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Resoconto dell'Assemblea

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XVIII LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 576 di mercoledì 13 ottobre 2021

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE ROBERTO FICO

La seduta comincia alle 9,30.

PRESIDENTE. La seduta è aperta.

Invito il deputato segretario a dare lettura del processo verbale della seduta precedente.

ANDREA DE MARIA, Segretario, legge il processo verbale della seduta di ieri.

PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.

(È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Ascari, Brescia, Cancelleri, Casa, Cavandoli, Centemero, Colletti, Comaroli, Covolo, Davide Crippa, Delmastro Delle Vedove, Fassino, Gregorio Fontana, Gebhard, Giachetti, Magi, Migliore, Molinari, Mura, Occhionero, Perantoni, Andrea Romano, Rotta e Raffaele Volpi sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.

I deputati in missione sono complessivamente 101, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna (Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna).

Preavviso di votazioni elettroniche (ore 9,36).

PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.

Sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare sull'ordine dei lavori il deputato Giorgio Trizzino. Ne ha facoltà.

GIORGIO TRIZZINO (MISTO). La ringrazio, Presidente. Purtroppo, mi trovo costretto nuovamente a intervenire su un tema che, ahimè, trova grandi difficoltà ad essere incardinato. Pur essendo già stato incardinato per il 25 ottobre il provvedimento sulla morte volontaria assistita, questa settimana la Commissione, quasi certamente, anzi certamente, non procederà all'esame del testo, rinviandolo alla prossima settimana ed è impossibile che il 25 possa andare in Aula. Noi sappiamo che qualche giorno addietro sono state depositate in Cassazione 1 milione 200 mila firme per l'eutanasia legale; verosimilmente, se la Cassazione approverà, noi nel mese di aprile, ci troveremo a votare questo referendum. Allora, perché questo ritardo, questo disinteresse, questa lontananza rispetto ai veri problemi del Paese? Sono 700.000 persone che ogni anno muoiono nel nostro Paese, in Italia. Si dirà: beh, queste persone non votano; è vero e, probabilmente, questa contrizione, che sempre c'è in quest'Aula, nelle nostre Aule rispetto al tema della sofferenza, si basa sul fatto che queste persone non sono votanti. Ma c'è un grande errore perché ci sono le loro famiglie, c'è la rete amicale che circonda queste sofferenze. Bisogna tener conto del fatto che esiste oggi un problema enorme nel nostro Paese e la rete di cure palliative non riesce a dare una risposta uniforme su tutto il territorio: manca in tantissime regioni e le persone muoiono nella sofferenza atroce (lo ha dimostrato la pandemia). Allora chiederei un minimo di attenzione, un minimo di concentrazione su questo tema. Auspicherei che - il 25 non sarà possibile - nei prossimi tempi venga preso in esame questo provvedimento. Faccio appello a lei, Presidente, perché questo possa avvenire.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Bond. Ne ha facoltà.

DARIO BOND (FI). Grazie, Presidente, approfitto della sua presenza perché vorrei che si facesse tramite della richiesta, nei confronti del Ministro dell'Università e della ricerca, di venire a relazionare in Aula rispetto alla ripresa dei corsi universitari, soprattutto nelle discipline sanitarie e mediche, dopo la pandemia. Le chiedo questo perché ci sono università italiane che ancora fanno, per l'anno 2021-2022, lezioni a distanza e intendono fare lezioni a distanza su discipline, su materie che necessitano assolutamente della presenza del docente, degli allievi, dei corsisti. Allora, le chiedo, data anche la sua sensibilità, di intercedere presso il Ministro perché ci relazioni sull'attività delle varie università dopo la pandemia, dopo la ripresa dei lavori in senso generale, perché è assolutamente necessario che noi, come Parlamento, monitoriamo ogni università - anche se c'è autonomia - per tutelare gli interessi dei nostri futuri medici, dei nostri futuri soggetti parasanitari, di tutte le varie discipline che sono soprattutto legate alla presenza. Non possiamo, ancora adesso, avere la scusa di lavorare a distanza, di insegnare a distanza, ed inserire lezioni fatte magari l'anno prima e buttate dentro anche nel corso dell'anno successivo, come se questi ragazzi fossero dei semplici percettori di nozioni, senza nessuna sensibilità. Chiaramente poi si forma una classe di personale importante per la nostra salute - e ne abbiamo anche bisogno - che non ha sicuramente la formazione dei precedenti allievi, che hanno studiato in presenza, con i loro insegnanti, con le loro lezioni, con la voglia di capire e anche di mettersi in discussione. Presidente, le chiedo ciò perché ci sono - ripeto - università che non seguono questo trend di riaperture portato avanti da tante università italiane. Grazie e scusi se ho rubato del tempo, ma questo è un passaggio importante per tante famiglie italiane (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Non essendo ancora decorso il termine di preavviso previsto per le votazioni con il procedimento elettronico, sospendo la seduta fino alle ore 10. La seduta è sospesa.

La seduta, sospesa alle 9,40, è ripresa alle 10,10.

Seguito della discussione della proposta di inchiesta parlamentare: Baldelli e Alemanno: Istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta sulla tutela dei consumatori e degli utenti (Doc. XXII, n. 56-A).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione della proposta di inchiesta parlamentare Doc. XXII, n. 56-A: Istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta sulla tutela dei consumatori e degli utenti.

Ricordo che nella seduta dell'11 ottobre si è conclusa la discussione generale e la relatrice e la rappresentante del Governo hanno rinunciato ad intervenire in sede di replica.

(Esame degli articoli - Doc. XXII, n. 56-A)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli articoli della proposta di inchiesta parlamentare e degli emendamenti presentati.

Le Commissioni I (Affari costituzionali) e V (Bilancio) hanno espresso i prescritti pareri (Vedi l'allegato A), che sono in distribuzione.

(Esame dell'articolo 1 - Doc. XXII, n. 56-A)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 1 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A).

Se nessuno chiede di intervenire, invito la relatrice e la rappresentante del Governo ad esprimere il parere sugli emendamenti riferiti all'articolo 1.

FRANCESCA BONOMO , Relatrice. Grazie, Presidente. Su entrambi gli emendamenti 1.10 e 1.11 Colletti c'è un invito al ritiro o parere contrario.

PRESIDENTE. Il Governo?

CATERINA BINI, Sottosegretaria di Stato alla Presidenza del Consiglio dei Ministri. Il Governo si rimette all'Aula.

PRESIDENTE. Passiamo all'emendamento 1.10 Colletti.

Ha chiesto di parlare il deputato Colletti. Ne ha facoltà.

ANDREA COLLETTI (MISTO-L'A.C'È). Presidente, interverrò su entrambi gli emendamenti poiché la nostra componente ritiene che la istituenda Commissione - è da capire anche quanto potrà lavorare, visto che ci avviciniamo anche alla fine della legislatura - debba indagare assolutamente anche sul mercato assicurativo, in particolare, delle polizze RC Auto.

Voglio ricordare a quest'Aula quanto in realtà il mercato delle polizze RC Auto - che è un mercato di natura obbligatoria poiché ogni possessore proprietario di automobile o motoveicolo è tenuto ad avere una polizza RC Auto - a differenza degli altri Paesi europei sia molto ricco per le compagnie assicurative.

Oltretutto, in questo anno e mezzo di pandemia, le compagnie assicurative hanno ancora di più aumentato i loro ricavi da questo ramo, poiché con il lockdown e, quindi, con una minore incidentistica, non hanno mica ridotto i premi, perché dovevano lucrare anche durante il periodo di lockdown. Oltretutto, negli anni scorsi sono emersi numerosi profili di mancata concorrenza e di accordi di tipo restrittivo tra le stesse compagnie - siamo, in realtà, più che in un mercato a concorrenza perfetta, in un vero e proprio oligopolio -, nonché comportamenti fraudolenti anche in sede di IVASS, che era la vecchia ISVAP. Proprio per questo motivo, stante la genericità del quadro della Commissione d'inchiesta, chiediamo che sia assolutamente necessario indagare anche sulle polizze RC-auto e sul mercato assicurativo. Al fine di ritirare questa proposta emendativa, vorrei dal relatore una rassicurazione che la istituenda Commissione discuterà del mercato assicurativo. Vorrei che almeno il relatore potesse controbattere a ciò.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la relatrice, onorevole Francesca Bonomo. Ne ha facoltà.

FRANCESCA BONOMO, Relatrice. Grazie, Presidente. Vorrei rassicurare il collega, onorevole Colletti, che uno degli obiettivi della creazione di questa Commissione d'inchiesta è proprio quello di avere un monitoraggio ad ampio spettro di tutti i settori, ivi inclusi quello finanziario e quello assicurativo. Esplicitarlo, invece, sarebbe sbagliato, perché a quel punto avremmo dovuto esplicitare anche tutti gli altri settori di interesse della Commissione. Ovviamente, nell'ambito, poi, dell'autonomia della creazione di questa Commissione monocamerale parlamentare potrà essere data priorità ad alcuni settori piuttosto che ad altri; quindi, i settori finanziario e assicurativo, potranno essere dei settori ai quali si darà la priorità per la valutazione. Pertanto, se il collega consente, io confermerei il parere che ho dato in precedenza.

PRESIDENTE. Deputato Colletti? Ricordo che c'è sempre l'invito al ritiro o parere contrario.

ANDREA COLLETTI (MISTO-L'A.C'È). Sì, Presidente. Viste le rassicurazioni del relatore, ritiro entrambi gli emendamenti.

PRESIDENTE. Perfetto, quindi, passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 1.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 1).

(Esame dell'articolo 2 - Doc. XXII, n. 56-A)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 2 (Vedi l'allegato A), al quale non sono state presentate proposte emendative.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 2.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 2).

(Esame dell'articolo 3 - Doc. XXII, n. 56-A)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 3 (Vedi l'allegato A), al quale non sono state presentate proposte emendative.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 3.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 3).

(Esame dell'articolo 4 - Doc. XXII, n. 56-A)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 4 (Vedi l'allegato A), al quale non sono state presentate proposte emendative.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 4.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 4).

(Esame dell'articolo 5 - Doc. XXII, n. 56-A)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 5 (Vedi l'allegato A), al quale non sono state presentate proposte emendative.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 5.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 5).

(Esame dell'articolo 6 - Doc. XXII, n. 56-A)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 6 (Vedi l'allegato A), al quale non sono state presentate proposte emendative.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 6.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 6).

(Esame dell'articolo 7 - Doc. XXII, n. 56-A)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 7 (Vedi l'allegato A), al quale non sono state presentate proposte emendative.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 7.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 7).

(Dichiarazioni di voto finale - Doc. XXII, n. 56-A)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Andrea Colletti. Ne ha facoltà.

ANDREA COLLETTI (MISTO-L'A.C'È). Presidente, Alternativa c'è voterà favorevolmente sulla proposta di inchiesta parlamentare concernente l'istituzione di questa Commissione d'inchiesta, poiché è un argomento molto importante per consumatori e utenti. Siamo in un periodo in cui, purtroppo, gli utenti e i consumatori sono messi a dura prova, soprattutto per quanto riguarda i rincari del settore elettrico e gas. Ma i rincari, in realtà, albergano in molti settori - nel settore bancario e in quello assicurativo - e, anche attraverso le associazioni delle imprese di questi settori, possono annidarsi accordi che mirano a limitare la concorrenza e, quindi, a tenere alti i prezzi a carico dei consumatori. Questa Commissione d'inchiesta dovrà assolutamente indagare sul mercato assicurativo e bancario in particolare, ed è per questo che noi voteremo favorevolmente.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Fornaro. Ne ha facoltà. Colleghi, per favore un po' di silenzio.

FEDERICO FORNARO (LEU). Grazie, signor Presidente. Annuncio il voto favorevole del nostro gruppo al provvedimento, alla costituzione della Commissione parlamentare d'inchiesta sulla tutela dei consumatori e degli utenti. È una questione tutt'altro che marginale, quella dei consumatori, dei consumatori utenti, del rispetto dei loro diritti; dei diritti alla privacy, dei diritti ad avere un comportamento corretto e non vessatorio da parte del sistema delle imprese. È una questione che arriva da lontano, che arriva dalle battaglie sul consumerismo, partite dagli Stati Uniti e, poi, approdate anche nel nostro continente. Pratiche scorrette e vessatorie che hanno caratterizzato - e caratterizzano, purtroppo - l'attività di una pluralità di soggetti e che sono state anche facilitate, negli ultimi anni, dalla disponibilità di dati. Questo è il rovescio della medaglia in qualche modo dei big data, cioè dalla possibilità di avere a disposizione, da parte del marketing delle imprese, una quantità di informazioni assolutamente non comparabile con quelle nel passato. Quindi, c'è la necessità di approfondire questi temi nel rispetto dell'attività di vendita e delle attività di marketing; quindi, non c'è alcun pregiudizio anti-imprenditoriale, ma la necessità che il soggetto consumatore, il cittadino consumatore sia messo nelle condizioni di poter avere un rapporto commerciale corretto e terminino, quindi, quelle pratiche presenti in molte realtà e per molti cittadini stanno veramente sfociando nella vessazione: una per tutte l'abuso di molti call center telefonici nell'“aggredire telefonicamente”, da un punto di vista commerciale, i potenziali clienti.

Quindi, crediamo che questa Commissione abbia un suo fondamento; certamente ci preoccupa il fatto che abbia poco tempo davanti, però auspichiamo che chi avrà la responsabilità della presidenza e i commissari sappiano fare un buon lavoro, perché questo è un tema particolarmente sentito. Quindi, per queste ragioni, riconfermo il voto favorevole del nostro gruppo.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Moretto. Ne ha facoltà.

SARA MORETTO (IV). Grazie, Presidente, onorevoli colleghi. Mi consenta, Presidente, alcune brevi considerazioni nell'annunciare il voto favorevole del gruppo di Italia Viva all'istituzione di una Commissione d'inchiesta sulla tutela dei consumatori e degli utenti e anche un ringraziamento all'onorevole Baldelli, che l'ha proposta. La prima considerazione riguarda il valore, oggi, di un'autentica tutela dei cittadini che acquistano beni e servizi e delle micro-imprese che rientrano nella disciplina del codice del consumo del 2005.

La tutela non può essere, oggi, intesa come conservazione del passato o difesa dall'evoluzione dei mercati, anzi, la tutela deve consistere nel consentire ai consumatori di sfruttare appieno i vantaggi della globalizzazione e dell'evoluzione tecnologica. Oggi, per molti mercati non esistono confini fisici e l'innovazione digitale consente di valutare diverse offerte e scegliere consapevolmente cose che nel bel tempo antico erano impensabili. Le pratiche scorrette, le truffe, l'utilizzo improprio dei dati sono alcuni dei rischi che sicuramente aumentano, ma questo deve impegnarci tutti - e questa Commissione ne è il segno - a intervenire per limitarne l'insorgenza e la diffusione. Non possono essere, questi rischi, a giustificare un arretramento nella strada della piena e libera concorrenza. È lì, in un mercato pienamente concorrenziale, che i consumatori e gli utenti trovano i migliori vantaggi, in termini di prezzi, qualità dei servizi e innovazione delle offerte. In diverse occasioni, anche in quest'Aula, Italia Viva ha ribadito con forza questa idea, ricordando anche quei percorsi di liberalizzazione avviati alla conclusione durante il Governo Renzi e, poi, sopiti in ripetuti rinvii. Mi riferisco, ovviamente, in primis ai mercati dell'energia elettrica e del gas.

Se gli studi economici hanno ancora un valore - e per noi lo hanno - negare i vantaggi della libera concorrenza è assolutamente incomprensibile (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva). La Commissione che ci apprestiamo a istituire si propone di indagare sulle forme più diffuse di truffa e pratiche scorrette, ma anche sui fenomeni di obsolescenza programmata e qualità dei servizi essenziali. Al contempo, il Parlamento le affida il compito di verificare la reale efficacia del quadro normativo vigente e valutarne possibili miglioramenti. Queste funzioni vanno gestite con il doveroso equilibrio, necessario a garantire il rispetto dei diritti dei consumatori e delle micro-imprese, proteggendo i più fragili, in particolare coloro che non hanno gli strumenti per una scelta consapevole, ma, al contempo, traguardare l'obiettivo di mercati più concorrenziali per generare indiscutibili vantaggi collettivi. Questo tipo di percorso ci convince e ci responsabilizza.

La seconda e ultima considerazione riguarda lo strumento della Commissione d'inchiesta. Nell'insieme delle Commissioni già istituite, anche questa avrà il suo ruolo, legittimamente. Ciò che, però, in questi giorni ci preoccupa è la mancata volontà di istituirne una, quella sugli appalti COVID (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva); anche questa aiuterebbe i cittadini consumatori di servizi pubblici a essere più tutelati. Se il Parlamento dispone di strumenti di indagine deve farlo soprattutto di fronte a fatti attuali ed evidenti. Si è chiusa una stagione nella gestione dell'emergenza che lascia diverse ombre, sulle quali - ribadiamo anche oggi - non possiamo chiudere gli occhi. Non si faccia l'errore di declassare questa proposta a un elemento di contrapposizione politica. Se i cittadini sono il perno del dibattito di questa mattina, lo siano anche nell'affrontare l'analisi di quanto è accaduto nei tristi mesi della emergenza pandemica.

Con l'auspicio, quindi, Presidente, di una riflessione più generale sulle Commissioni d'inchiesta, soprattutto quelle ancora da costituire, e con l'augurio di buon lavoro all'istituenda Commissione sulla tutela dei consumatori e degli utenti, annuncio il voto favorevole del gruppo di Italia Viva (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Caiata. Ne ha facoltà.

SALVATORE CAIATA (FDI). Grazie, Presidente. Colleghi. Fratelli d'Italia non può che accogliere favorevolmente l'istituzione di una Commissione parlamentare d'inchiesta sulla tutela dei consumatori e degli utenti. Finalmente il Parlamento pone al centro dell'interesse il cittadino. Tutti voi ricorderete le battaglie del Presidente Meloni, di Fratelli d'Italia, a tutela degli utenti in materia di errata fatturazione per l'erogazione di energia elettrica, gas, acqua, la fornitura di servizi telefonici, televisivi e Internet: tutte battaglie in ordine ai servizi essenziali, come anche quella del collega Zucconi, che chiedeva l'imposizione del tetto massimo del 12 per cento per le commissioni sulle prenotazioni da piattaforma, battaglie rimaste inascoltate. È necessario, quindi, anche per questo l'istituzione di una Commissione, perché i servizi essenziali non possono più subire gravami economici che vanno a colpire le fasce più deboli, tanto più dopo il COVID, che ha messo a dura prova l'economia e il risparmio degli italiani, che troppo spesso si sentono soli e indifesi di fronte a queste situazioni.

Fratelli d'Italia sarà sempre pronta a sostenere qualsiasi iniziativa, di qualunque proponente, se riterremo che questo possa in qualche modo tutelare e difendere gli interessi del popolo italiano. Lo abbiamo fatto, lo facciamo e lo faremo, perché abbiamo ben chiaro quale sia il senso della nostra presenza in quest'Aula. Gli italiani ci hanno scelto perché noi fossimo interpreti delle loro esigenze e risolutori delle loro difficoltà.

La nostra - è evidente - è un'opposizione costruttiva, pronta a votare favorevolmente tutti i provvedimenti che siano nell'interesse degli italiani. Lo abbiamo già dimostrato votando scostamenti di bilancio per sostenere imprese e lavoratori.

La pandemia ha impattato profondamente e drammaticamente sulle nostre vite e, in particolare, sulla tutela dei consumatori, che ha subito una profonda evoluzione, ponendo in luce la necessità di rivedere gli istituti di garanzia, pensando di calarli nel contesto concreto in cui operano, tanto più quando si tratta di diritti fondamentali, come quello della salute. Bisogna andare nella direzione di informazioni precontrattuali di semplice accesso per gli utenti e, dunque, verso lo svolgimento di pratiche commerciali corrette. Se è vero ciò che ha detto la Merkel all'Assemblea nazionale dell'ordine mondiale della sanità, ossia che siamo entrati nell'era delle pandemie e dobbiamo prepararci ad affrontare le infezioni che potrebbero presentarsi, vorremmo prevenire l'era degli Arcuri, vigilando con strumenti di legge idonei allo scopo, come questa Commissione, senza mai più speculare sul diritto di segretezza di contratti di fornitura di beni essenziali quali farmaci e dispositivi di protezione individuale.

I nostri consumatori o, meglio, i nostri utenti, oggi più che mai, con l'inarrestabile diffusione dei mercati telematici, sono esposti a vecchi e nuovi rischi senza spesso averne minimamente conoscenza perché la fraudolenta informazione spesso è dispiegata in contratti con clausole impossibili da interpretare, anche per un cittadino di media e alta cultura, ovviamente studiate appositamente ed elaborate per essere ingannevoli. La velocità con cui accettiamo questi contratti, con un click, con un tasto, è spesso dettata dalla necessità a cui la vita odierna ci relega ma, nella quasi totalità dei casi, indica l'accettazione di condizioni contrattuali di cui non siamo minimamente a conoscenza. Pensate al problema delle clausole vessatorie. Siamo sinceri: chi di noi legge tutta la modulistica, prima di accettare un contratto o di aderire a una piattaforma? Io credo che anche in quest'Aula siamo veramente in pochi. Insomma, inconsciamente, quasi quotidianamente facciamo dono dei nostri dati ad un sistema e, quindi, ad aziende che nascono appositamente per sfruttare quei dati nella maniera più fruttuosa possibile che, quasi sempre, si concretizza in moleste e invadenti incursioni giornaliere, con messaggi, telefonate e promozioni di ogni tipo (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia), direi flussi informativi che spatrimonializzano ogni singolo individuo, ogni singolo uomo, ogni singola azienda o società, che possiedono un valore informativo. Si è perciò impropriamente alienati con un click o una mera telefonata, quasi un'invisibile coercizione. La nostra identità, i nostri dati, più o meno sensibili, diventano merce di scambio e di guadagno, spesso senza essere nemmeno a conoscenza di come lo siano diventati. Ma, attenzione, non è superficiale l'utente; ritengo piuttosto sia scorretto il proponente. È proprio su questo che - auspichiamo - la futura Commissione potrà e dovrà vigilare.

Così come sarà suo oneroso impegno vigilare sulla sempre attuale ed annosa questione della fornitura dei servizi pubblici, un diritto del cittadino che lui stesso, attraverso le tasse che versa allo Stato, contribuisce a fornirsi ma di cui spesso non può usufruire per la diffusa incapacità degli enti o ditte preposti ad espletare questo servizio. Pensiamo solamente ai trasporti pubblici e ai servizi con le isole. Dobbiamo tutelare gli utenti, che hanno diritto non solo al servizio, ma un servizio dignitoso: autobus, treni, navi che siano adeguati al servizio che devono dare.

Torniamo ai dati personali. Se le informazioni sono utilizzate in varie forme di iniziativa imprenditoriale, con conseguenze economiche nella sfera soggettiva, allora sono res in senso giuridico e, siccome questo uso delle informazioni è pacifico, allora questa loro qualificazione è incontestabile. La patrimonializzazione dei dati personali per applicare le tutele del consumatore nei confronti delle grandi piattaforme digitali è ormai una realtà. Infatti, dopo una serie di provvedimenti dell'Autorità garante della concorrenza e del mercato e alcune sentenze amministrative, il Consiglio di Stato, con due sentenze gemelle, ha elaborato nuove soluzioni per proteggere i dati personali attraverso le norme a tutela del consumatore. L'intervento dell'autorità giudiziaria è nato proprio dalle sanzioni dell'Autorità antitrust adottate nei confronti di un social network e ciò proprio per aver realizzato pratiche aggressive e ingannevoli, ai sensi del codice del consumo. Allora, si tratta di attivare le tutele del consumatore nelle attività di trattamento dei dati personali che producano conseguenze economiche, escludendo, però, in questi casi l'applicazione delle regole di data protection. Basti pensare che 7 delle prime 10 aziende al mondo per patrimonializzazione basano la loro attività sul trattamento dei dati personali. Tutto quanto sinora esposto non può che passare attraverso la qualificazione delle informazioni e dei dati personali come beni patrimoniali. È dunque questo il vero precipitato normativo che noi dobbiamo prendere.

Noi abbiamo il dovere di essere garanti del popolo italiano: i loro diritti, da consumatori ed utenti, devono essere preservati.

È per questo che Fratelli d'Italia non solo vota favorevolmente ma dà piena disponibilità a contribuire alla realizzazione della Commissione d'inchiesta sulla tutela dei consumatori e degli utenti, auspicando che con la stessa onestà intellettuale e correttezza con cui noi oggi siamo qui ad appoggiare favorevolmente questa iniziativa la maggioranza sicuramente farà altrettanto nel voler dare all'opposizione la possibilità di essere protagonista della Commissione di cui in oggetto, permettendoci, quindi, di collaborare attivamente ed essere parte integrante della stessa. Per questo dichiaro il voto favorevole di Fratelli d'Italia (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Squeri. Ne ha facoltà.

LUCA SQUERI (FI). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, non è la prima volta che viene istituita una Commissione d'inchiesta parlamentare. Sono diverse quelle già costituite nel corso di questa legislatura e sono molto numerose in totale, circa un centinaio o poco meno di 100 le inchieste parlamentari attivate dal Parlamento dal 1948 ad oggi. Tra queste Commissioni, però, non ce n'è mai stata una che avesse come oggetto del proprio campo di attività la tutela dei consumatori e degli utenti. In questo senso, il voto che a breve ci apprestiamo ad esprimere darà vita a una novità e, come esponente di Forza Italia, ringrazio l'onorevole Baldelli per questa sua iniziativa parlamentare. È un'iniziativa - questo è l'aspetto politico che ritengo importante sottolineare - che ha trovato consenso unanime in Commissione attività produttive e che immagino e auspico - ma fatemi dire che sono certo - troverà altrettanto consenso unanime oggi, in quest'Aula. Per cui è un segnale molto importante a un settore di grande rilevanza, come quello consumeristico, un settore che, di fatto, ricomprende la totalità dei cittadini italiani, perché tutti siamo consumatori e tutti siamo utenti di servizi pubblici essenziali. Il tema della tutela dei diritti dei consumatori e degli utenti è sempre più centrale perché costituisce parte integrante di una cittadinanza attiva nel rapporto con i servizi pubblici e perché produce importanti conseguenze per quanto concerne la tutela economica, la sicurezza e - fatemi sottolineare - la salute della persona nel suo rapporto con il mercato.

Il progresso tecnologico, inoltre, se, da un lato, ha migliorato la vita di ciascuno di noi, dall'altro, ha reso più vulnerabili i consumatori. Infatti, se fino a dieci anni fa per acquistare qualcosa, dalla classica enciclopedia al set di pentole, era semplicemente necessaria una firma autografa in calce, oggi non è più così. Le offerte commerciali non si fermano fuori dalla porta di casa o sullo schermo della televisione, sono sui nostri smartphone, sui nostri tablet, sui PC e non sono sempre riconoscibili. A volte, si nascondono dietro una finestra che si apre improvvisamente e l'accettazione di queste offerte si confonde con l'icona per chiudere la finestra indesiderata.

Parliamo poi del fenomeno della cosiddetta obsolescenza programmatica, che determina il fine vita di un prodotto tecnologico già dall'atto della sua produzione, piuttosto che delle difficoltà di chi, avendo un guasto su un'utenza telefonica o Internet, non riesce mai a bypassare il muro di gomma di un call center, dove ogni telefonata rincomincia dall'inizio.

Potranno finalmente essere esaminati e approfonditi in sede parlamentare questi fenomeni, per capire se sia possibile apportare dei correttivi. La finalità principale di questa Commissione, infatti, è proprio quella conoscitiva e documentale: acquisire dati o informazioni che possano costituire la base di futuri interventi normativi o di indirizzo sul tema della tutela dei diritti dei consumatori e degli utenti. In Italia, la normativa in materia di consumerismo può essere considerata abbastanza giovane.

Per lungo tempo, la sola normativa di riferimento per la tutela dei consumatori è stata la legge del 30 luglio 1998, n. 281, la storica legge quadro dei diritti dei consumatori, considerata, a tutti gli effetti, il vero e proprio statuto dei consumatori. Qualche anno più tardi, nel 2005, è entrato in vigore il codice del consumo, l'atteso testo che ha raccolto e razionalizzato tutta la normativa in materia di diritti dei consumatori, riorganizzando in forma di ordinamento la disciplina dei rapporti intercorrenti tra il soggetto professionale e il consumatore, e coordinando la disciplina italiana con quella comunitaria. Il compito della Commissione sarà, dunque, quello di realizzare una sorta di check-up della normativa vigente in materia di consumo per valutarne l'efficacia alla prova dei fatti.

Concludendo, cari colleghi, ricordo e sottolineo i due obiettivi importanti di questa Commissione: acquisire conoscenze e dati che consentano al Parlamento di svolgere nel migliore dei modi la sua funzione costituzionale, attraverso la produzione di leggi di qualità, con responsabilità, senza facile demagogia e, appunto, avendo bene in mente il rapporto tra i diritti dei consumatori e il giusto operare di chi produce, di chi vende e di chi distribuisce; poi, il secondo scopo è quello di consentire ai consumatori e agli utenti di conoscere e prendere piena consapevolezza degli strumenti già esistenti a loro tutela. Sono due obiettivi che Forza Italia ritiene pienamente condivisibili e per questo motivo voterà convintamente a favore di questa proposta (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Gavino Manca. Ne ha facoltà.

GAVINO MANCA (PD). Grazie. Signor Presidente, sottosegretario, colleghe e colleghi, oggi approviamo in quest'Aula un importante provvedimento. L'istituzione della Commissione parlamentare di inchiesta sulla tutela dei consumatori e degli utenti rappresenta una scelta importante che questo Parlamento fa, rappresentando l'opportunità per questo Parlamento di indagare, approfondire e studiare e, di conseguenza, tutelare i consumatori e gli utenti. Lo scopo della Commissione è quello di acquisire dati e informazioni che possono costituire la base di futuri interventi legislativi o di indirizzo sul tema della tutela dei diritti dei consumatori e degli utenti, con la finalità principale di indagare sulle forme principali e più ricorrenti di pratiche vessatorie e di comportamenti scorretti in danno dei consumatori e degli utenti, verificando altresì l'efficacia degli strumenti di tutela vigenti e dell'attività svolta da soggetti associativi operanti nel settore consumeristico di livello nazionale e di livello locale (le associazioni dei consumatori). Si tratta di un tema diventato oramai centrale e, direi, urgente, come del resto testimoniato dal largo consenso politico con il quale il testo, di cui sono promotori gli onorevoli Baldelli e Alemanno, che ringrazio, è uscito dal lavoro della X Commissione.

La costituzione della Commissione diventa parte integrante e indispensabile per la realizzazione di una cittadinanza attiva, anche e soprattutto nella difesa degli interessi dei cittadini, nel rapporto con i servizi di interesse economico o i servizi di pubblico interesse, che sono le attività commerciali che assolvono missioni di interesse generale e sono, quindi, soggette a obblighi di servizio pubblico. La Commissione indagherà e verificherà settori fondamentali per la vita quotidiana di milioni di cittadini, con impatto sulla loro tutela economica e sociale, sulla sicurezza e sulla salute della persona nel suo rapporto con il mercato, un mercato dove è necessario ridurre al minimo possibili asimmetrie informative tra utenti e operatori.

In tutto ciò la protezione dei consumatori deve rivestire un ruolo importante, da conseguire anche attraverso una maggiore trasparenza nell'azione che il legislatore pone in essere e, se necessario, aggiorna. Quindi, il monitoraggio ad ampio spettro sullo stato di attuazione della legislazione vigente in materia di tutela dei consumatori e degli utenti è previsto nei compiti della Commissione, verificando l'efficacia sia delle azioni di prevenzione sia dell'azione sanzionatoria. È uno strumento che il Parlamento saprà utilizzare per assicurare la tutela giurisdizionale non solo dei diritti che riguardano la persona come individuo, ma anche di quelli che riguardano la persona come membro delle formazioni sociali nelle quali si svolge la sua personalità e che sono declinati dal codice del consumo, cioè la tutela la salute, la sicurezza e la qualità dei prodotti e dei servizi; per assicurare un'adeguata informazione e una corretta pubblicità, l'esercizio delle pratiche commerciali secondo i principi di buona fede, di correttezza e di lealtà, l'educazione al consumo, la correttezza, la trasparenza e l'equità dei rapporti contrattuali, la promozione e lo sviluppo dell'associazionismo libero e volontario.

Sono tutti diritti che il Partito Democratico condivide, sostiene, tutela e protegge da anni e che speriamo vengano ulteriormente assicurati ai cittadini utenti e ai consumatori, attraverso il lavoro e i futuri provvedimenti che la Commissione istituenda metterà in atto. Per questo motivo, dichiaro il voto favorevole del gruppo del Partito Democratico (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Piastra. Ne ha facoltà.

CARLO PIASTRA (LEGA). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, la Commissione ha un ruolo attivo nel prendere atto in maniera compiuta di una realtà che è mutata, forse senza ricevere le necessarie attenzioni, sotto i nostri occhi, conservando, come prevede il nostro ordinamento, un ruolo ispettivo, conoscitivo e di indagine. Nel giro di alcuni decenni il consumatore italiano è rimasto spesso preda di un mercato che ha garantito opportunità e opzioni un tempo impossibili, ma che, al tempo stesso, ha lasciato il cittadino solo nel dover gestire offerte, politiche commerciali divenute sempre più aggressive, fatturazioni e contratti che contengono dettagli spesso decisivi ma ai più incomprensibili. Il libero mercato rappresenta un valore ma al tempo stesso un'insidia, nella misura in cui il consumatore viene lasciato troppo solo nel dover fronteggiare situazioni che necessiterebbero di competenze che spesso il cittadino utente non possiede o che non possiede in maniera sufficiente.

Cosa si può fare per gestire tale emergenza? Sicuramente la strada maestra è quella di insistere e investire sulla formazione e l'informazione, poiché il primo argine difensivo contro le truffe, i raggiri o le politiche commerciali scorrette è quello di rendere il cittadino competente, laddove oggi ci troviamo di fronte a un cittadino più informato rispetto al passato ma piuttosto confuso. Che le persone siano oggi più attente ai consumi, alla qualità dei prodotti e così via è dimostrato dall'attenzione che ciascuno presta all'interno dei negozi, dei centri commerciali o in rete, confrontando prezzi, verificando le schede nutrizionali dei prodotti (tendenza, quest'ultima, a sua volta in linea con un atteggiamento maggiormente salutista e vicino ai comportamenti rispettosi dell'ambiente). Tuttavia, le truffe che circolano oggi passano attraverso nuovi canali più subdoli, che lasciano i cittadini più vulnerabili ed esposti al rischio. Penso alle persone anziane soprattutto, che sono quelle più esposte alle politiche commerciali aggressive, ma il problema riguarda anche un'altra parte della popolazione sensibile e con grado di scolarizzazione meno avanzato; persone meno inclini all'uso della tecnologia rispetto ai giovani, ma talvolta le vittime delle truffe e dei raggiri sono anche persone più istruite.

La buona norma, secondo la quale occorre non fornire le proprie credenziali di accesso e non inviare con leggerezza denaro online, è spesso dimenticata quando le sollecitazioni di alcune offerte spingono ad abbassare la guardia. Sono frequenti i casi di sottrazione di dati personali segnalati alle autorità competenti, che sono stati oggetto anche di misure di protezione elaborate negli ultimi anni in Europa. È un fenomeno, tuttavia, in crescita, quello delle sottrazioni dei dati personali, che continua a occupare un posto rilevante nelle segnalazioni alla polizia postale e alle autorità competenti. Secondo una stima antecedente al COVID-19, l'Italia era il secondo Paese al mondo per numero di “truffe del CEO”, con il 21,8 per cento dei dati segnalati, che colloca l'Italia subito dopo gli Stati Uniti, mentre seguono in questa poco lusinghiera statistica Australia, Regno Unito e Nuova Zelanda.

Le truffe e raggiri passano dalla rete anche attraverso strumenti legali come software e trojan, ma bussano anche alle porte degli italiani: finti impiegati delle poste, finti addetti agli sportelli delle banche, sedicenti assicuratori o venditori di servizi sono all'ordine del giorno. In questo caso siamo, naturalmente, di fronte a reati veri e propri, che dovrebbero essere perseguiti con maggiore frequenza. Si registrano numerosi casi di telefonate da parte di sedicenti call center dispersi nel globo, che operano a beneficio di gestori di servizi energetici, che chiedono informazioni riservate all'utente, in base a un principio di ricalcolo di denaro che dovrebbe essere restituito al cittadino. Sulla scorta di questo vengono richieste ai cittadini informazioni riguardanti la fattura e, sempre su questo principio, partono procedure non richieste di modifica delle situazioni contrattuali. Talvolta lo schema attorno al quale muove la truffa o il raggiro è quello della facile vincita di denaro, oppure, ancora, quello delle inserzioni a sfondo relazionale, che hanno come conseguenza l'abbassamento del livello di guardia da parte di alcuni cittadini. Spesso il cittadino cade vittima di promozioni estremamente convenienti senza assicurarsi se il venditore sia poi effettivamente rintracciabile, se le condizioni di acquisto e anche le spese di spedizione o le modalità di recesso siano indicate in modo chiaro.

Un discorso a parte meriterebbe il tema dell'assistenza, specie quando l'acquisto avviene non nelle modalità tradizionali e riguarda apparecchiature tecnologiche. Questi esempi sono la dimostrazione che occorre mantenere una vigilanza attenta e continua a livello istituzionale, perché il cittadino da solo non può difendersi dalle insidie celate da rapporti commerciali che lo vedono sempre e comunque dalla parte debole. In questi anni abbiamo assistito a varie situazioni che possiamo definire nuove per via delle modalità in cui si sono verificate o dei metodi adoperati, sempre più raffinati, utilizzati per carpire la fiducia del cittadino; un cittadino che sempre più spesso si ritrova globalizzato, dovendo fare i conti con operatori che non hanno una sede fisica nel nostro territorio, né molto spesso operatori telefonici italiani.

In molti casi il tutto avviene ormai attraverso un'interazione con una chat che indirizza con freddezza e senza nessuna soluzione di empatia il cittadino verso soluzioni preordinate o addirittura nuove offerte. Manca l'ascolto, manca ormai una vera relazione umana nella quale dedicare al cittadino in difficoltà un aiuto, confermando una tendenza che vuole il primato della produzione, acquisto e consumo di merci e servizi rispetto ad altri valori, come appunto le relazioni. Un gap che in questi anni è stato colmato soprattutto attingendo alle uniche forze presenti sul territorio e in grado di offrire le due cose che i cittadini maggiormente chiedono, ascolto e competenza. Credo, in tal senso, che un plauso vada attribuito alle associazioni di tutela e rappresentanza dei consumatori, le quali hanno fornito assistenza e orientamento per ottenere rimborsi, oppure semplicemente per aiutare il cittadino a capire i contenuti dei contratti, le clausole più complesse, a chiarire aspetti sulle componenti tariffarie e i coni d'ombra presenti nel passaggio troppo disinvolto da un tipo di offerta all'altro. Per queste ragioni - mi avvio a concludere il mio intervento - ritengo che una Commissione di inchiesta sulla tutela dei consumatori e degli utenti possa essere uno strumento utile di controllo e di verifica, anche su ciò che non ha funzionato in passato e per cercare di prevenire conseguenze spiacevoli in futuro, naturalmente con la più stretta collaborazione possibile con le associazioni dei consumatori, se non altro per poter contare sulla qualità delle informazioni raccolte e sugli elementi di esperienza acquisiti durante anni di battaglie e class action condotte a difesa del cittadino. Per questo il nostro voto sarà favorevole (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Alemanno. Ne ha facoltà.

MARIA SOAVE ALEMANNO (M5S). Grazie, Presidente, il MoVimento 5 Stelle ha accolto favorevolmente l'istituzione di questa Commissione di inchiesta per la tutela dei consumatori e vorrei brevemente spiegare perché, ma prima di tutto vorrei ringraziare il collega Baldelli per averla predisposta, una proposta che ho convintamente voluto cofirmare. Dicevo, il primo motivo è che in questa fase delicata dobbiamo essere come e più di prima accanto ai cittadini, in primis a quelli che sono più vulnerabili. Questo atteggiamento è nel DNA del MoVimento 5 Stelle e a maggior ragione in questa fase è necessario farci portavoce delle istanze che emergono dal vissuto quotidiano.

L'altra ragione è che con la pandemia è cambiato in maniera repentina il modo di acquistare sia beni che servizi. Il ricorso alle transazioni online si è intensificato in quest'ultimo anno e mezzo e di pari passo è aumentato anche il rischio di truffe e raggiri, soprattutto ai danni degli utenti più fragili e meno avvezzi all'utilizzo di queste nuove tecnologie. La terza ragione è il rischio evidente di uno squilibrio sempre maggiore tra la forza contrattuale delle grandi imprese e multinazionali e quella invece del singolo individuo. Quasi mai il singolo individuo riesce ad avere una controparte con un nome e cognome quando si confronta con delle problematiche; sempre più spesso, invece, si trova dinanzi ad un muro di gomma e a dei servizi che restano automatizzati o addirittura anonimi. A questo si aggiungono le mille difficoltà che ognuno di noi si trova a fronteggiare quando acquista dei beni e servizi, la giungla delle tariffe, le bollette illeggibili, i cartelli tra imprese che ostacolano la concorrenza, la difficoltà a trovare riferimenti diretti per utilizzare un particolare servizio oppure fare un semplice reclamo. L'elenco di questi problemi potrebbe essere ancora lungo. Le norme ci sono e per fortuna esistono soggetti istituzionali e non che sono deputati a stare dalla parte dei cittadini e a sostenere le ragioni dei tanti Davide davanti alla tracotanza dei Golia. Ma le modalità con cui concludiamo le transazioni, ormai anche con pochi clic sul nostro smartphone, sono in continua evoluzione, sempre più veloci e rischiose anche per chi è mediamente avvezzo all'utilizzo di queste nuove tecnologie. Ecco perché è importante che il legislatore si sia mosso per tempo, mentre il problema oggi si mostra con tutta la sua evidenza, ma in tempo anche per analizzarlo, contenerne gli effetti negativi e possibilmente annullarli. La Commissione lavorerà lungo il solco tracciato anche dalla nuova Agenda europea dei consumatori, che offre degli importanti spunti di interesse; accenderà i suoi riflettori sulla presenza di clausole vessatorie nei contratti, sull'utilizzo dei dati personali da parte di piattaforme commerciali elettroniche, sulla pubblicità occulta o ingannevole, sull'obsolescenza programmata dei prodotti tecnologici e sulla trasparenza e correttezza delle informazioni che sono offerte ai clienti. Insomma, affronterà i problemi che ogni giorno complicano la vita di milioni di italiane e di italiani e che diventano sempre più frequenti e complessi con l'espansione del ricorso alle nuove tecnologie. Anche in questo caso saremo strumento e voce dei cittadini, portando in tempo reale all'attenzione del Parlamento e delle istituzioni coinvolte le istanze che arrivano dalle nostre case, dagli uffici e dai territori. Per il MoVimento 5 Stelle l'ambizione con cui prende vita questa Commissione parlamentare di inchiesta è quella di affrontare le problematiche che emergono anche attraverso il confronto serrato e costruttivo con le associazioni e gli organismi che si occupano di tutela dei consumatori e dare in tempi brevi e certi delle risposte ai cittadini che siano concrete e utili per rendere più semplice la loro vita di consumatori, acquirenti di beni e fruitori di servizi. Ed è per questo che annuncio il voto favorevole del MoVimento 5 Stelle (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato D'Ettore. Ne ha facoltà.

FELICE MAURIZIO D'ETTORE (CI). Presidente, scusi, ma l'onorevole Stumpo mi ha sviato, dice che doveva intervenire lui. Credo sia opportuno chiarire che questa Commissione di inchiesta, visti gli interventi che ho ascoltato, riguarda la tutela dei consumatori e degli utenti. La tutela dei consumatori e degli utenti è una disciplina, che noi conosciamo, che è stata introdotta sulla base della normativa europea fin dal 1996 in Italia, con l'introduzione degli articoli 1469-bis e seguenti nel codice civile. Per chiarire subito, le clausole vessatorie o abusive sono quelle riferite alla tutela dei consumatori, che derivano dal significativo squilibrio nei rapporti contrattuali tra consumatore e professionista. L'adeguatezza o proporzione del prezzo o del corrispettivo del servizio o della fornitura del bene non è oggetto di vessatorietà. Esiste l'autonomia dei privati nel determinare qual è il corrispettivo, a meno che non sia chiara e comprensibile l'individuazione del corrispettivo rispetto al bene o servizio fornito. A questo riguardo, tenuto conto degli interventi che ho ascoltato, dico: chiaritevi le idee. Giusta la Commissione di inchiesta, ma non è che la Commissione di inchiesta potrà andare a verificare se i prezzi dei servizi o delle forniture sono adeguati e proporzionati, perché quello è oggetto di autonomia privata nei rapporti tra privati. Solo nel caso in cui non sia chiara o comprensibile la modalità con cui è stabilito il prezzo si interviene e la clausola è considerata vessatoria o abusiva. Viene così a mancare chiarezza e trasparenza nel rapporto tra consumatore e professionista.

Il consumatore è il soggetto che agisce nell'interesse proprio o della propria famiglia nell'acquisto di beni e servizi al di fuori dall'attività professionale o imprenditoriale. Con tutto il rispetto, ne ho sentiti molti di interventi di questo tipo. Quindi, sgombriamo questo campo: non istituiamo la Commissione di inchiesta per dire che gli imprenditori o le imprese vessano tutti i consumatori o propongono chissà quali prezzi (Applausi dei deputati del gruppo Coraggio Italia). Abbiate un minimo di ragionevolezza! Scusate se ve lo dico - mi permetto - ma qualcuno studiasse un po' di più, prima di intervenire, perché su questa materia della disciplina consumeristica - di cui all'articolo 1469-bis del codice civile, normativa poi abolita dal codice del consumo che ha stabilito limiti e criteri - c'è una giurisprudenza infinita.

