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Resoconto dell'Assemblea

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XVIII LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 575 di martedì 12 ottobre 2021

PRESIDENZA DELLA VICEPRESIDENTE MARIA EDERA SPADONI

La seduta comincia alle 11.

PRESIDENTE. La seduta è aperta.

Invito il deputato segretario a dare lettura del processo verbale della seduta precedente.

ANDREA DE MARIA, Segretario, legge il processo verbale della seduta di ieri.

PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.

(È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Enrico Borghi, Maurizio Cattoi, Corda, Covolo, Daga, Delmastro Delle Vedove, Luigi Di Maio, Dieni, Gebhard, Lapia, Lupi, Magi, Palazzotto, Pastorino, Schullian, Scoma, Tasso, Viscomi, Vito e Raffaele Volpi sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.

I deputati in missione sono complessivamente 102, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna (Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna).

Svolgimento di interpellanze e di interrogazioni.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interpellanze e di interrogazioni.

(Iniziative relative alla proposta di regolamento della Commissione europea in ordine all'introduzione del meccanismo di adeguamento del carbonio alla frontiera, anche al fine di valorizzare il settore strategico dell'acciaio - n. 3-02377)

PRESIDENTE. Passiamo alla prima interrogazione all'ordine del giorno Nevi e D'Attis n. 3-02377 (Vedi l'allegato A). Il Vice Ministro dello Sviluppo economico, Gilberto Pichetto Fratin, ha facoltà di rispondere.

GILBERTO PICHETTO FRATIN, Vice Ministro dello Sviluppo economico. Grazie, Presidente, e un grazie anche agli interroganti, Nevi e D'Attis. Con riferimento ai quesiti posti con l'atto in discussione e sentiti gli uffici competenti del Ministero dello Sviluppo economico, nonché quelli del Ministero della Transizione ecologica, che è principalmente competente anche su molti aspetti dell'interrogazione, si rappresenta quanto segue. Il 14 luglio 2021, la Commissione europea ha adottato un pacchetto di proposte per rendere le politiche dell'Unione europea in materia di clima, energia, uso del suolo e trasporti idonee a ridurre le emissioni nette di gas serra di almeno il 55 per cento entro il 2030, rispetto ai livelli del 1990. Raggiungere queste riduzioni delle emissioni nel prossimo decennio è fondamentale affinché l'Europa diventi il primo continente a impatto climatico zero entro il 2050 e renda il Green deal europeo una realtà. Con il pacchetto Fit for 55, la Commissione presenta gli strumenti legislativi per conseguire gli obiettivi concordati sul clima e trasformare radicalmente la nostra economia e società per un futuro equo, verde e prospero. Tra le 13 proposte che compongono il pacchetto sono presenti: l'applicazione dello scambio di quote di emissione al nuovo settore e un inasprimento dell'attuale sistema di scambio di quote di emissione dell'Unione; misure per la prevenzione della rilocalizzazione delle emissioni di carbonio. Il CBAM (Carbon Border Adjustment Mechanism) è un sistema nato per disincentivare il trasferimento delle emissioni di CO2 dall'Unione europea - vincolata da legislazioni restrittive sul piano ambientale - verso Stati con norme più permissive, evitando il fenomeno denominato carbon leakage.

Lo scopo del CBAM è garantire che le importazioni nell'Unione Europea di determinati beni ad alta intensità di carbonio da Paesi terzi siano sottoposte ad un addebito equivalente a quanto pagato dai produttori nazionali per le quote di emissione nell'ambito dell'ETS. In sintesi, con questo provvedimento viene garantito che il prezzo delle importazioni incorpori anche il prezzo del carbonio pagato dai settori industriali unionali attraverso l'ETS. In più di un'occasione, la Commissione ha sottolineato che i rimborsi e gli aiuti alle esportazioni non possono trovare spazio nel meccanismo del CBAM, atteso che l'intento della misura è ambientale e non protezionistico, né relativo a profili del commercio internazionale ovvero della competitività delle imprese europee. Il CBAM affronta, con un differente approccio, il problema della tutela dell'imprenditoria europea che l'ETS gestisce utilizzando le quote gratuite di CO2. Le quote gratuite nell'ambito dell'ETS verranno gradualmente eliminate per i settori coperti dal CBAM e alla fine eliminate, terminando nel 2035; quindi, c'è una fase phasing out. Gli onorevoli interroganti chiedono che venga mantenuto l'attuale livello di quote gratuite di ETS. Secondo la Commissione, la coesistenza dei due strumenti contro il carbon leakage - ossia la concessione delle free allowances (che riducono i costi delle imprese UE) e il CBAM - determinerebbe una doppia protezione incompatibile con la normativa WTO.

La Commissione ha previsto che l'applicazione del CBAM avvenga in materia graduale, a partire dal 2025, dopo un periodo di due anni dedicato alla raccolta dei dati e al monitoraggio.

I cinque settori di prima applicazione sono stati individuati nell'ambito delle materie prime - cemento, ferro e acciaio, alluminio, fertilizzanti ed elettricità - giacché essi producono una quota elevata delle emissioni correnti di carbonio e quindi sono ad alto rischio di rilocalizzazione. Lungo un periodo di transizione di dieci anni è previsto un progressivo adeguamento al ribasso dell'assegnazione gratuita delle quote ai produttori unionali di beni, associata ad una graduale introduzione del CBAM ai corrispettivi prodotti importati, in modo da garantire che le due misure non siano cumulative, come richiesto dal WTO. Entro la fine del periodo di transizione, la Commissione valuterà il funzionamento del CBAM e deciderà se estendere il campo di applicazione a più prodotti e servizi, anche lungo la catena del valore, valutando anche le cosiddette emissioni indirette (ossia le emissioni di carbonio dall'energia elettrica utilizzata per produrre il bene). In particolare, con riferimento all'industria siderurgica europea rappresento che essa ha più di 500 siti di produzione che operano in 23 Stati membri. Il settore impiega complessivamente circa 330.000 persone ma, includendo il lavoro indotto in altri settori, crea circa 2.600.000 posti di lavoro in tutta l'Unione. Per questo motivo, l'acciaio è considerato un asset strategico.

Esso rappresenta un input cruciale per diversi ecosistemi a valle, come l'edilizia, l'automotive, l'industria meccanica e manifatturiera, solo per citarne alcuni.

Il pacchetto di proposte della Commissione deve essere approvato secondo le procedure legislative dell'Unione europea. Il Governo italiano ha avviato tavoli interministeriali per analizzare le varie proposte che compongono il pacchetto “Fit for 55” in modo da definire una posizione negoziale condivisa. Il Governo intende favorire la transizione verso sistemi di produzione industriali più efficienti che minimizzino le emissioni di gas ad effetto serra, contribuendo ad un maggiore sostegno all'azione globale per il clima e al raggiungimento degli obiettivi del Green Deal, al contempo tutelando e valorizzando i settori strategici per l'economia nazionale, tra i quali sicuramente rientra l'acciaio. Di conseguenza, per quanto di competenza, si rappresenta la disponibilità ad avviare ogni iniziativa utile per la tutela del citato settore. A tal proposito, come ha avuto modo di ricordare anche il Ministro dello Sviluppo economico Giorgetti all'assemblea annuale di Federacciai (che si è tenuta lo scorso 6 ottobre a Milano) è opportuno che ci sia un'industria nazionale della produzione dell'acciaio ed è un dovere del Governo esigere nuove norme europee per valorizzare produzioni siderurgiche e difendere interessi nazionali.

PRESIDENTE. Il deputato Nevi ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alla sua interrogazione.

RAFFAELE NEVI (FI). Grazie, Presidente. Siamo molto soddisfatti perché da ciò che ha letto il Vice Ministro si capisce bene quale sia l'impegno del Governo, sottolineato anche nell'ultima parte del suo intervento, per l'industria dell'acciaio. Io conosco bene questo settore perché provengo da una città, che è Terni, in cui è insediata una delle più importanti acciaierie del Paese che produce acciaio inox e che, in questi giorni, sta diventando di nuovo italiana. Quindi, siamo in un momento per noi positivo, però non c'è dubbio che alla positività di investitori italiani che investono su questo settore in Italia - e sicuramente questa è una buona notizia -, deve anche esserci un impegno, sollecitato da molto tempo a questa parte da tutte le forze politiche e anche dalle organizzazioni di categoria, per cercare di fare in modo che l'industria siderurgica italiana - e non parlo solo del sito di Terni, ma, soprattutto, di Taranto, Piombino, Brescia, Trieste e così via - sia protetta dalla concorrenza sleale. Ne abbiamo parlato tantissime volte, abbiamo azioni di dumping molto pesanti che rischiano di mettere fuori mercato le nostre produzioni, anche se esse sono produzioni di eccellenza, di grande qualità e che incontrano il favore del mercato ma, certamente, il prezzo è evidentemente una variabile non secondaria, soprattutto in un momento in cui, purtroppo, c'è un inasprimento dei costi derivanti dagli acquisti di materie prime molto significativo, soprattutto per un Paese, come il nostro, che non ha grandi giacimenti di materie prime da utilizzare e che deve importare dall'estero.

Abbiamo sottolineato più volte l'importanza di questo settore, che è strategico perché è alla base dello sviluppo di altri settori: pensiamo all'automotive - il Vice Ministro Pichetto Fratin, essendo piemontese, sa di che cosa parliamo -, ma anche al settore dell'edilizia. Quindi pensiamo - Forza Italia lo ha ripetuto più volte anche in quest'Aula - che l'acciaio sia una di quelle produzioni primarie strategiche che debbano essere supportate, perché esse stesse trainano lo sviluppo del Paese anche in altri settori. E' quindi molto importante andare in Europa in modo diverso da come è stato fatto in passato. Noi salutiamo con grande soddisfazione il fatto che ora l'Italia, attraverso Mario Draghi, possa beneficiare di un momento di forte credibilità e autorevolezza a livello europeo che ci può consentire, in questa fase, di incidere sulle decisioni dell'Unione europea in modo diverso rispetto a quanto abbiamo fatto nel passato.

Questa è un'interrogazione relativamente vecchia, perché si riferisce a luglio; già da luglio ad oggi sono state fatte - ce lo ha spiegato con la lettura della risposta - diverse azioni molto importanti. Si sta andando nella direzione giusta, però approfittiamo di questa interrogazione per ribadire la necessità che il Governo segua con grande attenzione, giorno dopo giorno, l'evoluzione di questo settore, la riorganizzazione anche in atto e tutto quello che chiaramente ne consegue, anche in termini di indotto.

Noi pensiamo che il nostro Paese debba rimanere un grande Paese industriale e, per questo, la produzione di acciaio, anche inossidabile, sia assolutamente strategica e fondamentale. Quindi, ringraziamo, rimarremo vigili e attenti all'evoluzione di questo settore e pensiamo sia stata imboccata la strada giusta.

(Iniziative normative volte a una riforma del sistema cooperativo per garantire un'adeguata tutela dei diritti dei lavoratori, alla luce di taluni episodi verificatisi presso alcune aziende in provincia di Modena - n. 3-02456)

PRESIDENTE. Il Vice Ministro dello Sviluppo economico, Gilberto Pichetto Fratin, ha facoltà di rispondere all'interrogazione Ascari e Grippa n. 3-002456 (Vedi l'allegato A).

GILBERTO PICHETTO FRATIN, Vice Ministro dello Sviluppo economico. Grazie, Presidente. Grazie agli onorevoli interroganti, rispondo all'atto in esame sentita al riguardo la competente Direzione generale del Ministero dello Sviluppo economico e informo per quel che segue.

Con l'atto in questione, gli interroganti riferiscono notizie di stampa concernenti le vicende dei lavoratori soci della cooperativa Prestigio che svolgerebbe attività in subappalto per la multinazionale della logistica Dsv, fornitore della Ferrari e chiedono di sapere quali iniziative si ritenga opportuno adottare per contrastare le presunte pratiche antisindacali che sarebbero diffuse presso alcune aziende della provincia di Modena, nonché le iniziative normative volte ad una riforma del sistema cooperativo, oggi affetto da scarsità di tutele sul piano dei diritti dei lavoratori e delle lavoratrici.

Vorrei evidenziare preliminarmente che la questione riguarda principalmente la tutela dei diritti sindacali, materia di principale competenza del Ministero del Lavoro e delle politiche sociali. Per quanto concerne, invece, la società cooperativa a cui si fa riferimento, ossia la Prestigio società cooperativa, con sede legale in Modena, operante nel settore del facchinaggio, la Direzione generale competente del Ministero dello Sviluppo economico ha rappresentato che è attivo, ai fini di un'efficace programmazione congiunta delle attività di controllo, con la regione Emilia-Romagna, un tavolo di lavoro che ha elaborato un protocollo di intesa operativo nel settore del facchinaggio dalle cui valutazioni periodiche sono individuati, di volta in volta, gli ambiti territoriali e merceologici che necessitano di un tempestivo intervento ispettivo. Ciò premesso, dalle verifiche effettuate sulla società in questione, è risultato che il presidente della stessa riveste una carica sociale anche nella cooperativa Instant Job, società controllata dalla Prestigio ai sensi dell'articolo 2497-bis del Codice civile. Le cooperative citate aderiscono all'Associazione generale cooperative italiane (AGCI) che ne effettua l'ordinaria attività di revisione; le stesse cooperative non sono, pertanto, sottoposte all'ordinaria attività di revisione del Ministero dello Sviluppo economico.

Dall'esame dei verbali di revisione delle cooperative in oggetto, richiesti e forniti dall'AGCI, risulta - quanto alla cooperativa Prestigio - che gli accertamenti si sono conclusi il 25 novembre 2020 con la proposta del rilascio dell'attestazione di revisione. Il revisore riferisce che la società è risultata in grado di perseguire lo scopo di fornire occasioni di lavoro ai soci, presenti alla data della revisione nel numero di 49, di cui 48 occupati.

La cooperativa non risulta occupare soggetti terzi non appartenenti alla platea sociale; il revisore evidenzia, inoltre, la solidità patrimoniale della stessa e attesta che negli esercizi precedenti alla pandemia COVID-19, la cooperativa ha posto in essere iniziative utili ad incentivare la partecipazione alla vita sociale (quali, ad esempio, le cene sociali di fine anno). Deve precisarsi, invero, che nel 2019 la società ha maturato un risultato negativo a causa dell'incapienza dei ricavi alla copertura dei costi, situazione ristabilita in positivo nel 2020, nonostante la generale crisi economica che, tuttavia, non ha interrotto l'attività della medesima. Quanto alla concreta partecipazione dei soci alla gestione, non viene fornita alcuna ulteriore notizia di approfondimento. Per quanto attiene ai rapporti di lavoro, vi è una vertenza in corso con quattro lavoratori (con presunta risoluzione conciliativa) afferente alla richiesta di un diverso inquadramento contrattuale e alle relative differenze retributive.

Quanto al verbale di revisione della Instant Job, l'attività si è svolta dal 1° dicembre 2020 e non sono state rilevate criticità, né sotto il profilo sostanziale, né sotto il profilo formale. Tuttavia, vengono evidenziate la riduzione, nel 2019, del numero soci a 3, dei quali nessuno occupato, e l'interruzione dell'attività al 30 giugno 2020. Non sono verbalizzati approfondimenti sulle motivazioni di detta sospensione. Anche per quest'ultima cooperativa è stata evidenziata la stessa vertenza di cui alla Prestigio, in quanto uno dei 4 lavoratori ricorrenti, avrebbe prestato attività in entrambe le società cooperative.

La direzione competente del Ministero, nell'ambito delle proprie funzioni, anche a seguito di quanto esposto con l'atto in esame, ha ritenuto di pianificare una specifica attività di vigilanza straordinaria al fine di verificare nel complesso gli effettivi requisiti mutualistici delle citate cooperative. Con riguardo, infine, alle eventuali “iniziative normative volte a una riforma del sistema cooperativo”, informo che il Ministero dello Sviluppo economico è impegnato costantemente nell'emanazione di pareri e nella formulazione di proposte in ambito normativo sulla cooperazione, partecipa, in sinergia con gli altri organi di vigilanza, interessati a vario titolo, al monitoraggio del settore nell'ambito dei propri obiettivi ed è rappresentato, a mezzo di propri delegati, anche nella neo-costituita task force “Settore Logistico e Trasporto Merci” presso il Ministero del Lavoro e delle politiche sociali. In particolare, l'articolo 2 del decreto ministeriale n. 160 del 2021 prevede che la citata task force svolga, inoltre, la funzione di sviluppo degli strumenti di analisi, finalizzati alla valutazione del rischio e alla diagnosi precoce delle patologie aziendali, nonché di promozione di strategie per incentivare la compliance spontanea da parte degli operatori del settore nel quadro di uno sviluppo del medesimo settore, nel quale tutte le imprese fondino la propria ricerca di competitività esclusivamente sull'innovazione, sulla formazione e sulla qualità, rifiutando - per esse e per i propri partner - ogni forma di dumping sociale e di evasione o elusione normativa. La norma prevede, infine, che la stessa task farce possa elaborare proposte di interventi normativi e amministrativi volti a contrastare i comportamenti illegali nel settore della logistica e del trasporto, nonché le forme di distorsione dei processi produttivi, compresa la definizione di protocolli d'intesa tra le amministrazioni coinvolte, diretti a realizzare anche la promozione di interventi ispettivi congiunti.

PRESIDENTE. La deputata Stefania Ascari ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatta per la risposta alla sua interrogazione.

STEFANIA ASCARI (M5S). Grazie, Presidente. Ringrazio il signor Vice Ministro, per l'illustrazione e mi dichiaro abbastanza soddisfatta. Ringrazio l'impegno che certamente il Ministero sta mettendo in atto sul tema portato all'attenzione, soprattutto il tavolo di lavoro in Emilia- Romagna; bene gli accertamenti fatti, il lavoro di sinergia, il monitoraggio sulle cooperative e il tavolo sulla logistica. Però, io credo che, se non si affronta alla radice la questione, purtroppo ci saranno tanti altri casi simili a quello segnalato in questa interrogazione. La questione è la seguente: in Emilia-Romagna, nel mio territorio, molte aziende si servono di cooperative, rinunciando così ad assumere direttamente gran parte dei lavoratori. È un sistema perfettamente legale, però questo sistema comporta evidenti conseguenze negative sul piano dei diritti dei lavoratori.

Questo avviene anche per i lavoratori della cooperativa Prestigio, oggetto della mia interrogazione. Questi lavoratori sono di fatto soci della Prestigio, che ha preso l'attività in subappalto dalla multinazionale della logistica DSV, fornitore della più nota Ferrari; un sistema, questo, molto diffuso soprattutto nella logistica, ma anche in altri ambiti, che consente alle imprese di risparmiare sul costo del lavoro, ma sulla pelle delle lavoratrici e dei lavoratori. Quello che denunciano questi lavoratori - stipendi ridotti per il mancato riconoscimento dei livelli contrattuali corretti, malattie non pagate, presunta evasione fiscale contributiva, visto che ogni mese ci sarebbero pagamenti grigi in busta paga fino a 600-700 euro, e violazione dei protocolli anti COVID - è un quadro ampiamente conosciuto da chi si occupa di lavoro.

Domenica scorsa, il 10 ottobre, è stata la Giornata nazionale per le vittime degli incidenti sul lavoro. Io credo che il lavoro debba essere quel luogo dignitoso, dal quale si torna sempre a casa; deve essere un luogo di vita e di sicurezza, di diritti e di dignità, troppo spesso oggi ormai calpestati. Lo stesso Presidente Mattarella ha definito gli incidenti sul lavoro una ferita sociale che non trova soluzione. Il mondo del lavoro, però, ci pone molte questioni e noi, come parlamentari, credo, una soluzione, o almeno una risposta, la dobbiamo dare. Innanzitutto, signor Presidente, io credo sia importante rafforzare, come ha detto anche lei, signor Vice Ministro, il controllo degli ispettori sui luoghi di lavoro, perché le leggi ci sono, però devono essere applicate e rispettate. Dare una stretta sui controlli sarebbe già un primo, importante passo. Questo significa verificare che il contratto corrisponda esattamente alle mansioni che il lavoratore svolge, che siano previste le ferie, la malattia, che sia rispettato il diritto ad aderire a un determinato sindacato o ad un altro, senza correre il rischio di minacce di licenziamento se quel sindacato, magari, non è gradito all'azienda, e tutte le tutele figlie di molte battaglie sociali. Accanto al rafforzamento dell'attività ispettiva ad opera dell'ispettorato del lavoro, io credo sia fondamentale ripensare, in sede parlamentare, il sistema cooperativo, che da anni necessita di una profonda riflessione, così come portare a termine l'iter della proposta di legge, oggi pendente in Commissione lavoro, in merito al contrasto al caporalato industriale, per evitare questi appalti e subappalti con cooperative che ogni 2 o 3 anni falliscono, senza pagare contributi, senza pagare i lavoratori, senza pagare l'IVA, e creando un corto circuito nel sistema lavoro, a danno delle lavoratrici e dei lavoratori. Io voglio ribadire che la scarsità di tutele sul piano dei diritti dei lavoratori e delle lavoratrici deve essere una questione che ci deve togliere il sonno. Da questa pandemia abbiamo imparato che, purtroppo, sono state colpite le persone più fragili e che siamo tutti sulla stessa barca, nessuno escluso, e i diritti che mancano ad una porzione di cittadini sono una ferita per tutta la collettività: questo non lo dobbiamo tollerare e dobbiamo garantire che i diritti siano rispettati.

(Iniziative di competenza nei confronti delle autorità spagnole in relazione alla vicenda dell'aggressione e dell'omicidio del giovane Niccolò Ciatti - n. 3-02526 e n. 3-02528)

PRESIDENTE. Passiamo alle interrogazioni Ferri n. 3-02526 e Potenti n. 3-02528 (Vedi l'allegato A), che, vertendo sullo stesso argomento, saranno svolte congiuntamente. La Vice Ministra degli Affari esteri e della cooperazione internazionale, Marina Sereni, ha facoltà di rispondere.

MARINA SERENI, Vice Ministra degli Affari esteri e della cooperazione internazionale. Grazie, signora Presidente. Il giovane Niccolò Ciatti è deceduto il 13 agosto 2017, a seguito di una brutale aggressione in una discoteca di Lloret de Mar. Subito dopo la sua drammatica morte, la Farnesina e la rete diplomatico-consolare in Spagna si sono occupate del caso, con la massima attenzione. Stiamo fornendo alla famiglia Ciatti ogni possibile assistenza. Alla famiglia di Niccolò rinnoviamo la nostra vicinanza e il nostro impegno affinché sia fatta giustizia. Il Consolato generale a Barcellona e l'Ambasciata a Madrid hanno seguito gli sviluppi del procedimento penale a carico del principale presunto responsabile, il cittadino russo, di origine cecena, Rassoul Bissoultanov. Il magistrato spagnolo ha chiesto il rinvio a giudizio per omicidio di primo grado, con varie aggravanti.

La fase dibattimentale presso la corte di appello di Girona è stata fissata il 26 novembre. Secondo le autorità spagnole, l'evidente lasso di tempo trascorso rispetto alla data dell'uccisione sarebbe dovuto alle misure anti-COVID e alla necessità di convocare una lunga serie di testimoni e periti.

Il 9 giugno la Farnesina, per il tramite dell'ambasciatore d'Italia a Madrid, ha svolto un passo formale nei confronti del Ministero della Giustizia di Madrid a riguardo dell'ipotesi di scarcerazione del presunto responsabile, ricevendo rassicurazioni circa l'impossibilità che potesse sottrarsi alla giustizia. Nonostante queste rassicurazioni, il successivo 17 giugno, Bissoultanov è stato invece, purtroppo, rilasciato, seppure con restrizioni alla libertà di movimento. La corte d'appello di Girona lo ha infatti messo in libertà, ritenendo non sussistenti i presupposti per lo svolgimento del processo e l'emanazione di una sentenza entro la data in cui sarebbero scaduti i termini della custodia cautelare, vale a dire il 22 agosto.

Il 3 agosto Bissoultanov è stato arrestato in Germania, sulla base del mandato di arresto europeo, emesso su richiesta del giudice per le indagini preliminari del tribunale di Roma. Come previsto dalla procedura che regola il mandato d'arresto europeo, Rassoul Bissoultanov è stato successivamente sottoposto ad una regolare audizione davanti all'autorità giudiziaria tedesca. Il 5 ottobre i magistrati tedeschi hanno convalidato la consegna del cittadino russo all'autorità giudiziaria italiana, un risultato importante, frutto dei costanti contatti delle ambasciate a Berlino e a Madrid con le autorità tedesche e spagnole, che la Farnesina ha salutato con un comunicato ufficiale, esprimendo grande soddisfazione. Insieme agli altri Ministeri coinvolti, Giustizia e Interno, faremo il possibile affinché la consegna di Rassoul Bissoultanov alla giustizia italiana avvenga al più presto.

PRESIDENTE. Il deputato Cosimo Maria Ferri ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alla sua interrogazione.

COSIMO MARIA FERRI (IV). È un tema talmente drammatico e difficile, tale il dolore della famiglia, che è difficile poter dire che uno è soddisfatto di un'interrogazione o dell'esito. Qui c'è il dolore di una famiglia che, con grande dignità, chiede e aspetta giustizia, vuole la verità. È un fatto, come ricordava la Vice Ministra, che risale al 12 agosto 2017 – quindi, son passati più di quattro anni - e ancora, in Spagna, non è iniziato il dibattimento e, poi, si parla della giustizia italiana. Allora, riflettiamo su questi tempi della giustizia spagnola, di fronte a un atto così violento, così cattivo.

Se voi guardate i filmati di quella serata in discoteca, senza motivo si avvicinano tre giovani ceceni a questo ragazzo innocente - pochi giorni dopo sarebbe rientrato in Italia - sempre sorridente, con tanta voglia di vivere. Senza motivo, viene picchiato e, proprio a causa dei calci che gli vengono dati in testa da uno di questi tre ragazzi, viene ricoverato e muore, poi, la mattina dopo, il 12 agosto.

Da qui è stata una rincorsa a capire come poter almeno chiedere giustizia, visto che nessuno ti può ridare la vita e far guardare avanti. Quindi, questa famiglia ha cercato nelle istituzioni di trovare delle risposte. La Vice Ministra ha ricordato, certamente, due appuntamenti importanti dell'ambasciatore italiano in Spagna, nel novembre del 2020, e anche una lettera che scrisse l'allora Ministro della Giustizia al collega spagnolo, per chiedere a che punto si era con questo procedimento. Vi era un rispetto per l'autonomia della magistratura, anche quella spagnola ovviamente, ma un dovere del Governo, dei Ministeri competenti degli Affari esteri, della Giustizia e anche dell'Interno, di capire cosa stava succedendo durante le indagini. Anche perché non dimentichiamoci che si parla di tre ragazzi: per uno vi è stata un'archiviazione da parte dell'autorità spagnola, e due sono a giudizio. Uno di questi, come ricordato prima, era in stato di custodia cautelare in carcere ed è quello che ha dato il calcio, che ha compiuto l'atto materiale. Dai filmati, c'era anche l'altro accanto, ma non sta a me emettere la sentenza. Però, vogliamo che siano fatte indagini complete. Molte sono state ricostruite, non grazie alla polizia spagnola – ecco, il tema dei rapporti diplomatici, tra Forze di polizia, ma anche tra magistrature, e della cooperazione internazionale -, ma grazie al grande lavoro che hanno fatto i ROS. Vi è anche tutta una serie di testimoni che sono stati sentiti, grazie alle indicazioni e alle Forze di polizia e dell'ordine e grazie alla Polizia giudiziaria italiana. Quindi, ne vogliamo dare merito, però vogliamo che la Spagna raccolga questi risultati, perché altrimenti è inutile cooperare all'interno dell'Unione europea con un Paese come la Spagna, su questi temi, con riferimento a indagini su fatti di una gravità assoluta.

Sono passati quattro anni. Da questa interrogazione che ho presentato sono passati ormai dei mesi con i tempi parlamentari. E dicevo: occhio, perché ad agosto scade la custodia cautelare in carcere di uno di questi ceceni e, quindi, deve iniziare il dibattimento! Dobbiamo chiedere con forza - sono passati quattro anni - che si faccia un processo e che si dia una risposta a questa famiglia, che sta sostenendo delle spese e la fatica, quindi, anche materiale, oltre che morale, nel portare avanti e chiedere giustizia.

Purtroppo, rispetto a questa interrogazione, oggi devo dare atto che il ragazzo è stato scarcerato, che il processo, come è stato detto, inizierà il 26 novembre del 2021. Questo ragazzo è stato fermato in Germania, come è stato detto, e verrà estradato. Ma c'è un altro problema di giurisdizione – e chiedo alla Vice Ministra di parlare anche col Ministero della Giustizia e di capire cosa fare - perché ci può essere anche un conflitto di giurisdizione.

Oggi vorremmo che almeno il 26 novembre 2021, in Spagna, iniziasse questo procedimento penale. Quindi, anche nell'eseguire il mandato d'arresto europeo, chiediamo che si tenga conto di questa data del processo penale, che non venga rinviato, che ci sia cooperazione anche tra le due procure e che ci sia un'attività diplomatica che porti al risultato di avere giustizia e di avere una verità, e non l'ennesimo rinvio. Questo dobbiamo alla famiglia di Niccolò Ciatti (Applausi).

PRESIDENTE. Il deputato Manfredi Potenti ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alla sua interrogazione. Prego, collega.

MANFREDI POTENTI (LEGA). La ringrazio, signor Presidente. Sicuramente sono felice del coordinamento che c'è, che esiste - lo dimostra il fatto che il Governo sta rispondendo alle nostre interrogazioni - tra i tre poteri dello Stato: l'esecutivo, il giudiziario - che dobbiamo ringraziare per essersi con solerzia attivato, per utilizzare uno strumento di giustizia europea – e, naturalmente, il parlamentare, perché siamo qua, come potere legislativo, a coinvolgere il Governo in questa risposta.

Voglio ricordare che la morte di questo giovane è avvenuta in un Paese che fa parte della Comunità europea. Da una parte, ciò ci porta immediatamente a pensare anche ad altri cittadini italiani, che hanno trovato una triste fine al di fuori dei confini europei. E non posso non citare Giulio Regeni o altri che stanno scontando delle misure custodiali molto, molto particolari, come Patrick Zaki.

Qui, purtroppo, parliamo di un cittadino che è morto, un ragazzo giovane morto per un'aggressione subita in un luogo di divertimento. Luogo di divertimento che poteva essere anche nel nostro bel Paese, ma è un fatto che ciò sia avvenuto in un ambito comunitario. Qui vorrei spendere due parole sull'efficienza, per una volta, che abbiamo rilevato sull'uso di uno strumento quale quello introdotto nel nostro ordinamento dalla legge n. 69 del 2005, ovverosia grazie all'adozione di quella decisione quadro del Consiglio dell'Unione europea che nel 2002 ha introdotto il provvedimento giudiziario, il mandato di arresto europeo, che la magistratura italiana ha utilizzato per poter pretendere che il “presunto” (vogliamo essere garantisti: “presunto”) autore del fatto di omicidio, il signor Bissoultanov, possa vedere garantito a sé stesso il processo che merita; processo che, come diceva il collega poc'anzi prima di me, è opportuno sia tenuto senza i ritardi, che, ahimè, vedo contraddistinguono anche il sistema giudiziario spagnolo.

In questo spazio comune, che è quello che i Paesi membri hanno deciso di condividere, noi pretendiamo che i nostri giovani e i nostri cittadini possano girare tranquilli. È uno spazio in cui possiamo, in qualche modo, andare in ferie, andare a lavoro e dove possiamo muoverci con tutti i mezzi di trasporto, che ormai sono utilizzabili a costi anche contenuti. Questo spazio comune - non voglio banalizzare il concetto - è come se fosse un'area condominiale: a tutti i Paesi membri è fatto dovere, come l'autorità giudiziaria italiana ha dimostrato nel caso, che in questo spazio comune - come in quello, appunto, di un condominio - si entri e si pretenda che i cittadini tutti, anche quelli extracomunitari, stiano, coabitino e coesistano nel rispetto dei principi che sono i principi comuni di questi Paesi. Concludo dicendo che sono anche in parte fiero che in questi giorni le nostre Commissioni parlamentari siano impegnate nel recepimento e nell'adeguamento del nostro sistema ordinamentale rispetto a direttive come quella sulla presunzione di innocenza o nell'attuazione di direttive, come quella sulla lotta al riciclaggio, che permetteranno anche alla nostra autorità giudiziaria di farsi partecipe per garantire che lo spazio comunitario sia - lo ripeto - di tutti: è nostro in Spagna ed è loro in Italia, perché lo abbiamo deciso attraverso delle normative che stanno consolidando questo tipo di rapporti. Ebbene, grazie a queste normative noi garantiremo che un presunto colpevole di un gravissimo reato venga processato nel Paese che in questo momento ha attivato il procedimento - anzi, il processo - e che si celebreranno a breve le udienze, speriamo fino alla sentenza.

(Iniziative volte alla tutela del Prosecco italiano, alla luce della richiesta avanzata in sede europea dalla Croazia per la registrazione del marchio Prosek - n. 2-01327 e n. 3-02527)

PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza Bond ed altri n. 2-01327 e all'interrogazione Bond ed altri n. 3-02527, che, vertendo sullo stesso argomento, saranno svolte congiuntamente (Vedi l'allegato A). Chiedo al deputato Dario Bond se intenda illustrare la sua interpellanza o se si riservi di intervenire in sede di replica.

DARIO BOND (FI). Presidente, illustro brevemente i due strumenti di sindacato ispettivo, che sono avvenuti in periodi diversi ma rappresentano praticamente lo stesso argomento. Purtroppo, è emblematico ciò che avviene e sta avvenendo, per diversi importanti prodotti italiani e anche europei; una sorta di copiatura e di concorrenza sleale. In questo caso, noi abbiamo la questione del Prosecco. È una questione importante, che riguarda un prodotto che ha avuto, anche nel 2021, un incremento di mercato del 35 per cento un po' in tutti i mercati mondiali, soprattutto nel mercato americano. Guarda caso, la Croazia si mette a inventare e a portare avanti, con un nome simile al “Prosecco”, un vino che non ha bollicine, che è un vino fermo e dolce. Guarda caso, la Croazia, nella fase istitutiva degli elenchi dei prodotti a denominazione di origine protetta, poteva in qualche maniera indicare questo prodotto già presente, ma non l'ha fatto. Inoltre, si va a formulare una dizione “Prosek” molto simile a “Prosecco”, a fronte di a una sentenza della Corte di giustizia che dice chiaramente che non ci può essere l'uso di sinonimi, di segni o di indicazioni, anche fonetiche, che possono rappresentare e ricordare al consumatore un determinato prodotto. La sentenza è chiara, eppure noi ci troviamo di fronte a un commissario europeo secondo cui, probabilmente, questa richiesta di riconoscimento verrà portata avanti e verrà autorizzata, anzi, è già stata pubblicata sulla Gazzetta ufficiale dell'Unione europea. Allora, io ho voluto chiedere per due volte al Ministero, soprattutto al Ministro - e poi in sede di replica dirò alcune cose - come voglia muoversi, cosa si intenda fare, perché è chiaro che qui siamo di fronte all'ennesima copiatura di qualcuno che vuole emulare un prodotto di successo per affossarne il mercato. Lascio adesso al sottosegretario le spiegazioni e le indicazioni che il Ministero intende svolgere, anche in sede di replica dei famosi 60 giorni dalla pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale dell'Unione europea.

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per le Politiche agricole alimentari e forestali, Francesco Battistoni, ha facoltà di rispondere.

FRANCESCO BATTISTONI, Sottosegretario di Stato per le Politiche agricole alimentari e forestali. Grazie, Presidente. Onorevoli deputati, nel mese di giugno la Commissione UE ha posto all'attenzione degli Stati membri un documento di lavoro relativo alla pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale dell'Unione europea della domanda di protezione della menzione tradizionale “Prosek” nel settore vitivinicolo, presentata dalla Croazia ai sensi dell'articolo 113 del regolamento UE n. 1308/2013 del Parlamento europeo e del Consiglio.

Fin da subito, nel corso del Comitato di gestione europeo del 29 giugno, abbiamo espresso la netta contrarietà alla proposta, in quanto non solo la traduzione di detta menzione corrisponde al nome della DOC “Prosecco” e delle DOCG “Conegliano Valdobbiadene – Prosecco” e “Colli Asolani – Prosecco”, protette come DOP e come tali iscritte nel relativo registro della Commissione UE, ma anche perché l'eventuale autorizzazione all'uso del “Prosek” croato avrebbe creato un pericoloso precedente di istituzionalizzazione dell'italian sounding. Ciò non di meno, la Commissione UE ha ritenuto che sussistessero le condizioni per l'avvio del procedimento di registrazione. Pur mantenendo altissima l'attenzione sulla vicenda, ci tengo comunque a rassicurarvi sul fatto che ad oggi non è stata presa ancora una decisione finale sulla registrazione del “Prosek”, in quanto l'iter procedimentale è ancora nella sua fase istruttoria. La Commissione, infatti, pur avendo dato il via libera al processo autorizzativo, non è ancora entrata nel merito della domanda e lo farà soltanto nelle successive fasi di verifica e valutazione. Lo stesso commissario UE all'Agricoltura, Janusz Wojciechowski, nel corso del recente G20 agricolo, nell'asserire che la questione del Prosecco è molto specifica e che le obiezioni dell'Italia saranno prese in seria considerazione, ha dichiarato che la questione non è conclusa. Come previsto dall'articolo 98 del regolamento, nei prossimi 60 giorni dalla pubblicazione dell'assenso della Commissione faremo opposizione formale alla domanda croata e lo faremo in modo adeguato e compatto, sia con l'ausilio delle strutture tecniche del Ministero sia con la pressione, l'azione e l'interlocuzione politica che eserciteremo nei confronti di Bruxelles. Abbiamo già attivato un tavolo tecnico, coinvolgendo anche le regioni, le organizzazioni della filiera vitivinicola e i consorzi di tutela interessati, per predisporre una dichiarazione debitamente motivata relativa alle condizioni di ammissibilità, al fine di opporci alla protezione proposta. Ci sono molti argomenti a sostegno delle nostre ragioni. Rilevo, infatti, che un eventuale riconoscimento di detta menzione tradizionale si pone in contrasto con l'articolo 33, paragrafo 2, del regolamento UE n. 33/2019, che ammette la coesistenza con DOP e IGP soltanto per le menzioni protette anteriormente al 1° agosto 2009. A tal riguardo, ricordo che già dai negoziati per l'adesione della Repubblica di Croazia all'Unione europea, era stata avanzata dal medesimo Paese una tale richiesta e che, su opposizione dell'Italia, tale richiesta venne respinta. Infatti, la menzione tradizionale “Prosek” non venne iscritta nel registro della Commissione UE e la stessa Croazia fu costretta a registrare quel prodotto utilizzando altre denominazioni di origine. Ci appelleremo, inoltre, alla massima espressa dalla Corte di giustizia nella recentissima sentenza del 9 settembre 2021, nella causa “Comitè Interprofesional du Vin de Champagne contro GB”, la quale ha chiarito il concetto di evocazione al fine di impedire l'utilizzo improprio di menzioni già tutelate.

