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Resoconto dell'Assemblea

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XVIII LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 598 di giovedì 18 novembre 2021

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ETTORE ROSATO

La seduta comincia alle 9,45.

PRESIDENTE. La seduta è aperta.

Invito il deputato segretario a dare lettura del processo verbale della seduta precedente.

FRANCESCO SCOMA, Segretario, legge il processo verbale della seduta di ieri.

PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.

(È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Aresta, Enrico Borghi, Brescia, Care', Cavandoli, Ciaburro, Comaroli, Davide Crippa, De Angelis, De Maria, Gregorio Fontana, Formentini, Gebhard, Giacomoni, Grimoldi, Invernizzi, Iovino, Liuni, Maggioni, Migliore, Mura, Occhionero, Orsini, Pagani, Pastorino, Perantoni, Andrea Romano, Giovanni Russo, Sodano, Tondo, Viscomi e Viviani sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.

I deputati in missione sono complessivamente 109, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna (Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna).

Sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare sull'ordine dei lavori l'onorevole Zucconi. Ne ha facoltà.

RICCARDO ZUCCONI (FDI). Grazie, Presidente. Volevo portare brevemente all'attenzione dell'Aula un fenomeno che riguarda le cartelle esattoriali in generale e, in particolare, alcune cartelle che stanno arrivando alle aziende in questi giorni e che si riferiscono ai pagamenti relativi al modello 770 per l'esercizio finanziario e per il periodo d'imposta 2017, quindi di qualche anno fa. Lo dico perché l'invio di queste cartelle è abbastanza massivo, cioè mi risulta che moltissime aziende stiano ricevendo queste cartelle esattoriali.

Ora, si sa che il modello 770 prevede due pagamenti: quello semplificato - che riguarda le ritenute fatte dalle aziende quando, come sostituti d'imposta, si sostituiscono appunto allo Stato per trattenere dalle buste paga dei dipendenti cifre che poi, però, devono restituire puntualmente allo Stato - e quello ordinario, che riguarda altri settori. Bene, sembra che ci sia stato un fenomeno di non allineamento del modello 770, oppure addirittura di duplicazione, e che le cifre, dovute in base al modello semplificato, siano state richieste e poi addebitate anche sul modello ordinario. Ora, evidentemente, le aziende hanno pagato solo un'imposta e stanno arrivando delle richieste, in queste cartelle, di cifre anche abbastanza sostanziose (si parla di 15.000, 30.000 0 40.000 euro).

Allora, diciamo che questo stato di fatto, unitamente anche al riavviarsi della richiesta e del pagamento delle varie cartelle, che si erano in qualche modo bloccate per via del COVID, sta praticamente dando un certo fastidio: voi capite benissimo cosa possa provare un datore di lavoro - piccolo o grande che sia - che si vede arrivare una richiesta di pagamento dallo Stato, per un esercizio, quello del 2017, di anni fa, che lui ha già provveduto a pagare, perché il più delle volte questo sta rilevando.

Tutto ciò si inserisce in un ragionamento che riguarda la richiesta del pagamento di cartelle esattoriali, sulla quale noi vorremmo che il Governo in qualche modo venisse a riferire, atteso che si sta verificando un'altra volta quel fenomeno per cui, stante il fatto che molti miliardi previsti a credito dello Stato sono ormai dichiaratamente inesigibili, se noi, proprio verso la fine dell'esercizio finanziario 2021, mettiamo in circolazione una serie di crediti presunti che dovrebbero andare allo Stato, il bilancio dello Stato stesso in qualche modo viene ad essere gonfiato.

Quindi, chiediamo la ragione di questo e vorremmo che qualcuno ci venisse a dare delle spiegazioni, perché - ripeto - ci sono migliaia di aziende che stanno ricevendo quelle che normalmente potremmo chiamare forse “cartelle pazze”.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare sullo stesso tema l'onorevole Ungaro. Ne ha facoltà.

MASSIMO UNGARO (IV). Grazie, Presidente. Io mi ricollego all'intervento del collega Zucconi per dire che è vero che è stata ripresa, dopo la fase di pandemia, la notifica delle cartelle esattoriali. Sappiamo anche che è stato trovato un compromesso con il Governo per consentire ai contribuenti e alle imprese di impiegare 150 giorni, 5 mesi, per poterle ripagare, ma sappiamo molto bene che in questa fase di ripresa, le difficoltà delle imprese rimangono importanti. Io penso, per esempio, al fatto che i piani rateali delle diverse rottamazioni non sono stati scalati e, quindi, molte imprese si ritroveranno a pagare tutte le rate che non hanno pagato nel 2020 e nel 2021 cumulativamente in una sola scadenza. Questo sta creando veri problemi di liquidità per molte delle nostre imprese a cui è affidata la ripresa economica. Sarebbe anche utile chiedere la sospensione di quelle cartelle che verranno impugnate dalle diverse imprese che le stanno ricevendo in queste settimane. Credo, quindi, che ci sia l'opportunità per intervenire - spero - nel decreto fiscale, che è al momento in esame al Senato, ma è importante, a nostro avviso, intervenire il prima possibile per andare incontro a quelle imprese che adesso si ritrovano da una parte - è vero - la ripresa, ma con la difficoltà di reperire i materiali e di organizzare gli ordini, e, dall'altra, queste scadenze fiscali, questa scure di obblighi fiscali che si stanno imponendo e incombono sulle loro sulle loro teste. Quindi, anche noi ci aggreghiamo alla richiesta di un intervento immediato del Governo.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Trano. Ne ha facoltà.

RAFFAELE TRANO (MISTO-A). Grazie, Presidente, intervengo sempre sul medesimo tema. Il problema delle cartelle esattoriali risale a ben prima dell'avvento della pandemia, perché? Perché, come è noto a molti colleghi parlamentari, abbiamo un magazzino dei crediti spaventoso: siamo a oltre mille miliardi di ruoli che sono lì depositati e in attesa di smaltimento. Ora, a questo si aggiungono anche queste cartelle pazze, un fenomeno non di primo acchito, ma che già abbiamo visto diverse volte nel corso della nostra storia. Siccome le imprese sono già gravate da mutui, da prestiti, hanno iniziato adesso, fortunatamente, a riprendersi, grazie anche a piccoli interventi, a piccoli aiuti che sono stati forniti dai vari Governi precedenti, io mi chiedo: ma hanno la capacità di onorare quei prestiti che hanno contratto nel passato? E, soprattutto, anche alla luce di questa ripresa - diciamocelo, i numeri sono positivi, sembrerebbero positivi, anche se il rimbalzo era quasi atteso, era quasi scontato che avvenisse - i nostri imprenditori, soprattutto la nostra piccola e media impresa, che è il tessuto economico che forma l'economia di questo Paese, è in grado di sostenere questi pagamenti? A mio avviso, non tutti. Allora, in attesa che si possa discutere di questa legge delega sulla riforma fiscale, credo che il Governo debba avere la capacità di rinviare ulteriormente questi pagamenti, perché, ad oggi, la capacità di versare le somme iscritte a ruolo - tra l'altro, si chiede di fare un versamento per chi non ha rispettato le scadenze della “Rottamazione-ter” - a mio avviso, non la hanno.

Quindi, Presidente, credo che il Governo debba riflettere molto su un tema così delicato, così sensibile e dare ulteriore spazio, non soltanto ai contribuenti, ma anche ai professionisti e ai commercialisti che si occupano della gestione delle contabilità delle imprese. Vorrei ricordare che questo è il mese dei pagamenti, questo è il “mese nero” dei versamenti e si affollano più scadenze, pertanto, non soltanto chiediamo un rinvio del pagamento delle somme iscritte a ruolo, ma chiediamo anche proroghe che possano essere messe in campo dai commercialisti e dai tributaristi, dagli operatori del settore del fisco, perché davvero non ce la fanno, non sono in grado di sostenere la mole di dati, la mole di adempimenti che si concentrano tutti alla fine del mese.

Quindi, Presidente, faccio un accorato appello al Governo, chiedendo di riflettere, di dare più tempo e più spazio agli operatori e, quindi, anche ai contribuenti che sono assistiti per pianificare al meglio i versamenti e, dunque, anche la gestione delle scadenze (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Alternativa).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Cavandoli. Ne ha facoltà.

LAURA CAVANDOLI (LEGA). Grazie, Presidente, intervengo sul medesimo argomento. Anche noi del gruppo Lega ci associamo a questa richiesta. È una tematica che abbiamo sempre portato avanti, fin dalla prima rottamazione, quando eravamo al Governo con la legge di bilancio 2019. È un problema perché il 30 novembre tutti i contribuenti che hanno avuto sospese le cartelle devono pagare, altrimenti decadono da tutta la rottamazione. Sappiamo che servono risorse da investire per permettere una nuova dilazione nei pagamenti, però io credo che il MEF - presente con il sottosegretario - si accorgerà, già nei primi giorni di dicembre, che mancheranno tanti pagamenti e, a quel punto, dovrà affrontare questo problema. Quindi, la riflessione va fatta. Vi è un decreto fiscale al Senato, c'è una legge di bilancio appena arrivata al Senato. Credo che si debba ragionare sulla mancata decadenza anche per tutti i contribuenti per le rate della “Rottamazione-ter” e poi, magari, ma questo de iure condendo, ci auguriamo che si possa affrontare il problema anche per le rate di una nuova rottamazione, per quelle che sono relative agli anni 2018-2019.

PRESIDENTE. Mi sembra che il messaggio sia molto chiaro e sicuramente verrà recapitato nel modo più opportuno al Governo.

Poiché nel corso della seduta potranno avere luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di 5 e 20 minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento. Sospendo, a questo punto, la seduta che riprenderà alle ore 10,21.

La seduta, sospesa alle 10,01, è ripresa alle 10,22.

Seguito della discussione della proposta di legge: Ferro ed altri: “Modifiche all'articolo 12 del decreto-legge 23 dicembre 2013, n. 145, convertito, con modificazioni, dalla legge 21 febbraio 2014, n. 9, in materia di compensazione dei crediti maturati dalle imprese nei confronti della pubblica amministrazione” (A.C. 2361-A​) e delle abbinate proposte di legge: Cancelleri e Martinciglio; Alessandro Pagano ed altri (A.C. 3069​-3081​).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione della proposta di legge n. 2361-A: “Modifiche all'articolo 12 del decreto-legge 23 dicembre 2013, n. 145, convertito, con modificazioni, dalla legge 21 febbraio 2014, n. 9, in materia di compensazione dei crediti maturati dalle imprese nei confronti della pubblica amministrazione” e delle abbinate proposte di legge nn. 3069 e 3081.

Ricordo che, nella seduta dell'8 novembre, si è conclusa la discussione sulle linee generali e il relatore e il rappresentante del Governo hanno rinunciato ad intervenire in sede di replica.

(Esame dell'articolo unico - A.C. 2361-A​ e abbinate)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo unico della proposta di legge e degli emendamenti ad esso presentati (Vedi l'allegato A).

Le Commissioni I (Affari costituzionali) e V (Bilancio) hanno espresso i prescritto pareri (Vedi l'allegato A), che sono in distribuzione.

Se nessuno chiede di intervenire, invito il Governo ad esprimere il parere sugli emendamenti presentati.

FEDERICO FRENI, Sottosegretario di Stato per l'Economia e le finanze. Sugli emendamenti 1.200 della Commissione, 1.100 Cavandoli e Tit.201 della Commissione, parere favorevole.

PRESIDENTE. Il relatore? Ascoltiamo il relatore.

LUCA SANI, Relatore. Va bene, invertiamo un po' l'ordine; il parere è favorevole.

PRESIDENTE. Ringrazio il relatore. Ha ragione, onorevole Sani, abbiamo invertito l'ordine. Per fortuna, diciamo che su questo provvedimento c'è un accordo unanime. Grazie, onorevole Sani.

Passiamo all'emendamento 1.200 della Commissione.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.200 della Commissione, con il parere favorevole del relatore e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Attendiamo che tutti i colleghi prendano posto, i colleghi che sono in tribuna che devono completare il login. Questo è il primo voto. Onorevole Lucaselli, siamo in fase di votazione, non posso darle la parola adesso; la votazione è aperta da cinque minuti, quindi, se ritiene di votare, voti pure; la Presidenza aspetta.

YLENJA LUCASELLI (FDI). Presidente, ero in Commissione!

PRESIDENTE. Onorevole Lucaselli, sto aspettando che arrivino anche altri colleghi che, come lei, stanno entrando. Non stiamo affatto correndo con questa votazione e i colleghi stanno pian piano arrivando. Colleghi, è la prima votazione; ci vuole pazienza da parte di tutti. Anche i colleghi della Commissione affari sociali stanno arrivando, così come quelli della Commissione bilancio. Mi sembra che i colleghi abbiano votato tutti. Ci sono altri colleghi che non hanno votato? Bene.

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 1).

Ha chiesto di parlare la collega Lucaselli. Lei mi voleva richiamare il fatto che c'era la Commissione bilancio in corso, abbiamo atteso che arrivassero tutti. Prego.

YLENJA LUCASELLI (FDI). Grazie, Presidente. Mi scusi ancora il fiatone perché abbiamo dovuto fare una corsa dal quarto piano. Ora, immagino che ci sia un difetto di comunicazione fra la presidenza della Commissione bilancio e la signoria vostra, però, nel momento in cui le Commissioni sono convocate e stanno lavorando ad un provvedimento che dovrebbe arrivare in Aula per la votazione, credo sia doveroso e necessario che ci sia una correlazione fra i presidenti di Commissione e i lavori d'Aula affinché non si debbano sovrapporre le due cose, perché noi adesso siamo nuovamente riconvocati in Commissione bilancio, e quindi, ovviamente, verremo impediti nel nostro esercizio dei lavori d'Aula.

PRESIDENTE. Onorevole Lucaselli, lei ha ragione, bisogna sempre concordare, però le dico che nelle interlocuzioni formali e anche in quelle informali alle ore 10,01 ho sospeso la seduta annunciando che alle ore 10,21 la seduta riprendeva, come da prassi. Dopodiché ho concordato con il presidente della Commissione bilancio di fare questo provvedimento, quindi lo esauriamo, poi la Commissione bilancio ci farà sapere le sue necessità e noi sicuramente aderiremo alla richiesta della Commissione bilancio.

Passiamo all'emendamento successivo, che è l'1.100 Cavandoli.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.100 Cavandoli, con il parere favorevole della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Colleghi, adesso però la votazione la facciamo rapidamente, se tutti sono seduti.

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 2).

(Esame di un emendamento al titolo - A.C. 2361-A​ e abbinate)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'unico emendamento presentato al titolo (Vedi l'allegato A). Chiedo al relatore e al rappresentante del Governo di esprimere il parere sull'emendamento Tit.201 della Commissione.

LUCA SANI , Relatore. Parere favorevole.

PRESIDENTE. Il Governo?

FEDERICO FRENI, Sottosegretario di Stato per l'Economia e le finanze. Parere favorevole.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Tit.201 della Commissione, con il parere favorevole di Commissione e Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 3).

Avverto che, consistendo la proposta di legge di un solo articolo, non si procederà alla votazione dell'articolo unico, ma, dopo l'esame degli ordini del giorno, si procederà direttamente alla votazione finale, a norma dell'articolo 87, comma 5, del Regolamento.

(Esame degli ordini del giorno - A.C. 2361-A​ e abbinate)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli ordini del giorno presentati (Vedi l'allegato A). Qual è il parere del Governo?

FEDERICO FRENI, Sottosegretario di Stato per l'Economia e le finanze. Il Governo non ha questi pareri con sé, purtroppo.

PRESIDENTE. Sottosegretario, intanto si deve alzare, cortesemente. Poi qual è il problema?

FEDERICO FRENI, Sottosegretario di Stato per l'Economia e le finanze. Il Governo non ha questi pareri con sé.

PRESIDENTE. Il Governo aveva tempo per leggere tre ordini del giorno, ma, se questo non è avvenuto, sospendiamo per cinque minuti e sono certo che il sottosegretario in cinque minuti esprimerà il parere sugli ordini del giorno.

La seduta, sospesa alle 10,35, è ripresa alle 10,40.

PRESIDENTE. La seduta è ripresa. Riprendiamo l'esame degli ordini del giorno, ringraziando il sottosegretario per l'acquisizione del parere in tempi rapidissimi. Invito, quindi, il sottosegretario ad esprimere i pareri sugli ordini del giorno presentati.

FEDERICO FRENI, Sottosegretario di Stato per l'Economia e le finanze. Grazie, Presidente. Sull'ordine del giorno n. 9/2361-A/1 Albano il parere è favorevole, ma con la riformulazione: “a valutare la possibilità di estendere (…)”. Sull'ordine del giorno n. 9/2361-A/2 Ciaburro il parere è favorevole, ma con la riformulazione: “a valutare la possibilità di inserire nella successiva (…)”. Sull'ordine del giorno n. 9/2361-A/3 Caretta il parere è favorevole, ma con la riformulazione: “a valutare la possibilità di sviluppare (…)”, in incipit. Sull'ordine del giorno n. 9/2361-A/4 Gusmeroli, il parere è favorevole con la riformulazione: “a valutare la possibilità di intervenire (…)”.

PRESIDENTE. Prendo atto che tutti i presentatori accettano le riformulazioni dei rispettivi ordini del giorno e non insistono per la votazione. È così esaurito l'esame degli ordini del giorno presentati.

(Dichiarazioni di voto finale - A.C. 2361-A​ e abbinate)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale. Ha chiesto di parlare il deputato Pastorino. Ne ha facoltà.

LUCA PASTORINO (LEU). Grazie, Presidente. Intervengo molto rapidamente per dire che questo è un provvedimento che ha avuto e avrà - mi auguro - il consenso di tutti; nasce da un testo che è stato profondamente cambiato, anche a seguito dell'audizione che abbiamo avuto nel mese di luglio in Commissione con il direttore dell'Agenzia delle entrate, Ernesto Maria Ruffini, e in quella direzione siamo andati, siamo andati nella direzione, appunto, di cogliere quel suggerimento e, quindi, di stralciare quello che era un testo che prevedeva, per esempio, la possibilità di compensare i crediti vantati nei confronti della pubblica amministrazione per pagare i debiti tributari, ma, insomma, questo non stava nelle cose. È venuta fuori la formulazione di un testo che consente di semplificare questa normativa, consente appunto di stralciare quella che era la disciplina speciale e, quindi, di eliminare quelle incongruenze che c'erano tra la disciplina ordinaria e quella speciale e di fare un testo unico che abbracci sostanzialmente tutte queste possibilità e le renda effettive nella loro applicazione anche per carichi affidati alla riscossione fino a due anni prima della richiesta di compensazione.

Si tratta, quindi, di un provvedimento che vede il nostro plauso; è chiaro che è un provvedimento che viene in un mondo nel quale la pubblica amministrazione dovrebbe pagare velocemente e, quindi, i crediti verso la pubblica amministrazione non dovrebbero esserci o essere di brevissima durata, dopodiché questo non accade, ma questo è un altro tema sul quale bisogna lavorare, partendo dalle grandi fino alle piccole amministrazioni, perché i crediti vanno salvati. È un tema che abbraccia anche quello della riscossione, laddove, sempre in un mondo normale, a nostro avviso, il sistema della rottamazione non è un sistema che premia l'equità, per cui occorre traguardare un modello di riscossione delle imposte rispettoso dell'equità e degli equilibri, che sia praticabile, ma che sia anche giusto in tutti i sensi. Quindi, annuncio, in questo clima veramente complicato per parlare, il voto favorevole del nostro gruppo (Applausi dei deputati del gruppo Liberi e Uguali).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Baratto. Ne ha facoltà.

RAFFAELE BARATTO (CI). Presidente, onorevoli colleghi, negli ultimi due anni si sono susseguiti interventi emergenziali anche in materia economica e l'obiettivo dichiarato da parte degli Esecutivi succedutisi, in questa legislatura e specialmente nei primi mesi drammatici dell'emergenza, è stato giocoforza orientato su due linee di intervento: da una parte, l'iniezione diretta di liquidità attraverso la concessione di aiuti straordinari a piccole e medie imprese, professionisti e artigiani, dall'altra, la rimodulazione del carico fiscale sulla parte produttiva del Paese, attraverso interventi straordinari una tantum e che, oggi, nemmeno tanto più gradualmente vanno ad esaurirsi. Eppure, al netto delle drammatiche conseguenze di questa pandemia, dovremmo forse interrogarci sulla necessità di cogliere le ragioni profonde e le fragilità di un sistema economico che è letteralmente in balia dei ritardi burocratici del fisco. Le incoerenze profonde, le iniquità diffuse, i bizantinismi del fisco italiano sono stati esacerbati ed esponenzialmente messi in luce dalla crisi di liquidità che ha afflitto le imprese italiane durante la pandemia. Va ammesso che le soluzioni adottate per porre rimedio a queste atipiche disfunzioni del nostro sistema hanno consentito di porre rimedio alla situazione contingente, introducendo misure che meritano tuttavia di essere considerate in chiave sistematica e nell'ambito di una riforma profonda del rapporto tra Stato e impresa e, in particolare, tra fisco e imprenditori.

L'estensione al 2021 della compensazione tra debiti tributari e crediti commerciali è arrivata con il prolungamento dell'applicabilità della norma che introdusse tale facoltà con esclusivo riferimento all'anno 2014 e rappresenta l'esplicazione di un nuovo approccio e di una risposta efficace in questo senso che merita di essere considerata con un orizzonte più ampio e strutturale. Infatti, lo stock di debiti commerciali della pubblica amministrazione italiana oggi sfiora i 52 miliardi di euro di parte corrente, a cui vanno aggiunti altri 6-7 miliardi in conto capitale per un totale di quasi 59 miliardi di debito verso le imprese. Il monitoraggio ufficiale del Ministero dell'Economia e delle finanze mostra, inoltre, che anche nel 2020 sono stati 5.687 gli enti pubblici che hanno pagato sistematicamente in ritardo i propri fornitori, imponendo loro un tempo di attesa che in 2.138 casi ha superato almeno di un mese i limiti fissati dalla legge e 229 le pubbliche amministrazioni che hanno superato anche i 100 giorni oltre le scadenze. Anche alla luce di questi dati, indipendentemente dalle conseguenze della pandemia l'istituto della cosiddetta compensazione straordinaria deve rappresentare una priorità nell'azione di governo nei prossimi dodici mesi. Ciò premesso, il lavoro e le audizioni in Commissione hanno consentito una possibile modificazione delle originali proposte presentate che, mosse da un intento lodevole, rischiavano tuttavia di non garantire un risultato pratico direttamente efficace. Faccio riferimento, in particolare, alle criticità segnalate in merito all'estensione della compensazione anche ai fini del pagamento delle imposte autoliquidate, in base alla dichiarazione dei redditi, e le valutazioni in ordine ai possibili effetti finanziari che si determinerebbero con il superamento degli attuali limiti al perimetro applicativo delle disposizioni vigenti. L'ampio, diffuso e costruttivo lavoro di Commissione ha invece consentito, anche sulla scorta delle corrette osservazioni delle istituzioni competenti, la formulazione della proposta di legge unanimemente condivisa che potrà efficacemente intervenire strutturalmente su di un tema che rappresenta una delle criticità più rilevanti nel rapporto Stato-contribuente.

Ecco perché, come gruppo Coraggio Italia, voteremo a favore (Applausi dei deputati del gruppo Coraggio Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Maniero. Ne ha facoltà.

ALVISE MANIERO (MISTO-A). Grazie, Presidente. A me piace stare nel merito e riconoscere quando una cosa è buona. Quando una cosa è buona non ha colore. È utile, serve, fa bene e, quindi, persino se viene proposta e se è considerata favorevolmente dal Governo Draghi, che a me in genere inquieta, io leggo cosa c'è dentro e per me questa è una cosa buona.

Quando parliamo di uno strumento utile e sano per l'economia come quello di poter compensare crediti e debiti con la pubblica amministrazione, questa cosa, per le aziende e per l'economia del nostro Paese, vale decine di miliardi di liquidità.

Non è una novità, diciamola tutta: è dal 2013 che ciò è possibile in varie modalità. Ahimè, praticamente ogni anno doveva essere prorogata e, quindi, una marea di aziende e una marea di italiani si trovavano nella condizione disperata e surreale per la quale, pur vantando crediti nei confronti della pubblica amministrazione, erano schiacciati dai debiti verso la stessa. E si ritrovavano in tutta quella vicenda e quella Via Crucis di riscossione e di provvedimenti sempre più pesanti da parte dell'Agenzia delle entrate, sebbene fossero aziende sane che avevano lavorato bene, e l'avevano fatto per la pubblica amministrazione che, da una parte, non le pagava e, con l'altro braccio, gli tirava il collo e gli chiedeva i soldi.

Quindi, bene questa cosa qui. Lo ripeto: è partita nel 2013. Persino il Governo Monti, da cui non potrei prendere più distanze, ha fatto una cosa positiva nel disastro di tante altre. Se ricordo bene, nel 2019, con la legge di bilancio per il 2020 e, purtroppo, durante il Governo che ha avuto alla fine risultati economici di rapporto deficit-PIL ancora più restrittivi di quelli di Monti, questa norma è stata modificata in senso restrittivo, cioè alla fine prorogando i termini per le pubbliche amministrazioni e riducendo le facoltà di compensazione per le aziende. Questo ha tolto liquidità al sistema economico. Io vedo, quindi, con favore chi nelle Commissioni - i colleghi di tutte le forze politiche - ha saputo affrontare con un coraggio, secondo me dovuto (quello minimo che dobbiamo avere qui dentro), anche le osservazioni della Ragioneria generale dello Stato, che sempre doverosamente (per carità!) - ma secondo me è troppo pavida - ricorda che rendere permanente questa facoltà sacrosanta di compensare debiti e crediti potrebbe creare riduzioni di disponibilità di cassa per lo Stato. Grazie al caspita! Ci mancherebbe pure che togliessimo liquidità alle aziende perché lo Stato deve garantirsi la propria (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Alternativa). Questo mi pare assurdo! Quindi, va bene questa cosa. Questo gioco - ricordiamolo - valeva qualcosa come 50-60 miliardi di euro. Quindi, non parliamo di cose piccole.

C'è anche un'altra miglioria, che non è piccola - secondo me, bisogna riconoscerla -, ossia l'estensione delle tipologie dei crediti compensabili. Ora anche i professionisti possono accedere a questo sacrosanto diritto. Era, secondo me, una discriminazione nei fatti che prima esisteva e che ora viene rimossa, ed era una cosa attesa. Questa, peraltro, è una legge di iniziativa parlamentare, quindi più che una rara eccezione, forse un unicum o quasi, e va riconosciuto. In questo contesto io la valuto molto positivamente e, insomma, anticipo che assolutamente voterò a favore e voteremo a favore.

Mi angoscia, però, il contesto in cui ciò viene fatto, perché se da una parte confermiamo una compensazione che già c'è e facciamo qualche miglioria, che va sempre bene, però in questo contesto noi abbiamo sempre una Ragioneria generale dello Stato che, riguardo alla cedibilità dei crediti d'imposta, mette le mani avanti - e lo ha fatto da mesi - con pareri che sono dei colpi di mannaia sulla possibilità di rilanciare l'economia tramite la cedibilità dei crediti d'imposta.

Tali pareri dicevano che non si autorizzeranno ulteriori cessioni di crediti - cedibilità e trasferibilità successiva di questi, ossia cedibilità successive - riferendosi proprio a quelli derivanti dagli investimenti di Industria 4.0, quindi, proprio nell'ambito di massima innovazione, che porterebbe maggiore valore economico aggiunto, maggiori probabilità e prospettive di crescita per l'economia, per il lavoro del nostro Paese e anche per la competitività; competitività che, in quell'ambito, non diviene: “taglio più diritti possibili nel lavoro, così sono più competitivo perché mi avvicino ad avere una forza lavoro fatta di schiavi anziché di lavoratori portatori di diritti”; ma competitività nel senso che io porto un valore aggiunto che mi rende eccellenza tra altri sistemi economici e, quindi, competo al meglio (non al peggio).

In questo contesto, annuncio il nostro voto favorevole e la ringrazio dell'attenzione (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Alternativa).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Ungaro. Ne ha facoltà.

MASSIMO UNGARO (IV). Presidente, grazie. Il nostro Paese si distingue ed è famoso nel mondo non soltanto perché ha un sistema fiscale molto complesso e farraginoso, non soltanto perché ha un carico fiscale estremamente elevato - noi abbiamo una pressione fiscale che è al 41-42 per cento del PIL, anche se è diminuita negli ultimi anni - ma anche perché è un Paese segnato dai ritardi dei pagamenti della pubblica amministrazione. È su questo fronte, infatti, che c'è un problema per le nostre imprese.

Il sistema fiscale non ammette deroghe, non ammette proroghe alle scadenze fiscali relative a IRAP, Ires, Irpef, IMU e contributi previdenziali, che tutte le nostre imprese e i professionisti devono pagare. Lo sanno molto bene i nostri commercialisti che spesso, quando sono organizzati in ditte individuali, anche se afflitti da malattia, sono costretti a lavorare fino all'ultimo per non abbandonare i loro clienti (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva). E questo è un tema sul quale dovremo ragionare un giorno per venire incontro ai commercialisti d'Italia, ipotizzando anche un fondo specifico o speciale per prendersi cura dei commercialisti afflitti da malattie (ma questo è un altro tema).

Il problema qual è? È che abbiamo delle imprese strette tra l'inderogabilità delle scadenze fiscali e i ritardi dei pagamenti della pubblica amministrazione. Nel tempo sono cresciuti i crediti che queste imprese avevano verso le pubbliche amministrazioni; imprese che spesso, appunto, lavorano per la pubblica amministrazione ma si vedono private di una liquidità preziosa che impedisce di rispettare le imposte nei tempi prescritti.

Quindi, è importante per noi nel nostro Paese agire sia sul sistema fiscale ma anche sul fronte dei pagamenti. L'Italia in questo è ancora lontana dall'obiettivo di saldare le fatture entro 30 giorni, che è l'obiettivo fissato da una direttiva dell'Unione europea. È un dato, comunque, che è molto migliorato nel tempo. Oggi la nostra pubblica amministrazione paga in media in 45 giorni, mentre erano 74 nel 2015.

Ma vorrei tornare al tema dei crediti maturati dalle imprese verso la pubblica amministrazione. L'anno scorso la pubblica amministrazione italiana ha pagato 142,7 miliardi su 152,7 miliardi fatturati delle imprese, di cui il 74 per cento soltanto nei limiti temporali stabiliti dall'Unione europea. Ci sono, quindi, almeno 10 miliardi di euro - 10 miliardi di euro! - di crediti che le imprese aspettano dalla PA mentre, appunto, nelle ultime settimane sono riprese le notifiche delle cartelle esattoriali che erano state sospese durante la pandemia.

Quindi, in attesa della ripresa del miglioramento dei tempi di pagamento è giusto sostenere l'istituto della compensazione, che è l'obiettivo di questa proposta di legge, ovvero dare la possibilità alle imprese di pagare le cartelle esattoriali che stanno ricevendo o che hanno ricevuto con quei crediti maturati verso la PA, quei crediti non prescritti, liquidi, esigibili e prontamente certificati.

Presidente, questa proposta di legge è stata in realtà radicalmente modificata nel corso dell'esame in Commissione, con l'integrale sostituzione dell'unico articolo che la componeva attraverso l'emendamento Marattin, che riprendeva alcune considerazioni fornite dal direttore dell'Agenzia delle entrate, Ernesto Maria Ruffini.

La proposta di legge originariamente si prefiggeva di saldare tutti i tipi di imposta dovuti in base a dichiarazioni dei redditi con qualsiasi credito certificato maturato verso la PA. Però, questa era una proposta bella sulla carta ma assolutamente inattuabile, data l'enorme diversità delle prestazioni fornite alle migliaia di enti della pubblica amministrazione, il che avrebbe creato una pericolosa incertezza sia per le imprese ma anche per le casse dello Stato. Io sono molto contento per il collega Maniero. Le casse dello Stato non sono un tema a cui pensare, ma io credo che per il legislatore responsabile sia fondamentale pensare anche alle tensioni delle finanze pubbliche.

Si è quindi deciso di concentrare la possibilità di pagamento soltanto per i carichi iscritti a ruolo, quindi soltanto per le cartelle esattoriali; questa è una soluzione, tra l'altro, che aiuta le imprese in maggiori difficoltà. Si tratta di un esempio perfetto del riformismo che Italia Viva pratica, per aggiustare proposte demagogiche e irrealizzabili in soluzioni concrete per cittadini, imprese e professionisti (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva). Nella proposta di legge si rende quindi strutturale la possibilità per le imprese di pagamento dei tributi iscritti a ruolo, attraverso la compensazione con i crediti commerciali, certi, liquidi ed esigibili vantati presso la PA e regolarmente certificati, eliminando le differenze riscontrabili nei due regimi esistenti finora, quello speciale e quello ordinario. In questo modo, rendendo strutturale questo istituto, noi daremo maggiore certezza alle imprese, certezza di cui il nostro Paese ha fame e di cui il nostro sistema ha sete, perché l'incertezza sui pagamenti è un grande ostacolo a chi vuole fare impresa nel nostro Paese. Viene quindi abrogata la disciplina della cosiddetta compensazione provvisoria o speciale - che era stata stabilita, come diceva il collega Maniero poc'anzi, dall'articolo 12 del decreto-legge n. 145 del 2013 - e, invece, rimarrà a regime strutturale la compensazione, con alcune modifiche che permettono di includere i termini più favorevoli della disciplina speciale. Vado quindi ad illustrarne un paio perché credo sia importante per i colleghi esserne al corrente. I crediti utilizzabili per saldare i carichi iscritti a ruolo sono ampliati anche ai crediti maturati dalle prestazioni professionali fornite alle pubbliche amministrazioni. Credo che questo sia un motivo di sollievo per tutti quei professionisti che in Italia lavorano per le pubbliche amministrazioni e che, magari, hanno difficoltà a pagare le imposte e che hanno ricevuto le cartelle esattoriali. Adesso, oggi, potranno saldare quelle cartelle esattoriali con questi crediti vantati verso la pubblica amministrazione e questo credo che sia un motivo, un elemento, estremamente positivo per tutti i professionisti italiani (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva). Viene inoltre eliminata la condizione secondo la quale l'importo del credito vantato deve essere pari o superiore all'importo del debito o del carico iscritto a ruolo. Presidente, è fondamentale intervenire a sostegno delle imprese in questa fase di ripresa. Senza impresa non c'è lavoro, non c'è crescita, non c'è gettito tributario per lo Stato, che va avanti, appunto, con il lavoro di imprenditori, di professionisti e di lavoratori, non grazie a decreti, non grazie a debiti e non grazie a sussidi.

Sul fronte fiscale, però, dobbiamo fare veramente di più e su questo dobbiamo procedere per abolire l'IRAP, una tassa “ammazza crescita” (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva); l'unica imposta in Italia che tassa il fatturato e non l'utile. Dobbiamo procedere per ridurre il cuneo fiscale sia per le imprese, che potranno così assumere più persone, sia per i lavoratori, che potranno avere così una maggiore capacità di acquisto e di spesa. Sarà anche fondamentale introdurre una nuova rottamazione, una rottamazione-quater, per venire incontro ai contribuenti in difficoltà. Sarebbe anche utile - questo è il mio appello al Governo e al sottosegretario Freni - permettere di scalare alle imprese i piani rateali e le rottamazioni. Noi sappiamo che adesso verranno ripresi i pagamenti dei piani dilazionali, ma il problema è che le imprese dovranno pagare tutte le rate che non hanno pagato durante la pandemia 2020-2021 in un solo colpo; questo potrà creare dei veri problemi di liquidità per tantissime imprese. Io spero che si potrà fare qualcosa per loro sulla stessa scia dell'intervento fatto sulle cartelle esattoriali. Con un nostro intervento, avevamo richiesto al Governo la possibilità - sì - di riprendere la notificazione delle cartelle, ma dando alle imprese il tempo di pagarle in tempi congrui. Da qui, appunto, la mediazione trovata con il “decreto Fiscale”, in esame al Senato, che dà alle imprese 150 giorni per pagare le cartelle che stanno ricevendo in questi giorni.

Da qui, Presidente, il mio invito. La nostra Camera ha un'occasione epocale: la delega fiscale che sta arrivando adesso in Commissione finanze (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva) sarà l'occasione, finalmente, di semplificare il nostro fisco e di alleggerire il carico fiscale. Sono cinquant'anni che noi non mettiamo mano al nostro sistema tributario e io spero veramente che questa occasione non sarà sprecata da questo Parlamento. Nel frattempo, è giusto sostenere istituti come quello della compensazione e, per questo motivo, noi voteremo a favore di questo provvedimento (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Ferro. Ne ha facoltà.

WANDA FERRO (FDI). Presidente, sottosegretario Freni, onorevoli colleghi, noi di Fratelli d'Italia, con la proposta di legge su cui oggi andremo a votare, avevamo e abbiamo intenzione di risolvere uno dei molti paradossi italiani, per il quale lo Stato è un esattore velocissimo quando si tratta di incassare, ma, al momento di dover saldare i debiti, è un pagatore lento, lentissimo, tra i peggiori in Europa. Questo dato di fatto diventa ancor più allarmante, se consideriamo altre due circostanze.

La prima è che, attenendosi ai numeri presentati dal Ministero dell'Economia e delle finanze, la pubblica amministrazione, con 152,7 miliardi complessivi di fatture e ricevute nel 2020, rappresenta il primo cliente di una quota rilevante delle imprese italiane. La seconda è che i mancati pagamenti ammontano al 3,1 per cento del PIL, record negativo su tutti i 27 Paesi dell'Unione europea. La situazione che si è generata è un'evidente patologia del nostro sistema. Un ammontare così elevato di crediti nei confronti della pubblica amministrazione rappresenta un ulteriore elemento di fragilità nella struttura finanziaria delle imprese, soprattutto delle piccole e medie, che sono più esposte alla variazione dei flussi di cassa e che hanno i maggiori costi rispetto al recupero dei crediti, ancor di più - lo dovremmo sottolineare - in questa fase attuale di grande crisi economica dovuta alla pandemia; hanno quindi bisogno di quella liquidità per affrontare gli investimenti, per poter pianificare un rilancio della propria attività o anche per risanare la gestione ordinaria, per esempio con i pagamenti degli arretrati dei propri dipendenti e delle rate degli affitti commerciali.

