clausola sociale a protezione dei lavoratori e delle lavoratrici che passano da un'impresa all'altra.

Vi invito ad andare a chiedere alle lavoratrici e ai lavoratori dei servizi messi a bando dalle pubbliche amministrazioni: andate a chiedergli se mantengono le medesime condizioni contrattuali quando passano da un'impresa all'altra attraverso le clausole sociali! Ecco, allora noi dobbiamo fare attenzione. Il bando può andare bene quando si revocano le concessioni, quando si danno concessioni aggiuntive, ma bisogna stare molto attenti a destabilizzare attività imprenditoriali che sono state costruite in un lungo periodo e con tanta fatica in nome di presunti vantaggi per il consumatore. Ho sentito, in questi giorni, dire che i canoni sono bassi: ma guardate che per aumentare i canoni non è necessario mettere le attività a bando (Applausi dei deputati dei gruppi Liberi e Uguali, e Fratelli d'Italia)!

La legge può essere modificata senza fare i bandi: non è necessario. Ci sono abusi? Certo, ma per sanare gli abusi non devi necessariamente fare il bando; ci sono le condizioni per revocare le concessioni a chi ha fatto abusi e non si è comportato adeguatamente. Allora, vado a chiudere, Presidente, io credo che, con tutto il rispetto per il lavoro del Governo, il Parlamento debba riflettere, il Parlamento debba ascoltare le categorie, il Parlamento debba intervenire ed assumersi le sue responsabilità. Lo deve fare il Parlamento italiano, lo deve fare il Parlamento europeo e credo che il Governo italiano debba aprire una riflessione, cosa che non ha mai fatto in questi vent'anni.

Dopo tanto tempo, il Governo italiano deve aprire il confronto con la Commissione per rivalutare il perimetro della direttiva Bolkestein, per verificare se vi siano le condizioni per includere le concessioni dei lavoratori del commercio ambulante, per valutare se vi siano le condizioni per includere le guide turistiche, per valutare se vi siano le condizioni per includere le concessioni balneari, perché abbiamo verificato, in questi quindici anni, quali sono gli effetti di una direttiva, che non migliora le condizioni dei consumatori, ma incide pesantemente sulle condizioni dei lavoratori.

Ecco, caro Presidente, e chiudo, care colleghe e cari colleghi, non rassegniamoci al quadro dato, il quadro dato può essere modificato attraverso l'iniziativa politica a livello nazionale e a livello europeo; lo dobbiamo fare con senso di responsabilità, con intelligenza, ma lo dobbiamo fare, perché quando parliamo di disuguaglianza, quando parliamo delle condizioni delle lavoratrici e dei lavoratori dobbiamo anche riconoscerne le cause e saper intervenire per correggerle. Con queste valutazioni esprimo il voto favorevole di Liberi e Uguali sulla mozione della maggioranza (Applausi dei deputati del gruppo Liberi e Uguali).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Lucia Scanu. Ne ha facoltà.

LUCIA SCANU (CI). Grazie, Presidente. La mozione in votazione riguarda un settore molto importante per l'economia italiana, quello del turismo balneare. Sono quasi 7 mila gli stabilimenti che forniscono fondamentali servizi di accoglienza e di fruizione del nostro mare. Nonostante la pandemia, i concessionari demaniali hanno garantito un'offerta adeguata alla condizione di emergenza, rispettando gli standard di sicurezza e sostenendo investimenti economici non previsti. In questa situazione del tutto straordinaria, proprio per consentire alle attività di sopravvivere e non vanificare gli sforzi, è intervenuto a maggio 2020 il “decreto Rilancio”, convertito nella legge 17 luglio 2020, n. 77. Proprio l'articolo 182, comma 2, del decreto-legge n. 34 del 2020 aveva fatto tirare un grande sospiro di sollievo agli operatori del settore, poiché confermava la proroga quindicennale delle concessioni in essere, stabilita dalla legge di bilancio 2019.

In questo quadro normativo, di recente, sono intervenute due sentenze emesse in adunanza plenaria dal Consiglio di Stato e depositate il 9 novembre 2021. Secondo l'organo giudiziario amministrativo di massimo grado, benché siano intervenute con provvedimento legislativo proroghe delle concessioni demaniali marittime per finalità turistico-ricreative, deve escludersi la sussistenza di un diritto alla continuazione del rapporto in capo agli attuali concessionari; questo perché la proroga stabilita dalla normativa italiana contrasta con l'ordinamento comunitario e, in particolare, con quanto disposto dalla direttiva 2006/123/CE del Parlamento europeo. In particolare, la sentenza del Consiglio di Stato afferma che le norme legislative nazionali che hanno disposto la proroga automatica delle concessioni demaniali marittime per finalità turistico-ricreative sono in contrasto con il diritto dell'Unione, in particolare con l'articolo 49 del Trattato e con l'articolo 12 della direttiva Bolkenstein.

Tali norme, pertanto, non devono essere applicate né dai giudici né dalla pubblica amministrazione. Finora, però, gli Stati membri hanno sempre adottato una linea volta a valorizzare gli operatori sul campo, anche in termini di proiezione temporale degli investimenti. È evidente che l'intervento del Consiglio di Stato modifica in modo sostanziale le condizioni del mercato delle concessioni demaniali marittime. Gli operatori che hanno beneficiato negli anni di questo bene, confidando in un orizzonte temporale sufficientemente lungo per poter ammortizzare gli investimenti, si trovano ora ad operare in un quadro profondamente mutato. Si tratta di una condizione precaria di grave incertezza che mette a repentaglio la sopravvivenza delle imprese e migliaia di lavoratori del settore (Applausi dei deputati del gruppo Coraggio Italia).

Per il Consiglio di Stato, dunque, la proroga al 2033 è illegittima e la pubblica amministrazione ha l'obbligo di disapplicare la norma anti comunitaria e qualunque provvedimento che riservi in via esclusiva un'area demaniale ad un operatore economico va considerata un'autorizzazione di servizi contingentata e, quindi, da sottoporre alla procedura di gara. Il Consiglio di Stato, infine, ha ritenuto che l'affidamento delle concessioni balneari mediante procedura pubblica imparziale debba avvenire in un periodo di tempo sufficiente per consentire lo svolgimento delle gare, ritenendo congruo il termine al 31 dicembre 2023; scaduto tale termine, tutte le concessioni demaniali in essere dovranno considerarsi prive di effetto.

In questo quadro, migliaia di imprese si trovano improvvisamente private di un diritto finora riconosciuto da norme di legge, con grandi difficoltà a competere nelle gare con i grandi capitali stranieri e con conseguenze devastanti sotto il profilo socio economico.

L'incertezza che si è così determinata colpisce tutti gli operatori del settore, in particolare, quelli che hanno effettuato investimenti a lungo termine e continuano a sostenere l'onere finanziario di capitali presi in prestito, particolarmente gravoso in questa fase di emergenza.

In quest'Aula abbiamo, quindi, il dovere di analizzare a fondo le motivazioni delle sentenze in oggetto per trovare una soluzione tempestiva e definitiva alla questione, superando l'incertezza del quadro normativo e la precarietà delle condizioni in cui si trovano ad operare le aziende del settore e migliaia di lavoratori (Applausi dei deputati del gruppo Coraggio Italia). È chiaro che il tema della scarsità delle risorse naturali non ci convince; secondo i dati ISPRA si calcolano 7.500 chilometri di spiagge, per una superficie territoriale di oltre 120 chilometri quadrati. Riteniamo vi sia, quindi, la necessità di procedere velocemente alla mappatura dei beni pubblici e dei relativi rapporti concessori (Applausi dei deputati del gruppo Coraggio Italia), in modo da rispondere con dati alla mano ai rilievi del Consiglio di Stato sulla scarsità del bene spiaggia, ai sensi dell'articolo 12, paragrafo 1, della direttiva Bolkenstein. Questo perché i dati portati dal Consiglio di Stato sono oggettivamente troppo generici; riteniamo che se si riuscisse a dimostrare l'assenza di scarsità del bene spiaggia, la Bolkestein potrebbe essere evitata (Applausi dei deputati del gruppo Coraggio Italia).

È necessario, quindi, un adeguato intervento normativo che tuteli in primis tutte le imprese italiane che in questi anni hanno valorizzato e preservato il nostro patrimonio ambientale e paesaggistico (Applausi dei deputati del gruppo Coraggio Italia), adottando dei criteri più specifici per custodire il grande patrimonio di esperienza acquisito dagli operatori. Bisogna conciliare le regole della concorrenza europea con le specificità del nostro panorama organizzativo turistico.

Vedete colleghi, le concessioni demaniali marittime per finalità turistico ricreative non sono tutte uguali; il litorale ligure non è uguale a quello sardo o a quello di Venezia; la costiera amalfitana non è uguale a quella romagnola o a quella siciliana, dobbiamo necessariamente tener conto delle diversità, ma soprattutto dobbiamo tutelare il turismo (Applausi dei deputati dei gruppi Coraggio Italia e Fratelli d'Italia) che vede, spesso, un forte legame tra le strutture ricettive e le spiagge adiacenti. Spezzettare questo sistema rischia di compromettere tutto il sistema turistico italiano (Applausi dei deputati dei gruppi Coraggio Italia e Fratelli d'Italia) e questo con gravi perdite economiche, perdite che il settore ha già ampiamente subito per via della crisi pandemica.

Vorrei segnalare, inoltre, il problema riguardante i tempi di attuazione della mappatura e la trasparenza dei regimi concessori di beni pubblici; difficilmente il Parlamento riuscirà a dare attuazione a quanto stabilito dall'articolo 2 del disegno di legge annuale per il mercato e la concorrenza 2021. Se si condiziona la realizzazione delle gare alla costituzione di un sistema informativo per realizzare un vero e proprio inventario aggiornato delle concessioni di beni, il termine del 2023 appare troppo esiguo. Ma, c'è di più, dopo la realizzazione del sistema saranno necessari tempi per la mappatura dei beni pubblici che dovrà concludersi in brevissimo tempo, cioè ben prima della fine del 2023, perché, secondo quanto previsto dal Consiglio di Stato e confermato poi dal Consiglio dei Ministri all'unanimità, entro la fine del 2023 devono essere organizzate, bandite e assegnate le gare sulle concessioni, in modo che il nuovo regime delle concessioni prenda il via il 1° gennaio 2024.

Un ulteriore problema che mi preme segnalare consiste nella mancanza di una valutazione comparata con la legislazione di altri Stati europei in materia. In alcuni Paesi, infatti, sono emerse interpretazioni legislative articolate, non sempre coerenti con il dettato della direttiva Bolkenstein, ma senza incorrere però in procedure di infrazione. È emblematico il caso del Portogallo che sta dando attuazione a un regime transitorio che non attua totalmente la direttiva Bolkenstein; infatti, il sistema del Portogallo, anche se basato sulle procedure concorsuali, tende ad attribuire delle prerogative ai titolari originari delle concessioni. Il regime delle concessioni demaniali marittime portoghese prevede addirittura che i concessionari che abbiano fatto investimenti superiori a quelli iniziali previsti possano chiedere allo Stato o il rimborso dell'onere sostenuto per tali investimenti o la proroga delle concessioni fino a un massimo di 75 anni; in Spagna, per le concessioni, si prevede un termine massimo di durata, che arriva a 75 anni.

Da questi esempi appare evidente che è necessario intervenire per un riordino normativo della materia, individuando adeguate soluzioni anche in sede europea affinché il nostro Paese non venga discriminato (Applausi dei deputati dei gruppi Coraggio Italia e Fratelli d'Italia) rispetto agli altri Stati membri.

Quindi la mozione, pur centrando la problematica, a nostro avviso non tiene conto di un approccio più articolato e sensibile alle esigenze degli operatori del settore, che attendono da anni tutele certe e definitive e che noi sosteniamo ampiamente (Applausi dei deputati dei gruppi Coraggio Italia e Fratelli d'Italia). Occorrono, dunque, iniziative normative tempestive per riconoscere e garantire il legittimo affidamento degli attuali concessionari. Avremmo gradito una mozione maggiormente incisiva verso la tutela delle nostre imprese e di tutti i lavoratori di questo comparto.

Per queste ragioni - e concludo - abbiamo deciso di non firmare la mozione di maggioranza (Applausi dei deputati dei gruppi Coraggio Italia e Fratelli d'Italia). Riteniamo, infatti, che la mozione non sia soddisfacente e che non sia in grado di dare dei risultati tangibili al comparto. Pertanto, a nome del mio gruppo, Coraggio Italia, esprimo il voto di astensione (Applausi dei deputati dei gruppi Coraggio Italia e Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Sara Moretto. Ne ha facoltà.

SARA MORETTO (IV). Grazie, Presidente. Ministro Garavaglia, anche in politica tutti i nodi vengono al pettine e a qualcuno tocca districarli. È toccato a Mario Draghi dirimere l'annosa questione dell'applicazione della direttiva Bolkestein alle concessioni demaniali marittime, lacuali e fluviali ad uso turistico-ricreativo. Lo ha fatto dimostrando che coniugare libera concorrenza con tutela del lavoro e del sacrificio di migliaia di imprese e famiglie è possibile (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva).

Ebbene, c'è sempre un'alternativa di fronte a un problema: cavalcarlo o risolverlo. Quello della direttiva Servizi è diventato un problema quando l'allora Governo Berlusconi non fece una sana e incisiva azione a Bruxelles per correggere il tiro e lo è rimasto quando i Governi successivi hanno lasciato scorrere il tempo tra proroghe, sentenze e procedure di infrazione.

Le incertezze del sistema hanno portato, negli anni, ad un rallentamento degli investimenti in uno dei settori più strategici del Paese e gli imprenditori che hanno investito lo hanno fatto sperando di vedere riconosciuto il loro sacrificio.

Le forze politiche, anche quelle che per anni hanno colpevolmente allungato un'agonia senza lavorare concretamente ad una soluzione, sono state costrette a riconoscere oggi il buon senso di una necessaria riforma che affronti i problemi e non li lasci a macerare.

Fa specie, Presidente, che, all'indomani di un voto unanime in Consiglio dei Ministri, ci sia già chi si prodiga in distinguo. Fa ancora più specie che chi ha ricoperto ruoli ministeriali in tema di turismo, oggi voglia mettere i puntini sulle “i” su un provvedimento che avrebbe potuto in prima persona predisporre prima. Ecco, quindi, la differenza tra cavalcare un problema o risolverlo, tra usare strumentalmente le legittime preoccupazioni delle persone e provare a interpretarle per dare risposte concrete.

Cosa chiedono oggi gli operatori? Chiedono in primis chiarezza e certezza della normativa, tempi adeguati per prepararsi alle gare o alle procedure ad evidenza pubblica, lotta all'abusivismo e riconoscimento degli investimenti fatti, investimenti che hanno comportato sacrifici e rinunce, e che ci hanno permesso di usufruire di un patrimonio ambientale unico al mondo.

Credo sia necessario, quindi, non perdere di vista l'obiettivo che abbiamo davanti, accelerando in primis sulla mappatura del litorale del demanio costiero marittimo, lacuale e fluviale, prevista dal DDL “Concorrenza”. Fare una fotografia dello stato dell'arte è necessario per avere piena contezza di ciò che si intende regolare e per avere anche chiarezza sulle correzioni eventualmente necessarie alla norma.

Oggi, con questa mozione di maggioranza, vogliamo affermare alcuni princìpi condivisi e irrinunciabili, che in parte trovano già riconoscimento nel testo che il Governo sta per proporre al Parlamento come emendamento al disegno di legge sulla concorrenza, ora al Senato; un testo che, partendo dalle osservazioni degli operatori, che finora hanno svolto una funzione fondamentale nella salvaguardia del patrimonio paesaggistico e nella promozione del turismo del nostro Paese, fa sintesi di anni di dibattiti e guarda al futuro.

Entro brevemente nel merito di questi princìpi. In coerenza con la sentenza del Consiglio di Stato del novembre 2021, devono essere mantenute valide le concessioni in essere fino al 31 dicembre 2023 o fino alla naturale scadenza se sono esito di procedure selettive trasparenti. Devono essere riconosciuti gli investimenti, prevedendo un indennizzo per il concessionario uscente a carico del concessionario entrante. Deve essere garantita una sorta di prelazione per quei soggetti che dall'attività svolta con la concessione hanno ottenuto l'unico reddito disponibile spesso nella stessa famiglia.

Vanno tutelate le micro e le piccole imprese, che sono il carattere distintivo del nostro tessuto produttivo e lo sono anche nel settore turistico. Questo obiettivo si può raggiungere, da un lato, stabilendo un numero massimo di concessioni da detenere per ogni singolo concessionario e, dall'altro, con la possibilità di frazionamenti in piccoli lotti delle aree. Vanno tutelate, sia chiaro, anche tutte quelle realtà che non svolgono attività a fini di lucro e che portano avanti, alcune da più di un secolo, la storia e la tradizione del nostro Paese o perseguono obiettivi di carattere sociale, spesso rivolti ai ragazzi e agli anziani. Anche questi enti, iscritti nel registro del CONI e nel Registro unico nazionale del terzo settore, sono oggi concessionari e meritano un'attenzione particolare nella riforma che si sta predisponendo.

Mi permetta poi di sottolineare come, tra i criteri per le future assegnazioni, è fondamentale inserire l'accessibilità, per una piena fruizione del bene pubblico anche da parte delle persone con disabilità, permanente o temporanea. Questo non è solo un dovere, ma anche un driver di sviluppo per migliorare l'offerta turistica ed elevare il valore dell'accoglienza nel nostro Paese.

Sappiamo bene che ci sono timori comprensibili rispetto alla scadenza del 2023 e alla tempistica di effettiva operatività della riforma, ma è bene dire che, quanto prima vengano definite le regole, tanto prima ripartono gli investimenti.

Questa scadenza pone una sfida in primis allo Stato, che dovrà dare con congruo anticipo gli strumenti chiari e operativi ai sindaci e alle imprese. I sindaci di comuni anche piccoli devono essere supportati per fare procedure di questa portata. Alcuni comuni - cito San Michele al Tagliamento con la spiaggia di Bibione solo perché è nel mio Veneto - hanno già affrontato una gara e altri si stanno attrezzando. Non è una sfida impossibile.

In Parlamento ci sarà spazio per aggiustare la norma quando arriverà in esame. Dobbiamo fare attenzione soprattutto a non perdere di vista l'obiettivo, che è quello di far crescere il settore turistico, già oggi asset fondamentale dello sviluppo economico. Questa non dev'essere l'ennesima occasione perduta, né un tentativo poco convinto che poi porta a nuovi rinvii in avanti. Basta ambiguità. Davanti a questo tema o si è per la concorrenza, o si è contro (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva). Noi siamo per la concorrenza, unico motore della crescita.

Crediamo, Presidente, che se c'è un tempo in cui dare certezze e far diventare fino in fondo il turismo un settore ancora più forte e in grado di competere con ancora più vigore nei mercati internazionali, quel tempo sia arrivato. Siamo altrettanto convinti che la concorrenza non impedisca la salvaguardia delle nostre imprese e la tutela dei loro investimenti. Oggi, con il PNRR e con una guida autorevole al Governo, abbiamo l'occasione di uscire da questo momento di crisi, legata non solo alla pandemia. Oggi dobbiamo lavorare e Italia Viva si impegnerà in Parlamento perché le certezze normative portino a consolidare e rilanciare un settore che può e deve essere pilastro della nostra economia. Passa anche da qui la valorizzazione e la promozione dell'immagine dell'Italia nel mondo. Per tutto questo annuncio il voto favorevole di Italia Viva alla mozione di maggioranza (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Giorgia Meloni. Ne ha facoltà.

GIORGIA MELONI (FDI). Presidente, noi discutiamo oggi, in quest'Aula, di concessioni balneari, perché Fratelli d'Italia ha dovuto chiedere che il Parlamento si esprimesse, dopo che il Governo aveva deciso d'imperio su questo tema.

Perché sì, cari italiani, in piena crisi, in piena pandemia, il Consiglio dei Ministri italiano è stato convocato per parlare di concessioni balneari: il che, già, scusatemi, ma dovrebbe, diciamo così, creare un certo imbarazzo in ciascuno di noi. Voglio dire, mi sarei aspettata che ci trovassimo oggi a discutere in quest'Aula, che so, dei provvedimenti urgenti del Governo per fermare il caro bollette (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia): più 131 per cento la luce, più 94 per cento il gas, da gennaio ad oggi, a dimostrazione che il Governo non è stato così utile nella soluzione del problema per aiutare famiglie impoverite e aziende che stanno chiudendo. Mi sarei magari aspettata che si potesse discutere oggi di porre fine a misure irragionevoli, inutili e prive di evidenze scientifiche, come il green pass e il super green pass (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia), che minano alla base il diritto fondamentale, ancor prima che costituzionale, alla libertà e al lavoro.

Magari avremmo perfino potuto parlare di come fermare il continuo e incessante sbarco di immigrati clandestini sulle nostre coste (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia), che continuano a entrare indisturbati, spesati e, ovviamente, non vaccinati. O, magari, qualcuno avrebbe potuto spiegarci la posizione del Governo italiano sulla crisi tra Russia e Ucraina, atteso che abbiamo le navi da guerra che costeggiano i mari della Sicilia e siamo nelle mani di Luigi Di Maio, che è volato a Kiev convinto di poter risolvere, con le sue doti diplomatiche, questa annosa questione. Per carità, ha abolito la povertà, anche sulla pace nel mondo ce la può fare, però capite che sul tema ci piacerebbe saperne qualcosa (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

Ma di tutto questo non si può parlare, perché, per il Governo italiano, la grande emergenza nazionale di queste ore era espropriare 30 mila aziende italiane (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). La grande priorità per il Governo era legittimare due sentenze, con le quali il Consiglio di Stato si sostituiva a Governo e Parlamento, facendo una cosa oggettivamente inusuale, dichiarando illegittima una norma che era stata votata in quest'Aula e che prevedeva la proroga delle concessioni balneari. Anche quello è un esproprio della potestà legislativa, di fronte al quale, colleghi, perdonatemi, qualsiasi Governo si sarebbe rivolto alla Corte costituzionale, avrebbe fatto ricorso, come ha fatto, invece, solo Fratelli d'Italia. Ma perché il ricorso non è stato fatto? Il ricorso non è stato fatto perché, per alcuni, quelle due sentenze del Consiglio di Stato erano lo strumento perfetto per colpire un'intera categoria (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

Perché quella gente è stata prima ignorata, poi presa in giro e, poi, quando non si poteva fare più questo, è stata demonizzata, per coprire la vergogna di quello che si stava facendo, perché voi siete i potenti, con la vostra stampa asservita e loro sono solo inermi cittadini in una Nazione nella quale i cittadini, ormai, sono sudditi. Perché, scusatemi, ma davvero voi che fate finta di non vedere chi ha lucrato sul COVID, voi che difendete la vergogna delle concessioni autostradali, voi che fate finta di non vedere e, anzi, sostenete le finte cooperative milionarie che falsano il mercato (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia), voi che siete sempre schierati con la grande speculazione, adesso ci venite a spiegare che i lobbisti sono i bagnini (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)? No, perché capite che qualcosa non funziona e ci sono state tante menzogne dette su questa vicenda, mi dispiace. E, allora, vale la pena di rispondere.

Ci si è detto, ad esempio, che, grazie adesso al Governo Draghi, si porrà fine alla vergogna dei canoni di concessione troppo bassi. È una menzogna, perché, se questo fosse stato il problema, i canoni li potevate alzare (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Ci venite a raccontare che, adesso, un giovane italiano potrà finalmente ambire a gestire uno stabilimento a Riccione: è una menzogna, perché voi sapete bene quanto me che quelle aste non saranno vinte da piccole aziende italiane, ma da grandi multinazionali straniere (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Ci venite a raccontare che gli italiani pagheranno meno i lettini e gli ombrelloni: ma è una menzogna, perché sostituire una piccola azienda italiana con una grande multinazionale non comporta una diminuzione dei prezzi, a meno di sottopagare e dequalificare il lavoro anche in questo settore (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Ci venite a raccontare che si fermerà la speculazione edilizia: è una menzogna, perché i piani regolatori non li scrivono le aziende balneari, li scrivono i comuni che voi amministrate (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

Ci venite a raccontare che bisogna intervenire per forza perché, altrimenti, l'Europa ci colpirà con una salatissima multa: è una menzogna anche questa e lo sapete bene, perché l'ultima volta che il Governo italiano ha risposto alla Commissione europea, rivendicando e difendendo la proroga delle concessioni, nessun burocrate ha risposto più. E sapete quale è la cosa incredibile?

