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Resoconto dell'Assemblea

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XVIII LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 579 di giovedì 21 ottobre 2021

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ETTORE ROSATO

La seduta comincia alle 9,30.

PRESIDENTE. La seduta è aperta.

Invito la deputata segretaria a dare lettura del processo verbale della seduta precedente.

AZZURRA PIA MARIA CANCELLERI, Segretaria, legge il processo verbale della seduta di ieri.

PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.

(È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Benedetti, Berardini, Boldrini, Enrico Borghi, Brescia, Ciaburro, Cirielli, Comaroli, D'Incà, De Carlo, De Maria, Del Barba, Dieni, Fassino, Gregorio Fontana, Frassinetti, Gagnarli, Garavaglia, Gebhard, Giachetti, Giacomoni, Golinelli, Incerti, Lapia, Maggioni, Montaruli, Mura, Nevi, Palazzotto, Pastorino, Perantoni, Scagliusi, Schullian, Serracchiani, Snider, Ungaro, Varchi e Zoffili sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.

I deputati in missione sono complessivamente 111, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna (Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna).

Preavviso di votazioni elettroniche (ore 9,33).

PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.

Sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare sull'ordine dei lavori il collega Trizzino. Ne ha facoltà.

GIORGIO TRIZZINO (MISTO). La ringrazio, Presidente. Le motivazioni sono legate al fatto che il prossimo lunedì 25 era prevista all'ordine del giorno di quest'Aula la discussione del disegno di legge sulla morte volontaria assistita. Ebbene, comunico che, anche questa volta, non ci sarà, perché anche ieri le Commissioni riunite, Giustizia e Affari sociali, non hanno proceduto all'esame del testo base ed ecco la ragione di questo mio intervento. Le ragioni addotte sono che mancano i pareri del Governo. Insomma, questi pareri li aspettiamo da mesi. Dicevano i latini gutta cavat lapidem, io credo di poter essere questa goccia che tenta di scavare questa roccia fredda e insensibile, che si fa scivolare sopra questo appello. Io però voglio dire che, da questo momento, non mi limiterò a rimanere soltanto questa goccia che scava questa pietra fredda e sorda, perché esiste una richiesta che proviene dai cittadini, dalla stragrande maggioranza dei cittadini italiani, di approvare una legge che regolamenti le decisioni sul fine vita.

Se potessi usare un solo aggettivo per riassumere quanto sta accadendo in questo Parlamento, che rimane sordo a ben due richieste della Corte Costituzionale di normare in merito, userei un solo aggettivo che ho utilizzato anche ieri in Commissione: è “indecente” quanto sta accadendo. Nel 2006, il Presidente della Repubblica, Napolitano, alla lettera che gli aveva inviato Piergiorgio Welby, rispondeva augurandosi che un tale confronto ci sia nelle sedi parlamentari, perché il solo atteggiamento ingiustificabile sarebbe il silenzio, la sospensione, l'elusione di ogni responsabile chiarimento. Da allora, caro Presidente, nessun confronto parlamentare è avvenuto. Dalla fine del 2018 è iniziato il percorso in Commissione di un provvedimento sulla morte volontaria assistita, che oggi ricomprende ben 8 disegni di legge. Ebbene, ancora una volta, assistiamo a un rinvio, di cui si è reso responsabile il Governo per non aver fornito i propri pareri su 9 articoli.

Io chiedo, per il suo tramite, al Presidente della Camera di ricalendarizzare al più presto questo provvedimento, magari per la settimana successiva alla prossima e di consentire la valutazione da parte dei gruppi di chiedere al Governo che si astenga, rimettendosi alle decisioni del Parlamento, su questo disegno di legge sul fine vita, perché io temo che ci siano degli interessi, a questo punto, degli interessi politici che frenano il percorso. Allora, concludo con un monito, se mi è consentito: sarebbe più saggio giungere al più presto ad una legge che regolamenti la procedura per il suicidio medicalmente assistito, che avere, ad aprile prossimo, la certezza dell'approvazione di una legge sull'eutanasia.

PRESIDENTE. Senz'altro la sua valutazione sarà oggetto di riflessione da parte della Presidenza della Camera. Sospendo, a questo punto, la seduta, che riprenderà alle ore 9,53.

La seduta, sospesa alle 9,37, è ripresa alle 9,53.

Seguito della discussione del disegno di legge: S. 2371 - Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 24 agosto 2021, n. 118, recante misure urgenti in materia di crisi d'impresa e di risanamento aziendale, nonché ulteriori misure urgenti in materia di giustizia (Approvato dal Senato) (A.C. 3314​).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge, già approvato dal Senato, n. 3314: Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 24 agosto 2021, n. 118, recante misure urgenti in materia di crisi d'impresa e di risanamento aziendale, nonché ulteriori misure urgenti in materia di giustizia.

Ricordo che nella seduta del 20 ottobre si è concluso l'esame degli emendamenti e degli ordini del giorno.

(Dichiarazioni di voto finale - A.C. 3314​)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.

Ha chiesto di parlare il collega Conte, che ci priva del suo intervento. Ha chiesto di parlare il collega D'Ettore…Colleghi, la seduta era prevista alle 9,30.

Collega Maschio, lei mi sembra l'unico puntuale e questo è un suo merito; vuole fare la sua dichiarazione di voto? Il collega Ferri non c'è. Collega Maschio, nel rispetto dell'ordine tocca a lei. Gli altri si intende che vi abbiano rinunciato. Ne ha facoltà

CIRO MASCHIO (FDI). Grazie, Presidente. Tanto per cambiare, anche questo provvedimento arriva blindato dal Senato. Non è stata posta la fiducia alla Camera ma era già stata posta al Senato e, di fatto, questa proposta è arrivata alla Camera con una totale indisponibilità, da parte della maggioranza, ad emendare in alcun modo il testo. È inutile spendere troppe parole sull'abuso della fiducia e sull'abuso dei decreti-legge da parte di questo Governo: siamo oltre le 37 al Senato e 36 alla Camera. Il Premier Draghi si sta avvicinando, di fatto, al primato negativo detenuto da Renzi, Monti, Conte 1 e Conte 2, a conferma di una specialità di questa maggioranza: siete campioni nel pretendere il rispetto della Costituzione e della democrazia dagli altri ma mai da voi stessi, perché abusate degli istituti al di fuori dei confini del vero rispetto delle norme costituzionali, anche nei rapporti tra maggioranza e opposizione, tra Governo e Parlamento. Di fatto, si conferma che questo Parlamento è commissariato dal Governo, il quale a sua volta è commissariato dal Premier Draghi che agisce, di fatto, come commissario unico. Questa situazione, chiaramente, per noi non va bene, è totalmente fuori dalla dialettica istituzionale, nella sostanza più ancora che nella forma. Noi riteniamo, invece, che il Parlamento avrebbe dovuto discutere in modo più approfondito di questo argomento, l'argomento della crisi d'impresa e delle misure di risanamento aziendale, anche perché i dati che riguardano le situazioni di crisi delle imprese nel nostro Paese sono dati allarmanti. Secondo l'ultimo rapporto Istat del 2021, il 45 per cento circa delle piccole e medie imprese sono a rischio di fallimento, con gravi pericoli e ricadute per le banche in caso si inneschi una ondata ulteriore di insolvenze. Il rischio di insolvenza sale fino al 95 per cento per la ristorazione e al 75 per cento per le agenzie di viaggio, confermando che il virus ha colpito dove ci sono le debolezze anche nel sistema economico. Secondo l'Istat, circa il 45 per cento delle imprese è strutturalmente a rischio, con alcuni settori che sono stati quelli più penalizzati anche dalle misure adottate dal Governo e che sono particolarmente esposti. Mi riferisco alle agenzie di viaggio, alle agenzie che operano nel settore artistico e dell'intrattenimento, all'assistenza sociale, al trasporto aereo, alla ristorazione, alla moda, all'abbigliamento, eccetera. Si tratta di eccellenze del nostro made in Italy che sono a forte rischio strutturale di non poter reggere questa ondata negativa dal punto di vista economico. Quindi, l'argomento è di estrema delicatezza. Sicuramente, i sostegni fino a qui adottati dal Governo, al di là del rimbalzo positivo dell'economia a livello mondiale che c'è stato negli ultimi mesi e che era fisiologico e prevedibile, dal punto di vista strutturale, soprattutto nei confronti di queste aziende, di queste imprese e di queste realtà che sono state le più deboli, le più esposte e le più colpite dalla pandemia, sono sostegni assolutamente insufficienti (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia) e, quindi, inadeguati ad arrestare questa tendenza di rischio elevato di insolvenza da parte di molte di queste realtà.

È evidente e siamo d'accordo tutti sulla necessità, a maggior ragione vista la situazione, della proroga dell'entrata in vigore del codice della crisi di impresa e dell'insolvenza, che è stato novellato nel 2019, quando si viveva in un altro mondo rispetto a quello di oggi. Le norme astratte previste dal novellato codice del diritto fallimentare, modificato in codice della crisi di impresa e dell'insolvenza, sono norme che non tenevano conto di quello che è accaduto dopo. È evidente che differire, oggi, l'entrata in vigore di una normativa che era stata concepita prima dell'emergenza COVID, quindi prima di questa ondata di insolvenze e di crisi delle imprese, era il minimo che si potesse fare. Quindi non si può non essere d'accordo sulla necessità di prorogare l'entrata in vigore del codice ma, per quanto ci riguarda, come abbiamo tentato di proporre anche con i nostri emendamenti, sarebbe stato più equilibrato e di buon senso rinviare l'entrata in vigore del codice in blocco alla fine del 2023 e non solo per una parte (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Invece, la rimanente parte entrerebbe in vigore il 16 maggio, con l'avvio di alcune procedure in uno scenario che è ancora instabile, in uno scenario in cui non si è stabilizzata la situazione, e ciò non ha consentito alle imprese di affrontare la congiuntura dei prossimi anni in condizioni diverse da quelle dell'ultimo anno e mezzo. E allora direi, Presidente, che c'è un emendamento simbolico e concreto, che li rappresenta tutti, che abbiamo proposto e cercato inutilmente di far approvare dall'Aula ieri, che è l'emendamento proposto da Fratelli d'Italia sull'insolvenza incolpevole.

Un istituto, quello dell'insolvenza incolpevole, che andrebbe a tutelare dalle responsabilità, a carico degli amministratori di imprese in condizioni di insolvenza, quando l'insolvenza è causata non da negligenza o incapacità degli amministratori, ma dalla congiuntura economica e dalle norme adottate dai Governi sul COVID; quindi, gli amministratori non hanno alcuna colpa sulla condizione di insolvenza in cui si trovano (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Uno Stato giusto, uno Stato che difende chi produce, chi lavora e non chi approfitta dell'assistenzialismo di Stato, come chi percepisce, spesso anche ingiustamente, il reddito di cittadinanza, invece di assistere gente che non ne ha diritto, come è emerso in tantissimi scandalosi episodi con il reddito di cittadinanza, dovrebbe sostenere le imprese che stanno lottando, ogni giorno, per sopravvivere. Uno Stato giusto non scarica sugli amministratori delle imprese le responsabilità proprie o le responsabilità altrui che sono dell'intero sistema e che si vanno a ripercuotere ingiustamente su chi viene doppiamente penalizzato da queste scelte. Per noi è stato assolutamente incomprensibile come non si sia potuto dare questo segnale concreto di sostegno alle imprese con l'approvazione di un emendamento sull'insolvenza incolpevole che mettesse in sicurezza gli amministratori che, non solo, non hanno colpe, ma…

PRESIDENTE. Concluda, onorevole.

CIRO MASCHIO (FDI). Sto avviandomi alla conclusione, Presidente. Non solo non hanno alcuna responsabilità, ma, anzi, hanno l'eroico compito di cercare di salvare le proprie aziende ad ogni costo, spesso, non solo contro l'emergenza della pandemia, ma anche contro norme assurde imposte dal Governo. Allora, Presidente, c'è poco tempo, ci sarebbe molto altro da aggiungere nei dettagli, ma non mi resta che concludere, dicendo che siamo d'accordo sulla proroga dell'entrata in vigore del codice della crisi di impresa, che per noi doveva essere totale e non parziale…

PRESIDENTE. Concluda, onorevole Maschio.

CIRO MASCHIO (FDI). Ho concluso, pochi secondi, Presidente; ci sono diversi colleghi che non vengono neanche a parlare, pertanto penso che potrei sfruttare trenta secondi dei dieci minuti lasciati totalmente dai colleghi (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)

PRESIDENTE. Le ho già dato un minuto in più.

CIRO MASCHIO (FDI). Concludo, dicendo che siamo d'accordo sulla necessità di proroga e per questo ci può essere un voto di astensione e non totalmente contrario, ma siamo fortemente insoddisfatti, ancora una volta, dell'inadeguatezza del Governo a dare segnali veri e concreti a difesa del nostro mondo produttivo e delle nostre imprese che, ogni giorno, si sacrificano per tenere aperte le proprie attività (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Grazie alla disponibilità di tutti i gruppi e, in particolare del gruppo di Fratelli d'Italia, recuperiamo i colleghi che si erano attardati rispetto all'inizio della seduta. Quindi, ha facoltà di parlare l'onorevole Conte, prego.

FEDERICO CONTE (LEU). Grazie, Presidente. La difficile emergenza sanitaria si è abbattuta sul pianeta intero e, in particolare, sul nostro Paese in maniera molto dura. Il contraccolpo principale ha riguardato evidentemente il nostro reticolo delle piccole e medie imprese che rappresentano il 90 per cento della nostra struttura produttiva. Già a fine 2020 la maggior parte delle PMI italiane si trovava in condizioni di enormi difficoltà: oltre i due terzi registravano cali di fatturato rispetto al 2019, il 62 per cento prevedeva ricavi in diminuzione anche nei primi sei mesi del 2021, il 32 per cento riteneva compresse le proprie possibilità di sopravvivenza. Sempre secondo l'Istat, Presidente, a fine 2020 si riteneva a rischio oltre il 33 per cento delle imprese con meno di 10 addetti, il 26,6 per cento delle piccole, quelle tra 10 e 49 addetti, il 10 per cento delle medie, quelle che hanno tra 50 e 249 addetti, e il 15 per cento delle grandi, con più di 250 addetti. Circa 300 mila unità lavorative sono andate perdute a causa dell'emergenza sanitaria. Una mappa del rischio strutturale delle imprese elaborata dall'Istat a partire dagli effetti della crisi permette di classificare le imprese italiane con almeno tre addetti in quattro classi di rischio: solide, resistenti, fragili e a rischio. Ebbene, ahinoi, solo l'11 per cento delle unità è risultato solido, il 19 resistente, il 25 fragile e il 40 per cento è a rischio. Evidentemente, questa mappa si aggrava e i risultati diventano più negativi nel Mezzogiorno d'Italia, che non aveva ancora recuperato i livelli precedenti delle altre crisi e si è vista piombare addosso un'emergenza sanitaria il cui corollario di chiusure e di rallentamento economico ha fatto il resto. Secondo la Svimez, sono 20 mila le imprese del Mezzogiorno a forte rischio di espulsione dal mercato. Si tratta di quelle che hanno forti difficoltà a resistere alla selezione operata dal COVID, come risultato di una fragilità strutturale dovuta all'assenza di innovazione: innovazione di prodotto, di processo, organizzativa, di marketing, di digitalizzazione e di export, ma anche a una situazione di ritardo territoriale negli asset di infrastrutture e investimenti. Basti pensare, Presidente, che tra il 1995 e il 2020, la capacità di produrre ricchezza del Mezzogiorno si è ridotta, è diminuita, e la sua capacità di produrre reddito è rimasta ferma a venticinque anni fa. È in questo quadro che il Governo ha adottato numerosi provvedimenti, soprattutto sotto il profilo dell'iniezione di liquidità nel sistema, per costruire un percorso che ci ha portato, poi, per fortuna, al PNRR, che rappresenta l'architrave del futuro sviluppo.

All'interno di questi provvedimenti, il decreto, la cui conversione siamo chiamati a votare oggi, interviene in un pacchetto di misure - riforma dell'ordinamento penale, riforma dell'ordinamento civile - che dovrebbe agevolare una forte ristrutturazione del nostro sistema giudiziario a favore delle imprese. Seppure nell'ambito di una dinamica dei rapporti tra Governo e Parlamento che non possiamo non stigmatizzare, visto che questo decreto interviene su un grosso lavoro parlamentare svolto nella precedente legislatura, senza che nessuna delle forze politiche presenti e che erano presenti in quella legislatura siano state coinvolte, non possiamo non rilevare che questo provvedimento introduce, da subito, nel nostro ordinamento, per l'urgenza determinata dalla condizione economica, che ho prima descritto, procedure di composizione negoziale della crisi con istituti nuovi, volontari e che sono affidati a un forte impulso di modernizzazione del sistema, con la costituzione di una piattaforma telematica nazionale che offra all'imprenditore l'affiancamento di un esperto terzo e indipendente per agevolare, in maniera anche riservata, le trattative con i creditori e, nel caso di superamento della crisi, la possibilità per questo stesso imprenditore di presentare una proposta di concordato per cessione dei beni, unitamente al piano di liquidazione. Questa nuova modalità, sono sicuro, potrà servire ai piccoli imprenditori italiani e del Mezzogiorno per affrontare questo momento di difficoltà e superarlo più agevolmente, anche con l'aiuto di misure molto pregevoli che sono state introdotte per la riduzione dei tempi della gestione giudiziaria delle crisi. In Senato, sono stati apportati alcuni correttivi molto importante, perché si è pensato e si è deciso di affidare ad Unioncamere, che evidentemente ha l'infrastruttura necessaria a questo scopo, la gestione di questa piattaforma telematica e prevedere il coinvolgimento preventivo degli ordini professionali nello svolgimento di queste attività di composizione pregiudiziaria delle crisi.

Saggio è stato, invece, il rinvio dell'entrata in vigore dei criteri che riguardano le procedure di allerta e la composizione assistita che, troppo severi, sarebbero stati portatori di grandi criticità, soprattutto nel Mezzogiorno d'Italia, e per i quali l'entrata in vigore è prevista al 31 dicembre 2023, come è stato da più parti chiesto per garantire una gradualità nell'entrata in vigore di questo meccanismo di valutazione della situazione di benessere delle aziende per le finalità di composizione delle crisi. Evidentemente, qualcosa manca anche in questo provvedimento ed è un ragionamento complessivo che il Governo e il Parlamento dovranno svolgere più attentamente quanto all'usura, cioè al rapporto tra il sistema delle imprese e il sistema del credito, che, irrigidendosi sempre più negli ultimi anni, ha generato, soprattutto nel Sud Italia, una forte diffusione di una forma di alimentazione finanziaria delle imprese illegale che, ovviamente, è bacino e serbatoio di risorse per la malavita organizzata. Su tutto questo una riflessione chiaramente va fatta per quanto riguarda il profondo divario che c'è tra il Nord e il Sud, anche con riguardo al sistema industriale, al sistema delle imprese e, in particolare, alle piccole e medie imprese. Bisogna stare attenti che soprattutto i fondi del PNRR non determinino un fenomeno per cui imprese del Nord realizzino infrastrutture al Sud senza che al Sud resti la creazione, l'avvio, lo sviluppo di una nuova filiera produttiva e imprenditoriale come corollario di questa grande stagione di investimenti che andrà lì svolta. La gestione della crisi ha a che fare anche con gli investimenti, la produzione di ricchezza e la sua equilibrata redistribuzione, nelle parti diverse e diseguali del territorio nazionale, sono la precondizione per prevenire manifestazioni di crisi aziendali che poi questi strumenti riuscirebbero a gestire solo in parte e solo per le condizioni deteriori.

Attenzione ancora maggiore merita il tema del lavoro, soprattutto al Sud, per il rischio che la ripresa favorisca solo il lavoro precario, parziale e non quello stabile e duraturo. Anche questo comporta la gestione della crisi di impresa ed è un'esigenza che il Governo, anche grazie a questo strumento, dovrà affrontare. Per dirla in definitiva, Presidente, la parola “crisi” ha radici nel greco antico e si traduce letteralmente con la nostra parola “scelta”. La crisi determina sempre una scelta, ogni crisi ha una potenzialità di trasformazione; è anche un'opportunità. Questo provvedimento è solo il segmento di una più ampia ragnatela e insieme di provvedimenti normativi che devono favorire un grande momento di ripartenza per il Paese che deve riguardare tutto il territorio nazionale. Da meridionale non posso che auspicare, segnalare, chiedere, allertare il Governo sul fatto che anche per quanto riguarda la gestione dei fondi del PNRR, si pensi al Mezzogiorno d'Italia per la realizzazione di una nuova rete di imprese piccole e medie, che possano strutturare e rafforzare quel territorio nella gestione di processi di produzione della ricchezza evidentemente legali e che possano rendere questi strumenti che stiamo qui affrontando soltanto quale estrema ratio a cui ricorre nei casi peggiori. Complessivamente, quindi, è un provvedimento che si inserisce bene nella filiera di interventi che questo Governo sta svolgendo da quando si è determinata la crisi, soprattutto per quanto riguarda l'accelerazione delle misure che riguardano il sistema giudiziario e, seppure a torto di una più piena collaborazione con il Parlamento, evidentemente merita il voto favorevole del gruppo di Liberi e Uguali (Applausi dei deputati del gruppo Liberi e Uguali).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole D'Ettore. Ne ha facoltà.

FELICE MAURIZIO D'ETTORE (CI). Grazie, Presidente. Stiamo discutendo di misure urgenti in materia di crisi di impresa e di risanamento aziendale, nonché di ulteriori misure urgenti in materia di giustizia. Ho ascoltato negli interventi, anche dei colleghi di Fratelli d'Italia, alcuni riferimenti al differimento dell'entrata in vigore del codice della crisi di impresa. Credo che l'intervento debba anche chiarire, essendo noi in maggioranza, alcuni aspetti che altrimenti sono comunicati in maniera non lineare all'esterno di quest'Aula. L'entrata in vigore al 16 maggio 2022 è giustificata da una serie di necessità e di esigenze.

Il codice della crisi d'impresa, tanto atteso nel nostro sistema, deve tenere conto chiaramente dell'attualità, del momento storico ed economico del Paese, delle difficoltà che derivano dal post-pandemia, in considerazione della situazione economico-finanziaria delle stesse imprese e della necessaria gradualità, come dice il Governo, nella gestione delle crisi richiesta dalla situazione determinata dalla pandemia. Ancor più, l'idea di posporre l'entrata in vigore della gran parte delle misure al 16 maggio 2022 - ma per il Titolo II del codice, al 31 dicembre 2023 - attiene alla necessità di sperimentare l'efficacia e l'efficienza della composizione negoziata prevista dal decreto e anche di rivedere i meccanismi di allerta che sono ivi contenuti.

Ricordiamo anche per il 16 maggio 2022, la prima scadenza, che vi è l'esigenza - l'esigenza - di rispettare il termine di recepimento della direttiva UE n. 1023/2019 sulla ristrutturazione e sull'insolvenza. Che vuol dire questo? C'è una serie di questioni tecnico-giuridiche di compatibilità del nostro ordinamento con l'ordinamento europeo e di questioni fattuali economiche che sono state verificate dal Governo sulla base di questi due termini, che sono stati indicati, del differimento dell'entrata in vigore del codice della crisi di impresa. Con riferimento al codice della crisi di impresa, bisogna soprattutto percepire un dato, ossia quello di avere uno strumento che metta a sistema una materia già esaminata da una lunga giurisprudenza e da una disciplina legislativa - la legge fallimentare che noi tutti conosciamo - che ha bisogno, però, di un corpus unitario nel quale poter finalmente stabilire anche i principi propri fondamentali del sistema della crisi d'impresa.

È un portato di studio e di lavoro molto lungo, molto articolato, che però ha bisogno anche di una valutazione tecnica. Ci sono alcuni elementi che sicuramente possono essere migliorati, ma c'è soprattutto il rafforzamento, la consapevolezza della necessità di affrontare la crisi di impresa attraverso la soluzione negoziata, la cosiddetta composizione negoziata. Non è uno strumento che non era conosciuto; è ben conosciuto con gli strumenti in materia. Qui si rafforzano e si individuano secondo un nuovo sistema e una ratio dell'intervento della composizione negoziata. È chiaro che soprattutto i meccanismi di allerta contenuti del codice di crisi di impresa sono legati anche a questa fase; sono differiti - come dicevo prima - ma chiaramente questi meccanismi di allerta possono essere considerati in funzione della composizione negoziata. Che significa composizione negoziata? Salvare e risanare l'impresa è la ratio dell'intervento. Come salvare l'impresa? Attraverso strumenti che non sono di mera autonomia privata, ma che tengono conto anche della possibilità di operare, di continuare a far gestire l'impresa in via ordinaria dall'imprenditore, affiancato da un esperto, tenendo conto delle possibilità della cessione dell'impresa o di un ramo d'impresa fra le altre possibilità, oppure una serie di altri strumenti che entrano all'interno del rapporto negoziato.

È evidente che questo deriva dallo squilibrio patrimoniale o economico-finanziario, quindi c'è una valutazione che poi è rimessa anche all'intervento dell'esperto per evitare che quella situazione sia diversamente valutabile sul piano tecnico-giuridico e contabile, e che possa, in qualche modo, presupporre una volontà dell'imprenditore di avere comportamenti più che altro dilatori e non trasparenti al fine di prendere tempo rispetto a una situazione che può essere già avanzata dal punto di vista della crisi d'impresa. Poi, vi è la novità importante - e qui bisognerebbe intervenire ulteriormente - della possibilità che la disciplina riguardi tutte le imprese iscritte al registro delle imprese, comprese le società agricole; era uno dei temi sui quali si discuteva in questi anni, senza limiti o requisiti dimensionali, come invece noi avevamo nella legge fallimentare. Anche qui bisognerebbe intervenire con alcuni elementi di novità per capire quando, una volta che c'è un accertamento fattuale in ordine all'attività societaria, ci possono essere elementi di valutazione anche per le composizioni negoziate, ma ciò è stato escluso in quanto è una materia molto complicata, sulla quale però bisogna intervenire. La soluzione della crisi di impresa, quindi, è attivata dall'imprenditore commerciale in condizioni di squilibrio patrimoniale economico e finanziario, che rendono probabile lo stato di crisi di impresa; probabile, quindi c'è una probabilità. Qui è la ulteriore novità, anche riferita a un portato giurisprudenziale già esistente, cioè la probabilità che deve essere verificata, con l'affiancamento dell'esperto, la probabilità della crisi di impresa, che può essere evitata attraverso strumenti innovativi. Qual è la fase che si apre in questa composizione? Le trattative, che hanno rilevanza giuridica nell'efficacia della composizione negoziata. Qui vi è un altro elemento sul quale bisognerà intervenire, probabilmente, cioè la fase delle trattative è una fase tra gli imprenditori e i creditori, eventuali soggetti interessati e altri nell'intento di individuare una soluzione per il superamento delle condizioni di squilibrio, anche mediante il trasferimento dell'azienda o ramo di essa. Quindi, questa trattativa presuppone una probabile crisi di impresa; questa trattativa presuppone che il rapporto negoziale in executivis sia realizzato con una finalità predeterminata, sotto il controllo dell'esperto. Ma attenzione: è chiaro che questo sistema, se è legato ai meccanismi di allerta, determina un altro elemento e un fattore distorsivo.

Ecco perché bisogna prendere tempo e avere differimenti. Quindi, la materia va tecnicamente conosciuta. Mi dispiace spesso dire che va tecnicamente conosciuta: non fa male né ai rappresentanti del Governo, né ai rappresentanti del Parlamento - scusatemi se lo dico - studiare qualcosina ogni tanto e sapere ciò che fanno, quando sono dentro queste Aule.

Io penso che il tema dei meccanismi di allerta, legato alla composizione negoziata, determini chiaramente elementi di crisi, di difficoltà, di grande difficoltà. I meccanismi di allerta potrebbero pregiudicare, se non ben congegnati e non ben strutturati sul piano normativo, la composizione successiva, negoziata. Mi dispiace se qualcuno, quando dico queste cose, se ne abbia a male, però, che possiamo fare? Voglio dire che tante volte intervengo in Aula o parlo con qualcuno e mi dicono di non parlare. E, quindi, anche io dico quello che pare a me, rivolgendomi a qualcuno che pensa di sapere molto, e non sa di che parla. Così, oggi lo voglio dire finalmente, in tante fasi e momenti. Perché è facile: il Presidente deve richiamare. Qualcuno, ogni tanto, richiama altri colleghi, pensando di avere questa grande capacità, quando è ascoltato solo da sé stesso e dai familiari.

Quindi, è evidente che su questo meccanismo d'allerta e sui sistemi e meccanismi di allerta bisogna ulteriormente ragionare e ulteriormente congegnarli sul piano tecnico, perché è chiaro che il sistema bancario e finanziario - noi l'abbiamo verificato in Commissione banche, in questi mesi - ha elevato il sistema di controllo, ha elevato il sistema di reattività rispetto a queste situazioni. Quindi, questo tema è fondamentale, verificando bene eventualmente come utilizzare questi meccanismi, rispetto alla necessità di dare spazio, in vista di una probabile crisi di impresa, alla composizione negoziata

Vi è quest'altra novità, della piattaforma telematica nazionale e della nomina dell'esperto. Anche qui - e concludo - è un tema che dovrà essere ulteriormente verificato in sede parlamentare, per evitare anche qui effetti distorsivi, rispetto a quella che è poi l'attività concreta di rapporto fra l'esperto, l'imprenditore e i creditori (Applausi dei deputati del gruppo Coraggio Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Ferri. Ne ha facoltà.