Le imprese non possono continuare a fungere da banca per lo Stato. Se forniscono un bene o un servizio, devono essere pagate in tempi certi e rapidi. Questi ritardi rappresentano un danno a tutto il sistema produttivo perché compromettono la competitività delle piccole e medie imprese, generando un effetto a catena che, fino ad oggi, ha determinato in molti casi il fallimento di intere filiere di fornitori, non per debiti ma per eccesso di crediti. La questione interessa, altresì, l'intero sistema nazionale, l'intero sistema Paese, perché lo stock di debito commerciale che lo Stato ha accumulato ormai è arrivato alla soglia dei 53 miliardi. Siamo continuamente soggetti ai richiami delle istituzioni europee, non ultima la Corte di Giustizia dell'Unione europea, che con la sentenza del 28 gennaio 2020 ha messo in mora la nostra Nazione. Ciò danneggia la competitività, non solo sul mercato interno, imponendo, come abbiamo visto, oneri finanziari e burocratici alle imprese italiane, ma anche sul mercato estero, poiché il mancato rispetto dei tempi di pagamento ostacola gli investimenti delle imprese estere.

Per arginare questa situazione di evidente squilibrio, è stato via via introdotto, con interventi di emergenza che sono stati stratificati nel tempo, un vero e proprio corpus normativo, con l'obiettivo di facilitare l'estinzione del credito attraverso il meccanismo di certificazione e conseguente competitività e compensabilità con i debiti di natura tributaria. Un obiettivo fino ad oggi non perfettamente raggiunto, come è stato sottolineato anche da qualche collega che mi ha preceduto nell'intervento, innanzitutto perché la compensazione non funziona in modo automatico ma è soggetta ad una proroga di anno in anno da parte del Governo sulla base della disponibilità finanziaria; in secondo luogo perché il ricorso al meccanismo della compensazione è possibile solo se già è stata emessa una cartella esattoriale, per cui, a quanto già dovuto al fisco, si devono sommare le sanzioni e soprattutto gli interessi. Tutto questo, ricordiamolo, vale nei confronti di imprenditori ma anche di liberi professionisti che sono creditori rispetto a quello stesso Stato che gli chiede di pagare!

La nostra proposta di legge mira a risolvere proprio questa iniquità, in primo luogo rendendo strutturale e stabile il meccanismo della compensazione. I nostri imprenditori possono e devono accettare il rischio di impresa, ma si trovano in enorme difficoltà a dover gestire l'incertezza del ritardo che, spesso, ovviamente, genera una corsa alla rateizzazione del debito, al ricorso alla cessione del credito, alla ricerca di liquidità necessaria a pagare i debiti al fisco per strade alternative, poco lineari e non sempre legali, o, addirittura, arrivando alla chiusura delle attività stesse.

In secondo luogo, abbiamo proposto la possibilità di compensare i crediti in una fase antecedente l'emissione della stessa cartella esattoriale, rendendo così la compensazione attuabile anche per le imposte che risultano dalla stessa dichiarazione dei redditi.

La compensazione diretta e universale, a nostro avviso, è uno strumento giusto, anzi il più giusto e il più adatto per restituire risorse e fiato agli imprenditori e per instaurare finalmente un rapporto di fiducia tra Stato, regioni, enti locali e imprese. Registriamo, come gruppo di Fratelli d'Italia, un'ampia collaborazione - e di questo ne siamo felici - e convergenza di intenti che si sono create attorno a questa proposta da parte dei colleghi delle Commissioni e dei gruppi che oggi la sosterranno attraverso il voto in quest'Aula, affinché questo provvedimento giungesse in tempi molto brevi, ma soprattutto vedesse la luce rispetto alle intenzioni che abbiamo fin qui esposto.

Un grazie, per quanto mi riguarda, lo devo Giorgia Meloni, al capogruppo Lollobrigida, al gruppo di Fratelli d'Italia, ma anche ai due colleghi che, in Commissione finanze, hanno seguito, passo passo, questo provvedimento (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia): mi riferisco a Lucia Albano e a Marco Osnato, che hanno saputo mettere il loro impegno e, nel caso della collega Albano, anche la sua professionalità e conoscenza di questa materia nel particolare.

Riteniamo che questo provvedimento, oggi in discussione, rispetti lo spirito e le intenzioni della nostra proposta, relativa ad una sistematizzazione della disciplina della compensazione, all'ampliamento dell'applicazione dell'istituto, rispetto sia ai limiti temporali fin qui avuti, sia alla natura dei crediti compensabili, ricomprendendo anche, ovviamente, tutti quei crediti di prestazioni professionali. Riteniamo che questa sia veramente la strada giusta per rilanciare le nostre imprese, per dare loro fiducia, per consentire condizioni più eque sul mercato e, soprattutto, per evitare che le imprese in grandi difficoltà possano essere sempre più appetibili per la criminalità organizzata, che è quella che dispone di soldi liquidi e cash.

Io credo che oggi, in quest'Aula, si scriva una bella pagina di storia, che mi auguro, chissà, possa riproporsi anche su future proposte attraverso questa adesione corale, ma, nello stesso tempo, per un Paese che, dalla politica e da questo Parlamento, si aspetta risposte alle battaglie quotidiane, per chi rappresenta il pilastro di questo nostro Paese anche e soprattutto in questo momento di grande crisi (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

Chiudo, dicendo che è proprio vero che nella vita e nella storia vi sono casi in cui non è lecito avere paura. Io credo che, oggi, il Parlamento, esprimendo, come noi e come gruppo di Fratelli d'Italia, un voto a favore di questo disegno, rappresenterà non soltanto l'idea di non aver avuto paura, ma l'idea di aver saputo osare, e ogni tanto osare è da coraggiosi (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Baldelli. Ne ha facoltà.

SIMONE BALDELLI (FI). La ringrazio, Presidente. Quello dei debiti delle pubbliche amministrazioni è un tema che ricorre carsicamente nell'agenda politica italiana ed è presente, da oltre un decennio, all'attenzione di Governi e imprese. Non mi dilungo in dati che, in questo momento, risulterebbero essere noiosi, ma, nel ripercorrere brevemente la storia degli interventi più significativi su questo fronte, non posso non ricordare quando il Governo presieduto da Enrico Letta, del quale Forza Italia faceva parte, mise tra i primi punti dell'agenda alla sua attenzione un importante stanziamento di circa 30 miliardi di euro, proprio per ripianare un arretrato molto importante su questo tema e cominciò a mettere in campo le prime norme sulla riduzione dei tempi dei pagamenti dei debiti delle pubbliche amministrazioni italiane. Ecco, quella cifra così importante fu autorizzata in debito dall'Unione europea, l'atto fu firmato dall'allora Vice Presidente della Commissione europea, Antonio Tajani.

Credo che forse fu una pietra miliare in un percorso progressivamente sempre più virtuoso, che, su questo fronte, si è realizzato fino ai giorni d'oggi; un percorso che è stato costellato dalla costante attenzione, dai richiami e anche dalle procedure di infrazione dell'Unione europea verso l'Italia su questo tema, sia per la mole di arretrato presente, sia per i tempi che, piano piano, si sono andati riducendo, anche attraverso un meccanismo che si è strutturato, la piattaforma dei crediti e tante altre iniziative.

Penso, ad esempio, a tutta una serie di norme che sono state messe in campo: Forza Italia, nel 2018, proprio in relazione all'esame del “decreto Dignità”, attraverso un emendamento di cui fui primo firmatario, riuscì a ottenere la compensazione debiti e crediti, prorogando una norma che veniva dal Governo Renzi per la compensazione debiti e crediti sull'anno precedente. Sempre in questa legislatura, nel 2019, questo Parlamento approvò all'unanimità una mozione proprio su questo tema, una mozione a cui contribuirono tutte le forze politiche; fui io a promuoverla e, ancora una volta, all'attenzione dell'Esecutivo si posero questioni relative, non più tanto alla mole di arretrato, quanto alla tempistica, che necessariamente è da ridurre in tutte le sue articolazioni.

Ricordo che è del giugno di quest'anno l'ennesimo intervento di infrazione da parte dell'Unione Europea nei confronti dell'Italia per quanto riguarda i termini di pagamento delle pubbliche amministrazioni (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

Ricordo che, parallelamente al provvedimento meritorio della collega Ferro - che, con il concorso di tutti i colleghi della Commissione finanze, è stato approvato e sottoposto all'attenzione dell'Assemblea, peraltro emendato con tre emendamenti che hanno avuto un consenso favorevole, anche qui, dell'intero emiciclo -, nel Piano nazionale di ripresa e resilienza c'è un obiettivo sui termini dei pagamenti delle pubbliche amministrazioni che data 2023, e, insieme a questo, un decreto che incrementa le sanzioni per le pubbliche amministrazioni, non statali, che continuino ad allungare o tenere lunghi i tempi, che, invece, nella prospettiva, giustamente, vengono immaginati come tempi che devono essere ridotti.

Ma, semplicemente, come dire, per una questione di equità - ripeto, non mi metto qui a dare dati noiosi, che, peraltro, gli addetti al settore, in primis le imprese e i professionisti che lavorano con le imprese, conoscono molto bene, sin nel dettaglio - uno Stato che, quando è creditore, ti dorme sullo zerbino, e che, quando è debitore, se la prende comoda, non è uno Stato credibile. Sulla scorta di questo, ovviamente è necessario affrontare sul piano normativo e finanziario questa questione, che diventa un'emergenza, a maggior ragione quando questi tempi incidono sulla sopravvivenza stessa delle imprese o sulla continuità dell'azione lavorativa dei professionisti (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

Sulla base di questo, credo che Forza Italia, che storicamente è attenta a questo tema da oltre un decennio e ha portato avanti in questo Parlamento iniziative sempre condivise su questo, a maggior ragione è ancora più felice in un momento in cui c'è un'iniziativa dell'opposizione che viene condivisa da tutte le forze politiche, sapendo che il percorso non è finito: il Piano di ripresa e resilienza costituisce un obiettivo importante per darsi delle scadenze che, su questo, ormai sono improrogabili e improcrastinabili. Per noi l'obiettivo è quello di giungere a un meccanismo di compensazione totale sui crediti dell'anno prima. Stabilizzare questa condizione credo sia una condizione da Paese civile (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

In questo quadro mi permetto di sottolineare un altro elemento, tutt'altro che di dettaglio, che mi faceva notare prima il collega Martino, vale a dire che non solo la decorrenza dei tempi dalla fatturazione al pagamento deve essere monitorata; c'è certamente un'altra questione, ossia quella del tempo di fatturazione nelle pubbliche amministrazioni, tempo dal quale poi decorre il termine di pagamento. Anche su questo, probabilmente c'è qualche intervento da fare. C'è una questione di visione che deve imporre fatturazioni in tempi più congrui perché, se il privato deve fatturare entro il mese, la pubblica amministrazione non può dilazionare il tempo di fatturazione per poi dire: sì, però da quando fattura a quando pago, il tempo è breve, perché anche quello della fattura emessa con tempi dilazionati incide sul tempo complessivo. Forza Italia ha chiaro questo tema da sempre e da sempre è vicina alle imprese e ai professionisti che lavorano con le pubbliche amministrazioni, anche per quanto riguarda quegli aspetti che sottolineava prima la collega Ferro; se lo Stato pagatore arriva tardi, non è soltanto una questione di credibilità, ma anche di legalità, perché, in quello spazio, possono inserirsi elementi, anche in termini di una maggiore disponibilità di cash, che non sempre sono legali. Per tutte queste ragioni, Forza Italia sosterrà questa proposta - come la sostiene credo tutto il Parlamento - e continuerà ad essere in prima linea su questo terreno che per noi è fondamentale, perché si tratta del rispetto delle regole che lo Stato dà ai privati e che lo Stato dovrebbe - prima ancora degli altri - rispettare, quando le dà a se stesso (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Fragomeli. Ne ha facoltà.

GIAN MARIO FRAGOMELI (PD). Grazie, Presidente. I colleghi che mi hanno preceduto hanno già inquadrato bene la proposta di legge attuale Ferro-Cancelleri-Pagano, che abbiamo studiato e vagliato in Commissione finanze e che oggi portiamo in approvazione in Aula. Hanno già ribadito giustamente le due facce della medaglia del provvedimento di oggi, che corrono sulla stessa strada e che sono il pagamento dei debiti della PA e la compensazione dei crediti maturati dalle imprese nei confronti della pubblica amministrazione. Poco fa, l'onorevole Baldelli ci ha richiamato a questo aspetto che per noi del Partito Democratico è molto importante, e mi riferisco al fatto che questo obiettivo sia perseguito da molti anni. La proposta del DL n. 35 del 2013 era molto importante e portò a mettere in campo ben 40 miliardi per il pagamento dei debiti della pubblica amministrazione, cosa che sembrava colossale nel 2013. Ma la prima cosa che vorrei richiamare a tutti in Aula oggi è che noi, come Partito Democratico, siamo soddisfatti che tutte le forze politiche, anche quelle più lontane dall'Europa, oggi condividano con noi e con tutti un indirizzo europeista - è un indirizzo europeista quello del pagamento nei termini delle imprese - perché, lo ricordo, è una direttiva europea, la n. 7 del 2011, che individuava appunto i tempi e la velocità dei pagamenti della pubblica amministrazione; quindi, ci soddisfa sapere che tutte le forze politiche, anche quelle più lontane - torno a dire - dall'Europa oggi condividano o abbiano presentato leggi che vanno nell'indirizzo di un'Europa che chiede maggior tutela delle nostre imprese. Perché l'Europa è anche questo: l'Europa non è solo vincoli, l'Europa giustamente chiede sia riscritto un rapporto tra pubblico e privato. Quindi, siamo molto contenti, come Partito Democratico, di condividere questo indirizzo con tutte le forze politiche. Ma facciamo un passo indietro: il problema dei pagamenti della pubblica amministrazione era anche legato a bilanci pubblici che non funzionavano. Noi avevamo una certezza e un'incertezza: avevamo debiti certi della pubblica amministrazione, i cosiddetti residui passivi, e poi avevamo crediti incerti, i cosiddetti residui attivi, cioè non sapevamo se fossero veramente esistenti quei crediti della PA all'interno dei bilanci, in particolare comunali, ma non solo. Quindi, anche qui, si tratta di un percorso che è partito nel 2013, ma che è proseguito nel 2015 e nel 2016, con l'armonizzazione dei bilanci.

Noi abbiamo fatto chiarezza: abbiamo detto che i comuni appunto dovevano avere bilanci sani, dovevano riconoscere i crediti e dovevano avere i soldi per pagare quei crediti. Quindi, fu molto importante quel passaggio, nel 2015/2016, e mi riferisco alla riforma dei bilanci della pubblica amministrazione, con la quale andammo nell'indirizzo di un pieno riconoscimento. È stato già ricordato da altri colleghi: non siamo stati fermi in questi anni e, a fronte di un pagamento medio nel 2015 di 74 giorni per le imprese, l'anno scorso abbiamo raggiunto l'obiettivo importante di arrivare a 45 giorni - ancora non siamo ai 30 giorni che l'Europa prevede, come termine di pagamento per le imprese -, però è innegabile che siamo arrivati quasi ad un dimezzamento rispetto al 2015. Lo voglio dire perché, sempre una legge europea - anche in questo caso l'Europa conta e ci richiama - ha introdotto penali del 10 per cento per questi ritardati pagamenti, quindi c'è una certificazione che il ritardato pagamento deve essere punito e sanzionato, anche se fatto da una pubblica amministrazione; quindi, anche questo per noi è importante. Come si innesta nello stesso processo un'altra misura, che altre forze politiche in quest'Aula non riconoscevano qualche anno fa, e che oggi voglio rivendicare, come Partito Democratico, rispetto alla precedente legislatura: la fatturazione elettronica. Se noi oggi parliamo di questi numeri e di questa evidenza, parliamo di una tracciabilità - e non di calcoli farraginosi per riuscire a capire a quanto ammontasse la liquidità che mancava alle imprese rispetto ai pagamenti della PA - e noi oggi questo lo possiamo fare in modo veloce, perché ribadisco che la fatturazione elettronica addirittura fu anticipata nei rapporti con la pubblica amministrazione rispetto a quella che poi venne introdotta tra privati. Questo ci ha permesso, oltre al tanto richiamato recupero dell'evasione fiscale, anche di fare chiarezza e garantire certezza e tracciabilità nei rapporti tra la pubblica amministrazione e le imprese italiane. Quindi, anche questo è un altro percorso che noi facemmo e che rivendichiamo, perché oggi si parla di una proposta che ha il suo valore, la sua importanza e che il Partito Democratico riconosce, proprio a fronte delle misure introdotte in questi anni grazie ai Governi del Partito Democratico. Vado a concludere rispetto alla proposta di legge, che era partita con misure molto più incisive, ma che, pur ricondotta ad un solo articolo, mantiene fattori che noi vogliamo rivendicare e condividere con tutte le forze politiche. La prima è la compensazione, l'ordinarietà nel sistema della compensazione, che viveva invece di fattori straordinari e di una continua reiterazione negli anni. Dal 2013 al 2021, noi abbiamo vissuto con la reiterazione continua delle manovre, senza un carattere di ordinarietà; oggi, con questa proposta di legge, invece si arriva appunto ad inserire all'interno del sistema questo strumento, nella piena ordinarietà. Viene poi aggiornato - e non mi sembra di poco conto, anche se non l'ho sentito molto evidenziare oggi, se non dalla presentatrice del provvedimento - un altro elemento importante: noi allarghiamo e ampliamo il perimetro dei crediti compensabili, perché è chiaro che, oltre alle forniture, anche ampliare alle prestazioni professionali - è scritto nella lettera a) dell'articolo 1 - è un altro fattore importante che deve essere rimarcato oggi e che noi condividiamo. Come è già stato ribadito, sono compensabili chiaramente le cartelle, con quella definizione importante per noi, perché il Partito Democratico ha sempre detto che questo è un percorso che deve tendere a raggiungere la parificazione dei rapporti tra pubblica amministrazione ed imprese, ma che deve tener conto anche di un equilibrio di sistema. Quindi, anche il fatto di riconoscere le cartelle, se riferite al 31/12 del secondo anno antecedente a quello in cui viene richiesta la compensazione, afferisce ad un sistema che si amplia, che dà certezze, ma che, allo stesso tempo, è pienamente certificato e non crea nessun tipo di problema. E' per questo, quindi - per l'equilibrio della proposta dopo gli emendamenti, per l'ulteriore grado di efficientamento che in qualche modo questa proposta di legge chiede alla pubblica amministrazione, nel senso di essere più efficiente e rispondere meglio quindi alla necessità di liquidità delle imprese -, che chiaramente il Partito Democratico non può non condividere e non esprimere un voto favorevole su questa proposta.

Concludo, ringraziando il relatore Sani che ha seguito, secondo noi, in modo puntuale la proposta di legge, e ribadisco il voto favorevole del Partito Democratico (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Pagano. Ne ha facoltà.

ALESSANDRO PAGANO (LEGA). Presidente, grazie. Questo è un provvedimento che per il nostro partito assume un'importanza straordinaria, nel senso che, in un mondo che gira tutto al contrario e in cui tutte le cose sono sottosopra, approvare finalmente una misura di assoluto buonsenso e di assoluta logica è fonte di soddisfazione, in tempi come questi; constatare, poi, che questa battaglia, che conduciamo da anni, adesso viene condivisa - assolutamente non in questo momento, ma da anni - da tutte le forze politiche, ovviamente aumenta la soddisfazione. Perché questo provvedimento è riuscito ad arrivare a buon fine in ritardo? È un mistero. Se ci riflettete bene, cari colleghi, tutte le strutture finanziarie delle nostre PMI, delle nostre piccole e medie imprese, sono caratterizzate da bassa capitalizzazione: è noto, è un elemento atavico che ha sempre contraddistinto il nostro sistema produttivo, che nasce così - è inutile fare una sorta di revanche storica - e continua ad essere così, specialmente nelle regioni meridionali.

Questa difficoltà finanziaria, ovviamente, è stata accentuata negli ultimi anni dalla crisi strutturale determinatasi a seguito delle crisi che si sono succedute, non ultima quella del COVID. La PA, che doveva intervenire in maniera serena per favorire il giusto pagamento delle prestazioni, si è fatta notare esattamente per l'approccio contrario. Quindi, i problemi, atavici, del nostro sistema produttivo da un punto di vista finanziario sono stati assolutamente accentuati. È noto - è stato detto anche in quest'Aula, oggi- che molte imprese fallite negli ultimi anni sono fallite per eccesso di crediti, non per eccesso di debiti e molti di tali crediti derivavano proprio dai mancati pagamenti da parte della pubblica amministrazione. Le direttive UE sono andate tutte nel senso di prescrivere l'adozione di correttivi a tale problema, ma sono state tutte disattese; la più clamorosa è la direttiva 2011/7/UE del Parlamento europeo e del Consiglio, relativa alla lotta contro i ritardi di pagamento nelle transazioni commerciali, che appunto ha portato all'approvazione della legge, non più tardi di qualche mese fa, da parte di questo Parlamento. L'articolo 21 non è stato citato oggi, lo ricordo io; così come l'articolo 73, voluto anche dal nostro partito nel “decreto rilancio”, ha istituito un Fondo per assicurare la liquidità dei debiti certi nei confronti della pubblica amministrazione. Ho sottolineato questi aspetti per dire che c'è un problema serio, affrontato forse fin troppo in ritardo e che, comunque, oggi, finalmente, trova una soluzione.

Perché, colleghi, questo clima estremamente favorevole non deve diventare il metodo? Io ritengo che ci siano tutte le condizioni. Ci avviciniamo alla delega fiscale, sappiamo per certo che vi sono tanti temi che devono essere sollevati, perché ingiusti per il contribuente, in un rapporto di assoluta disparità fra contribuente e Stato. Non devo ricordare qui il problema dell'IRAP, che veramente grida vendetta, per quanto sia illogico e irrazionale; devo dire che anche il DURC deve essere riscritto, non può restare una norma capestro nei confronti delle imprese che magari subiscono danni dalla pubblica amministrazione. D'altronde, diciamo le cose come stanno: oggi abbiamo la pressione fiscale più alta tra i Paesi OCSE, abbiamo il sistema fiscale più rigido da un punto di vista delle scadenze, in cui non sono previste assolutamente deroghe, abbiamo un sistema di leggi che regge perché ci sono i commercialisti, diciamo, ripeto, le cose come stanno. Bene ha fatto l'onorevole Ungaro a rilevare il fatto che senza i commercialisti il sistema, oggi, crollerebbe. Vi è, inoltre, un contenzioso tra i più alti d'Europa. A fronte di tutto questo, in alter ego, abbiamo una pubblica amministrazione assolutamente carente: ad oggi, il 74 per cento delle aziende sono pagate nei tempi - ci è stato detto in audizione – ergo, il 26 per cento di esse devono essere ancora pagate, i regolamenti sono fuori tempo. I crediti che vantano le stesse aziende sono pari a 10 miliardi di euro, e diciamo anche che le statistiche sono impietose.

È un punto di arrivo, questa proposta di legge? Assolutamente no, non può essere un punto d'arrivo, non fosse altro perché la Corte di giustizia dell'Unione europea, recentemente, con la sentenza del 28 gennaio 2020, ci ha punito, circostanza che ci ha portato, appunto, ad avere un'unanimità complessiva e soprattutto una velocizzazione sull'approvazione di questo provvedimento. Noi siamo convinti che questo non possa essere il punto di arrivo; per noi, l'obiettivo è la compensazione automatica. La Lega sostiene che la regolazione dei crediti e dei debiti tra la pubblica amministrazione e le PMI - e, comunque, in generale, con il sistema che oggi, con questa legge, viene ampliato anche ai professionisti - debba avvenire entro l'anno; quindi, certificato, da un punto di vista formale, il dato della dichiarazione dei redditi, la compensazione dell'anno successivo deve avvenire in tempo reale, così come anche la fatturazione. Bene è stato detto, oggi, dal collega Baldelli, la fatturazione è un elemento su cui le pubbliche amministrazioni, specialmente quelle più opache, giocano ad elastico, allungano i tempi, poi, da un certo momento, rispettano anche i 30 giorni previsti. È evidente che dobbiamo studiare un meccanismo, in questo clima estremamente favorevole che si è creato in Aula su questi temi, su cui bisogna ragionare, riflettere e trovare soluzioni.

Insomma, colleghi, è chiaro che questa legge è un passo in avanti; passare da provvedimenti che recavano una disciplina meramente provvisoria a una soluzione per cui, invece, tutto viene compensato in maniera strutturale, è certamente una grande soddisfazione. Però, riteniamo, noi del nostro partito, che questo deve essere un elemento di inizio, proprio all'interno di questa ritrovata serenità su questi temi; almeno su questi argomenti, abbiamo il dovere di continuare a ragionare per trovare soluzioni per il nostro sistema produttivo, che è quello che ci sostiene, che è quello che consente, con le imposte pagate, di portare avanti tutte le problematiche a noi più care, indipendentemente dalla visione del mondo e ideologica di ciascuno di noi. Questo sistema, non può restare penalizzato e in sofferenza; abbiamo il dovere di continuare su questa strada e trovare soluzioni ancora più pertinenti e più precise rispetto a tempi sempre più complessi. Ovviamente, il parere della Lega su questo provvedimento è assolutamente favorevole (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Cancelleri. Ne ha facoltà.

AZZURRA PIA MARIA CANCELLERI (M5S). Grazie, Presidente. Oggi ci prepariamo a votare la proposta in materia di compensazione dei crediti maturati dalle imprese nei confronti della pubblica amministrazione. L'obiettivo dell'intervento riformatore, ad oggi, è rendere definitiva la possibilità per le imprese di soddisfare le proprie ragioni creditizie compensandole con i debiti cui sono obbligate verso la pubblica amministrazione derivanti da cartelle esattoriali, così interrompendo la discutibile prassi che ci vedeva prorogare di anno in anno la predetta disciplina. La ratio sottesa alla proposta de qua origina da una criticità che affligge da anni il nostro Paese: i continui ritardi con cui le pubbliche amministrazioni adempiono all'obbligo di pagamento dei debiti vantati nei loro confronti rappresenta, ahinoi, una delle principali cause della scarsa liquidità che affligge un gran numero di operatori economici.

La domanda è fin troppo retorica per riproporla, ma rende bene l'idea, soprattutto sugli effetti più estremi della lacuna normativa, che oggi ci si propone di colmare. È mai possibile che imprese finiscano sul lastrico per un ritardo dello Stato? E, più precisamente, è mai possibile che lo Stato contribuisca ad aggravare la situazione di difficoltà economica in cui queste si trovano? La realtà, purtroppo, non è per nulla scevra da casi come questi. Fino ad oggi, l'istituto della compensazione non ha operato come avrebbe dovuto; ciò per due ordini di ragioni: il primo concerne tutta quella serie di previsioni, ora di natura temporale, ora di natura tipologica, che, di fatto, limitano l'area di operatività dell'istituto; il secondo, la disomogeneità che affligge la vigente trama normativa.

Con la proposta che ci apprestiamo a votare affronteremo entrambe le limitazioni: da un lato, agganciando la disciplina de qua a un'area temporale meno incerta ed estendendo la possibilità di compensare i debiti fiscali iscritti a ruolo anche con i crediti certificati derivanti da prestazioni professionali; dall'altro, restituendo ordine e coerenza alla normativa sulla compensazione, incorniciandola all'interno di un unico articolo, il 28-quater del DPR n. 602 del 1973.

Ritengo, almeno in prima battuta, apprezzabile il contenuto della presente proposta di legge, posto, peraltro, che essa riproduce una parte del contenuto della proposta abbinata a mia firma e a firma della collega Martinciglio, però non basta.

Ritengo che la proposta in esame manchi di esaustività, quella esaustività che, dal mio punto di vista, connota, invece, la versione di compensazione, che ho avuto modo di presentare già nel corso della precedente legislatura, in cui proponevo una compensazione cosiddetta universale, volta a rendere compensabili anche casi ulteriori a quelli considerati dalla proposta oggi in esame, con riferimento alle imposte sui redditi, l'imposta sul valore aggiunto, le imposte sostitutive delle imposte sui redditi, l'imposta regionale sulle attività produttive e ancora altro. Ciò, inoltre, tenendo conto che restano ancora sospese le questioni sollevate dalla Ragioneria dello Stato sulla fattibilità della mia precedente proposta, sull'assunto che non sarebbe possibile quantificare la quantità di crediti da compensare, posto che oggi avremmo potuto discutere l'alternativa possibilità di legare i crediti da compensare alle disponibilità liquide presenti nel conto corrente di Tesoreria presso la Banca d'Italia in ordine di priorità. Ma tant'è.

E, allora, nella speranza che l'approvazione della proposta di legge di oggi possa rappresentare un primo passo in vista di interventi più decisivi, magari nel solco delle predette osservazioni, in primis, quelle sull'ampliamento del novero dei crediti compensabili, nel solco di una maggiore consapevolezza circa la centralità che la questione riveste per la sopravvivenza delle nostre imprese, dichiaro il voto favorevole sul provvedimento da parte del gruppo del MoVimento 5 Stelle (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale.

(Coordinamento formale - A.C. 2361-A​ e abbinate)

PRESIDENTE. Se non vi sono obiezioni, la Presidenza si intende autorizzata al coordinamento formale del testo approvato.

(Così rimane stabilito).

(Votazione finale ed approvazione - A.C. 2361-A​ e abbinate)

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.

Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sulla proposta di legge n. 2361-A:

"Modifiche all'articolo 28-quater del decreto del Presidente della Repubblica 29 settembre 1973, n. 602, e all'articolo 12 del decreto-legge 23 dicembre 2013, n. 145, convertito, con modificazioni, dalla legge 21 febbraio 2014, n. 9, in materia di compensazione dei crediti maturati dalle imprese nei confronti della pubblica amministrazione".

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 4) (Applausi).

Dichiaro così assorbite le proposte di legge nn. 3069 e 3081.

Sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il collega Lovecchio, a nome della V Commissione (Bilancio). Ne ha facoltà.

GIORGIO LOVECCHIO, Vicepresidente della V Commissione. Grazie, Presidente. Volevo chiedere una sospensione di un'ora dei lavori dell'Aula per permettere alla Commissione bilancio e, poi, anche al Comitato dei nove di esprimersi sul provvedimento che dovrà essere discusso in Aula.

PRESIDENTE. Il presidente Lovecchio chiede, a nome della Commissione bilancio - quindi, immagino concordato con la Commissione bilancio - anche interpretando la necessità del Comitato dei nove, della XII Commissione, un'ora di sospensione per concludere il provvedimento.

Mi sembra che non ci siano obiezioni e, quindi, viene così stabilito.

Sfruttiamo quest'ora anche per la sanificazione dell'Aula, quindi pregherei tutti i colleghi di uscire. La seduta riprenderà alle ore 12,45.

La seduta, sospesa alle 11,45, è ripresa alle 12,45.

Seguito della discussione del disegno di legge: Deleghe al Governo per il sostegno e la valorizzazione della famiglia (A.C. 2561-A​).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge n. 2561-A: Deleghe al Governo per il sostegno e la valorizzazione della famiglia.

Ricordo che nella seduta del 16 luglio si è conclusa la discussione generale e la rappresentante del Governo è intervenuta in sede di replica, mentre il relatore vi ha rinunciato.

(Esame degli articoli - A.C. 2561-A​)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli articoli del disegno di legge e degli emendamenti presentati.

Le Commissioni I (Affari costituzionali) e V (Bilancio) hanno espresso i prescritti pareri (Vedi l'allegato A), che sono in distribuzione.

In particolare, il parere della Commissione bilancio reca alcune condizioni volte a garantire il rispetto dell'articolo 81 della Costituzione che sono in distribuzione e che saranno poste in votazione.

Informo l'Assemblea che, in relazione al numero di emendamenti presentati, la Presidenza applicherà l'articolo 85-bis del Regolamento, procedendo in particolare a votazioni per principi o riassuntive, ai sensi dell'articolo 85, comma 8, ultimo periodo, ferma restando l'applicazione dell'ordinario regime delle preclusioni e delle votazioni a scalare.

A tal fine, il gruppo Fratelli d'Italia e la componente politica Alternativa del gruppo Misto sono stati invitati a segnalare gli emendamenti da porre comunque in votazione.

(Esame dell'articolo 1 - A.C. 2561-A​)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 1 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A).

Se nessuno chiede di intervenire, invito il relatore ad esprimere il parere.

VITO DE FILIPPO , Relatore. La Commissione esprime parere contrario sugli emendamenti 1.47 Ferro, 1.49 Ciaburro, 1.48 Lucaselli, 1.55 e 1.40 Bellucci.

PRESIDENTE. Il Governo?

ELENA BONETTI, Ministra per le Pari opportunità e la famiglia. Parere conforme al relatore.

PRESIDENTE. Passiamo all'emendamento 1.47 Ferro.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.47 Ferro.

Dichiaro aperta la votazione. No, revoco l'indizione della votazione.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Baldelli. Ne ha facoltà.

SIMONE BALDELLI (FI). La ringrazio, Presidente. Il provvedimento del Family Act, che tocca un tema di assoluta rilevanza nell'agenda politica del Paese, è un provvedimento sul cui argomento da tempo si dibatte e da tempo sono state messe in campo iniziative programmatiche da parte delle diverse forze politiche, alcune più di bandiera, altre più concrete. Sono temi che, carsicamente, riemergono. Credo che si tratti di un argomento centrale non solo in termini di rilevanza costituzionale, ma anche in termini di rilevanza sociale. Per affrontare un tema del genere è chiaro che c'è la necessità di dover sostenere politiche di aiuto alla famiglia, alla creazione di famiglia, al sostegno della cellula fondamentale della nostra società attraverso risorse e strumenti che lo Stato mette a disposizione.

Credo che si tratti di un tentativo proficuo dal punto di vista legislativo, ma c'è evidentemente la necessità di un impegno economico e finanziario importante su un tema di assoluto rilievo come questo. Ci sono diverse concezioni che separano anche l'approccio culturale - mettiamola così - in alcuni casi di impostazione della stessa visione di famiglia; certamente poi ci sono questioni concrete sulle quali è possibile trovare dei punti d'incontro. Questo credo che possa essere ragionevolmente un tentativo di trovare questi punti di incontro ed è un provvedimento su cui c'è stato probabilmente un intervento anche piuttosto importante dal punto di vista delle coperture. Credo, però, che si abbia tutto da guadagnare nell'aprire una riflessione seria, serena, concreta su un tema del genere e, visto che anche gli amici di Fratelli d'Italia mi comunicano buone notizie, a questo punto, facciamo in modo che la discussione abbia inizio, anche perché c'è un numero di emendamenti molto importante da dover affrontare; credo che, a questo punto, sia giusto che ciascuno di coloro che ha proposto questi emendamenti possa argomentare in Aula la ragione che ha portato alla presentazione dei medesimi e al dibattito che ne consegue (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente e di deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare sull'ordine dei lavori l'onorevole Lucaselli. Ne ha facoltà.

YLENJA LUCASELLI (FDI). Presidente, i colleghi della maggioranza ringraziano il collega Baldelli perché ha dato loro l'opportunità di rientrare in Aula, visto che quando abbiamo iniziato a votare non c'era praticamente nessuno. Però, l'intervento del collega non è stato nel merito dell'emendamento, per cui chiederei, d'ora in poi, che ci si attenesse a discutere degli emendamenti, visto che questo è veramente un provvedimento importante (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Onorevole Lucaselli, la mia valutazione è che si stesse parlando del contesto.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.47 Ferro, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 5).

Passiamo all'emendamento 1.49 Ciaburro. Ha chiesto di parlare l'onorevole Bellucci. Ne ha facoltà.

MARIA TERESA BELLUCCI (FDI). Grazie, Presidente. Arriviamo all'esame e alla votazione di questa delega così fondamentale per la valorizzazione della famiglia e per la promozione della natalità - devo dire - sorpresi e anche dispiaciuti. Frettolosamente è arrivato un parere della Commissione bilancio, un parere contrario a molte previsioni di questa delega che avevano tutte un'importanza fondamentale per dare delle risposte concrete ed effettive a quel bisogno di far nascere figli, di far nascere bambini in Italia. Già noi abbiamo delle previsioni che sono del tutto inique e che hanno fatto sì che l'Italia fosse l'ultima in graduatoria in Europa, ma anche purtroppo tra le nazioni fuori dall'Europa, per tasso di natalità, cioè per numero di bambini che nascono per ciascuna donna: 1,27 a fronte di una media europea di 1,53.

Le motivazioni che abbiamo individuato, sia nei lavori di Commissione che durante tutte le audizioni, è che, in Italia, non vi sono adeguate e imponenti misure di sostegno alla natalità in termini di risorse economiche stanziate, risorse economiche per aprire asili nido gratuiti, per dare congedi parentali più ampi, per dare un assegno unico per i figli a carico. Allora, la questione centrale è che per aiutare le famiglie bisogna destinare le giuste economie e, nel momento in cui la Commissione bilancio interviene per dire che al centro, invece, ci deve essere l'equilibrio di bilancio e, quindi, inevitabilmente, sancisce come non siano stanziate adeguate risorse, tutto ciò smonta e compromette in maniera importante quella che è stata definita come una delega epocale che avrebbe trasformato il sistema dei valori in Italia, ripristinando, sì, il giusto equilibrio e la giusta importanza, laddove, tra le priorità, ci deve essere la necessità di sostenere la vita e la nascita di italiani in Italia (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Tutto questo, quindi, arriva in un momento che ci lascia estremamente dispiaciuti, perché in questa legislatura non si è mai vista un'iniziativa in cui tutte le forze in campo nel Parlamento si unissero, maggioranza e opposizione; fra l'altro, troppo spesso abbiamo visto come la problematica di riuscire a fare sintesi riguardasse più la maggioranza, perché avente una visione di politica e del mondo troppo diversa. In questo caso, abbiamo constatato che, invece, le forze di maggioranza si sono unite in questi mesi, quest'anno, e che la forza di opposizione rappresentata da Fratelli d'Italia ha mantenuto la parola sin dall'inizio, dicendo che vi sarebbe sempre stata per quelle misure che sono buone per gli italiani e che promuovono la famiglia e la natalità. L'abbiamo dimostrato, abbiamo dato il nostro voto favorevole, laddove era necessario e importante per noi darlo, per essere coerenti, e ci siamo astenuti nel caso in cui voi non avete rispettato fino in fondo la promessa fatta agli italiani di dare risposte concrete e non discriminatorie, come avete fatto, invece, nella misura ponte dell'assegno.

