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Resoconto dell'Assemblea

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XVIII LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 636 di venerdì 11 febbraio 2022

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE FABIO RAMPELLI

La seduta comincia alle 9,30.

PRESIDENTE. La seduta è aperta.

Invito il deputato segretario a dare lettura del processo verbale della seduta precedente.

ANDREA DE MARIA, Segretario, legge il processo verbale della seduta del 9 febbraio 2022.

PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.

(È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Cecconi, Galli e Andrea Romano sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.

I deputati in missione sono complessivamente 101, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna (Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna).

Annunzio della formazione di una componente politica nell'ambito del gruppo parlamentare Misto.

PRESIDENTE. Comunico che, a seguito della richiesta pervenuta in data 9 febbraio 2022, è stata autorizzata in data 10 febbraio 2022, ai sensi dell'articolo 14, comma 5, del Regolamento, la formazione della componente politica denominata "Europa Verde - Verdi Europei" nell'ambito del gruppo parlamentare Misto, cui aderiscono i deputati: Cristian Romaniello, Elisa Siragusa, Paolo Nicolò Romano, già iscritto alla componente "Alternativa" del medesimo gruppo Misto, e Devis Dori, già iscritto al gruppo Liberi e Uguali. Il deputato Cristian Romaniello ne è stato designato rappresentante.

Modifica nella composizione dell'ufficio di presidenza di un gruppo parlamentare.

PRESIDENTE. Comunico che il presidente del gruppo parlamentare Misto, con lettera in data 10 febbraio 2022, ha reso noto che il deputato Cristian Romaniello è stato nominato vicepresidente del gruppo, in rappresentanza della componente politica “Europa Verde - Verdi Europei”.

Svolgimento di interpellanze urgenti.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interpellanze urgenti.

(Iniziative di competenza, anche normative, volte ad un'adeguata e corretta informazione medico-scientifica con riferimento all'emergenza da COVID-19 - n. 2-01408)

PRESIDENTE. Passiamo alla prima interpellanza urgente all'ordine del giorno Trizzino e Schullian n. 2-01408 (Vedi l'allegato A).

Chiedo al deputato Giorgio Trizzino se intenda illustrare la sua interpellanza o se si riservi di intervenire in sede di replica.

GIORGIO TRIZZINO (MISTO). Grazie Presidente e grazie sottosegretario Moles. In realtà, forse questa interpellanza avrebbe dovuto trovare spazio alcuni mesi addietro, ma tant'è.

Nell'ambito del Piano pandemico si evince che il Ministero della Salute pianifica e attiva canali specifici di comunicazione verso i cittadini e i professionisti sanitari. Questo Piano sottolinea come la comunicazione sia una componente essenziale della preparazione e della gestione di situazioni d'urgenza sanitarie e riveste un ruolo centrale; informazioni accurate, tempestive e costanti consentono alle comunità di comprendere i rischi per la salute e rendono più facile coinvolgerle in azioni e comportamenti di prevenzione. In questo Piano è riportato che, al fine di prevenire e contenere la divulgazione di fake news, sono considerati attori principali, oltre agli enti istituzionali, anche i cosiddetti divulgatori scientifici. In questo Piano si sottolinea come sia essenziale un'attività formativa partecipata e concertata, a livello nazionale regionale e locale. Il Censis ha messo in luce che l'epidemia da COVID-19 ha prodotto “un'informazione fatta di messaggi che (…) in molti casi, si sono negati gli uni con gli altri (…), risultando poco chiari, ansiogeni, se non volutamente mistificatori” e che “anziché rassicurare e orientare gli italiani sui comportamenti da adottare e sulle cose da fare, le troppe informazioni poco chiare hanno finito con il determinare a loro volta confusione, allarmismo, paura e, talvolta, persino comportamenti non corretti o, addirittura, sconsigliati”.

L'Organizzazione mondiale della sanità, a febbraio del 2020, già metteva in guardia dall'“infodemia”, cioè questa epidemia di informazioni, fake news sul virus e sulla sua diffusione, ovvero un'abbondanza di informazioni, alcune accurate e altre no, che rendono difficile per le persone trovare fonti e indicazioni affidabili.

Si evince, da questa indagine del Copasir, l'allarme per una diffusa attività infodemica, con conseguente polarizzazione del dibattito, che rappresenta un rischio dinanzi al quale l'unico argine è una comunicazione unitaria e istituzionale.

È lo stesso Testo unico dei doveri del giornalista che, all'articolo 6, stabilisce che il giornalista evita, nella pubblicazioni di notizie su argomenti scientifici, un sensazionalismo che potrebbe fare sorgere timori o speranze infondate, e diffonde notizie sanitarie solo se verificate con autorevoli fonti scientifiche.

È la stessa Agcom che istituisce un tavolo permanente per la focalizzazione di iniziative volte al contrasto della disinformazione online su temi medico-sanitari e relativi al contagio.

Secondo i princìpi generali richiamati dal regolamento sul Codice di comportamento dei dipendenti pubblici, “il dipendente non usa a fini privati le informazioni di cui dispone per ragioni di ufficio, evita situazioni e comportamenti che possano ostacolare il corretto adempimento dei compiti e nuocere agli interessi o all'immagine della pubblica amministrazione. Prerogative e poteri pubblici sono esercitati unicamente per le finalità di interesse generale per le quali sono stati conferiti”.

In realtà, la generalità delle strutture sanitarie, quando recepisce il Codice di comportamento, disciplina la comunicazione all'esterno, sottolineando che i rapporti con i mezzi di informazione, su argomenti o attività istituzionali, sono di norma tenuti dalla direzione aziendale o dagli eventuali professionisti espressamente incaricati, e, dunque, i dipendenti, fatti salvi i diritti di opinione, di critica costruttiva e di diffusione delle informazioni a tutela dei diritti sindacali, si astengono da dichiarazioni pubbliche, da commenti o giudizi pubblici che possano andare a detrimento del prestigio e dell'immagine della struttura sanitaria stessa.

Chiedo, allora, se il Governo intenda adottare iniziative volte a delineare il quadro normativo ottimale per assicurare un'informazione adeguata in fase di emergenza sanitaria, che coinvolga tutti coloro che lavorano nel Sistema sanitario nazionale e che, a qualsiasi titolo, anche extraprofessionale, ne portano all'esterno le informazioni, anche al fine di prevenire e contenere la divulgazione di disinformazione, motivo della diffusione di comportamenti non corretti ovvero pericolosi.

Chiedo ancora se il Governo intenda adottare iniziative, per quanto di competenza, finalizzate ad evitare una sovraesposizione mediatica di taluni professionisti della sanità, che potrebbe fuorviare il messaggio corretto che deve arrivare ai cittadini, nonché evitare che l'esercente la professione sanitaria, dipendente da una struttura pubblica o privata, convenzionata o accreditata, e i dipendenti, i collaboratori e gli organismi di diretta collaborazione con il Ministero della Salute forniscano pareri contrastanti, frutto di legittime sensibilità diverse, ma che possono, comunque, generare confusione.

Infine, chiedo se il Governo intenda adottare iniziative di competenza in accordo con l'Agcom, al fine di contenere l'infodemia in atto nei media italiani e contrastare quelle condotte che contribuiscono a diffondere informazioni fuorvianti, contraddittorie e scientificamente infondate sull'emergenza e che non permettono ai cittadini di ricevere informazioni verificate e fondate. E, quindi, se intenda adottare iniziative di competenza, anche in collaborazione con l'Ordine dei giornalisti e gli organi di informazione, per una diffusione di notizie sanitarie scevre da forme di sensazionalismo e fondate su basi solide scientifiche.

PRESIDENTE. Il Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei Ministri, Giuseppe Moles, ha facoltà di rispondere.

GIUSEPPE MOLES, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei Ministri. Signor Presidente, onorevoli colleghi, in riferimento all'atto in oggetto, a firma dei colleghi Trizzino - che ho avuto modo di ascoltare adesso - e Schullian, con il quale il Presidente del Consiglio dei Ministri e il Ministro della Salute sono interpellati, per quanto di competenza, fornisco i seguenti elementi.

Circa le iniziative di competenza sul tema dell'“infodemia”, il Governo ha scelto di attivarsi per una comunicazione, e, quindi, una sensibilizzazione, di qualità, basata su fonti scientifiche affidabili, come dimostra, ad esempio, la creazione della sezione, nel sito del Ministero della Salute, dedicata al tema delle fake news sul COVID-19, che fornisce notizie verificate dagli esperti del Ministero della Salute e/o dall'Istituto superiore di sanità, basate su evidenze scientifiche, normative e documentazioni nazionali e internazionali, disponibili proprio alla data di pubblicazione di ogni notizia.

È consolidata in più sedi, a livello nazionale ed internazionale, la convinzione che il potenziamento della comunicazione istituzionale, tramite la diffusione di informazioni accreditate ed autorevoli, costituisca uno dei principali strumenti a disposizione dei Governi per contrastare l'infodemia, in particolare nei contesti di carattere emergenziale.

L'importanza del rafforzamento dell'utilizzo strategico della comunicazione pubblica per contrastare la disinformazione è stata anche richiamata dall'OSCE in un rapporto di recente pubblicazione, alla cui realizzazione ha contribuito anche il Dipartimento per l'informazione e l'editoria della Presidenza del Consiglio dei Ministri, che mi onoro di guidare.

Il Governo italiano, quindi, si è attivato per il potenziamento dell'attività di comunicazione istituzionale, proprio con l'obiettivo di assicurare sempre più la diffusione ai cittadini di informazioni verificate e fondate. In questo ambito, un ruolo di primo piano è stato svolto dal Dipartimento per l'informazione e l'editoria della Presidenza del Consiglio dei Ministri, in stretto coordinamento con l'ufficio stampa del Presidente del Consiglio dei Ministri, con il Ministero della Salute e con la struttura commissariale. Il coordinamento con il Ministero della Salute, in particolare, ci assicura un'informazione supportata da fonti ufficiali, scientifiche e, quindi, prive di qualsiasi contenuto superfluo o sensazionalistico.

Dall'inizio della pandemia da COVID-19, su impulso del Governo, il Dipartimento è impegnato nell'ideazione e realizzazione di campagne di comunicazione istituzionale e di sensibilizzazione, che, in questi ultimi due anni, hanno accompagnato le diverse fasi in cui l'emergenza si è evoluta e sono state diffuse mediante diversi canali - TV, radio, web e social media - proprio per tener conto delle diverse modalità di fruizione delle informazioni.

Allo stesso tempo, sono veicolate sui canali istituzionali Rai e sui canali social le campagne di comunicazione realizzate sullo stesso tema da altre amministrazioni, nell'ambito di un disegno complessivo di comunicazione coordinato fra i diversi organi istituzionali coinvolti. Complessivamente, fino ad oggi, sono stati realizzati e diffusi 37 spot in tema di contrasto al COVID-19, prodotti, sia dalla Presidenza del Consiglio che da altre amministrazioni.

In particolare, nella prima fase dell'emergenza, caratterizzata dalla necessità di contenere al massimo la diffusione della pandemia, le campagne di comunicazione sono state incentrate sulle raccomandazioni igienico-sanitarie, sull'importanza di stare a casa e sul rafforzamento del senso di comunità e di identità nazionale emerso tra i cittadini. Per la successiva fase emergenziale, da maggio 2020 fino alla fine dello stesso anno, le campagne di comunicazione si sono incentrate sulle raccomandazioni prioritarie per evitare nuovi incrementi di contagi, quali lavaggio mani, detersione delle superfici, utilizzo della mascherina, evidenziando, inoltre, in modo particolare, la necessità di rispettare il distanziamento sociale. Non sono mancate iniziative di comunicazione mirate, quali quelle sul corretto utilizzo delle mascherine e sulle misure per il rientro a scuola.

Tutte le campagne di comunicazione sono state diffuse, oltre che sulle reti Rai, anche sulle piattaforme social Facebook e Instagram, attraverso le pagine istituzionali di Palazzo Chigi, del Ministero della Salute e di Dipartimenti ed uffici della Presidenza del Consiglio dei Ministri, nonché sui canali istituzionali YouTube, e sono state supportate da sponsorizzazioni offerte a titolo gratuito dalle piattaforme stesse; su questi media, sono stati diffusi contenuti specificamente ideati per i social, o adattati ai social.

L'impegno per la promozione di informazioni corrette si è sviluppato anche tramite significative cooperazioni con i principali operatori del mondo dell'informazione. Nel 2020 è stato sottoscritto con la RAI un accordo per la realizzazione di materiali audiovisivi istituzionali relativi all'emergenza epidemiologica da COVID-19. Molto rilevante è stata anche l'attivazione di un processo per la trasmissione degli spot in materia di emergenza COVID da parte delle emittenti televisive e radiofoniche locali.

Con l'articolo 195, comma 1, del decreto-legge 19 maggio 2020, n. 34, e con il decreto ministeriale del Ministro dello Sviluppo economico del 12 ottobre 2020 si è avviata la trasmissione degli spot su argomenti legati all'emergenza pandemica da parte delle emittenti locali televisive e radiofoniche, garantendo quindi un significativo ampliamento della platea dei destinatari delle informazioni.

Nel corso del 2021, nella consapevolezza che sul tema della vaccinazione contro il COVID-19 si sono confrontate opinioni a volte contrastanti e preso atto della preoccupante diffusione delle fake news, è stata avviata un'azione di sensibilizzazione ad ampio raggio sul tema. La campagna ideata e realizzata dal Dipartimento è stata lanciata nel momento in cui le dosi sono state rese disponibili per tutti su larga scala e sta tuttora accompagnando con continuità l'andamento della campagna vaccinale.

Partendo da questi dati è stata messa a punto una strategia di sensibilizzazione incentrata su un gesto simbolico, rappresentato dal segno della “V”, simbolo di vaccino, ma anche di vittoria. La diffusione del messaggio è stata affidata a testimonial appartenenti a diversi ambiti (conduttori televisivi e radiofonici, attori, sportivi e via dicendo), i quali si sono resi disponibili a contribuire gratuitamente alla campagna di sensibilizzazione per promuovere la vaccinazione. Nel concreto, dall'avvio della campagna di sensibilizzazione, dal giugno 2021 fino a oggi, sono stati realizzati e diffusi 8 diversi spot televisivi e 15 spot radiofonici. La presenza di testimonial appartenenti alla comunità scientifica ha permesso anche di veicolare messaggi relativi alla sicurezza dei vaccini, all'importanza di effettuare il richiamo, alla possibilità di vaccinare i minori, all'importanza di informarsi correttamente e di affidarsi alla scienza. I passaggi della campagna sulle reti televisive RAI hanno totalizzato decine di milioni di contatti.

Una componente strategica della campagna di sensibilizzazione è stata inoltre specificatamente progettata per essere veicolata nell'ambiente digitale e tramite social, in quanto è emerso che anche nell'ecosistema digitale le persone interagiscono, cercando e ricevendo una quota consistente di informazione sui vaccini.

Un altro importante strumento di contrasto al diffondersi della disinformazione è stata la collaborazione con Google, grazie alla quale si è fruito di sponsorizzazioni pro bono per la piattaforma di ricerca; cioè, attraverso questo strumento i cittadini sono stati agevolati nell'indirizzamento delle ricerche web verso le pagine ufficiali del sito governo.it, contenenti dati e informazioni ufficiali sui temi del contrasto alla pandemia e, in particolare, della campagna vaccinale.

Da settembre 2021 l'indicizzazione delle ricerche su Google ha portato a circa 5 milioni di impression, con 800.000 persone atterrate sulla pagina di riferimento. Tra l'altro, questa collaborazione segue quella già realizzata con l'operatore digitale nel corso del 2020, avente per oggetto le FAQ riguardanti la suddivisione del territorio in diverse zone di rischio, corrispondenti a diverse regole di comportamento per limitare la diffusione del virus.

Da tutto questo emerge che da parte del Governo è stata messa in atto ogni possibile azione di contrasto alla disinformazione nelle materie in oggetto, ovviamente per quanto consentito dalla legge e nel rispetto dell'articolo 21 della Costituzione.

PRESIDENTE. Il deputato Giorgio Trizzino ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alla sua interpellanza.

