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Resoconto dell'Assemblea

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XVIII LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 635 di mercoledì 9 febbraio 2022

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ANDREA MANDELLI

La seduta comincia alle 9,30.

PRESIDENTE. La seduta è aperta.

Invito il deputato segretario a dare lettura del processo verbale della seduta precedente.

LUIGI IOVINO, Segretario, legge il processo verbale della seduta di ieri.

PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.

(È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Barelli, Bergamini, Enrico Borghi, Boschi, Brescia, Brunetta, Carfagna, Casa, Cavandoli, Davide Crippa, D'Inca', Di Stefano, Fassino, Ilaria Fontana, Garavaglia, Gebhard, Gelmini, Giachetti, Giacomoni, Grande, Invernizzi, Lapia, Macina, Maggioni, Magi, Marin, Mule', Mura, Nesci, Occhionero, Orlando, Perantoni, Rotta, Ruocco, Schullian, Serracchiani, Carlo Sibilia, Sisto e Tabacci sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.

I deputati in missione sono complessivamente 111, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza, che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna (Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna).

Preavviso di votazioni elettroniche (ore 9,36).

PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.

Sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare sull'ordine dei lavori l'onorevole Cabras. Ne ha facoltà.

PINO CABRAS (MISTO-A). Signor Presidente, c'è una notizia che ci è giunta ieri, che sembra la solita notizia di una decisione della Conferenza dei presidenti di gruppo della Camera, ma che ha delle implicazioni sui lavori dell'Assemblea e sui rapporti fra poteri dello Stato, fra il potere legislativo e il potere esecutivo, e che quindi merita una discussione più ampia alla Camera, che non sia semplicemente la discussione di organi che fanno da “ripetitori” delle decisioni del Governo.

La questione riguarda l'estensione di alcune regole, che sono state applicate in modo sbagliato da parte del Governo ai lavoratori di tutta Italia, che in questo momento stanno subendo una tragedia personale, per dover decidere - sul proprio corpo - sotto il ricatto del Governo, che impone decisioni a loro non gradite, in un momento in cui la pandemia sta scemando per ragioni naturali e senza che altri Paesi in tutto il mondo abbiano mai preso decisioni di questo tipo a carico del lavoro e, tantomeno, a carico del Parlamento. In questo momento, per la prima volta nella storia del parlamentarismo in Europa, una decisione del Governo su materie sanitarie presa in modo improprio e molto controverso, ricade sulla possibilità di molti parlamentari di esercitare la loro funzione di rappresentanza e questo pone un problema molto grave alla democrazia. È un vulnus particolarmente grave e preoccupante e pone anche dei problemi in prospettiva perché, nel momento in cui si lede un potere che vota, il potere del Parlamento, un domani questa decisione potrà essere estesa a un potere che vota più ampio, quale quello degli elettori. Non vorremmo che questo fosse il prodromo di una decisione che poi va a investire il corpo dell'elettorato; si stanno prendendo delle decisioni di una gravità inaudita con un'ottusità burocratica, che non ha senso soprattutto alla luce dei fatti che in questo momento tutti abbiamo occasione di conoscere. Nel momento in cui la pandemia ha uno sviluppo e una curva epidemiologica uguale, praticamente coincidente, in Spagna e in Italia, e un Paese richiede il green pass e l'altro no, significa che il green pass non ha avuto nessuna influenza, checché ne dica un autorevole esponente del Governo, sullo sviluppo della pandemia. Quindi, è assolutamente preoccupante che vengano prese decisioni di questo tipo, che il Parlamento veda propri rappresentanti esclusi dalla possibilità di partecipare nella sede in cui saranno prese decisioni importantissime nel corso di questo ultimo anno di legislatura. La Conferenza dei presidenti di gruppo si è presa una responsabilità molto grave e i Questori farebbero bene a rimettere al Parlamento, con una discussione aperta, una questione che non può essere trattata con questa leggerezza e con questa gravità. Considerate inoltre che molti Parlamenti autorevoli, ad esempio l'Assemblea parlamentare del Consiglio d'Europa e il Parlamento europeo, hanno previsto la possibilità di votare a distanza. Qui si sta ragionando ancora con la logica dei trasporti con le carrozze a cavalli e non si fanno invece delle discussioni su forme che garantiscano a tutti la possibilità di votare. È un ritardo che pesa e che non può essere limitato, lo ripeto, a quelli che fanno da ripetitore delle decisioni dell'Esecutivo. Il Parlamento non è nato per fare da ripetitore delle decisioni dell'Esecutivo, è nato anche per contrastarle, ove necessario. Questo è un problema che pongo a tutti e chiedo, con la massima energia, a nome di Alternativa, che ci sia una discussione parlamentare prima che si prendano decisioni così gravi.

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Cabras, riferirò al Presidente le sue obiezioni. Sospendo, pertanto, la seduta che riprenderà alle ore 9,56.

La seduta, sospesa alle 9,40, è ripresa alle 9,58.

Sui lavori dell'Assemblea.

PRESIDENTE. La seduta è ripresa.

Avverto che, secondo le intese intercorse, si procederà a un'inversione dell'ordine del giorno, nel senso di passare direttamente al punto n. 2 dell'ordine del giorno che reca il seguito della discussione del testo unificato delle proposte di legge recanti disposizioni per la tutela, lo sviluppo e la competitività della produzione agricola, agroalimentare e dell'acquacoltura con metodo biologico.

Seguito della discussione del testo unificato delle proposte di legge: Gadda ed altri; Cenni e Incerti; Parentela ed altri; Golinelli ed altri: Disposizioni per la tutela, lo sviluppo e la competitività della produzione agricola, agroalimentare e dell'acquacoltura con metodo biologico (Approvate, in un testo unificato, dalla Camera e modificate dal Senato) (A.C. 290​-410​-1314​-1386-B​).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del testo unificato delle proposte di legge, già approvate in un testo unificato dalla Camera e modificate dal Senato, nn. 290-410-1314-1386-B: Disposizioni per la tutela, lo sviluppo e la competitività della produzione agricola, agroalimentare e dell'acquacoltura con metodo biologico.

Ricordo che nella seduta dell'8 febbraio si è conclusa la discussione generale e il relatore è intervenuto in sede di replica, mentre la rappresentante del Governo vi ha rinunciato.

(Esame degli articoli - Testo unificato - A.C. 290-B​)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli articoli del testo unificato delle proposta di legge e degli emendamenti presentati (Vedi l'allegato A).

Le Commissioni I (Affari costituzionali) e V (Bilancio) hanno espresso i prescritti pareri (Vedi l'allegato A), che sono in distribuzione.

Avverto che la Commissione ha presentato l'emendamento 1.100, che è in distribuzione.

Avverto altresì che, per un mero errore materiale, nel fascicolo non è presente l'emendamento Golinelli 1.5 e che, comunque, è stato ritirato dal presentatore prima dell'inizio della seduta.

Avverto inoltre che non sono pubblicati nel fascicolo, a norma dell'articolo 70, comma 2, del Regolamento, gli emendamenti presentati direttamente in Assemblea non riferiti a parti modificate dal Senato.

Avverto infine che non saranno posti in votazione gli articoli 2, 4, 10, 15, 17, 20 e 21, in quanto non modificati dal Senato.

(Esame dell'articolo 1 - Testo unificato - A.C. 290-B​)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 1 e dei relativi emendamenti (Vedi l'allegato A).

Se nessuno chiede d'intervenire, invito il relatore e il rappresentante del Governo a esprimere il parere sugli emendamenti riferiti a tale articolo.

Onorevole Maglione, dovrebbe esprimere i pareri sugli identici emendamenti 1.100 della Commissione, 1.10 Magi e 1.30 Ciaburro.

PASQUALE MAGLIONE, Relatore. Grazie, Presidente. Volevo semplicemente ricordare che l'emendamento 1.30 Ciaburro mi risulta ritirato.

PRESIDENTE. A noi non risulta, onorevole Maglione, però facciamo una verifica dal vivo; chiediamo all'onorevole Ciaburro, se lo ritira. In tal caso, lo dovrebbe comunicare al microfono, così rimane agli atti.

MONICA CIABURRO (FDI). Presidente, era stato ritirato in Commissione.

PRESIDENTE. Bene, adesso abbiamo risolto questo enigma. Quindi, l'emendamento 1.30 Ciaburro è stato ritirato. Rimane il parere sugli identici emendamenti 1.100 della Commissione e 1.10 Magi.

PASQUALE MAGLIONE, Relatore. Grazie, Presidente. Il parere è favorevole. Mi soffermo giusto un minuto per motivare anche la decisione della Commissione di intervenire sulla modifica dell'articolo 1, comma 3. Si tratta di una scelta pragmatica della Commissione e per questo voglio ringraziare sia i gruppi di maggioranza sia i gruppi di opposizione, con i quali si è trovata un'intesa sull'emendamento che è volto, unicamente, a stemperare i fraintendimenti di questi giorni e che ha l'unico obiettivo di portare a compimento l'approvazione di questa norma. La scelta della Commissione di presentare questo emendamento nasce infatti da un accordo politico concluso anche con tutte le forze presenti al Senato della Repubblica affinché il provvedimento venga chiuso il prima possibile, ci si augura nei prossimi mesi, anzi, nel prossimo mese di marzo. Il percorso è cominciato in questo ramo del Parlamento e ha portato all'approvazione di questa norma che - lo ripeto - arriva da un percorso estremamente condiviso e da approfondimenti specifici fatti su ogni aspetto di essa. Però, visto che, alla velleità dei singoli, si è voluto anteporre l'interesse dei tanti agricoltori che fanno biologico, soprattutto dei tanti giovani agricoltori che fanno biologico, la Commissione ha ritenuto opportuno accogliere in parte le riflessioni che arrivavano, pur non condividendole appieno, ma comunque nel solo interesse del comparto agricolo biologico nazionale.

PRESIDENTE. Ho anche bisogno del parere sull'emendamento 1.20 Magi, anche laddove fosse eventualmente precluso dalla votazione degli identici emendamenti 1.100 della Commissione e 1.10 Magi. Tuttavia, il parere lo deve esprimere.

PASQUALE MAGLIONE , Relatore. Invito al ritiro o parere contrario.

PRESIDENTE. Il Governo?

GIAN MARCO CENTINAIO, Sottosegretario di Stato per le Politiche agricole alimentari e forestali. Parere conforme.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti 1.100 della Commissione e 1.10 Magi, con il parere favorevole della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 1).

L'emendamento 1.20 Magi è, quindi, precluso.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 1, nel testo emendato.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 2).

(Esame dell'articolo 3 - Testo unificato - A.C. 290-B​)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 3 (Vedi l'allegato A), al quale non sono state presentate proposte emendative.

Passiamo dunque ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 3.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 3).

(Esame dell'articolo 5 - Testo unificato - A.C. 290-B​)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 5 (Vedi l'allegato A), al quale non sono state presentate proposte emendative.

Passiamo dunque ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 5.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 4).

(Esame dell'articolo 6 - Testo unificato - A.C. 290-B​)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 6 (Vedi l'allegato A), al quale non sono state presentate proposte emendative.

Passiamo dunque ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 6.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 5).

(Esame dell'articolo 7 - Testo unificato - A.C. 290-B​)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 7 (Vedi l'allegato A), al quale non sono state presentate proposte emendative.

Passiamo dunque ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 7.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 6).

(Esame dell'articolo 8 - Testo unificato - A.C. 290-B​)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 8 (Vedi l'allegato A), al quale non sono state presentate proposte emendative.

Passiamo dunque ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 8.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 7).

(Esame dell'articolo 9 - Testo unificato - A.C. 290-B​)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 9 (Vedi l'allegato A), al quale non sono state presentate proposte emendative.

Passiamo dunque ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 9.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 8).

(Esame dell'articolo 11 - Testo unificato - A.C. 290-B​)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 11 (Vedi l'allegato A), al quale non sono state presentate proposte emendative.

Passiamo dunque ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 11.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 9).

(Esame dell'articolo 12 - Testo unificato - A.C. 290-B​)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 12 (Vedi l'allegato A), al quale non sono state presentate proposte emendative.

Passiamo dunque ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 12.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 10).

(Esame dell'articolo 13 - Testo unificato - A.C. 290-B​)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 13 (Vedi l'allegato A), al quale non sono state presentate proposte emendative.

Passiamo dunque ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 13.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 11).

(Esame dell'articolo 14 - Testo unificato - A.C. 290-B​)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 14 (Vedi l'allegato A), al quale non sono state presentate proposte emendative.

Passiamo dunque ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 14.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 12).

(Esame dell'articolo 16 - Testo unificato - A.C. 290-B​)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 16 (Vedi l'allegato A), al quale non sono state presentate proposte emendative.

Passiamo dunque ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 16.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 13).

(Esame dell'articolo 18 - Testo unificato - A.C. 290-B​)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 18 (Vedi l'allegato A), al quale non sono state presentate proposte emendative.

Passiamo dunque ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 18.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 14).

(Esame dell'articolo 19 - Testo unificato - A.C. 290-B​)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 19 (Vedi l'allegato A), al quale non sono state presentate proposte emendative.

Passiamo dunque ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 19.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 15).

(Esame dell'articolo 21 - Testo unificato - A.C. 290-B​)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 21 e dell'unica proposta emendativa ad esso presentata (Vedi l'allegato A).

Preciso che l'emendamento 21.1 Schullian è stato considerato ricevibile in quanto recante disposizioni strettamente consequenziali alle modifiche apportate al testo dell'articolo 19, inserito dal Senato. Avverto che, ove l'emendamento 21.1 Schullian dovesse essere respinto, l'articolo 21, al quale esso si riferisce, non verrà posto in votazione in quanto oggetto di doppia deliberazione conforme. Nel caso, invece, di approvazione del richiamato emendamento 21.1, l'articolo 21 sarà conseguentemente posto in votazione come modificato. Invito quindi il relatore ad esprimere il parere sull'emendamento 21.1.

PASQUALE MAGLIONE , Relatore. Parere favorevole.

PRESIDENTE. Il Governo?

GIAN MARCO CENTINAIO, Sottosegretario di Stato per le Politiche agricole alimentari e forestali. Parere conforme al relatore.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 21.1 Schullian, con il parere favorevole della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 16).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 21, nel testo emendato.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 17).

(Esame degli ordini del giorno - Testo unificato - A.C. 290-B​)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli ordini del giorno presentati (Vedi l'allegato A).

Se nessuno chiede di intervenire per illustrare gli ordini del giorno, invito il rappresentante del Governo ad esprimere i pareri.

GIAN MARCO CENTINAIO, Sottosegretario di Stato per le Politiche agricole alimentari e forestali. Presidente, chiedo cinque minuti di sospensione.

PRESIDENTE. Poiché credo sia un po' difficile riconvocare l'Aula tra cinque minuti, facciamo un quarto d'ora, così siamo più sicuri.

Riprendiamo le votazioni alle ore 10,35.

La seduta è sospesa.

La seduta, sospesa alle 10,20, è ripresa alle 10,50.

PRESIDENTE. La seduta è ripresa.

Invito il rappresentante del Governo ad esprimere il parere sugli ordini del giorno. Ordine del giorno n. 9/290-B/1 Ciaburro?

GIAN MARCO CENTINAIO, Sottosegretario di Stato per le Politiche agricole alimentari e forestali. Invito al ritiro o parere contrario.

PRESIDENTE. Ordine del giorno n. 9/290-B/2 Caretta?

GIAN MARCO CENTINAIO, Sottosegretario di Stato per le Politiche agricole alimentari e forestali. Parere favorevole a condizione che sia tolta la lettera e).

PRESIDENTE. Quindi, parere favorevole con riformulazione.

Ordine del giorno n. 9/290-B/3 Bella?

GIAN MARCO CENTINAIO, Sottosegretario di Stato per le Politiche agricole alimentari e forestali. Presidente, mi dicono che è stato ritirato.

PRESIDENTE. Perfetto, l'onorevole Bella ritira il suo ordine del giorno.

Passiamo alla votazione degli ordini del giorno.

Ordine del giorno n. 9/290-B/1 Ciaburro. Ha chiesto di parlare l'onorevole Ciaburro. Ne ha facoltà.

MONICA CIABURRO (FDI). Grazie, Presidente. È chiaro che ci troviamo in una situazione un po' imbarazzante per il parere contrario su questo ordine del giorno, che chiedeva semplicemente che questa legge sul biologico superasse l'esame di questa Camera ed entrasse al più presto in funzione in modo operativo, per dare risposte e risorse a tutto il mondo dell'agricoltura biologica, che da troppo tempo aspetta. È stato anche fatto da parte di Fratelli d'Italia in Commissione un lungo lavoro di collaborazione, soprattutto cercando di mettere un po' di ordine rispetto alla confusione che si è creata tra il metodo biologico, certificato e scientifico, e la sovrapposizione e l'equiparazione ad un metodo quantomeno antiscientifico e che non possiamo oggi riconoscere o equiparare. Quindi, con responsabilità oggi abbiamo anche ritirato il nostro emendamento, nell'unica parte modificabile rispetto al testo che arrivava dal Senato.

Con questo ordine del giorno, però, chiediamo semplicemente di mettere risorse rispetto a questa legge sul biologico per il biologico e senza alcun fraintendimento relativamente al biodinamico, di qualsiasi natura e specie, che non deve avere queste risorse. Mi riferisco ai soldi per la formazione e per la ricerca. Formare rispetto a delle tecniche che si tramandano oralmente da più di un secolo? Certo, sono esperienze, sono sensibilità che ognuno di noi può praticare in qualsiasi ambito, ma non possono essere certificate da una legge nazionale. Ecco, è solo questo! Tanto più che è anche vero che il biodinamico, per tutta la parte che si riconduce al biologico, è già riconoscibile e può accedere a questo tipo di risorse. Con questo ordine del giorno si cercava semplicemente di chiedere distinzione tra le due cose e riportare la legge in ambito scientifico, che è assolutamente poi riconducibile e riconoscibile.

Quindi ci stupiamo, anche rispetto alla collaborazione e a tutto l'impegno di Fratelli d'Italia in Commissione. Io ringrazio anche il relatore Maglione (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia), che davvero si è prodigato per cercare di trovare una soluzione condivisa. Noi abbiamo fatto tutto quello che si poteva - ripeto - con senso di responsabilità. Ci dispiace che il Governo soprattutto su questo ordine del giorno abbia imposto questo parere così rigido rispetto a una cosa che pensavamo fosse ormai superata, perché c'era l'intenzione, appunto, di estrapolare da tutto il testo i riferimenti al biodinamico, perché - ripeto - è una legge sul biologico e tale deve rimanere (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/290-B/1 Ciaburro, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 18).

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/290-B/2 Caretta sul quale c'è un parere favorevole con riformulazione, accettata dal presentatore.

È così esaurito l'esame degli ordini del giorno presentati.

(Dichiarazioni di voto finale - Testo unificato - A.C. 290-B​)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Magi. Ne ha facoltà.

RICCARDO MAGI (MISTO-A-+E-RI). La ringrazio, Presidente. Per esprimere il voto favorevole su questa legge, che è una legge importante e utile e per la quale vanno ringraziati, per il lavoro che è stato fatto, tutti i colleghi della Commissione agricoltura.

In due minuti non ho il tempo di entrare nel merito della legge, tuttavia, desidero sicuramente soffermarmi sul fatto che oggi il Parlamento, con l'intervento emendativo di questa mattina, ha dimostrato di saper ascoltare sia gli appelli che sono arrivati dal mondo della scienza e, in particolare, ancora negli ultimi giorni, dal professor Parisi, premio Nobel, che giustamente quest'Aula ha salutato con una standing ovation nel momento in cui è stata annunciata l'assegnazione del premio, sia la risposta che al professor Parisi, alla fine di novembre, aveva dato sul punto il Presidente Mattarella, che quest'Aula di nuovo cinquanta volte ha applaudito non più tardi di una settimana fa. Quindi, è una vittoria del Parlamento!

Purtroppo, nei lavori di Commissione, già nel luglio scorso, avevamo sottoposto ai colleghi quegli emendamenti e, devo dire, non c'era stata in quell'occasione neanche la volontà di dibattere e di discutere. Si è tirato dritto particolarmente su un punto che avrebbe reso questa legge inaccettabile. C'è stata una sorta di capovolgimento nel confronto con i colleghi: sembrava che chi chiedeva di sopprimere la parte con un riconoscimento inserito in modo surrettizio al biodinamico stesse compiendo qualcosa di liberticida o addirittura di oppressivo. Colleghi, qui, come sapete, non si parla di questo, perché ognuno può praticare tutti i metodi che vuole; qui si tratta dell'inopportunità di inserire un riconoscimento, in un testo di legge, a qualcosa che lo stesso Comitato per la legislazione della Camera ci aveva detto non avere alcuna definizione nella legislazione primaria. In nessun altro Paese c'è un riconoscimento del genere. Dunque, è opportuno mantenere ferma la distinzione tra metodi come il biologico, che corrispondono a certificazioni, regolamenti e criteri dell'Unione europea, e altri metodi che, invece, vengono certificati da soggetti privati.

Ben di più avremmo dovuto fare…

PRESIDENTE. Concluda, onorevole.

RICCARDO MAGI (MISTO-A-+E-RI). …toccando - e concludo - anche l'articolo 5 e l'articolo 8, ma intanto possiamo dirci soddisfatti perché la Camera dà al Senato una legge migliore.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Fornaro. Ne ha facoltà.

FEDERICO FORNARO (LEU). Grazie, signor Presidente. Rappresentante del Governo, purtroppo il clamore di questi giorni e, in ultimo, gli articoli di questa mattina hanno finito per mettere in secondo piano il valore e l'importanza di questa legge. Questa legge non vuole premiare, come qualcuno ha scritto, atteggiamenti ascientifici, ma vuole dare forza, tutela, sviluppo e competitività alla produzione agricola, agroalimentare e dell'acquacoltura con metodo biologico.

All'interno dell'agricoltura questo è un settore, è una modalità di coltivazione, è un'idea, è un sistema globale di gestione che è andato crescendo in maniera significativa e - lo dico con forza - in totale coerenza anche con gli obiettivi di transizione ecologica, che spesso sono evocati anche in quest'Aula. È, quindi, una legge che prova a dare finalmente un tratto distintivo e ad individuare risorse per questo settore, destinato a crescere. Dico destinato a crescere, per fortuna, perché è un settore che garantisce, da questo punto di vista, un rapporto con l'ambiente e con il clima nettamente migliore rispetto alle coltivazioni tradizionali, che non vanno demonizzate evidentemente. Per tradizionali mi riferisco a quelle che fanno uso e, in alcuni casi, anche abuso di prodotti derivanti dalla chimica.

Non voglio, però, non trattare anche la questione che ha portato in questa Camera la Commissione, dopo una lunga discussione, ad approvare l'emendamento soppressivo del secondo capoverso del comma 3 dell'articolo 1, che è stato oggetto non solo di una campagna stampa, ma di una campagna più vasta. Non parlo a difesa dei colleghi della Commissione agricoltura, ma qui non c'era nessuno che si era inventato sostegni a posizioni ascientifiche, che aveva dato il via e sosteneva attività che con la scienza non hanno nulla a che fare. C'era una possibile interpretazione nell'equiparazione del metodo dell'agricoltura biodinamica a quello del biologico, che peraltro rientrava all'interno delle normative dell'Unione europea. Però, a scanso di equivoci, si è deciso di fare pulizia di tutte le possibili malevole interpretazioni o, comunque, interpretazioni che andavano nella direzione di una campagna che si è sviluppata e che ha visto anche il sostegno di una parte significativa del mondo accademico.

Però - lo dico con una punta di amarezza - mi aspetto, da quel mondo e da quegli ambienti che hanno innescato questa campagna, eguale forza, eguale passione ed eguale capacità di persuasione anche rispetto ad alcune battaglie contro gli eccessi della chimica in agricoltura (Applausi dei deputati dei gruppi Liberi e Uguali, Partito Democratico e Italia Viva). Lo dico con chiarezza: vorrei la stessa battaglia. Abbiamo portato avanti con forza una battaglia, per esempio, sull'uso e l'abuso del glifosato e, guarda caso, alcuni di quegli ambienti, invece, sostengono che il glifosato sia un prodotto compatibile con l'ambiente. Allora, io credo che non ci siano e non ci possano essere due pesi e due misure. La scienza va seguita sempre, la scienza va seguita anche quando, però, indica che alcuni prodotti e alcuni eccessi di chimica in agricoltura possono portare a danni importanti per la salute dei cittadini. Quindi, credo che si sia fatto alla fine un lavoro giusto. Consegniamo al Senato un testo che epura anche questi aspetti che potevano far sorgere dubbi o interpretazioni di tipo malevolo, che non erano nelle intenzioni dei proponenti e nel lavoro svolto in Commissione agricoltura. Dobbiamo qui pubblicamente chiedere con forza che al Senato ci sia una corsia privilegiata per questo provvedimento e che si possa approvarlo il mese prossimo, perché atteso da un intero mondo di imprenditori, spesso giovani con grande passione. Infatti, dobbiamo ricordare che, finalmente dopo molto tempo, dopo molti anni, c'è un ritorno dei giovani in agricoltura. Abbiamo bisogno di queste energie e di questa passione, che è spesso indirizzata proprio al biologico, con un'idea di vita e di civiltà che questa legge sostiene. Dopo aver ringraziato per il lavoro svolto dai colleghi di Commissione e dal relatore Maglione in particolare, per tutte queste ragioni, il gruppo di Liberi e Uguali voterà convintamente il provvedimento in esame (Applausi dei deputati dei gruppi Liberi e Uguali, Partito Democratico e Italia Viva).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Carelli. Ne ha facoltà.

EMILIO CARELLI (CI). Grazie Presidente. Vorrei iniziare il mio intervento in merito alla proposta di legge per lo sviluppo e la competitività della produzione agricola, agroalimentare e dell'acquacoltura con metodo biologico, concordando naturalmente con tutti i colleghi che considerano la regolarizzazione di questo settore necessaria e urgente, un passo cruciale per fissare norme standard in un settore in rapido sviluppo che è diventato una sorta di fiore all'occhiello per l'agricoltura italiana.

A questo proposito accogliamo con favore quanto il provvedimento prevede per disciplinare il settore, ad esempio, introducendo un marchio per contrassegnare come 100 per cento made in Italy solo prodotti biologici italiani ottenuti con materie prime nazionali. Ma soprattutto la accogliamo con favore perché pone la tutela dell'ambiente e lo sviluppo sostenibile in un'ottica di lungo termine a tutela delle biodiversità e del patrimonio naturale italiano per le future generazioni.

A questo proposito, anche secondo noi, bene ha fatto la Camera ad eliminare dall'articolo 1, comma 3, secondo periodo, i riferimenti che riguardavano l'agricoltura biodinamica, considerata ormai da tutti una pratica priva di fondamenti scientifici e che, secondo alcuni, addirittura rasenta perfino la superstizione e l'esoterismo. I riferimenti all'agricoltura biodinamica che erano contenuti nell'articolo 1 - noi avremmo auspicato anche interventi sull'articolo 5 e sull'articolo 8 -, oltre ad essere in netto contrasto con le normative contenute nel regolamento europeo sull'agricoltura biologica, sono infatti sotto la lente di scienziati come il premio Nobel per la fisica Giorgio Parisi che, lo ricordiamo, ha denunciato che, se avessimo lasciato questi punti inalterati, metodi, che anche ad un occhio poco esperto di agricoltura appaiono decisamente creativi, sarebbero stati equiparati al lavoro onesto di coloro che seguono i rigorosi disciplinari dell'agricoltura biologica. Mi permetto, infine, di evidenziare come ciò assuma ancora una maggiore gravità in un periodo di emergenza sanitaria, momento nel quale è ancora più importante affidarsi a dati ed evidenze solamente scientifiche. Per tutte queste ragioni esprimo, a nome di Coraggio Italia, voto a favore (Applausi dei deputati del gruppo Coraggio Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Gadda. Ne ha facoltà.

MARIA CHIARA GADDA (IV). Grazie, Presidente. Siamo ad un passaggio molto importante. L'approvazione di questa legge rappresenta il lavoro, l'impegno, la dignità e anche la resilienza di un comparto importante nel nostro Paese e anche la capacità di questo Parlamento, così come è stato detto, di ascoltare il dibattito che nel Paese si è creato, ma soprattutto la capacità di ascoltare, come abbiamo fatto in questi anni, centinaia di audizioni, di interlocuzione con il mondo produttivo e con il mondo accademico. Abbiamo ascoltato tutti e il Parlamento ha deciso. Ha deciso di percorrere la strada della ragionevolezza, anche di fronte a un racconto mediatico spesso prepotente - mi consenta di dirlo - che non ha rispettato il lavoro importante e soprattutto il ruolo che queste imprese hanno nel nostro Paese.

Il settore del biologico rappresenta l'economia reale del nostro Paese e anche la chiave di volta rispetto al dibattito che nel nostro Paese, ma soprattutto a livello comunitario, si sta aprendo rispetto alla transizione ecologica. Come abbiamo visto dal dibattito acceso che si è aperto, la transizione ecologica è tutt'altro che un percorso semplice: è un percorso dove si incontrano e si scontrano diversi interessi. Interessi che, però, devono trovare una sintesi nell'interesse comune e nell'interesse collettivo.

Qui stiamo parlando di imprese, di 80 mila imprese nel nostro Paese, che, nel corso di dieci anni, hanno aumentato l'occupazione del 71 per cento, che hanno consentito a territori disagiati e marginali del nostro Paese di trovare una nuova declinazione; imprese che rappresentano una quota rilevantissima del nostro made in Italy. I numeri sono importanti, anche per capire che questa non è un'economia minoritaria, ma è una economia strategica del Paese, e ci dicono che il 16 per cento della superficie agricola nazionale oggi - già oggi - è coltivata con metodo biologico e le esportazioni ci consentono di raggiungere il secondo posto sul podio internazionale dopo gli Stati Uniti. Noi, piccolo Paese, che abbiamo fatto del made in Italy, della declinazione, del rapporto delle nostre produzioni agroalimentari con il territorio, con la biodiversità, la nostra ricchezza, abbiamo fatto il nostro vantaggio competitivo, costruito il nostro racconto. Quindi, credo che, davvero, la macchietta che si è fatta, di imprese che operano legalmente ogni giorno sul mercato, non sia corretta, perché non è nell'interesse del nostro Paese (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva). Non è nell'interesse del nostro Paese in un momento storico in cui i costi dell'energia stanno aumentando, in cui il conflitto, il contrasto internazionale e la competitività rischiano di minare il nostro agroalimentare.

Il 2022, per i costi dell'energia, per le materie prime che non si trovano, per le navi che non arrivano nel nostro Paese e che difficilmente ne escono, sarà un anno orribile per l'agroalimentare italiano. Quindi, chi oggi, con metodi più o meno sottili, tenta di minare questa legge e di non consentire a questo settore di strutturarsi e di crescere in trasparenza, non sta facendo l'interesse del Paese (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva); e, consentitemi di dirlo con forza da orgogliosa prima firmataria di questa proposta di legge, non vorrei che (lo aggiungo avendo detto i numeri) contestualmente alle critiche fatte, spesso anche superficiali, - e io rispetto la scienza, la rispetto sempre, perché abbiamo bisogno di più scienza e lo dico in questo momento storico in cui il mondo intero ha avuto bisogno della scienza e ne avrà ancora più bisogno - si mettesse in discussione anche un modello produttivo.

Il nostro agroalimentare ha fatto, come dicevo in precedenza, della biodiversità, del legame con il territorio, della coesione territoriale, la sua leva di vantaggio competitivo nel mondo. È questo che ci contraddistingue e non possiamo permettere che questo cambi, e non possiamo permetterci che quel legame con la terra non continui a rimanere, perché è fondamentale. Noi abbiamo bisogno di più agricoltura e lo dico in un Paese che, in vent'anni, ha ridotto drasticamente la superficie agricola utilizzata. Questo non è un bene, anche nell'ottica di manutenzione del territorio e dei problemi enormi e gravi che abbiamo rispetto al dissesto. Abbiamo bisogno di più agricoltura e di più agricolture, ossia di più modelli di agricoltura. Il biologico - lo dico chiaramente - non si può fare ad ogni condizione, ad ogni latitudine. Si può fare quando ci sono le condizioni, e il nostro Paese, non a caso, è il secondo produttore al mondo in termini di esportazione dopo gli Stati Uniti, perché abbiamo le condizioni climatiche, le condizioni orografiche favorevoli, in un territorio che per il 70 per cento è montuoso. Guardiamo i numeri, numeri seri, che - anche qui - vengono dalla ricerca, dall'analisi, non certo da apprendisti stregoni. Questi numeri dicono che proprio le regioni del Sud Italia - la Sicilia, la Calabria, la Campania - sono le prime per produzioni biologiche: perché? Perché in quelle regioni ci sono le caratteristiche climatiche ottimali per usare meno fitofarmaci in questo momento, così come ha ricordato il collega Fornaro. L'agricoltura convenzionale, l'agricoltura biologica, tra vent'anni probabilmente non avranno più questo conflitto, perché si dovrà discutere insieme di quanto la riduzione della chimica dovrà avere obiettivi tangibili e misurabili. Ciò il prima possibile, perché le sostanze di sintesi nel terreno, nelle acque, l'antibiotico-resistenza nella zootecnia, nell'allevamento non vanno bene per la sostenibilità stessa del nostro sistema, non vanno bene per la salute dei cittadini, ma non vanno bene nemmeno per la continuità produttiva e per la biodiversità del nostro Paese nelle materie prime e nei prodotti trasformati. Quindi, non è un caso che noi siamo i secondi produttori al mondo, e questa nostra priorità deve continuare. Non usiamo la scienza come una clava: la scienza deve vivere, nel confronto sereno, nel dibattito. L'agricoltura, proprio per contrastare gli effetti dei cambiamenti climatici, ha bisogno di più scienza, di più ricerca, di più innovazione, di più agricoltura di precisione, di più formazione, di più competenze; non ha bisogno di meno di questo.

Ciò vale per l'agricoltura biologica, ma anche per l'agricoltura biodinamica, che in questa legge non è mai stata vista come un corpo estraneo, ma ha dovuto sempre rispettare le normative che da trent'anni l'Europa ha e di cui il nostro Paese, in conseguenza e in continuità, si è dotata in questi anni. Un'agricoltura che, peraltro, per inciso, è tuttora presente - e lo sarà credo anche in futuro - negli avvisi di gara, presente nel Piano strategico nazionale delle produzioni biologiche sin dal 2006, presente attualmente anche nei piani di settore (pensiamo a uno degli ultimi, ossia quello sulle piante officinali). Quindi, da questo punto di vista, abbiamo bisogno davvero di più scienza, di più confronto, perché per contrastare i cambiamenti climatici bisogna prevenire la diffusione di fitopatie, bisogna prevenire la diffusione di pandemie che, oggi, noi abbiamo toccato sulla nostra pelle ma, da anni, da secoli, colpiscono sempre di più anche il mondo animale. Nel convenzionale si trova la ricetta nella sintesi chimica; nell'agricoltura biologica ciò è più complesso.

Quindi, oggi, in quest'Aula, dobbiamo ribadire che proprio con l'agricoltura biologica è necessario coniugare la ricerca scientifica con la formazione e - ribadisco - con il legame con la terra. Non si può parlare oggi di agricoltura senza terra, senza legame col territorio, perché altrimenti vuol dire che anche il nostro Paese dovrebbe rinunciare al suo modello produttivo. Diciamo, in quest'Aula, che, a questo punto, dovrebbe andare bene creare in laboratorio la carne. La ricerca scientifica deve uscire anche dai laboratori, deve entrare nel mondo reale, deve prendere per mano gli agricoltori e accompagnarli in questo percorso difficile, e lo ribadisco. La transizione ecologica è un percorso difficile, perché le imprese devono trovare una coniugazione tra la sostenibilità economica, ambientale e sociale.

Quindi, auspico davvero che questo testo, su cui il Parlamento ha trovato un punto d'incontro, ha trovato la ragionevolezza che il dibattito mediatico non ha saputo, o non ha voluto trovare, per interessi che non dobbiamo nascondere in quest'Aula, possa trovare comunque una condivisione. Credo, condividendo il pensiero del collega Fornaro, che la stessa veemenza dovrà essere indirizzata davvero verso un minor utilizzo di sostanze di sintesi chimica. Chiedo anch'io, ai nostri colleghi del Senato, di difendere questa legge, perché difendere questa legge e approvarla in tempi rapidi vuol dire anche fare l'interesse del nostro Paese.

Annuncio, ovviamente, il voto favorevole dell'intero gruppo di Italia Viva (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Caretta. Ne ha facoltà.

MARIA CRISTINA CARETTA (FDI). Grazie, Presidente. Come tutti sappiamo, l'agricoltura biologica si conferma centrale in tutta l'Unione europea, dove ben 11 milioni di ettari di terreno sono dedicati a questo segmento, così vitale e in costante crescita. È un settore nel quale non dobbiamo prendere lezioni da alcuno, visto che la superficie dedicata al bio in Italia supera i 2 milioni di ettari, ossia circa il 16 per cento del totale della superficie coltivabile (ben il doppio della media europea). Certo, andrebbe aperta una riflessione sulla resa produttiva di quel 16 per cento, ma per questo avremo sicuramente modo di discutere e legiferare nel corso delle riforme previste nel Piano nazionale di ripresa e resilienza.

Tornando alla panoramica di settore, la produzione biologica italiana si è classificata prima in Europa nel 2019, con un numero di operatori bio superiore a 80 mila aziende; se pensiamo che nel 2016 le aziende bio italiane erano circa 72 mila, il mercato italiano si è affermato tra i più competitivi in tutto il continente, superando persino la Francia, che, come sappiamo, è tra i Paesi più attenti allo sfruttamento delle risorse e alle politiche agricole. L'Ismea ci testimonia che, nel 2020, il 4 per cento delle spese alimentari è dedicato ai prodotti biologici, con un valore di comparto superiore ai 6 milioni di euro. Il dinamismo del biologico trova riscontro anche nei mercati finali, dove i consumatori sono disposti a pagare mediamente il 20 per cento in più per un prodotto biologico e interamente tracciabile da filiera locale, rispetto ai prodotti convenzionali.

I dati che riguardano questo settore sono assolutamente incoraggianti, a maggior ragione se pensiamo che il prodotto bio italiano trova enorme favore nei mercati stranieri ancor più che nel nostro mercato nazionale. Il comparto vitivinicolo è tra i principali che hanno mostrato la robustezza del bio italiano, con forti crescite delle esportazioni che portano l'export di vino biologico italiano a pesare per oltre il 3,5 per cento sul totale delle esportazioni di vino italiano, con una fortissima presenza nei mercati di Germania, Regno Unito e Stati Uniti. Ciò che colpisce di più della forte crescita del biologico è il forte ricorso al commercio online e alla vendita diretta come canali di distribuzione, al di là dei classici canali legati alla grande distribuzione organizzata. Questi dati ci portano nettamente a rifiutare, con orgoglio, tutte le narrative che vorrebbero descrivere la nostra Nazione come arretrata nelle produzioni ecologiche nel rispetto dell'ambiente.

Volgendo lo sguardo al provvedimento in esame, è quasi con un po' di stupore e soddisfazione che ci troviamo di fronte a un testo di iniziativa parlamentare, e non di fronte all'ennesimo disegno di legge governativo blindato, con l'ennesima questione di fiducia. Sembrerà una banalità, ma in quest'Aula, al di fuori di Fratelli d'Italia, tutti hanno sommessamente accolto a capo chino un ruolo notarile del Parlamento, quindi, permettetemi questa piccola digressione. Negli ultimi mesi, eravamo arrivati quasi a dimenticarci della sacralità del Parlamento come casa della democrazia.

Tornando al testo in esame, i colleghi della Commissione in modo particolare sanno bene come questo abbia avuto un iter piuttosto travagliato, essendo oggi in votazione nella sua terza lettura. Al di là di qualsiasi osservazione di merito sull'intero articolato, credo che occorra aprire una riflessione su un tema che forse, anche in modo un po' carnevalesco, ha fatto irruzione nel dibattito. Questa proposta di legge reca disposizioni per lo sviluppo e la competitività della produzione agricola e agroalimentare e dell'acquacoltura ottenuta con metodo biologico eppure, nel suo impianto, ha legittimato, almeno in una prima fase, pratiche particolari dai tratti un po' folcloristici. Mi sto riferendo al biodinamico, i cui disciplinari internazionali comprendono l'uso di preparati a base di letame infilato nel corno di una vacca che abbia partorito almeno una volta. Il corno viene poi sotterrato per fermentare durante l'inverno ed è recuperato in prossimità della Pasqua, per essere ulteriormente raffinato. Questa pratica, alquanto bizzarra, è nota come cornoletame e dovrebbe permettere di concentrare energie astrali nel letame stesso, aumentandone la resa. Non mi sono inventata niente: quello che vi ho poc'anzi menzionato è solo uno dei disciplinari della produzione biodinamica che anche la professoressa Cattaneo, senatrice a vita e biologa di fama mondiale - certamente non membro di Fratelli d'Italia - ha avuto modo di criticare duramente.

Fratelli d'Italia è forza patriottica e di buonsenso; i colleghi lo sanno, anche se potrebbero avere problemi ad ammetterlo. Sul tema del biodinamico abbiamo sostenuto al Senato la posizione della senatrice Cattaneo, analoga alla nostra e che finalmente, oggi, ha trovato traduzione in una risposta concreta. Nonostante siamo stati una voce solitaria nel deserto già in prima lettura di questo progetto di legge, siamo arrivati oggi, grazie al lavoro fatto in Commissione agricoltura, all'abrogazione del comma 3 dell'articolo 1, che equiparava il biologico al biodinamico. Per onestà intellettuale, devo, quindi, riconoscere che l'articolato finale, sebbene non escluda in modo definitivo il biodinamico, pone una serie di elementi che senza dubbio possono qualificarsi per dare al comparto quella serie di tutele che aspettava da troppi anni.

Mi avvio alla conclusione, Presidente. Ottenere una piena sovranità alimentare è interesse di tutta la Nazione e il testo in esame, che si propone di dare nuova spinta ad un comparto di eccellenza come il biologico italiano, va in questa direzione. La crisi delle materie prime, che sta erodendo la crescita italiana, ci ha dimostrato che bisogna imparare ad essere indipendenti e questo sicuramente vuol dire garantire un adeguato approvvigionamento alimentare. La crescita del settore primario è sempre un gioco a somma positiva; dalla sua crescita guadagnano tutti e non perde nessuno. È compito della politica trovare soluzioni sempre più moderne, di qualità, all'altezza dei continui mutamenti degli scenari internazionali. Sarà importante prendere cognizione di causa della necessità di migliorare la resa delle nostre pratiche agricole, per rendere ancora più ricca la nostra terra e garantire la sovranità alimentare nazionale.

Consideriamo questo testo un ottimo punto di partenza, a cui dovranno seguire, sia nello sviluppo del PNRR sia nell'ambito della politica agricola comune, ulteriori stimoli per tutelare l'agricoltura, che dovranno essere necessariamente accompagnati anche da una forte politica nazionale. Ma proprio perché anche un viaggio di 100 miglia comincia con un passo, dichiaro il voto favorevole di Fratelli d'Italia alla proposta di legge in esame (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Nevi. Ne ha facoltà.

RAFFAELE NEVI (FI). Grazie, Presidente. Anche noi, come gruppo Forza Italia, lo ha già detto la vicepresidente della Commissione Spena nel corso della discussione generale, vogliamo ringraziare tutti i colleghi della Commissione agricoltura della Camera, che hanno lavorato molto, e, secondo me, bene, a un testo che è quanto mai necessario, quanto mai opportuno per regolamentare ancora meglio un settore che noi riteniamo strategico per l'agricoltura italiana; un settore che, come hanno ricordato altri colleghi intervenuti prima di me, rappresenta il 16 per cento della produzione nazionale e che doveva essere regolamentato. Si è fatto un gran parlare del biodinamico, a nostro avviso in modo assolutamente esagerato e al di là della sua importanza. Anche questo lo abbiamo regolamentato e specificato, da ultimo, con l'ultima modifica relativa al campo di azione; abbiamo chiarito che non ci può essere biodinamico senza biologico, che era già assolutamente chiaro nella legge, mentre ci siamo soffermati poco sul lavoro importante fatto, soprattutto nel passaggio al Senato, relativamente ai controlli; il tema dei controlli noi di Forza Italia lo avevamo sottolineato durante il primo passaggio del provvedimento alla Camera, tant'è vero che Forza Italia si era astenuta nel primo passaggio alla Camera, perché secondo noi è importante che il biologico sia il biologico e che il convenzionale sia il convenzionale: sono due metodi di produzione diversi, che noi non consideriamo antitetici. Come ha detto giustamente l'onorevole Gadda, non su tutto il nostro territorio si può fare il biologico; in alcune parti del nostro territorio si può fare, per alcune coltivazioni è più facile, per altre meno facile. Tuttavia, noi non siamo contro il convenzionale e la chimica. Lo voglio dire chiaro, lo abbiamo sempre ripetuto. Noi siamo contro l'abuso, il mal uso della chimica, dei prodotti chimici che vanno a inquinare il nostro territorio, ma ci sono - lo ricorda spesso l'onorevole Spena - produzioni agricole di eccellenza nel nostro Paese, a residuo zero di sostanze chimiche, che sono appunto coltivate con metodo convenzionale (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

Quindi era necessaria una normativa seria, secondo me, molto seria, che puntasse anche a un inasprimento dei controlli per rafforzare la terzietà degli stessi e risolvere anche qualche conflitto d'interesse, che pure c'era, c'è, e che la legge riconosce, all'articolo 19, un articolo che noi consideriamo veramente una pietra miliare per il futuro del settore biologico, che rimane comunque, ad oggi, una nicchia di produzione, anche se in grande espansione.

Dunque, vado alle conclusioni, auspicando anche io che il Senato della Repubblica faccia presto, perché questa è una legge che abbiamo in gestazione dall'inizio della legislatura, una legge di iniziativa parlamentare (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente), riguardo un tema su cui il Parlamento ha fatto un grande lavoro e, vivaddio, non una “legge bandierina”, come quelle che spesso approviamo, ma un provvedimento molto importante. Vorrei ringraziare, al termine di questo percorso, soprattutto il sottosegretario Battistoni, che, tra l'altro, è di Forza Italia (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente), che oggi non è presente - perché purtroppo si è ammalato proprio nel giorno dell'approvazione della legge -, che ha seguito, passo passo, l'evoluzione di questa normativa ed è degnamente sostituito dal sottosegretario Centinaio (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente) che pure, avendo la delega al vino, ha più volte trattato il tema dell'importanza del biologico e anche del biodinamico; ci sono, infatti, aziende vitivinicole molto importanti e molto serie che utilizzano anche il metodo biodinamico.

Quindi, diciamo “grazie”. Il gruppo di Forza Italia, in coerenza con quanto abbiamo fatto anche nel primo passaggio del provvedimento, considerato anche il miglioramento, netto, del testo durante l'iter parlamentare, oggi voterà convintamente a favore di questa normativa (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia-Berlusconi Presidente e Italia Viva).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Cenni. Ne ha facoltà.

SUSANNA CENNI (PD). Grazie, Presidente. Io vorrei ricordare che quest'Aula esamina e approva un testo di legge sull'agricoltura biologica per la terza volta in cinque anni. È avvenuto con diversi Governi e con diverse maggioranze: è avvenuto a conclusione della XVII legislatura, quando la Camera ha approvato un testo sull'agricoltura biologica, ad inizio della XVIII ed oggi; dopo l'esame del Senato, noi, in terza lettura, siamo nuovamente chiamati ad esaminare questo testo.

Sono oramai almeno 13 anni che il Parlamento attende l'approvazione di una norma sull'agricoltura biologica, a partire da quel testo del 2008 che aveva come primo firmatario Paolo De Castro. Il testo si è arricchito, si è modernizzato, ha raccolto osservazioni e integrazioni, ma l'impianto, la struttura di fondo, l'ossatura di questa legge sono rimasti gli stessi. È un impianto al quale il Partito Democratico è molto legato - lo ha voluto fortemente - e che ha visto in questa legislatura un lavoro davvero importante di tutte le forze politiche - di quelle che hanno depositato testi di legge, ma non soltanto - e un lavoro davvero molto, molto importante del relatore, che voglio ringraziare: voglio ringraziare il collega Maglione, per la pazienza e per il grande lavoro di tessitura che ha voluto fare.

