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Resoconto dell'Assemblea

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XVIII LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 609 di venerdì 3 dicembre 2021

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE FABIO RAMPELLI

La seduta comincia alle 9,35.

PRESIDENTE. La seduta è aperta.

Invito la deputata segretaria a dare lettura del processo verbale della seduta precedente.

AZZURRA PIA MARIA CANCELLERI , Segretaria, legge il processo verbale della seduta di ieri.

PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.

(È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, il deputato Scerra è in missione a decorrere dalla seduta odierna.

I deputati in missione sono complessivamente 93, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna (Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna).

Svolgimento di interpellanze urgenti.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interpellanze urgenti.

(Elementi ed iniziative normative in ordine alla collocazione fuori ruolo dei magistrati - n. 2-01384)

PRESIDENTE. Passiamo alla prima interpellanza urgente all'ordine del giorno, Costa e Schullian n. 2-01384 (Vedi l'allegato A).

ENRICO COSTA (MISTO-A-+E-RI). Grazie, Presidente, la illustro. Questa interpellanza nasce da una situazione che ritengo grave, una situazione che non nasce in questi giorni, ma che si protrae da molti anni. e che attiene al fatto che centinaia di magistrati, anziché svolgere attività giurisdizionale nei tribunali, lavorano presso organismi vari, presso ministeri, presso organismi internazionali, presso tutta una serie di strutture, che non hanno niente a che fare con l'attività giurisdizionale, per la quale hanno partecipato a un concorso e per la quale sono stati immessi nell'organico della magistratura.

Io vorrei leggere le parole pronunciate dal presidente dell'Unione delle camere penali italiane Gian Domenico Caiazza, perché specificano chiaramente il concetto: il condizionamento che l'ordine giudiziario esercita fattivamente sul potere legislativo ed esecutivo è strategicamente organizzato, mediante il distacco di centinaia di magistrati presso i dicasteri governativi. Di particolare gravità è soprattutto la presenza di circa un centinaio di essi presso il Ministero della Giustizia, quasi a rappresentare plasticamente una concezione proprietaria della giustizia stessa. Si tratta di un fenomeno del tutto abnorme e sconosciuto presso i Governi delle democrazie liberali, che assicura alla magistratura un livello di ingerenza assolutamente decisivo nella politica giudiziaria del Paese, così vanificando il fondamentale principio della separazione tra i poteri dello Stato.

È evidente che, se all'ufficio legislativo del Ministero abbiamo quasi al 100 per cento componenti che provengono dalla magistratura, noi avremo sempre dei pareri, delle soluzioni, degli emendamenti e delle valutazioni orientati in una certa direzione. Ma c'è di più: il potere giudiziario si inserisce nel potere esecutivo, attraverso questo nucleo e attraverso questa struttura. E io sono certo, sottosegretaria Macina - che ringrazio per la disponibilità a rispondere a questa interpellanza - che quello che mi risponderà lei oggi saranno documenti e atti scritti proprio da quell'ufficio legislativo. Quindi, mi aspetto da parte sua - non me ne voglia - una risposta conservativa di quello che è oggi. E non mi stupisco che, da parte dell'Associazione nazionale magistrati, che dovrebbe difendere tutti quei magistrati che giorno per giorno nelle aule dei tribunali silenziosamente lavorano e si impegnano, non si levino se non flebili voci contro questa pratica del magistrato fuori ruolo. Perché non si levano se non flebili voci? Perché l'Associazione nazionale magistrati ha tutto l'interesse ad avere suoi componenti nei vari gangli del potere dello Stato.

Allora, io penso che ci sia veramente un'intersecazione, un incrocio, che costituzionalmente non è accettabile, soprattutto per quello che attiene al Ministero della Giustizia.

Se non darà lei i numeri, qualche numero lo darò eventualmente io, in sede di replica. Ritengo, però, che questa sia una pratica che debba essere in qualche modo corretta. Oggi abbiamo delle norme che stabiliscono che il magistrato può stare fuori ruolo per non più di dieci anni. Se noi andiamo a vedere le interpretazioni che sono state date, ci sono delle interpretazioni in deroga per far superare questo limite dei dieci anni che veramente gridano vendetta.

Io penso che una parola “fine” nella riforma del CSM a questa pratica vada messa, ma così come una parola “fine” vada messa al fatto che molti magistrati siedono all'ufficio legislativo del Ministero della Giustizia e, ogni volta che si cerca di evidenziare, attraverso emendamenti e attraverso proposte, la necessità di stabilire delle garanzie, di stabilire delle valutazioni più accese e più intense sull'attività dei magistrati, di intensificare la responsabilità civile, di intensificare la responsabilità disciplinare, guarda caso, quell'ufficio dice: “no”! Quell'ufficio dice che si mina l'autonomia e l'indipendenza della magistratura! Ah, non si mina, invece, l'autonomia e l'indipendenza dell'Esecutivo, inserendo nei gangli vitali del Governo figure che dovrebbero appartenere all'ordine giudiziario. Questa non si mina! Ecco, io penso che i ministri abbiano accettato e abbiano tollerato questa abitudine per troppo tempo.

E c'è di più: mi piacerebbe sapere - questo ho chiesto nell'interpellanza - come vengono scelti. Vengono scelti intuitu personae? Vengono scelti sulla base del curriculum? Oppure vengono scelti attraverso un bilancino correntizio e, quindi, ogni corrente ne assegna una quota? Ecco, quando in tanti parlano di sorteggio per il Consiglio superiore della magistratura, facciamo anche il sorteggio per i magistrati che devono andare fuori ruolo, perché mi risulta che in molte circostanze ci siano state assegnazioni finalizzate a rispettare quegli equilibri correntizi, gli stessi equilibri correntizi che il Governo, con un'altra mano, ci dice di volere scongiurare attraverso un disegno di legge.

Per le riforme che ci sono state richieste a fronte dei finanziamenti e del PNRR, noi abbiamo stabilito un'implementazione degli uffici giudiziari. Sono state destinate delle risorse per implementare gli uffici giudiziari. Nell'ultima legge di bilancio abbiamo appostato delle risorse per assumere nuovi magistrati, perché c'erano carenze. Allora, c'è una contraddizione! Non si può, con una mano, stabilire che sono necessarie delle nuove risorse di personale di magistratura e, con l'altra, accettare che centinaia di questi magistrati stiano fuori ruolo. È poi curioso vedere dove sono fuori ruolo: in giro per il mondo, organismi internazionali. Magari, lo vedremo in sede di replica, se il Governo non darà una risposta completa.

PRESIDENTE. La sottosegretaria di Stato per la Giustizia, Anna Macina, ha facoltà di rispondere.

ANNA MACINA, Sottosegretaria di Stato per la Giustizia. Grazie Presidente. Onorevole interpellante, con l'atto di sindacato ispettivo innanzi indicato, gli interpellanti, dopo aver premesso che, in base al comma 68 dell'articolo 1 della legge n. 190 del 2012, i magistrati ordinari, amministrativi, contabili e militari, gli avvocati e procuratori dello Stato non possono essere collocati in posizione di fuori ruolo per un tempo che nell'arco del loro servizio superi complessivamente i dieci anni, anche continuativi, e che si tratta di un arco temporale considerevole, che sottrae risorse umane preziose alle amministrazioni della giustizia e allo smaltimento dell'arretrato giudiziario, che continua ad avere dimensioni preoccupanti, domandano alla Ministra della Giustizia da quanto tempo, in media, i magistrati fuori ruolo si trovino in tale posizione, anche sommando periodi discontinui tra di loro, quale sia la loro retribuzione media, se e quali iniziative, alla luce delle considerazioni svolte in premessa, intenda adottare a livello normativo per modificare le disposizioni che disciplinano gli incarichi in posizione di fuori ruolo dei magistrati ordinari, allo scopo di ridurne drasticamente il numero, anche al fine di attuare le riforme della giustizia attese dall'Europa.

Al riguardo occorre immediatamente mettere in risalto che, in base alla vigente cornice ordinamentale, la durata complessiva del periodo fuori ruolo non può superare il termine massimo complessivo di dieci anni nell'arco del servizio di ciascun magistrato.

Va ricordato che un regime specifico è previsto per gli incarichi di membri di Governo, per le cariche elettive anche presso gli organi di autogoverno e per i componenti delle Corti internazionali comunque denominate.

Va anche rammentato che la disciplina legislativa è stata integrata da quella di rango secondario, contenuta nella circolare del Consiglio superiore della magistratura n. 13778 del 24 luglio 2014 e successive modifiche. In relazione al tempo medio di permanenza fuori ruolo nell'ambito della vita professionale del magistrato, anche tenendo conto delle eventuali discontinuità dei periodi, il valore medio calcolato ad oggi è di sette anni.

Va peraltro tenuto in considerazione che, ai sensi dell'articolo 116, comma 1, della circolare del Consiglio superiore della magistratura n. 13778 del 24 luglio 2014, il magistrato non può essere autorizzato ad una nuova destinazione fuori ruolo, prima che siano trascorsi tre anni dalla presa di possesso nell'ufficio giudiziario.

Per quanto concerne la retribuzione spettante ai magistrati fuori ruolo, bisogna ricordare che l'articolo 210 dell'ordinamento giudiziario, regio decreto 30 gennaio 1941, n. 12, stabilisce che i magistrati collocati fuori del ruolo organico della magistratura conservano il trattamento economico del proprio grado. Ciò significa che il collocamento fuori ruolo per lo svolgimento di funzioni non giudiziarie non comporta di per sé alcuna modifica nel trattamento retributivo del magistrato. Una maggiorazione del livello retributivo può verificarsi soltanto nei casi in cui, per la posizione ricoperta dal magistrato fuori ruolo, sia prevista una specifica indennità, la quale si aggiunge alla retribuzione ordinariamente percepita. Quanto alle iniziative sul piano normativo, la commissione presieduta dal professor Luciani ha proceduto a formulare proposte integrative del disegno di legge pendente (A.C. 2681​), miranti alla razionalizzazione delle tipologie di incarichi da svolgere fuori dal ruolo organico della magistratura, e condizionando il collocamento fuori ruolo ad un interesse dell'amministrazione di appartenenza.

PRESIDENTE. Il deputato Costa ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alla sua interpellanza.

