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Resoconto dell'Assemblea

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XVIII LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 601 di martedì 23 novembre 2021

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ETTORE ROSATO

La seduta comincia alle 9,35.

PRESIDENTE. La seduta è aperta.

Invito il deputato segretario a dare lettura del processo verbale della seduta precedente.

GIORGIO SILLI, Segretario, legge il processo verbale della seduta di ieri.

PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.

(È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Ascari, Enrico Borghi, Cantalamessa, Maurizio Cattoi, Corda, De Carlo, Luigi Di Maio, Dieni, Lacarra, Mantovani, Migliore, Montaruli, Paita, Paolini, Vito e Raffaele Volpi sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.

I deputati in missione sono complessivamente 110, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna (Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna).

Svolgimento di interrogazioni e di una interpellanza.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interrogazioni e di una interpellanza.

(Misure a sostegno del settore della pesca a circuizione del tonno rosso – n. 3-02632)

PRESIDENTE. Passiamo alla prima interrogazione all'ordine del giorno Avossa ed altri n. 3-02632 (Vedi l'allegato A).

Il sottosegretario di Stato per le Politiche agricole alimentari e forestali, Francesco Battistoni, ha facoltà di rispondere.

FRANCESCO BATTISTONI, Sottosegretario di Stato per le Politiche agricole alimentari e forestali. Grazie, Presidente e onorevoli deputati. Ritengo opportuno sin d'ora sottolineare che questa amministrazione persiste nella propria azione intesa all'individuazione delle attività prioritarie finalizzate al raggiungimento degli obiettivi di sviluppo della filiera pesca, tenuto conto dell'interesse alla tutela delle biodiversità marine e, contestualmente, della necessità di garantire lo sfruttamento delle risorse marine in condizioni di sostenibilità, dal punto di vista economico, ecosistemico e sociale.

Ciò posto, evidenzio che tale azione è necessariamente informata al rispetto dei tempi e degli indirizzi dettati dalle norme europee che trattano, a livello sovranazionale, le tematiche relative alla conservazione, alla gestione e allo sfruttamento delle risorse marine e alla trasformazione e commercializzazione dei prodotti della pesca, perseguendo le medesime finalità.

In tale contesto, i competenti organismi sovranazionali, tenendo in considerazione i richiami dell'amministrazione italiana alla “dimensione sociale del settore della pesca”, prevedono la possibilità di un approccio graduale ai principi della politica comune della pesca, differenziandoli a seconda delle varie attività di pesca, in modo coerente con i principi del “rendimento massimo disponibile” e della cosiddetta “organizzazione comune dei mercati nel settore dei prodotti della pesca e dell'acquacoltura”.

Pertanto, i principi e i criteri per l'assegnazione delle possibilità di pesca sono disciplinati dal vigente Regolamento UE n. 1380/2013 sulla politica comune della pesca, in particolare dall'articolo 17. Tali criteri e principi, unitamente a quelli stabiliti in sede ICCAT, quali ad esempio i tassi medi minimi di cattura, sono quindi già applicati ogni anno, ai fini dell'adozione dei pertinenti provvedimenti amministrativi, pena la mancata approvazione da parte della Commissione europea dei Piani nazionali annuali di pesca. Al riguardo, faccio presente che l'Amministrazione sta partecipando, nelle competenti sedi europee, al processo di revisione della pertinente normativa sovranazionale afferente al controllo delle attività di pesca, con l'obiettivo - condiviso, peraltro, anche da altri Stati membri - di definire un nuovo sistema basato su una maggiore flessibilità e semplificazione.

PRESIDENTE. La deputata Avossa ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatta per la risposta alla sua interpellanza.

EVA AVOSSA (PD). Grazie, signor Presidente. Onorevole sottosegretario Battistoni, ho ascoltato con grande attenzione e posso ritenermi soddisfatta dell'attenzione che emerge dalle sue parole. È nell'interesse del nostro Paese evitare una possibile procedura di infrazione da parte della Commissione europea per la violazione delle norme in materia di Politica comune della pesca e dei relativi regolamenti comunitari dai quali discende l'attuale assetto del settore. Allo stesso tempo, è doveroso riconoscere le tutele necessarie agli armatori affinché possano continuare a svolgere un'attività che, per molte comunità costiere, rappresenta un fondamentale indotto, che da secoli unisce la tradizione popolare con l'innovazione. Si tratta, a tutti gli effetti, dei sopravvissuti a eventi di crisi e a rischio di impresa; pur di proseguire la loro attività secolare, riconosciuta in tutto il mondo, si sono visti costretti ad accentrare le quote detenute su poche imbarcazioni. La situazione e il destino dell'intera flotta tonniera italiana sono strettamente legati all'evolversi del disegno di legge ora allo studio del Senato. Sarà fondamentale un intervento dei colleghi senatori per correggere le lacune emerse dal testo approvato e modificato recentemente dalla Camera. Mi preme ricordare che, oggi, al settore della circuizione viene attribuito il 72 per cento circa della pesca italiana del tonno rosso, rispetto all'85 per cento registrato nel 2008. Nessun altro sistema di pesca ha subito un'erosione di quota così significativa nel tempo a vantaggio degli altri sistemi della quota indivisa, che non è mai stata tanto alta come oggi. In Italia si è verificata una reale distorsione della concorrenza, che ha già penalizzato oltremodo le flotte italiane dedite alla pesca a circuizione rispetto ai competitors europei internazionali, liberi di operare nei nostri mari.

(Iniziative volte a incrementare il Fondo per le non autosufficienze, al fine di garantire i livelli essenziali di assistenza da parte degli enti locali, con particolare riferimento al ricovero stabile presso strutture residenziali delle persone non autosufficienti – n. 3-02633)

PRESIDENTE. La sottosegretaria di Stato per il Lavoro e le politiche sociali, Rossella Accoto, ha facoltà di rispondere all'interrogazione Turri n. 3-02633 (Vedi l'allegato A).

ROSSELLA ACCOTO, Sottosegretaria di Stato per il Lavoro e le politiche sociali. Ringrazio l'onorevole interrogante per il quesito posto, che fa riferimento al tema dell'assistenza alle persone non autosufficienti. L'onorevole interrogante muove dalla considerazione che, nel caso di ricovero di persone non autosufficienti presso strutture sociosanitarie, le spese della retta relativa alla parte sanitaria sono sostenute dal sistema sanitario, diversamente da quelle per la parte sociale che, invece, sono a carico degli utenti o, nel caso questi non dispongono di mezzi sufficienti, dall'ente locale di residenza, con il conseguente problema della copertura finanziaria degli oneri a carico degli enti locali.

Il Governo è consapevole delle esigenze di incrementare le risorse dedicate al sostegno alle persone non autosufficienti; occorre, però, una programmazione più razionale e omogenea a livello nazionale degli interventi, anche al fine di orientare l'azione pubblica verso le iniziative e le misure volte a favorire l'assistenza diretta alla domiciliarità e a evitare, ove possibile, l'istituzionalizzazione delle persone non autosufficienti.

Per quanto riguarda l'incremento del Fondo per le non autosufficienze, di cui all'articolo 1, comma 1264, della legge 27 dicembre 2006, n. 296, per l'anno 2021 si fa presente che l'importo stanziato è pari a 668,9 milioni di euro e che non sono previsti, per la medesima annualità, ulteriori incrementi. Il Governo, però, ha inteso rafforzare in maniera significativa per i prossimi anni sia l'impegno finanziario, sia la programmazione e la realizzazione delle politiche a favore della non autosufficienza, con particolare riguardo all'attuazione dei livelli essenziali delle prestazioni nel senso auspicato dall'onorevole interrogante. Per tali finalità, è stata inserita una norma nel disegno di legge di bilancio attualmente all'esame del Parlamento, che definisce il contenuto dei livelli essenziali delle prestazioni sociali e qualifica gli ambiti territoriali sociali quale sede necessaria a programmare, coordinare, realizzare e gestire gli interventi, i servizi e le attività utili al raggiungimento dei LEPS, nonché a garantire la programmazione e il coordinamento e la realizzazione dell'offerta integrata dei LEPS sul territorio.

L'obiettivo del Governo è assicurare omogeneità degli interventi che realizzano le regioni a favore delle persone in condizioni di limitata autonomia e di costruire un sistema di assistenza, anche attraverso l'integrazione delle prestazioni sociali con quelle sanitarie. All'attuazione dei livelli essenziali delle prestazioni sociali in materia di assetto strutturale e di servizi per le persone fragili e non autosufficienti, e in particolare per le persone anziane, il Governo ha inteso far fronte mediante una significativa integrazione del Fondo per le non autosufficienze. Come è noto, il Fondo per le non autosufficienze ha l'obiettivo di finanziare l'attività ordinaria posta in essere dalle regioni in materia di prestazioni assistenziali da garantire su tutto il territorio nazionale. Le linee di intervento a cui è destinato il Fondo in questione sono: attivazione al rafforzamento del supporto alla persona non autosufficiente e alla sua famiglia attraverso l'incremento dell'assistenza domiciliare, al fine di favorire l'autonomia e la permanenza a domicilio; supporto, anche attraverso il sostegno economico, per l'acquisto di servizi di cura e assistenza domiciliare; interventi complementari all'assistenza domiciliare a partire da ricoveri di sollievo di strutture sociosanitarie e progetti per la vita indipendente. Rispetto alle risorse complessivamente afferenti al Fondo determinate dalla legge di bilancio dello scorso anno (ricordo i 668 milioni di euro circa per il 2021, i 667 milioni di euro per il 2022, i 665 milioni di euro per il 2023), il disegno di legge di bilancio 2022, all'articolo 43, prevede un ulteriore incremento delle risorse stanziate che concorreranno al perseguimento dei relativi LEPS. In particolare, dunque, l'importo complessivo sarà integrato per un ammontare pari a euro 100 milioni per il 2022, euro 200 milioni per il 2023, euro 250 milioni per l'anno 2024 ed euro 300 milioni a decorrere dal 2025. Il rifinanziamento del Fondo per le non autosufficienze, pertanto, diventa strutturale e idoneo a garantire il riconoscimento delle prestazioni relative ai beneficiari anche in proiezione prospettica, tenendo conto della presumibile evoluzione dei soggetti beneficiari. Quanto all'utilizzo delle risorse, le regioni vi provvedono prioritariamente e, comunque, in maniera esclusiva per una quota non inferiore al 50 per cento per gli interventi a favore di persone in condizioni di disabilità gravissima, di cui all'articolo 3, del decreto ministeriale 26 settembre 2016.

In attuazione del programma di azione biennale per la promozione dei diritti e l'integrazione delle persone con disabilità, adottato con decreto del Presidente della Repubblica del 12 ottobre 2017, relativamente alla linea di intervento n. 2, “Politiche, servizi e modelli organizzativi per la vita indipendente e l'inclusione nella società”, sono inoltre finanziate azioni volte all'implementazione delle “Linee di indirizzo per progetti di vita indipendente” per un ammontare complessivo a livello nazionale di 18,7 milioni di euro, di cui almeno 14,96 milioni di euro a valere sulla quota del Fondo per le non autosufficienze trasferita a ciascuna regione. Peraltro, nell'ambito dell'applicazione delle attività previste del PNRR, con la missione 5 sono in itinere il lavoro di coordinamento con il Ministero della Salute al fine di intervenire sul sistema di protezione e di inclusione delle persone in situazioni di non autosufficienza e disabilità. L'obiettivo è quello di definire un approccio individualizzato nella proposta delle soluzioni alternative alla residenzialità, ma anche di proporre un modello di residenzialità rafforzata attraverso una nuova più integrata rete professionale, sanitaria e sociale sul territorio. In particolare, si è evidenziata la necessità di affrontare con nuove sinergie i bisogni dei cittadini e, in particolare, delle fasce più fragili. La richiesta intervenuta in materia è il potenziamento del Sistema sanitario nazionale, il rafforzamento delle strutture e dei servizi sanitari di prossimità e dei servizi domiciliari, l'individuazione di tecnologie e di interventi che allontanino l'istituzionalizzazione a sostegno dell'assistenza domiciliare. Voglio sottolineare che il Ministero del Lavoro, nell'area di propria competenza, ha la priorità di valorizzare la componente sociale con la previsione di un'attività di cura volta alla prevenzione e all'inclusione, alla formazione e alla organizzazione anche sociale del territorio. L'intento sinergico è quello di favorire l'integrazione delle politiche sociosanitarie che eviterebbero sperequazione nei servizi e nei trattamenti, come il caso sottolineato dall'onorevole interrogante. A tal fine, è, altresì, necessario promuovere l'istituzione di rete di specifiche professionalità, all'esito di percorsi di formazione e riqualificazione adeguata. Assicuro, pertanto, l'impegno costante del Ministero del Lavoro, d'intesa con il Ministero della Salute e con l'ufficio per le politiche in favore delle persone con disabilità, affinché sia attuato pienamente in tempi brevi il percorso legislativo in via di definizione, al quale si aggiunge anche l'importante legge delega per la disabilità, nonché gli interventi già programmati in attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza, che consentiranno l'erogazione di servizi sociali uniformi su tutto il territorio nazionale, contribuendo a garantire alle persone non autosufficienti una maggiore autonomia e una migliore qualità di vita.

PRESIDENTE. L'onorevole Turri ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alla sua interrogazione.

ROBERTO TURRI (LEGA). Grazie, Presidente. Ringrazio il sottosegretario, ma non mi reputo soddisfatto per quanto riguarda il quesito che ho posto. Apprendo con piacere che il Governo sta investendo e aumentando i finanziamenti per quanto riguarda il Fondo per le non autosufficienze - è evidente che ciò non possa che essere apprezzato - però nella mia interrogazione ho posto una questione sulla situazione urgente che riguarda i comuni e, al riguardo, non posso ritenermi soddisfatto. Io peraltro vivo questa situazione anche direttamente perché sono vicesindaco ed è un problema che si avverte oggi, che i comuni stanno affrontando oggi.

Il decreto-legge n. 42 del 2016, di fatto, ha scaricato sui comuni maggiori oneri che gli stessi oggi non riescono a sostenere. Ho partecipato a più incontri nelle conferenze dei sindaci nella mia regione, a Verona e a Treviso, e, di fatto, i comuni non hanno risorse, perché lo stesso articolo 2-sexies del decreto-legge n. 42 del 2016 prevede che questi maggiori oneri debbano essere a carico dei comuni. Sappiamo che, con quell'articolo, che ha recepito alcune sentenze del Consiglio di Stato, dal 2016 sono aumentati gli oneri a carico dei comuni; mentre la quota sociale per i non autosufficienti e i disabili inseriti in strutture prima del 2016 veniva sostenuta dagli stessi utenti, utilizzando la pensione e le varie indennità per disabilità, successivamente non è stato più possibile farlo; quindi, il comune deve sopperire a quelle somme che, precedentemente, erano a carico delle famiglie.

Pertanto, immaginiamo quale sia l'onere a carico dei comuni: solo nella regione Veneto, la mia regione, per il numero di disabili o persone non autosufficienti in strutture tale onere è stimato in 10 milioni, calcolando il numero delle persone inserite nelle varie strutture.

Stiamo parlando di somme importanti che i comuni non hanno e, quindi, è urgente intervenire. Infatti, al riguardo avevo presentato un emendamento al “decreto Sostegni-bis” che, poi, è stato riformulato ed è stato previsto l'aumento del Fondo per le non autosufficienze, ma non è utile per i comuni. Auspico che ciò si possa fare nella prossima legge di bilancio, anche se, a mio avviso, dovrebbe essere modificato proprio il comma 6 dell'articolo 2-sexies dove è previsto che queste maggiori spese siano a carico dei comuni.

Aggiungo anche un'altra cosa che, a mio avviso, dovrebbe essere considerata. Questo articolo crea disparità tra persone non autosufficienti disabili, tra chi è inserito in strutture e chi non lo è: infatti, chi è inserito in strutture non utilizza le somme della pensione di invalidità e delle varie indennità, chi, invece, è a casa è evidente che le utilizza. Quindi, per chi si trova h24 nelle strutture, pagate dal comune, quelle somme rimangono non utilizzate.

Allora, a mio avviso, oggi, si avverte anche questo problema di disparità tra persone non autosufficienti. In ogni caso, il problema che ho posto e che rimane è che occorre agire con assoluta urgenza per trovare una soluzione a questa situazione che i comuni si trovano a dover affrontare, non avendo la capacità economica. Quindi, mi auguro si possa svolgere una riflessione su questo.

(Iniziative per l'aggiornamento costante e puntuale della Banca dati nazionale dell'anagrafe zootecnica - n. 2-01151)

PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza Alberto Manca ed altri n. 2-01151 (Vedi l'allegato A).

Chiedo al deputato Alberto Manca se intenda illustrare la sua interpellanza o se si riservi di intervenire in sede di replica.

ALBERTO MANCA (M5S). Grazie, Presidente. La banca dati informatizzata nazionale dell'anagrafe zootecnica, introdotta con il DPR n. 317 del 30 aprile 1996, è necessaria per gli operatori di settore e per i cittadini, i quali, attraverso tale banca dati, possono ottenere informazioni aggiornate sulla consistenza della popolazione animale di interesse zootecnico, sulla sua distribuzione sul territorio e sulle sue caratteristiche, ma anche sulle aziende e sugli animali domestici allevati o custoditi per la produzione di carne, latte, uova e altri prodotti o destinati ad altri usi zootecnici.

Ad oggi, la banca dati presenta alcune criticità tali da compromettere il sistema di tracciabilità e controllo degli animali, specialmente nella movimentazione dei capi di bestiame da un allevamento all'altro o dall'allevamento al macello. Quindi, ho presentato questa interpellanza dove chiediamo al Governo se sia a conoscenza dei diversi fatti descritti e quali iniziative, anche normative, il Governo intenda intraprendere al fine di risolvere le criticità evidenziate in premessa circa l'aggiornamento costante e puntuale della banca dati nazionale dell'anagrafe zootecnica.

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per la Salute, Andrea Costa, ha facoltà di rispondere.

ANDREA COSTA, Sottosegretario di Stato per la Salute. Grazie, Presidente. La banca dati informatizzata nazionale dell'anagrafe zootecnica (BDN), istituita presso il Ministero della Salute, ai sensi dell'articolo 12 del decreto legislativo del 22 maggio 1999, n. 196, è lo strumento che permette il flusso informatizzato dei dati inerenti agli operatori, agli stabilimenti e agli animali. L'aggiornamento costante dei dati da parte dei soggetti preposti consente di realizzare un sistema dinamico in grado di fornire informazioni in tempo reale sul patrimonio zootecnico presente in un determinato territorio e a una determinata data, rendendo disponibili, controllabili e trasparenti le informazioni e permettendo la tracciabilità e la rintracciabilità degli animali e dei loro prodotti. Essa rappresenta uno strumento fondamentale per evidenziare possibili criticità dei dati presenti e favorirne la risoluzione da parte dei responsabili territoriali, attraverso la periodica implementazione di apposite funzionalità.

Il Ministero effettua un'intensa attività di monitoraggio sulle informazioni in essa presenti; sono previste, inoltre, funzionalità per favorire la completa e corretta gestione delle attività di competenza delle autorità di controllo territoriali. Il sistema di identificazione e registrazione degli animali - anagrafe zootecnica - ai sensi della normativa comunitaria e nazionale individua nell'operatore o detentore il soggetto responsabile della registrazione in BDN delle informazioni sugli eventi (nascita, morte, furti, smarrimenti) che riguardano gli animali che ha in custodia, mentre nel responsabile del macello il soggetto responsabile appunto della registrazione in BDN delle informazioni sugli animali macellati.

Sono, quindi, esclusivamente gli operatori e i responsabili dei macelli o i loro delegati a dover registrare in BDN gli eventi che riguardano gli animali. In particolare, il sistema predetto è previsto dal Regolamento (UE) 2016/429, applicabile in tutta Europa dal 21 aprile 2021; il Ministero sta elaborando nuove disposizioni a livello nazionale per la riorganizzazione del predetto sistema, in attuazione dell'articolo 14, comma 2, lettera g), della legge di delegazione europea n. 53 del 2021.

La BDN è stata più volte indicata come un esempio per gli altri Stati membri dagli auditor della Commissione europea nel corso degli studi effettuati sui controlli ufficiali italiani dei vari settori, sia di sanità animale sia di sicurezza alimentare. Le molteplici funzioni già disponibili e quelle che verranno implementate non potranno sostituire le specifiche responsabilità che nel sistema hanno l'operatore e il responsabile del macello, con la supervisione sulla loro attività da parte delle autorità di controllo territoriali.

Per quanto riguarda le questioni poste puntualmente dall'interpellanza, vado ad elencare le risposte: ad oggi vi è la possibilità per l'allevatore di emettere, nel caso specifico della vendita di animali per partita (come ad esempio per gli agnelli), il Modello 4 prima di aver preso in carico gli animali. Per la compilazione del Modello 4 informatizzato l'operatore è direttamente responsabile delle informazioni riportate che devono essere congruenti con le registrazioni delle movimentazioni in ingresso e in uscita e che sono sempre disponibili in BDN per ogni esigenza di verifica delle autorità di controllo.

Inoltre, non esiste alcun sistema che consenta di parametrare o eventualmente di limitare le nascite rispetto al numero delle fattrici presenti negli allevamenti.

Da diversi anni i servizi veterinari, quali autorità competenti per territorio, accedendo previa autenticazione alle pagine “Implementazioni” e “Valutazione implementazione anagrafe” dell'applicativo “statistiche” del portale www.vetinfo.it hanno la possibilità di consultare, in ogni momento, i report con i dati riferiti alle varie tipologie di indicatori per territorio e per ciascuna tipologia animale.

Inoltre, il Ministero invita costantemente i responsabili territoriali all'esame delle eventuali criticità e allo studio dettagliato dei dati, al fine di individuare le incongruenze, aggiornare regolarmente le informazioni di competenza e intervenire opportunamente per la risoluzione di eventuali carenze di conformità.

Non è previsto, inoltre, un limite anagrafico degli animali per la permanenza in BDN. Tale limite sarà introdotto dal decreto legislativo previsto dalla legge di delegazione europea n. 53 del 2021, ma è certamente più importante il rispetto della normativa che obbliga gli operatori alla registrazione degli eventi nei tempi previsti. Infatti, un animale può non essere più in azienda/stabilimento perché deceduto, smarrito o movimentato molto prima di qualsiasi limite anagrafico. In caso di inosservanza la normativa prevede l'applicazione di sanzioni. Inoltre il sistema non prevede lo scarico automatico degli animali avviati al macello a seguito dell'emissione del modello 4 da parte dell'allevatore. Per la registrazione delle movimentazioni è stata introdotta, dal marzo 2020, la funzionalità di registrazione automatica delle movimentazioni in BDN a partire dalle informazioni registrate dall'operatore nel modello 4 informatizzato. In ordine alla mancata previsione dell'obbligo per i macellatori di segnalare l'avvenuta macellazione dei capi di bestiame nella BDN, faccio presente che la normativa nazionale prevede l'obbligo, per il responsabile del macello, di registrare in BDN le macellazioni nei tempi previsti dalla normativa stessa. In caso di inosservanza è prevista l'applicazione di sanzioni.

Non è previsto, inoltre, un sistema di cancellazione automatica. Le verifiche fatte presso gli allevamenti effettuate per controllare la corrispondenza tra la giacenza effettiva degli animali presso l'allevamento e la giacenza contabile risultante nel registro di carico e scarico sono precedute da un preavviso. La denuncia di smarrimento o furto degli animali è presentata solo a seguito del preavviso di ispezione da parte degli ufficiali sanitari. In base alla normativa vigente, il controllo ufficiale non prevede il preavviso dell'allevatore, tranne in casi eccezionali indicati nelle procedure stesse che devono essere obbligatoriamente riportati nelle check list, ossia nelle relazioni ufficiali del controllo stesso. Inoltre le date di registrazione in BDN di eventuali furti e smarrimenti, come di tutte le operazioni effettuate, sono sempre disponibili nella stessa BDN e sono comunicate alle autorità di controllo in tutti i casi in cui ne sia stata fatta richiesta. Ad esempio, questo Ministero, solo nell'ultimo anno, ha rilasciato circa 100 nullaosta alle Forze dell'ordine per tali verifiche. Riguardo alla cancellazione dei capi in anomalia, si tratta di uno strumento per i servizi veterinari territoriali, i quali, una volta analizzati i dati, possono eventualmente intervenire direttamente con la specifica funzione di cancellazione amministrativa dei capi in anomalia. Inoltre, non risulta alcun tipo di collegamento tra la BDN e il sistema informativo comunitario. I dati comparabili tra i due sistemi sono stati oggetti di confronto, come risulta da comunicazioni diramate sul territorio nazionale. Nell'ambito della riorganizzazione del sistema, prevista dall'articolo 14, comma 2, lettera g), della legge di delegazione europea n. 53 del 2021, sono contemplate nuove funzionalità, incluse quelle che consentono la comparazione continua dei dati Traces con quelli BDN da parte delle autorità di controllo territoriali.

PRESIDENTE. Il deputato Alberto Manca ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alla sua interpellanza.

ALBERTO MANCA (M5S). Grazie, Presidente. Grazie, sottosegretario, anche per il dettaglio della risposta che non trova la mia soddisfazione, poiché le diverse criticità che ho esposto non trovano alcuna volontà, da parte del Ministero, di trovare soluzioni applicative verso un sistema che a oggi presenta numerose criticità.

Entrando, quindi, nel dettaglio, oggi vi è la possibilità per l'allevatore di emettere, nel caso specifico della vendita di animali per partita (ad esempio, gli agnelli), il modello 4 prima di aver preso in carico gli animali; è proprio questa la criticità che ho voluto evidenziare. Un sistema elettronico come quello della banca dati nazionale dovrebbe essere dotato di sistemi di controllo automatizzati in grado, quindi, di evitare questa tipologia di casi che, le posso assicurare, sono abbastanza diffusi. Allo stesso modo, non esiste alcun sistema che consente di parametrare o eventualmente limitare le nascite. Oggi, in teoria, in un allevamento ovino potrebbero essere assegnati anche 50 agnelli per ogni singola pecora e, quindi, anche in questo caso non si risolve la problematica ma si demanda a un invito ai controlli delle autorità. Io concordo che l'allevatore è il responsabile dei dati che vengono immessi nella banca dati nazionale, ma credo che abbia una responsabilità anche il Ministero della Salute nell'effettuare i controlli sulle informazioni che ogni singolo allevatore va a introdurre nel sistema. Infatti, l'operatore può agire senza alcun controllo, e il registro della banca dati nazionale in questo caso funziona come un mero foglio elettronico excel dove si registrano a piacere i dati, senza che il sistema segnali in automatico le anomalie agli organi demandati al controllo.

Per quanto riguarda, inoltre, lo scarico automatico degli animali avviati al macello a seguito dell'emissione del modello 4 da parte dell'allevatore, tale funzionalità automatica non è presente per le movimentazioni per partita (quindi, sempre per gli agnelli nel caso specifico), tanto che, come detto, è possibile emettere un modello 4 senza che questo venga registrato sulla banca dati dell'allevamento. Tale circostanza può essere facilmente rilevata con un semplice controllo sull'anagrafe degli allevamenti, ma comunque questa criticità è particolarmente conosciuta dagli uffici Agea, che spesso rilevano l'assenza sul portale della banca dati nazionale del modello 4 che accompagna le partite al macello.

Inoltre, la mancata previsione dell'obbligo per i macellatori di segnalare l'avvenuta macellazione dei capi di bestiame nella banca dati nazionale, seppure presente tale obbligo, come giustamente ha ricordato lei, anche per gli ovini, come indicato nella nota del Ministero della Salute n. 18317 del 29 luglio 2016, quest'obbligo, dicevo, non è stato preso in considerazione per anni dalle strutture di macellazione. Nello specifico, ad esempio, nella regione Lazio in svariati casi la registrazione sulla BDN delle macellazioni degli ovini è iniziata a comparire solo nel 2019. Tale circostanza quindi evidenzia, ancora una volta, una scarsa efficacia dei controlli e la necessità di un sistema di alert che blocchi la vendita delle carcasse non registrate nel portale.