GIORGIO TRIZZINO (MISTO). Grazie, Presidente. La ringrazio, sottosegretario, per le preziose informazioni, che fanno chiarezza sui metodi e gli strumenti utilizzati a livello istituzionale. Mi permetta, però, di sottolineare che persiste la preoccupazione relativa a una sorta di occupazione manu militari di tutti gli spazi televisivi, che si sono trasformati in veri e propri centri di potere, in mano sempre agli stessi conduttori, i quali spesso utilizzano per il proprio esclusivo utile questo spazio, uno spazio che costruiscono sulla propria immagine e sulla propria notorietà, spesso addirittura con chiara posizione politica, espressa palesemente.

L'altra preoccupazione riguarda il ruolo di questi professionisti, che occupano pedissequamente tutti gli spazi televisivi, ivi compresi talk show e trasmissioni ricreative. Mi sono chiesto, e continuo a chiedermi, se tali colleghi - faccio questa domanda da medico - siano autorizzati dalle loro aziende a partecipare a tali trasmissioni televisive e, soprattutto, durante l'orario di lavoro - perché questi collegamenti spesso avvengono dagli ospedali durante orari di lavoro -, se siano autorizzati dalle loro direzioni generali a effettuare questi collegamenti dagli ospedali dove lavorano. Questo è un argomento che credo dovrebbe essere affrontato con la massima trasparenza e con la massima comprensione per comprendere se il ruolo di divulgatori scientifici, di questi scienziati - perché si autodefiniscono “scienziati”, peraltro, non so in base a quale criterio - rientra in una programmazione aziendale, Alcuni sono universitari e dicono di poterlo fare e di doverlo fare istituzionalmente. Non credo proprio che sia così. Io penso che su questo bisognerebbe fare una ulteriore riflessione. La ringrazio ancora.

(Iniziative in merito all'acquisto e all'uso di braccialetti elettronici per la prevenzione ed il contrasto dei delitti di genere, anche in relazione all'aggiornamento dei dati del rapporto sull'applicazione del cosiddetto Codice rosso – n. 2-01417)

PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza urgente Ferraresi ed altri n. 2-01417 (Vedi l'allegato A).

Chiedo al deputato Ferraresi se intenda illustrare la sua interpellanza. Prendo atto della risposta affermativa. A lei la parola, prego.

VITTORIO FERRARESI (M5S). Grazie, Presidente. La situazione riguardante la violenza di genere purtroppo è un dato tristemente noto, che rispetto anche ad altri reati, e soprattutto in questo periodo, non ha ricevuto flessioni di carattere positivo. Purtroppo, infatti, la piaga dei femminicidi continua a popolare la cronaca del nostro Paese, nonostante i ripetuti interventi normativi.

Secondo il report periodico elaborato dal Servizio analisi criminale della direzione centrale della Polizia criminale del Ministero dell'Interno, nel periodo che va dal 1° gennaio al 14 novembre 2021, sono stati registrati 252 omicidi, con 103 vittime donne, di cui 87 uccise in ambito familiare e affettivo.

Analizzando i dati del periodo sopra indicato, quindi, rispetto a quello analogo dello scorso anno, si nota un lieve decremento nell'andamento generale degli eventi, con le vittime di genere femminile che invece mostrano un leggero aumento, del più 3 per cento.

Anche con riferimento ai dati relativi alle commissioni di reati, seppure in questi anni di pandemia sono calati - ma erano in calo anche negli anni precedenti -, senz'altro i reati che risultano sicuramente in aumento, oltre ai furti, alle rapine e alle frodi informatiche, sono quelli relativi alla violenza di genere, ai maltrattamenti, agli omicidi. Una donna ogni 72 ore viene colpita da questi gravissimi fatti.

Allora, sottosegretaria Macina, la politica si continua a interrogare rispetto alle azioni che può porre in essere, relativamente a questo importante drammatico fenomeno, quelle di iniziativa educativa e culturale, quelle repressive, quelle rieducative. Il Governo guidato dall'ex Ministro Bonafede, di cui mi sono onorato di far parte come sottosegretario, ha approvato e poi fatto approvare alla Camera dei deputati e al Senato della Repubblica, quindi al Parlamento, nel 2019, la legge sul Codice rosso. La legge sul Codice rosso contiene importanti elementi che danno la possibilità alle Forze dell'ordine, ai magistrati e ai cittadini tutti che si sono impegnati, creando protocolli ad hoc, proprio di contrastare la violenza di genere; vi sono importanti strumenti: la corsia preferenziale delle 72 ore in cui una donna che fa denuncia deve essere ascoltata immediatamente e il PM si deve attivare; il nuovo reato di revenge porn, alla cui stesura sono veramente orgoglioso di aver partecipato, e che tutela, appunto, le vittime quando video a contenuto sessualmente esplicito vengono fatti girare senza consenso sui social, sui telefoni; vengono aumentate le pene per la violenza sessuale ed è stata inserita la comunicazione obbligatoria da parte del giudice sia alle vittime quando c'è una scarcerazione sia, anche, al giudice civile in caso di problemi legati ai figli o al matrimonio; vi sono misure di sicurezza; l'aumento, successivo, nello scorso anno, dello stanziamento del fondo per le vittime dei reati violenti, rendendolo più fruibile e aumentandone la capienza.

Quindi, da questo punto di vista, interventi ce ne sono stati; il 24 novembre 2020, il Ministero della Giustizia ha pubblicato un rapporto sul Codice rosso “Un anno di Codice rosso”, proprio per verificare, non solo la situazione del Paese, ma anche lo stato di attuazione della legge sul Codice rosso, con importanti informazioni che sono arrivate dalle Forze di polizia, quindi, dal Ministero dell'Interno e, ovviamente, dalla magistratura, sull'applicazione della disciplina in riferimento ai nuovi reati introdotti e sull'applicazione senz'altro della corsia preferenziale. Alla base di questa ricerca ministeriale vi era la volontà di realizzare una verifica sull'efficacia delle riforme, al fine di procedere a ogni eventuale iniziativa di perfezionamento, nonché l'obiettivo di condividere i risultati statistici e perseguire un livello maggiore di consapevolezza degli operatori, mediante la diffusione di buone pratiche.

Quindi, la prima domanda che io faccio al Ministero, Presidente, è senz'altro questa: considerato che, ad oggi, non risulta un aggiornamento di questo rapporto, se il Ministero della Giustizia, sottosegretaria Macina, intenderà aggiornare appunto il rapporto sul Codice rosso. Lo riteniamo veramente importante.

Il secondo aspetto dell'interpellanza riguarda l'annosa questione dei braccialetti elettronici. Il Governo, tramite la Ministra Lamorgese, soprattutto, e la Ministra Cartabia, ha approvato il 3 dicembre 2021 un disegno di legge per la prevenzione e il contrasto del fenomeno della violenza nei confronti delle donne e della violenza domestica - ben venga -, con strumenti ulteriormente importanti e perfezionativi della legge sul Codice rosso e di altre leggi presenti nel nostro ordinamento. Nello specifico, all'articolo 3 si stabilisce l'applicazione della misura cautelare in carcere nel caso di manomissione dei mezzi elettronici e degli strumenti tecnici di controllo disposti con la misura degli arresti domiciliari o con le misure di cui agli articoli 282-bis, obbligo di allontanamento dalla casa familiare, o 282-ter, divieto di avvicinamento dei luoghi frequentati dalla persona offesa, e un utilizzo maggiore del dispositivo del braccialetto elettronico. In questo caso, ovviamente, il braccialetto elettronico non ha la funzione - come tutti sappiamo - molto utilizzata durante la pandemia, anche tramite l'azione del Ministro Bonafede, con la struttura commissariale, proprio per ottenere un potenziamento di applicazione di questo strumento per le misure alternative, nel caso, appunto, mancassero pochi mesi alla scarcerazione del detenuto, ma anche, ovviamente, una funzione di contrasto alla violenza di genere.

Quindi, questo disegno di legge, che noi apprezziamo, va in tale direzione; va nella direzione di poter utilizzare maggiormente, quando ci sia un pericolo, appunto, per la donna, come misura cautelare o come semplice strumento di misura di sicurezza e prevenzione, il braccialetto elettronico. Tutto ciò perché la domanda che viene spontanea - ogni volta che si vara una legge, ma che, effettivamente, le vittime continuano ad esserci -, la domanda che tutti ci dobbiamo fare è come fare a impedire che questo accada. Ci sono interventi educativi, ci sono interventi culturali che devono essere posti in essere, dalla scuola ai programmi televisivi, ci sono interventi repressivi e di prevenzione penale, certo, che molto spesso hanno efficacia, ma che altre volte non ne hanno e, quindi, si interviene, appunto, con pene più severe, ma molto spesso ciò non basta. Non basta, perché la furia omicida di alcuni soggetti non viene placata neanche con l'aumento della misura delle pene, per quanto riguarda i reati di violenza di genere. Allora, ogni volta ci si chiede come fare a salvare queste vite, come fare a prevenire questi crimini; la risposta è senz'altro un intervento, appunto - come ho già detto -, che riguarda la cultura, che riguarda l'educazione, dai mezzi di informazione, alla televisione, alla scuola, ai luoghi di lavoro; dalla formazione, all'indipendenza economica delle donne che denunciano, importantissima; ma, da un altro punto di vista, tutto ciò certe volte non basta e, allora, è per questo motivo che questa interpellanza, nella seconda parte, si basa proprio sui braccialetti elettronici contro la violenza di genere, perché sono braccialetti che servono ad individuare gli spostamenti delle persone a cui vengono applicati, per fare in modo che, se si avvicinano alla vittima e, quindi, c'è un pericolo di commissione del reato, la Polizia possa intervenire prontamente, senza che sia la vittima stessa a dover denunciare o a doversi trovare, da ultimo, di fronte alla persona violenta che la perseguitava; ciò, dunque, allo scopo, appunto, di poter intervenire prontamente, salvando l'incolumità fisica e, quindi, la vita della persona minacciata.

È opportuno rilevare come il dispositivo in questione, il braccialetto elettronico, in generale, sia stato introdotto in Italia nel 2001 e sia opportuno in presenza di reati di violenza di genere, per la natura abituale del reato e la conseguente presenza di un alto tasso di recidiva, la notoria escalation di condotte verso forme di violenza fisica sempre più estese e gravi o il semplice fine pena che riporta, appunto, un soggetto che ha scontato la sua pena e che deve essere rieducato, come, tra l'altro, noi abbiamo previsto nella legge sul Codice rosso; chiediamo, quindi, che si applichi la ricordata misura.

Anche nel disegno di legge governativo ci sono queste previsioni, che rafforzano l'utilizzo di questo braccialetto, mentre da più di un anno in Francia è entrato in vigore un braccialetto proprio contro le violenze coniugali, in grado di geolocalizzare un consorte o un ex consorte violento, che lancerà un allarme in caso di avvicinamento alla sua vittima. Sarà, poi, il giudice a determinare il perimetro in cui si può muovere il sorvegliato intorno alla vittima, con la possibilità, per il marito o il compagno che sia d'accordo sul provvedimento, di vedere ridotta eventualmente la pena. Ciò anche in altri casi, in cui, appunto, il soggetto non sia stato condannato, ma ci sia pericolo per la vittima.

In Italia, ovviamente da quello che sappiamo, l'unico attivato risulta - dalle cronache - in provincia di Potenza, nei confronti di un uomo di 36 anni sorvegliato speciale con obbligo di soggiorno, condannato per atti persecutori ai danni della sua ex compagna, che è stato sottoposto alla sorveglianza speciale affinché non si avvicini alle vittime del reato e il cui controllo verrà, appunto, posto in essere attraverso il braccialetto. Purtroppo, se questa dovesse essere l'unica notizia, lo ripeto, non di utilizzo del braccialetto generico, ma di utilizzo del braccialetto contro la violenza di genere, che in questo caso può salvare - e ha già salvato nel mondo, perché viene applicato in tanti altri Stati, non solo in Europa, ma anche a livello internazionale - la vittima, risulterebbe assolutamente insufficiente. Perché se veramente questo è il numero di braccialetti applicati ci dobbiamo porre alcune domande sul motivo per il quale tali braccialetti non vengano applicati. Le domande possono essere poste, ovviamente, alla magistratura e alla politica, ai Ministeri, al Ministero dell'Interno e al Ministero della Giustizia - a cui sto rivolgendo ora queste domande - per chiedere innanzitutto se ci sia stata una verifica tramite il Ministero dell'Interno, mentre l'applicazione avviene attraverso un organo che ha la gestione materiale dei dispositivi, che è il Ministero della Giustizia.

Chiediamo, quindi, al Ministro della Giustizia se non intenda in primis verificare, presso il Ministero dell'Interno, la disponibilità dei suddetti braccialetti, anche al fine di adottare rapide e opportune iniziative finalizzate ad un uso effettivo e potenziato degli stessi per la prevenzione e il contrasto ai delitti di genere; ripeto, parliamo di braccialetti contro la violenza di genere e non di quelli classici per le misure alternative. Chiediamo, inoltre, una volta verificato che l'eventuale presenza di questi braccialetti non sia nella disponibilità, considerato che ci sono e ci saranno bandi a breve, se intenda informare della suddetta necessità di avere braccialetti contro la violenza di genere, proprio per evitare e prevenire atti gravi non solo nei confronti di donne e di minori, ma di qualsiasi persona, quando vi sia il rischio che questa si veda davanti, appunto, il proprio carnefice, la persona violenta, la persona che può porre in essere un rischio per la sua vita e per la sua salute.

È per questo che chiediamo se la disponibilità c'è e se, eventualmente, nel corso dei prossimi bandi, il Ministero della Giustizia si possa far carico di parlare, dialogare con il Ministero dell'Interno per individuare le caratteristiche di questi braccialetti e assicurare una quantità di braccialetti utili ai magistrati che li dovranno applicare per evitare e scongiurare ogni possibile danno a persone che denunciano, a persone che vivono stati di forte ansia, a persone che ogni giorno vengono vessate da violenze che arrivano fino agli omicidi. Questo non ce lo possiamo più permettere. È per questo che oggi siamo qui e chiediamo un intervento per questo strumento, che può salvare la vita alle persone, in particolare, in questo senso, alle donne.

PRESIDENTE. La sottosegretaria di Stato per la Giustizia, Anna Macina, ha facoltà di rispondere.

ANNA MACINA, Sottosegretaria di Stato per la Giustizia. Grazie, Presidente. In ordine ai quesiti posti dagli interpellanti, va confermata anzitutto la centralità che il tema del contrasto alla violenza domestica e di genere mantiene per l'amministrazione della giustizia e per il Governo. Obiettivo, anche in termini di prevenzione e protezione della vittima, il cui perseguimento passa per l'affinamento degli strumenti normativi, l'implementazione della formazione degli operatori (della giustizia e della sicurezza pubblica) chiamati a vario titolo ad intervenire, dai magistrati agli appartenenti alle Forze dell'ordine, agli operatori sociali, la realizzazione sul territorio di una rete di assistenza/sostegno alle vittime con integrazione del pubblico con il privato/volontariato, la messa a disposizione di strumenti, quali il braccialetto elettronico, nonché il continuo ed attento monitoraggio circa l'impatto della disciplina di recente introdotta (legge n. 69 del 2019, cosiddetto Codice rosso), strumentale alla esatta analisi e comprensione del fenomeno, così come si estrinseca nella realtà, e quindi alla puntuale individuazione delle criticità su cui intervenire con tempestività ed efficacia.

Quanto alla formazione dei magistrati, pubblici ministeri e giudici, occorre una formazione permanente e specializzata, anche integrata con i diversi saperi ed aperta al confronto con psicologi forensi, servizi sociali, mediatori familiari ed altri esperti coinvolti nel percorso giurisdizionale.

Relativamente alle Forze dell'ordine e Polizia penitenziaria, l'esigenza formativa, invero in attuazione di precipua disposizione normativa (articolo 5 della legge sul Codice rosso del 2019), si rivela funzionale ad una tutela effettiva della vittima sin dal primo contatto (si pensi all'intercettazione dei segnali utili a prevenire), quindi nella fase investigativa ed infine in quella trattamentale. Quanto agli interventi normativi, come rammentato dagli interpellanti, il Consiglio dei Ministri ha di recente approvato, il 3 dicembre 2021, un pacchetto di norme recante disposizioni per la prevenzione e il contrasto del fenomeno della violenza nei confronti delle donne e della violenza domestica. Attualmente risulta essere in corso di bollinatura.