Che quella lettera fu mandata dall'allora Governo giallo-rosso, che difendeva un provvedimento del precedente Governo giallo-verde; invece, oggi, gialli, verdi, rossi, blu stanno tutti insieme nello stesso Governo, hanno tutti magicamente cambiato idea perché non ci sono più colori, né idee, né un onore da difendere (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). In compenso, alcuni ammettono candidamente che hanno votato in Consiglio dei Ministri un provvedimento che non va bene e, quindi, adesso lavoreranno per migliorarlo. Io annuncio che quello che farà Fratelli d'Italia, invece, è tentare di bloccarlo, banalmente perché noi non riteniamo che paletti così blandi possano difendere le nostre imprese dallo strapotere dei grandi gruppi, che mirano a fare man bassa delle aziende italiane, perché questa è la realtà.

Dite che non si poteva fare diversamente: anche questa è una menzogna. Si poteva fare diversamente, si può ancora fare diversamente e vi facciamo un appello, perché avete ancora la possibilità di salvare 30 mila aziende italiane e, forse, anche la faccia. Cosa si può fare? Si può, come molti hanno detto, aspettare di portare a compimento la mappatura delle spiagge, magari scoprire che ci sono interi pezzi di litorale italiano che non sono stati dati in concessione e che, quindi, mancando il presupposto della scarsità del bene, non si applica la direttiva Bolkestein. Potete andare a Bruxelles, mettere sul tavolo la credibilità di Mario Draghi e spiegare che una direttiva che si chiama “direttiva servizi” si applica, per l'appunto, sui servizi e non sulle concessioni demaniali che sono concessioni di beni (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Potete, per esempio, chiedere conto del perché l'Unione europea pretenda dall'Italia la messa a gara delle sue concessioni, ma, allo stesso tempo, consenta che Spagna e Portogallo proroghino le loro, perché questo evidentemente crea - come posso dire - una disparità tra Stati. E vi comunico che la disparità tra Stati nella cessione di sovranità è incostituzionale, non è prevista nel nostro regolamento (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

Non avete bisogno di espropriare queste aziende, potete fare tutto quello che volete, potete anche lavorare contro quei privilegi che avete scaricato sulla categoria. Volete aumentare i canoni di concessione? Che ci vuole? Convocate la categoria, l'Agenzia del demanio e le regioni e aumentate i canoni. Volete abbassare il prezzo dei lettini e degli ombrelloni? Bello! Portate l'IVA di quelle aziende al livello delle altre aziende turistiche e pretendete che il risparmio vada ad abbattere i prezzi (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Lo volete fare? Lo potete fare. Non lo volete fare, ovviamente, non lo fate.

E, guardate, dico anche questo, perché ho sentito dire in questi giorni - e vado alla conclusione, Presidente - che noi abbiamo preso questa posizione perché vogliamo lucrare un po' di consenso difendendo privilegi anacronistici. Vede, Presidente, a differenza di buona parte delle persone che sono qui dentro, noi i privilegi non li abbiamo difesi mai. Noi difendiamo un'altra cosa, noi stiamo difendendo il lavoro: noi difendiamo quelli che si alzano alle 5 del mattino, pregando in una bella giornata di sole; vogliamo difendere quelli che arrivano a fine stagione con i calli sulle mani (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia); vogliamo difendere gente che tiene pulite le nostre spiagge, che rischia la vita per salvare i bagnanti, che ha investito e si è indebitata per fare sempre più bella la sua azienda, che aveva fatto nascere sul demanio dello Stato, fidandosi dello Stato, rispettando le regole dello Stato (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Noi vogliamo difendere un modello di turismo balneare che quegli imprenditori hanno reso famoso nel mondo e che oggi tutti ci invidiano e per questo c'è qualcuno che ci vuole mettere sopra le mani. Noi, in una parola, vogliamo difendere l'Italia. Vediamo quanti altri vogliono farlo qui dentro (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia - Congratulazioni).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Squeri. Ne ha facoltà.

LUCA SQUERI (FI). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, ci troviamo in una situazione per la quale si rivela corretta l'affermazione che fece Bismarck, per cui la politica è l'arte del possibile, la scienza del relativo. E nessuno può mettere in discussione le battaglie continue in favore dei balneari portate avanti da Forza Italia in questi anni, gli spostamenti in avanti, il rosicchiare posizione su posizione in ogni occasione di dibattito, in occasione di ogni confronto, sia politico che sul territorio; lo testimoniano le centinaia di emendamenti, di atti di indirizzo, di sindacato ispettivo, le proposte di legge le dichiarazioni e le prese di posizione in tutte le sedi.

Rammento che, nell'ottobre del 2017, il centrodestra votò compattamente contro il disegno di legge del Governo Gentiloni per la revisione e il riordino della normativa relativa alle concessioni demaniali marittime, progetto poi arenatosi per la fine della legislatura. Allora, cos'è cambiato rispetto alla nostra precedente posizione sulla Bolkestein applicata alle concessioni demaniali marittime? Sono cambiate le condizioni, semplicemente, è cambiata la realtà delle cose. Il Ministro del Turismo, con cui abbiamo condiviso per anni un'impostazione comune su questi temi, ci ha detto chiaramente che la messa in mora da parte dell'Unione europea per la mancata applicazione della Bolkestein è certa ed è prossima. Quanto al disegno di legge sulla concorrenza, si è discusso a lungo nel Governo su quali dovessero essere i contenuti in merito alle concessioni balneari. Rammento che, per ottenere le tranche di finanziamento del PNRR - oltre 40 miliardi - dobbiamo rispettare cento impegni e uno di questi è appunto l'approvazione della legge sulla concorrenza. Le due sentenze che hanno di fatto reso obbligatoria questa accelerazione, per quanto si possano considerare intrusive, vanno comunque rispettate e, peraltro, chiudono qualsiasi possibile contenzioso fino al 31 dicembre 2023. Questo è un elemento di stabilità rispetto alla situazione nei tribunali e sui territori.

I comuni, infatti, stanno operando con modalità molto diverse tra di loro: alcuni hanno concesso la proroga, altri non l'hanno riconosciuta e avviato le gare, altri ancora hanno concesso proroghe limitate nel tempo in attesa del riordino della materia, altri infine hanno lasciato inevase le istanze dei concessionari. Per tornare alla politica quale arte del possibile, appare chiaro che le precedenti posizioni non sono più sostenibili, se si vogliono difendere per davvero le istanze degli operatori, e occorre evitare quel vuoto di decisioni che consegnerebbe, dall'inizio del 2024, le nostre spiagge a qualsiasi tipo di competitor europeo.

Purtroppo, realisticamente, non è più difendibile l'esclusione dell'applicazione della Bolkestein, non è più difendibile una proroga decennale in attesa del riordino, che lo si voglia o no. L'Italia dispone del maggior numero di chilometri di acque di balneazione dell'Unione Europea, circa un quarto del totale, 5.500 chilometri sui complessivi 22.000. Di fatto, l'Italia è la spiaggia dell'Europa, è un mercato di 6 o 7 miliardi che fa gola a tutti. In questo quadro, quali sono i nostri obiettivi? Certamente, difendere l'italianità del settore, difendere le sue specificità e impedire la svendita al miglior offerente del patrimonio demaniale marittimo del nostro Paese; poi, difendere la platea di oltre 8.000 concessioni, 30.000 aziende, in gran parte a conduzione familiare, e 300.000 lavoratori.

Abbiamo svenduto le nostre idee? Direi di no. L'emendamento del Governo prevede che nell'affidamento della concessione sia data adeguata considerazione agli investimenti, al valore aziendale dell'impresa e dei beni materiali e immateriali, alla professionalità acquisita, nonché alla valorizzazione degli obiettivi di politica sociale. Vorrei rimarcare che l'emendamento del Governo è stato sottoscritto all'unanimità in Consiglio dei Ministri. Certo, in quella sede e anche in sede di confronto tra i gruppi di maggioranza, quando ci si è riuniti per stabilire il testo di questa mozione, ognuno avrebbe voluto aggiungere qualcos'altro. Lo spazio perché ogni forza politica dia il proprio contributo al miglioramento del provvedimento c'è e lo si ha nell'iter parlamentare del provvedimento stesso. Ad esempio, Forza Italia vuole - e lo proporrà - dare risalto al ruolo delle associazioni di settore in sede di individuazione dei problemi da risolvere, anche con la costituzione di un tavolo tecnico. Vogliamo - e lo proporremo - un maggiore coinvolgimento delle regioni nella fase ascendente della norma, le quali invece si ritroveranno a esaminare i contenuti solo quando arriveranno i decreti delegati in Conferenza Stato-regioni. Vogliamo - e lo proporremo - una competenza concorrente delle regioni nell'integrazione dei criteri delle evidenze pubbliche, con lo scopo di valorizzare gli elementi identitari delle fasce costiere. Vogliamo - e lo proporremo - un più chiaro riconoscimento del valore dell'avviamento delle imprese e soprattutto il riconoscimento della peculiarità dell'impresa balneare rispetto alle altre modalità di utilizzo del demanio marittimo, lacuale e fluviale.

La mozione che andiamo ad approvare e l'emendamento al “decreto Concorrenza” lasciano dunque aperta al Parlamento la possibilità di ulteriori interventi. La mozione prevede di assumere, nel più breve tempo possibile, le iniziative normative finalizzate alla tutela degli operatori del comparto. L'emendamento del Governo pone già diversi paletti a favore degli operatori. Si tratta, dunque, di lavorare per quello che ci appare un obiettivo condiviso: la tutela delle spiagge e dei concessionari, obiettivo all'interno del quale ciascuna forza politica proporrà le proprie istanze. Ma questo è appunto il lavoro del Parlamento, è questo il lavoro che Forza Italia si impegna a fare nel migliore dei modi a tutela degli operatori (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato De Luca. Ne ha facoltà.

PIERO DE LUCA (PD). Grazie, Presidente. Una piccola premessa in apertura: la direttiva Bolkestein, di cui oggi nella sostanza discutiamo, è stata recepita in Italia con il decreto legislativo 26 marzo 2010, n. 59. Per la cronaca, ricordiamo agli italiani che era in carica in quel momento un Governo di cui faceva parte come Ministro l'onorevole Meloni (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Questa è la storia, lo ricordiamo con chiarezza per la verità.

Questa direttiva dispone l'obbligo di prevedere procedure selettive, la limitazione della durata delle autorizzazioni e il divieto di rinnovare automaticamente le concessioni uscenti nei casi in cui il numero di autorizzazioni disponibili per una determinata attività sia limitato per la scarsità delle risorse naturali o capacità tecniche utilizzabili. In attesa della revisione della materia, il legislatore italiano è intervenuto più volte sul punto, prevedendo varie proroghe ex lege delle concessioni demaniali marittime in essere.

Questa disciplina, come veniva ricordato, ha determinato l'attivazione nei confronti del nostro Paese di una procedura di infrazione per violazione del diritto dell'Unione europea, ma anche in Italia la giurisprudenza ha affermato a più riprese, dalla Corte costituzionale al Consiglio di Stato, da ultimo, l'incompatibilità comunitaria, ma anche l'illegittimità rispetto alla nostra Costituzione, di tali proroghe automatiche. Noi siamo pienamente consapevoli - vogliamo dirlo con forza e con nettezza - che il settore in discussione rappresenta un comparto strategico per l'economia e l'occupazione di tutto il Paese (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Lo diciamo con grande chiarezza e non accettiamo lezioni da nessuno al riguardo, con oltre 103.000 concessioni demaniali marittime, di cui oltre 79.000 ad uso turistico ricreativo.

Proprio per questa ragione, però, crediamo sia giunto il momento di fare chiarezza. La più grande criticità riscontrata e vissuta finora dalle migliaia di aziende di questo comparto è la confusione, l'incertezza e l'aleatorietà della posizione giuridica ed economica che ha impedito di lavorare a tantissimi operatori di questo comparto con serenità negli ultimi anni e programmare e attuare gli investimenti necessari anche ad ammodernare e migliorare l'offerta di servizi proposta. Oggi abbiamo il dovere, allora, tutti quanti insieme, di dare stabilità e certezza a questi operatori e all'intero Paese, smettendola una volta per tutte di piantare bandierine ideologiche che finora non hanno prodotto alcun risultato in questi anni, ma hanno alimentato solo false speranze, ingenerando anche un senso di frustrazione e di abbandono da parte di tanti operatori del settore a cui noi oggi ci rivolgiamo.

Chi ha davvero a cuore la situazione del comparto oggi ha il dovere di mettere da parte propaganda e demagogia, quella propaganda che abbiamo ascoltato pochi secondi fa, e deve lavorare insieme a noi per affrontare e risolvere concretamente le problematiche attualmente esistenti. Oggi abbiamo il dovere tutti, come rappresentanti politici, di esprimerci con un linguaggio di verità, che è l'unica forma di rispetto vero nei confronti di chi opera in questo settore da decenni, senza continuare con le prese in giro o le illusioni che creano aspettative ma lasciano poi le macerie sul campo.

Non si rende un buon servizio al Paese né agli operatori del settore quando si continuano a prospettare soluzioni e percorsi inverosimili, irrealizzabili o inesistenti.

La direttiva Bolkestein - ricordiamolo - regola semplicemente le procedure per l'esercizio di alcune libertà fondamentali, previste nei trattati, e principi presenti nel nostro ordinamento. Il compito della politica allora non è quello di continuare ad individuare strade impercorribili o dire che tutto si risolve, mettendo la testa sotto la sabbia o girandosi dall'altra parte; così i problemi non si superano, si aggravano semplicemente. Il nostro compito oggi è affrontare con serietà e responsabilità questa tematica, realizzando un giusto equilibrio e una giusta tutela dei differenti, legittimi e importanti interessi in gioco.

Alla luce di queste considerazioni e consapevole di questa situazione di instabilità e incertezza, il Governo ha deciso di intervenire, anticipando la stessa approvazione della presente mozione, e lo ha fatto, operando in due direzioni diverse: da un lato, ha dato copertura legislativa alla previsione temporale stabilita dal Consiglio di Stato, come noi democratici chiedevamo da tempo; cristallizzare il termine del 31 dicembre 2023, dicendo che, fino a quel termine, quantomeno tutte le concessioni demaniali sono legittime e pienamente operative, è un elemento di tutela estremamente importante per gli operatori attualmente esistenti, in quanto garantisce che tutte le concessioni non possano essere disapplicate prima di tale data, introducendo almeno un elemento di certezza, stabilità e omogeneità per tutti gli operatori in tutto il territorio nazionale; dall'altro lato, il Governo ha approvato un testo, volto a contemperare l'esigenza di apertura alla concorrenza con quella di altri interessi, meritevoli di attenzione e considerazione. L'equilibrio, individuato dal Consiglio dei Ministri sulle concessioni balneari, è un punto di partenza positivo, un passo avanti che va nella giusta direzione. Si avvia finalmente in modo concreto un percorso di discussione e confronto che è stato svolto in Parlamento per armonizzare, in modo ragionevole, il nostro ordinamento ai principi e alle normative europee. Come da noi sostenuto da tempo, la proposta dell'Esecutivo mira ad aprire una nuova riorganizzazione del settore, assicurando un equilibrio tra nuove procedure di evidenza pubblica - non aste, chiariamolo bene a chi ha parlato di aste, sbagliando, forse, consapevolmente per fare confusione e strumentalizzare la problematica - che realizzino, al tempo stesso, un adeguato contemperamento con altri interessi: la tutela del patrimonio ambientale paesaggistico e culturale, che le coste italiane rappresentano, e degli investimenti fatti, il valore dei beni materiali e immateriali nelle aziende esistenti, la professionalità acquisita, nonché i valori di politica industriale occupazionale attraverso l'apposita clausola sociale prevista, che eviti di lasciare senza alcuna garanzia migliaia di piccole e medie imprese e migliaia di lavoratori. Questo è stato fatto nel testo attualmente elaborato dal Governo, che andrà in discussione in Parlamento (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Questo è stato fatto, chiariamolo in modo netto. Adesso spetta al Parlamento, spetta a noi, a partire dalle forze di maggioranza, dare il nostro contributo: l'appello che facciamo è quello di dare un contributo costruttivo, con serietà e senso di responsabilità, a partire da questa prima sintesi ragionevole tra diversi interessi in campo, elaborata dal Governo. Dobbiamo farlo tutti, mettendo da parte, però, una volta per tutte, le bandierine ideologiche, posizioni demagogiche, ascoltate negli anni passati, anche nei minuti passati, senza distinguo, strumentali e insopportabili, che si rivelano - voglio dirlo con forza - solamente una continua presa in giro nei confronti degli operatori del settore: null'altro.

Una cosa è affermare di voler perfezionare, contribuire a migliorare il percorso normativo avviato, un'altra cosa è prospettare soluzioni inverosimili o, allo stesso tempo, proclamarsi estranei a percorsi, a testi approvati dai propri stessi rappresentanti del Governo. Su questo punto, vorremmo essere molto chiari. Per questo, riteniamo necessario avviare una fase di confronto costruttivo con regioni, comuni, associazioni di categoria, all'esito del quale definire una normativa di riforma ragionevole, organica e coerente che consenta di evitare una crisi drammatica del settore, avviando il rinnovo dell'affidamento delle concessioni balneari per dare certezza e sicurezza giuridica agli operatori di questo comparto strategico, tenendo conto, tuttavia, come ha ricordato anche il Presidente del Consiglio, qualche giorno fa, della complessità, della specificità e della particolarità del demanio marittimo. Questo vuol dire avere il coraggio e la capacità di liberare la discussione da pregiudizi e da dogmi, spesso opportunistici, da parte di alcune forze politiche e avviare una fase nuova che metta in cantiere procedure di evidenza pubblica ma concili queste azioni con esigenze fondamentali che noi ribadiamo essere fondamentali da tutelare.

Mi riferisco, in particolare, alla forza lavoro delle aziende attualmente esistenti, al valore delle imprese operanti nel comparto ad oggi, agli investimenti fatti negli anni e ad ulteriori considerazioni legate ad obiettivi di politica sociale, di protezione dell'ambiente e di salvaguardia del patrimonio culturale. Ecco il lavoro che siamo chiamati a fare e a portare avanti per il Paese: aprire una nuova stagione che conformi il nostro ordinamento ai principi fondamentali italiani, della Costituzione italiana e dell'ordinamento europeo, per quanto riguarda la prestazione di servizi mediante l'utilizzo di beni pubblici, perché questo è un tema da chiarire, ma occorre farlo in modo equilibrato, evitando o meglio noi vogliamo evitare, non chi parla, chi agisce in questo momento, possibili speculazioni finanziarie sulle coste italiane o iniziative economiche non rispettose del patrimonio ambientale paesaggistico e culturale che queste cose rappresentano.

Noi tuteleremo e lavoreremo per aprire alla concorrenza, tutelando e garantendo la forza economica occupazionale, gli investimenti di migliaia di aziende e lavoratori che provengono da decenni di storia, di sudore, di impegno e di fatica nel nostro territorio.

Abbiamo la possibilità in questo momento di risolvere una criticità che ci trasciniamo da anni, dando certezza ad un settore ormai sfiduciato e disorientato. Spero che possiamo farlo tutti, con senso di responsabilità collettivo, senza guerre di religione, senza alzare muri ideologici, in modo puramente strumentale, tenendo insieme, con equilibrio, i differenti interessi in campo. Sono convinto che tutti insieme, con senso di responsabilità, ne usciremo più forti. Per questo, diamo il nostro voto favorevole alla mozione presentata dalla maggioranza (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il Ministro Garavaglia per una serie di precisazioni sui pareri. Prego, Ministro.

MASSIMO GARAVAGLIA, Ministro del Turismo. Grazie, Presidente. Atteso che la mozione Meloni ed altri n. 1-00581 (Nuova formulazione) si vota per parti separate, così mi dicono, vorrei articolare il parere. Sul secondo impegno, il parere è favorevole, e non contrario, perché sostanzialmente parla della causa sociale, già prevista nell'emendamento governativo; infine, il parere sul settimo impegno, che riguarda il commercio, anche se c'entra poco con la materia di cui stiamo trattando, può essere favorevole, se riformulato in questo modo: “ad adottare iniziative volte a tutelare il comparto del commercio su aree pubbliche, nel rispetto delle regole europee inderogabili, valorizzando le clausole sociali ivi previste, garantendo la più ampia tutela per i soggetti che hanno utilizzato le concessioni quale prevalente fonte di reddito per sé e per il proprio nucleo familiare”. Sostanzialmente si riprende quello che si sta facendo nell'ambito delle concessioni balneari. Queste sono le due precisazioni che volevo fare. Già che ci sono, per quanto riguarda le premesse della mozione Vallascas ed altri n. 1-00590 (Nuova formulazione), ancorché sia presente qualche riferimento di carattere un po' politico, il parere è comunque favorevole.

PRESIDENTE. D'accordo. Proseguiamo con gli iscritti in dichiarazione di voto.

Ha chiesto di parlare il deputato Lorenzo Viviani. Ne ha facoltà.

LORENZO VIVIANI (LEGA). Grazie, Presidente. Oggi ci troviamo a discutere di un argomento che è insoluto da decenni. Come è consuetudine, l'Europa ha introdotto nell'ordinamento una normativa calata dall'alto, senza operare la giusta concertazione tra le esigenze dei diversi Paesi membri, pretendendo l'applicazione unanime di regole in contesti molto diversi. Già dalla sua emanazione nel lontano ormai 2006, la Lega ha espresso forti perplessità, facendosi carico delle voci degli operatori del settore, portando per la prima volta la discussione della materia nel dibattito politico pubblico nazionale.

La Bolkestein, quindi, è una nostra storica battaglia, tanto è vero che, nel 2018, appena tornati al Governo, è stata uno dei primi punti all'ordine del giorno. Non potrà, infatti, essere oggetto di smentita l'operato del sottosegretario, senatore Gian Marco Centinaio, all'epoca Ministro delle politiche agricole alimentari, forestali e del turismo. In quell'occasione, con la legge di bilancio per il 2019, la famosa legge n. 145, si è disposta l'estensione della durata delle concessioni demaniali marittime per 15 anni dalla data di entrata in vigore della legge ovvero si prorogava fino al 2034. La scelta in quel momento del legislatore italiano era espressamente motivata dalle finalità di assicurare la tutela e la custodia delle coste italiane, costituenti risorse basilari per il Paese, e, al tempo stesso, di proteggere l'occupazione e il reddito delle imprese balneari, venutesi a trovare in una situazione di crisi mai vista, dovuta ai consistenti danni patiti a seguito dei cambiamenti climatici e ai frequenti agenti calamitosi. Ricordiamoci le grandi mareggiate che si sono abbattute sulle nostre coste.

Nel medesimo atto legislativo, però, si prevedeva l'emanazione, entro il 1° maggio del 2019, di un primo DPCM che avrebbe dovuto, tra le altre cose, fissare i termini e le modalità per la generale revisione del sistema delle concessioni demaniali marittime, stabilire le condizioni e le modalità per la ricognizione e la mappatura di tutto il demanio costiero italiano, l'individuazione della tipologia e del numero delle imprese titolari di concessioni e, naturalmente, la ricognizione degli investimenti effettuati dai concessionari e dei connessi tempi di ammortamento. Inoltre, si dovevano dettare i criteri per la creazione di un nuovo modello di gestione delle imprese turistico-ricreative operanti sul demanio marittimo, secondo schemi e forme del cosiddetto partenariato pubblico-privato, con lo scopo di valorizzare la tutela e l'utilizzazione del bene demaniale tenendo in debita considerazione le singole specificità e le peculiari caratteristiche dei singoli territori, nonché per la revisione organica di tutte le norme vigenti in materia di concessioni demaniali marittime, rimodulando il codice della navigazione che rischia realmente di dissolversi come un castello di carta.

