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Resoconto dell'Assemblea

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XVIII LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 585 di venerdì 29 ottobre 2021

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE FABIO RAMPELLI

La seduta comincia alle 9,30.

PRESIDENTE. La seduta è aperta.

Invito la deputata segretaria a dare lettura del processo verbale della seduta precedente.

FEDERICA DAGA, Segretaria, legge il processo verbale della seduta del 27 ottobre 2021.

PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.

(È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Amitrano, Barelli, Boschi, Brescia, Casa, Ceccanti, Cirielli, Davide Crippa, D'Uva, Delmastro Delle Vedove, De Maria, Gregorio Fontana, Gebhard, Giachetti, Giacomoni, Invernizzi, Lollobrigida, Losacco, Maggioni, Magi, Mandelli, Molinari, Molteni, Mulè, Nardi, Paita, Parolo, Rizzo, Rotta, Ruocco, Scalfarotto, Schullian, Serracchiani, Tateo, Vignaroli e Zoffili sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.

I deputati in missione sono complessivamente 98, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna (Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna).

Svolgimento di interpellanze urgenti.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interpellanze urgenti.

(Iniziative normative volte al contrasto dei cosiddetti “contratti pirata” nonché all'effettivo rispetto della rappresentatività sindacale nella contrattazione collettiva ed intendimenti in ordine all'introduzione di un salario minimo orario - n. 2-01352)

PRESIDENTE. Passiamo alla prima interpellanza urgente all'ordine del giorno Costanzo e Schullian n. 2-01352 (Vedi l'allegato A).

Chiedo alla deputata Jessica Costanzo se intenda illustrare la sua interpellanza o se si riservi di intervenire in sede di replica.

Prego, deputata Costanzo.

JESSICA COSTANZO (MISTO-L'A.C'È). Grazie, Presidente. Sottosegretaria, con questa interpellanza vorrei riaccendere il faro su un'emergenza tutta italiana: mi riferisco ai 3 milioni di lavoratrici e lavoratori - dati Eurostat - che ricevono paghe da fame, con contratti collettivi scaduti da tempo. L'antidoto c'è o meglio ci sarebbe: è proprio il salario minimo orario. Si tratta - voi lo sapete bene - di salari minimi al di sotto della soglia di povertà, giudicati, tra l'altro, anche incostituzionali da molti tribunali d'Italia.

I dati CNEL ci dicono che, a giugno 2021, erano stati registrati in Italia 395 contratti collettivi nazionali del lavoro, una vera e propria giungla, e più della metà di questi era scaduta. Tre milioni di lavoratrici e lavoratori sono pari al 12 per cento del totale della forza lavoro a rischio povertà; complice è sicuramente il diffusissimo part time involontario che colpisce specie le donne ed i cosiddetti “contratti pirata”, contratti firmati da sigle sindacali minoritarie, fittizie, di comodo, che provocano salari medi molto più bassi rispetto ai contratti leader degli stessi settori. C'è un'emergenza nell'emergenza. L'OCSE ci dice che l'Italia è l'unico Paese europeo in cui i salari medi sono diminuiti rispetto al 1990 (ho fatto il giro di tutta la stampa per diversi giorni). Gli unici Paesi europei che non hanno introdotto il salario minimo orario sono, oltre all'Italia, Austria, Finlandia e Svezia, ma in questi ultimi tre paesi i salari sono cresciuti e solo una piccola percentuale di lavoratori non gode di contratti collettivi. In Italia, sempre l'OCSE calcola che, dal 1990 al 2020, il salario minimo di un lavoratore è sceso del 2,9 per cento, mentre nello stesso periodo, in Francia e in Germania i salari medi sono cresciuti più del 30 per cento.

Nel 2020, sempre la percentuale di lavoratori privi di contratti collettivi era di oltre il 55 per cento, nonostante la giungla di contratti collettivi in essere. Stiamo parlando, quindi, di contratti collettivi nazionali applicati ai settori produttivi che sono la vera e propria spina dorsale economica di questo Paese, come la logistica, che sappiamo essere diventata uno dei settori più strategici dell'economia grazie all'e-commerce e alla globalizzazione (le stime del Ministero del Lavoro ci dicono come nelle 90 mila imprese che operano in Italia lavorino più di 1 milione e mezzo di lavoratori e il fatturato complessivo è di 80 miliardi di euro), come l'edilizia, che sta ripartendo anche grazie al superbonus, e il tessile, e qui, facciamo un esempio, uno dei recenti: una nuova associazione datoriale, quella della concia delle pelli, e un sindacato autonomo hanno partorito un contratto nazionale con forti differenze salariali. Stiamo parlando di settori che generano ricchezza, ma questa ricchezza andrebbe ridistribuita. Tra i più poveri tra i poveri, poi, abbiamo il settore della vigilanza e, in particolare, i servizi fiduciari con un contratto collettivo nazionale del lavoro scaduto - sentite bene - da quasi sei anni, ma le guardie particolari giurate continuano, comunque, ogni giorno a svolgere il proprio lavoro, anzi, durante la pandemia è stato chiesto loro ancora di più, grazie alle procedure di controllo che hanno attivato anche in ambito di sicurezza sanitaria. Se noi, tutti i giorni, ci sentiamo sicuri nell'entrare in banca o nel sentire che vengono quotidianamente sventate anche delle rapine è soprattutto grazie al loro sforzo, ma le retribuzioni nette di questo settore si aggirano mediamente intorno ai 4 euro orari, il che, per un lavoratore full-time, significa prendere intorno ai 700 euro al mese. L'USB Lavoro Privato ci dice che il settore della vigilanza privata e della security multiservizi, soprattutto negli ultimi vent'anni, ha visto una forte espansione e crescita economica, a cui però non è corrisposto un adeguato incremento delle tutele per i lavoratori, anche in termini di salario. È un comparto caratterizzato da un accentramento degli introiti nelle mani di pochi colossi, di istituti di vigilanza, ma anche di multiutility e cooperative. Mentre i guadagni di queste società sono aumentati, spesso legati anche a fiorenti appalti pubblici, ai lavoratori venivano imposte mansioni plurime e maggiore flessibilità oraria, a parità di salario, quindi, veniva chiesto loro uno sforzo ulteriore. Questo scempio, ci ricorda sempre l'USB, ha, comunque, responsabili, a nome di CGIL, CISL e UGL; responsabili di una contrattazione collettiva che, negli ultimi rinnovi, ha portato a sottoscrivere intese che favoriscono le imprese a danno dei lavoratori, come, ad esempio - un'altra scelta vergognosa - quella di bloccare gli aumenti contrattuali dei neoassunti per i primi due anni di servizio, una chiara volontà di far stagnare i lavoratori in una condizione di perenne povertà e precarietà. Su questo, devo ringraziare l'USB Lavoro Privato, in particolare l'avvocato Vincenzo Lauricella, che segue da tempo e denuncia questa condizione.

