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Resoconto dell'Assemblea

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XVIII LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 567 di lunedì 20 settembre 2021

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE FABIO RAMPELLI

La seduta comincia alle 10,05.

PRESIDENTE. La seduta è aperta.

Invito il deputato segretario a dare lettura del processo verbale della seduta precedente.

MARZIO LIUNI, Segretario, legge il processo verbale della seduta del 17 settembre 2021.

PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.

(È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Amitrano, Ascani, Bergamini, Boschi, Brescia, Brunetta, Cancelleri, Carfagna, Casa, Castelli, Cavandoli, Cirielli, Colletti, Colucci, Comaroli, Davide Crippa, D'Incà, D'Uva, Dadone, Daga, Luigi Di Maio, Di Stefano, Fassino, Gregorio Fontana, Ilaria Fontana, Franceschini, Frusone, Gallinella, Garavaglia, Gava, Gebhard, Gelmini, Giachetti, Giacomoni, Giorgetti, Grande, Grimoldi, Guerini, Invernizzi, Lapia, Lollobrigida, Lorefice, Losacco, Lupi, Maggioni, Magi, Mandelli, Marattin, Melilli, Molinari, Molteni, Mulè, Mura, Nardi, Nesci, Occhiuto, Orlando, Paita, Palazzotto, Parolo, Perantoni, Rizzo, Rosato, Rotta, Ruocco, Sasso, Scalfarotto, Schullian, Serracchiani, Carlo Sibilia, Silli, Sisto, Spadoni, Speranza, Tabacci, Tasso, Tateo, Vignaroli, Zanettin e Zoffili sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.

I deputati in missione sono complessivamente 87, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna (Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna).

Modifica nella composizione della Commissione parlamentare di inchiesta sul sistema bancario e finanziario.

PRESIDENTE. Comunico che, in data 15 settembre 2021, la Presidente del Senato ha chiamato a far parte della Commissione parlamentare di inchiesta sul sistema bancario e finanziario il senatore Stanislao Di Piazza, in sostituzione della senatrice Laura Bottici, dimissionaria.

Discussione del disegno di legge: Conversione in legge del decreto-legge 6 agosto 2021, n. 111, recante misure urgenti per l'esercizio in sicurezza delle attività scolastiche, universitarie, sociali e in materia di trasporti (A.C. 3264-A​).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione del disegno di legge n. 3264-A: Conversione in legge del decreto-legge 6 agosto 2021, n. 111, recante misure urgenti per l'esercizio in sicurezza delle attività scolastiche, universitarie, sociali e in materia di trasporti.

(Discussione sulle linee generali – A.C. 3264-A​)

PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali.

Il presidente del gruppo parlamentare MoVimento 5 Stelle ne ha chiesto l'ampliamento.

La XII Commissione (Affari sociali) si intende autorizzata a riferire oralmente.

Ha facoltà di intervenire il relatore, deputato Roberto Novelli.

ROBERTO NOVELLI , Relatore. Grazie, Presidente. Signor sottosegretario e colleghi, l'Assemblea avvia nella seduta odierna l'esame del disegno di legge di conversione del decreto-legge 6 agosto 2021, n. 111 che, ponendosi in rapporto di successione e consequenzialità rispetto ad altri provvedimenti recanti disposizioni per il contenimento dell'epidemia da COVID-19, e in particolare al decreto-legge n. 105, convertito in legge pochi giorni fa, reca misure per l'esercizio in sicurezza delle attività scolastiche, universitarie, sociali e in materia di trasporti.

Nel corso dell'iter di conversione del provvedimento in esame, è confluito altresì il contenuto del decreto-legge 10 settembre 2021, n. 122, omogeneo per materia, in quanto reca misure per fronteggiare l'emergenza da COVID-19 in ambito scolastico, della formazione superiore e socio sanitario-assistenziale.

Il decreto in oggetto, come già il decreto n. 105, si basa sul presupposto dell'utilizzo della certificazione verde COVID-19, come strumento fondamentale per consentire la ripresa delle attività economiche e sociali del Paese, fortemente compromesse dall'emergenza epidemiologica in atto ormai da oltre 1 anno e mezzo.

Il decreto in discussione oggi, a seguito delle modifiche apportate in sede referente, si compone di 16 articoli; procedo, dunque, a illustrare sinteticamente il contenuto. Segnalo l'articolo 01, inserito durante l'esame referente, che prevede l'estensione da 48 a 72 ore della validità dell'esito negativo del test molecolare ai fini della durata della certificazione verde. Trattasi di una disposizione voluta da parte di diversi gruppi parlamentari, come dimostrano i numerosi emendamenti presentati in materia, anche con riferimento ai precedenti decreti. L'articolo 1, modificato durante l'esame in sede referente, anche riprendendo quanto previsto dall'articolo 1 del decreto-legge n. 122 del 2021, reca disposizioni tese a prevenire il contagio da SARS-Cov-2 nelle istituzioni educative, scolastiche e universitarie; per alcuni di tali ambiti disciplina, inoltre, le modalità di svolgimento delle attività per l'anno 2021-2022. In particolare, si dispone che: le attività dei servizi educativi per l'infanzia e delle scuole dell'infanzia, primarie e secondarie di primo e secondo grado, si svolgano in presenza; sono possibili deroghe all'attività in presenza fino al 31 dicembre 2021, solo in zona rossa e in circostanze eccezionali; le attività delle università e dei percorsi formativi degli istituti tecnici superiori sono svolte prioritariamente in presenza; fino al 31 dicembre 2021, il personale scolastico delle scuole statali, paritarie e non paritarie, dei centri provinciali per l'istruzione degli adulti, dei sistemi regionali di istruzione e formazione professionale, dei sistemi regionali che realizzano i percorsi di istruzione e formazione tecnica superiore e degli istituti tecnici superiori, il personale universitario nonché il personale dei servizi educativi per l'infanzia, deve essere in possesso della certificazione verde COVID-19 ed esibirla.

Il mancato rispetto di tali previsioni è considerato assenza ingiustificata e determina la non corresponsione della retribuzione e, a decorrere dal quinto giorno di assenza, la sospensione del rapporto di lavoro; fino al 31 dicembre 2021, deve essere in possesso della certificazione verde COVID-19 ed esibirla anche chiunque (dunque, soggetti interni ed esterni, inclusi, ad esempio, genitori, personale addetto a ristorazione, manutenzioni, pulizie) accede a tutte le strutture delle istituzioni sopracitate e a quelle delle istituzioni di alta formazione artistica, musicale e coreutica e delle altre istituzioni di alta formazione collegate all'università. La certificazione non è, però, richiesta agli studenti, tranne quelli universitari e del sistema di formazione superiore; il commissario straordinario per l'attuazione e il coordinamento delle misure occorrenti per il contenimento e il contrasto dell'emergenza COVID-19 predispone e attua un piano di screening della popolazione scolastica. Ulteriori previsioni - che in gran parte riprendono, con qualche variazione, quanto già previsto, sia pure non con atto primario, in precedenza - attengono a misure minime di sicurezza da adottare fino al 31 dicembre 2021.

L'obbligo della certificazione verde non si applica ai soggetti esenti dalla campagna vaccinale sulla base di idonea certificazione medica rilasciata secondo i criteri definiti con circolare del Ministero della Salute. Con una disposizione introdotta nel corso dell'esame in sede referente, si specifica che nei casi in cui la certificazione verde COVID-19 non sia stata generata o non sia stata rilasciata all'avente diritto in formato cartaceo o digitale, per qualche problema di natura amministrativa o informatica, l'obbligo si intende comunque rispettato con la presentazione di un certificato rilasciato dalla struttura sanitaria, ovvero dall'esercente la professione sanitaria che ha effettuato la vaccinazione o dal medico di medicina generale dell'assistito, che attesti che il soggetto soddisfa una delle condizioni per il rilascio della certificazione verde COVID-19.

L'articolo 1-bis, inserito durante l'esame in sede referente, dispone l'assegnazione di una certificazione verde provvisoria o, in alternativa, di un codice a barre personale, ai cittadini dell'Unione europea o dei Paesi terzi, anche senza fissa dimora, che vengono sottoposti a profilassi vaccinale.

L'articolo 2 prescrive a tutti i soggetti che intendono accedere a determinati mezzi di trasporto di munirsi della certificazione verde COVID-19. A tal fine, la disposizione elenca i mezzi di trasporto ricompresi nell'ambito di applicazione dell'obbligo.

Ai mezzi di trasporto elencati dal provvedimento, sono stati aggiunti, nel corso dell'esame in sede referente, funivie, cabinovie e seggiovie.

L'articolo 2-bis, inserito in sede referente, corrisponde all'articolo 2 del decreto-legge n. 122 del 2021. La norma opera un'estensione della disciplina sull'obbligo di vaccinazione contro il COVID-19 a tutti i lavoratori, anche esterni, operanti a qualsiasi titolo in strutture di ospitalità e di lungodegenza, residenze sanitarie assistite (le RSA), hospice, strutture riabilitative, strutture residenziali per anziani e strutture socio-assistenziali, ovvero, come aggiunto in sede referente, in strutture semiresidenziali che a qualsiasi titolo ospitano persone in situazioni di fragilità. L'estensione decorre dal 10 ottobre, con applicazione fino al 31 dicembre 2021.

L'articolo 2-ter, inserito in sede referente, è una disposizione fortemente voluta dalla totalità dei gruppi rappresentati presso la XII Commissione. Si tratta di una questione rimasta aperta a seguito della discussione parlamentare del precedente decreto n. 105. Sul punto erano stati presentati, infatti, numerosi emendamenti e ordini del giorno. Tale articolo stabilisce l'estensione, fino al 31 dicembre 2021, di 2 discipline temporanee, relative ai cosiddetti “lavoratori fragili” e concernenti, rispettivamente: l'equiparazione, a determinate condizioni, al ricovero ospedaliero del periodo di assenza dal servizio prescritto; la possibilità, di norma, per i medesimi soggetti, di svolgimento del lavoro in modalità agile, anche attraverso la destinazione a diversa mansione, ricompresa nella medesima categoria o area di inquadramento, come definite dai contratti collettivi vigenti, o attraverso lo svolgimento di specifiche attività di formazione professionale, anche da remoto.

L'articolo 3 rende facoltativa la richiesta, da parte del Ministero della Salute, del parere del Comitato tecnico-scientifico, previsto nell'ambito della procedura che, con ordinanza del medesimo Ministero, individua le regioni o le province autonome nel cui territorio si manifesta un più elevato rischio epidemiologico, ai fini dell'applicazione delle specifiche misure previste per le diverse zone di classificazione del rischio (definite, appunto, come “bianca”, “gialla”, “arancione” o “rossa”).

L'articolo 4 reca disposizioni in materia di distanziamento interpersonale degli spettatori che intendono assistere alle competizioni e agli eventi sportivi e di capienza degli spazi destinati al pubblico. In particolare, a decorrere dal 7 agosto 2021, viene incrementata dal 25 al 35 per cento la capienza massima consentita per gli spettacoli aperti al pubblico svolti in zona bianca al chiuso, con un numero di spettatori superiore a 2.500. Preciso come, in relazione a questa materia, fossero state presentate in Commissione diverse proposte emendative volte a incrementare ulteriormente la capienza con riferimento sia agli eventi sportivi che agli spettacoli. Sul punto c'è stata un'interlocuzione con il Governo dalla quale è emersa la ferma intenzione, da parte di quest'ultimo, di rivedere a breve le percentuali fissate in relazione all'andamento della curva dei contagi; si auspica, pertanto, che in tempi rapidi si possa procedere a un incremento della capienza.

L'articolo 5 reca una norma di coordinamento in materia di certificati verdi COVID-19. Viene inoltre ridefinita la situazione di alcune giacenze ancora sussistenti, in quanto non ancora spese, presso il conto corrente di tesoreria della Presidenza del Consiglio dei Ministri, derivanti da anticipazioni di tesoreria relative ad attività del commissario straordinario COVID-19, di cui si prevede la confluenza nella contabilità speciale del medesimo commissario straordinario.

L'articolo 5-bis, inserito nel corso dell'esame in sede referente, prevede che le vaccinazioni riconosciute come equivalenti con circolare del Ministero della Salute, somministrate dalle autorità sanitarie competenti per territorio, siano individuate fra le fattispecie a cui è connessa la generazione di un certificato verde COVID-19.

L'articolo 6 prevede un'esenzione transitoria - fino al 15 ottobre 2021 - da alcune fattispecie che richiedono, per determinati fini, il possesso di un certificato verde COVID-19. L'esenzione è relativa ai soggetti in possesso di un certificato di vaccinazione contro il COVID-19 rilasciato dalle competenti autorità sanitarie della Repubblica di San Marino.

L'articolo 7, in relazione all'attacco hacker subìto dalla regione Lazio, dispone la sospensione dei termini dei procedimenti amministrativi nel periodo compreso tra il 1° agosto e il 15 settembre 2021, nonché degli obblighi di pubblicità previsti per il medesimo periodo.

Nel corso dell'esame in sede referente è stato inserito il comma 1-bis, con cui si dispone uno stanziamento di 20 milioni di euro per consentire alla regione Lazio una dilazione dei pagamenti dovuti entro il 31 dicembre 2021 per mutui attivati nel corso del corrente anno.

L'articolo 8 proroga dal 1° agosto al 31 ottobre 2021 l'impiego di 753 unità aggiuntive di personale delle Forze armate nell'operazione “Strade sicure” in relazione all'emergenza COVID-19, con una spesa stimata di 7.626.780 euro per l'anno 2021, comprensiva degli oneri connessi alle prestazioni di lavoro straordinario. Il comma 4-bis, introdotto nel corso dell'esame in sede referente, anticipa - dal 31 ottobre al 15 settembre di ogni anno - il termine per la formazione delle aliquote di valutazione degli ufficiali.

L'articolo 9 prevede che il Presidente del Consiglio dei Ministri possa conferire la delega alle politiche spaziali e aerospaziali non solo ad un sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei Ministri, ma anche ad un Ministro, con o senza portafoglio, che conseguentemente può assumere anche la presidenza del Comitato interministeriale per le politiche relative allo spazio e alla ricerca aerospaziale.

L'articolo 9-bis, inserito nel corso dell'esame referente, e l'articolo 10 riguardano rispettivamente la clausola di salvaguardia e l'entrata in vigore del decreto-legge.

In conclusione, al di là del contenuto delle singole disposizioni, l'impianto del provvedimento è rimasto fondamentalmente quello predisposto dal Governo, nella convinzione, pur non condivisa in maniera unanime dai gruppi parlamentari, che la certificazione verde, congiuntamente alla campagna vaccinale, costituiscano, allo stato attuale, gli unici strumenti in grado di consentire il ritorno alla normalità. Non sembrano esserci realisticamente altre soluzioni altrettanto valide. La Commissione in sede referente ha cercato di dare il proprio apporto, intervenendo sul testo con modifiche e integrazioni puntuali, volte anche a semplificare le procedure per l'ottenimento della certificazione verde COVID-19 e a risolvere questioni ritenute di particolare rilievo, evidenziate da tempo, in particolare quella concernente la posizione dei cosiddetti lavoratori fragili nel corso dell'emergenza epidemiologica.

PRESIDENTE. Ha facoltà di intervenire il rappresentante del Governo, che si riserva di farlo.

È iscritto a parlare il deputato Emilio Carelli. Ne ha facoltà.

EMILIO CARELLI (CI). Grazie, Presidente. Rappresentante del Governo, onorevoli colleghi, il mio intervento oggi vuole essere l'elogio del green pass: un elogio a tutto tondo che vuole riconoscere a questo strumento, insieme ai vaccini, il merito di riportarci alla normalità nei rapporti sociali, nelle attività economiche, nel mondo della scuola, dello sport, dello spettacolo, ma non solo, normalità anche nei rapporti affettivi. Un elogio che vuole essere anche una risposta chiara, severa e inequivocabile a tutti coloro che, in questi giorni, hanno criticato l'uso del green pass, appellandosi a non so quali libertà, se non quella di continuare ad ammalarsi, quella di finire nelle terapie intensive o quella di morire di COVID. A noi questo tipo di libertà non piace; a noi piace la libertà di continuare a vivere serenamente, di lavorare, di studiare, di divertirci senza l'incubo quotidiano del contagio.

Oggi sicuramente ci troviamo davanti ad uno dei momenti chiave della lotta al COVID. Il provvedimento che ci accingiamo a votare costituisce una tappa importante che fa seguito ad altri recenti decreti-legge in materia di green pass ed evidenzia la scelta del Governo di intervenire in modo progressivo, ma con determinazione, rivelando il perseguimento di una strategia complessiva, con l'obiettivo, impegnativo e complesso, di far fronte all'emergenza sanitaria e mantenere sotto controllo la curva epidemiologica nazionale.

Siamo più vicini che mai ad un ritorno alla normalità, obiettivo che stiamo raggiungendo grazie a due preziosi strumenti: il vaccino e il green pass.

Dall'inizio della pandemia nel mondo sono morti più di 4,5 milioni di persone. Solo in Italia sono stati registrati 4 milioni 530 mila casi di Coronavirus e più di 130 mila decessi.

Con il presente decreto-legge n. 111, si interviene per affrontare l'emergenza pandemica nell'ambito di specifici comparti come scuola, università e trasporti.