Quindi, torniamo al testo. Il testo dice che la Commissione è volta a indagare - vediamo l'oggetto - sulle forme più ricorrenti di truffe o di pratiche commerciali scorrette a danno dei consumatori e degli utenti nella fornitura di beni e servizi (quindi anche con riguardo ai contratti di utenza pubblica), quali le clausole vessatorie nei contratti (non “quali le clausole vessatorie” ma si dovrebbe dire “con riferimento” alle clausole vessatorie, perché il problema è proprio quello delle clausole vessatorie), l'utilizzo improprio dei dati personali (qui usciamo fuori dalla tutela consumistica), la pubblicità ingannevole e gli altri fenomeni assimilabili. Dovrà inoltre indagare sul riporzionamento e sull'obsolescenza programmata nonché sulla qualità dei servizi pubblici essenziali (e anche questa è un'ulteriore novità). Quindi, si tratta di un'indagine che ha uno spettro ben preciso: la tutela dei consumatori e degli utenti, con riguardo ai contratti di utenza pubblica. È un'indagine necessaria se circoscritta a questo tema e non a ciò che ho ascoltato riguardo alla valutazione della posizione del contraente debole, che è il consumatore o l'utente, che sia tale da portare la Commissione di inchiesta a valutare chissà quale situazione disastrosa che in Italia ed in Europa c'è in materia. Vi ricordo che in materia la giurisprudenza italiana e la giurisprudenza europea hanno da tempo stabilito limiti e criteri in base ai quali si interviene. Quindi, l'indagine, l'inchiesta - visto che poi viene ascoltato quello che diciamo qui, in quest'Aula - non è in funzione dell'assalto alle imprese che fanno chissà che cosa nei confronti dei consumatori e degli utenti (Applausi dei deputati del gruppo Coraggio Italia) ma serve a indagare e a fare un'inchiesta per riposizionare e riequilibrare ragionevolmente le diverse posizioni e soprattutto - come fanno le Commissioni di inchiesta - a monitorare, a proporre, a fare ulteriori proposte di legge, ricordando che la materia è di stretta valutazione europea. La disciplina italiana è il derivato della disciplina europea in materia - noi non ci inventiamo niente - perché sennò sembra che queste Commissioni di inchiesta nascano perché c'è qualcuno che dice che fa parte della Commissione di inchiesta. La Commissione di inchiesta serve se ha un'utilità, tenendo conto che il quadro della disciplina europea non è nella disponibilità del legislatore interno ma nella disponibilità della nostra valutazione giusta e corretta soprattutto con riguardo alle pratiche commerciali scorrette ed alle truffe. Allora, quello è un elemento da valutare, cioè se lì c'è bisogno di intervenire, se lì c'è bisogno di una forte tutela, se lì c'è bisogno di verificare. Però, attenzione a pensare che la tutela del contraente debole sia tale che, siccome uno è consumatore o contraente debole, tutto è possibile o è ammissibile. No, perché gli obblighi informativi - qui non si parla di obblighi informativi, ma il tema vero è anche quello degli obblighi informativi - a carico delle imprese sono importanti. Gli obblighi informativi, però, riguardano anche il consumatore. Non si può partire dal fatto che il consumatore non abbia nessuna conoscenza del settore commerciale in cui opera, quando acquista beni e servizi. Bisogna porre in essere tutte le condizioni perché sia informato, la trasparenza del contratto sia garantita e la parità di condizioni sia consentita, fermo restando che c'è sempre un contraente più forte, che è l'imprenditore o il gestore del servizio pubblico, nel caso dei contratti di utenza pubblica che forniscono appunto il servizio o i beni. Allora, in quel caso ci vogliono tutele con riguardo anche allo ius poenitendi, cioè alla possibilità del recesso, alla possibilità di valutare, in certi periodi e con certe modalità, la convenienza o meno dell'affare concluso. Tutto questo deve essere garantito. Però, attenzione, la Commissione d'inchiesta deve partire dall'oggetto specifico che, ancorché potesse essere formulato leggermente meglio, io approvo - quindi mi va bene - tenendo presente che sulle clausole vessatorie e sulle clausole abusive c'è un portato giurisprudenziale italiano di primissimo piano, sul quale credo che la Commissione debba lavorare con oculatezza e ragionevolezza. Perché, se lo scopo è quello, corretto, di evitare pratiche commerciali che non siano conformi ai criteri di correttezza, di verificare quali forme di pubblicità siano ingannevoli, di tutelare i consumatori rispetto a clausole vessatorie che li sottopongano a un significativo squilibrio tra i diritti e gli obblighi delle parti, allora siamo nell'ambito dell'oggetto della Commissione. Se - come ho ascoltato in qualche intervento - questa Commissione sembra una specie di carro armato che deve andare a vedere cosa combinano gli imprenditori italiani nei rapporti con i consumatori o con gli utenti, ribadisco che non è questo lo scopo. Quindi, dobbiamo essere ragionevoli ed equilibrati anche noi, e noi di Coraggio Italia vogliamo esserlo. Non stiamo facendo un attacco alle imprese italiane ma stiamo semplicemente valutando, sulla base di un portato giurisprudenziale e dottrinale italiano, ormai sostanzioso e annoso, e di una disciplina europea che ha la primazia e la supremazia in questa materia, perché si applica in particolare la disciplina europea e si applicano i principi dettati dal quadro europeo. Ebbene, in questo quadro, questa Commissione ha bisogno di essere istituita ma spero che svolga i suoi lavori - e così sarà - tenendo conto anche di ciò che già si conosce in questa materia, a tutela reale ed effettiva dei consumatori e degli utenti (Applausi dei deputati del gruppo Coraggio Italia).

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale.

La relatrice voleva fare un ringraziamento. Prego, deputata Bonomo.

FRANCESCA BONOMO, Relatrice. Grazie, Presidente. Volevo fare un breve ringraziamento agli Uffici della Commissione X in particolare, per il lavoro, la competenza e la dedizione con la quale hanno collaborato e lavorato su questa proposta di inchiesta parlamentare. Volevo ringraziare anche il collega Baldelli per la proposta e i colleghi commissari della Commissione X per il lavoro proficuo che è stato fatto in maniera unanime e anche l'Aula. L'auspicio è che questa Commissione d'inchiesta possa essere creata nel più breve tempo possibile e che possa lavorare in maniera costruttiva e unanime, proprio perché diritto essenziale e centrale è quello della tutela dei consumatori e degli utenti contro le pratiche commerciali scorrette e le truffe. Il lavoro di questa Commissione sono certa che andrà anche a tutela delle aziende che agiscono in maniera corretta. Quindi, sarà ovviamente obiettivo di questa Commissione lavorare in maniera equilibrata, proprio avendo ad oggetto primario la tutela dei diritti dei consumatori e degli utenti (Applausi).

(Coordinamento formale - Doc. XXII, n. 56-A)

PRESIDENTE. Se non vi sono obiezioni, la Presidenza si intende autorizzata al coordinamento formale del testo approvato.

(Così rimane stabilito).

(Votazione finale ed approvazione– Doc. XXII, n. 56-A)

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla proposta di inchiesta parlamentare Doc. XXII, n. 56-A: Istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta sulla tutela dei consumatori e degli utenti.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 8).

Rinvio del seguito della discussione delle mozioni Baldino ed altri n. 1-00520, Valentini ed altri n. 1-00521, Rizzetto ed altri n. 1-00522, Viscomi ed altri n. 1-00523 e Costanzo ed altri n. 1-00527 concernenti iniziative in materia di lavoro agile nelle pubbliche amministrazioni.

PRESIDENTE. Ha chiesto di intervenire il deputato Mauro D'Attis. Ne ha facoltà.

MAURO D'ATTIS (FI). Presidente, vorrei proporre all'Aula un rinvio del punto all'ordine del giorno – quindi, intervengo sull'ordine dei lavori -, in particolare quello che riguarda il seguito della discussione delle mozioni concernenti iniziative in materia di lavoro agile. Questo perché il 15 ottobre, come è noto, partono le nuove disposizioni che riguardano il lavoro agile per i dipendenti della pubblica amministrazione, ma, soprattutto, vi è una contrattazione in atto importante, che riguarda il rapporto tra il Governo, la pubblica amministrazione e i sindacati. Vogliamo proporre all'Assemblea questo rinvio, proprio per avere maggiori elementi. Le dico, Presidente, che avremmo potuto cercare anche un accordo tra i gruppi per agevolare il lavoro anche della Presidenza, però è più maturo che, per quanto ci riguarda, si esprima l'Assemblea. Quindi, chiedo e propongo un rinvio ad altra seduta, ad almeno una settimana, Presidente, per verificare i risultati del lavoro che si sta facendo in parallelo rispetto alla discussione che potevamo avviare qui alla Camera.

PRESIDENTE. Sulla proposta di rinviare ad altra seduta il seguito dell'esame delle mozioni concernenti iniziative in materia di lavoro agile nelle pubbliche amministrazioni darò la parola, ai sensi articolo 41, comma 1, del Regolamento, ad un deputato contro e ad uno a favore per non più di 5 minuti ciascuno.

Chi chiede di parlare contro? Chi chiede di parlare a favore?

Ha chiesto di parlare il deputato Rizzetto. Ne ha facoltà.

WALTER RIZZETTO (FDI). Presidente, la ringrazio per la parola. Rispetto a quanto appena accennato dal collega D'Attis, Fratelli d'Italia, in questo caso, si può dire d'accordo, ma chiaramente le chiedo e chiedo al Governo garanzie in questo senso.

Oggi, il collega D'Attis ci dice che le mozioni e i provvedimenti riguardanti il cosiddetto lavoro agile o smart working, così come qualcuno lo ama chiamare - noi riteniamo che quello che si è vissuto in questi tempi non sia un vero smart working, ma sia, più che altro, una “remotizzazione” del posto di lavoro - vanno evidentemente nel solco di quanto appena ascoltato dal collega, se, Presidente, il Governo e, quindi, le parti sindacali, piuttosto che il Governo, piuttosto che anche il Ministro della Pubblica amministrazione, effettivamente ne tengano conto, rispetto ai documenti che anche Fratelli d'Italia ha portato in termini di proposte rispetto a questo tema.

Infatti, Presidente, il vero problema, secondo me, è un altro: il vero problema è che oggi noi abbiamo avuto la possibilità di poter approfondire questo tema - che è un tema enorme per le aziende e per la pubblica amministrazione - del cosiddetto lavoro agile - sono anni in Italia che si parla di telelavoro, oggi di smart working piuttosto che di lavoro agile -, ma non siamo ancora riusciti a fare dei passi enormi avanti rispetto a questo tema.

E mi spiego ancora meglio, concludendo: se il Ministro della Pubblica amministrazione, Brunetta, circa dieci giorni fa, affermava che è bello vedere le code di fronte agli uffici della pubblica amministrazione, per quanto ci riguarda non è bello vedere le code di persone che aspettano di fronte agli uffici della pubblica amministrazione. Sarebbe bello digitalizzare, anche chiaramente in una fase pandemica ancora drammatica, sarebbe bello che tutti i cittadini, tutti i lavoratori, semplicemente, da un device, piuttosto che da un computer di casa, anche laddove evidentemente non c'è una linea Internet ad alta velocità, come spesso accade fortunatamente nelle grandi città o nei centri urbani più abitati, potessero approfondire questo tema del lavoro agile, che non ha portato soltanto malanni nel nostro Paese, ma qualche possibilità, evidentemente, l'ha data.

Quindi, noi diamo, chiaramente, in questo caso, il voto favorevole, affinché si rinvii questo provvedimento, però - lo rinnovo - con una condizione: che il Governo arrivi in Aula preparato su tutte le proposte e soprattutto su quelle che l'opposizione ha fatto in questo senso. Quindi, Presidente, per quanto ci riguarda, voto favorevole, ma sicuramente, se la prossima settimana ci sarà un'altra proroga di questo provvedimento, il nostro voto la prossima settimana non sarà altrettanto favorevole (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Pongo in votazione, mediante procedimento elettronico, senza registrazione di nomi, la proposta avanzata dal deputato Mauro D'Attis.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva per 366 voti di differenza.

Seguito della discussione del testo unificato delle proposte di legge: Ciprini ed altri; Gribaudo ed altri; Boldrini ed altri; Benedetti ed altri; Gelmini ed altri; Vizzini ed altri; d'iniziativa del Consiglio nazionale dell'economia e del lavoro; Carfagna ed altri; Fusacchia ed altri; Carfagna: Modifiche al codice di cui al decreto legislativo 11 aprile 2006, n. 198, e altre disposizioni in materia di pari opportunità tra uomo e donna in ambito lavorativo (A.C. 522​-615​-1320​-1345​-1675​-1732​-1925​-2338​-2424​-2454-A​).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del testo unificato delle proposte di legge nn. 522-615-1320-1345-1675-1732-1925-2338-2424-2454-A: Modifiche al codice di cui al decreto legislativo 11 aprile 2006, n. 198, e altre disposizioni in materia di pari opportunità tra uomo e donna in ambito lavorativo.

Ricordo che nella seduta del 7 luglio si è conclusa la discussione generale e la relatrice e la rappresentante del Governo hanno rinunciato ad intervenire in sede di replica.

(Esame degli articoli - Testo unificato - A.C. 522-A​)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli articoli del testo unificato delle proposta di legge e degli emendamenti presentati (Vedi l'allegato A).

Avverto che, fuori dalla seduta, gli emendamenti 3.101, 3.102, 3.106 e 3.107 Ianaro sono stati ritirati dalla presentatrice.

Le Commissioni I (Affari costituzionali) e V (Bilancio) hanno espresso i prescritti pareri (Vedi l'allegato A), che sono in distribuzione.

In particolare, il parere della Commissione bilancio reca tre condizioni volte a garantire il rispetto dell'articolo 81 della Costituzione, che saranno poste in votazione ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento.

(Esame dell'articolo 1 - Testo unificato - A.C. 522-A​)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 1 e dell'unica proposta emendativa ad esso presentata (Vedi l'allegato A).

Nessuno chiedendo di parlare, invito la relatrice ad esprimere il parere della Commissione.

CHIARA GRIBAUDO, Relatrice. Sull'emendamento 1.100 Bruno Bossio il parere è favorevole.

PRESIDENTE. Il Governo?

ROSSELLA ACCOTO, Sottosegretaria di Stato per il Lavoro e le politiche sociali. Parere conforme.

PRESIDENTE. Passiamo, dunque, all'emendamento 1.100 Bruno Bossio.

Se nessuno chiede di intervenire, passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.100 Bruno Bossio, con il parere favorevole della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 9).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 1, nel testo emendato.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 10).

(Esame dell'articolo 2 - Testo unificato - A.C. 522-A​)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 2 e dell'unica proposta emendativa ad esso presentata (Vedi l'allegato A).

Nessuno chiedendo di parlare, invito la relatrice ad esprimere il parere della Commissione. Emendamento 2.100 Ianaro?

CHIARA GRIBAUDO, Relatrice. Presidente, il parere è favorevole.

PRESIDENTE. Il Governo?

ROSSELLA ACCOTO, Sottosegretaria di Stato per il Lavoro e le politiche sociali. Il parere è favorevole, conforme a quello espresso dalla relatrice.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.100 Ianaro, con il parere favorevole della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 11).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 2, nel testo emendato.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 12).

(Esame dell'articolo 3 - Testo unificato - A.C. 522-A​)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 3 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A).

Se nessuno chiede di intervenire sul complesso degli emendamenti, invito la relatrice ad esprimere il parere della Commissione.

CHIARA GRIBAUDO, Relatrice. Presidente, sull'emendamento 3.100 Ianaro il parere è favorevole, mentre sugli emendamenti 3.101 e 3.102 Ianaro vi è un invito al ritiro.

Sull'emendamento 3.103 Ianaro il parere è favorevole con riformulazione, nel senso di sostituire le parole “alla Direzione generale” con le parole: “all'Istat”.

Sugli emendamenti 3.104 Barzotti e 3.105 Ciaburro il parere è favorevole, mentre sull'emendamento 3.106 Ianaro vi è un invito al ritiro...

PRESIDENTE. Sono ritirati gli emendamenti 3.106 e 3.107 Ianaro, come anche gli emendamenti 3.101 e 3.102 Ianaro sono già ritirati. Quindi passiamo all'emendamento 3.108 Bucalo.

CHIARA GRIBAUDO, Relatrice. Sull'emendamento 3.108 Bucalo vi è un invito al ritiro, così come sugli emendamenti 3.109 Bucalo e 3.110 Benedetti.

Sull'emendamento 3.500, da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento il parere è favorevole.

PRESIDENTE. Il Governo?

ROSSELLA ACCOTO, Sottosegretaria di Stato per il Lavoro e le politiche sociali. Il parere è conforme.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 3.100 Ianaro, con il parere favorevole della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 13).

Passiamo all'emendamento 3.103 Ianaro, su cui il parere è favorevole con riformulazione: accetta la riformulazione, deputata Ianaro? Perfetto.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 3.103 Ianaro, così come riformulato, con il parere favorevole della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 14).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 3.104 Barzotti, con il parere favorevole della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 15).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 3.105 Ciaburro, con il parere favorevole della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 16).

Passiamo all'emendamento 3.108 Bucalo, sul quale c'è un invito al ritiro, altrimenti parere contrario.

Nessuno chiedendo di intervenire, passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 3.108 Bucalo, con il parere contrario della Commissione, del Governo e della V Commissione (Bilancio).

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 17).

Passiamo all'emendamento 3.109 Bucalo, sul quale c'è un invito al ritiro, altrimenti parere contrario.

Nessuno chiedendo di intervenire, passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 3.109 Bucalo, con il parere contrario della Commissione, del Governo e della V Commissione (Bilancio).

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 18).

Passiamo all'emendamento 3.110 Benedetti, sul quale c'è un invito al ritiro, altrimenti parere contrario.

Ha chiesto di parlare la deputata Benedetti. Ne ha facoltà.

SILVIA BENEDETTI (MISTO). Presidente, lo ritiro.

PRESIDENTE. Sta bene. Passiamo all'emendamento successivo, dunque.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 3.500, da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento, con il parere favorevole della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 19).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 3, nel testo emendato.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 20).

(Esame dell'articolo 4 - Testo unificato - A.C. 522-A​)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 4 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A).

Nessuno chiedendo di parlare, invito la relatrice ad esprimere il parere della Commissione.

CHIARA GRIBAUDO, Relatrice. Sull'emendamento 4.100 Caretta il parere è favorevole, così come sull'emendamento 4.500, da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento.

PRESIDENTE. Il Governo?

ROSSELLA ACCOTO, Sottosegretaria di Stato per il Lavoro e le politiche sociali. Conforme alla relatrice.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 4.100 Caretta, con il parere favorevole della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 21).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 4.500, da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento, con il parere favorevole della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 22).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 4, nel testo emendato.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 23).

(Esame dell'articolo 5 - Testo unificato - A.C. 522-A​)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 5 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A). Nessuno chiedendo di parlare, invito la relatrice ad esprimere il parere della Commissione.

CHIARA GRIBAUDO, Relatrice. Grazie, Presidente. Sull'emendamento 5.500, da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento, il parere è favorevole. Sull'emendamento 5.100 Ciaburro formulo un invito al ritiro, mentre sull'emendamento 5.200 della Commissione il parere è favorevole.

PRESIDENTE. Il Governo?

ROSSELLA ACCOTO, Sottosegretaria di Stato per il Lavoro e le politiche sociali. Il parere è conforme.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 5.500, da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento, con il parere favorevole della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 24).

Passiamo all'emendamento 5.100 Ciaburro sul quale c'è un invito al ritiro o parere contrario.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 5.100 Ciaburro, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 25).

Dovremmo ora passare all'emendamento 5.200 della Commissione sul quale, tuttavia, la Commissione bilancio non ha ancora espresso il parere. Procediamo, pertanto, all'accantonamento di tale proposta emendativa e della votazione dell'articolo 5.

Se la relatrice è d'accordo, proseguiamo l'esame del provvedimento con le votazioni degli emendamenti riferiti all'articolo 6. Sospenderemo, poi, brevemente la seduta, al fine di consentire alla Commissione bilancio di esprimere il parere sull'emendamento 5.200 della Commissione, in quanto risulta alla Presidenza che la Commissione sia in grado di esprimersi in tempi rapidi.

(Esame dell'articolo 6 - Testo unificato - A.C. 522-A​)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 6 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A).

Se nessuno chiede di intervenire sul complesso degli emendamenti, invito la relatrice e la rappresentante del Governo ad esprimere il parere sulle proposte emendative riferite all'articolo 6, ivi compreso l'articolo aggiuntivo 6.0100 Cirielli.

CHIARA GRIBAUDO, Relatrice. Grazie, Presidente. Sull'emendamento 6.100 Caretta vi è un invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario; sull'emendamento 6.101 Muroni il parere è favorevole, mentre sull'articolo aggiuntivo 6.0100 Cirielli vi è un invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario.

PRESIDENTE. Il Governo?

ROSSELLA ACCOTO, Sottosegretaria di Stato per il Lavoro e le politiche sociali. Il parere è conforme.

PRESIDENTE. Passiamo all'emendamento 6.100 Caretta sul quale vi è un invito al ritiro o parere contrario.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 6.100 Caretta, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 26).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 6.101 Muroni, con il parere favorevole della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 27).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 6, nel testo emendato.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 28).

Passiamo all'articolo aggiuntivo 6.0100 Cirielli. Ha chiesto di parlare il deputato Cirielli. Ne ha facoltà.

EDMONDO CIRIELLI (FDI). Presidente, ovviamente accolgo positivamente quello che mi viene detto dell'invito al ritiro, perché vuol dire che non c'è una contrarietà pregiudiziale al principio che attualmente l'astensione obbligatoria, per come è realizzata dal nostro ordinamento, non consente alle mamme lavoratrici di svolgere veramente a fondo il ruolo di mamma, nel senso che tanti studi psicologici stanno dimostrando che i primi mesi di vita sono fondamentali per i bambini ed è molto traumatico il fatto che famiglie, soprattutto quelle più povere, siano costrette – le mamme che hanno una condizione economica più disagiata - ad abbandonare i figli dopo tre mesi, ancora durante l'allattamento, con tutta la disorganizzazione che sappiamo esistere sui luoghi di lavoro per la maternità. Allora, se il Governo non è contrario in maniera pregiudiziale, ma semplicemente è in un momento complesso nell'individuare risorse e mi invita a presentare un ordine del giorno in tal senso, io non posso che essere contento. Se, invece, c'è una contrarietà al principio, chiaramente non potrei accogliere l'invito al ritiro.

PRESIDENTE. Quindi, lo ritira o no?

EDMONDO CIRIELLI (FDI). Se il Governo accogliesse un ordine del giorno in tal senso, sì. Se, invece, è pregiudizialmente contrario, vuol dire che ideologicamente si vuole che le mamme dopo tre mesi abbandonino i figli. Basta che lo si dica, insomma non è un problema.

PRESIDENTE. Il Governo vuole intervenire?

ROSSELLA ACCOTO, Sottosegretaria di Stato per il Lavoro e le politiche sociali. Volevo chiedere se questo è stato già presentato come ordine del giorno, perché lei già sapeva che aveva l'invito al ritiro o parere contrario. Cioè lo ha già presentato o lo vuole presentare?

PRESIDENTE. No, sarà presentato.

ROSSELLA ACCOTO, Sottosegretaria di Stato per il Lavoro e le politiche sociali. Dovrei vedere un attimo l'emendamento, un attimo solo.

PRESIDENTE. Quindi, è l'ultimo, si può accantonare. Allora, lo accantoniamo e lo votiamo dopo la pausa.

Sospendiamo a questo punto la seduta che riprenderà alle ore 12. La seduta è sospesa.

La seduta, sospesa alle 11,40, è ripresa alle 12,05.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE FABIO RAMPELLI.

(Ripresa esame dell'articolo 5 - Testo unificato - A.C. 522-A​)

PRESIDENTE. La seduta è ripresa.

La Commissione bilancio ha espresso il prescritto parere (Vedi l'allegato A), che è in distribuzione.

Passiamo, quindi, all'esame dell'emendamento 5.200 della Commissione. Se nessuno chiede di intervenire lo pongo in votazione.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 5.200 della Commissione, con il parere favorevole della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 29).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 5, nel testo emendato.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 30).

(Ripresa esame dell'articolo 6 - Testo unificato - A.C. 522-A​)

PRESIDENTE. Passiamo ora all'articolo aggiuntivo 6.0100 Cirielli, su cui c'è un invito al ritiro. Chiediamo se intenda mantenerlo.

EDMONDO CIRIELLI (FDI). Io vorrei presentare un ordine del giorno nel senso specificato prima dal sottosegretario. Se è d'accordo, lo posso ritirare.

PRESIDENTE. Sottosegretario?

ROSSELLA ACCOTO, Sottosegretaria di Stato per il Lavoro e le politiche sociali. Come ha richiesto, vorrei vedere l'ordine del giorno; se è possibile, è accoglibile come raccomandazione però vorrei vederlo prima, visto che ancora non è agli atti.

PRESIDENTE. Il problema è di ordine temporale perché questa è l'ultima votazione. Quindi, l'ordine del giorno lei lo ha già pronto? Lo può presentare?

EDMONDO CIRIELLI (FDI). Lo ritiro e presenterò un altro emendamento. Va bene, grazie.

(Esame degli ordini del giorno - Testo unificato - A.C. 522-A​)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli ordini del giorno presentati (Vedi l'allegato A).

Se nessuno chiede di intervenire per illustrare gli ordini del giorno, invito la rappresentante del Governo a esprimere il parere.

ROSSELLA ACCOTO, Sottosegretaria di Stato per il Lavoro e le politiche sociali. Gli ordini del giorno n. 9/522-A/1 Albano, n. 9/522-A/2 Bucalo, n. 9/522-A/3 Frassinetti, n. 9/522-A/4 Caretta e n. 9/522-A/5 Ciaburro sono accolti come raccomandazione.

Parere favorevole sugli ordini del giorno n. 9/522-A/6 D'Arrando, n. 9/522-A/7 Barzotti e n. 9/522-A/8 Murelli.

PRESIDENTE. Prendo atto che le presentatrici degli ordini del giorno accolti come raccomandazione n. 9/522-A/1 Albano, n. 9/522-A/2 Bucalo, n. 9/522-A/3 Frassinetti, n. 9/522-A/4 Caretta e n. 9/522-A/5 Ciaburro non insistono per la votazione.

Abbiamo, poi, i tre ordini del giorno con parere favorevole.

È così esaurito l'esame degli ordini del giorno presentati.

(Dichiarazioni di voto finale - Testo unificato - A.C. 522-A​)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Gebhard. Ne ha facoltà.

RENATE GEBHARD (MISTO-MIN.LING.). Grazie, Presidente. Le pari opportunità di genere in ambito lavorativo sono un obiettivo strategico cui anche questo provvedimento concorre e - vorrei ricordarlo - sono una delle missioni strutturali del PNRR. È un provvedimento importante per gli effetti positivi che può produrre. Annuncio il voto favorevole della nostra componente.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Fusacchia. Ne ha facoltà.

ALESSANDRO FUSACCHIA (M-MAIE-PSI-FE). Grazie, Presidente. A nome anche della componente MAIE-PSI-Facciamoeco vorrei esprimere il voto favorevole a questo provvedimento. Questo è un provvedimento importante che ha preso, come tutti i provvedimenti importanti, un po' di tempo. Tengo anche a ringraziare la collega Gribaudo e tutte le colleghe e i colleghi che hanno permesso di arrivare a questo risultato.

Stiamo parlando di un tema particolare e anche un po' curioso, se mi permette, Presidente, perché parliamo di parità salariale. Ci chiediamo spesso come sia possibile che, nel nostro ordinamento, un sacrosanto principio, previsto dalla Costituzione, mi verrebbe da dire, necessiti in maniera spesso ricorrente di nuove norme e di nuove leggi. Il ragionamento è molto semplice: perché il legislatore sta imparando nel corso del tempo e degli anni a fare leggi, con una grande attenzione all'attuazione delle norme e alla capacità poi di vedere come, materialmente, queste norme entrano nel tessuto vivo della società e dell'economia italiana. Questa è una legge importante perché parla di parità salariale effettiva e, quindi, è un testo che serve per migliorare la capacità del Paese tutto di assicurare effettivamente la parità salariale nei confronti delle donne.

Chiudo, Presidente, con un auspicio. Il tema della parità è un tema centrale di cui questo Parlamento si deve occupare sempre di più. Oggi stiamo discutendo di parità salariale ma ci sono altri aspetti che, a mio avviso, sono centrali e su cui dovremmo legiferare, di cui dovremmo occuparci. Lo dico, ovviamente, anche rivolto ai banchi del Governo. Uno di questi è il congedo di paternità obbligatorio lungo. È un tema che torna, di cui si parla sempre di più. È un tema oneroso, che costa, ma è un tema fondamentale perché cambierebbe la dinamica complessiva di come sono gestiti i rapporti, ovviamente all'interno non solo delle singole coppie ma di tutta la società in generale. Quindi, l'idea di arrivare e addivenire a un congedo di paternità di tre mesi obbligatorio, che consenta di stabilire in capo ai papà un diritto soggettivo anche di potersi godere la paternità e, allo stesso tempo, di avere ricadute benefiche fondamentali sulle donne, sul lavoro delle donne e sulla parità, credo sia un pezzo complementare.

Quindi, auspico che, dopo il bellissimo passaggio che facciamo oggi sulla parità salariale effettiva, vi sia presto l'occasione di farne un altro sul congedo di paternità obbligatorio e su tante altre misure, perché non c'è un momento in cui si raggiunge la parità. La parità è un percorso, la parità è un obiettivo che va raggiunto, ma costantemente occorre assicurarci che venga raggiunta e che venga anche poi nel tempo alimentata e monitorata, perché la società cambia e noi dobbiamo sempre stare attenti a vigilare e assicurarci che in ogni ambito del Paese la parità venga rispettata (Applausi dei deputati del gruppo Misto-MAIE-PSI-Facciamoeco).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Costanzo. Ne ha facoltà.

JESSICA COSTANZO (MISTO-L'A.C'È). Grazie Presidente. Lavorare oggi in Italia ed essere donna sono due virtù che non vanno d'accordo; ma lavorare in Italia, essere donna e decidere di diventare mamma è quasi una corsa in salita. Oggi, nel mondo del lavoro, le donne che vogliono diventare madri sono ancora ad un bivio: mantengo il posto e, magari, faccio carriera o faccio la mamma? Chiariamo subito che donna lavoratrice e mamma non dovrebbe essere un bivio, con due direzioni opposte tra cui scegliere. E così, infatti, non è fuori dall'Italia.

Le lavoratrici in Italia, che sono diventate mamme e che per accudire i figli hanno dovuto rinunciare al lavoro, sono molte di più di quelle che immaginiamo, un vero e proprio esercito femminile silenzioso. Poi, ci sono donne che lottano ogni giorno, perché vogliono, o peggio ancora devono, mantenere il posto di lavoro, donne che pedalano in salita. Migliaia di queste donne non ce la fanno e si dimettono, perché costrette dall'accudimento dei figli e dallo scarso sostegno dello Stato. Pensate che, dal 2011 al 2017 - sono dati dall'Ispettorato del lavoro -, oltre 165 mila donne hanno lasciato il posto di lavoro, per incompatibilità tra il lavoro e le esigenze di cura dei figli, e, guarda caso, il picco dei casi è proprio nell'ultimo anno analizzato. È la prova che il fenomeno “abbandono del lavoro causa figli” è in crescita, perché sappiamo tutti che sono insufficienti i numeri degli asili nido aziendali e che i posti negli asili nido pubblici sono pochissimi e il lavoro è spesso pesante per le donne. Sono questi i veri motivi degli abbandoni e del fenomeno se ne parla sempre troppo poco e anche male. Sembra incredibile, ma la maggior parte delle donne che si dimettono dal lavoro ha un solo figlio o sono in attesa del primo, a dimostrazione del fatto che il problema è soprattutto sociale ed economico. Le lavoratrici che pedalano in salita viaggiano anche con il freno a mano tirato. È il freno a mano della disparità retributiva tra donne e uomini. Si scrive “gender pay gap”, ma si legge, dagli ultimi dati Eurostat del 2019, “disparità”. In Italia, la differenza tra salario annuale medio di donne e uomini è al 43,7 per cento; nel settore privato le dipendenti prendono in busta paga il 29 per cento in meno dei colleghi maschi: sono differenze abissali e preoccupanti. Le lavoratrici che in Italia pedalano in salita e arrivano alla vetta, occupando posizioni di vertice, sono pochissime. Prendiamo il settore pubblico, che dovrebbe dare l'esempio: nella Polizia di Stato, sono il 13 per cento; nelle università, il 22 per cento; nei ministeri, il 34 per cento. Ma anche le lavoratrici che salgono per la prima volta sulla bicicletta del lavoro sono penalizzate; le ultime stime di ODM Consulting sottolineano che ci sono circa 2.000 euro l'anno di differenza tra la busta paga di una ragazza, rispetto ad un ragazzo, appena assunti, una differenza senza senso, che è una vera e propria discriminazione di genere, un pregiudizio. Prendiamo mestieri diversi, analizziamoli: un'operaia perde, appena assunta, 2.700 euro l'anno, rispetto a un collega uomo; se fa carriera e diventa quadro, la somma che guadagna in meno rispetto ad un uomo è pari a 3.400 euro.

Presidente, nella corsa a tappe del lavoro in Italia non abbiamo poi considerato il fermo agonistico del COVID. La pandemia ha colpito e colpirà ancora più duramente sempre le donne che lavorano, rispetto agli uomini. Già dalla seconda ondata dell'autunno 2020 le cose sono peggiorate e, a dicembre 2020, gli occupati sono diminuiti di oltre 100 mila unità. Quanti di questi erano donne? Il 99 per cento. In tutto il 2020 abbiamo perso 440.000 occupati e il 70 per cento di questi erano donne. Una vera e propria ecatombe per il lavoro femminile!

Di fronte a questa ecatombe, L'Alternativa c'è oggi voterà a favore della proposta di legge sulla parità retributiva, perché, in effetti, può essere considerato un inizio decente e contiene in sé alcune buone idee. Certo, un punto a vantaggio sono le sanzioni, che vengono previste ogni qualvolta ci siano - e vengano dimostrati - gli ostacoli nella conciliazione dei tempi di vita e di lavoro e gli ostacoli anche alla carriera. Bene anche la certificazione di pari opportunità da gennaio 2022. Le aziende dovranno, quindi, dare conto delle iniziative per ridurre il divario uomo-donna e soprattutto, quando certificate, le imprese potranno avere sgravi dai contributi previdenziali fino a 50.000 euro l'anno. Quindi, è un sistema con premialità. Benissimo il fatto che il Ministero del Lavoro potrà verificare i nomi delle aziende sopra i 50 dipendenti ancora non certificate.

Quindi, io ringrazio la collega Gribaudo e la Commissione lavoro per questo importante passo avanti. Però, dobbiamo guardare la realtà: la proposta di legge oggi è una goccia nel mare. L'Italia resta tra i Paesi in maglia nera per disoccupazione femminile in Europa. Lo ha promesso anche il Premier, dicendo, a più riprese - proprio il Presidente Draghi -, in quest'Aula: “La mobilitazione di tutte le energie del Paese nel suo rilancio non può prescindere dal coinvolgimento delle donne. Il divario di genere nei tassi di occupazione in Italia rimane tra i più alti d'Europa”. Signor Presidente, ci aspettiamo, quindi, che il Governo segua queste indicazioni del Premier, con una riforma delle politiche di sostegno alla conciliazione vita-lavoro, soprattutto per le donne, non basata più solo su bonus mancette, ma con una riforma strutturale del paradigma.

Noi di L'Alternativa c'è oggi votiamo a favore. Restiamo, però, all'opposizione, perché non ci accontentiamo di un'aspirina per guarire un malato in terapia intensiva (Applausi dei deputati del gruppo L'Alternativa c'è).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Rina De Lorenzo. Ne ha facoltà.

RINA DE LORENZO (LEU). Grazie, Presidente. Nonostante il diritto alla parità di retribuzione per uno stesso lavoro sia un principio fondamentale dell'Unione europea e sia espresso negli articoli della Costituzione, a cominciare dall'articolo 37, la sua effettiva attuazione ha continuato a incontrare una serie di ostacoli come dimostra il dato Eurostat sul gender pay gap, secondo cui le donne guadagnano il 14,1 per cento in meno all'ora rispetto agli uomini e sono esposte a maggior rischio di povertà, perpetuandosi un divario pensionistico che raggiunge addirittura il 29 per cento. Non sono ottimistiche nemmeno le stime del World Economic Forum, secondo cui dovremmo aspettare ancora 2 secoli e mezzo prima che le donne raggiungano la parità economica a livello mondiale, un tempo che la crisi del COVID ha contribuito ad allungare di almeno una generazione. L'Italia tra i Paesi è al 114° posto su 156, fanalino di coda rispetto agli altri Paesi europei, ed è al centoventisettesimo posto per quanto riguarda il divario salariale. Le donne così, tra previsioni negative e ingiusti retaggi culturali, continuano a essere schiacciate da barriere sociali, da stereotipi di genere, dal doppio lavoro in casa e fuori.

In vista dei 7 miliardi che saranno investiti per la parità di genere col Piano di ripresa e resilienza, sarà cruciale questa legge che l'Aula oggi si appresta a votare. Le aziende dovranno fissare obiettivi chiari e quantificabili in termini di inclusione di genere e misurare i progressi nel tempo, favorendo la trasparenza attraverso la pubblicazione dei loro dati.

Sono questi alcuni ingredienti per far sì che gli investimenti nel piano di ripresa delle imprese italiane abbiano un vero impatto nella costruzione di un Paese dove le voci delle donne siano la norma, e non l'eccezione, dove nascere donna sia un'opportunità, e non uno svantaggio.

Con il testo di legge sulla parità salariale, che ci apprestiamo a votare, istituiamo un meccanismo di trasparenza per milioni di donne lavoratrici. Intervenendo sul codice delle pari opportunità, estendiamo l'area dei trattamenti considerati discriminatori e rafforziamo il principale strumento di verifica del rispetto del principio di parità. Stiamo parlando del rapporto sulla situazione del personale, che da questo momento dovrà essere redatto obbligatoriamente dalle aziende con oltre 50 dipendenti e su base volontaria per le aziende con un numero al di sotto dei 50. I risultati di questo rapporto, redatto esclusivamente in modalità telematica, dovranno poi essere trasmessi all'Ispettorato del lavoro, alla consigliera di parità al Ministero del Lavoro e delle politiche sociali, al Dipartimento delle pari opportunità della Presidenza del Consiglio e poi al CNEL. Viene, inoltre, estesa l'applicazione delle disposizioni relative all'equilibrio dei generi nella composizione dei consigli di amministrazione anche delle società controllate dalle pubbliche amministrazioni, prevedendo che il riparto degli amministratori da eleggere sia fondato sul criterio dell'equilibrio di genere.

Si tratta di un provvedimento che va nella direzione del coordinamento efficace tra politica formativa del mercato del lavoro e sviluppo di una sensibilità per le questioni di genere, che deve continuare a coinvolgere le donne e gli uomini in veste di attori e destinatari, nella consapevolezza che l'eguaglianza, intesa come pari opportunità, offre vantaggi all'intera società, sia sul piano economico che su quello sociale e personale. Il mondo del lavoro non può continuare a essere una corsa a ostacoli per le donne, una giungla al maschile dove ci sono meno possibilità di carriera per le donne e meno soldi per loro in busta paga. Iniziamo a sfondare il cosiddetto soffitto di cristallo, che consente solo al 28 per cento delle donne di accedere a posizioni di vertice, adottando interventi specifici finalizzati al raggiungimento della parità salariale. Ridurre le diseguaglianze esistenti rappresenta davvero la chiave di volta, inclusiva e sostenibile, per il superamento di ogni forma di discriminazione, a patto che si intervenga sull'intero sistema del welfare. A parità di qualifiche, le giovani donne guadagnano meno dei colleghi, fin dal loro ingresso nel mondo del lavoro, per 3 motivi: da sempre, i mestieri comunemente ritenuti femminili sono retribuiti di meno; in secondo luogo, perché le donne esercitano più spesso lavori associati a paghe basse; la diseguaglianza salariale è imputabile, non da ultimo, anche alla ripartizione asimmetrica delle attività professionali retribuite e del lavoro di cura, non retribuito. Oggi, come in passato, le donne sono chiamate a svolgere la maggior parte dei compiti di cura familiare e la conciliazione tra famiglia, formazione e lavoro rappresenta davvero la chiave di volta dell'eguaglianza. Abbiamo a che fare con donne equilibriste, con la soluzione in tasca da sfoderare per ogni evento imprevisto, nell'interesse del sistema famiglia e del luogo in cui lavorano, ottimizzatrici del tempo che non ha tempi morti e nemmeno tempi di pausa e costrette troppo spesso a rinunciare al diritto al lavoro, per le difficoltà di conciliazione dei tempi lavorativi con quelli familiari. Ecco la vera forma di violenza economica, inaccettabile per questo Paese, che ha messo in luce un sistema di welfare su cui Governo e Parlamento dovranno ancora intervenire.

Le madri costituenti erano solo 21 in un collegio di 556, ma raggiunsero l'obiettivo: far dire alla Costituzione che le donne e gli uomini hanno pari dignità e pari diritti. Voglio citare le parole pronunciate nel 1947 alla Costituente da Teresa Mattei, la più giovane tra le madri costituenti: nessuno sviluppo democratico, nessun progresso sostanziale si produce nella vita di un popolo se esso non sia accompagnato da una piena emancipazione femminile. La parità è, dunque, un percorso ancora lungo, ma noi donne abbiamo dato prova, in questi 75 anni di Repubblica, di saper affrontare la salita.

Per queste ragioni, esprimo il voto favorevole del gruppo di Liberi e Uguali al provvedimento in esame (Applausi dei deputati del gruppo Liberi e Uguali).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Bologna. Ne ha facoltà.

FABIOLA BOLOGNA (CI). Grazie, Presidente. Gentili colleghi, siamo tutti consapevoli che il tema delle pari opportunità richieda un'evoluzione normativa, ma anche culturale. I dati sulla parità tra donne e uomini nell'Unione europea ci dicono che nessuno Stato membro ha raggiunto la piena parità di genere e che i progressi procedono lentamente. Le donne percepiscono salari inferiori, in media, di circa il 16 per cento rispetto a quelli degli uomini. In Italia la differenza tra tasso di occupazione femminile e maschile si attesta al 19,6 per cento. Una recente indagine dell'Eurobarometro sull'importanza del tema di parità di genere evidenzia che gli italiani danno poca rilevanza a questo tema, la promozione della parità di genere è fondamentale solo per circa 4 cittadini su 10.

In particolare, sullo stereotipo che il ruolo primario della donna sia quello di occuparsi della cura della casa e della famiglia, l'Italia è il Paese in cui le donne, molto più degli uomini, hanno interiorizzato questo stereotipo; lo condivide il 53 per cento delle donne, a fronte del 44 per cento degli uomini. È necessario, quindi, un salto culturale e organizzativo. In Italia, oltre alle norme costituzionali, le politiche per le pari opportunità si sono arricchite nel tempo di norme per promuovere una piena attuazione del principio di uguaglianza, soprattutto in attuazione della disciplina europea.

Il codice delle pari opportunità tra uomo e donna raccoglie la normativa sull'uguaglianza di genere nei settori della vita politica, sociale ed economica. La centralità delle questioni relative al superamento della disparità di genere viene ribadita anche nel Piano nazionale di ripresa e resilienza, per rilanciare lo sviluppo nazionale. Il Piano, infatti, individua la parità di genere come una delle priorità trasversali perseguite in tutte le missioni che compongono il Piano. Nell'ambito del percorso scolastico, è necessario educare all'eguaglianza di genere, alla valorizzazione del merito, per favorire la crescita di cittadine e cittadini consapevoli e attivi in tutti i contesti di vita, nella società, nella famiglia e nel lavoro. Solo attraverso la conoscenza è possibile acquisire consapevolezza di pregiudizi e stereotipi ancora fortemente radicati nella nostra società, e la scuola, in quanto istituzione educativa, deve fornire strumenti e metodologie per superarli, proponendo interventi e percorsi di informazione e sensibilizzazione.

Nel mondo del lavoro le pari opportunità valorizzano il talento e le competenze, necessari per il progresso scientifico ed economico e riducono le disuguaglianze nella società. La pandemia ci ha aperto gli occhi sul settore sanitario del nostro Paese e sulla sua importanza. Il settore sanitario è anche paradigmatico di ciò che è il termometro delle pari opportunità del Paese. I medici uomini sono il 55 per cento, ma, se si stratificano i dati per età, si scopre che sotto i 50 anni i medici donna sono il 60 per cento e tra i 40 e i 44 sono il 64 per cento. Ciò che ancora discrimina le donne rispetto agli uomini è il raggiungimento di posizioni apicali direzionali e di ruoli di management a parità di competenze, fatto legato ancora a retaggi culturali anacronistici e ad una carenza di politiche che si traducano in azioni che facilitino la condizione dell'attività di cura della famiglia e degli anziani, e di un rinnovamento degli assetti organizzativi delle professioni sanitarie che rendano compatibile l'attività professionale con la gestione familiare.

Le donne medico e le professioniste sanitarie sono troppo spesso costrette a scegliere, privilegiando la famiglia e rinunciando a progressioni di carriere o rinunciando alla famiglia, per la carriera.

Queste scelte si verificano anche in altri settori strategici nel mondo del lavoro. Con la pandemia abbiamo scoperto lo smart working, che nel mondo si pratica da anni, con evidenti benefici sia per i lavoratori, donne e uomini, che per i datori di lavoro. Il nostro Paese ha mostrato però anche su questo una scarsa capacità di leggere i dati, di comprenderne il beneficio, e può davvero perdere una grande opportunità di evoluzione legandosi a degli stereotipi del passato. Infatti, da rilevazioni effettuate nelle aziende, si è evidenziato con lo smart working un miglioramento della produttività, del benessere individuale e un bilanciamento tra vita lavorativa e personale sia per gli uomini che per le donne. Entrambi guadagnano tempo da dedicare all'attività di cura e alle attività domestiche. Si tratta, quindi, di uno strumento in grado di ridurre le differenze di ruoli tra uomini e donne all'interno della famiglia, che ad oggi sono un ostacolo alla parità di accesso alle opportunità di lavoro. Rimane per noi di Coraggio Italia fondamentale la presenza delle donne anche nelle posizioni decisionali. Bisogna migliorare le opportunità di conciliazione tra lavoro e vita privata in ambito lavorativo, valutare le persone rispetto alla formazione, alle competenze, al merito, al curriculum, integrare la dimensione di genere nella progettazione di politiche e misure normative rilevanti per rendere la parità tra donne e uomini una realtà, in modo che tutti noi cittadini e cittadine possiamo avere le stesse opportunità di realizzazione nella vita personale e lavorativa a vantaggio di tutta la società. Per questo annuncio il voto favorevole di Coraggio Italia (Applausi dei deputati del gruppo Coraggio Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Noja. Ne ha facoltà.

LISA NOJA (IV). Grazie, Presidente, il provvedimento che voteremo a breve riguarda il tema del divario esistente tra uomini e donne in ambito lavorativo. È un tema che ha a che fare innanzitutto con la qualità della vita democratica del nostro Paese, ma è un tema anche centrale per la crescita economica e il benessere dell'Italia. Secondo i dati del World Economic Forum il nostro Paese si trova al sessantatreesimo posto nella classifica dei 156 Paesi per i quali è stato misurato il global gender gap index. È un dato che peraltro non riflette ancora il trend del 2000, e quindi l'impatto del COVID, che è stato terribile, come sappiamo, sulle donne. Ma se guardiamo all'ambito lavorativo, questo dato diventa persino più preoccupante. Vorrei dare qualche dettaglio sulla situazione in ambito lavorativo delle donne.