Ebbene, in questo emendamento ribadiamo la necessità di essere coerenti con le famiglie e, quindi, vi abbiamo fatto una proposta, quella di dare risposte a un criterio, nel riconoscimento delle misure di sostegno economico alla famiglia, che oggi per voi si incentra tutto sull'ISEE, mentre sappiamo bene come l'ISEE, invece, sia fallace e manchevole, fra l'altro utilizzato soltanto dall'Italia. Allora, in questo caso noi ribadiamo l'importanza di dare la centralità al numero dei figli, perché l'ISEE non riconosce invece quell'equilibrio che deve essere dato, conteggiando il numero dei figli, figli che invece vengono discriminati nella loro importanza (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Ribadiamo con fermezza - ancor più a fronte della delusione alla quale ci avete fatto assistere - l'importanza di questo emendamento, perché le famiglie devono avere risposte concrete, di equilibrio, di valore e anche di priorità e, quindi, con i giusti sostegni economici. Pertanto, chiedo di porre in votazione questo emendamento (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.49 Ciaburro, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 6).

Passiamo all'emendamento successivo 1.48 Lucaselli.

Ha chiesto di parlare la collega Lucaselli. Ne ha facoltà.

YLENJA LUCASELLI (FDI). Grazie, Presidente. Questo è un provvedimento che è stato sottoposto alla tagliola della Commissione bilancio ma, in realtà, del Governo e della Ragioneria. Noi siamo arrivati a discutere questa mattina di un provvedimento fondamentale, importantissimo, al quale Fratelli d'Italia dà rilievo nel suo svolgimento pratico.

Ora però succede che, di fatto, non vi sono le risorse per mettere in piedi una vera riforma sistemica del sistema famiglia e, allora, Presidente, così come l'emendamento precedente si occupava del ripristino dell'equità orizzontale, cioè dare alle famiglie più numerose il vero sostegno che in questo momento manca, questo emendamento si occupa di ripristinare a sua volta l'equità sociale perché, attraverso questo emendamento, si introducono principi che secondo noi sono fondamentali: quando si parla dei criteri in base ai quali si stabilisce il sostegno alla famiglia, diventa fondamentale stabilire una no-tax area per tutte quelle spese che fanno parte della vita familiare e che non possono essere in alcun modo toccate; parliamo ovviamente di tutte quelle spese che le famiglie italiane devono affrontare per portare il cibo sulle loro tavole, per poter vestire, curare e istruire i propri figli; ecco, tutte queste spese, dal nostro punto di vista, dovrebbero essere escluse dall'area di tassazione, perché sono il momento fondamentale della vita di una famiglia e proprio per questo motivo noi le riteniamo intangibili.

Come dicevo prima, abbiamo avuto questa mattina la nota tecnica da parte della Ragioneria - non è una vera e propria relazione - e abbiamo dovuto dibattere all'interno della Commissione per capire quali fossero stati i principi in base ai quali una parte importantissima di questo provvedimento veniva tagliato e per quale motivo moltissimi emendamenti, che invece riteniamo essenziali per lo svolgimento concreto degli effetti di questo provvedimento sulle famiglie italiane, non siano stati invece considerati. In realtà, è una questione di calcolo, questo è ancora una volta un provvedimento che viene portato al dibattito in Aula a legislazione vigente, cioè con risorse economiche che esistono già e, ancora una volta, non abbiamo invece avuto, da parte del Governo, l'impegno vero, concreto e sostanziale di dotare riforme così importanti e strutturali per il nostro Paese di una maggiore capacità economica.

Allora, Presidente, noi riteniamo davvero sia importante parlare di famiglia e parlare delle misure a sostegno della famiglia ed è per questo motivo che discuteremo in Aula i nostri emendamenti proprio per dare la possibilità ai colleghi, che non hanno seguito questo provvedimento, di capire quanto di sostanziale ci sia all'interno delle nostre proposte emendative. Noi riteniamo che l'aiuto della famiglia debba essere inteso a 360 gradi e in questo ovviamente includiamo anche la parte economica che, nella gestione, soprattutto in questo periodo, soprattutto nel periodo post-pandemico, è fondamentale. Noi abbiamo bisogno di aiutare davvero le famiglie italiane non solo per continuare a crescere, ma soprattutto per dare ai loro figli quello che i nostri padri sono riusciti ad avere dai loro genitori.

Allora, proprio per questo motivo abbiamo bisogno di aiutare dal punto di vista economico le famiglie; abbiamo la necessità di aiutare soprattutto le famiglie numerose che si trovano in particolar modo nel Sud Italia; abbiamo la necessità di affrontare il dibattito su questo provvedimento in maniera seria, costruttiva, ma soprattutto rendendoci conto che, attraverso provvedimenti come questo, passa il futuro delle famiglie italiane e delle nuove generazioni (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.48 Lucaselli, con il parere contrario della Commissione, del Governo e anche della V Commissione (Bilancio).

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 7).

Passiamo all'emendamento 1.55 Bellucci.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Bellucci. Ne ha facoltà.

MARIA TERESA BELLUCCI (FDI). Grazie, Presidente. Allora, chiedo ai colleghi di porre attenzione su questo emendamento, in quanto con questa proposta emendativa noi cerchiamo di dare chiarezza a quelle che sono le previsioni della delega. In particolare, chiediamo di esplicitare che il secondo percettore di reddito sia il genitore (quindi, che il primo percettore e il secondo percettore siano i genitori del bambino). Questa è una misura di sostegno alla famiglia e alla natalità e quindi in ogni passo, in ogni previsione, in ogni comma, in ogni lettera dovrebbe essere chiarificata la centralità della famiglia e dei genitori. È per questo che, quindi, intendiamo, con questo emendamento, non creare interpretazioni e spazi anche di ambiguità.

Devo dire, come ho sottolineato nel precedente emendamento, delle criticità con le quali questa delega rischia di essere approvata. Ricordo che già la Commissione bilancio è intervenuta chiedendo di sopprimere - quindi, dando condizionalità - previsioni, per esempio, come quelle della gratuità dei servizi educativi. Sopprimere questo significa minare i pilastri di questa delega. Allora, è nostro compito dare certezze, non aprire a spazi di ambiguità e di interpretazione che portino troppo lontano da quella che deve essere, in maniera specifica, una delega di valorizzazione, come viene enunciato nella denominazione, della famiglia. È per questo che vi chiediamo di dare certezza, di dare chiarezza e, quindi, di approvare questo emendamento, che sottolinea i 2 genitori come percettori del reddito (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.55 Bellucci, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 8).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.40 Bellucci, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 9).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 1.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 10).

(Esame dell'articolo 2 - A.C. 2561-A​)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 2 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A).

Se nessuno chiede di intervenire, invito il relatore, onorevole De Filippo, ad esprimere il parere.

VITO DE FILIPPO , Relatore. Emendamento 2.300, da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento, parere favorevole.

Emendamenti 2.156 Bellucci, 2.164 Meloni e 2.170 Costanzo, parere contrario.

Emendamento 2.301, da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento, parere favorevole.

PRESIDENTE. Poi abbiamo l'emendamento 2.131 Siani, che è stato ritirato.

Poi abbiamo l'emendamento 2.302, da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento.

VITO DE FILIPPO , Relatore. Parere favorevole.

Emendamenti 2.172 Costanzo e 2.173 Sapia, contrario.

Emendamenti 2.166 Bellucci e 2.165 Meloni, invito al ritiro o parere contrario.

PRESIDENTE. Onorevole De Filippo, poi c'è l'articolo aggiuntivo 2.01 Meloni.

VITO DE FILIPPO , Relatore. Anche su questa proposta emendativa il parere è contrario.

PRESIDENTE. Il Governo?

ELENA BONETTI, Ministra per le Pari opportunità e la famiglia. Parere conforme a quello espresso dal relatore.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.300, da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento, con il parere favorevole della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 11).

L'emendamento 2.156 Bellucci risulta precluso dall'approvazione dell'emendamento 2.300, da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.164 Meloni. con il parere contrario della Commissione, del Governo e della V Commissione (Bilancio).

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 12).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.170 Costanzo, con il parere contrario della Commissione, del Governo e della V Commissione (Bilancio).

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 13).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.301, da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento, con il parere favorevole della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 14).

Passiamo alla votazione dell'emendamento 2.302, da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento.

Ha chiesto di parlare la collega Carnevali. Ne ha facoltà.

ELENA CARNEVALI (PD). Grazie, Presidente. Mi scuso perché davvero sono riuscita a recuperare solo adesso la numerazione degli emendamenti della Commissione bilancio. Mi permetto solo di sottolineare una cosa (quindi, mi permetterò di fare velocissimamente un passo indietro): a noi rimane un po' il dispiacere che nel parere della Commissione - in particolare della Ragioneria, perché questo è il punto - siano stati eliminati parte degli emendamenti, che a volte sono anche cassati in toto, mentre alcuni vengono riformulati, portandoci nemmeno al testo originario della legge delega, quindi impedendo la possibilità, secondo noi, dell'esercizio di alcune misure che sarebbero state necessarie.

Quindi, voglio solo esprimere il parere. Io capisco che, nel frattempo, siamo alla vigilia dell'approvazione di una legge delega e del decreto fiscale. Mi auguro che quello che qui, in questo momento non possiamo approvare, diventerà poi il frutto di un lavorio e di interventi che verranno visti in quel decreto.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.302, da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento, con il parere favorevole della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 15).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.172 Costanzo, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 16).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.173 Sapia, con il parere contrario della Commissione, del Governo e della V Commissione (Bilancio).

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 17).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.166 Bellucci, con il parere contrario della Commissione, del Governo e della V Commissione (Bilancio).

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 18).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.165 Meloni, con il parere contrario della Commissione, del Governo e della V Commissione (Bilancio).

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 19).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 2, nel testo emendato.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 20).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo 2.01 Meloni, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 21).

(Esame dell'articolo 3 - A.C. 2561-A​)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 3 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A).

Se nessuno chiede di intervenire, invito il relatore ad esprimere il parere.

VITO DE FILIPPO , Relatore. La Commissione invita al ritiro o parere contrario sull'emendamento 3.149 Caretta. Sull'emendamento 3.300 della V Commissione (Bilancio), parere favorevole. Invito al ritiro o parere contrario sugli emendamenti 3.138 Bellucci, 3.152 Meloni, sugli identici emendamenti 3.140 Bellucci e 3.170 Costanzo, sugli emendamenti 3.175 Costanzo e 3.143 Bellucci. Parere favorevole sull'emendamento 3.301 della V Commissione (Bilancio). Invito al ritiro o parere contrario sugli emendamenti 3.178 e 3.180 Sapia e sull'emendamento 3.150 Meloni. Parere favorevole sull'emendamento 3.302 della V Commissione (Bilancio). Invito al ritiro o parere contrario sugli emendamenti 3.147 Varchi e 3.181 Costanzo, sugli emendamenti 3.251 e 3.200 Cirielli e sull'emendamento 3.151 Meloni.

PRESIDENTE. Il Governo?

ELENA BONETTI, Ministra per le Pari opportunità e la famiglia. Parere conforme al relatore.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 3.149 Caretta, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 22).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 3.300, da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento, con il parere favorevole della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 23).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 3.138 Bellucci, con il parere contrario della Commissione, del Governo e della V Commissione (Bilancio).

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 24).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 3.152 Meloni, con il parere contrario della Commissione, del Governo e della V Commissione (Bilancio).

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 25).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti 3.140 Bellucci e 3.170 Costanzo, con il parere contrario della Commissione, del Governo e della V Commissione (Bilancio).

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 26).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 3.175 Costanzo, con il parere contrario della Commissione, del Governo e della V Commissione (Bilancio).

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 27).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 3.143 Bellucci, con il parere contrario della Commissione, del Governo e della V Commissione (Bilancio).

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 28).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 3.301, da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento, con il parere favorevole della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione… Revoco la votazione.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Carnevali. Ne ha facoltà.

ELENA CARNEVALI (PD). Mi scusi, Presidente, purtroppo non sono riuscita a rendermi evidente nella richiesta di intervento. Questo emendamento riguarda il tema del congedo di paternità per i primi mesi dalla nascita del figlio. La Commissione affari sociali ha discusso a lungo su questo emendamento, che, in realtà, nella versione originale, chiedeva di arrivare progressivamente fino a 90 giorni, uno standard sicuramente molto alto, che ci avrebbe portato ai livelli di Paesi come Spagna, Francia e Svezia. Mella situazione attuale conciliano solo le donne, spesso rinunciando all'opportunità di lavorare, una condizione in cui, in realtà, si arriva all'utilizzo del part-time involontario, perché la condivisione del lavoro di cura è sicuramente molto più faticosa in questo Paese, dove attualmente, con la legge di bilancio, abbiamo previsto 10 giorni, ripristinando quello che era previsto fino al 2020. In questa riformulazione, che è arrivata dalla Ragioneria, abbiamo sottolineato: “di durata significativamente superiore”, quindi non è indicata la durata. Lo sappiamo bene che i 90 giorni, anche in termini economici, hanno un costo particolarmente rilevante per le politiche pubbliche.

Davvero mi auguro che, anche solo con il voto favorevole su questo emendamento della Commissione bilancio, che è passato anche in Commissione affari sociali, vi sia un impegno da parte di questo Parlamento. Infatti, tutti abbiamo la consapevolezza che 10 giorni di congedo parentale siano una misura minima in questo Paese e che debba essere un impegno di tutti, non solo delle donne, quello di riuscire a consentire di avere congedi parentali che ci pongano e pongano davvero l'Italia ai livelli degli standard europei, il raggiungimento dei quali credo rappresenti un'ambizione che tutti dovremmo avere.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 3.301, da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento, con il parere favorevole della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 29).

Gli emendamenti 3.178 e 3.180 Sapia sono preclusi.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 3.150 Meloni, con il parere contrario della Commissione, del Governo e della V Commissione (Bilancio).

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 30).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 3.302, da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento, con il parere favorevole della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 31).

I successivi emendamenti 3.147 Varchi, 3.181 Costanzo, 3.251 e 3.200 Cirielli sono preclusi.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 3.151 Meloni, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 32).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 3, nel testo emendato.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 33).

(Esame dell'articolo 4 - A.C. 2561-A​)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 4 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A).

Se nessuno chiede di intervenire, invito il relatore ad esprimere il parere.

VITO DE FILIPPO , Relatore. Sull'emendamento 4.300, da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento, il parere è favorevole.

Sull'emendamento 4.144 Meloni il parere è contrario, mentre sugli emendamenti 4.142 e 4.143 Meloni, c'è un invito al ritiro, o parere contrario. Sull'emendamento 4.301, da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento, il parere è favorevole. Sull'emendamento 4.145 Meloni c'è un invito al ritiro o parere contrario. Sugli emendamenti 4.302, 4.303 e 4.304, da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento, il parere è favorevole. Sugli emendamenti 4.170 Sapia, 4.171 Costanzo e 4.172 Sapia, il parere è contrario. Sugli emendamenti 4.305 e 4.306, da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento, il parere è favorevole. Sugli emendamenti 4.134 Bellucci, 4.138 Ciaburro e 4.133 Bellucci, il parere è contrario.

PRESIDENTE. Il Governo?

ELENA BONETTI, Ministra per le Pari opportunità e la famiglia. Il parere è conforme a quello espresso dal relatore.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 4.300, da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento, con il parere favorevole della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 34).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 4.144 Meloni, con il parere contrario della Commissione, del Governo e della V Commissione (Bilancio).

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 35).

C'è ancora una votazione e dopo sospenderemo la seduta.

Passiamo all'emendamento 4.142 Meloni.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 4.142 Meloni… Revoco l'indizione della votazione.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Bellucci. Ne ha facoltà.

MARIA TERESA BELLUCCI (FDI). Grazie, Presidente, grazie della cortesia di avermi dato parola. Volevo precisare ai colleghi che con questo emendamento noi chiedevamo di inserire nella delega al Governo la possibilità di prevedere agevolazioni in favore delle imprese che facilitano il part-time. Crediamo che questa sia una questione importante, in alcuni casi dirimente, perché le donne si trovano nella condizione di dovere, a volte, scegliere di smettere, anzi, più che scegliere, essere obbligate a lasciare il lavoro, a fronte della non compatibilità dei tempi di cura con i tempi della famiglia e i tempi del lavoro. E, quindi, a fronte della non accessibilità ad un part-time, devono lasciare un'attività lavorativa che dà risposte alla famiglia certamente in termini economici, ma anche in termini di gratificazione e di realizzazione per la donna stessa. Noi crediamo che in una delega che voglia effettivamente promuovere la famiglia, la natalità, ma anche la possibilità per donne e uomini di contribuire alla crescita di questa Nazione, ci debba essere la previsione di incentivare il part-time, rendendo effettivamente le donne libere di poter scegliere tra lavorare e avere una condizione lavorativa sostenibile, che permetta loro di prendersi cura del proprio piccolo. Se nella delega venisse scotomizzato questo aspetto e non venisse restituita alle donne la libera scelta di poter conciliare i tempi di cura con il tempo di lavoro, allora ci sarebbe una caduta verticale dell'importanza, in questa delega, di sostenere il valore della famiglia.

È per questo che intendiamo proporre ancora più fortemente l'inserimento di questa previsione nella delega e, quindi, di far sì che il Governo si possa impegnare a immaginare ogni strumento utile per promuovere il part-time e, in questo, rendere possibile alle persone di mantenere il lavoro, di prendersi cura del proprio piccolo e anche sostenere la famiglia. Non prevedere questo inserimento significherebbe, secondo noi, lasciare inconclusa la delega e, quindi, lasciare senza possibilità la donna di beneficiare di una serie di alternative possibili. Quindi, vi chiediamo di votare a favore di questo emendamento.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 4.142 Meloni, con il parere contrario della Commissione, del Governo e della V Commissione (Bilancio).

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 36).

Il seguito dell'esame del provvedimento proseguirà nella parte pomeridiana della seduta.

Sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Trizzino. Ne ha facoltà.

GIORGIO TRIZZINO (MISTO). Grazie, Presidente. Io, per il suo tramite, vorrei che avvisasse il Presidente della Camera che tutto sta andando come da copione, rispetto alla volontà di non portare in Aula il provvedimento sul suicidio assistito. Sta prevalendo la volontà di mortificare questo Parlamento, ancora una volta. Pertanto, io voglio denunciare un attentato ai diritti civili dei cittadini, di cui è responsabile proprio questo Parlamento, che è colpevole di un silenzio di cui io non intendo essere più complice: è una vergogna, Presidente.

Due volte la Corte costituzionale ha sollecitato questo Parlamento a legiferare. Noi pensiamo di andare a pranzo, adesso, non occupandoci di questa volontà, di questa richiesta. Noi ci troviamo di fronte ad un'opera pilatesca e farisaica da parte delle Commissioni riunite (Giustizia e Affari sociali), che non vogliono esaminare il testo; ancora oggi è stato rinviato. Sono trascorsi tre anni: da tre anni questo provvedimento giace in Commissione! Ebbene, Presidente, io le chiedo di farsi tramite di questo mio appello con il Presidente Fico. È stato calendarizzato il provvedimento nuovamente per il 29 novembre, ma è un imbroglio: è un grande imbroglio perché noi non arriveremo mai neanche a questa data! Credo che dobbiamo tutti vergognarci (Applausi di deputati del gruppo Misto).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare sullo stesso tema l'onorevole Varchi. Colleghi, possiamo liberare l'emiciclo? Colleghi, possiamo liberare l'emiciclo? Grazie. Mi scusi onorevole Varchi, i miei colleghi al centro non sentono questo semplice appello. Onorevole D'Ettore, lei che è il più autorevole di tutti. Prego, onorevole Varchi.

MARIA CAROLINA VARCHI (FDI). Grazie, Presidente. Io, francamente, sono abbastanza sorpresa dalle parole accorate pronunciate dall'onorevole Trizzino, perché basterebbe aver seguito un minimo i lavori parlamentari per accorgersi che se c'è qualcuno che qui oggi si deve vergognare, è questo Governo, che si deve vergognare per avere scientificamente commissariato il Parlamento, impedendo ogni settimana di svolgere regolarmente i lavori d'Aula e di Commissione con continue questioni di fiducia che - come è noto e sono sicura che anche l'onorevole Trizzino se ne è accorto, perché è sostenitore convinto di questo Governo - impediscono l'esame delle proposte in Commissione, a meno che non siano proposte del Governo. Ormai la Commissione giustizia e credo anche quella affari sociali sono esclusivamente preposte all'esame delle proposte che arrivano dal Governo. Quindi, è inutile che oggi qui qualcuno si stracci le vesti per questo ulteriore differimento di una settimana di questa proposta di legge. Fratelli d'Italia è disponibile al confronto le o ha fatto con i propri emendamenti, ma non tollereremo su questo tema una compressione del dibattito in Commissione e del dibattito in Aula, frutto di un'arroganza da parte di questa maggioranza, che non riesce su temi del genere a trovare una sintesi tra forze così eterogenee. Quindi, io non credo che oggi vi sia motivo di un attacco così sentito e così accorato al Parlamento, ma credo - e in questo senso sottoscrivo l'appello dell'onorevole Trizzino - che il bersaglio debba essere il Governo, perché è il Governo che ha paralizzato il Parlamento e, quindi, se l'esame di una proposta di legge così delicata subisce ulteriori rinvii, forse la colpa è da addebitare a chi, con continue questioni di fiducia, di fatto ha paralizzato i lavori di questo ramo del Parlamento e anche dell'altro (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Sospendiamo la seduta, che riprenderà alle ore 14, con lo svolgimento dell'informativa urgente del Governo sui criteri e le modalità di erogazione del reddito di cittadinanza e dei suoi esiti applicativi. Poi proseguiremo con il seguito dell'esame del provvedimento nella parte pomeridiana della seduta, a seguito dell'informativa.

La seduta è sospesa.

La seduta, sospesa alle 13,40, è ripresa alle 14.

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE ROBERTO FICO

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Brescia, Cancelleri, Cavandoli, Comaroli, Delmastro Delle Vedove, Gebhard, Giachetti, Invernizzi, Lapia, Liuni, Lorefice, Molinari, Nardi, Pastorino, Rampelli, Serracchiani e Silli sono in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta.

I deputati in missione sono complessivamente 108, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Convocazione della Commissione parlamentare di inchiesta sulla tutela dei consumatori e degli utenti.

PRESIDENTE. Comunico che la seduta costitutiva della Commissione parlamentare di inchiesta sulla tutela dei consumatori e degli utenti, già convocata per oggi alle ore 14, è rinviata a martedì 23 novembre 2021, al termine della seduta pomeridiana dell'Assemblea.

Sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare sull'ordine dei lavori il deputato Lollobrigida. Ne ha facoltà.

FRANCESCO LOLLOBRIGIDA (FDI). Presidente, solamente per cogliere l'occasione, in questo caso, di ringraziarla perché ho letto le sue dichiarazioni alle agenzie, che spero abbiano un seguito, che richiamano una denuncia, che Fratelli d'Italia fa da tempo, sulla necessità di riportare al centro il Parlamento italiano e le discussioni che riguardano le azioni a tutela e a difesa della nostra Nazione. Ho letto le sue dichiarazioni che chiedono la medesima cosa - ovviamente da fonte più autorevole, quale lei rappresenta, come Presidente della Camera - che sono evidentemente la denuncia di un allarme condiviso.

Oggi il Parlamento deve tornare ad essere centrale: troppe volte abbiamo assistito a metodi che eludono i normali processi della nostra democrazia parlamentare che devono restare un punto di riferimento. L'azione del Governo è particolarmente rilevante, ma ancor più importante è l'azione e il dibattito parlamentare. Quindi, colgo l'occasione in questo caso di ringraziarla per le dichiarazioni che ha fatto, sperando possano avere conseguenze nei rapporti tra Parlamento e Governo (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

Informativa urgente del Governo sui criteri e sulle modalità di erogazione del reddito di cittadinanza e sui suoi esiti applicativi.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di una informativa urgente del Governo sui criteri e sulle modalità di erogazione del reddito di cittadinanza e sui suoi esiti applicativi.

Dopo l'intervento del rappresentante del Governo, interverranno i rappresentanti dei gruppi - per sette minuti ciascuno - e delle componenti politiche del gruppo Misto - per due minuti ciascuno - in ordine decrescente, secondo la rispettiva consistenza numerica.

(Intervento del Ministro del Lavoro e delle politiche sociali)

PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il Ministro del Lavoro e delle politiche sociali, Andrea Orlando.

ANDREA ORLANDO, Ministro del Lavoro e delle politiche sociali. Grazie, signor Presidente. Signor Presidente, onorevoli colleghe e onorevoli colleghi, vi ringrazio per aver sollecitato un intervento in Aula sulle modalità e sugli esiti applicativi del reddito di cittadinanza, a più di due anni dalla sua istituzione. In questo modo, mi è data la possibilità di condividere una riflessione sull'impianto dell'istituto del reddito, alla luce dei dati e delle evidenze più recenti, con particolare riferimento alla verifica dei requisiti e ai controlli, ma anche di illustrare alcune linee dell'intervento con il quale il Governo ha inteso modificare, nel disegno di legge di bilancio, la disciplina vigente, al fine di razionalizzarne il funzionamento.

Secondo i dati più recenti dell'Osservatorio INPS sul reddito e sulla pensione di cittadinanza, nei primi 9 mesi del 2021, i nuclei beneficiari di almeno una mensilità di reddito di cittadinanza o pensione di cittadinanza sono stati 1.686.416, per un totale di 3.790.744 persone coinvolte. C'è stato un aumento importante rispetto ai 12 mesi dello scorso anno, pur caratterizzato dall'impatto della pandemia, quando i nuclei coinvolti erano 1.576.528, per un totale di 3.697.531 individui. L'importo medio del beneficio è di 577,33 euro per il reddito di cittadinanza e di 273,53 euro per la pensione di cittadinanza.

La misura è stata concepita come garanzia del reddito minimo e di condizioni di vita dignitose, nonché come strumento di inclusione sociale, di sostegno alle capacità individuali e di rafforzamento alle caratteristiche di occupabilità per chi è in età lavorativa, ai fini dell'inserimento nel mercato del lavoro.

Cito in estrema sintesi il sunto della relazione introduttiva di accompagnamento al provvedimento, a firma del Presidente Conte, del Ministro Di Maio, del Ministro Bonafede, del Ministro Tria e della Ministra Bongiorno.

Con il ReI e, poi, con il reddito di cittadinanza l'Italia si è allineata agli altri Paesi europei nel dotarsi di uno strumento di contrasto alla povertà. A livello europeo, infatti, tutti i Paesi hanno misure contro la povertà, ovviamente diverse per importi e copertura della popolazione. Gli ultimi due Paesi a istituire misure in questo senso sono stati la Grecia e l'Italia.

In questi primi anni di funzionamento, il reddito è stato certamente un importante strumento di contrasto alla deprivazione materiale, che ha impedito a categorie e soggetti in condizioni di bisogno, precarietà e fragilità di regredire verso la soglia della povertà assoluta. Inoltre, nel corso dell'emergenza sanitaria, la misura si è rivelata di particolare efficacia nell'affrontare l'acuirsi del disagio economico di soggetti più deboli, esposti alle crisi e in grado di arginare l'emersione di nuove povertà e nuove emarginazioni.

Tre studi - uno della Banca d'Italia, uno dell'Istat e uno dell'OCSE - hanno dimostrato nel corso della crisi pandemica che il reddito, congiuntamente ad altre misure di intervento pubblico straordinario a sostegno del reddito e dell'occupazione, ha contribuito a ridurre l'indice di diseguaglianza del reddito disponibile. Senza questo trasferimento di risorse, si sarebbero certamente verificati maggiori effetti di arretramento sociale, ulteriori fratture, distanze e diseguaglianza (anche in questo caso, cito liberamente il contenuto delle tre relazioni).

Tuttavia, accanto a questi effetti significativi, positivi di contrasto alla povertà, sono risultate alcune evidenti criticità. Sottolineo, a questo proposito, che il reddito di cittadinanza è una misura complessa e, come tutti i sistemi di garanzia del reddito minimo che abbiano una portata non residuale, essa richiede la verifica di condizioni e requisiti che presuppongono organizzazione, qualità ed efficienza dei servizi che dovrebbero integrare la dimensione monetaria. Questa considerazione forse avrebbe dovuto suggerire al legislatore di accompagnare l'avvio dei trasferimenti a un monitoraggio costante del potenziamento dei servizi di accompagnamento, cosa che non sempre è avvenuta.

In ragione di tale complessità e anche in considerazione delle necessità di misurare l'impatto di una misura che si è innestata in maniera innovativa nel nostro sistema di welfare, ho promosso, al mio insediamento, l'istituzione di un comitato scientifico, peraltro previsto dalla legge, per la valutazione del reddito di cittadinanza, presieduto dalla professoressa Saraceno, con l'obiettivo proprio di valutare la resa dell'istituto, di individuare i correttivi e di proporre eventualmente le azioni necessarie per collegarlo più efficacemente al sistema delle politiche attive del lavoro.

Il comitato, nei giorni scorsi, ha reso noto gli esiti di questo lavoro, presentando un articolato documento finale di analisi, accompagnato da alcune puntuali proposte di intervento normativo, alcune delle quali già prese in considerazione.

In questo dossier risultano individuate alcune criticità, soprattutto inerenti al criterio di accesso, alla valutazione delle risorse disponibili ai fini della determinazione dell'entità del sostegno, alla parametrazione della misura del sostegno al reddito rispetto alla composizione della famiglia, all'efficacia dei patti per il lavoro e di patti per l'inclusione sociale.

Secondo l'analisi del comitato, queste criticità hanno determinato disomogeneità e squilibri nella copertura della popolazione che si trova in povertà rispetto alla composizione della famiglia, all'età e al modo in cui si è composto il pacchetto di risorse disponibili.

Inoltre, il comitato ha evidenziato la necessità di intervenire sui processi e sui meccanismi di attivazione per quanto riguarda sia l'occupabilità che l'occupazione, sia un'effettiva inclusione sociale dei percettori di reddito.

Mi soffermo, in particolare, su due aspetti fondamentali sui quali c'è una particolare attenzione: la verifica dei requisiti previsti per l'accesso al beneficio e la componente dei controlli, nonché l'integrazione del reddito con le politiche attive del lavoro.

Riguardo il primo aspetto, non vi è dubbio che si sono verificati irregolarità, comportamenti fraudolenti e abusi odiosi che, nei singoli casi, hanno compromesso il fine di equità sociale della misura e anche, in qualche modo, la reputazione stessa della misura (una campagna politica ha anche messo in discussione la reputazione complessiva di tutti i percettori).

Tali eventi impongono la necessità di rivedere alcuni meccanismi di funzionamento del reddito potenzialmente oggetto di comportamenti opportunistici, nonché di rafforzare in maniera più rigorosa ed efficace il sistema dei controlli sulla sussistenza dei requisiti.

I casi di abuso, però, non cancellano la finalità dell'istituto, le cui ragioni io ritengo siano assolutamente da sostenere. Fornisco, in seguito, il quadro generale dei controlli previsti ed effettuati a normativa vigente. La corretta gestione del flusso della domanda del reddito di cittadinanza ha comportato la predisposizione e l'affinamento di numerose procedure e ha richiesto l'implementazione di un sistema molto articolato, caratterizzato dall'intervento di più amministrazioni: INPS, comuni, Agenzia delle entrate, ACI, Ministero della Giustizia, centri per l'impiego. Questo avrebbero consigliato una progressiva attuazione e un progressivo coordinamento di tutti questi soggetti. Il controllo dei requisiti anagrafici, cittadinanza e residenza, è di esclusiva competenza dei comuni e viene effettuato ex post dopo l'accoglimento delle domande, tramite una piattaforma dedicata ed esclusiva a disposizione dei comuni, a cui si aggiungono i flussi informativi degli istituti. Per effetto di queste verifiche, si procede a seconda dei casi alla decadenza quando sono variati i requisiti in corso di fruizione della prestazione o alla revoca della prestazione con effetto ex nunc, con conseguente recupero della prestazione indebita.

Riguardo le verifiche dei requisiti di soggiorno e residenza ordinariamente svolte dal comune sulle domande accolte, su un totale di 2.994.612 domande accolte (reddito di cittadinanza più pensioni di cittadinanza), 2.105.270, cioè oltre il 70 per cento, sono state verificate. Sulla base di queste verifiche, 90.778, corrispondenti al 3 per cento di quelle accolte, sono state revocate perché irregolari.

L'esigenza di anticipare la verifica dei requisiti anagrafici sin dal momento della domanda ha indotto l'INPS, su impulso del Ministero del Lavoro, a incrementare i controlli ex ante. Tale scelta comporta la sospensione dell'istruttoria delle pratiche e il blocco dei pagamenti, e prevede l'invio alle sedi di liste di posizioni per le quali il possesso dei requisiti risulta dubbio a seguito dei controlli automatizzati delle banche dati a disposizione dell'istituto. L'esito negativo dei controlli, comunicato dai comuni, determina la reiezione della domanda a cura dell'operatore di sede; qualora non pervenga riscontro nei 30 giorni, in presenza di riscontro positivo da parte dei comuni, si procede all'istruttoria per la verifica di tutti gli altri requisiti. Tuttavia, per le pratiche a rischio per le quali i comuni non abbiano fornito alcun riscontro, si procede alla segnalazione con apposito alert per richiamare l'attenzione in merito alla necessità di controllare, sia pure ex post, tali posizioni in via prioritaria.

Il meccanismo di verifica è, comunque, molto complesso e certamente la piena operatività dell'anagrafe nazionale consentirà di semplificare ed agevolare l'attività di controllo dei comuni.

Per quanto riguarda i requisiti reddituali, essi sono controllati dall'INPS sulla base dei dati autocertificati in ISEE e validati dall'Agenzie delle entrate. Preme evidenziare in proposito che, sulla base della disciplina ISEE, i valori reddituali si riferiscono al biennio precedente alla data di presunzione della DSU. Proprio per questo, il legislatore ha posto all'articolo 3, commi 8, 9 e 10, del decreto n. 4 del 2019, precisi obblighi di comunicazione nelle variazioni reddituali in capo ai richiedenti il reddito di cittadinanza. Si tratta, in questo caso, di opere di verifica puntuali sulla base di liste di posizioni per le quali le informazioni presenti nelle banche dati dell'Istituto segnalano variazioni reddituali significative. Questo controllo puntuale è svolto dalle strutture territoriali e, in caso di verificata assenza dei requisiti reddituali, si procede alla revoca della prestazione.

Anche la consistenza del patrimonio mobiliare è controllata dall'INPS sulla base delle autocertificazioni ISEE, validate dall'Agenzia delle entrate. I dati relativi al patrimonio immobiliare vengono verificati a campione a cura delle strutture territoriali, non essendo previsti flussi massivi per il controllo dei dati catastali aggiornati e tenuto conto, comunque, che spesso le informazioni presenti nelle banche dati esistenti necessitano di aggiornamento. A questo proposito, sottolineo che una riforma del catasto, finalizzata a riequilibrare i valori catastali rispetto a quelli di mercato, potrebbe assumere un carattere equitativo, in quanto suscettibile di ridurre l'iniquità e contrastare meccanismi elusivi.

SALVATORE DEIDDA (FDI). Altre tasse per i soliti noti!

PRESIDENTE. Collega Deidda!

ANDREA ORLANDO, Ministro del Lavoro e delle politiche sociali. Per la realizzazione dei controlli sui beni durevoli, si è resa necessaria una articolata attività finalizzata alla predisposizione di tutte le procedure tecniche necessarie per lo scambio dati, previa acquisizione del parere favorevole del Garante della privacy in base alla normativa vigente in materia; è pertanto attiva, dal mese di febbraio, la convenzione INPS e ACI per il controllo massivo e sincrono relativo al possesso dei beni durevoli, nel rispetto delle indicazioni della legge.

Con riferimento, invece, ai requisiti di compatibilità - quindi all'assenza di condanne, quelle ostative all'accesso - l'INPS effettua su tutte le autocertificazioni rese in sede di domanda controlli a campione in base alla normativa in materia, per il tramite di richieste degli uffici locali del casellario giudiziale, salvo le indagini delle Forze dell'ordine con cui l'Istituto collabora costantemente. In aggiunta ai controlli ex ante effettuati sulla base delle procedure di gestione, l'INPS effettua anche controlli antifrode mirati a intercettare le istanze a rischio, tramite incroci e dati di query, sulla base dei dati a propria disposizione, che non richiedono interventi o verifiche demandate per legge ad altri soggetti di indagine più specifiche da parte delle Forze dell'ordine.

I controlli sono effettuati sull'insieme delle istanze presentate nell'arco del mese prescelto e il mancato superamento del check antifrode determina l'immediata comunicazione ai referenti della procedura di gestione, che inibiscono la liquidazione della prestazione, sospendono l'istruttoria e demandano alle strutture territoriali gli approfondimenti necessari.

È chiaro che le frodi sono un fenomeno estremamente diffuso che non riguarda specificamente il reddito di cittadinanza. Ricordo che il valore aggiunto generato dal sommerso economico prima del COVID era di 189 miliardi di euro, con un'incidenza sul PIL pari all'11 per cento; il numero dei lavoratori in nero era di circa 2,5 milioni, pertanto le frodi sul reddito sono una delle conseguenze che rientrano in questa dinamica di ordine generale e non ne rappresentano certamente la componente più rilevante.

