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Resoconto dell'Assemblea

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XVIII LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 570 di giovedì 23 settembre 2021

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ANDREA MANDELLI

La seduta comincia alle 9,30.

PRESIDENTE. La seduta è aperta.

Invito la deputata segretaria a dare lettura del processo verbale della seduta precedente.

AZZURRA PIA MARIA CANCELLERI, Segretaria, legge il processo verbale della seduta di ieri.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Paolini. Su cosa vuole intervenire, onorevole?

LUCA RODOLFO PAOLINI (LEGA). Presidente, sulle votazioni. Dal verbale (tavola 16) rilevo che non avrei votato, invece ero presente, ho votato e ho votato in modo favorevole, essendo sia vaccinato, che con il green pass. Volevo solo lasciarlo agli atti. Non so come sia potuto succedere, ma ero presente. Forse ho chiuso un attimo prima.

PRESIDENTE. Ovviamente, risulta agli atti con la sua dichiarazione, quindi siamo a posto.

Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.

(È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Corda e Marin sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.

I deputati in missione sono complessivamente 94, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza, che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna (Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna).

Preavviso di votazioni elettroniche (ore 9,40).

PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.

Sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare sull'ordine dei lavori l'onorevole Fornaro. Ne ha facoltà.

FEDERICO FORNARO (LEU). Grazie, signor Presidente. Credo che sia doveroso ricordare che il 26 settembre, cioè tra qualche giorno, ricorre un centenario, il centenario della morte di Giuseppe Di Vagno, parlamentare socialista, eletto nel 1921 e ucciso a Mola di Bari, colpito alla schiena da due colpi di pistola da squadristi fascisti, al termine di un comizio. Fu il primo parlamentare italiano ucciso dal fascismo, e siamo nel 1921, ben lontani dalla marcia su Roma del 1922 e dalle “leggi fascistissime” del 1926. Credo che sia giusto ricordarlo in quest'Aula, ricordare il sacrificio di quest'uomo, che Filippo Turati definiva “il gigante buono”.

Vorrei ricordarlo con le parole che scrisse Giuseppe Di Vittorio, a pochi giorni dalla sua morte: “Si è voluto uccidere in te il forte lottatore, Giuseppe Di Vagno, come per seppellire un'idea, per infrangere una fede, e non si sono accorti, i miserabili, che la soppressione del tuo corpo ha preparato la tua resurrezione. Tu sei risorto. Eri un uomo ed ora sei un mito. Tu sei sempre con noi, in noi e nelle nostre battaglie e nelle nostre vittorie”.

Credo sia stato giusto ricordarlo a cento anni dalla morte e che la Presidenza della Camera - e per questo ho chiesto l'intervento sull'ordine dei lavori - debba valutare un suo ricordo, perché non ci si dimentichi che cosa è stato il fascismo e, soprattutto, come la violenza è stata determinante nella nascita del fascismo (Applausi dei deputati dei gruppi Liberi e Uguali, MoVimento 5 Stelle e Partito Democratico).

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Fornaro, sarà mia premura comunicare al Presidente Fico la sua richiesta.

Nessun altro intende intervenire; sospendo pertanto la seduta che riprenderà alle ore 10.

La seduta, sospesa alle 9,45, è ripresa alle 10.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, sull'ordine dei lavori, l'onorevole Maria Tripodi. Ne ha facoltà.

MARIA TRIPODI (FI). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, il 23 settembre del 1943, esattamente 78 anni fa, veniva barbaramente e vigliaccamente assassinato il vicebrigadiere dell'Arma dei carabinieri Salvo D'Acquisto (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente). Io tengo a ricordare oggi, qui, in quest'Aula, un eroe nazionale, un esempio non solo per il Paese, ma per tutte le giovani generazioni. Egli si offrì al nemico, si offrì ai nazisti, per salvare la vita di 22 civili che vennero scelti a caso a Palidoro, per essere barbaramente uccisi dalle truppe naziste. Salvo D'Acquisto fu insignito della medaglia d'oro al valor militare. Era un giovanissimo carabiniere, che diede la propria vita e si sacrificò per salvare quella degli altri. Ebbene, caro Presidente, io credo che eroi come questi vadano ricordati, perché il loro sacrificio non è stato vano. Credo anche che debbano essere sempre tenuti a mente, non solo dalle istituzioni, ma anche da tutte le nuove generazioni (Applausi).

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Tripodi. Ha chiesto di parlare l'onorevole Basini. Ne ha facoltà.

GIUSEPPE BASINI (LEGA). Onorevole Presidente, onorevoli colleghi, sarò brevissimo. Nessuno credo più di me in quest'Aula è convinto dell'utilità dei vaccini e dell'esigenza di mostrare il green pass. Detto questo, nello stesso posto, quindi, il ristorante di questa Camera, quando tu ti presenti molte volte e sono sicuri della tua identità, che tu lo mostri mi va bene, ma che ogni volta controllino se l'hai falsificato mi sembra qualcosa che non ha senso. In qualunque ristorante tu vada normalmente, te lo controllano una volta, due e poi basta: lo mostri e basta. Mi sembra che non sia un rispettare la legge, ma sia un barocchismo che rallenta il funzionamento senza nessun senso. Nessuno di noi qui presta il green pass a un altro e, quindi, quel giorno non ce l'ha. Ma comunque mostrarlo va bene, ma controllare ogni volta se è un falso o no non ha molto senso.

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Basini. Ha chiesto di parlare l'onorevole Fiano. Ne ha facoltà.

EMANUELE FIANO (PD). Vorrei solo, Presidente, con poche parole, onorare il ricordo di Giancarlo Siani - di cui corre oggi l'anniversario dell'omicidio -, giornalista che combatté la mafia e l'arroganza con le parole e la verità del suo lavoro di cronista e che, per questo, fu ucciso. È per noi un esempio che non dimenticheremo mai, per come si onora col proprio lavoro la libertà e la Costituzione, e abbracciamo in questo il nostro collega Paolo Siani, che con tanta dignità e onore porta avanti il nome della loro famiglia (Applausi).

PRESIDENTE. Abbiamo esaurito questa fase. Tutti d'accordo?

Seguito della discussione dei disegni di legge: S. 2308 - Rendiconto generale dell'Amministrazione dello Stato per l'esercizio finanziario 2020 (Approvato dal Senato) (A.C. 3258​); S. 2309 - Disposizioni per l'assestamento del bilancio dello Stato per l'anno finanziario 2021 (Approvato dal Senato) (A.C. 3259​).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione dei disegni di legge, già approvati dal Senato, nn. 3258 e 3259: “Rendiconto generale dell'Amministrazione dello Stato per l'esercizio finanziario 2020”; “Disposizioni per l'assestamento del bilancio dello Stato per l'anno finanziario 2021”.

Ricordo che, nella seduta di ieri, si è conclusa la discussione generale congiunta e i relatori e la rappresentante del Governo hanno rinunciato a intervenire in sede di replica.

(Esame degli articoli – A.C. 3258​)

PRESIDENTE. Passiamo, quindi, all'esame degli articoli del disegno di legge recante il Rendiconto generale dell'Amministrazione dello Stato per l'esercizio finanziario 2020.

Non essendovi emendamenti, li porrò direttamente in votazione.

Se nessuno chiede di intervenire per dichiarazione di voto, passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 1.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Le votazioni si susseguiranno, quindi, se prendete posto, facciamo tutti più velocemente. Aspetto qualche minuto adesso, poi, dopo, ci sono sette voti uno di fila all'altro. Avete votato tutti? L'onorevole Rossi non riesce a votare. Se magari, onorevole, si mette anche la mascherina, sarei più contento. Grazie, onorevole Rossi.

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 1).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 2.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 2).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 3.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 3).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 4.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 4).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 5.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 5).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 6.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 6).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 7.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 7).

(Dichiarazioni di voto finale - A.C. 3258​)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.

Risulta alla Presidenza che tutti i gruppi abbiano rinunciato allo svolgimento delle dichiarazioni di voto, concentrandole sulla votazione finale dell'assestamento.

(Votazione finale ed approvazione – A.C. 3258​)

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.

Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul disegno di legge, già approvato dal Senato, n. 3258:

S. 2308 - "Rendiconto generale dell'Amministrazione dello Stato per l'esercizio finanziario 2020" (Approvato dal Senato).

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 8).

(Esame degli articoli - A.C. 3259​)

PRESIDENTE. Passiamo ora all'esame degli articoli del disegno di legge recante disposizioni per l'assestamento del bilancio dello Stato per l'anno finanziario 2021.

La I Commissione (Affari costituzionali) ha espresso il prescritto parere (Vedi l'allegato A), che è in distribuzione.

Informo l'Assemblea che, in relazione al numero di emendamenti presentati, la Presidenza applicherà l'articolo 85-bis del Regolamento, procedendo in particolare a votazioni per principi o riassuntive, ai sensi dell'articolo 85, comma 8, ultimo periodo, ferma restando l'applicazione dell'ordinario regime delle preclusioni e delle votazioni a scalare.

A tal fine, il gruppo Fratelli d'Italia è stato invitato a segnalare gli emendamenti da porre comunque in votazione.

(Esame dell'articolo 1 - A.C. 3259​)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 1, con le annesse tabelle, e dei relativi emendamenti (Vedi l'allegato A).

Se nessuno chiede di intervenire sul complesso degli emendamenti, invito il relatore, onorevole Giorgio Lovecchio, ad esprimere il parere della Commissione.

GIORGIO LOVECCHIO, Relatore. Grazie, Presidente. Il parere è contrario su tutti gli emendamenti. Li devo elencare?

PRESIDENTE. No, va bene, onorevole Lovecchio.

Il Governo?

ALESSANDRA SARTORE, Sottosegretaria di Stato per l'Economia e le finanze. Signor Presidente, i pareri sono tutti contrari.

PRESIDENTE. Il parere è quindi conforme a quello del relatore.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Tab.2.1 Rampelli, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 9).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Tab.2.2 Maschio, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 10).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Tab.2.3 Caretta, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 11).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Tab.2.4 Lucaselli, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 12).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Tab.4.1 Ciaburro, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 13).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Tab.4.2 Mollicone, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 14).

Passiamo all'emendamento Tab.8.1 Prisco.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Prisco. Ne ha facoltà.

EMANUELE PRISCO (FDI). Presidente, vorrei intervenire soltanto un minuto su questo emendamento, come anche sul precedente della collega Caretta: questo in esame riguarda lo scostamento di fondi per straordinarie assunzioni delle Forze dell'ordine, mentre quello prima riguardava il reddito di cittadinanza.

Io credo che dobbiamo essere seri in quest'Aula. In ogni occasione diciamo e abbiamo detto - tutte le forze politiche lo hanno fatto, fino a qualche settimana fa - che servono più fondi per supportare il lavoro delle nostre Forze dell'ordine, più fondi per assumere poliziotti, Vigili del fuoco, Polizia penitenziaria, Carabinieri, finanzieri; non mancano occasioni per ripetere questa filastrocca. Poi, quando ci si mette mano in termini di variazione di bilancio, di fronte all'invasione che si sta perpetrando anche in termini di immigrazione clandestina è evidente che bisogna togliere i fondi ai percorsi di protezione e di inclusione e destinarli a chi l'immigrazione clandestina deve fermarla e, se non lo fa il Ministro dell'Interno, che non ferma i rave party, che non ferma l'immigrazione clandestina, che non ferma qualsiasi violazione delle norme in questo Paese, come si fa? Si fa mettendoci più uomini, più donne, più risorse.

Così come la stessa ipocrisia si registra sul reddito di cittadinanza: tutti vanno in televisione a dire che vogliono riformarlo, rivederlo o abolirlo e poi, quando qualcuno propone esattamente questo, ossia di depotenziare questa misura, l'Aula, il relatore, il Governo puntualmente votano in modo contrario (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

Allora, dobbiamo essere seri e consequenziali rispetto alle dichiarazioni che facciamo: le dichiarazioni stampa e ciò che votiamo in quest'Aula, se la stessa ha un ruolo e ha un senso. Se invece, semplicemente, è l'ente ratificatore di decisioni prese dal Governo o fuori dal Governo, allora mi preoccupo.

Forse, potremmo far risparmiare molti soldi agli italiani e, forse, avevano ragione quelli che, come il leader del MoVimento 5 Stelle, proponevano l'estrazione dei parlamentari.

Ho fatto solamente questo intervento perché vale per molti punti e per tutti gli emendamenti che abbiamo presentato, ma su questi due mi volevo soffermare richiamando l'Aula a una maggiore coerenza e a una maggiore consequenzialità tra le dichiarazioni che si fanno fuori da questo palazzo e gli atti che si votano dentro questo palazzo (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Tab.8.1 Prisco, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 15).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 1.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 16).

(Esame dell'articolo 2 - A.C. 3259​)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 2 (Vedi l'allegato A).

Nessuno chiedendo di intervenire, passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 2.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 17).

(Esame degli ordini del giorno - A.C. 3259​)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli ordini del giorno presentati (Vedi l'allegato A).

Se nessuno chiede di intervenire per illustrare gli ordini del giorno, invito la rappresentante del Governo a esprimere il parere.

ALESSANDRA SARTORE, Sottosegretaria di Stato per l'Economia e le finanze. Sugli ordini del giorno n. 9/3259/1 Caretta e n. 9/3259/2 Ciaburro il parere è contrario.

L'ordine del giorno n. 9/3259/3 Lucaselli, è accolto con la seguente riformulazione dell'impegno: “nel quadro complessivo delle esigenze di finanza pubblica, a valutare di prevedere lo stanziamento nello stato di previsione del Ministero dello Sviluppo economico di adeguate risorse per il 2021 per il sostegno all'internazionalizzazione delle imprese e la promozione del made in Italy.

L'ordine del giorno n. 9/3259/4 Giovanni Russo è accolto premettendo a ciascun impegno le seguenti parole: “nel quadro complessivo delle esigenze di finanza pubblica, a valutare di prevedere”.

L'ordine del giorno n. 9/3259/5 Montaruli è accolto, espungendo l'ultimo capoverso delle premesse e riformulando l'impegno nel seguente modo: “nel quadro complessivo delle esigenze di finanza pubblica, a valutare di sostenere (…)” espungendo le parole da “riducendo” fino alla fine.

L'ordine del giorno n. 9/3259/6 Varchi è accolto, premettendo le parole: “valutare di scorporare” nell'impegno del Governo.

L'ordine del giorno n. 9/3259/7 Ferro è accolto, premettendo la parola: “a valutare” prima di ciascun impegno.

L'ordine del giorno n. 9/3259/8 Prisco è accolto con riformulazione, premettendo le parole: “nel quadro complessivo delle esigenze di finanza pubblica, a valutare di prevedere” a ciascun impegno.

L'ordine del giorno n. 9/3259/9 Mollicone è accolto con riformulazione, prevedendo le seguenti parole: “nel quadro complessivo delle esigenze di finanza pubblica, a valutare di destinare” ed espungere le parole da “a tal fine” fino alla fine.

L'ordine del giorno n. 9/3259/10 Frassinetti è accolto con riformulazione, premettendo le seguenti parole: “nel quadro complessivo delle esigenze di finanza pubblica, a valutare di destinare” ed espungere le parole da “a tal fine” fino alla fine.

PRESIDENTE. Passiamo all'ordine del giorno n. 9/3259/1 Caretta.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Zucconi. Ne ha facoltà.

RICCARDO ZUCCONI (FDI). Grazie, Presidente. Il nostro ordine del giorno parte dall'assunto che nell'assestamento si incrementano di un miliardo le risorse per il reddito di cittadinanza. Le caratteristiche di quella norma del reddito di cittadinanza credo che rappresentino un fallimento generalizzato sotto il profilo della povertà perché comunque - e sono notizie di tutti i giorni - consentono di percepirlo a persone che non ne avrebbero assolutamente diritto. Questo è un dato di fatto benché l'INPS, benché la Guardia di finanza… Però, chiaramente questo controllo pare che sia estremamente complicato, difficile. Quindi non soltanto uno spreco di risorse ma anche un'ingiustizia doppia. È un fallimento dal punto di vista dell'avviamento al lavoro, della facilitazione del lavoro, perché la battuta che gli unici ad aver trovato lavoro con questo provvedimento sono i navigator è abbastanza fondata. È un fallimento, va riconosciuto, tant'è che molte importanti figure del Governo - mi pare addirittura anche il Presidente di questa Camera - hanno ammesso finalmente che quella norma è migliorabile. Tanto di cappello, avremmo voluto vedere come potevano dichiarare che fosse peggiorabile; peggiorabile non è, migliorabile sì, sicuramente, ma anche revocabile come chiediamo noi. Noi chiediamo di revocarla e di destinare quelle risorse sicuramente verso misure di sostegno alla povertà che esistevano già prima - ma prima però erano filtrate anche a livello locale, e quindi erano soggette a controlli molto migliori, molto maggiori - e magari di cominciare a destinare parte di quelle risorse verso una riduzione del cuneo fiscale, che metterebbe in condizione le persone non di essere assistite ma di essere indipendenti, di avere una propria dignità esistenziale anche dal punto di vista del lavoro, di potersi dare un progetto di vita, di ricominciare a lavorare. Questa è la sostanza. Vi siete stupiti quando il presidente Meloni ha dichiarato che il reddito di cittadinanza rappresenta una specie di metadone di Stato. Non voleva essere offensiva, lo ha chiarito molto bene, ma è giusto come concetto. Il metadone è una sostanza che non serve a guarire il problema, così come il reddito di cittadinanza ha dimostrato di non essere in grado di sconfiggere la disoccupazione; è uguale, è qualcosa che dà una dipendenza dall'aiuto dello Stato, che è un concetto estremamente negativo, estremamente sbagliato, che contraddice quei principi sui quali l'Italia si è venuta ricreando, rinascendo dal secondo dopoguerra e arrivando, oggi, a fare del lavoro una pietra miliare nella categoria dei propri valori etici.

Noi sappiamo perfettamente che questo ordine del giorno molti dei parlamentari che sono qui, se potessero votare in coscienza - parlo dei colleghi della Lega, di Forza Italia, di Coraggio Italia, ma probabilmente anche di altri gruppi - lo voterebbero, ma non lo faranno perché evidentemente subentrano altre logiche.

E la logica è che la linea politica, questa ne è la dimostrazione, in questo Governo, la dettano le sinistre, segnatamente PD e 5 Stelle. Questa è la verità. E sono le stesse forze politiche che hanno dimostrato il loro fallimento a livello governativo con il Governo Conte. Quindi, questa è la situazione. Se uno vuole lanciare un segnale che si deve andare verso una revisione di quella misura così importante dal punto di vista dell'impiego di risorse, questa è un'occasione, perché è un ordine del giorno, quindi un atto di indirizzo. Noi vi preghiamo di ragionare in questi termini e di non nascondere il problema, perché le risorse impiegate sono veramente tante. Allora, se non cominciamo mai a porre il problema o poniamo muri davanti a chi propone, si rende disponibile a rivederlo e magari a riabilitare alcune misure del passato, che forse erano più efficaci, allora questa Camera cessa di avere anche un minimo di impulso politico e finisce per continuare a votare decreti settimane dopo settimane (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/3259/1 Caretta, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 18).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/3259/2 Ciaburro, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 19).

Sugli ordini del giorno n. 9/3259/3 Lucaselli, n. 9/3259/4 Giovanni Russo, n. 9/3259/5 Montaruli e n. 9/3259/6 Varchi si accetta la riformulazione.

Sull'ordine del giorno n. 9/3259/7 Ferro non si accetta la riformulazione.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/3259/7 Ferro, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 20).

Sugli ordini del giorno n. 9/3259/8 Prisco, n. 9/3259/9 Mollicone e n. 9/3259/10 Frassinetti si accetta la riformulazione.

È così esaurito l'esame degli ordini del giorno presentati.

(Dichiarazioni di voto finale - A.C. 3259​)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Fassina. Ne ha facoltà.

STEFANO FASSINA (LEU). Grazie, Presidente. In un'unica dichiarazione, come lei ha anticipato, affrontiamo, sia il Rendiconto generale dello Stato per l'anno 2020, sia l'assestamento del bilancio per l'anno in corso. Come è noto, sono documenti molto tecnici, ricchi di dati, ma quei dati dovrebbero essere utilizzati, in qualche modo, per le valutazioni politiche. Sono dati che andrebbero interpretati per suffragare affermazioni che, invece, molto spesso, sono troppo disancorate dalla realtà effettiva. Il rendiconto per il 2020 è molto rilevante. Infatti, lo scorso anno è stato straordinariamente eccezionale (permettetemi questa enfasi). Abbiamo fatto interventi correttivi per circa 100 miliardi di euro. A partire dal primo decreto, il “Cura Italia”, a marzo 2020 - tutti lo ricordate -, tanti decreti si sono succeduti: “decreti Rilancio”, “decreti Sostegno”. Siamo andati avanti con almeno una dozzina di interventi, per un ammontare complessivo di oneri di finanza pubblica di oltre 100 miliardi. È un dato molto significativo, che, appunto, il rendiconto mette in evidenza e che dovremmo considerare quando facciamo valutazioni anche relativamente alla dinamica dell'economia negli anni in corso. Ora, non voglio aprire, in questa sede, l'abbastanza stucchevole e inutile diatriba su Governo “Conte 2” e Governo Draghi. Però, se nel primo trimestre 2021 abbiamo registrato una ripresa così intensa, è evidente che le politiche di bilancio, attuate nel corso del 2020 e rendicontate dall'atto che oggi approviamo, hanno avuto una qualche efficacia. Sono state perfette? Certamente no! Sono stati compiuti anche errori e sono state segnate da ritardi di attuazione.

PRESIDENZA DELLA VICEPRESIDENTE MARIA EDERA SPADONI (ore 10,40)

STEFANO FASSINA (LEU). L'ammontare dei residui passivi e il minor debito pubblico rispetto alle previsioni evidenziano che una parte di quelle risorse disponibili non sono state effettivamente utilizzate e questo è certamente un problema. Infatti, nel momento in cui hai un Paese nella sofferenza, come lo abbiamo conosciuto lo scorso anno, è evidente che quei residui passivi non ci sarebbero dovuti essere. Tuttavia, è chiaro, dai dati del rendiconto, che quelle politiche hanno funzionato e hanno consentito quella ripresa per il primo trimestre dell'anno in corso, che è complicato attribuire a un Governo che si insedia a metà febbraio.

Vengo, invece, all'assestamento. È un assestamento che fa anche un po' giustizia delle polemiche dello scorso anno a proposito della legge di bilancio. Evidentemente, quella legge di bilancio non era così strampalata. L'assestamento compie inevitabilmente degli aggiustamenti, ma non ci sono grandi stravolgimenti. Evidentemente, quella legge di bilancio aveva contenuti e interventi che si dovevano confermare, perché erano sensati, con misure anche da integrare e da modificare, ma certamente se uno guarda all'assestamento, non può trarre la conclusione che chi è arrivato dopo il Governo “Conte 2” ha trovato un bilancio, come dire, inaccettabile, un bilancio da stravolgere, perché così non è stato. Mi rendo conto che quando uno guarda i dati, poi diventa più complicato fare fantasiose valutazioni politiche, però i dati sono i dati.

E a proposito di dati - è l'unico punto di merito che voglio affrontare e poi chiudo, Presidente -, c'è questa storia sul reddito di cittadinanza. Anche qui sarebbe utile guardare ai dati. Quando hai 3 milioni di percettori, che ci siano migliaia di frodi in qualunque policy pubblica è assolutamente fisiologico.

Se confrontate i tassi di percezione impropria del reddito di cittadinanza rispetto a qualunque altra politica pubblica, noterete che il reddito di cittadinanza ha un tasso di fallimento assolutamente inferiore al tasso di fallimento medio delle altre politiche pubbliche (Applausi dei deputati dei gruppi Liberi e Uguali e MoVimento 5 Stelle). Quando su 3 milioni di percettori ne trovi anche 30.000, stai parlando dell'1 per cento. Vi segnalo che l'INPS, senza che faccia notizia sui giornali, revoca mensilmente migliaia di indennità (migliaia, decine di migliaia all'anno).

E poi c'è pure questa storia veramente di disonestà intellettuale. Si continua a ripetere - non solo dall'opposizione - che il reddito di cittadinanza non ha avviato al lavoro. In un anno in cui i posti di lavoro, gli occupati diminuiscono di 1 milione di unità, ma davvero qualcuno sano di mente pensa che il reddito di cittadinanza poteva contrastare questa tendenza di fondo così pesante dell'economia? Ci vogliono serietà e l'onestà intellettuale di riconoscere che, se non ci fosse stato il reddito di cittadinanza, centinaia di migliaia di famiglie sarebbero state in una condizione insostenibile (Applausi dei deputati dei gruppi Liberi e Uguali e MoVimento 5 Stelle). Sarebbe onestà intellettuale riconoscerlo! E guardate che, se confrontate la letteratura internazionale, il nostro reddito di cittadinanza è segnalato come uno di quelli più lavoristi, dove il vincolo lavoro è più stringente. Segnalo anche che l'impianto continua a coinvolgere anche gli enti locali. Ci sono problemi di attivazione negli enti locali, ma sono di altro ordine.

Infine, ci vorrebbe un po' di consapevolezza anche nella legge. Vi segnalo che la legge vigente in merito al reddito di cittadinanza consente di utilizzare l'indennità mensile per sgravi contributivi all'impresa che assume la lavoratrice o il lavoratore. È già legge, è già possibile! La legge prevede la possibilità di utilizzare le indennità cumulate come capitale iniziale per avviare un'attività di lavoro autonomo. Quindi, trovate un altro bersaglio polemico per difendere gli interessi dei più forti, perché il reddito di cittadinanza è stato uno strumento efficace a combattere la povertà! Poi, va tutto bene così? No! Ci sono le politiche attive, ma è un altro capitolo che va affrontato e il Ministro Orlando lo sta affrontando.

Chiudo, Presidente. Nonostante le difficoltà comprensibili, perché facciamo mestieri diversi e siamo arrivati qui, appunto, attraverso percorsi e mestieri diversi, sarebbe utile, però, provare ad ancorare qualche valutazione politica ai dati - ai dati! - e il rendiconto e l'assestamento ci consentono di farlo (Applausi dei deputati del gruppo Liberi e Uguali).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Guido Germano Pettarin. Ne ha facoltà.

GUIDO GERMANO PETTARIN (CI). Grazie, Presidente. Naturalmente l'intervento, così come ci siamo accordati, accorpa il Rendiconto all'assestamento e, naturalmente, anticipo fin da subito il voto favorevole di Coraggio Italia, così come si è espresso nei voti precedenti. È da qui che bisogna partire: bisogna avere tanto coraggio.

I numeri, Presidente e colleghi, non mentono, non mentono mai e non lasciano spazio alle fantasie, a nessuna fantasia - né a fantasie politiche né a fantasie di altra natura - e i dati che abbiamo ci danno modo di fare una serie di valutazioni assolutamente importanti, che ci danno modo di guardare al futuro. Un primo dato: l'anno 2020 è stato assolutamente straordinario, l'anno 2021 non è che sia meno straordinario e l'anno 2022 non segnerà certamente un ritorno alla normalità. Ma, sapete, la valutazione di fondo è: guai se dovessimo tornare alla normalità! Se ciò che riusciremo a fare, per recuperare la crisi devastante che la pandemia ci ha causato, fosse semplicemente un ritorno al quo ante, sarebbe una sconfitta enorme: una sconfitta per noi, una sconfitta per i 130 mila morti che al momento contiamo, una sconfitta per i nostri figli e per i nostri nipoti; noi dobbiamo sfruttare questa situazione per diventare qualcosa di diverso, per diventare qualcosa di migliore. Dobbiamo tenere conto dei numeri che abbiamo davanti agli occhi e chiederci: come mai si è ritenuto di accedere a tutte le modalità del debito a cui avevamo possibilità di accedere e come mai abbiamo scelto di fare tutto il debito possibile, in considerazione del fatto che il tema - l'ho già detto ieri - non è fare debito, ma è fare debito buono?