Infine, con riguardo al collegamento tra la banca dati nazionale e il sistema informativo comunitario Traces, come è facilmente rilevabile attualmente non esiste alcuna comparazione fra i dati Traces e quelli presenti in banca dati nazionale, tanto che, sempre riferendomi agli ovini, un rapporto UVAC del 2018 riporta che gli ovini vivi importati in Italia nel 2018 sono circa 800 mila, mentre la banca dati nazionale riporta un dato pari a 175 mila. Questa criticità ha permesso a centinaia di migliaia di capi di origine estera di essere facilmente venduti sul mercato come prodotto nazionale. Ancora - e anche questo è un argomento molto particolare - non è previsto un limite anagrafico degli animali per la permanenza in banca dati nazionale. Quindi, si cita l'obbligo previsto dai regolamenti, si fa menzione a una probabile introduzione di legge, ma non si fa alcuna menzione alle soluzioni per risolvere tale situazione. Il sistema elettronico potrebbe agire semplicemente creando degli alert specifici che obbligano i proprietari degli animali con età superiore all'età media della specie a dimostrare la veridicità delle dichiarazioni. Altro sistema potrebbe essere, ad esempio, quello di un alert che porterebbe al controllo immediato delle aziende che presentano magari una percentuale superiore al 10 per cento degli animali con un'età media superiore al limite della specie. Concludo, sottosegretario, portando all'attenzione dell'Aula un dato preso dall'anagrafe nazionale zootecnica, cioè le statistiche il cui ultimo aggiornamento è del 30 giugno di quest'anno. Si riporta la consistenza ovina della mia regione, la Sardegna, che è pari a 3.107.000 capi ovini. Io provengo da una regione dove l'età anagrafica sicuramente è un fattore positivo - la terra dei centenari -, però ritrovarmi 106 mila pecore con un'età superiore a 12 anni sicuramente qualche riflessione me la faccio. Oggi l'età media di una pecora da un punto di vista produttivo è più o meno vicina a 5 anni, possiamo arrivare anche a 7 anni nel caso si tratti di animali con un importante patrimonio genetico, ma ritrovarmi una consistenza numerica oltre i 12 anni così elevata sicuramente mi induce a una riflessione, che la politica deve prendere in esame perché la banca dati non è solo un'analisi statistica ma serve per determinare le politiche di accompagnamento verso il settore agricolo, in questo caso pastorale. Le faccio un esempio: la crisi del prezzo del latte del 2017 determinò forti stanziamenti da parte della giunta regionale - oltre 40 milioni di euro - per il settore ovino, dove il numero di capi in banca dati nazionale era il parametro oggettivo per l'erogazione delle risorse.

Quindi, questo sta a significare l'importanza di avere informazioni in banche dati nazionali corrette, ma soprattutto reali.

PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento di una interpellanza e di interrogazioni all'ordine del giorno.

Sospendiamo, a questo punto, la seduta, che riprenderà alle ore 14,30.

La seduta è sospesa.

La seduta, sospesa alle 10,10, è ripresa alle 14,30.

PRESIDENZA DELLA VICEPRESIDENTE MARIA EDERA SPADONI

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Frailis, Melilli, Pizzetti e Rizzetto sono in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta.

I deputati in missione sono complessivamente 109, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Preavviso di votazioni elettroniche (ore 14,32).

PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.

Sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Novelli. Ne ha facoltà.

ROBERTO NOVELLI (FI). Grazie, Presidente. Intervengo perché nella mia regione, il Friuli-Venezia Giulia, i cittadini e le imprese stanno vivendo con forte preoccupazione l'aumento dei contagi, con conseguente messa in crisi del sistema sanitario e, potenzialmente, anche di quello economico. Con ogni probabilità, la nostra regione passerà in zona gialla. La situazione della nostra regione è peculiare, in quanto confina con l'Austria e la Slovenia e, quindi, è una vera e propria porta con l'Est Europa dove la pandemia sta dilagando, soprattutto a causa dei bassissimi tassi di persone che sono vaccinate.

La Slovenia, per avere un riferimento, registra un'incidenza di casi di positività al COVID superiore a 1.000 casi ogni 100.000 abitanti, lo stesso dell'Austria che, a differenza della Slovenia, ha annunciato un lockdown. All'interno dei nostri confini, quindi della regione Friuli-Venezia Giulia, si registrano 465 casi ogni 100.000 abitanti, secondo peggior dato dietro la provincia autonoma di Bolzano. Non credo sia una coincidenza, non per quanto riguarda, in particolare, la Slovenia: i valichi di frontiera sono quotidianamente varcati da migliaia di lavoratori transfrontalieri (oltre 12.000 secondo le stime, che sono certamente al ribasso), con il conseguente rischio di importare contagi di cui non abbiamo bisogno, oltre a quanto già avvenuto con le manifestazioni no-vax e no-green pass delle scorse settimane.

Al netto del trend comune a tutti i Paesi, la Slovenia registra una percentuale di test positivi che sfiora il 50 per cento e circa 3.000 casi al giorno su una popolazione di 2 milioni di abitanti e paga, senza altri pessimi risultati, una campagna vaccinale anti-COVID fallimentare, con appena il 58,7 per cento di persone che hanno completato il ciclo.

Quando in Italia, nel 2020, ci fu il primo picco di contagi da COVID, la Slovenia non esitò a bloccare i valichi di accesso, con metodi che riportarono alla memoria i tristi tempi della Guerra fredda. Oggi che è la Slovenia, Paese confinante con il Friuli-Venezia Giulia, a registrare una pesante ondata di positivi, dovrebbe essere l'Italia a far sentire la sua voce. Quindi, rivolgo un appello, per il suo tramite, al Governo, alla Ministra Lamorgese e al Ministro Speranza perché valutino, se non lo stanno già facendo, cosa fare per potenziare i controlli ai confini. Confido in una risposta in tempi rapidi ma, soprattutto, confido che si agisca con solerzia, intensificando i controlli, in particolare alla frontiera italo-slovena. Ne va della salute dei cittadini della regione Friuli-Venezia Giulia e anche, in prospettiva, della tenuta di un sistema economico che è in ripartenza, come in tutta Italia (Applausi).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il collega Magi. Ne ha facoltà.

RICCARDO MAGI (MISTO-A-+E-RI). La ringrazio, Presidente. Mario è il primo cittadino italiano che ha ricevuto, in queste ore, il consenso all'accesso al suicidio medicalmente assistito. Mario è un malato tetraplegico da 10 anni; è stato aiutato, in questo suo percorso che lo ha visto chiedere, per oltre un anno, la possibilità di accedere al suicidio medicalmente assistito, dai suoi cari, dalla sua famiglia, è stato aiutato dall'associazione Luca Coscioni ma è stato lasciato completamente solo da questo Parlamento, questo Parlamento che da tre anni non riesce, non solo a rispondere alla Costituzione, ma non riesce a rispondere neanche all'appello che la Corte costituzionale gli ha rivolto, inaugurando, tra l'altro, una pratica che non aveva precedenti. Questa assenza, questa latitanza di questo Parlamento ha fatto sì che malati come Mario dovessero affrontare, non solo il calvario del dolore e delle sofferenze dovute alla loro malattia, ma un ulteriore calvario burocratico e giudiziario per far valere, attraverso le aule dei tribunali, quello che il massimo organo giurisdizionale del nostro ordinamento ha sancito. Ora, colleghi e Presidente, tutti voi sapete che in queste ore si inizia a votare nelle nostre Commissioni, nelle Commissioni II e XII, dopo tre anni, con un enorme ritardo, un testo di legge, un testo unificato proprio su questo tema, sull'accesso al suicidio medicalmente assistito. Qui non si tratta di fare preghiere ad ognuno, perché ognuno, come dire, se la vede con la propria coscienza, ma si tratta di appellarsi al rispetto della Costituzione, perché da quelle aule di Commissione e poi da queste Aule non esca un testo che imponga ad altri malati quel calvario burocratico e giudiziario che Mario ha dovuto affrontare, ossia non esca una legge monca, non esca una legge al ribasso. Il compromesso, il compromesso alto e persino l'ostruzionismo devono fermarsi quando di fronte abbiamo dei principi costituzionali che noi dobbiamo inverare attraverso le nostre leggi. Io spero davvero che l'arrivo in Aula di quel testo, previsto per il 29 prossimo, non slitti ancora, perché, colleghi, in questi mesi ne abbiamo viste di tutti i colori. Abbiamo visto le Commissioni convocate e poi sconvocate immediatamente perché ci si è resi conto che la sala in cui si erano riunite non era sufficiente a contenere - guardate un po'- il numero di deputati di due Commissioni riunite. Abbiamo visto tutto questo. Allora, colleghi, facciamo in modo che il prima possibile quest'Aula licenzi un testo che risponda alla dignità di Mario e degli altri malati, altrimenti, quando parleremo di centralità del Parlamento, nei cittadini non susciteremo il senso del rispetto per le istituzioni ma susciteremo il senso del ridicolo (Applausi dei deputati del gruppo Misto).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Deidda. Ne ha facoltà.

SALVATORE DEIDDA (FDI). Grazie, Presidente. Intervengo per collegarmi a quanto detto dal collega Novelli, ossia che si dibatte, oggi, sul fatto di introdurre il super green-pass ed altre restrizioni per chi non è vaccinato ma a noi risulta che non esiste alcun tipo di controllo per chi viene dall'estero. Noi, come Fratelli d'Italia, abbiamo denunciato da tempo, prima ancora dell'introduzione del green pass, che in aeroporti come Fiumicino, e in altri aeroporti, chi arrivava dall'estero, per esempio da Nazioni come la Spagna - in Spagna non c'è il green pass e non ci sono controlli - non era sottoposto ad alcun tipo di controllo. Avevamo depositato un'interrogazione, a cui nessuno ha mai risposto, su questa mancanza dei controlli e oggi registriamo gli stessi fatti. L'altro giorno è arrivato a Roma un aereo che proveniva dalle Canarie: ebbene, in Spagna non chiedono il green pass e in Italia nessuno chiede il green pass a chi arriva dall'estero. Quindi, constatiamo che c'è una stretta sui controlli e si condannano gli italiani che non rispettano le regole e sono contro il green pass ma riguardo a chi viene dall'estero non si controlla se usi la mascherina o se abbia il green pass o meno. È per questo che chiediamo al Ministro dell'Interno e anche al Ministro Speranza - come ha detto il collega, giustamente - che ci vengano a spiegare che tipo di controlli subiscono i cittadini che vengono dall'estero, perché siamo bravi a bastonare gli italiani e a condannarli, ma siamo meno bravi poi a pretendere controlli per chi arriva dall'estero. Non parlo solo degli immigrati che entrano clandestinamente, perché l'altro giorno avete bocciato un ordine del giorno per attuare gli stessi controlli per chi arriva sulle coste italiane dal Nordafrica o dall'Africa, o, magari, nel Nord-Est italiano.

È per questo motivo che serve qui un'audizione e una relazione del Ministro, per dire che tipo di controlli prevedete per i non italiani, oppure anche per gli italiani che vengono dall'estero, perché non è possibile che qui si diano sempre le colpe agli stessi, non è possibile che si debbano sempre controllare e mazzolare gli italiani che, fino adesso, hanno rispettato tutte le regole e poi non si impongano le più basilari regole all'estero, dove non esistono le nostre stesse regole (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la collega Cunial. Ne ha facoltà.

SARA CUNIAL (MISTO). La ringrazio, Presidente. Io volevo permettermi di ringraziare questa Istituzione, lei Presidente, e tutta la Camera dei deputati che ha evidenziato come il green pass sia una misura burocratica e non sanitaria, permettendomi di essere qui a svolgere le mie funzioni ed il ruolo di parlamentare eletta (Commenti). La stessa regola, messa dal Parlamento, colpisce milioni di lavoratori, colpevoli di essere nati liberi e sani.

PRESIDENTE. Collega, mi scusi, ma questo non è un intervento sull'ordine dei lavori.

SARA CUNIAL (MISTO). Sì, è un intervento sull'ordine dei lavori, signora Presidente, e le dico anche perché, perché per un mese mi avete nominata senza che io fossi presente e quindi vi chiedo di lasciarmi un minuto per rispondere alle accuse (Commenti) che in questa Camera mi sono state rivolte mentre io non ero presente, un minuto, grazie. Dall'alto della mia posizione, oggi, vi lancio l'arma più potente (Commenti), vi lancio l'arma più potente! Io vi perdono, anche se mi state discriminando come mai è successo in quest'Aula a nessun altro parlamentare (Proteste)

PRESIDENTE. Collega, credo che questo sia un intervento di fine seduta…

SARA CUNIAL….e come state facendo per tutti i cittadini, trasformando i nostri diritti naturali e costituzionali in privilegi (Proteste)! Vi perdono…

PRESIDENTE. Grazie, collega, se vuole, potrà fare un intervento di fine seduta. La ringrazio. Ha chiesto di parlare la collega Frate. Su che cosa?

FLORA FRATE (MISTO). Grazie, Presidente, sull'ordine dei lavori. Oggi ricorrono 41 anni dal tragico terremoto che colpì duramente la Campania centrale e parte della Basilicata centro-settentrionale. Sto parlando del terremoto dell'Irpinia del 23 novembre 1980, di magnitudo 10 della scala Mercalli, con epicentro a Conza della Campania fino al Vulture. Durò circa 90 secondi, con effetti devastanti, Presidente, che si estesero in tutta l'area centro-meridionale della Penisola. Morte e distruzione colpirono l'intera area, una ferita ancora aperta che ricorda il dramma umano e sociale di quel momento. Il Mattino di Napoli di allora, Presidente, riportava il seguente titolo: “Un minuto di terrore - I morti sono centinaia”. Soltanto a Poggioreale, noto quartiere di Napoli, crollò un palazzo, causando ben 50 vittime. La ricostruzione fu lenta e affannosa, ma durante questa, però, gli italiani seppero dimostrare grande spirito di solidarietà e forza d'animo. Di quel terremoto la mia generazione, Presidente, ha sentito solo parlare, io stessa non ero nata, eppure oggi intendo rappresentare e ricordare chi ha ancora negli occhi quella tragedia, chi ha scavato per salvare le vittime, chi ha perso i familiari, chi ha visto crollare la propria casa perdendo ogni certezza, chi ha vissuto la disperazione umana e collettiva della catastrofe, chi ancora oggi porta nel cuore la paura di quel momento. Per farlo, vorrei riportare le parole dell'allora Presidente della Repubblica, Sandro Pertini, che nel suo discorso agli italiani disse: “Il miglior modo di ricordare i morti è quello di pensare ai vivi”, parole più che mai attualissime, Presidente (Applausi di deputati del gruppo Misto).

PRESIDENTE. Non essendo ancora decorso il termine di preavviso di venti minuti previsto per le votazioni con il procedimento elettronico, sospendiamo la seduta, che riprenderà alle ore 14,55. La seduta è sospesa.

La seduta, sospesa alle 14,46, è ripresa alle 14,56.

Sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il collega Butti. Ne ha facoltà.

ALESSIO BUTTI (FDI). Grazie, Presidente. Da un paio di giorni i giornali e le televisioni dedicano una grande attenzione a quella che spassosamente è stata definita un'OPA amichevole da parte del fondo americano Kkr a Tim, all'ex incumbent, all'ex monopolista.

PRESIDENTE. Colleghi, per favore, abbassate il tono della voce. Colleghi!

ALESSIO BUTTI (FDI). Il Governo, con un comunicato stampa veramente molto scarno, direi asettico, del Ministero dell'Economia e delle finanze, ha semplicemente detto che è una notizia positiva per il Paese, senza nemmeno sapere quale possa essere il progetto di Kkr, senza nemmeno conoscere il piano industriale; un comunicato dove non si parla di interesse nazionale, quando sappiamo perfettamente che in tema di rete è strategico parlare di interesse nazionale; soprattutto, un comunicato dove non si parla di sicurezza nazionale.

Il gruppo di Fratelli d'Italia ha attivato la procedura per cui ha già inviato agli uffici della Presidenza una comunicazione formale. Del resto, la richiesta è stata avanzata direttamente dalla presidente Meloni nella giornata di ieri e lo farà anche il presidente Lollobrigida nella giornata odierna.

Noi chiediamo che il Governo venga in Aula a riferire e lo faccia entro questa settimana (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia); dopodiché, lo si faccia magari in orario di chiusura della Borsa, lo si faccia di sera, ma venga questa settimana perché è tragico, se non drammatico, essere al cospetto di un Governo che, su un tema strategicamente rilevante nel contesto degli investimenti del PNRR, si limita esclusivamente all'emissione di un comunicato stampa veramente scialbo (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia), che è offensivo nei confronti dei 25 mila esuberi che la Tim ha al suo interno e soprattutto della situazione politica. Quindi, chiediamo formalmente che il Governo, entro la settimana, venga a riferire in Aula (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

Seguito della discussione del disegno di legge: S. 2401 - Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 27 settembre 2021, n. 130, recante misure urgenti per il contenimento degli effetti degli aumenti dei prezzi nel settore elettrico e del gas naturale (Approvato dal Senato) (A.C. 3366​).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge, già approvato dal Senato, n. 3366: Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 27 settembre 2021, n. 130, recante misure urgenti per il contenimento degli effetti degli aumenti dei prezzi nel settore elettrico e del gas naturale.

Ricordo che nella seduta del 22 novembre si è conclusa la discussione generale e il relatore è intervenuto in sede di replica.

(Esame dell'articolo unico - A.C. 3366​)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo unico del disegno di legge di conversione e degli emendamenti riferiti agli articoli del decreto-legge (Vedi l'allegato A).

Avverto che la Presidenza non ritiene ammissibili, ai sensi dell'articolo 96-bis, comma 7, del Regolamento, gli articoli aggiuntivi Trano 3-ter.03, Costanzo 3-ter.04, De Toma 3-ter.05 e 3-ter.06, già dichiarati inammissibili in sede referente.

La Presidenza non ritiene altresì ammissibile, ai sensi degli articoli 86, comma 1, e 96-bis, comma 7, del Regolamento, in quanto estraneo rispetto ai contenuti del provvedimento, l'articolo aggiuntivo Colletti 2.0100, non previamente presentato in Commissione, che - analogamente alle sopracitate proposte emendative dichiarate inammissibili in sede referente - è volto ad introdurre modifiche in via strutturale, prevedendo, in particolare, l'imputazione degli oneri generali di sistema a carico della fiscalità generale.

Le Commissioni I (Affari costituzionali) e V (Bilancio) hanno espresso i prescritti pareri (Vedi l'allegato A), che sono in distribuzione.

Se nessuno chiede di intervenire sul complesso degli emendamenti, invito il relatore e il rappresentante del Governo ad esprimere il parere. Prego, relatore Galli.

DARIO GALLI, Relatore. Grazie, Presidente. Se la Presidenza concorda, darei il parere su tutti gli emendamenti.

PRESIDENTE. D'accordo.

DARIO GALLI, Relatore. Chiedo di poterlo dare su tutti perché tutti gli emendamenti, sostanzialmente, in un provvedimento che prevede una serie di interventi normativi, finanziari ed economici per cercare di affrontare il problema del caro bollette (ricordiamo che è un decreto-legge di ormai quasi due mesi fa, quindi fatto in quel momento), aggiungono possibilità di ulteriori finanziamenti o dilazioni dove sono previste dilazioni in relazione a pagamenti o accise inserite in bolletta. Quindi, il parere su tutti gli emendamenti è un invito al ritiro, altrimenti parere contrario.

Poiché anche in Commissione c'è stato un confronto con tutti i gruppi, voglio precisare che è una questione non tanto di merito quanto di metodo. Infatti, nel merito è evidente che tutti vorremmo poter fare ancora di più rispetto ai 3 miliardi e mezzo previsti in questo provvedimento, ma il rischio di farlo decadere è enormemente superiore agli eventuali vantaggi che si potrebbero avere. In ogni caso, credo che il Governo stia già lavorando ai prossimi provvedimenti perché purtroppo la situazione non solo non si sta stabilizzando, ma rischia di peggiorare ancora nei prossimi mesi.

PRESIDENTE. Il Governo?

VANNIA GAVA, Sottosegretaria di Stato per la Transizione ecologica. Confermo il parere del relatore.

PRESIDENTE. Passiamo all'emendamento 1.50 Raduzzi.

Ha chiesto di parlare il collega Raduzzi. Ne ha facoltà.

RAPHAEL RADUZZI (MISTO-A). Grazie, Presidente. Questo emendamento semplicemente chiede una cosa: riconoscere che il problema dell'aumento delle bollette è un tema serio e che le risorse che il Governo ha stanziato non sono assolutamente sufficienti, tant'è che l'aumento dell'energia elettrica in bolletta per le famiglie italiane anche quest'anno sarà comunque di circa il 30 per cento, nonostante lo stanziamento che avete qui previsto. Soprattutto, in questi ultimi mesi abbiamo visto elargire risorse per tutto e il contrario di tutto; abbiamo visto addirittura 500 mila euro messi nel “decreto Sostegni” per abbassare l'IVA sugli animali vivi utilizzati nell'attività venatoria, cioè nella caccia. Poi abbiamo visto rimandare all'anno del mai i tagli ai fondi dell'editoria, anzi, abbiamo visto ulteriori crediti d'imposta al settore dell'editoria; abbiamo visto elargire soldi per tutti, tranne che alle famiglie italiane.

Quindi, noi chiediamo di aumentare da 700 milioni a un miliardo e mezzo il primo fondo e speriamo che il Governo possa accogliere positivamente questa richiesta.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.50 Raduzzi, con il parere contrario della Commissione, del Governo e della V Commissione (Bilancio).

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 1).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.4 Zucconi, con il parere contrario della Commissione, del Governo e della V Commissione (Bilancio).

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 2).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.6 Zucconi, con il parere contrario della Commissione, del Governo e della V Commissione (Bilancio).

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 3).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.51 Vallascas, con il parere contrario della Commissione, del Governo e della V Commissione (Bilancio).

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 4).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.7 Zucconi, con il parere contrario della Commissione, del Governo e della V Commissione (Bilancio).

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 5).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.52 Trano, con il parere contrario della Commissione, del Governo e della V Commissione (Bilancio).

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 6).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.50 Colletti, con il parere contrario della Commissione, del Governo e della V Commissione (Bilancio).

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 7).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.100 Caretta, con il parere contrario della Commissione, del Governo e della V Commissione (Bilancio).

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 8).

Passiamo all'emendamento 2.101 Ciaburro.

Ha chiesto di parlare la collega Ciaburro. Ne ha facoltà.

MONICA CIABURRO (FDI). Grazie, Presidente. Questo emendamento chiede di modificare le aliquote nelle aree montane, perché sono aree che hanno sofferto molto, soprattutto erano già sofferenti prima della pandemia. Infatti, fare economia in certe aree più lontane è più costoso e, soprattutto, molto più difficile. Già nella “legge Carlotto” del 31 gennaio del 1994 erano previste fiscalità agevolate; so che anche la legge-quadro che si sta predisponendo tratta questo tema in modo specifico. Ecco perché non capisco la natura del non accoglimento di questo emendamento. Credo, infatti, che la montagna abbia la necessità di sopravvivere alla desertificazione e allo spopolamento, e quelle persone, quegli uomini e quelle donne che continuano a insistere e resistere su questi territori con delle attività che, magari, si sono tramandati di padre in figlio, non hanno nemmeno la possibilità di avere questo tipo di esenzione.

Infatti, di questo si tratta: si chiedeva l'esenzione rispetto agli oneri derivanti dal trasporto del gas; tutte attività che chiaramente hanno anche delle spese, che sono già molto importanti per loro, perché danno un servizio a quelle comunità e a quei territori, ma proprio per dare un servizio, non tanto per il profitto, e spesso e volentieri riescono a stare a galla - e riuscivano a stare a galla - con tantissimi sforzi e sacrifici. Ecco che, se nelle bollette ci sono tutti questi rincari, mettiamo davvero a repentaglio la sopravvivenza di chi, negli anni, ha cercato di resistere a queste situazioni difficili, proprio perché innamorati, appassionati e radicati su quei territori; e lo fanno più per preservare e dare un servizio ad aree che sono estremamente importanti per tutta la Nazione, per tutto il territorio, affinché possano essere mantenuti presidi.

Io chiedo, quindi, al Governo e al sottosegretario - che so essere molto sensibile anche rispetto a questi territori - e anticipando anche quella che è un po' la legge quadro sulla montagna che si sta predisponendo, se non possano in qualche modo rivedere il parere su questo emendamento, accogliendolo in toto o parzialmente, ma cercando di dare ristoro adesso, perché intervenire dopo, quando ormai le attività sono chiuse, sarà veramente un dramma (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.101 Ciaburro, con il parere contrario della Commissione, del Governo e della V Commissione (Bilancio).

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 9).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.54 Colletti, con il parere contrario della Commissione, del Governo e della V Commissione (Bilancio).

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 10).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.53 Costanzo, con il parere contrario della Commissione, del Governo e della V Commissione (Bilancio).

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 11).

Passiamo all'articolo aggiuntivo 2.02 Zucconi. Ha chiesto di parlare il deputato Caiata. Ne ha facoltà.

SALVATORE CAIATA (FDI). Grazie, Presidente. Intervengo su questo articolo aggiuntivo perché sappiamo bene che trattiamo un provvedimento in cui ci occupiamo del rincaro delle bollette, che è una cosa che sta mettendo in gravissima difficoltà tutto il nostro Paese: un rincaro delle bollette colpisce tutte le famiglie e colpisce le attività produttive. Ci sono poi situazioni particolari che vengono messe veramente in ginocchio da questo rincaro. Sarebbe anche interessante approfondire perché queste bollette rincarano. In Italia abbiamo un surplus di energia rispetto al fabbisogno nazionale ma, nonostante questo, per un meccanismo beffardo di determinazione del prezzo, l'aumento del gas fa aumentare anche il prezzo dell'energia perché si stabilisce sulla base dell'impianto a più alto costo e, quindi, quelli a ciclo combinato in cui il gas era preminente determinano un rialzo delle utenze pur avendo un surplus di energia elettrica.

Questo articolo aggiuntivo si prende cura di un tema che era agli onori della cronaca anche ieri sera; abbiamo visto dei servizi sulle vetrerie, sulle fornaci in genere, sul mondo della ceramica di Murano. Noi chiediamo di salvaguardare queste aziende che sono sopravvissute a moltissime difficoltà, sono sopravvissute a difficoltà economiche, a difficoltà ambientali. Nelle trasmissioni, quando passano i servizi, vediamo le difficoltà che incontrano le aziende del vetro di Murano. Chiederei ai colleghi un attimo di attenzione, siamo tutti bravi quando andiamo nelle trasmissioni televisive ad esprimere solidarietà ai lavoratori, alle aziende, a tutti quelli che sono in difficoltà (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia), poi, quando siamo in Aula e possiamo dare concretamente una mano, ci distraiamo. Allora, questo articolo aggiuntivo - lo dico a chiare lettere - chiede aiuto per le vetrerie di Murano, chiede un aiuto affinché queste aziende non siano lasciate sole. Chiediamo, quindi, di sostenerlo (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il collega Foti. Ne ha facoltà.