L'intervento si è reso doveroso a fronte dei casi di violenze e di femminicidi che la cronaca, purtroppo, ci propone; fatti che offendono i fondamentali valori della nostra civiltà e che richiedono una pronta e corale risposta pubblica.

È opportuno evidenziare che lo schema di disegno di legge è frutto di una iniziativa condivisa dal Ministro della Giustizia, dal Ministro dell'Interno e dal Ministro per le Pari opportunità e la famiglia. Detto disegno contiene diversificati interventi, anche sul codice di procedura penale, sul codice delle leggi antimafia e delle misure di prevenzione (decreto legislativo 6 settembre 2011, n. 159) e su alcune leggi speciali volti ad integrare le norme finalizzate a prevenire e reprimere la violenza di genere, con una particolare attenzione ai casi in cui tale fenomeno si manifesta in contesti familiari o nell'ambito di relazioni di convivenza, nella considerazione della particolare vulnerabilità delle vittime, nonché degli specifici rischi di reiterazione e multilesività.

Nell'ottica delineata, il disegno di legge interviene anche sulla disciplina dei mezzi elettronici o altri strumenti tecnici di controllo di cui all'articolo 275-bis del codice di procedura penale. In particolare, viene prevista l'applicazione della misura cautelare in carcere nel caso di manomissione dei mezzi elettronici e degli strumenti tecnici di controllo disposti con la misura degli arresti domiciliari o nei casi previsti dagli articoli 282-bis (obbligo di allontanamento dalla casa familiare) o 282-ter (divieto di avvicinamento ai luoghi frequentati dalla persona offesa), nonché, con riferimento a queste ultime due misure, la possibilità di applicare una misura più grave, anche congiunta, nel caso di mancato consenso dell'imputato all'applicazione del mezzo di controllo elettronico.

Ciò, a sottolineare, come detto, la particolare rilevanza che il tema assume per l'intero Governo.

Ancora, la legge delega sul processo civile ha inteso rafforzare la necessità di un immediato coordinamento tra autorità giudiziarie civili e penali, cercando di migliorare la previsione normativa già in vigore sul tema (articolo 64-bis delle disposizioni di attuazione del codice di procedura civile).

Per tale ragione il Ministero non ha mai smesso di compiere un'attività di monitoraggio necessaria a comprendere, da un lato, l'attuazione della disciplina vigente e, dall'altro, i fabbisogni degli uffici per realizzare gli obiettivi voluti dal legislatore.

Sul punto va ricordato che il primo “Rapporto sul tema della violenza di genere e domestica, attraverso la valutazione dell'impatto della legge 19 luglio 2019, n. 69, dopo un anno di applicazione” è stato stilato e reso pubblico nel novembre 2020 e contiene gli esiti di una complessa e trasversale attività di studio ed analisi vista attraverso l'impatto effettivo prodotto dalla nuova legge.

Alla base della ricerca la volontà di analizzare, mediante l'estrazione di dati e l'interlocuzione con gli uffici giudiziari, il risultato applicativo della nuova disciplina, al fine di procedere, in modo tempestivo ed appropriato, ad ogni eventuale iniziativa di perfezionamento ed implementazione.

Per le fattispecie di reato pertinenti, il monitoraggio continuo (1° agosto 2020-31 luglio 2021) non ha fatto rilevare variazioni di significato nelle iscrizioni, al netto di un leggero aumento per le ipotesi dei maltrattamenti in famiglia (articolo 572 del codice penale).

Per le nuove fattispecie di reato introdotte dalle norme sul Codice rosso, si rileva un contenuto aumento delle iscrizioni, più marcato per le violazioni dei provvedimenti di avvicinamento alla vittima (articolo 387-bis) e revenge porn (articolo 612-ter del codice penale).

Ulteriore monitoraggio e verifica ha riguardato lo stato di attuazione della norma di cui all'articolo 64-bis delle disposizioni di attuazione del codice di procedura civile, concernente la comunicazione tra uffici giudiziari civili e penali, che, sulla base degli esiti del primo monitoraggio compiuto ad un anno dall'entrata in vigore della disciplina, ne aveva rivelato un'applicazione non uniforme.

Il medesimo monitoraggio compiuto per gli uffici requirenti e giudicanti aventi sede nei capoluoghi di distretto è stato successivamente esteso ai restanti uffici del territorio, con termine per le risposte al 25 gennaio 2022.

Attualmente si sta procedendo alla stesura dell'analisi finale, in considerazione del numero e della qualità dei contributi pervenuti oltre il termine assegnato.

Quanto alla questione dei cosiddetti braccialetti elettronici, si evidenzia che la fornitura è gestita dal Ministero dell'Interno, che ha stipulato, già in data 14 dicembre 2017, un contratto con il raggruppamento temporaneo di imprese composto da Fastweb e Vitrociset, per la durata di 36 mesi, prorogabile di ulteriori sette.

In ragione della naturale scadenza al 16 dicembre 2021 e nell'ottica di garantire la continuità operativa senza soluzione di continuità del servizio in parola, in data 17 dicembre 2021 è stato siglato atto negoziale per ulteriore arco temporale di sette mesi. Il contratto vigente prevede l'attivazione mensile di una quantità massimale di dispositivi pari a mille unità, con connessa facoltà di innalzare tale quota di una percentuale fino al 20 per cento.

La dotazione strumentale di braccialetti non risulta sia mai stata insufficiente rispetto all'effettivo fabbisogno applicativo, evidenziandosi che tutte le istanze pervenute da parte dell'autorità giudiziaria risultano regolarmente gestite.

Ritengo, quindi, che anche con riferimento alle richieste pervenute dall'autorità giudiziaria riguardanti i reati di violenza di genere sia stato possibile evadere le stesse. Invero, secondo i dati forniti dal Ministero dell'Interno, nell'arco temporale dal 17 dicembre 2018 fino al 31 gennaio 2022 ne risultano essere stati attivati un totale numero di 16.293, comprensivi del novero di dispositivi attivati con riferimento alla nota emergenza COVID-19, con una media calcolata sui mesi di esecutività dell'atto negoziale in argomento (37 mesi circa), pari a circa 440 unità, e quindi inferiore alla quota massima di 1.200 attivabili.

PRESIDENTE. Il deputato Ferraresi ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alla sua interpellanza.

VITTORIO FERRARESI (M5S). Grazie, Presidente. Grazie, sottosegretaria Macina, per la disponibilità e la risposta di cui mi ritengo soddisfatto, precisando, però, alcuni punti. Il primo, ovviamente, è che siamo contenti che il Ministero possa proseguire l'attività non solo normativa, in riferimento al contrasto alla violenza di genere, ma anche di monitoraggio del rapporto sul codice rosso e, quindi, sull'applicazione di strumenti sia sostanziali sia procedurali. Quindi, noi attenderemo con fiducia la pubblicazione di questo rapporto e di ogni dato che riguardi questo argomento.

Il secondo punto è un po' più complesso. Ci fa piacere sapere che, da parte del Ministero della Giustizia – mi riferisco anche alle richieste di informazioni al Ministero dell'Interno -, sia confermata la disponibilità di braccialetti elettronici. Lo dico, ovviamente, con riferimento al dato che ci è stato fornito e che riguarda il complessivo numero di braccialetti, che, come ho ricordato, ha avuto un perfezionamento e una richiesta ulteriore durante la pandemia, con riferimento alle richieste alla struttura commissariale dell'ex Ministro Bonafede, che, appunto, mi conferma esserci.

Il punto è che, purtroppo, anche dai dati che abbiamo, non si capisce la differenza numerica tra i braccialetti normali e i braccialetti contro la violenza di genere. Qui vorrei aprire una parentesi: è ovvio che il braccialetto classico possa essere utilizzato anche con riferimento ai reati riguardanti la violenza di genere. Però, per essere chiaro - per essere chiaro anche con l'Aula e con il Ministero -, il braccialetto riguarda la rilevazione dello specifico comportamento di avvicinamento e di allontanamento rispetto non solo al perimetro della propria casa, ma anche a una posizione diversa (questo rispetto all'installazione del braccialetto classico e, tra virgolette, domestico).

Quindi, è un braccialetto che segnala la presenza sul territorio, senza avere un quadro di riferimento rispetto all'installazione classica, cioè come avviene per quanto riguarda le misure alternative, che dà un altro tipo di funzione. Quindi, non è un braccialetto applicato a chi ha commesso un reato di violenza di genere e sta scontando gli ultimi mesi di pena all'esterno, ma è proprio una misura di prevenzione che dà maggiore sicurezza alle persone che hanno denunciato e alle vittime di reato.

Quindi, da questo punto di vista auspico che ci sia l'occasione di un nuovo bando, che non sia una mera proroga, ma un bando che possa rivedere tutta la dotazione e la disponibilità dei braccialetti elettronici; auspico che ciò avvenga a breve. Dunque, auspico che non ci siano solo ulteriori proroghe, ma che si perfezioni la quantità, in modo da sapere esattamente quanti braccialetti abbiamo per le misure alternative e per il contrasto alla violenza di genere. Ecco, spero che si possano avere maggiori informazioni.

Poi c'è un altro punto che voglio affrontare, di cui ovviamente non ha alcuna responsabilità a questo punto, perché oggi il Ministero della Giustizia, anche in riferimento alle informazioni avute dal Ministero dell'Interno, ci ha confermato la piena disponibilità di braccialetti elettronici rispetto alle richieste dell'autorità giudiziaria. Questo mi fa molto piacere. Tuttavia, a questo punto non si capisce il motivo di queste poche richieste, quanto meno rispetto alle notizie di cui siamo in possesso, dato che forse l'unica applicazione di cui abbiamo notizia pubblica - se ce ne sono state altre, ben vengano - è stata quella di Potenza di qualche settimana fa.

Allora, a questo punto, mi viene di chiamare in causa l'Associazione nazionale magistrati e il suo presidente, a cui pubblicamente, in quest'Aula, chiedo il motivo per il quale le richieste siano così poche. Dunque, o il fenomeno non esiste - ma non ci risulta -, oppure questo strumento viene utilizzato poco. Allora, se il Ministero della Giustizia e quello dell'Interno ci dicono che la disponibilità c'è - e mi auguro che, nei successivi bandi, siano confermati i dati, anche in riferimento allo specifico strumento del braccialetto elettronico per il contrasto alla violenza di genere, seguendo gli spostamenti del soggetto sul territorio -, se c'è questa conferma, se c'è la conferma che ogni richiesta dell'autorità giudiziaria viene esaudita (e ribadisco che siamo tutti contenti di ciò), allora, a questo punto, chiediamo un'indagine all'Associazione nazionale magistrati o a chi di competenza per capire perché questo fenomeno sia vivo, perché ci siano vittime di femminicidio ogni tre giorni, di stalking, di tentati omicidi o di omicidi rispetto alla violenza di genere e perché l'applicazione, almeno per quanto riguarda le notizie pubbliche che noi abbiamo sul tavolo, sia così effimera.

Da questo punto di vista, sottosegretaria Macina, la ringrazio per la risposta, che mi trova soddisfatto. Attendiamo il rapporto sul codice rosso al più presto, attendiamo di discutere il DDL contro la violenza di genere, approvato in Consiglio dei Ministri il 3 dicembre, da parte della Ministra Cartabia, della Ministra Lamorgese e del Ministero delle Pari opportunità, però, a questo punto, ci aspettiamo che, dopo questa conferma sui braccialetti elettronici, in primo luogo, si faccia un ulteriore bando specifico con le specifiche caratteristiche di questi braccialetti e, senz'altro, qualcuno ci dia qualche risposta sul motivo per cui ne vengano applicati così pochi. Qui mi viene in mente l'Associazione nazionale magistrati, ma chiunque di competenza credo possa spiegarci e darci notizie sul perché l'autorità giudiziaria chieda a questo punto, nello specifico non su tutti i braccialetti, ma sui braccialetti riguardanti la violenza di genere, un così poco utilizzo a fronte delle tante e tantissime – ahimè - notizie riguardanti atti di violenza, di persecuzione e, purtroppo, di omicidio di donne. Ovviamente, ciò comporta un danno non solo nei confronti delle donne, ma anche dei bambini, che, purtroppo, rimangono orfani.

Questo non è tollerabile, come non è tollerabile questa applicazione di uno strumento così importante, che deve diventare una prassi consolidata - ripeto: dopo l'educazione, dopo un intervento culturale forte, dopo l'applicazione delle leggi che abbiamo approvato -, per far sì che le vite siano salvate. Penso che questo sia l'obiettivo comune di tutti i soggetti che tengono alla vita delle donne e al contrasto di questi odiosi reati.

(Elementi ed iniziative in ordine alla salvaguardia dei livelli idrici ad uso irriguo delle dighe in Basilicata, con particolare riferimento alla diga del Basentello - n. 2-01420)

PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza urgente Cillis ed altri n. 2-01420 (Vedi l'allegato A).

Chiedo al deputato Luciano Cillis se intenda illustrare la sua interpellanza o se si riservi di intervenire in sede di replica.

LUCIANO CILLIS (M5S). Grazie, Presidente. Colleghi e colleghe, con questa interpellanza urgente abbiamo inteso richiedere al Ministro competente di poter conoscere la reale situazione della diga del Basentello, in località Serra del Corvo, al confine tra Basilicata e Puglia, invaso che serve le aree agricole che ricadono nel comprensorio del consorzio di bonifica Bradano e Metaponto. L'EIPLI, l'Ente per lo sviluppo dell'irrigazione e la trasformazione fondiaria in Puglia, Lucania e Irpinia, per la necessità di svolgere lavori di manutenzione, al fine di effettuare delle opere di miglioramento idraulico, nei giorni scorsi ha avviato lo svuotamento dell'invaso. Ovviamente, non essendoci stati, negli anni passati, i necessari e regolari interventi di manutenzione ordinaria, sul fondo della diga si sono evidentemente accumulati e stratificati sedimenti e melma. Di questi accumuli, è, di fatto, impossibile conoscere i quantitativi e, pertanto, diventa difficile, se non impossibile, quantificare i reali volumi di acqua presenti nell'invaso.

Con l'apertura dello scarico di fondo della diga sarà inevitabile, quindi, che parte della melma presente esca e si riversi nel fiume Bradano e, attraverso questo, raggiunga l'invaso di San Giuliano, che si trova più a valle, e si corra, quindi, il rischio concreto di avere un effetto domino della problematica.

La diga del Basentello serve per usi irrigui e sappiamo, in questo periodo di crisi climatica e di carenza idrica, cosa significhi questa situazione.

Si tratta di una zona geografica molto vasta, svariate migliaia di ettari che vengono coltivati con colture di pregio e di alto valore aggiunto che potrebbero essere messe seriamente a rischio. La situazione della diga del Basentello, con tutte le sue problematiche, non è altro che la punta dell'iceberg dell'intero sistema di accumulo regionale lucano: impianti di grandi e piccole dimensioni che, negli anni, sono stati lasciati a se stessi, senza la ordinaria e necessaria manutenzione, e che adesso cominciano a presentare il conto. La Basilicata - è opportuno ricordarlo - ha un bacino idrico importantissimo, forse il più importante del Meridione d'Italia, che, oltre a soddisfare il proprio fabbisogno idrico, sia potabile sia a uso irriguo, fornisce grandissimi quantitativi di acqua alle regioni vicine, in particolare alla Puglia; una vera e propria ricchezza naturale che, anche alla luce dei cambiamenti climatici, come già ribadito prima, sta diventando sempre più preziosa. Diventa, quindi, urgente risolvere le problematiche che ci sono in tutti gli invasi regionali ma anche sulla rete di distribuzione. Ricordo che in Basilicata abbiamo un record dispersione dell'acqua a uso potabile (il 75 per cento), abbiamo veramente una rete colabrodo che, in molti casi, più che distribuire, disperde.

PRESIDENTE. La sottosegretaria di Stato Anna Macina ha facoltà di rispondere.