Non v'è chi non veda come il termine “Prosek”, per la sua affinità fonetica e visiva, evochi, nella mente del consumatore medio europeo, proprio il Prosecco italiano e, pertanto, non riteniamo che vi siano le condizioni giuridiche affinché esso possa essere registrato. Se ciò avvenisse, infatti, verrebbe palesemente smentito un autorevole principio giuridico affermato dalla Corte di giustizia europea, peraltro recentissimamente.

Non credo serva sottolineare quanto sia grande, forte e importante la produzione di Prosecco per il nostro sistema agroalimentare. Il Prosecco, che ha ottenuto anche il massimo riconoscimento di patrimonio dell'umanità da parte dell'UNESCO, è la prima DOP vitivinicola italiana in termini di valore alla produzione ed è cinque volte più grande della seconda DOP vitivinicola. È evidente, quindi, che c'è un settore che vive con il Prosecco e che rappresenta il nostro Paese nel mondo grazie ad una importante quota di esportazione. Pertanto, metteremo in campo tutte le nostre forze e le nostre energie per bloccare questa errata ed assurda decisione, che mortifica la storia e l'identità dei nostri territori.

PRESIDENTE. Il deputato Bond ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alla sua interpellanza e alla sua interrogazione.

DARIO BOND (FI). Condivido totalmente le dichiarazioni che il sottosegretario ha fatto, tutte le considerazioni svolte, i passaggi, le difese, le organizzazioni anche del prodotto e di filiera. Le sollecitazioni e le sensibilizzazioni fatte sono condivisibili e non si poteva fare di più. Faccio però una considerazione, e non voglio farla personale, perché è rivolta soprattutto al Ministro. Bisogna rendersi conto che sempre di più noi avremo attacchi ai nostri prodotti anche di nicchia, chiamiamoli così - non occorre che ci siano due miliardi di fatturato, come il Prosecco -, e sempre di più noi dovremo difenderci. Ecco perché dovremmo, dovrete come Governo cercare di creare, non un carrozzone, non un'altra Authority, una struttura capace di essere veramente veloce nell'intervenire anche nei Paesi che tendono a fare queste operazioni - perché era nell'aria da tanto tempo e lei lo ha anche ricordato - e creare una sorta di accordo, di parlarsi, di affrontare, di cedere da una parte e di dare dall'altra.

In qualche maniera occorre mettere in piedi una task force fatta dal Ministero degli Affari esteri, fatta dai Ministeri competenti delle Politiche agricole e dello Sviluppo economico in generale, tale per cui si ha una sorta di difesa già all'origine di questi prodotti e si evita di andare a fare la partita; non dico in difesa, perché quello che lei ha letto è una partita all'attacco, però, in qualche maniera, cercare di evitare questi colpi, perché arriveranno sempre di più, perché sarà sempre più facile, in un mercato globale, copiare, perché sarà sempre più appetibile entrare in nicchie che rappresentano anche un certo quantitativo di fatturato, e, quindi, di moneta utilizzabile e anche facilmente incassabile. La richiesta che le faccio, nonostante sia soddisfatto della risposta, è di mettersi al lavoro proprio per creare un qualcosa che possa essere utilizzabile anche nel futuro. La richiesta la faccio soprattutto al Ministro Patuanelli, perché in un'intervista, appena nominato Ministro, disse proprio così: dovremmo difendere con una struttura opportuna, ben integrata con i Ministeri, i nostri prodotti dell'agroalimentare italiano. Ora, oggi, domani, ieri, non ho visto questa struttura.

(Iniziative volte alla nomina del vertice della Soprintendenza archeologia, belle arti e paesaggio per le province di Siena, Grosseto ed Arezzo - n. 3-02443)

PRESIDENTE. La sottosegretaria di Stato per la Cultura, Lucia Borgonzoni, ha facoltà di rispondere all'interrogazione Donzelli n. 3-02443 (Vedi l'allegato A).

LUCIA BORGONZONI, Sottosegretaria di Stato per la Cultura. Grazie, Presidente. In relazione al quesito posto dall'onorevole interrogante, concernente l'avvicendamento, negli ultimi anni, di più soprintendenti presso la Soprintendenza archeologia, belle arti e paesaggio per le province di Siena, Grosseto e Arezzo e le asserite problematiche che ne sarebbero derivate, sulla base degli elementi forniti dalla competente Direzione generale si rappresenta quanto segue. Si evidenzia che il pensionamento del soprintendente dottor Andrea Muzzi e la presa in servizio, in data 1 giugno 2021, del soprintendente ad interim, l'architetto Esmeralda Valente, non hanno, in alcun modo, causato disservizi all'utenza, anche grazie all'assiduo lavoro svolto dai funzionari, diretto a incrementare la propria disponibilità verso il pubblico nella fase istruttoria, consultiva e di supporto nei procedimenti. A tal proposito, si segnala l'impiego presso la Soprintendenza stessa del nuovo sistema di prenotazione degli appuntamenti con i tecnici, gli architetti, gli storici dell'arte, i restauratori, nonché gli archeologi, anche al fine di dare nuovo impulso al rapporto con l'utenza esterna, risolvendo le difficoltà causate dalla pandemia. Inoltre, è disponibile sul sito web della Soprintendenza, fin dal 26 luglio 2021, l'agenda digitale del ricevimento del pubblico, che nasce proprio dall'esigenza di garantire un contatto costante tra l'utenza e la Soprintendenza. Da ultimo, per ciò che concerne i provvedimenti di cui all'articolo 167 e 181 del decreto legislativo 22 gennaio 2004, n. 42, recante il Codice dei beni culturali e del paesaggio, la Soprintendenza si sta adoperando per semplificare e snellire le procedure di rilascio delle autorizzazioni. Nel periodo considerato, peraltro, i procedimenti in argomento non hanno subito rallentamenti di sorta. Ad ogni modo, si segnala che con l'esito della procedura di interpello avviata nel mese di luglio 2021 per il conferimento dell'incarico di funzionario dirigenziale di livello non generale di direzione della Soprintendenza archeologia, belle arti e paesaggio per la provincia di Siena, Grosseto e Arezzo, il 17 settembre 2021 l'incarico di soprintendente è stato conferito all'architetto Gabriele Nannetti. Comunque, al netto di questa risposta, e, ovviamente, sono gli uffici territoriali ad averla data, che ci fosse o, come si dice spesso, fosse percepito un problema, questo lo ritengo anch'io. Non a caso, ho seguito tutta la questione della nomina; c'è stata una zona molto grande e molto importante anche per la presenza di siti UNESCO e per la presenza di tantissimi siti culturali che è pesata sul territorio, perché le richieste arrivavano non solamente dai cittadini, per accelerare e trovare una stabilità, per cui avere un soprintendente che potesse seguire comunque questi territori, ma anche dalle amministrazioni, perché ho avuto tantissime sollecitazioni anche dal sindaco. Sicuramente una problematica percepita dai territori c'è stata; poi, tecnicamente, questa è la risposta che ci è arrivata dagli uffici regionali e dagli uffici delegati.

PRESIDENTE. Il deputato Giovanni Donzelli ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alla sua interrogazione.

GIOVANNI DONZELLI (FDI). Grazie, Presidente. È raro poterlo dire, però sì, sono soddisfatto della risposta alla mia interrogazione, perché è stata una risposta sincera da parte del sottosegretario, perché prima ha letto la risposta preparata dagli uffici tecnici. Ero un po' innervosito e pronto, diciamo così, a dire: non prendiamoci in giro, siamo tutti a conoscenza delle difficoltà che questa situazione aveva creato. La sincerità, alla fine, è disarmante, perché è una risposta che mi rende soddisfatto; mi rende soddisfatto perché il problema è stato risolto. Ovviamente, da opposizione, mi permetto anche di prendermi una parte del merito, perché ovviamente l'interrogazione è del 2 agosto, il 10 settembre si è risolto il problema anche, forse, grazie agli stimoli dell'opposizione, sicuramente degli enti locali, del sindaco, degli assessori di Siena, del sindaco di Grosseto, dell'amministrazione di Arezzo.

Il problema era stato sollevato fortemente dalle istituzioni, dai cittadini, dagli enti locali. Il Governo, in ritardo, ha posto una soluzione. Adesso, il soprintendente c'è, auguriamo a lui buon lavoro in un sito importantissimo per la bellezza del territorio, per la difficoltà e per la particolarità di quel territorio. Quindi, ben venga che ci sia finalmente il soprintendente, purtroppo in ritardo. Ringrazio per la sincerità il sottosegretario, che, pur leggendo una risposta, ovviamente ha dovuto ammettere in quest'Aula le difficoltà che conosceva e che lei stessa aveva incontrato sul territorio il giorno che aveva anche annunciato il soprintendente come un successo, consapevole, quindi, delle difficoltà che c'erano sul territorio.

(Iniziative di competenza volte a consentire il libero accesso al Giardino di Boboli ai residenti del comune di Firenze - n. 3-02529)

PRESIDENTE. La sottosegretaria di Stato per la Cultura, Lucia Borgonzoni, ha facoltà di rispondere all'interrogazione Di Giorgi n. 3-02529 (Vedi l'allegato A).

LUCIA BORGONZONI, Sottosegretaria di Stato per la Cultura. Grazie, Presidente. In relazione all'interrogazione parlamentare in oggetto, presentata dall'onorevole Rosa Maria Di Giorgi, e sulla base degli elementi forniti dalla direzione generale musei e dalla Galleria degli Uffizi, si rappresenta quanto segue. L'onorevole interrogante chiede di conoscere le iniziative intraprese da questo Ministero al fine di ripristinare l'accesso gratuito per i residenti del comune di Firenze al giardino di Boboli, che rappresenta l'unica area verde all'interno del centro storico.

Al riguardo, si segnala che, al fine di contrastare il diffondersi dell'emergenza da COVID-19, con il DPCM 2 marzo 2021 il Governo ha adottato precise disposizioni in materia di contingentamento degli accessi al pubblico nei musei e negli altri luoghi della cultura. In particolare, il capo III del citato DPCM, recante le misure di contenimento dei contagi applicate in zona gialla, all'articolo 14 stabilisce che il sabato e la domenica, giornate con maggiore affluenza di visitatori, l'ingresso nei musei e negli altri istituti e luoghi della cultura è consentito previa prenotazione telefonica oppure online, con almeno un giorno di anticipo rispetto alla data prescelta. Conseguentemente, ai fini dell'accesso al giardino di Boboli, questa amministrazione ha adottato l'obbligo di prenotazione anche a carico dei residenti, con un costo di prenotazione pari a 3 euro ferma restando la gratuità del biglietto d'ingresso.

A partire dal mese di giugno 2021, in seguito al passaggio della regione Toscana in zona bianca l'obbligo di prenotazione per l'ingresso al giardino di Boboli è stato rimosso, al contrario di quanto previsto per l'accesso agli altri circuiti della Galleria degli Uffizi, al fine di mantenere il controllo dell'affluenza negli spazi al chiuso. Successivamente, con decreto-legge 23 luglio 2021, n. 105, recante misure urgenti per fronteggiare l'emergenza epidemiologica da COVID-19 e per l'esercizio in sicurezza di attività sociali ed economiche, si è previsto che anche in zona bianca il servizio di apertura al pubblico dei musei e degli altri istituti e luoghi della cultura sia assicurato a condizione che detti istituti o luoghi, tenendo conto delle dimensioni e delle caratteristiche dei locali aperti al pubblico nonché dei flussi di visitatori, garantiscano modalità di fruizione contingentate o comunque tali da evitare assembramenti di persone, in modo che i visitatori rispettino il distanziamento tra loro di almeno un metro. Inoltre, per quegli istituti e luoghi della cultura che nell'anno 2019 abbiano registrato un numero di visitatori superiore a un milione si è stabilito che il sabato e i giorni festivi il servizio sia assicurato previa prenotazione dell'ingresso online o telefonica, con almeno un giorno di anticipo. Per tale motivazione, la Galleria degli Uffizi, con provvedimento del 29 luglio 2021, ha ripristinato il servizio di prenotazione obbligatoria per il giardino di Boboli nelle giornate di sabato e nei giorni festivi, tranne che per i residenti del comune di Firenze, per i quali è previsto l'accesso gratuito al giardino, sia pure unicamente dall'ingresso di “Annalena”, riaperto appositamente.

PRESIDENTE. La deputata Rosa Maria Di Giorgi ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatta per la risposta alla sua interrogazione.

ROSA MARIA DI GIORGI (PD). Sì, io sono soddisfatta, devo dire, perché la situazione è stata risolta. Certamente, c'è stato un momento di grandissima criticità perché, nella fase di pandemia o, quantomeno, di zona gialla, il divieto per i residenti di entrare in quello che è un giardino immenso e, quindi, l'idea del distanziamento avrebbero potuto essere gestiti, con un po' di flessibilità, in altro modo. Comunque, adesso stiamo uscendo da quella situazione drammatica; nel momento in cui io feci l'interrogazione chiesi appunto una flessibilità maggiore, considerando il luogo particolare che è il giardino di Boboli. Adesso, le cose si sono risolte, mi sembra di capire dalla sua risposta. I residenti con i bambini - perché quello è un giardino cittadino - devono poter accedere senza prenotazione e va bene accedere dalla parte di Annalena, perché storicamente è quello l'accesso che i residenti preferiscono. C'è bisogno, più in generale, di dare il massimo dell'accessibilità ai luoghi della cultura a coloro che vogliono accedervi, perché andare in un giardino come il giardino di Boboli a Firenze, anche per un bambino piccolo, significa confrontarsi immediatamente con una bellezza eccezionale. Si abituano al rispetto, proprio perché è un giardino di un certo tipo, e si abituano alla fruizione intelligente. Infatti, all'interno di quel giardino, da sempre, le scuole organizzano corsi e fanno sì che i bambini e i residenti - perché poi i genitori partecipano a queste iniziative - possano davvero avere tutto ciò che spetta loro perché sono nati a Firenze e perché è giusto che, in particolare loro, abbiano accesso alle bellezze della propria città.

Per quanto riguarda i turisti, è evidente che c'è bisogno - anche lì, certo - di un contingentamento. Però, in effetti - per questo io faccio anche un appello alla Galleria degli Uffizi, al direttore - considerando la vastità di quel luogo, il tema dell'assembramento mi sembra veramente molto, molto complicato da sostenere. Quindi, come io dico sempre, ci si deve muovere in un'ottica di flessibilità, con il minimo della rigidità, considerando, spazio per spazio e luogo per luogo, ciò che è necessario considerare. Questa osservazione vale per i giardini storici, vale per i luoghi della cultura ma vale, naturalmente, anche per tutti gli altri aspetti e per tutte le altre situazioni, che siano le scuole, che siano le aperture di altri luoghi di spettacolo, di teatri e così via. C'è bisogno di essere sempre molto orientati all'analisi delle situazioni particolari, perché dobbiamo puntare anche sull'intelligenza delle persone, dei responsabili e sull'intelligenza anche dei frequentatori, in modo tale da poter riaprire completamente il mondo, in questo caso, della cultura, della scuola e della formazione a tutti i nostri cittadini. Quindi, grazie, sottosegretaria, perché la risposta era molto soddisfacente, perché il problema si è in effetti risolto.

(Intendimenti in ordine alle proposte del Sindacato Itamil Esercito volte ad apportare modifiche alla legge n. 183 del 2010 - n. 2-01308)

PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza Paolo Russo n. 2-01308 (Vedi l'allegato A). Il deputato Paolo Russo si riserva di intervenire in sede di replica. La sottosegretaria di Stato per la Difesa, Stefania Pucciarelli, ha facoltà di rispondere.

STEFANIA PUCCIARELLI, Sottosegretaria di Stato per la Difesa. Grazie, Presidente. Il tema della valorizzazione della specificità del personale delle Forze armate e delle Forze di Polizia e la sua concreta attuazione nel sedime di quanto previsto dal legislatore, con l'articolo 19 della legge 4 novembre 2010, n. 183, assumono una assoluta importanza per il Dicastero che, anche in occasione del tavolo politico costituito nell'ambito della piattaforma concertativa 2019-2021, ha ribadito la necessità di sottolineare il contributo reso dal personale militare anche nella crisi pandemica in atto. La valorizzazione della specificità del personale delle Forze armate, a quadro normativo vigente, è frutto del confronto tra l'amministrazione e il consiglio centrale di rappresentanza; ciò al fine di poter individuare soluzioni che sulla base delle risorse stanziate contemperino gli interessi di ambo le parti. Essa deve tener conto di tre principali aspetti caratterizzanti le Forze armate: la peculiare identità del ruolo, la particolarità della missione e la centralità in tale ambito della “militarità” come patrimonio di eccellenza a sostegno delle istituzioni e del sistema Paese.

Coerentemente con tale linea di indirizzo, lo stato maggiore della Difesa ha costituito un tavolo tecnico in materia di valorizzazione della specificità del personale delle Forze armate e Forze di Polizia, al fine di condurre i necessari approfondimenti e dare concreta attuazione alla specificità e, soprattutto, in relazione ai peculiari compiti svolti dal personale delle Forze armate e delle Forze di Polizia, quali: integrazione del welfare state del personale del comparto, mediante l'adozione di un'assicurazione sanitaria a carico dell'amministrazione; riforma del sistema pensionistico indirizzata verso l'adozione dell'ipotesi di previdenza dedicata; valorizzazione delle precipue funzioni, mediante la previsione di apposita tutela legale anche relativamente alla responsabilità civile del militare per risarcimento dei danni cagionati a terzi nell'esercizio delle funzioni svolte.

Nel merito delle questioni poste, nel rappresentare preliminarmente che la trattazione della tematica della progressione economica delle carriere per tutti i ruoli non dirigenti - graduati, sergenti e marescialli - può avvenire nell'ambito dell'attività concertativa, trattandosi di personale contrattualizzato, si segnala che vi sono stati, comunque, concreti segnali di riconoscimento nei confronti delle funzioni apicali svolte nei citati ruoli e categorie quali: l'incremento della misura dell'importo aggiuntivo pensionabile disposto nell'ambito del cosiddetto correttivo al riordino dei ruoli e delle carriere del personale delle Forze armate (decreto legislativo 27 dicembre 2019 n. 173); l'attribuzione di una maggiorazione del compenso relativo al fondo per l'efficienza dei servizi istituzionali, spettante per ogni giornata di servizio utile prestato relativamente agli anni 2019-2020.

In relazione alla previsione di tutte le indennità presenti nel trattamento economico in vigore, si segnala che, nell'ambito dell'attività concertativa in corso, tesa al rinnovo contrattuale 2019-2021 per il personale non dirigente, si stanno conducendo approfondimenti volti a destinare parte delle risorse rese disponibili alla rivisitazione di talune indennità e l'istituzione di nuove, al fine di attribuire un opportuno riconoscimento alle prestazioni di attività operative e addestrative.

Tanto rappresentato, relativamente al ticket agevolato per il trasporto pubblico, si evidenzia come siano già previste norme a livello locale, tenuto conto della precipua competenza delle singole regioni, che consentono la libera circolazione sui mezzi di trasporto del personale appartenente alle Forze armate e alle Forze dell'ordine per motivi di servizio.

Con riferimento, invece, ai servizi medici specialistici, si segnala che le prestazioni nei confronti di militari con riconosciuta causa di servizio per causa traumatica sono già rese a titolo gratuito dal Servizio sanitario nazionale. Lo stato maggiore della Difesa, nell'ambito delle iniziative del benessere, al fine di garantire a tutto il personale militare in servizio permanente uno strumento assicurativo integrativo e complementare al Servizio sanitario nazionale, nell'eventualità essi debbano ricorrere a visite specialistiche, grandi interventi chirurgici, degenze ospedaliere, con o senza intervento chirurgico, ha finalizzato, per il tramite della Direzione generale di commissariato e di servizi generali, la stipula di un'assicurazione sanitaria (con oneri a carico della Difesa) estendibile ai familiari (con oneri a carico dell'utente).

In termini più generali poi occorre sottolineare che, nell'ambito dell'ordinamento militare, la tutela del posto di lavoro per il personale in presenza di patologie tali da comportare un giudizio di perdita temporanea o permanente dell'idoneità al servizio militare incondizionato, è specificatamente disciplinata dagli articoli 905 e 930 del decreto legislativo 15 marzo 2010, n. 66, che contemplano rispettivamente l'istituto dell'aspettativa per infermità temporanea e le modalità di transito del personale militare giudicato permanentemente non idoneo al servizio militare incondizionato nelle qualifiche funzionali del personale civile del Ministero della Difesa.

Per quanto riguarda, poi, la possibilità di assegnare il soggetto interessato da patologia ad un incarico tecnico-amministrativo, si segnala che una previsione di contenuto analogo è stata introdotta per le Forze armate dall'articolo 4, comma 5, della legge 12 marzo 1999, n. 68, che ha esteso alle stesse le disposizioni contenute nell'articolo 1 del Decreto del Presidente della Repubblica 25 ottobre 1981, n. 738, concernente le Forze di polizia.

Con riferimento alla possibilità di transito nei ruoli civili della difesa ovvero in altre amministrazioni dello Stato, qualora l'interessato abbia raggiunto il 27° ovvero il 32° anno di età, si rappresenta che, a normativa vigente, non vi è alcun requisito anagrafico e l'accesso nei ruoli del personale civile della Difesa avviene previo processo selettivo, ovvero a domanda, in caso di perdita dell'idoneità al servizio militare incondizionato, secondo le previsioni dell'articolo 930 del decreto legislativo 15 marzo 2010, n. 66.

Con specifico riferimento, invece, al mantenimento dei benefici acquisiti nel tempo dal proprio status di militare, oltre alla naturale progressione economica attraverso il rinnovo dei contratti in caso di transito nel ruolo civile della difesa oppure in altre amministrazioni dello Stato, si precisa che: il nuovo status risulta incompatibile con il precedente. Peraltro, qualora si ammettesse il mantenimento degli istituti connessi con il precedente status si determinerebbe una palese sperequazione a danno del personale proprio dell'amministrazione ricevente. L'articolo 1780 del decreto legislativo 15 marzo 2010, n. 66, inoltre, prevede una clausola di salvaguardia che, in caso di passaggio a qualifiche o gradi di ruoli diversi dell'amministrazione militare o di transito dai ruoli civili, prevede l'attribuzione di un assegno personale pari alla differenza esistente tra il vecchio e il nuovo inquadramento stipendiale, laddove quest'ultimo sia inferiore al precedente. Tale emolumento viene riassorbito dai futuri incrementi stipendiali conseguenti a progressione di carriera o per effetto di disposizioni normative a carattere generale. Il mantenimento della progressione economica per il personale civile ex militare attraverso il rinnovo dei contratti non appare opportuna in quanto sarebbe foriera di evidenti discriminazioni in relazione alla disparità di condizione che si verrebbe a creare con il personale civile e non di provenienza militare, a parità di funzioni svolte.

Avuto riguardo, inoltre, alla possibilità di scelta della sede di servizio, unitamente ad altri benefici, si rappresenta che tale eventualità è prevista dal novero delle leggi di tutela sociale. Un'ulteriore estensione, oltre a creare sperequazioni di trattamento, non verrebbe incontro alle esigenze delle Forze armate di impiegare il personale ove ritenuto necessario per salvaguardare l'operatività delle stesse.

A seguito di analisi delle vigenti normative in materia di alloggi di servizio del Ministero della Difesa, non risulta la limitazione ai 3 anni della prole al fine del mantenimento della condizione. Si rappresenta, infine, che, coerentemente con l'attenzione riservata dal Dicastero al tema della specificità, qualsiasi iniziativa assunta in tale solco, anche di natura parlamentare, sarà salutata con favore e seguita con attenzione.

PRESIDENTE. Il deputato Paolo Russo ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alla sua interpellanza.

PAOLO RUSSO (FI). Grazie, Presidente. Intanto mi faccia subito esprimere un vivo apprezzamento per la puntualità della risposta, indipendentemente dal merito. Ciò, nel senso che, a prescindere dalle questioni poste, vi è stato - e registro - un approfondimento significativo, utile a migliorare le performance del sistema militare ma, soprattutto, anche a valutare, con un tratto di maggiore competenza, le criticità che pur sono state rilevate e che sono state confermate.

Il mio apprezzamento è per la puntualità con la quale il Ministero, il sottosegretario Pucciarelli, ha voluto stigmatizzare e puntualizzare le vicende da me suggerite e poste.

Vi sono questioni che riguardano l'anzianità di servizio per i ruoli non dirigenti; vi sono questioni che riguardano la revisione dell'indennità; vi sono questioni che riguardano - e devo dire la risposta è stata esauriente - la tutela del posto di lavoro quando vi è, per esempio, un eccesso ponderale, o malattie insorgenti. Anche l'aspetto relativo alla integrità del nucleo familiare, garantita attraverso la permanenza negli alloggi di servizio oltre i 3 anni, mi pare un segnale straordinariamente positivo, come le attenzioni che il Governo, attraverso il sottosegretario, ha voluto ribadire sul fronte dei trasporti, come su quello dei servizi sanitari. Rimangono alcune questioni, ovviamente non poteva non essere così, che sono parte di quell'apprezzamento anche in chiave critica. Nel senso che l'apprezzamento è l'approfondimento da una parte, le risposte positive dall'altra, ma vi sono anche alcune questioni che rimangono insolute.

Le questioni che rimangono insolute - e lo dico con molta franchezza - è evidente che presentano in sé elementi di difficoltà, di complessità e di problematicità. Penso allo status di provenienza. Ho ben compreso le ragioni che ostano, ma comprendo anche come il Ministero della Difesa abbia nella sua condizione genetica - se si potesse dire - un'attenzione importante nei confronti dei propri lavoratori, valorizzando quel ruolo che è unico.

Valorizzando e interpretando, inoltre, al meglio la missione che rappresenta, ma anche tutelando ed esprimendo una sensibilità in chiave di militarità, che rende il nostro Paese e le Forze armate del nostro Paese, esempi a livello internazionale. Per questa ragione, signor Presidente, esprimo apprezzamento e soddisfazione, non tralasciando però che ci sono ulteriori questioni che vanno approfondite.

PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interpellanze e delle interrogazioni all'ordine del giorno. Sospendiamo, a questo punto, la seduta, che riprenderà alle ore 15. La seduta è sospesa.

La seduta, sospesa alle 12,20, è ripresa alle 15.

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, il deputato Melilli è in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta.

I deputati in missione sono complessivamente 101, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Preavviso di votazioni elettroniche (ore 15,03).

PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.

Sui lavori dell'Assemblea.

PRESIDENTE. Comunico che, a seguito dell'odierna riunione della Conferenza dei presidenti di Gruppo, è stato stabilito che, nella seduta di martedì 19 ottobre, alle ore 14, avrà luogo un'informativa urgente del Governo sui gravi fatti accaduti a Roma il 9 ottobre scorso, in occasione della manifestazione svoltasi presso Piazza del Popolo.

È stato altresì stabilito che l'esame della mozione Serracchiani, Davide Crippa, Boschi, Fornaro ed altri n. 1-00524, concernente iniziative volte a dare seguito al dettato costituzionale in materia di divieto di riorganizzazione del disciolto partito fascista, sia iscritto all'ordine del giorno delle sedute della prossima settimana quale primo argomento dopo il seguito dell'esame del disegno di legge S. 2371 – Conversione in legge del decreto-legge 24 agosto 2021, n. 118, recante misure urgenti in materia di crisi d'impresa e di risanamento aziendale, nonché ulteriori misure urgenti in materia di giustizia (ove trasmesso dal Senato – scadenza: 23 ottobre 2021).

Sull'ordine dei lavori e per un richiamo al Regolamento.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare sull'ordine dei lavori il deputato Francesco Lollobrigida. Ne ha facoltà.

FRANCESCO LOLLOBRIGIDA (FDI). Grazie, Presidente. Lei ha appena detto qual è l'esito della riunione dei capigruppo; lei ha stabilito oggi, con quanto ha dichiarato, che l'informativa urgente del Ministro Lamorgese avverrà dopo 10 giorni dai fatti. Che cosa c'è di urgente? C'è di urgente, in Italia, che il popolo possa capire che c'è il tentativo di frapporre tra il sistema democratico e il popolo stesso la capacità di comprendere quello che sta avvenendo, l'insipienza di un Governo vigliacco, che non racconta ai cittadini quello che sta accadendo in Italia (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Vogliamo sapere - e abbiamo chiesto per questo la presenza del Ministro Lamorgese - se le azioni commesse nella piazza da delinquenti criminali, dai quali ci distingue tutto, siano state commesse con la complicità di agenti infiltrati (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)! Vogliamo sapere - e il popolo italiano lo vuole sapere - se in Italia c'è un rischio per la democrazia e da quale parte provenga (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Noi, in queste ore, abbiamo assistito ad affermazioni di ogni genere. Poteva essere chiarito dal Ministro Lamorgese qui se, come abbiamo visto, un delinquente abituale da un palco potesse impunemente annunciare che avrebbe assaltato la sede della Confederazione generale del lavoro senza che nessuno gli impedisse di farlo (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)! Noi volevamo sapere dal Ministro Lamorgese se la filiera di Governo, dal Viminale, fino all'ultimo degli agenti di Polizia, quelli perbene… gli agenti di polizia sono vittime perché quando vi è un agente che sobilla poi gli altri agenti si attirano l'odio delle persone perbene che manifestano in quella piazza civilmente e democraticamente.

Noi abbiamo il diritto di sapere se si stanno riportando indietro le lancette della storia agli anni Settanta quando, per evitare che i cittadini capissero cosa avveniva, si mettevano generazioni una contro l'altra, si utilizzavano agenti infiltrati (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia), si tentava di creare una cortina fumogena che impediva – che impediva! – ai cittadini italiani di rispettare quella democrazia, conquistata con fatica, che è iscritta nella nostra Costituzione.

Io ringrazio gli amici del centrodestra perché oggi, nella riunione dei presidenti di gruppo, hanno provato a spiegare che, da una parte, c'è la volontà di condannare tutti i totalitarismi, c'è la volontà di cancellare ogni organizzazione sovversiva di qualsiasi stampo e matrice, ma, dall'altra, c'è la necessità di chiarezza, che doveva essere soddisfatta - se non fosse strumentale l'atteggiamento di quelli del centrosinistra e del MoVimento 5 Stelle - prima del voto, prima del voto! Dobbiamo capire se, dietro questa messa in scena, questo circo mediatico, questo atteggiamento, c'è la volontà di condannare i cittadini ad altri anni di governo, non sulla base dei programmi per le città, ma su altro (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

La Ministra Lamorgese è scappata! È scappata, perché non era a Roma quando sono accaduti questi fatti e non è tornata a Roma nemmeno nelle ore successive (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia), nonostante la gente in piazza e nonostante la Confederazione generale del lavoro venisse aggredita ed assaltata.

La Ministra Lamorgese deve venirci a raccontare questo e deve fare anche un'altra cosa, lo dico al collega Fassina, che è una persona intellettualmente onesta. Collega, poc'anzi, in un post, lei ha citato un fatto, la “legge Scelba”: all'articolo 3, comma 2, c'è la possibilità, da parte del Governo italiano, di sciogliere immediatamente le organizzazioni sovversive di stampo eversivo. Lo può fare in questo momento, lo poteva fare ieri, lo poteva fare l'altro ieri (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). La Ministra Lamorgese ci venisse a dire perché non l'ha fatto, avesse il coraggio (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)! Non vi nascondete dietro atti di indirizzo, quando siete al Governo con loro. I vostri Ministri potrebbero riunire oggi il Governo, per sciogliere quelle organizzazioni. Abbiate il coraggio di spiegare anche ai vostri, a cui raccontate una serie di fandonie, che quelle organizzazioni sono strumentali, sono asservite a un metodo antidemocratico che è quello del tentativo di colpevolizzare l'avversario politico (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)! L'avete fatto con Berlusconi, l'avete fatto con Salvini, oggi tentate di farlo con Fratelli d'Italia (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)! Non ci riuscirete, il popolo vi risponderà, anche questa settimana, anche nelle urne (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)!

PRESIDENTE. Collega Suriano, vuole intervenire sempre sullo stesso argomento? Non chiede di intervenire? D'accordo. Il collega Cabras ha chiesto di parlare. Ne ha facoltà.

PINO CABRAS (MISTO-L'A.C'È). Intervengo sullo stesso argomento. In molte stagioni difficili della nostra Repubblica ci sono state variazioni nel comportamento delle Forze di polizia: sono state rese più democratiche, più vicine ai cittadini, più capaci di collegarsi a quello che avveniva in un Paese che si evolveva e non aveva più le scorie di un modo di gestire la cosa pubblica e l'ordine pubblico di un altro tempo.

Oggi siamo in una fase in cui una registrazione su questo tema è richiesta alla Repubblica ed è richiesta innanzitutto al Ministro dell'Interno. Infatti, la gestione della piazza avvenuta pochi giorni fa è stata condotta in un modo molto grave, con elementi che nascono dal fatto che viviamo in un'epoca in cui tutti hanno una telecamera e che rivelano molto facilmente che la gestione è stata insufficiente e imperfetta. Vi è un Ministero che dice: prevedevamo che ci sarebbero state mille persone, invece ne sono arrivate un po' di più. Ma come fa un Ministero a commettere questi errori di valutazione, in un momento in cui c'è fermento nelle piazze italiane? Ieri, a Trieste, si è dimostrato che si può anche bloccare il porto, per difendere i diritti dei lavoratori, in un momento in cui tanti lo dimenticano.

Il gravissimo assalto alla sede della CGIL è avvenuto in circostanze che non osiamo definire meno che oscure; è stato qualcosa che ha creato un'incertezza sul modo di gestire la cosa pubblica e l'ordine pubblico. In questo momento noi dobbiamo avere certezze sulla sicurezza con cui si gestiscono le manifestazioni, senza quegli elementi, che vengono anticipati da indiscrezioni del Governo, sull'intento di rendere le piazze un luogo più difficile, un luogo dove non si manifesta con altrettanta libertà che nel passato. L'agorà è un luogo essenziale della democrazia e va gestito con un equilibrio diverso, mentre in questo momento accade che si impedisca la parola al vicequestore Schilirò o si attuino misure che sono molto discutibili. Vi sono episodi in cui non abbiamo la certezza che la Polizia si sia comportata nel modo dovuto. Quindi, qui c'è un problema di gestione apicale della questione dell'ordine pubblico da parte del Governo e, prima di tutto, da parte del Ministero dell'Interno.

La Ministra dovrebbe venire a riferire quanto prima: giovedì è la prima occasione utile, in questa settimana, per poter discutere di una questione essenziale della nostra democrazia. Ci deve essere libertà di parola, libertà di manifestazione, libertà di movimento, nelle condizioni migliori e più democratiche, limitando i rischi che ci siano infiltrazioni antidemocratiche o fasciste o estremiste. E deve essere rispettata la piazza, nei modi in cui lo Stato si fa amico. Lo Stato deve essere attento alle istanze che ci sono nel territorio, nella democrazia.

Noi invece registriamo in questo momento il convergere anche di un'azione mediatica, oltre che di messaggi da parte delle principali istituzioni dello Stato, che in qualche modo criminalizzano la piazza o esaltano singoli episodi che sono - ripeto - molto oscuri, per attribuirli all'insieme di manifestanti che, al di là delle opinioni che si possono avere sulle loro posizioni, hanno diritto di esprimerle pacificamente e liberamente.

Quindi, questa questione di ordine pubblico è essenziale, in una fase molto delicata della vita repubblicana, sapendo che il 15 di ottobre il rischio concreto è che ci sia molto caos, perché è stata impostata veramente molto male tutta la vicenda del green pass, in modo unico rispetto a tutti gli altri Paesi che sono stati molto attenti ai diritti dei lavoratori, mentre in Italia si è scelta la “linea Brunetta”, cioè quella di dire: voi dovete pagare un prezzo psichico rispetto alle vostre posizioni (Applausi).

PRESIDENTE. Collega Vallascas, lei voleva intervenire su un altro argomento. Allora finiamo il giro di interventi su questo argomento e poi interverrà lei.

Ha chiesto di parlare il collega Ungaro. Ne ha facoltà.

MASSIMO UNGARO (IV). Grazie, Presidente. Io volevo, per sua interposta persona, ricordare al presidente Lollobrigida che chi ha attaccato la sede della CGIL non è il Governo o la Ministra Lamorgese, ma si chiama Forza Nuova! Ha un nome e un cognome quel movimento estremista (Applausi dei deputati dei gruppi Italia Viva e Partito Democratico)! È Un chiaro attacco squadrista di matrice fascista: questo è il nome e il cognome di ciò che è successo sabato scorso. Qui non vorrei che ci trovassimo nella situazione di guardare al dito invece di guardare alla luna ed è deprecabile che, in questo momento, non venga una risposta chiara, univoca, decisa da tutte le forze parlamentari per chiedere lo scioglimento di un gruppo di estrema destra, come Forza Nuova, perché sappiamo molto bene adesso che è un movimento che aveva pensato non soltanto di assaltare il sindacato ma anche di occupare e assaltare sedi del Governo, i palazzi del Governo e del Parlamento. Quindi, le lancette non sono state riportate indietro agli anni Settanta, gentile collega, ma sono riportate indietro agli anni Venti, agli anni Trenta, a cento anni fa della nostra storia. Quindi, sarebbe veramente importante un invito a tutto il centrodestra di sottoscrivere la mozione del collega Fiano e della collega Serracchiani per sciogliere Forza Nuova. Su questo - un ultimo punto, Presidente - trovo deprecabile che alcuni membri delle istituzioni stiano in questo momento alimentando il clima di odio e sfiducia nelle istituzioni, come il presidente della Consob, Paolo Savona, che ieri, appunto, ha denunciato che viviamo in un clima di dittatura (Applausi dei deputati dei gruppi Italia Viva e Partito Democratico). È un alibi che consente a membri di movimenti estremisti, negazionisti, no-Vax o fascisti di avere un alibi per le violenze che abbiamo visto in questi giorni. Chiedo al Governo di intervenire sulle dichiarazioni di Paolo Savona (Applausi dei deputati dei gruppi Italia Viva e Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il collega Ricciardi. Ne ha facoltà.