COSIMO MARIA FERRI (IV). Grazie, Presidente e grazie anche al gruppo di Fratelli d'Italia, che ha consentito di invertire l'ordine. Si parla spesso e da tempo di crisi di impresa e io direi, oltre che di crisi di impresa, anche di pre-crisi. Infatti, quando si parla dell'impresa, non c'è solo, purtroppo, la fase della crisi, ma c'è anche una fase che precede la crisi - scusate la ripetizione di parole -, che viene definita pre-crisi, e che è molto critica per l'imprenditore, perché è quello il momento in cui va aiutato, in cui occorre trovare rimedi per l'accesso al credito, in cui appunto l'imprenditore deve essere aiutato a fare delle scelte giuste per la sua impresa e per i suoi lavoratori, senza però invadere quel campo della libertà di impresa che è riconosciuto anche nella nostra Costituzione, come tutte le iniziative economiche. Quindi, sono in ballo interessi e principi che non devono essere contrapposti, ma che devono essere considerati tutti nella stessa direzione. È un tema, questo, che deve unire certamente, perché è cambiato negli anni, e anche nel momento della pandemia se ne è avvertita ancora di più l'esigenza. Però, nel 2001, pensate - lo ricordo a me stesso -, con la “commissione Trevisanato” si iniziò a parlare di crisi d'impresa, con un decreto ministeriale venne istituita tale commissione. All'epoca, però, non si andò avanti; quindi la politica ebbe la giusta intuizione di affrontare questo tema, ma si era poi fermata. Rivendico, invece, quello che sono riusciti a fare il Governo Renzi e poi il Governo Gentiloni; con il decreto ministeriale 28 gennaio 2015 - era allora Ministro Orlando nel Governo Renzi - si ritorna sul tema della crisi d'impresa; lo si fa istituendo la “commissione Rordorf” (il presidente Rordorf è un grande esperto giurista su questi temi) e avviando con forza questo percorso, di come affrontare il tema delle misure d'allerta, di come aiutare l'imprenditore nella fase di crisi ed evitare il fallimento. Infatti, la realtà ci insegna, purtroppo, che, una volta fallita l'impresa, è difficile ripartire ed è difficile soddisfare i creditori. Quindi, alla fine, lo Stato perde, non perde solo quell'imprenditore, perdono, purtroppo, quei lavoratori, che magari pagano scelte difficili o difficoltà dell'imprenditore. Il sistema giustizia, ma anche il sistema dell'economia, non riescono a ridare una ripresa, una ripartenza all'impresa che è fallita e, alla fine, c'è un'insoddisfazione generale dello Stato e della società, con crisi occupazionali e creditori che, a loro volta, vanno in difficoltà per non aver riscosso quel credito. Ebbene, il lavoro della “commissione Rordorf” portò alla legge sulla crisi d'impresa - poi proseguita anche con Governo Gentiloni e, quindi, sempre con il Ministro Orlando - e portò al varo della legge n. 155 del 2017. La politica riuscì, quindi, in quella stagione, ad affrontare il tema. Non a risolvere il problema, ahimè, perché poi c'è stata la pandemia e arriviamo al tema di oggi. Per questo, con convinzione, oggi, il gruppo parlamentare di Italia Viva voterà questo provvedimento, e lo farà proprio ripercorrendo anche questi passaggi, in modo coerente, per portare avanti un'impostazione e una politica sulla crisi di impresa, che ha avuto la luce - bisogna riconoscerlo - nella stagione dei Governi Renzi e Gentiloni. Infatti, anche quando sedevamo nei banchi dell'opposizione, devo dire, con la stessa coerenza, ne abbiamo apprezzato l'impostazione - forse è stata una delle poche riforme, se non l'unica, portata avanti anche dal Ministro Bonafede in coerenza con i precedenti Governi - perché con il Ministro Bonafede poi è stato dato vita al decreto legislativo del 2019, che ha mantenuto la linea cambiando pochissimo, a parte che si trattava di un decreto legislativo in attuazione alla legge delega, però seguendo lo spirito e l'impostazione dei Governi precedenti. Questo ci insegna anche come, nel momento della crisi, si possa essere uniti e la politica possa dare le stesse risposte. Quindi, è una materia molto tecnica, perché se si vanno a leggere i provvedimenti, chiaramente ci si deve confrontare con il diritto societario, con il diritto processuale e con tutte le loro regole. Dunque, c'è anche un coordinamento tra il MiSE e il Ministero della Giustizia, perché si tratta di regole del processo, di istituti giuridici, ma nello stesso tempo c'è tutto un tema che riguarda lo sviluppo, la produzione e l'economia. Quindi, è protagonista, oltre al Ministero della Giustizia, anche il Ministero dello Sviluppo economico. Ricordo, infatti, nella stagione dei decreti che ho cercato di ripercorrere, anche il dialogo che c'è stato e anche, a volte, la difficoltà di trovare un equilibrio su un tema come le misure d'allerta, che è molto delicato e importante, che ha risvolti ed effetti giuridici, ma che va in qualche modo a incidere sull'iniziativa economica e sulla libertà di impresa e, pertanto, occorre fare molta attenzione. Ma l'obiettivo è comune, è quello di salvare le nostre imprese, di aiutarle a superare la fase della pre-crisi e della crisi, per tenere il tessuto sociale, per tenere il tessuto economico, per rendere le imprese, piccole, medie e grandi competitive. Quindi, questo è l'intervento dello Stato, nel dire: si interviene, si cerca di aiutare, si rinuncia. E si tratta anche di tutta una serie di misure, che poi sono state accompagnate da altre, dal punto di vista fiscale. Oggi, nella legge di bilancio, parliamo giustamente di tagli alle tasse e rivendichiamo il minor costo del lavoro, tutti temi in aiuto alle imprese, per cercare di renderle competitive e superare il tema della delocalizzazione, attirando, sì, investimenti esteri ma, nello stesso tempo, rendendo appetibile il nostro territorio per chi vuole fare impresa, nel garantire parità di armi alla nostra impresa piccola, media e grande, non solo dunque attirando investitori esteri.

Questo provvedimento si inserisce e cerca di aiutare l'imprenditore in crisi; cerca di introdurre degli istituti; cerca di rivedere anche quello che non ha funzionato. Non è facile trovare soluzioni e non è pensabile né sarebbe giusto trasmettere il messaggio che con questo provvedimento noi oggi risolviamo i problemi della crisi di impresa, perché sono molto più complessi e riguardano, appunto, tanti altri aspetti. Però, cerchiamo di dare una linea e di dare degli strumenti nuovi e innovativi anche nel contrapporci - non in fase di contrapposizione ma in fase di sinergia, dando a ciascuno il proprio ruolo - al ruolo dell'autorità giudiziaria, perché nel provvedimento che oggi andiamo a votare in qualche modo si ridisegna anche l'intervento dell'autorità giudiziaria, dei giudici dei tribunali fallimentari e delle sezioni specializzate di impresa, cioè il giudice che deve sì controllare la regolarità ma sull'impresa alcune scelte spettano all'imprenditore e non all'autorità giudiziaria. Si introduce anche la possibilità di un esperto, un terzo che possa aiutare, ma si mantiene in capo all'autorità giudiziaria una serie di controlli su alcune scelte, cioè dove sia necessario verificare la regolarità.

Tutto questo si va poi a inserire, nella ricostruzione che ho cercato di fare, seppure velocemente, con la pandemia. Già parlavamo di crisi di impresa nel 2001, quando ho citato la commissione Trevisanato e la commissione Rordorf, e tutto questo avviene chiaramente prima della pandemia. Con la pandemia la parola “crisi” l'abbiamo utilizzata, purtroppo, ogni giorno, in ogni momento, con grande disperazione, a volte anche con grande impotenza nel risolvere e dare quelle misure. Riguardo all'accesso al credito, che era uno dei temi già posto nella legge delega del 2017 con la commissione Rordorf, è chiaro che l'impresa in crisi ha bisogno, come prima cosa, di accedere al credito. Quindi, il tema è come consentire di avere finanziamenti senza indebitarsi troppo, senza dover dare tutte quelle garanzie che poi non era in grado di dare, e le difficoltà di avere quella liquidità da reinvestire. La pandemia ha accentuato questo tema, tanto che il Governo è intervenuto con il decreto-legge n. 23 del 2020, e nell'affrontare la pandemia ha dato delle regole veloci, emergenziali, come ha fatto anche sul tema delle imprese.

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Ferri.

COSIMO MARIA FERRI (IV). Ho finito il tempo?

PRESIDENTE. Sì, purtroppo. Ma non le argomentazioni.

COSIMO MARIA FERRI (IV). Allora, grazie. Comunque, voteremo con convinzione questo provvedimento (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Porchietto. Ne ha facoltà.

CLAUDIA PORCHIETTO (FI). Grazie, Presidente. Ringrazio il Governo per la disponibilità ad ascoltare gli interventi in dichiarazione di voto. Credo che siano importanti, anche grazie al lavoro che è stato fatto comunque dalle Commissioni e dal Parlamento tutto e al segnale che la maggioranza ha voluto dare anche questa mattina, con una serie di interventi puntuali che hanno definito un percorso, che all'interno della maggioranza è ben chiaro, vale a dire quello di tutelare e di proteggere il tessuto produttivo italiano in un contesto estremamente difficile. Mi permetto di dire che questo rinvio, ancora una volta, del codice dell'insolvenza non nasce da una necessità, diciamo, tecnica ma nasce proprio da una volontà specifica, che è quella di non introdurre, in questo momento, una normativa estremamente rigida e anche complessa, che potrebbe dare anche dei dubbi interpretativi, per disporre, invece, di metodi più veloci, più duttili e più semplici per l'impresa, soprattutto per l'impresa medio-piccola, per aiutarla a traghettare in un contesto economico estremamente difficile.

Se già prima della pandemia il nostro tessuto produttivo necessitava di un supporto non soltanto finanziario ma anche economico-patrimoniale, mai come oggi noi dobbiamo dare un segnale forte al tessuto produttivo italiano per dire che c'è il Governo, c'è lo Stato e la tutela dei posti di lavoro e della ricchezza che un'impresa genera è fondamentale. Questo è un po' il principio su cui si è basata questa volontà comunque di rinviare, chiaramente rimanendo all'interno dei termini che sono quelli del 17 luglio 2022. Tant'è che per il codice dell'insolvenza si è già fissata l'entrata in vigore il prossimo anno, il 16 maggio 2022, quindi 2 mesi prima della scadenza canonica.

Mi soffermo come hanno già fatto altri colleghi - faccio soltanto alcuni passaggi per non essere ripetitiva - sul tema che oggi è stato attenzionato da tutti, che è la composizione negoziale della crisi. È uno strumento estremamente importante ed è uno strumento, io credo, fortemente indicato sul tessuto produttivo italiano, che è fatto di imprese, anche di dimensioni grandi, ma che hanno ancora una connotazione familiare, perché la maggior parte delle nostre imprese, pur avendo dimensioni anche medio-grandi, ha ancora le famiglie italiane che le governano, quantomeno quelle aziende di dimensioni medie che sono l'ossatura della capacità produttiva del nostro territorio. Quando un imprenditore viene chiamato a ragionare con distacco sulla crisi che la propria impresa sta attraversando non sempre ha la lucidità di chiedere un aiuto, ma è necessario che l'imprenditore sia convinto che questi strumenti sono utili per far sì che non si arrivi poi al momento in cui l'insolvenza è talmente acclarata che non si può far altro se non portare, diciamo così, i libri in tribunale. Quindi, credo che la natura volontaristica di questo strumento sia fondamentale, cioè l'imprenditore deve essere d'accordo nel farsi accompagnare nell'aiutare l'impresa a uscire da una crisi che potrebbe degenerare e portare, a quel punto, all'utilizzo degli strumenti contenuti nella legge fallimentare, che porterebbero chiaramente alla chiusura dell'impresa e logicamente alla perdita di posti di lavoro.

Mi permetto di sottolineare il lavoro che ha fatto la commissione che ha affiancato il Ministero della Giustizia, perché era una commissione che aveva una componente giustamente molto variegata e probabilmente anche una visione diversa degli strumenti che venivano messi in campo. Aveva, in realtà, 2 opportunità: la prima era quella di assecondare l'entrata in vigore del codice della crisi, privato del pilastro, come già ha detto qualche collega, dell'allerta esterna, che è la parte più complicata e più complessa, che fortunatamente è stata posticipata ed è stata anche un po' rivista; oppure cercare di colmare quel gap che c'era - e che hanno evidenziato - tra l'allerta dimezzata, diciamo così, e l'utilizzo, invece, di percorsi di accompagnamento protetti per gli imprenditori in difficoltà. Devo dire che dopo ampi dibattiti e una serietà di base della commissione che ha accompagnato questo percorso, si è scelto fortunatamente di posticipare l'allerta esterna e di concentrarsi in modo particolare su questi nuovi strumenti, come, appunto, la composizione negoziale della crisi.

Su questo mi permetto solo di fare 2 passaggi, che io ritengo fondamentali per comprendere quanto possa essere buono questo strumento se utilizzato correttamente e con le dovute professionalità a disposizione dell'impresa. La prima osservazione è che l'imprenditore rimane proprietario dell'impresa, cioè è il dominus della procedura, perché deve gestire personalmente la negoziazione con i creditori, chiaramente affiancato sia dai propri consulenti sia dai professionisti terzi messi a disposizione. È lui, però, che sceglie come condurre questo percorso, è lui che si siede al tavolo ed è lui che ragiona, con il probabilmente nutrito numero di creditori, su come riuscire a uscire da questo stato che potrebbe portare all'insolvenza. C'è, poi, un altro passaggio che è estremamente importante, quello delle cosiddette misure premiali, nel momento in cui parliamo di sanzioni e di interessi laddove ci sono dei debiti tributari. Quindi, un accompagnamento, con una riduzione delle sanzioni e degli interessi sui debiti nei confronti dello Stato, perché comunque l'impresa si fa affiancare e sta facendo un percorso per ritornare a un momento pre-crisi ed è giusto, comunque, aiutare l'impresa prima che sia troppo tardi. Rispetto a questo secondo punto, c'è ancora un passaggio in più. Nel momento in cui noi abbiamo questo percorso, che parte, appunto, con la composizione negoziale della crisi, si fermano le altre procedure. Quindi, noi sospendiamo la possibilità di chiedere il fallimento dell'impresa e, fintanto che non si concludono le trattative o non viene archiviata la composizione negoziale, non si può procedere. Quindi, diciamo che blocchiamo e sospendiamo in questo modo lo status eventuale di fallito del sistema dell'impresa, ma cerchiamo veramente di aiutarla prima che sia troppo tardi.

Io credo che questi siano i passaggi necessari per dare un segnale anche agli investitori stranieri che in Italia si può fare impresa, perché c'è la volontà di aiutare l'impresa ad uscire da una crisi che probabilmente era già precedente al momento pandemico ma che chiaramente, soprattutto in alcuni settori, si è fortemente accentuata con il lockdown, la carenza di materie prime, i problemi che si sono generati in alcuni settori con lo stop totale delle produzioni o comunque dei mercati di sbocco che le imprese avevano.

E noi, in questo momento, dobbiamo preservarle, soprattutto perché, a breve, sappiamo che gli strumenti messi in campo dal Governo e dallo Stato per cercare di rallentare questa difficoltà, soprattutto finanziaria, la sospensione, le moratorie, dovranno, per forza, venir meno. Quindi, a quel punto, dobbiamo essere pronti ad accompagnare con altri strumenti il sistema produttivo italiano ad uscire da questa crisi. Mi permetto di rubare una frase al sottosegretario Sisto, che ringrazio, a nome del gruppo di Forza Italia, perché, come sempre, ha fatto un grande lavoro con passione e con grande professionalità; ha contribuito a diffondere l'informazione rispetto a quanto sono interessanti gli strumenti che sono stati introdotti nel provvedimento che oggi stiamo andando a votare.

Dobbiamo passare dal concetto di diritto di impresa al diritto per l'impresa, perché per noi è fondamentale che le tutele che vengono messe in campo per i lavoratori abbiano, dall'altra parte, pari tutela per le imprese che poi devono dare lavoro ai lavoratori. Credo sia fondamentale passare ad un concetto diverso, che non è protezionismo, ma è proteggere un tessuto produttivo che è il patrimonio italiano. Mi permetto di fare soltanto un brevissimo passaggio per quanto riguarda l'iter procedurale per utilizzare la composizione negoziata. Come diceva già precedentemente il collega D'Ettore, che ha spiegato, molto bene, la parte della technicality, vengono messe in campo figure professionali importanti. Attenzione su questo, perché in realtà - scusate la battuta - qualcuno può aver pensato che si stesse mettendo in campo uno strumento con i navigator. Qui non stiamo parlando di navigator senza competenze (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente); qui stiamo parlando di professionisti che vengono iscritti ad albi, ma che, soprattutto, devono provare di avere una competenza sul tema delle ristrutturazioni e delle procedure concorsuali. Vengono coinvolti manager di imprese, magari non iscritti in albo, ma che possono provare di aver fatto percorsi di ristrutturazione che siano andati a buon fine, attenzione, perché poi non è soltanto una questione di dire “ho partecipato”. Ho partecipato, ma ho aiutato l'impresa ad uscire dalla crisi aziendale. Ecco, credo che questo sia il giusto modo di operare: da una parte, uno strumento come questo della composizione negoziata dedicato, in modo particolare, ad aziende e ad imprese con dimensioni medio-piccole, dall'altra, contestualmente, in questi giorni, stiamo riordinando le norme dedicate alle amministrazioni straordinarie, e, quindi, a quelle società con più di 250 dipendenti. Quindi, un messaggio forte al tessuto produttivo italiano per dire che tutto il tessuto produttivo viene attenzionato dal Governo, ed è per questo motivo, Presidente, che il gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente, con assoluta completezza di informazioni, è lieto di dire che voterà favorevolmente al provvedimento (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Bazoli. Ne ha facoltà.

ALFREDO BAZOLI (PD). Grazie, Presidente. Il gruppo del Partito Democratico, ovviamente, voterà a favore della conversione in legge di questo decreto-legge, perché condividiamo obiettivi e finalità del decreto, che, peraltro, sono stati enunciati anche da miei colleghi che mi hanno preceduto. Condividiamo, anzitutto, la necessità di rinviare l'entrata in vigore del codice della crisi, e, in particolare, delle misure di allerta. Infatti, l'impatto della crisi economica indotta dalla pandemia non consente l'avvio in esercizio delle nuove misure di allerta introdotte dal codice della crisi, perché quegli indici di allerta, oggi, rischierebbero di mandare in crisi tante imprese; quindi, credo sia doveroso rinviarne l'entrata in vigore. Condividiamo, invece, l'esigenza, contenuta dentro il decreto, di fare entrare in vigore subito alcuni strumenti innovativi che sono contenuti nel codice della crisi. In questo decreto-legge è prevista l'immediata entrata in vigore di alcuni strumenti previsti dal nuovo codice della crisi che vengono inseriti nella legge fallimentare. Anche questa è una cosa che noi condividiamo.

Mentirei però a me stesso e farei un torto anche alla nostra intelligenza, se dicessi che siamo entusiasti dell'iter che ha portato a questo risultato. Ciò non tanto per il fatto che, anche in questo caso (ma, ormai, siamo assuefatti, quando si tratta di decreti-legge), una Camera affronta il tema e l'altra Camera se lo trova blindato e non ha la possibilità di discuterlo (si tratta di una questione ormai consolidata che ci trasciniamo e c'è poco da fare su questo)-, ma per il fatto che avremmo voluto una maggiore interlocuzione, se posso dire, preliminare anche sul merito delle scelte fatte in questo decreto. Infatti, queste scelte impattano o possono impattare in maniera rilevante sul codice della crisi, su quel lavoro che è stato fatto nella scorsa legislatura e concluso in questa; un lavoro che ha impegnato anni, in queste Aule - mi riferisco al lavoro istruttorio, preparatorio, di confronto con le categorie, gli operatori e i professionisti -, e che ha portato all'emanazione di una legge delega nella scorsa legislatura e all'emanazione di decreti delegati che hanno portato all'emanazione del codice della crisi in questa legislatura, con due Governi diversi, due maggioranze diverse, a testimonianza di una larga condivisione.

Quel codice - è stato ricordato dal collega Ferri, ma penso che sia importante ribadirlo - aveva - ha, se posso dire - obiettivi ambiziosi. Il primo obiettivo è di dare, finalmente, al nostro Paese una nuova legge sulla crisi di impresa che superi la legge fallimentare del 1942, che ha avuto una stratificazione di modifiche che l'hanno resa una legge anche difficile da capire, perché disarmonica, perché figlia di interventi di stratificazioni successive; finalmente, una legge nuova, organica, quello era l'obiettivo del codice della crisi. Il secondo obiettivo è di dotare, finalmente, il nostro Paese di meccanismi per l'emersione tempestiva della crisi di impresa, perché l'emersione tempestiva delle crisi di impresa porta con sé due corollari. Il primo è che le imprese che possono farcela riescono a rimettersi sul mercato, se intercettano la crisi e adottano le misure previste dalla legge fallimentare in maniera tempestiva (possono uscire dalla crisi, se la affrontano in maniera tempestiva); il secondo è di far uscire dal mercato, invece, le imprese che non sono in grado di stare sul mercato. Infatti, un'impresa in crisi che sta sul mercato manda fuori mercato le altre, perché è un'impresa che, magari, non paga i fornitori, non paga il fisco, e, quindi, può permettersi di stare sul mercato a condizioni diverse da quelle, invece, sane.

Questi erano i due obiettivi. E, allora, vorrei capire – e, su questo, mi piacerebbe un confronto maggiore anche con il Governo - come questa misura nuova che è stata introdotta con questo decreto impatti su un codice della crisi che aveva questi obiettivi. Vorrei capire se il combinato disposto di questa nuova misura, certamente interessante, della composizione negoziata della crisi e il rinvio, al 31 dicembre 2023, dell'entrata in vigore delle misure d'allerta significhi che abbiamo deciso di archiviare le misure d'allerta, sostituendole con questo strumento, oppure se ci sia ancora la possibilità di discutere su questo e se quelle misure d'allerta, figlie di quella strategia, di quella visione complessiva, abbiano ancora un senso o se, invece, le abbiamo rinviate sine die per accantonarle.

Di questo, francamente, vorrei discutere, così come vorrei capire se la scelta di individuare nelle camere di commercio presso i capoluoghi di regione la sede nella quale dovranno insediarsi le commissioni che poi nomineranno gli esperti per la composizione negoziata della crisi (scelta che contraddice quella contenuta nel codice della crisi di impresa, nel quale gli organismi di composizione della crisi erano individuati presso tutte le camere di commercio) sia finalizzata a cambiare un equilibrio che era stato trovato allora nel codice della crisi di impresa oppure no, perché è una scelta contraddittoria.

Quando ho provato a interloquire su questi temi per cercare di capire se era possibile trovare una composizione tra queste due visioni diverse, mi è stato detto che era stato trovato un equilibrio che era intoccabile. Ora, sommessamente, faccio notare che l'equilibrio lo trova la politica, non lo trovano i tecnici (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico): non sono le commissioni tecniche deputate a fare alcune riforme che trovano gli equilibri. Gli equilibri spettano alla politica, perché la politica tiene conto di tanti interessi diversi (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Allora, dico sommessamente a chi mi ha detto che gli equilibri trovati dalla commissione erano intoccabili, che questo compito spetta alla politica e non spetta alle commissioni tecniche, incaricate dal Governo di fare proposte, sulle quali poi la politica deve avere la possibilità di intervenire.

Allora, vorrei che fosse possibile parlare di questo. Mi auguro che ci sia la possibilità di interloquire sulla materia che è certamente tecnica, di cui certamente bisogna essere a conoscenza, ma che ha un impatto molto forte sulla vita economica del nostro Paese e su cui, pertanto, la politica deve avere l'ultima voce in capitolo. Mi auguro che ci sia la possibilità di interloquire ulteriormente, quindi, perché vorrei che quel lavoro che è stato fatto per redigere il nuovo codice della crisi d'impresa non venisse archiviato frettolosamente, senza alcuna interlocuzione, perché penso che abbia ancora una sua grande validità. Quindi, noi voteremo ovviamente favorevolmente, ma ci aspettiamo che su questi temi in futuro ci sia una maggiore interlocuzione (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Tateo. Ne ha facoltà.

ANNA RITA TATEO (LEGA). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi e colleghe, sappiamo che l'emergenza economica sanitaria da COVID-19 ha messo e sta mettendo a dura prova le nostre imprese. Ecco perché oggi stiamo per votare la conversione in legge del decreto che mira ad arginare la crisi economica con misure che danno la possibilità ai nostri imprenditori, commerciali o agricoli, di risanare la loro azienda.

Presidente, questo provvedimento è fortemente ambizioso perché ha l'obiettivo di superare la situazione di squilibrio delle imprese prima che si arrivi al fallimento. Per questo motivo è stata introdotta la composizione negoziata, un nuovo istituto che aiuterà l'imprenditore a risanare e a ristrutturare la sua azienda e, quindi, a ripartire creando nuova ricchezza e lavoro. Tuttavia, tutti in quest'Aula dobbiamo essere consapevoli che questo è solo un primo passo per far uscire i nostri imprenditori dalla crisi; possiamo e dobbiamo essere più coraggiosi. Per il rilancio economico del nostro Paese occorre abbassare l'imposizione fiscale, tagliare l'IRAP, rimodulare le aliquote IVA verso il basso, continuare con la rottamazione, con il saldo e lo stralcio delle cartelle esattoriali. Insomma, serve assolutamente intervenire con azioni concrete che sostengono i cittadini in difficoltà e le imprese che vogliono rilanciarsi.

Le nostre proposte, come Lega, vanno in questa direzione perché crediamo che il compito della politica sia quello di supportare e agevolare lo sviluppo economico e non di sostenere una politica assistenziale finalizzata solo al misero risultato elettorale (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

Il nostro sostegno ed il voto favorevole del nostro gruppo a questo provvedimento, anche questa volta, non mancherà ma, nel contempo, chiediamo più coraggio in sede di scelte determinate per il futuro del nostro Paese (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Cataldi. Ne ha facoltà.

ROBERTO CATALDI (M5S). Grazie, Presidente. Quando parliamo di resilienza abbiamo in mente persone che non si arrendono mai, persone che non hanno paura di cadere, che sanno sempre rimettersi in piedi e che non saranno mai sconfitte. Ecco, l'Italia ha bisogno proprio di questo: l'Italia ha bisogno di risollevarsi, di uscire fuori da una crisi che non è tanto vicina nel tempo. L'Italia ha cominciato ad avvertire il peso di una crisi economica importante già a partire dal 2008 e a questa crisi se ne sono aggiunte altre che l'hanno sempre peggiorata. Si è aggiunta la crisi della pandemia ma, prima ancora, ci sono stati altri eventi che hanno messo in ginocchio grosse fasce della popolazione: pensiamo alle aree colpite dal sisma del Centro Italia, un sisma che ha colpito ben quattro regioni, creando danni in più di 140 comuni; pensiamo alle 14 aree di crisi industriale complessa, dove si è creato un vuoto e si è distrutto il tessuto produttivo industriale (in alcuni casi abbiamo assistito addirittura alla chiusura del 50 per cento delle aziende).

Sicuramente, è una situazione con cui noi tutti oggi abbiamo a che fare, ma il mondo politico deve reagire a questo e può farlo in diversi modi. Alcuni di questi sono già stati posti in essere: abbiamo lavorato sul PNRR, si sta lavorando sulla giustizia. Bisogna inoltre cominciare a guardare a come poter lavorare su uno sviluppo che sia anche sostenibile, nel rispetto delle nuove generazioni. Ci sono esperienze, al di fuori dei confini del nostro Paese, che possono costituire un importante indice di valutazione. Chiaramente, sono situazioni che vanno adattate al nostro sistema, però abbiamo visto, ad esempio in Spagna, che incentivare gli investimenti produttivi che creano occupazione può risolvere, a volte, delle crisi in ambiti territoriali in cui l'effetto della crisi economica è stato particolarmente pesante.

Si può lavorare, ad esempio, come è avvenuto in altre parti del mondo, costruendo e favorendo la costituzione di distretti industriali; distretti industriali che dovrebbero partire sulla base, però, di un piano industriale organico, evitando che tutto possa nascere così, senza una sorta di cabina di regia. Bisogna lavorare sulle infrastrutture perché tante imprese faticano, e faticano anche a conservare determinate location, proprio perché ci sono problemi infrastrutturali. Si sta facendo tanto, anche, per esempio, sul tema della giustizia e si potrà fare tanto sulla burocrazia, ma attenzione: questi sono impegni che richiedono del tempo. C'è bisogno - e veniamo al punto di questo decreto che oggi andiamo a votare - di misure immediate, perché ci sono troppe aziende in crisi che non riescono ad andare avanti e ci sono troppi posti di lavoro a rischio. Il merito di questo provvedimento è di agire proprio come una sorta di misura di salvataggio per le imprese; una misura di salvataggio che consente alle imprese di evitare il fallimento e la chiusura.

Si tratta di un provvedimento che ha il suo punto di forza proprio nell'introduzione di una soluzione della crisi che avviene in fase stragiudiziale. È un sistema di composizione negoziata della crisi che, per la prima volta, aiuta davvero a comporre la crisi. Presidente, questo già lo si faceva in parte, ma con degli strumenti molto deboli. Chi, come me, è un avvocato, chi è un commercialista o, comunque, chi si è occupato di dare una mano a imprenditori che, per varie ragioni, si sono trovati in difficoltà, ha avuto sempre un grande problema da affrontare; non c'era una codificazione su come risolvere una crisi di impresa. Bisognava portare avanti delle trattative con i creditori e magari non c'era la possibilità di fare un concordato preventivo perché non si riuscivano a raggiungere le percentuali che sono invece necessarie per farlo.

Attraverso questo nuovo strumento non c'è più il rischio che esisteva in passato, ossia che magari un solo creditore non volesse aderire alla proposta e tutte le trattative si concludessero con un nulla di fatto. Oggi questa procedura dà delle garanzie maggiori anche ai creditori e viene strutturata anche attraverso una piattaforma telematica.