Questi casi, come dicevamo, sono un segnale evidente della precarietà ormai strutturale e che cosa intende fare il Governo di fronte a questa emergenza? Ricordo, infatti, che una buona parte di questa maggioranza di Governo non vuole saperne del salario minimo e l'ha anche già dimostrato nei fatti, per esempio, in occasione della stesura della versione finale del Recovery Plan, è sparito, all'ultimo, ogni riferimento al salario minimo, eppure pochi giorni prima l'Esecutivo scriveva ripetutamente che, per garantire la ripresa del Paese, avrebbero dovuto essere introdotti una rete universale di protezione dei lavoratori e il salario minimo legale. Non solo. Nel documento si spiegava che il provvedimento sarebbe stato destinato ai lavoratori non coperti dalla contrattazione collettiva nazionale, a garanzia di una retribuzione proporzionata alla qualità e alla quantità del lavoro svolto e idonea ad assicurare un'esistenza libera e dignitosa. Poi, il paragrafo è stato completamente rimosso, cancellando ogni riferimento al tema. Quindi, più che essere una questione economica, Presidente, questa è una questione politica; è la politica, intesa come Governo, in questa maggioranza del “dentro tutti”, che deve prendersi l'onere e l'onore, perché l'antidoto a questo virus c'è, si chiama salario minimo orario.

Il problema è quando, perché non vorrei sentirmi dire che la soluzione sia la calendarizzazione in Commissione lavoro al Senato di questa proposta di legge. Non possiamo dare al Paese una non notizia a poco più di un anno, poi, dalla fine della legislatura o, come dice il Ministro Orlando, che occorre legare, sempre a fine legislatura, il salario minimo orario alla legge sulla rappresentanza, quando è da decenni, purtroppo, che non si riesce ad arrivare ad un dunque, a un meccanismo di misurazione effettiva della rappresentatività sindacale secondo l'articolo 39 della Costituzione. Ora, è la politica a dover intervenire, dopo un colpevole silenzio durato anche anni che ha consentito che il mondo del lavoro diventasse scaduto; è scaduto proprio il tempo, perché siamo fuori tempo massimo. Questa del salario minimo orario, da cui dipendono veramente le condizioni di milioni di lavoratrici e lavoratori, è l'emergenza. Questo Governo era nato, infatti, anche sotto un buon auspicio, quello del “nessuno deve rimanere indietro”, auspicio lodevole, che è diventato, però, solo uno slogan. Qui, adesso, avete l'occasione per tendere una mano a questi 3 milioni di working poors, lavoratori poveri, e chiedo, a nome mio e de L'Alternativa c'è, di non girarsi dall'altra parte.

PRESIDENTE. La sottosegretaria di Stato per il Lavoro e le politiche sociali, Rossella Accoto, ha facoltà di rispondere.

ROSSELLA ACCOTO, Sottosegretaria di Stato per il Lavoro e le politiche sociali. Grazie, Presidente. Gli onorevoli interpellanti richiamano l'attenzione sul fenomeno dei cosiddetti contratti pirata e sulla necessità di interventi che possano rafforzare le tutele dei lavoratori, con particolare riferimento al rispetto dei contratti collettivi e delle soglie di salario minimo. Negli ultimi anni, si verificano, con preoccupante intensità, fenomeni di proliferazione contrattuale che appaiono connessi a un tessuto economico-produttivo sempre più complesso, diversamente articolato su base territoriale e soggetto a frequenti trasformazioni, ma anche a processi di frammentazione della rappresentanza datoriale e sindacale. Con l'accresciuta articolazione del mercato del lavoro, conseguente alle trasformazioni tecnologiche e dei processi produttivi, ha acquisito maggiore rilevanza anche l'esperienza della contrattazione di mestiere o professionale. Il sistema contrattuale attuale, anche in ragione dell'elevato livello di pluralismo raggiunto, è stato interessato da fenomeni di dumping contrattuale; questo perché i contratti collettivi nazionali del lavoro conclusi da soggetti collettivi caratterizzati da una rappresentatività non qualificata in termini comparativi prevedono, infatti, in molti casi, un trattamento economico inferiore rispetto a quello previsto dai contratti collettivi nazionali sottoscritti dalle organizzazioni maggiormente rappresentative, con ovvie negative ricadute sui diritti dei lavoratori. Perché tale fenomeno venga scongiurato, la contrattazione dovrebbe essere riservata a un negoziato qualificato, con la precisa determinazione dei criteri di misurazione della rappresentatività dei soggetti abilitati all'indicazione dei minimi salariali equi e dignitosi. La contrattazione collettiva di riferimento dovrebbe, dunque, essere quella determinata dalla partecipazione delle organizzazioni datoriali e sindacali maggiormente rappresentative, attraverso un'apposita normativa per la misurazione della rappresentanza, al fine di contrastare il cosiddetto fenomeno dei cosiddetti contratti pirata, che rischia di compromettere alla radice l'effettività della fissazione di un salario minimo.