ENRICO COSTA (MISTO-A-+E-RI). Non sono soddisfatto, perché si tratta di una non risposta. Si tratta di una elencazione di norme che sono state alla rinfusa raffazzonate in un testo di risposta all'interpellanza, ma non è chiaro assolutamente cosa intenda fare il Governo di fronte a questo fenomeno. E allora penso che sia giusto rinfrescare la memoria al Governo di dove si trovano questi magistrati fuori ruolo. Faccio un esempio: è necessario avere un magistrato fuori ruolo all'ambasciata d'Italia a L'Aja? È necessario avere il capo di gabinetto dell'Autorità garante della concorrenza e del mercato? È necessario avere quattro magistrati fuori ruolo alla Commissione antimafia? Averne uno in altre Commissioni parlamentari? Avere 2 esperti a Bruxelles, alla Commissione europea, un esperto giuridico al Consiglio d'Europa a Strasburgo e un esperto nazionale distaccato a Lussemburgo, alla Corte di Giustizia dell'Unione Europea? Averne quattro a Eurojust? Attenzione, il primo assistente del membro nazionale e il secondo assistente del membro nazionale. Quindi c'è un membro nazionale che si porta dietro gli assistenti e li distacca dall'attività giudiziaria. Abbiamo un procuratore europeo a Lussemburgo, abbiamo a Tunisi un prosecution adviser, abbiamo a Tirana 2 osservatori internazionali, nei Paesi Bassi abbiamo dei procuratori sulle questioni legate al Kosovo. Poi ci sono quelli nei Ministeri: abbiamo il capo dell'ufficio legislativo del Ministero dell'Economia che è un magistrato ordinario fuori ruolo, ne abbiamo 5 al Ministero degli Affari esteri, abbiamo questo fondamentale magistrato presso il Ministero della Giustizia del Marocco a Rabat, che quindi non svolge attività giurisdizionale in Italia, sottosegretaria. Quindi, voi assumete dei magistrati perché ci sono le carenze di organico e poi ne mandate uno Rabat, uno a Tunisi, uno a Tirana. Ma possiamo andare avanti e troviamo il centinaio di magistrati che si trovano al Ministero della Giustizia. Attenzione, ci sono dei magistrati che, per esplicita formulazione, fanno attività amministrativa. Ma è necessario, per svolgere un'attività amministrativa, chiamare dei magistrati e distoglierli dalle attività giudiziarie? Sono decine. Assumono funzioni amministrative al dipartimento affari di giustizia; è una pagina, questa è la pagina sul sito del Consiglio superiore della magistratura. Ma andiamo avanti. A Tirana, c'è un magistrato presso il Ministero della Giustizia albanese. Poi, ci sono al Ministero del Lavoro perché il Ministro Orlando, giustamente, ha bisogno di avere dei magistrati nel suo ufficio, e quindi ne chiama 2. Poi c'è il DAP, il Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria, perché noi oggi a capo del DAP, quasi fosse una legge, anche se non c'è la legge che dice questo, abbiamo solo dei magistrati, attenzione, solo dei pubblici ministeri, guai a chiamare dei giudici, solo dei pubblici ministeri al DAP; e allora un'infornata di magistrati anche al DAP. E poi abbiamo la fila, che dicevo prima, dell'ufficio legislativo del Ministero della Giustizia. Mi risulta che ci sia una unità che non è magistrato e 10-12 magistrati all'ufficio legislativo. Mi spiace perché, quando faccio una proposta, come mi è capitato l'altro giorno, di un ordine del giorno, ovviamente arriva il parere negativo del Ministero della Giustizia. Si diceva, semplicemente, che le sentenze di assoluzione devono avere sui giornali lo stesso spazio dedicato alle inchieste; e non va bene. Perché le inchieste chi le fa? Le fanno i magistrati, le fanno i procuratori della Repubblica che fanno le loro belle conferenze stampa; non vogliamo mica togliere questo palcoscenico! L'ufficio legislativo del Ministero della Giustizia, ovviamente, ha detto al sottosegretario, che come un juke-box ha ripetuto in Aula, che questo non andava bene, perché qua arriviamo anche a queste situazioni.

Poi ne mandiamo uno a Parigi di magistrato e ne mandiamo uno in Perù. Scusatemi, un esperto giuridico in Perù è fondamentale per il nostro Paese, per gli interessi del nostro Paese. Poi Strasburgo, Bruxelles, L'Aja. Allora, sottosegretaria Macina, lei non ritiene che, a fronte di questo elenco, la risposta che ha fornito sia un po' scarna e un po' incompleta rispetto alle esigenze che ha il nostro Paese di affrontare questo tema? Sono tanti anni che lo affrontiamo, lo ha affrontato il collega Giachetti in molte occasioni. Voi, quando presenterò gli emendamenti, chiedendo di ridimensionare questo fenomeno, vi farete dare il parere dall'ufficio legislativo del Ministero, che è composto, ovviamente, dalle persone che probabilmente tornerebbero a lavorare se ci fosse questo giro di vite? E quando le scrivono, sottosegretaria, che il trattamento economico è lo stesso, si faccia spiegare che cos'è l'indennità di diretta collaborazione, se lo faccia spiegare, e a quanto ammonta l'indennità di diretta collaborazione nei Ministeri, e a quanto ammontano quelle indennità specifiche cui lei ha fatto un vago accenno.

Poi capisce perché c'è la fila, perché c'è la coda a entrare al Ministero della Giustizia. C'è la coda per quello e c'è la coda perché l'associazione nazionale magistrati ha interesse ad avere nei gangli del Ministero della Giustizia delle persone che la pensano in un certo modo. Chiediamoci perché non ci sono degli avvocati. Se noi vogliamo rappresentare all'ufficio legislativo del Ministero della Giustizia, tutte le voci della giustizia e del processo, dovremmo avere degli avvocati. Perché non sono stati scelti gli avvocati? Lo sa perché non sono stati scelti gli avvocati? Non sono stati scelti perché probabilmente, gli avvocati li dovrebbero pagare con quel budget ministeriale. Invece, i magistrati sono già pagati come se svolgessero funzioni giurisdizionali e, quindi, si distoglie la persona ma non si distoglie la risorsa e se ne possono prendere di più. Questa è la vera ragione, è una ragione di convenienza di tutti coloro che svolgono l'attività politica nei Ministeri. Mi piacerebbe che venisse superata. Lei viene dal MoVimento 5 Stelle, sottosegretaria: questa dovrebbe essere una battaglia del MoVimento 5 Stelle, non deve essere una battaglia corporativa a difesa di quella fetta piccolissima di magistratura che non lavora nei tribunali. Voi dovreste difendere e tutelare tutti quelli che lavorano e sgobbano nei tribunali anche per quelli che invece stanno comodamente seduti al Ministero o in giro per il mondo. Questa dovrebbe essere una battaglia del MoVimento 5 Stelle, non dovrebbe essere Costa soltanto a condurla, magari inutilmente.

Quindi la invito anche ad affrontare questo tema nel tempo che ci rimane prima dell'approvazione della riforma del Consiglio superiore della magistratura, perché penso che tutti insieme potremmo fare un buon lavoro. Ma, per fare questo, dovremo accantonare quei pareri che vengono da quegli uffici e costruirci un'identità, costruirci un'idea, costruirci delle conoscenze, costruirci delle competenze su questo tema.

(Iniziative di competenza, anche normative, volte a garantire la riapertura degli impianti di risalita in sicurezza, alla luce delle recenti misure di impiego delle certificazioni verdi COVID-19, anche al fine di tutelare le attività produttive legate al turismo montano - n. 2-01383)

PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza urgente Elisa Tripodi ed altri n. 2-01383 (Vedi l'allegato A). Chiedo alla deputata Elisa Tripodi se intenda illustrare la sua interpellanza o se si riservi di intervenire in sede di replica.

ELISA TRIPODI (M5S). Grazie, Presidente, la illustro. Rappresentante del Governo, finalmente sta per ricominciare la stagione turistica invernale. C'è molto entusiasmo per quella che si può definire una vera e propria ripartenza. Infatti, non dobbiamo dimenticare che la stagione precedente non è mai partita e quella relativa al 2019-2020 è terminata prima del previsto a causa dell'emergenza da COVID-19.

Noi, più volte, in quest'Aula, abbiamo detto che i danni causati dallo stop delle stagioni invernali sono stati davvero ingenti. È vero ed è giusto ricordarlo che il Governo, nel tempo, ha previsto e messo in campo misure specifiche per i vari settori della montagna, però va ricordato anche che sono proprio la montagna e tutti i settori connessi a questi territori ad aver subito le più gravi conseguenze dovute alle limitazioni introdotte per arginare la diffusione del virus.

Quando parliamo di turismo vacanziero invernale, parliamo davvero di tantissime attività, non solo degli impianti a fune, ma anche dei servizi di ristorazione, di pernottamento, di noleggio auto, furgoncini, pulmini, di noleggio delle attrezzature da sci e attrezzature di montagna e anche di tutta la filiera di maestri di attività sportive invernali. Insomma, parliamo di un settore che si porta dietro numerose attività e, dietro queste attività, ci sono le piccole e medie imprese italiane, le famiglie, tutte persone che, essenzialmente, vivono di turismo vacanziero invernale. Queste attività sono legate soprattutto ad una necessaria programmazione.

A me spiace ripetermi su questo punto, perché, comunque, parliamo della gestione di un'emergenza così grande e di così difficile controllo, però non posso non sottolineare la situazione che si è venuta a creare lo scorso anno, cioè questo clima di illusione, un rimbalzo continuo tra “apriamo” e “non riapriamo”. Certo, come ho detto prima, siamo tutti consapevoli della difficoltà della situazione, però la comunicazione rispetto alle chiusure degli impianti a fune, lo scorso anno, da parte del Ministro Speranza - 12 ore prima dell'apertura -, lascia davvero sgomenti. Dietro tutte queste attività, c'è un'enorme preparazione che richiede veramente tanto tempo e solo chi conosce la montagna sa quanto tempo, quanti investimenti e quante risorse richieda. Vi sono stati, appunto, molti investimenti in previsione di un'apertura che, poi, all'ultimo, non c'è stata. Io non voglio assolutamente mettere in discussione la decisione del Ministro, ma soltanto la tempestività della sua comunicazione. Fortunatamente, oggi viviamo una situazione diversa rispetto allo scorso anno: abbiamo un'arma in più, che sono i vaccini, e, ad oggi, più di 96 milioni di dosi sono state somministrate.

Con questa interpellanza, vogliamo avere certezza per la stagione turistica invernale che si sta per avviare. In alcune zone d'Italia è già cominciata, in altre comincerà a breve, in alcune zone comincia proprio oggi: bisogna fare in modo che tutti gli attori, tutti coloro che vivono di montagna e in montagna abbiano certezze e garanzie su questa stagione. Bisogna lavorare in un clima di cooperazione e condivisione con i settori coinvolti. Adesso, possiamo dire che abbiamo tutti gli strumenti per poter svolgere una stagione invernale in sicurezza, però, se di certezza parliamo, non possiamo fare a meno di sottolineare la mancanza dell'ordinanza del Ministro Speranza che approvi le linee guida, che sono già state approvate dal CTS, che sono anche passate dalla Conferenza Stato-regioni. Non si può pretendere rigore tra gli operatori nel rispettare i regolamenti, se, poi, manca un quadro certo e linee guida sulle quali muoversi e sulle quali poter lavorare. In questo momento, l'incertezza è il nostro peggior nemico.

Quindi, con questa interpellanza, chiediamo se i Ministri in indirizzo non ritengano di intervenire tempestivamente, con lo strumento normativo ritenuto più idoneo, per salvaguardare tutte le attività produttive legate al settore del turismo montano ed, in particolare, in favore degli impianti di risalita a fune, al fine di scongiurare gravi ed irreparabili pregiudizi, come la chiusura degli impianti, avvenuta durante la scorsa stagione invernale, esprimendo quanto prima un parere favorevole riguardo al protocollo per la riapertura delle aree sciistiche e per l'utilizzo degli impianti di risalita nelle stazioni e nei comprensori sciistici per gli sciatori non agonisti e amatoriali; chiediamo, altresì, quali iniziative il Governo intenda adottare, al fine di garantire la riapertura degli impianti sciistici in sicurezza e la fruizione da parte dell'utenza tutta, tutelando quella interna e prevedendo misure accessorie per quella internazionale.

PRESIDENTE. La sottosegretaria di Stato, Anna Macina, ha facoltà di rispondere.

ANNA MACINA, Sottosegretaria di Stato per la Giustizia. Grazie, Presidente. Onorevoli interpellanti, la delicatezza della questione in esame determina la necessità di ripercorrere, seppur sommariamente, tutte le iniziative avviate negli ultimi mesi.

A seguito della riapertura degli impianti di risalita fissata al 22 maggio 2021 in zona gialla, l'ordinanza del Ministero della Salute del 29 maggio 2021 ha adottato il documento recante “Linee guida per la riapertura delle attività economiche e sociali”, che, nel paragrafo dedicato alle “Attività turistiche e ricettive”, contiene una specifica sezione denominata “Impianti di risalita”, all'interno della quale sono presenti indicazioni di carattere generale per i seguenti impianti di risalita all'interno di stazioni, aree e comprensori montani: sciovie, funivie, seggiovie e cabinovie, nonché ai tapis-roulant e ai nastri trasportatori per brevi collegamenti.