La presenza femminile nel mondo del lavoro è molto maggiore nel lavoro a tempo parziale, discontinuo e precario in tutte le sue forme. Nella media dei primi tre trimestri del 2019, il 43,5 per cento delle lavoratrici a tempo determinato aveva lavori part time e l'82 per cento di queste non aveva scelto il part time, era un part time involontario. Istat attesta che, anche se nel pubblico il differenziale retributivo è del 4,1 per cento, una donna lavoratrice nel settore privato percepisce mediamente un quinto di stipendio in meno di un uomo a parità di mansioni e di orario. Inoltre, nonostante nell'istruzione l'Italia paia aver chiuso il divario di genere, il gap retributivo è addirittura superiore al 30 per cento proprio per le laureate e la forbice aumenta per i redditi da occupazione autonoma, e questo specie nella fascia sopra i 40 anni, ossia proprio nella fase della carriera di maggiore crescita reddituale per le professioni più qualificate. Non solo, le donne sono meno presenti nei comparti legati alle discipline STEM, che sono quelli che offrono maggiori opportunità professionali e che saranno al centro del Recovery Plan. Ma i dati di Istat mostrano anche che persino le donne laureate in tali discipline STEM hanno maggiori difficoltà di seguire un percorso di carriera coerente con le loro aspirazioni e con la loro qualificazione. Questo dimostra come di fatto in Italia il lavoro per le donne sia meno retribuito e più precario ed esista un tetto di cristallo infrangibile, che impedisce alle donne, anche se altamente qualificate, di raggiungere i loro colleghi uomini. Su tutto ciò incidono certamente maternità e lavoro di cura. Secondo un recente studio di Casarico e Lattanzio, che parte dai dati INPS, a quindici anni dalla maternità, i salari lordi annuali delle madri sono mediamente di 5.700 euro inferiori a quelli delle donne senza figli. Non è un caso, allora, che in Italia si parli di “inverno demografico”. Tutti questi dati richiamati testimoniano la necessità di non limitarsi a singole misure spot, ma di mettere in campo un piano di interventi articolato, capace di determinare un vero e proprio cambio di paradigma. Da questo punto di vista, la scelta del Governo è chiara, a partire dal grande investimento previsto dal Family Act, una grande riforma delle politiche per la famiglia, un grande disegno che, rafforzando il sostegno alle famiglie e la condivisione delle responsabilità genitoriali, mira proprio ad assicurare le condizioni necessarie per consentire alle donne di cimentarsi nel mercato del lavoro in condizioni di parità con gli uomini. Il disegno di legge che votiamo oggi in quest'Aula si colloca in questo grande disegno, in questo quadro. E' un provvedimento che contiene tante misure: io, per brevità, ne cito due, che ritengo siano molto rilevanti e importanti. La prima è l'ampliamento della platea delle aziende tenute a pubblicare il rapporto biennale sulla situazione del personale e sulla parità di opportunità sul luogo di lavoro e la contemporanea istituzione della certificazione della parità di genere.

Il secondo punto molto importante è che vengono espressamente inclusi nella nozione di “discriminazione”, di cui all'articolo 25 della legge n. 198, anche i trattamenti o le modifiche delle condizioni o del tempo di lavoro, che di fatto svantaggiano le lavoratrici donne e ne limitano le opportunità di partecipazione alla vita aziendale, alle scelte strategiche e alla progressione di carriera. Sono tutte misure che, in ultima analisi, vanno ad affrontare quello che la professoressa Rossi ha efficacemente riassunto nella formula del “pregiudizio inconsapevole”. Inconsapevole, nel senso che il pregiudizio verso le donne nell'ambito lavorativo spesso non nasce da una volontà cosciente di limitarne le opportunità, ma deriva da una somma di attitudini, di disattenzioni, di stereotipi, il cui risultato ultimo è quello di impedire che vengano rimosse quelle barriere e quegli ostacoli che, ai sensi dell'articolo 3 della Costituzione, impediscono l'effettiva partecipazione di tutte le lavoratrici all'organizzazione politica, economica e sociale del Paese (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva). Questo disegno di legge - come gli altri che ho citato - mette in pratica e cerca di realizzare fino in fondo le indicazioni dell'Unione donne italiane, che il 26 giugno 1946 consegnò alle madri costituenti un documento. Si tratta di un documento che divenne la base dei principi di uguaglianza e di pari opportunità, inseriti poi nella Costituzione. In quel documento si affermava la “necessità per le donne” - e cito testualmente – “di garantire la parità giuridica con gli uomini in ogni campo, il riconoscimento del diritto al lavoro, un uguale valutazione, trattamento e compenso degli uomini per uguale lavoro, rendimento o responsabilità”. Questo provvedimento va proprio nella direzione indicata dall'Unione donne italiane nel 1946 ed è per questo che dichiaro il voto favorevole di Italia Viva (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Carmela Bucalo. Ne ha facoltà.

CARMELA BUCALO (FDI). Grazie, Presidente, onorevoli colleghi, il testo unificato di oggi ha lo scopo di introdurre disposizioni che incentivano la partecipazione delle donne al mondo del lavoro, per colmare la differenza di salario e rendere ancora più incisiva la tutela delle donne lavoratrici. Ancora oggi, purtroppo, le differenze tra i generi, soprattutto nel mondo del lavoro, rimangono forti: manca l'eguale trattamento nell'accesso al lavoro, mancano eguali condizioni di impiego e di retribuzione ed eguali avanzamenti nella carriera.

Ancora oggi, solo il 18 per cento delle posizioni regolate da un contratto da dirigente sono occupate da donne. Basterebbero solo questi temi a fissare in maniera evidente il divario tra lavoratore e lavoratrice. Ma c'è di più: il divario infatti si accresce se la donna svolge la propria attività lavorativa nel settore privato. Sì, in effetti, si è più vicino al concetto di equità di genere nel caso di lavoratrici del settore pubblico, donne che, nonostante le difficoltà, che comunque permangono, riescono a conciliare meglio la propria vita professionale con quella familiare. Tuttavia, lo sviluppo di politiche e servizi a supporto delle famiglie richiedono ancora interventi incisivi, sia nel pubblico, che nel privato. Il nostro Paese, purtroppo, nonostante i progressi, non è riuscito a recuperare il ritardo rispetto agli altri Stati europei e si colloca al quattordicesimo posto in Europa per occupazione femminile, divenendo addirittura fanalino di coda, se si guarda al tasso di occupazione a tempo pieno. Inoltre, con il crollo dell'economia, causato dalla pandemia, a pagare il prezzo più alto sono state le donne, che hanno subìto maggiormente le difficoltà legate alla necessità di dover gestire insieme il proprio lavoro e la didattica a distanza dei figli, o il carico familiare dettato dall'assistenza alle persone anziane o alle persone con gravi disabilità. Alcune di queste lavoratrici hanno dovuto continuare a svolgere la propria attività con regolarità, ma con la difficoltà aggiuntiva di non poter accedere ai servizi per l'infanzia, che sappiamo tutti che sono carenti in Italia. E, se in alcune zone del Paese, esistono situazioni di eccellenza, con interessanti modelli organizzativi, in altre sono del tutto assenti o con costi elevatissimi, che non possono essere sostenuti da parte delle famiglie più svantaggiate. Sono moltissime le donne che, proprio per questa scarsa offerta dei servizi a tutela della famiglia, o non essendo impiegate con regolari contratti di lavoro, soprattutto a causa del divario salariale esistente all'interno proprio della famiglia, sono costrette a prendere una difficile decisione, come la rinuncia al lavoro per dedicarsi all'attività familiare. Riducendo, quindi, lo scarto salariale tra i sessi, si offre alle coppie la possibilità di ripartirsi in modo più equilibrato l'attività professionale remunerata e i lavori domestici e familiari non remunerati, senza che debbano subire perdite, sotto il profilo finanziario. Quindi, parità salariale è sinonimo di pari opportunità e di libera scelta dei modelli familiari e professionali. Negli ultimi due anni, il numero delle donne inoccupate e il numero degli abbandoni dei posti di lavoro sono aumentati in maniera esponenziale, circa il 56 per cento. Al contempo, risulta necessario potenziare il sistema delle tutele legate alla famiglia e alla natalità, affinché veramente e realmente sia raggiunto l'obiettivo dell'inclusione della donna nel mondo del lavoro, perché, Presidente, ribadisco che questo è un Paese che invecchia, che non fa figli, ma che insegue disperatamente la crescita, il benessere e il PIL. Sono tantissime le donne intrappolate in lavori precari, occasionali, dove le condizioni di lavoro sono pessime e le tutele sociali e previdenziali molto limitate, se non del tutto assenti. Donne, donne con talenti sprecati, intrappolati in lavori poco qualificati, con pochissime occasioni di formazione e di carriera, retribuite in maniera inferiore rispetto agli uomini. Donne che dovrebbero essere agevolate nella scelta di coniugare la vita professionale con quella familiare, e non, invece, ancora oggi, costrette ad un bivio che indica due sole direzioni, e per giunta opposte: la carriera o l'essere madre e moglie.

Come Fratelli d'Italia, ci duole constatare che alcuni nostri emendamenti, atti a migliorare queste condizioni di lavoro, non sono stati accolti. Perché? Perché costano troppo alle casse dello Stato. Ugualmente, comunque, Fratelli d'Italia voterà a favore di questo provvedimento, con la speranza che questo sia l'inizio di un percorso di lavoro serio, concreto, che porti finalmente ad attuare tutti gli interventi necessari per migliorare l'accesso delle donne ai posti di lavoro dignitosi, nei quali trovino anche i servizi essenziali e le condizioni per poter svolgere con professionalità il doppio ruolo al quale la natura prima, e la giusta società poi, le devono indirizzare senza discriminazioni di genere (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Catia Polidori. Ne ha facoltà.

CATIA POLIDORI (FI). Grazie, Presidente. Oggi la politica sta dando grande prova di sé. Io vorrei ringraziare i commissari e la presidenza della Commissione per il grande lavoro che hanno fatto, durato più di un anno e mezzo, un lavoro molto scrupoloso. Ma la prova di sé, bella, la politica la sta dando perché la Commissione - e immagino che sarà la stessa cosa per questo ramo del Parlamento e, che dire, auspico anche nell'altro - è riuscita a dare un voto unanime.

La Commissione si è trovata con tante leggi presentate da parte di tutti i gruppi politici e, dopo un ciclo di lunghe audizioni, è riuscita a farne un testo unico che rappresenta due caratteristiche essenziali: sicuramente, la prima è quella che ho detto, del voto unanime; la seconda è il concetto di premialità, che va a sostituirsi al solito e più usato concetto punitivo per ottenere il rispetto di regole.

Queste proposte di legge presentate le possiamo suddividere in due grandi gruppi: il primo era un gruppo di proposte di legge, tra le quali una nostra, di Forza Italia, a prima firma Gelmini, che intendeva dare una riforma di sistema piuttosto ampia; il secondo gruppo - e noi avevamo una proposta di legge, come Forza Italia, a firma Carfagna - intendeva andare a lavorare soprattutto sulla precisazione, su alcuni approfondimenti sull'articolo 46 del Codice delle pari opportunità.

Devo dire che la Commissione, come ho detto, dopo un anno e mezzo di audizioni, ha preferito scegliere questa seconda soluzione, ma a ben vedere non è stato di certo un ripiego, né una scelta riduttiva, tutt'altro, secondo me, dal mio punto di vista, è stata una scelta piuttosto pragmatica, per fare in modo che, perlomeno, trattandosi di un iter, comunque, lungo - noi conosciamo quante leggi imboccano la strada della Commissione e poi dei due rami del Parlamento e non riescono a sortire effetti - ed essendo verso fine legislatura, io ritengo di dire, pur non appartenendo a questa Commissione, che la scelta pragmatica ha dato risultati, ha messo quantomeno un chiodo.

Di certo non si tratta di una svolta epocale; si tratta, però, di un'inversione di tendenza più che necessaria poiché, non solo a livello italiano, non solo a livello europeo, ma a livello mondiale, si denuncia una pesantezza, che oggi ancor più viene compresa (badiamo bene che, con l'evoluzione dei tempi, anche gli strumenti devono essere diversi, i problemi vanno affrontati con strumenti evoluti), del gender pay gap: una pesantezza ormai non più sopportabile, ma vi è la consapevolezza che le cose devono cambiare dal punto di vista culturale. Allora quale strumento migliore, se non un testo unico che migliora e premia quelle aziende che riescono a farlo veramente.

Due sono i punti sostanziali. Il primo: nella modifica dell'articolo 46 si va ad allargare la platea delle aziende - da quelle con 100 dipendenti anche a quelle con 50 dipendenti - che hanno l'obbligo di comunicare, in un rapporto biennale, il trattamento interno di pari opportunità, quindi tra uomini e donne, dal punto di vista salariale. Si è, inoltre, aggiunto anche un qualcosa di più specifico: abbiamo chiesto, con questa riformulazione dell'articolo 46, che nella comunicazione venissero trasmesse anche, ad esempio, delle specifiche con riferimento alle differenze, al numero dei lavoratori distinti per sesso, ai contratti a tempo determinato o indeterminato, ma anche alle indennità che riguardano appunto il salario in questione. Una sorta, quindi, di “bollino blu” - che avremmo anche potuto chiamare, in questo caso, “bollino rosa”, direi - che identifica quell'azienda e, lasciatemi dire, anche la Carta dei valori di quell'azienda, perché se io consumatore posso scegliere, è chiaro che, a parità di prezzo e a parità di qualità, scelgo l'azienda che non inquina, ad esempio, per quanto riguarda l'ambiente; stessa cosa viene applicata all'azienda che rispetta un regime di avanzamento di carriera e di pari opportunità vero per tutti e due i sessi, in questo caso per i numeri - che non ripeto e che le mie colleghe hanno già ampiamente definito e spiegato - che riguardano particolarmente le donne.

Il secondo punto, di cui parlavo prima, riguarda l'aspetto della premialità: queste aziende, qualora dimostreranno di esserne all'altezza, saranno premiate con sgravi fiscali per quanto riguarda le assunzioni delle donne e, comunque, in genere il sistema di pagamenti. Io ritengo che il cambio culturale forte di questa legge sia proprio questo, come avvenne del resto con la “legge Golfo-Mosca” che introdusse quote rosa a termine, precise; non quote rosa per sempre, ma quote rosa che fossero in grado di educare al cambiamento, convinti, come del resto in questa legge, che, una volta completato e definito questo sistema negli anni, anche se la riforma è strutturale - e questo è un altro punto di questo testo unico: riforma strutturale e non una tantum - ci si sarà talmente resi conto, come nel caso delle quote rosa nelle aziende di amministrazione, dell'importanza non solo culturale, qui inverto, ma anche economica dell'apporto al mondo del lavoro delle donne che, a quel punto, verrà naturale - questo è ciò che noi abbiamo sempre pensato - ritornare ad un sistema legato alla libera concorrenza e alla meritocrazia.

Questo è il motivo per cui Forza Italia ha contribuito in questo modo, perché la tutela rafforzata per un certo periodo serva proprio ad aiutare il mondo del lavoro a comprendere il cambio di prospettiva che ci deve essere. È stato un lavoro a più mani; devo dire che rispetto molto anche la sensibilità di tutti gli altri gruppi e il passo indietro che gli altri gruppi hanno fatto per farne poi, tutti insieme, uno più avanti. La cosa di cui più mi raccomando - e qui chiedo magari alla Presidenza della Camera che se ne faccia carico - è che, pur nel rispetto delle prerogative dell'altro ramo del Parlamento, anche il Senato sia celere, perché un'altra particolarità di questo testo unico è che, già da subito, può essere attivo: lo sgravio fiscale può essere richiesto già dal 1° gennaio del 2021, non dal 1° gennaio del 2022. Se riuscissimo a renderlo operativo, avremmo aziende che, in questa comunicazione, potrebbero da subito richiedere il bollino rosa - lo chiamiamo rosa - e da subito ne potremmo usufruire. Quindi, è chiaro che dovremmo lavorare per fare molto di più, ma devo dire che, nella soddisfazione di tutti, oggi il Parlamento ha veramente raggiunto un grande successo, ha dato grande prova di sé ed è per questo che Forza Italia vota convintamente in maniera favorevole su questo testo (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Mura. Ne ha facoltà.

ROMINA MURA (PD). Grazie, signor Presidente. Colleghe e colleghi, Governo, se l'uguaglianza fra uomo e donna fosse perfetta, avremmo un maggior apporto di PIL di 28 mila miliardi di dollari, l'equivalente, praticamente, del PIL americano e cinese messi insieme. Per quanto riguarda il nostro Paese, secondo la Banca d'Italia, se l'occupazione femminile raggiungesse il 60 per cento - oggi siamo sotto il 50, nel Mezzogiorno d'Italia poco sopra il 30 -, il PIL vedrebbe una crescita di ben 7 punti percentuali in maniera strutturale; pensiamo che il rimbalzo post-pandemia ci ha portato ad una crescita del 6 per cento.

Non è un caso che la finanza orientata al genere stia diventando una delle aree di investimento sostenibile e con i maggiori margini di crescita e, infatti, l'indice di parità di genere è compreso fra gli elementi considerati da investitori e azionisti. Sapere di relazionarsi e collaborare con aziende che attuano strategie di pari opportunità e pay equity aumenta la reputazione sociale, perché evidenzia la capacità delle stesse di dare valore e di mettere a reddito tutti i talenti. La parità incide positivamente sui conti economici: le aziende, i cui vertici sono formati da almeno il 25 per cento di donne, presentano risultati operativi decisamente migliori. E non è, allora, un caso che le grandi aziende, così come le quotate, abbiano avviato, negli ultimi anni, importanti progetti di abbattimento della discriminazione salariale, tant'è che, in questi contesti, il gender pay gap si è ridotto, dal 10 per cento nel 2018 al 5,3 nel 2020.

Uno studio della società di consulenza McKinsey propone una serie di dati, ne citerò alcuni, ma vi invito ad approfondirli, perché sono di grande interesse al fine di dimostrare il valore economico della parità e il suo contrario, ossia il disvalore e il costo delle disuguaglianze di genere per l'economia, al pari della corruzione e al pari dell'insicurezza nei luoghi di lavoro. I dati dello studio: date le attuali condizioni di disparità nei 95 Paesi analizzati nel report, le donne, attraverso il proprio lavoro - si intende retribuito - generano il 37 per cento del PIL, pur essendo oltre il 50 per cento della popolazione attiva. In Europa questa percentuale sale al 40 per cento. Se, invece, il termine di riferimento non è più il lavoro retribuito, bensì il lavoro di cura, quello gratuito - e quello è ostaggio di un concetto di informalità per cui, naturalmente, il lavoro di cura deve essere sulle spalle delle donne - i dati cambiano: il 75 per cento è svolto dalle donne e non viene calcolato nel PIL, perché, se fosse calcolato come elemento di ricchezza, il suo valore sarebbe pari a circa 10 miliardi, e questo non è fatto. E il tema del lavoro di cura - non lo cito a caso - gratuito, contenuto e inteso all'interno di un concetto di informalità è una delle cause che spesso porta le donne a scegliere di non lavorare, a scegliere il part time involontario, a scegliere di rinunciare al proprio percorso professionale (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

Nel fare la mia dichiarazione di voto per conto del mio gruppo, il Partito Democratico, in relazione a questo testo unificato, che tutte le colleghe hanno rappresentato come un momento di svolta del nostro percorso di lavoro e di battaglia per la parità di genere, ho scelto di partire da questi dati proprio perché l'uguaglianza di genere è giusta - questo ce lo diciamo tutti -, è una misura di giustizia sociale ed equità sociale - e questo non è poco -, ma conviene economicamente, è una condizione sine qua non per intraprendere quel percorso di crescita sostenibile che, sola, può restituire competitività al nostro sistema economico.

Si tratta di attualizzare un potenziale inespresso, si tratta di valorizzare il nostro capitale umano e di trasformarlo in fattore produttivo. Ricordo di nuovo, come fece bene anche, in discussione generale, Laura Boldrini, che le donne rappresentano il 51 per cento della società, non sono nemmeno una minoranza, nonostante la loro marginalità rispetto a tutta una serie di processi. Quindi, noi siamo intervenuti con questo provvedimento legislativo, un intervento, devo dire, fortemente voluto dal Partito Democratico, perché, è vero, c'è stato un lavoro corale, ci sono stati i lavori precedenti, importanti, ma questo è un salto di qualità. Questa legge, che noi, auspico in maniera trasversale e corale, andremo ad approvare, è addirittura più avanti, più innovativa rispetto alla proposta di parità di genere che si sta discutendo a livello europeo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico), e di questo siamo molto fieri e molto orgogliosi.

Il testo unificato affronta, in particolare, il tema della parità retributiva. Come sappiamo bene, noi abbiamo un articolo della Costituzione, il 37, che in tema di parità retributiva dice tutto, lo diceva prima qualche collega che è intervenuto prima di me. Si tratta di attualizzare una serie di disposizioni legislative che, a livello teorico, già esistevano, ma che non sono mai state applicate: quella di cui all'articolo 37, così come diversi trattati europei. E si tratta, in particolare, di affermare l'eguaglianza retributiva per uno stesso lavoro o per un lavoro di eguale valore, dove la relazione lavoro-retribuzione va costruita sulla base di elementi oggettivi e neutri e non può essere che l'essere donna, che il genere diventi la motivazione, il criterio non oggettivo, ma soggettivo, per una retribuzione inferiore.

Con il nostro testo base, di sintesi di diversi testi presentati da tutti i gruppi, intendiamo porre l'attenzione in particolare – mi avvio rapidamente a concludere, perché il tempo sta scorrendo - su due temi. Il principio della trasparenza salariale: qualche giorno fa, Anna Zilli, su Il Sole 24 Ore, scriveva: “Sapere è potere” e mai principio è più vero rispetto a questo, se si guarda alla retribuzione, perché la trasparenza salariale è condizione necessaria per combattere le disuguaglianze di genere. In questo senso, la modifica dell'articolo 46 del codice delle pari opportunità va a porre un obbligo - quindi, la presentazione biennale - di un rapporto, prima previsto solo per le aziende con più di 100 dipendenti, abbassando la soglia a 50. Vi ricordo che, secondo dati INPS, sono 3,89 milioni le lavoratrici che lavorano in contesti aziendali con più di 50 dipendenti e il loro imponibile medio annuo è di 17 mila euro, a fronte dei 25.100 dei colleghi maschi, con un gender pay gap, calcolato sull'imponibile previdenziale, del 37 per cento. Questi sono numeri che dobbiamo tenere presenti. Per cui, l'intervento sull'articolo 46 del codice delle pari opportunità va ad abbassare la soglia, a stabilire l'obbligo di presentazione del rapporto, ad ampliare la platea dei soggetti destinatari che lo devono ricevere e a stabilire un sistema sanzionatorio che sia effettivo, proporzionato e dissuasivo, così come richiedono anche le direttive europee.

C'è un altro aspetto, molto importante, delle modifiche, che è quello che prova a fare leva sulla premialità per le aziende virtuose, introducendo la certificazione della parità di genere e lo sgravio contributivo alle aziende in possesso della certificazione. Ricordo, al riguardo, che il Partito Democratico, già nella legge di bilancio 2021, introdusse il Fondo per il sostegno della parità salariale di genere, quindi, una misura che già anticipava quello che noi prevediamo in questa proposta di legge.

Passo alla copertura finanziaria del provvedimento. Oggi abbiamo appena approvato un emendamento della Commissione bilancio, che stabilisce che la copertura si riferisca all'anno 2022. Noi l'avevamo pensata come una copertura strutturale, perché queste sono misure che possono avere una valenza e un effetto se sono strutturali, ma la Commissione bilancio, pur riconoscendo che abbiamo imboccato la strada giusta, ci ha detto “ora facciamo questo, rinviamo, per il resto delle risorse, ad altri provvedimenti”. Noi ci aspettiamo che il provvedimento sia la legge di bilancio e su questo lavoreremo, anche ricordandoci che il Presidente Draghi ha sempre detto, giustificando il debito buono, che gli investimenti sociali, gli investimenti in equità sono gli investimenti che convengono, quelli che, poi, moltiplicano gli effetti economici.

Quindi, per concludere, io ritengo che la giornata di oggi sia una importante, perché noi, di fatto, formalizziamo, attraverso l'approvazione di questo atto, l'apertura di un percorso; lo facciamo in modo ampio e trasversale, così come trasversale, ampio e di grande qualità è stato il lavoro fatto dalla Commissione lavoro, in tutte le sue componenti politiche, guidato dalla relatrice Chiara Gribaudo, che ringrazio (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico), così come ringrazio gli uffici della Commissione, i Ministeri del Lavoro e delle Pari opportunità e i Ministri che si sono spesi in prima persona, Andrea Orlando ed Elena Bonetti.

Voglio sperare e auspicare una cosa: mi pare che, anche oggi, il tavolo dei nove fosse tutto al femminile e le dichiarazioni di voto le abbiamo fatte noi donne, ma io immagino sia una casualità, non voglio pensare che sia un disinteresse da parte dei colleghi, però è una cosa che si vede, si nota, l'abbiamo notato tutti, così come abbiamo notato parecchio, durante i lavori del comitato ristretto, che l'unico uomo presente, lo voglio ricordare, era sempre il nostro collega Guglielmo Epifani, che ha partecipato a tutti i lavori di redazione della legge (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Allora, nell'esprimere il voto favorevole del Partito Democratico a questa proposta di legge, voglio ricordare un grido di battaglia, richiamando una mia conterranea che nacque 150 anni fa…

PRESIDENTE. Concluda.

ROMINA MURA (PD). Una scrittrice premio Nobel per la letteratura, Grazia Deledda – e ho concluso - che scrisse in quei tempi, e noi lo ribadiamo oggi, nel senso che non ci sentiamo sole e se anche lo fossimo, andremmo avanti: “Sono piccina, piccina, sa, sono piccola, anche in confronto delle donne sarde, che sono piccolissime, ma sono ardita e coraggiosa come un gigante e non temo le sfide intellettuali” (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Elena Murelli. Ne ha facoltà.

ELENA MURELLI (LEGA). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, i tempi cambiano, le tecnologie migliorano e avanzano, ma ci sono aspetti della nostra società che continuano a rimanere ancorati al passato. La congruità nelle retribuzioni dei dipendenti è uno dei vari fattori che influenzano la motivazione sul lavoro, eppure sembra che molte aziende non vogliano prestare sufficiente attenzione a questa tematica, molto importante. In generale, l'espressione “pari opportunità” indica un principio giuridico, sancito dalla Costituzione italiana, che mira a rimuovere ogni sorta di discriminazione dalla partecipazione degli individui alla vita politica, sociale e al mondo del lavoro. Si tratta di una condizione di parità e uguaglianza sostanziale, introdotta per garantire a tutte le persone il medesimo trattamento e per impedire che vi siano forme di discriminazione. Tuttavia, in realtà, l'applicazione di questo principio è molto differente, specialmente nell'ambito lavorativo. Nel 2018, quando la consigliera per il Programma di sviluppo delle Nazioni Unite, Anuradha Seth, aveva definito la disuguaglianza retributiva tra uomini e donne “il più grande furto della storia”, e la sua espressione aveva suscitato molto scalpore, aggiunse: “Non esiste un solo Paese, né un solo settore, in cui le donne abbiano gli stessi stipendi degli uomini”, aveva spiegato, ed è ancora così.

Secondo i dati forniti dall'Istat, sembra che il nostro Paese stia facendo piuttosto bene: in Italia, il divario retributivo tra uomini e donne è del 5 per cento, al di sotto della media europea. Tuttavia, nonostante questo dato confortante, la realtà dei fatti è ben diversa. La percentuale che riguarda il nostro Paese non tiene assolutamente conto di molti fattori chiave che determinano il mercato del lavoro italiano e, nello specifico, la differenza salariale. Bisogna fare distinzione tra il settore pubblico e il settore privato, il tasso di occupazione delle donne e le qualifiche professionali. Secondo il Censis, le donne occupate in Italia rappresentano il 42 per cento della forza lavoro, quindi, minoranza rispetto agli uomini, ed è ben lontano l'81 per cento della Svezia. L'Italia è collocata all'ultimo posto nella classifica europea. Se consideriamo il tasso di attività, il divario cresce ulteriormente; quello maschile tocca il 75 per cento. Le donne, quindi, guadagnano meno degli uomini, decisamente meno.

I contratti sono uguali per tutti, ma nel corso della loro vita lavorativa, le carriere, le interruzioni, le scelte fatte e subite fanno sì che questa parità sia solo apparente.

Un rapporto diseguale con il reddito e l'indipendenza economica accompagna le donne dall'infanzia alla pensione, da quando percepiscono la paghetta, perché nemmeno quella è uguale a quella dei ragazzi, a quando smettono di lavorare. Il gender pay gap, così viene chiamata questa discriminazione salariale, si trova in tutti i settori privati, nel pubblico va leggermente meglio. In Italia, l'azione legislativa, negli ultimi anni, si è focalizzata sul mondo del lavoro, con numerosi interventi normativi volti a riconoscere equiparazione dei diritti e maggiori tutele delle donne lavoratrici, ma nulla sul gender pay gap. Durante la pandemia, le donne hanno perso il lavoro più velocemente rispetto agli uomini; i lockdown hanno determinato la chiusura delle scuole e degli asili nido, con pesanti ripercussioni sulle donne stesse. C'è stato un aumento del divario tra uomini e donne a livello globale.

La centralità delle questioni relative al superamento delle disparità di genere, viene ribadita anche dal Piano nazionale di ripresa e resilienza, trasmesso dal Governo al Parlamento il 25 aprile del 2021 per rilanciare lo sviluppo nazionale. Il Piano individua, quindi, la parità di genere, come una delle tre priorità trasversali perseguite in tutte le missioni che compongono il Piano. L'intero Piano, inoltre, deve essere valutato in un'ottica di gender mainstreaming. Il Presidente Draghi lo ha ribadito lo scorso 21 giugno, in occasione del summit Women political leaders e durante il suo messaggio al G20, di cui vi riporto e sottolineo alcune parole che ha detto: dobbiamo assicurare - dice - la parità di condizioni nel mercato del lavoro, dobbiamo colmare il divario di retribuzione tra i generi e aumentare il numero di donne in posizioni di responsabilità; dobbiamo rafforzare i nostri sistemi di sicurezza sociale, in modo tale da favorire l'evoluzione delle carriere delle donne e dobbiamo colmare il divario tra la rappresentanza maschile e quella femminile nel mondo della politica, nel mondo aziendale, dando un supporto alle leader femminili in tutto il mondo. Queste parole sono molto importanti.

La Commissione lavoro, di cui faccio parte, ha lavorato molto bene e la legge che ci accingiamo ad approvare, frutto di una collaborazione unitaria tra tutti i partiti, prevede l'ampliamento dell'ambito soggettivo di applicazione dell'obbligo di redazione del rapporto sulla situazione del personale, prevedendo che lo stesso sia redatto dalle aziende, sia pubbliche che private, che impiegano più di 50 dipendenti, prima era di 100, quindi, abbiamo abbassato la soglia, nonché la previsione, tra l'altro, di incentivi alle assunzioni, di agevolazioni fiscali, di strumenti per favorire la conciliazione dei tempi di vita e di lavoro e di un sistema di certificazione della parità di genere, andando a premiare le imprese che vogliono, appunto, redigere questo tipo di certificazione. Con la legge sulla parità salariale si crea un sistema di trasparenza e di garanzia per le lavoratrici, con un sistema di certificazione che premia, appunto, le aziende virtuose, senza sfruttamento nel mercato del lavoro e contribuendo al benessere delle donne e della stessa comunità. Le donne non possono essere più il pilastro del nostro sistema di welfare, non possono sostituirsi, come prima, alle attività dei servizi sociali e sanitari; vogliono lavorare, vogliono realizzarsi su tutti i piani, vogliono avere figli che, oggi, non riescono ad avere, ma che desiderano; vogliono anche valorizzarsi sul lavoro e se la politica non riuscirà a capire che questa è una priorità essenziale per il rilancio del nostro Paese, si allontanerà sempre più dai bisogni delle donne e dal Paese stesso.

Per la libertà serve una legge sulla parità salariale, consentendo alle donne di partecipare attivamente alla vita economica, anche dopo la bellissima esperienza della maternità, ridando una vita, una possibilità, un'indipendenza economica alle donne, anche per pura soddisfazione personale, ma fondamentale per lo sviluppo dell'intero Paese. Per questo sottolineo che non dobbiamo dire: le casalinghe non possono lavorare; anche le casalinghe possono mettersi in gioco attraverso corsi di formazione e riprendere a lavorare per una propria indipendenza. Questa legge è un primo passo verso questo riconoscimento che, da donna impegnata in politica, approvo convintamente, perché dobbiamo fare in modo che tutte le donne possano ricevere il rispetto che è loro dovuto e il trattamento appropriato alla loro posizione, così come fanno i nostri colleghi uomini. Nel nostro ruolo dobbiamo aiutare milioni di donne che non hanno questo vantaggio, donne che sono ferite ogni giorno, in ogni angolo del nostro Paese, sotto forma di azioni di mobbing, di stalking, di violenze, non solo fisiche, ma anche psicologiche, nei luoghi di lavoro, ma che non hanno né il potere né il ruolo per poter denunciare. Con l'istituzione del codice rosso la Lega è a fianco di tutte le donne e anche in questa battaglia di empowerment femminile e di gender pay voterà a favore di questo provvedimento (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Tiziana Ciprini. Ne ha facoltà.

TIZIANA CIPRINI (M5S). Grazie, Presidente, colleghe e colleghi deputati, finalmente stiamo per votare in quest'Aula una legge che mira a contrastare il divario retributivo di genere, cioè il fatto che, ancora oggi, una donna, a parità di tipologia di lavoro, possa guadagnare meno di un uomo. Ne sentiamo spesso parlare con l'espressione inglese gender pay gap. Oggi siamo qui per fare un passo avanti importante per contrastare questo divario che - me lo lasci dire, Presidente - è veramente inopportuno e inaccettabile nel 2021 e lo faremo attraverso una legislazione promozionale rivolta alle imprese.

Colleghi e colleghe, cito solo alcuni dati. Secondo il World Economic Forum l'Italia è al settantaseiesimo posto su 153 Paesi a livello mondiale per differenziale retributivo e serviranno ben 135 anni per colmare il divario tra uomini e donne; non solo, nel settore privato le donne guadagnano un quinto in meno rispetto ai colleghi uomini a parità di mansione e, se analizziamo i dati dei lavori in cui è richiesta una laurea, il divario cresce addirittura del 30 per cento, che tradotto significa 2.300 euro in meno ogni mese per una donna dirigente rispetto al collega uomo, 800 euro in meno per le impiegate, 700 euro in meno per le donne quadro, 600 euro in meno per le operaie. Ma com'è possibile tutto questo? Come si può giustificare una situazione simile? Bene, è proprio perché questa è una situazione inaccettabile - e lo dico da deputata e da donna - che questo testo di legge è quanto mai urgente. È un testo frutto di un lavoro di tessitura portato avanti in Parlamento, che raccoglie gli spunti di diverse proposte di legge che sono state presentate sullo stesso argomento, tra cui quella a mia prima firma. C'è poi stata una collaborazione, un lavoro congiunto tra Commissione lavoro e il Governo, quindi il Ministero del Lavoro e il Dipartimento per le pari opportunità, grazie al quale è stato possibile giungere a una sintesi che ci ha permesso di coordinare il testo rispetto alle previsioni del PNRR. Sottolineo, Presidente, questa collaborazione perché è un testo unificato, un testo di legge che, proprio per questo, ha ancora più valore perché il dialogo e la volontà politica costruttiva sono ciò che fa la differenza.

Personalmente ho iniziato ad occuparmi del tema sin dalla scorsa legislatura e ho presentato una proposta di legge che raccoglieva tanti contributi che mi sono venuti da varie associazioni di categoria, dai vari lavori tematici sul tema e che ho raccolto, in particolare, quando ho partecipato, per conto della Camera dei deputati, ai lavori della Commissione sulla condizione delle donne nel mondo, che si tiene annualmente all'ONU, a New York. Il tema della sessantunesima sessione della Commissione sulla condizione delle donne nel mondo è stato proprio l'empowerment delle donne in un mondo del lavoro che cambia, cioè del rafforzamento della condizione della donna. In particolare, era stato affrontato il tema del salario equo a parità di lavoro. In quell'occasione ho potuto raccogliere idee ed esperienze da adattare al contesto italiano. Perché, vede Presidente, la discriminazione di genere in ambienti di lavoro purtroppo esiste e resiste. È vero la Costituzione, i contratti di lavoro formalmente garantiscono che non vi siano differenze retributive a parità di mansione tra donne e uomini, ma lo sappiamo bene questa situazione è nei fatti disattesa molto facilmente perché spesso le donne vengono assunte con livelli inferiori rispetto agli uomini a parità di titoli ed esperienza e spesso alle donne non vengono offerte, o loro stesse non chiedono, le medesime opportunità di premi di carriera dei colleghi uomini. Questo ha come conseguenza naturalmente una retribuzione minore. Inoltre, c'è un altro dato da considerare: la produttività e la progressione di carriera vengono ancora troppo spesso valutate soprattutto in base all'iper presenza sul luogo di lavoro, cosa che penalizza le donne che devono prendersi cura anche della famiglia. Ma le differenze di genere le vediamo anche nella tipologia di lavoro, dal momento che le donne svolgono mansioni più precarie rispetto agli uomini. Con la crescita del part time femminile, c'è una minore presenza delle donne in posizioni apicali e, poi, c'è una forte presenza delle donne in settori retributivi inferiori, ad esempio, quelle dei servizi alla persona. Con la pandemia la situazione è, purtroppo, peggiorata ed è andata a colpire maggiormente quei settori occupazionali a trazione femminile come il terziario, la ristorazione, l'alberghiero e i servizi alla persona.

Questo ha dimostrato, ancora una volta, che l'Italia si regge su un welfare familistico ovvero sul lavoro di cura non retribuito delle donne, perché spesso è esclusivamente su di loro che grava il peso della cura dei figli, ma anche degli anziani e delle persone più fragili. Se non ci fossero state le donne, sarebbe stato impensabile chiudere le scuole in tempo di pandemia o gestire gli anziani in isolamento domiciliare. Allora, cosa fare? Qual è l'obiettivo di questo testo unificato che ci apprestiamo a votare? Innanzitutto andiamo ad introdurre nel Codice delle pari opportunità, tra le discriminazioni indirette, anche gli atti di natura organizzativa oraria che possano mettere in condizione di svantaggio la lavoratrice o ne limitino nei fatti lo sviluppo di carriera, come, ad esempio, fare riunioni fuori dall'orario di lavoro o basare la produttività sulla disponibilità agli straordinari. Solo se si interviene in modo sistematico per rendere più accogliente il mondo del lavoro per le donne, si potrà, poi, affrontare il tema del divario della retribuzione. All'articolo 3 abbiamo modificato l'articolo 46 del codice, migliorando l'attività di reporting biennale sulla situazione salariale del personale, rendendola disponibile anche per le aziende sopra i 50 dipendenti; quindi, abbiamo abbassato la soglia, rendendola, invece, facoltativa per le imprese sotto i 50. Sappiamo che il nostro tessuto produttivo è caratterizzato da piccole e medie imprese e in questo modo possiamo incidere su un numero maggiore di aziende in Italia.

Questi dati verranno poi caricati telematicamente in forma aggregata e verrà pubblicato sul sito del Ministero del Lavoro l'elenco delle aziende che hanno trasmesso il rapporto e l'elenco di quelle che non lo hanno trasmesso. Questo perché il testo di legge si ispira ad alcune normative in vigore in altri Paesi europei, come ad esempio Austria, Belgio, Spagna, Portogallo ma anche Regno Unito, che fanno leva sulla brand reputation, cioè sulla reputazione del marchio e sulla trasparenza nella comunicazione dei dati per innescare un processo virtuoso all'interno delle aziende, in modo da ridurre la disparità di genere.

Vorrei citare, Presidente, uno studio condotto dalla Harvard Business Review, che è il primo studio empirico sull'impatto della trasparenza salariale obbligatoria, da cui emerge che già la comunicazione trasparente delle disparità retributive di genere riduce di fatto il divario stesso e spinge le aziende a rimuovere volontariamente le disparità.

All'articolo 4 si introduce, a partire dal 1° gennaio prossimo, un sistema di certificazione della parità di genere per premiare le aziende virtuose, che incentivi e diffonda le buone pratiche in materia di parità, al fine di riconoscere le misure concrete adottate dai datori di lavoro per ridurre il divario di genere.

All'articolo 5 viene introdotto un sistema di premialità per quelle aziende private che, al 31 dicembre dell'anno precedente, abbiano ottenuto questa sorta di “bollino rosa” consistente in uno sgravio contributivo fino a 50 mila euro all'anno per ciascuna azienda. L'aspetto premiale è importantissimo perché aiuta le imprese ad accogliere la norma come opportunità e non come ulteriore aggravio burocratico e, a mio avviso, un'impostazione promozionale della legge è assolutamente fondamentale per la buona riuscita della stessa.

All'articolo 6 si estendono, poi, le quote rosa anche alle società controllate da pubbliche amministrazioni. Questo perché ancora in troppi ambiti la gestione del potere è a conduzione maschile e per far capire l'importanza del contributo del mondo femminile è ancora necessario far ricorso a sistemi difensivi, in attesa che la rivoluzione culturale sia compiuta. Poi, abbiamo introdotto il riconoscimento di un punteggio premiale nei bandi di gara per quelle imprese in possesso di certificazione della parità.

Concludo Presidente, sottolineando che la mancata e non piena partecipazione delle donne nel mondo del lavoro è un danno per l'intera società, non solo per le donne. C'è un dato significativo che vorrei citare a questo proposito. Il divario di genere fa perdere ogni anno all'Italia 8 punti di PIL e, secondo il World Economic Forum, se si colmasse la disparità di genere, il PIL del mondo aumenterebbe di 5,3 mila miliardi di dollari - 5,3 mila miliardi - lo ripeto. Quindi, un vantaggio per tutti, uomini compresi, e non è solo una questione di equità sociale, ma di opportunità economica.

Per queste ragioni esprimo convintamente il voto favorevole del MoVimento 5 Stelle su questo testo di legge, auspicandone una rapida approvazione al Senato: sarebbe un ottimo modo per concludere la legislatura (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, a titolo personale, la deputata Frate. Ne ha facoltà.

FLORA FRATE (MISTO). Grazie Presidente. Colleghi, questo è un giorno davvero importante. La proposta di legge sulla parità salariale uomo-donna rappresenta un primo risultato che va nella direzione della valorizzazione del lavoro femminile, nell'ottica del raggiungimento della piena parità di genere.

Dobbiamo fare ancora tanto. Penso al problema della conciliazione vita-lavoro, alla precarietà, al problema dell'accesso delle donne nel mercato del lavoro e alla presenza del cosiddetto tetto di cristallo che ostacola la carriera lavorativa: sono sempre poche le donne che ricoprono ruoli apicali.

Ringrazio la Commissione lavoro, Presidente, per l'impegno profuso, ringrazio la collega, relatrice del provvedimento, l'onorevole Gribaudo, per i risultati raggiunti e per il lavoro svolto, e ringrazio l'intergruppo per le donne, i diritti e le pari opportunità, di cui faccio parte, per il lavoro e l'impegno costante. Sono certa che da qui partirà un lungo percorso, nell'ottica di garantire la massima tutela delle donne nel mercato del lavoro. Sono lieta, quindi, di dichiarare il mio voto favorevole (Applausi di deputati del gruppo Misto e dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, a titolo personale, il deputato Sgarbi. Ne ha facoltà.

VITTORIO SGARBI (M-NCI-USEI-R-AC). Onorevole Presidente, esprimo il mio voto favorevole su questa legge che ha, tra le sue caratteristiche, di essere di iniziativa parlamentare, quando siamo sottoposti ad una dittatura di decreti-legge e ad un'egemonia del Governo rispetto al Parlamento. Quindi, lodo l'onorevole Gribaudo per avere proposto con l'unanime consenso una legge di iniziativa parlamentare e, in particolare, l'articolo 5 che indica, oltre all'uguaglianza - che è un dato fondamentale della democrazia -, anche la diversità nel merito, perché il mondo non procederebbe senza che i diversi fossero l'anima di ciò che avanza. Quindi, uguali nei diritti, diversi nelle capacità, nelle competenze e nelle iniziative. Questo articolo 5 dà a questa legge uno spirito liberale e di grande valutazione del valore delle persone. Ringrazio, quindi, il relatore ed esprimo il mio voto favorevole (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Noi con l'Italia-USEI).

PRESIDENTE. Chiede di parlare la collega Gribaudo, per un breve ringraziamento. Ne ha facoltà.

CHIARA GRIBAUDO, Relatrice. Grazie Presidente. Colleghi e colleghe, sono cambiati tre Governi in questa legislatura, ma mai la voglia del Parlamento di arrivare in fondo a questa legge. Per questo tengo a ringraziare davvero tutte le forze politiche, anche l'onorevole Sgarbi, in ultimo, perché insieme abbiamo fatto un ottimo lavoro, a dimostrazione che, quando si dà spazio al Parlamento e al dialogo, i risultati possono arrivare (Applausi).

Ringrazio i funzionari parlamentari della Commissione lavoro, in modo particolare il dottor Alberto Tabacchi, e voglio ringraziare tutte le persone che, dentro e fuori le istituzioni, hanno contribuito alla realizzazione di questo testo condiviso. In modo particolare, ringrazio la sottosegretaria Accoto e voglio ringraziare il Ministro Orlando e il dottor Goracci, che hanno trovato le risorse da stanziare per questa legge - quindi, ci hanno consentito di arrivare fino a qui, anche con un finanziamento corposo -, e la Ministra Bonetti, con la quale ci è stata forte condivisione di intenti anche nell'incrocio di questa legge con il PNRR. A loro va il mio auspicio di buon lavoro e la promessa che continueremo a sollecitare il Governo, perché tutto quanto scritto in questo testo trovi quanto prima applicazione nella realtà del Paese. E voglio ricordare - consentitemelo -, in quest'Aula, il collega Epifani, Guglielmo Epifani (Applausi - L'Assemblea e i membri del Governo si levano in piedi).

Guglielmo Epifani, unico collega uomo nel comitato ristretto - a proposito di quanto ancora dobbiamo fare, colleghe e colleghi, per far sì che le pari opportunità diventino patrimonio comune anche in quest'Aula - che ci ha sempre sostenuto, che mi ha fortemente sostenuto, in questa battaglia per le lavoratrici italiane. Questa giornata, questo momento, va a chi crede nel valore della politica e a chi ha lottato e lotta ogni giorno, fuori e dentro il Parlamento, per i diritti di tutte e tutti. Questa legge, Presidente, è per le 470 mila donne che hanno perso il lavoro durante la pandemia (Applausi), per tutte coloro che vengono pagate meno o stimate meno dei loro colleghi uomini, per le donne che faticano, che hanno i titoli, la competenza, l'esperienza, la preparazione, ma apparentemente non il sesso giusto per essere dirigenti o manager d'azienda. A quelle stesse donne, che ogni giorno subiscono ingiustizie, ricordiamo da qui che non sono sole e che, sì, la democrazia comporta fatica e dedizione, ma, se siamo unite, la democrazia può consentirci di costruire diritti e futuro. Sta a noi lavorare per realizzare l'uguaglianza sostanziale, che sta alla base dell'articolo 3 della Costituzione: insieme si può. Grazie, oggi abbiamo scritto una bella pagina del Parlamento italiano (Applausi).

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale e i ringraziamenti da parte della relatrice.