Questi testi, tutte le volte che li abbiamo approvati, sono stati approvati con una larghissima maggioranza, al Senato sostanzialmente all'unanimità, con un solo voto contrario. Mi auguro che oggi questa condivisione si ripeta, dando un messaggio forte, fuori da qui, a chi attende la legge e anche a chi ha investito molto del proprio tempo a denigrarla. Lo dico perché - mi dispiace che il collega Magi, che dice che ci dobbiamo ascoltare, non sia presente in Aula - non c'è confusione in questa legge: la legge è molto chiara, la legge norma l'agricoltura biologica (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

L'agricoltura biodinamica, al di là della retorica del cornoletame, che appassiona moltissimo, è una branca, è una piccola branca dell'agricoltura biologica: riguarda 4.500 aziende rispetto alle 90 mila del biologico. Noi normiamo il settore biologico: il settore biodinamico si è dato, si è autodato un disciplinare più ristretto, norme che hanno a che fare con una concezione dell'economia circolare aziendale e altre norme che ha deciso di darsi. Noi regoliamo l'agricoltura biologica, con questo testo di legge. Dispiace, sinceramente, anche la disinformazione, che è stata fatta, in questi ultimi mesi in modo particolare, perché è stato citato in precedenza, proprio dall'onorevole Magi, il dossier, il fantomatico dossier del Servizio Studi. Ecco, io vorrei informare tutti i colleghi che non si tratta di un documento segreto, ma di un dossier che abbiamo chiesto noi della Commissione agricoltura, anzi, nella fattispecie, se proprio devo essere precisa, ho chiesto io - e ho anche la mail che lo certifica – e che il nostro bravissimo Servizio Studi ha messo a disposizione. Quel dossier ci evidenzia una cosa: ci conferma, con dovizia di particolari, che noi siamo il Paese più avanzato anche nella normazione di questo settore e ci consegna informazioni importanti, che ci sono state utili.

Mentre noi, in questi 5 anni, discutevamo, cercavamo una quadra e ci impegnavamo per consegnare al settore biologico una legge importante, ovviamente sono avvenute alcune cose nel Paese, perché questo settore è andato avanti anche indipendentemente dalle norme, sono nati tantissimi biodistretti, per lo più dal basso, con una grande volontà dal basso, dimostrata da imprenditori, da cittadini, da consumatori, da competenze, da saperi, da parti di ricerca, che si sono messi al servizio delle comunità locali. Sono esperienze molto importanti, perché tengono insieme non solo progetti agricoli, ma progetti di comunità e saperi e che molto spesso hanno messo in campo una filosofia importante per lo sviluppo territoriale, soprattutto nelle aree interne, riguardando piccole realtà e imprese di prestigio e di dimensioni assolutamente rilevanti. Questo è il biologico, oggi, nel nostro Paese.

Non ritorno sui numeri, che molti colleghi hanno ripreso e che sono davanti agli occhi di tutti, anche per i report ufficiali che si trovano sul sito del Ministero dell'Agricoltura. È chiaro che noi abbiamo una leadership in questo settore, una leadership che può crescere ancora e rafforzarsi e in cui a noi conviene credere, per più ragioni, perché la strategia europea ci pone obiettivi a cui i colleghi hanno diffusamente fatto riferimento - lo ha fatto molto bene anche la collega Incerti ieri, in discussione generale -: raggiungere il 25 per cento di superficie bio, dimezzare l'uso di pesticidi e antibiotici, ridurre ancora lo spreco alimentare, e così via. Badate, non si tratta di obiettivi teorici, filosofici: entro il 2023, cioè entro il prossimo anno, la Commissione europea presenterà una proposta legislativa accompagnata da una valutazione di impatto per una legge quadro sulla sostenibilità dei sistemi alimentari, al fine di promuovere la coerenza delle politiche nazionali e dell'Unione europea e integrare le tre componenti della sostenibilità - ambientale, sociale ed economica - in tutte le politiche relative all'alimentazione e rafforzare la capacità di resistere dei sistemi alimentari. Questi temi sono stati al centro del Food Systems Summit delle Nazioni Unite, del G8 agricolo a Firenze e, in parte, del G20 a Roma. Non sono suggestioni. Stiamo parlando del futuro della terra e degli esseri umani, della capacità dei nostri sistemi alimentari di fornire cibo di qualità a tutti e di farlo tutelando il suolo e garantendo un reddito adeguato e dignitoso agli agricoltori, che sono i primi guardiani della terra e della biodiversità. Una cifra di questa scommessa è anche in questo testo di legge, perché ci accompagna e accompagna le imprese a ridurre ancora l'uso dei pesticidi nel nostro Paese. Noi sappiamo che l'agricoltura è tante cose, non solo il biologico e così sarà ancora.

Ma questo della riduzione dell'uso dei pesticidi e della fertilità dei suoli è un obiettivo che noi ci dobbiamo porre con grande determinazione, perché ha a che fare con il futuro di tutti noi. Nella legge si scrivono molte cose che io non riprendo, anche per brevità, ma consegnano una cornice significativa che noi abbiamo urgenza di consegnare al Paese, a quelle realtà che, spesso, rappresentano il fulcro dei sistemi economici locali e alle tante realtà di prestigio che hanno investito sulla sostenibilità e sull'economia circolare, alle filiere, che sono molte e sono significative, penso ai giganti della nutraceutica, come Aboca, al cui interno lavorano decine e decine di ricercatori. E anche su questo tema della ricerca, per cortesia, smettiamo di raccontarlo come è avvenuto in questi giorni; l'agricoltura utilizza la ricerca e ci sarà ancora bisogno, sempre di più, di tanta ricerca, ma la ricerca non è un monolite, la ricerca è fatta di sensibilità, di punti di vista, di ricerche che si fanno in tutto il nostro Paese, che si fanno dentro alle strutture di Crea, che si fanno nelle accademie, che si fanno ovunque e ci sono punti di vista diversi, nomi e curriculum adeguatissimi e rilevantissimi, di cui c'è bisogno e con cui, ovviamente, occorre confrontarsi.

Credo che oltre a studiare i dossier e ascoltare le audizioni, di cui, come è stato ricordato anche dalla collega Gadda, ne abbiamo fatte tantissime, settimane e settimane di audizioni, abbiamo acquisito documenti e approfondito la legislazione degli altri Paesi, ma è anche stato fondamentale conoscere bene le aziende agricole e io vi invito, colleghi, se ne avete ancora curiosità, a farlo, a recarvi nelle aziende che fanno biologico e anche in quelle che fanno biodinamico e a farvi raccontare quello che si fa in queste aziende. Vi garantisco che c'è un abisso fra il racconto che noi abbiamo avuto sui media e sui social e quello delle esperienze reali fatte di ricerca, innovazione, uso dei droni ed economia circolare (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Peccato, questo racconto, peccato la denigrazione che si è voluta fare un po' del Parlamento e lo dico anche alla luce delle belle parole che la scorsa settimana proprio il Presidente della Repubblica ha pronunciato qui, difendendo l'autonomia e la dignità del Parlamento (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico) e riportando quei principi a cui noi dobbiamo ispirarci anche per la transizione ecologica e per la tutela della biodiversità. Ecco, quell'autonomia va fatta vivere e va difesa e va difesa anche dal dileggio e dalle semplificazioni. Su questa legge ne abbiamo sentiti un po' troppi e ogni tanto davvero a sproposito. Può essere che i testi di legge non siano perfetti; del resto, sono figli di tempi e di mediazioni, ma non c'è mai superficialità nelle nostre discussioni.

Noi, ancora oggi, compiamo un atto di grande responsabilità, perché siamo in terza lettura, modificando quelle tre frasi che potevano ingenerare confusione, ma non toccando l'impianto della legge. Ci servirà quello che è scritto nella legge, ci servirà il biologico, ci serviranno le piccole aziende e ci serviranno le grandi aziende, ci servirà l'agricoltura biologica e tutto il resto, ma ci vorranno tanta testa, organizzazione e ricerca. Le uniche cose di cui non abbiamo bisogno sono lo scontro ideologico, l'irrisione, l'incapacità di ascoltarci, la superficialità della parola; questo non ci serve (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico), anche per rispetto a quello che abbiamo detto: la tutela dell'autonomia del Parlamento (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Tarantino. Ne ha facoltà.

LEONARDO TARANTINO (LEGA). Signor Presidente, sottosegretario Centinaio, onorevoli colleghi, stiamo per approvare oggi questo provvedimento, dopo un lungo percorso; infatti, è stato approvato alla Camera fin dal dicembre 2018 e, poi, in seconda lettura, al Senato con modifiche a maggio del 2021. Affronta un tema importante che riguarda i settori dell'agricoltura e dell'acquacoltura biologica, settori con numeri e dati già evidenziati da altri interventi, ma su cui volevo ulteriormente soffermarmi.

In Europa, circa l'8 per cento della superficie coltivata è per agricoltura biologica; il nostro Stato fa molto meglio, perché ne occupa quasi il doppio, il 16 per cento della superficie agricola utilizzata in Italia, per quasi 2 milioni di ettari. Si tratta di un valore assoluto di terreni adibiti a biologico che ci mette tra i primi Stati europei, dietro solo a Spagna e Francia.

Sono superfici, le nostre, gestite, come è stato detto, da circa 80 mila aziende e una peculiarità italiana è anche che per molti territori del nostro Paese questo modello agricolo è la loro prospettiva, perché senza questo metodo di agricoltura biologica molti territori, soprattutto quelli marginali, di collina, collina povera, pedemontana, non avrebbero, nei fatti, una prospettiva economicamente sostenibile. Il settore bio è un settore in continua crescita, con il 3 per cento di incremento della superficie negli ultimi due anni, 50 mila ettari in più all'anno. L'Italia è anche il terzo Paese dell'Unione europea per mercato interno che vale circa 3 miliardi di euro, anche se è stato significativo l'import. Le nostre esportazioni sono per un valore di circa 2 miliardi e nel solo 2020, proprio nell'anno del lockdown e del COVID, il consumo di bio in Italia è cresciuto con valori percentuali anche a due cifre. Insomma, questi dati fanno affermare un po' a tutti che questo è un settore in crescita con forte potenzialità e tutto questo avviene in un contesto nel quale l'Unione europea, con il Green Deal, si pone l'obiettivo di arrivare entro il 2030 al 25 per cento di superficie coltivata ad agricoltura biologica. L'Unione europea conta di investire, a partire dall'anno prossimo, oltre 40 milioni di euro nella promozione del metodo dell'agricoltura biologica, perché ravvede in questa tipologia di agricoltura uno strumento per la lotta ai cambiamenti climatici, per la tutela e la salvaguardia della biodiversità e per un'agricoltura più sostenibile, e lo farà con un piano d'azione che punta a sostenere i consumi e ad aumentare la produzione e la conversione sul territorio in tutta l'Europa. Tutto ciò si inserisce anche all'interno di un quadro più generale di politica agricola e ambientale europea che, come è già stato detto, punta alla riduzione ad esempio del 50 per cento dell'utilizzo di fitofarmaci. È in tutto questo contesto di potenzialità, di sviluppo e di futuro sostenibile che si inserisce la normativa che oggi stiamo per approvare; una norma che, a mio avviso, si pone l'obiettivo ambizioso di essere lo strumento moderno e il volano per lo sviluppo e la valorizzazione dell'agricoltura e dei prodotti biologici nei nostri bellissimi territori. Ma quali sono le azioni che prevede? Vi è l'istituzione di un tavolo per creare un piano strategico sul biologico, vi sono investimenti su ricerca, formazione e informazione necessari per mantenere una produzione di livello avanzato, vi è il riconoscimento dei distretti biologici, organizzazioni territoriali in cui una pluralità di soggetti differenti, sia pubblici che privati, contribuisce allo sviluppo locale, partendo dai valori dell'agricoltura biologica. Sono iniziative già in atto in alcune regioni, in cui si creano circoli virtuosi fra cittadini e agricoltori con effetti positivi e generalizzati. La nuova legge prevede anche la creazione di un piano sementiero per garantire sementi adatte alle produzioni biologiche e la creazione di organizzazioni di operatori che permettano di coordinare al meglio il settore. Poi, vi è un altro punto molto importante su cui il nostro gruppo si è impegnato e battuto, che è l'istituzione del marchio made in Italy bio, lo definisco così, per valorizzare il lavoro degli agricoltori nazionali. Tra le novità della norma vi è infatti l'introduzione di un marchio bio italiano, così da distinguere tutti i prodotti biologici e realizzati con materie prime coltivate o allevate nel nostro Paese ed è un modo per garantire la massima trasparenza sull'origine e sulla filiera dei prodotti e per rendere maggiormente consapevoli i consumatori. Va detto su questo tema che, a partire dal 2022, un nuovo Regolamento voluto dall'Unione europea, introdurrà semplificazioni procedurali e un'ulteriore rivisitazione dei controlli, ma soprattutto un rafforzamento forte dei controlli del biologico che arriva da Paesi terzi e una semplificazione delle procedure per la certificazione di agricoltura biologica. Continuando sui contenuti della norma, vi è anche la previsione di agevolare la conversione in biologico, con particolare riferimento alle imprese agricole convenzionali, con reddito fino a 7 mila euro, di favorire l'insediamento di nuove aziende biologiche nelle aree rurali e montane e, poi, di migliorare il sistema di controllo e di certificazione a garanzia della qualità dei prodotti biologici, attraverso la semplificazione della normativa, l'utilizzo di strumenti informatici e la predisposizione di interventi di formazione. In ultimo, la norma prevede di valorizzare le produzioni tipiche italiane e biologiche, con le loro tante biodiversità. Un'altra nota su cui volevo intervenire - va detto ed evidenziato - è l'ultima modifica introdotta proprio poco fa sul tema del biodinamico, che ha evitato inutili conflitti tra il mondo della scienza e quello agricolo.

Su quest'ultimo aspetto va rimarcato il proficuo lavoro della Commissione agricoltura della Camera e ringrazio tutti i suoi membri, per la responsabilità e la saggezza dimostrata. Un ringraziamento anche al relatore.

Certo, quest'ultima modifica comporterà una nuova approvazione da parte del Senato ma, grazie alle intese politiche già raggiunte e agli impegni presi col senatore Vallardi, presidente della Commissione agricoltura del Senato, la legge avrà presto un via libera definitivo (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

Per concludere, leggendo i contenuti di questa legge e guardando al futuro del vino italiano, vediamo: tutela dei prodotti nazionali con il marchio bio made in Italy, rafforzamento dei controlli bio da Paesi terzi, agevolazioni per la conversione in bio e semplificazioni, miglioramento dei sistemi di controllo a tutela della qualità e della provenienza dei prodotti e il rafforzamento della biodiversità e delle produzioni tipiche. Tutti questi aspetti ci consentono di accostare al termine biologico altri termini come sviluppo sostenibile, tipicità, tracciabilità, produzioni locali e tradizioni.

Per tutti questi motivi dichiaro il voto favorevole del gruppo Lega (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Parentela. Ne ha facoltà.

PAOLO PARENTELA (M5S). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, oggi la Camera vota in terza lettura questa proposta di legge per lo sviluppo e la competitività della produzione agricola e agroalimentare con metodo biologico. Non nascondo il rammarico per il fatto che neanche oggi questa proposta possa diventare legge e lo dico perché è una legge attesa dal comparto da almeno dieci anni.

Questo testo di 21 articoli - sono il primo firmatario della proposta di legge abbinata del MoVimento 5 Stelle - è stato approvato in prima lettura dalla Camera dei deputati ed in ultimo, con modificazioni, dal Senato. Riprende, ulteriormente aggiornandolo, il contenuto di una proposta di legge della scorsa legislatura, la quale era stata approvata dalla Camera in prima lettura, senza poi terminare il suo iter in Senato.

Io colgo l'occasione per ringraziare il relatore Maglione per il suo lavoro e l'impegno di mediazione svolto finora e auspico che questo accordo di maggioranza preso oggi, che sarebbe quello di chiudere il testo al Senato in poco tempo, venga rispettato. Infatti, Presidente, il nostro timore più grande è che anche in questa legislatura il Parlamento non dia una risposta importante ad un settore che riteniamo - non solo noi, ma anche e soprattutto l'Unione europea - strategico per il futuro dell'agricoltura e dell'agroalimentare italiano di qualità.

Questa legge deve aggiungersi all'attenzione che questo Governo, anche grazie alla spinta del MoVimento 5 Stelle e del Ministro Stefano Patuanelli, ha mostrato per tutelare e valorizzare l'agricoltura e l'agroalimentare italiano. Nel nostro Paese sono circa 90.000 le imprese certificate bio. L'Italia, infatti, detiene oggi in Europa il primato della produzione biologica superando il 16 per cento della superficie agricola, con 2 milioni di ettari coltivati ed una crescita dei consumi che, negli ultimi anni, sono aumentati esponenzialmente al pari dell'export. L'Italia, con la sua biodiversità e il duro lavoro dei suoi agricoltori, custodi del territorio e trasformatori di eccellenza, è infatti il secondo Paese al mondo nell'esportazione di prodotti biologici con oltre 2,6 miliardi di euro, circa il 6 per cento di tutto l'export agroalimentare nazionale. Parliamo di un settore economico-produttivo di vitale importanza e in crescita, e lo Stato ha il dovere di proteggere e tutelare questo settore trainante.

Proprio per sviluppare il comparto e per poter così raggiungere i target previsti dalle strategie comunitarie, nelle precedenti leggi di bilancio abbiamo stanziato 5 milioni per il 2020 e 4 milioni a decorrere dal 2021, per finanziare il biologico. Inoltre, nel Fondo correlato al Piano nazionale di ripresa e resilienza abbiamo stanziato 300 milioni esclusivamente dedicati alla creazione di contratti di filiera e distretti biologici.

Con questa importante norma, quindi, lo Stato italiano, in linea con la Commissione europea - che ha varato due strategie importanti nell'ambito del Green New Deal, ossia Farm to Fork e biodiversità - ma anche con il Piano nazionale di ripresa e resilienza e la prossima programmazione della PAC, deve scommettere sulla sostenibilità, sull'economia circolare, sulla resilienza al cambiamento climatico, contribuendo alla qualità dei prodotti, alla sicurezza alimentare, al benessere degli animali, allo sviluppo rurale, alla tutela dell'ambiente e dell'ecosistema, alla salvaguardia della biodiversità e al raggiungimento degli obiettivi dell'Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile.

Diverse sono le novità che andiamo ad introdurre con questa legge, che provo a sintetizzare. Ad esempio, il Ministro dell'Agricoltura sarà l'autorità nazionale di indirizzo e coordinamento a livello nazionale di tutte le attività amministrative e tecnico-scientifiche inerenti all'applicazione del regolamento europeo. Invece, le regioni e le province autonome saranno le autorità locali che dovranno adeguare i propri ordinamenti ai princìpi di questa legge. Inoltre, si istituisce un tavolo tecnico nazionale in cui verranno coinvolti i protagonisti del settore biologico e della ricerca al fine di delineare gli indirizzi e definire le priorità del Piano d'azione nazionale per l'agricoltura biologica. Essi potranno esprimere anche i pareri sui provvedimenti di carattere nazionale ed europeo, proporre attività di programmazione del biologico ed individuare strategie per favorire l'ingresso e la conversione delle aziende agricole convenzionali al biologico.

Inoltre, in questa legge istituiamo il marchio biologico italiano per quei prodotti biologici ottenuti da materia prima italiana. Questo permetterà ai nostri consumatori di tutto il mondo di conoscere con maggiore chiarezza, in etichetta, i nostri prodotti biologici – prodotti, appunto, nel nostro Paese - e permetterà anche ai produttori di promuovere maggiormente il made in Italy. Prevediamo l'adozione del Piano d'azione nazionale per agevolare la conversione al biologico delle nostre imprese agricole, sostenere la costituzione di forme associative e contrattuali per rafforzare la filiera, incentivare il consumo di prodotti biologici attraverso iniziative di informazione, formazione ed educazione anche ambientale ed alimentare, monitorare l'andamento del settore, sostenere e promuovere i distretti biologici, favorire l'insediamento di nuove aziende biologiche anche nelle aree montane, migliorare il sistema di controllo e certificazione a garanzia dei prodotti biologici, incentivare e sostenere la ricerca e l'innovazione in materia, promuovere progetti di tracciabilità dei prodotti biologici, anche quelli derivanti dai distretti biologici, promuovere l'utilizzo di prodotti fitosanitari ecocompatibili, valorizzare le produzioni tipiche italiane e, infine, promuovere la sostenibilità ambientale con azioni di incremento per la fertilità del suolo e l'uso di metodi di conservazione, confezionamento e distribuzione rispettosi dell'ambiente. Prevediamo anche un Piano nazionale delle sementi biologiche, finalizzato ad aumentare la disponibilità ma anche la qualità, con riferimento a tutte quelle varietà ammesse e, quindi, adatte all'agricoltura biologica. Altra novità di questa legge è il fondo che andiamo a istituire, che servirà per finanziare i programmi di cui parlavo prima, quindi sia il Piano d'azione nazionale, sia il Piano per le sementi.

Abbiamo introdotto strumenti integrativi per gli operatori della filiera biologica, consistenti nella facoltà di stipulare contratti di rete, costituire cooperative e sottoscrivere contratti di filiera nel settore, anche al fine di favorire l'aggregazione imprenditoriale e l'integrazione tra le diverse fasi della filiera dei prodotti biologici.

Non manca, poi, il sostegno alla ricerca tecnologica ed applicata nel settore, prevedendo la promozione di specifici percorsi formativi e la destinazione di una quota parte delle risorse delle attività del Consiglio nazionale delle ricerche alla ricerca in campo biologico.

Inoltre, sempre con l'ottica di rafforzare la filiera, semplificare i processi di certificazione e valorizzare i nostri territori, saremo i primi al mondo a riconoscere per legge i bio-distretti. Daremo quindi un giusto valore agli attori che già operano nei distretti nati dal basso, dove vengono applicati dei sistemi molto virtuosi, sistemi produttivi locali basati sull'economia circolare e sull'innovazione. Questi bio-distretti serviranno anche per promuovere e sostenere le attività multifunzionali collegate alla produzione biologica, quali ad esempio la somministrazione di cibi biologici nella ristorazione pubblica e collettiva, la vendita diretta di questi prodotti, tutte le attività agrituristiche, le attività di pescaturismo, lo sviluppo rurale, l'agricoltura sociale, le azioni finalizzate alla tutela e alla valorizzazione della biodiversità agricola e naturale nonché la riduzione dell'uso della plastica. Con i bio-distretti, in pratica, coniughiamo la produzione sostenibile con la promozione del territorio e delle sue peculiarità, al fine di raggiungere un pieno sviluppo delle potenzialità economiche, sociali, culturali e ambientali.

Le finalità strategiche dei biodistretti sono quelle di un sistematico dialogo sociale tra i diversi attori, sia pubblici che privati, dello sviluppo territoriale volto a migliorare la qualità di vita dei residenti, dei servizi locali, accrescere l'occupazione, la qualità del lavoro e la competitività delle imprese agricole, agroalimentari e, aggiungo anche, turistiche. Questo perché gli operatori turistici, ad esempio, attraverso gli ecoitinerari, il turismo rurale, possono puntare alla riqualificazione e anche alla destagionalizzazione dell'offerta turistica. Se ci pensiamo bene, potrebbe essere un nuovo modello e un'ottima occasione di riscatto delle nostre aree interne e anche dei nostri borghi che ancora oggi subiscono lo spopolamento, soprattutto dei più giovani.

In questo provvedimento regolamentiamo anche le organizzazioni interprofessionali nella filiera biologica, gli accordi quadro da parte delle associazioni di categoria, il tavolo di filiera, il riconoscimento delle organizzazioni dei produttori biologici, la commercializzazione e il libero scambio delle sementi biologiche e, infine, prevediamo una delega al Governo per fare una revisione sulla normativa che riguarda i controlli. Questo al fine di migliorare le garanzie di terzietà dei soggetti autorizzati al controllo e a rivedere l'impianto del sistema sanzionatorio connesso. L'obiettivo è quindi quello di aggiornare e rafforzare il sistema dei controlli per assicurare una maggiore trasparenza e tutela della concorrenza mediante la definizione di strumenti di superamento e soluzione dei conflitti di interessi esistenti tra controllori e controllati, oltre a rafforzare le norme e gli strumenti di tutela dei consumatori mediante la previsione dell'obbligo di fornitura di informazioni sulla provenienza e la tracciabilità dei prodotti biologici.

Presidente, concludo. Questa proposta di legge rappresenta quindi per il nostro Paese un'opportunità per accrescere il nostro vantaggio competitivo, oltre che uno strumento per affrontare e accompagnare le nostre aziende agricole nella transizione ecologica. Perciò invito davvero tutti quanti a non perdere altro tempo.

Per tutte queste ragioni, Presidente, annuncio il voto favorevole del MoVimento 5 Stelle (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale.

Mi pare che l'onorevole Maglione volesse rivolgere un ringraziamento. Prego, onorevole.

PASQUALE MAGLIONE, Relatore. Grazie, Presidente. È doveroso ringraziare gli uffici di presidenza, la presidenza della Commissione cultura, il presidente Gallinella, il Governo, ma soprattutto è doveroso ringraziare i colleghi di tutti i partiti presenti in quest'Aula del Parlamento perché c'è stato un lavoro di concertazione e di condivisione. Quello che voglio consegnare all'Aula e alla Presidenza è che da quest'Aula, con il voto di oggi, unanime, c'è un messaggio importantissimo che viene lanciato all'altra Aula del Parlamento, che è il Senato: questo provvedimento va approvato, perché è frutto di approfondimenti di persone che forse non avranno un premio Nobel, ma sono persone che hanno studiato, hanno approfondito i temi e hanno proprie capacità e proprie conoscenze, che hanno messo a disposizione del Parlamento italiano.

Quindi auspico che, anche in virtù delle parole del Presidente della Repubblica, che chiedeva l'autonomia, il rispetto e la dignità del Parlamento, al Senato si dia seguito, in tempi brevissimi, all'approvazione di questa normativa (Applausi).

(Coordinamento formale - Testo unificato - A.C. 290-B​)

PRESIDENTE. Se non vi sono obiezioni, la Presidenza si intende autorizzata al coordinamento formale del testo approvato.

(Così rimane stabilito).

(Votazione finale ed approvazione – Testo unificato - A.C. 290-B​)

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.

Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul testo unificato delle proposte di legge n. 290-410-1314-1386-B:

"Disposizioni per la tutela, lo sviluppo e la competitività della produzione agricola, agroalimentare e dell'acquacoltura con metodo biologico" (Approvate, in un testo unificato, dalla Camera e modificate dal Senato).

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 19) (Applausi).

Seguito della discussione delle mozioni Molinari ed altri n. 1-00569, Morassut ed altri n. 1-00576, Lollobrigida ed altri n. 1-00577, Pella e D'Attis n. 1-00578 e Baldino ed altri n. 1-00579 in materia di investimenti per progetti di rigenerazione urbana (ore 12,05).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione delle mozioni Molinari ed altri n. 1-00569, Morassut ed altri n. 1-00576, Lollobrigida ed altri n. 1-00577, Pella e D'Attis n. 1-00578 e Baldino ed altri n. 1-00579 in materia di investimenti per progetti di rigenerazione urbana (Vedi l'allegato A).

Avverto che, dopo la conclusione della discussione sulle linee generali, che ha avuto luogo nella seduta di lunedì 8 febbraio 2022, sono state presentate le mozioni Lollobrigida ed altri n. 1-00577, Pella e D'Attis n. 1-00578 e Baldino ed altri n. 1-00579, che sono già state iscritte all'ordine del giorno.

Avverto, altresì, che è stata presentata in data odierna una nuova formulazione della mozione Molinari e altri n. 1-00569, il cui testo è in distribuzione, che è stata sottoscritta, tra gli altri, anche dai deputati Baldino, Morassut, Pella, Moretto, Ruffino e Fornaro, che, con il consenso degli altri sottoscrittori, ne diventano rispettivamente il secondo, il terzo, il quarto, il quinto, il sesto e il settimo firmatario (Vedi l'allegato A). Contestualmente, le mozioni Morassut ed altri n. 1-00576, Pella e D'Attis n. 1-00578 e Baldino ed altri n. 1-00579 sono state ritirate dai presentatori.

(Parere del Governo)

PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il rappresentante del Governo, che esprimerà altresì il parere sulle mozioni all'ordine del giorno.

FEDERICO FRENI, Sottosegretario di Stato per l'Economia e le finanze. Grazie, Presidente. Il parere del Governo è favorevole rispetto alla mozione unitaria che assorbe tutte le altre mozioni, contrario rispetto alla mozione Lollobrigida ed altri n. 1-00577 e contrario rispetto all'ultima mozione, che dovrebbe essere, se non sbaglio…

PRESIDENTE. No, sono solo due, sottosegretario. Ci risulta quella di maggioranza, perché le altre sono state ritirate, e quella di Fratelli d'Italia.

FEDERICO FRENI, Sottosegretario di Stato per l'Economia e le finanze. Perfetto, grazie.

PRESIDENTE. Quindi, parere favorevole sulla mozione di maggioranza e contrario su quella di Fratelli d'Italia.

(Dichiarazioni di voto)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Fornaro. Ne ha facoltà.

FEDERICO FORNARO (LEU). Grazie, Signor Presidente, rappresentante del Governo. Questa mozione che, alla fine, è stata firmata da tutta la maggioranza e ha come primo firmatario il collega Molinari, è incentrata su una questione che soprattutto al Nord, in alcune regioni, ha suscitato molte proteste da parte degli amministratori locali in riferimento al bando e agli esiti del bando, alle graduatorie del bando relativo alla rigenerazione urbana.

La questione - cerco di spiegarla magari anche per chi ci ascolta - è legata ovviamente ai criteri di assegnazione, che, oltre a essere correlati alla qualità e alla coerenza dei progetti rispetto agli obiettivi e soprattutto, vorrei dirlo, al termine stesso di rigenerazione urbana - quindi, programmi di recupero e riqualificazione del patrimonio immobiliare, degli spazi su scala urbana volti a garantire, tra l'altro, la qualità dell'abitare - prevedono, tra i parametri, uno oggettivo, definito dall'Istat, l'indice di vulnerabilità sociale e materiale. Come accade con tutti gli indici, evidentemente, si determinano effetti potenzialmente distorsivi.

Cosa è successo, in buona sostanza? Che, in ragione di questo indice e in ragione, quindi, di una differenza molto significativa, in Italia, del tessuto sociale ed economico, c'è stato un prevalere molto forte di progetti di riqualificazione urbana che, ricordo, in questo primo bando, riguardavano solo i comuni con più di 15 mila abitanti verso Sud, così come è giusto che sia, potrebbe dire qualcuno, perché è evidente che i fondi devono andare a cercare di aiutare un riequilibrio, a recuperare, diciamo, le fratture territoriali che, più volte e in più occasioni, abbiamo sottolineato anche in quest'Aula. Il paradosso qual è stato, però? Che, alla fine, sono rimasti fuori dal bando progetti di riqualificazione urbana di importanti comuni del Nord Italia anche di riconosciuti valore e qualità.

Quindi, in qualche modo questa mozione cerca, alla fine di un percorso di confronto col Governo, sviluppato anche da ANCI e dalle regioni, di porre rimedio e, quindi, impegna il Governo ad assumere iniziative di competenza al fine di individuare e integrare le risorse necessarie, pari a circa 900 milioni di euro - fermo restando il 40 per cento destinato, come tutti noi ricordiamo, al Sud - al fine di garantire il finanziamento di tutti i progetti che abbiano superato il vaglio di ammissibilità. In un altro provvedimento - in legge di bilancio, se la memoria non mi inganna - vengono destinati altri 300 milioni per progetti di riqualificazione urbana anche per comuni al di sotto di 15 mila abitanti, a condizione che insieme, ossia in gestione associata, possano, però, superare questo limite. Quindi, sostanzialmente la questione è questa.

Si aggiunge che queste criticità legate al parametro, in particolare all'indice che prima ricordavo, si porranno anche sui bandi futuri. Quindi, c'è la necessità, individuata dal secondo punto dell'impegno, di garantire anche per i futuri progetti, ammissibili e non finanziabili, fino al 2026, il reperimento delle necessarie risorse attraverso un'intesa tra la Conferenza delle regioni, l'ANCI e l'UPI. C'è sullo sfondo una questione, ossia che occorre integrare e migliorare da un punto di vista qualitativo l'indice di vulnerabilità sociale e materiale, che è un indice matematico e che, da questo punto di vista, come tutti gli indici, come ricordavo in precedenza, è soggetto a possibili distorsioni.

Dunque, credo che vada ribadito l'impegno forte e chiaro che il 40 per cento di queste risorse vada in direzione delle regioni meridionali per le ragioni che abbiamo più volte sottolineato; al tempo stesso… Presidente, io cerco di parlare lo stesso…

PRESIDENTE. Io ho provato a richiamare ma là c'è un capannello, e magari lo sciogliamo. Signor Ministro, se magari dà una mano all'onorevole Fornaro a fare il suo intervento. Poi, dalla parte del PD ci sono molti capannelli. C'è una persona girata rispetto alla Presidenza, che però va avanti, come se niente fosse. Se riusciamo un po' a collaborare va bene. Lì, alla mia destra, onorevole Bitonci: se riesce a sciogliere il suo capannello… Onorevole Bitonci! Onorevole Bitonci, per cortesia. Non riusciamo proprio ad andare avanti. Se ci date una mano… Onorevole Rampelli, anche lei ci aiuti a portare un po' di ordine in Aula, perché altrimenti l'onorevole Fornaro non riesce oggettivamente a parlare. Onorevole Prestigiacomo, se anche lei mi dà una mano, le sono grato. Si sieda e, se deve parlare, esca. Onorevole Adelizzi, anche lei ci dia una mano.

Prego, onorevole Fornaro.

FEDERICO FORNARO (LEU). Concludo sulla necessità che su questo tema ci siano anche chiarezza e coraggio nella selezione dei progetti, perché il rischio - e lo dico avendo visto in realtà anche nel Nord progetti approvati - è che sotto il termine “rigenerazione urbana” finisca per entrarci tutto e il contrario di tutto. Ossia, credo che dobbiamo, da questo punto di vista, certamente garantire gli strumenti economici e finanziari per raggiungere questo obiettivo e promuovere la rigenerazione urbana, avendo, però, chiaro che l'asticella della valutazione dei progetti, per essere chiari, deve essere tenuta alta, quindi non ogni progetto relativo a un ambito di un territorio cittadino deve rientrare automaticamente nella rigenerazione urbana.

Ho visto progetti al cui interno c'erano, per esempio, le palestre. Io mi interrogo se la palestra di per sé non sia, diciamo, un intervento meritorio, per essere chiari, o se appartenga a un altro mondo, diciamo, a un altro livello di intervento, e non a quello sulla rigenerazione urbana, che passa, evidentemente, anche dall'idea che attraverso questo ci sia minore consumo del suolo, che si possano recuperare ambienti e anche un patrimonio edilizio, spesso in mano pubblica, che molte volte è andato deteriorandosi.

Quindi, credo che da questo punto di vista si sia fatto un buon lavoro, un lavoro, come sempre, molto lungo e complesso, perché - dobbiamo essere onesti - ricercare il punto di mediazione tra molte forze politiche, in una maggioranza che - ricordo - è senza formula politica, non è semplice, ma alla fine si è arrivati, io credo, a un buon punto di compromesso e, quindi, ritengo che questa mozione possa essere votata convintamente dalle deputate e dai deputati del gruppo Liberi e Uguali (Applausi dei deputati dei gruppi Liberi e Uguali e Partito Democratico).

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Fornaro. Ho cercato di sgomberare il “traffico” che era alle sue spalle, ma non sempre con il successo dovuto.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Ruffino. Ne ha facoltà.

DANIELA RUFFINO (CI). Grazie, Presidente. Si tratta di un argomento certamente interessante: stiamo parlando di 2.418 progetti presentati, mentre sono 1.784 quelli finanziati in prima battuta. Ovviamente, lo dico in premessa, affinché sia chiaro: servono - e molto probabilmente arriveranno - altri 900 milioni di euro e c'è la rassicurazione che il 40 per cento delle risorse andrà al Sud (si tratta di oltre 4 miliardi).

Devono, ovviamente, essere finanziati i progetti che hanno superato il vaglio dell'ammissibilità. In questi giorni si è discusso su questo tema e su questo argomento, la cui importanza è evidente non soltanto per l'Aula, ma anche per chi sta fuori dall'Aula. Ad esempio, si parla di progetti che poi dovranno essere immediatamente cantierabili e che devono, proprio perché già sono stati dichiarati ammissibili, avere una progettazione evoluta. Dunque, qui nasce il primo problema, molto importante per Coraggio Italia. Ho già avuto più volte occasione di dire che il nostro gruppo arriva da un forte radicamento sul territorio; quindi, noi possiamo parlare di rigenerazione urbana e possiamo, però, non tenere in conto quanto, oggi, siano in difficoltà i nostri enti locali e le nostre amministrazioni, che dovranno lavorare per cercare di rispettare i tempi, pena la perdita del finanziamento? E ci stiamo anche dimenticando del tema delle unioni dei comuni, tema riportato, ovviamente, nella mozione. Potranno essere anche le unioni a presentare i progetti e a dover seguire gli iter.

C'è un aspetto importantissimo. Mi rivolgo, in particolare, ai colleghi parlamentari che arrivano dagli enti locali, che sono consiglieri, che sono sindaci…Presidente, c'è veramente tanto brusio.

PRESIDENTE. Lei ha perfettamente ragione, ma io, o comincio a cacciare fuori qualcuno, oppure non c'è proprio soluzione, perché l'ho chiesto in tutte le maniere. Onorevole Prestigiacomo, se si gira e si siede mi fa una cortesia. Onorevole Spena, anche lei. Onorevole Trizzino, se non disturbiamo, vorremmo andare avanti, sennò ci dica cosa dobbiamo fare.

Onorevole L'Abbate, onorevole Boccia, dateci una mano, altrimenti uscite pure, non c'è problema. Prego, onorevole Ruffino.

DANIELA RUFFINO (CI). Grazie, Presidente. Mi rivolgo ovviamente al Governo presente. C'è un grave tema di personale legato ai precedenti patti di stabilità ma che ancora oggi sicuramente attanaglia i nostri enti locali. Abbiamo dei comuni che hanno centrato le progettazioni, abbiamo dei sindaci che stanno ben lavorando ma, dall'altro lato, devo dire e devo ricordare nuovamente al Governo che, per tutto questo iter, oltre al personale servirebbero anche i segretari comunali, perché stiamo parlando di milioni e milioni di euro. Questo è un tema che non può essere dimenticato.

Poi, c'è un altro aspetto, sempre in tema di rigenerazione urbana e della piena consapevolezza di avere delle grandi opportunità e anche delle aspettative che, ovviamente, si sono generate tanto per le grandi città quanto per i piccoli borghi, perché la rigenerazione comprende l'edilizia, la sismica, l'energetica, la sociale e la culturale. Noi pensiamo che sia un diritto, un diritto per ogni angolo d'Italia e, quindi, riportiamo la nostra preoccupazione: che cosa conta di più - la metto così - la grande città o il piccolo borgo? Ci sarà invece la capacità di valutare le difficoltà sia della grande città sia del piccolo borgo? Alcuni dati potrebbero essere interessanti. Come si capirà, io arrivo dal Piemonte e vi parlo del comune di Perrero, che ha un'ampiezza di oltre 63 chilometri quadrati per 600 abitanti; poi, c'è il comune di Giaveno, un comune intermedio dove io sono stata sindaco, con 71 chilometri quadrati per 16.000 abitanti; poi, il comune di Torino, con 130 chilometri quadrati per 886.000 abitanti. Ecco, in questo caso, i criteri, gli indici di vulnerabilità sociale e materiale, quelli calcolati dall'Istat, come vengono valutati? Siamo tutti coscienti che le grandi città hanno dei problemi enormi, ma nella grande città ci sono i servizi. Siamo anche altrettanto coscienti che i piccoli territori hanno pochi servizi, sono molto ampi e molto probabilmente - sono certa che il Governo presente terrà ben conto di questo aspetto - ci sono degli italiani che hanno dei diritti e che in questo momento storico devono vedere premiate le loro aspettative (Applausi dei deputati del gruppo Coraggio Italia), perché stiamo parlando, nell'ambito della rigenerazione urbana, di migliorare la qualità della vita.

In quest'Aula io ho già riportato alcuni appelli al Ministro Bianchi. Li riporto qui, al rappresentante del Governo presente, affinché si faccia portatore di una preoccupazione che è molto reale. Nella rigenerazione urbana c'è il tema dei servizi, c'è il tema delle scuole. Ebbene, nel comune di Valgioie verrà chiusa una scuola, perché mancano i diciotto bambini, ma c'è un bambino disabile. Sapete che cosa riusciremo a fare noi? Molto probabilmente - spero di no, avendo fiducia in questo Governo - chiuderemo una scuola e tra dieci anni, molto probabilmente, la rigenereremo. Queste sono le cose che oggi, in questo contesto, l'Italia, gli italiani, il Governo e gli amministratori non si possono permettere. Quindi, rigenerazione urbana vuol dire oggi fare delle scelte coraggiose, mantenere a prezzo di duri sacrifici quello che c'è, cercare di non chiudere (Applausi dei deputati del gruppo Coraggio Italia), cercare di mantenere aperto, cercare di dare dei servizi ai nostri concittadini. Abbiamo visto quanto nella pandemia ci sia stato un impegno da parte del volontariato, abbiamo visto quanti sforzi siano stati fatti.

Allora, c'è sicuramente la necessità di riflettere, di valutare chiaramente i progetti che sono stati presentati, di avere delle risorse, non soltanto per l'oggi ma per il domani. Parliamo di edifici religiosi, che non sono più utilizzati, parliamo delle zone industriali che, purtroppo, si stanno desertificando, parliamo di abitazioni che sono state abbandonate ma, dall'altro lato, parliamo di una grande prospettiva, che è quella che ovviamente gli italiani si aspettano. Quindi, la richiesta del nostro gruppo - la riporto nella mia dichiarazione di voto - è quella di essere attenti, di riuscire a compensare la grande città e il piccolo borgo, di lavorare in grande concerto tra i Ministeri. I Ministeri interessati sono molti e ci deve essere un tavolo - questo credo che il nostro Premier Draghi lo stia facendo - per cercare di unire gli obiettivi. Teniamo conto che ci sono delle aree che hanno una popolazione anziana di età molto avanzata e si sta parlando di ospedali di comunità. La rigenerazione comprende anche tutti quegli ospedali che sono stati chiusi. Che cosa si farà? Li manterremo chiusi o cercheremo di riaprirli, perché durante la pandemia ci siamo resi conto che di quei posti letto avevamo assolutamente bisogno e ci siamo rivolti ovunque per riuscire ad avere la disponibilità per i nostri concittadini malati? Questi sono i grandi temi. Io penso che ci sia una rigenerazione urbana che deve essere tenuta in conto. Dall'altro lato, credo che ci debba essere la capacità, da parte del Governo, affinché possa guidare regioni, città metropolitane, province e comuni verso una grande rivoluzione, una rivoluzione strategica che ci porti ad occupare quel posto in Europa che ci meritiamo, un posto che ci stiamo conquistando, giorno dopo giorno, con grande fatica.

Questo è quello che auspichiamo e per questo motivo pur con tutto quanto ho esposto - e su questo ovviamente ci sarà l'impegno del gruppo Coraggio Italia - lavoreremo e lotteremo affinché ci siano questi spazi e queste opportunità (Applausi dei deputati del gruppo Coraggio Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Moretto. Ne ha facoltà.

SARA MORETTO (IV). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, Governo, la rigenerazione urbana, che è l'oggetto della mozione di cui stiamo discutendo, è un tema di cui si parla da anni, ma che forse, finalmente, in questo momento incomincia ad assumere una reale concretezza. Non posso, infatti, non ricordare in questa occasione il disegno di legge che è fermo al Senato ma che è atteso ormai da anni dai territori, dai sindaci e dagli amministratori locali, perché è un disegno di legge che aiuterebbe a sbloccare molti dei progetti che aiuterebbero a cambiare il volto delle città e dei territori. La ritengo una questione urgente e necessaria. Infatti, il recupero e la riqualificazione del patrimonio immobiliare e degli spazi urbani è qualcosa che ha sicuramente a che fare con la salvaguardia del territorio, con il principio di evitare ulteriore consumo di suolo, mirando invece al recupero di ciò che è esistente. È qualcosa che mira a salvaguardare l'ambiente e il paesaggio, ma che ha anche lo scopo di intervenire in zone di fragilità e di emarginazione sociale. È evidente, quindi, che ridisegnare le città significa dare opportunità alle persone e ridurre le disuguaglianze che, purtroppo, nel nostro Paese sono ancora evidenti. Ecco perché il Piano nazionale di ripresa e resilienza, tra le sue missioni all'interno della Missione Inclusione e coesione sociale, alla quale sono assegnati 19,58 miliardi, inserisce anche i progetti di rigenerazione urbana. Quindi, stiamo parlando di qualcosa di estremamente attuale, di qualcosa di strategico per la crescita e la ripresa del nostro Paese. Negli anni scorsi sono stati stanziati 8,5 miliardi, per gli anni dal 2021 al 2034, ai comuni che presentano progetti di rigenerazione urbana con finalità sociale. È evidente e sappiamo benissimo che questi finanziamenti poi vanno recuperati strada facendo. I criteri che sono stati individuati per l'assegnazione di queste risorse prevedono che, quando i progetti siano superiori alle risorse disponibili, entri in gioco l'indice di vulnerabilità sociale, che misura l'incidenza degli abitanti in condizioni di vulnerabilità all'interno del territorio.

L'altro criterio sul quale, anche in questa mozione, solleviamo qualche perplessità, è quello di premiare i comuni più grandi, quelli superiori ai 15 mila abitanti, i capoluoghi di provincia e le città metropolitana. Nel dicembre del 2021 sono stati individuati i comuni destinatari delle prime risorse, quelle per gli anni dal 2021 al 2026, per 3,4 miliardi, confluiti nel Piano nazionale di ripresa e resilienza. Ho fatto questa premessa per capire da cosa parte la mozione di oggi, una mozione che, dobbiamo dirlo, è anche stata sollecitata dal grido d'allarme dei sindaci veneti, che, dati alla mano, hanno dichiarato di essere stati beffati, di aver subito un'ingiustizia, che poi è stata anche certificata dall'ANCI. Riporto solo alcuni dati per fotografare la situazione: solo quattro comuni veneti hanno visto ammessi e finanziati i loro progetti; 530 progetti dei comuni del Veneto sono stati ammessi ma sostanzialmente esclusi dal finanziamento; sono stati in totale esclusi dai finanziamenti il 93 per cento dei comuni del Nord Italia. È evidente, quindi, che in un incrocio dei criteri utilizzati si è creata un'iniquità, mentre sappiamo che tutta questa distribuzione dei fondi avviene con un meccanismo fisso e prefissato, per cui il 40 per cento dei fondi del Piano nazionale di ripresa e resilienza vanno destinati al Mezzogiorno. Da qui parte, quindi, il motivo, lo stimolo, a proporre questa mozione, a discutere in Aula di possibili impegni per riuscire a ripristinare una certa equità nella distribuzione dei fondi. Nella discussione di questa mozione permettetemi di toccare altri due aspetti che stanno anche all'interno del documento condiviso tra le forze politiche. Uno, che citava anche la collega che è intervenuta prima di me, riguarda il tema dei piccoli comuni delle aree interne, che sono stati destinatari di un finanziamento di 300 milioni nell'ultima legge di bilancio, per la rigenerazione urbana dei piccoli comuni, che però vede ancora limitazioni e cavilli, che rendono difficilmente utilizzabili queste risorse, che rimangono comunque poche se pensiamo alla geografia del nostro Paese e alle dimensioni degli 8 mila comuni del nostro Paese. La stragrande maggioranza di essi, infatti, sono piccoli comuni che hanno bisogno di grandi interventi di rigenerazione urbana e che si vedono riservata una quota di soli 300 milioni di euro rispetto alle altre ingenti risorse stanziate.