Il problema vero, per quanto riguarda la nostra Nazione, colleghi, Presidente, non è ciò che è accaduto solo nella pandemia, ma ciò che era accaduto nei vent'anni precedenti. Non dobbiamo recuperare solamente il periodo della pandemia, ma trent'anni di difficoltà, di crisi, di rallentamento, di incapacità della nostra Nazione di correre così come bisogna correre nei tempi moderni e così come corrono i nostri partner dell'Unione europea e i nostri concorrenti a livello globale.

Quando siamo arrivati alla pandemia, eravamo già un Paese vecchio, vecchissimo, dotato di strutture vecchie, vecchissime; abbiamo bisogno di ristrutturare perché la nostra sfida è che, nel 2026, dovremo essere di nuovo, possibilmente, un Paese giovane, dotato di strutture moderne. Dobbiamo leggere in questo senso i dati delle date che si confrontano: 2021-2027, è il periodo settennale del QFP, cioè del bilancio pluriennale comunitario; 2021-2026, sono gli anni dell'impegno più rilevante che noi ci siamo mai trovati ad affrontare, cioè del PNRR, con una sfida assolutamente difficile da affrontare rispetto a chiunque conosca un minimo le strutture della nostra amministrazione nelle sue varie articolazioni; 2028-2058, sono i trent'anni di ammortamento per la parte del prestito, usiamo pure questo termine, comunitario che abbiamo assunto e non è poca cosa.

Non è vero che non stiamo spendendo denari dei nostri figli e dei nostri nipoti, perché gli anni dal 2028 al 2058 saranno trent'anni in cui loro spenderanno denari per rimborsare un debito che noi abbiamo fatto e che noi abbiamo il dovere di affrontare, mettendo loro in condizione di pagare quelle rate di mutuo (Applausi dei deputati del gruppo Coraggio Italia).

Questo è il punto e la situazione che dobbiamo tenere sempre presente; questo è ciò che ci condiziona e il motivo per cui riteniamo che bisogna avere grandissimo coraggio e non coraggio semplicemente per rispetto verso noi stessi, ma per rispetto verso le generazioni che ci succederanno. È per questo che annuncio il voto favorevole - naturalmente lo abbiamo già espresso per quanto riguarda il Rendiconto 2020 - sull'assestamento 2021, perché siamo coscienti che il punto che ci sta sfidando sia dirimente: è esattamente il futuro nostro e dei nostri figli (Applausi dei deputati del gruppo Coraggio Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Mauro Del Barba. Ne ha facoltà.

MAURO DEL BARBA (IV). Presidente, onorevoli colleghi, in genere, l'appuntamento con i bilanci, consuntivo e di assestamento, non genera grandi entusiasmi o partecipazioni accorate, perché viene ritenuto, forse, un passaggio scontato e noioso. Era così anche quando, purtroppo molti anni fa, nella mia città, facevo l'assessore al bilancio: è molto più interessante il bilancio preventivo, dove si prendono le decisioni; sul consuntivo oramai si è detto tutto, quando si arriva in Aula; figuriamoci sull'assestamento, quando occorre accertare i residui attivi e passivi del Rendiconto per rivedere, come prevede la legge, anche per lo Stato, le previsioni di bilancio.

Però, è vero che in questa circostanza occorre fare uno sforzo, perché questi due appuntamenti ci restituiscono informazioni utili circa il periodo terribile che abbiamo appena trascorso nei primi 18 mesi. È vero che, per quanto riguarda il consuntivo, si possono anche citare gli indicatori sintetici che l'Istat cita, che sono quelli che già fotografano la situazione: abbiamo nel 2020 una diminuzione del PIL dell'8,9 per cento, un aumento del deficit sul PIL al 9,6 per cento, la salita del debito sul PIL fino al 155,8 per cento, il deficit primario - abituati a un avanzo primario - al 6,1 per cento, visto che sono calate le entrate correnti ed è aumentata la spesa corrente in modo considerevole. I saldi di finanza pubblica non sono da meno: il saldo netto da finanziare presenta un meno 270,9 miliardi, il risparmio pubblico, con cui dovremmo riuscire a finanziare le spese per investimenti attraverso le entrate correnti, in realtà, ha un segno negativo - meno 105,5 miliardi, peggiorando di 155 miliardi rispetto al 2019; il ricorso al mercato, ovviamente - ricordiamo tutti quanti scostamenti abbiamo votato - evidenzia un peggioramento di 289,3 miliardi; infine, non aumenta la spesa per interessi solo perché siamo in una situazione di interessi zero o negativi. Quindi, è un quadro clinico che, letto con gli occhiali pre-pandemia, sarebbe terrificante, agghiacciante, ci farebbe pensare che stiamo cadendo a rotta di collo in maniera irrefrenabile. Che cosa ci deve far pensare, oggi, però? Teniamo presente che l'assestamento non si discosta di troppo rispetto ai dati del consuntivo in termini di saldo, ma cosa ci deve far pensare? Ci deve far celebrare la spesa pubblica, come dato che garantisce la salute del paziente? Io credo che, prima di tutto, ci debba far preoccupare per la tenuta dei conti pubblici per il futuro. Credo che siamo di fronte a un limite che nella sua entità probabilmente è ancora ignoto, visto quello che sta capitando in tutto il mondo, ma è un limite di rottura dell'equilibrio dei conti pubblici. Lo sappiamo benissimo, per carità: abbiamo fatto quello che dovevamo fare e continueremo a fare quello che dovevamo fare. Non ci è tremata la mano quando si è trattato di alzare la spesa pubblica, anche la spesa corrente, contro ogni limite immaginabile fino a quel momento, ma oggi, proprio perché questi interventi hanno consentito la ripartenza della nostra economia, dobbiamo porci delle domande che riguardino anche il futuro.

Questo rito, quindi, non deve essere una semplice archiviazione del passato, ma deve essere un momento che rappresenta una riflessione per la prossima legge di bilancio - quando torneremo in Aula avremo la NADEF - e, allora, che cosa ci dice? Ad esempio, se ne ricava che lo stimolo della spesa è continuato con un'intensità impressionante anche quest'anno e dovremo pertanto avere estrema cura nell'approntare la prossima legge di bilancio, avendo riguardo di come trasferire questi stimoli sugli investimenti. L'arrivo del PNRR sarà un'opportunità importantissima.

Quindi, io non starei qui a celebrare strumenti come quello del reddito di cittadinanza che è indubbio che ha concorso a tamponare situazioni di povertà, ma chi lo ha difeso lo ha difeso usando le stesse parole di chi lo critica. La componente del reddito che va a tutela della povertà non è mai stata messa in discussione, ma il problema è che c'era già prima: si chiamava reddito di inclusione (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva). Non si può celebrare il reddito di cittadinanza, mandando in cavalleria il passato. Certo, poi, ci sono le politiche attive, ma quella è un'altra cosa: eh no! Io ho preso i soldi, li ho messi insieme, li ho chiamati con un altro nome, ci ho lucrato politicamente e oggi non sono in grado, proprio per questo motivo, di far ripartire le assunzioni in questo Paese. Ciò, quindi, vuol dire che noi tutto questo stimolo di spesa che abbiamo fatto concordemente rischiamo di farlo inutilmente per il futuro, proprio perché ci fermiamo a celebrare noi stessi. Qui non c'è niente da celebrare, si è fatto quello che si doveva, ma adesso occorre cambiare passo, occorre cambiare registro in modo importante. Non ci possiamo soffermare su questi numeri leggendoli semplicemente come un successo.

Abbiamo misurato il prezzo economico della pandemia sui conti pubblici ed è salato; è un prezzo che è dovuto principalmente alle misure di contenimento; è dovuto principalmente al lockdown, alle regioni “gialle”, “arancioni” e “rosse”, all'incremento doveroso dei costi per la sanità, di cui non si parla più; una volta si parlava solo del MES in quest'Aula, ora non se ne parla più. Ma di che sanità avremo bisogno nel futuro per continuare ad affrontare questa pandemia e le prossime? È chiaro che dovremmo aumentare gli investimenti. Non dobbiamo cullarci sull'aumento della spesa corrente, che è stata la cura per salvare il paziente, oggi dobbiamo misurare quante tossine ci sono in questo paziente, dobbiamo iniziare la riabilitazione; non dobbiamo spacciare la cura come la nuova alimentazione del paziente.

Mi sembra importante questo, allora, nell'archiviare il consuntivo e l'assestamento, come mi sembra importante ricordare che ieri quest'Aula ha approvato il green pass; il giorno in cui facciamo il consuntivo e l'assestamento, dobbiamo rivederlo come uno strumento di politica economica. Dietro di noi i costi della pandemia, senza vaccini, senza adeguati tamponi - e sono i numeri che, impietosi, rileviamo- davanti a noi la strada della libertà delle scuole aperte, delle fabbriche aperte, delle assunzioni e, in mezzo, la piccola fatica del green pass che, scusate, rispetto allo stare a casa rinchiusi, senza una prospettiva, non mi sembra una perdita di libertà, mi sembra una grande conquista di libertà.

Allora, è con queste considerazioni che noi archiviamo positivamente, consapevoli dello sforzo che insieme abbiamo fatto, consapevoli delle scelte anomale di politica economica a cui siamo dovuti ricorrere, ma anche consapevoli del bivio di fronte al quale ci troviamo, un bivio che è segnato dalle politiche europee, dalla scelta del PNRR; un bivio che è segnato è segnato dalla necessità di crescere con forza, altrimenti questi numeri, che oggi ci dicono che abbiamo salvato il paziente, saranno gli stessi numeri che ci diranno che per i nostri figli abbiamo creato un grandissimo problema. Per questi motivi, annuncio il voto favorevole di Italia Viva (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva).

PRESIDENTE. Ha chiesto di intervenire la deputata Ylenja Lucaselli. Ne ha facoltà.

YLENJA LUCASELLI (FDI). Grazie, Presidente. Colleghi, rappresentanti del Governo. Accolgo molto felicemente le sollecitazioni che sono arrivate dai colleghi e lo faccio perché credo che, all'interno di un dibattito serio, nel momento della discussione sul rendiconto e sull' assestamento, questo non siano semplicemente un passaggio formale, ma siano la fotografia di quello che è accaduto e di come il Governo ha impostato le proprie politiche economiche. Proprio per questo vorrei partire da un dato che tutti sembrano aver dimenticato: rendiconto e assestamento hanno, come per tutti, i tempi stabiliti per legge nella redazione degli atti propedeutici e susseguenti la legge di bilancio, delle scadenze; scadenze che, purtroppo, dall'inizio di questa legislatura, non sono mai state rispettate. Siamo a fine settembre e l'analisi di rendiconto e assestamento sarebbe dovuta arrivare a giugno. Questa, purtroppo, è una cattiva abitudine che dovrebbe essere cambiata, anche perché siamo a fine settembre e ancora non abbiamo letto la NADEF (quindi, non abbiamo letto le previsioni per il prossimo triennio) e non c'è la minima idea di come verrà impostata la prossima legge di bilancio. Credo che questo sia il primo dato che non può essere sottaciuto.

Da questo io parto per alcune riflessioni. Quando parliamo di questo assestamento e di questo rendiconto, nessuno si stupisce del fatto che ci sia un indebitamento così alto e così forte. Sappiamo che veniamo da una pandemia che ha devastato la nostra economia e nei confronti della quale era necessario e doveroso fare degli investimenti. Leggiamo, infatti, numeri che, di per sé, sono numeri preoccupanti: guardando al saldo netto da finanziare nell'esercizio 2020, questo è negativo per 271 miliardi; se guardiamo al saldo netto da finanziare per il 2021, nell'assestamento, il dato peggiora ancora e superiamo i 300 miliardi.

Quando guardiamo questi dati, quindi, è chiaro che abbiamo palesemente in mente quello che è accaduto e le necessità che il nostro Paese ha avuto. Ma c'è una cosa che ci fa esprimere quello che sarà il nostro voto contrario, ci fa essere la voce fuori dal coro, ed è il come questi soldi sono stati spesi. Vedete, fare debito in un momento di crisi è essenziale, non potevamo fare diversamente, questo è certo; però, proprio perché abbiamo fatto quel debito, noi abbiamo la responsabilità di fare in modo che quelle somme vengano spese nel miglior modo possibile; quando parlo del miglior modo possibile faccio riferimento a quello che oggi è sui programmi, sulle azioni e sulle missioni indicate dal rendiconto e dall'assestamento. Tutti sembrano aver dimenticato che in quei 271 miliardi di debito ci sono i soldi spesi per mascherine che sono state restituite; ci sono soldi spesi per siringhe che dovevano servire alle iniezioni dei vaccini, che sono state cestinate perché non andavano bene; ci sono miliardi investiti per respiratori che non hanno mai funzionato; ci sono soldi investiti e accantonati nei nostri residui per la brillante idea di distribuire i vaccini sul territorio nazionale con i gazebi delle primule. Ultimo - però sembra quasi una banalità e una ovvietà - in quei miliardi di debito ci sono i soldi per i banchi a rotelle (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia) che non sono mai stati utilizzati, che oggi sono ancora incellofanati, ma che avrebbero dovuto risolvere la diffusione del virus all'interno dei nostri istituti scolastici, che oggi invece ritornano ad essere chiusi con 5.000 ragazzi in DaD e oltre 200 classi in quarantena.

Allora, il punto non è fare debito, il punto è come si spendono i soldi, quali sono le scelte che il Governo fa rispetto alle politiche necessarie per la Nazione. A noi pare che la direzione che sia stata presa - neanche nell'assestamento - abbia dato un quadro non solo chiaro di quello che il Governo voleva fare, ma abbia dato un quadro esaustivo di quello che il Governo avrebbe dovuto fare. Quando parliamo del debito lo facciamo con la consapevolezza che oggi in Italia ogni bambino che nasce ha su di sé un debito di 45 mila euro; quindi appena nasce ha un debito che dovrà essere saldato nel resto e nel corso della sua vita. Noi stiamo prendendo soldi in prestito dai nostri figli e, se questo è, abbiamo il dovere morale di spenderli nel modo migliore, di fare le scelte migliori. Questo non è stato fatto. Vengo, poi, a un tema, lo dico tramite lei, Presidente, al collega Fassino, cioè il reddito di cittadinanza. Vedete, non è che noi abbiamo preso di mira il reddito di cittadinanza; noi siamo sempre stati contrari, abbiamo sempre votato in modo contrario e oggi tutto quello che accade nel dibattito politico di fatto dice che avevamo ragione a dire che il reddito di cittadinanza non funzionava. Il reddito di cittadinanza non ha funzionato non perché c'è stato il COVID, perché le assunzioni ci sono state, ma i centri per l'impiego hanno partecipato alle assunzioni globali al 3 per cento: nulla. Il reddito di cittadinanza non ha funzionato non per la pandemia, non ha funzionato perché il 70 per cento delle persone che si sono iscritte ai centri per l'impiego non raggiungono la scolarizzazione dell'obbligo e non hanno mai lavorato, quindi non rispondono alle esigenze delle imprese che vogliono assumere. Oggi le imprese chiedono manodopera qualificata, invece i centri per l'impiego continuano a credere che nel mondo del lavoro i nostri giovani possono accedere semplicemente se fanno un corso di inglese, che è assurdo (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)! E, quando pensiamo a quanto questa misura influisca sui conti dello Stato, dobbiamo pensare che ci sono, fra il 2020 ed il 2021, 15 miliardi spesi per dei centri per l'impiego che non hanno prodotto assunzioni e che, soprattutto, non si sono occupati della formazione che possono immettere nel mondo del lavoro. E, allora, va immaginato un nuovo criterio, sì, va immaginato un nuovo modo di fare politiche attive, intanto però bisogna avere il coraggio di cancellare quella legge, che ci fa spendere soldi e che toglie soldi dal mondo produttivo vero. Infatti, vedete, quando - e lo dico rispondendo a quello che diceva il collega Fassina - mi si dice che comunque le imprese hanno lo sgravio, rispondo che le imprese quelle assunzioni non le fanno e lo sgravio non lo avranno mai, perché non c'è manodopera qualificata, perché le persone, che oggi ricorrono ai centri per l'impiego, non possono essere reimmesse nel mondo del lavoro. Bisogna avere onestà intellettuale nel dire le cose, capire il problema e cercare di risolvere il problema reale. Basta con la demagogia, soprattutto nel mondo del lavoro, perché è da quello che l'Italia può ripartire!

Faccio altre due brevissime considerazioni. Vede, Presidente, io credo che sia anche arrivato il momento di dirci che l'Italia ha la necessità di rivedere le norme sulla legge di bilancio. C'è un libro, La qualità sociale. Le vie dello sviluppo, di Giorgio Ruffolo che, ragionando in merito al vecchio bilancio statale, diceva che in Italia sono stati compiuti, grazie all'impulso iniziale della programmazione, notevoli progressi; il problema vero è che però sono rimaste vecchie strutture e vecchie abitudini perché il bilancio viene ancora redatto da un'amministrazione che sa tutto sul come e niente sul perché. E vengo alla conclusione, partendo proprio da questo dato. La legge di bilancio ha bisogno di essere rivista, e io questo lo pongo come un auspicio, ma soprattutto, come auspicio, lascio a beneficio dei colleghi d'Aula quello che diceva Buttafava nel 1975: Spendere bene un milione, ma non sprecare nemmeno cento lire. Ecco la regola d'oro di qualunque saggio bilancio, familiare o statale che sia, perché lo Stato è la nostra famiglia (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Roberto Pella. Ne ha facoltà.

ROBERTO PELLA (FI). Grazie, Presidente, gentili colleghi e rappresentanti del Governo. L'esame del disegno di legge sul Rendiconto dello Stato costituisce sempre un momento, se vogliamo, di verifica oggettiva, in questo caso, anche eccezionale in considerazione delle circostanze che il nostro Paese ha affrontato nel 2020 e parzialmente sta ancora affrontando in questo 2021. I documenti che compongono la manovra di finanza pubblica (DEF, NADEF e leggi di bilancio) esprimono, tramite i numeri ivi contenuti, le linee di indirizzo politico. Con il Rendiconto invece sono i numeri a parlare e, nella loro cruda freddezza, a circa 18 mesi di distanza dalla legge di bilancio di riferimento, presentano il conto prodotto dalle misure inserite in questa legge. Si tratta di dati negativi, o comunque più negativi dell'anno precedente e il conseguente giudizio - questa volta tecnico e non politico - non può essere che altrettanto negativo.

Nel 2020 e ancora nel 2021 abbiamo tutti vissuto in una condizione ampiamente straordinaria, determinata dalla pandemia da COVID-19 che, tra febbraio e marzo 2020, si è diffusa in Italia, nel resto d'Europa e nel mondo. Forza Italia nel 2020 non era forza di maggioranza all'interno del Governo, ma, con il senso di responsabilità che ci contraddistingue, mai ci potrebbe venire in mente di analizzare il Rendiconto di quell'anno in base a valutazioni e parametri ordinari, senza tener conto dello stravolgimento epocale vissuto. Durante questo periodo, sovente in quest'Aula, abbiamo fatto ricorso all'espressione “economia di guerra” o alla necessità di “bazooka” per la ripresa, per provare a fotografare la situazione economica che stavamo vivendo e le prospettive future. Ebbene, il Rendiconto 2020 è la fotografia di provvedimenti economici adottati per provare a fronteggiare un'emergenza mai vista prima, un'emergenza che, oltre a minacciare la salute e la vita delle persone, ha aggredito, bloccandole e travolgendole, le attività economiche. Da ciò derivano i dati e i numeri che stiamo esaminando. La differenza tra entrate e uscite ha fatto segnare un disavanzo di 132 miliardi di euro. Il saldo netto da finanziare fa segnare un valore negativo di circa 271 miliardi, con un peggioramento di oltre 273,2 miliardi rispetto a quello registrato nel 2019.

Crolla inevitabilmente anche il risparmio pubblico, che segna un negativo di 105,5 miliardi. Il debito pubblico - che, come tutti sappiamo, è esploso nel 2020 ed il trend negativo è proseguito anche nel corso del 2021 - è arrivato in valore assoluto a circa 2.700 miliardi di euro, pari al 160 per cento del PIL. Anche in questo caso, si tratta di un dato conseguente ai numerosi scostamenti di bilancio che, a cavallo di questi due anni, sono stati approvati. Al fine di finanziare gli altrettanto numerosi decreti cosiddetti COVID, c'è una serie di manovre economiche di grande portata che, dal “decreto Cura Italia” in poi, sono state adottate con una cadenza quasi trimestrale, fino all'ultimo “decreto Sostegni-bis”. Ribadito che il 2020 e almeno la prima metà del 2021 sono stati anni eccezionali, che hanno imposto l'adozione di misure parimenti eccezionali, non è opportuno né corretto oggi sindacare sui dati riportati nel rendiconto. Tuttavia, riteniamo che ci sia un dato interessante, sul quale proporre una riflessione. Dal rendiconto e dal confronto tra il 2019 ed il 2020 emerge, infatti, un forte aumento degli stanziamenti definitivi, a fronte del quale la capacità di impegno si è mantenuta sostanzialmente identica a quella dei mesi precedenti. Allo stesso tempo, si è registrato un netto calo della realizzazione di questi impegni e della realizzazione di spesa. Detto in termini più semplici, questo rilievo evidenzia come molte delle risorse stanziate per fronteggiare la crisi prodotta dal COVID non siano poi state erogate materialmente ai destinatari, oppure la loro erogazione sia avvenuta con molto ritardo, compromettendone l'efficacia e la natura. Questo è stato un aspetto che si è imposto nel dibattito dei mesi scorsi, talvolta anche con toni aspri, dovuti alle istanze pressanti e urgenti che i cittadini, i lavoratori e le imprese hanno sottoposto alla nostra attenzione e che Forza Italia stessa ha voluto far emergere. Oggi, come forza di Governo, dimostriamo di non aver disatteso l'impegno: basti pensare alle novità introdotte dai nostri vari rappresentanti al Governo. Ho scelto di sottolineare questo dato per porre a tutti noi un tema di riflessione pro futuro, per fare in modo che, anche alla luce degli investimenti che si stanno già facendo e si continueranno a fare, grazie soprattutto al PNRR, la macchina dello Stato, la pubblica amministrazione possa essere sempre più efficiente, evitando che risorse stanziate per legge non vengano poi effettivamente spese per cassa, a causa di problemi di natura burocratica, o per meccanismi autorizzativi preventivi inutilmente complicati. Questo rendiconto 2020 è una sorta di edizione speciale e, come monito, dovremo sempre tenerla ben presente e viva nelle scelte che faremo per il futuro del Paese. Il debito che si è prodotto nel 2020 e anche nel 2021 è stato inevitabile; al tempo stesso, questo debito non scomparirà improvvisamente, rimarrà strutturalmente e produrrà i propri effetti. È per questo che, quando la situazione ordinaria migliorerà - e lo sta già facendo -, nessuno di noi dovrà permettersi il lusso di dimenticare quello che abbiamo, di necessità, eccezionalmente concesso. Se guardiamo i dati dell'economia reale, oggi sono tutti positivi: la crescita che stiamo registrando nel 2021, al momento, è superiore di circa 2 punti a quella stimata nel DEF e la proiezione è di un 6 per cento annuo. La dinamica della ripresa e del turismo estivo, favorita anche dal cambio dei parametri nella colorazione epidemica delle regioni, che ha posticipato a fine agosto la ricomparsa della prima “zona gialla”, dovrebbe far proseguire la corsa del settore dei servizi, che, anche nel periodo aprile-giugno, ha fatto segnare un più 2,9 contro un più 1,6, raggiunto nell'industria, mentre l'agricoltura è ancora stabile. L'effetto rimbalzo, dopo le restrizioni, è evidente nella graduatoria della ripresa, che vede in testa commercio, alloggio, trasporto, ristorazione (più 8,3), seguiti dalle attività artistiche e dall'intrattenimento (più 7,7). Il quadro offerto dall'Istat non è senza conseguenze. Con una crescita acquisita del 4,7 e una NADEF in arrivo che potrebbe registrare una ripresa annuale intorno al 6 per cento e un deficit più vicino al 10 che all'11, 8 ipotizzato dal DEF di aprile, potrebbe essere forte la spinta a considerare archiviata la crisi e a mettere in campo nuove misure di spesa, tanto più con una congiuntura tra le più vivaci dell'eurozona (più 2 per cento medio, rispetto all'1,6 della Germania e allo 0,8 della Francia). Questo però è quello che non dovremo fare. I dati del 2020 dovranno farci tenere alta l'attenzione e concentrare ogni sforzo sulla realizzazione del PNRR, incentivando la spesa per investimenti rispetto alla spesa corrente. Dobbiamo crescere strutturalmente e non rischiare un effetto elastico, vanificando sforzi e sofferenze. Dovremo realizzare concretamente quelle riforme di sistema, che ci chiede non solo l'Unione europea, ma, prima di tutto, ogni cittadino che incontriamo da anni, come la riforma fiscale, la riforma della concorrenza e la riforma della giustizia civile. Bisognerà valutare una revisione di alcune poste di bilancio ingente. Penso al reddito di cittadinanza, ad esempio, che è stato sollevato anche da altri colleghi. Non si tratta di tagliare per tagliare, ma di valutarne attentamente l'efficienza, il rapporto costi-benefici sul sistema economico complessivo e la ricaduta sui territori, in modo particolare, sottosegretario, quello che è il ruolo centrale che province, comuni e regioni dovranno avere su questa partita e che finora sono poco stati coinvolti dalla misura, perché parte di quegli 8 miliardi potrebbero essere destinati a misure affini, ma diverse, nell'ambito delle politiche attive del lavoro.

Accanto a misure di sostegno essenziali, anche in considerazione del quadro sulla povertà che l'Istat ha tracciato, dobbiamo porre le condizioni per la creazione di lavoro qualificato e durevole. Queste e altre tematiche le affronteremo a breve con la NADEF e, soprattutto, con la legge di bilancio. Una legge di bilancio, che mi auguro possa essere esaminata, Presidente, con il giusto tempo e, concretamente, da entrambi i rami del Parlamento. Per questo, mi auguro che sollevi questo tema al Presidente Fico, perché credo che non si possa arrivare continuamente ad un'unica lettura su questo importante documento.

In conclusione, Forza Italia si esprime favorevolmente sui disegni di legge relativi al rendiconto 2020 e all'assestamento 2021, sottolineando tutto il proprio impegno e sostegno al Governo per favorire un nuovo Rinascimento italiano (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Navarra. Ne ha facoltà.

PIETRO NAVARRA (PD). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi e colleghe, rappresentanti del Governo, oggi in quest'Aula affrontiamo due provvedimenti che riguardano il ciclo di gestione della finanza pubblica, che sono tra i più significativi della nostra attività istituzionale: il rendiconto di gestione per l'anno 2020 e l'assestamento di bilancio dello Stato per l'anno 2021.

Il Rendiconto generale dello Stato è lo strumento attraverso il quale il Governo, alla chiusura dell'anno finanziario, adempie l'obbligo costituzionale di rendere conto al Parlamento dei risultati della gestione di bilancio. Il disegno di legge di assestamento ha la funzione di consentire, a metà esercizio, un aggiornamento e una verifica degli stanziamenti in bilancio. Si tratta, quindi, di due documenti che danno continuità temporale alla gestione del bilancio.