Successivamente l'esperienza di Governo si è interrotta, prima che si potesse concretamente giungere ad un fattivo e duraturo intervento. Nei successivi due anni di Governo giallorosso nulla è stato fatto in materia, nonostante dai banchi della Lega fosse unanime la richiesta di regolamentazione, di attuazione, di lavorare sul tema dei balneari. Più volte era stato suggerito alla precedente compagine di Governo di intervenire per tutelare gli operatori del settore e le categorie di riferimento. È stato, più volte, posto l'accento sulla necessità di riconoscere il valore economico creato negli ultimi anni dagli imprenditori del comparto balneare; un indotto economico fondamentale per lo sviluppo territoriale e turistico delle nostre coste. Abbiamo sempre sostenuto che una stringente applicazione della Bolkestein avrebbe semplicemente comportato un impoverimento del nostro Paese, che non era possibile ragionare sulla messa a bando delle concessioni pubbliche senza tenere in debito conto di sistemi di garanzia per tutte quelle famiglie che per anni hanno tutelato il territorio, investito su di esso, creato ricchezza ed economia e da cui moltissimi traggono l'unica fonte di reddito. Purtroppo, l'inattività del precedente Governo ci ha condotti ad un passo dal precipizio, in cui, solo con un intervento dell'attuale Governo, sulla spinta esercitata dal Ministro Garavaglia, è riuscito a tamponare e mettere sulla carta dei principi che tutelano e valorizzano le nostre imprese, dovendo lavorare nell'emergenza dettata dall'ultimatum dell'Europa che ci avrebbe costretto domani mattina a predisporre le gare, in tempi strettissimi e senza nessuna tutela (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). Questo tramite un emendamento che accoglie tante delle istanze sollecitate dagli operatori, che confluiranno nel DL concorrenza. Finalmente viene dato il giusto peso al valore aziendale dell'impresa, comprensivo dell'avviamento, degli investimenti e di ogni altro elemento costituente il valore materiale e immateriale dell'attività economica realizzata (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). Si dà inoltre fondamentale rilievo alla specifica competenza e professionalità sviluppata dal concessionario negli anni, un'esperienza tecnica necessaria quale criterio di valutazione (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). Altro elemento è quello reddituale. Sarà oggetto di valutazione, tra i criteri per la concessione, il reddito familiare senza alcun tetto, la concessione darebbe l'unica entrata economica per il nucleo familiare; infine, l'esclusione del canone come criterio di gara.

Questi elementi evitano che chiunque possa domani mattina presentarsi con un'offerta maggiore e pretendere la concessione solo perché economicamente più forte (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). Permette, inoltre, di garantire una gestione del demanio pubblico capace e competente.

Da ultimo, sono stati inseriti criteri che imporranno, nella redazione dei bandi e nello svolgimento delle selezioni, la tutela delle piccole e medie imprese e delle microimprese, che costituiscono il tessuto imprenditoriale principale del nostro Paese e del settore balneare e che vanno tutelate sia come comparto sia come imprese familiari, che contribuiscono alla tutela delle coste e allo sviluppo del nostro turismo.

Questi, pur essendo importanti passi avanti, vanno identificati solo come un elemento quadro e dei pilastri attorno al quale far ruotare l'attività parlamentare. Il Parlamento sarà chiamato con appositi interventi a migliorare un testo tenendo in debito conto le richieste del settore e dell'indotto di riferimento. Infatti, fino ad oggi il Governo è potuto intervenire solo in via secondaria, anche in virtù delle pronunce del Consiglio di Stato in materia che hanno limitato l'attività. Per questo motivo è necessario che il Parlamento intervenga integrando e arricchendo il solco tracciato dall'azione di Governo. Ad esempio, gli operatori del settore lamentano l'esigenza di operare una ricognizione e mappatura del litorale del demanio costiero marittimo ai fini dell'individuazione della reale consistenza dello stato dei luoghi e della tipologia e del numero di concessioni attualmente vigenti, nonché delle aree libere e concedibili stilando contestualmente un elenco della tipologia e del numero di imprese concessionarie e subconcessionarie, nonché dei canoni attualmente applicati in relazione alle diverse concessioni; contestualmente, lavorare per migliorare e rendere maggiormente efficace e funzionale il SID, il sistema informatico del demanio, quale strumento essenziale nella mappatura e nella raccolta dei dati sul demanio garantendo una mappatura del settore capillare e fisica dei luoghi, implementando quindi il SID che ad oggi risulta lacunoso sia sotto il punto di vista dei canoni che dell'inserimento dei dati sulle concessioni, come correttamente indicato dalla Corte dei conti.

Imprescindibile sostenere la fondamentale attività degli enti locali, concedendo loro un congruo termine e strumenti necessari per poter adeguare e per disporre le attività propedeutiche ad un corretto svolgimento delle evidenze pubbliche.

Da ultimo, non per importanza ed in linea con i princìpi e i dettami della direttiva in esame vi è la necessità di una revisione completa del codice della navigazione; emanato nel 1942, è stato modificato e può cadere come un castello di carta con le modifiche che sono avvenute.

In conclusione, ringrazio il Ministro per il grande lavoro pragmatico e di sintesi che ha svolto tenendo conto dell'ampia maggioranza composta da partiti con posizioni completamente diverse sull'argomento e per aver individuato uno strumento normativo che darà margine e tempo al Parlamento di approfondire il tema, portando le istanze delle categorie e migliorando il provvedimento. La Lega, Presidente, voterà la mozione di maggioranza perché nel testo si dice chiaramente: rimbocchiamoci le maniche, risolviamo il problema senza strumentalizzazioni (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier), senza seguire chimere irraggiungibili, ma lavorando al massimo, vicino alle nostre imprese del settore per tutelare i loro investimenti, le loro attività che, per la stragrande maggioranza di questi imprenditori, vuol dire l'impegno e gli investimenti di una vita; ma non solo, tuteliamo loro storia, che rappresenta la tradizione e lo stile italiano dell'accoglienza turistica (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier - Congratulazioni).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Francesco Berti.

FRANCESCO BERTI (M5S). Grazie, Presidente. Colleghi e colleghe, Governo, siamo oggi in Aula per parlare del futuro della gestione del demanio italiano, in particolare delle nostre spiagge. Soffiando su un antieuropeismo superficiale si è detto che con la direttiva Bolkestein le multinazionali sarebbero venute ad acquistare tutti gli stabilimenti d'Italia, a conquistare e a espropriare i nostri amati 8 mila chilometri di costa. Una prospettiva sinceramente inquietante. La risposta della politica e di larga parte del settore è stata dire: “no, non ci apriamo al mercato, non facciamo gare pubbliche trasparenti, chissà che venga qualche malintenzionato a comprarci tutte le spiagge”. L'ex Presidente del Parlamento europeo, Tajani, ha addirittura parlato di un rischio di infiltrazioni della mafia russa e cinese, una mafia che ci esproprierebbe di tutte le nostre spiagge, quasi che nel futuro dovremmo chiedere a qualche straniero il permesso per goderci l'estate in tranquillità sotto il nostro ombrellone. Queste sono falsità e queste falsità fanno male prima di tutto alle nostre stesse imprese italiane, che qualcuno dice di voler tutelare. Sui mezzi di informazione, in siti come “mondobalneare.com”, un'ottima rivista del settore, letta e seguita molto proprio da chi si occupa di concessioni balneari, troviamo oggi, quindi prima della riforma, una lista trasparente di stabilimenti balneari in vendita. La domanda che si pone è la seguente: ma se le concessioni venissero date senza un procedimento pubblico trasparente per 99 anni, il mercato sarebbe più o meno aggredibile dalla criminalità che vuole comprare questi stabilimenti balneari? Ma la domanda è un'altra: ma come può essere in vendita un pezzo di demanio, un pezzo del nostro Stato? A che titolo giuridico si vendono le spiagge? Da qui che si comincia a capire che le concessioni balneari non sono più un titolo dato agli imprenditori sulla base del merito, sulla base di una procedura aperta, libera e trasparente.

Le concessioni sono percepite, per colpa anche di una cattiva politica, come un diritto soggettivo, una proprietà privata, ed è qui che nasce l'equivoco, falso e menzognero, dell'esproprio raccontato dalla Meloni e da Fratelli d'Italia, un racconto che deve essere smentito in queste Aule, perché l'allarmismo, la paura e il racconto dello straniero invasore sono totalmente ingiustificati e inopportuni; infatti, un settore turistico che non sa rinnovarsi e aprirsi al mercato è un settore che non sarà, nel futuro, competitivo con le coste degli altri Paesi. Come è andato, nel nostro Paese, il recepimento di questa direttiva? Un punto di svolta si è avuto con la recentissima sentenza del Consiglio di Stato che stabilisce non soltanto che le nuove proroghe sono illegittime, ma che una qualsiasi concessione deve essere assegnata tramite una procedura ad evidenza pubblica, basata su criteri di trasparenza, merito e imparzialità, entro il 31 dicembre di quest'anno. Questo significa che la massima Corte amministrativa del nostro Stato, a sezioni riunite, ha detto che non soltanto qualsiasi altra proroga è illegale, ma gli atti amministrativi di proroga sono nulli e le imprese che qualcuno dice di voler tutelare sarebbero soggette a sequestri e procedimenti penali, come già accade in Liguria. Quindi, chi fa le promesse di concessioni a 99 anni non tutela prima di tutto le imprese, che hanno fatto investimenti e che, sì vanno tutelate, ma con procedure aperte e trasparenti (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

Quindi, cosa stiamo facendo noi, con questo emendamento, approvato all'unanimità in Consiglio dei Ministri? Si apre una nuova fase; noi stiamo semplicemente facendo quello che deve fare la buona politica, tutelare tutti gli interessi in gioco, non soltanto quelli di una parte. Noi dobbiamo tenere conto di tre interessi quando affrontiamo il tema della direttiva Bolkestein; l'interesse degli attuali imprenditori, quello di veder tutelato il loro investimento e la certezza di impresa; l'interesse dei cittadini che usufruiscono del servizio e che spesso per pagarlo, in posti non di lusso, vi assicuro, devono spendere 2 mila euro a stagione per una famiglia; ma, soprattutto, colleghi, io vi invito a pensare a tutelare anche le imprese future, quelle che oggi non esistono. Pensiamo ai giovani imprenditori italiani che vogliono avere l'opportunità di lavoro e un'opportunità di impresa, al pari dei loro nonni ed i loro padri. Uno Stato serio, secondo il MoVimento 5 Stelle, deve garantire questa opportunità di impresa, specialmente tramite una gestione attenta e oculata dei beni pubblici. Spesso la politica straparla di giovani; fino ad oggi, però, il mercato delle concessioni balneari è l'esempio perfetto di come la politica non sappia garantire opportunità di impresa a famiglie che non provengono già del settore. Oggi per diventare concessionario, infatti, o nasci figlio di un concessionario oppure compri la concessione da qualcuno che la vuole mettere in vendita, ma che l'ha ricevuta senza una procedura trasparente e pubblica.

Con l'emendamento approvato in Consiglio dei Ministri non ci sarà alcun esproprio, ma chi ha valorizzato il bene pubblico in gestione non ha niente da temere: chi ha valorizzato, appunto, le nostre coste, chi si è occupato di dissesto idrogeologico, chi ha tutelato i posti di lavoro a tempo indeterminato. Valutare questi criteri non è lesa maestà, ma buona gestione della cosa pubblica. Spesso la carenza nel regolare questo settore non è addebitabile al settore, ma è colpa della politica. Ad oggi, per esempio, l'Agenzia del demanio e il Ministero dei trasporti non hanno criteri trasparenti e pubblici per valutare innanzitutto se un concessionario paga oppure no, ma anche la redditività stessa di queste concessioni e uno Stato serio, che noi vogliamo rappresentare, non può tollerare che le concessioni siano attribuite e rinnovate proprio a chi non ha pagato quei canoni, canoni che spesso sono di poche centinaia di euro l'anno. Quindi, è vero, come dice qualcuno, che gli enti locali, gli enti pubblici saranno chiamati a uno sforzo incredibile, a fare migliaia di gare in pochi anni; certo, è una sfida difficile, ma non per questo noi non dobbiamo mai riformare il settore.

In conclusione, colleghi, questa opportunità della mozione dell'opposizione, di Fratelli d'Italia, ci ha portato ad affrontare temi molto importanti per il nostro Paese: la libertà di impresa, la tutela dei consumatori, la gestione del nostro straordinario patrimonio pubblico, ma c'è un ragionamento molto più generale e anche importante, di serietà delle istituzioni. Noi tutti avvertiamo la responsabilità di spendere bene i 200 miliardi che ci arriveranno dall'Unione europea. Se, infatti, noi, come europei, mettiamo insieme le nostre risorse per creare una moneta comune, una fiscalità comune e un Fondo per la ripresa e transizione e abbiamo scritto insieme le regole di questo Fondo, non è possibile mettere in discussione queste regole appena vanno contro gli interessi di qualche lobby costituita.

Io spero che il Governo e il Parlamento italiano abbiano la serietà di tracciare una linea e di seguirla; non di votare all'unanimità una mozione in Consiglio dei ministri e poi uscire, subito dopo, con comunicati in cui si critica la decisione presa all'unanimità (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). In questo modo le persone rischiano veramente di non capirci più nulla, rischiamo di perdere l'opportunità di proiettare l'Italia nel futuro. Spesso si dice, e concludo, che la politica deve dare un segnale; no, noi dobbiamo fare di più; la politica deve fare le riforme profonde, affrontare la complessità, aprirsi alle opportunità e dare spazio ai giovani imprenditori e tutelare l'interesse di chi oggi non ha una voce. Questa mozione, per fortuna, va nella direzione giusta. Dichiaro il voto favorevole del MoVimento 5 Stelle (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Sono così concluse le dichiarazioni di voto (Deputati del gruppo Fratelli d'Italia espongono cartelli). Colleghi, vi chiedo di abbassare i cartelli. Chiedo agli assistenti parlamentari di intervenire (Gli assistenti parlamentari ottemperano all'invito della Presidente). Colleghi, chiedo anche di evitare di fare fotografie e di collaborare con gli assistenti parlamentari… Colleghi, colleghi!

(Votazioni)

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Come da prassi, le mozioni saranno poste in votazione per le parti non assorbite e non precluse dalle votazioni precedenti. Avverto che i presentatori della mozione Meloni ed altri n. 1-00581 (Nuova formulazione), hanno chiesto la votazione per parti separate, nel senso di votare: dapprima, distintamente ciascun capoverso del dispositivo; a seguire - ove il dispositivo venga in tutto o in parte approvato - la premessa.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Meloni ed altri n. 1-00581 (Nuova formulazione), limitatamente al primo capoverso del dispositivo, su cui il Governo ha espresso parere contrario.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 27).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Meloni ed altri n. 1-00581 (Nuova formulazione), limitatamente al secondo capoverso del dispositivo, su cui il Governo ha espresso parere favorevole.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 28) (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Meloni ed altri n. 1-00581 (Nuova formulazione), limitatamente al terzo capoverso del dispositivo, su cui il Governo ha espresso parere contrario.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 29).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Meloni ed altri n. 1-00581 (Nuova formulazione) limitatamente al quarto capoverso del dispositivo, su cui il Governo ha espresso parere contrario.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 30).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Meloni ed altri n. 1-00581 (Nuova formulazione) limitatamente al quinto capoverso del dispositivo, su cui il Governo ha espresso parere contrario.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 31).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Meloni ed altri n. 1-00581 (Nuova formulazione) limitatamente al sesto capoverso del dispositivo, su cui il Governo ha espresso parere contrario.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 32).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Meloni ed altri n. 1-00581 (Nuova formulazione) limitatamente al settimo capoverso del dispositivo, su cui, non avendo i presentatori accettato la riformulazione proposta, il parere del Governo è contrario.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 33).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Meloni ed altri n. 1-00581 (Nuova formulazione) limitatamente all'ottavo capoverso del dispositivo, su cui il Governo ha espresso parere contrario.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 34).

A seguito dell'approvazione di parte del dispositivo della mozione Meloni ed altri n. 1-00581 (Nuova formulazione), ne verrà ora posta in votazione la premessa.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Meloni ed altri n. 1-00581 (Nuova formulazione) limitatamente alla premessa, su cui il Governo ha espresso parere contrario.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 35).

Passiamo quindi alla votazione della mozione Vallascas ed altri n. 1-00590 (Nuova formulazione). Avverto che i presentatori hanno accettato la riformulazione proposta dal Governo relativa al secondo capoverso del dispositivo, mentre non hanno accettato le proposte di riformulazione relative ai capoversi quarto, settimo e ottavo del dispositivo. Avverto altresì che i medesimi presentatori hanno chiesto la votazione per parti separate, nel senso di votare dapprima la mozione nella sua interezza, ad eccezione dei capoversi quarto, settimo e ottavo del dispositivo. Il parere del Governo è favorevole. A seguire, distintamente, i capoversi quarto, settimo e ottavo del dispositivo, su cui il parere del Governo è contrario.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Vallascas ed altri n. 1-00590 (Nuova formulazione), come riformulata su richiesta del Governo, ad eccezione dei capoversi quarto, settimo e ottavo del dispositivo. Il parere del Governo è favorevole.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 36).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Vallascas ed altri n. 1-00590 (Nuova formulazione), come riformulata su richiesta del Governo, limitatamente al quarto capoverso del dispositivo, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 37).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Vallascas ed altri n. 1-00590 (Nuova formulazione), limitatamente al settimo capoverso del dispositivo. Il parere del Governo è contrario.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 38).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Vallascas ed altri n. 1-00590 (Nuova formulazione), limitatamente all'ottavo capoverso del dispositivo. Il parere del Governo è contrario.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 39).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Alemanno, De Luca, Fassina, Moretto, Andreuzza, Squeri, Schullian ed altri n. 1-00592 per le parti non assorbite, su cui il Governo ha espresso parere favorevole.

Dichiaro aperta la votazione….

Revoco l'indizione della votazione. Ha chiesto di parlare il collega Lollobrigida. Ne ha facoltà.

FRANCESCO LOLLOBRIGIDA (FDI). Presidente, mi scusi, per le parti non assorbite, vorremmo fare una riflessione che ci pone nella condizione di scegliere un voto piuttosto che un altro. Volevo, se era possibile, sapere quali erano le parti assorbite per cui vengono espunte dal testo di maggioranza. Questa è la domanda semplice.

PRESIDENTE. È stato assorbito il secondo capoverso del dispositivo.

FRANCESCO LOLLOBRIGIDA (FDI). ….che viene espunto dalla mozione di maggioranza. Questo era il tema; volevo capire questo.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Alemanno, De Luca, Fassina, Moretto, Andreuzza, Squeri, Schullian ed altri n. 1-00592 per le parti non assorbite, su cui il Governo ha espresso parere favorevole.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 40).

Seguito della discussione della mozione Prestigiacomo, Fregolent, Galli, Ruffino, Federico, Pezzopane, Timbro, Foti ed altri n. 1-00588 concernente l'impatto della transizione ecologica sul settore dell'industria pesante, con particolare riferimento al settore della raffinazione, petrolchimico e bioraffinazione (ore 18).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione della mozione Prestigiacomo, Fregolent, Galli, Ruffino, Federico, Pezzopane, Timbro, Foti ed altri n. 1-00588 concernente l'impatto della transizione ecologica sul settore dell'industria pesante, con particolare riferimento al settore della raffinazione, petrolchimico e bioraffinazione (Vedi l'allegato A).

Ricordo che nella parte antimeridiana della seduta odierna si è svolta la discussione sulle linee generali, nel corso della quale è stato dato conto della presentazione della mozione Vianello ed altri n. 1-00591 (Vedi l'allegato A), il cui testo è in distribuzione.

(Parere del Governo)

PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il rappresentante del Governo, la sottosegretaria di Stato Vannia Gava, che esprimerà altresì il parere sulle mozioni all'ordine del giorno.

VANNIA GAVA, Sottosegretaria di Stato per la Transizione ecologica. Grazie Presidente. Allora, sulla mozione Prestigiacomo ed altri n. 1-00588, il parere è favorevole su tutte le premesse e anche sugli impegni del Governo. Solamente al quarto punto degli impegni c'è una riformulazione: “ad adottare iniziative presso le competenti sedi europee”. Quindi, va espunto il periodo: “valutare l'utilizzabilità di quote delle risorse del Piano nazionale di ripresa e resilienza per interventi legati alla fase di transizione ecologica volti a”. La frase diventa, quindi: “ad adottare iniziative presso le competenti sedi europei per supportare anche economicamente”.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ETTORE ROSATO (ore 18,02)

VANNIA GAVA, Sottosegretaria di Stato per la Transizione ecologica. Di seguito, viene espunto che: “siano in ogni caso in linea con gli obiettivi di decarbonizzazione nei tempi stabiliti”; questo periodo viene espunto; il resto del testo rimane.

Per quanto riguarda la mozione Vianello ed altri, non è favorevole il parere né sulle premesse né sugli impegni.

PRESIDENTE. Grazie, sottosegretaria Gava, quindi il parere è contrario.

(Dichiarazioni di voto)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Vianello. Ne ha facoltà.

GIOVANNI VIANELLO (MISTO-A). Grazie, Presidente. Le mozioni che stiamo per votare partono da un'iniziativa della maggioranza che ha presentato una mozione che chiede di dare attuazione ed ampliare quello che è stato stabilito nella legge di bilancio 2021: all'articolo 1, comma 159, tramite degli accordi, lo Stato è impegnato a finanziare con investimenti pubblici le raffinerie e le bioraffinerie. Ora, premesso che stiamo parlando di un sussidio ambientalmente dannoso e poiché comunque ci trovavamo in un periodo di lockdown e quindi, in parte, anche se non condivisibile, era almeno comprensibile un'iniziativa in tal senso, in un momento di lockdown e di crisi totale economica, pur se questa rimanesse temporanea, tuttavia, abbiamo visto che a seguito dell'anno appena passato, il 2021, con gli aumenti dei costi delle bollette, ma anche della benzina, del diesel e del gas ci sono stati degli extraprofitti da parte delle multinazionali che estraggono e raffinano il petrolio senza precedenti. Per cui, non riusciamo a comprendere per quale motivo la maggioranza e, quindi, anche il Governo che ha dato pareri favorevoli, voglia continuare a finanziare industrie inquinanti che emettono emissioni climalteranti, parliamo ovviamente della CO2, ma non solo, c'è anche il metano che ha un impatto climalterante tra le 20 e 30 volte maggiore rispetto alla stessa anidride carbonica, il protossido di azoto, il fluorocarburo.

Ora, la questione è molto semplice; se noi parliamo di transizione energetica e transizione ecologica dovremmo fare in modo che ogni singolo provvedimento, lo ripeto, ogni singolo provvedimento vada in direzione di incentivare quello che è green, facendo dei sussidi ambientalmente favorevoli, vengono chiamati così nel catalogo che ogni anno il Ministero dell'ambiente, ora Ministero della transizione ecologica, pubblica. Tuttavia, quello che noi di Alternativa constatiamo è che il Governo e la maggioranza continuano, invece, ad aumentare quelli che sono i SAD, cioè i sussidi ambientalmente dannosi, per cui andiamo in direzione diametralmente opposta rispetto a quello che già lo stesso Trattato sul funzionamento dell'Unione europea all'articolo 191 prevede, dove si riconoscono i problemi causati dai cambiamenti climatici, problemi che si ripercuotono poi, ovviamente, con devastazioni dal punto di vista climatico, le abbiamo viste, con alluvioni, siccità, inondazioni, ma anche incendi boschivi, scarsità delle risorse, scarsità delle risorse idriche, scomparsa dei ghiacciai, estinzione di fauna e flora, proliferazione di malattie, virus, batteri e parassiti, scarsità di alimenti, nonché migrazione delle persone, perché le persone in alcune zone del mondo sono costrette a migrare, perché ormai la situazione ambientale, dal punto di vista climatico, è diventata insostenibile.

Ebbene, già questo dovrebbe bastare per cambiare direzione e, invece, il Governo e la maggioranza non vogliono cambiare direzione. Noi sappiamo bene che ci sono circa 14 miliardi di euro di sussidi ambientalmente dannosi; ora, per volontà dei Governi passati, Conte 1, ma anche Conte 2, si è stabilito che il CITE, il Comitato in cui, oggi, siedono il Ministro Giorgetti, il Ministro Orlando, il Ministro Patuanelli, oltre ovviamente ai Ministeri più tecnici, dovrebbe indicare quali sussidi ambientalmente dannosi, di volta in volta, vengono tolti per creare, poi, dei sussidi ambientalmente favorevoli e favorire, quindi, le transizioni ecologiche energetiche.