L'altro tema che è collegato, e che in parte è stato toccato in questa mozione, è quello attualissimo del 110 per cento, che può essere uno degli strumenti di rigenerazione del patrimonio immobiliare, sul quale ci sarebbe molto da discutere ma sul quale è certo ed evidente che è necessario un intervento che stabilizzi le norme fino alla scadenza della misura, ma che, soprattutto, consenta di rimediare al blocco che è avvenuto in questo mese, in queste settimane, a seguito dell'ultimo intervento normativo antifrodi. È infatti necessario coniugare gli obiettivi antifrode, ma anche evitare che chi, imprese e cittadini, si è assunto degli impegni o abbia fatto dei progetti, non possa portarli a termine e non si veda beffato dallo stesso Stato che gli ha fornito questo strumento. È urgente - l'abbiamo scritto in questa mozione - risolvere questo problema e dare garanzie e certezze ai cittadini che hanno pensato di utilizzare questo strumento, magari per riqualificare il proprio immobile e per contribuire così, in parte, anche alla rigenerazione urbana del territorio in cui vivono.

Vengo quindi agli impegni di questa mozione, chiarendo ovviamente che il voto di Italia Viva sarà un voto favorevole, ma consentitemi alcune velocissime valutazioni. Negli impegni sostanzialmente chiediamo di confermare ciò che il Governo ha già garantito, in più occasioni, ovvero l'ulteriore finanziamento di 900 milioni per scorrere la graduatoria e riuscire così a finanziare tutti i progetti che i comuni hanno presentato rispetto al bando di rigenerazione urbana e ristabilire quindi quell'equità a cui facevo riferimento prima, finanziando tutti quei comuni che sono stati esclusi, compresi i comuni della mia regione ma anche delle molte altre che hanno visto questa iniquità. Forse avremmo potuto essere più precisi - ma qui ovviamente serve la disponibilità del Governo - e capire questo impegno che il Governo si è assunto pubblicamente con i sindaci in più occasioni: quali sono i tempi, con quali modalità ciò avverrà e in quale provvedimento potrà essere definitivamente chiusa la questione. È evidente, però, che nella discussione che c'è stata tra le forze politiche sono emerse altre due questioni fondamentali.

La prima è capire come fino al 2026 si possa cercare di distribuire le maggiori risorse disponibili nei territori ai sindaci; il secondo impegno va in questa direzione, perché si vuole cercare di distribuire, di dare la possibilità al maggior numero di comuni di mettere in atto i progetti di rigenerazione urbana. Quello che voglio sottolineare in quest'Aula è di fare attenzione, soprattutto con il secondo impegno che voteremo oggi, a non illudere i sindaci, i quali hanno bisogno di certezze e non di promesse; bisogna, inoltre, fare attenzione soprattutto a non introdurre un criterio per cui non vi è mai una valutazione del merito dei progetti. È necessario lavorare - deve essere la nostra priorità - per individuare criteri che siano in grado di premiare il merito dei progetti e di evitare che ci siano delle sperequazioni. Qui andiamo al terzo impegno della mozione, con cui infatti si chiede al Governo, per le risorse impegnate dal 2027 in poi, di affiancare, di correggere il criterio di vulnerabilità che è stato utilizzato finora, per evitare che vi siano le sperequazioni territoriali che si sono viste in questa prima tranche, pur mantenendo, ovviamente, la quota del 40 per cento delle risorse al Mezzogiorno, così come da impegni del Piano nazionale di ripresa e resilienza. Credo, Presidente, che questa mozione abbia visto il leale e deciso impegno di tutte le forze politiche, soprattutto perché è una mozione che va a dare delle risposte ai sindaci, a coloro che sono ogni giorno sui territori, a coloro che sono direttamente a contatto con i cittadini e che avranno poi il compito di mettere in atto ed attuare fino in fondo davvero gran parte dei progetti del Piano nazionale di ripresa e resilienza. Annunciando il voto favorevole di Italia Viva, ringrazio i colleghi che hanno collaborato alla stesura della mozione e mi auguro che gli impegni assunti dal Governo diventino presto concreti (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il Presidente Rampelli. Ne ha facoltà.

FABIO RAMPELLI (FDI). La ringrazio, Presidente. Colleghi deputati, intanto rivolgo un appello al sottosegretario per rivedere, se possibile, il parere che è stato espresso nei confronti della mozione presentata da Fratelli d'Italia. Se lei facesse cortesemente una ricostruzione cronologica, potrebbe constatare con una certa facilità, sottosegretario, che la mozione di Fratelli d'Italia è stata decisiva anche - mi permetto di dire con un po' di presunzione - per vedere rimodulata una posizione della maggioranza che non è molto dissimile rispetto ai contenuti della nostra mozione. Siamo partiti da una mozione diversa, che spingeva in una certa direzione; c'è stata quindi una nostra mozione, molto simile a quella attuale della maggioranza, e poi c'è stata la presentazione di una mozione. Adesso, non so se fa difetto il nome e il cognome del firmatario della mozione, quindi, invece di giudicare il contenuto, il Governo si attesta su una posizione oggettivamente inaccettabile di pregiudizio nei confronti di una parte del Parlamento (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Oltretutto, ricordo a me stesso, caro sottosegretario, che questa attenzione, per statuto, dovrebbe essere maggiormente indirizzata verso chi rappresenta l'opposizione, perché la maggioranza ha mille e mille modi per rappresentare le proprie posizioni, anche attraverso il megafono rappresentato dal Governo. Poi, certamente, può far valere dove e quando vuole la logica dei numeri, ma quando si arriva a una discussione di questo genere e ci sono più mozioni in campo, più proposte in campo, il Governo ha il dovere - ha il dovere! - di approfondire (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia), con delicatezza e sensibilità aggiuntiva, i contenuti che vengono proposti da chi non ha il privilegio di gestire il potere. Detto questo, siamo rimasti sinceramente stralunati, allibiti, dalla piega che ha preso questa sorta di lunga conversazione, tant'è che ci sono stati diversi rinvii nell'esame di questa proposta nel tentativo di trovare una quadra. Diceva Tito Livio che la verità soffre, ma non muore mai; e la verità alla fine è emersa. Noi siamo partiti da un concetto solenne, quello della rigenerazione urbana, su cui si sono misurati fior fiori di urbanisti da qualche decennio a questa parte.

Oltretutto, siamo partiti da un fenomeno - quello della sostituzione edilizia - che precede la cosiddetta rigenerazione urbana che una certa sinistra radical-chic ha cercato di edulcorare anche come definizione culturale, perché, alla maniera del politicamente corretto, sembrava brutto dover dire che alcuni mostri, nati da una cultura capital marxista, negli anni settanta e ottanta, dovessero essere tirati giù di netto, perché erano incompatibili con la vita umana (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia), con la qualità essenziale e irrinunciabile della natura dell'uomo e delle sue relazioni. Quindi, siccome non si poteva dire, si è inventata questa sorta di definizione surrettizia della rigenerazione urbana. Benissimo. Noi, che storicamente non abbiamo letture ideologiche, siamo disponibili, per carità, a parlare, oltre che di sostituzione edilizia, di rigenerazione urbana, ma lo facciamo con i nostri riferimenti culturali che teoricamente dovrebbero essere diventati anche quelli di una certa sinistra evoluta che ha anche emancipato il proprio modello di pensiero rispetto alla gestione del territorio.

Certamente, sono stati fatti passi in avanti giganteschi da quando si realizzavano i quartieri dormitorio nell'est europeo, in Unione Sovietica, piuttosto che nelle nostre città e nelle capitali occidentali. Sono stati fatti passi in avanti e magari qualche stimolo lo avranno dato anche John Ruskin e Georg Simmel, piuttosto che Arnold Toynbee, piuttosto che lo stesso Roger Scruton, piuttosto che l'attuale, attualissimo urbanista del principe Carlo d'Inghilterra, Léon Krier. Io penso che la fonte a cui si è ispirata la destra italiana, la destra occidentale e il pensiero conservatore sia stata utile anche a stimolare alcune riflessioni dall'altra parte del campo. E noi siamo ben contenti che vi sia stata questa capacità di accedere a contenuti nuovi. Però poi, cari colleghi, è mai possibile che, mentre a Parigi si demolisce l'Unité d'Habitation e, quindi, il Corviale francese, qui si stia a bisticciare su quanti fondi debbano essere assegnati al Sud piuttosto che al Nord e che si vada a immiserire, come è stato fatto in queste ore, un dibattito importante e fondamentale? Un dibattito che, come ha dimostrato il superbonus del 110 per cento, è in grado di produrre, se adeguatamente indirizzato e sostenuto dallo Stato, un salto nel prodotto interno lordo di punti percentuali, oltretutto trasferibili nel campo dell'economia reale, che si trasformano, quasi in tempo reale, in ricchezza, in occupazione, in sviluppo e in crescita, tutti elementi molto distanti dalle speculazioni finanziarie, dai giochi dello spread, che danno solidità all'economia. Non si può, colleghi, vanificare il grande concetto della sostituzione edilizia e della rigenerazione urbana per beghe di ordine territoriale che non possono avere diritto di cittadinanza e la ridefinizione della mozione della maggioranza va in questa direzione. Devo ammettere che sono stati fatti comunque correttivi importanti, non decisivi, nel senso che non ci hanno convinto fino in fondo, ma, certamente, stiamo altrove rispetto alla prima proposta presentata e che è stata oggetto di discussione e anche di profondo esame nelle giornate precedenti. Io chiedo, caro sottosegretario, che vi sia analoga indulgenza nei confronti dei contenuti della mozione di Fratelli d'Italia e che il Governo possa esprimere un parere favorevole, perché noi per primi abbiamo scritto nella mozione che l'indice di vulnerabilità sociale e materiale doveva essere intoccabile, ma che occorreva, comunque, un principio anche di equa distribuzione e, quindi, andavano introdotti criteri aggiuntivi. Per esempio, al Nord come al Sud è un oggettivo criterio aggiuntivo quello del degrado sociale e del degrado urbano; questo indice non c'è nella valutazione Istat e noi lo possiamo aggiungere soprattutto nei bandi di là a venire. Così come è oggettivo che vi sia insicurezza in alcuni ambiti urbani e non soltanto nelle aree metropolitane e nelle zone periferiche degradate e abbandonate che, comunque, sono un problema sociale gigantesco, ma anche nei piccoli borghi dove lo spopolamento sta diventando una piaga.

Lo spopolamento, che significa anche abbandono delle radici e dell'identità, non crea soltanto un fenomeno di desertificazione socio-economica ambientale, crea molto di più e molto di peggio. Quindi, abbiamo introdotti questi criteri - l'applicazione nei borghi, il principio della sicurezza, il principio del contrasto al degrado sociale, all'abbandono - nella nostra mozione e sono trasversali a qualunque tipo di latitudine geografica; insieme all'indice di vulnerabilità sociale e materiale, rappresentano un riequilibratore che pure non toglie nulla ad un Mezzogiorno d'Italia che, per forza di cose, deve essere adeguatamente supportato. Infatti, sappiamo che, in questa fase storica, per l'Italia e non per il Sud - lo ripeto - per l'Italia è fondamentale che il Sud parta e realizzi la propria migliore qualità urbana, le proprie migliori infrastrutture in modo tale da essere attrezzato. Ma a fare cosa? Ad intercettare quella nuova ricchezza che, da qualche decennio a questa parte, nell'indifferenza di chi ci ha governato, transita per il bacino del Mediterraneo. Era dall'epoca degli assiro-babilonesi che non accadeva. Mentre l'Italia post-unitaria, giustamente, per tutelare gli interessi nazionali, investiva sull'infrastrutturazione del Nord per accorciare le distanze tra l'Europa ricca e l'Italia, non potevamo fare altrettanto al Sud - ovviamente la coperta era troppo corta -, perché a nord della Lombardia, del Piemonte c'è la Baviera, c'è l'Alsazia, c'è la Lorena e la Renania, a sud della Sicilia c'è l'Africa. Ma adesso le cose sono cambiate, e quindi, noi comunque dobbiamo lavorare e questo lo abbiamo detto tutti, tutte le forze politiche, non solo nei dibattiti televisivi, ma anche qui dentro: dobbiamo lavorare per colmare il divario che c'è tra Nord e Sud. Colmare il divario significa non solo ristorare i cittadini che abitano nel Mezzogiorno, ma offrire occasioni di sviluppo e crescita economica al Nord, in una visione di grande coesione territoriale; avete istituito pure un Ministero, che si chiama appunto Ministero per il Sud e per la coesione territoriale, per poi immiserire, come è capitato fino a ieri, il dibattito sulla rigenerazione urbana ad una sorta di tardivo derby tra Nord e Sud.

Concludo Presidente. Penso che questo possa essere un dibattito virtuoso, sano e privo di pregiudizi, ma noi non possiamo trovarci un sottosegretario - davvero le chiedo attenzione e sensibilità - che si esprime così sulla mozione di Fratelli d'Italia, la quale dice, al 90 per cento, le stesse cose che dice la mozione della maggioranza (peraltro, mozione corretta, poiché arrivata in Aula, catapultata, paracadutata in Aula questa mattina e, quindi, corretta rispetto alle edizioni precedenti) e che recepisce quei contenuti. Quindi, mi permetto di dire - e concludo - che se vi sarà un atteggiamento di disponibilità e, quindi, un esame attento di merito delle nostre proposte, conseguentemente avremo anche una maggiore duttilità ed elasticità nella valutazione della mozione della maggioranza. Se vi sarà un muro contro muro incomprensibile, ripeto, incomprensibile, noi non potremo fare altro che chiedere la votazione per parti separate, perché vogliamo vedere come si fa, da parte dei colleghi della maggioranza, colleghi parlamentari, a votare due impegni simili, uno a favore e uno contro: ci faremo due risate. E, comunque, nella votazione per parti separate, ovviamente, voteremo a favore della nostra mozione e non voteremo a favore della mozione dei nostri avversari (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Pella. Ne ha facoltà.

ROBERTO PELLA (FI). Grazie, Presidente Mandelli. Rappresentanti del Governo, cari colleghi, oggi discutiamo su una mozione e su un tema che Forza Italia ritiene cruciale per la strategia di sviluppo del nostro Paese, ossia la rigenerazione urbana e i fondi che, a partire dalla legge di bilancio 2020, adesso sono stati stanziati. Questa espressione designa specifici programmi di recupero e riqualificazione del patrimonio immobiliare nei nostri comuni, volti a garantire qualità e sicurezza dell'abitare dal punto di vista sia sociale, sia ambientale, in particolare, nelle aree più degradate o soggette a marginalizzazione.

Forza Italia da sempre valuta i processi di rigenerazione urbana come una straordinaria occasione per ripensare alle aree urbane e rimettere al centro il benessere delle persone. È, allo stesso tempo, una grande opportunità di rilancio economico: significa favorire realmente la riqualificazione e il riuso del patrimonio edilizio esistente e contenere conseguentemente il consumo del suolo, senza pervenire a blocchi dell'attività edilizia, che rappresenta un comparto centrale per l'economia del nostro Paese, cosa che oggi balza agli occhi di tutti.

Si tratta, quindi, di confrontarci su quale direzione e quale modello di crescita vogliamo imprimere ai nostri territori, anche alla luce delle lezioni apprese durante il periodo pandemico. In primo luogo, a partire dalla legge di bilancio 2020, questo Parlamento si è dato una chiara risposta: rendere ordinario il finanziamento delle politiche per la riqualificazione e la rigenerazione urbana, a testimonianza del fatto che, alla base del recupero e della valorizzazione delle nostre città, devono esserci una pianificazione e una programmazione pubblica, in grado di non intervenire in maniera puntuale su singoli edifici, bensì di progettare percorsi di rigenerazione, di stimolo dell'intraprendenza e dell'economia locale (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

In secondo luogo, in maniera ancora più evidente, dopo la pandemia che abbiamo vissuto, si è inteso come lo sviluppo non possa più avvenire a macchia di leopardo, limitatamente ai centri urbani, ma debba estendersi, abbracciando una logica di coesione territoriale che non lascia nessuno indietro. In questa direzione va l'inserimento, da parte del Ministro Carfagna e di tutto il Governo, del vincolo del 40 per cento delle risorse per il Sud del nostro Paese. Quindi, certamente, ben venga il modello della cosiddetta città dei 15 minuti, ma, al contempo, in maniera complementare, dobbiamo pensare all'intero territorio su cui si estendono le nostre città, con i loro quartieri e le loro identità; dobbiamo investire sui grandi, sui medi e sui piccoli comuni, situati al Sud, al Centro e al Nord del Paese. È stato proprio il nostro presidente, Silvio Berlusconi, ad avere la stessa intuizione, precorrendo i tempi di trent'anni, lui che, in particolare a Milano, ha costruito e imposto un modello culturale di città a misura d'uomo e di cittadino (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente), dove l'aspetto residenziale convive con un utilizzo funzionale degli spazi pubblici e degli spazi verdi e un'alta offerta di servizi, basti pensare al San Raffaele ed al suo impatto sul sistema salute nel territorio milanese.

Sabato scorso, ho partecipato, come vicepresidente vicario dell'ANCI, insieme a una delegazione di sindaci italiani composta dai membri del direttivo, all'udienza di Papa Francesco, il quale, durante il proprio intervento, ha scelto tre parole chiave, tra cui periferie, affermando: “Mi piace ripetere che dalle periferie si vede meglio la totalità, non dal centro, dalle periferie. Spesso voi avvertite il dramma che si vive in periferie degradate, dove la trascuratezza sociale genera violenza e forme di esclusione. Partire dalle periferie non vuol dire escludere qualcuno, è una scelta di metodo (…). Ma le periferie non vanno solo aiutate, devono trasformarsi in laboratori di un'economia e di una società diversa. Infatti, quando abbiamo a che fare con i volti delle persone, non basta dare un pacco alimentare. La loro dignità chiede un lavoro e quindi un progetto in cui ciascuno sia valorizzato per quello che può offrire agli altri”. Cari colleghi, credo che anche prendendo a prestito le parole che il Santo Padre ha voluto rivolgere a tutti noi sindaci italiani possiamo trovare il senso della mozione che stiamo discutendo.

Tutti i progetti ammessi nella graduatoria emanata dal Ministero dell'Interno vanno finalizzati, in primo luogo, per garantire pieno diritto di sviluppo a tutti i territori del Paese; in secondo luogo, per dare attuazione a progetti immediatamente cantierabili, le cui finalità sono perfettamente in linea con gli obiettivi del PNRR; in terzo luogo, per contribuire ad incentivare la leva delle economie locali, che hanno fortemente patito in questi ultimi due anni. Forza Italia chiede con forza e convinzione che i progetti ammessi ai contributi, dopo lunga e corposa istruttoria, siano finanziati tutti, quelli del Nord e del Sud, grandi e piccoli.

Il Ministero dell'Interno ha reso noto che i contributi ammontano a 3,4 miliardi di euro, mentre il fabbisogno è di circa 900 milioni in più, cioè di 4,3 miliardi. Fin da subito, Forza Italia ha reso evidente la necessità di prevedere un'integrazione delle risorse e, in tale ottica, si è impegnata ad approvare l'articolo 20 del decreto-legge n. 152 del 2021, di attuazione del PNRR, di cui sono stato relatore, integrando le risorse di 100 milioni per l'anno 2022 e di 200 milioni per gli anni 2023 e 2024. Si tratta dello stesso provvedimento con cui abbiamo, insieme al correlatore Dal Moro, favorito l'immissione di nuovo personale all'interno dei comuni, in misura sostanziale, per la prima volta dal blocco risalente al 2009, che servirà proprio a dare attuazione a questi progetti di rigenerazione urbana, a rendicontarli e a monitorare l'impatto, aspetto che mi rende particolarmente orgoglioso di far parte di Forza Italia e di questo Parlamento.

Successivamente, con la legge di bilancio per il 2022, sono state assegnate ulteriori risorse per investimenti, nel limite di 300 milioni di euro per l'anno 2022, a favore dei piccoli comuni con popolazione inferiore a 15 mila abitanti che, in forma associata, presentano una popolazione superiore a 15 mila. Le istanze dei piccoli comuni, ancora una volta, si dimostrano ascoltate da Forza Italia, che, da sempre, nella storia politica del presidente Berlusconi, riconosce identità, autonomia e pari dignità a ciascuno degli 8 mila comuni italiani (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

Vorrei altresì ricordare, in questa sede, che il 29 dicembre 2021, in sede di approvazione della legge di bilancio per l'anno 2022, alla Camera, è stata proprio Forza Italia la prima forza parlamentare a sottolineare tale urgenza, grazie all'ordine del giorno a mia prima firma, con il quale il Governo si è impegnato a reperire le risorse mancanti. Nonostante ciò, permane un problema legato non più solo alle risorse. La lista dei comuni beneficiari pubblicata ha evidenziato come l'applicazione delle priorità, per i progetti dei comuni con indice di vulnerabilità sociale e materiale Istat, abbia escluso dal finanziamento la quasi totalità dei comuni del Nord Italia che avessero presentato richieste o progetti di rigenerazione urbana, pur se ritenuti ammissibili. La distribuzione geografica ha, infatti, interessato - ascoltate bene, colleghi - in questo modo, per il 54 per cento, comuni situati nel Mezzogiorno, per il 25 per cento, comuni del Centro e, per il 21 per cento, comuni del Nord. I 900 milioni che questa mozione chiede di stanziare andrebbero ad aumentare anche un carattere mancante redistributivo, in quanto il 43 per cento sarebbe destinato al Sud, il 36 per cento al Nord e il 21 per cento al Centro. I 163 progetti aggiuntivi ricadrebbero in misura prevalente in Veneto e in Lombardia. Questi sono dati dell'IFEL, la nostra istituzione dell'ANCI.

Da ultimo, vorrei richiamare una lettera, sottoscritta dai presidenti dell' ANCI, UPI e Conferenza delle regioni, a nome di tutte le autonomie territoriali, che, in data 10 gennaio, ha nuovamente manifestato l'esigenza di colmare tale disparità, cui ha fatto seguito la comunicazione congiunta del 26 gennaio, in cui gli stessi firmatari annunciano l'accoglimento della richiesta da parte del Governo in base all'incontro avuto con il Ministro Franco e con il sottosegretario. Per questa ragione, la mozione che stiamo discutendo ha voluto inserire esplicitamente l'impegno a tenere conto delle intese raggiunte tra Conferenza delle regioni, ANCI e UPI nei futuri bandi, come da me fortemente sollecitato.

In conclusione, cari colleghi, si tratta di interventi fortemente attesi dai comuni e dalle diverse regioni e che rispondono ai bisogni di trasformazione generalizzata del territorio urbano, necessari per favorire lo sviluppo socio-economico dei diversi territori regionali. Il Presidente Mattarella, che da sempre manifesta sensibilità e particolare attenzione nei confronti dei comuni, ha così definito tali interventi durante il suo intervento dello scorso novembre all'assemblea dell'ANCI a Parma: “Si tratta di progetti di grande rilievo, da cui possono dipendere un miglioramento della qualità del vivere, una spinta alla modernizzazione del Paese, una crescita sia nella capacità di competere sia nell'esercizio dei diritti. I comuni devono essere anch'essi protagonisti di un percorso in cui si legano innovazione ed equità (…). Il PNRR è occasione significativa per riprogettare il Paese per il cambiamento, per ridurre ed eliminare i divari tra realtà urbane e zone rurali, per mettere in valore risorse come quelle montane, da sempre esposte al declino”.

Per tutte queste ragioni, il gruppo di Forza Italia chiede che il Governo si impegni: in primo luogo, ad assumere tutte le iniziative di competenza, al fine di individuare ed integrare le risorse necessarie, pari a circa ulteriori 900 milioni di euro, per garantire il finanziamento di tutti i progetti che abbiano superato il vaglio di ammissibilità, progettazioni pronte e rapidamente cantierabili, in grado di imprimere un forte sviluppo alle economie locali di tutto il territorio nazionale e di rispondere alle reali esigenze dei territori; in secondo luogo, ad adottare, nell'ambito dell'ulteriore DPCM, parametri territorialmente idonei a garantire una equilibrata redistribuzione territoriale dell'intero Paese, ferma restando la quota minima del 40 per cento per il Mezzogiorno; ed, infine, in terzo luogo, ad individuare procedimenti idonei, anche di semplificazione, considerata l'importanza che su questo tema rivestono gli incentivi fiscali edilizi, affinché le giuste esigenze di efficace contrasto alle frodi non mettano a rischio gli interventi in corso o già programmati e la continuità degli investimenti nel settore.

Chiediamo che, insieme a Forza Italia, tutte le forze politiche possano unirsi in questa richiesta del Governo e quanto prima si possano stanziare i 900 milioni e, soprattutto, aiutare tutto il territorio nazionale, non solo quelli grandi, ma anche quelli medi e piccoli (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Morassut. Ne ha facoltà.

ROBERTO MORASSUT (PD). Grazie, Presidente. Bisogna dire che in questi anni il tema della rigenerazione urbana si è effettivamente imposto nel dibattito pubblico, persino in modo pubblicitario e propagandistico, ma, alla fine, è avanzata una consapevolezza diffusa anche in Italia, forse una delle ultime Nazioni ad essere interessata operativamente dai processi di rigenerazione urbana: la consapevolezza di una convergenza ormai oggettiva di interessi tra le comunità territoriali e le forze economiche almeno su un punto, cioè che i perimetri urbani non debbono più espandersi, ma si debbano trasformare le città e i comprensori industriali all'interno di perimetri già dati. Si può dire che, per decenni, la materia prima per la generazione di un'accumulazione del nostro capitale è stata la terra, perché non avevamo materiali o materie prime del sottosuolo; abbiamo usato la terra per creare il nostro capitalismo e questo è successo in tutte le regioni. Ancora oggi le nostre norme portano il segno di una forte egemonia della rendita, basti citare un dato: la contribuzione privata agli interventi pubblici, oggi, in Italia, ammonta mediamente al 5 per cento, in Francia al 15, in Germania tra il 30 e il 40 per cento.

Ora, però, gli ultimi Governi hanno iniziato a entrare nel merito della rigenerazione urbana, cercando di tradurlo in politica e ricordo quanto ha fatto il Governo nel quale erano Ministri il Ministro Delrio e la stessa Ministra De Micheli (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Si è cominciato ad entrare nel merito; cito, per esempio, i programmi definiti PINQuA, programmi importanti perché puntano l'attenzione sul tema dell'abitare, della riqualificazione dei complessi abitativi che sono il cuore della rigenerazione urbana. Ma, ora, c'è una opportunità importante con il PNRR, perché arrivano ingenti risorse, riforme normative ed accelerazioni che finalmente consentono di porre al centro dell'attenzione un tema complessivo del nostro Paese, a livello nazionale; si discute tra Nord e Sud, ma c'è un grande tema nazionale che è la grande questione urbana della trasformazione e della riqualificazione sociale, edilizia e urbanistica delle nostre città che sono le più belle d'Europa, ma sono il fanalino di coda di questi processi di trasformazione (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). In Europa si è investito e si continua ad investire; gli interessi privati partecipano alla trasformazione, gli Stati investono risorse, da tempo, prima ancora del PNRR, e noi cominciamo a farlo ora o da qualche anno.

Ora, noi entriamo nella discussione del PNRR che prevede programmi, piani integrati, interventi sulle opere pubbliche e su progetti urbani proposti dai comuni; segnalo che al Senato è in discussione un DDL importante - che arriverà, spero, alla Camera - sul tema della rigenerazione urbana, condiviso dalla maggioranza, fatto straordinariamente importante, e segnalo anche l'importante iniziativa del Ministro Giovannini che ha costituito una commissione per la riforma della normativa urbanistica generale, una commissione importante su temi cruciali come quelli degli standard e della riforma stessa della legge urbanistica.

Voglio entrare nel merito di questa mozione rapidamente, perché la traduzione di questo sforzo, in questa mozione, tocca punti importanti che riguardano i criteri attraverso i quali queste risorse possono essere messe in campo. In particolare, tre sono i punti: uno, che è importante, riguarda il finanziamento ulteriore di programmi, essendo rimasti fuori dalla programmazione, legata ai bandi emessi, tanti progetti di tanti comuni, perché le risorse non sono sufficienti. Quindi, il primo punto che si chiede al Governo è di operare perché, attraverso un investimento di ulteriori 900 milioni di euro e rispettando un criterio chiave che noi difendiamo e consideriamo importante, cioè quello di riservare almeno il 40 per cento delle risorse al Mezzogiorno, si possa garantire la traduzione in fatti anche dei progetti che sono rimasti fuori dal finanziamento attuale. Il secondo punto è fondamentale e riguarda la traduzione di questo indice di vulnerabilità sociale e materiale: non si tratta di un indice inventato politicamente, ma di una traduzione tecnica molto complessa che, però, è stata messa in piedi dall'Istat, cioè da un istituto istituzionale, scientifico, indiscutibile da certi punti di vista o, comunque, non tacciabile di inclinazioni politiche o territoriali, che serve proprio ad individuare un'oggettività attraverso la quale tradurre i bandi in finanziamenti. È naturale che questo indice tenda ad indirizzarsi verso le situazioni di maggiore fragilità, di maggiore arretratezza, di maggiore difficoltà, anche operativa, perché, diciamolo francamente, è vero che in tanti comuni del Mezzogiorno è più difficile fare i bandi; ci sono meno attrezzature tecniche, meno capacità di tradurre l'azione operativa in progetti, in bandi, in opere e questo è un problema che noi dobbiamo assumere, ma lo dobbiamo assumere con un grande equilibrio, perché effettivamente un'applicazione così meramente tecnica di questo criterio rischia di scoprire la coperta dall'altra parte e di lasciare, come in effetti avviene e si percepisce dai dati in corso, che per molte regioni del Nord, che pure hanno bisogno di interventi importanti e fondamentali sulle grandi periferie urbane, sulle aree interne, sulle zone di ristrutturazione industriale, quindi di risorse e di finanziamenti, si rischia di scoprire la coperta dall'altra parte. Quindi, noi poniamo questo problema, cioè di non cancellare questo criterio, ma di accoppiarlo e di affiancarlo, attraverso una visione territoriale più organica, ad altri criteri di riequilibrio che possano consentirci proprio quello che dicevo all'inizio, ossia di affrontare in forma nazionale, cioè con una visione nazionale, il grande problema della questione urbana. Si tratta di una grande questione sociale che non riguarda solo la riconversione del patrimonio edilizio, ma riguarda proprio la rigenerazione urbana che è diversa dal principio della riqualificazione, proprio perché mette in campo un criterio di rigenerazione e di rinascita delle comunità, che è edilizio, strutturale, ma anche sociale, cioè guarda al potenziamento dei servizi, alla crescita della comunità, alla coesione sociale e alla giustizia sociale che sono le grandi linee di indirizzo del PNRR (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

Voglio citare, da questo punto di vista, un dato che riguarda l'ecobonus -che è il quarto punto che pone la mozione - perché qui c'è un problema che dobbiamo cercare di risolvere: noi abbiamo avviato questa procedura; è una procedura che costa, è una procedura che pesa sulle finanze pubbliche, ma, a questo punto, bisogna trovare una soluzione, perché una macchina in corsa non si può fermare improvvisamente, pena il suo rischio di sfasciarsi. Qui bisogna trovare una soluzione per i problemi che stanno emergendo per quanto riguarda la cessione del credito - la mozione pone il tema - anche sapendo che dalle statistiche noi deduciamo questo dato: la politica degli incentivi, in 15 anni - e qui bisognerebbe fare proprio un punto di valutazione anche normativa - ha prodotto un volume di investimenti di circa 150 miliardi, in quindici anni; una quantità enorme che, per metà, è rappresentata da investimenti pubblici, cioè incentivi, in parte recuperati, che sono il netto del recupero dal movimento dell'IVA, in parte per investimenti di famiglie e di imprese. I risultati sono stati importanti e sono decisivi, in particolare per quanto riguarda il rinnovo edilizio e l'efficientamento energetico, ma scoprono un fronte ancora sul tema della riqualificazione dei territori. Però, dobbiamo porci il problema se questa normativa non vada unificata, non vada rivista complessivamente, ma attualmente essa è in corsa e ci dobbiamo porre il problema di come risolvere questo punto, in queste ore e in questi giorni, e noi poniamo unitariamente nella mozione di maggioranza questa questione che a me pare molto importante.

Quindi, nel motivare il voto favorevole del gruppo del Partito Democratico, sottolineo questi aspetti: siamo di fronte per la prima volta alla possibilità di produrre un programma organico che investe a livello nazionale le nostre comunità e che dura anni, un piano keynesiano sulle città, accompagnandolo anche a riforme normative, ad accelerazioni normative, che può finalmente rimetterci in linea con gli altri Paesi sul tema cruciale delle città, perché è nelle città che si produce ricchezza, è nei territori che si producono i risultati per i target della neutralità climatica e perché è lì che sta il cuore di una politica di sostenibilità dei prossimi anni.

La mozione punta nella direzione di favorire i processi in atto e di indicare gli elementi di debolezza, in particolare chiede che l'indice di vulnerabilità sia applicato con equilibrio e secondo una visione nazionale che non scopra i territori ma riesca ad unificarli e a tenerli dentro un grande ragionamento d'insieme (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Bitonci. Ne ha facoltà.

MASSIMO BITONCI (LEGA). Grazie, Presidente. Innanzitutto, voglio ringraziare tutti i gruppi per questa mozione unitaria su un tema così importante per tutte le nostre amministrazioni locali e anche il sottosegretario Freni, che è qui presente in Aula. Parliamo di un tema legato alla rigenerazione urbana, che rappresenta, com'è noto a tutti, una vera grande sfida dello sviluppo ecosostenibile per tutto il territorio nazionale, in special modo per piccoli e piccolissimi centri storici e borghi del nostro Paese.

Nel quadro generale del Piano nazionale di ripresa e resilienza, con particolare attenzione alle periferie e aree interne del territorio, è indicata una serie di obiettivi e tra questi obiettivi, ovviamente, ce n'è uno importante - che è stato ricordato anche dai colleghi - che è quello volto a ridurre le situazioni di emarginazione sociale, al fine di supportare l'inclusione, soprattutto giovanile, nonché favorire la riduzione del degrado sociale. Per questo il Governo ha deciso di mettere a terra e, quindi, di finanziare una serie di progetti, anche estremamente importanti. Secondo gli ultimi dati pubblicati dal sito online del Ministero dell'Interno, su 2.418 progetti presentati, 2.325 sono state le opere ammesse; l'elenco di quelle ammesse a finanziamento si compone di 1.784 opere, per complessivi 483 enti locali. Quindi, una serie di finanziamenti che sono andati, giustamente, nel verso della rigenerazione urbana, su progetti presentati in maniera abbastanza omogenea e distribuita a livello nazionale, al Nord e al Sud.

Dove nasce il problema che è alla base di questa mozione? Nasce dal fatto che con un DPCM e, successivamente, con la Conferenza Stato-regioni e città, a cui era presente anche il presidente Decaro, si è dato il via libera al finanziamento; ma, soprattutto, nasce da un tema centrale che è quello dell'applicazione dei criteri Istat sulla vulnerabilità sociale, criteri che hanno fatto scivolare i comuni, soprattutto del Nord, in fondo alla graduatoria finale.

Non per fare una polemica ma per essere estremamente chiari - ed è questo anche l'ambito di discussione che si fa oggi in Aula - ricordo che due giorni fa, in audizione, il Ministro Carfagna, sullo stato di attuazione del PNRR, ha affermato - lo sappiamo tutti, perché viene richiamato praticamente in tutti gli atti e in tutti i bandi del PNRR - che c'è una riserva per i comuni del Sud di almeno il 40 per cento di tutti i finanziamenti e sappiamo che in totale vale ben 82 miliardi del PNRR. Quindi, c'è questa riserva e va bene. Però, nel momento in cui si decide di introdurre, oltre a questa, anche dei criteri di vulnerabilità sociale, l'effetto è quello che abbiamo visto, cioè che sono stati finanziati tutti i progetti dei comuni del Sud oltre la riserva del 40 per cento - siamo arrivati quasi al 57 per cento dell'ammontare complessivo delle risorse – ed è rimasta esclusa la maggior parte dei comuni del Nord.

Vi faccio l'esempio del Veneto. Nel Veneto sono stati finanziati solamente 6 comuni e nessuna città capoluogo di provincia. Ovviamente, ne è nato un tam-tam territoriale da parte dei sindaci e dell'ANCI che a livello nazionale – forse di questo non ci si era accorti prima - ha chiesto una modifica dei criteri e soprattutto il rifinanziamento, perché ci sono molti comuni che sono rimasti esclusi con progetti di assoluta qualità, che hanno la stessa dignità rispetto ad altri progetti presentati dai comuni del Nord.

In un question time alla Camera il Ministro Lamorgese aveva dato rassicurazioni sul fatto che il Governo si stava muovendo in questa direzione per recuperare le risorse e i fondi; dopodiché c'è stato un altro question time, al Senato. Arriviamo, oggi, a questa mozione con la quale chiediamo, innanzitutto, che vengano finanziati tutti i comuni (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). Chiediamo poi - ma sappiamo che questo, in base alla trattativa che è in corso tra l'ANCI, l'UPI e il Governo, è già in uno stadio molto avanzato - di rivedere questo criterio dell'ISTAT, perché non può essere un criterio da prendere come base, e non solamente per questo bando. Infatti, sappiamo, anche in base a questa mozione, attraverso i relatori, e con riferimento ai vari provvedimenti, che da parte del Governo c'è già una relazione tecnica al MEF che ha individuato le risorse. Ci sarà quindi la messa a terra e la disponibilità a finanziare tutti i progetti per i comuni. Il tema è quello dei prossimi finanziamenti, il tema riguarda i 300 milioni che sono stati stanziati nella legge di bilancio e tutti i futuri progetti e finanziamenti che, se seguiranno lo stesso criterio basato sull'indice di vulnerabilità, verranno assegnati con percentuali anche superiori al 55 per cento (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

Lo voglio ribadire, la Lega non ne fa una questione tra Nord e Sud, ne fa una questione di equità. Io penso che l'equità vada ricercata. Io non penso che tutti i progetti, il 100 per cento dei progetti che sono stati ammessi e finanziati che sono venuti dai comuni del Sud siano migliori o peggiori dei progetti presentati dai comuni del Nord. Bisogna cercare di valutare la qualità del progetto, non perché viene da un certo territorio e magari è presentato in un certo modo (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

Tenendo conto che dobbiamo verificare quale sarà la ricaduta di questi progetti nel territorio, siamo sicuri che tutti questi progetti poi saranno realizzati? Non è che, magari, fra un paio d'anni, ci ritroviamo qui a dire “forse era meglio se”, come abbiamo fatto nel 2018? Vi ricordate? Con il Governo “Conte 1”, nel 2018, abbiamo distribuito ben un miliardo a tutti i comuni d'Italia secondo un criterio legato alla popolazione. Per carità, bisogna applicare anche dei correttivi perché ci sono delle aree degradate del territorio che hanno bisogno di maggiore impulso e maggiori finanziamenti, però in quel caso voi sapete tutti che quel miliardo è stato completamente speso; è quella la cosa importante (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier)! Ve lo dice chi è stato sindaco in ben due comuni. Tante volte il problema non è neppure quello del finanziamento, ma è chi può realizzare le opere (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

Allora, diamo fiducia ai comuni; e questo lo dico anche per gli obiettivi del PNRR. Chi sono i soggetti attuatori del PNRR, se non i comuni italiani (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier)? Ma tutti i comuni italiani! Questo deve essere assolutamente chiaro. Quando abbiamo dato risorse ai comuni, questi le hanno spese, hanno sistemato le scuole, piste ciclabili e strutture sociali. Nel momento in cui arrivano invece dei finanziamenti a pioggia, in alcune zone del territorio, e non arrivano in altre, non vorremmo che tra qualche anno ci ritrovassimo ad avere progetti non realizzati. Questo è un aspetto fondamentale su cui la Lega vuole essere chiara, molto chiara, con tutti i colleghi e con il Governo. Dobbiamo ragionare in termini di equità, cerchiamo di finanziare i migliori progetti di rigenerazione urbana, che abbiano anche sostenibilità sociale (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). Dappertutto ci sono zone degradate, nelle piccole e nelle grandi città. Nelle grandi città del Nord non ci sono quartieri degradati? Certo che ci sono, pertanto le risorse vanno distribuite come dicevo prima. La Lega voterà convintamente a favore di questa mozione, con l'auspicio che si rivedano questi criteri, perché quello della distribuzione a pioggia sappiamo benissimo dove ha condotto l'Italia. Vogliamo un'equa distribuzione, ricordando l'autonomia dei comuni nel realizzare le opere pubbliche (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Carbonaro. Ne ha facoltà.

ALESSANDRA CARBONARO (M5S). Presidente, onorevoli colleghe, onorevoli colleghi, Governo, la rigenerazione urbana è un fattore cardine e rappresenta una grande opportunità per lo sviluppo sociale sostenibile e per la coesione territoriale del Paese. Non a caso, nel quadro generale del Piano nazionale di ripresa e resilienza, il recupero e la rigenerazione di edifici e territori urbani, con particolare attenzione a periferie e aree interne del nostro territorio, vengono qualificati come obiettivi principali all'interno della Missione 5, inclusione e coesione, componente 2, infrastrutture sociali, famiglia, comunità e Terzo settore, investimento 2.1, al fine di supportare l'inclusione, soprattutto giovanile, e favorire la riduzione del degrado sociale e ambientale.

Il Piano nazionale di ripresa e resilienza, inoltre, costituisce un'occasione per il rilancio del Mezzogiorno per la ripresa del processo di convergenza con le aree più sviluppate del Paese. La coesione sociale e territoriale rappresenta, infatti, uno dei pilastri fondamentali su cui poggia l'intero programma del PNRR. Il Piano persegue il riequilibrio territoriale e il rilancio del Sud come priorità trasversale a tutte le missioni.

L'asse strategico dell'inclusione sociale, in particolare, punta a ridurre il divario di cittadinanza e a superare le diseguaglianze profonde, spesso accentuate durante la pandemia, e la debolezza strutturale del sistema produttivo del Sud, accompagnando il processo di convergenza tra Sud e Centronord quale obiettivo di crescita economica, come più volte richiesto nelle raccomandazioni della Commissione europea. Tenendo ben presente questo aspetto fondamentale, tra gli interventi disposti negli ultimi anni in tema di riqualificazione urbana si evidenzia che l'articolo 1, commi 42 e 43, della legge 27 dicembre 2019, n. 160, ha previsto per gli anni dal 2021 al 2034 l'assegnazione di contributi, per complessivi 8,5 miliardi di euro, ai comuni per investimenti in progetti di rigenerazione urbana volti alla riduzione di fenomeni di marginalizzazione e degrado sociale, nonché al miglioramento della qualità del decoro urbano e del tessuto sociale e ambientale.

In data 21 gennaio 2021 è stato emanato il decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri con il quale sono stati fissati i criteri per assegnare le risorse prioritariamente ai comuni che presentano nel proprio territorio una maggiore densità demografica caratterizzata da condizioni di vulnerabilità sociale e materiale in base all'indice calcolato dall'Istat, con conseguente più elevata manifestazione di fenomeni di marginalizzazione e degrado sociale, individuando quali destinatari delle medesime i comuni con popolazione superiore ai 15 mila abitanti, non capoluogo di provincia, nonché i comuni capoluogo di provincia e sede delle città metropolitane. A seguito dell'approvazione dell'elenco dei progetti beneficiari dei contributi per investimenti in opere di rigenerazione urbana alcune amministrazioni locali hanno riscontrato la mancata assegnazione delle risorse previste, pur rientrando tali progetti nella graduatoria di quelli ritenuti ammissibili. L'ANCI, a seguito della pubblicazione del decreto, ha diramato un comunicato con il quale, senza mettere in dubbio l'efficacia di una misura che si è caratterizzata per modalità agevoli di assegnazione dei fondi, ha ribadito la necessità di integrare le risorse disponibili con un ulteriore stanziamento di circa 900 milioni di euro, al fine di finanziare tutti i progetti risultati ammissibili. Il mancato finanziamento dei progetti di rigenerazione urbana risultati ammissibili precluderebbe la possibilità di realizzare opere rilevanti per lo sviluppo di interi territori, lasciando senza risposta le attese di tantissime comunità locali. A fronte di queste legittime istanze, nello spirito anche del PNRR, aggiungerei, in ossequio ai richiami della coesione e dell'unità del Paese che solo pochi giorni fa il Presidente Mattarella ha autorevolmente espresso in quest'Aula, che la politica non può alimentare strumentalmente divisioni territoriali e sociali, ponendo in contrapposizione territori e comunità. Per questa ragione, nell'ambito degli ulteriori DPCM per la definizione dei criteri di riparto delle risorse riferite al periodo 2027-2034, riteniamo opportuno migliorare ed integrare i criteri di assegnazione, come l'indice di vulnerabilità sociale e materiale dell'Istat, salvaguardando la regola della riserva minima del 40 per cento per le risorse del Mezzogiorno.

Condivido quanto espresso prima in dichiarazione di voto dall'onorevole Morassut: tenere insieme una visione, questo dovrebbe fare un indice. Una visione per una ripartizione equilibrata degli interventi, perché non si può fare parti uguali fra disuguali (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Pertanto, con la presente mozione, con gli obiettivi di scongiurare dannose contrapposizioni territoriali, di tutelare i criteri di ripartizione ispirati ai principi del PNRR e, allo stesso tempo, di valorizzare le proposte ritenute ammissibili e non finanziate, chiediamo al Governo di assumere tutte le iniziative di competenza al fine di individuare e di integrare le risorse necessarie, pari a circa ulteriori 900 milioni di euro, in modo che si assicuri al Mezzogiorno risorse pari ad almeno il 40 per cento delle risorse complessive, al fine di garantire il finanziamento di tutti i progetti che abbiano superato il vaglio di ammissibilità. A tal proposito mi preme ringraziare il Ministro per i Rapporti con il Parlamento D'Incà, che si è prontamente impegnato, insieme al Ministro Franco, per individuare ed integrare le risorse necessarie.

In conclusione, gli interventi di rigenerazione urbana costituiscono uno strumento molto importante anche per il raggiungimento degli obiettivi fissati dalle nuove norme europee in materia di efficienza energetica degli edifici. In tale contesto risultano fondamentali gli incentivi fiscali legati al superbonus del 110 per cento che consentono, anche alla fascia di reddito medio-bassa, di vedere efficientata la propria abitazione, permettendo una diffusa riqualificazione energetica del patrimonio edilizio del Paese. Chiediamo, dunque, di individuare procedimenti idonei e soprattutto condivisi, considerata l'importanza che in tema di interventi di rigenerazione urbana rivestono gli incentivi fiscali edilizi, affinché le giuste esigenze di efficace contrasto alle frodi non mettano a rischio gli interventi in corso o già programmati e la continuità degli investimenti nel settore.

Mi preme sottolineare - e concludo, Presidente - che il MoVimento 5 Stelle è stato il promotore dell'introduzione di questa misura che ha rimesso in moto interi settori dell'economia, con notevoli vantaggi in termini di creazione di posti di lavoro, riduzioni delle emissioni climalteranti e del consumo di energia, tracciando la strada anche per altri Paesi europei. Oggi, che anche le altre forze politiche ne riconoscono l'importanza, risulterebbe davvero controproducente operare continue modifiche che minano la certezza degli operatori e dei cittadini, rischiando di bloccare di fatto il pieno dispiegamento dei molteplici impatti positivi del provvedimento. Auspichiamo, a tal riguardo, un potenziamento ed una proroga degli incentivi riferiti all'edilizia residenziale pubblica, vero cardine della profonda rigenerazione delle nostre città. Riqualificare le periferie fisiche vuol dire ricucire le ferite sociali ed esistenziali esistenti da troppo tempo nel nostro territorio; significa un Paese più coeso, più inclusivo, più sostenibile, orientato ai valori della nostra Costituzione e proiettato verso il futuro. Per tutto quanto espresso in premessa, annuncio il voto favorevole del MoVimento 5 Stelle (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto.

