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Resoconto dell'Assemblea

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XVIII LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 573 di mercoledì 6 ottobre 2021

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ANDREA MANDELLI

La seduta comincia alle 15.

PRESIDENTE. La seduta è aperta.

Invito la deputata segretaria a dare lettura del processo verbale della seduta precedente.

AZZURRA PIA MARIA CANCELLERI, Segretaria, legge il processo verbale della seduta del 21 settembre 2021.

PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.

(È approvato).

Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interrogazioni a risposta immediata, alle quali risponderanno il Ministro per la Pubblica amministrazione, il Ministro del Turismo, il Ministro delle Politiche agricole alimentari e forestali e il Ministro dell'Istruzione.

(Iniziative volte al pieno utilizzo delle graduatorie degli idonei dei concorsi delle pubbliche amministrazioni – n. 3-02515)

PRESIDENTE. L'onorevole Vallascas ha facoltà di illustrare l'interrogazione Forciniti ed altri n. 3-02515 (Vedi l'allegato A), di cui è cofirmatario.

ANDREA VALLASCAS (MISTO-L'A.C'È). Grazie, Presidente. Dovrebbe essere considerata una buona prassi della pubblica amministrazione la piena utilizzazione delle graduatorie dei candidati risultati idonei nei concorsi pubblici. Questa piena utilizzazione si concretizza attraverso lo scorrimento delle graduatorie dei concorsi già svolti, oppure mediante il reclutamento degli idonei da parte di amministrazioni diverse rispetto a quella che aveva indetto il concorso. Questo per evitare ulteriori e inutili costi e per tutelare le legittime aspettative di quei candidati che sono risultati idonei. Una buona prassi non solo consentita dalla norma, ma resa pressoché obbligatoria dai pronunciamenti della Corte dei conti e del Consiglio di Stato. Nel concreto, però, le cose vanno diversamente e molte amministrazioni continuano a pubblicare nuovi bandi di concorso, quando potrebbero attingere da graduatorie ancora vigenti. Le chiediamo se il Ministero non intenda rafforzare il ricorso alle graduatorie vigenti nella PA chiarendo, attraverso un atto che, prima di bandire nuovi concorsi e di ricorrere a incarichi fiduciari, è obbligatorio, per i medesimi profili, ricorrere alle graduatorie vigenti presso l'amministrazione pubblica o presenti nel sito “Monitoraggio delle graduatorie concorsuali della PA”.

PRESIDENTE. Il Ministro per la Pubblica amministrazione, onorevole Renato Brunetta, ha facoltà di rispondere.

RENATO BRUNETTA, Ministro per la Pubblica amministrazione. Grazie, signor Presidente. Ringrazio i colleghi per i quesiti. Intanto, la questione dello scorrimento delle graduatorie è totalmente estranea a quella del conferimento degli incarichi, ai sensi dell'articolo 19, comma 6, del decreto legislativo n. 165 del 2001, cui però il collega non ha fatto riferimento. Per questa ragione salterò questa parte, visto che non me l'ha richiesta, anche perché non c'entra assolutamente nulla con la prima parte del quesito che è stato illustrato.

Partiamo dal primo punto. La normativa in materia di accesso al pubblico impiego prevede che le pubbliche amministrazioni abbiano la mera facoltà - e non l'obbligo - di scorrere le graduatorie concorsuali vigenti per assumere personale a tempo indeterminato (oggi, peraltro, le graduatorie restano vigenti soltanto per i 2 anni successivi alla loro approvazione, nell'interesse delle amministrazioni e degli stessi idonei). Il motivo è evidente: poiché le esigenze delle amministrazioni evolvono nel corso del tempo, rendere obbligatorio lo scorrimento potrebbe non soddisfare il fabbisogno. Anche a seguito dell'emergenza epidemiologica da COVID-19, le amministrazioni potrebbero avere l'esigenza di assumere personale con competenze nuove e diverse rispetto a quelle prospettate inizialmente. Voi citate, come esempio, il concorso per i 175 dirigenti dell'Agenzia delle entrate, ma si tratta di un concorso bandito nel 2010, caro collega, e durato anni e anni; parliamo di posizioni bandite oltre un decennio fa. È evidente che i candidati di allora non sono gli stessi di oggi, perché dunque obbligare l'Agenzia ad assumerli? Lo scorrimento delle graduatorie risponde, prima di tutto, a un principio di economicità, che non deve prevalere a scapito della meritocrazia, né delle esigenze concrete delle amministrazioni. Aggiungo, a scanso di equivoci, che gli idonei di un concorso non sono assimilabili ai vincitori: all'idoneità non consegue un diritto all'assunzione.

Potrei finire qui. Quindi alla sua domanda rispondo “no”, un “no” grande come una casa; questa è l'antitesi rispetto al merito, l'antitesi rispetto all'efficienza, l'antitesi rispetto ai diritti di chi partecipa a un concorso e rispetto ai diritti delle amministrazioni di avere il personale più qualificato e più idoneo rispetto al momento del bando dei concorsi.

Poi, per quanto riguarda il portale, sì, nel portale vengono pubblicate le liste degli idonei che, con le caratteristiche dette, possono essere utilizzate da tutte le amministrazioni.

PRESIDENTE. L'onorevole Forciniti ha facoltà di replicare.

FRANCESCO FORCINITI (MISTO-L'A.C'È). Grazie, Presidente. Gentile Ministro, devo essere sincero, l'ho apprezzata maggiormente, mi sia passata un po' di ironia, qualche giorno fa, nelle vesti di sadico torturatore - quando esaltava il fatto che il Governo avesse reso difficile, da un punto di vista psichico, economico e anche sociale, fare i tamponi che, invece, sono uno strumento di screening fondamentale e che dovrebbero permetterci di arrestare la catena dei contagi - invece oggi, sinceramente, l'ho apprezzata un po' di meno perché la sua risposta così chiara e così lapalissiana, in realtà, cozza con il buonsenso e anche con quello che ormai è un orientamento giurisprudenziale consolidato della Corte dei conti e del Consiglio di Stato. Cozza evidentemente con il buonsenso perché, se vi sono graduatorie (non graduatorie del secolo scorso, come quelle citate da lei, ma graduatorie vigenti, quindi approvate negli ultimi 2 anni) e vi sono giovani pronti e arruolabili, che vorrebbero dare il loro contributo alla pubblica amministrazione, lei sbarra loro la strada, di volta in volta, bandendo concorsi nuovi, che comportano lungaggini ed esborsi per la pubblica amministrazione (magari li indice riservandoli per titoli e per esperienza pregressa, così sbarra la strada ai giovani e ad ogni forma di rinnovamento della pubblica amministrazione) e, dall'altra parte, sbarra la strada anche a persone che, non più tardi di uno o due anni fa, hanno ben figurato in un concorso pubblico, che non possono entrare nell'amministrazione, o, peggio ancora, si fa ricorso a quelle procedure - che c'entrano eccome - di cui all'articolo 19 del testo unico sul pubblico impiego, per avere le mani libere e plasmare la pubblica amministrazione a proprio uso e consumo. È una visione, quella sua, di società e di Paese, mercantilistica e aziendalistica della pubblica amministrazione, che non ci troverà mai dalla sua parte. Ovviamente, non possiamo essere soddisfatti della risposta che lei ha offerto a quest'Aula.

(Stato dell'erogazione dei contributi a fondo perduto a favore degli operatori del comparto turistico – n. 3-02516)

PRESIDENTE. L'onorevole Pettazzi ha facoltà di illustrare l'interrogazione Molinari ed altri n. 3-02516 (Vedi l'allegato A), di cui è cofirmatario.

LINO PETTAZZI (LEGA). Grazie, Presidente. Buongiorno, Ministro. Le imprese legate al settore del turismo sono indubbiamente tra le più colpite dalla crisi pandemica e molte rischiavano di chiudere definitivamente, senza l'intervento di sostegno di cui ai decreti n. 34 del 2020 e n. 73 del 2021. Quindi, signor Ministro le chiedo se possa fornire informazioni aggiornate sullo stato dell'erogazione dei fondi e sul numero delle imprese beneficiarie, anche alla luce dei decreti da lei firmati lo scorso agosto.

PRESIDENTE. Il Ministro del Turismo, onorevole Massimo Garavaglia, ha facoltà di rispondere.

MASSIMO GARAVAGLIA, Ministro del Turismo. Grazie, Presidente. Onorevoli deputati, con riferimento alle questioni poste dagli interroganti circa lo stato dell'erogazione dei fondi stanziati in favore delle agenzie di viaggio e dei tour operator, in conseguenza dell'emergenza da COVID-19, per un settore che è ancora in grande difficoltà, nonostante la recente apertura dei primi corridoi internazionali, rappresento quanto segue. Riguardo alle procedure di liquidazione di parte delle somme complessivamente stanziate per il 2020 sul Fondo di cui all'articolo 182 del DL n. 34 del 2020, pari a 625 milioni, segnalo che sono state presentate 7.125 istanze - 5 ritirate, quindi 7.120 -, per un totale di oltre 496 milioni di euro di contributi richiesti (circa 500 milioni di contributi richiesti su 625). Ad oggi, in concreto, sono stati erogati in favore dei beneficiari circa 445 milioni di euro, pari a circa il 90 per cento del richiesto. In sostanza, hanno ricevuto contributi 6.945 imprese, pari al 97,54 per cento del totale dei richiedenti, mentre 175 imprese (circa il 2,5 per cento) non hanno ricevuto alcun contributo per incongruenza dei dati dichiarati o del certificato DURC presentato. Quindi, il 97,5 per cento distribuito e il 2,5 bloccato per incongruenza dei dati. Come evidenziato dagli interroganti, il 24 agosto scorso ho firmato un decreto, registrato dalla Corte dei conti recentemente (il 20 settembre), recante le modalità di assegnazione dei residui delle risorse stanziate, dei quali oltre 160 milioni di euro sono destinati proprio ai tour operator e alle agenzie di viaggi. A seguito della decisione della Commissione europea dell'8 luglio di quest'anno, emessa su richiesta del Ministero del Turismo, tale somma potrà essere erogata estendendo i ristori, spettando ad agenzie di viaggio e tour operator oltre 1,8 milioni di euro per gli operatori che ne hanno i requisiti. Al fine di velocizzare al massimo l'erogazione di tali contributi, circa 128 milioni di euro saranno assegnati automaticamente ai soggetti che hanno presentato istanza di contributo; per i restanti 32 milioni di euro, stanziati per il 2021, lo scorso settembre è stato pubblicato un apposito avviso sul sito del Ministero del Turismo (stanno già arrivando le domande) e, quindi, prevediamo che, entro l'anno, verranno distribuiti anche questi (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. L'onorevole Pettazzi ha facoltà di replicare.

LINO PETTAZZI (LEGA). Grazie, Presidente. Signor Ministro, il turismo organizzato italiano lavora moderatamente su mete nazionali ed europee, avendo circa l'85 per cento del fatturato complessivo rappresentato dalla vendita di destinazioni extra UE. Proprio la mancata apertura, la scorsa estate, dell'outgoing (extra UE) ha comportato per tutto il settore la permanenza in uno stato di crisi profonda. Il comparto dei viaggi organizzati, che fatturava 13,3 miliardi nel 2019, è crollato a 3 miliardi nel 2020 e nel 2021 non riesce ancora a risollevarsi. È noto, infatti, che recentemente, grazie proprio all'intervento del suo Ministero, sono stati sbloccati oltre 400 milioni di euro per contributi a fondo perduto per le imprese turistico-ricettive, agenzie di viaggio e tour operator, per le guide turistiche, gli accompagnatori turistici, nonché per le imprese che svolgono attività turistiche mediante autobus scoperti. Nello specifico, alle agenzie di viaggio e ai tour operator sono destinati oltre 160 milioni.

In sede di risposta a un atto di sindacato ispettivo dello scorso luglio, si riferiva che le domande di accesso al Fondo, di cui all'articolo 182, erano 7.120 - come ha detto lei -, delle quali per circa il 3,7 per cento delle domande presentate, cioè 267, restava da completare la liquidazione della prima o della seconda tranche di pagamenti. Signor Ministro, alla luce delle sue puntualizzazioni e rassicurazioni molto soddisfacenti ed anche per la passione e l'impegno costante, la ringrazio e le auguro buon lavoro (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

(Chiarimenti e iniziative in merito ai progetti per l'ammodernamento delle reti irrigue nell'ambito del Piano nazionale di ripresa e resilienza, con particolare riferimento al Mezzogiorno – n. 3-02517)

PRESIDENTE. L'onorevole Cillis ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-02517 (Vedi l'allegato A).

LUCIANO CILLIS (M5S). Grazie, Presidente. Egregio Ministro, il PNRR sarà uno strumento attraverso cui l'Europa riuscirà a far rientrare tutte le aree marginali, come quelle del nostro Meridione d'Italia, e andare alla pari rispetto alle aree più produttive e più ricche della nostra Nazione. Questo strumento, che abbiamo fortemente voluto e per cui abbiamo combattuto in Europa, purtroppo non sta ricevendo la giusta considerazione da parte delle regioni e degli enti che avrebbero dovuto presentare progettazioni importanti, perché queste opere infrastrutturali, in particolare nel Meridione - nella mia Basilicata, nella Puglia e nella regione Sicilia - non sono state ben rappresentate. In particolare, nei 149 progetti portati innanzi al MiPAAF, per un valore di 1 miliardo 600 milioni di euro, nessuna di queste opere, in particolare quelle siciliane, è stata rappresentata. Le vorremmo chiedere cosa abbia intenzione di fare politicamente per fare in modo che questo gap venga totalmente colmato.

PRESIDENTE. Il Ministro delle Politiche agricole alimentari e forestali, senatore Stefano Patuanelli, ha facoltà di rispondere.

STEFANO PATUANELLI, Ministro delle Politiche agricole alimentari e forestali. Grazie, Presidente. Ringrazio gli onorevoli interroganti. A me spiace che qualcuno, al di fuori di queste Aule, abbia voluto portare sul piano politico una questione che è meramente tecnica e cerchiamo di capire anche il perché. Come è noto, nel Piano nazionale di ripresa e resilienza ci sono 880 milioni per dare risposta al sistema agricolo rispetto a un tema importante, che è quello dell'acqua. I criteri di ammissibilità dei progetti presentati dagli enti irrigui e dai consorzi - 23 criteri, che sono emanazione di quanto previsto nel Piano nazionale di ripresa e resilienza - dovevano essere tutti soddisfatti per poter essere inseriti nell'elenco dei progetti ammessi. Alcune regioni hanno presentato molti progetti e non tutti sono ammissibili. In alcuni casi, come nel caso siciliano, nessuno dei 32 progetti presentati è risultato ammissibile, ma per motivi meramente tecnici. Uno di questi era già finanziato e, quindi, non ammissibile di default; 17 presentavano una durata di intervento e di realizzazione delle opere superiore ai 30 mesi, che è il termine massimo consentito per la realizzazione dell'opera. Infatti, abbiamo scadenze che non sono derogabili dal nostro Paese, come è noto, rispetto alla capacità di spesa del Piano nazionale di ripresa e resilienza. Devono essere rendicontate entro dicembre 2026 e completate entro giugno 2026. Abbiamo tempi, che abbiamo inserito nel Piano nazionale di ripresa e resilienza, da rispettare. La scadenza del 30 settembre per l'approvazione dell'elenco dei progetti ammessi, che abbiamo rispettato, era un elemento centrale nel Piano nazionale di ripresa e resilienza. Come sapete, tutte le progettualità avevano un cronoprogramma ben preciso e approvato dall'Unione Europea. Quindi, motivi tecnici hanno portato a questa situazione. Ricordo che, dopo aver condiviso con le regioni i criteri di ammissibilità, abbiamo attivato un help desk con 118 FAQ di risposta e con un dialogo costante con chi stava inserendo i progetti proprio per evitare errori. Però, alcuni errori materiali sono stati fatti e su questo, ovviamente, siamo disponibili a far rimediare a chi ha, ad esempio, barrato un numero sbagliato nell'elenco dei progetti presentati. Qualche progetto, ad esempio, è carente nella misura in cui non viene indicato il tempo della realizzazione degli interventi. Si potrà ovviare in questa fase nel rispetto di chi, ovviamente, ha già fatto le cose in modo corretto. Rimane, però, un dato, cioè che ci sono 440 milioni di finanza messi sulle leggi di bilancio dei prossimi anni per il sistema irriguo che non sono soggetti ai tempi del Piano nazionale di ripresa e resilienza. È evidente che dobbiamo assolutamente consentire alle regioni del Sud di fare un salto di qualità anche nella gestione del sistema irriguo e, chiaramente, quelle risorse dovranno agevolare proprio chi non ha avuto la capacità, perché alcuni consorzi e alcuni enti, che sono vigilati dalle regioni, non hanno avuto la capacità tecnica di presentare i progetti. Potremmo aiutarli con le risorse nazionali.

PRESIDENTE. L'onorevole Cassese ha facoltà di replicare.

GIANPAOLO CASSESE (M5S). Ministro, mi ritengo pienamente soddisfatto delle sue parole. La ringrazio per aver fatto chiarezza a beneficio dei parlamentari di tutte le forze politiche, che hanno potuto ascoltare dalla sua voce come si sia realmente svolto l'iter di selezione dei progetti per la gestione delle risorse idriche, a cui abbiamo destinato ingenti risorse (circa 1,5 miliardi di euro). Come abbiamo potuto ascoltare, i criteri di selezione sono stati abbondantemente condivisi e concertati con le amministrazioni locali, che, dunque, erano assolutamente a conoscenza di quali fossero i parametri da rispettare per far sì che i progetti di ammodernamento delle infrastrutture idriche fossero approvati. Non dobbiamo dimenticare che ci siamo duramente battuti in Europa per ottenere queste risorse e in quest'Aula per destinare una parte di queste risorse a quelle aree del Paese rimaste più indietro, come il Sud, per colmare il gap attuale. Il PNRR serve a crescere, ad aumentare la competitività e l'efficienza dei nostri sistemi produttivi. L'agricoltura, dunque, grazie alle ingenti risorse previste dal Piano, ha la possibilità di trainare l'economia nazionale, specie nel Mezzogiorno, aumentando la redditività, creando valore aggiunto e posti di lavoro. Tutte le attività agricole e agroalimentari dipendono da una corretta gestione dell'acqua. Non possiamo perdere questo treno, altrimenti rischiamo di compromettere il futuro dell'agricoltura per i prossimi trent'anni. Questo bando sulle infrastrutture idriche però ci riporta alla dura realtà di amministrazioni locali che non sono in grado di progettare e programmare l'utilizzo di risorse pubbliche. Ringrazio il Ministro Patuanelli per la sensibilità dimostrata e per avere annunciato lo stanziamento di ulteriori risorse per finanziare altri investimenti sulle infrastrutture idriche. Grazie al suo impegno ci auguriamo che riesca a coprire tutto il territorio nazionale affinché nessuno resti indietro, nonostante le responsabilità di un eventuale fallimento siano oggettive e chiare a tutti (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

(Iniziative di competenza a sostegno degli allevatori in relazione al prezzo di vendita del latte crudo – n. 3-02518)

PRESIDENTE. L'onorevole Baldini ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-02518 (Vedi l'allegato A).

MARIA TERESA BALDINI (CI). Grazie, Presidente. Grazie Ministro per questa interrogazione sul prezzo e sul costo del latte. Nel gennaio 1997, quando gli allevatori per la prima volta hanno protestato, hanno blindato Linate con il regime delle quote latte, il prezzo medio del latte partiva da 840 lire e arrivava a 1.000 lire al litro, più i premi di qualità e IVA. Il consumatore mediamente spendeva da 1.300 a 1.600 lire per un litro di latte fresco di alta qualità. Oggi il prezzo alla stalla del latte varia da 35 a 38 centesimi al litro, tenendo presente che ci sono gli aumenti dei costi di produzione legati al rincaro degli alimenti usati per nutrire, quindi mais e soia, spese di energia e costi dei prodotti.

Il costo del latte allo scaffale varia tra 1,50 e 1,90 euro al litro. Oggi il costo del latte alla stalla è più basso del 1997 e i prezzi del latte allo scaffale sono quattro volte tanto, nel 1997 erano il doppio. Quindi il prezzo è così basso da non coprire i costi di produzione e costringere molte aziende a cessare l'attività (Applausi dei deputati del gruppo Coraggio Italia).

PRESIDENTE. Il Ministro delle Politiche agricole alimentari e forestali, senatore Stefano Patuanelli, ha facoltà di rispondere.

STEFANO PATUANELLI, Ministro delle Politiche agricole alimentari e forestali. Grazie, Presidente. Ringrazio gli onorevoli interroganti. È del tutto evidente che una situazione già complicata per il prezzo del latte alla stalla riconosciuto nel nostro Paese è incrudita dalla situazione dell'aumento dei costi di produzione; il costo della mangimistica è aumentato dal 50 al 70 per cento. Quindi è evidente che non è un elemento che può sfuggire alle politiche di Governo. Dal punto di vista strutturale credo che anche il percorso che sta ancora svolgendo il decreto legislativo di recepimento delle pratiche sleali avrà un impatto importante. Come è noto, non saranno più possibili i contratti che stiano al di sotto dei costi di produzione che verranno valutati da Ismea (vedi, in particolare, l'articolo 5, comma 2, dello schema di decreto legislativo). Quella è una misura strutturale che avrà i suoi effetti nel tempo.

Oggi, però, la contingenza ci porta a dialogare con il settore lattiero-caseario. Abbiamo convocato, il 30 settembre, quindi la scorsa settimana, un tavolo con tutta la filiera; un tavolo che sta dando i suoi frutti e i suoi risultati. Il dialogo è fitto. È chiaro che noi chiediamo alla filiera un gesto di corresponsabilità per garantire un aumento del prezzo al litro riconosciuto alla stalla. Come si riconosce questo aumento? Ovviamente distribuendo l'effetto sulla filiera, un effetto che non può essere a carico soltanto di una componente, quindi della trasformazione, dell'industria o della grande distribuzione o del consumatore, ma riteniamo che ci sia lo spazio per poter garantire, per un periodo transitorio, almeno fino a quando il prezzo dei mangimi non tornerà a livelli normali e quindi ci sarà un abbassamento del costo dei fattori della produzione per chi produce latte, un innalzamento di almeno 3 centesimi del prezzo riconosciuto alla stalla. Crediamo che ci siano le condizioni per farlo, stiamo ragionando costantemente in queste ore. Questa settimana riconvocherò il tavolo e spero di riuscire in qualche modo a trovare, assieme a tutta la filiera, una soluzione e la sottoscrizione di un protocollo d'intesa la cui bozza è già circolata e su cui stiamo raccogliendo le osservazioni di tutto il settore.

PRESIDENTE. L'onorevole Baldini ha facoltà di replicare.

MARIA TERESA BALDINI (CI). Ministro, gli allevatori a questo punto non possono più aspettare; di tavoli ne vedono tantissimi. Occorre un prezzo compatibile proprio con la sopravvivenza delle aziende zootecniche da latte. Ci sono investimenti che queste persone devono fare, le strutture aziendali hanno bisogno di impianti di mungitura adeguati, di trattori e di carri, hanno bisogno di programmare il loro lavoro. Ci sono molti contratti che essi concludono con aziende e caseifici che troppe volte non vengono rispettati, vengono modificati in negativo perché contengono clausole per effetto delle quali seguono l'andamento del mercato. Il rischio è sempre a carico degli allevatori. Ministro, il latte è l'unica cosa che paga tutto il lavoro di un'azienda zootecnica da latte. Il latte oggi viene pagato veramente meno di una bottiglia di acqua in vetro. Il latte italiano è di altissima qualità grazie al lavoro di queste persone, che stanno lavorando e hanno sempre lavorato 360 giorni l'anno e rappresentano veramente le sentinelle del territorio e producono un alimento fondamentale per la nostra salute e per la nostra economia. Sono orgogliosa che l'Italia sia produttrice di formaggi di altissima qualità, ma dovremmo essere anche orgogliosi di avere ancora delle persone che combattono per mantenere attiva la loro produzione. Oggi non ci riescono più e quindi le aziende piano piano chiuderanno e lasceranno spazio a realtà molto diverse; anche le aziende zootecniche sono aziende. Quindi occorre un prezzo minimo del latte che dovrebbe essere stabilito e spero, Ministro, che prenda a cuore la realtà degli allevatori (Applausi dei deputati del gruppo Coraggio Italia).

(Iniziative in sede di Unione europea volte allo sviluppo delle cosiddette tecnologie di evoluzione assistita nel settore agricolo – n. 3-02519)

PRESIDENTE. L'onorevole Nevi ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-02519 (Vedi l'allegato A).

RAFFAELE NEVI (FI). Grazie, Presidente. Signor Ministro, lei sa bene che come gruppo di Forza Italia siamo tornati più volte sulle problematiche relative ai cambiamenti climatici, ai danni, alle parassitosi che investono e invadono purtroppo le nostre campagne, con gravi danni dal punto di vista della redditività del lavoro agricolo e anche della salubrità dei nostri alimenti. Finalmente si è aperto nel nostro Paese il dibattito sulle nuove biotecnologie genomiche, anche dette tecnologie di miglioramento genetico. Sono promettenti scoperte scientifiche che ci consentono di operare attraverso il genoma, senza arrivare alla modifica del genoma, per costruire e selezionare piante più resistenti, che possono consentirci di risolvere i problemi che citavo e ridurre, al tempo stesso, l'uso dei fertilizzanti e quindi della chimica in agricoltura. C'è il problema della legislazione. Molti Paesi europei stanno rivedendo le vecchie leggi sugli OGM, prevedendo nuove fattispecie per queste tecnologie. Quindi speriamo che anche il nostro Paese - su questo chiediamo lumi a lei - possa andare in questa direzione e operare anche a livello europeo (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Il Ministro delle Politiche agricole alimentari e forestali, senatore Stefano Patuanelli, ha facoltà di rispondere.