(Coordinamento formale - Testo unificato - A.C. 522-A​)

PRESIDENTE. Se non vi sono obiezioni, la Presidenza si intende autorizzata al coordinamento formale del testo approvato.

(Così rimane stabilito).

(Votazione finale ed approvazione – Testo unificato - A.C. 522-A​)

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.

Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul testo unificato delle proposte di legge, n. 522-A:

"Modifiche al codice di cui al decreto legislativo 11 aprile 2006, n. 198, e altre disposizioni in materia di pari opportunità tra uomo e donna in ambito lavorativo".

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva all'unanimità (Vedi votazione n. 31) (Applausi).

Sospendo a questo punto la seduta, che riprenderà alle ore 15, per lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata.

La seduta, sospesa alle 13,40, è ripresa alle 15.

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE ROBERTO FICO

Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interrogazioni a risposta immediata, alle quali risponderanno la Ministra dell'Interno, il Ministro della Transizione ecologica, il Ministro dello Sviluppo economico e il Ministro del Lavoro e delle politiche sociali. Invito i relatori a un rigoroso rispetto dei tempi, anche considerata la diretta televisiva in corso.

(Chiarimenti in merito alla gestione dell'ordine pubblico in occasione della manifestazione svoltasi a Roma il 9 ottobre scorso e in ordine allo scioglimento di associazioni sovversive – n. 3-02536)

PRESIDENTE. Passiamo alla prima interrogazione all'ordine del giorno, Lollobrigida ed altri n. 3-02536 (Vedi l'allegato A). La deputata Meloni ha facoltà di illustrare l'interrogazione, di cui è cofirmataria, per un minuto.

GIORGIA MELONI (FDI). Grazie, Presidente. Ministro Lamorgese, nella lista infinita delle sue inadempienze, figura anche la vergogna della devastazione di sabato scorso, a Roma. Allora, le domande sono molto semplici. Lei è stata avvisata del fatto che in piazza c'erano anche delinquenti, ai quali era stata interdetta la partecipazione a qualsiasi manifestazione, perché considerati pericolosi per l'ordine pubblico? Lei è stata avvertita che quelle persone avevano annunciato, prima sui social, e poi in piazza, dal palco, la loro intenzione di assaltare la sede della Confederazione generale del lavoro? Lei conosceva la natura dell'organizzazione Forza Nuova, che si dichiara neofascista, alla quale queste persone appartengono? E in piazza c'erano anche agenti infiltrati? E perché, se aveva queste informazioni, lei non ha agito di conseguenza, proteggendo tanto la CGIL, quanto le persone che, legittimamente, volevano manifestare contro i provvedimenti del suo Governo, Ministro Lamorgese? Una volta tanto, vorremmo la verità (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)!

PRESIDENTE. La Ministra dell'Interno, Luciana Lamorgese, ha facoltà di rispondere.

LUCIANA LAMORGESE, Ministra dell'Interno. Grazie, Presidente, onorevoli deputati. Gli onorevoli interroganti, richiamandosi ai disordini verificatisi a Roma lo scorso sabato, durante le manifestazioni di protesta contro il green pass, chiedono di conoscere i motivi per i quali non si sia intervenuto per disporre misure coercitive immediate nei confronti di appartenenti a Forza Nuova, noti per essersi resi responsabili di atti di grave violenza in occasione di analoghe manifestazioni pubbliche. Inoltre, viene chiesto per quale motivo il Governo non abbia proceduto, sulla base delle norme vigenti, allo scioglimento di organizzazioni sovversive, in maniera da garantire l'ordine e la sicurezza pubblica e, al contempo, la pacifica espressione del dissenso.

Desidero, prima di entrare nel merito della risposta, associarmi all'unanime condanna che è stata espressa su tali gravi episodi di violenza, che hanno turbato l'opinione pubblica ed esprimere la piena solidarietà alla CGIL, per il vile assalto perpetrato alla sua sede. Allo stesso modo, ribadisco la piena solidarietà alle Forze di polizia e soprattutto ai 38 operatori rimasti feriti in quei frangenti drammatici, per respingere i più facinorosi e contenere la furia devastatrice, che avrebbe potuto determinare conseguenze ancora più gravi.

Riguardo alla dinamica dei fatti, è noto che il prossimo 19 ottobre svolgerò, proprio presso quest'Aula, una dettagliata informativa, che si avvarrà delle relazioni che ho chiesto immediatamente al capo della Polizia e al prefetto di Roma. Gli elementi già acquisiti consentono di focalizzare la figura di Giuliano Castellino, il quale, anche in tale circostanza, si è evidenziato per un deciso protagonismo, rilevatosi soprattutto in occasione del suo intervento in Piazza del Popolo, allorché ha preso la parola, facendo riferimento alla volontà di indirizzare il corteo verso la sede della CGIL. Giuliano Castellino è destinatario di Daspo, della sorveglianza speciale di pubblica sicurezza, con obbligo di soggiorno nel comune di residenza, integrato da restrizioni alla mobilità dalle ore 6,30 della mattina, e comunque ha un divieto di mobilità dalle 21 in poi. Tuttavia, la scelta di procedere coattivamente, nell'immediatezza, nei suoi confronti non è stata ritenuta percorribile da parte delle autorità di pubblica sicurezza e da parte dei responsabili dei servizi di sicurezza che erano nella piazza, nella considerazione che un intervento coercitivo, eseguito in un contesto di particolare eccitazione e affollamento, presentava l'evidente rischio di provocare reazioni violente da parte dell'interessato e dei suoi numerosi sodali, con la conseguente degenerazione della situazione dell'ordine pubblico. La condotta di Castellino, evidenziatasi in seguito, anche in occasione dell'assalto alla sede della CGIL, ne ha portato poi all'arresto in flagranza differita, insieme ad altri esponenti di Forza Nuova e a facinorosi e la sua posizione è attualmente al vaglio della magistratura inquirente, per le gravissime contestazioni che gli sono state mosse. Preciso, peraltro, che il Castellino è stato oggetto, nel tempo, di diverse segnalazioni all'autorità giudiziaria, per le violazioni delle prescrizioni sul regime di sorveglianza speciale.

Riguardo alla questione dello scioglimento di organizzazioni a carattere eversivo, è doveroso rilevare come si tratti di un tema di eccezionale rilevanza politico-giuridica e di estrema complessità e delicatezza. Lo testimonia, peraltro, la limitata casistica applicativa della legge n. 645 del 1952, meglio nota come “legge Scelba”. Come ho avuto occasione di dire anche in altri momenti, la questione è attualmente alla particolare attenzione del Governo, la cui azione collegiale potrà indirizzarsi anche sulla base delle valutazioni della magistratura, nonché delle indicazioni del Parlamento, a seguito della mozione già calendarizzata.

PRESIDENTE. La deputata Meloni ha facoltà di replicare.

GIORGIA MELONI (FDI). Ministro Lamorgese, questa risposta non è semplicemente insufficiente, è offensiva. È offensiva delle Forze dell'ordine (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia), perché le scene di sette agenti - sette! - lasciati a prendere le bastonate davanti alla sede della CGIL sono indegne. È offensiva delle persone che vogliono manifestare pacificamente contro il vostro Governo ed è offensiva di questo Parlamento, che non è fatto di imbecilli, Ministro Lamorgese.

Lei viene qui e ci dice che sapeva e non ha fatto nulla. Lei sapeva e non ha fatto nulla! E, se fino a ieri potevamo pensare che il problema fosse una sua sostanziale incapacità, oggi la tesi che lei ci viene a raccontare in quest'Aula è un'altra, ed è molto più grave: quello che è accaduto sabato è stato volutamente permesso, volutamente permesso (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)! E questo ci riporta agli anni più bui della storia italiana. Calcolo: è stato calcolo (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)! Siamo tornati alla strategia della tensione, Ministro Lamorgese, perché - guardi un po' - il Governo non fa niente, e viene chiamata in causa l'opposizione. E, guardi, chiariamo: noi siamo distanti anni luce da qualsiasi movimento sovversivo, particolarmente da Forza Nuova, non solo per fatto ideologico, ma perché le scelte di queste organizzazioni sono sempre sinistramente proficue per la sinistra (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Proficue per una sinistra che vuole dire, facendo accostamenti inesistenti, che anche il partito della destra repubblicana, primo partito italiano, è un partito fuori dalla democrazia e quindi è eversivo e quindi va sciolto, ed è proficuo per un Governo che può far finta di non vedere che in piazza, sabato, c'erano migliaia e migliaia di persone, che hanno il diritto di manifestare il loro dissenso, per non avere un lasciapassare del Governo, e vedere riconosciuto il loro diritto al lavoro (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)! È funzionale a voi, e lo avete consentito, e questa è una vergogna!

E allora, colleghi, non ci fate lezioni, perché qui la cosa che più sinistramente somiglia a un regime siete voi (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia - Congratulazioni)!

(Iniziative in ordine al rialzo del prezzo dei prodotti energetici, al fine di sostenere le famiglie e la competitività del sistema produttivo italiano – n. 3-02537)

PRESIDENTE. La deputata Pezzopane ha facoltà di illustrare l'interrogazione Benamati ed altri n. 3-02537 (Vedi l'allegato A), di cui è cofirmataria.

STEFANIA PEZZOPANE (PD). Signor Ministro, il problema del costo dei prodotti energetici sta minacciando la ripresa per gli effetti sulle famiglie, con gli aumenti in bolletta e dei prezzi dei beni di consumo, ma anche sulle attività economiche italiane. Governo e Parlamento già dall'inizio dell'estate hanno risposto attraverso provvedimenti d'urgenza che hanno impegnato ingenti risorse per avviare una riduzione dei prezzi. La situazione congiunturale, però, dei mercati dei prodotti energetici sembra restare orientata a costi in forte aumento anche per la prima parte del 2022. Particolare attenzione va anche rivolta al costo del gas per autotrazione per circa un milione di autovetture, mezzi pesanti e autobus; autoveicoli appartenenti spesso a famiglie di reddito non elevato e in difficoltà.

Ricordiamo che le piccole e medie imprese, gli artigiani e i piccoli imprenditori pagano il prezzo più alto dell'elettricità nell'Unione europea e non beneficiano di meccanismi di riduzione dei costi per tutelarne la competitività. Chiediamo al Governo se intenda proseguire nell'azione di sostegno alla competitività del sistema produttivo italiano, con specifico riguardo alle piccole e medie imprese e alle famiglie in presenza di perduranti rialzi dei costi energetici, e quali misure, anche strutturali, intenda adottare dopo i recenti interventi transitori sugli oneri di sistema.

PRESIDENTE. Il Ministro della Transizione ecologica, Roberto Cingolani, ha facoltà di rispondere.

ROBERTO CINGOLANI, Ministro della Transizione ecologica. Grazie, Presidente. Osservo in primo luogo che si tratta di un fenomeno che…

PRESIDENTE. Deputato Caiata, per favore!

ROBERTO CINGOLANI, Ministro della Transizione ecologica. …purtroppo sta interessando un po' tutte le economie principali, e in primis quelle europee; quindi, effettivamente è un problema di portata molto ampia.

Con particolare riferimento all'aumento del prezzo del gas vorrei evidenziare che le dinamiche del prezzo subiscono un'influenza molto forte per via di una serie di fattori sia strutturali sia congiunturali, i quali a loro volta producono su scala internazionale effetti importanti, che comportano un elemento di forte volatilità. A questa volatilità sono esposti Paesi come il nostro, che hanno un'importante dipendenza da fonti estere. Giusto per ricordare i numeri, l'Italia utilizza 73 miliardi di metri cubi di gas all'anno ma ne produce internamente meno di 5, circa 4,5. Quindi è chiaro che abbiamo una dipendenza molto forte.

Dopo alcuni cali di prezzo che si sono verificati dall'aprile 2020, in parte dovuti anche allo scarso utilizzo per via della pandemia, da circa un anno ci sono degli aumenti consistenti del prezzo della materia prima. Le cause di questa impennata sono ascrivibili a fattori diversi, che includono: la riduzione delle quantità rifornite dai Paesi produttori verso l'Europa, che vanno più a beneficio dei Paesi ad Est; i bassi livelli di stoccaggio nei siti europei, dovuti all'inverno di lunga durata; la decisa ripresa dell'economia, che comporta una grande richiesta di energia; ritardi nell'autorizzazione a esercire nuovi metanodotti di importazione; determinate forme di distribuzione che incidono sul mercato interno.

Al fine di mitigare l'impatto di questo complesso di fattori sui costi delle forniture sui cittadini e sulle imprese il Governo è intervenuto con due decreti di urgenza, in particolar modo per salvaguardare dagli aumenti dei costi i soggetti più esposti e maggiormente vulnerabili. Trattandosi di un fenomeno che riguarda l'intero sistema economico, purtroppo va affrontato in modo coordinato e urgente a livello europeo. In particolare, ci sono iniziative in corso che intervengono su alcuni aspetti cruciali del funzionamento del mercato del gas e sugli strumenti che la Commissione europea ha in preparazione per far fronte alla crisi dei prezzi che riguarda tutte le categorie di utenti e, di fatto, ogni possibile utilizzo dell'energia. Da questo punto di vista le assicuro che l'Italia sta partecipando attivamente a tutti i tavoli e ai Consigli europei.

Tenga conto che il 6 ottobre abbiamo avuto una riunione ministeriale di tutti i ministri coinvolti, a livello europeo, in Lussemburgo e ne è stata chiamata, proprio ieri, una straordinaria per il 26 ottobre, per cercare di andare a convergenza sul problema prima possibile. In sede europea si rappresenterà che l'obiettivo di sterilizzare gli aumenti per tutte le categorie produttive e sociali richiederà molte più risorse di quelle finora rese disponibili, esortando ad agire non solo sugli effetti dell'aumento dei costi dell'energia ma anche sulle relative cause, attraverso un ulteriore rafforzamento dei meccanismi del mercato europeo.

Per quanto riguarda, in particolare, il settore dell'autotrazione, rappresento che la componente fiscale che incide maggiormente sul prezzo finale di tale carburante è proprio l'IVA, mentre l'incidenza dell'accisa in questo caso è minore, ha pochi margini di manovra.

Infine, la situazione che si sta delineando rende necessaria un'accelerazione sulla cantierizzazione delle missioni e dei programmi che compongono il PNRR ed, in particolare, sulle misure che riguardano le energie rinnovabili. Lì dobbiamo veramente andare veloci e speriamo che alcuni segnali che in questo momento sembrano essere un po' in controtendenza vengano prontamente risolti. Tutto quello che le ho detto è stato fatto presente già in sede europea e il 26 ne riparleremo.

PRESIDENTE. Il deputato Benamati ha facoltà di replicare.

GIANLUCA BENAMATI (PD). Grazie, Presidente. Ringrazio il Ministro per la risposta. È chiaro che l'europeizzazione di questo problema è senza dubbio positiva. Però, facendo riferimento ai fattori internazionali che venivano così ampiamente citati, è chiaro che questi fattori li vediamo ancora ben attivi e presenti, avendo anche l'inverno alle porte. Vediamo gli effetti sulle famiglie, vediamo i primi effetti sui settori produttivi che stanno arrestando alcune produzioni. Quindi, siamo assolutamente d'accordo con alcune indicazioni che dava il Ministro, che sono molto importanti. Continuare a operare sulla revisione degli oneri, magari anche utilizzando la fiscalità perché questo è un tema Paese più che un tema consumatori, utilizzare gli extra proventi delle aste CO2 per sostenere le famiglie, i clienti fragili, tenere la competitività dei grandi produttori ad alto consumo energetico, tutelare le piccole e medie aziende è qualcosa che va fatto nel prossimo futuro.

Però riteniamo anche, signor Ministro, che quanto lei diceva, cioè attuare veramente il PNIEC e il PNRR con la penetrazione delle rinnovabili, con il rafforzamento degli accumuli, ancora troppo deboli, e rafforzare le politiche di stoccaggio, in Italia peraltro molto positive, portando il tema anche a livello europeo, anche con un'acquisizione magari europea di materia prima, siano elementi estremamente importanti. Vorrei richiamare il fatto che l'Italia ha anche la possibilità di aiutare l'Europa sulla diversificazione, per quanto riguarda il gas, delle fonti di approvvigionamento. Il TAP è l'ultimo in ordine di apparizione sullo scenario di elementi che danno sicurezza energetica all'Europa.

In questo, probabilmente, anche le aziende pubbliche italiane del settore potrebbero tornare, in quota parte, ai contratti a lungo termine, che possono stabilizzare meglio i prezzi. Quindi, invece di essere l'ultimo anello della catena di fornitura della Russia, il primo anello della catena di fornitura dal Sud del mondo. Noi, signor Ministro, e concludo, crediamo che il Governo si debba impegnare per non compromettere la ripresa così forte in atto e per garantire ai cittadini una transizione energetica e ambientale giusta ed economicamente sostenibile per tutti (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

(Iniziative per garantire il fabbisogno energetico nazionale e incentivare la transizione energetica – n. 3-02538)

PRESIDENTE. La deputata Moretto ha facoltà di illustrare l'interrogazione Librandi ed altri n. 3-02538 (Vedi l'allegato A), di cui è cofirmataria.

SARA MORETTO (IV). Grazie, Presidente. Signor Ministro, in quest'Aula ci siamo già occupati del tema dei rincari dei prezzi di energia e gas e, come ben lei diceva, il Governo è intervenuto in due occasioni per limitare questi aumenti dei prezzi. Sappiamo, però, che le cause di questi aumenti vengono da lontano, sia nel tempo sia nello spazio, e che necessitano di risposte strutturali, non una tantum. Una delle cause è appunto quella dell'aumento del costo del gas. Diciamo che, nonostante le dichiarazioni di Putin di poco fa, le preoccupazioni per noi rimangono assolutamente alte. Le scorte europee di gas sono ai minimi e quelle italiane in calo, il nostro grado di dipendenza da forniture estere lo ha ben delineato poco fa. Le chiediamo, quindi, quali siano le iniziative che intende adottare per garantire scorte di gas sufficienti, incentivare la sostituzione di tecnologia obsoleta e non adeguata e per accelerare la transizione energetica che, come abbiamo detto in diverse occasioni, è il punto fondamentale per una vera transizione ecologica del Paese.

PRESIDENTE. Il Ministro della Transizione ecologica, Roberto Cingolani, ha facoltà di rispondere.

ROBERTO CINGOLANI, Ministro della Transizione ecologica. Grazie, Presidente. Premetto che il sistema italiano di approvvigionamento del gas naturale è in questo momento il più diversificato di Europa, che ci dà qualche grado di libertà in più. Abbiamo cinque gasdotti di importazione da Russia, Algeria, Nord Europa, Libia e Azerbaijan. Il sistema italiano è dotato anche di un discreto numero di siti di stoccaggio che garantiscono, soprattutto nei periodi invernali un po' più critici, quando la domanda è più elevata, la sicurezza della fornitura giornaliera, coprendo i picchi di richiesta. Questa garanzia può essere evidentemente soddisfatta soltanto a condizione che gli impianti di stoccaggio vengano riempiti prima della stagione invernale. Sotto questo aspetto, quest'anno il livello di riempimento degli stoccaggi italiani si colloca leggermente al di sotto della media degli ultimi anni.

Questa circostanza è legata alla dinamica di mercato durante il periodo estivo, però vorrei tranquillizzare: si tratta di 92 miliardi di metri cubi contro i 73 miliardi di cui parlavo prima e questi sono le quote cosiddette 2P, certe e probabili a dicembre 2019. Comunque, ciò dovrebbe garantirci un certo respiro; ovviamente, non è la soluzione del problema. Il transitorio appare poco critico rispetto ai nostri colleghi europei (questo è sicuro).

In merito ai temi di cui ci chiedeva, il Ministero ha avviato un'analisi dei possibili scenari di domanda per il prossimo inverno e delle misure da pianificare in caso di difficoltà del sistema per coprire la domanda. Questi temi saranno oggetto di discussione nella riunione periodica del Comitato tecnico di emergenza e monitoraggio del sistema nazionale del gas naturale, il cosiddetto CTEM, che è stato istituito dal decreto ministeriale del 26 settembre 2001. In queste riunioni sono esaminati il consuntivo degli approvvigionamenti e dei consumi di gas nel ciclo termico invernale trascorso, nonché gli esiti della campagna di iniezione dell'anno corrente, con la presentazione dei dati da parte di Snam, delle società che gestiscono stoccaggi e delle società che gestiscono i rigassificatori. Inoltre, vengono acquisiti i dati forniti da Terna sulle previsioni del consumo termoelettrico e si analizzeranno gli scenari di approvvigionamento per l'inverno successivo, al fine di valutare le necessità di predisporre eventuali misure attuabili in caso di necessità.

Alcune considerazioni vanno inoltre svolte sul tema della sostituzione delle tecnologie obsolete e non più sostenibili al fine di accelerare la transizione energetica. Al riguardo, osservo che, nonostante nel piano integrato energia e clima (il PNIEC) siano state previste misure per attuare la transizione energetica, i consumi di gas del nostro Paese saranno ancora consistenti nel breve e medio termine, in quanto il percorso verso una completa decarbonizzazione dell'energia sarà influenzato anche dalle tempistiche di sviluppo delle tecnologie per la transizione, dall'economicità dei relativi processi e dalla sicurezza del sistema energetico complessivo. Evidenzio, inoltre, che la Commissione europea si appresta a pianificare misure, da attuare nel breve e medio termine, per scongiurare rischi di mancanza di gas a livello dell'Unione europea. Tali misure potrebbero includere azioni per incrementare l'offerta di gas ai clienti finali e ottimizzare l'utilizzo degli stoccaggi attualmente inutilizzati in territorio europeo. Sotto questo aspetto il MiTE sta seguendo attivamente i tavoli europei in cui sono discusse le suddette misure al fine di monitorare e assicurare la messa a punto delle soluzioni più efficienti (questa parte della risposta in parte si sovrappone a quanto dicevo anche rispetto alla precedente domanda).

PRESIDENTE. Il deputato Librandi ha facoltà di replicare.

GIANFRANCO LIBRANDI (IV). Ringraziamo il Ministro per la particolare attenzione su questa problematica e per essere stato il primo a segnalare il problema degli aumenti delle fonti energetiche. La crisi dei rifornimenti di gas, così come la riduzione delle scorte, ci rendono preoccupati per le famiglie e per le imprese italiane, che si trovano a fronteggiare un ulteriore fattore esogeno di instabilità; inoltre, ciò agita lo spettro di un ipotetico blackout. Se è vero che sia bastata una dichiarazione rassicurante di Putin sul rispetto degli impegni nell'export di gas russo verso l'Europa per far tornare i prezzi a un livello più ragionevole, è altrettanto chiaro che la dipendenza del nostro sistema Paese dagli approvvigionamenti di gas resta un tema da affrontare e risolvere.

Nel breve periodo invitiamo il Governo a sollecitare l'Unione europea per una soluzione della vicenda Nord Stream 2, un caso geopolitico che si è trascinato fin troppo a lungo. L'entrata in attività del nuovo gasdotto garantirebbe un necessario aumento delle forniture di gas dalla Russia verso l'Europa. Inoltre, sarebbe utile tentare di irrobustire il rifornimento dal Mediterraneo e dal Medio Oriente. Per ottenere risultati efficaci nel lungo periodo riteniamo, nel quadro dei programmi di riconversione e transizione energetica, di varare misure per incentivare il risparmio giornaliero dei cittadini italiani. Dunque, proponiamo un'ulteriore campagna di sensibilizzazione, anche con pubblicità progresso, per la rieducazione energetica, per prevenire sprechi e attuare comportamenti sostenibili. Occorre, infine, un'analisi dei possibili risparmi da realizzare con interventi ad hoc. Ad esempio, suggeriamo di favorire la sostituzione di tecnologie obsolete e non sostenibili. Non si pensi solo ai mezzi di trasporto o all'edilizia, ma anche alla luce, alle caldaie, agli elettrodomestici e a numerosi dispositivi di uso quotidiano. Grazie e buon lavoro.

(Iniziative di competenza volte a contenere il prezzo del metano per autotrazione – n. 3-02539)

PRESIDENTE. Il deputato Mugnai, per un minuto, ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-02539 (Vedi l'allegato A).

STEFANO MUGNAI (CI). Grazie, Presidente. Signor Ministro, anche dal portale Osservaprezzi del Ministero si evince che nelle ultime settimane - letteralmente negli ultimi giorni - c'è stato un aumento del costo del metano per autotrazione in una proporzione francamente inedita.

Si parlava, nel mese di luglio, di un costo di circa 0,98 euro al chilo. Nel mese di agosto c'era stata una lieve oscillazione, portando il prezzo sostanzialmente a 1 euro netto al chilo. Il 1° ottobre si va a verificare che in molte distributori di carburanti, soprattutto no logo ma neanche per tutti quelli dello stesso logo, soprattutto concentrati nel Centro Italia, nello specifico Emilia-Romagna e Toscana, il prezzo per il metano da autotrazione è schizzato a oltre 2 euro al chilo. È evidente - insomma, è inutile spiegarlo - che questo comporta disagi e preoccupazione non soltanto nei cittadini che utilizzano la vettura per spostarsi, ma anche per quanto riguarda tutta la filiera commerciale, perché l'autotrazione alimentata a metano riguarda anche e soprattutto il trasporto delle merci e, quindi, in definitiva poi questo comporta anche un aumento dei costi di tanti prodotti al consumo. Allora, intanto si tratta di capire dal Governo le ragioni di questa situazione, ma anche se vi sono in cantiere delle misure per andare a calmierare un aumento che - ripeto - è assolutamente un inedito storico degli ultimi anni nel nostro Paese.

PRESIDENTE. Il Ministro della Transizione ecologica, Roberto Cingolani, ha facoltà di rispondere.

ROBERTO CINGOLANI, Ministro della Transizione ecologica. Grazie, Presidente. La ringrazio perché questo è un argomento del quale anche noi ci siamo resi conto dell'urgenza e soprattutto di questa crescita esponenziale quasi immediata.

Come è noto, presso il MiSE esiste da alcuni anni l'Osservatorio prezzi carburanti, che è un po' lo strumento di controllo e monitoraggio che ci permette di consultare in tempo reale i prezzi di vendita. In questi giorni il MiTE, il Ministero della Transizione ecologica, ha attivato le interlocuzioni con il Ministero dello Sviluppo economico proprio per svolgere gli approfondimenti necessari rispetto a questo fenomeno e soprattutto capirne cause e dinamica. Siccome è emerso che l'incremento è sostanzialmente, come si diceva giustamente, al Centro-Nord, quindi è geograficamente non omogeneo, l'Osservatorio ha avviato un monitoraggio dell'andamento prezzi registrati sull'intero territorio nazionale. In queste attività di monitoraggio è stata inoltre coinvolta l'Autorità garante della concorrenza e del mercato, perché a questo punto vorremmo capire se, in relazione al fenomeno, ci siano possibili fenomeni speculativi sui prezzi. È stata inoltre interessata la Guardia di finanza per l'effettuazione di ulteriori approfondimenti e controlli specifici (questo da un punto di vista della comprensione del processo).

Per quanto concerne il metano da autotrazione, la principale componente fiscale che incide sul prezzo finale è data dall'IVA, mentre, diversamente da quanto avviene per benzina e gasolio, il peso dell'accisa è piuttosto piccolo (è marginale). Quindi è possibile ipotizzare una temporanea riduzione dell'aliquota IVA per questo prodotto ma, evidentemente, in questo caso il Ministero dell'Economia e delle finanze deve avviare la preventiva consultazione in seno al Comitato IVA e in sede Unione europea per rinvenire le adeguate coperture di bilancio.

Le confermo e le garantisco sin d'ora che c'è il massimo impegno nel monitorare l'andamento dei prezzi dei carburanti e, in particolare, del metano, perché è evidente che questo tocca non solo i privati ma anche i trasportatori, quindi è un limite importante per l'economia globale del Paese. Cerchiamo e speriamo di capire al più presto le origini di questo fenomeno e di individuare gli strumenti idonei a prevenirne e a mitigarne gli effetti. L'impegno che posso darle è questo.

PRESIDENTE. Il deputato Mugnai ha facoltà di replicare, per 2 minuti.

STEFANO MUGNAI (CI). Grazie, signor Ministro. Io sono convinto della volontà da parte del Governo e del suo Dicastero di cercare di far luce su questa vicenda. Così, in maniera molto profana e senza avere elementi, è evidente che ci siano elementi speculativi per quanto sta accadendo. Però, faccio semplicemente presente il fatto che è giusto declinare tutta una serie di politiche che stanno caratterizzando l'azione di questo Governo - mi riferisco, nello specifico, alla transizione ecologica, alla spinta per far sì che si utilizzino anche autovetture che abbiano un'efficienza energetica maggiore per rottamare quelle più obsolete, che comunque comportano un inquinamento maggiore -, però poi queste politiche devono avere una caduta a terra. Poi diventa difficile andare a spiegare ai cittadini o anche ai trasportatori, che hanno investito delle risorse per comprare vetture che sono più efficienti e magari, nello specifico, acquistando vetture a metano che si ritrovano con prezzi non competitivi rispetto a vetture che utilizzano altri carburanti molto più inquinanti, che quelli che sono gli obiettivi declamati dal Governo poi sono anche azioni concrete che si riscontrano nel quotidiano.

Quindi, io confido che queste analisi e queste indagini che il Governo sta mettendo in essere per capire le ragioni di questi aumenti esponenziali dei prezzi arrivino rapidamente a delle conclusioni.

È evidente che l'obiettivo deve essere di portare a una riduzione il prezzo del metano, che naturalmente seguirà le logiche del mercato - ci mancherebbe - perché se aumentano le materie prime è inevitabile che aumentino anche i costi del metano, ma certamente non in queste proporzioni, perché altrimenti si toglie la possibilità di essere competitivi in interi settori, anche per quanto riguarda la nostra industria, che producono mezzi e autovetture di questo tipo (Applausi dei deputati del gruppo Coraggio Italia).

(Iniziative volte ad adeguare le prescrizioni delle autorizzazioni di impatto ambientale per i siti industriali altamente inquinanti, nel quadro della strategia per la transizione energetica – n. 3-02540)

PRESIDENTE. La deputata Emanuela Rossini ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-02540 (Vedi l'allegato A), per un minuto.

EMANUELA ROSSINI (MISTO-MIN.LING.). Gentile Ministro, sono qui a chiederle in che modo si intendano adeguare le autorizzazioni di impatto ambientale per le attività estrattive di cementifici, ad oggi, ferme al decreto legislativo n. 152 del 2006, con aggiornamenti che hanno toccato solo la tempistica delle procedure, ma che non hanno introdotto condizioni, obiettivi o vincoli più in linea con la transizione energetica che stiamo avviando.

La mia domanda sorge dal mio territorio, dove un cementificio ha un'AIA siglata nel 2016 e che, quindi, ora, dopo 5 anni di fermo, in un'area votata adesso all'agricoltura, può riprendere fino al 2028 senza che noi possiamo intervenire chiedendogli un impegno, anche formale, di investimento in tecnologie. Il fatto è che fra 6 anni si dovrà rinnovare l'AIA e dovremo usare la stessa firmata nel 2014 e che risale al 2006. Quindi, la richiesta è, appunto, che abbiamo urgenza di ammodernare e rinnovare queste autorizzazioni, che sono lo strumento principe per gli enti territoriali nel guidare le imprese verso la produzione di prodotti green, creandone anche il mercato e anche ad investire in tecnologia.

PRESIDENTE. Il Ministro della Transizione ecologica, Roberto Cingolani, ha facoltà di rispondere.

ROBERTO CINGOLANI, Ministro della Transizione ecologica. Grazie, Presidente. Onorevole Rossini, lei solleva una questione molto rilevante a livello nazionale e globale. In maniera del tutto condivisibile, nella sua interrogazione sono stati richiamati i temi della Conferenza delle parti, della COP26, che si terrà a Glasgow nelle prossime settimane. Ci rendiamo conto che, però, una volta individuato l'obiettivo, dobbiamo determinare lo strumento più adatto. Sotto questo aspetto, lo strumento delle autorizzazioni ambientali di cui alla parte seconda del testo unico del 2006, anche alla luce dell'impostazione di fondo che lo caratterizza a livello europeo, non sembra essere il più adatto per conseguire gli obiettivi che noi ci stiamo ponendo, perché sono assolutamente comuni e condivisi, è fuor di dubbio.

Al riguardo, mi limiterei ad osservare che, per espressa previsione del diritto europeo, ripresa anche nella normativa interna di recepimento, né l'autorizzazione unica, né l'autorizzazione integrata ambientale possono disciplinare le emissioni di gas serra per le installazioni soggette alla disciplina in tema di emission trading. Il fatto che le riforme di recente varate dal Governo in tema di autorizzazioni ambientali si siano concentrate essenzialmente sul versante della semplificazione dei processi non lo dobbiamo considerare come una mancanza o un fallimento in relazione agli obiettivi di decarbonizzazione, ma costituisce, al contrario, un'attuazione puntuale di vincoli specifici che sono contenuti nel PNRR nazionale.

Gli obiettivi che correttamente vengono da lei richiamati vanno perseguiti attraverso strumenti normativi e operativi che noi, in questo momento, vediamo adeguatamente perseguiti nell'ambito dei lavori che sono in corso sulla revisione della direttiva IED (Industrial Emissions Directive) del 2010, che sembra, invece, proprio darci tutto il frame per poter fare un'operazione mirata a quello che lei ci chiedeva. In questo ambito, anche per le caratteristiche del fenomeno evidenziato, la strategia non potrà essere limitata a un approccio nazionale, ma dovrà essere definita attraverso una cooperazione di livello continentale perché, ovviamente, capisco che l'esigenza che lei ci segnalava era territoriale, ma, come sa, è un problema enorme, i cementifici sono un problema grande, a livello europeo.

Le confermo che questo tema che lei ha evidenziato è fra le priorità del Ministero in questo momento, perché fa parte di quelle misure importanti che, anche nella Fit for 55 compaiono e, quindi, dobbiamo proprio lavorare su quello attraverso questa direttiva di cui le accennavo.

PRESIDENTE. La deputata Emanuela Rossini ha facoltà di replicare.

EMANUELA ROSSINI (MISTO-MIN.LING.). Grazie, Presidente. Ringrazio il Ministro, per aver colto l'urgenza di lavorare sulle AIA. Sto seguendo anche io il dibattito europeo, ieri si è tenuto un importante convegno europeo con tutti i player dei cementifici, ci si è chiesto il futuro di questo settore, che è cruciale per raggiungere la neutralità, anche perché il 60 per cento della loro mission è produrre cemento, ma il problema sollevato è che il cemento alternativo ancora non ha un mercato.

Ecco che, quindi, è stato sollevato proprio dalla Commissione europea il tema che i vincoli e i target sembrano proibire, ma, in realtà, attivano proprio la creazione di mercati e occupazione e, quindi, senza gli stessi, le imprese si sentono frenate nel lanciarsi verso una innovazione e una revisione anche dei processi estrattivi. Quindi, i vincoli servono, perché, a oggi, rimanere solo sul volontariato o sulla moral suasion, anche per i territori, non è possibile. Ripeto, noi saremo costretti a dare un'AIA ancora per altri 10 anni, già lo abbiamo fatto ora fino al 2028, perdendo anni importanti, in cui trainare le imprese in una riconversione e nella creazione di quei mercati dei prodotti green che loro propongono. Io sto cercando anche di far comprendere questo sul territorio: i vincoli non sono proibizioni, sono strumenti per creare il mercato su cui stare e, se non li decidiamo ora, li decideranno altri, anche al di fuori dell'Europa. Quindi, seguiremo questo, però avremo bisogno almeno di linee guida forti, perché gli enti territoriali, i miei funzionari, possano, comunque, incidere nell'accompagnare un processo. Quindi, su questo, magari, occorre disporre anche linee forti o aiuti - concludo - per utilizzare quel margine d'azione che l'ente territoriale ha per essere più stringente, ma che non viene usato perché si teme di incorrere in infrazioni. Quindi, cerchiamo di aiutare i predetti soggetti a usare quel margine di azione in cui possano essere più stringenti, ora.

(Iniziative di competenza volte alla pubblicazione del Piano per la transizione energetica sostenibile delle aree idonee – n. 3-02541)

PRESIDENTE. Il deputato Zolezzi ha facoltà di illustrare l'interrogazione Maraia ed altri n. 3-02541 (Vedi l'allegato A), di cui è cofirmatario, per un minuto.

ALBERTO ZOLEZZI (M5S). Ministro, buongiorno. Oggi le chiediamo aggiornamenti in merito al Piano per la transizione energetica sostenibile delle aree idonee a ricercare, ad estrarre idrocarburi, le trivelle. Questo Piano non è ancora arrivato in Conferenza unificata, per cui le chiediamo di dire basta, stop a nuove trivelle, così come ha annunciato la Spagna, anche qui, in quest'Aula, alla pre-COP26.

Abbiamo l'IPCC, che ci dice che il riscaldamento globale sta accelerando, abbiamo l'OMS che ha portato a 5 il limite delle polveri sottili derivate in gran parte dalle fonti fossili, abbiamo una situazione in cui l'efficienza energetica può essere accelerata con il superbonus, e, ieri, in quest'Aula, è stata messa in Costituzione la tutela ambientale e degli animali. Ministro, le nuove trivelle, a questo punto, sono incostituzionali.

PRESIDENTE. Il Ministro della Transizione ecologica, Roberto Cingolani, ha facoltà di rispondere.

ROBERTO CINGOLANI, Ministro della Transizione ecologica. Grazie, Presidente. Come ricorderete, avevo giurato da due giorni quando uscì la prima azione da fare e, quindi, ho preso conoscenza del PiTESAI il secondo giorno dopo essere entrato in questo mondo. Avevamo promesso che l'avremmo consegnato per il 30 settembre e l'abbiamo consegnato il 29. Il Ministero ha fatto un lavoro veramente ventre a terra, rispettando i tempi e, quindi, mi sento di dover ringraziare la struttura in maniera sentita, per il superlavoro che ha fatto. Il PiTESAI era dovuto dal 2018; a febbraio del 2021 non c'era, siamo al 30 settembre del 2021 e il PiTESAI c'è.

Lo scorso 14 maggio, conclusa la fase di scoping, la Commissione tecnica di verifica dell'impatto ambientale VIA-VAS ha adottato il proprio parere motivato sul Piano. Successivamente è stato redatto il rapporto ambientale e i documenti in questione sono stati sottoposti a consultazione pubblica. La consultazione si è conclusa lo scorso 14 settembre.

Acquisiti, in rapida successione, il parere della Commissione tecnica di verifica VIA-VAS e del Ministero della Cultura, con decreto in data 29 settembre, è stato adottato il Piano in argomento. Gli uffici del Ministero hanno operato in modo da inviare, lo stesso 29 settembre, il Piano, corredato delle risultanze della consultazione pubblica, alla Conferenza unificata, al fine dell'acquisizione della prevista intesa in terraferma.

Si è ora in attesa della convocazione della prima seduta utile della Conferenza unificata, che sarà, comunque, preceduta da incontri tecnici per l'analisi puntuale del Piano, attesa la sua oggettiva complessità.

Il testo del PiTESAI che è stato trasmesso alla Conferenza tiene conto di un processo in atto, di revisione ed aggiornamento dell'intero sistema normativo comunitario in materia di energia e dell'attività in corso di aggiornamento del PNIEC, che dovrà attenersi ai nuovi target che il nostro Paese dovrà assumere al 2030 rispetto ad un'ulteriore riduzione dell'anidride carbonica.

Occorre considerare che in base sia agli obiettivi del PNIEC sia alle indicazioni della Commissione europea l'utilizzo del gas sarà ancora necessario nel breve e medio periodo per ultimare il percorso di transizione energetica verso l'obiettivo di decarbonizzazione al 2050. In particolare, ci si riferisce alla necessità di fornire al sistema elettrico i necessari livelli di adeguatezza e flessibilità richiesti per consentire una progressiva emissione di generazione elettrica da energie rinnovabili variabili e una riduzione delle emissioni climalteranti derivanti dalla produzione e dal consumo di energia. Ovviamente, questo terrà conto di tutte le nuove possibilità offerte dalle tecnologie, compresi gli accumuli.

Per quanto riguarda la preoccupazione espressa circa il venir meno della moratoria sui permessi di prospezione e ricerca di idrocarburi, preciso che, dal momento in cui sarà adottato il Piano, tali permessi saranno soggetti a verifica per individuare le aree dove le operazioni siano compatibili con i principi previsti dal Piano stesso. Difatti, nelle more dell'adozione definitiva del Piano, non sono stati autorizzati dagli uffici del Ministero né nuovi pozzi né nuove indagini geofisiche in situ, prima del 13 febbraio 2021; si tratta del termine fissato per la sua adozione prima dell'ultima proroga decisa dalla legge n. 21 del 2021. Posso comunque confermare che, fino a quando il PiTESAI non verrà approvato definitivamente, non saranno concesse nuove autorizzazioni per attività di ricerca e produzione di idrocarburi, come già dichiarato.

Anche con riguardo alle autorizzazioni ancora vigenti, ma sospese per legge, queste dovranno attendere il via libera definitivo del Piano, ciò in quanto occorrerà definire le aree potenzialmente idonee all'attività di prospezione e stabilire, inoltre, le modalità di valutazione secondo criteri di sostenibilità, in funzione di tutti i vincoli di tipo ambientale presenti sul territorio.

PRESIDENTE. Il deputato Maraia ha facoltà di replicare.

GENEROSO MARAIA (M5S). Grazie, Presidente. Grazie, Ministro, per la risposta e grazie anche al Governo per l'impegno profuso nell'ottica della transizione ecologica. Per essere più precisi, il PiTESAI doveva essere approvato entro il 30 settembre, invece, ora, ci troviamo di fronte a una trasmissione di questo documento alla Conferenza unificata. Ecco il motivo del nostro question time e della nostra domanda. Chiediamo semplicemente di sfruttare un'occasione straordinaria, costituita proprio dal fatto che è ancora al vaglio della Conferenza unificata e che ancora è possibile attuare scelte coraggiose, scelte coraggiose e coerenti con gli impegni presi non tanto tempo fa, presi con lei, insieme a lei, insieme ai deputati accorsi da tutto il mondo, qui, la settimana scorsa, nel corso della pre-COP, dove abbiamo preso un impegno chiaro di fronte ai cittadini: ridurre e contenere l'aumento della temperatura. Cosa dobbiamo fare per contenere questo aumento? Lo sappiamo, lo sanno gli scienziati, lo ha menzionato anche il premio Nobel Parisi, dobbiamo ridurre, fino ad annullarlo, il ricorso alle fonti fossili.

Quindi, noi chiediamo semplicemente coerenza; non possiamo autorizzare nuove attività di ricerca, di prospezione e di estrazione di petrolio e gas dal sottosuolo, perché ciò è in contraddizione con gli impegni presi rispetto, soprattutto, ai cittadini e ai nostri figli. Chiediamo il coraggio della Spagna che, il secondo giorno della pre-COP – e, a tal proposito, ringrazio anche il Presidente Fico per aver voluto questo importante appuntamento proprio qui, a Roma -, ha annunciato che non estrarrà più petrolio dal sottosuolo. Se lo fanno gli altri Paesi, è nostro dovere farlo anche noi, è un dovere che abbiamo nei confronti dei nostri figli, non solo per tutelare l'ambiente, ma per salvaguardare la nostra salute. È il momento delle scelte coraggiose, facciamolo, evitiamo il bla bla bla, facciamolo ora (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

(Misure a sostegno del comparto dell'elettronica e dell'innovazione tecnologica – n. 3-02542)

PRESIDENTE. Il deputato Alessandro Pagano ha facoltà di illustrare l'interrogazione Molinari ed altri n. 3-02542 (Vedi l'allegato A), di cui è cofirmatario, per un minuto.

ALESSANDRO PAGANO (LEGA). Grazie, Presidente. Signor Ministro, c'è una narrativa che ci inorgoglisce; noi italiani diciamo che siamo i primi al mondo in materia di moda, enogastronomia, meccanica anche di precisione, insomma, un po' di tutto, però, nessuno dice o, meglio, pochi narrano che noi siamo anche leader a livello di elettronica e di innovazione tecnologica. Proprio per questo motivo, il MiSE, compulsato opportunamente da lei, sta lavorando per migliorare quanto più è possibile la produttività manifatturiera, la cosiddetta Industria 4.0 e, in tal senso, è stato accolto con grande piacere il fatto che ci sia stato un investimento o, meglio, una possibilità di investimento paventata da una multinazionale a Catania, nella cosiddetta Etna Valley, investimento che ovviamente produrrà ricchezza, sviluppo e occupazione, ma, soprattutto, genererà autosufficienza in settori strategici della nostra industria nazionale. Quindi, si coniugherebbero parecchi fattori positivi.

Ebbene, queste notizie hanno trovato nelle ultime settimane, invece, una sorta di stop, perché sembra che il processo virtuoso si sia interrotto. Alcuni investimenti risultano quindi bloccati e vorremmo sapere, per quello che evidentemente è possibile, dalle sue informazioni, qual è il motivo, quali sono le risultanze, come mai tutti questi fondi in questo momento sono bloccati.

PRESIDENTE. Il Ministro dello Sviluppo economico, Giancarlo Giorgetti, ha facoltà di rispondere.

GIANCARLO GIORGETTI, Ministro dello Sviluppo economico. Grazie, Presidente. Onorevole Pagano, opportunamente lei ricorda la strategicità del settore del comparto dell'elettronica e della microelettronica, in particolare, per quanto concerne la produzione dei cosiddetti microchip, cioè i semiconduttori. Abbiamo ben conosciuto questo problema e lo conosciamo bene proprio in questi momenti in cui alcuni settori produttivi, penso all'automotive, sono sostanzialmente bloccati proprio per la carenza di semiconduttori. Proprio la consapevolezza della strategicità di questo settore ha condotto il Governo, sia attraverso l'utilizzo dello strumento del contratto di sviluppo, sia con l'allocazione di importanti risorse nel Piano nazionale di ripresa e resilienza, a incentivare e assistere, in qualche modo, le imprese che operano nel settore. Tra tutte queste, ce n'è una, in particolare, che costituisce un'eccellenza sicuramente a livello europeo, ma anche a livello globale, la STMicroelettronics, che è una società italo-francese, in cui lo Stato italiano è azionista, e che ha un importante centro di produzione e di ricerca nella regione Sicilia, nel Catanese. Su questa realtà, la società ha annunciato un ulteriore investimento dell'ordine di 400 milioni di euro, che è assistito parzialmente da contribuzione statale; naturalmente, questo tipo di investimento contribuirà a rafforzare – diciamo così - la dimensione sia diretta sia dell'indotto dell'industria oggi presente (e, quindi, conseguentemente dell'occupazione) e contribuirà a quella autonomia strategica che dovrebbe avere l'industria nazionale e, comunque, europea in merito alla fornitura di semiconduttori.

Purtroppo, la situazione ha subito una battuta d'arresto, perché la normativa europea in materia di aiuti di Stato pone la necessità dell'autorizzazione a livello comunitario di queste forme di investimento, in particolare dell'assistenza da parte dello Stato. Questo vale per questa circostanza e varrà, a maggior ragione, laddove si concretizzasse l'ipotesi di investimento di Intel in Italia o, comunque, in Europa. A questa situazione, naturalmente, gli uffici del Ministero stanno cercando di ovviare con continue pressioni e pressing a livello comunitario; ciò che voglio assicurare è l'attenzione massima, proprio per l'interesse nazionale connesso a questo tipo di investimento, da parte del Governo e l'intenzione, comunque, di assicurare a tutti coloro che sono intenzionati a investire e produrre nel settore il massimo dell'accompagnamento governativo (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Il deputato Alessandro Pagano ha facoltà di replicare, per due minuti.