(Votazioni)

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Come da prassi, le mozioni saranno poste in votazione per le parti non assorbite e non precluse dalle votazioni precedenti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Molinari, Baldino, Morassut, Pella, Moretto, Ruffino, Fornaro ed altri n. 1-00569 (Nuova formulazione), su cui il Governo ha espresso parere favorevole.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 20).

Passiamo alla votazione della mozione Lollobrigida ed altri n. 1-00577.

Avverto che i presentatori hanno chiesto la votazione per parti separate, nel senso di votare: dapprima, distintamente ciascun capoverso del dispositivo; a seguire - ove il dispositivo venga in tutto o in parte approvato - la premessa.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Lollobrigida ed altri n. 1-00577, limitatamente al primo capoverso del dispositivo, su cui il Governo ha espresso parere contrario.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 21).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Lollobrigida ed altri n. 1-00577, limitatamente al secondo capoverso del dispositivo, su cui il Governo ha espresso parere contrario.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 22).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Lollobrigida ed altri n. 1-00577, limitatamente al terzo capoverso del dispositivo, su cui il Governo ha espresso parere contrario.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 23).

In virtù della reiezione del dispositivo della mozione Lollobrigida ed altri n. 1-00577, non si procederà alla votazione della relativa premessa.

Sospendo, a questo punto, la seduta, che riprenderà alle ore 15 con lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata.

La seduta, sospesa alle 13,30, è ripresa alle 15.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE FABIO RAMPELLI

Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interrogazioni a risposta immediata, alle quali risponderanno il Ministro per i Rapporti con il Parlamento, la Ministra per il Sud e la coesione territoriale e la Ministra per le Disabilità.

Invito gli oratori ad un rigoroso rispetto dei tempi, anche considerata la diretta televisiva in corso.

(Iniziative di competenza nei confronti di Poste Italiane volte a garantire la continuità occupazionale, con particolare riferimento ai lavoratori in somministrazione che hanno prestato servizio nel corso del 2021 – n. 3-02744)

PRESIDENTE. Passiamo alla prima interrogazione all'ordine del giorno Palazzotto n. 3-02744 (Vedi l'allegato A).

Chiedo al deputato Erasmo Palazzotto se intenda illustrare la sua interrogazione o se si riservi di intervenire in sede di replica.

ERASMO PALAZZOTTO (LEU). Grazie, Presidente. Signor Ministro, la vicenda dei 425 lavoratori somministrati da Adecco a Poste Italiane pone alcune questioni rilevanti sul piano delle politiche industriali nel nostro Paese e, in particolare, su quelle delle aziende pubbliche. Poste Italiane, che è la più grande azienda pubblica del Paese, non solo non ha mantenuto gli impegni presi sulla continuità occupazionale di questi lavoratori, che hanno prestato servizio durante gli anni più difficili della pandemia senza mai fermarsi, ma non si è neanche presentata all'incontro promosso dal Ministero del Lavoro a novembre per la procedura di raffreddamento della crisi.

A parere di chi vi sta interrogando non è accettabile che un'azienda pubblica, che ha aumentato il proprio fatturato durante questi anni anche grazie a questi lavoratori, continui a ricorrere a forme di lavoro ultra precarie. Inoltre, in questo momento ci risulta che sia anche cessato l'incarico di questi lavoratori e si stiano immaginando dei subappalti per sostituirli.

Quindi, siamo qui a chiederle se il Governo non intenda richiamare Poste Italiane alle proprie responsabilità, convocando urgentemente il tavolo di crisi, che aveva promesso entro metà febbraio, e garantendo continuità occupazionale a questi lavoratori e continuità di reddito alle loro famiglie.

PRESIDENTE. Il Ministro Federico D'Inca', ha facoltà di rispondere.

FEDERICO D'INCA', Ministro per i Rapporti con il Parlamento. Signor Presidente e colleghi deputati, rispondo agli onorevoli interroganti sulla base degli elementi forniti dal Ministero dello Sviluppo economico, impossibilitato a partecipare alla seduta odierna.

Gli onorevoli interroganti fanno riferimento all'impiego da parte di Poste Italiane di lavoratori in somministrazione, tema che coinvolge competenze anche di altri Ministeri. Al fine di trovare una soluzione alla problematica, è stata sentita nel merito della questione Poste Italiane, la quale ha riferito di fare ricorso a contratti di somministrazione di lavoro per l'attività di trasporto. In particolare, il contratto in essere con la società Adecco è stato attivato nella seconda metà del 2017 per sopperire a temporanei e specifici bisogni di personale sul territorio nazionale. Poste Italiane ha rappresentato che, tenuto conto delle previsioni della legge n. 126 del 2020 con riferimento specificatamente al personale assunto a tempo indeterminato da Adecco, è stata garantita la prosecuzione dell'impiego del personale somministrato fino al 31 dicembre 2021, adibendo i lavoratori anche a mansioni diverse rispetto a quelle per le quali erano stati originariamente impiegati con contratto di somministrazione - portalettere o addetto allo smistamento in luogo di addetto ai trasporti - atteso il completamento del progetto di esternalizzazione delle attività di trasporto per cui erano stati attivati i contratti in somministrazione.

L'azienda ha riferito altresì che la cessazione dei rapporti sarebbe avvenuta a partire dal 31 dicembre 2021 in considerazione dell'approccio che l'azienda stessa adotta in relazione ai contratti a tempo determinato, i quali vengono attivati in modo funzionale alla stagionalità del business del recapito nonché in ragione dell'inserimento delle cosiddette stabilizzazioni, previste all'inizio dell'anno 2022, sulla base degli accordi già sottoscritti tra l'azienda e le organizzazioni sindacali, che riguardano risorse che hanno avuto un contratto a tempo determinato con Poste Italiane e persone che abbiano operato presso l'azienda in virtù di uno o più contratti di somministrazione.

Come riferito anche dal Ministero del Lavoro, l'attuale quadro normativo della somministrazione di lavoro è costituito dal decreto-legge 12 luglio 2018, n. 87, cosiddetto “decreto Dignità”, che ha introdotto rilevanti novità nella disciplina del contratto di lavoro a tempo determinato e della somministrazione del lavoro. L'articolo 2 del citato decreto-legge ha esteso la disciplina del lavoro a termine alla somministrazione di lavoro a termine, già disciplinata dagli articoli 30 e seguenti del decreto legislativo n. 81 del 2015. Anche il regime delle proroghe e dei rinnovi dei contratti a termine è stato modificato dal richiamato “decreto Dignità” in ordine alla durata massima e alle condizioni. Con riferimento all'interpretazione della normativa che rileva nel caso di specie, sottolineo che il Ministero del Lavoro ha adottato la circolare n. 17 del 31 ottobre 2018 e quindi, in conclusione, sulla questione ribadisco la piena disponibilità del Governo a porre in essere ogni iniziativa utile per salvaguardare i lavoratori coinvolti.

PRESIDENTE. Il deputato Erasmo Palazzotto ha facoltà di replicare.

ERASMO PALAZZOTTO (LEU). Grazie, signor Ministro. La risposta che lei oggi ci fornisce non è per nulla soddisfacente. È una risposta che fa una ricostruzione delle norme di legge che avevano un altro obiettivo: l'apposizione di termini serviva proprio ad evitare la proroga all'infinito di contratti precari. Quella che noi oggi stiamo ponendo come questione è se sia accettabile che un'azienda pubblica utilizzi forme di lavoro precario in questi termini, provando poi a fare un lavoro al ribasso sui diritti dei lavoratori e sul costo del lavoro. Questo è quello che sta accadendo. Infatti, il 31 dicembre sono cessati quei contratti, ma Poste Italiane non ha ridotto il suo bisogno di lavoratori, ha semplicemente cambiato forma. Adesso, cioè, si rivolge in subappalto ad altre aziende che utilizzeranno a loro volta contratti precari, creando in questo modo una catena di precarietà insostenibile. In più, Poste Italiane rifiuta di presentarsi ai tavoli convocati dai Ministeri. Considerando che il Governo è, in qualche modo, l'azionista di maggioranza di Poste Italiane, ci chiediamo se sia normale che quest'ultima abbia questo atteggiamento anche nei confronti del Governo, rifiutandosi di trovare delle soluzioni concertate. Io ritengo che il Governo debba impegnarsi per garantire la continuità occupazionale di questi lavoratori somministrati, anche con forme di contratto che prevedano l'integrazione dentro il perimetro di Poste Italiane, assunto il fatto che Poste Italiane ha bisogno di quei lavoratori e che, licenziandoli al 31 dicembre, ricorrerà ad altre forme di precariato. La ratio delle leggi che lei qui ha citato era proprio quella di limitare il ricorso al precariato, mentre questa ci sembra invece una forma per aggirare i limiti di quelle leggi e sfruttare di più la manodopera precaria, cercando in questo modo di aumentare il profitto. Non credo che questa logica e questa modalità di azione si addicano ad un'azienda pubblica che, invece, soprattutto in questo periodo, dovrebbe preoccuparsi di garantire continuità occupazionale e reddituale alle famiglie.

(Iniziative volte alla convocazione di un tavolo tra ENI, enti locali e associazioni sindacali per il rilancio dell'impianto ENI di Stagno (Livorno) – n. 3-02745)

PRESIDENTE. La deputata Lucia Ciampi ha facoltà di illustrare l'interrogazione Andrea Romano ed altri n. 3-02745 (Vedi l'allegato A), di cui è cofirmataria.

LUCIA CIAMPI (PD). Grazie, Presidente. Signor Ministro, il futuro dell'impianto ENI di Stagno (Livorno) desta fortissime preoccupazioni negli oltre mille lavoratori diretti e dell'indotto. Mancano infatti impegni chiari sugli investimenti, mentre è stata annunciata dall'azienda la chiusura, a fine 2022, della linea di produzione di carburanti. I sindaci delle aree interessate e lo stesso governatore della Toscana, Giani, hanno scritto al Ministro Giorgetti, sollecitando la convocazione di un tavolo presso il MiSE. Lo scorso ottobre il Governo, rispondendo a un'interrogazione presentata dal Partito Democratico, ha assicurato che intende rispondere positivamente alla richiesta di un tavolo di confronto con ENI per condividere una strategia sul futuro dell'impianto. Ad oggi, però, dopo oltre quattro mesi, non sono seguiti atti concreti. Chiediamo quindi quali iniziative intenda assumere il Governo per rispettare gli impegni presi, a partire dalla convocazione di un tavolo istituzionale e dalla definizione di una strategia industriale capace di dare certezze sugli investimenti e sui livelli occupazionali della raffineria.

PRESIDENTE. Il Ministro Federico D'Inca', ha facoltà di rispondere.

FEDERICO D'INCA', Ministro per i Rapporti con il Parlamento. Signor Presidente, colleghi deputati, rispondo agli onorevoli interroganti sulla base degli elementi forniti dal Ministro dello Sviluppo economico, impossibilitato a partecipare alla seduta odierna.

Con riferimento all'interrogazione, si riferisce che il polo produttivo dell'area costiera livornese, coincidente con i comuni di Livorno, Collesalvetti e Rosignano Marittimo, è stato riconosciuto nel 2015 area di crisi industriale complessa.

In data 20 ottobre 2016 è stato sottoscritto un accordo di programma, firmato anche dalla regione Toscana e dagli enti territoriali interessati, per l'attuazione del progetto di riconversione e riqualificazione industriale dell'area di crisi industriale complessa del polo produttivo ricompreso nel territorio dei comuni di Livorno, Collesalvetti e Rosignano Marittimo, finalizzato al rilancio delle attività industriali, alla salvaguardia dei livelli occupazionali, al sostegno dei programmi di investimento e allo sviluppo imprenditoriale. Il progetto ha previsto sia azioni per lo sviluppo della rete infrastrutturale e logistica, ad esempio il porto di Livorno, sia azioni di sostegno alla produzione. Su questo versante il progetto assegna, fra l'altro, 10 milioni di euro per la selezione di iniziative imprenditoriali nel territorio della citata area di crisi industriale complessa, tramite il ricorso al regime di aiuto di cui alla legge n. 181 del 1989.

Per dare attuazione a tale previsione, con decreto direttoriale 26 maggio 2020 è stata disposta l'apertura dello sportello a partire dalle ore 12 del 1° giugno 2020. In proposito, il Ministero della Transizione ecologica, anch'esso competente in materia, ha rappresentato che, nell'ambito del processo di decarbonizzazione in corso in Italia, si sta proseguendo nell'opera di promozione della trasformazione delle raffinerie in depositi di prodotti petroliferi o bioraffinerie. L'emergenza da COVID-19 ha colpito anche la produzione della raffineria di Livorno: sono state messe in atto le misure possibili per contrastarla, tra cui la riduzione della produzione, o la fermata, laddove necessario, di qualche impianto, l'ottimizzazione degli assetti produttivi che favoriscono le produzioni più richieste e le ricerche di efficienza operativa. La società ENI ha evidenziato al riguardo che gli interventi cosiddetti a rottura costituiscono un'anomalia, in quanto solitamente le manutenzioni sono preventive e predittive. L'inserimento di nuove iniziative rappresenta un passo importante nel processo di transizione energetica nella comunità industriale di un sito che potrà a suo tempo proseguire con le sue produzioni attuali più richieste dal mercato.

Il Ministero della Transizione ecologica ha riferito altresì che, in data 30 novembre 2021, si è verificato un incendio nella raffineria che ha interessato l'area degli impianti lubrificanti e che, a seguito delle verifiche interne, ENI ha rivelato la necessità di effettuare interventi di riparazione al camino comune degli impianti lubrificanti, interventi che avranno un impatto sui tempi di avvio degli stessi. Di conseguenza, è stato avviato un calendario di incontri con le autorità locali per affrontare gli elementi di criticità descritti e si starebbe valutando anche la possibilità di anticipare la fermata per manutenzione degli impianti lubrificanti, generalmente programmata per l'ultimo trimestre del 2022, nonché di focalizzarsi sulla produzione di basi lubrificanti e prodotti non carburanti, come ad esempio il bitume o intermedi per la chimica. Preciso inoltre che al Ministero del Lavoro e delle politiche sociali, sentito sulla questione, non risulta pervenuta alcuna attivazione di procedure di licenziamento collettivo avviata dall'ENI, né altra richiesta. Ad ogni modo, il Ministero dello Sviluppo economico ritiene opportuno approfondire la questione in parola ed instaurare un confronto con le parti. A tal fine, comunico che verrà convocato un apposito tavolo entro i primi giorni del mese di marzo 2022. Resta ferma la disponibilità del Governo a porre in essere ogni iniziativa volta a condividere una strategia sul futuro dell'impianto in parola.

PRESIDENTE. Il deputato Andrea Romano ha facoltà di replicare.

ANDREA ROMANO (PD). Grazie Presidente e grazie signor Ministro. Voglio riprendere, parola per parola, quanto ha appena affermato di fronte a quest'Aula: “Comunico che verrà convocato un apposito tavolo entro i primi giorni del marzo prossimo”, così lei ha appena detto. È una buona notizia, signor Ministro: si tratta di un impegno formale assunto ufficialmente dal Governo di fronte alla Camera dei Deputati, un impegno formale che siamo sicuri che questo Governo vorrà rispettare alla lettera e dunque ci aspettiamo la convocazione del tavolo sull'impianto ENI di Livorno entro il 10 marzo prossimo. Questo impegno è stato sollecitato molte volte dai parlamentari e dalle parlamentari del Partito Democratico e, insieme a noi, è stato sollecitato da un'intera e vasta comunità civile, quella della costa livornese, quella di gran parte della Toscana costiera. Tra l'altro, sono mesi che i sindaci del territorio, lo ricordava poco prima di me la collega, in particolare i sindaci di Livorno, Collesalvetti, Rosignano Marittimo, i vertici della regione Toscana, i sindacati, i lavoratori impiegati direttamente o indirettamente nell'impianto e le loro famiglie hanno sollecitato questo tavolo, perché sono in attesa di conoscere il momento nel quale il Governo si occuperà finalmente del futuro di questo grande stabilimento industriale. Si tratta di un impianto che, tra l'altro, si colloca in un'area già colpita da processi di deindustrializzazione. Noi siamo stati a fianco dei nostri sindaci, dei nostri amministratori, dei lavoratori dell'impianto e lo abbiamo fatto anche perché, signor Ministro, quello dell'impianto ENI di Livorno è un caso esemplare, sul quale si misurerà la capacità della politica di governare i processi di transizione economica, sociale, ma anche ambientale, e che ci rimanda alla capacità di tutti noi - mi viene da dire, Governo, Parlamento - di definire cosa sarà l'Italia del dopo pandemia. Potremo, infatti, decidere di lasciare all'abbandono, in qualche modo, i nostri impianti industriali, condannando il nostro Paese ad un ruolo marginale, ma anche condannando le nostre comunità civili ad un futuro di precarietà e di disoccupazione. Oppure possiamo decidere - e io credo che oggi stiamo decidendo in questo secondo modo - di governare questi processi, di utilizzare l'occasione della transizione energetica ed ecologica come un percorso per rilanciare la nostra vocazione industriale. Sono due strade contrapposte. Oggi stiamo compiendo un primo passo sulla strada giusta. La strada sarà ancora difficile, non mancheranno le difficoltà, però questo partito, il Partito Democratico, e i suoi rappresentanti parlamentari e locali certamente faranno tutto quello che è necessario fare affinché il processo relativo alla trasformazione dell'impianto ENI di Livorno venga completata nel pieno rispetto dell'occupazione e del futuro delle nostre comunità (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

(Iniziative di competenza per sostenere le piccole e medie imprese in relazione al rincaro dei costi dell'energia, anche attraverso la previsione di nuovi stanziamenti - n. 3-02746)

PRESIDENTE. Il deputato Giuseppe Chiazzese ha facoltà di illustrare l'interrogazione Davide Crippa e altri n. 3-02746 (Vedi l'allegato A), di cui è cofirmatario.

GIUSEPPE CHIAZZESE (M5S). Grazie, Presidente. Ministro, il MoVimento 5 Stelle oggi intende interrogare il Governo sulla problematica del caro energia, del caro bollette. L'Italia, purtroppo, lo sappiamo, ha una forte dipendenza dal gas per la produzione di energia elettrica, per cui, nel momento in cui aumenta il prezzo del gas - e dire che il gas sia aumentato è un eufemismo - subito dopo aumenta il costo dell'energia elettrica. Confindustria stima in 37 miliardi il prezzo dell'energia che le aziende affronteranno per il 2022 ed è una cifra esorbitante se confrontata, ad esempio, agli 8 miliardi che, invece, venivano spesi dalle stesse aziende nel 2019, quindi una spesa che è addirittura quasi quintuplicata. Tale aumento sta innescando una spirale inflazionistica senza precedenti che, di fatto, rischia anche di bruciare la ripresa economica in corso, oltre al fatto che magari molte aziende - speriamo nel numero minore possibile - non potranno nemmeno più pagare e sostenere questo costo dell'energia; quindi, magari, abbasseranno le saracinesche imprese che sono, tra l'altro, il cuore pulsante della nostra economia, la spina dorsale dell'economia di questo Paese.

Sono proprio di oggi le dichiarazioni del Presidente Draghi che annuncia interventi di ampia portata per la risoluzione del caro bollette e quindi chiediamo qui al Governo cosa intenda fare concretamente e velocemente per aiutare le imprese.

PRESIDENTE. Il Ministro Federico D'Inca', ha facoltà di rispondere.

FEDERICO D'INCA', Ministro per i Rapporti con il Parlamento. Signor Presidente, colleghi deputati, rispondo agli onorevoli interroganti sulla base degli elementi forniti dal Ministro dello Sviluppo economico, impossibilitato a partecipare alla seduta odierna.

L'atto in discussione, che coinvolge profili di competenza anche di altri Ministeri, pone l'accento sull'aumento del costo energetico e dei danni, in questo caso, al nostro tessuto produttivo, costituito in gran parte da piccole e medie imprese.

Nell'ambito di propria competenza, il Ministro dello Sviluppo economico ha avviato un apposito tavolo di confronto per valutare l'impatto dei costi dell'energia sul sistema produttivo. All'incontro dello scorso 19 gennaio, in particolare, è stato messo in luce che lo scopo del tavolo è raccogliere dati e proposte per definire i tempi e il perimetro dei settori emergenziali e per calibrare gli interventi del Governo sulle diverse filiere, con priorità per chi è a rischio sopravvivenza, quando cioè l'interruzione produttiva può risultare più conveniente del proseguimento dell'attività. Al tavolo, oltre ai rappresentanti del Ministero dello Sviluppo economico e del Ministero della Transizione ecologica, hanno partecipato, tra gli altri, Confindustria, Confapi, Assovetro, Confindustria Ceramica, Federchimica, Federacciai e Assofond.

Le richieste provenienti dalle associazioni di categoria, che hanno preceduto l'incontro del Ministro a Palazzo Chigi sul tema dell'energia, hanno nel breve termine portato all'adozione delle misure del decreto-legge n. 4 del 2022, attualmente all'esame del Senato.

Il Governo è ben consapevole che, in tale fase emergenziale, sono state solo contenute le ricadute dell'aumento dei prezzi dell'energia su imprese e consumatori, con misure compensative che hanno permesso di azzerare per il primo trimestre dell'anno gli oneri di sistema a carico delle imprese in generale e, per quanto riguarda le imprese ad alto consumo energetico, che hanno parzialmente compensato i sovraccosti derivanti dal caro energia, assicurando una parziale compensazione dei maggiori oneri sostenuti.

Nel caso in cui l'aumento diventasse strutturale, il problema infatti dovrà essere affrontato con strumenti comuni in un'ottica di lungo periodo. Proprio per tale ragione sono allo studio del Governo misure e modalità di reperimento delle risorse idonee ad accrescere l'ammontare degli aiuti concessi, anche al fine di garantire un adeguato sostegno per il secondo trimestre dell'anno. In conclusione, ribadisco quanto riferito in diversa sede dal Ministro dello Sviluppo economico: le misure per contrastare il caro energia danno priorità a chi è a rischio sopravvivenza. Resta fermo tuttavia l'impegno del Governo ad individuare anche ulteriori misure, idonee e tecnicamente percorribili, volte a mitigare l'impatto del caro energia sulle imprese e sulle famiglie del nostro Paese.

PRESIDENTE. Ha facoltà di replicare il deputato Davide Crippa.

DAVIDE CRIPPA (M5S). Grazie, Presidente. La ringrazio, Ministro D'Inca', ma purtroppo non posso dichiararmi soddisfatto della sua risposta, perché in un anno abbiamo speso più di 12 miliardi di euro in sostegno a fondo perduto per l'emergenza bollette. Questo lo abbiamo voluto tutti in Parlamento, però oggi credo che sia doveroso intraprendere una strada di scelte coraggiose e di visione. Serve, ad esempio, spostare parte degli oneri sulla fiscalità generale, ad esempio quegli oneri che servono per pagare le bollette delle persone meno abbienti. Sono misure di carattere sociale, quindi, facilmente spostabili nella fiscalità. Serve pianificare gli interventi da fare da qui al 2030, per evitare il ripetersi di queste situazioni, per garantire i contratti di lungo termine di energia rinnovabile che possono essere stipulati tra imprese e fornitori, per garantire lo stoccaggio dell'energia e promuovere ancora una volta la produzione di energia rinnovabile, che oggi si rivela quella a minor costo sul mercato dell'energia. Sentire all'interno di questa risposta - che lei ovviamente ci ha riportato su indicazioni fornite dal Ministero dello Sviluppo economico - che le risposte alle richieste delle associazioni sono contenute nel decreto-legge n. 4 del 2022 è molto riduttivo, perché di fatto oggi noi vediamo che a quelle misure non viene data un'accoglienza positiva da parte delle stesse imprese. Infatti, tutti si lamentano - lo citava prima il mio collega - dell'aumento enorme dei costi, di 4-5 volte rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente. Con questi costi non si sta in piedi, con questi costi si fallisce. Allora, Presidente, credo che sia importante guardare al grido di allarme delle imprese e seguire anche quello che ha detto il Presidente Draghi e, quindi, mettere delle misure in campo direttamente, nuovi interventi a sostegno delle famiglie e delle imprese. Mi permetto di chiedere, Presidente, anche che si apra un reale tavolo di confronto tra Parlamento e Governo su questo tema, perché tutti insieme possiamo risolvere, aiutare e comprendere meglio tutta la situazione. Non può essere una misura spot, emergenziale e da vedere solo quando tutti i dati ormai sono palesati con un incremento dei costi di energia. Interveniamo in maniera ordinata e soprattutto prevedibile (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

(Iniziative di competenza volte ad affrontare in termini strutturali la problematica dell'aumento dei costi dell'energia per le imprese – n. 3-02747)

PRESIDENTE. Il deputato Angiola ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-02747 (Vedi l'allegato A).

NUNZIO ANGIOLA (MISTO-A-+E-RI). Grazie, Presidente. Cari colleghi, membri del Governo, stiamo vivendo, per quanto riguarda il caro bollette, autentici drammi negli ultimi tempi. Il Consiglio europeo stima incrementi per il gas, nella seconda metà del 2021, del 170 per cento. ARERA, in Italia, stima incrementi - nel primo trimestre del 2022 - del 55 per cento per l'elettricità e del 41,8 per cento per le tariffe sul mercato tutelato. Ma non basta: i costi delle imprese sono da sempre maggiori in Italia rispetto alla media europea. Confartigianato ha stimato un differenziale assolutamente molto alto, del 25,5 per cento, per le imprese italiane, nel periodo dal 2008 al 2020, rispetto alla media europea. Per questo chiediamo che cosa intenda fare il Governo e soprattutto quali misure intenda adottare, di carattere strutturale, per porre rimedio a questi autentici drammi.

PRESIDENTE. Il Ministro Federico D'Inca' ha facoltà di rispondere.

FEDERICO D'INCA', Ministro per i Rapporti con il Parlamento. Signor Presidente, colleghi deputati, rispondo agli onorevoli interroganti sulla base degli elementi forniti dal Ministro dello Sviluppo economico, impossibilitato a partecipare alla seduta odierna.

Con l'atto in discussione, che coinvolge i profili di competenza anche del Ministero della Transizione ecologica, gli onorevoli interroganti mettono in luce il rincaro energetico e chiedono al Ministro dello Sviluppo economico, nell'ambito della sua competenza, quali iniziative di carattere strutturale si intendano porre in essere, a partire da aprile 2022, per consentire alle imprese gasivore la continuità produttiva e l'uscita dalla crisi finanziaria.

Preme sottolineare, ancora una volta, che il Governo è pienamente consapevole di come l'aumento dei prezzi dell'energia, in generale, e del gas, in particolare, impatti negativamente su tutte le aziende con processi produttivi ad alto dispendio energetico. Ricordo che il Governo è immediatamente intervenuto con provvedimenti d'urgenza volti a fronteggiare gli incrementi delle bollette energetiche. A tal proposito, ad esempio, si ricorda il decreto-legge 27 settembre 2021 n. 130, che fra l'altro ha previsto il contenimento degli oneri generali di sistema e un regime di tassazione IVA agevolato. Da ultimo, inoltre, il Governo è intervenuto con il decreto-legge n. 4 del 2022, cosiddetto Sostegni-ter. In particolare, con quest'ultimo decreto, sono state introdotte significative novità per ridurre gli effetti degli aumenti dei prezzi nel settore elettrico, tra cui l'estensione dell'annullamento degli oneri di sistema fino al primo trimestre 2022 anche alle utenze con potenza disponibile pari o superiore ai 16,5 chilowatt, quand'anche connesse in media ed alta o altissima tensione (articolo 14), e il credito d'imposta per le imprese energivore, misura premiale a parziale compensazione dei maggiori oneri sostenuti, pari al 20 per cento delle spese sostenute per la componente energetica (articolo 15). A tale ultimo proposito preme evidenziare che l'intervento in questione, di carattere emergenziale, ha permesso di azzerare per il primo trimestre dell'anno gli oneri di sistema a carico delle imprese in generale e, per quanto riguarda le imprese ad alto consumo energetico, ha parzialmente compensato i sovraccosti derivanti dal caro energia, assicurando una parziale compensazione dei maggiori oneri sostenuti. Tali interventi, realizzati nei limiti delle risorse disponibili all'atto dell'adozione del decreto-legge, hanno solo in parte mitigato l'aumento dei costi di produzione, circostanza di cui il Governo è ben consapevole. Proprio per tale ragione sono allo studio misure e modalità di reperimento delle risorse idonee ad accrescere l'ammontare degli aiuti concessi, anche al fine di garantire un adeguato sostegno per il secondo trimestre dell'anno. Ribadisco, dunque, la volontà del Governo di reperire ulteriori risorse per proseguire sulla linea diretta a diminuire l'impatto dei rincari nel breve periodo, a garanzia di tutti i soggetti deboli, fra cui le piccole e medie imprese maggiormente danneggiate dai rincari.

Per quanto riguarda l'approvvigionamento del gas naturale, sottolineo infine come una delle chiavi di volta sia rappresentata da un'adeguata politica europea, non solo sull'approvvigionamento ma anche sullo stoccaggio.

PRESIDENTE. Concluda.

FEDERICO D'INCA', Ministro per i Rapporti con il Parlamento. Infatti, questo è il modo più efficace per gestire il caro prezzi, evitando fenomeni speculativi e bilanciando i rincari che caratterizzano l'innalzamento della domanda, soprattutto nei periodi dell'anno più freddi. Una politica di acquisti e stoccaggi comune, quindi, che l'Italia intende fortemente promuovere a livello europeo, permetterebbe l'acquisto congiunto di gas nei periodi estivi, quando il prezzo è più basso, con oneri di molto minori rispetto al sovraccosto di acquisti invernali.

PRESIDENTE. Ha facoltà di replicare il deputato Nunzio Angiola.

NUNZIO ANGIOLA (MISTO-A-+E-RI). Grazie, Presidente. Noi di Azione non siamo soddisfatti di questa risposta. I provvedimenti del Governo hanno solamente in parte mitigato, come ha appena detto il Ministro D'Inca'. Questo non basta, perché bisogna fare molto di più. Inoltre, non abbiamo parlato per niente di interventi strutturali, come da noi richiesto nell'interrogazione.

Per quanto riguarda il breve termine, il nostro centro studi propone di utilizzare le risorse derivanti dalle aste ETS, sia la parte vincolata sia la parte non vincolata, per prolungare a tutto il 2022 l'azzeramento degli oneri generali di sistema. Non si è parlato per niente dell'utilizzo delle riserve strategiche di gas, che potranno essere utilizzate cedendone una parte a basso costo o al prezzo di costo; stiamo parlando di 5 miliardi di metri cubi. Poi, ancora, per quanto riguarda il breve termine non abbiamo parlato per niente della tassazione degli extraprofitti, che stanno interessando numerosissime imprese soprattutto delle energie rinnovabili. Li potremmo tassare secondo modalità, che siamo disposti ad approfondire, all'80 per cento; si tratta di 10 miliardi di euro di extraprofitti.

Poi, ancora, per quanto riguarda le misure a medio-lungo termine dobbiamo andare a snellire le procedure autorizzative. Stiamo parlando del 5 per cento nell'asta del giugno 2021, di tutte le possibilità che ci sono state e del fatto che è stato sfruttato solamente il 5 per cento. Ma, ancora, bisogna attingere ai 45 miliardi di metri cubi di gas che sono nel nostro sottosuolo e avviare un nuovo piano di esplorazioni. Ancora, bisogna riformare il meccanismo di attribuzione del prezzo per le energie rinnovabili, tenendo in considerazione la curva dei costi delle imprese. Infine, dobbiamo anche intervenire sulle aliquote delle royalties, allineandole alla media europea ed eliminando le esenzioni sotto certi volumi di produzione.

PRESIDENTE. Concluda.

NUNZIO ANGIOLA (MISTO-A-+E-RI). Concludo, signor Ministro D'Inca'. Dice bene lei quando ricorda che abbiamo solo in parte mitigato, ma, visto che i problemi energetici delle imprese italiane vengono molto da lontano - e ne abbiamo parlato - bisogna adottare immediatamente più forti provvedimenti a breve termine e provvedimenti di carattere strutturale. Grazie, Presidente.

(Iniziative del Governo per il contrasto degli aumenti del prezzo dell'energia e per la realizzazione degli obiettivi del Piano nazionale di ripresa e resilienza – n. 3-02748)

PRESIDENTE. Il deputato Massimiliano De Toma ha facoltà di illustrare l'interrogazione Lollobrigida ed altri n. 3-02748 (Vedi l'allegato A), di cui è cofirmatario.

MASSIMILIANO DE TOMA (FDI). Grazie, Presidente. Secondo il Ministro Cingolani i rincari del prezzo dell'energia che stanno colpendo famiglie e imprese impediranno la transizione verso forme produttive ecologicamente più sostenibili, perché l'aumento del costo dell'energia rischia di avere un costo totale superiore all'intero pacchetto del PNRR. L'impiego dei fondi del PNRR sta segnando gravi ritardi per gli obiettivi da realizzare e i Ministeri più coinvolti non riescono a gestire la mole dei finanziamenti e il connesso impegno amministrativo. È allarmante quanto è emerso rispetto alle risorse Fondo di sviluppo e coesione, del periodo 2014-2020, che, a fronte di una disponibilità di 47,5 miliardi, ne ha visti impegnati 11 e pagati solo 4,2.

Vogliamo sapere, quindi, quali iniziative intenda assumere questo Governo per contrastare gli aumenti del prezzo dell'energia e al fine di garantire la realizzazione degli obiettivi fissati dal PNRR nel rispetto dei tempi previsti e un ottimale allocazione delle relative risorse (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Il Ministro Federico D'Inca' ha facoltà di rispondere.

FEDERICO D'INCA', Ministro per i Rapporti con il Parlamento. Signor Presidente, colleghi deputati, rispondo agli onorevoli interroganti sulla base degli elementi forniti dal Ministro della Transizione ecologica, impossibilitato a partecipare alla seduta odierna. Nell'ambito dell'evento “Italia domani - Dialoghi sul Piano nazionale di ripresa e resilienza”, che si è svolto a Genova lunedì 7 febbraio, il Ministro Cingolani ha avuto modo di illustrare i principali passi e pietre miliari che costituiscono la road map della transizione ecologica, rispondendo altresì ad alcune domande sul PNRR formulate in diretta, come da corretta prassi nei confronti della stampa. Talune domande, inaspettatamente, hanno riguardato il futuro dell'energia e del caro bollette. Le considerazioni espresse, a fronte delle questioni poste dalla stampa, non hanno avuto la benché minima intenzione di associare il tema del costo delle bollette a quello dell'implementazione del PNRR, né tantomeno di correlare l'impennata dei prezzi dell'energia con un ipotetico rischio della riuscita del Piano, così come erroneamente riportato da qualche articolo di stampa. Di fatti, questi sono processi totalmente indipendenti che hanno differenti ruoli, fra loro opposti, riguardo alla crescita del Paese. L'obiettivo principale è risieduto nel puntualizzare lo sforzo programmatico di lungo termine, ovvero il 2050, insito nel completamento della transizione ecologica e degli obiettivi di decarbonizzazione, in cui il PNRR rappresenta la fase iniziale.

Con riferimento al paventato ritardo dell'attuazione della parte di PNRR, di competenza del Ministero della Transizione ecologica, è doveroso precisare che, a fine dicembre, sono stati raggiunti tutti e sette gli obiettivi del Piano, concordati con l'Unione europea, e che l'orizzonte è quello di conseguire gli ulteriori 11 obiettivi previsti per la fine di giugno (4 investimenti e 7 riforme). In particolare, sono stati attivati bandi per 2,5 miliardi che assegneranno risorse nei prossimi mesi e iniziative per la gestione dei rifiuti, per l'economia circolare, per la sostenibilità ambientale dei porti, fra gli altri.

Si precisa che, nel prossimo semestre, è prevista l'attuazione dei bandi per un valore di 10 miliardi di euro per realizzazioni progettuali afferenti allo sviluppo delle fonti rinnovabili di energia anche per le comunità energetiche e l'adeguamento della rete di trasmissione elettrica per l'immissione di sempre più crescenti apporti dalle energie pulite, nonché per la valorizzazione del verde urbano. Sarà posta grande attenzione alla difesa dell'ecosistema, della biodiversità mediante la digitalizzazione dei parchi, nonché l'adozione della strategia nazionale per l'economia circolare.

In linea con quanto detto, proprio ieri è stata definitivamente approvata in quest'Aula la proposta di legge di modifica costituzionale che ha inserito dei principi fondamentali nella nostra Carta costituzionale: quello della tutela dell'ambiente, della biodiversità e degli ecosistemi, anche e soprattutto nell'interesse delle future generazioni.

PRESIDENTE. Concluda.

FEDERICO D'INCA', Ministro per i Rapporti con il Parlamento. Per quanto concerne le iniziative per contenere l'aumento del costo dell'energia e le ripercussioni sulle bollette, innanzitutto non va assolutamente sottaciuto l'operato del Governo, che da mesi sta affrontando, con rapidità e particolare attenzione, con interventi a più riprese a carattere d'urgenza, compresa la legge di bilancio 2022. Sono comunque al vaglio ulteriori misure di carattere strutturale, come la promozione della revisione del mercato elettrico a livello europeo, un'ulteriore accelerazione del tasso d'installazione delle fonti rinnovabili di energia relative a infrastrutture, a fronte di processi di semplificazione.

È ancora in corso di valutazione il rafforzamento dei livelli di competitività delle imprese, specie quelle i cui processi produttivi sono caratterizzati da alto impiego di energia attraverso meccanismi di compensazione e strumenti di mercato.

PRESIDENTE. La ringrazio…

FEDERICO D'INCA', Ministro per i Rapporti con il Parlamento. Chiudo, Presidente. Infine, vista l'attuale situazione geopolitica molto complessa, il Governo sta valutando anche specifiche misure per ridurre la dipendenza del nostro Paese dalle importazioni di gas naturale.

PRESIDENTE. Il deputato Riccardo Zucconi ha facoltà di replicare.

RICCARDO ZUCCONI (FDI). La ringrazio, signor Ministro, ma forse non ci siamo capiti bene. Noi le stavamo chiedendo cosa sta facendo questo Governo per far sì che i benefici economici del PNRR non venissero vanificati da rincari abnormi (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia) dell'energia in Italia. È chiaro che si doveva andare in due direzioni: sul fronte estero, cosa sta facendo il Governo per l'attivazione del gasdotto Nord Stream che viene dalla Scandinavia, che è bloccato da un Paese della NATO, gli USA? Cosa sta facendo per il gasdotto EastMed che verrebbe dall'est del Mediterraneo e che è bloccato da un altro Paese della NATO, la Turchia? Noi dobbiamo difendere i nostri interessi nazionali all'estero (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia): è lì che bisogna agire, perché altrimenti compreremo sempre, come succedeva prima, già al 30 per cento in più! A livello nazionale, i rigassificatori, i siti di stoccaggio: non abbiamo risposte. Con riferimento alle fonti rinnovabili, stiamo mettendo all'asta le nostre centrali idroelettriche che rappresentano una grande fetta delle rinnovabili. Dove sono le risposte? Fratelli d'Italia le proposte le sta facendo. Anche sul “decreto Milleproroghe” abbiamo chiesto di non mandare all'asta le centrali idroelettriche; da una parte, subiamo i costi dei rincari, dall'altra parte, non tuteliamo le nostre risorse, quelle veramente ecologicamente sostenibili. Allora, la nostra proposta è semplice: aiuti immediati e cospicui alle famiglie, che non ce la fanno più; aiuti alle imprese con crediti di imposta, rifondendole degli incrementi che, da un anno a questa parte, stanno avvenendo sul settore dei costi dell'energia. Altrimenti, le famiglie saranno veramente in ginocchio e le aziende chiuderanno: queste sono le risposte, ma vanno date subito, Ministro (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

(Elementi in merito allo stato di avanzamento degli interventi connessi al progetto di risanamento e riqualificazione delle aree ove insistono le baraccopoli della città di Messina – n. 3-02749)

PRESIDENTE. La deputata Matilde Siracusano ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-02749 (Vedi l'allegato A).

MATILDE SIRACUSANO (FI). Grazie Presidente, Ministro Carfagna, la città di Messina ha grandi tradizioni di cultura e di civiltà; eppure, per cento anni, ha avuto un presidio di straordinaria inciviltà e degrado di cui nessuno prima di lei era riuscito ad occuparsi. Mi sto riferendo alle baraccopoli che ospitavano - si fa per dire - 8 mila cittadini messinesi, costretti a vivere in alloggi fatiscenti, ricoperti da Eternit, e accoglievano - anche qui naturalmente si fa per dire - centinaia di bambini, costretti a giocare tra i topi, senza le minime e basilari condizioni igieniche. Di questo dramma mi sono occupata dall'inizio della legislatura, attraverso proposte di legge e atti di sindacato ispettivo, ma questo problema ha trovato soluzione grazie al suo impegno, al suo coraggio e alla sua determinazione, Ministro (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente), perché lei è riuscita a far approvare una norma che ha stanziato 100 milioni per il risanamento delle baraccopoli e conferito poteri straordinari a un commissario, individuato nella figura del prefetto di Messina.

PRESIDENTE. Concluda.

MATILDE SIRACUSANO (FI). Con questa interrogazione le chiedo di illustrare al Parlamento lo stato di attuazione della norma e i risultati finora conseguiti (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. La Ministra per il Sud e la coesione territoriale, Maria Rosaria Carfagna, ha facoltà di rispondere.

MARIA ROSARIA CARFAGNA, Ministra per il Sud e la coesione territoriale. Grazie Presidente, ringrazio l'onorevole Siracusano perché mi consente di sottolineare la mia soddisfazione per come sta procedendo il lavoro sullo smantellamento delle baraccopoli di Messina, uno dei primi e più importanti interventi che ho voluto promuovere in quest'anno di Governo e che, senza retorica, segna un prima e un dopo nella storia di Messina, del Mezzogiorno e dell'Italia intera.

Il cronoprogramma stringente assegnato al commissario, nella figura del prefetto di Messina, è oggi pienamente rispettato, nonostante la sua estrema complessità, grazie anche alla fruttuosa collaborazione tra il commissario stesso e il comune di Messina, che ha consentito di mettere a sistema tutte le risorse a disposizione, sia quelle già nella disponibilità del comune sia quelle stanziate recentemente dal Parlamento. Questa collaborazione sta consentendo oggi un buon coordinamento degli interventi di demolizione, rimozione e smaltimento dei materiali di risulta, di risanamento e bonifica delle aree, di ricollocamento abitativo delle persone residenti nelle baraccopoli.

Per le singole attività, sono stati individuati i soggetti attuatori, cioè l'agenzia comunale Arisme, incaricata dell'individuazione di nuovi alloggi per gli abitanti delle baracche e di tutte le procedure amministrative per consentire il trasferimento dei medesimi nei nuovi alloggi, e Invitalia, responsabile dell'attività di demolizione, rimozione, smaltimento e conferimento in discarica dei materiali di risulta, risanamento, bonifica e riqualificazione urbana e ambientale delle aree del comune di Messina ove sorgono le baracche, nonché della realizzazione di nuovi alloggi e della manutenzione di immobili già esistenti destinati a ospitare famiglie che lasciano le baracche. In particolare, in qualità di stazione appaltante per il commissario, Invitalia ha già avviato i primi interventi per un valore complessivo di oltre 40 milioni di euro, interventi di demolizione e bonifica dell'amianto e smaltimento dei rifiuti, di riqualificazione ambientale delle aree sbaraccate, di realizzazione di 80 nuovi alloggi in Via Rosso da Messina, 32 nella zona di Fondo Saccà e 60 nella zona di Fondo Basile-De Pasquale. Nelle prossime settimane verranno avviati ulteriori interventi di demolizione nelle aree baraccate.

In parallelo, il commissario sta procedendo nella sua azione di reperimento sul mercato degli alloggi da consegnare al comune.

Infine, la regione Sicilia ha accertato l'esistenza di economie sui finanziamenti già concessi a favore del comune, pari a oltre 50 milioni di euro, oggetto in questo momento di verifica puntuale da parte del commissario. Risorse che, insieme allo sforzo importante finora compiuto, contribuiranno allo scopo che ci siamo prefissati e che contiamo concretamente di realizzare: chiudere, dopo oltre un secolo, una pagina dolorosa e inaccettabile per Messina, per la Sicilia, per il Mezzogiorno e per l'Italia intera (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Ha facoltà di replicare la deputata Matilde Siracusano. A lei la parola.

MATILDE SIRACUSANO (FI). Ministro Carfagna, non posso che ringraziarla nuovamente. La ringrazio a nome di tutte quelle famiglie a cui restituirà la dignità che avevano perduto. Siamo state insieme nelle baracche di Messina e ricordo quando i genitori ci raccontavano che i bambini avevano vergogna ad invitare nelle loro case i compagni di scuola. Ecco, la ringrazio anche a nome di tutti quei bambini che, da oggi, non dovranno più vergognarsi di invitare i loro compagni di classe a casa (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente). In un momento in cui c'è una grande disaffezione nei confronti dell'attività parlamentare e delle istituzioni, questa norma, che non è una norma bandiera ma ha conseguito già effetti e produrrà effetti diretti nel miglioramento della qualità della vita delle persone, ci inorgoglisce e ci fa comprendere quanto possa essere importante l'attività che qui svolgiamo. Certo, il lavoro è ancora tanto, è ancora lungo e lo sa bene il prefetto, sua eccellenza Cosima Di Stani, che ha necessità di un supporto costante del Governo e siamo certi che questo non mancherà.

Ministro Carfagna, approfitto di questa circostanza in cui parliamo di risanamento perché confido nel suo impegno per un altro intervento assolutamente necessario per la città di Messina, che riguarda la riqualificazione di un'area grande, bellissima, che potrebbe essere bellissima ma attualmente è inquinata e degradata, che affaccia sul mare e che potrebbe essere il fiore all'occhiello della città: è la zona Falcata. Gliene ho già parlato e spero tra qualche mese di poterle rivolgere un'interrogazione analoga per far sì che lei possa riferire al Parlamento i risultati di questo ulteriore e necessario intervento per la zona Falcata di Messina e per il risanamento complessivo della città. Grazie davvero per tutto quello che ha fatto (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

(Iniziative per un efficace monitoraggio dell'utilizzo delle risorse del Piano nazionale di ripresa e resilienza in relazione al rispetto della clausola del 40 per cento a favore delle regioni del Mezzogiorno – n. 3-02750)

PRESIDENTE. La deputata Giuseppina Occhionero ha facoltà di illustrare l'interrogazione D'Alessandro ed altri n. 3-02750 (Vedi l'allegato A), di cui è cofirmataria.

GIUSEPPINA OCCHIONERO (IV). Grazie, Presidente. Signora Ministro, il “decreto Governance PNRR” prevede che il 40 per cento delle risorse allocabili territorialmente sia destinato al Mezzogiorno, con una cabina di regia che coordini gli interventi del Piano.

Sembra però che tale clausola non sempre sia rispettata, soprattutto dal bando del Ministero dell'Università e della ricerca, che prevede 2,4 miliardi per gli asili nido, che utilizza criteri penalizzanti soprattutto per il Sud, in particolare per la Campania e la Sicilia. È, peraltro, difficile monitorare in via preventiva tali criteri utilizzati anche per l'attuazione dei singoli progetti. Ecco perché, data la sua sensibilità, le chiediamo quali siano, se ci sono, le modalità di controllo e monitoraggio previste da questo decreto, anche rispetto alla fase preventiva della elaborazione e della predisposizione dei bandi, per evitare che il Sud sia il fanalino di coda rispetto alle risorse destinate in questo momento e utili per il nostro Mezzogiorno.

PRESIDENTE. La Ministra per il Sud e la coesione territoriale, Maria Rosaria Carfagna, ha facoltà di rispondere.