Tuttavia non ci risulta alcun tipo di lavoro del CITE in tal senso; l'unica volta che il CITE si è riunito è stata il 7 gennaio o, perlomeno, l'unica volta che ha dato un'importante indicazione è stata il 7 gennaio. Il 7 gennaio di quest'anno il CITE ha dato l'indicazione per conto dell'Italia in merito alla tassonomia europea praticamente di lavarsi le mani sul nucleare, come se due referendum non fossero mai esistiti in questo Paese (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Alternativa) e, contestualmente, rispetto alla proposta della Commissione europea che comunque includeva il gas fino a certi limiti, tra quegli investimenti che potrebbero essere ritenuti sostenibili, la proposta dell'Italia che è uscita dal CITE e poi è stata inviata dal MEF in Europa è stata quella di aumentare questi limiti di gas. Questa non è transizione ecologica, questo è il perdurare dello stato fossile che i vari Governi da vari decenni stanno incentivando e questo Governo non ne è nient'altro che l'ennesima prosecuzione, ma l'ipocrisia sta nel fatto che questa prosecuzione viene chiamata transizione ecologica e transizione energetica. Ma è assolutamente un'involuzione (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Alternativa), un'involuzione che ovviamente va a danno dell'ambiente, ma va a danno anche e soprattutto delle tasche dei cittadini, perché, come è noto, sulla bolletta elettrica vengono caricati i costi delle grandi industrie inquinanti. Le industrie energivore che tutti qui in maggioranza stanno cercando di sostenere ricevono già, non da adesso, ma da oltre dieci anni, incentivi scaricati sulle bollette dei cittadini che, di conseguenza, aumentano, ad esempio, per avere degli sconti sui prezzi energetici.

Ora, mi sembra abbastanza paradossale che, tra l'altro, il Governo, con il “ decreto Sostegni-ter”, vada a tassare gli extraprofitti sulle rinnovabili e non tocchi gli extraprofitti delle multinazionali del petrolio e del gas che in questo anno e mezzo con gli aumenti si sono arricchite ancor di più (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Alternativa); non vengono assolutamente toccati questi fondi, questi soldi, questi extraprofitti per diminuire il costo delle bollette. Però, poi, vediamo il Primo Ministro Draghi, con i Ministri al seguito, Cingolani e compagnia cantante, che va a dire che dobbiamo abbassare il costo delle bollette. Ebbene, dovrebbero essere un po' più onesti, un po' più onesti, perché se si volessero veramente abbassare i costi delle bollette, dei cittadini e delle piccole imprese, basterebbe lavorare sui SAD, diminuirli gradualmente spostandoli sui SAF, sui sussidi ambientalmente favorevoli e, inoltre, togliere l'incombenza dei costi delle industrie inquinanti dalle tasche dei cittadini. Potrebbe essere un primo passo, come un altro passo è quello, che non riusciamo a capire come mai il Governo Draghi non voglia fare, di uno scostamento di bilancio per andare appunto a rendere strutturale un costo della bolletta che sia sicuramente meno oneroso per i cittadini e le piccole imprese.

Ora, noi abbiamo chiesto di votare per parti separate le mozioni; con la prima votazione, ci sono una serie di impegni che chiedono l'uscita non subito, adesso, immediata, ma graduale, una pianificazione seria visto che il PNIEC il Ministro Cingolani ancora non l'ha aggiornato secondo i nuovi target europei; noi stiamo chiedendo di pianificarla seriamente questa uscita dalle fonti fossili in maniera graduale, perché la bacchetta magica non ce l'ha nessuno, però, almeno, di pianificarla, non di continuare ad incentivare le fonti fossili. Noi chiediamo, invece, contestualmente, di andare a pianificare realmente e di incentivare di conseguenza le fonti di energia rinnovabili. Ora, si parla tanto nuovamente di transizione ecologica, tuttavia noi abbiamo visto che mancano diversi decreti ministeriali, decreti attuativi per quanto riguarda, ad esempio, le zone idonee dove fare il fotovoltaico, ma anche sullo spazio marittimo.

PRESIDENTE. Concluda, onorevole.

GIOVANNI VIANELLO (MISTO-A). Vado a concludere, Presidente. Noi chiediamo degli impegni seri per far sì che le fonti fossili e le trivelle vadano gradualmente a esaurirsi e, contestualmente, per incentivare quello che è green realmente - 110 per cento, auto elettriche - che il Governo Draghi sta in tutti i modi sabotando, perché questa è la vostra idea di transizione ecologica, una grandissima ipocrisia per favorire le solite industrie (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Alternativa)

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Vianello.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Timbro. Ne ha facoltà.

MARIA FLAVIA TIMBRO (LEU). Grazie, Presidente. La mozione di maggioranza che ci apprestiamo ad esaminare si fonda su una premessa imprescindibile: il Green Deal europeo punta a rendere l'Europa climaticamente neutra entro il 2050. Un obiettivo arduo, ambizioso, quello di rilanciare l'economia grazie alla tecnologia verde, di creare industrie e trasporti sostenibili e di ridurre così il livello di inquinamento. Nel percorso verso la nuova strategia di crescita, che quindi dovrà trasformare l'Europa e il nostro Paese anche in un'economia moderna, efficiente sotto il profilo delle risorse e competitiva, il vero obiettivo si sta rivelando per tutti trasformare le sfide climatiche ed ambientali in concrete opportunità, e soprattutto rendere la transizione ecologica un percorso giusto ed inclusivo per tutti.

Lo sforzo che oggi, quindi, nell'interesse del Paese siamo chiamati a fare, va concentrato sulla parte più difficile e più complessa che ci aspetta: l'attuazione concreta di questo straordinario piano, sostenuto dalle risorse del PNRR, riempiendo però di contenuti concreti il concetto, altrimenti assolutamente aleatorio e ideologico, di transizione ecologica. Lavorare, dunque, perché si abbia a che fare con una transizione reale e non soltanto ideologica. La transizione, infatti, non può essere solo il risultato automatico dell'utilizzo delle innovazioni tecnologiche, ma è e dev'essere piuttosto il tentativo di calare il loro utilizzo e la loro applicazione in contesti sociali e culturali che inevitabilmente subiscono trasformazioni. È nostro dovere, quindi, oggi, individuare la direzione di marcia di una trasformazione di questa entità e valutarne l'impatto sulle categorie più vulnerabili, per assicurarci che la sostenibilità ambientale proceda di pari passo con quella sociale e che l'una non finisca per essere una iattura o una sventura per l'altra.

L'intreccio, quindi, tra giustizia ambientale e giustizia sociale è la condizione che dobbiamo osservare per costruire un futuro più giusto, oltre che l'unico vero strumento che abbiamo per contrastare le diseguaglianze crescenti. Per farlo, ci serve dimostrare di essere credibili, solidi, e ci serve dimostrare di essere capaci di andare fino in fondo nella realizzazione delle riforme inevitabilmente funzionali alla rivoluzione verde.

Per questa ragione il percorso va accompagnato da una serie di riforme non più rinviabili, da una serie di interventi che non possono essere procrastinati, perché si può fare danno al Paese non solo non facendo, ma anche facendo male o, peggio, perdendo tempo. L'esito di questa sfida, poi, dobbiamo dircelo, non è così scontato, anche perché non è e non potrà essere uguale per tutti. Vi sono alcune regioni oggi ancora maggiormente dipendenti dai combustibili fossili e dalle industrie ad alta intensità di CO2, che saranno particolarmente colpite e che subiranno una profonda trasformazione economica, ambientale e sociale dal percorso verso una transizione ecologica. La mia regione, la Sicilia, ad esempio, è una di queste.

Vi sono alcuni comparti aziendali - penso a quelli ad alta intensità energetica, oggi ci occupiamo delle imprese, in particolare, di raffinazione e di bioraffinazione - che, ammesso che vogliano fare della sostenibilità un tratto caratterizzante della loro futura identità, stanno trovando e troveranno oggettive difficoltà di carattere pratico ed economico nel percorso verso una piena riconversione industriale. A quei territori, spesso ricadenti nel sud del nostro Paese, a quei comparti, agli indotti che ne derivano, alle famiglie, ai lavoratori e alle lavoratrici che di quel lavoro vivono, noi dobbiamo un impegno.

Serve una strategia di accompagnamento, che garantisca la necessaria modernizzazione industriale, che minimizzi gli impatti occupazionali e i rischi ambientali connessi all'eventuale dismissione di alcuni impianti, che potrebbero anche non essere in grado di abbracciare questa svolta. Serve un percorso che porti alla decarbonizzazione dei settori tradizionali, provando però ad evitare delocalizzazioni industriali dannose per l'economia e l'occupazione, e in sostanza poi anche inutili per l'ambiente.

In questa direzione va la mozione di maggioranza. Bene, dunque, l'impegno a dare piena attuazione alle norme volte a favorire gli investimenti nelle regioni del Meridione, da parte delle imprese operanti nel settore della raffinazione e della bioraffinazione, affinché si evitino processi di desertificazione industriale di territori che sono già fragili economicamente e socialmente. Bene l'istituzione di un Fondo per la decarbonizzazione, perché non dobbiamo commettere l'errore di credere che la transizione sia un obiettivo che si raggiunge qui ed ora, ma è piuttosto un percorso che deve essere rapido, sì, ma che dobbiamo cercare anche di rendere indolore per le nostre comunità. Bene, anzi necessaria, una cabina di regia, un tavolo permanente tra i ministeri interessati, cui devono prendere parte non solo il Ministero della Transizione ecologica e il Ministero dello Sviluppo economico, ma anche il Ministero del Lavoro e il Ministero per il Sud. Questo perché si pensi, certo, al futuro delle industrie, alla loro riconversione, si pensi a valorizzare l'asset strategico che questo tipo di imprese hanno dimostrato di essere non solo in Italia, ma anche in Europa, ma si pensi anche e soprattutto a salvaguardare il tessuto economico, la salute delle comunità sulle quali queste aziende hanno una ricaduta enorme. E lo si faccia per dimostrare che è possibile, anzi è nostro dovere contemperare tutti gli interessi coinvolti nel processo di transizione ecologica, perché il diritto al lavoro, il diritto alla salute e il diritto d'impresa non sono alternativi tra loro, ma anzi - e lo abbiamo ribadito qualche giorno fa, approvando un inciso storico che ha, di fatto, cambiato la gerarchia dei beni da tutelare nella nostra Carta costituzionale - sono e devono essere necessariamente complementari tra di loro. È per questa ragione, riconoscendo la necessità che il Governo assuma un impegno chiaro in questa direzione, che dichiaro il voto favorevole alla mozione di maggioranza da parte del gruppo di Liberi e Uguali (Applausi dei deputati del gruppo Liberi e Uguali).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Ruffino. Ne ha facoltà.

DANIELA RUFFINO (CI). Signor Presidente, colleghi, Governo, è proprio in occasione degli Stati Generali della Green Economy alla Fiera di Ecomondo - ed eravamo allo scorso 26 ottobre - che è emersa chiara la preoccupazione sul raggiungimento degli obiettivi di COP26 e qui abbiamo capito che è assolutamente fondamentale un'azione di squadra. Questo lo ha ribadito anche l'Alta Corte tedesca, lo scorso 29 aprile, dicendo: “Alle generazioni presenti non dovrebbe essere consentito di consumare gran parte del budget di CO2, con un onere di riduzione relativamente lieve, se ciò lascia alle generazioni successive un onere di riduzione radicale”.

Sappiamo che il quadro non è confortante, il target europeo di riduzione del 55 per cento dei gas serra al 2030 in Italia verrebbe raggiunto soltanto nel 2059, un ritardo di 29 anni; invece, se parliamo delle energie rinnovabili, arriviamo al 2054, con un ritardo di 24 anni. E se parliamo di impresa? Le imprese italiane sono sempre più green, questo è quanto emerge dall'undicesimo rapporto di GreenItaly della Fondazione Symbola di Unioncamere, che analizza lo sviluppo delle attività produttive ecosostenibili sul territorio nazionale. Da quel rapporto risulta che, nel periodo 2015-2019, più di 432 mila imprese italiane dell'industria e dei servizi, il 31,2 per cento del totale, hanno investito in prodotti e tecnologie per la sostenibilità ambientale. Il picco massimo è stato raggiunto nel 2019, con quasi 300 mila aziende che hanno puntato soprattutto su efficienza energetica, utilizzo di fonti di energia rinnovabile, minore consumo di acqua e riduzione dei rifiuti. Ed è così che emerge che la vecchia concezione secondo cui non sia possibile conciliare il profitto e la tutela della natura è assolutamente infondata. Ad oggi, è sempre più chiaro agli occhi dei produttori e dei consumatori che la green economy è la migliore strategia di sviluppo per il futuro. Molte imprese italiane stanno attuando un percorso di transizione ecologica delle proprie attività e già da alcuni anni investono in tecnologie green, ad esempio assumendo personale specializzato nella sostenibilità ambientale. E così abbiamo anche capito che gli ecoinvestimenti sono una strategia vincente anche di fronte alla crisi innescata dalla pandemia. Nell'ultimo anno, il 16 per cento delle imprese votate al green è riuscito ad aumentare il proprio fatturato e il 9 per cento di esse ha assunto nuovo personale e questo è un dato importantissimo, contro, rispettivamente, il 9 e il 7 per cento delle aziende meno attente all'ambiente. La riconversione ecologica del sistema produttivo potrebbe, dunque, favorire non solo la ripresa economica, ma anche l'aumento dell'occupazione lavorativa, ad esempio i giovani potrebbero specializzarsi nella formazione professionale e, quindi, attivarsi su nuove professioni. Anche in questo caso, ci dovrebbe essere, ad esempio, il coinvolgimento del Ministero dell'Istruzione, perché lo riteniamo un passaggio particolarmente importante.

Le competenze relative all'ecosostenibilità e la sensibilità nei confronti delle tematiche ambientali sono considerate capacità molto importanti in ambito aziendale - per alcune imprese sono ormai essenziali, tanto quanto la conoscenza della lingua inglese o delle principali applicazioni di software di produttività del personale - ma è anche innegabile che l'implementazione di un modello di business circolare porti con sé maggiormente costi e, quindi, l'azienda, in questo caso, deve avviare dei percorsi e dei processi per raggiungere goal specifici.

Un altro aspetto importante che voglio riportare all'attenzione dell'Aula è l'Unione europea, che considera l'economia circolare un'opportunità di crescita e di sviluppo in termini, innanzitutto, di competitività, perché i modelli di etica e responsabilità sociale d'impresa sono meno legati all'utilizzo di materie prime e consentono, quindi, di sviluppare una struttura di costi meno esposta al rischio di volatilità dei prezzi, sia per dinamiche di mercato sia per interventi normativi. E, poi, l'innovazione, in quanto il ripensamento dei modelli di business spinge le aziende a riconsiderare i processi, aprendo così a nuove opportunità.

Il terzo aspetto è legato all'ambiente, perché limita l'impatto ambientale e rappresenta un importante contributo per la riduzione sia dei rifiuti marini e terrestri sia dell'inquinamento atmosferico.

E, poi, ancora, il quarto è l'occupazione, perché la riduzione delle quantità di materie prime utilizzate, la crescita di servizi a valore aggiunto dovrebbero comportare uno spostamento da settori più automatizzati a settori prevalentemente legati al lavoro umano, con conseguente crescita dell'impatto occupazionale.

È, dunque, fondamentale prevedere - e sul punto, ovviamente, mi rivolgo al Governo presente -, sia in ambito nazionale che europeo, lo stanziamento pluriennale di specifiche risorse finanziarie volte a sostenere la transizione verde e, in particolar modo, per i settori che sono in difficoltà nell'abbattimento delle emissioni di CO2, al fine di aiutarli nella realizzazione di progetti di decarbonizzazione e per cercare di contenere gli inevitabili elevati costi economici e sociali. Ed è sempre più urgente dare attuazione a un sostegno economico per le attività produttive in difficoltà, permettendo loro di raggiungere gli obiettivi europei e internazionali, predisponendo maggiori risorse nei provvedimenti attualmente all'esame del Parlamento, ad esempio, la legge di bilancio per il 2022 oppure il decreto-legge n. 152 per l'attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza.

Coraggio Italia, per ora, sostiene ogni adozione di iniziative per prevedere che le risorse di decarbonizzazione siano cumulabili con altre misure per sostenere le imprese nella ristrutturazione produttiva e per la riconversione ai fini della transizione energetica.

Chiediamo che la Presidenza del Consiglio assuma il coordinamento dei Ministeri interessati, per l'avvio di efficaci iniziative volte a sostenere i comparti produttivi maggiormente in difficoltà. Sicuramente questa mozione ci ha permesso di discutere e di confrontarci su questo tema, è stato un arricchimento. Non è sufficiente, questo arricchimento ora si deve costruire su misure concrete ed è per questo che annuncio, con grande piacere, il voto favorevole di Coraggio Italia (Applausi dei deputati del gruppo Coraggio Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Fregolent. Ne ha facoltà.

SILVIA FREGOLENT (IV). Grazie, Presidente. Innanzitutto, mi preme ringraziare la collega Prestigiacomo e gli altri colleghi che hanno lavorato con me a questa mozione, il Governo e, in particolare, la sottosegretaria Vannia Gava.

Questa non è una mozione che parla di transizione ecologica, vorrei sottolinearlo, o, meglio, parla di quello che non è ancora avvenuto in una parte importante della produzione italiana, quella delle raffinerie, che, per ovvi motivi, è ancora legata al vecchio modo di produrre e di estrarre e che con la transizione ecologica cozza.

Io sposo appieno le sollecitazioni di alcuni colleghi, nel sottolineare l'importanza del Green New Deal, l'importanza di una visione nuova di ambiente, di produzione, cosa vorrà dire per il nostro Paese, anche con la nuova ricerca. Noi siamo già all'avanguardia in molti settori e, per esempio, sull'economia circolare, l'Italia non deve invidiare alcun Paese. Symbola, con Unioncamere, ha fatto una classifica di 100 imprese italiane che producono e già finanziano un'economia circolare, ci sono marchi storici come Ferragamo, per esempio, o banche, come Banca Intesa. Quindi, ormai, la transizione ecologica, il modo diverso di produrre è trasversale ed è entrato nella produzione, dalle banche ai marchi di lusso. Ma qui, oggi, stiamo parlando di un'altra cosa: come far diventare la transizione ecologica non una crisi sociale, perché stiamo parlando di raffinerie, stiamo parlando di un settore produttivo che deve avere risorse aggiuntive per diventare quello che noi vogliamo che diventi, ossia più ecologico e, oggi, non lo è, per vari motivi, per la sua stessa natura. Far finta che questo non comporti un'attenzione particolare vuol dire trasformare la transizione ecologica in una crisi sociale, ciò che noi non vogliamo che avvenga, in questo Paese. E perché ciò non avvenga, bisogna utilizzare bene i soldi del PNRR, ma bisogna anche sapere bene dove colpire in quei punti più tradizionali. Faccio una piccola parentesi: sono molto orgogliosa che nel “Milleproroghe” sia stato abrogato l'articolo 21, che riguardava la bonifica dell'Ilva. Sono felice perché non si può pensare di finanziare la decarbonizzazione e non la bonifica di un sito inquinato, come quello dell'Ilva di Taranto. Ma tornando a questa mozione e al motivo per cui noi abbiamo da subito condiviso l'impostazione della collega Prestigiacomo, vorrei dire che qui si parla di 11, almeno 11 raffinerie nel nostro Paese, anzi anche di più.

PRESIDENZA DELLA VICEPRESIDENTE MARIA EDERA SPADONI (ore 18,30)

SILVIA FREGOLENT (IV). Il 46 per cento di queste sta in Sicilia, una regione che noi oggi, forse, associamo al turismo, al buon cibo, alla cultura, all'arte, ma, per un certo periodo, l'industrializzazione selvaggia comportava che le imprese del Nord andassero nel Sud del nostro Paese, attraverso anche finanziamenti statali, uccidendo un po' quell'economia e quella bellezza. Ebbene, qui troviamo raffinerie che con il turismo, con la bellezza, con le immagini di Montalbano che ogni tanto la Rai ci trasmette, non hanno nulla a che vedere. E, allora, dobbiamo capire come quella regione, quelle strutture devono essere aiutate. Non lo si fa sicuramente con una mozione, ci vorrà un impegno, come avremmo aspettato e sperato nella legge di bilancio, ma almeno la mozione dà un indirizzo politico al Governo - e qui ringrazio la sottosegretaria Gava, la cui presenza è molto gradita - perché ci si muova verso un orientamento di sostenibilità. Lei lo sa benissimo, ci sarà, nei prossimi giorni, anche la discussione di una mozione sull'automotive, molto delicata; io vengo da Torino, come lei, sottosegretaria. Ecco, in alcune parti d'Italia, si comincia a dire che ci saranno delocalizzazioni di alcune parti di produzione di motori, perché noi non utilizzeremo più il motore a scoppio e, quindi, lo si va a produrre in Paesi dell'Est Europa, se non dell'Est Asia. Non è questa la transizione ecologica che vogliamo: noi vogliamo una transizione ecologica che non lasci indietro alcuno e che faccia percepire come un nuovo modo di produrre si può fare portando tutti con sé. Finché verrà vista come un'élite pensante contro la realtà, la transizione ecologica sarà un fallimento. Se, invece, grazie anche ai fondi europei, riusciamo a transitare, tutti, verso un nuovo modo di produrre, allora sarà un successo per tutti, non soltanto per i romantici, che l'avevano pensata in tempi non sospetti.

Con queste motivazioni, noi votiamo a favore della mozione di maggioranza (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Butti. Ne ha facoltà.

ALESSIO BUTTI (FDI). Grazie, Presidente. Il gruppo di Fratelli d'Italia, onestamente, pensava che i ritardi che pure hanno accompagnato la calendarizzazione di questo provvedimento avessero contribuito a forgiare un testo diverso, magari non rivoluzionario, ma più impegnativo e, cioè, con un indirizzo politico più forte.

Invece siamo al cospetto di una richiesta anche un po' petulante, se vogliamo, di attuare delle norme che peraltro sono già previste, e nel mio breve intervento tornerò a spiegare cosa intendiamo dire con questo concetto. Noi abbiamo sottoscritto questa mozione e la voteremo, ma non con l'entusiasmo che avremmo voluto, perché in questi quattro anni di lavoro anche in Commissione territorio e ambiente abbiamo sempre ritenuto che la transizione ecologica fosse molto più facile da enunciare che non da realizzare. Ci sono stati dei toni un po' trionfalistici da parte delle maggioranze che si sono succedute. Noi abbiamo sempre cercato di far capire che la transizione era un processo lungo e, ahimè, molto spesso anche doloroso, perché è un costo; prima ancora che economico, la transizione ecologica è un costo sociale, ed è un costo sociale che noi dobbiamo considerare molto attentamente, perché non si cambia direzione industriale dall'oggi al domani senza lasciare strascichi sul territorio e nel mondo del lavoro.

La transizione ecologica, senza misure di accompagnamento quali la già citata riconversione industriale, gli ammortizzatori sociali, i fondi di garanzia, la formazione professionale per la riconversione industriale, bene, senza tutto questo rischia di restare una scatola vuota. A maggior ragione se consideriamo che siamo in piena crisi energetica, quella che stiamo vivendo è molto pesante, per il costo del gas, per il costo del carburante e dell'energia in generale. Eppure le cause sono note, forse si potevano anche prevedere e prevenire; sono quasi sempre cause di origine extraeuropea, ma le drammatiche conseguenze sono quelle che poi si riversano sul vecchio continente, che è storicamente, endemicamente incapace di elaborare una politica energetica sovrana. Questo vale per l'Europa, vale ovviamente anche per l'Italia.

Noi riteniamo che si debba evitare di inseguire il cosiddetto populismo energetico, di inseguire la demagogia spicciola che anima il populismo energetico. Noi vogliamo proteggere la serenità della sogliola dell'Adriatico, ma poi ci lamentiamo se le bollette del gas e dell'energia sono bollette molto impegnative sotto il profilo finanziario. Il ricordo di Chernobyl è preistorico, ma ci condanna ad essere l'unico Stato del G8 privo di centrali nucleari, e noi acquistiamo energia nucleare dalla vicina Francia. Non possiamo promettere, soprattutto in materia di transizione ecologica, ciò che non si può mantenere. Riteniamo che sia anche molto pericoloso proseguire sulla strada dell'asservimento alla Russia o, peggio ancora, alla Cina in materia di approvvigionamento energetico, di materie prime e di approvvigionamento tecnologico perché l'aumento delle bollette, che pure è stato ricordato più volte, anche in questo dibattito, per le famiglie, per le imprese, ha risvolti tragici non solo sull'economia domestica, ma anche sull'inflazione.