Coraggio Italia considera fondamentale il fatto che l'articolo 1 prescriva di svolgere prioritariamente in presenza le attività didattiche, scolastiche e universitarie, con la previsione di requisiti minimi di sicurezza e l'obbligo di green pass per il personale di tutte le istituzioni del sistema nazionale di istruzione.

La previsione del rientro in presenza negli istituti scolastici e universitari si fonda sulla positiva progressione della campagna vaccinale e sul bisogno di scuola e relazione educativa degli studenti come rappresentato dal Comitato tecnico-scientifico, ma anche sui risultati non incoraggianti delle prove Invalsi 2021.

Con il decreto si estende, a partire dal 1° settembre, anche al personale della scuola e dell'università, agli studenti universitari e ai passeggeri dei servizi di trasporto ad alta percorrenza interregionale l'obbligo della certificazione verde. Inoltre, a seguito della trasfusione del DL n. 122 nel presente provvedimento, si estende l'obbligo della certificazione verde anche ad altri soggetti esterni alle scuole, come genitori e tutti coloro che accedano in ambito scolastico e universitario, nonché a chiunque acceda nelle RSA, lavoratori e non. Coraggio Italia condivide anche l'obiettivo di fondo, ossia l'obbligo di green pass e di una sua estensione anche a tutti i lavoratori del settore pubblico e privato, oggetto di un nuovo intervento del nuovo decreto-legge, approvato di recente dal Consiglio dei Ministri. Ecco, questo obiettivo sia quello di incoraggiare ad incentivare chi non si è ancora vaccinato e a farlo il prima possibile, in considerazione anche della necessità di riaprire in sicurezza tutte le attività, da quelle lavorative a quelle scolastiche, a quelle ludiche, sportive e culturali, in vista della stagione invernale.

Il prossimo mese sarà sicuramente decisivo per la progressione della campagna vaccinale e il contenimento del rischio “varianti”.

Secondo una recente ricerca statunitense, i non vaccinati hanno 4,6 possibilità in più di essere infettati e 10 possibilità in più di morire rispetto a chi ha fatto il vaccino. Questi dati sono confermati dal nostro Comitato tecnico-scientifico. Inoltre, non possiamo permettere un'ulteriore stop delle attività didattiche in presenza. La scuola ha sofferto nei periodi di lockdown e per le restrizioni della circolazione, con danni principalmente alla formazione delle fasce meno abbienti e fragili, anche dal punto di vista sociale e culturale.

L'obbligo di green pass nel mondo della scuola e del lavoro è un passaggio strategico per l'uscita dalla situazione di emergenza. Prendiamo atto con soddisfazione che il Presidente del Consiglio Draghi sta andando in questa direzione. Coraggio Italia sostiene convintamente la strada intrapresa e ha voluto dare il proprio contributo con proposte integrative dei provvedimenti in materia di green pass. Consideriamo importante, in tal senso, l'approvazione in sede referente dei nostri emendamenti che prevedono che, anche nei casi dove tutti gli studenti siano vaccinati o guariti, si continui a indossare la mascherina. Emendamenti che delineano in maniera più definita anche la vaccinazione degli studenti stranieri e delle persone fragili, come quelle senza fissa dimora. Insomma, Coraggio Italia intende proseguire nella direzione di marcia intrapresa dal Governo, proponendo sforzi maggiori e integrazioni alle misure proposte per far sì che il Paese torni alla normalità quanto prima.

In quest'ottica guardiamo con favore all'ipotesi che, qualora Aifa ed EMA esprimano parere favorevole, stabilendo il loro nulla osta, venga introdotto nel nostro Paese anche l'obbligo vaccinale per tutti.

Nel frattempo, come proposto da tempo da diversi colleghi del gruppo Coraggio Italia, insistiamo affinché venga subito introdotto l'uso obbligatorio del green pass anche per tutti i deputati e senatori nelle Aule parlamentari, allo stesso modo dei lavoratori del settore pubblico e privato, ed evitando privilegi che gli italiani non capirebbero.

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Raffaele Trano. Ne ha facoltà.

RAFFAELE TRANO (MISTO-L'A.C'È). Signor Presidente, onorevoli colleghi, la discussione si è rivelata l'ennesima farsa, una sterile passerella che il Governo ha concesso al Parlamento per dimostrare ancora una volta agli italiani, semmai ce ne fosse stato bisogno, che la deriva verso il regime è giunta al suo compimento.

L'abbiamo ribadito più volte: il green pass all'italiana, che non ha nulla a che vedere con quello concepito in ambito comunitario, è uno strumento inutile, discriminatorio, costruito male e applicato peggio. Ma con grande amarezza prendo atto che, a un anno e mezzo dall'inizio della pandemia, dopo gli enormi sacrifici chiesti ai cittadini durante e dopo il lockdown, e davanti alla pesantissima crisi economica che ha investito il Paese, in quest'Aula si sta discutendo esclusivamente di green pass, che, come dicevo prima, è anche uno strumento divisivo, inefficace e pure pericoloso.

Sono deluso e ad essere deluso di voi - di quello che doveva essere il Governo dei migliori e di questa maggioranza del “tutti dentro” per tenersi stretta la poltrona - è il Paese. Il certificato verde sta creando discriminazioni, sta costringendo padri e madri a rinunciare al lavoro, temendo per la loro salute, o a vivere con l'ansia di un farmaco sperimentale somministrato ai loro figli, mentre gli interrogativi dello stesso mondo scientifico sull'opportunità di somministrare tali vaccini ai più giovani sono enormi.

Il green pass è, però, soprattutto uno strumento illogico e inadeguato ad affrontare un dramma come quello creato dal COVID-19. Volete qualche esempio? Ve lo faccio subito e potrebbe farvelo anche qualsiasi medico di famiglia. E lo so che voi ormai siete chiusi nei palazzi e non vi mischiate più con la gente comune, perché quei medici che voi, maggioranza, all'inizio chiamavate eroi e che poi avete dimenticato, se solo qualcuno di voi si prendesse la briga di ascoltarli, vi direbbero che i nuovi casi di cluster si stanno creando proprio a causa del certificato verde. Si entra, ad esempio, alle feste senza tampone, forti di questo strumento che voi tanto state spingendo, non si indossano mascherine, non c'è distanziamento, nessuno di voi si prende la briga di far fare i controlli. E i “greenpassati”, contagiati ugualmente dal COVID, diffondono il virus, perché questa è la verità. La verità è che anche chi è vaccinato trasmette l'infezione da SARS-COVID-19. E non si contano in questi giorni i casi del genere in giro per l'Italia.

Pensate che usciremo così dall'emergenza? Pensate davvero che ci sia ancora chi è disposto a farsi prendere in giro? Io non sarò uno dei migliori, non sarò uno di voi, e vedo che a volte mi rivolgete sguardi di sufficienza, quando si affrontano questi temi; ma una cosa di sicuro non la faccio, quella peggiore, secondo me: prendere per il naso chi ci ha dato fiducia e chi ci ha scelto per rappresentarlo. Voi, invece, lo fate e non vi fa onore, come non fa onore al Parlamento essersi ridotto al ruolo di passacarte. Basta guardare l'ultimo studio a cura di Openpolis per rendersi conto che questo Parlamento ormai non incide più su nulla e ciò si è inasprito ulteriormente da quando è iniziata la pandemia. Andate a vedere quei numeri, andate a vedere quelle statistiche: siamo veramente al lumicino, ormai.

Il Governo fa i decreti e in quest'Aula, dopo aver finito di questionare o di aver fatto finta di questionare, poi si approva tutto. Questa non è la democrazia di cui vi ergete a campioni, ma una dittatura mascherata, e di dittatori non si avverte proprio il bisogno.

Il punto è uno: se il vaccino, come avete più volte ribadito, è l'arma più efficace per sconfiggere il COVID, allora dovevate avere il coraggio di renderlo obbligatorio. Non l'avete fatto e cercate con il green pass di far entrare dalla finestra quello che non avete osato far passare dalla porta.

Tutto questo vuol dire una sola cosa: neppure voi siete così certi della bontà e dell'efficacia dei vaccini, neppure voi! Voi siete quelli meno convinti! E se è veramente così, quello che avete fatto sinora, la vostra campagna vaccinale, le promesse, non sarebbero nient'altro che un bluff.

Prendetevi le vostre responsabilità, come io mi prendo le mie nel dire quello che sto dicendo: o il vaccino è la soluzione e, dopo non essere riusciti a spiegare agli italiani perché lo è, lo rendete obbligatorio, oppure, se non lo è, una soluzione la dovete trovare. Di morti ne abbiamo avuti già troppi, così come di aziende chiuse e di uomini e donne finiti in depressione. Il certificato verde è il solito compromesso al ribasso tra di voi, guardando più alla ricerca del consenso elettorale che alla salute degli italiani, e serve anche a lavare le vostre coscienze, ma al Paese non serve a niente!

In questi mesi, i problemi maggiori li abbiamo avuti sui mezzi di trasporto: treni e bus hanno trasportato, da una città all'altra, tanto gli italiani quanto il virus, e non lo dico io, ma gli scienziati, gli stessi che citate solo quando vi fa comodo. Non siete stati in grado di potenziare il trasporto pubblico, non l'avete fatto neppure con la riapertura delle scuole, tanto che già abbiamo troppe classi in quarantena e rispunta quella mostruosità chiamata DAD: la condanna per i nostri figli, tanto all'alienazione, quanto all'ignoranza.

Voi avete fatto quello che hanno capito tutti, che vi riesce meglio: promettere e non fare niente. Ma c'è di peggio, con il solito certificato verde: il green pass, lo scudo contro il COVID, la soluzione per mettere in sicurezza il Paese e far ripartire l'Italia, viene chiesto sui treni ad alta velocità, sulle navi e sugli aerei. Viene insomma chiesto dove ci sono posti assegnati, ordine, distanziamento, ma non sui treni regionali, sui bus locali e sulla metro, sui mezzi che sono carri di bestiame, dove si viaggia uno sull'altro; lì non è necessario, ma dove si viaggia distanziati sì: ma con quale logica? Con quale logica? Ma soprattutto, con quale coscienza avete fatto questo?

Rispondete agli italiani, che lo vogliono sapere! Qual è la ratio? Come avete costruito questa ingegnosa normativa?

Io vi dico una cosa: personalmente io quei treni li prendo, io i regionali li prendo, non uso le auto blu come i Ministri migliori, mi unisco alla gente comune. Se accade una cosa su quei mezzi, io la segnalo a Trenitalia, e ho fatto diverse segnalazioni. Ma per voi, lì, sui carri di bestiame, è sicuro; per voi c'è sicurezza in quegli spazi, troppo popolari per chi come voi è abituato ai salotti raffinati, in quei luoghi dove tanti lavoratori si sono contagiati, e c'è stato pure chi ha perso la vita, in quei luoghi in cui non mettete piede da così tanto tempo che non sapete neppure più come sono fatti! Quella che chiamate sicurezza, io la chiamo vergogna. Una scelta come la vostra è una vergogna per l'Italia, davanti all'Europa - che dite tanto di avere a cuore - e al mondo.

Purtroppo, però, al peggio non c'è mai fine. Questa maggioranza e questo Governo dimostrano ogni giorno di non aver dimenticato solo medici e infermieri (tanto che, dopo averli osannati, non vi siete neppure curati di far sì che venissero rinnovati i loro contratti), ma avete dimostrato di aver dimenticato anche altri eroi: quelli in divisa, quelli che ogni tanto cercate di abbindolare, indossando i loro giacconi e le loro polo davanti alle TV. Anche per loro serve il green pass, ma sinora l'avete chiesto solo per farli mangiare in mensa. Ecco, dunque, che poliziotti e carabinieri vaccinati, al momento del pasto, non si sono potuti sedere accanto ai non vaccinati, perché era rischioso. Tutto tranquillo, però, un secondo dopo, quando far stare quegli stessi poliziotti e carabinieri a lavorare gomito a gomito, in stanze minuscole o sulla stessa auto nel giro di pattuglia, non rappresentava nessun problema e rischio. Ma vi rendete conto della illogicità e di quanto è stupido questo provvedimento? Avete forse scoperto che il virus è selettivo ed entra solo sui Frecciarossa o nelle mense delle Forze dell'ordine? Se è così, se avete studi scientifici in tal senso, comunicatecelo, perché a noi è sfuggito, davvero è sfuggito. È facile, del resto, ironizzare guardando al provvedimento che avete messo a punto, ma non sono questi i tempi per fare ironia, perché la situazione è drammatica, ed è drammatico pure che, senza vergogna, voi la affrontiate in questo modo.

Trasformare una tragedia in farsa, a quanto pare, riesce solo a questa maggioranza e a questo Governo. Sempre per fare un esempio, per rendere l'idea di quanta assurdità vi sia nel provvedimento che avete preso, guardiamo anche alle attività commerciali. Nei ristoranti si entra solo con il green pass e così nei bar, ma solo se nel bar ci si vuole sedere. Prendendo il caffè in piedi al bancone, con altre persone, tra vaccinati e non, il COVID non circola, ma se si fa la stessa cosa seduti, secondo voi, sì. In piedi, dunque, niente certificato verde, ma lo stesso è obbligatorio una volta che ci si avvicina ad una sedia, con tanto di maxi-sanzione per chi non controlla e chi non è munito del pass. Per non parlare poi dei ristoranti delle grandi strutture, degli hotel, dei resort, dei villaggi turistici, perché i loro avventori non hanno bisogno del green pass, mentre al ristoratore, quello piccolo, magari quello a gestione familiare, dove c'è la moglie che lavora in cucina e i figli a servire i tavoli e non hanno spazi all'aperto, a loro serve il green pass: a loro serve il green pass! Quindi, guardate che discrepanza, che ingiustizia! Rendetevi conto anche di quello che avete scritto, perché non esiste, ciò non esiste in nessuna parte del mondo una cosa del genere. A questo punto direi che manca pure il buon senso: questa non è una dittatura sanitaria, ma una colossale pagliacciata!

Non va meglio, del resto, quando si affronta il tema della gestione degli eventi e dei conseguenti assembramenti: troppi rischi, troppo alto il pericolo che il COVID in quelle situazioni dilaghi; niente convegni e, allo stesso tempo, niente sagre per chi non ha il pass. Le sagre sono all'aperto, ma non conta, voi siete prudenti! Per fare un giro tra gli stand di qualche sagra della porchetta - ho visto che ormai siamo in tempo di vendemmia dell'uva - serve dunque la certificazione verde, o essere vaccinati o avere un tampone recente. Tuttavia, in tutti i mesi estivi nessuno si è curato di quello che è accaduto nei tanti centri balneari italiani, dove, tra vicoli e piazzette, si sono assembrati in migliaia di persone senza mascherina, senza pass e senza controlli! Non era difficile scoprirlo: era sufficiente leggere qualcosa sulla stampa o dare un'occhiata alle decine di video che circolavano sui social. Non avete avuto tempo, forse; era più importante pensare al pass per le fiere e i convegni, che evitare i cluster nei luoghi di vacanza e, soprattutto che, al rientro dal mare, il virus tornasse a diffondersi nelle città, come è tristemente avvenuto e sta avvenendo.

Noi di L'Alternativa c'è, davanti a tutto questo, non abbiamo dubbi: il gran pass all'italiana, che non ha nulla a che vedere - lo ripetiamo per l'ennesima volta - con il green pass concepito in ambito comunitario, è uno strumento altamente discriminatorio.

Se fossi in voi, io mi preoccuperei maggiormente della scuola e dei nostri figli. Anche lì serve il green pass, serve a quelle maestre che - guardando a realtà vicine geograficamente a questo palazzo - ogni giorno partono dalla campagna su quei treni di cui parlavo prima, su quei carri di bestiame e, una volta arrivate in stazione, alla fermata, salgono su furgoni, una sulle ginocchia dell'altra, e poi entrano negli istituti scolastici del Lazio. Mi domando: c'è qualcosa di peggio da fare per far ammalare le persone? Credo di no, ma voi, i soliti migliori, illudete tutti che con quel certificato non vi siano difficoltà.

E questo non è neppure il peggio che avete fatto nella scuola. Nelle classi pollaio sono rimaste le stesse misure di sicurezza e sono ridicole, ma andiamo avanti dicendo di lasciare aperte le finestre, esponendo i bambini al gelo oltre che al COVID, e, come è ovvio, l'anno scolastico è iniziato in tutte le città con la stessa parola: quarantena. Bel risultato, Ministro Bianchi! “Complimentoni”, Ministro! Doveva essere l'anno della ripartenza e ci sono scuole che hanno fatto prima a chiudere che a riaprire. Mi chiedo: siccome esistono tecnologie e dispositivi che sono in grado di sanificare aria e superfici, che hanno ottenuto dei risultati incredibili, perché non si utilizzano? Perché non si prendono in considerazione? Noi avevamo presentato un emendamento al tal riguardo, per chiedere di valutarne almeno gli effetti sanificatori, ma l'avete reso inammissibile, perché per voi l'unica cosa ammissibile sono i vaccini, quelli prodotti dalla Big Pharma, che fatturano miliardi e miliardi.