Il 2020 è stato l'anno della pandemia, che ha comportato l'adozione di misure e provvedimenti urgenti e necessari per arginare la crisi economica, dovuta alla sistematica diffusione del contagio da COVID-19 e alla conseguente chiusura generalizzata delle attività economiche e sociali. Pertanto, l'analisi finanziaria nel rendiconto 2020, riguardando un anno drammaticamente straordinario, riporta i valori economici, finanziari e patrimoniali del disagio a cui è stato sottoposto il nostro Paese e della dura prova che i cittadini italiani sono stati chiamati ad affrontare. Per fronteggiare l'emergenza da COVID-19, sono stati attuati interventi imponenti, che hanno avuto un forte impatto sul bilancio dello Stato, sia in termini di risorse stanziate, che in termini di andamento della gestione e della realizzazione della spesa.

Con il “decreto Cura Italia”, abbiamo adottato misure per potenziare il Servizio sanitario nazionale e per dare sostegno economico alle famiglie, ai lavoratori e alle imprese più colpite dalla crisi.

Con il “decreto Liquidità”, abbiamo sostenuto misure per facilitare l'accesso al credito e agli adempimenti fiscali per le imprese.

Con il “decreto Rilancio”, abbiamo promosso misure in materia di salute e di sostegno al lavoro e alle politiche sociali.

Con il “decreto COVID”, in agosto abbiamo adottato ulteriori misure per il sostegno ed il rilancio della economia.

Infine, con i “decreti Ristori”, abbiamo integrato, in un solo disegno di legge, ben 4 provvedimenti di sostegno ai lavoratori e alle imprese e in materia di tutela della salute, di giustizia e di sicurezza.

Nel complesso, questi provvedimenti hanno garantito al bilancio dello Stato per il 2020 risorse aggiuntive per oltre 205 miliardi di euro, con il Parlamento impegnato a votare gli scostamenti di bilancio per garantire la copertura finanziaria, in virtù della sospensione temporanea dei vincoli del Patto di stabilità. Tutto ciò, se da un lato ha permesso di tenere insieme il Paese, dall'altro, ha inevitabilmente determinato un peggioramento del quadro macro-economico generale.

Il prodotto interno lordo è diminuito dell'8,9 per cento e il deficit ha registrato un crollo a meno 9,5 per cento, mentre il debito pubblico sfiora il 160 per cento del PIL. Inoltre, dall'esame della gestione patrimoniale 2020 emerge un'eccedenza passiva di 2.215 miliardi di euro, con un peggioramento di quasi 300 miliardi di euro rispetto alla situazione patrimoniale a fine 2019.

Per quanto attiene invece all'assestamento per l'anno 2021, le variazioni proposte con il disegno di legge evidenziano un peggioramento del saldo netto da finanziare, rispetto alle previsioni iniziali della legge di bilancio. Esso si assesta su un valore di meno 232,8 miliardi, rispetto a una previsione iniziale di meno 193,5 miliardi.

È evidente che la situazione attuale presenta criticità così rilevanti che, per essere superate, è necessario dare concretezza, presto e bene, al Piano nazionale di ripresa e resilienza che finanzia, con debito emesso sul merito di credito dell'Unione europea, un programma di investimenti di 230 miliardi di euro, ai quali vanno sommati altri 47 miliardi di euro della programmazione regionale.

Nel corso di un'audizione davanti alle Commissioni congiunte di Senato e Camera, il Ministro Daniele Franco ha affermato che il PNRR costituisce un esercizio di apprendimento senza precedenti per le istituzioni italiane. La disciplina europea del meccanismo impone, infatti, che per accedere alle risorse l'Italia sia in grado di programmare e attuare gli interventi in tempi rapidi. Sarà necessario, quindi, costruire e mettere in pratica la capacità di ben progettare, di valutare a priori e a posteriori sulla base delle evidenze e non delle suggestioni, di realizzare in tempi definiti, senza rinvii e senza dilazioni. In una parola, sarà necessaria la capacità di assumere impegni realistici e di mantenerli.

Il PNRR, per il cui ottenimento tanto merito hanno avuto il Partito Democratico, i suoi ministri e i suoi rappresentanti a Bruxelles, punta a realizzare un profondo cambiamento nel nostro sistema economico e sociale, per renderlo al contempo più efficiente, più moderno, più sostenibile, più giusto e inclusivo. Il ciclo di investimenti necessario per la realizzazione di una crescita significativa e duratura non può tuttavia realizzarsi con l'impiego delle sole risorse pubbliche. È fondamentale che ad esse si aggiungano quelle private, comprese quelle costituite dal risparmio di milioni di famiglie italiane, le quali, negli stessi diciotto mesi della pandemia, fronteggiando le incertezze che essa comportava, hanno accresciuto la loro liquidità di quasi l'8 per cento. È vitale che una quota significativa di questo ingente risparmio sia indotta ad impegnarsi in attività produttive di beni e servizi. Per farlo sarà strategicamente importante creare un ambiente idoneo all'esercizio dell'attività di impresa. Pertanto, gli investimenti pubblici dovranno essere affiancati da quelle riforme (fisco, pubblica amministrazione, concorrenza, giustizia, mercato del lavoro) che il nostro Paese attende da decenni e che ne hanno bloccato in larga parte il potenziale di crescita.

Questo programma, complesso e ambizioso, necessita di un Governo forte e credibile e di una condizione politica che ne garantisca la stabilità. Questa condizione si chiama unità di intenti delle forze politiche che lo sostengono. Di fronte a chi si esercita nel pernicioso gioco di essere al tempo stesso forza di maggioranza e forza di opposizione, il Partito Democratico si conferma convintamente leale al programma di Governo, impegnandosi in modo sempre esplicito e credibile.

Il Governo Draghi è il nostro Governo, non soltanto perché la sua agenda è la nostra agenda, ma anche perché il Paese ha bisogno di un Governo che dia agli italiani prospettive, piuttosto che trasmettere paure, che affronti la realtà dei fatti, piuttosto che sollecitare false percezioni, che garantisca impegno, competenza e serietà, piuttosto che approssimazione e superficialità.

Per tutte queste ragioni, annuncio il voto favorevole del Partito Democratico al Rendiconto di gestione per l'anno 2020 e all'assestamento di bilancio per il 2021 (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Vanessa Cattoi. Ne ha facoltà.

VANESSA CATTOI (LEGA). Grazie Presidente, chiederei un suo consenso nel poter depositare poi la relazione integrale della mia dichiarazione, in quanto vorrei fare un riassunto, anche per l'efficientamento dei tempi dell'Aula.

PRESIDENTE. Acconsento, è autorizzata. Prego collega.

VANESSA CATTOI (LEGA). Grazie Presidente. I dati del Rendiconto, come hanno detto molti miei colleghi, purtroppo, denotano un peggioramento di tutti i saldi, perché, purtroppo, l'anno 2020 è stato un anno terribile per il nostro Paese sia sotto il punto di vista numerico - e i dati del Rendiconto comprovano la veridicità di quanto sto affermando - sia soprattutto in termini di perdite di vite umane, perché dobbiamo ricordare che, purtroppo, l'anno 2020 ha visto l'Italia soffrire anche per via di questo dato che ha pesato non solo in termini economici ma, soprattutto, in termini di vite umane.

Non ci si può sottrarre dal ricordare qualche numero: in fase di Rendiconto, vi è stato un saldo netto da finanziare che presenta, nel 2020, purtroppo, un valore negativo di circa 270,9 miliardi di euro, con un peggioramento di oltre 273,2 miliardi di euro rispetto al saldo registrato nel 2019, anno in cui - ovviamente in controtendenza rispetto agli anni precedenti - si era, invece, registrato un accreditamento netto del valore di 2,3 miliardi.

Presidente, tale emergenza, però, ha reso necessario anche un adeguamento, un aggiornamento progressivo dei vari saldi ed è così che ci siamo trovati nel 2020 ad approvare scostamenti di bilancio, con riferimento ai quali la Lega, il mio partito, è sempre stata presente, è sempre stata a fianco del Governo, pur riconoscendo le difficoltà del momento.

Quando è stato proclamato lo stato d'emergenza il 31 gennaio 2020, tutto ci si poteva attendere tranne numeri così drammatici, però da questo fallimento, da questa grande tragedia tutti o, comunque, quasi tutte le forze politiche hanno deciso di deporre l'ascia di guerra della rincorsa al consenso elettorale per cercare di unirsi, pur nelle difficoltà del momento, pur nelle differenze politiche, per cercare di rialzare questo Paese, a seguito di questo immane disastro.

È proprio per cercare di dare speranza a tutte queste famiglie italiane, alle quali sono stati tolti e strappati improvvisamente, a diverse di loro, molti familiari, che abbiamo deciso di entrare all'interno di questo Governo per cercare di migliorare tutti gli errori che sono stati fatti durante il corso del Governo “Conte 2”. Purtroppo, non possiamo non ricordare, come hanno fatto altri colleghi, gli errori compiuti anche dal commissario Arcuri, con riferimento ai quali anche noi, come gruppo Lega, abbiamo sempre denunciato quanto fossimo indietro rispetto agli altri Paesi europei, soprattutto sotto il profilo della gestione sanitaria della pandemia. Per non parlare, poi, dei codici Ateco, i quali hanno portato ad una discriminazione per quanto riguarda le attività economiche che già si trovavano in seria difficoltà a causa dei lockdown; per non parlare, poi, dei fondi istituiti nel corso del 2020 per il finanziamento dei monopattini, piuttosto che per il finanziamento dei banchi a rotelle che, poi, si sono ritrovati all'interno degli istituti chiusi per colpa dei lockdown.

Presidente, vorrei ricordare anche che l'ex Ministro Gualtieri (è nella mia Commissione, la Commissione bilancio), ad inizio 2020, pensava di gestire la pandemia con poco meno di 4 miliardi di euro, quando noi del gruppo Lega chiedevamo di iniziare a gestirla, partendo da 100 miliardi. Ebbene, è brutto dirlo, ma i dati del Rendiconto purtroppo - purtroppo -, ci davano ragione, ci danno ragione. Ed è per questo motivo che anticipo, Presidente, che il mio gruppo, il gruppo Lega, soprattutto per tutte queste considerazioni, si asterrà, con il voto di astensione, sul Rendiconto dell'anno 2020.

Per quanto riguarda, invece, l'assestamento 2021, Presidente, non tutto il male viene per nuocere perché, se non ci fosse stata la gestione anche fallimentare del Governo “Conte 2” (che deve essere riconosciuta e tutti noi dobbiamo prenderne atto), non si sarebbe arrivati ad un Governo di unità nazionale, ad un Governo che ci vede sempre più convinti del cambio di passo che è stato fatto; basti pensare al cambio di passo realizzato grazie al generale Figliuolo che ha sostituito Arcuri, soprattutto, nella gestione sanitaria; al cambio di passo anche in termini di allentamento del coprifuoco, richiesto dal gruppo della Lega, per non parlare, poi, dell'abbassamento del costo, della calmierazione dei prezzi dei tamponi, fino ad arrivare a proporre anche la gratuità. Anche in questo caso, un altro sforzo che è stato fatto dal nostro gruppo Lega.

Presidente, cerchiamo di calibrare la discussione soprattutto sui fatti. La Lega entra nel Governo Draghi per fornire approcci nuovi, approcci diversi, discontinuità con il Governo “Conte 2”. L'obiettivo del Governo è proprio questo: cercare di cambiare passo soprattutto nell'ambito economico, della sicurezza, della sanità. Quindi, chiediamo di impegnarci, proprio in fase di assestamento, soprattutto per non aumentare le tasse.

È già stato detto, è un tema di questi giorni: siamo contrari a rivedere gli estimi catastali, perché è palese che porteranno ad aumenti di tasse nei confronti dei cittadini in questa fase critica, nella quale i dati ci mostrano un PIL previsionale sul 2021 che si attesta a poco meno del 6 per cento, quindi veramente positivo.

Noi dobbiamo cercare di sostenere questa fase di ripresa, non pensare di andare a tassare i nostri cittadini o le nostre aziende, inserendo una revisione che, comunque, andrebbe a incidere sulla loro quotidianità e che porterebbe loro un aggravio di tasse. Quindi, su questo la Lega continuerà a lavorare e a portare avanti le istanze proprio qui, all'interno del Parlamento.

Non da ultimo, dobbiamo cercare di sostenere la fase di espansione e di crescita, questo aumento di PIL che stiamo registrando, cercando anche di intervenire prima possibile, cercando di calmierare l'aumento dei costi delle materie prime, gli aumenti dell'energia elettrica e del gas. Ed anche qua, abbiamo chiesto che si possano abbattere, ridurre drasticamente gli oneri di sistema, ridurre l'IVA, ridurre le accise, cercare di impegnarsi anche a istituire buoni sociali, perché le classi più fragili del nostro Paese devono essere sostenute, soprattutto, in questa fase di difficoltà che tutte le famiglie e anche i piccoli imprenditori vivono quotidianamente.

Come Lega - ma oltre a noi, ci sono tanti altri colleghi provenienti dai banchi della sinistra -, abbiamo sentito, all'unanimità, come lo strumento del reddito di cittadinanza debba necessariamente essere rivisto. Anche in questo caso, proseguirà il nostro impegno, perché, Presidente, dobbiamo cercare di favorire l'inserimento di politiche attive che siano effettivamente al passo con le esigenze degli imprenditori. Non possiamo pensare di finanziare corsi di formazione inutili: dobbiamo cercare di stare al passo con le esigenze delle aziende, perché dobbiamo cercare di ricollocare le persone all'interno del mondo del lavoro, non possiamo pensare di dar loro una forma di assistenzialismo a vita. Noi siamo favorevoli ad aiutare le famiglie che si trovano in un momento di difficoltà, certamente, però deve essere un momento, non deve essere una difficoltà che si protrae per tutta la loro vita. Lo Stato, in primis, deve avere un ruolo attivo in questo e noi ci impegneremo per modificare il reddito di cittadinanza proprio in tal senso (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

E, poi, la Quota 100. Vorrei ricordare che la Quota 100 è una possibilità che viene data agli italiani, una possibilità oltre alla “legge Fornero”. Questa possibilità non deve essere tolta in un momento così critico, non si può pensare che persone che, per oltre quarant'anni, fanno lavori usuranti possano continuare a farli per altri cinque o sei anni. È improponibile, è impensabile. È una misura che permette anche l'inserimento nel mondo del lavoro dei nostri giovani disoccupati. Dobbiamo cercare di creare questa mobilità, questo cambio generazionale, dobbiamo cercare di sostenerlo il più possibile.

Poi - mi avvio alla conclusione -, dobbiamo ringraziare il nostro segretario Matteo Salvini, che, nei confronti del popolo italiano, ha dimostrato veramente un forte senso di rispetto e, soprattutto, di non aver sfruttato questa pandemia per andare a caccia di voti, rinunciando a questa parte di consenso e mettendo tutti noi alla prova all'interno di un Governo che, è vero, è difficile, ma è una grande sfida, e lo dobbiamo non solo a noi, ma anche e soprattutto ai nostri figli, ai nostri giovani (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

Mi avvio alla conclusione, Presidente. Mancano all'incirca 100 giorni alla fine dell'anno: sono moltissimi gli impegni che abbiamo preso anche nei confronti dell'Europa, sono tante le riforme. Cerchiamo tutti di lavorare pancia a terra. Tutte le forze politiche - siano esse di Governo o siano esse di non Governo – devono cercare di dare il meglio, perché solo così potremo riuscire a raggiungere questi importanti obiettivi, non tanto per noi, ma per le future generazioni. Riprendiamo in mano questo Paese, Presidente - e concludo -, poniamo solide e buone basi per disegnarne il futuro, perché solo così dimostreremo di non aver sfruttato la pandemia per andare a caccia di voti, ma di averla sfruttata solo per andare a caccia di opportunità migliori per i nostri figli! Solo così potremo essere veramente orgogliosi di aver compiuto bene quel mandato politico che dai nostri cittadini c'è stato assegnato (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). Dichiaro, quindi, Presidente, il voto di astensione del gruppo Lega sul Rendiconto 2020 e il voto favorevole del gruppo Lega sull'assestamento 2021 (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Buompane. Ne ha facoltà.

GIUSEPPE BUOMPANE (M5S). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghe, colleghi, rappresentanti del Governo, i documenti di finanza pubblica oggi all'esame di quest'Aula, vale a dire il Rendiconto generale dello Stato e l'assestamento, sono strumenti di decisiva importanza per valutare l'andamento della finanza pubblica, perché offrono una fotografia definitiva del bilancio pubblico relativo all'anno precedente a quello in corso. Il 2020, come sappiamo tutti, è stato un anno senza precedenti nella storia repubblicana, da un lato, a causa della caduta del PIL, che ha sfiorato il 9 per cento, e, dall'altro, per i riflessi che questa caduta ha avuto sulle entrate e sulle uscite pubbliche.

Per quanto riguarda il bilancio - va detto - non ha influito solo la dinamica del PIL; notevolissimo è stato, infatti, lo sforzo di politica economica profuso dal Governo precedente, che ha risposto alla pandemia con una serie di imponenti decreti emergenziali, pari per dimensione a diverse leggi di bilancio. Il peso della spesa complessiva in rapporto al PIL è passato dal 46 per cento del 2019 al 65,2 per cento del 2020: un dato, questo, che ci deve far riflettere a lungo su quanto sia decisiva l'azione pubblica in una fase di crisi economica e su come sarebbe pericoloso ritirare il sostegno a famiglie e imprese in tempi troppo ristretti.

Se abbiamo imparato qualcosa dalle crisi, signor Presidente, e mi riferisco anche alla precedente crisi finanziaria del 2008, è che lo Stato deve mantenersi espansivo per il tempo che serve alle imprese per ritornare alla capacità produttiva precedente, e anche oltre, in modo da consentire alle stesse di smaltire l'indebitamento in eccesso accumulato nel frattempo. Ecco perché, nei prossimi mesi e anni, dovremo scongiurare un rientro troppo repentino dal deficit pubblico, assicurandoci di portare la crescita a livelli soddisfacenti e il rapporto debito-PIL su un sentiero di decrescita a lungo termine.

L'imperativo, come diciamo da tempo, signor Presidente, e di agire stimolando il denominatore, ovvero il PIL, e non il numeratore del rapporto, ovvero il debito. Questo non significa certo ignorare la necessità di una maggiore efficienza della spesa pubblica, sia chiaro. Significa, però, che quella rete di protezione sociale costruita durante la pandemia per le famiglie e i lavoratori non andrà smantellata in toto e che il sostegno alla liquidità delle imprese dovrà essere prolungato anche attraverso un intervento razionale sulla notifica e il pagamento delle cartelle esattoriali, sospesi in diversi momenti della pandemia.

Dicevamo, signor Presidente, mantenere la rete di protezione sociale, e quindi fanno sorridere quelle iniziative che paventano la cancellazione di un pilastro come è stato il reddito di cittadinanza, che in un momento drammatico del Paese ha dato sostegno a milioni di famiglie. Attenzione a paventare questa possibilità (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), perché significa tagliare il ramo sul quale è seduta la tenuta sociale del Paese. Attenzione!

Poi questa narrativa, signor Presidente, dei cosiddetti “furbetti del reddito di cittadinanza” per giustificare la sua cancellazione, non tiene. È stato detto da qualche collega poc'anzi: l'INPS quotidianamente revoca migliaia di prestazioni, pensioni di invalidità, Casse di integrazione, ottenute con frodi da criminali. Pensiamo al trasporto pubblico locale, gli autobus, vediamo i dati dell'evasione: chi è che non paga il biglietto? Quante persone non pagano i biglietti sull'autobus? Allora secondo questa logica perversa noi dobbiamo cancellare pensioni d'invalidità, Cassa integrazione (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), togliamo gli autobus perché c'è gente che non paga il biglietto! Eh no, signor Presidente, non funziona così. Qualcuno giustamente ha detto: ma ha funzionato o non ha funzionato? Le politiche attive del lavoro non hanno dato i risultati sperati? Ragioniamoci. Ragioniamo sulle politiche attive per il lavoro. Io ricordo che nel 2019 l'allora Ministro del Lavoro, Luigi Di Maio, stanziò 800 milioni di euro per ammodernare i centri per l'impiego. Vogliamo vedere le regioni come hanno speso questi soldi (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)? Sono stati spesi? C'erano quasi altri 300 milioni per assumere 4 mila operatori dei centri per l'impiego: ci sono oggi? Evidentemente, Presidente, questi tipi di discorsi, così propagandistici, non tengono.

E fa piacere, fa piacere enormemente che chi, fino a qualche giorno fa, diceva di voler depositare l'emendamento in legge di bilancio per la cancellazione del reddito di cittadinanza, oggi dica che si deve migliorare, che dobbiamo lavorare insieme. Noi siamo qua, siamo pronti da sempre a migliorare una misura rivoluzionaria che tutta l'Europa aveva e solo l'Italia non aveva. Passiamo poi agli investimenti, signor Presidente: c'è urgenza di rilanciare strutturalmente la spesa per investimenti, soprattutto con il sostegno del PNRR, un risultato storico. Se avessimo detto, nel 2019, andiamo in Europa, parliamo di debito comune, ci avrebbero riso in faccia. Poi, dopo le ore insonni dell'ex Presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, che ha ottenuto un risultato storico, adesso si ragiona su come spendere quei soldi, che la verità storica dice ottenuti da un determinato Presidente del Consiglio.

La ripresa dell'economia è già in atto quest'anno e si fonda su solide basi come l'ottima performance delle nostre esportazioni e il traino inedito del settore edilizio, spinto soprattutto dal superbonus 110 per cento, che per il MoVimento 5 Stelle deve essere - lo dico chiaramente, signor Presidente - prorogato, se non divenire una misura strutturale (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), perché ha dato prova di traino di un settore centrale, fermo da decenni ormai, del nostro Paese. Per questo, signor Presidente, e mi avvio alle conclusioni, il MoVimento 5 Stelle, come ha votato favorevolmente sul Rendiconto, voterà favorevolmente alle disposizioni per l'assestamento di bilancio. L'Italia sta attraversando un momento sicuramente drammatico, ma siamo una grande Nazione, un grande popolo e, come ci siamo risollevati in altri momenti drammatici, ci risolveremo anche da questo. Il MoVimento 5 Stelle c'è, al fianco dei cittadini, sempre, per supportare tutto il tessuto economico e produttivo della nostra Italia (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale.

(Votazione finale ed approvazione - A.C. 3259​)

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.

Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul disegno di legge n. 3259: S. 2309 - “Disposizioni per l'assestamento del bilancio dello Stato per l'anno finanziario 2021” (Approvato dal Senato).

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 21).

Seguito della discussione delle mozioni Davide Crippa, Patassini, Benamati, Squeri, Moretto, Baldini, Timbro ed altri n. 1-00510 e Lollobrigida ed altri n. 1-00513 concernenti iniziative di competenza per mitigare in modo strutturale i costi delle bollette energetiche per cittadini e imprese.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione delle mozioni Davide Crippa, Patassini, Benamati, Squeri, Moretto, Baldini, Timbro ed altri n. 1-00510 (Nuova formulazione) e Lollobrigida ed altri n. 1-00513 (Nuova formulazione) concernenti iniziative di competenza per mitigare in modo strutturale i costi delle bollette energetiche per cittadini e imprese (Vedi l'allegato A).

Ricordo che nella seduta di mercoledì 22 settembre 2021 si è svolta la discussione sulle linee generali. Avverto che in data odierna è stata presentata la mozione Colletti ed altri n. 1-00518 (Vedi l'allegato A). Il relativo testo è in distribuzione.

(Parere del Governo)

PRESIDENTE. La rappresentante del Governo ha facoltà di intervenire, esprimendo altresì il parere sulle mozioni presentate.

VANNIA GAVA, Sottosegretaria di Stato per la Transizione ecologica. Grazie, Presidente. Sulla mozione Davide Crippa, Patassini, Benamati, Squeri, Moretto, Baldini, Timbro ed altri n. 1-00510 (Nuova formulazione) le premesse sono tutte accoglibili.

Per quanto riguarda gli impegni, il primo e il secondo possono essere accolti. L'impegno 3 è accoglibile con la riformulazione “ad attuare celermente, per quanto di competenza”; questa è la parte aggiunta, il resto rimane uguale. Gli impegni quarto e quinto possono essere accolti.

Per la mozione n. 1-00513 (Nuova formulazione) le premesse sono tutte accoglibili. Il primo impegno è accoglibile, se riformulato come il secondo impegno della mozione 1-00510 (Nuova formulazione). Il secondo impegno è anche accoglibile, se riformulato come il primo impegno della mozione n. 1-00510 (Nuova formulazione). Il terzo impegno è accoglibile con riformulazione: “a ricercare ulteriori soluzioni per scongiurare l'aumento dei prezzi delle bollette, così da evitare nuovi aggravi economici per i nuclei familiari e le imprese italiane”. Il quarto impegno è accoglibile con riformulazione: “ad adottare iniziative progressive di contenimento del costo finale dei prodotti energetici, riducendo il peso fiscale delle accise e dell'IVA all'aliquota più bassa oggi consentita dalla normativa europea”. Il quinto impegno è accoglibile, il sesto è non accoglibile.

Per quanto riguarda la mozione n. 1-00518, nelle premesse non è accoglibile la parte che recita: In Italia, in base all'applicazione del CIP 6/92, le aziende esercenti gli inceneritori di rifiuti rivendono l'energia elettrica prodotta a prezzo maggiorato, considerando tale processo di produzione come derivato da fonti rinnovabili, in sostanza il legislatore italiano considera l'incenerimento dei rifiuti come una fonte rinnovabile, al pari dell'energia eolica, geotermica e solare, creando così una vera stortura di sistema. Questo non è accoglibile.

PRESIDENTE. Mi scusi, sottosegretaria, giusto per essere chiari, quindi le premesse della mozione n. 1-00518 vanno bene, tranne il capoverso 11, quindi espungendo il capoverso 11 delle premesse. È corretto?

VANNIA GAVA, Sottosegretaria di Stato per la Transizione ecologica. Esatto. Per quanto riguarda gli impegni, il primo impegno è accoglibile, se riformulato come il secondo impegno della mozione n. 1-00510 (Nuova formulazione). Il secondo impegno è accoglibile, il terzo non è accoglibile, il quarto è accoglibile con questa riformulazione: “a valutare la possibilità di adottare le iniziative di competenza per semplificare le voci presenti in bolletta per una maggiore trasparenza, consentendo ai consumatori la piena comprensione di ciò che pagano”. Il quinto impegno è non accoglibile, il sesto è accoglibile con riformulazione: “a valutare la possibilità di adottare iniziative per inserire nel disegno di legge di bilancio, e non in un collegato ad esso, la revisione strutturale del sistema bollette, affinché possa produrre gli effetti antidepressivi sin dal gennaio 2022”. Il settimo impegno è accoglibile con riformulazione, aggiungendo: “a valutare la possibilità di”. L'ottavo impegno è accoglibile, se riformulato come il secondo impegno della mozione n. 1-00510 (Nuova formulazione). Il nono impegno è accoglibile, se riformulato come il secondo impegno della mozione n. 1-00510 (Nuova formulazione).

PRESIDENTE. Sospendo brevemente la seduta, per cinque minuti.

La seduta, sospesa alle 11,50, è ripresa alle 11,55.

PRESIDENTE. Lascio la parola alla sottosegretaria Gava per alcune precisazioni sulle riformulazioni degli impegni della mozione n. 1-00518. Prego, sottosegretaria.

VANNIA GAVA, Sottosegretaria di Stato per la Transizione ecologica. Negli impegni, visto che il primo impegno è accoglibile se riformulato come il secondo impegno della mozione 1-00510 (Nuova formulazione) e ho dato anche lo stesso parere all'ottavo e al nono impegno, l'ottavo e il nono impegno verranno inglobati sostanzialmente nel primo impegno, e, quindi, se così formulato, il parere sarà favorevole, mentre il parere è contrario all'ottavo e al nono impegno.

(Dichiarazioni di voto)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto.

Ha chiesto di parlare il deputato Vallascas. Ne ha facoltà.