RICCARDO RICCIARDI (M5S). Grazie, Presidente. Io capisco l'imbarazzo di quest'ultimo periodo di Fratelli d'Italia, perché davvero si sono svelate tante cose. Una prima cosa: i legami con dei movimenti neofascisti o paranazisti sono stati svelati da un'inchiesta di cui volete vedere tutto il girato (Commenti dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia), ma già in quell'inchiesta si vedono le connivenze e un giro poco chiaro, addirittura, di riciclaggio di soldi.

Poi, qui mi fa ridere, perché sembra il piromane che accusa i vigili del fuoco: cioè, voi avete alimentato e state alimentando da un anno e mezzo (Commenti dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia), parlando di dittatura sanitaria, di regime e di quant'altro, ma poi vi lamentate se scoppia un incendio e i vigili del fuoco non sanno come fare…

PRESIDENTE. Collega, si rivolga alla Presidenza, grazie.

RICCARDO RICCIARDI (M5S). …per sedare questo incendio! Quindi, mi sembra un po' surreale questa cosa. Poi, lamentate che si perde tempo con questa cosa antica del fascismo, dell'antifascismo e via dicendo: avete ragione! Non perdiamo più tempo: dichiaratevi una volta per tutte un partito orgogliosamente antifascista; riconoscete nella Costituzione nata dai valori della Resistenza il fondamento della Repubblica italiana (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) e siamo tutti pacificamente unanimi e concordi nel dire basta. Così, tutto l'arco parlamentare si riconosce in queste fondamenta sacrosante e nessuno attaccherà più nessun altro dicendo che avete delle rimembranze fasciste: ditelo! Insomma, metterci tre giorni per riconoscere la matrice di un attacco fascista, come quello che è stato fatto alla CGIL: forse volevate vedere l'intero girato anche di quello (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)? Ma più chiaro di quello che è avvenuto! Quindi, sono queste ambiguità e questi equivoci che non fanno assolutamente bene al Paese. Ripeto: attaccare e buttarla davvero in caciara, citando tutto l'impossibile e tutto lo scibile, sembra davvero non volersi prendere le responsabilità. Noi, ovviamente, siamo per andare avanti su questo provvedimento, per cercare di dare un segnale - lo Stato deve dare un segnale -, però la politica dovrebbe riconoscere innanzitutto quale è il terreno comune e il terreno comune è un Governo e uno Stato che, fin dall'inizio della pandemia, hanno sempre cercato di tutelare la salute pubblica; un Governo che non è al servizio di nessuno strano complotto, come volete far intendere da un anno e mezzo a questa parte (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il collega Colucci. Ne ha facoltà.

ALESSANDRO COLUCCI (M-NCI-USEI-R-AC). Grazie, Presidente. Noi crediamo che sia assolutamente necessario in Parlamento confrontarsi con il Governo su ciò che sta accadendo nel nostro Paese e, in particolar modo, sugli eventi che si sono verificati a Roma sabato scorso. Siamo assolutamente contro iniziative come quelle a cui abbiamo tristemente assistito: condanniamo con fermezza i fatti e gli eventi di sabato scorso. Noi siamo per la libertà di pensiero, per la libertà di manifestare, ma, di certo, nel momento in cui queste manifestazioni sfociano in violenza e in aggressioni, quelle non vorremo mai più vederle.

Siamo convinti che ci sia una storia che parla molto di più delle parole: la storia del centrodestra, ispirata a valori liberali, popolari e riformisti dimostra che non c'è spazio per fascismi ed estremismi. Con riferimento a chi, in quest'Aula, si appella a dichiarazioni - come è stato fatto poco fa - credo che valga molto di più la storia delle persone. Credo che tutti dobbiamo moderare i toni e i termini, perché è assurdo solo pensare, ad esempio, di escludere Fratelli d'Italia dall'arco democratico e repubblicano, come qualcuno in queste recenti ore ha twittato (Applausi dei deputati dei gruppi Misto-Noi con l'Italia-USEI-Rinascimento AdC e Fratelli d'Italia): strumentalizzare in modo sbagliato e inutile non fa altro che buttare legna sul fuoco, invece di assumersi tutti la responsabilità di creare un clima diverso.

Siamo convinti che si possa fare un gesto unitario, tutti insieme: si può pensare di partecipare a una manifestazione, a condizione che non venga fatta in un luogo come Roma, dove si va incontro a un ballottaggio, quindi con il rischio di strumentalizzazioni; si può pensare che venga fatta in un'altra città, magari a Milano, dove già, da un punto di vista elettorale, nel silenzio elettorale, si possono fare manifestazioni, ma attenzione a non dare spazio a strumentalizzazioni che possano creare un clima ancora più grave di quello che stiamo vivendo. Credo che sia giusto, tra di noi, evitare di utilizzare quest'Aula per provocazioni, ma utilizzarla per cercare di trovare una risposta che le istituzioni devono riuscire a dare ai cittadini, perché la politica, perché i pensieri possono essere sempre espressi nel rispetto dell'individualità e dell'indipendenza di ciascuno, senza che ciò venga utilizzato a fini elettoralistici e a fini discriminatori (Applausi dei deputati dei gruppi Misto-Noi con l'Italia-USEI-Rinascimento AdC e Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il collega Fassina. Ne ha facoltà.

STEFANO FASSINA (LEU). Grazie, Presidente. Vorrei provare a fare un tentativo che, mi rendo conto, è un po' velleitario, quasi disperato, per provare a uscire dalla curva degli ultras, per cercare un minimo comune denominatore in questa vicenda, con un paio di premesse. La prima premessa è che - ritengo - sabato, in piazza, a Roma, la stragrande maggioranza delle persone che manifestava non era iscritta a Forza Nuova e non aveva intenti eversivi: manifestava per obiettivi che io non condivido nel modo assoluto, ma è legittimo ovviamente, in una democrazia, che vi siano manifestazioni di dissenso.

La seconda premessa - e qui mi rivolgo, tramite lei, Presidente, al presidente Lollobrigida - è che ho apprezzato la sua presenza, insieme all'onorevole Trancassini, domenica mattina, davanti alla sede della CGIL: è stata una presenza importante.

Ecco, sulla base di queste due premesse vorrei fare la seguente considerazione. Come il presidente Lollobrigida sa, il mio capogruppo, l'onorevole Fornaro, ha chiesto anch'egli la presenza della Ministra Lamorgese a riferire, previ i passaggi previsti al Copasir. Su questo non c'è alcun dubbio: è necessario fare chiarezza. Tutti vogliamo chiarezza, perché è evidente che qualcosa non ha funzionato sabato pomeriggio e non ci possiamo permettere che avvengano altri episodi del genere. Quindi, massima chiarezza, massima trasparenza. Dopodiché, però, dobbiamo rimanere concentrati sulla questione fondamentale, perché quello che è avvenuto sabato non è stato uno scontro tra manifestanti e polizia. Qualcuno - Forza Nuova, un'organizzazione neofascista, dichiaratamente neofascista - ha assaltato la sede del più grande sindacato italiano, come avveniva esattamente cento anni fa! Non è un atto ordinario di violenza, non è semplicemente una manifestazione di dissenso che è andata un po' oltre: è stato deliberatamente attaccato il più grande sindacato italiano, con un significato storico molto chiaro. Allora, qual è il punto che voglio sottolineare e che ho provato a ricordare anche nel post che il presidente Lollobrigida ha citato? Che, di fronte ad un fatto così grave, tutti - tutti! - dovremmo riuscire ad approvare una mozione che chiede al Governo di fare un atto non ordinario. Infatti - è vero - la “legge Scelba” già consente al Governo di fare un decreto ma, a mio avviso, sarebbe molto grave se il Governo intervenisse per decreto a sciogliere un'organizzazione neofascista senza che il Parlamento si sia esplicitamente pronunciato. Siamo su un terreno delicatissimo per la nostra democrazia. È condizione necessaria il pronunciamento del Parlamento per un decreto che ha questa portata democratica. Qual è la mia preoccupazione? La mia preoccupazione è che una mozione che chiede lo scioglimento di un'organizzazione neofascista non può essere approvata soltanto da una parte del Parlamento, deve essere approvata da tutto il Parlamento. Troviamo il modo per costruire un consenso largo! Sarebbe grave se questa Camera mandasse un messaggio ai cittadini in base al quale, per una parte, l'antifascismo vuol dire sciogliere un'organizzazione come Forza Nuova mentre, per l'altra, questa non è una priorità. Sarebbe un messaggio molto grave che non aiuterebbe nessuno. Questo è l'appello! Riconosciamo la gravità di quanto è accaduto e facciamo in modo che una mozione, che impegna il Governo a fare un decreto per sciogliere un'organizzazione neofascista, sia votata da tutta l'Aula (Applausi dei deputati del gruppo Liberi e Uguali)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il collega Fiano. Ne ha facoltà.

EMANUELE FIANO (PD). La ringrazio, Presidente. Vorrei, per il suo tramite, rivolgermi al presidente Lollobrigida. Il presidente Lollobrigida, da poco, ha fatto pubblicare una nota d'agenzia nella quale sostiene che è chiaro che la mozione del Partito Democratico, e di chi lo ha seguito su questa strada, sia strumentale ad alimentare un clima di tensione. Dunque, il presidente Lollobrigida, signora Presidente, ci accusa di stare alimentando in questo Paese un clima di tensione. Ora, io vorrei dire, per il suo tramite, al presidente Lollobrigida che, intanto, si sta contraddicendo, perché è da qualche giorno che mi insegue sostenendo che non c'è bisogno di una mozione di indirizzo al Governo per chiedere al Governo di agire, per la prima volta, in base al secondo comma dell'articolo 3 della “legge Scelba”. Poi, annuncia che il centrodestra produrrà una mozione per chiedere al Governo di chiudere tutte le associazioni sovversive. Questo è il testo dell'agenzia. Quindi, non capisco: per le associazioni sovversive, il Governo ha bisogno di una mozione di indirizzo del centrodestra; invece, per sciogliere Forza Nuova l'intervento del Parlamento è ultroneo, cioè non serve perché il Governo dovrebbe agire da solo. È una contraddizione complicata da sciogliere quella di dire di non proporre una mozione parlamentare da chi la sta proponendo. In secondo luogo, la “legge Scelba” parla di movimenti che hanno un nome: “fascisti”, dice la “legge Scelba”, non dice “sovversivi”! Non è difficile andare a leggersi l'articolato della “legge Scelba”, che non l'ha fatta un Ministro comunista ma un Ministro democristiano, nel 1952 (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). E perché l'ha fatta? Come dice l'incipit della legge, perché è attuativa della Costituzione e nella Costituzione si chiede di non riorganizzare il disciolto partito fascista, non altre organizzazioni! Ci sono molti reati che si commettono in questo Paese e, certo, io firmerei una mozione contro qualsiasi violenza di tipo politico. Ma c'è uno specifico nella storia italiana, che lo si voglia riconoscere o no: in questo Paese c'è stata una dittatura fascista (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico, MoVimento 5 Stelle e Liberi e Uguali), che ha incriminato, torturato, arrestato, fatto deportare migliaia e migliaia di persone, che ha portato a morire centinaia di migliaia di persone in guerre sbagliate. Era una dittatura fascista (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico, MoVimento 5 Stelle e Liberi e Uguali)! E l'unica legge di cui disponiamo in questo Paese che offre la possibilità alla magistratura o al Governo - fatto enorme - di sciogliere un movimento politico riguarda la natura neofascista di questi movimenti.

Per chi fosse immemore, vorrei leggere una delle tante sentenze che riguardano il movimento di Forza Nuova per capire come mai c'è bisogno di una mozione specifica, nulla togliendo al fatto che siamo d'accordo nel votare delle mozioni che riguardano l'attività violenta nel campo della politica. La sentenza di Pisa del 19 aprile 2011 - per chi non la conoscesse - dice che la natura del movimento di Forza Nuova risulta incontestabilmente caratterizzata dall'adesione all'ideologia fascista, per espressa enunciazione dello stesso movimento. A chi, come il presidente Lollobrigida, signora Presidente, ci chiede come mai oggi, solo oggi, chiediamo lo scioglimento di Forza Nuova rispondiamo che è perché per la prima volta, in cento anni, si è attaccata la sede di un sindacato dei lavoratori (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico, MoVimento 5 Stelle e Liberi e Uguali)! Quando in una Repubblica fondata sul lavoro i fascisti attaccano il diritto dei lavoratori, si è superato ogni limite (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico, MoVimento 5 Stelle e Liberi e Uguali)!

Noi non vogliamo alimentare la tensione. Noi vogliamo riconoscere il diritto a chi si oppone al green pass e al vaccino di manifestare pacificamente, depurando le loro manifestazioni dai movimenti fascisti, perché nulla c'entra quello con il dibattito democratico. Se voi siete, come io credo, democratici, votate la mozione. Basta discorsi! È l'unica cosa da fare per liberarci da chi ancora crede che, in questo Paese, serva la dittatura fascista (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico, MoVimento 5 Stelle e Liberi e Uguali).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il collega Baldelli. Ne ha facoltà.

SIMONE BALDELLI (FI). Grazie, Presidente. Mi sembra che la Conferenza dei presidenti di gruppo si sia espressa su quando calendarizzare temi come l'informativa della Ministra dell'Interno Lamorgese e anche sulla mozione Fiano ed altri, che riguarda appunto lo scioglimento di formazioni fasciste o neofasciste.

Mi pare, invece, Presidente, che abbiamo anticipato questo dibattito, fuorisacco rispetto all'ordine del giorno, ad ora e io non vorrei farlo adesso questo dibattito, perché credo che la programmazione dei nostri lavori abbia un senso, perché credo che la discussione sulla manifestazione, su come si è svolta e su come non si è svolta debba avvenire quando viene il Ministro dell'Interno in quest'Aula a rendere un'informativa e i gruppi si possono esprimere, alla presenza del Governo e dopo che il Governo ha parlato. Così come credo che il dibattito sulla mozione Fiano ed altri debba avvenire quando sarà calendarizzata la mozione Fiano ed altri.

Dopodiché, Presidente, dato che - ha ragione - ormai è chiaro che ci siamo entrati in questo tema, mi permetto di sottolineare alcune posizioni che Forza Italia ha espresso. Il presidente Berlusconi ha chiamato il segretario confederale della CGIL per esprimergli la solidarietà per quello che è successo. La stessa solidarietà abbiamo espresso ai feriti delle Forze dell'ordine e agli operatori sanitari, vergognosamente aggrediti in questa circostanza, ma anche solidarietà - mi permetto di dirlo - nei confronti di quei manifestanti pacifici che hanno posizioni diametralmente opposte alle nostre ma che avevano il diritto di poter manifestare pacificamente, mentre qualcuno ha rovinato la loro manifestazione con atti di violenza squadrista, intollerabili in un Paese civile e democratico.

Dopodiché credo che l'opposizione in questo Paese, in questo Parlamento, abbia il sacrosanto diritto di alzarsi e di polemizzare con il Governo come e quando vuole. Credo che la maggioranza abbia il diritto di svolgere il proprio compito di proposta, quando si parla dell'iniziativa di scioglimento delle formazioni neofasciste, ben sapendo, però, che è vero che si tratta di un'iniziativa che è in capo al Governo e che deve poggiare su basi ben solide, le quali non possono essere soltanto le violenze nelle manifestazioni, seppure gravissime e condannabili, perché, se si trattasse solo di violenze nelle manifestazioni, ciò dovrebbe valere per tutti. Eppure, come ricordava poc'anzi il collega Fiano, l'applicazione di quel dispositivo ha un dispositivo molto preciso.

Credo che, non con le accuse reciproche, ma con il dialogo e con il dibattito, si possa cercare di giungere ad un punto di equilibrio il più possibile alto e nobile, che permetta una soluzione condivisa e di votare i testi condivisi su questi temi, che sono importanti per la nostra democrazia. Credo che anche una certa disponibilità, anche per quanto riguarda i momenti di celebrazione di manifestazione, potrebbe fare in modo che, per esempio, alla manifestazione - quella di solidarietà democratica nei confronti dei sindacati - forse ci verrebbero tutti, se, anziché farla il sabato prima delle elezioni, si facesse sabato 23.

Allora, c'è bisogno di uno sforzo da parte di tutti per fare un salto di qualità democratico e Forza Italia, che non è sospettabile di ammiccare a degli estremismi, né di destra né di sinistra, questo salto di qualità democratica lo chiede e lo sostiene, ma con equilibrio, fermezza e rispetto delle regole democratiche che valgono per tutti (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la collega Frate. Ne ha facoltà.

FLORA FRATE (MISTO). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, quanto accaduto a Roma sabato scorso è intollerabile. La violenza va respinta e condannata, senza se e senza ma o però. Profonda solidarietà e vicinanza alle donne e agli uomini della CGIL. L'attacco al sindacato rappresenta un attacco alle nostre radici, alla storia democratica e sociale del nostro Paese, ai valori fondanti della nostra Costituzione. Un'azione squadrista, Presidente, che non ha eguali in epoca repubblicana e che va respinta al mittente.

La pandemia sicuramente ha messo a dura prova gli equilibri sociali. La trappola della povertà, il blocco della mobilità sociale e il venir meno dei corpi sociali intermedi hanno alimentato esclusione ed emarginazione sociale ed è proprio qui, Presidente, in questa solitudine collettiva, che attecchisce una matrice che non solo è eversiva, non solo è violenta, non solo è la reazione scomposta di gruppi organizzati, ma è un chiaro baricentro ideologico, quello neofascista. Ebbene, dobbiamo impedire che il fascismo “movimento”, come è stato definito, diventi un fenomeno di massa e la risposta va individuata anzitutto nella ricomposizione delle fratture sociali che si trascinano da troppo tempo e che con la pandemia si sono acuite fino ad esplodere. Presidente, spostare l'attenzione sulla gestione della piazza è fuorviante ed elude la questione di fondo. Occorre una straordinaria mobilitazione democratica della società civile, dell'opinione pubblica e della politica, perché vorrei ricordare a quest'Aula, Presidente, che il fascismo non è un'opinione, non è una goliardia, non è leggerezza, ma è un crimine e la reazione deve essere forte e unanime (Applausi dei deputati del gruppo Misto).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il collega D'Ettore. Ne ha facoltà.

FELICE MAURIZIO D'ETTORE (CI). Grazie, Presidente. I fatti accaduti il 9 ottobre sono di una gravità estrema e richiedono, come ho sentito da qualche collega, una riflessione comune anche su eventuali documenti che devono essere poi approvati dalla Camera. È chiaro che sono successi fatti che non possono essere accettati in un ordinamento democratico.

L'aggressione e la quasi distruzione della sede della CGIL è non solo da condannare, ma è un fatto che impegna tutti noi a una reazione comune, perché un'aggressione fascista dichiaratamente tale contro la sede di un sindacato deve essere condannata. Ma non basta la condanna: bisogna mettere in campo tutti gli strumenti necessari perché ciò non avvenga e bisogna far capire che le istituzioni democratiche reagiscono in modo comune, reagiscono in ogni assemblea elettiva, reagiscono, però, con documenti - e mi rivolgo a coloro che li hanno presentati - che sono il frutto non di una mediazione, ma di una volontà comune dell'Assemblea. Dev'essere una volontà che si esprime, come diceva anche il collega Fassina correttamente, come un indirizzo politico forte, chiaro, che si rivolga al Paese e che lo si faccia senza inutili mediazioni, senza formalismi, ma sulla base di una comune volontà e di un chiaro intento del Parlamento. Questa è la risposta che dobbiamo dare al Paese. Però, i fatti sono accaduti - consentitemi - anche riguardo a un'altra vicenda, cioè l'accesso al Policlinico Umberto I e anche le violenze fatte al Policlinico. Anche questo è inaccettabile!

La Repubblica italiana è uno Stato democratico e antifascista. Non ci sono possibilità di dubbi, equivoci e di posizioni diverse. Questo Parlamento deve esprimere comunemente questa volontà e questa posizione. Nessuno può avere dubbi, nessuno può creare fraintendimenti. Però, consentitemi: qui non stiamo facendo una discussione, accusando qualcuno, in particolare colleghi parlamentari eletti in un gruppo che si è presentato democraticamente alle elezioni, come Fratelli d'Italia che è totalmente estraneo a queste vicende. Quindi, evitiamo strumentali polemiche e attacchi a parlamentari eletti democraticamente che con metodo democratico svolgono la loro attività politica anche in questo Parlamento, perché questo non è accettabile. Questo non è un modo di ricercare soluzioni comuni. Ognuno prenda le posizioni che crede, ma, se veramente c'è una volontà di affrontare questioni che possono essere gravi, se non sono immediatamente affrontate anche con atti parlamentari corretti, neppure ci può essere spazio per strumentalizzazioni che sono di bassa leva e inutili. Non servono a niente in questo momento polemiche su questi temi, se non per accelerare o fomentare ancora di più un dibattito sterile e di contrapposizione.

Si chiama Forza Nuova la formazione da sciogliere e, come dicevano correttamente dei colleghi, facciamo attenzione, perché non è un atto governativo, ma è il Parlamento, anche nei documenti che approva, che deve farlo con il giusto e ragionevole metodo. Che ci voglia una reazione forte e lo scioglimento di questa organizzazione neofascista, che da anni - da anni! - continua a svolgere attività in contrasto con le leggi dello Stato, possiamo tutti convenire. Ma attenzione perché, come diceva - ripeto di nuovo - il collega Fassina, che correttamente ha individuato il tema, ci vuole una ragionevolezza costituzionale e di condotta delle Assemblee parlamentari, anche nello svolgimento di un'attività necessaria. Per questo, su tali documenti Coraggio Italia è a disposizione per trovare una soluzione che esprima la volontà dell'Assemblea in maniera comune e condivisa, che è la volontà della Repubblica italiana (Applausi dei deputati del gruppo Coraggio Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il collega Ziello. Ne ha facoltà.

EDOARDO ZIELLO (LEGA). Grazie, Presidente. I fatti di Roma, le violenze e le tensioni che si sono registrate, culminate poi nell'assalto alla CGIL, sono una vergogna per l'intero Paese e sono atti che non possono esserci mai più in questa Repubblica, anche perché il sindacato è tutelato dall'articolo 39 e il sindacato rappresenta una forza che va nella direzione di tutelare i lavoratori e i loro diritti.

È anche vero, però, Presidente, che bisogna capire le modalità con cui e il motivo per cui questi facinorosi sono arrivati di fronte alla sede della CGIL e hanno messo a soqquadro una delle principali sedi dei sindacati a livello nazionale. Non è possibile che il Ministro dell'Interno, Luciana Lamorgese, aspetti così tanti giorni per riferire in quest'Aula, perché tutti i deputati hanno il diritto di essere edotti circa le modalità di conduzione della gestione della manifestazione avvenuta a Roma (Applausi dei deputati dei gruppi Lega-Salvini Premier e Fratelli d'Italia). Come richiesto in Conferenza dei presidenti di gruppo, noi abbiamo proposto di anticipare l'informativa del Ministro dell'Interno a questa settimana, non aspettando l'esito dei ballottaggi, perché non c'entrano assolutamente nulla con ciò che è successo a Roma.

È necessario sapere se, in questa Repubblica, siamo a rischio, se il Ministero dell'Interno funziona oppure no, signora Presidente. Ecco perché in Conferenza dei presidenti di gruppo la Lega ha chiesto di anticipare nel più breve tempo possibile l'informativa del Ministro dell'Interno, perché ci deve far capire quali responsabilità ci sono e quali falle questo Ministro ha creato, per l'ennesima volta, nel sistema sicurezza di questo Paese (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Colleghi, vedo alcuni di voi senza mascherina; vi chiedo di indossarla correttamente, coprendo naso e bocca, e ovviamente di mantenere il distanziamento.

Ha chiesto di parlare il collega Vallascas, sempre sull'ordine dei lavori, su un'altra tematica. Corretto? Ne ha facoltà.

ANDREA VALLASCAS (MISTO-L'A.C'È). Sì, Presidente. Chiedo che venga a riferire urgentemente in Aula il Ministro delle Infrastrutture e della mobilità sostenibili perché, se l'articolo 16 della Costituzione garantisce a tutti i cittadini la libera circolazione in ogni parte del territorio, evidentemente per lo Stato noi sardi non siamo cittadini italiani a tutti gli effetti, come sancito dall'articolo 3 della Costituzione. Oggi la Sardegna sta attraversando una delle crisi più nere sul piano dei collegamenti aerei e marittimi; una crisi indegna per un Paese civile, perché condanna un'intera regione a subire inaccettabilmente una condizione di isolamento territoriale e di emarginazione sociale, economica e politica. Una situazione drammatica per migliaia di cittadini e imprese della Sardegna, che incide anche sul corretto funzionamento delle istituzioni democratiche! Da venerdì 15 Alitalia cesserà i collegamenti, quindi non sappiamo ancora come potremo raggiungere Roma.

Chiedo pertanto, di nuovo, che il Ministro venga a riferire, che il Governo intervenga rapidamente per garantire la mobilità dei sardi, ovvero tutelare quanto previsto anche dal Trattato dell'Unione Europea, che, ricordo, afferma all'articolo 3, paragrafo 2, che ogni cittadino dell'Unione ha il diritto di circolare e di soggiornare liberamente nel territorio degli Stati membri, e quindi di consentire a noi parlamentari sardi di rappresentare la Nazione.

FRANCESCO LOLLOBRIGIDA (FDI). Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Collega Lollobrigida, su che cosa?

FRANCESCO LOLLOBRIGIDA (FDI). Sul Regolamento, Presidente.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

FRANCESCO LOLLOBRIGIDA (FDI). Il nostro Regolamento prevede la possibilità di invertire l'ordine del giorno, lo dico al collega Fassina e anche ai colleghi che hanno proposto la mozione. Qualora ritenessero urgente, come noi riteniamo, l'intervento del Governo, chiediamo di proporre, in quest'Aula, l'inversione dell'ordine del giorno, anticipando la discussione a oggi o nella giornata di domani della mozione che hanno presentato, in modo da chiarire, in maniera definitiva, qual è la posizione delle diverse forze politiche. Per la giornata di domani, comunque, noi abbiamo presentato un question time al Ministro Lamorgese; quindi domani, in diretta televisiva, il Governo dovrà rispondere ai quesiti che ho posto in quest'Aula. Vediamo se il Ministro Lamorgese avrà il coraggio di presentarsi con la sua faccia a raccontare ai cittadini italiani quello che le abbiamo chiesto, oppure se il Ministro D'Incà leggerà un manoscritto su questo argomento, ma comunque dovrà rispondere su come facevano quei criminali a essere in quella piazza, non si scappa (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

Disegno di legge: Conversione in legge del decreto-legge 30 settembre 2021, n. 132, recante misure urgenti in materia di giustizia e di difesa, nonché proroghe in tema di referendum, assegno temporaneo e IRAP (A.C. 3298​) (Esame e votazione di una questione pregiudiziale) (ore 15,47).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione della questione pregiudiziale Colletti ed altri n. 1 (Vedi l'allegato A), presentata al disegno di legge n. 3298: Conversione in legge del decreto-legge 30 settembre 2021, n. 132, recante misure urgenti in materia di giustizia e di difesa, nonché proroghe in tema di referendum, assegno temporaneo e IRAP.

Avverto che, a norma del comma 3 dell'articolo 40 e del comma 3 dell'articolo 96-bis del Regolamento, la questione pregiudiziale può essere illustrata, per non più di dieci minuti, da uno solo dei proponenti. Potrà altresì intervenire un deputato per ognuno degli altri gruppi, per non più di cinque minuti.

(Esame di una questione pregiudiziale - A.C. 3298​)

PRESIDENTE. Il deputato Andrea Colletti ha facoltà di illustrare la sua questione pregiudiziale n. 1.

ANDREA COLLETTI (MISTO-L'A.C'È). Grazie, Presidente. Questo decreto-legge, in relazione soprattutto all'articolo 1, è stato fatto al fine di adeguare la disciplina nazionale ai principi enunciati dalla Corte di giustizia UE nella sentenza del 2 marzo 2021 sulla conservazione dei dati connessi alle comunicazioni elettroniche. Questa sentenza è di oltre sei mesi fa, quindi noi, in realtà, stiamo convertendo in legge un decreto-legge che dovrebbe avere i requisiti di necessità e urgenza, anzi, straordinaria necessità e urgenza, i cui requisiti di urgenza risalgono addirittura ad oltre 6 mesi fa. Già questo fa comprendere quanto, in realtà, si sia fuori di quella tutela costituzionale che assicura allo stesso Parlamento di poter legiferare in autonomia e di non dover subire l'intromissione nell'attività legislativa da parte del Governo.

Ma, in realtà, il problema è duplice, perché, andando ad analizzare questo decreto, si comprende, in particolare con riferimento all'articolo 1, che è la parte più incostituzionale, quanto questo Governo abbia utilizzato la forma del decreto-legge non tanto per adeguarsi a una sentenza della Corte di giustizia europea, che riguarda oltretutto un altro Paese europeo, l'Estonia, un Paese europeo, tra l'altro, con una costruzione costituzionale e istituzionale molto diversa dall'Italia. Il vero obiettivo di questo Governo, in realtà, è stato quello di limitare l'utilizzo, in fase di indagine del pubblico ministero, dei tabulati telefonici. Ciò vuol dire che noi avremo un pubblico ministero che sarà molto limitato nella sua possibilità di intervenire e di reprimere il crimine grazie a un intervento di questo Governo.

Ma, ritornando alla necessità e urgenza, visto che la valutazione è stata preminentemente politica, vorrei chiedere a quest'Aula perché sull'eutanasia non si è intervenuto con decreto-legge, considerata la sentenza della Corte costituzionale? Perché sull'articolo 41-bis, ovvero sull'ergastolo ostativo, non si è intervenuti con decreto-legge, vista la sentenza sempre della Corte? Su questo, e su molto altro, il Governo dovrebbe fornirci queste motivazioni, ma soprattutto il problema di limitare l'utilizzo dei tabulati telefonici esclusivamente per alcuni reati fa emergere il problema che non sarà più possibile utilizzare i tabulati telefonici per tutta una serie di reati spia di reati più gravi. Questo, ovviamente, andrà a detrimento di tutta la sicurezza dei cittadini.

Oltretutto, come dicevo, il sistema costituzionale estone, da cui deriva la sentenza della Corte di giustizia europea, è un sistema diverso, poiché da noi il pubblico ministero è totalmente autonomo, e quindi autonomo anche da qualsiasi altra autorità pubblica, in specie lo Stato, dall'altra parte, in molti sistemi, anche europei, il pubblico ministero ha una forma di dipendenza organizzativa, ma anche gerarchica, rispetto al Ministero della Giustizia o al Ministero dell'Interno. Questo fa ancora comprendere quanto l'obiettivo del decreto-legge sia altro che quello di adeguarsi alla sentenza della Corte. In realtà, la volontà di questo Governo, come appare anche dalla riforma penale promossa dalla Ministra Cartabia, con il voto unanime di tutta la maggioranza parlamentare, è garantire l'impunità di Stato, ancora di più in questo momento storico, in cui la burocrazia, soprattutto ministeriale, da cui provengono molti dei Ministri tecnici, tra cui anche Draghi, all'interno di questo Governo, può disporre di ingenti somme a prestito dall'Europa e non vuole, ovviamente, che la magistratura possa indagare su come utilizzare quelle somme.

Ebbene, Presidente, sia la riforma Cartabia sia questo decreto-legge fanno parte di uno stesso disegno politico, che alcuni potrebbero addirittura reputare un disegno criminoso.

Pertanto chiedo che questa Camera faccia evidenziare che almeno ancora alberghi qui, in questa sede, un briciolo di legalità e voti a favore di questa pregiudiziale (Applausi dei deputati del gruppo Misto-L'Alternativa c'è).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Enrico Costa. Ne ha facoltà.

ENRICO COSTA (MISTO-A-+E-RI). Grazie, Presidente. Quanto tempo ho?

PRESIDENTE. Ha due minuti, collega.

ENRICO COSTA (MISTO-A-+E-RI). Grazie. Mi stupisce che sia stata presentata una pregiudiziale di costituzionalità su un provvedimento che, se non fosse stato emanato, avrebbe, sì, creato nel nostro ordinamento una situazione di incostituzionalità. Infatti è un obbligo, quello del nostro ordinamento, di essere coerenti con la disciplina e con gli obblighi internazionali.

La Corte di giustizia ha detto chiaramente che, laddove vi sia la necessità di acquisire dei tabulati telefonici, questo adempimento non può essere fatto semplicemente come una richiesta del pubblico ministero ma è necessario un vaglio del giudice. La Corte di giustizia ha detto anche di più, ha detto che non può essere fatto, questo recepimento, per tutti i reati ma va individuata dallo Stato una selezione dei reati gravi. Questo ha fatto il decreto. E perché lo ha fatto? Perché il tabulato telefonico traccia la vita delle persone, dice quando parli, con chi parli, per quanto tempo parli, dove ti trovi quando parli, con chi parli dopo aver parlato con un'altra persona. Quindi, è evidente che si tratta di un documento che è molto più invasivo, in alcuni casi, delle intercettazioni telefoniche. Il decreto in esame stabilisce che ci voglia un'autorizzazione da parte del giudice. Il pubblico ministero è una parte, la può richiedere, quando c'è l'urgenza li può acquisire autonomamente ma è fondamentale che ci sia, da parte del giudice, l'autorizzazione. Questo dice la Corte di giustizia, questo dice il decreto, c'è una coerenza. L'incostituzionalità ci sarebbe stata nel nostro sistema in assenza di questo decreto.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Felice Maurizio D'Ettore. Ne ha facoltà.

Collega, la mascherina, grazie.

FELICE MAURIZIO D'ETTORE (CI). La metto, la metto. Grazie, Presidente. La questione di pregiudizialità, anche come è stata esposta, dimostra la significativa confusione nell'atto che è stato presentato, in particolare con riferimento ad un presupposto. È chiaro che il decreto-legge n. 132 del 2021, all'articolo 1, modificando l'articolo 132 del Codice della privacy, individuando quali sono i limiti e circoscrivendo l'accesso ai dati di traffico telefonico e telematico rispetto a fattispecie gravi, elencate e determinate come fattispecie tipiche, si riferisce ad una sentenza del 2 marzo 2021 della Corte di giustizia dell'Unione europea.

I princìpi espressi dalla Corte di giustizia dell'Unione europea sono princìpi che valgono con efficacia erga omnes per tutti gli Stati membri. L'attività interpretativa della Corte di giustizia è un'attività interpretativa che determina i limiti di applicazione delle norme con riguardo all'ordinamento europeo. Questo è ciò che è stato il riferimento preciso del provvedimento che stiamo esaminando e sul quale proporre una pregiudiziale di costituzionalità significa non conoscere il funzionamento del diritto comunitario e dei rapporti tra il diritto europeo e il diritto interno. Quindi, la disciplina è perfettamente conforme al diritto europeo, l'attività interpretativa è stata svolta e non ha alcun significato che sia stata svolta con riguardo all'Estonia o con riguardo a quale Stato, non è quello il tema. Il tema è quello dell'efficacia della decisione con riguardo alla determinazione dei limiti entro i quali si può muovere poi il legislatore interno nell'armonizzazione del diritto europeo con la disciplina nazionale. È poi evidente che anche la questione concernente la richiesta, in questi casi, del vaglio di un giudice rispetto all'attività del pubblico ministero che autorizza l'accesso ai dati di traffico telefonico e telematico deve essere ben posta. Non è una questione che riguarda l'appartenenza all'ordine giudiziario o alla magistratura del pubblico ministero. È la parte che sostiene l'accusa, rispetto al giudice che valuta, al vaglio del giudice: questo è il senso della decisione della Corte, non l'indipendenza del PM, se non lo è in Estonia o se lo è in Italia, non è questo il tema. Il tema è: chi chiede di svolgere questa attività e di inserirsi in una attività processuale che può limitare il diritto alla privacy di un cittadino, e il giudice che, rispetto a questa richiesta dell'accusa o di chi svolge l'indagine, risponde attraverso un vaglio che è un vaglio di garanzia. Tutto qui. Nel nostro sistema così funziona per tante altre fattispecie. Quindi è chiaro che i due limiti posti dalla Corte di giustizia sono limiti che sono stati esattamente accolti dall'articolo 1 del decreto-legge n. 132 del 2021.

In particolare, in via dettagliata, l'accesso per fini penali a un insieme di dati di comunicazioni elettroniche relative al traffico o anche all'ubicazione del soggetto che permettono di trarre precise conclusioni sulla vita privata, può essere autorizzato soltanto allo scopo di lottare contro gravi forme di criminalità o di prevenire gravi minacce alla sicurezza pubblica. L'accesso può essere autorizzato solo a seguito di controllo preventivo dei presupposti, effettuato da un giudice o da entità amministrativa terza ed esterna rispetto alle diverse connotazioni degli ordinamenti.

Questo è stato recepito come fondamento e ratio della disciplina all'articolo 1, per cui non c'è alcun argomento, presupposto tecnico, giuridico, alcuna valutazione, neppure fattuale, per stabilire una questione di pregiudizialità costituzionale. È una mera richiesta fatta in Parlamento da coloro che non conoscono il funzionamento dell'ordinamento italiano - e più volte hanno dimostrato di non conoscerlo - nei rapporti con l'Unione europea.

PRESIDENTE. Concluda.

FELICE MAURIZIO D'ETTORE (CI). Quindi, non solo si rigetta questa questione pregiudiziale ma è un atto inutiliter dato, non serve a nulla. È un esercizio personale, costruito su una fallace interpretazione e su un ordinamento che non esiste, su un ordinamento che non c'è, che qualcuno però crede che ci sia e tutte le volte ci presenta questioni pregiudiziali per stabilire…

PRESIDENTE. Collega, deve concludere.

FELICE MAURIZIO D'ETTORE (CI). …e addirittura anche per accusare il Governo e la maggioranza di fare atti non solo illeciti e illegittimi costituzionalmente, dove vedere chissà quale visione della giustizia penale…

PRESIDENTE. Grazie.

FELICE MAURIZIO D'ETTORE (CI). Noi abbiamo una visione della giustizia penale ragionevole, secondo l'ordinamento costituzionale (Applausi dei deputati del gruppo Coraggio Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Maria Carolina Varchi. Ne ha facoltà.