Attenzione, è una piattaforma che consentirà, al momento della domanda, di inserire dati che già consentono di capire qual è lo stato di decozione dell'azienda. C'è la presenza di un esperto che viene scelto da un'apposita commissione, un esperto che affianca l'imprenditore, ma non lo sostituisce nella gestione dell'impresa; un esperto che farà una relazione. Sulla base della relazione, i creditori avranno modo di valutare la bontà della proposta: anche se le percentuali che vengono offerte possono sembrare molto basse, saranno certamente calibrate alla situazione patrimoniale dell'impresa, saranno proposte che potranno essere ulteriormente messe al vaglio dal tribunale, perché è prevista anche l'omologa. Quindi, diciamo che si tratta di uno strumento che codifica e migliora, quello che già i tecnici avevano cercato di fare con armi, diciamo così, spuntate. Ora, sappiamo bene che la stragrande maggioranza degli imprenditori non si trova in crisi per propria colpa; chi ha lavorato in questo settore sa benissimo che spesso la crisi ci può travolgere senza che ci sia alcun elemento colpevole dell'imprenditore. Può succedere che ci sia un contenzioso che tarda troppo e che alcune somme da incassare rimangano lì bloccate; può succedere che ci siano clienti che non hanno pagato forniture e questo ci può mettere in crisi; può succedere di aver ricevuto forniture difettose, per le quali è nato un contenzioso che ci ha bloccati. Ecco, a tutte queste imprese, attraverso questo decreto, vogliamo dare uno strumento serio, per fare in modo che anche loro si possano risollevare da quella crisi. Proprio per queste ragioni, annuncio il voto favorevole del MoVimento 5 Stelle (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale.

(Votazione finale ed approvazione – A.C. 3314​)

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.

Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul disegno di legge n. 3314:

S. 2371 - "Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 24 agosto 2021, n. 118, recante misure urgenti in materia di crisi d'impresa e di risanamento aziendale, nonché ulteriori misure urgenti in materia di giustizia" (Approvato dal Senato).

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 1).

Discussione delle mozioni Serracchiani, Davide Crippa, Boschi, Fornaro, Muroni ed altri n. 1-00524, Molinari, Occhiuto, Lollobrigida, Marin e Lupi n. 1-00534 e Cabras ed altri n. 1-00535 concernenti iniziative volte a dare seguito al dettato costituzionale in materia di divieto di riorganizzazione del disciolto partito fascista (ore 11,08).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione delle mozioni Serracchiani, Davide Crippa, Boschi, Fornaro, Muroni ed altri n. 1-00524 (Nuova formulazione), Molinari, Occhiuto, Lollobrigida, Marin e Lupi n. 1-00534 e Cabras ed altri n. 1-00535 concernenti iniziative volte a dare seguito al dettato costituzionale in materia di divieto di riorganizzazione del disciolto partito fascista (Vedi l'allegato A).

La ripartizione dei tempi riservati alla discussione è pubblicata nell'allegato A al resoconto della seduta del 12 ottobre 2021 (Vedi l'allegato A della seduta del 12 ottobre 2021).

Avverto che la mozione n. 1-00524 è stata sottoscritta, tra gli altri, anche dal deputato Schullian che, con il consenso degli altri sottoscrittori, ne diventa il quinto firmatario.

(Discussione sulle linee generali)

PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali delle mozioni.

È iscritto a parlare il collega Fiano, che illustrerà anche la mozione n. 1-00524.

Onorevole Fiano, ci sono due casi: o interviene o ci chiede un rinvio della discussione. Onorevole Fiano, lei deve intervenire, altrimenti mi chieda una sospensione della seduta. Se c'è bisogno di una sospensione, la accordiamo. Almeno qualcuno dia un segno di vita! Prego, onorevole Fiano.

EMANUELE FIANO (PD). Scusi, Presidente, sarebbe necessario - se è possibile - avere 5 minuti di di sospensione.

PRESIDENTE. Certo: 5 minuti di sospensione. La seduta riprenderà alle ore 11,15.

La seduta, sospesa alle 11,10, è ripresa alle 11,15.

PRESIDENTE. La seduta è ripresa.

Ha chiesto di parlare sull'ordine dei lavori il collega Fiano. Ne ha facoltà.

EMANUELE FIANO (PD). La ringrazio, signor Presidente. Sono a chiederle una interruzione dei lavori per 30 minuti.

PRESIDENTE. Ci sono obiezioni del collega Colletti, che chiede di intervenire. Ne ha facoltà.

ANDREA COLLETTI (MISTO-L'A.C'È). Presidente, su questa sospensione di 30 minuti vorremmo almeno una motivazione, poiché il PD ha fatto una campagna martellante su questa mozione, anche giustamente, poiché politicamente la volevano cavalcare, e ora che siamo finalmente a discuterla in dichiarazione di voto, e possiamo finalmente votare, ci chiedete sospensioni su sospensioni, senza alcuna motivazione. A questo punto, o ci arriva una motivazione seria oppure mettiamo, in caso, ai voti questa richiesta di sospensione (Applausi dei deputati del gruppo Misto-L'Alternativa c'è).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Serracchiani, immagino voglia motivare la richiesta di sospensione. Ne ha facoltà.

DEBORA SERRACCHIANI (PD). Signor Presidente, la pregherei semplicemente di ricordare all'onorevole Colletti che non siamo in dichiarazione di voto ma che, semmai, saremmo in discussione generale e che la mezz'ora è richiesta semplicemente per arrivare a dei testi, da parte dei gruppi, che possano essere il più possibile condivisi. Mi pare sia già accaduto in questo Parlamento e, se si ritiene di farne una battaglia politica, come si sta dicendo, mi pare che si parta veramente col piede sbagliato (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Se non ci sono obiezioni, quindi, dato che l'onorevole Colletti chiede il voto, passiamo ai voti.

Pongo in votazione, mediante procedimento elettronico senza registrazione di nomi, la richiesta di sospensione di 30 minuti.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva per 284 voti di differenza.

Sospendiamo la seduta.

La seduta, sospesa alle 11,20, è ripresa alle 11,50.

PRESIDENTE. La seduta è ripresa.

Siamo in fase di discussione sulle linee generali delle mozioni.

È iscritto a parlare l'onorevole Fiano, che illustrerà la mozione Serracchiani, Davide Crippa, Boschi, Fornaro, Muroni ed altri n. 1-00524 (Nuova formulazione), di cui è cofirmatario.

EMANUELE FIANO (PD). La ringrazio, Presidente. Cominciamo da qui, dalla Costituzione, perché io penso che sempre lì si debba tornare, a quello straordinario momento della nostra storia nel quale donne e uomini di tutti i partiti eletti, nel giugno del 1946, decisero di convergere sul testo della nostra legge delle leggi. Sarebbe bello che noi potessimo recuperare quello spirito unitario, a 360 gradi, di fronte a chi, grande o piccolo che sia, lavora ancora secondo principi e obiettivi contrari a quel testo, in avversione a quel testo, perché professa un'ideologia fascista. Permettetemi di dire che alcune interpretazioni che leggiamo in queste ore, secondo le quali al Senato il Partito Democratico avrebbe diminuito la forza del proprio indirizzo di richiesta al Governo dello scioglimento di Forza Nuova e dei movimenti fascisti, sono ricostruzioni false (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico), perché di questo noi stiamo trattando oggi, di attuare una disposizione della Costituzione, la XII disposizione finale e transitoria, la quale, recando, come scelsero all'unanimità i costituenti, il divieto della riorganizzazione del disciolto partito fascista, in qualsiasi forma, individuava un obiettivo essenziale della lotta per il mantenimento della democrazia e per la difesa della libertà: combattere con le armi della democrazia e con i poteri dello Stato i nemici della democrazia e dello Stato. E chi erano, e chi sono, questi nemici? Per i padri costituenti e per noi erano, e sono, coloro che rientravano in un caso, un unico caso a cui opporre un divieto alla sacralità dell'articolo 49 della Costituzione, quello che recita: “Tutti i cittadini hanno diritto di associarsi liberamente in partiti per concorrere con metodo democratico a determinare la politica nazionale”. Quell'unico caso in cui è previsto lo scioglimento era, e sarà sempre per noi, il caso della riorganizzazione di un partito fascista.

Nel 1952 un Ministro democristiano, non certo dalla sinistra democristiana, Mario Scelba, firmò una legge attuativa ordinaria di quella disposizione che recava un'unica possibilità di scioglimento di un partito, quella dovuta al caso in cui un partito rientrasse nelle caratteristiche derivanti da quella disposizione costituzionale, fosse cioè di natura fascista e fosse anche protagonista di azioni violente; come dice il testo della legge: “(…) esaltando, minacciando o usando la violenza quale metodo di lotta politica o propugnando la soppressione delle libertà garantite dalla Costituzione o denigrando la democrazia (…)”.

Vorrei citare, per coloro che magari non le conoscono, una delle numerose sentenze, anche di grado definitivo, che riguardano Forza Nuova. Cito la sentenza della Cassazione del 21 maggio del 2010, la quale, nelle motivazioni, per rafforzare le proprie motivazioni, cita il sito nazionale di Forza Nuova che recita: “(…) per una vera ricostruzione nazionale e per una vera ricostruzione della coscienza di popolo la Repubblica nata e basata sull'antifascismo militante debba finire ed il fascismo, con le sue tesi e la sua dottrina, debba trovare il giusto spazio nella storia e nella cultura del nostro Paese”. Firmato: segreteria nazionale Forza Nuova, 17 aprile 2002. Io non so cos'altro serva per definire questo un movimento fascista.

Si aggiungano numerose sentenze, anche di grado inferiore, come quella del tribunale di Pisa, città nella quale, solo pochi giorni fa, il 12 ottobre, mi piace ricordarlo, il consiglio comunale, a maggioranza di centrodestra, ha approvato una mozione, che ha la prima firma del Partito Democratico, che dichiara Forza Nuova un movimento di chiara ispirazione fascista e violento e, come tale, inconciliabile con lo spirito democratico delle nostre istituzioni, chiedendo al Governo di scioglierlo, documento votato, oltre che dal centrosinistra, anche dai consiglieri della Lega e dal sindaco leghista di Pisa, Michele Conti. Proprio il tribunale di quella città, il 19 aprile 2011 aveva ritenuto che la qualificazione di Forza Nuova come movimento fascista non potesse definirsi in alcun modo diffamatoria della reputazione del movimento, dato che la natura del movimento di Forza Nuova risultava incontestabilmente caratterizzata dall'adesione all'ideologia fascista e per espressa enunciazione dello stesso movimento.

Conosco la critica che viene in genere espressa a questo punto: perché non è stata sciolta prima, allora, Forza Nuova? Perché non avete presentato prima una mozione di questo tipo? C'è una risposta semplice a questa domanda: primo, il Partito Democratico, la presidente Serracchiani, il segretario Enrico Letta, coloro che li hanno preceduti e tutta questa comunità politica lo chiedono da anni, tutti noi che siamo cresciuti e maturati nell'antifascismo democratico e pacifico chiediamo da anni questo scioglimento e lo scioglimento delle altre organizzazioni fasciste esistenti in questo Paese (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

Allora, ci arriva un'altra critica: e perché si permette al Parlamento di votare un indirizzo che prevede lo scioglimento? Nessuno, lo ripeto, nessuno faccia finta di derubricare ciò che è avvenuto a Roma nella recente manifestazione, nessuno faccia finta di non sapere che, se dopo cento anni si attacca la sede del più importante sindacato dei lavoratori, si attacca la Costituzione, che nasce sulla difesa del lavoro (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico), nessuno faccia finta di non ricordare che era nel fascismo che venivano attaccate le sedi dei sindacati, che era nel fascismo che venivano attaccate le sedi dei partiti, che era nel fascismo che venivano attaccate le sedi dei giornali; perché, quando si attaccano il sindacato, i partiti e i giornali, di qualsiasi colore essi siano, se ne hanno uno di colore, quando si attaccano i giornalisti, si commettono violenze che mirano a ledere i gangli vitali della democrazia di questo Paese e si ripercorrono esattamente le strade delle dittature e, in Italia, di quella fascista. Peraltro, qualcuno ci chiede: perché in questo caso in particolare vi siete risvegliati? Perché quell'attacco oltrepassa qualsiasi limite e il Parlamento ha sempre, secondo noi, il diritto di esprimere un indirizzo politico al Governo, offrendo ovviamente al Governo il modo di attuare l'indicazione della legge.

Io credo, signor Presidente, onorevoli colleghi e rappresentanti del Governo, che anche la richiesta ovviamente che viene fatta da un'altra parte del Parlamento di sottoscrivere un principio di lotta generale a chiunque, in questo Paese, attui forme di violenza politica eversive dell'ordine costituito non può che trovare la nostra adesione, e ve lo diciamo, non oggi, noi ve lo diciamo perché siamo i figli o i fratelli minori, in qualche caso, gli orfani, di coloro che, negli anni più bui di questa democrazia, nei momenti in cui la libertà di questo Paese era messa a rischio da forze eversive armate - rosse o nere non importa - che volevano colpire il cuore dello Stato, che volevano sovvertire l'ordine repubblicano, che volevano metterlo a ferro e fuoco e che uccidevano civili inermi, militari, Forze dell'ordine, giornalisti, insegnanti, avvocati, operai, docenti, professori, sindacalisti, chi ci ha preceduto nella nostra storia, i partiti da cui noi deriviamo, si sono messi sempre a difesa della Repubblica, a prescindere dal colore di coloro che volevano attaccare la Repubblica, e abbiamo pagato un prezzo per questo. Noi abbiamo nomi inscritti nel nostro Pantheon per quel prezzo, e penso ad Aldo Moro, penso all'operaio Guido Rossa, operaio comunista, a Genova (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico); penso alla mamma del nostro Alfredo, a Giulietta Banzi Bazoli (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico), uccisa dalla bomba della strage di Piazza della Loggia, a Brescia, penso al giudice Occorsio che pagò con la vita per aver sentenziato lo scioglimento dell'organizzazione fascista Ordine Nuovo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

Noi saremo sempre dalla parte della Repubblica, contro ogni forma di sovversione, ma abbiamo lecitamente nelle nostre radici e oggi, come sempre, la volontà di perseguire il dettato preciso della Costituzione, che solo in un caso specifico di eversione indica al Governo di intervenire per lo scioglimento di quell'organizzazione, ed il nostro indirizzo politico, che chiariamo con questa mozione oggi al Governo, ancora di più dopo quello che è successo a Roma, è: fatelo, secondo le norme di legge che sceglierete! Sciogliete le organizzazioni fasciste nel nostro Paese: sciogliete Forza Nuova (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Congratulazioni).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare L'onorevole Cabras, che illustrerà anche la sua mozione n. 1-00535. Ne ha facoltà.

PINO CABRAS (MISTO-L'A.C'È). Grazie, Presidente. Ogni mozione nasce da motivazioni contingenti ma, in certi casi, si lega ad una vicenda storica, questa più di altre, perché c'è un rapporto con la storia, anche se si parte da una vicenda concreta della cronaca - mi viene da dire anche della cronaca nera di questi giorni - di un Paese, che ha attraversato una guerra per un profondissimo regime change avvenuto oltre 70 anni fa. Una guerra che era insieme una guerra civile, una guerra patriottica di liberazione, una guerra internazionale; si era in piena Seconda guerra mondiale, ma anche una guerra di classe, una guerra sociale in cui si definivano i rapporti fra i ceti a lungo inquadrati nella vicenda storica del fascismo italiano. Una volta tramontato quel regime per effetto della guerra e degli sconvolgimenti enormi che comportò, erano inevitabili le scorie di problemi irrisolti che si trascinavano anche nel nuovo regime democratico creato nella temperie di quegli anni. È inevitabile, in questi casi, che ci siano scorie di ogni tipo, questioni che richiedono lungimiranza politica, questioni che, invece, sono oggetto di scontro duraturo, come una brace accesa. Si pone un problema di continuità e discontinuità: i padri costituenti come lo hanno risolto? Con l'articolo XII delle Disposizioni transitorie e finali della Costituzione, che vieta la ricostituzione sotto qualsiasi forma del Partito nazionale fascista.

Attenzione a questi due corni del dilemma: sotto qualsiasi forma significa attenzione agli elementi cangianti che possono mascherare un ritorno, ma c'è anche un riferimento storico ben preciso e ancorato. È il Partito nazionale fascista, cioè un'entità che fu profondamente sconfitta, distrutta, annichilita, sterminata, in certi casi, perché le guerre hanno questa caratteristica; ciò nonostante, c'era una prudenza dei padri costituenti che vedevano una vicinanza storica e immediata per evitare che ci fosse una qualsiasi continuità con quella epoca. Un elemento di prudenza che si accompagnava, però, ad altri atti, in quanto Togliatti, Ministro della Giustizia, stabilisce una un'amnistia generale, che consente, ad esempio, a molti funzionari dello Stato precedente - ma lo Stato ha una sua continuità - di continuare a fare i magistrati, i funzionari pubblici, i direttori di giornali, anche nell'Italia democratica. Quindi, molti fascisti diventarono antifascisti, nel fuoco della guerra diventarono persino partigiani e un giorno diventarono anche Presidenti della Repubblica. Fascisti meno militanti si trovavano nelle istituzioni, cambiavano casacca, trovavano un modus vivendi diverso con le istituzioni. Fascisti che costruiscono un partito nell'alveo della Costituzione, un partito di ispirazione fascista, il Movimento Sociale Italiano, eppure riconoscibilmente dentro la Costituzione. Questo apriva sempre un dibattito nella storia della Repubblica: ma se questi sono fascisti andranno disciolti? Si chiama Movimento Sociale: c'è una continuità con la Repubblica sociale? Però, si è fatta la scelta, lungimirante, di costruire una nuova vita politica in cui c'era posto per una parte significativa della società italiana. Io mi ricordo che nel 1992, ad esempio, il Movimento Sociale Italiano, nel pieno delle discussioni sul Presidente della Repubblica, aveva proposto di eleggere Paolo Borsellino, che era uno che aveva sempre votato in quell'alveo; penso che se fosse stato votato avremmo vissuto una storia diversa in Italia. Questo per dire come può essere complicata la vicenda del rapporto delle persone con una storia complicata come quella italiana. Poi, c'è un altro genere di fascismo italiano, che è quello alla base dell'esperienza di Forza Nuova, cioè fascisti reclutati dai servizi occidentali in funzione anticomunista. C'è sempre stato questo doppio fondo dello Stato, che alimentava gli opposti estremismi, che aveva bisogno di masse di manovra, che organizzava sottotraccia delle organizzazioni fasciste che inquinavano profondamente le manifestazioni, il dibattito politico, che si rendevano complici di atti di terrorismo e avevano anche una qualche protezione legale (venivano inquadrate nelle armate di Gladio, se vogliamo ricordare pienamente la storia). In questa storia c'è anche questo pezzo marginale, terminale di Forza Nuova, che nessuno sottovaluta. L'assalto alla CGIL, anche per la sua portata simbolica rispetto ad una camera del lavoro, per tutto quello che evocava era qualcosa che doveva suscitare una reazione molto forte da parte di tutti quanti, di tutti noi: un orrore, uno scandalo, per un oltraggio. Tuttavia, allo stesso tempo, è riconoscibile anche qui quella filigrana che continua nello Stato italiano, di sottili complicità, di pezzi di apparati, per cui la giustificazione data dalla Ministra Lamorgese del poliziotto che dava una controllatina da meccanico al moto ondulatorio di quel mezzo (Applausi dei deputati del gruppo Misto-L'Alternativa c'è) è una scusa visibile ed è davvero oltraggiosa nei confronti del Parlamento. Su questo si è montata anche una campagna antifascista: viva l'antifascismo, noi siamo antifascisti; non siamo “antifa”, cioè non siamo la caricatura dell'antifascismo. Però, c'è stata una campagna un po' turbo, un po' esagerata nelle sue funzioni, perché si individuava un pericolo che è stato gonfiato ad arte anche in vista delle scadenze elettorali, sottovalutando, invece, l'elemento di inquinamento profondo che c'è stato di quella manifestazione, con un evento che non doveva accadere e che invece è accaduto, con il Ministro dell'Interno che lo ha sostanzialmente coperto con una patina che, però, si gratta facilmente se guardiamo le immagini che tutti hanno potuto vedere (non attraverso le televisioni, perché abbiamo anche un problema di informazione). Abbiamo, quindi, un problema storico di come inquadrare il rapporto con questo mondo estremista, che ripropone qualcosa di pericoloso per la storia repubblicana. Non dobbiamo fare atti generici, bisogna seguire la via della magistratura e, perciò, la nostra mozione si affida a seguire in modo serio la legge, quello che dice, senza fare roboanti dichiarazioni che rischiano di estendere a personalità politiche che non c'entrano nulla con il terrorismo, o con le forme di inquinamento della vita democratica, o con le lesioni, con la violenza, un potenziale di scioglimento e di decisioni da parte del Governo che non deve esistere.

Nell'ambito della democrazia bisogna trovare quelle vie inclusive che sono state trovate per primi dai padri costituenti, che hanno fatto un lavoro intelligente su questo, che ci rimane come un'eredità preziosa. Quindi, la nostra mozione vuole fare quello che si fa dopo il regime change, cioè verità e riconciliazione. Raccontiamo una verità su Forza Nuova e diciamo delle cose che nelle altre mozioni non abbiamo visto e poniamo, quindi, un problema molto serio anche di ordine pubblico su Forza Nuova; allo stesso tempo, affidiamo in modo ragionevole agli strumenti dati dalla legge tutte le decisioni che si possono prendere nei confronti di un'organizzazione violenta. È inutile evocare un antifascismo a volte di facciata quando, invece, abbondano atti autoritari che non si presentano come riconoscibili o immediatamente riconoscibili (Applausi dei deputati del gruppo Misto-L'Alternativa c'è).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Baratto. Ne ha facoltà.

RAFFAELE BARATTO (CI). Grazie, Presidente.

PRESIDENTE. Colleghi, interviene l'onorevole Baratto. Prego

RAFFAELE BARATTO (CI). La spirale di violenza, in cui il Paese è precipitato nelle ultime settimane, invoca anzitutto una risposta unitaria da parte di tutte le istituzioni. L'occupazione violenta di piazze e di strade, gli scontri con la Polizia e la vergognosa occupazione della sede della CGIL rappresentano un segno tangibile di un passato che torna a farsi prepotentemente presente. Lo voglio dire con grande chiarezza: quella matrice è chiara a chiunque e chi siede in quest'Aula, che fu di Matteotti, ha il dovere di dichiararla e ripudiarla senza se e senza ma. Esiste oggi una minoranza neofascista organizzata, che, sfruttando le debolezze di centinaia di persone, fomenta oggi una disobbedienza violenta, con l'unico fine di delegittimare le istituzioni democratiche, alimentando il disordine sociale. Non c'è e non ci può essere, convivenza o tolleranza con chi pretende di assaltare sindacati, istituzioni e Parlamento. Non c'è e non ci può essere tolleranza con chi non accetta l'unica premessa fondamentale della dialettica politica, il fondamento democratico della Repubblica.

Onorevoli colleghi, non va sottovalutato ciò che sta attraversando il Paese. La rabbia e la disperazione, generate da oltre due anni di epidemia e di crisi economica, sono facili micce per chi intende colpire alle fondamenta lo Stato. Gruppi organizzati e minoranze ideologicamente radicalizzate oggi rincorrono le piazze da suggestionare, da Trieste a Palermo, e va detto altrettanto chiaramente che non sono solamente orientati a destra. Lo dimostrano le vergognose espressioni usate a Bologna contro Liliana Segre, cui quest'Aula ed il Paese devono deferente gratitudine (Applausi dei deputati dei gruppi Coraggio Italia e Partito Democratico).

Sono i segnali inequivocabili e non più ignorabili, che ci impongono un impegno e un segnale corale. Molti di noi hanno vissuto in gioventù con angoscia gli anni delle tensioni; le immagini di qualche giorno fa, allora, debbono essere per tutti noi, che quei violenti rigurgiti ideologici bipartisan abbiamo sperimentato, un monito ineludibile. Questo Paese deve fare un passo in avanti rispetto a quel passato, a quelle ideologie, a quella minoritaria, ma tremendamente violenta, interpretazione della dialettica politica. È un Paese che abbiamo il dovere di riconciliare. Troppo spesso i giovani e i giovanissimi sono condizionati da ideologie condannate dalla storia. Troppo spesso l'impegno politico si traduce nella sedizione organizzata. Nell'esprimere, quindi, la volontà di condannare ogni forma di ideologia radicale e violenta, abbiamo, colleghi, un dovere a cui voglio richiamarci. Non è più pensabile proseguire in un dibattito politico, nel quale abbia sede anche solo lontanamente la comprensione o l'ammiccamento a quel genere di proposte ideologiche o politiche. Siamo chiamati oggi, prima di ogni istanza partitica, ad un dovere unitario: difendere orgogliosamente le istituzioni democratiche, garantendone lo sviluppo in Italia e in Europa (Applausi dei deputati del gruppo Coraggio Italia).

PRESIDENTE. È iscritta a parlare l'onorevole Lucaselli. Ne ha facoltà.

YLENJA LUCASELLI (FDI). Grazie Presidente. I fatti dello scorso 9 ottobre a Roma hanno riportato al centro del dibattito politico temi che sicuramente sono importantissimi, ma dai quali dobbiamo eliminare l'ipocrisia della ideologia politica. Noi siamo assolutamente grati alle Forze dell'ordine, che sono riuscite a fermare e individuare gli esponenti del movimento di Forza Nuova, che hanno compiuto atti di violenza, di vandalismo e di intimidazione, che riteniamo gravissimi, nei confronti della CGIL. Siamo, però, rammaricati dall'assenza del Ministero dell'Interno, perché avremmo voluto vedere a Roma la stessa solerzia preventiva che il Ministro Lamorgese ha utilizzato a Milano, quando la sede della CGIL poteva essere attaccata con la stessa violenza dai gruppi dell'estrema sinistra. Questa tutela, invece, a Roma non c'è stata, questo controllo, a Roma, non c'è stato e noi non possiamo che essere rammaricati di questo. Presidente, noi vorremmo fosse chiaro oggi, in quest'Aula, che è importante e doveroso ricordare le tragedie della storia; è importante e doveroso che venga insegnato alle future generazioni quanto importante sia ricordare che l'umanità può essere cattiva, può essere malvagia e che, proprio per questo motivo, bisogna conservare il ricordo affinché quelle tragedie non vengano più perpetrate. Ma, con la stessa consapevolezza e con la stessa onestà intellettuale, noi chiediamo all'Aula oggi di fare uno sforzo di maturità. Questa maturità la si può concretizzare solo prendendo atto che la violenza non appartiene a una parte sola: la violenza va condannata sempre, quando arriva da sinistra e quando arriva da destra (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Presidente, noi riteniamo sia fondamentale e chiaro a tutti che Fratelli d'Italia è contro ogni forma di razzismo (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia), è contro ogni forma di antisemitismo (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia), è contro qualunque forma di violenza, da qualunque parte provenga. Noi non abbiamo paura di dirlo e non abbiamo paura di fare i conti con quello che oggi la società ci offre. Ma la stessa responsabilità noi la vogliamo da parte di tutti, perché, sino a questo momento, questo argomento è stato oggetto di propaganda politica e noi, invece, dobbiamo essere seri ed eliminare la propaganda politica da oggetto, che invece è fondamentale per lo sviluppo delle prossime generazioni. Vede Presidente, io sono mamma di bimbi ebrei, figli di Israele e io non voglio dover continuare a spiegare ai miei figli perché continuano ad esserci aggressioni ai rappresentanti della Brigata ebraica nel corso delle celebrazioni per il 25 Aprile, delle quali si rendono responsabili, ogni anno, esponenti dell'area antagonista e dei centri sociali. Io non voglio dover spiegare ai miei figli, perché il partito marxista-leninista italiano di Firenze, che continua ad organizzare la commemorazione del dittatore Mao Tse-tung, ogni anno pubblica manifesti accusando Israele di essere una Nazione di criminali nazisti sionisti, con foto di palestinesi armati. Io non voglio dover spiegare ai miei figli perché ancora in Italia ci sono 100 centri sociali che combattono l'apartheid israeliana, il cui elenco è pubblicato in rete. Vanno sciolti (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)! Presidente - e concludo - noi chiediamo un atto di serietà e di responsabilità a quest'Aula e lo chiediamo attraverso il voto favorevole a questa mozione, perché chiediamo - e dobbiamo essere uniti in questo - che il Governo adotti tempestivamente ogni misura prevista dalla legge per contrastare tutte le realtà eversive - nessuna esclusa - che intendano perseguire il sovvertimento dei valori fondamentali dell'ordinamento costituzionale, da sinistra a destra (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia e di deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente - Congratulazioni).

PRESIDENTE. È iscritta a parlare l'onorevole Fregolent. Ne ha facoltà.

SILVIA FREGOLENT (IV). Grazie signor Presidente. Rappresentanti del Governo, colleghi, la discussione di queste settimane, forse, ha riportato un tema centrale del nostro Paese, fare i conti con la propria storia, che, forse, il nostro Paese non ha mai fatto fino in fondo, completamente.

Quando mi recai per la prima volta a Berlino, poche settimane prima che vincessimo il Mondiale di calcio nel 2006, mi colpì molto il fatto che una città, che era stata la patria del Terzo Reich, ma che aveva anche vissuto la dittatura comunista, scrivesse nero su bianco, nei luoghi della storia condanne senza appello, con una fermezza e una durezza che a me colpirono molto. Quando andai, per esempio, al Parlamento tedesco, nel Bundestag c'era, nero su bianco, la storia del Parlamento, la Repubblica di Weimar e poi c'era scritto: “E nella notte dei cristalli il Parlamento bruciò. Così si salvò dal vedere gli orrori del nazismo”. Io vorrei una così chiara affermazione anche nei luoghi della nostra storia. Ne abbiamo alcune dove ci sono state le stragi nazifasciste - penso a Sant'Anna di Stazzema, e non solo -, ma non le abbiamo nei posti normali. Non ce l'abbiamo per il ventennio, né le abbiamo dove l'apologia del fascismo ha trovato i suoi luoghi rappresentativi. Molti volevano, per esempio, abbattere l'obelisco di Mussolini. Io non lo voglio abbattere. Vorrei, nero su bianco, una scritta che dicesse: “Questo obelisco è stato creato in un periodo brutto e buio della storia italiana”.