ANDREA VALLASCAS (MISTO-L'A.C'È). Grazie, Presidente. Due milioni e 300 mila famiglie italiane, l'8,8 per cento del totale, vivono in condizioni di povertà energetica. Stiamo parlando di circa 9 milioni e mezzo di italiani, circa il 16 per cento della popolazione, quasi il doppio della media europea che si attestava, nel 2016, al 9 per cento. Povertà energetica significa che queste famiglie non si possono permettere di accedere ai servizi energetici di base o non sono in grado di riscaldare e raffrescare in maniera soddisfacente la propria abitazione. Di fronte a questa situazione, che possiamo definire legittimamente drammatica, sono inaccettabili i rincari del 40 per cento della bolletta di energia e gas annunciati per il prossimo trimestre, dopo l'aumento del 20 per cento del periodo precedente, in parte neutralizzato.

Fa bene il Ministro a preoccuparsi, come ha detto pubblicamente, del portafoglio degli italiani. Peccato, però, che proprio la bolletta energetica, da sempre, sia stata considerata più come un bancomat a disposizione dello Stato dove fare confluire molti costi, anche impropri e occulti. Anche il canone RAI è finito in bolletta grazie al Governo Renzi. Già nel 2016 il provvedimento aveva destato molte critiche, proprio perché avrebbe contribuito a far lievitare i costi finali con un onere che non c'entrava nulla col sistema elettrico, distorcendo la percezione del consumatore sui costi reali. A distanza di 5 anni, l'Europa ha sollecitato la cancellazione di questa voce, ma per ora nessun provvedimento in merito è stato ancora preso dal Governo.

È vero: questi aumenti per buona parte - l'80 per cento - sono imputabili alla svalutazione del prezzo del gas, mentre per il 20 per cento dipendono dal rincaro dei certificati ETS per effetto del processo di transizione energetica. Queste dinamiche internazionali, queste fluttuazioni dei prezzi si abbattono poi, come è il caso dell'energia, sui consumatori finali, in questo caso con un aggravio di costi stimato in circa 10 miliardi di euro. Si tratta di aumenti inaccettabili e insostenibili che non possono ricadere, ancora una volta, su famiglie e imprese, già duramente colpite da oltre 1 anno e mezzo di pandemia e dalle chiusure forzate che hanno fortemente indebolito il tessuto economico-sociale.

Oggi, è irrimandabile una riformulazione del sistema del calcolo dei prezzi per i consumatori, un sistema che sia in grado di alleggerire il costo finale, di premiare il risparmio e i comportamenti virtuosi e, comunque, di inserire elementi di equità e di trasparenza. Si tratta di una fase delicata, che va affrontata con coraggio e determinazione, iniziando, quindi, ad alleggerire le bollette di tutte le voci - alcune delle quali occulte e improprie - che hanno fatto lievitare il costo finale. In particolare, si rendono necessarie una rimodulazione e una riduzione significativa delle componenti fiscali, IVA e accise, individuando altri strumenti di finanziamento per compensare il minor gettito. È urgente prevedere strumenti di finanziamento appositi per compensare l'aumento delle materie prime, evitando così che i maggiori costi possano ricadere, attraverso un aumento delle bollette, su famiglie e imprese.

Il Governo ha gravi responsabilità nel non essere riuscito a prevedere l'aumento dei costi energetici post-pandemia: un errore imperdonabile, che oggi rischia di avere conseguenze nefaste non solo per i cittadini, ma per tutto il settore produttivo italiano. La spesa energetica totale sale così da 43 miliardi nel 2019 a circa 53 miliardi di quest'anno. Per l'industria manifatturiera si tratta di un aggravio insostenibile, perché, con una domanda complessiva di circa 90 miliardi di chilowattora, a fine anno si troverà a pagare una bolletta energetica complessiva di circa 17 miliardi di euro. La bolletta media annua delle famiglie si è attestata, nel periodo che va dal 1° ottobre 2020 al 30 settembre 2021, attorno a 559 euro, per quanto riguarda l'energia elettrica, e attorno ai 993 euro per quella del gas. Complessivamente, le famiglie italiane pagheranno quest'anno 1.650 euro di consumi energetici, con un rincaro della bolletta che si aggira intorno ai 250 euro su base annua. Per le attività commerciali e le PMI è un ulteriore bagno di sangue, dopo le chiusure prolungate per la pandemia. Nomisma Energia ha stimato che per un negozio, con potenza impegnata di 35 chilowatt e un consumo annuo di 75.000 chilowattora, la maggiore spesa per la bolletta elettrica potrebbe arrivare a oltre 6.000 euro su base annua, per un totale di 19.000 euro, mentre per un ristorante, con potenza impegnata di 50 chilowatt e un consumo di 100.000 chilowattora in un anno, la maggior spesa per la bolletta elettrica sarebbe intorno agli 8.500 euro, per un totale di 28.000 euro. Infine, per un albergo, con potenza impegnata di 90 chilowatt e consumo di 260.000 chilowattora in un anno, la maggior spesa per la bolletta elettrica potrebbe aggirarsi intorno ai 20.000 euro, per un totale di 65.000 euro.

In questo contesto, i ritardi del Governo potrebbero avere ulteriormente aggravato una situazione già complessa, anche perché, ad esempio, la maggior parte dei consumatori industriali acquista, di volta in volta, le forniture secondo l'andamento dei prezzi, prezzi che, in alcuni casi, sono raddoppiati in pochi mesi per le forniture del 2022. Ma il Governo dei migliori giustamente non interviene: prende tempo, rimane in attesa che la bolla dei prezzi si sgonfi, sperando che l'inflazione questo autunno non superi il 3 per cento. È un Governo che, sul piano economico, ha raggiunto risultati modesti: ci si glorifica di una previsione di aumento del PIL nel 2021 del più 5,9 per cento, dimenticando che il nostro Paese partiva da meno 8-9 per cento del 2020, mentre gli altri Paesi - Germania, Francia e Spagna - hanno fatto meglio di noi. I fatti confermano che questo è un Governo thatcheriano, che scarica i costi su famiglie e imprese.

Per queste motivazioni, sollecitiamo l'Esecutivo ad assumere misure strutturali per contenere i costi energetici dei consumatori finali. In particolare, chiediamo interventi che agiscano sulla riduzione degli oneri di sistema e della componente fiscale in bolletta.

Di fronte alle difficoltà determinate dai rincari è necessario rafforzare il bonus sociale, con la previsione di sconti nelle bollette di luce e gas. Infine, chiediamo, assieme a un'accelerazione del processo di transizione energetica, maggiore trasparenza nella bolletta elettrica e di eliminare la richiesta, in capo ai fornitori, di riscuotere oneri non collegati al settore dell'energia, a cominciare dal canone Rai, che, nonostante le richieste dell'Europa, è rimasto tuttora in bolletta (Applausi dei deputati del gruppo Misto-L'Alternativa c'è).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Federico Fornaro. Ne ha facoltà.

FEDERICO FORNARO (LEU). Grazie, signora Presidente. Signora sottosegretaria, credo che questa mozione arrivi quanto mai nei tempi giusti. È un tema, una questione che ha giustamente occupato molto spazio sui media in queste ultime settimane, anche con l'annuncio del Governo - che, ovviamente, noi giudichiamo positivamente - di intervenire entro il 30 settembre. Quindi, per una volta, diciamo, il Parlamento agisce con la sua funzione di indirizzo in tempi corretti.

Io credo che questa sia una questione importante. Noi abbiamo sottoscritto la mozione a prima firma Davide Crippa, quella della maggioranza, ne abbiamo discusso e abbiamo apportato il nostro contributo. Auspichiamo che il dibattito possa essere un dibattito vero, perché una cosa che manca - credo - nel nostro Paese è una discussione vera, una discussione fondata su dati reali attorno alla politica energetica. Se mi è consentita una battuta, questa vicenda delle bollette fa emergere nodi antichi, che sono venuti al pettine tutti insieme. Sono i nodi relativi, ovviamente, al tema delle politiche energetiche delle relazioni internazionali, al tema delle infrastrutture e dell'infrastrutturazione italiana, nonché il passaggio alle rinnovabili e il climate change; tutti insieme hanno prodotto una serie di questioni che, se non affrontate globalmente, finiscono per avere come risultato quello di essere oggi in oggettivo affanno. Noi siamo in affanno e stiamo rincorrendo una questione che è un aumento generalizzato delle materie prime in un quadro in parte corretto e derivante da una crescita dell'economia post crisi COVID; dall'altro, però, vi sono sacche importanti di speculazione, di speculazione internazionale, di speculazione della finanza, per esempio, sulle gare relative alla CO2. Quindi, da questo punto di vista quello che noi auspichiamo è un approccio globale, un dibattito vero e serio attorno alle questioni energetiche.

Poi, è vero che c'è una questione di oneri impropri ma, francamente, citare il canone Rai, come ho sentito poc'anzi dal collega Vallascas, mi pare non condivisibile. Il canone in bolletta è stato sostanzialmente uno strumento che ha raggiunto il suo obiettivo, che era quello di stroncare un'evasione molto diffusa; il risultato del canone in bolletta è che oggi abbiamo sostanzialmente azzerato - o comunque ridotto in maniera fisiologica - l'evasione e il canone è diminuito. Metterlo da un'altra parte significa far pagare da un'altra parte. Quindi, gli oneri impropri in bolletta non sono dati, da questo punto di vista, dal canone. Non è questa, a mio giudizio - poi, per l'amor di Dio, sono disponibile a cambiare idea -, la questione degli oneri impropri. Gli oneri impropri sono altri: sono le scelte compiute in passato rispetto, per esempio, alle rinnovabili e a un costo molto significativo pagato in una certa fase che oggi si ribalta. Bisogna ritornare indietro sulle rinnovabili? Assolutamente no! Bisogna andare avanti, bisogna correre, bisogna velocemente aumentare la nostra capacità di produzione delle rinnovabili, sapendo che le rinnovabili hanno, rispetto, per esempio, al settore elettrico, una serie di problematiche legate ai picchi di consumo e, quindi, alla necessità, per poter reggere la rete, di avere anche l'apporto di altre fonti energetiche.

Quindi, da questo punto di vista, quello che noi auspichiamo è che ci sia un approccio globale e sistemico; da questo punto di vista, ancora una volta, se noi guardiamo all'Europa, abbiamo, purtroppo - lo sottolineo - la sommatoria di singole politiche energetiche, spesso in concorrenza tra loro. Se c'è una questione strategica che riguarda lo sviluppo, la lotta ai cambiamenti climatici e via dicendo, su cui l'Europa dovrebbe fare un passo in avanti, come ha fatto in altri settori, è quella energetica. Costruire una politica energetica europea rafforzerebbe e rafforzerebbe sul tema delle infrastrutture e alla fine anche, ovviamente, sull'impatto relativo ai prezzi; invece assistiamo, da questo punto di vista, a competizioni interne alla stessa Unione europea.

Nel merito - vado a concludere, signora Presidente - gli impegni contenuti nella mozione sono chiari, ma vorrei sottolinearne alcuni in particolare: c'è, innanzitutto, l'utilizzo equilibrato del maggior gettito derivante dalla vendita all'asta delle quote di CO2 per calmierare i prezzi delle bollette per cittadini e piccole e medie imprese; è uno strumento già utilizzato e che crediamo possa essere utilizzato ancora. Ovviamente, c'è la questione delle questioni: bisogna agire sul livello delle imposte e, complessivamente, su altre leve, per arrivare probabilmente a diminuire l'impatto dell'aumento delle materie prime che ricade sulle bollette, in particolare, come previsto al punto 4), ovviamente, agendo anche sui bonus sociali e adeguandone l'importo. Ancora un aspetto a noi caro riguarda il punto 5), che noi abbiamo un po' pervicacemente sostenuto, e ringrazio i colleghi per aver accolto questa nostra sollecitazione: parlo della necessità di verificare, per quanto di competenza, con adeguato e periodico monitoraggio, che l'aumento dei prezzi finali delle bollette derivi effettivamente da aumenti dei costi di produzione dell'energia. Questa è una questione complessa; è ovvio che qui siamo in una situazione di libero mercato, dove c'è un mercato globale; però, a maggior ragione, sarebbe bene se noi riuscissimo a costruire una politica energetica europea, poiché più si è grandi e più la massa è maggiore, e maggiore sarà anche la capacità e la possibilità di contrastare una speculazione che agisce su livelli planetari. Quindi, da questo punto di vista crediamo che il monitoraggio comunque sia un sensore dei fenomeni e che possa essere uno strumento.

In conclusione, quindi, ringraziando il Governo per la disponibilità, crediamo che oggi il Parlamento dia degli indirizzi. Auspichiamo - ma ne siamo certi - che questi indirizzi li troveremo nel provvedimento che il Governo andrà ad adottare fra qualche giorno e, quindi, ci troveremo - io credo - con un decreto che, a questo punto, ha avuto questo pre-passaggio parlamentare, da questo punto di vista seguendo una prassi non comune, ma che possa essere, invece, un esempio anche su altri temi, al fine di vedere il Parlamento svolgere una funzione di sollecitazione e di indirizzo, con il Governo capace di trasformare queste sollecitazioni in atti, avendo, ovviamente, come obiettivo quello di ridurre, nello specifico, l'impatto dell'aumento sulle bollette dei cittadini. Per queste ragioni, annuncio il voto favorevole alla mozione a prima firma Davide Crippa del gruppo di Liberi e Uguali (Applausi dei deputati del gruppo Liberi e Uguali).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Simona Vietina. Ne ha facoltà.

SIMONA VIETINA (CI). Presidente, onorevoli colleghi, il Ministro della Transizione ecologica ha parlato di possibili aumenti che potrebbero raggiungere il 30 per cento per il gas e il 40 per cento per la luce nel prossimo trimestre. Gli aumenti dei prezzi del gas e, quindi, delle bollette elettriche e del gas sono stati generati da una serie di fattori, tra cui, in particolare, l'aumento dei prezzi delle materie prime e l'incremento del costo della CO2. Le aziende che producono anidride carbonica in ambito europeo, in particolare quelle produttrici di energia, sono tenute all'acquisto di quote di emissioni nel sistema europeo ETS, prezzo che viene incrementato gradualmente, al fine di favorire, da parte delle suddette aziende, la decarbonizzazione. I permessi di emissione di CO2 sono, quindi, uno strumento importante per contribuire alla decarbonizzazione dell'economia e contrastare la crisi climatica, ma sono anche strumenti finanziari negoziati su tutti i mercati, su cui operano anche soggetti speculativi.

Di recente, questi permessi hanno raggiunto i 61 euro la tonnellata, il doppio rispetto ai valori registrati nel gennaio 2021. L'aumento dei prezzi è stato generato, e questo è molto importante, anche da un incremento della domanda di mercato, in particolare da parte delle aziende che hanno ripreso, finalmente, a lavorare alacremente, ma, attenzione, l'aumento dei prezzi dei prodotti energetici determina un aumento del costo dell'energia per le famiglie e per le imprese, con un incremento dei costi di produzione. Questo si traduce non solo in un impoverimento generale, con una non irrilevante perdita di potere d'acquisto delle famiglie, ma potrebbe presto frenare la ripresa economica in atto, con conseguenze di carattere economico, ma soprattutto sociale, molto rilevanti. Il Governo è già intervenuto, a luglio, per calmierare le bollette e, ora, ha prospettato un intervento in tempi brevi sul costo della bolletta energetica, di 3 miliardi, sui circa 9 miliardi di rincari complessivi.

Ora, comunque, è necessario agire in modo ancora più incisivo per far sì che famiglie e imprese, già pesantemente provate dalla crisi economica derivante dalla pandemia, non ricadano in uno sconforto che comporterebbe una nuova sospensione dei consumi. Non possiamo permetterci che il rincaro delle bollette determini la riduzione dei consumi delle famiglie, il crollo della fiducia e della propensione a investire delle imprese di fronte ai primi segnali di ripresa. La bolla speculativa che abbiamo di fronte deve essere affrontata dal Governo con decisione, determinazione e con la stessa forza attiva dimostrata fino ad oggi dal Presidente del Consiglio. Sottolineo anche che il principale consumo di energia dell'Italia avviene nelle ore notturne, mentre la produzione delle fonti rinnovabili avviene in gran parte di giorno. Esistono, così, esigenze non soddisfatte, per le quali sono necessarie centrali termoelettriche che utilizzano gas e rilasciano emissioni climalteranti.

Le nostre scelte in ambito energetico, nei prossimi anni, dovranno, quindi, orientarsi verso l'aumento della produzione di energia rinnovabile e il superamento delle necessità non soddisfatte, prestando particolare attenzione all'incentivazione e alla programmazione della ricerca e al potenziamento di sistemi di generazione e accumulo di energia elettrica da fonti rinnovabili. Bisognerà, soprattutto, investire sulle nuove frontiere della generazione energetica; di particolare interesse sono le tecnologie a zero emissioni e con grandi potenzialità in termini di produzione di energia e, tra queste, le nuove tecnologie che convertono in energia elettrica il moto ondoso, considerato la più grande fonte di energia rinnovabile inutilizzata del pianeta. ENEA e RSE hanno calcolato che se si riuscisse a sfruttarla si otterrebbero 80 mila miliardi di kilowattora, 5 volte il fabbisogno annuale di energia elettrica del mondo intero. Molto promettenti sono anche le tecnologie a basso impatto ambientale che utilizzano le correnti oceaniche, le maree e il gradiente salino.

Noi di Coraggio Italia siamo convinti che il costo della transizione ecologica non possa essere scaricato né sulle famiglie né sulle imprese. Dobbiamo mettere in campo ogni azione possibile per evitare questo, utilizzando il maggior gettito delle aste CO2 per compensare gli aumenti, intervenendo con manovre di sterilizzazione dell'IVA; dobbiamo anche reperire e attivare tutte le risorse necessarie per tali interventi, così come stanno facendo in altri Paesi europei. È, inoltre, imprescindibile l'adeguamento degli standard di emissioni climalteranti sia a livello europeo che extraeuropeo. Non è pensabile, infatti, che ci siano Paesi esteri con emissioni deregolamentate che, oltre a determinare un incremento dell'inquinamento, rendendo vano ogni nostro sforzo, configurano esempi di concorrenza sleale.

Coraggio Italia è, e sarà sempre, al fianco delle imprese e dei cittadini italiani e voterà a favore di un decisivo intervento del Governo che sia capace di mitigare il rincaro. È, questa, un'azione necessaria, anche in un momento di minima ripresa, per evitare che il maggior costo delle energie impoverisca le famiglie, riducendo i consumi, aumentando i costi e scoraggiando gli investimenti e indebolisca la struttura produttiva e la competitività internazionale delle imprese (Applausi dei deputati del gruppo Coraggio Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Sara Moretto. Ne ha facoltà.

SARA MORETTO (IV). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, sottosegretaria Gava, la mozione di oggi sui costi delle bollette energetiche nasce da un problema concreto e urgente, un problema che, però, parte da lontano, sia nel tempo sia nello spazio, è conseguenza di scelte o di mancate scelte del passato e interseca dinamiche internazionali. I numeri non lasciano spazio a interpretazioni e fotografano uno scenario preoccupante. Secondo i consumatori, l'aggravio per le famiglie nell'ultimo trimestre del 2021 potrebbe variare dai 500 ai 700 euro, per arrivare a 1.300 euro, se si aggiungono gli aumenti correlati ai beni e servizi. Secondo Confcommercio, un ristorante con potenza impegnata di 50 chilowattora e consumo di 100.000 chilowattora in un anno avrebbe una bolletta elettrica con una maggior spesa di 8,5 mila euro su un totale di 28. Nel comparto produttivo, si sa, i più penalizzati sono, e saranno, i più piccoli; secondo CNA, le micro e piccole imprese, che rappresentano - lo sappiamo - oltre il 90 per cento delle aziende italiane, stanno già oggi pagando la componente energia circa il 39 per cento in più delle imprese cosiddette energivore. I rincari dell'energia elettrica sono dovuti, in via principale, all'aumento del prezzo del gas, non solo in Europa, ma anche in Asia e Nord America e, in secondo luogo, alle dinamiche del mercato dei diritti di emissione di CO2. Qui potremmo aprire un dibattito complesso che vorrei, però, provare a semplificare: se da un lato il prezzo del gas è aumentato perché, per fortuna, è ripresa la crescita economica ed è aumentata la domanda, dall'altro, da anni gli investimenti in ricerca e produzione di idrocarburi sono in calo, ciò in conseguenza di una oramai chiara politica europea di abbandono delle fonti fossili e dello stop al rilascio di nuove autorizzazioni, anche in Italia. Ciò, ovviamente, ci consegna nelle mani delle forniture estere, che hanno più volte dato segnali di instabilità, e i ridotti volumi annunciati dalla Russia per l'autunno non possono che preoccuparci. Stiamo affrontando ciò che abbiamo scelto. Il mercato dei certificati di emissione di CO2, poi, giustamente stimolato, ha visto l'aumento dei prezzi che, paradossalmente, ha generato una sorta di meccanismo vizioso, che incide sul prezzo del gas. I prezzi dell'elettricità risentono, dunque, di entrambe queste dinamiche e ci ritroviamo qui, a temere aumenti delle bollette, dopo quelli dello scorso trimestre, compensati da 1,2 miliardi stanziati dal Governo attraverso il maggior gettito delle aste CO2.

Proprio per oggi è annunciato un decreto che interverrà, con circa 3 miliardi di risorse già disponibili, per frenare gli aumenti previsti dalle bollette di energia elettrica e gas di famiglie e imprese. La Camera oggi, quindi, legittimamente e doverosamente, con una discussione in corso, intende dare all'Esecutivo indirizzi chiari e concreti rispetto a decisioni urgenti e delicate. Attenzione, però, a non semplificare una questione che tocca la sensibilità di tante persone e preoccupa. Risulta facile fare propaganda sui social con lo slogan “abbassiamo le bollette”; noi preferiamo completare questo impegno prendendone anche un altro: siamo favorevoli ad abbassare le bollette, ma non ad aumentare le tasse (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva). Il gioco delle tre carte, per cui chi sbandiera l'abbassamento delle bollette e, dietro le quinte, chiede di scaricare tali riduzioni sulla fiscalità generale, non ci appartiene; proporre di far uscire dalla porta dei costi che il cittadino vedrebbe rientrare dalla finestra sarebbe una grande presa in giro. Gli approcci ideologici, Presidente, sono dannosi. Nemmeno il ricordo della Robin Hood-tax o la nuova tassa spagnola sui profitti delle utility ci affascinano; tutto indirettamente si scaricherebbe sui prezzi e a pagarne maggiormente gli effetti sarebbero, come sempre, le famiglie più in difficoltà e le piccole imprese. È urgente e giusto che ora, dopo mesi di emergenza sanitaria ed economica, si intervenga. Tuttavia, sul lungo periodo ci sono scelte da assumere, su tre fronti, senza giri di parole: il costo dell'energia, gli oneri di sistema e la fiscalità. Sullo sfondo ci sono scelte complesse di politica energetica, ma anche aspetti cui possono essere date risposte immediate e realistiche. Chi ha fatto una campagna elettorale sulla riduzione delle accise, quando poi è salito al Governo non ne ha più parlato, quindi i cittadini ormai diffidano da imbonitori di piazza.

Se una delle urgenze è intervenire sugli oneri di sistema - e mi consenta, Presidente, di chiarirlo all'onorevole Vallascas -, questi ultimi non sono certamente rappresentati da oneri quali il canone RAI, che i cittadini sanno ben distinguere, nella bolletta, ma sono i costi fissi, alcuni dei quali oggettivamente poco attinenti; bisogna evitare che questi perdano l'efficacia incentivante, un trasferimento tout court a carico della fiscalità generale rischierebbe di avere effetti esattamente contrari. Pensiamo che sia giunta l'ora di abbandonare la demagogia, soprattutto in campo energetico. Senza tornare su dibattiti del passato, oggi va chiarito che, rispetto ad obiettivi sulla produzione dell'energia, serve pragmatismo; non si abbandonano, con uno schiocco di dita, le fonti fossili; serve neutralità tecnologica, che significa valutare tutte le tecnologie disponibili, anche il nucleare di quarta generazione, servono scelte infrastrutturali sugli accumuli, sulle reti, che devono garantire stabilità e sicurezza, su nuovi e moderni impianti. In questo processo, si deve tendere all'efficienza energetica.

Non è un caso, infatti, che il capitolo del PNRR sulla rivoluzione verde e transizione ecologica è quello che presenta gli investimenti maggiori, quasi 60 miliardi di euro, oltre il 31 per cento dei fondi europei.

Infine, sul fronte della vendita – anch'essa ovviamente incide sui prezzi - serve solo una cosa, invece: il mercato. Basta con queste sciocchezze sul mercato libero che aumenta i prezzi (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva), anzi arriviamo oggi al paradosso per cui i rincari delle bollette riguarderanno di più i clienti che si avvalgono ancora della maggior tutela. L'intervento di oggi sulle bollette - che ripeto condividiamo - non ci esonera dal dare risposte alle questioni appena citate, anzi ci obbliga a farlo presto.

Il Ministro Cingolani, che ha già dato prova di essere pragmatico e schietto, eredita mancate scelte e avrà il nostro supporto nell'assumerle ora con coraggio e con serietà. La transizione ecologica passa per la transizione energetica e il tempo dei “no” è davvero finito. Chi vuole le fonti rinnovabili non può al contempo opporsi a semplificazioni burocratiche e a nuove autorizzazioni; se si cerca la transizione, non si può stare fermi.

Concludo, Presidente, annunciando il voto favorevole del gruppo di Italia Viva sulla mozione, considerandola come un impegno contingente a favore di famiglie e piccole imprese e immaginando al più presto un dibattito responsabile e serio sulla strategia energetica del nostro Paese (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva).

PRESIDENTE. Ha chiesto di intervenire il deputato Massimiliano De Toma. Ne ha facoltà.

MASSIMILIANO DE TOMA (FDI). Grazie, Presidente, grazie sottosegretario Gava, sono quasi lusingato nell'apprendere che la maggioranza, con il deposito della mozione del gruppo di Fratelli d'Italia, che stigmatizzava quella dell'onorevole Crippa, la quale come soluzione al caro bollette non individuava che un'ulteriore tassazione a carico delle imprese, saggiamente abbia deciso di ritirarla, proponendone una che presenta molti dei punti della nostra. Ebbene sì, la mozione del collega, se votata, avrebbe rappresentato un serio pericolo per poi ripercorrere le vicende già vissute in passato.

Nell'esaminare la nuova mozione di maggioranza, abbiamo notato che si ripropone, sulla falsariga di quella che possiamo vantare di aver depositato per primi, la riduzione delle accise, dell'IVA e dell'IVA sulle accise, prevedendo anche una riforma complessiva del sistema della tassazione dei prodotti energetici. Su questi punti fondamentali per i cittadini e le imprese, siamo felici che la maggioranza di Governo sia allineata con la proposta di Fratelli d'Italia. Bene, ma veniamo al merito della questione. Le dichiarazioni del Ministro Cingolani di pochi giorni fa, in merito alla previsione di un rincaro delle bollette di circa il 40 per cento, destano non poca preoccupazione per imprese e cittadini, già eccessivamente provati ed esasperati dalla crisi sanitaria. Sempre da Genova, il Ministro ha evidenziato le difficoltà della transizione ecologica e non i vantaggi, ma, soprattutto, mette in ombra l'indubbio ruolo calmierante che le rinnovabili stanno avendo per la bolletta elettrica, visto che ci consentono di limitare le importazioni di gas. La transizione ecologica è stata gestita male. È mancata e continua a mancare l'interlocuzione chiara e seria con le categorie produttive del Paese che investono sul green e che all'improvviso si sono viste cambiare le regole. Il passaggio alle energie green deve essere graduale e concertato, senza nessuna posizione ideologica ma, piuttosto, pragmatica sul tema.