E che cosa ci insegna? Ci insegna che l'indipendenza energetica, e quella industriale ovviamente, è certamente propedeutica all'indipendenza politica. Le tariffe, le politiche, la quantità di energia, tutto questo è deciso altrove, e non certo in Europa, e non certo in Italia, perché da decenni abbiamo rinunciato a un ruolo strategico di primo piano anche in politica estera. Dobbiamo evitare l'approccio ideologico, qualcuno lo ha ricordato, sono stati formulati anche dei buoni propositi durante la discussione generale, però le nostre troppe rinunce, le nostre troppe abiure in materia di politica energetica ci hanno ridotti con il cappello in mano al cospetto di potenze economiche ed energetiche che considerano l'Italia e anche l'Europa come un mercato semplicemente da aggredire e da sfruttare.

Siamo partiti tardi con le rinnovabili, che riteniamo essere ovviamente indispensabili. Abbiamo criminalizzato il gas nel momento sbagliato, abbiamo chiuso con il nucleare, specie quello di ultima generazione, in maniera frettolosa. La Francia recentemente ha molto investito nell'eolico e nel solare, ma ha anche investito nel nucleare con 14 nuovi reattori. Così fa anche la Svizzera. Dicono poi che le tre o quattro centrali nucleari svizzere funzioneranno fino all'esaurimento; sì, intanto funzioneranno fino al 2050 e certamente le Alpi non potranno erigere una barriera che ci possa dividere, e quindi proteggere rispetto all'inquinamento che sicuramente l'energia nucleare può produrre. Questo vale anche per il confine francese. E allora chiediamo pure con forza, come è stato fatto con questa mozione, a distanza di un anno dalla sua approvazione, l'applicazione di quanto previsto dalla legge di bilancio del 2021, e cioè favorire gli investimenti delle imprese operanti nella raffinazione, perché fino adesso, a un anno di distanza, è rimasta lettera morta.

Chiediamo pure la decarbonizzazione di tutti i settori industriali, ma, come detto poco fa, non possiamo promettere ciò che non siamo in grado di mantenere (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Per mantenere quelle promesse dobbiamo intraprendere un coraggioso cammino fatto di visione organica, fatto di coraggio, fatto di investimenti industriali, di ricerca, di una proficua politica energetica internazionale che ci porti veramente ad avere la sovranità energetica, oltre che industriale. I Governi che si sono succeduti in questa legislatura purtroppo sono incorsi tutti negli stessi medesimi errori; tra questi, il più drammatico è stato quello di incentivare la deindustrializzazione del Paese, accettando tecnologie straniere, creando problemi ulteriori alle nostre imprese, conducendo il Paese ad una mendicante dipendenza da altri Stati e agevolando la fuga - anche questo è un grave problema - dei giovani cervelli formatisi nelle nostre eccellenti università.

In altri termini, creiamo PIL straniero, ma non creiamo PIL nazionale. Ma si sa, e vado alla conclusione, che noi siamo sovranisti, Presidente, e quindi siamo anche un po' trinariciuti, ma chissà perché ci vediamo un po' prima e un po' meglio degli altri, soprattutto in materia di politica energetica e di politica industriale. Bene, fuori di qui c'è un Paese reale che lotta contro lo strozzinaggio delle compagnie petrolifere per il costo dei carburanti, sui quali però lo Stato continua a chiedere il 65 per cento di tasse e di accise, e in più guadagna anche sull'IVA rispetto all'aumento di consumo dei carburanti (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Fuori di qui ci sono famiglie, imprenditori e ONLUS che non sanno come far fronte al caro delle bollette. Noi voteremo questa mozione, ma ora pensiamo alle urgenze del Paese (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Prestigiacomo. Ne ha facoltà.

STEFANIA PRESTIGIACOMO (FI). Grazie, Presidente. La mozione che Forza Italia ha presentato a novembre scorso, dopo un lungo e laborioso, ma costruttivo, lavoro, è diventata una mozione unitaria di maggioranza, di tutti i gruppi, sottoscritta anche da Fratelli d'Italia, e per questo desidero ringraziare tutti i colleghi, a partire dall'onorevole Fregolent, dall'onorevole Galli, l'onorevole Crippa, gli onorevoli Pezzopane, Morassut, Ruffino e anche l'onorevole Timbro, che pure è stato un po' critico. Onorevole, in questo Parlamento per la prima volta si parla di un tema, del tema dell'industria pesante, di un settore, di un comparto delicato come quello della raffinazione, brutto e cattivo, che però, guarda caso, fa andare avanti il nostro Paese.

Ne parliamo in termini costruttivi perché, per la prima volta, ne parliamo proprio in riferimento alla transizione ecologica per cercare insieme e rapidamente delle soluzioni dal momento che questo tema, che abbiamo sollevato qualche mese fa, oggi si autoimpone all'attenzione del Paese come una vera emergenza.

Tutti abbiamo sposato con grande convinzione la lotta ai cambiamenti climatici; gli obiettivi di Parigi, confermati a Glasgow, ormai sono diventati una sfida. Però la comunità internazionale dovrà continuare - l'Italia e l'Europa dovranno fare la loro parte - a prendere ulteriori decisioni di politica industriale che possano consentire realmente la decarbonizzazione della nostra economia. In questa direzione, uno degli obiettivi decisi con gli accordi internazionali è stato proprio quello di orientare flussi di finanziamento, pubblici e privati, verso lo sviluppo di un'industria a bassa emissione di gas serra.

Oggi è condivisa da tutti i Paesi la necessità che questi obiettivi siano però anche affiancati da iniziative governative, volte a sostenere quei territori che vivono difficoltà più oggettive per riuscire a realizzare la riconversione verde. Tuttavia, emerge con grande evidenza che la decarbonizzazione non può essere un processo semplice e rapido e richiede una visione complessiva della realtà produttiva italiana, della nostra realtà, anche con riferimento ad eventuali contraccolpi sociali e occupazionali che alcune misure potrebbero innescare. Le industrie, che hanno più difficoltà a realizzare la decarbonizzazione, non possono essere condannate a chiudere e mi riferisco a tutta l'industria pesante, in particolar modo al settore della raffinazione, a quello petrolchimico, ma potremmo continuare parlando anche del settore dell'automotive e a quello dell'agricoltura.

Con il Green Deal europeo sono state adottate alcune misure; in particolare, è stato adottato il Fondo per una transizione giusta, che muoverà risorse importanti in Europa e il nostro Paese, al riguardo, di questa dotazione complessiva di 17 miliardi e mezzo che ha disposto l'Europa, avrà a disposizione 937 milioni. Il Governo ha deciso di destinare queste risorse, in parte, al Sulcis-Iglesiente, in parte, all'Ilva di Taranto. Il Governo sa, inoltre, perfettamente che le risorse messe in campo sono assolutamente insufficienti, poiché i siti, che non possono sostenere da soli i costi della transizione, senza gravi contraccolpi sociali, sono molti di più.

Ricordava la collega Fregolent che, proprio ieri, in occasione della discussione nell'ambito del “Milleproroghe”, abbiamo trattato il tema di come affrontare la decarbonizzazione dell'Ilva e io pure sono contenta che non si sia deciso di attingere ai fondi previsti e destinati alla bonifica per sostenere la decarbonizzazione. Sono sfide, sono obiettivi entrambi indispensabili e parliamo dell'Ilva, che già è stata destinataria di una quota dei fondi della transizione giusta. Il punto è: come sosteniamo queste industrie ad affrontare questa sfida che tutti abbiamo condiviso?

I poli per la raffinazione del petrolio - si sappia - restano fuori dalle misure oggi in campo. Abbiamo detto che, in Sicilia, i poli di raffinazione assorbono il 46 per cento della capacità di raffinazione di tutto il Paese; sono undici, forse di più le raffinerie nel nostro Paese. Dunque le risorse europee devono essere integrate con ulteriori fondi europei o con risorse nazionali aggiuntive. Tutti avevamo ipotizzato e immaginato, quando si è parlato del PNRR, la possibilità di utilizzare i fondi, destinati alla transizione ecologica, per sostenere la riconversione graduale di queste industrie pesanti; invece, con grande sorpresa, purtroppo, abbiamo appreso che non un euro del PNRR può essere impegnato per sostenere la transizione ecologica di questo comparto.

Ecco perché si pensava di attingere ai fondi per le bonifiche per dare un sostegno all'Ilva. Quindi il tema vero è: come affrontiamo la transizione ecologica?

Abbiamo ricordato che, nella manovra di bilancio 2021, era stata approvata una norma che prevedeva proprio la possibilità di creare tavoli per fare accordi tra lo Stato e il settore della raffinazione. Già allora, nel 2020, si avvertiva la necessità di avviare iniziative per sostenere una riconversione che comunque è una sfida di questo comparto. Tuttavia, purtroppo, ad un anno di distanza, quella norma non è mai stata attuata e, probabilmente, perché, nel frattempo, è cambiata l'organizzazione dell'amministrazione dello Stato. Poi però è subentrato il PNRR e tutti pensavamo di poter attingere alle risorse dello stesso. Invece, con grande sorpresa, non un euro di queste risorse - lo ribadisco - può essere destinato alla transizione ecologica. Allora, il punto è il seguente: il Governo si deve attivare con la massima urgenza per capire come possiamo affrontare questa grande sfida e lo deve fare, rivolgendosi all'Europa, innanzitutto, chiedendo di istituire un fondo cospicuo, un fondo capiente per tutte le esigenze, destinato alla decarbonizzazione. Lo deve fare attraverso un'implementazione del fondo per la decarbonizzazione giusta; devono essere misure che possono essere aggiuntive a quelle nazionali e ad altre europee, ma soprattutto il Governo deve chiedersi se riuscirà a spendere, con le regole che l'Europa ci ha obbligato ad accettare, i 70 miliardi del PNRR, finalizzati alla transizione giusta, perché le esigenze sono evidenti. Probabilmente, al Governo, in questo momento, manca ancora una visione di insieme per quanto riguarda il fabbisogno dell'industria nazionale. Pertanto, con questo atto di indirizzo al Governo, chiediamo di creare una cabina di regia perché pensiamo che le funzioni proprie di coordinamento della Presidenza del Consiglio debbano essere esercitate in circostanze come queste, considerando che vi sono competenze a cavallo tra il Ministero della Transizione ecologica - vorrei, al riguardo, ringraziare la sottosegretaria Vannia Gava per la sua presenza, conoscendone la sensibilità sull'argomento - ed il MiSE. Allora, questo è il caso in cui la Presidenza del Consiglio, vista l'importanza del settore, deve esercitare quelle funzioni di coordinamento, attraverso una cabina di regia per capire se sia arrivato il momento di valutare come potremmo rispettare questa scadenza del 2026 per spendere queste risorse.

La nostra grande preoccupazione è che i problemi sono sul tappeto, le esigenze in alcuni territori sono già emerse, ma manca una visione d'insieme che non sarà difficile mettere insieme, attraverso un lavoro del Governo. Le risorse sono state previste nel PNRR ma le due cose non si collegano e non si parlano. Tutti i fondi a disposizione sono del tutto insufficienti, quindi il Governo è chiamato dal Parlamento ad agire in fretta per creare questo tavolo, confrontarsi con questo settore, che sarà anche brutto e cattivo, ma è il settore che permette al Paese di marciare e di andare avanti e lo deve fare con sano realismo (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Fausto Raciti. Ne ha facoltà.

FAUSTO RACITI (PD). Presidente, in considerazione del fatto che ci aspettano altri punti all'ordine del giorno da esaminare, proverò ad essere leggermente più sintetico dei miei colleghi.

Vorrei iniziare, dando atto e merito all'onorevole Prestigiacomo di avere posto un tema nella discussione di quest'Aula, mettendolo a disposizione di una convergenza, tra le forze di maggioranza e di opposizione, che, senza il suo impegno, non sarebbe emersa agli onori della discussione parlamentare. Non discutiamo qui di una mozione che riguarda, in generale, la questione della transizione ecologica che impegna complessivamente il programma del Governo, il lavoro del Parlamento, in maniera profonda, soprattutto alla luce della novità che, nella politica europea e italiana, ha rappresentato e rappresenta il Piano nazionale di ripresa e resilienza.

Noi ci occupiamo oggi di un'altra cosa, ossia di come il nostro Paese accompagna, dentro questa transizione, il settore dell'industria pesante, un settore ad alta densità occupazionale, non concentrato solo nel Mezzogiorno, in Sicilia, e che per le sue afferenze pone un problema non semplicemente di carattere nazionale, ma addirittura di portata europea. Peraltro, in questi giorni e all'evidenza di tutti, soprattutto, ahinoi, delle tasche dei cittadini italiani ed europei.

La raffinazione nel Mezzogiorno è l'ultima traccia di un tentativo, ahimè, non riuscito completamente, anzi non riuscito affatto, di industrializzazione del Mezzogiorno e di una sua trasformazione negli assetti produttivi, negli assetti sociali profondi. Il tentativo è fallito, dopodiché resta un settore ad importante impatto occupazionale, con un'importante disponibilità di investimenti e con l'esigenza di trovare interlocutori fermi e una rotta rispetto alla quale orientare la propria prospettiva. La transizione non è un passaggio radicale tra la morte di un settore e la nascita di un altro. La transizione è un'operazione di riconversione lenta ed impegnativa, i cui risultati non si vedono dall'oggi al domani, che va accompagnata da decisioni coerenti, da risorse disponibili e dalla capacità di offrire certezze che servono alla programmazione. Diciamoci la verità, il settore dell'industria pesante, della raffinazione in particolare, nel corso di questi ultimi anni si è trovato dentro la massima di Seneca: “Non esiste vento favorevole per il marinaio che non sa dove andare”. È un settore che si trova incastrato tra un nuovo che non nasce e un vecchio che sta morendo molto rapidamente. L'impatto occupazionale che rischia di avere il mancato accompagnamento dentro la transizione si misura nell'ordine delle centinaia di migliaia di posti di lavoro. Noi abbiamo l'esigenza, considerato il numero dei Ministeri che si dovrebbero occupare di questa vicenda - Ministero per il Sud, dell'Economia, dello Sviluppo economico, dell'Ambiente, del Lavoro e della Transizione ecologica - di un coordinamento forte al centro di questa politica. Noi abbiamo bisogno che il Governo Draghi faccia di questo uno dei propri principali temi di agenda; ne va non solo per il Mezzogiorno del Paese, ma anche della posizione internazionale del nostro Paese. Queste sono le ragioni per cui, in maniera molto sintetica, ma decisa, sosteniamo questa mozione ed esprimeremo il nostro voto favorevole (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Tullio Patassini. Ne ha facoltà.

TULLIO PATASSINI (LEGA). Grazie Presidente, onorevoli colleghe e colleghi, rappresentanti del Governo, sottosegretario Gava, da tempo affermiamo l'esigenza che la transizione ecologica deve essere sostenibile da un punto di vista sociale ed economico. Vi sono ancora rischi sottaciuti e ancora non pienamente valutati in termini di possibili perdite di posti di lavoro e di perdita, ancor più importante, di competenze tecnico-industriali. Alcuni settori sono più a rischio di altri, tra questi ricordiamo in particolare l'automotive che, da decenni, è un settore strategico per l'economia italiana. Ricordo che il mondo auto incide per il 12 per cento del PIL nazionale. Il Ministro dello Sviluppo economico, Giancarlo Giorgetti, proprio al fine di supportare il processo di transizione ecologica, ha istituito un fondo per l'automotive, affinché questa transizione sia rispettosa dei livelli occupazionali e dello sviluppo industriale dell'intera filiera.

Parliamo di un fondo di circa 1 miliardo di euro che, a breve, sarà approvato in Consiglio dei Ministri e sarà uno strumento fondamentale per il settore automotive in Italia.

Altro settore particolarmente colpito dalla transizione ecologica è naturalmente quello petrolchimico, un mondo che in Italia vanta una tradizione pluriennale. Ricordo il matelicese, il marchigiano Enrico Mattei che, negli anni '50, dando nuovo impulso e fondando l'Eni, ha creato le basi per costituire in Italia una filiera degli idrocarburi forte, solida e all'avanguardia nel mondo. Oggi, in Sicilia sono concentrati - e qui rientriamo nel pieno della mozione di cui stiamo dibattendo - quasi la metà degli impianti di raffinazione. È doverosa, pertanto, un'attenzione a quel territorio, come ad altri territori particolarmente strategici, quali il polo di Ravenna. Poli importanti che, negli anni, hanno creato occupazione e ricchezza in Italia. Con questa mozione poniamo attenzione sul fatto che i fondi disponibili siano utilizzati per accompagnare il processo di trasformazione sostenibile di questi impianti, evitando prima di tutto chiusure. Non possiamo sbrigare frettolosamente la questione idrocarburi, ma, al contrario, dobbiamo mostrare grande concretezza nel valutare questo processo.

Parliamo dell'uscita di scena nel 2035 delle auto endotermiche? Certamente, tali auto andranno oltre il 2035, quindi dobbiamo pensare anche a una filiera di idrocarburi che superi questo periodo. La discussione di questa mozione è un'occasione per fare il punto sulla transizione energetica. Pensiamo a quanto sia importante per noi l'operazione Green, cioè ridurre le emissioni di CO2 a livello mondiale, ma proprio per questo l'attività deve essere affrontata a livello mondiale e la riduzione della CO2 deve partire da una questione tecnica, prima ancora che ideologica. Non possiamo pensare di passare tout court da fonti più inquinanti a fonti zero inquinanti; è una posizione ambientalista che non ci appartiene. Faccio, un esempio. La Germania ha deciso, dopo la tragedia di Fukushima, di chiudere le centrali nucleari. In questi anni, cosa è successo? Sono stati fortemente incrementati i consumi di carbone, peggiorando la bilancia di emissioni CO2 della Germania; addirittura la Germania sta organizzando la creazione di nuove miniere e ha spostato l'asticella dell'uscita dal carbone al 2038. Pensate un po', la Germania, con il Movimento Verde, sta producendo un'energia elettrica tripla rispetto alla Francia che utilizza le sue cattive centrali nucleari per produrre energia. Noi in Italia abbiamo solo 8 centrali a carbone, in Germania ce ne sono decine e in altri Paesi del mondo, come ad esempio in Cina ce ne sono centinaia, addirittura la Cina sta aprendo una centrale a carbone a settimana. Non è certamente questo il modo per arrivare a una transizione ecologica sostenibile e addirittura planetaria. In modo molto semplice, vorrei porre la questione a quest'Aula: basta sostituire una centrale a carbone con un impianto rinnovabile? Se fosse così semplice, l'avremmo già fatto. Ma, realisticamente, abbiamo ancora sistemi di accumulo non adeguati e addirittura le fonti di energie rinnovabili non sono programmabili. Cosa potrebbe succedere ad una delle 7 potenze industriali del mondo in un giorno nuvoloso e senza vento? Pensiamo veramente che possiamo affrontare un blackout anche di pochi secondi? Noi dobbiamo ragionare, invece, in termini equilibrati di riduzioni CO2. La Lega, Matteo Salvini e il dipartimento energia si stanno occupando da tempo di questa problematica. Servono interventi immediati per risolvere il caro bollette e per questo sono stati investiti, in questi mesi, 15 miliardi di euro e speriamo che, nel prossimo “decreto Bollette”, ve ne siano una quantità consistente, per contenere gli aumenti. Tuttavia, dobbiamo guardare più lontano, dobbiamo avere un approccio più strutturale, dobbiamo pensare al futuro energetico di questo Paese. Certamente, non possiamo pensare di ridurre ancora di più la produzione nazionale o addirittura di eliminarla.

Finalmente, è stato pubblicato il PiTESAI, che è il piano che autorizza le prospezioni e l'utilizzo del gas nazionale e questo per noi ancora non basta; è un primo passo che stando certezza agli operatori, ma che dovrà, in futuro, guardare a nuove ricerche, a nuove prospezioni, in particolare in quei territori contesi, perché io vorrei far riflettere i colleghi di quest'Aula su che senso abbia bloccare le attività in Adriatico, quando, dall'altra parte del mare, Croazia Albania e Grecia fanno ricerca, trovano il gas e ce lo vendono; veramente è una assurdità che non possiamo permetterci. Certamente è positivo l'aspetto europeo, in cui noi abbiamo inserito il gas e il nucleare nella tassonomia europea, come processi di transizione. Quindi, certamente nel tempo i consumi di gas aumenteranno; aumenteranno anche in quei Paesi che oggi utilizzano strumenti fossili più inquinanti. Certo, non possiamo dimenticare la questione nucleare; la questione nucleare va considerata in maniera non ideologica, va considerata in maniera realistica; non per questo - al contrario di quanto qualcuno, ironicamente, dice - vorremmo fare una Chernobyl in Italia o riaccendere Caorso, perché noi guardiamo avanti, a nuove tecnologie. Con grande realismo, quindi, che ci vuole portare verso l'energia pulita, noi pensiamo alla Francia, che sta attuando un grande processo di riqualificazione dei propri impianti o, addirittura, alla Finlandia, che ha costruito una centrale da 1.600 megawatt. Tutti i Paesi stanno lavorando su questo, e l'Italia vorrebbe uscire da questo? Tra l'altro, noi già oggi importiamo il 12 per cento dell'energia elettrica derivante da energia nucleare. Pensiamo a un aspetto fondamentale: come noi, in questo modo, potremmo avere un'energia pulita, senza CO2 e con una ridottissima produzione di scorie. Noi dobbiamo, in questo momento così critico per il nostro sistema, veramente intervenire in maniera ancora più decisa, con un'attenta valutazione del nostro mix energetico, considerando ogni tipo di fonte, e una di diversificazione, sia merceologica che settoriale, e dobbiamo sostenere ancora di più interventi nei settori industriali, come dicevo in precedenza, che tendono a scomparire. Certo che se l'Europa, anziché pensare alla soluzione globale del sistema energetico, si blocca nell'alzare ancora di più l'asticella rispetto alle emissioni di CO2, certamente non andiamo nella direzione di una decarbonizzazione sostenibile; dovremmo preoccuparci più del Nord Stream 2, dell'attivazione dello stesso, al di là delle questioni internazionali o, addirittura del TAP; serve un atteggiamento più tecnico e meno ideologico. Stavo dicendo di quella centrale nucleare da 1.600 megawatt; servirebbero 16 chilometri quadrati di specchi per poter coprire, almeno in parte, la produzione di 1.600 megawatt. A noi, in Italia, servono politiche ambientali e non ambientaliste. Per questo il gruppo Lega voterà a favore della mozione Prestigiacomo, condivisa da tutti, con decisione, perché viene utilizzata per aiutare il processo di decarbonizzazione avendo a cuore soprattutto le fasce più deboli della popolazione e i settori più a rischio.

Ringrazio, in chiusura, il collega Dario Galli, con il quali avevo condiviso questo intervento e chiudo dicendo che noi vogliamo tutti un mondo più pulito da lasciare alle future generazioni, ma questo obiettivo non si ottiene passeggiando e parcheggiano il SUV in doppia fila, ma con tanti operai e ingegneri che lavorano nelle nostre aziende (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Ficara. Ne ha facoltà.

PAOLO FICARA (M5S). Grazie, Presidente. Colleghi, Governo, la mozione che ci apprestiamo a votare è la rappresentazione plastica delle questioni che il Paese si troverà sempre più spesso ad affrontare nei prossimi mesi e nei prossimi anni. Siamo davanti a una crisi climatica che non contempla la possibilità di ritardi e tentennamenti. Dobbiamo ridurre le emissioni che contribuiscono a produrre il surriscaldamento del pianeta, e dobbiamo farlo al più presto. Questa azione, però, porta con sé un cambiamento radicale nel nostro modello economico e produttivo; le attività più impattanti devono riconvertirsi, e questo processo non è né automatico, né indolore; è un processo che va innescato, incentivato, ma anche accompagnato, per scongiurare il rischio che interi settori crollino sotto i colpi della necessaria transizione; le conseguenze sarebbero disastrose per lavoratrici, lavoratori e per l'economia del Paese tutto.

