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Resoconto dell'Assemblea

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XVIII LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 620 di mercoledì 22 dicembre 2021

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE ROBERTO FICO

La seduta comincia alle 13.

PRESIDENTE. La seduta è aperta.

Invito la deputata segretaria a dare lettura del processo verbale della seduta precedente.

ANNA RITA TATEO, Segretaria, legge il processo verbale della seduta di ieri.

PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.

(È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Baldelli, Bergamini, Brescia, Butti, Casa, Davide Crippa, D'Uva, Daga, De Maria, Delmastro Delle Vedove, Fassino, Gregorio Fontana, Gebhard, Giachetti, Giacomoni, Grande, Grimoldi, Invernizzi, Liuni, Lollobrigida, Lorefice, Lupi, Marin, Molinari, Mura, Perantoni, Schullian, Tasso, Tuzi e Zoffili sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.

I deputati in missione sono complessivamente 95, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna (Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna).

Informativa urgente del Governo in materia di sicurezza sui luoghi di lavoro.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di una informativa urgente del Governo in materia di sicurezza sui luoghi di lavoro.

Dopo l'intervento del rappresentante del Governo, interverranno i rappresentanti dei gruppi - per sette minuti ciascuno - e delle componenti politiche del gruppo Misto - per due minuti ciascuno - in ordine decrescente, secondo la rispettiva consistenza numerica.

(Intervento del Ministro del Lavoro e delle politiche sociali)

PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il Ministro del Lavoro e delle politiche sociali, Andrea Orlando.

ANDREA ORLANDO, Ministro del Lavoro e delle politiche sociali. Signor Presidente, onorevoli colleghe e onorevoli colleghi, voglio innanzitutto esprimere, anche a nome del Governo, il cordoglio per la morte di Roberto Peretto, di Marco Pozzetti e di Federico Falotico, appena ventenne (Applausi - L'intera Assemblea si leva in piedi), che hanno perso la vita sabato scorso a Torino, a causa del crollo di una gru, mentre stavano lavorando.

È l'ennesimo, tragico infortunio sul lavoro - ancora morti - e non aggiungo aggettivi, perché gli aggettivi li abbiamo consumati in questi anni e le parole rischiano di suonare vuote, logore. È un cordoglio che voglio estendere alle loro famiglie e a tutti i familiari che, in queste settimane e in questi mesi, purtroppo, hanno perso persone care mentre svolgevano il proprio lavoro.

I tre operai coinvolti, al momento dell'incidente mortale, si trovavano sulla piattaforma della gru fissa, per ultimare le operazioni di montaggio. Nello stesso incidente, sono rimaste coinvolte altre tre persone: due passanti e un altro lavoratore. Dalle prime informazioni, direttamente acquisite tramite il competente Servizio prevenzione e sicurezza sul lavoro, non è ancora noto se la causa del crollo sia ascrivibile ad un cedimento strutturale alla base della gru fissa - che sarebbe caduta sul palazzo, causando danni alla struttura, per poi finire sulla strada - ovvero ad uno smottamento del piano stradale. Congiuntamente all'indagine svolta dall'autorità giudiziaria, sono già in corso gli accertamenti dell'ispettorato nazionale del lavoro, dai quali mi risulta che la società che aveva assunto Roberto Peretto applica il contratto collettivo metalmeccanico piccola e media industria e occupa solo un altro dipendente, oltre al lavoratore deceduto. Falotico Filippo era stato assunto con contratto di apprendistato professionalizzante dal 29/9/2021, con la qualifica professionale di montatore di gru.

La società applicava il contratto nazionale metalmeccanico artigiano e occupava soltanto l'apprendista che è deceduto. Marco Pozzetti era titolare e firmatario di un'impresa artigiana omonima esercente l'attività di manutenzione, riparazione e montaggio gru edili dal 2 novembre 2006, iscritto all'INAIL come artigiano. La ditta individuale non occupa dipendenti. Erano, altresì, presenti in cantiere 3 lavoratori, dei quali uno con contratto per i dipendenti delle imprese logistiche, trasporto merci e spedizioni, uno con contratto nazionale dipendente imprese edili ed affini ed un altro amministratore unico di una società che svolge l'attività di noleggio e locazione, anche finanziaria, di macchine ed attrezzature per l'industria edile, assistenza tecnica, montaggio e riparazione dei detti macchinari. Sono in corso le verifiche ispettive finalizzate al controllo delle posizioni lavorative dei lavoratori coinvolti nell'infortunio e della congruità dei contratti collettivi applicati dalla società datrice di lavoro.

La vicenda di Torino è emblematica di un modello che, purtroppo, si riproduce troppo spesso, caratterizzato, da una parte, da un'articolata catena di subappalti e, dall'altra, da un'evidente disaggregazione contrattuale, che determina la coesistenza di più contratti collettivi all'interno dello stesso cantiere. Non è un una bizzarria sollevare questa questione, come ricerca di un'omogeneità astratta; ogni contratto prevede, infatti, una formazione specifica per un rischio specifico (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). A ciò si aggiunge un fenomeno sempre più frequente, di dinamiche competitive tra le categorie delle stesse organizzazioni sindacali, che si riflettono in previsioni contrattuali collettive non sempre coerenti. Se a tutto questo si aggiunge anche il fenomeno dei “contratti pirata”, con implicazioni normative diverse, comprendiamo qual è la base di quelle che continuiamo a chiamare, secondo me ingiustamente, “morti bianche”, perché ormai le responsabilità e le cause le conosciamo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

Sul lavoro e di lavoro si continua a morire nei cantieri edili, nelle fabbriche, nei campi, nei magazzini, e questo richiama la necessità di proseguire e rafforzare, con decisione e costanza, il lavoro avviato dal Governo, dal Parlamento, dalle autorità di vigilanza e da tutte le istituzioni competenti, anche in raccordo con le parti sociali.

In questi mesi, il Governo si è mosso con interventi di carattere strutturale e organico, che hanno riportato al centro il tema della sicurezza nei luoghi di lavoro, anche cercando di intervenire su quel senso di rassegnazione, talvolta di accettazione fatalistica, che spesso si è registrato in occasione delle morti sul lavoro. Si è trattato di un intervento che si è sostanziato sia in modifiche e integrazioni del tessuto normativo esistente in materia di vigilanza, sia in azioni volte a un più efficace coordinamento dei livelli istituzionali coinvolti, per evitare la dispersione e la duplicazione delle competenze tra una pluralità di soggetti, che spesso non dialogano fra loro.

C'è sicuramente bisogno di tempo, perché paghiamo le scelte che non sono state fatte in passato, e le scelte che faremo oggi, forse, produrranno effetti in futuro, perché l'intervento operato con il “decreto-legge Fiscale”, da poco convertito in legge, sta iniziando soltanto ora a dispiegare i primi effetti, che dovranno essere sottoposti a valutazione. Non vi è dubbio, però, che occorre aumentare, e mantenere alti, l'attenzione e l'impegno e rafforzare i controlli e la programmazione di un'azione strutturale per cercare di intervenire sulle ragioni di una recrudescenza degli infortuni sul lavoro, ragioni che risiedono nella carenza di risorse impiegate, di strategie organizzative e in una persistente violazione ed elusione della tutela dei lavoratori. Occorre, da una parte, estendere, in maniera diffusa, a tutti i settori produttivi l'azione di vigilanza, di formazione, di prevenzione, di informazione e di assistenza alle imprese e, dall'altro, concentrarsi sui settori che presentano una maggiore incidenza di irregolarità contrattuali e una minore trasparenza delle condizioni di lavoro.

Inoltre, è doveroso interrogarsi sulle iniziative necessarie per evitare che la ripresa generi, accanto a un' auspicata ripresa del PIL, un arretramento sul fronte della sicurezza e della salute dei lavoratori (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

L'analisi congiunta dei dati dell'INAIL e dell'Ispettorato nazionale del lavoro ci presenta un quadro molto severo. Le denunce di infortunio sul lavoro pervenute all'INAIL alla data del 31 ottobre evidenziano, nei primi 10 mesi del 2021, sono oltre 448 mila: un aumento, rispetto ai primi 10 mesi del 2020, del più 6,3 per cento, ossia quasi 27 mila denunce di infortunio in più, che passano al più 16,5 per cento se il confronto viene fatto al netto dei contagi da COVID-19. Rispetto, invece, ai primi 10 mesi del 2019, nel 2021 sono in diminuzione sia gli infortuni in occasione di lavoro, sia quelli in itinere.

Riguardo all'attività economica, tra il 2020 ed il 2021 si sono registrati aumenti consistenti di denunce in quasi tutti i settori, in particolare in quelli dei trasporti e delle costruzioni; viceversa, rispetto al 2019, nel 2021 si registrano cali diffusi in tutti i settori, tranne che per quelli della sanità e delle amministrazioni pubbliche, per effetto, ovviamente, della pandemia in corso.

Per quanto riguarda gli infortuni mortali, i dati dei primi 10 mesi dimostrano come il 2021 si stia presentando come un anno particolarmente critico sul fronte delle morti sul lavoro non collegate all'epidemia, soprattutto alla luce del maggior numero di incidenti plurimi denunciati dall'Istituto. Al netto degli infortuni da contagio COVID-19, sembrerebbe presentarsi, nei primi 10 mesi del 2021, rispetto all'analogo periodo 2020, un aumento complessivo del 20,6 per cento, da monitorare comunque nelle future rilevazioni. A livello di gestione assicurativa e soprattutto nell'industria e nei servizi - dove si registra circa l'85 per cento dei casi mortali, quasi a determinare il trend complessivo -, si osservano, nel confronto tra i primi 10 mesi del 2021 e del 2019 - preso a riferimento come anno ante-pandemia -, gli incrementi più consistenti dei casi di infortunio in occasione di lavoro. I settori di attività da segnalare che hanno registrato dal 2020 al 2021 un incremento di infortuni mortali sono: le costruzioni, i servizi di informazione e comunicazione e il comparto dei minerali non metalliferi; altri settori, come la sanità, i trasporti, il comparto manifatturiero e l'amministrazione pubblica hanno subito un calo, dovuto a un 2020 influenzato maggiormente dalla pandemia, mentre il commercio permane stabile.

Per quanto riguarda, in particolare, le costruzioni, dal 2020 al 2021, al lordo dei dati COVID, si registra un incremento di infortuni mortali, passando da 94 a 98 decessi denunciati. L'analisi, al netto delle denunce COVID, conferma che tra il 2020 e il 2021 l'aumento degli infortuni mortali nel comparto delle costruzioni è pari a più 16 decessi.

Sotto il profilo degli interventi di vigilanza eseguiti all'inizio del corrente anno, fino al 16 dicembre 2021, si registra un volume di accessi pari a 61.995. Nel dettaglio, dall'inizio del 2021 sono stati avviati 49.467 controlli in materia lavoristica, di legislazione sociale, l'80 per cento del totale, 12.528 controlli in materia di salute e sicurezza sul lavoro, circa il 20 per cento del totale. L'incremento delle ispezioni rispetto all'anno 2020 è di oltre il 30 per cento, passando da 15.923 a 20.803, fino al novembre del 2021, quindi il dato sarà di un incremento ancora superiore, alla fine dell'anno.

Nello specifico ambito della vigilanza in materia di salute e sicurezza, le irregolarità maggiori sono state riscontrate nel settore dell'edilizia, corrispondente a circa il 68 per cento del totale della violazione accertata in materia prevenzionistica.

Relativamente al settore edile, l'Ispettorato nazionale del lavoro ha promosso una campagna ispettiva straordinaria, in concomitanza con la ripresa dei cantieri dopo la pausa estiva, al fine di intensificare i controlli, sia sotto il profilo della prevenzione sia sotto il profilo del rispetto delle norme a tutela dei rapporti di lavoro, in un'ottica omnicomprensiva, per la quale l'osservanza di ciascuno dei due aspetti è funzionale a un sistema generale di rispetto delle corrette condizioni di lavoro, a salvaguardia dei lavoratori.

Il 75 per cento delle irregolarità accertate riguarda proprio la materia della salute e della sicurezza sul lavoro, peraltro merita attenzione la percentuale di irregolarità riscontrata all'esito della vigilanza speciale in corso. Da essa risulta che oltre 9 imprese edili su 10 non sono regolari. Più in generale, occorre sottolineare che, dai dati incrociati di INAIL, Ispettorato nazionale del lavoro e Istat, risulta che l'incidenza degli infortuni sul lavoro è connessa alle situazioni di irregolarità e illegalità contrattuale. I dati evidenziano, infatti, che il numero maggiore di infortuni si verifica in imprese di piccole dimensioni, che svolgono attività prevalentemente in appalto e in settori di attività caratterizzati da contenuti professionali non particolarmente elevati. E' quindi ipotizzabile che parte degli infortuni sul lavoro sia legata anche alla dinamica del ciclo produttivo, a specifiche condizioni contrattuali e, più in generale, a una scarsa diffusione della cultura della sicurezza.

Il tema della sicurezza non può essere disgiunto da quello della regolare costituzione dei rapporti di lavoro, che rappresenta la precondizione necessaria e ineludibile di un lavoro sicuro e dignitoso. Non si fa riferimento al solo lavoro nero, in cui il lavoratore è privato delle elementari regole di sicurezza - formazione e dispositivi di protezione individuale -, ma anche al lavoro meramente irregolare, in quanto il non rispetto dei limiti all'orario di lavoro, le esternalizzazioni illecite, la destrutturazione delle prestazioni lavorative e, in genere, tutte le irregolarità espressive di un dumping contrattuale hanno effetti diretti sull'abbattimento delle tutele e dei livelli di sicurezza dei lavoratori.

Come riconosciuto anche dagli organismi dell'Unione europea in materia, è necessario un approccio integrato, in cui il rapporto di lavoro e il sistema della sicurezza siano funzionalmente connessi. Nel nostro ordinamento non mancano le regole protettive e le misure di vigilanza e di repressione, che sono numerose e che si fondano su principi avanzati di tutela e di matrice europea, c'è piuttosto un problema di effettività delle norme, di scarto tra le regole e l'applicazione delle stesse all'interno dei luoghi di lavoro.

È in questo snodo cruciale dell'effettività che il Governo è intervenuto, in via d'urgenza, con il decreto n. 146 del 2021, con l'obiettivo di potenziare la strategia della vigilanza e della prevenzione. Le modifiche introdotte dal Parlamento hanno rafforzato alcune misure, con particolare riferimento alla formazione. Innanzitutto, è stato ampliato il sistema di controllo, con l'estensione delle competenze dell'Ispettorato del lavoro dai cantieri edili, di cui si occupava, a tutti i settori. Abbiamo conferito all'Ispettorato nazionale del lavoro lo stesso perimetro di competenze che spetta ai servizi ispettivi delle ASL in materia di vigilanza sulla salute e sulla sicurezza, alle quali, però, nulla è stato sottratto.

Per quanto attiene, infine, al potenziamento degli organici, il raddoppio, quantomeno, delle forze ispettive in campo, grazie al citato decreto-legge, rappresenta un deciso rafforzamento delle capacità di azione istituzionale di contrasto alla violazione delle norme di prevenzione e protezione. Sul punto preme evidenziare che sta proseguendo il suo iter la procedura concorsuale finalizzata all'assunzione di nuovi ispettori del lavoro, con la recente approvazione delle graduatorie che consentiranno di incrementare, entro febbraio 2022, la dotazione organica dell'Ispettorato con 431 funzionari amministrativi e 900 ispettori ordinari; a questi andranno, poi, a sommarsi altre 1.249 unità di personale, di cui 1.174 ispettori tecnici, 50 funzionari statistici, 25 funzionari informatici. La pubblicazione del bando è prevista nella Gazzetta Ufficiale del 14 gennaio 2022.

È stato rivitalizzato lo strumento della sospensione dell'attività imprenditoriale per motivi di salute e sicurezza sul lavoro, che si aggiunge allo strumento esistente della prescrizione, attraverso il quale si impongono specifiche misure atte a far cessare il pericolo per la sicurezza e per la salute dei lavoratori durante lo svolgimento della mansione. Con la recente conversione è stata anche prevista, ai fini della sospensione per lavoro irregolare, l'ipotesi di personale occupato come lavoratori autonomi occasionali, in assenza delle condizioni richieste dalla normativa.

In tema di contestuale verifica della regolarità dei rapporti di lavoro, il decreto-legge ha previsto, da un lato, il rafforzamento dell'attività di coordinamento e ispettiva, avendo come obiettivo quello di prevenire le situazioni di illegalità e di pericolo e, dall'altro, l'inasprimento delle sanzioni nei confronti delle imprese inadempienti, sia di quelle che non abbiano posto in essere le misure preventive previste dal decreto legislativo n. 81 del 2008 sia di quelle presso le quali si riscontrano dei lavoratori in nero.

Altro fondamentale intervento contenuto nel richiamato decreto ha riguardato la qualità degli interventi ispettivi. Attraverso l'attivazione, finalmente, dopo oltre 13 anni dal Testo unico n. 81 del 2008, del Sistema informativo nazionale per la prevenzione (SINP), abbiamo realizzato uno scambio di informazioni tra INAIL, Ispettorato del lavoro, INPS e ASL in tempo reale. In questo modo, il sistema fornirà dati condivisi, anche con lo scopo di programmare e valutare le attività di controllo. Un'apposita sezione del Sistema informativo sarà dedicata alle sanzioni irrogate nell'ambito della vigilanza, con il fine di ricostruire la storia e l'evoluzione, sotto il profilo della sicurezza, delle imprese sottoposte a verifiche.

Siamo d'accordo con le organizzazioni sindacali che, alla luce di questa implementazione, dovremo decidere che cosa fare di questi dati, cioè come tenere conto di questa qualificazione che si determina attraverso questi dati in termini di capacità di contrarre con la pubblica amministrazione, di possibilità di esercitare l'attività di impresa e di tutto ciò che, naturalmente, riguarda la vita di un soggetto imprenditoriale.

Pochi giorni fa, il 24 novembre, ho adottato il decreto previsto dal decreto-legge n. 146 del 2021 per razionalizzare e snellire la composizione del tavolo tecnico per lo sviluppo e il coordinamento del SINP, prevedendo anche il coinvolgimento del Dipartimento per la trasformazione digitale.

Un gruppo di lavoro, in collaborazione con l'Ispettorato e l'INAIL è attivo presso il Ministero per dare tempestivo seguito all'adozione dei decreti previsti dal decreto-legge n. 146 del 2021. Al tempo stesso, abbiamo verificato che numerosi decreti attuativi del decreto legislativo n. 81 del 2008 - ben 26 - per di più di contenuto tecnico non sono stati adottati ed il medesimo gruppo si sta occupando di una ricognizione per verificarne l'attualità e, nel frattempo, emanare quelli che erano previsti dal citato decreto del 2008.

Oltre a quelli istituzionalmente effettuati dall'INAIL in materia di innovazione e ammodernamento tecnologico diretti alle imprese, devo segnalare gli importanti investimenti stabiliti dal decreto-legge in tema di risorse informatiche, pari a 3,7 milioni nel prossimo biennio, e in risorse umane, con l'aumento del supporto all'attività di vigilanza dell'Ispettorato nazionale del lavoro attraverso ulteriori 90 carabinieri, che andranno ad aggiungersi all'organico, per complessive 660 unità.