ANNA MACINA, Sottosegretaria di Stato per la Giustizia. Grazie, Presidente. In premessa, si ricorda che, ai sensi dell'articolo 114 del decreto legislativo n. 152 del 2006, rientrano nella competenza delle regioni le operazioni di svaso, sghiaiamento e sfangamento delle dighe, finalizzate ad assicurare il mantenimento della capacità di invaso e la salvaguardia sia della qualità dell'acqua invasata sia del corpo ricettore.

Con specifico riguardo a quanto segnalato nell'atto di sindacato ispettivo, si rappresenta che la Direzione generale per le dighe e le infrastrutture idriche del Ministero delle Infrastrutture e della mobilità sostenibili, nello svolgimento delle funzioni di vigilanza sulla sicurezza delle grandi dighe, ha disposto, sulla base di una valutazione tecnica presentata dal soggetto gestore Ente per lo sviluppo dell'irrigazione e la trasformazione fondiaria in Puglia, Lucania e Irpinia (EIPLI), l'attuale limitazione d'invaso della diga di Basentello. Nel dettaglio, l'EIPLI, nel mese di novembre 2021, al fine di garantire la sicurezza idraulica dello sbarramento in assenza di un progetto di miglioramento della sicurezza medesima, ha individuato, quale quota di sicurezza dell'opera di sbarramento, il livello d'invaso pari a 259,50 metri sul livello del mare, 9 metri al di sotto della quota di massima regolazione, con una conseguente significativa riduzione della capacità di accumulo della risorsa idrica. Sulla base di ulteriori e successive valutazioni tecniche e approfondimenti di maggiore dettaglio, l'EIPLI ha fornito al Ministero, nel corrente mese di febbraio, un aggiornamento delle sopra richiamate valutazioni, che potrebbe determinare un reinvaso del serbatoio fino alla nuova quota di sicurezza di 262 metri sul livello del mare e l'accumulo di circa 14 milioni di metri cubi di risorsa idrica. Gli uffici del Ministero stanno esaminando la nuova documentazione presentata al fine di autorizzare l'incremento della quota del lago entro i limiti individuati dall'EIPLI.

PRESIDENTE. Il deputato Cillis ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alla sua interpellanza.

LUCIANO CILLIS (M5S). Grazie, Presidente. Ringrazio innanzitutto la sottosegretaria Macina, per aver voluto cogliere con sollecitudine le questioni che in questa interpellanza sono state presentate da me e dai miei colleghi sulla questione della diga del Basentello. Apprezzo, in particolare, come sia pervenuto un segnale importante e concreto rispetto alla situazione specifica evidenziata, ma anche, in generale, rispetto a tutti gli altri invasi lucani, le dighe della Basilicata, che rappresentano una riserva strategica di acqua indispensabile ai fini irrigui e potabili per una parte considerevole del nostro Meridione.

Apprezziamo, ancora, tutto il lavoro di monitoraggio che è stato fatto, fino a questo momento, dal Ministero e anche l'attenzione dei suoi uffici, che sicuramente proseguirà nei prossimi mesi, riguardo all'andamento e al monitoraggio degli interventi, anche in considerazione del delicato e particolare momento che stiamo, purtroppo, ancora vivendo.

Apprendo, infine, che il deposito sedimentario che ha richiesto lo sversamento di parte della diga del Basentello è un problema che accomuna tutti gli altri invasi lucani e che le competenze e le responsabilità del monitoraggio e del controllo dei livelli sedimentari, quindi anche le opere di sghiaiamento, sono in capo alla regione Basilicata, alla quale ufficialmente, in quest'assise chiedo, ove non l'avesse fatto, di attivarsi con sollecitudine.

La programmazione è alla base di tutti gli interventi, in particolare di quelli che riguardano una visione della parte economica, ma non solo, della nostra Nazione. Non avere la lungimiranza di intervenire su opere importantissime, come quelle rappresentate dalle dighe, significa condannare a morte non solo l'agricoltura, ma anche le opere industriali che dalle dighe dipendono. Ricordo solamente che l'acqua lucana serve anche al funzionamento dell'acciaieria Ilva di Taranto. Quindi, non operare queste opere di sghiaiamento significa condannare non solo l'agricoltura, ma interi altri settori.

Detto ciò, mi dichiaro pienamente soddisfatto della risposta ricevuta.

(Tempi di pubblicazione della graduatoria definitiva relativa alle somme da assegnare ai comuni per la messa in sicurezza e la riqualificazione di edifici per asili nido, scuole dell'infanzia e centri polifunzionali per i servizi alla famiglia - n. 2-01396)

PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza urgente Carnevali ed altri n. 2-01396 (Vedi l'allegato A).

Chiedo alla deputata Carnevali se intenda illustrare la sua interpellanza o se si riservi di intervenire in sede di replica.

ELENA CARNEVALI (PD). Grazie, Presidente, la illustro. Sottosegretario Sasso, questa interpellanza è stata presentata alla fine del 2021. L'abbiamo presentata perché, quasi un anno fa, è stato pubblicato una bando molto importante (il cosiddetto bando 0-6) con il quale – con la legge di bilancio dello scorso anno, stiamo parlando del 2020 – abbiamo postato 700 milioni di euro, risorse che sono andate a finanziare la possibilità di realizzare infrastrutture necessarie per colmare le distanze territoriali, di genere e generazionali fondamentali al fine di sostenere le donne e consentire loro di conciliare i loro impegni e fare in modo che ci sia anche un incremento dell'occupazione lavorativa, oltre che per sostenere il progetto educativo che noi vogliamo nei confronti, in particolare, dell'infanzia.

Negli anni, abbiamo fatto cose molto importanti; in particolare, abbiamo fatto in modo che i cosiddetti servizi 0-6 non fossero più a domanda individuale, dipendenti dalle disponibilità e dalle sensibilità dei vari amministratori locali; li abbiamo fatti diventare livelli essenziali delle prestazioni educative. Ancora di più, abbiamo condotto una battaglia molto forte del Partito Democratico, rivelatasi poi una conquista del Partito Democratico e di questo Parlamento: in questa legge di bilancio abbiamo posto le risorse che servono; accanto ai 4,6 miliardi del PNRR della Missione 4, per fare in modo di realizzare queste infrastrutture sociali importanti, abbiamo messo risorse per 120 milioni, che sono le disponibilità per questo anno, fino ad arrivare a oltre un miliardo nel 2026, perché ci fosse anche una parte di finanziamento per quel che riguarda la sostenibilità gestionale di questi servizi particolarmente importanti.

Tornando al bando dei 700 milioni, con questo bando - siamo a marzo del 2021 - è stata fatta una graduatoria provvisoria, ad agosto del 2021. Alla fine di quest'anno, purtroppo, questa graduatoria è rimasta ancora provvisoria; contemporaneamente, giustamente si sono inseriti i bandi del PNRR, che peraltro scadono il 28 febbraio: una condizione tra le tante per partecipare ai bandi del PNRR è che non bisogna aver ottenuto altri finanziamenti statali. Quindi, i comuni che sono - e adesso sentiremo la risposta - in questa graduatoria provvisoria vivono e hanno vissuto in uno stato di limbo perché naturalmente, non sapendo se quella graduatoria provvisoria diventerà definitiva, si trovano, da qui ai prossimi 10-15 giorni, a non sapere se si possano adoperare per poter utilizzare le grandi risorse e le disponibilità del Piano nazionale di ripresa e resilienza.

Io ringrazio molto il Ministro e il Ministero perché, da quando abbiamo depositato l'interpellanza, le interlocuzioni sono state davvero importanti e credo che sia stata data una risposta che in qualche modo ha cominciato ad aiutare alcuni comuni, che mi hanno già fatto sapere che hanno ricevuto in particolare le risposte dall'Unità di missione, per coloro che sono entrati in maniera definitiva nella graduatoria, e hanno quindi ricevuto una lettera che li autorizza a procedere all'affidamento dei lavori, in attesa del successivo schema di convenzione.

Quindi, per il momento, almeno alcuni comuni - non so alcune cose e questo è il motivo per il quale aggiungo delle questioni che non sono nell'interpellanza - hanno il cuore un po' più sollevato; altri magari ancora non hanno ricevuto la lettera, altri ancora vivono questa situazione di sospensione.

Io credo che ci siano un po' di questioni che dobbiamo affrontare: non possiamo permetterci di non centrare gli obiettivi che abbiamo indicato nel Piano nazionale di ripresa e resilienza. Lo dobbiamo fare sicuramente per le disponibilità che la solidarietà europea ha riconosciuto in particolare all'Italia, ma mi permetta di dire che lo dobbiamo fare ancora di più e soprattutto perché in questo Paese noi dobbiamo poter avere gli stessi standard che vediamo, con l'aspirazione di poterli raggiungere, in altri Paesi dell'Unione Europea, perché abbiamo la necessità di sostenere le donne, di sostenere i compiti familiari, di garantire il diritto all'educazione a tutti i bambini, anche nei servizi da 0 a 6 anni. Soprattutto, abbiamo un'altra esigenza: credo che lei sappia bene che molti comuni non hanno quella struttura organizzativa divisa in ufficio tecnico e segretari comunali (purtroppo anche questa è una situazione molto preoccupante), quindi adoperarsi per poter partecipare a questo bando o a un altro non è proprio la cosa più agevole; anzi, abbiamo per fortuna garantito risorse per rafforzare la pubblica amministrazione, ma ancora non tutte queste risorse sono pervenute a destinazione. Quindi, agevolare le modalità con le quali si danno le risposte ai bandi e quindi alle opportunità che noi offriamo attraverso i bandi interministeriali, con una certa e migliore celerità, sicuramente aiuterebbe molto, innanzitutto ad avere delle certezze.

Io credo che sia doverosa e giusta la fase ispettiva e di verifica che spetta al Ministero, una volta predisposta questa graduatoria, che non a caso è provvisoria, perché occorre verificare se i requisiti e i documenti presentati sono veritieri - si tratta di risorse pubbliche, di risorse di tutti, quindi è giusto che ci sia un tempo di verifica -, però il dato vero è che è passato quasi un anno e quindi davvero mi auguro che la possibilità di rendere più fluida, più celere e più certa sia la verifica, che la fruizione di queste risorse, sia davvero garantita con più puntualità e con più elementi di certezza.

Queste sono le ragioni per le quali il Partito Democratico ha presentato questa interpellanza. Soprattutto mi auguro che quei 4,6 miliardi, ossia quelle risorse che abbiamo destinato per fare in modo che questi siano effettivamente servizi essenziali, determinino l'esigibilità dei diritti e diventino un'opportunità che tutti possano utilizzare, soprattutto per diminuire quelle disuguaglianze di genere territoriale e anche - lo abbiamo detto - generazionale, affinché tutti, soprattutto le nuove generazioni, possano aspirare a realizzare i sogni che desiderano (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per l'Istruzione, Rossano Sasso, ha facoltà di rispondere.

ROSSANO SASSO, Sottosegretario di Stato per l'Istruzione. Grazie, Presidente e onorevole Carnevali. L'investimento in asili nido, scuole dell'infanzia e centri polifunzionali per la famiglia, che ha stanziato complessivamente 700 milioni di euro per le annualità dal 2021 al 2025, si pone - come lei stessa ha evidenziato - l'importante obiettivo di potenziare i servizi educativi nella fascia di età 0-6 anni e di garantire il superamento di squilibri economici e sociali e dei divari territoriali e lo sviluppo delle aree più depresse e periferiche del Sud che, nel caso degli asili nido e delle scuole dell'infanzia, sono anche le aree che fanno registrare un maggiore gap nella fornitura di servizi educativi per la prima infanzia e nella fascia 0-6 anni e che presentano anche un maggior livello di povertà educativa, a maggior ragione dopo gli ultimi 24 mesi di deprivazione culturale.

Il 4 agosto 2021 sono state pubblicate le graduatorie provvisorie e gli enti locali sono stati chiamati successivamente a comprovare le dichiarazioni rese in sede di candidatura. Dalla verifica della documentazione prodotta da tutti i 453 enti locali inseriti nella graduatoria provvisoria, è emersa questa situazione: 143 enti locali sono stati definitivamente ammessi a finanziamento e hanno già ricevuto in tal senso formale nota di autorizzazione ad avviare tutte le procedure di appalto dei lavori; 43 enti locali non hanno risposto alla richiesta di documentazione probatoria e agli stessi è stato assegnato un ulteriore termine decadenziale; 104 enti locali hanno ricevuto formale nota di esclusione, in quanto non hanno documentato le dichiarazioni rese in sede di candidatura.

Per i restanti enti si è resa necessaria un'ulteriore istruttoria, in quanto la documentazione prodotta è risultata incompleta, ovvero gli stessi hanno subito una decurtazione di punteggio che li ha riportati più in basso in graduatoria, con la necessità di verificare la propria posizione in rapporto agli ulteriori enti in graduatoria.

Pertanto, alla luce delle risultanze dell'istruttoria svolta, gli enti locali sono stati posti nelle condizioni di conoscere la loro posizione già prima della scadenza dell'avviso relativo agli asili nido e alle scuole dell'infanzia fissato per il prossimo 28 febbraio e, quindi, di poter decidere se presentare ulteriore candidatura a valere sulle risorse del PNRR.

Al riguardo, va precisato che non sussistono ragioni ostative alla candidatura al nuovo avviso PNRR e che gli enti locali, che ad oggi sono stati formalmente esclusi o per i quali è ancora in corso l'istruttoria, possono sicuramente presentare domanda anche nell'ambito della Missione 4 - Componente 1 - Investimento 1.1 Piano per asili nido e scuole dell'infanzia e servizi di educazione e cura per la prima infanzia del Piano nazionale di ripresa e resilienza.

PRESIDENTE. La deputata Elena Carnevali ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatta per la risposta alla sua interpellanza.

ELENA CARNEVALI (PD). Grazie, sottosegretario Sasso, per la risposta e per l'attenzione.

Sicuramente una buona notizia ce l'abbiamo, ossia coloro che ancora sono in fase di istruttoria, quindi non si sa se avranno la possibilità di usufruire dei finanziamenti previsti da questo bando, possono partecipare - credo sia importante riuscire a farlo sapere agli enti locali - ai bandi del Piano nazionale di ripresa e resilienza.

Credo - è evidente - che, purtroppo, dei 700 milioni di euro, più o meno, saranno molti i milioni che avanzeranno; dico, purtroppo, perché è chiaro che vi sarà un prolungamento dei tempi, anche realizzativi, con riferimento alle infrastrutture sociali di cui stiamo parlando, ossia asili nido e scuole per l'infanzia.

L'altro aspetto che naturalmente ci preoccupa è rappresentato da quei comuni che - a parte quelli che non sono in regola - sono ancora nelle condizioni di non aver centrato l'obiettivo per quanto riguarda i requisiti di realizzabilità.

Quindi, credo sarebbe opportuno un accompagnamento da parte della struttura di missione e del Ministero, soprattutto per quanto riguarda le tempistiche, perché, se, ad esempio, andiamo a vedere il bando (che scade il 28 febbraio), sempre quello finanziato con le risorse del Piano nazionale di ripresa e resilienza, vi sono scadenze molto evidenti per quel che riguarda il termine entro cui bisogna avere la progettazione esecutiva ed iniziare i lavori. A tale riguardo, credo possa essere di aiuto un'attività di supporto, se vogliamo centrare e realizzare il più possibile, consentendoci, soprattutto, di recuperare quei gap - condivido con lei - dopo due anni di enorme difficoltà per molte comunità; ciò, anche per riuscire a fare in modo che quella povertà educativa, che credo sia uno dei mali più grandi che dobbiamo affrontare, possa trovare risposte, realizzando all'interno delle comunità servizi ad esse dedicati.

Io, però, non ho capito se questa graduatoria definitiva è stata pubblicata - francamente non ho capito ed era la ragione dell'interpellanza - o quando lo sarà. Bene che i comuni abbiano ricevuto le lettere e mi auguro davvero che la pubblicazione di una graduatoria definitiva avvenga nei tempi più celeri possibili.

(Iniziative di competenza volte alla prevenzione della violenza di genere nelle scuole, con particolare attenzione all'avvio di attività ispettive presso un liceo di Castrolibero, in provincia di Cosenza - n. 2-01419)

PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza urgente D'Elia ed altri n. 2-01419 (Vedi l'allegato A).