TOMMASO FOTI (FDI). Signor, Presidente. Ritengo che l'intervento del collega Caiata sia stato oltremodo esaustivo. Mi pare importante ribadire quanto anche ieri giustamente in un servizio televisivo si è messo in luce e cioè il pericolo che il vetro artistico di Murano rimanga un ricordo per tutti noi. A me pare doveroso che, quantomeno il Governo - al di là della solita rituale giustificazione che questo è un decreto blindato - così come il relatore vedano di trovare comunque una modalità affinché il contenuto di questo articolo aggiuntivo possa essere recepito in eventuali futuri provvedimenti di legge, anche attraverso uno specifico impegno che, al riguardo, il Governo potrebbe assumere. Diversamente non potremmo altro che prendere atto che si rimane sordi a fronte di un pericolo imminente che rischia - torno a ripetere - di far sparire dalla circolazione un'importante lavorazione, che è un vanto per l'Italia intera (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti. Indìco la votazione…revoco l'indizione. Ha chiesto di parlare il collega Galli. Ne ha facoltà.

DARIO GALLI, Relatore. Grazie, Presidente. Siccome l'argomento è particolarmente rilevante proprio come hanno detto i colleghi per l'importanza del settore. Ricordiamo che le colleghe Andreuzza, Saltamartini e Fiorini hanno portato la tematica in Commissione e, che, proprio a seguito della discussione che si è sviluppata in Commissione, vi è da parte della regione Veneto un interessamento diretto. I colleghi del Senato cercheranno di intervenire in questo senso nella legge finanziaria. Quindi, ringrazio i colleghi che hanno voluto sottolineare l'importanza di questa questione, che assolutamente condividiamo, però ribadisco le cose dette prima: in questo provvedimento non riusciamo, sicuramente in quelli che stanno seguendo.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il collega Vianello. Ne ha facoltà.

GIOVANNI VIANELLO (MISTO). Grazie, Presidente. Quello in esame è un articolo aggiuntivo presentato in Commissione dalla collega Andreuzza della Lega, poi è stato ritirato perché non si stanno approvando emendamenti a questo provvedimento per renderlo immediatamente legge. Ora, al di là del costo del gas fissato per legge su cui si può essere favorevoli o contrari, al di là di questo e di quello che il collega poc'anzi ha anticipato sulla regione Veneto, che vorrà aiutare, qui l'argomento è ancora più grande perché parliamo del vetro prodotto in maniera unica al mondo, che è un vero made in Italy e lo Stato dovrebbe farsi garante, non solo della questione legata al costo del gas, perché i problemi di quelle imprese non sono soltanto questi, ma dovrebbe tutelare e valorizzare ancora di più, ripeto, questo made in Italy. Il vetro di Murano è conosciuto, vengono da tutto il mondo e da nessuna parte si fa in questa maniera. Dobbiamo tutelarlo.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il collega Pellicani. Ne ha facoltà.

NICOLA PELLICANI (PD). Presidente, grazie. Siamo ben consapevoli del problema che stanno vivendo le vetrerie a Murano che alla crisi strutturale, che attraversano da anni con cassintegrazione, chiusure e crisi di vario genere, si aggiunge adesso la stangata della bolletta del gas. Qui non si tratta di tamponare un'emergenza di oggi, ma si tratta di trovare misure strutturali.

Credo che il Parlamento debba mettersi al lavoro per trovare una soluzione strutturale a questo problema che già in qualche modo, anche attraverso gli enti locali, è affrontato in queste settimane. A mio modo di vedere, adesso dobbiamo, attraverso una legge, tutelare il marchio contro le contraffazioni e contro il commercio illecito e, soprattutto, affrontare l'emergenza bollette di queste settimane.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la collega Moretto. Ne ha facoltà.

SARA MORETTO (IV). Grazie, Presidente. Anch'io voglio aggiungere due riflessioni rispetto a quanto già detto dai colleghi in merito a un tema che nella Commissione attività produttive abbiamo già affrontato in diverse occasioni, sia a seguito di una mia interrogazione sia, recentemente, qualche giorno fa, in occasione della discussione di questo decreto. È evidente, lo sapevamo tutti che non c'era lo spazio in questo provvedimento per inserire delle misure specifiche rispetto ad un settore; però, è altrettanto evidente che dalla discussione in Commissione è emersa una totale condivisione rispetto alla necessità di tutelare quella che non è solo un'eccellenza dell'artigianato italiano ma è anche un po' una carta di identità di quello che le imprese venete, e veneziane in particolare, possono fare nel mondo.

Le vetrerie di Murano, come è già stato detto dai colleghi, stanno vivendo delle settimane di difficoltà, alcune hanno già annunciato la chiusura, perché hanno ricevuto bollette che sono pari a 4 o 5 volte il loro costo originario e sono imprese nelle quali i costi dell'energia pesano sul bilancio assolutamente più dei costi del personale. Siamo quindi di fronte a situazioni specifiche che richiedono misure specifiche e so che il Governo si è impegnato - la sottosegretaria Gava lo sa benissimo - a valutare misure, in occasione della prossima legge di bilancio, in particolare in relazione alle caratteristiche territoriali di queste imprese che sono in prossimità di un'area di crisi complessa.

Quindi, approfitto di questa discussione per ribadire ancora una volta che è necessario che in questa ripresa del Paese non si lasci indietro nessuno e, soprattutto, non si lascino indietro le imprese che più ci rappresentano nel mondo (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il collega Baratto. Ne ha facoltà.

RAFFAELE BARATTO (CI). Grazie, Presidente. Intervengo anch'io per fare una riflessione. Credo che questo settore sia davvero molto importante per questo Paese, per cui credo che vada assolutamente difeso in maniera strutturale. In questo momento sicuramente qualcosa bisogna fare, questo è importante, però bisogna guardare anche in avanti, al futuro. Questo è un settore molto, molto importante del made in Italy, che ha portato davvero il nome dell'Italia in tutto il mondo, è un settore che va difeso assolutamente in maniera forte, anche perché è unico, lo ripeto, è unico. Sicuramente, oltre a creare importanti posti di lavoro, fa crescere anche in maniera costante un grande territorio. Per cui io credo che davvero occorra guardare in modo strutturale a questo settore e a breve occorra trovare assolutamente una soluzione per questo settore che, oltre che creare posti di lavoro da anni, porta il nome dell'Italia in tutto il mondo, in maniera davvero forte (Applausi dei deputati del gruppo Coraggio Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il collega Sut. Ne ha facoltà.

LUCA SUT (M5S). Grazie, Presidente. Siamo consapevoli delle proposte, di questi emendamenti che tendono ad aiutare un settore come quello, in particolare, delle vetrerie di Murano che è in difficoltà. È indubbio che aziende come queste, e come tante altre che sono obbligate a utilizzare il gas per le loro produzioni difficilmente, anche e soprattutto in questo momento, possano convertire la loro produzione utilizzando altri tipi di combustibili e usando le rinnovabili. Quindi, siamo sicuramente vicini a queste realtà che rappresentano il made in Italy in tutto il mondo. Chiaramente, come ripetuto anche in Commissione durante la discussione di emendamenti simili, in questo momento non è possibile approvare questi emendamenti, ma ci faremo portatori di queste esigenze per chiedere al Governo ulteriori risorse per cercare di aiutare questo settore. Abbiamo la legge di bilancio in vista, ma servirà anche altro, lo abbiamo detto ieri anche durante la discussione generale di questo decreto. Il prossimo anno, solleciteremo nuovamente il Governo perché si trovino ulteriori risorse (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il collega Zucconi, a titolo personale. Ne ha facoltà.

RICCARDO ZUCCONI (FDI). Presidente, grazie. Io ho ascoltato, da tutti i banchi, tutti i partiti e tutti i gruppi esprimere un parere favorevole rispetto a questo emendamento e, anzi, la piena constatazione che sicuramente un intervento per questo settore - che non rappresenta soltanto un'eccellenza ma di più, riguarda e rappresenta un'eccellenza storica e culturale del Paese - vada fatto. Allora, io chiederei al Governo, che pure ha espresso un parere contrario su questo emendamento, visto che, appunto, da tutti i banchi sono uscite delle prese di posizione favorevoli nel riscontrare l'utilità di un intervento in questo settore, di prendere l'impegno di approvare un ordine del giorno che può essere presentato, naturalmente, su questo settore e di prendere l'impegno di dare un parere favorevole quanto meno su quello.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la collega Andreuzza. Ne ha facoltà.

GIORGIA ANDREUZZA (LEGA). Innanzitutto, voglio comunque ringraziare tutti i colleghi di Commissione. Ho presentato, in Commissione, un emendamento che ho ritirato ovviamente sapendo della scadenza del decreto, però l'obiettivo era quello di accendere un faro importante in Parlamento su questo tema, perché ritengo che tutti noi conosciamo il vetro di Murano - lo conosce il mondo - ma forse non tutti conoscono come sono le aziende che producono il vetro di Murano. Così, è stata un'occasione per ricordare che Murano è un'isola in un'isola, con dei costi già elevati di suo, che le aziende produttrici del vetro di Murano sono aziende molto piccole, si tratta di 60 aziende per un indotto di 650 persone, per cui ci sono circa 10 persone per azienda. Purtroppo, il problema così pesante del gas è andato ad aggiungersi a una serie di problemi che derivano, per esempio, dall'“acqua granda” che c'è stata a novembre e dalla crisi turistica che ha toccato la città nei mesi estivi. Ovviamente, il turismo straniero, in particolare americano e russo, avrebbe dato la possibilità di acquistare molta più produzione da esportare.

Allora, questo emendamento ha acceso un faro importante, un faro che ha fatto sì che ci sia stata da parte della politica volontà di far quadrato, con l'impegno, ovviamente, di trattare questo tema nella legge di bilancio che è contemporanea alla chiusura di questo decreto, per cui siamo perfettamente nei tempi. In più c'è stata una tempestività importante della politica locale e, cioè, la regione Veneto che è intervenuta con 3 milioni e mezzo attuando una misura che andrà a coprire diversi mesi, per cui si è andati a calmierare il prezzo del gas, riportandolo a quella che è l'entità sostenibile per le aziende, e ciò consentirà di fare produzione per una serie di mesi. Questo consentirà anche a noi e al Governo di valutare, appunto, le idonee misure strutturali. Credo che questo sia importante e sia un risultato, comunque, per una volta, anche della politica che, facendo sentire la propria voce, dà anche seguito ad azioni concrete. Pertanto, sono certa e confido che il lavoro che abbiamo fatto troverà riscontro, successivamente, nella legge di bilancio o in ulteriori decreti dedicati (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Collega D'Ettore, le chiedo di indossare la mascherina.

Ha chiesto di parlare il collega Trancassini, a titolo personale. Ne ha facoltà.

PAOLO TRANCASSINI (FDI). Grazie, Presidente. Faccio, invece, appello a tutti i gruppi parlamentari che si sono espressi, sottolineando un aspetto delle situazioni di emergenza e di difficoltà. Quando si è in difficoltà il fattore tempo molto spesso fa la differenza, la tempestività di un intervento può fare la differenza fra la sopravvivenza di un'azienda, di una comunità, rispetto invece al baratro di una fine prematura. Allora, io credo che se vogliamo davvero rendere un servizio a tutti questi imprenditori e, soprattutto, se vogliamo riempire di contenuti le parole che sono state spese qui e in Commissione, noi non possiamo far altro che votarlo questo emendamento. Lo dico anche rafforzando il mio ragionamento col fatto che questo è un emendamento che proviene anche e soprattutto dalla maggioranza, quindi è un tema condiviso, e la scelta di non presentare questo emendamento è una scelta politica, così come la scelta di non votarlo è una scelta politica e non può essere una scelta politica quella di riempirlo solo di parole.

Non possiamo dire agli imprenditori di Murano anche oggi che ci occuperemo di loro domani (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il collega Maniero. Ne ha facoltà.

ALVISE MANIERO (MISTO-A). Grazie, Presidente. Intanto intervengo per ringraziare i colleghi che hanno proposto questo emendamento e, tramite lei, chiedo di sottoscriverlo. Questa è una cosa che non deve avere colore. Qui si parla di un'eccellenza italiana, veneziana, nota nel mondo, che fa parte della nostra storia. Mi rendo conto che nel testo del PNRR abbiamo scritto che uno dei problemi della struttura della nostra economia sarebbe che è fatta di tante piccole e medie imprese, ma non è un problema se l'Italia è fatta così. Questa è la ricchezza ed è una delle manifestazioni della capacità della nostra economia di essere flessibile e di essere creativa, ed è quello che la rende unica in realtà. Questo è uno dei suoi esempi più specifici e più noti. Quindi, per me è un dovere supportare questo emendamento.

Spero davvero che il Governo si ravveda nella sua posizione e non decreti, invece, un'ulteriore difficoltà, un ulteriore elemento che metterebbe fine a un'eccellenza nota nel mondo; e lo farebbe, peraltro, favorendo gli infiniti tentativi di imitarla fatti da chi può agire su scala molto più grande e non certo artigianale, non certo quella delle tante piccole aziende con dieci dipendenti e dei maestri vetrai che, ancora davanti a quei forni, soffiano il vetro (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Alternativa).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la collega Saltamartini. Ne ha facoltà.

BARBARA SALTAMARTINI (LEGA). Grazie, Presidente. Velocemente… Io capisco che giustamente e legittimamente maggioranza e opposizione giochino ruoli diversi in quest'Aula e ognuno pensi magari di poter strumentalizzare temi così importanti. Però, vede, il buonsenso che la maggioranza - e in particolare la Lega - ha adoperato su questo tema va esattamente nella direzione in cui aver sollevato il tema in questo decreto ha fatto sì che la regione Veneto, da una parte, e l'impegno in manovra, dall'altra, potessero risolvere il problema e non semplicemente tamponarlo.

Allora, da questo punto di vista, come molti altri emendamenti che ho visto testé presentati, io credo che ancora una volta - ancora una volta! - la buona politica abbia prodotto un risultato. Spiace che alcuni colleghi parlamentari vogliano ancora una volta strumentalizzare il lavoro serio di amministratori locali, dei nostri governatori e di quei parlamentari…

PRESIDENTE. Concluda.

BARBARA SALTAMARTINI (LEGA). …che non si preoccupano solo di mettere la firma a un emendamento ma di risolvere il problema o di provare a farlo (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo 2.02 Zucconi. Parere contrario della Commissione, del Governo e della V Commissione (Bilancio).

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 12).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo 2.06 Zucconi, con il parere contrario della Commissione, del Governo e della V Commissione (Bilancio).

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 13).

Passiamo alla votazione dell'articolo aggiuntivo 2.0101 Colletti.

Ha chiesto di parlare il deputato Vallascas. Ne ha facoltà.

ANDREA VALLASCAS (MISTO-A). Grazie, Presidente. Se noi vogliamo veramente ridurre in maniera strutturale i costi della bolletta elettrica, la dobbiamo sicuramente depurare dalle voci improprie. Molte delle componenti che compongono la bolletta non sono direttamente collegate all'energia elettrica e al gas. Ricordo che la voce “oneri generali e di sistema” è andata a finanziare anche obiettivi di interesse generale che non sono direttamente connessi al sistema energetico, ma più legati a dinamiche di politica sociale, politica industriale, bonus ambientali e agevolazioni per le industrie energivore. Dunque, vanno a incidere in maniera significativa sulla bolletta di famiglie e imprese. Quindi chiediamo - come, tra l'altro, suggerisce la stessa ARERA - che questi costi vengano in definitiva trasferiti sulla fiscalità generale (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Alternativa).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il collega Vianello. Ne ha facoltà.

GIOVANNI VIANELLO (MISTO). Grazie, Presidente. Chiedo di poter sottoscrivere l'emendamento in questione. Questa proposta emendativa, che viene da una forza politica, non è soltanto frutto di un'ispirazione singola: è nient'altro che quello che l'ARERA ha detto in audizione. Quindi, l'agenzia che regola le bollette ha chiesto e comunque ha proposto di spostare diverse voci degli oneri di sistema - alcune sono assurde - che gravano sulle bollette dei cittadini nella fiscalità generale, se proprio si vogliono conservare.

Per cui, auspico che, al di là di come finirà la votazione su questo emendamento, il Governo comunque tenga in considerazione il fatto di dover finalmente togliere questi oneri di sistema, che in realtà non c'entrano nulla, sgravando le famiglie e le piccole imprese da questi costi (Applausi dei deputati del gruppo Misto).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo 2.0101 Colletti. Parere contrario di Commissione, Governo e V Commissione (Bilancio).

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 14).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo 2.07 Zucconi. Parere contrario di Commissione, Governo e V Commissione (Bilancio).

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 15).

Passiamo alla votazione dell'articolo aggiuntivo 2.08 Zucconi.

Ha chiesto di parlare il deputato Zucconi. Ne ha facoltà.

Siamo all'articolo aggiuntivo 2.08 Zucconi, collega. No, non chiede di intervenire.

Passiamo, dunque, ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo 2.08 Zucconi, con parere contrario di Commissione, Governo e V Commissione (Bilancio).

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

La Camera respinge (Vedi votazione n. 16).

Passiamo all'articolo aggiuntivo 2.0102 Zucconi.

Ha chiesto di parlare il collega Zucconi. Ne ha facoltà.

RICCARDO ZUCCONI (FDI). Grazie, Presidente. Con questo emendamento noi chiediamo, per l'industria del settore cartario, che il prezzo del metano usato per la combustione a usi industriali venga fissato a 0,20 centesimi al metro cubo.

Questo emendamento - sul quale vorrei che ci fosse un po' di attenzione in più, magari - riguarda un settore che ha realizzato, soltanto nel 2020, 8,5 milioni di tonnellate di prodotti e ha fatturato per circa 6 miliardi e mezzo, occupando circa 19.000 addetti. Quindi, è un settore estremamente importante, così come, del resto, per altri versi, lo sono quello della ceramica e quello vetraio; ma qui abbiamo anche una struttura industriale particolarmente importante. Si tratta di un'eccellenza italiana, di un'eccellenza ad alto valore tecnologico per cui, in una fase in cui non solo le materie prime aumentano di prezzo ma anche il costo dell'energia aumenta in modo significativo, soprattutto in Italia, noi crediamo che il Governo avrebbe dovuto cogliere l'occasione per fare molto ma molto di più.

Il fenomeno che si è avvertito negli anni, sia per ragioni fiscali sia anche proprio per costi energetici, è stato quello di una forte delocalizzazione. Noi siamo al terzo posto in Europa, rimaniamo al terzo posto, dopo la Germania e la Svezia, come produttori di carta, ma sicuramente il fenomeno delle delocalizzazioni, dovute ai costi energetici soprattutto, che ha visto tante aziende trasferirsi negli USA, andrebbe interrotto per non perdere un'eccellenza come quelle precedenti, un'eccellenza, peraltro, piuttosto pesante. L'allarme lanciato in questo momento dalle aziende del comparto è quello di valutare la chiusura, almeno nei giorni festivi, del ciclo continuo, il che comporterà immediatamente delle forti ricadute occupazionali. Soltanto nel distretto cartario di Lucca, che è tra i più importanti in Italia, operano molte aziende con circa 7.000 dipendenti e con un fatturato di 4 miliardi; gran parte di questo fatturato viene esportato. Allora, perché il Governo non coglie l'occasione di interventi, seppure importanti, come quello odierno per intervenire seriamente? Queste sono partite di giro, perché poi per le aziende, seppure alleviate dei costi energetici in parte - ricordiamoci che il decreto per ora ha una vita circostanziata al 2021, per cui per il 2022 sarà tutto da vedere - fra imposte dirette e imposte indirette praticamente la cosa si trasforma in una partita di giro: quello che lo Stato tira fuori, poi lo reincamera sui fatturati. Invece, se un'azienda di questo tipo delocalizzasse o, ancor peggio, chiudesse, questo fatturato non ci sarebbe più, così come le imposte dirette e indirette, con la piccola differenza, oltretutto, che ci sarebbe qualche migliaio di disoccupati. Allora, quello che noi chiediamo è un intervento del Governo serio per cercare di rendere appetibile ancora l'Italia per tante aziende e per questa, in particolare, che sviluppa - lo ripeto - tecnologie altamente avanzate. Queste aziende si trovano, alla fine, nei territori - così come succede nel distretto cartario di Lucca, che ricordavo prima - con una viabilità assolutamente insufficiente, con regioni e comuni assolutamente inattive, con linee ferroviarie insufficienti, vecchie e incapaci di fornire una logistica e senza neppure l'aiuto dello Stato nel momento in cui questo aiuto dello Stato, praticamente, sarebbe a costo zero. Io invito tutti a pensarci perché qui sono in ballo migliaia di posti di lavoro e fatturati importanti (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Grazie.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo 2.0102 Zucconi, con il parere contrario della Commissione, del Governo e della V Commissione (Bilancio).

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 17).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 3.50 Costanzo, con il parere contrario della Commissione, del Governo e della V Commissione (Bilancio).

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 18).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 3.51 Trano, con il parere contrario della Commissione, del Governo e della V Commissione (Bilancio).

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 19).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 3.3 Zucconi, con il parere contrario della Commissione, del Governo e della V Commissione (Bilancio).

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 20).

Passiamo all'emendamento 4.100 Raduzzi. Ha chiesto di parlare l'onorevole Raduzzi. Ne ha facoltà.

RAPHAEL RADUZZI (MISTO-A). Grazie, Presidente. Ricordo a me stesso, all'Aula e a quanti ci seguono qui fuori che, in questo momento, stiamo votando e discutendo gli emendamenti su un decreto che si chiama: “Misure urgenti per il contenimento degli effetti degli aumenti dei prezzi nel settore elettrico e del gas naturale”. Ora, questo articolo 4 riguarda i piani di studio e le modalità attuative, a partire dal 2025-26, del corso di specializzazione in pedagogia e didattica speciale. Ora, io non ho nulla contro i corsi di pedagogia anzi, mi sembra sicuramente un tema meritorio. Però, è già tanto che si possano votare degli emendamenti a un decreto - perché solitamente qui, ogni settimana, viene posta una fiducia e probabilmente sul prossimo decreto verrà posta una ennesima fiducia - tuttavia dobbiamo ricordare che i decreti hanno dei prerequisiti, tra i quali uno è quello di avere un testo omogeneo. Questo articolo, benché meritorio e quanto più lodevole, non c'entra assolutamente niente con la riduzione dei prezzi e gli aumenti nel settore elettrico e del gas naturale.

Quindi, se vogliamo fare le cose fatte bene, questo articolo dovrebbe essere stralciato, perché non c'entra niente con la riduzione degli aumenti nel settore elettrico e del gas naturale. Se vogliamo fare le cose fatte bene, questo articolo dovrebbe essere stralciato, perché non c'entra niente con il testo del decreto.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 4.100 Raduzzi, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 21).

Passiamo all'emendamento 4.1 Vianello.

Ha chiesto di parlare il deputato Vianello. Ne ha facoltà.

GIOVANNI VIANELLO (MISTO). Grazie, Presidente. Forse non tutti sanno, a casa i cittadini sicuramente non sanno che dal 2012 sulle bollette elettriche dei cittadini e delle piccole imprese vengono scaricati i costi delle imprese energivore, cioè di quelle grandi industrie che consumano tanta energia. Queste grandi industrie che consumano tanta energia hanno già sconti sulle bollette elettriche. E dove vengono scaricati i costi? Sulle bollette dei cittadini e delle piccole imprese. Parliamo di 1 miliardo e 600 milioni di euro scaricati sulle bollette dei cittadini e delle piccole imprese.

Sono imprese come la Caffaro, come la Marcegaglia, tantissime acciaierie, tutte imprese che, tra l'altro, hanno anche impatti ambientali non certo indifferenti e che, in più, hanno questi sconti che vengono scaricati, ripeto, sulle bollette dei cittadini. Allora, questa è un'altra voce che ARERA aveva anche suggerito di spostare dai costi delle bollette sulla fiscalità generale; l'ha fatto il Governo Monti, l'ha confermato il Governo Gentiloni. Il Governo Draghi e questa maggioranza che faranno? Continueranno a fare pagare ai cittadini questi sconti alle grandi imprese? Vediamo (Applausi di deputati del gruppo Misto).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il collega Vallascas. Ne ha facoltà.

ANDREA VALLASCAS (MISTO-A). Grazie, Presidente. Intervengo, innanzitutto, per sottoscrivere, a nome della componente Alternativa, questo emendamento e, poi, per ribadire quanto abbiamo già detto nel precedente emendamento Colletti. Avevo detto che c'erano alcune voci non attinenti alla bolletta e, tra queste, come dice esattamente l'onorevole Vianello, c'è che noi andiamo a pagare lo sgravio delle industrie energivore. Le famiglie italiane si vedono attribuire costi impropri, mentre - l'abbiamo già detto prima – tali costi andrebbero scaricati sulla fiscalità generale. Quindi, se vogliamo veramente abbattere il costo della bolletta energetica, dobbiamo iniziare a cambiare le voci e trasferire questi costi sulla fiscalità generale e, quindi, che non vadano a incidere più sui costi delle famiglie o sulle piccole e medie imprese, che hanno sempre più difficoltà a portare avanti le loro iniziative economiche.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il collega Lombardo. Ne ha facoltà.

ANTONIO LOMBARDO (M-MAIE-PSI-FE). Grazie, Presidente. Intervengo per sottoscrivere l'emendamento.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il collega Suriano. Ne ha facoltà.

SIMONA SURIANO (MISTO). Per sottoscrivere l'emendamento, grazie.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il collega Romaniello. Ne ha facoltà.

CRISTIAN ROMANIELLO (MISTO). Chiedo di sottoscrivere l'emendamento.

PRESIDENTE. Ricordo ai colleghi che potete anche avvicinarvi alla Presidenza per sottoscriverlo. Sarli, Ehm chiedete la sottoscrizione? D'accordo.

Ha chiesto di parlare il collega Villarosa. Ne ha facoltà.

ALESSIO MATTIA VILLAROSA (MISTO). Grazie, Presidente. Capisco che siamo in un momento in cui il decreto è blindato, quindi, non c'è possibilità di vedere approvato alcun tipo di emendamento, ma chiedo almeno al Governo di poter valutare l'eventuale trasformazione in un ordine del giorno, perché stiamo parlando di bollette. L'ARERA comunica ai cittadini che gli aumenti saranno del 24, del 36 per cento al massimo. Io, parlando con degli imprenditori, mi sono fatto mandare le loro bollette, di due semplici attività commerciali, perché gli dicevo anch'io che l'ARERA ha comunicato che l'aumento sarà del 26 per cento circa. Ebbene, loro sono passati da una bolletta di 639 euro a settembre a 1.388 a novembre e, nell'altro punto vendita, da 1.743 a settembre a 3.417 a novembre. Quindi, si parla del doppio dell'aumento per le attività commerciali. Capisco che non è il momento, ma chiederei di approvare un ordine del giorno, eventualmente.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 4.1 Vianello, con il parere contrario della Commissione, del Governo e della V Commissione (Bilancio).

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 22).

Avverto che, consistendo il disegno di legge di un solo articolo, non si procederà alla votazione dell'articolo unico, ma, dopo l'esame degli ordini del giorno, si procederà direttamente alla votazione finale, a norma dell'articolo 87, comma 5, del Regolamento.

(Esame degli ordini del giorno - A.C. 3366​)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli ordini del giorno presentati (Vedi l'allegato A).

La deputata Fiorini ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/3366/1.