STEFANO PATUANELLI, Ministro delle Politiche agricole alimentari e forestali. Grazie, Presidente. Ringrazio gli onorevoli interroganti. Parto dalla fine: sono convintamente e intimamente a favore di un percorso che vada a separare ciò che è OGM e tutte le cosiddette new breeding techniques perché è evidente che il vantaggio anche per la nostra capacità produttiva sarebbe davvero rilevante. Su questo fronte, in tutte le occasioni di confronto che abbiamo avuto a livello europeo con la commissaria Kyriakides, che è competente sul tema, abbiamo manifestato chiaramente la posizione del nostro Paese. È evidente che questo è un caso in cui il legislatore è in ritardo rispetto all'evoluzione tecnologica, non è l'unico e probabilmente non sarà l'ultimo. Però è evidente che rispetto alla direttiva 2001/18/CE e al decreto legislativo n. 224 del 2003 le cose sono profondamente cambiate e il legislatore non può non prenderne atto. Bisogna però ricordare la sentenza del 25 luglio 2018 della Corte di giustizia che ha stabilito che gli organismi ottenuti mediante qualsiasi mutagenesi sono OGM ai sensi dell'articolo 2 della direttiva sugli OGM. Faremo – soprattutto i co-legislatori europei - tutto quello che dobbiamo fare anche nel nostro Paese proprio per garantire che questo percorso di sviluppo di tutto il settore agroalimentare venga fatto nei tempi più rapidi possibili. In questo modo potremo provare a risolvere alcuni dei grandi temi dell'agricoltura, dalle fitopatologie agli agenti patogeni e, anche, la questione dei cambiamenti climatici che comportano poi un effetto diverso, oggi, sulle diverse colture; molte colture con le nuove tecniche potrebbero essere resistenti, maggiormente resistenti anche ai cambiamenti climatici.

Quindi, sarà mia cura informare sempre il Parlamento sull'andamento di questo dibattito che si sta svolgendo a livello europeo e proporre al Parlamento le soluzioni nazionali che potremmo proporre.

PRESIDENTE. L'onorevole Nevi ha facoltà di replicare.

RAFFAELE NEVI (FI). Grazie, signor Ministro. Le sue parole ci confortano molto. Forza Italia pensa che, come è successo per il COVID, possiamo risolvere i grandi problemi dei cambiamenti climatici solo attraverso la scienza, la ricerca, l'innovazione e fare in modo che la legislazione nazionale ed europea segua il grande cambiamento che c'è anche nel mondo della ricerca e dell'innovazione tecnologica.

Siamo convinti che la soluzione sia separare la legislazione degli OGM, a cui abbiamo detto più volte di essere contrari, per mantenere il presidio della biodiversità del nostro Paese, da, appunto, quelle tecniche di evoluzione assistita o new breeding techniques che, invece, sono semplicemente l'accelerazione di un processo naturale di resistenza a determinati batteri e che vengono appunto perfezionate attraverso queste nuove tecniche.

Ecco, noi pensiamo che questa soluzione possa essere ottimale anche per ridurre l'inquinamento e, quindi, andare in linea con la strategia “Farm to fork” e, al tempo stesso, però, aumentare la redditività e la produttività dei nostri terreni agricoli, per diminuire l'impatto delle importazioni sulla nostra economia e diventare, anche qui, come abbiamo detto più volte, un Paese sempre più autosufficiente e sempre meno, appunto, dipendente dall'estero.

Quindi, grazie. Noi continueremo a incalzare il Governo, affinché l'Unione europea, per una volta, si muova veramente rapidamente e ci consenta di avviare le sperimentazioni in campo, cosa che è fondamentale per fruire al meglio di queste nuove tecnologie (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. La prossima interrogazione è rivolta al Ministro dell'Istruzione, Patrizio Bianchi, che sta sopraggiungendo. Quindi, interrompo brevemente la seduta in attesa che il Ministro raggiunga l'Aula. La seduta è sospesa.

La seduta, sospesa alle 15,33, è ripresa alle 15,39.

PRESIDENTE. La seduta è ripresa. Al di là delle motivazioni, sicuramente comprensibili e legittime, richiamo il Ministro a una puntualità con il Parlamento perché, poi, c'è anche la diretta televisiva, quindi, è importante mantenere l'organizzazione dei lavori più ordinata possibile.

(Iniziative di competenza volte ad assicurare un'omogenea gestione sul territorio nazionale della quarantena per COVID-19 in ambito scolastico – n. 3-02520)

PRESIDENTE. L'onorevole De Lorenzo ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-02520 (Vedi l'allegato A).

RINA DE LORENZO (LEU). Grazie, Presidente. Signor Ministro, il mondo della scuola ha risposto con senso di responsabilità alla campagna di vaccinazione e, ad oggi, oltre il 93 per cento del personale scolastico risulta vaccinato. Nelle scuole il contagio riguarda prevalentemente gli studenti del primo ciclo che non possono essere sottoposti a vaccinazione e, in presenza di alunni positivi, le misure contenitive adottate presentano una disomogeneità sul territorio nazionale. Ogni regione ha, infatti, un protocollo diverso sull'azione da mettere in campo: in Emilia-Romagna vanno in quarantena solo i contatti stretti; in Veneto resta a casa solo il contagiato; in Toscana scatta l'isolamento per tutta la classe, con la conseguenza di avere un sistema che genera confusione e disorientamento. Le chiedo, signor Ministro, se ritenga opportuno intervenire, per quanto di sua competenza, per individuare linee guida in grado di uniformare la gestione delle quarantene sul territorio nazionale.

PRESIDENTE. Il Ministro dell'Istruzione, Patrizio Bianchi, ha facoltà di rispondere.

PATRIZIO BIANCHI, Ministro dell'Istruzione. Mi permetta innanzitutto di scusarmi con lei, con la relatrice e con tutta l'Aula per questo ritardo dovuto a problemi sicuramente non miei. Onorevole De Lorenzo, siamo consapevoli che garantire un capillare tracciamento significa limitare la circolazione virale all'interno della scuola. Per tale motivo, il comma 9 dell'articolo 1 del decreto-legge n. 111 del 2021 demanda al commissario straordinario per l'emergenza la predisposizione ed attuazione di un piano di screening della popolazione scolastica e, a tal fine, è stata autorizzata una spesa pari a 100 milioni di euro. Oltre a prevedere le necessarie risorse, abbiamo definito, in stretta collaborazione con le regioni e con esperti, un piano di monitoraggio della circolazione di SARS-CoV-2 2019-2020 destinato alle scuole primarie e secondarie di primo grado ai fini di sorvegliare, attraverso una rete di scuole sentinella, la diffusione del virus in ambito scolastico anche con soggetti asintomatici.

Il piano prevede test molecolari salivari condotti su base volontaria su alcune delle fasce di età 6-14 delle scuole primarie e secondarie di primo grado presenti sul territorio nazionale. Le scuole sentinella saranno indicate dalle autorità sanitarie regionali in collaborazione con gli uffici scolastici regionali. La campagna coinvolge 55 mila alunni per ogni quindici giorni ed è supportata dalla struttura commissariale. Per quanto attiene la gestione dei soggetti risultati positivi all'infezione o di casi sospetti in ambito scolastico, sempre ai sensi dell'articolo 1 della menzionata legge, si dà applicazione alle linee guida e ai protocolli adottati e aggiornati con ordinanza del Ministro della Salute di concerto con il Ministro dell'Istruzione. Le indicazioni dei dipartimenti di prevenzione, sulla base delle procedure definite dalla rispettiva regione o provincia autonoma, le disposizioni dell'autorità sanitaria e, da ultimo, la circolare del Ministero della Salute dell'11 agosto scorso citata, delineano il quadro di riferimento per il periodo di quarantena e di isolamento. Onorevole, la ringrazio per il quesito perché mi consente di ricordare che è già stato convocato il tavolo ed è già operativo un tavolo tecnico composto dall'Istituto superiore di sanità, dal Ministro della Salute, dal Ministro dell'Istruzione, dalla struttura commissariale e dai rappresentanti di tutte le regioni per la predisposizione di un protocollo condiviso volto a disciplinare in modo omogeneo sul territorio nazionale la gestione dei contatti di casi di COVID e le misure di quarantena in ambito scolastico, così da giungere - secondo quanto lei auspicava - ad una comune regolamentazione su tutto il territorio nazionale. La ringrazio moltissimo.

PRESIDENTE. Ha facoltà di replicare l'onorevole De Lorenzo.

RINA DE LORENZO (LEU). Grazie, Presidente. Grazie, signor Ministro. È evidente che occorra un nuovo modello di prevenzione e controllo dei contagi nella scuola per affrontare la pandemia nelle istituzioni scolastiche, coniugando il diritto alla salute per i docenti e per gli studenti con il diritto all'istruzione in presenza di questi ultimi, al fine di contenere gli effetti negativi sociali dell'isolamento forzato dei ragazzi. Non è più possibile prevedere la chiusura delle scuole, così come è accaduto durante il lockdown, perché gli effetti sono devastanti e i dati INVALSI squarciano un velo su tutti i limiti della DAD, surrogato di scuola, sempre più dannosa per gli apprendimenti. Resta la domanda sul contributo della scuola nei contagi. L'ultimo report dell'Istituto superiore di sanità evidenzia dati preoccupanti sui contagi tra gli alunni; sono dati preoccupanti che pongono un quesito di fondo: i contagi sono importati o sono prodotti dalla scuola? Quanto l'istituzione scolastica è responsabile nella diffusione del virus mutato nelle sue diverse varianti? Le lezioni in presenza - e questo è il mio auspicio - devono tornare ad essere la normalità. L'adozione di strumenti concreti sulla riduzione degli alunni per classe, sugli organici, sull'incremento delle aule e sui trasporti rappresentano le condizioni indispensabili per evitare che docenti e alunni si ritrovino davanti ad uno schermo di computer in classi virtuali. Il mio auspicio, dunque, è che si giunga presto a una definizione di linee guida che consentano un trattamento uniforme sul territorio nazionale delle quarantene.

(Iniziative di competenza per garantire l'urgente distribuzione dei libri di testo – n. 3-02521)

PRESIDENTE. L'onorevole Rosa Maria Di Giorgi ha facoltà di illustrare l'interrogazione Piccoli Nardelli ed altri n. 3-02521 (Vedi l'allegato A), di cui è cofirmataria.

ROSA MARIA DI GIORGI (PD). Grazie, Presidente. Ormai da qualche anno, con la ripresa della scuola, si ripropone il problema della indisponibilità dei libri di testo. Quest'anno, in particolare, i ritardi e le mancanze di alcuni titoli di primaria importanza stanno registrando livelli di assoluta gravità, ben peggiori rispetto agli anni trascorsi; abbiamo notizie molto preoccupanti. A circa tre settimane dall'inizio dell'anno scolastico, molti testi prenotati dalle famiglie non sono stati ancora consegnati ai librai e agli altri canali distributivi. La procedura per l'adozione dei testi - come sapete - prevede che, entro il mese di maggio, le scuole debbano comunicare ufficialmente la lista dei testi adottati al Ministero dell'Istruzione e all'Associazione italiana editori, in modo che questi abbiano tempi consoni per la produzione degli stessi nei tempi e nelle quantità necessarie. Particolarmente grave ci giunge una circostanza che riguarda i testi per gli alunni della scuola primaria; in questo caso i libri che dovrebbero essere distribuiti gratuitamente alle famiglie, sono invece spariti dal mercato, ma sembrerebbe che fossero disponibili soltanto su Amazon e a pagamento. Diverse famiglie, in considerazione di detta irreperibilità presso i canali che distribuiscono i testi e del sommarsi di ritardi, hanno deciso di dotarsi degli stessi, quindi a pagamento, rinunciando alla gratuità; quindi, una situazione inaccettabile. Ministro, le chiedo quali iniziative si possano prendere per risolvere questo che mi sembra un problema effettivamente di grande gravità.

PRESIDENTE. Il Ministro dell'Istruzione, Patrizio Bianchi, ha facoltà di rispondere.

PATRIZIO BIANCHI, Ministro dell'Istruzione. La ringrazio molto onorevole Giorgi per questo quesito che mi dà modo di ricordare in questa sede che, con nota n. 5.272 del 12 marzo 2021, il Ministero ha fornito le istruzioni per permettere alle istituzioni scolastiche di attenersi nei tempi e nei modi all'adozione dei libri di testo anche per questo anno scolastico. Nella predetta nota, il Ministero ha indicato chiaramente i termini da rispettare per l'adozione dei libri di testo, sia nella scelta degli stessi testi, sia nella fase successiva di comunicazione dei dati relativi. Come lei ha ricordato, entro il 31 di maggio va fatta questa scelta ed entro il 22 di giugno va utilizzata la piattaforma che noi abbiamo predisposto per questo. Per garantire il rispetto di tali regole e per avere un quadro esauriente di informazioni, il Ministero ha altresì sollecitato i dirigenti scolastici ad organizzare, nel rispetto dei protocolli di sicurezza, gli incontri tra docenti e operatori editoriali. Devo ricordare che sta ai dirigenti l'onere di assicurare che l'adozione dei libri di testo di tutte le discipline siano deliberate nei tempi che sono stati definiti. Per quanto concerne la fornitura dei libri di testo, è importante considerare, inoltre, che per la scuola primaria tale fornitura è a carico dei comuni secondo le modalità stabilite dalle leggi regionali e, relativamente alla scuola secondaria, di contro, la fornitura dei testi è rimessa al libero mercato. Su questo mi permetto una considerazione, onorevole: io credo che un'attenzione di più al funzionamento del libero mercato dovrebbe essere data anche in questo settore. Onorevole, probabilmente i disagi da lei rappresentati sono dipesi non solo da rallentamenti determinati dalle difficoltà legate alla produzione editoriale in questo periodo e alla distribuzione commerciale, ma anche a nodi nella distribuzione commerciale che lei ha segnalato. Ambiti sui quali il Ministero non dispone degli strumenti per incidere direttamente; ma anche la situazione di emergenza ha inciso sulle nostre scuole, che si sono trovate nella difficoltà di garantire ai nostri studenti il ritorno in classe in sicurezza, cosa che, però, noi abbiamo garantito quest'anno a tutti. Ciò detto, il quesito che lei mi sottopone mi suggerisce l'opportunità di riconsiderare con tutti gli interlocutori, compresi gli editori, che ho sentito anche in questi giorni, le tempistiche della procedura di adozione dei libri di testo, in modo da assicurare tempestività, che è l'obiettivo condivisibile. Io ho sentito personalmente i rappresentanti degli editori, ho sentito le nostre istituzioni scolastiche, sicuramente vi è, però, da fare una riflessione anche su come è cambiato il modello di distribuzione.

PRESIDENTE. L'onorevole Piccoli Nardelli ha facoltà di replicare.

FLAVIA PICCOLI NARDELLI (PD). Grazie, Presidente. Ringrazio il Ministro dell'Istruzione per la sua risposta e mi dichiaro soddisfatta per l'attenzione dimostrata su questa complessa questione, che, non occorre io lo ricordi, interessa in Italia più di 7 milioni e mezzo di alunni.

Secondo i dati pre-pandemia, le opere scolastiche rappresentano l'11 per cento di quanto pubblicato nel 2019, circa 4 copie stampate su 10 sono libri di scuola e, purtroppo, sono spesso gli unici libri che entrano in molte case. Si tratta, per di più, di una consistente quota di mercato, che vale oltre un terzo dei 3 miliardi del comparto editoriale complessivo. L'ufficio studi dell'AIE ci conferma che il valore dei libri scolastici adottati è di 94 milioni di euro per la primaria e di 980 milioni di euro per la secondaria.

La scolastica si conferma uno dei settori più redditizi per l'editoria, regolamentato sia attraverso l'istituto dell'adozione, per razionalizzare i costi di stampa e garantire la distribuzione del libro in tutto il territorio nazionale, sia attraverso il dispositivo dei tetti di spesa fissati dal Ministero, per favorire la concorrenza e calmierare i prezzi. Nel caso della scuola primaria, si tratta, addirittura, di un contributo pubblico a sostegno del diritto all'istruzione, di un patto tra lo Stato e il cittadino, che rischia così di venire tradito.

Ma occorre prendere atto che questo è solo apparentemente un libero mercato: a marzo 2017, venne presentata una segnalazione all'Antitrust, Ministro, per richiedere l'apertura di un'indagine sul mercato dei testi scolastici, ma senza esito. Come è noto, la filiera è lunga e complessa ed esistono grandi rendite di posizione. La legge approvata nel febbraio 2020 per la promozione e il sostegno della lettura aveva espressamente consentito che rimanesse invariato lo sconto del 15 per cento sui libri scolastici per non danneggiare le famiglie, ma oggi il margine a favore delle librerie è al 16, in alcuni casi arriva al 13, una percentuale che continua a ridursi, tanto che molti librai hanno abbandonato la scolastica. Il mercato non regge più, il sistema non funziona, occorre ripensarlo. Sono certa che potremo contare sull'aiuto fattivo anche di editori e distributori, che non possono ignorare distorsioni del sistema come quelle evidenziate. Conto soprattutto sul fatto che la sua attenzione su questo tema, Ministro, non venga meno: lo chiedo a nome del gruppo del Partito Democratico, ma so di farlo anche a nome di tutti i gruppi presenti in Commissione cultura (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

(Elementi e iniziative di competenza in ordine alla vicenda del recente ritiro di arredi scolastici non a norma, acquistati dalla precedente struttura commissariale per l'emergenza COVID-19 – n. 3-02522)

PRESIDENTE. L'onorevole Marco Di Maio ha facoltà di illustrare l'interrogazione Toccafondi ed altri n. 3-02522 (Vedi l'allegato A), di cui è cofirmatario.

MARCO DI MAIO (IV). Grazie, Presidente. Ministro, noi apprezziamo il suo lavoro e quello che sta portando avanti, ma questa interrogazione, questo question time prende le mosse da una decisione assunta prima del suo arrivo al Ministero: in particolare, riguarda l'acquisto di circa 110 mila banchi monoposto che sono risultati, sarebbero risultati - secondo quanto si apprende da fonti di stampa - fuori norma e, quindi, da ritirare. Parliamo di un investimento di oltre 7 milioni di euro dei contribuenti, banchi distribuiti in 136 scuole, da cui si sono spese, poi, ulteriori risorse per ritirarli. Quindi, la prima questione che le poniamo è capire se esattamente corrisponda al vero ciò che si è appreso e, nel caso, come intenda porsi il suo Ministero.

Pensiamo, peraltro, che questo fatto, assieme ad altri che si sono verificati e che si sono palesati negli ultimi mesi, comprese le ultime notizie, anche qui, di stampa, di inchieste in corso relativamente all'utilizzo dei fondi durante la gestione della pandemia, rendono quanto mai necessario - ma questa è una considerazione e non un quesito - il fatto che questo Parlamento metta in campo un'azione per istituire un'indagine conoscitiva per capire cosa non ha funzionato nella prima parte di gestione dell'emergenza.

PRESIDENTE. Il Ministro dell'Istruzione, Patrizio Bianchi, ha facoltà di rispondere.

PATRIZIO BIANCHI, Ministro dell'Istruzione. Onorevole Di Maio, il quesito da lei posto mi permette di precisare che l'esigenza di dotare con urgenza le istituzioni scolastiche di arredi conformi, ivi inclusi quelli acquisiti dalla ditta Nautilus, è stata gestita dalla struttura commissariale del commissario Arcuri, prima e poi dal commissario Figliuolo. In particolare, la struttura commissariale guidata dal dottor Arcuri ha curato le attività legate alla procedura di gara e agli approvvigionamenti delle forniture per gli istituti scolastici, mentre la struttura guidata dal commissario Figliuolo sta gestendo il contenzioso scaturito da inadempimenti della ditta menzionata. Nel mese di giugno, infatti, è stato effettuato dal Ministero, d'intesa con la struttura commissariale, un monitoraggio, che ha fatto emergere la mancata conformità alle normative in materia di sicurezza antincendio degli arredi della ditta Nautilus. Per tale motivo, il commissario ha posto in essere tempestive azioni per ritirare dagli istituti scolastici i banchi monoposto e le sedute standard risultati non idonei provvedendo, in particolare, all'affidamento urgente del servizio di rimozione degli arredi scolastici non conformi. Il Ministero dell'Istruzione, con nota di agosto, ha provveduto ad assegnare le risorse stanziate con il “decreto Sostegni-bis”, destinando risorse a quelle istituzioni scolastiche che si trovino nella condizione di dover completare la dotazione degli arredi scolastici. Per l'acquisto dei nuovi arredi necessari, da utilizzare anche in sostituzione di quelli forniti dalla ditta Nautilus, il Ministero ha fornito le indicazioni ai dirigenti scolastici di servirsi degli strumenti del mercato elettronico MEPA. Il Ministero dell'Istruzione continuerà a seguire con attenzione la vicenda per assistere le scuole nella risoluzione di ogni difficoltà per la ripresa di un'attività didattica tornata alla normalità. Quindi, preciso nuovamente, noi stessi, in giugno, abbiamo effettuato il monitoraggio, in agosto abbiamo provveduto alle risorse per le nostre istituzioni e abbiamo chiesto al commissario Figliuolo di provvedere per lo svolgimento del contenzioso.

PRESIDENTE. L'onorevole Toccafondi ha facoltà di replicare.

GABRIELE TOCCAFONDI (IV). Grazie, Presidente. Signor Ministro, ieri era, come lei sa, la Giornata mondiale dell'insegnamento. Noi oggi avremmo voluto trattare temi come la lotta al precariato, per esempio, quindi la necessità di un percorso formativo, selettivo, che consenta la continuità didattica, vero pilastro del percorso educativo. Dopo tanta, troppa didattica a distanza e la catastrofe educativa che è sotto gli occhi di tutti, oggi avremmo voluto parlare della scoperta, anzi, della riscoperta, in questo Paese, dell'importanza della scuola, del percorso educativo. Voglio far notare che questo Governo ha orgogliosamente rivendicato le 60 mila assunzioni, i 2 miliardi di investimenti, le risorse storiche del PNRR. Insomma, si è aperta una nuova stagione per la scuola, in cui tutti, ma proprio tutti, abbiamo una responsabilità enorme nell'utilizzare bene, anzi, benissimo le tante risorse a disposizione e destinate alle scuole e ai ragazzi. È una cosa ben diversa, da quanto riportato e confermato nella sua puntuale descrizione e ricostruzione, la precedente gestione del commissario per l'emergenza, i bandi, le verifiche, i collaudi, le consegne, gli arredi nuovi non utilizzati, il ritiro, il monitoraggio di giugno, ripeto, giugno, non prima e non il precedente Governo. Sta di fatto che l'attuale commissario ha ritirato i banchi scolastici in oggetto, perché non idonei. Tutto questo non fa bene a nessuno, soprattutto non fa bene alla scuola, ai ragazzi e al futuro (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva).

(Iniziative per garantire condizioni di decoro e sicurezza negli istituti scolastici, anche in relazione a situazioni di degrado registrate presso alcuni istituti di Roma – n. 3-02523)

PRESIDENTE. L'onorevole Mollicone ha facoltà di illustrare l'interrogazione Lollobrigida ed altri n. 3-02523 (Vedi l'allegato A), di cui è cofirmatario.

FEDERICO MOLLICONE (FDI). Grazie Presidente, Ministro Bianchi, il suo inedito ritardo in Aula sarà forse motivato da un ingorgo di banchi a rotelle.

Fratelli d'Italia la interroga perché la scuola italiana cade a pezzi, non è migliorata nonostante i milioni di euro stanziati per l'emergenza e i pochi soldi nel PNRR: 4 miliardi per l'edilizia, 300 milioni per lo sport a scuola, spiccioli. A Monteverde, nella capitale, sono stati ritrovati ratti morti nel liceo “Morgagni” e anche in una materna. Ministro, cosa intende fare per garantire la sicurezza negli istituti scolastici, assicurando la rimozione immediata di arredi non a norma? Ci sono tanti soldi sprecati, come i banchi a rotelle di Azzolina. Sulla sicurezza poi vogliamo, infine, segnalare le violazioni di privacy per i docenti, costretti a dire se si sono fatti il tampone o sono vaccinati. Infine, dove sono finiti i protocolli con le piattaforme per la DaD? Stiamo, quindi, presentando un quesito apposito per denunciare questa grave violazione della privacy, che evoca un inquietante controllo bio-politico e di autoritarismo digitale in stile cinese.

PRESIDENTE. Il Ministro dell'Istruzione, Patrizio Bianchi, ha facoltà di rispondere.

PATRIZIO BIANCHI, Ministro dell'Istruzione. Grazie onorevole Mollicone, sebbene il degrado da lei segnalato non sia giustificabile in alcun modo, mi permetta di rilevare come i nostri dirigenti scolastici abbiano fatto non solo tutto il possibile, ma di più, per consentire la ripartenza del nostro anno scolastico. D'altra parte, è necessario permettere ai nostri studenti di svolgere la didattica in presenza nel rispetto delle norme di contenimento del contagio e delle indicazioni del Comitato tecnico-scientifico, che ha imposto alle istituzioni scolastiche di dotarsi di banchi monoposto. Per garantire celerità ed efficienza, come ho detto prima, è stato assegnato al commissario straordinario la funzione, prima, in passato, di attribuire queste risorse e questi banchi, e oggi di verificarne il contenuto.