Non meno importanti sono anche alcuni aspetti promozionali contenuti nel decreto-legge finalizzati ad incentivare la formazione di qualità in materia di sicurezza. È stabilito che lo svolgimento di attività formativa, quella buona e certificata nell'ambito degli organismi paritetici, costituisca un criterio per ottenere alcuni vantaggi sia ai fini dell'attività di vigilanza sia sotto il profilo della determinazione dei premi assicurativi INAIL. Altrettanto importante, a mio avviso, è la previsione dell'equiparazione del datore di lavoro ai dirigenti e ai preposti nell'obbligo di ricevere una formazione adeguata e specifica e un aggiornamento periodico in base ai compiti svolti in materia di salute e lavoro. Particolarmente importante questa indicazione, se pensiamo - non vorrei dare dati che sono ancora ufficiosi - che, negli ultimi mesi, pare che ci sia stato un incremento nel settore edile di circa 11.000 nuove imprese che si sono formate.

Al fine dell'adeguatezza e della specificità della formazione e dell'aggiornamento periodico, le relative attività formative devono essere necessariamente svolte in presenza e a cadenza almeno biennale e, in ogni caso, ove necessario per l'evoluzione dei rischi già esistenti per l'insorgenza di nuovi rischi.

L'intervento del Governo è, quindi, orientato a colmare lacune di inefficienza del sistema e all'efficacia dell'attività di accertamento e repressione. Siamo consapevoli, però, che un approccio esclusivamente penalizzante e repressivo, da solo, non è in grado di produrre una vera inversione di tendenza. È quindi intenzione del Governo affiancare a questi interventi di natura strutturale altre azioni positive, per coinvolgere le imprese in percorsi virtuosi di formalizzazione e innalzamento degli standard di sicurezza.

Sotto l'aspetto della formazione, il Ministero sta operando al fine di risolvere, attraverso la via di percorsi mirati, il tema della certificazione delle imprese e della qualificazione del datore di lavoro in materia di sicurezza.

Ritengo necessario ed auspicabile avviare un dialogo serrato con le parti sociali che dia attuazione alle previsioni del decreto legislativo n. 81 del 2008 in merito ad un sistema di qualificazione delle imprese, appunto, che consenta di valorizzare e premiare i modelli organizzativi e gestionali più virtuosi adottati dai datori di lavoro, che siano effettivamente in grado di produrre effetti positivi in termini di prevenzione degli infortuni.

Mi soffermo ancora, in particolare, sul settore dell'edilizia, nel quale sarebbe auspicabile avviare tale strumento incentivante per coniugare, in maniera bilanciata e sostenibile, penalizzazioni e misure premiali. Con riferimento a questa stessa tematica, con il decreto ministeriale n. 143 del 2021, abbiamo realizzato uno strumento importante proprio per il settore edile, il cosiddetto DURC di congruità, attraverso l'introduzione di un sistema di verifica della congruità dell'incidenza della manodopera impiegata nella realizzazione dei lavori edili, sia pubblici sia privati. Ciò allo scopo di realizzare un'azione di contrasto dei fenomeni di dumping contrattuale e di promuovere l'emersione del lavoro irregolare. Con questo sistema, che è entrato in vigore il 1° novembre, l'impresa che non denuncia un numero minimo di lavoratori, appunto, congruo non può ottenere il DURC, e, quindi, partecipare ad appalti pubblici, né beneficiare dei vari incentivi, compreso quello del 110 per cento. Il superbonus, che rappresenta sicuramente uno strumento positivo per il rilancio dell'economia, ha come corollario, però, il rischio di un aumento degli incidenti. Al riguardo diventa necessario prevedere che l'accesso ai benefici del superbonus non sia applicabile per i lavori edili effettuati da aziende che non rispettino pienamente il contratto collettivo dell'edilizia e che applichino i cosiddetti contratti pirata (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico, MoVimento 5 Stelle e Lega-Salvini Premier).

Pertanto, a questo proposito ritengo urgente, una volta che si è chiarita e definita la normativa di riferimento, intervenire con una specifica norma.

Per rafforzare il quadro della vigilanza nel settore edile è opportuno poi valorizzare il ruolo e le funzioni dei professionisti responsabili della sicurezza sul lavoro, anche attraverso il riconoscimento di compensi adeguati che tengano conto della responsabilità che questo tipo di attività implica. Un intervento del genere, con il pieno coinvolgimento degli ordini professionali, consentirebbe di valorizzare al massimo queste funzioni anche riguardo alle piccole attività lavorative. Nel solco di un rafforzamento del legame tra regolarità dei rapporti di lavoro e prevenzione antiinfortunistica si inseriscono il protocollo sui rider e la costruzione della task force nel settore della logistica e del trasporto merci, sottoscritti allo scopo di individuare tempestivamente e contrastare i comportamenti illegali in entrambi i settori nonché di scongiurare il pericolo di un abbassamento degli standard di legalità complessiva nell'esecuzione della prestazione, suscettibile di ripercuotersi negativamente sui livelli di sicurezza. In riferimento al settore della logistica, sono stati resi noti i primi risultati dell'attività operativa della task force da me istituita (settore logistico e trasporto merci), costituita nell'ambito del tavolo sul settore nello scorso mese di luglio.

Da ultimo, nella giornata del 20 dicembre ultimo scorso sono state sottoposte a verifica complessivamente 90 aziende, la metà delle quali è risultata irregolare al momento del primo accesso. In questi mesi numerose sono state le violazioni riscontrate in materia di lavoro nero e di salute e di sicurezza dei luoghi di lavoro nell'ambito dei controlli coordinati dall'INL, che hanno interessato tutto il territorio nazionale. I risultati confermano l'esigenza di proseguire nel rafforzamento della collaborazione e nel potenziamento del coordinamento da parte di tutte le agenzie e le forze coinvolte nelle task force, che ringrazio per l'impegno e i risultati che stanno ottenendo. Questo metodo di cooperazione interistituzionale, per la prima volta applicato nell'ambito delle politiche di vigilanza, è il percorso su cui si deve proseguire nel futuro.

Anche il protocollo nazionale sullo smart working, concluso attraverso il dialogo con le parti sociali, garantisce il diritto alla salute e alla sicurezza nei luoghi di lavoro come se si trattasse di luoghi aziendali. Ricordo, inoltre, che dal 1° novembre è entrata in vigore la nuova disciplina dei subappalti nei contratti pubblici, nella quale si prevede, tra l'altro, che i lavoratori in subappalto devono ricevere lo stesso trattamento economico e normativo dei dipendenti dell'appaltatore. È nostra intenzione riflettere e discutere anche sulla possibile estensione al settore privato della regola di parità, peraltro più volte richiesta dal sindacato, dal momento che la rimozione della fondamentale garanzia della parità di trattamento negli appalti e subappalti spinge tutto il sistema di appalti e subappalti alla ricerca del prezzo più basso, iniettando in esso un fattore di destabilizzazione e di illegalità che si ripercuote negativamente sul trattamento dei lavoratori, sulle condizioni, sulla sicurezza nonché sulla stessa qualità complessiva del sistema economico (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

Sul piano istituzionale occorre, inoltre, mettere a punto il potenziamento della cosiddetta cabina di regia e dei vari organismi interistituzionali, preposti dal testo unico n. 81 del 2008, agli articoli 5 e 7, e delle politiche di programmazione e di coordinamento sia a livello nazionale sia a livello decentrato. Allo scopo, sarebbe opportuno dotare il comitato di indirizzo, di cui all'articolo 5, di una struttura stabile che si occupi sistematicamente dello svolgimento di questi importanti compiti e alla fine predisponga un rapporto annuale con cui investire il Parlamento dell'azione svolta su questa materia centrale per la civiltà del nostro Paese.

Oltre al versante della prevenzione, c'è la necessità di un'opera di aggiornamento, ormai non più procrastinabile, anche sul versante assicurativo e solidaristico gestito dall'INAIL, e questo almeno in due direzioni: anzitutto, allo scopo di eliminare o abbassare la franchigia ed aumentare la protezione indennitaria, poiché il testo unico INAIL lascia scoperti da indennizzo troppi infortuni e troppi lavoratori che presentano danni anche di una certa entità; in secondo luogo, per estendere a tutti i lavoratori, senza distinzione di sorta, il complesso delle tutele oggi erogate dall'INAIL, secondo un impianto che è ancora selettivo e che non appare rispondere ai valori dell'eguaglianza della protezione solidaristica garantita dalla Costituzione al lavoro in tutte le sue forme (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Oltre 3 milioni di lavoratori non godono delle tutele INAIL. Si tratta di lavoratori autonomi, professionisti, piccoli imprenditori, militari, ma anche comuni lavoratori subordinati.

Credo sia tempo di una profonda revisione che vada verso la direzione della completa socializzazione del rischio e dell'universalità della copertura assicurativa. Tutto questo avverrebbe con i recenti interventi in materia di welfare e, in particolare, con l'impianto della riforma degli ammortizzatori sociali che razionalizza le tutele esistenti in direzione di una protezione estesa a tutte le categorie.

Occorre, inoltre, sostenere e incentivare alcune iniziative di ricerca dell'INAIL, finalizzate a individuare soluzioni utili per mitigare i rischi nell'ambiente di lavoro e ad elevare i livelli di sicurezza praticati nell'uso delle macchine e delle attrezzature di lavoro in generale.

Al riguardo, l'INAIL ha sviluppato e sta mettendo a punto soluzioni innovative, finalizzate allo sviluppo della robotica collaborativa per ambienti ad alto rischio come supporto all'operatore nelle attività maggiormente gravose; alla prevenzione delle ricadute nell'altro settore delle costruzioni; alla messa a punto di percorsi formativi per gli operatori addetti alla conduzione, all'installazione e alla manutenzione dei macchinari complessi e ambienti confinati; all'elaborazione di modelli basati sulla tecnologia digitale, attività che pone, appunto, l'istituto pubblico come perno di una funzione preventiva e non solo assicurativa. In quest'ottica, si sta lavorando anche per un raccordo e una collaborazione efficace con le università e i centri di ricerca. Inoltre, è stato recentemente presentato il bando ISI per le imprese, con un importo complessivo di 273 milioni di euro che rafforza il profilo e le politiche adottate dall'INAIL per la prevenzione.

Su questo percorso di incentivazione e di promozione della cultura della sicurezza nelle imprese intendiamo proseguire. In prospettiva, le azioni future dovranno essere maggiormente orientate allo sviluppo di una formazione diffusa e alla crescita di una cultura della legalità, che integri il principio costituzionale di libertà di impresa con il fondamentale e prioritario rispetto della sicurezza, della libertà e della dignità umana, valorizzando quanto più possibile il principio della responsabilità sociale dell'impresa. Con questo obiettivo prenderà avvio, nel mese di gennaio prossimo, una campagna interministeriale di comunicazione, finalizzata a richiamare l'attenzione sull'importanza della prevenzione e della sicurezza nei luoghi di lavoro.

Siamo altresì consapevoli che lo Stato deve fare la sua parte nel predisporre gli strumenti per supportare e incentivare le imprese nelle azioni a presidio della sicurezza. Più in generale, in tutti questi mesi di pandemia abbiamo sperimentato il valore del dialogo sociale come metodo più efficace per il perseguimento di obiettivi condivisi e per la migliore composizione degli interessi. Proprio la declinazione di questo metodo ha consentito di sottoscrivere, insieme alle parti sociali, importanti protocolli che hanno permesso di contemperare la tutela della salute e della sicurezza pubblica con l'esigenza del riavvio delle attività economiche. Laddove il confronto tra le parti sociali si è sviluppato in modo costruttivo, i risultati in termini di sicurezza dei lavoratori non sono mancati, in quanto il sistema partecipativo contribuisce ad accrescere il senso di responsabilità di tutti gli attori del sistema produttivo, a partire dai temi cruciali, tra loro intimamente connessi, della tutela della salute, della sicurezza del lavoro, del rispetto dell'ambiente e dello sviluppo sostenibile delle attività produttive.

Consentitemi due ultime considerazioni. La prima è questa: noi registriamo sui giornali le morti che avvengono nei cantieri e nelle fabbriche; non vanno sui giornali, invece, le morti dovute a malattie di carattere professionale (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e MoVimento 5 Stelle). Credo sia urgente - e in questo senso ci stiamo muovendo - implementare la normativa che riguarda, per esempio, la tutela di una vera e propria tragedia italiana, che è quella dell'amianto (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e MoVimento 5 Stelle).

Se guardiamo questi dati, cioè quelli che ho appena proposto alle Camere, ne emerge una valutazione: gli incidenti non avvengono ovunque nella stessa misura; avvengono di più quando il lavoro è precario e quando il lavoro è frammentato. Questo pone due ordini di questioni: una è quella del subappalto, come ho detto; l'altra è la questione dell'omogeneità dell'attività contrattuale - fatemela dire così - che implica tutta un'altra serie di questioni, vuoi sul fronte della rappresentanza, vuoi sulle regole attraverso le quali si perviene alla contrattazione e alla definizione della congruità dei contratti rispetto alle attività svolte. Credo che questi elementi di carattere strutturale siano quelli che vanno affrontati se davvero si deve incidere significativamente su questo tipo di fenomeno. Le cause strutturali - lo sappiamo - sono frammentazione e precarietà del lavoro. Intervenire urgentemente, anche alla luce di una ripresa che è così tumultuosa, sul tema della precarietà del lavoro credo sia un modo anche di affrontare il tema della sicurezza.

Oggi abbiamo una tipologia contrattuale eccessivamente frammentata, dobbiamo rimetterci le mani per consentire di dare, soprattutto alle nuove generazioni, una prospettiva diversa, di lavoro più sicuro (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e MoVimento 5 Stelle).

(Interventi)

PRESIDENTE. Passiamo agli interventi dei rappresentanti dei gruppi e delle componenti politiche del gruppo Misto. Ha chiesto di parlare la deputata Valentina Barzotti. Ne ha facoltà.

VALENTINA BARZOTTI (M5S). Grazie, Presidente. Colleghi, Ministro, innanzitutto ci tengo a unirmi al cordoglio per i fatti di Torino, su cui è il caso di fare un pensiero, una riflessione, e che ci pongono all'attenzione una tragedia che ci lascia davvero basiti e senza parole.

Ministro, i problemi che affrontiamo in quest'Aula sono i problemi dell'Italia, ma non posso fare a meno di notare che, mentre fuori da qui, sulle strade, nelle case, alla televisione, tutti parlano di lavoro perché è un tema che unisce tutti, noi, dentro i palazzi, ne parliamo solo saltuariamente, e io non capisco perché, non ne capisco la ragione. Infatti, se la Repubblica, come recita l'articolo 1 della nostra Costituzione, è fondata sul lavoro e tutela il lavoro in tutte le sue forme, allora questo deve essere il fulcro delle nostre azioni politiche. La questione della salute e sicurezza sui luoghi di lavoro, degli infortuni e delle malattie professionali, necessita, a nostro avviso, di un approccio nuovo, olistico e integrato; un approccio che, ponendo come perno centrale il benessere dei lavoratori e delle lavoratrici, affronti unitamente i vari aspetti, partendo dalla prevenzione e dalla percezione del rischio da parte degli stessi lavoratori. Il decreto legislativo n. 81 del 2008 è una legge corposa, come ha detto lei, che definisce ruoli, compiti e identifica una serie di figure volte a garantire il rispetto della sicurezza sul lavoro, a partire dal datore di lavoro. Quello che ho avuto modo di constatare, e come lei stesso ha ribadito oggi, è che c'è poca effettività della tutela: da un lato, cioè, vi è un'importante produzione normativa, ma, dall'altro, si assiste a una scarsa efficacia dell'azione di prevenzione e contrasto agli infortuni. Le serie storiche ci restituiscono un quadro in cui gli infortuni sul lavoro, anche mortali, rappresentano, purtroppo, una costante negli anni. Signor Ministro, quest'anno ci sono stati più di 1.000 decessi sul lavoro, una media di oltre 3 al giorno, cioè, in media, 3 persone al giorno vanno a lavoro per guadagnarsi il pane e non tornano più a casa.

Le misure recentemente approvate dal Governo sono certamente apprezzabili, noi lo riconosciamo, ma non bastano. Ricordo a quest'Aula e le ricordo, Ministro, che a maggio, in Commissione lavoro, abbiamo approvato all'unanimità una risoluzione, firmata dal mio collega Niccolò Invidia, capogruppo del gruppo MoVimento 5 Stelle in Commissione lavoro, per impegnare il Governo ad adottare una strategia nazionale per la sicurezza del lavoro. In quel documento sono stati inseriti numerosi punti: penso al significativo incremento delle risorse economiche da destinare alla sicurezza sul lavoro, come quelle per i bandi ISI-INAIL, che ha citato anche lei, volti a finanziare progetti di investimento e formazione rivolti, in particolare, a piccole, medie e micro imprese, da utilizzare anche per favorire il rinnovo dei macchinari che molto spesso sono causa di incidenti, perché troppo obsoleti, e che, a nostro avviso, dovrebbero includere anche categorie a rischio come i lavoratori nell'edilizia e nella logistica; penso, inoltre, alla previsione di incentivi per le iniziative di formazione promosse dalle imprese e, soprattutto, al rafforzamento della vigilanza, che deve passare anche attraverso il potenziamento del personale ispettivo di INPS e INAIL, con l'abrogazione del ruolo a esaurimento, come richiesto, a gran voce, dai singoli enti. Ad oggi, non abbiamo visto l'attuazione di tali impegni. Domando ancora: perché non si stanno considerando le figure dei tecnici della prevenzione, professionisti formati e pronti a prevenire i rischi, dando effettività ai documenti di valutazione del rischio? Crediamo, infatti, che figure prettamente giuridiche non bastino e creino solo ulteriore burocrazia. E poi, cosa si sta facendo per utilizzare di più e meglio la tecnologia, soprattutto, ma non solo, nel campo dell'edilizia, dove, così come è emerso negli ultimi giorni, 9 imprese su 10 sono irregolari? Proprio sui cantieri tali figure e la tecnologia ci darebbero la possibilità di intervenire in modo preventivo sui rischi. È, quindi, fondamentale potenziare tutte le strumentazioni che possono, e devono, essere impiegate per garantire la sicurezza dei lavoratori.

Mi piacerebbe vedere norme che siano davvero al servizio delle persone, così come una cultura imprenditoriale che consideri la sicurezza non come un costo o un onere burocratico, ma come un valore aggiunto; e questo non è uno slogan. Datori di lavoro e lavoratori devono pretendere la sicurezza e il benessere organizzativo come condizione di normalità.