Chiedo alla presidente Laura Boldrini se intenda illustrare la sua interpellanza o se si riservi di intervenire in sede di replica.

LAURA BOLDRINI (PD). Grazie Presidente, colleghe e colleghi, sottosegretario, quando nel 2017, con le accuse di violenza sessuale contro il produttore cinematografico Harvey Weinstein, si sviluppò a partire dagli Stati Uniti il movimento globale Me too, in molti si chiesero - e anch'io tra questi - per quale ragione in Italia faticasse a svilupparsi un'analoga spinta da parte delle donne a denunciare violenze e molestie nei luoghi di lavoro. Basti ricordare cosa accadde quando la regista e attrice Asia Argento prese coraggio e rilasciò un'intervista al The New Yorker, raccontando di essere stata abusata pure lei da Harvey Weinstein, oppure quando la showgirl, Miriana Trevisan, dichiarò che la televisione e il cinema italiani pullulano di maschi di potere che si sentono in diritto di molestare e abusare sessualmente.

Ebbene, da noi avvenne l'esatto inverso di quanto accaduto negli Stati Uniti e altrove: una buona parte dell'opinione pubblica si schierò contro le abusate e non contro gli abusanti, le accusò di aver taciuto fino ad allora e di aver parlato solo in quel momento allo scopo di finire sotto i riflettori e ottenere un ritorno di immagine; le accusò di mentire, le accusò di avere accondisceso perché faceva loro comodo, le accusò di essere comunque complici del sistema deviato che denunciavano.

E ancora, Presidente, quando la giornalista Giulia Blasi lancio l'hashtag #quellavoltache, con l'intento di far sviluppare in Italia l'ondata di sdegno suscitata da quanto accaduto negli Stati Uniti, non arrivò il sostegno dei mezzi di informazione che insistettero, invece, nel concentrarsi sulla morbosità e sul mettere le ragazze in difficoltà; quindi, si concentrarono sulle singole storie di molestie, anziché inserirle nel contesto più ampio della devianza sistemica di uomini di potere che si sentono in diritto - in diritto! - di abusare di giovani donne nella più totale impunità.

Nel nostro Paese sono ancora tanti gli uomini convinti che allungare le mani e pretendere sesso in cambio di favori siano forme accettabili di corteggiamento e di scambio, così di fatto nessuno degli uomini coinvolti nel Me too di casa nostra ha subito conseguenze di alcun tipo, né sul piano penale, né su quello sociale e lavorativo. Su nessuno di loro, sottosegretario, è rimasto lo stigma, su nessuno! Sulle donne che li hanno denunciati, insieme allo stesso sistema, invece, sì, e questo è un tristissimo paradosso. Anche perché, qui da noi, quando una donna denuncia una molestia sessuale, il più delle volte non viene creduta o si pensa che esageri: “ma che vuoi che sia, stavo scherzando, fatti una risata”, come se noi donne non sapessimo distinguere tra un complimento e una pressione molesta. Oppure, ancora peggio - ancora peggio! - si pensa che, tutto sommato, sia convenuto a quelle donne ricevere la molestia.

Il risultato di questo stato di cose è troppo spesso il silenzio: il silenzio delle donne. Accade nelle aziende, negli enti pubblici, dove chi subisce violenza e molestia tace perché teme di vedersi ostacolata la vita lavorativa. Succede tra le precarie, sa, Presidente, quelle donne che non riescono nemmeno a immaginare di avere un lavoro stabile e sicuro, che tacciono e sopportano le molestie perché c'è l'affitto da pagare. Ma con il silenzio non avviene il riconoscimento di un fenomeno, perché ciò che non si nomina semplicemente non esiste. Il silenzio divide.

Qualcuno, però, in questi giorni, sta squarciando il velo di omertà e ipocrisia che copre le molestie sessuali. Sono le ragazze e i ragazzi - sottolineo: ragazze e ragazzi! - del liceo scientifico Valentini-Majorana di Castrolibero, in provincia di Cosenza, che hanno iniziato una protesta fino a giungere all'occupazione pacifica dell'istituto e lo fanno contro le ripetute molestie sessuali ai danni di alcune studentesse che hanno deciso di non tacere più, di uscire dal silenzio, di denunciare. Dobbiamo essere grati e grate al coraggio di queste ragazze e alla solidarietà nei loro confronti dei compagni maschi. Al coraggio delle ragazze, sì, perché di questo si tratta, perché, quando si sono rivolte all'autorità scolastica e hanno iniziato a raccontare quelle storie vergognose, hanno incontrato scetticismo, riluttanza e dubbio, il dubbio di chi ha subito pensato: “chissà se è vero, chissà”. Il solito dubbio, quello che esiste anche nelle aule dei tribunali. Ragazze che avevano bisogno, invece, di essere accompagnate in questo difficile e doloroso percorso di verità e alle quali sono state, invece, voltate le spalle, lasciandole sole. E dobbiamo gratitudine alla solidarietà dei ragazzi, perché vede, sottosegretario, la violenza e le molestie sessuali che le donne subiscono sono un problema degli uomini e non le supereremo fintanto che non saranno gli uomini, per primi, a ribellarsi contro un modello maschilista e patriarcale che li vuole, a prescindere dal loro volere, arroganti, che li vuole aggressivi, che li vuole possessivi fino alla violenza (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

Il Ministro Bianchi ha inviato un'ispezione: bene. La magistratura è chiamata a intervenire: molto bene. Sta accertando le responsabilità per punire, secondo le leggi, chi dovrà essere punito. Con questa interpellanza, presentata e sottoscritta da tutte le deputate del gruppo del Partito Democratico, chiediamo al Governo di avere un comportamento rigoroso su questa vicenda. Ascolteremo con molta attenzione la sua risposta, sottosegretario, perché guai – guai! – se queste ragazze e questi ragazzi si sentissero abbandonati dalle istituzioni! Sarebbe un segnale di incoraggiamento per i violenti e i molestatori!

Ma chiediamo ancora qualcosa di più; di assumere iniziative concrete, affinché nelle scuole, sin dai primi anni, si educhi al rispetto di genere, si educhi al rifiuto di ogni forma di prevaricazione. La violenza non è amore, sottosegretario, e questo va spiegato ai nostri bambini e alle nostre bambine, in tenera età, nelle scuole!

Quindi, non c'è altra strada, questa è la strada: l'educazione. Non c'è altra strada per abbattere i muri del silenzio (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per l'Istruzione, Rossano Sasso, ha facoltà di rispondere.

ROSSANO SASSO, Sottosegretario di Stato per l'Istruzione. Grazie, Presidente. Onorevole Boldrini, ancor prima che da sottosegretario, condivido, da insegnante ed educatore, da papà di due ragazze minorenni che vanno a scuola, pienamente con lei la delicatezza e l'estrema gravità della questione posta, per il coinvolgimento dei nostri studenti, di minorenni, in fatti che potrebbero determinare forti ripercussioni e danni psicologici gravi. Ovviamente, il principale e il più forte interesse del Ministero è proteggere gli adolescenti da vicende che possono compromettere la loro serenità e la fiducia nelle istituzioni - come ha detto lei, si sono rivolti per primi a un'autorità scolastica, alla loro dirigente scolastica, ad una donna - che dovrebbero costituire un punto di riferimento per la loro crescita.

Non appena si è diffusa la notizia dei gravi episodi denunciati, il competente ufficio scolastico territoriale ha immediatamente inviato un proprio ispettore presso la citata istituzione scolastica e ha preso contatti con la procura della Repubblica. Però, in ragione della rilevanza e della gravità dei fatti che si sospetta siano avvenuti, il Dipartimento competente, d'intesa con l'ufficio scolastico regionale, ha inviato due ispettori dell'amministrazione centrale, da Roma, al fine di evitare che vi possa essere qualsiasi forma di condizionamento locale, che depotenzi l'ispezione. La dirigente scolastica dell'istituto ha, nel frattempo, inviato una relazione, la cui completezza è parte dell'ispezione che si sta svolgendo proprio ora, in questi giorni e che verte principalmente sull'ascolto degli studenti dell'istituzione scolastica. Tale attività ispettiva è finalizzata all'individuazione di fatti da porre a oggetto di uno o più procedimenti disciplinari, tesi a individuare responsabilità e a irrogare sanzioni adeguate alla gravità delle circostanze che saranno appurate. L'azione disciplinare dovrà rivolgersi, non soltanto nei confronti degli eventuali autori dei fatti denunciati, che stiamo verificando, ma anche di tutti coloro che, pur consapevoli di queste circostanze, non ne hanno impedito la loro prosecuzione. Onorevole Boldrini, nessuno penso, in quest'Aula – né, tantomeno, noi, al Ministero - possa ammettere l'omertà a scuola. L'omertà a scuola con noi non ci deve essere, non la giustificheremo, nessuno potrebbe mai giustificarla. E come potremmo mai? La comunità educante non può girare la faccia dall'altra parte, quando succedono queste cose. Nessuno. Non l'hanno fatto gli studenti; mi auguro che non l'abbiano fatto neanche i docenti, e lo stiamo verificando in questo senso. Certo, non siamo qui per fare un processo, dobbiamo aspettare evidentemente il resoconto dei nostri ispettori. La risposta che, complessivamente, ha fornito il Ministero dell'Istruzione, sia nell'articolazione locale che in quella centrale, dimostra il fatto che non vi è alcuna sottovalutazione dell'episodio - mi creda -, rispetto al quale vi è, invece, il massimo interesse a fare chiarezza e a esercitare, laddove se ne accertassero le condizioni, il più appropriato potere sanzionatorio e disciplinare.

Per quanto riguarda il contrasto alla violenza di genere - per rispondere a una parte della vostra interpellanza - per sensibilizzare i giovani in età scolare sul principio di pari dignità tra uomo e donna, nel rispetto degli articoli 3 e 51 della nostra Costituzione, il Ministero dell'Istruzione ha adottato diverse iniziative, come le linee guida nazionali “Educare al rispetto; per la parità tra i sessi, la prevenzione della violenza di genere e di tutte le forme di discriminazione”, che hanno le finalità di assicurare l'attuazione dei principi di pari opportunità, promuovendo, nelle scuole di ogni ordine e grado, l'educazione alla parità tra i sessi, la prevenzione della violenza di genere e di tutte le discriminazioni, in linea con quanto ribadito dall'articolo 3 della Costituzione italiana, dall'articolo 21 della Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea, dall'articolo 14 della Convenzione europea dei diritti dell'uomo e dalle indicazioni nazionali per il curricolo della scuola dell'infanzia e del primo ciclo di istruzione.

Poi vi è la campagna di comunicazione “Rispetta le differenze”, che vuole contrastare con forza ogni forma di violenza e discriminazione, superando qualsiasi forma di pregiudizio e diseguaglianza.

Ogni anno, inoltre, in occasione della Giornata internazionale per l'eliminazione della violenza contro le donne, istituita dall'Assemblea generale delle Nazioni Unite con la risoluzione n. 54/134 del 17 dicembre 1999, il Ministero emana una nota, invitando le scuole di ogni ordine e grado, nell'ambito della propria autonomia didattica e organizzativa, a effettuare un approfondimento sui temi correlati all'eliminazione della violenza contro le donne, al fine di sensibilizzare, prevenire e contrastare ogni forma di violenza e discriminazione. Il legislatore ha introdotto, nel primo e nel secondo ciclo di istruzione, l'insegnamento scolastico dell'educazione civica, che mira a sviluppare le competenze di cittadinanza responsabile e a promuovere iniziative di sensibilizzazione sui principi della legalità, del rispetto delle persone e della sostenibilità ambientale.

Onorevole, a scuola, come ho già detto prima, non deve esserci assolutamente spazio per alcuna forma di discriminazione e per la violenza, alle quali tutti noi dobbiamo rispondere, sì, con la solidarietà e con l'educazione - che evidentemente è la chiave a nostra disposizione per produrre un cambiamento culturale verso una comunità sempre più di pari opportunità e rispetto -, ma, francamente, oltre a questo, dobbiamo anche fare in modo che chi ha sbagliato paghi. Chi ha sbagliato deve pagare. Se davvero c'è qualcuno, come temo ci sia - ma aspettiamo l'esito delle ispezioni - che ha usato violenze fisiche o verbali nei confronti degli studenti, le assicuro che faremo in modo che venga cacciato per sempre dalle nostre scuole.

PRESIDENTE. La deputata D'Elia ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatta per la risposta alla sua interpellanza.

CECILIA D'ELIA (PD). Grazie, Presidente. Onorevole sottosegretario, prendo atto della sua risposta. È molto importante che il Ministero abbia inviato tre ispettori, per capire cosa è successo nella scuola “Valentini-Majorana” di Castrolibero e come questa scuola abbia risposto alle alle segnalazioni degli abusi e degli episodi di bullismo arrivate in questi anni.

In relazione alla vicenda credo vadano sottolineati due aspetti, che anche lei ha sottolineato nel suo intervento, al pari della mia collega Boldrini. Al di là del merito dei fatti specifici emersi in questi giorni, sui quali indaga anche l'autorità giudiziaria, da un lato, vi è la gravità della realtà e delle ipotesi di violenze che sembrano esserci state, perché avvengono all'interno di un rapporto asimmetrico, come quello tra professori e studenti, ma dall'altro, e soprattutto, il clima di connivenza e di omertà che potrebbe aver accompagnato questi comportamenti molesti e violenti. Questa è storia antica, come diceva anche prima la collega Boldrini. Sappiamo che troppo spesso la violenza contro le donne viene banalizzata e che tanto deve cambiare nella cultura, per sconfiggerla.

La scrittrice Rebecca Solnit dice: la credibilità della parola femminile è la prima forma di resistenza. Credibilità non significa che poi non si debba verificare e, anche in sede giudiziaria, vale sempre la presunzione di innocenza, il punto non è questo, ma significa che va presa sul serio, ascoltata la parola femminile quando denuncia, altrimenti scatta quella cosa, che scatta spessissimo in questo Paese e che si chiama vittimizzazione secondaria, che scoraggia le donne a denunciare, che scoraggia le ragazze a parlare.

La seconda cosa che è successa ed è egualmente importante - e, secondo me, è una leva per questo Parlamento - è che quella parola, che non è stata ascoltata, ha trovato comunque il modo di dirsi, in una pagina Instagram che una ragazza ha postato. Ognuno di noi sa che, anche dopo molto tempo che magari i fatti sono successi, è importante dire anche a se stessi che cosa si è attraversato, nominare le cose con il loro nome, soprattutto in casi di violenza e abusi, anche per liberarsi del senso di colpa a cui noi donne siamo state educate. Ci chiediamo sempre: sono stata io a provocare? Non ce lo dice solo la società; c'è un retaggio con cui siamo state educate. In poche ore, sono arrivate le altre testimonianze, è scattato, in qualche modo, un piccolo Me Too, come ha ricordato anche la mia collega, ma quella parola, ed è questo molto importante, ha trovato accoglienza da parte degli studenti, ragazze e ragazzi; questo, persino al di là dei fatti specifici, è il fatto importante e uno straordinario segno di un mutamento culturale che io credo il Ministero debba assumere fino in fondo.

Ci abbiamo messo tanto per cambiare le leggi, siamo dovuti arrivare agli anni Novanta e, poi, ancora precisare; ancora in questa legislatura con il codice rosso siamo intervenuti sulle norme, ma il problema non sono tanto le norme quanto la cultura, lo ha detto in quest'Aula solennemente il Presidente Mattarella, declinando la dignità: “Dignità è impedire la violenza sulle donne, profonda, inaccettabile piaga che deve essere contrastata con vigore e sanata con la forza della cultura, dell'educazione, dell'esempio”. Cultura, educazione, esempio: penso sia quello che stanno facendo gli studenti, come giustamente hanno detto anche i loro professori, che hanno scritto una lettera di scuse, che hanno parlato del loro mancato impegno a contrastare, a superare, fino in fondo, una cultura sessista e del possesso, una concezione predatoria delle relazioni tra i sessi, su cui, nonostante la modernità che pervade le nostre vite, non si riflette mai abbastanza, una cultura che non può essere banalizzata solo come espressione di atavici pregiudizi e di comportamenti scorretti e che, invece, è qualcosa di molto più pervasivo e radicato per poter essere sconfitto solo con le denunce e le iniziative giudiziarie che sono giuste, ma non bastano. È un qualcosa che sta dentro di noi e di cui troppo spesso siamo inconsapevoli e che emerge in forme troppo spesso superficialmente sottovalutate, ma che feriscono, lacerano nel profondo, distruggono coscienze.