Con specifico riferimento alla sua segnalazione, l'ufficio scolastico regionale del Lazio ha comunicato di avere invitato, già lo scorso anno scolastico, gli enti locali a dismettere gli arredi non più necessari ed ha assicurato supporto alle scuole nell'azione di sollecito nei confronti di quegli enti che non vi hanno ancora provveduto. Quanto alla presenza di ratti nei cortili di alcune scuole della capitale, ricordo che è compito del comune porre in essere periodicamente l'azione necessaria alla lotta antimurina, anche attraverso delle disinfezioni preventive. Nondimeno, posso assicurarle che l'USR del Lazio ha già segnalato ai municipi gli spiacevoli episodi da lei denunciati, affinché provvedano loro a risolvere il problema. Per quanto attiene, invece, al ritiro dei banchi monoposto, che sono risultati non conformi alla normativa vigente, le rappresento, come ho già detto prima, che nel mese di giugno è stato effettuato dal Ministero il monitoraggio, che ha evidenziato la non conformità alle normative in materia di sicurezza antincendio degli arredi scolastici della ditta Nautilus. Il Ministero, già in agosto, ha provveduto ad assegnare delle risorse finanziarie, stanziate con il “decreto Sostegni-bis”, per destinarle alle istituzioni scolastiche che devono completare l'acquisto degli arredi scolastici. Per quanto riguarda il ritardo, come ho già detto prima, era dovuto a problemi legati a piazza Venezia e alle iniziative che sono in atto in piazza Venezia e non certo alle altre considerazioni.

PRESIDENTE. L'onorevole Bellucci ha facoltà di replicare.

MARIA TERESA BELLUCCI (FDI). Grazie, Presidente. Ministro Bianchi, ci riteniamo completamente insoddisfatti, perché continua lo spreco di denaro pubblico a danno delle scuole: 7,3 milioni di euro per 110 mila banchi, che sono stati considerati pericolosi per i ragazzi e a rischio d'incendio; 175 mila euro che dovranno essere spesi per il ritiro di questi banchi. Tutto questo lascia le scuole in un totale caos, a causa di dilettanti allo sbaraglio che utilizzano la scuola come banco di prova. E su questo il Governo continua ad essere indifferente alle proposte di Fratelli d'Italia, buone, di senso, non come quella di comprare dei banchi portoghesi pericolosi. Noi vi abbiamo detto che le nostre scuole dovevano essere dotate di sistemi di ventilazione controllata, perché i ragazzi potessero respirare aria sana e ci fosse un ricambio d'aria. Vi abbiamo detto che dovevano essere fatti protocolli di intesa e collaborazioni tra scuole pubbliche statali e scuole paritarie. Vi abbiamo detto che la scuola deve essere una priorità per questa Nazione, ma purtroppo continuiamo a vedere che la scuola è governata dal caos, dalla poca attenzione. E soprattutto, Ministro Bianchi, le chiediamo: chi pagherà tutto questo spreco di denaro pubblico? Ci aspettiamo che qualcuno paghi questo spreco e che non siano di certo le scuole e gli italiani a farlo per l'ennesima volta (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata. Sospendiamo, a questo punto, la seduta, che riprenderà alle ore 16,15.

La seduta, sospesa alle 16,05, è ripresa alle 16,15.

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Ascari, Enrico Borghi, Brescia, Casa, Maurizio Cattoi, Cavandoli, Davide Crippa, Delmastro Delle Vedove, Dieni, Fassino, Gebhard, Giachetti, Lollobrigida, Lupi, Magi, Mugnai, Mura, Nardi, Occhionero, Paita, Rosato, Rotta, Vito e Raffaele Volpi sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.

I deputati in missione sono complessivamente 95, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Preavviso di votazioni elettroniche (ore 16,16).

PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.

Sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, sull'ordine dei lavori, l'onorevole Bartolozzi. Ne ha facoltà.

GIUSI BARTOLOZZI (MISTO). Grazie, Presidente. Avevo chiesto e pensato di intervenire oggi in Aula alla ripresa dei nostri lavori e la mia richiesta, Presidente - lo anticipo subito – è un'informativa urgente dal Ministro Patuanelli, ancor più urgente in considerazione delle dichiarazioni che oggi il Ministro ha reso, rispondendo al question time proposto dai colleghi del MoVimento 5 Stelle.

Colleghi, e soprattutto colleghi siciliani e colleghi meridionali, di cosa parliamo? PNRR, primi stanziamenti per risorse idriche. Sono 880 milioni, Presidente, che sono stanziati su richiesta dei consorzi di bonifica. Cosa succede? Qui è il dato. Dei 149 progetti presentati, finanziamenti stanziati per la Sicilia: zero. Finanziamenti stanziati per il Mezzogiorno d'Italia: ben sotto la soglia del 40 per cento. Allora, il Ministro Patuanelli oggi ci è venuto a dire - Presidente, lo dico tra le righe - che la regione sarebbe inadempiente, perché sarebbero stati presentati progetti in parte inammissibili e in parte con errori materiali, quindi non esitabili. A me, siciliana, non interessa certamente il rimpallo di responsabilità regione-Stato; non mi interessa se la regione ha sbagliato e non mi interessa tantomeno se il Ministro o il suo ufficio, con un fare prettamente burocratico, boccia richieste della mia terra. Presidente, oggi ho sentito inesattezze che terrei a correggere e per le quali chiedo al Ministro di venire a relazionare in maniera puntuale e dettagliata. Il Ministro oggi ha testualmente detto che, per gli 880 milioni, la Sicilia aveva presentato 59 progetti. Di questi 59 progetti, colleghi siciliani, una metà erano progetti giudicati inammissibili per errori materiali e l'altra metà perché c'erano errori progettuali. Ebbene, lo sapete qual era l'errore materiale? La piattaforma Dania prevedeva che questi progetti andassero a valere sul PNRR ed evidentemente per un mero errore materiale degli addetti a queste operazioni, sono stati posti a valere sulle risorse nazionali.

Io mi chiedo, e chiedo al Ministro: ma è possibile che, per errori materiali di questo genere, si boccino progetti e, soprattutto, non si abbia alcuna interlocuzione con gli organi regionali? Perché, Presidente - e anche questo vorrei chiedere al Ministro, quando verrà - quando il Ministro oggi dice che sono state attivate tutte le interlocuzioni con gli organi regionali, dice una cosa inesatta, perché è stata mia cura accertarmi prima di fare l'intervento odierno. La Conferenza Stato-regioni, per esempio, non è stata assolutamente interpellata sul tema.

Era stato posto all'ordine del giorno del 22 settembre, ma - guarda caso - poi l'argomento non è stato trattato. Ma dirò di più: la Cabina di regia, che lo stesso “decreto Semplificazioni”, il n. 77 del 2021, cita come obbligatoria per l'assegnazione degli stanziamenti previsti dal Piano, non è stata minimamente coinvolta. Ma le dirò di più: la regione siciliana ha istituito a settembre un tavolo tecnico per verificare, non solo i criteri ma anche l'attribuzione sulla base di quei criteri, delle risorse e quel comitato tecnico non è stato minimamente chiamato.

Ora, Presidente, lo ripeto e qui concludo: l'informativa è urgente - sì - ma è anche necessaria perché da siciliana mi sento umiliata. Mi sento umiliata dalla risposta che oggi ho sentito dare e soprattutto dalle lusinghe che il MoVimento 5 Stelle, che come me è maggioranza di questo Governo, ha teso al Ministro. Lo ripeto e chiudo: rimane il tema di una terra che è abbandonata e a me di chi sia la responsabilità non importa; però, da Ministro, io avrei - essendo già le domande state caricate a giugno - pungolato, Presidente, la regione, con ogni strumento che la normativa concede; io avrei pungolato anche una regione che dorme, per far sì che quegli stanziamenti arrivassero alle regioni che ne hanno necessità.

La beffa, colleghi, è che la Sicilia, come la Puglia e come la Basilicata, è una delle regioni che ha il più grande tasso di siccità e i finanziamenti - chiudo, Presidente - per il sistema irriguo non arrivano a quelle terre: per quale ragione? Per errori materiali! Beh, oltre il danno la beffa! Quindi, io chiedo, Presidente, per il suo cortese tramite, che il Ministro venga urgentemente a riferire: compiutamente riferire!

PRESIDENTE. Grazie onorevole Bartolozzi. Una raccomandazione: la mascherina va indossata sul volto, coprendo naso e bocca, quindi la richiamo ad avere una copertura giusta della faccia. Ha chiesto di parlare sul medesimo argomento l'onorevole Varchi. Ne ha facoltà.

MARIA CAROLINA VARCHI (FDI). Grazie, Presidente. Io mi associo, a nome del gruppo di Fratelli d'Italia, alla richiesta di informativa avanzata dalla collega Bartolozzi. Ciò che mi preme rilevare e portare all'attenzione dell'Aula è una circostanza che riguarda il Sud e i fondi ad esso destinati dai vari piani e fondi, di cui spesso si parla. La famosa soglia del 40 per cento, ad avviso di Fratelli d'Italia, quantomeno sotto il profilo delle infrastrutture, è assolutamente insufficiente perché è chiaro che, per colmare il divario, è necessario almeno il 50 per cento da destinare a questo comparto. Con riferimento specifico al problema sollevato dalla collega Bartolozzi e dunque ai consorzi di bonifica, che si sono visti rigettare e respingere tutti i progetti (taluni dichiarati inammissibili, altri dichiarati ammissibili, ma poi non finanziati), io trovo molto pericoloso questo rimpallo di responsabilità tra la regione e lo Stato. Lo trovo molto pericoloso perché tale rimpallo non riguarda delle scelte politiche, rispetto alle quali ognuno può avere la propria opinione, che ovviamente sono tutte legittime; tale scaricabarile riguarda l'aspetto tecnico che - come è noto - viene coordinato dai dipartimenti e dagli uffici. Quindi, io trovo la questione ancora più grave perché, se alla dichiarata volontà politica - che dovrebbe essere unanime qui dentro - di aiutare e sostenere il Sud - e, nel caso di specie, la regione siciliana - poi fa da contraltare un'anarchia da parte degli uffici alla quale la politica non è in grado di ribattere e che non è in grado di evitare, allora io mi domando se è necessario avere un Governo politico o se basta affidarsi alla volontà degli uffici. Infatti, che già questo Governo, ad avviso di Fratelli d'Italia, serva a poco lo abbiamo esplicitato in ogni circostanza che il dibattito democratico ha messo a nostra disposizione, ma addirittura dobbiamo sentir dire che tutti i progetti della regione siciliana vengono respinti perché si era affrontato il tema dei parametri in una certa riunione. Peraltro, trovo molto grave che la collega Bartolozzi dica che in realtà il tema era soltanto all'ordine del giorno, ma non è stato nemmeno affrontato, perché se così fosse il Ministro avrebbe dichiarato e raccontato il falso non solo all'Aula ma all'intera Nazione, visto che il question time viene trasmesso in diretta sulla RAI.

Quindi, io credo che ci sia abbastanza carne sul fuoco per far sì che il Ministro Patuanelli torni in quest'Aula e risponda assumendosi la responsabilità politica di una questione. Mi rifiuto, infatti, di credere che la scelta politica e la volontà politica di un Governo debba soccombere a fronte di un portale, di un menu a tendina o di una decisione da parte di un capo dipartimento della regione siciliana; lo trovo molto grave.

Io credo al primato della politica sulla burocrazia, credo al primato della politica sulla tecnocrazia e sentirmi dire che la regione siciliana non deve vedere finanziati questi progetti perché c'è stato un errore materiale lo trovo non solo estremamente mortificante per il Governo, ma estremamente preoccupante per gli italiani. Ciò significa che non solo vi è un Governo che non corrisponde al dato plastico consacrato dal voto degli italiani, che non solo non rispecchia la volontà popolare, ma che non riesce nemmeno a far rispettare la sua volontà, rimanendo vittima degli uffici e dei burocrati. Io credo che questo sia un passaggio molto, molto grave, rispetto al quale il Ministro deve necessariamente venire in Aula a riferire (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole L'Abbate, sempre sullo stesso argomento. Ne ha facoltà. Non funziona il microfono? Cambiamo il microfono, così la sentiamo. Prego, onorevole.

GIUSEPPE L'ABBATE (M5S). Grazie, Presidente. Solo per cercare di riportare i fatti e come si sono susseguite le varie discussioni su questa questione. Dalle parole dei colleghi, quindi, abbiamo capito che la regione Sicilia purtroppo ha dormito, quindi, evidentemente, ha bisogno di un supporto per poter così effettuare le progettazioni e partecipare ai vari bandi per poter prendere delle risorse. Ciò mi dispiace, perché anche per me, uomo del Sud, vedere purtroppo molte amministrazioni non essere in grado di rispettare dei requisiti tecnici e delle tempistiche che il Piano nazionale di ripresa e resilienza ci impone, è qualcosa di sconcertante. Ciò dispiace perché queste risorse devono servire per far ripartire il Paese, per far aumentare la crescita e la produttività delle nostre aziende; però, tutte le interlocuzioni che ci sono state, dal punto di vista tecnico, da parte del Ministero con gli uffici delle regioni si tengono non da ieri, da una settimana o da un mese, ma già da diversi anni. I progetti relativi agli interventi sulle infrastrutture irrigue sono progetti che sono stati finanziati con più misure già nel passato (vedi il piano Invasi, vedi il PSR nazionale, vedi le misure del MiPAAF), quindi si tratta di un'interlocuzione costante, che avviene da anni. Adesso si sono aggiunte queste ulteriori risorse e, nonostante ciò, molte regioni, purtroppo, ahimè - lo dico ancora una volta da uomo del Sud - , non sono state in grado di presentare progetti candidabili. Questa situazione veramente grida vendetta, quindi, purtroppo, ci ritroviamo ancora una volta ad avere delle regioni che non riescono a spendere i soldi, come anche la storia dimostra con riguardo ad altri fondi, come i fondi europei. Questa è la realtà. Il Ministro, oggi, durante il question time è venuto a rispondere e a dire come si è svolto il rapporto con le regioni.

PRESIDENTE. Concluda. Mi scusi: qual è la sua richiesta onorevole? Per capire…

GIUSEPPE L'ABBATE (M5S). Intervenivo per spiegare…

PRESIDENTE. Se interviene per spiegare lo facciamo a fine seduta. Se ha una richiesta specifica, la faccia; altrimenti proseguiamo con i lavori, perché abbiamo una giornata complicata.

GIUSEPPE L'ABBATE (M5S). L'informativa in realtà non serve in quanto l'interlocuzione con le regioni è chiara e…

PRESIDENTE. Sì, ho capito, però lei comprenderà, a questo punto, che l'Aula non va più avanti. Quindi, se c'è una richiesta la faccia, come ha fatto l'onorevole Bartolozzi, altrimenti a fine seduta potrà illustrare le sue controdeduzioni.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Fornaro. Su che cosa, onorevole Fornaro?

FEDERICO FORNARO (LEU). Nella notte tra domenica e lunedì e nella giornata di lunedì c'è stato un evento alluvionale di grandi dimensioni, che ha coinvolto le province di Savona, di Genova e di Alessandria. Sono, quindi, a sottolineare l'eccezionalità dell'evento. Sono record di cui, purtroppo, questi territori avrebbero fatto a meno. A Rossiglione in 12 ore sono piovuti 740 millimetri d'acqua ed è record nazionale; in 6 ore a Montenotte Inferiore, in provincia di Savona, quasi 500.

Sono, quindi, a richiedere che il Governo prontamente accolga le richieste che stanno pervenendo dalla regione Liguria e dalla regione Piemonte sul riconoscimento dello stato di emergenza per questi territori e la necessità che si affronti globalmente la questione della messa in sicurezza della zona appenninica tra Liguria e Piemonte, che ormai periodicamente vede il ripetersi di eventi di queste dimensioni.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Di Muro. Su che cosa? C'è una richiesta specifica o si associa a quella del presidente Fornaro? È per capire.

FLAVIO DI MURO (LEGA). Grazie, Presidente. Mi associo, anche a nome del gruppo Lega, alla richiesta del collega Fornaro. Egli arriva dal Basso Piemonte, noi arriviamo dalla Liguria. In particolare, la provincia di Savona è stata colpita - la città di Savona e il suo entroterra - da questo nubifragio. Non è la prima volta che il nostro territorio, specie il Ponente ligure, viene colpito da tale calamità. Non vorremmo affrontare questa nuova emergenza con le lungaggini della burocrazia che, ahimè, rappresentano poi l'ostacolo successivo alla ripartenza di queste realtà così colpite. Serve un piano nazionale di recupero del territorio e di difesa del suolo, non è più rimandabile. Spero che questo Governo abbia la capacità di poterlo fare e attendiamo gli esponenti del Governo sul territorio, ma anche in quest'Aula, per spiegarci come e quando aiuteranno…

PRESIDENTE. Grazie, onorevole.

FLAVIO DI MURO (LEGA). …la nostra Liguria e il nostro Basso Piemonte a riprendersi.

Trasferimento a Commissione in sede legislativa della proposta di legge n. 3091.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'assegnazione di proposta di legge a Commissione in sede legislativa.

Propongo alla Camera l'assegnazione in sede legislativa della seguente proposta di legge, della quale la sotto indicata Commissione ha chiesto il trasferimento in sede legislativa, ai sensi dell'articolo 92, comma 6, del Regolamento:

alla VII Commissione (Cultura):

S. 2154 - Senatori Nencini ed altri: “Istituzione della Giornata nazionale dello spettacolo” (approvata dalla 7ª Commissione permanente del Senato) (A.C. 3091​).

Se non vi sono obiezioni, così rimane stabilito.

(Così rimane stabilito).

Esame della Nota di aggiornamento del Documento di economia e finanza 2021 (Doc. LVII, n. 4-bis).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'esame della Nota di aggiornamento del Documento di economia e finanza 2021 (Doc. LVII, n. 4-bis).

Avverto che è in distribuzione una nuova ripartizione dei tempi che tiene conto di quelli assegnati al relatore di minoranza.

Ricordo che, per l'esame della Nota, è previsto dall'articolo 118-bis, comma 4, del Regolamento, un dibattito limitato, che prevede, dopo gli interventi dei relatori e del rappresentante del Governo, l'intervento di un deputato per ciascun gruppo e per ciascuna componente politica del gruppo Misto, nonché dei deputati che intendano esprimere posizioni dissenzienti dai rispettivi gruppi.

Le risoluzioni dovranno essere presentate nel corso della discussione.

Interverrà quindi, in sede di replica, il rappresentante del Governo che dovrà indicare quale risoluzione intenda accettare.

Si procederà infine al voto.

A norma dell'articolo 118-bis, comma 2, del Regolamento, verrà posta in votazione per prima la risoluzione accettata dal Governo che, in caso di approvazione, precluderà le altre.

(Discussione - Doc. LVII, n. 4-bis)

PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione.

La V Commissione (Bilancio) si intende autorizzata a riferire oralmente.

Ha facoltà di intervenire il relatore per la maggioranza, deputato Mauro Del Barba.

MAURO DEL BARBA, Relatore per la maggioranza. Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, la Nota di aggiornamento al DEF, la NADEF, rappresenta lo strumento attraverso il quale il Governo aggiorna le previsioni economiche di finanza pubblica del DEF in relazione alla maggiore stabilità e affidabilità delle informazioni disponibili sull'andamento del quadro macroeconomico. Il documento contiene, in particolare, l'aggiornamento degli obiettivi programmatici, anticipando i contenuti della successiva manovra di bilancio. La Nota, come è noto, è suddivisa in 2 sezioni, relative al quadro macroeconomico e ai dati di finanza pubblica.

Prima di addentrarmi in una breve analisi di entrambi gli elementi, vorrei, però, sottolineare gli aspetti sostanziali e di particolare importanza che ne possiamo ricavare, che, a mio avviso, sono 3. In primo luogo, la ripresa nel nostro Paese c'è e va consolidata; in secondo luogo, il Governo intende sostenere ulteriormente questa ripresa con una politica espansiva; in terzo luogo, sempre secondo la NADEF il sentiero di rientro del rapporto debito-PIL è ripercorribile.

Quanto al punto n. 1, la ripresa è più sostenuta rispetto alle previsioni del DEF o meglio, come ha precisato questa mattina in audizione il Ministro dell'Economia, è anticipata rispetto alle previsioni e riversa i propri effetti in maniera consistente già nell'annualità 2021. Ne è conferma l'ultimo dato sulla crescita del PIL nel secondo trimestre, con un più 2,7 per cento annunciato dall'Istat, e la stima di un più 2,2 per cento nel terzo trimestre appena concluso. Questo consente di ristimare la crescita del PIL per l'anno in corso dal 4,5 delle previsioni di aprile al più 6 per cento attuale. Certamente, alla crescita maggiore del previsto contribuisce il quadro macroeconomico mondiale, che è decisamente positivo e trova questo tipo di intonazione grazie sicuramente a molti fattori, il più importante dei quali, però, è la rapida diffusione dei vaccini, perlomeno nei Paesi avanzati, cui fa da contrappunto preoccupante la scarsa diffusione nelle regioni meno sviluppate del mondo, che potrebbe favorire lo sviluppo di nuove varianti, come ci ha ricordato ieri sera l'Ufficio parlamentare di bilancio nella sua audizione. Dunque, in conclusione su questo primo punto, la crescita maggiore del previsto, a livello sia mondiale sia nazionale, è direttamente influenzata dall'andamento della campagna vaccinale, un punto non di poco conto che si rischia che vada perduto nella sterile lettura dei dati della NADEF su cui ci addentreremo tra poco.

Quanto al secondo punto, sul fronte del quadro programmatico - lo abbiamo già detto - il Governo in questa Nota di aggiornamento vuole ulteriormente sostenere questa crescita, almeno per il prossimo triennio, anche in considerazione del fatto che la contestuale riduzione delle previsioni del deficit sul PIL dall'11,8 al 9,4 per cento attuale, congiuntamente alle maggiori entrate sul PIL per circa 15 miliardi e a un aumento della spesa inferiore alle previsioni del DEF, libera risorse già sul tendenziale, a cui il programmatico intende garantire un ulteriore supporto. Questa è la cifra politica più importante di tutta la Nota, che sicuramente rappresenta una scelta fondamentale di politica economica che ha interrogato la Commissione in queste ore circa la sostenibilità del debito futuro (il terzo dei punti che ho voluto anticipare). Da questo punto di vista, possiamo giovarci, ora e nelle previsioni che sostengono il programmatico, di una situazione dei tassi d'interesse favorevole - sono prossimi allo zero - che non ha precedenti, aspetto che consente, secondo le intenzioni del Governo, di sostenere questo ulteriore stimolo e riportare, anzi anticipare, il percorso di rientro del debito sul PIL entro una traiettoria rassicurante rispetto ai timori legittimi di qualche mese fa, a patto che si torni a fare avanzo primario a partire dal 2025 e che sia nel frattempo consolidata la crescita secondo le attuali previsioni. Oggi non potremmo, infatti, celebrare positivamente questo passaggio, questo effluvio di dati positivi, che oggettivamente ci parla di crescita e di politiche espansive, se non pensassimo agli effetti sulle prossime generazioni in termini di sostenibilità del debito, di controllo della pandemia in corso e delle prossime, di piena occupazione e di sviluppo sostenibile. Il sentiero programmatico prevede un obiettivo di indebitamento netto per il 2022 pari a meno 5,6 per cento del PIL, seguito da un'ulteriore discesa a meno 3,9 nel 2023 e a meno 3,3 per cento nel 2024. In corrispondenza di tali obiettivi, nello scenario programmatico il saldo primario passerebbe da meno 6 per cento nel 2021 a meno 2,7 nel 2022, per poi attestarsi a meno 1,2 nel 2023 e a meno 0,8 per cento nel 2024 e poi, come anticipavo, dal 2025 in avanti dovremmo tornare a degli avanzi primari.

Tutto questo lascia sostanzialmente inalterato il percorso di rientro verso l'obiettivo di medio termine, che è un aspetto importantissimo ed è il motivo per cui oggi questa relazione non necessita della presentazione della relazione al Parlamento ex articolo 6 della legge n. 243 del 2012. In buona sostanza, potremmo dire che oggi si presenta un aggiornamento che, da una parte, consente di operare stimoli espansivi e, contestualmente, migliorare il sentiero programmatico, e questo è dovuto, sostanzialmente, alla maggiore crescita. Anche per il futuro, questa relazione tra tassi di interesse, costo del debito e tasso di crescita sarà fondamentale per la sostenibilità delle nostre politiche. Oggi, è come se stessimo lanciando una palla da bowling lungo un corridoio insperato fino a poco tempo fa e sarà la qualità della spesa che andremo a stabilire nella prossima legge di bilancio a determinare se il piano dei futuri anni rimarrà così o sarà inclinato.

Un buon esempio di tutto ciò è il dato sugli investimenti, tradizionalmente basso nel nostro Paese - due punti sotto la media europea -, che sta segnando un'inversione di tendenza e che potrebbe passare dai 18 punti di PIL del 2020 ai 19,6 nel 2021, ai 20,9 nel 2024, anche con il contributo degli investimenti pubblici, che dovrebbero salire dal 2,3 per cento del 2019 al 3,5 per cento del 2024. Chiaramente, con questo timbro, con questa qualità della spesa, possiamo pensare davvero di sostenere una crescita duratura. Si potrà obiettare, com'è legittimo e consueto, che le stime di crescita siano sovrastimate; tuttavia, fortunatamente, l'autorevole conferma che l'Ufficio parlamentare di bilancio ci fornisce è uno strumento molto importante rispetto alla loro attendibilità; quindi, forse sarebbe più corretto e più sensato riflettere sui rischi che possano ostacolare queste previsioni.