In conclusione, Ministro, quando un problema non trova soluzione, sono abituata a tracciare una riga e a ripartire daccapo; penso che questo sia il momento di farlo. La sicurezza sul lavoro è un tema che chiama in causa tutti, nessuno escluso, ecco perché chiedo al Governo di avere una maggiore interlocuzione con il Parlamento, in particolare con le Commissioni competenti. Sono certa che intenderà accogliere questa mia richiesta, che poi è quella di tanti altri colleghi in quest'Aula. Il confronto è il perno della democrazia, ricordiamocelo, e il problema della salute e della sicurezza del lavoro riguarda tutti i settori e la vita di tutti noi (Applausi dei deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle e Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Andrea Giaccone. Ne ha facoltà.

ANDREA GIACCONE (LEGA). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, signor Ministro, anche i nostri pensieri vanno alle vittime di questa tragedia, per cui ai familiari delle vittime va tutta la nostra vicinanza (Applausi). È una tragedia che, purtroppo, si ripropone quotidianamente, nel nostro Paese. Il rapporto INAIL, già citato, ci testimonia che, tra gennaio e ottobre di quest'anno, ci sono state quasi 450 mila denunce di infortunio sul lavoro e che più di 1.000 infortuni hanno avuto esito mortale; dati che, purtroppo, si aggiornano di giorno in giorno, e parliamo di una media di 3 incidenti al giorno. Sappiamo bene che, dal punto di vista numerico e statistico, il numero di incidenti sul lavoro è, purtroppo, fortemente condizionato dall'andamento economico: gli incidenti tendono a ridursi quando la produzione rallenta e diminuiscono le ore lavorate e tornano a crescere con la ripresa. Il compito della politica e dei legislatori è mettere in campo misure che rompano questa tragica connessione tra andamento della produzione e infortuni. I dati degli infortuni impongono interventi e azioni concrete, azioni da cui non ci siamo sottratti, come commissari della Commissione lavoro: è già stato citato che a maggio di quest'anno abbiamo approvato, trasversalmente, come appartenenti a tutte le forze politiche, a firma di tutti i capogruppo di Commissione, una risoluzione che, a mio modo di vedere, ha il pregio di affrontare la tematica in modo concreto, nelle sue diverse sfaccettature e nella sua complessità; risoluzione che prevede, in sintesi, di: rafforzare le politiche e gli interventi finalizzati alla prevenzione e alla formazione; promuovere l'incremento dei livelli di qualità dell'organizzazione aziendale, nel quadro dei processi di innovazione; aggiornare il quadro normativo vigente in materia di salute e di sicurezza sul lavoro, per rafforzare le tutele per i lavoratori; e, ancora, promuovere lo svolgimento di campagne di informazione e sensibilizzazione rivolte anche alle istituzioni scolastiche sui temi della sicurezza e della prevenzione e su quelli che sono i fenomeni del lavoro nero irregolare; consolidare e rafforzare l'attività di controllo; prevedere l'istituzione di un apposito fondo, che possa garantire ai figli delle vittime degli incidenti sul lavoro il completamento del loro percorso di studi (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). Come vediamo, si tratta di una pluralità di azioni che affronta la problematica, nel suo complesso.

Desidero soffermarmi su due direttrici di intervento. Da un lato, è necessario rafforzare e incrementare l'attività di controllo e vigilanza, un aspetto assolutamente e sicuramente importante, su cui il Governo ha iniziato a intervenire con la conversione del decreto-legge n. 146 del 2021, con un ampliamento delle competenze dell'Ispettorato nazionale del lavoro (INL), con il rafforzamento dell'organico, mi pare, di più di 1.000 unità e con il coordinamento delle pluralità dei soggetti competenti in materia di prevenzione e il rafforzamento dell'apparato sanzionatorio.

Dall'altro lato, il tema, a nostro avviso, ancora più centrale è la formazione, per incentivare una cultura della sicurezza. Senza sviluppare una consapevolezza e una cultura della sicurezza sui luoghi di lavoro, non sarà possibile vincere questa battaglia. La formazione deve essere indirizzata ai diversi livelli: da un lato, vi è l'importantissima parte che inerisce al lavoratore e alla consapevolezza dei rischi legati alla sua mansione, al fine di affrontare in modo consapevole e competente l'attività lavorativa.

Formazione e sensibilizzazione, come è stato detto, anche all'interno delle istituzioni scolastiche perché le nuove generazioni devono avere consapevolezza di questi temi, che li riguarderanno nel futuro quando andranno a lavorare (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). Nel caso specifico di Torino, l'infortunio è avvenuto nel settore edile; settore che, come sappiamo, è particolarmente a rischio dal punto di vista della salute e della sicurezza dei lavoratori. Due riflessioni: innanzitutto i superbonus hanno avuto un'indubbia ricaduta positiva sul settore, ma hanno però portato a un moltiplicarsi di imprese edili, spesso senza alcuna struttura e senza le necessarie conoscenze e competenze per poter correttamente operare. Ha citato anche lei, signor Ministro, i dati dell'INL che rimarcano l'alta percentuale di imprese edili irregolari. Si tratta in molti casi di aziende che, entrando sul mercato, spesso attuano una concorrenza aggressiva verso imprese più strutturate che rispettano i contratti e attuano una seria politica di formazione degli addetti (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). Forse è il caso di interrogarsi e ragionare se questi bonus non debbano avere una prospettiva temporale pluriannuale, al fine di evitare le corse alla speculazione e alla fruizione di questi bonus.

L'altra riflessione è quella legata all'età di uscita dal lavoro: sappiamo che un numero importante di incidenti in ambito edile colpisce lavoratori over 60, per i quali è chiaro che è meno agevole lavorare sui ponteggi o sulle coperture degli edifici (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). Noi apprezziamo, signor Ministro, gli sforzi non indifferenti che sta facendo il Governo. Crediamo che occorra continuare però a tendere verso quella che può essere una soglia di 60 anni di età e 30 anni di contributi per poter utilizzare l'APE sociale; questo perché chi ha una carriera lavorativa in ambito edile spesso sconta una discontinuità contributiva dovuta sia agli intermittenti periodi di lavoro, sia alla piaga del lavoro sommerso e del lavoro in nero.

Concludo, Presidente, dicendo che la sicurezza ha sicuramente dei costi, costi legati alla formazione, costi legati ai dispositivi di protezione; quello che non ha prezzo è la vita umana. Prima ho citato aziende che, non facendo formazione e non investendo su politica della sicurezza, di fatto drogano il mercato. Occorre rilevare come con la globalizzazione selvaggia le nostre aziende si trovano spesso e volentieri a dover competere con chi produce beni in Paesi dove si ignorano le più elementari norme in materia di sicurezza sul lavoro, dei diritti del lavoratore, dell'ambiente e di certificazione del prodotto (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). Ed è evidente che occorra frenare quella logica esclusivamente legata alla rincorsa del ribasso del prezzo del prodotto, da un lato non lasciando che i costi della sicurezza ricadano totalmente sulle spalle delle nostre imprese, dall'altro limitando eventualmente la possibilità di vendere sottocosto ad aziende di Paesi che non rispettano i nostri standard di sicurezza (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier e di deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Gribaudo. Ne ha facoltà.

CHIARA GRIBAUDO (PD). Presidente, Ministro, onorevoli colleghe e colleghi, intervenire oggi durante questa discussione è davvero doloroso, ma è nostro dovere ricordare Roberto Peretto, 52 anni, Marco Pozzetti, 54 anni, e Filippo Falotico, 20 anni, per stringerci al dolore dei loro cari (Applausi) e per tenere più alta l'attenzione su quanto sta accadendo nel nostro Paese. Sono morti tre operai, tre lavoratori, nel sabato prima di Natale; erano su una delle gru che ultimamente vediamo in gran numero nelle nostre città. Quella gru, per cause ancora da accertare, è crollata, e quel crollo è l'altra faccia della medaglia della crescita del PIL del nostro Paese, oramai oltre il 5 per cento, elogiata da tutti gli osservatori. Per giorni abbiamo discusso di bonus da rinnovare o da introdurre in legge di bilancio, convinti che da qualche incentivo possa passare larga parte della nostra ripresa, eppure quel crollo rischia di rappresentare la nostra incapacità di gestire la ripresa, di conciliare sviluppo e sicurezza, crescita economica e dignità del lavoro.

I dati INAIL rilevati al 31 ottobre di ciascun anno mostrano un aumento a livello nazionale degli infortuni sul lavoro, lei li ricordava, di 16 mila persone nei primi dieci mesi del 2021; e ancora dai dati sappiamo che al 18 dicembre del 2019, l'ultimo anno prima della pandemia, erano morte sulle impalcature 119 persone. Nella stessa data del 2021 sono morte 157 persone, un incremento del 32 per cento. La tragedia di Torino rischia di essere la fotografia più emblematica delle nostre strutturali fragilità e della nostra incapacità a superarle; non possiamo più permettere che le procedure dei massimi ribassi o dei subappalti consentano di deresponsabilizzare le aziende rispetto alle garanzie di sicurezza dovute ai lavoratori. Per non parlare dei vari contratti di lavoro di comodo, che vanno dai multiservizi ai florovivaisti, con i quali si è elude tutto il percorso professionalizzante e formativo legato alla sicurezza, e, anche in questa occasione, la ringrazio, Ministro, per le parole di chiarezza e di nettezza che ha usato in quest'Aula (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Questo non è più consentito! E allora, forse, colleghe e colleghi, è tempo di chiederci anche quanti punti di PIL vale la vita delle lavoratrici e dei lavoratori nel nostro Paese, senza retorica e senza proclami altisonanti. Per agire consapevolmente dobbiamo avere chiara la fotografia degli infortuni nel nostro Paese: dall'analisi territoriale di cui disponiamo, oltre a quello che è stato aggiunto, aumentano i casi mortali nel Mezzogiorno, nel Nordest e nel Centro, mentre dall'analisi per età sappiamo che gli aumenti si concentrano soprattutto nella fascia che va dai 40 ai 49 anni. Ma quello che deve allarmare tutti è che evidentemente, dove c'è stato un maggiore impulso per la ripresa post-pandemia, ci sono stati più decessi. E allora la sicurezza sui luoghi di lavoro non può più essere considerata un insieme di documentazioni da tenere in ordine. Non possiamo consentire che chiedere più controlli o più ispettori sia considerato un oltraggio a chi fa impresa. Lo dico perché un anno fa la sottoscritta aveva chiesto 10 mila ispettori del lavoro e c'era stato un attacco vergognoso a chi si era esposto su questi argomenti.

Non è consentito, e la ringrazio, Ministro (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico), perché lei, da quando è arrivato, anche con le risorse del PNRR, ha messo in campo tanto, ed oggi ci ha ricordato a che punto stiamo con le assunzioni; la strada giusta è stata intrapresa perché, se non ci sono gli ispettori, poi possiamo parlare di tutta la comunicazione che si vuole, ma, se non c'è la verifica, non ci sono i controlli, non ci sono le parole, non ci sono le situazioni veramente da andare a chiarire. E con le persone si fa, perché la sicurezza del lavoro è un bene pubblico e servono risorse e apparati pubblici per la sua tutela. Le imprese hanno bisogno dell'aiuto e della collaborazione di professionisti pubblici della sicurezza per essere sicure di come applicare i protocolli; senza questa collaborazione il far west dei diritti, far west che fa pagare il costo ai lavoratori più deboli e precari, e che svantaggia la stragrande maggioranza delle imprese che investono sulla sicurezza dei propri dipendenti, innescando una concorrenza sleale.

Un anno fa - è già stato ricordato dai colleghi che hanno parlato prima di me - la Commissione lavoro aveva svolto un'indagine conoscitiva sui sistemi di vigilanza; aveva suggerito un'azione strategica finalizzata non solo alla repressione dei comportamenti illeciti, ma anche alla promozione di un sistema produttivo capace di competere sulla qualità del processo e del prodotto piuttosto che sulla riduzione del costo del lavoro. Senza questa consapevolezza, le sfide del PNRR perderebbero di senso. Per raggiungere risultati ambiziosi dobbiamo intervenire su più aspetti, a partire dal superamento di una visione burocratica e giudiziaria della sicurezza sul lavoro. Non possiamo puntare solo sui controlli formali, sui documenti e sulle sanzioni a posteriori. Credo sia urgente agire su quattro leve, di cui anche lei ha parlato, Ministro, che possono avere efficacia per prevenire incidenti, infortuni e decessi. La prima, sburocratizzare le procedure di denuncia delle situazioni più rischiose: nei casi in cui il lavoratore o loro rappresentanti registrino situazioni di pericolo, frode, dolo, devono poter utilizzare una App, un numero, il 911 di pronto intervento; questo consentirebbe di attivare le procedure di controllo in maniera più celere e prevenire eventuali incidenti.

La seconda, sanare l'insufficienza degli ispettori attraverso la definizione di un piano strategico pluriennale, per far sì che l'INL, l'INPS e l'INAIL, nelle materie di loro competenza e nelle funzioni ispettive a loro attribuite, sotto il coordinamento e con la formazione dell'INL, siano in grado di affrontare i processi di trasformazione dell'apparato produttivo del Paese in chiave ecologica, dell'economia circolare e dell'innovazione digitale.

Con il nuovo piano di assunzioni, appunto, lei sta facendo un grande lavoro, ma abbiamo bisogno di aggiungere nuove competenze tecniche. Ci stiamo muovendo nella direzione giusta e dobbiamo investire ulteriori risorse per rafforzare il coordinamento.

La terza: utilizzare gli strumenti introdotti per la modernizzazione della pubblica amministrazione, cloud computing e open data, per far sì che gli enti preposti a vigilanza e controllo della sicurezza possano utilizzare le tecnologie più avanzate per avere una fotografia tempestiva del contesto lavorativo ed eventualmente prevenire frodi, illeciti e, soprattutto, incidenti.

La quarta: investire, ovviamente, su formazione e prevenzione. Ciò che è stato da lei ricordato è molto importante e bisogna sostenere le aziende che investono in sicurezza; tra i tanti bonus, forse, dovremmo ragionare di metterne uno per gli investimenti in macchinari sicuri. Ovviamente, a Roberto, a Marco, a Filippo e anche all'ultimo operaio che è mancato ieri dobbiamo non soltanto un minuto di silenzio e un cordoglio in quest'Aula, per quanto ovviamente doveroso, nello stringerci ancora una volta attorno al dolore dei loro familiari, ma andare avanti nella direzione che lei Ministro ha tracciato con chiarezza. La ringrazio, perché serviva questo coraggio e questa capacità di visione e di impostazione, perché senza sicurezza, colleghe e colleghi, non c'è dignità del lavoro e senza dignità del lavoro non ci sarà assolutamente il futuro che tutti noi vogliamo (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Polverini. Ne ha facoltà.

RENATA POLVERINI (FI). Grazie, Presidente, grazie, signor Ministro. Spero di richiamare la sua attenzione anche se siedo nella parte più a destra dell'emiciclo (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente). Abbiamo notato con dispiacere che lei si è rivolto in maniera particolare verso il suo partito, però vogliamo comunque dare il nostro contributo.

Io sono molto rammaricata del fatto che in questo Paese parliamo di sicurezza nei luoghi di lavoro solo quando accadono tragedie collettive, come quella che è accaduta, appunto, pochi giorni fa a Torino, o tragedie che dal punto di vista umano sono in grado di sensibilizzare maggiormente i nostri cuori, come quando ha perso la vita una giovane mamma all'interno di un'azienda, schiacciata da un macchinario. Poi, sembra che di nuovo cada un po' il velo del silenzio su tragedie che, invece, si consumano quotidianamente.

Ministro, io da giovane sindacalista ho iniziato a studiare i dati: allora, si parlava di tre morti al giorno nei luoghi di lavoro; oggi, a distanza di anni, si parla ancora di tre morti al giorno nei luoghi di lavoro. Quindi, c'è qualcosa che non va, qualcosa che non funziona. Alcune cose sono state ben evidenziate, ma io penso che siano il comportamento e l'atteggiamento di tutti che vadano cambiati, deve cambiare pelle il nostro modo di approcciare questo problema. Allora, quando ero una giovane sindacalista decisi di occuparmi di sicurezza nei luoghi di lavoro, lo feci per la mia organizzazione sindacale, lo feci per le quattro centrali sindacali maggiormente rappresentative in una sede comunitaria e ho avuto anche dei grandi maestri. Un sindacalista più anziano di me, quando gli chiesi che cosa debba fare un sindacalista nel proprio lavoro, mi rispose: guarda, non ascoltare coloro che ti dicono che devi portare a casa buoni salari, prima di portare a casa buoni salari devi portare a casa la vita delle persone (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia-Berlusconi Presidente e Partito Democratico). Quindi, io sono molto dispiaciuta ed esprimo il cordoglio, ancora una volta, in quest'Aula anche per le vite perse qualche giorno fa a Torino, lo esprimo a nome mio e del gruppo Forza Italia.

Poi, ebbi la fortuna di incontrare un esperto, uno dei maggiori esperti di sicurezza nei luoghi di lavoro, il professor Remo Zucchetti, che mi spiegò in maniera molto semplice che cosa dovevamo fare. Io provai a farlo nelle sedi comunitarie e in parte, in alcune grandi questioni, ci eravamo anche riusciti. Mi disse: vedi, non devi preoccuparti subito della repressione, della prevenzione, della formazione dei lavoratori e delle imprese, devi preoccuparti della formazione dei giovani, dei ragazzi e dei bambini perché, siccome il nostro è un problema strutturale, un problema che ci trasciniamo dietro per l'approccio che c'è, ed è diverso da parte di chi lavora e di chi invece il lavoro lo crea, tu devi lavorare su quei bambini, perché quando cresceranno non si ricorderanno di essere imprenditori o lavoratori ma, di fronte al problema della sicurezza, avranno lo stesso approccio e, quindi, lavoreranno insieme.

Ecco, io penso, come ci siamo detti tante volte in quest'Aula, che quello che manca nel nostro Paese sia coltivare la cultura della prevenzione e della sicurezza proprio nei giovani, più sono giovani e meglio è. Lo dico anche guardando oggi a quel settore, l'edilizia, che vede, come lei ci ha ricordato e come l'ecobonus ci ha consegnato, una strage ormai continua. Lì lavorano sicuramente persone che hanno un'estrazione diversa dalla nostra e che arrivano da Paesi diversi dal nostro. Qualcuno mi ha spiegato che forse utilizzare il veicolo della scuola può portare formazione all'interno di quelle case attraverso i figli, perché i papà studiano con i figli, perché i figli parlano italiano, e magari i loro genitori no, e la formazione, molto spesso, come i cartelli all'interno dei cantieri, è scritta nella nostra lingua e molto spesso non è compresa dai lavoratori che importiamo - mi lasci usare questo termine - da altri Paesi.

Quindi, c'è molto da fare e io, pur apprezzando lo sforzo che lei sta facendo, non vedo un cambio di rotta, non lo vedo, non è sicuramente colpa sua, è sicuramente colpa di tutto quello che ci siamo detti fino adesso: un quadro legislativo e normativo che si sovrappone. Soltanto con il testo unico provammo a fare un po' di chiarezza, ma sicuramente oggi è necessario intervenire di nuovo su quel testo. Bisogna anche coordinare gli strumenti che abbiamo a disposizione perché non ci sono soltanto gli ispettori dell'INPS o dell'INAIL, ci sono le ASL e ci sono tanti soggetti istituzionali che lavorano nel campo della sicurezza e, in particolare, dei controlli. Forse, con l'Ispettorato nazionale del lavoro si può fare quel salto in più che fino a oggi non siamo stati in grado di fare.