Dunque, è fondamentale l'individuazione certa di parametri di rappresentatività comparativa con riferimento al settore di attività che consentano di selezionare il contratto idoneo a garantire una retribuzione dignitosa. La fissazione di una soglia minima inderogabile è, pertanto, garanzia di una retribuzione adeguata e favorirebbe la realizzazione di un mercato del lavoro più inclusivo, più equo e paritario, abbattendo le disuguaglianze anche in termini di gender pay gap.

La stretta connessione tra l'introduzione del salario minimo legale e una legge sulla rappresentanza appare, pertanto, la prospettiva dell'azione di Governo; tale prospettiva è alla base della proposta di direttiva della Commissione europea del 2020 che contiene regole volte a rendere più efficaci e uniformi i sistemi adottati dai Paesi dell'Unione europea, perseguendo l'obiettivo comune di rendere accessibile a tutti i lavoratori la tutela di un trattamento salariale minimo, rafforzando ed estendendo la copertura della contrattazione collettiva, nel rispetto dei principi di sussidiarietà e proporzionalità. La proposta della direttiva riconosce, quindi, il valore della definizione del salario minimo, sia attraverso norma di legge, sia attraverso la contrattazione collettiva.

È necessario, pertanto, che l'azione del Governo sia iscritta nell'ambito del processo normativo in itinere dell'Unione europea, indispensabile per avere un riferimento univoco, omogeneo e adeguato per gli Stati membri e per il contrasto del dumping contrattuale e salariale. Ciò è tanto più necessario, quanto più si consideri che un mercato del lavoro sempre più complesso e globale impone politiche tempestive e coordinate su vasta scala, per sostenere l'occupazione e il reddito e per garantire la tutela delle lavoratrici e dei lavoratori.

PRESIDENTE. La deputata Costanzo ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatta per la risposta alla sua interpellanza.

JESSICA COSTANZO (MISTO-L'A.C'È). Grazie, Presidente. Ringrazio la sottosegretaria, però non è chiaro bene il punto. Si chiede il salario minimo orario, perché lo chiede il Paese, e invece ci dite che legherete questo salario minimo orario con la rappresentanza sindacale; il che andrebbe benissimo, sarebbe la soluzione migliore. Peccato che siamo a fine legislatura, perché, a 15 mesi dalla fine della legislatura, dare questa notizia al Paese significa raggirarlo. Come già detto, siamo contagiati dal virus dei contratti pirata e dai contratti collettivi nazionali scaduti, ma il Governo, e il Ministro in questo caso, fino ad oggi non hanno fatto niente. Ma dalla risposta della sottosegretaria sembra proprio che non vogliano fare nulla, perché spacciare per notizia il legare il salario minimo orario alla rappresentanza sindacale adesso significa un inganno.

Questo Governo, sebbene abbia una maggioranza bulgara, ha letteralmente falcidiato l'iniziativa parlamentare; è stato dimostrato anche l'altro giorno, quando una legge di iniziativa parlamentare come la “proposta di legge Zan” non ha visto la luce, sebbene fosse stata calendarizzata in Commissione da mesi. Quindi, avete una maggioranza spaccata, con tempi atavici. Lo sappiamo tutti, ci sono decine e decine, se non centinaia, di proposte di legge che depositate e anche calendarizzate in Commissione, ma che non vedranno mai la luce; questo lo dobbiamo dire, dovete avere anche il coraggio di dirlo al Paese intero. Non si può, tra l'altro, nemmeno individuare il parametro effettivo, come misurare la rappresentanza sindacale, perché esistono diversi progetti di legge, anche delle scorse legislature, che però non hanno mai raggiunto un accordo. Per cui, ad oggi, noi non abbiamo quei parametri ufficiali per misurare la rappresentanza sindacale. E allora, a quindici mesi dalla fine della legislatura, come la misuriamo? La misuriamo con la sfera di cristallo, con il green pass o con il moto ondulatorio? Perché, anziché sciogliere un nodo importante nel mondo del lavoro italiano, voi aggregate 2 grandi problemi, creando un nodo inestricabile. È questo il modo che ha il Governo di trattare le questioni urgenti? Ci state facendo vivere in uno stato di emergenza perenne quello che invece dovrebbe essere un graduale ritorno alla normalità, mentre ci fate vivere come se fosse la normalità un mondo del lavoro in costante scadenza. Questo è legittimare, Presidente, un caporalato di Stato. Ci si pulisce la coscienza, spesso, chiamando questi lavoratori in povertà working poors, ma non è che chiamandoli con l'espressione inglese, che fa fine e non impegna, abbiamo risolto il problema. L'urgenza e l'emergenza c'è, e non è più accettabile perché, avallando questo sistema, questo mercato del lavoro a scadenza, lo si rende marcio a tal punto che rischiate anche di essere complici di una guerra tra poveri, perché è una bomba ad orologeria.