MARIA ROSARIA CARFAGNA, Ministra per il Sud e la coesione territoriale. Grazie, Presidente. Ringrazio gli onorevoli interroganti, perché mi offrono l'occasione di chiarire le modalità con le quali il Governo intende assicurare il concreto rispetto dell'impegno assunto di investire nel Mezzogiorno non meno del 40 per cento degli investimenti territorializzabili del PNRR; un impegno che, come sapete, è anche stato tradotto in una clausola normativa.

Come sapete, quella del 40 per cento è una soglia superiore a quella prevista per gli investimenti di bilancio ordinario, parametrata alla popolazione residente al Sud e, dunque, pari oggi al 34 per cento. È una soglia superiore, proprio perché il Governo si è impegnato a fare della coesione territoriale e della riduzione dei divari territoriali un obiettivo trasversale dell'intero PNRR. Sino ad ora, le amministrazioni hanno rispettato tale obbligo. I casi citati dagli interroganti relativi all'edilizia scolastica e al finanziamento dei progetti di ricerca hanno fatto registrare, nel primo caso, l'assegnazione al Sud del 49 per cento del totale, con punte del 55,29 per cento per gli asili nido e del 40 per cento per le scuole dell'infanzia e, nel caso dei progetti di ricerca, la riserva del 40 per cento è assicurata per la quota del bando finanziata con risorse PNRR, pari a 550 milioni, a cui il MUR ha inteso aggiungere poi altre risorse nazionali, purtroppo queste non coperte da vincolo di destinazione territoriale.

Voglio però affrontare, nel dettaglio, il problema di fondo posto dagli interroganti. Questa prima fase di attuazione del Piano ci ha fatto già comprendere che, per assicurare davvero il rispetto dell'obiettivo del 40 per cento, il meccanismo di verifica ex post disegnato dal legislatore è, sì, necessario, ma non è sufficiente. Ad esso è fondamentale associare un continuo e costante monitoraggio ex ante che operi sin dalla fase di predisposizione dei bandi, degli avvisi e, in generale, dei provvedimenti di riparto territoriale delle risorse.

Con questa consapevolezza, ho fortemente sostenuto e ottenuto, in cabina di regia, l'attivazione di un meccanismo preventivo che veda direttamente coinvolti il Dipartimento per la coesione, il MEF e tutti gli altri Ministeri. Il Dipartimento per la coesione, d'intesa con il MEF, sta svolgendo confronti bilaterali con le singole amministrazioni e sta raccogliendo in un unico database le informazioni specifiche. Questo lavoro ci consentirà, già dalle prossime settimane, di avere un quadro puntuale del rispetto del criterio del 40 per cento, ma soprattutto ci permetterà di affiancare e sostenere le singole amministrazioni nella fase di predisposizione degli stessi provvedimenti, prevenendo il più possibile i rischi di mancato o ridotto assorbimento al Sud. Questa azione di monitoraggio preventivo sarà cruciale - naturalmente richiede anche la collaborazione di tutte le amministrazioni titolari di interventi PNRR - e consentirà che i bandi e gli avvisi prevedano meccanismi in grado di stimolare e favorire un effettivo assorbimento delle risorse da parte di enti, imprese o altri soggetti beneficiari operanti nel Mezzogiorno.

Sono la prima ad essere preoccupata che la clausola del 40 per cento non resti sulla carta. Averla rivendicata e averla ottenuta è stato sicuramente un successo, ma anche un'assunzione di responsabilità che impone al Ministero per il Sud un'azione di controllo, di monitoraggio e di affiancamento costante, ma impone anche da parte di tutte le amministrazioni titolari di interventi l'impegno a rispettare questa clausola e a non eluderla (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva).

PRESIDENTE. Ha facoltà di replicare il deputato Camillo D'Alessandro.

CAMILLO D'ALESSANDRO (IV). Grazie, Presidente. In premessa, mi consenta, Ministro, di esprimerle, nell'Aula della democrazia, ancora solidarietà per i vili attacchi che lei ha ricevuto. L'Italia sta con lei, vada avanti con la forza e la determinazione che conosciamo.

Le parlo da parlamentare del Sud, consapevole della svolta che lei ha operato al Ministero del Sud. Ciò che lei ha ricordato in quest'Aula è la più grande conquista sulle politiche del Mezzogiorno del tempo recente che noi conosciamo.

C'è stata una fase molto importante; poi, questa fase molto importante si è persa e, finalmente, nella programmazione, nelle norme e negli indirizzi c'è esattamente la determinazione di garantire ciò che spetta al Sud, perché Sud non significa essere sotto.

Ministro, la ringrazio per la risposta e la ringraziamo ancora di più perché temevamo quello che sarebbe potuto accadere, e in qualche maniera è accaduto, non da parte del Ministero per il Sud, ma da parte dell'autonoma determinazione dei Ministeri titolari delle risorse del PNRR. È evidente che quando poi andiamo a consuntivo possiamo trovarci delle sorprese; lei oggi ha indicato la via, noi la sosteniamo: quella di un controllo preventivo ex ante, affinché non possa accadere che le risorse prestabilite, poi, non vengano, per più di un motivo, non allocate dove la legge, la norma e l'indirizzo hanno stabilito.

Questo lo dico perché il tempo in cui noi viviamo non accadrà più; queste risorse straordinarie sono ora e ora, il prima possibile, devono arrivare nei luoghi della domanda e del bisogno del Sud. Questa è l'occasione, finalmente, per fare dell'Italia un Paese che non sia sempre a due marce, ma che possa viaggiare insieme. Questa è un'occasione che non consente a nessun Ministero di derogare dall'impianto che lei ha impostato e ha ribadito. Grazie, Ministro, siamo soddisfatti (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva).

(Stato dell'attuazione della legge delega n. 227 del 2021, volta alla revisione e al riordino della normativa vigente in materia di disabilità – n. 3-02751)

PRESIDENTE. Il deputato Paolo Tiramani ha facoltà di illustrare l'interrogazione Molinari ed altri n. 3-02751 (Vedi l'allegato A), di cui è cofirmatario.

PAOLO TIRAMANI (LEGA). Presidente, onorevoli colleghi, Ministro Stefani, con la legge n. 227 del 22 dicembre 2021 si era dato mandato al Governo di adottare uno o più decreti legislativi per riordinare e rivedere le norme vigenti in materia di disabilità; c'è molto da fare, bisogna definire le condizioni della disabilità, i processi valutativi di base, la valutazione multidimensionale e la realizzazione del progetto di vita individuale.

Troppo spesso, le persone disabili e i loro familiari vivono di norme, organismi e situazioni stagnanti che generano rimpalli. Bisogna dare vita a una nuova legge che, finalmente, vada nella direzione dei familiari e dei disabili stessi e non viceversa; ma soprattutto questo va fatto oggi, nei giorni in cui si festeggiano i trent'anni da quella che fu una grande riforma: la legge n. 104 del 1992.

PRESIDENTE. Concluda, onorevole.

PAOLO TIRAMANI (LEGA). Oggi, chiediamo nuovi decreti legislativi per riorganizzare questo sistema a favore della disabilità.

PRESIDENTE. Il Ministro per le Disabilità, Erika Stefani, ha facoltà di rispondere.

ERIKA STEFANI, Ministra per le Disabilità. Grazie, Presidente. Ringrazio gli onorevoli interroganti per il quesito posto, perché mi consente di illustrare quanto il Governo stia approntando per dare attuazione alla legge delega.

Come è noto, nell'ambito della Missione 5 del PNRR, è stata prevista la riforma della legge-quadro per le disabilità che è una tra le azioni chiave per dare risposta all'esigenza di semplificare l'accesso ai servizi, ai meccanismi di accertamento delle disabilità e potenziare gli strumenti finalizzati alla definizione di un progetto di vita personalizzato.

Come ricordato dall'onorevole interrogante in premessa, a seguito di un percorso di confronto e di proficua condivisione con tutte le forze politiche, il Parlamento ha approvato all'unanimità il disegno di legge. La legge delega è entrata in vigore il 31 dicembre del 2021 e costituisce il punto di partenza, ossia la cornice legislativa per la riforma complessiva della materia che sarà completata con l'adozione da parte del Governo di decreti legislativi, e questo entro la fine del secondo trimestre dell'anno 2024.

Al fine di dare tempestiva attuazione alla legge, abbiamo lavorato fin da subito all'organizzazione di un metodo che consentisse l'adozione di una normativa condivisa e partecipata, anche attraverso le consulenze tecniche necessarie in materie così complesse.

Il 24 gennaio è stata istituita una commissione istituzionale volta a sovrintendere al processo di predisposizione dei decreti legislativi. La commissione, da me presieduta, è composta da rappresentanti delle amministrazioni centrali, cioè dei Ministeri, dell'Istituto superiore di sanità, delle regioni, dell'ANCI, dell'INPS, dell'INAIL, dell'Istat, delle associazioni di categoria, delle associazioni delle persone con disabilità e dei loro familiari, nonché da rappresentanti del Comitato tecnico-scientifico dell'Osservatorio nazionale sulla condizione delle persone con disabilità.

Aggiungo, inoltre, che in questi giorni abbiamo definito la costituzione di una commissione di studio redigente per la predisposizione delle bozze dei decreti che, tenuto conto della particolare complessità e difficoltà tecnico-scientifica del lavoro da svolgersi, è composta da qualificati esperti, anche esterni all'amministrazione, dotati di comprovata esperienza nell'ambito dei settori in questione, che potrà operare anche attraverso delle sottocommissioni tecniche di approfondimento di singoli temi specifici. La commissione si è già riunita ed ha previsto un calendario serrato di incontri.

Voglio assicurare, come assicureremo tutti, il nostro impegno e quello dell'Ufficio per le politiche in favore delle persone con disabilità, affinché la riforma tanto attesa dalle persone con disabilità e dalle loro famiglie sia completata nel più breve tempo possibile e determini veramente un cambiamento, ponendo al centro la persona con le sue esigenze, le sue relazioni, i sui desiderata e promuovendo una società realmente inclusiva.

Posso già annunciare che tra i primi provvedimenti attuativi vi sarà il decreto legislativo volto alla riqualificazione dei servizi pubblici in materia di accessibilità e quello istitutivo del Garante nazionale delle disabilità. Quindi, fra pochissimi mesi.

PRESIDENTE. Il deputato Paolo Tiramani ha facoltà di replicare.

PAOLO TIRAMANI (LEGA). Grazie, Ministro. Mi reputo soddisfatto, perché ha spiegato tutte le azioni che ha posto in essere dopo la legge del 22 dicembre 2021; si tratta di una tabella di marcia molto completa e fitta.

Noi come movimento della Lega per Salvini Premier, da sempre, ci siamo battuti per avere un Ministero ad hoc per la disabilità, perché facendo gli amministratori locali sappiamo le difficoltà che i cittadini incontrano ogni giorno nel reperire informazioni e nell'ottenere alcuni benefici; viviamo la situazione nella sua quotidianità e solo sburocratizzando questo tipo di sistema, che oggi è molto complesso, siamo sicuri di dare a queste famiglie un sollievo, oltre che un'assistenza che potremo sempre portare avanti grazie al lavoro encomiabile degli assistenti sociali e dei consorzi che si occupano non solo delle esigenze delle persone, ma anche di dare un'assistenza passo, passo.

E se c'è una normativa chiara, come lei ha appena spiegato, sicuramente sarà più facile per gli amministratori locali e per le famiglie. Grazie e buon lavoro (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

(Iniziative di competenza per il riconoscimento sociale ed economico del caregiver familiare, con particolare riferimento all'utilizzo delle risorse previste ai fini di percorsi di formazione permanente – n. 3-02752)

PRESIDENTE. La deputata Fabiola Bologna ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-02752 (Vedi l'allegato A).

FABIOLA BOLOGNA (CI). Grazie, Presidente. Gentile Ministro, in Italia si stimano circa 7 milioni di caregiver familiari, quasi sempre donne, madri, figlie, sorelle che assistono persone con disabilità. Il lavoro di cura informale non produce reddito ed è oneroso per le famiglie, perché il 66 per cento dei caregiver familiari lascia il lavoro per accudire il proprio congiunto e spesso non è formato per un'attività che comunque richiede delle competenze specifiche.

Sono stati istituiti negli ultimi anni dei fondi e il PNRR nella Missione 6 mira a potenziare i servizi domiciliari, affinché la casa diventi il primo luogo di cura, quando possibile.

Per questo le chiedo quali siano le iniziative che intende assumere al fine del riconoscimento sociale ed economico del caregiver familiare, in particolare valutando la possibilità di allocare parte delle risorse a sostegno di percorsi di formazione permanente di queste figure, atteso che una corretta formazione appare necessaria per l'idonea gestione dei sintomi della disabilità, coadiuvando e rafforzando l'operato dei professionisti sul territorio (Applausi dei deputati del gruppo Coraggio Italia).

PRESIDENTE. Il Ministro per le Disabilità, Erika Stefani, ha facoltà di rispondere.

ERIKA STEFANI, Ministra per le Disabilità. Grazie, Presidente, e grazie all'onorevole interrogante. Assistere una persona cara, come avete già esposto, determina un impegno di cura e di servizio spesso continuo e totalizzante, tale da incidere sulle condizioni di vita e sugli spazi di autonomia di colui che presta assistenza. Si tratta di un impegno tale da rendere senz'altro opportuno l'intervento da parte delle istituzioni pubbliche.

La legge n. 205 del 2017 ha disciplinato in parte la figura del caregiver e istituito un fondo dedicato, poi, incrementato con la legge di bilancio del 2019.

La legge di bilancio del 2021 ha, quindi, istituito un fondo apposito per la realizzazione degli interventi legislativi in materia. Per il triennio 2018-2020 è stato adottato un decreto che ha ripartito le risorse del Fondo per il sostegno al ruolo di cura e assistenza ai caregiver familiari tra le regioni, per un totale di 68.314.000 euro.

L'ufficio per le politiche a favore delle persone con disabilità poi ha provveduto, nel mese di novembre 2021, a completare il trasferimento delle risorse relative al triennio 2018-2020 alle regioni.

Per l'anno 2021, il Fondo per il sostegno del ruolo di cura e di assistenza del caregiver familiare reca uno stanziamento pari a 23.748.399 euro.

Il 28 dicembre 2021 è stato adottato il decreto di riparto tra le regioni, in un'ottica di continuità amministrativa con il precedente.

Su un altro versante - e questo è molto importante -, come vi è ben noto, il Senato ha da tempo avviato l'esame di disegni di legge presentati dai diversi gruppi parlamentari, finalizzati a definire un quadro giuridico coerente per il riconoscimento della figura del caregiver familiare per l'individuazione di adeguate misure di tutela e di sostegno. Al fine di attuare tali misure strutturali, la legge di bilancio per il 2022 ha previsto un rifinanziamento strutturale dei fondi dedicati.

Il Governo ha assicurato il massimo sostegno alle iniziative parlamentari e, nei mesi scorsi, insieme al Ministro del Lavoro, abbiamo promosso un tavolo per fornire proprio alla Commissione e ai commissari ogni elemento utile per effettuare le scelte, anche normative, adeguate.

La specifica richiesta, avanzata dall'interrogante, di valutare e quindi finanziare percorsi di formazione permanente, a nostro avviso, si può inserire senz'altro nell'ambito delle valutazioni in corso in sede di esame del disegno di legge presso la Commissione lavoro del Senato, in modo da poter inserire tale aspetto, se condiviso, all'interno di una disciplina univoca e in un quadro di interventi strutturali e permanenti.

PRESIDENTE. La deputata Bologna ha facoltà di replicare.

FABIOLA BOLOGNA (CI). Grazie, Presidente. Ringrazio il Ministro per la risposta che mi soddisfa. Vorrei sottolineare che la legge delega sulla disabilità approvata prevede, per le persone con disabilità, un progetto di vita individuale personalizzato e partecipato con i sostegni e gli interventi idonei a garantire inclusione e partecipazione sociale per il raggiungimento della migliore autonomia possibile.

A trent'anni dall'approvazione della legge n. 104, che regola l'assistenza, l'integrazione e i diritti delle persone con disabilità, ancora oggi dobbiamo lavorare per rimuovere tutte le barriere che ostacolano la piena partecipazione alla società delle famiglie che gestiscono una persona con disabilità.

Queste barriere devono essere superate anche per i caregiver, perché bisogna garantire ad ogni persona una buona qualità di vita, in particolare se si occupa di un familiare con disabilità, e il mantenimento della propria attività lavorativa, se possibile. È necessario, quindi, un profondo mutamento organizzativo e culturale per passare ad un welfare a dominanza sociale. Un sistema generativo, capace di pianificare la gestione del personale professionale e informale, e di investire risorse economiche, partendo dalla capacità di responsabilizzare e responsabilizzarsi, privilegiando l'efficacia degli interventi e passando, come diciamo sempre, dalla logica del costo a quella dell'investimento.

Con il PNRR siamo chiamati a progettare il futuro e dobbiamo realizzare interventi che mirino al potenziamento delle dinamiche comunitarie anche per la conformazione che avranno le famiglie in futuro, sempre più ridotte nei componenti e, considerando l'aumento dell'età anagrafica, sempre più bisognose di assistenza.

In questo percorso devono essere coinvolti i caregiver in un contesto comunitario, partendo proprio, come si diceva, da percorsi di formazione strutturati, perché non ci si può improvvisare in un'attività di questo tipo che necessiterà sempre più di reti di sostegno per garantire qualità di vita alla persona con disabilità e al suo caregiver (Applausi dei deputati del gruppo Coraggio Italia).

PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata.

Sospendo a questo punto la seduta, che riprenderà alle ore 16,15.

La seduta, sospesa alle 16,05, è ripresa alle 16,15.

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Bianchi, Brescia, Casa, Cavandoli, Davide Crippa, D'Uva, Delmastro Delle Vedove, Gregorio Fontana, Gebhard, Giachetti, Invernizzi, Lapia, Magi, Marin, Montaruli, Mura, Parolo, Perantoni, Schullian, Serracchiani e Silli sono in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta.

I deputati in missione sono complessivamente 113, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Modifica nella composizione dell'ufficio di presidenza di un gruppo parlamentare.

PRESIDENTE. Comunico che il presidente del gruppo parlamentare Misto, con lettera in data 9 febbraio 2022, ha reso noto che la deputata Simona Suriano è stata nominata vicepresidente del gruppo in rappresentanza della componente politica “Manifesta, Potere al Popolo, Partito della Rifondazione Comunista-Sinistra Europea”.

Sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare sull'ordine dei lavori il deputato Deidda. Ne ha facoltà.

SALVATORE DEIDDA (FDI). Presidente, per denunciare che l'altro giorno a Firenze, questo fine settimana, una mamma con tre dosi di vaccino, contagiata dal COVID e reduce dalla quarantena, è uscita dal COVID hotel e il green pass non funzionava. Non è potuta tornare in Sardegna perché, nonostante un tampone negativo, nonostante il certificato medico, non poteva tornare in Sardegna fino a quando il green pass non funzionava. Le potrei citare altre mille casi di persone che per motivi sanitari dovevano transitare dalla Sardegna in Italia o dall'Italia in Sardegna: praticamente sono costretti ad andare all'estero e prendersi un volo diretto, una nave diretta da Madrid, da Barcellona, dall'Ungheria, da Bruxelles per tornare direttamente in Sardegna, perché lì chiedono solo il tampone, il green pass semplice. Se si trovano in Italia, sfortunatamente non possono tornare in Sardegna. Le chiedo per cortesia…

PRESIDENTE. Venga all'oggetto del richiamo sull'ordine dei lavori.

SALVATORE DEIDDA (FDI). …che il Ministro Speranza abbia il coraggio di venire qui a rispondere agli appelli degli amministratori locali di qualunque partito, dei cittadini sardi che si sentono discriminati perché è più facile raggiungere la nostra isola dall'estero che dall'Italia stessa (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). È una vergogna che una mamma non possa raggiungere i propri figli perché il green pass non funziona non si sa per quale motivo. Con tre dosi di vaccino non si tratta di no-vax! Ci stiamo appellando da giorni affinché i sardi siano considerati come tutti gli altri cittadini italiani che possono andare da città a città in macchina. Noi non abbiamo questa fortuna, e dobbiamo andare a Madrid, a Bruxelles, a Barcellona per poter raggiungere le nostre case? Chiedo che il Ministro Speranza venga, abbia il coraggio di venire qui e ci dica se è meno contagioso andare da Madrid a Cagliari piuttosto che da Bergamo a Cagliari.

Che questo Governo abbia il coraggio di darci questa spiegazione che tutti i sardi, i cittadini sardi stanno chiedendo al di là dei colori. Vogliamo essere considerati come tutti gli italiani (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Quindi la sua richiesta è che il Ministro Speranza venga a riferire in Aula sui disguidi che lei ha denunciato.

Ha chiesto di parlare sull'ordine dei lavori, sulla stessa materia, il deputato Vallascas. Ne ha facoltà.

ANDREA VALLASCAS (MISTO-A). Esatto, corretto, Presidente. Mi accodo alla richiesta dell'onorevole Deidda. Ricordo che dal 1° febbraio per viaggiare all'interno dell'Unione europea è sufficiente la certificazione verde cosiddetta base perché si abbandona di fatto la mappa del contagio in favore di un approccio individuale, e questo vale per tutti i cittadini dell'Unione europea o quasi tutti. Per gli abitanti delle isole, in particolare la Sardegna, per i sardi è ancora preclusa la possibilità di muoversi liberamente all'interno del proprio Paese. Quindi chiediamo anche noi che venga a riferire il Ministro della Salute e chiediamo che venga finalmente rimosso questo strumento che di sanitario non ha nulla.

Seguito della discussione del testo unificato delle proposte di legge: D'iniziativa popolare; Zan ed altri; Cecconi e Magi; Rostan ed altri; Sarli ed altri; Alessandro Pagano ed altri; Sportiello ed altri; Trizzino: Disposizioni in materia di morte volontaria medicalmente assistita (A.C. 2​-1418​-1586​-1655​-1875​-1888​-2982​-3101-A​).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del testo unificato delle proposte di legge nn. 2-1418-1586-1655-1875-1888-2982-3101-A: Disposizioni in materia di morte volontaria medicalmente assistita.

Ricordo che nella seduta del 13 dicembre 2021 si è conclusa la discussione sulle linee generali e i relatori e la rappresentante del Governo hanno rinunciato a intervenire in sede di replica.

(Esame degli articoli - Testo unificato - A.C. 2-A​)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli articoli del testo unificato delle proposte di legge e degli emendamenti presentati (Vedi l'allegato A).

Le Commissioni I (Affari costituzionali) e V (Bilancio) hanno espresso i prescritti pareri (Vedi l'allegato A), che sono in distribuzione.

In particolare, il parere della V Commissione (Bilancio) reca tre condizioni volte a garantire il rispetto dell'articolo 81 della Costituzione, che sono in distribuzione e che saranno poste in votazione ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento.

Informo l'Assemblea che, in relazione al numero di emendamenti presentati, la Presidenza applicherà l'articolo 85-bis del Regolamento, procedendo in particolare a votazioni per principio o riassuntive, ai sensi dell'articolo 85, comma 8, ultimo periodo, ferma restando l'applicazione dell'ordinario regime delle preclusioni e delle votazioni a scalare.

A tal fine i gruppi Fratelli d'Italia, Coraggio Italia, Misto per le componenti politiche Alternativa, MAIE-PSI-Facciamoeco, Noi con l'Italia-USEI-Rinascimento-AdC e Azione-+Europa-Radicali Italiani e i deputati Trizzino, Benedetti, Ehm, Sarli, Suriano e Termini sono stati invitati a segnalare gli emendamenti da porre comunque in votazione.

(Esame dell'articolo 1 - Testo unificato - A.C. 2-A​)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 1 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A).

Ha chiesto di parlare sul complesso delle proposte emendative la deputata Doriana Sarli. Ne ha facoltà.

DORIANA SARLI (MISTO-M-PP-RCSE). Grazie, Presidente. Finalmente arriva in Aula il testo di legge sulla morte medicalmente assistita e iniziamo a discutere e spero a votare gli emendamenti. È un testo che aspettiamo da molti anni, che ha visto un dibattito in Commissione durato 3-4 anni con posizioni sicuramente molto contrapposte e che, purtroppo, ha prodotto un testo, nell'ottica di cercare comunque un punto di equilibrio e una mediazione, che presenta numerose criticità e ulteriori restrizioni al perimetro già limitato che la Corte costituzionale aveva previsto nella sentenza del 2019 in cui aveva previsto le condizioni per escludere la punibilità, ai sensi dell'articolo 580 del codice penale, per l'aiuto al suicidio.

Purtroppo, noi siamo riusciti, per portare in Aula questo testo, a trovare numerose mediazioni tra le posizioni diverse, ma, come dicevo, questo ha prodotto sicuramente un testo che rischia di non rispondere realmente alle esigenze che nella vita reale vengono a prodursi e rischiamo di lasciare ancora ai tribunali e alle assise il peso e l'onere di dirimere le questioni.

Noi abbiamo presentato degli emendamenti - non numerosi - che devono agire proprio su dei punti cardine della legge, perché tutti noi, che da tanti anni abbiamo seguito tante audizioni e abbiamo fatto ore e ore di dibattito in Commissione, vogliamo - molti di noi - che questo testo vada avanti, perché è chiaro che c'è bisogno di una procedura che dia comunque seguito alla sentenza della Corte costituzionale ed è una procedura che questo Parlamento si deve prendere comunque la responsabilità di portare avanti.

In questa legge ci sono numerose discriminazioni: un malato estremamente grave che non è in grado di iniettarsi da solo la sostanza letale è escluso dal percorso di questa normativa, perché questa legge prevede solo l'autonomia del soggetto per potersi iniettare la sostanza letale. Si prevede che il paziente sia collegato a mezzi di sostegno vitale e noi sappiamo che ci sono condizioni di patologie gravi e irreversibili, fonti di sofferenze insostenibili, che non sono legate a mezzi di sostegno vitale. Ci sono persone che vivono dipendenti da terzi e da farmaci e condizioni cliniche che, comunque, pongono il paziente in una condizione per cui lui non reputa più dignitosa la sua vita.

Noi affrontiamo un tema sicuramente molto delicato che tocca le corde profonde di ognuno di noi e che tratta due argomenti dal punto di vista costituzionale apparentemente contrapposti, ossia la difesa della vita e il diritto all'autodeterminazione e alla richiesta della dignità della persona. Non dobbiamo dimenticare questo punto centrale. Non è che ci viene chiesto un bonus, un bonus bebè o un bonus vacanze. La gente chiede di avere una norma e di avere la possibilità di morire nella sua Nazione, senza dover fare viaggi costosi - che poi solo alcuni si possono permettere - e morire tra i propri cari. Quello che dobbiamo chiedere da questa legge - e questa legge lo prevede - è che sia accertata la volontà, che sia effettivamente il frutto della richiesta della persona, priva di condizionamenti.

Negli emendamenti presentati - per esempio, già all'articolo 1 - abbiamo chiesto che venga scollegata la malattia irreversibile dalla prognosi infausta. Non sono due condizioni che convivono, nemmeno la scienza medica le accomuna perché sono due condizioni diverse. Una patologia irreversibile può non essere la causa a breve o a medio termine della morte del paziente. Magari, il paziente può morire di altro, ma quella malattia irreversibile può essere comunque causa di sofferenze che la persona può giudicare insostenibili.

Abbiamo introdotto il concetto delle cure palliative, cioè la persona deve accedere ad un percorso di cure palliative e poi deve addirittura averci rinunciato. Le cure palliative sono un trattamento sanitario e noi non possiamo obbligare le persone ad avere un trattamento sanitario e addirittura a rinunciarvi per poter accedere al percorso della morte medicalmente assistita. La persona deve essere adeguatamente informata - e la legge lo prevede - di tutte le cure alternative che, nella sua condizione, possono rendere le sue sofferenze meno insostenibili, ma il principio di autodeterminazione della persona è l'obiettivo di questa legge che deve rispettare e tutelare la dignità della vita e la dignità della morte.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Giorgio Trizzino. Ne ha facoltà.

GIORGIO TRIZZINO (MISTO). Grazie, Presidente. Con una tempestività direi quasi imbarazzante questa mattina abbiamo letto un'agenzia, che proviene dal Vaticano, con la quale si condanna fortemente l'ipotesi che una legge sull'eutanasia o sul suicidio assistito possa uscire da questo Parlamento. Personalmente ritengo che, davanti a simili argomenti, bisognerebbe lasciare il Parlamento libero di decidere e di autodeterminarsi.

D'altronde, Presidente, nell'aver contribuito, peraltro, alla stesura in prima istanza del testo, in quanto relatore nei primi tre anni, mi sono posto delle domande, perché, da cattolico, era giusto che mi chiedessi se c'erano limiti, considerazioni che andavano fatte prima di iniziare questo percorso. Mi sono posto delle domande e mi sono chiesto intanto chi sono io per poter sottrarre - io medico, io uomo - al malato inguaribile un diritto. Chi sono io per poterlo fare?

Noi parliamo sempre di suicidio assistito, di sacralità della vita, di eutanasia, di termini complessi che talvolta nessuno poi neanche conosce nel dettaglio, ma ne parliamo come se fossimo noi gli attori di questa domanda, dimenticando che invece è un'altra persona quella che chiede di morire.

Qual è, allora, la fonte dell'autorità che impone di costringere una persona inguaribile a continuare a vivere una vita che è sostanzialmente di morte e non è più vita? È lo Stato? È il Parlamento? È la Chiesa? O è lui stesso che ha il pieno diritto di decidere sulla sua morte? E mi chiedo: da quale parte può stare questo Dio della vita che ha promesso la vita agli uomini e l'ha data? Può stare dalla parte del non senso di questo dolore immenso che hanno queste persone, del dolore di un malato inguaribile, oppure sta dalla parte di quel suo umanissimo desiderio di morire? Per quanto paradossale possa essere, in una situazione come questa accogliere la domanda di morte di un individuo significa accogliere la sua domanda di vita, cioè accogliere il diritto di morire coscientemente la propria morte. Capisco che sono argomenti un po' complessi, ma debbono sottendere qualsiasi nostra decisione nei prossimi giorni. Il medico che accoglie questa domanda l'accoglie sempre - e deve accoglierla sempre - all'interno di un lungo percorso di cura e di relazioni, altrimenti non avrebbe senso certificare una condizione del genere. Il malato deve avere prima questo percorso di fiducia con il medico.

Ecco perché gli emendamenti. Io sul testo potrei anche dichiararmi alquanto soddisfatto, se non fosse per tre punti che ritengo fortemente problematici. Uno è proprio questo: il testo base ci ricorda che questo malato al culmine della sua sofferenza si deve andare a cercare prima il medico di fiducia che deve sottoscrivere il suo stato di malattia - quindi deve soggiacere a quei criteri che abbiamo qui indicato nel testo - ma poi deve ottenere anche un altro parere, quello di un medico specialista, come se questo non bastasse. Quindi, immaginiamo le condizioni di un malato che deve girare nella città, tra gli ospedali, un malato che, in quelle condizioni, deve acquisire due opinioni identiche probabilmente. Mi chiedo: è giusto? Mi chiedo: è corretto?

Poi l'altro problema che, secondo me, è fondamentale, su cui chiedo ai relatori e a quest'Aula di rimodulare le proprie valutazioni, è quello di considerare le cure palliative come un prerequisito essenziale per accedere al processo di morte volontaria assistita. Presidente, oggi è facile parlare di cure palliative; sono trascorsi quarant'anni nel nostro Paese affinché questa forma di assistenza venisse riconosciuta. Soltanto negli ultimi anni, con percorsi normativi, siamo riusciti a sancire l'obbligo di inserimento delle cure palliative nei livelli essenziali di assistenza, ma prima non era così. Prima abbiamo registrato anche importanti assenze da parte della Chiesa rispetto a questo tema. Soltanto con Giovanni Paolo II è iniziata un'attenzione rispetto a questa forma di assistenza, ma prima non era assolutamente così. Quindi, subordinare all'assistenza nelle reti di cure palliative, perché si possa iniziare poi un percorso di richiesta di suicidio assistito, a me sembra non opportuno e improprio: le cure palliative sono una scelta libera.

Soprattutto, ricordo ai colleghi che le cure palliative non sempre possono raggiungere il loro obiettivo, perché si fermano a un certo punto. La terapia del dolore ne è testimonianza: non tutti i dolori possono essere trattati, non tutti i sintomi possono essere affrontati. Lo testimonia il fatto che per il sintomo principe, che è la dispnea, esiste un limite oltre il quale bisogna ricorrere a una sedazione profonda, perché non esiste farmaco che possa affrontarla e ridurla. Allora, mi chiedo perché le cure palliative debbano essere un prerequisito di accesso alla richiesta del suicidio assistito.

Vi è un terzo punto, sul quale io credo che si debba veramente aprire una riflessione e un confronto parlamentare. Io sono veramente grato perché oggi se ne discute, finalmente, dopo quattro anni, no, sbaglio, dopo venti anni, perché ricordo che il primo disegno di legge fu depositato qui, in quest'Aula, da Loris Fortuna nel 2000; poi, il silenzio assoluto, come se il problema non esistesse, come non fosse un nostro problema. Il confronto è importante, perché ci porterà a comprendere che esiste un altro punto di questi articoli su cui dobbiamo riflettere, che è legato alla dipendenza dal sostegno vitale. È un requisito, che è stato voluto, è stato direi quasi forzatamente voluto dalla Corte costituzionale e inserito nel testo. Posso essere d'accordo sul fatto che una delle condizioni sia la dipendenza da una apparecchiatura meccanica, ma non può essere soltanto questa la condizione di appartenenza al sostegno vitale. Esistono altre forme imprescindibili di sostegno vitale, che sono le terapie farmacologiche, che sono legate anche al sostegno di terzi. Non voglio ricordare in quest'Aula - perché so che ferirei molti nel ricordo - che purtroppo la manualità è fondamentale, a volte, per tenere in vita una persona. Quante volte nella mia esperienza di medico ho percorso questo calvario, non tanto mio, quanto del paziente, dovere svuotare quasi giornalmente un intestino con le mani. Questa è la dipendenza da terzi e questo riguarda il sostegno vitale. Quindi, dobbiamo necessariamente aprire anche a questa triplice forma di supporto.

Se mi è consentito, io vorrei ricordare che queste sono condizioni in cui il malato non sceglie di trovarsi: si trova suo malgrado a causa di malattie che sono diverse. Abbiamo imparato che sono malattie oncologiche, sono malattie neurodegenerative, sono malattie infettive. Abbiamo visto in questi due anni drammatici quante persone sono morte, perché non potevano accedere alle reti di cure palliative. Ecco, questo sì che è scandaloso! Questo io l'ho gridato per due anni. Noi abbiamo puntato la nostra attenzione su quei pochi malati che sono morti nelle rianimazioni, ma abbiamo dimenticato quelle migliaia di persone che sono morte sole, a casa, in preda a sofferenze atroci, senza che ci fosse un solo telefono pronto e disponibile ad accogliere le loro richieste, i loro consigli. Sono morti soli, spesso soffocati, come ho ripetuto più volte. Allora, le cure palliative non sono un grimaldello: sono un mezzo. Sono qualcosa per cui questo Parlamento alcuni mesi fa si è impegnato all'unanimità con una mozione e con un emendamento al “Sostegni-bis”, in cui le ha rese obbligatorie e vincolate alle regioni. Colleghi, vi ricordo che le cure palliative non sono uniformi in tutto il Paese: esistono differenze incredibili tra Nord, Centro e Sud. Come possiamo pensare di renderle vincolanti e obbligatorie come prerequisito, a prescindere da quello che ho appena prima detto?

Su questo noi dobbiamo impegnarci e su questo io sono assolutamente concorde con quanto il Santo Padre questa mattina ha detto, cioè che la soluzione principale per i problemi di un malato terminale sono proprio le cure palliative, fatte adeguatamente da équipe formate, da équipe capaci di gestirle non soltanto in ospedale, negli hospice, ma soprattutto a casa. Come a casa questa legge prevede che possa essere attuato il percorso del suicidio assistito: guai se non fosse così! Anche a casa una persona può avere il diritto di terminare la propria esistenza.

Allora, io penso che il nostro compito sia quello di rendere il più semplice possibile, ma il più controllato - e su questo sono assolutamente d'accordo -, verificato, che questa persona possa fino all'ultimo istante cambiare opinione: decidere “non voglio”; che gli sia reso semplice questo ultimo percorso della propria vita.

Poi c'è il paradosso finale che ci distingue dagli altri Paesi in cui c'è l'eutanasia. Attenzione, lo ricordo, l'eutanasia è l'atto medico che viene, appunto, eseguito dal medico sempre su richiesta; non dimentichiamo che l'eutanasia non la chiede il familiare, non la chiede il medico; la chiede la persona che non ce la fa più. Noi, dunque, possiamo essere o semplici spettatori, come questa legge ci consentirà di fare con la depenalizzazione dell'articolo 580, oppure possiamo essere pietosi aiutanti, in quel momento, di una mano che non riesce più neanche ad alzarsi per premere un pulsante che gli inietterà quel farmaco. È un paradosso e mi rendo conto che è difficile accettarlo, però consideriamo anche questa strana condizione, in cui l'ultimo atto pietoso non viene consentito e non viene garantito a queste persone. Se tuttavia rimaniamo sul testo, già è un grande passo avanti e noi avremmo ottenuto un grande risultato, di cui questo Paese potrà andare orgoglioso nel proprio futuro. Noi avremo veramente accolto la richiesta di una intera popolazione, che chiede al Parlamento di fare velocemente, perché esistono tanti signor Mario, Antonio, Marco, che in questo momento stanno aspettando noi che legiferiamo, che facciamo uscire nove articoli approvati da queste Camere per poter avviare il loro protocollo. Essi stanno attendendo noi e noi troviamo tutte le modalità, da quattro anni, per rinviare questo provvedimento; un provvedimento che - noi lo sappiamo bene, cari colleghi - sarà rinviato a marzo. Dopo questo pomeriggio si concluderà la discussione ed è bene che ce lo diciamo; sappiamo che così e arriveremo a marzo, ma va bene. Se marzo sarà la data in cui questa Camera a testa alta riuscirà ad approvare questa legge fondamentale per i diritti dei cittadini, andrà bene anche marzo, al di là delle speculazioni che vengono fatte un po' a livello di giornalismo spicciolo, in cui si pensa che il referendum, la pronuncia della Corte costituzionale, potrà condizionare questo parlamento. Io non lo credo, perché ricordo, in quest'Aula, lì, la settimana scorsa, le parole del Presidente Mattarella che ricordava la dignità, che indicava cosa è la dignità. La dignità è anche questa: è quella di rispondere a domande difficili, come sono proprio queste dei malati che stanno avviandosi verso la fine della loro vita. Credetemi, chi ha fatto cure palliative, di queste domande difficili ne ha ascoltate tante nella sua vita, ma non a tutte si può dare risposta, perché non c'è la capacità, non c'è la competenza, non c'è la formazione per dare risposte di quel tipo.

Come morirò, cosa succederà dopo, come sarà il momento del passaggio? Quando io non ci sarò più, mio figlio a chi sarà affidato? Queste sono le domande a cui non si può dare risposta; l'unico modo di rispondere è stare accanto a queste persone; è ricordare che, comunque, ci sarà una mano non pietosa, ma una mano amica che lo aiuterà fino all'ultimo istante. Questo è quello che le cure palliative hanno fatto e si disgiunga assolutamente il percorso delle cure palliative da quello del suicidio assistito e dell'eutanasia: non hanno nessuna contiguità; sono due percorsi totalmente diversi e guai se dovessero essere vincolate l'uno all'altra; fallirebbe lo sforzo di quarant'anni di lavoro dell'équipe di cure palliative che hanno lavorato esclusivamente sul bisogno dei malati.

Per questo, vi chiedo, colleghi, una grande riflessione su questo punto: troviamo le forme, troviamo le parole per modificare questi percorsi, perché non possa essere considerato un unico pacchetto di offerta quello delle cure palliative e del suicidio assistito; sono due orizzonti totalmente diversi. Quindi, io aspettavo questo momento perché sapevo che era l'unica possibilità per esprimere in quest'Aula l'esperienza e il profondo convincimento che derivano dalla conoscenza di quelle sofferenze. So che ci sono posizioni diverse, che io rispetto e ho rispettato in questi anni. Ho rinunciato, in questo testo, a tanti punti che per me erano imprescindibili: l'ho fatto nell'interesse esclusivo di concludere comunque un percorso che, ripeto, questo Paese aspetta. Pertanto, io credo che a marzo dovremo necessariamente, alla fine, tutti quanti - sarebbe un bel gesto, così come abbiamo votato all'unanimità la legge sulle cure palliative - tutto il Parlamento si esprimesse unanimemente su questo atto di pietà, su questo atto di civiltà nei confronti dei più fragili e dei più sofferenti (Applausi). Grazie.

PRESIDENTE. Grazie a lei. Ha chiesto di parlare la deputata Lisa Noja. Ne ha facoltà.

LISA NOJA (IV). Grazie, Presidente. Io voglio cogliere questa occasione anzitutto per ribadire la scelta del nostro gruppo: Italia Viva lascerà totale libertà di coscienza e di voto, dunque, su questo provvedimento. Questo perché è un provvedimento che riguarda forse il tema più intimo di ciascuno di noi, che ha a che vedere con la concezione che ciascuno di noi ha del rapporto tra la vita e la morte. Quindi, riteniamo che su questo tema etico, davvero più che su altri, sia giusto che ognuno abbia la libertà di esprimersi per quello che crede.

Fatta questa premessa, insieme alla mia collega Lucia Annibali, che ringrazio molto perché è stata fin qui per me una grande compagna di confronto, di discussione e di approfondimento, abbiamo, nella nostra veste di parlamentari, a titolo personale, affrontato questo provvedimento sia in Commissione e ora nel percorso d'Aula, partendo da una convinzione: che sia giusto dare al nostro Paese una legge su questo tema, cercando in ogni passo di contribuire a migliorare il testo, a chiarirlo, a integrarlo per quegli aspetti che secondo noi erano importanti.

È con questo spirito che io e lei, a titolo personale, abbiamo presentato nove emendamenti, anche in quest'Aula, che si sviluppano su quattro direttrici che vorrei provare brevemente a spiegare. Alcuni degli emendamenti sono volti prevalentemente a colmare alcune lacune nella procedura prevista per accedere al trattamento del suicidio medicalmente assistito, perché nella lettura della norma ci siamo rese conto che talvolta mancavano punti fermi su tempistiche e certezza del provvedimento. Può sembrare una preoccupazione burocratica, però, in realtà, proprio nei casi di fine vita avere certezza sulle procedure e sui tempi entro cui queste procedure devono svolgersi è importante, perché parliamo di persone che hanno poco tempo e che devono utilizzare anche quel poco tempo a disposizione per chiedersi: “Dovrò fare in un modo? Dovrò fare nell'altro modo? Entro quanto tempo avrò una risposta?”. Quindi, noi invitiamo i relatori a leggere quegli emendamenti in questa chiave e con questo spirito.

Altri emendamenti sono volti a rafforzare un altro aspetto, che per noi deve essere un pilastro di questo provvedimento. Noi partiamo - e su questo credo che ci sia concordia totale in quest'Aula - dal fatto che l'accesso al suicidio medicalmente assistito debba essere davvero frutto di una scelta attuale, libera e autodeterminata. Sembra lapalissiano, però noi dobbiamo avere la profonda consapevolezza che ci sono situazioni di prostrazione e di fatica che investono anche la famiglia che è intorno ai malati, in cui non è sempre facile distinguere tra la volontà autodeterminata e il desiderio della persona di non essere più un peso per la propria famiglia. Quindi, la possibilità di discernere con chiarezza questo elemento, che è un elemento su cui si deve fondare un patto di solidarietà e di civiltà del nostro Paese, ossia che nessuno mai deve essere messo in condizione di fare una scelta per disperazione e abbandono del sistema di protezione, ma quella scelta deve davvero essere dettata da un proprio convincimento profondo sul senso che dà alla sua vita. Ecco, in questa chiave, noi abbiamo previsto alcuni emendamenti che sono volti proprio ad aumentare le garanzie già presenti nel testo.

In particolare, noi riteniamo sia necessario che il Comitato per la valutazione clinica verifichi la sussistenza dei requisiti, soprattutto legati alla libera scelta della persona, attraverso un colloquio, anche a distanza, ma un colloquio diretto con la persona interessata. È prevista una facoltà del Comitato per la valutazione clinica, ma noi pensiamo che questo contatto diretto debba essere obbligatorio, perché anche solo la voce, la possibilità di sentire dalla persona direttamente l'espressione di volontà ha un significato rispetto a una scelta, come questa, molto importante. Così come noi abbiamo previsto di rafforzare le tutele quando si tratta di casi in cui la persona non è in condizione di esprimere la propria volontà con un atto scritto e, quindi, procede attraverso - giustamente è previsto da una norma - un video, una registrazione; però noi dobbiamo avere garanzie rispetto alla data, al luogo e al momento in quella in cui quella volontà è stata raccolta, per evitare qualsiasi possibilità manipolativa.

Un altro aspetto, il terzo profilo che ci sta molto a cuore è che non ci siano discriminazioni irragionevoli tra i soggetti che devono avere uguale diritto di accesso al trattamento di cui parliamo. Vedete colleghi, questa legge fa una scelta, è una scelta discutibile, è una scelta che io comprendo, ed è quella appunto di non regolare l'eutanasia, cioè la morte procurata da un terzo, ma di regolare un accompagnamento medicalmente assistito all'atto che una persona compie per togliersi la vita. Noi però dobbiamo avere la piena consapevolezza che ci sono persone che sono in condizioni da non poter autonomamente compiere quell'atto; sono persone che si trovano in condizioni fisiche di non autosufficienza talmente gravi che, se non vengono apprestati quegli strumenti tecnologici che oggi esistono, da sole non sono in grado di compiere l'atto.

Allora noi, in tutti i modi, dobbiamo evitare di arrivare al paradosso di dare la possibilità di accedere al suicidio medicalmente assistito a coloro i quali, in fondo, potrebbero anche compiere l'atto senza questa assistenza e precludere, invece, questa scelta libera a chi si trova in una condizione di assoluta impossibilità di farlo, se non supportata da strumenti ed accomodamenti ragionevoli, perché credo sarebbe davvero una discriminazione intollerabile. È per questo che noi abbiamo voluto rafforzare l'articolo che riguarda questa possibilità, chiarendo che bisogna mettere in campo tutte le misure organizzative, tutti gli strumenti e gli accomodamenti ragionevoli che oggi esistono grazie alla tecnologia per consentire a chiunque, in qualunque Stato si trovi, di compiere quel gesto.

Io ho visto, lo dico ai relatori, che il nostro emendamento è uno di quelli su cui la Commissione bilancio ha espresso parere negativo, perché ritiene che potrebbe esserci un costo. Allora, a parte il fatto che io capisco tutto, però, dire a un malato di SLA che a prestare un puntatore oculare, a prestare un meccanismo che gli consenta di compiere quell'atto è un costo che il nostro Paese non si può permettere, perdonatemi, ma per me è una questione intollerabile (Applausi). Non possiamo applicare criteri ragionieristici a temi come questi.

Detto questo, troviamo le formule che volete, mettiamoci insieme, rielaboriamo il testo che noi abbiamo presentato, nessuno di noi è affezionato alle proprie parole, usiamo quelle che ritenete, ma il principio di trattare tutte le persone allo stesso modo, a maggior ragione le persone che da sole, abbandonate da sole, non potrebbero compiere quel gesto, io vi prego diamoci questo compito, perché sennò, veramente, approveremmo una legge che crea un'ingiustizia tra persone sofferenti.