Bisogna investire in prevenzione, prima ancora che in repressione, bisogna investire in formazione, bisogna realmente mettere a disposizione dei lavoratori la formazione. Signor Ministro, lei ha parlato dell'applicazione dei contratti, mentre qui si parla di lavoro nero, che crea sicuramente le condizioni perché gli infortuni avvengano quotidianamente, e si parla di contratti che non sono attinenti al lavoro edile nei cantieri. Questo fa sì che attraverso alcuni contratti, che non sono quelli edili, si possa in qualche modo non erogare la formazione, perché non è obbligatoria, mentre - come lei sa - nel settore dell'edilizia è obbligatoria, anche se - come anche lei sa, non lo so soltanto io - molto spesso viene fatta in maniera fittizia. Quando parliamo di formazione, caro Ministro, lei si deve occupare non soltanto di quelli da formare ma, in maniera particolare, di chi deve formare (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

Qui scatta il problema della rappresentanza, qui scatta il problema dei contratti pirata, qui scattano tante grandi questioni. Allora, le dico - perché ho terminato il mio tempo - che bisogna lavorare in questa direzione, bisogna anche occuparsi dell'INAIL. Lei ha detto tante cose sull'INAIL, una però non l'ha detta e ci tengo a dirla io: la riserva dell'INAIL al Dipartimento del Tesoro è di 40 miliardi. Non si può continuare a considerare l'INAIL come una cassaforte, bisogna trovare le modalità, anche attraverso la legge, per utilizzare quei fondi che sono dei lavoratori e delle imprese per il settore della sicurezza. Non andiamo a cercarli nelle pieghe di bilancio, perché sono sempre troppo pochi, cerchiamoli lì dove sono. Allora, io metto a disposizione naturalmente l'impegno mio e del gruppo che in questo momento rappresento, però, le dico anche - e concludo - che abbiamo fatto molto di più nella scorsa legislatura in Commissione lavoro di quanto non stiamo facendo in questa legislatura. Le dico, signor Ministro, che noi - e penso di parlare anche a nome di alcuni colleghi della stessa Commissione - siamo molto rammaricati del fatto che i provvedimenti in materia di lavoro passino in strumenti che sono di competenza di altre Commissioni o, quando arrivano alla Camera, in particolare, siano provvedimenti blindati. Allora, io le chiedo di avere un rapporto con noi leale, schietto e di utilizzare anche le nostre capacità e le nostre esperienze. Se lei farà questo, ci troverà a disposizione; facciamolo adesso (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia-Berlusconi Presidente e Partito Democratico)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Rizzetto. Ne ha facoltà.

WALTER RIZZETTO (FDI). Presidente la ringrazio. Buongiorno Ministro, ho apprezzato una buona parte del suo intervento; purtroppo me ne rammarico rispetto ad alcune altre citazioni. È un po', Ministro, come se lei, oggi, con tutte le buone intenzioni del caso, fosse venuto qui in Aula, anche sulla scorta di quanto io ho appena ascoltato dalla collega Polverini, a dirci: vorrei, ma non posso. In questo frangente, Ministro, non possiamo permetterci questa frase. La lunga serie di incidenti mortali, ad oggi, sembra non averci insegnato ancora nulla, purtroppo. Presidente, nelle fabbriche, nei campi, nei cantieri si continua a perdere la vita, per esercitare un diritto fondamentale, che è quello del lavoro. Lei, Ministro, ad un certo punto si spinge oltre, cerca di addurre legittimamente responsabilità. Ministro, lasciamo che la magistratura faccia il suo lavoro, noi qui, in Parlamento, dobbiamo fare il nostro (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Noi dobbiamo legiferare e, sotto questo punto di vista, abbiamo molto lavoro. Ricordava bene: oltre 448 mila denunce, più 6,3 per cento rispetto allo scorso anno. Non solo: il quadro che emerge è drammatico, perché, vedete colleghi, di tutte le morti sul lavoro, che oggi noi, aritmeticamente, purtroppo, sommiamo, non si tiene conto delle morti nell'ambito della manovalanza clandestina e, in generale, del lavoro in nero; quanti morti ci sono in più rispetto ai dati ufficiali? Probabilmente, Ministro, molti. Ha citato, seppur in termini tangenziali, il tema del caporalato o uno dei temi che ha citato è quello relativo al caporalato. Dico una cosa e la dico forte: oggi i caporali sono più forti dello Stato, perché sono più organizzati, perché sono più veloci, perché hanno i mezzi (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Lo Stato, Presidente, deve essere più veloce, più prestante, più severo con i caporali ed è per questo che perdiamo, perché alle tre della mattina, quando i caporali vanno a prendere queste decine di persone, di fronte a questi caporali dovrebbe esserci lo Stato che impedisce loro di fare queste cose: attraverso un sms rapidissimo la sera prima riescono a portare vicino migliaia di persone (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Quando lei, Ministro, parla di aumento delle sanzioni, sì, va bene, aumentiamo le sanzioni, serve però una cosa fondamentale, colleghi: la formazione. Oggi manca la formazione, perché non si fa prevenzione nel Paese con una cultura della sicurezza sul lavoro. Purtroppo, oggi, la cultura sulla sicurezza sul lavoro, molto spesso, è vista come un limite, come un costo, non come un investimento, ed è inutile che ogni mese, ogni due mesi, ogni tre mesi gridiamo dappertutto che non deve succedere mai più, perché purtroppo continua a succedere. Avete citato alcuni casi e, chiaramente, noi, del gruppo Fratelli d'Italia, ci uniamo in un abbraccio nei confronti delle tre vittime di Torino e della vittima di Trieste (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia), ci uniamo in un abbraccio nei confronti di casi purtroppo simbolo: Luana D'Orazio, operaia ventiduenne madre di un bambino, trascinata ed uccisa da un orditoio in provincia di Prato; Laila El Harim, quarant'anni, schiacciata da un macchinario, mentre lavorava in un'azienda di imballaggi. Sono questi alcuni casi di questa strage che, molto spesso, è silenziosa.

Vede Ministro, quanto è stato fatto sino ad oggi in materia, purtroppo, forse non per colpa sua, è ancora gravemente insufficiente e non è ancora stato sciolto il tema importantissimo della prevenzione. Oggi - i colleghi della Commissione lavoro, probabilmente, sanno e ricordano questo passaggio -, serve rendere effettiva la banca dati del SINP, ovvero il sistema previsto all'articolo 8 del Testo unico sulla salute e sicurezza sul lavoro (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia) che praticamente fornisce dati utili per orientare, programmare, pianificare e valutare l'efficacia delle attività di prevenzione. Era nelle cose? Sì, c'era un decreto attuativo, Presidente, nel 2016; è ancora lettera morta, facciamolo!

Azioni concrete, Ministro. Ricordavamo prima - e lei l'ha citato molto spesso - la formazione. Vedete, colleghi, la formazione dovrebbe essere riconosciuta come un diritto universale ed esigibile da ogni lavoratrice e lavoratore; anche nei programmi scolastici, perché è così che si crea una cultura della sicurezza rispetto al mercato del lavoro, soprattutto, Presidente, nei programmi scolastici delle scuole superiori che sono lo step preventivo rispetto all'entrata nel mercato del lavoro. Soltanto in questo modo si crea una cultura della sicurezza: partendo dalla scuola. Vanno rafforzati i servizi di controllo. Ministro non bastano 1.000 ispettori! Mettiamone 3.000, 4.000, 5.000 e andiamo a circoscrivere e a certificare la pena rispetto ad aziende che cacciano gli ispettori del lavoro, perché entrano nei cantieri e li prendono a bastonate (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)! Questo è da fare! Lei è stato Ministro della Giustizia! Facciamo questo passaggio! È intollerabile una situazione del genere, di gente che cerca di fare il proprio lavoro e - lo ribadisco - viene presa a bastonate nei cantieri! Certezza della pena, come da lei ricordato, effettività delle norme che, spesso e purtroppo, non si riescono ad applicare. Specifica attenzione va dedicata ai settori più a rischio, ad esempio, quello edile, il mercato dell'edilizia: cadute e schiacciamenti.

Ministro, lei ha parlato di contratti pirata: siamo tutti d'accordo sui contratti pirata. Non può dirmi, però, e non può accennare – o, perlomeno, può accennare, ma in senso critico - alle gare al massimo ribasso. Tutti siamo d'accordo sulle gare al massimo ribasso, ma voi avete cambiato le gare al massimo ribasso: da gare al massimo ribasso a gare al minor prezzo. Non cambia niente! Non cambia nulla (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)! Questa è una logica che deve essere decapitata dalla nostra normativa, perché alla gara al massimo ribasso, al minor prezzo si va in subappalto; se liberalizziamo il subappalto, esiste un dumping contrattuale; se esiste un dumping contrattuale, vanno a decadere tutte le norme di sicurezza rispetto al lavoro. Presidente - poi chiudo, ringraziandola -, occorre riconoscere tutto il lavoro usurante; etimologicamente il lavoro è usurante, però il lavoro più usurante di altri deve essere riconosciuto: non possiamo fare categorie. Presidente, oggi siamo ancora timidi rispetto a questo tema, però ogni giorno, purtroppo, leggiamo sul giornale e piangiamo migliaia di vittime. I lavoratori stessi devono essere messi nelle condizioni di svolgere le pratiche proprie del lavoro per il quale sono stati assunti. Questa è la chiave di volta. E allora, Ministro, quando lei si farà partecipe, assieme alla Commissione lavoro, rispetto a questi temi con misure importanti ed immediate rispetto a tutto quanto detto, saremo dalla sua parte, perché sulla vita dei lavoratori e della lavoratrici non si deve risparmiare nemmeno un euro. Non certo - e mi taccio - la devozione esasperata al prodotto interno lordo, non certo, Ministro, la corsa illimitata verso la sempre più spinta produttività, ma mai tornare indietro su questo carico di morte, perché il bianco che spesso avvolge, purtroppo, quelle persone stese a terra non deve essere chiaramente il bianco che noi alziamo come bandiera rispetto a questi temi (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Fregolent. Ne ha facoltà.

SILVIA FREGOLENT (IV). Grazie signor Presidente. Signor Ministro, Italia Viva ha chiesto la giornata di lunedì - e la ringrazio per la sua tempestiva risposta - la presenza del Governo - in particolare, la sua - in seguito all'incidente mortale che ha lei ricordato a Torino, dove hanno perso la vita tre lavoratori: Roberto Peretto, Marco Pozzetti e Filippo Falotico. Alle loro famiglie, ovviamente, la nostra vicinanza e la nostra solidarietà. Lei ha tracciato i loro quadri contrattuali; ha fatto bene, perché, in questi giorni, gli organi di stampa parlavano di tre irregolari. Non erano tre irregolari, avevano contratti variopinti, possiamo definirli così, come spesso succede nel mondo edile, soprattutto in un periodo come questo che, grazie al superbonus - nessuno vuole criminalizzare il superbonus, ovviamente, ma a maggiore domanda, maggiore richiesta -, si prende la manodopera dove c'è, dove capita, come capita.

Sul lavoro si continua a morire nelle fabbriche, nei campi, nei cantieri edili, nei magazzini, nei mari, sui mezzi di trasporto, nelle strutture ospedaliere, per strada. Gli ultimi dati parziali, quelli che lei ha indicato, registrano che, da gennaio ad agosto 2021, più di 1.000 morti sono accadute tra lavoratori e lavoratrici dipendenti, oppure appartenenti a particolari categorie, con una media di 3,2 tragedie quotidiane. Il computo però è parziale, dobbiamo rifarlo alla fine dell'anno. Giustamente questo è un anno di ripresa economica - e nessuno se ne può dolere -, ma, quando si riprende la nostra economia, purtroppo si riprendono i vecchi vizi e le vecchie tragedie, come quella delle morti sul lavoro. Noi però sappiamo che l'INAIL computa le denunce di morte di lavoratrici e di lavoratori dipendenti coperti dalla propria assicurazione, dei soggetti assimilati, ad esempio i parasubordinati, del personale conto Stato e da poco anche dei rider, come lei ha ricordato. Restano fuori tantissime categorie: gli abusivi sommersi, in nero, i clandestini – è ovvio, perché altrimenti non sarebbero in nero -, che nel nostro Paese purtroppo non sono numeri irrilevanti. Gli operatori di categoria che non rientrano sotto l'ombrello dell'INAIL sono ancora molti: dalle Forze di polizia, alle Forze armate, ai Vigili del fuoco e poi ci sono i liberi professionisti indipendenti, alcune partite IVA, i consulenti del lavoro, i periti industriali, i commercianti titolari di imprese individuali, i dirigenti e gli impiegati del settore agricolo, gli amministratori locali, una parte del personale di volo, i volontari della Protezione Civile, gli operatori sanitari volontari della Croce rossa, i lavoratori autonomi dello spettacolo, incluso il personale di supporto, ad esempio, gli elettricisti, i falegnami, gli scenografi e gli sportivi dilettanti. I dati INAIL e Istat evidenziano che il numero maggiore di infortuni, anche con esito mortale, si verifica in imprese di piccole dimensioni, che svolgono attività prevalentemente in appalto, spesso anche a basso costo e in settori di attività caratterizzati da contenuti professionali non particolarmente elevati. È quindi ipotizzabile che parte degli infortuni sul lavoro sia legata più alle peculiari caratteristiche del ciclo produttivo e alla scarsa diffusione della cultura della sicurezza in determinate realtà lavorative, che a una deliberata volontà di infrangere le prescrizioni imposte dalla normativa. È necessario alimentare e rafforzare il sistema relazionale e partecipativo, all'interno delle aziende, di tutte le persone operanti in tutti i settori produttivi, pertanto l'origine delle perduranti problematiche in materia di salute e sicurezza, tra le quali appunto - come abbiamo sottolineato - vanno ricomprese anche le situazioni che restano al di sotto della soglia dell'attenzione istituzionale a causa del lavoro sommerso, è riconducibile a tre elementi fondamentali: all'estensione del fenomeno del lavoro sommerso, all'instabilità e alla frammentazione delle tipologie contrattuali. Bene ha fatto a citare il decreto n. 146 del 2021, ma fino adesso sono state riscontrate numerose difficoltà nell'assolvimento da parte dell'INAIL del ruolo di agenzia ispettiva unica, con l'esercizio di funzioni di coordinamento dei compiti svolti da altri soggetti istituzionali.

L'azione pubblica di prevenzione e contrasto dei fattori di rischio nei contesti lavorativi ha sempre incontrato un ostacolo nella dispersione di competenze su una pluralità di soggetti, non sempre coordinati sul lavoro. Per esempio - noi proponiamo un piccolo suggerimento -: perché non fare dell'INAIL quanto succede, ad esempio, in Germania con l'ASA, il Comitato per la sicurezza lavorativa obbligatorio per aziende con oltre 20 dipendenti, che si riunisce a intervalli regolari, almeno quattro volte all'anno, definisce le questioni essenziali delle attività di prevenzione e protezione con obiettivi annuali, organizza i controlli e le tappe più critiche ed elargisce eventuali suggerimenti? L'ASA è composto da rappresentanti del management, da dirigenti, da coloro che coordinano le attività, dal medico aziendale, dai responsabili della sicurezza e dai lavoratori interessati; questo per far sì che, oltre ai poteri dell'INAIL, ci sia una vera e propria collaborazione tra parti aziendali, sociali e controllori, esattamente come avvenuto durante il periodo del COVID quando, soprattutto durante il primo lockdown, questa sinergia ha determinato misure comuni in materia di sicurezza sul lavoro e sulla salute. Vede, quando con Teresa Bellanova, all'epoca Ministra delle Politiche agricole alimentari e forestali, abbiamo portato avanti la battaglia contro il caporalato, battaglia difficile - sapendo che era dura da digerire nel mondo produttivo agricolo italiano, dove spesso la qualità del nostro cibo passa anche per una manodopera poco pagata - certo abbiamo dovuto scavalcare le montagne russe; so che lei faceva parte di quel Governo ed immagino le pressioni per cambiare le norme, ma l'abbiamo fatto. Ora, queste tragedie non hanno più bisogno solo della nostra solidarietà, non hanno bisogno soltanto della nostra indignazione, ma hanno bisogno di un'azione concreta e costante. Chiedo al Governo - e a lei in particolare - di farsi carico di una nuova stagione sulla sicurezza, ad esempio attraverso proposte quali quella della totale defiscalizzazione degli oneri sulla sicurezza a carico delle imprese; forse questo garantirebbe, soprattutto per quelle piccole, maggiore sicurezza e maggiore possibilità economica di adempiere alle norme, che in Italia ci sono. Non bisogna inventare nulla di nuovo, ma bisogna soltanto coordinare meglio la normativa (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato D'Ettore. Ne ha facoltà.

FELICE MAURIZIO D'ETTORE (CI). Grazie, Presidente. La ringrazio, signor Ministro, perché lei ha tracciato nella sua informativa lo stato reale della situazione in ordine alla sicurezza sul lavoro, questo è il dato principale. Purtroppo, questo stato determina una valutazione immediata: un Paese come l'Italia è indietro di decenni sulla sicurezza e sulla responsabilità sociale dell'impresa. Ciò che emerge, in questi momenti tragici per le morti sul lavoro - 1.017 sono i morti: un calcolo orribile da gennaio a ottobre del 2021 -, è che non è il momento di richiami, retoriche, opposizioni e discorsi che sembrano costruttivi. Lei, Ministro, è stato molto chiaro; ha detto, come rappresentante del Governo, del Dicastero principale che si occupa di questa materia, che il nostro Paese è in ritardo e non sta rispondendo in maniera efficace ad un tema di civiltà. Ricordare ora morti, come quelli di Torino, è doloroso, ma ricordarli significa, per il Parlamento ed il Governo, assumere impegni immediati. Noi siamo carenti di uno statuto complessivo della sicurezza sul lavoro: non ce lo abbiamo sostanzialmente, ma abbiamo solo normative che si affastellano. Anche il decreto fiscale che lei ha ricordato, con le disposizioni in materia di salute e sicurezza nei luoghi di lavoro, articoli 13 e 13-bis, è una monade normativa, che si affastella di momento in momento. Però lei, Ministro, ha richiamato princìpi fondamentali del nostro ordinamento: ha ricordato il diritto alla salute, come diritto dell'individuo, ma anche interesse della collettività. Nel suo intervento, risuonava l'articolo 41 in qualche modo, con il riferimento all'utilità sociale, ma anche principi come la sicurezza, la libertà e la dignità della persona e del lavoratore ed i princìpi del nostro ordinamento sulla tutela dell'integrità fisica e della personalità morale. Tutti questi principi e valori sono propri del nostro ordinamento, ma non sono realizzati in norme concrete di prevenzione e di sicurezza. Allo stesso tempo, nemmeno si può - come ho sentito in qualche intervento - in questo momento dire che dobbiamo solo innalzare solo i controlli. Ci vuole, nella difficoltà, un patto con le imprese: questo Paese è fondato su un patto sociale (Applausi dei deputati del gruppo Coraggio Italia). Ripeto: ci vuole un accordo, un patto con le imprese, con tutte le organizzazioni dei lavoratori e dei datori di lavoro, che devono trovare una soluzione su valori condivisi, che poi lei, signor Ministro, e il Governo possiate trasfondere in normative che abbiano immediata applicazione. Occorrono risorse vere e immediate in materia di sicurezza sul lavoro (Applausi dei deputati del gruppo Coraggio Italia), non impegni che sono spesso - anche nei vari ordini del giorno che facciamo - momenti di interlocuzione con il Governo che poi non trovano attuazione. Il Presidente lo ricorda sempre: la centralità del Parlamento. In questo momento, vista la gravità della situazione per il numero incredibile di morti che tutti i giorni si ripropone, assurdo e orribile, il Parlamento è tenuto ad un'iniziativa forte insieme al Governo, che parta proprio dal Parlamento e dalle Commissioni (Applausi dei deputati del gruppo Coraggio Italia).