MARIA CAROLINA VARCHI (FDI). Grazie, Presidente. Io desidero intervenire sui rilievi che sono per lo più di metodo e non di merito, perché certamente i cinque minuti non basterebbero per approfondire il contenuto di questo decreto che si articola in una pluralità di norme, e già dal titolo questo è abbastanza chiaro. Non tratta, ovviamente, solo la materia della giustizia ma anche l'ordinamento militare, la proroga di termini in materia di referendum, l'assegno temporaneo per figli minori e i versamenti Irap. Questa circostanza della molteplicità di argomenti affrontati urta con un principio ormai consolidato, a nostro avviso, che è quello dei presupposti fattuali di cui all'articolo 77, comma 2, della Costituzione, affinché si possa esercitare senza delega la potestà legislativa da parte del Governo. Cosa si richiede in questi casi? Una intrinseca coerenza delle norme contenute in un decreto-legge, non solo dal punto di vista oggettivo e materiale ma anche e soprattutto dal punto di vista funzionale e finalistico. Ecco, questa circostanza, a nostro avviso, non viene rispettata con il decreto-legge in oggetto. Piuttosto, sembrerebbe, da una lettura di questo decreto, che si tratti di norme, per citare la Corte costituzionale, assemblate da una mera causalità temporale, così dice la Corte nella sentenza n. 22 del 2012.

Di qui, la necessità del qui ed ora, intervenendo adesso su questi temi e buttandoli indistintamente in un contenitore come quello del decreto-legge. La stessa Corte, peraltro, ha individuato indici alla stregua dei quali verificare se risulti evidente o meno la carenza del requisito della straordinarietà nel singolo caso come la necessità e l'urgenza di provvedere. Allora, il gruppo di Fratelli d'Italia non ignora alcuni arresti della Corte costituzionale che, in alcuni, casi hanno fatto salvi gli ambiti materiali diversi ed eterogenei, come, ad esempio, nei provvedimenti omnibus, nel “Milleproroghe”, purché - e quei provvedimenti certamente ce l'hanno - abbiano una ratio unitaria, quella di intervenire, ad esempio, come nel caso del “Milleproroghe”, sui termini che sono in scadenza e che, quindi, sono accomunati dal fine; ecco, quel presupposto finalistico che la Corte individua come necessario.

Tuttavia, pare che questa fattispecie sia ascrivibile ad un'altra casistica, casistica rispetto alla quale non può valere il presupposto della semplice necessità temporale, ma vi è la necessità anche di una armonia in materia di argomenti trattati. In questo caso, abbiamo norme che si presentano tra loro eterogenee in maniera assolutamente radicale, né, ovviamente, può dirsi, come nel caso del Milleproroghe, l'esempio che ho fatto prima, che vi sia una comunione di scopo tra tali disposizioni. Noi abbiamo insieme i tabulati, l'ordinamento militare e l'IRAP che ho citato prima, quindi, è evidente che siamo fuori da quella casistica che, a nostro avviso, è consentita dalla Corte costituzionale né, in questo caso, ci pare di poter affermare che le disposizioni siano accomunate dalla necessità di intervenire con urgenza su scadenza di termini.

Allora, volendo fare lo sforzo di parafrasare la giurisprudenza costituzionale, noi siamo in presenza di un tentativo di trasformare il decreto-legge proprio in quella congerie di norme assemblate soltanto da una mera causalità temporale che la Corte costituzionale ha detto non essere possibile. A nostro avviso, questo vizio di incostituzionalità non è superato dalle giustificazioni che, per le vie brevi, a mezzo stampa, il Governo ha voluto addurre per giustificare l'ennesimo ricorso a uno strumento che, di fatto, limita e argina fortemente l'attività del Parlamento.

PRESIDENTE. Concluda.

MARIA CAROLINA VARCHI (FDI). Quindi, è abbastanza singolare che, a poche settimane dall'approvazione di una importante norma in materia di giustizia penale, ci ritroviamo con un provvedimento del genere, a dimostrazione - e concludo, Presidente - di un'azione da parte del Governo assolutamente priva di quel coordinamento, non solo politico, che è normale, perché vi sono forze così eterogenee tra loro, ma anche di metodo.

PRESIDENTE. Collega, deve concludere.

MARIA CAROLINA VARCHI (FDI). Quindi, per questa ragione, annuncio il voto favorevole di Fratelli d'Italia alla questione pregiudiziale di costituzionalità (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Catello Vitiello. Ne ha facoltà.

CATELLO VITIELLO (IV). Grazie, Presidente. Eludo la questione relativa all'abuso dello strumento della decretazione d'urgenza, perché mi rimetto a quella giurisprudenza costituzionale e, soprattutto, alle regole che registrano i rapporti fra l'Italia e gli organismi sovranazionali in tema di principi e norme non self-executing e, quindi, all'immediatezza dell'agire dello Stato rispetto all'applicazione concreta del principio della norma.

Invece, Presidente, ho troppo rispetto per il processo penale per non cedere alle provocazioni di questa pregiudiziale, perché ci sono alcuni passaggi che fanno assolutamente trasalire chi crede nel modello accusatorio del nostro processo. Innanzitutto, a monte, quando si dice l'incongruenza e la contraddizione fra le norme in esame, in particolare si colpisce il nuovo articolo 132 del codice della privacy, così come modificato dalla novella, e le previsioni contenute nel PNRR, mi chiedo, rispetto alla ragionevole durata, che c'entra, quando sappiamo benissimo che la ragionevole durata, certamente, fa salvi i diritti fondamentali, in particolare, al rispetto della vita privata e alla protezione dei dati personali, che sono diritti legati alla libertà dell'individuo e, in quanto tali, inviolabili, secondo l'articolo 2?

Noi dobbiamo stare attenti agli equilibri, perché questo provvedimento riequilibra una situazione che era assolutamente borderline rispetto alla sentenza che si è citata; sì, sei mesi fa e allora non è urgente, è impellente registrarsi alla nuova norma.

Ancora, si dice che si impedisce la ricerca di prove determinanti. Presidente, ma nelle indagini non c'è ricerca delle prove, le prove si formano nel contraddittorio fra le parti nel dibattimento. Il pubblico ministero ha dei doveri e quei doveri vengono regolati e verificati da un giudice terzo. E veniamo alla terza boutade: quando si fa riferimento al pubblico ministero come parte imparziale, si dice qualcosa che è fuori dal contesto, perché si confonde l'imparzialità con l'obiettività durante le indagini, ma attenzione alle modalità con le quali il pubblico ministero agisce, pubblico ministero che certamente è autonomo, certamente è indipendente, ma è volto alla ricerca della verità, lui sì, e a tutelare la prova di resistenza in dibattimento dopo rispetto ad una verità che, invece ,il giudice sa qual è, perché è quella dell'articolo 27, secondo comma, della Costituzione, la presunzione di innocenza. E, allora, la terzietà, l'imparzialità, quella garanzia di neutralità è doverosa, anche allorquando il pubblico ministero vuole acquisire i tabulati telefonici, certamente sì, perché c'è violazione di norme e di diritti volti alla tutela della persona, certamente sì. E, allora, occorre rispetto per le indagini, assolutamente; del resto, nella norma è stata prevista la possibilità di lavorare in urgenza per il pubblico ministero, con uno strumento molto simile a quello che accade già per le intercettazioni all'interno del nostro codice di rito, cioè la convalida ex post, ma la verifica del giudice terzo, imparziale e neutrale è fondamentale - lo ripeto -, è fondamentale. Allora, quando noi facciamo riferimento all'autorità giudiziaria, sì, il pubblico ministero è autorità giudiziaria, ma non è autorità giurisdizionale e non può ritenersi baluardo della giurisdizione, come viene scritto in questa pregiudiziale. Avevamo bisogno di mettere un punto fermo rispetto alle garanzie del codice di procedura penale e lo facciamo attraverso questo decreto-legge, nel quale noi crediamo.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Carlo Sarro. Ne ha facoltà.

CARLO SARRO (FI). Grazie, Presidente. La pregiudiziale che è sottoposta all'esame dell'Aula si articola e si sviluppa attraverso due linee argomentative, la prima, di carattere squisitamente formale, relativamente al preteso abuso dello strumento della decretazione d'urgenza in ragione al perimetro delineato ripetutamente dalla Corte costituzionale a proposito della omogeneità di materia. Cioè, il ricorso al potere sostitutivo da parte dell'Esecutivo, rispetto al Parlamento, dell'esercizio della potestà legislativa, richiede necessariamente che le misure adottate e contenute nel provvedimento siano tra loro intimamente coerenti ed appartengano, ovviamente, a una omogeneità di materia e di scopo.

Io credo che già gli atti preparatori, anche con riferimento alla relazione relativa al decreto-legge, consentano di comprendere chiaramente quale sia lo scopo di queste misure che vengono descritte come apparentemente disomogenee e disarticolate tra loro, perché hanno un filo conduttore e hanno chiaramente un comune denominatore che le rende sostanzialmente coerenti ad un unico scopo.

Ciò perché traducono un'accelerazione ed un potenziamento dei procedimenti in vari settori, anche in ragione della particolare contingenza che il Paese ha vissuto, e vive, in questo periodo storico.

L'altro profilo argomentativo, invece, riguarda il merito. Credo che anche politicamente sia più interessante perché le critiche si appuntano fondamentalmente sulla misura che consente l'accesso ai tabulati telefonici e l'acquisizione dei tabulati telefonici stessi da parte del procuratore della Repubblica in presenza di una serie di circostanze molto precise, che sono state ricavate dalla sentenza della Corte europea. Queste limitazioni, tradotte nel nostro ordinamento, muovono innanzitutto dalla gravità dei fatti di reato, dalla pena prevista, che deve essere almeno di tre anni e, sostanzialmente, consentono l'accesso a questa possibilità soltanto quando si verifichino situazioni che, in base agli indici rivelatori che ho ricordato precedentemente, denotano una situazione di particolare gravità e, quindi, giustificano anche delle esigenze investigative particolari. Né maggiore significato hanno gli altri argomenti sui quali si appunta la critica della pregiudiziale, cioè che, sostanzialmente, il ricorso all'assenso da parte del giudice delle indagini preliminari si tradurrebbe in una forma di contraddizione rispetto agli obiettivi che sono stati indicati di recente nelle scelte legislative fatte a proposito del processo e del PNRR (Piano nazionale di ripresa e resilienza) perché sostanzialmente determinerebbero un appesantimento del procedimento e, quindi, dilaterebbero a dismisura addirittura i tempi e questo si tradurrebbe, in pratica, in un effetto di ingolfamento. Credo che nulla più di questa argomentazione, unitamente all'altra, della pretesa violazione delle prerogative di autonomia e indipendenza del pubblico ministero e, più in generale, della magistratura, che pure vengono adombrate nel testo della pregiudiziale, siano indicative di questa visione, come sempre giustizialista, che viene propugnata da tempo nel nostro Paese e che tanti danni e guasti ha provocato. In realtà, si introducono temperamenti e limitazioni, si introduce un controllo – ricordiamolo - rimesso all'autorità giudiziaria. Credo che questo non possa che rappresentare un passaggio da salutare con favore, perché un rafforzamento delle garanzie e un temperamento di quelle pratiche che hanno generato tanti abusi e anche tanti arbitri, che la cronaca piuttosto sovente ci ricorda, possano rappresentare una conquista sicuramente per tutti i cittadini. Dunque, coerenza con la lettera e con lo spirito delle norme costituzionali.

Per queste ragioni Forza Italia, convintamente, respingerà la pregiudiziale.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Stefano Ceccanti. Ne ha facoltà.

STEFANO CECCANTI (PD). Grazie, Presidente. La pregiudiziale non è convincente per due questioni di fondo.

La prima è che il recepimento delle sentenze della Corte di giustizia dell'Unione europea può pacificamente avvenire anche con decreto-legge, lo prevede esplicitamente anche l'articolo 37 della legge n. 234 del 2012, che regola i rapporti tra l'Italia e l'Unione europea. La pregiudiziale, poi, si ispira a una sorta di nazionalismo costituzionale, forse influenzato dallo spirito polacco del tempo, ma il primato del diritto fatto valere dalla Corte di giustizia, sia per noi sia per la Polonia, non può essere in discussione se non quando ricorrano princìpi supremi dell'ordinamento, e non è certo questo il caso, come non lo è, per inciso, in Polonia, sia quando si pretenderebbe di ricostruire dalla Costituzione italiana un potere assoluto dell'accusa nei processi, che non si dà nella Costituzione italiana, né come articolato, né come principio supremo, né, come vorrebbero i polacchi, dove ritengono che sia loro principio quello della subordinazione totale della magistratura al Governo pro tempore.

La seconda è per il testo del provvedimento. Non si può, poi, parlare di eterogeneità perché esso, ancorché multisettoriale, può essere ricondotto a quel genere di provvedimenti ab origine a contenuto multiplo, ma con un'omogeneità di scopo, come ha chiarito la sentenza n. 244 del 2016 della Corte. In questo caso l'omogeneità di scopo è data dalla regolazione dei profili ordinamentali, che si traduce sostanzialmente in una proroga termini, che pure per la Corte può essere multisettoriale (sentenza n. 22 del 2012). Si è stati costretti, in questo caso, ad aggiungere l'articolo 1 per non rinviare oltre il recepimento della sentenza ed evitare gli orientamenti giurisprudenziali difformi, come spiega bene la relazione illustrativa, di alcuni giudici che stavano ritenendo direttamente applicabile il principio della sentenza e altri no. Questa è anche la differenza rispetto ai casi che ha fatto l'onorevole Colletti con riferimento a sentenze della Corte. Non si sono fatti i decreti su sentenze della Corte perché in quel caso i singoli giudici non si sono messi a varare sentenze come orientamento difforme, come era, invece, in questo caso.

Per questo la pregiudiziale merita di essere respinta (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Giuseppe Brescia. Ne ha facoltà.

GIUSEPPE BRESCIA (M5S). Presidente, nell'esprimere il voto contrario del MoVimento 5 Stelle, mi limiterò ad alcune brevi considerazioni nel merito della questione pregiudiziale che stiamo discutendo.

Ampie parti della pregiudiziale mettono in discussione il contenuto e le finalità dell'articolo 1 del decreto-legge che modifica l'articolo 132 del codice della privacy, per circoscrivere l'accesso ai dati di traffico telefonico e telematico a fini di indagine penale, consentendolo solo per gravi e specifici reati e richiedendo sempre, a fronte di una richiesta del pubblico ministero, la convalida da parte del giudice. Su questo punto rinvio al dibattito in Commissione, che è la sede propria e che può, se ritiene, decidere di emendare il decreto in fase di conversione, a seguito di una riflessione più approfondita.

Venendo ai rilievi avanzati sulla presunta incostituzionalità del decreto, rilevo che l'intervento normativo intende dare urgente seguito ad una sentenza della Corte di giustizia dell'Unione europea del 2 marzo 2021 su un caso estone. Questo tipo di sentenze vincola non solo i giudici nazionali destinatari dell'interpretazione come quelli estoni sul caso in esame, ma anche tutti gli altri giudici nazionali ai quali venga sottoposta identica questione. L'intervento del Governo, dunque, intende prevenire possibili futuri contenziosi e intende, soprattutto, fornire una risposta e un chiarimento netto anche alla luce di un dibattito abbastanza acceso nella giurisprudenza, che ha coinvolto anche la Cassazione.

Questo è, dunque, il quadro all'interno del quale si inserisce l'articolo del decreto-legge oggetto della questione pregiudiziale e questa è la ragione che ne motiva la necessità e l'urgenza.

Detto questo, voglio sottolineare un'altra questione di carattere più politico metodologico, che riguarda l'articolo 3 e la proroga in materia di referendum. Va sottolineato che la norma va incontro alle stesse esigenze e alle stesse finalità di un emendamento presentato a maggio al decreto-legge Riaperture, a firma della collega Baldino, un emendamento sottoscritto anche dai colleghi Iezzi e Magi che, quindi, metteva d'accordo un po' tutti i partiti. Se il testo di quell'emendamento fosse stato approvato senza alcuna riformulazione, molto probabilmente il legislatore non avrebbe dovuto intervenire altre due volte nel giro di pochi mesi sulla stessa materia e, sicuramente, si sarebbe evitato questo, seppur legittimo, ricorso alla decretazione d'urgenza. Lo ricordo al di là delle convinzioni e delle convenienze politiche che qualche gruppo oggi può sollevare, nell'esclusivo interesse di una centralità del Parlamento, tutta da riconquistare (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Sono così esauriti gli interventi sulla questione pregiudiziale.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla questione pregiudiziale Colletti ed altri n. 1.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Collega Caretta, dovrebbe indossare la mascherina…

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 1).

La discussione sulle linee generali avrà luogo in altra seduta.

Discussione della Relazione della Giunta per le autorizzazioni sulla richiesta di deliberazione in materia di insindacabilità, ai sensi dell'articolo 68, primo comma, della Costituzione, nell'ambito di un procedimento civile nei confronti di Monica Faenzi, deputata all'epoca dei fatti (Doc. IV-ter, n. 3-A) (ore 16,25).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione del seguente documento: Relazione della Giunta per le autorizzazioni sulla richiesta di deliberazione in materia di insindacabilità, ai sensi dell'articolo 68, primo comma, della Costituzione, nell'ambito di un procedimento civile nei confronti di Monica Faenzi, deputata all'epoca dei fatti (Doc. IV-ter, n. 3-A).

La Giunta propone di dichiarare che i fatti per i quali è in corso il procedimento non concernono opinioni espresse da Monica Faenzi nell'esercizio delle sue funzioni, ai sensi del primo comma dell'articolo 68 della Costituzione.

(Discussione - Doc. IV-ter, n. 3-A)

PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione.

Ha facoltà di parlare la relatrice, deputata Giuditta Pini. Colleghi, vi chiedo di abbassare il tono della voce, per cortesia.

GIUDITTA PINI, Relatrice. Grazie, Presidente. La Giunta per le autorizzazioni riferisce su una richiesta di deliberazione in materia di insindacabilità avanzata dal tribunale di Grosseto, ai sensi dell'articolo 68, primo comma, della Costituzione, nell'ambito di un procedimento civile nei confronti di Monica Faenzi, deputata all'epoca dei fatti, pervenuta alla Camera il 19 marzo 2012, quindi quasi nove anni fa. Si tratta di una richiesta pervenuta dall'autorità giudiziaria nel 2012, durante la XVI legislatura, e mantenuta all'ordine del giorno nelle successive legislature. Io ovviamente lascio agli atti la relazione, di cui farò una sintesi. Sostanzialmente, il procedimento civile pendente presso il tribunale di Grosseto origina da una citazione per danni nei confronti dell'ex deputata Monica Faenzi da parte del dottor Domenico Fimmanò, che rivestiva fino al 2011 la funzione di segretario comunale a Castiglione della Pescaia, in provincia di Grosseto.

I fatti sono qui di seguito riassunti. In occasione delle elezioni amministrative del 2011 per l'elezione del sindaco di Castiglione della Pescaia, si verificava l'esclusione di una lista elettorale per irregolarità nei documenti necessari per la presentazione della lista stessa. La responsabilità dell'evento veniva addebitata dall'onorevole Faenzi al dottor Fimmanò che, in qualità di segretario comunale, non avrebbe fatto rilevare tali irregolarità al momento del deposito della documentazione. In alcune dichiarazioni rilasciate ai media locali, l'onorevole Faenzi lasciava intendere, inoltre, che tale circostanza potesse essere stata influenzata da motivazioni politiche.

Le frasi asseritamente pronunziate dalla deputata Faenzi, per le quali viene richiesto il risarcimento del danno in sede civile, sono così riportate nell'atto di citazione: “Siamo rimasti vittime di un raggiro, di un inganno perpetrato a danno della lista del PDL e sono certa che ci sia stato del torbido (…). Perché non sono state apposte quelle graffette (che univano i fogli)? E perché nessuno lo ha fatto osservare? E perché a Firenze dove mi trovavo quel giorno…mi è stato detto con una telefonata carina e ruffiana che tutto era a posto, che non c'erano e non c'erano stati problemi e che potevo dormire sonni tranquilli, anche perché la prefettura aveva detto che era tutto in regola?”. Questo è tratto dal Corriere di Maremma dell'11 maggio 2011. Oppure, ancora: “È tutta colpa del segretario comunale. Il giorno in cui furono presentate le liste io ero a Firenze. Lui mi disse che era tutto a posto. Mi fidai, che altro potevo fare (…). È un errore troppo grossolano, sono rimasta di stucco. Non credo alla casualità, qualunque segretario se ne sarebbe accorto. Lui mi ha detto che è stata una distrazione. Mi chiedo, uno sbaglio del genere può essere imputabile a una disattenzione? Via, non scherziamo (…). Dopo la bocciatura delle liste, avvenuta domenica 17 aprile, non ho più rivisto il segretario. Ha detto di essersi ammalato, poi è andato a lavorare a Volterra. Ciò rafforza la mia convinzione; non è stato solo un errore di distrazione”. Questa citazione è tratta da Il Tirreno del 16 maggio 2011. Infine, dal Corriere di Maremma del 20 maggio 2011: “ Le liste sono bianche, lo si vede bene e questo era stato fatto notare al segretario Fimmanò”. Tali dichiarazioni, oltre all'accusa di negligenza, sono in particolare oggetto di doglianza da parte del dottor Fimmanò.

Della vicenda si occupò la Giunta per le autorizzazioni della XVI legislatura, che vi dedicò cinque sedute. La Giunta espresse un parere, ma l'Assemblea non lo esamino mai; non esaminò mai la relazione predisposta dalla Giunta nella XVI legislatura e, nella scorsa legislatura (quindi nella XVII), la Giunta non si è occupata della questione, che è rimasta pertanto pendente.

Nella corrente legislatura, quindi la XVIII, l'onorevole Faenzi è stata ascoltata dalla Giunta, ai sensi dell'articolo 18 del Regolamento della Camera, nella seduta del 9 marzo 2021. In tale occasione, l'onorevole ha ricordato di essere stata sindaco e ha ripercorso tutta la vicenda spiegando quanto era successo. La lista presentata fu esclusa perché compilata unicamente nella prima pagina, alla quale erano allegati solo fogli bianchi sciolti. Rispondendo alle domande dei membri della Giunta, l'ex deputata ha confermato che non vi sono atti tipici dell'attività parlamentare da lei presentati o svolti in relazione alla vicenda e ha precisato che furono, però, presentati esposti e denunce volti a mettere in discussione la tornata elettorale, che si svolse, peraltro, con una sola lista senza contendenti.

Nella seduta del 9 giugno 2021 è stato fatto presente alla Giunta che, dalle interlocuzioni avute con l'ex deputata Monica Faenzi, non è emerso alcun elemento, né documentale, né di fatto sull'avvenuta composizione bonaria della lite. In tale seduta, alla luce della situazione di fatto sopra descritta, non è stata ritenuta condivisibile, alla luce dei canoni ermeneutici più volte ricordati dalla Corte costituzionale in materia di insindacabilità, la conclusione alla quale giunse la Giunta nella XVI legislatura, quando deliberò a maggioranza nel senso della insindacabilità per la indubbia caratterizzazione politica dell'episodio, per quanto riferito a vicende locali. Infatti, senza entrare nel merito della questione (cosa che non spetta a noi fare), giudicando della fondatezza delle dichiarazioni rese e della veridicità della versione dei fatti fornita dall'onorevole Faenzi alla stampa e sostanzialmente confermata in audizione, è stato osservato che la indubbia caratterizzazione politica alla quale si appellò la Giunta nella XVI legislatura non appare sufficiente a giustificare la pronuncia di insindacabilità. Si è, infatti, ritenuto che le dichiarazioni furono rese dall'allora deputata Faenzi nello svolgimento della sua attività politica e di interesse locale di amministratrice, e candidata alle elezioni comunali del comune di Castiglione della Pescaia, ma non nella sua attività parlamentare, come confermato anche dall'assenza di atti tipici in tale ambito.

Tale assenza testimonia di fatto che, allora, l'onorevole Faenzi non ritenne opportuno portare la questione all'attenzione della Camera dei Deputati, sottraendola al perimetro della dialettica politica di ambito locale; altrimenti, avrebbe potuto segnalare le asserite responsabilità del segretario comunale con un atto di sindacato ispettivo o con un intervento in Assemblea. Questo è il motivo per cui siamo giunti a questa deliberazione. Una diversa valutazione dell'episodio riconoscerebbe all'amministratore locale, in quanto anche parlamentare, una prerogativa di insindacabilità delle opinioni espresse che non trova riscontro nella Costituzione, ciò che renderebbe sperequati la competizione elettorale e lo svolgimento della vita politica tra i diversi attori in ambito locale, a seconda che siano o meno parlamentari. Per cui, se uno è parlamentare, può richiedere l'insindacabilità, se uno è candidato, ma non è parlamentare, sarebbe escluso da questa possibilità.

Tanto premesso, non ravvisando alcun nesso funzionale con l'attività parlamentare, è stata formulata, pertanto, la proposta nel senso della sindacabilità.

Nella seduta del 16 giugno 2021, la Giunta ha deliberato, a maggioranza, nel senso che alle dichiarazioni rese dall'ex deputata Monica Faenzi, di cui al procedimento civile in oggetto, non si applichi il primo comma dell'articolo 68 della Costituzione.

PRESIDENTE. Non essendovi iscritti a parlare, dichiaro chiusa la discussione.

(Dichiarazioni di voto - Doc. IV-ter, n. 3-A)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto.

Ha chiesto di parlare il deputato Colletti. Ne ha facoltà.

ANDREA COLLETTI (MISTO-L'A.C'È). Grazie, Presidente. Per la componente L'Alternativa c'è, dichiariamo il voto favorevole sulla relazione di maggioranza.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Gagliardi. Ne ha facoltà.

MANUELA GAGLIARDI (CI). Grazie, Presidente. Il procedimento civile pendente davanti al tribunale di Grosseto, con richiesta di risarcimento danni nei confronti dell'ex deputata Monica Faenzi, ha ad oggetto frasi che, appunto, sono state attribuite alla Faenzi, con cui la stessa criticava l'operato dell'allora segretario comunale dell'ente in cui la Faenzi svolgeva il ruolo di sindaco, come dettagliatamente illustrato dalla relatrice. Possiamo ritenere che già questo sia il primo elemento che fa propendere per la valutazione dell'assenza di un qualsivoglia legame tra l'attività parlamentare e le dichiarazioni in esame. A ciò deve aggiungersi che non è stato prodotto dalla medesima Faenzi alcun atto tipico dell'attività parlamentare: infatti, la stessa Faenzi non portò la questione all'attenzione della Camera dei deputati, con nessuna modalità, lasciando, quindi, che la stessa rimanesse nell'ambito locale, dove si era effettivamente verificata. Quindi, al di là della critica politica, non si può ritenere che sia stata svolta alcuna attività tipica delle prerogative parlamentari.

Per tutte queste ragioni, quindi, il gruppo di Coraggio Italia annuncia il voto favorevole sulla proposta della relatrice e, quindi, nel senso della sindacabilità.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Vitiello. Ne ha facoltà.

CATELLO VITIELLO (IV). Grazie, Presidente. Solo per esprimere il voto favorevole sulla sindacabilità, così come richiesta dalla collega relatrice.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Sarro. Ne ha facoltà.

CARLO SARRO (FI). Grazie, Presidente. Dalla ricostruzione della vicenda che la relatrice ha poc'anzi illustrato all'Aula, emerge una storia di forte condizionamento dell'esercizio dei diritti, in particolare dei diritti elettorali, perché la storia non è soltanto quella dell'onorevole Faenzi, candidata, che viene penalizzata in quanto la lista di appartenenza è esclusa dalla competizione elettorale, ma per le modalità attraverso le quali tutto questo avviene e per una serie di singolari circostanze che portarono, poi, in quella occasione, una volta ricusata la lista del centrodestra, allora Popolo della Libertà, a partecipare alla consultazione elettorale una sola formazione politica.

Dopodiché, il segretario comunale, al quale l'allora sindaco Faenzi aveva demandato il compito - come, del resto, la legge prevede in questi casi - di operare una valutazione in ordine alla regolarità formale delle liste, ricordando che in quella occasione la lista di centrodestra era stata depositata ben due giorni prima della scadenza del termine previsto dalla legge e avendo ricevuto assicurazioni che tutto fosse assolutamente in regola, ha visto, poi, la decisione della estromissione per una irregolarità puramente formale, rappresentata dal fatto che gli allegati al modulo principale della presentazione della lista risultavano essere tra loro non collegati dalla graffetta o, comunque, dal timbro di congiunzione che normalmente viene apposto in queste circostanze.

Le esternazioni stesse che la Faenzi ebbe a fare in quella occasione a proposito della delusione per l'operato del segretario e per la sorpresa rispetto a quanto accaduto non sono mai debordate in offese, insulti o accuse di tipo circostanziato. C'è stata sicuramente l'amarezza, la delusione ed anche il rilievo che una persona di grande esperienza e di consumata pratica delle vicende amministrative ben difficilmente non avrebbe rilevato un errore così grossolano, considerando, tra l'altro, che in quella competizione elettorale avrebbero concorso soltanto due liste. Quindi, anche gli adempimenti, i controlli e le verifiche erano piuttosto circoscritti e, peraltro, come ricordavo prima, la lista del Popolo della Libertà era stata depositata ben due giorni prima.

Dunque, a nostro avviso, non c'è, una portata offensiva: c'è un rilievo, c'è una critica, c'è sicuramente anche una contestazione politica a proposito del fatto che, poi, il risultato è stato quello che, in quella elezione, ebbe a concorrere soltanto una formazione politica. Il tutto reso ancora più singolare dal fatto che, una volta accaduto questo pasticcio, il segretario comunale, sostanzialmente, si è dato ammalato e, poi, non ha più ripreso servizio in quel comune, passando al comune di Volterra.

Il dato vero di questa vicenda, al di là della singolarità dell'episodio e di zone d'ombra che sicuramente restano - ma questo, poi, sarà oggetto delle verifiche del giudizio civile a proposito della richiesta di risarcimento - è il tema della latitudine delle prerogative parlamentari e, soprattutto, della relazione che deve esistere tra esercizio della funzione parlamentare e modalità attraverso le quali questa funzione si espleta; cioè se, come talvolta la Corte costituzionale ha ricordato, è l'espletamento della funzione parlamentare indicato dagli atti di sindacato ispettivo, dagli interventi in Aula, cioè quelli che noi, per brevità, indichiamo come atti tipici, ovvero a una sfera di esternazione molto più ampia, molto più articolata, e occorrerebbe, viceversa, guardare alla natura delle dichiarazioni, alla natura dell'intervento, se è quello un intervento politico o meno. Noi siamo fermamente convinti - e non solo in questa occasione, voglio ribadirlo - che la proiezione esterna dell'attività del parlamentare debba essere valutata con ampiezza: il parlamentare gode delle sue prerogative, gode dello scudo di protezione costituzionale proprio perché può e deve intervenire in alcune circostanze con maggiore libertà rispetto a qualsiasi altro cittadino, perché quello che può dire un parlamentare non sempre, anche per ragioni di condizionamento ambientale, anche per ragioni di condizionamento sociale, può essere dichiarato da altre persone. Del resto, ricordo che la stessa Giunta, recentemente, ha assunto una decisione in linea con questa interpretazione, superando l'esigenza dell'esistenza dell'atto tipico.

Per queste ragioni, sebbene la relazione compiutamente renda conto dell'indirizzo e delle valutazioni operate dalla Giunta, non possiamo condividere le conclusioni rassegnate e, quindi, come gruppo di Forza Italia, voteremo in senso contrario a quanto proposto dal relatore e dalla Giunta, approvato a maggioranza (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Colleghi, vi chiedo di indossare la mascherina. Collega D'Ettore, collega Mugnai, Tondo.

Ha chiesto di parlare il deputato Bazoli. Ne ha facoltà.

ALFREDO BAZOLI (PD). Grazie, Presidente. Come ha correttamente riportato e ricordato la relatrice, la collega Pini, e come, peraltro, emerge anche dalla dichiarazione che ha fatto testé il collega Sarro, è pacifico ed è evidente che le dichiarazioni, di cui oggi viene chiesta la insindacabilità, rese dall'ex collega Faenzi, furono rese da essa proprio nella sua attività politica di interesse locale, cioè di interesse della sua amministrazione e della sua comunità locale di appartenenza, e non nell'esercizio delle funzioni di parlamentare.

È altrettanto pacifico che su quella vicenda, per cui poi c'è stato l'atto di citazione che l'ha interessata, non c'è stato alcun atto di interesse parlamentare, alcun atto tipico, come la stessa collega Faenzi ha correttamente ricordato quando è stata audita in Giunta.

Per queste ragioni, non c'è una ragione al mondo per dissentire rispetto alle conclusioni che ha formulato la collega Pini nella sua relazione. Quindi, noi condividiamo la valutazione finale, per cui riteniamo assolutamente sindacabili le opinioni rese dalla ex collega Faenzi.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Silvia Covolo. Ne ha facoltà.

SILVIA COVOLO (LEGA). Presidente, onorevoli colleghi, ci esprimiamo anche noi nel senso della sindacabilità, trattandosi di una vicenda che vede coinvolta l'onorevole Faenzi, non tanto come deputata, bensì quale amministratore locale, avendo espresso opinioni a mezzo stampa, nel 2011, su fatti riguardanti la presentazione delle liste elettorali del comune di Castiglione della Pescaia, di cui era già stata sindaco. Con riferimento a quelle dichiarazioni, pende, dinanzi al tribunale di Grosseto, un procedimento civile per danni, instaurato dall'allora segretario comunale dottor Fimmanò, cui sarebbe stato addebitato il rigetto delle liste elettorali, che lo stesso era stato incaricato di predisporre. Non vi sono accertamenti di responsabilità del segretario comunale in sede giudiziale. Quel che più conta, tuttavia, è che non vi sono atti tipici dell'attività parlamentare, quali atti di sindacato ispettivo, riferiti all'operato del suddetto segretario. Questo vale a sottolineare, come anticipato in premessa, che la questione in esame va inquadrata nell'ambito dell'attività politica svolta dall'onorevole Faenzi come sindaco del proprio comune, anziché come parlamentare.

Se dovessimo deliberare l'insindacabilità per la sola circostanza che l'onorevole Faenzi rivestiva il ruolo di deputato, oltre che di sindaco uscente e di possibile candidata alle elezioni comunali dell'epoca, si verrebbe a creare un pericoloso precedente, oltre che una ingiustificata disparità di trattamento nei confronti di tutti gli altri amministratori comunali. Vogliamo evitare che ciò accada, perché riteniamo, come da costante giurisprudenza della Corte costituzionale, che la prerogativa, di cui all'articolo 68 della Costituzione, non costituisca un privilegio personale, ma soltanto una prerogativa, che vale a garantire ai deputati la possibilità di esercitare appieno le funzioni parlamentari per il cui svolgimento sono stati eletti (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Carla Giuliano. Ne ha facoltà.

CARLA GIULIANO (M5S). Grazie, Presidente. Come già hanno ricordato tutti i colleghi che mi hanno preceduto, oggi siamo chiamati a decidere sulla sindacabilità o meno delle dichiarazioni rese dalla ex deputata Monica Faenzi nei confronti di Domenico Fimmanò, che l'ha citata in un procedimento civile per diffamazione. Ebbene, alla luce dell'esame condotto in sede di Giunta per le autorizzazioni, anche alla luce dell'audizione della stessa deputata Faenzi, emerge in maniera chiara che la vicenda tra l'ex deputata Faenzi e Fimmanò - che era segretario comunale nel comune di Castiglione della Pescaia, dove la Faenzi aveva ricoperto il ruolo di sindaco - sono dichiarazioni di carattere privato e sono dichiarazioni che sono legate eminentemente all'attività politica di tipo locale condotta dalla ex deputata Faenzi, e non certo riconducibili alla sua attività parlamentare di deputata all'epoca dei fatti.

Ricordiamo che tutto nasce da contrasti tra Faenzi e il segretario comunale in merito alla presentazione di liste elettorali nel comune di Castiglione della Pescaia nel 2011, proprio perché, in effetti, il segretario comunale Fimmanò respinse la presentazione di una lista elettorale, per ragioni amministrative. Per questo motivo, l'operato del segretario comunale fu sottoposto ad una serie di ricorsi amministrativi, ma i pronunciamenti dei giudici amministrativi sono stati tutti favorevoli al segretario Fimmanò. In seguito a questi contrasti, la deputata Faenzi apostrofò, in sede pubblica, il Fimmanò con toni e contenuti che appaiono di natura oltraggiosa. Quindi, si tratta comunque di dichiarazioni che orbitano nell'alveo della sua attività politica di carattere locale, tant'è che non rinveniamo, neanche in sede parlamentare, atti tipici dell'attività parlamentare: non ci sono atti ispettivi o interventi in Aula su questo argomento della ex deputata Faenzi. Quindi, lasciamo alla magistratura di decidere sul carattere oltraggioso o meno delle dichiarazioni dell'ex deputata Faenzi, che non possono trovare alcuno scudo nella insindacabilità, di cui all'articolo 68 della Costituzione.

Pertanto, anche il MoVimento 5 Stelle si esprime per la sindacabilità delle dichiarazioni dell'ex deputata Faenzi e, quindi, esprime voto favorevole rispetto alla relazione di Giunta, così come presentata dalla relatrice (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto.

(Votazione - Doc. IV-ter, n. 3-A)

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla proposta della Giunta di dichiarare che i fatti, per i quali è in corso il procedimento di cui al Doc. IV-ter, n. 3-A, non concernono opinioni espresse da Monica Faenzi nell'esercizio delle sue funzioni, ai sensi del primo comma dell'articolo 68 della Costituzione.

Chi intende esprimersi per la sindacabilità delle opinioni espresse deve votare “sì”, mentre chi intende esprimersi per la insindacabilità deve votare “no”.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 2).