Ma, tornando alla scuola, le storture di questo decreto - che è già in vigore da tre settimane e sul quale ci imponete di assistere in differita alla sua ratifica senza agire - hanno portato inoltre docenti e personale ATA nelle scuole a scioperare, a ricorrere alla mutua, paralizzando diversi istituti scolastici e lasciando i nostri ragazzi a casa o in classe senza fare lezione. Liberarli dalla prigionia della DAD significava rinchiuderli in classe, solo per far respirare i genitori? Era questo l'obiettivo? L'obiettivo di questo decreto era quello di far proliferare denunce, esposti e cause per aumentare il carico di lavoro di Forze dell'ordine, procure e tribunali? Era questo l'obiettivo? Perché è questo quello che ha prodotto nelle prime settimane di applicazione e ci sono casi emblematici! Un'operatrice scolastica di una scuola superiore, alle porte di Torino, ha denunciato il professore delegato dalla dirigente scolastica a verificare gli accessi con il green pass, perché non le ha concesso di entrare regolarmente dentro il suo istituto senza la certificazione verde, ed è solo un caso tra i tanti.

Presidente, il green pass è il simbolo del vostro fallimento: è lo strumento che sta lacerando la società italiana. Non siete riusciti neppure a mettere in sicurezza gli anziani e i fragili, quei nonni che, per una serie di gravi errori - ancora tutti da chiarire, oggetto persino di delicate inchieste - sono stati lasciati a morire nelle case di riposo, diventate delle trappole. Un'intera generazione è stata cancellata e voi avete pensato che con la sola nomina di un generale alla gestione del COVID marciasse compatta tutta la vaccinazione; ma non è andata così, non poteva andare così. Le stellette non sono servite neppure a gestire al meglio quel patrimonio rappresentato dai medici di famiglia e dalle farmacie. Davanti al fallimento, con il rischio di un'ulteriore e devastante ondata con l'arrivo dei primi freddi, di vedere nuovamente gli ospedali in tilt e gli italiani costretti a chiudersi in casa, per coprire i vostri errori e provare a scaricare le colpe su chi ha delle perplessità, legittime, su un farmaco sperimentale (le stesse perplessità della scienza, tra l'altro), avete tirato fuori che cosa? Il certificato verde, il green pass. Non si tutela così la salute degli italiani e non si salva così l'economia. Su ciò che vi ha portato a negare il green pass anche ai disabili, che non possono vaccinarsi e hanno problemi enormi nel sottoporsi costantemente al tampone, noi ne abbiamo discusso in Aula; c'era anche una collega del PD, che ha detto che non è vero, che non è così e basta vedere la legge n. 104. Guardate che non è così: esiste una circolare ministeriale che ha scadenza al 30 settembre e i tanti disabili, che ancora oggi hanno difficoltà e devono dimostrare le loro condizioni sanitarie, non sono tutelati. Con l'emendamento che avevamo presentato, potevamo tranquillamente dare questa possibilità ai medici di famiglia, però, voi, Governo dei migliori, l'avete bocciato.

Per concludere, se avete una coscienza, se siete capaci di guardare oltre i vaccini e di pensare alle cure, alla scuola, al trasporto, al trasporto pubblico e a tutto quello di cui l'Italia ha bisogno, andate avanti; altrimenti, se non siete capaci, come state dimostrando, fatevi da parte, ma fatevi da parte in fretta. Non c'è più tempo da perdere: siamo oltre il punto di non ritorno. È per tutti questi motivi che è un voto convintamente e sinceramente “no” al green pass, che serve tanto a questo Governo e assai poco al Paese.

Vorrei chiudere con una chicca, se consentite, perché ho acquistato dalla Francia il libro di Roberto Speranza, perché in Italia ne hanno vietato la vendita (quindi, figuriamoci, di cosa stiamo parlando) e al capitolo 17, egli cita: rischio per la democrazia. Andiamo a leggere cosa ha scritto l'attuale Ministro della Salute: “Gestire un'epidemia, rispettando pienamente le regole della democrazia; guai se un'emergenza sanitaria diventasse la scusa per una torsione antidemocratica”. E ancora: “Sono convinto che la collaborazione tra istituzioni e cittadini, l'informazione trasparente e la persuasione siano le chiavi per affrontare questo tipo di sfida”. E infine: “La democrazia non è un limite, ma una risorsa nella gestione dell'emergenza”. Caro Ministro, qui di democrazia non se ne vede traccia: non c'è! State obbligando in modo surrettizio la popolazione a vaccinarsi, con l'obbligo del green pass. Vi dovete prendere questa responsabilità, perché è una responsabilità gravissima. State calpestando anche i diritti costituzionali garantiti, le libertà individuali della persona! Ma vi rendete conto di cosa state facendo, sì o no? Volete dimostrare all'Europa che siamo il Paese n. 1 e che abbiamo il più alto tasso di vaccinati in Europa? Per che cosa? Per far vedere alla Von der Leyen e all'establishment europeo che noi siamo tutti precisi e puntuali nei confronti delle scadenze con il Recovery Fund? È questa la vostra intenzione? Ditelo: ditelo serenamente!

State giocando sulla pelle degli italiani per altri motivi, per motivi economici: non vi dovete vergognare. Se avete coraggio, rendete obbligatori i vaccini e prendetevi la responsabilità, perché nei confronti delle persone che stanno avendo delle reazioni avverse - e sono tanti e stanno crescendo - fate qualcosa; dovete prendervi le nostre responsabilità nei confronti anche di questa insorgenza di nuove patologie. Prendetevi le vostre responsabilità, non lo fate in modo surrettizio: non lo fate in modo surrettizio, perché questo è il concetto - anzi, questa è l'evidenza - che l'attuale Governo sta portando avanti. Quindi concludo dicendo che non ci siamo, proprio non ci siamo. Questo sarà anche il Governo dei migliori, ma qui di migliori veramente non se ne vedono e il popolo italiano se ne sta accorgendo (Applausi del deputato Galantino).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Galantino. Ne ha facoltà.

DAVIDE GALANTINO (FDI). Presidente, sottosegretario, onorevoli colleghi, sembra una serie televisiva questa continua emissione di decreti dopo ben 20 mesi dall'inizio della pandemia, e stiamo ancora qui a ingolfare il Parlamento con provvedimenti che ogni giorno ci tolgono un pezzo di libertà. Oggi è la volta degli studenti, è la volta dei docenti, dei collaboratori scolastici, ai quali, di fatto, viene vietato di accedere alle scuole italiane. Con la conversione in legge di questo decreto la condizione preliminare per l'esercizio del diritto di lavorare o di studiare è il possesso di un certificato digitale. Siete riusciti a calpestare l'articolo 1 della Costituzione italiana, secondo cui l'Italia è una Repubblica democratica fondata sul lavoro, e siete riusciti a calpestare l'articolo 34, secondo il quale la scuola è aperta a tutti. Abbiamo già letto le prime notizie secondo le quali un genitore, per recuperare i propri figli da scuola, si è visto costretto a chiamare i carabinieri.

Quindi, per ricapitolare: si può entrare in un bar, si può prendere il caffè al bancone, si può chiacchierare con il barista per un tempo illimitato, ma non si può entrare in un istituto con la mascherina per il tempo necessario di prendere i propri figli piccoli da scuola. Non so se vi rendete conto di questa assurdità; tutto perché non avete il coraggio di portare l'obbligatorietà del vaccino in quest'Aula. Il Ministro Bianchi lo aveva detto che avrebbe tolto l'obbligo della mascherina nelle classi con i soli vaccinati e avete avuto il barbaro coraggio di introdurre questo sopruso; lo dispone questo decreto, che include la deroga all'obbligo di utilizzo dei dispositivi di protezione delle vie respiratorie per le classi composte da studenti che abbiano tutti completato il ciclo vaccinale o abbiano un certificato di guarigione in corso di validità. Alzi la mano chi non è vaccinato, quindi! Non vi è bastato mettere sulla gogna mediatica tutti coloro che si fanno delle domande, classificandoli come no-Vax, come terroristi pericolosi; sulla gogna mediatica adesso ci mettete anche i nostri figli, che di necessaria virtù costringeranno i loro genitori a prendersi la responsabilità per non essere discriminati anche a scuola. Questa maggioranza che fa le passerelle contro l'odio, contro la discriminazione, porterà, con il voto su questo decreto, la discriminazione negli istituti scolastici.

Continuate a fare la guerra a chi nutre delle perplessità e lo fate con l'obbligo mascherato alla vaccinazione. Una delle ultime folli dichiarazioni che ho letto sulla stampa del presidente del Friuli, è che bisogna creare delle zone vietate ai non vaccinati; forse il presidente Fedriga non si rende conto che a questo divieto ci siamo già arrivati e sfido ogni collega di quest'Aula ad affermare il contrario. Il caffè seduto al tavolino del bar è vietato ai non vaccinati, i musei sono vietati ai non vaccinati, i viaggi nazionali sono vietati ai non vaccinati; forse non tutti, perché voi dite che basta fare un tampone e con un green pass temporaneo a nessuno viene limitata la libertà. Chi pensa questo generalmente guadagna abbastanza da potersi permettere di fare una scelta: un tampone ogni 48 ore, che diventano 72 dall'approvazione di questo decreto, e addio obbligo vaccinale. Ma il cittadino comune, che percepisce 1.200 euro al mese, che ha sulle spalle il mutuo della casa, la rata del mutuo, le bollette che addirittura adesso verranno aumentate, non potrà permettersi di spendere 15 euro per fare un tampone. È naturale la conseguenza che a quel povero uomo voi avete vietato di prendere il caffè al tavolino del bar o di prelevare i propri figli da scuola perché magari hanno un malessere. Voi dite: ti vaccini e hai risolto il problema, ma è qui che c'è il ricatto: la costrizione è nata dal fatto che non avete il coraggio di imporre l'obbligatorietà. Se voi dite a quell'uomo che è obbligato a vaccinarsi per una questione di salute, se voi dite a quell'uomo che nel caso di danni permanenti da vaccinazione lo Stato provvederà a indennizzare la sua famiglia, quell'uomo correrà a vaccinarsi, perché comprenderà che il Governo sta agendo nell'interesse dei cittadini, come peraltro ha giurato all'atto della sua nascita: è l'obbligo con l'indennizzo per eventuali danni la giusta persuasione, non il green pass! Allora, ci chiediamo per quale motivo oggi i cittadini, quando decidono di vaccinarsi, sono costretti a sottoscrivere un modulo di consenso informato che sostanzialmente libera le case farmaceutiche dall'assunzione di ogni responsabilità in caso di danni? Lavoriamo nell'interesse dei cittadini o delle case farmaceutiche? Ho letto attentamente l'aggiornamento dei moduli di consenso che scarica la responsabilità di eventuali danni. Ne leggo alcune parti affinché resti agli atti questa mia perplessità; la lettura del testo a seguire è necessaria ai fini della chiarezza espositiva. Parliamo degli effetti indesiderati molto comuni, possono interessare più di una persona su 10: mal di testa, nausea, vomito, febbre; diciamo che questi effetti indesiderati sono anche accettabili, ma se guardiamo gli effetti i cui dati non sono noti ai fini statistici la cosa inizia a essere preoccupante. Parliamo di reazioni allergiche gravi, con difficoltà respiratorie. L'anafilassi, è chiamata anche shock anafilattico, ed è una reazione allergica acuta, potenzialmente mortale; c'è l'infiammazione del cuore, la miocardite, che anch'essa può portare alla morte. Poi c'è la dichiarazione allegata al consenso informato che viene firmata dal singolo cittadino prima di sottoporsi a vaccinazione. Cito testualmente: “Ho riferito al medico le patologie, attuali o pregresse, e le terapie in corso di esecuzione. Ho avuto la possibilità di porre domande in merito al vaccino e al mio stato di salute, ottenendo risposte esaurienti e da me comprese. Sono stato correttamente informato con parole a me chiare. Ho compreso i benefici e i rischi della vaccinazione, le modalità e le alternative terapeutiche”. Quindi, secondo questa autodichiarazione, chi si vaccina ha compreso che esistono delle alternative terapeutiche alla gestione di un eventuale contagio da COVID-19 e lo ha compreso poco prima di vaccinarsi. A me sembra una grande contraddizione, visto che, se esistono delle alternative terapeutiche, è lecito pensare che nemmeno la vaccinazione sperimentale obbligatoria o fortemente raccomandata avrebbe senso. Noi siamo pagati per rappresentare il popolo, non i produttori di vaccini. Noi abbiamo il dovere di preoccuparci di quel popolo che ci ha mandato qui a Roma e nel popolo esistono anche le famiglie tradizionali, dove magari c'è un solo membro che lavora. Allora, sforziamoci di immedesimarci in quel papà o in quella mamma, unica fonte di reddito per la famiglia che viene a mancare a seguito di danni da vaccinazione: chi si occuperà di quella famiglia?

I vaccini vengono pagati e, proprio perché vengono pagati, è necessario che ci sia una garanzia del produttore. Nessuno ci fa firmare un consenso informato quando andiamo ad acquistare, per esempio, la carne in macelleria: ve lo immaginate l'addetto alle vendite che chiede di firmare un'assunzione di responsabilità se la carne dovesse essere avariata? E allora per quale motivo dobbiamo tutelare i produttori dei vaccini, visti anche i pochissimi casi danneggiati, almeno secondo i dati riferiti al breve periodo? Forse ci potrebbero essere dei risvolti negativi nella campagna vaccinale del lungo periodo e il Governo preferisce scaricare la responsabilità sui pazienti, ma questo sarebbe molto grave. Personalmente non riesco a trovare altre ragioni per giustificare questa costrizione nei confronti degli italiani, che devono addossarsi ogni responsabilità. Credo sia una legittima richiesta chiedere un indennizzo per chi subisce effetti collaterali gravi, non solo per coloro che si vaccineranno in futuro ma per tutti coloro che si sono già vaccinati. Solo allora, a mio avviso, potrete riacquistare la fiducia del popolo italiano perché avrete finalmente dimostrato di operare nel loro interesse e non per quello di una casa farmaceutica.

Andiamo agli aspetti di illegittimità costituzionale. La Corte costituzionale ha evidenziato come la profilassi per la prevenzione della diffusione di malattie infettive richieda necessariamente l'adozione di misure omogenee su tutto il territorio nazionale. Secondo i documenti delle istituzioni sanitarie nazionali e internazionali l'obiettivo da perseguire in questi ambiti è la cosiddetta immunità di gregge, la quale richiede una copertura vaccinale a tappeto di una determinata comunità.

Ciò, al fine di eliminare la malattia e di proteggere coloro che, per specifiche condizioni di salute, non possono sottoporsi al trattamento preventivo. Sembrerebbe che abbiate gli elementi necessari per rendere obbligatorio il vaccino. Perché non lo fate? Rassegnarsi alla coercizione e al ricatto occupazionale non è degno di un popolo come quello italiano; la dignità italiana o di un essere umano non ha prezzo e non si può barattare per un siero imposto da un Presidente, peraltro non eletto dal popolo sovrano.

Deve essere il Governo con il Parlamento a creare una condizione di benessere per tutti i cittadini, ma voi ricattate i lavoratori, dicendo loro che li sospenderete, che verrà tolto loro lo stipendio, senza ricordarvi che gli stessi, durante la pandemia, li chiamavate eroi in prima linea; oggi li ricattate, dicendo loro che non percepiranno più lo stipendio, se sprovvisti di green pass. Parlo anche delle Forze dell'ordine, dei militari, degli agenti della Polizia penitenziaria: voi, forse, non avete idea di cosa accadrà tra qualche settimana con la sospensione dal servizio. Nel comparto sicurezza, tra carceri e volanti, 17 mila agenti non sono ancora vaccinati. L'anno scorso li avete spediti all'inferno in piena pandemia, non avevano neanche le mascherine: oggi volete togliere lo stipendio a persone che già vivono il loro inferno quotidiano. Penso a quanto accaduto nel carcere di Frosinone dove un detenuto ha puntato la pistola contro un agente e poi ha sparato tre colpi; penso al povero agente al quale, qualche giorno fa, due detenuti del carcere di Firenze, probabilmente ubriachi, hanno cercato di dare fuoco; hanno cercato di bruciarlo vivo e voi avete il coraggio di sostenere, anche se non è tema del decreto in discussione, che si possa superare il carcere come trattamento sanzionatorio, magari mandando queste belve assetate di sangue in giro per l'Italia. I colleghi di Firenze sono riusciti a spegnere l'incendio che stava bruciando vivo l'uomo e prontamente lo hanno portato al nosocomio dove hanno riscontrato anche una frattura del gomito, con una prognosi di 30 giorni. Naturalmente esprimo vicinanza, a nome del gruppo di Fratelli d'Italia, a tutto il personale della Polizia penitenziaria.

Vado a concludere, siamo in discussione generale e non è il momento della dichiarazione di voto, ma io dico francamente - e questo lo dico a titolo personale - che non potrei mai votare un provvedimento simile. Allo stato attuale, non esiste argomento che possa convincermi che questo provvedimento possa essere utile ai cittadini italiani.

Tra i miei colleghi, in quest'Aula, c'è chi ha fatto un patto con altre forze politiche per sostenere questo Governo e tra questi ci sono molti che, come me, nel 2018, hanno rappresentato una rivoluzione: il popolo è entrato nelle istituzioni con lo scopo di abbattere i vecchi schemi, rivoluzione contro potere. Potere raggiunto e la storia, tristemente nota, è finita. Però, Presidente, mi sento ancora un po' parte di quella rivoluzione ed oggi mi oppongo al potere nell'interesse esclusivo della Nazione, perché la Nazione non è rappresentata dai produttori di vaccini, la Nazione non è rappresentata dai colossi farmaceutici: la Nazione siamo tutti noi ed io voto per noi (Applausi della deputata Bellucci).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Antonio Tasso. Ne ha facoltà.