In ogni caso, sulla base dei controlli posti in essere, la situazione rilevata al 15 settembre risulta essere la seguente: su 4.359.359 domande pervenute dal mese di aprile 2019 al 15 settembre 2021, 1.215.251 - pari al 27,87 per cento del totale - sono state respinte in base ai controlli effettuati in fase di istruttoria; altre 605.277 - cioè il 13,88 del totale delle domande pervenute - sono le pratiche poste in decadenza dall'INPS per il venir meno dei requisiti in corso di fruizione; infine, 123.816 - pari al 2,84 per cento del totale - sono le pratiche revocate per mancanza dei requisiti fin dall'origine a seguito dei controlli interni disposte dall'Istituto per difetto di segnalazione delle Forze dell'ordine.

In considerazione dei numeri coinvolti e delle procedure di verifica previste, l'istituto del reddito è sicuramente, nel novero dei benefici di natura assistenziali, uno degli istituti tra i più controllati. Si evidenzia che le Forze dell'ordine sono state quotidianamente all'opera proprio ai fini dei controlli, così come lo sono l'INPS, i comuni e il Ministero del Lavoro, ciascuno con i suoi compiti affidatigli dalla normativa. Questa collaborazione virtuosa ha prodotto importanti risultati, come dimostrano le operazioni antifrode di contrasto agli illeciti del reddito di cittadinanza condotte di recente dalla Guardia di finanza.

Il 31 marzo scorso, il Ministero, in accordo con l'INPS, che detiene il potere concessorio della misura, ha avviato un tavolo tecnico di confronto fra tutti gli enti responsabili dei controlli e delle amministrazioni detentrici dei dati rilevati: Ministero della Giustizia, Ministero dell'Interno, Guardia di finanza, Arma dei carabinieri, ANCI, Ispettorato nazionale del lavoro. Il tavolo è finalizzato a favorire il raccordo tra le attività di ciascun attore nell'ambito delle proprie competenze ed è chiamato a svolgere l'attivazione degli scambi informativi e impedire l'indebita percezione della prestazione. È evidente che questo percorso di collaborazione costante, sinergica tra i soggetti competenti all'opera dei controlli deve essere ulteriormente sostenuto anche da una semplificazione e razionalizzazione delle procedure previste per la domanda e la verifica dei requisiti di accesso al reddito.

Passo, poi, ad analizzare un altro aspetto del reddito di cittadinanza, sul quale sono emersi degli elementi su cui riflettere, quale l'efficacia sulle misure di accompagnamento al lavoro e di integrazione sociale. Da uno studio condotto dall'ANPAL risulta, alla data del 30 settembre di quest'anno, che gli individui beneficiari del reddito di cittadinanza indirizzati ai servizi per il lavoro e tenuti alla sottoscrizione del Patto per il lavoro sono 1.109.287. Sin dall'istituzione del reddito, circa il 20 per cento di coloro tenuti al Patto per il lavoro risulta già occupato, anche a distanza di mesi dall'ingresso in misura, sia per effetto del mantenimento di un contratto di lavoro in essere sia per effetto di una nuova occupazione. Tra coloro che non sono più percettori del reddito, la percentuale di quelli che hanno un contratto di lavoro sale a circa il 35 per cento e questo richiama - vorrei sottoporre questo dato all'attenzione del Parlamento - al tema del lavoro povero, cioè a persone che, nonostante lavorino, rimangono largamente sotto la soglia di povertà, un fenomeno che riguarda circa il 25 per cento dei lavoratori italiani. C'è, quindi, un certo dinamismo nel rapporto tra beneficiari del reddito e occupazione che chiede un'analisi complessa. L'ANPAL sta concludendo in proposito un rapporto di ricerca, che fornirà un quadro dettagliato circa le caratteristiche delle occupazioni determinatesi durante la fruizione del beneficio, di cui saranno a breve forniti i risultati.

Occorre riflettere, però, su due elementi, che credo siano dirimenti e che hanno influito sul non ottimale collegamento tra reddito di cittadinanza e ricerca di un'occupazione per i soggetti percettori. Innanzitutto, occorre considerare che c'è stato un disallineamento tra l'erogazione del sostegno monetario e le iniziative per il lavoro; una situazione è ulteriormente peggiorata con l'arrivo della pandemia e delle conseguenti misure di restrizione, che hanno indotto a sospendere le iniziative di ricerca e le relative condizionalità. Inoltre, durante l'emergenza sanitaria, la dinamicità del mercato del lavoro è stata molto scarsa, tant'è che, sostanzialmente, sono allineati anche i dati che riguardano la NASpI e i percettori di Cassa integrazione. Dal citato studio dell'ANPAL emerge altresì che, al 30 settembre 2021, quasi il 72 per cento di beneficiari soggetti al Patto per il lavoro presentava, a livello nazionale, un titolo di istruzione di livello non superiore all'istruzione secondaria di primo grado: nel dettaglio, il 15 per cento ha un titolo di licenza elementare, il 57 cento soltanto di licenza media. La quota percentuale di coloro che accedono al beneficio e sono in possesso di un titolo di istruzione terziaria costituisce il 2,7 per cento dell'utenza.

Emerge, inoltre, l'analisi delle storie lavorative dei percettori occupabili, un modesto legame persistente con il mercato del lavoro, in quanto poco meno di 410 mila beneficiari hanno, infatti, lavorato nei precedenti due anni, pari al 36,9 per cento dei beneficiari soggetti al Patto per il lavoro. Le analisi mostrano, quindi, una distanza che persiste tra i percettori di reddito e il mercato del lavoro più che una scarsa propensione all'impiego, tanto più se si aggiunge il fatto che, come alcuni studi in questi giorni pubblicati, quasi quattro quinti dell'intermediazione nel nostro Paese non si realizza attraverso le agenzie per il lavoro né attraverso i centri per l'impiego, ma attraverso conoscenze di carattere familiare. A ciò si aggiunge lo stato dei centri per l'impiego nel nostro Paese. Come è noto, si tratta di strutture sulle quali, per anni, l'investimento pubblico è stato scarso; proprio in occasione del varo del reddito di cittadinanza, sono state rinforzate. Nel confronto con gli altri Paesi europei, l'Italia presenta una fragilità strutturale in termini di personale impiegato e di risorse dedicate ai centri, nonché una loro non omogenea distribuzione territoriale. Lo staff dei centri per l'impiego in Italia, nel 2020, si attesta a 7.772 unità. Si tratta di distanze un po' sbilanciate, se confrontate con altri Paesi europei: 61.369 la Germania, 51.208 la Francia, 11.222 la ben più piccola Svezia, 19 mila la Norvegia, 11.486 la Repubblica Ceca e 20.067 la Polonia. È altrettanto noto che, anche per effetto della pandemia, i piani di rafforzamento che le regioni avrebbero dovuto implementare scontano, diciamo così, un certo ritardo. Ad oggi, comunque, il quadro si sta definendo e, nei prossimi mesi, gli organici dei centri per l'impiego dovrebbero trovare un consolidamento, che li condurrà a raddoppiare gli operatori del servizio e della platea dei soggetti ad essi indirizzati. Il Governo ha inteso agire proprio su tutti questi aspetti che sono stati fino a qui evidenziati. Con l'intervento inserito nel decreto-legge di bilancio abbiamo riformato alcuni dei meccanismi di funzionamento del reddito, al fine di prevenire comportamenti scorretti e incentivare, accompagnare e sostenere più efficacemente il beneficiario nella ricerca del lavoro. Si tratta di un intervento di semplificazione e di razionalizzazione, che mira a preservare la natura solidaristica dell'istituto, che è coerente con alcune grandi linee ispiratrici del nostro sistema di protezione sociale, e a sostenere l'obiettivo generale di inclusione sociale e di superamento dello squilibrio di diseguaglianze. Ricordo che l'obiettivo dell'inclusione sociale, come indicato nel PNRR, rappresenta la leva fondamentale per la crescita economica e per uno sviluppo orientato alla sostenibilità, all'equità e allo sviluppo integrale della persona. Abbiamo, quindi, introdotto dei correttivi per rafforzare il sistema dei controlli preventivi, per una migliore interoperabilità tra le banche dati esistenti e per una più efficace collaborazione tra tutti i soggetti competenti, anche attraverso la creazione di un hub informatico unitario e comunicante nelle sue diverse componenti. Una governance più coordinata dei soggetti competenti, anche nel rapporto e nell'interazione a livello locale e nazionale, consentirà di individuare i soggetti veramente bisognosi di sostegno e di rafforzare un sistema più equo ed efficace. È altresì estesa la revoca del beneficio del reddito in caso di condanna penale definitiva per ulteriori reati rispetto a quelli previsti dalla legge istitutiva, quali lo sfruttamento della prostituzione, la tratta di persone, il furto, la rapina, la truffa aggravata, il riciclaggio, l'usura, il traffico illecito di stupefacenti; quei reati, quindi, dai quali si traggono costantemente proventi illeciti. Sul fronte dell'attivazione per la ricerca del lavoro, abbiamo introdotto dei meccanismi di semplificazione delle procedure, che consentono di adottare la dichiarazione di immediata disponibilità contestualmente all'istanza di richiesta. Abbiamo previsto che la ricerca attiva del lavoro dal parte del percettore del reddito sia verificata presso il centro per l'impiego in presenza, con una frequenza almeno mensile, pena, a meno di giustificato motivo per l'assenza, la decadenza del beneficio. Per i percettori occupabili, il décalage del beneficio mensile scatterà dopo il primo rifiuto, mentre la revoca è prevista dopo il secondo rifiuto di un'offerta congrua di lavoro.

Sempre ai fini di una maggiore incentivazione dell'occupazione, sono stati rafforzati gli incentivi ai datori di lavoro che assumono percettori del reddito di cittadinanza. Come è noto, la scelta operata dal DL n. 4 del 2019 è stata quella di riconoscere incentivi economici ed esonero del versamento dei contributi previdenziali e assistenziali ai datori di lavoro solo in caso di assunzione a tempo determinato. Questa previsione, condivisibile in linea di principio, non ha agevolato la pronta occupazione dei soggetti percettori di reddito, molto distanti, come ricordavo, dal mercato del lavoro soprattutto nel corso della crisi pandemica. Le modifiche che sono state introdotte, tra l'altro, raccolgono anche un'indicazione che era emersa dallo stesso Comitato guidato dalla professoressa Saraceno. Per questo, il Governo ha previsto che gli incentivi alle assunzioni siano riconosciuti ai datori di lavoro che assumano percettori di reddito di cittadinanza anche con contratto a tempo determinato o a tempo indeterminato o anche parziale.

Un ruolo importante è assegnato anche ai privati. Per favorire la mediazione tra domanda e offerta di lavoro, la piattaforma ANPAL prevede parità di accesso ai centri per l'impiego e alle agenzie per il lavoro, in cooperazione con il portale del Dipartimento della funzione pubblica. Alle agenzie per il lavoro accreditate è quindi riconosciuto il 20 per cento per ogni assunzione. Queste misure potranno esplicare i propri effetti con maggiore efficacia quando sarà pienamente operativo il programma Garanzia di Occupabilità dei Lavoratori, adottato poche settimane fa, il quale prevede percorsi di formazione e di qualificazione professionale differenziati e specifici anche per i percettori di reddito, al fine di rispondere in maniera congrua e personalizzata ai bisogni complessi. Sarebbe stato abbastanza peculiare, infatti, se in un Paese in cui le politiche attive del lavoro ci sono solo in alcune regioni, avessero funzionato, in tutte le regioni, per tutti i percettori del reddito di cittadinanza.

Siamo ovviamente disponibili ad accogliere il contributo che il Parlamento vorrà offrire nel corso dell'iter di approvazione della legge di bilancio, anche con riferimento alle questioni emerse nell'ambito del dibattito pubblico; siamo disponibili a questo confronto perché ritengo si debba riflettere con laicità su un istituto che ha limiti, come tutti gli istituti - pensiamo a quanti affinamenti sono stati necessari per arrivare ad un punto di equilibrio negli istituti assistenziali e previdenziali che esistono nel nostro ordinamento -, ma che, oggettivamente, risponde ad una questione di fondo: che i poveri esistono e che sono generati da un sistema. Questo sistema si può discutere e correggere, ma produce povertà e la povertà è un dato che si può ignorare o affrontare. Noi ci siamo dati, nel corso di questi anni, questo strumento che credo sia, come tutti, migliorabile, ma, senza strumenti, questo dato è solo fonte di disperazione e di rassegnazione (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico, MoVimento 5 Stelle e Liberi e Uguali e di deputati del gruppo Misto).

(Interventi)

PRESIDENTE. Passiamo agli interventi dei rappresentanti dei gruppi e delle componenti politiche del gruppo Misto.

Ha chiesto di parlare il deputato Cominardi. Ne ha facoltà.

CLAUDIO COMINARDI (M5S). Grazie, Presidente. Grazie, Ministro. Ovviamente siamo per i controlli, siamo per il rigore; lo siamo sempre stati, ma lo siamo per tutti. E non è un caso che nella legge del reddito di cittadinanza, fin dal principio, abbiamo previsto un apparato sanzionatorio più rigido che per ogni altra misura. I controlli preventivi ci sono, e sono i controlli sui requisiti anagrafici di competenza dei comuni, i controlli sui requisiti reddituali e patrimoniali, entrambi validati dall'Agenzia delle entrate, sui beni durevoli come il possesso di automobili, in collaborazione tra INPS e ACI, i requisiti di compatibilità. Però non finisce qui, perché l'INPS, per la prima volta nella storia, ha istituito una Direzione centrale antifrode che si è occupata di una serie di frodi che è giusto che tutti conoscano. Per esempio, sono stati recuperati 200 milioni di compensazioni indebite, individuate e fermate 3 mila aziende fantasma richiedenti indebite Casse integrazioni, individuati 40 mila soggetti irregolari per la prestazione di bonus 600-1.000 euro, individuati e annullati 30.552 rapporti di lavoro fittizi, per un costo per le casse dello Stato di mezzo miliardo di euro.

Sono cifre enormi, legate poi a esoneri contributivi concessi alle aziende sotto forma di sgravi pari a 23 miliardi di euro. Questa è la dimensione delle cifre. Dopodiché, qualsiasi legge e misura sociale sono migliorabili, lo sappiamo benissimo, però, in merito a questo interessante dibattito sulla legalità e il rispetto delle regole, vorrei sentire la stessa passione relativamente ai controlli sull'evasione tributaria e contributiva che, all'anno, ci costa 110 miliardi di euro (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). L'evasione contributiva paga le pensioni ai pensionati. Si fa tanto un gran parlare delle nuove misure del superamento della legge Fornero, ma abbiamo decine di miliardi di evasione contributiva e si supera così. Per esempio, un tema di cui si potrebbe occupare questo Parlamento è quello di consentire all'INPS, e anche all'INAIL, di assumere ispettori, cosa che non può fare dal 2015, giusto per fare un esempio.

E poi 110 miliardi di euro di evasione sono 2.200 volte quanto sono i danni causati dai furbetti del reddito di cittadinanza. Dalla relazione della Guardia di finanza risulta che 50 milioni sono quelli percepiti indebitamente al 2020 e di questi alcuni sono - buona parte, anzi, realmente - evasori totali. Cosa vuol dire? Vuol dire che questi già frodavano lo Stato prima su tutte le altre prestazioni. Quindi, è vero che grazie al reddito si sono scovati evasori totali (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) che già prima facevano danni enormi al nostro Paese, e questo non viene raccontato.

Proseguo, ma vorrei fare un esempio: a gennaio di quest'anno, nella mia Brescia, è stata scovata, grazie agli investigatori, una truffa. C'era un commercialista di mezzo, un imprenditore, fatture false, il solito giro. Sapete quanto è costata una sola truffa? Duecentosettanta milioni di euro! Duecentosettanta milioni di euro, una truffa a livello nazionale, rispetto ai 50 milioni di quest'anno, causati dal reddito di cittadinanza, vuol dire più di cinque volte. Ne avete mai sentito parlare? Mi sembra che in TV si parli solo dei percettori del reddito come se fossero il male assoluto del nostro Paese (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

La verità è che si è voluto attaccare una misura per calcoli politici più che nel merito, perché altrimenti non me lo spiegherei. Quando si parla di miliardi di euro all'anno buttati nel reddito di cittadinanza bisognerebbe intanto sapere che queste risorse non entrano nel conto corrente dei percettori, dei beneficiari, ma vanno su una carta acquisti. Questi soldi, nello stesso mese di percepimento, vanno in buona parte, per legge, come abbiamo previsto, spesi. E dove si riciclano queste risorse? Dove entrano? Entrano nel commercio di prossimità, il panettiere, l'ottico, il supermercatino. Quindi, c'è anche un ritorno da questo punto di vista. E in cosa si traduce? Si traduce in pane da portare in tavola per le famiglie, gli occhiali riparati per l'anziano o il pensionato, le medicine e i pannolini per i bambini. Mi piacerebbe sapere poi quanti qui dentro abbiano mai toccato con mano la povertà, quanti ne abbiano veramente e profondamente compreso il senso (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), la condizione sociale, la disperazione, l'umiliazione che la povertà induce.

Tutti i giorni vedo in TV chiunque parlare di reddito, è incredibile: il giornalista, il politico, persino l'imprenditore. Sapete chi manca? Il povero, cioè l'unico fruitore di questa misura (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Ma non è vero, in realtà non è proprio così, perché ogni tanto viene interpellato il beneficiario del reddito. Sapete come? Tutto camuffato, bardato, con la voce modificata, che dichiara di essere un parcheggiatore abusivo e comunque percepisce il reddito di cittadinanza. Questa è la narrazione che si sta facendo nel Paese, questa è l'informazione di questo Paese, che è imbarazzante. È poi imbarazzante sentire in Parlamento, magari da politici di lungo corso, ben pagati, magari con già il vitalizio in tasca, accusare le persone in difficoltà di stare sulla poltrona, di essere attaccate alla poltrona. Non fa un po' strano questo tipo di critica (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle - Commenti di deputati del gruppo Fratelli d'Italia)? In questi anni, avrei voluto ascoltare le innumerevoli storie che io stesso ho avuto modo di conoscere da vicino. Persone in difficoltà, ma di una dignità infinita, come Pasquale di Salerno che, grazie al reddito, riesce a far campare la famiglia e a consentire il proseguimento degli studi alla figlia che presto conseguirà una laurea informatica.

È una persona che io ho conosciuto personalmente di una dignità infinita. Oppure Enrico di Torino che, dopo una serie di fallimenti personali, guardate un po', grazie ad uno dei navigator tanto criticati, che andrebbero considerati, ha trovato un lavoro stabile che da tanto sognava. E sapete cosa ha fatto poi questa persona appena ha avuto il reddito di cittadinanza, quando gli è stata consegnata la carta acquisti? Ha sanato una multa che non riusciva a pagare da tempo e ha pagato le bollette arretrate, perché lo Stato ti viene incontro ed io allo Stato devo essere immediatamente riconoscente; questi sono gli effetti sociali di cui non sta parlando nessuno rispetto a questa rivoluzione (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). E giungo a conclusione, per cui mi chiedo e chiedo a chi vorrebbe mettere una pietra tombale su questa misura sociale, presente in tutta Europa: davvero avreste il coraggio di guardare in faccia queste persone e dirgli che gli volete togliere l'unico strumento di dignità che li separa talvolta dalla criminalità, talvolta dalla dispersione scolastica, talvolta dallo sfruttamento e talvolta dalla più profonda disperazione (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle - Congratulazioni)?

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Murelli. Ne ha facoltà.

ELENA MURELLI (LEGA). Presidente, onorevoli colleghe e colleghi, Ministro, a marzo 2019 abbiamo approvato in quest'Aula il reddito di cittadinanza, un provvedimento pensato e voluto per contrastare la povertà italiana come misura di politica attiva per supportare i bisognosi, ma al tempo stesso invogliarli a trovare lavoro tramite l'organizzazione dei centri per l'impiego, come avviene in altri Stati europei.

Come relatrice del provvedimento, e come Lega, ci siamo battuti per avere la garanzia che non fosse solo un atto di puro assistenzialismo, bensì fosse, tramite i famosi tre paletti - il patto per la formazione, il patto per il sociale e il patto per il lavoro - una misura attiva. Come per qualsiasi provvedimento, però, bisognerebbe analizzare i risultati a distanza di uno o due anni dalla sua introduzione per valutarne gli effetti. Ecco, appunto, non lo dice l'onorevole Murelli in questo intervento, ma lo dice la Corte dei conti, a distanza di due anni e otto mesi, che il reddito di cittadinanza non è uno strumento di politica attiva e, nella relazione sul rendiconto generale dello Stato 2020, la stessa Corte sottolinea l'importanza del reddito di cittadinanza quale strumento di lotta contro la povertà, nonché la funzione essenziale svolta durante la crisi, ma si sofferma nell'evidenziare come tale strumento fosse scarsamente efficace come strumento di politica attiva. Infatti, su 1,6 milioni di soggetti convocati dai centri per l'impiego, 1,05 milioni potrebbero sottoscrivere un patto per il lavoro, ma solo 152.673 sono le persone che hanno sottoscritto un contratto di lavoro. Questo vuol dire che ogni posto di lavoro creato con il reddito di cittadinanza è costato allo Stato 52 mila euro, oltre il doppio di quanto spende un privato per un operaio a tempo indeterminato.

Secondo l'ANPAL, le persone che percepiscono il reddito sono difficilmente occupabili, questo perché la platea di soggetti ha un'insufficiente esperienza lavorativa alle spalle. Spesso ci si trova di fronte a persone a forte rischio di esclusione sociale, ma le altre hanno solo bisogno di formazione, formazione del lavoro, lavoro manuale, lavoro artigiano, lavoro meccanico, lavoro di squadra. In altre audizioni in Commissione lavoro lo stesso INPS, per esempio, ha sottolineato come il lavoro dell'ANPAL non sia stato organizzato al meglio; i centri per l'impiego a distanza di due anni e otto mesi hanno grandi problemi organizzativi.

È ormai sotto gli occhi di tutti che l'attuale strumento del reddito di cittadinanza tende a beneficiare una quota significativa di persone che non sono povere. Perché, allora, non avere la volontà di ammettere che il reddito di cittadinanza non ha funzionato e il potenziamento dei centri per l'impiego è fallito? Aiutare le persone in difficoltà è sacrosanto, ma la differenza la fa come li aiuti (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

Contrariamente a quanto si continua a propagandare, la spesa per il sostegno al reddito e quella dedicata all'assistenza, in Italia, sono al di sopra della media dei Paesi europei. Il nostro Paese non spende poco, ma spende male. Inoltre, sono state evidenziati in questi anni, e sempre più in questi mesi, appunto, casi di truffa ai danni dello Stato: eclatanti i casi del sussidio percepito da pregiudicati mafiosi, da ricchi; ultimi quelli dei 60 milioni di euro percepiti dai camorristi e dei 20 milioni di euro dai rumeni, aiutati addirittura da persone che lavoravano nei CAF.

Ecco, appunto, dobbiamo andare a correggere le innumerevoli criticità; la prima, lo vorrei sottolineare, è quella dei percettori di reddito di cittadinanza che sono stranieri. Ebbene, da relatrice del provvedimento ho presentato un emendamento proprio pensato con riferimento ai requisiti di cittadinanza, residenza, soggiorno…

PRESIDENTE. Colleghi, per favore…

ELENA MURELLI (LEGA). Soggiorno di lungo periodo con specifici requisiti ISEE, nonché la presentazione di certificazione rilasciata dalla competente autorità dello Stato estero, tradotta in lingua italiana, da presentare per la verifica del nucleo familiare e del patrimonio. Che cosa è successo? Il decreto attuativo del 21 ottobre 2019, anziché individuare la lista dei Paesi per i quali oggettivamente fosse impossibile acquisire la certificazione, ha evidenziato solo i Paesi i cui cittadini dovevano presentarla. Il decreto ministeriale, quindi, ha seguito un criterio diametralmente opposto rispetto a quello indicato nella fonte primaria, giungendo al paradosso di svuotare di contenuto la norma, avendo di fatto esentato i cittadini di quasi tutti i Paesi del mondo dall'obbligo di produrre la documentazione richiesta.

Sbaglio o, quindi, il decreto attuativo ha esautorato il lavoro del Parlamento? Sbaglio o c'è la solita manina che cambia le leggi approvate?

Caro Ministro, è urgente apportare le necessarie modifiche al decreto ministeriale, affinché le norme di attuazione si pongano in stretta continuità con la norma primaria di riferimento, in modo tale da evitare quelle truffe importanti come quelle subite ed evidenziate in questi mesi ai danni dello Stato. È necessario, soprattutto, dare un segnale ai cittadini italiani, a quanti di loro hanno abbassato la saracinesca a causa del COVID ed oggi non l'hanno più rialzata - sono i nuovi poveri, creati dalla pandemia -, affinché per loro non ci sia la beffa oltre il danno (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

Altro punto critico è l'accoppiata di reddito e lavoretto in nero; anche quest'estate si è avuta difficoltà nel reperire i lavoratori stagionali, perché? Perché molti percepiscono il reddito e preferiscono lavorare due giorni a settimana perché guadagnano di più. Ci sono, certo, gli approfittatori - dobbiamo chiamarli così -, quegli imprenditori che li sfruttano, ma ci sono anche onesti imprenditori che lamentano a gran voce la loro difficoltà a reperire manodopera.

Il reddito di cittadinanza presenta, inoltre, altre criticità che ha evidenziato anche lei, Ministro, durante il suo discorso, e che ha sottolineato più volte anche lo stesso Comitato scientifico, come i criteri di accesso, l'iniquità che esiste tra i beneficiari, i nuclei familiari composti da famiglie numerose, queste sono tutte criticità che vanno sistemate. Se dovessimo guardare i fondi che lo Stato ha dedicato alla disabilità e guardare le risorse impiegate e sprecate dal reddito di cittadinanza penso che qualsiasi persona con disabilità e la sua famiglia potrebbero gridare all'ingiustizia. Ecco, come Lega, abbiamo chiesto e ottenuto alcuni fondi, ma non sono abbastanza rispetto alle esigenze.

Concludo, Presidente, Ministro, sottolineando ancora una volta che un principio, anche buono, non può stare in piedi se alla base c'è incapacità nel riconoscerne le criticità, le limitazioni e i fallimenti, incapacità nell'applicarlo nel concreto. Lo stillicidio di errori, i buchi, le famose manine, che consentono a persone che non ne hanno il diritto di percepire il reddito, minano la legge stessa e la trasformano in un fallimento strutturale, anche per i poveri stessi, sottraendo risorse alle vere politiche attive, capaci di stimolare appunto la ripresa del lavoro e dell'economia e la stessa integrazione delle persone povere che, invece, vogliono riprendersi la loro vita (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Mura. Ne ha facoltà.

ROMINA MURA (PD). Ministro Orlando, la sua relazione ci fornisce un quadro chiaro sulle dinamiche di funzionamento del reddito di cittadinanza, sulla platea dei beneficiari e sull'entità del beneficio, sulle modalità di accesso, sull'impianto dei controlli e sulla vigilanza che giustamente ci deve essere, come c'è, e deve essere rafforzata e, inoltre, sulle prospettive di correzione inserite, come lei ha detto, nella manovra di bilancio e su cui lavoreremo ancora in Parlamento. Queste correzioni sono tese, in particolare, a ridefinire il reddito di cittadinanza quale strumento di contrasto alla povertà e ad inserirlo con questa specifica accezione, così com'era stato per il ReI, per il reddito di inclusione, nel perimetro delle politiche pubbliche che assumono non solo l'obiettivo di sottrarre alla condizione di povertà donne, uomini e molti bambini e ragazzi - il cui numero, come ci ricorda il rapporto di Save the Children, negli ultimi quindici anni, è aumentato fino ad arrivare a un milione di minori in più privo del necessario per vivere in modo sereno e dignitoso - ma anche quello di saper e voler leggere, conoscere, quantificare e qualificare la povertà nelle sue varianti e nei suoi stadi, alcuni dei quali, purtroppo, come ci dice l'esperienza, sono anche irreversibili. Lo dicono i numeri, se vogliamo prenderne atto. La povertà non solo non può essere considerata una colpa, e spero che su questo siamo tutti d'accordo, ma non è nemmeno una condizione singola, non è il prodotto né, tanto meno, la rappresentazione di una condizione univoca, semmai sono diverse condizioni che si sovrappongono e la caratterizzano; così, c'è una povertà strutturale legata al genere, all'età, al territorio di residenza. Ricordiamo infatti che fra i percettori del reddito di cittadinanza il 52 per cento è donna, il 64 per cento risiede nel meridione e nelle isole, e il 29 per cento ha meno di vent'anni.

Un pezzo importante della platea dei beneficiari è fuori dal mercato del lavoro (altro tema che non possiamo sottovalutare): infatti, il 26 per cento sono minori; il 14 per cento anziani; il 17 per cento nuclei familiari con almeno un disabile. Un'altra parte rilevante ha un percorso lavorativo discontinuo e precario. Lei ha citato i dati di ANPAL. Infatti solo il 33 per cento dei beneficiari nella fascia di popolazione attiva - 18-64 anni - ha storie contributive nel biennio 2018-2019; gli altri soggetti, quelli indirizzati alle politiche attive del lavoro, spesso non hanno mai lavorato, hanno un basso livello di scolarizzazione, competenze professionali inesistenti, obsolete o non spendibili nel mercato del lavoro, con basso livello di soft skill. Qui si profila la sfida sulle politiche attive: la formazione e la ricollocazione di questi soggetti, avendo però chiara questa considerazione. C'è, poi, una povertà contingente, quella prodotta anche dalla pandemia (il lavoro povero di cui lei parlava). Ricordiamo, per esempio, che le donne - in particolare le madri - secondo i dati del 2020, hanno subito una riduzione salariale dovuta soprattutto alla riduzione delle settimane lavorate (quella povertà contingente di cui ci dobbiamo occupare).

Con questa consapevolezza dobbiamo praticare l'ambizione di cambiare e di migliorare il reddito di cittadinanza. Con la stessa consapevolezza dobbiamo dire che sono altre le misure e i percorsi, sebbene correlati e in alcuni casi consequenziale all'attivazione del beneficio caratterizzato dal reddito di cittadinanza, che devono attivare, quando le condizioni lo consentono, il reinserimento e il ricollocamento dei soggetti beneficiari di questa misura. Se accettiamo la sfida insita nella ricostruzione precisa e, direi, oggettiva che lei ha appena proposto all'Aula, noi possiamo migliorare la misura finalizzandola all'obiettivo che deve ossessionarci ogni giorno: contrastare la povertà, assistere i poveri. Questo lo voglio sottolineare, care colleghe e cari colleghi, perché quando una mamma e un babbo, o una mamma sola o una donna anziana non riescono a mettere insieme il minimo indispensabile per mangiare e nutrire i propri figli, in capo alla Repubblica - non allo Stato, ma in capo alla Repubblica, articolata nei diversi livelli istituzionali - sorge il dovere, anzi io direi l'obbligo, all'assistenza, che non è una brutta parola. Noi parliamo sempre di assistenzialismo e ci dimentichiamo che l'articolo 38 della nostra Costituzione invita la Repubblica ad assistere i cittadini che, inabili al lavoro o sprovvisti di mezzi necessari per vivere, hanno diritto al mantenimento e all'assistenza sociale. Questo è un passaggio fondamentale.

Nella sua relazione, Ministro, nell'oggettività dei dati proposti da autorevoli e compiuti approfondimenti che noi stessi, in Commissione lavoro, abbiamo potuto acquisire attraverso la nostra indagine conoscitiva sulle disuguaglianze prodotte in pandemia, attraverso INPS, Istat, ANCI e Caritas, che ci propone un monitoraggio plurale del reddito di cittadinanza per provare a rilanciarlo imparando dall'esperienza (o anche il Comitato scientifico, istituito dal suo Ministero per la valutazione del reddito di cittadinanza), in tutti questi documenti ci sono le premesse per rendere strutturale ed efficace questa misura di civiltà, senza rinunciare al driver per far ripartire il Paese, ovvero le politiche di attivazione di percorsi di formazione e ricollocazione di coloro che sono ricollocabili nel mercato del lavoro.

Per farlo in modo plurale e condiviso ritengo che dobbiamo rinunciare alle derive ideologiche che hanno rappresentato in passato - e rappresentano ancora oggi - la pesantezza e la parte più insopportabile di questo dibattito. Il reddito di cittadinanza non ha abolito la povertà - ce lo possiamo dire, colleghi, dopo due anni di attivazione della misura - e, infatti, in pandemia siamo dovuti intervenire con ulteriori misure per dare risposte ai poveri. Però è anche insopportabile - né possiamo trarre tale conclusione dagli illeciti efficacemente rilevati e denunciati - la conclusione che una misura universale di contrasto alla povertà debba essere messa in discussione in un Paese civile come il nostro, a meno che non assumiamo il principio che laddove i furbetti eludono le regole per accedere ai benefici di legge si procede con la cancellazione delle relative misure di welfare.

PRESIDENTE. Concluda.

ROMINA MURA (PD). Quindi, miglioriamo il reddito di cittadinanza, attiviamo le politiche attive - come stiamo facendo con il programma GOL, di cui parlava il Ministro - ma, vi prego, colleghi, senza mai banalizzare sulla povertà e sui poveri, perché in questo Paese i poveri ci sono, vivono male e vivono anche meno, come dicono gli ultimi dati relativi alla speranza di vita nel Paese (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Zangrillo. Ne ha facoltà.

PAOLO ZANGRILLO (FI). Grazie, Presidente. Signor Ministro, onorevoli colleghi, l'acceso dibattito che si è consumato in questi mesi intorno al reddito di cittadinanza affonda certamente le sue radici nell'urgenza di fornire risposte adeguate su due priorità assolute dell'agenda politica: la lotta alla povertà e il reinserimento lavorativo. Quando, 2 anni fa, il provvedimento fu presentato in Commissione, Forza Italia - il mio gruppo - espresse una decisa contrarietà al suo contenuto. Non c'era in ballo una disputa ideologica - lo voglio ribadire con forza - ma, semplicemente, l'impianto normativo del reddito di cittadinanza si mostrava già allora debole e contraddittorio: una narrazione onirica celebrata con l'incipit “abbiamo sconfitto la povertà”; una narrazione che alla prova dei fatti si è confermata capace di creare consenso nel breve ma del tutto inadeguata a fornire soluzioni efficaci.

Abbiamo speso finora 20 miliardi e 30 saranno alla fine del 2021. Nel disegno di legge di bilancio si propone un rifinanziamento, aggiungendo un miliardo per ogni anno fino al 2029. A fronte di questo, abbiamo il dovere di guardare i fatti, con una realtà che si compone di molte ombre e poche flebili luci. Incominciando dalla lotta alla povertà, Istat e INPS ci ricordano che 6 milioni di nostri concittadini vivono sotto la soglia di povertà assoluta, un milione in più dopo la pandemia. È chiaro che il COVID ha inciso in maniera nefasta e negativa, ma rimane il fatto che la povertà non è stata sconfitta e, anzi, al contrario, è tragicamente aumentata.

Non intendo soffermarmi sull'odioso e intollerabile fenomeno dei percettori di frodo, cioè quel migliaio di soggetti che ricevono il sussidio senza averne i requisiti approfittando della inadeguatezza dei sistemi di controllo. Qui la soluzione penso sia scontata: lo Stato deve continuare a fare lo Stato, mostrandosi capace di prevenire e punire gli abusi. Ma il punto - vorrei tranquillizzare l'onorevole Cominardi - è un altro. L'Istat rileva che il 50 per cento delle famiglie in povertà assoluta beneficia del sostegno e soltanto quelle più numerose e con figli a carico sono quelle penalizzate rispetto alle famiglie con 1 o 2 componenti. Caritas, inoltre, aggiunge che in Italia, comparativamente agli altri Paesi, sono tanti i non poveri che prendono un sussidio (il 40 per cento), mentre per Banca d'Italia addirittura il 50 per cento. Questo è il tragico effetto di requisiti d'accesso pensati superficialmente e scritti peggio. Il vero problema, perciò, non è tanto soltanto quello di perseguire i delinquenti che abusano dello strumento, ma piuttosto è necessario ripensare e riprogettare questo strumento per cercare di garantire assistenza a chi ne ha veramente bisogno.

Vi è poi il controverso tema dell'occupazione. Nella volontà dei proponenti il reddito di cittadinanza doveva essere una misura di reinserimento lavorativo, capace di favorire l'occupazione a tutta quella platea di percettori che sono idonei al lavoro. Se così fosse stato, se fosse successo, oggi non fiorirebbero i racconti sui beneficiari del reddito comodamente accasciati sul divano a spese della collettività. Ministro, immagini un attimo lo stato d'animo di un cittadino che ogni giorno si alza per andare al lavoro, per prendere magari 600-700 euro al mese di stipendio, e sa che il suo vicino di casa, percettore del reddito, prende altrettanto mensilmente e magari ha rifiutato un'offerta di lavoro perché l'ha ritenuta non congrua. Guardare la realtà credo che ci eviti pericolose aberrazioni.

Oggi i percettori di reddito idonei all'inserimento lavorativo sono poco più di un milione - lo dice il comitato che lei ha istituito -, un terzo circa del totale dei percettori, ma soltanto una minima parte di questi - un po' più del 10 per cento - ha ricevuto un'opportunità di occupazione. In verità, il tema dell'incrocio tra domanda e offerta di lavoro in un Paese come il nostro, con un elevato tasso di disoccupazione, con forti differenziazioni per geografia, con un ritardo cronico nella formazione delle nuove competenze, ha un'elevata complessità che non permette banalizzazioni.