Il Ministro l'ha già detto: si è dimostrato estremamente collaborativo, non ha fatto discorsi, qui, in Aula, sul piano politico. Qualcuno ha anche accennato al fatto che guardava da un lato: ora siamo arrivati al punto di osservare, in una discussione così importante, da che lato guardasse, il Ministro. L'importante è ciò che ha detto, i contenuti, e questa sua chiara esposizione - lo dice chi non è della sua stessa parte politica - nel dimostrare le difficoltà in cui si trova, in questo momento, il Paese; vi è la necessità che il patto tra imprese e lavoratori si trasfonda - come dicevo in precedenza - in norme vere. Siamo ancora all'articolo 2087 del codice civile e alla giurisprudenza sull'articolo 2087 del codice civile, siamo sempre lì, con tutto il rispetto per una norma guida nel nostro ordinamento, e una giurisprudenza, anche creativa, che ha consentito in certi momenti, di tutelare il lavoro e la sicurezza sul lavoro. Ma non basta; non basta, e ciò che mi ha dato fiducia sono gli accenni del Ministro proprio a principi e valori che devono trovare una specifica capacità di dettaglio normativo. Questa è una delle poche volte, forse, dove le norme di dettaglio sono importanti, perché si parla di sicurezza, di prevenzione, di lavoro sommerso. Come si fa fronte a tutto ciò? Con norme di natura preventiva e repressiva; tutto l'apparato repressivo deve essere modificato, tenendo conto delle difficoltà delle imprese in questo momento, del costo del lavoro, che è tale da determinare sicuramente alcune necessità.

Per quanto riguarda i bonus e superbonus, chi vuole accedere a questi benefici deve prendere l'impegno di garantire la massima sicurezza sul lavoro, la massima sicurezza che danno tutti i competitor di imprese. Infatti, molte imprese la garantiscono, ricordiamolo che molte imprese lo fanno, non tutte le imprese determinano situazioni di insicurezza. Molte imprese lo fanno e allora bisogna anche pensare - come diceva, in precedenza, la collega Fregolent - alla defiscalizzazione, a incentivi per far sì che un investimento sul lavoro sia un investimento sull'impresa; si tratta di valorizzare la responsabilità sociale dell'impresa, con principi e valori che io la esorto, signor Ministro - anche in virtù di quanto ha detto -, a trovare finalmente, in una interlocuzione forte col Parlamento; se non lo fa questa maggioranza così vasta, chi lo potrà mai fare? Questa maggioranza ha la responsabilità di ciò che deve fare, perché è il momento del fare, e anche nel nostro gruppo c'è la massima collaborazione con lei, Ministro, indipendentemente dalla parte in cui guarda, se a destra o a sinistra; l'importante è che guardi all'interesse del Paese e dei lavoratori (Applausi dei deputati del gruppo Coraggio Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Fornaro. Ne ha facoltà.

FEDERICO FORNARO (LEU). Grazie, signor Presidente. Signor Ministro, lo hanno già fatto i miei colleghi prima di me, ma vorrei ripetere i nomi dei 3 uomini morti nella strage di Torino: Roberto Peretto, 52 anni, Marco Pozzetti, 54 anni, Filippo Falotico 20 anni. Non lo voglio fare per gesto di retorica, ma perché, inevitabilmente, tra qualche giorno, diventeranno numeri, numeri inseriti in alcune statistiche. Non dobbiamo, invece, mai dimenticare che erano uomini in carne e ossa, che sono vite spezzate e un dolore per i familiari, una ferita che non si potrà mai rimarginare.

Signor Ministro, io condivido quanto da lei detto quando, all'inizio del suo intervento, ha parlato - di fronte a questo susseguirsi, quotidiano, di morti, nella risposta che le istituzioni e la politica devono dare, nelle dichiarazioni - di aggettivi vuoti, di parole logore; se me lo consente, io aggiungo un senso profondo di impotenza; di fronte a quella foto che è girata sui social, dei 3 lavoratori in cima a quella gru, io ho provato un profondo senso di impotenza, ossia la sensazione che, per quanto se ne parli, alla fine, non riusciamo a fermare questa catena di morte. Invece, dobbiamo reagire. Il nostro compito, il nostro ruolo - lei lo ha sottolineato, giustamente - è nelle forme corrette, da un punto di vista istituzionale.

Vi è tutta una serie di problematiche, lei le ha ricordate, ci tornerò, ma mi si lasci dire che vi è stato anche un silenzio; io credo colpevole. Non ho visto, dalle associazioni datoriali e da molti commentatori, la stessa foga polemica di fronte a un dato che lei oggi ha ripetuto: 9 aziende edili su 10 non regolari ai controlli. Non ho visto la stessa aggressività, ad esempio, che c'è stata, nelle settimane scorse, di fronte ai dati di irregolarità di qualche centinaia di persone che ricevevano il reddito di cittadinanza. Ciò denuncia una difficoltà di fondo. Per cambiare le cose noi possiamo fare norme migliori, anche se gli esperti ci dicono che abbiamo una normativa assolutamente in linea con il resto d'Europa. Possiamo aumentare i controlli, la qualità, la quantità, attraverso il numero di ispettori, come lei ha ricordato. Dobbiamo fare tutto questo, ma senza una consapevolezza di fondo, di sistema, che siamo dentro un'emergenza nazionale, tutto questo rischia di essere vano, ossia o cresce una cultura della sicurezza, in questo Paese, oppure – come, giustamente, anche lei ha sottolineato – inevitabilmente, le scelte che facciamo oggi, ammesso che siano giuste, daranno i loro frutti tra qualche anno e noi ci troveremo, settimana dopo settimana, a confrontarci continuamente con questi dati di morte, se appunto non crescerà questa cultura. Non è vero che non è possibile. Per esempio, se raffrontiamo i dati degli infortuni prima dell'introduzione della cultura dei DPI, dei dispositivi di protezione individuali, e i dati di oggi constatiamo che sono molto differenti. La cultura della sicurezza, l'obbligo - e la fatica, in alcuni casi - di mettere i dispositivi di sicurezza in cantiere ha prodotto una diminuzione significativa degli incidenti sul lavoro.

Vi è, poi, una questione di sistema, come ha detto lei; vi è il tema dei subappalti e della pluralità di contratti collettivi all'interno dei cantieri, e vi è anche - vorrei sottolinearlo - uno stress sui tempi; più il sistema è stressato, più bisogna rispettare scadenze, più a queste scadenze è collegata una serie di conseguenze, anche negative, per le imprese, minore evidentemente è l'attenzione, lo ha detto lei; se non si rispettano gli orari di lavoro, se si eccede negli straordinari, se si lavora 6 giorni su 7 – o, addirittura, 7 giorni su 7 - per rispettare i tempi, e più il sistema è stressato, più, inevitabilmente, drammaticamente, al di là di leggi e controlli, aumenterà il numero di persone, di incidenti e, in alcuni casi, di incidenti mortali.

Quindi, credo che noi possiamo - non è vero che siamo impotenti - e dobbiamo fare. I numeri che lei ha elencato devono portarci a riflettere molto. Noi siamo profondamente convinti che una delle chiavi sia - come lei ha ricordato - il sistema di scambio di informazioni, per creare un sistema coordinato di controllo, a cui però, evidentemente, devono poi seguire sanzioni vere, non solo economiche; in alcuni casi occorre impedire a delinquenti imprenditori - perché ci sono anche quelli, dobbiamo dire le cose con nomi e cognomi - di continuare a operare (Applausi dei deputati del gruppo Liberi e Uguali), ciò a garanzia degli imprenditori onesti e anche di quelli che investono - e ce ne sono - sulle best practice, come si usa dire adesso, sulle buone pratiche, anche in edilizia; non è tutto nero. Però, non è possibile, da questo punto di vista, che, all'italica maniera, i più furbi, quelli che, ad esempio, offrono il più basso livello di ribasso nei subappalti, infischiandosene della sicurezza, finiscano per vincere.

Faccio un'ultima osservazione; abbiamo sentito molte volte, anche in quest'Aula, fare richiami contro la burocrazia. Mi ero permesso, una volta, di ricordarle che la burocrazia ha diverse facce; una di queste, però, sono i controlli; non scambiamo burocrazia e controlli. Il DURC di congruità è uno straordinario passo in avanti, è uno strumento fondamentale per limitare le irregolarità. Insomma, signor Ministro, noi condividiamo la sua impostazione.

Vada avanti con la serietà e l'onestà intellettuale che ha dimostrato, casomai ve ne fosse stato ancora bisogno oggi in questo suo intervento alla Camera, ma il suo lavoro deve essere accompagnato, a tutti i livelli, delle imprese, dei sindacati e della politica, dalla consapevolezza che siamo in emergenza nazionale e che non è degno di un Paese civile, come l'Italia, dover assistere ogni giorno ad un necrologio per un morto sul lavoro (Applausi dei deputati dei gruppi Liberi e Uguali e Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Trano. Ne ha facoltà.

RAFFAELE TRANO (MISTO-A). Grazie, Presidente. Colleghi, signor Ministro Orlando, in quest'Aula si continua a parlare poco e male di lavoro. Appare ormai evidente come l'ultimo decreto-legge in materia di sicurezza non sia stato altro che una foglia di fico davanti a una piaga che, guardando soltanto ai primi mesi dell'anno, ha visto, in Italia, superare il ben triste record di oltre 1.000 morti bianche. Non è accettabile, nel Terzo millennio, perdere la vita per lavorare, non sono tollerabili gli enormi ritardi in tema di prevenzione e non si può assistere impassibili davanti a un Governo che, dinanzi a una strage quotidiana, butta giù due articoli di legge che, al massimo, produrranno qualche ispezione e qualche sanzione in più. I cantieri sono diventati un far west, soprattutto a causa dei subappalti, ma all'Esecutivo sembra interessare soltanto far saltare i tanti paletti sulle stesse gare per le opere pubbliche in nome della sburocratizzazione, spalancando, in realtà, le porte alla corruzione e alla cancellazione di qualsiasi forma di tutela per i lavoratori, l'anello più debole del sistema.

Da lei, signor Ministro, alla luce della sua formazione e del suo percorso politico, mi sarei aspettato di più; ho sperato fino alla fine che avesse almeno un moto d'orgoglio e dimostrasse che c'è ancora chi, nel suo partito, non si rassegna ad essere il rappresentante della ZTL. Ma così non è, non si contraddice Draghi - al capo si obbedisce e basta - e intanto nei cantieri, ogni giorno, è una roulette russa. Con quale coscienza viene in quest'Aula a fornire rassicurazioni, quando è ben cosciente che, quotidianamente, vengono mandati i lavoratori al macello? Abbiamo oltre 3 vittime al giorno e lei stesso ha ribadito che 9 imprese edili su 10 non sono regolari, ma di maggiori controlli se ne vedono misere tracce. Molte imprese considerano la sicurezza soltanto un costo e questo Governo è ben attento a non creare troppi problemi a certi sistemi di potere. Non c'è, soprattutto, vera traccia dell'arma più efficace, quella invocata da tempo dalle ASL ad esempio, di investimenti sulla formazione, della creazione di una cultura della sicurezza e della legalità.

Signor Ministro, lei si sta rendendo complice di un tradimento nei confronti dei lavoratori italiani e il Parlamento non può continuare a restare indifferente davanti a tante morti, a tanti padri e mariti che escono al mattino senza fare ritorno, a sera, alle loro case, solo per continuare ad ingraziarsi chi vuole fare impresa, sacrificando la vita altrui nel nome del massimo profitto. Occorre investire sulla sicurezza e pensare di farlo domani è già tardi.

PRESIDENTE. È così esaurita l'informativa urgente.

Sospendiamo a questo punto la seduta, che riprenderà alle ore 15, con lo svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.

La seduta è sospesa.

La seduta, sospesa alle 14,40, è ripresa alle 15.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ETTORE ROSATO

Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interrogazioni a risposta immediata, alle quali risponderanno il Ministro del Lavoro e delle politiche sociali, il Ministro dell'Economia e delle finanze e il Ministro dello Sviluppo economico. Invito gli oratori al rigoroso rispetto dei tempi.

(Intendimenti in merito all'istituzione di un tavolo tecnico-politico in materia di organizzazione e gestione dell'Ispettorato nazionale del lavoro, al fine di implementare la prevenzione e il contrasto delle violazioni in materia di sicurezza sui luoghi di lavoro – n. 3-02690)

PRESIDENTE. La deputata Barzotti ha facoltà di illustrare l'interrogazione Invidia ed altri n. 3-02690 (Vedi l'allegato A), di cui è cofirmataria.

VALENTINA BARZOTTI (M5S). Grazie, Presidente. Poco fa abbiamo ricordato i tragici fatti di Torino, proprio in quest'Aula. A Torino, la caduta di una gru ha determinato la morte di tre giovani operai e questa è l'ennesima tragedia sul lavoro. Secondo l'INAIL, tra gennaio e ottobre, le denunce di decessi sui luoghi di lavoro sono state più di mille.

Da molti anni si ravvisa la necessità di un potenziamento e di un'efficientamento dell'attività di vigilanza per intervenire nella prevenzione e nella repressione delle violazioni in materia di sicurezza. L'istituzione dell'Ispettorato nazionale del lavoro, prevista dal decreto legislativo n. 149 del 2015 attuativo del Jobs Act, volta a creare un coordinamento tra i singoli corpi ispettivi, alla luce dei dati odierni, pare non abbia raggiunto gli obiettivi sperati.

Chiediamo, quindi, quali iniziative abbia intrapreso o intenda intraprendere il Ministero per istituire e convocare un tavolo tecnico-politico, al fine di efficientare la governance dell'INL, a partire dai relativi rapporti con INAIL e INPS e con riferimento all'annoso problema del ruolo ad esaurimento dei suddetti corpi ispettivi.

PRESIDENTE. Il Ministro del Lavoro e delle politiche sociali, Andrea Orlando, ha facoltà di rispondere.

ANDREA ORLANDO, Ministro del Lavoro e delle politiche sociali. Grazie. Mi rivolgo agli onorevoli interroganti, che ringrazio, evidenziando come la prevenzione degli infortuni e il rafforzamento della sicurezza sui luoghi di lavoro, come ho appena finito di dire nella comunicazione alla Camera, è una delle priorità dell'azione del Governo, che ha, infatti, promosso, in questi mesi, una strategia nazionale condivisa per la protezione dei lavoratori.

L'azione di questo Ministero, su mio impulso e d'intesa con il Ministero della Salute, si è rivolta, innanzitutto, all'attivazione della cosiddetta cabina di regia, cioè il circuito del sistema istituzionale delineato dal decreto legislativo n. 81 del 2008, con l'ampio coinvolgimento di tutti gli attori istituzionali e sociali, che deve rappresentare la sede propria della concertazione e della pianificazione coordinata e sinergica delle azioni per la salute e la sicurezza sui luoghi di lavoro.

La stessa logica del rafforzamento e del coordinamento dei soggetti competenti di funzioni e di strumenti esistenti ha ispirato il pacchetto di misure in materia di sicurezza sul lavoro contenuto nel decreto-legge n. 146 del 2021, convertito in legge.

Si è deciso, in tal sede, di procedere al contrasto dei fattori di rischio nei contesti lavorativi attraverso un ampliamento delle competenze in materia di salute e di sicurezza dell'Ispettorato nazionale del lavoro. Questa scelta risponde alla necessità di considerare la tutela della sicurezza come inscindibilmente connessa con la garanzia della regolarità dei rapporti di lavoro, nella quale l'Ispettorato ha una competenza e un'esperienza primaria consolidata.

La seconda novità assoluta è proprio il coordinamento della pluralità di soggetti competenti a presidiare il rispetto delle norme per la prevenzione, anche attraverso l'istituzione di sistemi informativi integrati e una migliore interoperabilità delle banche dati esistenti. In particolare, con riferimento a INPS e INAIL, si è cercato di giungere ad una razionalizzazione delle funzioni di controllo e di prevenzione in materia di sicurezza, cercando di attuare pienamente l'obiettivo del legislatore del 2014, che ha voluto semplificare il dedalo di istituzioni operanti in campi analoghi, spesso sovrapposte, tramite l'istituzione di un unico organismo, cui è stata demandata pressoché la totalità delle funzioni ispettive riguardanti la materia lavoristica. Sotto questo aspetto va ricordato che, in applicazione del decreto legislativo n. 149 del 2015, INL, INPS e INAIL operano in stretto coordinamento, sia sul piano delle attività ispettive sia sul piano della formazione.

Certamente ritengo, come sollecitato dagli onorevoli interroganti, non disperdere il patrimonio di competenze in materia di vigilanza e controllo in ambito giuslavoristico che possiedono INPS e INAIL. Proprio a questo fine - quello di una gestione condivisa delle informazioni in materia di vigilanza e contrasto del lavoro irregolare e una collaborazione strutturata di carattere tecnico-operativo tra gli attori coinvolti nel sistema ispettivo nazionale - ho promosso nei mesi scorsi una task force nel settore logistico e nel trasporto merci.

Oggi abbiamo già i primi significativi risultati di questa vigilanza, sviluppata con accessi simultanei secondo il modello multi-agenzia e che ha visto la partecipazione di personale ispettivo e tecnico degli INL, dell'INPS, dell'INAIL, della Guardia di finanza, dei Carabinieri per la tutela del lavoro e del Mise e con la collaborazione dell'Agenzia delle entrate.

Questa esperienza di cooperazione e di condivisione per le informazioni degli interventi tra le varie amministrazioni preposte ai controlli deve costruire il metodo delle nostre azioni future. In continuità con questo orientamento e al fine di realizzare una più efficace sinergia di azioni e di intenti in materia di sicurezza del lavoro, sono certamente disponibile ad attivare il tavolo tecnico-politico che gli interroganti hanno proposto.

PRESIDENTE. Il deputato Cominardi ha facoltà di replicare.

CLAUDIO COMINARDI (M5S). Grazie Presidente, e ringrazio anche il Ministro Orlando. Apprezzo gli sforzi su questo tema, però a me preme ricordare che il decreto legislativo n. 149 del 2015, che deriva dal Jobs Act, ha creato dei grandi problemi oggettivi. È stata creata un'ulteriore struttura: quando ci sono problemi, in Italia creiamo ulteriori strutture o sovrastrutture, senza tener conto del patrimonio che avevamo già.