In occasione della plenaria dell'Europarlamento a Strasburgo, lo stesso giorno in cui il Ministro Cingolani faceva quelle dichiarazioni, il vicepresidente della Commissione europea, Frans Timmermans, ha sottolineato l'importanza di accelerare il processo di transizione energetica, sottolineando che, se il Green Deal fosse stato fatto 5 anni fa, non saremmo in questa situazione, perché saremmo meno dipendenti dalle fonti fossili e dal gas naturale. Sul caro energia registrato nell'ultimo periodo ha dichiarato che non dobbiamo essere paralizzati dall'aumento dei prezzi dell'energia e rallentare la transizione, ma, anzi dobbiamo accelerare per far sì che l'energia da fonti rinnovabili sia disponibile a tutti. Non va dimenticato che gli operatori energetici già sostengono gli enormi costi della transizione energetica, con un impatto economico importante sull'impresa ed è davvero impensabile che il Governo possa consentire e tollerare ulteriori rincari.

Ritornando alla questione del rincaro bollette, per quanto riguarda il gas, non risulta ancora chiaro il peso che ciò comporterà sulle bollette di altre voci, per esempio, il mancato o parziale utilizzo delle infrastrutture del gas. L'aumento dei prezzi è dovuto a svariati motivi contingenti, dalla carenza di materie prime ai costi della transizione green - come anticipato - ma anche ad alcune politiche poco lungimiranti degli ultimi Governi che pure si sono dichiarati favorevoli alla transizione e al complesso delle relazioni internazionali che vengono instaurate, in particolare quelle dell'Unione europea con i Paesi terzi, esportatori di materie prime per la produzione di energia. È opportuno ricordare che l'incremento dei costi è stato mascherato dagli aiuti elargiti nel corso della pandemia, ma il problema esiste ed è tangibile. Va da sé che un suo riproporzionamento, anche in forme diverse, o per alimentare ad esempio il Fondo per la sostenibilità del sistema elettrico, con prelievi a carico delle imprese del settore energetico, come chiesto nella precedente versione della mozione del collega Crippa, non appare la soluzione percorribile per mitigare l'impatto negativo sul consumatore finale degli effetti derivanti dall'aumento della materia prima, con evidente danno per le imprese del settore e per tutto il comparto ad esse collegato. È d'uopo sottolineare che, per il Parlamento e il Governo, adottare provvedimenti tesi ad imporre una tassazione ai cittadini e alle imprese produttive del Paese, oltre che costituzionalmente consentito, rappresenta una violazione dei doveri di leale collaborazione tra organi costituzionali, laddove le disposizioni adottate dall'uno contrastino apertamente con le statuizioni adottate dall'altro.

È logico pensare che, se le imprese subiscono un forte aumento della tassazione, rincareranno i prezzi dei loro prodotti, vi sarà un effetto di contrazione del mercato e le imprese cominceranno a licenziare il personale, con tutte le conseguenze drammatiche che la cosa comporterebbe. Siamo soddisfatti del vostro passo indietro e dell'intenzione di istituire un nuovo fondo a carico delle imprese - e comunque avreste dovuto avere il coraggio di dichiararlo in quest'Aula -, ma anche del vostro implicito passo in avanti nel riconoscere che le nostre mozioni siano indirettamente condivise e meritevoli di attenzione. Va da sé che, se continuiamo a bloccare le imprese, imponendo un aumento della tassazione costante e progressiva, non si consentirà la loro ripartenza nel post lockdown e soprattutto perdurerà l'impedimento al loro sviluppo in termini occupazionali.

La situazione dei rincari dei prodotti energetici (elettricità, gas, ma anche carburanti per autotrazione) è diventata insostenibile per imprese e cittadini.

Proprio nella mattinata di ieri, un servizio di RAI News 24 dava conto di come il peso fiscale sui carburanti sia elevatissimo: ne trovate conferma sul sito del Ministero dello Sviluppo economico che dà conto del fatto che, al 20 settembre, per ogni euro di carburante pagato dal cittadino, il 62 per cento è rappresentato da accise, IVA e IVA sulle accise (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia), mentre solo il 38 per cento è rappresentato dal costo della materia prima, con un incremento impressionante rispetto alla settimana precedente, dell'8,58 per cento. Per non parlare del gasolio da riscaldamento che ha subito un rincaro del 14,43 per cento. Vede, sottosegretaria, il punto 6, su cui ha espresso parere contrario, è proprio per esplicitare meglio ai colleghi dell'Aula, che forse non sanno cosa significa “rincaro del prezzo del gasolio da riscaldamento”, che questo non colpisce solo i cittadini, ma anche le attività turistico-ricettive; infatti il maggior onere del 14 per cento sul gasolio da riscaldamento registrato dal MiSE (Applausi del deputato Bond), sempre il 20 settembre scorso, comporta e comporterà, nella stagione invernale, ad esempio nelle zone frontaliere e montane di confine con l'Austria, che il costo medio della camera dei nostri alberghi sarà sensibilmente più alto (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia e del deputato del Bond) di quelli distanti poche centinaia di metri, ma situati in Austria (dove il costo del gasolio da riscaldamento è sensibilmente più basso), con evidente danno per il comparto turistico degli sport invernali.

Quindi, cari colleghi, come vedete, non è che un aumento indiscriminato del costo dell'energia - sia essa elettrica, o da fonti fossili, come gas, oli combustibili o carburanti - colpisca solo le imprese o i consumatori diretti; ha riflessi negativi e fortemente recessivi su tutti i comparti collegati. Sembra banale dirlo, ma parlare in quest'Aula richiede anche chiarezza, affinché tutti i cittadini possano comprenderci. Ad esempio, il cibo che arriva sulle nostre tavole ha una componente di prezzo che è condizionata dalla logistica e dunque dal costo del trasporto, che subisce l'impatto degli aumenti dei prodotti energetici per autotrazione e per la loro produzione. Va da sé che un'eccessiva tassazione dei prodotti energetici ha come effetto immediato il rincaro generalizzato dei prezzi al consumo dei beni (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia e del deputato Bond), anche quelli di prima e di primissima necessità.

Sotto il profilo dei rincari del carburante, ad esempio, parafrasando, è come se il cittadino versasse al fisco una sorta di tangente pari al 62 per cento per ogni chilometro percorso per andare al lavoro tutti i giorni con la sua auto. Insomma, le accise - queste sono - impongono di muoversi, lavorare e produrre reddito e dunque generare introiti per l'erario. Ma vi dirò di più, cari colleghi della maggioranza, che spesso parlate di inclusione di persone con disabilità, perché nessuno di voi a questo sembra aver pensato: il caro energia e il peso fiscale del 62 per cento colpiscono anche e soprattutto le persone con disabilità motoria, le cui auto e carrozzine elettriche rappresentano la sola possibilità di autonomia per quanto riguarda la mobilità personale.

Questi dati non li dico io, ma il MiSE, il quale certifica come il prezzo medio della benzina al 20 settembre fosse di 1,67 euro a litro, di cui 72,8 centesimi di accise, 30,1 di IVA e 64,1 di costo industriale, che comprende, oltre al costo del prodotto, tutti i margini della filiera, che va dalla raffineria alla pompa di distribuzione. Ebbene, cari colleghi della maggioranza, è proprio su quel 38 per cento del costo industriale che, attraverso le vostre mozioni già ritirate, avreste voluto imporre una nuova tassazione a tutte le imprese del settore petrolifero e dunque anche sulla produzione di energia elettrica da fonti fossili: per fortuna, ci avete ripensato in tempo, grazie a noi, alla pressione di Fratelli d'Italia. Inasprire la tassazione sui prodotti energetici, anziché diminuirla, rivedendo il sistema delle accise e dell'IVA, non appare essere la soluzione percorribile per mitigare l'impatto negativo sul consumatore finale degli effetti derivanti dall'aumento delle materie prime, ma, al contrario, rischia di innescare effetti recessivi sulle imprese e sull'occupazione, senza parlare poi degli altri effetti negativi che il caro energia comporta, come ad esempio il rincaro generalizzato dei prezzi di tutti i prodotti e dei cicli produttivi che siano energivori. Concludo, Presidente, con l'invito al Governo affinché colga l'occasione rappresentata dal PNRR per eliminare definitivamente le accise sull'energia. Se lo farà, noi ci saremo con un'opposizione responsabile; se non lo farà, noi saremo sempre dalla parte dei cittadini, che non potranno che votare di conseguenza alla prima occasione che, non solo noi, ci auguriamo sia prestissimo. Pertanto, chiediamo la votazione per parti separate sia sulle premesse, che sugli impegni della mozione nostra e della maggioranza, mentre sulle premesse di quella di maggioranza ci asterremo, perché condividiamo solo delle parti, ma non tutto (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Luca Squeri. Ne ha facoltà.

LUCA SQUERI (FI). Grazie, Presidente e onorevoli colleghi. Sono settimane che si rincorrono le notizie riguardanti gli aumenti di luce e gas per l'autunno: si parla di un 31 per cento per il gas e di ben il 40 per cento per l'elettricità, per un impatto totale di 9 miliardi, che potrebbero quindi andare a gravare sugli utenti finali. Sapevamo bene che la transizione avrebbe inevitabilmente avuto un costo sociale ed è per questo che già oggi siamo chiamati a contenerlo nella maniera più incisiva possibile, perché qualsiasi decisione politica non può prescindere da una sicura sostenibilità economica. Certo, il contesto è difficile: l'offerta di gas dalla Russia si riduce ancora, Gazprom ha prenotato capacità ridotte sui gasdotti e l'aumento della produzione da parte della Norvegia difficilmente basterà a supplire; assistiamo, quindi, a questa impennata dei prezzi, di 75 euro a megawatt. L'Italia dipende dal gas in misura maggiore della media europea - che è del 21 per cento mentre noi abbiamo una media del 36 per cento - e dobbiamo purtroppo evidenziare come, nel sistema elettrico italiano, la maggior parte delle centrali utilizzi il gas per produrre corrente elettrica. Secondo i dati di Terna, a luglio 2021, la richiesta elettrica nazionale è stata soddisfatta per il 48 per cento da questo tipo di fonte. La stessa Terna, in audizione al Senato sul decreto legislativo di recepimento della direttiva RED II sul mercato elettrico, ha dichiarato che le previsioni sul calo di energia non sono incoraggianti e ci aspettiamo che perdurino ancora per il quarto trimestre. È opinione condivisa che il valore della CO2 triplicherà entro due anni e si attesterà intorno ai 100 euro a tonnellata (pensiamo che pochi mesi fa, a gennaio, la quotazione era di 30 euro a tonnellata); l'inflazione si è impennata al 3 per cento nell'eurozona e la voce che registra il maggior incremento è quella dell'energia fossile.

Questa situazione, poi, rischia di peggiorare con l'arrivo dell'inverno; soprattutto in caso di temperature molto rigide, le possibili ricadute sull'economia rischiano di frenare la ripresa post COVID e di alimentare ulteriormente l'inflazione. Il rincaro del gas porta conseguenze gravi che dimostrano, come sosteniamo da molto tempo, che è indispensabile la diversificazione delle fonti, senza innamoramenti, preclusioni o rigidità ideologiche (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

L'elettrificazione generale dei consumi non rappresenta la sola via da percorrere, perché c'è il fattore tempo; tempo che è richiesto per trasformare il nostro sistema di generazione elettrica, fondato sul gas, in un sistema totalmente rinnovabile. Occorre affrontare una serie di enormi problemi di regolazione tra produzione e utenza e, prima ancora, di realizzazione impiantistica e di individuazione delle aree con le criticità che il Ministero per la Transizione ecologica ha molto chiare.

A giugno 2021 il Governo ha messo in campo un miliardo e 200 milioni per ridurre l'impatto dell'aumento della bolletta elettrica, scelta responsabile e condivisibile; ma queste risorse, di fatto, sono state sottratte allo sviluppo di energie rinnovabili. Anche per questo autunno il Governo si prepara a mettere in campo circa 3 miliardi e mezzo, provando a ridurre, dunque, l'impatto per un terzo dei 9 miliardi di interventi necessari per affrontare questo problema. Basti pensare che attraverso questo prossimo provvedimento saranno 5 miliardi i soldi per calmierare il gas, ma che non raggiungono quello che è stato fatto per incentivare le fonti rinnovabili nell'ultimo quinquennio. Una reale boccata d'ossigeno potrà arrivare - come chiedono da tempo le authority, come ARERA, l'Antitrust e come, tra l'altro, ribadisce anche il nostro Ministro Cingolani - solo da una rivisitazione profonda delle voci presenti nella bolletta. Ma io aggiungo che, prima ancora, è imprescindibile una riforma della politica energetica del Paese, realmente capace di ridurre la nostra dipendenza dall'estero e capace di sfruttare al meglio le nostre molteplici risorse.

Noi abbiamo un PNIEC, tra l'altro, insufficiente dall'inizio e adesso da modificare radicalmente, visti i nuovi obiettivi in incremento che sono stati dettati dalla Commissione europea. Abbiamo un PNIEC dove tutto è rivolto all'incentivo di importantissime fonti rinnovabili, come il sole e come il vento, ma poco sulle fonti mature rinnovabili, come le bioenergie, la geotermia, il mini-idrico; questo non va bene. Se rincorriamo i pensieri dominanti, io vi ricordo che agli inizi degli anni Novanta si parlava già di auto all'idrogeno; dopo trent'anni siamo ancora qui a discutere come questa ipotesi possa essere realizzata. Ci vuole tempo e noi il tempo non l'abbiamo, tant'è che importiamo dalla Cina tecnologia legata all'energia elettrica e, in Cina, oltre quelle che hanno, stanno costruendo 48 centrali a carbone. Questo è il rischio che noi corriamo, ovvero di importare tecnologie da altri Paesi che poco stanno facendo - anzi, direi nulla - per quanto riguarda il problema della transizione energetica.

Qui fatemi aprire una parentesi, su quello che io ritengo essere un importante contributo, che è invece troppo ignorato, cioè il contributo che possono dare la bioenergia e la biomassa. Qualche numero: noi, nel 1950, avevamo 4 milioni di ettari di patrimonio boschivo; 4 milioni! Oggi questi ettari sono triplicati: ne abbiamo 12 milioni. Nel 2050 è previsto che, dal 36 per cento attuale di superficie boschiva, avremo il 50 per cento di superficie boschiva.

È il dato dell'accrescimento attuale: l'accrescimento è quello che non va a ledere minimamente il patrimonio esistente, ma è quello che cresce per l'evoluzione naturale della flora. Noi utilizziamo il 21 per cento di questo accrescimento, contro il 66 per cento della media europea, ovvero un terzo. Se noi utilizzassimo il recupero dei sottoprodotti agricoli, che adesso bruciamo per smaltire, per produrre energia, potremmo sostituire completamente l'utilizzo del gas per il riscaldamento.

Su questo, visto il tabù che, in questo Parlamento, ma anche nell'opinione pubblica, si ha rispetto a questa fonte rinnovabile, vi comunico finalmente che, laddove i problemi sono vicini ai cittadini e analizzati, bisogna dare risposte concrete. Alcune regioni – le regioni, tra l'altro, hanno la competenza per quanto riguarda l'inquinamento dell'aria - come il Piemonte, come l'Emilia Romagna e come, adesso, anche la Lombardia, stanno incentivando la sostituzione di impianti di riscaldamento a biomassa inquinanti con nuovi impianti a biomassa, con una tecnologia che riduce l'impatto inquinante a zero, vicino allo zero e, comunque, equiparabile all'impatto del gas.

Per cui - e vado a concludere – noi, oggi, abbiamo la possibilità - anzi, fatemi dire, la necessità -, con questa mozione, di supportare l'intervento del Governo nell'affrontare il tema del caro bollette, però questo è un intervento emergenziale, un intervento dettato dal momento. Noi, invece, dobbiamo pensare a una transizione energetica fatta in maniera vincente, in maniera sostenibile, lontana da pregiudizi che bloccano possibili interventi che danno la possibilità di risolvere per davvero il problema. Per questo siamo convinti che l'appuntamento prossimo che abbiamo nel rivedere il PNIEC debba necessariamente concretizzare il principio della neutralità energetica, che in questo momento, in Italia, non è ancora attuato (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Gianluca Benamati. Ne ha facoltà.

GIANLUCA BENAMATI (PD). Grazie Presidente. Signora sottosegretario, noi non consideriamo la mozione di oggi un punto di arrivo. La consideriamo, piuttosto, un punto di partenza su una riflessione e su un lavoro che dobbiamo svolgere da oggi al prossimo futuro. La mozione, come è stato ricordato, stimolata da uno dei gruppi di maggioranza, è diventata una mozione di maggioranza e tende, con un valore politico elevato, a impegnare il Governo a porre un argine a questo aumento, che, in certi casi, possiamo definire per il tessuto produttivo anche devastante e pesantissimo per le famiglie, che si sta profilando all'orizzonte dell'ultimo trimestre energetico dell'anno, un aumento che ha ragioni congiunturali e problematiche invece strutturali. Ma oggi, con la nostra mozione, abbiamo fatto una scelta politica, che è quella di puntare l'occhio sulla congiuntura, per fermare quello che sta succedendo.

Ho sentito tanti numeri, ma questa tempesta perfetta è generata da un aumento del prezzo della CO2, aumento anche, in certi aspetti, positivo, perché aiuta il processo di decarbonizzazione, che però, in una eterogenesi dei fini negativa, si è unito a una fiammata del prezzo del gas, per una scarsa disponibilità e per la ripresa delle attività nel lontano Oriente.

Io faccio presente ai colleghi solo alcuni dati. L'anno scorso il megawattora elettrico viaggiava sulle decine di euro; quest'anno abbiamo toccato, nelle recenti ore, i 200 euro per megawattora. Il gas, che era a 15 euro a ottobre dell'anno scorso – anno, peraltro, particolare -, era sui 40-45 euro in agosto e ha raggiunto i 70 euro, nei giorni scorsi. È chiaro che, da questo punto di vista, c'è uno tsunami che si sta approssimando al nostro sistema produttivo e alle nostre famiglie, senza considerare che non si tratta solo dei prodotti in bolletta, ma - noi, come gruppo parlamentare, lo facciamo notare al Governo - anche i prodotti, come il metano per autotrazione. Ci sono un milione di cittadini che utilizzano auto a metano, sia per una questione ecologica - fino a poco tempo fa - sia anche per una questione di costi, e sono le fasce più deboli della popolazione; queste corrono il rischio, a ottobre, di trovarsi un aumento del prezzo alla pompa del 30 per cento. Allora, io dico ai colleghi, questa mozione serve a impedire un rialzo incontrollato, perché, signora Presidente, con gli stessi servizi energetici dell'anno scorso, sarebbe come se una famiglia, invece di pagare 6 bollette, ne pagasse 7-8. Quindi, capiamo quale è il costo che deve affrontare.

La nostra mozione, quindi, quella di maggioranza, ha pochi, precisi punti: quello di continuare a utilizzare gli extragettiti della CO2 per mitigare gli aumenti, sapendo - e qui voglio essere preciso - che il gettito regolare delle aste di CO2 serve, in parte, per l'abbattimento del debito, ma, in parte, deve essere retrocesso alle imprese per sostenerle nel processo di decarbonizzazione. E colgo l'occasione, a nome del mio gruppo, per chiedere che il decreto ministeriale che doveva essere promanato, a luglio, dal Ministero della Transizione ecologica, in accordo con il MEF, che dà alle aziende le compensazioni per gli ETS, sia finalmente rilasciato, perché è un punto importante (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

Dopodiché, noi chiediamo un intervento, sì, sugli oneri, che sono quei costi impropri che non sono il costo della materia prima, ma che sono associati alle politiche di gestione del sistema energetico e che riguardano i finanziamenti delle rinnovabili, ma anche i sistemi di distribuzione, di dispacciamento e anche questioni come lo smantellamento delle centrali nucleari, ormai obsolete. Interveniamo su quello, se necessario, temporaneamente, sulla fiscalità; interveniamo, naturalmente, sui bonus sociali, che hanno bisogno in questa fase di essere sostenuti e - perché no? - apriamo una discussione anche sul sistema ETS in Europa, per avere una migliore omogeneità nell'Unione e una maggiore difesa contro i comportamenti sleali dei concorrenti extraeuropei, che, magari, sul costo dell'energia, producendo, come è stato detto, il chilowattora con il carbone, hanno costi molto inferiori.

Questa è la parte congiunturale. Noi speriamo che oggi il Governo vada in questa direzione celermente e che lo faccia con risorse abbondanti e necessarie per sterilizzare questo aumento. Però, c'è anche una parte strutturale, che qui è stata richiamata. Su questa io faccio due osservazioni, signora sottosegretario. Ci sono due indicazioni da questa crisi: la decarbonizzazione è un processo irreversibile, che va governato e il tema del gas come elemento di sostegno alla transizione per ancora un paio di lustri è un'altra certezza che non può essere trascurata. Questo cosa ci dice? Ci dice che, almeno per quanto ci riguarda, prima di discutere la riorganizzazione del sistema nazionale energetico, dovremmo dare attuazione al PNIEC, perché, quando diciamo che dovremmo porre a terra 7 gigawatt, ovverosia 7 mila megawatt, di rinnovabili, fotovoltaico, e ne poniamo a terra 1 gigawatt o 1.000 megawatt l'anno, essendo così lontani dall'obiettivo, capiamo che dobbiamo fare ancora molto lavoro; quando non sono partiti i contratti di fornitura a lungo termine, che avrebbero mitigato queste fiammate di costo, capiamo che siamo lontani dall'obiettivo. Quindi, nella penetrazione delle rinnovabili - elemento di calmiere sul costo dell'energia -, dobbiamo anche ricordare che l'Italia ha una capacità di importazione del gas elevatissima: noi abbiamo gasdotti dal Sud del mondo. Dovremo, anche in questi termini, concorrere meglio alla gestione del gas in Europa, perché non possiamo continuare ad essere appesi ai rubinetti della Russia. Questi sono punti che, senza ricostruire tutto il Piano energetico, senza pensare a un nucleare che è di là con gli anni, andrebbero posti al centro dell'attenzione del Governo.

Concludo su una cosa. Noi crediamo che dietro questa transizione - noi, torno a dire, chiediamo al Governo di accelerare su questi temi, non di rallentare - ci siano obiettivamente costi sociali. La transizione energetica, come quella tecnologica, ha costi sociali. Il nostro scopo, lo scopo del nostro gruppo, la richiesta del nostro gruppo al Governo è di contemperare il costo sociale di questa transizione con i costi economici che essa richiede di per sé.

Non possiamo pensare che nella transizione energetica ci sia chi - e chiudo - diventa sempre più ricco e ha sempre più risorse per continuare a godere di beni e servizi e chi, essendo più povero, diventa sempre più povero. Questo noi chiediamo al Governo: di operare in una maniera in cui la transizione non sia solo corretta dal punto di vista tecnologico, ma equa dal punto di vista sociale (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Patassini. Ne ha facoltà.

TULLIO PATASSINI (LEGA). Grazie, Presidente, onorevoli colleghe e colleghi, con il progressivo allentamento della crisi pandemica da COVID-19 stiamo assistendo a una decisa ripresa dell'economia mondiale. La stessa Italia sta crescendo a ritmi importanti: nei primi due trimestri è stato segnato un più 4,7 per cento, con una stima a fine anno di toccare anche il 6 per cento, addirittura in linea con la crescita del PIL mondiale. Crescono esportazioni e importazioni, rilanciando il nostro sistema produttivo a livello internazionale. Le stesse imprese nazionali stanno registrando buoni segnali di ripresa e di fatturato, dimostrando ancora una volta che il made in Italy è elemento trainante per lo sviluppo della nostra economia.

Questa intensa crescita mondiale, in particolare nel Far East, ha portato a un generalizzato aumento delle materie prime. Ricordiamo recentemente come ci sia stata e ci sia ancora una forte tensione sui prezzi dell'edilizia; in quell'occasione, grazie ad un forte intervento del gruppo Lega e del Ministro dello Sviluppo economico, Giancarlo Giorgetti, è stato approvato un emendamento al “Sostegni-bis” per intervenire con 100 milioni di euro per calmierare i costi delle materie prime. È chiaro che questo aumento generalizzato dei prezzi è fonte anche di una crescente domanda di energia da parte del sistema industriale mondiale. Solo in Italia abbiamo avuto il boom del costo dell'energia elettrica: siamo arrivati, ormai, a 200 euro a megawatt rispetto a un prezzo medio nel 2020 - chiaramente era un anno di crisi - di soli 38; ma, se questo prezzo è rapportato ai primi sei mesi del 2021, siamo ben oltre i 77 euro a megawatt raggiunti. Su questo possiamo stimare un incremento del costo della bolletta e della spesa energetica nazionale che potrà arrivare a toccare i 53 miliardi, ben oltre 10 miliardi rispetto a una media storica. Il solo pensiero di prevedere ulteriori aumenti, fino al 40 per cento, da parte del gruppo Lega non è assolutamente concepibile. Ma perché questi aumenti? Vorrei porre la domanda in quest'Aula e all'attenzione dei colleghi presenti. Perché ci sono questi aumenti? Ci sono scelte internazionali, ma ci sono anche scelte europee, soprattutto in termini di decarbonizzazione. Ricordiamo che la Presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, ha espresso una forte spinta sul Green New Deal europeo, una strategia di crescita mirata a trasformare l'UE in una società giusta e prospera, dotata di un'economia moderna ed efficiente sotto il profilo delle risorse e competitiva. Nel 2050 non verranno generate emissioni nette di gas serra. Cosa comporta questo? Ovviamente, negli step successivi, nel 2030, chiediamo che le emissioni vengano ridotte - e l'Europa questo chiede - di almeno il 55 per cento, ben oltre il livello già fissato del 40. Gli strumenti messi in campo dall'Europa per questo progetto green sono, ovviamente, la decarbonizzazione nei vari settori e l'utilizzo più massivo del sistema per lo scambio delle quote di emissione, gli ETS. La domanda che vorrei porre a quest'Aula in questo momento è: siamo sicuri, siamo decisi, siamo convinti che questa forte accelerazione sia la via migliore da seguire per il futuro dell'Italia e dell'Europa? Da tempo noi, come gruppo Lega, parliamo di decarbonizzazione sostenibile: vi sono, da una parte, questioni di sostenibilità ambientale, di consumo di suolo, di impatti sull'ecosistema, con la necessità di promuovere, comunque, soluzioni tecnologiche che riescano a contemperare la transizione ecologica con un'adeguata tutela e protezione dell'ambiente. Ma addirittura la sostenibilità ambientale - questo è il punto fondamentale - non può prescindere da una sostenibilità economica e sociale, dalla tutela delle famiglie più vulnerabili, dei più poveri e dal contenimento, in particolare, delle ricadute sulla competitività nazionale ed europea del nostro sistema industriale.