L'accelerazione della crisi climatica è un dato incontrovertibile; i principali organismi internazionali per la valutazione dei cambiamenti climatici confermano la gravità dell'allarme; i cambiamenti in atto non sono mai avvenuti così in fretta e con realtà complesse come le città o i sistemi produttivi tipici dei Paesi più industrializzati. In questo scenario, a provocare più danni è soprattutto il consumo di carbone, di petrolio e di gas, che rappresenta la maggior parte delle emissioni di gas serra. La risposta della comunità internazionale è stata discontinua e altalenante in questi anni, basti pensare alla Conferenza sul clima di Parigi, del 2015, fino alla COP26 di Glasgow, di qualche mese fa. Anche l'Unione europea, sulla scia dei negoziati globali e del suo Green Deal, ha definito nuovi e più ambiziosi obiettivi per rispondere al grido d'allarme della comunità scientifica. Oggi il target più immediata da cui tutti noi guardiamo è il Fit for 55; dobbiamo essere pronti a ridurre i gas a effetto serra del 55 per cento entro il 2030 e a raggiungere la neutralità climatica nel 2050; è una sfida che fa tremare i polsi, certamente e che avrà anche un costo elevato, in termini finanziari, ma, di fronte ai danni ambientali, sociali ed economici che provocherebbe l'inerzia, un'azione decisa diventa indispensabile e la spesa correlata è senza dubbio un investimento a cui non possiamo rinunciare.

Allora, Presidente, questo investimento indispensabile va fatto; va fatto con la massima attenzione e lungimiranza, e questo implica la necessità di accompagnare il processo, per evitare che il passaggio all'economia verde significhi anche, però, imprese in default e perdite di posti di lavoro. La pandemia, poi, ha reso ancora più evidente la necessità di un'azione in tal senso e accelerato molti di questi processi. L'Italia è tra i principali Paesi manifatturieri europei, ha il dovere di mettere in campo una politica di transizione che guardi a tutti i settori e la mantenga leader nella sua vocazione industriale. Nel nostro Paese dobbiamo fare i conti anche con quei settori le cui emissioni sono considerate hard to abate, cioè difficili da gestire e da trasformare, come per il settore della raffinazione.

Che il passaggio dalle energie fossili a quello rinnovabili sia urgente e ineluttabile è, quindi, fuori di dubbio, ma, come dicevamo, va accompagnato e gestito e, a questo proposito, mi viene in mente un principio che è caro al MoVimento 5 Stelle, ossia che nessuno deve essere lasciato indietro, sia che si tratti di milioni di cittadini di fronte al dramma del caro bollette sia che si tratti di migliaia di migliaia di lavoratori che oggi sono impiegati in quelle filiere e si trovano di fronte alla grande scommessa della riconversione; in questo caso, lo Stato deve essere accanto ai cittadini e alle imprese, tutelarli nel processo di trasformazione, che deve essere equo e sostenibile, in tutti i sensi.

La mozione in discussione, a prima firma della collega Prestigiacomo, pone la sua attenzione proprio sul settore della raffinazione, che ancora oggi in Italia impiega oltre 20 mila persone in maniera diretta, senza considerare l'indotto, un settore che dovrà ancora garantire il rifornimento di energia un Paese che per oltre l'85 per cento si muove su gomma e con mezzi alimentati ancora per oltre il 90 per cento a benzina e diesel o metano. Siamo ben consapevoli che non basta spingere un bottone per chiudere questi impianti, riconvertirli, riqualificare la manodopera e passare alla produzione di energia pulita. Non si può non tener conto, quindi, che il settore della lavorazione di idrocarburi contribuisce all'economia del Paese con 80 miliardi di fatturato, 13 di export, oltre 40 miliardi di imposte versate annualmente alle casse dello Stato. Parliamo di grandi impianti industriali presenti in diverse aree del Paese e in Sicilia vi sono ben tre poli, che assorbono quasi il 46 per cento della capacità di raffinazione dell'Italia. In provincia di Siracusa ha sede il polo petrolchimico più grande d'Europa. Se l'Italia non mette in piedi una precisa strategia di riconversione nel medio-lungo termine in questi settori produttivi, rischiamo la delocalizzazione progressiva di queste aziende e la perdita di decine di migliaia di posti di lavoro, oltre alla dispersione di un patrimonio di competenze importante.

Il nostro obiettivo, quindi, deve essere realizzare una transizione che sia prima di tutto ambientale, ma anche economica e sociale, insomma una transizione giusta. Chiediamo, dunque, al Governo, con questa mozione, in particolare alla Presidenza del Consiglio, di avviare un tavolo permanente di confronto tra i Ministeri interessati, il mondo imprenditoriale e le parti sociali maggiormente colpite dagli oneri della transizione verde, individuando gli strumenti adeguati per accompagnare questi settori verso la strada della riconversione, anche grazie al sostegno pubblico, con strumenti nazionali o europei, come già sta avvenendo in altri Paesi quali l'Olanda, la Francia, la Gran Bretagna. Non dobbiamo inventarci niente; penso, ad esempio, ad alcuni strumenti che sono già legge dello Stato, come il cosiddetto patto Stato-raffinazione, approvato con la legge di bilancio del 2021, sulla possibilità di utilizzare parte delle accise per investimenti che vadano sulla strada della transizione.

È uno strumento che, però, ancora non è stato messo in pratica. Oppure penso a una politica di sostegno pubblico che stimoli la produzione, ad esempio, di carburanti avanzati, innovativi, a basso contenuto di carbonio, che potranno essere utilizzati nel trasporto pesante, aereo e marittimo, offrendo una prospettiva di riconversione al settore della raffinazione. Serve una visione, serve una programmazione di questi grandi cambiamenti che ci attendono. In Europa si stimano circa 170 mila posti di lavoro grazie al Green Deal, ma è ovvio che altri se ne perderanno nel settore fossile. Il futuro dell'Italia passa quindi dalla capacità di governare e programmare i grandi cambiamenti che ci attendono attraverso coraggiose politiche industriali a medio e lungo termine: lo ripeto, nessuno deve rimanere indietro. Prima di concludere, in merito alla mozione presentata dall'opposizione, volevo sottolineare che ci adegueremo ai pareri del Governo senza entrare nel merito dei vari punti, anche condivisibili, tenendo comunque presente che il nostro gruppo ha illustrato la sua posizione nella mozione 1-00565. Tuttavia, il tema della mozione di cui stiamo parlando è incentrato su altro. Detto questo, dichiaro il voto favorevole del MoVimento 5 Stelle alla mozione di maggioranza (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

(Votazioni)

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Come da prassi, le mozioni saranno poste in votazione per le parti non assorbite e non precluse dalle votazioni precedenti.

Avverto che la componente Alternativa, del gruppo Misto, ha chiesto la votazione per parti separate della mozione Prestigiacomo, Fregolent, Galli, Ruffino, Federico, Pezzopane, Timbro, Foti ed altri n. 1-00588, nel senso di votare dapprima, congiuntamente, i capoversi primo, secondo, terzo, quarto, quinto e settimo del dispositivo; a seguire, congiuntamente, i capoversi sesto e ottavo del dispositivo; in fine - ove il dispositivo venga in tutto o in parte approvato - la premessa.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Prestigiacomo, Fregolent, Galli, Ruffino, Federico, Pezzopane, Timbro, Foti ed altri n. 1-00588, limitatamente ai capoversi primo, secondo, terzo, quarto - come riformulato su richiesta del Governo -, quinto e settimo del dispositivo, su cui il Governo ha espresso parere favorevole.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 41).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Prestigiacomo, Fregolent, Galli, Ruffino, Federico, Pezzopane, Timbro, Foti ed altri n. 1-00588, limitatamente ai capoversi sesto e ottavo del dispositivo, su cui il Governo ha espresso parere favorevole.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 42).

A seguito dell'approvazione del dispositivo della mozione Prestigiacomo, Fregolent, Galli, Ruffino, Federico, Pezzopane, Timbro, Foti ed altri n. 1-00588, ne verrà ora posta in votazione la premessa.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Prestigiacomo, Fregolent, Galli, Ruffino, Federico, Pezzopane, Timbro, Foti ed altri n. 1-00588, limitatamente alla premessa, su cui il Governo ha espresso parere favorevole.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 43).

Passiamo alla votazione della mozione Vianello ed altri n. 1-00591. Avverto che, a seguito dell'approvazione del primo capoverso del dispositivo della mozione Prestigiacomo, Fregolent, Galli, Ruffino, Federico, Pezzopane, Timbro, Foti ed altri n. 1-00588, il settimo capoverso del dispositivo della mozione Vianello ed altri n. 1-00591 risulta precluso.

Avverto altresì che i presentatori della mozione Vianello ed altri n. 1-00591 ne hanno chiesto la votazione per parti separate, nel senso di votare dapprima, congiuntamente, i capoversi primo, quarto, ottavo, undicesimo, dodicesimo, tredicesimo e diciannovesimo del dispositivo; a seguire il secondo capoverso del dispositivo; quindi, congiuntamente, i capoversi terzo e quinto del dispositivo; a seguire, il sesto capoverso del dispositivo; quindi, congiuntamente, i capoversi nono, decimo e diciassettesimo del dispositivo; a seguire, congiuntamente, i capoversi quindicesimo e sedicesimo del dispositivo; quindi, congiuntamente, i capoversi quattordicesimo e diciottesimo del dispositivo; in fine, ove il dispositivo venga in tutto o in parte approvato, la premessa.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Vianello ed altri n. 1-00591, limitatamente ai capoversi primo, quarto, ottavo, undicesimo, dodicesimo, tredicesimo e diciannovesimo del dispositivo, su cui il Governo ha espresso parere contrario.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 44).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Vianello ed altri n. 1-00591, limitatamente al secondo capoverso del dispositivo, su cui il Governo ha espresso parere contrario.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 45).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Vianello ed altri n. 1-00591, limitatamente ai capoversi terzo e quinto del dispositivo, su cui il Governo ha espresso parere contrario.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 46).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Vianello ed altri n. 1-00591, limitatamente al sesto capoverso del dispositivo, su cui il Governo ha espresso parere contrario.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 47).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Vianello ed altri n. 1-00591, limitatamente ai capoversi nono, decimo e diciassettesimo del dispositivo, su cui il Governo ha espresso parere contrario.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 48).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Vianello ed altri n. 1-00591, limitatamente ai capoversi quindicesimo e sedicesimo del dispositivo, su cui il Governo ha espresso parere contrario.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 49).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Vianello ed altri n. 1-00591, limitatamente ai capoversi quattordicesimo e diciottesimo del dispositivo, su cui il Governo ha espresso parere contrario.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 50).

In virtù della reiezione del dispositivo della mozione Vianello ed altri n. 1-00591, non si procederà alla votazione della relativa premessa.

Seguito della discussione del testo unificato delle proposte di legge: D'iniziativa popolare; Zan ed altri; Cecconi e Magi; Rostan ed altri; Sarli ed altri; Alessandro Pagano ed altri; Sportiello ed altri; Trizzino: Disposizioni in materia di morte volontaria medicalmente assistita (A.C. 2​-1418​-1586​-1655​-1875​-1888​-2982​-3101-A​).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del testo unificato delle proposte di legge nn. 2-1418-1586-1655-1875-1888-2982-3101-A: Disposizioni in materia di morte volontaria medicalmente assistita.

Ricordo che nella seduta del 9 febbraio si sono conclusi gli interventi sul complesso degli emendamenti riferiti all'articolo 1.

(Ripresa esame dell'articolo 1 - Testo unificato - A.C. 2-A​)

PRESIDENTE. Riprendiamo l'esame dell'articolo 1 (Vedi l'allegato A).

Invito, quindi i relatori ed il rappresentante del Governo ad esprimere il parere sugli emendamenti riferiti a tale articolo.

ALFREDO BAZOLI, Relatore per la II Commissione. Presidente, il parere dei relatori è contrario su tutti gli emendamenti riferiti all'articolo 1.

PRESIDENTE. Il Governo? Il parere del Governo sugli emendamenti riferiti all'articolo 1?

FEDERICO D'INCA', Ministro per i Rapporti con il Parlamento. Ci rimettiamo all'Aula, Presidente.

PRESIDENTE. Passiamo, quindi, agli identici emendamenti 1.17 Alessandro Pagano e 1.116 Zanettin.

Ha chiesto di parlare il deputato Alessandro Pagano. Ne ha facoltà.

ALESSANDRO PAGANO (LEGA). Presidente…

PRESIDENTE. Collega, mi scusi, lei è già intervenuto sul complesso, quindi, non può intervenire, essendo firmatario dell'emendamento.

Ci sono altri colleghi intenzionati a intervenire?

Ha chiesto di parlare il collega Palmieri. Ne ha facoltà.

ANTONIO PALMIERI (FI). Presidente, è evidente che, se c'è un provvedimento sul quale serve l'attenzione dell'Aula, è proprio questo, quindi, è impensabile pensare di poter lavorare su questo provvedimento in queste condizioni. Io non intervengo.

PRESIDENTE. Invito i colleghi ad abbassare il tono della voce per permettere al collega Palmieri di poter intervenire.

Prego, collega.

ANTONIO PALMIERI (FI). La ringrazio, Presidente. Non ha fatto naturalmente un favore a me, ma facciamo un favore a tutti noi, perché, come ho detto in premessa, se c'è un provvedimento sul quale non possiamo permetterci il lusso di essere distratti è questo provvedimento.

Colleghe e colleghi, Presidente, io vorrei motivare il nostro voto, il voto di Forza Italia a favore degli identici emendamenti soppressivi, invitandoci a capire che cosa siamo chiamati a fare da qui in avanti su questo provvedimento. Siamo chiamati, innanzitutto, a non fare un derby e siamo chiamati, invece, a fare un referendum. Non siamo chiamati a fare un derby nel senso che, su questo provvedimento e su provvedimenti di questa natura, non c'è il derby tra coloro che sono per far soffrire le persone e coloro i quali, invece, sono mossi da sincera pietà e compassione e vogliono porre fine a queste sofferenze.

Non è questa la questione che è in gioco e chi usa questo tipo di argomenti, come ha detto bene, ieri sera, il Presidente Amato, non solo fa una cattiveria, ma usa un argomento retorico teso a delegittimare la posizione di chi la pensa diversamente da costoro, la posizione di chi pensa che sia lecito approfondire, riflettere in modo costante, coerente e profondo, sulla natura di questo provvedimento. Noi vogliamo ragionare fino in fondo su che cosa vuol dire che una persona voglia chiedere di porre fine alla sua vita; quindi, non è in questione un derby tra chi vuole far soffrire e chi non vuole far soffrire. Ho detto che siamo chiamati, qui, a celebrare, in realtà, un referendum e il referendum è questo, il referendum si condensa in questa domanda: dove vogliamo schierare le istituzioni? Noi pensiamo che le istituzioni debbano schierarsi accanto alla vita fragile, a fianco delle persone che soffrono. Noi pensiamo che le istituzioni debbano operare per eliminare non il sofferente, ma la sofferenza e per fare questo l'invito che faccio a tutti noi è quello di uscire dalla trappola emotiva che ancora una volta, su questi argomenti, ci è stata tesa, è stata tesa al Parlamento, è stata tesa all'opinione pubblica.

È evidente che di fronte alle situazioni delle persone gravemente malate che sono emerse in queste settimane e in questi mesi all'attenzione mediatica, ciascuno di noi è percosso, è attento a questa sofferenza, si addolora per questa sofferenza, ma è altrettanto evidente che l'uso che viene fatto della situazione di queste persone malate tende a suscitare in noi, accanto a questi sentimenti, il sentimento della paura e il sentimento del senso di colpa e, quindi, e termino, Presidente, l'invito a tenere in considerazione questo emendamento e i successivi è quello a ragionare lucidamente sulle conseguenze del testo su cui stiamo lavorando, sulle conseguenze non emotive, non immediate, sulle conseguenze a medio e lungo termine. Abbiamo precedenti illustri...

PRESIDENTE. Concluda, onorevole.

ANTONIO PALMIERI (FI). Chiudo, Presidente, però, è il primo emendamento su un tema così delicato, 30 secondi ce li possiamo dare. Abbiamo i precedenti di Belgio, Olanda e Canada - e chiudo - e cito, in chiusura, il presidente Violante che, su questo tema, ha affermato che non sempre le buone intenzioni riescono a fermare le cattive conseguenze. Noi dobbiamo legiferare sulle conseguenze e non sull'onda dell'emotività (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia-Berlusconi Presidente, Lega-Salvini Premier e Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il collega Turri. Ne ha facoltà.

ROBERTO TURRI (LEGA). Presidente, mi scusi, ma non avevo sentito che aveva chiamato il mio nome, perché anch'io, come il collega Palmieri, chiedo attenzione, insomma, il silenzio, perché è evidente che questo tema merita, appunto, la massima attenzione. Questo emendamento, a prima firma del collega Alessandro Pagano, è un soppressivo dell'intero articolo 1 e, di fatto, vuole demolire l'intero provvedimento, perché qui si sta parlando delle finalità. Noi con questo emendamento diciamo che siamo contrari all'impianto di questa norma e sostanzialmente, per dirlo in parole povere, noi siamo contrari a che il medico, la struttura sanitaria, il sistema sanitario nazionale possano, a richiesta del paziente che si trova in alcune condizioni, procurare lo strumento a questo paziente per togliersi la vita. Questa è una situazione che respingiamo totalmente e il lavoro che abbiamo fatto in Commissione è andato in questa direzione, come anche il lavoro in Aula, con degli emendamenti soppressivi, ma anche con altri emendamenti che, comunque, cercheranno di limitare il provvedimento.

Io devo chiarire che non affronto questo tema in maniera ideologica, ma assolutamente laica e, devo dire la verità, quindi, non ritengo che Dio onnipotente dia la vita e solo Dio onnipotente debba toglierla, non è questo il punto. Mi auguro anche che in Aula non succeda quello che è successo in Commissione, ovverosia attacchi da parte di chi propone questa legge nei nostri confronti, accusandoci di non tenere e di non preoccuparci per le persone che si trovano in alcune situazioni. Noi respingiamo queste accuse, perché abbiamo il nostro punto di vista e riteniamo, invece, che si debba fare altro. Come diceva in precedenza il collega Palmieri, noi non vogliamo che la persona sofferente venga soppressa, ma vogliamo che venga tolta la sofferenza. Infatti, chiediamo anche, nel provvedimento, con alcuni emendamenti, che vengano stanziati fondi per incentivare le cure palliative, perché possano alleviare la sofferenza delle persone. Quindi, chiediamo che si possa ragionare su questo concetto e che l'Aula possa votare a favore di questo emendamento (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Parisse. Ne ha facoltà.

MARTINA PARISSE (CI). Grazie, Presidente. Abbiamo millenni di storia alle nostre spalle, nel corso dei quali vi è stato un costante atteggiamento umano a dare valore alla vita e nell'opporsi a qualsiasi atteggiamento che potesse favorire il suicidio o l'eutanasia. È singolare che oggi si debba parlare del diritto di morire, quando ogni discorso sui diritti è riferito a quello che è il più importante e fondamentale di tutti, ovvero il diritto di vivere. Questo tema, il tema del suicidio assistito e dell'eutanasia – perché, nei fatti, poi è lì che si vuole arrivare, all'eutanasia - necessita di molte riflessioni e dibattiti, che dovrebbero coinvolgere il più ampio numero possibile di persone e di esperti delle varie discipline, analizzando anche e soprattutto, e studiando le situazioni degli altri Paesi nei quali sono stati legalizzati. Queste questioni richiedono una serie di riflessioni profonde anche sul senso della vita e sull'impatto che questa legge potrebbe avere nella nostra società e nel nostro ordinamento. Mai, e dico mai, dai promotori di questa legge sono arrivate riflessioni in questo senso. Voglio proprio vedere e vedremo se, come è stato preannunciato, i colleghi che sono favorevoli interverranno nella discussione, per esporre le proprie argomentazioni a sostegno di questo scempio, di questa proposta di legge. E sono anche curiosa di sentire se, oltre a far leva, qualora interverrete, sul diritto all'autodeterminazione, avrete anche altre motivazioni, perché ormai la richiesta di suicidio assistito e di eutanasia si basa sul principio dell'autodeterminazione del singolo che la chiede e viene avvertita come un diritto individuale, oppure, come altri preferiscono chiamarla, una pratica pietosa. Ma si tratta di una falsa pietà. Diceva Giovanni Paolo II che, anche se non motivata dal rifiuto egoistico di farsi carico dell'esperienza di chi soffre, l'eutanasia deve dirsi una falsa pietà, anzi una preoccupante perversione di essa. La vera compassione, infatti, rende solidali con il dolore altrui: non si può sopprimere colui del quale non si può più sopportare la sofferenza.

Siamo di fronte a sintomi sempre più allarmanti, che vanno verso una cultura della morte. Si fa di tutto per creare confusione nel dibattito, a partire dalla inammissibilità del referendum, il cui quesito è stato appena bocciato, e inoltre è anche in atto una pressante e forte ideologizzazione del dibattito, diretta ad ottenere un facile consenso mediatico nell'opinione pubblica partendo dai casi limite, piuttosto che sviscerare e chiarire i confini del tema in vista delle prossime scelte legislative.

Io voglio chiedere ai relatori: siete andati ad analizzare cosa sta succedendo nei Paesi che vivono l'esperienza del suicidio assistito e dell'eutanasia? Io credo proprio di no, perché altrimenti vi sareste fermati. E guardate, basta andare qui vicino, ci dobbiamo soltanto spostare in Belgio e in Olanda, dove si sono verificate accelerazioni incontrollate. In Belgio l'eutanasia è stata inizialmente presentata come una trasgressione applicabile a casi eccezionali, poi, bruciando le tappe, è stata accettata e banalizzata, diventando rapidamente una norma e una procedura medica tra le tante. Oggi è normalmente estesa agli anziani con molte patologie, nessuna delle quali, da sola, qualifica l'accettabilità della richiesta.

Sono ormai inclusi anche i malati non terminali, ma non solo, è prassi che venga anche praticata sui pazienti con malattia psichica.

PRESIDENTE. Colleghi, vi chiedo di abbassare il tono della voce. Colleghi! Colleghi!

MARTINA PARISSE (CI). Ma la deriva non si ferma qui: la legge belga del 2002 è stata emendata, a larga maggioranza, nel 2014, estendendola anche ai minori, giungendo a chiedere il loro consenso per autoeliminarsi, con il consenso dei genitori. E a nulla sono serviti gli inviti di 250 pediatri, di 35 Paesi, di ritirare la legge, né quella dei pediatri belgi, che avevano richiesto un approfondimento e una riflessione, adducendo svariate argomentazioni, quali l'assenza di una domanda di eutanasia da parte dei piccoli, l'esistenza di adeguati mezzi per alleviare la sofferenza e anche il rischio che il minore venga influenzato dalla pressione e dalla sofferenza dei genitori.

PRESIDENTE. Collega, deve concludere.

MARTINA PARISSE (CI). Presidente, personalmente non condividiamo l'impianto di questa legge e per questo abbiamo presentato, anche noi, un emendamento soppressivo, che non è presente nel fascicolo, perché non vi era la possibilità di inserirlo tra i segnalati.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Ungaro. Ne ha facoltà.

MASSIMO UNGARO (IV). Grazie, Presidente. Io intervengo a titolo personale, perché Italia Viva darà la libertà di scelta. Le confesso una certa difficoltà a parlare di questo tema, ma non potevo esimermi.

Credo che sia un dovere condividere insieme all'Aula, soprattutto a seguito della bocciatura del referendum da parte della Consulta, e condivido con il collega Palmieri che non si tratta di un derby, soprattutto su un tema eticamente complesso come questo, un tema delicatissimo.

La vita è un dono, è un dono meraviglioso e per certi versi sicuramente inspiegabile, ma io sono altrettanto convinto che la dignità umana trovi uno dei suoi massimi momenti di espressione nella scelta libera e autonoma della persona. È veramente difficile avere convinzioni granitiche su un tema come questo, ma credo che l'autodeterminazione individuale rimanga la via maestra per l'emancipazione della persona e l'affermazione della propria libertà, anche nei momenti più difficili e bui, forse soprattutto in quei momenti. Io credo che sia alquanto crudele rifiutare la richiesta di dignità da parte di persone affette da malattie inguaribili, magari tenute in vita artificialmente, che vivono una situazione di sofferenza intollerabile e che chiedono di poter determinare autonomamente il proprio destino. E, invece, la nostra società, oggi, forse per salvaguardare la propria coscienza, dice loro di “no”, forzandole a convivere con questa sofferenza, lasciando, per chi può, come unica via, il suicidio, e per chi non può, nemmeno quello.

Non possiamo scegliere come nascere, ma forse scegliere come morire è un diritto che dobbiamo poter dare a chi prova sofferenze fisiche e psicologiche indicibili (Applausi dei deputati dei gruppi Italia Viva e Partito Democratico), senza nessuna speranza di guarigione, ma capace di intendere e di volere.