BENEDETTA FIORINI (LEGA). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, l'aumento dei costi dell'energia, lo sappiamo bene, ha implicazioni importanti, che investono trasversalmente il mondo delle imprese, del lavoro e delle famiglie ed è un fenomeno che oggi sta mettendo in crisi anche il settore delle ceramiche, un comparto industriale che vale 6,5 miliardi di euro, con un export superiore all'80 per cento del fatturato, 287 imprese e circa 28.400 addetti diretti. Un comparto che si concentra tra Reggio-Emilia, Sassuolo e Modena, uno dei maggiori distretti al mondo, leader mondiale nelle ceramiche per la qualità e innovazione del prodotto, tecnologie dei processi; una vera eccellenza italiana, quindi, da proteggere. Si tratta di un settore che, pur essendo fortemente energivoro, in questi anni è risultato altamente virtuoso e impegnato costantemente nei processi di innovazione, anche finalizzati alla riduzione del peso della bolletta. Con le quotazioni attuali, il costo del gas per il settore, nel 2022, sarebbe pari a 1,25 miliardi di euro, un valore prossimo a un quarto del fatturato secondo le stime di Confindustria Ceramica. Si tratta di un costo, evidentemente, non assorbibile per un fattore di produzione che pesa, già oggi, più del 25 per cento dei costi di fabbricazione.

Sono enormi le criticità che derivano dall'impennata dei costi energetici e ciò che allarma maggiormente è come questo fenomeno si stia inserendo in un contesto in cui le aziende vivono picchi produttivi importanti, in cui la domanda di piastrelle e del materiale ceramico è in forte crescita in tutto il mondo; una crescita che, però, rischia di essere azzerata dall'aumento del prezzo delle materie prime e da bollette energetiche più che triplicate dall'inizio dell'anno. Questo aumento delle bollette, che per un'azienda di medie dimensioni potrebbe passare da 8 a 20 milioni di euro annui, rischia di vanificare gli sforzi messi in campo fino ad oggi per rimanere sul mercato.

Le nostre piccole e medie imprese temono per la tenuta occupazionale. Sono mesi che Governo e Parlamento sono chiamati a contrastare questi aumenti: abbiamo stanziato più di 5 miliardi per calmierare i prezzi delle bollette, ma, purtroppo, non sono sufficienti. Questa è una corsa contro il tempo per arginare un fenomeno che, in parte, è inevitabile, perché è legato alla transizione in atto, ad un cambiamento profondo che coinvolge e coinvolgerà sempre più i modelli di mercato e consumo insieme a ricerca e innovazione.

Gli interventi in discussione in ambito UE sono fondamentali per evitare il ripetersi di gravi crisi, ma non potranno risolvere l'emergenza attuale nel ridurre i rischi per la sicurezza degli approvvigionamenti per il prossimo inverno e neppure ridurre rischi sociali che ne potranno derivare. Sono urgenti e indispensabili azioni volte a calmierare i prezzi, tra le quali una maggiore liquidità del mercato nazionale del gas naturale, una rapida emanazione della misura del cosiddetto “Articolo 39 gas”, una ridefinizione delle condizioni economiche per il servizio di interrompibilità del gas nel prossimo periodo invernale, accanto a interventi mirati per fermare gli effetti speculativi del mercato ETS, strumento UE, per stimolare una progressiva conversione verso la sostenibilità ecologica, e riconoscere le corrette compensazioni.

Occorre, inoltre, prevedere iniziative volte a valutare l'opportunità di integrare e aggiornare le causali per il ricorso agli ammortizzatori sociali poiché alcune realtà industriali potrebbero essere costrette a sospendere le produzioni anche in presenza di ordini sia dall'Italia che dall'estero. Il boom dei costi energetici, onorevoli colleghi, è talmente dirompente che pone sulla stessa sponda imprenditori e sindacati. Sono arrivati i primi allarmanti segnali dalle industrie e dalle famiglie, e dobbiamo ascoltare il mondo produttivo e arginare la grave situazione in atto. Per questo chiedo al Governo di accogliere l'ordine del giorno a mia prima firma (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Se nessun altro chiede di intervenire per illustrare gli ordini del giorno, invito la rappresentante del Governo ad esprimere il parere.

VANNIA GAVA, Sottosegretaria di Stato per la Transizione ecologica. Grazie, Presidente, chiedo una sospensione di 30 minuti, per valutare i pareri sugli ultimi ordini del giorno arrivati.

PRESIDENTE. D'accordo. Sospendo, a questo punto, la seduta, che riprenderà alle ore 16,40. La seduta è sospesa.

La seduta, sospesa alle 16,10, è ripresa alle 16,45.

PRESIDENTE. Riprendiamo il seguito della discussione del disegno di legge, già approvato dal Senato, n. 3366.

Invito la rappresentante del Governo ad esprimere il parere sugli ordini del giorno.

VANNIA GAVA, Sottosegretaria di Stato per la Transizione ecologica. Il Governo esprime parere favorevole sull'ordine del giorno n. 9/3366/1 Fiorini, mentre l'ordine del giorno n. 9/3366/2 Saltamartini è accoglibile con la riformulazione: “a valutare l'opportunità di”. Sull'ordine del giorno n. 9/3366/3 Andreuzza, il primo impegno è accoglibile, mentre il secondo impegno non è accoglibile. L'ordine del giorno n. 9/3366/4 Pellicani è accoglibile, mentre sull'ordine del giorno n. 9/3366/5 Zennaro, il primo impegno è accoglibile e il secondo impegno è accoglibile con la riformulazione: “a valutare l'opportunità di”. Gli ordini giorno n. 9/3366/6 Caretta e n. 9/3366/7 Ciaburro sono accoglibili con la riformulazione: “a valutare l'opportunità di”, mentre sull'ordine del giorno n. 9/3366/8 Amitrano, il parere è favorevole e sugli ordini del giorno n. 9/3366/9 Davide Crippa e n. 9/3366/10 Corneli, il parere è contrario. Sugli ordini del giorno n. 9/3366/11 Martinciglio e n. 9/3366/12 Ianaro, il parere è favorevole, mentre sull'ordine del giorno n. 9/3366/13 Mollicone, il parere è favorevole fino alla parola: “Murano”, quindi, espungendo le parole: “compensando gli extracosti”.

PRESIDENTE. Quindi, il parere è favorevole con la seguente riformulazione.

VANNIA GAVA, Sottosegretaria di Stato per la Transizione ecologica. Sì. Sugli ordini del giorno n. 9/3366/14 Polidori e n. 9/3366/15 Porchietto, il parere è favorevole con la riformulazione: “a valutare la possibilità, compatibilmente con i vincoli di finanza pubblica”. Sull'ordine del giorno n. 9/3366/16 Torromino, il parere è favorevole con una riformulazione; ne rileggo l'impegno: “a rafforzare il ruolo dell'idroelettrico nell'ambito della transizione energetica prevista dal Fit for 55 al fine di assicurare una maggiore stabilità della rete in considerazione della programmabilità dell'energia elettrica prodotta da fonte idroelettrica”. Sull'ordine del giorno n. 9/3366/17 Giacometto, il parere è favorevole, mentre sull'ordine del giorno n. 9/3366/18 D'Attis, vi è un invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario. Sull'ordine del giorno n. 9/3366/19 Fasano, il parere è favorevole con la riformulazione: “a valutare l'opportunità di (…) compatibilmente con i vincoli di finanza pubblica”, mentre sull'ordine del giorno n. 9/3366/20 Squeri, il parere è favorevole con la riformulazione: “a valutare l'opportunità di” e poi: “adoperarsi presso l'Unione europea in sede di approvazione del pacchetto Fit for 55 al fine di ricomprendere tra quelli utili per il processo di transizione verso la decarbonizzazione i motori endotermici alimentati con carburanti low carbon”. Sull'ordine del giorno n. 9/3366/21 Binelli, il parere è favorevole solo sul primo impegno, mentre sul resto è contrario, mentre sull'ordine del giorno n. 9/3366/22 Cavandoli, il parere è favorevole sull'impegno fino alle parole: “marzo 2022”; quindi, va tolta l'ultima parte dell'impegno. Sull'ordine del giorno n. 9/3366/23 Molinari, il parere è favorevole; l'ordine del giorno n. 9/3366/24 Foti è riformulato come l'ordine del giorno n. 9/3366/13 Mollicone e sull'ordine del giorno n. 9/3366/25 Zucconi il parere è favorevole con la riformulazione: “a valutare l'opportunità di”.

PRESIDENTE. Sull'ordine del giorno n. 9/3366/1 Fiorini, il parere è favorevole. Sull'ordine del giorno n. 9/3366/2 Saltamartini, il parere è favorevole con riformulazione: viene accettata. Sull'ordine del giorno n. 9/3366/3 Andreuzza, il parere è favorevole con riformulazione: viene accettata. Sull'ordine del giorno n. 9/3366/4 Pellicani, il parere è favorevole. Sull'ordine del giorno n. 9/3366/5 Zennaro, il parere è favorevole con riformulazione: viene accettata. Sull'ordine del giorno n. 9/3366/6 Caretta, il parere è favorevole con riformulazione: viene accettata. Sull'ordine del giorno n. 9/3366/7 Ciaburro, il parere è favorevole con riformulazione: viene accettata. Sull'ordine del giorno n. 9/3366/8 Amitrano, il parere è favorevole.

Sull'ordine del giorno n. 9/3366/9 Davide Crippa, il parere è contrario.

Ha chiesto di parlare il collega Crippa. Ne ha facoltà.

DAVIDE CRIPPA (M5S). Grazie, Presidente. Io chiedo, se sia possibile, su questo ordine del giorno, un accantonamento per un semplice motivo: riprende totalmente il parere che la Commissione attività produttive e la Commissione ambiente, con riferimento alla direttiva sul mercato elettrico, hanno espresso con il relatore della Lega, Binelli, in Commissione. Per cui credo che vi sia la necessità di fare un approfondimento ulteriore.

PRESIDENTE. Sottosegretaria Gava, è d'accordo all'accantonamento?

VANNIA GAVA, Sottosegretaria di Stato per la Transizione ecologica. Va bene, accantoniamo.

PRESIDENTE. D'accordo.

Sull'ordine del giorno n. 9/3366/10 Corneli, c'è un parere contrario: viene ritirato.

Sugli ordini del giorno n. 9/3366/11 Martinciglio e n. 9/3366/12 Ianaro, il parere è favorevole.

Sull'ordine del giorno n. 9/3366/13 Mollicone, il parere è favorevole con riformulazione, che viene accettata.

Sull'ordine del giorno n. 9/3366/14 Polidori, il parere è favorevole con riformulazione, che viene accettata.

Sull'ordine del giorno n. 9/3366/15 Porchietto, il parere è favorevole con riformulazione, che viene accettata.

Sull'ordine del giorno n. 9/3366/16 Torromino, il parere è favorevole con riformulazione, che viene accettata.

Sull'ordine del giorno n. 9/3366/17 Giacometto, il parere è favorevole.

Sull'ordine del giorno n. 9/3366/18 D'Attis, il parere è contrario. Collega D'Attis lo ritira?

MAURO D'ATTIS (FI). Pensavo mi avesse sentito, l'ho ritirato, grazie.

PRESIDENTE. Sull'ordine del giorno n. 9/3366/19 Fasano, il parere è favorevole con riformulazione, che viene accettata.

Sull'ordine del giorno n. 9/3366/20 Squeri, il parere è favorevole con riformulazione, che viene accettata.

Sull'ordine del giorno n. 9/3366/21 Binelli, il parere è favorevole con riformulazione, che viene accettata.

Sull'ordine del giorno n. 9/3366/22 Cavandoli, il parere è favorevole con riformulazione, che viene accettata.

Sull'ordine del giorno n. 9/3366/23 Molinari, il parere è favorevole.

Sull'ordine del giorno n. 9/3366/24 Foti, il parere è favorevole se riformulato come l'ordine del giorno n. 9/3366/13 Mollicone: d'accordo, la riformulazione viene accettata.

Sull'ordine del giorno n. 9/3366/25 Zucconi, il parere è favorevole con riformulazione, che viene accettata.

Torniamo, quindi, all'ordine del giorno n. 9/3366/9 Davide Crippa, che era stato accantonato.

Sottosegretaria Gava, prego.

VANNIA GAVA, Sottosegretaria di Stato per la Transizione ecologica. Mi dispiace, ma il parere rimane contrario.

PRESIDENTE. D'accordo. Viene ritirato l'ordine del giorno oppure lo votiamo? Colleghi… Collega Federico… Se qualcuno mi riesce a dare un cenno… se non viene ritirato, io lo pongo in votazione. Collega Davide Crippa, ritira l'ordine del giorno o lo poniamo in votazione? È stato confermato il parere contrario.

DAVIDE CRIPPA (M5S). Presidente, avevo chiesto un accantonamento; è stato dato, ma non è che poi arriviamo alla fine e basta un minuto per esprimersi; dobbiamo sospendere altrimenti, se sull'accantonamento non c'è un percorso di decisione almeno di cinque minuti…

PRESIDENTE. Collega Crippa, al momento il Governo ha confermato il parere contrario. Quindi, lei, in questo momento, mi può dire se lo vuole ritirare oppure se lo mettiamo in votazione.

DAVIDE CRIPPA (M5S). Ripeto, l'ordine del giorno è il parere del relatore Binelli della Lega, quindi, credo che, oggettivamente, su un tema del genere, almeno un “a valutare l'opportunità di” sia una misura corretta, perché stiamo parlando dei consumatori, stiamo parlando di quelle signore anziane che, a novant'anni, dovranno andare sul libero mercato. Forse un “a valutare l'opportunità di” è una misura di salvaguardia che va a rispettare una condizione socio-economica delle persone (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Un'attenzione credo sia doverosa su un tema del genere, che riguarda 16 milioni di consumatori che rischiano di entrare in un mercato libero a novant'anni, senza sapere cosa pagano dal giorno prima al giorno dopo! Io ho chiesto soltanto di valutare l'opportunità di riprendere le stesse parole della misura introdotta dalla direttiva sul mercato elettrico, in cui si è fatta un'osservazione come maggioranza. La maggioranza ha fatto un'osservazione che è quella dell'ordine del giorno. Allora, credo davvero che sia necessario valutare bene cosa ci sia scritto qui dentro ed evitare di bocciare un ordine del giorno di questa natura (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Quindi, presumo che non venga ritirato. Il Governo non intende intervenire.

Ha chiesto di parlare il collega Fornaro. Ne ha facoltà.

FEDERICO FORNARO (LEU). Chiedo al collega Crippa di sottoscriverlo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il collega Raduzzi. Ne ha facoltà.

RAPHAEL RADUZZI (MISTO-A). Grazie, Presidente. Nel rilevare, con molto dispiacere, quanto poco conti il capogruppo della prima forza politica di questo Parlamento in questa maggioranza (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Alternativa), e la cosa veramente mi dispiace, provenendo da quella stessa forza politica, chiedo di sottoscrivere l'ordine del giorno. Tra l'altro, stiamo parlando di un ordine del giorno, neanche di un emendamento, quindi chiediamo anche noi che il Governo si prenda questi 5 minuti per fare un'ulteriore riflessione e dare parere positivo (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Alternativa).

PRESIDENTE. Sottosegretaria Gava, prego.

VANNIA GAVA, Sottosegretaria di Stato per la Transizione ecologica. Scusi, Presidente, l'onorevole Davide Crippa, firmatario di questo ordine del giorno, chiede di aggiungere “a valutare l'opportunità di”, ma è già così, l'ha già scritto lui. È un problema che sta tutto nelle premesse e nell'impegno, comunque. Quindi, il parere rimane contrario (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Collega Crippa?

DAVIDE CRIPPA (M5S). Chiedo una sospensione di almeno 5 minuti. Grazie, Presidente (Commenti dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. D'accordo. Colleghi, c'è una richiesta di sospensione, quindi faccio intervenire un deputato a favore e un deputato contro (Commenti dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Chi vuole intervenire contro la sospensiva? Il collega Foti? Ne ha facoltà.

TOMMASO FOTI (FDI). Presidente, non è per mancanza di cortesia, ma se il Governo avesse espresso una qualche apertura in ordine a questo ordine del giorno, ben si potrebbe capire che una sospensione sarebbe potuta essere produttiva, ma, nel momento in cui il Governo dice che le premesse non funzionano e che neanche la dizione “a valutare l'opportunità di”, negli impegni, risulta in qualche modo esaustiva e, comunque, condivisibile da parte del Governo, c'è solo un'alternativa: passare al voto, senza indugio (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Nessuno chiede di intervenire a favore? Collega Vianello vuole intervenire a favore della sospensione? Ne ha facoltà.

GIOVANNI VIANELLO (MISTO). Sì, grazie Presidente, volevo anche dire che sottoscrivo l'ordine del giorno in discussione. L'intervento a favore è normale, è logico: già è un provvedimento che arriva blindato alla Camera, nel senso che non viene modificata nemmeno una virgola, e anche il parere di due Commissioni parlamentari viene ignorato in questa maniera brutale dal Governo (Applausi di deputati del gruppo Misto)! E non è possibile, perché non si possono calpestare così il Parlamento e i rappresentanti dei cittadini! Quindi, il Governo ci pensi, rifletta, si prenda qualche minuto per riflettere, perché, altrimenti, è l'ennesima riprova che il potere legislativo è stato completamente azzerato dalla volontà del potere esecutivo (Applausi di deputati del gruppo Misto).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Pongo in votazione, mediante procedimento elettronico senza registrazione di nomi, la richiesta di sospensione, per 5 minuti.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva per 333 voti di differenza.

Sospendiamo a questo punto la seduta, che riprenderà alle ore 17,06.

La seduta, sospesa alle 17,01, è ripresa alle 17,09.

PRESIDENTE. Invito la sottosegretaria Gava ad esprimere il parere sull'ordine del giorno n. 9/3366/9 Crippa. Le chiedo se il parere sia modificato o meno.

VANNIA GAVA, Sottosegretaria di Stato per la Transizione ecologica. Confermo il parere contrario o invito al ritiro (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Collega Crippa, viene ritirato? Sì.

È così esaurito l'esame degli ordini del giorno presentati.

(Dichiarazioni di voto finale - A.C. 3366​)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Albrecht Plangger. Ne ha facoltà.

ALBRECHT PLANGGER (MISTO-MIN.LING.). Grazie, Presidente. Il decreto in esame è un'importante risposta al rincaro dei costi dell'energia che è ragione di allarme in Europa e in Italia. Le agevolazioni relative alle tariffe per la fornitura di energia elettrica, la compensazione della spesa per la fornitura di gas naturale e degli oneri generali di sistema per tutte le utenze elettriche…

PRESIDENTE. Colleghi, vi chiedo di liberare i banchi del Governo.

ALBRECHT PLANGGER (MISTO-MIN.LING.). …e l'annullamento delle aliquote relative agli oneri generali di sistema applicate alle utenze domestiche e non domestiche per il quarto trimestre di quest'anno sono misure di sostegno che famiglie, categorie economiche e imprese ritengono essenziali. È evidente che anche nell'esame della legge di bilancio i costi dell'energia richiederanno ulteriori misure in ordine ai costi ormai insostenibili per le famiglie e le imprese. Sono state, infatti, previste risorse ulteriori a sostegno delle famiglie e delle attività produttive e ciò ha il nostro sostegno. Siamo convinti che il Governo sia consapevole dell'urgenza di interventi immediati e che si assicurino ad una strategia a medio termine da parte dell'Unione europea. Il tavolo tecnico in essere del Governo con il Ministro per lo Sviluppo economico Giorgetti è una scelta che riteniamo efficace al pari degli interventi posti in essere e che la Commissione europea intende adottare nella fase immediata. Ora, e a breve con la legge di bilancio, è tuttavia il momento di interventi urgenti. I costi delle bollette dell'energia già si riflettono in modo grave su famiglie e aziende. Per questa ragione i deputati della SVP e della componente minoranze linguistiche voteranno a favore del provvedimento.

PRESIDENTE. Ha chiesto di intervenire il deputato Antonio Tasso. Ne ha facoltà

ANTONIO TASSO (M-MAIE-PSI-FE). Grazie, Presidente. Non pensavo di essere il primo perché c'erano altri colleghi prima del sottoscritto.

Come è tristemente noto, dal 1° ottobre le bollette di luce e gas sono aumentate, rispettivamente, del 30 e del 15 per cento e, senza l'intervento del Governo, il rincaro sarebbe stato ancora più grande, cioè del 45 e del 30 per cento. Inoltre, il provvedimento ha azzerato gli aumenti per i nuclei familiari che beneficiano dei bonus elettricità e gas in base all'ISEE. Questa iniziativa devo dire che mi trova d'accordo anche come rappresentante della componente MAIE-PSI-Facciamo Eco e, quindi, preannuncio già il voto favorevole al provvedimento di conversione in esame quest'oggi.

Vanno fatte, però, alcune considerazioni che non contrastano con la bontà del testo, ma sono più a carattere generale e tendono ad offrire spunti di riflessione atti a migliorarlo nelle prossime iniziative legislative. L'aumento esagerato dei costi per i cittadini e, di conseguenza, per le famiglie, per quanto derivante dal costante aumento del costo del gas a livello internazionale e dall'aumento del prezzo della CO2 prodotta, per quanto il Governo - gli va dato atto - si sia adoperato, e lo farà anche con altri provvedimenti, per mitigare i costi di queste congiunture internazionali, sta provocando a cascata una serie di preoccupanti conseguenze. Così come avviene, immagino, per gli altri colleghi, a me arrivano preoccupanti segnalazioni da parte di cittadini, operatori e imprenditori che si trovano e si troveranno, in seguito, a fronteggiare, oltre all'aumento delle bollette, anche quello dei prezzi di ogni tipo di beni di consumo e, direi, anche di servizi. Va considerata anche l'inevitabile perdita di potere d'acquisto per i cittadini. Il rischio di una ripresa dell'inflazione potrebbe essere devastante anche per i conti pubblici se coincidesse con una ripresa dei tassi di interesse, come è stato rilevato dai più autorevoli osservatori economici. Appare in tutta evidenza che una simile catastrofe - e l'utilizzo di questo termine è a ragion veduta, perché la situazione è drammatica - rischia di vanificare gli effetti positivi che auspichiamo possano venire dagli investimenti previsti dal PNRR. È vero che vari analisti dei mercati e stimati esperti indicano che i prezzi nel primo semestre del nuovo anno cominceranno a scendere ma rimane da attraversare un lungo anno, un lunghissimo inverno. Allora, io ritengo che si debba con forza e convinzione intraprendere la strada di una soluzione, come dire, strutturale di tale problema. Certo, non è facile, certo, non si individua e concretizza dall'oggi al domani; certo, bisognerà pianificare un'azione operativa ed analitica di ampio respiro e di reale possibilità applicativa. Tuttavia, se non si comincia non si avrà mai contezza delle reali difficoltà e delle possibili soluzioni e saremo sempre costretti a rincorrere le emergenze e ad applicare toppe che, alla fine, non risolvono il problema ma danno solo l'illusione di calmierarlo.

Ci sono, quindi, la necessità e l'urgenza che, in realtà, stanno a mano a mano prendendo consistenza, grazie anche alla grande opportunità del Piano nazionale di ripresa e resilienza che dovrà essere realmente capace di ridurre la nostra dipendenza dall'estero e di sfruttare le nostre molteplici riserve e risorse. In sostanza, è necessario fare un Piano che metta veramente al centro la visione di questo settore assolutamente strategico. Questa visione, a mio modesto avviso, deve cominciare con la considerazione dell'abbandono delle fonti fossili; è un proponimento che ascoltiamo da tempo, da ogni parte; ma poi, nel concreto, stiamo davvero percorrendo questa strada? Siamo davvero disposti a credere che il potenziamento delle fonti di energia rinnovabile, pur con i propri limiti e difetti, sia l'unica via che ci consentirà di staccarci dalla dipendenza che non solo il nostro Paese ma tutta l'Europa e il mondo intero hanno dalle fonti fossili? Siamo disposti, tra l'altro, ad aumentare la produzione idroelettrica con l'eolico, soprattutto offshore, che sia poco o per nulla impattante a livello visivo? Io credo che si debba rafforzare celermente, semplificando tutto ciò che è semplificabile, come tra l'altro in parte è già stato fatto, questo tipo di direzione. Vi è il tema dell'accumulo ed è un tema concreto, perché vi sono circa duecento bacini idrografici che possono essere potenziati per costruire e ottimizzare i sistemi di accumulo per l'idroelettrico. Poi, vi sono altre tecnologie che si stanno sperimentando e sviluppando.

Io non sono un esperto, naturalmente, ma sono soltanto un osservatore abbastanza attento, un osservatore istituzionale, ma anche, ad esempio, la produzione dell'idrogeno verde, cioè la variante green dell'idrogeno, prodotta ad impatto ambientale zero, mediante l'elettrolisi dell'acqua alimentata da energie provenienti da fonti rinnovabili - io cito naturalmente attingendo, non sono parole mie, ovviamente, da chi è edotto in materia - potrebbe, e credo dovrebbe, essere una strada percorribile per rendere questo vettore energetico di aiuto alla risoluzione di vari problemi legati alla produzione e all'accumulo di energia elettrica.

Concludo, Presidente, dicendo che queste sono alcune riflessioni che mi sono permesso di avanzare per offrire un piccolo contributo sull'argomento e sfruttare ogni occasione per implementare e ottimizzare il lavoro di risparmio per le risorse di cittadini ed imprese che, oggi, con questo provvedimento, abbiamo cominciato a realizzare. Quindi, ribadisco il voto favorevole della componente MAIE-PSI.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Andrea Vallascas. Ne ha facoltà.

ANDREA VALLASCAS (MISTO-A). Grazie, Presidente. Questo provvedimento è sicuramente urgente e necessario, in virtù delle gravi ripercussioni che l'aumento dei prezzi energetici sta già avendo sul tessuto sociale e produttivo del Paese, ma si tratta di una misura tampone, destinata a incidere marginalmente, in assenza di veri e propri interventi strutturali e con adeguate dotazioni finanziarie. Il nostro Paese, dopo quasi 2 anni di pandemia, è decisamente più povero e più indebolito di prima, con minori strumenti per affrontare il rincaro della bolletta energetica, una tra le voci di spesa più importanti per famiglie e imprese. Secondo uno studio dell'Unione nazionale dei consumatori, per una famiglia tipo, con consumi pari a circa 1.400 metri cubi annui di gas e 2.700 kWh di energia elettrica l'anno, con una potenza impegnata di circa 3 kW, significa spendere, su base annua, 184 euro per la luce e 171 euro per il gas, quindi, si tratta di una maggiore spesa complessiva che si aggirerebbe, quindi, attorno ai 355 euro l'anno. Dunque, dopo le chiusure prolungate per la pandemia, i rincari sono un ulteriore bagno di sangue, soprattutto per il complesso sistema delle PMI. Ricordo che Nomisma Energia ha stimato che per un negozio con potenza impegnata di circa 35 kW e un consumo annuo di 75 mila kWh, la maggior spesa per la bolletta elettrica potrebbe arrivare a oltre 6 mila euro su base annua, per un totale di 19 mila euro.

Di fronte a questa grave situazione, il provvedimento tampone appare inadeguato, con gravi incongruenze. Ad esempio, secondo Confesercenti, il Governo taglia per il I trimestre 2021 le aliquote relative agli oneri generali di sistema applicate alle utenze non domestiche con potenza fino a 16,5 kW, ma dimentica che il 70 per cento delle attività di ristorazione e bar hanno una potenza ben superiore, pari a 30 kW. Sempre Confesercenti, ai primi di ottobre, dichiarava che il “decreto Taglia-bollette” non basta a evitare la stangata sulle piccole imprese, che si troveranno a pagare fino a 4 mila euro l'anno in più per la sola energia elettrica, un aumento che rischia di avere un impatto notevole soprattutto sui bilanci delle micro e piccole attività, già alle prese con una difficile ripartenza.