ALESSANDRO PAGANO (LEGA). Grazie, Presidente. Signor Ministro, io mi ritengo particolarmente soddisfatto e sa perché? Non soltanto per fatto che lei abbia citato gli investimenti nel Catanese - specificatamente si chiama “Etna Valley”, un distretto importantissimo che produce per tutta l'Italia e per il mondo – e abbia citato STMicroelectronics (in verità tutti i leader in questo settore hanno hub a Catania, appunto alle pendici dell'Etna; si tratta di un distretto che certamente ci inorgoglisce, perché ovviamente è un elemento di sviluppo per tutta la nazione, è un hub elettronico per tutta la nazione); sono soddisfatto soprattutto perché lei ha chiarito un elemento che ha creato tante polemiche, guarda caso, in campagna elettorale. Un partito, il Partito Democratico, ha sollevato dubbi sul fatto che il MISE volesse realmente investire in Etna Valley.

Lei ha spiegato, oggi, ufficialmente, in maniera molto chiara, che, prima ancora che arrivi l'investimento, bisogna superare le pastoie europee: può piacere o non piacere ma così è. Allora, noi apprendiamo con piacere anche che il Ministero sta lavorando perché tutto questo investimento possa trovare accoglimento in Italia.

Leggo da qualche testata giornalistica che ci sono altri Paesi, come la Germania, che ambiscono, ovviamente, ad avere il medesimo risultato. Quindi, oggi, chiarito che ovviamente si lavorerà per portare investimenti in Italia, ribadisco, a nome del nostro territorio, la necessità, l'interesse affinché questo polo, che oggi rappresenta sicuramente un elemento indispensabile per l'autosufficienza italiana - mi riferisco sempre a Etna Valley - trovi accoglienza, non appena saranno sbloccate tutte le iniziative che lei ci ha appena detto, nei nostri territori (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

(Iniziative di competenza per il riconoscimento del trattamento di fine servizio a favore del caporal maggiore dei lagunari Matteo Vanzan, caduto in combattimento in Iraq nel 2004 – n. 3-02543)

PRESIDENTE. Il deputato Caon ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-02543 (Vedi l'allegato A).

ROBERTO CAON (FI). Grazie, Presidente e buongiorno, signor Ministro Orlando. Il 17 maggio del 2004 il caporal maggiore dei Lagunari, Matteo Vanzan, di soli 22 anni, nell'operazione denominata Antica Babilonia, ha perso la vita in combattimento a Nassiriya in Iraq. Nonostante il caporal maggiore dei lagunari, Vanzan, sia stato riconosciuto vittima del terrorismo, è stata negata l'erogazione della liquidazione, in quanto volontario in ferma breve al momento della sua partenza per l'Iraq da Camponogara. Al decesso del Vanzan sono seguite la sua promozione a caporal maggiore e altri encomi: il 7 aprile 2006 il Presidente della Repubblica, Carlo Azeglio Ciampi, ha conferito alla sua memoria la croce d'onore, onorificenza riservata alle vittime degli atti di terrorismo o degli atti ostili, impegnate in operazioni militari e civili all'estero. Ciò nonostante, signor Ministro, dopo 17 anni siamo ancora impegolati a dire se questo caporal maggiore, riconosciuto anche a fine servizio, sia esso ritenuto o non ritenuto un volontario in ferma breve all'epoca dello stesso decesso, non possa essere considerato un titolare di un rapporto di impegno e non abbia perciò titolo all'erogazione del TFS. Chiedo a lei, signor Ministro, se sia a conoscenza dei fatti riportati in premessa e, in caso affermativo, se e quali iniziative intenda intraprendere per quanto di competenza.

PRESIDENTE. Il Ministro del Lavoro e delle politiche sociali, Andrea Orlando, ha facoltà di rispondere.

ANDREA ORLANDO, Ministro del Lavoro e delle politiche sociali. Onorevole Presidente, onorevoli interroganti. La materia degli obblighi contributivi per i militari in ferma provvisoria è stata illustrata da una circolare dell'INPS n. 96 del 2014, nella quale è chiarito che tra esercito e personale di leva, breve o prolungata, intercorre un rapporto di servizio a tempo determinato e non un rapporto di impiego secondo quanto indicato dall'articolo 878, comma 2, del codice dell'ordinamento militare. Alla luce di quanto precisato dalla circolare, in tale fattispecie non si figura tra l'esercito e il volontario un rapporto di lavoro che possa essere ricondotto nell'area della subordinazione riferita al rapporto di impiego con l'applicazione delle conseguenti disposizioni in materia di trattamento di fine servizio. Ciò ha comportato l'insorgenza di un obbligo a carico del Ministero della Difesa di versamento dei contributi ai fini pensionistici per il personale militare volontario in servizio temporaneo, sia per la parte a carico del datore di lavoro, sia per quella a carico del lavoratore, fermo restando il diritto del personale volontario di percepire la paga netta prevista dalla normativa di riferimento senza alcuna decurtazione. Questi sono gli unici obblighi contributivi deducibili dalle norme. Si evidenzia, peraltro, che la mancanza di un rapporto di impiego in senso stabile non consente neanche l'iscrizione alla gestione unitaria delle prestazioni creditizie e sociali, conseguentemente non deve essere versato il relativo contributo pari allo 0,35 della retribuzione contributiva e pensionabile.

Questa categoria di lavoratori non può, quindi, accedere, purtroppo, alle prestazioni di carattere creditizio e sociale previste nell'ambito della predetta gestione creditizia. Non sussistono, inoltre, gli obblighi contributivi al Fondo ex ENPAS ai fini del trattamento di fine servizio. Il caporal maggiore Vanzan, militare volontario in ferma breve, apparteneva alla categoria dei militari di truppa in servizio temporaneo, che si differenzia dal personale militare in servizio permanente proprio nella parte in cui riconosce solo a quest'ultima, ai sensi dell'articolo 1, comma 3, del testo unico delle norme delle prestazioni previdenziali a favore dei dipendenti civili e militari dello Stato, il diritto al trattamento di fine servizio.

In ragione di questo quadro normativo, il signor Vanzan, appartenendo alla categoria dei militari di ferma volontaria, non era mai stato iscritto al Fondo di previdenza e non ha, pertanto, conseguito il diritto alla prestazione del TFS. Tuttavia, l'ordinamento, con finalità risarcitorie per ragioni obiettive di giustizia, riconosce agli eredi il diritto a tutti gli altri benefici previsti per i superstiti delle vittime del terrorismo, ricorrendone i relativi presupposti. Quindi, solo un intervento normativo volto ad equiparare, ai fini dei trattamenti pensionistici, i militari in cosiddetta ferma breve ai militari in servizio permanente, potrebbe per il futuro evitare il verificarsi di situazioni che appaiono sostanzialmente ingiuste nei confronti di un servitore dello Stato che ha pagato il suo servizio con il sacrificio della vita. In questo senso, il Ministero del Lavoro è disponibile ad un confronto, anche con il Parlamento, per inserire una norma che in qualche modo provi ad affrontare questa evidente lacuna, questa sperequazione, che, purtroppo, con l'attuale ordinamento si è venuta a determinare.

PRESIDENTE. Il deputato Caon ha facoltà di replicare, per due minuti.

ROBERTO CAON (FI). Vede, Ministro, lei ha dato una risposta che è la tecnocrazia italiana. Noi politici non possiamo continuare a ripararci tramite la burocrazia, a farci scudo tramite la burocrazia. Qui si sta parlando di un ragazzo che ha dato la propria vita allo Stato italiano, che noi oggi - io e lei - stiamo rappresentando (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia-Berlusconi Presidente e Fratelli d'Italia). Come può pensare che la gente torni a votare con queste risposte, signor Ministro? È logico che perdono la fiducia nelle istituzioni: sono proprio queste risposte, Ministro, che fanno in modo che la gente poi non vada a votare. Qualsiasi imprenditore, se ha un dipendente, durante i suoi giorni di lavoro o ore di lavoro, si uccide, viene consegnato il TFR. Sembra quasi che questo ragazzo sia stato “in nero” con lo Stato: l'abbiamo assunto “in nero”, Ministro! Gli diamo la divisa, gli diamo il fucile, lo mandiamo in Iraq e non gli diamo il TFR se muore (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia-Berlusconi Presidente e Fratelli d'Italia)! Le dico una cosa: mi appello a lei, mi appello al Presidente Fico, mi appello al Presidente del Senato Casellati, mi appello anche al Presidente della Repubblica, mi appello al Presidente del Consiglio; se c'è una norma per colmare questo vuoto, la prepari che noi, qui in Parlamento, sicuramente gliela votiamo (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia-Berlusconi Presidente e Fratelli d'Italia). Noi non possiamo più accettare queste risposte: il popolo non può più accettarle! Poi ci chiediamo perché ci sono le piazze piene, ma sono proprio queste risposte che danno un gran fastidio alla gente: bisogna cambiare marcia, Ministro. Lei, signor Ministro, vada all'INPS, si prenda la responsabilità e faccia il bonifico a questa famiglia. Questa è la verità (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia-Berlusconi Presidente e Fratelli d'Italia)!

(Iniziative per la proroga della cosiddetta cassa COVID in relazione al settore dei servizi alle imprese, con particolare riferimento alle mense aziendali – n. 3-02544)

PRESIDENTE. La deputata Maria Flavia Timbro ha facoltà di illustrare l'interrogazione De Lorenzo ed altri n. 3-02544 (Vedi l'allegato A), di cui è cofirmataria.

MARIA FLAVIA TIMBRO (LEU). Grazie, Presidente. Ministro. Tra i settori maggiormente colpiti dalla pandemia vi è quello delle mense aziendali, questo anche a causa del prolungarsi del ricorso allo smart working nelle aziende private, strumento inevitabile, vista anche la proroga dello stato di emergenza fino al 31 dicembre prossimo. La maggior parte degli addetti di questo settore, Ministro, sono donne, già penalizzate nel mondo del lavoro a partire dai livelli occupazionali, dalla retribuzione, dalle loro mansioni. Le aziende del settore sono in procinto di esaurire gli ammortizzatori a loro disposizione; probabilmente già a metà ottobre quasi tutti gli operatori - e sono migliaia - raggiungeranno il tetto di settimane previsto dalla Cassa COVID. La situazione, dunque, è grave. Posto che il Governo ed il suo Dicastero sono già impegnati in una complessiva riforma degli ammortizzatori sociali, siamo qui a chiederle se, nelle more, non intenda da subito valutare una proroga della cassa COVID, quantomeno fino al 31 dicembre 2021: ne hanno bisogno le donne, ne ha bisogno il mondo del lavoro tutto.

PRESIDENTE. Il Ministro del Lavoro e delle politiche sociali. Andrea Orlando, ha facoltà di rispondere.

ANDREA ORLANDO, Ministro del Lavoro e delle politiche sociali. Gli onorevoli interroganti espongono la situazione di crisi in cui versano alcuni settori produttivi. Il settore delle mense aziendali è uno di quelli in uno stato di particolare criticità e sofferenza. Molte mense hanno chiuso, mentre per altre si è verificata una forte riduzione del servizio offerto e quindi delle ore lavorate.

La crisi di questo settore - va detto - incide drammaticamente anche sulla condizione dell'occupazione femminile, dal momento che gran parte della manodopera in questo settore è costituita da donne.

Già a giugno scorso il Governo ha introdotto tutte le tutele differenziate per alcuni settori particolarmente esposti alla crisi: il terziario, le piccole imprese, oltre che i comparti manifatturieri della moda, del tessile e delle calzature.

Analizzando i dati sul tiraggio della Cassa integrazione con causale COVID-19 del 2021, emerge, infatti, un ampio ricorso agli ammortizzatori sociali emergenziali, sia in termini di percentuale di beneficiari a zero ore, sia in termini di tasso di permanenza continuativa in alcuni specifici settori, quali l'alloggio e ristorazione ai servizi alle imprese e commercio.

In assenza di una proroga di ammortizzatori emergenziali, sussiste un'alta probabilità che, nei settori citati, tra i quali certamente è compreso quello della mensa aziendale, molti dei lavoratori, attualmente beneficiari del sostegno al reddito, in costanza di rapporto, possano essere oggetto di licenziamento per motivi economici. E' al vaglio, in questo momento, l'opportunità di intervenire con un'integrazione degli interventi emergenziali per le imprese che hanno terminato le settimane autorizzabili nel mese di ottobre 2021. A tale fine, il Ministero del Lavoro ha proposto una norma ad hoc che, auspicabilmente, dovrebbe trovare ingresso nel decreto fiscale di prossima emanazione. Si propone con questo di rifinanziare fino al 31 dicembre ulteriori 13 settimane di Cassa integrazione con causale COVID, senza contributo addizionale, anche al fine di gestire l'uscita graduale dal blocco dei licenziamenti, sulla scorta di quanto fatto a fine giugno, quando è terminato (tranne che per il settore tessile-moda), il blocco degli atti di recesso nei settori dell'industria e costruzioni. Non mi sfugge, inoltre, la necessità di garantire una fuoriuscita protetta dal regime straordinario degli interventi emergenziali attraverso una continuità sostanziale, universale delle tutele dei lavoratori in materia di integrazione e sostegno al reddito e di garanzie formative ed occupazionali. A questo fine, il Governo si appresta a varare con la prossima legge di bilancio una riforma strutturale degli ammortizzatori sociali, volta a garantire una protezione adeguata ai lavoratori, differenziata a seconda delle caratteristiche settoriali e dimensionali aziendali.

Per quanto riguarda il settore in questione, con l'entrata della riforma a regime esso sarà interessato da un'estensione delle tutele, rientrando pienamente nel meccanismo assicurativo. Garantiremo, quindi, ai lavoratori l'accesso agli ammortizzatori, sia per la causale straordinaria, sia per quelle già contemplate dalla disciplina attuale, sia per le causali ordinarie.

PRESIDENTE. Ha facoltà di replicare la deputata Rina De Lorenzo, per due minuti.

RINA DE LORENZO (LEU). Grazie, Presidente. Grazie, signor Ministro per la risposta, che trovo assolutamente soddisfacente. L'emergenza COVID ed il conseguente lavoro da remoto hanno messo in crisi una delle certezze più consolidate: il pranzo in azienda, in mensa, da sempre considerato il primo servizio di welfare aziendale. Sono migliaia le imprese di diverse dimensioni in un settore che difficilmente potrà tornare ai livelli di funzionamento pre-pandemia. Noi confidiamo che la fase peggiore dell'emergenza sanitaria sia alle nostre spalle, ma il futuro del mercato del lavoro lascerà in eredità comportamenti nuovi e diversi e il lavoro da remoto, lo smart working, ne è un esempio.

In questa trasformazione il peso più importante si è abbattuto, ancora una volta, sulle donne lavoratrici, impiegate, nella fattispecie, nel settore della ristorazione aziendale, donne che guadagnano già poco e che necessitano di interventi di salvaguardia occupazionale; un mondo di donne lavoratrici fermo da un anno e mezzo, che rivendica il diritto al lavoro e alla retribuzione. Quindi, accolgo con soddisfazione le informazioni forniteci a proposito della possibilità di interventi per favorire la riorganizzazione del settore, la riqualificazione delle lavoratrici.

La ringrazio, pertanto, per il suo intervento e auspico che, grazie all'intervento del suo Ministero, sia possibile scongiurare gli impatti devastanti sulle lavoratrici di un settore, già fortemente provato dalla crisi pandemica.

PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata.

Sospendo la seduta che riprenderà alle ore 16,15.

La seduta, sospesa alle 16,05, è ripresa alle 16,15.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ANDREA MANDELLI

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Ascari, Brescia, Casa, Cavandoli, Colletti, Comaroli, Covolo, Davide Crippa, Delmastro Delle Vedove, Gebhard, Giachetti, Lapia, Maggioni, Magi, Mura, Parolo, Perantoni, Schullian, Serracchiani, Stumpo, Vito e Zoffili sono in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta. I deputati in missione sono complessivamente 102, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Convalida di una deputata.

PRESIDENTE. Comunico che la Giunta delle elezioni, nella seduta del 13 ottobre 2021, ha verificato non essere contestabile l'elezione della deputata Maria Flavia Timbro, proclamata nella XXV Circoscrizione Sicilia 2, collegio plurinominale 01.

Concorrendo nella eletta le qualità richieste della legge, la Giunta ha, pertanto, deliberato di proporne la convalida. Do atto alla Giunta di questa proposta e dichiaro convalidata la suddetta elezione.

Commemorazione dell'onorevole Domenico Di Virgilio.

PRESIDENTE. (Si leva in piedi e, con lui l'intera Assemblea e i membri del Governo). Colleghe e colleghi, lo scorso 28 settembre è venuto a mancare, all'età di 82 anni, Domenico Di Virgilio, membro della Camera dei deputati nella XIV, XV e XVI legislatura e sottosegretario di Stato al Ministero della Salute nel III Governo Berlusconi.

Nato a Montefino, in provincia di Teramo, il 23 giugno del 1939, laureato in medicina e chirurgia, ha svolto per molti anni l'attività di primario ospedaliero, ricoprendo altresì, dapprima, la carica di presidente nazionale dell'Associazione medici cattolici italiani e, successivamente, quella di vicepresidente nazionale della Società italiana di medicina interna. È stato autore di numerosi e apprezzati articoli scientifici anche sui temi della bioetica, pubblicati su prestigiose riviste nazionali e internazionali. Eletto per la prima volta alla Camera dei deputati nel 2001 nelle liste di Forza Italia, è stato poi riconfermato deputato nel 2006, sempre con Forza Italia, e nel 2008 con il Popolo delle Libertà. Componente della Commissione affari sociali e della Commissione parlamentare di inchiesta sugli errori in campo sanitario e sulle cause dei disavanzi sanitari regionali, nella sua intensa attività parlamentare si è dedicato con passione, intelligenza ed equilibrio ai temi che meglio conosceva, in quanto oggetto della sua lunga attività professionale, facendosi promotore di iniziative legislative a tutela dei malati, delle persone non autosufficienti, dei disabili e dei pazienti con complicanze irreversibili derivanti da trasfusioni di sangue. È stato primo firmatario e ha dato un decisivo contributo alla definitiva approvazione di due rilevanti progetti di legge in materia di mutilazione genitale femminile e di cure palliative. Con la morte di Domenico Di Virgilio è scomparso un politico appassionato e un professionista preparato e competente, di cui ricordiamo l'impegno al servizio del bene comune. Esprimo, a titolo mio personale e a nome dell'intera Assemblea, il più profondo cordoglio e le più sincere condoglianze alla famiglia del collega scomparso e al gruppo di cui ha fatto parte, invitando l'Assemblea ad osservare un minuto di silenzio (L'Assemblea osserva un minuto di silenzio - Applausi). Ha chiesto di parlare l'onorevole Barelli. Ne ha facoltà.

PAOLO BARELLI (FI). Signor Presidente, signori colleghi, ho l'onore di ricordare nell'Aula del Parlamento l'onorevole Domenico Di Virgilio. Lei, Presidente, nel suo intervento, ha delineato quelle che sono le caratteristiche che tutti noi abbiamo apprezzato e, ancora di più, i suoi malati, ancora di più, i suoi amici e i suoi familiari. Domenico, per tutti Nino, prima di essere stato un nostro collega, è stato un grande medico, un vero signore, un grande amico. Tutti coloro che hanno avuto il regalo di conoscerlo hanno di lui un ricordo unanime: una persona eccezionale. Io ho avuto questo privilegio e, quindi, consentitemi, nell'occasione, di rivolgere un caloroso saluto alla signora Paola, la sua cara moglie, al figlio Roberto, anche lui avviato all'attività di medico, che per Nino prima di essere una professione è stata una vera missione a favore del prossimo.

Lei ha già avuto modo di ricordare che è nato il 23 giugno del 1939. Dal 1988 al 2004 è stato presidente nazionale dell'Associazione medici cattolici italiani; è stato vicepresidente nazionale della Società italiana di medicina interna; dal 1994 è stato nominato membro della Pontificia accademia per la vita; è stato insignito delle onorificenze pontificie di commendatore dell'Ordine equestre di san Silvestro Papa e di commendatore dei Cavalieri di san Gregorio Magno. Lei ha avuto modo di sottolineare che è stato autore di saggi e di articoli di riviste nell'ambito della scienza medica, ma, anche e ancor di più, lo è stato nell'ambito delle realtà sociali bisognose di interventi da parte dello Stato, non soltanto dal punto di vista sanitario, ma dal punto di vista sociale. Io ritengo, signor Presidente, cari colleghi, che Domenico, Nino, Di Virgilio, ha rappresentato la sua categoria professionale in un modo veramente esemplare e, per tutti noi parlamentari eletti dai cittadini, in un modo veramente da dovere e potere magari replicare, un vero esempio, quindi, che è illuminante per tutti noi (Applausi).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Grippa. Ne ha facoltà.

CARMELA GRIPPA (M5S). Grazie Presidente, colleghi, ho chiesto la parola per ricordare la figura umana e politica di Domenico Di Virgilio, scomparso solo pochi giorni fa a Roma. Il professor Di Virgilio, di origini abruzzesi, di Montefino, in provincia di Teramo, è stato un medico di fama, primario ospedaliero, ex deputato, presidente nazionale dell'Associazione medici cattolici italiani, come ricordava il collega, e della Società italiana di medicina interna. Durante la vita professionale gli sono stati riconosciuti diversi encomi e onorificenze. È stato autore, come ben diceva lei, Presidente, di numerosi articoli di contenuto scientifico, sociale e bioetico, pubblicati su riviste nazionali e internazionali. La sua ultima legislatura l'ha visto protagonista nel sostenere l'iter di leggi su temi eticamente sensibili, come la norma sulle cure palliative, una delle poche approvate all'unanimità. La legge sulle dichiarazioni anticipate di trattamento, della quale è stato relatore alla Camera, è quella in cui si è fatto promotore per destinare ai bisognosi i farmaci inutilizzati. Temi difficili, che richiedono saldezza di principi e competenza, doti che facevano certamente capo alla sua persona. Diceva che l'esperienza parlamentare insegna che ci vogliono idee chiare e capacità di argomentarle, impegnandosi per farle condividere. Ciò continua ad essere, anche nel suo ricordo, un punto fermo, che possa riguardare tutti noi presenti in quest'Aula (Applausi).

PRESIDENTE. Ha chiesto di intervenire l'onorevole Snider. Ne ha facoltà.

SILVANA SNIDER (LEGA). Apprendiamo con profondo cordoglio che è deceduto il professor Domenico “Nino” Di Virgilio, medico di fama e già deputato della Repubblica italiana, sottosegretario al Ministero della Salute con la presidenza Berlusconi; aveva 82 anni ed è deceduto assistito dai suoi cari; era originario di Montefino, Teramo. Il professor Di Virgilio per molti anni ha svolto l'attività di primario ospedaliero, ma non vorrei dilungarmi in quanto chi mi ha preceduto ha già detto, anche per far sapere che chi era qui a sedere su questi banchi aveva un passato che gli faceva meritare di sedere qui.

Non ha mai cessato di occuparsi di politica e di interessarsi al bene comune; ha messo a disposizione dello Stato italiano le sue conoscenze mediche e il suo animo predisposto a lenire sofferenze dell'uomo. Durante il suo mandato, infatti, si è soprattutto occupato di salute, di assistenza sociale, di diritti della persona, di previdenza, di ospedali, di disabili, di cure mediche e chirurgiche. Vorrei qui però citare una sua frase che mi ha particolarmente colpito: “Sono molto soddisfatto del lavoro svolto in Commissione. È stato un lavoro lungo ma mi sono imposto perché tutti potessero parlare. C'è stata libertà di parola, con un confronto pacifico non chiuso dall'ideologia. È così che si fa politica, è così che si amministra”.

Egli ha raggiunto ora la sua ultima meta ma ha camminato con grande umanità nel suo viaggio nella vita. Il gruppo Lega è vicino in questo momento alla sua famiglia, alla moglie Paola e al figlio Roberto, alla sua comunità e al gruppo di Forza Italia, a cui è venuto a mancare un prezioso collaboratore (Applausi).

PRESIDENTE. Ha chiesto di intervenire l'onorevole Fiano. Ne ha facoltà.

EMANUELE FIANO (PD). Presidente, il gruppo Partito Democratico vuole aggiungere il proprio cordoglio e il proprio pensiero e il proprio abbraccio alla famiglia Di Domenico Di Virgilio, che io ricordo come presidente di Commissione. Lo ricordiamo per la sua competenza e per la capacità di mettere la sua professionalità di medico al servizio del pensiero sociale a cui si è dedicato molto, come molti altri hanno ricordato. Capita spesso in quest'Aula che coloro che esercitano la professione medica siano capaci di portare qui la spinta che li ha portati ad occuparsi dei problemi dell'uomo. Lo ricordiamo, esprimiamo il nostro cordoglio e lo inviamo alla sua famiglia (Applausi).

PRESIDENTE. Ha chiesto di intervenire l'onorevole Ferro. Ne ha facoltà.

WANDA FERRO (FDI). Presidente, colleghi, amici del gruppo di Forza Italia, esprimo il cordoglio e la vicinanza di Fratelli d'Italia per la scomparsa dell'onorevole Di Virgilio, una figura che per tanti anni ha dato a quest'Aula un importante contributo alla vita istituzionale e politica della Nazione, mettendo a disposizione le sue capacità e le competenze, soprattutto in ambito sanitario. Medico stimatissimo, primario ospedaliero per molti anni, autore di tante pubblicazioni a carattere scientifico, sociale e bioetico su riviste nazionali e internazionali, ha ricoperto l'incarico di sottosegretario al Ministero della Salute, durante il Governo Berlusconi. Una personalità dalle elevatissime qualità personali e umane, messe a servizio delle istituzioni tutte, rappresentante di quella politica di cui oggi si sente un po' troppo la mancanza, fatta di competenza, di serietà istituzionale e di coerenza dei percorsi e delle scelte. Chi ha avuto il privilegio di conoscere il professor Di Virgilio ricorda una persona perbene, un ottimo professionista prestato all'impegno per la collettività, una persona veramente coerente con la linea del suo partito ma dotato di uno spirito libero e di una continua apertura al confronto, oltre che di una grande sensibilità, soprattutto sui temi etici di particolare complessità e delicatezza di cui si è occupato.

Il gruppo di Fratelli d'Italia tutto è vicino alla famiglia e ai colleghi di Forza Italia, con l'auspicio che quest'Aula, rispetto a questa forma di memoria, ritenga quest'ultima non come fine a se stessa ma come una costruzione continua per una politica che possa guardare al passato attraverso le doti morali, etiche e politiche che Di Virgilio ci ha lasciato (Applausi).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Giachetti. Ne ha facoltà.

ROBERTO GIACHETTI (IV). La ringrazio, Presidente. Innanzitutto mi consenta di esprimere il cordoglio non solo mio personale ma di tutta Italia Viva alla famiglia di Domenico Di Virgilio e anche alla sua comunità politica. È stato raccontato - il tempo è poco ma ci sarebbe tanto da raccontare della vita di Nino - il suo impegno politico, non solo come sottosegretario al Ministero della Salute ma nel corso di tutta la sua attività politica, qui nell'Aula, sempre con un'attenzione alla tutela e alla protezione del bene più prezioso che un essere umano possegga, il benessere e la sanità fisica. Io sono entrato con lui nel 2001, ci siamo conosciuti qui e poi, ovviamente, abbiamo stretto anche un'amicizia nel corso del tempo che siamo stati insieme in quest'Aula. Però, signor Presidente, la caratteristica che vorrei segnalare ed evidenziare è che, pur essendo un cattolico radicato nei suoi valori, ha sempre affrontato con curiosità il confronto con coloro che avevano idee diverse dalla sua. L'umanità e il saper ascoltare, oltre che la competenza, erano le caratteristiche di Di Virgilio.

So che, spesso e volentieri, quando si commemora una persona si rischia di diventare autoreferenziali. Invece, voglio ricordare, perché per me sono significative, due occasioni molto profonde di dialogo con lui. Una è stata quando, appena arrivato, dopo qualche mese, ho iniziato uno sciopero della sete insieme a Marco Pannella per garantire che ci fosse l'elezione dei giudici della Corte costituzionale. Egli mi vedeva - ci conoscevamo poco - e praticamente ogni volta che arrivavo in Aula mi chiedeva come stavo, mi dava suggerimenti ma voleva anche capire le ragioni di questo sciopero. Un'altra straordinaria discussione che facemmo - me la ricordo benissimo - fu quando si trattò di affrontare il tema del referendum sulla fecondazione assistita. Una persona curiosa, una persona attenta.

Ecco, Presidente, voglio concludere questo mio intervento dicendo che l'umanità, la sensibilità e la gentilezza d'animo non si possono raccontare, per percepirle bisogna condividerle, finché c'è vita. Quando non c'è più vita ci si può solo appellare al ricordo e per me il ricordo di Nino è un gran bel ricordo (Applausi).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Carelli. Ne ha facoltà.

EMILIO CARELLI (CI). Grazie, Presidente. A nome di Coraggio Italia desidero anch'io commemorare la figura di Domenico Di Virgilio, deputato per più volte nelle scorse legislature. Chi l'ha conosciuto ne ricorda soprattutto le doti di grande umanità, oltre che il valore professionale di medico prima e di politico poi. Un politico che ha fatto della moderazione una delle sue caratteristiche principali, che si è sempre ispirato nella sua attività agli ideali cattolici e liberali, col dichiarato obiettivo di rendere l'Italia un Paese migliore. Già prima della sua carriera politica ha rappresentato una figura di altissimo livello, non solo per la sua professione di medico primario ospedaliero. Infatti, come già è stato ricordato in quest'Aula, è stato presidente dell'Associazione medici cattolici italiani e nominato, poi, membro della Pontificia Accademia per la vita. Nelle sue tre legislature da deputato, Di Virgilio si è speso, tramite il suo lavoro in Commissione affari sociali, per migliorare l'assistenza sanitaria nel nostro Paese. I suoi sforzi sono anche proseguiti - lo abbiamo già ricordato - grazie al suo lavoro nell'Esecutivo, come sottosegretario di Stato al Ministero della salute, mettendo così a servizio della collettività tutte quelle competenze e conoscenze acquisite sul campo. Giusto, quindi, il riconoscimento e il tributo che oggi la Camera dei deputati gli dedica. Alla sua famiglia e al gruppo di Forza Italia, il nostro cordoglio (Applausi ).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Fornaro. Ne ha facoltà.

FEDERICO FORNARO (LEU). Grazie, Presidente. Intervengo per associarci, anche noi, al ricordo di Domenico Di Virgilio, che, come è stato ricordato da chi mi ha preceduto, è stato per tre volte deputato e ha ricoperto anche importanti incarichi di Governo. Non ho e non abbiamo avuto l'onore e il privilegio di conoscerlo in precedenti legislature, è stato descritto da chi mi ha preceduto. Credo che vada sottolineato un aspetto che molte volte è misconosciuto all'esterno, cioè il fatto che in quest'Aula, spesso, ci sono deputati, colleghi che hanno una competenza, hanno una professionalità, e la storia di Di Virgilio è la dimostrazione di come si possa mettere al servizio del bene comune, della comunità, proprio questa esperienza professionale. Credo che questo sia un elemento importante, competenza e professionalità hanno caratterizzato il suo impegno politico, un suo coerente impegno politico nelle file di Forza Italia prima e poi dell'evoluzione nel Popolo della Libertà. Alla sua famiglia, alla moglie e al figlio, e alla sua comunità politica vanno le nostre più sentite condoglianze (Applausi).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Lupi. Ne ha facoltà.

MAURIZIO LUPI (M-NCI-USEI-R-AC). Grazie, signor Presidente. Per esprimere il cordoglio del nostro gruppo, Noi con l'Italia-USEI, e di tutto il gruppo Misto. Lei, come tanti altri colleghi, nel ricordo della figura dell'amico e del collega Domenico Di Virgilio, ha usato due definizioni, quelle di essere politico appassionato e grande medico, attento alla persona. Avendo avuto la fortuna, insieme a tanti altri colleghi, non solo di conoscerlo, ma anche di frequentarlo, credo che le due definizioni siano strettamente connesse, pensando alla sua figura, e richiamino tutto il Parlamento e tutti noi a che cosa vuol dire e perché si è un politico appassionato.

Si è un politico appassionato, se si fa come Domenico, se si porta qui, in quest'Aula, quell'interesse che deriva dalla sua professione, dalla sua passione, dall'essere grande medico. E che cos'è quell'interesse? Quello che lui ci ha testimoniato anche nella moderazione con cui poi ha affrontato - ricordavano tanti altri colleghi - temi sensibili, che potevano essere divisivi, e cioè che compito della medicina e compito di conseguenza della politica è il prendersi cura, il servire la persona, aiutarla alla risposta al suo bisogno. Lo ha testimoniato da grande medico e lo ha testimoniato portando qui, in Parlamento, il suo interesse, che poi era l'interesse di una comunità, quella medica, nelle battaglie che con orgoglio e dignità faceva.

Credo che questo sia il grazie che dobbiamo dire tutti, e, insieme anche a tanti altri colleghi, penso all'amica Aprea, all'amico Palmieri, a tanti altri colleghi, lo ricordiamo oggi con quell'immagine di lui e sua moglie insieme, mano nella mano, in cammino verso Gerusalemme, in un pellegrinaggio che abbiamo fatto tutti insieme con sua eccellenza monsignor Fisichella. È il miglior ricordo, più umano, che parte da una fede, un credo, una testimonianza dei suoi valori, ma dalla possibilità che qui, in questo luogo, che è il luogo della laicità per eccellenza, diventa condivisione e passione per il bene per tutti. Grazie, Domenico (Applausi).

Seguito della discussione delle mozioni Cantalamessa ed altri n. 1-00498, Trano ed altri n. 1-00506, Lollobrigida ed altri n. 1-00507 e Elisa Tripodi ed altri n. 1-00526 concernenti iniziative volte a potenziare il contrasto ad infiltrazioni mafiose con particolare riferimento alla realizzazione dei progetti previsti dal Piano nazionale di ripresa e resilienza (ore 16,40).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione delle mozioni Cantalamessa ed altri n. 1-00498, Trano ed altri n. 1-00506, Lollobrigida ed altri n. 1-00507 e Elisa Tripodi ed altri n. 1-00526 concernenti iniziative volte a potenziare il contrasto ad infiltrazioni mafiose con particolare riferimento alla realizzazione dei progetti previsti dal Piano nazionale di ripresa e resilienza (Vedi l'allegato A).

Avverto che, dopo la conclusione della discussione sulle linee generali, che ha avuto luogo nella seduta di lunedì 26 luglio 2021, è stata presentata la mozione Elisa Tripodi ed altri n. 1-00526, che è già stata iscritta all'ordine del giorno.

Avverto, altresì, che, in data odierna, è stata presentata una nuova formulazione della mozione Cantalamessa e altri n. 1-00498 (Vedi l'allegato A), che è stata sottoscritta, tra gli altri, anche dai deputati Elisa Tripodi, Lattanzio, Sandra Savino, Migliore, Parisse, Palazzotto, Ermellino e Angiola, che, con il consenso degli altri sottoscrittori, ne diventano rispettivamente il secondo, il terzo, il quarto, il quinto, il sesto, il settimo, l'ottavo e il nono firmatario. Contestualmente alla presentazione della nuova formulazione della mozione n. 1-00498, la mozione Elisa Tripodi ed altri n. 1-00526 è stata ritirata dai presentatori.

Avverto, infine, che è stata presentata una nuova formulazione della mozione Trano ed altri n. 1-00506 (Vedi l'allegato A). I relativi testi sono in distribuzione.

(Parere del Governo)

PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il sottosegretario di Stato per l'Interno, che esprimerà altresì il parere sulle mozioni all'ordine del giorno.

NICOLA MOLTENI, Sottosegretario di Stato per l'Interno. Grazie, Presidente. Sulla mozione Cantalamessa ed altri n. 1-00498, al punto 1 parere favorevole, lettera a) parere favorevole, lettera b) parere favorevole, lettera c) parere favorevole, lettera d) parere favorevole con riformulazione: “valutando interventi normativi per l'aumento dei fondi stanziati a livello statale in favore delle persone fisiche e giuridiche maggiormente esposte a rischio usura e di quelle vittime di usura e/o estorsione”. Sul punto e) parere favorevole con la seguente riformulazione, sostituire la parola: “prevedere” con: “valutare”. Sul punto f) parere favorevole, punto g) parere favorevole, punto h) parere favorevole, punto i) parere favorevole.

Sul punto 2 parere favorevole con riformulazione: “ad incentivare il finanziamento di sistemi e tecnologie al fine di supportare le attività di prevenzione e contrasto poste in essere dalle Forze di Polizia e dall'autorità giudiziaria”. Punto 3 parere favorevole con riformulazione: “ad assumere le iniziative di competenza, anche normative, affinché a partire dal 2022 le amministrazioni titolari degli interventi possano riferire alla Commissione nazionale antimafia in merito alle azioni e ai programmi attuati, per quanto di competenza, ai fini della prevenzione e della repressione delle infiltrazioni mafiose”. Punto 4 parere favorevole con la seguente riformulazione: “valutare la possibilità, ove non già pubblicati, di prevedere la pubblicazione su Internet, da effettuarsi entro la fine del 2022, a cura della cabina di regia del PNRR, di tutte le imprese aggiudicatrici di opere e lavori, con l'indicazione dei territori da essi interessati, indicando altresì le eventuali ditte di subappalto o di sub-subappalto, in modo da rendere trasparente quali tipi di opere siano in corso di attuazione nei diversi territori e chi sia il reale esecutore”.

Punto 5 parere favorevole, punto 6 parere favorevole, punto 7 parere favorevole, con riformulazione: “potenziando le banche dati esistenti al fine di migliorare sensibilmente la qualità dell'attività investigativa e conseguentemente repressiva”. Punto 8 parere favorevole, con la seguente riformulazione: “a potenziare i presidi, come l'UIF, che monitorano anche i cambiamenti avvenuti nelle compagini societarie, nonché le forme di reazione tese a limitare l'operatività di quelle società le cui cessioni di quote sono avvenute in maniera opaca ed elusiva. Sarà necessario prestare particolare attenzione, come già si è detto, alle piccole e medie imprese, che rappresentano l'ossatura del sistema economico italiano e che sono esposte a dei rischi notevoli. Considerando che nei territori tradizionalmente più esposti al rischio di contaminazioni malavitose il contesto produttivo è costituito essenzialmente da PMI, piccole e medie imprese, maggiore dovrà essere l'attenzione in queste aree”. Punto 9 parere favorevole, punto 10 parere favorevole, punto 11 parere favorevole con riformulazione: “a valutare l'adozione delle opportune iniziative di carattere normativo volte ad introdurre il codice rosso sull'usura, che preveda l'attivazione più veloce delle sezioni specializzate per il contrasto dei fenomeni del racket e dell'usura già esistenti nelle questure”.

Punto 12 parere favorevole con riformulazione: “valutare, compatibilmente con gli equilibri di finanza pubblica, l'aumento delle risorse in dotazione al Fondo per la lotta alla povertà educativa, al fine di rafforzare le attività di contrasto alla dispersione scolastica e alla criminalità minorile”. Punto 13 parere favorevole. Ovviamente, parere favorevole su tutte le premesse. Questo per la mozione Cantalamessa ed altri.

Sulla mozione Lollobrigida e altri, parere contrario sulle premesse. Invece, con riferimento ai dispositivi e agli impegni: punto 1, parere favorevole; punto 2, parere favorevole; punto 3, parere favorevole; punto 4, parere favorevole.

Sul punto 5 vi è un parere favorevole con la seguente riformulazione: “a studiare, alla luce dell'ordinanza della Corte costituzionale n. 97 del 2021 sul cosiddetto ergastolo ostativo, iniziative normative volte a contemperare la finalità rieducativa della pena con le inderogabili esigenze di sicurezza della collettività e le esigenze speciali preventive”. Sul punto 6 e sul punto 7 il parere è favorevole.

Poi rimane la mozione Trano ed altri n. 1-00506, che è appena arrivata, su cui il parere è contrario.

(Dichiarazioni di voto)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Angiola. Ne ha facoltà.

NUNZIO ANGIOLA (MISTO-A-+E-RI). Grazie, Presidente. Membri del Governo, cari colleghi, la mozione che oggi approviamo è assolutamente utile e necessaria e diversi sono i punti che meritano di essere menzionati. Si impegna il Governo ad assumere le iniziative di competenza per potenziare l'attività di indagine a contrasto della criminalità organizzata rafforzando la dotazione in termini di mezzi, incluse le dotazioni tecnologiche e strumentali e di personale della Direzione investigativa antimafia nonché delle direzioni distrettuali antimafia, potenziando l'attività di coordinamento e vigilanza dell'Autorità nazionale anticorruzione, incrementando i fondi per rendere possibile la valorizzazione dei beni confiscati a seguito dell'assegnazione per finalità sociali e istituzionali da parte dell'Agenzia nazionale per l'amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata, assumendo le iniziative di competenza affinché, a partire dal 2022, la cabina di regia del Piano nazionale di ripresa e resilienza ogni 6 mesi sia audita in Commissione antimafia e, infine, adottando iniziative per digitalizzare integralmente le procedure di affidamento dei contratti pubblici finanziati a valere sulle risorse del Piano nazionale di ripresa e resilienza.

Ma su un punto vorrei soffermarmi, in particolare: la mozione di maggioranza, munita del parere favorevole del Governo che abbiamo appena ascoltato, prende atto del fatto che la soppressione dei tribunali minori, prevista dal decreto legislativo 7 settembre 2012, n. 155, ha determinato - leggo testualmente - “conseguenze molto negative, in particolare nei territori più esposti a fenomeni di infiltrazioni criminali”. Per questo motivo, la mozione impegna il Governo - leggo testualmente - “a verificare gli effetti di tale riforma della geografia giudiziaria del 2012, ripristinando, ove necessario e improcrastinabile, alcune sedi periferiche, con un parallelo adeguamento delle piante organiche sia dei magistrati che del personale amministrativo”. Questo punto è stato introdotto su iniziativa di noi di Azione-+Europa e, quindi, ci teniamo molto a che il Governo sia consequenziale rispetto all'impegno assunto.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Trano. Ne ha facoltà.

RAFFAELE TRANO (MISTO-L'A.C'È). Presidente, colleghi, io resto basito dall'espressione dei pareri che ha fornito il sottosegretario, perché darli tutti contrari su tantissimi punti, che sono, tra l'altro, dei punti importanti per la lotta e il contrasto delle criminalità organizzate, significa, a mio avviso, non perorare in modo pervicace ed efficace questa causa. Adesso andiamo anche alle motivazioni. Vede, Presidente, fin dai primi provvedimenti emergenziali, come il “decreto Liquidità”, varati dal Governo per fronteggiare la crisi economica generata dal COVID, abbiamo lanciato per primi l'allarme mafie sia nelle Commissioni parlamentari sia in quest'Aula. Se non mi credete potete vedere i copiosi resoconti che sono stati fatti finora. Tra l'altro, insieme ad altri colleghi, abbiamo sottolineato il rischio altissimo che i fondi destinati a salvare le aziende sane di questo Paese finissero per far arricchire i clan e consentire loro di stringere ancora di più i tentacoli attorno a molti territori che risultano essere fragili in termini di presidi di legalità. Abbiamo segnalato l'allarme mafie ma anche la cura, indicando anche come prevenire tale rischio, e gli strumenti utili ce li hanno indicati gli stessi magistrati antimafia. Io ricordo, appunto, le audizioni che sono state svolte nel marzo dello scorso anno sul “decreto Liquidità”, dove c'erano il presidente Cafiero De Raho e i procuratori di Milano e di Napoli, che avevano esternato in modo chiaro, netto e trasparente quali erano le perplessità. Ebbene, a distanza di oltre 1 anno, perché sono passati quasi 16 mesi da allora, sono stati ascoltati? No, non sono stati ascoltati, non siamo stati ascoltati, anzi sono stati ignorati e continuano a essere ignorati. Incredibilmente, non viene preso in considerazione un simile problema nonostante ormai già diverse inchieste abbiano dimostrato come risorse fondamentali per l'economia italiana siano state fagocitate dalla criminalità organizzata.

Colleghi, è tempo di reagire! È stato provato che l'assalto delle mafie è iniziato e noi non vi concederemo alibi né consentiremo a nessuno di dire che non sapeva o che ha saputo troppo tardi, perché tra i punti di questa mozione, che è stata incredibilmente bocciata con i pareri che ha fornito il sottosegretario Molteni, noi inseriamo, ad esempio, l'istituzione di banche dati che siano interoperabili tra di loro e siano fruibili dalla Guardia di finanza, così da agire in modo tempestivo e di bloccare laddove ci siano cessioni di quote, compravendite di aziende e affitto di aziende. Oggi, questo strumento la Guardia di finanza e gli altri inquirenti non ce l'hanno (tra l'altro, esiste anche una proposta di legge a mia prima firma). Quindi, se volete dare degli strumenti utili approvate questa legge, fate un emendamento, fate qualcosa che vada in quella direzione.

Continuo, perché c'è un altro punto che è stato clamorosamente bocciato, quello che serve a istituire nuovi fondi e a rafforzare quelli esistenti in favore delle vittime dell'usura e del racket, come era stato proposto dalla mia collega l'onorevole Piera Aiello, che è una vera icona dell'antimafia. Addirittura, era stato fatto un ordine del giorno, approvato qui all'unanimità, a cui non è stato dato seguito nel successivo strumento normativo, che era il “Sostegni-bis”. Ci siamo visti bocciare questo emendamento in modo incredibile, in modo raffazzonato dal Governo dei migliori, che non è migliore di nessuno. E ancora, va riconsiderato lo stesso impatto sul sistema antimafia delle norme previste dal “decreto Liquidità”, dal “decreto Rilancio” e dal “decreto Semplificazione e innovazione digitale”, che oggi fanno saltare i controlli delle prefetture e dell'ANAC!