Sono state fatte anche delle inchieste giornalistiche importanti, anche relativamente al funzionamento della pubblica amministrazione. Sapete quali sono i dipendenti pubblici più redditizi per lo Stato? Sono gli ispettori INPS. Ognuno di questi vale un milione di euro di accertato evaso contributivo all'anno e noi, anziché valorizzare l'autonomia dei singoli corpi ispettivi, cosa facciamo? Con questo tipo di misura - non è colpa sua, Ministro, perché del decreto legislativo ne conosciamo la storia - facciamo sì, però, che questo ruolo di ispettore INPS e INAIL vada ad esaurimento. Cioè, noi oggi abbiamo 1.000 ispettori INPS su tutto il territorio nazionale. Parlando di sicurezza, abbiamo circa 250 ispettori INAIL su tutto il territorio nazionale, e in Molise non ne abbiamo nemmeno uno.

Quindi, io ringrazio per il tavolo tecnico-politico, ma si deve affrontare - altrimenti non potrò essere soddisfatto - il tema dell'abrogazione del ruolo ad esaurimento degli ispettori INPS e INAIL. Questo sì che porterebbe dei grandi benefici dal punto di vista del recupero dei contributi con cui si pagano le pensioni - e abbiamo 40, 50 o 60 miliardi di euro di evasione contributiva - ma anche dal punto di vista della sicurezza nei luoghi di lavoro, perché gli ispettori INAIL si occupano di varie questioni: di indennizzare le vittime e le famiglie delle vittime e di incentivi sulla formazione. È da qui che parte tutto! Faccio questo appello. Più di così io non so cosa fare. Siamo nelle sue mani, Ministro (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

(Iniziative di competenza in relazione alla decisione di Leonardo-divisione Aerostrutture circa il ricorso alla Cassa integrazione ordinaria a zero ore presso alcuni stabilimenti del Mezzogiorno – n. 3-02691)

PRESIDENTE. L'onorevole Rina De Lorenzo ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-02691 (Vedi l'allegato A).

RINA DE LORENZO (LEU). Grazie, signor Presidente. Ministro, la Leonardo SpA, divisione Aerostrutture, ha comunicato alle organizzazioni sindacali di comparto la decisione unilaterale che, dal 3 gennaio 2022, inizieranno 13 settimane consecutive di cassa integrazione ordinaria a zero ore per oltre 3.400 lavoratori, tutti collocati nel Mezzogiorno d'Italia. I siti di Pomigliano, Nola, Grottaglie e Foggia sono quelli interessati. Insistono in territori che già in epoca pre-pandemica vivevano una drammatica e atavica sofferenza occupazionale. La società Leonardo, con una partecipazione di controllo del MEF, ha giustificato la decisione con la motivazione di una temporanea congiuntura negativa di mercato. Allo stato, non sono chiare le prospettive occupazionali e industriali per i siti del gruppo e la tenuta complessiva dell'azienda.

Le chiedo, signor Ministro, quali iniziative di competenza il Ministro intenda adottare o abbia già adottato con riferimento a questa vertenza.

PRESIDENTE. Il Ministro del Lavoro e delle politiche sociali, Andrea Orlando, ha facoltà di rispondere.

ANDREA ORLANDO, Ministro del Lavoro e delle politiche sociali. Grazie, Presidente. Gli onorevoli interroganti rappresentano che la Leonardo SpA, divisione Aerostrutture, ha comunicato alle organizzazioni sindacali di categoria di CGIL, CISL e UIL l'unilaterale decisione di disporre, dal 3 gennaio prossimo, 13 settimane consecutive di cassa integrazione a zero ore per oltre 3.400 lavoratori, tutti collocati nel Mezzogiorno d'Italia. Relativamente ai lavoratori della Campania, il collocamento in cassa integrazione riguarderebbe complessivamente 1.600 addetti, di cui 1.174 nel sito di Pomigliano e 430 nel sito di Nola. Per quanto riguarda il sito produttivo di Foggia, il provvedimento aziendale coinvolgerà a rotazione 790 unità delle circa 960 attualmente in forza presso lo stabilimento, impegnate in 9 differenti programmi di lavorazione. Non saranno settimane continuative di cassa integrazione, ma alcune giornate di fermata collettiva dei lavoratori interessati nell'ambito del periodo richiesto. Questi dati, conformi a quelli rappresentati dagli onorevoli interroganti, diverrebbero ancora più preoccupanti se venissero confermati anche in ordine ai numeri del sito di Grottaglie, per 1.050 addetti. La prefettura di Foggia ha rappresentato che, dopo il periodo natalizio, ci saranno ulteriori incontri - previsti a Roma, il 4 gennaio - con le segreterie nazionali e - il 10 gennaio - con il coordinamento sindacale di divisione, composto anche dai territoriali e RSU, che stabiliranno numeri esatti e modalità. Si tratta di una situazione particolarmente complessa, in quanto il ricorso alla cassa integrazione per un numero così rilevante di lavoratori in territori già particolarmente complessi rischia di avere pesanti ripercussioni su tutto il sistema socioeconomico locale. Allo stato, il Ministero del Lavoro non ha ricevuto richieste di intervento, ma ritengo doveroso un approfondimento della situazione, d'intesa con il Ministero dell'Economia e delle finanze, socio di maggioranza di Leonardo SpA, e con il Ministero dello Sviluppo economico, che in più occasioni ha manifestato la disponibilità ad aprire un tavolo di confronto con l'azienda, le istituzioni locali e le parti sociali. Siamo certamente consapevoli che Leonardo, che rappresenta uno dei punti di forza del settore industriale nazionale, abbia subito, con particolare riferimento ad alcune divisioni produttive, l'impatto della congiuntura economica attuale, che ha registrato una crisi straordinaria nel settore aereo e un conseguente calo dei volumi produttivi. Ritengo, comunque, necessario che il confronto tra azienda e sindacati prosegua, per condividere le prospettive industriali e future dell'azienda e le possibili soluzioni interlocutorie che, in vista delle prospettive di ripresa del settore, possano mitigare gli impatti della riduzione di lavoro, tutelare massimamente l'occupazione e non disperdere lo straordinario patrimonio di competenze e tecnologie acquisite. Assicuro, pertanto, il massimo impegno del Ministero del Lavoro, per quanto di competenza, ad offrire, se richiesta, la propria azione di sostegno al dialogo costruttivo tra azienda e parti sociali, al fine di individuare soluzioni possibili che preservino prioritariamente i livelli occupazionali, le attività produttive e gli equilibri sociali dei territori interessati.

PRESIDENTE. La deputata Rina De Lorenzo ha facoltà di replicare.

RINA DE LORENZO (LEU). Grazie, signor Presidente. Ringrazio anche il signor Ministro, in quanto la sua presenza in Aula oggi ci ha permesso di affrontare un tema che desta enorme preoccupazione che riguarda il colosso, controllato dal MEF al 30 per cento, il quale, a causa di una temporanea situazione di mercato, ha assunto in via unilaterale la decisione di disporre la cassa integrazione per oltre 3.400 lavoratori. I quattro siti che si occupano della costruzione dei velivoli civili operano in un settore che è in sofferenza a causa di scelte industriali poco chiare e non solo ed esclusivamente per la crisi generata dalla pandemia. È dunque necessaria una visione per valutare quali siano le reali possibilità, legate anche al Piano nazionale di ripresa e resilienza, che possano davvero coinvolgere una fetta importante di industria pubblica. La ristrutturazione del colosso nel decennio passato aveva destinato la maggior parte della produzione, legata al settore militare generalmente più redditizio, al Nord Italia, assegnando ai siti del Mezzogiorno il civile e concentrando, quindi, in un'area, già fortemente compromessa per i bassi livelli occupazionali, le maggiori criticità. La circostanza che la divisione Aerostrutture sia collocata quasi tutta al Sud sottolinea l'importanza di avere piani forti e pluriennali per garantire stabilità occupazionale. Noi apprezziamo, signor Ministro, il suo intervento e il ricorso alla cassa integrazione, ma temiamo le ricadute sulle condizioni dei lavoratori. Appare necessaria, dunque, l'apertura di un tavolo di confronto sul futuro dell'azienda, perché non ci può essere ripresa del Sud senza lavoro e a rischio sono migliaia di posti di lavoro. La politica deve intervenire e trovare soluzioni per un ritorno del suo ruolo attivo, dello Stato con la politica nazionale ed europea, seria e responsabile, capace di contrastare la precarizzazione, la delocalizzazione e il dumping salariale. Gli impegni non bastano più, occorrono scelte coraggiose, perché questo Paese si salva solo se salviamo il diritto al lavoro di tutti.

(Iniziative volte a delineare un quadro regolatorio per lo svolgimento in sicurezza delle prestazioni lavorative nel settore dell'edilizia, con particolare riferimento ad aspetti previdenziali - n. 3-02692)

PRESIDENTE. La collega Carla Cantone ha facoltà di illustrare l'interrogazione Viscomi ed altri n. 3-02692 (Vedi l'allegato A), di cui è cofirmataria.

CARLA CANTONE (PD). Grazie, Presidente. I dati INAIL ci dicono che il 30 per cento degli infortuni in edilizia riguarda gli over 50 e il 70 per cento delle malattie professionali riguarda lavoratori fra i 50 e i 65 anni, un morto sul lavoro su quattro ha più di 55 anni; inoltre, con l'interruzione per fine cantiere, un edile a 63 anni ha una contribuzione attorno a trent'anni di versamenti INPS. Aver deciso - ed è stato molto importante - di prorogare l'Ape sociale, con la decisione di 32 anni di contributi, è sicuramente un passo avanti, però questa decisione riguarda solo il 2022, mentre è importante che diventi strutturale, perché non è che nel 2023 cambiano le condizioni di lavoro dei lavoratori. Vanno bene le ispezioni, i piani di sicurezza, ma dopo i 60 anni ci sono lavori che non devono più essere svolti da chi ha quell'età, per cui a quell'età bisogna andare in pensione.

PRESIDENTE. Il Ministro del Lavoro e delle politiche sociali, Andrea Orlando, ha facoltà di rispondere.

ANDREA ORLANDO, Ministro del Lavoro e delle politiche sociali. Ringrazio l'onorevole Cantone per aver sollevato una questione che è oggetto di grandissima attenzione nel mondo dei lavoratori e anche del Governo. In queste ore la Commissione bilancio del Senato ha approvato un emendamento al disegno di legge di bilancio per il 2022 che prevede, ai fini dell'accesso all'Ape sociale, la riduzione del requisito di anzianità contributiva per i gravosi appartenenti al settore edile da 36 a 32 anni. Lo sconto del requisito contributivo per questa categoria di lavoratori è previsto anche per i ceramisti. Si tratta di una proposta condivisa e fortemente sostenuta dal Ministero del Lavoro, che accoglie alcuni degli esiti del lavoro svolto dopo un'approfondita analisi della Commissione, da me istituita, con il compito di studiare e valutare la gravosità delle occupazioni.

Ritengo giusto riconoscere a chi lavora nei cantieri e in altri settori lavorativi particolarmente impegnativi e usuranti un trattamento pensionistico differenziato, che tenga conto della particolare gravosità dell'occupazione e della discontinuità della prestazione. Questo riconoscimento rappresenta un segnale importante, che si inserisce in quel quadro complessivo di interventi volti a tutelare la sicurezza, la qualità e la dignità di questi lavoratori. Il comparto edile presenta profili di particolare criticità per ciò che riguarda la sicurezza e per ciò che riguarda le tutele contrattuali. Dai dati, come abbiamo già visto, risulta che nel settore nel periodo 2020-2021 si è verificato, al lordo dei dati COVID, un incremento di infortuni mortali. Con riferimento al primo profilo dell'attività ispettiva dell'Ispettorato nazionale del lavoro (INL), risultano irregolarità inerenti alla mancata applicazione del contratto collettivo dell'edilizia, frequenti sottoinquadramenti dei lavoratori, obbligazioni di fattispecie contrattuali non attinenti a quel comparto produttivo e, pertanto, suscettibili di eludere gli obblighi in materia di formazione specifica; e ancora, irregolarità dei distacchi, degli appalti e subappalti, con un'alta diffusione di forme di esternalizzazione. A questa situazione stiamo dando risposta con un'intensificazione dell'attività ispettiva, in concomitanza con la ripresa dei cantieri dopo la pausa estiva, al fine di rafforzare i controlli, sia sotto il profilo di prevenzione, sia sotto il profilo del rispetto delle norme a tutela del rapporto di lavoro.

Sarebbe opportuno, inoltre, collegare la concessione di benefici e misure agevolative, quali il superbonus, come ho già detto, al rispetto della regolarità contrattuale da parte delle imprese che eseguono i lavori. Tutti questi interventi che si stanno susseguendo, comunque, credo debbano trovare un esito anche nel confronto col sindacato riguardo alla possibilità di rendere strutturale una parte delle categorie che sono state indicate nell'Ape sociale, proprio per rendere strutturale questa risposta sistemica alle diverse condizioni di lavoro e anche alle diverse condizioni di sicurezza che si determinano nei diversi comparti. E naturalmente, da questo punto di vista, l'attenzione all'edilizia deve essere assolutamente prioritaria.

PRESIDENTE. L'onorevole Carla Cantone ha facoltà di replicare.

CARLA CANTONE (PD). Grazie, Ministro, per la risposta. Occorre proteggere i lavoratori più esposti che svolgono lavori duri e faticosi. A 65 e 67 anni non si può più stare sulle impalcature nelle gallerie. Lo dico così: è giunto il momento di far scendere i nonni dalle impalcature e compiere, in questo modo, un atto di giustizia che attendono da decenni.

Inoltre, il lavoro discontinuo, tipico del settore, li penalizza nella contribuzione all'INPS: è una situazione tutta italiana che deve essere sanata. Ma il tema è rendere strutturale quello che è stato deciso per l'“Ape sociale”, perché non è un problema del momento: è il settore operaio che è così, è il tipo di lavoro che è così, perché sulle impalcature non si va via mail, ma fisicamente, sempre; è un lavoro che gli edili affrontano con la loro professionalità, ma dopo i 65 anni non c'è professionalità che tenga; a quell'età devono andare in pensione. Per cui mi auguro che nei tavoli che lei ha aperto con le organizzazioni sindacali si possa risolvere definitivamente questo problema, diventato ormai grave e inaccettabile. Prima di lei, altri Ministri ci hanno provato e non ci sono riusciti. Io penso, anzi sono certa che lei farà di tutto per aiutare questi lavoratori e quindi buon lavoro al tavolo con le organizzazioni sindacali (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

(Iniziative per potenziare le politiche attive del lavoro e le politiche di formazione e di riqualificazione dei lavoratori nell'attuale contesto di crisi pandemica - n. 3-02693)

PRESIDENTE. L'onorevole D'Ettore ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-02693 (Vedi l'allegato A).

FELICE MAURIZIO D'ETTORE (CI). Grazie, Presidente. Signor Ministro, lei è perfettamente consapevole - lo ha detto anche prima nell'informativa, su altri temi - che il tema del lavoro e delle politiche attive del lavoro, ai fini del reinserimento delle persone che perdono l'occupazione o di quelle che si trovano in una situazione di marginalità e che hanno bisogno di un sostegno al reddito, è centrale in questo momento della crisi pandemica, in tutta Italia ma in particolare al Sud, in regioni, ad esempio, come la Calabria, dove questo tema è, lo ripeto, centrale e mi riferisco soprattutto al sostegno al reddito, al reinserimento e alla formazione.

Come lei ben sa, ben 4,4 miliardi di euro sono già stanziati nella Missione 5 del Piano nazionale di ripresa e resilienza anche per questi temi. Credo sia necessario intervenire e la richiesta che noi avanziamo è proprio quella di sapere quali sono i provvedimenti e le misure che, via via, si stanno prevedendo da parte del Governo per incidere su questo problema centrale in questo momento per il Paese.

PRESIDENTE. Il Ministro del lavoro e delle politiche sociali, Andrea Orlando, ha facoltà di rispondere.

ANDREA ORLANDO, Ministro del Lavoro e delle politiche sociali. Grazie, Presidente. Vorrei ringraziare gli onorevoli interroganti per il quesito che mi consente di illustrare una serie di interventi che il Governo ha assunto proprio in questo campo.

Nell'ambito del PNRR, i progetti in materia di lavoro e occupazione sono stati contenuti nella Missione 5 e vengono finanziati con risorse rilevanti, cioè 4,4 miliardi di euro. È in questo contesto che si inserisce il programma Garanzia di occupabilità dei lavoratori (GOL): un'iniziativa che costituisce il perno dell'azione di riforma delle politiche per il lavoro, il cui decreto attuativo è stato registrato alla Corte dei conti il 30 novembre scorso, quindi con un mese di anticipo rispetto al milestone previsto dal PNRR. Il programma è accompagnato da un piano organico nazionale sulle nuove competenze e da un piano straordinario di potenziamento dei centri per l'impiego, già finanziato in buona parte a valere sul bilancio dello Stato e che diventa parte anch'esso del PNRR.

L'obiettivo del programma Garanzia di occupabilità dei lavoratori (GOL) è quello di garantire un livello omogeneo dei livelli essenziali delle prestazioni, nonché un funzionamento più efficace dei servizi per il lavoro, attraverso una maggiore prossimità ai cittadini e l'integrazione efficiente con le politiche attive regionali. Per una più efficace strategia occupazionale viene realizzata la cooperazione tra sistema pubblico e privato, rendendo strutturale la cooperazione tra i servizi pubblici, le agenzie per il lavoro, i soggetti accreditati per la formazione e i soggetti riconosciuti dalle regioni, incluso il privato sociale.

I beneficiari di GOL sono, oltre a coloro che usufruiscono di ammortizzatori sociali in costanza di rapporto, anche i disoccupati percettori di NASpI o DIS-COLL e percettori di sostegno al reddito di natura assistenziale. Beneficeranno del programma in particolare i lavoratori fragili e vulnerabili che hanno sofferto i costi più alti della pandemia, donne, giovani, persone con disabilità, lavoratori maturi, disoccupati senza sostegno al reddito e lavoratori autonomi che cessano l'attività con redditi molto bassi.

All'interno del programma sono stati individuati cinque percorsi differenziati sulla base delle condizioni di partenza e adeguati ai fabbisogni richiesti proprio per calibrare meglio la risposta di riqualificazione dei lavoratori espulsi nei cicli produttivi o in cerca di occupazione, favorendo così l'incrocio tra domanda e offerta di lavoro. Congiuntamente al piano è stato varato invece il Piano nazionale nuove competenze, relativamente al quale, proprio qualche giorno fa, ho firmato il decreto di adozione che ha l'obiettivo di riorganizzare la formazione dei lavoratori in transizione e disoccupati. All'interno del Piano opera il Fondo nuove competenze, recentemente rifinanziato con la legge n. 146 del 2021, ed è rivolto ai lavoratori delle imprese che hanno stipulato intese o accordi collettivi di rimodulazione dell'orario di lavoro in risposta alle innovazioni di processo o prodotto o di organizzazione degli occupati.