Successivamente, con ordinanza del Ministro della Salute, di concerto con il Ministro delle Infrastrutture e della mobilità sostenibili del 30 agosto 2021, sono state adottate le “Linee guida per l'informazione agli utenti e alle modalità organizzative per il contenimento della diffusione del COVID-19 nel trasporto pubblico”, dove si precisa, nella sezione dedicata al settore funiviario, che le capienze massime di riempimento ivi indicate nella misura del 50 per cento “potranno essere elevate all'80 per cento nel caso in cui disposizioni legislative introducano, per tali mezzi di trasporto, l'obbligatorietà della certificazione verde COVID-19”. Successivamente, l'articolo 9-quater, lettera e-bis), del decreto-legge n. 52 del 2021, introdotto in sede di conversione del decreto-legge 6 agosto 2021, n. 111, ha disposto che l'accesso a “funivie, cabinovie e seggiovie, qualora utilizzate con la chiusura delle cupole paravento, con finalità turistico-commerciale e anche ove ubicate in comprensori sciistici, senza limitazioni alla vendita dei titoli di viaggio” sia consentito esclusivamente ai soggetti muniti di una delle certificazioni verdi COVID-19.

In considerazione dell'andamento della campagna vaccinale e con l'introduzione della disciplina concernente l'impiego delle certificazioni verdi COVID-19, si è, pertanto, manifestata l'opportunità di un aggiornamento, rispetto a quelle adottate con ordinanza del Ministro del 29 maggio 2021, delle “Linee guida per la riapertura delle attività economiche e sociali”.

Al riguardo, la Conferenza delle regioni e delle province autonome ha trasmesso, ieri 2 dicembre 2021, una revisione delle predette “Linee guida sulla riapertura delle attività economiche e sociali”, elaborata alla luce delle indicazioni espresse dal Comitato tecnico-scientifico.

La nuova versione, adottata con ordinanza del Ministero della Salute 2 dicembre 2021, integra, con riferimento agli impianti di risalita, una serie di novità, concernenti, in via esplicativa: la possibilità di controlli anche a campione sul possesso della certificazione verde.

Per gli impianti chiusi, funivie cabinovie, la portata massima è stata aumentata all'80 per cento della capienza del veicolo (prima era al 50 per cento), con uso obbligatorio di mascherina a protezione delle vie respiratorie, mascherina chirurgica o dispositivo che conferisce superiore di protezione come le FFP2, atteso il predetto obbligo di certificazione verde.

Per gli impianti aperti, la portata massima pari al 100 per cento della capienza del veicolo - già prevista per le seggiovie - è stata specificata per le sciovie, con uso obbligatorio di mascherina a protezione delle vie respiratorie, mascherina chirurgica o dispositivo che conferisce superiore protezione come le FFP2. La portata è ridotta all'80 per cento se le seggiovie vengono utilizzate con la chiusura delle cupole paravento.

Da ultimo, si ricorda una serie di specifiche misure a sostegno degli operatori e delle attività del settore del turismo invernale inserite sia nel decreto-legge 22 marzo 2021, n. 41 sia nel successivo decreto-legge 25 maggio 2021, n. 73. Le risorse del Fondo per la montagna, istituito nello stato di previsione del Ministero del Turismo dall'articolo 2 del citato decreto-legge n. 41 del 2021 (come incrementate dal successivo decreto-legge n. 73 del 2021) sono state ripartite, con decreti del Ministero del Turismo, di concerto con il Ministero dell'Economia e delle finanze, come segue: con decreto del 28 luglio 2021 sono state adottate le disposizioni applicative per la distribuzione di 40 milioni di euro destinati ai maestri di sci e alle scuole di sci; con decreto del 31 agosto 2021 sono state adottate le disposizioni applicative per la distribuzione alle regioni e alle province autonome di Trento e Bolzano di 30 milioni di euro per interventi di innovazione tecnologica, ammodernamento e miglioramento dei livelli di sicurezza degli impianti di risalita, delle piste da sci e degli impianti di innevamento programmato; con decreto del 9 settembre 2021 sono state adottate le disposizioni applicative per la distribuzione di 430 milioni di euro agli esercenti attività di impianti di risalita a fune svolte nei comuni ubicati all'interno dei comprensori sciistici. A tali risorse vanno aggiunti 350 milioni di euro assegnati direttamente alle regioni e alle province autonome dall'articolo 2, comma 2, lettera c) del citato decreto-legge n. 41 del 2021, per essere erogati in favore delle imprese turistiche localizzate nei comuni ubicati all'interno dei comprensori sciistici.

PRESIDENTE. Il deputato Simone Valente ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta.

SIMONE VALENTE (M5S). Grazie, Presidente. Membri del Governo, l'interpellanza di quest'oggi poneva punti chiari e voleva risposte dal Governo, che sicuramente sono arrivate. Però, c'è anche un obiettivo molto più importante, che come gruppo sosteniamo, di dare attenzione, ancora una volta, al settore della montagna, del turismo invernale che, troppo spesso, negli ultimi 3 anni, è stato tralasciato e non dovutamente riconosciuto.

In questa sede non voglio usare tanti giri di parole, perché la collega Tripodi, che mi ha preceduto, ha già chiarito. Noi assolutamente non vogliamo che si ripetano situazioni quali quelle verificatesi nelle ultime stagioni sciistiche, dove ci sono state chiusure anche con tempistiche molto discutibili, addirittura non si è aperto in alcune stazioni sciistiche. È ovvio che ormai la stagione è alle porte e non dobbiamo avere più chiusure, non devono essere presi provvedimenti per fermare questo settore e lo voglio dire in maniera molto chiara: non può accadere che per il terzo anno consecutivo questo settore non possa lavorare.

Lo dico perché è un settore che, al di là di alcune descrizioni anche giornalistiche, non è un settore di élite, solo per ricchi, che fa semplicemente divertire qualcuno; stiamo parlando di un settore che ha un impatto economico molto importante dove lavorano imprese turistiche, strutture ricettive e della ristorazione, impianti di risalita, maestri di sci: un indotto estremamente importante soprattutto in alcune regioni che vivono esclusivamente di turismo invernale.

Allora, questa attenzione, per noi, deve essere sempre presente da parte del Governo, ma, ovviamente anche da parte del Parlamento. Finalmente, anche grazie alla risposta che è stata data oggi, il Ministero della Salute ha approvato con ordinanza queste linee guida, che sono il frutto di un lavoro svolto dalle associazioni di categoria, penso alla Federazione sport invernali, l'ANEF, l'AMSI, la Federfuni, il Collegio dei maestri di sci, che costantemente, in questi ultimi 2 anni, hanno lavorato per trovare soluzioni, per mettere in sicurezza il settore, per far sì che, ovviamente, non aumentino i contagi; aver approvato queste linee guida, questo aggiornamento, sicuramente dà più certezze sulle regole che si dovranno utilizzare, sicuramente darà anche maggior sicurezza agli utenti, ai tanti appassionati che vorranno andare a fare le proprie vacanze, le proprie attività in montagna. Quindi, devo dire che queste linee guida dovranno continuare a essere applicate e sull'applicazione però, se è vero che da una parte, chiedevamo più rapidità al Governo per approvarle, dall'altra parte, secondo me, dovranno essere applicate in maniera molto oculata dagli operatori del settore, perché è ovvio che più il sistema è in sicurezza e, quindi, meno restrizioni, poi, dovranno essere attuate. Però, in questo passaggio, secondo me, è importante che il Governo presti grande attenzione e premi anche gli operatori che applicano in maniera adeguata le regole e soprattutto mettono in campo sistemi anche di certificazione del green pass; so che alcuni operatori hanno digitalizzato in maniera importante i loro sistemi di verifica del green pass addirittura con un check in che tutte le mattine viene effettuato. Allora, se quei settori si stanno mettendo in sicurezza e stanno anche investendo diverse risorse, secondo me devono essere in qualche modo incentivati a continuare le proprie attività senza ulteriori restrizioni, da qui fino alla stagione che terminerà la primavera prossima. Con questo non voglio assolutamente dire che il ruolo del Governo e del CTS sia facile, anzi, però bisogna sempre aver chiara in mente la questione sulle sfumature di ogni settore, perché se il Comitato tecnico-scientifico giustamente fa valutazioni di natura tecnica e scientifica, la politica deve aggiungere la conoscenza di quel settore, il valore che ha quel settore e, quindi, assumersi le responsabilità delle scelte, che per noi, in questo caso, vogliono dire continuare a mantenere certe regole e continuare a mantenere aperto un settore che - lo ribadisco ancora una volta - è fondamentale per l'economia di alcune regioni e di alcune località.

Su questo aspetto noi siamo sempre stati molto attenti, come gruppo parlamentare, anche in passato; dico in passato perché, comunque, nonostante la nuova stagione ormai sia alla porte e partirà, i problemi rimangono, perché i danni che gli operatori del settore hanno subito negli ultimi due anni sono ingenti, sui quali, secondo noi, Governo e Parlamento dovranno continuare a lavorare.

Recentemente abbiamo assistito ad audizioni, proprio in Parlamento, di tutte le categorie interessate e legate al turismo della montagna; devo dire che sono venute fuori diverse proposte. Quel tipo di proposte servono anche a colmare in parte, secondo me, tutte le ingiustizie che ha subito il settore; dovranno essere prese in carico il prima possibile, nei prossimi decreti e nelle prossime leggi che deciderà di varare il Parlamento, proprio perché la stagione sciistica si avvierà, ma i sostegni economici dovranno continuare comunque ad andare di pari passo, perché la pandemia non è finita, i problemi rimangono e, in alcuni casi, sono molto ingenti; se noi non affrontiamo in maniera complessiva questo approccio al sistema della montagna, avremo sempre più problemi che si accumuleranno.

Noi saremo sempre disponibili a collaborare ma, soprattutto, saremo sempre disponibili ad ascoltare le associazioni di categoria che, ogni giorno, ogni settimana, ci forniscono dati ed elementi per conoscere ancora di più un settore come quello della montagna e, soprattutto, per prendere delle scelte che, poi, si calino nella realtà di ogni giorno delle persone che lavorano, delle persone che fanno attività turistica e che chiedono solo di lavorare e chiedono solo di avere delle certezze, da questo punto di vista, anche se, durante una pandemia mondiale, è difficile dare certezze. Quantomeno, dare delle comunicazioni chiare, anche con delle tempistiche adeguate, sicuramente è più positivo per questi operatori del settore che hanno semplicemente voglia di fare il proprio lavoro e di dare un contributo all'economia di questo Paese (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

(Intendimenti in merito al rafforzamento delle attività di controllo del territorio di Piacenza, in particolare tramite l'impiego di personale militare, alla luce di recenti fatti di cronaca e di esplicite richieste formulate dalle istituzioni locali - n. 2-01365)

PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza urgente Lollobrigida ed altri n. 2-01365 (Vedi l'allegato A). Chiedo al deputato Tommaso Foti se intenda illustrare l'interpellanza, di cui è cofirmatario, o se si riservi di intervenire in sede di replica.

TOMMASO FOTI (FDI). Signor Presidente, la illustro. Signor rappresentante del Governo, l'operazione “Strade pulite - strade sicure” prevede, innanzitutto, l'impiego di personale militare appartenente alle Forze armate che viene impiegato per due fondamentali ragioni: per contrastare la criminalità organizzata e anche per poter essere di presidio a quei siti cosiddetti sensibili che, spesso e volentieri, sono oggetto di attacchi. Voglio qui dire che non a caso ho detto “Strade pulite” perché, quando sono state utilizzate le Forze armate, l'operazione “Strade sicure” ha coinciso anche con le strade pulite, nel senso che la criminalità è stata debellata. Come sa meglio di me il signor sottosegretario, l'“Operazione strade sicure” prevede che il personale militare sia posto a disposizione dei prefetti e che, quando interviene, questo personale agisca con i poteri degli agenti di pubblica sicurezza.