Colleghi, occorre decidere: in quest'Aula approviamo norme a favore degli italiani onesti o delle mafie? Pensate davvero che sia possibile andare avanti con sostegni finanziari elargiti a chi presenta una semplice autocertificazione? Perché, se lo pensate, dimostrate di non aver letto neppure le relazioni della DIA che vengono presentate al Parlamento. I clan hanno già da tempo preparato l'assalto al carro più ricco, quello delle risorse del Piano nazionale di ripresa e resilienza e del Fondo complementare, che ammonta a circa 230 miliardi. Chiediamo, dunque, di istituire anche un meccanismo di controlli incrociati e rafforzati sul rischio concreto che le risorse del Recovery Fund e del Fondo complementare possano essere oggetto di appetiti mafiosi. Chiediamo di potenziare le direzioni distrettuali antimafia, istituendo pure un distaccamento dell'antimafia in territori fragili come, ad esempio, nel mio territorio, quello di Latina. E ancora, vanno smascherate le intestazioni fittizie nel settore dell'HoReCa e delle strutture ricettive e vanno bonificate le piazze romane del riciclaggio. Abbiate il coraggio, una volta per tutte, di riscrivere la geografia giudiziaria riaprendo anche il tribunale di Rossano. Qui ricordo a tutti quando il pm Gratteri aveva esternato le sue perplessità su come sia possibile chiudere un tribunale - ma ne sono stati chiusi tantissimi: sono decine di tribunali - in territori dove la mafia, la 'ndrangheta e tutte le organizzazioni criminali sono presenti in prima linea. Guardate che far chiudere i tribunali è un segno di resa dello Stato, un segno di resa dello Stato (Applausi dei deputati del gruppo Misto-L'Alternativa c'è)! E ancora, bisogna dare un indirizzo preciso sul cyberriciclaggio alla neocostituita Agenzia per la cybersicurezza nazionale. Fate tutto questo, facciamo tutto questo e facciamolo in fretta. Non permettiamo che al COVID si sostituisca il virus mafioso, di cui, purtroppo, conosciamo sin troppo bene la virulenza.

Poi, vorrei fare un'amara riflessione: ma come pensiamo di combattere la 'ndrangheta, la mafia, la camorra, le mafie di origine estere e quelle autoctone se non siamo in grado e se non siete in grado di respingere i 50 neofascisti che, tra l'altro, vi avevano avvertito un'ora prima che avrebbero assaltato la sede della CGIL?

E, dopo la brutta figura che è stata fatta dal nostro Paese sulla mala gestio del rave di Valentano, che è durato cinque giorni, con annesso consumo di droghe e violenze, come pensa lo Stato di fronteggiare i sodalizi criminali, che sono ben organizzati, che hanno soldi, che sono infiltrati ovunque, nelle amministrazioni locali e centrali, che sviluppano corruzione ovunque vadano, e noi la corruzione la paghiamo in modo molto pesante in questo Paese?

Come pensate di affrontare tutto questo? Con una semplice mozione? Se volete dare un cambio di passo, la cosiddetta discontinuità, allora, Presidente, per sua persona interposta persona, dovreste dare discontinuità ai pareri che sono stati forniti sulla mozione di L'Alternativa c'è, invece di darli tutti positivi. È così che si dà un segno tangibile di vicinanza alle vittime. E, invece no, qui si fanno sempre le solite chiacchiere e le solite posizioni sterili, di cui i cittadini sono veramente stanchi e sono veramente delusi.

Per questo, Presidente - giungo alla mia conclusione -, non pensate di potervi lavare la coscienza con questo festival dell'ipocrisia, con una mozione contro le mafie, soprattutto, dopo che avete votato in silenzio la “riforma Cartabia”, che è un regalo gigantesco alle mafie (Applausi dei deputati del gruppo Misto-L'Alternativa c'è) e che cancellerà decine e decine di migliaia di processi per mafia. Di questo, siete voi i responsabili e, davanti ai cittadini, ve ne prendete voi la responsabilità (Applausi dei deputati del gruppo Misto-L'Alternativa c'è).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Timbro. Ne ha facoltà.

MARIA FLAVIA TIMBRO (LEU). Grazie, Presidente. La mozione di maggioranza che oggi ci apprestiamo ad esaminare è un provvedimento certamente ampio, ambizioso, forse anche troppo, che prova ad affrontare, però, tematiche radicate, a risolvere ferite sociali e normative che il nostro Paese, da Nord a Sud, si porta dietro praticamente da sempre, ma ha certamente un pregio: rimette al centro del dibattito politico, quantomeno, la lotta alla mafia, anzi la lotta alle mafie.

Ci siamo lasciati alle spalle mesi duri, altri ne dovremo ancora affrontare. L'emergenza sanitaria e sociale, il Paese è economicamente in ginocchio: il rischio che la mafia potesse sembrare un problema secondario, che le infiltrazioni mafiose potessero non riguardarci, potessero essere qualcosa di cui occuparci dopo era ed è ancora altissimo. E invece no, è un problema da affrontare adesso, ogni giorno, soprattutto oggi che, effettivamente, con il PNRR, andiamo incontro all'immissione di un ingente liquidità, soprattutto adesso che si apriranno importanti cantieri infrastrutturali, adesso che l'Istat ci dice che nel nostro Paese vi è un aumento della povertà assoluta che riguarda il 9,4 per cento della popolazione, circa 2,6 milioni di famiglie, 5,6 milioni di persone, 1,3 milioni di minori.

È ormai chiaro che le mafie hanno trovato nella pandemia una straordinaria occasione per rilanciare la propria presenza capillare sul territorio, a partire dai contesti più complicati, più poveri, più periferici di questo Paese. Se, dunque, per il Paese la pandemia è stata una piaga, per le mafie è stata certamente un'occasione: meno controlli, meno burocrazia, più soldi. Durante i nostri mesi più complicati, hanno istituito veri e propri sistemi di welfare in tutto e per tutto alternativi a quelli dello Stato, con risultati che i dati della relazione antimafia ci dicono pervasivi ed inquietanti. La disponibilità di capitali di provenienza illecita è stata ed è uno straordinario strumento per penetrare ulteriormente nella fragilità delle nostre comunità. Oggi, la ripartenza che immaginiamo per il nostro Paese rischia di diventare una ripartenza dei fenomeni di usura e di controllo del territorio.

L'occasione dei fondi del PNRR, che dovrebbe essere un'opportunità strategica per i territori, c'è il rischio che si trasformi in un'ennesima disfatta, specie per le aree geografiche economicamente e socialmente più deboli, quelle nelle quali la forbice delle diseguaglianze, da anni, ingrassa le criminalità e soffoca la crescita dei territori. Ecco perché si rende necessaria oggi questa mozione, perché occorre certamente intervenire con tutti gli strumenti di controllo e monitoraggio possibili, molti correttamente indicati nel provvedimento in esame, a tutela dei progetti del PNRR, perché possano raggiungere gli obiettivi previsti. Ma non solo, perché, accanto all'irrobustimento degli strumenti di controllo, all'introduzione di nuovi strumenti repressivi, serve sviluppare un grande piano di investimenti in politiche sociali e di comunità, perché si contrasti il fenomeno della povertà educativa, che rende le comunità permeabili alla morsa delle mafie, si lavori per tutelare la coesione sociale e lo si faccia con il necessario coinvolgimento degli enti locali e degli enti del terzo settore. La sfida dell'antimafia non è solo la sfida della sicurezza, ma è, soprattutto, una sfida in termini di crescita sociale.

Con l'auspicio, dunque, che, da oggi, questo impegno sia razionale, quotidiano, consapevole, dichiaro il voto favorevole alla mozione di maggioranza da parte del gruppo di Liberi e Uguali (Applausi dei deputati del gruppo Liberi e Uguali).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Napoli. Ne ha facoltà.

OSVALDO NAPOLI (CI). Grazie, Presidente. Le tre mozioni portate al nostro esame hanno in premessa dei punti in comune molto evidenti: comune è la preoccupazione per i sicuri, insidiosi tentativi della criminalità organizzata di inserirsi nei progetti legati al Piano nazionale di ripresa e resilienza. Allo stesso modo, è comune alle tre mozioni la preoccupazione di rafforzare il contrasto alla criminalità non solo e non tanto sul piano normativo, quanto, piuttosto, potenziando in termini operativi gli organismi istituzionali - DIA e Anac prima di altri -, così da implementare l'attività di prevenzione e, soprattutto, di repressione. A questo riguardo, desidero esprimere, a nome di Coraggio Italia, apprezzamento per la richiesta contenuta nella mozione della Lega di rafforzare la dotazione, in termini di mezzi e di personale, della Direzione investigativa antimafia, delle Direzioni distrettuali antimafia, dell'Ispettorato del lavoro e dell'ufficio del commissario di Governo per le attività antiracket e antiusura.

Non saprei quantificare, così come prevede la mozione, se i fondi necessari debbano essere di 2 miliardi, una cifra, ammettiamolo, considerevole, perché, da sola, assorbirebbe l'1 per cento dei fondi europei previsti per il PN, per sintetizzare. È senz'altro da condividere la richiesta di potenziare gli appositi fondi stanziati a livello statale in favore degli imprenditori che denuncino il racket e l'usura. In questo caso, siamo in presenza di una fase particolare nell'azione di contrasto al crimine: il sostegno agli imprenditori deve coincidere con la prevenzione e repressione e, in tal caso, si ottiene il duplice risultato di salvaguardare l'economia legale e colpire l'infiltrazione criminale.

Qualche dubbio mi permetto di esprimere sulla previsione di forme di compensazione economica per quelle imprese nei confronti delle quali l'informazione interdittiva antimafia sia stata revocata per assoluta mancanza dei presupposti. In questa fattispecie, si rischia di porre un freno oggettivo all'azione inquisitoria con lo Stato, invece costretto a rifondere il danno alle imprese per un errore degli inquirenti. E qui si ritorna al capitolo mai scritto sulla eventuale responsabilità oggettiva del magistrato.

Giuste trovo, inoltre, le richieste comuni alle mozioni di Lega e Fratelli d'Italia di potenziare le banche dati esistenti, di costruire un programma nazionale di condivisione dei dati. È un traguardo assolutamente necessario da perseguire attraverso un processo di accelerata digitalizzazione, così come chiede la mozione di Fratelli d'Italia per quanto le procedure di affidamento degli appalti legati al Piano nazionale di ripresa e resilienza.

Quanto alla mozione presentata dal gruppo L'Alternativa c'è, sentivo in precedenza, devo esprimere le mie perplessità e le perplessità del mio gruppo riguardo al rafforzamento della disciplina in materia di conservazione di documenti, dati e informazioni da parte degli organismi di autoregolamentazione delle categorie professionali per prevenire il riciclaggio dei proventi di attività criminose e il finanziamento del terrorismo. Caricare gli organismi di autoregolamentazione delle categorie professionali di un compito tanto gravoso, quanto decisivo, come la prevenzione del riciclaggio dei proventi di attività criminose, magari volta a finanziare atti terroristici, significa introdurre una vera e propria distorsione nelle procedure giudiziarie. Per dire, onorevoli colleghi, come chiedere all'ordine dei geometri o degli psicologi di segnalare alle autorità eventuali i movimenti contabili sospetti? Significherebbe caricare quelle strutture di compiti del tutto impropri, sottraendoli ai loro titolari naturali, cioè la DIA o l'Anac.

Per le ragioni che ho esposto, annuncio il voto favorevole di Coraggio Italia alle rispettive mozioni dei gruppi Lega e Fratelli d'Italia e il voto negativo alla mozione del gruppo L'Alternativa c'è (Applausi dei deputati del gruppo Coraggio Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Vitiello. Ne ha facoltà.

CATELLO VITIELLO (IV). Grazie, Presidente. Proveremo a superare la retorica dell'antimafia, perché sono sempre convinto che di antimafia non si parla, l'antimafia si fa, e, sulla scorta di questo, partiamo dalla dichiarazione del nostro Presidente del Consiglio che si dice determinato a prevenire e a reprimere qualsiasi tentativo di infiltrazione, lo facciamo con la preoccupazione di una dichiarazione volta alla consapevolezza, Presidente, di quanto accaduto in quasi due anni di pandemia, laddove sono aumentati i fenomeni di infiltrazione mafiosa, grazie ai dati che abbiamo dalla relazione del secondo semestre dell'attività della DIA, perché la criminalità ha avuto una doppia opportunità: la prima, di rilevare le aziende in difficoltà, quindi, avvantaggiarsi della difficoltà altrui per locupletare, perché la liquidità criminale ha un vantaggio, arriva prima; la seconda, di accaparrare le risorse pubbliche stanziate per la pandemia e questo lo riusciamo a verificare attraverso quei reati-spia, naturalmente per non essere smentito allorquando si parla di garanzie, quelli accertati con sentenza, di cui alla corruzione, alla turbativa d'asta, al riciclaggio. Ebbene, si parla di antimafia in questa situazione, con queste mozioni presentate, e avevamo la speranza che ci fosse il tentativo di una mozione unitaria, perché l'antimafia non ha parti, però, oggi, ne discutiamo, in qualsiasi mozione si faccia, con la concretezza di qualcosa che è stato già fatto e partiamo proprio dal Ministero dell'Interno che ha chiuso i protocolli di legalità con SACE e con Cassa depositi e prestiti, e non solo; ha consentito, il Ministero dell'Interno, l'accesso alle banche dati ai privati, affinché si potesse verificare quali fossero le società interdette. Naturalmente, tutto questo non basta, Presidente, non basta e nell'ottica del Piano nazionale, noi abbiamo tanto altro da fare e le mozioni vanno in questa direzione, in particolare la mozione di maggioranza, perché si vogliono potenziare le strutture amministrative e la magistratura del territorio, Presidente, perché occorre una verifica certa della tracciabilità della spesa. Si tratta di misure, in realtà, già esistenti e se ci facciamo caso, all'interno della mozione, non si parla di nulla di nuovo, non si dice niente di nuovo, perché la lungimiranza del Recovery, naturalmente, è quella di non appesantire, ma semplificare, non creare altra burocrazia. Allora, ecco l'idea di implementare quello che già c'è.

Ci sono dati che abbiamo a disposizione dalla Guardia di finanza e dalla DIA, ma non mi entusiasmano le statistiche e preferisco affidarmi ai dati certi delle sentenze ed è per questo che vanno prioritariamente incrementate le risorse destinate alla giustizia. C'è una nuova modalità di infiltrazione, Presidente, dalla quale non possiamo rifuggire che è quella della partecipazione ai consorzi di impresa; è lì che l'attenzione deve essere massima, è lì che la verifica, con la tracciabilità e la trasparenza, deve avere il suo peso specifico. Mi sia consentito un passaggio, Presidente, su uno degli impegni, come vede non ne ho citato nessuno, lo farò soltanto in questa occasione, l'impegno n. 12, quello sulla povertà educativa. Vede, Presidente, io sono stato, assieme alla mia capogruppo, l'onorevole Boschi, e al collega Migliore, presso la Fondazione Quartieri Spagnoli; è una Fondazione che si trova nel cuore di Napoli ed è un esempio - l'acronimo è FOQUS, con la “q”, per chi volesse - di come si cura la povertà educativa, di come si rimedia, di come il Terzo settore sopperisce alle mancanze; quella è la formula strategica, perché, consentitemi, noi oggi abbiamo un dovere, quello di dare voce al sottotitolo del Recovery, che è quello della Next Generation. Noi abbiamo delle responsabilità verso chi verrà dopo di noi e quella povertà educativa rema contro l'idea di antimafia. Dobbiamo inculcare nei ragazzi la consapevolezza che l'unica infiltrazione possibile debba essere quella della competenza; l'unica infiltrazione possibile è quella di alzare l'asticella, quella della sana competizione fra studiosi, quella di sapere che la scala sociale funziona e, allora, attività come quelle fatte su Napoli dalla Fondazione sono attività lungimiranti che devono essere di esempio e hanno rigenerato un luogo privo di funzione, Presidente, senza futuro, trasformandolo in una comunità produttiva. Noi questo desideriamo con la mozione di maggioranza, ma questo dovrebbe volere il Parlamento per le prossime generazioni (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Ferro. Ne ha facoltà.

WANDA FERRO (FDI). Presidente, signori colleghi, rappresentante del Governo, la pandemia del COVID-19 per molti è stata un'opportunità da non perdere, parlo ovviamente delle organizzazioni criminali che, da subito, sono state pronte a sfruttare le difficoltà economiche del tessuto produttivo nazionale, dimostrando una precisa e radicata volontà di infiltrarsi nell'economia legale e di porsi come ancora di salvataggio per quelle imprese in crisi di liquidità, con l'obiettivo di allungare i propri tentacoli sui finanziamenti statali ed europei e di drenare le risorse stanziate per il rilancio del Paese.

Secondo la relazione della Direzione investigativa antimafia, lo snellimento delle procedure di affidamento degli appalti e dei servizi pubblici comporterà seri rischi di infiltrazione mafiosa nell'economia legale, specie nel settore sanitario. I dati diffusi a maggio - e per noi i dati della relazione sono importanti - dal Ministero dell'Interno registrano un aumento del 9,7 per cento del numero delle società colpite da provvedimenti interdittivi antimafia nel 2020 e un incremento del 7 per cento delle segnalazioni per operazioni sospette nello stesso periodo. I settori più colpiti dalla crisi economica connessa alla pandemia come il turismo sono, ovviamente, quelli più a rischio di infiltrazioni. L'ultima stima demoscopica valuta in 2,2 miliardi di euro il giro di affari della criminalità organizzata italiana derivante dall'infiltrazione nell'economia legale, nel settore turistico e nella Nazione in crisi di liquidità. Al dinamismo imprenditoriale della criminalità mafiosa si contrappone, purtroppo, uno Stato privo della necessaria flessibilità nell'affrontare la sfida che ha ingessato dentro una legislazione non al passo con i tempi. Siamo del tutto impreparati a gestire, nel corso dei prossimi anni, le ingenti risorse stanziate dal Piano nazionale di ripresa e resilienza, dal Piano nazionale per gli investimenti complementari, dal Piano nazionale integrato per l'energia e il clima 2030, nonché dai fondi strutturali e di investimento europei per gli anni 2021-2027. È inutile girarci attorno, la lotta alle associazioni criminali e alle mafie non gode né della dovuta attenzione, né delle risorse necessarie, né degli strumenti adatti. La controprova di queste mancanze è contenuta proprio all'interno dello stesso PNRR, dove il problema viene affrontato, richiamando l'applicazione degli istituti generici come i protocolli di legalità, il potenziamento delle strutture amministrative e della magistratura sul territorio, il rafforzamento della filiera dei controlli e della tracciabilità della spesa. Di fatto, nulla di nuovo rispetto a quanto già esistente senza un preciso cronoprogramma attuativo. Lo Stato non può mostrarsi debole di fronte alle mafie. Chiediamo, dunque, al Governo di fare di più, di mettere al riparo le risorse del PNRR dagli appetiti delle organizzazioni mafiose.

Più risorse, dunque, aumento del personale e miglioramento delle dotazioni tecnologiche per le Forze dell'ordine e per la magistratura; rafforzamento e potenziamento dell'Autorità nazionale anticorruzione, del Piano nazionale anticorruzione, dell'attività del commissario straordinario del Governo per il coordinamento delle iniziative antiracket e antiusura e dell'Agenzia nazionale per l'amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati (ovviamente alla criminalità organizzata). Tutto ciò, tanto sotto il profilo delle risorse umane assegnate, quanto per quanto concerne gli strumenti normativi a disposizione per poter contrastare ogni forma di criminalità. C'è, poi, la questione della digitalizzazione del procedimento penale, che non è certamente più rinviabile; anche su questo bisogna investire molto, ma molto di più, rendendo più efficiente l'azione della magistratura, prevedendo, inoltre, l'istituzione dei tribunali distrettuali antimafia per ciascun distretto della corte di appello. Rifacendomi un po' all'intervento del collega Vitiello, certamente sull'antimafia non ci sono questioni di parte; so che si sarebbe voluta un'unica mozione, ma, rispetto ad alcuni punti, ovviamente non c'è stata questa possibilità, probabilmente per via delle visioni differenti, a partire da chi oggi guida il Dicastero della Giustizia, nonché il Ministro Cartabia.

Parlo, ovviamente, di tutto ciò che riguarda un istituto importante come quello voluto fortemente da Falcone e Borsellino sull'ergastolo ostativo. Quindi, secondo noi, sono inoltre necessarie e urgenti iniziative normative riguardanti non solo il regime carcerario del 41-bis e dell'ergastolo ostativo, ma interventi volti a contemperare la finalità rieducativa della pena con le esigenze di sicurezza della collettività tutta. La ammissione ai benefici deve essere indissolubilmente subordinata alla non reiterazione del reato e alla rescissione di ogni collegamento con ambienti criminosi, con onere probatorio a carico del detenuto. Impossibile, poi, per quanto ci riguarda, non sottolineare un annoso problema del sovraffollamento delle carceri. Servono ingenti investimenti in materia di edilizia penitenziaria, spazi adeguati per poter consentire ai tanti detenuti di fare quello che dovrebbe essere in un Paese civile già consentito rispetto alla formazione, al lavoro e allo stesso studio e di rafforzamento, nello stesso tempo, dell'organico di polizia penitenziaria.

A questo voglio anche aggiungere che in quelle audizioni, che abbiamo avuto proprio in Commissione antimafia, abbiamo sentito parlare di grandi architetti che stanno progettando; credo che i tempi non dovrebbero essere come quelli che si prevedono, ovvero tempi biblici, per poter mettere in condizioni i detenuti di stare in un sistema carcerario da terzo millennio.

A questo aggiungo, ovviamente, non per ultimo, il fatto che chiediamo al Governo di adottare le iniziative necessarie per digitalizzare integralmente e totalmente tutto ciò che riguarda le procedure di affidamento dei contratti pubblici e per garantire soprattutto la tracciabilità dei vari procedimenti. Credo, cari colleghi, che viviamo in un periodo molto, molto difficile: l'Italia subisce ancora i colpi della pandemia, il tessuto sociale è un tessuto fragile e, soprattutto, sotto pressione; vediamo tutti quanti come l'economia sia alle prese con una ripartenza non certamente facile. In tutto questo, però, credo che lo Stato, ma soprattutto noi che sediamo in quest'Aula non dobbiamo abbassare la guardia di fronte a nessuna forma di criminalità organizzata. Siamo in dovere di fare di più e, soprattutto, di farlo su ogni piano di investimento, a partire dal Piano nazionale e dal PNRR, che deve porre al centro il contrasto con le associazioni criminali. È sempre valido il principio che in qualche modo se la mafia - come diceva qualcuno - ha paura, lo Stato deve farne di più. Questo credo sia il momento per non indietreggiare, per non tirarsi indietro, per assumersi le responsabilità, ma per decidere da che parte vogliamo stare, con chi vogliamo stare, come lo vogliamo fare e i tempi con i quali lo possiamo realizzare (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Pittalis. Ne ha facoltà.

PIETRO PITTALIS (FI). Onorevoli colleghe e colleghi. Grazie alle politiche economiche e sanitarie messe in atto dal Governo Draghi, l'Italia sta finalmente ripartendo, lasciandosi alle spalle un periodo molto difficile le cui conseguenze devastanti, prodotte dalla crisi pandemica sul piano economico e sociale, sono sotto gli occhi di tutti. Il nostro Paese sta ripartendo in una condizione nella quale l'economia reale accusa l'imponente crisi di domanda interna, in una condizione nella quale si deve senz'altro recuperare, da parte del nostro sistema produttivo, competitività a livello globale nei settori più strategici. È dunque questo il quadro di riferimento nel quale devono essere spese le risorse del Recovery Plan. Chiedo scusa alla collega, se può abbassare la voce perché interferisce …

PRESIDENTE. Se fate intervenire l'onorevole Pittalis…

PIETRO PITTALIS (FI). Lo chiedo perché è proprio sotto il mio banco; per questo. Chiedo scusa alla collega, ma è davvero fastidioso. Dicevo che, al riguardo, la relazione del Ministro dell'Interno sull'attività svolta nel secondo semestre 2020 dalla DIA ha messo bene in evidenza come il rischio mafia su tali fondi non è solo un pericolo, ma una certezza. È pur vero che nel nostro Paese il contrasto alle mafie è un segno distintivo delle nostre Forze di polizia. La normativa, le prassi operative antimafia collaudate pongono l'Italia al primo posto in Europa nel contrasto alle organizzazioni criminali, grazie ad un lavoro che viene da lontano - debbo ricordarlo -, grazie al lavoro dei Governi del Presidente Silvio Berlusconi (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente), che, senza riserva, ha profuso un lavoro su questo fronte portando anche dei risultati davvero eccellenti. Nondimeno, oggi, ci si deve confrontare con il fenomeno della cosiddetta globalizzazione mafiosa, che da tempo investe di più proprio in quelle aree dove il contrasto al crimine organizzato è meno radicato e, dunque, strutturato. L'attenzione delle istituzioni, quindi, deve essere massima al fine di evitare che la longa manus delle mafie si insinui sugli ingenti fondi messi a disposizione dal Piano nazionale di ripresa e resilienza per produrre sviluppo, ricchezza e, soprattutto, lavoro, evitando la dispersione, con il risultato di annullare poi tali obiettivi. Allora, occorre senz'altro monitorare - come ha ricordato anche qualche collega che mi ha preceduto - quello che è avvenuto in questi mesi di pandemia, soprattutto con riferimento a quelle aziende ristrutturate o acquisite durante il credit crunch legato al COVID, che, con la debolezza strutturale di parte del sistema produttivo italiano, hanno costituito un terreno di acquisizione vastissimo e proficuo per le consorterie mafiose. Le mafie hanno aiutato le imprese in crisi di liquidità, ma, ovviamente, non lo hanno fatto per nulla. Sovente, come evidenziato anche dalla Commissione parlamentare sui fenomeni mafiosi, si sono insinuate nei gangli decisionali di tali operatori economici, magari occupando anche posti nei consigli di amministrazione con le conseguenze che tutti possiamo immaginare.

E soprattutto con la conseguenza che al cittadino, all'imprenditore, destinatario diretto o indiretto dei fondi, si sostituisce appunto l'associazione criminale di stampo mafioso, che potrà così ricevere erogazioni o partecipare ad appalti.

Ecco perché facciamo nostro l'appello del Presidente del Consiglio e del Presidente della Repubblica, anche se la problematica delle infiltrazioni mafiose rende oggi difficile una sua precisa collocazione geografica; è nel Nord-Italia, area strutturata, caratterizzata da un sostrato economico più florido, che le holding della criminalità organizzata hanno intensificato i propri affari, in ragione della maggiore redditività del lucro criminale, ma, per essere contenuta e prevenuta adeguatamente, la questione delle infiltrazioni mafiose deve, a nostro giudizio, essere affrontata in un'altra ottica, soprattutto individuando criteri e indicatori comuni per segnalare le possibili aree di rischio, il cosiddetto early warning, cioè l'allerta precoce, condividendo modelli di attività criminali conosciute e le migliori pratiche per riconoscerle e, soprattutto, per contrastarle, quindi definendo tendenze e modus operandi criminali e finanziari nonché gli indicatori di possibili azioni illecite.

Riteniamo, altresì, che vi debba essere un'azione sinergica fra i diversi livelli di Governo che saranno coinvolti nella gestione dei fondi del Recovery; ciò, soprattutto per contribuire - e mi rivolgo al rappresentante del Governo, suo tramite Presidente - ad una maggiore assistenza anche nel sistema degli enti e delle autonomie locali attraverso gli adeguati supporti nella gestione degli appalti e di ciò che ne deve seguire. Quindi, concludo, ricordando che la lotta alla criminalità organizzata fa parte del DNA di Forza Italia, che, come ho prima ricordato, su tale tema si è spesa concretamente e senza riserve ed è la ragione per la quale non possiamo che condividere i contenuti della mozione di maggioranza.

Noi di Forza Italia ci impegneremo, affinché, in questa situazione, che rappresenta un'occasione unica per l'Italia, siano le istituzioni e la legalità a vincere e, con esse, il futuro del nostro Paese. Per questi motivi, annuncio il voto favorevole di Forza Italia-Berlusconi Presidente (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Lattanzio. Ne ha facoltà.

PAOLO LATTANZIO (PD). Grazie, Presidente. Colleghi e colleghe, sottosegretario, la collega Wanda Ferro ha anticipato in maniera puntuale molti dei numeri che avremmo citato anche noi e mi riferisco a quello, che è aumentato, delle misure interdittive, alle segnalazioni di operazioni sospette, a tutta una serie di spie e di allarmi che ci parlano di un'emergenza che non è più soltanto potenziale, come quella che abbiamo riscontrato nel primo anno di pandemia, ma che adesso si fa ancora più concreta. Del resto, le analisi che tanti di noi hanno fatto in Commissione antimafia, ma non solo, confermate dai dati della DIA, sono poco incoraggianti, nel senso che non ci devono riempire di particolare orgoglio, perché ci abbiamo azzeccato, ma rappresentano un allarme ancora più forte e un investimento sul Parlamento, che è chiamato a prendere iniziative. Credo ormai giunto il momento in cui siamo tutti chiamati - il lavoro della maggioranza è andato in questa direzione - a passare dagli allarmi alle azioni. E' in questo senso che credo sia importante politicizzare gli interventi sull'antimafia, perché siamo in una fase anche di “stanca” nella lotta alle mafie, che ormai ci deve costringere a non limitarci più alle affermazioni di facciata o di prassi: siamo tutti contro le mafie.

Dobbiamo iniziare ad entrare nel merito e dire come vogliamo contrastarle, soprattutto in una fase estremamente delicata come quella attuale, nella quale possiamo parlare di un convitato di pietra, in ogni discorso che noi facciamo, che è il PNRR, con il quale abbiamo necessità di confrontarci. E' questo il motivo per cui credo che l'antimafia debba essere, come è successo con fatica, dopo tanto tempo con la sensibilità ambientale, soprattutto guardando il PNRR, una delle chiavi di lettura attraverso la quale leggere i fenomeni, le proposte, le idee, i progetti perché, se non si parla quotidianamente, davvero quotidianamente, di sensibilità antimafia, difficilmente tutti e tutte riusciremo a cogliere i buchi, i gap, i momenti di difficoltà sociale e produttiva, all'interno dei quali le consorterie mafiose si infiltrano. La pandemia ne ha sicuramente allargato le maglie.

Credo, quindi, che la lotta alle mafie, in questa fase, non possa essere portata avanti, se non unendola alla lotta per i diritti sociali. Quando parliamo di lotta alle mafie, parliamo inevitabilmente, come è stato ricordato prima di me, di contrasto alla povertà educativa, parliamo di LEP, parliamo di un lavoro buono (oltre al debito buono, c'è anche o comunque ci dovrebbe essere anche il lavoro buono) e parliamo di istruzione e cultura. Abbiamo la fortuna di avere al centro del dibattito politico - iniziamo oggi a portarlo all'attenzione - una serie di battaglie che vanno di pari passo; non è possibile oggi fare una lotta alla mafia se non facciamo una lotta quotidiana per i diritti; da pugliese ho difficoltà a parlare di lotta alle mafie, essendovi ancora gli schiavi nei campi del foggiano (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico e di deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle e Liberi e Uguali). Questo è il motivo per cui qui non c'è nessuno - e ho partecipato a tutte le riunioni di maggioranza al riguardo grazie al pazientissimo collega Cantalamessa - che ha un'insana passione per la burocrazia o per costruire una via più arzigogolata per quanto riguarda l'attuazione dei progetti del PNRR. Usciamo almeno su questo tema dagli slogan facili, che tendono a semplificare; non vogliamo sicuramente appesantire, ma le regole ci sono, devono garantire un funzionamento adeguato e un utilizzo adeguato dei fondi e non possiamo pensare, come Paese fondamentale in Europa, e non solo, che, ogni qualvolta ci sia un'emergenza, noi cambiamo la legge; non credo che questo sia un approccio sano e maturo.

Le infiltrazioni, che tutti i colleghi intervenuti hanno già citato, vengono individuate sostanzialmente per tre grandi assi (lo abbiamo fatto anche in Commissione antimafia nel lavoro di comitato) ed i tre grandi assi sono rappresentati dalle aziende, dalle comunità sociali e dagli enti locali; tre grandi potenzialità, al tempo stesso, ma anche tre grandi vulnerabilità che le infiltrazioni mafiose vanno a colpire attraverso strumenti che, purtroppo, sono già nelle mani delle mafie, come la gigantesca liquidità, la gigantesca disponibilità economica, frutto di proventi illeciti che viene immessa nel mercato economico, la rinnovata disponibilità di coloro che qualcuno chiamerebbe “eserciti di riserva”, che adesso risultano disponibili a collaborare, ad aiutare le mafie, ma non per cattiveria innata, ma perché la pandemia sta creando disastri sociali, soprattutto nelle fasce più deboli, che già erano deboli; quindi, purtroppo, si creano momenti di bisogno e di difficoltà che rendono pezzi di popolazione appetibili per la violenza e l'ingerenza mafiosa anche nelle comunità sociali. In ultimo, vi è lo strumento, da sempre valido, che è quello, purtroppo, della corruzione; infatti, con la pandemia - ed è il motivo per cui dobbiamo essere particolarmente attenti - abbiamo registrato una diminuzione dei reati, secondo quanto ci dice la Polizia di Stato nel 2020, in particolare i reati predatori, i reati di strada, per evidenti ragioni. Abbiamo, invece, registrato un aumento dei reati di secondo livello, se vogliamo, seppur criminali, più raffinati.

Ciò accade sia al Nord sia al Sud, solo che al Nord rileviamo un aumento del riciclaggio e delle infiltrazioni nelle imprese. Al Sud rileviamo altri reati spia, come la corruzione e il tentativo sistematico di infiltrazione all'interno degli enti locali e delle aziende. Come ha già fatto il procuratore nazionale Cafiero De Raho, sottolineiamo che in una fase di economia di guerra, come quella attuale, noi vediamo una minima parte di ciò che sta succedendo nelle imprese. Infatti, non ci deve preoccupare in maniera prioritaria il cambio esplicito di titolarità o il cambio di quote societarie, che pure sono aumentati in maniera innaturale in una fase in cui l'economia era sostanzialmente paralizzata, ma ci deve preoccupare ciò che non viene rilevato, quei cambiamenti che sono soltanto – per modo di dire – operativi ma non formalizzati, cioè tutto quello che porta alla gestione delle imprese attraverso i prestanome. Allora, questa situazione diffusa porta ad una infezione generale, al rischio di un'infezione generale, di un'infezione mafiosa generale.

Anche qui, i tre versanti che ho citato è importante provare a racchiuderli sotto la forma della vulnerabilità. Le aziende sono vulnerabili, perché sono in crisi di liquidità e non hanno potuto produrre, vendere e continuare a rendere vivo il mercato competitivo italiano. Le comunità sociali sono in difficoltà, perché si è creata una forma di welfare mafioso di prossimità che è arrivato ad offrire una sorta di disponibilità di aiuto nei momenti più difficili, ovviamente in cambio di custodia in casa di prodotti o di altre sostanze illecite, in cambio di aiuto quando c'è da nascondersi e, sostanzialmente, in cambio di contrattazione su chi votare quando ci sarà bisogno di votare. Anche questo è importante sottolineare ed è per questo importante parlare quotidianamente dalle mafie, perché continua ad aleggiare un'idea di mafia buona, fatta di gentiluomini e di gentildonne, che, oltre a essere del tutto priva di fondamento storico e giuridico, sulle giovani generazioni e sulle imprese in difficoltà rischia di suonare come un qualcosa di appetibile e di interessante.

Vado a concludere. Ci sono tanti impegni che vengono citati. Io credo che il primo, individuato dall'onorevole Cantalamessa e che racchiude la sensibilità principale della Commissione, è fondamentale. Chiediamo al Governo di stanziare fondi affinché ci sia un rafforzamento degli strumenti, degli interventi e dei protocolli di controllo che in Italia sono di alto livello ed efficienti, in una fase ordinaria, ma abbiamo bisogno di un aiuto in una fase straordinaria.

Del codice rosso si è già parlato per le vittime di usura.

Da ultimo, l'ultimo impegno della mozione di maggioranza, è particolarmente importante e vi spiego perché brevemente. Viene introdotta la necessità, per le imprese che partecipino a bandi e gare trasparenti, di dichiarare il titolare effettivo d'impresa. Questa è una necessità importante anche perché - il processo Aemilia ce lo ha mostrato e i processi che sono in corso in questa fase ce lo mostrano quotidianamente - laddove si riscontri l'infiltrazione mafiosa all'interno delle aziende il primo dato è il calo degli iscritti ai sindacati. In una fase come questa credo sia indispensabile ricordare questo passaggio, che è quantitativo e che dimostra come sia impossibile coniugare una lotta alle mafie senza una battaglia quotidiana per i diritti sociali (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico e di deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle e Liberi e Uguali).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Cantalamessa. Ne ha facoltà.

GIANLUCA CANTALAMESSA (LEGA). Grazie, Presidente. Signor sottosegretario, colleghe e colleghi, io parto da una riflessione. Noi, come Commissione antimafia, siamo stati ospiti degli Stati Uniti, a gennaio 2020, quasi due anni fa, e lì abbiamo incontrato e audito le istituzioni americane che combattono contro le criminalità organizzate. Abbiamo incontrato i vertici della DEA, abbiamo incontrato i vertici dell'FBI, il procuratore distrettuale di New York e alcuni giudici della Corte suprema. La cosa che mi ha colpito molto è stata il fatto che, secondo le istituzioni americane che combattono le criminalità organizzate, l'Italia per il contrasto alle criminalità organizzate ha la migliore capacità investigativa di tutto il mondo e nella lotta per le criminalità organizzate ha la migliore legislazione antimafia di tutto il mondo. Io credo che questo innanzitutto ci debba inorgoglire e fare capire che spesso noi italiani non diamo valore a quello che sappiamo fare e ai risultati che abbiamo portato a casa.

Un'altra cosa che mi ha colpito molto è stato il fatto che, nella sede dell'FBI a Quantico esiste una sola statua dedicata ad una persona che non è americana e quella persona è italiana e si chiama Giovanni Falcone (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). Questa statua è stata dedicata a Giovanni Falcone perché i vertici dell'FBI hanno detto che tutte le nuove tecniche investigative americane sono frutto del lavoro fatto da Giovanni Falcone e da investigatori italiani. Il follow the money e non follow the people, la collaborazione tra agenzie investigative e il rapporto con i collaboratori di giustizia sono tutte cose che hanno permesso agli investigatori americani di raggiungere dei risultati che noi, in Italia, non riusciamo ancora a raggiungere. Allora, qual è il problema, se noi abbiamo la migliore legislazione antimafia del mondo, abbiamo le maggiori capacità investigative del mondo e la criminalità organizzata, purtroppo, conta ancora molto nel nostro Paese? Io ho identificato due problemi.

Il primo è un problema di natura economica. In questo è il senso di questa mozione e ringrazio tutti i gruppi parlamentari, sia di maggioranza sia di opposizione, con i quali abbiamo collaborato perfettamente. Infatti, noi chiediamo un impegno al Governo che non ha precedenti nella storia della Repubblica italiana, noi chiediamo un impegno di 2 miliardi di euro per il contrasto alle criminalità organizzate, declinato in vari punti, sui quali già si sono soffermati i miei colleghi. Lo chiediamo fondamentalmente per un motivo, perché per i prossimi quattro anni l'Italia avrà a disposizione una cifra che, tra PNRR, fondi strutturali e possibilità di sforare il Patto di stabilità, supera i 300 miliardi di euro, con l'obbligo di spenderli in tempi celerissimi (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). Da un lato, la velocità di spenderli e, dall'altro, le ingenti cifre da dover spendere rappresentano un'opportunità per le criminalità organizzate. Di qui, su proposta del collega Franco Manzato, che ringrazio per questa mozione, l'idea di dedicare meno dell'1 per cento di tutti questi fondi al contrasto o al controllo, che non deve essere né a monte, perché rallenterebbe i finanziamenti sul territorio, né a valle, perché sarebbe tardivo e comporterebbe l'ingresso delle criminalità organizzate, ma, di fatto, deve essere a lato, dando la possibilità alle Forze dell'ordine, alle direzioni distrettuali antimafia e a tutti gli enti e gli istituti che contrastano le criminalità organizzate di fare il loro lavoro, senza bloccare l'efficienza e l'efficacia richiesta dai tempi così veloci.

Poi esiste un altro problema, oltre al problema economico. Vi è un problema culturale in questo Paese. Il videogioco - e probabilmente farà sorridere qualche collega il fatto che io parli di videogiochi su un tema così importante - più venduto in Italia e che viene più usato dai nostri figli è un videogioco con il quale i nostri figli guadagnano se ammazzano poliziotti e vendono droga. È il videogioco più venduto in Italia. Al tempo stesso, in tante parti del nostro Paese tanti ragazzi iniziano a prendere come icone le magliette con la scritta “narcos” e le magliette con la scritta “mafia”. Come se non bastasse, ci sono delle fiction, quali “Gomorra” e “Suburra”, che non hanno esempi positivi. A differenza delle favole e a differenza dei telefilm che vedevamo noi, dove esistevano modelli negativi e modelli positivi, queste fiction hanno solo modelli negativi. Quindi, i nostri figli sono portati a scegliere tra modelli negativi e sceglieranno inevitabilmente un modello negativo. L'idea di stabilire dei fondi per la formazione (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier), perché non si facilitino queste cose, io trovo che sia un lavoro fondamentale.

Così come, anche da un punto di vista culturale, esiste secondo me un altro problema. L'antimafia alcune volte, in passato, è stata un po' a fasi alterne, in alcuni casi molto efficiente, troppo efficiente, e in altri casi poco attenta. Mi piace ricordare un episodio, che forse molti colleghi non conosceranno. Tra agosto e novembre del 1991, 1.750 dirigenti del partito comunista sovietico si suicidarono, 1.750 dirigenti del partito comunista sovietico.

In quel periodo nascevano delle joint ventures con molti soggetti italiani e il procuratore generale russo, Stepankov, ipotizzò che ci fosse una relazione tra questo e la criminalità organizzata italiana (si parlò dell'oro di Mosca). Giovanni Falcone era in contatto con il procuratore generale russo; purtroppo, nel maggio del 1992 ci fu la strage di Capaci e, da che c'era quella relazione tra Giovanni Falcone e il procuratore generale russo, di quel filone non se ne è saputo più niente. Al tempo stesso, sono d'accordo con il collega Napoli che parlava di quanto sia prezioso lo strumento delle interdittive, ma credo che, come Stato, abbiamo il dovere di chiedere scusa tutte le volte che dei dipendenti pubblici, dei politici e degli imprenditori cadono nelle maglie dell'antimafia e poi si dimostrano essere persone perbene (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier)! Nel caso un'impresa abbia un'interdittiva e si dimostri ex post che nulla ha a che vedere con le mafie, occorre che lo Stato in qualche maniera risarcisca o vada a indennizzare tale azienda, che ha pagato un prezzo salato. Quando poi infatti vengono interrotti i contratti pubblici, quando vengono interrotti i contratti o le relazioni commerciali, 99 volte su 100 quell'azienda è destinata a fallire; e quando si dimostra che quell'azienda non ha nulla a che vedere con la criminalità organizzata, credo che lo Stato sia debitore nei confronti di quell'azienda. La politica, quindi, deve fare molto. Credo che i “decreti Salvini” siano stati sicuramente un ottimo lavoro in tal senso, non solo per l'immigrazione irregolare, ma perché prevedevano delle misure di contrasto alle criminalità organizzate (penso all'Agenzia dei beni confiscati, penso ai soldi e agli stanziamenti per la videosorveglianza, penso ai soldi per le Forze dell'ordine). Credo che bisogna porsi su questa lunghezza d'onda.

Si parlava di ergastolo ostativo. Sicuramente noi dobbiamo recepire gli input della Corte costituzionale, che demanda al Parlamento e non al Governo il dovere di legiferare su questa cosa, prendendo spunto dai dettami che sono venuti fuori dalla Consulta ma, al tempo stesso, cercando di non vanificare i 25 o 30 anni di lotta alle mafie e quindi garantendo che i capi clan e i boss mafiosi continuino a non avere nulla, nessun tipo di relazione con il loro territorio e i loro affiliati.

Nel ringraziare tutti i gruppi e gli uffici legislativi per aver collaborato a questa mozione e anticipando il voto favorevole della Lega a questa mozione, mi fa piacere dedicare un pensiero a tutte le persone che hanno perso la vita nella lotta alle criminalità organizzate. Consentitemi - non vedo il collega Paolo Siani in Aula - di ricordare il fratello Giancarlo Siani, giornalista, trucidato dalla camorra, che per me era un esempio veramente di coraggio e di come si contrasta e di come si parla della criminalità organizzata (Applausi). Non è un caso che parli di un esempio costituito dal fratello di un collega del Partito Democratico, perché credo che se qui dentro riusciamo a vedere ciò che ci unisce e non ciò che ci separa, riusciremo finalmente a dimostrare che lo Stato è molto più forte dell'anti-Stato (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier e di deputati dei gruppi Fratelli d'Italia e Italia Viva).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Davide Aiello. Ne ha facoltà.

PIERA AIELLO (MISTO). Buonasera, Presidente. Ho voluto fortemente fare questo intervento perché ho letto tutte e tre le mozioni…

PRESIDENTE. Onorevole, aveva chiesto di intervenire l'onorevole Davide Aiello, come avevo detto correttamente nel dargli la parola. Quindi, ha chiesto di parlare l'onorevole Davide Aiello.

DAVIDE AIELLO (M5S). Grazie, Presidente. Le organizzazioni criminali di stampo mafioso in Italia hanno dimostrato un'elevata capacità di infiltrazione nel tessuto economico e imprenditoriale del Paese. Dalle inchieste antimafia emerge chiaramente che le mafie, oltre alle attività tipicamente illecite, mirano i loro sforzi verso lo sfruttamento di fondi pubblici nazionali ed europei. In un contesto come quello che stiamo vivendo, caratterizzato dalla pandemia, un contesto post pandemico che ha indebolito notevolmente il nostro tessuto imprenditoriale e il nostro tessuto sociale, le imprese sono veramente in un momento di crisi; sono in crisi di liquidità e, per questo, rischiano di diventare vittime di usura. Quindi bisogna tenere alta l'attenzione e operare in termini di prevenzione del fenomeno mafioso e del rischio di infiltrazioni. Con il PNRR, in Italia arriveranno ben 221,5 miliardi di euro, volti a sostenere economicamente gli enti pubblici, le imprese, il mondo del lavoro e a rendere possibili, finalmente, gli investimenti anche in termini di infrastrutture. Intercettare le risorse economiche che l'Europa ha destinato all'Italia sarà quasi sicuramente anche l'obiettivo delle organizzazioni criminali di stampo mafioso. Quindi occorre tenere alta la soglia di attenzione e trovare un giusto bilanciamento tra due esigenze: la prima, fondamentale, è quella di ostacolare in modo efficace ogni infiltrazione della criminalità mafiosa nel tessuto economico e produttivo della nazione; la seconda, ovviamente, sarà quella di salvaguardare il processo di una rapida esecuzione delle opere pubbliche, di cui ovviamente l'Italia ha bisogno. Per il MoVimento 5 Stelle il contrasto al fenomeno mafioso rappresenta una priorità assoluta. La legislazione antimafia italiana è considerata pacificamente a livello mondiale come una legislazione efficace e avanzata rispetto alla prevenzione e al contrasto della criminalità di stampo mafioso e non permetteremo che su questo fronte, sul fronte dell'antimafia, si facciano passi indietro.