Il Fondo mira a innalzare il livello del capitale umano del mercato del lavoro, sostenendo le imprese nel processo di adeguamento ai nuovi modelli organizzativi e produttivi determinati dall'emergenza COVID e offrendo ai lavoratori l'opportunità di qualificarsi e competere sul mercato del lavoro. Questi interventi saranno potenziati nel raccordo con la riforma degli ammortizzatori sociali con cui il Governo definisce un sistema più equo, capace di far fronte a trasformazioni e all'instabilità del mercato del lavoro, e in grado di supportare le transizioni occupazionali e attenuare l'impatto sociale delle crisi.

PRESIDENTE. L'onorevole D'Ettore ha facoltà di replicare, giustamente.

FELICE MAURIZIO D'ETTORE (CI). Normalmente! Signor Ministro, è chiaro che la sua risposta ci lascia estremamente soddisfatti anche per la notizia che ci ha dato della firma del “decreto Competenze”. È chiaro che i problemi anche della riqualificazione e della formazione divengono centrali. La nostra interrogazione era anche rivolta a centrare la questione della formazione e del reinserimento con riguardo ai lavoratori anche del Sud, di alcune regioni più disagiate dal punto di vista economico. Sono certo che, vista la sua risposta, ci saranno provvedimenti che saranno sempre più in linea con la Missione 5 del PNRR, che lei ha richiamato, così come l'ha richiamata la nostra interrogazione. La nostra sollecitazione, quindi, è stata, credo, importante per il Governo per rappresentare lo stato dell'arte in questo momento, ma i provvedimenti si devono ulteriormente incentivare perché il reinserimento lavorativo e la formazione sono temi che non possono essere in questo momento dimenticati, ma devono diventare punto focale e centrale, vincolo interno dell'azione di Governo.

Credo, pertanto, che un ulteriore provvedimento - mi permetto di sollecitare il Ministro - che abbia un occhio ancora più preciso verso le situazioni delle regioni del Sud, in particolare della Calabria, anche con riguardo al precariato, alla formazione, al reinserimento e alla possibilità di percorsi di stabilizzazione, possa essere il completamento di questa azione di Governo che il suo dicastero ha già avviato in maniera efficace (Applausi dei deputati del gruppo Coraggio Italia).

(Iniziative volte a modificare le disposizioni in materia di imposta sostitutiva sui redditi delle persone fisiche titolari di redditi da pensione di fonte estera, al fine di rendere maggiormente attrattivo tale regime agevolato ed estenderne i benefici all'intero territorio nazionale – n. 3-02694)

PRESIDENTE. Il deputato Alessandro Pagano ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-02694 (Vedi l'allegato A).

ALESSANDRO PAGANO (LEGA). Grazie, Presidente. Signor Ministro, dal dicembre del 2018 abbiamo una legge, la n. 145, articolo 1, che i più hanno definito “legge sul rientro dei pensionati” o “legge Portogallo”. Trattasi di un regime fiscale per persone non residenti che hanno redditi di pensione e che trasferiscono la propria residenza fiscale in Italia. Qualora optassero per questa soluzione, vi sarebbe un regime agevolato, con un'imposta sostitutiva del 7 per cento, previa contestuale variazione della propria residenza fiscale in un comune del Mezzogiorno con popolazione inferiore a 20 mila abitanti.

Però i risultati, a giudizio sempre del MEF, sono stati alquanto modesti: soltanto 992 mila euro di importi che, nel frattempo, sono tornati in Italia, per un'imposta sostitutiva di 127 mila euro. Quindi, è un regime fiscale che non è stato sufficiente ad attrarre quell'ampia platea di pensionati esteri che considerano positivo continuare a stare all'estero e non ritornare. È evidente che ci vogliano correttivi a questa legge o perlomeno delle implementazioni. Chiediamo quali iniziative il Governo abbia deciso di prendere in tal senso o comunque cosa fare per far sì che vi siano benefici sui nostri territori.

PRESIDENTE. Il Ministro dell'Economia e delle finanze, Daniele Franco, ha facoltà di rispondere.

DANIELE FRANCO, Ministro dell'Economia e delle finanze. Ringrazio l'onorevole Pagano. Gli onorevoli interroganti chiedono quali iniziative il Governo intenda intraprendere per estendere all'intero territorio nazionale il regime opzionale dell'imposta sostitutiva del 7 per cento sui redditi delle persone fisiche titolari di redditi da pensione di fonte estera, attualmente previsto soltanto per chi trasferisce la residenza in taluni comuni del Mezzogiorno.

Come rilevato, dalle dichiarazioni relative al 2019 risulta un utilizzo limitato del regime agevolativo; per poter dare un giudizio sull'efficacia della misura è tuttavia opportuno attendere i dati del 2020, secondo anno di applicazione del regime, che saranno disponibili nel mese di aprile del 2022. In genere, i contribuenti reagiscono a un nuovo regime fiscale opzionale dopo un certo periodo di tempo; ciò vale a maggior ragione per un'agevolazione come questa, che presuppone il trasferimento permanente della residenza in un Paese diverso.

In linea generale, i regimi agevolativi del tipo in discussione non sono esenti da aspetti problematici. In particolare, l'applicazione di regimi analoghi su larga scala, come ad esempio sull'intero territorio nazionale, può generare la reazione di altri Paesi e potrebbe avere un impatto negativo sulle convenzioni contro la doppia imposizione.

Di regola, per i redditi da pensioni private le convenzioni prevedono la tassazione esclusiva nello Stato di residenza; in relazione a regimi agevolativi di larga portata che determinassero un volume significativo di cambi di residenza e dunque un significativo calo di gettito, gli Stati che erogano le pensioni a persone che trasferiscono la residenza all'estero potrebbero denunciare la convenzione fiscale e terminarne l'applicazione.

Non è un caso che nei confronti del Portogallo, che è attualmente il Paese più attrattivo per il trattamento dei redditi da pensioni estere, vi siano state reazioni. Alcuni Paesi hanno denunciato il Trattato contro le doppie imposizioni con il Portogallo proprio perché l'esenzione della tassazione per i redditi da pensione offerta da tale Paese produceva la doppia esenzione di tali redditi. Per questo motivo, la normativa portoghese è stata modificata: dal precedente regime di esenzione della tassazione delle pensioni di fonte estera si è passati alla tassazione con un'aliquota del 10 per cento.

In generale, la concorrenza fiscale realizzata attraverso misure attrattive che sottraggono base imponibile ad altri Stati può generare effetti negativi e produrre una dannosa corsa al ribasso.

PRESIDENTE. Il collega Alessandro Pagano ha facoltà di replicare.

ALESSANDRO PAGANO (LEGA). Signor Ministro, intanto grazie, e le voglio dire questo grazie con riferimento anche alla soluzione delle scuole di specializzazione in medicina. Noi non dimentichiamo che questo è un vulnus vero che esisteva in Italia da molti anni, dove oltre il 50 per cento dei bisogni sanitari non veniva colmato; è bastato, subito dopo il suo insediamento, parlarne e portarle i dati statistici per trovare soluzioni che finalmente erano attese da anni.

Ciò premesso, siccome un problema epocale è stato risolto in maniera concreta da questo Governo, ci sentiamo di dire che anche la cosiddetta “norma Portogallo”, come pomposamente fu chiamata nel 2018, potrebbe trovare dei benefici. Lei ha detto delle cose assolutamente condivise e condivisibili. Mi sembra chiaro che il problema di un regime diverso in uno Stato dentro i confini Schengen va nella direzione che lei ha spiegato, però penso che oggettivamente sia difficile per un pensionato rientrare in Italia quando i benefici fiscali nell'altro Paese continuano a essere corposi.

Ritengo che quindi, da questo punto di vista, una riflessione vada assolutamente fatta. Ci sentiamo di citare, per esempio, la diminuzione ulteriore dell'aliquota oppure ancora il beneficio fino alla sua morte oppure anche il domicilio fiscale che può essere esteso anche a territori del Nord, sempre per comuni sotto i 20 mila abitanti, e quindi non localizzato in tutto il territorio nazionale. Tutto ciò perché deve portare PIL, perché è chiaro che un rientro di questi capitali produce in automatico un aumento del PIL; il beneficio fiscale è di gran lunga superiore visto in una logica complessiva. Allora, penso che l'emulazione del progetto Portogallo sia da questo punto di vista assolutamente interessante.

Ministro, negli ultimi secondi che mi rimangono, tenga conto che dal 2012, quando è stata varata questa norma in Portogallo, i benefici che sono stati prodotti in quel Paese sono stati incredibili.

PRESIDENTE. Concluda.

ALESSANDRO PAGANO (LEGA). Il Governo portoghese sostiene questa norma, si parla di 5 miliardi di euro di investimenti esteri che arrivano ogni anno in quel Paese. Ritengo che il nostro Paese sia molto più attrattivo, molto più competitivo da questo punto di vista, con il massimo rispetto per i portoghesi, e che realizzare le condizioni per una rivisitazione - chiudo, Presidente - e per un'implementazione sia assolutamente il minimo.

(Intendimenti del Governo in merito alla ratifica del Trattato Mes, come riformato nel gennaio 2021– n. 3-02695)

PRESIDENTE. Il collega Trano ha facoltà di illustrare l'interrogazione Raduzzi ed altri n. 3-02695 (Vedi l'allegato A), di cui è cofirmatario.

RAFFAELE TRANO (MISTO-A). Grazie, Presidente. Signor Ministro Franco, nel corso dell'Euro Summit del 16 dicembre 2021, a Bruxelles è stato affrontato anche il tema dell'entrata in vigore del Trattato MES (Meccanismo europeo di stabilità) e, secondo quanto affermato dal Presidente dell'Eurogruppo, Paschal Donohoe, l'operatività del Meccanismo europeo di stabilità sarebbe “prossima”, già a partire da gennaio 2022. Tuttavia, a norma del Trattato, il Meccanismo europeo di stabilità entrerà in vigore con la ratifica di tutti i diciannove Stati dell'Eurozona, ma, a oggi, gli Stati che non hanno ancora ratificato il Trattato MES sono sette, tra cui Francia, Germania e Italia. Proprio in Italia non risulta depositato presso le Camere alcun disegno di legge di ratifica del Trattato MES, né il Governo o la maggioranza hanno espresso una dichiarazione in merito all'eventuale ratifica.

Ricordiamo che il MES porta con sé l'eventualità di un commissariamento di fatto del Paese e l'imposizione di vincoli di bilancio e aggiustamenti macroeconomici tesi a politiche restrittive, sulla scorta della tristemente nota esperienza greca.

Pertanto, è grave che, oggi, né il Governo né la maggioranza abbiano chiarito se intendono o meno ratificare un trattato di tale pericolosità e, quindi, chiediamo quali siano gli intendimenti del Governo in merito alla ratifica del Trattato MES (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Alternativa).

PRESIDENTE. Il Ministro dell'Economia e delle finanze, Daniele Franco, ha facoltà di rispondere.

DANIELE FRANCO, Ministro dell'Economia e delle finanze. In riscontro, alle osservazioni e alle richieste formulate dagli onorevoli interroganti si precisa che il Trattato istitutivo del Meccanismo europeo di stabilità è in vigore dal 2012. La discussione sulla riforma in questione è avvenuta a più riprese nel corso degli anni successivi al 2017 per essere, poi, finalizzata in occasione dell'Eurogruppo del 30 novembre 2020 che, in tale riunione, si è espresso anche a favore dell'introduzione anticipata del backstop comune. La decisione dell'Eurogruppo è stata, poi, accolta e sostenuta dai Capi di Governo in occasione dell'Euro Summit dell'11 dicembre 2020. L'introduzione anticipata del backstop comune rende necessarie delle modifiche anche all'accordo intergovernativo che regola il trasferimento e la messa in comune dei contributi al Fondo di risoluzione unico per le banche.

Sotto il profilo procedurale, le revisioni concordate sono state formalizzate in due bozze di accordi di modifica sottoscritti lo scorso 27 gennaio dai rappresentanti di ciascun Paese, con pieni poteri di firma, e sottoposti al processo di ratifica. Al momento dodici Paesi hanno depositato lo strumento di ratifica presso il Segretariato generale del Consiglio.

Il tema è stato oggetto di discussione parlamentare sin dal 2018 in diversi momenti, in Assemblea e nelle Commissioni, sia alla Camera che al Senato. Tra gli ultimi interventi, si segnalano le comunicazioni del 9 dicembre 2020 del Presidente del Consiglio dei Ministri, in vista del successivo Consiglio europeo, seguite da risoluzioni parlamentari che ne accoglievano favorevolmente il contenuto.

In occasione dell'Euro Summit dello scorso 16 dicembre, il Presidente dell'Eurogruppo, nella sua lettera al Presidente del Consiglio europeo, ha affermato che la riforma del MES e la conseguente introduzione anticipata del backstop comune al Fondo di risoluzione europeo per le banche doveva essere operativa all'inizio del 2022, specificando tuttavia che l'entrata in vigore è condizionata al completamento di tutte le procedure di ratifica nazionali.

In occasione dell'Eurogruppo del 30 novembre 2020, l'Italia si è impegnata assieme agli altri Stati membri a completare le procedure di ratifica nazionale. Il Governo intende presentare il disegno di legge di ratifica alle Camere e auspica che il processo di ratifica abbia luogo nei tempi programmati, fermo restando il ruolo importante del Parlamento.

PRESIDENTE. Il collega Raduzzi ha facoltà di replicare.

RAPHAEL RADUZZI (MISTO-A). Grazie, Presidente. Noi non siamo soddisfatti di questa risposta, perché, innanzitutto, questa riforma di un trattato internazionale non è stata adeguatamente discussa in maniera preventiva, prima di firmare una riforma così pesante e così impattante sul nostro Paese. Inoltre, non ha risposto sulle tempistiche, perché sostanzialmente questa riforma doveva essere approvata da tutti i Parlamenti dell'Unione europea entro quest'anno; noi siamo al 22 dicembre, Ministro, non so quando la vorrà portare alle Camere se l'operatività deve iniziare a gennaio.

Tra l'altro, ricordo che questa riforma avrà degli impatti economici e finanziari molto importanti, anche senza utilizzare delle linee di credito che, tra l'altro, adesso, diventano divise tra buoni e cattivi sulla base di quel Patto di stabilità e crescita che voi vorreste a parole modificare, perché verranno modificate in automatico, se questo Trattato venisse ratificato, le clausole dei nostri titoli di Stato, portandole a single-limb.

Senza entrare nei tecnicismi, sappiamo bene che questo vorrebbe dire rendere più facilmente ristrutturabile il nostro debito pubblico in caso di difficoltà finanziarie che ovviamente nessuno qui in quest'Aula si augura; tuttavia, mentre passiamo il tempo a parlare di green pass e di tutti i problemi che ci sono, nessuno osserva che lo spread è aumentato negli ultimi tre mesi, che la politica monetaria ha preso un verso più restrittivo, che in Germania c'è un Ministro delle Finanze, Lindner, che nel 2017 si espresse per l'uscita dall'euro da parte della Grecia e che il principale partito di opposizione adesso è guidato da Merz, un altro che si è espresso in questo modo, e che, quindi, tutto il blocco del Nord Europa sta tornando verso la via dell'austerità. Pertanto, su queste premesse noi diremo “no” a questa riforma del MES (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Alternativa).

(Chiarimenti in merito all'utilizzo delle risorse derivanti dal contrasto all'evasione fiscale e contributiva per il finanziamento delle misure di riduzione della pressione fiscale previste dal disegno di legge di bilancio per il 2022 – n. 3-02696)

PRESIDENTE. Il collega Ungaro ha facoltà di illustrare l'interrogazione Marattin ed altri n. 3-02696 (Vedi l'allegato A), di cui è cofirmatario.

MASSIMO UNGARO (IV). Grazie, Presidente. Ministro, i dati della Relazione sull'economia non osservata e sull'evasione fiscale e contributiva mostrano che l'evasione fiscale si è ridotta in questo Paese di 10 miliardi tra il 2014 e il 2019. Grazie a diversi strumenti, come, appunto, la fatturazione elettronica, sappiamo che, di questi 10 miliardi, 8 derivano dalla riduzione del gap IVA, ma sappiamo anche che nella legge di bilancio 2021 è stato creato un fondo per la riduzione della pressione fiscale in cui devono essere destinate tutte le risorse che provengono dalla lotta all'evasione e dal miglioramento dell'adempimento spontaneo, la cosiddetta tax compliance. Le volevo chiedere, quindi, dato l'intervento di questi 8 miliardi nella legge di bilancio per ridurre l'Irpef e l'IRAP, quanti di questi 8 miliardi provengono da questo fondo menzionato e quindi dalla lotta all'evasione e, soprattutto, dato che i dati della tax compliance continuano a migliorare, quante altre risorse possiamo aspettarci nel 2022 per continuare a finanziare la riforma fiscale?

PRESIDENTE. Il Ministro dell'Economia e delle finanze, Daniele Franco, ha facoltà di rispondere.

DANIELE FRANCO, Ministro dell'Economia e delle finanze. Grazie, Presidente. In relazione al quesito posto, per quanto riguarda il primo punto, nella NADEF del settembre 2021, le maggiori entrate permanenti derivanti dal miglioramento dell'adempimento spontaneo registrato nel 2018 sono state quantificate in 4.357 milioni; sempre nella NADEF, tali risorse sono state inizialmente allocate al miglioramento dei saldi tendenziali. Il Governo, infatti, ha ritenuto, allora, più opportuno decidere quale quota destinare alla riduzione della pressione fiscale nell'ambito della legge di bilancio. In tale sede, infatti, sarebbe stato possibile avere il quadro complessivo delle risorse disponibili e delle esigenze da finanziare. Successivamente, con la legge di bilancio, il Governo ha stanziato 6 miliardi nel 2022 e 7 miliardi dal 2023 in avanti, per la riduzione dell'Irpef e dell'IRAP. Tali risorse si sono sommate a quelle stanziate dal precedente Governo, portando la disponibilità complessiva per lo sgravio fiscale a 8 miliardi a regime. Lo stanziamento è stato, dunque, superiore alle risorse derivanti dal recupero dell'adempimento spontaneo registrato nel 2018. Alla luce di ciò, al momento, non vi sono ulteriori risorse da destinare al fondo dedicato alla riduzione della pressione fiscale.