Quindi, seppur questo provvedimento sia urgente, sarebbe da irresponsabili non riconoscerne l'inadeguatezza di fronte alla gravità della situazione. Dobbiamo ricordarci che l'Italia è il secondo importatore in Europa di gas naturale ed è quindi maggiormente esposto alle dinamiche di mercato e alle oscillazioni dei prezzi rispetto agli altri Paesi UE. Questo è un ulteriore elemento che comporta il forte rischio di una perdita di competitività nei nostri comparti energivori e con tensioni inflazionistiche destinate a deprimere i consumi. Di fronte a questa situazione complessa, già a inizio estate, dopo le prime avvisaglie, attendevamo un intervento strutturale profondo e di sistema, soprattutto un intervento che facesse ordine nella composizione delle voci in bolletta, da sempre considerata una sorta di bancomat a disposizione dello Stato dove far confluire i molti e ingiustificati costi impropri e occulti: anche il canone RAI è finito in bolletta grazie al Governo Renzi.

Nonostante le necessità di una riforma strutturale, a luglio sono state introdotte le prime misure straordinarie per contenere i costi delle bollette, misure sempre di natura emergenziale. Sono stati stanziati un miliardo e 200 milioni di euro che, assieme ad alcuni interventi di ARERA, hanno mitigato i rincari che si sono comunque attestati al 9,9 per cento invece che al 25 per cento, come era nelle stime. Adesso, con questo provvedimento, sono stati stanziati, a fine settembre, 3,5 miliardi, mentre altre risorse - circa 2 miliardi - sono previste nella legge di bilancio. Si tratta però - ed è bene dirlo - di una goccia nell'oceano. In assenza di interventi strutturali, il rischio è quello di continuare a inseguire le emergenze, aggravando gli effetti di una situazione di crisi ormai insostenibile. Se la risposta alle dinamiche internazionali dei prezzi del gas è questa, rischiamo davvero di essere colti impreparati ai già annunciati rincari nei primi 6 mesi del 2022. Secondo ARERA, le quotazioni dei prezzi medi dell'energia elettrica si dovrebbero attestare intorno a 170 euro/MWh per tutto il periodo invernale, con una flessione intorno a 110 euro, ma solo da inizio primavera. A questo si aggiunge il fatto che non ci sono segnali che facciano presagire una flessione a breve dei prezzi del gas naturale, che per tutto il 2022 si dovrebbe attestare, secondo ARERA, intorno a 40 euro/MWh, per ridursi a 30 dal 2023. È evidente che la situazione a breve non è affatto destinata a cambiare in meglio e un aumento dei costi energetici - lo ricordo, assieme a quello delle materie prime - è destinato inevitabilmente a fare lievitare il livello generale dei prezzi, col rischio di neutralizzare anche gli effetti dei bonus sociali.

Ristrutturare il sistema di composizione della bolletta dell'energia è un'esigenza irrimandabile. Ricordo che gli effetti dei provvedimenti presi sino a oggi, come il testo in esame, si esauriranno a fine 2021 e, in assenza di correttivi significativi, rischiamo che il 2022 si trasformi in un pericoloso salto nel vuoto per imprese e famiglie italiane. Anche le risorse stanziate nella legge di bilancio - i 2 miliardi destinati a ridurre le aliquote degli oneri generali di sistema - rischiano di essere del tutto insufficienti a far fronte a una componente destinata al sostegno alle rinnovabili, che è stimata intorno a 10 miliardi per il 2022. È chiaro, a questo punto, che il Governo deve definire a breve una riforma strutturale che consenta al Paese di affrontare il 2022 con maggiori strumenti per mitigare un fenomeno che non è destinato a rallentare nel breve periodo. È necessario alleggerire la bolletta dalle molte componenti che non sono direttamente collegate all'energia elettrica e al gas, in particolare quelle legate più a dinamiche di politica sociale e industriale, come i bonus sociali, i bonus ambientali e le agevolazioni per le industrie energivore, che possono essere trasferite sulla fiscalità generale proprio perché non sono direttamente collegate al sistema energetico.

Noi importiamo circa il 95 per cento del nostro fabbisogno di gas e, nonostante questo, non è stata elaborata una strategia per proteggere il nostro Paese dalle ripercussioni delle oscillazioni dei prezzi. È necessario definire una strategia energetica che tenga conto delle peculiarità del nostro Paese e del nostro sistema produttivo, troppo spesso posto in secondo piano nell'elaborazione delle politiche energetiche. Iniziamo a mettere ordine nella bolletta, ripulendola dalle voci improprie che, negli anni, si sono accumulate, sino a gonfiare gli importi finali. Questo provvedimento per noi non può essere considerato una soluzione adeguata alla crisi che stiamo attraversando. Il Paese ha bisogno di interventi più sostanziosi sotto il profilo strutturale, in grado di superare questa inaccettabile condizione di incertezza e debolezza e di programmare lo sviluppo futuro.

Dichiaro pertanto, a nome della componente Alternativa, il voto di astensione sulla conversione di questo decreto (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Alternativa).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Maria Flavia Timbro. Ne ha facoltà.

MARIA FLAVIA TIMBRO (LEU). Presidente, è un fatto notorio - lo hanno già detto i colleghi e, quindi, non mi dilungherò su questo - che in Italia l'aumento dei prezzi di luce e gas è iniziato già dallo scorso luglio. Con l'inizio del terzo trimestre del 2021, quindi, ARERA ha comunicato, con il consueto aggiornamento dei prezzi di luce e gas, un rincaro di quasi il 10 per cento per l'energia elettrica e del 15,3 per cento del gas. Nel quarto trimestre addirittura gli aumenti si attestano al 29,8 per le famiglie tipo in tutela e quelli del gas addirittura al 15 per cento. Quello che quindi ci apprestiamo oggi a convertire in legge è un decreto-legge necessario, uno di quei casi in cui i requisiti di necessità e di urgenza della questione trattata sono conclamati e giustamente hanno trovato, come sempre dovrebbe essere, concreta formulazione in un intervento normativo di iniziativa governativa.

La riduzione del costo delle bollette relativa all'ultimo trimestre del 2021 è praticamente diventata inevitabile, a fronte dei costanti e macroscopici aumenti che - lo abbiamo detto - hanno caratterizzato già gli scorsi mesi di quest'anno. Questi costi, va detto, si dilatano e si riducono - lo sappiamo - anche sulla scorta di delicati e ciclici equilibri di carattere geopolitico, oltre che del generale andamento dei mercati internazionali dell'energia.

Oscillazioni e avvenimenti che però - ed è questa la vera ratio di questo provvedimento - non possiamo e non dobbiamo consentire che gravino sulle spalle delle famiglie e delle imprese del nostro Paese, già duramente messe a dura prova dal perdurare dell'emergenza pandemica.

Con questo decreto è chiaro che gli aumenti non saranno del tutto azzerati - non sarebbe oggettivamente stato possibile, a oggi - ma saranno certamente attenuati, contenuti e ridotti, ed è quello che di per sé rende positivo questo provvedimento. Dimostra che la politica c'è e che prova a dare soluzioni ai problemi dei cittadini nella misura in cui, a oggi, le è possibile fare. È certamente, quindi, un doveroso atto di testimonianza e di vicinanza della politica al tessuto imprenditoriale e alle famiglie italiane, a partire dalle meno abbienti, per finire a quelle di ogni estrazione sociale. È una promessa di impegno, se vogliamo, a trovare quanto prima una soluzione sistemica e strutturale di lungo periodo che risolva definitivamente una questione che è, di fatto, centrale nella vita delle nostre comunità. È il segno di una nuova consapevolezza, che è necessario rendere l'Unione europea un soggetto autonomo dal punto di vista energetico, in grado di agire all'unisono, evitando per il futuro interventi spot, necessari solo a tamponare le emorragie contingenti dal punto di vista economico cui vengono sottoposte famiglie e imprese, nel solco di quella che è una svolta green verso la quale dobbiamo andare bene e in fretta.

Tra le misure di contenimento dei costi che prevede questo provvedimento, merita una menzione certamente il potenziamento del bonus sociale elettrico, una misura che interesserà oltre 3 milioni di famiglie in difficoltà, da Nord a Sud del nostro Paese. Vengono, infatti, azzerati gli aumenti per le categorie economicamente svantaggiate e per i clienti domestici che versano in condizioni di salute grave, dando vita a una misura di welfare che - ma lo abbiamo già detto - darà un contributo e un sostegno ai nuclei familiari meno abbienti, che non possono e non devono essere messi in condizione di essere privati di luce e di riscaldamento nell'imminenza del picco della stagione invernale. Per il quarto trimestre del 2021, quindi, saranno azzerate le aliquote relative agli oneri di sistema per 6 milioni di piccole e piccolissime imprese e per 29 milioni di utenti domestici.

Stessa situazione per quanto riguarda le bollette del gas. Infatti, 2,5 milioni di famiglie beneficeranno del bonus gas e non vedranno, quindi, nel prossimo semestre, alcun aumento della loro bolletta, mentre tutti gli altri utenti godranno di una riduzione dell'imposta che va dal 10 per cento - o dal 22 per cento, a seconda del consumo - al 5 per cento.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ANDREA MANDELLI (ore 17,30)

MARIA FLAVIA TIMBRO (LEU). Cosa significa, nei fatti? Significa, per quanto riguarda il gas, che oggi l'IVA per gli usi domestici è al 10 per cento fino a un consumo annuo di 480 metri cubi e, superata questa soglia, l'aliquota passa addirittura a quella ordinaria, cioè al 22 per cento. Con il provvedimento in esame interveniamo stabilendo un'aliquota fissa al 5 per cento. Anche per gli usi industriali, quindi, il taglio sarà netto: dal 22 attuale, fatta eccezione per alcuni settori che già da oggi godono di alcuni incentivi (le imprese estrattive, quelle agricole e le manifatturiere), si riduce l'onere fiscale con l'IVA al 5 per cento, con gli evidenti e vantaggiosi risparmi che chiaramente ne conseguiranno.

Da ultimo - e mi avvio a concludere - al di là di provvedimenti emergenziali - lo abbiamo già detto -, che seppur necessitati e nobili, come questo, di fatto non risolvono la situazione, è arrivato il momento di immaginare riforme strutturali che incidano, nel più breve tempo possibile, sulla politica energetica del nostro Paese. Lo chiede il Paese, lo chiedono spesso i nostri ragazzi e ce lo chiede il pianeta. È il momento - lo abbiamo detto un po' tutti - di abbandonare le fonti fossili. Quindi, dobbiamo scommettere e capire in che modo credere che il potenziamento delle fonti di energia rinnovabile, con i pregi e con i limiti e i difetti che queste hanno, possano essere l'unica vera via da seguire. Grazie, quindi, anche alla grande opportunità che ci offre il PNRR, dobbiamo investire per aumentare drasticamente la produzione di energia elettrica da fotovoltaico, servendoci, dove possibile, anche delle nuove tecnologie dell'agrivoltaico, compatibili con le nostre produzioni agricole. Dobbiamo aumentare la produzione idroelettrica con l'eolico e, quindi, nuove soluzioni per risolvere il problema degli accumuli energetici, idrogeno verde e potenziamento delle fonti di energia rinnovabile. È questa la direzione nella quale oggi dobbiamo continuare ad andare e mi permetto di dire, Presidente, che è questa anche la direzione in cui andava l'ordine del giorno a firma del collega Crippa che abbiamo chiesto di sottoscrivere con il nostro capogruppo, quindi simbolicamente, e che chiaramente ci pone di fronte a un problema che prima o poi dovremo davvero deciderci ad affrontare, se vogliamo davvero rendere migliore la qualità della vita delle nostre famiglie, oltre che garantire la certezza della sopravvivenza e dello sviluppo delle nostre imprese.

Quindi, per questa ragione e in questa direzione, dichiaro il voto favorevole sul provvedimento in esame da parte del gruppo di Liberi e Uguali (Applausi dei deputati del gruppo Liberi e Uguali).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Pettarin. Ne ha facoltà.

GUIDO GERMANO PETTARIN (CI). Grazie, Presidente. Presidente, colleghe, colleghi, Governo, sottosegretaria Gava, siamo reduci dalla chiusura della COP 26 a Glasgow e non è stato un trionfo. Siamo coscienti che questa normativa è una risposta emergenziale a una situazione emergenziale. Sul punto, ricordo solamente i due considerata iniziali di questo provvedimento: considerata la straordinaria necessità ed urgenza di introdurre misure di sostegno alle imprese, alle famiglie e ai soggetti in condizione di fragilità economica e fisica mediante il contenimento dei costi delle bollette di energia elettrica e gas; e considerata altresì la necessità e urgenza di semplificare la legislazione vigente.

Allora, cominciamo a raccontarci delle verità. Prima verità: questa normativa è una toppa; noi stiamo mettendo una toppa a un problema molto più grande di questo contesto e molto più permeante. Poco fa, lo avrete letto nei comunicati stampa, il prezzo del petrolio al barile è tornato sopra gli 80 dollari, e non è che è tornato sopra gli 80 dollari così; è tornato sopra gli 80 dollari nonostante il fatto che gli Stati Uniti abbiano messo mano alle riserve strategiche, cosa che, in altri tempi, avrebbe causato una ben diversa valutazione dei costi e dell'incremento dei costi per quanto riguarda l'energia. Mentre noi stiamo qui a trattare questo provvedimento, importantissimo e che contiene al proprio interno moltissimi spunti, ma che vanno tutti sviluppati, al Consiglio della UE si sta lavorando alacremente per trovare una intesa sui negoziati relativi all'energia e ai costi dell'energia, e alle trasformazioni sostenibili, non solamente relative al gas naturale, ma anche al gas naturale, al nucleare, all'idrogeno, al carbone e, soprattutto, sulle relative tassonomie. È evidente - a tutti - che viviamo un momento storico di transizione che è epocale, e che ci stiamo confrontando per un mix energetico che ci deve condurre attraverso questa transizione, ma il nostro mix non è il mix degli altri. Ognuno dei nostri Paesi, anche dei Paesi più alleati, anche dei Paesi fratelli nell'Unione europea, ha un proprio mix energetico; per noi il gas è molto importante, per altri no; per altri il carbone è importantissimo, per altri no. È importante l'elettrico, certo, ma quale elettrico? L'elettrico di origine idrica, di origine eolica o l'elettrico che si provvede bruciando energia fossile? Siamo di fronte a un tema di portata epocale, che va a integrare la necessità di prendere coscienza di questo elemento e di prendere coscienza che questa è la sfida dei prossimi trent'anni. Noi, durante la nostra discussione, in gran parte, non facciamo nient'altro che tirare la corda da una parte o dall'altra: il mio distretto industriale è più capace di assorbire energia e deve essere aiutato di più. No, il mio distretto industriale deve essere aiutato di più. No, il mio distretto industriale deve essere di più. No, signori: tutti i distretti industriali devono essere aiutati di più (Applausi dei deputati del gruppo Coraggio Italia), perché il nostro problema non è il singolo distretto industriale, ma è il fatto che abbiamo un sistema produttivo vecchio, che si basa su situazioni che appartengono a un altro secolo e che dobbiamo assolutamente riformare cogliendo le occasioni che in questo momento abbiamo. Il PNRR serve a questo, ma serve anche che si possa finalmente fare un'attività congiunta con i partner europei, perché noi siamo piccoli: nell'Unione europea, insieme, saremo meno piccoli. Se riusciremo a essere un po' meno piccoli e un po' più capaci di vedere il futuro, probabilmente riusciremo a fare passi avanti seri e non a mettere solo e semplicemente toppe a questo che è un problema, forse, più grande di noi (Applausi dei deputati del gruppo Coraggio Italia).

Per questo motivo, noi chiediamo al Governo di avere ancora più coraggio: tanto coraggio! Il coraggio di andare avanti e andare avanti nei confronti di tutti e contro tutti per questo tipo di situazione e di soluzione, ed è per questo che Coraggio Italia voterà favorevolmente a questo provvedimento (Applausi dei deputati del gruppo Coraggio Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Moretto. Ne ha facoltà.

SARA MORETTO (IV). Grazie, Presidente. Sottosegretaria Gava, onorevoli colleghi, vorrei da subito esprimere il giudizio positivo del gruppo di Italia Viva sul decreto in esame. Un giudizio che deriva dall'indiscutibile necessità di un intervento di contenimento degli aumenti dei prezzi di energia e gas per tante famiglie e tante imprese italiane. I 3 miliardi e mezzo stanziati con questo decreto per dimezzare i potenziali rincari a 29 milioni di famiglie e a 6 milioni di micro e piccole imprese, e per annullarli agli utenti che usufruiscono del bonus sociale, sono una risposta dovuta; non scontata, ma comunque emergenziale, una risposta che, giustamente, segue l'intervento analogo di luglio, del valore di 1,2 miliardi, ma che non può essere ripetibile all'infinito perché non risolve alla base i problemi che hanno generato la situazione in cui ci troviamo oggi. Questi 3 miliardi e mezzo, recuperati da economie di spesa, ma anche dalle aste delle quote di emissioni CO2, prevede una riduzione degli oneri generali di sistema per le utenze elettriche, degli oneri generali del settore gas, la rideterminazione del bonus sociale e, infine, con 600 milioni, si punta a ridurre l'IVA del 5 per cento sul gas metano per usi civili e industriali; il tutto, nei mesi di ottobre, novembre e dicembre.

Mi consenta di aprire una parentesi sull'esclusione di questa riduzione dell'IVA per il metano da autotrazione, questione che il Governo conosce benissimo e che abbiamo posto anche nel corso dell'ultimo question time, e che riguarda molte famiglie che hanno scelto quel tipo di mobilità e che stanno oggi pagando il prezzo di questi aumenti. Abbiamo già discusso, in quest'Aula, di come alla base di questi rincari ci siano le dinamiche geopolitiche attuali e anche le mancate scelte del passato, un passato anche recente. In tutte le occasioni di dibattito siamo stati chiari circa la nostra posizione, che necessariamente dovrò riproporre anche ora. Da mesi diciamo che è arrivato il momento di dare uno schiaffo al populismo energetico (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva), a quella pratica che appassiona alcuni partiti e alcuni esperti che vedono nelle scelte più comode la strada per il consenso, anche sui temi energetici, dimenticando gli obiettivi a lungo termine. Faccio alcuni esempi: è populista usare lo slogan “Il Governo metta ulteriori risorse per ridurre le bollette”, ma senza spiegare che mettere i soldi in un secchio senza tappare il buco sul fondo non risolve il problema (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva)? È populista proporre di ridurre gli oneri generali di sistema trasferendoli sulla fiscalità generale, un modo elegante di dire che tagli le bollette subito, aumentando le tasse per sempre? È populista invocare la transizione energetica per sembrare green, ma poi essere contrari a qualsiasi infrastruttura o impianto che la supporti? C'è una profonda differenza tra le risposte comode e quelle responsabili.

Noi, come sempre, scegliamo la strada della responsabilità, quella che ha imboccato il Governo guidato da Mario Draghi, in discontinuità con il suo predecessore. I rincari di oggi vanno affrontati con scelte di emergenza, ma che non compromettano il futuro. Lo ribadisco qui, in quest'Aula, dopo averlo già detto in Commissione. Non è pensabile scaricare sulle tasse dei cittadini oneri di sistema il cui aumento non ha nulla a che vedere con la situazione attuale (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva), ma, anzi, è figlio di un progressivo inserimento di incentivi e misure diverse. Escludendo, ovviamente, da questo ragionamento gli oneri destinati al bonus sociale, l'unico che ha un senso, ragionevolmente, di essere eventualmente spostato nella fiscalità generale, i restanti costi devono essere monitorati e rivisti con meccanismi di efficienza, obiettivo non raggiungibile mettendoli nel calderone della fiscalità generale.

Crediamo che sia davvero giunto il momento di fare scelte di sistema. Il costo della bolletta va ridotto, ma con scelte di lungo periodo. In primo luogo, si devono quindi ridurre i costi fissi rappresentati da oneri e fiscalità, per mettere il Paese nelle condizioni di avere prezzi di energia e gas più bassi; va ridotta la dipendenza energetica attraverso lo stoccaggio di gas, la realizzazione di nuove infrastrutture energetiche, di nuovi impianti di produzione da fonti rinnovabili; ultima misura, ma non meno importante - anzi - è ridurre la quantità di energia consumata, cioè migliorare l'efficienza energetica, nel residenziale, ma anche nei comparti produttivi, che hanno necessariamente bisogno di essere accompagnati in questo percorso. Valutare oggi tutte le tecnologie di produzione di energia disponibile e nascenti con un approccio di neutralità è essenziale per costruire un Paese che mira ad essere meno dipendente da Russia o altre Nazioni, che mira a raggiungere gli ambiziosi obiettivi climatici, assumendo un protagonismo industriale e scientifico senza lasciare indietro alcuno, un Paese che mira anche a garantire stabili forniture a cittadini e imprese.

Mi si consenta anche di ricordare quanto è urgente completare, senza esitazioni e tentennamenti, la piena liberalizzazione del mercato dell'energia e del gas (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva), sul quale, col Governo Renzi, abbiamo dato un ulteriore spunto, e che deve essere rapidamente conclusa. È il momento ora di abbandonare il populismo e di fare veramente quello di cui ha bisogno un Paese moderno, che ha davvero a cuore i propri cittadini e che crede nel proprio tessuto produttivo. I prezzi dell'energia soffocano famiglie e imprese e, da soli, non siamo in grado di soddisfare le nostre esigenze. Nemmeno l'Europa ha ancora messo in campo le scelte che davvero possono renderci più indipendenti, come comunità. L'Europa, però, oggi ci dà un'occasione straordinaria per invertire la rotta: il Piano nazionale di ripresa e resilienza destina 40 miliardi, su 60 dei fondi destinati alla transizione ecologica, ai temi energetici. È l'occasione, quindi, per costruire un nuovo futuro, per costruire una nuova economia, diversa da quella che avevamo prima della pandemia, un'economia che si basi su una colonna portante, che è l'ambiente.

Per questo motivo e per tutto ciò che ho ribadito in questa sede, annuncio il voto favorevole del gruppo di Italia Viva (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole De Toma. Ne ha facoltà.

MASSIMILIANO DE TOMA (FDI). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, sottosegretario, il Ministro Giorgetti, pochi giorni fa, mostrandosi preoccupato per gli aumenti dei prezzi dell'energia, ha dichiarato che: i colleghi impegnati in fondo più a intestarsi bandierine con i propri elettori, più che al bene comune, non avvertono la reale portata del problema; ogni giorno qui ci arrivano segnali dalle imprese, dagli artigiani, dalle aziende energivore. Caro Ministro, vorrei ricordarle che lei è al Governo e ha tutti gli strumenti per salvare le imprese, gli artigiani e le aziende che vengono a bussare alla sua porta o che sono in piazza a protestare. Mi permetto di dire che, ancora una volta, noi di Fratelli d'Italia abbiamo ragione: è sin dal principio, prima ancora che questo Governo si insediasse, che abbiamo espresso le nostre perplessità in merito alla possibilità di governare seriamente e coerentemente l'Italia con una maggioranza così eterogenea. Siamo fieri di essere dall'altra parte, quella giusta, di chi non si piega e non ha paura di dire cosa pensa.

La prossima stangata dei rincari per il 2022, secondo la proiezione degli ultimi dati Istat, ammonterà a 922 euro per famiglia. Stando ai calcoli dell'Unione nazionale consumatori, tra luce, gas, riscaldamento e carburanti per il trasporto, le famiglie italiane spenderanno oltre 650 euro in più l'anno e l'aumento dei costi è stato pari al 26,9 per cento in più rispetto all'anno precedente.

Il Ministro sostiene, inoltre, che serviranno almeno 13 miliardi di euro rispetto ai 3 disponibili, ma non si spiega, e non ci spiega, dove recuperare questa somma. Noi per questo provvedimento abbiamo proposto soluzioni concrete, indicando anche le possibili risorse, senza ricorrere ad ulteriore indebitamento. Siamo fortemente convinti che la soluzione non potrà essere soltanto l'ennesimo ricorso al deficit, ma serviranno azioni strutturali e concrete per evitare di ritrovarsi nuovamente, fra qualche mese, a un ulteriore provvedimento che immette liquidità. L'ARERA, in un comunicato del 28 settembre, ha auspicato un intervento definitivo, dichiarando che: “La rilevanza e straordinarietà degli interventi decisi dal Governo per far fronte ad una situazione di prezzi senza precedenti impongono comunque l'individuazione di interventi strutturali, già allo studio e a cui l'Autorità è pronta a dare il proprio contributo tecnico, capace di fornire strumenti idonei a fronteggiare i cambiamenti in corso nei mercati dell'energia che, almeno in parte, potrebbero essere non transitori”.

Tutti, in quest'Aula, sappiamo che l'aumento del costo dell'elettricità e del gas naturale e, conseguentemente, delle bollette non è una novità dell'ultimo trimestre del 2021, perché già in quello precedente si era assistito ad un aumento del costo dell'elettricità e del gas, rispettivamente, del 9,9 per cento e del 15,3 per cento. Le cause sono molteplici. In primo luogo, la crescita economica mondiale ha aumentato la domanda di energia, ma la produzione e il trasporto stentano a rispondere ad una tale richiesta. In secondo luogo, l'assolvimento degli obblighi del mercato delle quote di emissione di gas inquinanti è un costo che influisce fortemente sul prezzo delle materie prime. Il prezzo delle quote di emissione viene gradualmente aumentato per spingere le aziende verso la decarbonizzazione.

L'articolo 1 del decreto-legge prevede, per il settore elettrico, una parziale compensazione degli oneri generali di sistema e l'annullamento da parte dell'ARERA, per il quarto trimestre del 2021, delle aliquote relative agli oneri generali di sistema applicate alle utenze domestiche e alle utenze non domestiche in bassa tensione, per altri usi, con potenza disponibile fino a 16,5 chilowatt.

Si fa solo riferimento alle piccole utenze domestiche e non domestiche in bassa tensione; altresì, il Governo non ha preso in considerazione tutta una tipologia importante di utenze. Per citare un esempio, sui conti di un ristorante, a fine mese, l'energia incide per il 40 per cento. Forse nessuno ha riflettuto sul fatto che la ristorazione è energivora, i macchinari sono il cuore pulsante di quelle attività: forni, friggitrici, lavastoviglie, abbattitori e celle. Esistono attività per le quali l'energia è una voce primaria di costo di produzione, come la chimica, la lavorazione dei metalli, l'industria cartaria, la produzione del vetro e la ceramica; per non parlare delle imprese alimentari, che hanno consumi di vapore, oppure la panificazione dei forni, così come le PMI, gli artigiani, i supermercati e i negozi per i banchi di surgelatori, la climatizzazione e tutte le altre applicazioni della corrente elettrica e del gas. Quelle stesse attività, ricordo, che, durante il lockdown, hanno ricevuto solo spiccioli e per lavorare necessitano almeno di 20 chilowatt. Continuate a non avere una visione di insieme che comprenda il sistema imprese Italia (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

Accogliamo con favore che il decreto-legge presti particolare attenzione ai nuclei familiari in difficoltà, azzerando gli incrementi tariffari per coloro che, in base all'ISEE, hanno diritto ai bonus sconto per l'elettricità e il gas, ma non è sufficiente. Questa situazione evidenzia la necessità non più procrastinabile di accelerare sullo sviluppo delle energie rinnovabili, ad oggi l'unica alternativa, che rappresentano un fattore calmierante dei prezzi. La risorsa naturale è gratuita, costa molto meno e rende meno dipendente il nostro Paese dall'approvvigionamento estero, una delle questioni più annose che ci troviamo ad affrontare in termini di stabilità e di prevedibilità dei prezzi. Le rinnovabili rappresentano, ad oggi, una sicurezza.

Vede, il 1° gennaio 2023 sarà la data ufficiale per l'abolizione del mercato tutelato per l'energia elettrica ed il gas per tutti i clienti, siano essi imprese o famiglie. Il cliente del mercato libero può realizzare, sì, un profitto, ma anche una perdita rispetto a ciò che accade nel mercato vincolato. Il profilo di rischio o di opportunità varia a seconda della tipologia di contratto e di fornitore scelto. È lecito chiedersi come possa una persona anziana o non autosufficiente sapere se le conviene aderire ad una determinata offerta commerciale piuttosto che ad un'altra? Siete davvero certi che tutti gli utenti siano in grado di leggere attentamente tutte le voci di spesa e potersi informare sui diritti e obblighi propri e del venditore?