Seguito della discussione della proposta di legge costituzionale: S. 83-212-938-1203-1532-1627-1632-2160 - D'iniziativa dei senatori: De Petris e Nugnes; De Petris ed altri; Collina ed altri; Perilli; Gallone; L'Abbate; Bonino; Calderoli ed altri: Modifiche agli articoli 9 e 41 della Costituzione in materia di tutela dell'ambiente (Approvata, in un testo unificato, in prima deliberazione, dal Senato) (A.C. 3156​); e delle abbinate proposte di legge costituzionale: Brambilla; Paolo Russo; Del Barba ed altri; Prestigiacomo e Gelmini; Meloni ed altri; Muroni; d'iniziativa del Consiglio regionale del Veneto; Sarli ed altri; Pezzopane ed altri; Cunial ed altri (A.C. 15​-143​-240​-2124​-2150​-2174​-2315​-2838​-2914​-3181​) (ore 16,50).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione della proposta di legge costituzionale, già approvata, in un testo unificato, in prima deliberazione, dal Senato, n. 3156: “Modifiche agli articoli 9 e 41 della Costituzione in materia di tutela dell'ambiente”; e delle abbinate proposte di legge costituzionale nn. 15-143-240-2124-2150-2174-2315-2838-2914-3181.

Ricordo che nella seduta di ieri si è conclusa la discussione sulle linee generali e il rappresentante del Governo è intervenuto in sede di replica.

(Esame degli articoli - A.C. 3156​ e abbinate)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli articoli della proposta di legge costituzionale e degli emendamenti presentati (Vedi l'allegato A).

Avverto che fuori dalla seduta l'articolo premissivo 01.01 Magi è stato ritirato dal presentatore.

(Esame dell'articolo 1 - A.C. 3156​ e abbinate)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 1 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A).

Se nessuno chiede di intervenire, invito la relatrice e la rappresentante del Governo ad esprimere il parere.

VALENTINA CORNELI, Relatrice. Il parere è contrario su tutti gli emendamenti.

PRESIDENTE. Collega, dovrebbe alzarsi quando si rivolge alla Presidenza. Comunque il parere è contrario; d'accordo.

Il Governo?

ILARIA FONTANA, Sottosegretaria di Stato per la Transizione ecologica. Grazie, Presidente. Il parere è conforme a quello della relatrice.

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione della proposta emendativa 01.03 Cunial.

Ha chiesto di parlare la collega Cunial. Ne ha facoltà.

SARA CUNIAL (MISTO). Grazie, Presidente. La proposta emendativa presente tenta di intervenire nell'articolo che individua il riconoscimento e la garanzia dei diritti inviolabili dell'uomo specificando, oltre all'adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale, anche quello ambientale nell'interesse delle future generazioni.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo premissivo 01.03 Cunial, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 3).

Passiamo alla votazione dell'emendamento 1.5 Cunial.

Ha chiesto di parlare la collega Cunial. Ne ha facoltà.

SARA CUNIAL (MISTO). Grazie. Il tentativo è quello di migliorare questo testo che, effettivamente, risulta solo un manifesto, uno dei classici manifesti del MoVimento 5 Stelle. Quindi, in questo emendamento la modifica proposta si pone l'obiettivo di evitare la retrocessione dei livelli di tutela ambientale - attualmente possibile - e concorrere effettivamente alla riduzione del deficit ecologico dell'Italia, attualmente ignorato dalle leggi italiane, per le quali non vige l'analisi di impatto del deficit ecologico nazionale, ivi compreso questo testo.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.5 Cunial, con il parere contrario del Governo e della Commissione.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 4).

L'emendamento 1.13 Gebhard risulta ritirato.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.11 Caretta, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 5).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.9 Prisco, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 6).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.8 Prisco, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 7).

Gli emendamenti 1.14 Plangger e 1.15 Schullian risultano ritirati.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.10 Caretta, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 8).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.12 Caretta, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 9).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 1.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 10).

(Esame dell'articolo 2 - A.C. 3156​ e abbinate)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 2 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A).

Se nessuno chiede di intervenire, invito la relatrice e la rappresentante del Governo ad esprimere il parere.

VALENTINA CORNELI, Relatrice. Contrario.

PRESIDENTE. Il Governo? Sottosegretaria Fontana, prego.

ILARIA FONTANA, Sottosegretaria di Stato per la Transizione ecologica. Grazie, Presidente. Conforme alla relatrice.

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento 2.101 Leda Volpi.

Ha chiesto di parlare la collega Leda Volpi. Ne ha facoltà.

LEDA VOLPI (MISTO-L'A.C'È). Grazie, Presidente. Con questo emendamento abbiamo cercato di ricreare un po' di equilibrio tra le esigenze ambientali e quelle del nostro patrimonio culturale: perché? Perché molti giuristi ambientali e anche molte associazioni hanno segnalato un possibile pericolo nella modifica dell'articolo 41 della Costituzione, che riguarda le attività produttive. Il pericolo potrebbe sussistere laddove la finalità dell'attività produttiva sia nei confronti dell'ambiente, ma siccome il concetto di salvaguardia dell'ambiente ad oggi è molto vago, perché può includere anche attività di greenwashing, a nostro avviso e secondo l'avviso di molti giuristi ambientali sarebbe necessario porre il vincolo della necessità di tutelare sempre e comunque il nostro patrimonio culturale; patrimonio culturale che i nostri padri costituenti hanno voluto inserire nei principi fondamentali della Costituzione, cioè nei primi articoli, quelli in teoria inviolabili, proprio perché il patrimonio culturale e paesaggistico fa parte anche della nostra identità come Paese. Ciò è indubbio, ci caratterizza ed è anche una peculiarità della nostra Costituzione rispetto alle Costituzioni di altri Paesi. Per questo motivo riteniamo che sia importante vincolare comunque il rispetto del nostro patrimonio culturale a qualunque attività produttiva, anche con fini ambientali.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.101 Leda Volpi, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 11).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.100 Testamento, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 12).

Passiamo all'emendamento 2.2 Cunial.

Ha chiesto di parlare la deputata Cunial. Ne ha facoltà.

SARA CUNIAL (MISTO). Grazie, Presidente. Questo e il successivo emendamento vogliono declinare l'utilità sociale dell'impresa con la sua funzione anche ecologica, come ribadito anche dal regolamento (UE) 2020/852, e in modo da declinare anche la tassazione in funzione dell'ecologia, e non solo dell'economia e della finanza.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.2 Cunial, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 13).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 2.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 14).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo 2.01 Cunial, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 15).

(Esame dell'articolo 3 - A.C. 3156​ e abbinate)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 3 (Vedi l'allegato A), al quale non sono state presentate proposte emendative.

Passiamo dunque ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 3.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 16).

(Dichiarazioni di voto finale - A.C. 3156​ e abbinate)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.

Ha chiesto di parlare la deputata Muroni. Ne ha facoltà.

ROSSELLA MURONI (M-MAIE-PSI-FE). Grazie, Presidente. Verrebbe da dire “finalmente”, nel senso che abbiamo fin troppo aspettato che la questione ambientale entrasse nella nostra Costituzione. Il ritardo con cui noi arriviamo a questo provvedimento lo dimostra il fatto che l'8 ottobre l'ONU ha riconosciuto il diritto a un ambiente sano e pulito tra i diritti fondamentali degli uomini e delle donne. Mi sarebbe piaciuto che il nostro Paese segnasse questo traguardo in maniera anticipata, perché noi tutti ormai abbiamo imparato che l'ambiente non è qualcosa di esterno, ma riguarda direttamente il diritto alla salute dei cittadini e delle cittadine. Allora, spero che l'introduzione dell'ambiente nella nostra Costituzione ci serva finalmente ad affermare con forza che mai più i nostri cittadini dovranno scegliere tra la qualità della vita, tra la qualità ambientale e il lavoro.

Sono troppi i territori italiani in cui questa contraddizione ha creato un danno diretto alla salute dei cittadini e delle cittadine e spero che la nostra Carta costituzionale - siamo un pezzo avanti nel riconoscimento di questo principio - ci aiuti ad affermare che mai più l'economia dovrà essere contrapposta alla questione ambientale e che, nel 2021, finalmente, tutti noi possiamo riconoscere che ecologia ed economia devono e possono andare di pari passo.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE FABIO RAMPELLI (ore 17,08)

ROSSELLA MURONI (M-MAIE-PSI-FE). Particolarmente significativo è il fatto che si affermi che le imprese non possano produrre in contrasto con la salute dei cittadini e delle cittadine. Spero che la solennità che la Carta costituzionale dà a questi temi non rimanga però lettera morta e che entri sempre di più, sempre con più convinzione, anche nel lavoro che noi facciamo come deputati e come deputate.

Lo dico perché è stato complicatissimo far passare questi principi negli ultimi provvedimenti, tanto che noi di Facciamoeco abbiamo votato contro, per esempio, la riforma della giustizia, così come sul “decreto-legge Semplificazioni”, proprio perché non siamo riusciti ad affermare un principio così semplice, cioè che economia ed ecologia devono andare di pari passo e che la salute dei cittadini e la qualità dell'ambiente non possono essere sacrificati per una mera questione economica. Speriamo che almeno averlo scritto nella Costituzione ricordi a tutte e a tutti noi quali sono i principi fondamentali a cui far fronte nel momento in cui deliberiamo leggi e provvedimenti che hanno diretta influenza sulla salute dei cittadini e delle cittadine (Applausi dei deputati del gruppo Misto-MAIE-PSI-Facciamoeco).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Leda Volpi. Ne ha facoltà.

LEDA VOLPI (MISTO-L'A.C'È). Grazie, Presidente. Che cosa dirà questo Governo sul suo operato per l'ambiente dopo il via libera alle trivelle, il vergognoso comportamento indifferente verso l'ex Ilva di Taranto, dopo le facilitazioni selvagge per chi vuole lucrare ai danni dell'ambiente, reso possibile con il recente “decreto Semplificazioni”? Che cosa dirà questo Governo? Dirà che ha inserito la tutela dell'ambiente in Costituzione. Peccato che nella nostra Costituzione la tutela dell'ambiente fosse già prevista; questo lo ha ribadito più volte la Corte costituzionale in numerose sentenze e, inoltre, è esplicitato all'articolo 117. Quindi, un po' come dice Greta Thunberg, dai Governi è solo un bla bla bla; bene questo intento di inserire la tutela dell'ambiente nella nostra legislazione, peccato che sia un surplus. Non vorremmo che questo fosse solo un insieme di parole vuote.

Ad esempio, questo Governo sta proponendo nelle Commissioni ambiente e attività produttive uno schema del decreto legislativo n. 292, nel quale, invece di risolvere il problema della localizzazione degli impianti di produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili, lo rinvia di sei mesi, più altri sei mesi concessi alle regioni. E questo perché il Ministero della Transizione ecologica, nonostante si sia rimpolpato di un asse amministrativo copioso, non ha provveduto a elaborare l'allegato, cioè a definire e pianificare quali sono le aree idonee e non idonee. Questo significa che si dà il via libera a uno sviluppo selvaggio, come al solito, in Italia, senza programmazione. Noi abbiamo ascoltato alcuni giuristi in campo ambientale, abbiamo ascoltato le associazioni che ci hanno posto anche un altro problema: che cosa può succedere laddove, con la modifica costituzionale che stiamo votando all'articolo 41, le attività produttive pubblico-private intendano operare ai fini dell'abbattimento del problema climatico a discapito però dell'ambiente o dei beni culturali?

Questo, a nostro avviso, non è stato specificato in maniera esaustiva e potrebbe generare contenziosi. Perciò che dire di fronte a questo Governo e a questa maggioranza? Bene le parole, ma vogliamo vedere i fatti.

Per questo motivo, pur condividendo la finalità di questa proposta di modifica costituzionale, rileviamo incompletezze nel testo che potrebbero essere ridondanti, ma forse anche pericolose.

Per questo motivo, L'Alternativa c'è si astiene (Applausi dei deputati del gruppo Misto-L'Alternativa c'è).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Maria Flavia Timbro. Ne ha facoltà.

MARIA FLAVIA TIMBRO (LEU). Grazie, Presidente. Il progetto di riforma costituzionale che oggi la Camera prende in esame reca, come ci dicevamo, la previsione di modifiche agli articoli 9 e 41 della Costituzione, modifiche che appaiono oggi più che mai, lo abbiamo detto tante volte, necessarie ad introdurre e ad ampliare nel testo della nostra Carta costituzionale la tutela dell'ambiente. L'obiettivo è certamente quello di giungere ad una riforma costituzionale che introduca finalmente la tutela dell'ambiente quale principio primario fondamentale della Repubblica.

Fin dall'entrata in vigore della Carta costituzionale, è vero, la tutela ambientale era presente, ma le tematiche ambientali, così come oggi le conosciamo, non solo non avevano trovato una precisa definizione, ma non potevano contare nemmeno su una solida previsione normativa di riferimento che fosse in qualche modo esaustiva del variegato e complesso tema trattato. La presenza del tema ambiente è stata, infatti, caratterizzata negli anni da una miriade di risentimenti, se vogliamo, ideologico-politici, basati prevalentemente sulla convinzione della superfluità, se non addirittura dell'inutilità, di una previsione costituzionale che andasse oltre la mera tutela del paesaggio. Oggi, invece, grazie alle contaminazioni provenienti dalle diverse esperienze europee, ad alcune illuminate pronunce giurisprudenziali e ad un nuovo e rinnovato senso di comunità, non possiamo non riconoscere l'esistenza di un diritto fondamentale: il diritto ad un ambiente sicuro, pulito e sano. Oggi, infatti, sappiamo che vivere in un ambiente insalubre accresce le disuguaglianze economiche e sociali dentro le comunità, sappiamo che gli effetti dei cambiamenti climatici hanno un impatto non solo sui paesaggi e sulla loro morfologia, ma anche sulla salute economica e sociale degli agglomerati e dei loro abitanti, perché non possiamo che dirci consapevoli - e il testo che esaminiamo oggi lo dimostra - della centralità che la tutela dell'ambiente, come valore complesso e trasversale, occupa in tutte le questioni che attengono la vita sul nostro pianeta.

Il progetto di legge costituzionale che oggi analizziamo è un testo semplice. Il primo articolo affronta le modifiche all'articolo 9 della Costituzione. Lo scopo è quello di riconoscere un principio di tutela ambientale più ampio, una tutela dell'ambiente piena, che passi attraverso la tutela anche delle biodiversità e dell'ecosistema, anche nell'interesse delle future generazioni. Quindi, alla visione di un ambiente intesa solo come tutela del paesaggio, si aggiunge una tutela dell'ambiente in tutte le sue componenti, che si spoglia di una visione fino ad oggi meramente antropocentrica. In questa prospettiva, la cura del paesaggio non è concepita solo con finalità meramente estetiche, ma piuttosto nella consapevolezza che il suolo è una risorsa naturale non rinnovabile, essenziale ai fini dell'equilibrio ambientale, capace di esprimere anche funzioni sociali che incorporano una pluralità di interessi e utilità collettive di natura intergenerazionale. In questa prospettiva, finalmente, assumono un valore anche i paesaggi degradati apparentemente privi di pregio. Fondamentale, poi, certo, e inedito è anche il riferimento che il nuovo testo introduce alla tutela dell'ambiente nell'interesse delle future generazioni. Per la prima volta si introduce nel nostro ordinamento un patto intergenerazionale. D'ora in poi la nostra Carta costituzionale prevedrà il diritto di vivere in un ambiente sano e, al contempo, il dovere di proteggere quell'ambiente per coloro che verranno dopo di noi. Da ultimo, merita certamente una menzione l'introduzione della riserva di legge statale che si farà carico di disciplinare forme e modi per la tutela degli animali.

Quanto all'articolo 2 e alle modifiche relative all'articolo 41 della nostra Costituzione, è chiaro che si ribadisce che nel nostro Paese l'esercizio dell'iniziativa economica privata è, e resta, libero, ma che la stessa non può essere svolta in contrasto non solo con l'utilità sociale, in modo da recare danno alla sicurezza, alla libertà e alla dignità umana, ma da oggi anche alla salute e all'ambiente. Da sempre l'articolo 41 nel nostro ordinamento è un caposaldo della nostra economia per la natura privatistica della prima parte della sua formulazione, che non può prescindere, però, dalla sua seconda parte, che indirizza l'iniziativa economica, invece, verso finalità di carattere sociale, pubblico, verso il raggiungimento di finalità prettamente collettive. Oggi sempre di più la piena e completa attuazione della norma richiede la coesistenza della libertà di iniziativa economica e della tutela dell'ambiente. In questo contesto, la proposta di riforma costituzionale dimostra tutta la sua attualità, la sua modernità, laddove accosta due concetti: quello privatistico di sviluppo economico e quello pubblico, collettivo, di sostenibilità ecologica. Questo è l'obiettivo ambizioso di questa riforma: dimostrarci che lo sviluppo economico e la sostenibilità ecologica non sono princìpi antitetici, anzi. Spesso a noi i giuristi hanno insegnato che l'ambiente e la salute nel nostro ordinamento non sono diritti esclusivi, vanno quindi costantemente contemperati con gli altri diritti e le libertà degli altri consociati, primo fra tutti il diritto all'iniziativa economica privata, di cui all'articolo 41. La stessa cosa ha provato ad insegnarci spesso la giurisprudenza, anche con alcune pronunce dolorose per il nostro Paese; tra tante, penso alle sentenze “salva-Ilva”, sentenze che la CEDU non ha esitato a definire oltraggiose per i diritti umani, sentenze che hanno provato a dirci che, nel bilanciamento degli interessi, il diritto alla prosecuzione dell'attività produttiva in alcuni casi non può essere sacrificato sull'altare del diritto alla tutela a vivere e lavorare in un ambiente sano e salubre. Oggi, questo provvedimento prova a ribadire che ci sono princìpi verso cui è bene che il piatto della bilancia penda più pesantemente. È evidente che il provvedimento di riforma oggi in esame non possa certo dirsi risolutivo delle tante questioni poste, ma apporta certamente sostanziali e necessarie conferme al sistema dei princìpi cari al nostro ordinamento, ribadisce un paradigma di valori che avrebbe già dovuto essere consolidato. L'auspicio è, certo, che le modifiche agli articoli 9 e 41 previste dalla riforma non restino solo mere affermazioni programmatiche, ma siano spunto e monito per noi legislatori affinché sia più attento e netto l'intervento futuro in tutte le questioni di settore.

Senza, dunque, volermi ulteriormente ripetere nel merito, dico che questa riforma non è, come non avrebbe ontologicamente potuto essere, un provvedimento esaustivo e risolutivo delle quotidiane battaglie che affrontiamo verso un nuovo Green Deal, ma è certamente una riforma che ha il pregio di parlare “al” e “di” futuro. Ed è per questa ragione che dichiaro il voto favorevole del gruppo di Liberi e Uguali (Applausi dei deputati del gruppo Liberi e Uguali).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Felice Maurizio D'Ettore. Ne ha facoltà. Non sembra essere presente in Aula. Vediamo se fosse in Transatlantico e ci stesse raggiungendo, ma non credo: si intende decaduto, anche perché non ci sono cenni provenienti dai banchi di Coraggio Italia.

Ha chiesto di parlare il deputato Catello Vitiello. Ne ha facoltà.

CATELLO VITIELLO (IV). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, ci troviamo oggi, forse, con un leggero ritardo, ad affrontare un tema di straordinaria importanza, un tema, quello ambientale, che ha acquisito una rilevanza sempre maggiore nel corso degli anni. I nostri padri costituenti, infatti, non ritennero necessario, all'epoca, cristallizzare un tale principio, per una serie di ragioni: prima di tutto per il tipo di economia essenzialmente agricola, che quindi non poneva grossi problemi di sostenibilità, e poi perché è stata un'esigenza maturata nel corso dei decenni in relazione all'inquinamento, al cambiamento climatico e alle fisiologiche, quando non patologiche, conseguenze. Sulla Terra siamo ormai quasi 8 miliardi, rispetto ai 2 miliardi e mezzo di 70 anni fa. Si pone oggi un problema che non esisteva in questa dimensione quando è stata redatta la nostra Costituzione: un valore, quello dell'ambiente, che, seppure in assenza di una previsione espressa nella nostra Carta costituzionale, ha comunque ricevuto riconoscimento e dignità costituzionale, soprattutto grazie all'intervento innovatore della giurisprudenza della Consulta, che ha interpretato evolutivamente i princìpi fondamentali, ricomprendendo anche quello alla tutela ambientale.

Da un punto di vista strettamente normativo, infatti, l'ambiente, generalmente inteso, riceve tutela solo da varie fonti di rango primario, oppure viene ricondotto alla salubrità dell'ambiente come corollario del diritto alla salute. Si è, quindi, giustamente posto il tema di un inserimento specifico nella nostra Costituzione: un percorso che parte da lontano e che ha coinvolto esponenti di tutto l'arco costituzionale; un percorso certamente apprezzabile nelle intenzioni, ma forse un po' timoroso relativamente alla sua portata innovativa. C'è, infatti, un grosso rischio di una riforma costituzionale che nulla cambi rispetto allo stato delle cose. E questo perché - e consentitemi, non si è ancora capito bene il motivo - non si è voluta cogliere qualche brillante intuizione. Cerco di spiegarmi bene e, quindi, mi sia consentita qualche digressione di teoria generale: l'atto in esame oggi, su cui troviamo di esprimere il nostro voto, aggiunge all'articolo 9 della Costituzione un nuovo comma 3, dedicato alla tutela ambientale, della biodiversità e degli ecosistemi, anche nell'interesse delle future generazioni, riservando poi alla legge dello Stato i modi e le forme di tutela degli animali; e interviene sull'articolo 41, integrando l'attuale previsione, in base alla quale l'iniziativa economica privata è libera e non può svolgersi in contrasto con l'utilità sociale o in modo da recare danno alla sicurezza, alla libertà, alla dignità umana, con l'ulteriore vincolo che essa non possa svolgersi in modo tale da recare danno alla salute e all'ambiente.

Ma perché abbiamo oggi la necessità di inserire la tutela ambientale tra i princìpi fondamentali della nostra Costituzione, soprattutto in virtù dell'ormai pacifica valenza riconosciuta dalla Consulta, in numerose pronunce?

Ciò, non tanto e non solo, come precisa la Corte Costituzionale, per perseguire astratte finalità naturalistiche, ma anche per esprimere il valore dell'habitat in cui l'uomo vive e agisce. In sintonia con le Costituzioni dei Paesi europei, si è resa allora necessaria l'introduzione nel testo costituzionale della tutela dell'ambiente, della biodiversità e degli ecosistemi, non intendendo, quindi, l'ambiente come mero bene o materia, ma come valore primario e di sistema che inevitabilmente si intreccia con altri interessi e competenze. Insomma, si esce da una visione antropocentrica, legata cioè all'uso dell'ambiente utile per il singolo e la collettività, tutelato solo se ed in quanto diritto soggettivo, per coniugare questa visione con quella oggettiva ovvero di un ambiente inteso come bene comune che risulta essere, come di recente ha scritto la Corte costituzionale, di primaria importanza per la vita sociale ed economica, da preservare come bene in sé per assicurare l'ecosistema alle attuali generazioni e a quelle future.

Questo è certamente vero, ma fa i conti con un'altra concezione di ambiente, certamente più limitata, ma non per questo non degna di considerazione, al contrario; l'ambiente, infatti, è il contesto in cui l'essere umano declina ed esprime la propria persona e, quindi, è il contesto in cui esplica la propria attività economica. Ed ecco, allora, la modifica dell'articolo 41, in cui si prevede il riferimento, accanto ai fini sociali, di quelli ambientali; anche qui la Corte costituzionale è intervenuta sul punto, ricorderete tutti la pronuncia sul caso Ilva, in cui affronta il tema dei vincoli dell'iniziativa economica. Nella decisione, come in quelle precedenti, fu al centro dell'attenzione il bilanciamento fra beni e diritti costituzionali, in particolare, in questo caso, iniziativa economica, lavoro e salute, un bilanciamento che rimette, come è giusto che sia, al legislatore; un bilanciamento che deve tenere conto di tutti i diritti in gioco per evitare una illimitata espansione di uno dei diritti che, altrimenti, diventerebbe tiranno nei confronti degli altri.

Allora, colleghi, su questo tema siamo onesti; siamo sicuri che sarà sufficiente introdurre il tema della tutela ambientale e del fine ambientale? Forse avremmo dovuto fare un passo oltre. Ricordo una proposta di legge depositata nel 2018 dal collega Mauro Del Barba che aveva colto il punto, poi, non si sa come, non si sa per quale motivo si è comunque preferito il testo base che non facesse alcun riferimento a quello che poteva rappresentare la vera rivoluzione in questo ambito, ossia lo sviluppo sostenibile, un concetto che comincia a farsi strada negli anni Settanta del secolo scorso, quando l'ambiente, fino ad allora posto sullo sfondo dello scenario economico, diventa oggetto di attenzione al fine di garantirne il rispetto e la tutela dai pericoli di un deterioramento e sfruttamento spregiudicato che il modello di produzione e di consumo delle società industrializzate causava; un pilastro nel campo europeo, un valore a cui fanno riferimento diverse materie, come la pesca, i trasporti, l'energia, l'ambiente e la stessa sanità; un principio che trova cittadinanza anche nella Carta europea dei diritti fondamentali dell'Unione, in cui si afferma che la dignità umana è inviolabile e che ogni individuo ha diritto non solo alla vita, ma a vivere in modo dignitoso e ciò è possibile solo se vi è un elevato livello di tutela dell'ambiente.

Il miglioramento della qualità dell'ambiente, infatti, è possibile solo se tutte queste politiche dell'Unione sono informate al principio dello sviluppo sostenibile. Come alcuni hanno avuto modo di osservare in occasione delle audizioni in Senato, l'espressione “sviluppo sostenibile” ha ormai assunto una compiutezza giuridica e scientifica, oltre che piena cittadinanza nella nostra Costituzione e mi riferisco agli articoli 81 e 97 che fanno riferimento, rispettivamente, alla sostenibilità del debito del complesso delle pubbliche amministrazioni e alla sostenibilità del debito pubblico. Sembra quasi paradossale, allora, parlare di sostenibilità in relazione alle politiche di bilancio e non farne, invece, menzione in tema ambientale. Cosa significa sviluppo sostenibile, cosa vuol dire, cosa intendiamo? Intendiamo un nuovo modello di sviluppo che per essere sostenibile, per l'appunto, deve declinarsi, oltre che nella sua dimensione economica, anche e soprattutto nella dimensione ambientale e sociale. Non basta, insomma, per valutare l'opportunità o meno di una scelta economica, un mero riferimento all'incidenza sul prodotto interno lordo, ma risulta urgente considerare il suo impatto in tema di equità tra le generazioni, di efficacia redistributiva personale, funzionale e territoriale, di giustizia sociale e di mantenimento dell'equilibrio dell'ecosistema.

Occorre ripensare il nostro modo di produrre e il nostro modo di consumare; un principio, colleghi, come ben potete intuire, che trascende la mera tutela dell'ambiente come dovere statico, che ci avrebbe spinto oltre, in una dimensione dinamica, influenzando e intrecciandosi con tutti gli interessi della nostra vita e con lo sviluppo inevitabile, per fortuna, della nostra società. Parlerei di un'occasione persa, perché resta, nonostante il voto favorevole di Italia Viva, un po' l'amaro in bocca, accompagnato dal timore che questa novella costituzionale in realtà resti lettera morta, non riuscendo in quell'obiettivo molto grande, molto bello, ma ancora molto lontano di una vita non solo vissuta, ma proiettata nel rispetto della natura e dell'ecosistema (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva).

PRESIDENTE. Recuperiamo, perché si è palesato subito dopo la mia chiamata, l'intervento per dichiarazione di voto del deputato di Coraggio Italia, Felice Maurizio D'Ettore. Prego, a lei la parola.

FELICE MAURIZIO D'ETTORE (CI). Grazie, Presidente. Parliamo dell'ambiente, come tema da riferire ad una revisione costituzionale. È bene, però, precisare come la proposta di legge costituzionale operi sull'ambiente e su altri elementi che vengono inseriti nel tessuto dell'ordinamento costituzionale italiano: viene modificato, integrato, l'articolo 9 della Costituzione, affinché si riconosca la tutela dell'ambiente, della biodiversità e degli ecosistemi anche nell'interesse delle future generazioni. La legge dello Stato disciplina i modi e le forme di tutela degli animali. Vi è anche la novità della dichiarazione costituzionale dell'inserimento della tutela degli animali, rimessa poi alla legislazione ordinaria nella determinazione dei modi e delle forme, appunto, di protezione.

L'articolo 2 della riforma costituzionale integra e modifica l'articolo 41, considerando la salute e l'ambiente come elementi che in qualche modo indirizzano la libera iniziativa economica, con riferimento, anche nella seconda parte dell'articolo, sempre l'articolo 2 (lettera b), all'ambiente, anche con riguardo all'indirizzo e coordinamento dell'attività economica pubblica e privata ai fini non solo sociali, ma anche ambientali. Si tratta, quindi, di una specificità che viene inserita, questa dell'ambiente, ricordando però che già l'articolo 117, primo comma, lettera s) già prevedeva, nelle competenze esclusive dello Stato, l'ambiente, quindi, c'era già questo richiamo.

Paesaggio, ambiente, protezione della natura: già la dottrina costituzionalistica italiana e la stessa giurisprudenza costituzionale avevano più volte richiamato la necessità di studiare e valutare insieme il legame tra il paesaggio e l'ambiente e lo avevano fatto ricordando, spesso, come fosse indissolubile questo legame. Aver richiamato nella Carta costituzionale l'ambiente significa dare anche al legislatore il compito di tener conto, nel momento in cui legifera, di un vincolo interno, quello della tutela ambientale, un vincolo che indirizza e pone le basi della ratio dei futuri provvedimenti, ma già il nostro ordinamento costituzionale aveva non solo recepito, ma si era nutrito della tutela ambientale e lo aveva fatto attraverso una specificazione: il paesaggio si fa materia attraverso l'ambiente e l'ambiente costituisce l'elemento non solo visivo, non solo come paesaggio etico-culturale, ma anche come fattore determinante delle attività umane e, quindi, anche determinante nel circoscrivere le possibilità di svolgimento dell'iniziativa economica. Qui, però, attenzione, la modifica all'articolo 41 non deve essere considerata come un limite ulteriore alla libera iniziativa economica, ma come un inquadramento della libera iniziativa economica nell'ambito delle finalità di tutela ambientale.

Questo anche, in questo momento, in conformità a quelle che sono le direttive dell'ordinamento europeo. Ma la conservazione ambientale e paesaggistica, considerate assieme dalla giurisprudenza costituzionale come elementi indistinguibili, avevano già tracciato il quadro, il terreno di una necessaria revisione costituzionale. È vero anche, però, che - nella Commissione affari costituzionali più volte l'ho ricordato - affrontare la disciplina costituzionale a pezzi, a monadi, non è sempre la cosa migliore. In questo caso, sì, ci sono norme nuove che vengono inserite, disposizioni, termini che danno al tessuto costituzionale una nuova valenza, una nuova forza, però, spesso, queste modifiche dovrebbero essere connotate da un intervento di sistema, che affronti, in qualche modo, tutte le questioni che riguardino, in questo caso, l'ambiente, il paesaggio, la libera iniziativa economica, i compiti dello Stato, i rapporti fra Stato e regioni.

In ogni caso noi, di Coraggio Italia, anche nell'ambito della Commissione, abbiamo poi voluto, alla fine, sostenere questo provvedimento richiamando - ho sentito dei colleghi che lo facevano - elementi fondamentali della nostra Carta costituzionale. Noi crediamo che l'unitarietà della tutela ambientale e paesaggistica, e la primazia della stessa sulle altre inerenti il territorio sia e debba rimanere di esclusiva inerenza statale, e questo già è anche per il portato all'articolo 117. Ma, in questa sede, ancor di più bisogna ricordare ciò nel momento nel quale si modifica anche l'articolo 41 sull'iniziativa economica privata. Nel momento in cui si modifica questa norma, cioè si aggiunge la tutela ambientale nell'ambito dell'attività di indirizzo per le attività economiche, bisogna che questa primazia statale si realizzi fortemente, perché, come dicevo prima, questo richiamo all'ambiente non ha un senso di limite esclusivo, ma ha un senso di prospettiva nell'ambito dello sviluppo delle attività economiche.

Se non è questa la ratio - io ho sentito in qualche intervento che forse non si è ben percepita questa ratio - si rischia di dare alla revisione costituzionale un significato, un contenuto, che non è suo proprio. Ci può essere da parte di alcuni una preoccupazione, nel momento in cui si stabiliscono limiti o si individuano elementi di differenziazione rispetto al normale esercizio dell'attività economica, con riguardo all'ambiente, ma non è questo il senso di questa revisione; come dicevo prima, il senso è di prospettiva, di sviluppo. Deve essere interpretato in questo senso il vero contenuto, il significato, la vera ratio di questa disciplina (anche i lavori preparatori lo dimostrano e anche ciò che diciamo in quest'Aula è importante). Vi è questa finalità, non una mera finalità di limite, di costrizione, volta a circoscrivere anche l'esercizio delle attività economiche.

L'altro elemento che credo sia importante richiamare è che noi avevamo un'idea del paesaggio quale parte visibile del territorio e la caratteristica della visibilità era rafforzata dal legame tra paesaggio ed ambiente, cioè l'ambiente nel suo aspetto visivo e il paesaggio nella sua connotazione di bene comune, così com'era anche interpretato dalla dottrina. Ora noi dobbiamo pensare, invece, che con questa norma noi diamo all'ambiente un'altra valenza e al paesaggio un'ulteriore rilevanza costituzionale, che rafforza quel legame fra il paesaggio e l'ambiente, determinando un nuovo sviluppo e una nuova finalità per la nostra Carta costituzionale.

Se si amplia la tavola dei valori costituzionali - ricordo che il termine ambiente è inserito nei principi fondamentali della Carta già nell'articolo 9, quindi nel nucleo essenziale dei valori costituzionali, quelli fondanti, appunto - nell'intera Carta le prime norme hanno questo valore e questa rilevanza; ecco, quindi, la delicatezza anche dell'intervento costituzionale e l'importanza di stabilirne bene le finalità. L'ultima questione è quella della protezione degli animali. La legge dello Stato disciplina i modi e le forme di tutela degli animali. Anche questa è una grande novità che noi apprezziamo, anche se è rimessa alla legge, cioè alla mediazione legislativa…

PRESIDENTE. Concluda, onorevole.

FELICE MAURIZIO D'ETTORE (CI). …rispetto alla prospettiva costituzionale, ma è importante che in Costituzione sia prevista anche questa - e concludo - nei principi fondamentali. Noi di Coraggio Italia l'abbiamo sostenuta in tutti i lavori parlamentari, anche in Commissione, e sosteniamo per questa ragione questa revisione costituzionale (Applausi dei deputati del gruppo Coraggio Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Emanuele Prisco. Ne ha facoltà.

EMANUELE PRISCO (FDI). Grazie, Presidente. Fratelli d'Italia lascerà libertà di voto su questo provvedimento, essendo un provvedimento che ha una condivisione generale nel Parlamento dei principi generali che la ispirano un po' da parte di tutte le forze politiche, pur avendo rilevato, anche nei lavori di Commissione e anche con gli emendamenti proposti, alcuni pericoli sulle modalità con cui questo intervento viene scritto. Forse avrebbe richiesto un maggiore approfondimento e una maggior ponderazione; forse avrebbe richiesto una maggiore riflessione per produrre una traduzione di quei principi in modo più attento, più ponderato, perché la tutela ambientale è nel DNA della destra italiana, non da oggi. Sul punto abbiamo anche presentato una proposta di inserimento tra i principi fondamentali a prima firma di Giorgia Meloni, una proposta molto più attenta, molto più prudente, anche aperta al confronto, poi abbinata a questo provvedimento, auspicando un confronto che però non c'è stato, come spesso avviene in questo Parlamento. Viene proposto un testo in modo deciso da parte della maggioranza ampia che compone e che supporta questo Governo: prendere o lasciare, come se il lavoro di ponderazione del Parlamento non fosse un elemento qualificante del miglioramento del testo, così come fu con la Carta costituzionale. Il rischio è che questa possa diventare una norma che i giuristi definiscono iconica, cioè un manifesto da social media con delle difficoltà attuative nelle leggi che lo debbono rendere attuativo. Sul il principio, per esempio, di tutela - legittimo, giusto sacrosanto - della biodiversità dell'ecosistema, questa norma, scritta come è scritta, va vista nelle valutazioni di impatto ambientale delle opere pubbliche, che per definizione hanno un impatto ambientale. Qual è la previsione rispetto alle nuove generazioni di un'opera pubblica dal punto di vista dell'impatto ambientale? Poi, tutta la questione del paesaggio; lo ha spiegato bene prima nel suo intervento la collega de L'Alternativa c'è in un intervento che ho molto apprezzato, su cui poi torno. Il rischio è quello di una norma iconica che non corrisponde realmente a un bisogno di diritto costituzionale così come è scritto. Per esempio, non si introduce il concetto nel rapporto dello sviluppo economico, quindi, con l'articolo 41 dello sviluppo sostenibile.

Allo stesso modo, sulla questione del danno, che prende ispirazione dal Regolamento (EU) n. 852 del 18 giugno 2020, in cui si specifica, come principio europeo, che il danno sia significativo; è evidente, infatti, che un danno irrilevante non può essere considerato tale. Come dicevo, il testo, così com'è scritto, apre a dei punti interrogativi. Sebbene sia un presupposto, quello di inserire la tutela ambientale nell'articolo 9, quindi tra i principi fondamentali, oggi in Costituzione la tutela ambientale è presente: mi riferisco all'articolo 117, comma 2, lettera s) del testo attuale, che riserva allo Stato la tutela ambientale, dell'ecosistema e dei beni culturali. Ed è la conseguenza di una copiosa giurisprudenza costituzionale che, dal 1982 in poi, ha portato all'inserimento nella Carta costituzionale della tutela ambientale.

Faccio un esempio, per tornare sulla questione del paesaggio. Per alcuni il ritorno al carbone è considerato green: non lo è per me, non lo è probabilmente per noi. Peggio: l'impiantistica eolica o fotovoltaica sul modello francese, che viene considerato un modello di rispetto e di tutela ambientale, ma che, rispetto al paesaggio, quello tutelato al comma 2 dell'articolo 9, è devastante sotto il profilo della tutela del paesaggio, altro elemento fondamentale di cui ovviamente dobbiamo tenere conto. Per queste ragioni, principi condivisi e sacrosanti - la tutela ambientale e la tutela degli animali -, scritti in questa maniera nella Costituzione, rischiano di diventare una copertura a norme di difficile attuazione e, quindi, in realtà, di ostacolo rispetto all'obiettivo che il principio voleva raggiungere. Ciò a partire dallo sviluppo sostenibile, così come dalla piena tutela del paesaggio che rappresenta per l'Italia un elemento qualificante da preservare, difendere, ma anche e soprattutto un elemento di sviluppo economico perfettamente sostenibile. Ecco, queste riflessioni - altre le hanno svolte alcuni colleghi di maggioranza - ci portano a lasciare libertà di coscienza su questo provvedimento che, come dicevo, reca principi condivisi, ma che rischia, per come è scritto, di avere effetti su vari settori, a cominciare dalla tutela del paesaggio e dello sviluppo economico, di difficile attuazione, se non rischiosi (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Stefania Prestigiacomo. Ne ha facoltà, prego a lei la parola.