Il nostro Paese non ha mai fatto veramente, fino in fondo, un esercizio sulla sua storia. Non l'abbiamo fatto col brigantaggio, né l'abbiamo fatto col colonialismo. In fondo, come raccontiamo il colonialismo? Italiani brava gente, che hanno costruito le strade in Libia, e dimentichiamo gli stupri, i massacri della popolazione, il gas nervino che ha ucciso intere tribù. Non l'abbiamo fatto per la Prima guerra mondiale. Ricordiamo il Piave, ma non ricordiamo mai Caporetto, cosa furono le uccisioni dei soldati italiani che volevano disertare, da parte dei generali italiani. Non l'abbiamo fatto per il ventennio. Siamo passati dal fascismo all'antifascismo, senza colpo ferire, e a tal proposito mi permetto di dire una cosa alla collega che ha parlato in precedenza: noi di Italia Viva non abbiamo mai detto che le violenze di Forza Nuova sono ascrivibili alla destra italiana e non abbiamo mai fatto di quello che è successo quel giorno un'estensione di responsabilità alla destra e al centrodestra tutto. Però, vorrei anche parole univoche su cosa è stato il fascismo, su cos'è il 25 aprile. Il 25 aprile non è una data divisiva. Il 25 aprile è l'inizio della Nazione libera in questo Paese (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva e di deputati dei gruppi Partito Democratico e Liberi e Uguali) e finché sarà una festa di alcuni e non di tutti, sono quelli che non la considerano di tutti che la fanno divisiva. Non è divisiva la data; è l'interpretazione che viene fornita di quella data. Allo stesso modo, in campagna elettorale - e mi dispiace dirlo - abbiamo sentito candidati del centrodestra dire che dividevano le persone tra buone e cattive e non tra antifascismo e fascismo. Certo che tutti dividono le persone tra buone e cattive, ma se io vado verso la guida di una città, come, in questo caso, Milano, medaglia d'oro della Resistenza, e divento un pubblico ufficiale certo che devo fare la differenza tra il fascismo e l'antifascismo, perché le 2 cose non sono equivalenti: uno è stato il buio della democrazia e l'altro è stata la luce (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva), la nuova vita democratica di questo Paese.

Allora, spero che il dibattito che si è aperto su Forza Nuova, con questa mozione riproponga veramente, in maniera definitiva, un'analisi di cosa è stata la nostra storia, tutta, e lo dico a chi oggi, in alcune mozioni, condanna le violenze anarchiche, le violenze terroristiche, le violenze no-TAV. Su questo tema troverete sempre Italia Viva pronta a stare dalla parte dei non violenti, a stare dalla parte delle Forze dell'ordine che vengono massacrate, di quegli amministratori locali che, in questi anni, hanno subito minacce, ma capite bene - capite bene - che qui il tema è qualcos'altro: la nostra storia, dove abbiamo iniziato e come siamo arrivati. In questo Paese c'è stata un'unica dittatura, quella del fascismo. Spostare l'obiettivo verso altri totalitarismi, che giustamente l'Unione europea ha condannato, tutti - e io mi ritrovo in quel documento -, significa spostare l'attenzione. Qui, in questo Paese, c'è stata un'unica dittatura e chi si richiama a quella dittatura, proprio per le motivazioni che esponeva il collega Fiano in merito alla Carta costituzionale, deve essere fermamente condannato (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Fratoianni. Ne ha facoltà.

NICOLA FRATOIANNI (LEU). Grazie, signor Presidente. L'assalto fascista alla sede nazionale della CGIL, di sabato 9 marzo ha scosso la coscienza del Paese. Lo ha fatto perché quell'assalto ha richiamato alla memoria collettiva la storia del nostro Paese. I fascisti, gli squadristi cominciarono, 100 anni fa, dalle camere del lavoro, dalle case del popolo, e lo fecero non a caso. Scelsero quell'obiettivo perché avevano individuato nel movimento dei lavoratori e delle lavoratrici e nei sindacati l'avversario principale alla loro ascesa. Avevano individuato nel lavoro e nel movimento dei lavoratori quella forza in grado di costruire solidarietà, coesione sociale, densità sociale, quella forza capace di impedire alla violenza e al terrore fascista di lucrare sulla paura, sulla sofferenza sociale, sulla crisi scaturita dalla fase successiva al disastro della Prima guerra mondiale e di costruire su quelle difficoltà la propria, progressiva egemonia. Attaccarono per questo quei luoghi e per questo l'attacco del 9 ottobre ha avuto la potenza di ricostruire, davanti agli occhi di tanti e di tante, non tanto l'immagine di quel passato, quanto la percezione che, quando cresce la tensione, la paura, la crisi sociale, quando crescono, a ritmo vorticoso, le diseguaglianze e la povertà, anche bande apparentemente sparute di fascisti e di squadristi possono costituire un pericolo per la difesa di quella democrazia, che - è bene ricordarlo - non è mai un museo da osservare e contemplare, è materia viva da curare e coltivare quotidianamente.

Per questo, signor Presidente, colleghe e colleghi, la mozione che ci apprestiamo ad approvare, la mozione che chiede con decisione lo scioglimento di Forza Nuova e di tutte le organizzazioni neofasciste e neonaziste, rappresenta un passaggio importante e arriva forse troppo tardi. Certo, quello che è accaduto sabato 9 ottobre rappresenta un salto di qualità, ma è bene sapere che quelle organizzazioni nel Paese, da anni, costruiscono sistematicamente la mappa di un'insorgenza regressiva e pericolosa. Sono decine, se non centinaia, le aggressioni, gli attentati, gli atti di intimidazione contro migranti, omosessuali, militanti politici, giornalisti, giornaliste, costretti in qualche caso, come accade a Paolo Berizzi, a vivere sotto scorta, per la minaccia quotidiana contro la loro attività di inchiesta e di indagine. È bene ricordare, colleghi e colleghe, che lo scioglimento delle organizzazioni neofasciste segna, oggi, un salto di qualità nella sua urgenza, per la gravità degli atti che hanno caratterizzato la giornata del 9 ottobre, ma richiama quest'Aula, questo Parlamento e le istituzioni repubblicane al loro dovere di osservanza della Costituzione, come è stato ricordato, perché il fascismo, i neofascisti e i neonazisti sono incompatibili con la natura repubblicana del nostro Paese e con la sua Costituzione.

È per questo - badate - che occorre respingere con grande determinazione la difficoltà, talvolta impressionante anche in quest'Aula - fatemelo dire, colleghe e colleghi -, a sentir risuonare quella parola. La collega che mi ha preceduto, non Silvia Fregolent, ma quella intervenuta prima, ha detto: “Noi siamo contro ogni razzismo, contro ogni antisemitismo”. Lo siamo anche noi, colleghi. Però, non ho sentito quella parola. È una parola semplice da pronunciare, nell'Aula del Parlamento della Repubblica italiana, nata dalla Resistenza e fondata sull'antifascismo. Noi siamo contro ogni fascismo e non solo riconosciamo - perché, badate, è un passo in più - nella condanna al fascismo un valore costituente, ma altresì riconosciamo nell'antifascismo il valore fondante della nostra Repubblica e del nostro Paese, perché gli antifascisti e le antifasciste furono i comunisti e le comuniste, furono i democristiani e le democristiane, furono i liberali, furono il popolo che si alzò, con dignità, in armi e senza armi, per liberare questo Paese dalla più terribile dittatura che abbia conosciuto, in Italia come in tutta Europa.

Per questo è inaccettabile qui, oggi, in quest'Aula e in ogni occasione - come è accaduto, purtroppo, troppe volte, rispondere a chi denuncia questo rischio e questo pericolo, a chi lo individua troppe volte anche nelle file delle organizzazioni politiche che stanno, sì, dentro il perimetro della Costituzione, delle istituzioni, ma che forse non guardano con sufficiente attenzione a ciò che, troppe volte, accade anche al loro interno – che, ogni volta, la risposta sia: “ma ci sono anche gli altri”. Perché, badate, un conto è respingere con determinazione la violenza e la prevaricazione, qualunque sia la sua natura, quando essa si configura come strumento di offesa e di discriminazione, altro è riconoscere la differenza, che c'era, ci fu, c'è e ci sarà sempre, tra chi ha combattuto allora, tra chi combatte oggi e tra chi combatterà domani contro le ideologie fasciste, neofasciste e neonaziste e tra chi, invece, continua a propugnarle. Di questo non possiamo scordarci; non potevamo farlo ieri, non possiamo farlo oggi, non dovremo farlo mai neanche domani (Applausi dei deputati del gruppo Liberi e Uguali e di deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Melicchio. Ne ha facoltà.

ALESSANDRO MELICCHIO (M5S). Grazie, Presidente. La XII disposizione transitoria e finale della Costituzione sancisce il divieto di riorganizzazione, in qualsiasi forma, del disciolto partito fascista, è stato detto più volte oggi, ma è bene ribadirlo. La garanzia costituita da questa disposizione appare lineare, nel senso che la Costituzione riconosce, nel perpetuarsi della concezione fascista, una minaccia per la Repubblica e la democrazia, scritta da costituenti che avevano sperimentato, in una pluralità di forme, il regime fascista, dalla sua nascita alle sue modalità di governo. Lo spirito di questa disposizione è, quindi, lampante. I padri costituenti sapevano bene che il fascismo non avrebbe potuto mai essere considerato un fenomeno solo del passato, e guardate che, in conformità alla XII disposizione, solo per i movimenti neofascisti vi è una presunzione assoluta di pericolosità per la nostra democrazia e un conseguente divieto di esistenza, anche a prescindere dalla concreta attualità dell'uso degli strumenti di violenza.

La Costituzione repubblicana, quindi, non è stata né timida, né incerta nel vietare il possibile ritorno di partiti neofascisti, e lo ha inteso fare con lo sguardo rivolto essenzialmente al futuro. Questa linea interpretativa è stata nitidamente indicata da Alessandro Pizzorusso nel 1994. Ad essere messa al bando della norma costituzionale non è la ricostruzione del partito fascista; la vera ratio della proibizione è collegata all'evidenza a sviluppi futuri delle concezioni fasciste, le cui modalità di realizzazione - ci dice l'illustre autore - sono del tutto imprevedibili e non possono essere analiticamente delimitate. Sotto questo profilo, il rischio che movimenti di questo tipo possano ripresentarsi, come testimoniano i recenti fatti di Roma con l'assalto alla sede della Confederazione generale italiana del lavoro, si associa con la tendenza socioculturale delle nuove generazioni a ignorare gli errori del passato; e, proprio come nel fascismo, si torna ad attaccare le sedi sindacali. Quello che sta accadendo non sono fenomeni catalogabili solo come nostalgici, ma si inseriscono in pieno nel contesto storico, politico e sociale attuale, approfittando del clima di paura e insicurezza che caratterizza quest'epoca, alimentato soprattutto dall'emergenza pandemica.

Benché in Italia il numero di persone coinvolte in questa realtà sia contenuto, alcune idee propugnate hanno preso piede anche al di fuori di quei contesti ristretti. Infatti, l'uso massiccio dei social network ne ha consentito una diffusione notevole ben al di là dei confini dei movimenti e dei gruppi che ne erano portatori in origine. Proprio nel tentativo di contenere questa deriva, che possiamo ben dire essere andata oltre ogni limite tollerabile, è necessaria una reazione forte per scongiurare le condotte più violente, provocazioni intollerabili per qualsiasi Repubblica democratica. E voglio ricordare i fatti che hanno portato alla presentazione della mozione di cui stiamo discutendo: sabato 9 ottobre scorso si è svolta a Roma una manifestazione di persone contrarie al green pass.

Tra i dimostranti si sono infiltrati gruppi neofascisti che hanno guidato alcune frange del corteo sotto la sede della CGIL. Qui, i manifestanti, guidati dal leader di Forza Nuova, Roberto Fiore, hanno sfondato le porte e sono entrati nell'edificio, devastandolo. È stato un assalto deliberato, come si vede anche da alcuni video della manifestazione: “sapete chi ha permesso che oggi il green pass diventasse legge e che milioni di nostri connazionali fossero sotto ricatto? Hanno nomi precisi: CGIL, CISL e UIL”. La critica poi si trasforma in una dichiarazione di intenti. Arringava poi Giuliano Castellino, vice segretario di Forza Nuova: “sapete oggi gli italiani liberi cosa fanno? Vanno ad assediare la CGIL. Noi oggi andiamo a prenderci la CGIL”. In altri si vede Castellino che grida: “stasera ci prendiamo Roma”.

Non è la prima volta che le manifestazioni partecipate dai leader di Forza Nuova sfociano nella violenza. Per quanto riguarda il leader romano di Forza Nuova, Castellino, la GIP scrive: la persistenza nel proposito criminoso, l'uso della violenza e il grave pericolo all'ordine pubblico appaiono sintomatici di una personalità prepotente, aggressiva, incapace di controllare gli impulsi violenti e, soprattutto, priva di qualsivoglia remora. I comportamenti e gli atteggiamenti provocatori assunti sia nel web sia nelle varie manifestazioni di piazza spesso da lui organizzate, come nelle recenti vicende che lo hanno visto presente attivamente in diverse iniziative dai risvolti anche violenti e provocatori, evidenziano il suo assoluto disinteresse per la legalità e la totale incapacità di adeguarsi alle regole e a rispettare le leggi. Per il giudice l'indifferenza ai risvolti giudiziari delle condotte assunte e l'incontenibile tendenza a violare le regole e, cosa ancor più grave, a istigare altri a non osservarle, nonché la connotazione spesso violenta e minacciosa delle sue condotte, impone il ricorso al presidio cautelare del massimo rigore.

Ci sono altri segnali che non vanno trascurati; alcuni sono stati già ricordati, ma ce n'è un altro. In Calabria, ad esempio, a Belmonte Calabro c'è un enorme monumento funebre edificato negli anni Trenta dal regime fascista in onore del gerarca Michele Bianchi, quadrumviro della Marcia su Roma e segretario del Partito nazionale fascista. L'Associazione “Partigiani del Tirreno Cosentino”, aderente alla FIAP, percependo l'anacronismo, ha avanzato l'idea di riconvertire questo mausoleo in Museo dell'antifascismo, proprio per ricordare che quella è una pagina brutta e sbagliata del nostro passato.

Proprio Forza Nuova si è opposta fortemente per difendere una sorta di Predappio del Sud, dove ogni mese di agosto gruppi di neofascisti si radunano per omaggiare il gerarca calabrese e inneggiare al duce. E insieme a Forza Nuova vanno sciolti anche altri partiti e movimenti di ispirazione neofascista, come CasaPound e Lealtà Azione. Di CasaPound ricordiamo una lunga serie di episodi di violenza contro immigrati e antifascisti, come, a titolo di esempio, organizzatori e spettatori delle proiezioni all'aperto del cinema America o come l'occupazione abusiva dello stabile di via Napoleone III, n. 8, a Roma. Sono movimenti organizzati che conservano ancora veri e propri gruppi di bastonatori, i quali agiscono, purtroppo, non di rado, anche quando non ci sono i riflettori puntati, come in questo caso. L'Italia è repubblicana e antifascista, ora come nel 1948, quando la Costituzione entrò in vigore.

Naturalmente, non mi riferisco ora al fascismo come regime storico del Ventennio, ma alla sua realtà ideologica. Calamandrei, discutendo in Assemblea Costituente i caratteri dell'azione politica dei partiti e del connesso divieto di ricostituzione del partito fascista, suggerì di non fermarsi al nome del partito, ma di andare alla sostanza e indicare come inconciliabile con la Costituzione un'associazione che si dia un'organizzazione che abbia un programma di violenze contro i diritti di libertà, di totalitarismo e di negazione dei diritti delle minoranze, fascismo appunto, ma nelle forme e occasioni consentite da un contesto sociale e politico nuovo rispetto a quello in cui il fascismo storico sorse, si affermò e portò, infine, l'Italia alla rovina.

L'assalto alla sede della CGIL e al pronto soccorso del Policlinico Umberto I, nonché l'accerchiamento a Palazzo Chigi e Montecitorio, ci fa ritenere che Forza Nuova miri alla ricostituzione di un'organizzazione fascista, e per questo, ricadendo nella fattispecie deliberata dalla XII disposizione, va sciolta.

Gianfranco Pasquino in un suo articolo di qualche giorno fa ci ricorda un precedente: il movimento politico Ordine Nuovo, fondato e guidato da Pino Rauti, fu sciolto con una sentenza della magistratura nel novembre del 1973 e i suoi beni furono confiscati. Lo scioglimento avvenne nella fase già iniziata degli anni di piombo. Fra le forze politiche non ci furono, allora, opposizioni alla sentenza che applicava la “legge Scelba” del 1952 di attuazione della XII disposizione ed era chiaro il pericolo del terrorismo di destra al quale Ordine Nuovo contribuiva significativamente. Non fu neanche posto il problema delle prospettive occupazionali dei dirigenti e dei militanti, in merito a dove sarebbero andati e cosa avrebbero fatto. Nessuno si chiese se quei terroristi che operavano in nome del fascismo sarebbero diventati ancora più violenti e pericolosi, una volta disciolta e bandita la loro organizzazione. Nessuno se lo chiese, perché le democrazie si difendono applicando la Costituzione e la legge, non misurando con bilancini opportunistici i pro e i contro delle decisioni (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Verini. Ne ha facoltà.

WALTER VERINI (PD). Grazie, Presidente. Perché il Parlamento italiano deve parlare di antifascismo a poco meno di ottant'anni dal 25 aprile 1945? Certo, l'ultimo motivo in ordine di tempo è stato l'attacco alla CGIL, al sindacato, quindi al lavoro e alla democrazia, proprio come cento anni fa fecero i fascisti. Questo ha suscitato una forte reazione nel Paese. La manifestazione di piazza a San Giovanni è stata una grande risposta nazionale. È stato detto che fosse “una manifestazione di parte”: sì, dalla parte della Costituzione.

Un giornalista e scrittore libero e laico, Michele Serra, l'altro giorno si è rivolto alla destra italiana, auspicando anche nel nostro Paese la nascita e il consolidamento di una destra conservatrice, ma europea e repubblicana; anche intellettuali del campo della destra - Franco Cardini e Alessandro Campi - sono intervenuti.

Ci chiediamo: in un dibattito parlamentare come questo, non sarebbe l'ora, davvero, per le forze della destra parlamentare, che certamente non praticano la violenza nella loro azione, di pronunciare parole chiare e definitive sul fascismo? Di fare pienamente i conti con la loro storia (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)? Perché ogni volta che, usando metodi e simbologie tipici del fascismo e del nazismo, certi gruppi estremisti di destra, oltre a volte i limiti dell'eversione, diffondono odio, violenza, antisemitismo e razzismo, omofobia, misoginia, perché ogni volta che accadono queste cose le condanne che ci sono - e che vogliamo credere sincere - sembra siano pronunciate con il freno a mano tirato? Eppure, bisognerebbe mettere alle spalle radicalmente e senza ambiguità queste cose, che sono un pericolo per la democrazia, la coesione sociale, la convivenza civile.

Non si possono frequentare manifestazioni elettorali e far salire su certi palchi personaggi e forze che si richiamano e praticano queste cose (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). In giro per l'Italia - lo sappiamo e lo sapete - ci sono amministrazioni comunali guidate dalla destra che accettano appoggio e sostegno da queste forze antidemocratiche: perché non le si isola e perché non si riesce - lo domandiamo - a portare a conseguenze vere, definitive quei passi che pure, in parte importante, la destra ha saputo compiere? Penso alle parole di un ex leader della destra come Gianfranco Fini allo Yad Vashem quasi vent'anni fa. Il Paese ne avrebbe bisogno. C'è sempre un “sì ma”, c'è sempre un “…ma allora il comunismo”: io dico, discutiamone. Non parlo del PD: nel suo DNA, nel suo simbolo ci sono solo i colori della bandiera italiana e il ramoscello dell'ulivo. Parlo della sinistra storica, a cui qualcuno di noi è appartenuto, che da decenni ha fatto i conti con le pagine tragiche della sua storia, anche con le tragedie del comunismo internazionale e dei gulag. Si è potuto far ciò perché la sinistra, in Italia, è stata dalla parte di chi ha lottato con il sangue per la libertà di tutti, di chi ha combattuto insieme agli alleati americani (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

Ancora, l'Olocausto è una ferita dell'umanità incancellabile, una tragedia senza eguali, un male assoluto. Perché, allora, c'è sempre qualcuno di voi che sente il bisogno di dire: “…e allora, le foibe?”. Non parlo dei negazionisti, naturalmente: allora, cosa? La sinistra - è vero, lo abbiamo ammesso da tempo - ha impiegato fin troppo tempo nel riconoscere le responsabilità titine di quella vergogna della storia. Ma noi abbiamo sostenuto senza imbarazzi, con convinzione, l'istituzione della Giornata del Ricordo, grazie al lavoro paziente ma determinato di leader politici della sinistra come Piero Fassino, Walter Veltroni, Luciano Violante (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico), sapendo che quelle persone meritano rispetto, ricordo e onore. La nostra capogruppo, Serracchiani, da parlamentare e poi da presidente della regione, non ha mai mancato di essere a Basovizza il 10 febbraio, ma senza paragonare quella drammatica pagina al male assoluto della Shoah, quasi come si dovesse relativizzare la tragedia dell'Olocausto. Ci sono state anche altre tragedie che hanno dimostrato da che parte è stata e sta la sinistra in Italia. Enrico Berlinguer e Luciano Lama stavano dalla parte della democrazia insieme a Sandro Pertini, Benigno Zaccagnini, Ugo La Malfa, contro le Brigate Rosse che sequestravano Moro, e stavano contro i cattivi maestri. La sinistra - lo ricordava Lele Fiano nel suo intervento introduttivo - stava con Guido Rossa che denunciava i fiancheggiatori dei terroristi in fabbrica (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Noi non abbiamo candidato in Parlamento persone che evocano personaggi del Ventennio; ma lasciamo perdere la polemica, non voglio fare polemica. Dico solo che noi - il PD e, prima, la Sinistra - abbiamo portato con onore in Parlamento persone che si chiamano Sabina Rossa, Olga D'Antona, Carole Tarantelli, Giovanni Bachelet (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico): ciò vorrà pur dire qualcosa? E, come è stato ricordato, altre personalità che sulla propria pelle portano le cicatrici ancora aperte delle stragi nere e della strategia della tensione, come Paolo Bolognesi e Alfredo Bazoli (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Quella, onorevole Meloni, era la strategia della tensione.

Noi siamo contro tutte le violenze, gli odi, le azioni di circoli estremisti e anarcoinsurrezionalisti, perché chi usa la violenza è un nostro nemico, perché è nemico della democrazia; per questo, non li ospitiamo sui palchi, non ci facciamo gli aperitivi elettorali. La nostra democrazia è solida, ma non sottovalutiamo i rischi veri, attuali per il nostro Paese e anche per l'Europa; rischi che si chiamano “neofascismi” e “neonazismi”, che si possono saldare con malesseri sociali, insicurezze, paure. Queste vanno ascoltate e capite, ma non ovviamente cavalcate. L'antisemitismo è di oggi, così come l'odio contro i diversi e i veleni razzisti. La strage di Utoya è avvenuta dieci anni fa, non ottanta. Quel signore che sparava a Macerata contro le persone di colore, lo faceva due anni fa.

Per tornare a quanto successo quindici giorni fa: Fiore e Castellino hanno guidato l'assalto al sindacato proprio quindici giorni fa, non ottant'anni fa, e la matrice - ci permettiamo di ricordarlo a chi aveva dubbi - è stata subito chiarissima; era in tempo reale, quella matrice. Qualcuno in questo dibattito ha fatto un nome, ricordando Paolo Berizzi, ma potremmo citare anche Federico Marconi o il fotografo Paolo Marchetti de L'Espresso: Castellino è stato condannato per l'aggressione nei loro confronti. Paolo Berizzi è l'unico giornalista in Europa sotto scorta perché minacciato dai neonazisti per le sue inchieste sui gruppi di estrema destra sovranista e suprematista e sui loro legami con la criminalità organizzata e le loro reti sovranazionali. Ebbene, lui è minacciato oggi, vive sotto scorta oggi, non ottant'anni fa: vogliamo esprimergli davvero, nei fatti, solidarietà tutti insieme (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)?

Per questo - concludendo - è importante che il Parlamento alzi la sua voce contro l'odio e la violenza e chieda al Governo lo scioglimento di organizzazioni neofasciste come Forza Nuova. Perché il fascismo ha le sue radici in Italia. In questo Paese hanno provocato orrore, violenza hanno incarcerato gli oppositori, hanno mandato al confino le persone, hanno portato l'Italia alla tragedia della guerra, hanno fatto le leggi razziali. Ecco perché noi siamo molto sensibili e la nostra Costituzione è antifascista perché nasce proprio da questo. Lo voglio ricordare: tra le altre firme, c'è anche quella di un signore il cui nome era Umberto Terracini.

Ecco perché noi siamo dalla parte dell'antifascismo e dovremmo esserlo tutti, senza ambiguità e facendo davvero fino in fondo i conti. Io voglio chiudere ricordando una cosa che conosciamo penso tutti, ma che credo sia giusto ripetere in un momento come questo: il valore della memoria. La memoria deve essere intera, ma non necessariamente condivisa, perché ci sono i torti e ci sono le ragioni. Ebbene, un grande uomo della sinistra e del sindacato del Novecento, Vittorio Foa, che è stato anni e anni al confino, perché i fascisti ce l'avevano mandato, incontrò in Parlamento un repubblichino, Giorgio Pisanò. Questi gli tese la mano –“ oh finalmente siamo qui tutti e due” -; Vittorio Foa quella mano gliela diede, ma gli disse: vedi, caro Pisanò, se tu oggi sei qui, in Parlamento, e mi dai la mano, è perché hanno vinto quelli della mia parte, quelli della libertà e della democrazia; se avesse vinto la tua parte, io sarei ancora in carcere (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Non dimentichiamo queste cose. Lo dico perché è una storia comune, una storia dalla quale bisogna prendere le distanze. Se l'Italia lo farà, in un momento difficile come questo, farà un passo in avanti. C'è un terreno comune, che non è solo del passato, delle nostre radici, ma è anche del futuro e si chiama - come ha ricordato Fiano - Costituzione repubblicana (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico e di deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle e Liberi e Uguali).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Butti. Ne ha facoltà.

ALESSIO BUTTI (FDI). Presidente, a giudicare da quanto abbiamo letto sulla stampa odierna, la battaglia antifascista sembrava essersi risolta, in Senato con la votazione di un banale ordine del giorno, peraltro in una votazione abbastanza confusa. Tra l'altro, se ritenete di dover sciogliere le organizzazioni eversive con la celerità, la chiarezza e la precisione con cui vi accordate sui testi delle mozioni, avremo indubbiamente qualche problema. Ma, di fatto, quello che è accaduto e che sta accadendo è che la furia iconoclasta di ampi settori della sinistra è stata ignorata da un Governo che evidentemente non intende sciogliere alcunché, in assenza di pericoli reali e, soprattutto, di pronunce della magistratura. Verrebbe da dire che nemmeno sull'antifascismo questa maggioranza di sinistra trova una sintesi. Ci sono stati capricci semantici, direi capricci anche aggettivali, che non vi hanno consentito una serena esegesi della XII disposizione transitoria della Costituzione, che non solo è chiarissima, ma che Fratelli d'Italia si sente di condividere e ha fatto di tutto perché alcuni concetti venissero inseriti anche nei dispositivi delle mozioni che stiamo per votare, in ordine ad ogni tipo di razzismo e ad ogni tipo di violenza. C'è un impegno chiaro e preciso, da parte della destra di Fratelli d'Italia, che è una destra parlamentare. Fratelli d'Italia va anche oltre, perché ritiene che, se un sindacato - potrebbe essere un giornale, potrebbe essere il banchetto di un partito, potrebbe essere ovviamente un'associazione - viene assaltato a Roma, il 9 ottobre, da fascisti e, qualche giorno dopo, la cosa si ripete a Milano, da parte di anarco-insurrezionalisti, di frange estreme della sinistra, di centri sociali, beh, colleghi, proprio per l'oggettività che sistematicamente richiamate, il reato è lo stesso, la reazione deve essere la stessa e la punizione, rigorosa ed esemplare, deve essere la stessa (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)! Un atto eversivo e violento è tale, indipendentemente dalla latitudine, dalla geografia, dal contesto e dalle sigle che lo promuovono e noi stiamo condannando, senza distinzione alcuna, ogni violenza eversiva (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia), perché i conti con la storia - se mai ve ne fosse stato bisogno -, li abbiamo già fatti, con la storia del millennio scorso, perché di questo stiamo parlando. Ci riconosciamo perfettamente nella risoluzione europea del 2019 che condanna tutte le dittature, che condanna anche il nazismo e il comunismo e in quella risoluzione Fratelli d'Italia culturalmente si ritrova. Questo ci consente anche di dire che non ci possono essere sconti o indulgenze, più o meno plenarie a seconda di chi si macchia di un reato eversivo grave. Ecco perché la manifestazione di Roma del 16 ottobre, organizzata il giorno prima del ballottaggio, è stata caratterizzata da un'insopportabile faziosità, è stata un errore, è stata strumentale, indubbiamente, a un disegno politico (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Quelle bandiere rosse, con falce e martello, che sono divenute poi virali sui social e che si stagliavano nel cielo terso di Roma, quelle bandiere rosse, con falce e martello, che nel mondo hanno seminato morte, genocidi, privazioni (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia), hanno rappresentato cosa fosse quella piazza, a Roma, e quella è stata un'occasione mancata, perché avremmo potuto anche manifestare tutti insieme contro ogni tipo di violenza, contro ogni tipo di razzismo, contro ogni tipo di sopruso, evitando però quel torcicollo cronico che vi colpisce dall'immediato dopoguerra, che, ahimè, sta diventando davvero interminabile, perché noi abbiamo un sogno: quello di consegnare alla storia tutti i cosiddetti “ismi” del secolo scorso, abbiamo il sogno di cessare la guerra delle parole, delle etichette, perché la gente chiede altro alla politica (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia) e quella sarebbe stata l'occasione per condannare unanimemente, ad esempio, le scorrerie del Collettivo universitario autonomo di Bologna, che irruppe in una riunione del rettorato, devastò la sede universitaria, minacciò i docenti, umiliò il rettore, o l'azione che lo stesso Collettivo universitario fece impedendo ad Angelo Panebianco di fare lezioni, aggredendolo e obbligandolo al silenzio. Qual è stata la reazione democratica della sinistra parlamentare rispetto a quegli atti? Collega Fiano, qual è la reazione della sinistra parlamentare al rogo delle bandiere israeliane che caratterizzava - e ancora caratterizza - le manifestazioni di certa sinistra, più o meno extraparlamentare? E vogliamo parlare delle sistematiche contestazioni, già qui ricordate, nei confronti della Brigata ebraica ad ogni 25 aprile (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)? Questo si chiama, con una parola chiarissima - ed è un concetto peraltro ampiamente ritrovabile e rintracciabile nella sinistra -, si chiama antisemitismo. Queste cose non vi spaventano, ma vi atterrisce il pericolo fascista che è incarnato da un gruppo politico che, alle ultime europee, ha preso lo 0,1 per cento. Questo dovrebbe farvi ragionare sul fatto che siete fuori contesto, vivete sulla luna, vi crogiolate ancora nelle vostre pregiudiziali, in questo caso di carattere antifascista, perché cercate di creare un clima che francamente è irrespirabile e non depone verso la condivisione di una storia, che tutti quanti vorremmo riconoscere. E con le pregiudiziali il carburante continua a salire, le bollette continuano a costare (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia), non rallentano il loro costo. Con le pregiudiziali la disoccupazione non scende, con l'antifascismo non scende (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Ecco cosa state sottovalutando: una crisi che porta gli italiani a disprezzare la vostra politica parolaia e che lo fa attraverso una massiccia astensione dal voto.