Mi preme sottolineare che noi del gruppo di Fratelli d'Italia abbiamo voluto presentare in Commissione degli emendamenti migliorativi del testo in oggetto, che, però, non sono stati presi in considerazione. Tra le nostre proposte, un calmieramento del prezzo mediante azzeramento degli oneri generali di sistema anche ai committenti privati e pubblici che hanno sottoscritto un contratto servizio energia o un contratto EPC, onde evitare che restino assoggettati all'aliquota IVA del 22 per cento o al pagamento per intero degli oneri generali di sistema.

È stato anche proposto di estendere agli utenti finali del teleriscaldamento la riduzione dell'aliquota IVA al 5 per cento; ancora, che lo Stato si faccia carico di una quota di spesa per l'energia fino a 900 milioni di euro e non fino ai 450 milioni come è previsto dal decreto; e non da ultimo, la compensazione parziale degli oneri generali di sistema per le utenze, la riduzione del peso fiscale delle accise e dell'IVA all'aliquota più bassa, oggi consentita dalla normativa europea, mediante ricorso alle risorse derivanti dai contributi statali, diretti e indiretti, a fondo perduto, a favore delle imprese, non erogati e non utilizzati. Quest'ultimo dichiarato inammissibile. È esattamente come quanto è successo con la proposta di legge a prima firma Zucconi sui costi fissi per le imprese. Non è chiaro dove questo Governo voglia arrivare; certo è che fuori da quest'Aula il costo delle materie prime è alle stelle. Caffè, pane, farina, pasta e olio stanno subendo fortissime pressioni al rialzo dei prezzi. A questi rincari si aggiungono quelli provocati dall'inflazione sui beni di consumo: i prodotti ad alta frequenza d'acquisto nel solo mese di ottobre sono rincarati del 3,1 per cento. È preoccupante che questo Governo dei migliori si limiti ad intervenire con un provvedimento che non risolve il problema alla radice; manca di strategia nell'ottica dell'imminente e non più procrastinabile transizione ecologica. È ora che la nostra nazione sia finalmente protagonista e non più spettatrice! Per le ragioni citate, dichiaro quindi il voto di astensione del gruppo di Fratelli d'Italia (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Squeri. Ne ha facoltà.

LUCA SQUERI (FI). Presidente, onorevoli colleghi, con il provvedimento in esame il Governo interviene per la seconda volta per calmierare la crescita esponenziale dei prezzi dell'energia elettrica e del gas. Già lo scorso luglio era intervenuto tramite il decreto n. 73 con un fondo di un miliardo e 200 milioni per attenuare gli impatti degli aggiornamenti delle tariffe scattati il 1° luglio, pari al 20 per cento, limitandoli a un 10 per cento per l'elettricità e a un 15 per cento per il gas.

Il decreto-legge di cui adesso stiamo approfondendo il tema, a fronte dell'annuncio dell'Autorità di regolazione per l'energia, l'ARERA, di un aumento superiore al 45 per cento della bolletta elettrica e di oltre il 30 per cento di quella del gas, consente di limitare l'impatto della crescita dei prezzi a un 30 per cento per la bolletta elettrica e a un 14 per cento per quella del gas.

Dal punto di vista sociale le misure contenute nel decreto-legge hanno un impatto pari a 3 miliardi e mezzo e si rivolgono a una platea di 29 milioni di famiglie e 6 milioni di utenze elettriche non domestiche, essenzialmente microimprese e piccole imprese. È già previsto un terzo intervento in legge di bilancio, un ulteriore fondo di 2 miliardi che servirà a limitare gli impatti in bolletta che scatteranno dal 1° gennaio del 2022. Dalla fine del blocco delle attività economiche dovuto all'emergenza da COVID-19, quando i prezzi di elettricità, gas e petrolio erano scesi a valori enormemente bassi, il mercato dell'energia è preda di un trend tumultuoso di aumento di prezzi, in particolare nel settore del gas e dell'energia elettrica.

Per quanto riguarda l'elettricità, oggi il prezzo all'ingrosso della megawattora in Italia si muove attorno ai 200 euro; il prezzo medio era di 112 euro ad agosto, 90 euro a gennaio, 22 euro a maggio. In poche parole, nel giro di pochi mesi è aumentato di otto volte.

Quanto al gas, il prezzo è cresciuto di oltre cinque volte la media del 2020, e l'Autorità, l'ARERA ha evidenziato che i prezzi dell'energia elettrica, in Italia in particolare, ma anche in Europa, seguono i corsi del mercato del gas naturale utilizzato dalle centrali a turbogas per la produzione di corrente elettrica.

Tali centrali svolgono anche funzioni di sostegno alla non programmabilità delle fonti energetiche rinnovabili. L'Italia dipende dal gas in misura maggiore della media europea, 21 per cento per l'Europa e 36 per cento per l'Italia. Nel sistema elettrico italiano la maggior parte delle centrali utilizza gas per produrre l'energia elettrica; secondo i dati di Terna, a luglio 2021 la richiesta elettrica nazionale è stata soddisfatta per il 48 per cento da questo tipo di fonte.

È evidente, quindi, che la marcia verso le fonti rinnovabili non ha scalfito minimamente il dominio assoluto del gas; anzi, l'eccessiva rincorsa all'elettrificazione dei consumi, dal riscaldamento ai trasporti, senza una credibile politica di produzione elettrica da fonti rinnovabili, ci porta inevitabilmente all'incremento dell'utilizzo del gas. I prezzi dell'energia sono influenzati anche dai costi crescenti dei permessi di emissione della CO2. Il Green Deal europeo si pone l'ambizioso obiettivo di riduzione delle emissioni di gas a effetto serra rispetto ai livelli del 1990 di almeno il 55 per cento entro il 2030 e a zero nel 2050. Ne è seguito il relativo pacchetto applicativo, il Fit for 55, presentato lo scorso 14 luglio dalla Commissione europea, che dovrà passare il vaglio del Parlamento europeo e del Consiglio per la definizione del testo di compromesso e la seguente approvazione, prevista per fine 2022-inizio 2023. Il complesso delle decisioni europee sta generando effetti sul commercio degli ETS, che è al centro della politica unionale per raggiungere l'obiettivo della decarbonizzazione.

Il sistema dovrebbe stimolare gli investimenti in tecnologie che inquinano meno, ma la conseguenza a breve è che il prezzo dei permessi di emissione che sono scambiati sui mercati aperti a tutti i tipi di investitori continua a macinare record, ultimamente a 67 euro a tonnellata, contro una media di 25 euro nel 2020 e di 30 euro nel gennaio 2021. È opinione condivisa che il valore della CO2 entro due anni si attesterà intorno ai 100 euro a tonnellata; si tratta di un problema europeo, non italiano. Confindustria contesta la scarsa attenzione data dall'Europa al fenomeno e chiede di intervenire in sede europea proprio sulla speculazione finanziaria nel mercato della CO2. Inoltre, il Fit for 55 prevede l'estensione del sistema ETS a settori altri da quelli industriali cui si è applicato finora, con un gettito fiscale derivante dalle emissioni stimato in 100 miliardi di euro.

A fronte di questo quadro di crisi energetica, le istituzioni UE hanno già adottato misure sugli acquisti e gli stoccaggi. Lo scorso 13 ottobre, la Commissione europea ha annunciato una serie di misure per attenuare le fluttuazioni dei prezzi del gas e per ridurre la dipendenza dell'Unione europea dai combustibili fossili. Le misure prevedono di facilitare l'accesso transfrontaliero alla capacità di stoccaggio, procedere all'acquisto congiunto di gas, per creare riserve strategiche, e quindi sostenere lo sviluppo di tecnologie e infrastrutture dello stoccaggio di energia elettrica. Nella riunione del Consiglio UE del 14 dicembre è prevista l'adozione di nuove decisioni dell'Unione; nel frattempo, è stata modificata la tempistica dell'uscita dal gas naturale. L'uscita da questa fonte fossile sarà più lenta del previsto e nel 2050 costituirà anche il 25 per cento dei consumi energetici europei, progressivamente sostituita dall'idrogeno e dal biogas. Dunque, questo è il quadro generale. È quindi il momento di fare alcune ulteriori valutazioni: la prima è che i soli provvedimenti tampone sul costo dell'energia hanno impegnato 7 miliardi; la seconda è che, per quanto riguarda le scorte di gas, l'Italia sta un po' meglio degli altri Paesi europei con le scorte all'83 per cento, pronte per essere sfruttate quando sarà necessario.

La nostra produzione di gas è scesa a 4 miliardi di metri cubi l'anno, ma, secondo gli esperti, si potranno produrre 20 miliardi come negli anni Novanta, con costi di produzione nell'ordine di 3 centesimi per metro cubo. Il terzo fattore è che il sistema economico italiano sta operando, da decenni, in un regime di alti costi dell'energia; pertanto il sistema produttivo del nostro Paese presenta valori di intensità energetica primaria inferiori alla media dei Paesi dell'Unione europea. Nella direttiva UE 2018/2001, in relazione alla quale è prossima la pubblicazione del decreto legislativo di recepimento, si dispone che gli Stati membri provvedano a far sì che nel 2030 la quota di energia delle fonti rinnovabili nei consumi finali lordi di energia dell'Unione sia almeno pari al 32 per cento. In forza degli obiettivi della direttiva, dobbiamo fare, in meno di 10 anni, in un contesto pandemico, quello che si è fatto negli scorsi 30 anni: non è impresa da poco. Al momento, è previsto che i costi gravino sulle bollette energetiche di famiglie e imprese.

Con la mozione unitaria sul contenimento dei costi energetici, approvata il 23 settembre scorso, abbiamo condiviso di adottare iniziative per introdurre un meccanismo volto ad abbattere il costo delle bollette, a intervenire in sede europea per migliorare la normativa, a verificare che l'aumento dei prezzi finali delle bollette derivi effettivamente da aumenti di costi.

Concludendo, noi riteniamo che, a fronte di un Piano nazionale energetico concentrato sulla generazione elettrica, da eolico e fotovoltaico, il raggiungimento degli obiettivi ambiziosi è molto difficile da raggiungere, e quindi riteniamo occorra un maggiore spazio alle rinnovabili termiche, alle bioenergie, alla geotermia, all'idrico.

Noi - e concludo - voteremo a favore di questo provvedimento, necessario e urgente, ma nella consapevolezza di quanto sia prioritario adesso ripartire da una riforma della politica energetica del Paese, una riforma realmente capace di ridurre la nostra dipendenza dall'estero e capace di sfruttare al meglio le nostre molteplici risorse, bilanciando gli obiettivi energetici con le esigenze del Paese (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Zardini. Ne ha facoltà.

DIEGO ZARDINI (PD). Grazie, Presidente. Sottosegretario, onorevoli colleghi, il provvedimento che andiamo a votare oggi serve a rispondere a una situazione critica che si è venuta a creare in merito ai prezzi dell'energia elettrica e del gas nel nostro Paese, così come in Europa e in tutto il mondo. Alcuni analisti hanno definito questa fiammata di prezzi, che ha colpito energia e materie prime, come la tempesta perfetta. Questi aumenti oltre, che per la loro rilevanza, sono caratterizzati da una incredibile velocità: percentuali di aumento così elevate e in così poco tempo non si vedevano da oltre 10 anni. Questi incrementi stanno generando un aumento dell'inflazione, che, se per ora forse non supera i livelli di guardia, tuttavia fa nascere la preoccupazione che l'attuale livello possa ulteriormente crescere nei prossimi mesi. L'inflazione in conseguenza di questi aumenti di prezzi risulta essere, dal punto di vista sociale, una tassa iniqua, che va a deprimere il potere d'acquisto di lavoratori e famiglie e a mettere in crisi la competitività delle nostre imprese, in primis quelle energivore, e, in particolare, quelle, come le vetrerie storiche di Murano, per le quali, come PD, chiediamo una particolare attenzione del Governo.

Per comprendere le ragioni di questa fiammata, occorre fare un'analisi molto accurata. Solo individuare le cause dell'innesco e capire dove sia nato questo incendio può consentirci di adottare le giuste misure, utilizzando i mezzi per estinguere questa fiammata in maniera circoscritta, efficace ed efficiente. Questa fiammata rischia seriamente di compromettere la crescita economica che si stava sviluppando in questi mesi. Infatti, gli aumenti dei costi dell'energia, dei carburanti e, di conseguenza, delle materie prime, rischia di rendere inefficaci e insufficienti le ingenti risorse che l'Unione europea ha messo a disposizione nel nostro Paese con il Piano nazionale di ripresa e resilienza.

Per scovare dove si è prodotto l'innesco di questo incendio, noi pensiamo si debba cercare nell'improvvisa ripresa economica successiva ai lockdown mirati a ridurre gli effetti pandemici. In particolare, Cina e Stati Uniti hanno avviato, almeno alcuni mesi prima dell'Unione europea, una fortissima ripresa che si è ripercossa sulla domanda, in particolare di petrolio, gas, carbone e molte materie prime, i cui stock durante la pandemia si erano profondamente ridotti anche a causa dei problemi legati alla logistica e agli stop alle produzioni in tutto il mondo. Insomma, un problema dal lato dell'offerta, insufficiente nel momento congiunturale e che ha esposto a tutte le difficoltà strutturali negli approvvigionamenti in tutto il mondo. Viene chiamato effetto spillover quello per cui le perturbazioni si ripercuotono da un mercato ad un altro, trasmettendosi dai costi del petrolio a quelli del gas, dai costi dei carburanti a quelli della produzione delle materie prime, che, unite alla scarsità derivante dagli stop produttivi per la pandemia, hanno generato una tensione, anche speculativa, che ha fatto schizzare in alto i prezzi.

Per esempio, il Brent è cresciuto del 148 per cento, di conseguenza le materie plastiche presenti in moltissime produzioni sono cresciute di oltre il 40 per cento, senza parlare dei costi dei noli delle navi e dei frequenti blocchi logistici. Queste tensioni si sono scaricate in una spasmodica ricerca di materie prime, che ha ulteriormente aumentato la domanda con ovvie perturbazioni sui prezzi. Tutto questo che stava accadendo è stato messo in evidenza da molti atti parlamentari negli scorsi mesi, in particolare in Commissione attività produttive, in Commissione lavori pubblici, oltre che qui in Aula, con particolare riguardo alla mozione concernente iniziative tese a migliorare in modo strutturale i costi delle bollette per le imprese e i cittadini, proposta dalla maggioranza parlamentare. Negli ultimi mesi il prezzo dell'energia elettrica ha raggiunto i massimi storici, fino a 200 euro a MWh, rispetto ad una media, nel 2020, quando il prezzo era pari a 38 euro a MWh, o rispetto al periodo gennaio-agosto, quando la media era di soli 77 euro a MWh. Proprio per queste ragioni, già nello scorso trimestre, il Governo aveva stanziato 1,2 miliardi di euro per calmierare i potenziali rincari e contenendoli significativamente. Per ottenere questo risultato erano stati utilizzati i proventi delle aste ETS per l'anidride carbonica; sicuramente questo intervento ha impedito il disastro sociale verso le famiglie, già duramente colpite dalle misure di protezione della pandemia.

La mozione, sulla scia di quanto ci indicava la Commissione europea, ovvero l'uso della “Toolbox”, che non implica la violazione delle norme sugli aiuti di Stato, impegnava il Governo a proseguire nell'uso equilibrato del maggior gettito derivante dalla vendita all'asta delle quote di CO2 per calmierare i prezzi. Avevamo chiesto l'introduzione, in questa fase emergenziale, nel primo provvedimento utile, di un meccanismo volto ad abbattere il costo delle bollette, sia operando sugli oneri di sistema, sia mediante la riduzione dell'imposta sul valore aggiunto, applicata oggi sul totale del costo finale di servizio, incluse le accise che già concorrono ad aumentare il prezzo finale. Avevamo anche chiesto di attuare celermente il superamento del modello di riscossione degli oneri di sistema, al fine di garantire una modalità di finanziamento degli stessi che fosse efficace, equo e socialmente sostenibile. Chiedevamo, inoltre, di adeguare l'importo dei bonus sociali, anche prevedendo sistemi di compensazione economica. Ed è per questa ragione che il Governo, con il decreto-legge n. 130 del 2021, ha affrontato di petto la questione, stanziando altri 3 miliardi e mezzo di euro.

Il decreto, nella sua prima parte, ha come obiettivo il contenimento degli effetti degli aumenti dei prezzi nel settore elettrico e del gas naturale, mentre, nella seconda parte, prevede l'abrogazione di una serie di norme. In particolare, gli articoli che vanno dall'1 al 3-ter conferiscono alla Cassa per i servizi energetici ed ambientali, anche per il quarto trimestre del 2021, l'importo di 1,2 miliardi di euro, a parziale compensazione degli oneri generali di sistema per tutte le utenze elettriche, di cui 700 milioni specificatamente destinati al sostegno delle misure di incentivazione delle rinnovabili e all'efficienza energetica; altri 500 milioni di euro saranno trasferiti il 15 dicembre di quest'anno. Il comma 2 dell'articolo 1 dispone che l'Autorità di regolazione per l'energia, le reti e l'ambiente provveda ad annullare, per il quarto trimestre, le aliquote relative agli oneri generali di sistema, applicate alle utenze domestiche e non domestiche in bassa tensione fino ai 16,5 kW, e per questa ragione sono trasferiti ulteriori 800 milioni di euro. Sempre per ridurre gli aumenti dei prezzi nel settore del gas, per il quarto trimestre del 2021, al comma 1 dell'articolo 2 si riduce l'aliquota applicabile alla somministrazione di gas metano per usi civili e industriali. La seconda parte del decreto, invece, contiene norme di natura ordinamentale. In particolare, l'articolo 4 del comma 1 prevede l'abrogazione delle disposizioni elencate nell'allegato 1. Come dicevamo, questo decreto va a inserirsi nel solco del decreto-legge n. 73 del 2021 e si allaccia, come è stato anche ricordato dai colleghi, al lavoro che si sta facendo in Senato con la legge di bilancio, dove, all'articolo 158, si stanziano ulteriori 2 miliardi di euro, sempre per contenere futuri aumenti.

Sicuramente tutte queste azioni dovranno allacciarsi anche ad una riforma strutturale dei meccanismi con cui viene calcolata la tariffa dell'energia elettrica e del gas, sicuramente dovranno essere affiancate da idonee politiche energetiche e industriali, così come da una politica estera adeguata a questo scenario mondiale. Sarà bene lavorare per una diversificazione dei Paesi fornitori, aumentando gli stoccaggi del gas, anche in via volontaria, al fine di ridurre la ricattabilità dell'Unione europea. Ultimo ma non ultimo, sullo sfondo rimane la carta della politica monetaria che deve essere maneggiata con grande cura oltre che, ovviamente, in coordinamento con tutti i Paesi dell'area euro per evitare che un eventuale aumento dei tassi di interesse, di cui si sta già parlando, possa raffreddare la crescita e il recupero del terreno che abbiamo perduto durante la pandemia. Tutte queste valutazioni noi cercheremo di portarle sia nel lavoro parlamentare, in particolare nella discussione della legge di bilancio, sia in Consiglio dei Ministri con i nostri rappresentanti al Governo, e faremo in modo che il Governo sappia essere all'altezza di questa difficile sfida. È per tutto questo, signor Presidente, che annuncio il voto favorevole del Partito Democratico su questo provvedimento (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Galli. Ne ha facoltà.

DARIO GALLI (LEGA). Grazie, Presidente. Il provvedimento in esame, come abbiamo ricordato anche in discussione generale, è un decreto-legge che deve essere convertito entro pochi giorni, deve essere pubblicato in Gazzetta Ufficiale e, quindi, l'impegno principale, con riferimento ad esso, è che non scada con tutte le conseguenze negative che ovviamente ci potrebbero essere. Anche in Commissione abbiamo svolto una veloce ma comunque approfondita discussione, è stata portata avanti una serie di ulteriori richieste, sotto forma di emendamento, che abbiamo detto però dovranno essere inserite eventualmente nei prossimi provvedimenti che sicuramente a breve dovranno essere adottati, vista la situazione che non solo non va riducendosi nella sua entità, ma rischia di peggiorare nei prossimi mesi. Per questa ragione, annuncio che la Lega Salvini Premier voterà favorevolmente al provvedimento sia per farlo rimanere nei termini sia perché è assolutamente condivisibile nel contenuto.

Le finalità di questo provvedimento, come è stato ricordato dai colleghi intervenuti prima di me, in questa prima fase, sono soprattutto rivolte alle fasce più deboli del mercato di consumo dell'energia elettrica e del gas. In questo senso vanno la gran parte dei 3 miliardi e mezzo che sono la copertura economica di questo provvedimento. Non entro nel merito dei dettagli che chi mi ha preceduto ha già elencato in maniera completa. Ricordo soltanto che ovviamente l'intervento economico incide sulla riduzione di tutti quelli che sono oneri accessori al costo vero e proprio dell'energia: quindi, gli oneri di sistema, le varie accise e l'IVA finale, che spesso si paga anche sulle altre tasse precedentemente recate in bolletta. Questo è già un primo ragionamento da fare: oggi lo facciamo perché c'è una situazione di emergenza, ma non dimentichiamo che, anche prima, le nostre imprese, il nostro sistema produttivo in generale è sempre stato penalizzato rispetto ad altri Paesi concorrenti proprio per l'eccesso di tassazione che grava in bolletta per tutti i consumatori rispetto al costo primario dell'energia vera e propria.

Ricordiamo che, mediamente, fatto 100 il costo della bolletta, il costo dell'energia nei mesi precedenti non superava il terzo dell'importo totale, mentre sostanzialmente due terzi della bolletta erano rappresentati da oneri, accise e tasse; ciò, anche precedentemente, aveva messo per anni il nostro sistema in una condizione di non concorrenza leale rispetto ad altri Paesi. Quindi, questa è l'occasione, oltre che per ragionare su come affrontare il problema degli aumenti una volta che eventualmente questa situazione sarà in qualche modo superata, anche per ricordare che il nostro sistema produttivo, sul fronte dei costi, deve essere quanto meno messo nelle stesse condizioni degli altri Paesi concorrenti. Ricordiamo che il costo del gas, come è stato detto anche da chi mi ha preceduto, è aumentato non di qualche percentuale o di qualche decina di percentuale, ma è aumentato negli ultimi mesi di 6, 7, 8, fino a dieci volte: considerando che negli impianti di produzione di energia elettrica a gas il costo dell'energia vera e propria rappresenta un terzo della bolletta, si capisce bene anche che, eliminando totalmente la parte fiscale, la bolletta comunque non si riesce a contenere all'interno dei limiti precedenti.

Per cui il risultato finale di aumentare tra un 15 e un 30 per cento eventualmente il costo per le fasce più deboli è da ritenersi assolutamente positivo rispetto ai dati di partenza.

Questo problema, che viene però affrontato nella sua emergenza soprattutto per le famiglie e i consumatori più deboli del mercato, ovviamente deve essere affrontato in maniera strutturale per quanto riguarda il prossimo futuro. Abbiamo aziende - menzionate in fase di discussione generale e nel corso dell'esame degli emendamenti e degli ordini del giorno - che già oggi, con la situazione attuale dei prezzi, rischiano di uscire dal mercato e qualcuno è già uscito. Abbiamo ricordato prodotti e aziende produttrici magari di nicchia, ma particolarmente significativi per l'immagine del Paese, per il made in Italy in generale, come il vetro di Murano, di cui abbiamo illustrato in precedenza le enormi difficoltà; ma ci sono settori industriali di larga scala, come le ceramiche, le cartiere e comunque tutte le attività che lavorano in campo metallurgico in generale, che cominciano ad avere non solo grossi problemi, ma rischiano o di sospendere temporaneamente la produzione o addirittura di chiudere i battenti.

Quindi, dovremmo chiederci, proprio per affrontare il futuro, le motivazioni di questa situazione, che non sono ovviamente casuali, ma si fondano su una serie di ragioni che si sono determinate in questo ultimo periodo.

C'è sicuramente una ripresa dopo il lockdown. Tutti i Paesi che hanno chiuso per un certo periodo hanno ripreso le attività, con un incremento dei consumi rapido nel tempo, con tutte le conseguenze del caso; ci sono poi i Paesi emergenti che, usciti dal lockdown, hanno ripreso velocemente a produrre e hanno aumentato i loro consumi anche rispetto al periodo precedente la pandemia. Ci sono difficoltà logistiche, che abbiamo ricordato anche in altri provvedimenti, che hanno a che fare con la situazione globale delle filiere industriali: anche qui, da una parte, aumentano i costi e, dall'altra, rendono più difficile gli approvvigionamenti.

Diciamo pure che non c'è, da parte dei Paesi occidentali, in particolare dell'Unione europea, un atteggiamento particolarmente positivo nei confronti di questi Paesi. Sostanzialmente, diciamo che il loro prodotto di esportazione, che sia gas o prodotti petroliferi, è quello che sta inquinando tutto il mondo e che sicuramente a breve chiuderemo qualunque produzione basata sui loro prodotti; se poi magari loro entrano nell'ordine di idee che questi sono gli ultimi anni in cui riusciranno a vendere e ovviamente cercano di vendere i loro prodotti d'esportazione al prezzo più caro possibile, ciò non ci deve sorprendere.

A questo aggiungiamo la dipendenza del nostro Paese che è particolarmente significativa, un po' come tutti i Paesi europei; ma noi sicuramente, rispetto ad altri, abbiamo una quota di importazione di materia prima o di energia prodotta in altri Paesi sicuramente superiore alla media europea.

In questo ragionamento complessivo c'è anche la posizione dell'Unione europea e dell'Italia all'interno dell'Unione europea. Sicuramente una serie di iniziative portate avanti dal Governo, anche dal Primo Ministro Draghi, vanno in una direzione positiva, perché comunque è evidente che su alcune questioni ci si deve muovere con l'entità e la dimensione che l'Unione europea, se vuole, può avere sui mercati internazionali. Su alcuni argomenti, tipo l'approvvigionamento, la costruzione di nuovi gasdotti, la questione della gestione delle riserve strategiche, sicuramente, agendo a livello europeo, si possono ottenere risultati migliori. Però anche qui, non fidiamoci troppo. Infatti, poi l'abbiamo visto, alla fine: in tanti altri settori, nei rapporti tra i Paesi europei, in realtà, al di là delle parole che si dicono nei convegni o negli incontri ufficiali, ogni Paese segue assolutamente la propria strada, che è decisamente diversa da altri, ma soprattutto diversa dalla nostra. Per cui la Francia basa comunque la sua produzione fondamentalmente sulle centrali nucleari e continua a costruirle; non solo non pensa minimamente di uscirne, ma anzi sta pensando ai futuri sviluppi con le nuove generazioni delle centrali stesse.