Su un tema così drammatico è tempo di un salto di qualità. Questa esperienza che stiamo facendo, quello che è successo a Cosenza, in questa scuola, può essere anche un monito per un'azione delle istituzioni più forte, per prevenire, proteggere, prendersi cura delle vittime e, poi, sul piano della battaglia civile e culturale, per estirpare le radici della violenza. È un fenomeno che tiene in sé il carattere della durata e del mutamento e che ha a che fare con i rapporti di potere tra i sessi, come ci dice la Convenzione di Istanbul. Siamo dentro un mutamento antropologico, non bastano solo i progetti, è la cultura complessiva che deve cambiare. Nominare già quello che succede come violenza è stata una grande ricchezza; abbiamo cambiato tanto nelle teste delle donne e nei rapporti tra gli uomini e le donne nel rispetto reciproco e nella reciproca libertà. Non è un battito di ciglia quello che è successo, ci vogliono risorse simboliche che accompagnino questo mutamento. I ragazzi sembrano pronti e noi dobbiamo fare di più, la scuola della nostra Repubblica deve esserlo di più; non solo con alcuni progetti o col piano anti-violenza, ma riguardando i testi, dando credibilità e autorevolezza alla parola femminile. Penso che la scuola debba essere in prima fila in questo lavoro (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

(Iniziative a sostegno dei settori produttivi maggiormente colpiti dai rincari energetici ed elementi in merito all'incremento della produzione nazionale di gas naturale e alla diversificazione delle fonti di energia - n. 2-01405)

PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza urgente Mazzetti ed altri n. 2-01405 (Vedi l'allegato A).

Chiedo alla deputata Erica Mazzetti se intenda illustrare la sua interpellanza o se si riservi di intervenire in sede di replica.

ERICA MAZZETTI (FI). Grazie, Presidente. Naturalmente, intendo presentare la mia interpellanza che credo sia su uno dei temi più centrali di questo momento, una questione da risolvere immediatamente, sia a livello di Governo, sia a livello di Parlamento. Il Patto verde europeo ha l'obiettivo di decarbonizzare il settore energetico; a tale fine, le azioni da intraprendere dovranno portare, al 2030, ad un 70 per cento dei consumi elettrici lordi che dovrà essere soddisfatto da energie rinnovabili rispetto all'attuale quota del 38 per cento. Se entro il 2030 il 70 per cento dei consumi elettrici italiani dovrà essere coperto da energie pulite, va, comunque, ricordato che le energie rinnovabili non saranno sufficienti per i prossimi anni, in quanto potranno contare solamente per il 20 o 30 per cento del mix energetico.

Sotto questo aspetto, il gas naturale è la risorsa ponte fra il mondo dei combustibili fossili e l'energia pulita e va sfruttata in forma sostenuta, in quanto può avere un ruolo importante nella fase della transizione energetica verso un'economia più sostenibile, sia dal punto di vista ambientale, ma anche e soprattutto dal punto di vista economico e finanziario. Il gas in Europa copre la maggior parte della domanda di energia e nella prospettiva della transizione energetica al 2050 rappresenterà, comunque, il 20 per cento dei consumi energetici, assicurando flessibilità al sistema a fronte di una domanda molto variabile a seconda delle stagioni e, anche e soprattutto, delle fasce orarie giornaliere, acutizzata nel nostro Paese dalle condizioni territoriali, ambientali ed architettoniche, sottoposte spesso a vincoli che impediscono l'installazione di molte delle infrastrutture energetiche, come il fotovoltaico e l'eolico.

I forti rincari dell'energia di questi mesi stanno colpendo fortemente le famiglie, ma anche e soprattutto le attività produttive e le imprese del nostro Paese. Queste ultime vedono conseguentemente indebolita la propria competitività sui mercati esteri e questo aumento dei prezzi delle materie prime energetiche rischia seriamente di frenare la ripresa economica in atto, aumento anche in questo caso acutizzato, nel nostro Paese, da una specificità particolare, ossia la mancanza di molte materie prime qui, in loco, che ci ha portato ad essere ottimi trasformatori, forse i migliori nel mondo, ma, ancora più dipendenti dall'energia.

A partire dai giorni immediatamente successivi allo scorso Natale, l'Italia sta esportando gas naturale, sia verso la Francia, sia in direzione dell'Olanda. Non è la prima volta che il nostro Paese esporta gas verso i Paesi vicini, ma mai in queste proporzioni. I casi di esportazione di gas in questi anni erano stati finora sostanzialmente limitati. Nel frattempo, si moltiplicano gli appelli al Governo da parte del sistema delle imprese per predisporre nuovi interventi, volti a limitare l'impatto dei rincari delle bollette, oltre agli 8 miliardi stanziati negli ultimi mesi dal Governo. Gli interventi messi in campo dall'Esecutivo non hanno però toccato oltre il 70 per cento delle imprese, ma siamo fiduciosi nell'annuncio del Presidente Draghi di qualche giorno fa, che nella settimana prossima arriverà in Consiglio dei Ministri un nuovo decreto con un sostanziale intervento tra i 5 e i 7 miliardi, dopo quelli già previsti nella legge di bilancio e nel “decreto Sostegni-ter”. Dopo le nostre sollecitazioni, si farà questo ulteriore sforzo che dovrebbe essere mirato ad un contributo economico e finanziario per le famiglie, ma ora, ancor di più, per le imprese.

Confindustria ha chiesto di riattivare le riserve strategiche e di consentire lo sfruttamento dei giacimenti di gas al momento inutilizzati, così come è necessario mettere in campo interventi congiunturali immediati e strutturali di medio e lungo termine. Per ANIMA Confindustria, l'aumento delle bollette sta provocando un pesante rallentamento della produzione e delle vendite, frenando la ripresa in atto; questo non ce lo possiamo permettere.

Le imprese si sono viste raddoppiare ed in molti casi triplicare i costi. Pensate che nel mio territorio, nel distretto pratese, ad alta vocazione tessile-manifatturiero, ci sono aziende energivore- quasi tutte - che, nello stesso mese, sono passate da bollette di 80 mila euro a bollette di 480 mila euro; il danno economico e finanziario non potrà essere sostenibile per molte. Un altro esempio, sempre vicino al mio territorio, riguarda la Lucchesia, dove c'è un altro distretto energivoro importante come le cartarie: in alcune aziende si è bloccata la temporanea produzione; ciò è paradossale, visto che oggi ci sono molti ordini e le aziende si bloccano perché non conviene produrre. Questo è un problema che non può essere accettabile. Nel 2000 il nostro Paese produceva 20 miliardi di metri cubi di gas; oggi ne produce solo 4,5, a fronte di un consumo pari a 72 miliardi di metri cubi; questo significa che l'Italia è più vulnerabile, perché importiamo quasi tutto. In previsione di nuovi picchi al rialzo che potrebbero avvenire in questi giorni di fine inverno, è indispensabile farsi trovare pronti. Sotto questo aspetto è necessario potenziare l'accesso e la distribuzione del gas. Il gas, come indicato dall'Europa, è essenziale anche per la transizione ecologica. Ricordo che la scorsa settimana la Commissione europea ha approvato - e dico per fortuna - l'inserimento di gas e nucleare in tassonomia; anche per questo, andrebbero sfruttati maggiormente i giacimenti italiani. Qui voglio aprire una parentesi sul famoso PiTESAI, cioè il Piano per la transizione energetica sostenibile delle aree idonee, che fu approvato da un decreto-legge del 2018 e, dopo ulteriori proroghe dei vari “Milleproroghe” succedutisi negli anni, doveva essere adottato entro l'agosto 2021. Un fatto, questo, che non è avvenuto e, pertanto, vengono sospesi tutti i blocchi nell'Alto Adriatico. Non ci scordiamo che abbiamo un giacimento importante che deve essere autorizzato, che già esistente nell'Alto Adriatico e potrebbe dare tanta fornitura di gas, che è bloccato nel tempo per via dei comitati - qui mi permetto di dire, in modo assurdo - che addirittura dicevano che, se si fosse attivato, sarebbe scomparsa Venezia. Queste cose non devono essere più sentite e, invece, grazie alla politica, che in questa occasione è stata una fortuna che non abbia rispettato i tempi di adozione di questo Piano entro l'agosto del 2021, vengono sospesi i blocchi e si possono fare ulteriori estrazioni, sospendendo i limiti e rendendoli efficaci, per cui, quelli esistenti possono continuare a produrre ma si possono anche sbloccare le autorizzazioni per i nuovi; questa è un'altra buona notizia. Dall'altro lato, l'invito è a puntare sulle proprie risorse per navigare la crisi energetica e mettere al sicuro la filiera, a partire dal gas naturale che, grazie alla flessibilità degli stoccaggi, può garantire continuità nella produzione di energia elettrica. Risulta necessario evitare di commettere ancora gli errori del passato, sia ideologici che strutturali, ovvero la mancata o non completa diversificazione delle fonti di energia, investendo e incrementando anche altre risorse e tecnologie. Rammento le più importanti: geotermia, bioenergia, termovalorizzatori che producono energia da una frazione dei rifiuti e che possono essere sbloccati con i fondi del PNRR. Nel 2022 ogni regione dovrebbe avere un proprio termovalorizzatore per essere autosufficiente, così come è importante investire sul nucleare di nuova generazione. Qui voglio aprire una parentesi importante. È buona la notizia di due giorni fa del passo avanti che ha fatto la tecnologia nucleare a Oxford con l'apporto della nostra struttura Enea, che qui voglio anche pubblicamente ringraziare per la grande professionalità e il lavoro che ha svolto. Tutto questo ci fa ben sperare. Sì, ci fa ben sperare, perché con l'accelerazione e i risultati del progetto JET con tecnologia diversa dalla fissione, che permette di superare alcuni limiti tradizionali, possiamo arrivare finalmente ad avere una nuova tecnologia pulita, efficiente, molto più versatile e sicura, la cui ricerca è da sostenere anche con la formazione di nuove figure lavorative necessarie alle aziende per la trasformazione.

Infine, l'idrogeno, anche questo essenziale. Pertanto, in questa premessa chiedo al Governo, qui rappresentato dal sottosegretario Sasso, quali iniziative congiunturali e strutturali urgenti intenda mettere in atto per dare un sostegno alle tante filiere industriali e alle tante imprese a rischio in conseguenza dei forti e crescenti rincari energetici; se non ritenga necessario aprire un tavolo di confronto - e direi urgentemente - con il mondo imprenditoriale e quei settori produttivi maggiormente colpiti dal rincaro dell'energia; quali iniziative urgenti si intendano avviare al fine di ridurre la dipendenza del nostro Paese, preso atto sia dell'attuale caro energia sia anche per raggiungere gli obiettivi per la transizione energetica; se non si ritenga di mettere in campo tutte le iniziative utili ad aumentare la produzione italiana di gas, anche prevedendo a tale fine di sfruttare maggiormente gli approvvigionamenti dall'estero, che hanno una sempre crescente rilevanza geostrategica, fra cui TAP, quelli in Algeria e molti altri in Medio Oriente e Nord Europa; quali iniziative si intendano adottare per incrementare la diversificazione delle fonti di energia, investendo e incentivando anche altre risorse e tecnologie, come geotermia, bioenergia, termovalorizzatori, che devono essere sbloccati con i fondi del PNRR, semplificando anche le procedure per la realizzazione; se non si intenda aumentare le risorse per la ricerca, investendo con maggiore determinazione sul nucleare di nuova generazione, come prima detto, visto che parliamo di un nucleare che nulla più ha a che vedere con il precedente (quello dei due referendum), che dovrà essere parte integrante di una strategia di diversificazione delle fonti energetiche e di progetti di ricerca e sviluppo che meritano massimo sostegno ed attenzione.

Credo che oggi dobbiamo dare una risposta concreta alle nostre famiglie, ma anche e soprattutto alle nostre imprese, in merito a come il Governo intenda procedere per risolvere (anche se capisco che è un problema grosso e non di facile risoluzione) questa situazione.

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per l'Istruzione, Rossano Sasso, ha facoltà di rispondere.

ROSSANO SASSO, Sottosegretario di Stato per l'Istruzione. Grazie, Presidente. In merito all'interpellanza in oggetto, concernente la strategia energetica per far fronte ai rincari dei costi dell'energia, si rappresenta quanto segue. L'aumento dei costi delle materie prime energetiche, in particolare del gas metano, è un'emergenza che sta colpendo tutti i principali settori dell'economia. Come noto, il prezzo spot del gas ha subito un rialzo che è arrivato anche a tre cifre, mentre il prezzo della CO2 è circa raddoppiato, riflettendosi sul prezzo dell'energia all'ingrosso, nonché su quello delle bollette dei consumatori e delle imprese, nonché delle famiglie, con evidenti contraccolpi. La stretta relazione tra l'aumento del prezzo dell'energia elettrica e quello del gas è una conseguenza diretta della composizione del parco di produzione nazionale, che, pur profondamente rinnovato nel corso dell'ultimo decennio grazie alla progressiva penetrazione delle fonti rinnovabili, rimane prevalentemente influenzato dalla generazione a gas, che risulta ancora determinante nella formazione del prezzo all'ingrosso. Fermo restando l'obiettivo di giungere ad un sistema energetico pulito, è necessario, nella fase transitoria, incrementare le soluzioni che consentano di accumulare energia in maniera stagionale, cosicché, rimediando alla non programmabilità delle fonti rinnovabili e compensando eventuali carenze di approvvigionamento, possano fronteggiarsi crisi come quella attuale.

Per raggiungere gli obiettivi di neutralità carbonica che ci si è posti insieme ai partner europei con il Green Deal, nonché per ridurre la dipendenza energetica del nostro Paese, occorre perseverare ed accelerare nel porre in atto azioni che siano orientate verso la transizione ecologica. Sicuramente, la transizione verso un sistema decarbonizzato necessita di investimenti in tecnologie di generazione dell'energia da fonti rinnovabili. Pur tuttavia, nel periodo necessario a sviluppare appieno soluzioni tecnologiche che permettano una consistente e stabile capacità di generazione rinnovabile, occorrerà integrare il progressivo apporto di generazione da fonti rinnovabili con quelle tecnologie di generazione che risultano a minor impatto ambientale nel processo di transizione, come ad esempio la produzione di energia da gas naturale.

Rispetto a quest'ultimo punto, si precisa che, in base agli obiettivi contenuti nel Piano nazionale integrato per l'energia e il clima e alle indicazioni della Commissione europea, l'utilizzo del gas è previsto ancora nel breve e medio periodo, anche al fine di fornire al sistema elettrico i livelli di adeguatezza e flessibilità richiesti per l'immissione crescente nel mix energetico della generazione da fonti rinnovabili.

In un'ottica di valorizzazione della produzione di gas naturale nazionale, si deve richiamare il Piano per la transizione energetica sostenibile delle aree idonee, recentemente approvato con decreto del Ministero della Transizione ecologica, quale strumento di pianificazione e razionalizzazione delle attività in materia di idrocarburi. Quest'ultimo, difatti, prevede che, in determinate aree ritenute idonee con le predette attività, possa continuare solo la ricerca di gas a determinate condizioni, così come la produzione, ovvero salvaguardando obiettivi ambientali e socioeconomici.

Al 31 dicembre 2021, sono vigenti sul territorio nazionale 160 concessioni di idrocarburi, di cui 103 in terraferma e 57 in mare. Va evidenziato, altresì, che solo il 60 per cento risulta essere produttivo e che, nel 2020, sono state 17 concessioni a produrre l'81 per cento del totale nazionale. Infine, si rappresenta che, sulla base dei dati a disposizione degli uffici competenti del Ministero, risulta che le riserve residue di idrocarburi stimate concernenti concessioni attualmente improduttive sono circa 9,6 miliardi di metri cubi standard, che potrebbe comportare un incremento del 13 per cento della produzione annua nazionale, che attualmente è di 3,5 miliardi di metri cubi standard.