Un dato che deve essere chiaro non solo agli onorevoli colleghi, ma anche a tutti gli italiani: l'Europa è responsabile solo per il 9 per cento delle emissioni globali di CO2. Quindi, se vogliamo veramente combattere il cambiamento climatico, serve un accordo a livello internazionale, direi a livello mondiale. Purtroppo, al di là dei proclami, questo accordo non è ancora nei fatti, è ancora al di là da venire. Addirittura, i Paesi che storicamente sono più inquinatori e attualmente sono i più inquinatori, tendono a rinviare qualunque decisione che li coinvolga direttamente. Faccio degli esempi concreti: il carbone. Il carbone storicamente è la materia prima a più basso costo, con un importante potere calorifero, utilizzata dai tempi della rivoluzione industriale per produrre energia. Chiaramente è una materia prima che ha un'elevata emissione di CO2. Cosa ha fatto l'Italia? L'Italia ha 8 centrali a carbone, che entro il 2025 si è impegnata, comunque, a riconvertire. Cosa fanno gli altri Paesi? La Germania intanto attende il 2038 e non il 2025; in più, di centrali ne ha 280 e addirittura ne ha realizzata una l'anno scorso. In Europa, quindi, abbiamo un'asimmetria economica e competitiva assolutamente non concepibile. La Germania, con le sue centrali inquinanti a carbone, sostiene addirittura il 40 per cento della produzione di elettricità. Cosa fanno i cinesi? I cinesi sono i paladini dell'ambiente? I cinesi, addirittura, di centrali a carbone ne hanno costruite a centinaia. Qual è la motivazione? Dobbiamo sostenere il nostro sviluppo e la nostra ripresa economica, dobbiamo sostenere il sistema industriale cinese e quindi utilizziamo l'energia più a basso costo disponibile: quella del carbone. Secondo una ricerca finlandese, la Cina ha costruito fino al 2020 centrali a carbone per una potenza pari a più del triplo di quella installata da tutti gli altri Paesi mondiali. È come se noi costruissimo una centrale a carbone a settimana. Allora, se la decarbonizzazione deve essere la via centrale per salvare il nostro pianeta, è evidente che questa decarbonizzazione deve avvenire per tutti in modo eguale e concreto. È risaputo ormai che la maggior parte dei componenti per la realizzazione di impianti che poi serviranno per produrre energia rinnovabile provengono dalla Cina. E quindi cosa fa la Cina? Per sostenere la folle deriva, la folle corsa, il folle impeto europeista nella realizzazione della transizione verso il rinnovabile, aumenta le produzioni e inquina. Continuo a ricordare che l'Europa incide, come emissioni di CO2 , solo per il 9 per cento, la Cina il 28. E non è questo che serve per combattere il climate change della nostra bellissima Terra.

Uno studio dell'Agenzia internazionale dell'energia, infatti, rivela che l'inquinamento da CO2 toccherà un massimo storico, nel 2023, a 3,5 miliardi di tonnellate. Forse la CO2 si ferma ai confini nazionali? Forse decidiamo di desertificare il sistema economico europeo per dimostrare di essere i più ecologisti, i più bravi del mondo? L'Italia, tramite il PNRR, per la rivoluzione verde e la transizione ecologica ha destinato 60 miliardi di euro. Questi 60 miliardi di euro devono essere necessari per sostenere il nostro sistema economico, non per finanziare le industrie cinesi, perché altrimenti noi avremo indebitamento, acquisto di materiale cinese e sostegno all'industria cinese. Rischiamo di far navigare il nostro Paese nel bel mezzo di una tempesta perfetta. I pesanti aumenti dell'energia, infatti, colpiscono pesantemente sia le famiglie, con gli aumenti in bolletta, direttamente e indirettamente per effetto dell'aumento dei costi di produzione, sia le attività economiche italiane.

Ma questa transizione ecologica ha un altro contraccolpo: gli ETS, cioè le aziende che inquinano di più possono acquistare sul mercato certificati ecologici, che contribuiscono alla decarbonizzazione. È evidente che anche qui c'è stata un'esplosione, derivante, in parte, all'aumento dei costi e, in parte, dalla speculazione. Per l'Europa e per l'Italia è interessante un mix energetico: impegno su energia solare, energia eolica, geotermica, idroelettrica e biomassa. E il gas è lo strumento da tenere in considerazione, in particolare…

PRESIDENTE. Deve concludere.

TULLIO PATASSINI (LEGA). Un altro minuto, grazie, Presidente, arrivo alle conclusioni velocemente. Il gas è l'elemento fondamentale nella nostra transizione ecologica. Noi abbiamo un differenziale di costo dell'energia elettrica tra Italia e Francia di 20 euro a megawatt, quindi, le nostre imprese pagano l'energia molto di più rispetto agli altri Paesi europei. E questa forbice non è solo con la Francia, ma è anche con la Germania. Altri Paesi utilizzano le centrali a carbone, la Francia utilizza il nucleare, e noi ci spingiamo così velocemente e fortemente in questa decarbonizzazione…

PRESIDENTE. Collega, ha esaurito il suo tempo. Le chiedo di andare alla conclusione, grazie.

TULLIO PATASSINI (LEGA). Arrivo alle conclusioni, grazie, Presidente. Qual è l'impegno della Lega? E arrivo agli impegni che dalla Lega sono venuti fuori in questa mozione di maggioranza: da una parte, ripartire con l'attività di prospezione di idrocarburi onshore e offshore, sostenere un bonus sociale, ovvero difendere le famiglie più deboli, valutare una… e vado velocemente a elencare i punti, grazie Presidente…

PRESIDENTE. Collega, lei ha già esaurito ampiamente il suo tempo. Le chiedo di concludere.

TULLIO PATASSINI (LEGA). …intervenire sugli oneri di sistema e, in particolare, lavorare - e arrivo alla fine - sulla neutralità tecnologica, ovvero che ogni fonte energetica sia un'occasione di sviluppo per il nostro Paese e non un'occasione di blocco. Grazie, Presidente, per il tempo (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Davide Crippa. Ne ha facoltà.

DAVIDE CRIPPA (M5S). Grazie, Presidente. Gli scenari drammatici di incremento delle bollette ci impongono di intervenire tempestivamente nell'ultimo trimestre del 2021. La stampa di settore riporta incrementi dell'ordine del 30-40 per cento per l'energia elettrica e una fascia del 20-30 per quanto attiene al gas. Sono costi che i cittadini italiani, le famiglie italiane e le imprese, su cui oggi, finalmente, tira un vento positivo di ripresa, non possono sostenere. Ed è per questo che abbiamo chiesto di calendarizzare questa mozione con urgenza, per riuscire a dare una risposta concreta entro la fine del mese, perché gli aumenti scatteranno dal 1° ottobre.

Vorrei però fare delle brevi riflessioni, perché dai dati del GSE possiamo notare come il nostro Paese abbia aumentato la produzione di energie rinnovabili per la parte elettrica dal 42 per cento del 2019 al 45 per cento del 2021. Ed è chiaro che più questo fattore aumenta e meno siamo dipendenti dall'estero, cioè la ricetta della dipendenza dall'estero non può essere quella: importiamo gas, allora andiamo a cercare il gas (ma su questo ritornerò più avanti); deve essere quella: abbiamo le energie rinnovabili, nello scenario europeo siamo tra i Paesi con la percentuale più alta di incidenza sul parco produttivo elettrico, e allora dobbiamo andare avanti su questa strada.

Certo, però, serve una riflessione sul mercato, perché non possiamo non tenere conto che, nelle scorse settimane, proprio in Sardegna l'energia rinnovabile veniva venduta a 0: sì, signori, a 0 euro a megawattora, quando, alla fine della giornata, l'energia nel suo complesso arrivava a 200 euro a megawattora. Cosa vuol dire? Che c'è un meccanismo di mercato speculativo e distorsivo. Se non riusciamo a tenere in piedi un sistema che preveda, a lungo termine, per 20-30 anni, che Terna possa fare gare per gestire gli accumuli, che siano idroelettrici o elettrochimici, cioè le batterie, stiamo facendo un danno al Paese, perché quell'energia venduta a 0 sarebbe magari venduta a 30 o 40, e sarebbe venduta in un orario più consono, magari quando quell'energia rinnovabile non c'è, alle 10 di sera, con una fascia di prezzo più calmierata rispetto, invece, ai 200 a cui si era arrivati in quella giornata.

Occorre chiaramente mettere mano a questo tipo di situazione, però occorre altrettanto essere chiari: in un meccanismo speculativo come quello che stiamo vivendo in questi giorni, cari colleghi, non possiamo raccontare, come è stato detto poco fa, che, ancora una volta, il vero obiettivo è la liberalizzazione totale del mercato, perché il mercato libero abbasserà le bollette. I dati dell'Autorità per l'energia elettrica e il gas hanno sancito che il mercato libero dell'energia costa il 52 per cento in più rispetto al servizio di maggior tutela (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)! Vuole dire che ai cittadini viene incrementata la bolletta. Oggi, il servizio di maggior tutela è ancora garantito per un certo periodo di tempo. Dobbiamo lavorare per far sì che questo servizio venga messo a gara, facciamolo sulle gare di fornitura, ma non togliamolo, perché oggi è un baluardo di salvaguardia del prezzo, del consumatore. La signora Maria che viene chiamata a qualsiasi ora del giorno e della notte per cambiare fornitore, perché domani finisce tutto, e non è così, e non è così! Il mercato libero costa il 52 per cento; quando i dati saranno altri, sarò veramente disponibile ad accettare un punto di caduta diverso.

Dobbiamo ragionare sul fatto che, ancora una volta, noi siamo davanti agli obblighi di riduzione delle emissioni al 2030, con percentuali precise, e al 2050 di neutralità. E, allora, come facciamo a parlare ancora di carbone, come poco fa (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)? Come facciamo a rievocare ancora il carbone, al 2050 dobbiamo avere zero emissioni (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)!

E torniamo all'approvvigionamento di gas, perché dobbiamo evitare le boutade: oggi abbiamo una grande necessità di importazione di gas, conseguentemente aumentiamo la produzione nazionale, come se l'Italia fosse il Paese del Bengodi e dei giacimenti di gas. Sostanzialmente, dire che in Italia ci sono riserve di gas e petrolio tali da giustificare i propri fabbisogni interni è un po' come dire che l'Italia è il Paese delle mandrie degli elefanti, soltanto perché ne abbiamo visti due allo zoo, siamo a questo livello di paradosso. Ovviamente, cito l'autore di questo libro, che è un ricercatore del CNR, che ha sancito proprio con questo titolo, Il paese degli elefanti. Miti e realtà sulle riserve italiane di idrocarburi, la follia di considerare l'Italia una base strategica di accumuli di gas e di produzioni di gas all'interno del nostro scenario. Questa strada non è più percorribile, l'obiettivo di decarbonizzazione c'è anche sul gas e, allora, dobbiamo andare su altri tipi di meccanismi. Quali sono questi meccanismi di riduzione dell'importazione di energia?

È forse quello di dare certezza al 110 per cento ancora una volta (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) e di evitare di far sì che, ancora una volta, a dicembre, ci chiamino qualsiasi tipo di consumatore, l'amministratore di condominio, l'ingegnere, l'architetto, le imprese, per chiederci: ma lo prorogherete? Andrete oltre le scadenze oggi prefissate? Questa è la risposta che dobbiamo dare tutti uniti su questo tema, allungando un sistema che oggi permette il doppio salto di classe, perché quella del 110 per cento non è solo una misura edilizia; è una misura di efficientamento energetico, perché nella possibilità di accedere al 110 c'è il grandissimo paletto che tu devi fare interventi di efficienza energetica.

Cosa vogliono dire? Portare ad abbassare le bollette fino al 70 per cento dei propri consumi (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). E, allora, è lì che diminuiamo il fabbisogno interno del nostro Paese. Andiamo anche a sfatare il mito: ecco, le bollette sono aumentate per il grande peso delle rinnovabili. Le rinnovabili c'erano anche l'altro ieri, prima che venisse annunciato il 40 per cento di aumento. Andiamo a comprendere quali sono le motivazioni. Forse sono l'enorme aumento delle quote ETS. Sì, certamente, le quote ETS hanno contribuito, ma stiamo parlando del 10 per cento dell'importo complessivo. Andiamo a vedere se, forse, c'è qualche comportamento speculativo, magari anche a livello internazionale, dove qualcuno incomincia a chiudere i rubinetti rispetto ai flussi da garantire non all'Italia, ma all'Unione europea. Noi abbiamo chiesto cose semplici: innanzitutto, il passaggio importante che il Parlamento si dovesse esprimere su questo tema, perché evidentemente non possiamo immaginare di lasciare i consumatori in balia di aumenti di questo tipo, ma servono interventi e misure emergenziali e strutturali.

Innanzitutto serve coprire i costi degli oneri generali di sistema con risorse statali immediate per abbassare questi costi. Serve agire sulle aliquote IVA perché non possiamo pensare che, aumentando addirittura il prezzo, lo Stato ci vada anche a guadagnare perché ha una percentuale sul prezzo. Non è possibile, questo è un comportamento speculativo che dallo Stato, in un momento di crisi, non possiamo permetterci (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Quindi, con forza veramente agiamo sulle aliquote IVA di gas ed elettricità perché è lì che bisogna intervenire. Non abbiamo adottato una ricetta nostra, siamo rimasti a guardare cosa hanno fatto gli altri Paesi europei, Spagna, Gran Bretagna. La Gran Bretagna ha messo addirittura un tetto rispetto al prezzo dell'energia come per dire: attenzione, sopra quel tetto ci sono comportamenti speculativi. Ci vogliono attenzioni di mercato rispetto a queste condizioni. Così come, però, non possiamo permetterci ancora di dire al Paese e ai cittadini: guardate che dobbiamo vedere l'orizzonte dell'energia nucleare, perché è lì che troveremo la risposta ai nostri problemi. No, quella è la non risposta facile ai nostri problemi, ossia quella di dire: “buttiamolo” là nel tempo, arriverà una risorsa futura.

Allora, Presidente, su questo tema c'è una propaganda totale sotto il profilo delle trivellazioni di gas da parte della Lega; oggi, scopriamo che vi è anche sulla questione del carbone e, ancora di più, su quella del nucleare, con riferimento alla quale, fino all'altro ieri, sui territori c'era invece una grande resistenza, una fortissima resistenza anche con riferimento all'individuazione del sito di stoccaggio delle scorie. Qualcuno forse, a tal proposito, ci deve spiegare: da una parte, non siamo in grado di gestire un problema di contingenza; dall'altra, invece, no, vi è la sindrome di NIMBY: “non lo metto sul mio territorio (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)”! Questa è la grande coerenza di chi parla di nucleare ancora una volta in Italia nel 2021.

Credo, Presidente, e concludo, che dobbiamo andare avanti, che dobbiamo portare avanti le riforme già approvate nel “decreto Semplificazioni” che sostanzialmente imponeva all'Autorità di riformare il meccanismo di riscossione degli oneri generali di sistema, non più lasciandoli nelle disponibilità finanziarie dei venditori, che poi non li versavano. E cosa succedeva? Di nuovo, socializzazione dei costi a carico della signora Maria che, dopo avere già pagato la sua bolletta…

PRESIDENTE. Collega, deve concludere.

DAVIDE CRIPPA (M5S). …doveva pagare anche l'appianamento dei costi di tutti.

Presidente, concludo e dichiaro il voto favorevole del MoVimento 5 Stelle su questa mozione e ringrazio tutti i colleghi di tutte le forze politiche, in questo caso di maggioranza, per aver finalmente raggiunto un risultato unico su un tema del genere (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle - Congratulazioni).

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto.

Credo che la sottosegretaria Vannia Gava abbia chiesto di intervenire per la modifica di un parere. Prego.

VANNIA GAVA, Sottosegretaria di Stato per la Transizione ecologica. Sì, devo intervenire per cambiare il parere al punto 6 della mozione 1-00513 Lollobrigida (Nuova formulazione) perché dall'intervento del collega, che poi mi ha avvicinato ai banchi, si è capito che cosa intendessero chiedere al Governo con riferimento all'impegno, però il tempo è tale che, purtroppo, deve essere attentamente valutato anche in base alle normative UE. Quindi, non riesco ad accoglierlo completamente in senso favorevole, ma lo accolgo con la riformulazione: “a valutare l'opportunità di prevedere”, e poi rimane tutto uguale. Quindi, posso modificarlo in questo senso.

PRESIDENTE. Collega Zucconi, va bene?

RICCARDO ZUCCONI (FDI). Grazie, Presidente. Prendiamo atto della riformulazione, la accettiamo, e quindi poi andremo a votare, così riformulata, la nostra mozione.

PRESIDENTE. Allora, colleghi, dato che sono state comunicate nuove richieste di votazioni per parti separate, sospendo brevemente la seduta per permettere agli uffici di aggiornare i relativi testi, all'apertura delle votazioni. La seduta è sospesa.

La seduta, sospesa alle 13,15, è ripresa alle 13,25.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE FABIO RAMPELLI

(Votazioni)

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Come da prassi, le mozioni saranno poste in votazione per le parti non assorbite e non precluse dalle votazioni precedenti.

Passiamo alla votazione della mozione Davide Crippa, Patassini, Benamati, Squeri, Moretto, Baldini, Timbro ed altri n. 1-00510 (Nuova formulazione).

Avverto che il gruppo di Fratelli d'Italia ne ha chiesto la votazione per parti separate, nel senso di votare distintamente ciascun capoverso del dispositivo e, a seguire, la premessa.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul primo capoverso del dispositivo della mozione Davide Crippa, Patassini, Benamati, Squeri, Moretto, Baldini, Timbro ed altri n. 1-00510 (Nuova formulazione), su cui il Governo ha espresso parere favorevole.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 22).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul secondo capoverso del dispositivo della mozione Davide Crippa, Patassini, Benamati, Squeri, Moretto, Baldini, Timbro ed altri n. 1-00510 (Nuova formulazione), su cui il Governo ha espresso parere favorevole.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 23).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul terzo capoverso del dispositivo della mozione Davide Crippa, Patassini, Benamati, Squeri, Moretto, Baldini, Timbro ed altri n. 1-00510 (Nuova formulazione), come riformulato su richiesta del Governo, su cui il Governo ha espresso parere favorevole.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 24).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul quarto capoverso del dispositivo della mozione Davide Crippa, Patassini, Benamati, Squeri, Moretto, Baldini, Timbro ed altri n. 1-00510 (Nuova formulazione), su cui il Governo ha espresso parere favorevole.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 25).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul quinto capoverso del dispositivo della mozione Davide Crippa, Patassini, Benamati, Squeri, Moretto, Baldini, Timbro ed altri n. 1-00510 (Nuova formulazione), su cui il Governo ha espresso parere favorevole.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 26).

A seguito dell'approvazione del dispositivo della mozione Davide Crippa, Patassini, Benamati, Squeri, Moretto, Baldini, Timbro ed altri n. 1-00510 (Nuova formulazione), ne verrà ora posta in votazione la premessa.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Davide Crippa, Patassini, Benamati, Squeri, Moretto, Baldini, Timbro ed altri n. 1-00510 (Nuova formulazione), limitatamente alla premessa, su cui il Governo ha espresso parere favorevole.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 27).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Lollobrigida ed altri n. 1-00513 (Nuova formulazione), come riformulata su richiesta del Governo e per le parti non assorbite. Il parere del Governo è favorevole.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 28).

Passiamo alla votazione della mozione Colletti ed altri n. 1-00518.

Avverto che i presentatori hanno accettato la riformulazione proposta dal Governo, concernente l'espunzione dell'undicesimo capoverso della premessa, mentre non hanno accettato le riformulazioni relative al dispositivo.

Avverto, altresì, che i presentatori hanno chiesto la votazione per parti separate, nel senso di votare: dapprima, congiuntamente la premessa e il secondo capoverso del dispositivo, su cui il Governo ha espresso parere favorevole; a seguire, distintamente, i restanti capoversi del dispositivo, su cui il Governo ha espresso parere contrario.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla premessa, come riformulata, congiuntamente al secondo capoverso del dispositivo della mozione Colletti ed altri n. 1-00518, su cui il Governo ha espresso parere favorevole.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 29).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul primo capoverso del dispositivo della mozione Colletti ed altri n. 1-00518, su cui il Governo ha espresso parere contrario.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 30).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul terzo capoverso del dispositivo della mozione Colletti ed altri n. 1-00518, su cui il Governo ha espresso parere contrario.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 31).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul quarto capoverso del dispositivo della mozione Colletti ed altri n. 1-00518, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 32).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul quinto capoverso del dispositivo della mozione Colletti ed altri n. 1-00518, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 33).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul sesto capoverso del dispositivo della mozione Colletti ed altri n. 1-00518, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 34).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul settimo capoverso del dispositivo della mozione Colletti ed altri n. 1-00518, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 35).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ottavo capoverso del dispositivo della mozione Colletti ed altri n. 1-00518, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 36).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul nono capoverso del dispositivo della mozione Colletti ed altri n. 1-00518, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 37).

Sospendiamo a questo punto la seduta, che riprenderà alle ore 15 con il seguito dell'esame delle mozioni concernenti iniziative volte al rilancio di Alitalia.

Sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare sull'ordine dei lavori il presidente Lollobrigida. Ne ha facoltà.

FRANCESCO LOLLOBRIGIDA (FDI). Prima della sospensione, Presidente, siccome ancora non abbiamo avuto la possibilità di leggere la mozione di maggioranza, che spero arrivi in modo tale da avere la possibilità di discutere un problema rilevante, volevo, però, lasciare all'Aula questo intendimento: noi riteniamo l'approvazione o, comunque, la discussione con voto finale della mozione - argomento richiesto dall'opposizione - come parte integrante del calendario che prevede per la settimana prossima una sospensione. Ciò significa che noi riteniamo si debba necessariamente ultimare quel calendario e, quindi, eventualmente dovessero esserci ulteriori problemi, noi chiediamo già oggi la riconvocazione per la settimana prossima dell'Aula, in modo tale da evadere comunque questo punto che, per quanto riguarda l'opposizione, è dirimente ed è ovviamente un punto di eccezionale importanza. È per questo che in queste ore abbiamo limitato i nostri interventi al fine di agevolare anche i colleghi che devono rientrare, ma non eludendo la necessità di discutere questo argomento.

In ultimo, ma non per ultimo, sull'argomento, nel caso specifico, noi riteniamo anche che il Ministro Franco debba essere audito da quest'Aula con una calendarizzazione da stabilire, ma che io invito ovviamente la Presidenza a recepire, sull'argomento in questione, subito dopo la discussione della mozione stessa e nei giorni ovviamente che verranno (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Lorenzin. Ne ha facoltà.

BEATRICE LORENZIN (PD). Grazie, Presidente. Proprio per ribadire la nostra assoluta volontà di arrivare alla votazione di questa mozione che riteniamo indispensabile e importante. La maggioranza, di fatto, sta chiudendo il testo e, quindi, credo che entro oggi noi potremo votare questa mozione.

PRESIDENTE. La seduta è sospesa.

La seduta, sospesa alle 13,35, è ripresa alle 15.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ANDREA MANDELLI

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Brescia, Cavandoli, Colletti, Davide Crippa, Gebhard, Giachetti, Lapia, Lollobrigida, Lorefice, Paita, Patassini, Perantoni, Stumpo, Viscomi e Zoffili sono in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta.

I deputati in missione sono complessivamente 96, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare sull'ordine dei lavori l'onorevole Cantone. Ne ha facoltà.

LUCIANO CANTONE (M5S). Grazie, vorrei chiedere il rinvio di 30 minuti dell'inizio dei lavori perché stiamo completando la mozione unitaria di maggioranza; chiedo, quindi, ulteriori 30 minuti (Commenti dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di intervenire l'onorevole Lollobrigida; gli do subito la parola.

Vorrei sapere una cosa, onorevole: siamo sicuri della mezz'ora? Perché muovere l'Aula e poi riconvocarla è sempre brutto. Se lei mi dice mezz'ora, la prendo in parola. Noi abbiamo poi la necessità di vedere la mozione e di fare le fotocopie per i colleghi. Quindi, mi dica lei; l'importante è che non facciamo tornare i colleghi e poi dar loro brutte notizie. È un problema di rispetto dell'Aula.

LUCIANO CANTONE (M5S). Noi siamo pronti, in attesa dei pareri del Governo.

PRESIDENTE. Mezz'ora. Va bene.

Ha chiesto di parlare, sull'ordine dei lavori, il presidente Lollobrigida. Ne ha facoltà.

FRANCESCO LOLLOBRIGIDA (FDI). Ovviamente, non abbiamo difficoltà a comprendere quanto sia complesso trovare una sintesi tra le tante posizioni della maggioranza; quindi, se la maggioranza chiede un'ulteriore mezz'ora, non abbiamo difficoltà ad accedere a questa proposta. L'ultima affermazione del collega, però, mi induce ad una riflessione ulteriore: siamo in attesa dei pareri del Governo. Ora, il Governo di solito i pareri li dà in Aula (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia) sulle mozioni che presentano i parlamentari. Allora, mi permetto di dire con estrema chiarezza che la richiesta che questa mattina avevo fatto ritengo sia corretto anticiparla. Penso che in una discussione così rilevante, in una fase così critica, in una fase così faticosa per l'Italia, perché si sta discutendo della sua compagnia di bandiera e delle 10.000 persone che vi lavorano, il Ministro Franco dovrebbe scegliere, di sua spontanea volontà, senza nemmeno che noi sottolineiamo l'importanza della sua presenza, di assistere ai lavori per capire, anche dalle forze politiche presenti in quest'Aula, quale sia l'indirizzo del Parlamento su un evento così importante ed eventualmente anche per chiarire, dando i pareri in quest'Aula, che cosa può essere fatto per salvaguardare il lavoro, la produttività, la nostra compagnia di bandiera o quello che ne residua.

Quindi, l'invito alla Presidenza è di chiedere una presenza formale del Ministro Franco, oltre che alle riunioni di maggioranza, anche nella seduta ordinaria del Parlamento (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Rixi, sull'ordine dei lavori. Ne ha facoltà.

EDOARDO RIXI (LEGA). Sull'ordine dei lavori, Presidente, semplicemente per dire che a questo punto credo sia utile che il Governo ci dica se si intenda discutere o meno oggi sulla mozione della maggioranza perché, effettivamente, rinviarla di mezz'ora per poi rinviarla di un'altra mezz'ora… Probabilmente ha senso oggi andare a verificare il contenuto di una mozione che, comunque, è stata elaborata da ieri sera fino adesso. Chiedo se si intenda portare avanti la mozione oggi o se si intenda aggiornarla in una data successiva. Credo che la Camera lo debba sapere perché, altrimenti, rischiamo di rinviare di mezz'ora in mezz'ora e non mi sembra il caso.

PRESIDENTE. Su quello sono d'accordo con lei, non c'è niente di peggio che far tornare l'Aula e dare brutte notizie. Qualche settimana in Parlamento l'abbiamo tutti ed è la cosa che, personalmente, mi ha sempre dato più fastidio. Che l'ora sia un'ora, che consenta a tutti di potersi organizzare (Applausi) perché non è che sia molto facile stare qui a lavorare. Quindi adesso sarà mia premura andare a valutare bene gli aspetti che avete sollevato, anche rispetto alla sollecitazione del presidente Lollobrigida. Io, per stare dalla parte della ragione, prenderei anche 40 minuti, più che mezz'ora, perché l'esperienza parlamentare mi ha insegnato che qualche ritardo c'è. Però, in questa mezz'ora cercherò di capire, per portarvi la definitiva posizione del Governo, se ce la facciamo o non ce la facciamo.

Ha chiesto di parlare il presidente Lollobrigida. Ne ha facoltà.

FRANCESCO LOLLOBRIGIDA (FDI). Presidente, io richiamo una delle ragioni per le quali siamo qui. Fratelli d'Italia ha calendarizzato, come quota dell'opposizione, una mozione su Alitalia che giaceva da un po' di tempo, in attesa di essere discussa. Lo ha fatto dopo che si è riunita la Commissione competente e che il Parlamento è stato anche delegittimato, nella sua funzione, da un signore nominato dal Governo che ha ritenuto utile spiegare con franchezza che agisce disinteressandosi di quello che la politica intende proporre. Ora, per quanto io conosco la politica, ne esiste una degenerata, che va colpita e va penalizzata, ed esiste, invece, il ruolo della politica sana, rappresentativa - e il Parlamento questo deve rappresentare - che deve essere ascoltata, in particolare su un'azienda pubblica che è stata pagata con i soldi dei cittadini, che ha avuto tante perdite in passato, che è stata osservata spesso come un problema per la Nazione, senza comprendere probabilmente che, invece, il ragionamento doveva partire, non dal particolare, ma dal più generale interesse di una Nazione come la nostra di tutelare un'azienda, trovando il metodo per farlo.