PRESIDENZA DELLA VICEPRESIDENTE MARIA EDERA SPADONI (ore 18,23)

DARIO GALLI (LEGA). La Germania, paladina in tante situazioni del rinnovamento energetico e di tutto quello che ne consegue, in realtà, dopo Fukushima, aveva annunciato la dismissione delle sue poche centrali nucleari che poi, in realtà, ha spostato al 2035 il termine per la dismissione e continua a consumare carbone come le società meno avanzate nel mondo. Quindi, anche qui, a parole tutti si esprimono in un certo modo, ma alla fine rischiamo di essere noi l'unico Paese che, dopo aver fatto un'enunciazione di principio, si mette anche di impegno a seguirla. E l'abbiamo visto, lo abbiamo visto negli anni recenti, quando abbiamo voluto bloccare qualunque ricerca nei nostri mari o, comunque, nei nostri giacimenti, quando abbiamo voluto bloccare le trivelle, con le conseguenze che abbiamo visto e che stiamo vedendo adesso; come è stato ricordato, si estraevano tranquillamente 7 o 8 miliardi di metri cubi di gas l'anno dai nostri giacimenti, li abbiamo ridotti a 4, potrebbero tranquillamente essere riportati a 20, come qualche decina di anni fa; 20, su 70 o 80 miliardi di consumo annuo, non sono una piccola percentuale e possono rappresentare un fattore calmierante dei prezzi assolutamente importante. Però, anche qui, ovviamente, bisogna fare un salto di qualità proprio ideologico, nel senso che, se tutti vogliamo l'uscita dalla produzione di energia con produzione parallela di CO2, dobbiamo anche entrare nell'ordine di idee che comunque noi, in questo momento, il gas lo stiamo usando e se bruciamo il gas nostro o il gas di altri la CO2 comunque la produciamo, con le conseguenze però che, importando gas da altri Paesi, abbiamo sia sul fronte dei costi che sul rischio dell'approvvigionamento.

Se poi guardiamo al resto del mondo, abbiamo visto che nonostante la COP26 appena conclusa, la Cina, dopo aver fatto grandi enunciazioni, ha ricordato che uscirà dal carbone nel 2060, l'India nel 2070 e sono i Paesi che più consumano e più producono CO2, quindi, anche qui, forse una rivisitazione di tutto quello che avevamo pensato in questi anni andrà fatta.

PRESIDENTE. Concluda.

DARIO GALLI (LEGA). Concludo, dicendo che la transizione energetica assolutamente è un obiettivo che tutti perseguiamo e che tutti vogliamo, ma la si deve fare con la tecnologia, sostituendo impianti di un certo tipo con impianti di un altro tipo e, nel frattempo, cercando di non uccidere definitivamente le nostre imprese.

PRESIDENTE. Deve concludere…

DARIO GALLI (LEGA). Ancora, e chiudo, voglio dire che occorre un minimo di capacità e di visione del futuro; è inutile fare grandi ragionamenti su quello che si potrà fare con impianti al momento assolutamente futuribili se poi abbiamo città, come quella in cui ci troviamo in questo momento - mentre il mio piccolo paese faceva l'80 per cento di raccolta differenziata 20 anni fa e il 20 per cento andava in termovalorizzatori -, ossia la città di Roma, che oggi non ha nemmeno un termovalorizzatore da cui tirar fuori energia dai propri rifiuti (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Davide Crippa. Ne ha facoltà.

DAVIDE CRIPPA (M5S). Presidente, sottosegretario, colleghi, questo credo che sia il primo caso nel corso di questa nuova esperienza di Governo in cui una mozione votata dal Parlamento diventa, di fatto, un provvedimento normativo e siamo ormai prossimi alla scadenza per la conversione finale di questo decreto, che ha visto i vari gruppi parlamentari lavorare insieme sull'emergenza che si prospettava nel trimestre corrente. Oggi, purtroppo, però, dobbiamo guardare oltre e i 3,6 miliardi stanziati in questo provvedimento per ridurre l'importo delle bollette di cittadini e piccole imprese sono una misura che si rivela insufficiente se guardiamo allo scenario del prossimo trimestre, ovvero del 2022. Le stime precauzionali di incremento dei costi, per quanto attiene il settore elettrico e gas, vedono aumenti che fanno purtroppo preoccupare in maniera gravissima; si parla di più 40 per cento sull'elettrico e più 50 o 60 per quanto attiene al settore del gas. È ovvio che in questa forbice c'è dentro una speculazione totale a livello internazionale. Se, quindi, con 3,6 miliardi, oggi, abbiamo avuto aumenti, che comunque abbiamo rappresentato all'interno di queste Aule, che hanno messo in difficoltà le imprese, e che hanno portato a bollette di importo alto, a mettere a dura prova i bilanci delle imprese stesse, a mettere a dura prova le famiglie, dobbiamo stare attenti perché i 2 miliardi stanziati dalla legge di bilancio sono pochi per immaginare che il prossimo trimestre non sia un trimestre lacrime e sangue.

Per cui, l'attenzione del Parlamento deve essere totale su questi temi e lo sforzo del Governo non deve limitarsi a parole gridate da alcuni Ministri, proprio nel momento in cui ormai le bollette erano chiare, sotto gli occhi di tutti, quando nei Ministeri, in alcuni contesti, come quello dello Sviluppo economico, ci sono strumenti in dotazione, come “Mister Prezzi”, che ti permettono di vedere periodicamente come sta andando quel settore. Allora, lì, davvero, stiamo attenti, perché, se nella legge di bilancio stanziamo solo 2 miliardi, dobbiamo avere a cuore il fatto che il prossimo trimestre sia estremamente delicato per imprese e consumatori. Lo dico, perché è da tempo che si continua a dire che la misura che qui abbiamo fatto in maniera netta e concreta, cioè che il gettito della CO2 finalmente rientra e non va a calmierare il debito pubblico, una follia scritta qualche anno addietro; finalmente viene messa all'utilizzo del consumatore, ad abbassare in alcuni casi le componenti che vengono pagate dalle bollette sulla parte delle rinnovabili. Mi sembra anche virtuoso: da un lato, tasso le emissioni di CO2, con quei soldi abbasso le componenti delle rinnovabili (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

Allora, serve stabilizzarlo e renderlo strutturale; non possiamo pensare che ogni trimestre noi viviamo una condizione per cui l'Autorità per l'energia fa le previsioni di aumento e noi siamo lì a capire e a chiederci: ma cosa ne sarà, cosa non ne sarà; e le imprese e i consumatori non riescono nemmeno a fare una previsione di spesa, consumatori bistrattati, perché, ancora una volta, oggi noi, tutti i consumatori italiani siamo vittime di tele-stalking, dove ogni giorno in media almeno un cittadino su quattro riceve una telefonata da un operatore energetico che gli dice: domani cade il servizio di maggior tutela, devi passare al mercato libero, e non è vero.

Il mercato libero, attualmente, sarà obbligatorio dal 2023; c'è tutto un percorso che deve accompagnare i consumatori e che deve valorizzare le imprese di vendita e il MITE, ad oggi, non ha ancora pubblicato il decreto che prevede la qualifica degli operatori elettrici, cioè quelli che potranno vendere energia ai consumatori. E' evidente che serve avvicinare il consumatore al percorso di questa transizione. Noi avevamo inserito in un ordine del giorno - che, ahimè, la sottosegretaria Gava non ha ritenuto degno di nota, ma noi lo ribadiamo, perché credo che il contenuto fosse mal stato interpretato - il problema dei vulnerabili; stiamo parlando delle persone anziane del Paese, milioni di consumatori anziani che, da un certo punto di vista, si troveranno oggetto di contrattazione per la fornitura di energia elettrica. L'ordine del giorno serviva solo per dire: garantiamo quanto è previsto dalla direttiva europea, cioè un regime di tutela di prezzo per quei clienti considerati vulnerabili (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), stiamo parlando delle signore “Maria”, delle persone anziane e allora l'abbiamo ritirato per evitare di andare incontro a un problema inutile in questo sistema, oggi, parlamentare, ma l'attenzione che deve essere posta non è quella che è stata posta sul tema in quest'Aula, in questo modo.

Noi crediamo che sia assolutamente necessario intervenire anche sui bonus che sono stati messi all'interno delle bollette con sistemi un po' diversi. Va bene aiutare; l'aiuto che è stato messo in campo è stato, però, indiscriminato, non è stata messa in campo una misura che differenzia le zone climatiche e, se immaginiamo di fare uno sconto, di dare un aiuto sulla fornitura di gas, c'è una certa differenza tra chi abita sul mare e chi abita all'interno di contesti montani, dove le temperature, da settimane, sono, in media, intorno ai 5 o 7 gradi la mattina. È evidente che ci sono percorsi diversi e, quindi, anche in questo caso, serve intervenire con una differenziazione degli aiuti messi in campo, perché chi ovviamente vive in condizioni climatiche più gravi si trova in un contesto in cui bisogna aiutarlo maggiormente.

Un altro tema, Presidente, che purtroppo ho sentito e temevo di sentire, perché ormai le ovvietà spesso sulle tematiche energetiche caratterizzano il dibattito parlamentare, è che, quando c'è una tematica energetica, come questa, ci sono le grandi ricette per risolvere il problema che sono sempre: nucleare, trivelle e inceneritori. Questa è la ricetta classica che la politica, che non è in grado di approfondire realmente le questioni, immagina di mettere in campo per domani, immaginando che una centrale l'accendi e la spegni dall'oggi al domani, che un percorso di termovalorizzatori lo accendi e lo spegni da domani, che tutte le situazioni che non vedono una contingenza reale coi problemi delle bollette dei cittadini domani (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), così come immaginiamo che anche - è stato citato poc'anzi - la gestione delle estrazioni di gas all'interno del nostro Paese, anche in questo caso, sia fatta dalle ONLUS. Sì, perché qualcuno racconta all'interno di quest'Aula che chi estrarrebbe gas all'interno del nostro Paese lo venderebbe a un prezzo più basso di quello del mercato. Ma quando le speculazioni, oggi, sono ben chiare nel prezzo di vendita a livello europeo, chi è quel folle che ha la disponibilità di estrarre gas e lo vende a un prezzo più basso rispetto al prezzo medio europeo? Non credo siano le ONLUS i soggetti che estraggono gas e, pertanto, queste speculazioni vengono messe continuamente in campo. Evitiamo di fare dell'ideologia anche sul fatto che il nostro Paese sia il Paese di Bengodi dal punto di vista dell'approvvigionamento di gas.

Dobbiamo, invece, ragionare di nuovo su come diminuire la nostra dipendenza e su come andare ad agire per potenziare il sistema vero del Paese, ovvero la produzione di energia da rinnovabili e le modalità di accumulo e di gestione anche a livello europeo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), perché - e in alcuni casi è stato toccato da alcune discussioni - in tutto questo ci sono scenari che hanno caratterizzato l'Italia energetica del boom, quali gli accumuli idroelettrici e la grande produzione idroelettrica nel nostro Paese. Guardate che quel tema è un tema che ritorna e deve ritornare. Non si può pensare di lasciare un sistema del genere in mano a logiche di fluttuazioni di mercato tali che oggi comportano che chi utilizza gli impianti idroelettrici non li fa funzionare, perché gli conviene far funzionare altri sistemi di generazione dell'energia, perché immagina di guadagnare di più da una fonte più inquinante. Allora, è lì che lo Stato deve intervenire. Deve intervenire nel capire e nell'obbligare chi ha concessioni a utilizzarle e, se non le utilizzi, pagherai qualcosa, perché non utilizzi un bene come gli accumuli idroelettrici, ma se hai una concessione, la devi far funzionare per il bene e al servizio del Paese (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

Presidente, chiudo dicendo che le tematiche oggetto di questo “decreto Bollette” purtroppo sono temporanee e si vedrà una grave crisi dei prezzi energetici nel prossimo trimestre. Il Parlamento, nella sua totalità, deve intervenire in favore di famiglie e imprese già nella prossima legge di bilancio (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il collega Vianello. Ne ha facoltà.

GIOVANNI VIANELLO (MISTO). Grazie, Presidente. Ricordiamo ai cittadini che l'aumento delle bollette è dovuto a 2 cause: il gas, cioè una fonte fossile che è aumentata di costo, e le quote di CO2, che pagano le industrie inquinanti. Lungimiranza politica andrebbe, appunto, a orientare di cercare di distaccarsi il più possibile dalle fonti fossili e a cercare di far diminuire la produzione di CO2 dalle industrie inquinanti. Invece, parte di questo provvedimento viene finanziata proprio con le soluzioni a questo problema. Questo provvedimento viene finanziato anche con soldi che in realtà erano destinati alla riqualificazione energetica e alle fonti di energia rinnovabili e questo è un po' un controsenso, nel momento in cui il Governo rifiuta di abbassare le bollette dei cittadini, togliendo gli sconti alle grandi industrie energivore.

Ma il problema di fondo è proprio l'approccio anche in vista della legge di bilancio, dove si va a smantellare il superecobonus 110 per cento, che avrebbe, appunto, impatti positivi sulle bollette dei cittadini, perché li aiuterebbe a consumare meno energia e, quindi, sarebbe lungimirante confermare questa misura, anziché andare a demolirla, come sta facendo il Governo Draghi. Io ringrazio il sottosegretario Gava, che è presente in Aula e si è assunta la responsabilità di seguire questo provvedimento, ma la domanda è: il Ministro della Transizione ecologica Cingolani dov'è? Dove sta il Ministro (Applausi di deputati del gruppo Misto)? È in giro a parlare di nucleare, in barba a 2 referendum popolari? Venga qui Cingolani a riferire, perché l'Italia non ha sottoscritto la proposta della Germania di non inserire il nucleare nella tassonomia verde europea, che drenerà miliardi di euro alle rinnovabili e alla riqualificazione energetica (Applausi di deputati del gruppo Misto)!

PRESIDENTE. Concluda.

GIOVANNI VIANELLO (MISTO). Questa non è transizione energetica! Questo è continuare col vecchio modello inquinante sulle fonti fossili, su tecnologie ormai datate e passate, che arricchiscono solo le multinazionali mentre i cittadini continuano a pagare. Questa è la realtà (Applausi di deputati del gruppo Misto)!

PRESIDENTE. Grazie, collega. Ha chiesto di parlare, a titolo personale, il collega Basini. Ne ha facoltà.

GIUSEPPE BASINI (LEGA). Onorevole Presidente e onorevoli colleghi, il provvedimento in esame è un provvedimento necessario ma è un provvedimento tampone: non risolve il problema, che è quello della produzione di energia. Se diamo per scontato, come mi pare stiamo dando, l'origine antropica dell'aumento di temperatura e non dovuta a modificazioni nel tempo di quel complesso sistema che è la terra - e dobbiamo, quindi, prenderne atto -, allora dobbiamo renderci conto che le cosiddette rinnovabili hanno dei grossi problemi: il primo è quello dell'estrema variabilità durante la giornata; il secondo è quello della bassa concentrazione; il terzo è quello dell'enorme quantità di manufatti che vanno prodotti e posti in opera perché funzionino. Cari colleghi, io credo che, nel renderci conto di questo, dobbiamo riflettere sul fatto che il mancato ricorso per l'Italia in maniera decisa anche all'energia nucleare sia altamente contro i nostri interessi ed è altamente irresponsabile (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale.

(Votazione finale ed approvazione – A.C. 3366​)

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.

Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul disegno di legge n. 3366: S. 2401 - "Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 27 settembre 2021, n. 130, recante misure urgenti per il contenimento degli effetti degli aumenti dei prezzi nel settore elettrico e del gas naturale" (Approvato dal Senato).

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 23).

Sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il collega Cabras. Ne ha facoltà.

PINO CABRAS (MISTO-A). Sull'ordine dei lavori. C'è una notizia di agenzia che mi sembra che richieda un urgente intervento del Governo per riferire in Aula. C'è una notizia che proviene come fonte dall'Eliseo, me la sarei aspettata da Palazzo Chigi o dal Quirinale, ma stranamente non arrivano comunicati da quelle parti. Dice: Relazione eccezionale fra due Paesi. Francia e Italia hanno ritrovato una relazione di qualità eccezionale che si traduce in una grande vicinanza fra Macron e Draghi di fiducia e mutuo rispetto in occasione della firma dell'intesa. Si tratta di un trattato con un vicino e partner con cui abbiamo eredità comune, destinato a stabilizzare la volatilità e a promuovere la dimensione stabile sul lungo termine. Il trattato è stato negoziato essenzialmente quest'anno, su basi molto buone da cui siamo ripartiti con negoziati in eccellenti condizioni di comprensione e volontà di collaborazione. C'è stato secondo le fonti - e qui c'è un passaggio alla Paolo Fox - un allineamento di pianeti nella relazione tra Italia e Francia, con molta convergenza sul multilateralismo e sul tema europeo, testimonianza di un'Italia che ha ritrovato l'ambizione in Europa e che riprende l'iniziativa, lo dice l'Eliseo. Per noi questo, nella relazione fra eguali, è eccellente. Quindi, un'Italia che ha ritrovato l'ambizione in Europa, stabilizzare la volatilità, è stato negoziato essenzialmente quest'anno, eccellenti condizioni di comprensione. Sembra il tono paternalista usato qualche decennio fa dall'Eliseo quando si indirizzava qualche sua colonia collaborativa. Io credo che questo tema, che è stato totalmente eluso dal Governo, meriti invece un po' di attenzione.

PRESIDENTE. La sua richiesta qual è, collega?

PINO CABRAS (MISTO-A). La richiesta è che il Governo venga a riferire. Quali sono queste condizioni che in quest'anno sono state negoziate per un trattato così importante? Sapendo che i nostri partner francesi hanno un settore dell'intelligence interamente dedicato all'economia e all'acquisizione di asset all'estero, vorremmo sapere quali contromisure sono state utilizzate nella trattativa, quale livello di collaborazione c'è stato, qual è il ruolo dei nostri buoni uffici - visto che ci sono presenti molti colleghi con la Legion d'Onore - per fare una trattativa alla pari, cioè una trattativa fra eguali? Mi pare che tutti questi temi siano stati elusi in un modo che è clamoroso, perché non devono esistere trattati segreti; non devono esistere, su questioni così importanti, mancanze di discussione democratica. Anche per i trattati meno democratici che ha partorito l'Unione europea in questi anni, c'è stata preventivamente, almeno per finta, una grande discussione popolare; almeno se ne parlava nei grandi giornali. Oggi i grandi giornali italiani, tutti i principali giornali, hanno “bucato” la notizia su una questione così importante per la sovranità del nostro Paese; questo per dire qual è la condizione del giornalismo italiano e qual è la condizione del Parlamento italiano. Possibile che non si discuta di questo (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Alternativa)? Quindi, come Alternativa, chiediamo la solidarietà dei colleghi per discutere un tema così importante in Parlamento, perché deve essere una questione prettamente parlamentare, prima di questa scadenza molto ravvicinata, visto che appena in questa settimana, venerdì, si va a firmare. Quindi, questa è la nostra richiesta (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Alternativa).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare sul medesimo argomento l'onorevole Delmastro delle Vedove. Ne ha facoltà.

ANDREA DELMASTRO DELLE VEDOVE (FDI). Grazie, Presidente. Io credo che non si possa derubricare la richiesta di una informativa urgente su quanto sta avvenendo ed è sottostante al cosiddetto Trattato del Quirinale. Ha ragione il collega nel momento in cui dice che dietro quel Trattato vi sono fondamentali questioni di sovranità nazionale. Forse a qualcuno sfugge il rapporto fino ad oggi mantenuto dalla Francia nei confronti dell'Italia sul tema dei migranti, allorquando le redistribuzioni francesi sono quelle per le quali gli aguzzini alle frontiere ci rimandano indietro i migranti, privandoli di tutto, lungo le tratte ferroviarie. Forse qualcuno si dimentica di cosa accadde nella difesa di Stx perché Fincantieri non poteva, a livello di mercato, essendo italiana, acquisire Stx. Forse ci dimentichiamo di quello che è accaduto in Libia. Forse ci dimentichiamo che la Francia sta tentando di allontanarci pericolosamente dall'asse transatlantico per una questione di 12 sottomarini, allorquando l'America ha finalmente compreso che il nemico frontale da affrontare per difendere la nostra civiltà è la Cina. Forse ci dimentichiamo che in Francia, in questo momento, mentre si sta cercando di costruire una sorta di esercito europeo, dotando di autonomia strategica l'Europa, ma saldamente agganciata all'area atlantica, Macron sta tentando di malmostare e in questo Trattato le fonti giornalistiche ci dicono che si parli di una cooperazione rafforzata nel sistema della difesa. Vede, Presidente, c'è qualcosa di ancor più grave di quello che hanno riportato i colleghi in questo emiciclo. È ANSA della giornata odierna il fatto che, con un candore infinito, il deputato Fassino abbia detto: sì, ci sto lavorando io a questo Trattato all'interno dell'Unione interparlamentare del gruppo di amicizia Italia-Francia.

Ma come è possibile che un Trattato venga tenuto segreto e venga sviluppato da un deputato nell'Unione interparlamentare di amicizia Italia-Francia e non sappiamo di cosa parliamo (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)? L'ultimo Trattato di cui ho memoria con la Francia era il Trattato di Caen, con il quale - guarda caso - il PD tentava di cedere intere porzioni di mare italiano ai francesi (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)! L'ultima volta che questa gente ha parlato con i francesi, temevamo anche per il Monte Bianco (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)!

Presidente, sa perché c'è questo timore da parte di Fratelli d'Italia? Perché quando, silenziosamente, si tramano o si cercano di sottoscrivere accordi con la Francia e a sottoscriverli sono i rappresentanti di quel PD che è pieno di Legioni d'Onore consegnate dai francesi, ebbene glielo diciamo seriamente e sinceramente, quando a sottoscriverlo è Fassino, che ha la Legione d'Onore conferita nel 2013 dalla Francia, quando è Dario Franceschini, del PD, con Legione d'Onore della Francia, quando è Sandro Gozi, del PD… questo è il migliore! Questo, dopo aver preso la Legione d'Onore della Francia, da ex sottosegretario agli affari europei italiani, diventa eurodeputato di Macron, della Francia! L'uomo per tutte le stagioni! Uno che interpreta la rappresentanza del popolo italiano pressappoco come un giocatore di serie A: vai nella squadra in cui ti pagano meglio! Allora, lei lo capisce che noi abbiamo seri, gravissimi, dubbi su questo Trattato, sottoscritto da uomini che motivi di onore presso gli italiani ne hanno ben pochi, ma sono ricchi di Legioni d'Onore consegnate da Macron! Abbiamo necessità di sapere, immediatamente, come Fratelli d'Italia, e abbiamo già chiesto una informativa urgente il 17 novembre da parte del Ministro degli Esteri, Di Maio, per sapere quali clausole contenga questo Trattato. Non lasceremo condurre questo Trattato nella più assoluta ed esclusiva segretezza, perché ogni volta che Fratelli d'Italia scoperchia la pentola dei trattati firmati dal PD con la Francia, ci troviamo di fronte a Caen, al tradimento della sovranità nazionale italiana (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, sempre sull'ordine dei lavori, l'onorevole Ungaro. Ne ha facoltà.

MASSIMO UNGARO (IV). Presidente, mi sembrano, queste allegazioni e accuse, da parte di Alternativa e di Fratelli d'Italia, figlie di un provincialismo di bassa lega, onestamente (Commenti dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia), perché la sovranità a livello nazionale è miope: se ha un senso, è a livello europeo (Commenti dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia -Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva). Noi dobbiamo creare un condominio, come questo Trattato cerca di creare. Vorrei ricordare ai colleghi di Fratelli d'Italia che senza il sostegno diplomatico e politico della Francia di Macron, non avremmo avuto, in questo continente, il PNRR (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva – Commenti dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia), di cui l'Italia è il maggiore beneficiario, con 209 miliardi. Insomma, mi sembrano veramente argomenti di bassissimo livello. Ricordo che il tanto famigerato asse franco-tedesco, che i colleghi denunciano ogni volta, si basa proprio su un Accordo bilaterale tra la Francia e la Germania - il Trattato dell'Eliseo - ed è giusto e buono che l'Italia si avvii a una più stretta cooperazione bilaterale, diplomatica e politica, in tanti settori, dalla ricerca, ai giovani, alla difesa, alla politica, sempre maggiore tra Italia e Francia. quindi, veramente, la visione che voi avete del nostro Paese è quella di un provincialismo ceco, miope e basso; invece cerchiamo di volare alto con trattati di alto livello che possono rafforzare la cooperazione tra l'Italia e la Francia dentro il condominio europeo (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva).

ANDREA DELMASTRO DELLE VEDOVE (FDI). Ti aspetta la Legione d'Onore!

PRESIDENTE. Colleghi! Ha chiesto di parlare l'onorevole Rossini. Ne ha facoltà.

EMANUELA ROSSINI (MISTO-MIN.LING.). Volevo sottolineare che il Parlamento è coinvolto, attraverso le Commissioni di merito (Esteri e Politiche dell'Unione europea) nei rapporti con tutti i Paesi, inclusa la Francia. Sono rapporti e relazioni che portiamo avanti in modo proficuo, costantemente. Come Commissione Politiche dell'Unione europea, abbiamo creato, già da quasi 2 anni, una relazione particolare con Francia e Germania, con cui abbiamo avuto visite reciproche per confrontarci, essendo anche Paesi di vicinato. Con la Francia il nostro Paese ha anche accordi bilaterali economici importanti, legati al PNRR, trasparenti, aperti. Voglio dire che il Parlamento è profondamente coinvolto attraverso le Commissioni di merito, in cui siedono opposizione e maggioranza, e attraverso anche organismi, come la COSAC; lunedì prossimo avremo 2 giornate in cui tratteremo proprio i temi sollevati dal collega. Il confronto, nella relazione orizzontale tra i Parlamenti nazionali, è una tra le questioni più importanti, che sta dando anche frutti nel restituire, poi, pareri al Governo, informando e dando linee di indirizzo, proprio sulle relazioni tra i nostri Paesi.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la collega Quartapelle Procopio. Ne ha facoltà.

LIA QUARTAPELLE PROCOPIO (PD). Grazie, Presidente. C'è chi, in questo Parlamento, si riempie la bocca di parole come interesse nazionale, poi, quando l'interesse nazionale passa per strada, non lo sa neanche riconoscere. Certo, è comprensibile, forse il limite è nostro, che non capiamo, effettivamente, delle liti che ci sono a destra, delle difficoltà che ha il Partito di Giorgia Meloni con Marine Le Pen in questi giorni e, quindi, forse, le difficoltà con il “Trattato del Quirinale” derivano anche da queste difficoltà che voi avete con quelli che vorrebbero essere vostri alleati in Europa e, invece, così non è. Oppure derivano dal fatto che voi cercate rapporti con la destra trumpiana e, quindi, i rapporti Stati-Stati a voi proprio non piacciono, vi piacciono più i rapporti destra-destra, che è quello che abbiamo visto in tutti questi anni, nel vostro atteggiarvi nelle relazioni internazionali.

Io, però, mi chiedo semplicemente una cosa: quale è l'idea di Italia che voi volete? Lo chiediamo ogni volta; la risposta che viene è sempre una risposta confusa, parolaia, agguerrita, guerresca. A me sembra che voi - in particolare la destra, ma la stessa cosa vale anche per i colleghi di Alternativa - volete un'Italia in guerra con tutti. Non riuscite ad essere contenti quando il nostro Paese stringe un rapporto di alleanza con un altro Paese, in particolare quando è un Paese vicino (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). A voi questa cosa fa paura, perché la vostra idea di Nazione non è che si basa su un'idea di quello che l'Italia può portare nel mondo: la vostra idea di Nazione si basa sull'astio, sull'odio, sulla paura del diverso, su chi grida di più. Questa è la vostra idea del Paese (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico - Commenti di deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Mi dispiace che a voi spaventi il fatto che ci sia un Trattato che regolerà in modo più profondo e proficuo i nostri rapporti con uno storico alleato, che è la Francia. A me dispiace che a voi faccia paura che questo Trattato si chiami “Trattato del Quirinale”, che riconosce, quindi, al nostro Paese un primato e un'idea di futuro delle relazioni del nostro Paese. A me dispiace, dispiace soprattutto perché voi continuate a usare i termini “interesse nazionale”, quando, in realtà, quello che pensate è l'interesse, piccolo così, della vostra parte, dei vostri leader e delle vostre idee di destra reazionaria (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico - Commenti di deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Colleghi, chiaramente una serie di gruppi sono intervenuti, quindi mi è sembrato giusto far intervenire anche i gruppi che restano. Quindi, o faccio intervenire i colleghi della Lega e, dopo, se c'è qualcuno che vuole intervenire - di altri gruppi che non sono intervenuti - vi chiedo di alzare la mano adesso.