Fatta questa premessa, voglio rivendicare sotto il profilo politico che l'“Operazione strade sicure” nasce con un Governo di centrodestra, nasce con un Ministro della Difesa che era l'onorevole La Russa, nasce con un Ministro dell'Interno che era l'onorevole Maroni e nasce all'insegna - mi sia consentito - di quella visione che la destra politica ha anche dell'ordine pubblico e che, non a caso, appartiene all'allora Ministro La Russa, oggi Vice Presidente del Senato, tra i fondatori di Fratelli d'Italia unitamente, ad esempio, al nostro Vice Presidente della Camera, onorevole Rampelli. Anche per queste ragioni nascono le forze politiche, nascono per rivendicare un ruolo nella società e per intervenire laddove si vede che nella società vi sono degli elementi di frattura e di rottura.

Signor sottosegretario, dal 2009, da quando l'“Operazione strade sicure” è entrata in funzione - vorrei ricordare che il decreto era del 29 luglio e l'operazione iniziò a tutti gli effetti il 4 agosto - di strada ne è stata fatta, anche se è una strada un po' tortuosa. Infatti, abbiamo una legge di bilancio che prevedeva, per l'inizio di quest'anno, l'utilizzo di 7.000 uomini ma per la fine del 2023 ne sono previsti soltanto 5.000, quasi che questa attività non sia stata preziosa, non sia stata importante. Come voi sapete, ad un certo punto le forze a disposizione sono state integrate in due tranches, una di 253 e una di 500, anche per occuparsi dell'emergenza COVID, dell'emergenza pandemica. In conclusione, i militari in strada sono una garanzia di sicurezza in più per il cittadino e non ho difficoltà a modificare una vecchia pubblicità che, in questo caso, secondo me, non è una pubblicità, ma è una considerazione: l'“operazione strade sicure” è stata sicuramente una delle operazioni più amate dagli italiani.

Vado al caso dell'interpellanza che qui interessa, dopo questa premessa, facendo una riflessione. Dato che la vicenda dell'ordine pubblico a Piacenza è già illustrata nell'interpellanza, io mi permetto solo di fare due riferimenti. Piacenza è una città che ha poco più di 100.000 abitanti e ha il 19,1 per cento di immigrati regolari; dopodiché, abbiamo una pletora di immigrati irregolari che non può essere quantificata, potrebbero essere 500, come 5.000. Inoltre, ha delle tensioni sociali che derivano da un evidente ruolo baricentrico rispetto ad altre province confinanti e anche dall'utilizzo, in larga parte, della logistica che fa parte del sistema industriale di quella città, essendo anche crocevia, come si diceva una volta, di importanti snodi stradali, autostradali e ferroviari. Allora, noi abbiamo questi problemi, a cui ultimamente si è aggiunto anche il fenomeno delle baby gang che, probabilmente, è sottovalutato anche a livello nazionale ma che nelle piccole città di provincia sta determinando problemi molto seri, non soltanto di ordine pubblico ma anche di prevenzione. Purtroppo, oggi, attraverso i social si riescono a riunire decine di persone in pochi minuti, spesso e volentieri sorprendendo anche l'attività di prevenzione e di vigilanza. In questo quadro, mi sia consentito di dirlo, non 4 amici al bar ma il consiglio comunale della città di Piacenza, con un'amministrazione di sinistra, era allora sindaco il professor Paolo Dosi, il 25 gennaio del 2016 chiede ufficialmente che venga riattivata quell'“Operazione strade sicure”, che era già stata attivata a Piacenza il 10 agosto del 2009, utilizzando il personale del 2° Reggimento pontieri di stanza a Piacenza che, tra l'altro, ha la cittadinanza onoraria a Piacenza e un motto che merita di essere ricordato: “Per ogni ponte una superba sfida”. Quel personale, utilizzato nel 2009, aveva dato eccellenti risultati ed aveva, soprattutto, fatto percepire dall'opinione pubblica un'idea di sicurezza diversa dalla idea di insicurezza che, oggi, è diffusa.

Come dicevo, quel consiglio comunale, il 25 gennaio del 2016, chiede che venga riattivata l'“Operazione strade sicure” e che venga possibilmente utilizzato, anche se non esclusivamente, il personale appartenente al 2° reggimento pontieri. Nulla essendo successo, salvo il ricambio dell'amministrazione, anche il 22 gennaio del 2018 abbiamo il consiglio comunale di Piacenza che, con 29 voti favorevoli e 1 voto contrario, ribadisce questa richiesta.

È una richiesta che io ritengo legittima e che, a mio avviso, meriterebbe di essere accolta, se non altro perché promanante non da schieramento politico particolare, ma da una vasta rappresentanza della città. Infatti, quando in un consiglio comunale, di 32 persone, 29 consiglieri votano a favore, penso che abbiano una rappresentanza della città direi quasi plebiscitaria. Allora - e questo è il senso della domanda -, credo si possa accogliere finalmente quella richiesta a garanzia e a tutela della popolazione della città di Piacenza e della sua provincia.

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per l'Interno, Carlo Sibilia, ha facoltà di rispondere.

CARLO SIBILIA, Sottosegretario di Stato per l'Interno. Grazie, Presidente. Gentili deputati, in merito a quanto segnalato dai deputati interroganti, il prefetto di Piacenza ha riferito che, il 1° novembre scorso, nella centrale piazza Cavalli, un cittadino egiziano è stato arrestato per avere minacciato, al grido di “Allah Akbar”, le Forze di Polizia durante un controllo e per avere aggredito un operatore ecologico, procurandogli fratture ed escoriazioni. Disarmato e arrestato dalle Forze di Polizia, un operatore delle quali ha riportato lievi contusioni, lo straniero è stato associato alla locale casa circondariale a disposizione dell'autorità giudiziaria, che ha formalizzato l'accusa di tentato omicidio, resistenza, violenza e minaccia a un pubblico ufficiale e lesioni personali aggravate, successivamente convalidata dal GIP del tribunale il 4 novembre. Lo straniero in questione è entrato in Italia nel 2017, come richiedente asilo. È destinatario di un rigetto di domanda di protezione internazionale in data 4 giugno 2019, nonché di rigetto di domanda di emersione dal lavoro sommerso, ai sensi del decreto-legge n. 34 del 2020, in data 26 agosto 2021. Il medesimo, inoltre, risulta essere destinatario di decreto prefettizio di espulsione del 26 ottobre 2021, notificatogli in pari data unitamente a contestuale ordine del questore di lasciare il territorio dello Stato entro 7 giorni, ovvero il 2 novembre 2021, termine non ancora scaduto al momento del fatto.

Nella seduta del Comitato provinciale per l'ordine e la sicurezza pubblica, tenuta in data 3 novembre, è stata ulteriormente approfondita la personalità del soggetto, senza fissa dimora né famiglia e già seguito dai servizi sociali. È emerso che il predetto è stato in cura presso il Dipartimento di salute mentale della locale azienda USL. Attualmente, il predetto risulta svolgere frequenti visite presso l'ospedale di Piacenza, essendo piantonato dalla Polizia penitenziaria. Salve le più approfondite risultanze, che emergeranno all'esito delle indagini tuttora in corso, sembra da escludere l'appartenenza del soggetto ad ambienti contigui alla radicalizzazione di matrice islamica.

Per quanto riguarda l'impiego delle Forze armate nel controllo del territorio nel quadro dell'operazione “Strade Sicure”, a cui si riferiscono gli interroganti, il prefetto di Piacenza ha riferito che, nella citata seduta del Comitato per l'ordine e la sicurezza pubblica, si è preso atto che, allo stato, non sussistono i presupposti per attivare tale forma di collaborazione. A tale valutazione si è pervenuti sentiti i vertici delle Forze di Polizia, in considerazione degli indici di delittuosità rilevati in ambito locale e data l'assenza di obiettivi sensibili richiedenti vigilanza fissa. Tali indici di delittuosità del territorio provinciale e del capoluogo, infatti, risultano in costante diminuzione, risultando idoneo l'attuale assetto e le misure di seguito indicate. Si soggiunge, inoltre, che tale tendenza alla decrescita trova conferma anche nella zona della stazione ferroviaria e di via Roma, area di maggiore concentrazione degli immigrati extracomunitari. Peraltro, occorre puntualizzare che proprio in tale zona, già specificatamente contemplata dal piano di controllo coordinato del territorio, recentemente è stata intensificata l'azione delle Forze di Polizia e del comune mediante pattugliamenti congiunti, che si sono avvalsi anche del Reparto prevenzione crimine, delle specialità della Polizia di Stato e delle squadre di intervento operativo dei Carabinieri. Sempre a una logica di rafforzamento della prevenzione hanno corrisposto l'implementazione della videosorveglianza e il divieto di vendita di alcolici nelle ore serali, imposto con ordinanza sindacale. Oltre a ciò, non va dimenticata l'attività delle Forze di Polizia rivolta alla ricerca di persone irregolari sul territorio nazionale.

Inoltre, sul piano della prevenzione del terrorismo, l'Italia conta sul prezioso apporto del Comitato di analisi strategica antiterrorismo (CASA), costituito presso il Ministero dell'Interno e composto dalle Forze dell'ordine e dal comparto intelligence. Tale organismo, oltre ad assicurare la condivisione del patrimonio informativo e a operare valutazioni della minaccia terroristica, sia a livello nazionale, sia a livello internazionale, contribuisce alla pianificazione dei servizi di controllo coordinato delle Forze di Polizia sul territorio in chiave di prevenzione del terrorismo. Colgo, quindi, questa occasione per ribadire che le nostre Forze di Polizia sono costantemente impegnate, con professionalità ed equilibrio, a rafforzare il sistema di prevenzione e ad affinare dispositivi di contrasto di ogni forma di violenza e illegalità.

PRESIDENTE. Il deputato Tommaso Foti ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alla sua interpellanza.

TOMMASO FOTI (FDI). Ringrazio il sottosegretario per avere riportato, in modo notarile, quanto già mi era noto e non poteva che essere così, essendo di quella città e conoscendo le decisioni a cui lei ha fatto riferimento. Mi sia consentito di farle presente, signor sottosegretario, che io non ho neanche citato, se non nella premessa, il caso a cui lei ha dedicato molto spazio, perché è uno dei tanti casi; non è il solo caso. Mi sia consentito altrettanto di dirle, signor sottosegretario, che qui nessuno mette in discussione il fatto che le Forze di Polizia e i Carabinieri - peraltro, anche in questo caso, non al pieno della pianta organica - facciano fino in fondo il loro dovere. È evidente che il pattugliamento delle forze militari, ad esempio nel centro storico, consentirebbe che quanto accade… In quella relazione, delle baby-gang non si parla ed è il fenomeno che, in questo momento, investe in modo radicale la città, ma, evidentemente, solo io ho occhi per accorgermene. Allora, mi sia consentito di dirle che anche le pattuglie notturne sono in numero limitato rispetto alle esigenze, dopodiché, se così non fosse e se tutto fosse così tranquillo, non si vede la ragione per la quale, invece e opportunamente, come lei ha sottolineato, siano state utilizzate squadre di prevenzione anticrimine, sia della Polizia di Stato che dei Carabinieri. Infatti, se la situazione fosse normale e tutto fosse in discesa, non si vede per quale motivo si debbano utilizzare queste forze. Si utilizzano queste forze, perché ve ne è la necessità e vi è la necessità, perché, evidentemente - torno a ripetere -, occorre intervenire in via non soltanto repressiva, ma anche preventiva. Tuttavia, occorre intervenire - mi scusi - attraverso non vicende sporadiche, ma un'azione di sistema.