Per quanto concerne la politica di sostituzione del carbone con tecnologie di produzioni meno inquinanti, si evidenzia come questo sia uno dei pilastri del richiamato PNIEC, che ne prevede il phase out entro il 2025, e che tale politica viene perseguita anche mediante l'utilizzo di gas naturale.

Per quanto concerne le attività di export di gas naturale, si precisa che si tratta di un'attività libera in ambito dell'Unione europea. L'entrata in esercizio del gasdotto TAP ha permesso in determinati giorni un indice di prezzo del gas più basso in Italia, mitigando l'impatto della crisi energetica. La progressiva formazione di un mercato unico europeo è, altresì, facilitata dalla piena operatività dei meccanismi che permettono l'inversione dei flussi presso le interconnessioni, che, nel caso italiano, si ubicano al confine nord. Quanto detto si riflette nel bilanciamento tra domanda e offerta dei Paesi interconnessi, aumentando la concorrenza tra fornitori di gas a vantaggio dei consumatori.

Riguardo alle azioni volte a diversificare le fonti di energia, si rappresenta come il Governo ha posto in essere azioni mirate ad accelerare in modo significativo il tasso di installazione delle fonti rinnovabili e delle infrastrutture necessarie per la decarbonizzazione, anche attraverso la semplificazione dei procedimenti autorizzativi e la pianificazione dell'installazione di nuovi impianti in aree idonee, nonché mediante la valutazione di nuovi incentivi con programmazione di lungo termine.

Infine, si segnalano ulteriori iniziative volte allo sviluppo e all'industrializzazione di tecnologie energetiche allineate con il raggiungimento degli obiettivi di decarbonizzazione, quali la ricerca di sistema elettrico, ulteriori fondi a valere sul PNRR per lo sviluppo di usi applicativi del vettore idrogeno e il programma pluriennale “Mission Innovation”. Quest'ultimo focalizza la propria attività nel miglioramento delle tecnologie afferenti alle fonti rinnovabili, alla stabilizzazione e al miglioramento della rete di trasmissione elettrica e allo sviluppo di materiali innovativi.

Il Governo, come è noto, è intervenuto a più riprese nel corso del secondo semestre del 2021 e, in ultimo, in occasione della legge di bilancio 2022, con misure di carattere di urgenza volte a tutelare le categorie più svantaggiate. Non vanno sottovalutati, comunque, gli ulteriori interventi varati recentemente con il decreto-legge n. 4 del 2022, fra cui la disposizione volta ad imprimere un'ulteriore accelerazione ai processi autorizzativi degli impianti di produzione di energia da fonti rinnovabili, al fine di incrementare il livello di autosufficienza energetica del Paese attraverso ulteriori modifiche in tal senso della disciplina prevista per la commissione tecnica di verifica dell'impatto ambientale e per la commissione tecnica PNRR PNIEC. Inoltre, si evidenziano anche misure mirate ad alleviare i costi per le imprese a forte consumo di energia elettrica tramite credito d'imposta e, ancora, la riduzione degli oneri di sistema attraverso l'utilizzo degli extra margini dei produttori di energia da impianti di fonti rinnovabili, che beneficiano di tariffe fisse derivanti dal meccanismo del conto energia, ovvero non dipendenti dai prezzi di mercato.

Il decreto-legge è attualmente all'esame del Senato. Pertanto, il Governo è disponibile a valutare le proposte che i gruppi parlamentari vorranno proporre, in particolare quelle che saranno volte al raggiungimento del comune obiettivo di contenere il prezzo dell'energia elettrica per gli utenti finali e di garantire la sicurezza energetica e degli approvvigionamenti.

PRESIDENTE. La deputata Erica Mazzetti ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatta per la risposta alla sua interpellanza.

ERICA MAZZETTI (FI). Grazie, Presidente. Ringrazio il sottosegretario Sasso, che qui ha rappresentato la posizione del Governo su questo tema che, come ripeto, dev'essere il tema centrale per il Governo e per il Parlamento. È una priorità imprescindibile questa!

Ringrazio per le parole che ha detto e per i temi affrontati che, in parte, hanno risposto ai miei quesiti. In parte, però, mi prefissavo qualcosa di più concreto e di più immediato. In particolare, sento spesso ribadire nella sua relazione che ci sono tutti questi investimenti su tutte le tecnologie di energie rinnovabili, che, come dicevo prima e come è palese, sono a intermittenza. Sappiamo benissimo che nel nostro Paese non sono sufficienti a coprire il fabbisogno energetico, né ora né dopo, anche con l'apporto di tutti quegli accorgimenti che avverranno con la transizione energetica. La transizione energetica ha bisogno di un mix di energie varie, fra cui quelle che ho indicato nella mia interpellanza. Fondamentale, naturalmente, è il gas, che, in Italia, abbiamo la fortuna di avere come materia prima, forse l'unica che abbiamo per gli energivori. Tuttavia, come dicevo prima e come lei, giustamente, ha rammentato, abbiamo un piano, il PiTESAI, che è stato approvato dal Governo nel 2018, che però - per fortuna anche - doveva entrare in vigore ed essere adottato entro lo scorso agosto. Questo non è successo e, grazie a ciò, possiamo sbloccare tante situazioni collegate a questa adozione, per cui nei giacimenti attuali, che dovevano andare a esaurimento e in cui le estrazioni non potevano essere aumentate, le estrazioni possono essere aumentate, così come possono essere rilasciate nuove autorizzazioni. Ecco, in questo il Governo non è chiaro se intenda farlo e farlo immediatamente, così come Forza Italia sta sollecitando da mesi, perché questo è un primo passo importante che potrà risolvere in buona parte il problema a medio termine.

Per quanto riguarda tutte le problematiche ambientali legate a questo tema, ricordo una battuta che, purtroppo, è stata realtà per alcuni comitati territoriali, per i quali, se fosse stata attivata l'estrazione del gas nell'alto mar Adriatico, sarebbe scomparsa Venezia: è una cosa che non si può nemmeno sentire. Però, voglio tranquillizzare, perché nel 2010, grazie al Governo Berlusconi, fu messo un limite di 12 miglia dalla costa per le estrazioni; per cui, questo problema non esiste.

Dunque, il Governo dovrà chiarire se voglia procedere o no a questa fondamentale estrazione. Non ho sentito dire niente - e di questo me ne dispiaccio, soprattutto perché Sasso fa parte di un partito politico che insiste su questo tema, anzi, il suo leader, qualche tempo fa, ha detto che vorrebbe fare un referendum - il tema dell'energia nucleare: chiedo quali intenzioni abbia il Governo su come procedere riguardo a un'energia pulita, come sarebbe quella del nucleare di quarta generazione, anche e soprattutto con la sperimentazione andata in modo eccellente a Oxford. Certo è che domattina non possiamo iniziare, né qui né fuori, però è un'accelerazione importante che il nostro Governo ha l'obbligo di prendere in considerazione.

Poi, non ho sentito nemmeno rammentare una cosa importante, che Forza Italia da giorni dice. Voglio ringraziare, in proposito, il nostro coordinatore nazionale, l'onorevole Tajani, e i colleghi eurodeputati che hanno chiesto di accedere alle risorse europee di gas. Anche su questo punto non si sa bene il Governo quali intenzioni abbia. Spero, insomma, che a breve venga chiarito anche ciò. Però, ho notato - lo abbiamo notato tutti – che il Governo Draghi, con i Ministri e i sottosegretari, sta ragionando non più su “no” ideologici, a prescindere, aspetto che ci ha penalizzato molto negli ultimi anni e forse è parte anche del problema che oggi abbiamo nel nostro Paese, ossia la carenza e il costo elevato dell'energia. Non ho sentito, per fortuna, dire “no” ad altre tecnologie, come nel passato è successo, cosa che ci ha fatto arretrare e che ci ha fatto essere dipendenti da altri Stati e dalle condizioni di altri Stati, in termini sia geopolitici sia di mercati. Grazie a questo io vorrei veramente, con l'appoggio di tutti, ma anche e soprattutto del Parlamento, che deve essere più coinvolto in questo percorso, che si procedesse a esaminare, con tutta la tranquillità, la serenità e la libertà mentale, tutte queste nuove tecnologie, non tra un mese o tra alcuni mesi, ma da domani. L'ho chiesto anche in ufficio di presidenza in Commissione, qualche giorno fa, perché anche l'VIII Commissione, di cui faccio parte, deve essere immediatamente impegnata a dare risposte in merito.

Ringrazio nuovamente il sottosegretario Sasso e i Ministri che hanno partecipato alla risposta a questa mia interpellanza. L'apertura che il Ministro Cingolani ha fatto - e di questo dobbiamo dargli merito, dopo tanti anni di Ministri che, con un'ottusità diciamo ingenerosa, hanno bloccato o hanno fatto di questo Ministero solo un'ideologia – consente di essere più liberi di agire per il bene dei cittadini e delle imprese. Per noi, Parlamento e Governo, l'obiettivo deve essere quello di far lavorare con tranquillità e serenità le nostre imprese, che proprio ora sono ripartite dopo una lunga crisi economica, durata più di un decennio, e una pandemia che sappiamo tutti aver limitato la produzione. Grazie anche a tanti provvedimenti messi in atto dal Governo Draghi e a tante iniziative anche dei vari settori, si è ripartiti. C'è tanta richiesta di produzione, l'Italia è uno dei migliori produttori e trasformatori di materie. Adesso non possiamo bloccare le nostre imprese. Per cui io chiedo veramente, con tutto il cuore, che il Parlamento e il Governo ne facciano una priorità, che sia il momento di partire, che l'Italia si liberi dalle ideologie vecchie e non giustificate, e che si proceda immediatamente a trovare tutti quegli strumenti necessari – tutti, ripeto - per uscire da questa crisi energetica, per diminuire gli importi delle bollette per le famiglie e soprattutto per le imprese. Bisogna procedere con tutti gli strumenti necessari per avere finalmente una transizione energetica indolore, che possa dare un sollievo a tutti e far diventare l'Italia quel Paese indipendente e autorevole che, grazie a Draghi, a tutto il suo Governo e a Mattarella, sta iniziando a essere. Anche questo va sfruttato - passatemi il termine – per affrontare tutte le criticità che ci sono all'esterno e che colpiscono il nostro Paese, anche e soprattutto in questo settore.

(Iniziative volte alla nomina del commissario straordinario del SIN di Crotone, nel quadro di una più efficace tutela dell'ambiente e del paesaggio nella relativa provincia - n. 2-01418)

PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza urgente Barbuto n. 2-01418 (Vedi l'allegato A).

Chiedo alla deputata Barbuto se intenda illustrare la sua interpellanza o se si riservi di intervenire in sede di replica.

ELISABETTA MARIA BARBUTO (M5S). Grazie, Presidente. Crotone rientra nel SIN Crotone-Cassano-Cerchiara, di cui è prevista la bonifica, riconosciuta anche da una sentenza irrevocabile del tribunale di Milano che ha condannato ENI al pagamento della somma di 70 milioni di euro, già versata al Ministero della Transizione ecologica.

Dal 28 giugno 2018 è scaduto il mandato del commissario straordinario, dottoressa Elisabetta Belli, ma non è stato ancora nominato il successore. Il ritardo, ormai inescusabile, aggrava i rischi per la popolazione, rendendo ormai improcrastinabile la sua nomina. Nel frattempo, Crotone continua a essere terreno di nuove iniziative imprenditoriali dalle quali non consegue alcun apprezzabile vantaggio economico per il territorio e la popolazione, ma che comportano gravi ricadute sotto il profilo ambientale, mettendo a rischio la vocazione turistica del territorio. Infatti, recentemente la regione Calabria ha autorizzato l'insediamento di un'altra megadiscarica di rifiuti pericolosi in località Giammiglione, cui si è opposta fermamente l'amministrazione comunale di Crotone, essendovi già, nel territorio, l'unica discarica privata della Calabria, Columbra, che accoglie i rifiuti speciali, pericolosi e non, discarica che, sebbene già satura, ha ricevuto ulteriori 120.000 tonnellate di scarti di lavorazione dei rifiuti solidi urbani provenienti da tutta la regione, per effetto di una autorizzazione rilasciata con l'ennesima ordinanza contingibile e urgente dalla regione Calabria, qualche tempo fa. A questi si aggiungono i rifiuti speciali pericolosi che pervengono in modo continuativo da tutto il Paese, destinati al sito adiacente.

Si apprende, inoltre, di altre iniziative imprenditoriali. La Ionio Fuel vorrebbe realizzare un deposito costiero di rigassificazione di GNL in aree adiacenti al sito SIN e in zona urbanizzata nonché un impianto per la produzione di idrogeno blu e il più grande impianto eolico offshore al largo delle coste di Crotone, nell'area concessa alla GlobalMed per la prospezione e ricerca di idrocarburi liquidi e gassosi. A ciò si aggiungono analoghi progetti di impianti eolici offshore presentati dalla Minervia Vento e dalla Repower Renewable che, ad avviso degli interpellanti, mal si conciliano con quanto stabilito dalla risoluzione del Parlamento europeo del 7 luglio 2021 sull'impatto provocato sul settore della pesca dagli impianti eolici offshore e da altri sistemi energetici rinnovabili, avverso i quali si sono già opposti i consigli comunali di Crotone, Isola Capo Rizzuto, Cutro, la commissione straordinaria di Simeri Crichi, analogamente a quanto annunciato dalla commissione ambiente e territorio del comune di Catanzaro.

Sebbene tali progetti siano in linea con la transizione ecologica, che è giusto che venga perseguita, non può essere ignorato quanto il territorio crotonese abbia già pagato in termini di inquinamento ambientale e paesaggistico, anche a causa dello smisurato numero di impianti eolici già funzionanti sulla terraferma, che vedono la provincia di Crotone ai primi posti in Europa per numero di pale in esercizio, per la realizzazione delle quali vi sono state numerose indagini, anche da parte della procura distrettuale antimafia, per l'interessamento della 'ndrangheta. A questi si aggiungono i giacimenti di metano che, da decenni, ENI sfrutta davanti alla costa crotonese, con la presenza di quattro piattaforme e un centinaio di bocche di pozzo, con irrilevanti vantaggi economici per i residenti, trattandosi di estrazioni in mare, ma che, al contrario, limitano fortemente le attività delle imprese della pesca e delle imprese turistiche, che verrebbero ulteriormente compromesse dalla realizzazione dei citati impianti eolici offshore, altamente impattanti sull'ecosistema e sul paesaggio.

La stessa ENI, nonostante, con l'approvazione del POB 2, si fosse impegnata a trasportare fuori regione tutti i rifiuti della bonifica pericolosi e anche radioattivi, ha chiesto, da ultimo alla regione Calabria, la riapertura del PAUR, proponendo ricorso straordinario al Presidente della Repubblica, non volendo più onorare detto impegno, prospettando al contrario di tombarne parte nel sito industriale e trasferendo il resto a distanza di pochi chilometri, nella citata discarica privata di Columbra, adiacente al quartiere periferico di Crotone, località Papanice, senza risolvere il problema dell'inquinamento ambientale e, quindi, senza alcun vantaggio effettivo per il territorio.

Da ultimo, è stata annunciata da parte di A2A l'acquisto del 100 per cento di TecnoA, società che si occupa del trattamento e smaltimento dei rifiuti industriali, autorizzata a trattare ben 300.000 tonnellate l'anno di rifiuti industriali attraverso impianti di inertizzazione, di trattamento chimico-fisico per rifiuti liquidi, un termodistruttore e un termovalorizzatore dedicato al recupero energetico dei rifiuti industriali.