ANTONIO TASSO (M-MAIE-PSI-FE). Grazie Presidente, buongiorno a lei, buongiorno sottosegretario e a tutti in quest'Aula, come è già accaduto in apertura di altri miei interventi, in altre occasioni recenti, io dichiaro di essere vaccinato - come tutta la mia famiglia - e di essere in possesso di green pass; io lo comunico preventivamente perché non viviamo, sottosegretario, un momento sereno, per cui ogni parola, ogni riflessione potrebbero essere travisate, fraintese, quindi meglio dichiararlo. Noi siamo a discutere la conversione del decreto-legge n. 111 del 6 agosto 2021, un provvedimento che, di fatto, è superato dal tempo e dagli eventi, i cui effetti sono stati ampiamente scontati, come si dice in Borsa, perché il 16 settembre scorso è stato approvato un nuovo decreto che entrerà in vigore il 15 ottobre prossimo e che ha già cominciato il suo iter parlamentare in Commissione affari sociali, con qualche buona notizia devo dire; infatti, se tutto andrà come si spera, un emendamento approvato darà giustizia ai lavoratori fragili che vedranno prorogate le tutele riconosciute fino al 31 dicembre prossimo. Sono le tutele previste dall'articolo 26 del “Cura Italia” che considerano l'assenza dal lavoro come ricovero ospedaliero e, quindi, fuori dal periodo di comporto che, superato un certo limite, porta al licenziamento.

Si diceva che questa tremenda esperienza pandemica avrebbe reso l'essere umano migliore, più tollerante, meglio disposto verso il prossimo, ma, a parte l'enorme impegno degli operatori sanitari, costretti spesso a turni di lavoro complicati, stressanti e in emergenza di personale, l'ascolto delle problematiche territoriali, a cui spesso faccio riferimento e che poi sono lo specchio di una realtà più vasta, la realtà nazionale, mi porta a ritenere che viviamo in un mondo cinico, dove, molto spesso, viene disattesa la necessità che, in gravi situazioni come quella che stiamo vivendo, la risoluzione dei problemi deve passare attraverso il giusto equilibrio fra questione sociale e questione sanitaria.

Faccio fatica ad accettare, ad esempio, ciò che è successo - ne sono venuto a conoscenza proprio grazie a questo ascolto territoriale - ad una persona anziana, con una certa quantità di patologie anche importanti, alla quale è stato negato, sottosegretario, il ricovero addirittura in due ospedali, anche in presenza di duplice tampone negativo, perché non vaccinata. Vorrei capire il discrimine, il punto critico di questa storia. Il ricovero è consentito se si ha il certificato verde, che attesta il compimento dell'iter vaccinale, o se non si è contagiati e, quindi, non si può trasmettere questo contagio anche agli altri. Vedo che lei fa un cenno di assenso, quindi evidentemente il mio ragionamento ha una certa logica.

Sono convinto - e diversi esperti lo hanno dichiarato - che la maggior parte di coloro che sono diffidenti verso i vaccini, non lo sono perché sono irriducibili no-Vax ma perché sono sinceramente intimoriti da qualcosa che non riescono a comprendere e che probabilmente non viene spiegata loro in maniera esauriente.

L'obbligo sempre più pressante del green pass è direttamente proporzionale all'impossibilità di rendere obbligatorio il vaccino. Se guardiamo oltre i nostri confini, ci accorgiamo che in Germania non vi è obbligo vaccinale che avrebbe, secondo me, una sua ragione di esistere solo se il fenomeno pandemico raggiungesse limiti incontrollabili; dunque, il green pass resta un obbligo vaccinale di fatto, un modo per spingere all'assunzione di tale farmaco.

Mi permetto di dire, anche perché nella vita mi sono occupato anche di comunicazione, che probabilmente con un impegno maggiore in tema di informazione si potrebbero raggiungere risultati più importanti. Parliamo, comunque, di un Paese in cui la percentuale dei vaccinati è più bassa di quella dell'Italia; vi è un numero maggiore di contagi e vi sono altri parametri più favorevoli al nostro Paese. Per cui o la Germania sta attuando un azzardo mostruoso - e francamente non credo, conoscendo il popolo germanico - oppure credo non sia il caso di spingersi fino a questi estremi, anche perché la maggior parte dei trasporti è scoperta sotto il profilo dei controlli e vi sono altre situazioni in cui i controlli stessi sono inefficaci e il virus non sceglie il luogo dove andare a fare danni.

Io sono del parere - l'ho dichiarato prima, dichiarandomi vaccinato - che quasi certamente non abbiamo altre armi di contrasto a questo virus, ma bisogna mettere in campo una campagna informativa importante ed esauriente che accompagni il cittadino verso una scelta più consapevole, in quanto la situazione di incertezza scientifica e di sperimentalità, che stiamo vivendo e che è innegabile caratteristica dell'attuale situazione emergenziale, ci porta a considerare non solo eticamente doveroso che i vaccini restino una libera scelta del singolo individuo, essendo anche giuridicamente dovuto nel rispetto dei massimi principi posti a tutela della persona. In questo credo di essere confortato dagli articoli 1 e 3 della Carta dei diritti fondamentali dell'Unione Europea. Pertanto, tornando al caso indicato poc'anzi non capisco come sia stato possibile negare il ricovero e la somministrazione delle cure ad una persona in evidente difficoltà sanitaria, in presenza dell'esito, come ho detto, di ben due tamponi che ne attestavano lo stato di sicurezza in ottica COVID.

Nell'ambito sanitario - e non mi riferisco agli operatori ma anche ai burocrati che stabiliscono le regole - non è solo l'applicazione del buonsenso, alle volte, a difettare ma anche lo stentato potenziamento delle strutture. Mi riferisco soprattutto a quelle periferiche, che dovrebbero costituire un enorme supporto a quelle centrali, in prima linea in questa battaglia al COVID, ed al rafforzamento dell'organico degli operatori, che sono costretti a carichi di lavoro improbi.

Io continuo ad evidenziare, praticamente in tutti i miei interventi, questa necessità, perché spero che prima o poi vengano adottati gli opportuni rimedi, soprattutto ora che ve ne è la possibilità economica grazie ai contributi europei. Non credo, infatti, sia tollerabile che in una città - porto questo esempio - di 60.000 abitanti - e mi riferisco alla mia -, in un servizio poliambulatoriale di cardiologia, vi sia da lungo tempo un solo specialista che visita i pazienti esterni per sole 4 ore a settimana; pare quasi che ci si sia completamente dimenticati che ci sono altre patologie e ci si sia completamente dedicati all'emergenza pandemica, che naturalmente necessita di una grande attenzione e ha una grande importanza.

Vi sono altre due questioni che desidero sottoporre all'attenzione di quest'Aula. La prima riguarda gli italiani che vivono all'estero, ma che sono sempre nostri connazionali naturalmente: nell'esplosione della pandemia c'è stata la corsa al vaccino, la grande maggioranza della gente guardava - e lo fa ancora - al vaccino come alla soluzione definitiva, pertanto quando sono comparsi i vari vaccini ogni Stato ha cercato di approvvigionarsi come meglio ha potuto per offrire copertura sanitaria ai propri cittadini. Ricordiamo tutti, all'epoca, la confusione che c'è stata e la difficoltà nel reperimento delle dosi vaccinali, in cui brancolavano le varie amministrazioni; ognuno ha cercato di farvi fronte come meglio ha potuto e quindi si è verificato che siano stati somministrati prodotti di diverse case farmaceutiche in ogni Stato. Ora, è accaduto che in vari Paesi, così come anche nella nostra vicina San Marino, fosse disponibile un solo tipo di vaccino e che i cittadini, obbedendo alle indicazioni diramate, abbiano assunto le dosi previste, adempiendo di fatto a quello che pensavano fosse il proprio dovere. A causa però del mancato riconoscimento di tali vaccini da parte dell'EMA, l'Agenzia europea per i medicinali, tali cittadini non possono ottenere la certificazione verde e quindi non possono rientrare in Italia o, se sono già in Italia, non possono accedere ai servizi per i quali è previsto il green pass.

Ora, francamente, mi pare eccessivo quello che si sta verificando e cioè che queste persone debbano sottoporsi ad un ulteriore ciclo vaccinale senza avere la contezza delle conseguenze a cui andrebbero incontro e senza che venga effettuato un accertamento, magari tramite test sierologico, per verificare se abbiano o meno sviluppato anticorpi a propria protezione.

In una situazione - io ritengo - davvero paradossale, la componente MAIE che io rappresento, nello scorso provvedimento, ha ottenuto l'accoglimento di un ordine del giorno a firma del collega Borghese e del sottoscritto, col quale si chiedeva il rilascio della certificazione anche a chi si è vaccinato con farmaci di altre case produttrici. Naturalmente, tutto questo nel pieno rispetto dei principi ispiratori del “G20 Salute” in tema di migliori strategie globali possibili per contrastare il COVID-19. Io annuncio anche la presentazione di un emendamento in tal senso nel prossimo provvedimento in discussione in tema sanitario e anche di una interrogazione appena sarà possibile, e se non si porrà rimedio prima di tale data, ai Ministri della Salute e degli Affari esteri.

L'ultima riflessione che vorrei sottoporvi mi arriva sempre da considerazioni di normali cittadini, alle prese questa volta col bilancio familiare quotidiano, e riguarda i costi relativi all'approvvigionamento di mascherine da utilizzare in classe durante le lezioni in presenza. In alcune sedi, come le università - apprendo -, è stato imposto l'utilizzo della FFP2, che notoriamente è più efficace di quella chirurgica, che naturalmente un genitore pensa bene di far utilizzare anche ai propri figli nelle classi delle medie superiori, soprattutto in situazioni in cui le classi sono affollate. Ora, facendo i conti della classica casalinga, per l'utilizzo di questi dispositivi, con il ricambio previsto per il tempo di utilizzo ed ai costi correnti di acquisto, per circa duecento giorni di frequenza, si arriverebbe a circa 300 euro di spesa, che va ad aggiungersi a quella per i libri, delle tasse e, insomma, a tutto ciò che occorre per lo studio. Io non credo che di tale ulteriore spesa se ne parli abbastanza, ma, dal momento che è un'esigenza sentita e comunicatami da varie famiglie, ho voluto sottoporla all'evidenza di questa Assemblea, preannunciando, anche in questo caso, la presentazione di proposte emendative che vadano ad aiutare quelle famiglie che sono alle prese con un quadro familiare, diciamo, precario, che rappresenta ovviamente un vero e proprio disagio economico.

Infine, mi permetto un off-topic, effettuando un passaggio sull'emergenza climatica, per sottolineare quanto affermato dal Presidente Biden e dal Presidente Draghi che, in occasione del recente MEF, il Forum delle maggiori economie su energia e clima, hanno dichiarato che, tradotto dal politichese, si stanno facendo solo chiacchiere, mentre il mondo, con questo andazzo, farà fatica a superare la fine di questo secolo. Grazie, ho concluso.

PRESIDENTE. È iscritta a parlare la deputata Rosa Maria Di Giorgi. Ne ha facoltà.

ROSA MARIA DI GIORGI (PD). Grazie, Presidente, signor sottosegretario e colleghi. Come è chiaro e come confermano tutti gli studi scientifici più accreditati, il vaccino è l'unica arma veramente efficace che abbiamo contro il COVID. Un vaccino sviluppato in tempi di record - lo dobbiamo ricordare -, di cui dobbiamo essere grati alla comunità scientifica, che ci ha dato grande speranza nel futuro, nonostante la consapevolezza che avremo altre e forse più difficili sfide da affrontare. Abbiamo intanto finalmente uno strumento per superare la fase più critica della pandemia e dobbiamo utilizzarlo per salvare vite, per dare al Paese una prospettiva di serenità, per evitare nuove chiusure e per lanciare un segnale forte al resto del mondo.

Nella nostra terra, qui, in Italia - dove cinque secoli fa, lo voglio dire, con Galileo Galilei è nato il metodo scientifico e dove sono nati insigni scienziati, che hanno scritto pagine decisive nel progresso dell'umanità - abbiamo oggi la capacità politica e sociale di segnare una strada per tutto il mondo, ancora una volta. E dovrebbe essere motivo di orgoglio per noi ciò che ha detto Anthony Fauci, il virologo più importante del mondo, che ha indicato proprio l'Italia come esempio da seguire; un'Italia che, grazie all'azione di questo Governo e al lavoro instancabile - dobbiamo ricordarlo - del generale Figliuolo e della sua équipe ha messo in piedi una campagna vaccinale capillare, in grado di portarci alla soglia dell'immunità di gregge, alla fine di settembre, come promesso. Diciamo alla soglia dell'immunità perché purtroppo, con l'avvento di varianti sempre più aggressive, soprattutto sotto il profilo della contagiosità, quel 75 per cento che si riteneva bastevole solo qualche mese fa, oggi sappiamo essere non sufficiente a debellare la malattia, soprattutto nelle sue forme più gravi, per cui abbiamo bisogno di un ulteriore sforzo.

A questo proposito, la scelta di estendere il green pass ai luoghi di lavoro pubblici e privati è la mossa giusta, che ci permetterà di raggiungere il prima possibile l'obiettivo. Questa è una scelta difficile certamente, ma è una scelta di civiltà, di partecipazione sociale e civile - la chiamerei - e di libertà, perché ci libererà dall'assillo di dover affrontare ancora in ambascia il prossimo autunno.

Questo vuol dire che riusciremo a sconfiggere il COVID una volta per tutte? Forse no, non in questa fase, come i dati di Israele ci suggeriscono e come tanti studi ancora ci dicono. Con questo virus subdolo dovremo ancora convivere per diverso tempo, speriamo non troppo - questa è la nostra speranza -, ma con il vaccino certamente eviteremo in massima parte le condizioni di aggravamento della malattia, limiteremo l'accesso agli ospedali - questo è il nostro obiettivo – e alle terapie intensive, in modo tale da liberare energie e risorse indispensabili per il funzionamento complessivo del nostro sistema sanitario, duramente provato, nonostante la dedizione spesso eroica (lo abbiamo detto tante volte) di infermieri e medici, da mesi e mesi di pressione generata dalla diffusione del Coronavirus. E soprattutto eviteremo le morti - qui bisogna chiamare le cose col proprio nome -, che sono ancora troppo numerose, anche nelle fasce più giovani della popolazione. Ora, su questo dobbiamo avere un pensiero fermo. Si parla di morti e di morte qui voglio parlare. Siamo certi che la strada tracciata sia quella giusta e dunque, da parte del nostro gruppo del PD, ci sarà un sostegno convinto, motivato e fermo alle decisioni prese dal Governo.

Noi del PD - lo voglio ribadire qui - siamo il partito della scienza; mai abbiamo avuto vacillamenti su questo e mai abbiamo vacillato su questa nostra prospettiva, perché siamo un partito riformista vero, che guarda al futuro con speranza e ottimismo.

Siamo consapevoli delle difficoltà, però è proprio nel DNA del progressismo tracciare una strada positiva per l'umanità e per le sfide che ci attendono. Quindi, scienza, scienza, scienza e ancora scienza!

Lo dico anche all'interno della mia Commissione. Io sono nella Commissione cultura, scienze e istruzione e devo dire che abbiamo seguito molto questo provvedimento. Lo abbiamo seguito in I Commissione, in prima persona, e nell'altra Commissione. Abbiamo lavorato con i colleghi. Perché? Perché è importante ciò che succederà nei luoghi dell'educazione, nei luoghi della scienza, nei luoghi che ci interessano (quindi, scuola e università). Abbiamo visto un oscurantismo - diciamolo -, un tatticismo che, troppe volte, ha frenato la nostra azione e, quindi, tutto questo, una volta per tutte, deve lasciare il campo a una traiettoria e a una prospettiva chiara, che abbia al centro il benessere e la salute dell'umanità tutta. La tecnologia e la scienza sono gli strumenti che l'uomo ha sviluppato nei secoli per assolvere a questo compito e rinunciarvi sarebbe folle, anzi criminale. Troppe osservazioni in quest'Aula abbiamo sentito da così tanti mesi che conducono in una direzione diversa. Ecco, io vorrei che davvero si cercasse di comprendere quanto sia importante il ruolo della scienza in questo momento e quanto dobbiamo affidarci ad essa.