Dopodiché, io ne prendo atto e sicuramente non voglio minimamente interferire con le valutazioni del Comitato per l'ordine e la sicurezza pubblica, di cui sarebbe opportuno - io lo chiedo gentilmente - poter estrarre il verbale; nel qual caso, chiederò, attraverso un accesso agli atti, di poterlo avere. Infatti, io non penso che un consiglio comunale - torno a ripetere - di due differenti orientamenti politici, per due volte di seguito, nel giro di due anni, formuli la stessa richiesta solo perché questo possa costituire titolo di moda. Penso che lo faccia, perché vi sono le esigenze, quantomeno avvertite dall'opinione pubblica, perché vi è una differenza - torno a ripetere - tra la violenza fattuale e la violenza percepita, tra la situazione dell'ordine pubblico reale e alcune vicende che vengono percepite in modo diverso. Ad esempio - glielo dico così, per informazione -, una pattuglia dei vigili, che è intervenuta in pieno giorno nel quartiere Peep, è stata circondata da una ventina di persone e sono dovute arrivare 5 pattuglie tra Carabinieri e Polizia per riuscire a tirar fuori dall'impasse i due operatori della Polizia locale, ma, probabilmente, questa notizia, pur essendo stata per 5 giorni sui giornali, è solo a me nota e ciò mi pare abbastanza stridente.

Ciò detto, penso e ritengo che il Ministero dell'Interno possa anche autonomamente, e non soltanto a distanza, stabilire quanto in passato è stato stabilito, tenuto presente anche - lo voglio dire, signor sottosegretario - che l'utilizzo del personale del 2° reggimento Pontieri sarebbe praticamente a costo zero, essendo di stanza in quella città. Quindi, mi pare anche una proposta di ulteriore buon senso.

(Chiarimenti in ordine alla disciplina relativa all'apposizione di pubblicità per conto terzi sui veicoli appartenenti alle ONLUS, alle associazioni di volontariato e alle associazioni sportive dilettantistiche riconosciute dal CONI - n. 2-01381)

PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza urgente Versace ed altri n. 2-01381 (Vedi l'allegato A). Chiedo alla deputata Giuseppina Versace se intenda illustrare la sua interpellanza o se si riservi di intervenire in sede di replica.

GIUSEPPINA VERSACE (FI). Grazie, Presidente, la illustro. Sottosegretario, buongiorno; faccio una brevissima illustrazione, giusto per agevolare anche chi sta seguendo i lavori questa mattina. Nel 2010 è stato fatto un passo avanti. Infatti, con la legge più nota come codice della strada (legge n. 120 del 2010) furono introdotte alcune importanti novità. Nel caso specifico, proprio al centro di questa interpellanza, è previsto che, all'articolo 5, comma 4, si autorizzi la pubblicità per conto terzi sui veicoli appartenenti alle ONLUS, alle associazioni di volontariato e a quelle sportive dilettantistiche riconosciute dal CONI e dal CIP. La legge dava mandato al Governo di modificare, entro 60 giorni dalla sua entrata in vigore, l'articolo 57 del regolamento attuativo del codice della strada; purtroppo c'è un ritardo non di 60 giorni, ma di 11 anni. Di questo so che siete assolutamente consci, però, davanti a questo ritardo, noi abbiamo posto all'attenzione anche dei Governi precedenti la necessità di prendere delle iniziative abbastanza urgenti, perché la situazione mette in grave difficoltà, a danno delle associazioni di volontariato, delle ONLUS e delle associazioni sportive, il trasporto delle persone con disabilità. Ci sono, infatti, dei pulmini attrezzati, concessi in comodato d'uso gratuito, che hanno semplicemente dei loghi legati a delle sponsorizzazioni. Abbiamo presentato una risoluzione che, lo scorso settembre 2020, è stata approvata all'unanimità dalla Commissione trasporti e abbiamo presentato ordini del giorno. Sta di fatto che, in tutte queste circostanze, il Governo ha espresso condivisione piena in merito alle nostre richieste e anche rammarico per il ritardo decennale; però è anche vero che, più recentemente, di fronte a un emendamento che io stessa avevo fatto presentare dai colleghi al decreto-legge Infrastrutture e trasporti, il Governo mi ha invitato a ritirarlo, segnalando che c'erano degli oneri aggiuntivi. La norma avrebbe sicuramente prodotto nuovi oneri per le finanze, però la stessa attuazione è quanto mai, oggi, più che necessaria. Quindi le chiedo, sottosegretario Sartore, di chiarire se e quali oneri derivano da questa misura e soprattutto come intendete intervenire.

PRESIDENTE. La sottosegretaria di Stato per l'Economia e le finanze, Alessandra Sartore, ha facoltà di rispondere.

ALESSANDRA SARTORE, Sottosegretaria di Stato per l'Economia e le finanze. Grazie, Presidente. Grazie all'interpellante, che mi permette di chiarire ciò che nell'interpellanza stessa, così come rappresentata, era stato richiesto. Sentiti i competenti uffici dell'amministrazione finanziaria, che sono intervenuti in qualche modo nelle procedure relative anche alla valutazione della famosa proposta emendativa, le rappresento che la modifica dell'articolo 57 del DPR n. 495 del 1992, qualora venga attuata secondo le disposizioni contenute nel menzionato articolo 5, comma 4, della legge n. 120 del 2010, comporta la possibilità di esposizione di pubblicità per conto terzi su veicoli appartenenti alle ONLUS e agli altri soggetti, e non per quelli utilizzati in comodato d'uso da parte degli stessi. L'eventuale modifica normativa, pertanto, consentirebbe di includere anche quest'ultima categoria di veicoli, al fine di evitare problemi applicativi e interpretativi. Come però rilevato dagli stessi interpellanti, la proposta emendativa n. 1.141, all'Atto Camera n. 3278 prevedeva che: “(…) nelle more dell'attuazione della disposizione di cui all'articolo 5, comma 4, della legge 29 luglio 2010, n.120, la pubblicità non luminosa per conto di terzi è comunque consentita, alle condizioni di cui all'articolo 57, comma 3, del decreto del Presidente della Repubblica 16 dicembre 1992 , n. 495, anche sui veicoli appartenenti alle organizzazioni non lucrative di utilità sociale (ONLUS), alle organizzazioni di volontariato iscritte nel registro nazionale unico del terzo settore (…) e alle associazioni sportive dilettantistiche in possesso del riconoscimento ai fini sportivi rilasciato dal Comitato olimpico nazionale italiano (CONI)".

In relazione a tale proposta, l'Agenzia delle entrate ha dapprima rappresentato che le attività di pubblicità e sponsorizzazione, aventi di regola carattere commerciale, non possono ritenersi consentite alle ONLUS, pena la perdita di tale qualifica, così come precisato nella risoluzione della stessa Agenzia delle entrate n. 356/E del 14 novembre 2002.

È stato chiarito nel documento di prassi che eventuali iniziative pubblicitarie sono eccezionalmente consentite alle ONLUS solo qualora le stesse siano riconducibili nell'ambito di una raccolta occasionale di fondi, avente le caratteristiche di cui all'articolo 143, comma 3, e all'articolo 108, comma 2-bis), lettera a) del TUIR, promossa dall'ente e avente carattere sostanzialmente liberale nella causa negoziale.

Nel parere reso in ordine alla proposta emendativa, l'Agenzia delle entrate non ha, dunque, formulato osservazioni in merito all'onerosità o meno della stessa, ma ha espresso rilievi sulla base di considerazioni di ordine sistematico.

Infatti, l'Agenzia ha evidenziato che l'emendamento, secondo l'originaria formulazione proposta, avrebbe comportato la possibilità - per gli enti aventi la qualifica di ONLUS - di porre in essere un comportamento che, sia pure assentito da una norma di carattere extra-fiscale, sarebbe suscettibile di violare le disposizioni di carattere fiscale in merito al possesso della qualifica di ONLUS, con conseguente perdita delle relative agevolazioni.

In particolare, le preclusioni e limiti segnalati dall'Agenzia delle entrate in merito allo svolgimento di attività di pubblicità e sponsorizzazione, riguardano, secondo la normativa vigente, gli enti in possesso della qualifica di ONLUS ai sensi del decreto legislativo n. 460 del 1997 (qualifica avente carattere fiscale, la cui attribuzione è gestita dall'Agenzia delle entrate mediante l'iscrizione e la cancellazione dall'apposita Anagrafe).

Le predette considerazioni non riguardano, invece, gli altri enti menzionati dall'emendamento proposto, vale a dire le organizzazioni di volontariato che saranno iscritte nell'istituendo registro nazionale unico del terzo settore e le associazioni sportive dilettantistiche in possesso del riconoscimento ai fini sportivi rilasciato dal Comitato olimpico nazionale italiano, le cui rispettive qualifiche sono, peraltro, oggetto di riconoscimento in base a provvedimenti adottati da enti diversi dall'Agenzia delle entrate.

Per tali soggetti, sotto il profilo fiscale, le attività pubblicitarie e di sponsorizzazione svolte quali attività commerciali, sono soggette ad imposizione. Proprio al fine di superare le criticità esposte, è stata dunque proposta da parte dell'Agenzia delle entrate una formulazione, alternativa all'emendamento in argomento, che, alla luce della differenziazione sopra esposta, prevedeva che la pubblicità non luminosa per conto di terzi fosse comunque consentita anche con riferimento ai veicoli appartenenti alle organizzazioni non lucrative di utilità sociale (ONLUS) solo qualora la stessa pubblicità fosse riconducibile nell'ambito di una raccolta occasionale di fondi, avente le caratteristiche di cui all'articolo 143, comma 3, lettera a) del DPR n. 917 del 1986, promossa dallo stesso ente e avente caratteristiche sostanzialmente liberali nella causa negoziale.

La riformulazione proposta dall'Agenzia delle entrate non ha avuto seguito in sede parlamentare.

Tutto ciò premesso, restiamo comunque a disposizione, come Ministero dell'Economia, al fine di valutare future proposte volte a trovare una soluzione alla questione prospettata dagli onorevoli interpellanti.

PRESIDENTE. La deputata Giuseppina Versace ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatta per la risposta alla sua interpellanza.