Allora, la discussione di oggi, per quello che riguarda Fratelli d'Italia, non è rinviabile nel senso che, a seguito della audizione in Commissione nella quale il signor Altavilla, il dottor Altavilla, il commissario Altavilla ha proferito parole forti nei confronti della politica, etichettandola come un estraneo rispetto alle dinamiche che riguardano un'azienda di Stato, io ritengo che sia non rinviabile (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia) per il Parlamento assumere una posizione, quale essa sia. Non ci sentiamo i detentori della verità, lo abbiamo chiesto a questo Parlamento, facendo le nostre proposte. Il collega Rampelli, in dichiarazione di voto, le spiegherà nuovamente, così come hanno fatto gli altri colleghi che si sono interessati in discussione generale, come il collega Silvestroni.

È evidente che quello che io chiedevo, cioè la presenza del Ministro Franco, serviva a corroborare la discussione e renderla più trasparente. Questo tema non può essere oggetto di rinvio sine die e ciò non significa a qualche giorno. L'emergenza sociale che è dietro questa vicenda, oltre quella imprenditoriale e oltre quella nazionale, è dietro l'angolo. Si rischia che nella manifestazione di venerdì, che i sindacati hanno annunciato, se il Parlamento non si sarà espresso dando delle indicazioni, qualcosa di negativo accadrà e questo rischio questo Parlamento non se lo può permettere, perché sarebbe da irresponsabili. Ho sentito oggi la collega del Partito Democratico ribadire che la discussione era utile farla oggi; sento, ovviamente, parole di chiarezza dal collega Rixi che dice che è necessario che ci sia rispetto da parte del Governo. Qualora ci fosse qualche problema, il Ministro Franco venga a dircelo in Aula in maniera tale che il Parlamento lo possa apprendere, come le forze politiche di maggioranza sembra abbiano appreso per le vie brevi ed informali. Io ritengo che qui dentro, invece, debba esserci la discussione che renda trasparente a chi è fuori di qui quello che sta avvenendo (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Fassina sull'ordine lavori e sul medesimo argomento. Ne ha facoltà.

STEFANO FASSINA (LEU). Presidente, tramite lei vorrei informare anche gli altri colleghi che la maggioranza non ha avuto alcun trattamento privilegiato per quanto riguarda il rapporto con il Governo sulla vicenda Alitalia. Quindi, mi associo alla richiesta di avere una presenza del Governo che consenta, in queste ore, di affrontare i problemi che abbiamo di fronte. Come è noto, infatti, la prossima settimana non c'è Aula, quindi si andrà quanto meno al 6 o al 7 ottobre. Nel frattempo, il presidente di ITA ha incominciato a chiamare lavoratrici e lavoratori per colloqui d'assunzione con un regolamento aziendale che scavalca il contratto collettivo nazionale di lavoro. Se il Parlamento, se questa Camera affronterà il problema Alitalia tra 10 giorni, sarà sostanzialmente inutile perché si saranno consumati gli atti che noi riteniamo vadano severamente censurati (Applausi di deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

Stiamo parlando, infatti, di leggi dello Stato italiano, che non possono essere aggirate nel modo in cui avviene e che, soprattutto, non possono essere aggirate da una società che è finanziata al 100 per cento con le risorse dei contribuenti.

Quindi, le chiedo, con la massima determinazione e cortesia possibili, di fare in modo che, oggi, quest'Aula si possa esprimere in merito alle mozioni che sono state presentate (Applausi dei deputati del gruppo Liberi e Uguali e di deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Onorevole Fassina, è quello che potevo fare: appunto, ho chiesto all'onorevole Luciano Cantone - che mi ha chiesto la parola - di essere certo nei tempi. Alla mia richiesta, chiara, mi ha confermato mezz'ora, quindi io…

Ha chiesto di parlare l'onorevole Giachetti. Ne ha facoltà.

ROBERTO GIACHETTI (IV). Presidente, va tutto bene, vorrei solo segnalarle che noi abbiamo l'onore di avere qui il Ministro per i Rapporti con il Parlamento che, magari, insieme alle discussioni che sta facendo, ci potrebbe anche illuminare (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva). Facendo parte del Governo, presumo sia anche in grado di sapere, dal Governo, che tempi ha. Venendo incontro esattamente a ciò che lei ha detto prima, abbiamo dunque un valore aggiunto in più: abbiamo la presenza del Ministro per i Rapporti con il Parlamento. Se, magari, illustrasse anche a noi, oltre che agli altri colleghi, le intenzioni del Governo, eviteremmo tutti una perdita di tempo (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva).

PRESIDENTE. L'ho visto anch'io, però non posso andare oltre le cose che mi hanno detto. Allora, sospenderò per mezz'ora: in questa mezz'ora vi posso assicurare che andrò a controllare di persona la faccenda nella sala del Governo e vedremo di capire se questa mezz'ora sarà quella giusta per poi cominciare a discutere la mozione.

Quindi, sospendo la seduta, che riprenderà alle 15,45.

La seduta, sospesa alle 15,15, è ripresa alle 15,50.

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE ROBERTO FICO

Seguito della discussione delle mozioni Rampelli ed altri n. 1-00491, Pentangelo ed altri n. 1-00512, Molinari ed altri n. 1-00514, Gariglio, Luciano Cantone, Fassina ed altri n. 1-00515, Nobili e Fregolent n. 1-00516 e Mugnai ed altri n. 1-00517 concernenti iniziative volte al rilancio di Alitalia e al mantenimento della continuità operativa e degli attuali livelli occupazionali della compagnia di bandiera.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione delle mozioni Rampelli ed altri n. 1-00491, Pentangelo ed altri n. 1-00512 (Nuova formulazione), Molinari ed altri n. 1-00514 (Nuova formulazione), Gariglio, Luciano Cantone, Fassina ed altri n. 1-00515, Nobili e Fregolent n. 1-00516 e Mugnai ed altri n. 1-00517 concernenti iniziative volte al rilancio di Alitalia e al mantenimento della continuità operativa e degli attuali livelli occupazionali della compagnia di bandiera (Vedi l'allegato A).

Ricordo che, nella seduta di mercoledì 22 settembre 2021, si è svolta la discussione sulle linee generali.

Avverto che, in data odierna, sono state presentate le mozioni Serracchiani, Davide Crippa, Molinari, Fornaro, Valentini e Boschi n. 1-00519, nonché una nuova formulazione della mozione Rampelli ed altri n. 1-00491 (Vedi l'allegato A). I relativi testi sono in distribuzione.

(Parere del Governo)

PRESIDENTE. Il rappresentante del Governo ha facoltà di intervenire, esprimendo altresì il parere sulle mozioni presentate. Prego, Ministro D'Incà.

FEDERICO D'INCA', Ministro per i Rapporti con il Parlamento. Presidente, sono a chiedere una breve sospensione (Proteste dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)…

PRESIDENTE. Colleghi, Colleghi…

FEDERICO D'INCA', Ministro per i Rapporti con il Parlamento. …di trenta minuti (Proteste dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Colleghi! Una sospensione di quanto tempo, Ministro D'Incà?

FEDERICO D'INCA', Ministro per i Rapporti con il Parlamento. Di trenta minuti, Presidente.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Lollobrigida. Ne ha facoltà.

FRANCESCO LOLLOBRIGIDA (FDI). Presidente, intanto la ringrazio perché, nonostante l'autorevolezza dei colleghi Vicepresidenti, siamo certi che la sua presenza garantirà un processo rispettoso del Parlamento anche da parte del Governo. Ora, è alquanto inusuale che il Governo chieda una breve sospensione senza motivarla. Mi resta anche difficile comprendere, da parte del Governo, se la sospensione è dovuta a motivi fisiologici oppure a ragioni alte, che riguardano, magari, delle valutazioni che però vorremmo conoscere prima di esprimerci su questo.

PRESIDENTE. Ministro D'Incà, il motivo della richiesta di sospensione?

FEDERICO D'INCA', Ministro per i Rapporti con il Parlamento. È in corso una valutazione sui pareri nei confronti delle mozioni, Presidente.

PRESIDENTE. All'esito della sospensione, poi, ci assicura, chiaramente, che possiamo continuare (Proteste dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Ha chiesto di parlare il deputato Lollobrigida. Ne ha facoltà.

FRANCESCO LOLLOBRIGIDA (FDI). Noi prendiamo l'impegno del Governo. Evidentemente, noi siamo estremamente ragionevoli: vogliamo uscire da quest'Aula con il miglior lavoro possibile a tutela della Alitalia - o di quello che ne rimane - e dei suoi lavoratori. Per cui, se abbiamo capito bene, il Governo è entrato in possesso delle mozioni e tra trenta minuti esprimerà il parere, così i lavori dell'Aula potranno continuare serenamente, arrivando alla votazione delle mozioni. Se abbiamo inteso questo, noi non abbiamo problemi a rimanere ancora in Aula; se invece questo è un atteggiamento dilatorio da parte del Governo, nel tentativo di evitare la discussione di questo provvedimento e continuare ad essere irrispettoso con il Parlamento, allora l'atteggiamento cambierebbe (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia) e noi chiederemmo a lei, Presidente, un'affermazione dell'autorevolezza del ruolo che incarna.

Questo punto è stato indicato dalle opposizioni. È evidente che l'atteggiamento dilatorio da parte del Governo, il tentativo di non esprimere i pareri mina la possibilità da parte dell'opposizione di avere un ruolo all'interno del Parlamento. Io credo che lei, oltre che nel suo ruolo, comprenda bene, anche da esponente autorevole politico, quanto sia importante che la dialettica parlamentare venga, nella sua completezza, rispettata, quindi le chiediamo di tutelare questo Parlamento (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Fassina. Ne ha facoltà.

STEFANO FASSINA (LEU). Grazie, Presidente. Mi permetto di richiamare il contesto in cui si svolge la nostra discussione, quindi è sull'ordine dei lavori. È fondamentale che il Parlamento, la Camera in questo caso, si possa pronunciare oggi, perché, come lei sa, è prevista una sospensione e la ripresa dei lavori è indicata per la settimana che comincia dal 6 ottobre.

PRESIDENTE. Dal 5 ottobre.

STEFANO FASSINA (LEU). Il 5 ottobre. La variabile tempo, purtroppo, non è una variabile neutra perché, nel frattempo, ITA sta procedendo con atti che, secondo larga parte di quest'Aula, sono contraddittori con leggi dello Stato e direttive europee, segnatamente le assunzioni con regolamento aziendale, anziché con contratto collettivo nazionale di lavoro. Se noi perdiamo il pomeriggio di oggi, è evidente che quando torneremo ad affrontare il punto i fatti saranno larghissimamente avvenuti e, quindi, il nostro ruolo ornamentale tornerà ad essere confermato (Applausi di deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

Le aggiungo, Presidente, che noi stiamo andando a convertire un decreto, il decreto n. 121 del dell'anno in corso, che, all'articolo 7, comma 2, fa riferimento esplicito alla decisione della Commissione europea su Alitalia, che, però - ci è stato detto oggi da parte del Governo - non è possibile prendere in visione, in quanto risulterebbe coperta da segreto. Quindi, la vicenda si svolge in un quadro piuttosto preoccupante, per cui, nonostante le richieste che sono state fatte nei mesi scorsi dalle presidenze delle Commissioni direttamente interessate, non è stato possibile audire i Ministri competenti: il Ministro dell'Economia e delle finanze, che, come è noto, è responsabile della proprietà di ITA, il Ministro dello Sviluppo economico, il Ministro delle Infrastrutture e della mobilità sostenibili. Quindi, questa mozione sta in questo contesto e ulteriori dilazioni sarebbero inaccettabili, perché ciò vorrebbe dire tagliare fuori completamente il ruolo del Parlamento da una società che, al cento per cento, è pagata dai contribuenti italiani.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Lollobrigida. Ne ha facoltà.

FRANCESCO LOLLOBRIGIDA (FDI). Anche a fronte delle argomentazioni poste dal collega Fassina, esponente di maggioranza, io ritengo che le strade possano essere due e solo due: da una parte c'è un Governo che è in grado, tra mezz'ora, di esprimere i pareri, e questa è una strada; dall'altra parte, vi è il Governo, come è normale che sia quando non è in grado di esprimere un parere, che si rimette all'Aula. Noi, nel primo caso, potremmo accettare semplicemente che il rinvio e la sospensione siano acquiescenti alla richiesta di tempo per il Governo per adempiere a una funzione; nell'altro caso, io credo che le forze politiche presenti in Aula dovrebbero assumersi la responsabilità, con il voto, di un'eventuale sospensione (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia), che non avrebbe ragion d'essere come richiesta unilaterale del Governo non tesa a risolvere il problema, ma solo a dilatare le funzioni parlamentari fino a renderle inefficaci.

Ho già detto, anche per andare incontro a quello che il collega Fassina denunciava rispetto ai tempi, che per quanto ci riguarda l'accettazione della sospensione dei lavori finalizzata al periodo preelettorale, che ci ha visti anche sacrificare tempo che avremmo dedicato a un maggiore approfondimento delle discussioni precedenti, serviva ad ultimare il calendario, che si chiude con il voto su questo tema.

Pertanto, Presidente, nel caso in cui oggi si dovesse decidere, per qualsiasi ragione indipendente dalla volontà dell'opposizione, il rinvio di un punto da noi posto, noi ritiriamo la disponibilità alla sospensione, chiediamo che l'Aula sia convocata anche la settimana che viene, che il Ministro Franco venga in quest'Aula a svelare anche le questioni che in Commissione non si è sentito di affrontare, eventualmente secretando l'Aula, così come è possibile da Regolamento.

Ma pensare che i parlamentari della Repubblica non possano conoscere gli atti che fondano un provvedimento che riguarda una società pubblica è inaccettabile (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

Presidente, ritengo di aver dovuto specificare che la nostra disponibilità, come sa, era legata a un calendario preciso, che si chiudeva con la votazione della mozione richiesta dalle opposizioni. Se il Governo, anche a fronte delle forze di maggioranza che sembrano voler discutere l'argomento, non è in grado di trovare la forza, non di dare un parere obbligatorio - il Parlamento è sovrano, non il Governo: cerchiamo di rimettere a posto i termini in questa cavolo di Repubblica (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia) -, se il Governo non è in grado, si rimetta al Parlamento eletto. Non è complicato come processo: Presidente, lei è il garante di questo Parlamento (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ministro D'Incà, se noi sospendiamo adesso per 30 minuti, alla fine dei 30 minuti si esprimerà il parere?

FEDERICO D'INCA', Ministro per i Rapporti con il Parlamento. Presidente, faremo tutto il possibile per dare i pareri alle fine dei 30 minuti (Commenti), però è chiaro che è in corso in questo momento una valutazione attenta. L'argomento è chiaramente importantissimo per il nostro Paese, devono essere informati tutti quanti i Ministeri competenti al fine di fare un percorso corretto per le mozioni previste. Tutto qui. Quindi, cerchiamo di lavorare ancora di più in questa mezz'ora per cercare una soluzione (Commenti del deputato Rampelli).

PRESIDENTE. A questo punto, sospendiamo la seduta per 30 minuti ed è, diciamo, l'ultima sospensione. Si riprenderà alle 16,35.

La seduta, sospesa alle 16,05, è ripresa alle 16,40.

PRESIDENTE. La seduta è ripresa.

Ha chiesto di parlare sull'ordine dei lavori la deputata Lapia. Ne ha facoltà.

MARA LAPIA (MISTO-CD). Grazie, Presidente. Presidente, data l'importanza di questo provvedimento, che avremmo dovuto discutere, e per migliorarlo al fine di approfondire le interlocuzioni che abbiamo con il nostro Governo, proprio per l'importanza che ha questo provvedimento che riguarda migliaia di lavoratori del nostro Paese, chiedo un rinvio alla prossima seduta da mettere in votazione (Proteste dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia - Dai banchi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia si grida: Buffoni! Basta prenderci in giro!).

PRESIDENTE. Come sapete, sulla proposta di rinvio del seguito dell'esame del provvedimento ad altra seduta (Commenti dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia - Dai banchi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia si grida: Vergogna!)…Ha chiesto di parlare il deputato Lollobrigida. Ne ha facoltà.

Colleghi, colleghi…! Facciamo parlare il deputato Lollobrigida.

FRANCESCO LOLLOBRIGIDA (FDI). Presidente, pacta sunt servanda: questa è una regola che vale in tutti i consessi civili. Quindi io richiamo lei, richiamo i colleghi capigruppo della maggioranza al senso di responsabilità. Noi abbiamo ragionato, in questi giorni, insieme, di un calendario d'Aula che prevedeva una serie di impegni. In questo calendario d'Aula erano previsti alcuni adempimenti e una tempistica che ci siamo dati e che noi puntualmente abbiamo rispettato, anche riducendo i tempi dei nostri interventi.

L'impegno assunto dai presidenti di gruppo, a nome dei loro partiti, era quello di concludere i lavori del calendario. Ci è stato chiesto da lei di verificare le condizioni per un'eventuale sospensione dell'Aula nella settimana che precedeva la campagna elettorale. Abbiamo accettato questa proposta, purché si trattassero in quest'Aula i temi che ritenevamo rilevanti per la Nazione, tra i quali la mozione e le mozioni che sono state approvate in quest'Aula riguardo al rincaro delle bollette.

Abbiamo chiesto che si discutesse del destino della compagnia di bandiera che in queste ore vede i lavoratori dell'Alitalia contestare un atteggiamento in palese violazione di quelli che sono i metodi finora utilizzati nelle crisi aziendali.

Non c'è stata concertazione sindacale, non c'è stato un incontro tra il Governo e le rappresentanze sindacali. Si discute del futuro dell'azienda più importante del trasporto aereo italiano. Si discute in quest'Aula del futuro di quello che potrà essere l'indotto turistico che è evidentemente avvantaggiato dalla presenza di una compagnia di bandiera della nostra Nazione. Si è discusso in Commissione ed è stato richiamato da tanti colleghi, in assenza di documenti che potevano formare il convincimento dei deputati nelle libere scelte che possono permettere al Parlamento di darsi un indirizzo.

Ora, in quest'Aula, la maggioranza - tutta la maggioranza! - ha presentato una mozione che, evidentemente, se è stata firmata dai sottoscrittori, in rappresentanza dei loro gruppi, racchiude la volontà dei cittadini che hanno loro affidato i propri convincimenti e la loro fiducia. Hanno firmato un documento che è presente in quest'Aula. L'opposizione ha fatto altrettanto. Tanti punti sono comuni. È evidente che il Governo, in quest'Aula, non può dilazionare, come ha fatto fino ad ora, facendo mancare un parere, che può essere favorevole, contrario o rimettersi alle forze parlamentari che hanno indicato le loro volontà.

Che cosa si nasconde dietro quest'atto vigliacco - vigliacco (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)! - che viene proposto all'Assemblea da un'autorevole collega del gruppo Misto, perché nessuno della maggioranza sembra volerci mettere la faccia?

Ed è evidente che la collega, non essendo stata presente alle riunioni dei capigruppo, non può essere responsabile soggettivamente - la maggioranza lo è oggettivamente - di una mancanza di rispetto per i lavoratori, per l'azienda, per i sindacati, per coloro a cui hanno promesso, andando tra loro, che questo tema sarebbe stato attenzionato.

Venerdì ci sarà una manifestazione dei sindacati; quello che succede in quella piazza è responsabilità di chi non dà certezze (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia), perché l'assenza di indicazioni da parte del Parlamento sarebbe un fatto grave. E allora io non credo, sinceramente, che persone autorevoli, molte delle quali conosco personalmente anche per carattere, coraggiose, che hanno firmato un foglio che risponde all'esigenza di creare un tavolo con i lavoratori, alle esigenze di confronto, dando degli indirizzi, avranno il coraggio in quest'Aula di rinnegare quello che hanno firmato (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia), rinviando la discussione di un tema richiesto dall'opposizione, minando la titolarità dell'opposizione a poter proporre in quest'Aula temi che ritiene validi e creando un precedente che, evidentemente, ne svilisce il ruolo. Io esprimo davvero un auspicio, questa volta, con la franchezza che contraddistingue il nostro partito, ma con la consapevolezza che, in questo momento, si sta giocando una partita diversa. C'è un Governo che ha dato mandato ad un commissario di fare alcune azioni rispetto ad una società interamente pubblica. C'è un Parlamento che, all'unanimità delle forze politiche presenti, vorrebbe dare al Governo un indirizzo. C'è un Governo che non vuole ricevere questo indirizzo in nessuna circostanza (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). C'è un Parlamento che può decidere se arrendersi a questa evidenza, votando per un rinvio oppure, al contrario, scegliere di discutere qui dentro, assumendosi la responsabilità delle proprie azioni. E c'è lei, Presidente, a cui io chiedo - qualora mai si dovesse arrivare ad un atto di ipocrisia e vigliaccheria, consumato in quest'Aula dalle forze politiche - la riunione immediata dei capigruppo per convocare la seduta fin da domani - fin da domani! - per evitare che questo Parlamento decida di andare a fare altro mentre l'Alitalia viene piegata (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia), mentre i lavoratori stanno in piazza, mentre le forze politiche deridono quelli con i quali hanno preso impegni!

Presidente, dopo questa Assemblea, se mai doveste arrivare a quest'atto, chiedo di capire se ancora sia legittimo stringere accordi di capigruppo, ragionare di un calendario che lei ci ha proposto e che noi abbiamo accettato, oppure se le sue parole e i suoi impegni vengano sviliti da un atteggiamento di persone che prendono e assumono impegni e non li mantengono. Infatti, non c'è altra parola per definirlo - dovessero mai votare in contrasto con quanto hanno sottoscritto, firmato ed approvato - un atto di vigliaccheria, perché hanno paura (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia) di assumersi, rispetto ad un Governo non eletto, responsabilità proprie di chi rappresenta il popolo italiano (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Colletti. Ne ha facoltà.

ANDREA COLLETTI (MISTO-L'A.C'È). Presidente, noi siamo qui ad attendere una pantomima da parte del Governo, in attesa dei pareri. Questo perché, purtroppo, abbiamo una maggioranza che, ahimè, ha paura di fare il proprio lavoro, ovvero impegnare il Governo. Ed è il problema di questo Parlamento, soprattutto da quando abbiamo il Governo di tutti, la maggioranza di tutti e l'opposizione di molto pochi.

C'è anche da dire - e non bisogna negarlo - quanto questa mozione abbia un valore eminentemente elettorale: ci sono le amministrative a Roma e, giustamente, nella loro ottica, Fratelli d'Italia ha inteso presentare, anche in questo momento, questa mozione, come è nel loro diritto. Però, a livello parlamentare, Presidente, lei dovrebbe anche tutelare le prerogative dell'opposizione parlamentare, in questo caso Fratelli d'Italia, e anche permettere a questa Camera di non lavorare invano e farci finalmente esprimere su questa mozione.

I partiti della maggioranza devono prendersi l'onere delle proprie decisioni. Ed è una mozione, sono decisioni, ahimè, non irrevocabili, ma almeno che prendano finalmente posizione, perché questo attendere che qualcuno prenda posizione per loro risulta essere vergognoso per il livello della democrazia di questo Parlamento (Applausi dei deputati del gruppo Misto-L'Alternativa c'è).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Fassina. Ne ha facoltà.

STEFANO FASSINA (LEU). Presidente, vorrei richiamare, con rispetto, la sua attenzione su un punto fondamentale, perché l'atto che è oggetto dell'ordine dei lavori è in un quadro in rapidissima evoluzione. Quindi, è legittimo che qualcuno chieda il rinvio, dopodiché però rinviare oggi, vuol dire legittimare un comportamento (Applausi di deputati del gruppo Fratelli d'Italia) e arrivare, come deputati della Repubblica, quando i fatti si saranno compiuti. Presidente, le vorrei leggere un punto del dispositivo rispetto al quale abbiamo problemi con il Governo. Le chiedo un minuto di attenzione. Un punto del dispositivo che ci viene chiesto di espungere recita: “a promuovere iniziative affinché ITA proceda all'assunzione del personale nel pieno rispetto della normativa nazionale ed europea di riferimento” (Dai banchi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia si grida: “Vergogna!”).

Ci viene chiesto dal Governo di espungere un punto degli impegni in cui si chiede il rispetto della normativa nazionale ed europea di riferimento! Che cosa si deve approfondire rispetto a questo punto (Applausi di deputati del gruppo Fratelli d'Italia)? Presidente, guardate che, in questo giro, il problema non è solo l'umiliazione di chi sta qui dentro. Infatti, rinviare vuol dire non scegliere. È meglio una scelta negativa (Applausi di deputati del gruppo Fratelli d'Italia) e avere il coraggio di guardare in faccia quelle lavoratrici e quei lavoratori che stanno per essere licenziati, piuttosto che mettere la testa sotto la sabbia e perdere ancora più credibilità come istituzione, perché qua la credibilità la perdiamo tutti. Il rinvio vuol dire una caduta ulteriore di credibilità delle istituzioni democratiche, perché i fatti si consumano. Non avere neanche il coraggio di assumersi la responsabilità e fare finta che non c'entriamo niente, che la responsabilità è del signor Altavilla, che è stato nominato presidente di ITA. No, la responsabilità è nostra! Rinviare significa assumersi la responsabilità politica di atti che contraddicono i diritti fondamentali delle lavoratrici e dei lavoratori di questo Paese, questo deve essere chiaro.

PRESIDENTE. I tenori degli interventi mi sono tutti estremamente chiari. È chiaro che, nel momento in cui ho una richiesta di rinvio, devo dare la parola per un intervento a favore e un intervento contro e far votare l'Aula (Commenti dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Dopo la votazione, convocherò la Conferenza dei presidenti di gruppo.

SALVATORE DEIDDA (FDI). Deve rispettare tutti i parlamentari! Vergognatevi!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare contro il rinvio il deputato Rampelli. Ne ha facoltà.

FABIO RAMPELLI (FDI). La ringrazio, Presidente. Colleghi, penso che, nel caso in cui questa richiesta fosse accolta dal Parlamento, noi scriveremmo una pagina davvero triste; dimostreremmo di non avere l'autorevolezza, la perspicacia, il senso di responsabilità e di preferire alcune vie di fuga alle quali, peraltro, nessuno crede. Infatti, il gioco è ampiamente smascherato, anche perché sulla questione di Alitalia abbiamo avuto la possibilità di vedere prima, anticamente ormai, il Presidente del Consiglio in persona occuparsene, poi il Ministro dell'Economia e delle finanze. Dunque, la questione, la crisi, il dossier è passato sul tavolo del Ministro dello Sviluppo economico, ma se ne è occupato, in un'altra stagione ancora, anche il Ministro delle Infrastrutture.

Oggi si fa fatica persino a coinvolgere le Commissioni: la Commissione è stata secretata, un atto di una gravità estrema, che confligge con tutti i desideri e le predisposizioni di gran parte dei parlamentari; in particolare, alcuni tra questi - mi riferisco a quelli del suo partito, Presidente -, invocavano trasparenza, linearità, pulizia, palazzi di vetro, di cristallo, scatolette di tonno e quant'altro. Qui siamo nel porto delle nebbie, altro che trasparenza! Si secretano le audizioni di un commissario, di un presidente che fa il gradasso con i soldi pubblici (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia), di un presidente che si rifiuta di incontrare i lavoratori, di un presidente che si rifiuta di esibire un piano industriale di una società pubblica al cospetto della stessa Commissione, perché le carte che ha portato non sono il piano industriale di ITA! Dunque, le bugie hanno le gambe corte e ora arriviamo addirittura al Kali Yuga, di fatto arriviamo a autoinfliggerci come Parlamento, in seduta solenne, la menomazione di poter dare indirizzi. Ci sono cose, caro Presidente, cari colleghi - spero nessuno si offenda e nessuno gioisca, perché sono fatti di cronaca - che vanno al di là della destra e della sinistra. Chi viene da un'esperienza di militanza, da una parte o dall'altra, sa che su alcune questioni dirimenti, come la tutela del posto di lavoro, che è vita - che è vita! - non ci sono appartenenze partitiche e ideologiche che tengano (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)! Berlinguer, Almirante, Andreotti andavano nella stessa direzione (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)! Nessuno scappava di fronte alla sacralità del lavoro, che, in questo caso specifico, si associa alla sacralità di asset strategici che appartengono alla responsabilità e alla capacità di un Parlamento e di un Governo di difendere la nostra indipendenza, la nostra sovranità; non solo il diritto al lavoro, che, comunque, è il primo in classifica a dover essere tutelato.