Vale la solita regola: non ci sono soluzioni semplici a problemi complessi. Non c'è algoritmo che tenga e mi vengono in mente le spericolate - e forse anche offensive del buonsenso - teorie dell'italoamericano Parisi, ex presidente di ANPAL, la struttura che avrebbe dovuto rilanciare i centri per l'impiego. Ed oggi si rileva in tutta la sua dimensione - e qui faccio un plauso al Governo - la fallimentare temeraria idea dei navigator, una truppa di 3 mila persone - devo dire del tutto incolpevoli -, che avrebbero dovuto levare le castagne dal fuoco ai disastrati uffici di collocamento. Ora il tema dell'inserimento lavorativo è maledettamente serio e complesso. I Paesi che l'hanno affrontato con la giusta consapevolezza - lo ricordava lei, Ministro -, come la Germania, ne stanno raccogliendo i frutti. In Germania i centri per l'impiego impiegano più di 70 mila persone, intermediano il 30 per cento delle persone che hanno trovato lavoro e queste 70 mila persone hanno, al 90 per cento, la laurea e un percorso formativo adeguato al ruolo che devono ricoprire. Il confronto con la realtà italiana è impietoso: da noi, non più del 4 per cento viene intermediato dai centri per l'impiego, che occupano non più di 10 mila persone e soltanto il 10 per cento ha una formazione adeguata. Ma anche da noi esistono delle eccellenze; mi riferisco alle 2.500 agenzie per il lavoro private, che sono disseminate sul territorio nazionale, che hanno costruito una profonda conoscenza del territorio, che sono capaci di intercettare e comprendere i fabbisogni di competenza richiesti dalle aziende e sono diventate un riferimento, non solo per chi cerca lavoro, ma anche per chi ha bisogno di supportare la sua formazione. Io penso che a queste realtà noi dobbiamo guardare, non soltanto per prenderne spunto, ma anche per sviluppare delle partnership che perseguano una logica win-win, valorizzando il rapporto tra pubblico e privato. Concludendo, signor Ministro, ho letto qualche giorno fa una sua intervista, in cui lei affermava che chi critica il reddito di cittadinanza lo fa perché prigioniero di un'ideologia, secondo cui chi è povero lo è per colpa sua e chi non trova lavoro è perché non lo cerca. Allora, mi permetto di suggerirle una suggestione: di fronte a un'emergenza assoluta come la povertà, credo che l'unica cosa che dobbiamo evitare sia una guerra di religione, intesa a far prevalere questa o quella ideologia. La voglio rassicurare sul fatto che, per Forza Italia, aiutare chi è in difficoltà oggettiva e far recuperare dignità sociale a chi può essere idoneo al reinserimento lavorativo è una sfida complessa, ma è una sfida irrinunciabile. In noi troverà sempre un alleato: occorrono idee, competenze, risorse adeguate, ma soprattutto occorre dimenticarsi per un po' di trattare questi temi per ottenere dei dividendi elettorali (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Lollobrigida. Ne ha facoltà.

FRANCESCO LOLLOBRIGIDA (FDI). Grazie, Presidente. Oggi siamo qui, su richiesta di Fratelli d'Italia, per rendere trasparente un dibattito su uno strumento che noi riteniamo un veleno, immesso nell'economia e nella struttura sociale della nostra Nazione. La maggioranza è specializzata in supercazzole (Commenti). Ora, io questo termine…

PRESIDENTE. Conosco il termine, però lei potrebbe evitare.

FABIO RAMPELLI (FDI). Studiate! Andate a vedere sul vocabolario.

PRESIDENTE. Sì, lo sappiamo, lo sappiamo. Prego.

FRANCESCO LOLLOBRIGIDA (FDI). Presidente, mi permetta. Io ho citato il Ministro Orlando e lei mi permetterà di ricordare che il Ministro Orlando in una trasmissione de LA7 disse che la maggioranza, che stava approvando il reddito di cittadinanza e Quota 100, era esperta di supercazzole (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Mi permetta di ricordare, quindi, un autorevole esponente di questo Governo, che usò questo termine, che io non ritengo offensivo, ma descrittivo, di quello che è un atteggiamento che trasforma chi riteneva il reddito di cittadinanza un modo per buttare i soldi dalla finestra - sempre parole del Ministro Orlando - e oggi ne riconosce il valore (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Rinvierò al Ministro la trasmissione de LA7 in cui ha proferito queste parole, ma ricorderà anche che il suo segretario di partito, Zingaretti, del quale era vicesegretario, disse: soldi e risorse non su questa pagliacciata del reddito di cittadinanza, ma sul Rei, lo strumento che precedeva il reddito di cittadinanza come sostegno per le situazioni di povertà. Renzi, altro esponente autorevole dell'allora Partito Democratico, sottolineò che questo era uno strumento che denunciava la distanza con le politiche della sinistra. Certo, se si cambia posizione e si passa in una poltrona garantita anche dal voto del MoVimento 5 Stelle, le parole vengono edulcorate; ma stravolgere quello che è il proprio pensiero e non comprendere il proprio ruolo è una cosa che ci allarma del “Ministro della Ricerca del lavoro”, non del Lavoro.

Ministro Orlando, nelle sue parole non c'è mai un'affermazione di quella che è la necessità in Italia per sconfiggere la povertà: questa parola è “lavoro” (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)! Lei dice e sostiene che il problema del reddito di cittadinanza insiste sull'incapacità di mettere in contatto l'occupabile con l'offerta di lavoro. Ecco, le voglio significare che in Italia manca l'offerta di lavoro, non sono gli uffici di collocamento il problema. Il compianto professor Biagi, come ricorderà, mise in condizione anche i privati di mettere in contatto l'offerta con la domanda, ma la domanda c'è: manca l'offerta! Allora, noi ci poniamo nella condizione di sostenere che è necessario in Italia richiamare il Parlamento italiano a investimenti che sostengano chi crea lavoro, e queste si chiamano imprese (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

L'indebolimento dell'economia italiana, in questi anni nei quali avete governato a lungo, è un fatto oggettivo; l'aumento della disoccupazione è un fatto oggettivo; l'aumento della povertà è un fatto oggettivo; e lo strumento immaginato per combatterla, anzi per sconfiggerla, per cancellarla - questa erano le enunciazioni del MoVimento 5 Stelle - ha miseramente fallito nei suoi obiettivi centrali. Sulle politiche attive del lavoro, rispetto ai 3 milioni di percettori di reddito di cittadinanza, ce ne sono stati 152 mila che in 3 anni hanno trovato lavoro. Riteniamo forse possibile che, in tre anni, su queste cifre, possano essere persone che naturalmente avrebbero trovato lavoro. Anzi, forse, ne avrebbero trovato di più, se non ci fosse stato il reddito di cittadinanza con un costo di 50 mila euro a posto di lavoro, rispetto ai 25 mila euro che costa mediamente a un'impresa un occupato. Il reddito di cittadinanza è veleno, dal punto di vista economico. Perché? Perché distorce il mercato del lavoro e mette in concorrenza il salario con la possibilità di ricevere una pari cifra senza lavorare. La gente semplicemente non ha convenienza a lavorare. Lo dico in relazione a dati oggettivi, che richiamano gli stipendi nelle varie città d'Italia. Ne cito alcuni: nelle aree del Sud, a Napoli, un lavoratore del call center percepisce 583 euro mensili, in pratica pari a quello che viene percepito in media da un percettore del reddito di cittadinanza; una segretaria o un segretario, nel Sud del Paese, riceve mediamente tra gli 850 e i 738 euro mensili, una situazione che mette in condizione di preferire ovviamente la possibilità di non andare a lavorare, percependo una pari cifra, piuttosto che alzarsi la mattina, mettere la benzina nella propria autovettura, se la si possiede, oppure prendere un mezzo pubblico pagando l'abbonamento. Quindi, restare a casa conviene. A Palermo, a Napoli, a Torino, un operaio percepisce 941 euro mensili. E tornerò su Torino. Vi sono altre azioni, a tutela e a difesa di quelli che devono vedere aumentati gli stipendi. È oggettivo, lo state richiamando, però buttate i soldi nel reddito di cittadinanza, invece di fare operazioni che mettano in condizione gli imprenditori anche di pagare meglio coloro che lavorano per loro (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Ma ci sono anche cose più gravi, anche legate all'atteggiamento dell'INPS, che non riguarda quelli che lavorano per l'INPS, persone perbene, che hanno saputo fare i controlli anche in assenza di direttive che venissero dalla struttura. Si rende conto che, il 14 ottobre di quest'anno, l'INPS ha stabilito che l'assegno di 287 euro, dato per 13 mensilità ai disabili, con disabilità pari tra il 74 e il 99 per cento, veniva cancellato se il disabile faceva qualche giorno di lavoro, cosa che non accade per i percettori di reddito di cittadinanza? È un paradosso avere una cifra così bassa per i disabili e, invece, avere cifre di ben altra natura, che vanno a chi, invece, potrebbe lavorare e non lavora. La nostra azione non è di attacco a chi percepisce un sostegno dallo Stato. C'è in tutte le Nazioni; ci sono proposte di legge di Fratelli d'Italia in questo senso, ma non in concorrenza con il lavoro e con il salario! Perché? Che cosa accade?

Quello che è accaduto anche quest'estate, quando nel Sud, in particolare, non si riuscivano a trovare camerieri (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia), persone che erano disponibili a fare i lavori stagionali negli stabilimenti balneari, persone che lavoravano all'interno di quelle strutture soffocate dalla pandemia, che sono state messe in ginocchio da questo tipo di atteggiamento, Oppure si trovavano lavoratori in nero.

PRESIDENTE. Concluda.

FRANCESCO LOLLOBRIGIDA (FDI). Sono tante le cifre - mi permetta qualche secondo, Presidente - che bisognerebbe citare: la delinquenza che ha ricevuto in questi anni soldi buttati dalla finestra, lo diceva lei; 9 mila rumeni, mai venuti in Italia, sono riusciti a fregare ai cittadini italiani milioni e milioni di euro (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia) e i controlli non ci sono stati, adeguati, se non grazie alle Forze dell'ordine che hanno denunciato quello che abbiamo descritto.

Chiudo, Presidente, perché potrei parlare a lungo - e lascerò agli atti una relazione ben più ampia di quella che descrivo nel mio intervento - però mi permetta di chiudere su questo argomento, perché è un veleno, il reddito di cittadinanza, dal punto di vista economico, ma ancora di più dal punto di vista culturale.

PRESIDENTE. Concluda velocemente.

FRANCESCO LOLLOBRIGIDA (FDI). Chiudo, mi dia 30 secondi. Sono stato a trovare i lavoratori dell'Embraco, con l'ottimo assessore Chiorino della regione Piemonte. Ci hanno accolto nella loro tenda della solidarietà. Uno di loro mi ha detto una frase che mi ha colpito nel profondo: per noi lo stipendio è quasi pari a quello che recepiremo dal reddito cittadinanza domani, ma chi lo racconta a mio figlio che il padre quei soldi li porta a casa senza averli guadagnati (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)? Senza quella dignità del lavoro che richiamava Papa Francesco?

E allora vogliamo un'Italia che investa sulla produttività del lavoro e non sull'assistenzialismo fine a se stesso, come avete fatto in questi anni (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato D'Alessandro. Ne ha facoltà.

CAMILLO D'ALESSANDRO (IV). Grazie, Presidente, e grazie, Ministro, per la sua relazione. Sulla base anche degli interventi auditi in quest'Aula, nel dibattito che c'è nel Paese, io capisco che è facile far passare per nemici dei poveri coloro che osano dire, affermare, confermare ciò che abbiamo detto, affermato, confermato, come Partito Democratico, allora, tutti insieme, due anni fa, ossia che il reddito di cittadinanza era ed è una misura sbagliata.

Eravamo forse nemici dei poveri, quando noi, allora, tutti, nel Partito Democratico, votammo contro il reddito di cittadinanza? C'era una sensibilità diversa allora rispetto ad oggi? Ministro, eravamo nemici dei poveri quando il segretario Zingaretti dichiarò: “i soldi non vanno messi su quella pagliacciata del reddito di cittadinanza, ma sul reddito di inclusione” (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva). Eravamo nemici del popolo quando, al Governo, voi approvavate la prima vera misura di contrasto alla povertà, che è il reddito di inclusione (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva)?

Ha ragione, Ministro, in tutta Europa c'è una misura di contrasto alla povertà. In nessuna parte d'Europa c'è un ibrido come quello che c'è in Italia, che mette insieme la povertà con le politiche attive del lavoro. Qui si sono inventati di tutto, ma a dirlo, Ministro, non è che sono esattamente io. Io ho ascoltato la collega Mura che ha preso la parola. Voglio però ricordare un passaggio: avete istituzionalizzato una commistione fra strumenti per combattere povertà e politiche attive del lavoro che, da un lato, anestetizzerà la povertà senza risolvere le cause profonde, dall'altro, inciderà solo marginalmente sul mercato del lavoro, arrecando in alcuni casi distorsioni che potrebbero veramente creare gravi danni alle dinamiche del futuro. Non è automatico che chi ha un lavoro non sia povero, perché, spesso, chi lavora è povero, così come chi, a 25 anni, è disoccupato e non ha mai lavorato; magari ha bisogno di strumenti di supporto e di orientamento per inserirsi nel mercato del lavoro. Questa era la nostra posizione (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva), che neanche con le modifiche, che saluto con favore, risolve il nodo che venne posto allora e che ribadisco.

Ci differenzia, si diceva allora, non solo una visione di carattere culturale, ma anche il modo con cui si costruiscono i provvedimenti che vengono portati in Aula. L'equivoco di fondo è credere che la povertà e la disoccupazione siano la stessa cosa, o forse, ancora peggio, che la povertà abbia un solo volto. Lo diceva l'onorevole Carnevali, ricordandoci anche un altro passaggio: anche se i centri per l'impiego conoscessero al 100 per cento i posti vacanti e li offrissero a tutti e 3 i milioni di disoccupati, come dicono le statistiche ufficiali, non si capisce perché le aziende dovrebbero rinunciare ad una selezione che fanno delle loro competenze: tutte cose che si sono puntualmente verificate e che noi avevamo anticipato.

L'errore più grande è stato quello di non investire in particolare sui servizi dedicati alla formazione, alla riqualificazione personale, a mettere in campo figure che sono adeguate al sistema produttivo, perché si possano realmente emancipare dalla condizione di povertà. Questo abbiamo sostenuto due anni fa tutti insieme (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva)!

Sto leggendo i verbali e l'onorevole Viscomi, che secondo me è un punto di riferimento in Commissione lavoro, ragionava su questo passaggio: l'intera architettura istituzionale che segna il sistema del reddito di cittadinanza non è un tratto occasionale facilmente emendabile - facilmente emendabile! - ma trova radici profonde nella stessa incertezza concettuale di una misura alla quale si affidano, anzi sulla quale si riversano confusamente funzioni plurime diversificate, quanto ad attori, competenze, vincoli, risorse, strategie e finalità. È questo il vero punto debole del sistema del reddito di cittadinanza che è costretto, geneticamente, strutturalmente e funzionalmente, nel dilemma di fondo tra strumento di contrasto alla povertà e strumento di politica attiva del lavoro. Valeva allora e vale ancora oggi, Ministro!

E poi, Ministro, nessuno è contro una misura di contrasto alla povertà, anche in ragione del fatto, Ministro, che siamo stati noi, siete stati voi, ad introdurla per primi. Però rimangono questioni irrisolte: i correttivi, che salutiamo con favore. Lei sta mettendo in campo uno sforzo, credo titanico, per correggere una misura che non è emendabile. E se una misura è sbagliata, è sbagliata! Immagini che lei abbia a disposizione 20 miliardi - quelli che sono stati spesi per il reddito di cittadinanza - e un foglio bianco: ci dica, Ministro, lei riproporrebbe la misura del reddito di cittadinanza così come l'abbiamo conosciuta in questi due anni? Io credo di no. Credo che distinguerebbe la lotta di contrasto alla povertà e spero che rimanga l'idea di una sinistra che pensa a come superare il bisogno e che stabilisce che le risorse vadano a chi ha bisogno, ma anche a coloro i quali si possono tirare fuori dalla condizione del bisogno, per esempio il Terzo settore, completamente cancellato da questa misura, anche con riferimento alla funzione dei comuni. Ministro, sui comuni, è stata salutata con favore l'introduzione dei PUC: io sono molto convinto che, forse, è la prima immediata risposta da sportello a coloro che hanno bisogno di lavorare, di uscire di casa, di mettersi al servizio della propria comunità. Bene, ad oggi, Ministro, appena 6 mila persone circa sono impegnate nei progetti comunali. È troppo difficile stabilire un automatismo nei confronti di chi è percettore di reddito di cittadinanza, che la mattina si reca al comune per tutte le prestazioni e necessità che servono, senza, come dice l'ANCI, caricare i comuni di un lavoro burocratico enorme, che impiega mesi per essere realizzato e per il quale servono risorse interne. Il risultato è che in Italia, tutti coloro che percepiscono il reddito di cittadinanza non lavorano, laddove non c'è la domanda privata, neanche presso la propria amministrazione locale, il proprio comune, la provincia, la regione! Ci sarebbe tanto da fare nei luoghi di residenza, dove i cittadini percepiscono il reddito di cittadinanza. Basterebbe creare un automatismo: percepisci il reddito di cittadinanza? Vai in comune e il comune, dopo 15 giorni, ti occupa a svolgere un pezzo di carico del lavoro per le ore che abbiamo stabilito, le ore minime e le ore massime. Stiamo parlando di percentuali del 10 per cento al Nord, del 19 per cento al centro, del 22 per cento al Sud.

PRESIDENTE. Concluda.

CAMILLO D'ALESSANDRO (IV). Ministro, però, voglio concludere con una sua frase, con cui lei ha concluso l'intervento che è condiviso da noi: i poveri esistono e sono generati da un sistema che produce povertà. La ringrazio perché ha confermato e ha dato notizia al nostro Paese che la povertà esiste e non è stata abrogata su un balcone (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Silli. Ne ha facoltà.

GIORGIO SILLI (CI). Grazie, Presidente, il mio gruppo mi ha chiesto di intervenire al riguardo e, prima di impostare l'intervento, ho voluto fare una riflessione che andava indietro, ai tempi dello studio. Infatti, quando si parla di economia, quando si parla di numeri, non si può filosofeggiare e basta; bisogna guardare i risultati, bisogna anche riflettere sui grandi pensatori. Nella Scuola di Chicago, tra gli ultraliberisti - che, ahimè, non hanno avuto tutta questa grande fortuna - ce n'era uno, Milton Friedman, il quale diceva: “Se tu paghi la gente che non lavora e la tassi quando lavora, non esser sorpreso se produci disoccupazione” (Applausi dei deputati del gruppo Coraggio Italia). Credo che questa sia una equazione normalissima, è lapalissiana. Intendiamoci, l'economia politica non è una scienza esatta, però è formata da pesi e contrappesi che danno un po' un'idea di quello che può succedere.

Quando all'inizio fu ipotizzato lo strumento del reddito di cittadinanza, è chiaro che molti economisti rifletterono su questo strumento e pensarono che - sì - era uno strumento per aiutare le famiglie indigenti e le persone meno abbienti. Mi permetta, signor Presidente, in quest'aula, che purtroppo, ultimamente, è diventata il tempio del politicamente corretto, dove si contesta anche la singola virgola, da due ore parliamo di poveri, come se essere povero fosse una forma di orgoglio o fosse uno status eterno (Applausi dei deputati del gruppo Coraggio Italia e di deputati del gruppo Fratelli d'Italia) per il quale appuntarsi una medaglia al petto.

La povertà - lo dico a tutta l'Aula - è un male da combattere, da estirpare; e lo Stato, in un Paese civile occidentale, ha il dovere di creare gli strumenti, affinché la povertà possa gradualmente scomparire. Questi strumenti non sono solamente contributi a pioggia, siano essi per le aziende o per le singole persone, come nel caso del reddito di cittadinanza.

Tornando al discorso precedente, signor Ministro, la riflessione che ogni economista fa è anche alla famosa leva o moltiplicatore keynesiano: il denaro pubblico viene redistribuito all'interno del sistema, affinché possa essere speso e possa creare, a sua volta, posti di lavoro nelle aziende che producono i prodotti che queste persone vanno ad acquistare. È un meccanismo sostanzialmente normalissimo, quindi, in teoria, il danaro pubblico, inserito nel sistema, avrebbe dovuto realmente creare posti di lavoro e buona economia. Questo però - è inutile nascondersi dietro un dito - non è avvenuto. Purtroppo, i posti di lavoro creati sono veramente un numero irrisorio. Lo strumento reddito di cittadinanza è servito - sì - ad aiutare le famiglie indigenti, ma ha fallito completamente dall'altra parte, laddove si pensava di creare posti di lavoro o, comunque sia, di dare una spinta, di dare un colpo di reni ad un'economia che, nel nostro Paese, da troppo tempo ha grandissimi problemi.

Signor Ministro - glielo dico con la correttezza di una persona moderata e credo di parlare anche a nome di tutto il mio gruppo -, a me non è piaciuto il riferimento che lei ha fatto alla riforma del catasto, poiché qua stiamo parlando di reddito di cittadinanza. È giusto che lei o dei nostri colleghi abbiano una posizione netta sul rifinanziamento del reddito di cittadinanza, ma che lei in questa fase parli di catasto, come a voler contrapporre i poveri di cui parlavamo prima - che io preferisco definire persone indigenti - a chi è proprietario di un immobile, francamente mi sembra un qualcosa di sgradevole. Vedo che mi sta dicendo di no, quindi, probabilmente, ho capito male io e me ne scuso; di sicuro, questa non sarebbe - e uso il condizionale - la strada giusta.

Quindi, questo è uno strumento che, a mio avviso, non ha creato posti di lavoro. Le imprese, le aziende, che noi ci onoriamo di rappresentare, non ne hanno beneficiato, come ne non hanno beneficiato gli artigiani, i professionisti; ne hanno beneficiato solamente quelle famiglie indigenti o persone indigenti. Però, attenzione: il nostro non è un Paese, come si suol dire, all'americana; il nostro Paese ha uno stato sociale, il nostro Paese, fin dalla stesura della nostra Costituzione, fa attenzione alle famiglie meno abbienti, fa attenzione alle persone e alle famiglie indigenti; negli ultimi decenni, gli strumenti utilizzati a livello nazionale, regionale e comunale sono stati tantissimi. Noi non siamo in un Paese dove si lasciavano morire le persone di fame per strada. Quindi, non è che sia stata fatta chissà quale rivoluzione. Una cosa è certa, signor Ministro e signor Presidente: questo strumento, così com'è, non funziona e non ha funzionato o, quantomeno, non ha funzionato al cento per cento; ha aiutato chi aveva bisogno, ma non ha creato posti di lavoro e non ha rilanciato l'economia. Tuttavia, quando si spendono miliardi di euro, si presuppone che questi soldi debbano, sì, aiutare chi ha bisogno, ma, giocando di sponda e di rimbalzo, debbano aiutare anche l'economia a rilanciarsi.

Con questi soldi si potevano aiutare le imprese, si potevano rifinanziare tanti progetti, si poteva rilanciare il terzo settore nel modo giusto. Noi dobbiamo riflettere su una questione: chi ha bisogno deve essere assolutamente aiutato e non credo ci sia alcuna forza politica in quest'Aula che pensi che chi è indigente debba essere lasciato a se stesso. Tuttavia, bisogna riflettere bene, soprattutto in questo momento storico, prima di spendere tanti soldi come quelli di cui stiamo parlando. Signor Ministro, la sua è una formazione da uomo di sinistra che io rispetto. Io sono un liberale, sono uno che dice che l'economia e l'impresa vengono prima di tutto, perché è solo attraverso l'impresa che si crea ricchezza per il Paese e posti di lavoro. Quindi, dovendo scegliere dove indirizzare alcuni miliardi, io - sì - aiuterei, perché è giusto aiutare chi ha bisogno, ma farei una riflessione molto più approfondita su come rilanciare le imprese che sono le uniche che possono creare ricchezza e posti di lavoro (Applausi dei deputati del gruppo Coraggio Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Fornaro. Ne ha facoltà.

FEDERICO FORNARO (LEU). Grazie, signor Presidente. Signor Ministro, abbiamo molto apprezzato l'impostazione, la coerenza del suo ragionamento e anche - credo sia giusto riconoscerlo - la sua onestà intellettuale.

Da Ministro, quindi da uomo delle istituzioni, non ha anteposto le scelte che erano state compiute al momento dell'istituzione di questo strumento, ma ha cercato di parlare al Parlamento con dati e numeri, invitando a riflettere su un problema complesso, che inevitabilmente impone soluzioni complesse.

Se io seguissi un clima che purtroppo è dominante, potrei semplicemente dire che avevamo ragione noi. Noi ci astenemmo in quell'occasione, evidenziando una serie di problematicità che si sono largamente ripresentate, a cominciare dal fatto che quello strumento, come era stato pensato, non era totalmente uno strumento per la lotta alla povertà e neppure totalmente uno strumento per la ricollocazione. Dicemmo, allora, in qualche modo, che ci si sedeva tra due seggiole e, quando ci si siede tra due seggiole, il rischio di cadere è molto elevato.

Invece, preferisco accettare la sua sfida di ragionamento, signor Ministro, nella sua complessità, evitando anche di ascoltare, fuori di qui molto di più ma anche in quest'Aula oggi, il tentativo di alimentare una guerra tra poveri, di criminalizzare una serie di comportamenti; sentire leader politici definire reddito di criminalità il reddito di cittadinanza, credo che non faccia bene a chi pronuncia queste parole, ma non faccia bene al clima di questo Paese (Applausi dei deputati del gruppo Liberi e Uguali e di deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Lei ha giustamente ricordato che questo è lo strumento - uno degli strumenti, se non lo strumento - che ha maggiore sistema di controllo. Nessuno dei colleghi sono intervenuti ha potuto contestare ciò e se oggi siamo a parlare di numeri, anche significativi - penso all'ultimo scandalo e alla truffa che arriva dalla Romania -, se possiamo parlare di tutto questo, è perché c'è stato un sistema dei controlli. Da questo punto di vista, mi piacerebbe vedere questa ossessione mediatica, per esempio, su un tema che, invece, spesso vede svicolare tutti, cioè l'evasione fiscale.

Qui stiamo ragionando su possibili truffe nell'ordine delle decine o centinaia di milioni di euro; tutti gli anni mancano alle casse dello Stato 130 miliardi di evasione fiscale; non è stata spesa mezza riga al riguardo e, anche quando si svolgono ragionamenti a tale riguardo, si afferma che, però, l'impresa è l'impresa; ma l'impresa è esattamente come coloro che ricevono il reddito di cittadinanza; c'è di tutto, c'è l'Italia, c'è l'Italia nelle imprese, con persone oneste - la stragrande maggioranza - e persone che, invece, cercano, quando è possibile, di fregare lo Stato; quindi, questa criminalizzazione è inaccettabile. Va inoltre sottolineato un aspetto. Non dobbiamo mai dimenticarci che, dietro i numeri imponenti - 1.686.000 nuclei familiari, 3.790.000 famiglie - ci sono persone in carne ed ossa, ci sono storie, ci sono drammi; ci sono anche i furbetti, ma, nella stragrande maggioranza, come dimostra il sistema dei controlli, ci sono persone che, durante la loro vita, hanno avuto problemi e lo Stato deve rimanere al fianco di queste persone. Da questo punto di vista, aggiungo un elemento alle riflessioni del Ministro ed è un tema che credo andrebbe sviluppato di più. Non credo che la questione, infatti, sia tutta centrata sul funzionamento delle Agenzie per il lavoro, ma vi sia un tema che incrocia una competenza, non sua diretta, che è quella della formazione; è il tema di come formiamo i ragazzi e aiutiamo l'inserimento nel mondo del lavoro ma, soprattutto, come riformiamo, stando dentro la rivoluzione digitale. Noi stiamo dentro un'enorme rivoluzione che rischia di espellere dal ciclo produttivo un pezzo importante, se non addirittura un'intera generazione di over 50 anni e quelle persone sono oggettivamente più difficilmente ricollocabili. Io non ho letto statistiche al riguardo; sicuramente ci saranno, ma credo che ragionevolmente troveremo lo zoccolo duro di quelle persone non ricollocabili proprio in quell'area, con competenze, con storia professionale ma, soprattutto, con una storia di formazione scolastica medio-bassa. Questo è il punto, il punto è come intervenire al riguardo; poi, i numeri che lei ha dato sui dipendenti dell'Agenzia del lavoro, in rapporto a Nazioni che sono comparabili con la nostra, la dice lunga di come siamo indietro, ma la questione, a nostro giudizio, è più ampia.

La seconda riflessione che vorrei raccogliere, signor Ministro, riguarda la novità - che, purtroppo, non è degli ultimi mesi, ma è in atto da molti anni - della figura del lavoratore povero: questo è un cambio di paradigma. La nostra cultura politica, la cultura della sinistra, ovviamente, ha sempre identificato nel lavoro, nel poter lavorare l'antidoto migliore al fatto di entrare nella fascia di povertà. Ormai è diverso tempo che questo non accade: come ha ricordato prima il Ministro, il 25 per cento di lavoratori, di persone, che percepiscono un reddito tutti i mesi, è povero, ma, in tale ambito, troveremo una quota crescente di operai, per esempio, con figli a scuola nelle grandi città; noi abbiamo quindi di fronte una gigantesca questione sociale. Chiudo, signor Ministro: vada avanti sulla linea che ha definito, si migliorino le cose che sono da migliorare, e ce ne sono, si cerchi di definire meglio la parte di contrasto alla povertà anche rispetto a quella, invece, della ricerca attiva sul lavoro. Però, davvero, un invito finale a tutti: usciamo dalla logica della guerra tra poveri. Non serve a nessuno, non serve all'obiettivo dell'inclusione sociale: rischiamo di mettere una bomba dentro il dialogo e la coesione sociale. Il Paese non ne ha bisogno (Applausi dei deputati dei gruppi Liberi e Uguali e MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Costanzo. Ne ha facoltà.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ETTORE ROSATO (ore 15,35)

JESSICA COSTANZO (MISTO-A). Grazie, Presidente. Ministro, le farò due nomi: Luigia Di Giorgio e Arianna Manzo sono solo due delle tante vittime della malasanità e, dopo decenni di battaglie legali, hanno ottenuto la condanna delle aziende ospedaliere al risarcimento che di sicuro non le restituirà una vita normale, ma almeno un po' di giustizia. Non abbiamo mai visto così tanta solerzia in quanto il risarcimento non è arrivato, ma, prima ancora di questo, si è scagliata su di loro come una iena l'Agenzia delle entrate. Tutta questa tempestività non l'abbiamo mai vista nei confronti dei cosiddetti furbetti del reddito di cittadinanza. Quindi, quando riuscirete a trasformare questi personaggi, che sono veri e propri parassiti, in facili prede nei confronti delle Agenzie delle entrate, della Guardia di finanza, delle banche dati, in molti vi ringrazieranno, anche le famiglie come quelle di Luigia e di Arianna. Fino ad oggi noi, in tutto l'arco parlamentare, abbiamo visto, invece, applicare la strategia del colpevole, ovvero del capro espiatorio. Mi riferisco in questo caso all'ex presidente dell'ANPAL, che è stato, poi, debitamente rimpiazzato e sostituito così come volevate, ma adesso che alla guida ci siete voi alla prima occasione utile lasciate per la strada 2.500 navigator che, tra l'altro, stanno anche manifestando davanti al suo Ministero. Queste persone vengono abbandonate, ree semplicemente di essere la creatura di Mimmo Parisi. Una modesta considerazione la vorrei fare anche ai miei colleghi del MoVimento 5 Stelle con cui ho condiviso questo progetto che, tra l'altro, rivendico. Fino a quando ci si ostina a difendere ciecamente una misura, che è sacrosanta nel suo intento, ma ha ancora comunque evidenti lacune, è la sconfitta della misura stessa, perché? Perché le visioni miope consegnano la vittoria, tra l'altro travestita da falsa ragione, all'avversario…

PRESIDENTE. La ringrazio onorevole Costanzo…

JESSICA COSTANZO (MISTO-A). Mi lasci finire, Presidente.

PRESIDENTE. Sì, sì.

JESSICA COSTANZO (MISTO-A). … che come un virus se ne impossessa strumentalmente per fare incetta di facile consenso. Quindi, il reddito di cittadinanza è una misura di equità e di uguaglianza sostanziale, ma ad oggi è anche la misura più detestate vituperata nel Paese e questo non lo merita, ma è tutta una responsabilità esclusivamente politica.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Sgarbi. Ne ha facoltà.

VITTORIO SGARBI (M-NCI-USEI-R-AC). Onorevole Presidente, onorevoli colleghi, nessun dubbio che il reddito di cittadinanza abbia un'utilità fondamentale rispetto alla povertà, ma, ancor meglio di lei, all'occupazione. Non possiamo immaginare di battere la povertà attraverso sussidi di Stato che dovrebbe essere un dovere dello Stato perché la povertà è una condizione da cui non si esce. Ma l'occupazione per i giovani è una necessità e anche una responsabilità dello Stato; per questo spesso il reddito di cittadinanza si è manifestato come incentivo a non lavorare, una sorta di assistenza ulteriore per chi era abituato a non prestare alcun servizio. Ecco, allora, la proposta che penso da tempo: occorre soprattutto allettare i giovani al lavoro e, allora, al di là delle questioni legate all'età, al tempo, alle famiglie, i giovani potrebbero servire, con il reddito di cittadinanza e qualche integrazione, per la custodia dei musei, di siti archeologici, di biblioteche, di archivi, dove c'è carenza gravissima di capacità di controllo a diversi livelli, non soltanto quella del custode, ma anche quella del tecnico; quando penso al tecnico, penso che nessuno più di un giovane si possa applicare ai social: un museo ha bisogno di essere su Instagram, su Facebook.

I giovani, che lo fanno per loro diletto, con il reddito di cittadinanza potrebbero applicarsi a sostenere i musei. Io oggi ho una riunione sul museo che presiedo, il Mart di Rovereto, che ha 41 mila follower su Instagram; io ne ho 750 mila; non riesco a immaginare perché un giovane non possa applicarsi, studiando e rendendo quello che sa fare, attraverso il reddito di cittadinanza, ed essere utile ai musei per riguarda la comunicazione, la custodia e la conservazione. Quindi, occorre far sì che il reddito corrisponda ad una funzione utile per il bene pubblico. Il pubblico dà, il pubblico può ottenere in maniera molto semplice una restituzione del danaro che dà in cambio di forza lavoro. Mi sembra semplice: basterebbe applicarlo con un emendamento.

PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento dell'informativa urgente svolta dal Ministro Orlando, che ringraziamo.

Si riprende la discussione del disegno di legge n. 2561-A.

PRESIDENTE. Riprendiamo il seguito della discussione del disegno di legge n. 2561-A, deleghe al Governo per il sostegno e la valorizzazione della famiglia.

(Ripresa esame dell'articolo 4 – A.C. 2561-A​)

PRESIDENTE. Ricordo che nella parte antimeridiana della seduta è stato, da ultimo, respinto l'emendamento Meloni 4.142.

Passiamo quindi, di conseguenza, all'emendamento 4.143 Meloni. Ha chiesto di parlare l'onorevole Ungaro. Ne ha facoltà.

MASSIMO UNGARO (IV). Presidente, questo è un provvedimento che introdurrà una misura fondamentale per il nostro Paese: è la prima volta che, finalmente, introdurremo una misura che va a sostenere la natalità nel nostro Paese. Abbiamo sempre avuto delle detrazioni, delle misure fiscali di detrazione. Qui, finalmente, avremo un contributo vero per le famiglie italiane; come sappiamo, il nostro Paese è l'ultimo in Europa per fertilità e natalità, uno degli argomenti che porta all'insostenibilità del nostro sistema pensionistico.

Per questo motivo, noi pensiamo sia un momento storico unico quello che oggi ci vede arrivare all'approvazione del Family Act, questa delega che, appunto, porterà miliardi di euro per venire incontro alle famiglie italiane, anche perché, per la prima volta, sarà un sussidio veramente semi-universale o universale, perché anche gli incapienti potranno usufruire di veri e propri contributi a sostegno della famiglia. E, quindi, dal nostro punto di vista, è fondamentale riuscire a concludere il provvedimento nei tempi previsti e permettere all'Italia di avere le misure per contrastare quello che, ormai, gli esperti definiscono un vero e proprio inverno demografico. Da qui, l'intenzione nostra di portare a conclusione i lavori di questo provvedimento (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 4.143 Meloni, con il parere contrario della Commissione, del Governo e della V Commissione (Bilancio).

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 37).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 4.301, da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento, con il parere favorevole della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 38).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 4.145 Meloni, con il parere contrario della Commissione, del Governo e della V Commissione (Bilancio).

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 39).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 4.302, da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento, con il parere favorevole della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 40).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 4.303, da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento, con il parere favorevole della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 41).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 4.304, da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento, con il parere favorevole della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 42).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 4.170 Sapia, con il parere contrario della Commissione, del Governo e della V Commissione (Bilancio).

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 43).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 4.172 Sapia, con il parere contrario della Commissione, del Governo e della V Commissione (Bilancio).

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 44).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 4.305, da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento, con il parere favorevole della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 45).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 4.306, da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento, con il parere favorevole della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 46).

Passiamo all'emendamento 4.134 Bellucci. Ha chiesto di parlare l'onorevole Bellucci. Ne ha facoltà.