GIUSEPPINA VERSACE (FI). Presidente, mi pare evidente che non sono assolutamente soddisfatta. Sottosegretario, lei mi perdonerà, la reputo una persona intelligente, quindi vado subito al punto. Innanzitutto, ci dobbiamo dire molto chiaramente che non ha risposto esattamente alla mia domanda. La domanda è: quali sono gli oneri aggiuntivi per la finanza pubblica che vengono prodotti dall'attuazione di questa legge? La riformulazione a quel famoso emendamento, proposta dall'Agenzia delle entrate, non l'ho voluta accettare, per un semplice fatto. Mi corre l'obbligo di farle un esempio banalissimo. Lei ha citato giustamente le associazioni non lucrative, anche riconosciute dal CONI, e io ho il dovere di ricordare che non esiste solo il CONI, esiste anche il Comitato italiano paralimpico, cosiddetto CIP, ci sono diverse associazioni ASD, ci sono le ONLUS e ci sono tantissime associazioni di volontariato, non necessariamente anche sportive, che non hanno la possibilità di acquistare dei pulmini e non hanno la possibilità di dedicare del tempo a questo visto che già dedicano il proprio tempo al trasporto delle persone con disabilità. Oggi, tra l'altro, mi faccia ricordare che è il 3 dicembre, la giornata mondiale delle persone con disabilità, una giornata che è stata istituita quarant'anni fa. Oggi ricorrono anche i 15 anni della Convenzione ONU sui diritti delle persone con disabilità e uno dei diritti faticosamente conquistati è proprio quello del trasporto. Allora, le associazioni di volontariato, le associazioni come le ONLUS, non lucrative e le associazioni sportive il più delle volte vanno a colmare un vuoto normativo. Qui c'è una legge del 2010, che attende un decreto attuativo. Il suo Governo e quelli precedenti mi hanno pure ringraziato per aver acceso i riflettori su questo tema e la risoluzione nella Commissione trasporti è stata approvata all'unanimità. Ancora non si capisce, attraverso le vostre risposte, perché non vi sia stata data attuazione. Il più delle volte queste associazioni, che non hanno la possibilità di acquistare dei pulmini, li ricevono in comodato d'uso gratuito da parte di aziende sensibili, che li mettono a disposizione a titolo gratuito. Questi pulmini sono evidentemente sponsorizzati ma questo non vuol dire che, per poterlo utilizzare e per circolare, io debba avviare e attivare una raccolta fondi. È questo il motivo per cui quella riformulazione è stata rifiutata e non è stata accettata! Per quale motivo l'Agenzia delle entrate mi deve vincolare ad una raccolta fondi? Se io non ho motivo di fare raccolte fondi, ma, semplicemente, ho dei volontari che prestano il proprio tempo per garantire il trasporto delle persone con disabilità durante la quotidianità, per le attività sportive, per le attività ludiche, per le attività diurne di qualsiasi tipo, per andare a colmare un vuoto normativo, per andare ad aiutare le famiglie che non ce la fanno, non vedo il motivo per il quale l'Agenzia delle entrate mi debba suggerire di abbinare una raccolta fondi. Lei comprenderà che stiamo diventando l'ufficio complicazione affari semplici. Parliamo tanto di inclusione, sottosegretario, però, anziché agevolare il processo di inclusione, creiamo altre barriere. La norma in questione e la sua manacata attuazione rappresenta proprio una barriera. Sicuramente ci saranno altre occasioni per coinvolgervi e sollecitarvi di nuovo però vi invito e lo sottolineo - a ragionare attentamente su questo. Noi, che parliamo tanto di semplificare e di agevolare, stiamo complicando l'esistenza e l'attuazione di una norma che avrebbe dovuto già vedere la luce tempo fa. Ci sono associazioni che prestano il loro tempo, mettono il loro denaro e noi abbiamo il dovere, come Stato, come istituzione, di garantire e tutelare quei diritti faticosamente conquistati, di cui parlavo prima; e quello dei trasporti è uno di questi. Voi avete un'arma importante a disposizione, sottosegretario. Se voi volete - perché volere è potere - questa legge del 2010, con l'attuazione del comma 4 dell'articolo 5, può vedere la luce; non devo certamente suggerire io in che modo ma può vedere la luce. Quindi, io vi invito cortesemente a riflettere e a semplificare, senza perderci nei meandri di riformulazioni di tipo politico che, certamente, non aiutano ma diventano un'ulteriore barriera.

(Iniziative in merito al rischio di eventi franosi sul Monte Saresano, presso il lago d'Iseo, anche in relazione ad attività estrattive, alla luce di impegni già assunti dal Governo in sede parlamentare - n. 2-01382)

PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza urgente Dori ed altri n. 2-01382 (Vedi l'allegato A).

Chiedo al deputato Devis Dori se intenda illustrare la sua interpellanza. Prego, ne ha facoltà.

DEVIS DORI (LEU). Grazie, Presidente. Pochi giorni fa abbiamo avuto la notizia che, dopo nove mesi di stop, cioè dal 23 febbraio 2021, il cementificio Italsacci, che fa capo a Italcementi, appartenente al gruppo Heidelberg, può riprendere la propria attività mineraria sul Monte Saresano nella miniera Ca' Bianca, nel comune di Parzanica sul lago d'Iseo. La notizia è stata poi confermata da regione Lombardia, ieri, con una nota della direzione generale ambiente e clima che afferma che la ripresa delle attività è in linea col programma di attività sperimentali riferito all'anno 2021, già definito a luglio con un decreto di regione Lombardia. Certo, quella nota di ieri di regione Lombardia è un po' ambigua, quando afferma che la regione non ha autorizzato alcuna ripresa dell'attività; però, nei fatti l'attività è ripartita. Quindi, o il cementificio agisce senza autorizzazioni - ma non credo - oppure si vuole creare un po' di confusione con dei giri di parole. Oppure significa che non hanno autorizzato la ripresa, perché l'autorizzazione già c'era in precedenza ed era già attiva; quindi, non è stata data una nuova autorizzazione perché non serviva, c'era già. Fatto sta che, a noi, deve interessare il dato che ora l'attività, potenzialmente o concretamente, può svolgersi.

Anche alla luce dello studio realizzato dagli esperti dell'università di Firenze, Milano-Bicocca e del politecnico di Milano, illustrato il 21 ottobre 2021 in videoconferenza agli amministratori, la ripresa dell'attività mineraria risulta assolutamente un azzardo. La ripresa delle attività costituisce un pericolo per la popolazione e per l'ambiente. La regione Lombardia, consentendo la prosecuzione delle attività estrattive, seppur con prescrizioni e limitazioni, si prende una grave responsabilità. Infatti, la regione potrebbe sospendere o revocare le concessioni; se non lo fa, non scarichi su altri la responsabilità. Mentre ormai risulta evidente che l'attività mineraria nella miniera Ca' Bianca è incompatibile con lo stato di salute del Monte Saresano, la regione Lombardia consente la prosecuzione dell'attività, seppure entro certi limiti, nel contesto del programma di attività sperimentali per l'anno 2021. Inoltre, è finalizzata - uso parole loro - a testare se e come le attività di miniera possano avere effetti sulla frana. Ripeto: a testare se e come le attività di miniera possano avere effetti sulla frana! Quindi, tutto questo consisterebbe in un grande esperimento. Mentre gli esperti delle università ci dicono che l'attività mineraria nella miniera Ca' Bianca influisce sulla velocità della frana perché provoca un'accelerazione - e questo aspetto lo illustrerò nel dettaglio dopo - davvero ci si può permettere, lì, sul Monte Saresano, seppur su un altro versante rispetto alla frana, di fare dei test prolungati e di quell'entità? Sì, perché vorrei sgombrare il campo da un'ambiguità: noi qui stiamo parlando dell'attività nella miniera Ca' Bianca - infatti, i test degli esperti sono stati fatti lì -, per la quale ci sono concessioni minerarie attive, non della miniera Ognoli, chiusa da anni. Ma il fatto che la miniera Ca' Bianca e la frana siano su due versanti diversi del Monte Saresano non significa che non ci sia influenza - infatti, è stato dimostrato - anche perché sono distanti indicativamente solo 500 metri o poco più in linea d'aria. Quindi, l'attività alla Ca' Bianca influenza la frana. E chi si prende la responsabilità, se questi test dovessero attivare la frana in modo irreversibile? C'è qualcuno che può garantire che ciò non avvenga? Nessuno! Non c'è esperto al mondo che possa garantire nulla! Però, basterebbe leggere attentamente la relazione degli esperti.

Per fare un esempio, se io voglio testare la tenuta, non so, di un ponte, prima blocco la circolazione, poi magari evacuo la popolazione dalle proprie abitazioni nelle vicinanze e, poi, faccio i test sul ponte. Quindi, mi chiedo: è stato detto alla popolazione di Tavernola e agli abitanti dei comuni che si affacciano sul lago d'Iseo, che essi fanno parte di questa sperimentazione? Se poi il test funziona, bene; altrimenti la frana viene giù! Sono stati avvisati di questa eventualità?

Ciò anche solo per capire se sono d'accordo che, pur di consentire a Italsacci la prosecuzione dell'attività, loro potrebbero essere una variabile trascurabile. Sul Monte Saresano c'è una frana di oltre 2 milioni di metri cubi di materiale roccioso e questa frana è in movimento. Possono dire in tutte le maniere che la frana ha rallentato, sì, è vero, rispetto a febbraio 2021, quando c'è stato il picco massimo, addirittura un movimento di 2,8 centimetri in un solo giorno, ma oggi la frana cammina ancora, dagli ultimi dati che abbiamo cammina almeno il doppio di velocità rispetto a un anno fa. Del resto, la frana è anni che si muove, i sensori hanno registrato negli ultimi anni un continuo scivolamento quantificabile in 2-3 millimetri di media al mese, quindi circa 3 centimetri all'anno. Che il Monte Saresano sia malato non lo può negare nessuno; è dimostrato dal fatto che fenomeni di fessurazioni e instabilità sono registrati sin dagli inizi degli anni Cinquanta e le prime frane significative risalgono a più di 50 anni fa, come quelle verificate nel 1970, 1986, 2010.

Ci si può quindi chiedere come sia possibile, dopo tutte queste avvisaglie, che nel dicembre 2021 si stia ancora discutendo se sul Monte Saresano, in quelle condizioni, si possano sparare fino a 700 chilogrammi a settimana di esplosivo per l'attività di escavazione del cementificio Italsacci-Italcementi a poco più di 500 metri dalla frana. Il fatto che si ripeta come un mantra che il Monte Saresano è la montagna più monitorata d'Italia non è sufficiente a rassicurare, soprattutto se contemporaneamente, mentre si sta cercando una cura, si riprende a bombardare la montagna. Possiamo anche avere in campo i migliori esperti, e probabilmente è vero, ma nessuno di loro ha la palla di cristallo in mano per prevedere il futuro.

Loro possono dirci con il minimo margine di approssimazione possibile quali potrebbero essere gli scenari, ma sulla base della situazione attuale. I calcoli saranno certamente perfetti rispetto alla situazione odierna, ma ogni giorno la frana si muove. E se arrivasse domani, improvvisamente, un elemento perturbatore - potrebbero essere anche delle piogge copiose - che cambia la situazione, che cosa facciamo? Noi non possiamo comandare gli eventi naturali, una scossa di terremoto, piogge, ma almeno abbiamo il controllo delle attività umane. Qui invece paradossalmente si decide di lasciare in campo l'attività umana, quella dell'escavazione, che è una causa dell'accelerazione della frana, e con un atto di fede ci si affida al Monte Saresano, che se ne stia lì con una frana in movimento, ma innocuo. Ma come si può pensare di accettare questo rischio? Già il rischio è altissimo anche senza l'attività mineraria. Anche la politica non può prevedere il futuro, ma ha l'obbligo di ipotizzare gli scenari peggiori e individuare le modalità per la messa in sicurezza sulla base di quegli scenari peggiori.

Invece qui si gioca al ribasso: si prende la situazione migliore, cioè che l'attività di escavazione faccia accelerare la frana, ma poi non così tanto da farla venire giù tutta d'un colpo. Questo non è allarmismo, è un dato di fatto oggettivo, conosciuto; sottaciuto, ma conosciuto. Queste non sono fake news: se non credete a me, leggete allora la relazione degli esperti. Leggete la relazione, sono 119 pagine. Se questa relazione non la trovate sul sito della regione, chiediamo che venga pubblicata almeno all'esito dei test del 27 ottobre. Del resto non c'è nulla di segreto, è stata realizzata con soldi pubblici, quindi è legittimo che i cittadini possano accedervi facilmente. In quella relazione si dà atto anche dei test effettuati il 26 agosto alla Ca' Bianca su incarico degli esperti per verificare la possibile correlazione tra l'attività estrattiva alla Ca' Bianca e la frana sull'altro versante.

Il 26 agosto sono state effettuate le cosiddette “volate”, cioè dei test con l'esplosivo, delle simulazioni di quelle esplosioni che di routine il cementificio effettua per l'attività di escavazione. Queste volate sono state realizzate con due cariche, una di 300 e l'altra di 350 chilogrammi di esplosivo. Qual è il risultato di queste volate? Lo leggo direttamente dalla relazione, pagina 69: il sistema risente dell'effetto delle volate, accelerando nei 10 giorni successivi. Dopo il 3-4 settembre 2021 - quindi sono passati 10 giorni - tutte le mire registrano una progressiva decelerazione, fino ad assestarsi su un valore di velocità pari a circa 0,5 millimetri al giorno. Quindi i test quali risultati hanno dato? Dopo le volate di prova effettuate il 26 agosto alla Ca' Bianca, la frana, distante, come dicevo, circa 500 metri in linea d'aria, ha accelerato, e per ben 10 giorni. Ecco la correlazione! Ma la correlazione è confermata anche a pagina 107 della relazione, dove gli esperti riportano le cause e concause innescanti i fenomeni di instabilità sul versante, con particolare riferimento alla frana in corso. Si legge: nel seguito si riporta una lista dei fattori predisponenti e di possibile innesco o destabilizzazione elencati in ordine di importanza. E qui, alla lettera c), si indica l'attività di scavo e alleggerimento lungo il versante e il corpo della paleofrana, e alla lettera e) le attività di lavorazione dell'impianto, volate o altro. Quindi l'attività di escavazione rientra a pieno titolo tra le concause. Precisamente, gli esperti dicono che non è possibile individuare un'unica causa responsabile; quindi la repentina accelerazione della frana all'inizio del 2021 è probabilmente da imputare a un concorso di cause fra quelle elencate. Ad ogni modo gli esperti vogliono vederci ancor più chiaro e suggeriscono di svolgere ulteriori approfondimenti mediante delle volate di maggiore energia rispetto a quelle del 26 agosto.