STEFANIA PRESTIGIACOMO (FI). Grazie, Presidente. Colleghi, io penso che con il voto di oggi il Parlamento, invece, renda omaggio alla Costituzione; le rende omaggio, perché la conferma viva, non cristallizzata, immobile o immutabile, ma dinamica, in grado di affrontare le sfide del terzo millennio. E, certamente, la questione ambientale è diventata centrale negli ultimi decenni non solo per l'Italia, ma per l'intera umanità. La rapidità con cui i temi dell'ecologia - a partire dal surriscaldamento del clima - hanno assunto posizioni assolutamente nodali nel dibattito sul futuro del pianeta ci dà la cifra della loro urgenza. Ragionando in una prospettiva strettamente giuridica, si potrebbe osservare che la tutela ambientale e la valorizzazione dell'ambiente sono già riconosciuti dalla giurisprudenza sia costituzionale, sia amministrativa, quali principi contenuti implicitamente nella Carta e fondamentali. Ma l'importanza e il rilievo politico sta proprio nell'esplicitazione di queste tutele, nel porle in chiaro nel testo della Carta della Repubblica, offrendo loro maggiore forza e dignità. L'Italia con questa modifica innalza la tutela dell'ambiente, della biodiversità e degli ecosistemi a rango di principi fondamentali della nostra Repubblica. È la prima volta che si interviene su questa parte della nostra Carta ed è il segnale che il rilievo che il Parlamento intende dare a questi temi è veramente importante. C'è anche un ulteriore elemento che voglio sottolineare con riferimento alla modifica dell'articolo 9 che stiamo oggi votando, dove si afferma che la tutela dell'ambiente avviene anche nell'interesse delle generazioni future. Il messaggio che oggi lanciamo, l'impegno che la Repubblica assume affronta un tema - quello dell'impegno intergenerazionale - che in questi anni è diventato anch'esso centrale nel dibattito politico nazionale e internazionale e che è stato anche efficacemente evocato da Papa Francesco nella sua enciclica Laudato si'. La Costituzione oggi fa i conti con ciò che lasciamo in eredità, in termini ambientali, ma anche in termini morali, alle generazioni future. Con la modifica dell'articolo 9 la Repubblica assume un impegno nei confronti dei suoi cittadini di domani perché le scelte che facciamo oggi sull'ambiente e sul clima, in gran parte e per le conseguenze maggiori, non ricadranno su di noi, ma sui nostri figli e sui nostri nipoti, su coloro che oggi non siedono in quest'Aula, ma che scendono in piazza il venerdì, chiedendo un pianeta abitabile per il futuro; un futuro che è molto più loro che nostro. Dall'inserimento di un'ulteriore tutela in sede di principi fondamentali discende anche l'integrazione dell'articolo 41, dove si afferma che l'iniziativa economica è libera e non può svolgersi in contrasto con l'utilità sociale o in modo da recare danno alla sicurezza, alla libertà e alla dignità umana, a cui viene aggiunto l'ulteriore vincolo che essa non possa svolgersi in modo da recare danno alla salute e all'ambiente (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

Presidente, colleghi, questa revisione costituzionale, con la questione ambientale inserita nella nostra Carta costituzionale, è in perfetta coerenza con i più recenti sviluppi maturati anche nel contesto internazionale. E non è un caso che la spinta acceleratrice su tale provvedimento sia venuta proprio da parte di questo Governo. Lo stesso Presidente del Consiglio Draghi, in occasione delle dichiarazioni programmatiche alla Camera dei deputati per il voto di fiducia al suo Esecutivo, ha insistito molto sulla necessità che l'ambiente vada tutelato e rispettato da una comunità consapevole. Credo sia giunto il momento di superare la narrazione ideologica e stanca della contrapposizione aprioristica fra libertà di iniziativa economica, da un lato, e tutela dell'ambiente, dall'altro. Come numerosissime esperienze della migliore imprenditoria, anche italiana, insegnano, il bilanciamento fra i due poli può risultare un gioco a somma positiva. L'adozione di accorgimenti e di strategie green innesca, infatti, forme di sviluppo che incrementano la redditività delle aziende e degli investimenti. Dunque, la green economy non è soltanto il futuro, ma è già il presente. Il nostro partito, Forza Italia, il nostro gruppo parlamentare è presente in questo dibattito sulla modifica della Costituzione con ben due proposte di legge: una a prima firma della collega Brambilla e una a firma mia, della collega Gelmini e di tanti altri colleghi di Forza Italia e voterà convintamente a favore di questa modifica costituzionale, perché noi pensiamo che la transizione ecologica, la responsabilità intergenerazionale, lo sviluppo sostenibile, ma anche lo sviluppo della persona umana e la coesione sociale siano valori che, certamente, appartengono alla cultura liberale, cristiana ed europea di Forza Italia. Per i cittadini dell'Italia e del mondo, di oggi e di domani, abbiamo tutti il dovere di creare le condizioni di crescita economica e sociale che non danneggino l'ambiente ma, anzi, grazie allo sviluppo tecnologico, lo tutelino. Il nostro Paese deve essere in prima linea in questa sfida globale e l'impegno nella Costituzione rappresenta un tassello fondamentale di una cultura politica responsabile che l'Italia condivide e promuove (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Michela Vittoria Brambilla. Ne ha facoltà.

MICHELA VITTORIA BRAMBILLA (FI). Signor Presidente, onorevoli colleghi, storico è un aggettivo che si spreca sulla stampa, nella comunicazione e, più di qualche volta, anche in quest'Aula, ma il voto al quale ci apprestiamo oggi, secondo le procedure della nostra Costituzione, merita davvero di essere definito storico. E, quindi, confermando il “sì” convinto del gruppo di Forza Italia, che ringrazio, desidero altresì ringraziare i componenti dell'Intergruppo parlamentare per i diritti degli animali, le colleghe e i colleghi che tanto impegno hanno anche loro profuso per la stesura e la calendarizzazione di questo testo di riforma costituzionale. Qualcuno, anche autorevoli commentatori e costituzionalisti, ha detto che non c'era urgenza o, addirittura, che non c'era bisogno di inserire in Costituzione, tra i principi fondamentali, la tutela dell'ambiente, della biodiversità, degli ecosistemi e degli animali, perché l'articolo 9, così com'è, ha già consentito alla giurisprudenza costituzionale di evidenziare che questi valori sono comunque garantiti. A noi pare, invece, che non possiamo contare sempre e solo sull'indubbia saggezza dei nostri padri - e madri - costituenti. Siamo in grande ritardo: le esigenze alle quali stiamo rispondendo adesso erano già sentite fin dagli anni Novanta e ben prima, come attesta il dibattito che si è sviluppato qui da noi negli ultimi decenni e che in Germania, per esempio, ha dato, per tempo, frutti concreti. Al 1994, pensate, risale l'emendamento costituzionale che, in quel Paese, sancisce la tutela dell'ambiente, con la bella precisazione, ripresa dal testo al nostro esame, “anche nell'interesse delle future generazioni”, che richiamava anche la collega Prestigiacomo e, al 2002, quello che prevede lo stesso per gli animali. Aggiungo che nel testo tedesco, più precisamente, si parla di responsabilità verso le future generazioni. Ma il senso è quello: “responsabilità” è la parola chiave. Noi italiani ci avviciniamo alla meta del riconoscimento costituzionale quando tutto, ormai, intorno a noi ci parla degli errori e degli abusi che gli uomini hanno compiuto come responsabili o dovremmo dire irresponsabili dell'arca planetaria: gli effetti, ben misurabili, del riscaldamento globale, le pandemie - meglio pensarle al plurale -, generate dall'invasione umana di ogni habitat in quello che, giustamente, è stato definito antropocene o, ancora, per restare a casa nostra, le tragedie ambientali dell'amianto o dell'Ilva e, perfino, la lotta quotidiana contro i rifiuti che si accumulano sotto casa. Inoltre, sfugge ai più, non si sa se per dimenticanza o per irresponsabile scelta, che un'importantissima parte dell'inquinamento deriva dalla filiera degli allevamenti intensivi: enorme è lo spreco di acqua necessaria per produrre un chilo di carne da consumare, indecenti spesso le condizioni in cui vengono tenuti gli animali negli allevamenti intensivi e la conseguente gestione dei reflui. In Italia, pensate, si tratta della seconda causa di inquinamento da polveri fini, responsabile dello smog più di automobili e moto e più dell'industria. Dunque, non siamo noi che decidiamo di tutelare la natura, ma è la natura che ci dice “basta”. Con le modifiche agli articoli 9 e all'articolo 41 finalmente ne prendiamo atto e facciamo della tutela dell'ambiente e degli animali un obiettivo della nostra Repubblica. Questo ci aiuterà a cambiare davvero.

La giurisprudenza costituzionale ha ben evidenziato che l'ambiente deve intendersi come valore in sé, al di fuori di una prospettiva antropocentrica. Precisamente in questo orizzonte si colloca la specifica previsione della tutela degli animali, introdotta con il secondo periodo del comma aggiuntivo all'articolo 9. Diverse e possibili formulazioni del testo sono state considerate durante il dibattito parlamentare. Noi avremmo preferito quella che riprendeva il riferimento agli animali come esseri senzienti, contenuta anche nell'articolo 13 del Trattato sul funzionamento dell'Unione europea, ma l'importante era far passare, per la prima volta, il principio del riconoscimento costituzionale degli animali, sia pure prevedendo che la legge dello Stato ne disciplini i modi e le forme di tutela. Onorevoli colleghi, già un filosofo antico diceva che la stirpe umana appartiene alla stessa famiglia degli animali, perché gli elementi costitutivi sono gli stessi per tutti e della stessa natura è l'anima, anche se con capacità diverse. A questi nostri fratelli minori riconosciamo, dunque, esplicitamente, finalmente, la tutela che meritano (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Ciampi. Ne ha facoltà.

LUCIA CIAMPI (PD). Grazie, Presidente. Rappresentante del Governo, onorevoli colleghe e colleghi, come molti sapranno, fu una straordinaria immagine scattata dallo spazio, oltre 50 anni fa, a scuotere le coscienze e a dare risonanza globale all'importanza della salvaguardia ambientale, a trasformare una battaglia culturale di pochi in una sfida intergenerazionale. Earthrise: questo è il nome di quella foto, e per l'umanità fu come guardarsi per la prima volta allo specchio e comprendere che il nostro pianeta non era un dato di fatto immutabile, ma un luogo prezioso e fragile da rispettare e salvaguardare. Oggi questi temi vengono inseriti espressamente anche nella nostra Costituzione, a rappresentare la dinamicità e la modernità di un testo capace di accompagnare la crescita sostenibile della società odierna e delle generazioni future. L'ambiente come tema giuridico e come interesse pubblico fondamentale primario ed assoluto era già, comunque, presente in alcuni aspetti della Carta, ma l'inserimento tra i principi ne rafforza valore e interdisciplinarietà.

Sono tre le considerazioni che vorrei sottolineare. Innanzitutto, il richiamo specifico all'interesse delle nuove generazioni e alla necessità di lasciare un pianeta sano e vivibile a chi verrà dopo di noi. Viviamo, da tempo, tutti al di sopra delle possibilità della nostra Terra; va, poi, aggiunto come l'estinzione di alcune specie, una maggiore diffusione delle malattie, l'innalzamento delle temperature, il collasso degli ecosistemi, l'innalzamento dei mari e altri possibili diversi impatti climatici diventeranno sempre più frequenti e devastanti nei prossimi 30 anni. Secondo il report del Gruppo intergovernativo sul cambiamento climatico, che è il principale organismo internazionale di valutazione dei cambiamenti climatici, la quantità di CO2 che abbiamo emesso nell'atmosfera ha già minato la capacità delle foreste e degli oceani di assorbirla. Se la nostra specie prospererà o semplicemente sopravvivrà nel XXI secolo, dipenderà dalle scelte che le società prenderanno non nei prossimi anni, ma immediatamente. Il punto di non ritorno non è più domani, è oggi. Lo stesso Presidente del Consiglio Mario Draghi lo ha recentemente ricordato e, come disse nel suo discorso di insediamento, vogliamo lasciare un buon pianeta, non solo una buona moneta. L'inserimento nella Costituzione della tutela dell'ambiente, delle biodiversità e degli ecosistemi come beni imprescindibili da garantire per le nuove generazioni è, quindi, un monito alla politica, che deve essere strumento di programmazione della prosperità comune, e non un esclusivo mezzo di consenso immediato per fini elettorali.

Altra considerazione che vorrei fare riguarda il passaggio dedicato al benessere animale. Anche in questo caso, per la prima volta, è stato introdotto nella Costituzione il riferimento agli animali, prevedendo una legge che ne definisca le forme e i modi di tutela. Siamo di fronte, anche in questo caso, a un passaggio storico; non si tratta soltanto di una generica salvaguardia per le forme viventi altre dall'uomo. Già oggi la salute e le condizioni di detenzione degli animali sono beni penalmente rilevanti, perché tutelati dalla norma penale. Si tratta di garantire agli animali alcuni diritti inalienabili. Il benessere animale interessa, infatti, tutti, non soltanto chi considera gli animali come esseri senzienti, come peraltro già riconosciuto, con apposite leggi, da altre Nazioni e come sancito dal Trattato di Lisbona.

Dal benessere animale - inteso non solo come salute e benessere fisico dell'animale, ma anche come capacità di esprimere i suoi comportamenti naturali in presenza di un ecosistema equilibrato - deriva conseguentemente anche il benessere umano. Non mi riferisco soltanto alle recenti teorie per cui l'evoluzione delle pandemie, come quella che stiamo tuttora vivendo e subendo, è direttamente causata dall'attività umana e dal mancato rispetto degli ecosistemi. Mi riferisco anche alla stretta relazione tra allevamenti e qualità del cibo prodotto e, quindi, alla salute umana. Garantire sempre benessere e, quindi, condizioni di vita decenti, alimentazione adatta, attenti controlli e cure al bestiame produrrebbe conseguentemente cibi più salutari per l'uomo.

Qui mi avvio a concludere, esponendo la mia terza considerazione. Se il benessere animale viene legato alla tutela della biodiversità e degli ecosistemi, salvaguardare il patrimonio ecologico e preservare la biodiversità significa anche, in linea con i principi costituzionali che oggi integriamo, costruire modelli di società, capaci di coniugare ambiente, risorse, biodiversità e attività umane, non paesaggi statici, ma paesaggi sostenibili. Gli esempi virtuosi nel nostro Paese non mancano. Penso, ad esempio, alla Val d'Orcia in Toscana, alle Langhe e al Monferrato in Piemonte, luoghi che hanno avuto il riconoscimento UNESCO come patrimonio dell'umanità. In questi luoghi non immutati, che si sono modificati con l'interazione millenaria dell'uomo, la civiltà ha plasmato, valorizzato e conservato la ricchezza naturale dei paesaggi e la biodiversità delle piante e degli animali. In questi luoghi l'attività umana, con la sua presenza attiva e diffusa, è un elemento decisivo di presidio e di salvaguardia, con effetti virtuosi e in certi casi insostituibili sulla qualità del paesaggio, sulla manutenzione degli equilibri idrogeologici, sulla biodiversità e sulla conservazione dello strato fertile del suolo. Questo è lo spirito delle modifiche alla Costituzione che ci apprestiamo ad approvare: la tutela dell'ambiente, degli ecosistemi e della biodiversità come elementi necessari al progresso per costruire modelli di vita ed una società sostenibile da lasciare alle nuove generazioni, non come monadi immutabili e controproducenti. È con questo auspicio che annuncio il voto favorevole del Partito Democratico (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Maturi. Ne ha facoltà.

FILIPPO MATURI (LEGA). Grazie Presidente. Membri del Governo, onorevoli colleghi, è sicuramente riduttivo definire importante il voto che oggi siamo chiamati ad esprimere. Allo stesso tempo, sebbene non possa che gioire di questo fondamentale passo, ciò che oggi deve prevalere ritengo sia preoccupazione, non certo soddisfazione. Sì, perché siamo in ritardo di 29 anni con riferimento alla conferenza di Rio nel 1992 e di 14 anni per quanto riguarda quella di Lisbona nel 2007. Entrambe sono date che possiamo ritenere spartiacque, rispettivamente, per ciò che concerne l'impegno al contrasto ai cambiamenti climatici e la tutela degli animali in qualità di esseri senzienti. Come dicevo, oggi dovrebbe prevalere la preoccupazione alla soddisfazione, perché il timore è che si consideri questo passo come un punto d'arrivo e non un punto di partenza. Dovrebbe, invece, rappresentare quel colpo di pistola che designa l'inizio di una corsa, perché per contenere i disastrosi effetti del cambiamento climatico bisogna correre e molto. Qualche anno fa ci è stato detto che la nostra casa stava bruciando. Non ci abbiamo creduto, perché il fumo che vedevamo salire dalle scale pensavamo, in realtà, venisse da altrove. Ora, invece, ci accorgiamo che, non solo sta andando a fuoco la stanza nella quale ci troviamo, ma anche quel letto nel quale abbiamo evidentemente dormito per troppo tempo. Quando si parla di cambiamenti climatici, di perdita di biodiversità e del rapporto malato tra uomo e mondo animale, si pensa troppo spesso che tutto ciò accada dall'altra parte del mondo, quasi la cosa, in fondo, non ci riguardi. In realtà, oltre ad essere tutto collegato in un unico globale ecosistema, molto avviene sotto i nostri occhi giornalmente. L'Italia è il sesto Paese del G20 maggiormente a rischio circa la perdita di biodiversità ed è un fenomeno che riguarda il mondo animale, tanto quanto quello vegetale. Secondo i dati forniti dal report quinquennale della Comunità europea sulla “direttiva Habitat”, delle 570 specie italiane protette dalla direttiva stessa solo il 43 per cento ha una conservazione effettiva favorevole, il 36 per cento inadeguata e il 16 per cento sfavorevole. Oltre l'80 per cento delle specie di pesci e il 64 per cento delle specie anfibie è a rischio. Per quanto concerne i mammiferi, solo quattro specie su dieci sono protette efficacemente: sto parlando dell'Italia, non dell'altra parte del mondo. E' un dato che diventa pesante come un macigno, se contestualizzato nel rapporto uomo-natura. Sul pianeta terra il 30 per cento del mondo animale è rappresentato dall'uomo, il 60 per cento da animali da reddito e solo il 10 per cento da animali selvatici, tutti gli animali selvatici. Quest'anno sono state dichiarate estinte 22 ulteriori specie animali e oltre un milione sono a rischio estinzione. Ciò vuol dire che solo quest'anno abbiamo defraudato le generazioni future della possibilità di venire mai a contatto con ben 22 specie di animali, più tutte quelle per le quali abbiamo già contribuito all'estinzione. Se gli animali selvatici paiono ancora qualcosa di lontano, forse giova soffermarsi su quelli domestici. Nel Trattato di Lisbona, sottoscritto anche dal nostro Paese, venivano riconosciuti gli animali, tutti gli animali, come esseri senzienti e si vincolavano gli Stati aderenti a tener pienamente conto delle esigenze del loro benessere: quattordici anni fa. Oggi qual è la situazione in Italia? Il codice civile inquadra gli animali come beni mobili e la tutela penale non riguarda la soggettività dell'animale stesso, ma il sentimento di affezione che noi umani proviamo per loro, alla stregua di un qualsiasi oggetto. Altro che soggettività! Trattare esseri senzienti - penso nello specifico a cani e gatti, con i quali abbiamo costanti rapporti d'affezione e vivono nelle nostre case - come meri oggetti lo trovo incivile, anacronistico e soprattutto ipocrita (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

Lo dico chiaramente: occorre urgentemente una legge che inasprisca le pene per chi si macchia di crimini orribili contro gli animali, che preveda il carcere per chi abbandona o maltratta gli animali con pene severe e certe.

È necessaria una rivoluzione culturale, un nuovo approccio alla salvaguardia della biodiversità, un radicale mutamento del nostro rapporto con gli animali - e intendo tutti gli animali - un impegno serio e concreto per contrastare i cambiamenti climatici. Occorre passare dalla transazione ecologica alla transizione ecologica. Nel 2019 la produzione energetica dell'Unione europea era coperta per il 20 per cento da energie rinnovabili. Occorre fare di più, è ancora troppo poco. Dal 2001 ad oggi, si sono registrati 16 dei 17 anni più caldi della terra da quando da metà Ottocento si è iniziato a registrare questi dati. L'80 per cento dei disastri naturali, che duramente hanno colpito e continuano a colpire anche il nostro Paese, è legato ai cambiamenti climatici. Entro il 2100, oltre 5.500 chilometri di coste italiane potrebbero essere sommerse, intere comunità verrebbero sfollate, interi borghi e comuni sommersi. Ripeto: stiamo parlando dell'Italia, del nostro Paese, non dell'altra parte del mondo. In Italia, secondo uno studio della Fondazione Centro Euro-Mediterraneo sui cambiamenti climatici, pubblicato lo scorso 21 settembre, viene analizzato il rischio per sei città italiane: Torino, Milano, Venezia, Bologna, Roma, Napoli. Si parla di conseguenze gravi quanto concrete, ondate di calore che hanno già influito sulla mortalità cittadina per gli over 60 e sono destinate a peggiorare; sempre più frequenti eventi estremi alluvionali, intere aree comunali a rischio idrico. Purtroppo, l'evoluzione scientifica è stata più veloce di quella culturale, consegnando all'umanità tecnologie, all'utilizzo delle quali ancora non era pronta, e ci sta portando dritti verso un pianeta inabitabile.

Nessuna azione umana sarebbe possibile in un mondo diventato inospitale. Ecco, dunque, che la transizione ecologica non è una scelta ma una necessità. Davanti a noi abbiamo due possibilità: affrontare la transizione ecologica oggi, che - badate - avrà un costo alto e rappresenterà la principale sfida del nostro presente anche più del COVID, perché purtroppo per il cambiamento climatico non c'è un vaccino; oppure affrontare la transizione ecologica più avanti, ma con costi estremamente superiori e con perdite in termini di opportunità, ecosistemi e biodiversità non più recuperabili. Abbiamo contratto un debito con le nuove generazioni in termini di futuro, qualità della vita, salute, ecosistema e ambiente che non riusciremo mai a ripianare: con che diritto? Ciò che abbiamo oggi a disposizione è uno strumento potente, il PNRR; è un'opportunità ma anche un obbligo morale affinché gli Stati affianchino le famiglie e le aziende nell'affrontare i costi a breve termine della transizione ecologica, in modo che questo passaggio non venga vissuto dalle aziende come un problema ma come un'opportunità di crescita sostenibile, che non impoverisca le famiglie ma, anzi, aumenti la qualità della vita di tutti noi. Il Recovery Plan prevede che il 40 per cento dei suoi fondi siano destinati alla transizione ecologica, investendo nell'efficientamento energetico degli immobili, nel trasporto sostenibile e nella salvaguardia della biodiversità. Questo è un tema che occorre affrontare con estrema lucidità e pragmatismo, evitando di polarizzarlo politicamente e di trasformarlo in una bandierina usata per attirare l'elettorato. È una sfida che riguarda tutti noi, un impegno che dobbiamo prendere nei confronti dei giovani, che stanno pagando e rischiano di pagare anche in futuro le scelte sbagliate fatte da qualcun altro in passato. Tra poche settimane inizierà la COP26 a Glasgow, un appuntamento che dovrà essere un vero e proprio spartiacque nell'impegno concreto al contrasto dei cambiamenti climatici. È proprio con lo sguardo rivolto alla COP26 che dichiaro il voto favorevole della Lega-Salvini Premier (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Elisa Tripodi. Ne ha facoltà.

ELISA TRIPODI (M5S). Grazie, Presidente. Si potrebbero anche solo pronunciare le parole dell'articolo 9 e anche quelle dell'articolo 41 della Costituzione così come vengono integrate con questo provvedimento e già da sole sarebbero sufficienti per esprimere il nostro voto favorevole. Poche parole per esprimere dei concetti potenti: il concetto della vita, della salute, della dignità per tutti gli esseri umani, per tutti gli esseri che abitano questo pianeta; parole di estrema semplicità e chiarezza, seguendo l'esempio e lo spirito dei padri e delle madri costituenti. Vogliamo dare un forte segnale di cambiamento a tutto il Paese e anche agli altri Stati affinché si possa proseguire insieme in questa svolta ormai necessaria. La Costituzione è diritto vivente, è coscienza sociale e non può rimanere immobile; deve prendere atto dei profondi cambiamenti sociali e culturali, intercettarli ed è nostro dovere cogliere e attualizzare le nuove sensibilità, soprattutto quando si parla di diritti, soprattutto quando si parla di tutela dei diritti. Questa proposta di legge non va a modificare il costrutto e la ratio degli articoli 9 e 41 della Costituzione, ma li va a integrare, conferendo dignità costituzionale alla tutela dell'ambiente e a quella degli animali. Dunque, un'integrazione necessaria perché, ora più che mai, ci si deve orientare verso politiche di sviluppo sostenibile: non può esistere la tutela della salute senza la tutela ambientale.

La formulazione originaria dell'articolo 9 della Costituzione nasceva in un momento storico nel quale il tema centrale era rappresentato dalla ricostruzione del Paese dopo la Seconda guerra mondiale; in quel periodo non esisteva ancora una presa di coscienza sulla nozione di ambiente; insomma, all'epoca nessuno poteva immaginare i danni che avrebbe provocato in futuro l'azione umana, ma adesso sì, adesso ne abbiamo tutti coscienza. Ci sono numerosi comitati, sia a livello nazionale che a livello territoriale, che si battono per la difesa dell'ambiente, ma anche movimenti giovanili e studenteschi, come il Fridays for Future, che scendono in piazza per chiedere alle istituzioni di impegnarsi con azioni e politiche dirette e sostenibili e tenere alta l'attenzione sul tema dei cambiamenti climatici.

Il 2021 è un anno importante perché costituisce un anno che possiamo definire cruciale per la transizione ecologica e climatica. È un anno caratterizzato anche da una serie di conferenze internazionali promosse dalle Nazioni Unite. Da poco si è svolta la Pre COP26, questo grande evento preparatorio della conferenza annuale dell'ONU sul clima, e proprio la scorsa settimana ha avuto luogo qui la riunione parlamentare Pre COP26. Questo dimostra che l'ambiente, rispetto al passato ma anche rispetto al periodo nel quale è nata la nostra Costituzione, è sempre più presente nelle agende della politica internazionale e in quella italiana. Anche nel PNRR la questione ambientale occupa uno spazio importante, proprio per avviare un percorso di economia circolare e incentivare sempre di più politiche ambientali sostenibili.

Aver cura del luogo che abitiamo non è cosa da poco, non può essere argomento trascurabile e non può essere trattato in secondo piano, senza lungimiranza, senza pensare a chi verrà dopo di noi. Le integrazioni apportate danno dignità e danno giustizia a queste tematiche. Si può affermare che noi oggi siamo in presenza di un evento storico importantissimo. Ecco perché ritengo che, proprio in virtù del voto che stiamo per fare, non ci possiamo dimenticare che sia alla Camera dei deputati, sia al Senato ci sono dei provvedimenti che vanno nella direzione della tutela ambientale e che sono già stati incardinati, sono anche già stati discussi nelle Commissioni competenti, ma che sono fermi lì e non vanno più avanti. Quindi, per dare attuazione soprattutto a questi articoli e a queste integrazioni che stiamo per andare a votare, serve anche dare una risposta riguardo a questi provvedimenti che si sono discussi. Io sto parlando, per esempio, del cosiddetto disegno di legge Salva Mare, che è stato approvato da questa Camera nell'ottobre 2019, ma che al Senato è ancora fermo (sì, è stato appena votato nella Commissione ambiente, però l'Aula del Senato non si è ancora pronunciata su questo provvedimento); eppure, anche questo provvedimento è estremamente importante, perché ha l'obiettivo di tutelare l'ecosistema marino e promuovere un'economia sempre più circolare e sostenibile. Però, tutelare l'ambiente significa anche lavorare sulla prevenzione, significa anche avere consapevolezza del territorio che viviamo e dei rischi che il territorio vive. Ecco perché, sempre in virtù del voto di oggi, questo Parlamento deve prendere coscienza dei lavori e delle proposte, per esempio, depositate nella Commissione affari costituzionali, che trattano proprio della prevenzione dell'ambiente. Nei primi 8 mesi del 2021 sono andati a fuoco quasi 200.000 ettari di boschi: milioni di animali selvatici sono arsi vivi, bestiame bruciato o disperso, coltivazioni distrutte, case abbandonate, senza tralasciare anche l'ingente danno economico arrecato. La devastazione dell'Italia a causa degli incendi è un'emergenza ambientale e anche su questo servono politiche lungimiranti, che non si limitino, diciamo, soltanto a mettere la toppa sul buco. Bisogna che si lavori con uno sguardo al futuro, con orientamenti e politiche nazionali ad hoc, con un organismo specializzato e dedicato espressamente non solo alla tutela ambientale in senso repressivo, ma soprattutto alla cura del territorio in tutti gli aspetti tecnico-amministrativi, derivanti dall'attuazione delle politiche di sostenibilità ambientale (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), cioè quello, insomma, che faceva un po' il nostro Corpo forestale, compresi, appunto, gli interventi di carattere emergenziale, in un dialogo costante con tutte le articolazioni amministrative dello Stato.

Io termino dicendo che noi siamo fieri e siamo orgogliosi che questa svolta epocale sia il frutto della determinazione e del lavoro del MoVimento 5 Stelle al Senato nella Commissione affari costituzionali. È per questo che dichiaro il nostro voto favorevole (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, a titolo personale, la deputata Sara Cunial. Ne ha facoltà.

SARA CUNIAL (MISTO). Grazie, Presidente, la proposta di legge abbinata e i relativi emendamenti a mia prima firma erano un tentativo disperato per inserire quattro elementi in questo testo. Il primo, costruire regole e azioni umane in funzione della natura e della stabilità climatica, e non solo quindi degli interessi umani, vedi ad esempio gli inceneritori, sdoganati dal “decreto-legge Semplificazioni”, vedi i PFAS, che continuano irrimediabilmente ad inquinare il mio territorio. Il secondo è ribaltare l'onere della prova sull'utilità e la compatibilità ambientale e climatica delle attività economiche, imponendo agli operatori privati e alle imprese il dovere proattivo di dimostrazione non solo di non nuocere all'ambiente, ma soprattutto di migliorarlo rispetto alla traiettoria del collasso ecosistemico che si profila con il superamento dei confini planetari alla sostenibilità, vedi ad esempio il 5G, ma anche Ilva, TAP, TAV, Pedemontana Veneta, agricoltura e allevamento intensivi. Poi, ancora, riconoscere la soggettività giuridica ai servizi ecosistemici attraverso l'affermazione del diritto umano all'ambiente salubre, alla natura incontaminata, alla stabilità climatica. Ennesimo diritto umano alienato e leso in questa legislatura. Ed, infine, fondare le decisioni su un approccio ecosistemico e olistico di conoscenza della realtà nella sua complessità, dei suoi equilibri termodinamici ed ecologici. Mi riferisco alle NBT e agli OGM; OGM che, in questo momento, in Friuli-Venezia Giulia dal signor Giorgio Fidenato, già criminale recidivo, vengono coltivati. Lo dico a voi, colleghi della Lega, che prima avete elogiato questo testo nei confronti della tutela della biodiversità. Chiamate il vostro collega Fedriga e fate distruggere quelle piante che vengono in questo momento, e dico in questo momento, coltivate nel vostro Friuli. Vi dico anche il comune, Colloredo di Monte Albano, in provincia di Udine. Ed allora, questa è un'occasione persa, una grande occasione persa per invertire in maniera coraggiosa la rotta verso il baratro dovuto al modello neoliberista e predatorio; predatorio dei territori, dei beni comuni e dei diritti, che voi non mancate di incoraggiare e alimentare anche qui e ora.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, sempre a titolo personale, il deputato Vianello. Ne ha facoltà.

GIOVANNI VIANELLO (MISTO). Grazie, Presidente. Personalmente, penso che provvedimenti come questo siano meritori di un voto favorevole, perché, seppur nella giurisprudenza consolidata, la tutela ambientale è entrata, comunque, come valore, insieme al paesaggio, da tutelare, è comunque un passo in avanti che bisogna riconoscere. Certo, ricordiamo che siamo sempre in prima lettura; in questa legislatura, c'è un'altra riforma costituzionale che è stata approvata in prima lettura e poi non si sa dove sia finita, quella sui referendum propositivi. Speriamo che questa non faccia la stessa fine. Questa è, quindi, una condizione necessaria per il tema ambientale, ma non sufficiente, perché poi sono i provvedimenti, le leggi che vengono approvate giorno dopo giorno che fanno diventare la condizione necessaria e sufficiente per la tutela ambientale. Vedo la sottosegretario Fontana: non posso che ricordare, ovviamente, che in Commissione ambiente c'è una proposta proprio a prima firma della sottosegretaria Fontana sulle emissioni odorigene. Approvare quella proposta in Commissione ambiente significa appunto tutelare l'ambiente come condizione sia necessaria, sia sufficiente. Ci troviamo in un momento abbastanza particolare, perché mentre noi oggi, penso - ho sentito tutte le forze politiche -, approveremo, anche a stragrande maggioranza, in prima lettura, la riforma costituzionale…

PRESIDENTE. Concluda.

GIOVANNI VIANELLO (MISTO). …tuttavia, oggi stesso, Presidente, l'Italia è priva di una moratoria contro le trivelle. Questa è una grande contraddizione, perché, da una parte, si parla di ambiente e, dall'altra, non lo si tutela più, dopo tre anni non c'è più la moratoria.

PRESIDENTE. Deve concludere.

GIOVANNI VIANELLO (MISTO). Sono state approvate norme sugli inceneritori e tanto altro ancora è a venire. Ringrazio i colleghi delle bellissime parole che hanno espresso tutte le forze politiche sulle tutele ambientali e auspico che per i prossimi provvedimenti si faccia altrettanto e che dalle parole si passi ai fatti, altrimenti rimarremo solo in una grande ipocrisia, non degna della Repubblica italiana (Applausi dii deputati del gruppo Misto).

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale.

(Votazione finale ed approvazione - A.C. 3156​ e abbinate)

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.

Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sulla proposta di legge costituzionale n. 3156: S. 83-212-938-1203-1532-1627-1632-2160 - "Modifiche agli articoli 9 e 41 della Costituzione in materia di tutela dell'ambiente" (Approvata, in un testo unificato, in prima deliberazione, dal Senato).

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 17) (Applausi).

Dichiaro così assorbite le proposte di legge nn. 15-143-240-2124-2150-2174-2315-2838-2914-3181.

Seguito della discussione del testo unificato delle proposte di legge: Schullian ed altri; Ascani; Minardo; Sasso ed altri; d'iniziativa del Consiglio nazionale dell'economia e del lavoro; Lattanzio: Disposizioni in materia di iscrizione contemporanea a due corsi di istruzione superiore (A.C. 43​-1350​-1573​-1649​-1924​-2069-A​) (ore 18,30).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del testo unificato delle proposte di legge nn. 43-1350-1573-1649-1924-2069-A: Disposizioni in materia di iscrizione contemporanea a due corsi di istruzione superiore.

Ricordo che nella seduta dell'11 ottobre 2021 si è conclusa la discussione generale e il relatore e il rappresentante del Governo hanno rinunciato a intervenire in sede di replica.

(Esame degli articoli – Testo unificato - A.C. 43-A​)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli articoli del testo unificato delle proposte di legge e degli emendamenti presentati. Le Commissioni I (Affari costituzionali) e V (Bilancio) hanno espresso i prescritti pareri (Vedi l'allegato A), che sono in distribuzione.

Le Commissioni I (Affari costituzionali) e V (Bilancio) hanno espresso i prescritti pareri

Avverto che la Commissione ha presentato l'emendamento 1.100 (Vedi l'allegato A), che è in distribuzione e in relazione al quale risulta alla Presidenza che tutti i gruppi abbiano rinunciato alla fissazione del termine per la presentazione dei subemendamenti.

(Esame dell'articolo 1 – Testo unificato - A.C. 43-A​)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 1 e dell'unica proposta emendativa ad esso presentata (Vedi l'allegato A).

Nessuno chiedendo di parlare, invito il relatore ad esprimere il parere.

ALESSANDRO FUSACCHIA , Relatore. Chiaramente, la Commissione esprime parere favorevole sull'emendamento 1.100 della Commissione.

PRESIDENTE. Prendo atto che il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.100 della Commissione, con il parere favorevole del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 18).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 1, nel testo emendato.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 19).

(Esame dell'articolo 2 - Testo unificato - A.C. 43-A​)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 2 (Vedi l'allegato A), al quale non sono state presentate proposte emendative.

Non ci sono richieste di intervento, quindi passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 2.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 20).

(Esame dell'articolo 3 - Testo unificato - A.C. 43-A​)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 3 (Vedi l'allegato A), al quale non sono state presentate proposte emendative.

Non ci sono richieste di intervento e quindi passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 3.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 21).

(Esame dell'articolo 4 - Testo unificato - A.C. 43-A​)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 4 e dell'unica proposta emendativa ad esso presentata (Vedi l'allegato A). Invito il relatore ad esprimere il parere.

ALESSANDRO FUSACCHIA , Relatore. Sull'emendamento 4.50 Caretta il parere è favorevole.

PRESIDENTE. Il Governo?

ROSSANO SASSO, Sottosegretario di Stato per l'Istruzione. Parere conforme al relatore.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Frassinetti. Ne ha facoltà.

PAOLA FRASSINETTI (FDI). Grazie, Presidente. Per sottoscrivere l'emendamento.

PRESIDENTE. Nessun altro chiedendo di intervenire, passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 4.50 Caretta, con il parere favorevole della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 22).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 4, nel testo emendato.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 23).

(Esame dell'articolo 5 - Testo unificato - A.C. 43-A​)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 5 e dell'unica proposta emendativa ad esso presentata (Vedi l'allegato A). Invito il relatore ad esprimere il parere.

ALESSANDRO FUSACCHIA , Relatore. Sì, Presidente. Sull'emendamento 5.50 Ciaburro c'è un invito al ritiro.