In altre parole, il territorio di Crotone sembra destinato esclusivamente a raccogliere altre e crescenti forme di inquinamento. Queste problematiche sono già state sottoposte al Ministero della Transizione ecologica con diverse interrogazioni nel 2019, nel 2020, nel 2021 e ad oggi non abbiamo mai avuto alcuna risposta. È pertanto necessario un intervento urgente del Governo attraverso l'immediata nomina del commissario straordinario che consenta di pervenire a soluzioni concrete per i cittadini, continuamente esposti a rischi per la salute e senza alcuna prospettiva di sviluppo economico, in una provincia - lo voglio ricordare - che è all'ultimo posto delle classifiche nazionali per prodotto interno lordo pro capite e con un tasso di disoccupazione giovanile che supera il 50 per cento (sono pochi i giovani che rimangono, perché gli altri sono purtroppo pronti a partire). Per l'incarico di commissario straordinario è necessario individuare una figura di alto profilo, una figura competente, sia dal punto di vista tecnico, che organizzativo, anche al fine di impedire l'infiltrazione della criminalità organizzata, sicuramente interessata alla gestione delle ingenti somme che verranno spese nelle operazioni di bonifica. Ciò premesso, le nostre domande al Governo sono le seguenti: intanto, se il Governo sia a conoscenza - e credo lo sia - della gravissima situazione di allarme ambientale in cui versa il SIN di Crotone e quali iniziative intenda adottare per colmare l'irragionevole ritardo accumulato nella nomina del commissario straordinario, con il compito di accelerare, coordinare e promuovere la realizzazione degli interventi di bonifica e riparazione del danno ambientale, vigilando sulla gestione delle somme impiegate. Chiediamo ancora quali iniziative intenda adottare per salvaguardare il territorio della provincia di Crotone che ha già pagato un prezzo altissimo dal punto di vista ambientale, rispetto a ulteriori iniziative imprenditoriali, contrastanti con la vocazione turistica e il pregio paesaggistico del territorio e che rischiano di aggravare una situazione ambientale già ampiamente compromessa dalle attività in essere.

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per l'Istruzione, Rossano Sasso, ha facoltà di rispondere.

ROSSANO SASSO, Sottosegretario di Stato per l'Istruzione. In merito all'interpellanza in oggetto, si rappresenta che innanzitutto la regione Calabria, il Ministero dell'Ambiente, la Presidenza del Consiglio dei Ministri e l'Ufficio del commissario delegato per l'emergenza ambientale della regione Calabria presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri hanno agito davanti al tribunale di Milano nei confronti di Syndial SpA, oggi ENI Rewind SpA, per il risarcimento del danno ambientale sul sito di Crotone.

Con sentenza n. 2536 pubblicata il 28 febbraio del 2012, passata in giudicato, il tribunale di Milano ha rigettato le richieste risarcitorie della regione Calabria e accolto quelle della Presidenza del Consiglio dei Ministri, Ministero e commissario, condannando Syndial SpA a pagare a questi soggetti, in solido e complessivamente, la somma di 56.200.000, di cui 46.200.000 a titolo di risarcimento del danno all'ambiente, relativo alla cosiddetta area archeologica, non compresa negli interventi di ripristino ambientale previsti nel Piano operativo di bonifica ed euro 10.000 a titolo di risarcimento del cosiddetto danno ambientale residuo, legato al passato, oltre ad interessi compensativi e legali.

Per quanto riguarda le attività economiche citate, si rileva che, dinanzi alla costa crotonese, insistono tre concessioni di coltivazione di idrocarburi limitrofe, di proprietà ENI, che producono gas. Essendo situate nel mare territoriale, il pagamento delle royalties è destinato, per il 55 per cento, alla regione Calabria e ammonta a quasi 3 milioni di euro annui, oltre all'imposta immobiliare da versare ai comuni, recentemente introdotta con la legge di conversione n. 157 del 2019.

Riguardo alle iniziative della Ionio Fuel, si conferma che la società ha comunicato agli uffici competenti del Ministero di avere in progetto un deposito costiero di gas naturale liquefatto, della capacità di stoccaggio di circa 20.000 metri cubi, da realizzare nell'area industriale nord di Crotone. Al momento non risulta ancora la presentazione dell'istanza ai sensi di legge, relativa a infrastrutture per stoccaggio e trasporto di GNL.

Per quanto afferisce agli impianti off-shore di energie rinnovabili, si premette che il Piano nazionale integrato energia e clima prevede obiettivi ambiziosi per la decarbonizzazione al 2030, da raggiungere anche mediante lo sfruttamento dell'energia eolica off-shore. Dal punto di vista autorizzativo, il decreto legislativo n. 199 del 2021 ha stabilito che sono considerate idonee per la produzione di energia da fonti rinnovabili le aree individuate dal Piano di gestione dello spazio marittimo. Nelle more dell'adozione del suddetto Piano sono comunque autorizzabili gli impianti per i quali sia stata presentata istanza autorizzativa.

Riguardo alla società Repower si specifica che ha presentato al Ministero istanza di autorizzazione per un impianto eolico off-shore di tipo galleggiante nell'area del Mar Ionio. Nelle more dell'avvio dell'iter autorizzativo si rappresenta come sarà necessario acquisire preliminarmente il giudizio di compatibilità ambientale del progetto e dovrà essere acquisita la concessione demaniale che la società ha già chiesto al competente Ministero delle Infrastrutture e della mobilità sostenibili per le aree demaniali marittime interessate dalla costruzione dell'impianto. Purtuttavia, per entrambe le procedure sarà sicuramente consentita la partecipazione delle rappresentanze del territorio per eventuali osservazioni al riguardo.

Con riferimento all'iter istruttorio relativo al progetto operativo di bonifica fase 2, inerente alle aree di pertinenza di ENI Rewind, si segnala che si è svolta, lo scorso ottobre 2021, la prima riunione della conferenza di servizi istruttoria sincrona, ai sensi della legge n. 241 del 1990, avente ad oggetto i documenti relativi all'eventuale estensione degli interventi previsti dal progetto medesimo.

Successivamente, nel mese di gennaio scorso, sono stati richiesti i pareri tecnici di competenza di ISPRA ed ARPA Calabria sul documento di ENI Rewind riguardante gli esiti delle prove per l'applicazione della tecnologia di solidificazione e stabilizzazione riguardanti il sito di Crotone sempre relativo al Piano di bonifica fase 2. Inoltre, nel luglio 2021 è stata indetta una conferenza di servizi preliminare con tutti i livelli amministrativi in modalità asincrona riguardo ai documenti relativi agli studi di fattibilità delle due soluzioni proposte da ENI, ovvero la messa in sicurezza permanente della discarica ex Fosfotec e la realizzazione di un impianto di conferimento di scopo interno al sito. Successivamente, gli uffici tecnici del Ministero, nel novembre scorso, hanno richiesto i pareri tecnici dei soggetti deputati, inerenti alle alternative progettuali presentate da ENI e delle ulteriori deduzioni fornite successivamente dalla società. Con riferimento alla nomina del commissario straordinario, si precisa che l'articolo 4-ter del decreto legge n. 145 del 2013 ha destinato le somme liquidate con la sopracitata sentenza del tribunale di Milano per l'attuazione degli interventi di bonifica, la riparazione del danno ambientale del SIN di Crotone, Cassano e Cerchiara, prevedendo la nomina di un commissario straordinario.

Come ricordato dagli interpellanti, il mandato del commissario nominato, dottoressa Elisabetta Belli, è scaduto il 28 giugno 2018 e ad oggi non è stato ancora nominato un nuovo commissario. La principale causa risiede negli stringenti requisiti richiesti alla figura del commissario, dettati dalla normativa di riferimento, così condizionando l'individuazione del soggetto ritenuto idoneo alla carica; tuttavia, l'estensione della stessa alla materia del SIN non consentiva di individuare un soggetto che, per la complessità dei diversi adempimenti previsti dall'incarico, sarebbe dovuto provenire dalla pubblica amministrazione, nonché con consolidate competenze in campo ambientale. Pertanto, si è reso necessario procedere ad una modifica del citato articolo 4-ter che, dopo numerosi tentativi anche in sede emendativa, è stata solo di recente operata con l'articolo 17-octies, comma 6, lettera b), del decreto 9 giugno 2021, n. 80, convertito con modificazioni dalla legge 6 agosto 2021, n. 113. Inoltre, al fine di completare la disciplina di riferimento per il commissario per il SIN di Crotone, si precisa che è attualmente in discussione, nell'ambito dell'iter di conversione del decreto-legge n. 228 del 30 dicembre del 2021, cosiddetto Proroga termini, un emendamento volto a rafforzare i poteri commissariali in materia di misure di prevenzione e per il ripristino ambientale, conforme all'Allegato 3, parte sesta, del decreto legislativo n. 152 del 3 aprile 2006 anche per i siti di interesse nazionale.

In tal modo, con l'auspicato completamento del quadro giuridico di riferimento, si potrà procedere con la massima celerità alla nomina del commissario, al fine di dare corso agli improcrastinabili interventi di bonifica e riparazione del danno ambientale nel SIN di Crotone.

PRESIDENTE. La deputata Elisabetta Maria Barbuto ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatta per la risposta alla sua interpellanza.

ELISABETTA MARIA BARBUTO (M5S). Grazie, Presidente. Veramente sono molto perplessa, non posso sicuramente dichiararmi soddisfatta della risposta. Intanto ringrazio il sottosegretario, comunque, per aver rappresentato qui, in questa sede, il Governo e, quindi, il Ministero della Transizione ecologica, anche se, francamente, mi sarei aspettata che stamattina ci fosse qualche esponente - come il sottosegretario - del Ministero della Transizione ecologica, perché la tematica è molto delicata; oltretutto è stata sottoposta diverse volte al Ministero senza esito e quindi stiamo per celebrare il quarto compleanno senza il commissario.

Mi auguro che, effettivamente, questa ulteriore modifica, che è stata appena citata e che è contenuta nel cosiddetto “decreto Milleproroghe”, possa dare il via alla nomina del commissario, che, peraltro, è stata più volte annunciata in passato e poi non si è mai concretizzata. Da ultimo, ricordo la figura del generale Vadalà, esperto in questo settore e attualmente a capo della struttura commissariale per quanto riguarda le discariche, che, però, purtroppo, poi non ha avuto seguito. Quindi, la città di Crotone aspetta, perché non è più possibile attendere ulteriormente: è necessario procedere al più presto. Ci auguriamo e sorveglieremo affinché questo accada.

Per quanto riguarda, invece, il discorso relativo alle numerose iniziative che sono attualmente in essere e in fieri sul territorio di Crotone - francamente, devo dire che non vorrei essere io a ricordarlo - qualche giorno fa in quest'Aula abbiamo approvato definitivamente la legge di riforma costituzionale che pone al centro dell'attenzione l'ambiente, integrando l'articolo 9 e soprattutto ampliando l'articolo 41 della Costituzione, per cui le iniziative economiche private (libere, ovviamente) dovranno essere sempre commisurate e dovranno essere avviate e svolgersi nel pieno rispetto della salute dei cittadini e dell'ambiente: questo non accade.

Non so se conoscete - immagino di sì, spero di sì - la costa jonica, il Mar Ionio. È una costa ricca di storia, di cultura, di archeologia, che ha una vocazione ben diversa da quella che le si vorrebbe dare con questa serie di attività che verranno iniziate. Mi riferisco in questo frangente ai parchi eolici off-shore: ci rendiamo conto della loro necessità, essendo una forma di energia alternativa; in questo momento, poi, probabilmente, potrebbe essere anche impopolare parlare contro impianti del genere, ma non siamo a prescindere contro. Il problema è la riflessione che volevo avviare, insieme a voi, sull'opportunità di massacrare ulteriormente la nostra costa: le pale eoliche noi le abbiamo - siamo circondati, accerchiati dalle pale eoliche sulla terraferma - quasi fino alla riva del mare; adesso ce le vedremo arrivare pure dal mare. Quindi, dietro al Castello Aragonese, che è una delle bellezze che in tutto il mondo viene conosciuto, Le Castella, Isola di Capo Rizzuto, sul promontorio di Capo Colonna, invece di insistere le bellezze notevoli dell'unica colonna rimasta del famoso tempio di Hera Lacinia, emergeranno questi mostri, creando problemi notevoli, come già esistono, a carico delle attività produttive. I pescatori, infatti, le marinerie di Crotone, di Cirò e di Isola Capo Rizzuto, sono già estremamente penalizzate; peraltro, non percepiscono nemmeno le royalties - è un'altra vergogna -, né parte delle royalties, che non sono da considerare sicuramente degli aiuti di Stato, ma una forma di indennizzo all'attività mancata e alla mancata produzione, che purtroppo devono subire. Questi impianti non porteranno occupazione sul territorio, per cui, sostanzialmente, i giovani continueranno a partire, quindi avremo praticamente una situazione che rischia davvero di esplodere in tutta la sua gravità.

L'altra sera ho ricordato in quest'Aula che, oltre ad avere avuto l'opportunità di partecipare ad una modifica della nostra Costituzione così importante, ho avuto modo di assistere - come tutti, credo - al discorso di insediamento del Presidente Mattarella, che ha ricordato e declinato in tante occasioni la parola “dignità”. Noi reclamiamo questa dignità, perché non è concepibile, come è avvenuto l'altro giorno, che nel corso di un incontro che è stato richiesto da una delle società che dovrebbe, per l'appunto, andare a installare il parco eolico, l'illustrazione dei progetti venga fatta esclusivamente dal punto di vista imprenditoriale, sostenendo addirittura che l'installazione delle pale eoliche dovrebbe essere motivo ulteriore per suscitare interesse e, comunque, far venire i turisti nelle nostre zone: io non credo proprio, non penso proprio! Quindi, mi auguro veramente che il Governo sappia frenare questa situazione e, soprattutto, sappia dare la tutela che noi meritiamo, come calabresi e, in particolare, come calabresi della costa jonica.

PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interpellanze urgenti all'ordine del giorno.

Sui lavori dell'Assemblea.

PRESIDENTE. Avverto che, secondo quanto già anticipato nella riunione della Conferenza dei presidenti di gruppo dell'8 febbraio scorso, l'esame in Assemblea del disegno di legge di conversione del decreto-legge n. 221 del 2021, recante proroga dello stato di emergenza (approvato dal Senato – scadenza: 22 febbraio 2022), già previsto a partire da lunedì 14 febbraio, è posticipato - in relazione ai tempi di trasmissione da parte del Senato - alla seduta di martedì 15 febbraio, a partire dalle ore 9,30, con votazioni non prima delle ore 14 e con prosecuzione notturna, per proseguire nelle giornate successive.

Come già preannunciato ai gruppi per le vie brevi, ai sensi dell'articolo 96-bis, commi 3 e 5, del Regolamento, il termine per la presentazione delle questioni pregiudiziali riferite a tale disegno di legge è fissato alle ore 16,30 di lunedì 14 febbraio.

Conseguentemente, nella seduta di martedì 15 febbraio, non sarà iscritto all'ordine del giorno lo svolgimento di interpellanze ed interrogazioni.

Avverto, inoltre, che è stata presentata la questione pregiudiziale Colletti ed altri n. 1, riferita al disegno di legge n. 3457 – decreto-legge 4 febbraio 2022, n. 5, recante misure urgenti in materia di certificazioni verdi COVID-19 e per lo svolgimento in sicurezza delle attività nell'ambito del sistema educativo scolastico e formativo, il cui esame e votazione sarà iscritto all'ordine del giorno a partire dalla seduta di martedì 15 febbraio, dopo l'esame del disegno di legge di conversione del decreto-legge n. 221 del 2021.

Avverto, infine, che nell'allegato A al resoconto stenografico della seduta odierna, a seguito della costituzione di una nuova componente politica nell'ambito del gruppo Misto, sarà pubblicata l'ulteriore nuova organizzazione dei tempi per l'esame degli argomenti iscritti nel calendario dei lavori per il mese di febbraio, nel cui ambito è prevista anche l'organizzazione dei tempi per l'esame della mozione concernente iniziative relative all'applicazione della cosiddetta direttiva Bolkestein.

Ordine del giorno della prossima seduta.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.

Lunedì 14 febbraio 2022 - Ore 15:

Discussione sulle linee generali della mozione Meloni ed altri n. 1-00581 concernente iniziative relative all'applicazione della cosiddetta direttiva Bolkestein .

Discussione sulle linee generali delle mozioni Molinari ed altri n. 1-00572, Porchietto ed altri n. 1-00580 e Benamati ed altri 1-00582 concernenti misure a sostegno del comparto automobilistico .

Discussione sulle linee generali della mozione Villani ed altri n. 1-00543 concernente iniziative per la diagnosi e la cura dei disturbi dello spettro autistico .

La seduta termina alle 12,10.