L'ultimo aspetto che io credo sia importante e su cui abbiamo lavorato riguarda il tema dell'obiezione di coscienza. Io credo che, in questo caso, prevedere l'obiezione di coscienza sia doveroso. Noi non possiamo imporre ai medici di compiere un atto come quello di accompagnare nel suicidio assistito, però, accanto a questo diritto, che è un diritto legittimo, noi, sempre in un'ottica non discriminatoria, non dobbiamo consentire che ci siano pazienti che non hanno la possibilità di accedere a un trattamento che gli verrebbe riconosciuto con questa legge. È per questo che, in uno dei nostri emendamenti, rafforziamo la norma già prevista che prevede l'obbligo delle strutture di garantire comunque, a prescindere dall'obiezione di coscienza di alcuni dei suoi medici, la possibilità di accesso a questo trattamento, esplicitando, in modo netto, che questa garanzia passa anche attraverso l'adozione di tutte le misure, anche organizzative, che siano necessarie per garantire questo che riteniamo un diritto fondamentale. Noi non possiamo immaginare che, a seconda del territorio in cui una persona si trova e a seconda della presenza o meno di medici che formulano l'obiezione di coscienza, ci siano pazienti che potranno accedere al suicidio medicalmente assistito e pazienti che non lo potranno fare. Purtroppo, questa giusta discriminazione già esiste nel nostro Paese rispetto all'interruzione di gravidanza. Ecco, se noi perpetrassimo una discriminazione tale anche su un tema delicatissimo come questo, credo che non faremmo qualcosa di degno per la qualità civile e democratica del nostro Paese.

Con questo io concludo. Noi speriamo che gli emendamenti saranno discussi con serenità, ne siamo sicuri e vogliamo ringraziare i relatori che hanno fatto davvero uno sforzo enorme e che si sono spogliati delle loro convinzioni per portare avanti questo provvedimento. Io, ripeto, parlo a titolo personale, credo sia un provvedimento necessario e su cui spero tutti noi troveremo una convergenza per dare al nostro Paese, ma più che al nostro Paese, ai nostri cittadini una risposta. Per me stessa, mi augurerei sempre una sola cosa: di non essere sola, qualora mi trovassi in una condizione come quella in cui si trovano questi pazienti. Il provvedimento in esame serve a questo, a non lasciare sole le persone e le loro famiglie quando affrontano il momento più terribile della loro vita: la morte (Applausi).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Walter Verini. Ne ha facoltà.

WALTER VERINI (PD). Grazie, Presidente. Mentre adesso parlava la deputata Noja, con questo intervento così intenso, pensavo che, tutto sommato, in quest'Aula, tranne qualche eccezione, c'era il silenzio tipico di quando, il lunedì, a volte, nelle discussioni generali, si è in pochi, per ovvi motivi; invece, il motivo non era questo - l'Aula infatti vede una presenza significativa di parlamentari -, ma è perché siamo consapevoli di essere chiamati a trattare un argomento che richiede rispetto, rispetto autentico, di tutte le opinioni, che richiede volontà di dialogo, profondità di pensiero.

Sono questioni, queste, che siamo chiamati ad affrontare, che noi trattiamo - è vero, lo diceva anche il deputato Trizzino, ma ne siamo consapevoli - con colpevole ritardo e lo facciamo anche perché chiamati da un monito, vero, forte della Consulta, che ha richiamato il Parlamento ad adempiere a un proprio dovere: quello di dare una risposta ai cittadini, a quei cittadini che la fragilità e la malattia portano a dover essere accompagnati verso un passo estremo. Questo ci porta a fare i conti - cosa che non era - in maniera pubblica, laica e coraggiosa, con quella fase che è tra la vita e la morte e che la nostra cultura contadina, ma non solo, una volta avrebbe lasciato in accompagnamento, in una sorta di tacita intesa tra medico, famiglia e paziente, in ciò che si diceva mandare i nostri cari a morire a casa. Questo era certamente un fatto anche di civiltà, di coesione, ma era un'altra epoca; non era il tempo dello sviluppo della medicina, non era il tempo dello sviluppo delle cure palliative, non era il tempo in cui una società matura è chiamata a fare i conti, in quanto società, senza lasciare nessuno solo a farli, con questo tema, così delicato.

Io mi auguro che questa maturità, che ha accompagnato il nostro confronto anche nei mesi precedenti, ci accompagni fino all'esito del voto che quest'Aula esprimerà nei primi - mi auguro - giorni possibili, se sarà così, io non ho notizie in questo senso; mi auguro appunto che tale maturità ci accompagni fino a quel momento. Un dato è certo, detta maturità ci ha accompagnato con il lavoro dei relatori; noi abbiamo visto il lavoro dei relatori, in particolare quello di Alfredo Bazoli, un lavoro paziente, sapendo che su temi come questi non può, e non deve, esserci il bianco e il nero, ma ci deve essere una volontà vera, autentica di cercare punti di sintesi tra temi che, come si dice, sono eticamente sensibili; non ci sono le curve dei tifosi, non ci sono i like, i “mi piace” o i “non mi piace” su temi come questi. Dobbiamo, tra l'altro, fare tesoro delle esperienze di questo Parlamento che, quando noi non ne facevamo parte, ma in anni delicati, riuscì, laicamente, ad approvare provvedimenti che poi vennero firmati da chi, con responsabilità di Governo, magari non era d'accordo nel merito.

Noto, in proposito, che lo stesso Presidente del Consiglio di allora, Andreotti, firmò leggi che la sua convinzione e il suo ruolo nella società, come esponente del cattolicesimo democratico impegnato in politica, magari gli avrebbero impedito di firmare, ma, da uomo di Stato, laicamente, ovviamente, rispettò quanto il Parlamento aveva deciso, anche quando appunto magari la sua coscienza personale non glielo avrebbe consigliato. Questo fa un Parlamento maturo: ascolta, e tutti, all'esterno, hanno il diritto di dire la propria opinione, soprattutto chi esercita il più alto magistero della Chiesa; sarebbe un errore drammatico - lo dico sinceramente - pensare di poter piegare a determinate interpretazioni alcune affermazioni che abbiamo ascoltato (anche nelle ore scorse ho sentito polemiche in merito); ma perché pensiamo di potere, in un senso o in un altro, tirare le massime autorità della Chiesa cattolica da una parte o dall'altra? Sarebbe persino, oltre che arbitrario, sbagliatissimo citare una frase; il Santo Padre ha detto addirittura che non possiamo evitare la morte; proprio per questo, dopo aver fatto tutto quanto umanamente possibile per curare la persona malata, risulta immorale l'accanimento terapeutico. Che vuol dire? Che il Papa… Ma non scherziamo! Oppure, la frase precedente che, invece, suonava in maniera diversa? Lasciamo da parte il ruolo di chi, nella società, nell'esercizio del magistero, esprime alcuni concetti. Lo dico perché, altrimenti, rischieremmo di ricadere in una contrapposizione tra guelfi e ghibellini, tra cattolici e laici, che è fuori del tempo.

Oggi la nostra società è matura per affrontare in maniera serena, anche se parliamo di temi davvero molto drammatici, questi argomenti. Lo dobbiamo fare anche con la ricchezza del dibattito che nei mesi scorsi si è aperto, con i relatori, con le audizioni che abbiamo fatto per lunghe settimane su questo argomento in Parlamento e con gli interventi pubblici che ci sono stati su tutti i giornali, da quelli di ispirazione più laica, a quelli di ispirazione cattolica, a quelli di organi ufficiali della Conferenza episcopale italiana, ad altri come quello del cardinale Bassetti o di monsignor Paglia, e cito questo versante, che spesso ha dimostrato maggiore sofferenza, legittima – legittima, ripeto – nell'affrontare questo argomento, ma non impedendo ovviamente al Parlamento di adottare, laicamente, le proprie scelte.

Noi lo dobbiamo fare, siamo tenuti a farlo, non solo perché ce lo chiede una sentenza della Corte costituzionale, ma perché è giusto; è giusto per i motivi che sono stati ricordati in precedenza, nelle relazioni, nella discussione generale e negli interventi dei colleghi che mi hanno preceduto; noi dobbiamo capire che non è facile; dobbiamo fare anche un salto di qualità nel dibattito pubblico nell'elaborazione di alcuni temi e dobbiamo essere consapevoli del fatto che la morte fa parte della vita, è l'unico evento certo, si diceva nella discussione generale, della nostra esistenza; però, l'evoluzione delle terapie mediche ha modificato il morire, che oggi avviene sempre più frequentemente dopo un lungo processo di medicalizzazione. Insomma, si tratta di situazioni di sofferenza che, a un certo punto, possono avere una parola fine, anche accompagnata. E questo vale soprattutto per le persone che sono più sole, ma che una società civile non può lasciare da sole in tale momento.

Certo, noi non ci stiamo a banalizzare questo tema, in qualche modo a quasi avallare una cultura dello scarto, che nessuno – nessuno – ovviamente, nel proporre questi temi, manifesta o sostiene, perché sarebbe aberrante.

È, quindi, evidente che noi, nell'elaborazione di queste norme, nell'intelligente lavoro di sintesi fatto dai relatori, parliamo di una modalità di accompagnamento che è diversa da altre scelte, su cui, poi, se saranno dichiarate ammissibili dalla Corte, si esprimeranno i cittadini.

Altra cosa è l'argomento di cui stiamo parlando in questo Parlamento, oggi, rispetto all'omicidio del consenziente; qui parliamo di suicidio medicalmente assistito e i relatori hanno inserito in questa legge anche proposte significative che riguardano, da un lato, la possibilità, la facoltà di esercitare l'obiezione di coscienza ma, al tempo stesso, il diritto acquisito che non ci siano zone franche nelle quali una legge dello Stato non venga applicata, come capita; e capita purtroppo frequentemente per leggi, penso all'interruzione volontaria della gravidanza, dove spesso l'obiezione di coscienza impedisce l'esercizio del diritto di scelta a chi è chiamato a una scelta dolorosa come quella di interrompere una gravidanza. Ecco, in questo caso, riconoscendo la possibilità dell'obiezione di coscienza, il servizio sanitario pubblico dovrà garantire, se necessario, se c'è questo bisogno, che la legge venga applicata.

Allora, noi ci auguriamo che questo confronto prosegua con questa civiltà di rapporto; abbiamo il dovere di rispondere, come dicevo, non tanto e non solo alla Corte costituzionale, ma abbiamo il dovere di rispondere a un Paese che aspetta norme di questo tipo.

Io ho apprezzato, anche grazie all'impostazione e alla delicatezza di questo tema, in Commissione giustizia, il fatto che ci sia stato dibattito, anche contrapposizione, ma che non ci siano state né barriere alzate, né sordità nei confronti di argomenti diversi, né pratiche - tra virgolette - “ostruzionistiche”; e anche gli annunci di coloro che non sono d'accordo e che magari voteranno in maniera contraria a questa legge hanno detto che non ci sarà nessun ostruzionismo; ciò significa rispettare il Parlamento e il suo diritto e dovere di assumere una decisione e di assumerla con un voto.

Noi non abbiamo presentato emendamenti e siamo convinti che tra gli emendamenti presentati da altri, magari ce ne potrà essere qualcuno - lo valuterà il confronto, lo valuteranno gli stessi relatori - che potrebbe ulteriormente contribuire a migliorare il testo; non spetta a me in questo momento, in questa fase, dirlo, ma questa è la strada che un Parlamento come il nostro deve portare avanti.

Insomma, è chiaro che, una volta portata a termine la votazione dal primo ramo del Parlamento, la Camera, poi ci sarà un altro passaggio al Senato; nel frattempo sapremo se un tema diverso, ma che si interseca con questo, come quello legato al quesito referendario, si celebrerà e quando; insomma, sono tutte variabili, però, io penso che noi, come Parlamento, non ci dovremmo fare distrarre dagli eventi che possono condizionare, perché - e faccio solo un riferimento a quanto accaduto neanche dieci giorni fa - questo Parlamento, spesso vituperato, spesso attaccato, spesso perfino deriso in maniera immotivata, ha saputo, in un momento difficile, in un momento complesso, dimostrare una grande volontà di sintonia con il popolo italiano, votando per la seconda volta e chiamando a un sacrificio personale vero una personalità come Sergio Mattarella. Lo abbiamo applaudito e lo abbiamo applaudito convinti, convinti che lui possa essere un punto di riferimento che può accompagnare, in quest'ultimo anno che ci separa dalla fine della legislatura, un percorso soggettivo e istituzionale dell'Aula della Camera e dell'Aula del Senato per dare risposte a riforme importanti che il Paese aspetta; questa è una di quelle.

Quindi, mi auguro, in questo caso a nome del Partito Democratico, che il lavoro dei relatori, dopo aver superato il vaglio dell'esame degli emendamenti, possa concludersi con un voto nel quale ci saranno, magari, una maggioranza e una minoranza, nel quale è possibile, anche da questa parte dell'emiciclo, che non tutti possano ritrovare le proprie personali convinzioni e così dall'altra parte, ma alla fine uscirà fuori un testo che potrà dare una risposta alla fragilità, alla sofferenza di tante persone che non meritano di essere lasciate sole in questa fragilità e in questa sofferenza e potrà dare una risposta che tanti altri Paesi europei già danno da tanto tempo.

E non capisco, nessuno di noi capisce, perché l'Italia debba continuare ad essere ancora in ritardo su temi come questi. Ciò è quello che volevamo dire e questo intervento generale sul complesso degli emendamenti voleva essere, come penso sia riuscito a fare, un auspicio che davvero questa maturità, che fino a qui tutti noi abbiamo dimostrato sul tema, possa accompagnarci fino al voto finale di quest'Aula (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Alessandro Pagano. Ne ha facoltà.

ALESSANDRO PAGANO (LEGA). Presidente, questo provvedimento – “Disposizioni in materia di morte volontaria medicalmente assistita” - ci vede profondamente contrari. Vede la Lega profondamente contraria non per partito preso o per un pregiudizio ideologico, ma perché noi siamo profondamente convinti delle motivazioni di ordine antropologico, culturale e sociale, che impongono a qualsiasi persona che abbia un minimo di coscienza di riflettere profondamente sulla non positività di questo provvedimento. Siccome, però, siamo una forza politica seria, non abbiamo adoperato - e utilizzo la fase del complesso degli emendamenti per fare questo tipo di dichiarazione, che è anche di tipo politico - gli strumenti che il Regolamento ci metteva a disposizione per potere fare filibustering, ma abbiamo lavorato con grande serietà in Commissione inducendo i commissari a riflettere sull'iniquità di norme che non reggevano. Il mio ragionamento di oggi vuole essere una cornice su cui noi andremo a incanalare tutti i nostri percorsi delle prossime settimane, dato che il provvedimento sarà ricalendarizzato. Lo vogliamo fare all'interno di un percorso che vogliamo offrire all'ascolto di quest'Aula qualificata, attenta, come è giusto che sia per un provvedimento di questo genere, e che deve essere in grado di percepire bene ciò che sta andando a votare. Infatti, ci sono leggi e leggi; ci sono leggi che hanno ricadute contingenti, che sono anche, da un certo punto di vista, limitate ad un arco temporale, e ci sono leggi come questa che, invece, orientano profondamente le coscienze. Siccome è giusto che su provvedimenti di questo genere ci sia l'attenzione dovuta, noi della Lega ci permettiamo di offrire un ragionamento, non uno stereotipo, non uno slogan, non discorsi mielosi o piagnucoloni finalizzati per qualcuno. No! Questo stile lo lasciamo a chi è privo di argomentazioni. Invece noi siamo profondamente convinti della bontà delle nostre tesi, che adesso cercherò di esplicitare. Parto da un presupposto: questa è una norma profondamente eutanasica, nessuno lo può negare, ed è una norma figlia di questi tempi. Sarebbe stata inimmaginabile soltanto venti, trent'anni fa per non parlare dei secoli precedenti, in quanto frutto di un processo di disgregazione plurisecolare ha colpito la nostra società, le nostre famiglie, la nostra cultura e che costituisce l'elemento portante della distruzione delle nostre radici più profonde e autentiche, di quella che è la propria anima. Per anima non dobbiamo intendere quello che ci offre la cultura dominante, che la banalizza immaginando che sia qualche cosa che appartenga ai cristiani, ai cattolici o roba simile: l'anima è lo spirito, l'anima è la psicologia, l'anima è tutto il nostro essere che non è corpo. Noi, evidentemente, dobbiamo sollevare questi aspetti che attengono alla coscienza, su cui si tende a banalizzare. È un processo plurisecolare, dicevo, perché è iniziato nel 1717, quando a Londra nacque la prima loggia massonica e che trovò poi sviluppo politico nella Rivoluzione francese. Fino a quel momento nessuno osava mettere in discussione che la vita fosse sacra. Presidente…

PRESIDENTE. Colleghi!

ALESSANDRO PAGANO (LEGA). Se dobbiamo essere attenti, lo dobbiamo essere sempre.

PRESIDENTE. Sì, sospenda un attimo il suo intervento. Deputati! Deputata Lorenzin, se possiamo evitare di fare capannelli e avere un po' di rispetto per i colleghi che stanno intervenendo, oltretutto su un tema delicato. Si può tranquillamente trovare un luogo più idoneo per conversare. Colleghi! Riprendiamo cortesemente ciascuno la propria posizione. Chi vuole parlare si reca fuori dall'Aula, gentilmente. Prego, deputato Pagano.

ALESSANDRO PAGANO (LEGA). Grazie, Presidente. Al netto dell'attenzione che finora c'è stata, non penso sia il caso di banalizzare su questo tipo di argomento anche perché le distrazioni potrebbero talvolta essere fuorvianti.

Dicevo, un processo plurisecolare che nasce nel 1717 con la nascita della prima loggia massonica, che trova uno sviluppo sociopolitico nella Rivoluzione francese e che fino a quel momento non aveva mai trovato accoglienza in nessun ambito delle variegate sfumature temporali che si sono succedute nel corso dei secoli; trova un rafforzamento nella Rivoluzione bolscevica del 1917 e pieno sviluppo soprattutto nella rivoluzione antropologica culturale del 1968. Come dire che l'uomo, dopo aver voluto tagliare completamente i cordoni ombelicali con Dio, arriva con la rivoluzione del 1968 a distruggere se stesso, quasi a volersi strappare la pelle, a togliersi tutte le dinamiche di una vita normale e privarsi della sua vita, del suo senso della famiglia, del suo senso di appartenenza, delle sue radici, della sua identità, del suo genere sessuale, fino ad arrivare ad annichilirsi e autodistruggersi. Un vero e proprio suicidio complessivo. Se quindi è un processo, è evidente che noi abbiamo il dovere di analizzarlo. Perché si arriva a questo punto oggi e non ieri o forse fra mille anni? Perché evidentemente questa è l'era, è l'epoca del relativismo etico, dove la verità viene mistificata, dove tutto quello che appartiene all'oggettività delle cose viene banalizzato, se non addirittura negato. Oggi vi è il trionfo del “soggettivo”: per me questo è giusto e lo faccio, per me questo è lecito e lo faccio, per me questo va bene e lo faccio. Invece dimentichi che c'è un dato oggettivo che appartiene alle cose e all'essere in quanto tale, per cui, se il sole nasce a Est, tu non puoi dire che nasce ad Ovest, tuttavia l'ideologia pervasiva, dominante, arriva al punto di negare persino l'evidenza.

Diceva bene Chesterton: arriverà un momento in cui, per dire la verità, per dire che le foglie d'estate sono verdi, bisognerà sguainare la spada. Non lo so se era un modo di dire, certamente è stato profetico perché questa cosa l'ha detta oltre cento anni fa. Il paradigma si è invertito, quel paradigma che vedeva “Dio, uomo e società”: Dio che crea l'uomo, l'uomo che governa la società. Oggi al primo posto c'è l'uomo. Ma che dico, uomo? Il superuomo, un superuomo che pensa di fare tutto e il contrario di tutto, che pensa di fare nascere i figli con l'utero in affitto, che pensa di sopprimere la vita in qualunque caso, senza “se” e senza “ma”, con l'aborto, che pensa che la vita deve essere tolta senza un ragionamento complessivo, come nel caso dell'eutanasia, oppure che il genere sessuale deve essere cambiato sulla base di un semplice desiderio, di un semplice capriccio. È evidente che noi abbiamo bisogno di capire dove stiamo andando. Questa è una società edonistica, che mira soltanto al soddisfacimento del proprio io, ma è contemporaneamente una società disperata, una società rassegnata.

Non lo dico io, lo dicono tutte le statistiche, tutte le osservazioni, a cominciare da quelle del Censis. Vi è disperazione complessiva, sociale, contagiosa, che per forza di cose ci porta ad essere assolutamente annichiliti rispetto a un contesto di oggettiva verità.

Andiamo allora alla proposta di legge, dopo il quadro storico e culturale; questa proposta di legge su cui, evidentemente, al netto delle sensibilità diverse (perché il nostro partito rispetta le singole sensibilità), noi siamo assolutamente contrari. Primo, per l'autodeterminazione personale. Ancora, per la negazione etica del principio dell'obiezione di coscienza. È vero che noi lo abbiamo fortemente voluto cambiare e confermiamo che vi è stata una sensibilità dei relatori, però è altrettanto vero che per noi è insoddisfacente anche questo.

Per noi l'obiezione di coscienza è quella che ha stabilito anche la Corte costituzionale, dove vi è il rispetto pieno e assoluto del medico, senza creare, artificialmente fronti del pro morte o pro vita, a seconda del medico che c'è in quel momento. La coscienza in quanto tale deve essere rispettata sempre. Altro elemento cruciale della presente legge è la negazione che idratazione e nutrizione siano trattamenti vitali: qualcosa di inaccettabile, che veramente grida una rabbia interiore, perché è evidente che non si può sostenere che l'idratazione e la nutrizione siano trattamenti artificiali. Tutto questo all'interno di un'ipocrisia complessiva, e cioè il richiamo della Corte costituzionale nell'ordinanza, che era fondata - lo ricordo, tutti lo sappiamo a memoria perché ormai dibattiamo da tempo - su due elementi fondamentali, la modifica dell'articolo 579 del codice penale, e conditio sine qua non, diceva quasi la Corte, il fatto cioè che il paziente, che la persona, in maniera amorevole doveva essere curata e seguita, doveva essere aiutata a risolvere tutti i suoi problemi, con le cure palliative.

La legge sulle cure palliative fu varata nel 2010, fu approvata, ero io in questo Parlamento, all'unanimità; eppure mai così tanta ipocrisia si è realizzata. Sono passati 12 anni, non c'è stato mai un euro di finanziamento vero e reale, per cui oggi, al netto delle organizzazioni di qualche regione strutturalmente più dotata, anche da un punto di vista organizzativo e finanziario rispetto ad altre, vige il caos, il disordine e l'assoluta inefficienza di tutto il sistema delle cure palliative. Per cui oggi noi sappiamo che vi è una proposta di legge, che consente ad un soggetto che vuole finire la sua vita, però di fatto non vi sono le condizioni affinché vi sia una vera e propria assistenza dello Stato e un aiuto alle famiglie. È una cosa terribile, se ci pensiamo bene, ed è una cosa evidentemente per noi inaccettabile.

Proprio stamattina, nel corso dell'udienza del mercoledì, sua Santità Papa Francesco ha fatto una dichiarazione sull'eutanasia. Poco fa ho sentito in quest'Aula un giudizio poco edificante: “dichiarazione inopportuna del Papa”. Ora, non sono iscritto, per chi mi conosce bene, a nessun partito filopapale o meno, nel senso che sono profondamente cattolico, ma questa è un'altra storia. Però voglio dire che non è possibile che si plauda il giorno prima il Papa che va da Fazio e poi si facciano dichiarazioni di questo genere in Aula (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier - Commenti). Parlano cani e porci su qualsiasi argomento e il Papa, la massima autorità mondiale, da un punto di vista etico, non deve parlare, perché dà fastidio. Allora a questo punto cito, la dichiarazione di Papa Francesco per intero.

Presidente, capisco che le mie tesi sono anche un po' fastidiose. A qualcuno sarebbe piaciuta di più una dichiarazione mielosa, ma io oggi devo mettere un po' di sale, poco però, che il troppo sdegna.

Allora, ecco la dichiarazione del Papa: “Dobbiamo essere grati per tutto l'aiuto che la medicina si sta sforzando di dare, anche attraverso le cosiddette cure palliative. Ogni persona che si appresta a vivere l'ultimo tratto di strada della propria vita deve farlo nella maniera più umana possibile. Dobbiamo stare attenti a non confondere questo aiuto con derive anch'esse inaccettabili che portano all'eutanasia. Dobbiamo accompagnare alla morte, ma non provocare la morte o aiutare il suicidio assistito. Ricordo che va sempre privilegiato il diritto alla cura e alla cura per tutti, affinché i più deboli, in particolare gli anziani e i malati, non siano scartati” (scartati!). “Infatti”, aggiunge il Papa, “la vita è un diritto, non la morte, la quale va accolta, non somministrata. E questo principio etico riguarda tutti, non solo i cristiani o i credenti”. Papa Francesco, 9 febbraio 2022, mercoledì, ore 9 (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

Io adesso, a questo punto, devo fare un'altra citazione e dirò poi chi ha fatta. È avvenuto in quest'Aula nel 2017 e io sono particolarmente orgoglioso di citarla, perché è…Presidente, che dobbiamo fare?

PRESIDENTE. Deputato Pagano, lei prosegua.

ALESSANDRO PAGANO (LEGA). Però proseguire non è facile (Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Colleghi!

ALESSANDRO PAGANO (LEGA). Per molto meno altri vengono richiamati.

PRESIDENTE. Ho fatto già altri richiami. Non mi pare che ci sia questo grande chiasso dentro l'Aula, insomma. Non si può pretendere un silenzio religioso. In ogni caso per la terza volta chiedo ai deputati presenti di essere rispettosi, di rimanere in silenzio e, se hanno desiderio e bisogno di conversare, di recarsi al di fuori dell'Aula. È una cosa abbastanza semplice. Colleghi deputati! Non è possibile!

ALESSANDRO PAGANO (LEGA). La ringrazio. Sa, Presidente, io sono sicuro che questa citazione che sto facendo, così come ha colpito me, nel mio animo, nell'aprile del 2017, quando l'ho sentita in quest'Aula, troverà molto consenso. Leggo testualmente: “Fino a un secolo fa, il modello del morire - per così dire - è stato quello del rito domestico di vicinato, con il moribondo protagonista, con una trasmissione di valori, con la presenza di una rete familiare e amicale a servizio del protagonista, secondo la sua volontà, espressa o interpretata. (…) Solo da qualche decennio è esattamente l'opposto: la morte temuta non è più quella improvvisa (…)”. La morte temuta e non è più quella improvvisa. Apro una parentesi con una mia citazione, perché quando arriva la morte improvvisa tutto finisce lì. Se invece tu sei preparato magari ti metti a posto col Padreterno, chiedi scusa a qualcuno a cui devi chiedere scusa. Dunque, non è un fatto da temere e diceva bene chi dichiarava questo. Quindi, “(…) non è quella improvvisa (…). Questa è la morte temuta oggi, è inutile negarlo. Non solo la tecnica, ma l'incrocio fra tecnica e mercato e l'incrocio fra tecnica, mercato, formalizzazione e standardizzazione di procedure ci hanno preso la mano (…). Noi possiamo dirlo con semplicità, così come lo direbbe chiunque: quand'è proprio ora di andare è il caso di dire lasciatemi andare senza sofferenze inutili e il più vicino possibile a una situazione domestica e affettiva. Non dovrebbe essere questo il principio di una norma di legge? (…) Portatemi a casa: c'è forse una frase più umana di questa?”.

Ecco, vorrei rispondere indirettamente all'onorevole Bersani, che fece questa bella dichiarazione nel 2017, non fosse altro perché non sono tanti i leader - quindi, ha il mio rispetto assoluto - che sappiano oggi affrontare temi così delicati con una ragione assoluta, con un'intelligente ragione, ma, mi si consenta, anche con una prospettiva di fede.

Ebbene sì, è possibile tornare a casa o almeno in una simile dimensione domestica o magari in quelle strutture che si occupano delle fasi finali della vita, là dove la famiglia non ce la fa o non esiste. Questo è il senso delle cure palliative!

Umberto Veronesi, che certamente non è iscritto al partito pro life, anima ormai andata in Cielo, ma che tutti abbiamo rispettato perché era persona straordinaria, diceva - ce l'ho la citazione e dovrei andare a cercarla, però provo ad andare a memoria - una cosa molto semplice, cioè che “non aveva mai visto - non è proprio testuale, però il senso è questo - nella sua lunga vita professionale alcun paziente chiedere di morire quando c'era l'assistenza dello Stato e quando c'era la famiglia vicina”. È questo ciò che deve fare lo Stato. Non aveva mai visto nessuno, diceva Umberto Veronesi, mai nessuno chiedere di morire.

Voleva dire che quando tu hai una famiglia che ti sta vicino - a cui l'assistenza non deve costare 7 mila euro al mese - è evidente che il malato non chiede di morire. Quando c'è uno Stato che ti dà tutta l'assistenza possibile e immaginabile, piuttosto che pensare ad altro, anzi a fare cose diverse, è evidente che il malato non chiede di morire. L'osservazione è reale, e non lo dice Alessandro Pagano; lo dice chi è stato la massima autorità nazionale, forse tra i maggiori esperti mondiali in materia di oncologia.

Io penso che sia questa una chiave di lettura. Io penso che sia questo l'elemento su cui noi tutti dobbiamo oggi riflettere. È quest'uomo di oggi viziato, che si sente un super Dio, che crede di dare la vita a qualcuno e di toglierla ad altri, che può fare tutto e il contrario di tutto, con una visione che è progressista ma non nel senso di progresso quanto piuttosto nel senso degenerato del termine.

Adorno, il filosofo, diceva testualmente: “Il progresso, visto da vicino, è come passare dalla fionda alla megabomba”. Il progresso, nelle mani infantili di un uomo che ha perso la dimensione etica e che non sa più distinguere il bene dal male, cosa è giusto da cosa non è giusto, ciò che è lecito da ciò che non è lecito, è una bomba. Non è più un progresso, è un regresso!

PRESIDENTE. Concluda.

ALESSANDRO PAGANO (LEGA). Allora, colleghi, mi avvio alla conclusione. Presidente, ho capito…

PRESIDENTE. Deve concludere, perché ha finito il suo tempo.

ALESSANDRO PAGANO (LEGA). Sì, assolutamente. Allora, concludo in maniera semplice e saltando gli ultimi passaggi che penso avrebbero trovato l'interesse dell'Aula, compreso il PD che in questo momento ironizza. C'è stata la volontà del relatore, lo stimato, onorevole Bazoli - a cui, fra l'altro, a nome del mio gruppo, porgo le condoglianze per il grave lutto familiare - di portare questa legge avanti nel mese di marzo…

PRESIDENTE. Deve chiudere.

ALESSANDRO PAGANO (LEGA). …e probabilmente per motivi regolamentari (lo sappiamo tutti). Ebbene, premesso che il nostro gruppo si asterrà su questa richiesta di rinvio, però mi permetto di dire che noi abbiamo bisogno in questo momento che il Parlamento rifletta, che prenda questi quindici giorni di tempo…

PRESIDENTE. Onorevole Pagano, lei deve chiudere il suo intervento!

ALESSANDRO PAGANO (LEGA). …per capire se ci sono le condizioni per poter ulteriormente migliorare il provvedimento…

PRESIDENTE. Ha una frase a disposizione per concludere, altrimenti sono costretto a toglierle la parola.

ALESSANDRO PAGANO (LEGA). Ho concluso, ho concluso. È proprio questa la conclusione: prendiamo questi quindici giorni di tempo per poter creare le condizioni di poter ulteriormente migliorare la legge (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato D'Ettore. Ne ha facoltà.

FELICE MAURIZIO D'ETTORE (CI). Grazie, Presidente.

PRESIDENTE. Chiedo scusa. Colleghi deputati, io vorrei evitare di interrompere continuamente l'oratore per richiamare l'Aula al silenzio, questione che mi è stata posta non soltanto dai diretti interessati ma anche da deputati che vogliono ascoltare questo delicato dibattito che, vorrei ricordare, attiene a morte volontaria medicalmente assistita. Quindi, chi non è interessato o ha altre cose da fare molto semplicemente deve usare la cortesia di uscire fuori dall'Aula (Applausi).

Riproviamo. Se viene disturbato fermiamo la seduta. Prego.

FELICE MAURIZIO D'ETTORE (CI). La ringrazio, Presidente, però, a volte, degli interventi possono suscitare anche una reazione dell'Aula, rispetto anche a terminologie e modalità espressive, che non sono, come lei giustamente dice, forse consone al tema che andiamo trattando.

Disposizioni in materia di morte volontaria medicalmente assistita. Il nostro ordinamento si trova di fronte a questa scelta. Il Parlamento sovrano deve decidere su una questione, che è stata lungamente dibattuta, oggetto di un portato giurisprudenziale e di un dibattito che riguarda non solo i temi etici, ma anche quelli giuridici e scientifici. È di una grandissima importanza prendere una posizione. E anche una posizione contraria a questa legge deve essere esattamente, coerentemente e ragionevolmente esposta, non con un aspetto di contrapposizione o di slogan privo di fondamento tecnico, giuridico, scientifico ed etico. Infatti, anche la posizione contraria ha evidentemente piena dignità.

Il nostro gruppo ha presentato un complesso di emendamenti e di questo stiamo discutendo. I tempi sono più ristretti, perché cerchiamo di chiudere anche la discussione in merito. Il complesso degli emendamenti è tutto fondato su due elementi: l'elemento di approfondimento tecnico-scientifico e, quindi, della conoscenza del tema, e l'elemento della certezza giuridica, sulla base di orientamenti propri dalla Corte costituzionale.

Il diritto alla vita, come diritto indisponibile, è un tema fondamentale degli studi giuridici. Ho sentito una serie di interventi, alcuni anche emozionali, alcuni anche fondati su prospettive di novità e di modernità. No! La vita, come diritto inviolabile e indisponibile, può trovare modalità diverse di intervento, non correttivi, che possono essere giustificati solo sulla base di un preciso orientamento tecnico-giuridico. Il resto sono affermazioni da slogan, da stampa, da intervistine lungo la piazza di Montecitorio, come durante il voto per la Presidenza della Repubblica, con gente che andava apposta in piazza Montecitorio a farsi intervistare per non dire nulla, per parlare del nulla.

Il mio intervento sarà più breve rispetto a quello che era previsto, proprio perché noi ci conformiamo anche alle intese che avvengono in Parlamento, nonostante l'importanza dell'argomento.

La Corte costituzionale, con la sentenza del 2019, n. 249, aveva chiaramente tracciato delle linee, che esprimono gli emendamenti che io volevo anche citare, ma i tempi non mi consentono di farlo; emendamenti che le colleghe Bologna e Parisse hanno presentato con grande equilibrio, nel tentativo anche di trovare soluzioni condivise. Facevano riferimento, per quanto riguarda le disposizioni in materia di morte volontaria medicalmente assistita, alla situazione dei soggetti tenuti in vita in base a un trattamento di sostegno vitale: non un qualsiasi trattamento di sostegno vitale, ma un trattamento di sostegno vitale ben specificato e individuato medicalmente; non un qualsiasi trattamento, come è stato già citato. Si tratta di una situazione relativa a un soggetto affetto da una patologia irreversibile, conclamata, accertata, determinata. La patologia infausta, il cui esito “letale” è già previsto; non una qualsiasi condizione irreversibile, non un qualsiasi elemento di valutazione medica di tipo transitorio, ma definitivo, determinato, accertato, conclamato in base all'esito letale, non prognostico, ma accertato sulla base di una prognosi conclamata. Una patologia che è fonte di sofferenze intollerabili, specificate, individuate e determinate.

Qui va la specificazione del contenuto normativo, dell'enunciato formale del legislatore. Come sanno tutti coloro che hanno studiato le fonti del diritto, ci hanno sempre insegnato che in alcuni temi come questi, la specificazione normativa è l'elemento di determinazione esatta e di certezza del diritto. L'enunciato in forma compiuta deve avere un contenuto di significato chiaro, determinato e dettagliato. La norma deve essere dettagliata, non può riferirsi a situazioni non facilmente determinabili o rimesse solo a un'interpretazione successiva, che può essere poi di diverso tipo. In quel caso vale il principio secondo cui, vincolo interno alla norma anche di legge ordinaria, tra più valori contrapposti e contrastanti, si sceglie l'interpretazione di rango costituzionale. E il diritto alla vita prevale nel rango costituzionale e nell'equilibrio delle disposizioni e degli interessi tutelati. Quindi, la norma deve essere sempre più dettagliata, perché l'interpretazione in senso costituzionale, secondo la legalità costituzionale, in ogni caso fa prevalere la tutela della vita e nessun'altra decisione. La Corte questo ha ribadito e chiarito. Il soggetto è pienamente capace di prendere decisioni libere e consapevoli: il tema della volontà libera e consapevole, così come è stabilito negli emendamenti presentati dalle colleghe Bologna e Parisse. Che vuol dire libertà libera e consapevole? Non è la libertà negoziale dispositiva, non è il negotium, l'affare, la volontà negoziale. No! Non può essere intesa allo stesso modo qualsiasi forma di consenso. È proprio questo che è escluso da tutti coloro che si sono interessati di questo tema sul piano giuridico. Non è una volontà negoziale, non è una volontà dispositiva, non è un affare che si conclude. Si determina una decisione libera e consapevole, in piena autonomia, su un diritto che è inviolabile e indisponibile. Se la legge consente per la prima volta nel nostro ordinamento di disporne, lo fa con un limite preciso, nell'accertamento ineludibile e incontestabile della pienezza della volontà espressa e del consenso, non solo informato, ma capace di determinare ogni effetto rispetto alla pratica del suicidio assistito. Altrimenti, come dice la Corte costituzionale, sia l'articolo 580 (l'istigazione o l'aiuto al suicidio) che l'articolo 579 (l'omicidio del consenziente) continuano a configurarsi come ipotesi di reato nella vicenda relativa alla scelta del soggetto, ancorché ci sia la scelta.

È, pertanto, importante stabilire perimetro e confini giuridici e scientifici in un approfondimento ampio e ragionevole. Io posso dire della mia visione solo personale. Ho sentito qui citare il Papa, non lo facciamo nelle Aule parlamentari! Il Presidente della Repubblica, non lo facciamo! Discutiamo dei nostri temi, non tiriamo da una parte e dall'altra! Evitiamo! Manteniamo il dibattito, ciò che è il confronto parlamentare, l'autorità e l'autorevolezza del Parlamento. Possiamo fare citazioni rispetto a questi temi, ma è chiaro allora che la formazione, l'identità soggettiva e culturale e la sensibilità etica di ciascuno di noi può portare a dire: no, sono contrario nettamente a questa proposta. E così è per il gruppo, abbiamo discusso e questa è la posizione. Ma, allo stesso tempo, siccome abbiamo questa norma, sulla quale più forze politiche stanno discutendo, troviamo dei punti di miglioramento, restando fermo il nostro “no” alla proposta nel suo complesso. Ciò non vuol dire che non si possa ragionare, migliorare e specificare meglio norme e contenuti, che devono essere poi applicati e, come dicevo prima, rimessi parzialmente e limitatamente al momento dell'interpretazione applicativa.

Come ci ha giustamente ricordato il Presidente a proposito del provvedimento che reca “Disposizioni in materia di morte volontaria medicalmente assistita” -, la parola “morte” è inserita nel titolo di una legge in materia di suicidio assistito, da qui l'importanza di ciò che facciamo. Non ci può essere che tassatività, concretezza e specificazione dell'enunciato normativo, non per la delicatezza ma per l'importanza del tema. Noi facciamo una scelta: consentiamo “una disponibilità” di un diritto inviolabile e indisponibile per definizione, anche da parte della Corte europea dei diritti dell'uomo in una sentenza del 2002. Dobbiamo, quindi, su questo tema, trovare soluzioni.

Noi ribadiamo - questo è il mio mandato, il mandato che abbiamo discusso nel gruppo - la nostra contrarietà alla disciplina nel suo complesso. Siamo disponibili, come sempre, su questi presupposti - ho richiamato appositamente i profili tracciati anche dalla Corte costituzionale e non solo, ma da un portato decennale della dottrina in materia - a discutere e a valutare, per vedere, laddove questa norma dovrà essere poi approvata dal Parlamento, se ci sono aspetti, situazioni che possono essere migliorati, riportandoli in quello stretto perimetro, in quel circoscritto ambito nel quale la libera, consapevole e autonoma volontà del soggetto, in situazioni del tutto particolari e gravi, può esprimersi con riguardo alla propria vita. Questa è la nostra posizione e speriamo che su questi temi si finisca da più parti di lavorare per slogan, per affermazioni, per intervistine, per foto! Non siamo qui in veste foto social, su questo tema; siamo qui a parlare di una questione di grandissima serietà e importanza, che coinvolge tutti noi. Una questione che ha, sì, un aspetto e un humus etico e valoriale profondo, ma che ci impone però di trovare soluzioni che siano conformi alla nostra Carta costituzionale e ai valori più profondi della nostra stessa comunità (Applausi dei deputati del gruppo Coraggio Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Lucia Albano. Ne ha facoltà.

LUCIA ALBANO (FDI). Grazie Presidente, sottosegretario, onorevoli colleghi e colleghe, sento, al pari di ciascuno di voi, la forte responsabilità circa il tema che stiamo oggi affrontando, con l'approdo in Aula - così pare - di questo provvedimento, riguardante - e lo vorrei ripetere - la legge sulla morte volontaria medicalmente assistita. Una legge che certamente necessita di un fattivo confronto democratico rispetto a una materia che tratta senza dubbio il bene più alto e prezioso, che è il bene della vita (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia), ma che nello stesso tempo orienta profondamente le coscienze di una società, di una comunità e di una Nazione.

Il provvedimento in questione ha avuto, come sappiamo, un iter travagliato nelle Commissioni riunite, Giustizia e Affari sociali, così come complesso e articolato è il dibattito che si tiene nella società civile, così come profondamente articolato e complesso è ciò che abbiamo ascoltato oggi qui in Aula. Certo, queste tematiche devono essere trattate con rispetto, con equilibrio e con tatto. Vanno affrontate così perché trattano di persone che soffrono profondamente, che si trovano in una situazione non transitoria, dall'esito certamente letale, pertanto dobbiamo affrontare il tema con quell'umanità che gli è dovuta, che merita e che è sicuramente opportuna. Certo, in questo momento, il Parlamento si trova nella situazione di avere, da una parte, la nota sentenza della Corte costituzionale (n. 242 del 2019) e, dall'altra, un referendum promosso da un comitato che, ancora oggi, non appare particolarmente soddisfatto della legge in discussione. La difesa della vita: questo è il tema, un tema non negoziabile.

La questione è proprio questa. Per noi di Fratelli d'Italia quello della sacralità della vita va difeso come un valore assoluto che difendiamo dal suo concepimento e sino alla fine naturale. Quindi, vita e difesa della vita necessitano di un dibattito approfondito, serio, maturo; sono aggettivi che ho sentito più volte questa sera in Aula. Un dibattito capace di rappresentare anime nella Nazione che chiedono di essere ascoltate e rappresentate, in questa sede, il Parlamento, alla quale deve essere finalmente restituita la centralità. Serve un dibattito aperto, perché aperte sono le domande di ciascuno, che ciascuno si pone, e profondi ed equilibrati devono essere le risposte e il percorso da tracciare per addivenire alle suddette. Noi di Fratelli d'Italia ci siamo battuti e continueremo a batterci perché le persone malate sofferenti non vengano abbandonate dal dilagare della cultura dello scarto. Siamo, infatti, convinti che, se l'ordinamento inizia a prevedere per le persone più fragili la facoltà di scomparire, di essere soppresse per ragioni mediche, al di là della questione etica, possa sussistere il concreto rischio di un sentimento dell'inutilità, e si accresca il senso di colpa correlato al desiderare secondo natura di permanere nell'esistenza, di continuare a vivere e, così facendo, cagionare egoisticamente sofferenze agli altri, ai familiari e all'intera società. È una questione che è legittimo porre, una questione che è legittimo affrontare. Noi riteniamo ancora che lo Stato debba investire sulla difesa della vita e riteniamo pericolosa l'apertura e la disponibilità del bene vita, peraltro in spregio alle previsioni normative, ad esempio, sugli atti dispositivi del proprio corpo, che sono vietati con alcune deroghe, ovviamente ben specificate. Non solo, riteniamo sia necessario evitare un precedente pericoloso nello scivolamento verso una concezione della vita come bene disponibile, cioè di una concezione della vita intesa come un bene rispetto al quale si possano fare valutazioni di priorità per la difesa dello stesso. Anche questo è un grave rischio: la vita del sano quanto vale? Più della vita del malato? La vita del giovane - sono domande, non sono affermazioni - vale più della vita dell'anziano? Questa, per noi, è una pericolosissima deriva. Vorrei dare dei dati e non fare previsioni ma constatazioni rispetto a quanto accade negli altri Stati, negli altri ordinamenti. Guardiamo cosa accade negli altri Paesi. Prendendo come riferimento i dati sulla popolazione dell'Olanda e del Belgio (sono circa 27 milioni in totale) e i casi dell'eutanasia che si registrano attualmente nei due Paesi (9.500), e ipotizzando che negli italiani vi sia una propensione all'eutanasia comparabile - è un'ipotesi - si potrebbero prevedere circa 19 mila casi di eutanasia all'anno, a fronte di una media annua di 650 mila decessi, vale a dire, il 3,8 per cento di eutanasia sul totale dei morti.

Sono cifre e dati che danno il valore e il peso del problema numerico, perché l'altro lo conosciamo già. Noi, quindi, riteniamo che lo Stato debba investire e sostenere i più fragili nel momento del bisogno più alto, rispettando anche la volontà del legislatore sulle cure palliative e, nonostante quanto la Corte costituzionale prevedesse, tanto da porle come prerequisito. Nonostante questo, non sono stabiliti secondo noi adeguati investimenti e adeguati finanziamenti. È notizia di recenti agenzie la possibilità - vorrei dire il pericolo, ma diciamo la prospettiva - del rinvio, con il conseguente contingentamento dei tempi del tema di fine vita.

Questo ci preoccupa, perché, in Parlamento, noi abbiamo voluto garantire il diritto di parola al sentimento di chi vuole conservare la vita, dal concepimento alla morte, attraverso leggi che la proteggano e la promuovano sempre. Ciò ci preoccupa perché riteniamo che questo tema debba essere dibattuto in un confronto approfondito, serio e maturo, per la delicatezza che porta e per l'importanza che riveste; ci preoccupa perché le domande aperte sul tema sono molte e nessuno si può esimere dall'esserne toccato. Questa mattina è stato citato da più parti: all'udienza generale, il Santo Padre, Papa Francesco, ha fatto un intervento che qui è stato definito di una tempestività imbarazzante; io propongo la definizione di tempestività interessante per il contributo che può portare, unitamente a tutte le altre voci che, attualmente, possiamo ascoltare e, d'altro canto, la posizione non è particolarmente nuova, è una posizione millenaria quella che viene proposta. La vorrei solo citare per alcuni tratti: il Papa ha già detto che era nella catechesi di San Giuseppe, patrono della buona morte, e ci ricorda che la vita è un diritto, non la morte, la quale va accolta e non somministrata e questo principio etico riguarda tutti, non solo i cristiani o i credenti. E sottolinea ancora che dobbiamo essere grati alla medicina e le cure palliative aiutano a vivere l'ultimo tratto di strada nella maniera più umana possibile. E affronta il tema del diritto alla cura e alla cura per tutti, affinché i più deboli, gli anziani e i malati non siano mai scartati.

Ecco, credo sia interessante per la nostra discussione ciò che stamattina è stato detto in udienza dal Papa.

L'intervento che sto svolgendo è sul complesso degli emendamenti ed ogni emendamento di Fratelli d'Italia a questa legge, ogni intervento e ogni atto sono stati tesi a superare i limiti di un testo scritto - scritto male, secondo noi -, nel rispetto di tutte le sensibilità, però scritto con troppi spazi di vaghezza, di interpretazione e che sembra fatto apposta per ridurlo a una norma che lascia i più fragili sempre più soli, abbandonati a un sistema sociosanitario deficitario, spesso assente, che non garantisce le cure previste per legge.

Non cediamo alla tentazione di ridurre, sia nei tempi, sia nei contenuti, un dibattito in questa Camera che deve raccogliere la voce di tutti e di ciascuno. Non cadiamo in un'altra tentazione, quella di correre su una strada, sì, lastricata di buone intenzioni e di buoni sentimenti, una pietà nei confronti di chi soffre, ma che, in realtà, nasconde l'intento di una deriva, a volte, nichilista, quella del relativismo etico, che vorrebbe privilegiare la soluzione meno costosa a quella realmente da praticare, nell'interesse reale vero, serio di tutti i cittadini.