A nessuno del Governo interessano le tutele, evidentemente, di questi lavoratori, nessuno parla di sottoccupazione, nessuno parla di disoccupazione. Allora, chiediamo al Governo, alla maggioranza, e soprattutto al Ministro Orlando, di decidere, di decidere! Se davvero vuole affrontare questo problema senza raccontare più fandonie al Paese, soprattutto a questi lavoratori e a queste lavoratrici che vivono in Italia, senza legittimare un caporalato di Stato, sappia che L'Alternativa c'è letteralmente, nel senso che, se il Governo e il Ministro decidono di scendere veramente in campo e risolvere questo problema, noi siamo pronti a collaborare qui ed ora, senza un minuto in più da perdere. Ha l'occasione, adesso, di somministrare il vaccino giusto al virus dello sfruttamento, che rischierebbe, altrimenti, di legittimare uno sfruttamento di Stato. L'Alternativa c'è fa un appello al Governo: non nasconda la testa, ancora una volta, sotto la sabbia: Ministro Orlando, dimostri, per una volta, di essere furioso, perché noi vogliamo collaborare con un Ministro che dimostri di essere furioso contro lo sfruttamento, la sottoccupazione, il dumping contrattuale. Diversamente, questo Governo sarà responsabile dei disordini e delle tensioni sociali che, purtroppo, già stanno colpendo questo Paese.

(Chiarimenti in merito al regime IVA applicato al trasporto via mare prestato per finalità esclusivamente turistiche - n. 2-01349)

PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza urgente Lupi e Schullian n. 2-01349 (Vedi l'allegato A).

Chiedo al deputato Lupi se intenda illustrare la sua interpellanza o se si riservi di intervenire in sede di replica.

MAURIZIO LUPI (M-NCI-USEI-R-AC). Grazie, Presidente. La saluto anche, è un piacere vederla qui, in questo venerdì importante per tutti noi, con il G20 che inizia. Sì, illustro l'interpellanza perché non è - saluto anche il Vice Ministro e mi fa piacere che sia qui - solo un'interpellanza di tipo tecnico, che riguarda appunto interpretazioni di norme, Agenzia delle entrate, IVA, eccetera. Intanto, lo chiarisco, per chi ci ascolta e per il Governo, che ha certamente approfondito la questione: stiamo parlando, attraverso l'Associazione Italiana Armatori Trasporto Passeggeri, di circa 20 milioni di passeggeri che vengono trasportati da centinaia di aziende che lavorano in questo settore. Qual è questo settore? È il settore del trasporto acqueo di persone, ma a fini turistici; cioè stiamo parlando delle cooperative, delle aziende che portano i nostri turisti alle isole Eolie, alle isole Egadi, all'isola di Capri, alle isole Tremiti, alle Cinque Terre, ossia verso quel patrimonio turistico, naturale e ambientale che fa dell'Italia una delle nazioni più importanti al mondo, e questo patrimonio, che va difeso e sostenuto, genera produttività, genera impresa, genera iniziativa storica nel nostro Paese. Allora, perché l'interpellanza e perché c'è bisogno di un chiarimento da parte del Governo? Perché la direttiva europea - e qui entriamo nel tecnico - ha sempre agevolato ai fini dell'IVA il trasporto acqueo di persone, qualificandolo come esente fino al 2016 e come imponibile con aliquota agevolata al 5 per cento dal 2017 in avanti. La direttiva europea recepita dice: fino al 2016 questo tipo di trasporto era esente da IVA, dal 2016 in poi è con IVA agevolata al 5 per cento. Sembra tutto chiaro? Purtroppo in Italia non è mai tutto chiaro perché ci si addentra nelle norme, nei cavilli, nelle interpretazioni, nella discrezionalità degli uffici territoriali, che devono svolgere una presenza fondamentale di controllo sui territori, ma non è che possono applicare, a seconda del territorio in cui ci si trova, una norma che va in una direzione piuttosto che in un'altra - se ci si trova in Campania la si applica in un certo modo, se ci si trova alle isole Eolie la si applica in un altro -, perché in questo modo si fanno figli e figliastri. Anche perché il contenzioso in essere, quando si dice “esente da IVA o al 5 per cento” e poi si paga, invece, il 22, e ciò vuole dire milioni di euro di arretrati, non da oggi in avanti. Infatti, è evidente che, se l'IVA è al 22 per cento o l'IVA è al 5, la si mette nel costo del biglietto e la paga il consumatore, e anche questo aspetto dovrebbe costituire uno spunto di riflessione. Allora, la menzionata disciplina si applica pacificamente anche a tutte le imprese operanti nel settore del cabotaggio a corto raggio, tra le quali sono incluse quelle che effettuano trasporto di persone via mare sulle piccole isole italiane su tratte non di linea; di questo stiamo parlando, piccole isole italiane su tratte non di linea, il trasporto, la possibilità di portare turisti a vedere la Grotta Azzurra di Capri, a fare il giro delle Eolie, delle Egadi, delle Tremiti. Con riferimento all'applicazione di tali regimi agevolativi, diversi uffici territoriali dell'Agenzia delle entrate hanno assunto posizioni discordanti nei confronti di imprese operanti nel settore del cabotaggio a corto raggio che effettuano trasporti pubblici appunto su tratte non di linea a finalità turistiche. Si tratta, in particolare, di quelle imprese la cui gestione caratteristica si sostanzia sia nel trasporto da e per la località di interesse turistico sia nella circumnavigazione delle piccole isole per scopo di visita turistica, fermo restando - questa è l'osservazione fondamentale - che in entrambi i casi la prestazione è di un servizio di mero trasporto passeggeri con imbarcazioni a ciò abilitate e l'assenza di servizi accessori a bordo.