Per quanto riguarda la seconda domanda, i dati contenuti nell'aggiornamento alla Relazione sull'economia sommersa e sull'evasione fiscale e contributiva appena pubblicati suggeriscono che il miglioramento dell'adempimento spontaneo si sia intensificato nel 2019. Tuttavia, va ricordato che, in base alla procedura introdotta con la legge di bilancio del 2021, l'esatta quantificazione delle maggiori risorse eventualmente disponibili per la riforma del sistema fiscale, richiederà tre ulteriori passaggi: il calcolo della variazione della compliance fiscale registrata nel 2019, al netto degli effetti dovuti alle variazioni congiunturali e normative; la verifica del carattere permanente di tale variazione; la verifica nella NADEF nel settembre 2022 delle maggiori entrate rispetto alle previsioni tendenziali che verranno formulate nel DEF 2022. In sintesi, quindi, i dati disponibili indicano che la tendenza all'aumento dell'adempimento spontaneo, già riscontrata per il periodo 2014-2018, si sia consolidata nel 2019; questo andamento è pienamente coerente con gli impegni assunti dal Governo, anche nel PNRR per la riduzione del cosiddetto tax gap. Tuttavia, al momento, non è possibile quantificare le maggiori risorse che, grazie a tale andamento, si renderanno disponibili per l'ulteriore riduzione della pressione fiscale.

PRESIDENTE. Il collega Ungaro ha facoltà di replicare.

MASSIMO UNGARO (IV). Grazie, Ministro. In Italia, purtroppo, abbiamo due tristi record: una pressione fiscale che è aumentata tra il 2018 e il 2019, siamo al 42,9 per cento del PIL, è la quarta più alta tra i Paesi dell'OCSE e, dall'altra parte, abbiamo invece un'evasione fiscale che tocca i 100 miliardi di euro, ormai, il 18,5 per cento nel 2019. Questi due dati sono ovviamente connessi, per questo per noi è assolutamente fondamentale che ogni euro che proviene dalla lotta all'evasione e dalla tax compliance vada esattamente a ridurre le tasse e a finanziare la riforma fiscale. È una riforma su cui - come lei sa - questo Parlamento sta lavorando tramite le Commissioni finanze di Camera e Senato da oltre un anno e che ha partorito risultati tangibili con l'intervento di 8 miliardi nella legge di bilancio. Era dall'intervento di 80 euro del Governo Renzi che non vedevamo una misura di tale portata per tagliare le tasse sul lavoro e sulla produzione. Un intervento tanto criticato ma che poi negli anni è stato invece ampliato. Ministro, quindi, le chiedo di intervenire urgentemente per sostenere il lavoro parlamentare della riforma fiscale, semplificare gli adempimenti che gravano su lavoratori autonomi e imprenditori, tagliare le tasse che pesano sulle spalle di cittadini e imprese, eliminare l'IRAP e tagliare le tasse sul lavoro. Concludo, dicendo che, al momento, lei diceva che non ci sono risorse disponibili, ma noi sappiamo molto bene che, nel PNRR, l'obiettivo M1C1, descrive che bisognerà portare la lotta alla propensione all'evasione dal 18,5 al 17,6 per cento entro il 2023. Questo rappresenta miliardi di euro aggiuntivi per le casse dello Stato. Noi speriamo che questi euro aggiuntivi verranno tutti destinati alla riduzione del carico fiscale per finanziare la delega fiscale che rappresenta una riforma che il nostro Paese attende da decenni.

(Iniziative di competenza ai fini della piena operatività della nomina del colonnello Bortoletti a subcommissario per l'attuazione del piano di rientro dai disavanzi del servizio sanitario nella regione Calabria – n. 3-02697)

PRESIDENTE. La deputata Wanda Ferro ha facoltà di illustrare l'interrogazione Lollobrigida ed altri n. 3-02697 (Vedi l'allegato A), di cui è cofirmataria.

WANDA FERRO (FDI). Grazie, Presidente Rosato. Signor Ministro, recentemente questo Governo è intervenuto sulla situazione disastrosa della sanità calabrese con una decisione importante, attesa da tempo, ovvero la nomina a commissario ad acta del presidente Roberto Occhiuto che, oltre alle sue capacità personali, ha dalla sua parte l'autorevolezza che deriva dal consenso dei cittadini e dalla responsabilità che ne consegue. Abbiamo apprezzato molto anche la decisione di affiancarlo all'ufficiale dei carabinieri in servizio, il colonnello Maurizio Bortoletti che, oltre all'indubbia capacità manageriale, ha dimostrato di possedere particolari e indispensabili capacità di sapersi districare in contesti particolarmente delicati e in situazioni compromesse dall'eredità del passato. Una figura indispensabile in una realtà, come quella della sanità calabrese, su cui si concentrano interessi non sempre trasparenti, dove spesso la criminalità rivolge i propri appetiti per mettere le mani su centinaia di milioni di euro. Oggi è incomprensibile il fatto che le amministrazioni interessate non abbiano ancora dato corso alla definizione della posizione dell'impiego dell'ufficiale che, con estremo senso di responsabilità, lo sta facendo in vacanza, a proprie spese, per non lasciare solo il presidente Occhiuto. Per questo chiediamo quali siano le ragioni insormontabili burocratiche, forse gli interessi per i quali si tarda ancora l'effettività di una nomina così importante, su cui i calabresi ripongono tante speranze di portare alla normalità il settore della sanità.

PRESIDENTE. Il Ministro dell'Economia e delle finanze, Daniele Franco, ha facoltà di rispondere.

DANIELE FRANCO, Ministro dell'Economia e delle finanze. Grazie. Vorrei innanzitutto ribadire la determinazione del Governo a sostenere la regione Calabria nell'attuazione del piano di rientro sanitario. A tal fine, il Governo ha individuato il commissario ad acta per l'attuazione del piano di rientro nella persona del presidente della regione Calabria.

Con l'articolo 16-septies, del decreto-legge n. 146 del 2021, in ottemperanza alla sentenza della Corte Costituzionale n. 168 del 2021 sono state varate importanti iniziative a sostegno della regione Calabria. In particolare si rafforzano le attività dei 9 enti del Servizio sanitario regionale, prevedendo per ciascuno di essi, per 36 mesi, l'assunzione di 5 funzionari, ciascuno per gli uffici preposti al processo di controllo, liquidazione e pagamento delle fatture, il supporto di 5 ispettori della Guardia di finanza agli uffici deputati al contenzioso. Si irrobustisce, inoltre, l'operatività della gestione sanitaria accentrata presso la regione, autorizzando, sempre per 36 mesi, l'assunzione di 1 dirigente, di 4 funzionari, dando la possibilità alla regione di assumere 5 esperti o consulenti e 2 altri dirigenti esterni. Agenas mette a disposizione della regione 40 unità di personale da collocarsi presso il Dipartimento tutela della salute della regione e presso gli enti del Servizio sanitario regionale, sulla base delle indicazioni del commissario ad acta.

Inoltre, sono previsti il blocco dei pignoramenti fino alla fine del 2025 nei confronti degli enti del Servizio sanitario regionale e la verifica dei debiti verso i fornitori. Sull'anno 2022 si prevede la sospensione della trattenuta per il saldo negativo di mobilità sanitaria - circa 280 milioni -, che consentirà maggiori entrate di pari importo. È previsto per il Sistema sanitario regionale un contributo di solidarietà di 60 milioni, per ciascuno degli anni 2024 e 2025, in aggiunta al contributo annuale del medesimo importo, già previsto per gli anni 2021-2023.

Si tratta di entrate aggiuntive rispetto all'ordinario finanziamento del Servizio sanitario regionale.

Il Governo ha, inoltre, nominato il colonnello dei carabinieri, dottor Maurizio Bortoletti, come subcommissario unico di supporto al commissario ad acta. Il relativo atto di nomina è stato tempestivamente notificato dal MEF all'interessato e alla regione Calabria. In merito, contatti con l'Arma dei carabinieri indicano che le procedure connesse con la definizione della posizione del subcommissario sono state prontamente avviate dall'Arma.

Per quanto di competenza, il Ministero dell'Economia e delle finanze conferma il suo impegno a continuare a sostenere il rafforzamento della sanità calabrese.

PRESIDENTE. La collega Ferro ha facoltà di replicare.

WANDA FERRO (FDI). Grazie, signor Ministro, intanto, per il quadro anche più ampio rispetto al quesito, che per noi diventa fondamentale nei termini e nei tempi che dicevamo, proprio per quelle risorse che, in qualche modo, sono in campo e che vedono tanta preoccupazione rispetto anche alla perdita ultima dei 20 milioni di euro.

Per noi è importante dare un segnale di rottura, quale è sembrato rappresentare anche attraverso questa nomina del colonnello Bortoletti a subcommissario. Sono in gioco veramente tante risorse, ma, soprattutto, anche a scapito dei beneficiari che, spesso, poi, diventano l'utente finale e, quindi, il cittadino calabrese. Voglio ricordare che solo 300 milioni sono di mobilità passiva, 200 milioni sono quello che rappresenta il debito, più la parte degli interessi.

Noi auspichiamo che ci sia, da parte dell'Arma dei carabinieri, anche su sollecitazione dei tre Ministeri interessati, la possibilità di vedere quello che già è stato fatto a Salerno con il colonnello Bortoletti, ciò che è stato fatto in occasione della sua nomina a Pompei e che, certamente, oggi ha visto nei calabresi, ma anche nella politica che affianca questo percorso di cambiamento, il dubbio che ci fosse qualche interesse che non riuscivamo a comprendere.

La mobilità passiva deve essere abbattuta, deve essere data la possibilità in una Calabria dove, purtroppo, mi spiace dirlo, la sanità rappresenta la prima industria in termini di risorse, di impegno, ma, soprattutto, da cui spesso si deve emigrare in altre regioni, potenziando altri sistemi sanitari e non quello calabrese, che, ad oggi, può vedere la svolta. Quindi auspichiamo che, nelle prossime giornate, possa arrivare quanto da noi richiesto, quanto richiesto dalla Calabria tutta, riconoscendo che è un passo in avanti per invertire la rotta di quella Calabria che vuol dimostrare ciò che è.

(Elementi in ordine ai tavoli di crisi gestiti dal Ministero dello Sviluppo economico – n. 3-02698)

PRESIDENTE. La collega Polverini ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-02698 (Vedi l'allegato A).

RENATA POLVERINI (FI). Grazie, Presidente. Grazie, Ministro, il gruppo di Forza Italia chiede semplicemente di conoscere con maggiore dettaglio quale è lo stato delle crisi industriali presso il suo Dicastero. Come sappiamo, ci sono circa 80 mila lavoratori coinvolti e ci sono molti tavoli. Sicuramente all'interno del sito del Ministero c'è molto materiale, che, però, non trova una sintesi che noi, invece, vorremmo raccogliere dalla sua risposta, proprio per poter dare un contributo positivo a vertenze che ci preoccupano molto, come quella che investe il settore dell'automobile, quella che investe il settore degli elettrodomestici. Vorremmo anche discutere con lei della questione della anti-delocalizzazioni e, quindi, ci aspettiamo dalla sua risposta informazioni in questo senso.

PRESIDENTE. Il Ministro dello Sviluppo economico, Giancarlo Giorgetti, ha facoltà di rispondere.

GIANCARLO GIORGETTI, Ministro dello Sviluppo economico. Grazie, Presidente. Grazie, onorevole Polverini, come ricordato con l'atto in discussione, uno dei numerosi strumenti messi in campo per far fronte alle crisi d'impresa del Paese è l'istituzione, presso il MiSE, della struttura per la crisi di impresa, prevista per garantire, in forma di cooperazione organica con il Ministero del Lavoro e delle politiche sociali, le regioni, gli enti locali, le organizzazioni sindacali e le associazioni datoriali, l'individuazione tempestiva delle situazioni di crisi e l'attuazione di rimedi idonei a farvi fronte.

La struttura si è insediata ufficialmente il 10 dicembre 2021. È supportata da dieci esperti con competenze qualificate ed è funzionale a individuare strumenti innovativi per favorire azioni di reindustrializzazione e riconversione delle aziende in crisi, tutelare e salvaguardare i lavoratori coinvolti, agevolare l'attrazione di investimenti nazionali e internazionali in sinergia con il comitato per l'attrazione degli investimenti. In tale sede istituzionale viene altresì promossa attività di analisi, di ricerca, di studio e di monitoraggio dei tavoli di crisi, in raccordo con il sistema camerale e con gli osservatori dedicati alle crisi aziendali e ai processi di risanamento.

Ciò detto, con riferimento al quesito specifico posto con l'atto, premetto che l'attività della struttura e le vertenze coinvolte sono puntualmente pubblicate, unitamente ai verbali degli incontri, sul sito del Ministero. Posso aggiungere che i dati relativi al numero dei tavoli di crisi saranno oggetto anche di un apposito report che la struttura sta redigendo ai sensi dell'articolo 5 della direttiva 14 ottobre 2021 che ho emanato e che, appunto, richiede in modo puntuale l'esito delle riunioni con una cadenza semestrale.

Parlando dei numeri, posso dire che, sulla base del monitoraggio effettuato sulla struttura dei dati già pubblicati, emerge che le imprese complessivamente coinvolte in tavoli di crisi e monitoraggio sono complessivamente 69 e che nel corso del secondo semestre del 2021 si sono svolti 38 incontri relativi a 25 imprese. Tanto premesso sulle attività della struttura, voglio aggiungere che proprio nell'ottica di sostenere le imprese in crisi il MiSE si è attivato con svariati strumenti a legislazione vigente e proponendo specifici interventi normativi. La normativa cosiddetta anti-delocalizzazioni è stata recentemente approvata dalla Commissione al Senato e se ne attende l'approvazione definitiva dall'Aula del Senato ed evidentemente dalla Camera dei deputati. All'interno della medesima legge di bilancio sono previste altre forme di intervento e di incentivazione in particolare per l'assunzione dei lavoratori coinvolti nei tavoli di crisi, con una decontribuzione totale per coloro - tra i datori di lavoro - che in qualche modo attingono a questa forza lavoro in difficoltà.

PRESIDENTE. La collega Polverini ha facoltà di replicare.

RENATA POLVERINI (FI). Grazie, Presidente. Diciamo che diamo atto al Governo di aver comunque istituito, come ci ha ricordato, il Fondo per la salvaguardia dei livelli occupazionali e per la prosecuzione dell'attività di impresa, come anche il Fondo per la transizione industriale. Sappiamo che il 10 dicembre è diventato operativo il comitato dei dieci esperti. Questo è un fatto che colgo non dico con entusiasmo, perché parliamo di crisi aziendali, ma sicuramente come un dato positivo, perché ricordo che uno dei suoi predecessori ha sostanzialmente smobilitato la struttura che si occupava di crisi aziendali mettendo in crisi tutto il sistema di gestione delle stesse, salvo poi dire, in quest'Aula più volte, che sarebbero stati addirittura coinvolti i parlamentari dei territori delle aziende interessate dalle crisi.

Ecco, guardi, io sono un parlamentare eletto in questa regione - ne sono stata anche presidente - e so che, oltre ai suoi tavoli di crisi, ci sono anche tanti tavoli di crisi regionali che in qualche modo andrebbero monitorati e non sono stata mai chiamata dal Ministero dello Sviluppo economico per nessuna crisi che pure ha coinvolto questa regione, a cominciare dalle crisi che lei ha gestito (come quella dell'Alitalia).

Quindi, prendo atto di quanto lei ha già fatto e utilizzo questo poco tempo che mi è rimasto per dirle che comunque l'emendamento anti-delocalizzazioni non è stato, per noi di Forza Italia, sufficientemente discusso. Ci auguriamo che se ne possa discutere, magari a cominciare dal “Milleproroghe”, perché lo consideriamo un punto importante per la ripartenza di questo Paese, per cominciare a chiudere in termini positivi quei tavoli. Mi auguro, comunque, che quelle che oggi lei non ci ha consegnato con i numeri - come dire - siano state crisi risolte e non aziende chiuse (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata.

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che non vi sono ulteriori deputati in missione alla ripresa pomeridiana della seduta.

I deputati in missione sono complessivamente 95, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Organizzazione dei tempi di discussione degli argomenti previsti per la settimana 10-14 gennaio 2022.

PRESIDENTE. Nell'allegato A al resoconto stenografico della seduta odierna sarà pubblicata l'organizzazione dei tempi per l'esame degli argomenti previsti per la settimana dal 10 al 14 gennaio 2022, ad eccezione delle proposte di legge n. 196 ed abbinate, n. 1870 ed abbinate e n. 1823, delle quali è ancora in corso l'esame in sede referente (Vedi l'allegato A).

Interventi di fine seduta.

PRESIDENTE. Passiamo agli interventi di fine seduta. Ha chiesto di parlare l'onorevole Troiano. Ne ha facoltà.

FRANCESCA TROIANO (M5S). Grazie, Presidente. Colleghi, un fondo piccoli comuni per progettazioni, la pressante richiesta che viene dai territori, dai sindaci, le difficoltà enormi nell'utilizzo delle risorse PNRR sono ormai note a tutti: un dato certo, che contribuirà ad allargare la forbice delle distanze tra singoli territori, anziché diminuirla. In queste settimane di intenso dialogo con i sindaci dei piccoli comuni dei Monti Dauni, nel mio collegio, ho avuto modo di ascoltare il dramma dei nostri sindaci, costretti a battersi a mani nude. Il sindaco di Rocchetta Sant'Antonio, Pompeo Circello, il sindaco di Anzano di Puglia, Paolo Lavanga, il sindaco di Monteleone di Puglia, Giovanni Campese, il sindaco di Bovino, Enzo Di Nunno, il sindaco di Faeto, Michele Pavia, il sindaco di Biccari, Gianfilippo Mignogna, il sindaco di Roseto Valfortore, Lucilla Parisi: nomi di persone che tutti i giorni devono confrontarsi con una PA inadeguata nei numeri e nelle professionalità; una sfida impossibile, la loro.

Con il PNRR, mi dicono, possiamo scrivere una pagina nuova per il futuro, ma servono carta e penna, altrimenti non toccheremo palla. Non siamo in grado di progettare per assenza di risorse umane ed economiche. Occorre finanziare un fondo piccoli comuni dedicato alla progettazione ed avere norme più snelle per agire in fretta. Sono 5 mila i piccoli comuni italiani sotto i 5 mila abitanti in questa tristissima condizione di estremo disagio. Sanità territoriale, rete veloce e fibra, ruralità intelligente e turismo lento: i pilastri dello sviluppo possibile da progettare con il PNRR. All'università di Capitanata abbiamo chiesto collaborazione e la possibilità di utilizzare le risorse umane dell'ateneo per dare risposte immediate alle scadenze in corso. Occorre dare risposte immediate ai nostri sindaci, per non vedere l'acqua passare e morire di sete.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Ungaro. Ne ha facoltà.

MASSIMO UNGARO (IV). Presidente, volevo soltanto fare a lei e a tutti i colleghi, ma soprattutto ai funzionari e agli assistenti parlamentari i migliori auguri di buon Natale e ringraziarli per il loro sostegno, senza il quale noi non potremmo lavorare. Buon Natale.

PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Ungaro. Naturalmente la Presidenza tutta si unisce ai suoi auguri, a lei, a tutti i dipendenti della Camera e a tutti i colleghi che hanno consentito, in quest'anno difficile, un proficuo lavoro.

Ordine del giorno della prossima seduta.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.

Martedì 28 dicembre 2021 - Ore 14:

(ore 14, con votazioni non prima delle ore 18)

1. Discussione del disegno di legge:

S. 2448 - Bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2022 e bilancio pluriennale per il triennio 2022-2024 (ove trasmesso dal Senato).

La seduta termina alle 16.