Come ha riconosciuto, in maniera del tutto onesta e trasparente, il Ministro Franco, rispondendo, questa mattina, a una mia stessa domanda in audizione, queste previsioni sono costruite sotto l'ipotesi che la lotta alla pandemia continui lungo questo percorso, senza nuove ondate che obblighino a nuove chiusure. E qua diremmo piuttosto che il cerchio si chiude: la ripresa è stata possibile grazie ai vaccini, il suo consolidamento sarà ancora possibile, purché le campagne vaccinali funzionino. Si potrebbe dire, con una battuta, che però, colleghi, vi invito a esaminare per la sua componente di realtà, che il più importante strumento di cui l'Italia si è dotata in termini di intervento di finanza pubblica, che non è scritto nella NADEF, sia, in realtà, il green pass, cioè la scelta che abbiamo fatto per trasferire le potenzialità dei vaccini, oltre che dal campo sanitario, tra gli strumenti a garanzia del lavoro e della ripresa economica.

È su questa base che è possibile parlare di quale sia il rischio delle previsioni sottostanti, il rischio di ritorno o meno di una pandemia. Tra le misure anticipate nella NADEF, sicuramente, suscita grande aspettativa quella annunciata relativamente alla proroga del superbonus, che molti colleghi chiedono. Giustamente, si è fatto notare in audizione sempre dal Ministro che la misura ha carattere straordinario, se non altro per la sua onerosità, ma che, tuttavia, riveste un'importanza centrale per il rilancio del settore edilizio e per il concorso agli obiettivi di efficientamento energetico. Sarà altrettanto importante - lo dico al Governo - stabilizzare la norma sedimentatasi in 15 anni di modifiche, affinché il prezzo di questa scelta non ricada sui cittadini e i tecnici che rischieranno possibili contenziosi a causa di norme che presentano ancora, sebbene residuali, elementi di poca chiarezza e incoerenza. È importante, dunque, che la proroga sia accompagnata dal consolidamento della materia.

Merita menzione anche il tema dell'aumento dei prezzi delle materie prime e energia, anche per il riflesso che - ci si domanda – può avere sull'inflazione, che, in tutta l'area euro è salita, dicono, ancora non in modo preoccupante, le valutazioni della NADEF, e soprattutto l'effetto che potrebbe avere al sommarsi con la carenza di manodopera. Pure questi aspetti rappresentano rischi di cui è lecito discutere, che potrebbero frenare la crescita e che l'esame in Commissione ha posto in evidenza in maniera peculiare. Merita un discorso a parte, invece, il tema del lavoro, da cui è necessario partire per ogni giusto reale approfondimento sulla crescita, affinché la crescita sia inclusiva.

Per quanto concerne il mercato del lavoro, a livello tendenziale si prospetta un aumento sostenuto nel terzo trimestre del numero di persone occupate - avremo la verifica in questi giorni -, anche grazie al recupero dell'occupazione stagionale a tempo determinato prevalente nel settore dei servizi. Inoltre, anche alla luce delle ultime statistiche sull'andamento della CIG, si prevede che il graduale ritorno alla piena operatività di molti settori agevolerà il rientro di una parte dei soggetti assenti dal lavoro da più di tre mesi, e, quindi, considerati inattivi. Il tasso di disoccupazione per il 2021 è stimato al 9,6 per cento, per poi ridursi progressivamente negli anni successivi fino al 7,9 per cento nel 2024. Nel quadro programmatico si prevede che la maggiore espansione del PIL generi un aumento dell'occupazione, determinando una riduzione più accentuata del tasso di disoccupazione, che è prevista attestarsi al 9,1 per cento nel 2022, all'8,4 per cento nel 2023 e al 7,7 per cento nel 2024.

In conclusione di questa rassegna, che ha voluto essere più sintetica che analitica, l'impostazione della politica di bilancio continuerà a sostenere l'economia con interventi mirati fino a quando il PIL e l'occupazione non avranno recuperato non solo la caduta, ma anche la mancata crescita rispetto al livello del 2019, mentre sarà maggiormente orientata alla riduzione strutturale di deficit e rapporto debito/PIL a partire dal 2024, con l'obiettivo di ricondurre il rapporto debito/PIL intorno al livello pre-crisi entro il 2030.

Infine, ricordo che alla Nota di aggiornamento risultano allegati, secondo quanto prescritto dalla legge di contabilità, le relazioni sulle spese di investimento e sulle relative leggi pluriennali, il rapporto programmatico recante gli interventi in materia di spese fiscali, il rapporto sui risultati conseguiti in materia di misure di contrasto all'evasione fiscale e contributiva e la relazione sull'economia non osservata e sull'evasione fiscale e contributiva. Per quanto concerne i disegni di legge collegati alla decisione di bilancio, la Nota dichiara ben 21 provvedimenti, puntualmente indicati nel testo. Per ulteriori dettagli sul contenuto della NADEF 2021, tutti possono consultare il dossier dei Servizi di documentazione della Camera e del Senato. E con questo, signor Presidente, ho terminato.

PRESIDENTE. Ha facoltà di intervenire la relatrice di minoranza, l'onorevole Lucaselli.

YLENJA LUCASELLI, Relatrice di minoranza. Grazie, Presidente. Quando si parla della NADEF parliamo un po' di quello che è il quaderno dei sogni finanziari di un Governo, perché attraverso la NADEF si pongono i paletti all'interno dei quali poi viaggerà e camminerà la legge di bilancio. Se i paletti sono posti dalla lettura di questa NADEF, di questo documento in questo modo - e adesso cercherò di chiarire qual è il nostro punto di vista -, mi pare che stiamo sbagliando strada, che il Governo stia sbagliando strada. Partiamo da alcune considerazioni. Infatti, nella NADEF si legge un primo dato che pare non essere stato colto, volutamente o no, da chi ha dato lettura della NADEF e, questa mattina stessa, dal Ministro Franco, quando si parla dell'inflazione. Credo che questo dato sia davvero molto importante, perché evidenzia la mancanza di chiarezza e soprattutto di onestà intellettuale nel dire esattamente agli italiani dove stiamo andando.

Nella NADEF le previsioni dell'inflazione di quest'anno sono all'1,5 per cento, all'1,6 l'anno prossimo, e tutto questo mentre nell'Eurozona la media dell'inflazione è al 3 per cento. Quindi, noi indichiamo all'interno della NADEF sostanzialmente la metà rispetto alla media europea. Capisco che ci siano dinamiche leggermente diverse all'interno degli Stati, però noi non possiamo non considerare che, quando parliamo, per esempio, dei costi dell'energia, non ci sarà differenza fra l'Italia e l'Europa; quando parliamo dell'inflazione all'importazione, non ci sarà una differenza fra l'Italia e l'Europa.

E, allora, perché questo dato viene riportato in modo così diverso da quella che è la realtà della valutazione media europea? Insomma, il calcolo è facile, perché in questo modo si fa una bella figura attraverso il PIL nominale, però non viene considerata una serie di questioni che invece deve essere considerata, perché non possiamo dimenticare che esistono i tassi di mercato. Cosa succede quando andremo a valutare i tassi di mercato? Non possiamo non valutare i nostri 2.800 miliardi di debito pubblico. Cosa succederà rispetto ai tassi che verranno applicati? O, forse, dobbiamo davvero immaginare e vogliamo davvero credere che la BCE continuerà a comprare qualunque cosa senza un termine? Noi sappiamo che non è così, lo sa anche il Ministro Franco e lo sa questo Governo che all'interno della NADEF lo ha scritto. Ha detto: noi indichiamo l'1,5 di inflazione, ma, tutto sommato, non ci crediamo, anzi, attendiamo che non sia assolutamente così. Questo è un dato molto rilevante, perché all'interno di questa NADEF si legge una sorta di scommessa nei confronti della Comunità europea, soprattutto rispetto al Patto di stabilità, una scommessa che, però, noi sappiamo, già oggi, che non è più nelle cose e non può essere nelle cose, perché noi oggi abbiamo dei prezzi alla produzione con un tasso di crescita che ha raggiunto la doppia cifra e questo avrà un effetto immediato e diretto su tutto ciò che ha a che fare con quello che il Governo italiano dice di voler fare. Quando parliamo di digitalizzazione e quando parliamo della rivoluzione “green”, noi stiamo parlando di materie prime che l'Italia non produce, che dovrà comprare dall'estero e arriveranno in Italia già con un tasso inflattivo altissimo. E voi pensate davvero che i produttori e le aziende non faranno pagare quel tasso a cascata al consumatore finale? Non è credibile e, allora, agli italiani bisognava dire la verità, bisognava avere il coraggio, almeno in questa previsione, di dire la verità. E questo, dal nostro punto di vista, non è stato fatto nel modo più assoluto. Andiamo poi a un'altra questione, di questa mattina, che riguarda il Ministro Franco, che ringrazio perché, a differenza del precedente Ministro Gualtieri, almeno ha l'educazione e la gentilezza di rispondere puntualmente alle domande. Lo ringrazio per la forma, ma non lo ringrazio nel merito, perché nel merito alcune questioni non sono state affrontate in maniera compiuta.

E veniamo al secondo punto: all'interno delle schede della NADEF noi troviamo il quadro tendenziale e il quadro programmatico. Ora, per dirla nel modo più semplice possibile, il quadro tendenziale è quello che si può fare con il carburante che abbiamo in questo momento, mentre il programmatico rappresenta quello che possiamo fare, che potremmo raggiungere nel caso in cui, oggi, mettessimo in essere alcune politiche. Noi abbiamo una NADEF, abbiamo un Governo che ci racconta di voler porre in essere politiche espansive. Bene, vediamo come, però. Quando andiamo a leggere i quadri di riferimento, noi troviamo un valore tendenziale e un valore programmatico molto vicini in tutto il periodo che viene considerato, tanto che, addirittura, nel 2024 sono percentuali assolutamente sovrapponibili. Cosa vuol dire? Vuol dire che attraverso questa NADEF il Governo non sta dicendo ai nostri imprenditori: mettetecela tutta, aiutateci negli investimenti, se lo farete questi sono i risultati. I dati del programmatico dovevano essere molto più alti di quelli del tendenziale, se vogliamo parlare di numeri e lo vogliamo fare con coraggio e con onestà intellettuale e anche questo non è stato fatto, non è stata colta l'occasione di dire ai nostri imprenditori: questi sono gli effetti economici che si avranno sulla crescita grazie agli investimenti del PNRR, perché quando tendenziale e programmatico nel 2024 sono identici, quando già oggi noi sappiamo, lo ha detto il Governo, che 45 miliardi di quei fondi sono stati già allocati. Quando ci fu presentato il PNRR, quando fu presentato al Parlamento, ancora il Governo non aveva gli strumenti per darci delle indicazioni, ma oggi è il Governo stesso che ci dice che quelle somme sono state allocate e se così gli effetti dovrebbero essere già valutabili e, invece, noi ritroviamo un tendenziale e un programmatico uguali, ciò vuol dire che il PNRR, secondo la visione di questo Governo, non avrà effetti sulla crescita. E la prova che quello che dico è vero la ritroviamo anche in un altro elemento, sempre inserito all'interno della NADEF, perché quando si parla di disoccupazione noi ritroviamo che, secondo le previsioni programmatiche, il tasso di disoccupazione scenderà dal 9,6 di quest'anno al 7,7 nel 2024, cioè l'enorme investimento di risorse del PNRR ridurrà la disoccupazione soltanto di 1,9 punti percentuali nei prossimi tre anni. Il Governo non sta scommettendo nell'unico luogo in cui probabilmente avrebbe potuto vincere, cioè il lavoro e perché? Perché quando analizziamo davvero i dati e quando ascoltiamo il Ministro dire, come ha detto questa mattina in audizione, che indubbiamente bisogna ridurre il deficit, sta dicendo, fra le righe, che gli investimenti che verranno fatti in Italia non sono quelli del PNRR in aggiunta a quelli che l'Italia deve continuare a fare, se vuole lanciare questa Nazione verso il futuro, ma sono sostitutivi: noi utilizziamo i soldi del PNRR per fare quello che l'Italia non riesce a fare, senza considerare che tutto quello che il Governo racconta a Greta di voler fare non potrà essere raggiunto, perché gli stanziamenti del Governo sono un decimo di quelli che servirebbero e se noi non coinvolgiamo le imprese e non aiutiamo le imprese ad investire attraverso politiche serie di fiscalità, politiche serie in materia di diritti, politiche serie in materia del lavoro, le imprese non investiranno e questo Paese rimarrà fermo. Mi avvio alla conclusione, Presidente, in realtà ci sarebbero state davvero tantissime altre cose da dire, mi permetto semplicemente di dare un consiglio al Governo che ritengo personalmente un auspicio, perché non si riuscirà mai a far quadrare il bilancio pubblico con delle misure che riducono il reddito nazionale; è il peso della disoccupazione e la caduta del reddito nazionale che buttano all'aria un bilancio dello Stato. Il mio suggerimento per il Governo è che si preoccupi della disoccupazione, di eliminare la disoccupazione, che al bilancio dello Stato ci penserà se stesso (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha facoltà di intervenire la rappresentante del Governo, il Vice Ministro Castelli, che si riserva di intervenire successivamente. È iscritta a parlare l'onorevole Sarli. Ne ha facoltà, per un minuto.

DORIANA SARLI (MISTO). Grazie, Presidente, nel poco tempo che ho a disposizione voglio esprimere alcune delle motivazioni del mio voto contrario, pur non negando alcune misure positive contenute nel Documento di economia e finanza - per citarne una, la conferma del superbonus al 110 per cento - ho molte perplessità sull'impianto generale. Soprattutto preoccupa l'assenza dei disegni di legge collegati, presenti nella NADEF 2020, come il riordino della normativa ambientale, quello sul salario minimo, ma soprattutto preoccupa la presenza di disposizioni per l'attuazione dell'autonomia differenziata di cui all'articolo 113, comma 3, della Costituzione, giustamente accantonate nella stesura della NADEF del 29 settembre sono riapparse nella stesura finale. La pandemia da COVID ha dimostrato, a mio avviso, il fallimento del modello sanitario differenziato per regioni, perché ha cancellato in alcune regioni, le stesse con i numeri più drammatici di ammalati e decessi, la rete dei servizi territoriali pubblici a favore di prestazioni sanitarie in strutture private. Il decentramento non può e non deve toccare funzioni collegate a valori fondamentali tutelati dalla Costituzione, come salute, ambiente, istruzione e lavoro.

È semmai fondamentale definire livelli essenziali di prestazione, livelli essenziali di prestazioni tecniche ambientali per una Nazione che non viaggi più a velocità differenziate. Per i motivi esposti annuncio il mio voto contrario (Applausi di deputati del gruppo Misto).

PRESIDENTE. È iscritta a parlare l'onorevole Frate. Ne ha facoltà, per un minuto.

FLORA FRATE (MISTO). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, dalla Nota di aggiornamento al DEF emerge uno scenario incoraggiante: il prodotto interno lordo, entro la metà del prossimo anno, tornerà ai livelli pre-pandemia; cresce il tasso di occupazione e la situazione sanitaria è nettamente migliorata. Tutto ciò deve tradursi in opportunità per ridare slancio al Paese e alla nostra economia. Penso agli strumenti di sostenibilità del debito, alla riforma degli ammortizzatori sociali, che non può essere scissa dalle politiche attive del lavoro, anche nella prospettiva dell'innovazione digitale e della transizione ecologica, senza dimenticare che centrale dovrà essere il dibattito sul fisco, il vero grande protagonista di ogni riforma e di ogni intervento di rilancio. Fisco significa tutela del tessuto imprenditoriale esistente, ma anche stimolo per creare una nuova imprenditoria, in special modo giovanile, nel Mezzogiorno. La crisi pandemica, Presidente, è una crisi strutturale di sistema e, come tale, richiede misure strutturali su cui il Governo e tutte le forze politiche sono chiamate a misurarsi. Concludo, Presidente, dicendo che se il patto per l'Italia deve essere - ed io credo che debba essere così -, allora occorre che tutti facciano la propria parte; per questo annuncio il mio voto favorevole.

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Angiola. Ne ha facoltà, per due minuti. Non lo vedo, quindi si intende abbia rinunciato.

È iscritta a parlare l'onorevole Gebhard. Ne ha facoltà, sempre per due minuti.

RENATE GEBHARD (MISTO-MIN.LING.). Grazie, Presidente. È quanto mai importante che la NADEF non soltanto confermi un andamento congiunturale positivo, ma consenta di rivedere al rialzo le previsioni relative all'andamento economico e finanziario rispetto a quanto delineato nel DEF. In corso d'anno, le scelte di finanza pubblica e di sostegno all'economia ed alle famiglie sono state del tutto straordinarie in ragione della pandemia e la prospettiva che oggi abbiamo di fronte, in previsione della prossima manovra di bilancio, è quella di consolidamento delle basi economiche. Abbiamo di fronte un quadro tendenziale entro cui iniziare a realizzare le riforme del PNRR in modo da determinare il maggiore effetto espansivo in relazione al PIL e di riduzione delle diseguaglianze di genere e sociali esistenti. Come più volte ha affermato il Presidente del Consiglio, occorre sì sostenere la domanda interna ma, nel contempo, riformare e innovare per crescere oltre alla dimensione non adeguata e diseguale precedente la pandemia. È un percorso non privo di interrogativi sia in Italia che in Europa. Tuttavia, poterne oggi discutere con realismo ed equilibrio è un esito che evidenzia il valore della fase di ripresa e delle politiche che l'hanno resa possibile.

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Lupi. Ne ha facoltà. Anche lui ha due minuti.

MAURIZIO LUPI (M-NCI-USEI-R-AC). Grazie signor Presidente. Signora Vice Ministro Castelli, dico subito che il voto del nostro gruppo, Noi con l'Italia-USEI, sarà favorevole a questa proposta della NADEF e abbiamo sottoscritto la risoluzione di maggioranza. Come è stato detto, la ripresa c'è e va consolidata; lo ha detto più volte sia il Presidente del Consiglio Draghi che il Ministro; siamo di fronte a una crescita maggiore di quella prevista e la sfida è che questo non sia un semplice rimbalzo, ma che questo tipo di crescita diventi strutturale negli anni. È per questo che occorrono politiche che possano permettere di far diventare strutturale questa crescita; politiche che, come abbiamo detto nella risoluzione di maggioranza, mettano al primo posto le politiche attive del lavoro, le risorse per le imprese, le risorse per le infrastrutture, cioè quel debito buono che ci può permettere, sì, oggi, di creare debito pubblico, ma con l'obiettivo al 2026 di ritornare con la crescita stabile e strutturale molto più alta di quella ovviamente del passato, che vedeva l'Italia fanalino di coda della crescita in Europa e recuperare rapidamente quel debito pubblico. Anche il tema del risparmio delle famiglie, che in questo anno e mezzo si è accumulato - il Ministro Franco nella sua audizione ha parlato di 200 miliardi di euro - se ritorna un clima di fiducia da parte delle famiglie, possono essere di nuovo un volano per consumi e investimenti; questo è certamente un segnale positivo. Un'ultima osservazione va nella doppia direzione per cui nelle politiche attive del lavoro bisogna sempre ricordarsi - il Governo lo ricordi - che il lavoro lo danno le imprese; anche la discussione che si sta aprendo riguardo al salario minimo, se da una parte tocca un tema reale, cioè come aumentare gli stipendi e i salari dei nostri dipendenti e lavoratori in Italia, con riferimento alla soluzione il tema non è la strada da percorrere, perché se il costo del lavoro rimane intatto e aumenta il salario minimo, le imprese si ritrovano a pagare più costo del lavoro e ad andare immediatamente fuori mercato, quindi a non reggere il costo del lavoro delle imprese. Quindi, il tema - e concludo - della diminuzione del costo del lavoro da destinare tutto all'aumento dei salari per i dipendenti è l'unica strada percorribile. In altre parole, non si impone per legge un salario, ma si impone per legge la possibilità che un moltiplicatore di risorse e di capacità di essere protagonista da parte delle imprese, ritorni a creare il lavoro nel nostro Paese. Ripetiamo: il lavoro non è assistenzialismo, ma il lavoro lo danno le imprese (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Noi con l'Italia-USEI-Rinascimento AdC).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Fioramonti. Ne ha facoltà, per due minuti .

LORENZO FIORAMONTI (M-MAIE-PSI-FE). Grazie, Presidente. La Nota di aggiornamento del Documento di economia e finanza presenta delle previsioni molto positive per l'economia nazionale, ma noi riteniamo che rischiamo di perdere una grande occasione se non invertiamo con forza le scelte di politica economica e di investimento di questo Paese, e dobbiamo farlo adesso, prima che le regole europee cambino nuovamente. Noi dobbiamo fare in modo che questo PNRR abbia davvero un effetto sistemico, che la ripresa sia strutturale e non un semplice rimbalzo. Per questo, per esempio, chiediamo che nella legge di bilancio ci sia un forte investimento sulla transizione ecologica. Abbiamo messo nel PNRR risorse per il 37 per cento a favore della transizione dell'economia, allora dovremmo fare lo stesso nella legge di bilancio: dovremmo agire con forza verso una transizione ecologica vera e coraggiosa. Lo stesso dovremmo fare sui veri driver della crescita culturale ed economica, della generazione di posti di lavoro, della nostra economia, che è la ricerca e l'innovazione. Quest'Aula è molto brava ad alzarsi e ad applaudire il professor Parisi quando vince il Premio Nobel per la fisica, ma non ascolta quello che il professor Parisi ci dice da dieci anni, cioè che la ricerca in Italia è morta. Noi dobbiamo assolutamente invertire questa tendenza e dobbiamo farlo, torno a dirlo nuovamente, adesso! Poi serve una riforma fiscale coraggiosa, non tra cinque anni quando la delega fiscale si sarà compiuta; serve una riforma fiscale, in parte già in legge di bilancio. Non possiamo avere un sistema fiscale che va sempre contro l'ambiente, che va contro la salute, che privilegia chi inquina, chi fa ammalare le persone e non, invece, quelle aziende, quelle strutture della nostra economia che sono favorevoli al benessere. Per questo, per esempio, chiediamo che i sussidi ambientalmente dannosi - e concludo Presidente - siano rimossi in parte e in alcuni casi rimodulati già dalla prossima legge di bilancio. Noi investiamo molto di più con le tasse dei contribuenti nel sostenere un'economia che inquina, che uccide e non nel sostenere le imprese, invece, che generano quei posti di lavoro che poi diciamo di voler creare. Lo ripeto: non è una questione solo di ambiente e di salute, ma è anche una questione di competitività. Se non cambiamo adesso, rimarremo indietro anche su questo grande filone di crescita, che è la vera transizione, non il bagno di sangue. Noi butteremo all'aria imprese, manderemo la gente sul lastrico perché la nostra economia non sarà più competitiva.

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Trano. Ne ha facoltà, per quattro minuti.

RAFFAELE TRANO (MISTO-L'A.C'È). Grazie, Presidente. Non è il momento di prendere i soldi ma di darli: queste esternazioni sono state fatte dal “migliore”, dal Premier Draghi, il 20 maggio di quest'anno. Ma sarà davvero così? Certo che, a leggere la NADEF e anche dalle ultime indiscrezioni che sono emerse sulla legge delega fiscale, a noi non sembra affatto così e, comunque, abbiamo ancora vivido il ricordo delle tasse e dei tagli che sono stati perpetrati dal Governo tecnico Monti, come lo stesso Governo tecnico che in questo momento sta governando il Paese. Vorrei dire che ci sono anche degli esperti economisti che corroborano quanto sto dicendo; ci dicono, questi economisti, che l'Italia registrerà uno dei peggiori PIL nei prossimi anni a livello globale. Tra i motivi di ciò vi è l'anomala richiesta di adottare, a partire dal 2022, restrizioni di bilancio senza precedenti: infatti, si prevede che il deficit passi dal 9,4 per cento di PIL di quest'anno al 5,6 per cento del 2022. Ci sono ben 120 miliardi, in un anno, di minori spese pubbliche e maggiori entrate fiscali: una cifra assolutamente enorme e spropositata. Tra l'altro, nella NADEF vi è la convinzione che vi sarà la piena realizzazione e attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza mentre, in realtà, ci sono molti fattori di rischio o, meglio, ci sono molti inciampi nell'attuazione. Soprattutto, bisogna tenere conto dell'incertezza rispetto alla pandemia di cui, come ha anche ribadito il Ministro in audizione, non è stato tenuto conto, come non è stato tenuto conto nemmeno dell'inflazione, di cui non abbiamo contezza, nel prossimo futuro, che possa rallentare i consumi interni e, quindi, non produrre l'effetto moltiplicatore, nonostante la grande liquidità accumulata dalle famiglie nel periodo pandemico, che si aggira intorno alla spaventosa cifra di 1.700 miliardi. Ma, a rendere irreale la Nota di aggiornamento del DEF ci hanno pensato le audizioni di Banca d'Italia e dell'UPB, in quanto l'Ufficio parlamentare di bilancio afferma - parlando, ovviamente, del debito pubblico - che la discesa sarebbe molto più lenta di quella programmata nella NADEF e il rapporto con il PIL, nel 2024, si attesterebbe al 149,3 per cento, ossia 3 punti sopra a quanto la Nota traccia, che è di 146,1 per cento. Poi ci sono tanti temi di cui parla la NADEF che, a nostro avviso, sono importanti, come la natalità, perché noi dobbiamo dare una risposta immediata a questa crisi di natalità. Oggi che cosa abbiamo? Abbiamo un bonus spot di massimo 2 mila euro per ogni nascituro che, tra l'altro, non è nemmeno ben coordinato con le altre misure.