Ed effettivamente queste ultime volate sono state effettuate il 27 ottobre 2021 con due cariche, una di 600 kg circa, l'altra di circa 400. A oggi, 3 dicembre, è passato più di un mese: i dati mi dicono esserci da tempo, ma gli esperti non hanno ancora reso noto l'esito. Questo dimostra la complessità anche per gli esperti di rielaborare i dati, e questo dimostra che si tratta sempre e comunque di stime. Non si hanno certezze assolute, e quindi questi spazi di incertezza devono essere riempiti dalla politica con decisioni di massima prudenza, secondo un principio di precauzione. Eppure, nonostante l'esito delle volate del 26 agosto, nonostante la relazione abbia dichiarato la correlazione tra frana e attività di lavorazione dell'impianto, nonostante non sia ancora giunto l'esito delle volate del 27 ottobre, oppure, se c'è, il risultato non è pubblico - magari su questo punto il Ministero saprà poi darci qualche elemento in più -, in questa condizione la regione Lombardia, nell'ambito del programma dei lavori per l'anno 2021, consente la prosecuzione dell'attività mineraria, purché le volate non siano superiori a 350 chilogrammi per massimo due volte a settimana.

In sostanza, questo cosa significa? Se nei test del 26 agosto abbiamo avuto un'accelerata della frana per 10 giorni, se viene autorizzata una doppia volata settimanale non c'è nemmeno il tempo per far rallentare la frana che già si rilancia con una nuova volata. Sostanzialmente teniamo potenzialmente la frana con il pedale dell'acceleratore costantemente abbassato perché non c'è nemmeno tempo per rialzarlo. E a nulla rileva il fatto che queste indicazioni, cioè 350 chilogrammi per massimo due volte a settimana, siano state indicate a pagina 106 della relazione degli esperti, anche perché gli esperti non sono l'organo decisore. È la regione che prende le decisioni, e quindi solo ad essa è da imputare la responsabilità delle scelte. Anche perché, a differenza di qualsiasi altra parte della relazione, qualsiasi valutazione, che invece è ampiamente motivata, qui gli esperti sono stranamente ed estremamente sintetici, e non dicono cosa significa questa soglia. Significa che con 350 kg massimo due volte a settimana non c'è alcun pericolo sotto quel livello? Significa che entro quel limite la frana non accelera? Questo lo escluderei, altrimenti sarebbe in contraddizione con i risultati delle volate. Significa, quindi, che si tratta di un rischio accettabile? Questo vuole dire?

Ma pur sempre di rischio si sta parlando. Ma non lo dicono, c'è questo ambiguo “sia da tenere”. Avrei molto altro da dire, ma non ho tempo sufficiente, e quindi passo a questo punto direttamente ai quesiti per il Ministero. Allora chiedo al Ministero della Transizione ecologica quali iniziative ha messo in campo per attuare gli impegni n. 5 e n. 7 della risoluzione, a mia prima firma, approvata qui, alla Camera, nelle Commissioni congiunte difesa e ambiente il 26 maggio scorso. Vorrei inoltre sapere dal Ministero se ha verificato l'applicabilità della previsione di cui all'articolo 29 del decreto legislativo n. 152 del 2006 in materia di valutazione di impatto ambientale, come da impegno n. 6 della predetta risoluzione. Infine, se il Ministero è al corrente dell'esistenza sulla banca dati ReNDiS, cioè il Repertorio nazionale per la difesa del suolo, di eventuali progetti di intervento di regione Lombardia riguardanti il dissesto in argomento, anche in vista del finanziamento delle opere di mitigazione della frana anche mediante i fondi del Piano nazionale di ripresa e resilienza.

PRESIDENTE. La sottosegretaria di Stato per l'Economia e le finanze, Alessandra Sartore, ha facoltà di rispondere.

ALESSANDRA SARTORE, Sottosegretaria di Stato per l'Economia e le finanze. Grazie, Presidente. Con riferimento alle questioni poste dall'onorevole interpellante, per quanto concerne la risoluzione n. 8-00119, relativa alla situazione del Monte Saresano e al pericolo di frana, si rappresenta quanto segue.

In merito alle attività minerarie insistenti sul Monte Saresano nel comune di Tavernola Bergamasca, occorre preliminarmente precisare che l'area interessata dal movimento franoso è stata adibita alla coltivazione di marna da cemento sin dal 1902 e che l'attività stessa si è interrotta nel 2000.

La concessione mineraria denominata “Ca'Bianca”, invece, è stata rilasciata all'allora società Progitalia Srl nel 1986 con decreto del distretto minerario di Bergamo e le relative attività di coltivazione insistono sul versante del comune di Parzanica, non interessato dal movimento franoso.

Attualmente, tale concessione mineraria è in capo alla società Italsacci SpA in forza del decreto regionale n. 3185 del 22 marzo 2017.

Per quanto concerne le concause che hanno determinato l'instaurarsi del fenomeno franoso sul Monte Saresano nel comune di Tavernola bergamasca, la regione Lombardia riferisce che, sulla base delle informazioni fornitele da parte delle università di Firenze, Università Bicocca di Milano e Politecnico di Milano, vi è una serie di fattori predisponenti e di possibile innesco o destabilizzazione, descritti nel punto 2 del capitolo 14 della relazione consegnata nel mese di ottobre 2021 alla regione stessa ed elencati in ordine di importanza. Secondo tale ordine, sono possibili concause: la condizione geologica e strutturale dell'area, la presenza di una paleofrana, l'attività di scavo e alleggerimento lungo il versante e il corpo della paleofrana, l'evento sismico dello scorso 16 febbraio, l'attività di lavorazione dell'impianto, gli eventi di ricarica meteorica ed infine un possibile ruolo della circolazione carsica profonda.

La regione rappresenta, inoltre, che i dati attualmente a disposizione non consentono di individuare un'unica causa responsabile dell'innesco dei diversi fenomeni di instabilità verificatisi nel tempo. Infatti, la repentina accelerazione della frana all'inizio del 2021 sarebbe probabilmente da imputare ad un concorso di cause fra quelle poc'anzi elencate.

La ragione precisa che il cementificio tratta il minerale proveniente da un altro sito minerario limitrofo ovvero quello relativo alla concessione mineraria di “Ca'Bianca” in comune di Parzanica, non situato sul versante in movimento ricadente nella concessione mineraria “Ognoli”. Ricorda, inoltre, che il cementificio di cui sopra è uno stabilimento autorizzato con Autorizzazione integrata ambientale, rilasciata dalla provincia di Bergamo, con determinazione n. 522 del 4 aprile 2017 e le competenze in materia di controlli sulle installazioni AIA sono attribuite alla provincia, che può avvalersi dell'ARPA territorialmente competente.

La regione medesima, con decreto n. 10823, datato 27 luglio 2021, ha approvato il programma dei lavori della miniera “Ca'Bianca” per l'anno 2021, basandosi sull'assunto che le attività di coltivazione non sono effettuate sul versante in movimento.

Risulta che il suddetto programma sia stato condiviso, oltre che con gli enti e i soggetti interessati dal movimento franoso, anche con le sopracitate istituzioni universitarie, al fine precipuo di verificare se e in che misura le attività di miniera possano impattare sulla frana.

Peraltro, la regione riferisce di aver già messo la società Italsacci al corrente del fatto che le attività di test e le eventuali attività di coltivazione successive dovranno essere interrotte immediatamente qualora la regione stessa, sulla base delle indicazioni fornite dalle università e dalle rilevazioni del sistema di monitoraggio attivo lo ritenga necessario. Tali indicazioni e rilevazioni consentiranno altresì di valutare la sussistenza dell'eventuale danno ambientale, ai sensi dell'articolo 300 del decreto legislativo n. 152 del 2006.

A proposito di questa fase di testing, la regione aggiunge che, nella relazione presentatale dai propri consulenti nel mese di ottobre 2021, viene individuato un valore soglia oltre il quale l'attività di miniera deve essere riconsiderata. In particolare, pare che l'entità delle singole volate dell'attività di cava debba essere mantenuta entro il limite del valore massimo testato ai fini dello studio (circa 350 kg) con sistema di controllo di tipo Nonel e con frequenza massima di due volate a settimana. Inoltre, è previsto che la conclusione delle analisi sui dati rilevati dalla rete di monitoraggio a seguito delle volate stesse sarà vincolante per la continuazione di ulteriori attività.

In data 27 ottobre 2021, è stato eseguito il terzo test di brillamento delle volate nella miniera “Ca'Bianca”, a cui hanno preso parte anche i funzionari della regione Lombardia. Quest'ultima riferisce, al riguardo, che durante il test non sono stati condotti altri tipi di lavorazione all'interno dello stabilimento e che, pertanto, gli esiti consentiranno di rilevare direttamente l'eventuale effetto indotto dalla sollecitazione specifica sul corpo di frana.

Infine, risulta che la Lombardia, attestandosi agli elementi forniti dai propri consulenti, abbia comunicato alla società Italsacci SpA che le attività approvate con il già citato decreto n. 10823 del 27 luglio 2021 devono essere ulteriormente limitate, in attesa che vengano elaborati i dati su tutti i test effettuati. Ad avviso della regione, pertanto, più che di un'autorizzazione alla ripresa dell'attività, si tratterebbe di un'ulteriore restrizione, ai fini precauzionali, di un programma già autorizzato e concordato con tutti i soggetti interessati e, comunque, fino alla conclusione delle analisi dei test che, ad oggi, sono ancora in corso.

Si informa, altresì, che, su mandato della regione Lombardia, dall'agosto scorso, il Centro di monitoraggio geologico di ARPA Lombardia gestisce il radar da terra, posizionato precedentemente dalla provincia di Bergamo, per il controllo del versante di Tavernola Bergamasca.

Sul portale ARPA Lombardia, inoltre, sono acquisiti in tempo reale anche i dati provenienti da buona parte dei sensori gestiti dalla cementeria e ai fini di un eventuale allertamento della Protezione civile. Tali dati sono trattati in relazione alle soglie di criticità, definite dallo studio di modellazione della frana commissionato da regione Lombardia alle università sopra citate. A tale proposito, ARPA Lombardia avrebbe proposto ad Italsacci un protocollo di manutenzione, anch'esso ancora in corso di definizione.

Con riferimento alla sottoposizione dell'impianto a verifica di assoggettabilità a VIA o a VIA, la regione Lombardia riferisce che, al pari di quanto asserito dalla provincia di Bergamo, non si ritiene applicabile una VIA postuma su un impianto legittimamente autorizzato in un tempo in cui l'ordinamento non richiedeva alcun obbligo in tal senso. Secondo tale ricostruzione, ne deriverebbe la non operatività delle disposizioni di cui all'articolo 29 del decreto legislativo n. 152 del 2006.