Non puoi mangiare, non puoi usufruire del bar; ti sto trasportando, ovviamente. In particolare, in relazione ai servizi di trasporto passeggeri identici tra loro, quanto alle modalità esecutive e al contenuto delle prestazioni alcuni uffici territoriali dell'Agenzia delle entrate, come per esempio quelli campani, hanno considerato illegittima l'applicazione del regime agevolato, cioè l'esenzione da IVA fino al 2016. In altri termini, in Campania si dice che non va bene l'applicazione del regime agevolato, ritenendo che tale regime non possa applicarsi ai trasporti effettuati con finalità turistica. Di contro, altri uffici territoriali, per esempio quelli liguri, hanno assunto una posizione diametralmente opposta, considerando, invece, illegittima l'omessa applicazione del regime di esenzione in capo ad alcune imprese operanti in detto settore. In questo assai disordinato contesto, l'associazione di categoria AIATP ha lamentato la grave situazione di incertezza in cui versa il settore trasporto turistico su tutto il territorio nazionale ed ha presentato una richiesta di consulenza giuridica alla direzione centrale dell'Agenzia delle entrate. Apro e chiudo una parentesi, lo dico anche al Vice Ministro Castelli: da questo punto di vista, è molto migliorata l'interlocuzione da parte della direzione centrale dell'Agenzia delle entrate, come è corretto che sia, sotto la guida del dottor Ruffini, nei confronti delle associazioni, in termini di chiarimento, di comprensione e di risposte agli interpelli che venivano fatti. La direzione centrale ha risposto il 2 febbraio 2021 e ha confermato che il trasporto via mare deve beneficiare del regime IVA agevolato anche quando è prestato per finalità turistiche, così fornendo un'interpretazione unitaria della norma valevole per tutto il territorio nazionale e, quindi, per tutti gli uffici territoriali. Vice Ministro, tutto a posto? Dovevamo essere tutti tranquilli e, invece, no! Siamo in Italia! Tale posizione è stata decisamente ribadita, tra l'altro, nella successiva risposta all'interpello n. 530 del 2021, resa sul medesimo tema, con la quale la direzione centrale ha confermato la natura del trasporto agevolato per le imprese che prestano un servizio di trasporto a scopo turistico via mare. Quindi, allo stato sussiste un contrasto evidente tra la posizione assunta a livello centrale dall'Agenzia delle entrate e le contestazioni sollevate alle imprese operanti nel settore del trasporto turistico da alcuni uffici territoriali, mirate a disconoscere l'applicazione del regime IVA agevolato al trasporto con finalità turistiche, quale è quello effettuato sulle piccole isole (circumnavigazione dell'isola e trasporto andata e ritorno verso i punti di interesse turistico) con assenza di servizi accessori a bordo. In sostanza, resta, comunque, una prestazione di servizio di mero trasporto passeggeri, tra l'altro esercitata con imbarcazioni a ciò abilitate. Da ciò emerge - vado verso la conclusione - che, nonostante i tentativi di chiarimento della direzione centrale, sussiste ancora una situazione di perdurante incertezza applicativa sulla reale portata delle disposizioni richiamate. Le contestazioni sollevate sul territorio e la presa di posizione con esse manifestata si risolvono con un notevole aggravio dei costi. Veniamo così al punto. Innanzitutto, le imprese del settore del trasporto pubblico turistico, operando esclusivamente nei confronti di consumatori finali, non possono esercitare il diritto di rivalersi sui propri clienti della maggiore IVA accertata e devono, quindi, sopportare in via definitiva l'esorbitante onere della maggiore IVA, che le espone con certezza al fallimento. Stiamo rischiando - checché ne dicano i signori dell'Agenzia delle entrate Campania - di far fallire imprese storiche, decine e decine di piccoli imprenditori, decine e decine di lavoratori! Ma siamo ancora alle interpretazioni e questa è la ragione per cui siamo qui, Parlamento e Governo. Inoltre, gli utenti del servizio di trasporto turistico, se si accetta a regime l'impostazione avallata nei detti accertamenti, subiranno, per effetto della rivalsa dell'IVA, un maggiore aggravio dei costi per la sua fruizione. La situazione di grave incertezza sopra descritta si pone, altresì, in diametrale contrasto con le intenzioni del Governo, tra l'altro, e io lo sottolineo con forza, perché siamo in una situazione eccezionale. Stiamo infatti lavorando tutti insieme al PNRR e uno dei suoi punti qualificanti è esattamente - lo voglio leggere per evidenziare il paradosso - la ripresa dello sviluppo delle attività turistiche e culturali nelle isole minori - è scritto nel PNRR - in quanto aree particolarmente fragili e distribuite in ampia parte del territorio nazionale. In tale contesto, appare evidente la necessità e urgenza - ed è la ragione per cui siamo qui - di intervenire al più presto per definire se il trasporto effettuato per scopi turistici, ivi inclusa la circumnavigazione delle isole, rientri a pieno titolo nella disciplina IVA del trasporto via mare.

Concludendo, chiedo quali iniziative i Ministeri richiamati intendano assumere al fine di fugare ogni dubbio in merito alla corretta interpretazione dell'articolo 10, incluso il trasporto prestato per la circumnavigazione delle piccole isole finalizzato a mostrare ai turisti i punti di interesse presenti lungo il percorso e/o ad accompagnarvi i turisti. Chiedo, cioè, se debba considerarsi - questo è il punto - esente da Iva fino al 2016 e imponibile con aliquota IVA agevolata a partire dal 2017. In altri termini, la richiesta - sembra banale - è di confermare quanto l'ufficio centrale dell'Agenzia delle entrate ha stabilito e quanto la norma e le leggi hanno stabilito.