MARIA TERESA BELLUCCI (FDI). Grazie, Presidente. Devo dire che si sta andando veramente velocemente rispetto a questa delega al Governo, forse anche troppo velocemente. In effetti, i lavori di questa giornata sono iniziati con una concitazione quasi frenetica, con relazioni che non c'erano, che venivano annunciate, che proponevano contenuti assolutamente restrittivi rispetto, invece, alla volontà di questa delega al Governo, cioè di promuovere la natalità e la famiglia. Anche in questo momento stiamo procedendo, mi permetto di dirlo, Presidente, forse con un'eccessiva velocità, perché in realtà questo provvedimento dovrebbe essere esaminato con maggiore calma e pacatezza, ma anche con una tempistica che renda più possibile ascoltare, ascoltarci; magari anche avendo un minimo - non dico molto - spazio di riflessione rispetto ad interventi che vengono per sopprimere o modificare delle tutele, sulle quali, fra l'altro, si è lavorato e si è ragionato nella Commissione affari sociali. Penso ai congedi parentali, per esempio, laddove i colleghi prima parlavano dei congedi parentali per i padri, come anche a proposito della gratuità dei servizi educativi, dove si vista invece una soppressione; ma penso anche alla gratuità delle scuole dell'infanzia, insomma, tutti provvedimenti che avevamo condiviso come essenziali. Allora, richiamo i colleghi ad un'attenzione maggiore perché noi stiamo mettendo mano su modifiche e soppressioni della Commissione bilancio che cancellano delle tutele, non per dei privilegiati, non per degli eletti; noi parliamo di tutele che riguardano la famiglia, che riguardano i bambini. Fra l'altro, a fronte dei limiti e dei livelli ISEE che avete inserito, non parliamo di famiglie agiate; parliamo di famiglie che sono in una condizione di fragilità. Quindi, quando noi togliamo in questa delega la previsione che si faccia di tutto per far sì che gli asili nido siano gratuiti nella nostra Italia, noi compromettiamo in maniera particolare e in modo anche particolarmente gravoso le famiglie e il bilancio familiare. Su questo vi richiamavo, perché velocemente vedo che si va verso un voto favorevole a quelle soppressioni. È vero che la Commissione bilancio ha dato un parere, è vero che, fra l'altro, il parere è quello di tagliare sulla famiglia e sulla natalità, è vero che il relatore ha dato parere favorevole, ma devo pensare e immaginare che egli abbia fatto ciò anche suo malgrado; questo perché egli ha condiviso con noi mesi di analisi, di audizioni e poi siamo arrivati alla redazione di questa delega in maniera anche sofferta, ma cercando di scegliere le cose che erano fondamentali.

È vero che anche il Governo ha dato parere favorevole a quelle modifiche della Commissione bilancio, ma che erano assolutamente in tendenza contraria rispetto, invece, alle volontà della delega di valorizzazione della famiglia; poi, però, è il Parlamento che ha l'ultima parola, se in Italia esiste ancora la democrazia (e in Italia, vivaddio, esiste ancora la democrazia).

Allora, è ciascuno di noi che ha il potere e il dovere di esprimersi per scienza, coscienza e visione di ciò che dovrebbe essere sostenuto e valorizzato. Quindi, quando poi questo Parlamento fa passare delle misure soppressive di tutele, di valorizzazione della natalità e della famiglia, è il Parlamento che se ne assume la responsabilità. Su questo Fratelli d'Italia si assume la responsabilità di essere contraria alle soppressioni di tutele, contraria alle limitazioni di risorse economiche, contraria a far sì che la famiglia non abbia tutti i sostegni di cui ha diritto. Per questo, credo che ci dovremmo riflettere molto di più quando diamo il nostro parere favorevole e contrario a questo provvedimento. Si tratta di valori fondamentali (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 4.134 Bellucci, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 47).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 4.138 Ciaburro, con il parere contrario della Commissione, del Governo e della V Commissione (Bilancio).

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 48).

Passiamo all'emendamento 4.133 Bellucci.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Bellucci. Ne ha facoltà.

MARIA TERESA BELLUCCI (FDI). Mi scusi, Presidente, ci sono stati problemi con il microfono.

PRESIDENTE. Troppa energia, collega!

MARIA TERESA BELLUCCI (FDI). Sì, forse troppa energia, troppo vigore, ma anche forza nel difendere questo provvedimento che dovrebbe tutelare la famiglia. Dico “dovrebbe”, perché rischia invece di essere una delega al Governo che non tutela la famiglia come dovrebbe fare. Arriviamo a questo emendamento, che abbiamo proposto, come Fratelli d'Italia, perché intendiamo introdurre la possibilità di pensionamento anticipato di almeno un anno per le madri lavoratrici a partire dal terzo figlio a carico. Ho voluto leggerlo ai colleghi perché è un emendamento di buon senso. Questo non è un emendamento di parte; non si tratta di ideologie scevre dalla realtà e molto lontane da interessi concreti delle famiglie, delle lavoratrici, dei lavoratori; si tratta, invece, di dare rispetto e importanza a quel valore sociale ed economico che è svolto da un genitore che ha più di tre figli, anzi, a partire da tre figli. In quel caso, è ovvio che i lavori di cura sono più gravosi, è ovvio che conciliare i tempi di cura e di lavoro è più difficile. Quindi, potremmo dire che c'è una sorta di lavoro usurante? Sì, perché dividersi nel mare magnum degli adempimenti, delle questioni che riguardano la famiglia - i figli, la cura, ma anche le questioni che riguardano il lavoro e il dover essere operativi e anche puntuali nel lavoro - implica una maggiore gravosità. Allora, sarebbe giusto - oso dire - che lo Stato riconoscesse questa gravosità e quindi potesse permettere alle madri di andare almeno un anno prima in pensione. Credo che su questo tipo di emendamento dovremmo essere tutti d'accordo.

Tutti noi conosciamo delle donne che hanno tre figli e sappiamo quanta fatica fanno; purtroppo stanno diventando sempre di meno, ma non per libera scelta. Infatti, andrebbe benissimo se una donna liberamente potesse scegliere di avere uno, due o tre figli; ciò andrebbe benissimo ma, purtroppo, oggi non siamo nella libertà di poterlo scegliere. Siamo invece nell'obbligo di doverci fermare ad un figlio - le donne sono nell'obbligo di doversi fermare ad un figlio - insieme ai padri di questi figli, perché poi non ci sono tutele. Allora, fa paura mettere al mondo un secondo figlio e diventa terrorizzante, angosciante, pensare di mettere al mondo un terzo figlio, perché si è soli, senza servizi educativi gratuiti, senza delle previdenze adeguate, senza la possibilità di avere quei sostegni economici che facciano sì che un figlio non sia un lusso; un figlio è invece la speranza di una nazione che continua a vivere. Allora, difendo e difendiamo, come Fratelli d'Italia, questo emendamento e, sperando che ci abbiate ascoltato, che abbiate avuto la pazienza di poter dare attenzione alle nostre parole, che magari possiate trovare quella forza, quell'energia, quel vigore - come lei diceva, Presidente - per difendere questo emendamento, al di là del parere contrario della Commissione bilancio o del Governo o del relatore. Quando una cosa è giusta, infatti, è giusta a prescindere dai pareri contrari (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 4.133 Bellucci, con il parere contrario della Commissione, del Governo e della V Commissione (Bilancio).

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 49).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 4, nel testo emendato.

Dichiaro aperta la votazione.

Onorevole Bellucci, aveva chiesto la parola sull'articolo 4? Bene, revoco la votazione. La manina dell'onorevole Bellucci è stata un po' timida, diciamo.

Prego, onorevole Bellucci.

MARIA TERESA BELLUCCI (FDI). Grazie, Presidente. La ringrazio anche perché lei sostiene la mia energia e il mio vigore e, quindi, mi fa molto piacere trovare corrispondenza nella Presidenza.

Questa proposta emendativa volevo illustrarla perché tratta delle adozioni internazionali e, quindi, tratta di…

PRESIDENTE. Però, onorevole Bellucci, siamo sull'articolo 4, non sull'articolo aggiuntivo.

MARIA TERESA BELLUCCI (FDI). Allora mi scusi e mi scuso con tutti i colleghi per aver preso la parola nel momento in cui ancora dovevamo arrivare al successivo.

PRESIDENTE. Non c'è problema. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 4, nel testo emendato.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 50).

Passiamo all'articolo aggiuntivo 4.02 Bellucci. Chiedo al relatore, onorevole De Filippo, di esprimere il parere.

VITO DE FILIPPO, Relatore. Invito al ritiro o parere contrario.

PRESIDENTE. Il Governo?

ELENA BONETTI, Ministra per le Pari opportunità e la famiglia. Parere conforme a quello del relatore.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Bellucci. Ne ha facoltà.

MARIA TERESA BELLUCCI (FDI). Presidente, grazie per avermi dato la parola. Cercherò di illustrare ai colleghi questo articolo aggiuntivo che, come dicevo poc'anzi, tratta di una questione specifica, quella delle adozioni internazionali. Da una parte, tratta di quei genitori che, nella maggior parte dei casi, hanno avuto difficoltà ad avere dei figli da un punto di vista biologico e si aprono alla possibilità di adottare un bimbo; dall'altra parte, inevitabilmente, tratta invece del diritto di ciascun bambino di avere dei genitori, come fra l'altro sancisce la Convenzione ONU sui diritti dell'infanzia e dell'adolescenza che, tra pochi giorni, il 20 novembre, sarà celebrata con la Giornata internazionale dei diritti dell'infanzia e dell'adolescenza. Ricordo innanzitutto a me stessa che quest'anno cadono i 30 anni dalla ratifica da parte dell'Italia della Convenzione ONU sui diritti dell'infanzia e dell'adolescenza. Con quella ratifica noi abbiamo abbracciato il diritto di ciascun bambino ad avere dei genitori. Allora, questo articolo aggiuntivo tratta di tale questione, quella di poter sostenere le famiglie, al di là della loro condizione economica, e di sostenerle nell'accogliere un bambino che d'altra parte ha come interesse prioritario quello di poter vivere in una famiglia, tra le amorevoli cure di una mamma e di un papà.

Questo articolo aggiuntivo che cosa recita nello specifico? Richiede il riconoscimento di un bonus di 10 mila euro per ogni bambino adottato, a valere sul Fondo per le adozioni internazionali. Oggi, infatti, i sostegni economici, da una parte, sono previsti ma, dall'altra, non arrivano alle famiglie con tempistiche adeguate e con certezza. In questo caso, quindi, ciò che avviene è la diminuzione vertiginosa - che c'è stata negli anni - delle adozioni internazionali. In particolare, in epoca di pandemia la diminuzione è stata ancora maggiore perché, inevitabilmente, la crisi sociale, che è anche una crisi economica, ha provato quei ceti che prima potevano permettersi di aprirsi ad un'adozione internazionale. I costi dell'adozione internazionale, in termini di viaggi, di procedure e di traduzioni, arrivano fino a 50.000 euro e questo fa comprendere come l'adozione diventi qualcosa per ricchi e non per tutti.

Ebbene, la genitorialità in Italia, quella genitorialità che vede i figli biologici e i figli adottivi come soggetti di pari diritti, deve essere una cosa che avviene nella vita di una famiglia non in funzione del suo reddito economico ma deve provenire unicamente dall'atto d'amore e, quindi, deve mettere al primo posto, anzi, all'unico posto, la capacità di quei genitori, di quella mamma e di quel papà, di essere dei buoni genitori per quel bambino, al di là della condizione economica. Un genitore è buono non per quanti soldi ha in banca, un genitore è buono per la capacità che ha di guardare il figlio negli occhi, di saperlo ascoltare - non sentire ma ascoltare - di essere un educatore amorevole ma autorevole, di essere un adulto capace di prendersi cura di lui, come una base sicura dalla quale quel bimbo potrà partire per poi lanciarsi nella vita e nel proprio futuro. Questo fa un genitore buono: non si tratta di quanti regali fa ma di quante parole, quanto tempo e quanta attenzione vive nella relazione con il proprio figlio.

Per questo, noi chiediamo che venga riconosciuto effettivamente il diritto di ciascun genitore di potersi aprire alla genitorialità adottiva, attraverso un sostenimento economico che sappiamo essere neanche sufficiente per riequilibrare quella divergente situazione economica che può esserci fra una famiglia e l'altra ma che, certamente, renderebbe possibile commisurare meglio l'amore invece del conto in banca. Quindi, difendiamo questa proposta emendativa e vi chiediamo di poterla sostenere.

PRESIDENTE. Non ci sono altre richieste d'intervento, quindi passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo 4.02 Bellucci, con il parere contrario della Commissione, del Governo e della V Commissione (Bilancio).

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 51).

(Esame dell'articolo 5 - A.C. 2561-A​)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 5 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A).

Se nessuno chiede di intervenire, invito il relatore ad esprimere il parere.

VITO DE FILIPPO , Relatore. Sull'emendamento 5.137 Meloni formulo un invito al ritiro o parere contrario. Sull'emendamento 5.300, da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento, il parere è favorevole. Sull'emendamento 5.134 Lucaselli, formulo un invito al ritiro o parere contrario.

PRESIDENTE. Poi abbiamo quattro emendamenti della Commissione bilancio, gli emendamenti 5.301, 5.302. 5.303 e 5.304, da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento.

VITO DE FILIPPO , Relatore. Il parere è favorevole su tutti e quattro.

PRESIDENTE. Il Governo?

ELENA BONETTI, Ministra per le Pari opportunità e la famiglia. Parere conforme a quello del relatore.

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento 5.137 Meloni. Se non ci sono richieste di intervento, passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 5.137 Meloni, con il parere contrario della Commissione, del Governo e della V Commissione (Bilancio).

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 52).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 5.300 della V Commissione (bilancio), da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento, con il parere favorevole della Commissione e del Governo e della V Commissione (Bilancio).

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 53).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 5.134 Lucaselli, con il parere contrario della Commissione, del Governo e della V Commissione (Bilancio).

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 54).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 5.301 della V Commissione (Bilancio), da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento, con il parere favorevole della Commissione, del Governo e della V Commissione (Bilancio).

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 55).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 5.302, da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento, con il parere favorevole della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 56).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 5.303, da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento, con il parere favorevole della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 57).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 5.304, da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento, con il parere favorevole della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 58).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 5, nel testo emendato.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 59).

(Esame dell'articolo 6 - A.C. 2561-A​)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 6 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A).

Se nessuno chiede di intervenire sul complesso degli emendamenti, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.

VITO DE FILIPPO , Relatore. Emendamento 6.300, da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento, favorevole.

PRESIDENTE. Il Governo?

ELENA BONETTI, Ministra per le Pari opportunità e la famiglia. Conforme al relatore.

PRESIDENTE. Ci sono anche due articoli aggiuntivi ed esprimiamo il parere anche su questi. Prego, onorevole De Filippo.

VITO DE FILIPPO , Relatore. Articoli aggiuntivi 6.02 Varchi e 6.03 Meloni, invito al ritiro o parere contrario.

PRESIDENTE. Il Governo?

ELENA BONETTI, Ministra per le Pari opportunità e la famiglia. Conforme al relatore.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 6.300, da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento, con il parere favorevole della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 60).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 6, nel testo emendato.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 61).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo 6.02 Varchi. I pareri della Commissione, del Governo e della V Commissione (Bilancio) sono contrari.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 62).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo 6.03 Meloni. Ricordo il parere contrario della Commissione, del Governo e anche della V Commissione (Bilancio).

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 63).

(Esame dell'articolo 7 - A.C. 2561-A​)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 7 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A).

Se nessuno chiede di intervenire sul complesso degli emendamenti, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.

VITO DE FILIPPO , Relatore. Emendamenti 7.100 Costanzo, 7.101 Sapia e 7.5 Gemmato, invito al ritiro o parere contrario.

PRESIDENTE. Il Governo?

ELENA BONETTI, Ministra per le Pari opportunità e la famiglia. Parere conforme al relatore.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 7.100 Costanzo. Ricordo il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 64).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 7.101 Sapia. Ricordo il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 65).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 7.5 Gemmato. Ricordo il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 66).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 7.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 67).

(Esame dell'articolo 8 - A.C. 2561-A​)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 8 e dell'unica proposta emendativa ad esso presentata (Vedi l'allegato A).

Nessuno chiedendo di parlare, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.

VITO DE FILIPPO, Relatore. Presidente, emendamento 8.300, da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento, parere favorevole.

PRESIDENTE. Il Governo?

ELENA BONETTI, Ministra per le Pari opportunità e la famiglia. Parere favorevole

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 8.300, da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento, con il parere favorevole della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 68).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 8, nel testo emendato.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 69).

(Esame dell'articolo 9 - A.C. 2561-A​)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 9 (Vedi l'allegato A), al quale non sono state presentate proposte emendative.

Passiamo dunque ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 9.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 70).

(Esame degli ordini del giorno - A.C. 2561-A​)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli ordini del giorno presentati (Vedi l'allegato A).

Se nessuno chiede di intervenire per illustrarli, chiedo alla Ministra Bonetti di esprimere il parere.

ELENA BONETTI, Ministra per le Pari opportunità e la famiglia. Ordini del giorno n. 9/2561-A/1 Ermellino, n. 9/2561-A/2 Lapia, n. 9/2561-A/3 Sutto e n. 9/2561-A/4 Cirielli, parere favorevole.

Ordine del giorno n. 9/2561-A/5 Caretta, parere favorevole con l'introduzione: “impegna il Governo a valutare l'opportunità di (…)”. Sull'ordine del giorno n. 9/2561-A/6 Ciaburro, il parere è contrario. Ordine del giorno n. 9/2561-A/7 Versace, parere favorevole.

Ordine del giorno n. 9/2561-A/8 Bagnasco, parere favorevole con la richiesta di aggiungere: “a valutare l'opportunità di introdurre (…)”. Ordini del giorno n. 9/2561-A/9 Novelli e n. 9/2561-A/10 Palmieri, parere favorevole. Ordine del giorno n. 9/2561-A/11 Maniero, parere favorevole con la richiesta di aggiungere: “impegna il Governo a valutare l'opportunità di introdurre (…)”. Sugli ordini del giorno n. 9/2561-A/12 Costanzo e n. 9/2561-A/13 Cabras il parere è favorevole mentre sull'ordine del giorno n. 9/2561-A/14 Testamento il parere è contrario.

Ordine del giorno n. 9/2561-A/15 Corda, parere favorevole con l'aggiunta di: “a valutare l'opportunità di provvedere (…)”.

Ordine del giorno n. 9/2561-A/16 Trano, parere favorevole con la seguente riformulazione: “a valutare l'opportunità di introdurre (…)”. Ordine del giorno n. 9/2561-A/17 Colletti, parere favorevole. Ordine del giorno n. 9/2561-A/18 Spessotto, parere favorevole con la riformulazione: “a valutare l'opportunità di trasmettere (…)”. Ordine del giorno n. 9/2561-A/19 Vallascas, parere favorevole. Ordine del giorno n. 9/2561-A/20 Paolo Nicolò Romano, parere favorevole con la riformulazione: “a valutare l'opportunità di provvedere (…)”. Ordine del giorno n. 9/2561-A/21 Forciniti, parere favorevole. Ordine del giorno n. 9/2561-A/22 Giuliodori, parere contrario. Ordine del giorno n. 9/2561-A/23 Sapia, parere favorevole con la riformulazione: “a valutare l'opportunità di costituire (…)”. Parere favorevole sugli ordini del giorno n. 9/2561-A/24 Leda Volpi, n. 9/2561-A/25 Cancelleri, n. 9/2561-A/26 Alaimo e n. 9/2561-A/27 Carnevali. Ordine del giorno n. 9/2561-A/28 Giannone, parere favorevole con la riformulazione: “a valutare l'opportunità di promuovere progetti rivolti a (…)” e poi a seguire. Ordine del giorno n. 9/2561-A/29 Varchi, parere favorevole con la seguente riformulazione: “a valutare la possibilità di sviluppare (…)”. Ordine del giorno n. 9/2561-A/30 Ferro, parere favorevole con la riformulazione: “impegna il Governo a valutare l'opportunità di ridurre (…)”. Ordine del giorno n. 9/2561-A/31 Lucaselli, parere favorevole con la riformulazione: “a valutare l'opportunità di prevedere nella riforma fiscale l'introduzione (…)”.

PRESIDENTE. La ringrazio, Ministra, passiamo quindi ai voti. C'è qualcosa che ho dimenticato? Ministra?

ELENA BONETTI, Ministra per le Pari opportunità e la famiglia. Io ho un ordine del giorno n. 9/2561-A/32 a firma Bellucci, a cui non ho dato il parere.

PRESIDENTE. Perfetto, favorevole con una riformulazione?

ELENA BONETTI, Ministra per le Pari opportunità e la famiglia. Ordine del giorno n. 9/2561-A/32 Bellucci, parere favorevole con la riformulazione: “a valutare l'opportunità di prevedere una revisione dell'ISEE (…)”.

PRESIDENTE. Perfetto. Parere favorevole sugli ordini del giorno n. 9/2561-A/1 Ermellino, n. 9/2561-A/2 Lapia, n. 9/2561-A/3 Sutto e n. 9/2561-A/4 Cirielli. Ordine del giorno n. 9/2561-A/5 Caretta: accetta la riformulazione, collega? Benissimo.

Ordine del giorno n. 9/2561-A/6 Ciaburro, parere contrario. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2561-A/6 Ciaburro, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazi one).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 71).

Ordine del giorno n. 9/2561-A/7 Versace, favorevole. Ordine del giorno n. 9/2561-A/8 Bagnasco: accoglie la riformulazione? Sì. Parere favorevole sugli ordini del giorno n. 9/2561-A/9 Novelli e n. 9/2561-A/10 Palmieri. Ordine del giorno n. 9/2561-A/11 Maniero, parere favorevole con riformulazione: l'onorevole Maniero accoglie la riformulazione? Sì. Parere favorevole sugli ordini del giorno n. 9/2561-A/12 Costanzo e n. 9/2561-A/13 Cabras.

Sull'ordine del giorno n. 9/2561-A/14 Testamento vi è parere contrario.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2561-A/14 Testamento, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 72).

Ordine del giorno n. 9/2561-A/15 Corda: va bene la riformulazione? Sì, grazie. Ordine del giorno n. 9/2561-A/16 Trano: va bene la riformulazione? Sì, grazie. Ordine del giorno n. 9/2561-A/17 Colletti, parere favorevole. Ordine del giorno n. 9/2561-A/18 Spessotto: va bene la riformulazione? Sì, grazie. Ordine del giorno n. 9/2561-A/19 Vallascas, parere favorevole. Ordine del giorno n. 9/2561-A/20 Paolo Nicolò Romano: accoglie la riformulazione? Sì. Ordine del giorno n. 9/2561-A/21 Forciniti, parere favorevole.

Sull'ordine del giorno n. 9/2561-A/22 Giuliodori, vi è parere contrario.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2561-A/22 Giuliodori, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 73).

Ordine del giorno n. 9/2561-A/23 Sapia, parere favorevole con una riformulazione: la accoglie. Parere favorevole sugli ordini del giorno n. 9/2561-A/24 Leda Volpi, n. 9/2561-A/25 Cancelleri, n. 9/2561-A/26 Alaimo e n. 9/2561-A/27 Carnevali. Ordine del giorno n. 9/2561-A/28 Giannone: accoglie la riformulazione? Sì. Ordine del giorno n. 9/2561-A/29 Varchi, parere favorevole. Ordine del giorno n. 9/2561-A/30 Ferro: accoglie la riformulazione? Sì. Ordine del giorno n. 9/2561-A/31 Lucaselli: accoglie la riformulazione? Sì. Ordine del giorno n. 9/2561-A/32 Bellucci: accoglie la riformulazione? Sì.

Bene, è così esaurito l'esame degli ordini del giorno presentati.

(Dichiarazioni di voto finale - A.C. 2561-A​)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Angiola. Ne ha facoltà.

NUNZIO ANGIOLA (MISTO-A-+E-RI). Grazie, Presidente. Si sente?

PRESIDENTE. Si sente molto bene.

NUNZIO ANGIOLA (MISTO-A-+E-RI). Oggi voteremo a favore della legge delega sul Family Act, anche perché in Commissione è stato fatto un buon lavoro e sono stati recepiti importanti contributi delle forze politiche di maggioranza e di minoranza. Certo, avremmo osato di più, dal punto di vista dell'autonomia educativa e abitativa dei più giovani, in favore dei quali abbiamo proposto l'azzeramento totale dell'Irpef fino a 25 anni e la riduzione al 50 per cento fino a 29 anni.

Riproporremo questo emendamento nella legge di bilancio che parte dal Senato. Comunque, al netto del mancato raggiungimento di questi rilevanti e irrinunciabili obiettivi politici di Azione-+Europa, abbiamo contribuito in vario modo al miglioramento del testo.

Su tre punti mi vorrei soffermare. Primo, come già previsto all'interno del Next Generation Italia di Azione, uno dei nostri emendamenti approvati impegna il Governo, nell'esercizio della delega, a favorire con appositi strumenti fiscali il rientro delle donne nel mercato del lavoro dopo la maternità. Secondo punto, è stata approvata la nostra proposta di prevedere l'erogazione da parte dell'INPS di un'indennità integrativa per le madri lavoratrici, nei mesi immediatamente successivi al congedo obbligatorio. Terzo ed ultimo punto, abbiamo chiesto e ottenuto un aumento del periodo di congedo obbligatorio dei padri nei primi mesi dalla nascita del figlio; attualmente la legislazione vigente dispone un congedo di soli dieci giorni; l'emendamento approvato prevede che possa essere esteso fino a 90 giorni lavorativi. L'Italia passa in questo modo - e devo dire anche grazie a noi di Azione - dalle ultime posizioni in Europa ad una posizione molto decorosa, finendo col fare meglio di Francia, Belgio, Regno Unito, Irlanda e Svizzera, una misura che ha come scopo finale - sto per completare, Presidente - quello di ridurre il gender gap sui luoghi di lavoro, ovvero di equiparare le posizioni di madri e padri a fronte delle nuove nascite. Pertanto, annuncio il voto favorevole di Azione-+Europa.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Costanzo. Ne ha facoltà.

JESSICA COSTANZO (MISTO-A). Grazie Presidente. È ormai dallo scorso 16 luglio - e mi viene da dire in nome dell'urgenza del tema - che questa Camera si trova a esaminare il cosiddetto Family Act, un disegno di legge, il cui obiettivo, nel quadro dell'attuazione del PNRR, - cito - è delegare il Governo all'adozione di disposizioni, volte a contrastare la denatalità e favorire la conciliazione della vita familiare con il lavoro, in particolare quello femminile. L'obiettivo è certamente condivisibile, ma è astratto, perché, se si scende nel dettaglio delle norme, la realizzazione di questi scopi appare, infatti, tutt'altro che scontata. Mi riferisco, innanzitutto, agli strumenti inesistenti e alle risorse insufficienti. È un po' come se scrivessimo un decreto sulla creazione di 1.000 nuovi asili nido, senza poi prevedere un solo euro di risorse proprie per realizzarli. Allora, in questa legge delega, le misure chiave, attraverso cui il Governo si prefiggeva di raggiungere gli obiettivi, tra l'altro altisonanti, del titolo, dovevano essere: il primo, l'assegno unico universale; il secondo, il riordino e la semplificazione delle misure di sostegno economico per i figli a carico; il terzo, la disciplina dei congedi parentali di paternità. Peccato, però, che le norme in materia di assegno unico universale siano state espunte dal testo finale del Family Act e siano già confluite in un'altra legge delega, la n. 46 del 2021, che è già entrata in vigore il 21 aprile scorso. Quindi, la Commissione affari sociali della Camera ha proposto la soppressione delle disposizioni in materia di assegno unico universale dal testo attualmente in discussione, che così, in pratica, perde l'unico elemento di novità. Ma, anche nel caso dell'assegno unico universale, si tratta di una misura spot. Ricordo, infatti, che le risorse stanziate derivano unicamente da modifiche o abrogazioni di misure già esistenti per il contrasto alla povertà (quindi, assegni ai nuclei familiari, fondo di sostegno alla natalità e così via), senza però che ci sia stato uno stanziamento di un solo centesimo in più.

Torniamo, però, al Family Act. Cosa fa questa legge delega? Poco, quasi niente. Non prova nemmeno a raggiungere gli obiettivi alti del titolo, con misure tra l'altro innovative, ma si concentra più che altro sul riordino delle misure esistenti, come nel caso, appunto, dei congedi parentali, che non si discostano poi praticamente dalla normativa già in essere. In pratica, questa è una delega a riordinare le norme che già esistono. Altro che Family Act! Siamo al paradosso, per cui si delega il Governo a riscrivere - chissà quando - norme che, di fatto, già esistono, dando il solito titolo roboante, che è una scatola vuota.

Un Governo che, insomma, viene trasformato in un ufficio di coordinamento e il Parlamento, come sempre, fa da passacarte. Ma, al di là delle singole disposizioni e della loro mancata copertura finanziaria, la vera criticità del Family Act è che lo stesso, pur essendo venduto all'interno del PNRR come una riforma in grado di contrastare il problema della denatalità nel nostro Paese, manca poi di qualsiasi struttura necessaria per raggiungere questo obiettivo ambizioso. Questo disegno di legge delega si riduce, infatti, ad un elenco di incentivi economici alle famiglie, che rimescolano solo quelli esistenti: con quale risultato? Quello di far sprofondare le famiglie nell'incertezza e di tradire, quindi, l'impegno richiesto dal PNRR di avere finalmente delle riforme strutturali e innovative nell'ordinamento.

Allora, vediamole meglio queste riforme rivoluzionarie. La legge delega introduce la possibilità per i genitori lavoratori di: fruire di permessi retribuiti per la partecipazione ai colloqui con gli insegnanti di ciascun figlio; assicurare maggiore flessibilità nella gestione dei congedi parentali e stabilire, poi, un congedo parentale minimo di almeno due mesi, non cedibile all'altro genitore, per ciascun figlio; e - forse, il punto di maggiore interesse - estendere la disciplina relativa ai congedi parentali anche ai lavoratori autonomi e ai liberi professionisti.

Ma è in tema proprio di congedo di paternità che il disegno di legge dimostra tutto il suo scarso coraggio, perché la delega prevede che il Governo introduca un congedo di paternità della durata di 10 giorni: però è già così! Attualmente, il congedo di 10 giorni per i padri è già previsto per l'anno in corso, quindi quello che fa questa legge delega è di rendere ciò strutturale. Però, mi chiedo se questa è veramente la formula, la modalità più innovativa ed efficace per riuscire a raggiungere i Paesi più innovativi e più evoluti d'Europa in questo ambito? Se ricordiamo, anche il Portogallo e la Spagna sono i Paesi con congedi di paternità più lunghi, dalle 5 alle 12 settimane rispettivamente; con 7 giorni nel 2020, come si è detto, e ora 10 giorni nel 2021, l'Italia comunque rimane in uno degli ultimi posti in Europa.

C'è poi una grave carenza della legge delega; mi riferisco alle imprese, che sono state completamente dimenticate. Questo non lo diciamo noi di Alternativa, ma lo dice anche l'Ipsoa, come fonte: il Family Act si limita a consolidare e a estendere strumenti che sono già esistenti, che forse garantiranno un maggior grado di flessibilità ai lavoratori genitori, però produrranno allo stesso tempo l'effetto di scaricare sul datore di lavoro il peso, sia in termini economici che organizzativi, di tali misure.

Un supporto, invece, reale alle imprese per sostenere i costi, soprattutto indiretti, derivanti dall'assenza di una lavoratrice durante il congedo di maternità, questa sì che sarebbe stata forse l'occasione; sarebbe stata veramente la necessità tanto richiesta all'interno del nostro Paese, incentivando così anche l'assunzione delle donne e riducendo quella famosa barriera di ingresso nel mercato del lavoro.

Sempre l'Ipsoa fa notare che la legge delega non crea nuovi spazi per la contrattazione collettiva sul tema, che forse sarebbe stato l'unico tavolo per poter conciliare le istanze delle aziende e dei lavoratori. Volendo tirare le somme, Presidente, il Family Act è stato presentato come il primo vero progetto organico di riforma della politica per la famiglia, ma, alla fine, si è dimostrato solo un insieme di misure, slegate tra loro per di più, che ripropongono misure già esistenti o, in caso, timide innovazioni, rivelando così tutta la sua inadeguatezza.

Per tutti questi motivi, annuncio l'astensione di Alternativa su questo provvedimento (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Alternativa).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Stumpo. Ne ha facoltà. Un silenzio tombale per l'intervento dell'onorevole Stumpo, come merita.

NICOLA STUMPO (LEU). Autorevole! Occuperò molto meno dei dieci minuti concessi. Voglio ringraziare il Presidente, il Ministro e tutto il Parlamento per aver lavorato oggi, di giovedì pomeriggio, per questo importante provvedimento che suscita tanta attenzione nell'opinione pubblica per ovvie ragioni che sono legate alla necessità - non soltanto in una fase di crisi come questa, ma in generale - di portare un sostegno effettivo alle politiche attive per la famiglia, alle famiglie italiane che hanno di più pagato in questa fase di difficoltà gli effetti della crisi. Quindi, provare a dare al Governo le deleghe per poter rendere effettivi dei diritti - naturalmente ciò non sarà immediato e non sarà in questo fine settimana che lo renderemo effettivo - e rendere poi effettivi questi diritti per i ragazzi, per le loro famiglie e i familiari, credo che sia un atto importante che questo Parlamento oggi sta facendo.

Naturalmente, non voglio entrare nel merito, non voglio farla lunga, ma credo che ci siano questioni che vanno ricordate: penso all'importanza sui congedi parentali, all'aumento delle detrazioni dei servizi alla famiglia, al sostegno per i costi per la formazione, che deve essere un assillo nella delega e per il futuro (la formazione dei ragazzi deve infatti diventare il punto cruciale). Sono queste le ragioni - lo dico velocemente - che portano il nostro gruppo naturalmente a dare un voto favorevole. Volevo soltanto evidenziare, però, un problema che si è verificato sulla valutazione degli effetti finanziari, che rischiano di creare un precedente pericoloso per l'autonomia del nostro Parlamento. Noi votiamo a favore perché questa è una legge troppo importante, però ribadiamo che il Parlamento ha il dovere e il diritto di tutelare la propria autonomia.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Vietina. Ne ha facoltà.

SIMONA VIETINA (CI). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, l'Italia è uno dei Paesi meno fecondi al mondo e la fecondità bassa e tardiva è l'indicatore maggiormente rappresentativo del malessere del nostro Paese. Le cause di questo fenomeno sono riconducibili a diversi fattori, non da ultimo una scarsa attenzione della politica nel sostenere la famiglia.

Nel parlare di politiche familiari, fino a oggi sono stati tralasciati tutti gli aspetti ad essa connessi, che nel nostro sistema hanno trovato solo interventi frammentari e a macchia di leopardo. Se veramente vogliamo sostenere le famiglie è necessario valutare anche tutto ciò che da esse discende e consegue, quindi non ignorare la stabilità del lavoro, le pari opportunità e il reddito adeguato, che permetta di crescere dei figli e di pensare al loro futuro; tutti questi temi devono essere trattati come un unicum.

La proposta di legge al nostro esame si inserisce nell'ambito di una serie di iniziative finalizzate a sostenere la funzione sociale della famiglia. È un provvedimento che incide su materie e ambiti diversi, ma che ha un unico obiettivo: la valorizzazione della famiglia nel suo insieme.

È un atto che ha avuto un percorso complesso, con modifiche e integrazioni di vario tipo, tutte finalizzate a un miglioramento del testo originario e a un rafforzamento degli obiettivi in esso contenuti, inerenti disposizioni di delega al Governo per l'adozione, il riordino e il potenziamento di disposizioni volte a sostenere la genitorialità, la funzione sociale ed educativa della famiglia, contrastare la denatalità, valorizzare la crescita armoniosa e inclusiva di bambini e giovani, sostenere indipendenza e autonomia finanziaria dei giovani, favorire la conciliazione della vita familiare con il lavoro di entrambi i genitori, e sostenere in particolare il lavoro delle donne.

Si tratta di un primo significativo passo di una riforma storica, che fornisce vari strumenti sia di natura legislativa che di natura economica, per risolvere o quantomeno mitigare i problemi che la famiglia deve affrontare nella vita quotidiana, con particolare riguardo ai carichi che pesano ancora molto sulle spalle delle donne. Una riforma che deve essere sostenuta anche nei suoi futuri passaggi, necessari per la completa implementazione. Questi sono i motivi che ci spingono a guardare con favore l'attuale provvedimento, che ci auguriamo possa poi concretizzarsi in un reale strumento di rafforzamento e garanzia della famiglia.

Questo progetto di legge appare un primo strumento per restituire al Paese un progetto strutturato e organico verso una ripresa sociale, culturale ed economica. Lasciatemi finire dicendo che, da sindaco di un piccolo comune dell'Emilia-Romagna, un territorio bellissimo che però si sta spopolando, mi permetto di sottolineare che un impulso particolare più forte dovrebbe essere garantito alle famiglie che vivono in territori disagiati; ciò prevedendo, ad esempio, eventuali contributi ai comuni per poter garantire servizi fondamentali, come per l'asilo nido. Vorrei inoltre sottolineare che le agevolazioni alle famiglie per il servizio non sono sufficienti, perché non sono in grado di far aprire il servizio ai comuni; se infatti il comune non apre il servizio, la famiglia non può utilizzare i buoni.

Detto questo, termino con l'auspicio che la riforma che si sta impostando possa essere sostenuta anche in tutti i futuri passaggi necessari per la completa implementazione e che questi passaggi vadano verso un concreto sostegno. Annuncio a nome di Coraggio Italia il voto favorevole (Applausi dei deputati del gruppo Coraggio Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Gadda. Ne ha facoltà.