Poi c'è il tema del Patto di stabilità: l'Italia vuole farsi attiva per il Patto di stabilità? Mica dobbiamo nasconderci dai falchi europei, perché chi punta il dito verso il nostro Paese non è meglio di noi; basti vedere il Ministro dell'economia olandese, Hoekstra, che ha investito i propri fondi nelle società off-shore nei paradisi fiscali. Quindi, noi siamo tra i Paesi PIIGS e loro, invece, sono i falchi che possono dettarci legge su quanto noi dobbiamo fare.

Potrei ancora continuare, perché, incidentalmente, vi è anche la riforma del catasto che è inserita nella legge delega fiscale, la quale, tra l'altro, per l'ennesima volta, ha ignorato le indicazioni del Parlamento dopo che è stata fatta un'indagine conoscitiva da parte delle Commissioni finanze che non prevedeva alcun ritocco, revisione, aggiornamento o quant'altro sugli estimi catastali; cosa che, invece, è stata assolutamente ignorata e, anzi, al riguardo si riserva una bella sorpresa. Quindi, Presidente, davvero resto sconcertato sulla Nota di aggiornamento del DEF in esame che, a mio avviso, è un documento di buoni propositi e una vera occasione persa per rilanciare l'economia del Paese, poiché ne anticipa l'austerità. È questo uno dei tanti motivi per cui l'Alternativa c'è voterà convintamente contro questo provvedimento (Applausi dei deputati del gruppo Misto-L'Alternativa c'è).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Fassina. Ne ha facoltà.

STEFANO FASSINA (LEU). Grazie, Presidente. Gli obiettivi di politica di bilancio specificati nella Nota di aggiornamento del DEF sono equilibrati, pragmatici, largamente condivisibili, in particolare per il primo biennio di previsione; nel 2024, invece, si prospetta un intervento restrittivo di finanza pubblica, ma avremo sicuramente modo di tornarci.

Finalmente - e lo sottolineo, perché è un dato non solo di politica economica, ma anche culturale importante - prevale il pragmatismo dopo l'approccio ideologico successivo alla crisi del 2008-2009. Finalmente si riconosce che la variabile decisiva per ridurre il debito pubblico sta al denominatore ed è la crescita dell'economia reale. Vedremo se siamo di fronte ad una svolta o ad una parentesi. Tuttavia, la linea di politica economica indicata nella NADEF è corretta: investe, punta sulla crescita. Il pragmatismo degli obiettivi è condizionato - ed è bene sottolinearlo - da variabili esogene importanti. La prima - è nei titoli dei giornali in questi giorni - è il costo dell'energia ed è un punto molto rilevante sul quale è utile tornare successivamente anche per capire che cosa si può fare, perché, da analisi attente, non è detto che sia soltanto un fattore congiunturale; potrebbe essere una questione di carattere strutturale, soprattutto, per i cambiamenti nell'uso delle fonti di energia che avvengono in Cina.

Il pragmatismo degli obiettivi, poi, è condizionato dalla revisione delle regole del Patto di stabilità e crescita. Ieri, il nostro Commissario Gentiloni ha annunciato, per il 18 ottobre, una comunicazione della Commissione europea nella quale si prevede una proposta per la revisione delle regole. È, ovviamente, un passaggio molto rilevante; tuttavia rimane in ombra la variabile di politica economica decisiva che è la politica monetaria. Ora, so bene che una delle più importanti variabili di politica economica, ossia la politica monetaria, è al di fuori del campo della politica e questo non mi rassegnerò mai a considerarlo un fattore normale o fisiologico; tuttavia, voi pensate che, con un debito al 130 per cento, pagavamo il 3,5 per cento di interessi e, con un debito al 160 per cento, paghiamo il 2,5 per cento di interessi sul PIL. La modalità con cui verrà ricondotta a condizioni meno espansive la politica monetaria è decisiva per il profilo di finanza pubblica, è decisiva per la crescita, è decisiva per la tenuta dei nostri conti pubblici: questo va ricordato, perché non dovrebbe essere fuori dal nostro radar.

Ma veniamo ai fattori della crescita e poi concludo rapidamente, Presidente: gli investimenti. Come è noto, grazie al PNRR i nostri investimenti, nell'anno di massima intensità, arrivano al 3,4 per cento del PIL. Sottolineo che è sostanzialmente il livello che avevamo nel 2007. Allora, questo livello di investimenti non può essere una tantum; quando non avremo più le risorse del PNRR, non è che torneremo alle condizioni di asfissia in termini di investimenti pubblici. Questo è un punto che va considerato.

L'altro punto fondamentale, che esplicitiamo anche nella risoluzione che, poi, voteremo, riguarda la spesa corrente. Maggiori investimenti pubblici vogliono dire maggiore spesa corrente: la NADEF non riporta questo dato, riporta un tendenziale di spesa primaria corrente, cioè di spesa corrente al netto degli interessi, che è inferiore al dato del 2019. Attenzione, perché su quel dato va considerata la manovra restrittiva, va considerata la maggiore spesa corrente dovuta ai maggiori investimenti pubblici, va considerata - questo è l'altro punto importante - la maggiore spesa che noi vogliamo destinare a sanità, a istruzione, a quel pezzo di welfare che abbiamo capito è fondamentale; però, dietro a quel tendenziale, la spesa per la sanità pubblica è inferiore a quella che avevamo nel 2019. Per questo insisto - l'ho fatto questa mattina in audizione e lo abbiamo specificato nella risoluzione -, è fondamentale che il Governo definisca un profilo programmatico di spesa primaria corrente che deve essere coerente con gli obiettivi di deficit, ma anche con le indicazioni di policy che ci diamo. Perché noi non possiamo continuare a ripetere che la spesa per la sanità pubblica deve aumentare, che la spesa per l'istruzione deve aumentare, che il numero di dipendenti pubblici deve aumentare, perché abbiamo scoperto quanto rilevanti siano ai fini della crescita, e poi, però, avere una programmazione che nega radicalmente tali obiettivi. Attenzione, tra i miti caduti grazie al COVID c'è anche quello per cui prima si cresce e, poi, si distribuisce.

Gli economisti classici lo sapevano bene, poi sono stati sbattuti via dalle biblioteche e dalle università ed è passata la linea, ahimè, anche a sinistra, che, prima, si cresce e, poi, si distribuisce, ma la distribuzione del reddito, il welfare quindi, è decisiva per la crescita. Quindi, quella variabile, che finalmente abbiamo messo al centro della politica economica, deve essere curata adeguatamente sul versante degli investimenti, ma anche sul versante della spesa corrente, che vuol dire welfare e poi anche sul versante delle riforme strutturali.

E vado a chiudere, Presidente. Attenzione, perché il lavoro non va più bene che sia povero. Quindi, quando affrontiamo la variabile “creare lavoro”, dovremmo anche indicare quale lavoro, perché se tu crei lavoro attraverso lo smantellamento del Contratto nazionale di lavoro, come fa ITA, azienda dello Stato al 100 per cento, temo che quel problema sulla distribuzione del reddito te lo ritrovi e te lo ritrovi come effetto negativo sulla crescita. Allora - e chiudo, Presidente -, esprimo il voto favorevole del gruppo Liberi e Uguali, ma senza nascondere le preoccupazioni rispetto alla parte della Nota di aggiornamento al DEF che non affronta in modo adeguato il capitolo spesa primaria corrente, non affronta in modo adeguato il capitolo equità. Avremo modo di tornarci, ma sono capitoli fondamentali (Applausi dei deputati del gruppo Liberi e Uguali).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Pettarin. Ne ha facoltà.

GUIDO GERMANO PETTARIN (CI). Grazie, Presidente. Presidente, Governo, colleghe e colleghi, esordisco in contraddizione con quello che un tempo era un comandamento economico, ma che ora non è più attuale, o almeno non lo è in una situazione straordinaria come quella che stiamo vivendo. Secondo questo comandamento, ogni maggiore spesa corrente necessaria dovrebbe sempre essere finanziata con la riduzione di altre spese. E procedo in questa breve illustrazione, evidenziando che, in questo periodo straordinario, abbiamo anche un'arma segreta straordinaria e quest'arma segreta straordinaria si chiama vaccino, vaccinazione.

Dopo la recessione senza precedenti a cui abbiamo assistito e che è conseguente alla pandemia, ma che era successiva a un periodo pluridecennale di recessione che il nostro Paese già stava vivendo, il rimbalzo dell'economia italiana oggi è maggiore di quanto il Governo aveva previsto potesse essere nel Documento di economia e finanza, il DEF, della primavera scorsa. Il ritorno ai livelli dell'attività produttiva pre-pandemia ora viene previsto per la prima metà, circa, del 2022. Nella NADEF, che è la Nota di aggiornamento al DEF che stiamo commentando e verificando, il Governo prende atto di questa situazione imprevista. La migliore dinamica del PIL, che viene registrata, ha effetti positivi, sia sulle entrate fiscali, che sulle uscite, perché riduce le uscite legate a diverse misure di sostegno. Di conseguenza, quest'anno - questa è la sintesi - i conti pubblici andranno meglio, o forse sarebbe più corretto ancora oggi dire andranno un po' meno male di quanto era stato prospettato prima.

In Italia, ma non solo in Italia, questa ripresa ciclica incoraggiante comincia a far emergere nell'economia anche dei segnali di surriscaldamento. C'è un aumento dei prezzi, in particolare quelli della produzione, ci sono carenze nell'offerta di alcuni beni intermedi e ci sono tensioni, non le prime, ma forse le più importanti sul mercato del lavoro. In situazioni simili, i libri sacri dell'economia suggerivano di manovrare in senso restrittivo con lo strumento del bilancio pubblico, riducendo il deficit, tanto più in un Paese sulle cui spalle grava, come nel nostro, un livello del debito che ha pochi precedenti nella storia e nel mondo. Ma noi non siamo in una situazione normale, noi viviamo in una situazione eccezionale e il Presidente Draghi che da banchiere centrale ha già ampiamente praticato politiche monetarie non convenzionali, come tutti quanti noi sappiamo, vara con la NADEF una politica di bilancio che è altrettanto non convenzionale: non solo non usuale, ma non convenzionale e coraggiosa.

Nel documento si legge che - riporto tra virgolette - “l'intonazione della politica di bilancio resterà espansiva fino a quando il PIL e l'occupazione avranno recuperato non solo la caduta, ma anche la mancata crescita rispetto al livello del 2019. In base alle proiezioni aggiornate, si può prevedere che questa condizione sarà soddisfatta a partire dal 2024.” Può sembrare un azzardo, certo, ma non è così: l'aggiustamento di bilancio viene rinviato dopo il 2024, quando è probabile che un livello più elevato dei tassi di interesse acuirà i problemi di sostenibilità del debito italiano e quando la fase ciclica internazionale potrebbe essere meno favorevole, rendendo all'epoca più penosi gli effetti di una eventuale restrizione di bilancio. Ci vuole tanto coraggio per affrontare questa situazione in questo modo. La scommessa, che facciamo tutti quanti insieme e che vorremmo fare tutti quanti insieme, è che le misure espansive messe in atto da qui al 2024 siano in grado di accelerare la velocità di crescita dell'economia italiana e che, con una crescita di medio-lungo periodo più sostenuta, il riequilibrio del bilancio possa avvenire senza varare, neanche dopo il 2024, manovre restrittive dolorose.

Il gruppo di Coraggio Italia confida che il Parlamento seguirà il Presidente Draghi in questa scommessa, che non è solamente la sua scommessa, ma è la nostra scommessa (Applausi dei deputati del gruppo Coraggio Italia). Assieme al Presidente Draghi e al suo Governo, noi, che apparteniamo a questa maggioranza, ma che non facciamo parte del Governo e per questo abbiamo una maggior libertà di raccontare sempre e comunque la verità, vogliamo vincere questa scommessa. Vincendola, non avremo grandi preoccupazioni anche per sostenere il debito a lungo termine e chiuderemo con serenità perfino il trentennio di ammortamento 2028-2058, quando, nel 2058, i nostri nipoti si troveranno a pagare l'ultima rata del gigantesco debito, che, in sintesi, per il PNRR, noi abbiamo sottoscritto. In questo modo, avremo assicurato anche occupazione e crescita e potremo guardare negli occhi i nostri figli e dire loro che noi - noi sì! - abbiamo avuto coraggio. È per questo, Presidente, Governo, colleghe e colleghi, che annuncio, senza tentennamenti, il voto favorevole del gruppo di Coraggio Italia (Applausi dei deputati del gruppo Coraggio Italia).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Osnato. Ne ha facoltà.

MARCO OSNATO (FDI). Grazie, Presidente. Il particolare contesto dovuto, ahimè, all'emergenza pandemica - e forse è uno dei pochi aspetti non negativi della pandemia -, quest'anno, ci permette di valutare una nota aggiuntiva in modo un po' diverso da quelli consueti: non è una semplice riga che si tira e si valuta se c'è qualcosa da mettere in più o qualcosa da mettere in meno, se i dati erano quelli che ci si aspettava o se siano stati modificati in qualche modo. È sicuramente una nota aggiuntiva che dà un quadro di come, non solo l'Italia, ma lo scenario globale sia cambiato rispetto a qualche mese fa, a quei mesi incredibili e, ahimè, dolorosissimi che abbiamo vissuto. E allora scopriamo che, per fortuna, c'è un aumento della domanda globale che è molto intenso, che dimostra come tutti i settori produttivi e il consumo siano ripartiti.

Questo, ovviamente, però, come tutti i fenomeni economici, ha riflessi: improvvisamente, si sono impennati i prezzi delle materie prime, c'è anche una carenza delle stesse materie prime, che, in certi casi, è anche drammatica. Se oggi uno di noi, come è capitato a me, deve acquistare, per esempio, un motorino per il proprio figlio quindicenne, scopre che, mentre fino a qualche mese fa poteva ritirarlo il giorno dopo, oggi deve addirittura aspettare settimane, se non mesi, perché le consegne sono in ritardo, proprio per la carenza delle materie prime; quindi, un'ulteriore modifica delle abitudini produttive, sociali e quotidiane delle nostre famiglie. Ovviamente, queste difficoltà di reperimento e questi aumenti dei prezzi portano ad un fenomeno che pensavamo di aver dimenticato, che è quello dell'inflazione, con tutte le ricadute che questo ha. E sebbene l'OCSE ci dica che c'è un aumento dell'economia, un aumento degli scambi e della produzione - nel 2021 sarà del 5,7 per cento e, secondo l'OCSE, rimarrà oltre il 4 per cento nel 2022 - e sebbene la Banca centrale europea dica che in Europa, nell'eurozona, la ripresa è più consistente di quanto ci si aspettasse, la stessa OCSE e la Commissione europea dicono: attenzione perché in Italia non è proprio come si racconta e la ripresa non è proprio così più esaltante del previsto, anzi. Certo, c'è l'aumento della domanda interna e questo è importante, vuol dire che, per fortuna, i nostri negozi, i nostri centri commerciali, i nostri ristoranti e i nostri bar hanno ricominciato a funzionare. Vedremo quando decideremo, come tutta Europa, per esempio, di far ripartire anche quei settori che ancora non sono partiti, come le discoteche che aspettano da mesi di capire che futuro spetta loro. Ma, essendo domanda interna, è destinata a un certo punto a stabilizzarsi. Lo sappiamo ormai da decenni che l'Italia ha un mercato interno troppo piccolo per permettere una ripresa all'importante industria italiana, che è manifatturiera per la gran parte e che è specializzata nelle eccellenze di esportazione; non può essere certo il mercato interno a risolvere strutturalmente le necessità aziendali. In tutto questo, c'è sempre - cosa che noi sicuramente non auspichiamo e speriamo non accada - l'incertezza italiana e globale di capire che evoluzione avrà, con l'autunno e con l'inverno, la pandemia, che rischia di inficiare tutti questi dati positivi.

Sicuramente, in questa Nota si vuole evidenziare un dato, che io credo positivo ma che guarderei con prudenza, quello dell'aumento, anche superiore al previsto, del dato economico italiano dal punto di vista tendenziale; quindi, in teoria, il più vicino a quello reale. Io mi chiedo - ma è una domanda quasi retorica - se questo è un rimbalzo. Sicuramente lo è. Può essere un rimbalzo che si trasforma, invece, in un aumento strutturale, certamente non con queste dimensioni? Come dicevo prima, il consumo interno non è certo un dato strutturale, va accompagnato e va accompagnato in modo importante; dopo, magari, vedremo come, secondo Fratelli d'Italia.

C'è un altro dato, Presidente, importante, sul quale anche i colleghi ho ascoltato in precedenza - e credo lo faranno anche quelli che parleranno dopo - si sono soffermati ed è il tema del lavoro, il tema dell'occupazione. C'è stata una perdita di occupazione a un tasso del 10 per cento. È un elemento sicuramente grave, sul quale bisogna discutere, sul quale bisogna intervenire, sul quale bisogna incentivare.

C'è un altro tema che viene evidenziato, quello della pressione fiscale. Noi abbiamo un dato nella NADEF che dice che nel 2020 la pressione fiscale era del 42,8. Una pressione alta, lo sapevamo, non era sfuggito a nessuno. Certo, nel 2021 è prevista una piccola diminuzione, forse anche dovuta ad alcuni interventi di emergenza pandemica. Poi, però, scopriamo che nella tendenza, già nel 2022, si rialza. Ecco, su questo credo che bisognerà discutere molto, molto a fondo. C'è un incremento e un livello alto di interesse sul debito pubblico, che comunque dobbiamo pagare tutti noi e che è un altro dato da non trascurare. C'è un dato sull'indebitamento, che sicuramente anche l'Ufficio parlamentare di bilancio ha evidenziato come preoccupante e poco evidenziato anche dalle scelte del Governo in questa Nota.

Abbiamo le consuete raccomandazioni dell'Europa, che credo ormai tutti noi conosciamo meglio delle preghiere della sera, e abbiamo alcune ulteriori richieste dell'Europa sui temi del lavoro, degli ammortizzatori, delle pensioni sociali.

Abbiamo anche delle critiche importanti, prima di quelle di Fratelli d'Italia. Ho parlato, appunto, dell'indebitamento, evidenziato dall'Ufficio parlamentare di bilancio; la stessa idea si è un po' fatta, Vice Ministro, anche Bankitalia, che non vede una strutturale riduzione del debito pubblico.

C'è anche un tema che è critico dal punto di vista di quello che abbiamo vissuto in questi mesi, che il dipartimento sanità di Fratelli d'Italia ha evidenziato - il collega Gemmato me lo ricordava - e che è il dato che leggo qui dal dossier - quindi non è un'invenzione di Fratelli d'Italia – secondo cui la spesa sanitaria in valore assoluto calerà nei prossimi anni. Calerà in modo significativo e questo contraddice anche un po' tutte le dichiarazioni che abbiamo sentito in questi mesi, anche dal Ministro Speranza, anche quando spesso l'abbiamo chiamato qui, in Aula, per informarci su quanto stava accadendo.

C'è un tema ancora più politico, se vogliamo, che è quello poi che abbiamo letto anche sui giornali, cioè la riforma fiscale nel suo complesso. Io oggi ho letto di accordi violati. Ovviamente, io gli accordi non li conosco, non faccio parte della maggioranza, Fratelli d'Italia non fa parte della maggioranza e non abbiamo partecipato a questi tavoli, ma sicuramente c'è quello che io noto essendo stato in Commissione finanze quando, con l'ottimo lavoro del presidente Marattin e con la Commissione finanze del Senato, abbiamo affrontato un'indagine conoscitiva. Ecco, io non ho riscontrato - lo dico anche al collega Del Barba -, non abbiamo riscontrato una piena sovrapposizione tra quanto è emerso in quella Commissione, ovvero nel Parlamento, ovvero dai rappresentanti del popolo italiano, e quanto ci viene proposto oggi da questo Governo.

Allora, noi torniamo, dopo la critica, a fare proposte, perché è quello che Fratelli d'Italia fa dall'inizio di questa legislatura: a ogni nostra critica voi trovate delle proposte, che possono essere applicate il giorno dopo quello in cui le facciamo. Noi non ci permettiamo di criticare così, a senso unico; abbiamo sempre una soluzione, perché per noi prima di tutto viene l'interesse della Nazione.

Allora, quanto alla riforma fiscale siamo d'accordo sul fatto che bisogna intervenire sull'evasione fiscale; però diteci come, per una volta! Non riuscite a saperlo neanche tra di voi. State ancora discutendo sul tema della riscossione! Per la terza volta in tre anni le varie maggioranze che ci sono in cuore al Parlamento non sanno come trovare un'unità (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Sulla riforma fiscale abbiamo chiesto di andare verso il quoziente familiare. E non potrà essere l'assegno, che pure è un passo avanti, a risolvere questo problema. È un problema che si lega anche alla natalità, ai servizi che bisogna dare alle famiglie che vogliono, finalmente, mettersi a trovare uno spazio per i propri figli. Bisogna intervenire sulla fiscalità delle famiglie, bisogna intervenire sulla fiscalità delle imprese. Bisogna incominciare sulla flat tax incrementale, per dare finalmente un po' di ossigeno a chi riesce con fatica a trovare delle risorse in più rispetto agli anni precedenti. Non siamo d'accordo sulle rendite catastali. Una revisione? L'ha detto lei, Vice Ministro, nel question time in Commissione, che non ci sarebbe stata. Oggi scopriamo che probabilmente non avevate avuto modo di sentirvi col Ministro, che invece ci ha detto che ci sarà. Non c'è nessun modo in cui una revisione a salire degli estimi catastali non provochi un innalzamento della pressione fiscale: è un dato quasi di fatto (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

Quanto al mercato del lavoro, Presidente, anche qui stiamo parlando di cuneo fiscale. L'ha detto meglio di me l'ex Ministro Tremonti, oggi. L'anno scorso voi avete destinato 3,7 miliardi di euro per il cuneo fiscale, quando destinavate 17 miliardi in due anni per il reddito di cittadinanza e destinavate 4,5 miliardi per il cashback di Stato.

PRESIDENTE. Concluda.

MARCO OSNATO (FDI). La tutela del made in Italy, gli investimenti pubblici sulle infrastrutture, la tutela dei lavoratori autonomi. Concludo veramente, Presidente, avrei mille cose da dire però è chiaro che il tempo è quello che è. Noi non consideriamo questo documento come un adempimento fine a sé stesso e, quindi, siamo disponibili anche a essere più accondiscendenti nei confronti di questo Governo e di questa maggioranza. Noi abbiamo fatto sempre delle proposte. Lo dico perché, per esempio, quest'Aula ha votato all'unanimità un ordine del giorno del presidente Meloni su Roma Capitale e sugli stanziamenti per Roma Capitale, 500 milioni di euro. L'abbiamo sentito da tutti i candidati…

PRESIDENTE. Concluda, onorevole, è proprio fuori da ogni tempo.

MARCO OSNATO (FDI). … alla carica di sindaco. Ebbene, mettetela in questa NADEF e noi a andremo a votare a favore. Vi dimostreremo come non abbiamo paura di avere fiducia negli italiani e come non abbiamo paura di difendere gli interessi degli italiani (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Osnato. È iscritto a parlare l'onorevole Pella. Ne ha facoltà.

ROBERTO PELLA (FI). Grazie, Presidente Mandelli, gentili colleghe e colleghi, Vice Ministro Castelli, i numeri contenuti nella Nota di aggiornamento al DEF 2021 sono molto positivi; tutte le previsioni ivi contenute hanno segno ampiamente positivo e la stessa fotografia di partenza dell'attuale scenario del Paese risulta estremamente favorevole. Certamente, dopo la grande depressione economica e le gravi perdite finanziarie causate dall'emergenza pandemica del 2020, il rimbalzo era inevitabile e ampiamente prevedibile. I numeri che abbiamo davanti tuttavia dimostrano di andare molto oltre al rimbalzo tecnico; non solo: migliorano ulteriormente le già positive previsioni al DEF di aprile, a partire dal macro dato del PIL 2021, che fa segnare una crescita del 6 per cento, superiore dell'1,5 rispetto a quella ipotizzata ad aprile. L'indebitamento netto si riduce per tutto il triennio 2021-2023 rispetto alle previsioni del DEF, attestandosi al 9,4 per cento nel 2021, contro l'11,8, al 4,4 nel 2022, contro il 5,9 e al 2,4 contro il 3,4. Anche il rapporto debito-PIL, esploso a causa degli scostamenti, pur se in maniera più graduale, segna un percorso di progressiva inversione di tendenza.