Purtroppo, questa ogni tanto è l'Italia, ma, grazie a Dio, esiste il Parlamento, nell'interlocuzione con il Governo, che rappresenta l'interesse di tutti i cittadini e lavoratori. Aspetto con attenzione e interesse - la ringrazio per essere venuta lei - la sua risposta.

PRESIDENTE. Il Vice Ministro dell'Economia e delle finanze, Laura Castelli, ha facoltà di rispondere.

LAURA CASTELLI, Vice Ministra dell'Economia e delle finanze. Grazie, Presidente. Non ripeterò le premesse che il collega ha illustrato all'Aula. Noi confermiamo l'orientamento interpretativo in merito al trattamento ai fini IVA delle prestazioni di trasporto via mare per finalità turistiche, che è declinato nella risoluzione n. 8E dell'8 febbraio 2021 e nella risposta all'interpello n. 530 del 2021, secondo cui il trasporto via mare deve beneficiare di regime IVA agevolato anche quando è prestato per finalità turistiche. Quindi, questa è la posizione del Ministro dell'Economia e delle finanze che, ovviamente, ripercorre il percorso fatto con l'Agenzia.

Per quanto riguarda il paventato, anzi, direi l'illustrato contrasto tra le posizioni assunte a livello centrale dall'Agenzia delle entrate e le contestazioni sollevate alle imprese operanti nel settore del trasporto turistico da alcuni uffici territoriali devo farle presente - solo perché lo devo far presente - che l'Agenzia delle entrate, rispetto alla concreta applicazione dei principi contenuti nei documenti di prassi da parte degli uffici territoriali, non può prescindere da una valutazione da compiersi necessariamente caso per caso. Questo, però, ferme restando le posizioni assunte a livello centrale. L'interpellanza mette chiaramente in luce un caso importante, sul quale noi faremo approfondimenti per essere tutti sicuri della correttezza di quanto illustrato dal collega. È chiaro che queste tipologie di contrasti vanno messe in luce e risolte perché creano i percorsi che lei ha raccontato durante l'illustrazione, fino ad arrivare in giudizio; questo va risolto. Mi sento di dire che, ferme restando le interpretazioni, che noi sottoscriviamo, il caso per caso è il diritto delle agenzie territoriali. Noi faremo quel che possiamo e che vogliamo fare per approfondire questo caso, che ci sembra un po' strano e faremo tutto quello che è nella nostra facoltà: approfondiremo e verificheremo che le interpretazioni siano nella norma.

PRESIDENTE. Il deputato Maurizio Lupi ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alla sua interpellanza.

MAURIZIO LUPI (M-NCI-USEI-R-AC). Grazie, signor Presidente. Ringrazio il Vice Ministro per la risposta che mi sembra molto chiara. Ho l'opportunità, nella replica, di chiarire altrettanto, perché siamo in Parlamento e quindi non stiamo dicendo parole al vento. Lo dice una persona che ha esperienza parlamentare, che ha fatto il Ministro e il Vicepresidente della Camera, come il Presidente Rampelli, e quindi sa che gli atti parlamentari nell'interlocuzione tra Governo e Parlamento diventano fondamentali, anche nel percorso che conduce i soggetti terzi ad avvalersi dei diritti. Provo a mettere, punto per punto, le questioni in fila, in maniera molto razionale.

Nessuno mette in discussione la direttiva UE e ovviamente il conseguente recepimento della direttiva. Fino al 2016, è esente da IVA il trasporto via mare, anche per le piccole isole; dal 2017 in poi siamo al 5 per cento.