Occorre, come dicevo prima, Presidente, prevenire il fenomeno mafioso e, per questo, con questa mozione impegniamo il Governo ad incentivare il finanziamento di sistemi e tecnologie ad uso degli operatori giudiziari e degli operatori di Polizia giudiziaria, in particolare in riferimento alla Direzione investigativa antimafia, al Servizio centrale operativo della Polizia di Stato, al Raggruppamento operativo speciale dell'Arma dei carabinieri, al Gruppo investigativo criminalità organizzata della Guardia di finanza e all'Unità italiana dell'informazione finanziaria. Ne approfitto, Presidente, per ringraziare tutti gli operatori della DIA, dello SCO, del ROS e del GICO, che ogni giorno, quotidianamente, lavorano in prima linea con professionalità, impegno e dedizione al contrasto di tutte le mafie (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

Inoltre, con questa mozione, Presidente, sono vari gli impegni che si prenderà il Governo e noi ci teniamo tanto affinché il Governo faccia in modo che ogni sei mesi la cabina di regia sul PNRR, quindi l'organo che vigilerà sull'andamento dei lavori e degli investimenti del PNRR, sia audito ogni sei mesi dalla Commissione bicamerale antimafia, per conoscere quali sono le azioni e i programmi attuati sia dalla cabina di regia, ma anche da altri inquirenti della Repubblica, altri organi inquirenti, ai fini della prevenzione e della repressione delle infiltrazioni mafiose. Chiediamo anche che ci sia la massima trasparenza, attraverso la pubblicazione su Internet, di tutte le imprese aggiudicatrici degli appalti pubblici e le varie procedure di appalto e subappalto, perché è attraverso la trasparenza che noi riusciamo ad essere sempre più incisivi nella lotta e nel contrasto alle infiltrazioni mafiose. Per tali motivi, quindi, Presidente, dichiaro a nome del MoVimento 5 Stelle il nostro voto favorevole alla mozione in oggetto, perché rispetto al fenomeno mafioso, come dicevo prima, non bisogna fare nessun passo indietro (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Avverto che la mozione n. 1-00498 (Nuova formulazione) è stata sottoscritta anche dal deputato Schullian, che, con il consenso degli altri sottoscrittori, ne è diventato il nono firmatario.

Ha chiesto di parlare, a titolo personale, l'onorevole Piera Aiello. Ne ha facoltà.

PIERA AIELLO (MISTO). Grazie, Presidente. Come dicevo poco fa, voglio intervenire su questo argomento perché, leggendo tutte e tre le mozioni, sono convinta che non ci siano mozioni o leggi che bastano per combattere la criminalità organizzata. Le sottoscrivo tutte e tre, però voglio sottolineare una cosa in modo particolare e, per suo tramite, vorrei rivolgermi al sottosegretario Molteni. Nella mozione di L'Alternativa c'è, nel primo impegno c'è un ex emendamento che era stato presentato in Aula e poi votato all'unanimità come ordine del giorno, caldeggiato dal Ministro Garavaglia, il quale sosteneva questo ordine del giorno perché aiutava gli imprenditori vittime di racket, i quali ottengono prestiti dopo cinque o sei anni dall'antiracket e poi non possono restituirli perché l'azienda è quasi fallita.

Invece con Garavaglia abbiamo valutato tutto e abbiamo capito che non c'è bisogno di un impegno economico, perché i soldi stanno sia nel Microcredito sia nell'Antiracket e concedendo questo prestito, che è una garanzia che lo Stato dà agli imprenditori, lo Stato risparmierebbe tanti soldi dei contribuenti, aiutando da subito le imprese. Perciò io chiedo formalmente, tramite lei, al sottosegretario Molteni di rivalutare questo impegno n. 1 che sta nella mozione di L'Alternativa c'è, perché renderebbe la vita facile agli imprenditori vittime di racket e di usura, i quali - ricordo - in questo periodo di pandemia sono stati assolutamente abbandonati e non hanno ricevuto alcun contributo a sostegno delle loro aziende. Questo si evince dalle audizioni che abbiamo fatto in Commissione parlamentare antimafia, dove io presiedo il Comitato sui testimoni, collaboratori e imprenditori vittime di racket e di usura.

Di conseguenza, chiedo formalmente al Governo di rivalutare questo impegno e di farlo proprio, perché io non ho velleità politiche, non ho nessun tipo di velleità. L'unica cosa che mi interessa è aiutare chi contrasta la mafia, denunciandola e invogliando ancora oggi le aziende a denunciare il fenomeno mafioso.

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto.

(Votazioni)

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Come da prassi, le mozioni saranno poste in votazione per le parti non assorbite e non precluse dalle votazioni precedenti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Cantalamessa, Elisa Tripodi, Lattanzio, Sandra Savino, Migliore, Parisse, Palazzotto, Ermellino, Schullian, Angiola ed altri n. 1-00498 (Nuova formulazione), come riformulata su richiesta del Governo, su cui il Governo ha espresso parere favorevole.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 32).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Trano ed altri n. 1-00506 (Nuova formulazione), su cui il Governo ha espresso parere contrario…

RAFFAELE TRANO (MISTO-L'A.C'È). Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Su che cosa, onorevole Trano?

RAFFAELE TRANO (MISTO-L'A.C'È). Presidente, chiediamo la votazione per parti separate.

PRESIDENTE. Onorevole Trano, detto così per noi è impossibile, se non ci dice esattamente come vuole fare e non ci dà il tempo di organizzarci un attimo. Mi deve dire come la vuole per parti separate: le premesse, i punti. Cioè, detto così, noi non possiamo procedere.

RAFFAELE TRANO (MISTO-L'A.C'È). Soltanto gli impegni, per quanto riguarda i punti degli impegni per parti separate.

PRESIDENTE. Però, onorevole Trano, siamo in votazione. Io non possono ritornare indietro. Se l'avesse detto prima, l'avremmo fatto con totale disponibilità, ma a questo punto diventa impossibile organizzare i lavori di tutti i colleghi che sono in Aula (Applausi). Quindi, non è una contrarietà alla sua iniziativa, ma è una maniera ordinata di procedere con i lavori.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Trano ed altri n. 1-00506 (Nuova formulazione), su cui il Governo ha espresso parere contrario.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 33).

Passiamo alla votazione della mozione Lollobrigida e altri 1-00507.

Avverto che i presentatori non hanno accettato la riformulazione proposta dal Governo relativa al quinto capoverso del dispositivo e, pertanto, il parere del Governo deve intendersi contrario su tale capoverso.

Contestualmente, i medesimi presentatori hanno chiesto la votazione per parti separate, nel senso di votare: dapprima il dispositivo, ad eccezione del quinto capoverso. Il parere del Governo è favorevole; a seguire il quinto capoverso del dispositivo. Il parere del Governo è contrario; in fine - ove il dispositivo venga in tutto o in parte approvato - la premessa, su cui il Governo ha espresso parere contrario.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Lollobrigida ed altri n. 1-00507, limitatamente al dispositivo, per le parti non assorbite, ad eccezione del quinto capoverso. Il parere del Governo è favorevole.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 34).

PRESIDENZA DELLA VICEPRESIDENTE MARIA EDERA SPADONI (ore 18,05)

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Lollobrigida ed altri n. 1-00507, limitatamente al quinto capoverso del dispositivo. Il parere del Governo è contrario.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 35).

A seguito dell'approvazione di parte del dispositivo della mozione Lollobrigida ed altri n. 1-00507, ne verrà ora posta in votazione la premessa.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Lollobrigida ed altri n. 1-00507, limitatamente alla premessa, su cui il Governo ha espresso parere contrario.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 36).

Seguito della discussione della proposta di legge: Meloni ed altri: “Disposizioni in materia di equo compenso delle prestazioni professionali” (A.C. 3179-A/R​); e delle abbinate proposte di legge: Meloni ed altri; Mandelli ed altri; Morrone ed altri; Bitonci ed altri; Di Sarno ed altri (A.C. 301​-1979​-2192​-2741​-3058​).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione della proposta di legge n. 3179-A/R: “Disposizioni in materia di equo compenso delle prestazioni professionali” e delle abbinate proposte di legge nn. 301-1979-2192-2741-3058.

Ricordo che nella seduta dello scorso 28 luglio è stato approvato l'articolo 1 e che nella seduta del 29 luglio l'Assemblea ha deliberato il rinvio in Commissione della proposta di legge in esame. A seguito di tale rinvio, la Commissione ha predisposto un nuovo testo.

Avverto che lo schema recante la ripartizione dei tempi per il seguito della discussione è pubblicato nell'allegato A al resoconto stenografico della seduta dell'11 ottobre 2021 (Vedi l'allegato A della seduta dell'11 ottobre 2021).

(Esame degli articoli - A.C. 3179-A/R​ e abbinate)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli articoli della proposta di legge e degli emendamenti presentati.

Le Commissioni I (Affari costituzionali) e V (Bilancio) hanno espresso i prescritti pareri (Vedi l'allegato A), che sono in distribuzione. In particolare, tale ultimo parere reca 5 condizioni volte a garantire il rispetto dell'articolo 81 della Costituzione che sono in distribuzione e che saranno posti in votazione ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento.

(Esame dell'articolo 2 - A.C. 3179-A/R​ e abbinate)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 2 (Vedi l'allegato A) a cui è riferito l'emendamento 2.300 della Commissione bilancio.

Nessuno chiedendo di parlare, invito la relatrice ad esprimere il parere della Commissione.

INGRID BISA, Relatrice. Presidente, su questo emendamento della Commissione bilancio mi rimetto all'Aula.

PRESIDENTE. Il Governo? Deve alzarsi.

FRANCESCO PAOLO SISTO, Sottosegretario di Stato per la Giustizia. Stavo accendendo il microfono prima, Presidente, so bene che mi devo alzare. Parere favorevole per il Governo.

PRESIDENTE. Passiamo all'emendamento 2.300, da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento. Ha chiesto di parlare il collega Colletti. Ne ha facoltà.

ANDREA COLLETTI (MISTO-L'A.C'È). Presidente, intervengo sull'ordine dei lavori. Siccome mi risulta che non sono ancora stati stampati gli emendamenti della Commissione bilancio, magari dovremmo attendere la stampa prima di procedere al voto, poiché sono andato venti secondi fa a richiederli.

PRESIDENTE. Mi risulta che siano in distribuzione, collega.

ANDREA COLLETTI (MISTO-L'A.C'È). Mi sa che non sono arrivati e c'è un problema di gestione degli emendamenti ma, in teoria, per lavorare meglio dovrebbero arrivare con almeno un minuto di anticipo, così, tanto per leggerli, non chiedo tanto.

PRESIDENTE. Il parere mi risulta che sia stato dato alle 14 e mi risulta, inoltre, che sia in distribuzione. Ha chiesto di parlare la collega Tateo? Ha un problema con il tesserino? D'accordo. Se nessuno chiede di intervenire sull'emendamento 2.300, da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento, passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.300, da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento, sul quale la relatrice si rimette all'Assemblea e il parere del Governo è favorevole.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 37).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 2, nel testo emendato.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 38).

(Esame dell'articolo 3 - A.C. 3179-A/R​ e abbinate)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 3 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A). Se nessuno chiede di intervenire, invito la relatrice ad esprimere il parere.

INGRID BISA , Relatrice. Il parere è contrario su tutti gli emendamenti presentati.

PRESIDENTE. Il Governo?

FRANCESCO PAOLO SISTO, Sottosegretario di Stato per la Giustizia. Parimenti, contrario.

PRESIDENTE. Passiamo all'emendamento 3.1 Colletti.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 3.1 Colletti, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 39).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 3.2 Colletti, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 40).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 3.3 Colletti, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 41).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 3.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 42).

(Esame dell'articolo 4 - A.C. 3179-A/R​ e abbinate)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 4 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A). Se nessuno chiede di intervenire, invito la relatrice ad esprimere il parere.

INGRID BISA , Relatrice. Il parere è contrario su tutti gli emendamenti.

PRESIDENTE. Il Governo?

FRANCESCO PAOLO SISTO, Sottosegretario di Stato per la Giustizia. Conforme alla relatrice.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 4.1 Colletti, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 43).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 4.2 Colletti, con il parere contrario della Commissione, del Governo e della V Commissione (Bilancio).

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 44).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 4.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 45).

(Esame dell'articolo 5 - A.C. 3179-A/R​ e abbinate)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 5 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A). Se nessuno chiede di intervenire, invito la relatrice ad esprimere il parere.

INGRID BISA , Relatrice. Il parere è contrario su tutti gli emendamenti.

PRESIDENTE. Il Governo?

FRANCESCO PAOLO SISTO, Sottosegretario di Stato per la Giustizia. Conforme alla relatrice.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 5.4 Colletti, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 46).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 5.5 Colletti, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 47).

Passiamo all'emendamento 5.6 Colletti. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 5.6 Colletti, con il parere contrario della Commissione e del Governo…

Il collega Colletti non riesce a votare? Vuole intervenire, collega? D'accordo, revoco la votazione. Prego, collega.

ANDREA COLLETTI (MISTO-L'A.C'È). Presidente, noi stiamo votando una legge in materia di equo compenso delle prestazioni professionali che dovrebbe andare a beneficio dei liberi professionisti che vengono vessati dalle grandi imprese, tipo banche, assicurazioni e grandi player dell'edilizia, per quanto riguarda architetti e ingegneri. Però, in questo comma 5, la legge ha previsto in maniera folle che il professionista che sia vittima di una grande impresa, di una grande banca o di una grande assicurazione, e che abbia firmato obtorto collo una convenzione vessatoria, semplicemente su istanza di chiunque, quindi anche della stessa banca, può essere sanzionato dal consiglio del proprio ordine; quindi, è cornuto e mazziato, come si dice volgarmente.

Cosa succederà? Un professionista vessato dalla banca o dall'assicurazione, invece di tutelarsi davanti a un giudice per vedersi riconosciuto un contratto che gli permetta di sopravvivere a quella convenzione, non adirà mai un giudice, non farà mai valere i propri diritti perché, semplicemente, il grande player, la grande banca o la grande assicurazione lo potrà minacciare con una denuncia al consiglio del proprio ordine. Quindi, in realtà, il libero professionista, che sia esso ingegnere, architetto, avvocato o commercialista, mai denuncerà un contratto e una convenzione con clausole vessatorie, perché rischia di essere sanzionato con una censura, una sospensione o addirittura la revoca dal proprio albo, dal proprio ordine. Questo fa capire quanto, purtroppo, sia stato scritto un comma da parte di questa maggioranza che rende totalmente inutile questa legge, comma che io voglio ovviamente abolire; noi vogliamo semplicemente andare a favore dei piccoli liberi professionisti vessati e non a favore delle grandi banche e assicurazioni che vessano i piccoli liberi professionisti. È un emendamento su cui tutti dovrebbero votare a favore, perché è talmente palese che vi è un conflitto di interessi all'interno di questo comma che non capisco come relatore e Governo possano aver dato parere contrario.

PRESIDENTE. Se nessun altro chiede d'intervenire, passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 5.6 Colletti, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 48).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 5.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 49).

(Esame dell'articolo 6 - A.C. 3179-A/R​ e abbinate)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 6 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A).

Se nessuno chiede di intervenire, invito la relatrice e il rappresentante del Governo ad esprimere il parere.

INGRID BISA (LEGA), Relatrice. Sugli emendamenti 6.2 e 6.3 Colletti i pareri sono contrari.

PRESIDENTE. Il Governo?

FRANCESCO PAOLO SISTO, Sottosegretario di Stato per la Giustizia. Conforme.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 6.2 Colletti, il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 50).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 6.3 Colletti, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 51).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 6.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 52).

(Esame dell'articolo 7 - A.C. 3179-A/R​ e abbinate)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 7 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A).

Se nessuno chiede di intervenire, invito la relatrice e il rappresentante del Governo ad esprimere il parere.

INGRID BISA, Relatrice. Pareri tutti contrari.

PRESIDENTE. Il Governo? Sottosegretario Sisto…

FRANCESCO PAOLO SISTO, Sottosegretario di Stato per la Giustizia. Conforme, vi chiedo scusa. È soltanto per guadagnare tempo sugli ordini del giorno.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 7.3 Colletti, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 53).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 7.1 Colletti, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 54).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 7.2 Colletti, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 55).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 7.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 56).

(Esame dell'articolo 8 - A.C. 3179-A/R​ e abbinate)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 8 (Vedi l'allegato A), al quale non sono state presentate proposte emendative.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 8.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 57).

(Esame dell'articolo 9 - A.C. 3179-A/R​ e abbinate)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 9 (Vedi l'allegato A), al quale non sono state presentate proposte emendative.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 9.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 58).

(Esame dell'articolo 10 - A.C. 3179-A/R​ e abbinate)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 10 (Vedi l'allegato A). Abbiamo l'emendamento 10.300 della Commissione bilancio, da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis del Regolamento. Relatrice?

INGRID BISA, Relatrice. Mi rimetto all'Aula.

PRESIDENTE. Il Governo?

FRANCESCO PAOLO SISTO, Sottosegretario di Stato per la Giustizia. Parere favorevole.

PRESIDENTE. Se nessuno chiede di intervenire, passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 10.300, da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento…

Revoco la votazione.

Collega Fiano, vuole intervenire sull'emendamento?

EMANUELE FIANO (PD). Sull'ordine dei lavori. Vorrei sapere perché la relatrice, sull'emendamento della Commissione bilancio, su cui c'è parere favorevole del Governo, si rimette all'Aula.

PRESIDENTE. Se la relatrice intende intervenire, ovviamente è sua facoltà farlo.

EMANUELE FIANO (PD). È un parere obbligatorio, Presidente, quello della Commissione bilancio in questo caso; è un parere obbligatorio della Commissione bilancio sulla copertura.

PRESIDENTE. Il parere è quello di astenersi e quindi esprime il parere del Comitato dei nove.

Non vedo la relatrice che chiede di intervenire, quindi passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 10.300, da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento. La Commissione si rimette all'Aula, il Governo esprime parere favorevole.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Revoco la votazione.

Colleghi, se volete intervenire, vi chiedo di alzare le mani.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Pittalis. Ne ha facoltà.

PIETRO PITTALIS (FI). Semplicemente per precisare che è una decisione assunta nell'ambito del Comitato dei nove; per chiarezza, perché questo è stato deciso nell'ambito del Comitato dei nove.

PRESIDENTE. D'accordo. Non vedo altri interventi, quindi passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 10.300, la Commissione si rimette all'Aula, il parere del Governo è favorevole.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 59).

Passiamo, quindi, alla votazione dell'articolo 10, non vedo richieste di intervento.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 10, nel testo emendato.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 60).

(Esame dell'articolo 11 - A.C. 3179-A/R​ e abbinate)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 11 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A).

Nessuno chiedendo di parlare, invito la relatrice ad esprimere il parere.

INGRID BISA , Relatrice. Sull'emendamento 11.300 della Commissione bilancio, mi rimetto all'Aula. Sull'emendamento 11.1 Colletti il parere è contrario.

PRESIDENTE. D'accordo. Sottosegretario Sisto, prego.

FRANCESCO PAOLO SISTO, Sottosegretario di Stato per la Giustizia. Parere favorevole sull'emendamento 11.300 della Commissione bilancio, contrario, conformemente alla relatrice, sull'emendamento 11.1 Colletti.

PRESIDENTE. D'accordo. Passiamo all'emendamento 11.300 della Commissione Bilancio. Non vedo richieste di intervento, quindi, passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 11.300 della Commissione bilancio, la relatrice si rimette all'Aula, il parere del Governo è favorevole.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 61).

Passiamo all'emendamento 11.1 Colletti. Non vedo richieste di intervento.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 11.1 Colletti, con parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 62).

Passiamo alla votazione dell'articolo 11. Non vedo richieste di intervento, quindi passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 11, nel testo emendato.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 63).

(Esame dell'articolo 12 - A.C. 3179-A/R​ e abbinate)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 12 (Vedi l'allegato A). C'è un articolo aggiuntivo il 12.0300. Relatrice?

INGRID BISA, Relatrice. Sull'articolo aggiuntivo 12.0300, mi rimetto all'Aula.

PRESIDENTE. D'accordo. Governo?

FRANCESCO PAOLO SISTO, Sottosegretario di Stato per la Giustizia. Il parere è favorevole.

PRESIDENTE. Passiamo, quindi, alla votazione dell'articolo 12. Se nessuno chiede di intervenire, lo pongo in votazione.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 12.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Stiamo votando l'articolo 12, in seguito voteremo l'articolo aggiuntivo.

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 64).

Passiamo all'articolo aggiuntivo 12.0300 da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis del Regolamento. Non vedo richieste di intervento. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo 12.0300, da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento, il parere della Commissione è di rimettersi all'Aula, il parere del Governo è favorevole.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 65).

(Esame dell'articolo 13 - A.C. 3179-A/R​ e abbinate)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 13 (Vedi l'allegato A), a cui è riferito soltanto l'emendamento 13.300 della Commissione bilancio, integralmente soppressivo dell'articolo. Se nessuno chiede d'intervenire, invito la relatrice e il rappresentante del Governo ad esprimere il parere.

INGRID BISA, Relatrice. Mi rimetto all'Aula.

PRESIDENTE. D'accordo. Sottosegretario?

FRANCESCO PAOLO SISTO, Sottosegretario di Stato per la Giustizia. Favorevole.

PRESIDENTE. D'accordo. Ricordo che, ai sensi dell'articolo 87, comma 2, del Regolamento, essendo riferito all'articolo in esame un solo emendamento integralmente soppressivo, porrò in votazione il mantenimento dell'articolo. Resta inteso che chi intende votare a favore della condizione della Commissione bilancio deve votare contro il mantenimento dell'articolo. Se nessuno chiede d'intervenire, passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul mantenimento dell'articolo 13.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Chi intende votare a favore, deve votare contrario.

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 66).

(Esame degli ordini del giorno - A.C. 3179-A/R​ e abbinate)

PRESIDENTE. Passiamo agli ordini del giorno. Se nessuno chiede di intervenire per illustrare gli ordini del giorno, invito il rappresentante del Governo ad esprimere il parere.

FRANCESCO PAOLO SISTO, Sottosegretario di Stato per la Giustizia. Grazie, Presidente. Ordine del giorno n. 9/3179-AR/1 Boldi parere favorevole, se accettata la seguente riformulazione: “impegna il Governo a valutare l'opportunità di approfondire i temi indicati in premessa, al fine di valutarne eventuali profili patologici e ai sensi della presente legge.

Ordine del giorno n. 9/3179-AR/2 Frassinetti “impegna il Governo a valutare l'opportunità di includere, ove ne ricorrono i presupposti, la categoria professionale dei medici legali fra quelle che possono avvalersi delle norme di cui alla presente legge”. Ordine del giorno n. 9/3179-AR/3 Varchi, parere favorevole ove fosse accettata questa riformulazione: “impegna il Governo ad adoperarsi per reperire in un prossimo provvedimento e compatibilmente con le esigenze di finanza pubblica le risorse necessarie all'estensione del provvedimento in esame anche agli agenti della riscossione”.

PRESIDENTE. Ordini del giorno n. 9/3179-AR/1 Boldi, viene accettata la riformulazione? D'accordo. Ordine del giorno n. 9/3179-AR/2 Frassinetti, viene accettata? Sì. Ordine del giorno n. 9/3179-AR/3 Varchi, viene accettata? D'accordo.

È così esaurito l'esame degli ordini del giorno presentati.

(Dichiarazioni di voto finale - A.C. 3179-A/R​ e abbinate)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.

Ha facoltà di parlare il deputato Nunzio Angiola, che rinuncia. Ha chiesto di parlare il deputato Andrea Colletti. Ne ha facoltà.

ANDREA COLLETTI (MISTO-L'A.C'È). Grazie, Presidente. Questa proposta di legge era partita bene, ma durante le modifiche in Commissione giustizia è avvenuto quello che avviene sempre quando si parte con ottime intenzioni, ovvero interviene il Governo, interviene il MEF, la Commissione bilancio e interviene anche qualche manina che rischia tecnicamente di rendere pericolosa una legge che poteva essere utile.

Questa legge avrebbe dovuto essere utile per tutti i liberi professionisti che vengono vessati dalle aziende più forti, che vengono vessati spesso anche dallo Stato, in primis per il patrocinio a spese dello Stato per gli avvocati, ma anche per quanto riguarda tutte le agenzie di riscossione.

A causa dell'intervento del Governo e di questa maggioranza, in realtà, questi liberi professionisti - e io mi sento uno di essi, perché sono avvocato - continueranno ad essere vessati, ma c'è di più, perché il peggio ovviamente deve sempre arrivare: non solo continueranno ad essere vessati ma, grazie a questa legge, potranno continuamente essere minacciati dai grandi player industriali, dalle banche, dalle assicurazioni a non fare ricorso, a non tutelare i propri diritti poiché, qualora li dovessero tutelare, la banca e l'assicurazione li potrebbero tranquillamente denunciare al consiglio dell'ordine per violazione di questa legge, subendo dallo stesso una sanzione; ciò perché - ripeto- sono stati vessati da una grande banca, da una grande assicurazione e dai grandi player. Quindi, in realtà, questo provvedimento che doveva andare a beneficio dei liberi professionisti, andrà a loro detrimento, perché rischieranno sempre di più di essere sotto ricatto - questo è sostanzialmente l'obiettivo, in tutti gli ambiti di lavoro, di questa maggioranza e, purtroppo, si associa in questo anche Fratelli d'Italia, che è un partito di opposizione - del datore di lavoro, dell'azienda più grande, magari anche con riferimento al consumatore utente (al riguardo, abbiamo votato per l'istituzione di una Commissione d'inchiesta): in Italia devono sempre vincere i più forti mentre i più deboli - spesso i liberi professionisti sono anche i più deboli poiché molti hanno un reddito medio molto basso - devono continuare ad essere l'ultima ruota del carro.

Ma vi è anche un altro aspetto: quello che dovrebbe essere l'equo compenso dei liberi professionisti però non ricomprende l'equo compenso di quei liberi professionisti che sono finte partite IVA, finte partite IVA nei grandi studi legali, finte partite IVA nei grandi studi di commercialisti, finte partite IVA nelle grandi società di consulenza (parliamo, ad esempio, delle famose “quattro sorelle” o anche altre), finte partite IVA che non hanno diritti; non hanno diritti alla maternità, non hanno diritti alla malattia, non hanno diritti in caso di licenziamento, perché parliamo di finte partite IVA, quindi di lavoratori davvero subordinati; non hanno diritto ad un salario minimo garantito nemmeno loro, perché non vi sono contratti collettivi nazionali di lavoro; non hanno nessun diritto e tanto è vero che, durante il lockdown, durante l'emergenza COVID, molti di questi sono stati mandati a casa senza alcun diritto.

Quindi, in realtà, questa legge fa poco e, quel che fa, lo fa anche male: è sostanzialmente una “legge manifesto”, sulla quale tutta la grande maggioranza e tutto questo Parlamento voterà ovviamente a favore, ma non me la sento di votare a favore, a nome della mia componente, L'Alternativa c'è, perché non basta che vi siano “leggi manifesto”; le leggi devono modificare il reale, non peggiorarlo. Bisogna ammettere che qualcosa di positivo c'è ma sono troppi gli aspetti negativi e peggiorativi rispetto a ciò che accade nel mercato delle libere professioni.

Per questo motivo, noi de L'Alternativa c'è non potremo né votare a favore né votare contro, ma ci asterremo.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Federico Fornaro. Ne ha facoltà

FEDERICO FORNARO (LEU). Grazie, signor Presidente. Rappresentante del Governo, noi condividiamo l'obiettivo di questa legge - il tema dell'equo compenso nelle prestazioni professionali - oggetto di discussione e di confronti da molto tempo, lo dico subito in premessa, ma continuiamo ad avere riserve su come si è poi sviluppato il provvedimento nell'iter di Commissione. Nel merito, le criticità che rileviamo sono quelle legate all'incompletezza della platea. Facciamo un intervento regolatorio per una parte soltanto delle attività professionali. C'è poi un aspetto che credo vada sottolineato. Ovviamente il provvedimento coinvolge la pubblica amministrazione, come è giusto che sia ma, se vogliamo migliorare le condizioni, se realmente l'equo compenso deve portare a un oggettivo miglioramento della remunerazione dei liberi professionisti, che hanno rapporti con la pubblica amministrazione, riesce difficile pensare che ciò possa accadere nel momento in cui vi è invarianza di gettito; è irrealistico, da questo punto di vista e vi è una contraddizione tra il fatto di evidenziarne la necessità e la mancanza di risorse. Può essere poi - questo è un tema che valutiamo anche positivamente - che progressivamente si possano trovare queste risorse, ma, per citare un esempio, è stato stralciato un emendamento che riguardava gli agenti di riscossione; soltanto questa categoria valeva circa 150 milioni di euro, in termini di maggior costo per la pubblica amministrazione; quindi, immaginiamo quanto possa valere (stiamo ragionando nell'ordine di centinaia di milioni di euro).

C'è, poi, un altro aspetto: la norma si applica, oltre alla pubblica amministrazione, ad imprese con più di 50 dipendenti e 10 milioni di fatturato. È del tutto evidente un rischio di aggiramento: ci sono alcune holding – per esempio, penso al settore bancario, ma non solo - a cui fanno capo, a loro volta, singole società della capogruppo, ed è abbastanza facile che vi sia un aggiramento. Insomma, in buona sostanza, riteniamo che l'obiettivo sia condiviso. Auspichiamo che, nel passaggio successivo al Senato, si possano trovare miglioramenti e io credo anche le risorse, nella legge di bilancio, per dare concretezza a quella che rischia di essere - a me non piace questa espressione - una “legge manifesto”. I lavoratori, le partite IVA hanno bisogno non soltanto di enunciazioni di principio, ma di risorse concrete.

Per queste ragioni, ringraziando il lavoro che è stato svolto in Commissione, il gruppo di Liberi e Uguali si asterrà sul provvedimento.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Gianluca Rospi. Ne ha facoltà.

GIANLUCA ROSPI (CI). Grazie, Presidente. Sottosegretario, onorevoli colleghi, il tema dell'equo compenso dei professionisti è un argomento molto importante, soprattutto oggi che esiste un rischio concreto per i liberi professionisti di essere sottoposti a distorsioni sui loro compensi professionali nella fase di ripresa economica post-pandemia. D'altronde, colleghi, anche nell'articolo 36 della nostra Carta costituzionale è inserito il principio per cui qualsiasi lavoratore ha diritto ad una retribuzione proporzionata alla qualità e alla quantità del suo lavoro e, in ogni caso, sufficiente ad assicurare a sé e alla famiglia un'esistenza libera e dignitosa (Applausi dei deputati del gruppo Coraggio Italia), concetto questo che esteso, come principio, al mondo della libera professione, significa che, senza un'equa e giusta retribuzione, non esiste dignità per chi svolge la libera professione.

Presidente, colleghi, è il lavoro che conferisce dignità alle persone, non i sussidi come il reddito di cittadinanza (Applausi dei deputati del gruppo Coraggio Italia). Il lavoro crea dignità, i sussidi, quando non sono legati al preciso obiettivo di ridare lavoro e occupazione, creano dipendenza e deresponsabilizzano i cittadini. Lavoro significa anche, Presidente, garantire le tutele contrattuali ai professionisti iscritti ad un ordine, impedendo così agli stessi di essere schiacciati dalle grandi imprese, banche e compagnie assicurative, che spesso, trovandosi in posizione dominante, non consentono una contrattazione equilibrata e un equo compenso.

Tornando alla proposta di legge che ci apprestiamo a votare oggi, il suo obiettivo è quello di tutelare il diritto del professionista di ottenere un giusto ed equo compenso nei rapporti contrattuali che lo riguardano, concretizzando il principio già sancito, lo dicevamo prima, nell'articolo 2233 del codice civile, secondo il quale la misura del compenso deve essere adeguata all'importanza dell'opera e al decoro della professione. La finalità di questa proposta è quella di rafforzare la tutela del lavoro professionale.

Entrando nello specifico, l'articolo 1 definisce l'equo compenso, specificando che per essere considerato tale il compenso deve essere proporzionato alla quantità e qualità del lavoro svolto e al contenuto e alle caratteristiche della prestazione professionale, nonché conforme a precisi parametri di legge. L'articolo 2 definisce l'ambito di intervento, ampliando in questo caso la platea di applicazione della disciplina dell'equo compenso rispetto a quanto previsto in passato, estendendo la disciplina dell'equo compenso anche alle prestazioni rese verso la pubblica amministrazione e le società partecipate della PA. L'articolo 3 prevede la nullità di qualsiasi accordo per lo svolgimento delle attività professionali, che non prevedono un compenso equo e proporzionato, ponendo come limite al compenso i parametri fissati dalla legge. L'articolo 7 prevede la possibilità, Presidente, che il parere di congruità degli ordini acquisti l'efficacia di titolo esecutivo per il professionista, ridando in questo caso agli ordini professionali la funzione di organo garante sulla qualità del lavoro svolto. Infine, l'articolo 10 istituisce, presso il Ministero, l'Osservatorio nazionale dell'equo compenso, con il compito di vigilare sul rispetto della legge, esprimere pareri e formulare proposte sugli atti normativi. Presidente, mi avvio alle conclusioni, noi di Coraggio Italia siamo soddisfatti del lavoro svolto dalla Commissione giustizia e consideriamo l'approvazione di questo provvedimento un ulteriore passo avanti verso la garanzia di tutela della dignità del lavoro dei tanti professionisti che prestano le proprie conoscenze e competenze e servono con lealtà il nostro Paese. Penso ai tanti avvocati, dottori commercialisti, ingegneri, agronomi e architetti, impegnati oggi a sostenere con le loro competenze la ripresa economica. A loro va rivolto il mio pensiero oggi. Sicuramente nei prossimi mesi occorrerà fare ulteriori passi in avanti, come l'estensione dell'equo compenso ad altre realtà economiche, senza limitarlo, come in questa proposta di legge, alle sole imprese con più di 50 dipendenti e più di 10 milioni di euro di ricavi (Applausi dei deputati del gruppo Coraggio Italia), perché, Presidente, l'equo compenso è garanzia di qualità del servizio, prima di tutto, nei confronti dei cittadini. Signor Presidente, noi di Coraggio Italia pensiamo che questo provvedimento sia determinante per il futuro delle professioni regolamentate, oltre a garantire una maggiore qualità e tutela del lavoro professionale. Per questi motivi voteremo convintamente a favore di questa proposta di legge (Applausi dei deputati del gruppo Coraggio Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Ferri. Ne ha facoltà.

COSIMO MARIA FERRI (IV). Grazie Presidente, anche noi, come gruppo parlamentare di Italia Viva, voteremo questo provvedimento, che si inserisce in una stagione di riforme della scorsa legislatura. Infatti, di equo compenso iniziammo a parlarne col Governo Gentiloni e nacque lì, nella scorsa legislatura, grazie al Governo, l'introduzione di queste due norme: la prima, un emendamento inserito nel decreto-legge n. 148 del 2017, che riguardava il “decreto Fiscale” (era un decreto-legge; poi, nella successiva legge di bilancio, all'articolo 1, commi 487 e 488. Si introdusse la possibilità, appunto, di riconoscere un equo compenso ai professionisti. Si iniziò con gli avvocati e poi venne esteso, il dibattito era aperto. E trovammo una soluzione per dare dignità al lavoro dei professionisti, per cercare di porre equilibrio tra i poteri forti e il libero professionista nel rapporto professionale, proprio per giustificare e trovare un equo compenso, che desse dignità al lavoro del professionista. Oggi, con queste proposte di legge, il testo unificato che è posto in Aula raccoglie un po' quel percorso, lo migliora e lo amplia. Così, stante anche il fatto che, purtroppo, spesso siamo costretti a legiferare tenendo conto anche delle coperture finanziarie e delle difficoltà del momento, questo costituisce un altro passo in avanti. Lo dico perché in Aula ho ascoltato chi legittimamente ha fatto scelte diverse e si asterrà, ma che non può non riconoscere che, comunque, è un passo in avanti importante. Certo, non risolve tutte le questioni, ma non dimentichiamoci che questa materia dell'equo compenso, che ha questo giusto riconoscimento di tutelare il lavoro del professionista, si inserisce in un quadro europeo non facile. Infatti, non c'è stata solo una segnalazione dell'Autorità per la concorrenza e il mercato del 2017 che invitava a non introdurre delle tariffe minime e a non violare il principio della concorrenza; quindi, anche l'Autorità aveva messo dei paletti e invitato il legislatore a trovare il giusto equilibrio, senza violare il principio della concorrenza; quindi, nel percorso dovevamo tener conto anche di questa impostazione. C'è poi una sentenza della Corte di giustizia dell'Unione europea, la sentenza 4 luglio 2019, che addirittura risottolineava come l'indicazione delle tariffe minime e massime fosse vietata in quanto incompatibile con il diritto dell'Unione europea; consentiva però, in questo giudizio di fronte alla corte, una via d'uscita; rimetteva, però, poi, al legislatore la possibilità di derogare a questo divieto per motivi di interesse pubblico, come la tutela dei consumatori, la qualità dei servizi e la trasparenza dei prezzi, lasciando quindi la possibilità di deroga. Anche questo testo normativo, come le due precedenti riforme, seppur più limitate, approvate col Governo Gentiloni, deve tener conto anche di tutta questa serie di paletti del diritto dell'Unione europea e anche di tutto il tema della copertura finanziaria. Abbiamo visto il dialogo che c'è stato con la Commissione bilancio, che anche oggi ha sottoposto all'Aula alcuni emendamenti, che abbiamo votato e che in qualche modo riducono l'azione della riforma. Ma, visto anche il momento, penso sia comunque un passo importante approvare stasera questo provvedimento, per tanti professionisti e non solo avvocati, perché viene allargato. Già era stato in parte allargato e oggi è ancora più ampio; ci sono ancora i limiti, come è stato detto, prevedendo imprese con 50 dipendenti e un fatturato di 10 milioni, però, ripeto, è un altro passo avanti rispetto a quello che avevamo iniziato. Non voglio ripetere quello che è stato già detto, però la norma, questa riforma, introduce il tema dell'Osservatorio che è importante, per fornire al Parlamento e al Governo dei dati e per monitorare anche la situazione. È positivo, dunque, che si introduca questo Osservatorio. Si definisce con precisione l'equo compenso; si capisce anche meglio il significato, riempendolo di contenuti, laddove si parla di proporzionalità rispetto alla qualità e alla quantità del lavoro svolto. Deve essere proporzionato e conforme ai compensi previsti, che sono fissati, per esempio, per gli avvocati dal decreto del Ministro della Giustizia e, quindi, si prevede che siano rispettati anche questi parametri indicati nel decreto ministeriale. Vi è poi il tema delle clausole e relativa disciplina. Penso all'articolo 3 e a tutto il tema delle clausole; il fatto che non siano vessatorie e, quindi, il tema della nullità, che è un modo per tutelare il professionista anche di fronte a un contenzioso e a uno squilibrio. Non solo si introduce la possibilità di un equo compenso e di un equilibrio tra professionista e impresa, ma, nello stesso tempo, con l'articolo 3 e col sistema delle clausole, si consente non solo di intervenire ritenendo nulle quelle clausole in violazione di queste normative, ma si introduce anche una forma di controllo.

Penso, quindi, alle modifiche all'articolo 2233 del codice civile e, quindi, anche questo ne rafforza la disciplina ed è certamente un aspetto positivo. Ma non solo, vi sono tanti altri aspetti: il potere del giudice di rideterminare il compenso, quindi il controllo del giudice, di fronte ad un contenzioso, che interviene per riequilibrare; il parere di congruità degli ordini professionali, quindi anche la responsabilità per i professionisti all'interno dei loro ordini, nonché la validità giuridica e la forza del parere degli ordini professionali, che assume anche quella di titolo esecutivo. Quindi, c'è anche un aspetto di responsabilizzazione dei professionisti. Vi è la decorrenza della prescrizione dell'azione di responsabilità professionale e cito l'articolo 7, quando si parla di consumatori, di tutele, dell'azione di classe, con riferimento alla tutela dei diritti individuali omogenei dei professionisti attraverso l'azione di classe proposta dal Consiglio dell'ordine. Anche questa è una novità importante che voglio sottolineare perché punta ad uniformare, ma nello stesso tempo a dare forza a questi diritti dei professionisti.

Con convinzione, quindi, voteremo questo provvedimento, nella consapevolezza che, in futuro, si possa migliorare, certi di aver posto attenzione al mondo dei professionisti, un mondo che merita grande rispetto e grande gratitudine. Sotto il profilo della semplificazione, di una minore burocrazia, sono per responsabilizzare maggiormente i professionisti e dare più poteri anche nel rapporto con la pubblica amministrazione, perché oggi il mondo dei professionisti può consentire intanto di avvicinare sempre più il cittadino ad una serie di servizi e di tutela dei diritti, che sono essenziali. Quindi, è un'attenzione, al di là dell'equo compenso, che vuol dire dignità, difesa della dignità del lavoro del professionista; è un messaggio di positività nei confronti del mondo dei professionisti e dei lavoratori autonomi, a cui il Paese deve essere grato (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva e di deputati del gruppo Liberi e Uguali).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Varchi. Ne ha facoltà.

MARIA CAROLINA VARCHI (FDI). Grazie, Presidente. Intervengo per dichiarare il voto favorevole di Fratelli d'Italia sulla proposta di legge che reca come prima firma quella della presidente Giorgia Meloni, unitamente a quella dei colleghi Jacopo Morrone e Andrea Mandelli, rispettivamente dei gruppi di Lega e Forza Italia, a testimonianza di una comunione di intenti all'interno del centrodestra; comunione della quale Fratelli d'Italia ha ritenuto di farsi interprete, utilizzando la quota riservata all'opposizione per ottenere la calendarizzazione in Aula di questo provvedimento. Certamente non è il provvedimento che noi avremmo scritto, se fossimo stati in maggioranza, se fossimo stati al Governo, ma è il miglior provvedimento che, in questa fase storica, era possibile realizzare per fare un ulteriore passo avanti in un settore, come quello dell'equo compenso, che, già negli anni scorsi, con il precedente Governo, era stato oggetto di riforma. Quindi, cercando di salvare quel che di buono c'era, abbiamo ritenuto di ampliare ulteriormente l'ambito di applicazione di questa norma, pur dovendoci muovere - è stato ricordato anche nel corso della discussione generale - nell'ambito di una serie di paletti che, come al solito, poco opportunamente l'Unione europea pone in materia di tariffe per le professioni. E allora, dovendoci muovere nell'ambito di questi paletti, abbiamo cercato di identificare una platea che, secondo le statistiche, è la platea che maggiormente colpisce i professionisti.

La categoria dei professionisti, tutti indistintamente, negli ultimi anni, ancor di più negli ultimi due anni, a causa della pandemia, si è proletarizzata e ciò perché vi è una mancanza di consapevolezza circa l'importanza di questo apporto, della qualità del lavoro professionale, della preparazione, della formazione che vi è alle spalle di una prestazione d'opera professionale che, troppo spesso, viene banalizzata, massificata e mortificata da procedure assolutamente poco etiche, come quelle di applicare massivamente compensi inferiori alla norma, inferiori alla logica, inferiori al buon senso. Ed è proprio lì che questa proposta di legge vuole intervenire; vuole intervenire perché, come purtroppo alcuni tribunali di merito ci raccontano con sentenze che restituiscono un quadro assolutamente mortificante dell'esercizio della professione in Italia, non è etico che uno Stato, in alcune delle sue diramazioni, ritenga di poter pagare pochi euro per le prestazioni d'opera professionale. Siccome noi non lo riteniamo etico, abbiamo cercato di fare passi in avanti; purtroppo, però, devo rilevare che su questo provvedimento si è abbattuta la scure della Commissione bilancio. Nonostante in Commissione giustizia vi fosse una visione unanime della necessità di reperire gli stanziamenti necessari, a copertura della cifra che il MEF aveva indicato nella famosa relazione che, per diverse settimane, abbiamo atteso, pur con tale volontà politica unanime - mi piace ricordarlo perché su questo provvedimento vi è stata un'unanimità tanto nei voti espressi in Commissione sugli emendamenti quanto nel mandato al relatore conferito dalla Commissione giustizia - il dato tecnico delle coperture non ci è venuto in soccorso. Però rilevo con soddisfazione che, pur a fronte degli emendamenti soppressivi della Commissione bilancio, che, come hanno visto, Fratelli d'Italia non ha votato, è stato approvato l'ordine del giorno a mia prima firma che contiene un impegno preciso del quale il Governo dovrà farsi carico adesso che stiamo per entrare nella sessione di bilancio, ossia quello di recuperare i fondi necessari a coprire il provvedimento in esame.

Allora, coprire quale aspetto? Quello legato agli agenti della riscossione e alle società veicolo di cartolarizzazione, con le controllate e con le mandatarie, destinatarie di massive cessioni di crediti negli ultimi anni, nell'ultimo decennio, che fanno sì che esse ricoprano un segmento importante dell'ambito di applicazione di questa legge. Quindi, è certamente una proposta di legge che segna un passo in avanti, lo hanno ribadito tutti, anche sul versante politico opposto a Fratelli d'Italia, e questo non può che inorgoglirci, a testimonianza della nostra capacità di individuare temi che stanno a cuore ai cittadini, senza lasciarci distrarre da chi vorrebbe inchiodarci a dibattiti assolutamente anacronistici (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). E allora, dicevo, non ci lasciamo distrarre e cerchiamo di portare a casa, auspico con il voto unanime dell'Aula, questo provvedimento che segna un passo avanti ma che, al tempo stesso oggi, qui, impegna tutto il Parlamento, ha impegnato anche il Governo a dare corpo e sostanza a questa legge; corpo e sostanza, ovviamente, limitatamente a quelle parti che necessitano di un'adeguata copertura che noi auspichiamo sia trovata già nella prossima sessione di bilancio, per poter procedere, in seconda lettura, alle modifiche necessarie al ripristino di tutte le norme che la Commissione giustizia, all'unanimità, aveva ritenuto di inserire in questa proposta di legge. Quindi, è evidente che il voto di Fratelli d'Italia sarà un voto convintamente favorevole. Abbiamo scelto di dedicare la nostra quota in quanto opposizione a questo provvedimento perché riteniamo che, in questo momento storico, un messaggio importante vada dato al popolo delle partite IVA.

Un popolo spremuto troppo spesso dallo Stato, un popolo al quale non vengono riconosciuti i diritti commisurati ai doveri fiscali e tributari, che invece vengono imposti; un popolo spesso abbandonato nella fase della gestione del COVID con ristori quasi mai adeguati e sicuramente insufficienti. Quindi, è un messaggio positivo nei confronti di queste categorie che Fratelli d'Italia, con il contributo in primis del centrodestra unito e di tutte le forze parlamentari, vuole trasmettere. È un messaggio che sicuramente deve indurre a più di una riflessione circa le potenzialità di forze politiche che, unite insieme nel Governo della Nazione, potranno conseguire importantissimi risultati a tutela di ogni categoria.

Mi avvio a concludere, Presidente, con la dichiarazione di voto favorevole per questo provvedimento di legge che reca la prima firma della presidente Giorgia Meloni, con la consapevolezza che, rispetto alle ultime riforme, quelle del 2017, è stato fatto un ulteriore passo in avanti, un passo in avanti importante a testimonianza del fatto che, su questi temi, bisogna necessariamente mettere da parte le contrapposizioni ideologiche.

Mi sia consentito di fare un inciso: io rivendico fortemente il primato della politica sulla tecnocrazia. Mi auguro che sia l'ultima volta che a una scelta politica di assegnare a un provvedimento coperture debba seguire una scelta tecnica, quindi non sottoposta al voto degli elettori, di tagliare le coperture, perché questo francamente è intollerabile. Credo che su questo tutte le forze politiche debbano fare una riflessione per riaffermare il primato della buona politica contro la tecnocrazia (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Pietro Pittalis. Ne ha facoltà.