Allora, poniamoci con serietà al servizio e nell'interesse del futuro della nostra Nazione, come Fratelli d'Italia è sempre pronta a fare, con una considerazione conclusiva, permettetemela, perché una Nazione che decide scientemente di investire sulla morte e non sulla vita è una Nazione che rischia di non avere futuro e questa sarebbe la più grave sconfitta per noi e per le future generazioni (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Si sono così conclusi gli interventi sul complesso degli emendamenti riferiti all'articolo 1.

Ha chiesto di intervenire sull'ordine dei lavori il deputato Nicola Provenza. Ne ha facoltà. Prego a lei la parola.

NICOLA PROVENZA (M5S). Grazie Presidente, la voglio ringraziare anche per gli interventi che ha fatto durante questo dibattito e il richiamo all'attenzione rispetto ad un tema che ha veramente una rilevanza fondamentale, anche per il momento storico che stiamo attraversando.

Nell'ottica di una continuità rispetto al lavoro che è stato fatto in Commissione, di ascolto e sintesi di tutte le forze politiche rappresentate, insieme al collega Bazoli, abbiamo adesso l'intenzione di continuare questo lavoro e, grazie alla numerosa serie di emendamenti presentati, è verosimile che si possa ancora portare avanti un ragionamento ampio e condiviso per dare al Paese una norma che sia di civiltà, ma soprattutto la più equilibrata possibile. E quando evochiamo - e in questi giorni è stato fatto spesso - il termine “centralità” del Parlamento, penso che dobbiamo coniugarlo con un altro termine che è “responsabilità”.

Quindi, chiedo che ci sia un rinvio alla prima data utile del calendario della prossima settimana.

PRESIDENTE. Sulla proposta di rinvio del seguito dell'esame del provvedimento alla prossima settimana, darò la parola ad un deputato contro e uno a favore, a norma dell'articolo 41, comma 1, del Regolamento, a meno che… Abbiamo già un intervento contro, la deputata Bellucci, che ha facoltà, a questo punto, di prendere la parola, prego.

MARIA TERESA BELLUCCI (FDI). Grazie Presidente, interveniamo contro questa richiesta di rinvio, perché conosciamo bene il Regolamento della Camera dei deputati e sappiamo bene come il rinvio nasconda, poi, l'opportunità del contingentamento dei tempi.

E, allora, mi trovo costretta a restituire al relatore che la centralità del Parlamento - di cui parliamo tanto e di cui anche lei ha parlato e che abbiamo sentito, pochi giorni fa, citare dal neo Presidente della Repubblica, rinnovato nel suo incarico, per sottolineare, in modo fondamentale, l'assetto democratico e la garanzia di esso - si esplica e viene garantita dalla possibilità di affrontare gli argomenti e i temi che arrivano in quest'Aula in maniera seria, approfondita, puntuale.

Il tempo non è un'evenienza. Il giusto tempo è quello che garantisce il giusto confronto democratico e poi il varo e l'approvazione di leggi le migliori possibili.

Troppo spesso abbiamo visto arrivare come una tagliola in quest'Aula il contingentamento dei tempi e, quindi, far sì che si metta un bavaglio, ma un bavaglio non soltanto ai deputati di Fratelli d'Italia, ma a tutte quelle persone che si aspettano che, in quest'Aula, venga dato protagonismo alle loro sensibilità, alle loro idee, ai loro bisogni, alla tutela dei loro diritti.

Guardate bene, ci sono situazioni in particolare, come quelle di questa proposta di legge, che affrontano il bene più prezioso: la tutela della vita. C'è un diritto fondamentale più alto della tutela della vita? Senza la vita noi potremmo parlare di altri diritti? Certamente, in questo caso, non ci devono essere dubbi; certamente, tutti dobbiamo proporci in maniera tale da poter sostenere il diritto della vita e la tutela del diritto della vita e poi l'approvazione della legge che sia, sì, migliore possibile attraverso un giusto, puntuale e ampio confronto in quest'Aula.

L'abbiamo portato avanti nei lavori di Commissione, ma non si esaurisce lì l'esame di un provvedimento. Alcuni deputati hanno partecipato ai lavori di Commissione, segnatamente quelli delle Commissioni affari sociali e giustizia. Io stessa, insieme alla collega Varchi, capogruppo della Commissione giustizia, abbiamo costantemente seguito questo provvedimento, abbiamo aggiornato i nostri colleghi, ma, in questa fase, c'è il protagonismo di ciascuno e di tutti, c'è la possibilità di dare legittima rappresentanza alle coscienze di tutti. Noi abbiamo il compito, attraverso questo tempo che ci è stato dato, di poter condividere con tutti i membri di quest'Aula e poter insieme partecipare al varo di una legge che tuteli veramente il diritto alla vita, in questo caso alla vita dei più fragili.

Se questo non fosse possibile, in realtà, è la dimostrazione che è inutile questa fase di discussione; allora, basterebbe la discussione e poi l'esame e poi la votazione nelle Commissioni, ma non è così; i padri costituenti e poi il Regolamento della Camera hanno proposto che questa fosse la giusta via. E, allora, in una situazione come questa, non c'è motivazione alcuna per rinviare e quindi poi accedere al contingentamento dei tempi, se non quella di voler mettere un bavaglio a tutta una serie di rappresentanze, di sensibilità, di tutele che, invece, hanno necessità di essere protagoniste e rappresentate.

Per questo Fratelli d'Italia esprime assolutamente un voto contrario, convinto, perché la democrazia passa da qui, perché il valore e la centralità del Parlamento passano da qui, e chi vota a favore la nega (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Chi chiede di parlare a favore? La deputata Rossini? Intervento a favore?

EMANUELA ROSSINI (MISTO-MIN.LING.). Sì, sono a favore del rinvio e vorrei anche dire che questo provvedimento meritava la centralità che il dibattito ha avuto in questa nostra settimana parlamentare e merita giusti tempi per una riflessione e un approfondimento da parte di tutti noi, affinché si arrivi a un voto libero, informato e consapevole.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Pongo in votazione, mediante procedimento elettronico senza registrazione di nomi, la proposta di rinvio del seguito della discussione del provvedimento in esame alla prossima settimana.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva per 196 voti di differenza.

Resta inteso che, come previsto dal vigente calendario dei lavori, il provvedimento sarà iscritto all'ordine del giorno a partire dalla seduta di martedì 15 febbraio, dopo il decreto-legge 24 dicembre 2021, n. 221, recante proroga dello stato di emergenza nazionale.

Rinvio del seguito della discussione delle mozioni Prestigiacomo, Fregolent, Galli, Ruffino ed altri n. 1-00542, Pezzopane ed altri n. 1-00561, Foti ed altri n. 1-00562, Davide Crippa ed altri n. 1-00565 e Vianello ed altri n. 1-00570 concernenti iniziative volte al sostegno dei settori produttivi maggiormente interessati dai processi di transizione ecologica.

PRESIDENTE. Ha chiesto di intervenire sull'ordine dei lavori il deputato Mauro D'Attis. Ne ha facoltà.

MAURO D'ATTIS (FI). Grazie, Presidente. La mia è una richiesta di rinvio - lo dico subito - del successivo punto iscritto all'ordine del giorno ad altro calendario, perché stiamo lavorando sul tema della mozione che è stata presentata dalla collega Prestigiacomo e quindi richiediamo il rinvio, ovviamente auspicando che ci sia la condivisione dell'Aula.

PRESIDENTE. Allora, a termini di Regolamento, sulla proposta di rinvio ad altro calendario del seguito della discussione delle mozioni in materia di transizione ecologica darò la parola a un deputato contro e uno a favore, a norma dell'articolo 41, comma 1, del Regolamento. Chi chiede di parlare contro? La deputata Ferro chiede la parola. Ne ha facoltà.

WANDA FERRO (FDI). Grazie, Presidente Rampelli. Incredibile, ma vero; potremmo titolare così questa settimana di lavori qui all'interno del Parlamento, dove non c'è stata assolutamente la possibilità di poter espletare quello che è il nostro compito, il compito rispetto al quale gli italiani, che ci guardano, svilupperanno probabilmente un sempre maggiore senso di antipolitica e di anticasta. Mi dispiace dover sottolineare quella che è stata la volontà di condurre i lavori, la settimana successiva all'elezione del Presidente Mattarella, in cui il Parlamento doveva ritrovare la possibilità di mettere in campo idee, proposte e soprattutto azioni. Mi pare che, al di là dell'auspicio fatto nel discorso dal Presidente Mattarella, tutto cambia perché nulla cambi (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. La parola a un deputato che volesse parlare a favore. Non c'è nessuno che voglia parlare a favore.

Passiamo dunque ai voti.

Pongo in votazione, mediante procedimento elettronico, senza registrazione di nomi, la proposta di rinvio ad altro calendario del seguito della discussione delle mozioni in materia di transizione ecologica previsto all'ordine del giorno della seduta odierna.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva per 208 voti di differenza.

Sospendiamo, a questo punto, la seduta che riprenderà alle ore 18,30 con lo svolgimento dell'informativa urgente del Governo sui fatti occorsi in occasione di recenti manifestazioni di studenti relative alla morte del giovane Lorenzo Parelli. La seduta è sospesa.

La seduta, sospesa alle 18,20, è ripresa alle 18,30.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ANDREA MANDELLI

Informativa urgente del Governo sui fatti occorsi in occasione di recenti manifestazioni di studenti relative alla morte del giovane Lorenzo Parelli.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di un'informativa urgente del Governo sui fatti occorsi in occasione di recenti manifestazioni di studenti relative alla morte del giovane Lorenzo Parelli.

Dopo l'intervento del rappresentante del Governo interverranno i rappresentanti dei gruppi - per sette minuti ciascuno - e delle componenti politiche del gruppo Misto - per due minuti ciascuno - in ordine decrescente, secondo la rispettiva consistenza numerica.

(Intervento della Ministra dell'Interno)

PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare la Ministra dell'Interno, Luciana Lamorgese.

LUCIANA LAMORGESE, Ministra dell'Interno. Signor Presidente, onorevoli deputati, prima di riferire sugli episodi oggetto dell'informativa odierna, desidero rinnovare a nome di tutto il Governo e mio personale il cordoglio alla famiglia per la morte, in una fabbrica, di Lorenzo Parelli (Applausi – I deputati si levano in piedi) che, con l'impegno e la freschezza dei suoi 18 anni, testimoniava la determinazione del nostro Paese a rialzarsi dalla crisi devastante indotta dalla pandemia. Sono proprio i giovani ad aver risentito più intensamente delle restrizioni sociali, delle diseguaglianze, della marginalità e delle occasioni mancate che sono alla base di un malessere profondo, non sempre compreso.

Più voci autorevoli si sono soffermate recentemente sulla profondità di questa crisi, dovuta anche al mancato ascolto da parte degli adulti, in un quadro di angoscia esistenziale che ha cambiato i nostri comportamenti, creando distanze umane sconosciute e incidendo profondamente sulla nostra società.

Così, la morte inaccettabile di un giovane, per giunta in un momento che avrebbe dovuto essere di massima sicurezza, perché collocato nell'ambito di uno stage curricolare, ha originato manifestazioni di solidarietà e protesta da parte dei suoi coetanei, ma è innegabile che ognuno di noi abbia provato sentimenti di incredulità e sgomento, così come è indubitabile che queste proteste giovanili esprimano anche la voglia di partecipazione di un mondo che, durante la pandemia, ha sofferto in particolar modo l'isolamento. È comunque un segno di vitalità della nostra democrazia che ci fa ben sperare nel futuro.

D'altro canto, però, la democrazia ha le sue regole dalle quali non si può prescindere mai, soprattutto quando si tratta di regole poste a presidio del cruciale bilanciamento dei valori costituzionali, quali il diritto di manifestare liberamente e la tutela della salute pubblica.

E qui vengo ai fatti. A seguito della morte di Lorenzo, avvenuta il 21 gennaio scorso a Lauzacco, in provincia di Udine, hanno avuto luogo diverse manifestazioni studentesche, volte a commemorare il giovane e a contestare le modalità di svolgimento delle attività di formazione al lavoro inserite nel percorso scolastico. A tali finalità si è poi aggiunta la protesta nei confronti del ripristino dello svolgimento delle prove scritte in occasione dei prossimi esami di maturità. Una prima manifestazione estemporanea e non ritualmente preavvisata si è svolta a Roma, il 23 gennaio, per iniziativa del movimento studentesco La Lupa, facendo registrare la partecipazione di altri sodalizi come l'OSA, Opposizione Studentesca d'Alternativa, e il Fronte della Gioventù Comunista, per una presenza complessiva di circa 200 persone.

Devo qui far presente che le attività informative di Polizia avevano fatto emergere la precisa intenzione di alcuni partecipanti appartenenti ai centri sociali capitolini e aderenti a gruppi di matrice anarchica di trasformare la stessa manifestazione in un'occasione di scontro fisico con la Polizia. In effetti, nonostante sia stato svolto, in quella circostanza, più di un tentativo di mediazione e siano stati rivolti ripetuti inviti a desistere, un gruppo di manifestanti, staccandosi da piazza della Rotonda, luogo di incontro dei partecipanti, si è mosso in corteo, contravvenendo così alle vigenti disposizioni introdotte per finalità anti COVID, fino ad impattare con lo schieramento di Polizia disposto a protezione di obiettivi sensibili. L'intenzione di arrivare a uno scontro con i rappresentanti delle Forze di polizia era testimoniata anche dal travisamento di alcuni dei manifestanti con caschi e cappucci e, soprattutto, dal ripetuto lancio di fumogeni e bombe carta contro gli appartenenti alle Forze dell'ordine, alcuni dei quali raggiunti da calci e pugni, tanto che alla fine della giornata tra gli operatori della Polizia contusi, quattro hanno dovuto far ricorso a cure mediche. Non si hanno notizie ufficiali sul numero dei contusi tra i manifestanti, ma risulta che uno di loro abbia sporto denuncia per lesioni all'autorità giudiziaria. Per concludere la mia esposizione sui fatti di Roma, informo che tre dimostranti sono stati denunciati ai sensi dell'articolo 18 del TULPS, per il mancato preavviso della manifestazione, e che sono tuttora in corso indagini con l'ausilio della Polizia scientifica.

Il 28 gennaio, il Fronte della Gioventù Comunista ha indetto sugli stessi temi una mobilitazione studentesca a carattere nazionale articolata su 35 manifestazioni, 31 delle quali si sono svolte regolarmente. A Milano, Torino, Roma e Napoli si sono invece verificati episodi critici sotto il profilo dell'ordine pubblico, dei quali ora vi dirò.

La manifestazione milanese, indetta dal Coordinamento dei Collettivi Studenteschi, era stata preannunciata in forma di presidio statico presso piazza Missori e via Pantano. Secondo gli organizzatori, avrebbe dovuto vedere la partecipazione di circa 100 persone, ma in realtà si è poi arrivati a 300. Un'ora dopo l'inizio della manifestazione, ossia intorno alle 18,30, i dimostranti, violando anche in questo caso le disposizioni anti COVID, abbandonavano la piazza per dirigersi compattamente in corteo verso la vicina sede dell'Assolombarda, a protezione della quale era stato disposto uno schieramento dei reparti mobili. Un consistente numero di manifestanti, circa 50, rimuoveva le transenne ivi collocate e, nel tentativo di aprirsi a forza un varco verso la sede di Assolombarda, entrava in contatto con gli operatori di Polizia; seguivano il lancio contro questi ultimi di uova contenenti vernice rossa e l'accensione di fumogeni.

Il protrarsi di tale accesa fase di confronto ha comportato l'effettuazione di due brevi azioni di alleggerimento, svoltesi dopo un intervento di Polizia della DIGOS, tendente a moderare l'uso della forza necessaria per respingere il tentativo di sfondamento. Gli elementi più facinorosi sono stati individuati dalla questura in alcuni esponenti del Coordinamento dei Collettivi Studenteschi, strettamente legato al Centro Sociale Cantiere, nonché in soggetti appartenenti all'area antagonista e anarchica. Sulla base di questa prima attività di indagine, cinque attivisti dei movimenti studenteschi sono stati denunciati all'autorità giudiziaria per il reato di resistenza a pubblico ufficiale, mentre uno di questi è stato anche deferito per la violazione dell'articolo 18 del TULPS.

Al termine della manifestazione, due operatori del reparto mobile di Milano hanno riportato lievi escoriazioni, mentre tra i manifestanti si sono contati taluni contusi, di cui uno è rimasto ferito al capo e ha peraltro rifiutato l'intervento del personale sanitario. Da successivi accertamenti svolti presso i locali nosocomi non risultano manifestanti refertati.

Passo ora alla manifestazione di Torino, che, come quella di Milano, era stata preannunciata per la mattinata del 28 gennaio in forma statica. Soggetto promotore il collettivo studentesco Fronte della Gioventù Comunista. Luogo di convegno piazza Arbarello, dove si sono radunate circa 300 persone, tra cui, insieme ad appartenenti a vari collettivi studenteschi e ad esponenti degli ambienti antagonisti anarchici torinesi, erano presenti numerosi militanti del noto centro sociale Askatasuna, espressione locale del movimento di Autonomia Operaia, particolarmente attivo su diversi temi e distintosi in particolare per azioni ed episodi criminosi commessi nel corso di manifestazioni, occupazioni e sgomberi di immobili occupati abusivamente, ovvero per altri episodi di rilievo penale.

Preciso che gli organizzatori avevano inizialmente chiesto di effettuare un corteo e che, dopo un chiarimento con la questura circa i vincoli imposti dalla normativa anti COVID in zona arancione, la manifestazione era stata trasformata in un presidio fisso. Ciononostante un consistente numero di partecipanti muoveva in corteo contro lo schieramento delle Forze dell'ordine posto a chiusura della piazza, cercando più volte di rompere lo sbarramento. L'azione si è svolta in pochi minuti e ha riguardato i vari punti di dispiegamento del dispositivo di Polizia presente nella piazza. In tali frangenti si sono verificati momenti di elevata tensione dovuti al contatto fisico tra i dimostranti più accesi e il personale del reparto mobile. Dopo avere inizialmente utilizzato gli scudi in dotazione, gli operatori della Polizia, a causa dei violenti tentativi di sfondamento esercitati con calci e pugni, hanno fatto ricorso ad azioni di respingimento e ad un intervento di alleggerimento, in quest'ultimo caso anche con l'impiego di sfollagente, ottenendo l'arretramento del fronte dei dimostranti.

L'azione non ha avuto tuttavia l'esito di disperdere i manifestanti, che continuavano pertanto a premere sullo schieramento di pubblica sicurezza per altre due ore, durante le quali si susseguivano repentini spostamenti di gruppi organizzati di manifestanti accompagnati dal lancio di pietre e di bottiglie di vetro, cui hanno corrisposto ulteriori interventi delle Forze dell'ordine. Il bilancio dei feriti è il seguente: un operatore del reparto mobile colpito al volto da un pugno ha riportato una prognosi di cinque giorni; 8 sono, invece, i manifestanti medicati sul posto, mentre altre 10 persone hanno fatto ricorso a cure mediche presso i principali ospedali cittadini, riportando prognosi fino ad un massimo di 12 giorni. I primi risultati investigativi, frutto delle attività condotte dalla DIGOS con l'ausilio di tutte le immagini disponibili, comprese quelle esperite sul web, attestano che gli scontri avvenuti nella manifestazione di Torino hanno visto all'opera, con un preciso ruolo di regia, militanti di Askatasuna.

Tredici delle 17 persone denunciate all'autorità giudiziaria per vari reati, tra cui resistenza aggravata a pubblico ufficiale, sono noti attivisti del predetto centro sociale, mentre gli altri quattro soggetti sono rappresentanti di vari collettivi studenteschi.

Venendo ora alla manifestazione di Roma, preciso che l'iniziativa è stata assunta dallo stesso movimento studentesco La Lupa che aveva indetto la precedente manifestazione del 23 gennaio.

Durante l'evento, a cui hanno partecipato circa 500 persone, un gruppo di manifestanti si è reso responsabile di un fitto lancio di pietre, bottiglie, fumogeni e altri oggetti contundenti contro le Forze di polizia. Non essendosi verificato, tuttavia, alcun tentativo di sfondamento, ed essendo quindi mancato ogni contatto fisico tra le Forze dell'ordine e i facinorosi, non vi è stata la necessità di ricorrere a interventi coattivi. La manifestazione si è conclusa registrando un ferito tra gli operatori di Polizia, il quale ha riportato lievi escoriazioni per l'esplosione di una bomba carta.

Riferisco, infine, sui fatti avvenuti a Napoli: anche in questo caso la manifestazione ha visto l'aggregazione di soggetti estranei al movimento studentesco, essendosi evidenziata la presenza di appartenenti ai centri sociali e al sodalizio Disoccupati 7 novembre.

Il luogo di concentrazione dei partecipanti, circa 250, era stato individuato nella centralissima piazza dei Martiri, dove è ubicata la sede dell'Unione industriali, per accedere alla quale i dimostranti hanno tentato di forzare il dispositivo di Polizia, dopo aver dato fuoco ad alcuni fumogeni e lanciato in direzione della predetta sede palloncini di vernice colorata. È stata pertanto necessaria un'azione di alleggerimento allo scopo di disperdere i manifestanti, i quali hanno poi dato luogo ad un corteo svoltosi senza alcun incidente. Non ci sono stati feriti né tra i dimostranti né tra le Forze di polizia. Il tentativo di rompere lo sbarramento di sicurezza ha portato al deferimento all'autorità giudiziaria di quattro manifestanti, tre dei quali appartenenti ai centri sociali e uno al citato movimento Disoccupati 7 novembre.

Questo è solo il risultato delle prime attività investigative, essendo ancora in corso ulteriori accertamenti volti ad individuare altri possibili autori delle condotte violente.

Nell'esprimere la mia solidarietà agli operatori di Polizia rimasti contusi in occasione degli scontri sui quali ho appena riferito, preciso che l'intera documentazione visiva, sia quella ripresa dalla Polizia scientifica sia quella acquisibile da fonti aperte, è stata messa immediatamente a disposizione dell'autorità giudiziaria, come accade in tutti i casi in cui nel corso di manifestazioni pubbliche avvengano fatti integranti ipotesi di reato. La magistratura inquirente, pertanto, è nelle piene condizioni di accertare la dinamica dei fatti e le responsabilità connesse a tali accadimenti, comprese quelle eventualmente riconducibili alla condotta degli operatori di Polizia.

Signor Presidente, onorevoli deputati, alla ricostruzione dei fatti accaduti il 28 gennaio scorso vorrei aggiungere alcune considerazioni conclusive.

Come ho già affermato nelle altre circostanze in cui ho avuto occasione di riferire in Parlamento, la difesa dell'ordine e della sicurezza pubblica in un ordinamento democratico richiede puntuale esercizio delle responsabilità di ciascuno, prudente apprezzamento delle circostanze e senso della misura, saldamente inquadrati nella cornice di criteri unitari e non discriminatori, premessa indispensabile per garantire in ogni situazione il bilanciamento dei diversi valori costituzionali in gioco. È in questa ottica che sono state affrontate, per fare un esempio, le circa 5 mila manifestazioni svoltesi l'anno scorso contro il green pass e le relative misure restrittive anti COVID, solo 115 delle quali hanno fatto registrare turbative, con un impegno davvero rilevante delle Forze di Polizia, chiamate a far rispettare ogni giorno regole fondamentali per il corretto e sereno svolgimento della vita civile e democratica della nostra comunità nazionale.

Ed è anche in omaggio a questo impegno che chi ai diversi livelli è chiamato ad esercitare responsabilità istituzionali e operative connesse alla salvaguardia dell'ordine e della sicurezza pubblica deve riflettere a fondo quando in questo difficile lavoro si verificano fatti incresciosi come quelli del 28 gennaio scorso, che hanno causato conseguenze a danno di alcuni giovani studenti, estranei ai gruppi di facinorosi presenti nelle piazze, e tuttavia rimasti coinvolti nei tafferugli.

Come ho accennato all'inizio, non possiamo non vedere come la protesta degli studenti nasca anche dal forte disagio originato dalle restrizioni della pandemia, che hanno finito per comprimere il mondo dei giovani nella loro dimensione formativa e aggregativa. Abbiamo tutti il dovere di comprendere e di disporci all'ascolto di fronte a una realtà, quella giovanile, divenuta ancora più complessa a causa degli inediti problemi che l'emergenza sanitaria ha portato con sé. Ce lo ha ricordato qualche giorno fa anche il Presidente della Repubblica, affermando che è doveroso ascoltare la voce degli studenti che avvertono tutte le difficoltà del loro domani e cercano di esprimere esigenze e domande volte a superare squilibri e contraddizioni.

La via maestra è il confronto. Lo sforzo che occorre fare, soprattutto quando le cose non vanno per il meglio, è cercare di individuare modalità più idonee per contemperare il diritto a manifestare con il dovere delle Forze di polizia di far rispettare la legge. Le stesse norme vigenti, del resto, prevedono che gli organizzatori e gli uffici delle questure possano dialogare affinché l'evento si svolga senza malintesi dai quali possono scaturire tensioni difficilmente gestibili sul piano dell'ordine pubblico. L'ho ricordato anche in una mia recente direttiva in materia di manifestazioni pubbliche adottata a novembre 2021, con la quale ho espressamente richiamato l'applicazione dei principi di proporzionalità e di adeguatezza nella modulazione delle misure interdittive e prescrittive.

Il 4 febbraio scorso nelle stesse grandi città interessate dai fatti del 28 gennaio, ossia Milano, Torino, Roma e Napoli, così come in altre significative realtà italiane, le manifestazioni studentesche si sono svolte senza generare criticità raffrontabili con quelle di cui ho appena riferito. Al conseguimento di questo risultato si è giunti grazie a una moderazione del livello della protesta e anche in virtù di un più intenso dialogo tra la componente studentesca e le autorità preposte alla tutela dell'ordine e della sicurezza pubblica. Nella mia esperienza professionale ho avuto modo di verificare sul campo come flessibilità ed equilibrio siano qualità caratteristiche delle Forze dell'ordine italiane e sono certa che sapranno farne il più ampio uso ogni volta che la situazione lo richiederà. Ne sono certa e per questo ho fiducia in loro.

Allo stesso tempo, ho ben chiaro che il livello complessivo di efficacia del loro operato dipende in misura non secondaria dalle qualità delle dotazioni tecniche a loro disposizione, andando da quelle che hanno come fine la tutela dell'incolumità degli operatori fino ai dispositivi che garantiscono la trasparenza della loro attività e rendono sempre possibile ricostruire l'esatto svolgimento dei fatti. Mi riferisco qui alle telecamere, di cui sono state recentemente dotate le Forze di polizia e anche l'Arma dei carabinieri, le body cam che verranno usate dagli operatori impegnati nei servizi di ordine pubblico. L'utilizzo di queste nuove apparecchiature avverrà nel pieno rispetto delle direttive impartite dal Garante della privacy, che ha definito le procedure di attivazione nonché le regole sull'uso delle registrazioni e la conservazione delle immagini.

Credo si tratti di un passo importante, destinato a rinsaldare ulteriormente i sentimenti di vicinanza e di affetto che legano i cittadini italiani alle Forze di polizia, garanti della difesa delle libertà civili sancite dalla Costituzione della Repubblica (Applausi dei deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle, Partito Democratico, Italia Viva, Liberi e Uguali e di deputati del gruppo Misto).

(Interventi)

PRESIDENTE. Passiamo agli interventi dei rappresentanti dei gruppi e delle componenti politiche del gruppo Misto.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Vittoria Baldino. Ne ha facoltà.

VITTORIA BALDINO (M5S). La ringrazio, Presidente. Ministra, questa informativa ha il pregio di aprire una discussione in Parlamento su temi caldi che interessano il Paese e le piazze e sarebbe un errore, oltre che un'occasione persa, concentrare il dibattito di oggi soltanto su questioni di ordine pubblico. Lo dobbiamo a quei ragazzi che avevano intenzione di manifestare pacificamente, lo dobbiamo al giovane Lorenzo Parelli che ha perso la vita, alla sua famiglia e ai suoi amici, che chiedono, comunque, di evitare speculazioni.

Ministra, il suo atto di chiarezza oggi in Aula era necessario, perché è certamente lo Stato ad avere il monopolio della forza e del suo uso legittimo, ma la forza - l'ha detto anche lei - va esercitata con adeguatezza, flessibilità e in proporzione al pericolo. Non ci vogliamo certo sostituire a chi ha sicuramente più esperienza nella gestione dell'ordine pubblico, né - e lo voglio dire molto chiaramente - rendere gli uomini e le donne in divisa il perfetto capro espiatorio, scaricando su di loro le responsabilità della politica e delle istituzioni. Però, dobbiamo dire, altrettanto chiaramente, che quelle immagini hanno restituito oggettivamente un bruttissimo messaggio a tutti e soprattutto a quella generazione che ha pagato il prezzo più alto di politiche poco lungimiranti prima e della pandemia poi e che si sentono confinate in quelle periferie esistenziali, così come le ha considerate il Presidente Mattarella nel suo discorso di insediamento.

Spero che questa informativa non diventi uno scaricabarile né sui ragazzi né sulle Forze dell'ordine, perché non ci dobbiamo mai dimenticare che quello era un atto politico, era una protesta contro le azioni della politica. Quindi, i primi responsabili di quello che è accaduto siamo noi! Non abbiamo fatto evidentemente abbastanza per garantire la sicurezza sul luogo di lavoro e di formazione, né abbiamo fatto abbastanza per garantire la sicurezza di chi protestava contro quelle morti.

Vede, Ministra, un ragazzo che protesta perché si vede negato un diritto non può ritrovarsi con la testa rotta perché c'erano degli infiltrati. Lo Stato deve essere in grado innanzitutto di prevenire questo tipo di infiltrazioni e, comunque, di individuare e di isolare eventuali facinorosi dai manifestanti e non colpire loro, questi ultimi, facendo ricadere su di loro responsabilità che non hanno. Dobbiamo garantire il diritto di manifestare soprattutto ai più giovani. Crediamo che siano altri gli strumenti che devono essere messi in campo e lo ha riconosciuto anche lei: bisogna agire nel solco dell'ascolto, del confronto e del dialogo, soprattutto, appunto, quando i protagonisti sono i giovani, con cui abbiamo un debito enorme.

Dovremmo continuare a investire in sicurezza, riconoscendo e gratificando l'impegno di donne e uomini in divisa e assicurando loro una formazione e un'organizzazione adeguata per ogni contesto in cui si trovano ad intervenire. Ne va della credibilità delle istituzioni a cui milioni di cittadini si sono affidati e si affidano ogni giorno, affidando la loro vita e la loro sicurezza.

Non solo ordine pubblico, però dicevamo, perché queste piazze raccontano di una trepidazione dopo anni socialmente e psicologicamente difficili e inquieti. L'incidenza della depressione e dell'ansia negli adolescenti è raddoppiata e sono aumentati del 30 per cento i disturbi alimentari. Questa voglia di cambiamento, di futuro e di partecipazione, che non è pericolosa sovversione, deve essere ascoltata. Lo diciamo noi del gruppo politico anagraficamente più vicino a queste generazioni e di quel gruppo che non tantissimi anni fa ha canalizzato la rabbia, trasformando la protesta in proposte e anche evitando scontri e tensioni sociali.

Queste ragazze e questi ragazzi sono scesi in piazza perché credono nella centralità della scuola e questo rappresenta un barlume di speranza che noi abbiamo il dovere di cogliere. Sarebbe preoccupante il contrario: il disamoramento, la disaffezione, fino a quell'abbandono e a quella dispersione che rappresentano una delle cause della criminalità.

Poi, ovviamente, ci sarebbe da avviare un dibattito sullo strumento dell'alternanza scuola-lavoro, sui percorsi di apprendimento duale e su tutta la galassia dei tirocini.

Ci sono proposte di legge depositate e mi auguro che questo sia anche un po' il volano per dare impulso perché queste proposte si concretizzino finalmente.

Ma le istanze dei giovani toccano anche altri temi e obbligano Parlamento e Governo ad azioni concrete, ad agire, anche mettendo in discussione convenzioni e convinzioni. Penso al lavoro: la pandemia ha assorbito tutte le nostre energie, ma ha anche acuito disparità e disuguaglianze soprattutto tra i giovani. E questo è il tempo “per”. È il tempo per dire loro che lo Stato si oppone allo sfruttamento e al ricatto del lavoro per pochi spiccioli. Secondo i dati INPS riferiti al periodo pre-pandemia i rapporti di lavoro sotto la soglia dei 9 euro lordi l'ora interessano per gran parte oltre il 25 per cento i giovani fino ai 29 anni. È il momento “per”. È il momento per introdurre il salario minimo orario. Penso all'emergenza climatica, su cui il movimento Friday for future richiama costantemente l'attenzione dei governanti, mentre la transizione ecologica, seppur nell'agenda, è ancora all'inizio. Persino qui dentro facciamo fatica a far passare il concetto che, se le bollette sono aumentate, non è perché il MoVimento 5 Stelle ha detto stop alle trivelle. Persino qui facciamo fatica a comprendere che gas e nucleare non sono il futuro e, quando diciamo che gli investimenti in combustibili fossili vanno contro gli obiettivi di neutralità climatica, dobbiamo anche sentirci dire che siamo contro il progresso.

È il momento “per”. È il momento per fare scelte coraggiose e lungimiranti. Penso all'attenzione sui diritti, anche quello di voto, per esempio. Migliaia di giovani a ogni elezione rinunciano a votare, perché studiano e lavorano in una città diversa da quella di residenza. È l'esercito dei fuori sede, che ingrassa le sacche dell'astensionismo a causa di sistemi di voto antiquati. Il Parlamento ha sensibilizzato il Governo su questo tema con ogni possibile strumento. È il momento “per”. È il momento per dire loro che il loro contributo alla vita politica è importante per noi e che gli andiamo incontro. Ci aspettiamo ora da lei un'iniziativa, Ministra, se la aspettano i ragazzi, perché vedete - concludo, Presidente - non è vero che quei ragazzi sono immaturi e sono distanti dalla politica, come ho sentito dire quando abbiamo proposto di abbassare il diritto di voto ai sedicenni. Loro ci osservano e hanno delle aspettative nella politica. Hanno delle aspettative in questo Governo, che è stato costruito e raccontato come il miglior Governo possibile. E di fronte a tutte queste sfide, Ministra, colleghi, lo Stato e le istituzioni non possono fare spallucce. Il rischio è che poi si trasformino in frustrazione e che di quelle piazze cominceremo a vederne sempre di più e a scoprirci sempre più sordi all'ascolto di quelle voci, sempre più ciechi alla vista di quelle braccia tese, sempre più incapaci di rappresentarli, sempre più inutili nel nostro ruolo e nel nostro compito che la Costituzione ci affida, quella Costituzione che da ieri, da oggi, annovera le future generazioni tra i beni fondamentali da tutelare.

È il momento “per”. Certo, è tardi, ma non è mai troppo tardi (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Fogliani. Ne ha facoltà.

KETTY FOGLIANI (LEGA). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi. Ministro, purtroppo dobbiamo rilevare che il suo atteggiamento, il suo comportamento, dopo gli eventi degli scorsi giorni, confermano un'opinione diffusa, quella che lei sia sempre più scollata per spirito e per azione dalla compagine del Governo. Lo dimostra la sua costante ambiguità nel rispondere alle domande, anche le più esplicite, la sua abilità nel sottrarsi dalle responsabilità, il suo assoluto immobilismo.

Innanzitutto le sue dichiarazioni dei giorni scorsi, soprattutto quelle rilasciate a margine dell'incontro del Comitato per l'ordine e la sicurezza a Milano. Lei ha parlato di cortocircuito da disinnescare, dimostrando con ciò, da una parte, di non avere il controllo della situazione e, dall'altra, di rimettere la responsabilità di quanto è successo a eventi che vanno al di là della sua competenza. Capisco che quando siamo noi, Lega, a mettere in evidenza questa ambiguità passa tutto in secondo piano; ma che questa richiesta di chiarimento arrivi anche dall'ala sinistra di quest'Aula la dice lunga e pone ancora di più in evidenza quel che noi sosteniamo ormai da molto tempo. Nelle sue ricostruzioni vi sono molte incongruenze, ma vorrei soffermarmi, appunto, sull'espressione da lei usata “cortocircuito da disinnescare”. Vale solo per gli studenti o anche per i portuali di Trieste che manifestavano lo scorso ottobre? Vale solo per questa manifestazione studentesca o anche per tutte le manifestazioni pacifiche che si volevano tenere nel corso di questi due anni e che, invece, non sono state permesse?

O vogliamo parlare della gestione del rave party di questa estate? La Lega continuamente mette in evidenza la sua gestione sull'immigrazione clandestina, che ha portato al doppio degli sbarchi solo nel mese di gennaio, rispetto al gennaio dello scorso anno, 67 mila circa in tutto il 2021, causando ovviamente l'aumento delle morti in mare, 1.500 solo nel 2021, una situazione che tra naufragi, sbarchi e richieste di porto sicuro sta sfuggendo a ogni controllo e non è certo in miglioramento. Il paragone con l'allora Ministro Matteo Salvini viene spontaneo, soprattutto guardando il numero pari a zero delle persone morte in mare e che dovrebbero essere il primo obiettivo in assoluto, mentre ancora ne paga le conseguenze nei tribunali per aver fatto il suo dovere.

Tornando all'argomento di oggi, dalle sue dichiarazioni, ad esempio, sugli scontri delle manifestazioni di Torino e di quanti hanno visto coinvolti in prima persona: 13 su 17 denunciati per vari reati sono attivisti di un noto centro sociale; gli altri quattro sono esponenti dei vari collettivi studenteschi. Si evince che la situazione sia andata oltre il limite, così come in altre piazze oggetto di scontri. Per fortuna, parte degli studenti ha preso le distanze dalle violenze e questo va senz'altro a loro merito. Anche noi siamo assolutamente contro ogni forma di violenza. Capisco anche che i ragazzi sentano il bisogno di esprimere il loro pensiero, soprattutto dopo un avvenimento come quello del ragazzo che ha avuto questo incidente durante questo percorso scolastico per avviarsi al lavoro, oltre al fatto che sia un loro diritto, ma sempre, però, nel limite del rispetto altrui e della pacifica convivenza civile. E chi garantisce che ci fossero solo studenti presenti alla manifestazione?

Le Forze di polizia non si contrappongono per definizione a nessuno. Il loro intervento è sempre garanzia delle libertà fondamentali e non può mai misurarsi su una stregua agonistica in cui prevalgano logiche muscolari (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). In questi due anni, in particolare, le Forze dell'ordine hanno svolto un super lavoro, soprattutto nella gestione delle piazze, delle autocertificazioni, dei controlli e, in situazioni particolarmente complicate, rispondendo con azioni di equilibrio e saggezza, purtroppo venendo anche presi di mira e massacrati di botte, come nel caso di sgombero di un edificio di qualche settimana fa e in un accerchiamento a una volante di domenica sera. In questa contrapposizione ben vengano le body cam, che lei ha citato anche prima, che permetteranno di chiarire molte situazioni ambigue. Sì, chi svolge una funzione pubblica e indossa una divisa rischia ogni giorno la vita, prendendosi ogni tipo di responsabilità, e merita tutto il nostro rispetto e la nostra fiducia (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

Prima di chiudere, non posso non trasmettere tutta la nostra vicinanza alla famiglia di Lorenzo Parelli. Avendo anch'io figlio della stessa età, mi metto nei panni dei genitori, che hanno perso il figlio in questo tragico modo, preparandosi al mondo del lavoro. Auspichiamo, inoltre, che si possa puntare soprattutto al lavoro preventivo, perché ci sarà sempre chi vorrà usare queste manifestazioni pacifiche per creare il caos (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Enrico Borghi. Ne ha facoltà.

ENRICO BORGHI (PD). La ringrazio, signor Presidente. Signora Ministro, il Partito Democratico su questa questione ha chiesto delle risposte. Come ha dichiarato il nostro segretario politico, Enrico Letta, noi riteniamo questa vicenda una vicenda grave, che ha fatto seguito ad una vicenda gravissima, qual è la morte di un giovane ragazzo, Lorenzo Parelli, al quale va il nostro pensiero e il nostro cordoglio.

Per noi il punto focale è uno ed è chiaro, non sono certo alcune riflessioni politicamente infantili che abbiamo appena ascoltato. Il Ministero dell'Interno è il Dicastero più delicato e più politico di tutti, perché è chiamato a dover contemperare i nostri diritti e le nostre libertà, i diritti degli italiani e le libertà degli italiani. L'azione e l'operato delle Forze dell'ordine, in una Repubblica democratica come la nostra, si ispira a questo equilibrio che non deve mai essere rotto: diritti e libertà.

Se riflettiamo sulla prima voce, quella dei diritti, per noi l'organizzazione e la partecipazione a manifestazioni di piazza, così come la loro gestione, è una cartina di tornasole della qualità di una democrazia. Per noi, il diritto a manifestare idee e opinioni, manifestando anche il proprio dissenso, soprattutto quando è un dissenso nei nostri confronti, è e deve essere un diritto inviolabile e indiscutibile (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). In queste vicende noi dobbiamo guardarci da tre rischi: il primo rischio è quello della strumentalizzazione del disagio nelle piazze, di chi vuole utilizzare i giovani per far passare i loro messaggi. Signora Ministro, gli infiltrati si cacciano o gli si impedisce di entrare in quelle manifestazioni (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)! Il secondo rischio è un'autocentratura degli apparati dello Stato; il terzo rischio è quello che si crei un derby tra poliziotti e studenti. Guardate, colleghi: è quello che dobbiamo evitare come la peste, perché i poliziotti nelle strade sono a tutela della libertà di tutti quanti noi, anche della libertà dei ragazzi di manifestare il loro dissenso e la loro opinione (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). È per questo che noi ringraziamo le Forze dell'ordine ed è per questo che noi le deleghiamo per un uso limite in una democrazia, che è l'uso della violenza ai fini legali, che deve essere utilizzata per garantire la sicurezza e per garantire la pace sociale. Quindi, la tutela dell'ordine pubblico deve essere equilibrata, per l'esercizio di diritti costituzionali: c'è stato questo equilibrio nei giorni scorsi? Evidentemente no, altrimenti non saremmo qui a discuterne e non sarà un'interpretazione burocratica a risolvere queste vicende, ma è un'applicazione politica di queste vicende, partendo da un assunto: che quei ragazzi che sono andati in piazza non erano tutti dei centri sociali (Commenti dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia), non erano tutti dei centri sociali. Al contrario, cari colleghi, questi ragazzi - che possa piacere o no - sono portatori di una visione, sono interpreti di un bisogno, sono testimoni di una sensibilità alla quale non si risponde né con il paternalismo, né tanto meno con i manganelli. Cari colleghi, l'immagine dell'Italia non può e non deve essere l'impunità per chi assale la Cgil e le bastonate per i giovani che manifestano per il loro domani (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Liberi e Uguali)!

Allora, noi pensiamo che si debba ripartire esattamente dalle parole che abbiamo ascoltato in quest'Aula - e lì abbiamo applaudito tutti - dal Presidente della Repubblica, che in quel discorso ci ha detto una cosa molto semplice e molto chiara: gli studenti vanno ascoltati; non vanno presi a' la carte, vanno ascoltati. È lo sforzo che stiamo cercando di fare nel limite delle nostre facoltà, con un metodo che credo dovremmo recuperare tutti: il metodo di Aldo Moro nel 1968. Era Presidente del Consiglio uscente e avvertiva gli scricchiolii di un sistema che veniva contestato (guardate quante assonanze all'oggi); lui si presentava nelle assemblee per capire, si domandava il perché delle cose; addirittura incontrava i leader della contestazione (rimase famoso l'incontro tra Aldo Moro e Mario Capanna, in quegli anni).

Ebbene, è quel metodo che noi dobbiamo riprendere, perché se ha ragione - e ha ragione - il Presidente della Repubblica quando ci ha invitato a riannodare il legame tra popolo e lo Stato, noi non possiamo non partire da quelli che saranno i cittadini di domani (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Liberi e Uguali).

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Borghi. Ha chiesto di parlare l'onorevole Zangrillo. Ne ha facoltà.

PAOLO ZANGRILLO (FI). Grazie, Presidente Mandelli. Signor Ministro, colleghi, permettetemi, in premessa, di unirmi, a nome del gruppo di Forza Italia, ai sentimenti di sincero cordoglio e solidarietà ai familiari del giovane Lorenzo. Presidente, io provo un profondo disagio nell'intervenire nell'odierna informativa. È un'informativa che riguarda un tema di ordine pubblico conseguente al drammatico evento della morte di un giovane studente diciottenne, schiacciato da una barra d'acciaio nel suo ultimo giorno di stage presso un'azienda metalmeccanica. Di fronte all'enorme gravità dell'ennesimo sacrificio umano su un luogo di lavoro, questa volta con una vittima che lavoratore non era ancora ma coltivava l'ambizione di divenirlo, avrei auspicato un Parlamento impegnato a riflettere e a comprendere quali provvedimenti assumere per far sì che questo non accada mai più. Invece, le cronache di questi giorni ci costringono ad occuparci di ordine pubblico, con il rischio reale di perdere di vista l'ordine delle priorità, che non sta certo nel capire chi è nel torto o nella ragione su alcuni spiacevoli eventi di piazza. È vero, l'attuale contesto ci consegna una realtà sociale contraddistinta da forti preoccupazioni e da nuove tensioni. La pandemia, la conseguente crisi economica, i necessari provvedimenti sanitari, con il distanziamento, con la rarefazione dei rapporti sociali, la crescente difficoltà a leggere il futuro che ci aspetta, sono tutti elementi che hanno scatenato diffuse frustrazioni, rabbia, rancore. Non possiamo quindi prescindere da queste considerazioni per una lettura corretta di quanto è avvenuto il 28 gennaio durante le manifestazioni di piazza organizzate dagli studenti, con i conseguenti scontri tra Forze dell'ordine e manifestanti. È evidente, è innegabile che il genuino e condivisibile intento degli studenti fosse quello di lanciare un grido di allarme, di esprimere un netto rifiuto ad un modello di società che non è in grado di garantire il diritto alla vita a chi, con impegno e serietà, studia e lavora per costruire il suo futuro. Un moto di indignazione non solo legittimo, ma che segna la maturità delle nuove generazioni nell'immaginare e nel progettare il futuro della nostra comunità.

Se, quindi, va riconosciuto, va ribadito senza esitazioni il diritto a manifestare, mi domando onestamente che cosa avrebbero potuto fare di diverso le Forze dell'ordine, chiamate a garantire lo svolgimento delle manifestazioni nel rispetto delle stringenti normative oggi in atto a causa della pandemia. Occorre infatti ricordare (il Ministro ce lo ha ribadito), come la questura aveva preventivamente chiarito, che in ragione della situazione sanitaria in atto, da marzo del 2021 sono vietati i cortei nelle zone gialle, arancioni e rosse, con conseguente possibilità di manifestare soltanto in maniera statica. Dunque, al tentativo dei manifestanti di sfondare il cordone di sicurezza, disattendendo le norme vigenti, le Forze dell'ordine hanno risposto con l'unico e indiscutibile obiettivo di far rispettare la legge. Gli scontri che sono seguiti al tentativo di sfondamento dello sbarramento di polizia, con il triste corollario della conta dei feriti da entrambe le parti, ribadiscono un cliché - un dannato cliché - sul quale - mi rivolgo all'Aula, mi rivolgo ai colleghi - abbiamo il dovere di interrogarci. Piuttosto che dividerci sulle presunte responsabilità di manifestanti e Forze dell'ordine, domandiamoci se la politica ha fatto tutto il possibile per regolamentare il diritto a manifestare (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

Siamo certi di aver offerto agli agenti gli strumenti e le regole per lavorare nel miglior modo possibile? Da anni le Forze di polizia, logorate dagli strascichi nefasti di questi episodi, rivendicano una legge organica capace di disciplinare il diritto a manifestare. Attardarci a fornire risposte adeguate ad un problema ormai divenuto atavico nella nostra democrazia, produce diabolici effetti: da un lato lascia spazio e agibilità in occasione delle manifestazioni a quei facinorosi che, con i loro indegni comportamenti, pregiudicano la finalità genuina e condivisibile di manifestare; dall'altro costringe le Forze dell'ordine ad intervenire per fronteggiare situazioni dove è oggettivamente impossibile distinguere le persone di buona volontà, che vogliono esprimere il loro disagio pacificamente, dai delinquenti che cercano lo scontro con le istituzioni. Lo dico a ragion veduta.