Ha chiesto di parlare il collega Formentini. Ne ha facoltà.

PAOLO FORMENTINI (LEGA). Grazie, Presidente. A noi della Lega tocca essere realisti e pragmatici. È realismo difendere l'interesse nazionale, anche cercando di capire cosa c'è davvero in quell'Accordo, nel “Trattato del Quirinale”.

Noi vogliamo capire, perché se fosse vero - come probabilmente è vero - che, ad esempio, il nostro settore aerospaziale, vanto nazionale, sarebbe avvantaggiato perché si porterebbero avanti sia il programma “Ariane 6” - il vettore francese -, ma al contempo anche il vettore italiano, “Vega C”, se tutto questo - ed è solo un piccolo pezzo di quel Trattato - fosse confermato, sarebbe nostro interesse nazionale, in quanto noi già collaboriamo attivamente e costantemente in quel settore con la Francia, continuare in questa collaborazione.

Certo, i motivi di attrito sono evidenti e lo abbiamo urlato in quest'Aula con tutte le nostre forze: l'Europa muore a Ventimiglia. Il gruppo della Lega l'ha detto e continuerà a dirlo, però, se si riesce ad andare oltre, è una cosa positiva. Così, in Libia - lo ricordiamo perché forse qualcuno qui se lo scorda -, Francia e Italia sono state su fronti opposti di una guerra per procura, quella che oggi va di moda definire proxy war; in Libia, non lontano dalle nostre coste.

Quindi, pragmatismo vuole che oggi quei tentativi di collaborazione, ai quali invece assistiamo con un'inversione da parte francese della rotta, possano far sì che l'interesse nazionale nel Mare nostrum sia perseguito. Ovviamente, noi aspettiamo di leggere, studiare ogni dossier e ricordiamo a questo Parlamento che l'articolo 80 della Costituzione prevede che i trattati siano ratificati dal Parlamento e non stipulati dal Parlamento; per questo c'è il Governo, un Governo nel quale la Lega ha i propri rappresentanti, nei quali ripone la massima fiducia. Quindi, è giusta la richiesta di chiarezza, è giusto che il Ministro Di Maio, un attimo dopo aver firmato questo Trattato, sia qui per un'informativa per rendere edotte le Camere e dirci cosa contiene nei fatti questo Trattato, ma, dal Mediterraneo, ai migranti, a tutte le sfide provenienti da Sud, è interesse dell'Italia e della Francia collaborare.

Ricordiamo anche che lo scambio commerciale vede l'Italia, al di là della vulgata, avvantaggiata. Certo, c'è una sproporzione negli investimenti, con la Francia che compra molto di più in Italia rispetto a quanto faccia l'Italia in Francia. Chissà che questo Trattato non ci aiuti a ribaltare le cose. Quanto alle perplessità e al coinvolgimento di persone sicuramente vicine alla Francia, lo ripetiamo, aspettiamo di leggere e studiare nei dettagli l'Accordo (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Non vedo altre richieste di intervento su questo tema, quindi proseguiamo con l'ordine del giorno.

Seguito della discussione del disegno di legge: S. 1662 – “Delega al Governo per l'efficienza del processo civile e per la revisione della disciplina degli strumenti di risoluzione alternativa delle controversie e misure urgenti di razionalizzazione dei procedimenti in materia di diritti delle persone e delle famiglie nonché in materia di esecuzione forzata” (Approvato dal Senato) (A.C. 3289​) e delle abbinate proposte di legge: Colletti ed altri; Cataldi; Colletti ed altri; Meloni ed altri; Colletti (A.C. 1424​-1427​-1475​-1961​-2466​) (ore 19,05).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge, già approvato dal Senato, n. 3289: “Delega al Governo per l'efficienza del processo civile e per la revisione della disciplina degli strumenti di risoluzione alternativa delle controversie e misure urgenti di razionalizzazione dei procedimenti in materia di diritti delle persone e delle famiglie nonché in materia di esecuzione forzata” e delle abbinate proposte di legge nn. 1424-1427-1475-1961-2466.

Ricordo che nella seduta del 22 novembre si è conclusa la discussione sulle linee generali e la relatrice Annibali è intervenuta in sede di replica, mentre la relatrice Cristina e la rappresentante del Governo vi hanno rinunciato.

(Esame dell'articolo unico - A.C. 3289​ e abbinate)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo unico del disegno di legge e degli emendamenti presentati (Vedi l'allegato A).

La V Commissione (Bilancio) ha espresso il prescritto parere (Vedi l'allegato A), che è in distribuzione.

(Posizione della questione di fiducia - Articolo unico - A.C. 3289​ e abbinate)

PRESIDENTE. Ha chiesto di intervenire il Ministro per i Rapporti con il Parlamento, deputato Federico D'Incà. Ne ha facoltà.

FEDERICO D'INCA', Ministro per i Rapporti con il Parlamento. Signora Presidente, onorevoli deputati, a nome del Governo, autorizzato dal Consiglio dei Ministri, pongo la questione di fiducia sull'approvazione, senza emendamenti, subemendamenti…

PRESIDENTE. Mi scusi, Ministro. Colleghi, non c'è l'autorizzazione a filmare, per cortesia. Prego.

FEDERICO D'INCA', Ministro per i Rapporti con il Parlamento. …senza emendamenti, subemendamenti, né articoli aggiuntivi, dell'articolo unico del disegno di legge n. 3289: “Delega al Governo per l'efficienza del processo civile e per la revisione della disciplina degli strumenti di risoluzione alternativa delle controversie e misure urgenti di razionalizzazione dei procedimenti in materia di diritti delle persone e delle famiglie nonché in materia di esecuzione forzata”, nel testo della Commissione, identico a quello approvato dal Senato (Commenti).

PRESIDENTE. A seguito della posizione della questione di fiducia, la Conferenza dei presidenti di gruppo è immediatamente convocata presso la Sala della Regina.

Ha chiesto di parlare sull'ordine dei lavori il collega Trano. Ne ha facoltà.

RAFFAELE TRANO (MISTO-A). Grazie, Presidente. Ventisei: ventisei è il numero delle fiducie che da febbraio ad oggi sono state chieste dal Governo, ma, come per il processo penale, anche per questo disegno di legge è avvenuto, a mio avviso, un fatto molto grave. Questo perché, sin dall'origine, dall'incardinamento del provvedimento al Senato, questo provvedimento era completamente blindato; o meglio, è stato fatto un emendamento governativo. Quindi, il Governo fa un disegno di legge, il Governo presenta l'emendamento governativo, poi viene blindato in Aula al Senato, arriva qui in Commissione giustizia, dove non c'è stata la possibilità di toccare palla e, adesso, arriva qui in Aula, nuovamente blindato. Allora, Presidente, mi chiedo che cosa vogliamo fare, perché mi sembra davvero che siamo andati ben oltre i dogmi istituzionali: qui siamo ben oltre quello che questo Governo sta facendo al Parlamento, e quindi agli italiani.

Qualcuno ha detto che il Parlamento è il luogo dove il confronto fra diverse visioni trova posto, in vista di una sintesi orientata al bene comune; non c'è democrazia senza Parlamento. Le parole di questa persona, in realtà, non sono state di un “no-vax” o di un “no-mask”, ma sono le parole dette dal Presidente della Repubblica pochi giorni fa di fronte alle Cortes spagnole. Allora, mi chiedo, visto che il Presidente Repubblica è il garante anche della Costituzione, come è possibile che non si riesca a rispettare il dettato costituzionale e, soprattutto, si svuoti il Parlamento? Ogni volta che si dà fiducia al Governo, ciò si trasforma in una sfiducia nei cittadini e nei suoi rappresentanti parlamentari che siedono qui. Poi è facile capire il motivo, perché questo è un Governo ibrido: c'è una componente politica e c'è una componente tecnica.

Quei tecnici che formano il Governo fanno parte di un'élite, che trova la sua massima rappresentanza nel Presidente Draghi, che addirittura faceva parte e fa parte di una élite finanziaria. Allora, mi chiedo: ma questa élite si rende conto di che cosa sta avvenendo nella società e del malessere che serpeggia nella società? A mio avviso no, perché altrimenti non avrebbero ragion d'essere provvedimenti scriteriati come il green pass, tanto per citarne uno. Tornando ai provvedimenti, qui ci sono fiducie, decreti. Voglio anche richiamare lo stesso Presidente della Repubblica, il quale, a luglio - quindi quattro mesi fa - aveva detto al Parlamento: voi dovete legiferare, quindi il Governo si dia un attimo una calmata e, soprattutto, sia più razionale e disciplinato anche nella decretazione d'urgenza. In realtà, noi qui abbiamo un decreto a settimana di media e una fiducia a settimana. Allora, credo che vada da sé: ormai questo Parlamento è ostaggio del Governo e ormai non si riesce più a lavorare; non si riescono più a portare sui vari provvedimenti le istanze dei cittadini, cittadini che poi saranno le vittime che subiranno quello che sta avvenendo. Credo, Presidente, che ci sia un'emergenza ben più profonda rispetto a quella del COVID e questa è l'emergenza democratica e la deriva che sta assumendo questo Paese.

Mi dispiace che ci siano delle forze parlamentari che si dicono democratiche e poi, purtroppo, non riescono a manifestare questa loro democrazia, perché questa ulteriore posizione di fiducia - ma ce ne saranno tante altre, purtroppo - di fatto sta esautorando i diritti costituzionali del Parlamento. Quindi, davvero, Presidente, credo che si debba fare qualcosa e faccio un appello, per il suo tramite, anche al Presidente della Repubblica, affinché possa dare una regolata a tutte queste fiducie e a tutti questi decreti-legge, perché non se ne vedrà mai più la fine. Mi consenta, poi, di dire l'ultima cosa sul Trattato del Quirinale, perché ho sentito delle amenità incredibili. Qui non si stanno mettendo in discussione i rapporti con i Paesi europei. Noi vogliamo sapere esattamente quali sono i contenuti, o anche una bozza dei contenuti, perché, ormai, oltre alla violazione che viene fatta, alla violenza che viene perpetrata nei confronti del Parlamento, c'è anche una mancanza di trasparenza. Quindi, Presidente, mi faccia il favore, se può riportare queste mie parole a chi di dovere (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Alternativa).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il collega Foti. Ne ha facoltà.

TOMMASO FOTI (FDI). Signor rappresentante del Governo, signora Presidente, il 21 settembre di quest'anno, nell'altro ramo del Parlamento, su questo stesso disegno di legge il Governo ha posto la questione di fiducia. Non sono passati neppure i fatidici 60 giorni per un disegno di legge, non per un decreto-legge che andava convertito, e siamo nuovamente alla richiesta di un voto di fiducia.

Il Governo Draghi si era presentato dicendo che avrebbe avuto più dialettica con il Parlamento. I risultati lo smentiscono: in realtà siamo in presenza di un esproprio non proletario, ma in guanti bianchi, di questa Aula parlamentare (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

Signor rappresentante del Governo, il potere legislativo per Costituzione spetta alle Camere, non spetta all'Esecutivo, che invece se ne è impossessato in questi mesi in modo impressionante, alla faccia di tutti i parlamentari e, spesso e volentieri, con dileggio delle stesse Aule per le funzioni nobili che queste dovrebbero assolvere (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

Ma in questo caso - mi sia consentito di dire - c'è di più, perché questa è una fiducia su un disegno di legge delega. Allora, forse molti possono pensare, errando, che sia una normale fiducia; in realtà, di questo disegno di legge quest'Aula non avrà più contezza. Ne avranno le Commissioni competenti e solo per esprimere un parere, dopodiché la norma di legge sarà pura emanazione del Governo e solo del Governo (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

Dato che poc'anzi ci è stato ricordato che Fratelli d'Italia sarebbe contro tutti, una cosa è certa: il Governo è contro il Parlamento, ma soprattutto contro la sua maggioranza (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia), perché questa fiducia è posta contro la maggioranza. E lo dimostro con due o tre episodi che vado a denunciare: in primo luogo, eravamo in fase di contingentamento dei tempi; per esaurire questo punto all'ordine del giorno bastavano, ammesso che la maggioranza intervenisse, sette ore e mezzo contro le 24 ore che dovranno passare prima del voto di fiducia.

Gli emendamenti da votare erano pochissimi, perché è stata chiesta la segnalazione degli emendamenti. E allora che cosa vuol dire questo? Vuol dire semplicemente che questa maggioranza si blinda su ogni provvedimento perché evidentemente è grandissima nei numeri, ma è ancora più grande nelle sue divisioni, che sono sotto gli occhi di tutti (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

Concludendo, non so se sia prossima anche nella prossima settimana una richiesta di voto di fiducia, ma mi chiedo soltanto se, oltre al Presidente della Camera, anche altra autorevole carica dello Stato si renda conto che mai come in questa legislatura il Parlamento, e segnatamente il lavoro d'Aula, è stato ridotto a un mero votificio (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia), soprattutto in relazione alle reiterate richieste di voto di fiducia.

Presidente Draghi, se il buongiorno si vede dal mattino, qui siamo a notte fonda (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. La seduta è sospesa.

La seduta, sospesa alle 19,15, è ripresa alle 20.

Sui lavori dell'Assemblea.

PRESIDENTE. Comunico che, secondo quanto stabilito nell'odierna riunione della Conferenza dei presidenti di gruppo, a seguito della posizione della questione di fiducia sull'approvazione dell'articolo unico del disegno di legge n. 3289 - Delega al Governo per l'efficienza del processo civile e per la revisione della disciplina degli strumenti di risoluzione alternativa delle controversie e misure urgenti di razionalizzazione dei procedimenti in materia di diritti delle persone e delle famiglie nonché in materia di esecuzione forzata (approvato dal Senato), la votazione sulla questione di fiducia avrà luogo nella seduta di domani, mercoledì 24 novembre, a partire dalle ore 19, con dichiarazioni di voto a partire dalle ore 17,20.

Nella stessa seduta di mercoledì 24 novembre, dopo il voto di fiducia, avrà luogo l'illustrazione degli ordini del giorno ed, eventualmente, il parere del Governo.

L'esame riprenderà, per le successive fasi di esame, nella giornata di giovedì 25 novembre.

Il termine per la presentazione degli ordini del giorno è fissato alle ore 12 di domani, mercoledì 24 novembre.

Estraggo, quindi, a sorte il nominativo del deputato dal quale inizierà la chiama.

(Segue il sorteggio).

La chiama avrà inizio dal deputato Carabetta.

È stato, altresì, convenuto che alle ore 15 di domani avrà comunque luogo lo svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.

È stato, inoltre, stabilito che, all'ordine del giorno della seduta di giovedì 25 novembre, il seguito dell'esame delle mozioni Polidori ed altri n. 1-00544, Annibali ed altri n. 1-00546, Ascari ed altri n. 1-00549 e Bologna ed altri n. 1-00550 concernenti iniziative volte a prevenire e contrastare la violenza contro le donne sarà collocato dopo il seguito dell'esame della proposta di legge n. 1356-A e abbinate - Modifiche al testo unico di cui al decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267, in materia di limitazione del mandato dei sindaci e di controllo di gestione nei comuni di minori dimensioni, nonché al decreto legislativo 8 aprile 2013, n. 39, in materia di inconferibilità di incarichi negli enti privati in controllo pubblico, e prima degli altri argomenti già previsti.

Comunico, infine, che, secondo le intese intercorse tra tutti i gruppi, la convocazione della Commissione parlamentare di inchiesta sulla tutela dei consumatori e degli utenti, per procedere alla sua costituzione, prevista per la giornata odierna, è differita a giovedì 2 dicembre, alle ore 8,30.

Interventi di fine seduta.

PRESIDENTE. Passiamo agli interventi di fine seduta. Ha chiesto di intervenire il deputato Antonio Viscomi. Ne ha facoltà.

ANTONIO VISCOMI (PD). Da qualche giorno, signora Presidente, la comunità democratica calabrese è più povera, privata dell'intelligenza politica, della passione civile, della volontà tenace, della lieve ironia e dello sguardo disincantato di Costantino Fittante, deputato del Partito Comunista Italiano, consigliere regionale, più volte consigliere comunale ed assessore, sindaco. Nei pochi secondi che il Regolamento mi concede, vorrei ricordare a quest'Aula, che lo ha visto protagonista nella IX legislatura, solo due tra i tanti tratti che rendono Costantino Fittante ancora oggi un modello, perché l'azione politica intende come servizio, che trova senza ragion d'essere nell'instancabile tentativo di cambiare le strutture, le brutture e il malaffare di questo mondo.

Il primo: per Costantino Fittante, interpretare e cambiare il mondo era necessario e coessenziale momento dell'azione politica. Il politichese non era il suo linguaggio, non amava la retorica vuota ed anzi ne era distante anni luce. Al contrario, in lui si coniugavano profondità di analisi e concretezza operativa, visione e senso della prospettiva, ancorato com'era all'ideale forte di emancipazione umana e sociale.

Il secondo: Costantino Fittante dismise i panni del rappresentante politico quando ancora aveva molto tempo davanti, non ricercava ruoli sul palcoscenico delle istituzioni e non inseguiva l'esercizio del potere per il potere, ma non smise mai il lavoro politico, dedicandosi all'associazionismo civile. Mi piace ricordare che, anche grazie al suo lavoro, nacque e si sviluppò a Lamezia Terme l'associazione degli imprenditori e dei commercianti che si ribellavano al pizzo.

Costantino Fittante era uomo politico radicalmente autorevole nelle sue parole e credibile nelle sue azioni. Per questo il gruppo del Partito Democratico ha inteso ricordarlo oggi, in quest'Aula, per rammentare a tutti noi che c'è un modo diverso di fare politica, anche in Calabria. È questo il lascito che riceviamo oggi da Costantino Fittante e che abbiamo il dovere, politico e morale, di non disperdere.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Marco Bella. Ne ha facoltà.

MARCO BELLA (M5S). Grazie, Presidente. “Io mi chiamo Marco Ferrauto e sono nato il 20 giugno 1977 a L'Aquila e il 4 agosto 2020 a Roma. Questo libro descrive, spero semplicemente, il mio periodo di ricovero trascorso in ospedale dopo la scoperta di una formazione tumorale al cervello. Ho iniziato a scriverlo più come mero esercizio per riprendermi dall'operazione e riacquisire la memoria e capacità cognitive. La stesura del libro è avvenuta interamente durante il periodo di ricovero, sul cellulare, con la mano sinistra, anche se sono destro, quindi, essendoci stati parecchi errori di digitazione, è stato poi revisionato una volta a casa.”

Presidente, questo è un estratto del libro Crono racconto del mio tumore di Marco Ferrauto che, purtroppo, è venuto a mancare il 17 novembre.

Il MoVimento 5 Stelle ha perso una delle sue stelle più luminose, una stella che amava costantemente il prossimo, dolce, sensibile, educata e gentile, una persona che ha avuto l'onore di rappresentare, come consigliere, i cittadini del VII Municipio di Roma. Lavoratore per vivere, sognatore nel tempo libero, Marco credeva da sempre nelle battaglie storiche del MoVimento e per questo decise di unirsi a noi quando tutto questo era solo un sogno, una battaglia di buonsenso che potesse affermare i buoni principi del vivere in una sana uguaglianza sociale. Noi tutti, oggi, siamo un po' più soli, ci manca qualcosa, ci manca quella parte, quella spinta buona che ci ha aiutato ad essere qui, oggi. Ci manca e ci mancherà di più domani e per non dimenticarlo continueremo a portare avanti i nostri principi, sperando di portarli avanti con la stessa forza che aveva Marco.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Francesca Troiano. Ne ha facoltà.

FRANCESCA TROIANO (M5S). Presidente, colleghi, da quel 23 novembre del 1980 sono passati 41 anni, quando alle 19,34 la terra tremò in Campania, Basilicata e Puglia, con epicentro in Irpinia, per 90 interminabili secondi, provocando quasi 3 mila morti e 9 mila feriti; un bilancio spaventoso. Sono passati 41 anni da quella data e il ricordo è più vivo che mai negli occhi di tutti e i segni, purtroppo, ancora evidenti sul territorio. Non si può dimenticare il terremoto più devastante e potente degli ultimi cento anni; non può finire nell'oblio una domenica come tante, diventata all'improvviso teatro di disperazione. Tanto è stato fatto, tantissimo resta da fare.

Nelle settimane passate con il portavoce nazionale di Piccoli comuni e Mezzogiorno europeo nel Mediterraneo, Virgilio Caivano, abbiamo incontrato i sindaci, le associazioni e le imprese di quei territori, abbiamo visitato alcune delle tante aree industriali che aspettano servizi, fibra, rete veloce, mobilità su treno, porti e aeroporti. Il PNRR è la grande occasione per le aree interne colpite dal sisma, tre regioni, centinaia di piccoli comuni del Sud che meritano impegno e risposte concrete.

Onorevoli colleghi, concludo manifestando la speranza che da domani il Parlamento compia maggiori riflessioni sui dati oggettivi e individui e approfondisca i canali che occorre utilizzare per una migliore prospettiva di ricostruzione e di sviluppo, rendendo giustizia a migliaia di cittadini. “Frutti sterili e velenosi, ben altre risposte meritavano quei cittadini”, le parole del senatore Salverino De Vito: “Insieme possiamo farcela!”

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Gennaro Migliore. Ne ha facoltà.

GENNARO MIGLIORE (IV). Signora Presidente, ieri, apprendendo la notizia della tragica scomparsa di Paolo Pietrangeli, penso che, come a me, a molti siano spuntate sulle labbra le parole della sua canzone che lo ha reso immortale, quella canzone Contessa che lui compose in dodecasillabi, perché, come diceva lui, si poteva cantare camminando, mentre stava facendo l'occupazione universitaria nel 1966 a Roma. Paolo Pietrangeli ha legato a quella canzone e a tanti altri meravigliosi componimenti, meravigliose opere del suo ingegno, la sua vita, lo ha fatto da regista con Porci con le ali, lo ha fatto facendo il regista televisivo, partecipando al Nuovo Canzoniere Italiano, essendo un uomo da sempre impegnato politicamente, appassionato, capace di trasmettere quell'entusiasmo, quella delicatezza e quell'energia che contenevano i versi delle sue canzoni.

Penso che a lui, che era un mio amico e con il quale ho condiviso anche tante battaglie, dobbiamo un ricordo riconoscente, in questo Paese, perché quelle canzoni, Il vestito di Rossini, O cara moglie, Il sabato, le canzoni che hanno segnato un'intera generazione rimarranno anche quando lui non ci sarà più. Rimarrà il suo sorriso, rimarrà la sua caparbia volontà di trasferire la gioia di vivere. Ciao Paolo!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Wanda Ferro. Ne ha facoltà.

WANDA FERRO (FDI). Grazie, Presidente. Sono qui a intervenire perché non sono mai belle notizie per la democrazia diretta, a cui spesso si riferiscono, le condanne di un sindaco. Pertanto, lasciamo la questione giudiziaria al vaglio della magistratura giudicante e ribadiamo l'irrinunciabilità del principio costituzionale di non colpevolezza fino a sentenza definitiva. Ma rispetto alla vicenda di Reggio Calabria, che ha visto sospeso il sindaco Falcomatà, i reggini hanno il diritto di amministrare questa città attraverso il ritorno al voto, quel voto che darà l'autorevolezza che anche dalle dichiarazioni dello stesso facente funzioni fa comprendere che oggi non ha più. Soprattutto, anche rispetto a quelle che saranno le ingenti risorse del PNRR che dovranno arrivare alla città metropolitana, non si può avere un Governo che non è eletto dal popolo.

La minoranza, con grande responsabilità, ovviamente non intende soprassedere rispetto a dei fatti importanti, a dei fatti che in passato hanno visto anche la politica avere quel senso dell'onore, dell'orgoglio e dell'appartenenza a una comunità da amministrare e a una città. Pertanto, chiediamo che il sindaco Falcomatà, sospeso dalle sue funzioni, non tenti approcci da Prima Repubblica e anche il facente funzioni Brunetti è chiaro che, non avendo quell'agibilità politica che serve, dovrebbe dimettersi. In questo senso chiediamo risposte al Partito Democratico e ai suoi vertici, a partire, ovviamente, dal suo segretario Letta, ma soprattutto chiediamo rispetto per una comunità ferita da oltre sette anni di scelte sbagliate a guida PD e in questo caso anche a una sospensione che credo vada certamente rispettata con le dimissioni della stessa maggioranza (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

Ordine del giorno della prossima seduta.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.

1. Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.

(ore 17,20)

2. Seguito della discussione del disegno di legge:

S. 1662 - Delega al Governo per l'efficienza del processo civile e per la revisione della disciplina degli strumenti di risoluzione alternativa delle controversie e misure urgenti di razionalizzazione dei procedimenti in materia di diritti delle persone e delle famiglie nonché in materia di esecuzione forzata (Approvato dal Senato). (C. 3289​)

e delle abbinate proposte di legge: COLLETTI ed altri; CATALDI; COLLETTI ed altri; MELONI ed altri; COLLETTI. (C. 1424​-1427​-1475​-1961​-2466​)

Relatrici: ANNIBALI e CRISTINA.

La seduta termina alle 20,10.

SEGNALAZIONI RELATIVE ALLE VOTAZIONI EFFETTUATE NEL CORSO DELLA SEDUTA

Nel corso della seduta è pervenuta la seguente segnalazione in ordine a votazioni qualificate effettuate mediante procedimento elettronico (vedi Elenchi seguenti):

nella votazione n. 22 il deputato Sensi ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario.

VOTAZIONI QUALIFICATE EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO

INDICE ELENCO N. 1 DI 2 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 13)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
1 Nominale Ddl 3366 - em. 1.50 384 382 2 192 42 340 96 Resp.
2 Nominale em. 1.4 390 376 14 189 25 351 95 Resp.
3 Nominale em. 2.6 400 388 12 195 24 364 95 Resp.
4 Nominale em. 2.51 398 395 3 198 36 359 95 Resp.
5 Nominale em. 2.7 395 390 5 196 32 358 95 Resp.
6 Nominale em. 2.52 400 396 4 199 36 360 95 Resp.
7 Nominale em. 2.50 396 392 4 197 36 356 95 Resp.
8 Nominale em. 2.100 404 389 15 195 23 366 95 Resp.
9 Nominale em. 2.101 402 389 13 195 25 364 94 Resp.
10 Nominale em. 2.54 411 406 5 204 43 363 94 Resp.
11 Nominale em. 2.53 412 411 1 206 46 365 94 Resp.
12 Nominale art. agg. 2.02 416 415 1 208 44 371 94 Resp.
13 Nominale art. agg. 2.06 413 411 2 206 43 368 94 Resp.

F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M = Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui é mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi é premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.

INDICE ELENCO N. 2 DI 2 (VOTAZIONI DAL N. 14 AL N. 23)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
14 Nominale art. agg. 2.0101 420 419 1 210 45 374 94 Resp.
15 Nominale art. agg. 2.07 423 422 1 212 47 375 94 Resp.
16 Nominale art. agg. 2.08 423 409 14 205 24 385 94 Resp.
17 Nominale art. agg. 2.0102 424 411 13 206 23 388 93 Resp.
18 Nominale em. 3.50 423 418 5 210 42 376 93 Resp.
19 Nominale em. 3.51 421 417 4 209 44 373 93 Resp.
20 Nominale em. 3.3 422 421 1 211 25 396 93 Resp.
21 Nominale em. 4.100 424 396 28 199 19 377 93 Resp.
22 Nominale em. 4.1 420 395 25 198 28 367 93 Resp.
23 Nominale Ddl 3366 - voto finale 392 354 38 178 354 0 89 Appr.