PRESIDENTE. Il Governo?

ROSSANO SASSO, Sottosegretario di Stato per l'Istruzione. Parere conforme al relatore.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Frassinetti. Ne ha facoltà.

PAOLA FRASSINETTI (FDI). Grazie, Presidente. Ritiriamo questo emendamento.

PRESIDENTE. Sta bene. Passiamo, dunque, ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 5.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 24).

(Esame dell'articolo 6 - Testo unificato - A.C. 43-A​)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 6 (Vedi l'allegato A), al quale non sono state presentate proposte emendative.

Non vi sono richieste di intervento, quindi passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 6.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 25).

(Esame degli ordini del giorno - Testo unificato - A.C. 43-A​)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli ordini del giorno presentati (Vedi l'allegato A). Se nessuno chiede di intervenire per illustrare gli ordini del giorno, invito il rappresentante del Governo a esprimere il parere.

ROSSANO SASSO, Sottosegretario di Stato per l'Istruzione. Gli ordini del giorno n. 9/43-A/1 Frassinetti e n. 9/43-A/2 Fusacchia sono accolti.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Ungaro. Ne ha facoltà. Su cosa, deputato Ungaro?

MASSIMO UNGARO (IV). Volevo sottoscrivere il secondo ordine del giorno, se possibile, grazie.

PRESIDENTE. Perfetto, abbiamo preso nota. È così esaurito l'esame degli ordini del giorno presentati.

(Dichiarazioni di voto finale - Testo unificato - A.C. 43-A​)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale. Ha chiesto di parlare la deputata Rina De Lorenzo. Ne ha facoltà.

RINA DE LORENZO (LEU). Grazie, Presidente. Il testo approvato ha come obiettivo principale adeguare la normativa italiana alla maggior parte degli ordinamenti che sono presenti negli altri Paesi europei, nei quali è riconosciuta agli studenti la facoltà di iscriversi contemporaneamente a più corsi di studio, favorendo così l'interdisciplinarietà del sapere, al fine di creare figure professionali che rispondano in modo più adeguato alla complessità del mercato del lavoro.

In particolare, il provvedimento in esame consente l'iscrizione a più corsi di laurea magistrale o master anche presso più università, scuole o istituti superiori a ordinamento speciale. Le iscrizioni sono consentite presso le università italiane, ma anche presso le università estere. È previsto che lo studente che si iscrive contemporaneamente ai due corsi possa beneficiare degli strumenti e dei servizi a sostegno del diritto allo studio per una sola iscrizione, a scelta dello studente, fermo restando che l'esonero, totale o parziale, dal versamento del contributo onnicomprensivo annuale si applica anche in presenza dei requisiti previsti a entrambe le iscrizioni.

Si tratta di un provvedimento di particolare interesse, che favorisce la crescita culturale di questo Paese e che, tuttavia, presenta alcune criticità, alcuni aspetti problematici. In particolare, il nostro auspicio è che possano essere introdotti strumenti di controllo per evitare il fenomeno delle svendite dei titoli universitari: faccio riferimento, in particolare, alle lauree online, le lauree conquistate per ottenere un riconoscimento sociale, un avanzamento di carriera o, addirittura, un avanzamento nelle graduatorie dei concorsi pubblici, le quali generano un fenomeno che danneggia in modo gravissimo i laureati, che, invece, con impegno e fatica hanno portato a termine il proprio corso di studi. Ricordo l'articolo 34 della Costituzione, in forza del quale è previsto che i capaci e i meritevoli, anche se privi di mezzi, hanno diritto di raggiungere i gradi più alti di istruzione. Mi riferisco, in particolare, ad alcuni spot pubblicitari, che sono stati utilizzati per invitare all'iscrizione a corsi di laurea online: “Tutti possono essere come Ronaldo”, recita una scritta su un sito di un'università telematica.

È proprio vero? Probabilmente, sì, tutti possono essere come Ronaldo, ma l'impegno, la costanza e il sacrificio dello studio rappresentano un differenziale importante che favorisce la costruzione di un percorso formativo che consenta davvero allo studente universitario l'acquisizione di una formazione spendibile sul piano professionale. Allora, sulla scorta di queste considerazioni, auspicando una verifica e un controllo sui percorsi universitari delle lauree e delle università telematiche, esprimo il voto favorevole del gruppo di Liberi e Uguali al provvedimento in esame (Applausi dei deputati del gruppo Liberi e Uguali).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Simona Vietina. Ne ha facoltà.

SIMONA VIETINA (CI). Onorevoli colleghi, questo è un provvedimento atteso, che ha lo scopo principale di abrogare il divieto di iscrizione contemporanea a più corsi di istruzione superiore, un divieto ormai anacronistico, obsoleto, previsto dall'articolo 142 del regio decreto del 1933, n. 1592. L'obiettivo è anche adeguare la normativa italiana a quella prevista nella gran parte degli ordinamenti di altri Paesi dell'Unione europea, dove viene riconosciuta, appunto, agli studenti, la facoltà di iscriversi contemporaneamente a più di un corso di studi universitari e questo per favorire l'interdisciplinarietà degli studi e per favorire la formazione di figure professionali che rispondano in modo più adeguato alle complessità di un mercato del lavoro in costante mutamento. L'eliminazione di tale divieto potrebbe favorire i nostri studenti, in particolar modo quelli capaci e meritevoli, a competere con gli altri giovani europei, evitando il fenomeno, purtroppo noto, della fuga dei cervelli e contribuisce a una maggior competitività nel mercato del lavoro. Quindi, il provvedimento in esame si muove nella giusta direzione e lo fa anche per quanto riguarda la tutela del diritto allo studio, una direzione che punta a un importante allineamento con l'Europa; sarà, poi, a nostro avviso, fondamentale nel tempo dare vita a lauree comuni fra i diversi Paesi, creando un sistema sempre più integrato di titoli di studio europei che supportino la percezione di un'Europa sempre più unita. Sembra che questo provvedimento vada in questa direzione e che segni, quindi, un passo in questa direzione. Tuttavia, il testo unico non risolve alcuni punti cruciali, demandando a successivi decreti del MIUR che, nel rispetto dell'autonomia universitaria, dovranno sciogliere dettagli non secondari per la definizione dei criteri in base ai quali consentire la doppia iscrizione e la sua concreta attuazione; criteri che avremmo preferito fossero meglio definiti nel testo unico, con particolare riferimento ai corsi con accesso a numero programmato, alla gestione dei corsi che prevedono la frequenza obbligatoria e a quei corsi che prevedono l'utilizzo di laboratori. Si tratterà di valutare, lasciando spazio all'autonomia universitaria, se, eventualmente, trovare combinazioni di corsi per i quali sia effettivamente possibile la frequentazione di due corsi di studio e in quali modalità lo si possa fare, anche e soprattutto per escludere che l'iscrizione contemporanea di uno studente a due corsi comporti una riduzione di opportunità di accesso ad altri candidati. La sfida, inoltre, è anche nell'identificare il modo per garantire che il livello di preparazione accademica sia adeguato in entrambi gli ambiti dei percorsi di studi intrapresi contemporaneamente, scongiurando il rischio di un abbassamento del livello di preparazione. Confidiamo che le scelte e l'attuazione concreta, mediante i previsti decreti attuativi che dovranno essere emanati, tengano conto dell'importanza dei profili evidenziati. Concludo, sottolineando che Coraggio Italia sostiene convintamente il provvedimento nelle sue previsioni e nei suoi obiettivi sostanziali, consapevole del fatto che la ripresa del nostro Paese, fortemente provato dalla crisi pandemica, che ha prodotto importanti ricadute proprio nel settore dell'istruzione e della formazione, debba e possa ripartire dalla cultura e dall'ampliamento dell'offerta formativa dei giovani, che saranno l'asse portante dell'Italia di domani. In tale direzione il testo unico compie un passo in avanti importante, volto a eliminare ostacoli e svantaggi per i nostri giovani, offrendo loro la possibilità di competere maggiormente con gli altri studenti europei. Per tali ragioni, esprimo, a nome del gruppo Coraggio Italia, il nostro voto favorevole (Applausi dei deputati del gruppo Coraggio Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Gabriele Toccafondi. Ne ha facoltà.

GABRIELE TOCCAFONDI (IV). Grazie, Presidente. Con questo provvedimento ci occupiamo di una norma, come ricordato, del 1933, di quasi novant'anni fa; una norma che vietava a uno studente l'iscrizione contemporanea a più università e non solo (penso, per esempio, ai percorsi AFAM). Sicuramente si tratta di una legge che riguarda una parte esigua della popolazione, ma è una modifica normativa giusta che ci allinea al resto dell'Europa. Mi lasci quindi ringraziare per il lavoro svolto il relatore, onorevole Fusacchia. Il tema reale, molto concreto e che ha bisogno di interventi urgenti, riguarda in generale i giovani. In Italia la percentuale delle persone diplomate è pari al 63 per cento, contro il 79 per cento del resto d'Europa. Riguardo ai laureati, il divario del nostro Paese rispetto al resto d'Europa è altrettanto ampio: solo il 20,1 per cento della popolazione possiede una laurea, contro il 32,8 per cento dell'Unione europea. Questa norma innovativa ci allinea al resto di tanti altri Paesi e arriva dopo le novità normative relative al percorso terziario degli ultimi mesi sulle lauree professionali, le lauree abilitanti, gli ITS Academy; va quindi letta in una stagione di riforme utili a dare possibilità di scelta per i nostri ragazzi.

La finalità della proposta di legge è quella di abrogare un anacronistico divieto e rendere possibile la doppia iscrizione contemporanea a due corsi di studio di istruzione superiore; non semplicemente corsi di studio universitari, perché consentiamo così la piena e libera doppia iscrizione anche nell'ambito dei corsi erogati dagli istituti AFAM (l'Alta formazione artistica, musicale e coreutica). È una novità che favorirà la contaminazione tra saperi e aiuterà i ragazzi ad avere quelle competenze diverse che il mondo del lavoro richiede e, sempre di più, richiederà. È una possibilità, una facoltà in più che diamo ai giovani, un'opportunità in più, perché di questo c'è bisogno, di riforme vere e profonde che diano possibilità ai giovani, che non sono né bamboccioni, ne choosy, né “Generazione X” o “Z”, ma ragazzi che comprendono la complessità del periodo storico che stiamo attraversando e vogliono affrontarlo con strumenti adeguati. Per tutti questi motivi, dichiaro il voto favorevole del gruppo di Italia Viva (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Paola Frassinetti. Ne ha facoltà.

PAOLA FRASSINETTI (FDI). Grazie, Presidente. Come i colleghi hanno già detto, questo provvedimento intende modificare l'articolo 142 del testo unico del regio decreto del 31 agosto 1933; evidentemente il tempo passa, il tempo va avanti e anche le esigenze degli studenti universitari sono mutate. Questo provvedimento, quindi, consente agli studenti universitari di potersi iscrivere contemporaneamente a due facoltà. Questo è possibile perché con questo provvedimento si ha come finalità quella di adeguare l'ordinamento universitario ai nostri tempi, togliendo questa limitazione che va un po' controcorrente rispetto alle nuove esigenze. È evidente che col cambiamento anche e soprattutto dei metodi di studio, col supporto delle nuove tecnologie e della tecnologia informatica, ora è anche più semplice rispetto al passato studiare in due corsi contemporaneamente e seguire gli studi diversi con maggior facilità.

Alla luce di questi cambiamenti, i giovani ora sono in grado di ampliare le loro conoscenze, iscrivendosi anche a corsi diversi. È molto importante aver inserito l'AFAM che, come Fratelli d'Italia tende sempre a sottolineare, deve essere equiparata alle università perché nella nostra Nazione le accademie, i conservatori, questo rapporto di studio con gli elementi culturali, che sono fondamentali, devono assolutamente essere sempre di livello; quindi, è giusto anche inserire la possibilità di essere presenti contemporaneamente in più istituzioni dell'Alta formazione artistica, musicale e coreutica. Questo potenziamento, questo equiparare sempre di più le AFAM alle università è nel nostro progetto politico per quanto riguarda l'istruzione. Troviamo anche giusto l'articolo che tratta del diritto allo studio; quindi, stabilire che chi si iscrive a due corsi contemporaneamente possa beneficiare degli stessi strumenti e servizi previsti per una sola iscrizione ci pare una disposizione di buonsenso per evitare troppi oneri in un settore dove i fondi, come si sa, sono troppo spesso inadeguati.

Poi, arriviamo all'articolo 4 che per Fratelli d'Italia è molto importante; sostanzialmente i due emendamenti presentati in Commissione, che non avevano intenti di ostruzionismo, però, volevano segnalare l'importanza di mettere paletti laddove si tratti di un corso universitario particolare, con l'accesso obbligatorio come, per esempio, Medicina. È evidente che abbiamo corsi differenti a fronte dei quali ci vuole una particolare attenzione per monitorare le iscrizioni.

La preoccupazione per noi si riferiva al fatto che la possibilità di iscriversi ai due corsi riguardasse tutti senza differenze, le quali, invece, ci devono essere per premiare la meritocrazia e per garantire quella serietà di studio con riferimento a quei corsi particolari dove sicuramente non si può perdere concentrazione.

Quindi, alla luce dell'articolo 4, abbiamo sostanzialmente approvato e accolto questa modifica, che è proprio quella in base alla quale il Ministro dell'Università, con decreto, sentiti il CUN e CRUI, organi importanti per quanto riguarda l'università, dovrà monitorare i corsi che richiedono la frequenza obbligatoria - è molto importante - e anche l'ordine del giorno da me presentato oggi si collegava strettamente a questo discorso. Lo auspichiamo perché, per essere continuo il percorso, ci vuole una presenza del Governo che segua la fase attuativa della legge, fornisca precise indicazioni sempre nell'ottica di garantire la frequenza con profitto a chi è impegnato in studi più difficoltosi.

Concludo, dicendo che il nostro voto, il voto di Fratelli d'Italia, sarà favorevole perché riteniamo che questo provvedimento offra maggiori opportunità agli studenti universitari e rappresenti un altro tassello per costruire la nostra università dove i giovani non sono più costretti ad emigrare all'estero e mettono le loro forze e i loro cervelli a disposizione della loro Nazione (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Valentina Aprea. Ne ha facoltà.

VALENTINA APREA (FI). Presidente, colleghi, nel gergo parlamentare proposte di legge come queste vengono definite “leggine” ma la presenza della Ministra Messa, che ringrazio per averci raggiunto in Assemblea, e del sottosegretario Sasso (tra l'altro, uno dei firmatari di questa legge, che prima di essere nominato sottosegretario ne ha fortemente voluto l'approvazione) smentiscono questa definizione della legge come “leggina”.

Ci troviamo qui ad esaminare un provvedimento che parla certamente di istruzione, ma anche di futuro di giovani meritevoli e multitasking come sono oggi i giovani. In particolare, facciamo un'ulteriore, per quanto piccolo, passo per l'attuazione del nostro sistema di istruzione terziaria e per adeguarci a quanto già previsto da molto tempo in molti Paesi europei. Ringrazio il relatore che, con la Presidente, con tutti noi ha fortemente voluto questa legge, anzi diciamo che si è fatto parte diligente per l'approvazione da quando il collega Sasso è diventato sottosegretario, quindi Fusacchia ha fatto bene le sue veci, sottosegretario. Allora, come ci siamo detti più volte in Commissione, istruendo questo provvedimento, qui trattiamo dell'abrogazione del divieto di iscrizione contemporanea a due corsi di istruzione terziaria che è contenuto in un Regio decreto del 1933, cioè quasi un secolo fa e, quindi mostra tutta la sua obsolescenza e anche rigidità; a quei tempi era come dire un pregio di un'istituzione che veniva vista come severa, come rigida e che, quindi, selezionava, invece, che includere.

Oggi abbiamo bisogno, invece, di includere e di trattenere le intelligenze. Allora, l'articolazione della possibilità di iscrizione contemporanea a due corsi di istruzione superiore ha richiesto un'attenta analisi da parte di tutta la Commissione e anche possibili cortocircuiti che si sarebbero potuti creare nella sua applicazione; molti di questi sono stati ricordati anche dai colleghi che mi hanno preceduto.

Come è stato nostro uso sin dall'inizio della legislatura, la collaborazione attiva dei rappresentanti di tutti i gruppi politici ha portato all'approvazione di un testo condiviso. Ministra, perfettibile, certo, ma per noi di Forza Italia rappresenta, comunque, un importante punto di partenza. Il sostegno del talento e del merito sono state parole d'ordine che non abbiamo mai perso di vista in tutti gli anni della nostra presenza in politica, così come forte sempre è stata la nostra attenzione per tutto il segmento dell'istruzione, da quella primaria a quella secondaria, e anche il sostegno al riconoscimento dell'esuberanza di quelle ragazze e di quei ragazzi che in alcun modo devono essere sacrificati; chi ha tanto talento deve usarlo tutto, quindi, non può essere una rigidità burocratica a limitare anche la curiosità negli studi, anche la volontà di mettersi in gioco contemporaneamente su più fronti.

Vi erano stati precedenti interventi legislativi ma di natura derogatoria, volti più che altro a mitigare parzialmente la portata del divieto per alcuni specifici casi. Il provvedimento in esame, invece, non si è proposto di muoversi sulla falsariga di questi precedenti, ma di intervenire definitivamente per abolire il divieto. Non ci sfugge che questo provvedimento si rivolge a un numero limitato di soggetti, ma Forza Italia - ripeto - ha fatto del riconoscimento e sostegno del merito un punto costante della sua azione politica.

L'abolizione della possibilità di iscrizione contemporanea a due corsi universitari aumenta le opportunità di apprendimento per i ragazzi che vogliono studiare e può rappresentare uno stimolo e uno strumento motivazionale per tutti gli studenti che sono centennial, che sono abituati a fare più cose contemporaneamente.

A me, a noi della vecchia generazione possono sembrare distratti e anche superficiali; in realtà, no, perché loro esercitano continuamente tutte le loro potenzialità e i loro talenti, quindi siamo noi che, invece, quando li portiamo nelle istituzioni, soprattutto scolastiche, li fermiamo e li freniamo. Ed ora provo tanta più soddisfazione perché ho davanti a me la Ministra, che è una rettrice notissima del nostro sistema universitario; quindi, mi fa piacere che ora, ricoprendo tale ruolo, vada a modificare tale sistema e questa legge, forse, da rettrice, avrebbe considerato difficile da attuare. Invece, il suo coraggio, Ministra, il fatto che lei rappresenti davvero l'accademia nazionale è un motivo per noi di garanzia che questa legge potrà trovare applicazione. Su questo è necessario intervenire, dobbiamo restituire speranza, visionarietà alle ragazze e ai ragazzi italiani, restituire i sogni.

Naturalmente, non solo noi siamo convinti di tutto questo, ma abbiamo anche considerato favorevolmente quello che c'è nella legge, ossia che questo provvedimento rappresenti un modo non solo per sostenere le studentesse e gli studenti più meritevoli, ma anche per favorire e promuovere l'apprendimento interdisciplinare in un'ottica di accesso ai saperi meno settoriali e distinti. Anche di questo abbiamo parlato in Commissione, il dibattito è aperto. L'interconnessione tra i settori scientifici e umanistici deve essere alla base dei nuovi settori disciplinari, che devono diventare multidisciplinari.

Come la Ministra Messa sa, Forza Italia ha più volte richiesto una revisione in tal senso degli ordinamenti didattici e delle università, proprio al fine di prevedere una minore rigidità e lo sviluppo di una maggiore interdisciplinarietà.

Tornando alla norma in esame, consideriamo fondamentale aver previsto meccanismi che permettano anche agli studenti economicamente svantaggiati di accedere alla doppia iscrizione. Evitare, quindi, discriminazioni sulla base del censo risponde allo spirito della Costituzione che ha voluto esplicitamente garantire agli studenti capaci e meritevoli, anche se privi di mezzi, il diritto di raggiungere i gradi più alti degli studi, prevedendo strumenti atti a rendere effettivo questo diritto. C'è poi la questione degli aiuti e del superamento delle rigidità. La norma interviene, prevedendo che allo studente che si iscrive contemporaneamente a due corsi, ai sensi degli articoli 1 e 2, si applichi l'esonero totale o parziale del versamento del contributo onnicomprensivo annuale per entrambe le iscrizioni. Mi preme anche ricordare che la Banca d'Italia più volte ha stigmatizzato l'estrema rigidità in Italia dei meccanismi di mobilità sociale che portano al successo scolastico e accademico – e, quindi, a proseguire gli studi -, soprattutto quei giovani che provengono da famiglie non solo benestanti, ma in cui almeno un genitore è in possesso di un titolo di studio elevato.

Ecco, in questo senso ci auguriamo che l'approvazione di questa legge, l'abrogazione della norma che vieta la possibilità di iscrizione contemporanea a due corsi di studio, sia solo l'inizio di un nuovo corso degli apprendimenti accademici, più flessibili, più personalizzati, più aderenti ai veri talenti e alle vere e tante attitudini dei nostri studenti, ma soprattutto alla motivazione e alla curiosità. In questo senso, noi ci auguriamo che non solo questa norma possa essere approvata velocemente dal Senato, ma che possa avere il successo più grande, proprio perché stiamo ricostruendo il Paese e abbiamo bisogno di tante menti brillanti e di tanti giovani non solo laureati, ma formati in più campi e velocemente. Quindi, con gli auguri migliori per i nostri giovani, alla Ministra Messa e al sottosegretario Sasso, che dovranno dare gambe a questa legge, dichiaro il voto favorevole, pienamente convinto, di Forza Italia (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Rosa Maria Di Giorgi. Ne ha facoltà.

ROSA MARIA DI GIORGI (PD). Grazie, Presidente. Signora Ministra, onorevoli colleghi, ci sono momenti nella vita di un parlamentare in cui si prova un certo imbarazzo nello scoprire che alcuni aspetti vitali della società, della cultura o dell'economia del Paese sono regolati da norme che risalgono a decenni fa (in questo caso, si può anche dire un secolo), mai riviste e mai modificate. E' il caso che affrontiamo oggi: l'abrogazione, come hanno detto i colleghi, di una parte di questo regio decreto del 1933, una legge di 88 anni fa. E' superfluo rimarcare come, in questo lasso di tempo, davanti a noi - e potremmo dire anche dentro di noi - tutto sia cambiato. Ora, è giunto il momento di muovere le carte, credo che siamo tutti d'accordo su questo. Approdiamo qui, dopo un intenso lavoro già iniziato nella scorsa legislatura proprio con una particolare iniziativa da parte del mio partito - il PD -, anche sulla base di sollecitazioni provenienti dall'Unione europea, che ci chiedeva quali fossero i motivi del disallineamento del nostro sistema rispetto agli altri Paesi europei, perché ai nostri giovani fossero date meno opportunità. Il PD, allora, colse l'urgenza della riforma e propri parlamentari presentarono proposte di legge; quelle stesse proposte poi condivise in Commissione con gli altri gruppi politici che, a loro volta, si erano mossi nella stessa direzione. Quindi, una sensibilità comune risalente. Questi i motivi del voto unanime che abbiamo avuto in Commissione: tutti i partiti d'accordo e, pertanto, oggi ci presentiamo in Aula con questo provvedimento votato già da tutti.

A noi, quindi, oggi spetta il compito di superare gli steccati, divieti ormai incomprensibili, veri e propri tabù. Il diritto alla conoscenza e al sapere, il progresso scientifico, che sono capisaldi della nostra Carta costituzionale, oggi richiedono che quell'antico steccato, quel divieto così lontano nel tempo sia superato, che si guardi oltre, che si diano nuove regole a un settore così strategico per il nostro presente e per il nostro futuro, come quello delle università e della formazione accademica. La possibilità che offriamo ai nostri giovani con questo provvedimento è, dunque, quella di scegliere in libertà e di sviluppare, nella multidisciplinarietà e nella contemperazione tra varie branche della conoscenza, quella capacità di sviluppare ed elaborare competenze multiple, quelle competenze che tanto sono necessarie nella complessità in cui viviamo. Sì, la complessità del nostro mondo, la complessità propria della nostra vita, un mondo che è così interconnesso, al punto da rappresentarne uno degli elementi intrinsecamente costitutivi. Questa complessità si può affrontare solo attraverso una formazione elastica, poliedrica, che si componga di competenze e profilazioni anche apparentemente distanti tra loro, ma in grado di generare nuovi profili professionali, che interpretino al meglio le esigenze della modernità. E' quello che diceva prima la collega e che anche gli altri colleghi hanno detto: è evidente che c'è bisogno di qualcosa in più.

Quindi, serve flessibilità - questo ce lo diciamo sempre –, serve apertura, serve uno sguardo oltre, serve coraggio e serve, infine, che ci adeguiamo al resto dei Paesi con cui ci confrontiamo più direttamente, a partire dall'Europa ovviamente.

Con la norma che approviamo oggi offriamo, quindi, nuove opportunità a chi volesse coglierle. Nessuno obbliga nessun altro a iscriversi contemporaneamente a due corsi di laurea, ma nessuno finalmente può impedirlo ai nostri ragazzi, e questo è il dato, la grande novità e finalmente la bellezza anche, devo dire, di questo provvedimento.

E' un provvedimento anche semplice, non abbiamo impiegato tantissimo, nonostante i tempi lunghi e i tanti Ministri che si sono succeduti; tanti Ministri che comunque hanno concordato su questo. Adesso, con la Ministra Messa, siamo arrivati a conclusione.

Devo dire che siamo in un periodo molto fecondo di riforme del nostro sistema formativo - scuola, università, alta formazione - grazie al lavoro del Governo e del Parlamento, come in questo caso. Come sapete, colleghi, negli ultimi mesi abbiamo votato norme - e presto ne voteremo altre - che stanno cambiando l'assetto del settore. La logica - e credo che il Ministro la condivida, così come i colleghi della mia Commissione - è quella di dare al sistema formativo italiano la necessaria rilevanza in quanto leva essenziale per lo sviluppo del Paese: prova ne sono i tanti finanziamenti del PNRR dedicati al settore. Però, il sistema richiede un ripensamento organico di visione ed è proprio questo l'obiettivo che, come Partito Democratico, stiamo condividendo con il Governo. Da questo approccio nascono, quindi, le nuove leggi - le voglio ricordare - sulle lauree abilitanti, sulle classi di laurea, sui dottorati, sul reclutamento e i concorsi per ricercatori e docenti, sulla mobilità fra università ed enti di ricerca, sul sistema formativo terziario attraverso la importante riforma degli ITS. E poi vi sono gli interventi sul diritto allo studio, le nuove residenze universitarie, la lotta e la graduale eliminazione del precariato nelle università e negli enti di ricerca.

Tutti questi provvedimenti - lo ripeto - hanno un filo conduttore, ossia la volontà da parte nostra di eliminare le incrostazioni del sistema, le inutili rigidità, le norme obsolete, all'insegna della semplificazione e della flessibilità, elementi essenziali per il rilancio del sistema.

Concludo, Presidente. La pandemia, con cui ancora stiamo facendo i conti, ci ha dimostrato come sia importante la formazione multidisciplinare, come la preparazione, benché eccellente in un singolo ambito, non sia garanzia di risoluzione dei problemi. Con questo provvedimento apriamo, dunque, la strada a un nuovo modo di confrontarsi con il sapere, di approfondire, di formare e di formarsi. Questa è una buona legge, necessaria, al passo con i tempi, un approdo utile lungo la strada del progresso del nostro Paese. Per questi motivi, con convinzione, annuncio il voto favorevole del Partito Democratico (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Toccalini. Ne ha facoltà.

LUCA TOCCALINI (LEGA). Grazie, Presidente. Colleghi, colleghe, sottosegretario, Ministro, oggi è una bellissima giornata perché i giovani, ancora una volta, in questo periodo, tornano al centro del dibattito politico parlamentare e lo fanno grazie a un importantissimo provvedimento che, dopo due anni dall'inizio dell'esame del testo in Commissione, poi votato, come è già stato ricordato poc'anzi, all'unanimità, finalmente vede la luce in Aula. E io ci tengo a ringraziare i tanti colleghi della Lega che, tra i primi, hanno presentato diverse proposte di legge che hanno contribuito, poi, alla creazione del testo base e, in particolare, un collega, che oggi siede dall'altra parte della barricata, nei banchi del Governo, che è il sottosegretario Sasso, diventato sottosegretario all'Istruzione (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier), che è stato uno dei primi a credere fortemente in questo provvedimento.

Oggi finalmente sarà superata una disposizione a dir poco obsoleta, visto che stiamo parlando di quasi novant'anni, di un regio decreto del 1933, un decreto che prevedeva il divieto di iscrizione contemporaneamente a diverse università. Dopo un ultimo passaggio che dovrà essere effettuato al Senato, che auspico possa essere fatto nei più brevi termini possibili, in modo da avere, nel prossimo anno accademico tutto fatto alla perfezione, e finalmente ciascuno studente potrà iscriversi contemporaneamente a due diversi corsi di laurea, di laurea magistrale, di master, anche presso più università, scuole, istituti superiori ad ordinamento speciale e istituzioni dell'alta formazione artistica, musicale e coreutica. Un provvedimento che, a differenza di tanti altri, in termini di università, non ci è stato chiesto, in questo caso, dall'Europa per poter accedere ai fondi del PNRR: ci è stato chiesto nel corso di questi anni, di tanti anni, anche in passate legislature, dagli studenti, dai professori e da tutto il mondo accademico e da quello del lavoro, che, da sempre, ci chiedevano, fortemente, che si mettesse a punto, anche nel nostro Paese, un sistema che vertesse sull'interdisciplinarità del sapere per creare figure professionali che rispondano in modo più adeguato alla variabilità e alla complessità del mondo del lavoro. Con il superamento della logica della specializzazione in un unico settore, non solo si allineerà il nostro Paese alla maggior parte dei Paesi europei, ma si offrirà agli studenti la possibilità concreta di rendere più flessibile la loro formazione. Inoltre, in un momento molto delicato per quanto riguarda l'orientamento post diploma e post laurea triennale – ne parlavo prima con il sottosegretario, questo è un invito al Ministero ad accelerare il grandissimo lavoro che stanno facendo in questi termini, su cui sicuramente dobbiamo intervenire per dare delle risposte agli studenti - questa legge permetterà anche agli stessi studenti di non perdere un anno, magari, per una scelta sbagliata che, spesso, non dipende direttamente da loro. Faccio l'esempio, ed è capitato a tanti colleghi, ex colleghi, a tanti amici, di tutti quei ragazzi che, in fase di orientamento, hanno un dubbio su quale facoltà intraprendere, magari, tra economia e scienze politiche e il mainstream, a volte i genitori, a volte qualche insegnante, li spingono magari, in questo caso, a scegliere economia, perché è quella che dà più sbocchi professionali. Si accorgono poi, dopo 6 mesi, di avere sbagliato scelta e sta di fatto che perdono soldi, la famiglia perde denaro, perdono un anno e perdono, soprattutto, tempo fondamentale per entrare nel mercato del lavoro. Questo, secondo me, è un altro punto di vista da tenere assolutamente in considerazione, che sottolinea l'importanza di questa legge. Ma, soprattutto, entro 2 mesi dall'entrata in vigore, grazie ad un emendamento che abbiamo votato pochi minuti fa, il Ministero dell'Università, in accordo con la Conferenza dei rettori, con il Consiglio universitario nazionale e con il Consiglio nazionale degli studenti, disciplinerà le modalità per la contemporanea iscrizione, le condizioni per il conseguimento di titoli finali doppi o congiunti fra università italiane o straniere, nonché le modalità per l'iscrizione contemporanea a 2 corsi universitari, con accesso a numero programmato a livello nazionale. Questo sarà il momento più delicato e, come Lega, ci prendiamo l'impegno di sorvegliare affinché tutto si svolga nel modo migliore, ma, soprattutto, rispettando i tempi previsti, per partire appunto l'anno prossimo senza confusione alcuna.

È giusto anche sottolineare che questa legge non intende in alcun modo costituire una scappatoia per facilitare a qualcuno il percorso di studi, come alcuni, in principio, hanno temuto. Infatti non sarà possibile, per esempio, iscriversi allo stesso corso di laurea, ma a laurea magistrale o master presso atenei differenti. Anche il diritto allo studio è adeguatamente tutelato: infatti ogni studente potrà beneficiare di misure di sostegno solo per la frequenza di un corso, e tra queste misure possono esserci la residenza o le borse di studio, ma, ove ne abbia diritto, non sarà tenuto al versamento delle tasse di iscrizione anche per i corsi contemporanei.

Un'altra importante innovazione - anche questa l'aspettavamo da parecchio tempo, non da quasi novant'anni, ma solo dal 2012 - è l'implementazione del fascicolo elettronico dello studente. È uno strumento fondamentale che permetterà di accedere, tramite SPID o il documento d'identità elettronica a tutti gli atti documentali della carriera di ogni studente, in modo da garantire trasparenza e assicurare un efficace snellimento di ogni pratica burocratica, soprattutto quando è necessario dialogare con più facoltà o università italiane o straniere. Grazie a questo provvedimento, infatti, viene anche a cadere un'altra delle assurdità del nostro sistema, ovvero il fatto che, ad oggi, un'università italiana può accordarsi con un'università straniera per rilasciare un titolo congiunto o un doppio titolo, ma non può farlo, paradossalmente, con università italiane; e anche ciò, con questo provvedimento. lo andremo a sanare.

Per concludere, Presidente, tengo a ringraziare la VII Commissione e, in particolare, il relatore Fusacchia per l'importante lavoro svolto in questi anni, nonostante i diversi cambi di maggioranza e i cambi di Ministri, ma questo dimostra che, quando si lavora compatti e insieme, a tutela degli studenti, i risultati li portiamo a casa.

E non posso che condividere la proposta di alcuni colleghi, di organizzare, nei prossimi mesi, incontri con gli studenti che si accingeranno a dover scegliere il proprio percorso post diploma. È fondamentale infatti informare e sensibilizzare tutti coloro che avranno la responsabilità, nei prossimi anni, di fare ancora più grande il nostro Paese.

Confidando che tutta l'Aula, come avvenuto in Commissione, con il voto di oggi ponga fine a un'ingiustizia, che va avanti da troppo tempo, annuncio con orgoglio il voto favorevole del gruppo Lega-Salvini Premier (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Carbonaro. Ne ha facoltà.

ALESSANDRA CARBONARO (M5S). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, onorevoli colleghe, signora Ministra, sottosegretario, questa proposta di legge sancisce un diritto importante, il diritto all'opportunità - per dirla con le parole del relatore, onorevole Fusacchia, che ringrazio per il lavoro fatto -, per i nostri studenti, di esplorare liberamente i saperi, di arricchire l'esperienza della conoscenza con discipline anche molto diverse tra loro, di superare la rigida segmentazione del pensiero, spesso orientata a un miope produttivismo utilitarista. La parola “università” deriva dal latino universitas, complesso di tutte le cose. Indica il sapere tutto, nel suo complesso, che non si riduce al concetto di apprendimento esclusivamente per una finalità funzionale, ma ne estende la portata, sino a comprenderne il senso profondo, ovvero la creazione del pensiero critico.

Colleghi, forse, mai come in questo preciso momento storico, è chiaro che l'università serva, prima di tutto, a formare soggetti pensanti, capaci di orientarsi nella complessità dei saperi contemporanei, capaci di assumere decisioni sulla base di un pensiero critico, capaci di esercitare scelte consapevoli, quali massime espressioni della libertà e della cittadinanza. La formazione, quindi, come atto di cittadinanza attiva: a questo serve prima di ogni cosa l'università.

Il provvedimento in esame rappresenta un piccolo passo verso la riappropriazione del senso profondo del sapere universitario e risponde alla necessità di adeguare la normativa italiana a quella degli altri Paesi europei, che riconoscono agli studenti la facoltà di iscriversi contemporaneamente a più di un corso di studi, favorendo così l'interdisciplinarità del sapere, anche al fine di creare figure professionali che rispondano in modo più adeguato alla variabilità e alla complessità del mercato del lavoro. Si tratta, pertanto, di abrogare una disposizione anacronistica, del tutto inadeguata a cogliere la complessità e la trasversalità del sapere contemporaneo. Ci si potrà finalmente iscrivere contemporaneamente agli istituti di alta formazione artistica e musicale e ad altre facoltà. Una grande conquista, se penso ai tanti che, come me, frequentando il nuovo ordinamento, hanno dovuto attendere di completare il conservatorio per accedere a un altro percorso universitario. E questo, Presidente, non è solo un tempo che abbiamo perso e che nessuno ci ridarà indietro, ma è quell'occasione mancata per garantire quella contaminazione, utile a sperimentare un pensiero trasversale. Mi permetta un ringraziamento sincero e leale al collega Nitti, grazie al quale abbiamo dato vita a questa norma e a tutti ovviamente i commissari e i partiti che ne hanno consentito l'approvazione. È un emendamento di grandissima portata per chi studia nei conservatori e nelle accademie di belle arti. Grazie a un emendamento del MoVimento 5 Stelle, poi, questa proposta di legge produrrà una svolta importante anche per gli specializzandi di medicina, che, per la prima volta, potranno seguire contemporaneamente altri corsi di formazione, master o dottorati di ricerca.

La pandemia ha messo chiaramente in luce che garantire un maggiore accesso alla conoscenza rappresenta una priorità strategica per lo sviluppo del Paese, priorità strategica individuata con lucidità dal Governo precedente in piena emergenza sanitaria e perseguita con continuità dall'attuale Esecutivo. Infatti, grazie al combinato disposto di più dispositivi normativi, il Fondo di finanziamento ordinario dell'università nel 2021 è salito a 8,4 miliardi, oltre 1 miliardo in più rispetto alla drammatica stagione dei tagli di un decennio fa. Si tratta di un'importante accelerazione nel percorso di recupero del gap con gli altri partner europei, ma non basta. Non può, purtroppo, bastare a riparare i danni provocati da decenni di attacchi sistematici al mondo della scuola, dell'università, della ricerca e della cultura. Parlo a ragion veduta di attacchi: attacchi al diritto allo studio e alla conoscenza, il cui prezzo paghiamo e pagheremo ancora per molto. Cultura e istruzione sono state progressivamente definanziate e, quindi, delegittimate, perché, vedete, quando non si investe in questi settori non ne vanno in perdita solo i bilanci, ma ne perdiamo noi, anzitutto come comunità. Tutto questo ha un costo. Per citare il professor Solimine, in questo illuminante saggio, Il costo dell'ignoranza in Italia, gli investimenti in istruzione e ricerca ci costerebbero meno di quanto ci costa l'ignoranza. Per questo dobbiamo, con forza, dare vita a una politica della conoscenza, unico veicolo per la costruzione del futuro, e questa è una sfida collettiva che ci riguarda tutte e tutti.