Tra l'altro, questo è stato ribadito dall'Agenzia delle entrate, a seguito di interpelli presentati dall'Associazione italiana armatori trasporto passeggeri (apro e chiudo una parentesi: hanno aggiornato il dato e siamo quasi a 80 milioni di passeggeri trasportati). Nessuno - lo dico come secondo passaggio - mette in discussione, con riferimento all'autonomia non solo dell'amministrazione centrale, ma anche di quella periferica, il fatto di far applicare e verificare caso per caso se quella normativa rientri nella tipologia sottoposta a verifica o accertata; ci mancherebbe altro, ma questa è assoluta autonomia. Quindi, nella risposta del Vice Ministro, il “caso per caso” è assolutamente corretto. Ma, attenzione, il “caso per caso” non vuol dire discrezionalità: se si effettua il trasporto, per fini turistici, con circumnavigazione delle isole, a Capri o alle Cinque Terre, e non offro servizi aggiuntivi a bordo (servizio aggiuntivo non vuol dire che, mentre sto guidando, spiego al turista dove si trova, perché sarei uno stupido se non lo facessi, non farei bene il mio mestiere) al turista in quel momento non si forniscono, come sarebbe corretto, quelle prestazioni di servizio aggiuntivo che rientrerebbero in altre cose. Attenzione, questa discrezionalità non va bene, non si possono fare figli e figliastri, perché poi bisogna dimostrare che alle Eolie, alle Egadi, a Capri o alle Tremiti si danno servizi aggiuntivi. Lo dico alle agenzie territoriali: non è discrezionale l'accertamento di servizi aggiuntivi. Anche questo è oggettivo e lo affermo: non c'è discrezionalità nell'applicazione da parte delle amministrazioni centrali e periferiche altrimenti ognuno fa quel che vuole. Tra l'altro si fanno figli e figliastri! Ma è pensabile che in Liguria lo stesso servizio sia esente fino al 2016, poi è al 5 per cento, e a Capri no? Ma cosa c'è di diverso? Capite perché poi c'è la sfiducia da parte dei cittadini nei confronti delle istituzioni, in primis Governo e Parlamento, ma anche delle istituzioni centrali amministrative e periferiche? Noi abbiamo bisogno di istituzioni efficienti, serie, autorevoli che applichino certamente le norme caso per caso, ma la discrezionalità non può dipendere dalla sensibilità di un territorio rispetto all'altro. Questo è quello che noi stiamo mettendo in discussione e non riesco a capire perché le associazioni italiane di trasporto, le imprese, per difendere i loro diritti debbano fare contenziosi su contenziosi presso i tribunali, il TAR, il Consiglio di Stato. Ma perché? Se la cosa è così semplice, non la si può applicare? O si dimostra il contrario, oppure è evidente l'applicazione - e ribadisco - perché questa coscienza e sensibilità sono state dimostrate anche dal Vice Ministro Castelli. Qui non è solo un problema di applicazione della norma, perché dobbiamo sempre tener conto - la politica, il Parlamento e il Governo, ma anche gli uffici amministrativi - che, dietro l'applicazione di quella norma, ci sono persone, lavoratori, imprese che in questo modo si fanno fallire, perché se quella norma non si applica, ovviamente se siamo nella correttezza, e si chiedono loro oggi milioni di euro, dove li vanno a prendere questi milioni di euro? Vanno dai turisti che sono stati trasportati e dicono: ridateci i soldi? Ma siamo alla follia? Concludo, dicendo che mi fa molto piacere che il rapporto sia cambiato. Bisogna riconoscere quando si cambia il rapporto tra amministrazioni centrali, in particolare l'Agenzia delle entrate e l'economia, e i cittadini. Mi sembra che il dialogo e l'interlocuzione in questi anni oggettivamente siano cambiati, c'è tutto l'interesse a comprendere, a capire, ma non nella discrezionalità. Quindi, non sto criticando, anzi; indipendentemente dal merito, potevano rispondere “a” o potevano rispondere “b”, non ho questo problema, ma il fatto che l'Agenzia centrale delle entrate, il dottor Ruffini, i suoi collaboratori abbiano risposto con solerzia è sicuramente significativo. Perché poi dal quel momento, invece, ancora oggi siamo a discutere di questo? Come al solito lo dico io, Vice Ministro, cosa ci diranno: c'è la legge di bilancio, il Parlamento e il Governo facciano una norma e chiariscano. Così appesantiamo sempre la legislazione. Ma scusate, se è già chiaro, perché bisogna chiarirlo di nuovo? Non è giusto percorrere quella strada. Siamo per la semplificazione delle norme, per la delegificazione e, invece, noi andiamo ad aggravarle. No, questa volta no. Questa volta si deve applicare la norma o l'Agenzia delle entrate campana lo dimostri e le chiedo la cortesia, Vice Ministro, di verificare e dire - non a Maurizio Lupi, al Vice Ministro Castelli - al Governo e al Parlamento perché e dove c'è l'oggettività di quel “caso per caso”, perché se non c'è, vuol dire che c'è qualcosa che non va bene e così facendo si sta mettendo in discussione il destino di milioni di persone, di lavoratori, di imprese e di turisti. Presidente, ho concluso. Questo è il valore delle interpellanze e di questo spazio dedicato al loro svolgimento, anche se siamo in pochi colleghi e lei è stato estratto a sorte per presiedere oggi in una giornata così importante. È importante quello che stiamo facendo, è fondamentale il ruolo che stiamo assumendo, perché è il Parlamento il luogo dove l'interesse positivo torna; il politico, il parlamentare rappresenta un pezzo di territorio, lo porta qui, non è una rottura di scatole, e il Governo, se è sensibile come sta dimostrando, sollecita e verifica. Mi auguro di non dovermi ripresentare fra un mese perché non demordo su questo; sono lombardo, quindi non ci sarebbe nulla di male se un parlamentare campano lo facesse; noi al massimo abbiamo i Navigli, che sono bellissimi a Milano, però vi è l'oggettività di un interesse.

Quindi, grazie al Vice Ministro, grazie al Presidente Rampelli, che mi fa piacere vedere sempre attento e disponibile. Buon lavoro a tutti e anche agli altri colleghi che svolgeranno le altre interpellanze.

(Iniziative normative volte alla proroga del cosiddetto “bonus facciate” nonché alla salvaguardia delle relative pratiche in itinere - n. 2-01353)

PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza urgente Alemanno e Martinciglio n. 2-01353 (Vedi l'allegato A).

Chiedo alla deputata Maria Soave Alemanno se intenda illustrare la sua interpellanza o se si riservi di intervenire in sede di replica. La risposta è affermativa, le lascio volentieri la parola. Prego.

MARIA SOAVE ALEMANNO (M5S). Grazie, Presidente Rampelli. Saluto la sottosegretaria Castelli. Il cosiddetto bonus facciate è stato introdotto dalla legge di bilancio del 2020 ed è stato prorogato per tutto il 2021 dalla legge di bilancio 2021. Ad oggi, quindi, la detrazione interessa le spese sostenute dal 1° gennaio 2020 fino al 31 dicembre 2021. I soggetti beneficiari del “bonus facciate” possono portare in detrazione il 90 per cento delle spese sostenute per interventi, finalizzati al recupero o al restauro della facciata esterna degli edifici esistenti, ubicati nelle zone A o B. Il “bonus facciate” non prevede un limite di spesa agevolata e il “decreto Rilancio” ha esteso la possibilità di optare, oltre che per la fruizione diretta della detrazione, anche per la cessione del credito ad essa corrispondente o, in alternativa, il cosiddetto sconto in fattura anticipato dal fornitore e da questi recuperato sotto forma di credito d'imposta da utilizzare in compensazione con l'F24 o da cedere a soggetti terzi, compresi gli istituti di credito e gli intermediari finanziari.