PIETRO PITTALIS (FI). Signora Presidente, colleghe e colleghi, l'iter di questa proposta di legge è senz'altro il positivo risultato dell'intenso e scrupoloso lavoro svolto nella Commissione giustizia. Si tratta di un tema, quello sull'equo compenso per i prestatori d'opera intellettuale, che non ha trovato certamente Forza Italia impreparata, anche perché Forza Italia al proprio interno ha un dipartimento dedicato specificatamente alle professioni che ha rappresentato, grazie alla felice intuizione del presidente Silvio Berlusconi, il punto di riferimento sul quale tutte le rappresentanze del variegato mondo delle professioni hanno potuto portare esperienze, situazioni e criticità. Quindi, è stato un luogo di incontro e di confronto che già dal 2018, come ricordava l'onorevole Cosimo Ferri, ha rappresentato, grazie all'onorevole Andrea Mandelli, responsabile di quel dipartimento, e grazie all'emendamento allora proposto, perché si tratta di un emendamento a firma, tra l'altro, dell'onorevole Andrea Mandelli, il riconoscimento nella legge di bilancio del 2018 del principio dell'equo compenso.

Chiedo scusa. Presidente, quando io parlo, c'è qualcuno che si mette con il telefono sotto il microfono e rappresenta davvero un disturbo.

PRESIDENTE. Più che altro non vedo la mascherina, collega.

PIETRO PITTALIS (FI). Però, non devo richiamarlo io, Presidente. È già la seconda volta che capita.

PRESIDENTE. Chiedo a tutti di indossare correttamente la mascherina e soprattutto di abbassare il tono della voce e se devono fare delle chiamate telefoniche di farle eventualmente fuori dall'Aula. Prego, collega.

PIETRO PITTALIS (FI). Grazie, Presidente. Dicevo, dunque, che Forza Italia arriva a questo appuntamento sapendo di aver dato un grande contributo nei lavori della Commissione.

Infatti, tutte quelle istanze sono state poi tradotte in un testo di legge che reca, appunto, la firma dell'onorevole Mandelli e dell'allora capogruppo Gelmini come primi firmatari. Questo è importante - e lo ricordo per memoria -, perché, nella legge di bilancio del 2018, proprio l'attività di Forza Italia ha posto le basi per il riconoscimento del principio. Si tratta di un tema sul quale l'onda d'urto provocata dall'emergenza COVID-19 si è infranta in modo violento, fungendo quasi da detonatore. Una vera e propria bomba che ha eliminato dal mercato del lavoro - pensate, durante i soli primi 6 mesi del 2020 - oltre 30.000 liberi professionisti, a cui si aggiungono circa 170.000 lavoratori indipendenti su una platea di oltre 1 milione e mezzo di lavoratori autonomi bloccati dal primo lockdown. La pandemia, dunque, ha accentuato alcune delle note criticità con cui le libere professioni si scontrano oramai da anni: rivoluzione digitale, trasformazione del mondo del lavoro, congiuntura economica, calo reddituale. Ecco, dopo 14 anni di attesa, dopo la legge di conversione del “decreto Bersani” e dopo 8 anni di attesa dalla conversione del “decreto Cresci Italia” di Monti finalmente riportiamo, grazie al fattivo contributo di Forza Italia, al centro del dibattito un tema così importante quale, appunto, quello dell'equo compenso.

Tutelare contrattualmente il professionista rappresenta oggi un dovere del legislatore per non lasciare spazio a patti leonini destinati a danneggiare i professionisti stessi, perché senza un'equa e giusta retribuzione non vi è dignità per chi lavora (ce lo dice anche la nostra Costituzione all'articolo 36). Il principio dell'equità del compenso professionale, nella sua duplice dimensione di diritto soggettivo del professionista a un trattamento equo e interesse della collettività alla qualità della prestazione professionale e alla dignità della professione, costituisce la solida attuazione proprio di quel principio costituzionale. Da non dimenticare, poi, che l'equo compenso riveste un ruolo strumentale all'attuazione del principio di uguaglianza, di cui all'articolo 3 della Costituzione, tanto con riferimento alla sua dimensione formale, quale divieto di discriminazione tra categorie di lavoratori, quanto con riferimento alla sua dimensione sostanziale, quale impegno dello Stato alla rimozione degli ostacoli che limitano, di fatto, l'uguaglianza dei cittadini. Stiamo finalmente invertendo la rotta rispetto al passato, un passato dove l'opzione del legislatore si è radicata sul sostanziale fraintendimento fra liberalizzazione e deregolamentazione che, in una sorta di eterogenesi dei fini, ha prodotto un concetto di concorrenza che mi sento di poter definire distorto. Alla luce dei fatti, il modus operandi dei precedenti legislatori, che intendeva creare l'auspicato mercato libero tramite la pura e semplice deregolamentazione, ha creato un sistema esattamente contrario: non un mercato del lavoro atto a garantire opposte istanze, quali equità, lealtà e diritti di partecipazione alla competizione economica, con un mercato concorrenziale di servizi professionali, bensì una preoccupante giungla, un mercato sregolato nel quale la legge del più forte ha finito con il prevaricare i diritti dei più deboli.

Oggi, dunque, sappiamo con certezza che nessuno di quegli obiettivi è stato mai conseguito, anzi, come detto, abbiamo avuto soltanto effetti contrari. È la stessa Corte di giustizia dell'Unione europea che si è pronunciata per il riconoscimento dell'obbligatorietà delle tariffe negli Stati membri. Il punto più basso e svilente - lo voglio ricordare in quest'Aula - di quell'orientamento è stato raggiunto con i noti i casi dei bandi per prestazioni professionali da rendere a titolo gratuito, provenienti perfino da amministrazioni apicali dello Stato.

È fondamentale comprendere che riconoscere, ad esempio, agli avvocati un compenso adeguato e dignitoso significa garantirsi una prestazione professionale di qualità e un avvocato autonomo e indipendente, ottenendo così una tutela effettiva della propria domanda di giustizia. E, dunque, quella sull'equo compenso non è una battaglia di cartello e, soprattutto, non è una battaglia sindacale, è una battaglia, per quanto riguarda noi di Forza Italia, per la tutela effettiva dei diritti e delle prestazioni professionali. E oggi, grazie proprio a un emendamento di Forza Italia, abbiamo esteso la platea dei professionisti che saranno tutelati nell'espletamento della loro prestazione d'opera intellettuale, includendo anche le cosiddette professioni non regolamentate. Del pari, siamo fieri di aver contribuito a estendere il novero dei soggetti obbligati al rispetto delle disposizioni in tema di equo compenso ai contraenti forti, quali le pubbliche amministrazioni e le loro partecipate, le società veicolo di cartolarizzazione e le loro controllate e società mandatarie. I nostri professionisti non saranno più umiliati da bandi pubblicati dalle pubbliche amministrazioni a zero compensi. Non si assisterà più al clamoroso caso del bando del Ministero dell'Economia e delle finanze del 27 febbraio 2019 rivolto espressamente a destinatari con esperienza accademica, professionale non rinvenibile all'interno della struttura. Ed è grazie a un emendamento fortemente voluto da Forza Italia che si è risolta una delle criticità che inquinavano la materia, ovverosia quella inerente l'efficacia temporale della disciplina dell'equo compenso rispetto ai rapporti pregressi.

In conclusione, come ho già detto, è stato fatto un lavoro complesso, accurato e completo, che funzionerà da presidio di costituzionalità sostanziale per il futuro dei nostri cittadini liberi professionisti. Come ebbe ad affermare il Pontefice Paolo VI: “Il lavoro è umano solo se resta intelligente e libero”. E sono questi due fondamentali elementi che stiamo tutelando con questo provvedimento ed è la ragione per la quale Forza Italia voterà a favore della sua approvazione (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Gribaudo. Ne ha facoltà.

CHIARA GRIBAUDO (PD). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, la proposta di legge che oggi la Camera discute affronta un tema importante e delicato, quello dell'equo compenso per i professionisti, importante e delicato perché riguarda la vita di centinaia di migliaia di lavoratori e lavoratrici italiani che rappresentano un settore altamente specializzato e di grandissimo valore per la nostra economia. I professionisti sono l'ingranaggio che fa muovere i rapporti fra privati e fra privati e pubblica amministrazione, possiedono competenze frutto di anni di studio e formazione indispensabili per il progresso organizzativo, tecnologico ed economico delle imprese italiane, eppure, purtroppo, migliaia di giovani professionisti hanno difficoltà ad arrivare alla fine del mese, perché sono sottopagati, soggetti alla concorrenza sleale delle grandi strutture, alla piaga della falsa partita IVA e al potere contrattuale dei grandi committenti che oggi determinano al ribasso il valore delle prestazioni professionali.

Per affrontare questo e altri problemi del mondo del lavoro professionale, in questa – ma, soprattutto nella scorsa - legislatura si è perseguita, fino ad oggi, la strada dell'universalismo dei diritti del lavoro e della fine delle categorie che lo frammentano e lo dividono in mille pezzi, compromettendone le tutele. Con la legge n. 81 del 2017 sono state ricucite delle fratture fra mondi del lavoro dipendente e autonomo, allargando a quest'ultimo tutele importanti in materia di congedo parentale, infortunio, malattia e maternità, oltre a investire nella formazione continua dei professionisti e a consentire loro di accedere ai fondi strutturali europei. Non dimentichiamo, poi, la cancellazione degli aumenti dell'aliquota previdenziale della “riforma Fornero” e l'introduzione del regime forfettario, particolarmente conveniente per i giovani professionisti.

Si tratta di norme che sono state tutte - tutte - costruite attraverso il dialogo e il confronto continuo con le associazioni, i sindacati di settore, oltre ai tradizionali ordini professionali, nello spirito di raccogliere tutte le esigenze di un mondo che, dall'epoca dell'istituzione degli ordini, è mutato e profondamente cambiato, e il legislatore non può non prenderne atto. Anche per questo, l'ultima norma approvata in Parlamento che affrontava il tema dell'equo compenso aveva un orizzonte molto più largo: sto parlando delle norme introdotte in fase di conversione del decreto-legge 16 ottobre del 2017, n. 148, all'articolo 19. Quell'articolo oggi, ce lo dobbiamo dire, però, è rimasto in parte inattuato, poiché i decreti ministeriali per la regolazione dei rapporti fra professionisti e grandi committenti non sono ancora stati emanati. Chi, come me, si è occupato a lungo della materia conosce bene gli ostruzionismi, le perplessità delle strutture ministeriali che sono state ricordate, i pareri avversi dell'Authority della concorrenza che non ho mai esitato a giudicare lesivi dei poteri del legislatore. Questi ostacoli hanno evidentemente spinto la discussione parlamentare a riprendere il tema dell'equo compenso, con l'obiettivo, anche giusto, di rafforzare questo principio di rango costituzionale e di difendere i diritti dei professionisti. La fretta, però, colleghi, è cattiva consigliera. Ritengo che l'ansia da risultato del centrodestra e l'accelerazione impressa da Fratelli d'Italia al provvedimento abbiano prodotto norme, a mio parere, imperfette, che necessiteranno, al Senato, di un'ampia riflessione e valutazione (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico), come è stato già detto - lo voglio sottolineare, Presidente -, perché i promotori della legge, infatti, si sforzano di dare agli ordini professionali un ruolo che non hanno mai avuto, trasformandoli da enti terzi, a tutela della fede pubblica a soggetti che, per conto del professionista, andrebbero ad espletare azioni giudiziali o, addirittura, a contrattare con i clienti l'ammontare del compenso, considerato che vi è prevista la possibilità, per i singoli ordini, di stipulare convenzioni con i committenti. Attribuzioni e poteri questi, che, oltre ad essere incompatibili con le funzioni degli ordini, potrebbero contrastare non tanto gli interessi dei committenti, quanto quelli degli stessi professionisti, senza considerare i profili di incompatibilità con le norme sulla concorrenza, fino ad arrivare al paradosso che, in caso di violazione del principio dell'equo compenso, non viene sanzionato il committente disonesto, ma il professionista sottopagato, esattamente il contrario di ciò che dovrebbe fare una norma a tutela del professionista, con l'ulteriore paradosso che tale sanzione colpirebbe non tutti i professionisti, ma soltanto gli iscritti agli ordini. O, ancora, ulteriore discriminazione questa volta nei confronti dei professionisti non iscritti agli ordini, la creazione di un osservatorio sull'equo compenso, dove la partecipazione viene fortemente limitata, negando all'associazionismo dei professionisti quella dignità che ha ricevuto fin dalla legge n. 4 del 2013. Per finire, poi, a quella che rischia di essere una vera beffa: la legge, infatti, non garantisce il rispetto del principio dell'equo compenso in tutti i rapporti instaurati con i professionisti, ma soltanto in quelli di natura convenzionale, lasciando scoperta una larga fetta degli incarichi assegnati dalle pubbliche amministrazioni e dai grandi committenti. Non sono casuali le critiche, quasi unanimi, arrivate in questi giorni proprio dal mondo professionale, nonché dallo stesso CNEL, che ha proposto modifiche migliorative che non sono state prese in considerazione. Insomma, questa legge, per quanto meritevole di affrontare un tema così importante come quello dell'equo compenso, avrà bisogno di un ampio approfondimento nel suo prossimo esame parlamentare al Senato. C'è, sì, un problema di povertà del lavoro che, dal mondo del lavoro dipendente, si allarga ai liberi professionisti, ma c'è un tema di precarietà che non può essere dimenticato quando si parla di equo compenso. Sto parlando dei praticanti degli ordini, ai quali vengono dati compensi da fame o, ad esempio, non si può dimenticare l'unicum europeo degli avvocati italiani, costretti dalla legge ad aprire partita IVA e a non poter essere dipendenti. Voglio ricordare anche la condizione di povertà e precarietà dei farmacisti dipendenti, vessati da una pesantissima doppia contribuzione o, ancora, la frammentazione di ammortizzatori sociali che la pandemia ci ha insegnato essere un percorso a ostacoli per i professionisti. Nella legge di bilancio siamo riusciti ad approvare l'ISCRO, tutti insieme, il primo ammortizzatore sociale per gli iscritti alla gestione separata, ma manca ancora il pezzo degli ammortizzatori per gli iscritti agli ordini e collegi, da finanziare, ad esempio, con l'abolizione della doppia tassazione sui contributi versati alle casse professionali. Anche questo, un unicum tutto italiano. Sono tutti argomenti che ci ricordano la necessità, l'imprescindibilità di affrontare i diritti dei lavoratori autonomi e professionisti in un'ottica di universalità, senza tornare a divisioni di un mondo del lavoro che non esiste più.

Ecco, allora, come si capisce, il nostro sarà un voto favorevole, perché crediamo nel principio dell'equo compenso, sennò non l'avremmo introdotto noi la scorsa legislatura, ma condivido le perplessità che ho sentito, a cui sommo la necessità, per gli argomenti che ho portato e perché dobbiamo ragionare guardando al futuro del lavoro, al futuro delle professioni, al futuro dei giovani professionisti, di dire che questo testo va migliorato, e mi auguro che al Senato venga fatto (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Manfredi Potenti. Ne ha facoltà.

MANFREDI POTENTI (LEGA). La ringrazio, Presidente. Equo compenso significa un compenso proporzionato alla quantità e alla qualità del lavoro svolto, oltre che al contenuto e alle caratteristiche della prestazione professionale; un equo compenso che sia tale da assicurare la remunerazione dell'opera professionale svolta, soprattutto quando il committente sia un soggetto contraente forte, come banche, assicurazioni e anche pubblica amministrazione.

Da oggi diciamo basta a pattuizioni inferiori agli importi stabiliti dai parametri per la liquidazione dei compensi dei professionisti iscritti agli ordini o ai collegi professionali, ma anche in favore di professionisti e professioni non riconosciuti tali. A questo riguardo, crediamo in generale che ci debba essere più attenzione e coinvolgimento da parte della politica e delle istituzioni verso il mondo, molto eterogeneo, delle professioni, che rappresenta una grande forza motrice della nostra società, sia dal punto di vista intellettuale che operativo. Si tratta di un mondo che, a nostro avviso, da diversi anni, viene in qualche modo trascurato dalla politica, pur essendo indispensabile al Paese, per il bagaglio di competenze, di capacità e di rapporti di cui si è saputo dotare ed anche per i copiosi introiti fiscali che lo Stato vede garantiti da questo settore. In Italia, secondo le tendenze degli ultimi anni, la scelta libero-professionale risulta gravata da incertezze economiche, i cui effetti e le cui semplici paure determinano altre scelte da parte delle fasce più giovani e acculturate del nostro mercato del lavoro, attività che tradizionalmente vedono nel momento formativo l'anello di congiunzione intergenerazionale, e una cesura di questo trapasso nozionistico impedirà in futuro di fornire adeguatamente un numero sufficiente di professionisti.

Crediamo che su questo piano la politica debba attivarsi, seguendo linee che promuovano la centralità di molte libere professioni in più settori economici. Il gruppo Lega-Salvini Premier ritiene che questo provvedimento si muova nell'ambito degli obiettivi condivisi su cui ha preso avvio l'attuale Governo Draghi. I miglioramenti testuali che si sono resi possibili, e anche quelli che si renderanno possibili in futuro, come ricordava la collega del Partito Democratico, ne hanno allargato l'ambito di applicazione, interessando alcuni dei grandi soggetti committenti, quali, ricordavo, banche e assicurazioni.

La capacità riformatrice della politica per il bene e per il rilancio del Paese e della comunità nazionale deve vincere la sfiducia provocata da troppe riforme di cui si è annunciata l'assoluta necessità, per poi essere abortite, fallite o bloccate.

Questo Governo deve riuscire a porre le basi per risolvere quei nodi fondamentali che bloccano il cammino del Paese verso una maggiore ed equa distribuzione delle risorse. Tutelare il valore e il costo dell'apporto tecnico-professionale ovunque impiegato, attraverso la difesa dell'equo compenso, è una moderna lotta sociale, che tutelerà quella fascia di proletariato professionale che, non ci vergogniamo di rilevare, stenta a raccogliere redditi sufficienti a creare stabili relazioni affettive, stabili attività professionali (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier) ed è in questo senso tentata, come stiamo verificando in questi mesi, ad indirizzare l'attenzione verso la prima forma di stabilizzazione lavorativa dipendente che riesce oggi ad individuare sul mercato dei concorsi della pubblica amministrazione.

Ripristiniamo dignità ed equilibrio nel rapporto contrattuale tra due parti, il professionista e il committente persona giuridica, anche quando questo è pubblica amministrazione, che uguali non sono. È una situazione ottocentesca, ai limiti dell'iconografia di un “quarto Stato” a cui ridiamo una dignità contrattuale. Questa è una scelta, ma è soprattutto un'esigenza prioritaria.

Oggi, diamo il nostro assenso a un testo che introduce una riforma che può risolvere un nodo fondamentale per una parte significativa della nostra società, per valorizzare il merito, i talenti professionali e i loro risultati.

Per questi motivi, annuncio il voto favorevole del gruppo Lega Salvini Premier (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Gianfranco Di Sarno. Ne ha facoltà.

GIANFRANCO DI SARNO (M5S). Grazie, Presidente. Sottosegretario, onorevoli colleghi, come già rilevato in discussione generale, la proposta di legge, che recepisce molti contributi derivanti dal testo presentato in Commissione dal MoVimento 5 Stelle, tutela il diritto del professionista ad ottenere un giusto ed equo compenso nei rapporti contrattuali che lo riguardano, in linea con il principio già sancito dall'articolo 2233 del codice civile, secondo il quale la misura del compenso deve essere adeguata all'importanza dell'opera e al decoro della professione.

Presidente, la norma sull'equo compenso è una delle norme sono più attese dal mondo professionale. Infatti, si tratta di una importante iniziativa legislativa, che rappresenta un punto di riferimento per tutti i professionisti, considerando anche il diritto del cittadino consumatore di ottenere una prestazione di qualità, impossibile da garantire al di sotto dei livelli minimi di compenso previsti dai parametri ministeriali. L'introduzione della disciplina in materia di equo compenso degli avvocati ha avuto il merito di riportare il tema della remunerazione dei professionisti nella cornice costituzionale che gli compete.

L'effettivo gioco della concorrenza nel mercato interno riguardo, più in generale, alle professioni non si attua esclusivamente sulla base del prezzo della prestazione ma, in via principale, trova i suoi elementi di impulso nella qualità, nella quantità e nelle caratteristiche dell'incarico. In tal senso, e partendo da questa prospettiva, l'equità del compenso può diventare essa stessa non più un limite, ma garanzia di quella libertà e indipendenza del professionista, che assicura il gioco della concorrenza anche in presenza di un valore economico posto a presidio del decoro della retribuzione.

Presidente, per effetto dell'approvazione di un mio emendamento saranno estesi a tutti i professionisti così come individuati nell'ordinamento giuridico, anche a quei professionisti non organizzati in ordini o collegi, le tutele stabilite dal provvedimento in esame. Si tratta di categorie professionali che rappresentano una parte importante del mondo del lavoro e offrono i propri servizi professionali a un numero rilevante di cittadini, imprese ed enti pubblici. Infatti, al fine di garantire una tutela effettiva, la suddetta proposta emendativa ha previsto, con un apposito decreto del Ministero dello Sviluppo economico, una determinazione quantitativa dell'equo compenso anche per i professionisti non organizzati. Tali professionisti hanno pari dignità professionale e intrattengono abitualmente rapporti di lavoro professionali anche con la pubblica amministrazione e con i committenti cosiddetti forti.

Presidente, concludo rilevando l'importanza del costruttivo e sinergico sforzo compiuto dalle forze politiche, tanto della maggioranza quanto dell'opposizione, grazie al quale si è data una risposta concreta a una questione di grande rilevanza. Tutelare contrattualmente il professionista rappresenta oggi un dovere del legislatore, perché senza un'equa e giusta retribuzione non vi non vi è dignità per chi lavora.

Per tutte queste ragioni, dichiaro il voto favorevole a questo provvedimento da parte del MoVimento 5 Stelle (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il sottosegretario Sisto, per un breve ringraziamento. Ne ha facoltà.

FRANCESCO PAOLO SISTO, Sottosegretario di Stato per la Giustizia. Presidente, devo ringraziare tutte le forze politiche, a nome del Governo, per aver consentito di mantenere un impegno importante verso una classe, quale quella dei professionisti, che noi riteniamo fondamentale per il tessuto connettivo, culturale ed economico del Paese. Aggiungo che il Governo si impegna a rivedere e ad adeguare le tariffe professionali (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Ci tengo a dirlo pubblicamente nell'Aula, perché mi sembra che questo sia un elemento che si accompagna degnamente ad un provvedimento di grande attenzione nei confronti dei professionisti.

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale.

(Coordinamento formale - A.C. 3179-A/R​ e abbinate)

PRESIDENTE. Se non vi sono obiezioni, la Presidenza si intende autorizzata al coordinamento formale del testo approvato.

(Così rimane stabilito).

(Votazione finale ed approvazione – A.C. 3179-A/R​ e abbinate)

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.

Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul disegno di legge n. n. 3179- A/R: “Disposizioni in materia di equo compenso delle prestazioni professionali”.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 67).

(Applausi)

Dichiaro così assorbite le proposte di legge nn. 301-1979-2192-2741-3058.

Desidero informare l'Assemblea che il nostro collega Francesco Berti è diventato papà della piccola Clara. Esprimo al collega, alla neonata e alla mamma gli auguri più sinceri della Presidenza e di tutta l'Aula (Applausi).

Approvazione in Commissione.

PRESIDENTE. Comunico che, nella seduta di oggi, mercoledì 13 ottobre 2021, la VII Commissione permanente (Cultura, scienza e istruzione) ha approvato, in sede legislativa, la seguente proposta di legge: S.2154 - Senatori Nencini ed altri: “Istituzione della Giornata nazionale dello spettacolo” (3091, approvata dalla 7ª Commissione permanente del Senato).

Trasmissione dal Senato di un disegno di legge di conversione e sua assegnazione a Commissione in sede referente.

PRESIDENTE. La Presidente del Senato ha trasmesso alla Presidenza il seguente disegno di legge, che è assegnato, ai sensi dell'articolo 96-bis, comma 1, del Regolamento, in sede referente, alla II Commissione (Giustizia): S. 2371: “Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 24 agosto 2021, n. 118, recante misure urgenti in materia di crisi di impresa e di risanamento aziendale, nonché ulteriori misure urgenti in materia di giustizia” (approvato dal Senato) (3314) - Parere delle Commissioni I, V, VI (ex articolo 73, comma 1-bis del Regolamento, per gli aspetti attinenti alla materia tributaria), X (ex articolo 73, comma 1-bis del Regolamento), XI, XII e XIV e della Commissione parlamentare per le questioni regionali.

Il suddetto disegno di legge, ai fini dell'espressione del parere previsto dal comma 1 del predetto articolo 96-bis, è altresì assegnato al Comitato per la legislazione.

Interventi di fine seduta.

PRESIDENTE. Passiamo agli interventi di fine seduta. Ha chiesto di intervenire la deputata Rosalba De Giorgi. Ne ha facoltà.

ROSALBA DE GIORGI (MISTO). Onorevoli colleghi, se c'erano ancora dubbi sull'aumento dei decessi dovuti ad inquinamento industriale nell'area della città di Taranto, sono stati spazzati via la scorsa settimana, quando è stato reso noto l'esito di uno studio sulla mortalità basato sull'utilizzo di dati demografici comunali. Questa meticolosa analisi, pubblicata anche su una prestigiosa rivista internazionale e svolta dalla Società italiana di medicina ambientale in collaborazione con il comune di Taranto e l'università degli studi di Bari Aldo Moro, ha riguardato i sei quartieri in cui è suddiviso il capoluogo ionico. Quanto emerso non ha fatto altro che ribadire ciò che gli abitanti della città dei due mari stanno sperimentando sulla propria pelle: si muore di più in quelle zone a ridosso dell'insediamento industriale che vede nello stabilimento siderurgico il suo esponente di spicco. Gli studiosi che si sono occupati di queste verifiche hanno sostenuto che, nel periodo compreso tra il 2001 e il 2020, è stato riscontrato un incremento statisticamente significativo di 1.020 morti, con un picco del 68 per cento di eccesso di mortalità rilevato nel sesso maschile fra i residenti nel quartiere Paolo VI, nel 2019. Il quartiere in questione si trova a nord della città, proprio nella zona in cui insistono gli impianti dell'ex Ilva ed insieme a quelli denominati Tamburi, Città vecchia e Borgo risulta fra i più penalizzati dalle conseguenze di un'attività industriale che oltre ai profitti - per la verità pochi -produce anche morti e malattie.

Sull'argomento sono intervenuta più volte e continuerò a farlo fino a quando anche a Taranto si vedrà riconosciuto il diritto a vivere in condizioni ambientali molto diverse da quelle attuali. Il PNRR è l'ultima occasione, cerchiamo di sfruttarla al meglio.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Monica Ciaburro. Ne ha facoltà.

MONICA CIABURRO (FDI). Grazie, Presidente. Vorrei condividere la scomparsa recente e anche prematura di un uomo, un avvocato, un sindaco, l'avvocato Francesco Arata, principe del foro a Milano che si è occupato di processi importanti della storia della politica, anche italiana, dal crack del Banco Ambrosiano ad Enimont, nell'inchiesta Mani pulite, da Parmalat a Montepaschi. Nella sua professione di avvocato, il suo principio era quello di essere al servizio dei cittadini, quindi il processo doveva essere il più breve possibile, per restituire dignità a chi veniva colpito dal meteorite del processo. In questo caso, vorrei ricordare più l'uomo, sindaco di un comune montano nella Valle Stura, in provincia di Cuneo: anche lì si esprimeva rispetto all'interesse della comunità ma anche a quello di un territorio. Ha saputo fare squadra con tutti gli altri sindaci, compresa me, in quella che si chiama Unione montana Valle Stura. Da subito si è mostrato deciso, capace e competente, a servizio di questi territori che, come sappiamo tutti, si stanno spopolando per la carenza di servizi; servizi che si continuano a perdere, dagli ambulatori agli sportelli postali e bancari.

Insieme a lui ho condiviso anche la battaglia, ancora aperta, che riguarda la famosissima e annosa questione della tangenziale di Demonte; anche in seguito alla tragedia che ha colpito il tunnel del Tenda, il valico della Maddalena rimane l'unico transito internazionale per andare in Francia, con il problema appunto di questa tangenziale bloccata da anni e che l'ANAS, già nei lontani anni Ottanta, aveva dichiarato assolutamente indispensabile.

Ecco perché vi porto l'esempio di un sindaco e avvocato in quest'Aula: proprio per il servizio che ha reso, sia da professionista sia da sindaco, ad un territorio. Io mi unirei a questo esempio per cercare di rendere possibili quelle che oggi sono opere infrastrutturali che attanagliano un territorio e che non danno dignità a quei cittadini, che vorrebbero continuare a viverci e, magari, tornare ad abitarvi (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Lorenzo Viviani. Ne ha facoltà.

LORENZO VIVIANI (LEGA). Grazie, Presidente. Intervengo per portare a conoscenza dell'Aula una storia semplice, comune a tanti pescatori italiani: la storia di Simone. Simone è un pescatore di Rosignano a cui è stato chiesto di pagare, come se fosse uno yacht, per la sua piccola imbarcazione da pesca. Simone si è trovato sul lastrico per pagare e non è riuscito a pagare. Quindi, gli è stata pignorata la barca e cacciato dal porto. Ci ritroviamo nella situazione per cui Simone non ha reddito, i suoi dipendenti, che sono ben quattro persone di equipaggio (quindi, un equipaggio di cinque persone), si ritrovano senza reddito, e il porto di Rosignano non ha più pescatori professionisti.

Questo è un problema che si avverte a livello nazionale ma che tira in causa, con riferimento alla parte che riguarda questa triste storia, un comune latitante e una regione, come la Toscana, che non ha fatto nulla per salvaguardare i pescatori all'interno dei porti. Un diritto sacrosanto la loro presenza, legata non solo al ruolo che riveste la pesca nel settore primario, per il fatto di portare sulle tavole degli italiani un prodotto fresco e di qualità, come fa l'agricoltura, d'altro canto, sulla terraferma. Inoltre, vi è anche la perdita di una tradizione, di una cultura dei nostri porti e del nostro mare.

Tutto questo è successo naturalmente a causa di amministrazioni cieche e non sensibili e merita naturalmente un nostro intervento normativo che possa dare una risposta, a livello nazionale, al settore della pesca, ormai schiacciato da tanti settori economicamente più forti.

Ricordiamoci anche una cosa: questi 28 giorni in cui il nostro Simone ha perso un reddito, non ha avuto alcun tipo di paracadute sociale. Non esistono ancora gli ammortizzatori sociali per la pesca e la Lega può vantarsi di averli portati per prima all'interno della discussione della Camera e dal punto di vista del legislatore. Abbiamo delegato la questione al Ministero del Lavoro, auspichiamo una presa di posizione del Ministro Orlando, ma ancora non abbiamo sentore della modifica degli ammortizzatori sociali…

PRESIDENTE. Concluda.

LORENZO VIVIANI (LEGA). …e della nascita degli ammortizzatori sociali per la pesca. Questa è una cosa da risolvere immediatamente. È un fatto di civiltà per gli uomini di mare, per chi si spezza la schiena e per chi porta sulle tavole italiane un prodotto fresco e di qualità per tutti noi (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Barbara Pollastrini. Ne ha facoltà.

BARBARA POLLASTRINI (PD). Grazie, signora Presidente. Due minuti sono davvero un respiro quando chiedi la parola per fare un omaggio, un omaggio a un maestro del pensiero e del civismo. Non era un politico, né apparteneva al circuito dei salotti televisivi attuali, eppure ha illuminato la politica migliore per decenni. Parlo di Salvatore Veca, che è stato tante cose: un professore amato da generazioni, filosofo fra i maggiori, intellettuale fine ma mai arrogante, protagonista nell'università, nell'editoria, nell'amore per la musica e il teatro; dalla Fondazione Feltrinelli fino alla presidenza della Casa della Cultura di Milano, dove era succeduto a Vittorio Spinazzola e, prima, a Cesare Musatti. Tutto sempre con una passione infinita verso la società e la politica.

Aveva un tratto speciale: l'accoglienza e il dialogo. Illuminista, insegnava, però, la necessità di un illuminismo per tutti, di una giustizia come forma più alta di libertà dal bisogno, convinzione che lo ha portato a sentirsi vicino alle donne e protagonista per i diritti umani. La sua visione politica era tesa a unire cultura, appunto, e politica come premessa essenziale per fare democrazia. Insomma, un grande intellettuale, nel senso di costruttore di cultura e di etica pubblica.

Alla sua famiglia, signora Presidente, a nome del mio gruppo e di me stessa, va il sentimento del nostro profondo cordoglio. A noi ha lasciato dieci parole da tenere scolpite. Non ho tempo di leggervele; vi prego di farlo. La prima era “gentilezza”, perché serve una trasmissione gentile del sapere della democrazia; la seconda è “scienza” e “rispetto”, rispetto e apertura per tutti. Ma l'ultima raccomandazione - me la faccia dire, signora Presidente - è stata quando lui, malato, ha consegnato queste dieci parole, la parola “continua”, dicendo: “Devono continuare i giovani dopo di me” e ai giovani lui ha dedicato molta parte della sua vita e molta parte del suo messaggio di grande umanità (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Adolfo Zordan. Ne ha facoltà.

ADOLFO ZORDAN (LEGA). Grazie, Presidente. Per ricordare anch'io un uomo che è in carcere ora. Walter Onichini è un veneto, padre di famiglia, che da quando ha l'età di 15 anni lavora nell'impresa di famiglia, la stessa impresa che lo ha visto diventare poi il titolare, con grande capacità e competenza, come la stragrande maggioranza dei veneti. Un uomo che si è guadagnato con il sudore della fronte tutto ciò che ha; un uomo che si alza alle 6 del mattino e va a riposare alle 21, dopo essersi fermato solo per una breve pausa di pochi minuti per un pranzo veloce; un uomo che ha costruito, con la moglie e la sua famiglia, con 2 figli che sono tutta la sua vita, una famiglia che lui ha difeso da 4 banditi, forse sbagliando ma agendo con l'impulso di chi si sente minacciato, da chi teme non tanto per la sua vita ma soprattutto per quella dei suoi cari, che va difesa sempre ad ogni costo.

In carcere, un padre di famiglia che ama la vita e il lavoro, non può far altro che soffrire e incattivire. Mettendo Walter in carcere la giustizia italiana non sta punendo lui ma la sua famiglia: la sua realtà, la sua impresa, i suoi dipendenti. Il carcere ha due funzioni specifiche: la punizione, che Walter non merita perché è colpevole solo di aver difeso chi ama; la riabilitazione, che serve per impedire alle persone pericolose di nuocere alla società (ovviamente non è il caso di Walter). Della riabilitazione, Walter non ha bisogno perché questa funzione serve ai criminali e non ai cittadini che sono una risorsa e un esempio. Walter deve essere liberato per dire finalmente che questo Paese vuole proteggere la comunità e i cittadini perbene, per creare un deterrente per chi viene a delinquere e per non favorire l'ingresso di questi criminali (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Chiara Gribaudo. Ne ha facoltà per 1 minuto.

CHIARA GRIBAUDO (PD). Grazie, Presidente. La ringrazio per aver accolto questa richiesta. Voglio unirmi alle parole della collega Ciaburro per ricordare in quest'Aula Francesco Arata, sindaco di Demonte, ma io lo voglio ricordare anche come grande penalista del foro di Milano; una persona che è stata ricordata come un professionista affermato, vincente, un professionista che, però, non ha mai perso quella sua umanità e, vorrei dire, quell'attaccamento alle radici che proprio a Demonte l'hanno sempre riportato, dove ha deciso di candidarsi sindaco. Aveva iniziato un'attività importante guardando soprattutto alle generazioni più giovani, cercando di ridare vita alle borgate che piano piano ormai da molti anni si stanno svuotando. Il miglior modo di ricordare e di onorare Francesco Arata sarà - lo dico alla collega e a tutti noi - provando a usare delle politiche di ritorno alle aree interne e alle zone di montagna, perché effettivamente questo è il modo migliore per onorare la sua memoria, memoria che ha trasmesso ai figli, con la passione per la montagna, per le nostre radici e per la nostra tradizione. Vorrei che anche da qui gli arrivasse il Se Chanto, la canzone che lui tanto amava e che tutti noi ricordiamo in memoria di una figura autorevole e preziosa come quella di Francesco Arata (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico e della deputata Ciaburro).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Raffaele Trano. Ne ha facoltà per 1 minuto.

RAFFAELE TRANO (MISTO-L'A.C'È). Grazie, Presidente. Intervengo per stigmatizzare quello che è avvenuto oggi durante la votazione della mozione sul contrasto alle infiltrazioni mafiose, perché avevamo chiesto al Presidente di turno, Mandelli, di porre in votazione per parti separate la mozione. Il Presidente ci ha risposto esattamente come volevamo (se la premessa o gli impegni). Noi abbiamo replicato che volevamo mettere in votazione i singoli impegni e il Presidente, incredibilmente, ci ha detto che non si poteva fare perché non erano organizzati. Ecco, io credo che questo sia un precedente molto pericoloso perché, innanzitutto, non ci risulta che ci siano precedenti in cui la Presidenza ha negato la votazione per parti separate, anzi semmai è il contrario sempre! In secondo luogo, la mozione era già ordinata per numeri, quindi seguiva un ordine ben preciso.

PRESIDENTE. Concluda.

RAFFAELE TRANO (MISTO-L'A.C'È). Io chiedo, per il suo tramite, di riferire al Presidente della Camera quanto accaduto perché è gravissimo, perché questo Parlamento non è una pescheria che ha l'orario di chiusura. Quindi, se si vogliono stabilire prerogative parlamentari, difenderle e consentire un dibattito, allora bisogna…

PRESIDENTE. Grazie, collega…

RAFFAELE TRANO (MISTO-L'A.C'È). …che soprattutto le minoranze siano rispettate. Quindi, per il suo tramite, per favore, chiedo al Presidente Fico che noi minoranze…

PRESIDENTE. Grazie, collega!

RAFFAELE TRANO (MISTO-L'A.C'È). …dobbiamo avere la possibilità di discutere…

PRESIDENTE. Grazie. Sicuramente, collega, il collega Mandelli le ha già risposto in quella sede. Io non posso che reiterare la sua risposta, nel senso che il Presidente di turno ha valutato che la richiesta fosse intempestiva ai fini dello svolgimento dei lavori, in quanto formulata già in fase di votazione della mozione.

Sui lavori dell'Assemblea.

PRESIDENTE. Avverto che, a seguito del rinvio di tutte le interpellanze urgenti previste per la seduta di venerdì 15 ottobre, tale seduta non avrà luogo.

Ordine del giorno della prossima seduta.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.

Martedì 19 ottobre 2021 - Ore 10:

(ore 10 e al termine del punto 5)

1. Discussione sulle linee generali del disegno di legge:

S. 2371 - Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 24 agosto 2021, n. 118, recante misure urgenti in materia di crisi d'impresa e di risanamento aziendale, nonché ulteriori misure urgenti in materia di giustizia (Approvato dal Senato). (C. 3314​)

2. Discussione sulle linee generali della proposta di legge:

BENAMATI ed altri: Delega al Governo per la riforma della disciplina dell'amministrazione straordinaria delle grandi imprese in stato di insolvenza. (C. 1494-A​)

Relatore: ZARDINI.

3. Discussione sulle linee generali della mozione Bologna ed altri n. 1-00426 concernente iniziative nell'ambito della ricerca, della cura, dell'assistenza e della riabilitazione a favore delle persone con esiti di grave cerebrolesione .

4. Discussione sulle linee generali della mozione Boldi ed altri n. 1-00236 concernente iniziative per potenziare gli strumenti per la diagnosi e la cura della depressione .

(ore 14)

5. Informativa urgente del Governo sui gravi fatti accaduti a Roma il 9 ottobre scorso in occasione della manifestazione svoltasi presso Piazza del Popolo.

La seduta termina alle 19,55.

SEGNALAZIONI RELATIVE ALLE VOTAZIONI EFFETTUATE NEL CORSO DELLA SEDUTA

Nel corso della seduta sono pervenute le seguenti segnalazioni in ordine a votazioni qualificate effettuate mediante procedimento elettronico (vedi Elenchi seguenti):

nelle votazioni nn. 4, 5 e 6 il deputato Stefani ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole;

nella votazione n. 25 il deputato Rizzone ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario;

nelle votazioni nn. 26 e 49 il deputato Morgoni ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario.

nella votazione n. 39 la deputata Bonomo ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario;

nella votazione n. 39 la deputata Madia ha segnalato che ha erroneamente espresso voto favorevole mentre avrebbe voluto esprimere voto contrario;

nella votazione n. 42 la deputata Papiro ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole;

nella votazione n. 60 il deputato Miceli ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole.

VOTAZIONI QUALIFICATE EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO

INDICE ELENCO N. 1 DI 6 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 13)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
1 Nominale Doc. XXII, n. 56-A - articolo 1 379 379 0 190 379 0 84 Appr.
2 Nominale articolo 2 375 375 0 188 375 0 84 Appr.
3 Nominale articolo 3 374 374 0 188 374 0 84 Appr.
4 Nominale articolo 4 381 381 0 191 381 0 84 Appr.
5 Nominale articolo 5 389 389 0 195 389 0 84 Appr.
6 Nominale articolo 6 381 381 0 191 381 0 84 Appr.
7 Nominale articolo 7 387 387 0 194 387 0 84 Appr.
8 Nominale Doc. XXII, n. 56-A - voto finale 411 410 1 206 410 0 84 Appr.
9 Nominale T.U. pdl 522 e abb.-A - em. 1.100 410 409 1 205 409 0 82 Appr.
10 Nominale articolo 1 419 418 1 210 418 0 82 Appr.
11 Nominale em. 2.100 418 391 27 196 391 0 82 Appr.
12 Nominale articolo 2 413 385 28 193 385 0 82 Appr.
13 Nominale em. 3.100 418 418 0 210 418 0 82 Appr.

F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M = Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui é mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi é premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.

INDICE ELENCO N. 2 DI 6 (VOTAZIONI DAL N. 14 AL N. 26)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
14 Nominale em. 3.103 rif. 419 419 0 210 419 0 82 Appr.
15 Nominale em. 3.104 419 390 29 196 390 0 82 Appr.
16 Nominale em. 3.105 422 422 0 212 421 1 82 Appr.
17 Nominale em. 3.108 425 423 2 212 34 389 82 Resp.
18 Nominale em. 3.109 421 418 3 210 40 378 82 Resp.
19 Nominale em. 3.500 425 397 28 199 390 7 82 Appr.
20 Nominale articolo 3 424 423 1 212 420 3 82 Appr.
21 Nominale em. 4.100 425 425 0 213 424 1 82 Appr.
22 Nominale em. 4.500 426 426 0 214 426 0 82 Appr.
23 Nominale articolo 4 419 419 0 210 418 1 82 Appr.
24 Nominale em. 5.500 416 416 0 209 416 0 82 Appr.
25 Nominale em. 5.100 423 418 5 210 50 368 82 Resp.
26 Nominale em. 6.100 425 421 4 211 33 388 81 Resp.


INDICE ELENCO N. 3 DI 6 (VOTAZIONI DAL N. 27 AL N. 39)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
27 Nominale em. 6.101 427 427 0 214 421 6 81 Appr.
28 Nominale articolo 6 423 394 29 198 394 0 81 Appr.
29 Nominale em. 5.200 384 382 2 192 382 0 80 Appr.
30 Nominale articolo 5 405 380 25 191 380 0 80 Appr.
31 Nominale T.U. pdl 522 e abb.-A - voto finale 393 393 0 197 393 0 79 Appr.
32 Nominale Moz. Cantalamessa e a. 1-498 nf rif 367 366 1 184 366 0 91 Appr.
33 Nominale Moz. Trano e a. 1-506 n.f. 363 361 2 181 23 338 91 Resp.
34 Nominale Moz. Lollobrigida e a. 1-507 - I p. 364 363 1 182 362 1 91 Appr.
35 Nominale Moz. Lollobrigida e a. 1-507 - II p 362 355 7 178 40 315 91 Resp.
36 Nominale Moz. Lollobrigida e a. 1-507 -III p 368 363 5 182 39 324 91 Resp.
37 Nominale Pdl 3179-A/R e abb. - em. 2.300 354 323 31 162 310 13 89 Appr.
38 Nominale articolo 2 357 355 2 178 354 1 89 Appr.
39 Nominale em. 3.1 350 346 4 174 27 319 89 Resp.


INDICE ELENCO N. 4 DI 6 (VOTAZIONI DAL N. 40 AL N. 52)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
40 Nominale em. 3.2 347 346 1 174 14 332 89 Resp.
41 Nominale em. 3.3 353 350 3 176 13 337 88 Resp.
42 Nominale articolo 3 358 353 5 177 341 12 88 Appr.
43 Nominale em. 4.1 357 354 3 178 16 338 88 Resp.
44 Nominale em. 4.2 353 351 2 176 13 338 88 Resp.
45 Nominale articolo 4 357 354 3 178 350 4 88 Appr.
46 Nominale em. 5.4 352 349 3 175 16 333 88 Resp.
47 Nominale em. 5.5 348 346 2 174 12 334 88 Resp.
48 Nominale em. 5.6 339 336 3 169 17 319 88 Resp.
49 Nominale articolo 5 344 341 3 171 329 12 88 Appr.
50 Nominale em. 6.2 341 339 2 170 10 329 88 Resp.
51 Nominale em. 6.3 340 339 1 170 12 327 88 Resp.
52 Nominale articolo 6 342 339 3 170 326 13 88 Appr.


INDICE ELENCO N. 5 DI 6 (VOTAZIONI DAL N. 53 AL N. 65)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
53 Nominale em. 7.3 335 330 5 166 13 317 88 Resp.
54 Nominale em. 7.1 334 332 2 167 8 324 88 Resp.
55 Nominale em. 7.2 341 339 2 170 11 328 88 Resp.
56 Nominale articolo 7 339 336 3 169 319 17 88 Appr.
57 Nominale articolo 8 340 336 4 169 332 4 88 Appr.
58 Nominale articolo 9 341 339 2 170 338 1 88 Appr.
59 Nominale em. 10.300 337 328 9 165 325 3 88 Appr.
60 Nominale articolo 10 334 325 9 163 325 0 88 Appr.
61 Nominale em. 11.300 333 306 27 154 295 11 88 Appr.
62 Nominale em. 11.1 336 333 3 167 17 316 88 Resp.
63 Nominale articolo 11 336 333 3 167 323 10 88 Appr.
64 Nominale articolo 12 337 325 12 163 325 0 88 Appr.
65 Nominale art. agg. 12.0300 333 332 1 167 295 37 88 Appr.


INDICE ELENCO N. 6 DI 6 (VOTAZIONI DAL N. 66 AL N. 67)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
66 Nominale mantenimento articolo 13 338 337 1 169 43 294 88 Resp.
67 Nominale Pdl 3179-A/R e abb. - voto finale 260 251 9 126 251 0 88 Appr.