In questa nuova fase che si è aperta con il Next Generation EU non possiamo fare altro che lasciarci guidare e ispirare dai principi della nostra Costituzione, che ci invita a rimuovere tutti gli ostacoli che impediscono il pieno sviluppo della persona umana. Questo provvedimento, da parte sua, concorre all'obiettivo generale di promuovere un maggiore accesso alla conoscenza, incoraggiando gli studenti e le studentesse ad accrescere il proprio bagaglio di saperi, per far fronte alle enormi sfide che abbiamo davanti. Si tratta di un piccolo, ma necessario passo nel percorso di restituzione di centralità alle giovani generazioni. Il libero accesso all'istruzione universitaria rappresenta un potente veicolo di emancipazione personale e collettiva, imprescindibile motore di sviluppo per la comunità nazionale. È su questo solco che noi dobbiamo proseguire, con determinazione, il nostro lavoro parlamentare.

Per queste ragioni, annuncio convintamente il voto favorevole del gruppo del MoVimento 5 Stelle (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, a titolo personale, la deputata Cunial. Ne ha facoltà.

SARA CUNIAL (MISTO). Grazie, Presidente. Io vorrei dichiarare qui e denunciare l'ipocrisia di questo provvedimento e di quest'Aula.

Allora, mentre voi parlate - il PD, cito testuale: “Scegliere in libertà e sviluppare le competenze multiple”; il MoVimento 5 Stelle: “Formare soggetti pensanti e dotati di spirito critico in maniera trasversale” -, migliaia di studenti, in questo momento, vedono leso il loro diritto allo studio, bloccato il loro curriculum universitario e l'accesso alle aule universitarie; una strage di innocenti, che, senza il vostro green pass, sono costretti a rinunciare al loro percorso di studi e ad abbandonarlo. Lo dico qui, al Ministro dell'Università e al sottosegretario Sasso, presente: sta parlando di giovani meritevoli del vostro rispetto, che non possono più laurearsi, nemmeno a distanza, perché non obbediscono alla follia del vostro pass verde di regime!

PRESIDENTE. Concluda.

SARA CUNIAL (MISTO). Concludo. Ma tutto torna, colleghi. I giovani, a cui state rubando il futuro, ve lo promettono: tutto torna e a voi non resterà che la vergogna!

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale. Ha chiesto di parlare per un breve ringraziamento il relatore, il deputato Fusacchia. Ne ha facoltà.

ALESSANDRO FUSACCHIA, Relatore. Grazie, Presidente. Molto velocemente e alla luce anche di come si sono condotte le votazioni e le dichiarazioni di voto. Io ci tengo, ovviamente, a ringraziare anzitutto la presidente e tutti i colleghi e le colleghe della VII Commissione per questo lavoro molto unanime, devo dire. Ci tengo a ringraziare particolarmente la Ministra Messa e il sottosegretario Sasso, che sono qui e, devo dire, anche l'ex Ministro Manfredi, con cui abbiamo iniziato questo percorso. Ovviamente, da ultimo, ma non per ultimo, ci tengo molto a ringraziare tutti i funzionari che hanno aiutato la Commissione e me personalmente, sia, ovviamente, la nostra Commissione ma anche dal lato del Ministero e del Governo.

Ci abbiamo messo quasi 90 anni - non è ancora legge e va al Senato - ma, come dicevano alcuni colleghi, speriamo che si possa procedere, alla luce di questo voto che stiamo per fare, molto speditamente perché la possibilità della doppia iscrizione sia reale e un'opportunità per i tanti giovani e le tante giovani già dal prossimo anno accademico (Applausi).

PRESIDENTE. Il sottosegretario Sasso chiede di poter fare anche lui un ringraziamento. Ne ha facoltà.

ROSSANO SASSO, Sottosegretario di Stato per l'Istruzione. Grazie, Presidente. Un rapido ringraziamento a tutti i colleghi perché oggi, grazie al lavoro svolto in principio dai colleghi della VII Commissione, i miei cari colleghi della Commissione cultura, ma da tutto il Parlamento, oggi finalmente rendiamo accessibile un diritto per tutti i nostri studenti che vogliono impegnarsi, vogliono studiare contemporaneamente in due corsi di laurea. Fino a ieri potevano farlo solo i figli provenienti dalle famiglie benestanti, più ricche, perché potevano consentirsi di andare all'estero; da oggi sarà possibile farlo per le famiglie anche meno abbienti. Permettetemi, lo dico con soddisfazione e orgoglio: cari studenti, scusate il ritardo, adesso tocca a voi e buon lavoro a tutti (Applausi).

(Coordinamento formale - Testo unificato - A.C. 43-A​)

PRESIDENTE. Se non vi sono obiezioni, la Presidenza si intende autorizzata al coordinamento formale del testo approvato.

(Così rimane stabilito).

(Votazione finale ed approvazione – Testo unificato - A.C. 43-A​)

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.

Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul testo unificato delle proposte di legge nn. 43-1350-1573-1649-1924-2069-A:

"Disposizioni in materia di iscrizione contemporanea a due corsi di istruzione superiore".

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 26) (Applausi).

Rinvio in Commissione della proposta di legge: Foti ed altri: Modifica all'articolo 71 del codice del Terzo settore, di cui al decreto legislativo 3 luglio 2017, n. 117, in materia di compatibilità urbanistica dell'uso delle sedi e dei locali impiegati dalle associazioni di promozione sociale per le loro attività (A.C. 1059-A​) (ore 19,30).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione della proposta di legge n. 1059-A: Modifica all'articolo 71 del codice del Terzo settore, di cui al decreto legislativo 3 luglio 2017, n. 117, in materia di compatibilità urbanistica dell'uso delle sedi e dei locali impiegati dalle associazioni di promozione sociale per le loro attività.

Ricordo che nella seduta di ieri si è conclusa la discussione generale e la relatrice e il rappresentante del Governo hanno rinunciato a intervenire in sede di replica.

Colleghi, non abbiamo finito.

Ha chiesto di intervenire sull'ordine dei lavori la relatrice per la maggioranza, la deputata Paola Deiana. Ne ha facoltà.

PAOLA DEIANA, Relatrice per la maggioranza. Grazie, Presidente, come scaturito dal Comitato dei nove, noi chiediamo il rinvio in Commissione del provvedimento semplicemente perché la presentazione dell'emendamento da parte del gruppo della Lega ha riaperto, di fatto, la discussione del provvedimento, che sembrava concluso con l'approvazione del mio emendamento soppressivo. Con l'approvazione del soppressivo è stata preclusa anche la possibilità alle altre Commissioni di esprimersi in fase consultiva, quindi ribadiamo che è necessario un rinvio in Commissione.

PRESIDENTE. Ai sensi dell'articolo 41, comma 1, del Regolamento, sulla proposta di rinvio in Commissione darò la parola a un oratore contro e a uno a favore, per non più di 5 minuti ciascuno. Ha chiesto di parlare contro il deputato Alessio Butti. Ne ha facoltà.

ALESSIO BUTTI (FDI). Presidente, grazie. Quanto rappresentato testé dalla relatrice per la maggioranza, onorevole Deiana, è emerso questo pomeriggio, cioè poche ore fa, in sede di Comitato dei nove. Lei sa, Presidente, che il Comitato dei nove è il luogo deputato per la valutazione e l'analisi degli emendamenti, ma è accaduto esattamente quello che ha detto l'onorevole Deiana, e cioè che il Comitato dei nove, e quindi la Commissione, non era in grado di valutare un emendamento, presentato nelle ultime ore, che non ha bisogno di interpreti (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia), non ha bisogno di esegeti, non ha bisogno di traduttori, ed è un emendamento dei colleghi della Lega, anche accettabile, di 3 righe, esattamente di 3 righe, coerente peraltro con la proposta da noi avanzata.

Vede, Presidente, nella parte sinistra di questa maggioranza c'è chi non si limita semplicemente a presentare una proposta di soppressione di un articolo della nostra proposta di legge, che trasuda, come dire, legalità, perché è contro ogni tipo di abusivismo edilizio (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia) e non consente la costruzione e la realizzazione di moschee abusive, non si limita alla soppressione, va oltre; non si limita nemmeno a votare contro, va oltre. Perché vedete, colleghi, questo provvedimento di Fratelli d'Italia, a prima firma del collega Foti, galleggia in Commissione da ormai due anni e non era mai il momento di trattarlo, perché una volta c'erano i problemi degli equilibri della maggioranza, un'altra volta c'era sempre qualcosa di più importante.

Ebbene, noi sappiamo perfettamente che questa è materia sensibile, che certamente andrebbe a creare delle discrepanze all'interno della maggioranza. E allora, onorevole Deiana, in Parlamento non si può discutere di materie sensibili a quattro giorni dal voto del ballottaggio (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia), ma si possono organizzare le manifestazioni il sabato prima del voto di ballottaggio nella città più importante d'Italia, che è Roma, dove sono impegnati candidati sindaci del centrodestra e del centrosinistra. Beh, colleghi, hanno tentato per due anni, Presidente, con le argomentazioni più strane, di non trattare questo argomento. Avete provato anche con i vizi di costituzionalità. Purtroppo per voi, non solo noi conosciamo perfettamente il diritto di culto, che difendiamo e che non c'entra nulla con questa nostra proposta (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia), non solo noi conosciamo la giurisprudenza costituzionale, non solo questo testo è coerente con le pronunce del TAR e del Consiglio di Stato, ma questo è un testo che ci viene richiesto dai sindaci certamente del centrodestra, ma anche della sinistra, sindaci che avranno Fratelli d'Italia al loro fianco per combattere l'abusivismo e per combattere il fenomeno delle moschee abusive (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Questo è fondamentale! Ma attenzione, c'è un aspetto in più, perché noi conosciamo anche il diritto urbanistico e allora sappiamo che un immobile che è privo di qualsiasi requisito per la sicurezza, non può ospitare centinaia di persone e diventare un luogo di culto, segnatamente una moschea. Questo lo sanno i sindaci, lo sanno gli amministratori, lo sa la gente che vive e amministra il territorio.

E allora - e concludo - le associazioni islamiche che non hanno ancora regolato i rapporti con lo Stato, come prevede il comma 3 dell'articolo 8 della Costituzione, non possono utilizzare come grimaldello una legge meritevole e meritoria, che consenta al terzo settore e all'associazionismo che opera per il sociale di poter usare un immobile per gli scopi sociali senza il cambio di destinazione d'uso. Eh no! Noi dobbiamo capire una cosa fondamentale: la legge è uguale per tutti ed è uguale anche per le associazioni culturali islamiche (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)! Questo è un provvedimento che parla di abusivismo, contro l'abusivismo, ed è un provvedimento che parla di legalità. Vi assumete una responsabilità pesantissima riportandolo in Commissione, ma saremo lì e continueremo e insisteremo affinché ci sia la trattazione e ci sia l'espressione di un voto di questo Parlamento, perché la questione sta diventando veramente indecorosa. Siamo contro, ovviamente, il rinvio in Commissione (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. C'è qualcuno che intende fare il suo intervento a favore della richiesta di rinvio in Commissione? No.

Passiamo, dunque, ai voti.

Pongo in votazione, mediante procedimento elettronico, senza registrazione di nomi, la proposta di rinvio in Commissione della proposta di legge n. 1059-A.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva per 162 voti di differenza.

Gli ulteriori argomenti iscritti all'ordine del giorno della seduta odierna sono rinviati alla seduta di domani.

Sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Federico Mollicone. Ne ha facoltà.

FEDERICO MOLLICONE (FDI). Grazie, Presidente. Grazie anche per darmi la possibilità di interviene sull'ordine dei lavori, anche con i colleghi delle altre forze politiche, su un argomento che riguarda la data di oggi, il 12 ottobre. Ebbene ricordo un'altra data, quella di venerdì 3 agosto, con questa frase: Venerdì 3 agosto dalla barra di Saltes, alle 8 del mattino, andammo con forte vento di mare fino al tramonto verso sud, 60 miglia. Cristoforo Colombo, incipit del diario di bordo. Era il 1492, colleghi e, così, cominciò l'epopea occidentale della scoperta delle Americhe. Cristoforo Colombo era ed è: per questo il Parlamento ha votato all'unanimità una mozione predisposta a prima firma dalla collega Fucsia Fitzgerald Nissoli, dal sottoscritto e dai colleghi Ungaro e altri presenti nella Unione interparlamentare Italia-USA.

Al Governo italiano, quindi, chiediamo, proprio oggi, il 12 ottobre, qui in Aula, di dare seguito alla mozione promossa unitariamente in Parlamento per la difesa di Cristoforo Colombo, come simbolo di unità tra il popolo italiano e il popolo americano e non solo. Il Presidente Biden ha annunciato l'affiancamento della giornata dei nativi al Columbus Day che, appunto, ricade in questa data, quando, in realtà, colleghi, esistono già - giustamente, e su questo noi siamo sempre stati a favore - feste in onore dei nativi americani.

Ciò che occorre, quindi, non è la cultura dell'aut aut, ma la cultura dell'et et e bisogna promuoverla con iniziative culturali e di scambio, per difendere e diffondere il messaggio di amicizia tra il popolo italiano e il popolo americano. Vedete, colleghi, il Columbus Day ha profonde radici che vanno difese e valorizzate.

Giovedì scorso, in Spagna, Giorgia Meloni ha citato Colombo come personaggio simbolo di amicizia e identità europea, tra Spagna e Italia, ma al di là di ogni parte, insieme ai colleghi della bilaterale, ancora ieri in una conferenza internazionale che grazie a The Watcher Post, presso UTOPIA, abbiamo promosso congiuntamente al collega Ungaro e alla collega Nissoli, abbiamo ribadito la necessità di un impegno condiviso per la difesa di Colombo, come simbolo di relazione appunto fra America e Italia, impegno che ha visto anche il supporto del Ministro Carfagna che ricordo essere anche la presidente dell'Unione interparlamentare bilaterale Italia-USA.

Va difesa la memoria storica di Cristoforo Colombo che negli anni è stata infangata in nome di una cancel culture che è un vero e proprio attacco alla cultura d'Occidente. E con le parole dell'esploratore genovese, chiudo questo intervento: “Non si può mai attraversare l'oceano se non si ha il coraggio di perdere di vista la riva. E il mare concederà a ogni uomo nuove speranze, come il sonno porta sogni. Grazie, colleghi (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Paolo Formentini, sul medesimo argomento. Ne ha facoltà.

PAOLO FORMENTINI (LEGA). Grazie, Presidente. Ringrazio il collega Mollicone che, con me e con la collega Fitzgerald Nissoli, ha combattuto per difendere la memoria e l'eredità culturale di Cristoforo Colombo in quest'Aula. Siamo intervenuti tante volte, nel disinteresse generale purtroppo, ma Cristoforo Colombo è un simbolo per l'Italia tutta e non va rinnegato, non va cancellato, non va dimenticato per sempre. Cristoforo Colombo è celebrato sulla Quinta Strada ogni anno dagli italiani d'America, dagli italo-americani nostri fratelli. Noi li ricordiamo in quest'Aula: ieri sulla Quinta Strada si è celebrata ancora una volta l'enorme eredità culturale degli italiani in America. Pensiamo a quanti risultati hanno conseguito quelle persone che tanto hanno sofferto, quelle famiglie che hanno visto nella figura di Cristoforo Colombo il simbolo del proprio riscatto sociale. Così è stato istituito il Columbus Day, con questo nobile ed alto scopo: riconoscere il contributo degli italiani alla società americana. Oggi lo si vuole cancellare, credendo che la storia non vada letta con capacità critica, interpretata, studiata, ma vada semplicemente cancellata. Se si cancella la storia, si cancella la nostra identità, se si cancella la capacità critica simbolo pieno dell'Occidente, si cancella tutto ciò che per generazioni abbiamo creato. Non cediamo e, tutti uniti, ogni partito italiano, difendiamo Cristoforo Colombo. Oggi celebriamo 529 anni dopo la scoperta dell'America; celebriamo ciò mentre ieri, sulla Quinta Strada, di nuovo, dopo aver saltato la festa dello scorso anno a causa della pandemia, si è tornati a celebrare la festa federale del Columbus Day. Le statue di Colombo negli Stati Uniti vengono decapitate, vilipese e rimosse: noi non dobbiamo, come Stato italiano, permettere che questo accada. La falsa, stupida, ignobile contrapposizione della figura di Cristoforo Colombo ai nativi d'America, la tragedia, il genocidio dei nativi d'America non deve essere un motivo per cancellare la figura di un nobile, grande ammiraglio, esploratore che ha aperto la via per nuovi mondi, proprio oggi che noi guardiamo allo spazio, nuova frontiera di civiltà. Guardiamo allo spazio uniti proprio con gli Stati Uniti, che gli italiani d'America, dopo la scoperta di Cristoforo Colombo, hanno contribuito a costruire; quindi, un simbolo di quel transatlantic bond, di quel legame profondo che lega le due sponde dell'Atlantico. Noi, gli Stati Uniti, i tanti italiani di tutte le Americhe - pensiamo alle decine di milioni di italiani del Sudamerica - uniti in un nuovo Commonwealth, lanciamo stasera questo auspicio per difendere l'italianità e l'orgoglio di un popolo che ha dato tanto al mondo (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

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PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, sempre sull'ordine dei lavori, sul medesimo argomento, il deputato Valentini. Ne ha facoltà.

VALENTINO VALENTINI (FI). Mi spiace, Presidente, non lasciarla concludere, ma credo che fosse doveroso un intervento anche da parte del mio gruppo di Forza Italia per dire queste parole: la festa di Cristoforo Colombo, che a noi italiani può sembrare una festa naturale e normale, non è sempre esistita negli Stati Uniti: è stata istituita nel 1891 ed è stata istituita da un presidente, Harrison, dopo che c'è stato un linciaggio di 12 italiani, che allora venivano considerati una minoranza dalla pelle scura; venivano considerati come portatori di malattie, di criminalità. Quindi, per difendere gli italiani e per trovare un simbolo che potesse unire e ispirare anche gli americani, finalmente venne istituita la festa di Cristoforo Colombo; una festa che divenne festa federale soltanto nel 1937 quando i Knights of Columbus spinsero affinché questa lo diventasse. Perché ricordo le origini di questa festa? Ricordo le origini per dire che, per gli italiani, la festa di Cristoforo Colombo non è mai stata vista in termini di predominio, in termini di genocidio, ma, al contrario. Colombo è una figura che serviva all'Italia, che è servita all'Italia, per unire e per andare a toccare gli elementi fondamentali dello spirito americano, ma che ora, invece, viene attaccata e vilipesa. È chiaro che l'Italia difenderà la figura di Colombo, è chiaro che le figure spesso hanno un valore simbolico, che è più forte del valore storico, perché il revisionismo storico e la visione della storia sicuramente sono utili, ma non sono utili nel momento nel quale noi individuiamo delle figure come figure unificanti. In definitiva, per gli italiani e anche per gli americani, Colombo rappresentava lo spirito della frontiera, che è lo spirito che caratterizza gli americani, lo spirito della sfida, lo spirito che continua ancora adesso a caratterizzarci e che ci unisce.

Ecco perché riteniamo che sia opportuno continuare a difendere questa festa, spiegarne la volontà, non in contrapposizione (sicuramente la tragedia degli indigeni americani dovrà essere altresì ricordata), ma non per questo deve essere cancellata, perché altrimenti entriamo in un'assurda contrapposizione nella quale una serie di minoranze scaccia l'altra: no! Per noi la figura di Cristoforo Colombo è la figura di colui che varca il mare, l'ignoto, l'infinito, che mette la sua vita a repentaglio; per noi la figura di Cristoforo Colombo ricorda le parole che si trovano quando si arriva in America, a Ellis Island. Anche questo va ricordato: dal 1924 al 1952, in America c'erano le quote per gli immigrati italiani e quando si arrivava in America si era messi in questa famosa isola (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente). Ma quando si arrivava sotto la Statua della libertà, vorrei ricordare a tutti le parole che ci sono: “Datemi le vostre masse stanche, povere, accalcate, che desiderano respirare liberamente. Mandateli, quelli senza dimora, a me spinti dalle tempeste”. Cristoforo Colombo ha solcato il mare, solcava il mare e anche noi pensiamo che questo sia lo spirito con il quale gli Stati Uniti e l'Italia intendono celebrare questa festa (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

Organizzazione dei tempi di esame di una mozione.

PRESIDENTE. Avverto che nell'allegato al resoconto stenografico della seduta odierna sarà pubblicata l'organizzazione dei tempi per l'esame della mozione Serracchiani, Davide Crippa, Boschi, Fornaro e altri n. 1-00524, concernente iniziative volte a dare seguito al dettato costituzionale in materia di divieto di riorganizzazione del disciolto partito fascista (Vedi l'allegato A).

Interventi di fine seduta.

PRESIDENTE. Passiamo agli interventi di fine seduta.

Ha chiesto di parlare il deputato Bella. Ne ha facoltà, per 2 minuti.

MARCO BELLA (M5S). Grazie, Presidente. Io, prima di entrare in quest'Aula, ho fatto due promesse elettorali: una era quella di essere presente il più possibile e l'altra era di venire qui tramite il treno regionale. Non sono il solo che prende questo treno, infatti lo prendono 20 mila persone ogni giorno. Questa è una linea un po' sfortunata, ma esattamente una settimana fa, Presidente, noi siamo stati ancora più sfortunati perché è arrivato un fulmine sulla cabina di Torricola e la linea è stata bloccata per diversi giorni. Io capisco che si tratta di un evento imprevedibile, per carità, però i pendolari sono stati stipati in autobus. Lei sa che mettere tutte le persone che sono in un treno dentro un autobus, in tempo di COVID, in cui dovrebbe esserci il distanziamento, non è il massimo. Venerdì 8, la linea sarebbe dovuta ripartire, ma i disagi non sono terminati, anzi. A Roma Termini hanno annunciato che alcuni treni potevano essere cancellati o, addirittura, ritardati fino a 90 minuti. Infatti, il treno delle 7,22 da Aprilia è partito alle 7,45 ed è arrivato con 77 minuti di ritardo. Presidente, consideri che da Roma ad Aprilia normalmente ci vogliono solo 30 minuti. Il treno delle 8,47 è stato completamente cancellato; anche nel giorno di lunedì sono continuati i disagi, con ritardi fino a 30 minuti.

Presidente, io le potrei continuare a fare una lunga lista di disagi, però io penso che lei voglia giustamente andare a casa dalla sua famiglia, come vorrebbero i pendolari alla fine di una lunga giornata, ma che invece si trovano ad essere sequestrati dentro al treno. Io spero veramente che questi disagi terminino quanto prima, anche se purtroppo sono tutt'altro che infrequenti. I cittadini che utilizzano il mezzo pubblico e non l'auto privata per recarsi al lavoro nella capitale andrebbero premiati, non puniti con viaggi infernali. Annuncio, quindi, un'interrogazione parlamentare su questi inaccettabili disagi che subiscono i cittadini.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Zennaro. Ne ha facoltà, per 2 minuti.

ANTONIO ZENNARO (LEGA). Grazie, Presidente. Vorrei portare all'attenzione dell'Aula e, per il suo tramite, al Governo la problematica riscontrata nel comune di Farindola, comune della provincia di Pescara, che, ahimè, è stato colpito, nel 2017, dalla tragedia di Rigopiano. Ebbene, a causa della chiusura o imminente chiusura – insomma, programmata - dell'unica filiale bancaria, della Popolare di Bari, i cittadini, per fare le normali operazioni bancarie, come, ad esempio, un bancomat o un prelievo, si troveranno a fare almeno 40 chilometri, tra andata e ritorno. Capite bene che è una situazione di oggettivo disagio, che riscontra non solo il comune di Farindola, ma anche tante realtà abruzzesi, oggi, dei comuni delle aree interne, a causa proprio di questa operazione di chiusura di filiali attuate dalla Popolare di Bari.

Quindi, chiediamo che ci sia un intervento di Poste Italiane, con l'operazione di apertura, ad esempio, dei Postamat nelle aree interne, ma di attenzione anche della struttura commissariale per il sisma, proprio per questa problematica. Infatti, se togliamo i servizi nelle aree interne, togliamo anche la possibilità di dare a tante persone quelle risposte che lo Stato deve dare.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Pignatone. Ne ha facoltà, per due minuti.

DEDALO COSIMO GAETANO PIGNATONE (M5S). Grazie, Presidente. In quest'Aula mi tocca evidenziare, purtroppo, l'ennesimo fallimento della regione siciliana. Colleghi, se fosse l'ennesima normale, ordinaria, mancanza dalla regione, vi sarei abituato. Ma, oggi, ho la necessità di evidenziare qualcosa di ben più grave, che incide nelle realtà di tanti cittadini e aziende siciliane. Mi riferisco alla bocciatura di tutti i progetti relativi alle infrastrutture idriche. In una regione a rischio siccità, cosa fa la regione? Si permette il lusso di presentare progetti fatti male, che vengono tutti quanti bocciati. Giovedì ho partecipato, in Assemblea regionale, all'audizione dell'assessore, con la speranza anche di avere un chiarimento e di vedere una strategia della regione, ma, purtroppo, nulla di tutto questo, se non una sensazione personale di assistere ad una brutta opera teatrale, dove, per giustificare l'operato regionale, si è detto tutto e il contrario di tutto. Si è detto che i criteri non erano adatti, poi ho sentito che la Sicilia, in realtà, aveva presentato splendidi progetti, ma c'era stato un problema informatico o, ancora, che la Sicilia non conosceva i criteri. Su questa vicenda, si è data la responsabilità a tutti: Ministero, Ministro, Governo, Europa, Draghi. A tutti tranne alla regione, perché, probabilmente, è necessario dire una cosa molto semplice: la Sicilia non ha saputo scrivere i progetti, facendo perdere fondi importanti e importanti opportunità di sviluppo. La Sicilia è stata condannata da una classe dirigente, che non sa dirigere e che chiaramente non rappresenta la Sicilia.

PRESIDENTE. Concluda.

DEDALO COSIMO GAETANO PIGNATONE (M5S). Presidente, non mi dilungo oltre, però, in quest'Aula, faccio presente che è necessario predisporre una cabina di regia, per sostenere i vari enti e le varie regioni che, in maniera autonoma, non sono in grado di approfittare dei fondi del PNRR, presentando validi progetti.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Potenti. Ne ha facoltà, per due minuti. Non è presente in Aula: si intende decaduto.

Ha chiesto di parlare il deputato De Menech. Ne ha facoltà.

ROGER DE MENECH (PD). Grazie, Presidente. Ricordo qui, oggi, il cinquantottesimo anniversario del disastro del Vajont. Lo voglio ricordare quest'anno, come faccio tutti gli anni, con un principio, quello della ricostruzione, non materiale, ma della verità. Infatti, il Vajont in quegli anni, oltre ad aver portato morte e distruzione, ha portato anche, per troppi anni, una volontà di non fare emergere la verità, la verità e le responsabilità. Solo nel 2013 le più alte cariche dello Stato hanno chiesto scusa a quelle comunità ed è per quello e per questo che oggi io voglio ricordare 2 personaggi, 2 figure fondamentali per la ricostruzione della giustizia e delle verità in quei luoghi. La prima è il giudice Mario Fabbri, giudice istruttore del processo, che ha ricostruito con caparbietà, competenza e coraggio la verità; proprio in questi giorni il comune di Longarone gli ha intitolato, giustamente, una scalinata. La seconda figura è in un altro campo, non in quello della giustizia, ma in quello della comunicazione: la giornalista Tina Merlin, che denunciò prima e dopo il disastro le colpe umane. Denunciò che in quei luoghi è venuta la logica del profitto prima della vita umana e ha, come sappiamo, provocato il disastro. Proprio Tina Merlin ha scritto Sulla pelle viva. Come si costruisce una catastrofe. Il caso Vajont. È significativo che quel libro, che è stato scritto dopo la tragedia del Vajont, è stato pubblicato solo nel 1983.

Allora, io credo che oggi sia doveroso ricordare queste 2 figure, ma oggi io credo che, per coltivare fino in fondo la memoria del disastro del Vajont in modo che sia una memoria collettiva che vada a vantaggio dell'intera comunità nazionale, sia cosa buona e giusta e sia una cosa corretta riconoscere il merito a questi 2 straordinari personaggi…

PRESIDENTE. Concluda.

ROGER DE MENECH (PD). …e questo merito, che è stato riconosciuto molte volte nelle comunità e nei territori, deve essere riconosciuto anche a livello della nostra Repubblica e del nostro Stato. Io credo che questo lo dobbiamo per Mario Fabbri e Tina Merlin, ma, soprattutto, per tutti quelli che in questi anni hanno vissuto nella memoria del Vajont.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato D'Alessandro. Ne ha facoltà per 2 minuti.

CAMILLO D'ALESSANDRO (IV). Grazie, Presidente. Proprio in queste ore, in cui si è aperto il dibattito nel Paese, sulla stampa e anche, questa mattina, in Parlamento sullo scioglimento di Forza Nuova, l'8 ottobre è accaduto un fatto gravissimo a Lanciano, in provincia di Chieti, dove si sta svolgendo il turno del ballottaggio. Ebbene, il coordinatore regionale di Forza Nuova ha ritenuto in un post, mentre solidarizzava con una candidata del centrodestra, di ipotizzare che se fosse stato lui un parente di quella candidata avrebbe mandato il candidato sindaco del centrosinistra a Lanciano in ospedale, esattamente al pronto soccorso. Questo il coordinatore regionale di Forza Nuova.

Vede, Presidente, solo qualche settimana fa per una battuta, sicuramente non di questo genere e non compresa a mio giudizio, l'onorevole Meloni ritenne di intervenire sul dibattito elettorale a Lanciano con un post, accusando il candidato sindaco di centrosinistra. Si parlava di una battuta assolutamente innocua. Ebbene, oggi l'onorevole Meloni, di fronte addirittura a un'ipotesi di minaccia, di mandare al pronto soccorso il candidato sindaco del centrosinistra, mentre si sta svolgendo la campagna elettorale, mentre sono accaduti quei fatti… ricordo che questo personaggio, insieme ad altri, solo qualche anno fa ricevette sorridente Roberto Fiore, leader di Forza Nuova, a Lanciano. Ebbene, l'onorevole Meloni ha ritenuto che invece in questo caso non servisse nessun post. Ma non lo dico per l'onorevole Meloni; lo dico portando in quest'Aula il caso, perché sarà oggetto di un'interrogazione rivolta al Ministro dell'Interno.

PRESIDENTE. Concluda.

CAMILLO D'ALESSANDRO (IV). A volte si facilitano questi processi con le parole e a volte anche con i silenzi, e il silenzio dell'onorevole Meloni, in questo caso, a Lanciano, è gravissimo (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Luigi Gallo. Ne ha facoltà.

LUIGI GALLO (M5S). Grazie, Presidente. Come lei sa, quando è iniziata la pandemia si è affrontato il tema delle classi sovraffollate e si è intervenuti, durante il Governo “Conte 2”, con un personale aggiuntivo, che è stato definito personale COVID, che riguardava circa 70.000 unità. Nel 2021 questo personale non è stato riconfermato. Io voglio ricordare che quella misura non era una misura occasionale: era una misura che guardava a un processo di resilienza, quindi di trasformazione delle nostre classi per migliorare i sovraffollamenti e questo processo si è fermato. Non solo si è fermato, ma contiamo anche un numero inferiore di personale ATA in questo momento. Proprio nel momento in cui andiamo a controllare i green pass, c'è necessità di maggiore vigilanza per verificare se ci sono dei casi, quindi bisogna avere un maggior controllo e sicurezza nella scuola, noi non abbiamo adeguato personale. Quindi sollecito un'interrogazione in Commissione, la n. 5-05843, anche considerando l'ordine del giorno approvato al “Sostegni-bis”, per aprire la discussione anche sull'internalizzazione, perché rimangono 500 persone da assumere nell'ultimo terzo bando.

Ordine del giorno della prossima seduta.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.

Mercoledì 13 ottobre 2021 - Ore 9,30:

(ore 9,30 e ore 16)

1. Seguito della discussione della proposta di inchiesta parlamentare:

BALDELLI e ALEMANNO: Istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta sulla tutela dei consumatori e degli utenti. (Doc. XXII, n. 56-A)

Relatrice: BONOMO.

2. Seguito della discussione delle mozioni Baldino ed altri n. 1-00520, Valentini ed altri n. 1-00521, Rizzetto ed altri n. 1-00522, Viscomi ed altri n. 1-00523 e Costanzo ed altri n. 1-00527 concernenti iniziative in materia di lavoro agile nelle pubbliche amministrazioni .

3. Seguito della discussione del testo unificato delle proposte di legge:

CIPRINI ed altri; GRIBAUDO ed altri; BOLDRINI ed altri; BENEDETTI ed altri; GELMINI ed altri; VIZZINI ed altri; D'INIZIATIVA DEL CONSIGLIO NAZIONALE DELL'ECONOMIA E DEL LAVORO; CARFAGNA ed altri; FUSACCHIA ed altri; CARFAGNA: Modifiche al codice di cui al decreto legislativo 11 aprile 2006, n. 198, e altre disposizioni in materia di pari opportunità tra uomo e donna in ambito lavorativo. (C. 522​-615​-1320​-1345​-1675​-1732​-1925​-2338​-2424​-2454-A​)

Relatrice: GRIBAUDO.

4. Seguito della discussione delle mozioni Cantalamessa ed altri n. 1-00498, Trano ed altri n. 1-00506, Lollobrigida ed altri n. 1-00507 e Elisa Tripodi ed altri n. 1-00526 concernenti iniziative volte a potenziare il contrasto ad infiltrazioni mafiose con particolare riferimento alla realizzazione dei progetti previsti dal Piano nazionale di ripresa e resilienza .

5. Seguito della discussione della proposta di legge:

MELONI ed altri: Disposizioni in materia di equo compenso delle prestazioni professionali. (C. 3179-A/R​)

e delle abbinate proposte di legge: MELONI ed altri; MANDELLI ed altri; MORRONE ed altri; BITONCI ed altri; DI SARNO ed altri.

(C. 301​-1979​-2192​-2741​-3058​)

Relatrice: BISA.

(ore 15)

6. Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata .

La seduta termina alle 20,05.

SEGNALAZIONI RELATIVE ALLE VOTAZIONI EFFETTUATE NEL CORSO DELLA SEDUTA

Nel corso della seduta sono pervenute le seguenti segnalazioni in ordine a votazioni qualificate effettuate mediante procedimento elettronico (vedi Elenchi seguenti):

nella votazione n. 2 la deputata Di Giorgi ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole;

nelle votazioni nn. 5, 6, 7 e 8 le deputate Bellucci, Frassinetti e Lucaselli hanno segnalato che hanno erroneamente espresso voto favorevole mentre avrebbe voluto astenersi dal voto;

nelle votazioni nn. 5, 6, 7 e 8 la deputata Ferro ha segnalato che non è riuscita ad astenersi dal voto;

nella votazione n. 10 i deputati Bellucci, Cannizzaro e Siracusano hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole;

nella votazione n. 10 il deputato Baldelli ha segnalato che ha erroneamente espresso voto favorevole mentre avrebbe voluto astenersi dal voto;

nelle votazioni nn. 10, 14 e 16 la deputata Lucaselli ha segnalato che ha erroneamente espresso voto contrario mentre avrebbe voluto esprimere voto a favore;

nelle votazioni nn. 10, 14 e 16 la deputata Frassinetti ha segnalato che si è erroneamente astenuta dal voto mentre avrebbe voluto esprimere voto a favore;

nelle votazioni nn. 10, 14 e 16 la deputata Ferro ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole;

nella votazione n. 17 il deputato Deidda ha segnalato che ha erroneamente espresso voto favorevole mentre avrebbe voluto astenersi dal voto;

nelle votazioni nn. 17, 18 e 22 la deputata Bonomo ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole;

nella votazione n. 25 il deputato Varrica ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole.

VOTAZIONI QUALIFICATE EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO

INDICE ELENCO N. 1 DI 2 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 13)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
1 Nominale Ddl 3298 - quest. preg. n. 1 426 426 0 214 44 382 85 Resp.
2 Nominale Doc. IV-ter, n. 3-A 431 427 4 214 374 53 85 Appr.
3 Nominale Pdl c. 3156​ e ab.- art. prem. 01.03 433 425 8 213 5 420 85 Resp.
4 Nominale em. 1.5 438 436 2 219 11 425 85 Resp.
5 Nominale em. 1.11 434 431 3 216 32 399 85 Resp.
6 Nominale em. 1.9 435 434 1 218 34 400 85 Resp.
7 Nominale em. 1.8 429 428 1 215 33 395 85 Resp.
8 Nominale em. 1.10 439 439 0 220 34 405 85 Resp.
9 Nominale em. 1.12 435 435 0 218 32 403 85 Resp.
10 Nominale articolo 1 431 394 37 198 388 6 85 Appr.
11 Nominale em. 2.101 440 438 2 220 43 395 85 Resp.
12 Nominale em. 2.100 438 405 33 203 12 393 85 Resp.
13 Nominale em. 2.2 437 437 0 219 12 425 85 Resp.

F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M = Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui é mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi é premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.

INDICE ELENCO N. 2 DI 2 (VOTAZIONI DAL N. 14 AL N. 26)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
14 Nominale articolo 2 437 395 42 198 387 8 85 Appr.
15 Nominale art. agg. 2.01 435 433 2 217 13 420 85 Resp.
16 Nominale articolo 3 439 404 35 203 397 7 85 Appr.
17 Nominale Pdl c. 3156​ e abb. - voto finale 429 413 16 207 412 1 82 Appr.
18 Nominale T.U. pdl 43-A - em. 1.100 415 412 3 207 412 0 82 Appr.
19 Nominale articolo 1 419 417 2 209 417 0 82 Appr.
20 Nominale articolo 2 417 415 2 208 414 1 82 Appr.
21 Nominale articolo 3 408 406 2 204 405 1 82 Appr.
22 Nominale em. 4.50 416 413 3 207 413 0 82 Appr.
23 Nominale articolo 4 415 413 2 207 413 0 82 Appr.
24 Nominale articolo 5 417 415 2 208 415 0 82 Appr.
25 Nominale articolo 6 421 419 2 210 419 0 82 Appr.
26 Nominale T.U. pdl 43-A - voto finale 387 387 0 194 387 0 82 Appr.