Nel Documento programmatico di bilancio, che delinea la struttura della legge di bilancio 2022, approvato all'unanimità dal Consiglio dei Ministri lo scorso 19 ottobre, accanto alla proroga degli altri bonus edilizi non si rintraccia quella relativa al “bonus facciate”; se così fosse, sarebbero numerose le pratiche per la richiesta dell'agevolazione in parola che finirebbero nell'oblio, poiché la normativa vigente prevede tempistiche precise, e di certo non brevi, nell'iter di autorizzazione. Questo accade in particolare per gli edifici di valore storico: in presenza di vincoli di natura culturale o paesaggistica, infatti, è necessario acquisire, prima dell'inizio dei lavori di edilizia pubblica o privata, tra le altre, l'autorizzazione della soprintendenza. Al riguardo, sono giunte numerose segnalazioni relative all'allungamento dei tempi di risposta delle soprintendenze.

La scadenza al 31 dicembre 2021 del cosiddetto bonus facciate arreca, in questo contesto, un grave pregiudizio al diritto di coloro che hanno già iniziato le pratiche per usufruire di questa misura, alla quale si può ascrivere senza dubbio anche il merito di aver contribuito, assieme agli altri bonus edilizi, alla ripresa del settore delle costruzioni. Sembra ci sia la volontà di prorogare la misura agevolativa descritta, con una percentuale di detrazione inferiore rispetto a quella attualmente prevista.

Chiedo, quindi, quali tempestive iniziative di carattere normativo intenda intraprendere il Governo per la soluzione delle criticità che ho appena evidenziato, anche attraverso l'inserimento nel disegno di legge di bilancio per il 2022, della proroga del cosiddetto bonus facciate che preveda la salvaguardia del diritto, per coloro la cui pratica sia in itinere, di fruire della detrazione del 90 per cento delle spese sostenute per il recupero o restauro della facciata esterna degli edifici.

PRESIDENTE. La Vice Ministra dell'Economia e delle finanze, Laura Castelli, ha facoltà di rispondere.

LAURA CASTELLI, Vice Ministra dell'Economia e delle finanze. Grazie, Presidente. Si rappresenta che è in corso di valutazione, da parte del Governo, un'apposita iniziativa normativa volta alla rimodulazione del bonus facciate per il 2022, ai fini dell'inserimento nel prossimo disegno di legge di bilancio - come avete anche appreso, ieri, alla chiusura del Consiglio dei Ministri - che abbia le rimodulazioni decise in Consiglio dei Ministri.

Con riferimento, poi, alla richiesta degli onorevoli interpellanti di preservare il diritto, per coloro la cui pratica per la richiesta della misura agevolativa sia in itinere, di fruire della detrazione del 90 per cento delle spese sostenute per il recupero, si sottolinea che, ai sensi dell'articolo 1, comma 219, della legge n. 160 del 2019, la legge di bilancio che istituisce il bonus facciate, l'agevolazione spetta unicamente per le spese documentate e sostenute nel 2021, non essendo sufficiente la sola circostanza che al 31 dicembre 2021 sia stato avviato l'iter per la fruizione del bonus. Quindi, di conseguenza, per come è strutturato il bonus, non è possibile conservare il diritto, se questo non si è manifestato con la spesa e la dichiarazione documentata.

PRESIDENTE. La deputata Maria Soave Alemanno ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatta per la risposta alla sua interpellanza.

MARIA SOAVE ALEMANNO (M5S). Grazie, Presidente. Ringrazio la Vice Ministra Castelli per aver risposto all'interpellanza e aver dato modo ai tanti cittadini che oggi si trovano nella condizione che ho descritto nell'illustrazione di avere un quadro un po' più chiaro e potersi orientare, quindi, di conseguenza. Il bonus facciate, come abbiamo detto, è stato introdotto nella legge di bilancio 2020 e si pone come obiettivo abbellire e riqualificare esteticamente l'esterno degli edifici cittadini. Non di rado, infatti, possiamo constatare quanti immobili che vantano anche un pregio storico e artistico siano, invece, in degrado, a causa delle ingenti risorse economiche necessarie per poter far fronte alla manutenzione. Ma, non solo, l'eccessivo stato di degrado, spesso, inficia anche la stabilità dell'immobile stesso, rappresentando, quindi, un rischio anche per l'incolumità e la salute pubblica.

Accolgo, quindi, il chiarimento che la Vice Ministra ha voluto fornire a quest'Aula e a tutti coloro i quali oggi si trovano nell'attesa di avere una risposta per poter procedere, poi, con i lavori. Poter contare su un rinnovo di una misura così importante, seppure in maniera rimodulata, così come apprendiamo dalla stampa, e salvaguardare, quindi, tutto il percorso avviato per poter beneficiare del bonus facciate, appare fondamentale per tutelare, almeno in parte, il diritto di chi, suo malgrado, paga il prezzo di una burocrazia che ha subito rallentamenti - lo dobbiamo dire - anche e soprattutto a causa della pandemia che il nostro Paese ha dovuto attraversare. Concludo, quindi, Presidente, ringraziando ancora una volta la Vice Ministra, per aver chiarito questa posizione.

PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interpellanze urgenti all'ordine del giorno.

Ordine del giorno della prossima seduta.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.

Martedì 2 novembre 2021 - Ore 18:

1. Discussione sulle linee generali del disegno di legge:

S. 2381 - Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 8 settembre 2021, n. 120, recante disposizioni per il contrasto degli incendi boschivi e altre misure urgenti di protezione civile (Approvato dal Senato). (C. 3341​)

La seduta termina alle 10,25.