Per quanto riguarda la crescita economica, i settori delle costruzioni e delle produzioni industriali hanno registrato incrementi considerevoli, facendo da traino all'intero sistema. In particolare, il settore delle costruzioni, già nel secondo trimestre, è tornato ad un livello di produzione superiore a quello registrato nel periodo pre-pandemia, mentre l'industria è tornata sui livelli pre-pandemia. A questi due settori trainanti si è aggiunto nel terzo trimestre il settore dei servizi che, soprattutto nel comparto del turismo, ha fatto registrare nei mesi estivi una marcata ripresa, con un più 21 per cento rispetto al 2020 anche se, come volume complessivo, è ancora sotto di 35 punti percentuali rispetto ai livelli pre-pandemici; è un settore chiave per il Paese, che va sostenuto, cui si devono dare le massime attenzioni anche in vista dell'imminente stagione invernale. La ripresa dell'economia italiana, che in Europa è quella che ha registrato i dati migliori, ha avuto inevitabili ripercussioni positive sull'occupazione, anch'essa tornata a crescere. Nel terzo trimestre, il tasso di occupazione si è attestato al 58,2 per cento, registrando un aumento dell'1 per cento rispetto al trimestre precedente e pari ad un incremento di 523 mila unità in termini assoluti. La ripresa dell'occupazione si è registrata soprattutto per il lavoro dipendente e a termine. Questo dato, ancora una volta, dimostra la bontà della tesi sostenuta fin dall'inizio della pandemia da Forza Italia che fosse necessario intervenire proprio sulla legislazione dei contratti a tempo determinato, fortemente irrigidita dalle misure apportate con il “decreto Dignità”, sia nel comparto pubblico, sia nel comparto privato. Dopo le deroghe di breve durata temporale che si sono susseguite da marzo 2021, si è finalmente giunti ad una misura strutturale in tal senso - con una modifica apportata grazie ad un emendamento di Forza Italia con il “decreto Sostegni-bis” -, alla possibilità strutturale di stipulare contratti a tempo determinato, in deroga alle causali previste dalla legge, quando ciò sia previsto dalla contrattazione collettiva. Ma non basta: questa normativa non va incontro alle imprese, che il lavoro lo creano, e alla fiducia dei datori, che devono avere certezze di lungo periodo per investimenti e consumo. C'è un altro dato tra quelli riportati nella NADEF che merita di essere sottolineato: si tratta del dato che riguarda il conseguimento dell'obiettivo di raggiungere l'80 per cento della copertura vaccinale entro il mese di ottobre, un traguardo di grande importanza, sul quale il DEF di aprile aveva fondato gran parte della plausibilità del disegno di finanza pubblica elaborato. Ad aprile, per quanto auspicabile, questo obiettivo sembrava difficile da conseguire, eppure oggi è realtà. Dobbiamo riconoscere, da un lato, l'efficacia dell'organizzazione messa in campo dal Governo con il commissario Figliuolo, dall'altro, la capacità dimostrata da regioni e autonomie locali negli adempimenti di loro competenza. Un ruolo fondamentale è stato svolto da una misura che Forza Italia ha da sempre sostenuto, senza se e senza ma, l'introduzione del green pass, una misura che dalla prossima settimana sarà ulteriormente estesa nell'ottica che non c'è lavoro senza salute.

L'esposizione di una serie di dati che l'Aula ben conosce, essendo contenuti nella NADEF, non intende essere una rassegna fine a se stessa, ma un momento per riflettere su risultati e obiettivi per nulla scontati solo lo scorso aprile e che solo in parte rientrano nel normale ciclo economico, mentre in gran parte sono ascrivibili all'azione svolta dal Governo in questi mesi di intenso lavoro, grazie al grande lavoro portato avanti dall'intero gruppo parlamentare di Forza Italia. Certamente, c'è ancora da fare. La prossima legge di bilancio, di cui la NADEF definisce il perimetro, sarà fondamentale in questo senso. Tra i nodi principali che dobbiamo affrontare e risolvere c'è la riforma del fisco, che costituisce anche uno dei principali pilastri del PNRR e il gruppo di Forza Italia su questo ha avanzato delle proposte concrete, reali e soprattutto di prospettiva. Se si vuole davvero far ripartire il Paese in maniera strutturale, la riforma del fisco dovrà avere, tra gli obiettivi da perseguire, anche quello di una riduzione della pressione fiscale, oggi eccessivamente elevata e pervasiva, se pensiamo addirittura alla recente sentenza della Cassazione sull'equiparazione dei proventi delle mance ai redditi da lavoro. Ecco, siamo al paradosso. Partiamo, in primo luogo, dalle imprese, senza dimenticare il lavoro dipendente e costruiamo una riforma fiscale più equa e meno opprimente e, in questo senso, la prospettiva di un graduale superamento dell'IRAP, inserita nella delega fiscale presentata ieri dal Presidente Draghi, insieme al Ministro Franco, è un ottimo segnale, così come l'idea che tutta l'IMU in futuro affluisca agli enti locali: si dovrà certamente intervenire su tutte le componenti (IVA, Irpef e Ires), avendo rassicurazioni che la riforma e il riordino del catasto non implicherà alcuna nuova tassa sulla casa (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente). Un obiettivo che Forza Italia ritiene indispensabile, perseguito e presidiato da sempre, sul quale saremo fermi: nuove o maggiori tasse sulla casa non ci saranno, finché Forza Italia sarà al Governo. Lo diciamo chiaro perché Forza Italia dimostra lealtà ed enorme impegno nel perseguimento degli obiettivi di questo Governo. Lo dimostriamo con i fatti ogni giorno, a partire dal lavoro dei nostri Ministri, dei gruppi parlamentari, ma anche in Europa, all'interno del Partito Popolare, con il Presidente Berlusconi ed il coordinatore nazionale, Tajani, che indicano sempre il percorso, che ovviamente viene sempre accettato da tutti, perché sono persone che conoscono perfettamente quello che vanno a proporre. La tassazione sulla prima casa è stata eliminata dal Presidente Berlusconi con Forza Italia e questo non dobbiamo dimenticarlo (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente) e non consentiremo che la Forza Italia che partecipa e sostiene il Governo di oggi possa in alcun modo tassare la casa, nemmeno per altre strade o con altri mezzi. La riforma del catasto, così come annunciata, deve essere un'operazione di trasparenza, di informazione e di revisione che non intaccherà minimamente l'imposizione fiscale su case e terreni. C'è poi la questione del cashback, affrontata anche stamattina in audizione con il Ministro Franco: il Governo Draghi lo ha molto opportunamente sospeso per il 2021, destinando più risorse agli ammortizzatori sociali. Forza Italia ritiene che sarebbe altrettanto opportuno archiviare questa misura anche per il 2022, destinando, anche in questo caso, maggiori risorse alla riforma delle politiche attive del lavoro e degli ammortizzatori sociali che la NADEF annuncia sarà inserita in legge di bilancio. Una riforma, quest'ultima sulle politiche attive per il lavoro, che riteniamo fondamentale e non più rimandabile, alla luce della volontà di rendere strutturale la crescita dell'occupazione, del PIL, degli investimenti e della produttività, lungo il sentiero tracciato in questi primi mesi di ripresa. Tale riforma dovrà inevitabilmente ricomprendere la revisione del reddito di cittadinanza, come più volte ha sottolineato il nostro capogruppo in Commissione lavoro, onorevole Paolo Zangrillo. Questo istituto, dopo due anni di funzionamento, dimostra di non essere efficace, anzi di non funzionare proprio e di creare anche sfiducia nell'opinione pubblica, nei casi di abuso da parte di percettori non aventi diritto. Serve oggi un intervento di altro tipo per stimolare formazione continua e politiche attive, rispondenti a esigenze di professionalità, soprattutto tecniche, carenti sul mercato. Non possiamo continuare a bruciare ingenti risorse, nell'ordine di miliardi, in maniera inefficiente. La nostra proposta è la seguente: si mantenga uno strumento di contrasto alla povertà e di sostegno alle persone ed ai nuclei familiari in difficoltà, anche potendo rafforzare la parte puramente assistenziale, purché sotto la soglia prevista. Purtroppo, il Presidente dell'Istat, il dottor Blangiardo, ci ha tracciato una prospettiva poco felice rispetto ai numeri e ai rischi di povertà, invece la parte del ricollocamento all'interno del mercato del lavoro sia scorporata e inserita proprio nell'ambito della riforma delle politiche attive. C'è infine un tema, che merita di essere sollevato al fine di favorire una riflessione comune in vista della prossima legge di bilancio e riguarda strettamente la crescita che si sta registrando nel settore delle costruzioni e nell'industria che ho citato all'inizio di questo intervento.

Su questa crescita, che è reale e vigorosa, incombe una nube scura: il rincaro delle materie prime e del costo dell'energia. Sia la NADEF sia il Ministro Franco questa mattina hanno in più casi espresso preoccupazione rispetto a questo fenomeno che, nonostante fattori ritenuti controllabili o in via di esaurimento, desta molta apprensione. Il rischio rappresentato dai rincari è quello di rallentare o impedire la crescita che è nelle potenzialità del nostro sistema produttivo in questo momento. È evidente, come detto, che si tratta di un fenomeno più ampio che non riguarda solo l'Italia e che non può essere risolto solo a livello nazionale, ma è altresì necessario affrontare soluzioni, anche temporanee e immediate, in grado di consentire alle nostre imprese di non perdere il treno della ripresa. La considerazione che ci sentiamo di fare è che in questo momento e nei prossimi anni tutte le risorse che possiamo utilizzare debbano, nei limiti del possibile, essere destinate ad investimenti, cercando di ridurre le spese correnti relative ad altre voci di bilancio.

Concludendo, signor Presidente Mandelli, la NADEF 2021 è un documento che raramente negli ultimi anni, anche pre-pandemia, abbiamo visto contenere dati così positivi. È un documento che Forza Italia condivide nelle premesse e negli obiettivi a cui tendere ivi contenuti. È un'occasione da cogliere ed attuare con quelle che sono le nostre proposte che, quando sono state accolte, si sono poi dimostrate obiettivamente positive e con grandi risultati. Per questa ragione, Forza Italia dichiara il voto favorevole sulla NADEF e sulla risoluzione di maggioranza (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Marattin. Ne ha facoltà.

LUIGI MARATTIN (IV). Grazie, Presidente. La Nota di aggiornamento del DEF certifica in queste Aule ciò che già l'Istat e i vari istituti nazionali e internazionali hanno certificato da un po' e soprattutto ciò che chiunque stia con i piedi ben piantati nell'economia nazionale sa da un po', vale a dire che la ripresa è cominciata ed è anche parecchio forte, forse più forte - anzi, senza il “forse” - di quello che ci aspettavamo. Questo dipende da due cose sostanzialmente, come diceva bene il relatore per la maggioranza: da una campagna vaccinale che è fra le più efficienti d'Europa e forse non solo - e non dimentichiamolo mai - e anche da un Governo che ha un importante capitale politico di autorevolezza e credibilità. Autorevolezza e credibilità sono asset economici, perché, nel mondo globalizzato, nel mondo di oggi, la credibilità è una delle merci più rare in politica economica - e forse non solo in politica economica - e ha effetti pratici e concreti. È stato positivo per l'Italia - non per questo o per quel partito - avere nell'inverno scorso un cambio di Governo che ha portato le energie migliori del Paese alla guida dell'Italia in un momento come questo. In quei mesi, non tutti la pensavano così. Adesso, per fortuna, sembra un'opinione abbastanza consolidata.

È, tuttavia, nostro dovere non ubriacarci di questi numeri. Sono numeri che non si vedevano in Italia da molto tempo. Una crescita del 6 per cento o anche del 4,8 per il prossimo anno presenta numeri che, in questo Paese, non si vedono da decenni. Nel precedente Governo probabilmente avrebbero determinato spettacoli danzanti e feste come quelle della vittoria agli Europei di calcio. Qui, per fortuna, abbiamo un po' più di sobrietà, ma non dobbiamo dimenticarci da dove veniamo e dove stiamo andando, anche soprattutto perché veniamo da un crollo del PIL nel 2020 (meno 8,9 per cento) superiore alla media europea, ma soprattutto perché in politica economica non bisogna mai dimenticarsi da dove si arriva e dove si sta andando. Noi veniamo da 20 anni, prima del COVID, in cui il tasso di crescita medio del PIL di questo Paese è stato fra i più bassi del mondo. Tasso medio non vuol dire che è sempre stato così. Noi rivendichiamo il triennio 2015-2017 in cui questo Paese ha avuto tassi tripli di crescita rispetto alla media, in corrispondenza di quella che continuiamo a considerare una grande stagione riformista di questo Paese, ma, in media, nei 20 anni precedenti il COVID, questo è uno dei Paesi che è cresciuto di meno al mondo (0,4 per cento in media).

La produttività è sostanzialmente la stessa di inizio anni Novanta e anche il reddito medio degli italiani è sostanzialmente lo stesso di metà anni Novanta. Quindi, quando ci interroghiamo sul perché il populismo in questo Paese abbia attecchito più che da altre parti, non dobbiamo mai dimenticarci che viviamo in un Paese in cui lo stipendio medio, se vogliamo semplificare, cioè il reddito medio degli italiani è sostanzialmente rimasto inalterato da 25 anni e un Paese in cui questo succede è un Paese arrabbiato. È un Paese arrabbiato e più incline al credere al primo che ti passa davanti e ti promette il “paese di Bengodi”, che è esattamente quello che è capitato in questo Paese. Questo è da dove veniamo. Veniamo da un Paese che ha queste fragilità strutturali. E dove stiamo andando? Stiamo andando in una situazione - la NADEF lo spiega bene - in cui, al di là del 2021 e del 2022, che sono anni di rimbalzo, anni di rimbalzo fisiologico, con cifre, appunto, che non si vedono da tempo, la parte fondamentale rispetto a dove stiamo andando è su quale livello del tasso di crescita atterreremo quando sarà finito tutto, quando avremo riassorbito lo shock, perché, se questo livello non sarà almeno dell'1,5-2 per cento l'anno, questo Paese - noi lo diciamo da un po' - va a sbattere in maniera anche piuttosto pesante. Va a sbattere, perché il debito nel frattempo accumulato non è sostenibile da un Paese che torna a crescere allo “zero virgola” e questa è una verità scientifica, quasi algebrica, che nessun discorso politico potrà mai invertire. Finito il COVID e finito il riassorbimento del COVID, se questo Paese non si mette a crescere ad un tasso medio annuo dell'1,5-2 non ha un futuro davanti. Non solo non sarà sostenibile il debito, ma non riusciremo neanche a creare tutte le occasioni di sviluppo e di ricchezza di cui questo Paese ha bisogno.

Allora, se guardiamo il tasso medio degli ultimi 20 anni (0,4) e il tasso medio degli ultimi 30 anni (0,8), noi capiamo che la sfida che abbiamo davanti ha queste dimensioni. Nei prossimi anni il Paese deve riuscire ad andare ad una velocità che è quadrupla o almeno doppia di quella che ha avuto negli ultimi 20 o 30 anni. Questo è il punto che abbiamo davanti. In più, non è un quadro privo di rischi, perché non è scontato che tutto vada bene fino ad allora. Stiamo osservando aumenti di prezzi importanti, strozzature sul lato dell'offerta che colpiscono le nostre imprese e la nostra capacità produttiva e questo normalmente decelera la ripresa. La NADEF sconta un quadro di tassi d'interesse ancora molto favorevole nei prossimi anni. Non è scontato che sia così, non solo per le azioni della Banca centrale europea ma perché il livello dei tassi d'interesse sul debito pubblico di un Paese riflette innanzitutto la credibilità di un Paese. Negli ultimi 12 mesi siamo riusciti ad emettere titoli di Stato ad un costo molto basso. Stava crescendo ad un certo punto, ma ci siamo fermati. Se nei prossimi anni non manterremo quel genere di credibilità, dovremo cominciare a pagare molto di più chi ci presta i soldi - e sono 400, a volte anche 500 miliardi di euro ogni anno - e questo alla fine avrà un impatto sulla ripresa.

La cosa più bella della NADEF - non lo so quanto sia stato sottolineato - è che si fa una scelta esplicita di politica fiscale espansiva. Se ci pensate, il Presidente Draghi e il Ministro Franco dicono: “Noi continuiamo a spingere non fin quando torneremo a livello del PIL che c'era prima del COVID, ma quando recupereremo la crescita che ci sarebbe stata senza il COVID”. Questo è un passaggio che sembra da poco ma non è affatto da poco, perché significa che ancora per i prossimi 2-3 anni avremo un margine da spendere. Certo, dipenderà da come andrà in Europa la discussione sulle nuove regole fiscali, una discussione che in Italia non sembra esserci ancora e speriamo, quando ci sarà, che non tornerà nella rappresentazione macchiettistica fra chi vuole austerità e chi vuole la crescita, perché è stato un errore vedere la discussione in quel modo e speriamo di impostarla in un modo diverso quando tornerà, ma soprattutto ci pone davanti a delle scelte. Grazie a questa scelta coraggiosa del Governo Draghi, abbiamo un margine fiscale da spendere nei prossimi 2-3 anni e, badate bene, ce l'abbiamo mentre abbiamo il PNRR che, quindi, copre tutti i settori tradizionalmente energivori di spesa pubblica, dalle infrastrutture alla pubblica amministrazione e alla scuola. Quindi, vuol dire che la classe dirigente politica di questo Paese ora, in queste settimane, dovrà scegliere come utilizzare quel margine fiscale, che siano 19, 20 o 15 miliardi di euro ogni anno.

Che cosa saremo in grado di fare? Replicheremo i difetti che questa classe politica e tutte quelle che l'hanno preceduta hanno sempre avuto, cioè se ho 19 miliardi un po' a te, un po' a te, un po' a te e un po' a te, per accontentare tutti e fornire a ciascuno lo slogan della prossima campagna elettorale, oppure riusciremo a fare quello che la politica italiana non sa più fare, cioè avere il coraggio della scelta, la scelta di 1,2 misure forti su cui concentrare le risorse per far sì che questa scelta riesca a portare il nostro tasso di crescita a livelli che questo Paese non vede da 20, 30 o anche più anni? Cosa facciamo di questi 19 miliardi all'anno? Facciamo come quando ci riuniamo per fare le risoluzioni alla NADEF, che facciamo la lista della spesa, perché ognuno deve tornare o nel suo collegio o nel suo partito a dire che è riuscito a mettere qualcosa, o abbiamo il coraggio di individuare qual è la priorità di questo Paese per dedicarci tutte le risorse che sono disponibili? Noi un'idea ce l'abbiamo: la riforma del fisco non potrà funzionare, se è soltanto una questione di semplificazione: ha bisogno anche di una massiccia riduzione di pressione fiscale. La delega fiscale approvata dal Governo ieri dice che il Governo è delegato, sotto il controllo del Parlamento, a rifare da capo le quattro principali imposte italiane; Irpef, IVA, Ires e IRAP ogni anno prendono dagli italiani 380-400 miliardi di euro all'anno.

Abbiamo l'opportunità di rendere queste imposte più semplici e più leggere (qualcuna cancellarla, spero, come l'IRAP), per far sì che questo Paese abbia sul fisco le stesse condizioni che hanno i nostri competitor europei. Come stiamo affrontando la discussione in questi primi due giorni? La stiamo affrontando non parlando di questo, ma concentrandoci su una riforma che non c'è, quella del catasto, perché, nel caso che in questo Parlamento non ce ne siamo accorti, non c'è nessuna riforma effettiva del catasto in legge delega, ma c'è soltanto un aggiornamento statistico, sul quale i Governi del 2026 decideranno cosa fare.

Capisco che qualcuno abbia paura di non governare nel 2026, e credo che abbia ragione, ma provvederemo a pensarci, quando ci arriveremo. Allora, il momento degli slogan è finito: se noi affrontiamo questo dibattito macroeconomico e il dibattito sulla riforma fiscale con in mente la parola più accattivante da pronunciare per prendere voti o per prendere like, avremo sprecato ancora l'occasione, ma la differenza con le altre volte è che stavolta l'occasione che sprecheremo è quella che ci affosserà definitivamente. Il tempo degli slogan e della propaganda è finito, ho l'impressione che gli italiani domenica e lunedì ci abbiano detto che comincia a finire anche per loro. Speriamo di capire bene quel messaggio perché stavolta in ballo c'è qualcosa di più che qualche punto percentuale nei sondaggi o alle prossime elezioni, nostro, vostro o di chiunque altro qui dentro (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Navarra. Ne ha facoltà.

PIETRO NAVARRA (PD). Presidente, signora Vice Ministro, onorevoli colleghi, la Nota di aggiornamento al DEF rappresenta lo strumento attraverso il quale il Governo aggiorna le previsioni di finanza pubblica del DEF e gli obiettivi programmatici. Lo scenario macroeconomico internazionale illustrato nella Nota evidenzia come le prospettive per la ripresa economica globale risultino solide, sebbene ci sia stata un'accelerazione del tasso di crescita dei prezzi a livello mondiale e l'andamento dell'epidemia e delle campagne vaccinali continuino a condizionare fortemente la dinamica delle attività produttive nelle diverse aree del mondo. In Italia, l'attività produttiva sta crescendo al di sopra delle attese; dalla primavera vi contribuisce anche la ripresa del clima di fiducia delle famiglie e delle imprese, soprattutto grazie al successo delle vaccinazioni nel ridurre la diffusione dei contagi, che, a sua volta, ha dato spinta ai programmi di apertura delle attività economiche e sociali.

La quota di famiglie che dichiarano di avere ridotto le spese presso alberghi, bar e ristoranti rispetto al periodo precedente la pandemia è scesa al 71 per cento; quelle che hanno fatto meno frequentemente acquisti in negozi di abbigliamento e per servizi di cura della persona sono scese rispettivamente al 63 e al 57 per cento del totale. Permane, tuttavia, cautela nelle attese di spesa a tre mesi, in particolare tra le famiglie con maggiori difficoltà economiche. Nell'indagine della Banca d'Italia condotta tra il 26 agosto e il 16 settembre oltre il 50 per cento delle imprese valuta la situazione economica generale in miglioramento. Con riferimento al 2021, inoltre, le imprese che si attendono una crescita degli investimenti rispetto al 2020 superano di molto quelle che ne prefigurano una diminuzione. Le conseguenze della pandemia sull'attività e sul lavoro non sono però ancora del tutto superate. Il tasso di partecipazione al mercato del lavoro e le ore per occupato, infatti, sono ancora al di sotto dei livelli pre-pandemia, rispettivamente 1 e 3 punti percentuali. La Nota di aggiornamento al DEF presenta due scenari di previsioni macroeconomiche, uno tendenziale e l'altro programmatico; quest'ultimo incorpora l'impatto sull'economia delle nuove misure che saranno adottate con la prossima legge di bilancio per il 2022. L'espansione superiore alle attese registrata dal PIL nella prima metà dell'anno e la previsione di un incremento ancora robusto dell'attività economica anche nel terzo semestre portano a rivedere al rialzo le prospettive per il 2021; pertanto, il quadro macroeconomico tendenziale prefigura una crescita del 6 per cento nell'anno in corso, del 4,2 nel 2022, del 2,6 nel 2023 e dell'1,9 nel 2024. Nello scenario programmatico, la crescita del PIL reale prevista è pari al 4,7 per cento nel 2022, 2,8 per cento nel 2023 e 1,9 per cento nel 2024. La più elevata crescita in confronto al quadro tendenziale è, principalmente, trainata dagli investimenti e da un effetto espansivo significativo, ancorché di entità più contenuta, della spesa per consumi finali delle famiglie.

La più elevata domanda interna incrementa le importazioni lungo tutto il periodo di previsione e genera un andamento lievemente più dinamico dell'inflazione nel biennio finale. Sul fronte del mercato del lavoro, la maggiore espansione del PIL causa una riduzione più accentuata del tasso di disoccupazione, che arriva ad attestarsi al 7,7 per cento a fine periodo. Per quanto riguarda gli obiettivi di finanza pubblica tendenziali, l'indebitamento netto è stimato al 9,4 per cento del PIL nel 2021, in netto miglioramento rispetto all'11,8 indicato nel DEF. L'aggiornamento si spiega sia con la maggiore crescita nominale prevista per il 2021, sia con il buon andamento delle entrate tributarie e contributive e le minori spese connesse alle misure straordinarie a sostegno di famiglie, imprese e lavoratori. Nel nuovo scenario programmatico, incorporando gli effetti delle misure che saranno introdotte dalla legge di bilancio per il triennio 2022-2024, l'andamento dell'indebitamento netto risulta essere superiore di oltre 1 punto percentuale di PIL a quello tendenziale nel 2022.

Il differenziale in termini di indebitamento netto fra i due scenari si amplia ulteriormente nel 2023, raggiungendo 1,5 punti percentuali di maggiore deficit. Nel 2024, il deficit programmatico è pari al 3,3 per cento, con un differenziale di 1,2 punti percentuali nel confronto con il valore tendenziale. Rispetto al DEF, il quadro programmatico della NADEF anticipa al 2021 l'avvio della fase di discesa del rapporto fra debito pubblico e PIL. L'incidenza del debito pubblico sul PIL passa dal valore massimo di 155,6 per cento, raggiunto nel 2020, al 153,5 per cento nel 2021, per poi continuare a ridursi gradualmente fino al 146,1 per cento nel 2024. Anche dopo questa sensibile riduzione, nel 2024 il rapporto debito/PIL rimarrebbe, comunque, superiore di quasi 12 punti percentuali rispetto al valore del 2019, che era al 134,3 per cento del PIL. Nella NADEF si conferma l'intenzione del Governo di portare il rapporto tra debito e PIL sui livelli di pre-pandemia entro il 2030. Nel complesso, la NADEF prevede uno sforzo finanziario a supporto di una politica di bilancio espansiva protratta almeno fino al 2024, attraverso una dinamica molto sostenuta degli investimenti pubblici, che, nel prossimo triennio, crescerebbero dell'11 per cento in media all'anno e che, a fine periodo di programmazione, arriverebbero a toccare il 3,4 per cento del PIL.