Per quanto concerne l'esistenza, sulla banca dati ReNDiS, di eventuali progetti di interventi riguardo alla vicenda in argomento, si rappresenta che la regione Lombardia-Direzione Territorio e Protezione civile afferma di aver inserito nella piattaforma ReNDiS la scheda n. 03IR528/G1, con i dati preliminari relativi agli interventi di mitigazione del rischio del fenomeno franoso del monte Saresano, stimando il costo degli stessi in complessivi 15 milioni. Inoltre, la stessa regione, con determinazione di giunta del 3 novembre 2021, ha stanziato 1,5 milioni di euro a favore dell'Autorità di bacino del lago d'Iseo per la progettazione definitiva ed esecutiva degli interventi e per tutte le procedure di gara.

PRESIDENTE. Il deputato Devis Dori ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alla sua interpellanza.

DEVIS DORI (LEU). Grazie, Presidente. Prima di replicare alle risposte del Ministero, voglio precisare che il mio obiettivo oggi non è solo quello di ottenere delle risposte dal Ministero, ma quello di lasciare agli atti di questa Camera, anche tramite il resoconto stenografico, le informazioni che potranno servire in futuro per dimostrare la consapevolezza che oggi, 3 dicembre 2021, abbiamo di quanto potrebbe succedere sul monte Saresano, in modo che non si possa, poi, dire un giorno che non si sapeva nulla, o che è tutta colpa della fatalità; quella frana è in movimento da anni e non si fermerà, tanto è vero - come è stato detto anche nella risposta - che ormai gli esperti non parlano più di consolidamento della frana, ma di mitigazione, che significa che si può ridurre la velocità, ridurre il pericolo, ma non eliminarlo, anche perché se vogliamo siamo ancora in tempo per intervenire.

Le risposte del Ministero, quelle che ho avuto, perché non le ho avute tutte: anzitutto per quanto riguarda tutta la parte introduttiva, ad esempio il fatto che la frana sia su un versante diverso rispetto alla miniera Ca' Bianca, piuttosto che ai valori di soglia, piuttosto che al fatto che la regione continui a rimarcare che ha messo delle limitazioni, va bene, ma sono limitazioni ad un'attività in atto, altrimenti limitazioni a che cosa? A un'attività che si sta svolgendo. Però, su tutto questo mi riporto integralmente a quello che ho detto nella mia illustrazione, perché lì ci sono già tutte le risposte, la replica a quanto è stato detto, riportato dal Ministero, quindi è inutile, non avrei neanche il tempo.

Invece, vado direttamente sugli impegni. Anzitutto, riscontro che il Ministero rinvia integralmente allo studio realizzato dagli esperti dell'università incaricati dalla regione Lombardia. Ora, questo significa tre cose: che il Ministero, a oggi, non ha fatto un'istruttoria autonoma, punto; che ritiene sufficienti le risultanze di quello studio e che, quindi, quello studio diventa il punto di riferimento per ogni valutazione; quindi il Ministero implicitamente conferma di condividere le conclusioni di quello studio e ciò significa - e questa è la notizia - che anche il Ministero della Transizione ecologica ritiene che l'attività di scavo e le attività di lavorazione del cementificio, come le volate, siano una concausa della frana e, quindi, c'è correlazione tra l'attività estrattiva e la frana.

Mi auguro, invece, che il Ministero possa verificare prima possibile, anche avvalendosi della collaborazione di ISPRA e ARPA Lombardia, la sussistenza dell'eventuale minaccia di danno ambientale ai sensi dell'articolo 300, del decreto legislativo n. 152 del 2006.

A tal proposito, infatti, chiedo ulteriori verifiche rispetto ai materiali stoccati presso il cementificio. Oltre alla preoccupazione per la popolazione infatti - che è sempre stata la priorità - già a febbraio 2021 si manifestò la preoccupazione per l'effetto della frana sull'ambiente, tant'è vero che anche il professor Casagli, nella sua relazione del 4 marzo 2021 affermava che è di importanza fondamentale l'attuazione di tutte le misure del piano di emergenza interno della società Italsacci, ivi comprese quelle necessarie a prevenire la dispersione nell'ambiente di sostanze inquinanti e, come dichiarato dalla stessa ItalSacci il 7 aprile 2021, presso il cementificio è depositata una quantità notevole di materiali, che, se non rimossa, in caso di frana finirebbe nel lago, con un probabile enorme danno di natura ambientale.

A solo titolo esemplificativo, erano stoccati presso il cementificio oltre 2.000 tonnellate di pet-coke, cioè un derivato del petrolio come combustibile, 500 tonnellate di Matrix, 50 tonnellate di soluzioni ammoniacale, 500 chilogrammi di oli per motori, ingranaggi e lubrificazione. Al di là delle bizzarre ricostruzioni che ho anche sentito secondo le quali la frana sarebbe in grado di schivare tutti i materiali pericolosi stoccati presso il cementificio come se si trattasse di una frana telecomandata. la verità è che, secondo i calcoli effettuati dall'Università di Milano Bicocca – in audizione qui alla Camera - con la sua caduta, la frana investirebbe circa la metà del cementificio sottostante; mentre l'Università di Bologna ha calcolato che l'onda di ritorno generata sul lago sommergerebbe interamente l'impianto, trascinando nel lago anche quei materiali in precedenza non coinvolti dalla frana. Quindi, il materiale stoccato presso la ditta finirebbe nel lago, comportando certamente un danno irreparabile per l'ecosistema lacustre. Considerato che lo svolgimento di quell'attività presuppone necessariamente l'utilizzo di certi materiali e sostanze, la presenza in quel punto, sotto la frana, del cementificio è incompatibile con la possibilità di garantire una tutela ambientale.

Rispetto al quesito, invece, relativo alla procedura di valutazione di impatto ambientale postuma, devo riscontrare che il Ministero non ha dato la risposta; sono passati sei mesi dall'approvazione della risoluzione, il 26 maggio 2021, qui, alla Camera, e per sei mesi il Ministero non ha fatto alcuna verifica e si rinvia totalmente alla risposta della provincia di Bergamo e chiaramente anche la regione si accoda alla provincia di Bergamo; ci si nasconde in questo caso dietro le norme, per carità, se così è ne prendo atto, però, ecco, fatto sta che il Ministero questa cosa non la verifica, non vuole chiarire se quel cementificio è, oppure non è, assoggettabile alla procedura di valutazione di impatto ambientale postuma; su questo, totale omertà.

Per quanto riguarda invece il terzo quesito, quello sul Repertorio nazionale degli interventi per la difesa del suolo, sono soddisfatto, quindi, sono assolutamente soddisfatto che la regione, anche se, chiaramente, nello studio preliminare - di questo do atto alla regione -, abbia iniziato a inserire nel registro, nel Repertorio, le risultanze dello studio che è stato effettuato; si è parlato di 15 milioni di euro, benissimo, alcuni messi anche dalla regione e, quindi, credo che si vada, da questo punto di vista, nella direzione giusta, cioè quella di effettuare le azioni di mitigazione. Però, anche da questo punto di vista, chiedo comunque al Ministero, al Governo, di tenere costantemente i rapporti e i contatti con la regione Lombardia, in modo da non perdere, poi, dei termini o delle prossime scadenze previsti e individuati anche dal PNRR.

Ecco, su questo specifico aspetto, vorrei però essere chiaro: benissimo che arrivino fondi statali, devono arrivare tutti i fondi che servono, però i fondi della regione e dello Stato sono fondi pubblici, quindi soldi di tutti i cittadini, pertanto, ben vengano, anzi sono necessari, se quei fondi servono per mettere in sicurezza la montagna e, quindi, la popolazione, ma sarebbe inaccettabile se quei fondi venissero utilizzati solo per sistemare la montagna per ItalSacci. La montagna è di tutti, non ci sono dei padroni di quella montagna; lo scopo è quello di ottenere fondi e spenderli per mettere in sicurezza i cittadini per sempre e tra i cittadini metto anche i lavoratori di ItalSacci, anzi, soprattutto i lavoratori di ItalSacci, ai quali verrà garantita anzitutto la sicurezza. Poi, nel momento in cui la regione Lombardia dovesse revocare le concessioni minerarie sul Monte Saresano, sarà necessario attivare le procedure a tutela dell'occupazione del personale e dell'indotto, anche coinvolgendo tutte le istituzioni locali e nazionali in accordo con ItalSacci e i sindacati, in vista anche di un possibile ricollocamento dei lavoratori interessati.

Quando noi pensiamo al futuro del lago d'Iseo, che è un gioiello dal punto di vista paesaggistico - molto apprezzato, tra l'altro, dai turisti stranieri, pensiamo alla perla di Monte Isola, che è nota a livello internazionale anche, grazie, qualche anno fa, alla passerella sul lago dell'artista Christo - sappiamo che quel territorio ha una naturale vocazione turistica. Noi dobbiamo sviluppare il turismo, le attività sul lago, il settore alberghiero, quello enogastronomico, l'arte e le tradizioni; quando pensiamo alle tutele occupazionali, pensiamo al lavoro di tutti, non solo di alcuni e mi piacerebbe vedere anche un moto d'orgoglio da parte delle associazioni di categoria della zona nel farsi sentire, perché una frana che incombe sul lago d'Iseo, con il rischio di un'onda anomala di sette o otto metri stimati, di cui oggi non ho parlato per ragioni di tempo, comporta un danno al turismo e non solo, oltre ad abbassare anche il valore delle abitazioni in tutto il territorio. Siamo ancora in tempo per scrivere un grande futuro per il lago d'Iseo; bombardare con cariche esplosive il Monte Saresano non è la soluzione.

A tal fine, vorrei concludere, ricordando l'articolo 41 della Costituzione, primo e secondo comma: “L'iniziativa economica privata è libera. Non può svolgersi in contrasto con l'utilità sociale o in modo da recare danno alla sicurezza, alla libertà, alla dignità umana”. Quindi, l'iniziativa economica non può recare danno alla sicurezza. Questo è un altro di quei casi in cui si può davvero dire che i padri costituenti scrivevano e parlavano immaginando il futuro.

PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interpellanze urgenti all'ordine del giorno.

Ordine del giorno della prossima seduta.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.

Lunedì 6 dicembre 2021 - Ore 14,30:

1. Discussione sulle linee generali dei disegni di legge:

Ratifica ed esecuzione dello Scambio di Note emendativo dell'Accordo tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo dello Stato del Qatar sulla cooperazione nel settore della difesa, del 12 maggio 2010, fatto a Doha il 9 luglio e il 22 ottobre 2019. (C. 2737​)

Relatore: MIGLIORE.

Ratifica ed esecuzione dei seguenti Trattati: a) Trattato di cooperazione giudiziaria in materia penale tra la Repubblica italiana e la Repubblica orientale dell'Uruguay, fatto a Montevideo il 1° marzo 2019; b) Trattato sul trasferimento delle persone condannate tra la Repubblica italiana e la Repubblica orientale dell'Uruguay, fatto a Montevideo il 1° marzo 2019.

(C. 3241​)

Relatore: BATTILOCCHIO.

Ratifica ed esecuzione dell'Accordo fra il Governo della Repubblica italiana e il Laboratorio europeo di biologia molecolare relativo al Programma del Laboratorio europeo di biologia molecolare a Monterotondo, con Allegato, fatto a Heidelberg il 15 aprile 2021 e a Roma il 4 maggio 2021. (C. 3242​)

Relatore: BUFFAGNI.

2. Discussione sulle linee generali della proposta di legge:

S. 2326 - D'INIZIATIVA DEI SENATORI: PIARULLI ed altri: Proroga del termine previsto dall'articolo 8, comma 1, della legge 8 marzo 2019, n. 21, per la conclusione dei lavori della Commissione parlamentare di inchiesta sui fatti accaduti presso la comunità "Il Forteto" (Approvata dal Senato). (C. 3367​)

Relatrici: ASCARI, per la II Commissione; BOLOGNA, per la XII Commissione.

3. Discussione sulle linee generali della mozione Prestigiacomo e Barelli n. 1-00542 concernente iniziative volte al sostegno dei settori produttivi maggiormente interessati dai processi di transizione ecologica .

La seduta termina alle 11,30.