Vado alla conclusione. A molti di voi evidentemente questo interessa poco - perché siete al Governo, senza aver vinto peraltro, da almeno 10 anni, quasi ininterrottamente - e poi avete anche il coraggio di ergervi a paladini della democrazia e delle regole, pur rappresentando una ristretta oligarchia, che da 10 anni se la canta e se la suona (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Da qui, Fratelli d'Italia continua nella sua battaglia contro ogni tipo di eversione, contro ogni tipo di violenza, contro ogni tipo di razzismo, e lo fa con la coerenza, che sicuramente ci avete riconosciuto in questi anni di attività parlamentare (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Giachetti. Ne ha facoltà.

ROBERTO GIACHETTI (IV). La ringrazio, signor Presidente. Innanzitutto mi consenta di ringraziare il mio gruppo, che, ancora una volta, mi consente di esprimere un'opinione che non coincide con le decisioni che esso ha preso.

Vorrei dire, signor Presidente, che io non ho firmato e non voterò alcuna delle mozioni all'ordine del giorno.

Non ho firmato e non voterò la mozione che, sostanzialmente, chiede al Governo un decreto per lo scioglimento di Forza Nuova, atteso che l'altra opzione, prevista dalla “legge Scelba”, prevede prima la decisione della magistratura, che, al momento, non è all'orizzonte, quindi, non si capirebbe l'utilità di una mozione adesso. Però, vorrei dire che non firmo neanche le altre mozioni, che, per quanto mi riguarda, buttano la palla in calcio d'angolo.

L'oggetto del dibattito politico, che si realizza attraverso le mozioni, è se si è d'accordo o meno con lo scioglimento di Forza Nuova attraverso un decreto del Presidente del Consiglio e del Governo, basato sul presupposto - lo dico anche all'onorevole Fiano - che, per prendere un provvedimento del genere, si deve avere certezza che si sta ricostruendo il Partito Fascista. Infatti, la Costituzione è stata citata molte volte, ora, per carità, possiamo dire tutto, ma io francamente penso che sia un pochino spropositato quello che è accaduto e che sta accadendo, rispetto al dispositivo della Costituzione.

Il paradosso, signor Presidente, è che l'unico che sarà contro - e lo dichiara una mozione che chiede un intervento del Governo per lo scioglimento di Forza Nuova - sono io; gli altri non hanno il coraggio di dirlo. E vorrei dirlo agli amici di Fratelli d'Italia, in particolare, che, se la remora è quella che poi si viene considerati, o magari è già successo che qualcuno dice che si è contigui o fascisti, basta semplicemente essere un po' più chiari nel prendere le distanze rispetto a determinate forze e magari non avere dubbi sulla matrice di quello che è accaduto. Il problema sarebbe risolto e si può dare una risposta molto più lineare, che non buttare la palla in calcio d'angolo. Anche perché, lo segnalo, visto che ho sentito il collega Fiano, forse il Partito Democratico trova una condivisione su alcuni punti - non so se questo accadrà - della mozione del centrodestra, una mozione che impegna il Governo ad adottare tempestivamente ogni misura prevista dalla legge per contrastare tutte, nessuna esclusa, le realtà eversive che intendano perseguire il sovvertimento dei valori fondanti, eccetera, eccetera, ma scusate, qualcuno di voi - lo dico ai colleghi del PD e ai colleghi che stanno in maggioranza e che hanno firmato questa mozione - ha il dubbio che il Governo non prenda tutte le iniziative necessarie per contrastare tutti gli estremismi, tutte le violenze e via dicendo? Perché se voi fate una mozione, vuol dire che avete un dubbio. Suggerisco, non a Fratelli d'Italia, ma a quelli che stanno al Governo, visto che avete Ministri, rappresentanti, numeri di telefono: maggioranza e Governo, cercate di garantirvi questa cosa, non con una mozione parlamentare, ma con un'azione all'interno del Governo, se avete questo dubbio. Io, francamente, questo dubbio non ce l'ho. Ma vorrei, preliminarmente, esprimere, senza alcuna remora, la totale condanna per quello che è successo il 9 ottobre, l'assalto alla CGIL. Per me è ancor più sentito, perché la mia cultura è una cultura radicale, è una formazione non violenta, da sempre e non da oggi. Chi delinque va fermato e punito con il codice penale. Chi delinque va fermato e punito con il codice penale (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Quella dello scioglimento deve essere - lo dico a tutti, perché poi sulle mozioni si prendono decisioni che possono essere anche pericolose - una decisione estrema, perché incide sul piano delicatissimo delle libertà e delle libertà di opinione. E secondo me, una decisione di questo tipo esprime più una debolezza da parte dello Stato, se è fatta direttamente dal Presidente del Consiglio e non come è successo in passato, piuttosto che un atto di forza. Lo Stato deve essere, nella risposta, superiore e più forte della violenza che gli si riserva contro. Le decisioni vanno prese sulla base del diritto, non della emotività o, peggio, della utilità politica. Non è un caso che le decisioni su Ordine Nuovo e Avanguardia Nazionale, che sono state prese per il loro scioglimento, sono arrivate a seguito di una sentenza della magistratura, come prevede la legge Scelba. Qualcuno, però, richiama anche, nella mozione del centrosinistra, l'emendamento del 1957 che inserisce la possibilità diretta del Governo, per necessità ed urgenza, di attivarsi. Ripeto, questa è la parte sostanziale della mozione, perché l'altra, non essendoci alcuna decisione della magistratura, è priva di logica, nel senso che, semmai, si potrebbe fare una richiesta al Governo, qualora ci fosse una decisione della magistratura. Allora, è necessario, a mio avviso, fare un confronto anche con i rispettivi contesti nei quali ci troviamo. Qualcuno ricorda – e, forse, qualcuno qui lo ricorda - che cosa succedeva negli anni Settanta? La violenza quotidiana, gli atti di terrorismo: caddero a terra - sono stati ricordati - servitori dello Stato, a cominciare da Occorsio, caduto a terra proprio perché, come magistrato, voleva procedere allo scioglimento di una forza. Ho finito, Presidente. A questo proposito, mi sia consentito di dire alla mia amica Giorgia Meloni di lasciare stare la strategia della tensione, se la paragona ad oggi: non sa che cosa fosse la strategia della tensione, a paragone di oggi. Ma qualcuno davvero in buona fede può paragonare quel clima, quelle organizzazioni e quei crimini con i fatti, pur gravissimi, accaduti sabato o, più in generale, in questi anni? Si può dire, ad esempio, che, se sabato vi fosse stata una gestione dell'ordine pubblico un po' diversa, e in questo c'è stata anche un'autocritica del Ministro Lamorgese, i manifestanti non sarebbero arrivati alla sede della CGIL e, quindi, si sarebbe evitata la devastazione che hanno prodotto e ci saremmo limitati a parlare di scontri tra polizia e manifestanti, come è accaduto tante volte? Lo vogliamo negare questo? Chi ha vissuto in prima persona le tensioni e la violenza degli anni Settanta, sa bene quanto quel contesto fosse molto più pesante e pericoloso di quello attuale. Ho finito, Presidente. Eppure, nonostante questo, allora non ci si appellò all'emendamento del 1957, non fu presa una decisione politica, ma si agì dopo le determinazioni dei giudici. La decisione di oggi sarebbe tutta politica, ancor più sulla spinta di una mozione parlamentare dettata da un fatto emozionale e inquinata dalla volontà di riprodurre uno scontro ideologico, che, per fortuna, in quei termini, oggi, non c'è più, con il rischio di non rendersi conto - e ho finito, Presidente – che, oggi, ce n'è uno diverso, ma non meno pericoloso, lo ha ricordato bene il direttore de Il Foglio, Claudio Cerasa, qualche giorno fa: quello del populismo e, peggio, del complottismo. Eh sì, perché mentre la gran parte si concentra su un gruppetto di delinquenti che aizzano le piazze alla violenza, si rischia, con il recondito obiettivo di diventare martiri del sistema, di sottovalutare il contesto di decine di migliaia di persone di destra, di sinistra e senza colore, che scendono in piazza con una violenza, magari meno materiale, ma non meno evidente, e che non potranno mai essere sciolte con un decreto del Presidente del Consiglio, ma solo con la tenuta e la contrapposizione di valori cardine della nostra democrazia (Applausi).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole De Maria. Ne ha facoltà.

ANDREA DE MARIA (PD). Grazie, Presidente. La nostra Camera dei deputati è chiamata oggi a un voto molto importante. Dobbiamo dimostrare di essere all'altezza del nostro alto ruolo istituzionale. Siamo, infatti, uno dei due rami del Parlamento dell'Italia democratica e repubblicana, le cui funzioni, la cui responsabilità e il cui ruolo si svolgono nell'ambito dei princìpi e delle regole della nostra Carta costituzionale, nata dall'antifascismo e della Resistenza. La mozione che abbiamo sottoscritto come Partito Democratico insieme ad altri gruppi parlamentari è, infatti, certamente un indirizzo al Governo, ma anche la manifestazione di un forte sostegno politico ad un'azione decisa e determinata dell'Esecutivo, che l'Esecutivo può e deve assumere. Infatti, siamo di fronte a eventi di straordinaria gravità. Permettetemi, a questo proposito, di ribadire la solidarietà alla CGIL per la devastazione della sua sede nazionale, agli operatori delle Forze dell'ordine, che sono stati feriti mentre difendevano le sedi istituzionali davanti alla stessa CGIL, al personale sanitario che è stato aggredito il 9 ottobre a Roma. Ma c'è molto di più di questa inaccettabile esplosione di violenza. È evidente che siamo di fronte a un vero e proprio piano eversivo di natura fascista contro la nostra democrazia. Si cerca di strumentalizzare la tragedia del COVID per attaccare le nostre istituzioni democratiche.

Le proteste contro il green pass - non maggioritarie nel Paese e, comunque, per quanto mi riguarda, sbagliate nei contenuti - sono certamente legittime e in democrazia devono potersi svolgere liberamente. Sono i movimenti eversivi neofascisti che ne fanno l'occasione per promuovere una deriva violenta e antidemocratica. Peraltro, così hanno sempre fatto i fascisti, hanno sempre giocato sulle paure, sul disagio sociale, sull'egoismo e sulla difesa dei privilegi - come spiegava benissimo Antonio Gramsci, parlando di sovversivismo delle classi dirigenti - su teorie del tutto infondate spacciate per verità scientifiche. Pensiamo alla propaganda contro gli ebrei, che ha creato il contesto per la Shoah, promossa dai nazisti e poi dai nazisti e dai fascisti.

Lo scioglimento di Forza Nuova e di tutti i movimenti di stampo neofascista rappresenta, quindi, un'azione volta a difendere libertà e democrazia per tutti i cittadini. Vi è, poi, il principio costituzionale che vieta la ricostituzione in qualsiasi forma del disciolto Partito Fascista. Nel dibattito pubblico troppe volte quel principio è stato considerato un retaggio obsoleto del passato, mentre ricordo che i padri costituenti ne avevano fatto un elemento centrale del nuovo assetto istituzionale democratico. Quello che è accaduto dimostra, ancora una volta, la loro lungimiranza. Già negli anni della cosiddetta Prima Repubblica, l'eversione neofascista, la strategia della tensione e la stagione drammatica delle stragi rappresentarono una minaccia permanente alla democrazia. Oggi il rischio eversivo proviene da movimenti neofascisti.

A questo proposito, voglio sottolineare come sia evidente il legame tra nostalgia del passato fascista ed azione eversiva, non solo perché i protagonisti spesso sono gli stessi, ma anche perché la nostalgia della dittatura e della violenza rappresenta in quanto tale una minaccia per la libertà di tutti. Per questo è importante impedire l'intitolazione di strade e piazze a esponenti del regime fascista e della Repubblica Sociale Italiana, la vendita di gadget inneggianti al fascismo e la propaganda sul web. Tornando alla mozione, voglio sottolineare, in questo mio intervento - non ho fatto e non farò nessuna polemica con altre forze politiche -, però, che siamo chiamati tutti, di fronte a quello che è accaduto, a una prova di responsabilità democratica. Per questo sarebbe stato meglio arrivare al voto con un'unica mozione che, come fa la nostra mozione, dicesse parole chiare sullo scioglimento di Forza Nuova. Anche chi viene da una storia che non si riconosceva nella Carta costituzionale dimostri ora che esiste una base comune tra tutte le forze politiche, quella della difesa intransigente delle istituzioni democratiche e del riconoscimento della fedeltà alla Costituzione, quale terreno comune di identità per tutti i partiti e per tutti i movimenti politici (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Non vi sono altri iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali delle mozioni. Secondo le intese intercorse tra i gruppi, sospendiamo a questo punto la seduta che riprenderà alle 15, con il seguito e le dichiarazioni di voto. La seduta è sospesa.

La seduta, sospesa alle 13.05, è ripresa alle 15.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ANDREA MANDELLI.

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Casa, Colletti, Comaroli, Davide Crippa, De Maria, Fassino, Gebhard, Giachetti, Lollobrigida, Lorefice, Mura, Pastorino, Perantoni, Andrea Romano e Serracchiani sono in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta odierna.

I deputati in missione sono complessivamente 112, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Si riprende la discussione delle mozioni.

PRESIDENTE. Riprendiamo la discussione delle mozioni concernenti iniziative volte a dare seguito al dettato costituzionale in materia di divieto di riorganizzazione del disciolto partito fascista.

Ricordo che nella parte antimeridiana della seduta si è svolta la discussione sulle linee generali.

Avverto che è stata presentata una nuova formulazione della mozione Molinari, Barelli, Lollobrigida, Marin e Lupi n. 1-00534. Il relativo testo è in distribuzione (Vedi l'allegato A).

(Parere del Governo)

PRESIDENTE. Il rappresentante del Governo ha facoltà di intervenire, esprimendo altresì il parere sulle mozioni presentate. Prego, sottosegretario Scalfarotto.

IVAN SCALFAROTTO, Sottosegretario di Stato per l'Interno. Grazie, Presidente. Per quanto riguarda i pareri del Governo, sulla mozione Serracchiani, Davide Crippa, Boschi, Fornaro, Schullian, Muroni ed altri n. 1-00524 (Nuova formulazione), il Governo si rimette all'Aula. Sulla mozione Molinari, Barelli, Lollobrigida, Marin e Lupi n. 1-00534 (Nuova formulazione), il Governo ugualmente si rimette all'Aula. Mentre sulla mozione Cabras ed altri n. 1-00535 abbiamo una richiesta di riformulazione; in particolare, si tratta di espungere i capoversi delle premesse dal quarto all'undicesimo, quindi, per capirci, dalle parole: “il suddetto gruppo”, fino alle parole: “da Stato autoritario” e anche di riformulare il dispositivo come segue: il primo punto diventa: “si impegna il Governo a garantire il massimo grado di libertà per tutte le manifestazioni pacifiche, così come previsto dall'articolo 17 della Costituzione e dalla normativa vigente”; il secondo punto diventa: “a valutare le modalità per dar seguito alle previsioni della legge 20 giugno 1952, n. 645, qualora risulti la riorganizzazione del disciolto partito fascista”.

(Dichiarazioni di voto)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Angiola. Ne ha facoltà.

NUNZIO ANGIOLA (MISTO-A-+E-RI). Presidente, cari colleghi, è con rammarico che prendo oggi la parola in quest'Aula, rammarico per il fatto che il Parlamento non sia riuscito neanche oggi a trovare una posizione unitaria. Quest'Aula si divide seguendo vecchie venature ideologiche, anche su fatti che avrebbero meritato una condanna unanime. Leggendo le mozioni del centrodestra e del centrosinistra, sulle quali il Governo si è rimesso all'Aula, a maggior ragione dopo i cambiamenti suggeriti dal Governo, non risultano, a noi della componente Azione, sostanziali differenze. Allora, viene da chiedersi perché non stiamo discutendo una sola mozione che sarebbe verosimilmente stata approvata con una larghissima maggioranza da quest'Aula, inviando al Paese un forte segnale politico. Se siamo tutti d'accordo che il vile assalto alla sede della CGIL non ha solo a che fare con l'ordine pubblico, ma costituisce - cito la mozione del centrodestra – “un'intollerabile lesione dei valori costituzionali del nostro sistema”, perché non siamo riusciti a trovare un compromesso in una mozione unica? Presidente, noi crediamo che siano gli stessi partiti che firmano le due diverse mozioni a voler alimentare in quest'Aula e nel Paese l'idea che esista una forte contrapposizione ideologica per militarizzare i propri elettorati e nascondere spesso un vuoto programmatico ideale; il risultato è che da decenni si vota sempre “contro” e mai “per”, mentre il Paese declina. Rappresento personalmente una forza politica, Azione, che è stata fondata proprio per superare i mulini a vento della guerra ideologica e concentrarsi con serietà e pragmatismo sulle soluzioni ai tanti problemi degli italiani.

Per tutti questi motivi, per condannare i fatti gravi di cui stiamo parlando e adottare tutte le misure necessarie per impedire che possano accadere nuovamente, dichiaro il voto favorevole della componente Azione, che io rappresento, su entrambe le mozioni del centrodestra e del centrosinistra, con il rammarico che siano due e non una sola. Voteremo contro, come indicato dal Governo, la mozione di L'Alternativa c'è.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Colucci, che si è aggiunto. Quindi, volentieri diamo la parola all'onorevole.

ALESSANDRO COLUCCI (M-NCI-USEI-R-AC). Presidente, grazie anche della cortesia. È stata una mattinata impegnativa. Ringrazio certamente il Governo per aver dato attenzione ad un'esigenza che, come centrodestra, abbiamo manifestato, perché sul merito della mozione ci sono aspetti importanti che ci uniscono e ci permettono di avere una posizione comune come centrodestra e noi ovviamente voteremo a favore della mozione di centrodestra; ci asterremo sulla mozione del centrosinistra e faremo una valutazione per quanto riguarda la terza mozione.

Crediamo che ci sia stata un'ampia strumentalizzazione su questo tema. Credo che nessuno possa dichiararsi favorevole alle iniziative violente nel momento in cui c'è la libertà di manifestare un pensiero e una posizione e, soprattutto, nessuno ha intenzione di avallare posizioni estremistiche. Ci è sembrato ci sia stato il tentativo di fare una narrazione rispetto a quella che è la cultura del centrodestra, che è totalmente diversa da come hanno cercato di dare l'impressione. Credo che la storia del centrodestra sia molto chiara, basata su principi di libertà, basata sulla condanna di tutte le violenze e di tutti gli estremismi. Credo che nella mozione che abbiamo presentato, nelle premesse, sia scritto con assoluta evidenza che si condannano estremismi di destra ed estremismi di sinistra, che sono i principi che in quest'Aula tutti dobbiamo affermare con forza. Credo che su questioni, invece, legate allo scioglimento di alcune realtà, il Parlamento abbia un obiettivo molto preciso: quello di fare le leggi e, se necessario, modificare le leggi che poi la magistratura deve applicare. Quindi, si possono dare indirizzi, si possono fare sollecitazioni, ma non dobbiamo sostituirci a chi, attraverso le leggi, ha tutto il potere e la possibilità di intervenire su gruppi estremisti che sono da sciogliere. Mi sembra si sia trovata una sintesi importante, ma l'elemento che noi sottolineiamo con forza è che il centrodestra è unito dagli stessi valori, dalle stesse convinzioni, condanna gli estremismi, è per la libertà e la democrazia. Credo che questo sia l'elemento più importante che in quest'Aula deve emergere unitamente alle posizioni di condanna che credo e penso che nelle dichiarazioni di voto tutti esporranno all'Aula.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Cabras. Ne ha facoltà.

PINO CABRAS (MISTO-L'A.C'È). Esordirò citando una frase di Frank Zappa, grande musicista e compositore: “la politica (…) è la sezione di intrattenimento dell'apparato militare-industriale”. Mi viene in mente questa frase assistendo alla surreale, lunga discussione su fascismo e antifascismo che produrrà oggi documenti giuridicamente debolissimi, non dico politicamente perché nascevano da roboanti dichiarazioni politiche. Nel mentre il Governo - l'apparato militare-industriale verrebbe da dire citando Zappa - usa mezzi da Stato totalitario per aggredire manifestazioni libere. Proprio oggi l'intervento della polizia al liceo Ripetta di Roma e lo sgombero al porto di Genova; l'altro ieri lo sgombero a Trieste, prima ancora la vergognosa gestione della piazza di Roma - sottolineo vergognosa gestione - irridente anche nei confronti di questo Parlamento nella ricostruzione presentata dalla Ministra (Applausi dei deputati del gruppo Misto-L'Alternativa c'è), che è quasi un punto di non ritorno della ostentazione di un disprezzo nei confronti della verità e del Parlamento.

Il Governo, mentre qui discutiamo di mozioni che hanno l'efficacia giuridica di un kiwi e la pregnanza amministrativa di un budino, prende decisioni sul futuro, mette al sicuro gli oligarchi e chi divora il Monte dei Paschi di Siena, prenota decisioni gravi sul PNRR, fa, insomma, quella politica delle persone serie, del vero potere, mentre qui ci trastulliamo con discussioni che porteranno a mozioni che hanno il valore di un ordine del giorno spento. QQuindi, sbrighiamoci a sbrigare questa pratica in cui siamo trattati come la sezione intrattenimento del potere hard dei tecnici del “Draghistan”. Credo che ci siano state molte amnesie da parte di chi ha usato, in modo caricaturale, la carta dell'antifascismo come arma di distrazione. La manifestazione di Roma, da cui è nato lo spunto, vedeva masse non violente partecipare, in modo festoso, pulito; c'è stata una frangia violenta, che è stata docilmente accompagnata ad assaltare la sede del sindacato CGIL, con la scorta della “polizia ondulatoria” (Applausi dei deputati del gruppo Misto-L'Alternativa c'è). Quindi, cosa ci rimane da fare, in questi casi? Accertare i fatti, punire i colpevoli, disarticolare le associazioni a delinquere. Fine. Bisogna semplicemente far agire la legge; la legge c'è, ce l'abbiamo. Che indicazioni dobbiamo dare al Governo di più, su questa materia? Infatti, ieri al Senato, e oggi alla Camera, tutta questa roboante azione di convincimento pubblico che esisteva una spaventosa emergenza antifascista si è risolta in una bolla di sapone. È il segno di un uso molto caricaturale di un tema, invece, molto serio, come quello del fascismo. Pensiamo, ad esempio, alla sua dimensione internazionale. Le istituzioni europee, in questi ultimi 10 anni, NATO, Unione europea, Parlamento europeo, Consiglio d'Europa hanno via via accettato la presenza di una memoria, se non nazista, sicuramente aggressiva verso gli antinazisti, nei Paesi dell'Est ed è la seconda gamba dell'Europa che ha una memoria opposta all'antifascismo, pure ormai di facciata della parte occidentale; c'è una memoria che si rifà al nazismo, alle SS, che si è rafforzata nell'Europa orientale, con una complicità di una parte delle classi dirigenti occidentali. Si è, nel contempo, rafforzato, in Europa occidentale, un antifascismo di nuovo conio, con tratti di intolleranza per come assimila fascismo a ciò che non lo è e, spesso, viene usato paradossalmente per giustificare torsioni autoritarie, censure, caccia alle streghe, cioè quello che un tempo avremmo definito come fascista.

Quindi, certo condanna del fascismo del ventesimo secolo, quello sconfitto, del PNF, condanna delle organizzazioni violente, certo, e loro disarticolazione con gli strumenti della legge. Però, dobbiamo individuare le nuove forme di totalitarismo, per essere anche capaci di un'autocritica, quella che ci suggeriva Pasolini, in tanti suoi scritti, o quella di Brecht, che diceva che il nuovo tipo di fascismo, una volta che sarà esportato in America, si chiamerà democratico. In questa America allargata che siamo tutti noi dobbiamo vedere i germi di un nuovo totalitarismo; lo vediamo nelle censure, in Facebook, in tanti strumenti che regolano la vita pubblica contemporanea e che impediscono una discussione serena, lo vediamo anche nelle intolleranze, negli atti violenti.

Quindi, la nostra dichiarazione di voto è per una mozione equilibrata come la nostra. Credo che questo sia uno strumento utile per combattere fascismi, vecchi e nuovi (Applausi dei deputati del gruppo Misto-L'Alternativa c'è).

PRESIDENTE. Mi permetta onorevole Cabras, ma in merito alla riformulazione che ha proposto il sottosegretario Scalfarotto? Se può annunciare se accetta o non accetta la riformulazione proposta dal sottosegretario Scalfarotto.

PINO CABRAS (MISTO-L'A.C'È). Stiamo valutando ancora e poi forniremo tutte le nostre indicazioni.

PRESIDENTE. Se riuscite a dirci se accettate o no perché, ovviamente, questo è importante per la Presidenza.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Fornaro. Ne ha facoltà.

FEDERICO FORNARO (LEU). Grazie, signor Presidente. Rappresentante del Governo, colleghi. Lo dico subito con forza: trovo e troviamo inaccettabile il tentativo di buttarla in caciara - si potrebbe dire - di mettere insieme tutto e il contrario di tutto, dai temi della violenza, della nonviolenza, fascismo, comunismo, tutto messo insieme, come se fossero cose indistinte. Guardate che mescolare tutto non serve alla causa della democrazia ed è un insulto alla storia (Applausi dei deputati del gruppo Liberi e Uguali). È un insulto, innanzitutto, alla storia di chi ha pagato con la vita la lotta contro il fascismo, è un insulto alla nostra Costituzione. Ancora una volta mi pare che, in questi giorni, dopo le vicende del 9 ottobre, non si siano voluti fare fino in fondo i conti con la storia e che ci sia ancora una parte della politica italiana che, fino in fondo, quei conti non li ha fatti, e non li vuole fare. Per cui credo che le vicende del 9 ottobre, che hanno generato la mozione che anche noi abbiamo sottoscritto, vadano inquadrate da un punto di vista storico, uscendo quindi dal contingente.

Il fascismo è un fenomeno storico determinato temporalmente. È un regime che nasce con la marcia su Roma, con la conquista violenta del potere, il 28 ottobre 1922. Lo squadrismo - ho sentito qui fare riferimenti giornalistici allo squadrismo rosso - è storicamente determinato: è lo strumento, militarizzato, attraverso il quale i fasci di combattimento attuano una sistematica distruzione di tutte le sedi delle organizzazioni e delle istituzioni operaie. L'ho già ricordato l'altro giorno, ma, se mi consentite, lo ripeto. Soltanto nel primo semestre del 1921, 100 anni fa, nei primi sei mesi di quell'anno furono saccheggiate, incendiate e distrutte 726 sedi delle istituzioni operaie, 119 sedi di camere del lavoro, 59 case del popolo, 107 cooperative, 83 leghe contadine. Questa è storia, ed è una storia che noi sentiamo ancora viva (Applausi dei deputati del gruppo Liberi e Uguali), perché non sono soltanto distruzione di simboli: ci sono state decine di morti, centinaia di feriti. E, guardate, poi c'è l'ideologia fascista. L'ideologia fascista non finisce con il regime fascista; l'ideologia fascista è stata alimentata in tutto il secondo dopoguerra, in Italia e non solo, dalla cultura, dalla memorialistica, dalle organizzazioni dichiaratamente neofasciste. Accanto a questo, si è sviluppato un fenomeno ancor più pericoloso, un fenomeno revisionista che, potrebbe sembrare un ossimoro, sta sotto il termine - e uso il termine di Emilio Gentile - di defascistizzazione, un tentativo cioè di disegnare un fascismo buono, contrapposto con quello cattivo, che inizia dopo le leggi razziali del 1938 e l'alleanza con Hitler che ci porta alla guerra, nel solco di quegli “italiani brava gente” che è ampiamente smentito da tutte le ricerche storiche, per esempio, sul nostro colonialismo. Accanto a questo, utilizzando gli strumenti più moderni, quelli dei social, è in atto da tempo l'alimentazione del mito di Mussolini, il Mussolini che fece anche cose buone, un tentativo cioè di defascistizzare il fascismo, perché il dato storico è che il fascismo fu in Italia e solo in Italia. Questa è la specificità che in quest'Aula non si può continuare a negare. Fu una dittatura, con morti e torture, che portò l'Italia in una guerra con centinaia di migliaia di morti, fu la negazione della libertà. E a quella fu data una risposta. Noi siamo qui, in questa sede libera e democratica, perché ci fu chi disse di no, chi combatté, chi morì. Furono i partiti antifascisti, furono i partigiani, furono quelli che tra di loro si chiamavano patrioti (Applausi dei deputati del gruppo Liberi e Uguali). Invece, quelli che oggi riecheggiano i patrioti si dimenticano che la Repubblica sociale fu un Governo collaborazionista di uno Stato invasore, com'era la Germania hitleriana. E, guardate, c'è un altro punto. Durante l'inizio dei lavori preparatori per la Costituente, un ordine del giorno liberale proponeva che la Costituzione fosse definita “afascista”. Si alzò in quest'Aula Aldo Moro a ricordare, invece, che proprio in ragione dei sacrifici, delle lotte, della Resistenza, questa era, doveva e continua ad essere una Costituzione antifascista (Applausi dei deputati del gruppo Liberi e Uguali)! L'antifascismo è alla base della nostra democrazia, della nostra Costituzione e della nostra libera convivenza!