Questo valore è al di sopra del livello osservato negli anni precedenti la crisi finanziaria globale del 2008-2009. Successivamente a questa data, il progressivo esaurirsi degli effetti delle misure straordinarie di contrasto alla crisi e la piena ripresa dell'attività economica dovrebbero aprire una nuova fase favorevole al risanamento dei conti pubblici. In questo contesto, le finanze pubbliche si gioverebbero soprattutto della maggiore crescita stimolata dal rilancio degli investimenti impresso dal Piano nazionale di ripresa e resilienza e dalle necessarie riforme che dovranno accompagnarlo. La NADEF fornisce solo indicazioni generali sulle aree di intervento della prossima legge di bilancio: sono previste risorse per il rafforzamento del sistema sanitario, il rinnovo dei contratti pubblici e delle garanzie pubbliche sui prestiti per le piccole e medie imprese e per la proroga di alcuni incentivi, con particolare riguardo a quelli relativi all'efficienza energetica degli edifici e agli investimenti innovativi. Verrebbero anche destinate risorse al finanziamento di alcune riforme, come quella degli ammortizzatori sociali e una prima fase di quella fiscale.

Vorrei, a questo proposito, ribadire che il Governo e con esso il Partito Democratico, non ha alcuna intenzione di aumentare le tasse.

In questo contesto desideriamo ancora una volta affermare, come ha già fatto ieri il Presidente del Consiglio, che con la riforma del catasto si compie un'operazione di trasparenza, senza aumentare il carico fiscale, con il solo obiettivo di fare emergere terreni e fabbricati non censiti e operare così un aggiornamento della mappatura catastale.

Tornando alla NADEF, il documento, inoltre, prospetta che l'assegno unico universale per i figli, introdotto in via temporanea fino alla fine dell'anno in corso, venga definito per poi andare a regime all'inizio del prossimo anno e che le entrate derivanti dalla revisione delle imposte ambientali e dei sussidi dannosi per l'ambiente siano utilizzate per ridurre altri oneri a carico dei settori produttivi. In ultimo, si prevede che nei prossimi anni le risorse di bilancio vengano indirizzate in misura crescente verso utilizzi più favorevoli alla crescita del sistema economico per ridurre il peso del debito pubblico in modo sistematico e graduale, dando credibilità alla nostra economia dentro e fuori dai confini dell'Italia.

Signor Presidente, nella restante parte del mio intervento desidero offrire un'interpretazione di come si possa sostenere una crescita strutturale equa e duratura, promuovendo, in linea con quanto l'onorevole Enrico Letta sta affermando in queste settimane, un'alleanza tra libertà e sicurezza che ritengo debba costituire la base strategica e culturale a sostegno del programma di rilancio dell'Italia; un'alleanza tra libertà e sicurezza che riconosca centralità alla persona come principale motore di sviluppo economico e sociale, e che permetta al Paese di affrontare con fiducia e da protagonista i cambiamenti epocali delle società moderne.

Quanto dirò vuole anche rappresentare un segno di riconoscimento al professore Giorgio Parisi, insignito ieri del premio Nobel per la fisica (Applausi), quale esempio del valore della persona e del suo ingegno per il progresso dell'umanità e a testimonianza delle sue battaglie per maggiori investimenti per promuovere la ricerca e il capitale umano. Viviamo in un mondo in tumultuosa trasformazione, in larga parte per effetto di due fenomeni fortemente interconnessi tra loro: la globalizzazione e il progresso tecnologico. La libera circolazione di beni, servizi, lavoro e capitale in un unico mercato globale assegna il valore produttivo più alto a quelle produzioni che sono dotate di un certo grado di unicità; infatti, data la grande facilità di accesso ai mercati su scala internazionale, un bene con un elevato grado di unicità prodotto in un Paese può essere acquistato in tutti gli altri nel contesto globale. I beni e servizi caratterizzati da unicità sono quelli prodotti nei settori tecnologicamente più avanzati; pertanto, la globalizzazione favorisce le imprese altamente innovative, perché il livello di concorrenza nei mercati di vendita esteri è molto basso, se non addirittura assente. Ecco perché globalizzazione e progresso tecnologico sono tra loro complementari; quindi, se si vuole affrontare la globalizzazione, superando gli ostacoli che essa inevitabilmente presenta e sfruttandone le opportunità, è necessario puntare con forza e determinazione sull'innovazione. Per farlo, la chiave di volta è investire sulle persone il cui rendimento economico non è stato mai così alto nel passato: ma cosa significa investire sulle persone? Significa, innanzitutto, migliorare i livelli di salute e di istruzione, senza considerarli un costo, come spesso nel passato è purtroppo avvenuto, ma il principale fattore trainante della crescita di medio e lungo periodo per una società. La teoria economica insegna, infatti, che il principale motore di sviluppo di ogni sistema economico e sociale è la persona; essa, per dare il suo massimo contributo alla società, deve essere sana e istruita. Formazione e sanità, pertanto, costituiscono il più importante investimento che il nostro Governo possa fare per offrire una prospettiva di progresso economico e sociale duraturo al Paese. Infrastrutture, tecnologia e innovazione, infatti, producono poco o nulla se non ci sono persone sane e istruite che possano generarle e che sappiano utilizzarle al meglio. Questa ricetta, che si fonda su un massiccio intervento a favore della salute, della scuola, della ricerca e dell'università, consente alle società moderne di favorire un'alleanza tra sicurezza e libertà che se, da un lato, permette di dare risposte alla domanda di protezione a fronte delle paure e delle incertezze legate ai processi di globalizzazione e innovazione tecnologica, dall'altro consente di riconoscere, sostenere e valorizzare il contributo che ciascuno può riservare alla società in cui vive, potenziandone la competenza e il talento, riconoscendone il merito e distribuendone le responsabilità; una strategia che, mettendo al centro tutte le potenzialità della persona se, da un lato, risponde ai suoi bisogni, dall'altro ne riconosce il fatto di essere il vero fattore di sviluppo di una comunità.

In altri termini, si tratta di promuovere un concetto di welfare di investimento che metta la crescita economica al servizio del benessere della società, unendone le componenti più dinamiche a quelle più esposte al rischio di esclusione, in un mondo in continuo cambiamento, così rappresentando uno straordinario strumento per correggere le disuguaglianze, dando prospettive e pari opportunità a chi incolpevolmente è rimasto indietro. In questa visione affiora con tutta la sua forza la contrapposizione tra un sistema di valori che accompagna una società aperta e dinamica di cui la persona è il motore propulsivo e quello che caratterizza una società chiusa e corporativa, organizzata in gruppi di interesse ai quali riservare assistenza improduttiva. Investire nella persona non significa soltanto accrescere il capitale umano e, quindi, la capacità produttiva della nostra economia, ma rappresenta un progetto politico nel senso più alto del termine, perché la nostra sanità, la nostra scuola e la nostra università sono ciò che dopo qualche decennio sarà il nostro Paese, con i suoi valori, la sua antropologia, il suo senso civico e il suo tessuto morale.

La crisi epidemiologica che ha colpito l'Italia ci offre una duplice opportunità: la possibilità di affrontare i grandi problemi strutturali dell'Italia e la possibilità di avere a disposizione risorse impensabili prima dell'emergenza sanitaria. Se il nostro Paese vuole cogliere entrambe puntando alla crescita di lungo periodo, ha la necessità, oggi come non mai, di mettere la persona al centro della strategia di rilancio della sua economia.

Presidente, rappresentanti del Governo, onorevoli colleghi e colleghe, non perdiamo questa occasione. È con questo auspicio che annuncio il voto favorevole del Partito Democratico alla Nota di aggiornamento del Documento di economia e finanza per il 2021 (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Bitonci. Ne ha facoltà.

MASSIMO BITONCI (LEGA). Signor Presidente, onorevoli colleghi, membri del Governo, oggi esaminiamo la Nota di aggiornamento al Documento di economia e finanza, un documento che aggiorna il quadro programmatico di finanza pubblica dal 2022 al 2024. È indubbio che la Nota presenta una revisione al rialzo delle stime di recupero del PIL, soprattutto grazie al traino delle esportazioni e degli scambi internazionali. Quindi, si prospetta uno scenario di crescita dell'economia italiana e di graduale riduzione del deficit e del debito pubblico, con miglioramento dei principali indicatori di crescita e indebitamento rispetto alle stime contenute nel DEF. Il livello del PIL più elevato e il minore indebitamento netto, previsto al 9,4 per cento del PIL, consentirebbero una flessione del rapporto tra debito pubblico e prodotto dal 155,6 del 2020 al 153 nel 2021, che invece era stimato in aumento nel DEF di aprile. Si prevede, quindi, che la politica di bilancio resterà espansiva fino a quando il PIL e l'occupazione avranno recuperato non solo la caduta, ma anche la mancata crescita rispetto al livello del 2019; una condizione che, in base alle proiezioni aggiornate, si può prevedere sarà soddisfatta a partire dal 2024. Da quell'anno in poi la politica di bilancio dovrà essere maggiormente orientata a ridurre il disavanzo strutturale e a ricondurre il rapporto debito-PIL al livello pre-crisi entro il 2030. Allora, facciamo una prima considerazione: la pandemia e la crisi economica hanno messo in evidenza la sonora bocciatura delle politiche restrittive dei vincoli imposti per anni dall'Unione europea e, signor Presidente, la Lega lo dice da sempre. Questo è stato uno dei più accesi dibattiti avvenuti durante la crisi dell'eurozona: quali sono gli effetti della politica fiscale in Paesi con alto debito pubblico? Ora, con questa grave crisi, signor Presidente, abbiamo la risposta, che il Governo ha, obtorto collo, capito: l'austerità delle politiche imposte all'eurozona ha scoraggiato ancor più la produzione; solo una politica fiscale espansiva aumenta la produzione e una restrittiva la rallenta, anche in Paesi con alto debito pubblico.

Quindi, capito questo, il PNRR e gli interventi a sostegno delle imprese, delle famiglie e della domanda sono debito buono, come ripete spesso il Premier Draghi, quindi la politica di investimenti deve essere ancora più forte, senza tener conto, per ora, dell'alto debito, evitando la rigidità della spesa. Il debito pubblico e il deficit si combattono solo con la crescita, con il numeratore e non con il denominatore; non con le politiche di austerity che abbiamo subito in questi anni; con debito buono su investimenti e infrastrutture, nel sistema sanitario, nella sanità di prossimità e nell'assistenza domiciliare; con il sostegno alle imprese in crisi attraverso l'accesso al credito, Fondo di garanzia e PMI, con l'efficientamento energetico degli edifici e gli investimenti innovativi.

Proprio per questo chiediamo che nella legge di bilancio si continui con gli interventi di efficientamento energetico e di adeguamento antisismico degli edifici privati. Diventa fondamentale come misura di rilancio dell'edilizia la proroga di tutti i bonus e del superbonus del 110 per cento, inclusi il rinnovo dello sconto fattura e della cedibilità del credito e includendo il settore alberghiero e turistico ricettivo, gli immobili scolastici e di edilizia residenziale. Debito buono se affrontiamo il tema del contrasto al cosiddetto caro energia con un approccio organico, sostenibile e strutturale, con politiche pubbliche che promuovano finalmente una riduzione della dipendenza energetica da altri Paesi e che tutelino e mettano al riparo da oscillazioni eccessive del prezzo dell'energia elettrica, del gas e del petrolio. Le micro imprese e le famiglie sono in grave difficoltà e non riescono più a pagare le bollette. Investendo nell'efficienza energetica, con risorse ai comuni per l'edilizia residenziale e popolare, si può uscire da questo momento di crisi. Debito buono - ripeto debito buono - se verrà investito nelle riforme, nelle vere riforme, e se si interverrà sugli ammortizzatori sociali e sull'alleggerimento del carico fiscale. Non si perda più tempo, è improrogabile l'estensione ai lavoratori autonomi e il potenziamento del sistema di ammortizzatori sociali con uno snellimento e l'accelerazione delle procedure di erogazione e la razionalizzazione delle politiche attive per il lavoro. I nostri giovani e i disoccupati hanno bisogno di essere aiutati, formati, qualificati e agevolati nell'accesso e nel reinserimento nel mondo del lavoro, per chi ha perso anzitempo il posto di lavoro; come, per contro, bisogna prevedere meccanismi di flessibilità in uscita. Tutto questo è assolutamente necessario.

Debito buono se si prevede, nell'ambito della riforma organica strutturale della giustizia tributaria, l'istituzione di un autonomo e specifico ruolo dei giudici tributari, reclutati mediante pubblico concorso e dedicati esclusivamente alle controversie fiscali di maggiore rilevanza economica, attribuendo ai giudici onorari tributari le pendenze di minore entità e prevedendo strumenti che siano deflattivi del contenzioso e la chiusura delle liti pendenti, considerando che il 50 per cento del contenzioso finisce in Cassazione. Debito buono se si affronta il tema della proroga dei termini delle notifiche delle cartelle esattoriali riferite al periodo emergenziale pandemico, visto che aziende e cittadini non le possono pagare, valutando, con riguardo ai debitori della rottamazione ter, di concedere una sospensione, sottosegretario, non come quella che è stata disposta in questi mesi. Ricordiamo che le 16 rate sospese devono essere pagate tutte entro il 31 dicembre di quest'anno e la gente e le aziende non ce la possono fare. Questa è la realtà. Almeno la sospensione sia corrispondente a quella disposta in favore degli altri debitori dell'Agenzia delle entrate, che è pari a 18 mesi per lo meno con riferimento alle scadenze del 2021.

È sempre debito buono se si affronta, senza demagogia, il tema dello smaltimento del magazzino fiscale. Ricordiamo che ci sono 1.000 miliardi di magazzino fiscale. Serve una nuova disciplina della riscossione dei debiti iscritti a ruolo - chiamatela come volete: rottamazione ter, rottamazione quater, saldo e stralcio - valorizzando il ricorso a strumenti che siano deflattivi del contenzioso improntati anche alla valutazione delle effettive possibilità per il contribuente di far fronte al proprio debito erariale per trovare il corretto punto di equilibrio tra interessi erariali e la salvaguardia della continuità aziendale. Questo, signor Presidente, si chiama buon senso.

Debito molto buono, signor Presidente, se si prevede, in attuazione del principio del federalismo fiscale e per consolidare i principi di responsabilizzazione e trasparenza nella gestione della finanza locale, la revisione dell'attuale riparto tra Stato e comuni del gettito dei tributi sugli immobili destinati a uso produttivo appartenenti al gruppo catastale D e gli altri tributi incidenti sulle transazioni immobiliari, compensando eventuali variazioni di gettito per diversi livelli di governo.

Debito buono, signor Presidente, se si attua una reale, reale riforma del sistema e taglio del carico fiscale in un Paese dove il total tax rate secondo la Banca mondiale ha superato il 59,1 per cento. E, allora, nota dolente e di metodo: come si fa ad affrontare una riforma epocale, come la riforma del fisco, attraverso una legge delega difforme rispetto a quanto indicato dalle Commissioni finanze di Camera e Senato, consegnata ai nostri Ministri poche ore prima dell'approvazione in Consiglio dei Ministri? Un testo troppo generico, che dà la stura a decreti delegati attuativi che le Commissioni vedranno di striscio, dove non ci sono le semplificazioni, e capite quanto costano al cittadino e alle imprese le semplificazioni. La CGIA di Mestre ha valutato in circa 50 miliardi il costo della burocrazia, i costi amministrativi, i costi gestionali, i costi degli adempimenti fiscali e contributivi da parte delle aziende e dei nostri cittadini. Non dovete mettere le mani nelle tasche degli italiani.

Per quanto riguarda la riforma del fisco, devo dire che questa è una polemica che la Lega vuole considerare di carattere costruttivo: ciò che era stato individuato da un ottimo lavoro che è stato fatto, devo dire, dalle Commissioni finanze di Camera e Senato, con degli indirizzi dati al Governo, poi non ce lo siamo ritrovato nel disegno di legge delega che è andato in Consiglio dei Ministri. È stato per questo che i nostri componenti del Governo non hanno partecipato, perché, come dicevo prima, oltre al problema del metodo c'è un problema forte anche di contenuti. Sul tema del catasto, sul tema della tassazione immobiliare era stato detto ed era stato ripetuto dal Premier Draghi che non sarebbe mai stata aumentata la tassazione sugli immobili. Ci ritroviamo, all'interno del disegno di legge delega, una proposta di revisione delle rendite catastali, quando sappiamo tutti che il tema fondamentale di questa Nazione è costituito da un milione e 200 mila immobili che non sono accatastati, e questo si sa dalle aerofotogrammetrie che sono state fatte negli ultimi anni. Questa è un'Italia a due velocità: ci sono comuni che hanno già fatto la variazione delle rendite catastali, ci sono comuni che hanno fatto l'aggiornamento delle zone censuarie e delle microzone, ci sono zone del Paese dove questo non è stato fatto.

E, allora, come si dice, le riforme devono partire dal basso e non attraverso una modifica che porterebbe ad aumenti fino al 40 per cento, perché questo è quello che c'era nella riforma che è rimasta nel cassetto del Governo Renzi per molti anni. Che sia chiaro, perché sento molte cose in questi giorni ma, ovviamente, non corrette: il passaggio da vani a metri quadri porterà un aumento indifferenziato del 40-50 per cento su tutti gli immobili ma soprattutto in quei comuni dove la revisione delle rendite catastali è già stata fatta, non nei comuni dove non c'è la revisione delle rendite catastali (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). Questa è la realtà! È per quello che noi ripetiamo: si parta da un accertamento delle unità immobiliari fantasma che non esistono e, dopo, ci si metta a tavolino per trovare una soluzione a un sistema che, è vero, è vecchio e deve essere riformato. Ma non si può partire dal passaggio tout court da vani a metri quadri, con un aumento della tassazione immobiliare di questo tipo.

Poi che cos'è che non troviamo nella delega fiscale di molto importante? Nella mediazione che c'è stata tra i partiti, si era giunti a una decisione concordata per cui il regime forfettario della flat tax al 15 per cento non sarebbe stato toccato.

All'interno di questo disegno di legge delega questo non c'è e sappiamo che la volontà del Ministero dell'Economia, ma, soprattutto, di una parte di questa maggioranza, è di portare l'aliquota dal 15 al 23 per cento, perché è la prima aliquota IRPEF; senza considerare che questo regime forfettario è stata l'unica fortuna per le partite IVA (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). In questo disegno di legge delega non si parla di semplificazioni, ma la grande semplificazione che è stata fatta con un provvedimento estremamente semplice, dove i soggetti non tengono la contabilità, non fanno alcun adempimento, pagano il 15 per cento per i coefficienti solamente con la dichiarazione dei redditi? Queste sono le semplificazioni. Le imposte cedolari sono le semplificazioni. Lo dico a lei, sottosegretario, lei lo sa benissimo (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). Noi siamo assolutamente d'accordo che vada riformata l'IRPEF; siamo d'accordo, ma non si tocchino questi strumenti importanti per le partite IVA (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier): un milione e mezzo di professionisti e aziende che hanno avuto una boccata d'ossigeno solamente per questo regime.

Per quanto riguarda il tema dell'IRPEF: il disegno di legge-delega è estremamente generico e parla di un sistema di carattere duale. Ecco, noi sappiamo - lo ripetiamo da anni - che in Italia i soggetti che pagano le tasse sono i lavoratori dipendenti e gli autonomi che hanno un reddito da 28 a 55 mila euro; sono coloro che pagano l'aliquota del 38 per cento: 11 punti percentuali rispetto all'aliquota precedente (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier)! Questo ripetiamo da anni! Allora ditelo, ditelo! Doveva essere scritto all'interno del disegno di legge delega! Ditelo che basta mettere un'aliquota inferiore al 38 per cento, dal 27 al 38, perché sono 11 punti percentuali di differenza. Bastano le cose semplici, sottosegretario, non basta scrivere cose così generiche, perché il problema di questo disegno di legge delega è che ciò che non è dentro, ciò che è scritto in maniera generica, ce lo troveremo dopo, nei decreti delegati. Ed è questa la paura che ha la Lega. L'aumento della tassazione, ripeto, c'è all'interno di questo provvedimento. Quindi, noi, oggi - e concludo - voteremo la risoluzione, che è un atto di indirizzo - benissimo, l'abbiamo visto, l'abbiamo concordato insieme -, ma continuiamo a ribadire che non voteremo provvedimenti di aumento delle tasse. Questo disegno di legge delega sulla riforma del fisco doveva essere concordato, ma penso che ci sia ancora la possibilità, Vice Ministro Castelli, Presidente, di rivederlo in queste ore. Togliamo ciò che non serve e togliamo ciò che può portare a un aumento della tassazione, L'Italia e gli italiani non ne hanno bisogno e la Lega si opporrà a questo (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. È iscritta a parlare l'onorevole Torto. Ne ha facoltà.

DANIELA TORTO (M5S). Grazie, Presidente. Colleghi e colleghe, Vice Ministro Castelli, dopo quasi 2 anni di pandemia, la finanza pubblica italiana mostra i segni di uno sforzo che non ha certamente precedenti, uno sforzo che, voglio ricordarlo, è stato portato avanti dal Governo Conte 2 ed ora dal Governo Draghi. Bisogna comprendere che, oggi, noi tutti ci troviamo ad occuparci di tre grandi temi che, senz'altro, determinano l'andamento di tutta la nostra economia da qui ai prossimi anni: mi riferisco alla spesa corrente, agli investimenti previsti e alla garanzia per la liquidità delle imprese, perché è proprio dalle nostre imprese che parte tutta la rinascita del nostro Paese (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

Presidente, va riconosciuto che l'Italia, nei primi sei mesi del 2021, ha mostrato segni di ripresa che, ovviamente, ci incoraggiano e va anche ricordato che, allo stesso tempo, insieme ai servizi e alle costruzioni, sono ripresi anche i lavori per la manifattura, nonostante siamo frenati dalla evidente carenza di materiali e di componenti. E non possiamo ignorare, parallelamente a questo, l'aumento dei prezzi energetici. Insomma, la situazione è davvero complessa ed è in questa complessità che la politica economica deve continuare ad essere una politica espansiva, una politica che guarda ad un orizzonte a 360 gradi, capace di guardare a lungo termine. Allora, ecco il sostegno alle imprese e alle attività produttive, che deve continuare ben oltre l'uscita dalla recessione. Dobbiamo continuare a supportare i nostri lavoratori, dobbiamo onorare i loro sacrifici e restituire la giusta dignità alle famiglie italiane, che, in questi due anni, hanno davvero affrontato con sofferenza grandi difficoltà e questo lo sappiamo tutti (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Oggi, in Italia, c'è in gioco la sopravvivenza di decine di migliaia di imprese. Sappiamo che quelle di piccole dimensioni sono le più sofferenti - lo sappiamo tutti - e sono proprio le piccole imprese a far battere il cuore dell'economia italiana. Noi non possiamo girare la testa di fronte ad un settore in crisi, che, a stento, riesce ancora a reggersi in piedi. È per questo che dobbiamo continuare a lavorare insieme, senza colori, senza bandiere, per un obiettivo comune, quello del bene della collettività.

Da tempo, come MoVimento 5 Stelle, torniamo a ripetere che il sostegno pubblico all'economia non può essere sporadico. Non possiamo offrire un sostegno a breve termine, se davvero vogliamo pensare a una crescita del nostro Paese, ad una ripresa organizzata e forte. Non possiamo pensare di sostenere la nostra economia senza un progetto forte e strutturato, altrimenti non riusciremo a ridurre il rapporto debito-PIL e a tenere testa al lavoro che guarda al bene del Paese.

Presidente, come nel 2020 fu il Governo Conte a spingere più di tutti gli altri, per istituire un fondo comune europeo, così, oggi – e, quindi, nel 2022 - dovrà essere ancora il nostro Paese a guidare il processo di riforma della governance economica europea. Dico questo perché, seguendo il dibattito internazionale, è chiaro già dallo scorso anno che, nei Paesi del centro e del nord Europa, c'è ancora una forte tendenza ad una virata verso l'austerità e, questo, non appena saranno raggiunti i livelli di PIL pre-pandemia. Però, francamente - lasciatemelo dire - una possibilità del genere è impensabile. Nessuno di noi in quest'Aula può accettare di nuovo di ritornare all'austerità, anche perché questo avrebbe soltanto un risultato: creerebbe di certo una nuova instabilità politica, una nuova instabilità finanziaria e i risultati, tra l'altro, sarebbero imprevedibili, oltre che nefasti. Noi lavoreremo in questa direzione, per evitarlo ad ogni costo. Noi oggi abbiamo la necessità di programmare, attraverso questo provvedimento, un quadro chiaro, un perimetro entro il quale verrà poi definita la legge di bilancio. Presidente, quanto è prospettato nella NADEF ci fa ben sperare per il futuro. Ma che non restino belle parole, che non restino soltanto grandiosi progetti! L'impegno di questo Governo e di questo Parlamento deve essere rispettato. Per entrare nel concreto di questo provvedimento, ciò che più ci soddisfa, come MoVimento 5 Stelle, è l'impegno ritrovato per la conferma di misure volute e messe in campo proprio grazie alla nostra forza politica in questi tre anni di Governo. Mi riferisco, in modo particolare, alla conferma della proroga del superbonus 110 per cento (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), introdotta dal MoVimento 5 Stelle e sostenuta dal nostro collega Riccardo Fraccaro.