Per questo, nella sua tragicità e credendo nella scienza, la pandemia ci dà anche una speranza: quella che risiede nella consapevolezza di avere gli strumenti giusti per affrontare e vincere anche le sfide più difficili, grazie a quello che siamo riusciti a creare. È da questa ferma convinzione che dobbiamo partire, dunque, per convincere chi ancora è titubante, coinvolgendolo in un orizzonte di futuro e di progresso. In questa sfida, quindi, la scuola e l'università non possono che essere protagoniste convinte. Ricordiamo tutti le difficoltà con cui ci siamo dovuti confrontare nei mesi scorsi e in quest'Aula sono spesso risuonate le nostre parole di allarme sul fatto che la didattica a distanza lasciasse indietro soprattutto i più fragili e che la mancanza della didattica in presenza comportasse conseguenze pesanti che abbiamo verificato nei mesi successivi, ad esempio sul diffondersi della piaga dell'abbandono scolastico, sulla povertà educativa. Abbiamo grossi problemi su questo fronte, e lo sa bene il Ministro Bianchi e lo sappiamo noi, che seguiamo questi filoni di intervento e queste politiche. Allora, noi dobbiamo essere fermi nell'affermare un principio: la scuola dev'essere salvaguardata e tutti - dico proprio tutti! - hanno il dovere etico, innanzitutto, e civile di fare la propria parte, perché una Nazione è tale se ciascuno assume su di sé una porzione di responsabilità, soprattutto in fasi così delicate come quelle che stiamo attraversando. È giusto, dunque, che chi va in cattedra tutti i giorni e chi lavora nelle scuole sia in regola con la vaccinazione anti-COVID.

Abbiamo avuto tante critiche su questo, ma è giusto prevedere conseguenze, anche severe, per chi non lo faccia, perché non è con l'egoismo individuale che si vincono sfide di tale portata e non è con interessi di parte che si costruisce una civiltà degna di questo nome. In una società equilibrata, i diritti di ciascuno devono essere contemperati con l'interesse collettivo e non c'è dubbio che la salute, come chiaramente dice la nostra Costituzione, lo sia. La scuola, quindi, per me è il punto nevralgico del presente e del futuro del Paese. Gli insegnanti devono dare l'esempio. Non vogliamo ancora queste contraddizioni (cioè, c'è proprio una contraddizione su questo). Gli insegnanti devono essere d'esempio a tutti i ragazzi e alle famiglie che si riferiscono alla scuola. Per questo è ancora più grave che un'insegnante non si vaccini. Intorno alla scuola ruotano le esistenze di milioni di famiglie, i loro ritmi di vita, le loro speranze, speranze del futuro, perché è tra i banchi che si costruiscono le generazioni cui affideremo il testimone della civiltà e non possiamo permetterci di sacrificare la loro istruzione. Non so se è chiaro a tutti che o ci vacciniamo o i ragazzi continueranno a stare a casa, i ragazzi continueranno a non poter andare a scuola, i ragazzi continueranno a non poter andare all'università. Ma di questo, i colleghi dell'opposizione si rendono conto (o anche i colleghi non dell'opposizione, ma che, comunque, marciano un po' su questi fronti del negazionismo)?

Quindi, è precipua responsabilità del personale docente dare l'esempio e supportare le politiche che il Governo ha messo in atto. Non si devono far trascinare; devono essere loro a trascinare in questa prospettiva. Chi non lo fa tradisce il proprio ruolo di educatore e di formatore, formatore della coscienza democratica del nostro Paese, in linea con i suoi principi fondamentali, come ci ha ricordato il Presidente della Repubblica ormai in troppe occasioni e, purtroppo, ancora inascoltato.

La scuola sappiamo che è un mondo complesso. Sono milioni le persone coinvolte, fra personale e studenti, così come l'università. Non era semplice pensare e porre in essere regole per questi ambiti. Abbiamo cercato di dare un forte contributo in Commissione relativamente a questo decreto, che raccoglie il “green pass 2” e il cosiddetto “green pass 3”, cercando soluzioni equilibrate che tenessero conto delle esigenze così variegate all'interno degli edifici scolastici e degli atenei. Abbiamo introdotto - l'ho detto - una penalizzazione severa per coloro che vogliono mettere a rischio la salute degli altri. Siamo stati accusati di dirigismo e ci è stato detto che vogliamo attentare alla libertà dei singoli. Ebbene, ci siamo presi, come Governo e come maggioranza parlamentare, la responsabilità di attivare misure rigide - sì, lo voglio dire: misure rigide; devono essere rigide e da ora in poi lo stesso, molto rigide - che diano certezza a coloro che vogliono che l'Italia esca al più presto dall'incubo pandemia. Noi, con orgoglio, possiamo definirci garanti della libertà di tutti noi e con noi i cittadini italiani consapevoli, coloro che, senza indulgere ai se e ai ma, hanno affollato i centri vaccinali e ancora continuano a farlo.

Abbiamo letto che dopo le misure - queste ultime del green pass - la percentuale delle richieste si è impennata. Questa notizia mi rattrista. Mi rattrista, perché avrei preferito che si scegliesse di vaccinarsi senza essere di fatto costretti a farlo dalle circostanze e da una normativa che interviene sulle attività principali, a partire dal lavoro. Ma così non è stato e, purtroppo, abbiamo dovuto intervenire, siamo dovuti intervenire. Abbiamo dovuto ancora e ancora ascoltare dichiarazioni insensate non solo dal mondo dei no-Vax, ma, purtroppo, anche da una forza di maggioranza, la Lega, che ha vissuto, credo con sofferenza, da parte di molti esponenti della stessa, una contraddizione enorme tra le decisioni prese al tavolo del Governo e le dichiarazioni pubbliche, che avevano, con tutta evidenza, finalità di natura meramente elettoralistica nel significato più deteriore del termine. In Commissione, tuttavia, siamo stati testimoni di un lavoro costruttivo da parte dei colleghi, anche della Lega, che abbiamo visto seriamente impegnati, accanto a noi, a migliorare il testo con spirito costruttivo, e di questo vogliamo rendere loro atto.

Ora abbiamo misure eque, equilibrate e proporzionate alle necessità e alle varie esigenze. Avremo una normativa di secondo livello (voglio tranquillizzare tutti). Ci saranno circolari ministeriali e direttive specifiche che supporteranno coloro che dovranno far applicare le norme in ogni angolo dei nostri territori. Tutto questo l'abbiamo previsto nel provvedimento e lo sa bene il relatore e lo sa bene il sottosegretario, che ha accolto anche tanti emendamenti che noi abbiamo posto in essere durante il lavoro in Commissione. Serve collaborazione, quindi, spirito d'iniziativa, volontà di risolvere e non di creare problemi. C'è una Nazione, la nostra amata Italia, sofferente, ma all'erta, una Nazione che sta affrontando una prova durissima e tutti, nessuno escluso, anche in quest'Aula, dobbiamo fare il nostro dovere, con lo spirito civico che ci viene richiesto. Ognuno deve sentirsi coinvolto in prima persona, ognuno deve convincere l'altro e sentirsi protagonista della rinascita del Paese. Abbiamo tutti l'intelligenza per farlo e la consapevolezza che non esiste altra via per la rinascita e, ancora una volta, credo che ce la faremo (Applausi del deputato Fiano).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Penna. Ne ha facoltà.

LEONARDO SALVATORE PENNA (M5S). Grazie, Presidente. Come sempre, durante gli eventi eccezionali - guerre, epidemie e disastri naturali -, la scuola e il sistema educativo in generale pagano un prezzo altissimo. Durante l'ultima guerra, più volte, seguendo l'evolversi degli eventi bellici, la didattica fu sospesa, gli esami furono sostituiti dagli scrutini, si verificarono drammatiche carenze nell'organico del corpo insegnante e la didattica, invece di seguire i percorsi e le indicazioni ministeriali, fu affidata all'autonomia delle singole unità scolastiche.

Oggi, nell'anno secondo della guerra al COVID-19, gli scenari e le emergenze sembrano ricalcare quei foschi precedenti: alla cessazione della didattica, per lunghi mesi, si è sostituita la DAD, che ha costituito un rimedio emergenziale, ma non può sostituire la didattica in presenza. Per tali motivi e con tali premesse, se l'Italia vuole ripartire, deve farlo a cominciare dalle scuole: recuperare continuità e sicurezza diviene prioritario e il decreto, di cui ci apprestiamo a votare la conversione, ha il compito di permettere ai nostri ragazzi e al corpo insegnante un ritorno a scuola protetto e proficuo.

D'altra parte, non ci siamo limitati al percorso di approvazione ma abbiamo migliorato il provvedimento, anche a seguito dell'esperienza maturata in questi mesi. Per consentire una maggiore diffusione della certificazione verde e il dispiegarsi di un'attività di screening che rilevi con tempestività i contagi, è stato previsto e accolto l'emendamento del MoVimento 5 Stelle che introduce la validità per 72 ore del test. Sempre al fine di prevenire la diffusione dell'infezione da SARS-CoV-2, al personale preposto nelle attività scolastiche didattiche nei servizi educativi per l'infanzia, nelle scuole dell'infanzia, nelle scuole di ogni di ogni ordine e grado, dove sono presenti i bambini e gli alunni esonerati dall'obbligo di utilizzo dei dispositivi di protezione delle vie respiratorie, è assicurata - sempre con un nostro emendamento - la fornitura di mascherine tipo FFP2 e FFP3, in ottemperanza a quanto disposto dai commi 4 e 4- bis, dell'articolo 58, del decreto-legge 25 maggio 2021, n. 73, convertito dalla legge 23 luglio 2021, n. 106.

La lotta contro il COVID è fatta di pazienza, perseveranza e intelligenza; se la fretta prevale sulla pazienza, avremo procedure velleitarie e inefficaci; se l'estemporaneità e l'esibizione muscolare prevarrà sulla perseveranza del giusto e ponderato approccio, avremo vanificato speranze e dure rinunce e ritarderemo la ripresa. Lo stesso accadrà se non opereremo con intelligenza contemperando i giusti mezzi ai necessari obiettivi e ci faremo catturare dal velleitarismo e dalla declamazione sterile e vuota, che forse serve alla cattura di un evanescente consenso, ma non mostra, invece, ai nostri cittadini che questo Parlamento ha a cuore solo e soltanto il pubblico interesse e il percorso irto di ostacoli che ognuno di noi deve fare e che i nostri figli devono compiere per reclamare quel diritto inalienabile alla felicità che è inciso nella sacra pietra della nostra Carta fondamentale.

Per dirla con il poeta: lo racconterò con un sospiro. Da qualche parte, tra molti anni, due strade divergevano nel bosco e io - io - presi la meno battuta e questo fa la differenza.

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Mauro D'Attis. Ne ha facoltà.

MAURO D'ATTIS (FI). Signor Presidente, signor sottosegretario, il disegno di legge, che è stato approvato dalla Commissione affari sociali e che stiamo esaminando in Aula, dispone la conversione in legge del decreto-legge n. 111, che ha introdotto dal 1° settembre 2021 e fino al 31 dicembre 2021 - la data di cessazione, speriamo definitiva, dello stato di emergenza - specifiche, ulteriori, importanti misure di contrasto alla diffusione dei contagi da COVID; questo per consentire l'esercizio in sicurezza delle attività scolastiche e universitarie, nonché l'accesso in sicurezza sui mezzi di trasporto pubblico. A riprova che il Governo sta intervenendo in maniera mirata, in una sorta di work in progress, in funzione soprattutto - perché quella è la nostra stella cometa - dell'andamento della campagna vaccinale dei contagi e in stretto e costante raccordo con il Comitato tecnico-scientifico e, soprattutto, anche con le regioni, il decreto-legge n. 111 è stato integrato, potenziato e aggiornato dal successivo decreto-legge n. 122, che, come sapete, è confluito in questo testo.

Fin dall'inizio il Governo ha messo al centro della sua azione la lotta alla pandemia per la tutela della salute pubblica e, di conseguenza, la volontà di aiutare, finalmente, la ripresa della nostra economia. Già nella scorsa primavera, con i precedenti provvedimenti - il “decreto Riaperture”, il decreto-legge n. 65 - l'Esecutivo, forte anche dei dati sulla pandemia in deciso miglioramento, aveva messo al centro dell'iniziativa normativa l'allentamento delle limitazioni agli spostamenti nel territorio nazionale; ricordiamo tutti la distribuzione differenziata delle limitazioni nelle regioni a seconda dei colori. Proprio per rafforzare e mettere in sicurezza la ripresa produttiva del nostro Paese, senza però rischiare una sempre, possibile - purtroppo - ripresa dei contagi, è stato, quindi, emanato, nel luglio scorso (e approvato in via definitiva) il primo decreto sul green pass, ossia il decreto-legge n. 105, che ha introdotto, a partire dal 6 agosto, l'obbligo della certificazione verde, indispensabile per poter accedere al cinema, ai concerti, ai servizi di ristorazione, ad eventi sportivi, concorsi pubblici e di programmazioni all'aperto. Queste cose le dico perché è la storia di decisioni importanti che sono state prese anche in maniera sofferta ed è la storia, soprattutto, della svolta che questo Governo - in cui Forza Italia ha creduto, crede e che sostiene - ha determinato in questi mesi rispetto ai Governi precedenti.

È di questi giorni, poi, l'ultimo decreto-legge del Governo in ordine di tempo che estende l'obbligo - finalmente, dico io - del green pass ai lavoratori della pubblica amministrazione e delle imprese private al fine soltanto di sostenere e stabilizzare la ripresa della economia. Ricordo ancora una volta - ma non è mai abbastanza, soprattutto farlo in quest'Aula e in questo momento - che proprio grazie alla introduzione e al graduale rafforzamento del green pass si è potuto assistere ad una positiva e forte accelerazione della campagna vaccinale. Questo aumento delle vaccinazioni sta producendo un costante calo dei ricoveri e dei decessi - questi sono i dati di fatto e questa è la verità - mettendo in sicurezza gran parte dei cittadini a cominciare dalle classi più vulnerabili. Ora, con questo disegno di legge di conversione che l'Aula si avvia ad approvare, si è potuto dare un ulteriore importante accelerazione all'obbligo della certificazione verde. Il passaporto vaccinale si sta infatti dimostrando non solo un formidabile strumento per la tutela della salute pubblica, ma anche la strada maestra per sostenere la ripresa produttiva del Paese; l'alternativa sarebbe probabilmente quella di rischiare nuove chiusure. Vorrei ricordare che i primi a capirlo perfettamente sono state, fin da subito, le stesse organizzazioni datoriali, le imprese e gli imprenditori di questo Paese. Non si comprende perché molti, soprattutto rappresentanti politici, questo ancora si ostinino a non capirlo. Il provvedimento al nostro esame ha avuto modifiche nella Commissione referente. Per questo, voglio ringraziare in particolare il relatore, il collega onorevole Novelli, che ha lavorato insieme ai colleghi della Commissione alle modifiche che hanno consentito di apportare numerose modifiche e migliorare sensibilmente il testo. Tra queste modifiche ci sono molte proposte di Forza Italia, con circa 13 emendamenti sono stati approvati. Finalmente siamo riusciti, anche con il contributo di altri gruppi, a far approvare la norma, che era scaduta il 30 giugno scorso e da tempo richiesta con forza, che prolunga fino al termine dello stato di emergenza l'equiparazione del periodo di assenza dal servizio connesso alle emergenze epidemiologiche al ricovero ospedaliero. Abbiamo introdotto, come chiesto anche dalle associazioni di categoria, l'estensione dell'obbligatorietà del green pass anche al settore delle funivie, cabinovie e seggiovie, qualora utilizzate con la chiusura delle cupole paravento con finalità turistico-commerciale; questo così per non arrivare più a dover ricorrere al contingentamento della vendita dei biglietti. Si dà, con le modifiche che sono state anche apportate, una risposta ad un problema abbastanza diffuso che è emerso ultimamente, ossia che molti docenti e lavoratori sono ancora senza green pass, pur avendone diritto. In questi casi, infatti, spesso il green pass non viene generato e le persone sono costrette a una serie di oneri burocratici che, peraltro, il più delle volte non risolvono quasi mai il problema. Questo riguarda, ovviamente, la delicata attività che, in particolare, il Ministero della Salute, insieme con il Ministero della Pubblica amministrazione, devono seguire con particolare attenzione. Ora, prevediamo che, in caso che i lavoratori, pur avendone diritto, non riescano ad avere il rilascio del green pass, è sufficiente presentare al dirigente scolastico in particolare un certificato medico che attesta che il soggetto soddisfa una delle condizioni previste dalle norme vigenti per il rilascio del medesimo green pass; quindi abbiamo superato questo gap. Ai fini dell'ottenimento del green pass prevediamo l'equiparazione tra le vaccinazioni effettuate nell'ambito del Piano nazionale dei vaccini e le vaccinazioni riconosciute come equivalenti dalla circolare del Ministero della Salute. Voglio, inoltre, ricordare rapidamente le principali disposizioni contenute nel provvedimento d'urgenza.

La prima cosa che ci fa piacere sottolineare per la sua portata - lo hanno detto anche altri rappresentanti dei gruppi - è che, dopo oltre un anno e mezzo di pandemia e milioni di studenti e alunni che, purtroppo, sono stati costretti ad una innaturale didattica a distanza, che si è dimostrata devastante, nell'anno scolastico 2021-2022 - così è scritto - l'attività scolastica e la didattica della scuola dell'infanzia, della scuola primaria e della scuola secondaria di primo e secondo grado sono svolte finalmente in presenza. Questo viene scritto e ciò dimostra due cose: la decisione del Governo di girare pagina e voler finalmente dare una risposta decisiva al bisogno di scuola, che era tra le nostre priorità, quando abbiamo dato il sostegno al Governo Draghi; l'obbligo del green pass per il personale scolastico e per chi ha accesso nelle strutture scolastiche e universitarie è il solo modo per dire definitivamente addio alla didattica a distanza e contribuire alla sicurezza delle scuole e, quindi, dei nostri ragazzi e delle nostre ragazze.