Io credo che mai nella storia dell'uomo, un uomo abbia deciso di privarsi della propria vita a cuor leggero, tale è l'orrore per la morte di ogni essere umano. Ma soprattutto, come già scriveva David Hume, molto prima della Rivoluzione francese, a prendere questa decisione non può essere che l'individuo, non possono essere né il suo medico, né la famiglia, né la società. Per quanto sia un tema doloroso, dobbiamo essere razionali. Chi non soffre di malattie debilitanti, può interrompere la propria vita ricorrendo al suicidio; chi, invece, è immobilizzato su un letto, lo può fare soltanto attraverso l'aiuto di qualcun altro. E, inoltre, Presidente, io non vedo perché un cittadino italiano che decide di ricorrere alla morte volontaria medicalmente assistita, debba andare in esilio, magari in Svizzera, e morire aggiungendo ulteriore dolore a una condizione di sofferenza insopportabile.

Per tutte queste motivazioni, io volevo dichiarare pubblicamente il mio voto contrario all'emendamento soppressivo della proposta di legge sulla morte volontaria medicalmente assistita, perché l'Italia aspetta da troppo tempo questa legge (Applausi dei deputati dei gruppi Italia Viva, MoVimento 5 Stelle, Partito Democratico e Liberi e Uguali).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Ferraioli. Ne ha facoltà.

MARZIA FERRAIOLI (FI). Presidente, io credo che si debba “resettare”.

PRESIDENTE. Collega, deve mettersi la mascherina per intervenire.

MARZIA FERRAIOLI (FI). Mi consenta il termine, credo che si debba “resettare” quanto è stato appena detto dai primi due oratori, perché non si è sentito niente. C'è stata confusione e, soprattutto, non c'è stata l'attenzione necessaria da dare a un tema così delicato.

PRESIDENTE. Collega, l'intervento dei suoi colleghi si è sentito e rimarrà, comunque, a verbale. Quindi, io proseguirei con gli interventi.

MARZIA FERRAIOLI (FI). Presidente, qui non si è sentito e quello che io contesto è che non c'è attenzione per una vicenda così drammatica. Stiamo decidendo della vita di una persona o di più persone: credo che occorra una attenzione diversa. Il mio intervento era semplicemente questo.

PRESIDENTE. Colleghi, vi reitero la richiesta di abbassare il tono della voce e di permettere a tutti i colleghi di fare il proprio intervento in tranquillità.

Ha chiesto di parlare, a titolo personale, il collega Orsini. Ne ha facoltà.

ANDREA ORSINI (FI). Signora Presidente, onorevoli colleghi, io ho un profondo rispetto per le considerazioni di chi, come il collega Ungaro poco fa, difende questo articolo e, quindi, l'intero provvedimento in nome di un principio di libertà, ma in questo approccio vedo una grande contraddizione. Con questa norma noi stiamo stravolgendo uno dei capisaldi della nostra Costituzione e del nostro ordinamento liberale, quello secondo cui la vita e la libertà non sono beni disponibili. In realtà, non solo noi li stiamo rendendo disponibili, ma stiamo affidando questa scelta non alla persona ma a un complesso meccanismo burocratico e, quindi, in definitiva, allo Stato. Paradossalmente, la liberalizzazione totale sarebbe più coerente. I casi estremi dell'Olanda e del Canada, che sono stati citati, sarebbero un'applicazione coerente di questa norma, se si convenisse sul principio che rendere la vita un bene disponibile sia un atto di libertà.

PRESIDENTE. Dovrebbe concludere.

ANDREA ORSINI (FI). Concludo, dicendo che noi su questo non saremo mai d'accordo per tante ragioni, la prima delle quali è che le scelte devono sempre essere reversibili, le scelte libere. Rinunciare alla vita è una scelta irreversibile. La condizione della libertà è la vita; senza vita, non c'è alcuna libertà (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il collega Lupi. Ne ha facoltà.

MAURIZIO LUPI (M-NCI-USEI-R-AC). Grazie, Presidente. Io credo che questo che stiamo affrontando sia uno dei momenti più alti del dibattito e della funzione del Parlamento e che sia necessario l'ascolto, la comprensione delle ragioni l'uno dell'altro e un lavoro anche di mediazione e di assunzione di responsabilità da parte di tutti noi. Stiamo facendo una legge, una legge su uno dei temi più delicati e più importanti, che rappresenta drammi, discussioni e su cui credo che la condizione indispensabile che ognuno di noi debba avere sia quella di dare le ragioni delle proprie scelte e provare ad ascoltare le ragioni dell'altro. Per questo voglio intervenire, spiegando perché voterò a favore di questo emendamento soppressivo e perché il lavoro che abbiamo cercato di fare dopo questo voto è cercare di migliorare questa legge. Credo che sia giusto esattamente fare questo e sia doveroso che sia il Parlamento ad affrontare questo tema e non altri strumenti che, legittimamente, alcuni cittadini hanno voluto; per esempio, il referendum.

Stiamo discutendo della dignità della vita, stiamo discutendo della libertà, stiamo discutendo del diritto al suicidio. Esiste? Può una legge dare il diritto alla morte, il diritto al suicidio? In particolare, in questo articolo 1 stiamo discutendo - ed è una delle riflessioni che voglio porre, ho ascoltato con molta attenzione e rispetto le motivazioni del collega Ungaro - su questo: chi decide il valore di una persona? Chi decide il valore della vita di una persona? E chi decide - stiamo facendo una legge - quali sono le condizioni irreversibili di uno stato di salute? Perché, poi, dobbiamo entrare nel merito. La legge, in questo articolo, nelle sue finalità, è molto chiara e dice: “La presente legge disciplina la facoltà della persona affetta da una patologia irreversibile e con prognosi infausta o da una condizione clinica irreversibile”. La discussione che già è stata fatta e che abbiamo fatto è: cosa vuol dire condizione clinica irreversibile (Applausi dei deputati dei gruppi Misto-Noi con l'Italia-USEI-Rinascimento AdC e Forza Italia-Berlusconi Presidente lega Fratelli d'Italia)? Quale è il parametro che dà diritto ad una persona di chiedere allo Stato, cioè ad una legge, di toglierle la vita perché ha stabilito che quella condizione clinica è irreversibile? Quale è lo stato? Quale è la condizione? Non stiamo neanche dicendo che è una malattia terminale, finale della vita di una persona. Anche qui, dovremmo discutere se il compito di una legge non sia quello, signor Presidente, di garantire anche a quella persona la dignità di portare a termine la sua vita con cure palliative, con risorse a fianco della propria famiglia, con hospice che possano dare a tutti, indipendentemente dal reddito, la possibilità di affrontare quel pezzo.

PRESIDENTE. Concluda.

MAURIZIO LUPI (M-NCI-USEI-R-AC). Non stiamo discutendo di questo. Qui stiamo dicendo che questa legge dà diritto ad una persona di chiedere allo Stato di toglierle la vita…

PRESIDENTE. Collega, deve concludere.

MAURIZIO LUPI (M-NCI-USEI-R-AC). …perché si è stabilita una condizione clinica irreversibile. Che cos'è? Una disabilità sin dall'inizio della propria vita che è irreversibile? E, allora, se io sono affetto da una disabilità irreversibile…

PRESIDENTE. Grazie, collega.

MAURIZIO LUPI (M-NCI-USEI-R-AC). Mi scusi, le chiedo solo la cortesia di poter concludere questo intervento, semplicemente perché credo sia utile alla discussione.

PRESIDENTE. Capisco, ma ha già esaurito il suo tempo, collega; sono già stata abbastanza elastica.

MAURIZIO LUPI (M-NCI-USEI-R-AC). Guardi, forse questo è l'unico momento in cui il tempo, signor Presidente, è utile, ma può essere anche utile ascoltarci. Detto questo, la ringrazio di cuore, concludo il mio intervento e le ricordo, signor Presidente, che c'è anche una sensibilità nel condurre l'Aula e l'Assemblea; glielo dice una persona che da vent'anni è qui (Prolungati applausi dei deputati dei gruppi Misto-Noi con l'Italia-USEI-Rinascimento AdC, Lega-Salvini Premier, Forza Italia-Berlusconi Presidente, Fratelli d'Italia e Coraggio Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, a titolo personale, il collega Zanettin. Ne ha facoltà.

MAURIZIO LUPI (M-NCI-USEI-R-AC). Lei, signor Presidente, non è un notaio, deve aiutarci in questo.

PRESIDENTE. Collega, per cortesia.

Ha chiesto di parlare, a titolo personale, il collega Zanettin. Ne ha facoltà.

PIERANTONIO ZANETTIN (FI). Grazie, Presidente. In questa fase del dibattito, io credo che vada affermato un certo ragionamento per sfatare quello che io giudico un equivoco che c'è nell'opinione pubblica ma anche in tanti nostri interlocutori; penso ai giornalisti che ci chiamano in questi giorni. Quella di cui stiamo discutendo oggi non è una legge sull'eutanasia. La legge sull'eutanasia noi l'abbiamo già varata nella scorsa legislatura, nel 2017: è la legge sul biotestamento. In quella legge, il malato può chiedere che vengano disattivate le funzioni vitali che lo riguardano. Quella che, invece, noi stiamo discutendo in questa seduta e discuteremo nelle prossime sedute è una legge che va a modificare l'istituto giuridico dell'omicidio del consenziente, che è fattispecie del tutto diversa. Non a caso, ieri sera, lo stesso presidente della Corte costituzionale, Amato, ha sottolineato questo aspetto. Qui stiamo trattando dell'omicidio del consenziente, quindi la fattispecie va valutata con delle sensibilità.

PRESIDENTE. Collega, dovrebbe concludere.

PIERANTONIO ZANETTIN (FI). Concludo subito, Presidente. Chiedo solo di fare questa puntualizzazione, che credo vada fatta a beneficio di tutti noi nel momento in cui andiamo a legiferare su una materia che è così delicata. Ripeto, è un omicidio (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la collega Bologna. Ne ha facoltà.

FABIOLA BOLOGNA (CI). Grazie, Presidente. Anche io volevo invitare tutti a una profonda riflessione su quello che stiamo facendo oggi qui, perché ne va del cambiamento della nostra società. Ricordiamoci che oggi noi mettiamo al primo posto la vita e la salute delle persone - domani chi lo sa - perché, chiaramente, queste vita e salute si concretizzano nella relazione sociale, dove il bene del singolo è il bene della comunità ed è una nostra responsabilità. Non possiamo chiuderci in una gabbia di singoli egoismi, dove le parole “autodeterminazione” e “libertà” vengono distorte per giustificare a noi stessi, come comunità, le nostre mancanze nel prenderci cura dei più fragili.

Una cura che è costosa, faticosa, sicuramente poco conveniente economicamente, ribaltando i nostri limiti sulla persona fragile, declinando ogni responsabilità, fino a convincerci che la sua scelta di disperazione sia addirittura un nostro atto di misericordia nei suoi confronti; invece è solo la sconfitta della solitudine che noi come società gli abbiamo offerto. La domanda che ci dobbiamo fare è: abbiamo fatto abbastanza? No, oggi noi qui non abbiamo fatto abbastanza, perché al momento non c'è uguaglianza di trattamento dei cittadini nelle cure, nelle cure palliative, e questo a mio modo di vedere impedisce una scelta libera.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare sull'ordine dei lavori la collega Varchi. Ne ha facoltà.

MARIA CAROLINA VARCHI (FDI). Presidente, dal nostro ufficio legislativo mi segnalano che nel nostro fascicolo degli emendamenti segnalati vi era anche l'emendamento 1.31 a mia prima firma, che tuttavia non ritrovo insieme a questi. Quindi le chiedo di verificare.

PRESIDENTE. Facciamo una verifica, collega.

Ha chiesto di parlare la collega Bellucci. Ne ha facoltà.

MARIA TERESA BELLUCCI (FDI). Grazie, Presidente. Volevo intervenire come Fratelli d'Italia certamente su questo primo emendamento soppressivo, che coinvolge l'articolo 1; un articolo particolarmente importante perché riguarda le finalità di questa legge. Abbiamo affrontato questo testo in Commissione con grande serietà e raccogliendo tutte le nostre energie per poter essere pacati, per poter cercare di spiegare le nostre ragioni anche interrogandoci prima sulla chiarezza, la risposta ai tanti interrogativi che propone e impone un tema come questo.

Sì, è vero, il tema più alto, più importante che possa esserci, perché riguarda il valore della vita, come proteggerla, come tutelarla, come sostenerla, e come deve farlo lo Stato. Sapete, in questi mesi tante volte abbiamo ascoltato la parola dignità; andare anche a definire che cosa è dignitoso è davvero difficile, un percorso complicato. Qual è la vita dignitosa? Qual è quella vita che, in quanto dignitosa, deve essere tutelata e quella vita non dignitosa, invece, che può essere lasciata a se stessa, abbandonata?

È non dignitosa la vita di una persona disabile? È non dignitosa la persona che è sofferente? È non dignitosa un'esistenza che arriva all'ultimo dei propri giorni? E in quelle fasi la dignità non è prima di tutto quella di uno Stato che mette in campo tutti gli strumenti possibili per non lasciare sola quella persona (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)? Perché, sapete, nelle audizioni che abbiamo fatto, e quindi nelle evidenze che abbiamo raccolto, c'è certamente da sottolineare la questione annosa delle cure palliative. L'Italia ha introdotto una legge sulle cure palliative per far sì che le persone sofferenti potessero non essere lasciate sole, potessero ricevere quell'assistenza sanitaria, psicologica, data da una relazione costante in cui venissero accompagnate.

Quella legge non è realtà e quella legge è attuata in Italia soltanto al 30 per cento, e questa è una questione importante quando parliamo di fine vita, quando parliamo di morte volontaria medicalmente assistita, perché è veramente libera una persona quando si trova a fare i conti con la propria sofferenza e non ha lo Stato affianco a sé a proteggerla? È veramente libera di scegliere? È veramente garantita la libera scelta di quella persona?

La Corte costituzionale ci ha richiamato come Parlamento a scegliere di tratteggiare la strada tra l'equilibrio che deve esserci, secondo la Corte costituzionale, tra il diritto alla vita e il diritto a scegliere, di ogni persona, in autonomia rispetto alla cessazione delle proprie cure e al fine vita. Se questi sono i due diritti in campo, la persona prima di tutto deve essere libera; e, per essere libera, deve avere certamente accesso a tutti gli strumenti necessari per essere sollevata da quelle forme di sofferenza che oggi la medicina può vedere confortare, e non è così. È in luogo di questo che noi aderiamo alla soppressione, e la collega Varchi aveva presentato, infatti, un emendamento soppressivo.

È per questo, in ragione di questo che crediamo che il primo emendamento sulle finalità debba essere soppresso, perché, quando recita che la presente legge disciplina la facoltà della persona affetta da una patologia irreversibile e con prognosi infausta o una condizione clinica irreversibile di chiedere assistenza medica per arrivare alla fine volontaria della propria morte, quella persona non è libera di poter scegliere di ricevere prima le giuste cure. E allora come si fa a poter garantire quel bilanciamento se prima non ci interroghiamo su questo, cioè sull'avere uno Stato capace di non lasciare sole le persone più fragili, quelle più sofferenti (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)?

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la collega Rossini. Ne ha facoltà.

EMANUELA ROSSINI (MISTO-MIN.LING.). Grazie, Presidente. Vorrei motivare il mio voto contrario alla soppressione del primo articolo per riportare un attimo a questo testo, che definisce in modo molto preciso le condizioni e i presupposti per i quali viene accettata la richiesta di una persona di interrompere trattamenti di cura che le procurano intollerabili sofferenze fisiche e psichiche, perché è di questo che noi stiamo parlando. Il collega Lupi prima ha citato una parte di questo articolo, che è fondamentale, dicendo che si tratta di persone affette da una patologia attestata dal medico curante che lo ha in cura come irreversibile e con prognosi infausta, però c'è la seconda parte che dice che è tenuta in vita da trattamenti sanitari di sostegno vitale la cui interruzione provocherebbe il decesso del paziente.

Quindi noi stiamo parlando di persone che scelgono di interrompere un supporto esterno e di poter affrontare una morte naturale, cioè una morte dettata dalla propria condizione fisica, che non sopporta più la vita. Credo che sia un atto molto alto di accettazione della condizione umana quello di chiedere di non dipendere da trattamenti esterni che provocano sofferenze intollerabili. Parliamo di un'accettazione della morte in questo caso, ed è di questo che tratta questa legge. Pertanto, credo che siamo anche chiamati ad andare oltre la nostra esperienza, ma anche a capire che un senso di onnipotenza che noi spesso abbiamo e che la tecnologia ci dà ci fa perdere di vista la condizione dell'essere umano e l'accettazione della morte quando il tuo corpo e la tua vitalità non riesce più a sostenerla. Credo sia importante accettare e rispettare queste scelte (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Minoranze Linguistiche).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la collega Baldini. Ne ha facoltà.

MARIA TERESA BALDINI (IV). Grazie, Presidente. Parlo a titolo personale per dare la motivazione per cui sarò favorevole a questo emendamento. Penso che sia da considerare che il suicidio assistito non può essere un mezzo per togliersi la responsabilità di un'assistenza continua e qualificata fino alla fine, cure palliative e terapia del dolore. È una scelta di solitudine e di abbandono.

Il medico credo proprio che non possa abdicare al compito di dare sollievo alla sofferenza (questa è un frase importante e qualcuno ne ha fatto un grande ospedale), sempre con tutti i mezzi a disposizione, anche con la sedazione terminale o la sedazione palliativa, ma sempre con la prossimità personale e la condivisione. Vi chiedo come possa un medico non collaborare alla vita e dare collaborazione alla morte (Applausi dei deputati del gruppo Coraggio Italia).

PRESIDENTE. Avverto che è stata avanzata dal gruppo di Fratelli d'Italia la richiesta di scrutinio segreto sulla votazione degli identici emendamenti 1.17 Alessandro Pagano e 1.116 Zanettin, integralmente soppressivi dell'articolo 1 del provvedimento.

Tale richiesta è accolta, in quanto l'articolo in questione, prevedendo che la legge in esame disciplina la facoltà della persona affetta da patologie irreversibili e con prognosi infausta, o da una condizione clinica irreversibile, di richiedere assistenza medica per porre fine in modo volontario e autonomo alla propria vita, incide sugli articoli 13, 25 e 32, secondo comma della Costituzione, richiamati dall'articolo 49, comma 1, del Regolamento.

Ha chiesto di parlare il collega Ferri.

COSIMO MARIA FERRI (IV). Grazie Presidente, intervengo in seguito a questa richiesta di voto segreto, che non so se sarà accolta, ma vorrei lasciare agli atti che io voterò a favore di questi emendamenti.

Ho ascoltato con molto interesse tutti gli argomenti in merito a questa legge; qualcuno mi può obiettare che gli emendamenti soppressivi non consentono un dibattito in Parlamento, ma la verità è che non è facile legiferare su questa materia e vi sono tantissimi problemi giuridici. Penso al ricorso al giudice, in caso di parere negativo del Comitato - e mi metto nei panni di quel giudice che deve poi decidere questioni di questo genere - ma anche a tanti altri casi che questa legge lascia aperti, cui è difficile trovare una soluzione. Tra la libertà assoluta, che può diventare arbitrio, e questa cultura della morte, io preferisco dirlo con chiarezza ossia che sono a difesa della vita, della dignità umana e di quello che dice la Costituzione.

Voterò a favore di questo emendamento e ringrazio il gruppo di Italia Viva per aver lasciato libertà di coscienza. Sono intervenuto anche perché, tramite lei, Presidente, con l'affetto e la stima che ho per il collega Ungaro, la mia posizione è completamente diversa (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione segreta, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti 1.17 Alessandro Pagano e 1.116 Zanettin, con il parere contrario della Commissione e il parere di astensione del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 51) (Vivi applausi dei deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle, Partito Democratico, Liberi e Uguali e di deputati del gruppo Misto)

Secondo le intese intercorse, il seguito dell'esame del provvedimento è rinviato alla prossima settimana e sarà iscritto all'ordine del giorno, a partire dalla seduta di mercoledì 23 febbraio.

Interventi di fine seduta.

PRESIDENTE. Passiamo agli interventi di fine seduta. Ha chiesto di intervenire il deputato Gianfranco Di Sarno. Ne ha facoltà.

GIANFRANCO DI SARNO (M5S). Grazie Presidente, Confartigianato ha da tempo segnalato al Governo i rischi che si sarebbero abbattuti sul mondo dell'autotrasporto con il rincaro dei carburanti. Questo incremento sta facendo fermare le imprese, mettendo in difficoltà lavoratori e famiglie. Oggi per un pieno in un veicolo da autotrasporto si è passati da 300 ad 800 euro. Il settore è fondamentale per l'economia italiana. Nel nostro Paese, oltre l'80 per cento delle merci viaggia su gomma e gli autotrasportatori, non dimentichiamolo, nelle fasi peggiori della pandemia hanno continuato a transitare garantendo l'approvvigionamento dei beni primari. Sarebbero, pertanto, opportuni provvedimenti economici ulteriori a sostegno della categoria, meccanismi di adeguamento automatico per l'aumento del gasolio, nonché in aggiornamento dei costi di esercizio che gravano sugli autotrasportatori.

Proprio lo scorso 11 febbraio ho presentato un'interrogazione indirizzata al Ministro dello Sviluppo economico e al Ministro della Transizione ecologica per verificare se il Governo intenda aprire un tavolo di confronto al fine di individuare le soluzioni migliori con cui abbattere la dipendenza dell'Italia dall'estero sotto il profilo energetico, nonché quali urgenti ed opportune iniziative il Governo intende adottare tenuto conto anche dei costi record dell'energia. Non possiamo compromettere la crescita economica avviata dopo la pandemia per il nostro Paese.

PRESIDENTE. Ha chiesto di intervenire il deputato Trano. Prego.

RAFFAELE TRANO (MISTO-A). Presidente, ho chiesto la parola perché volevo chiarire un po' quello che è accaduto oggi pomeriggio nelle Commissioni bilancio e affari costituzionali perché è successo veramente l'inverosimile, ovvero non è stato fatto un ufficio di presidenza per fissare il termine per dare il mandato al relatore, non c'è stato un ufficio di presidenza con cui si contingentavano, si restringevano i tempi anche dell'opposizione. Questo alla luce anche del fatto che ieri ci sono state due votazioni, di cui in una è stato completamente sovvertito l'esito; è stata fatta una verifica con una chiamata nominale e all'inizio si era dato un verdetto, che poi è stato ribaltato. Alla luce di tutto questo, oggi è successo un fatto molto increscioso perché il presidente Brescia aveva dichiarato due emendamenti localistici inammissibili. Ci sono circa 80-90 testimoni che possono asserire quanto vi sto dicendo; dopodiché vi sono state rimostranze da parte dei proponenti, dei gruppi Italia Viva e di Forza Italia, tant'è che si è dovuto sospendere la seduta. Alla ripresa, dopo dieci minuti, il presidente addirittura ha riammesso quegli emendamenti senza fornire alcuna spiegazione alle opposizioni e alla maggioranza. Mentre noi chiedevamo delucidazioni su come fosse stato possibile riammettere, rendere ammissibili questi emendamenti senza tra l'altro neanche indicare i tempi dei ricorsi…

PRESIDENTE. Dovrebbe concludere.

RAFFAELE TRANO (MISTO-A). Insomma, tutto completamente sballato. Il presidente Brescia ha praticamente negato l'opportunità alle minoranze di poter interloquire e di chiedere spiegazioni. Credo che questo sia un fatto gravissimo; il presidente Brescia ha dimostrato di non saper gestire una Commissione. Ed oggi, quando il collega Colletti è intervenuto, alcuni colleghi di maggioranza hanno addirittura avanzato la possibilità di presentare esposti, denunce e quant'altro. Io credo che il Presidente Fico debba essere coinvolto in questo, deve essere coinvolto tutto l'Ufficio di Presidenza perché noi chiediamo chiarezza.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Giovanni Russo. Prego.

GIOVANNI RUSSO (FDI). Grazie, signora Presidente. Intendo rappresentare qui in quest'Aula e portare all'attenzione di tutti voi il grido di dolore di alcuni cittadini che hanno un problema grave e che soffrono la disabilità. Nel comune di Orta di Atella, in provincia di Caserta, purtroppo questa voce non viene ascoltata. Intendo denunciare, in questa sede, dinanzi alle più alte cariche dello Stato, questo dramma nel dramma che stanno vivendo questi cittadini, che ormai stanno avendo quasi una condizione di cittadini di serie B, perché abbandonati dalle istituzioni comunali. Io raccolgo la loro denuncia, il loro dolore, il loro grido di giustizia sociale, attraverso le associazioni “Mai controcuore”, con Giovanni Misso e “I bambini simpatici e speciali”, di Michele Pisano, che intendo ringraziare pubblicamente qui, che appunto voglio portare qui davanti a voi.