Presidente, signor Ministro, ho in mente non solo i recenti episodi che riguardano questa informativa. Io vivo a Torino, in Piemonte, e assisto, ormai da anni, alla guerriglia urbana inscenata dai centri sociali e dai facinorosi di varia estrazione contro le Forze dell'ordine schierate a difesa dei cantieri dell'Alta velocità (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

Signor Ministro, Presidente, concludendo, non posso esimermi dall'esprimere vicinanza a tutti quei ragazzi - e sono la maggioranza schiacciante – che, in questi giorni, hanno voluto manifestare pacificamente il loro profondo dolore e, insieme, un deciso impegno a ribadire che eventi come quelli che hanno colpito Lorenzo non possono appartenere ad una società che rispetta il valore della vita, una società che, come recita la Costituzione, è fondata sul lavoro; il lavoro che non può mai diventare luogo di morte.

Al tempo stesso, questa è l'occasione per ringraziare le Forze dell'ordine per lo straordinario impegno a difesa delle istituzioni. Non dobbiamo dimenticare, soprattutto in questo frangente, che donne e uomini delle Forze dell'ordine sono anch'essi lavoratori chiamati a compiti complessi e pericolosi che continuano a svolgere con abnegazione e senso dello Stato. A noi legislatori spetta la responsabilità di creare le condizioni, affinché gli uni e gli altri ottengano le risposte che attendono (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Montaruli. Ne ha facoltà.

AUGUSTA MONTARULI (FDI). Grazie. Presidente. Signor Ministro, senza mezze parole, i fatti del 28 gennaio hanno una ed una sola persona responsabile, e questa persona responsabile è lei (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Lei che non si cita mai nella sua relazione a questa Camera e le cui responsabilità non nascono e non si esauriscono nel solo 28 gennaio; partono da molto più lontano, da tutta una serie di provvedimenti volti a trasformare la pandemia in un bavaglio del diritto a manifestare (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia) e che hanno trovato il culmine in quella direttiva del 10 novembre 2021 nella quale lei limita la libertà di manifestare, il diritto alla parola e il diritto al pensiero solo a determinate circostanze: manifestazioni stabili e lontane da occhi indiscreti. Perché questo c'è scritto nella direttiva del 10 novembre del 2021! Una direttiva che le forze politiche che l'appoggiano hanno sostenuto, hanno voluto, hanno appoggiato e se ne sono rese complici. Se ne sono rese complici perché nessuno ha sollevato perplessità rispetto ad essa, tranne l'unica forza di opposizione che è Fratelli d'Italia (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). E anche tra i governatori, gli unici governatori di regioni che hanno sollevato perplessità rispetto a quella direttiva sono stati i nostri: il governatore Acquaroli per primo.

Tutti i partiti di maggioranza l'hanno sostenuta in quella scelta infausta che ha avuto due conseguenze negative. La prima, quella di limitare la libertà di pensiero e di manifestare, diritto sacrosanto, ma diritto sacrosanto sempre (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia) e noi lo difendiamo sempre, sia che in piazza ci siano le bandiere rosse dei vostri studenti, sia che ci siano invece altre persone che manifestano contro il Governo. Sempre va difeso, sempre, non soltanto oggi, in questa occasione. E l'altra, quella di esasperare i cittadini in una lotta contro l'altro e trovare in quella piccola piazza che voi gli concedete uno sfogatoio, strategia che voi stessi avete attuato per impedire, ancora una volta, che si manifesti il dissenso contro di voi.

E, allora, così facendo, lei che cosa ha ottenuto? Ha legittimato la forza, ha legittimato la forza contro i deboli e si è dimostrata, così, debole contro i forti.

Il vero cortocircuito non è stato, l'altro giorno, tra la questura e gli studenti; il vero cortocircuito in questo momento c'è tra lei e le sue forze di maggioranza, che hanno plaudito quando c'erano gli idranti contro i lavoratori, che si sono sbellicate le mani quando lei parlava di moti ondulatori, una frase ridicola che doveva essere sbeffeggiata già all'epoca. E oggi, invece, vengono a darci lezioni su come debba essere difeso il diritto a manifestare. Non potete dare lezioni (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia), perché siete colpevoli delle stesse norme che oggi hanno messo quei ragazzi in quella situazione!

E se c'è una cosa ancora peggiore di quella che è avvenuta dopo il 28 gennaio, è stato proprio il 4 febbraio, di cui lei nega assolutamente la gravità. Cosa è successo? Che non solo voi non avete saputo prevenire nelle manifestazioni l'infiltrazione dei centri sociali, perché ad un certo punto erano loro a tirare le fila delle manifestazioni (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia), non solo non siete riusciti a fare questo, ma avete paventato il dialogo; abbiamo visto tavoli di dialogo in cui i centri sociali non si sono presentati e vi hanno fatto “marameo” dalla piazza, “marameo”; e avete paventato invece, che ci sarebbero state passeggiate consapevoli, passeggiate consapevoli che si sono trasformate nuovamente, proprio il 4 febbraio - prendo una città a caso, la città di Torino - in cortei con lancio di uova contro la Polizia (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Polizia su cui lei scarica tutta la sua responsabilità, tutta la sua responsabilità, in modo ignobile! Facendo che cosa? Delegittimando il lavoro della questura e trasformandola in debole contro i forti! Infatti, una cosa abbiamo capito da lei oggi, a riconferma di tutte le volte che lei è venuta in quest'Aula: che, tra i deboli, ci sono gli studenti, ci sono i cittadini che vogliono manifestare liberamente e pacificamente, ci sono i lavoratori, ci sono le persone perbene; e poi ci sono i forti, ci sono i centri sociali che non riuscite a prevenire e che, anzi, chiamate ai vostri tavoli per cercare il dialogo, e ci sono gli immigrati che, infatti, solo nella città di Torino, guarda caso dopo il tentativo continuo della vostra delegittimazione nei confronti della questura - a cui, in questo caso, va la mia solidarietà -, si permettono di rincorrere le pattuglie della Polizia soltanto perché ha vinto il Senegal! Questo accade nelle nostre città (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)! Questo accade nelle nostre periferie!

E lei, in tutto questo, si dimostra non solo inadeguata, ma pure dannosa, perché se peggiora la situazione, rendendosi debole contro i forti, rendendo lo Stato debole contro i forti, fa un danno a tutti noi, a tutta l'Italia (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

Io devo dirle che sono contenta di apprendere che rafforzerà le Forze di polizia e le doterà della body cam, ma spero che questa body cam, a un certo punto, vi riprenda, perché gli unici che hanno rallentato il rapporto fiduciario tra voi e le Forze dell'ordine siete proprio voi, che le avete esposte ad un fuoco di fila, scaricando la vostra responsabilità verso il basso, verso l'ultimo agente servitore dello Stato!

In tutto questo, guardi, due cose: nella giornata di ieri, nelle scorse ore, la sezione di Fermo di Fratelli d'Italia è stata presa d'assalto da persone che io reputo essere le forti e verso le quali voi siete i deboli. Non ho sentito una parola nella sua informativa; era doverosa oggi, perché noi siamo l'unico partito di opposizione e lei, a maggior ragione, dovrebbe difendere le prerogative dell'opposizione a manifestare (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia) e ad avere proprie sedi sicure.

E la seconda riflessione, con cui concludo, è quella che faccio nei confronti della morte del ragazzo Lorenzo Perelli. Io mi sono alzata con i colleghi ad applaudire non appena ho sentito il suo nome in quest'Aula, ma il nostro dovere, soprattutto il dovere di voi che siete al Governo, non è quello di alzarvi in piedi ed applaudire, non solo; è quello di dare risposte a quello che è successo. Noi queste risposte le abbiamo chieste e non le abbiamo ancora sentite!

E, allora, se si vuole dare seguito a quel grido di indignazione che si è alzato, giustamente, verso quella morte, lei doveva venire qui a dirci in che modo intende tutelare la vita di ogni singolo studente che entra in una classe, che entra in un programma scolastico, che va a lavorare! Come intende difenderla! Su questo un grave silenzio, che ci fa dire, ancora una volta: Ministro Lamorgese, si dimetta (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Noja. Ne ha facoltà.

LISA NOJA (IV). Grazie, Presidente. Signora Ministra, anzitutto vogliamo ringraziarla, per aver risposto con tempestività all'invito di riferire in quest'Aula sugli scontri avvenuti alle manifestazioni degli studenti a seguito della tragica morte di Lorenzo Parelli, e voglio anzitutto esprimere, a nome del gruppo di Italia Viva, la nostra massima vicinanza alla famiglia e il nostro profondo dolore per la morte del loro amatissimo figlio (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva).

La magistratura sta svolgendo le necessarie indagini per individuare le responsabilità e rispondere a quella domanda di giustizia invocata dalla madre di Lorenzo, che, nei giorni scorsi, ha anche chiesto di evitare speculazioni sulla tragica morte di suo figlio. Noi crediamo sia nostro dovere rispettare questa richiesta e consentitemi solo una specificazione, alla luce della confusione comunicativa di questi giorni. Per amore di verità, Lorenzo Parelli non stava svolgendo un'esperienza di alternanza scuola-lavoro, ma stava completando un percorso di formazione duale, che è cosa ben diversa e ha finalità ben diverse (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva); questo ovviamente non fa venir meno la tragicità inaccettabile di quanto accaduto, né l'imperativo che abbiamo di assicurare il pieno rispetto di tutte le misure a tutela della sicurezza assoluta dei ragazzi che intraprendono tali percorsi formativi.

Detto questo, credo che sia non solo comprensibile, ma anche giusto che, dopo una morte così drammatica, molti giovani abbiano sentito il bisogno di manifestare il loro sdegno e la loro pretesa di verità e di giustizia nelle piazze di tante città italiane. È già di per sé inaccettabile che una giovane vita venga spezzata prematuramente, ma lo è ancora di più se questo avviene in un luogo che dovrebbe essere il più sicuro, ossia quello dove quel ragazzo sta acquisendo gli strumenti utili al suo futuro lavorativo. Peraltro, l'ha sottolineato anche lei, Ministra, queste manifestazioni si sono svolte dopo mesi di limitazioni degli spazi fruibili dai ragazzi per confrontarsi, per manifestare pacificamente il loro pensiero per contestare, come è giusto che sia, le scelte su cui non sono d'accordo. Le piazze del dissenso giovanile sono sempre importanti in democrazia, ma, dopo due anni di pandemia, lo sono ancora di più, considerato che i nostri giovani più di tutti gli altri hanno sofferto le costrizioni resesi necessarie per tutelare la salute collettiva e individuale. Ed è per questo, signora Ministra, che ha sconvolto tutti noi vedere adolescenti armati solo del loro zainetto e di una trave di cartapesta, che volevano simbolicamente depositare davanti alla sede di un'associazione di categoria, essere colpiti in scontri con la Polizia a cui erano del tutto estranei.

Prima che da milanese, da parlamentare, da consigliera del comune di Milano, io lo dico da cittadina: qualcosa non ha funzionato e l'uso della forza verso quei ragazzi e quelle ragazze, spesso giovanissimi, è apparso obiettivamente sproporzionato e irragionevole.

Noi, signora Ministra, nutriamo massimo rispetto e anche riconoscenza verso le Forze dell'ordine, che ogni giorno lavorano in modo indefesso, spesso in condizioni non facili. In questi due anni di pandemia hanno continuato ad assicurare, con impegno e dedizione, la sicurezza delle nostre città e la lotta alla criminalità, anche organizzata, e, in più, hanno svolto un ruolo fondamentale per assicurare l'applicazione delle misure di contenimento del contagio e, quindi, per tutelare tutti noi, la nostra salute. È stato un compito non facile, adempiuto con competenza e capacità, da cui, dobbiamo dirlo, è dipesa anche la tenuta sociale e della vita democratica del nostro Paese. È anche per questa ragione che quelle immagini delle manifestazioni di Milano e di altre città sono così gravi, perché sono del tutto dissonanti rispetto al ruolo di tutela dei cittadini, specie dei più vulnerabili, che le Forze dell'ordine svolgono ogni giorno nel nostro Paese e di cui noi non le ringrazieremo mai abbastanza (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva).

Lei stessa, signora Ministro, ha parlato di un corto circuito ed è proprio in ossequio al riconoscimento dovuto alle Forze dell'ordine che noi pensiamo sia necessario fare, bene e presto, piena luce sulle ragioni di quel corto circuito e delle relative responsabilità. E questo anche per non ripetere in futuro gli stessi errori. Signora Ministra, per quei ragazzi, in quella piazza, le Forze dell'ordine rappresentavano lo Stato e uno Stato non deve mai apparire nemico, non deve mai far paura ai giovani, ma in esso i giovani devono vedere fiducia, rispetto e questo perché devono riconoscere che lo Stato è il garante supremo dei diritti sanciti dalla nostra Costituzione, tra cui quello primario di manifestare pacificamente il proprio dissenso.

Io credo che dobbiamo ripartire da qui per fare tutto ciò che serve per assicurare sempre, anche quando è più complessa, anche quando è più difficile, una corretta gestione dell'ordine pubblico, perché da tale capacità dipende la qualità della nostra vita civile e democratica; tale capacità rappresenta la pietra angolare di una democrazia liberale che si rispetti e noi siamo certi, signora Ministra, che su questo il suo impegno è, e sarà, totale (Applausi dei deputati dei gruppi Italia Viva, MoVimento 5 Stelle e Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Vietina. Ne ha facoltà.

SIMONA VIETINA (CI). Grazie, Presidente, onorevoli colleghi, signor Ministro, io vorrei innanzitutto esprimere, a nome del gruppo di Coraggio Italia, profondo cordoglio alla famiglia del giovane Lorenzo per il doloroso lutto. “La dignità è azzerare le morti sul lavoro, che feriscono la società e la coscienza di ognuno di noi. Perché la sicurezza del lavoro, di ogni lavoratore, riguarda il valore che attribuiamo alla vita. Mai più tragedie come quella del giovane Lorenzo Parelli, entrato in fabbrica per un progetto scuola-lavoro”. Queste sono state le parole del neo Presidente della Repubblica nel giorno del suo insediamento, ricordando, appunto, Lorenzo Parelli, il giovane studente di soli 18 anni morto il 21 gennaio scorso, schiacciato da un macchinario durante l'ultimo giorno di stage, gratuito, all'interno di uno stabilimento metalmeccanico nella provincia di Udine.

Tecnicamente, Lorenzo non era in alternanza scuola-lavoro, ma frequentava un percorso duale, una modalità di apprendimento basata sull'alternarsi di momenti formativi in aula e momenti di formazione pratica in contesti lavorativi, favorendo così politiche di transizione tra il mondo della scuola e il mondo del lavoro, per consentire ai giovani ancora inseriti in un percorso di diritto dovere all'istruzione e formazione di orientarsi nel mercato del lavoro. Per Lorenzo, uno studente come tanti altri, il figlio o il nipote di tutti noi, quello che avrebbe dovuto essere un percorso importante, un percorso verso il futuro, ha finito per negargli proprio il futuro e questo è sicuramente gravissimo. La tragedia di Lorenzo è, purtroppo, uno spartiacque. Nessuno studente aveva mai perso la vita nel contesto dell'alternanza scuola-lavoro o in percorsi affini, eppure altri incidenti non sono mancati in questi percorsi che durano 400 ore per gli studenti dell'istituto tecnico e professionale e 200 per i licei. Sono decine di giorni in cui i nostri ragazzi e ragazze sono tenuti a confrontarsi con un mondo del lavoro per il quale non sono, inevitabilmente, preparati e che, a maggior ragione, deve tenerli al sicuro. Si tratta di eventi che puntano chiaramente in una direzione specifica.

Occorre maggiore sicurezza sul lavoro, ancora di più quando parliamo di studenti, giovani non ancora preparati alle sfide del mondo del lavoro, che devono essere tutelati e protetti, perché di lavoro in Italia si muore e si muore ancora tanto. La morte di Lorenzo ci riporta al quadro drammatico presentato dall'INAIL con oltre mille morti sul lavoro nel 2021, ma la morte di un ragazzo appena maggiorenne, di uno studente, non può essere derubricata a mero numero dentro una pur drammatica statistica. La morte di Lorenzo deve far riflettere su tutto ciò che è inerente la sicurezza sul lavoro e deve inevitabilmente scuotere le fondamenta su cui poggia l'alternanza scuola-lavoro per capire se sono ancora salde e adeguate per i nostri ragazzi e ragazze o se occorre ripensare lo strumento e la sua applicazione concreta.

A nostro avviso l'alternanza andrebbe ridiscussa all'interno di una riflessione più ampia sulla formazione del modello scolastico in Italia; modello che oggi, purtroppo, non forma adeguatamente i nostri studenti all'ingresso nel mondo del lavoro. Occorre rivedere il modello dell'alternanza, magari riducendone la durata, puntando su periodi più brevi, accompagnati da una reale verifica delle attività svolte nella formazione offerta allo studente. Occorre inoltre preparare a monte i nostri ragazzi incrementando, in particolar modo negli istituti tecnici e professionali, le ore di laboratorio al fine di apprendere le basi concrete della propria professione. Ma, soprattutto, sia a scuola che a lavoro c'è bisogno di maggiore informazione e formazione sulla sicurezza. Ben venga, in questo senso, l'ipotesi annunciata dal Ministro Orlando che punta a coinvolgere nei percorsi formativi non qualunque luogo di lavoro, ma puntare su attività che possano vantare una certificazione ulteriore in termini di sicurezza, quella sorta di bollino blu che certifica luoghi dove, oltre al rispetto della sicurezza dovuto per legge, lo standard sia ancora più elevato. Occorre una grande sinergia in questo senso, signor Ministro. Bisogna investire in sicurezza e investire anche per sostenere le imprese a farlo, ad investire loro stesse in sicurezza. La sicurezza, la salute, la scuola e il lavoro richiedono, come hanno scritto i familiari di Lorenzo in una lettera aperta, adeguati strumenti di accompagnamento e protezione, che in questa vicenda sembra non siano stati garantiti. E dobbiamo comprendere la mole di lavoro svolta dai docenti che si occupano di organizzare i percorsi di scuola-lavoro e ricompensarli anche adeguatamente, affinché questa attività non si riduca a essere l'ennesima cosa da fare per un docente oberato di impegni, ma diventi parte di un progetto organico, teso a formare davvero studenti e lavoratori migliori.

Resta poi un passaggio ulteriore su cui vorrei soffermarmi. La triste vicenda di Lorenzo ha fatto scendere qualche giorno dopo migliaia di studenti nelle maggiori piazze italiane per protestare contro l'alternanza scuola-lavoro; una risposta istintiva, viscerale, e pur tuttavia in parte comprensibile, che però doveva essere gestita diversamente e adeguatamente. Lei, signor Ministro, ha fatto riferimento a infiltrazioni di facinorosi, violenti all'interno delle manifestazioni. Questo certamente può accadere, spesso nelle manifestazioni di piazza ci si trova davanti a sterili strumentalizzazioni e non è raro che pochi facinorosi scatenino eventi difficilmente controllabili, con serie conseguenze su cose e persone. Credo francamente, però, signor Ministro, che occorra un maggior controllo verso una gestione equilibrata delle manifestazioni affinché reazioni violente siano adeguatamente gestite. Termino ringraziando le Forze dell'ordine, che rischiano la vita ogni giorno per garantire la sicurezza di tutti noi.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Fornaro. Ne ha facoltà.

FEDERICO FORNARO (LEU). Signor Presidente, signora Ministra, in premessa il pensiero non può non andare a chi ha perso la vita, al giovane che ha perso la vita in una vicenda ancora da chiarire. Alla famiglia di Lorenzo Parelli deve andare tutta la nostra vicinanza. E forse - lo dico anche se il protocollo non lo prevedeva - oggi la presenza insieme a lei del Ministro dell'Istruzione non sarebbe stata del tutto sbagliata, per dare un senso a uno Stato che si confronta e a un Governo che si confronta con il Parlamento.

Noi siamo stati, insieme ai colleghi del Partito Democratico, tra quelli che hanno richiesto questa informativa, signora Ministra, e non ho nessuna difficoltà a riconoscere che la sua è stata una relazione equilibrata, né ho nessuna difficoltà a riconfermarle, come abbiamo fatto in altre occasioni, i sensi della nostra stima e fiducia. Credo, però, che sia nostro dovere, suo e nostro, approfondire le questioni di quello che lei ha definito un cortocircuito. I cortocircuiti sono pericolosi: fanno scintille, fanno venir meno la luce, creano un blackout, e le assicuro che le immagini di quei ragazzi con lo zainetto sanguinanti sono state e sono un'immagine di cortocircuito che noi non possiamo permetterci.

A risentire la sua descrizione, a individuare ancora una volta figure di provocatori o, comunque, di gruppi organizzati che nulla avevano a che fare con una protesta spontanea dei ragazzi, la mente non può non riandare al passato, sia a un passato che ricordava e ha evocato tante volte la cosiddetta pista anarchica, quasi a individuare in quel mondo sempre e comunque qualcosa di nascosto e di negativo, sia a quelli che si potrebbero definire i cattivi maestri che hanno sempre cercato di sfruttare proteste genuine fondate su ragioni vere.

Signora Ministra, noi abbiamo sempre, come uomini politici e come esponenti delle istituzioni, il dovere - ed è stato ricordato da molti colleghi che mi hanno preceduto e da ultimo dalla collega Noja - di essere sempre attenti a garantire l'equilibrio tra il diritto a manifestare e la libertà. Però, questa volta, signora Ministra, in questa fase storica molto differente da altre, noi abbiamo alcuni doveri in più nei confronti di un'intera generazione di ragazzi a cui dobbiamo dire di diffidare sempre dai cattivi maestri e dalla violenza e vedere nelle istituzioni - e in quel momento nella piazza lo Stato erano le Forze dell'ordine - un potere da cui sentirsi tutelati e non sentirlo come estraneo.

Lei ha ricordato il tema della body cam dei poliziotti. Lei sa che in entrambi i rami del Parlamento sono depositate proposte attorno ai codici identificativi finalizzate a rafforzare l'idea che la Polizia sia uno strumento messo nelle mani di persone dallo Stato per garantire quell'equilibrio. Il cortocircuito c'è stato, signora Ministra, perché, come spesso è accaduto altre volte, le persone, le immagini e le fotografie sono state di manifestanti pacifici che grondavano sangue e poche volte si sono visti invece proprio quelli che lei ha definito agenti provocatori. Noi abbiamo di fronte settimane difficili e complesse. Mi permetto di farle una proposta, signora Ministra: incontri le organizzazioni nazionali degli studenti. Faccia questo gesto e dia l'immagine di uno Stato che dialoga e sa anche ascoltare, ma che alza una barriera forte contro i cattivi maestri e contro la violenza.

Noi rischiamo di perdere un'intera generazione, che non ha più fiducia nelle istituzioni, che sta perdendo l'idea di avere un futuro. Noi non ce lo possiamo permettere. Questo cortocircuito generazionale rischia di essere una sorta di mina che noi mettiamo sotto l'edificio della democrazia italiana. Ecco perché, da questo punto di vista, l'invito è: apra un dialogo! Si confronti! Diamo un segnale! Un segnale che deve avere un confine chiaro: le proteste devono rimanere pacifiche e la violenza non può essere lo strumento con cui far sostenere le proprie idee. Questo noi lo pensiamo e da questo punto di vista credo che saranno poi le autorità giudiziarie a valutare i singoli elementi che lei ha ricordato, però, mai più - mai più! - piazze con manifestanti e con ragazzi manifestanti pacificamente che vedano una sproporzione nella risposta! In alcuni casi, oggettivamente, quella sproporzione c'è stata (Applausi dei deputati dei gruppi Liberi e Uguali e Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Costanzo. Ne ha facoltà.

JESSICA COSTANZO (MISTO-A). Grazie, Presidente. Questa è la conferma di come la gestione della pubblica sicurezza sia stata faziosa ed è anche la conferma di come la gestione della pubblica sicurezza segua, come ha detto lei, Ministra, proprio una forza ondulatoria. Ricordiamoci infatti che, da una parte, abbiamo assistito a delle cariche verso dei manifestanti no green pass a Roma, agli idranti verso i manifestanti no green pass di Trieste pericolosi criminali, ma, dall'altra, si chiude volutamente un occhio all'assalto alla CGIL. Tra l'altro son passati più di quattro mesi, ma non si parla della chiusura e dello scioglimento di Forza Nuova. Anche in questo caso, prendiamo l'esempio di Torino: manganello facile verso studenti che, ricordiamo, non hanno sfasciato vetrine, non appartenevano a baby-gang, non erano dei bulli. Ci sono state delle dichiarazioni gravissime anche del questore Ciarambino di fronte a immagini e video inequivocabili. D'altra parte, esattamente qualche giorno dopo, nella stessa città, assistiamo ad una volante della polizia accerchiata, isolata, presa a calci e lanci di bottiglia da tifosi, punti delle città - ne abbiamo molti - che sono terra di nessuno, o meglio, forse terra di delinquenza e spaccio. Allora, la verità è che le ragioni che hanno portato alla manifestazione di questi studenti sono e rappresentano il fallimento della politica degli ultimi decenni. Rivendicare la morte di Lorenzo e, quindi, un futuro di lavoro dignitoso è così legittima come rivendicazione che è scomoda. È scomoda perché scopre le carenze, le incapacità e le inefficienze della politica di ieri e di oggi. Quindi, si risponde con la violenza e con l'oppressione: è semplice! Una domanda, Ministra, voglio farla a lei e a tutto il Governo, a nome di Alternativa: ma che tipo di società consegnerete a queste donne e uomini di domani? Siete semplicemente vergognosi (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Alternativa).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Fusacchia. Ne ha facoltà.

ALESSANDRO FUSACCHIA (M-MAIE-PSI-FE). Grazie, Presidente. Ringrazio la Ministra Lamorgese, per l'informativa. Ho due minuti di tempo, posso solo rinnovare la mia fiducia e, per il resto, essere telegrafico e netto. In primo luogo, quello che è successo, Ministra, non è accettabile: le infiltrazioni certo, ma anche le violenze che gli studenti hanno subito vanno circoscritte, identificate e sanzionate. Senso della misura, ha detto lei. Ci aggiungo anche, Ministra, che, a prescindere da come uno la pensi sugli argomenti e le proteste, il fatto che studenti scendano in piazza, a maggior ragione dopo anni di pandemia e clausura, indica che non li abbiamo ancora persi del tutto, che riescono ancora ad esprimere il loro disagio, le loro idee e le loro convinzioni. Chiedono ascolto. Dovete aprire i Ministeri, non solo quello dell'Istruzione o dell'Interno, come le è stato chiesto dai colleghi: tutti i Ministeri si devono aprire al confronto con i giovani.

In secondo luogo, so che non è di sua competenza, Ministra Lamorgese, ma nelle ore successive al tragico incidente, costato la vita a Lorenzo Parelli - e voglio anch'io rivolgere il mio pensiero alla famiglia e agli amici di Lorenzo -, si è erroneamente diffusa la voce che si trattasse di alternanza scuola-lavoro. Già tema di grande scontro politico da anni, è diventato il totem da abbattere. Io continuo a pensare che esperienze formative dei ragazzi fuori dalla scuola siano fondamentali, ma penso anche che il Ministro dell'Istruzione dovrebbe avviare un'indagine a tappeto in tutta Italia per capire che progetti ogni singola scuola stia facendo e aggiustare il tiro dove serve. La soluzione non può essere, a seconda dell'istinto, richiudere tutti dentro quattro mura scolastiche, magari per fare una bella lezione frontale, in un mondo che non ha bisogno dei cittadini cresciuti come nel Novecento. Ma il punto che voglio sollevare oggi, Ministra Lamorgese, è che non ho sentito una voce che fosse una, da parte del Governo, per dire che non si trattava di alternanza; i nostri studenti non meritano questa pavidità, chiedono verità, perché sanno riconoscerla.

Da ultimo, Presidente e chiudo, le telecamere, Ministro, non bastano: non è più rinviabile introdurre i codici identificativi per agenti impegnati in operazioni di ordine pubblico, a tutela dei cittadini, ma anche e anzitutto a tutela del 99,99 per cento di tutti coloro che compiono questo mestiere con professionalità, rigore e pieno senso dello Stato, perché sappiamo la fatica di essere agenti di Polizia oggi, ma sappiamo anche che non è in alcun modo tollerabile l'immagine anche solo di un ragazzo con la testa insanguinata.

Sono certo che condivide anche lei.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Suriano.

SIMONA SURIANO (MISTO-M-PP-RCSE). Grazie, Presidente. Ministro, intanto la ringrazio per averci risparmiato, questa volta, giustificazioni imbarazzanti come quella dell'agente che testava il moto ondulatorio della camionetta.

Stiamo parlando oggi, qui, di fatti incresciosi, di una gravità inaudita, che un Paese come il nostro, che si vuol definire democratico, non dovrebbe mai vedere accadere.

I giovani sono il nostro futuro e quando assistiamo alla loro richiesta di ascolto dobbiamo interrogarci su cosa stiamo facendo per loro, su cosa stiamo lasciando loro. In questo caso si tratta di studenti, molti anche minorenni, che sono il motore della nostra Nazione, ma che noi fatichiamo a comprendere. Quegli studenti manifestavano nelle piazze italiane perché un loro coetaneo, Lorenzo, è morto, diciottenne, durante le ore di apprendistato, schiacciato da una barra di acciaio di 150 chili, un percorso, quello dell'apprendistato, che in molti casi si rivela più utile per l'azienda anziché per gli studenti e che, come spesso accade, viene svolto in situazioni molto delicate, senza controlli, senza sufficienti tutele, che non tiene conto della vulnerabilità dovuta anche alla inesperienza dei giovani. Vi voglio portare alcuni esempi. A Brescia un ragazzo di 16 anni precipita da una piattaforma aerea, a Cuneo un diciassettenne rimane schiacciato da una cancellata di ferro, a Prato un altro diciassettenne si trancia una falange. Questi sono solo alcuni degli esempi. Quindi, Lorenzo non è vittima del caso. Ed è reato manifestare, in questo Paese, pacificamente per chiedere a chi esercita il potere di sedersi a un tavolo ad ascoltare, a provare a rivedere questo sistema? E con quale diritto si usa violenza e si cerca di giustificare l'ingiustificabile? Abbiamo visto tutti le immagini di Torino, di Napoli, di Roma e il suo silenzio, Ministro in quei giorni è stato assordante, così come è assordante e così com'è increscioso addossare tutte le responsabilità a qualche infiltrato, se ve ne fossero. Ministro, mentre lei e il suo Governo giustamente mostrate sgomento nei confronti delle violenze usate da parte di altri Stati contro i manifestanti, in Italia accade esattamente lo stesso; reprimete consapevolmente e con violenza ogni forma di libera circolazione delle idee, facendo sì che, in questo modo, si possa affossare ciò che a noi più caro: la libertà e la democrazia (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Manifesta-Potere al Popolo-Partito della Rifondazione Comunista-Sinistra Europea).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Rossini. Ne ha facoltà.

EMANUELA ROSSINI (MISTO-MIN.LING.). Grazie, Ministro, per l'informativa. Il 28 gennaio tutto il Paese, tutti i media e tutta la politica erano concentrati sull'elezione del Presidente della Repubblica; quel giorno noi abbiamo avuto due votazioni; la manifestazione e gli studenti in piazza hanno incontrato solo il volto delle Forze dell'ordine, questo è stato il tragico corto circuito: non potevamo spostarci, andare nelle piazze, nelle città per incontrarli e le Forze dell'ordine hanno reagito con l'equilibrio e la proporzionalità che è la cifra del suo Ministero. Certo, per capire come, preventivamente, si possano intercettare i facinorosi lascio a lei la valutazione di quali altri strumenti si possano mettere in campo, però noi in quella piazza non c'eravamo e gli studenti non sono andati in piazza per incontrare le Forze dell'ordine; volevano la politica, volevano parlare di scuola, volevano andare al MIUR e venire in Parlamento, ma noi eravamo impegnati in uno dei nostri doveri più alti. Allora, dobbiamo recuperare questo dialogo, come altri colleghi prima di me hanno detto, un dialogo importante per due ragioni. Innanzitutto perché quel senso di vicinanza che i ragazzi hanno espresso per il loro coetaneo è lo stesso che noi abbiamo sentito e non l'abbiamo vissuto insieme ai ragazzi; è una vicinanza che ci poteva unire e non siamo riusciti a viverla In secondo luogo, dobbiamo salvaguardare quell'istituto che è una prassi didattica importante e formativa per il bene dei ragazzi; lo dobbiamo al grande lavoro che stanno facendo le scuole e che stanno facendo le imprese per organizzare tirocini, alternanza scuola-lavoro e tutte quelle esperienze importanti che stiamo facendo nel Paese. Ecco, che i ragazzi perdano fiducia in questo sarebbe estremamente grave. Quindi, rivolgo un appello a noi stessi, sui nostri territori, a recuperare un dialogo con le nuove generazioni, proprio rispetto a questo strumento formativo molto importante, oltre che verso le istituzioni.

PRESIDENTE. È così esaurita l'informativa urgente all'ordine del giorno.

Interventi di fine seduta.

PRESIDENTE. Passiamo ora agli interventi di fine seduta.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Scanu. Ne ha facoltà.

LUCIA SCANU (CI). Grazie, Presidente. Porto nuovamente in quest'Aula il grido di dolore dei miei concittadini. La situazione della sanità in Sardegna sta riportando le lancette della storia indietro di decenni. Il diritto alla salute non viene garantito, i servizi di assistenza medica ai cittadini si stanno a poco a poco riducendo. Qualche giorno fa, a Ghilarza, centinaia di assistiti provenienti da diversi paesi hanno dovuto aspettare al freddo, per ore, l'assegnazione del medico di base, perché il sistema online non funziona. Cittadini di qualsiasi età e con qualsiasi patologia costretti a lunghe file al freddo - lo ripeto - per elemosinare un diritto.

In quest'Aula tutti abbiamo un medico di base, giusto? Ebbene, nel mio territorio, paesi come Nughedu Santa Vittoria, Sorradile, Bidonì, Busachi, Ulà Tirso, Neoneli e Ardauli non hanno il medico di base; a Samugheo mancano due medici su quattro. Migliaia di pazienti, per poter essere visitati, devono spostarsi per forza in altri comuni. Come fanno un malato, un anziano, un disabile o una mamma con bambini piccoli ad affrontare tutto questo? Ad Uras basta un singolo trasferimento o un pensionamento per lasciare i cittadini senza alcuna assistenza. Altre 10.000 persone rischiano di restare senza medico nei prossimi mesi a Terralba, Arborea, Marrubiu e Arcidano. A Cabras, dopo l'abbandono di un medico, la situazione è stata tamponata aumentando il numero dei pazienti per i soli quattro medici che devono servire un bacino di circa 10.000 abitanti.

Vi chiedo, colleghi, se è normale tutto questo. È normale che nel 2022 un cittadino non abbia il proprio medico di base? Nonostante gli appelli dei cittadini, dei sindaci, dei comitati e dei sindacati e nonostante le manifestazioni, l'ultima ad Uras proprio lunedì mattina, il risultato è sempre lo stesso: di fatto, la sanità nel mio territorio non viene garantita e a pagarne le conseguenza sono sempre i cittadini.

PRESIDENTE. Concluda, onorevole.

LUCIA SCANU (CI). Concludo. Per questi motivi rinnovo il mio appello a un intervento immediato del Ministro Speranza, prima che venga smantellato, ambulatorio dopo ambulatorio, quel che resta di un diritto garantito dalla Costituzione che viene puntualmente calpestato senza ritegno.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Barbuto. Ne ha facoltà.

ELISABETTA MARIA BARBUTO (M5S). Grazie, Presidente. Si chiamava Ginevra e non aveva ancora compiuto due anni. La sua storia ha commosso tutta l'Italia. È morta di COVID, è morta al Bambino Gesù di Roma, è morta perché, presso l'ospedale dove era stata trasportata d'urgenza, in Calabria, non c'era la terapia intensiva pediatrica e a causa della situazione delle strade e della viabilità interna forse si è fatto prima ad allestire l'aereo che l'ha condotta a Roma piuttosto che tentare di condurla in altri ospedali calabresi. Tutto inutile, purtroppo. Ora attendiamo l'esito dell'indagine interna avviata dal presidente della regione Calabria, nonché Commissario alla sanità. Sono due temi, questi, molto dolorosi per noi calabresi. Il primo: la sanità. Quanti viaggi della speranza? Ogni famiglia ha una storia da raccontare. Il secondo: i trasporti. Una Calabria a due velocità, divisa dal massiccio del Pollino e anche dove si sta meglio si sta peggio, rispetto ad altre zone d'Italia.

Ginevra viveva in Calabria, a Mesoraca, un piccolo centro dell'entroterra crotonese dove i cittadini lottano da tempo per l'ospedale, ricordando che la salute è un diritto di tutti. La Calabria fa sempre parte dello Stato italiano? Non più tardi di qualche giorno fa, il Presidente della Repubblica ha pronunziato diverse volte in quest'Aula la parola “dignità”. Ecco, noi calabresi chiediamo che ci venga riconosciuta la medesima dignità di ogni cittadino italiano. Per tale motivo chiediamo che non vengano mai spenti i riflettori su vicende tanto dolorose quanto assurde come queste e denunciamo con forza, una volta di più, le carenze della sanità calabrese che in questo caso sono state una condanna a morte per una creatura di appena due anni. C'è davvero voglia di cambiare? Quanti tributi e sacrifici umani si dovranno ancora compiere sull'altare delle carenze della sanità calabrese? Una vicenda, un tributo, un sacrificio che non era necessario per farci ricordare dove siamo e come viviamo. Noi vogliamo cambiare, noi vogliamo la medesima dignità che spetta ad ogni cittadino, ad ogni uomo, ad ogni donna e ad ogni bambino, a tutte le latitudini in cui vivano. Ciao, piccola Ginevra. Ai tuoi genitori, alla tua famiglia un saluto commosso e un abbraccio affettuoso di tutti i calabresi, e non solo. Sei e rimarrai per sempre nel nostro cuore (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Capitanio. Ne ha facoltà.

MASSIMILIANO CAPITANIO (LEGA). Grazie, Presidente. Parto da uno spiacevole episodio avvenuto in Brianza, nel comune di Vimercate, dove la pubblica amministrazione ha letteralmente cacciato dagli uffici comunali una cittadina di 75 anni che era in possesso della certificazione di esenzione dal vaccino anti-COVID per patologie. Evidentemente, il funzionario comunale non conosceva la normativa, la proroga della validità della certificazione, e purtroppo questo episodio si è verificato anche per la burocrazia che ha imposto a questi cittadini, a differenza del green pass, il possesso cartaceo del documento. Con l'ultimo decreto del Consiglio dei Ministri del 4 febbraio, finalmente si è posto rimedio, perché si è stabilita la digitalizzazione del certificato di esenzione dal vaccino anti-COVID ma solo per quelli che lo otterranno dal 7 febbraio 2022.

I cittadini, invece, che sono già in possesso di una certificazione cartacea dovranno recarsi fisicamente, entro venti giorni dall'entrata in vigore del DPCM, a chiedere al proprio medico di base la conversione digitale del certificato. Trascorsi questi venti giorni - e questo è inaccettabile - la certificazione cartacea non sarà più valida. Dunque, migliaia di cittadini - stiamo parlando di anziani o persone con particolari patologie - alla faccia della digitalizzazione e semplificazione di cui ci ha parlato anche il Presidente della Repubblica nell'ultimo discorso di insediamento, di cui parla spesso il Premier Draghi, che ha incaricato di questo il Ministro per la Transizione digitale, alla faccia di tutte queste parole dovranno recarsi fisicamente con un pezzo di carta dai medici di base per esercitare un loro diritto.

Ci chiediamo - e vado a concludere - se questa procedura estremamente burocratica e onerosa sia rispettosa del decreto del Presidente della Repubblica del 28 dicembre 2000, n. 445, e della legge 12 novembre 2011, n. 183, che, sulla base del principio della decertificazione, stabilisce che le amministrazioni pubbliche e i gestori di servizi pubblici non debbano richiedere o accettare atti o certificati contenenti informazioni già in possesso di un'altra amministrazione. È necessario un intervento urgente in questi giorni (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Paxia. Ne ha facoltà.

MARIA LAURA PAXIA (MISTO). Grazie, Presidente. Vorrei oggi portare alla luce ciò che sta accadendo in Sicilia, in particolare nella mia Catania. La multinazionale Pfizer annuncia 130 esuberi nel suo stabilimento di Catania, nella maniera più bieca possibile: un messaggio WhatsApp contenente una lista di nomi. Quei dipendenti con contratto a tempo indeterminato lo hanno saputo così, cercando tra quei nomi il proprio. Non sono stati ricevuti dall'azienda, hanno dato tanto, soprattutto in questo periodo di enorme necessità; hanno stretto i denti, lavorando spesso in condizioni di disagio. La verità è che la Pfizer ha sfruttato la debolezza di un territorio spesso esaurito in termini di risorse e manodopera da multinazionali che hanno unicamente sferrato un duro colpo all'economia del nostro Paese, della Sicilia, di intere famiglie che versano adesso in condizioni drammatiche.

Mi impegno fin da ora ad incontrare i sindacati che già stanno dando il massimo per difendere i diritti di quelle lavoratrici e di quei lavoratori, e presentare, come hanno già fatto alcuni miei colleghi, un'interrogazione parlamentare affinché il Governo intraprenda un dialogo con l'ennesimo colosso che tenta di fare terra bruciata ai danni dell'industria farmaceutica catanese, che rappresenta un distretto industriale forte, qualificato e di grande prospettiva.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole D'Alessandro, che però non vedo. Aveva chiesto di intervenire; intendo che non voglia più farlo.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Colmellere. Ne ha facoltà.

ANGELA COLMELLERE (LEGA). Onorevoli colleghi e Presidente, oggi, 9 febbraio, ricorre la Giornata mondiale della lingua greca e della cultura ellenica nel giorno della memoria del poeta nazionale Dionysios Solomos. La Giornata non è solo la celebrazione della cultura greca nel mondo, ma anche dell'importanza della conoscenza della civiltà classica e dell'antichità in tutte le sue forme. In Italia l'associazione di cultura classica “Atene e Roma”, che celebra questa ricorrenza con iniziative nei licei e negli atenei, ha proposto di istituire un'analoga Giornata mondiale della lingua latina e ha promosso per la prima volta l'iniziativa l'anno scorso, il 9 e il 10 aprile 2021, con una serie di lezioni patrocinate dall'UNESCO, dal Ministero dei Beni culturali e da cinque università del Lazio.

Vogliamo ora sottolineare l'estrema importanza di queste iniziative pubbliche, non solo per onorare il passato e le radici dell'Europa, ma anche per mantenere viva nelle giovani generazioni l'importanza dello studio delle lingue antiche e la sopravvivenza del liceo classico. Secondo i dati del MIUR quest'anno solo il 6,5 per cento degli studenti di terza media - quindi, secondaria inferiore - ha scelto il liceo classico per gli studi superiori. L'Italia è il baluardo della conoscenza delle lingue antiche nel mondo e questo curriculum di studi va incentivato e tutelato con iniziative come la Giornata mondiale del latino, per cui auspichiamo che venga approvata una legge che ne sancisca ufficialmente l'istituzione. Il latino, ancora più del greco, rappresenta il ponte tra i popoli europei e la base non solo della letteratura e della teologia ma anche del diritto.

Nel ricordare, dunque, la Giornata mondiale del greco, sottolineiamo anche la necessità e la bellezza del latino e, con le lingue antiche, l'importanza del liceo classico in Italia (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Fiano. Ne ha facoltà.

EMANUELE FIANO (PD). La ringrazio, Presidente. Un anno fa ci lasciava Franco Marini, uno dei fondatori del Partito Democratico. In questi giorni, in cui abbiamo risentito molte critiche, molte accuse e molti attacchi alla politica, Franco Marini ha rappresentato per molti di noi, per molti nel Partito Democratico, un esempio di buona politica. Franco Marini veniva da una lunghissima esperienza di attività sindacale, fino a essere diventato il segretario generale della CISL. Quindi, un attaccamento a un'idea sociale della politica, prima sindacale e poi in un partito e nelle istituzioni, nelle quali ha rivestito la seconda carica dello Stato.

La sua mancanza si sente quando parliamo del perché fare politica, del come fare politica e del come collegare la politica alla vita delle persone. Si sente la mancanza del suo sarcasmo, a volte della sua durezza, della sua pipa in bocca e del suo attaccamento al suo territorio, l'Abruzzo.

Lo salutiamo. Non lo dimenticheremo: è impresso nella memoria di molti di noi e nella storia nostra, d'Italia e del Partito Democratico (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

Ordine del giorno della prossima seduta.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.

Venerdì 11 febbraio 2022 - Ore 9,30:

1. Svolgimento di interpellanze urgenti.

La seduta termina alle 20,15.

SEGNALAZIONI RELATIVE ALLE VOTAZIONI EFFETTUATE NEL CORSO DELLA SEDUTA

Nel corso della seduta sono pervenute le seguenti segnalazioni in ordine a votazioni qualificate effettuate mediante procedimento elettronico (vedi Elenchi seguenti):

nelle votazioni nn. 15 e 16 il deputato Marchetti ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole;

nella votazione n. 19 il deputato Bond ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole.

VOTAZIONI QUALIFICATE EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO

INDICE ELENCO N. 1 DI 2 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 13)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
1 Nominale TU pdl 290 e ab-B - em. 1.100, 1.10 367 359 8 180 355 4 95 Appr.
2 Nominale articolo 1 365 362 3 182 362 0 95 Appr.
3 Nominale articolo 3 370 369 1 185 369 0 95 Appr.
4 Nominale articolo 5 375 375 0 188 375 0 95 Appr.
5 Nominale articolo 6 380 380 0 191 380 0 95 Appr.
6 Nominale articolo 7 390 390 0 196 390 0 95 Appr.
7 Nominale articolo 8 389 389 0 195 389 0 95 Appr.
8 Nominale articolo 9 387 387 0 194 387 0 95 Appr.
9 Nominale articolo 11 388 388 0 195 388 0 95 Appr.
10 Nominale articolo 12 392 392 0 197 392 0 95 Appr.
11 Nominale articolo 13 391 391 0 196 391 0 95 Appr.
12 Nominale articolo 14 396 396 0 199 396 0 94 Appr.
13 Nominale articolo 16 396 396 0 199 396 0 94 Appr.

F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M = Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui é mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi é premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.

INDICE ELENCO N. 2 DI 2 (VOTAZIONI DAL N. 14 AL N. 23)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
14 Nominale articolo 18 398 398 0 200 398 0 94 Appr.
15 Nominale articolo 19 397 397 0 199 397 0 94 Appr.
16 Nominale em. 21.1 404 404 0 203 404 0 94 Appr.
17 Nominale articolo 21 400 400 0 201 400 0 94 Appr.
18 Nominale odg 9/290-e ab.-B/1 412 407 5 204 38 369 94 Resp.
19 Nominale TU pdl 290-e ab.-B - voto finale 421 421 0 211 421 0 92 Appr.
20 Nominale Moz. Molinari e a. n. 1-569 n.f. 419 391 28 196 379 12 89 Appr.
21 Nominale Moz. Lollobrigida e a. n. 1-577 423 417 6 209 37 380 89 Resp.
22 Nominale Moz. Lollobrigida e a. n. 1-577 p2 420 415 5 208 33 382 89 Resp.
23 Nominale Moz. Lollobrigida e a. n. 1-577 p3 413 410 3 206 46 364 89 Resp.