MARIA CHIARA GADDA (IV). Grazie, Presidente. Ministra Bonetti, la famiglia è stata il collante, il cemento che ha tenuto insieme la nostra società in questi anni, soprattutto nei momenti di grandissima difficoltà. È stata un ammortizzatore sociale di fatto per tante situazioni di fragilità e ha dovuto resistere alla pandemia, una pandemia che non ha generato fratture ma ha semplicemente fatto esplodere le tante criticità, il tanto non detto, il tanto non pensato di questi decenni. Tutto questo non pensato e non agito ha lasciato sulle spalle della famiglia spesso la solitudine, la difficoltà, l'incertezza nell'intercettare le sfide del nostro tempo e ha acuito i divari generazionali, di genere, geografici nella contrapposizione tra aree interne e aree metropolitane. Tutte difficoltà che abbiamo vissuto anche noi, come legislatori, durante la pandemia. Abbiamo notato che gli strumenti legislativi, gli strumenti a disposizione delle istituzioni erano deboli, mancavano di una visione d'insieme per rispondere ai tanti bisogni delle famiglie, dei cittadini e, soprattutto, dei giovani del nostro Paese. È per questo motivo che il Family Act è riforma strutturale di accompagnamento al Piano nazionale di ripresa e resilienza, la grande occasione per il nostro Paese proprio di colmare quelle fratture, di rilanciare la coesione sociale e di ripartire proprio dalla famiglia. Spesso ho sentito dire che il Family Act è una scatola vuota: ma questo è proprio il punto. In questi anni è mancata la cornice, è mancata la scatola entro la quale innestare le politiche legate alla crescita del Paese ma anche a sostegno delle situazioni di difficoltà. Credo che il Family Act per la prima volta riconosca il ruolo della famiglia nella sua dimensione economica, sociale e culturale. Definire, citare in una norma approvata da questo Parlamento significa affermare che la famiglia esiste nella sua complessità, nella sua dimensione culturale, economica e sociale. Il Family Act agisce su tanti livelli, soprattutto il Family Act guarda alla famiglia in un modo differente, ci consente di pensare alla famiglia in un modo differente ma, soprattutto, di agire rispetto alle politiche per la famiglia in modo differente. Cosa significa guardare alla famiglia? Finalmente, attraverso questo testo, si mettono nero su bianco la dimensione dei singoli all'interno della comunità e le scelte individuali che intercettano, però, le scelte all'interno di un contesto sociale che vede in primo piano le istituzioni, le imprese, il terzo settore. Soprattutto, il Family Act prende atto della complessità quotidiana che vivono, ad esempio, le famiglie con persone con disabilità, le famiglie numerose, le famiglie che vivono una condizione di indigenza e di difficoltà, le famiglie che hanno pagato in questi anni il gap anche culturale nell'accesso agli strumenti di inclusione sociale, le famiglie in cui i genitori sono lavoratori autonomi, partite IVA. Sono gli stessi problemi che durante la pandemia abbiamo affrontato con strumenti deboli e spesso non coordinati. Allo stesso tempo, il Family Act ci consente di pensare o ripensare le politiche per la famiglia su due assi: innanzitutto il sostegno ma anche la promozione. Sostegno rispetto a tanti ambiti della vita quotidiana. Pensiamo, ad esempio, ad uno degli assi prioritari del Family Act, l'assegno unico universale che, dal 1° gennaio 2022, sarà strutturale e varrà dal settimo mese di vita fino alla maggiore età. Ma il Family Act è molto di più, non è soltanto questo, non è soltanto prendersi carico della parte economica, della gestione dell'economia familiare, ma è, ad esempio, prendersi carico delle spese educative, dei servizi. Quanto nella pandemia la carenza di servizi ha rappresentato davvero un divario tra classi sociali, tra generazioni? Servizi significa asili nido, che spesso nel nostro Paese sono assenti. Ci sono, infatti, aree del Paese che non vedono nemmeno la presenza di quel servizio. Soprattutto col Piano nazionale di ripresa e resilienza abbiamo iniziato a colmare questo divario, assegnando anche un ruolo prioritario di programmazione ai comuni e agli enti locali. Però, il ruolo di promozione, di sostegno deve essere necessariamente legato, se vogliamo pensare alle future generazioni e ai i nostri giovani, anche a tutto quello che completa i nostri bambini e le nostre bambine. Mi riferisco all'accesso al cinema, al teatro, alla cosiddetta educazione non convenzionale, che vede come soggetti attivi gli enti locali e il terzo settore stesso, in maniera sussidiaria, e che è lo strumento prioritario, è lo strumento più potente di democrazia. Allo stesso modo lo è - ed è citato nel Family Act e nei tanti strumenti attuativi che il suo Ministero ha già messo in atto - la valorizzazione delle cosiddette STEM, ad esempio. Se noi dobbiamo costruire e guidare la presenza femminile nel mondo del lavoro, dobbiamo potenziare quegli strumenti che consentono, ad esempio, l'accesso alla conoscenza, all'apprendimento delle materie cosiddette scientifiche, che sono quel nesso importante, fondamentale con le richieste e i bisogni di innovazione anche nel mondo del lavoro. Quindi, il Family Act è anche costruzione di un modello economico oltre che sociale.

Poi, la famiglia, attraverso gli strumenti di cui ci siamo dotati dal punto di vista legislativo, che significa anche da un punto di vista culturale e da un punto di vista di fatto, diventa un modello giuridico e un modello fiscale. L'assegno unico universale non è di per sé un riordino di misure sparse, è una visione di insieme rispetto alla prospettiva delle misure di sostegno alla famiglia. Poi, il Family Act è anche attuazione, il vero nodo di questo momento storico. Le persone vogliono vedere le misure attuate nella loro quotidianità. Questo è un punto nodale anche rispetto all'attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza. Come si fa? Lo si deve fare necessariamente creando delle alleanze con i territori, con gli enti locali, con il terzo settore e con le imprese. È per questo motivo che il Family Act diventa un asse portante del Piano nazionale di ripresa e resilienza, che va letto insieme, quindi, a tutti quei provvedimenti che già sono operativi, che ci dovranno portare in prospettiva, ad esempio, a rendere strutturale la gratuità degli asili nido. Oggi abbiamo delle misure importanti che prevedono un sostegno fino a 3.000 euro ma questo non ci può e non ci deve bastare, così come rispetto al piano strategico 2021-2026 per la parità di genere, che include alcuni elementi che per il gruppo di Italia Viva sono fondamentali. Se vogliamo agevolare e sostenere la presenza attiva delle donne nel mondo del lavoro non possiamo che agire su alcune leve: per esempio, sulla decontribuzione. Noi siamo assolutamente per spingere, per aiutare le imprese a inserire, con un'iniezione forte, i giovani e le donne nel mondo del lavoro perché ne abbiamo bisogno ma perché abbiamo bisogno anche della loro carica di umanità, della loro carica di innovazione.

Quindi, l'assegno unico universale agisce su alcune leve importanti. Alcune le ho già citate: il sostegno alle spese educative e formative, la conciliazione dei tempi di vita e di lavoro. Quest'ultima ruota sempre attorno ai servizi e oggi abbiamo l'opportunità, insieme, in questo Parlamento ma, soprattutto, rispetto alle politiche che dovranno essere attuate nei territori, di coprogettare e cogestire davvero delle politiche urbane, delle politiche legate ai territori rispetto a quali sono i servizi che servono alle famiglie nella loro complessità.

Allo stesso tempo, dobbiamo finalmente parlare del protagonismo e del potere decisionale dei giovani nella nostra società. Questo si consegue, in un Paese dove il numero dei NEET, dei ragazzi che non studiano e non lavorano, piuttosto che dei ragazzi che nella media europea hanno un'autonomia in un'età più avanzata, entrando davvero nel dettaglio di politiche concrete, quotidiane.

Mi riferisco, ad esempio, alle politiche per la casa, per il sostegno all'affitto o alle politiche legate all'inserimento lavorativo e alla formazione continua. Questo è il Family Act. Il Family Act è lavoro, reddito, competenze, tempo e partecipazione alla vita attiva del Paese. Spesso, quando si parla di numeri, nel rapporto tra popolazione anziana e popolazione attiva ci si concentra sul numeratore: è vero, i dati ci dicono che la nostra popolazione è sempre più anziana e lo vediamo anche nel modo in cui cambiano i servizi all'interno della nostra comunità e come, ad esempio, il nostro sistema sanitario e il sistema pensionistico sono e saranno messi sempre più in difficoltà. Ma ora dobbiamo puntare l'attenzione sul denominatore, sulla popolazione attiva, su tutti quei ragazzi che devono entrare nel mondo del lavoro e su tutte quelle donne che meritano protagonismo. La ringrazio, Ministra Bonetti, grazie alla sua determinazione, grazie alla sua testardaggine - me lo consenta - nel portare idee, nate due anni fa alla Leopolda, ma condivise soprattutto e arricchite nel dibattito parlamentare con il contributo di tutti i gruppi. Annuncio con questo il voto favorevole del gruppo di Italia Viva (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Bellucci. Ne ha facoltà.

MARIA TERESA BELLUCCI (FDI). Grazie, Presidente, Ministro Bonetti, Fratelli d'Italia, come ha detto più volte, non voterà mai contro un provvedimento che vuole sostenere e valorizzare la famiglia. Lo abbiamo dimostrato in tanti passaggi e con riferimento ad iniziative che sono arrivate in Aula, come l'assegno unico per i figli a carico o il Family Act. Non voteremo mai contro, perché, certamente, la natalità in Italia è un'emergenza sociale. Ci siamo detti, in più occasioni, come in Italia ci sia una questione legata alla mancanza di strumenti di sostegno della famiglia e della natalità che è drammatica, che ci fa essere all'ultimo posto tra le Nazioni in Europa per tasso di natalità: 1,27 figli per donna, contro una media europea di 1,53. Se li paragoniamo ai dati della Francia, che arriva a 1,86 figli per donna, l'Italia dovrebbe assolutamente dare risposte alle famiglie, alle mamme e ai papà che vorrebbero far nascere figli. Dovrebbe dare risposte concrete, subitanee, tempestive, risposte che si traducano soprattutto in fondi da stanziare per poter anche soltanto imitare ciò che di buono c'è in altre Nazioni, come, per esempio, la Francia. Qual è la ricetta? La ricetta è quella di offrire servizi educativi gratuiti; la ricetta è quella di dare congedi di paternità e di maternità, maggiori di quelli che vengono oggi riconosciuti, sia dal punto di vista numerico che economico; la ricetta è quella di offrire assegni unici per i figli a carico per tutti, e non solo per alcuni, perché il diritto ad avere un figlio non deve vedere distinzioni di classi sociali o di aree geografiche. Queste sono le ricette. Ministro Bonetti, perché in questa mattinata siamo rimasti delusi? Perché vedere la tagliola della Commissione bilancio che, in un colpo solo, in pochissimi minuti, in nome dell'equilibrio di bilancio, ha soppresso previsioni importanti della delega al Governo, che avevamo tentato di costruire insieme, insieme a tutte le forze politiche del Parlamento, è stato un punto di caduta particolarmente amaro.

Io, da una parte, mi spiego come mai lei, Ministro Bonetti, in quanto rappresentante del Governo, abbia dovuto esprimere un parere favorevole rispetto alle richieste, condizionanti del Governo, di modifica di una serie di articoli e previsioni. Mi spiego anche come mai il relatore abbia dovuto esprimere parere favorevole, ma la spiegazione che mi do non è sufficiente per confortare le famiglie rispetto alla delusione che stanno vivendo. Ciascuno si assuma le proprie responsabilità, quando accoglie ciò che non è accoglibile. È perché non è accoglibile? Ministro Bonetti, lei lo sa bene: non è accoglibile, perché, quando la Commissione bilancio, in forza di quell'equilibrio tra spese ed entrate - quindi, non si può spendere di più, ma non si può spendere di più sulla pelle delle famiglie, perché quelle iniziative per sostenere la natalità vengono comunque pagate da quelle mamme e da quei papà che, nonostante le istituzioni, mettono al mondo un figlio: quelle previsioni della Commissione di bilancio lei sa bene che non sono giuste -, quando la Commissione bilancio dice che vanno soppressi i benefici fiscali per sostenere le spese per la frequenza di scuole dell'infanzia nel ciclo di istruzione scolastica e anche dei servizi educativi e che, per questo, non deve essere prevista la gratuità, fa qualcosa che io so bene che molti in questo Parlamento non condividono, al di là del voto che hanno espresso. Quando la Commissione bilancio dice anche che va modificata quella previsione che riconosceva prima nella delega tutti quegli strumenti che avrebbero fatto sì che il congedo parentale fosse riconosciuto sulla base di aspetti di diritto più ampio, non è una cosa che lei condivide. Quando la Commissione bilancio dice che va modificato quel principio che avevamo sempre condiviso, ossia che il congedo obbligatorio per i padri deve aumentare fino ad arrivare a quei 90 giorni nei primi anni di vita di quel minore, io so che lei non lo condivide. Quando la Commissione bilancio dice che va soppressa la detraibilità e la deducibilità delle spese sostenute per i contributi di quei dipendenti che svolgono lavori di servizi domestici e di assistenza familiare e che, quindi, sostengono il compito dei genitori, io lo so che lei, in cuor suo, non lo condivide. Quando la Commissione bilancio dice che va soppresso il principio che vuole razionalizzare il sistema dei benefici fiscali relativi ai figli a carico e che, in questo, quindi, anche la formazione e l'istruzione possono essere sostenute, anche quando non sono formali, io so che lei, in cuor suo, non lo condivide. La Commissione bilancio, quindi, è entrata a gamba tesa e che risultato ha avuto? Quello di indebolire una delega al Governo che veniva definita dalle forze di maggioranza stesse di importanza cruciale. E, allora, la sostanza fa la differenza rispetto alla forma di un provvedimento che ha un bel titolo, ma che poi doveva mantenere quelle misure che avevamo condiviso e che erano anche indispensabili.

Fratelli d'Italia ha già visto votare contro una serie di modifiche che trovava giuste, come, per esempio, la promozione del part-time come scelta per le mamme, come, per esempio, l'aiuto alle imprese per l'assunzione di neo mamme e giovani donne, come la gratuità dei servizi all'infanzia, dei servizi educativi, che troviamo fondamentali sia per il bambino che per la famiglia, come i congedi di paternità, come il riconoscimento dei congedi di paternità fino all'80 per cento, dei congedi parentali fino all'80 per cento, come l'anticipo delle pensioni almeno di un anno per quelle madri lavoratrici che hanno tre figli, perché quello, sì, che è un lavoro particolarmente gravoso e che, quindi, deve essere riconosciuto dalle istituzioni.

Così come gli aiuti per l'adozione internazionale che, poi, oggi, purtroppo, è diventata qualcosa per pochi, eletti, ricchi e non per tutti coloro i quali hanno quella capacità genitoriale di essere fonte di sicurezza, di amorevoli cure, di essere una base sicura per quei piccoli che, poi, possono diventare adulti migliori di domani.

E allora, Ministro Bonetti, noi siamo delusi, perché ci è sembrato che in questa giornata ci fosse troppa, tanta fretta per riflettere bene su quelle che sono delle scelte che richiamano noi tutti a un'assunzione di responsabilità rispetto a come l'Italia debba valorizzare e sostenere la famiglia. Siamo delusi perché, sì che si deve fare tempestivamente, ma anche bene e, invece, in questo caso, noi, per qualche ragione che sicuramente non condividiamo, abbiamo constatato una fretta che non ha, forse, probabilmente, fatto riflettere a sufficienza gli esponenti del Governo, il relatore e tanti membri di questo Parlamento, che hanno deciso di votare contro misure e previsioni che effettivamente valorizzavano la famiglia.

In ragione di questo, Fratelli d'Italia, convintamente, si astiene, perché non può essere complice di questi tagli, non può essere complice di queste mancanze importanti; ci auguriamo che nella prossima legge di bilancio voi possiate stanziare i fondi necessari. Non votiamo contro perché non saremo mai contro un provvedimento per la valorizzazione della famiglia, ma, al contempo, ci asteniamo, perché non si può essere a fianco di un Governo e di un Parlamento che fanno una ridotta rispetto a una legge delega che doveva essere epocale rispetto al sostegno, finalmente, della natalità e della famiglia in Italia (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Palmieri. Ne ha facoltà.

ANTONIO PALMIERI (FI). Grazie, Presidente Rosato. Annuncio subito il voto favorevole di Forza Italia. Avremmo voluto approvare questa delega molti mesi fa, avremmo voluto approvarla intera. Purtroppo, ci troviamo ad approvarla oggi, alla metà di novembre; adesso, ci sarà il passaggio al Senato e, di conseguenza, i tempi speriamo che siano celeri, perché la delega non è insensibile, naturalmente, al tempo che scorre inesorabilmente fino al termine della legislatura. Avremmo voluto approvarla intera, perché l'intervento di oggi della Ragioneria dello Stato, attraverso la Commissione bilancio, come le colleghe che mi hanno preceduto hanno già detto, ha mortificato il lavoro che abbiamo fatto, tutti insieme, in Commissione. La nostra speranza è che questo possa essere, però, recuperato almeno parzialmente, almeno nelle cose più significative, nella legge di delega fiscale che, in questo momento, è all'esame del Senato. La leva fiscale resta molto importante per agire, per favorire coloro che hanno già una famiglia o che intendono metter su famiglia e avere figli. Noi, nella nostra storia, nella nostra storia di Governo, come Forza Italia, abbiamo usato la leva fiscale quando, per esempio, nel 2003-2005, introducemmo la no-tax area, da un lato, diminuimmo le aliquote, a favore soprattutto dei ceti con reddito basso o ceto medio, e introducemmo la deduzione di 2.900 euro per ogni figlio che nasceva o veniva adottato o preso in affido, e anche per la badante. Era uno schema diverso rispetto a quello dell'assegno unico, che è stato quello sul quale ci siamo impegnati tutti insieme nuovamente e del quale adesso vedremo gli esiti - su questo dirò due parole adesso, in conclusione -, ma, soprattutto, torno ad auspicare che la delega fiscale possa recuperare quello che oggi abbiamo perso nel passaggio parlamentare.

Dicevo, e chiudo, assegno unico. È chiaro che l'assegno unico è il grande banco di prova immediato. Siamo consapevoli che non è sufficiente l'assegno unico per rimettere in moto la voglia di natalità nel nostro Paese. Servono gli interventi qui previsti nella delega, servono quelli mancanti, che speriamo possano essere recuperati, serve soprattutto - aggiungo da deputato della Commissione cultura -, anche un cambio di mentalità, che possa tornare a vedere nei figli e nel formare una famiglia il compimento di sé e non, invece, il recidere le proprie ambizioni di una vita piena. Ma tutto ciò premesso, l'assegno unico adesso diventa la partita decisiva.

Allora, due considerazioni finali: la prima riguarda l'ISEE. In questo provvedimento è stato accolto un nostro ordine del giorno che, sostanzialmente, ridisegna l'ISEE con riferimento alla delega - di questo ringraziamo il Governo -, ma, soprattutto, per quanto riguarda l'assegno unico, l'erogazione dell'assegno unico, il criterio dell'ISEE rischia, come in molti hanno già osservato anche in questi giorni e in queste ore, di penalizzare troppe famiglie che sono tutt'altro che ricche. Quindi, su questo invitiamo il Governo tutto - non solo la Ministra Bonetti - a essere attento; noi, per parte nostra, staremo attenti su questo versante.

La seconda e ultima considerazione è quella di tenere conto dell'esperienza che stiamo facendo, ma, soprattutto, state facendo voi, che siete l'Esecutivo e, quindi, coloro che devono dare esecuzione ai provvedimenti, con l'erogazione dell'assegno unico temporaneo. Anche in questo caso le criticità sono evidenti, la Ministra stessa le ha messe in rilievo. Nuovamente, si tratta di farne tesoro per non ripeterle quando andremo, finalmente, dal 1° di marzo, all'assegno unico definitivo.

Io, Presidente Rosato, se lei non ha niente in contrario, avrei anche finito, in modo tale che guadagniamo pochi minuti per accelerare l'approvazione definitiva di questo provvedimento che, da troppo tempo, tutti aspettiamo (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente e di deputati del gruppo Italia Viva).

PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Palmieri, nulla in contrario.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Carnevali. Ne ha facoltà.

ELENA CARNEVALI (PD). Grazie molto, Presidente. Signora Ministra, onorevoli colleghe, onorevoli colleghi, la prima cosa che voglio fare qui, davvero in modo non formale, è di ringraziare la Ministra Bonetti, per il lavoro che abbiamo fatto, per il supporto che ci è stato dato nella fase emendativa, il relatore De Filippo, tutte le colleghe e i colleghi della Commissione affari sociali, anche la Conferenza delle donne del Partito Democratico, un luogo libero dove le persone, con competenze, possono dare davvero il loro contributo.

Voglio ricordare qui che era il 20 luglio dello scorso anno quando noi abbiamo approvato in Parlamento la delega dell'assegno unico universale. Io ricordo che allora Graziano Delrio ricordò come detta occasione era quella in cui l'Europa si era fatta forte, solidale, era vicina e, finalmente, avevamo ritrovato un'unità a livello europeo.

Oggi siamo qui, in un altro momento, che io giudico meriterebbe anche il rango di attenzione di questo Parlamento, perché oggi avviene un'altra cosa: approviamo questa delega nel momento in cui, in Consiglio dei Ministri, avete approvato il decreto legislativo per l'assegno unico universale. Al di là dell'investimento di 20 miliardi, di un patrimonio di tutto il Parlamento, di tutte le forze politiche, io credo che quello sia l'altro pilastro forte a sostegno della valorizzazione delle famiglie e del riconoscimento del ruolo sociale che le famiglie hanno. Si tratta di una misura - poi lo constateremo nell'analisi che faremo nei prossimi giorni - che non è solo di sostanza economica: è una misura che consentirà di riconoscere anche risorse economiche più rilevanti per le famiglie numerose, per le famiglie con persone con disabilità, indipendentemente dall'età.

Ciò che abbiamo fatto allora era un progetto di legge, che prevedeva anche la parte sulla dote dei servizi, che è stata davvero, attraverso il provvedimento che, permettetemi, io qui non chiamo Family Act, ma continuo a chiamare legge delega per la valorizzazione della famiglia, l'altro grande compimento, perché abbiamo un ritardo cronico, abbiamo un ritardo storico, abbiamo bisogno di investire in modo forte, deciso, convinto. E l'abbiamo fatto a partire dal “Conte 2”, l'abbiamo fatto con questo Governo, l'abbiamo fatto con la stessa Ministra, perché siamo convinti che 400 mila posti di lavoro persi solo per le donne durante la pandemia, che ha colpito appunto soprattutto le donne, che l'incidenza del part time, che avviene, soprattutto, anche quello involontario, sempre a sfavore delle donne, che il 25 per cento di accesso agli asili nido e nei servizi in questo Paese non siano indici di civiltà e che, quindi, dobbiamo fare in modo di ricucire questo Paese e che tutti abbiano le stesse opportunità.

Il collega Siani quante volte in questo Parlamento ci ha ricordato l'importanza dei mille giorni e quante volte noi abbiamo puntato l'attenzione sulla povertà educativa dei minori che c'è all'interno di questa delega. Credo che abbiamo fatto davvero un lavoro molto importante; lo abbiamo fatto con il contributo, la passione. Lo dico a lei, ma non ce n'è bisogno: non è stato un esercizio di scrittura quello che abbiamo fatto à la carte in Commissione. Lo abbiamo fatto perché quello che c'era scritto in quegli emendamenti, 8 sono stati falciati, 12 sono stati ridimensionati dalla Ragioneria, era quello che pensiamo sia utile a un'idea di Paese. E se noi mettiamo insieme questa coniugazione astrale in cui ci troviamo oggi, dove da un lato abbiamo l'assegno universale, abbiamo la legge delega, il Piano nazionale di ripresa e resilienza, questa è l'occasione davvero straordinaria per incidere. Dopo tanti anni magari di politiche, quello che abbiamo potuto fare, magari di bonus, di politiche intermittenti, ma non di un progetto di Paese, invece credo che questo sia un progetto di Paese in cui noi siamo tutti coinvolti.

Convengo con quello che ho sentito dire in quest'Aula: non sarà solo una questione di Governo, sarà una questione che riguarderà tutti i livelli istituzionali, sarà una questione che riguarderà i comuni, sarà una questione che riguarderà gli enti del Terzo settore, le imprese. Tutti dobbiamo fare in modo di riportare questo Paese fuori dall'inverno demografico, fuori dai tassi di denatalità, fuori dall'idea che le famiglie, che le madri e i padri non possano innanzitutto garantire quel progetto, il desiderio, ed essere di fronte, come accade adesso, a una mortificazione per cui, in questa fase ancora più forte, se vuole, un po' di depressione, un po' di tristezza, non si riesce a buttare il cuore oltre l'ostacolo e pianificare i desideri delle famiglie come si vorrebbe.

Questa legge delega ha cinque assi importanti. Il primo asse è quello che riguarda i servizi, i servizi socioeducativi per l'infanzia, per l'adolescenza, per il contrasto alla povertà educativa. Noi li vogliamo diffusi, capillari, anche se “capillari” ci è stato cassato, perché è la capillarità, è la prossimità alle famiglie che permette alle famiglie e alle donne di poter avere il lavoro.

Noi vogliamo anche un'altra cosa: in questa legge delega finalmente abbiamo scritto che il diritto del congedo di paternità è concesso a prescindere dallo stato civile di famiglia del padre lavoratore o che non sia subordinato all'anzianità lavorativa o di servizio, siamo riusciti a prevedere un periodo ragionevole di preavviso, a prevedere il diritto del congedo anche a parità di condizioni per i lavoratori pubblici, siamo riusciti a mettere finalmente la paternità anche per i lavori autonomi e i liberi professionisti. Lo abbiamo fatto anche con l'assegno unico universale, dove non abbiamo fatto differenza tra figli di serie A e di serie B, dove i figli dei liberi professionisti, quelli delle partite IVA, finalmente i figli degli incapienti hanno la stessa riconoscibilità e gli stessi diritti dei figli degli altri.

Concludo: è un primo passo quello della legge delega e molto verrà e seguirà rispetto al lavoro che faremo nelle prossime occasioni. Voglio toccare solo tre punti che mi stanno a cuore. Ho apprezzato molto il fatto di avere il parere favorevole sul fatto di riuscire a bucare quei 10 giorni di congedo parentale. So che sta a cuore a lei, sta a cuore al Partito Democratico, che avrebbe voluto 90 giorni, perché penso che abbiamo tutti i titoli - scusate questa espressione - per competere con Paesi come la Francia, la Germania e la Svezia. Penso che abbiamo la possibilità di fare in modo che non si parli più di conciliazione dei tempi di cura, perché conciliano solo le donne, ma soprattutto di poter parlare di condivisione dei carichi di lavoro. Penso che le conciliazioni invece dei tempi e degli orari siano la strada giusta che dobbiamo perseguire, insieme a quello che dobbiamo fare rispetto alla formazione dei figli, come è scritto in questa legge delega, sostenere le responsabilità e investire soprattutto sull'autonomia delle nuove e delle giovani generazioni.

Noi parliamo di giovani generazioni, ma stiamo parlando di figli che hanno 28, 29 e 30 anni, che non è che stanno in casa perché gli fa piacere, ma perché non hanno le possibilità. Credo che questa non sia una scommessa, ci tengo a ribadirlo alla fine e alla conclusione di questo intervento. Queste tre condizioni astrali che abbiamo si chiamano progetto; non uno dei progetti del Paese, ma il progetto del Paese. Solo se riusciremo a fare in modo di sfruttare al meglio le opportunità del Piano nazionale di ripresa e resilienza, quello che consentirà di avere l'assegno universale, quello che c'è dentro questa delega, noi finalmente avremo chiamato il Paese a riscrivere un pezzo e un modo di concepire la società.

Ministro, concludo dicendo che noi non vogliamo una società basata sulla competizione, non vogliamo una società dove chi può è solo quello più forte, noi non vogliamo una società dove chi vince è solo quello che ne ha la possibilità. Noi pensiamo che questo Paese abbia la necessità di garantire le opportunità in cui tutti possono vedere espressi i loro desideri e le loro possibilità, compresa quella di essere famiglia (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole De Martini. Ne ha facoltà.

GUIDO DE MARTINI (LEGA). Presidente, Ministro, colleghi, il costante calo demografico che si sta verificando in Italia ha rilevanti conseguenze a livello sociale, economico e territoriale. La denatalità è un problema che ha assunto dimensioni tali da richiedere una rapida risposta da parte del Governo e, come gruppo Lega, siamo convinti che l'azione politica debba essere orientata al contrasto dei fattori che ne hanno determinato l'origine. Il superamento del famoso inverno demografico è una questione di interesse nazionale di prioritaria rilevanza, anche tenuto conto delle gravi conseguenze degli effetti dell'epidemia COVID sulla natalità. Per queste ragioni gli interventi del Governo sono finalmente diretti a sostenere la natalità con un apporto economico a tutte le famiglie, continuativo fino a quando i figli avranno acquisito l'indipendenza economica dalla famiglia di origine.

Come già rilevato, un'alta percentuale di donne abbandona il posto di lavoro dopo la nascita di un figlio. Essere impegnati in un'attività lavorativa e allo stesso tempo doversi occupare di figli piccoli o di parenti non autosufficienti comporta una modulazione dei tempi da dedicare al lavoro e alla famiglia che si riflette sulla partecipazione al mercato del lavoro. Il Governo ha il dovere di sostenere la madre lavoratrice con politiche di conciliazione tra la vita familiare e quella lavorativa, servizi di sostegno all'assistenza, all'infanzia e alla cura delle persone malate o disabili, congedi e misure di organizzazione flessibile del lavoro, affinché sia incentivato il rientro al lavoro delle donne dopo la maternità.

Un criterio di delega prevede che in fase di attuazione si proceda alla modifica o all'abrogazione di tutte le misure vigenti a sostegno della famiglia e della genitorialità, al fine di destinarne le risorse al finanziamento delle nuove misure.

Il presente disegno di legge, che reca delega al Governo per il sostegno e la valorizzazione della famiglia, pone al centro il bambino e la bambina quali poli attorno ai quali costruire tutte le misure previste per le famiglie con figli. Le deleghe prevedono l'adozione di misure volte a sostenere la genitorialità e la funzione educativa e sociale delle famiglie, contrastare la denatalità, valorizzare la crescita armoniosa dei bambini e dei giovani, nonché valorizzare la conciliazione della vita familiare con il lavoro, in particolare quello femminile.

L'idea di partenza è che un figlio sia un valore e debba essere considerato un arricchimento sia per la famiglia in cui nasce sia per la società che lo accoglie e che condivide con i suoi genitori l'oneroso il compito di accudirlo e di proteggerlo sin dalla nascita. Se lo Stato non si fa carico degli impegni citati sostenendo debitamente le famiglie con figli, si corre il rischio che anche coloro che potenzialmente sarebbero nelle condizioni di diventare genitori optino inevitabilmente per la rinuncia alla procreazione. Le coppie giovani risentono maggiormente delle difficoltà derivanti dall'attuale organizzazione sociale; con la nascita di un figlio esse sono investite di nuove e importanti responsabilità, e le strutture operanti sul territorio possono non essere sufficienti o risultare poco accessibili a causa dei costi troppo alti. Come detto, non si tratta di misure di contrasto alla povertà dirette alle categorie meno abbienti, bensì di aiuti indispensabili per tutte le famiglie con figli, a prescindere dall'occupazione dei genitori.

Il divario occupazionale tra i sessi aumenta notevolmente dopo la nascita dei figli. Le madri tendono a essere meno presenti nel mercato del lavoro rispetto alle donne senza figli, indipendentemente dal livello di istruzione, e il divario si accentua nel caso delle lavoratrici poco qualificate e delle donne sole.

È necessario incentivare un cambiamento nella divisione delle responsabilità di cura, anche attraverso strumenti come i congedi parentali che devono mirare a introdurre una maggiore uguaglianza tra i sessi all'interno della famiglia, a migliorare le relazioni affettive dei padri con i figli e a far sì che i ruoli familiari non siano più subordinati l'uno all'altro, ma complementari. La bassa partecipazione delle donne, in particolare delle madri, al mercato del lavoro ha, inoltre, gravi conseguenze anche sul piano pensionistico, poiché questa condizione non consente di alimentare in modo continuo le posizioni previdenziali utili all'accesso alla pensione di vecchiaia.

Ciò premesso, è essenziale che l'aiuto economico sia accompagnato in modo integrato e complementare da servizi adeguati che sollevino in parte la madre lavoratrice, dipendente o autonoma, dagli oneri connessi alla cura dei figli e che, al contempo, le consentano di realizzare pienamente le proprie potenzialità anche sul piano professionale.

È compito dello Stato intervenire prevedendo servizi che possano aiutare i genitori, le donne in particolare, ad affrontare la fase successiva alla nascita di un figlio.

Nell'ambito degli interventi socioeducativi devono essere prioritariamente valorizzati gli spazi scolastici inutilizzati per renderli luoghi di aggregazione dei bambini da zero a tre anni di età; questa fascia di età, infatti, è da considerarsi molto critica per i genitori che lavorano.

Nello specifico è predisposto che il Governo calendarizzi la delega con scadenze temporali diverse a seconda dell'oggetto, che le misure siano applicate in modo universale ai nuclei familiari con figli, secondo criteri di progressività basati sull'ISEE - faccio presente che come Lega avremmo preferito che non ci fosse stata questa distinzione, appunto, perché essendo una misura che differisce dal sostegno al reddito avrebbe dovuto essere garantita a tutti senza distinzioni -, e che sia inoltre promossa la parità tra i sessi nel nucleo familiare, favorendo l'occupazione femminile con modelli di lavoro agile e flessibile.

Si conferisce al Governo la delega ad adottare uno o più decreti legislativi per il riordino delle misure di sostegno all'educazione dei figli a carico e per l'introduzione di nuove provvidenze, quali la concessione di contributi che possano coprire anche l'intero importo delle rette degli asili nido, dei micro-nidi, delle sezioni primavera e delle scuole dell'infanzia, nonché l'attivazione dei servizi di supporto a domicilio per le famiglie con figli di età inferiore ai 6 anni. Sono, altresì, previste misure di sostegno per le famiglie, in relazione sia alle spese sostenute per i figli affetti da patologie, compresi i disturbi specifici dell'apprendimento, sia alle spese documentabili per l'acquisto dei libri di testo della scuola secondaria di primo e secondo grado, sia alle spese sostenute per viaggi di istruzione, iscrizione e abbonamento ad associazioni sportive, per la frequenza a corsi di lingua straniera, di arte o di musica.

Tutte le predette misure di sostegno sono corrisposte mediante la concessione di agevolazioni fiscali, ovvero la corresponsione di una somma di denaro allo scopo vincolata, nell'ambito dei limiti di spesa programmati.

Ancora, sono previsti permessi retribuiti per i colloqui con gli insegnanti dei figli e modalità flessibili nella gestione dei congedi, compatibilmente con le esigenze del datore di lavoro e nell'ambito della relativa competenza.

In sede di attuazione si dovranno prevedere misure specifiche per estendere anche ai lavoratori autonomi la disciplina sui congedi parentali, tenendo conto della specificità delle singole professioni. Sul riordino e il rafforzamento delle misure volte a incentivare il lavoro femminile i decreti dovranno introdurre la detraibilità o deducibilità di una percentuale delle spese sostenute per gli addetti ai servizi domestici o di assistenza ai familiari con deficit, assunti con contratto di lavoro subordinato. Sono altresì previste misure volte alla modulazione graduale della retribuzione dei lavoratori nei giorni di astensione per malattia dei figli, nonché misure premiali per i datori di lavoro che realizzino politiche atte a promuovere una piena armonizzazione tra vita privata e lavoro, quali ad esempio il lavoro flessibile, il lavoro agire e il telelavoro. Per tutte queste ragioni, annuncio il voto favorevole della Lega (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Villani. Ne ha facoltà.

VIRGINIA VILLANI (M5S). Presidente, signora Ministro, colleghe e colleghi, innanzitutto è d'obbligo ringraziare i colleghi della XII Commissione (Affari sociali), il relatore, il collega De Filippo, e la signora Ministro per il grande lavoro fatto. Oggi, è un giorno davvero importante; con questo provvedimento stiamo facendo un grande passo avanti per offrire un reale e concreto sostegno alle famiglie italiane.

Il Family Act, infatti, sosterrà la genitorialità, contrasterà la denatalità, favorendo la crescita dei bambini e dei giovani e sarà un aiuto concreto per conciliare la vita familiare con il lavoro, soprattutto il lavoro femminile. Finalmente, si va verso la direzione di dare valore sociale alle attività educative e di apprendimento dei figli, attraverso benefici economici, attraverso la semplificazione dei servizi offerti dalla pubblica amministrazione e dal terzo settore e tenendo conto delle eventuali condizioni di disabilità delle persone presenti all'interno del nucleo familiare.

Parliamo di una riforma attesa da anni, soprattutto a fronte di una drammatica realtà del nostro Paese, caratterizzata da una costante riduzione delle nascite e da un aumento dei decessi, legato anche al progressivo invecchiamento della popolazione, nonostante i passi avanti in medicina che hanno migliorato l'aspettativa di vita.

Nel 2020 in Italia si è registrato, secondo i dati Istat, un nuovo minimo storico di nascite, calate del 3,8 per cento; abbiamo quasi 16 mila nati in meno rispetto al 2019. Oggi, signora Ministra, decidere di mettere al mondo un figlio è più che mai un atto di coraggio.

Ad aggravare la situazione è la crescita della povertà assoluta, resa ancora più drammatica dalla pandemia, l'aggravamento delle condizioni economico sociali, la complessa e difficoltosa partecipazione delle donne al mercato del lavoro, soprattutto dopo essere diventate madri. Diventare genitori, colleghi, è un'esperienza straordinaria, meravigliosa, che molto spesso, però, soprattutto in questo periodo difficile, invece di rappresentare un momento di grazia della vita di una coppia, viene offuscata da preoccupazioni e incertezze. Pensiamo alle donne che ancora oggi si trovano nella condizione di dover scegliere tra la vita privata e il lavoro, tra l'essere mamma o dedicarsi alla carriera. In un Paese che si definisce civile, tutto questo non può e non deve più accadere (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Pensiamo a quelle mamme che rimangono sole e con amore e determinazione crescono i propri figli, non dobbiamo lasciarle da sole, ma pensiamo anche ai papà che hanno diritto anche loro a vivere la meravigliosa esperienza della paternità; pensiamo a quelle famiglie coraggiose che decidono di avere più figli, ma che si trovano ad affrontare enormi difficoltà economiche, perché, oggi, mettere al mondo un figlio, significa anche avere la responsabilità di dargli tutto il necessario.

Questa votazione, oggi, Presidente, arriva nel giorno in cui il Consiglio dei Ministri ha varato il decreto legislativo attuativo dell'assegno unico che entrerà a regime dal 2022, un aiuto concreto per tante mamme e tanti papà di cui beneficeranno anche i lavoratori autonomi e gli incapienti, un tassello decisivo di un grande progetto di riforma del welfare familiare, su cui siamo al lavoro da anni.