Quindi, caro Presidente, indignato anch'io, come tutti, anche quelli che non parlano, non è la prima volta che accade…Guardi, Presidente, le do un consiglio: non lo faccia accadere la terza volta, perché chi è che “ci va per le piste” è anche lei, è la sua persona. Lei, da oggi, avrà meno autorevolezza di ieri e già una quota di questa autorevolezza se la era giocata qualche mese fa. Quando si fa un calendario e viene approvato all'unanimità e alla presenza del Governo in Conferenza dei capigruppo (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia), non esistono ripensamenti (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)! Perché è giusto ed è vero, è una vigliaccata! Oltretutto, si prende un provvedimento, quello che sta in quota all'opposizione, si mette in coda a una sessione parlamentare, alla vigilia di una pausa elettorale, e lo si fa morire alla fine della seduta, portandolo, con una presa per i fondelli, degna di miglior causa, di mezz'ora in mezz'ora.

SALVATORE DEIDDA (FDI). Vergogna!

FABIO RAMPELLI (FDI). Allora, colleghi, è l'ultimo appello, davvero. So che spesso, in quest'Aula…chiedo scusa ai colleghi del PD se disturbo…

PRESIDENTE. Colleghi, facciamo concludere. Prego.

FABIO RAMPELLI (FDI). Siamo perfettamente consapevoli del fatto che la gran parte delle questioni che atterrano in quest'Aula sono, comunque, orientate politicamente da indirizzi precisi, e quindi anche da convinzioni solenni, importanti, forti, sedimentate e profonde, ma vale la pena di rammentare che sulle grandi questioni epocali e sul diritto al lavoro i parlamentari hanno il dovere di stare non dalla parte di un Governo o di un altro, ma dalla parte dei cittadini. Se c'è un vincolo da parte di alcuni gruppi parlamentari che devono forzosamente seguire le indicazioni del Governo, questo vincolo si deve rendere visibile oggi e qui perché la responsabilità conta più di ogni altra cosa.

E sicuramente anche rispetto ad un voto diverso dai nostri auspici su quegli impegni, che sono trasversali e sono citati nella mozione di Fratelli d'Italia così come nella mozione della maggioranza, anche su quegli argomenti, dicevo, si deve trovare la forza di una convergenza. Se non c'è questa convergenza, si deve avere la forza della chiarezza, perché altrimenti c'è il rischio davvero - penso sia legittimo - di non riuscire più a tenere sotto controllo questo meccanismo, perché ci sono decine di migliaia di persone, che non sono soltanto coloro i quali stanno per perdere il posto di lavoro ma c'è tutto l'indotto coinvolto, che rischiano, domani mattina, di trovarsi espunte dal sistema Italia, magari a 50-55 anni, coi figli a carico. Allora, se è questo che volete, non vi nascondete dietro il parere del Governo, dietro la richiesta di archiviazione e di rinvio sine die. Affrontate questo problema qui e votate le vostre mozioni e i vostri impegni (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia) e, se lo ritenete, non votate i nostri. Noi voteremo quelli, tra i vostri impegni, che condivideremo, nel nome della tutela del lavoro e della difesa dell'Italia (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Chi chiede di parlare a favore? Nessuno chiede di parlare a favore (Proteste dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Colleghi, colleghi!

SALVATORE DEIDDA (FDI). Vergogna! Vergogna!

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Pongo in votazione, mediante procedimento elettronico, senza registrazione di nomi, la proposta di rinvio del seguito dell'esame del provvedimento ad altra seduta.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione ) ( Dai banchi del gruppo Fratelli d'Italia si grida: “Vergogna! Codardi!”).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva per 19 voti di differenza (Commenti dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

SALVATORE DEIDDA (FDI). Vergognati!

PRESIDENTE. La Conferenza dei presidenti di gruppo è immediatamente convocata…Ha chiesto di parlare il deputato Lollobrigida, prego.

PRESIDENTE. Colleghi, per favore, per favore (Proteste del deputato Deidda)! Deputato Deidda, deputato Deidda! Deputato Lollobrigida, prego.

FRANCESCO LOLLOBRIGIDA (FDI). Guardi, Presidente, non ci vuole tanto da perdere tempo. È bastato guardare il tabellone per fare il paragone con tanti esempi della storia - quello di Ponzio Pilato, insomma, è il più autorevole - e tra i comportamenti denunciati ci sono anche quelli che gridarono: “Barabba!” e qualcuno l'abbiamo trovato anche tra i nostri alleati, che, devo dire, ci hanno davvero stupito, ci hanno davvero stupido oggi, perché non parlare di un problema di questo tipo, con un asservimento evidente a una dialettica che è lontana da quella democratica, ci preoccupa, ci preoccupa davvero.

Noi abbiamo chiesto di rispettare un patto, quello tra capigruppo, che è stato violato. È stato violato nel voto di quest'Aula, è stato violato e mette in seria difficoltà tutti noi a proseguire, nei prossimi mesi, un lavoro nel quale noi, riferendoci ai colleghi, dovremmo dire: la tua parola non vale niente! La tua parola non vale niente perché non ha rispettato i patti assunti con una forza politica, perché non hai rispettato i patti assunti con i tuoi elettori (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Non so con che faccia gireranno tra i lavoratori dell'Alitalia, non so con che faccia circoleranno tra la gente, perché se c'è una cosa che ho imparato nella vita è che queste scelte alla lunga si pagano. Non sono cose su cui la gente passa sopra. E allora, Presidente, io le rinnovo la richiesta di convocazione immediata, visto che il rinvio che lei ha messo in votazione non è sine die, a meno che lei non intenda espungere questo argomento dal calendario; io chiedo - dove le forze politiche non potranno astenersi - di calendarizzare domani, dopodomani o domenica questo punto (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia), purché si approvi prima che sia terminata la macelleria sociale della quale questo Governo sembra essere corresponsabile. Auspichiamo che, al di là del singolo voto di parlamentari, anche forze politiche con le quali siamo alleate si rendano conto che la consunzione elettorale deriva spesso anche da scelte di questa natura (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Fassina. Ne ha facoltà.

STEFANO FASSINA (LEU). Esprimo la mia posizione come singolo deputato, poi il mio capogruppo parteciperà alla Conferenza. La prego anch'io, alla luce di quanto appena detto, che non voglio ripetere rispetto alle conseguenze che produce la nostra inazione, di convocare l'Aula per domani. Il Governo avrà tempo per esprimere un parere sul rispetto delle leggi europee e nazionali.

PRESIDENTE. La Conferenza dei presidenti di gruppo è immediatamente convocata presso la Sala della Regina. Sospendo a questo punto la seduta, che riprenderà al termine della Conferenza dei presidenti di gruppo.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ANDREA MANDELLI

La seduta, sospesa alle 17,05, è ripresa alle 18,05.

Sui lavori dell'Assemblea.

PRESIDENTE. La seduta è ripresa. Comunico che, a seguito dell'odierna riunione della Conferenza dei presidenti di gruppo è stato stabilito che il seguito dell'esame delle mozioni Rampelli ed altri n. 1-00491 (Nuova formulazione) , Pentangelo ed altri n. 1-00512 (Nuova formulazione), Molinari ed altri n. 1-00514 (Nuova formulazione), Gariglio, Luciano Cantone, Fassina ed altri n. 1-00515, Nobili e Fregolent n. 1-00516, Mugnai ed altri n. 1-00517 e Serracchiani, Davide Crippa, Molinari, Fornaro, Valentini e Boschi n. 1-00519 concernenti iniziative volte al rilancio di Alitalia e al mantenimento della continuità operativa e degli attuali livelli occupazionali della compagnia di bandiera sarà iscritto quale primo argomento della parte pomeridiana della seduta di martedì 5 ottobre, a partire dalle ore 15.30.

Avverto che nell'allegato A al resoconto della seduta odierna sarà pubblicata l'organizzazione dei tempi per l'esame della proposta di legge A.C. 1494-A​, recante delega al Governo per la riforma della disciplina dell'amministrazione straordinaria delle grandi imprese in stato di insolvenza (Vedi l'allegato A).

Interventi di fine seduta.

PRESIDENTE. Passiamo agli interventi di fine seduta. Non so se qualcuno ha deciso di rinunciare. L'onorevole Vietina è iscritto, ma rinuncia; l'onorevole Gallo è iscritto, ma rinuncia.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Papiro. Ne ha facoltà, per due minuti.

ANTONELLA PAPIRO (M5S). Presidente, converrà con me che le risorse destinate alla sanità devono essere utilizzate per offrire la migliore assistenza sanitaria possibile alla collettività e non per arricchire i privati con la connivenza di funzionari pubblici. Ecco, Presidente, l'ennesimo scandalo che è emerso in Sicilia, la mia terra, grazie all'operazione della Guardia di finanza, è di una gravità inaudita.

Ad essere coinvolta, stavolta, è la mia provincia, Messina. L'indagine ha fatto emergere un radicato sistema di malaffare che ha inevitabilmente piegato il sistema sanitario pubblico agli interessi delle strutture private: 25 le persone indagate tra funzionari pubblici dell'azienda sanitaria provinciale di Messina, responsabili e dipendenti di strutture private e convenzionate; cartelle cliniche ritoccate per gonfiare i rimborsi del sistema sanitario nazionale. Si tratta di una truffa che ha causato un danno di oltre 3 milioni di euro. Nelle prossime ore il nostro deputato all'ARS del MoVimento 5 Stelle, Antonio De Luca, con cui sono strettamente in contatto, chiederà un'audizione al commissario ASP di Messina in Commissione antimafia per avere chiarimenti sulle procedure dei controlli interni e sui metodi di trasparenza.

Nel rinnovare i complimenti ai finanzieri del comando provinciale della Guardia di finanza di Messina e al procuratore De Lucia, mi auguro che al più presto venga fatta una seria riflessione su come determinate condotte, che non possono danneggiare inevitabilmente la sanità pubblica e con essa, mi consenta, i cittadini, trovino sempre più spazio e si possa avviare quanto prima un lavoro mirato a garantire un sano utilizzo dei soldi pubblici nella sanità.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Centemero. Ne ha facoltà.

GIULIO CENTEMERO (LEGA). Signor Presidente, solo per comunicare che rispetto alla votazione n. 25 della seduta 569, ovvero quella di ieri, ho erroneamente espresso voto contrario, laddove avrei voluto esprimere voto favorevole.

PRESIDENTE. Ne prendiamo opportuna nota.

Ordine del giorno della prossima seduta.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.

Venerdì 24 settembre 2021 - Ore 9,30:

1. Svolgimento di interpellanze urgenti .

La seduta termina alle 18,10.

TESTI DEGLI INTERVENTI DI CUI È STATA AUTORIZZATA LA PUBBLICAZIONE IN CALCE AL RESOCONTO STENOGRAFICO DELLA SEDUTA ODIERNA: VANESSA CATTOI (A.C. 3259​)

VANESSA CATTOI (LEGA). (Dichiarazione di voto finale – A.C. 3259​). Signor Presidente, i dati del Rendiconto denotano un peggioramento di tutti i saldi e l'anno terribile che il nostro Paese si è lasciato alle spalle lo si ritrova rispecchiato nei numeri negativi per le entrate che si son drasticamente ridotte, numeri negativi per i costi che son drasticamente aumentati per non parlare poi dell'indebitamento e dei saldi complessivi che riportano numeri che solo in tempi di guerra lo Stato italiano ha potuto parimenti riscontrare. In particolare, il saldo netto da finanziare (dato dalla differenza fra le entrate finali e le spese finali) presenta nel 2020 un valore negativo di circa 270,9 miliardi, con un peggioramento di oltre 273,2 miliardi rispetto al saldo registrato nel 2019, anno in cui, in controtendenza rispetto agli anni precedenti, si era invece registrato un accreditamento netto del valore di 2,3 miliardi.

Tale peggioramento, frutto di una diminuzione delle entrate finali (circa del 6%) e di un significativo aumento delle spese finali (del 39,2%), è stato determinato dai provvedimenti urgenti adottati nel corso dell'esercizio aventi natura straordinaria per far fronte alle conseguenze dell'emergenza epidemiologica da COVID-19 ovvero:

Cura Italia (D.L. 17 marzo 2020);

Decreto Liquidità (D.L. 8 aprile 2020);

D.L. “Rilancio” (D.L. 19 maggio 2020);

D.L. COVID “Agosto” (D.L. 14 agosto 2020);

più tutti i decreti Ristori (bis, ter, quater emanati tra ottobre e novembre).

Tale emergenza ha reso infatti necessario un progressivo aggiornamento dei saldi programmatici che è stato attuato nel corso dell'esercizio 2020 tramite successivi scostamenti di bilancio approvati dal Parlamento con il sostegno sempre della Lega.

Gli impegni per spese finali, costituite dal totale delle spese di parte corrente e di quelle in conto capitale, sono passati da 603,3 miliardi di euro del 2019 a 840,1 miliardi di euro del 2020, in crescita del 39,2 per cento rispetto al 2019, per un ammontare di circa 237 miliardi, raggiungendo una incidenza sul PIL del 50,9 per cento.

Quando lo stato d'emergenza venne proclamato il 31 gennaio 2020 tutto ci si poteva attendere tranne dei numeri così drammatici, numeri drammatici per l'economia del nostro Paese visto che si parla di rendiconto 2020 ma anche rendiconto drammatico in termini di morti, vite che si son spente in solitudine ed è per questo motivo che tutti noi abbiamo il dovere di concentrarci sulle priorità di questo Paese perché è per loro (i familiari delle vittime) che quasi tutte le forze politiche hanno deposto l'ascia di guerra della corsa, rincorsa ai consensi popolari, con il coraggio di mettersi insieme, pur nelle differenze di pensiero politico, ma con l'unico obiettivo di dar speranza a tutti coloro che nel corso del 2020 questa speranza è stata tolta o strappata improvvisamente sia per il COVID sia, permettetemi di dire, per la “mala gestio” del Governo Conte 2. Certamente era una situazione difficile però è altresì innegabile che il Governo precedente ha fatto errori madornali si pensi alla gestione fallimentare Arcuri ed ai ritardi che stavamo accumulando rispetto agli altri Paesi Europei sotto il profilo della salvaguardia sanitaria, pensiamo al rigorismo delle chiusure del coprifuoco, ai codici ATECO che hanno portato a discriminare tra attività comunque chiuse per decreto ma che non potevano incassare quel poco di aiuto messo in campo dal Governo precedente pensiamo alla priorità di qualche forza politica che in piena pandemia pensava ad istituire fondi per comprare monopattini, banchi a rotelle da metter nelle aule delle scuole chiuse, un Governo, il Conte 2 che inizialmente pensava di gestire la pandemia con poco meno di 4 miliardi, durante le audizioni in Commissione bilancio l'ex ministro Gualtieri parlava di 3,6 miliardi quando la Lega chiedeva almeno di partire da 100 miliardi ma sembravamo noi i sognatori, i leghisti che non sanno quel che dicono ebbene Presidente i numeri del rendiconto purtroppo ci danno ragione.

Insomma Presidente è innegabile che pur riconoscendone la difficoltà del momento il rendiconto dell'attività 2020 non possiamo certo approvarlo come gruppo Lega ed infatti anticipo che su questo il mio gruppo si asterrà.

Vede Presidente, non tutto il male vien per nuocere, poiché se la gestione del Governo Conte 2 non fosse stata così fallimentare non saremmo arrivati ad un Governo di unità nazionale per il bene del Paese e molte cose non sarebbero cambiate, da prima gli allentamenti su coprifuoco e lockdown grazie alla Lega, il cambio di Arcuri con il generale Figliuolo il quale ha reso possibile ottenere importanti risultati in tempi brevi come solo un uomo abituato a lavorare per obiettivi e con la missione di raggiungerli al meglio e nel minor tempo possibile riesce a fare e così si è resa possibile una stagione estiva che ha retto sotto il profilo sanitario l'afflusso di turisti e lo spostamento di molti italiani per raggiungere le mete turistiche nazionali. L'abbassamento dei costi dei tamponi vorrei ricordare anche questa battaglia portata avanti dalla Lega come quella della gratuità.

Vede Presidente cerchiamo di calibrare la discussione sui fatti. In questi mesi non siamo stati certo parchi di critiche. La Lega entra nel Governo Draghi per fornire apporti nuovi, approcci diversi e discontinuità rispetto alla gestione 2020 per far cambiare rotta all'Esecutivo rispetto alla gestione fallimentare del Conte 2. L'obiettivo della Lega al governo è proprio questo: cambiare rotta su economia, sicurezza, e sanità. No aumenti di tasse il nostro Segretario Matteo Salvini ha chiesto di tenere il punto al Premier Draghi proprio su questo tema che incide sulla quotidianità dei nostri cittadini e noi confidiamo nel fatto che questo impegno verrà mantenuto.

Impegno Lega a non aumentare le tasse e quindi ad esempio a non rivedere gli estimi catastali come invece le forze politiche della sinistra vorrebbero fare. Perché vede Presidente una revisione del catasto a parità di saldo non esiste come qualcuno vorrebbe far credere. Un milione e duecento mila immobili non accatastati. Se rivediamo gli estimi verranno penalizzati i Comuni più virtuosi mentre quelli meno virtuosi la revisione sarà più bassa. Nessuno pagherà meno ma tutti pagheranno di più. Dobbiamo regolarizzare ed accatastare tutti gli immobili fantasmi non penalizzare chi invece le tasse sugli immobili si è ritrovato sempre a pagarli e continua tutt'ora a pagarli. Dobbiamo spingere sugli acquisti no reprimerli c'è bisogno di una fase espansiva ed i dati del PIL Italiano sembrano andare in questa direzione tuttavia bisogna sostenere questa fase espansiva non reprimerla con le tasse. Ricordate colleghi cosa accadde quando in più occasioni della storia Italiana vennero inserite tassazioni? Che vennero penalizzati i redditi medio-bassi perché i così detti ricchi hanno la forza di spostare i loro capitali nello Stato che offre loro le condizioni più vantaggiose mentre i più deboli questa forza economica non la detengono e rimangono e pagano (vedendosi aumentare la tassazione a loro carico) e questo non si deve ripetere!

Dobbiamo agire presto e subito anche nei confronti dell'aumento del costo delle materie prime. Bisogna intervenire sia sui costi di gestione ma anche sugli incentivi agli investimenti se vogliamo che le risorse economiche allocate dallo Stato per calmierare i prezzi trovino anche un riscontro futuro oltre che immediato.

Reddito di cittadinanza da misura limitata nel tempo ad assistenzialismo a vita così non proprio non può andar avanti perché manca tutta la parte di politiche attive è solo assistenzialismo, mancano piani operativi per far in modo che i percettori del reddito di cittadinanza possano esser utili alle comunità locali e quindi possano esser impiegati dai Comuni nei lavori socialmente utili. Il reddito di cittadinanza ci costa più dei 7,2 miliardi all'anno previsti per il 2021, usiamo i soldi per incentivare l'assunzione di queste persone e per formale in modo efficiente ed al passo con le richieste del mondo del lavoro. Le distorsioni portate dal reddito di cittadinanza vanno sistemate. L'aspetto assistenziale ha funzionato, le politiche attive no.

Il ritorno alla mera legge Fornero senza alcuna possibilità di scelta per noi della Lega è improponibile bisogna mantenere quota 100 e su questo continueremo ad impegnarci a lavorare perché questa importante misura messa in campo grazie alla Lega di governo nel Governo Conte 1 ha permesso a molte persone di uscire dal mondo del lavoro anticipatamente rispetto a quanto previsto dalla Legge Fornero ed allo stesso tempo ha aperto le porte sul mondo del lavoro a molti giovani che oggi un lavoro lo cercano ma purtroppo non lo trovano.

C'è chi vorrebbe la Lega fuori dal Governo per aver mano libera nell'innalzamento indiscriminato delle tasse soprattutto su case, negozi e capannoni ma noi rimaniamo al Governo per evitare questo, per evitare che vengano fatte nuovamente scelte sbagliate come nel Governo Conte 2 ora è tempo di grande coraggio e responsabilità.

Coraggio e responsabilità che il nostro Segretario Matteo Salvini ha dimostrato nei confronti del popolo italiano infatti non ha certo sfruttato la pandemia per andar a caccia di voti anzi direi esattamente il contrario e mi auguro che questo forte senso di coraggio, di responsabilità e di amore nei confronti del popolo italiano venga capito dai più perché se la Lega avesse voluto sfruttare questa tragedia per un ritorno elettorale sicuramente le scelte sarebbero state ben diverse invece no Presidente, siamo e rimaniamo in una maggioranza difficile che politicamente non sentiamo nostra poiché molto eterogenea ma lo facciamo per il senso di servizio ed abnegazione che dovrebbe contraddistinguere tutte le forze politiche in un momento storico particolarmente difficile come questo perché pur nelle diversità politiche se ogni partito cerca di dare il meglio e non il peggio sono sicura che una sintesi che possa far bene al futuro di questo Paese si possa e si riesca a trovare. Bisognerebbe tuttavia che tutte le forze politiche fossero disposte a concentrarsi sulle priorità che sono necessarie alla ripresa e rilancio di questo nostro Paese. Mancano all'incirca cento giorni alla fine dell'anno e l'Italia si è assunta impegni e responsabilità che non possiamo permetterci di disattendere, lo dobbiamo se non per noi per i nostri figli e per garantire un futuro alle generazioni che verranno non farlo sarebbe la più grande sconfitta della politica italiana ma son sicura che questo non accadrà perché così come i cittadini italiani han dimostrato al mondo intero di riuscire a rialzarsi ed esser più forti di prima così la politica Italiana non deve esser da meno.

Riprendiamo in mano questo Paese e poniamo delle solide e buone basi per disegnarne il futuro solo così dimostreremo di non aver sfruttato la pandemia per andar a caccia di voti ma solo di averla sfruttata per andar a caccia di opportunità migliori per il futuro dei nostri figli e solo così potremo esser orgogliosi di aver compiuto bene il mandato politico che dai nostri cittadini c'è stato assegnato. Dichiaro quindi Presidente il voto di astensione del gruppo Lega sul rendiconto 2020 ed il voto favorevole del gruppo Lega sull'assestamento 2021.

SEGNALAZIONI RELATIVE ALLE VOTAZIONI EFFETTUATE NEL CORSO DELLA SEDUTA

Nel corso della seduta sono pervenute le seguenti segnalazioni in ordine a votazioni qualificate effettuate mediante procedimento elettronico (vedi Elenchi seguenti):

nella votazione n. 1 la deputata De Carlo ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole;

nelle votazioni dalla n. 2 alla n. 10 la deputata Bonomo ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole;

nella votazione n. 21 la deputata Vanessa Cattoi ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole;

nella votazione n. 21 il deputato Capitanio ha segnalato che si è erroneamente astenuto mentre avrebbe voluto esprimere voto favorevole;

nella votazione n. 24 il deputato Miceli ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole;

nella votazione n. 30 la deputata Emanuela Rossini ha segnalato che ha erroneamente espresso voto favorevole mentre avrebbe voluto esprimere voto contrario.

VOTAZIONI QUALIFICATE EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO

INDICE ELENCO N. 1 DI 3 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 13)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
1 Nominale Ddl 3258 - articolo 1 274 269 5 135 245 24 89 Appr.
2 Nominale articolo 2 281 276 5 139 251 25 88 Appr.
3 Nominale articolo 3 288 283 5 142 257 26 87 Appr.
4 Nominale articolo 4 292 287 5 144 262 25 87 Appr.
5 Nominale articolo 5 295 291 4 146 266 25 87 Appr.
6 Nominale articolo 6 299 295 4 148 270 25 87 Appr.
7 Nominale articolo 7 292 289 3 145 265 24 87 Appr.
8 Nominale Ddl 3258 - voto finale 307 303 4 152 278 25 87 Appr.
9 Nominale Ddl 3259 - Tab. 2.1 317 310 7 156 27 283 86 Resp.
10 Nominale Tab. 2.2 318 311 7 156 27 284 86 Resp.
11 Nominale Tab. 2.3 318 311 7 156 22 289 86 Resp.
12 Nominale Tab. 2.4 315 307 8 154 21 286 86 Resp.
13 Nominale Tab. 4.1 314 307 7 154 19 288 86 Resp.

F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M = Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui é mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi é premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.

INDICE ELENCO N. 2 DI 3 (VOTAZIONI DAL N. 14 AL N. 26)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
14 Nominale Tab. 4.2 315 308 7 155 21 287 86 Resp.
15 Nominale Tab. 8.1 316 311 5 156 21 290 86 Resp.
16 Nominale articolo 1 324 263 61 132 240 23 86 Appr.
17 Nominale articolo 2 322 252 70 127 229 23 86 Appr.
18 Nominale odg 9/3259/1 332 328 4 165 21 307 86 Resp.
19 Nominale odg 9/3259/2 331 326 5 164 21 305 86 Resp.
20 Nominale odg 9/3259/7 334 328 6 165 20 308 86 Resp.
21 Nominale Ddl 3259 - voto finale 321 308 13 155 286 22 83 Appr.
22 Nominale Moz. Crippa D. e a. 1-510 N.f. - I p. 304 303 1 152 303 0 81 Appr.
23 Nominale Moz. Crippa D. e a. 1-510 N.f. - II p. 307 306 1 154 306 0 81 Appr.
24 Nominale Moz. Crippa D. e a. 1-510 N.f. - III p rif 310 287 23 144 286 1 81 Appr.
25 Nominale Moz. Crippa D. e a. 1-510 N.f. - IV p. 310 287 23 144 287 0 81 Appr.
26 Nominale Moz. Crippa D. e a. 1-510 N.f. - V p. 313 312 1 157 312 0 81 Appr.


INDICE ELENCO N. 3 DI 3 (VOTAZIONI DAL N. 27 AL N. 37)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
27 Nominale Moz. Crippa D. e a. 1-510 N.f. - premessa 311 287 24 144 287 0 81 Appr.
28 Nominale Moz. Lollobrigida e a. 1-513 - rif. 309 308 1 155 308 0 80 Appr.
29 Nominale Moz. Colletti e a. 1-518 - I p. 309 308 1 155 308 0 80 Appr.
30 Nominale Moz. Colletti e a. 1-518 - II p. 310 309 1 155 45 264 80 Resp.
31 Nominale Moz. Colletti e a. 1-518 - III p. 309 308 1 155 42 266 80 Resp.
32 Nominale Moz. Colletti e a. 1-518 - IV p. 312 311 1 156 40 271 80 Resp.
33 Nominale Moz. Colletti e a. 1-518 - V p. 308 285 23 143 17 268 80 Resp.
34 Nominale Moz. Colletti e a. 1-518 - VI p. 310 309 1 155 40 269 80 Resp.
35 Nominale Moz. Colletti e a. 1-518 - VII p. 307 306 1 154 37 269 80 Resp.
36 Nominale Moz. Colletti e a. 1-518 - VIII p. 309 308 1 155 14 294 80 Resp.
37 Nominale Moz. Colletti e a. 1-518 - IX p. 303 280 23 141 13 267 80 Resp.