Ma a questo aggiungo il Fondo di garanzia per le piccole e medie imprese. Penso anche agli incentivi per la Transizione 4.0, che sono stati fondamentali per una ripresa degli investimenti, in un'ottica di sostenibilità ambientale, ma anche di digitalizzazione e di sviluppo tecnologico. Ebbene, confermare queste 3 misure, a oggi, non soltanto ha un grande significato politico, ma ha soprattutto un significato - lasciatemelo dire - sociale. Equivale a riconoscere anche che la politica e la sensibilità del Governo Conte rispondevano ai bisogni di questo Paese e che inevitabilmente è necessario continuare su questa strada, a dispetto di tutti quelli che vantavano chissà quale discontinuità tra questo Governo e quello precedente.

Bene, colleghi, è corretto anche che il MoVimento 5 Stelle ricordi, oggi, l'importanza della misura del superbonus - voglio ritornare su questo punto -, che non soltanto contribuisce alla nostra ripresa economica, alla ripresa del settore edilizio, ma mette al centro uno dei temi che caratterizza il nostro operato come forza politica, e parlo di risparmio energetico, di efficienza energetica, parlo di autonomia energetica. Un passo in avanti di grande portata che finalmente oggi entra nelle case di tanti italiani per andare ad alleggerire i costi che, purtroppo, continuano a pesare sui conti di fine mese di migliaia di famiglie. È questa la direzione: continuare con il credito d'imposta, continuare con lo sconto in fattura. La proroga c'è, d'accordo, ma adesso si dia la conferma che si potrà portare avanti la misura così per come è nata, con gli stessi obiettivi, pensando anche al mondo delle imprese, per cui, in tal senso, tutto il MoVimento 5 Stelle continuerà a lavorare con progetti concreti e a impatto immediato per i cittadini.

Poi voglio ricordare che gli stessi fondi europei, che ci consentiranno di mettere a terra gli investimenti del Piano nazionale di ripresa e resilienza, non sono che il risultato di una trattativa impostata, iniziata e conclusa dall'ex Presidente del Consiglio Giuseppe Conte e da tutta la sua squadra di Governo. Allora, quando ci viene chiesto ancora perché abbiamo deciso di sostenere questo Governo, beh, la risposta nasce proprio quando arrivano notizie di conferma nel merito su quanto già fatto. Essere in questa maggioranza significa condizionarne positivamente le scelte, le decisioni, permettendo che conquiste politiche, come il superbonus 110 per cento, vengano custodite bene e valorizzate, e la proroga di queste misure non è nient'altro che la conferma che la nostra strada è quella giusta.

Ora naturalmente noi vigileremo, ma cosa intendiamo per vigilare? Proseguire con un atteggiamento costruttivo, che va ben oltre i soliti strumenti politici di polemica e di denuncia ad oltranza. Il popolo italiano è stanco di battaglie strumentali urlate nelle piazze e nelle strade di tutte le nostre regioni. I cittadini hanno bisogno di essere informati correttamente su quanto è stato già ottenuto, sui fatti concreti per cui ci si è spesi. Soprattutto, i cittadini poi vanno ascoltati. Per questo il MoVimento 5 Stelle si schiera, ancora una volta, in una posizione di collaborazione, alzando anche i toni nelle sedi opportune, lì dove è necessario, affinché ciò che il Governo ha scritto, nero su bianco, venga rispettato alla lettera e affinché si facciano, finalmente e coraggiosamente, riforme in alcuni settori vitali del Paese. E a quali riforme alludo? Mi riferisco a quella del fisco. La riforma del sistema fiscale - d'accordo, è vero - non rientra nel Piano nazionale di ripresa e resilienza, ma non per questo possiamo negare che sia urgente. Negli ultimi mesi il Parlamento ha lavorato molto duramente per consegnare al Governo un documento condiviso con tutte le forze politiche, un documento che raccoglie molte richieste del MoVimento 5 Stelle. Ne voglio citare, brevemente, soltanto alcune: la riduzione dell'Irpef, il superamento dell'IRAP, la trasformazione dei crediti di imposta di cui oggi beneficiano tanti cittadini, con erogazioni dirette proprio sul loro conto corrente.

Presidente, noi non rinunciamo a queste proposte, per un solo, grande motivo, quello di sgravare di tasse e di attese infinite, legate alla burocrazia, le nostre famiglie italiane e le nostre imprese, perché l'obiettivo è sempre lo stesso. L'obiettivo è sostenere la domanda interna, sostenere gli investimenti e, cosa principale, non pesare ancora sulle tasche dei nostri cittadini (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

Per quanto riguarda, poi, la discussione sulla riforma del catasto, noi siamo dell'idea che c'è un percorso da cui si può iniziare. Innanzitutto partiamo dal fatto che si possono raccogliere i dati, i dati utili, ma che poi non si dovranno utilizzare per cambiare le aliquote e le imposte. La maggiore trasparenza e digitalizzazione del catasto esistente è un'ottima notizia, ma, lo ribadisco, aliquote e imposte, per il MoVimento 5 Stelle, non si devono toccare.

Presidente, nella risoluzione della NADEF chiediamo espressamente al Governo di adottare soluzioni strutturali contro il caro energia. Sappiamo quanto il discorso della transizione ecologica e del rispetto dell'ambiente sia necessario per tutti noi, nessuno può negare questo. Abbiamo il dovere di arginare i danni al nostro sistema ecologico e, allo stesso tempo, lavorare per alleggerire i costi delle bollette che milioni di microimprese e clienti finali sono costretti a sostenere; possiamo farlo, va fatto, impegnandoci, però, anche con investimenti per l'efficienza energetica nell'edilizia residenziale popolare, con il ricorso a contratti di acquisto di energia rinnovabile in lungo periodo e con la promozione dell'autoconsumo e delle comunità energetiche (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Questo è importante, per il MoVimento 5 Stelle lo è e porteremo avanti il lavoro in questa direzione.

E, ultimo, ovviamente non per importanza, voglio affrontare il tema relativo al nostro Servizio sanitario nazionale. Siamo tutti pienamente consapevoli che durante questi mesi, tragici, di pandemia i cittadini hanno pagato anche sulla loro pelle almeno 10 anni, anni e anni di abbandono e di incuria per una realtà che pure era la punta di diamante dell'intera pubblica amministrazione italiana. Parlo appunto della sanità. Purtroppo, anni di tagli indiscriminati sono difficili da gestire in un breve arco di tempo, eppure già dal 2018 e durante l'emergenza si è provato, ottenendo risultati confortanti; ma siamo all'inizio del percorso, dobbiamo continuare in questa direzione, pensare al potenziamento finanziario e anche professionale. Dobbiamo saper onorare davvero le nostre risorse umane a servizio della salute del prossimo e lo possiamo fare privilegiando, ad esempio, le assunzioni a tempo indeterminato di medici, di infermieri, di personale tecnico, oltre che finalmente investire anche nella medicina territoriale e occuparci, ad esempio, dei nostri distretti sociosanitari, che non possono più lavorare in sofferenza.

Come vedete, colleghi, le cose che rimangono da fare sono tantissime. Ciò che farà, però, la differenza, nel prossimo futuro, sarà la disponibilità, del Governo e di questo Parlamento, a finanziare una politica economica ambiziosa, una politica che si preoccupi di tenere insieme la crescita e la sostenibilità senza che l'una risulti più importante dell'altra o viceversa. Insomma, il MoVimento 5 Stelle darà sempre il suo contributo.

Non resteremo di certo a guardare perché, come dicevo, per cambiare le cose bisogna essere sempre nella posizione di poter incidere sulle scelte, perché altrimenti, guardate, restano in ballo le lamentele, le polemiche e nessuna soluzione e i cittadini italiani non ci hanno eletto per questo motivo. Stiamo difendendo le misure che abbiamo portato a casa nei primi tre anni di legislatura, per questo il nostro voto su questo provvedimento sarà favorevole, anche perché ora è il momento di continuare a promuovere tutto quello che manca per restituire un'Italia al passo con i tempi, un'Italia che merita, oggi, la giusta dignità e il giusto valore (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Si è così conclusa la discussione.

(Annunzio di risoluzioni - Doc. LVII, n. 4-bis)

PRESIDENTE. Avverto che sono state presentate le risoluzioni Lollobrigida ed altri n. 6-00195 e Davide Crippa, Molinari, Serracchiani, Valentini, Boschi, Marin, Fornaro, Schullian, Gebhard, Lupi, Magi, Tasso e Lapia n. 6-00196, che sono in distribuzione (Vedi l'allegato A).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare sull'ordine dei lavori l'onorevole Lucaselli. Ne ha facoltà.

YLENJA LUCASELLI (FDI). Grazie, Presidente, rubo davvero pochissimi secondi prima del voto, semplicemente perché, come quest'Aula sa, anche il gruppo di Fratelli d'Italia aveva presentato una risoluzione. Abbiamo letto anche la risoluzione della maggioranza e all'interno della risoluzione ci sono degli impegni assimilabili a quelli che avevamo presentato anche noi con la nostra risoluzione e che, quindi, ovviamente, ci avrebbero visto favorevoli, ove fosse stato possibile, per Regolamento, votare questa risoluzione per parti separate. Così non è, per cui il voto di Fratelli d'Italia sarà contrario, ma volevamo sottolineare che, ovviamente, tutti quegli impegni che vedono attività e aiuto in favore degli italiani ci vedranno sempre da quella parte.

(Parere del Governo - Doc. LVII, n. 4-bis)

PRESIDENTE. Ha facoltà di replicare il rappresentante del Governo, il Vice Ministro Castelli, che invito a dichiarare quale risoluzione intenda accettare.

LAURA CASTELLI, Vice Ministra dell'Economia e delle finanze. Presidente, il Governo accetta la risoluzione Davide Crippa, Molinari, Serracchiani, Valentini, Boschi, Marin, Fornaro, Schullian, Gebhard, Lupi, Magi, Tasso e Lapia n. 6-00196.

(Votazione - Doc. LVII, n. 4-bis)

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione Davide Crippa, Molinari, Serracchiani, Valentini, Boschi, Marin, Fornaro, Schullian, Gebhard, Lupi, Magi, Tasso e Lapia n. 6-00196, accettata dal Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Intanto, ne approfitto per salutare il neopresidente della Calabria, onorevole Occhiuto (All'ingresso in Aula del deputato Occhiuto applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia-Berlusconi Presidente, Lega-Salvini Premier, Fratelli d'Italia e Coraggio Italia e di deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle, Partito Democratico e Misto). Credo che questo applauso sia il più bell'augurio di buon lavoro per lei e per tutti i calabresi. Auguri, presidente.

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 1).

È così preclusa la risoluzione Lollobrigida e altri n. 6-00195.

Proclamazione di un deputato a seguito di elezioni suppletive.

PRESIDENTE. Comunico che, a seguito delle elezioni suppletive svoltesi il 3 e 4 ottobre 2021, ai sensi dell'articolo 86, comma 3, del testo unico 30 marzo 1957, n. 361, delle leggi per l'elezione della Camera dei deputati, l'Ufficio centrale circoscrizionale presso la Corte di appello di Firenze ha proclamato, in data 6 ottobre, Enrico Letta, deputato per il collegio uninominale 12-Siena della XII circoscrizione Toscana (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico, MoVimento 5 Stelle, Italia Viva e Liberi e Uguali). Il termine di 20 giorni per la presentazione di eventuali reclami decorre dalla data di proclamazione.

Sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Colleghi, un avviso importante. Avverto che nella giornata di domani l'Aula sarà allestita in vista dello svolgimento della riunione parlamentare in preparazione della XXVI Conferenza delle Parti sulla Convenzione delle Nazioni Unite sul cambiamento climatico. Invito pertanto tutti i deputati a ritirare i loro effetti personali dai cassetti di ciascuno scranno. Ha chiesto di intervenire, sull'ordine dei lavori, l'onorevole Lollobrigida. Ne ha facoltà.

FRANCESCO LOLLOBRIGIDA (FDI). Presidente, solo per unirmi alle congratulazioni al presidente della regione Calabria, che oggi è il presidente di tutta la Calabria, non solamente di una parte dei cittadini della Calabria. Ci saremmo aspettati un applauso bipartisan (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia) in quest'Aula. Abbiamo visto grande freddezza dagli amici del centrosinistra che si sono ben guardati da dare un segno di unità che avremmo voluto ritrovare in quest'Aula nel salutare un collega, presidente della regione. Ora, vorrei dire che personalmente l'azione del collega Occhiuto, che conosco per qualità, sarà sicuramente all'altezza della compianta Jole Santelli (Applausi dei deputati dei gruppi Fratelli d'Italia, Lega-Salvini Premier e Forza Italia-Berlusconi Presidente), che aveva iniziato un'azione di grande rinnovamento in Calabria. Però, Presidente, mi permetto anche di sottolineare un fatto. Noi accoglieremo, ovviamente, il collega Letta, tornato tra questi banchi grazie al voto in un collegio per le politiche in quel di Siena, dove tanti cittadini - non tantissimi, peraltro, perché c'è stato un grande assenteismo in quel collegio - hanno potuto votare per le elezioni politiche. Ricordo ai colleghi del PD quando davano degli irresponsabili a quelli di Fratelli d'Italia che chiedevano di votare per le politiche (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Per trovare la possibilità di rioccupare una poltrona in questa assise al segretario del Partito Democratico i cittadini italiani possono votare, invece per scegliersi un Parlamento rappresentativo della loro volontà e un Governo omogeneo non potevano votare. Pertanto, oggi la responsabilità di una democrazia a fasi alterne è tutta nei banchi del Partito Democratico, che si conferma frutto di democrazia ipocrita (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Fiano. Ne ha facoltà.

EMANUELE FIANO (PD). La ringrazio Presidente, mi dispiace che il collega Lollobrigida non fosse attento a quello che succedeva nei banchi del Partito Democratico del quale potrà ovviamente visionare il filmato. Io, invece, sono stato attento a ciò che accadeva nei banchi di Fratelli d'Italia, dove non hanno applaudito all'elezione alla Camera del nostro segretario Enrico Letta (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Noi, a votazione in corso, con la mano sinistra dentro il tornello dove si vota, abbiamo battuto sul banco all'ingresso in Aula del presidente democraticamente eletto, Roberto Occhiuto (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Onorevole Lollobrigida, io capisco il nervosismo di certe forze politiche in Italia all'indomani del primo turno delle elezioni amministrative, ma non riversi la sua frustrazione per il risultato ottenuto sul fatto di non osservare i nostri applausi (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

Interventi di fine seduta.

PRESIDENTE. Passiamo agli interventi di fine seduta. Ha chiesto di parlare l'onorevole Ricciardi. Ne ha facoltà, per due minuti.

RICCARDO RICCIARDI (M5S). Grazie, Presidente, ieri è scomparsa Rossana Banti, staffetta partigiana. Le persone che hanno fatto la Resistenza, purtroppo, per ragioni anagrafiche, le vediamo, giorno per giorno, andare via. Credo che quest'Aula debba ricordarle sempre, perché senza queste persone probabilmente quest'Aula non avrebbe senso di esistere (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Rossana Banti era la ragazza dal cappotto rosso, ragazza che era stata segnalata ai nazisti, ed è dovuta stare nascosta; però non ha smesso di fare quello che faceva, ha semplicemente buttato via il cappotto rosso. Credo che ascoltare le testimonianze di queste persone, di questa donna, serva soprattutto in questi tempi dove spesso si straparla di mancanza di libertà, di dittatura. Probabilmente, ascoltare il racconto di una persona di 95 anni, che quando ne aveva 17 ha deciso di fare la staffetta e, poi, a servizio per il raccordo tra l'esercito inglese e il fronte di Resistenza italiana a Nord, riporterebbe tutti a ragione quando si parla di libertà e di dittatura. Il mio ricordo per Rossana Banti (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Bella. Ne ha facoltà, per due minuti.

MARCO BELLA (M5S). Grazie, Presidente. Ieri abbiamo avuto la bellissima notizia del premio Nobel al nostro professor Giorgio Parisi. Io sono un professore di chimica alla “Sapienza”, quindi non posso che rubare un minuto all'Aula per esprimere la mia soddisfazione per il premio Nobel per la chimica ai professori List e MacMillan per l'organocatalisi asimmetrica. Questo campo di ricerca è molto importante ed ha avuto un'espansione enorme negli ultimi 20 anni. Alcune reazioni venivano fatte semplicemente in ambiente anidro, cioè escludendo assolutamente l'acqua, escludendo l'atmosfera; erano molto delicate. Loro hanno permesso di fare reazioni complicate in maniera molto semplice e, soprattutto, evitando i metalli di transizione, quindi facendo un grande avanzamento verso la chimica verde.

Presidente, quando parliamo di chimica ecosostenibile e sviluppo sostenibile è proprio questo il tipo di ricerca che serve perché la scienza progredisca in questo campo. Quindi, volevo veramente condividere con l'Aula questa bella notizia.

PRESIDENTE. Vorrei dare una notizia all'Aula e anche all'onorevole Bella: il neopremio Nobel Giorgio Parisi ha accettato di intervenire alla sessione introduttiva della COP che si terrà, come sapete, venerdì. Quindi, sarà presente in quest'Aula e ha accettato l'invito del Presidente Fico. Era giusto che l'Aula lo sapesse, mi è stato riferito ora.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Deidda. Ne ha facoltà.

SALVATORE DEIDDA (FDI). Presidente, prima ho chiesto di intervenire per un richiamo al Regolamento, perché avrei voluto parlare con un componente del Governo: ancora una volta mi dispiace denunciare il fatto che il Governo, i sottosegretari, i Vice Ministri non rispondono agli atti ispettivi e alle interrogazioni; vanno sui giornali, emanano provvedimenti sugli oggetti delle interrogazioni e poi non vengono qui a rispondere. Accade puntualmente quello che sto denunciando da tempo. Io non so a chi scrivere: forse al Presidente della Repubblica se non siete in grado di far rispettare il Regolamento di questa Camera. Se a gennaio presento un'interrogazione per i festeggiamenti su Grazia Deledda ed il Ministro Franceschini annuncia l'emanazione di un decreto con cui nominare addirittura un comitato di esperti (o presunti tali non discuto i nomi), o se sulla continuità territoriale di ITA presento un'interrogazione per sapere come volerò e come voleranno i sardi dal 15 ottobre e, poi, nessuno mi risponde, vorrei sapere a cosa servono le interrogazioni! L'unico modo per far rispondere un Ministro o un sottosegretario è il question time; però siamo un gruppo abbastanza numeroso, ci sono anche gruppi più numerosi che non possono presentare dieci interrogazioni a risposta immediata. Chiedo, quindi, a lei di parlare con la Presidenza per far rispettare finalmente quanto previsto dal Regolamento, altrimenti cambiate il Regolamento!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Raduzzi. Ne ha facoltà.

RAPHAEL RADUZZI (MISTO). Grazie, Presidente. Soprattutto a beneficio dei tanti cittadini che ci seguono da fuori, annuncio in quest'Aula di aver depositato un'interrogazione in Commissione ambiente sulla quarta linea dell'inceneritore di San Lazzaro di Padova: in un'epoca storica in cui tutti, da destra a sinistra, si riempiono la bocca di ambiente, di transizione energetica, non è più possibile proseguire in questo ambito; non è più possibile andare incontro alla logica dell'incenerimento dei rifiuti. Tra l'altro, stiamo parlando in un contesto in cui il piano regionale di gestione dei rifiuti - tra le altre cose, anche scaduto - non prevedeva alcun ampliamento, alcuna nuova linea dell'inceneritore di Padova. Stiamo parlando di una città che, purtroppo, è tristemente maglia nera a livello di inquinamento atmosferico, con numerosi sforamenti dell'indice di particolato PM 2,5, senza ricordare la questione dei PFAS, ossia il rischio, nell'incenerimento, dei PFAS. Quindi, ringrazio tutti quei consiglieri della provincia, dei comuni di Padova, tutti quei comitati che si sono fatti portavoce di queste istanze davanti ad una regione che, comunque, vuole portare avanti questo progetto scellerato e che, tra l'altro, ha accelerato anche i tempi in piena estate; istanze portate anche davanti ad un comune che sembra totalmente sordo. Quindi, auspico che il Ministro Cingolani, il grillino Cingolani prenda subito una posizione per evitare e scongiurare che questa autorizzazione ambientale, prevista per il prossimo mese, possa consentire di completare questa quarta linea dell'inceneritore.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Ferri. Ne ha facoltà.

COSIMO MARIA FERRI (IV). Grazie, Presidente. Intervengo su un tema che ho già sottoposto all'attenzione sia dell'Aula sia del Governo. È un appello che rivolgo davvero con determinazione al Ministro Giorgetti e che riguarda la situazione degli stabilimenti della nuova Sanac. È di questi giorni la notizia che ArcelorMittal, che aveva fatto l'unica offerta e che ha tenuto in ballo questa azienda per più di un anno, abbia rinunciato all'acquisto. Era una decisione che in parte ArcelorMittal avrebbe potuto prendere anni fa, senza illudere aziende, quattro stabilimenti, i lavoratori; forse, è mancata anche determinazione nell'imporre una decisione - o prendere o lasciare - ad ArcelorMittal, ma non oggi, andava fatto un anno e mezzo fa. Non c'erano le condizioni, dovevamo lavorare per trovare una nuova azienda oppure per iniziare quel percorso che portasse lo Stato ad intervenire con Invitalia. Così non è stato; si è perso un anno e mezzo; ora i lavoratori sono ancora più disperati, non hanno una prospettiva, non hanno un futuro e la politica sta perdendo. Lo dico a tutte le forze politiche, perché è inutile poi far passerelle, andare ad incontrare i sindacati e i lavoratori. Sono due anni che parliamo con i sindacati e i lavoratori senza risolvere niente.

Quindi, chiedo al Ministro Giorgetti, che è persona di buonsenso, di prendere in mano la situazione, di coordinarsi con chi se ne è occupato fino ad ora senza risolvere niente e di dare risposte concrete ad un'azienda che è sana, che funziona, che ha quattro insediamenti produttivi, dove c'erano ordini, che era collegata ad Ilva, ma che ha un grande potenziale, se davvero qualcuno ci credesse. Lo Stato deve crederci perché i conti tornano ed è un peccato far morire un'azienda che, invece, può ripartire e può dare tanti posti di lavoro. Lo dobbiamo ai territori, lo dobbiamo alle famiglie dei lavoratori. Basta ‘tira e molla': occorre trovare una soluzione concreta, perché anche oggi c'è stata una manifestazione, anche a Massa, ma anche da altre parti, e i lavoratori non ce la fanno più. Le risposte devono essere concrete. È davvero un appello che rivolgo al Ministro Giorgetti: intervenga e dia risposte concrete.

Ordine del giorno della prossima seduta.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.

Lunedì 11 ottobre 2021 - Ore 10,30:

1. Discussione sulle linee generali della proposta di legge costituzionale:

S. 83-212-938-1203-1532-1627-1632-2160 - D'INIZIATIVA DEI SENATORI: DE PETRIS e NUGNES; DE PETRIS ed altri; COLLINA ed altri; PERILLI; GALLONE; L'ABBATE; BONINO; CALDEROLI ed altri: Modifiche agli articoli 9 e 41 della Costituzione in materia di tutela dell'ambiente (Approvata, in un testo unificato, in prima deliberazione, dal Senato). (C. 3156​)

e delle abbinate proposte di legge costituzionale: BRAMBILLA; PAOLO RUSSO; DEL BARBA ed altri; PRESTIGIACOMO e GELMINI; MELONI ed altri; MURONI; D'INIZIATIVA DEL CONSIGLIO REGIONALE DEL VENETO; SARLI ed altri; PEZZOPANE ed altri; CUNIAL ed altri. (15-143-240-2124-2150-2174-2315-2838-2914-3181)

Relatrice: CORNELI.

2. Discussione sulle linee generali del testo unificato delle proposte di legge:

SCHULLIAN ed altri; ASCANI; MINARDO; SASSO ed altri; D'INIZIATIVA DEL CONSIGLIO NAZIONALE DELL'ECONOMIA E DEL LAVORO; LATTANZIO: Disposizioni in materia di iscrizione contemporanea a due corsi di istruzione superiore. (C. 43​-1350​-1573​-1649​-1924​-2069-A​)

Relatore: FUSACCHIA.

3. Discussione sulle linee generali della proposta di legge:

FOTI ed altri: Modifica all'articolo 71 del codice del Terzo settore, di cui al decreto legislativo 3 luglio 2017, n. 117, in materia di compatibilità urbanistica dell'uso delle sedi e dei locali impiegati dalle associazioni di promozione sociale per le loro attività. (C. 1059-A​)

Relatori: DEIANA, per la maggioranza; FOTI, di minoranza.

4. Discussione sulle linee generali della proposta di inchiesta parlamentare:

BALDELLI e ALEMANNO: Istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta sulla tutela dei consumatori e degli utenti. (Doc. XXII, n. 56-A)

Relatrice: BONOMO.

5. Discussione sulle linee generali delle mozioni Baldino ed altri n. 1-00520, Valentini ed altri n. 1-00521 e Rizzetto ed altri n. 1-00522 concernenti iniziative in materia di lavoro agile nelle pubbliche amministrazioni .

La seduta termina alle 19,10.

SEGNALAZIONI RELATIVE ALLE VOTAZIONI EFFETTUATE NEL CORSO DELLA SEDUTA

Nel corso della seduta sono pervenute le seguenti segnalazioni in ordine a votazioni qualificate effettuate mediante procedimento elettronico (vedi Elenchi seguenti):

nella votazione n. 1 il deputato Cecconi ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole.

VOTAZIONI QUALIFICATE EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO

INDICE ELENCO N. 1 DI 1 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 1)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
1 Nominale Doc. LVII, n. 4-bis - ris. n. 6-196 425 421 4 211 379 42 67 Appr.

F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M = Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui é mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi é premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.