Sempre in virtù delle norme del decreto-legge n. 122 del 2021, confluite ora in questo testo, l'obbligo di vaccino viene previsto, a partire dal 10 ottobre e fino al termine dello stato di emergenza, anche a soggetti che svolgono, a qualsiasi titolo, la propria attività lavorativa e al personale anche esterno per poter entrare nelle RSA, negli hospice, nelle strutture sanitarie, residenziali, assistenziali e sociosanitarie. Ricordiamo tutti cosa è accaduto nella gestione di queste strutture nel periodo peggiore del COVID.

Il testo di legge al nostro esame stanzia - non è irrilevante - 100 milioni di euro per consentire al Commissario straordinario di realizzare un necessario piano di screening della popolazione scolastica. Accanto a questo, si prevedono nuove norme per l'accesso e l'utilizzo dei mezzi di trasporto, prevedendo l'impiego delle certificazioni verdi per molti mezzi di trasporto pubblico. Dal 1° settembre il green pass è diventato, quindi, obbligatorio per tutti gli aerei, anche per le tratte nazionali, per le navi che collegano due regioni diverse, per molti dei treni e per gli autobus di linea tra diverse regioni. Sono, invece, esentati dall'obbligo di green pass i treni regionali e i mezzi di trasporto pubblico locale, ossia quelli a più breve percorrenza, anche se, su questo, sicuramente, il Governo dovrà fare una riflessione rispetto alle osservazioni che, anche dall'Aula, sono state evidenziate relative alla differenza di trattamento tra le varie tipologie di trasporto.

Insomma, siamo di fronte ad un ventaglio corposo e importante di norme, che hanno il solo fine di mettere in sicurezza l'Italia, di difendere la salute dei nostri concittadini e limitare al massimo la diffusione dei contagi, come, peraltro, i numeri ci stanno dimostrando.

Molte critiche, che vengono sollevate sempre tra le minoranze del Paese, a volte appaiono notevolmente strumentali e spesso si assiste a dichiarazioni di posizione, anche politica, contrastanti al loro stesso interno, perché, a volte, sembrano essere posizioni da no-Vax, piuttosto che da no-green pass soltanto, e questa cosa crea ulteriore confusione.

È vero, signor sottosegretario, che probabilmente è necessario che il Governo attivi una maggiore, migliore e più forte comunicazione. Questo, tutto insieme, consentirà la ripresa economica e produttiva del nostro Paese, senza rischiare nuove sciagurate chiusure, che non ci possiamo davvero più permettere (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Giuseppe Paolin. Ne ha facoltà.

GIUSEPPE PAOLIN (LEGA). Grazie, Presidente. Sottosegretario Costa, colleghi, il provvedimento del quale discutiamo la conversione in legge si inserisce nel solco tracciato dai precedenti decreti-legge n. 52 e n. 105 del 2021. Buona parte delle misure le conosciamo già, sono quelle che hanno esteso l'obbligatorietà del green pass a nuovi settori, tanto importanti quanto delicati, come quelli della scuola e dei trasporti.

Così come per i precedenti provvedimenti, abbiamo portato in Commissione diverse proposte emendative. Abbiamo cercato di dar voce alle richieste, ai dubbi e alle perplessità, tutte legittime, che, in questo momento, ci vengono portate all'attenzione dai nostri concittadini.

Ci siamo assunti la responsabilità di instaurare in Parlamento un dibattito vero e profondo sulle modalità di applicazione del green pass, ragionando sugli aspetti positivi e su quelli meno positivi, che possono complicare la ripartenza delle attività economiche. In molti ci hanno attaccato ingiustamente per questo, siamo stati accusati di essere no-Vax, di voler creare problemi al Governo o, peggio ancora, di voler mettere a rischio la salute degli italiani. Nulla di più lontano dalla realtà. I fatti dimostrano che non siamo qui per creare problemi al Governo o alla maggioranza, siamo qui per risolverli, impegnandoci, ogni giorno, con emendamenti, subemendamenti e ordini del giorno, per migliorare, dove possibile, i provvedimenti varati dal Governo.

Si tratta, peraltro, di un impegno che ha già dato, in più di un'occasione, risultati importanti. Penso alla norma del decreto-legge n. 105/2021, che aveva paralizzato in un primo momento lo svolgimento di fiere e sagre locali, perché esponeva gli organizzatori al rischio di sanzioni altissime. Abbiamo ricevuto centinaia di segnalazioni, ci siamo fatti carico del problema e siamo riusciti a modificare la disposizione nel corso dell'esame parlamentare. Abbiamo così sostituito l'obbligo di verifica del green pass con un obbligo informativo, meno stringente, ma, comunque, efficace, coniugando l'interesse alla sicurezza con quello alla ripartenza di centinaia di eventi.

Lo stesso abbiamo fatto, nel decreto in esame, con i trasporti, per i quali l'obbligatorietà del green pass è scattata dal 1° settembre scorso. La Lega si è battuta, affinché questo termine non venisse anticipato, perché una partenza sperimentale nel mese di agosto avrebbe avuto un impatto minimo sulla curva epidemiologica, che, già di suo, era in diminuzione, mentre avrebbe avuto un impatto fortemente negativo per il turismo, un settore che, ad agosto, aveva bisogno di stabilità, di essere sostenuto, di ripartire, non certo di essere messo in difficoltà.

Un discorso a parte va fatto, poi, per l'altro settore coinvolto dal provvedimento: la scuola. Bene le norme sullo svolgimento delle attività didattiche e scolastiche in presenza, norme che riconoscono il valore fondamentale della scuola come comunità indispensabile per la crescita culturale, affettiva e sociale dei nostri ragazzi. Bene, anche l'esclusione dal green pass per i bambini, gli alunni e gli studenti delle istituzioni scolastiche, per i quali il diritto all'istruzione non può chiaramente essere negoziato. Molto bene il piano di screening della popolazione scolastica, per il quale si stanziano finalmente 100 milioni di euro per l'anno 2021, anche qui grazie soprattutto all'insistenza del gruppo della Lega.

Meno bene, invece, la norma che instaura un collegamento tra vaccinazione e obbligo di indossare le mascherine: è una misura che rischia di creare discriminazione tra gli studenti vaccinati e non, perché fa divenire questi ultimi responsabili di un obbligo che poi va ad applicarsi a tutta la classe. Lo hanno denunciato i presidi, i professori e i genitori, anche pubblicamente, e noi abbiamo recepito le loro istanze in emendamenti. Si pensi ad una classe con pochi o, peggio, un solo alunno non vaccinato, magari per problemi di salute: come si sentirà questo alunno nel sapere che tutta la classe indossa la mascherina per colpa sua in conseguenza del suo status di non vaccinato? Come si può coniugare una norma simile, poi, con il diritto alla privacy degli studenti? Ci sentiamo, francamente, di dissentire su questo punto. Peraltro, l'essere vaccinati non ci attribuisce, al di fuori della scuola, il diritto di toglierci la mascherina: un vaccinato non entra in treno senza mascherina, non entra nel cinema senza mascherina, non va a fare la spesa senza mascherina. Non vediamo, quindi, per quale ragione, in un ambiente dagli equilibri così delicati come una classe, debba valere una regola differente.

Sia chiaro: ben vengano le deroghe all'obbligo di mascherine, ci devono essere nelle situazioni in cui si può derogare all'obbligo di mascherina, ma queste deroghe vanno modulate sulla base di criteri differenti, come l'andamento della situazione epidemiologica, i risultati dello screening, i test salivari, le caratteristiche degli edifici, la dimensione delle classi, la loro areazione, non sulla presenza di alunni vaccinati o non vaccinati. Ci siamo battuti molto in Commissione contro questa norma.

Purtroppo, non abbiamo avuto ascolto, ma continueremo in ogni caso a vigilare affinché non vi siano episodi di emarginazione, discriminazione o anche di bullismo nei riguardi di studenti non vaccinati.

Mi soffermo, infine, su alcuni risultati importanti che siamo riusciti ad ottenere nel corso dell'esame del provvedimento in Commissione. Il primo riguarda l'estensione da 48 o 72 ore della validità del green pass rilasciato con test molecolare. Era una nostra richiesta di assoluto buon senso, a prima firma della collega Cavandoli, perché, per i test molecolari, come sappiamo, il rilascio del referto non è immediato; possono volerci anche 24 ore, quindi, la durata del green pass veniva praticamente per dimezzarsi.

Il secondo risultato ottenuto, davvero importantissimo, riguarda la proroga delle tutele previste dalla normativa emergenziale in favore dei lavoratori fragili. Si era creato un vuoto normativo che aveva lasciato privi di tutele adeguate i lavoratori in questione, nonostante la proroga dello stato di emergenza al 31 dicembre 2021. Con l'approvazione degli emendamenti, a prima firma dei colleghi Panizzut, Lazzarini e De Martini, questo vuoto viene finalmente colmato e si consente ai lavoratori fragili di svolgere l'attività lavorativa in modalità agile sino al termine dello stato di emergenza. Per questi lavoratori, che non possono fare ricorso allo smart working, inoltre, viene ripristinata l'equiparazione del periodo di assenza al ricovero ospedaliero, con diritto alla retribuzione e alla conservazione del posto. Si tratta di una misura fondamentale per migliaia di persone immunodepresse, con disabilità o altre gravi patologie che, in caso di contagio, verrebbero esposte alle più gravi complicazioni dell'infezione: lavoratori che devono essere protetti senza incertezze, senza vincoli di bilancio, i quali, invece, per troppo tempo, si sono trovati costretti a mettere a rischio la propria incolumità per conservare il posto di lavoro. Siamo arrivati con ritardo e di questo ci scusiamo, ma alla fine siamo riusciti a centrare questo importante traguardo con una norma che, peraltro, vale anche per il pregresso, andando a colmare eventuali vuoti di tutela che possono essersi verificati nei mesi scorsi.

Concludo, l'intervento con un cenno alle altre proposte del gruppo che sono ancora in attesa di una risposta da parte del Governo: test salivari rapidi, proroga delle certificazioni rilasciate ai soggetti guariti, green pass con test sierologici, tamponi gratuiti per determinate categorie, indennizzo ai danneggiati da vaccinazione. Sono tematiche di assoluto rilievo sulle quali continueremo ad insistere in tutte le occasioni utili, fino all'effettiva approvazione.

PRESIDENTE. È iscritta a parlare la deputata Maria Teresa Bellucci. Ne ha facoltà.

MARIA TERESA BELLUCCI (FDI). Grazie Presidente. Sottosegretario Costa, nei lavori in Commissione affari sociali, come capogruppo di Fratelli d'Italia, ho sottolineato più volte che il tema dei vaccini e quello del green pass all'italiana sono due questioni diverse.

Fratelli d'Italia - e lo dico chiaramente - sin dall'inizio della pandemia è a favore dei vaccini e di una campagna vaccinale, organizzata, seria, con un'informazione coerente e trasparente. Fratelli d'Italia non è d'accordo con il green pass all'italiana. Fra l'altro, Nazioni come la Germania, la Spagna e anche il Regno Unito non propongono il green pass e, d'altro canto, non vengono di certo tacciate di essere no-Vax. Quindi, noi non siamo no-Vax. Parla una persona che ha fatto la prima e la seconda dose di vaccino; appartengo ad un gruppo i cui componenti sono vaccinati; la nostra leader Giorgia Meloni ha fatto il vaccino e - lo ribadisco - da sempre e dall'inizio della pandemia e, quindi, fin dal 2020, noi assolutamente proponevamo i vaccini in Italia.

La questione - che vi abbiamo sottolineato bene anche nei lavori di Commissione - è che il green pass, in realtà, introduce un obbligo surrettizio del vaccino, lasciando totalmente gli italiani soli e abbandonati rispetto al riconoscimento dell'indennità, quell'indennità che dovrebbe essere riconosciuta a coloro i quali sviluppano una menomazione psicofisica e che soltanto attraverso l'obbligo vaccinale verrebbero garantiti e sostenuti dallo Stato che responsabilmente riconoscerebbe loro un'indennità. Oggi in Italia non è così. Una delle proposte di Fratelli d'Italia, che è stata presentata alla conversione di ogni decreto-legge utile, è stata proprio quella di introdurre l'indennità. Non volete introdurre l'obbligo vaccinale? Allora, con un emendamento, avevate la possibilità di riconoscere l'indennità. Invece, ad ogni nostra proposta di riconoscimento dell'indennità, avete detto un secco “no” e questo è assolutamente grave.

Altra questione: il green pass propone una falsa alternativa. Voi non potete dire ad un italiano che è libero di scegliere tra il vaccino e il tampone, quando il vaccino è gratuito, mentre il tampone è oneroso e costa 15 euro per un adulto e 8 euro in età evolutiva. È una falsa alternativa e, per questo, Fratelli d'Italia vi ha chiesto di introdurre la gratuità dei tamponi, se effettivamente volete continuare a proporre il green pass all'italiana. Ma anche a questo avete detto un secco “no”.

Poi vi è la questione dell'incongruenza, della confusione. Credete che i tamponi siano uno strumento utile e, infatti, li avete inseriti nel green pass? Allora, inserite i test salivari rapidi per poter abbassare il costo e avere una tempestiva risposta. Quando il CTS dice che deve ancora capire se sono validi o no, noi vi abbiamo detto chiaramente che non comprendiamo questa presa di posizione che rinvia ad un tempo e non si sa mai quando, perché i dati scientifici ci dicono che i test salivari rapidi, nel caso siano negativi, sono certi; nel caso siano positivi, ci possono essere falsi positivi. Ma, allora, perché non introdurre il test salivare rapido? Perché, se è negativo, si può entrare, per esempio, a scuola. Se è positivo, potrebbe essere un falso e, allora, possiamo prendere del tempo per fare un approfondimento. È una questione di buonsenso e anche di legittimità scientifica. Ma anche alla nostra proposta di introdurre i test salivare rapidi avete detto “no”.

Poi continuate a proporre progressivamente green pass all'italiana, aumentando la confusione. L'esempio plastico è proprio la previsione della deroga a non utilizzare le mascherine in un gruppo classe per coloro i quali si sono vaccinati.

Sottosegretario Costa, è venuto lei in quest'Aula, attraverso un'interrogazione parlamentare di Fratelli d'Italia, a dirci che i vaccini non proteggono al 100 per cento rispetto al contagio e, quindi, al fatto di essere contagiati o contagiare. Siccome non c'è una protezione al 100 per cento, va da sé che noi dobbiamo mettere le mascherine. E, anzi, le mascherine le abbiamo promosse e proposte sin dall'inizio. Fratelli d'Italia, in particolare, vi ha assolutamente attaccato, nel momento in cui avete mandato milioni di mascherine alla Cina, all'inizio della pandemia, e avete lasciato invece gli italiani soli, anche gli operatori sanitari e sociosanitari, senza mascherine, ad operare a mani nude.

Allora, non ha davvero senso quello che fate: alimenta i dubbi e le preoccupazioni degli italiani, di quei 10 milioni di italiani che ancora non si sono vaccinati. Una ricerca dell'Università Cattolica, che Fratelli d'Italia si prende la responsabilità di restituire in Aula, dice che, di quei 10 milioni, 6,6 milioni di italiani vorrebbero essere vaccinati, ma aspettano che il vaccino arrivi nelle loro città o nelle loro case o nei loro comuni più limitrofi; 2,6 milioni dicono che sono indecisi, perché trovano un Governo e istituzioni confusi e confusivi. Ne è prova, per esempio, in questo caso, la deroga a non utilizzare le mascherine, che non ha senso. Così non li rassicurate! Soltanto 800 mila italiani, di quei 10 milioni, potremmo ricomprenderli in quel gruppo che si definisce no-Vax, ossia coloro che non vogliono fare i vaccini.

Di quei 10 milioni di italiani che ancora non si sono vaccinati, il 92 per cento si vorrebbe vaccinare, aspetta che voi siate credibili, coerenti ed efficaci, e invece l'8 per cento decide di non farlo. Questo significa che su 60 milioni di italiani oggi la questione è che circa l'1,5 per cento di italiani è no-Vax. Ma va da sé che, nel momento in cui in Italia si è vaccinato o è disponibile alla vaccinazione il 98,5 per cento della popolazione, la questione oggi di promuovere la campagna vaccinale attraverso un obbligo surrettizio, che nega l'indennità oltretutto, è assolutamente un problema che il Governo non si dovrebbe porre, perché soltanto l'1,5 per cento si sta riconoscendo come no-Vax.

Quindi, questa urgenza di obbligare attraverso un green pass all'italiana, incoerente, inefficace e confusivo, che aumenta le sue confusioni ogni piè sospinto, non ha giustificazione nemmeno nei numeri, perché gli italiani sono persone coscienziose, che si sono vaccinate, che hanno compreso che la vaccinazione è importante (e laddove non è arrivata stanno aspettando che arrivi), ma che vorrebbero uno Stato capace di rassicurarli con il riconoscimento dell'indennità, di test salivari rapidi, di tamponi gratuiti, e quindi con la possibilità di essere veramente contenuti nelle loro paure e rispetto alle loro emergenze di protezione della salute.