Si sta creando una situazione incresciosa, per cui queste persone sono abbandonate a se stesse. Le istituzioni languono e sono assolutamente incapaci di gestire questa situazione, pertanto, signora Presidente, io chiedo a lei, nei confronti del Governo, di poter intervenire sugli organi competenti affinché questa situazione incresciosa possa trovare presto una fine e quindi restituire a queste persone la dignità che, a causa della incapacità amministrativa, fino ad oggi, gli è stata negata.

Ordine del giorno della prossima seduta.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.

Venerdì 18 febbraio 2022 - Ore 9,30:

1. Discussione del disegno di legge:

Conversione in legge del decreto-legge 30 dicembre 2021, n. 228, recante disposizioni urgenti in materia di termini legislativi. (C. 3431-A​)

Relatrici: BORDONALI, per la I Commissione; TORTO, per la V Commissione.

La seduta termina alle 20,15.

TESTI DEGLI INTERVENTI DI CUI È STATA AUTORIZZATA LA PUBBLICAZIONE IN CALCE AL RESOCONTO STENOGRAFICO DELLA SEDUTA ODIERNA: GIUSEPPE PAOLIN (A.C. 3467​)

GIUSEPPE PAOLIN (LEGA). (Dichiarazione di voto finale – A.C. 3467​). Grazie Presidente, Onorevoli Colleghi, Sottosegretario Costa. Sono tante le considerazioni che andrebbero fatte sui decreti COVID adottati tra Natale e Capodanno. E non sono certamente considerazioni positive.

Sicuramente c'è l'attenuante del momento: avevamo nel mese di dicembre una situazione di picco della variante omicron che andava contrastata con misure urgenti. Questo lo riconosciamo. Questo lo capiamo.

Nell'arco di dieci giorni, però, abbiamo letto veramente tutto il contrario di tutto. E questo non può andare bene. Norme contraddittorie. Norme incomprensibili. Norme che si perdono in una spirale infinita di rinvii.

Norme spezzettate che finiscono per essere esaminate per un comma alla Camera e per un altro comma al Senato.

Norme da cestinare prima ancora di stamparle, con buona pace della sostenibilità ambientale.

La situazione, lo dico a nome di tanti, è al limite. Chiediamo chiarezza, chiediamo semplificazione, chiediamo di fare quello che stanno facendo in tutti gli altri Paesi europei nella nostra stessa condizione.

Torniamo alla normalità. Questo e niente più di questo.

È in gioco la sopravvivenza di centinaia di migliaia di imprese che combattono contro il caro bollette, il caro benzina, il calo delle prenotazioni dovuto al COVID. E non possiamo accettare che in questa situazione così drammatica i titolari delle attività debbano fare i conti anche con le ordinanze di Speranza, anche con i DPCM, anche con tre decreti-legge adottati nell'arco di quindici giorni tra Natale e Capodanno.

Perché ormai la situazione è veramente confusa. Una ventina di provvedimenti da consultare contemporaneamente solamente per capire:

- quando la mascherina va indossata e quando no;

- quando serve la FFP2 e quando quella chirurgica;

- in quali esercizi è richiesto il green pass;

- quando serve la versione base e quando quella rafforzata;

- quanto dura il green pass (9 mesi, 12 mesi, 6 mesi, chi più ne ha più ne metta).

Mi metto poi nei panni di un ristoratore, di un albergatore di un titolare di una qualsiasi attività aperta al pubblico che deve spiegare a un proprio cliente straniero che il vaccino che gli hanno somministrato nel Paese di provenienza e che in tutto il mondo gli consente di fare qualunque cosa qui da noi no, non lo guardiamo neanche. Se sono passati più di sei mesi non vale niente, serve il tampone. Mi pare francamente una misura eccessiva. Mi pare una misura che rischia di pregiudicare l'andamento di un'intera stagione turistica. Perché il turismo è fatto di programmazione, di flussi e il tampone ogni 48 ore, anche per i vaccinati, ovviamente non aiuta. Ci fa scendere direttamente dai primi agli ultimi posti tra le mete europee. Esortiamo il Ministro Speranza a voler ragionare un momento su questo.

Ma le contraddizioni non finiscono qui. Abbiamo una quarantena di un tipo per i vaccinati da meno di 120 giorni, una quarantena di un altro tipo per i vaccinati da più di 120 giorni, e una quarantena di un altro tipo ancora per i non vaccinati. Differenze complicatissime che potremmo abbandonare e sostituire definitivamente con una semplice autocertificazione. Come già stanno facendo in altri Paesi europei.

E poi ancora la questione guariti. Non comprendiamo perché un guarito “consapevole” debba avere il green pass e un guarito “inconsapevole”, che ha scoperto di essere tale con un sierologico, non ne possa beneficiare. Cosa cambia tra una fattispecie e l'altra? Perché si devono trattare situazioni uguali in maniera differente?

Non comprendiamo ancora per quale ragione i guariti che hanno anticorpi molto elevati non possano decidere di rimandare di qualche settimana o mese la vaccinazione, in accordo con il proprio medico curante.

Anche qui, dobbiamo evidentemente modificare qualcosa. Dobbiamo promuovere una vaccinazione che sia anche personalizzata, motivata da ragioni mediche, non solamente dettata dalla scadenza di un certificato. Non si vaccina perché scade il green pass si vaccina perché serve, perché lo dice il medico, quando lo dice il medico.

Abbiamo del resto dieci milioni di italiani guariti. Abbiamo il 90% di vaccinati con ciclo completo. Abbiamo la curva dei contagi in calo da settimane.

Se non allentiamo le misure oggi, quando lo facciamo?

Non commettiamo poi l'errore di pensare che una settimana o un mese in più di restrizioni non facciano male a nessuno. Lo ripetiamo: non è così!

Le restrizioni sono dannosissime per le nostre imprese, per i lavoratori, per le famiglie e per i ragazzi che hanno vissuto l'interruzione di attività fondamentali, in un momento delicato del loro percorso di crescita. Quando viene meno il presupposto dell'emergenza, dunque, le restrizioni vanno tolte. Subito e senza tergiversare.

Concludo, Presidente, con alcune note positive che siamo riusciti a introdurre nel provvedimento nel corso dell'esame in Senato. Non sono molte per la verità, ma vanno comunque sottolineate.

La prima riguarda i purificatori d'aria per le scuole. Si aggiunge finalmente la possibilità di acquistare questi apparecchi attingendo al “Fondo emergenza per l'anno scolastico 21/22”. Ed è proprio il caso di dire “finalmente!”, visto che lo chiedevamo da un anno.

La seconda nota positiva riguarda i lavoratori fragili; lavoratori che possono tornare a beneficiare delle tutele previste dalla normativa emergenziale in loro favore. In Senato è stato fatto veramente un ottimo lavoro su questo tema, difficile e complesso, e ribadiamo qui la nostra soddisfazione per il risultato raggiunto.

È soprattutto per consentire che queste misure siano convertite in legge che, dunque, voteremo favorevolmente il provvedimento in esame, con l'auspicio però che da ora in avanti si cambi registro e si allentino misure ormai anacronistiche che costituiscono un freno ingiustificato alla ripartenza del Paese.

Per queste ragioni, Presidente, confermo il voto favorevole al provvedimento in esame.

TESTI DEGLI INTERVENTI DI CUI È STATA AUTORIZZATA LA PUBBLICAZIONE IN CALCE AL RESOCONTO STENOGRAFICO DELLA SEDUTA ODIERNA: EMILIO CARELLI E VIRGINIA VILLANI (A.C. 3457​)

EMILIO CARELLI (CI). (Intervento in sede di esame e votazione di questioni pregiudiziali – A.C. 3457​). Grazie Presidente. Onorevoli colleghi. Il presente provvedimento, di conversione del decreto-legge n. 5/2022, prevede, fra le varie disposizioni, la soppressione del limite temporale del green pass per i casi in cui questo sia generato in seguito all'assunzione della dose di richiamo del vaccino contro il COVID-19 (successiva al completamento del ciclo primario) o successivamente alla guarigione dopo la somministrazione della seconda o terza dose di vaccino.

Le argomentazioni a supporto della presunta incostituzionalità contenute nella pregiudiziale ricalcano quelle presentate per i decreti legge già convertiti su materie analoghe. Argomentazioni che non riteniamo condivisibili: sia sotto il profilo della legittimità costituzionale che sotto il profilo delle valutazioni sanitarie.

Nella nostra Costituzione la salute è tutelata non solo come diritto fondamentale del singolo ma anche come interesse della collettività. Ciò consente l'imposizione di un trattamento sanitario se diretto «non solo a migliorare o a preservare lo stato di salute di chi vi è assoggettato, ma anche a preservare lo stato di salute degli altri», come ha stabilito la Corte costituzionale nel 2018.

Il primo comma dell'art. 16 della nostra Carta Costituzionale recita “Ogni cittadino può circolare e soggiornare liberamente in qualsiasi parte del territorio nazionale, salvo le limitazioni che la legge stabilisce in via generale per motivi di sanità o di sicurezza”.

La Costituzione stessa chiarisce quindi come sia possibile introdurre limiti alla libertà di circolazione proprio per motivi sanitari, ma anche di sicurezza, come già avviene in alcuni ambiti: mai giudicheremmo anticostituzionali misure di sicurezza come quelle previste nelle trasferte calcistiche in cui agli ultras della squadra ospite non è consentito accedere allo stadio per la pericolosità sociale dell'evento.

Il DDL interviene a chiarire le norme contro la pandemia in ambito scolastico, eliminando la quarantena per vaccinati e guariti, arginando così il ricorso alla DAD, la didattica a distanza, che seppur abbia dimostrato essere uno strumento alternativo efficace, ha inevitabilmente portato ad una distanza relazionale tra docenti e studenti e ad un peggioramento delle modalità di studio e apprendimento, come molte ricerche denunciano. L'attuazione delle norme indicate nel decreto-legge, sempre in ambito scolastico, grazie a una stretta collaborazione, come avvenuto fino ad oggi, tra i dirigenti scolastici, docenti e collaboratori, consente di conoscere e gestire tempestivamente la situazione delle classi informando e coinvolgendo i Dipartimenti di Sanità Pubblica.

Non dimentichiamo, poi come il secondo comma dell'art. 16 della Costituzione reciti: “Ogni cittadino è libero di uscire dal territorio della Repubblica e di rientrarvi, salvo gli obblighi di legge”; pensiamo al passaporto, alla carta d'identità valida per l'espatrio, anche queste sono limitazioni, come del resto lo è l'obbligo vaccinale per recarsi in paesi con patologie rare come i paesi dell'Africa.

Leggendo nella sua interezza il dispositivo costituzionale ci rendiamo conto di come il green pass sia assolutamente legittimo da un punto di vista costituzionale.

Ricordo poi che il contenuto di tale decreto è conforme alle direttive europee e consente l'applicazione coordinata con le regole adottate da altri Paesi di misure dirette a favorire la circolazione in sicurezza degli stranieri in Italia: misura indispensabile affinché un settore come il turismo, pilastro della la nostra economia, possa tornare a vivere.

Il green pass, infine, ha dimostrato di essere un valido strumento per invitare gli italiani a vaccinarsi: lo scorso dicembre il 10 per cento di coloro che avevano deciso di non immunizzarsi ha cambiato idea dopo l'ultimo decreto del governo che ha allargato l'obbligo vaccinale ad altri due milioni di lavoratori portando le somministrazioni di prime dosi attorno alle 30.000 ogni 24 ore, quasi il triplo di quelle che si contavano a settembre o ad ottobre 2021.

Per tutte le ragioni che ho esposto, esprimo a nome di Coraggio Italia il voto contrario alla pregiudiziale di costituzionalità presentata. Grazie.

VIRGINIA VILLANI (M5S). (Intervento in sede di esame e votazione di questioni pregiudiziali – A.C. 3457​). Grazie Presidente, Onorevoli Colleghi, Sottosegretario. Lo scorso 2 febbraio il Consiglio dei Ministri ha approvato il presente decreto-legge recante ulteriori misure in materia di green pass e di organizzazione dello svolgimento delle attività in presenza, nell'ambito del sistema scolastico educativo e formativo nazionale.

È sotto gli occhi di tutti la gravissima situazione di emergenza pandemica che il Paese sta vivendo, una situazione che ha messo a dura prova il nostro sistema scolastico, con particolare riguardo alle scuole del primo ciclo di istruzione.

La necessità di bilanciare le esigenze di tutti, in special modo dei più deboli e di regolamentare le attività didattiche riportando in presenza la stragrande maggioranza dei nostri bambini, giustifica il carattere di straordinaria necessità e urgenza di queste norme tese a regolamentare con norme chiare e condivise, la migliore organizzazione possibile per lo svolgimento in serenità delle attività didattiche in tutto il nostro Paese.

In ambito scolastico dover quotidianamente fronteggiare l'emergenza pandemica, il flusso dei contagi e la sua veloce evoluzione significa organizzare, ogni giorno, l'attività di centinaia di migliaia di docenti, personale ATA e di milioni di studenti.

Adattare i previsti protocolli di sicurezza, contemperando il rischio sanitario, l'esigenza di socialità e l'assoluta necessità di una didattica in presenza, impone interventi rapidi e continui che possano garantire il diritto allo studio e alla salute di tutti i nostri studenti e di sicurezza del personale scolastico e certamente non possiamo ancora tollerare lesione di tali diritti a causa dalla lentezza di un procedimento legislativo che la stessa Carta costituzionale non giudica idoneo ai casi di straordinaria necessità ed urgenza.

In particolare si interviene riducendo le sospensioni delle attività didattiche nelle scuole dell'infanzia e primarie, semplificando i protocolli e riducendo i tempi di quarantena. La difficoltà di organizzazione delle attività didattiche, soprattutto per i più piccoli, è stata fortemente aggravata dalle continue sospensioni disposte al primo caso di positività.

Nonostante le scuole risultino luoghi sicuri le attività in presenza erano continuamente sospese e bambini e insegnanti erano spesso costretti in quarantena. Quelle regole così stringenti e rigide potevano essere valide erano valide in un periodo difficile in cui il numero dei contagi e dei decessi era in continua crescita.

Oggi, per fortuna, il quadro epidemiologico sta migliorando, la curva dei contagi ha iniziato la fase discendente e possiamo guardare con maggiore speranza al futuro. È possibile, dunque, prevedere di adeguare i protocolli alle mutate esigenze di sicurezza e di inclusione.

Per questo motivo si è proceduto il più velocemente possibile, a rimodulare il quadro organizzativo delle attività in presenza a garanzia dei bambini, degli insegnanti, dei dirigenti scolastici e delle famiglie.

Il provvedimento in esame, risponde del resto, alle numerose richieste che il Movimento 5 Stelle ha sempre avanzato: rimodulare i protocolli organizzativi sulla quarantena e mettere i dirigenti scolastici, in primis, e i docenti nelle condizioni di poter meglio organizzare le attività didattiche e andare incontro alle famiglie degli studenti. Più scuola in presenza, più socialità, meno didattica a distanza, meno tamponi, meno burocrazia e più sicurezza: è questo quello che ci chiede il mondo della scuola! Ora è possibile grazie alla straordinaria campagna vaccinale che abbiamo messo in atto.

Presidente, proprio per questo, vorrei approfittare del mio intervento per invitare tutti a vaccinarsi e a vaccinare i propri figli. Se siamo riusciti a resistere a una simile pressione sanitaria lo dobbiamo in primo luogo alla campagna vaccinale, sicura, efficace e massiva.

Lo abbiamo ricordato anche ieri, in una recente pubblicazione l'Istituto Nazionale Tumori Regina Elena di Roma ha evidenziato un calo drastico della mortalità per COVID nei pazienti oncologici: dal 30% di inizio pandemia fino a quasi lo 0% in chi ha ricevuto la dose booster mentre l'Istituto Superiore di Sanità ha dimostrato un calo della mortalità degli over 60 dal 9.56% all'1,19%.

Questi risultati sono frutto di una campagna vaccinale che vede l'Italia ai primi posti in Europa. con il 91% degli over 12 con almeno una dose somministrata e 36 milioni di italiani con la terza immunizzazione.

Non possiamo non riconoscere, inoltre, che il successo della campagna vaccinale, l'introduzione del green pass e le misure di contenimento del rischio epidemiologico, sino ad oggi adottate, hanno consentito di affrontare l'ultima ondata con maggiore sicurezza e minori impatti economici. Le attività economiche sono state preservate, le persone hanno potuto lavorare e le scuole sono rimaste aperte. L'impegno di tutti i cittadini nel successo della campagna vaccinale ha dimostrato ancora una volta il senso di comunità del nostro Paese ed ha protetto tutti noi e soprattutto i più fragili.

Concludo, auspicando che la situazione epidemiologica consenta un progressivo e continuo allentamento delle misure che riporti ad una situazione di normalità di cui tutti sentiamo il bisogno dopo due anni di restrizioni.

SEGNALAZIONI RELATIVE ALLE VOTAZIONI EFFETTUATE NEL CORSO DELLA SEDUTA

Nel corso della seduta sono pervenute le seguenti segnalazioni in ordine a votazioni qualificate effettuate mediante procedimento elettronico (vedi Elenchi seguenti):

nelle votazioni nn. 1 e 2 il deputato Micillo ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario;

nelle votazioni nn. 3 e 8 la deputata De Micheli ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario;

nella votazione n. 14 il deputato Morrone ha segnalato che ha erroneamente espresso voto favorevole mentre avrebbe voluto esprimere voto contrario;

nella votazione n. 15 la deputata Emiliozzi ha segnalato che non è riuscita ad astenersi dal voto;

nelle votazioni nn. 15 e 20 il deputato Miceli ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario;

nella votazione n. 17 la deputata Emiliozzi ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario;

nelle votazioni nn. 19, 20 e 21 il deputato Gariglio ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario;

nella votazione n. 24 il deputato Fassino ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario;

nella votazione n. 25 le deputate Casa e Spena hanno segnalato che non sono riuscite ad esprimere voto favorevole;

nella votazione n. 25 la deputata Morani ha segnalato che ha erroneamente espresso voto contrario, mentre avrebbe voluto esprimere voto favorevole;

nella votazione n. 26 il deputato Gentile ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole;

nella votazione n. 32 il deputato Marin ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole;

nella votazione n. 33 la deputata Bonomo ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario;

nella votazione n. 36 il deputato Tuzi ha segnalato che ha erroneamente espresso voto contrario, mentre avrebbe voluto esprimere voto favorevole;

nella votazione n. 47 il deputato Zoffili ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario;

nella votazione n. 51 la deputata Torto ha segnalato che non avrebbe voluto astenersi.

VOTAZIONI QUALIFICATE EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO

INDICE ELENCO N. 1 DI 4 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 13)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
1 Nominale Ddl 3467 - odg 9/3 346 343 3 172 50 293 90 Resp.
2 Nominale odg 9/3467/12 348 345 3 173 42 303 90 Resp.
3 Nominale odg 9/3467/15 358 353 5 177 45 308 90 Resp.
4 Nominale odg 9/3467/20 385 385 0 193 49 336 90 Resp.
5 Nominale odg 9/3467/24 394 390 4 196 44 346 89 Resp.
6 Nominale odg 9/3467/25 397 391 6 196 45 346 89 Resp.
7 Nominale odg 9/3467/30 396 396 0 199 42 354 89 Resp.
8 Nominale odg 9/3467/31 394 387 7 194 49 338 89 Resp.
9 Nominale odg 9/3467/32 402 398 4 200 42 356 89 Resp.
10 Nominale odg 9/3467/33 407 405 2 203 48 357 89 Resp.
11 Nominale odg 9/3467/34 411 407 4 204 44 363 89 Resp.
12 Nominale odg 9/3467/35 410 378 32 190 16 362 89 Resp.
13 Nominale odg 9/3467/36 412 409 3 205 47 362 89 Resp.

F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M = Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui é mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi é premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.

INDICE ELENCO N. 2 DI 4 (VOTAZIONI DAL N. 14 AL N. 26)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
14 Nominale odg 9/3467/37 413 406 7 204 46 360 89 Resp.
15 Nominale odg 9/3467/38 405 401 4 201 45 356 89 Resp.
16 Nominale odg 9/3467/39 408 407 1 204 45 362 89 Resp.
17 Nominale odg 9/3467/40 412 409 3 205 43 366 89 Resp.
18 Nominale odg 9/3467/41 410 407 3 204 48 359 89 Resp.
19 Nominale odg 9/3467/42 410 406 4 204 45 361 89 Resp.
20 Nominale odg 9/3467/43 410 406 4 204 46 360 89 Resp.
21 Nominale odg 9/3467/44 398 395 3 198 42 353 89 Resp.
22 Nominale odg 9/3467/55 407 397 10 199 47 350 89 Resp.
23 Nominale odg 9/3467/58 rif. 419 418 1 210 400 18 89 Appr.
24 Nominale odg 9/3467/59 366 366 0 184 43 323 88 Resp.
25 Nominale Ddl 3467 - voto finale 379 376 3 189 331 45 86 Appr.
26 Nominale Ddl 3457 - quest. preg. 1 e 2 350 350 0 176 41 309 85 Resp.


INDICE ELENCO N. 3 DI 4 (VOTAZIONI DAL N. 27 AL N. 39)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
27 Nominale Moz. Meloni e a 1-581 n.f. p.I 428 405 23 203 33 372 81 Resp.
28 Nominale Moz. Meloni e a 1-581 n.f. p.II 422 418 4 210 413 5 81 Appr.
29 Nominale Moz. Meloni e a 1-581 n.f. p.III 428 409 19 205 37 372 81 Resp.
30 Nominale Moz. Meloni e a 1-581 n.f. p.IV 422 399 23 200 34 365 81 Resp.
31 Nominale Moz. Meloni e a 1-581 n.f. p.V 426 402 24 202 32 370 81 Resp.
32 Nominale Moz. Meloni e a 1-581 n.f. p.VI 426 416 10 209 45 371 81 Resp.
33 Nominale Moz. Meloni e a 1-581 n.f. p.VII 427 405 22 203 38 367 81 Resp.
34 Nominale Moz. Meloni e a 1-581 n.f. p.VIII 426 420 6 211 50 370 81 Resp.
35 Nominale Moz. Meloni e a 1-581 n.f. p.IX 427 405 22 203 34 371 81 Resp.
36 Nominale Moz. Vallascas e a 1-590 n.f. p.I 426 394 32 198 388 6 80 Appr.
37 Nominale Moz. Vallascas e a 1-590 n.f. p.II 425 392 33 197 14 378 80 Resp.
38 Nominale Moz. Vallascas e a 1-590 n.f. p.III 430 395 35 198 10 385 80 Resp.
39 Nominale Moz. Vallascas e a 1-590 n.f. p.IV 430 395 35 198 9 386 80 Resp.


INDICE ELENCO N. 4 DI 4 (VOTAZIONI DAL N. 40 AL N. 51)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
40 Nominale Moz. Alemanno e a 1-592 430 408 22 205 366 42 80 Appr.
41 Nominale Moz. Prestigiacomo 1-588 rif. p.I 411 408 3 205 395 13 71 Appr.
42 Nominale Moz. Prestigiacomo 1-588 p.II 408 397 11 199 396 1 70 Appr.
43 Nominale Moz. Prestigiacomo 1-588 p. III 408 404 4 203 392 12 70 Appr.
44 Nominale Moz. Vianello e a 1-591 p.I 405 383 22 192 31 352 70 Resp.
45 Nominale Moz. Vianello e a 1-591 p.II 411 383 28 192 18 365 70 Resp.
46 Nominale Moz. Vianello e a 1-591 p.III 413 385 28 193 16 369 70 Resp.
47 Nominale Moz. Vianello e a 1-591 p.IV 407 401 6 201 15 386 70 Resp.
48 Nominale Moz. Vianello e a 1-591 p.V 409 407 2 204 39 368 70 Resp.
49 Nominale Moz. Vianello e a 1-591 p.VI 408 406 2 204 39 367 70 Resp.
50 Nominale Moz. Vianello e a 1-591 p.VII 410 381 29 191 14 367 70 Resp.
51 Segreta T.U. 2 e abb.-A - em. 1.17, 1.116 389 388 1 195 126 262 55 Resp.