Il Family Act rientra in questo grande percorso di riforma; approvarlo oggi significa mandare da quest'Aula un grande segnale di attenzione e di sostegno alle famiglie italiane (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

Gli obiettivi della delega sono molteplici; in primis, quello di incentivare l'occupazione femminile e favorire l'armonizzazione dei tempi di vita e di lavoro, prevedendo una modulazione graduale della retribuzione percepita dal lavoratore nei giorni di assenza nel caso di malattia dei figli; in secondo luogo, quello di garantire che una quota della dotazione del Fondo di garanzia per le piccole e medie imprese sia riservata all'avvio delle nuove imprese femminili e al sostegno della loro attività per i primi due anni. Il capitolo dell'educazione dei figli è senz'altro il punto forte di tutto il provvedimento. Vogliamo garantire a livello nazionale una parità nelle condizioni di accesso e pari opportunità per la crescita dei figli, nonché misure di contrasto alla povertà educativa minorile. L'obiettivo è quello di potenziare la rete dei servizi socioeducativi per l'infanzia e per l'adolescenza, prevedendo che possano essere erogati anche modelli gestionali e strutturali flessibili, che tengano conto delle varie esigenze dei genitori. Di particolare rilievo è la previsione di un sostegno alle famiglie che hanno figli con disabilità; su questo fronte, siamo impegnati in Parlamento per allargare tutele e diritti.

Il Family Act è solo il primo di una serie di strumenti legislativi, così come la legge delega sulla disabilità attualmente in discussione in Commissione affari sociali e il disegno di legge sul budget di salute, con cui possiamo rimettere concretamente la persona al centro di un progetto personalizzato di comunità, attuando una piena integrazione sociosanitaria.

Vale poi la pena di soffermarsi sul tema dei congedi parentali attraverso l'introduzione di modalità flessibili nella loro gestione, con particolare attenzione alle famiglie monogenitoriali.

Il diritto al congedo di paternità sarà concesso a prescindere dallo stato civile o di famiglia del padre lavoratore. Queste sono solo alcune delle azioni che attraverso questo provvedimento di legge delega si vogliono mettere in campo, perché oggi più che mai è necessario rispondere concretamente ai bisogni delle famiglie, ripensando a un welfare su misura per ciascuna di loro.

Vede, signor Presidente, al netto dei vincoli economici, non vi è dubbio che con questo provvedimento compiamo un grande passo in avanti nel progetto di ridare sicurezza e fiducia alle famiglie italiane, a maggior ragione in un periodo storico in cui tutto sembra incerto, e su questo mi auguro che tutta la politica trovi unità e comunione d'intenti. Per tutti questi motivi, annuncio il voto favorevole del MoVimento 5 Stelle (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale.

Ha chiesto di parlare per un ringraziamento il relatore, l'onorevole De Filippo. Ne ha facoltà.

VITO DE FILIPPO, Relatore. Grazie, Presidente. Ci alziamo spesso in piedi in quest'Aula per ringraziare. Io vorrei esprimere parole sincere di gratitudine soprattutto ai funzionari della XII Commissione, ma anche ai collaboratori della Ministra, che hanno supportato in maniera impeccabile. Io ho una modesta esperienza amministrativa e devo dire che funzionari e dirigenti di questa qualità sono un grande onore per la nostra amministrazione. Complimenti e grazie di cuore. Un ringraziamento, ovviamente, alla Ministra, che ha seguito con diligenza, con forza e con dedizione il provvedimento, e un ringraziamento ai colleghi della Commissione, a partire dalla Presidente. Come avete notato, abbiamo lavorato, come si suole dire, in maniera molto circolare. Siamo riusciti ad arrivare quasi alla perfezione della collaborazione. È mancato un millimetro, per ragioni che sono state spiegate nel dibattito. Non ci arrendiamo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). La famiglia è diventata centrale con questo provvedimento. Da ora in poi non si potrà fare a meno, in ogni provvedimento, di citarla e di sostenerla (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico e di deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle e Italia Viva).

(Coordinamento formale - A.C. 2561-A​)

PRESIDENTE. Se non vi sono obiezioni, la Presidenza si intende autorizzata al coordinamento formale del testo approvato.

(Così rimane stabilito).

(Votazione finale ed approvazione – A.C. 2561​)

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.

Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul disegno di legge n. 2561-A:

"Deleghe al Governo per il sostegno e la valorizzazione della famiglia".

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 74) (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico e di deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle e Italia Viva).

Sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare sull'ordine dei lavori l'onorevole Noja. Ne ha facoltà. Pregherei di fare un momento di silenzio. C'è un intervento della collega Noja sull'ordine dei lavori. Colleghi, un momento di pazienza. Prego, onorevole Noja.

LISA NOJA (IV). Grazie, Presidente. Abbiamo appreso da organi di stampa che il Collegio di appello in seduta monocratica ha emesso un provvedimento che dispone che la deputata Cunial possa entrare in questo edificio senza l'utilizzo del green pass. Poiché questo provvedimento ha un effetto su tutti noi, sulla nostra sicurezza sanitaria e sulle norme igienico-sanitarie di contrasto alla pandemia, io chiedo, attraverso lei, che il Presidente chieda agli organi preposti per la decisione sul merito di intervenire subito (Applausi dei deputati dei gruppi Italia Viva, MoVimento 5 Stelle, Lega-Salvini Premier, Partito Democratico, Forza Italia-Berlusconi Presidente, Coraggio Italia, Liberi e Uguali e di deputati del gruppo Misto). Ritengo infatti che tutti noi abbiamo il diritto di venire in questo luogo e sapere quali sono le regole di protezione della nostra salute, senza avere un tempo che intercorre tra questa decisione e la decisione finale. Quindi, chiedo che la decisione sia assunta nelle prossime ore, altrimenti ognuno di noi non si sentirà sicuro (Applausi dei deputati dei gruppi Italia Viva, MoVimento 5 Stelle, Lega-Salvini Premier, Partito Democratico, Forza Italia-Berlusconi Presidente, Coraggio Italia, Liberi e Uguali e di deputati del gruppo Misto).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il collega Dall'Osso, immagino sullo stesso tema. Prego, onorevole Dall'Osso. Colleghi…

MATTEO DALL'OSSO (CI). Sì, intervengo sullo stesso tema, per far notare alcuni piccoli particolari che sono sfuggiti, proprio per dare ragione alla deputata che mi ha preceduto. Vede, Presidente, questa mattina io ho fatto un tampone molecolare, pur essendo vaccinato. Come sa, io in quest'Aula dissi: se voi foste persone intelligenti, usereste la mascherina per difendere me, non io per difendere voi. Io sono continuamente a contatto con persone che hanno problemi al sistema immunitario, essendo io, appunto, malato di questa malattia e patologia. Fatto sta che io ho fatto il tampone molecolare. Subito dopo, come sa - il tampone l'ho fatto alle otto - sono tornato in Aula. Poi sono uscito, sono rientrato, sono riuscito, sono rientrato, questo per due volte. Quando sono rientrato, a quel punto mi hanno detto: “No, lei non può entrare!”. “Io non posso entrare? Sono vaccinato, ho fatto tutto!”. “Eh, sì, ma ha fatto il tampone, è proprio perché ha fatto il tampone: per quale motivo ha fatto il tampone?”. I ragazzi giù sono gentilissimi e grazie mille ancora sempre, ma, comunque, io non devo giustificare per quale motivo ho fatto il tampone. Detto questo, poi io, poco fa, ho alzato la voce. Ero giù, ho alzato la voce e, anche se non ho l'esito del tampone, alzando la voce, mi hanno fatto entrare. Quindi, c'è qualcosa, qualche procedura, che un po' è assente. Da ingegnere, trovo veramente tutto illogico, tutto fuori logica, fuori scala. Ma non esiste! Non esiste. Scusi, non è più intervento di fine seduta.

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Dall'Osso, sì, lo percepisco. Ci sono due problemi diversi che sono stati posti. Credo che l'osservazione e la richiesta della collega Noja sia assolutamente chiara e l'applauso che l'ha accompagnata, da parte di tutto l'emiciclo, sottolinea come l'urgenza di un provvedimento da parte degli organismi preposti sia quanto mai necessaria. Mi farò portavoce presso il Presidente Fico, che immagino condivida assolutamente anche le sue osservazioni e so, per le vie brevi, che anche quest'oggi se ne stanno già occupando: ritengono tutti che un provvedimento debba essere assunto con grande urgenza. Quindi, vi faremo sapere, naturalmente, e al collega Dall'Osso dico che evidentemente c'è stata un'incomprensione, perché anch'io stamattina ho fatto un tampone, pure essendo vaccinato, ma penso come lo hanno fatto tanti altri colleghi. Forse c'è stata un'incomprensione, che va chiarita naturalmente. Fare un tampone è un atto aggiuntivo, non è che toglie o sospende la vaccinazione e l'efficacia del green pass, quindi sicuramente troveremo modo di chiarire l'episodio, di cui lei si è fatto portavoce.

Sui lavori dell'Assemblea.

PRESIDENTE. Secondo le intese intercorse tra i gruppi, l'esame di ulteriori argomenti iscritti all'ordine del giorno è rinviato alla prossima settimana.

Avverto che, con distinte lettere, i presidenti delle Commissioni competenti in sede referente hanno rappresentato l'esigenza di posticipare al prossimo lunedì 29 novembre l'inizio dell'esame in Assemblea dei seguenti progetti di legge, la cui discussione generale è prevista dal vigente calendario dei lavori per lunedì 22 novembre: il testo unificato in materia di morte volontaria medicalmente assistita; la proposta di legge in materia di prevenzione della radicalizzazione e dell'estremismo violento di matrice jihadista; le proposte di legge in materia di disciplina dell'attività di rappresentanza di interessi.

Secondo le intese intercorse tra i gruppi, la discussione generale dei provvedimenti sopra citati sarà iscritta all'ordine del giorno della seduta dell'Assemblea di lunedì 29 novembre e, il relativo seguito, a partire da martedì 30 novembre.

Avverto altresì che, con lettera dell'11 novembre, la presidente della Commissione lavoro ha rappresentato l'esigenza di posticipare ad altra data l'inizio dell'esame in Assemblea delle proposte di legge recanti disposizioni in materia di controlli sul personale addetto ai servizi di trasporto, la cui discussione generale è prevista dal vigente calendario dei lavori per lunedì 22 novembre. Il relativo esame non sarà, pertanto, iscritto all'ordine del giorno delle sedute dell'Assemblea previste per la prossima settimana.

Organizzazione dei tempi per l'esame di un disegno di legge.

PRESIDENTE. Avverto che, nell'allegato A al resoconto stenografico della seduta odierna, sarà pubblicata l'organizzazione dei tempi per l'esame del disegno di legge n. 3289 - Delega al Governo per l'efficienza del processo civile e per la revisione della disciplina degli strumenti di risoluzione alternativa delle controversie e misure urgenti di razionalizzazione dei procedimenti in materia di diritti delle persone e delle famiglie nonché in materia di esecuzione forzata (Vedi l'allegato A).

Interventi di fine seduta.

PRESIDENTE. Passiamo agli interventi di fine seduta. Ha chiesto di parlare la collega Ascari. Ne ha facoltà.

STEFANIA ASCARI (M5S). Grazie, Presidente. Chiedeva solo un pezzo di carta, in risposta ha avuto il silenzio che l'ha fatta morire. Aveva solo 22 anni, Adelina Sejdini, ma aveva già vissuto vicende terribili. A soli 15 anni era stata rapita, stuprata e poi costretta ad attraversare l'Adriatico in gommone per prostituirsi. Ma Adelina ha denunciato e ha fatto luce sulla mafia albanese. Il risultato fu l'arresto di 40 esponenti che gestivano il racket della prostituzione e la conseguente liberazione di una decina di sue connazionali, ridotte in schiavitù.

Negli anni successivi, però, Adelina è stata completamente lasciata da sola da quelle istituzioni che aveva aiutato. Su questa vicenda ho presentato un'interrogazione parlamentare, perché le domande da porsi sul suo caso sono tante: innanzitutto, sul perché le è stato dato un foglio di via obbligatorio, ossia un'espulsione, un'espulsione incomprensibile, viste anche le sue precarie condizioni di salute: era gravemente malata ed era in cura presso l'ospedale; sul perché non le è stato dato un permesso di soggiorno; sul perché le è stato tolto lo stato di apolide; sul perché non le è stata concessa la cittadinanza italiana, nonostante la sua testimonianza, che ha portato a quegli arresti, e nonostante l'aiuto che ha dato alle Forze dell'ordine e alla magistratura, una cittadinanza che l'avrebbe aiutata ad ottenere un alloggio popolare e la possibilità di chiedere l'invalidità (si manteneva con appena 285 euro mensili).

Una storia, la sua, che ha un epilogo terribile perché Adelina non c'è più: si è suicidata il 6 novembre, gettandosi dal cavalcavia ferroviario di Ponte Garibaldi a Roma, aveva solo 47 anni. “Diventate la mia voce (…), spero che altre Adeline avranno quello che non ho avuto io”: nel video girato prima di morire, la donna ha rivolto queste parole a tutte le donne che si trovano in una situazione simile alla sua, di abbandono da parte delle istituzioni, di solitudine.

Aspetto le risposte a tutte queste domande, promettendo che continuerò a battermi affinché tutte le Adeline che si trovano nel nostro Paese vengano aiutate e non abbandonate, come è successo a lei (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Scanu. Ne ha facoltà.

LUCIA SCANU (M5S). Grazie, Presidente. Intervengo in quest'Aula per denunciare nuovamente la situazione drammatica che stanno vivendo i miei conterranei. In Sardegna la sanità sta vivendo da tempo una crisi senza precedenti, crisi che oramai si aggrava ogni giorno e alla quale non viene posto alcun rimedio.

Colleghi, l'emorragia dell'organico, in particolare nella provincia di Oristano, sta portando disperatamente alla chiusura dell'Ospedale San Martino, che serve un'area di circa 160 mila persone. Oltre alle ultime emergenze legate alla mancanza di anestesisti, al vuoto in ortopedia, al pericolo per pediatria, adesso la situazione è critica anche in radiologia.

Ricordiamo che, da circa due anni, proprio per la carenza di personale il reparto non esegue più esami ai pazienti esterni, che sono quindi costretti a rivolgersi alle strutture private. Penso che non dobbiamo interrogarci solo noi in quest'Aula, bensì chi dirige la sanità regionale, che ci sta davvero portando a non poterci più curare e ci sta costringendo a pagare fior di quattrini per fare visite private.

Mi chiedo: cosa abbiamo sentito in questi ultimi anni? Promesse, tante promesse, fatte alle istituzioni locali, che non vengono mai mantenute con la conseguenza di una continua perdita di professionisti, di servizi indispensabili, senza i quali non si possono garantire neppure l'urgenza e l'emergenza.

Continuo a chiedermi, dunque, a cosa siano servite le mie numerose interrogazioni, le richieste di ispezione, di interventi. È evidente che la situazione non solo non migliora, ma sembra destinata ai peggiori risultati possibili.

Pertanto, Presidente, sollecito nuovamente, tramite lei, il Ministro e il sottosegretario alla Salute, affinché vengano a toccare con mano una situazione oramai insostenibile (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Gallo. Ne ha facoltà, per un minuto.

LUIGI GALLO (M5S). Grazie, Presidente. Il 12 maggio il Ministero della Transizione ecologica ha emanato una circolare, inviandola a regioni ed enti locali. In questa circolare, sull'uso delle risorse del PNRR, in pratica si esclude il 70 per cento delle realtà che non hanno affidato il loro servizio idrico a enti regionali o provinciali. Si escludono dalle risorse, creando una disuguaglianza ancora più forte nella distribuzione di queste risorse tra Nord e Sud, tra chi ha scelto un affidamento diretto di municipalità con aziende speciali e chi, invece, ha scelto altri tipi di affidamento.

Per questo, sollecito l'interrogazione a risposta in Commissione n. 5-06908 che il MoVimento 5 Stelle ha depositato, per avere una risposta con riferimento a un intervento urgente per superare questa circolare.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Gemmato. Ne ha facoltà.

MARCELLO GEMMATO (FDI). Grazie, Presidente. Intervengo per portare a conoscenza dell'Aula la gravissima situazione che sta vivendo il comparto olivicolo pugliese. Il prezzo delle olive è sceso ben al di sotto dei 40 euro a quintale e questo non consente neanche di coprire i costi fissi di produzione. A questo si aggiunge la difficoltà nel reperire personale e la resa anche del prodotto stesso, le olive, che è basso a causa della siccità che ha colpito la Puglia quest'anno.

Noi ci chiediamo e chiediamo all'Aula e alla politica un impegno forte, soprattutto alla luce di ciò che sta avvenendo in Puglia, nella parte meridionale; il sud della Puglia è stato desertificato dalla Xylella; una regione evidentemente inadempiente, una politica che ancora non riesce a dare risposte all'anelito di lavoro delle popolazioni meridionali e pugliesi in particolare.

Per questo - e concludo, Presidente -, noi vorremmo un impegno forte della politica per fare in modo che un asset strategico della nostra economia non venga buttato alle ortiche e mortificato (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

Ordine del giorno della prossima seduta.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.

Venerdì 19 novembre 2021 - Ore 9,30:

1. Svolgimento di interpellanze urgenti .

La seduta termina alle 17,50.

TESTI DEGLI INTERVENTI DI CUI È STATA AUTORIZZATA LA PUBBLICAZIONE IN CALCE AL RESOCONTO STENOGRAFICO DELLA SEDUTA ODIERNA: FRANCESCO LOLLOBRIGIDA (INFORMATIVA URGENTE DEL GOVERNO SUI CRITERI E LE MODALITÀ DI EROGAZIONE DEL REDDITO DI CITTADINANZA E SUI SUOI ESITI APPLICATIVI)

FRANCESCO LOLLOBRIGIDA (FDI). (Intervento sull'informativa urgente del Governo sui criteri e le modalità di erogazione del reddito di cittadinanza e sui suoi esiti applicativi).

Il reddito di cittadinanza, la misura di sostegno economico, è un provvedimento approvato a metà gennaio 2019 dal primo governo Conte.

Situazioni per lavorazione domande il RdC.

a) A fine 2019 arriva agli utenti da parte dell'Inps la richiesta di integrare l'autocertificazione già presentata, in quanto nel frattempo era intervenuta una norma che modificava il modello di domanda. La conseguenza per la mancata produzione della autocertificazione integrativa comportava la cessazione della misura in pagamento;

b) I casi di rinuncia da parte degli interessati, sovente praticata una volta appresa l'entità della somma loro spettante;

c) I casi di decadenza dal diritto per sopravvenute modifiche dei requisiti patrimoniali, anagrafici o delle condizioni lavorative, regolarmente denunciate dai percettori;

d) I casi di sospensione o revoca da parte della magistratura per motivi di giustizia;

e) I casi di revoca della misura a distanza di mesi dall'inizio dell'erogazione della prestazione, con tutte le difficoltà che il recupero degli indebiti corrisposti si presentano per queste situazioni.

Alla fine del 2020 il Garante per la privacy ha autorizzato l'incrocio dei dati tra Inps e altre PP.AA., per la verifica dei requisiti nelle istanze per il RdC.

Dati Percettori (fonte: the post, elaborazione dati Inps)

Spesa. Da aprile 2019 a luglio 2021, in poco più di due anni, sono stati investiti 15,2 miliardi di euro.

Percettori Rdc. In Italia le famiglie che ricevono il reddito di cittadinanza sono un milione e 242mila, per un totale di due milioni e 920mila persone coinvolte. La pensione di cittadinanza, la versione del reddito di cittadinanza per gli anziani sopra i 67 anni, viene ricevuta da 133mila famiglie per un totale di 150mila persone coinvolte.

I cittadini italiani che ricevono il reddito di cittadinanza sono 2,4 milioni, mentre i cittadini extracomunitari con permesso di soggiorno 321mila. I cittadini europei sono 120mila. L'importo medio mensile è più alto per i cittadini italiani, che ricevono 589 euro. L'assegno mensile medio destinato ai cittadini europei è di 558 euro e ai cittadini extracomunitari vanno mediamente 501 euro al mese.

Aree geografiche percettori. Napoli è la provincia con la percentuale più alta di beneficiari rispetto alla popolazione, il 15,5 per cento. Percentuali alte si trovano anche a Palermo, 15,2 per cento, Crotone con 14,4, Caserta 13,5 e Catania con 13,2 per cento. Le province con la percentuale di beneficiari più bassa rispetto alla popolazione sono Bolzano, dove lo 0,1 per cento degli abitanti riceve il reddito di cittadinanza, Belluno con lo 0,6 per cento e Pordenone, Vicenza e Treviso con 0,9.

Nuove occupazioni. Secondo un report della Corte dei Conti, al 10 febbraio 2021 a fronte di 1,6 milioni di persone convocate dai Centri per l'Impiego, poco più di 1,05 milioni avevano dovuto sottoscrivere il Patto per il lavoro: alcuni beneficiari, come i disabili o pensionati, non sono infatti vincolati a cercare un'occupazione. Sempre al 10 febbraio, erano 152.673 le persone che avevano instaurato un rapporto di lavoro successivo alla data di presentazione della domanda. Sono il 14,5 per cento del totale. Un posto di lavoro è costato allo Stato circa 50mila euro contro i 25mila che spende in media un'azienda privata.

Navigator. 2500 che dovevano aiutare i percettori del Rdc sono persone rimaste senza lavoro.

(fonte: The Post su elaborazione dati Inps)

Domande respinte: da aprile 2019 a settembre 2021 respinte più di 1 milione e 200 mila domande di RdC. Tridico ha dichiarato: “Grazie ai controlli effettuati in fase di istruttoria da Inps”.

Revoca. 123.816 le pratiche revocate sempre nello stesso periodo, per mancanza dei requisiti dall'origine.

Il numero delle domande respinte evidentemente non si riferisce ai casi di controlli antecedenti, prima quindi dell'eventuale erogazione della prima rata, e nel merito del possesso dei requisiti richiesti dalla legge da parte degli aspiranti al RdC. Il numero rappresenta un vasto contenitore in cui si raccolgono tutte le possibili situazioni e nulla hanno a che fare con un'attività istruttoria in senso stretto che accerta ab origine la titolarità del diritto alla prestazione.

Andrebbe accertato quante sono le domande respinte per accertamenti sostanziali da parte dell'Istituto (istruttoria nel merito delle domande) e quante per motivi formali (domande incomplete, errori di compilazione, eccetera).

Andrebbe accertato sulle somme indebite, per quali importi sono stati attivati da Inps percorsi di recupero coattivo e a quanto ammontano gli eventuali recuperi.

Confronto tra importo RdC e alcuni emolumenti per prestazioni lavorative

Secondo i dati di AppLavoro.it, che ha condotto al riguardo una delle più recenti indagini conoscitive (fine 2020), a fronte di un importo mensile medio a livello nazionale di 581 euro per RdC (fonti Inps, ott. 2021), con un importo max concedibile di 780 euro, è possibile svolgere confronti con i salari medi percepiti da alcune categorie di lavoratori. Ad esempio:

l'addetto a un Call Center percepisce a Napoli mediamente 652 euro mensili, con importi che scendono sensibilmente in altre aree del sud, fino ad arrivare a un suo collega di Palermo, che mediamente percepisce 583 euro mensili;

per lo svolgimento di funzioni e compiti di Segreteria, nel sud del Paese si ricevono mediamente salari che oscillano tra gli 850 e i 738 euro mensili;

per un operaio generico, la paga media in città come Palermo, Napoli e Torino è pari a 941 euro mensili.

Confronto tra importo RdC e assegno disabili: il caso particolare degli invalidi parziali

Invalidi parziali (portatori di invalidità dal 74 al 99%, tra i 18 e i 67 anni), ricevono un assegno mensile di 287 euro per 13 mensilità. Il confronto tra questa categoria di soggetti svantaggiati e i percettori del RdC è oltremodo significativo per un altro rilevantissimo motivo.

Il 14 ottobre scorso l'Inps ha stabilito che l'assegno è escluso se vi è un reddito da lavoro, anche di modestissima entità. Mentre in precedenza era fissato un tetto (4.931 euro annui), superato il quale non spettava l'assegno in oggetto, oggi non si deve svolgere alcun tipo di lavoro. Oggi assistiamo all'applicazione di requisiti più favorevoli per l'iscrizione alle liste di collocamento, che ammettono redditi da lavoro dipendente fino a 8.145 euro (4.800 euro, in caso di lavoro autonomo), mentre il limite di 4.931 euro per poter ricevere l'assegno di invalidità parziale, prima in vigore, viene cancellato da un Messaggio della direttrice generale, la quale non si limita a sollecitare una rivisitazione complessiva della materia per uniformare le diverse discipline ma interpreta a livello amministrativo e in senso restrittivo cosa debba intendersi per inattività lavorativa, in palese contrasto con altri indirizzi dello stesso Istituto che avevano affermato il principio secondo cui “l'esiguità del reddito impedisce di ritenere che vi sia attività lavorativa rilevante”.

PUC. I progetti utili alla collettività (i PUC) sono stati disciplinati a distanza di mesi dall'entrata in vigore del RdC, mentre avrebbero dovuto essere un tutt'uno con concomitante applicazione (il decreto ministeriale che approva i criteri per la loro realizzazione è del 22 ottobre del 2019), i progetti in questione rappresentano, secondo unanime apprezzamento, un reale fallimento. Su un totale di più di 3 milioni e 500 mila beneficiari del RdC, a dicembre del 2020 solo 5.145 erano le persone coinvolte in lavori che, si ricorda, comportano un impegno dalle 8 alle 16 ore settimanali.

Sugli importi indebiti per RdC. Da Panorama del 5 novembre 2021 – https://www.panorama.it/news/politica/i-furbetti-del-reddito-di-cittadinanza-ci-hanno-rubato-174-milioni-per-sempre -

“Secondo i controlli dei Carabinieri e della Guardia di Finanza infatti tra il 2019 e il 2021 sono stati percepiti 174 milioni di euro da persone che non ne avevano diritto”. Fra le ultime grandi truffe Il Corriere racconta di una truffa milionaria fatta da romeni: "Quasi 20 milioni di euro di reddito di cittadinanza e reddito di emergenza sono già riusciti a incassarli, ma sarebbero arrivati a lucrarne addirittura 60 milioni - apparentemente chiesti da 9.000 romeni che in realtà mai hanno neanche messo piede in Italia -. Un programma studiato a tavolino da una banda di ideatori romeni, in tandem con alcuni italiani - in parte complici, in parte vittime di estorsione - in alcuni Caf-Centri di assistenza fiscale abilitati alle pratiche per le richieste di sussidio. L'inchiesta del pool reati pubblica amministrazione coordinato dal procuratore aggiunto Maurizio Romanelli ritiene infatti di avere documentato come gli arrestati si presentassero in questi Caf con i codici fiscali di centinaia di romeni per volta, asserendo semplicemente che costoro esistessero, fossero residenti in Italia da 10 anni e avessero i titoli per usufruire del reddito di cittadinanza. In alcuni casi gli italiani di questi Caf erano consapevoli della truffa, e facevano finta di niente perché ingolositi dall'immediato tornaconto professionale consistente nel compenso di 10 euro riconosciuto loro dall'Inps per ogni pratica; in altri casi (quando si rifiutavano) venivano fatti oggetto di estorsioni

Il 4 novembre 2021, intervistato da AdnKronos, Mastrapasqua ha dichiarato: “Ieri GdF e Carabinieri hanno detto che il 30% delle persone controllate percepiscono il RdC irregolarmente. Su un'erogazione di 8-9 miliardi di euro, ci potrebbero essere truffe per 2-3 miliardi”.

I dati forniti da Inps sulla modesta percentuale dei soggetti che hanno truffato sul totale dei percettori non tiene conto del fatto che il calcolo si basa sui casi di illegalità ad oggi effettivamente accertati. A voler considerare, seppure con le dovute cautele, proiezioni e stime serie, la rappresentazione cambia radicalmente.

Sugli accertamenti dei requisiti e sui controlli per l'ottenimento del RdC a cura dell'Inps è stato detto:

Nel XX Rapporto annuale “L'innovazione dell'Inps per il rilancio del Paese”, luglio 2021 – a proposito delle misure introdotte per l'emergenza Covid, Tridico dichiara che il legislatore non ha previsto “possibili attività di controllo ex ante sui percettori delle diverse indennità, facendo prevalere l'istanza di rilancio dell'economia (fonte: Adnkronos, 12 luglio 2021).

In un'intervista al Corriere della Sera Economia del 14 aprile 2019, alla domanda del giornalista “è vero che il rdc verrà liquidato con la dizione “salvo verifiche” per mettere al riparo i funzionari dal rischio di danno erariale?”, Tridico risponde: “Falso. Il rdc non viene riconosciuto in modalità provvisoria. Se le informazioni sono nelle banche dati dell'Inps o in archivi collegati, il controllo è preventivo e a tappeto. Altrimenti è a campione sulle autocertificazioni”.

ItaliaOggi, 15 agosto 2019: “I controlli incrociati dell'Inps con le banche dati collegate -evidenzia Tridico- sono stati massivi e preventivi (…). Abbiamo continui contatti con l'Agenzia delle Entrate, l'Ispettorato del Lavoro, la GdF e le altre Autorità di controllo e l'azione sinergica delle Amministrazioni dello Stato sta facendo emergere il lavoro nero di chi ha provato comunque a chiedere il RdC (…). Il Movimento 5 stelle scende in campo a difesa del RdC (…). I controlli sono stati rigorosi e l'Inps controlla continuamente la platea”.

Solo il 30 nov 2020 il Garante per la privacy autorizza l'incrocio dei dati per i controlli dell'Inps sul RdC, sulla base di apposite convenzioni. L'autorizzazione è stata concessa sulla base dello schema di provvedimento dell'Inps, che tiene conto di tutte le indicazioni per il rispetto di una piena conformità alla normativa nazionale ed europea.

Di recente, il ministro Orlando ha dichiarato che gli attacchi all'Inps sono esagerati, perché sono altri i soggetti che devono effettuare i controlli necessari.

SEGNALAZIONI RELATIVE ALLE VOTAZIONI EFFETTUATE NEL CORSO DELLA SEDUTA

Nel corso della seduta sono pervenute le seguenti segnalazioni in ordine a votazioni qualificate effettuate mediante procedimento elettronico (vedi Elenchi seguenti):

nella votazione n. 1 la deputata Di Giorgi ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole;

nelle votazioni dalla n. 1 alla n. 3 il deputato Trizzino ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole;

nella votazione n. 3 la deputata Pini ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole;

nella votazione n. 4 il deputato Donzelli ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole;

nella votazione n. 31 il deputato Alberto Stefani ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole;

nella votazione n. 35 il deputato Delmastro Delle Vedove ha segnalato che ha erroneamente espresso voto contrario mentre avrebbe voluto esprimere voto favorevole;

nella votazione n. 35 la deputata Madia ha segnalato che ha erroneamente espresso voto favorevole mentre avrebbe voluto esprimere voto contrario;

nelle votazioni dalla n. 40 alla n. 50 la deputata Bonomo ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario;

nella votazione n. 50 il deputato Casciello ha segnalato che ha erroneamente espresso voto contrario mentre avrebbe voluto esprimere voto favorevole;

nella votazione n. 51 il deputato De Lorenzis ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario;

nella votazione n. 51 il deputato Centemero ha segnalato che ha erroneamente espresso voto favorevole mentre avrebbe voluto esprimere voto contrario;

nelle votazioni nn. 52 e 67 il deputato Sgarbi ha segnalato che non è riuscito ad astenersi dal voto;

nella votazione n. 59 la deputata Eva Lorenzoni ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario;

nella votazione n. 67 il deputato Giorgis ha segnalato che ha erroneamente espresso voto contrario mentre avrebbe voluto esprimere voto favorevole;

nella votazione n. 74 il deputato Morgoni ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole.

VOTAZIONI QUALIFICATE EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO

INDICE ELENCO N. 1 DI 6 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 13)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
1 Nominale Pdl 2361-A e abb. - em. 1.200 374 374 0 188 374 0 98 Appr.
2 Nominale em. 1.100 379 379 0 190 379 0 97 Appr.
3 Nominale Tit. 201 384 384 0 193 384 0 97 Appr.
4 Nominale Pdl 2361-A e abb. - voto finale 393 393 0 197 393 0 94 Appr.
5 Nominale Ddl 2561-A - em. 1.47 347 334 13 168 30 304 92 Resp.
6 Nominale em. 1.49 386 378 8 190 37 341 92 Resp.
7 Nominale em. 1.48 394 392 2 197 41 351 92 Resp.
8 Nominale em. 1.55 393 382 11 192 32 350 92 Resp.
9 Nominale em. 1.40 385 383 2 192 41 342 92 Resp.
10 Nominale articolo 1 392 389 3 195 383 6 92 Appr.
11 Nominale em. 2.300 398 396 2 199 361 35 92 Appr.
12 Nominale em. 2.164 396 395 1 198 41 354 92 Resp.
13 Nominale em. 2.170 395 395 0 198 46 349 92 Resp.

F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M = Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui é mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi é premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.

INDICE ELENCO N. 2 DI 6 (VOTAZIONI DAL N. 14 AL N. 26)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
14 Nominale em. 2.301 396 395 1 198 359 36 92 Appr.
15 Nominale em. 2.302 398 397 1 199 367 30 92 Appr.
16 Nominale em. 2.172 393 363 30 182 23 340 92 Resp.
17 Nominale em. 2.173 391 388 3 195 44 344 92 Resp.
18 Nominale em. 2.166 398 396 2 199 44 352 92 Resp.
19 Nominale em. 2.165 398 397 1 199 43 354 91 Resp.
20 Nominale articolo 2 397 394 3 198 385 9 91 Appr.
21 Nominale art. agg. 2.01 398 391 7 196 43 348 91 Resp.
22 Nominale em. 3.149 408 394 14 198 32 362 91 Resp.
23 Nominale em. 3.300 399 397 2 199 359 38 91 Appr.
24 Nominale em. 3.138 398 397 1 199 48 349 91 Resp.
25 Nominale em. 3.152 398 397 1 199 47 350 91 Resp.
26 Nominale em. 3.140, 3.170 402 402 0 202 46 356 91 Resp.


INDICE ELENCO N. 3 DI 6 (VOTAZIONI DAL N. 27 AL N. 39)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
27 Nominale em. 3.175 401 399 2 200 43 356 91 Resp.
28 Nominale em. 3.143 405 403 2 202 45 358 91 Resp.
29 Nominale em. 3.301 400 400 0 201 367 33 91 Appr.
30 Nominale em. 3.150 401 401 0 201 51 350 91 Resp.
31 Nominale em. 3.302 399 398 1 200 366 32 91 Appr.
32 Nominale em. 3.151 396 393 3 197 53 340 91 Resp.
33 Nominale articolo 3 399 392 7 197 392 0 91 Appr.
34 Nominale em. 4.300 393 392 1 197 363 29 91 Appr.
35 Nominale em. 4.144 392 390 2 196 56 334 91 Resp.
36 Nominale em. 4.142 392 390 2 196 42 348 91 Resp.
37 Nominale em. 4.143 293 289 4 145 33 256 100 Resp.
38 Nominale em. 4.301 293 292 1 147 265 27 100 Appr.
39 Nominale em. 4.145 302 300 2 151 33 267 99 Resp.


INDICE ELENCO N. 4 DI 6 (VOTAZIONI DAL N. 40 AL N. 52)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
40 Nominale em. 4.302 311 310 1 156 282 28 98 Appr.
41 Nominale em. 4.303 312 311 1 156 284 27 98 Appr.
42 Nominale em. 4.304 313 312 1 157 287 25 98 Appr.
43 Nominale em. 4.170 316 314 2 158 41 273 98 Resp.
44 Nominale em. 4.172 316 315 1 158 39 276 98 Resp.
45 Nominale em. 4.305 319 318 1 160 284 34 98 Appr.
46 Nominale em. 4.306 322 321 1 161 295 26 96 Appr.
47 Nominale em. 4.134 325 323 2 162 37 286 96 Resp.
48 Nominale em. 4.138 319 317 2 159 36 281 96 Resp.
49 Nominale em. 4.133 326 324 2 163 36 288 96 Resp.
50 Nominale articolo 4 327 326 1 164 325 1 96 Appr.
51 Nominale art. agg. 4.02 326 324 2 163 39 285 96 Resp.
52 Nominale em. 5.137 326 324 2 163 36 288 96 Resp.


INDICE ELENCO N. 5 DI 6 (VOTAZIONI DAL N. 53 AL N. 65)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
53 Nominale em. 5.300 329 326 3 164 294 32 96 Appr.
54 Nominale em. 5.134 330 328 2 165 42 286 96 Resp.
55 Nominale em. 5.301 324 322 2 162 285 37 96 Appr.
56 Nominale em. 5.302 328 326 2 164 298 28 96 Appr.
57 Nominale em. 5.303 331 330 1 166 303 27 96 Appr.
58 Nominale em. 5.304 323 321 2 161 296 25 96 Appr.
59 Nominale articolo 5 322 320 2 161 320 0 96 Appr.
60 Nominale em. 6.300 331 330 1 166 304 26 96 Appr.
61 Nominale articolo 6 327 326 1 164 325 1 96 Appr.
62 Nominale art. agg. 6.02 328 325 3 163 38 287 96 Resp.
63 Nominale art. agg. 6.03 331 329 2 165 37 292 96 Resp.
64 Nominale em. 7.100 326 323 3 162 34 289 96 Resp.
65 Nominale em. 7.101 330 328 2 165 37 291 96 Resp.


INDICE ELENCO N. 6 DI 6 (VOTAZIONI DAL N. 66 AL N. 74)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
66 Nominale em. 7.5 334 332 2 167 38 294 96 Resp.
67 Nominale articolo 7 332 331 1 166 324 7 96 Appr.
68 Nominale em. 8.300 327 325 2 163 301 24 96 Appr.
69 Nominale articolo 8 330 329 1 165 327 2 96 Appr.
70 Nominale articolo 9 332 330 2 166 330 0 96 Appr.
71 Nominale odg 9/2651-A/6 311 308 3 155 33 275 96 Resp.
72 Nominale odg 9/2651-A/14 318 316 2 159 34 282 96 Resp.
73 Nominale odg 9/2651-A/22 318 316 2 159 36 280 96 Resp.
74 Nominale Ddl 2651-A - voto finale 266 247 19 124 247 0 96 Appr.