È per questo che, come Fratelli d'Italia, non ci stiamo al vostro bavaglio e alle vostre etichette. Noi continueremo a fare domande, a proporre questioni, a restituire i dati certi e le rilevanze scientifiche e a dare voce a tutti coloro i quali vogliono un Governo serio, attendibile, autorevole e che non soffi sul fuoco delle paure, ma invece si prenda cura dei propri cittadini e degli italiani (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Gabriele Lorenzoni. Ne ha facoltà.

GABRIELE LORENZONI (M5S). Grazie, Presidente. L'introduzione progressiva del green pass in quasi ogni ambito della socialità, della mobilità, della scuola, della formazione e del lavoro sta rappresentando per gli italiani una delle innovazioni legislative più importanti e pervasive nella vita del cittadino nella storia della Repubblica italiana.

Il motivo per cui faccio questo intervento non è legato agli emendamenti che sono stati inseriti o meno durante i lavori di Commissione e di conversione del decreto che, come MoVimento 5 Stelle, ho avuto e abbiamo avuto modo di presentare e discutere la scorsa settimana: in parte hanno migliorato il testo, anche se purtroppo non tutti hanno avuto esito positivo. Vorrei invece aprire un momento di riflessione sulla direzione verso la quale questi decreti green pass ci stanno portando, se è una direzione giusta e, nel caso non lo fosse, se possiamo ancora aggiustare la rotta. Iniziamo dicendo subito che il green pass è uno strumento il cui obiettivo è quello riconosciuto di incentivare la campagna vaccinale della popolazione. Questo per salvare vite umane e ridurre la pressione delle ospedalizzazioni e dei ricoveri in terapia intensiva sul nostro sistema sanitario.

Sgombriamo subito il campo da un equivoco: il green pass non serve a evitare lo scoppio di focolai all'interno di cluster perché purtroppo anche un vaccinato può contagiarsi e contagiare. Questo è importante chiarirlo perché, una volta raggiunta una certa percentuale desiderata di popolazione vaccinata, il green pass non avrebbe più senso di esistere, se lo scopo del green pass, come dovrebbe essere, fosse unicamente quello di indurre la popolazione a vaccinarsi. Quindi l'obiettivo è sicuramente nobile, mentre lo strumento non possiamo dire che sia giusto o sbagliato, avendo un carattere neutrale. È la sua applicazione che può essere tutt'al più adeguata o meno, proporzionata o non proporzionata.

Ora, se fossimo interessati solo all'obiettivo, potremmo considerare che il fine giustifica i mezzi, e quindi la domanda che ci dobbiamo porre in questa sede è: può un fine nobile come quello di salvare vite umane e ridurre la pressione delle ospedalizzazioni e dei ricoveri in terapia intensiva sul nostro sistema sanitario durante uno stato di pandemia giustificare la compressione in via emergenziale di alcuni princìpi costituzionali fondamentali?

E, allora, andiamo a ripercorrere come e perché nasce il green pass a livello europeo. Il green pass viene istituito con il regolamento n. 953 del 2021 del Parlamento europeo del 14 giugno 2021 per agevolare la libera circolazione delle persone durante la pandemia di COVID-19 - cito proprio dal titolo del quadro normativo europeo di riferimento -, principalmente per favorire e creare uno standard riconosciuto dall'Unione europea per la mobilità transfrontaliera tra gli Stati membri. Possiamo quindi dire che il green pass nasce proprio per tutelare il diritto alla libera circolazione all'interno dell'Unione europea, un principio fondamentale sancito dall'articolo 45 del Trattato sul funzionamento dell'Unione europea.

Il dibattito sull'utilizzo del green pass si è successivamente esteso per consentire la graduale ripresa della partecipazione del pubblico, dei cittadini, ad eventi spot come fiere, convegni, concerti, spettacoli o l'ingresso negli stadi e nelle discoteche. Questo utilizzo del green pass, con queste finalità, sicuramente è da considerare un utilizzo giusto per agevolare la ripresa economica di queste attività fortemente colpite dalla pandemia. Solo successivamente il suo utilizzo si è esteso, dapprima in Francia e poi in Italia e anche in altri Paesi europei, soprattutto per quanto riguarda l'accesso alle attività al chiuso come bar, ristoranti e attività ricreative.

Vorrei ricordare alcuni considerati di questo regolamento europeo, in particolare il considerato n. 6 che dice: gli Stati membri possono effettivamente limitare il diritto fondamentale alla libera circolazione per motivi di sanità pubblica - come d'altronde ci ricorda anche il nostro articolo 16 della Costituzione - però tutte le restrizioni alla libera circolazione delle persone all'interno dell'Unione attuate per limitare la diffusione del virus dovrebbero basarsi su motivi specifici e limitati di interesse pubblico. È necessario che tali limitazioni siano applicate conformemente ai principi generali del diritto dell'Unione, segnatamente la proporzionalità e la non discriminazione, dovrebbero essere strettamente limitate nella portata e nel tempo e non dovrebbero andare al di là di quanto strettamente necessario per tutelare la salute pubblica.

Poi il considerato n. 14 dice: il presente regolamento è inteso a facilitare l'applicazione dei principi di proporzionalità e di non discriminazione. Esso non dovrebbe essere inteso come un'agevolazione o un incentivo all'adozione di restrizioni alla libera circolazione o di restrizioni ad altri diritti fondamentali, visti i loro effetti negativi sui cittadini e le imprese dell'Unione europea. E poi il considerato n. 36 che dice: è necessario evitare la discriminazione diretta e indiretta di persone che non sono vaccinate o hanno scelto di non essere vaccinate.

Quindi, Presidente, è evidente che sulla base di questi considerati non siamo riusciti ad arginare una sempre maggiore volontà del legislatore italiano di estendere capillarmente e precipitosamente l'uso del green pass, con la conseguenza di intaccare o comunque limitare e comprimere dei diritti costituzionalmente garantiti.

Arriviamo al decreto in discussione, dove si limita il diritto allo studio (vedi l'utilizzo del green pass per l'accesso degli studenti universitari nelle facoltà) o al lavoro (il green pass è obbligatorio per tutti i lavoratori di scuole, istituti formativi e università), quindi andando oltre l'utilizzo concepito inizialmente dal regolamento europeo.

Infine, arriviamo agli ultimi giorni dove il “decreto Super green pass” estende il green pass quasi a ogni aspetto della vita dei cittadini italiani, in particolare nel mondo del lavoro pubblico e privato. Siamo l'unico Paese in Europa, insieme alla Grecia, in cui esiste l'obbligo per i lavoratori non vaccinati di fare due tamponi a settimana. Questa estensione, questo utilizzo non è giustificato, secondo me, da gravi dati epidemiologici o da un cattivo andamento della campagna vaccinale - ricordiamo che nel momento in cui scrivo ci si attesta al 76 per cento di popolazione over 12 che ha completato il ciclo vaccinale, superiore alla media europea -, quindi non è orientato da quei criteri di adeguatezza e proporzionalità che hanno sempre caratterizzato la nostra azione di Governo, in particolare nei Governi “Conte 1” e “Conte 2”.

Arrivo quindi all'aspetto che più mi preme, che è quello relativo alle possibili lesioni di costituzionalità non giustificabili dall'utilizzo di questo strumento, e quindi invito tutti alla lettura del documento, datato 31 luglio, in riferimento già solo alla possibile illegittimità costituzionale del primo “decreto green pass”, dal titolo “Sul dovere costituzionale e comunitario di disapplicazione del cosiddetto decreto green pass”, dell'Osservatorio permanente sulla legalità costituzionale, composto da giuristi di formazione e sensibilità diverse. Si tratta di uno studio sulla legittimità costituzionale del green pass, in particolare volto ad analizzare se gli effetti del green pass in Italia - cito - si muovano all'interno del perimetro costituzionale e soprattutto dei principi fondativi della nostra forma di Stato che, nel solco delle tradizioni liberaldemocratiche, sono tesi a bilanciare e a coniugare libertà individuali con doveri inderogabili, in particolare citando l'articolo 2 e 3 della Costituzione.

Sottolineo, in particolare, alcuni passaggi: al momento l'impressione è che l'ordinamento giuridico italiano non recepirebbe le scelte del diritto europeo in materia di green pass, ovvero la facilitazione della libertà di circolazione in sicurezza tesa a sopprimere la quarantena obbligatoria. Al contrario, il decreto-legge n. 105 - quindi quello di prima - sembrerebbe conferire al green pass natura di norma cogente ed effetti plurimi di discriminazione e trattamento differenziato.

Il tema di fondo, dunque, è se debba ritenersi legittimo e conforme alla Costituzione che un decreto-legge attribuisca al certificato verde valore normativo e doverosità giuridica, comprimendo un complesso di libertà individuali, in assenza di obbligo vaccinale.

Potrei continuare con le citazioni, ma la parte che più mi preme è questa: in realtà, un trattamento differenziato, ragionevole e proporzionato sarebbe possibile ma dovrebbe trovare il proprio fondamento giuridico in una fonte legislativa certa, coerente con il bilanciamento, di cui all'articolo 32 della Costituzione, e fondata su ragionevoli e sperimentate basi scientifiche. Le criticità descritte in questo documento non tenevano ancora conto dei decreti adottati successivamente.

Passando dal piano teorico al piano pratico, vorrei introdurre una banale riflessione sull'aspetto pratico del green pass nella vita del cittadino. Partiamo dall'assunto che attualmente non c'è obbligo vaccinale tranne che per il personale sanitario e, quindi, la libertà di scelta di non vaccinarsi è un diritto. In base all'articolo 32 della Costituzione nessuno può essere obbligato a un determinato trattamento sanitario se non per disposizione di legge, almeno fino a quando non verrà introdotto per legge un obbligo vaccinale per tutti, con tutte le conseguenze giuridiche del caso. Dato per assodato che un cittadino possa liberamente decidere di non vaccinarsi e di non essere discriminato per questo, al contrario di ciò che percepiamo quotidianamente dai giornali e dalle televisioni in un pericoloso clima di “caccia al non vaccinato”, vorrei ricordare l'articolo 3 della Costituzione che dice che tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione. L'obbligo del green pass, in ogni ambito della vita sociale, formativa e lavorativa, presuppone che il cittadino che non voglia vaccinarsi - è un suo diritto - sia costretto a dover fare un tampone, pagando una sorta di nuova tassa sanitaria per vivere (andare a prendere i propri figli a scuola, recarsi a lavoro), costituita dal costo del tampone ogni due giorni, ogni tre, adesso, nel caso del molecolare; quindi, con una media di 15 tamponi al mese, moltiplicata per 15 euro, si arriva a spendere circa 225 euro al mese, che è circa il 15 per cento di uno stipendio medio da 1.500 euro, da moltiplicare per tutti gli eventuali componenti di una famiglia.

Ricordiamo che noi parlamentari, per esempio, abbiamo la possibilità di fare un tampone gratuito, quindi siamo privilegiati, però se dovessimo tagliarci il nostro 15 per cento di stipendio arriveremmo a spendere 1.800 euro al mese per farci il tampone, se non vogliamo vaccinarci. Diciamo che questo sarebbe giusto, nel momento in cui decidiamo di essere uguali agli altri cittadini. Non vi sarebbe solo un evidente danno di natura economica, ma si potrebbe configurare un danno di tipo esistenziale per il fatto che la qualità della vita della persona peggiora sensibilmente con il pensiero costante di dover essere in regola con il green pass e di doversi ogni volta recare ad una sorta di check-point - che può essere anche lontano dal proprio luogo di lavoro o residenza - per assolvere all'obbligo di doversi tamponare per il fatto di sentirsi discriminato per non essersi vaccinato come gli altri, anche se non obbligato dalla legge, pur di non avere questo tipo di problemi.

Questo tipo di danni sarebbe ancora più evidente nel caso di persone con basso reddito che hanno deciso liberamente di non vaccinarsi, ma che non possono però permettersi di spendere queste cifre con continuità per farsi tamponi; pensiamo, ad esempio, agli studenti universitari, provenienti da famiglie povere, che vedono l'università come unico ascensore sociale, ma non possono accedere alle facoltà senza green pass. Questo si traduce per loro in una vaccinazione contro la propria volontà o ad una lesione del diritto allo studio.

Pensiamo anche ai lavoratori con basso reddito, dapprima insegnanti e personale della scuola e dell'università e, dal 15 ottobre, anche tutti i lavoratori del privato, che vengono sospesi e multati con il rischio di rimanere senza stipendio, se non si sottopongono al tampone almeno tre volte a settimana. Per questo tipo di persone ritengo che vi sarebbe una violazione dell'articolo 32 della Costituzione in quanto sarebbero costrette per motivi economici a doversi vaccinare contro la propria volontà, pur non essendo obbligatorio il vaccino.

Vi sarebbe anche una violazione dell'articolo 3 della Costituzione che dice che è compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale che limitano di fatto la libertà e l'eguaglianza dei cittadini e dell'articolo 36 che prevede che il lavoratore ha diritto a una retribuzione sufficiente ad assicurare a sé e alla famiglia un'esistenza libera e dignitosa.

Arriviamo poi ai ragazzi dai 12 ai 18 anni non vaccinati, che sarebbero maggiormente soggetti a fenomeni di bullismo e di discriminazione a causa della norma, da me e da altri colleghi del MoVimento 5 Stelle contestata, di poter liberare una classe scolastica dalle mascherine se e solo se tutti i ragazzi di quella classe risultino vaccinati.

Come possiamo risolvere in maniera costruttiva e propositiva queste criticità che, a mio avviso, rappresentano lesioni costituzionali? Torniamo, quindi, alla domanda iniziale: si possono salvare vite umane e si può ridurre la pressione delle ospedalizzazioni e dei ricoveri in terapia intensiva sul nostro sistema sanitario, senza giustificare la compressione di diritti costituzionalmente garantiti?

Se non si vuole introdurre l'obbligo vaccinale si dovrebbe quantomeno garantire il tampone gratuito come in altri Paesi europei o almeno gratuiti per gli studenti universitari, nuclei familiari e lavoratori con basso reddito per evitare quelle discriminazioni e quelle lesioni di cui parlavo in precedenza. Del resto, tutti i metodi atti a contrastare la pandemia dovrebbero essere gratuiti per chi non può permetterselo; per esempio, penso anche a un non vaccinato senza reddito che dovrebbe poter fare gratuitamente i tamponi per non infettare un parente che non può vaccinarsi; inoltre, il non vaccinato non avrebbe nessun danno di tipo economico e non sarebbe discriminato per aver scelto di non vaccinarsi. Però, dalle ultime dichiarazioni del Ministro del Lavoro la volontà politica chiara del Governo è quella di non fare in modo che i tamponi siano gratuiti altrimenti si perderebbe il senso stesso del green pass che, come abbiamo detto prima, è quello di indurre la popolazione a vaccinarsi, in modo da rendere sconveniente, da un punto di vista economico e sociale, essere non vaccinati.

L'alternativa, peraltro espressa anche dai sindacati confederali, è quella di introdurre l'obbligo vaccinale non come extrema ratio o misura da introdurre ex post ma come presupposto giuridico ex ante dell'applicazione momentanea ed emergenziale del green pass in tutti gli ambiti e gli aspetti della vita del cittadino; un obbligo vaccinale, con tutte le responsabilità e le conseguenze giuridiche che implica, coerente con i doveri inderogabili di solidarietà sociale richiesti al cittadino e con l'articolo 32 della Costituzione, fondato su ragionevoli e sperimentate basi scientifiche, che sarebbe prerequisito indispensabile per l'applicazione delle norme del legislatore italiano sul green pass, che altrimenti risulterebbero a rischio di incostituzionalità.

In assenza di obbligo vaccinale, in assenza di gratuità dei tamponi per la fascia di popolazione a medio-basso reddito, con l'introduzione di queste norme così invasive e lesive della libertà dei cittadini ci sarebbe, a mio avviso, il rischio di rottura di quel patto sociale che vede l'origine della società in un contratto tra governati e governanti e con la logica del ricatto economico e sociale si perderebbe in maniera irreversibile quel rapporto di lealtà tra Stato e cittadino. In ogni caso lo strumento del green pass dovrebbe essere percepito dalla popolazione non come uno strumento di libertà, definizione che ricorda quella della realtà distopica del romanzo 1984 che diceva la “libertà è schiavitù”, ma come uno strumento emergenziale, una medicina amara da prendere per un periodo di tempo limitato fintanto che non si raggiunge una soglia percentuale di popolazione vaccinata. Il rischio che io intravedo è quello di una normalizzazione nel futuro dell'istituto del green pass o di strumenti simili come esperimento di sistema di credito sociale sul modello cinese, con l'Italia primo Paese ad introdurlo in Europa. Mi riferisco a quel sistema di incentivi e disincentivi che, in base a determinate condizioni, possono bloccare o sbloccare diritti o far accedere a ricompense o imporre limitazioni al cittadino per controllare i suoi comportamenti sociali. Questo non sarebbe compatibile con la nostra Costituzione e la nostra tradizione liberale e democratica.

È prioritario, Presidente, che venga stabilito ex ante il raggiungimento della soglia minima di popolazione vaccinata, oltre la quale l'utilizzo del green pass perderà ogni scopo e andrà eliminato. Faccio qui riferimento alla Danimarca dove veniva fino a poco tempo fa utilizzato il green pass per accedere alle attività di tipo quotidiano e recentemente è stato abolito con il raggiungimento del 72 per cento della popolazione vaccinata con prima dose. Ricordo che noi, in Italia, siamo già al 76 per cento di popolazione over 12 che ha completato il ciclo vaccinale, quindi prima e seconda dose. Chi invece vorrà prorogare l'utilizzo del green pass come strumento di controllo sociale lo farà utilizzando la scienza in maniera strumentale e dogmatica, quasi religiosa, alimentando la narrativa che il green pass serve a contenere l'epidemia quando, in realtà, serve per indurre la popolazione a vaccinarsi e, quindi, non avrebbe senso mantenerlo una volta raggiunta una soglia determinata e desiderata di popolazione vaccinata.