Adesso passiamo all'oggi. Perché abbiamo avuto questa reazione? Perché la devastazione della sede nazionale della CGIL ha fatto scattare un meccanismo di reazione? Per le cose che ho detto prima, per il simbolo rappresentato, per quello che ricordava in quelle immagini! Abbiamo rivisto le forme di aggressione nei confronti delle istituzioni dei lavoratori. Il sindacato è un pezzo fondamentale della democrazia italiana! Ecco perché è stata giusta la reazione e, poi, non ci si dica che abbiamo utilizzato questo per ragioni meramente elettorali. I tentativi di infiltrazione noi li denunciamo da tempo. Ci sono nostre interrogazioni a cui il Governo risponde che era vero che, durante il lockdown c'era un chiaro tentativo di strumentalizzare un disagio sociale, una difficoltà di una parte consistente della popolazione, esattamente come oggi si cerca di incistare quel tentativo di infiltrazione su un movimento diverso, multiforme, come quello contrario al green pass. Dobbiamo chiederci da dove arrivano, però, i soldi per alimentare tutto questo movimento, questo reticolato di organizzazioni, in alcuni casi anche di associazioni di promozione sociale, perché CasaPound, per esempio, non apre più sezioni: apre associazioni di promozione sociale, sfruttando il codice sul Terzo settore, per bypassare, ovviamente, la legge, in particolare quella che vieta la ricostituzione del partito fascista. In altri termini, l'attacco alla CGIL è stata la punta di un iceberg, come ha detto il collega Fratoianni prima di me: da quanto tempo un giornalista come Paolo Berizzi denuncia le infiltrazioni, denuncia la presenza di simbologia nazista? Da quanto tempo è costretto a stare sotto tutela? Eppure, la politica sembra essersi girata dall'altra parte. Ecco, è l'ora di finirla: non possiamo più continuare a girarci dall'altra parte. L'attacco alla CGIL rappresenta, da questo punto di vista, un confine, che, se superato, ci porta in terre ignote: ciò non è accettabile. L'attacco alla CGIL è l'attacco a un simbolo, esattamente come erano attacchi ai simboli quelli del 1921. Quindi, non c'è spazio, non ci può essere cittadinanza democratica a chi si rifà, in via diretta o indiretta, al fascismo come fenomeno storico e all'ideologia fascista. Ecco perché rivendico che la mozione che abbiamo sottoscritto tutti noi, deputati di Liberi e Uguali, a differenza di altre, non confonde, non cerca in qualche modo di mettere insieme cose che insieme non stanno, perché quella vicenda, quello che è successo il 9 ottobre, necessita di una risposta puntuale, precisa, chirurgica, in applicazione della legge. È questo quello che chiediamo al Governo, che formazioni come Forza Nuova e non solo vengano messe fuorilegge, perché sono fuori legge, sono contro la Costituzione, sono contro la storia del nostro Paese (Applausi dei deputati dei gruppi Liberi e Uguali e Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Gagliardi. Ne ha facoltà.

MANUELA GAGLIARDI (CI). Grazie Presidente. Membri del Governo, colleghe e colleghi, oggi ci troviamo a discutere e ad analizzare, come è giusto che faccia il Parlamento quando si verificano certi fatti così gravi che creano allarme sociale, quanto accaduto sabato 9 ottobre a Roma. Abbiamo tutti negli occhi quelle immagini di violenza che, prima di affrontare ogni altra analisi e considerazione, voglio condannare duramente, perché la violenza non ha mai ragione e non deve mai essere sottovalutata. Doveva essere una manifestazione pacifica e, per larga parte, è stata così: No-vax e no-green pass, di cui sostengo fermamente il diritto a manifestare, ma di cui non condivido il contenuto. Infatti, signor Presidente, noi di Coraggio Italia abbiamo sempre sostenuto la necessità di vaccinare il maggior numero di persone possibile e abbiamo sempre parlato di green pass come strumento di libertà. Siamo convinti che debba vincere la scienza, non gli stregoni o le fake news. Abbiamo un vaccino che è stato preparato dalla comunità scientifica mondiale e che ci sta permettendo di far tornare a vivere il Paese. Per questo, vorrei ringraziare il generale Figliuolo per il lavoro che ha fatto e il Governo Draghi che ha segnato un netto cambio di passo con il precedente Governo (Applausi dei deputati del gruppo Coraggio Italia), consentendoci, grazie alle scelte messe in campo con decisione, di ripartire. Come dicevo prima, quindi, pur non condividendo quella piazza, signor Presidente, ribadiamo che il diritto a manifestare è sacro ed è garantito dalla nostra Costituzione: diritto e libertà di poter esprimere il proprio pensiero e le proprie idee, purché lo si faccia in un contesto di manifestazioni pacifiche. Purtroppo, quel giorno abbiamo visto, invece, quello che non vorremmo mai vedere; abbiamo visto usare violenza e aggredire le nostre Forze dell'ordine (Applausi dei deputati del gruppo Coraggio Italia), a cui vorrei esprimere il più grande ringraziamento, da parte mia e di tutto il gruppo di Coraggio Italia, per quello che hanno fatto quel sabato ma anche per quello che fanno tutti i giorni, cioè garantire la sicurezza dei cittadini e del Paese. Noi saremo sempre, senza se e senza ma, dalla loro parte, così come siamo dalla parte dello Stato, signor Presidente, indipendentemente dal colore del Governo politico.

È stata assaltata e vandalizzata la sede di un sindacato. Danneggiare gli uffici della CGIL è stato un atto criminale, così come lo è stato lanciare le bombe carta contro le Forze dell'ordine (Applausi dei deputati del gruppo Coraggio Italia). Atto criminale e vile è stato l'assalto al Policlinico Umberto I, contro medici, infermieri e operatori sanitari che da più di 1 anno e mezzo si battono tutti i giorni contro la malattia e che dovremmo continuare a ringraziare per quello che hanno fatto e che fanno per noi, per essere stati i nostri eroi (e non lo dovremmo continuare a dimenticare); hanno lavorato giorno e notte per garantire a ognuno di noi di avere le cure. Hanno rischiato la loro vita quando non c'era il vaccino e questi atti violenti, tutti questi atti violenti, vanno fermamente condannati. Noi abbiamo chiesto più volte, durante le prime manifestazioni e i primi attacchi, anche verbali sui social, come per esempio quelli ricevuti dal mio presidente di regione, il presidente Giovanni Toti, pugno duro da parte del Governo, un segnale contro i violenti, perché riteniamo che siano cose inaccettabili; l'abbiamo fatto per tutti, abbiamo espresso solidarietà a tutti, ai nostri alleati e ai nostri avversari politici, perché le aggressioni non possono mai essere sottaciute indipendentemente da chi le riceve, amici o avversari che siano. Non ci sono violenze più gravi o meno gravi, di serie A o di serie B: le violenze sono tutte da condannare! Sabato 9 ottobre a Roma abbiamo assistito a episodi di violenza inaccettabili, da condannare, e chi se ne è reso responsabile dev'essere assicurato il prima possibile alla giustizia e punito duramente (Applausi dei deputati del gruppo Coraggio Italia). In quest'Aula tutti abbiamo già fermamente condannato queste violenze e chi le ha commesse, signor Presidente, e ribadiamo questa ferma condanna anche oggi, con le mozioni che abbiamo sottoscritto e che andremo a votare.

Il nostro ordinamento, inoltre, prevede diverse forme di controllo e restrizione relativamente alla nascita di nuove formazioni del disciolto partito fascista e di ogni altro movimento sovversivo estremista e violento. È evidente che, dove si usi il richiamo al fascismo, siano previste delle restrizioni. I nostri padri costituenti volevano evitare che nascessero nuovi movimenti sovversivi attraverso l'introduzione di quelle norme, facendo riferimento alla storia, perché noi siamo contro il fascismo che rappresenta la pagina più brutta di quella storia (Applausi dei deputati del gruppo Coraggio Italia), di quanto è accaduto nella Seconda guerra mondiale, che non dovrà mai più accadere nel nostro Paese e che, però, non dobbiamo dimenticare. Naturalmente, noi condanniamo, oltre al fascismo, tutti gli episodi di violenza. Quindi condanniamo sicuramente quanto è avvenuto il 9 ottobre per mano degli estremisti di Forza Nuova.

Chiediamo che la giustizia sia dura questa volta. Però, vogliamo anche dire che tutte le violenze sono inaccettabili, sia che esse vengano dai fascisti, sia che vengano dai centri sociali, sia che vengano da altre forze che magari non sono identificabili come destra, sinistra o centro, perché sono dei delinquenti. Infatti, le persone che le pongono in essere sono dei delinquenti e i delinquenti devono essere chiamati con il loro nome, signor Presidente, e devono pagare il prezzo delle loro condotte.

Il dibattito politico che è scaturito dagli eventi è sano e, infatti, oggi ci porta a votare delle mozioni che hanno tutte come base la condanna alla violenza e al fascismo e il ripristino della legalità sancita dalla nostra Costituzione, che afferma che non ci possono essere partiti che si richiamano al fascismo così come a ogni altro movimento sovversivo. Non ci devono più essere violenti neanche nelle tastiere dei pc, però, o nelle manifestazioni. Deve prevalere la forza della parola e della ragione e un po' questo passaggio dipende anche da noi e dai toni che a volte la politica usa (Applausi dei deputati del gruppo Coraggio Italia).

La nostra è una mozione di ferma condanna al fascismo e a tutte le violenze di tutte le formazioni che tentino di sovvertire i valori fondamentali dell'ordinamento e speriamo per questo che la magistratura intervenga presto. Se la magistratura dirà che devono essere chiusi, che il movimento di Forza Nuova dovrà essere chiuso - e, quindi, tutti i partiti che ne possono derivare - come la Costituzione prevede, noi daremo il nostro convinto sostegno al Premier Draghi. Il Parlamento, con queste mozioni, oggi ribadisce, a nome di tutti gli italiani, il “no” al fascismo così come, a nome di tutti gli italiani, il “no” a tutti i totalitarismi, perché i morti per mano delle estreme destre o delle estreme sinistre restano vittime e non importa chi sia il carnefice. Noi siamo per la libertà, signor Presidente, e siamo per la democrazia. Siamo contro le dittature, che purtroppo ancora oggi vediamo nel mondo e che dobbiamo tutti insieme cercare di combattere. Per queste ragioni, a nome di Coraggio Italia dichiaro il voto favorevole sulla mozione di centrodestra, che abbiamo sottoscritto; per accordo con i gruppi, ci asterremo sulla mozione del centrosinistra e voteremo contro sulla mozione dell'onorevole Cabras. Tutti uniti per dire “no” al fascismo (Applausi dei deputati del gruppo Coraggio Italia)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Nobili. Ne ha facoltà.

LUCIANO NOBILI (IV). Presidente, onorevoli colleghi, membri del Governo, non si affronta a cuor leggero la discussione che svolgiamo oggi, dopo che l'hanno fatta i nostri colleghi del Senato, che riguarda i gravissimi e inaccettabili atti di violenza dello scorso 9 ottobre. Non si affronta a cuor leggero per molte ragioni. Non si affronta a cuor leggero per le troppe timidezze, i troppi balbettii e le troppe paure nel definire l'aggressione vigliacca ai medici e agli infermieri del Policlinico Umberto I, gli eroi nella lotta quotidiana al COVID, e non si affronta a cuor leggero per i balbettii nel definire l'aggressione vigliacca alla sede del sindacato, alla sede della CGIL, con immagini che contemporaneamente ci hanno restituito sia le immagini recenti, degli ultimi mesi, di Capitol Hill, sia - e questo è più grave e più pesante per noi - il ricordo di quello che succedeva anche nelle sedi dei sindacati - è stato ricordato poco fa - negli anni più bui e più tristi della nostra storia. Non c'è stato il coraggio - o c'è stata troppa lentezza - nel definire quell'aggressione per quello che è stata: un'aggressione squadrista di stampo neofascista avvenuta nella capitale d'Italia, città medaglia d'oro per la Resistenza, peraltro a pochi giorni dalla tristissima e buissima ricorrenza del 16 ottobre 1943, una delle pagine più dolorose, più tristi e amare che la mia città abbia mai conosciuto.

Non si affronta a cuor leggero perché poi dobbiamo tutti fare lo sforzo di essere uniti nella condanna di quello che è accaduto e uniti cercando di sottrarre sia all'emotività sia alla polemica politica quello che è accaduto. Non si affronta a cuor leggero perché non si tratta, seppure nell'eclatanza di quello che abbiamo visto, di un episodio isolato, perché, come ci è stato raccontato da numerose inchieste giudiziarie, si tratta di una spirale di violenza a opera di Forza Nuova e di altri movimenti della galassia neofascista, di una recrudescenza di violenze, di aggressioni e di minacce anche a liberi cittadini e a giornalisti. Come non ricordare - è già stato fatto - il lavoro meritorio di Paolo Berizzi e come questo lo abbia portato a vivere sotto tutela e sotto scorta (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva).

Siamo di fronte a quella che il Ministro Lamorgese ha definito un'inquietante carica eversiva e a tentativi numerosi e ripetuti di infiltrazioni tra le legittime proteste di un tessuto economico e sociale provato dalla pandemia e per questo magari più permeabile. Parliamo di un rischio evidente, di un rischio grande. Se in questi anni le istituzioni sono state più forti, più aperte, più tolleranti, allargando le maglie del recinto democratico fino a permettere le attività di queste forze politiche e, in taluni casi, anche la loro partecipazione alle elezioni, è stato un atto di forza delle nostre istituzioni democratiche ma non è un'attenuante. Anzi, è un'aggravante, una ragione per essere più rigorosi oggi, non meno rigorosi, perché, se da un lato c'è l'insopprimibile libertà d'opinione, la libertà di associazione sancita dall'articolo 49 della Costituzione, la libertà di manifestazione, dall'altro, di fronte a una minaccia di questo genere per la nostra democrazia occorre rigore e fermezza. Per questo sono sbagliati i distinguo, per questo è sbagliato non aver partecipato alla manifestazione della CGIL e dei sindacati a San Giovanni, perché la minaccia non riguarda questo o quel sindacato o i milioni di lavoratori che rappresentano, la minaccia riguarda tutti noi (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva). Quanto più siamo distanti dalla piattaforma politica di chi è aggredito, tanto più dobbiamo essere vicini, tanto più dobbiamo essere presenti, e per questo ha poco senso la pur comprensibile condanna di tutte le altre forme di violenza. Ho letto la mozione del centrodestra, ci asterremo. Noi siamo sempre in prima linea nella condanna, sempre in prima linea nel sostegno e nella vicinanza alle Forze dell'ordine, che spesso sono le principali vittime di queste violenze, ma non ha tanto senso costruire questi paragoni, perché qui non discutiamo di una classifica delle violenze, non discutiamo di una classifica dei pericoli. Qui discutiamo di cosa ci tiene insieme, discutiamo di qual è il perimetro intorno al quale, dentro questo emiciclo, ci sentiamo uniti, cosa tiene insieme questo Paese, il nostro popolo italiano. La Costituzione, la lotta antifascista (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva), la resistenza e il 25 aprile non sono il patrimonio di una parte politica, sono il DNA della nostra patria, sono l'atto di nascita della nostra Repubblica, e su questo non può esserci defezione, non può esserci tentennamento. La nostra Costituzione, con la disposizione transitoria e finale, e la legge Scelba del 1952 non danno il potere al Parlamento e al Governo di sciogliere un partito avversario, non ci danno un potere di arbitrio di una maggioranza rispetto a una minoranza ma vietano la ricostituzione, sotto qualsiasi forma, del partito fascista e ordinano lo scioglimento di qualsiasi movimento politico che riprenda quelle attività, quella ideologia e quelle modalità, che si richiami all'antisemitismo, che nell'agire politico utilizzi metodi squadristici, che dichiaratamente e comprovatamente si richiami all'ideologia fascista.

C'è un limite nel nostro ordinamento costituzionale, solo quello. Siccome ho sentito colleghi preoccupati dall'ipotesi di un arbitrio, che il Parlamento possa oggi con una maggioranza votare arbitrariamente lo scioglimento e la richiesta al Governo di agire in questo senso, c'è solo un limite nel nostro ordinamento costituzionale, che è esattamente questo. Quell'orrore, quell'incubo che abbiamo conosciuto e che non può in nessuna forma tornare. Ci sono precedenti molto chiari: lo scioglimento di Ordine Nuovo nel 1973, di Avanguardia Nazionale nel 1976, del Fronte nazionale nel 2000. Sono precedenti che hanno portato ancora con sé strascichi inquietanti. Come non ricordare che, proprio per aver determinato lo scioglimento di Ordine Nuovo nel 1973, a non tanta distanza dalla sede della CGIL, un magistrato coraggioso come Vittorio Occorsio è stato assassinato per quella scelta e per il coraggio di quella scelta (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva)! Quindi discutiamo di questo, di cosa ci tiene insieme, e per questo è davvero irresponsabile, visto che parliamo di fascismo e visto che parliamo di violenza politica, ascoltare le affermazioni di tanti colleghi, di alcuni esponenti politici molto importanti.

Penso a quando ho ascoltato, in quest'Aula, le parole “strategia della tensione” rispetto alle iniziative del Governo o a quando ho ascoltato esponenti politici parlare di “segregazione” a proposito del green pass. Questo cammino di unità, questo cammino comune nella condanna e nella richiesta di procedere con fermezza e con determinazione deve essere di tutti e deve guidarci nella nostra attività politica anche a un utilizzo più responsabile delle parole. Per questo il nostro appello è quello a lavorare insieme in questa direzione, anche attraverso mozioni diverse, anche attraverso punti di partenza diversi, per quel tessuto che ci deve tenere insieme e che non può essere, in nessun caso, equivocato.

Per questo il voto favorevole di Italia Viva alla mozione (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, e mi fa particolarmente piacere dargli la parola, l'onorevole Foti. Ne ha facoltà (Generali applausi).

TOMMASO FOTI (FDI). Signor Presidente, colleghi, consentitemi di ringraziare voi tutti e il presidente Lollobrigida per avermi dato la possibilità di intervenire oggi, in questa dichiarazione di voto, dopo mesi di prolungata assenza, che peraltro dovranno trovare una ulteriore proroga (Applausi). Voglio subito sgombrare il campo da un equivoco che è stato presentato: il Parlamento, di per sé e di propria iniziativa, non può, per legge e per Costituzione, sciogliere alcun partito politico. Questo non lo diciamo noi di Fratelli d'Italia, per un tema di propaganda politica; lo dice prima la norma XII della Costituzione, la norma, voglio dire, non solo transitoria, ma finale della Costituzione, lo dice chiaramente la legge Scelba. E allora, al di fuori della propaganda politica che è stata fatta anche dai palchi e soprattutto dai palchi, in questo periodo, noi vogliamo dire alto e forte che, se il Governo ravvede le condizioni per l'applicazione dell'articolo 3, comma 2, della legge Scelba, e cioè di procedere, con decreto-legge, all'immediato scioglimento di Forza Nuova e di tutte quelle organizzazioni che possono essere punibili ai sensi della legge Scelba, noi non abbiamo alcuna difficoltà (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia), perché noi con questa gente non abbiamo mai avuto, come Fratelli d'Italia, nulla da spartire!

E dirò di più: anche vent'anni fa, se si fosse voluto, Forza Nuova poteva essere messa fuori legge, perché il 9 gennaio 2001, nella Commissione stragi, presidente Pellegrino, si discusse non a caso dello scioglimento e dell'ipotesi di scioglimento di Forza Nuova, e l'onorevole Fragalà di Alleanza nazionale ebbe a presentare una parte di una relazione, approvata nel 1991 dal Parlamento europeo, dalla quale risultava che il signor Roberto Fiore, il padre padrone di Forza Nuova, è un agente dei servizi segreti britannici (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Ma dirò di più, amici e colleghi, solo sul piano politico: il 26 giugno 2019 l'Associazione Nazionale Partigiani d'Italia ebbe a presentare una formale denuncia alla procura della Repubblica, con 40 episodi denunciati, che voleva e presupponeva che si esercitasse l'azione penale nei confronti di Forza Nuova, di CasaPound e di una serie di organizzazioni neofasciste. Si poteva fare, se vi fosse stata la volontà politica del Governo “Conte 1”, come del Governo “Conte 2”; la stessa persona, Conte (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia), che oggi dichiara di essere favorevole all'adozione di quel decreto-legge, perché quando era Presidente del Consiglio non lo ha fatto? Perché quando era Presidente del Consiglio ha fatto lo gnorri?

E, allora, tanto per essere chiari, noi avremo un voto - un voto distensivo, io penso - in questo ramo del Parlamento rispetto alle mozioni al nostro esame. Ma voglio anche dire di più: se un Governo non ravvede, sotto la propria responsabilità, in una situazione come questa, i requisiti di necessità ed urgenza per intervenire con un decreto-legge, forse più che una mozione di indirizzo serviva verso il Governo una mozione di sfiducia (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

Voglio essere chiaro, voglio che finalmente vi sia chiarezza: noi abbiamo condannato - da subito, senza riserva alcuna! - l'assalto alla sede della CGIL, non solo attraverso le agenzie di stampa, ma con una delegazione che, il giorno dopo, è andata dal segretario Landini (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia), guidata dal presidente Lollobrigida, dal Vicepresidente della Camera, Rampelli, dall'onorevole segretario regionale del Lazio, Trancassini, e abbiamo espresso la nostra piena solidarietà di fronte a quell'atto, che non abbiamo difficoltà alcuna a definire di violenza fascista!

L'onorevole Meloni aveva 31 giorni nel 1977, quando si verificò un altro episodio di grandissima violenza politica, quello che è passato alla storia come la cacciata di Lama dall'Università di Roma. Rispetto a quell'episodio, che allora tanti gruppi non ebbero il coraggio di condannare, visto che la Repubblica vuol fare le pulci alla nostra parte politica, vi leggerò la prima pagina del giorno dopo. Sottotitolo: il comizio di Lama scatena gravi incidenti tra gli autonomi e i comunisti. Titolo: la rabbia studentesca esplode all'Università di Roma. Al riguardo, noi questo equivoco non l'abbiamo mai avuto, (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)!

E consentitemi anche di trattare una parte un po' più politica. Ci sono state chieste risposte e non so per quale ragione, ancora oggi, ci vengono chieste alcune risposte; ma le diamo senza riserva alcuna. Fratelli d'Italia non ha alcuna riserva a condannare tutti i totalitarismi che hanno insanguinato la storia e che hanno provocato tragedie nel Novecento. Noi non abbiamo riserve nel condannare il fascismo, il nazionalsocialismo e il comunismo (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)! Dirò di più: noi non abbiamo alcuna contiguità o attiguità con gruppi neofascisti, neonazisti e tanto meno nazi-maoisti, questo sia ben chiaro. Proprio per questa ragione, al di là delle mozioni di oggi, se si vorranno approvare specifiche leggi che colpiscano, non soltanto sotto il profilo della condanna culturale e morale, tutti i totalitarismi, tutti coloro che si preoccupano di organizzare, nella società, associazioni che mirano a propagandare quei totalitarismi, quelle associazioni che nelle loro finalità, nelle loro azioni vogliono, o si illudono, di poter sostituire alle istituzioni democratiche quei fantocci di istituzioni che sono proprie dei totalitarismi (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia), Fratelli d'Italia c'era, Fratelli d'Italia c'è e ci sarà (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). A testimonianza di questa nostra ben precisa volontà, rivendico al gruppo parlamentare di Fratelli d'Italia di aver fatto inserire, nella nostra mozione del centrodestra unito, un passaggio ben chiaro, che voglio rileggere e che mi auguro abbia l'unanimità dei consensi da parte del Parlamento, laddove si condannano le aggressioni, anche di natura antisemita e antisionista provenienti da estremisti di destra legati ad alcune organizzazioni neofasciste e da estremisti di sinistra legati ad alcuni centri sociali. Questa è chiarezza, politica, morale, parlamentare (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)!

Voglio anche dire che, in questa brutta conclusione della campagna elettorale per le elezioni amministrative di Roma, dove - consentitemi di dirlo - si è finito molto per parlare di fascismo e antifascismo e molto meno dei problemi reali delle città, delle soluzioni che i candidati sindaci avevano per le città, ebbene, quel manganello mediatico - lasciatemelo dire - politico mediatico, utilizzato nei confronti dell'onorevole Meloni (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia) e del gruppo parlamentare di Fratelli d'Italia, se lo potevano risparmiare in tanti! Cito uno per tutti, un articolo de la Repubblica nel quale - addirittura, udite udite! - tra le censure rivolte all'onorevole Meloni vi è il fatto di essere appassionata di quel genere fantasy e delle letture di quel tal Tolkien che pare, nella sua trilogia, aver peraltro venduto 150 milioni di copie del libro in tutto il mondo.

Allora, se qualcuno si illude o ha la necessità di andare a scavare in un passato che non c'è, in una convivenza che non c'è, se qualcuno ha questa curiosità, se qualche giornalista de la Repubblica vuole andare alla ricerca di qualche scoop giovanile potrebbe andare a vedere, magari sulle fascistissime riviste dei giovani universitari fascisti, qualche articolo firmato da qualcuno tra coloro che sono stati i fondatori de la Repubblica. Ogni riferimento al dottor Eugenio Scalfari è puramente voluto (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)! In conclusione, noi ci siamo e ci siamo apertamente per tutto quello che questo Parlamento vorrà decidere, per realizzare ancora meglio di oggi i principi di libertà, di democrazia, ma anche di chiusura netta e totale nei confronti di qualsiasi totalitarismo. Ma se qualcuno pensa di tenere sotto scacco Fratelli d'Italia, se qualcuno pensa o si illude che nella nostra battaglia politica parlamentare - che, vorrei aggiungere, è stata una battaglia politica parlamentare di opposizione costituzionale e repubblicana - noi si faccia un solo millimetro indietro rispetto alla nostra opposizione che abbiamo lealmente fatto nei confronti del Governo “Conte 1”, nei confronti del Governo “Conte 2” e anche, consentitemelo, nei confronti del Governo Draghi, si sbaglia di grosso! Io non ho la sfera magica di cristallo. Io mi auguro che, alle prossime elezioni politiche, ci sia un leale confronto tra tesi contrapposte e mi auguro soprattutto, per la lealtà, per l'impegno, per il coraggio che Fratelli d'Italia ha sempre messo nelle sue battaglie, che noi si possa essere artefici della vittoria del centrodestra unito, quel centrodestra che in modo unito oggi ha sottoscritto questa mozione.

Voglio dire anche una cosa in più, in conclusione: quei sognatori che - legati dagli stessi valori di libertà, di democrazia, di Patria, di onestà, di coerenza - un giorno del mese di dicembre del 2012 ebbero a costituire Fratelli d'Italia, un partito che qualcuno si illudeva durasse qualche settimana, sono ancora qui, su questi banchi, orgogliosamente a registrare che la loro azione oggi è diventata un punto di riferimento costante per la grande maggioranza degli italiani di questo Paese (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia - Congratulazioni).

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Foti, un augurio sincero. Ha chiesto di intervenire l'onorevole Cattaneo. Ne ha facoltà.

ALESSANDRO CATTANEO (FI). Grazie, Presidente. Noi siamo contenti di poter oggi dibattere di questo tema, che ha agitato non solo il dibattito politico, ma, ahimè, anche le piazze nei giorni che precedevano gli appuntamenti elettorali delle elezioni amministrative, giorni in cui c'è stata una tensione palpabile, visibile, giorni in cui l'Italia ha visto coi suoi occhi tornare la violenza nelle piazze. Forza Italia non ha mai avuto dubbi: dal primo momento ha condannato la violenza accaduta in quelle piazze. E se non abbiamo avuto alcun imbarazzo nel definire gli episodi del 9 ottobre attacchi di ispirazione neofascista, noi però diciamo con chiarezza che condanniamo tutte - tutte! - le violenze (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente), ovunque esse si abbiano a manifestare.

Ci viene, però, un dubbio legittimo: oggi noi siamo qui a parlare di fascismo, di antifascismo, perché ci sono state delle elezioni e allora qualcuno ha voluto strumentalizzare questo momento, perché purtroppo è innegabile che nelle ultime ore che precedevano il voto degli italiani, si è parlato più di fascismo e antifascismo piuttosto che dei programmi dei candidati sindaci per le elezioni che avevamo davanti. E questo è stato un errore. Questo è stato un errore perché questi sono temi importanti che è giusto dibattere con la serietà del caso in quest'Aula e bisognerebbe lasciarli lontani, invece, da strumentalizzazioni (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente); strumentalizzazioni che, purtroppo, ci sono state. Purtroppo, ci sono state. E se noi ci dichiariamo fieramente antifascisti, perché noi ci rifacciamo alla Costituzione degli italiani, che ha rappresentato un punto altissimo di unità nazionale, frutto della sintesi di padri costituenti, che insieme - cattolici, liberali, comunisti - si sono rifatti a ciò che era stata la tragedia del nazifascismo, e quindi noi non abbiamo alcun dubbio a ispirarci a quella Costituzione, sarebbe anche interessante riflettere insieme su cosa significa oggi avere un atteggiamento fascista. E non possiamo tacere che, purtroppo, se le condanne arrivate, quelle giuste, come abbiamo detto, per la manifestazione che ha sconvolto la sede della CGIL il 9 ottobre, giustamente sono state stigmatizzate, di tono diverso e minore sono state le condanne per analoghi momenti di violenza come quelli che abbiamo registrato a Milano da parte degli anarchici e dei centri sociali (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente), come quelli che abbiamo vissuto e viviamo nelle piazze di Trieste o nelle piazze di Bologna (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

Forza Italia e le forze liberali sono contro ogni atteggiamento fascista, contro ogni atteggiamento violento a danno di chi liberamente fa politica nelle piazze e nelle strade. E quindi, cari colleghi, noi siamo contenti oggi di aver concorso e lavorato qui alla Camera, come abbiamo fatto ieri al Senato, con il lavoro di mediazione e con la sensibilità che è propria di Forza Italia, per arrivare ad una mozione comune. Avremmo dato un brutto messaggio nel dividerci davanti a temi del genere. Quindi, ringrazio il nostro capogruppo Barelli - buon lavoro, a proposito, Paolo (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente) - e tutto il gruppo, perché noi su questi temi ci siamo e ci saremo con un presupposto di metodo, però, lo diciamo chiaramente: non accettiamo lezioni di democrazia e di morale da nessuno. Noi non vogliamo vedere i ditini puntati da una parte dell'emiciclo all'altra come se ci fosse una parte che, per definizione, sta dalla parte del bene e una parte politica che, invece, per definizione, sta dalla parte del male (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

E vorremmo davvero che i principi dell'antifascismo e del “no” alla violenza diventassero patrimonio comune, ma purtroppo non è così. Quante volte, infatti, siamo costretti su alcuni temi, che per noi sono patrimonio di tutti e che, invece, diventano un momento di scontro? Come non facciamo a ricordare la battaglia faticosa di Forza Italia, per esempio, per ricordare l'occasione delle Foibe (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente)? Quanti scontri in consiglio comunale, dove allora, sì, c'è qualcuno che strumentalizza questi temi. Invece, noi abbiamo un atteggiamento equo, giusto, di fronte ad ogni fanatismo. Vorremmo condannare tutti gli “ismi”, come è già stato detto dai colleghi che ci hanno preceduto, e vorremmo che, ogni volta che ci sono episodi di violenza, potessimo tutti insieme condannarli. E invece purtroppo non è così, quando i black bloc devastano le vetrine dei negozi nelle grandi città ad ogni occasione, quando gli anarcoinsurrezionalistici mettono a ferro e fuoco le nostre piazze, quando, per esempio, i no-TAV si rendono colpevoli di reati squadristi contro sindaci e amministratori che vogliono semplicemente, come dire, poter lavorare e andare avanti.

Quella è violenza, al pari di quella che abbiamo visto il 9 ottobre in piazza, ma purtroppo non sempre c'è la stessa risposta del Parlamento. Allora, noi la solidarietà la diamo certamente alla CGIL; non abbiamo mancato un minuto per darla, ma non vogliamo scadere nel professionismo dell'antifascismo. L'aveva detto Sciascia: “Il più bell'esemplare di fascista (…) oggi è il sedicente antifascista (…), dedito a dare del fascista a chi fascista non è”. Purtroppo questa è una pratica che, per qualcuno, per frange isolate di una certa sinistra o dei centri sociali, esiste ancora. Quante volte, durante il 25 aprile, quella piazza non diventa patrimonio di tutti perché qualcuno la vorrebbe appannaggio di se stesso (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente)? Quanti sindaci di Forza Italia, del centrodestra, liberali, antifascisti, vengono additati paradossalmente come fascisti solo per la colpa di essere parte di uno schieramento che è quello del centrodestra? Vogliamo negare che questi episodi siano esistiti ed esistano? Allora, veramente, facciamo un passo in avanti e diamo un contributo utile alla discussione e al dibattito nel nostro Paese. Noi abbiamo fiducia negli italiani; i pesi e contrappesi della nostra Costituzione permettono di avere gli anticorpi giusti, affinché follie come quella del nazifascismo non si abbiano a ripetere. Attenzione, però, anche sull'onda dell'emotività come quella che abbiamo vissuto nelle piazze, a far passare il concetto che il Parlamento può sciogliere con un colpo di mano questo o quel partito politico. Furono proprio i padri costituenti che negarono questa possibilità: non è il Parlamento che decide se si scioglie o non si scioglie un partito politico. Allora, dobbiamo avere fiducia nel lavoro della magistratura, nel lavoro di chi, al Ministero, sta facendo gli approfondimenti del caso. Se verranno ravvisati gli estremi, certo, noi diremo che è giusto sciogliere questo o quel partito, ma far passare il concetto che il Parlamento decide sullo scioglimento di un partito, questo sì che è un pericolo che noi, francamente, ci sentiamo di non voler correre. Quindi, signor Presidente, vado a concludere: noi come sempre siamo dalla parte della libertà. Ci siamo ritrovati perfettamente rappresentati nelle parole del Capo dello Stato, quando ha detto che l'aggressione della CGIL è un fatto che turba, ma non preoccupa; e non preoccupa perché gli anticorpi sono negli italiani, sono nella Costituzione che tutti insieme abbiamo costruito dopo un momento di divisione drammatica come è stata la follia della guerra mondiale e del nazifascismo, avendo a cuore il solo principio della libertà. Siamo convinti che la violenza, però, non abbia colore; gli atti più terribili sono stati compiuti con la mano tesa, ma a volte anche con il pugno alzato. Oggi noi ribadiamo di essere convintamente antifascisti ma, oggi, convintamente, nel nome della libertà, condanniamo ogni forma di violenza perpetrata nel nome di qualche follia politica (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il presidente Serracchiani. Ne ha facoltà.

DEBORA SERRACCHIANI (PD). Grazie, signor Presidente. Rappresentante del Governo, sottosegretario Scalfarotto, colleghe e colleghi, Forza Nuova va sciolta: Forza Nuova va sciolta e noi su questo non abbiamo alcun dubbio (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Voglio ripetere qui, in quest'Aula, che non ne avevamo e non ne abbiamo, tanto meno adesso. Mi permetta, Presidente, di spiegare brevemente, vista la ricostruzione che oggi alcuni giornali hanno fatto, ciò che è accaduto ieri al Senato, non perché debba difendere alcunché ma perché ci sono dei tecnicismi che hanno fatto pensare ad alcuno che vi fosse un passo indietro rispetto alla scelta, non solo del Partito Democratico, di chiedere con forza, con determinazione e con chiarezza lo scioglimento di Forza Nuova. Lo abbiamo fatto, Presidente, perché noi riteniamo che vi siano quelle condizioni, che vi sia un dettato costituzionale e una legge molto chiara. Abbiamo chiesto al Senato, come qui, che il Governo si impegni ad adottare quei provvedimenti di competenza per procedere allo scioglimento di Forza Nuova e di tutti quei movimenti politici di chiara ispirazione fascista, artefici di condotte punibili ai sensi delle leggi attuative della XII disposizione transitoria e finale della Costituzione.

Questo abbiamo chiesto, questo ribadiamo oggi in quest'Aula e questa è stata la posizione tenuta con chiarezza ieri da tutti i colleghi del centrosinistra che hanno approvato quello che si definisce “ordine del giorno”, ma che non è altro che una mozione che ha raccolto le mozioni che al Senato erano state diversamente depositate. Lo dico, perché non c'è stato e non c'è nessun arretrare rispetto alla richiesta che abbiamo fatto con il deposito della nostra mozione; quindi, ribadiamo ancora una volta che chiediamo quello scioglimento. Le modalità saranno modalità che deciderà il Governo, ma non c'è nessun dubbio se farlo oppure no. Un conto è dire: scelga il Governo con quale modalità e un conto è mettere in dubbio che ci sia stato un arretramento rispetto a quello che abbiamo chiesto. Abbiamo detto in quella piazza, sabato: “mai più fascismi”. Ribadiamo, oggi, in questo Parlamento, con forza: “mai più fascismi” (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Liberi e Uguali).

Molti colleghi hanno già ricordato e ricostruito quelli che sono stati i momenti e le fasi dell'assalto squadrista alla sede della CGIL di sabato e di quello - mi permetterete - ancora più inaudito, se è possibile, e ancora più vigliacco al pronto soccorso del Policlinico Umberto I (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Io spero e sono convinta che in quest'Aula, anche per quello che ho avuto la possibilità di ascoltare, nessuno sottovaluti quello che è accaduto, non solo perché ci riporta agli anni tragici e sanguinosi del fascismo, degli assalti alle Camere del lavoro, di quel biennio 1921-1922 della violenza cieca contro i lavoratori, ma anche perché c'è un valore simbolico dietro quell'azione fascista.

Chi era lì, sabato 9 ottobre, voleva assaltare il luogo più alto della Repubblica, voleva assaltare - lo voglio ricordare - i luoghi istituzionali, voleva assaltare la sede del Governo, Palazzo Chigi, voleva assaltare la sede del Parlamento e questo credo che non possa non solo essere sottovalutato, ma che debba, proprio in quest'Aula, trovare il massimo della condanna da parte di tutti, senza alcuna distinzione; lo ripeto, senza alcuna distinzione, senza strumentalizzazioni e senza propaganda politica. Credo anche che sarebbe un errore e sarebbe veramente da irresponsabili non comprendere il livello della sfida che quelle organizzazioni hanno lanciato allo Stato democratico. Noi non saremo indifferenti: lo ripeto, non saremo indifferenti. È il motivo per cui chiediamo con forza lo scioglimento di quelle organizzazioni ed è anche il motivo per cui riteniamo che si debba, ancora una volta e ancora con maggiore forza, ricordare quello che abbiamo detto più volte in quest'Aula, ma che ancora di più, oggi, siamo qui a ribadire, cioè che l'antifascismo ispira e attraversa l'intera Carta costituzionale, nelle norme che tutelano la libertà di tutti e di ognuno di noi, i diritti di ogni persona, la libertà, l'equilibrio dei poteri, l'avversione ad ogni forma di discriminazione, di offesa e di intolleranza.

Perciò, siamo davanti ad un passaggio decisivo e su questo non dovrebbero esserci divisioni e distinguo, non dovrebbero esserci, perché il Paese sta vivendo un momento assai delicato: da un lato, la fiducia che attraversa la società per il buon esito della campagna vaccinale, per i chiari e positivi segnali di ripresa economica, che ci fanno capire che in prospettiva abbiamo davvero la possibilità di rendere questo Paese più equo, migliore, più moderno; dall'altro, c'è un malessere, c'è un disagio che è frutto di stanchezza, che è frutto di precarietà, che è frutto di smarrimento e di insicurezza sul futuro, che non possiamo e non dobbiamo sottovalutare e che è anche alla base di alcune di quelle manifestazioni a cui abbiamo assistito, quelle tante manifestazioni a cui abbiamo assistito in questo periodo. Questo malessere non possiamo sottovalutarlo, questo malessere va compreso e va ascoltato, ma proprio perché questo malessere deve essere compreso e deve essere ascoltato, non può essere strumentalizzato e ogni condanna va fatta rispetto a chi quel malessere utilizza, lo cavalca, lo strumentalizza; rispetto a quelle frange estremiste e violente che infiltrandosi in quelle manifestazioni trasformano quelle manifestazioni in occasioni di violenza e di distruzione e sfidano le istituzioni democratiche.

Proprio per questo, noi riteniamo che sabato 9 ottobre, a Roma, siano avvenuti fatti gravi. Parlavo, certo, di una fase delicata del Paese, siamo nel pieno della ripresa; domandiamoci se dietro a quelle azioni non ci sia anche la volontà di mettere a rischio la ripresa economica del Paese (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico); domandiamoci se dietro a quelle manifestazioni, dietro a quelle azioni non ci sia anche la volontà, ancora una volta, di aumentare quel malessere, di aumentare quel disagio e quel senso di precarietà e di impedire a questo Paese di sfruttare appieno l'occasione che ha rispetto alle tante risorse del Piano nazionale di ripresa e resilienza, rispetto alle riforme che abbiamo davanti, rispetto veramente alla possibilità che abbiamo di un nuovo modello di sviluppo del Paese.

Colleghe e colleghi, io credo anche che non debba sfuggirci come, non solo in Italia, si stia vivendo un tempo in cui si registrano sempre di più episodi di intolleranza e di odio. Fatemi qui rinnovare la solidarietà e la vicinanza alla senatrice Liliana Segre (Applausi), per le ignobili offese ricevute nei giorni scorsi, e non possiamo certo tacere rispetto a quelli che sono evidenti rigurgiti razzisti e antisemiti. Ci è richiesta qui, come nel resto d'Europa, più di una vigilanza, più di quella fermezza; ci è chiesto, qui, di andare fino in fondo, con tutte quelle azioni che ci sono consentite, nel nostro caso dal dettato costituzionale, dalla legge e dal chiaro impegno politico; questi sono i tempi in cui è necessario dire da che parte si sta (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico), questo è il momento che stiamo vivendo. Ed è per questo che ho compreso il moto - diciamo - con cui il collega Foti ha spiegato la posizione di Fratelli d'Italia. Mi permetta, collega - lo dico ovviamente al collega, tramite lei, Presidente - che allora non ho proprio compreso, però, la timidezza con cui è mancata la condanna, proprio nei momenti nei quali quelle azioni avvenivano. Cito testualmente: “È squadrismo, ma non so e non conosco la matrice di quello squadrismo”. Non lo ha detto il Partito Democratico, non l'ha detto il campo del centrosinistra; credo, quindi, che non ci voglia, non sia stata necessaria e non sia stata neppure opportuna alcuna timidezza, perché tutti, qui dentro e fuori da quest'Aula, avremmo dovuto condannare con la stessa forza, la stessa determinazione e la stessa fermezza quelle azioni eversive fatte da organizzazioni fasciste e dalla chiara matrice fascista che quelle azioni avevano (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)! Ed è il motivo per cui c'è una distinzione, lo dico anche agli altri colleghi che sono intervenuti; ma chi di noi non condanna la violenza? Ma chi di noi non è pronto a condannare qualunque azione violenta sia stata messa in campo da movimenti estremisti, violenza, di qualunque colore, chi di noi non è pronto a quella condanna? Ma qui il punto è un altro, qui, noi abbiamo un dettato costituzionale, qui, abbiamo una legge che ci dice che nel caso delle organizzazioni fasciste, del partito fascista, della ricostituzione del partito fascista ci sono azioni puntuali che possono, e debbono, essere fatte, e quelle azioni puntuali noi chiediamo, cioè lo scioglimento di Forza Nuova sulla base della Costituzione, sulla base della legge vigente, e chiediamo al Governo un impegno in questo senso. Quindi, una distinzione c'è e noi, oggi, quella distinzione rivendichiamo, ed è il motivo per cui abbiamo una mozione, che è quella del centrosinistra, che è stata sottoscritta da MoVimento 5 Stelle, Partito Democratico, Italia Viva e LeU; e però, per i motivi per i quali siamo qui oggi e cioè il fatto che abbiamo riconosciuto che anche dall'altra parte, oggi, in quest'Aula, siamo di fronte ad una condanna chiara delle azioni fasciste messe in campo, ci asteniamo rispetto alle mozioni del centrodestra e questo è il risultato più importante: il centrodestra ha fatto un passo in avanti per noi importante, ed è il motivo per cui ci asteniamo rispetto alla mozione del centrodestra.

Quindi, Presidente, concludo, raccomandando l'approvazione della mozione a mia prima firma, per quanto riguarda, appunto, la richiesta esplicita di scioglimento di Forza Nuova e l'impegno al Governo per le modalità che riterrà di sua competenza perché ciò avvenga, e l'astensione sulla mozione del centrodestra, mentre su quella a prima firma Cabras attendiamo anche di capire quali sono le decisioni del collega (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Invernizzi. Ne ha facoltà.

CRISTIAN INVERNIZZI (LEGA). Grazie, signor Presidente. Dispiace dover iniziare un altro registro rispetto a quello che pensavo di utilizzare fino a pochi secondi fa, ma vorrei ricordare, o sottolineare, alla collega Serracchiani che dire che il centrodestra ha fatto un passo avanti sembra quasi voler, in qualche modo, insinuare che abbiamo cambiato posizione. Sull'antifascismo - e comincio a essere stanco di doverlo ripetere ogni volta che pubblicamente si discute di questo - il centrodestra, quantomeno la Lega, perché gli altri parlano giustamente per i loro partiti, noi non abbiamo bisogno di fare alcun passo avanti (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier), perché antifascisti ci sentiamo nel profondo dell'anima, anche se capisco che vi è sempre un riflesso quasi condizionato dal centrosinistra, che fa ritenere a questa parte di poter distribuire, su quale base ancora non ho capito, patenti di democraticità, di antifascismo, di partecipazione alla vita pubblica. Non facciamo passi avanti, noi siamo fermi in una posizione che portiamo avanti, come Lega, da 30 anni, sulla questione dell'antifascismo, tanto è vero che parecchi anni fa, all'inizio della nostra storia, uno degli slogan più declamati durante le nostre manifestazioni era “Né neri né rossi, ma liberi, con Bossi” (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). Giusto per ricordare alla sinistra che molte volte anche coloro che voi ritenete tiepidi nel denunciare determinate derive nazifasciste, che voi considerate non sufficientemente forti quando c'è da condannare il pericolo nazifascista in Italia, questo problema, al loro interno, l'hanno già superato e, per l'ennesima volta, lo dico: per piacere, onorevole Serracchiani, aveva finito, secondo me, in un modo bello, dicendo presentiamo due mozioni, sì, lo sappiamo che magari sensibilità politiche di esposizione su questi temi sono differenti, ma il fatto che ci asteniamo sulla vostra mozione è un segnale di vicinanza. Poi, però, riparte sempre quell'istinto a voler giudicare, a voler condannare, a voler indicare - questo sì all'opinione pubblica - chi è veramente antifascista e chi finge di essere antifascista.

Cos'è l'antifascismo? Perché il fascismo lo sappiamo tutti, più o meno, cos'è. Abbiamo sentito anche begli interventi da parte degli esponenti di LeU, dal PD, dalle forze di sinistra, ricordare come nacque il fascismo, come si diffuse in Italia. Certo, dobbiamo anche ricordare che manca magari questo passaggio: quali sono le colpe storiche dei partiti democratici di allora nei confronti del fascismo, l'incapacità di dare determinate risposte agli italiani. Perché non è che 70 anni fa, 80 anni fa, durante il ventennio, gli italiani sono, in un certo momento, rincretiniti e hanno rinunciato a essere liberi. Ci sono tutte questioni storiografiche, che magari sarebbe bello anche approfondire, quando se ne avrà l'occasione. Sappiamo cos'è il fascismo. Bisogna interrogarsi su cosa sia l'antifascismo in Italia, perché è questo il vero discorso, oggi. Premettiamo, è evidente, che quello che è successo il 9 ottobre - e lo ripetiamo a coloro che ci chiedono di fare passi avanti – è, ovviamente, inaccettabile (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier) perché assaltare la sede nazionale della CGIL, oltre a essere incredibilmente stupido, è anche un atto chiaramente violento, è un atto con conseguenze di carattere penale, è un atto che sinceramente, nel 2021, speravamo di non dover più vedere! Questo, quindi, lo premettiamo, e pertanto spero di aver fatto il passo avanti sufficiente. Al tempo stesso, ricordo agli antifascisti, per esempio proprio all'onorevole Serracchiani, che accusare la Lega - lo dico per l'ennesima volta - a Pontida di fare qualcosa che ricorda Norimberga, non è un atto di distensione. Non è successo tanti anni fa, onorevole Serracchiani. Perché a Pontida io ci sono stato tutti gli anni, e so che non c'entra niente con Norimberga.

Però, volere svilire continuamente anche l'antifascismo, riducendolo a macchietta, non fa un bel servizio perché, l'abbiamo detto e lo ripetiamo, le forze di centrodestra che qui siedono lo fanno sulla forza di elezioni democratiche (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier), che si possono vincere o si possono perdere. Quando si perdono le elezioni - capita sia a destra sia a sinistra - nei comuni, nelle regioni, nelle province, una volta, chissà se ci torneremo, o a livello statale non è che le forze di centrodestra organizzano un golpe subito dopo. Succede che i nostri sindaci, i candidati sindaci che perdono vadano in piazza a congratularsi con i candidati sindaci del centrosinistra, perché accettiamo completamente il voto democratico. Certo, ve lo dico da antifascista, quando vincete i comuni e in piazza cantate “Bella ciao” come se avesse vinto la guerra di liberazione contro i fascisti non fate un buon servizio all'antifascismo vero (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier) perché, a nostro avviso, questo è un altro modo di ridurre in macchietta una storia tragica e terribile dello scorso secolo. È evidente, onorevoli colleghi, che oggi non stiamo discutendo solo ed esclusivamente dallo scioglimento di Forza Nuova perché, altrimenti, avremmo presentato una mozione dicendo: visto quello che è avvenuto il 9 ottobre, visto che - perché non è un mistero- qualcuno degli arrestati ricopre incarichi dirigenziali all'interno di Forza Nuova, chiediamo al Governo di sciogliere Forza Nuova. Bene, ci siamo; giusto, ci mancherebbe altro. Oggi, per l'ennesima volta, non stiamo discutendo, però, solo di questo, discutiamo ancora di chi è veramente fascista, di chi è veramente antifascista, di chi crede veramente nel voto democratico e di chi crede veramente nella Repubblica. La solidarietà alla CGIL, anche da parte della Lega, è giunta immediata, è vera ed è autentica. Permettetemi di ricordare anche questo passaggio, per esempio. A Bergamo, quando la FIOM organizzò una festa al Lazzaretto, nel 2015, venne invitato dalla FIOM l'allora capogruppo della Lega, Fedriga. Fedriga, lo conosciamo tutti, è il presidente del Friuli Venezia Giulia. La CGIL si oppose alla presenza di un esponente leghista alla propria festa. Io non faccio considerazioni sull'atto compiuto dalla CGIL che, tra l'altro, poi entrò anche in una diatriba con la FIOM sull'opportunità o meno di invitare un leghista, perché, per carità, padroni a casa propria, ognuno a casa propria è libero di invitare chi vuole. Tuttavia, è evidente, onorevoli colleghi, soprattutto della sinistra, che anche la pazienza, per chi, accettando il gioco democratico, sembra dover sempre dare dimostrazione di non essere fascista, a un certo punto, dal punto di vista verbale e caratteriale, si esaurisce.

Abbiamo già discusso di questioni simili un paio di anni fa, quando votammo come Parlamento una risoluzione che condannava le violenze nazifasciste in Europa, sulla scorta di un'analoga iniziativa in Europa. Ve lo diciamo per l'ennesima volta: parliamo finché vogliamo di fascismo e di antifascismo. Noi siamo per la soppressione di tutti quei movimenti nazisti e fascisti che non accettano il gioco democratico, perché sappiamo perfettamente che nel 2021 non hanno motivo di esistere. Ma, per l'ennesima volta, vi diciamo: occhio, cari compagni, cari antifascisti, occhio perché la violenza in politica non è solo di matrice fascista o nazifascista. Molte volte, troppe volte partiti di centrodestra - e mi avvio alla conclusione - hanno organizzato manifestazioni pacifiche che si son trovate circondate dalle Forze dell'ordine, mandate non per difendere la città dai manifestanti ma per difendere i manifestanti da coloro che volevano impedire a forze rappresentate in Parlamento (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier) di fare dei comizi. Anche questo a me ricorda il fascismo, non avrà la medesima matrice ma è ugualmente preoccupante. Comunque, viva l'armonia, onorevoli della sinistra, votiamo le nostre mozioni. Sia chiaro: non c'è fascismo da questa parte del Parlamento ma c'è voglia di gioco democratico (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Baldino. Ne ha facoltà.

VITTORIA BALDINO (M5S). Grazie, Presidente. Che nel nostro Paese esista ancora un certo sentimento nostalgico del ventennio fascista non lo scopriamo certo oggi. Movimenti come Forza Nuova, CasaPound, Lealtà Azione e, purtroppo, molti altri di dichiarata fede fascista o neofascista esistono, fanno politica, fanno proseliti, consegnano pacchi alimentari per raccogliere consenso, occupano abusivamente immobili di proprietà dello Stato, si riconoscono tra di loro quali camerati; nel peggiore dei casi, si candidano anche alle elezioni, nel migliore, si travestono e, sotto neanche tanto mentite spoglie, offrono la propria manovalanza ad alcuni partiti che, forse ingenuamente, inconsapevolmente, se ne servono per raccogliere consenso. In tutti i casi, rivendicano con orgoglio la loro appartenenza ideologica al regime fascista. Il nostro ordinamento, la nostra Repubblica, che si fonda sui valori della Resistenza, la nostra Costituzione, che si erge sulle macerie del regime fascista, vietano la riorganizzazione sotto ogni forma del disciolto partito fascista e puniscono, considerandola un reato, l'apologia del fascismo, ossia quella azione di chiunque faccia propaganda per la costituzione di un'associazione, di un movimento o di un gruppo con le caratteristiche e le finalità antidemocratiche proprie del partito fascista, minacciando o usando la violenza come metodo di lotta politica e denigrando la democrazia, le istituzioni, i valori della Resistenza o svolgendo propaganda razzista, ovvero rivolgendo la propria attività all'esaltazione di esponenti, principi, fatti e metodi propri del partito fascista.

Quindi, qualcuno dirà e qualcuno ha anche detto: perché oggi apriamo questo dibattito? Perché presentiamo una mozione che impegna il Governo a valutare ogni modalità per poter procedere allo scioglimento di un movimento fascista e di tutti i movimenti politici di chiara ispirazione fascista? Perché oggi si è imposto un fatto nuovo, in maniera dirompente, perché alla esaltazione e alla propaganda sono seguiti dei fatti violenti, ai quali abbiamo assistito tutti in diretta televisiva. L'assalto alla sede nazionale della CGIL e la sua successiva devastazione hanno rappresentato un chiaro atto emulativo dei metodi propri dello squadrismo fascista e hanno richiamato alla nostra mente i periodi più bui della nostra storia. Di fronte a questi atti, a questi fatti, a questi richiami inequivocabili noi abbiamo il dovere di non essere indifferenti (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) perché, colleghi, l'indifferenza è ciò che consente alla politica della violenza, dell'odio, della discriminazione e dell'intolleranza di affermarsi, anche grazie a quell'inerzia che ci conduce a considerare normali cose che normali non sono e a normalizzare l'impensabile.

Voglio prendere in prestito le parole di una persona, di una donna, che la violenza e la devastazione fasciste le ha subite sulla propria pelle e su quella della propria famiglia, una persona che rappresenta per noi un patrimonio di storia, memoria, testimonianza. È una persona che proprio in questi giorni è stata vittima di violenza verbale proprio da uno di quei tanti palchi che speculano sulle proteste che stiamo vedendo in queste settimane: è la senatrice Liliana Segre (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), alla quale esprimiamo tutta la nostra solidarietà per tutto quello che ancora oggi è costretta a subire. Lei scrive: “Indifferenza”. Tutto comincia da quella parola. E prosegue: “Gli orrori di oggi, di ieri e di domani fioriscono all'ombra di quella parola. (…) La chiave per comprendere le ragioni del male è racchiusa in quelle cinque sillabe, perché quando credi che una cosa non ti tocchi, non ti riguardi, allora non c'è limite all'orrore”. La politica che investe nell'odio è sempre una medaglia a due facce, che incendia anche gli animi di chi vive con rabbia e disperazione il disagio dovuto alla crisi, e questo è pericoloso.