Se la nostra bussola in primis è rappresentata dai valori della Costituzione, non c'è dubbio che sapremo orientare le nostre decisioni per tutelare la salute pubblica e, al tempo stesso, preservare la libertà e i diritti fondamentali dei cittadini, combattendo ogni forma di discriminazione. Siamo ancora in tempo, signor Presidente.

PRESIDENTE. Non vi sono altri iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali.

(Repliche - A.C. 3264-A​)

PRESIDENTE. Ha facoltà di replicare il relatore, deputato Roberto Novelli, che non interviene.

Ha facoltà di replicare se lo desidera il rappresentante del Governo, che si riserva di farlo.

Sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare sull'ordine dei lavori la deputata Di Giorgi. Ne ha facoltà.

ROSA MARIA DI GIORGI (PD). Intervengo, velocemente, Presidente, per comunicare qui, ai colleghi in Aula, una notizia che è molto importante: il tribunale del lavoro di Firenze si è espresso proprio in questi minuti e ha ritenuto illecita l'apertura della procedura di licenziamento per i 422 lavoratori della Gkn. Si tratta di una vertenza molto importante e sabato, a tal riguardo, c'è stata una grande manifestazione a Firenze. Quindi, si è ritenuto che l'azienda abbia usato un comportamento antisindacale, perché - come ricorderete e abbiamo ricordato anche in quest'Aula - era stato comunicato il licenziamento attraverso una e-mail. Quindi, adesso c'è da lavorare. Noi aspettiamo una legge: la legge, di cui vogliamo discutere in quest'Aula, è una legge che vada contro le delocalizzazioni selvagge, che purtroppo tante vittime - perché di vere e proprie vittime si parla per i lavoratori - stanno facendo nel nostro Paese. È importante che il Ministero del Lavoro la ponga in essere ed è importante che se ne discuta il prima possibile. Comunque, questo è un risultato determinato dal ricorso che i sindacati avevano fatto presso il tribunale del lavoro e i giudici hanno dato ragione al sindacato e ai lavoratori (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Secondo le intese intercorse tra tutti i gruppi, sospendiamo la seduta fino alle ore 16. La seduta è sospesa.

La seduta, sospesa alle 12,25, è ripresa alle 16,10.

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, il deputato Morelli è in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta.

I deputati in missione sono complessivamente 88, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Si riprende la discussione del disegno di legge di conversione n. 3264-A.

PRESIDENTE. Riprendiamo la discussione del disegno di legge n. 3264-A: Conversione in legge del decreto-legge 6 agosto 2021, n. 111, recante misure urgenti per l'esercizio in sicurezza delle attività scolastiche, universitarie, sociali e in materia di trasporti.

Ricordo che nella parte antimeridiana della seduta si è conclusa la discussione generale e il relatore e il rappresentante del Governo hanno rinunciato a intervenire in sede di replica.

(Esame dell'articolo unico - A.C. 3264-A​)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo unico del disegno di legge di conversione e degli emendamenti riferiti agli articoli del decreto-legge (Vedi l'allegato A). La Commissione bilancio ha espresso il prescritto parere, che è in distribuzione (Vedi l'allegato A).

(Posizione della questione di fiducia - Articolo unico - A.C. 3264-A​)

PRESIDENTE. Ha chiesto di intervenire il Ministro per i Rapporti con il Parlamento, deputato Federico D'Incà. Ne ha facoltà.

FEDERICO D'INCA', Ministro per i Rapporti con il Parlamento. Grazie, Presidente. Onorevoli deputati, a nome del Governo, autorizzato dal Consiglio dei Ministri, pongo la questione di fiducia sull'approvazione, senza emendamenti, subemendamenti e articoli aggiuntivi, dell'articolo unico del disegno di legge n. 3264-A: Conversione in legge del decreto-legge 6 agosto 2021, n. 111, recante misure urgenti per l'esercizio in sicurezza delle attività scolastiche, universitarie, sociali e in materia di trasporti, nel testo approvato dalla Commissione.

PRESIDENTE. Comunico che, a seguito della posizione della questione di fiducia, secondo le intese intercorse tra i gruppi per le vie brevi, le dichiarazioni di voto sulla questione di fiducia avranno luogo nella seduta di domani, martedì 21 settembre, a partire dalle ore 14,25. L'appello nominale, che si svolgerà con accesso in Aula dei deputati programmato secondo specifiche fasce orarie predisposte in base all'iniziale del cognome, avrà luogo a partire dalle ore 16,10. Seguiranno le ulteriori fasi dell'esame (esame degli ordini del giorno, dichiarazioni di voto finale e votazione finale del disegno di legge di conversione). Il termine per la presentazione degli ordini del giorno è fissato alle ore 10 di domani.

Estraggo quindi a sorte il nominativo del deputato dal quale inizierà la chiama.

(Segue il sorteggio).

La chiama inizierà dal deputato Ricciardi.

Sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare sull'ordine dei lavori il deputato Trano. Ne ha facoltà.

RAFFAELE TRANO (MISTO-L'A.C'È). Grazie, Presidente. Ovviamente a completare questo quadretto indecoroso, nel quale da nove mesi avete infilato a forza il Paese, ci chiedete di assentire in silenzio e in ordine alla distorsione democratica che stiamo imponendo al dibattito parlamentare, qui in Aula. Quindi, l'ennesima fiducia su un decreto che poteva essere migliorato e che, invece, va accettato in modo fideistico. Non ci siamo mai fidati di voi, e ogni giorno ci state dando conferma della bontà di questa nostra scelta di essere all'opposizione, di non aver votato la fiducia al Governo Draghi. D'altronde, come si fa a votare la fiducia a un Governo che non riesce nemmeno a discutere e a dialogare su provvedimenti così importanti, che riguardano la vita e, soprattutto, la salute dei cittadini italiani? Noi non tradiremo il popolo, non tradiremo gli italiani, votando questo ennesimo scempio. Per questa ragione sicuramente voteremo “no” alla fiducia al Governo Draghi e voteremo “no” a questo folle “decreto Green pass”.

PRESIDENTE. Deputato Fiano, voleva parlare anche lei sull'ordine dei lavori? Prego.

Sull'ordine dei lavori, ma non sulla fiducia? Non credo che ci siano altri interventi sulla posizione della questione di fiducia… Ha chiesto di parlare il deputato Sodano. Ne ha facoltà.

MICHELE SODANO (MISTO). Grazie, Presidente. Intervengo per manifestare e mettere agli atti la mia totale contrarietà a questo ennesimo ricorso alla posizione della questione di fiducia. Ministro D'Incà, ormai è una stagione che abbiamo inaugurato e che probabilmente non si concluderà più, perché quello che per me è completamente un abuso di potere, da parte di questa maggioranza Draghi, una maggioranza apolitica, una maggioranza i cui fini e obiettivi sicuramente non sono quelli dei cittadini italiani, ormai è diventato una consuetudine. Abbiamo già avuto una “bellissima” fiducia sul “decreto Semplificazioni”, sulla legge di riforma della giustizia e del processo penale; al Senato usciamo da una fiducia su un primo “decreto Green pass” e adesso si pone la fiducia anche sul “decreto Green pass 2”.

Presidente, mi sento di dire che è gravissima, politicamente, questa situazione, perché non viene permesso a questo Parlamento di esprimersi, di potere migliorare un testo che sicuramente ha dei margini di miglioramento.

Ministro, mi dica lei, qui, come risolveremo, per esempio, il fatto che una madre incinta non potrà andare a prendere a scuola il suo primo figlio perché, magari, al sesto o al settimo mese di gravidanza, non ha voluto sottoporsi al vaccino; infatti oggi - diciamolo pure - la comunità scientifica non è tutta unita nel sostenere, per esempio, che una donna in gravidanza è meglio che si faccia il vaccino; perché, ovviamente, non sono stati fatti i giusti test, non è passato tutto il tempo necessario per capire come vanno a finire anche questi casi particolari. Allora, qui, questo Parlamento, fatto di onesti rappresentanti del popolo, doveva fare semplicemente questo: migliorare le sfumature e tutto ciò che crea problemi al nostro popolo; ossia si mette la fiducia su un provvedimento che cambia la vita a 60 milioni di persone. Mi sembra assurdo che ci saranno tante situazioni limite, su cui questo Parlamento non ha potuto esprimere la propria volontà. Si voleva fare un'attività parlamentare per negare la validità del vaccino, per opporsi a tante cose, comunque, assurde, che stanno succedendo in questo periodo? No. Si volevano fare battaglie di buonsenso. L'Aula qui è completamente vuota, i parlamentari dimostrano oramai di essersi arresi praticamente a questa grande imposizione dall'alto che arriva da Mario Draghi e i cittadini, nel frattempo, sono nelle loro case, smarriti, impauriti e soggetti a questa continua violenza da parte del nostro Governo.

Concludo dicendo una cosa. I maggiori fallimenti dei Governi della storia sono quelli che si verificano quando la popolazione di un Paese viene divisa. Voi siete riusciti a dividere un Paese in due parti, evitando un dibattito, evitando gli approfondimenti scientifici, evitando anche di capire quelle che potevano essere le paure di una parte larga del nostro Paese, che, per motivi che dobbiamo comprendere più che condannare, non si è ancora vaccinata. Invece, voi avete insistito per mettere fratello contro fratello, favorire questa polarizzazione dell'opinione pubblica che ci porta ad avere un Paese diviso, frammentato e questo è il vero obiettivo di quei Governi che vogliono essere quasi vicini alle dittature - divide et impera - che vogliono dividere l'opinione pubblica per poter poi, mentre le persone sono distratte a parlare e a combattersi tra loro, portare avanti benissimo la riforma sul processo penale, quello che dà l'impunità, quello che permette anche ai condannati, agli imputati per mafia di farla franca, con l'improcedibilità, il vostro “decreto Semplificazioni” con cui avete dato l'ok alle trivellazioni e agli inceneritori, avete tolto il vincolo di impatto ambientale sui parchi eolici. Complimenti. Complimenti soprattutto - e questo lo dico con una grande nota di amarezza - a quel partito grazie al quale io sono arrivato in questo Parlamento, un Partito che consideravo straordinario. Lo ripeto sempre, io sono qui, in questo Parlamento, perché ho mandato un curriculum che è stato selezionato tra i tanti e, poi, in maniera meritocratica, sono stato scelto. Questa roba qui mi faceva pensare veramente l'avanguardia…

PRESIDENTE. Concluda.

MICHELE SODANO (MISTO). … di questo partito, che doveva combattere e rappresentare i cittadini, ma oggi quel partito è completamente silente, ed è proprio un Ministro del MoVimento 5 Stelle che pone, ancora una volta, la questione di fiducia. È un fallimento dell'umanità; è un fallimento di questa Nazione.

PRESIDENTE. La ringrazio.

MICHELE SODANO (MISTO). Domani voterò “no”, chiaramente, a questa scandalosa, ennesima fiducia (Applausi di deputati dei gruppi Misto e Misto-L'Alternativa c'è).

PRESIDENTE. Deputato Zucconi, lei vuole intervenire sempre sulla fiducia? Allora, diamo precedenza a lei. Prego, ha facoltà di parlare.

RICCARDO ZUCCONI (FDI). Grazie, Presidente. Mentre invito il collega a non far coincidere il fallimento dell'umanità con quello dei 5 Stelle, perché mi sembrerebbe esagerato, francamente, in questa occasione che la posizione di un'ennesima questione di fiducia - tra l'altro, su un argomento assolutamente importante, che condizionerà la vita di milioni e milioni di italiani, senza lasciare lo spazio di un approfondimento in Aula e, atteso che poi, di solito, vi sarebbe una sovrapponibilità di tempi tra la posizione della questione di fiducia e la possibilità, invece, di discutere emendamenti, magari migliorativi, dei provvedimenti del Governo, questa odierna ci pare un'altra attestazione che l'attuale maggioranza le questioni di fiducia le pone non per velocizzare l'approvazione dei decreti in scadenza, ma per risolvere i propri problemi interni.

Infatti, la maggioranza è talmente divisa anche su argomenti come questi, che vengono spesso da alcune forze politiche accettati, obtorto collo, con una sorta di “ricatto politico”, lo dico tra virgolette, per cui o mangi questa minestra o salti dalla finestra - quindi con la posizione della fiducia tutto è risolto, non devi esporre le tue contraddizioni, però questo è - oppure, si fa un passo verso una direzione - fra poco si aggiungerà un terzo decreto sul green pass - per condurre una surrettizia campagna di obbligo alla vaccinazione, senza assumersi la responsabilità di dire agli italiani: bene, signori, siamo convinti che questa sia la strada per uscirne e quindi imponiamo un obbligo vaccinale, ma ci assumiamo le conseguenti responsabilità; diamo anche un segnale di affidabilità dello strumento.

La cosa non si fa, si continua a procedere con decreti sui quali si pone la fiducia. Ormai il Parlamento è diventato un “decretificio”, cioè il Parlamento è assolutamente inerte, le proposte di legge dell'opposizione raramente hanno seguito in quest'Aula, vengono insabbiate e si continuano ad approvare con la fiducia i decreti del Governo.

Questa mattina ho ascoltato un interessante dibattito in merito alla facilitazione nella proposizione dei referendum che si sta avverando attraverso lo strumento dello SPID, quindi uno strumento che sicuramente velocizza la raccolta delle firme; vediamo poi con quanto coinvolgimento e con quanta informazione, quasi che ormai la raccolta delle firme anche sui referendum sia diventata un post sul quale facilmente si può mettere “mi piace”. Addirittura ascoltavo proposte che, nel prevedere eventualmente un aumento del numero delle firme da raccogliere, poi magari prospettavano di eliminare addirittura il quorum dei votanti per rendere efficace il voto sul referendum stesso. Quindi, la spirale nella quale ci siamo introdotti fa bene il paio con il sistema di porre la fiducia sui decreti-legge, svuotando assolutamente il Parlamento. Fratelli d'Italia aveva detto da tempo quali erano le sue proposte. Non abbiamo mai posto in essere atteggiamenti ostruttivi nemmeno nelle Commissioni ponendo limiti, e quindi la scusa veramente in questo caso non c'è.

Fratelli d'Italia aveva detto di voler affidare al popolo l'elezione diretta del Presidente della Repubblica: ecco, quello è un modo per coinvolgere veramente i cittadini, facendolo passare attraverso il giusto riconoscimento delle istituzioni esistenti.

Insomma, questa ennesima posizione di fiducia è una riprova, secondo noi, della vostra debolezza (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Emanuele Fiano. Ne ha facoltà.

EMANUELE FIANO (PD). La ringrazio, Presidente. Da poche ore è stato sospeso dall'incarico di dirigente scolastico il professor Stefano Gargioni che svolgeva questo ruolo a Ferrara. Lo stesso, nei giorni scorsi, ha pubblicato un post nel quale è rappresentata l'immagine del campo di sterminio di Birkenau, dove sono state gasate e bruciate circa 1 milione e 200 mila persone, per la maggior parte ebrei, ma anche sinti e rom, omosessuali, prigionieri di guerra, oppositori dei regimi fascisti e nazisti, testimoni di Geova, disabili. Facendo peraltro un errore storico, al posto della scritta che è all'ingresso, invece, del campo di Auschwitz - che riporta la frase in tedesco “Arbeit macht frei”, “il lavoro rende liberi”, questa irrisione di scritta che i nazisti avevano creato - il suddetto Stefano Gargioni aveva posto la scritta “Il green pass rende liberi”, equiparando l'idea dello sterminio nazista - cioè della soppressione della vita di milioni e milioni di persone, che venivano soppresse per la sola colpa di essere nate - alla questione e al dibattito che anche in questi minuti si è svolto; un dibattito ovviamente legittimo, politico, sulla questione del green pass. Molti di noi hanno protestato per questo signore che dovrebbe educare i nostri giovani alla lezione della storia e invece della storia faceva una vergognosa, ingiuriosa insalata russa, confondendo il bene e il male, e la lezione che da quel campo proviene.

Siamo, quindi, lieti che il Ministero dell'Istruzione abbia rapidamente avviato un procedimento disciplinare, perché continuiamo a pensare che il compito di educatori nel nostro Paese sia tra le cose più importanti che ci sono e che la storia di quel lager, la nostra storia complessiva, del nostro Paese, dell'Europa debba essere raccontata e spiegata ai nostri ragazzi sapendo insegnare bene che cosa fu allora il bene e il male.

Ordine del giorno della prossima seduta.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.

Martedì 21 settembre 2021 - Ore 14,25:

1. Seguito della discussione del disegno di legge:

Conversione in legge del decreto-legge 6 agosto 2021, n. 111, recante misure urgenti per l'esercizio in sicurezza delle attività scolastiche, universitarie, sociali e in materia di trasporti. (C. 3264-A​)

Relatore: NOVELLI.

La seduta termina alle 16,25.