Per questo la prima libertà è quella dall'odio e ciò che rende liberi è la memoria, la memoria di un passato che deve essere sempre ricordato per fare in modo che ciò che è accaduto un secolo fa non accada più. C'è stato un prima e un dopo il 1938, l'anno in cui le leggi razziali hanno progressivamente decretato la condanna a morte di un intero popolo, uomini, donne, bambine e bambini, con la sola colpa di essere nati e di essere nati ebrei. Questo è ciò che distingue nettamente il fascismo da tutti gli altri totalitarismi, che altrettanto fermamente condanniamo, ma che non rappresentano l'oggetto della discussione di oggi. Chiedere lo scioglimento di un movimento fascista, ponendo a sostegno atti e fatti gravi avvenuti sotto i nostri occhi, non vuol dire chiudere gli occhi rispetto alle atrocità compiute dagli altri totalitarismi. Non è questo il tema di oggi! Dobbiamo dirlo, altrimenti il dibattito diventa fuorviante. Noi siamo qui per chiedere che venga attuata una norma costituzionale e crediamo di avere tutti gli elementi, di fatto e di diritto, per poterlo fare. La nostra Costituzione è dichiaratamente antifascista, però, poi, quando si tratta di manifestare con i fatti, oltre che con le parole, l'antifascismo, proprio nel rispetto della nostra Costituzione, il dibattito diventa confuso, perché si tenta di condirlo con quel maanchismo proprio di chi non riesce a prendere una posizione netta (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

Pretendere che vengano affermati i valori della nostra Costituzione non è e non può diventare e non può essere una battaglia di sinistra. Non è una battaglia di sinistra: è una battaglia di tutti! E non può prestarsi a strumentalizzazioni o tentennamenti perché, se oggi siamo qui a discutere di questo, vuol dire che abbiamo tutti accettato quei valori come principi fondamentali e che ci poniamo tutti, nessuno escluso, pienamente all'interno dell'arco democratico costituzionale. Per questo ho fatto fatica a comprendere alcune ritrosie dei giorni scorsi nel pronunciare quella parola, celandola dietro al più tradizionale e innocuo folklore. Il fascismo non è folklore: è fascismo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). L'apologia del fascismo non è folklore: è reato. Perché è stato così complicato riconoscerlo? Perché è stato così complicato pronunciare quella parola? Perché è stato così complicato riconoscere la matrice? Noi non abbiamo mai avuto dubbi. Non dobbiamo averne e non abbiamo mai avuto dubbi. Per questo siamo qui oggi ad affrontare un principio ovvio, scontato, quasi naturale, che la nostra Costituzione deve essere rispettata; per questo siamo qui a chiedere al Governo che venga sciolta Forza Nuova e tutti i movimenti che si ispirano dichiaratamente al fascismo e che si pongono in contrasto con la nostra Costituzione e con le nostre leggi. Per questo il MoVimento 5 Stelle ha deciso di sottoscrivere la mozione del Partito Democratico, perché riteniamo che su questo tema non ci debba essere una paternità o una maternità, ma questo debba essere un tema che accomuna tutti. Per questo, il MoVimento 5 Stelle vota a favore della mozione di maggioranza (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, a titolo personale, l'onorevole Fratoianni. Ne ha facoltà. Se magari sgombrate l'emiciclo e date la possibilità all'onorevole Fratoianni di fare il suo intervento, vi sono grato. Prego, onorevole Fratoianni.

NICOLA FRATOIANNI (LEU). Grazie, Presidente. Prenderò pochi secondi, avendo avuto modo di motivare il mio voto nella discussione generale. È solo per dichiarare qui che voterò a favore della mozione che ho sottoscritto e contro le altre mozioni per ragioni che hanno perfino poco a che fare con il merito delle questioni poste, ma perché quelle mozioni hanno il limite - che a me pare grave in questa situazione - di fare quello che in queste situazioni non va fatto e cioè di tentare di buttarla, come ha ricordato il capogruppo Fornaro nel suo intervento, un po' in caciara. In questi casi bisognerebbe sempre evitarlo e questa è la ragione che motiva il mio voto oggi.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, a titolo personale, l'onorevole Vianello. Ne ha facoltà.

GIOVANNI VIANELLO (MISTO). Grazie, Presidente. Mi permetta di premettere al discorso che bisogna condannare qualsiasi tipo di violenza. Io sono uno dei firmatari della mozione che chiede espressamente al Governo di valutare lo scioglimento, in base al dettato costituzionale e alle leggi vigenti, delle forze politiche neofasciste. Per quale motivo? Per un motivo abbastanza semplice: perché si mettono in contrasto rispetto alla Costituzione della nostra Repubblica italiana. La nostra Costituzione è nata - è nata! - dal sangue delle vittime del regime fascista e dobbiamo ricordarlo sempre. Ecco perché essere antifascisti non vuol dire essere di sinistra: essere antifascisti vuol dire essere italiani innanzitutto. Questa è la realtà dei fatti! Per cui, io ho apprezzato veramente tanto le parole dei colleghi di Fratelli d'Italia, della Lega, di Forza Italia, che prendono le distanze…

PRESIDENTE. Concluda.

GIOVANNI VIANELLO (MISTO). …da queste posizioni neofasciste. Allora, colleghi, se siete veramente convinti di questo, non sarà un problema per voi votare questa mozione, perché - ricordiamolo - il fascismo non è un'opinione: il fascismo è un crimine.

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Vianello. Ha chiesto di parlare l'onorevole Trizzino. Ne ha facoltà per un minuto.

GIORGIO TRIZZINO (MISTO). Signor Presidente, onorevoli colleghi, come non si può stare dalla parte di quanto già disposto dai nostri padri costituenti? Come non stare dalla parte della Costituzione, che oggi, come allora, rimane l'unico simbolo della democrazia e delle libertà? Il fascismo, amava ripetere il Presidente Pertini, non può essere considerato una fede politica. Il fascismo è stato l'antitesi di tutte le fedi politiche, perché opprimeva le fedi degli altri.

Il mio voto favorevole su questa mozione è un atto di piena e forte convinzione e vorrei tanto che servisse, anche in minima parte, a educare i cittadini a conoscere il proprio passato, la nostra storia. Sarebbe bello che questo dibattito fosse l'occasione non solo per i partiti ma anche per tutti i cittadini, per la gente comune, di interrogarsi una volta tanto sulle proprie premesse ideali. Pertanto, io voterò a favore dello scioglimento di Forza Nuova e, quindi, della mozione della maggioranza.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, sempre a titolo personale, l'onorevole Biancofiore. Ne ha facoltà.

MICHAELA BIANCOFIORE (CI). Grazie, Presidente. Scusate la voce. Amici, colleghi, Presidente, nel momento in cui noi stiamo parlando di un presunto fascismo in Italia, nella mia terra, in Trentino-Alto Adige, in Alto Adige, esiste un partito che si richiama totalmente al terrorismo, al filo-terrorismo irredentista: è il Süd-Tiroler Freiheit, e non ho mai sentito la voce di nessuno di voi alzarsi in quest'Aula per condannarlo. In questo momento, a 10 minuti dal municipio di Bolzano, che è retto dal PD (tanto per essere molto chiari), c'è una targa esposta dedicata al BAS, che è praticamente il movimento di liberazione dell'Alto Adige, la sigla terroristica con la quale sono stati compiuti 361 attentati (Applausi). Ci sono stati 21 morti italiani, tra civili e Forze dell'ordine, e non ho mai sentito una voce levarsi.

PRESIDENTE. Concluda.

MICHAELA BIANCOFIORE (CI). Oggi c'è una mostra di quel comitato terroristico (come se ci fosse una mostra delle Brigate Rosse o dei NAR, tanto per essere chiari) in cui si fa bella mostra…

PRESIDENTE. Concluda, onorevole Biancofiore.

MICHAELA BIANCOFIORE (CI). …delle bombe e dei terroristi che hanno fatto saltare in aria queste persone. Io mi auguro, visto il clima…

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Biancofiore…

MICHAELA BIANCOFIORE (CI). …che anche quelli vengano condannati, prima di qualsiasi altra cosa (Applausi).

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Biancofiore. Ha chiesto di parlare sull'ordine dei lavori l'onorevole Colletti. Ne ha facoltà.

ANDREA COLLETTI (MISTO-L'A.C'È). Grazie, Presidente. Vista l'importanza di questa votazione e data anche la grancassa mediatica e il battage pubblicitario che hanno anticipato questa votazione, che riveste un impegno fondamentale per quest'Aula, a nome della mia componente sono a richiedere la votazione nominale con voto elettronico, perché riteniamo che quest'Aula si debba prendere la responsabilità di votare singolarmente ogni mozione e soprattutto i cittadini fuori di quest'Aula si meritano di verificare come i singoli deputati decidano di votare sulle singole mozioni e sui singoli impegni.

Notoriamente le mozioni in quest'Aula, per prassi, sono sempre state votate con votazione nominale elettronica e appare quantomeno particolare che solo in questa votazione si proceda a votare per alzata di mano, che è un istituto abbastanza desueto nel nostro Regolamento.

Non vorremmo che questa votazione sia stata fatta in tal modo per non far apparire all'esterno cosa votano PD e MoVimento 5 Stelle rispetto alla mozione del centrodestra (Applausi dei deputati del gruppo Misto-L'Alternativa c'è) e cosa votano, invece, Fratelli d'Italia, Lega e Forza Italia rispetto alle mozioni del PD e del MoVimento 5 Stelle. Questa ipocrisia istituzionale e politica non fa parte di ciò che vogliamo portare dentro quest'Aula e, quindi, anche a norma dell'articolo 51, comma 2, e anche in rappresentanza della mia componente, unitamente ad alcuni deputati, sono a richiedere la votazione. In subordine, Presidente, chiedo l'applicazione dell'articolo 52, comma 2, ovvero che il Presidente domandi all'Assemblea, anzi interroghi l'Assemblea per verificare se la richiesta sia appoggiata dal prescritto numero di deputati.

Poco fa, ho raccolto le firme di coloro che non appartengono alla componente di L'Alternativa c'è e che richiedono la votazione nominale. Sono i colleghi Raduzzi, Sodano, Vianello, Lombardo, Cecconi, Trizzino, Paxia, Termini e Menga. Quindi, chiedo che vada dato atto di questa richiesta e che si proceda alla votazione per voto elettronico. In estremo subordine, Presidente, ai sensi dell'articolo 53, comma 1, chiedo che, successivamente al voto per alzata di mano, si dia la controprova mediante procedimento elettronico, senza registrazione dei nomi (Applausi dei deputati del gruppo Misto-L'Alternativa c'è).

PRESIDENTE. Onorevole Colletti, giusto per chiarire i termini della sua richiesta. Lei è rappresentante di una componente e non ne è il capogruppo. Detto questo, lei ha già fatto pervenire un elenco di 20 nomi che hanno fatto questa richiesta e sarà mia premura, ai sensi dell'articolo 52, comma 3, fare la verifica della presenza dei parlamentari che hanno sottoscritto e poi procederò a alla votazione.

ANDREA COLLETTI (MISTO-L'A.C'È). Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Su che cosa, onorevole Colletti?

ANDREA COLLETTI (MISTO-L'A.C'È). Allora, Presidente, da un lato, convengo con lei che, vista la richiesta per iscritto (ma qui ho, in subordine, un'altra richiesta), si applica l'articolo 52, comma 3. Però, le comunico che si applica anche l'articolo 52, comma 2, in caso di richiesta e io formalmente le sto richiedendo anche l'applicazione di tale articolo. Pertanto, le richiedo che, successivamente alla verifica della presenza dei deputati, ai sensi dell'articolo 52, comma 3, il Presidente interroghi l'Assemblea – e, in questo caso, anche il Transatlantico - per verificare se vi siano altri deputati di altri partiti politici che si vogliono prendere l'impegno formale di votare queste mozioni non per alzata di mano, ma con votazione nominale elettronica, data la loro estrema importanza.

PRESIDENTE. Onorevole Colletti, mi pare una polemica che non porta da nessuna parte. Quello che è certo è che siamo in questo momento all'articolo 52, comma 3: “Se un deputato che abbia sottoscritto una richiesta di votazione nominale o di votazione per scrutinio segreto non risulti presente quando si stia per procedere alla votazione (…)” e noi procediamo ai sensi di questa disposizione. Voi avete presentato l'elenco. Noi verificheremo l'elenco e andremo avanti poi con la votazione.

ANDREA COLLETTI (MISTO-L'A.C'È). Chiedo di parlare (Commenti).

PRESIDENTE. Su che cosa, onorevole?

ANDREA COLLETTI (MISTO-L'A.C'È). Ringrazio la canea dell'Assemblea. Allora, Presidente, noi abbiamo un Regolamento: almeno, cerchiamo di farlo rispettare, cortesemente. Glielo cito proprio: articolo 52, comma 2: “Non è necessario che la richiesta sia fatta per iscritto quando il deputato proponente (…)”, ovverosia in questo caso…

PRESIDENTE. Onorevole, lei ha perfettamente ragione, ma siccome siamo nella fattispecie in cui lei ha presentato per iscritto, noi teniamo fede al fatto che lei l'ha presentata per iscritto. Se lei non l'avesse presentata…

ANDREA COLLETTI (MISTO-L'A.C'È). Presidente, si vede che non mi ha ascoltato bene. Io le ho fatto una domanda principale e due subordinate. La prima subordinata era l'applicazione dell'articolo 52, comma 2, ovvero lei, da Regolamento, è tenuto a interrogare l'Assemblea per verificare se tale richiesta sia appoggiata dal prescritto numero di deputati. Io comprendo che spesso in quest'Aula il Regolamento viene proprio portato sotto i piedi, però ogni tanto facciamolo rispettare. Non in subordine ma successivamente, Presidente, le chiedo anche l'applicazione dell'articolo 53, comma 1, e glielo chiedo in anticipo rispetto alla proclamazione delle votazioni, in relazione al procedimento per alzata di mano, qualora si debba fare il procedimento per alzata di mano. Che rimanga agli atti (Applausi dei deputati del gruppo Misto-L'Alternativa c'è).

PRESIDENTE. Onorevole Colletti, l'articolo 53, comma 1, è già scritto. Fa bene a ricordarmelo, ma, come dice lei, è il Regolamento.

Per il resto, io proseguo sulla via che abbiamo tracciato, cioè voi avete presentato una richiesta scritta, noi faremo l'appello nominale della richiesta scritta, se qualcuno vorrà aggiungersi, si aggiungerà e poi procederemo tranquillamente.

ANDREA COLLETTI (MISTO-L'A.C'È). Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Su che cosa?

ANDREA COLLETTI (MISTO-L'A.C'È). Presidente, allora, il Regolamento non è un'opinione. Nel Regolamento è prescritto che si richieda, ovvero che il Presidente richieda all'Assemblea, su richiesta orale del deputato ed io le sto facendo una richiesta orale, oltre ad aver fatto una diversa richiesta scritta. Pertanto, lei dovrebbe rispettare il Regolamento e, a seguito, dovrebbe richiedere e interrogare l'Aula su chi voglia procedere attraverso una votazione per voto elettronico. Le chiedo solo questo, il rispetto del Regolamento.

EMANUELE FIANO (PD). Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

EMANUELE FIANO (PD). Presidente, faccio richiesta che sulle varie votazioni che ci saranno sulle mozioni il voto sia uniformemente nominale.

PRESIDENTE. Abbiamo risolto la questione, quindi, in maniera certa.

(Votazioni)

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Come da prassi, le mozioni saranno poste in votazione per le parti non assorbite e non precluse dalle votazioni precedenti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Serracchiani, Davide Crippa, Boschi, Fornaro, Schullian, Muroni ed altri n. 1-00524 (Nuova formulazione), limitatamente al dispositivo, su cui il Governo si è rimesso all'Aula.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 2) (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

A seguito dell'approvazione del dispositivo della mozione Serracchiani, Davide Crippa, Boschi, Fornaro, Schullian, Muroni ed altri n. 1-00524 (Nuova formulazione), ne verrà ora posta in votazione la premessa.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Serracchiani, Davide Crippa, Boschi, Fornaro, Schullian, Muroni ed altri n. 1-00524 (Nuova formulazione), limitatamente alla premessa, su cui il Governo si è rimesso all'Aula.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 3)

Passiamo ora alla votazione della mozione Molinari, Barelli, Lollobrigida, Marin e Lupi n. 1-00534 (Nuova formulazione).

Avverto che ne è stata chiesta la votazione per parti separate, nel senso di votare dapprima il dispositivo della mozione; a seguire - ove il dispositivo venga approvato - la premessa, ad eccezione dell'ottavo capoverso; infine, l'ottavo capoverso della premessa.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Molinari, Barelli, Lollobrigida, Marin e Lupi n. 1-00534 (Nuova formulazione), limitatamente al dispositivo, su cui il Governo si è rimesso all'Aula.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 4).

A seguito dell'approvazione del dispositivo della mozione Molinari, Barelli, Lollobrigida, Marin e Lupi n. 1-00534 (Nuova formulazione), ne verrà ora posta in votazione la premessa, ad eccezione dell'ottavo capoverso.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Molinari, Barelli, Lollobrigida, Marin e Lupi n. 1-00534 (Nuova formulazione), limitatamente alla premessa, ad eccezione dell'ottavo capoverso, su cui il Governo si è rimesso all'Aula.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 5).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Molinari, Barelli, Lollobrigida, Marin e Lupi n. 1-00534 (Nuova formulazione), limitatamente all'ottavo capoverso della premessa, su cui il Governo si è rimesso all'Aula.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 6).

Passiamo alla votazione della mozione Cabras e altri n. 1-00535.

Avverto che i presentatori non hanno accettato la riformulazione proposta dal Governo e pertanto il parere del Governo deve intendersi contrario alla mozione nella sua interezza.

Avverto, altresì, che ne è stata chiesta la votazione per parti separate, nel senso di votare dapprima, distintamente, il primo e il secondo capoverso del dispositivo; a seguire - ove il dispositivo venga in tutto o in parte approvato - la premessa.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Cabras e altri n. 1-00535, limitatamente al primo capoverso del dispositivo, su cui il Governo ha espresso parere contrario.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 7).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Cabras e altri n. 1-00535, limitatamente al secondo capoverso del dispositivo, su cui il Governo ha espresso parere contrario.

Dichiaro aperta la votazione…

DEBORA SERRACCHIANI (PD). Presidente!

PRESIDENTE. Allora, siccome non capisco, revoco la votazione, perché altrimenti non riusciamo a capirci e facciamo qualche pasticcio. Onorevole Serracchiani, su cosa vuole intervenire?

DEBORA SERRACCHIANI (PD). Scusi, Presidente, per evitare confusione: è il secondo capoverso o il secondo impegno del dispositivo?

PRESIDENTE. Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Cabras e altri n. 1-00535, limitatamente al secondo capoverso del dispositivo, su cui il Governo ha espresso parere contrario.

Questo ho letto e questo le dico; ricordo che il parere del Governo è contrario. Onorevole Colletti, chiede di parlare? Su che cosa?

ANDREA COLLETTI (MISTO-L'A.C'È). Presidente, solo per chiarire, perché si è creata molta confusione. Questo impegno che stiamo votando dice ciò: “qualora risulti da indagini e provvedimenti della magistratura la riorganizzazione del disciolto partito fascista, come da articolo 3, comma 1 (…), a dare seguito al relativo scioglimento ed alla confisca dei beni”. Faccio notare che il Governo è contrario a questo impegno, è tutto dire (Applausi dei deputati del gruppo Misto-L'Alternativa c'è).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il sottosegretario di Stato per l'Interno, Scalfarotto. Ne ha facoltà.

IVAN SCALFAROTTO, Sottosegretario di Stato per l'Interno. La “legge Scelba” prevede che, in caso di una sentenza, ci sia un automatismo con un decreto del Ministro. Comunque, visto che mi viene richiesto, posso anche cambiare il parere in questo caso e mi rimetto all'Aula (Commenti).

PRESIDENTE. Manteniamo un attimo di disciplina che riusciamo a intenderci meglio, un momento. Ha chiesto di parlare l'onorevole Lollobrigida sull'ordine dei lavori? Ne ha facoltà.

FRANCESCO LOLLOBRIGIDA (FDI). Presidente, i ripensamenti del Governo rispetto ai pareri in Aula sono sempre benvenuti quando vanno nell'ottica della possibilità dell'Aula di esprimersi, il che desta ancora più preoccupazione rispetto al parere negativo del Governo, o almeno al fatto di rimettersi all'Aula da parte del Governo e non un parere positivo, rispetto all'oggetto del comma 8, votato per parti separate in quest'Aula, che sostanzialmente chiedeva esclusivamente di combattere e contrastare ogni fenomeno di violenza di qualsiasi natura verso gli uffici, verso le chiese, verso i luoghi di culto, contro l'antisemitismo e l'antisionismo. E per questo, davvero, ringraziando il centrodestra di averlo votato, non riesco davvero a capire perché il Governo non abbia dato parere favorevole anche in quella circostanza, come sarebbe stato ovvio, e c'è stata una parte di quest'Aula che addirittura non ha votato a favore di un impegno facile e concreto che condanna ogni forma di violenza (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). A questo punto penso che a sinistra ci sia davvero un retropensiero rispetto ad un altro tipo di violenza faziosa che viene da sinistra e questo, evidentemente, ci preoccupa e lo cominciamo a denunciare oggi qui e continueremo a farlo in ogni sede (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Colletti, sempre sull'ordine dei lavori, sul Regolamento, su che cosa?

ANDREA COLLETTI (MISTO-L'A.C'È). La medesima richiesta fatta dal collega Lollobrigida.

PRESIDENTE. Su che cosa, onorevole Colletti?

ANDREA COLLETTI (MISTO-L'A.C'È). Glielo dico, un attimo solo. Presidente, vorrei solo far notare, vista la confusione che si è creata purtroppo in quest'Aula, che l'Aula ha votato contro l'impegno di garantire il massimo grado di libertà per tutte le manifestazioni pacifiche (Commenti). Faccio notare solo questo. Questo fa capire quanto quest'Aula non voglia (Commenti)

PRESIDENTE. Su cosa intende intervenire, onorevole Colletti? Non riesco a capirlo, quindi andiamo avanti.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Cabras ed altri n. 1-00535, limitatamente al secondo capoverso del dispositivo, su cui il Governo si rimette all'Aula.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 8).

A seguito dell'approvazione di parte del dispositivo della mozione Cabras ed altri n. 1-00535, ne verrà ora posta in votazione la premessa.

FELICE MAURIZIO D'ETTORE (CI). Presidente, solo per segnalare che nella mozione del centrodestra bisogna anche ricordare la firma dell'onorevole Marin, come nostro capogruppo. Non lo ha ricordato durante l'esposizione dei firmatari.

PRESIDENTE. Probabilmente non era stata annotata dagli uffici, prendiamo ovviamente atto di quella che è una realtà indiscutibile.

FELICE MAURIZIO D'ETTORE (CI). Siamo nel centrodestra, l'abbiamo firmata, se qualcuno se ne è dimenticato, può capitare.

PRESIDENTE. Prendiamo atto, quindi, che anche l'onorevole Marin ha firmato la mozione del centrodestra; il numero adesso lo ritrovo. È agli atti dell'ordine del giorno, mi dicono gli uffici, quindi non c'è alcun dubbio.

A seguito dell'approvazione di parte del dispositivo della mozione Cabras e altri n. 1-00535, ne verrà ora posta in votazione la premessa.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Cabras ed altri n. 1-00535, limitatamente alla premessa, su cui il Governo ha espresso parere contrario.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 9).

Sui lavori dell'Assemblea.

PRESIDENTE. Avverto che, con lettere trasmesse in data odierna, il presidente della Commissione affari costituzionali, anche a nome del presidente della Commissione bilancio, e il presidente della Commissione giustizia, anche a nome del presidente della Commissione affari sociali, hanno richiesto il rinvio ad altro calendario dell'esame - attualmente previsto a partire da lunedì 25 ottobre 2021 - delle seguenti proposte di legge:

Proposta di legge n. 1356 ed abbinate, recante modifiche al testo unico delle leggi sull'ordinamento degli enti locali. La relativa richiesta è stata avanzata in ragione dell'esigenza - sulla quale è stato acquisito l'assenso unanime dei rappresentanti dei gruppi nelle Commissioni - di consentire alle Commissioni di poter disporre di tempi più ampi per una compiuta istruttoria e di raggiungere il più ampio consenso tra i gruppi sulle numerose proposte emendative presentate;

testo unificato delle proposte di legge nn. 2-1418-1586-1655-1875-1888-2982-3101, in materia di morte medicalmente assistita. La relativa richiesta è stata avanzata a seguito della richiesta del rappresentante del Governo di rinviare, alla prossima settimana, l'avvio dell'esame in Commissione degli emendamenti ad esso riferiti, all'esito della quale l'ufficio di presidenza, integrato dai rappresentanti dei gruppi delle Commissioni riunite ha convenuto, con l'assenso di tutti i gruppi presenti - MoVimento 5 Stelle, Lega, Partito Democratico, Italia Viva, Coraggio Italia, Liberi e Uguali e Misto, ad eccezione della componente L'Alternativa c'è - di sottoporre alla Presidenza la richiesta di rinvio ad altro calendario della discussione del provvedimento in oggetto. L'esame dei provvedimenti sopra citati non sarà pertanto iscritto all'ordine del giorno delle sedute dell'Assemblea previste per la prossima settimana.

Interventi di fine seduta.

PRESIDENTE. Passiamo ora agli interventi di fine seduta, se sgombrate l'Aula in maniera da poter permettere di intervenire ai colleghi che l'hanno chiesto. Ha chiesto di parlare l'onorevole Paolin. Ne ha facoltà.

GIUSEPPE PAOLIN (LEGA). Grazie, Presidente. Domani, 22 ottobre 2021, ricorre il quarto anniversario di un evento straordinario, unico nella storia repubblicana: il referendum consultivo regionale sull'autonomia promosso dalla regione Veneto - ringrazio il presidente Zaia per l'impegno e l'abnegazione - con il seguente quesito: “Vuoi che alla regione del Veneto siano attribuite ulteriori forme e condizioni particolari di autonomia”. Il referendum ha raggiunto il quorum grazie alla straordinaria affluenza di ben 2.317.923 veneti, pari al 57,2 della popolazione; di questi, il 98,1 per cento, 2.273.985, ha espresso il proprio voto favorevole al quesito referendario.

Nello stesso giorno, si è svolto un analogo referendum in regione Lombardia con lo stesso esito, mentre, il 3 ottobre 2017, l'assemblea regionale dell'Emilia Romagna ha approvato una risoluzione per l'avvio di un procedimento finalizzato alla sottoscrizione dell'intesa con il Governo per l'articolo 116, terzo comma, della Costituzione. Bene, dopo quattro anni, dopo che altre 6 regioni hanno richiesto l'autonomia: Piemonte, Liguria, Toscana, Umbria, Marche e Campania, sottolineando che la Commissione europea ci chiede di realizzare il federalismo fiscale entro il 2026, evidenziando che tale autonomia non andrebbe a togliere un euro alle casse dello Stato, ma è proposta come mezzo per spendere il denaro pubblico in maniera più oculata e opportuna, valutando che la concessione dell'autonomia sarebbe percepita come un segnale di fiducia del Governo centrale verso una regione che ha dimostrato sempre di ben saper amministrarsi, una gratificazione ben meritata, infine, non meno importante, considerando che si otterrebbe certamente l'avvicinamento del cittadino alla scelta politica delle amministrazioni comunali e regionali, alla luce anche di quanto abbiamo visto alle ultime elezioni, chiedo al Governo di porre fine a un'attesa estenuante, immotivata e di accelerare e di dare conclusione per l'autonomia del Veneto (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Sodano. Ne ha facoltà.

MICHELE SODANO (MISTO). Grazie, Presidente. Sono qui per denunciare un ennesimo scippo da parte della Lega Nord a un territorio del Mezzogiorno. Infatti, come è noto, il gigante in produzione di microprocessori, la Intel, aveva dichiarato di voler fare degli investimenti importanti in Europa con dei nuovi stabilimenti di produzione dei processori- che sono all'interno dei nostri telefonini all'interno dei nostri computer - e Catania era risultata come una delle mete ideali per questo nuovo sviluppo, visto che c'è già un cluster importante di high tech. Ebbene, il Ministro dello Sviluppo economico della Lega, Giorgetti, durante la campagna elettorale, nei momenti finali, a Torino ha fatto un endorsement a favore della zona di Torino, cercando di convincere la stessa Intel a non fare questo investimento importante nel polo di Catania, in Sicilia, ma di farlo proprio nello stabilimento di Mirafiori, a Torino.

Questo è molto grave perché non contribuisce a quello sviluppo del Meridione oggi fondamentale. Il sindaco di Catania, Pogliese, aveva addirittura detto che avrebbe dato alla Intel un'intera zona e avrebbe applicato i vantaggi economici delle ZES. Quindi, per questo motivo ho presentato un'interrogazione che chiedo a tutti i deputati del Sud, anche quelli della Lega, di firmare per chiedere al Ministro Giorgetti di fare un dietrofront rispetto alle sue dichiarazioni. Perché non è possibile che ancora oggi si continui a preferire investimenti nel Nord Italia, già più sviluppato, quando invece al Sud abbiamo una gravissima situazione di fuga di cervelli, una gravissima situazione di disoccupazione. Penso che sia inaccettabile che un Ministro della Repubblica non si renda conto di questa cosa e ancora provi a dirottare importanti capitali e investimenti dal Sud al Nord. Quindi, prego tutti i colleghi di poter essere quanto più compatti possibile in questa richiesta logica perché non si può parlare di progresso italiano se non si pensa anche ad una realtà che fino adesso è stata in tutti i modi distrutta da scelte scellerate di partiti come la Lega.

Ordine del giorno della prossima seduta.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.

Venerdì 22 ottobre 2021 - Ore 9,30:

1. Svolgimento di interpellanze urgenti .

La seduta termina alle 17.10.

SEGNALAZIONI RELATIVE ALLE VOTAZIONI EFFETTUATE NEL CORSO DELLA SEDUTA

Nel corso della seduta sono pervenute le seguenti segnalazioni in ordine a votazioni qualificate effettuate mediante procedimento elettronico (vedi Elenchi seguenti):

nella votazione n. 1 la deputata Bonomo ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole;

nella votazione n. 6 la deputata Ripani ha segnalato che ha erroneamente espresso voto favorevole mentre avrebbe voluto astenersi dal voto.

VOTAZIONI QUALIFICATE EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO

INDICE ELENCO N. 1 DI 1 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 9)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
1 Nominale Ddl 3314 - voto finale 379 341 38 171 341 0 96 Appr.
2 Nominale Moz. Serracchiani e a 1-524 nf I p 424 226 198 114 225 1 84 Appr.
3 Nominale Moz. Serracchiani e a 1-524 nf II p 395 227 168 114 226 1 85 Appr.
4 Nominale Moz. Molinari e a. 1-534 nf I p. 420 196 224 99 193 3 84 Appr.
5 Nominale Moz. Molinari e a. 1-534 nf II p. 420 193 227 97 190 3 84 Appr.
6 Nominale Moz. Molinari e a. 1-534 nf III p. 418 193 225 97 190 3 84 Appr.
7 Nominale Moz. Cabras e a. 1-535 I p. 416 399 17 200 186 213 84 Resp.
8 Nominale Moz. Cabras e a. 1-535 II p. 410 405 5 203 400 5 84 Appr.
9 Nominale Moz. Cabras e a. 1-535 III p. 404 403 1 202 14 389 84 Resp.

F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M = Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui é mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi é premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.